Il pensatoio di sophie_85 (/viewuser.php?uid=9394)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Doni ***
Capitolo 2: *** Insonnia ***
Capitolo 3: *** L'ultima volta ***
Capitolo 4: *** Blackout ***
Capitolo 1 *** Doni ***
Note:
Ciao a tutti. Questa fanfiction vuole essere una raccolta di pensieri, sentimenti e sensazioni. A volte possono essere scaturite da esperienze personali, altre volte sono semplici fantasticherie del mio cervello, non legate alla realtà. Preferisco anticipare che l'aggiornamento sarà piuttosto inregolare e che ogni 'storia' è scritta di getto e potrebbe anche non piacere/annoiare, perchè non scritta con l'intento di essere stilisticamente affascinante o interessante a livello di trama. Scusate la 'lungaggine', ma la premessa mi sembrava dovuta. Buona lettura, se ancora siete interessati ;)
Sophie
Doni
A
volte mi chiedo come sarebbe la mia vita se da piccolina mia madre mi
avesse portato a fare danza. O a pattinare sul ghiaccio. O a lezione di
violino. O di canto.
Forse a quest’ora avrei già raggiunto qualche
traguardo importante, forse sarei diventata la migliore.
Magari se avessi seguito un corso di recitazione, avrei scoperto dentro
di me un potenziale artistico inimmaginabile. Forse se avessi studiato
in una scuola d’arte, magari i miei dipinti sarebbero
ammirati da qualcuno, appesi chissà in quale silenziosa e
avanguardistica galleria d’arte.
Ho sempre invidiato chi nella vita è riuscito a scoprire il
proprio talento innato. Secondo me hanno una fortuna immensa. Avere un
dono mi sembra davvero splendido, è come se riuscissi a
brillare di una luce tutta tua, che ti trasmette sensazioni uniche.
Avete mai provato ad osservare un pianista suonare e vedere le sue mani
quasi danzare sulla tastiera? Oppure un artista che mentre disegna
lascia scorrere la matita sul foglio quasi avesse vita propria? O un
atleta che fa sembrare così incredibilmente semplice e
fluido un esercizio di ginnastica artistica? I loro movimenti sono
quasi ipnotici, e le sensazioni che provi mentre li guardi risplendere
della loro luce sono indescrivibili. E anche tu vorresti che qualcun
altro guardasse con occhi ammirati il tuo dono, anche tu vorresti
brillare così. Ma a volte non si è
così fortunati da scoprire cosa riesce a farti brillare, e
non ti resta che far altro che continuare ad andare avanti nella tua
oscillante limitatezza, nel tuo perenne esser nel mezzo, che ti aiuta
solo ad uniformarti sempre più nell’anonimo
bagliore uniforme della media, sperando che un giorno o
l’altro la vita mostri anche a te il tuo personale e unico
modo di emozionare il cuore di qualcuno con la tua luce.
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Capitolo 2 *** Insonnia ***
Insonnia
Guardo
l’orologio.
01:53
Non ho
sonno, ma ormai a forza di stare al computer gli occhi cominciano a
bruciare un po’ per la stanchezza, e poi sono consapevole che
se voglio alzarmi ad un’ora dignitosa (per
un’universitaria) è il caso che inizi a fare i
conti con Morfeo. Già, proprio a farci i conti. Io provo a
cadere tra le sue braccia, ma pare che ogni volta lui abbia
qualcos’altro di meglio da fare e mi da buca.
E’
come se quando poggio la testa sul cuscino e spingo
l’interruttore dell’abatjour sul mio comodino,
premessi contemporaneamente un tasto che alza al massimo il volume dei
miei pensieri. E’ come se la vista e l’udito
distraessero la tua mente e ti costringesse ad affrontare un pensiero
alla volta, mentre al buio e in silenzio è come se venissero
eliminati tutti i filtri, e tutti i pensieri, le sensazioni provate, le
parole sentite, le immagini viste fino a quel momento si riversassero
nella tua mente in una miscellanea confusa e poco gestibile.
Nella
confusione totale di solito la prima che mi aggredisce è la
musichetta di qualche stupido jingle ascoltato alla
pubblicità o qualche pezzetto di canzone sentita
chissà quando, che non vuole lasciarmi stare e che
ricomincia in continuazione dallo stesso punto. Per togliermela dalla
testa inizio a pensare ad altro, del tipo: ho messo i soldi nel
portafogli? Quand’era l’orario di ricevimento con
il professor Tal De Tali? Ora che ci penso ho sete, ma mi secca alzarmi
di nuovo…
Continuo a
pensare che non dovrei pensare a niente, quindi provo a rilassarmi e a
svuotare la mente, ma come una bambina stupida penso che se sto
pensando ‘Ho sgombrato la mente’, in
realtà sto pensando a qualcosa e quindi non ho sgombrato
effettivamente la mia mente, e da lì ricomincia il circolo
vizioso.
Mentre
aspetto che Morfeo torni dalla sua sigaretta, cerco di concentrarmi sul
suono del mio respiro per schiarirmi le idee, nella speranza di
addormentarmi, ma di solito è solo il preludio a pensieri
più complessi. E lì ci sguazzo. Tornano in mente
vecchi ricordi, persone ormai sfocate nel tempo. Persone a cui tenevi e
che magari sono andate via senza un perché. Inizi a cercare
un motivo per quel ‘perché’ mancato
sapendo già di non poter arrivare più in
là di dove non fossi già arrivata in precedenza.
Magari pensi
a persone che per colpa tua hanno sofferto, a cose che avresti potuto
fare, a parole che avresti dovuto dire. Ti danni l’anima per
sapere se anche loro ogni tanto hanno un pensiero per te, e se quel
pensiero è ancora sempre e solo negativo.
Inizi a
fantasticare su persone e su fatti che nella vita reale non potrebbero
mai accadere, su cose che sai non ti sentiresti mai dire, su azioni che
sai non potresti mai fare e che alla luce del sole sarebbero
semplicemente ridicole, o non avrebbero lo stesso fascino, o non
sarebbero così vere, oppure chissà, forse lo
sarebbero anche di più.
E intanto,
senza che neanche me ne accorga, Morfeo arriva nel bel mezzo delle mie
elucubrazioni, si scusa per il ritardo, e prendendomi per mano
finalmente mi culla nel suo dolce oblio.
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Capitolo 3 *** L'ultima volta ***
L'ultima volta
Lo sapevo, ormai.
Lo sapevo, eppure
ogni volta ci ricascavo come fosse la prima.
Dopo averlo
trascurato, di nuovo, improvvisamente avevo capito di aver sbagliato
tutto.
E avevo una paura
folle, perché sapevo che sarebbe potuta essere
l’ultima volta.
Ormai non facevo
altro che stare dentro casa, rinchiusa nella mia stanza, sola.
Non uscivo
più la sera, non frequentavo più i miei amici, la
mia famiglia la vedevo solo per i pasti; ero isolata dal resto del
mondo, errando per casa in condizioni ignobili.
Più il
tempo passava e peggio stavo. Lo sapevo che prima o poi avrei dovuto
affrontarlo, ma al solo pensiero l’ansia mi attanaglia da
dentro, togliendomi quasi il respiro.
Ma alla fine quel
giorno è arrivato, nessuno può scappare dai
propri demoni.
Non avrei potuto
tirarmi indietro e nonostante il tempo perso pensando a lui, a come
rispondere ad ogni sua più piccola questione, sapevo che non
sarei stata mai abbastanza pronta per affrontarlo.
Non tutti riescono a
gestire tanto stress, molti mollano proprio per evitare quel confronto
tanto angosciante.
Sarò
in grado di farmi capire, di spiegarmi? Saprò trovare le
giuste parole o la paura di sbagliare mi chiuderà in un
dannoso e inutile mutismo?
Stavo per cedere
all’ansia, ma alla fine ho stretto i denti. Sarebbe dipeso
solo da me, dalla mia forza d’animo… e ce
l’ho fatta.
Finalmente ho
superato anche l’ultimo fottutissimo esame!
Sophie' space
Ciao
a tutti :) Ho scritto questa cosetta per divertimento, in onore del mio
ultimo esame superato con estrema fatica ;) spero di avervi strappato
almeno un sorriso!
La vostra Sophie
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Capitolo 4 *** Blackout ***
Blackout
Ho
passato un sacco di tempo a girare a tentoni
nell’oscurità. Ormai ci avevo fatto
l’abitudine, anche se ammetto che una luce a farmi compagnia
l’avevo; sembrava una di quelle che paiono non doversi
rompere mai, e invece, un giorno come un altro, non si è
accesa più, lasciandomi nella penombra. Ho provato a ripararla, ma non c’è stato verso,
c’ho preso anche la scossa e alla fine l’ho dovuta
buttare.
Ma non è stato un problema perché poi la mia luce
l’ho trovata. Intensa, calda, bella. Bella da morire. Mi
accarezza la pelle come i raggi del sole durante le mattine
d’estate.
Purtroppo, ogni tanto, c’è qualche blackout.
Niente di strano, è fisiologico, nulla può
funzionare bene ininterrottamente; in fondo anche il sole ha le sue
giornate di eclissi.
E poi, tanto sono sicura, sicura, che quella luce splendida
tornerà sempre a scaldarmi il cuore e io sarò sempre qui ad aspettarla.
Il problema è il buio in quel frangente.
Ormai sono così abituata a quella luce, che il buio, in cui
una volta sapevo muovermi abbastanza bene, mi fa paura, e tanta.
Un sacco di gente ha una luce di emergenza quando va via la corrente,
ma io no. Non so perché ma non sono mai riuscita a trovarne
una.
Sì, non è totalmente buio, qualche candela all'orizzonte c’è, ma non sembra molto a portata di
mano e la loro fiamma incerta sembra volersi spegnere da un momento
all’altro, al primo sospiro.
Ho una luce ferma e luminosa da qualche parte, ma non riesco più a trovarla e la sua lontananza
ormai la rende inutile.
Ogni tanto mi viene voglia di aprire il cassetto dove so esserci una
torcia ormai rotta da tempo. L’ho rotta io stessa, senza
volerlo. Ho provato ad aggiustarla in tutti i modi, ma proprio non
vuole funzionare. A volte sembra fare qualche bagliore, ma alla fine si
rivela sempre e solo una mia illusione. Ho pensato un sacco di volte di
buttarla, ma ci sono troppo affezionata, non potrei mai farlo, ci tengo troppo. Alla
fine finisco sempre per rimetterla nel cassetto, nella speranza, vana,
che un giorno ricominci a funzionare.
Nei miei momenti di buio insomma non mi resta altro che rintanarmi in
un angolino, rannicchiandomi con la testa tra le ginocchia per nascondermi
alla paura, e aspettare che la mia luce torni da me. Almeno
finché non riuscirò a trovare, prima o poi,
qualcuno in grado di illuminare anche i miei spaventosi personali
momenti di blackout.
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