Lost Without You

di DreamGirl91
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Still Hurting ***
Capitolo 2: *** Shiksa Goddess ***
Capitolo 3: *** Climbing Uphill ***
Capitolo 4: *** If I Didn't Believe In You ***
Capitolo 5: *** See, I'm Smiling ***
Capitolo 6: *** Moving Too Fast ***
Capitolo 7: *** The Shmuel Song ***
Capitolo 8: *** The Next Ten Minutes I ***
Capitolo 9: *** Goodbye Until Tomorrow ***
Capitolo 10: *** Nobody Needs To Know ***
Capitolo 11: *** A Part of That ***



Capitolo 1
*** Still Hurting ***


LOST WITHOUT YOU


1. Still Hurting

Finita.
Finita.
Rachel sentiva il bisogno di ripeterselo almeno una volta ogni due minuti, tanto per ricordarsi che non era un brutto sogno, ma la realtà.
Anche se forse le sarebbe bastato pensare al modo in cui Finn la guardava ultimamente... o piuttosto il modo in cui non la guardava. Passata la fase delle occhiatacce, era arrivata la parte peggiore: l'indifferenza totale.
Indifferenza.
Finn faceva l'indifferente, come se tutti i mesi in cui erano stati insieme non fossero mai esistiti, come se non contassero.
Rachel sospirò pesantemente stendendosi sul suo copriletto rosa.
Era ufficiale. La vita faceva schifo. E l'amore ancora di più.
Rachel si girò su un fianco e il suo sguardo cadde sullo stereo. Rachel sapeva che cosa c'era dentro: il suo cd di basi musicali.
Perché no? pensò, alzandosi e avvicinandosi allo stereo.
In fondo cantare l'aveva sempre aiutata a sentirsi meglio, fin da quando era bambina.
Con mano sicura, Rachel scelse il numero della traccia.
Still Hurting. Una delle sue canzoni preferite di tutti i tempi. Triste, ma bellissima.
Quella era l'unica canzone che avrebbe potuto aiutarla, ne era certa.
Premette play e subito una musica dolce si diffuse nella stanza.
Rachel credette quasi di vedere il viso di Finn che la guardava - o meglio, la trapassava con lo sguardo come se fosse trasparente - davanti ai suoi occhi.
L'introduzione finì, e Rachel iniziò a cantare.

Finn is over and Finn is gone
Finn has decided it's time to move on
Finn has new dreams is building upon
And I'm still hurting

Ok. Forse ripensandoci non era una così grande idea sostituire il nome del protagonista con Finn - nessun nome sarebbe mai stato perfetto come Jamie in quella canzone -... ma in fondo perché no?
Non era stato certo Jamie ad andarsene, a decidere che fosse tempo di separarsi per sempre. Era stato Finn. Finn l'aveva lasciata, l'aveva ferita e non si era preso nemmeno il disturbo di chiedersi che cosa ne sarebbe stato dei milioni di pezzettini del suo cuore che lui - e solo lui - aveva spezzato irrimediabilmente.

Finn arrived at the end of the line
Finn is convinced that the problems are mine
Finn is probabily feeling just fine
And I'm still hurting

E pensare che Finn la raccontava un po' diversamente quella storia... nella sua versione era lei la cattiva, quella che gli aveva spezzato il cuore. A sentire lui sembrava quasi che Rachel l'avesse costretto a lasciarla.
Sì, si aveva proprio l'impressione che Rachel si fosse tramutata in una specie di orrendo mostro e che a Finn non fosse proprio rimasta altra scelta se non quella di rompere con lei. E tutti credevano a Finn, perché lui era quello buono, la vittima innocente di tutto. Rachel era quella strana e meschina. Lo sapevano tutti.
A volte persino Rachel stessa si chiedeva se non fosse davvero quella la verità. Ma prima che si potesse rispondere, arrivava Finn, e la trapassava con lo sguardo, ricordandole che lui l'aveva lasciata di sua spontanea volontà e sembrava anche contento di averlo fatto.
Il povero Finn stava benissimo e camminava per i corridoi della scuola non pensando a Rachel e distribuendo pacche sulla spalla ai suoi numerosi amici. La crudele Rachel non faceva altro che pensare a Finn, piangere e dannarsi l'anima per lui, e tutto questo in solitudine, perché non aveva amici, lei... perché lei era quella strana. Strana e crudele.

What about lies, Finn?
What about things that you swore to be true?
What about you, Finn?
What about you?

Certamente Rachel aveva la sua parte di responsabilità, baciare Noah per ripicca era stato stupido e infantile... ma gli errori commessi da Finn, che fine avevano fatto? Tutte le sue bugie non valevano nulla? Lui se la cavava con un sorriso di comprensione e lei si prendeva tutta la colpa? Quanto poteva essere giusto tutto questo?
Dopotutto era stato Finn a mentire a lei, era stato lui ad andare a letto con Santana e poi giurare a Rachel di essere vergine, di volersi conservare per lei...
Era stato Finn a giurare di non lasciarla mai... Finn a mentire ancora una volta spezzando il suo cuore.

Go and hide and run away
Run away, run and find something better
Go and ride the sun away
Run away, like it's simple, like it's right

Bene, se voleva andarsene, che se ne andasse. Lei non l'avrebbe di certo trattenuto. Per quanto facesse male, aveva ancora un orgoglio e una dignità. Non l'avrebbe costretto a stare con lei, assolutamente no. Se era così convinto che là fuori ci fosse qualcosa di meglio per lui, bene, che andasse a cercarlo.
Magari anche lei avrebbe trovato di meglio, ecco. Qualcuno che sarebbe sempre stato al suo fianco nonostante tutto, qualcuno che non l'avrebbe mai lasciata e fatta soffrire.
Che Finn se ne andasse, se per lui era così semplice dimenticare più di un anno di amore... avevano avuto i loro alti e bassi, ma il loro rincorrersi continuamente durava da più di un anno. Più di un anno! Non dovrebbe essere così facile dimenticare una persona che hai giurato e spergiurato di amare per così tanto tempo.
E soprattutto, qualunque cosa pensasse Finn, non era giusto. Non era giusto per niente.

Finn is over and where can I turn?
Covered with scars I did nothing to earn
Maybe there's somewhere a lesson to learn
But that wouldn' change the fact
That wouldn't speed the time
Once the foundation's cracked
And I'm still hurting

Il problema era che, ora che non aveva più Finn... che cosa le era rimasto?
No, davvero... aveva il suo talento, naturalmente, e entro pochi anni avrebbe avuto anche una dozzina di Tony Awards tutti per sé, ma... a parte questo?
Lei era la strana, nessuno la sopportava, nessuno le era amico... tutti erano troppo occupati a prendersi cura di Finn per pensare a lei, anche solo per vedere quanto profondamente fosse rimasta ferita... e ad essere sinceri Rachel non era nemmeno del tutto sicura di meritarla appieno, quella ferita.
Forse in tutto ciò c'era una lezione da imparare: che mentire è la cosa migliore, sempre.
Finn aveva mentito, e Rachel l'aveva perdonato nel giro di un paio di giorni.
Rachel, invece, aveva detto la verità e aveva perso il ragazzo che amava. Lui non era stato in grado di perdonare la sua onestà.
Allora forse non valeva la pena di essere sinceri... meglio mentire, la verità non paga.
Forse.
Rachel al momento era troppo depressa per rifletterci.
Depressa, perché se fino a un mese prima le avessero chiesto che cosa ci fosse tra lei e Finn, non avrebbe avuto alcun dubbio sulla risposta: il loro era amore. Ma adesso... adesso, riguardandosi indietro, non poteva dirsi sicura che lo fosse mai stato davvero... almeno per Finn.
E quel pensiero faceva male da morire.

Rachel si asciugò una lacrima.

Forse cantare non era stata una grande idea... era ancora più depressa di prima.
Improvvisamente, alle sua spalle, qualcuno batté lentamente le mani.
Rachel sobbalzò.
"Papà!" esclamò sfoggiando subito l'espressione più allegra possibile e sperando che fosse sufficiente a imbrogliare il padre. "Non ti avevo..." ma la voce le morì in gola, perché quello che si era trovata davanti voltandosi non era suo padre.
Decisamente non era suo padre.
"Noah?" domandò incredula guardando dritto negli occhi il ragazzo che la fissava appoggiato allo stipite della sua porta con un mezzo sorriso sulle labbra.



AUTHOR'S NOTES

Ok, sono ufficialmente emozionata*-* signore e signori, DreamGirl91 ha appena postato il primo capitolo della sua long Puckleberry!!:D E nel giorno in cui in America riparte gLee con la 2x11, che non vedo l'ora di vedere *-* beh, bisognava festeggiare e io ho deciso di farlo in questo modo u.u anche se non avendo scritto proprio tutti tutti i capitoli della ficcy purtroppo non posso garantire che riuscirò ad evitare tempi di attesa biblici tra un capitolo e l'altro... ma tenterò, tenterò! xD

La storia sarà una songfic sulle note delle canzoni del bellissimo musical "The Last Five Years", che vi consiglio assolutamente di ascoltare se vi capita! La trama sarà decisamente diversa da quella del musical e anche le canzoni saranno crudelmente tagliate e tolte dal loro contesto per adattarle alla mia storia... mi sento una mutilatrice di capolavori, però quello che sta uscendo fuori in qualche modo mi piace... spero che possa piacere anche a voi!;)
Nota dolente: il titolo. Non mi convince per nulla, ma non me ne viene in mente uno migliore :(
Ah, dimenticavo, la fic non terrà conto degli eventi della serie dopo la 2x10...
Bene, vi ho annoiati a sufficienza, direi... fatemi sapere!;)
Un grande bacio,
DreamGirl<3

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Capitolo 2
*** Shiksa Goddess ***


LOST WITHOUT YOU

2.Shiksa Goddess

"Noah?" domandò Rachel incredula, guardando Puck dritto negli occhi.
Puck poteva praticamente vedere le mille domande che affollavano la mente della ragazza riflesse nei suoi enormi occhi castani, più grandi che mai per la sorpresa.
Non aspettò che lei ne formulasse alcuna.
"Tuo padre mi ha fatto entrare e mi ha detto che eri qui," disse semplicemente. "Bella canzone," aggiunse poi.
Quelle parole sembrarono riscuotere lievemente Rachel.
"E' Still Hurting," balbettò, distogliendo lo sguardo. "Di The Last Five Years."
Puck storse lievemente il naso, staccandosi dallo stipite della porta e avvicinandosi a Rachel.
"Che razza di band può scegliersi un nome del genere?"
"Noah!" strillò Rachel oltremodo indignata. "Non è una band, è un musical meraviglioso di Jason Robert Brown!"
"Rilassati, Berry," rispose Puck, riuscendo a stento a trattenere un sorrisetto divertito. Quanto era buffa Rachel quando si infervorava in quel modo... "Non tutti possiamo essere ossessionati dai musical."
"La mia non è affatto un'ossessione!" protestò lei.
Lui immaginò dal suo sguardo che ritenesse il non conoscere quel musical The Last qualcosa poco meno di un abominio... probabilmente era uno dei suoi preferiti. Si morse le labbra per evitare di ridere.
"Da quanto sei qua comunque?" chiese lei, altezzosa.
Puck alzò le spalle.
"Più o meno da quando hai iniziato a cantare."
"E... perché sei qua?" domandò ancora Rachel.
Puck alzò di nuovo le spalle.
"Passavo da queste parti."
Lei lo guardò alzando un sopracciglio con aria scettica. Lui restituì lo sguardo cercando - senza molto successo, ne era consapevole - di assumere un'aria innocente. In fondo il fatto che né casa sua né i posti che frequentava abitualmente si trovassero in alcun modo vicino a casa di Rachel non era importante, no?
Ma Rachel non sembrava affatto intenzionata a lasciar cadere l'argomento.
"E perché mai, passando da queste parti, ti è venuto in mente di... smettila di alzare le spalle!"
Puck si bloccò e lanciò un'occhiataccia a Rachel.
"Siamo un po' acide oggi, eh?" commentò con aria di superiorità. "Volevo controllare come stessi. Ma se ti dà tanto fastidio vedermi me ne vado..."
Puck fece per andarsene, ma  Rachel lo trattenne per un braccio.
"Aspetta..." disse con un sospiro. "E' solo che... sono un po' nervosa oggi."
Ancora una volta, lui dovette fare uno sforzo per non ridere.
Un po' nervosa?
Un po' nervosa non era nemmeno lontanamente vicino alla realtà.
Pazza, isterica e depressa, forse. Ma decisamente non un po' nervosa.
"Sarebbero delle scuse, queste?"
Rachel sbuffò, lasciandolo andare.
"Sì, come vuoi..." borbottò. "Ma perché sei qui?" domandò poi nuovamente, questa volta con più calma.
Puck non rispose subito. Invece si sedette sul letto di Rachel, accarezzando distrattamente quel copriletto fin troppo familiare. Sembrava passata una vita da quando era entrato per la prima volta in quella camera. Era tutto così diverso... era innamorato di Quinn, allora... e lei era incinta... e Finn credeva di essere il padre...
"Noah...?"
La voce di Rachel lo risvegliò dai suoi pensieri.
"Te l'ho detto, volevo controllare che stessi bene," disse semplicemente. "Eri triste stamattina."
Lei abbassò lo sguardo, arrossendo lievemente. Era chiaro che non ci tenesse particolarmente a parlarne. Ma Puck non desistette.
"E' ancora per quell'idiota di Finn, non è vero? Sì, l'ho capito la trentesima volta che l'hai nominato cantando..." fece una smorfia. Come facesse una sveglia come Rachel a farsi mettere sotto da uno come Finn, proprio non l'aveva mai capito. "Dovresti smetterla di pensarci..."
"Parli come se fosse facile," sbottò Rachel, irritata. "Le persone che si amano non si dimenticano con uno schiocco di dita, sai? Non funziona così."
"Nemmeno se sono degli stronzi che non hanno mai fatto altro che farti soffrire?"
"Non parlare di Finn in questo modo!" strillò lei rossa dalla rabbia, la voce parecchie ottave più alta del normale.
"Dico solo quello che tu non hai le palle per ammettere: la verità!" protestò lui. "Al diavolo, Rachel... non me ne frega niente di quanto tu sia pateticamente innamorata di lui, non puoi essere così ottusa da non capire che non meritavi di essere lasciata così. Finn è stato uno stronzo, ed è anche un idiota, se proprio vuoi saperlo. In effetti dovresti essere felice di non averlo più tra i piedi!"
"Ma io non sono felice, va bene?" urlò Rachel. La voce le si ruppe, e calde lacrime iniziarono a scendere sulle sue guance. "Non lo sono! Sono assolutamente devastata! Non mi interessa quello che pensi di lui, io rivoglio il mio Finn e... e..."
Ma non finì mai la frase. Proprio mentre il dolore minacciava di farsi incontrollabile e il groppo alla gola sembrava renderle impossibile parlare, Rachel sentì due braccia circondarla completamente e stringerla con una forza e una dolcezza sconosciute.
"Lasciami!" protestò debolmente. Puck non allentò la presa.
"Ti odio," disse ancora lei, ma invece di divincolarsi, si aggrappò a lui. "Perché non mi lasci stare?"
"Perché sono tuo amico, stupida," sbottò lui. "Cioè, naturalmente lo sono solo perché l'ho promesso a Dio..."
Rachel fece un buffo suono simile ad una risata.
Si divincolò dalla presa di Puck e questa volta lui la lasciò andare.
Si sedette sul letto con un gran sospiro, asciugandosi le lacrime, subito seguita da lui.
"Sono una scema," commentò debolmente.
"No," la contraddisse lui. "Finn è scemo. E non lo dico tanto per dire. Ha un cervello grande come una nocciolina. Se no come spiegheresti il fatto che abbia creduto di aver messo incinta Quinn senza aver mai fatto sesso?"
Rachel fece un'altra lieve risatina.
Puck rispose con un piccolo sorriso.
"Credimi, è lui lo scemo," ripeté convinto. "E se non vuole più stare con te... beh, è lui che ci perde."
Rachel abbozzò un sorriso di gratitudine.
"Sei gentile," disse tristemente. "Ma non credo che sia così. Il contrario, semmai."
"Starai scherzando!" protestò Puck con veemenza.
"No, dico semplicemente la verità. E tu non dovresti mentire solo per farmi stare meglio."
Puck la guardò stranito. Ma di che cosa stava parlando ora quella stupida Berry?
Era davvero convinta di non essere degna... di Finn?
Finn?
Davvero?

Puck non era stupido. Sapeva che Rachel non era solo la diva egocentrica e sicura di sé che mostrava al mondo... sapeva dell'esistenza di una seconda Rachel, dietro quella maschera... una Rachel meno sicura, più fragile... una Rachel che avrebbe potuto fare di un ragazzo come Finn tutto il suo mondo.
Ma da lì a credere di non essere degna di Finn...
Puck si chiedeva dove fosse finita la Rachel forte e combattiva che aveva imparato a conoscere e apprezzare. Avrebbe avuto tanto bisogno del suo aiuto per risollevare questa Rachel qui...


But the minute I first met you
I could barely catch my breath
I've been standing for days with the phone in my hand
Like and idiot, scared to death

"Berry..." iniziò incerto su che cosa dire. Aveva davvero bisogno della forte, coccuta, irritante Rachel...
La sua Rachel, la sua amica Berry.
Ricordava quando per la prima volta l'aveva conosciuta davvero.
E il ricordo del breve periodo in cui erano stati insieme, quando, si vergognava di ammetterlo, era stato quasi spaventato dal fatto che quella sciocca Berry con i suoi orribili maglioni potesse piacergli così tanto, fece scattare quacosa dentro di lui, e seppe che cosa dire.
"...queste sciocchezze mi offendono."
Rachel si voltò a fissarlo metà stupita e metà oltraggiata.
"Secondo te Finn sarebbe meglio del grande Puckzilla?"
"Mai detto niente del genere," protestò lei.
"Hai insinuato che una ragazza che è stata con me sia indegna di lui. E' lo stesso," ribatté lui. "Secondo te a uno come me sarebbe potuta piacere una ragazza indegna di Finn?"
"Stavi con me per far ingelosire Quinn," gli ricordò Rachel.
"Tu mi piacevi," replicò Puck. "Cavoli se mi piacevi. Ascoltami, Berry, se lo dirai a qualcun'altro io lo negherò fino alla morte, ma ero persino spaventato dal fatto che mi piacessi così tanto. Non capivo come uno bello e popolare quanto me, pieno di pollastre e mamme super sexy ai suoi piedi, potesse anche solo avere il tempo per guardare una sfigata del Glee... ma tu sei forte, Rachel. Voglio dire... davvero forte," evitò accuratamente di lasciarsi sfuggire che, dopo la loro rottura, era stato per due giorni buoni a fissare il cellulare, indeciso se mandarle un messaggio, chiamarla, chiederle di provare a stare insieme sul serio... stupidamente spaventato di un suo rifiuto, ma in qualche modo ancora di più del fatto che le accettasse.
E c'era Quinn, allora...

I'm your Hebrew slave, at your service
Just tell me what to do

"E poi Quinn non c'entrava nulla," continuò Puck. "L'avevo fatto per mia madre che voleva una nuora ebrea. Ma è bastato poco, e ebrea o non ebrea non me ne importava più nulla. Perché tu sei forte, e quando uno come me ti dice che sei forte e che gli piacevi, crederti indegna di uno come Finn è davvero un insulto."
Rachel sorrise, e Puck pensò che quel sorriso fosse decisamente più convinto del precedente.
"Anche tu sei forte, Noah. Davvero forte."
"Oh, ma io lo so benissimo, Berry. Su questo non ci sono dubbi."
Lei alzò gli occhi al cielo, ma una risatina sfuggì dalle sue labbra. Poi si adombrò di nuovo.
"Ascolta, Noah... posso chiederti una cosa?" domandò.
"Ehi, Berry..." replicò lui con un sorriso ironico. "Fai di me quello che vuoi. Sono il tuo schiavo ebreo, completamente al tuo servizio. Puoi fare domande, parlare per ore e ore di musical, saltarmi addosso..."
Lo sguardo storto che gli lanciò fu decisamente poco convincente.
"Credo che passerò."
Puck alzò le spalle.
"Non sai quello che ti perdi..."
"Credi che smetterò mai di soffrire per Finn?" domandò Rachel a bruciapelo, torcendosi nervosamente le dita e senza guardare Puck.
Lui era alquanto sconvolto.


I think that I could be in love with someone
Like You

"La vera domanda è: come puoi avere dei dubbi in proposito?" replicò molto seriamente. "Appena capirai quanto lui sia scemo e quanto tu sia forte ringrazierai il buon Dio che lui ti abbia lasciata. E lui invece rimpiangerà il suo errore tutta la vita. Puoi fare molto, molto meglio di Finn, credimi... hai quasi avuto me! Questo dovrebbe dirti qulcosa!" Rachel rise ancora. Puck si finse offeso. "Beh, che c'è da ridere? E' la verità. Se uno come me si è interessato a te... allora puoi avere chi vuoi. Chiunque ti vorrebbe."
"Tranne Finn," gli fece notare tristemente Rachel.
"Dimentica Finn, è un idiota, te l'ho già spiegato!" esclamò Puck spazientito. "Diciamo allora che chiunque sia sano di mente ti vorrebbe. E sarebbe anche fortunato ad averti."
Lei sorrise ancora, e a lui fece piacere vedere che ogni sorriso sembrava un po' più sincero del precedente.
"Grazie davvero, Noah," disse. Esitò qualche secondo, arrossendo lievemente. "Quindi... quindi... dicevi sul serio?"
Puck la guardò interrogativo.
"Intendo... alle Provinciali," specificò lei "Quando hai detto che... che ti piacevo."
Sul viso di lui si allargò un sorriso che non aveva nulla di rassicurante.
"Ma questo è ovvio Berry, sei in cima alla mia lista di ragazze da portare a letto."
"Cretino..." sbottò Rachel arrossendo. "Io dicevo sul serio."
"E allora? Anche io," replicò Puck, sempre con quel sorrisetto. "Sei sexy, single e sei una delle poche ragazze a scuola con cui non abbia ancora fatto sesso. Bisogna rimediare al più presto."
Lei, sempre più rossa, fece un verso scandalizzato, ma non riuscì a trattenere una risatina e nello sguardo storto che gli lanciò, il ragazzo colse una sfumatura molto dolce di gratitudine.
Mentre la guardava soddisfatto per essere riuscito a risollevarle un po' il morale, Puck si disse che non aveva mentito. Era vero che chiunque avesse anche solo un po' di cervello sarebbe stato decisamente interessato a una ragazza come Rachel.
Persino il grande Puckzilla si sarebbe potuto innamorare di una come lei.
Ovviamente non era quello il caso.
No, per niente.
Però una cosa del genere sarebbe stata plausibile... a livello teorico, naturalmente.
Rachel gli piaceva, ovviamente... ma come un'amica.
E questo non sarebbe mai cambiato.



AUTHOR'S NOTES

Mercoledì: come promesso, ecco il nuovo capitolo! :D
Spero che vi piaccia, e ringrazio ancora tutti dei bei commenti... ne approfitto inoltre per ringraziare chi ha aggiunto la storia tra le preferite, le seguite e le storie da ricordare... grazie, davvero! Grazie anche a tutti quelli che leggono pur non commentando!;)
Prometto che farò tutto il possibile per aggiornare almeno una volta a settimana, ma non posso promettere che ci riuscirò... purtroppo è un periodo molto intenso per me... ma tenterò!^^
Hugs&Butterfly Kisses
DreamGirl<3

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Capitolo 3
*** Climbing Uphill ***


LOST WITHOUT YOU


3. Climbing Uphill

"Che cosa diavolo hai detto che vuoi fare?" domandò Puck sconcertato bloccandosi nel bel mezzo del corridoio.
Rachel lo imitò e si voltò a guardarlo.
"Beh, perché sei così sorpreso?" ribatté. Non capiva che cosa ci trovasse di tanto strano. Da quando Noah l'aveva consolata, due settimane prima, erano stati inseparabili; sedevano insieme a pranzo, al Glee, a lezione di spagnolo... ed erano ormai tre giorni che lui la andava a prendere la mattina per andare a scuola. Non era certo la prima volta che parlavano dell'argomento. "Ti ho già detto di voler convincere Finn a tornare con me."
"Ormai è da un'intera settimana che non ne parli più," obiettò Puck. "Credevo che ti fossi convinta che fosse una pessima idea."
"Assolutamente no. Non riusciresti mai a convincermi che sia una cattiva idea, io e Finn siamo anime gemelle," dichiarò lei convinta. Lui alzò gli occhi al cielo. "Se non ne ho più parlato è solo perché ero troppo impegnata a preparare la canzone perfetta con la quale dichiarargli il mio amore immortale."
Puck scosse la testa e sospirò, chiaramente esasperato.
"Beh? E quella faccia che cosa vorrebbe dire?" domandò Rachel oltraggiata.
"Berry... non prendertela, ma sei proprio stupida."
Rachel fece un verso oltraggiato, girò sui tacchi e fece per andarsene. Non aveva nessunissima intenzione di rimanere lì a farsi offendere.
Ma Puck la bloccò prendendola per un braccio.
"Aspetta..." sbuffò. "Non fare la permalosa con me."
"Noah, mi hai appena insultato!" gli fece notare lei, piccata.
"Rachel, tu ti rifiuti di capire. Questa storia non ti fa bene. Quante volte devo ancora dirti che Finn è un completo deficiente? Se oggi gli canti una canzone al Glee, non farai altro che renderti ridicola di nuovo, lui non tornerà con te."
"Con la canzone che ho preparato dovrà tornare da me. E' impossibile che qualcuno resti insensibile a quella canzone."
"Oh, credimi, parlando di Finn è possibilissimo. E la sai una cosa? Io spero che non voglia tornare con te. E' solo uno stronzo."
Rachel lanciò uno sguardo di fuoco a Puck, divincolandosi dalla sua presa.
"In pratica tu non vuoi che io sia felice," disse arrabbiata.
"Che razza di stupidaggine! Mai detto niente del genere!"
"Passo due settimane a parlarti di quanto mi manchi Finn e adesso che abbiamo l'opportunità di tornare insieme speri che lui mi rifiuti?"
"Quello che voglio dire è che..."
"No, ho capito. Lascia stare. Ci vediamo al Glee."
E senza lasciargli il tempo di replicare, se ne andò. Noah sapeva essere terribilmente irritante a volte.
Rachel respirò a fondo e cercò di calmarsi. Non doveva essere nervosa. Doveva essere calma, serena e felice. Oggi sarebbe finalmente tornata con l'amore della sua vita.

Poche ore dopo, Rachel entrò nell'aula del Glee. Tutti gli altri erano già arrivati, e l'unico posto libero era quello accanto a Noah.
Sbuffò rumorosamente.
Bene, si sarebbe seduta accanto a lui, ma non gli avrebbe parlato.
Presa questa risoluzione, marciò fino alla sua sedia e si sedette incrociando le braccia. Volse anche la testa dall'altra parte rispetto a Puck, tanto per fargli capire chiaramente che era ancora arrabbiata.
Sentì distintamente un sospiro esasperato, ma lo ignorò.
Pochi istanti dopo anche il professor Schuester entrò nell'aula.
"Buongiorno ragazzi," li salutò allegramente. "Mettiamoci subito al lavoro. Allora, avevo pensato..."
"Mi scusi professore," lo interruppe Rachel. "Io avrei preparato una canzone, posso cantarla?"
"Ma certo Rachel, vieni pure," rispose lui facendosi da parte per lasciare la scena a Rachel, che lo ringraziò con un ampio sorriso.

I am a good person
I'm an attractive person
I am a talented person
Grant me Grace!

Forza Rachel, si disse la ragazza prima di iniziare. Ce la puoi fare. Sei una brava ragazza mediamente carina e eccezionalmente talentuosa. Non esiste alcun motivo logico per il quale Finn dovrebbe rifiutarsi di tornare con te dopo questa canzone.
Rinvigorita dall'incoraggiante discorsetto del suo ego, Rachel si stampò in faccia un sorriso a trentadue denti.
"Vorrei dedicare questa canzone a una persona molto speciale," cominciò guardando eloquentemente Finn e evitando con decisione lo sguardo di Puck. "Una persona che so di aver ferito ma che spero possa trovare nel suo cuore la forza di perdonarmi e tornare da me. Canto When You Come Home, dal meraviglioso musical The Last Five Years di Jason Robert Brown."
Fece un cenno al pianista, e iniziò a cantare.
"When you come home to me I'll wear a sweeter smile, and hope that for a while you'll..."
Oh, aveva fatto proprio bene a scegliere quella canzone... era incredibilmente dolce e si adattava perfettamente alla loro situazione... in effetti, prima di cantare Still Hurting non aveva mai realizzato quanto le canzoni di The Last Five Years si adattassero bene alla sua situazione con Finn... ma When You Come Home... oh, quella era davvero la canzone perfetta. E Finn non avrebbe potuto fare altro che tornare con lei, di certo.

Why is the pianist playing so loud?
Should I sing louder? I'll sing louder!
Look at me
Stop looking at that, look at me

Quando però guardò Finn, Rachel si rese conto che c'era qualcosa che decisamente non andava... lui nemmeno la stava guardando... forse non sentiva bene le parole della canzone... ecco, era tutta colpa di quel pianista incompetente. Perché stava suonando così forte? Così sovrastava la sua voce... forse avrebbe dovuto anche lei cantare più forte... sì, avrebbe iniziato a cantare più forte da subito.
E ora perché Finn continuava a guardare il pavimento con espressione assente?
Perché non la smetteva di guardare le - indubbiamente bellissime - piastrelle e non si concentrava invece su di lei?
Guardami Finn, pensò sull'orlo della disperazione. guardami guardami guardami! Lascia stare quello stupido pavimento, guarda me!

No, not at my shoes
Don't look at my shoes
I hate these fucking shoes
Why did I pick this shoes?
Why did I pick this song?
Why does this pianist hate me?

E Finn finalmente la guardò... però non guardò i suoi occhi, come lei aveva sperato... bensì le sue scarpe.
Catastrofe.
Finn non poteva guardarle le scarpe.
Quelle scarpe erano orrende, forse le più brutte che avesse. Aveva sempre odiato quelle scarpe.
In effetti, non sapeva perché avesse scelto quelle scarpe... ah, già. Gliele aveva regalate suo papà, che quella mattina era piombato in camera sua lagnandosi perché lei non le indossava mai... Rachel amava profondamente il suo papà, ma in quel momento lo odiava - anche se naturalmente odiava di più se stessa... come aveva fatto a farsi convincere? Non avrebbe mai dovuto cedere...
Oh, finalmente Finn aveva deciso di smetterla di fissare le sue scarpe...
Ci siamo.
Ma quando lui la guardò negli occhi, Rachel sentì mancare un battito.
Non sembrava felice. Non sembrava che stesse per supplicarla di tornare con lui.
Ma allora... allora probabilmente non gli piaceva la canzone!
Tragedia.
Perché mai tra milioni di canzoni bellissime le era venuto in mente di scegliere proprio quella?
Ma poi perché a Finn non piaceva? Era così bella...
Ma certo, tutta colpa di Brad, che continuava a suonare in quel modo osceno.
Che rabbia.
Ma perché mai quell'uomo la odiava? Che cosa gli aveva mai fatto di male nella sua vita? Eppure era certa di averlo sempre trattato bene...
Bene, che la odiasse, se gli faceva piacere... lei avrebbe comunque riconquistato il cuore di Finn!
"When finally you come home to..."
"Adesso basta!" la interruppe improvvisamente Finn alzandosi in piedi.
Rachel ammutolì all'istante e lo guardò negli occhi. La sua espressione non prometteva nulla di buono.
"Finn!" lo riprese senza troppa convinzione Schuester. "Non è carino interrompere chi canta."
"Mi dispiace professor Schue, ma io non ce la faccio più," dichiarò Finn ostinato. "Rachel, lo vuoi capire che non tornerò con te?"
"M-ma..." balbettò lei cercando di trovare qualcosa, qualsiasi cosa da dire.
"No, niente ma!" replicò lui senza lasciarle nemmeno il tempo di pensare ad una risposta. "Devi metterti in testa che è finita. Io non ti potrò mai perdonare per quello che mi hai fatto."
Rachel sentì un enorme groppo alla gola, e gli occhi iniziarono a bruciarle.
Passò velocemente lo sguardo su tutti i componenti del Glee, in cerca di un appoggio, di un'ancora di salvataggio... ma tutto quello che vide furono l'espressione ansiosa e vagamente sorpresa del professor Schuester, lo sguardo estremamente preoccupato - ma che aveva una piccola punta di scherno, quasi a dire te l'avevo detto - di Puck, e soprattutto i suoi occhi.
Gli occhi di Finn.
Gli occhi freddi e spenti di Finn, che non lasciavano spazio a nessuna speranza.
Noah aveva ragione, ora se ne rendeva conto. Finn non sarebbe mai più tornato con lei.
Mentre le prime lacrime ribelli iniziavano a scendere sulle sue guance, Rachel si voltò e corse via dalla stanza.
"Rachel..." sentì chiamare debolmente il professor Schuester, ma non ci badò.
Oggi l'idea di passare ancora un secondo nella stessa stanza in cui si trovava Finn era semplicemente intollerabile.

I will not be the girl
Who requires a man to get by

E pensare che aveva sempre disprezzato quelle ragazze che si disperavano senza un uomo al loro fianco...
Aveva giurato a se stessa che non avrebbe mai fatto quella fine, che non sarebbe mai diventata una di loro.
Poteva essere una regina del dramma, ma era una ragazza forte e indipendente, perfettamente in grado di venire a capo di tutto usando le sue sole forze... non aveva bisogno di un uomo accanto. Ce la poteva fare benissimo da sola.
O almeno, questo era quello che era prima di incontrare Finn.
Ora si era trasformata esattamente nel tipo di ragazza che aveva sempre disprezzato... Finn non le aveva solo spezzato il cuore... le aveva tolto tutto. Il suo orgoglio, la sua dignità, la sua autostima... sentiva che avrebbe dovuto odiarlo per questo, ma non poteva. Lo amava.
Sbuffò, asciugandosi una lacrima.
La vita era davvero ingiusta.
E l'amore faceva davvero schifo.



AUTHOR'S NOTES

Fiuuuu... e anche questo aggiornamento è andato!^^ Dai, sono stata brava, non vi ho fatto attendere troppo...;))
Questo è il capitolo da me simpaticamente rinominato "Rachel La Pazza"O_o, però a dirla tutta me la vedo proprio a farsi tutti quei film mentali assurdi sulle scarpe sbagliate e il pianista che la odia...xD
Finn lo odio sempre di più, soprattutto doppo la 2x12(rabbia, avrei voluto trucidarlo... cioè, io voglio sempre trucidarlo, ma in quella puntata più del solito...odio.è_é), però dopo quella puntata mi sento anche autorizzata a rendere Puck dolce quanto voglio senza il timore di sforare nell'OOC u.u xD No, seriamente... ma che tenero è?? *-* lo amo. <3
Beh, spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto... grazie a chi commenta, aggiunge la storia ai preferiti, alle seguite o alle storie da ricordare, o anche semplicemente legge... vi adoro!:)
Hugs&Butterfly Kisses

DreamGirl<3

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Capitolo 4
*** If I Didn't Believe In You ***


LOST WITHOUT YOU


4. If I Didn't Believe In You

Puck sospirò pesantemente guardando Rachel sgranare gli occhi mentre Finn la interrompeva.
Sapeva che quella storia non sarebbe finita bene.
In effetti, l'aveva anche detto a Rachel che non sarebbe finita bene, ma lei l'aveva ascoltato? No, naturalmente. No, lei doveva fare di testa sua...
"M-ma..." balbettò Rachel.
Puck la guardò. La sua espressione era talmente triste e ferita che lui dimenticò totalmente ogni discussione, dimenticò di essere scocciato perché lei non lo voleva ascoltare, dimenticò di essere arrabbiato con lei perché non capiva di essere troppo in gamba per stare dietro a Finn... rimanevano solo quegli occhi così dannatamente persi, e l'incontenibile desiderio di prendere Finn a pugni.
"No, niente ma!" disse Finn con un tono che Puck non poté che definire mentalmente da emerito stronzo mentre lei continuava a guardarlo con quegli occhi sgranati infinitamente tristi. "Devi metterti in testa che è finita. Io non ti potrò mai perdonare per quello che mi hai fatto."
Rachel si guardò intorno, chiaramente sul punto di piangere.
Puck pensò che somigliasse incredibilmente a un cerbiatto spaventato.
Finn era il cacciatore senza cuore, naturalmente.
Lei sembrava cercare qualcosa, qualsiasi cosa alla quale aggrapparsi per non impazzire. Una piccola ancora di salvezza.
Non sembrò trovarla, perché si voltò e iniziò a correre.
"Rachel..." tentò senza troppa convizione il professor Schue, ma lei non lo ascoltò.
Nessuno in realtà si aspettava che l'avrebbe fatto.
"Finn, non sei stato affatto carino con lei," lo rimproverò Schue, voltandosi verso di lui. "Non mi interessa se non andate d'accordo, ma pretendo che tu vada a scusarti per oggi, sono stato chiaro?"
Finn annuì, palesemente scocciato.
A Puck bastò una semplice occhiata agli altri per capire che nessuno in quella stanza credeva veramente che si sarebbe scusato.
"Molto bene, andiamo avanti allora."
Puck dovette mordersi le labbra per non replicare. Scoccò un'occhiata rabbiosa a Finn.
Sempre.
Lui se la cavava sempre.
"Ehi, un momento," disse una voce da dietro. Puck si voltò e vide il volto di Mercedes contratto dalla rabbia. "E se la cava così?"
Puck sentì un improvviso moto d'affetto verso di lei. Ben detto, pensò, non può averle sempre tutte vinte!
Schuester sospirò stancamente.
"Finn ha promesso di scusarsi, Mercedes, in fondo non è successo nulla di grave. Più tardi cercherò Rachel e le parlerò anche io."
"Questo non è per niente giusto," insistette lei. "Non è successo nulla di grave? Ma l'ha vista la faccia di Rachel?"
"Ha ragione!" le diede man forte Puck, incapace di trattenersi oltre.
"Perché così preoccupato, Puckerman?" domandò Finn. "Ora verrà da te a consolarsi e potrai portartela a letto, in fondo è questo il tuo obiettivo, no?"
"Ritiralo!" urlò Puck, livido di rabbia, alzandosi tanto di scatto da far cadere la sedia per terra.
"Ragazzi!" li ammonì Schuester guardando ansiosamente da uno all'altro.
"Perché dovrei?" domandò Finn con disprezzo, come se il professore non avesse parlato. "E' solo la verità."
"Vuoi davvero che ti spacchi quel bel faccino?" sussurrò Puck avvicinandosi minaccioso.
"Adesso basta!" si impose il professore. "Non sono disposto a tollerare risse al Glee! Calmatevi immediatamente."
"E' lui che deve calmarsi!" protestò Finn furioso.
"Smettila Finn. Anche tu Puck. Sedetevi subito, anche ai due lati opposti della stanza se proprio non riuscite a comportarvi da persone mature."
"Sa che cosa le dico?" disse Puck, tremante dalla rabbia. "Risolvo io il problema. Me ne vado, non intendo rimanere nella stessa stanza con lui un secondo di più."
"Vai a cercare la tua amichetta?"
Puck respirò a fondo prima di rispondere. Cercò di tenere bene a mente che non poteva picchiare Finn se non voleva tornare in riformatorio.
E decisamente non voleva.
Gli rubavano sempre i muffin...
"E anche se fosse?" disse alla fine facendo attenzione a non guardarlo per evitare di scoppiare. "Non è affar tuo quello che faccio o non faccio... e, per essere precisi, non lo è nemmeno quello che fa o non fa lei."
"Puck, cerca di ragionare..." tentò il professor Schuester.
"No, ha ragione lui," intervenne Mercedes, alzandosi e raggiungendo Puck. "Mi dispiace, professor Schue, ma per oggi non credo nemmeno io di poter stare qui con... certe persone."
Guardò con estremo disprezzo Finn, poi uscì fuori insieme a Puck ignorando le deboli proteste del professore.
Quando furono fuori portata d'orecchio dall'aula del Glee, Puck si voltò verso Mercedes.
"Perché hai preso le mie parti?" domandò. "Non che mi lamenti, è ovvio..."
"Guarda che non l'ho fatto per te," replicò lei. "Nessuno può attaccare una diva e passarla liscia. E a proposito di dive... stiamo andando da Rachel, vero?"
"Certo," rispose lui annuendo.
"Magnifico. Da dove si inizia?"
Puck alzò un sopracciglio.
"Che vuoi dire?"
"La ricerca, Puck. Da dove iniziamo a cercare Rachel?"
"Cercarla?" domandò ancora lui confuso. "Non abbiamo bisogno di cercarla."
"Sai dov'é?" chiese Mercedes.
"E' chiaro... la conosco," disse Puck come se fosse la cosa più naturale del mondo. "E' a pezzi, c'è solo un posto in cui le verrebbe in mente di andare. Seguimi."
Mercedes lo seguì, lanciandogli uno sguardo di puro stupore.

Pochi minuti dopo, Puck e Mercedes stavano entrando nell'auditorium... e Rachel era lì, naturalmente, seduta sul palco che singhiozzava e cantava una canzone che Puck sapeva di avere già sentito, anche se non ricordava esattamente quando o dove.
Mentre lui e Mercedes si avvicinavano, Rachel nemmeno li notò. Quando furono abbastanza vicini, Puck riconobbe la canzone: era la stessa che Rachel stava cantando due settimane prima, quando lui era andato a trovarla.
"Ehi Berry," disse in tono scherzoso. Lei sussultò lievemente, e il suo sguardo si riempì di stupore mentre vedeva Puck e Mercedes avvicinarsi sorridendo. "Ma allora ti piace proprio questo musical The Last quello che è... qualcosa di più allegro no?"
Rachel sbuffò.
"The Last Five Years, Puck." accidenti. Puck. Ma allora era grave... "E nel caso non l'avessi notato, non sono dell'umore per cose più allegre."
"E invece dovresti esserlo!" esclamò Mercedes sedendosi vicino a lei e passando un braccio attorno alle sue spalle. "Guarda che Finn ti ha fatto solo un favore, ti sei liberata di un peso inutile..."
"Esatto! E' quello che cerco di dirle da due settimane..."
Rachel si asciugò gli occhi.
"Probabilmente avete ragione..." disse tristemente. "Ma... ma io lo... lo amo..."
E riprese a singhiozzare.
Ancora.
No, quando era troppo era troppo.
E per Puck la soglia del troppo era stata superata nel momento in cui Finn aveva interrotto la canzone di Rachel.

Okay, stop, listen to me
Did you think this would all be much easier
Than it's turned out to be?
Well, then talk to me

"Ok, ora basta, questa cosa sta diventando ridicola," disse Puck, severo. "Smetti subito di piangere. Tutto questo non ha senso."
Mercedes lo guardò in malo modo, ma lui non ci badò. Rachel aveva bisogno di un bello scossone e lui gliel'avrebbe dato.
"Io ti avevo avvisato," continuò imperterrito. "Te l'avevo detto che non sarebbe servito a nulla cantare una canzone... pensi davvero che sia così facile convincere quel cretino? Non lo è! Perché, appunto, è un cretino! E non guardarmi così! Ho ragione e lo sai anche tu! Smettila di fare così, smettila di farti del male e smettila di chiuderti nel tuo mutismo! Parli sempre il triplo del necessario, proprio adesso devi decidere di fare il voto del silenzio? Parla, Rachel, dannazione... parla con me!"
"Rachel, per quanto brusco," intervenne Mercedes scoccando un'occhiata di rimprovero a Puck. "Credo che Puck abbia ragione. Parlane con noi, sfogati, starai meglio..."
Ma Rachel non parlava. Rachel piangeva, e si torceva nervosamente le mani, lasciandosi a volte sfuggire dalle labbra un'unica parola: Finn.
Puck sentì salire il sangue al cervello.
"Cazzo, Rachel!" urlò arrabbiato, facendola sussultare. "Parla! Di' qualcosa! Urla, se devi, ma di' qualcosa! Io sono qui per te, ho quasi preso a pugni Finn rischiando di tornare in riformatorio per te, e tutto questo non per un'assurda promessa fatta a Dio ma perché tu sei mia amica! La mia fottutissima amica che se ne sta qua a piagnucolare per un idiota come se fosse una stupidissima oca invece della ragazza forte e intelligente che è!"

I don't want you to hurt
But you know what I think?
I think you'll be fine!
Will you listen to me?

"Adesso mi sembra che tu stia esagerando..." disse Mercedes accigliata.
Puck scosse la testa.
"No, non è affatto vero. Dico solo quello che lei non ha le palle di ammettere a se stessa."
"Ma così finisci solo per ferirla!"
"Non voglio ferirla!" replicò Puck piccato. 
"La smettete di parlare di me come se non fossi qui?" strillò Rachel, tutta rossa per la rabbia. "Io esisto, ho dei pensieri e dei sentimenti, anche se come ha dimostrato molto bene Finn è facile dimenticarselo..."
"Adesso smettila, Rachel," le disse Puck severo. "Smettila. Devi piantarla di piangerti addosso. Finn ti ha ferito? Reagisci! Sai che cosa credo? Credo che se la smettessi anche solo un attimo di fare queste scenate da regina del dramma scopriresti che puoi stare bene anche senza di lui... magari anche meglio!"
"Beh, non posso smettere di fare scenate!" urlò lei di rimando. "Sono fatta così, quando sto male mi comporto così!"
"Ma allora non mi vuoi ascoltare!" replicò lui con rabbia. "Non hai ragione di disperarti e sono stufo di sentire le tue assurde lagne per nulla!"
"Puck!" lo rimproverò Mercedes, ma ormai il danno era fatto.
Rachel lo stava guardando con il volto totalmente contratto dalla rabbia, Puck pensò che da un momento all'altro gli sarebbe arrivato uno schiaffo, ma non aveva intenzione di lasciar perdere. La questione andava risolta, e andava risolta subito.
"Scusa se le mie sofferenze ti provocano fastidio," disse Rachel freddamente. "Credevo che fossimo amici, ma evidentemente mi sbagliavo. Evidentemente per te non sono nulla di più di una scocciatura. Mi spiace di essere un così gran peso, Puckerman."
Accidenti, di male in peggio... Puckerman
di solito era per quando faceva davvero lo stronzo...
Puck rimase a guardarla a bocca aperta, totalmente sconvolto. Quindi pensava davvero di non contare nulla per lui?


If I didn't believe in you
We wouldn't be having this fight
But I never could let that go
Knowing the things about you I know
It never took much convincing
To make me believe in you

"Ascoltami bene," iniziò Puck con più calma. "No, ascoltami!" aggiunse, perché Rachel aveva aperto la bocca per parlare. "Non interrompermi, e soprattutto ascoltami davvero, non fare solo finta, come il tuo solito. Se fossi solo una scocciatura, non sarei qui adesso. Mettiti in testa che se non fossi mia amica non perderei tempo a litigare con te! Ma non posso lasciar perdere, perché ci tengo, perché credo troppo in te per non sapere che non hai bisogno di un idiota come Finn!"
"Puck ha assolutamente ragione, Rachel," disse Mercedes annuendo. "Tu sei forte, intelligente, piena di talento... sei una diva! Non hai bisogno di nessuno, tantomeno di uno come Finn."
Rachel non rispose subito. Rimase per lunghi minuti con lo sguardo basso mentre si torceva nervosamente le mani.
Quando finalmente alzò lo sguardo, Puck fu sollevato dal vedere che i suoi occhi non sembravano più arrabbiati, e nemmeno troppo tristi... sembravano semplicemente immensamente... grati? Certamente erano pieni di affetto.
Rachel guardò alternativamente Puck e Mercedes almeno una decina di volte prima di parlare.
"Avete ragione," disse alla fine, con un filo di voce. "Assolutamente ragione. Non so come mi sia venuto in mente di rendermi ridicola in quel modo prima... Finn non se lo merita... ed è vero, me la sono sempre cavata benissimo da sola... non ho bisogno di lui... vi prometto che d'ora in poi non sentirete più il nome di Finn uscire dalla mia bocca. E... grazie per credere così tanto in me."
"Questa è la mia diva..." disse Mercedes abbracciandola. "Non c'è di che."
"Ovvio che crediamo in te, stupida imbecille," disse Puck accennando un sorriso. "Chiunque ti conosca anche solo la metà di come ti conosco io crederebbe in te... voglio dire, sei una pazza logorroica con inquietanti manie di protagonismo e una tendenza al dramma che non ha nulla di normale, ma sei piuttosto forte, a modo tuo... mai come Puckzilla, naturalmente..."
"Noah, sei proprio un cretino senza speranza," replicò Rachel fintamente offesa, prima che tutti e tre scoppiassero a ridere.
E in quel momento, Puck fu certo, completamente certo, che tutto sarebbe andato a posto.
Noah.
L'aveva chiamato Noah.



AUTHOR'S NOTES

Bene, mi sento molto fiera di me, anche questa volta ho aggiornato senza far passare mesi... *si dà una pacca sulla spalla*
Sono incredibilmente intenerita dal povero Puck che si vede rubare tutti i muffin al riformatorio... amorino caro... xD
Come al solito, spero che il capitolo vi sia piaciuto... e naturalmente ringrazio tutti di aver letto... e ovviamente chi ha commentato e aggiunto a preferiti, seguiti e da ricordare... vi adoro, lo sapete!:))
Hugs&Butterfly Kisses
DreamGirl<3

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Capitolo 5
*** See, I'm Smiling ***


LOST WITHOUT YOU


5. See, I'm Smiling

Rachel si sedette sul ponticello che attraversava il piccolo fiumiciattolo che passava nel mezzo del parco, facendo scivolare i piedi nell'acqua fredda sotto di lei. Volse lo sguardo verso Kurt e Blaine, che parlavano scambiandosi sorrisi molto eloquenti poco distante.
Scosse la testa lievemente, facendo un sorrisetto. Quando l'avrebbero capito quei due di essere innamorati persi? Sul serio, Rachel stava pensando di chiuderli a chiave in uno stanzino per costringerli a dichiarasi un giorno o l'altro.
Sospirò, chiudendo gli occhi. Era stata una bella giornata. Rachel adorava passare il sabato pomeriggio con le sue dive... e Blaine, naturalmente. Peccato solo che Mercedes quel sabato in particolare fosse bloccata a casa con dei parenti in visita... beh, per fortuna c'era un degno sostituto.
Il suddetto sostituto si sedette accanto a lei e, pur avendo gli occhi chiusi, Rachel era certa che lui la stesse osservando. Lui la osservava sempre, non l'aveva persa di vista nemmeno un secondo negli ultimi tre giorni...
"Che c'è?" domandò Rachel aprendo gli occhi e voltandosi verso Puck.
"Niente," rispose lui distogliendo lo sguardo.
"Guarda che sto bene, Noah, davvero... come promesso, non nomino..." si bloccò, per evitare di dire quel nome. "Beh, lo sai... lui da quel giorno nell'auditorium."
"Sono passati solo tre giorni," le fece notare lui alzando un sopracciglio.
"Sì, ma per una regina del dramma come me tre giorni sono praticamente un secolo..." replicò lei, facendolo ridere lievemente scuotendo la testa.
"Sei strana, Berry."
Rachel lo guardò intensamente per alcuni istanti.
"No," disse alla fine molto seriamente. "Sono solo felice."

I guess I can't believe you really came
And that we're sitting on this pier
See, I'm smiling
That means I'm happy that you're here

Nel momento in cui Puck si voltò a guardarla, come per controllare che stesse dicendo la verità, Rachel distolse lo sguardo.
"Sai... mi stupisce che tu sia uscito con noi... non credevo l'avresti fatto. Un conto è venire a casa mia, un conto farti vedere con dei perdenti in un luogo pubblico..." disse, cercando di buttarla sul ridere. "Non hai paura che ti vedano e inizino a dire che Noah Puckerman è diventato un perdente?"
"Rachel, dopo ben venti minuti di ti prego, dai Noah, vieni con noi avrei fatto qualsiasi cosa pur di dare alle mie povere orecchie un po' di pace... sul serio, ogni tanto mi fai venire voglia di darmi fuoco per quanto parli... e poi io sono fico, punto e basta, nessuno lo metterebbe mai in discussione."
Rachel lo guardò scettica. 
"Sarà..." disse poco convinta. "Comunque sia, sono davvero, davvero felice che tu sia qui. Anzi, sono felice in generale... sul serio. Sono felice di essere qui con i miei amici, sono felice che sia venuto anche tu, sono felice che tu sia seduto qui con me adesso... e qualunque altra cosa, credimi, nemmeno me la ricordo più."
Puck annuì e fece un sorriso compiaciuto.
Lei sorrise di rimando con l'aria di chi la sa lunga.
"Comunque non mi sembra che ti dispiaccia poi così tanto stare in compagnia dei perdenti," lo prese in giro.
Puck scrollò le spalle. 
"E' perché non siete poi così male," replicò con un ghigno. "Specialmente quel Blaine. E' un po' un damerino, ma Dio solo sa che cosa avrei fatto oggi da Starbucks se non ci fosse stato lui... mi sarei suicidato probabilmente... almeno c'era qualcuno con cui potessi parlare di sport e altre cose sensate mentre tu e Hummel discutevate di non so che cosa come due ragazzine impazzite."
"Blaine è forte," concordò Rachel annuendo. "E poi da quando lui e Kurt sono amici..."
"Amici?" la interruppe lui. "Di che cosa stai parlando? Non stanno insieme?"
Rachel scosse la testa e lui le restituì uno sguardo totalmente sconvolto.
"Lo so, è assurdo," disse lei annuendo con convinzione. "Non fanno altro che flirtare, ma sono solo amici."
...per ora, non poté fare a meno di aggiungere nella sua mente. 
Il suo geniale piano dello stanzino li avrebbe fatti mettere insieme in men che non si dica.
Puck guardò per almeno una decina di volte da lei ai due ragazzi, che ora si erano seduti sotto un albero. 
Rachel non poté che sorridere alla sua espressione decisamente sconcertata.
Alla fine, lui la guardò dritto negli occhi.
"Chiudiamoli dentro uno stanzino," suggerì, terribilmente serio.
Rachel lo guardò stupita per qualche istante prima di scoppiare a ridere forte, tenendosi la pancia.
"Che cosa ho detto?" domandò Puck accigliato.
"E'... è solo che..." disse Rachel ricomponendosi asciugandosi le lacrime. "Penso di fare la stessa cosa da giorni!"
Puck cercò di trattenersi, Rachel poteva vedere lo sforzo sul suo viso... ma alla fine non poté che cedere e abbandonarsi ad una lunga risata.

See, you're laughing and I'm smiling
By a river in Ohio
And you're mine
We're doing fine

Guardandolo ridere, Rachel si lasciò sfuggire un sorriso.
"Vedi?" disse. "Tu ridi, e io sorrido. Sono davvero felice. E... Puck?"
Lui la guardò interrogativo e lei arrossì lievemente.
"Devo ringraziarti. Se sono felice lo devo solo a te... non so quanto significhi per te, ma per me significa tutto."
Puck distolse lo sguardo, e Rachel capì di averlo messo in imbarazzo. Non era bravo in questo genere di cose, lui.
Ma lei sentiva di dover dire ancora qualcosa.
"Vorrei... che mi promettessi una cosa," disse. "Promettimi che sarà sempre così, che sarai sempre il mio Noah, il mio amico... stiamo bene insieme, noi due. Io sono felice e so che, anche se non lo ammetterai mai, lo sei anche tu."
Puck la guardò seriamente.
"Prometto," disse. Poi, cambiando tono aggiunse: "Naturalmente finché non diventerò anche troppo fico per te... cioè, ovviamente lo sono già, ma per adesso credo che tu possa sopportare di avere un amico così tanto più fico di te... però arriverà un giorno in cui tutto questo splendore diventerà semplicemente troppo."
Rachel gli lanciò un'occhiataccia.
"Hai ucciso l'atmosfera. Ti odio."
"Io invece ti amo profondamente, Berry," replicò lui con un ghigno.
Prima che Rachel potesse mettere insieme una rispostaccia, una voce eccitata li chiamò.
"Ragazzi!"
I due si voltarono e videro Kurt correre verso di loro con il viso tutto rosso dall'emozione. Teneva per mano Blaine trascinandolo con ben poca grazia dietro di sé. Blaine lo guardava con un'espressione a metà tra il divertito e... sì, l'innamorato perso.
Puck e Rachel si guardarono.
Che il loro geniale piano dello stanzino fosse diventato inutile dopotutto?
"Ragazzi, non crederete alle vostre orecchie," disse Kurt con gli occhi che scintillavano di una luce maniacale. "Spero che non abbiate nulla da fare per stasera, perché siete ufficialmente impegnati con me e Blaine."
...piano dello stanzino, avanti tutta.
"Chiedetemi che cosa si fa stasera!" intimò Kurt eccitato.
"...che cosa si fa stasera?"
Kurt prese un profondo respiro.
"Blaine ha quattro biglietti per Avenue Q!"
Rachel emise un urletto, consapevole del fatto che ora nei suoi occhi ci fosse una luce maniacale esattamente identica-forse persino un pelino più inquietante-di quella negli occhi di Kurt.
Blaine e Puck rimasero a guardare impotenti Kurt e Rachel che saltavano tendendosi per mano e strillando come due ragazzine impazzite. Il primo sorrideva, incredibilmente intenerito, il secondo indietreggiava, incredibilmente inquietato.
"E' fantastico!" esclamò Rachel guardando Blaine con occhi adoranti. 
Blaine rise.
"Sì, immaginavo che vi sarebbe piaciuta l'idea, così ho pensato di farvi una piccola sorpresa."
"Sei il migliore, Blaine, assolutamente il migliore!" disse Kurt completamente rosso per l'emozione.
Stava guardando Blaine come se si trattasse di una specie di divinità.
"Assolutamente," concordò Rachel annuendo.
Blaine arrossì lievemente e sorrise.
"Non è nulla di che..." disse scrollando le spalle.
"Scusate..." si intromise un Puck alquanto confuso. "Ma che cosa diavolo è Avenue Q?"
Gli strilli scandalizzati di Kurt e Rachel raggiunsero note mai toccate prima dal genere umano.
"Ma Noah!" protestò Rachel. "Non è possibile che tu non conosca Avenue Q, mi rifiuto di crederlo! E' un musical assolutamente geniale che focalizza l'attenzione dello spettatore su alcuni temi critici della società odierna: tramite un linguaggio politicamente scorretto e a tratti persino volgare parla di omosessualità, disoccupazione, razzismo..."
"Aspetta," la inturruppe Puck. Rachel capì dalla sua espressione che il suo cervello era decisamente in una fase di crisi. Troppe informazione tutte insieme. Dopo qualche secondo il ragazzo riprese lentamente: "Mi vuoi dire che questa roba è... un musical?"
"Precisamente," confermò Rachel, ammirando con un sorrisetto lo sguardo basito e vagamente tradito che Puck rivolse a Blaine.
"Tu hai comprato dei biglietti per un musical?" gli domandò esterrefatto. "Ma tu ami lo sport!"
"Beh, che c'è di strano?" chiese Blaine alzando le spalle. "Mi piace lo sport ma adoro anche i musical."
Puck lo guardò come se lui gli avesse fatto un torto enorme.
"E così io dovrei venire a vedere un musical?"
"Assolutamente, e non accetto un rifiuto, Noah Puckerman," rispose Rachel sopprimendo una risatina. "Non fare il bambino, sono certa che ti piacerà."
"E io sono certo di no," protestò Puck. "Non voglio venire!"
"Non hai scelta, ti trascineremo in teatro costi quel che costi," decretò Rachel stroncando sul nascere ogni obiezione. "E poi a tutti piace Avenue Q"
"Esatto!" intervenne Kurt, dando man forte a Rachel. "Non possiamo permetterti di perderti questo evento unico, Puck, lo facciamo per il tuo bene. Questa è l'occasione buona per sfoggiare la maglia che ho comprato da H&M l'altro giorno!" aggiunse eccitato. Poi squadrò velocemente Blaine. "Adesso noi due andiamo a casa mia e ti do qualcosa da metterti. Non avresti assolutamente il tempo di tornare a casa e indossare qualcosa di adatto."
"Mancano cinque ore, Kurt," gli fece notare Blaine con un sorrisetto.
"Esatto!" confermò Kurt inorridito. "Santo cielo, non sono nemmeno sicuro che ce la faremo a prepararci in tempo! Ragazzi, scusate, dobbiamo correre. Ci vediamo alle otto e un quarto davanti al teatro, va bene? A dopo!"
E senza aggiungere altro, o aspettare alcuna risposta riprese la mano di Blaine e se lo trascinò via, parlando tra sé e sé cercando di decidere quali pantaloni abbinare alla sua maglia nuova. Blaine lo stava di nuovo squadrando con quell'aria divertita e innamorata persa.
Rachel e Puck li guardarono andare via, la prima con un'espressione intenerita, il secondo scuotendo la testa incredulo - e, a dirla tutta, ancora vagamente scocciato per essere stato incastrato in questa storia del musical.
Quando Blaine e Kurt furono scomparsi dietro l'angolo, i due si voltarono a guardarsi.
"Piano dello stanzino?" domandò Puck, alzando un sopracciglio.
"Piano dello stanzino," concordò risoluta Rachel.
Puck sfoggiò il suo miglior ghigno malefico.
Rachel lo guardò e non poté trattenere un sorriso.
Stava davvero bene con lui.
Sorrideva.
Era felice.

AUTHOR'S NOTES

Volevo mandarli a vedere "The Last Five Years", ma Puck mi ha minacciato di morte... povero caro, è un po' stufo di sentire le canzoni di quel musical... sarebbe stato carino mandarli a vedere "Spring Awakening", dato che Lea Michele era nel cast originale di questo meraviglioso musical a Broadway, ma alla fine ho optato per "Avenue Q", che è decisamente molto più allegro.^^ (Temevo la vendetta di Puck :S xD)
Hugs&Butterfly Kisses
DreamGirl<3

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Capitolo 6
*** Moving Too Fast ***


LOST WITHOUT YOU

6. Moving Too Fast

"Ripetimi perché siamo qui," sbuffò Puck mentre lui e Rachel scendevano dall'auto.
"Perché Avenue Q è un musical geniale e il fatto che tu non l'abbia mai nemmeno sentito nominare è poco meno di un crimine, ergo dobbiamo immediatamente colmare questa tua lacuna," spiegò lei senza battere ciglio dirigendosi velocemente verso il teatro.
Puck la seguì lievemente scocciato. Odiava l'idea di essere costretto a passare il sabato sera chiuso in un teatro a vedere uno stupido musical da sfigati, ma Rachel l'avrebbe letteralmente ucciso se lui l'avesse lasciata da sola a fare da reggimoccolo a quei due, come gli aveva detto lei stessa appena tre ore prima.
Quei due, ovvero Kurt e Blaine, li stavano già aspettando davanti al teatro. Puck li vide flirtare davanti ad una locandina di Avenue Q dall'altro lato della strada. Alzò gli occhi al cielo mentre lui e Rachel si avvicinavano a loro.
Perché non potevano semplicemente baciarsi e farla finita?
"Ciao ragazzi!" li salutò Blaine con un sorriso.
"Ehi," rispose Puck squadrando il teatro con aria diffidente.
"Rachel!" esclamò Kurt, visibilmente emozionato. "E' meraviglioso... lo sai chi interpreterà Kate Monster stasera?"
"Kelli Sawyer, no?" domandò Rachel, chiaramente confusa. "Avevo letto su internet che..."
"Sì, sì," rispose Kurt impaziente. "Di solito è lei infatti... ma stasera sai chi farà un'apparizione speciale come Kate?"
"Chi?" chiese lei mentre i suoi occhi si facevano sempre più grandi. Puck non riuscì a trattenere un sorriso divertito. Quella ragazza era incredibilmente buffa.
"Lea Salonga!"
Ora, il nome non disse assolutamente nulla a Puck, ma chiaramente disse qualcosa di molto preciso a Rachel, i cui occhi diventarono definitivamente della dimensione della luna mentre lei iniziava a strillare e saltare in compagnia di Kurt, creando una scena molto simile a quella di poche ore prima al parco.
"Beh, che cosa stiamo aspettando ancora? Entriamo subito!" disse Kurt prendendo la mano di Blaine.
"Hai assolutamente ragione, sbrighiamoci!" esclamò a sua volta Rachel.
Dopodiché, fece qualcosa alla quale Puck non era minimamente preparato. Prese la sua mano e si precipitò verso l'entrata dell'edificio affiancando Kurt e Blaine con un sorriso più luminoso che mai.
Puck la guardò sorpreso. Non ricordava che lei l'avesse mai preso per mano, nemmeno quando erano stati insieme... eppure l'aveva fatto con una tale naturalezza...
Voltò la testa e incontrò lo sguardo di Blaine, che stranamente non era fisso su Kurt, ma su di lui.
Lo stava guardando con un sorrisetto saccente e soddisfatto. Sembrava che qualcosa nell'espressione di Puck o nel fatto che Rachel stringesse ancora la sua mano lo rendesse particolarmente felice.
Puck riconobbe quello sguardo e non gli piacque per nulla vederlo negli occhi di Blaine. Soprattutto mentre Blaine stava guardando lui.
Era lo sguardo che di solito Rachel riservava a Kurt e Blaine quando flirtavano o si prendevano per mano.
Il tutto non durò più di una frazione di secondo, e prima che Puck potesse accorgersene non solo Blaine aveva distolto lo sguardo, non solo erano già entrati nel teatro, ma Rachel gli stava già intimando di sedersi nell'ultimo posto a destra così che lei potesse stare tra lui e Kurt - cosa che Puck fece con molto piacere, dato che, per quanto gli piacesse quel Blaine, non aveva la minima intezione di stare tutta la serata a guardare lui e Kurt lanciarsi occhiatine dolci e tenersi per mano come due fidanzatini.
Nonostante tutto, però, quello sguardo lanciatagli da Blaine gli lasciò una strana sensazione all'altezza dello stomaco.
Perché l'aveva guardato così?
Sembrava quasi che Blaine pensasse che... che lui provasse qualcosa per Rachel.
Che sciocchezze.
Rachel gli piaceva, naturalmente... ma era un'amica, nient'altro. Era una bella ragazza, certo... ma era così irritante! E Puck non trovava assolutamente attraente quel suo atteggiamento sicuro di sé, non la considerava in alcuno modo sexy - specialmente non quando cantava con quell'irresistibile fuoco negli occhi, santo cielo, no! - e soprattutto non la trovava incredibilmente, insopportabilmente carina mentre saltellava entusiasta per uno di quei musical che le piacevano tanto.
No.
Proprio no, che idee...
"Silenzio!" sussurrò Rachel emozionata, stringendo lievemente il braccio di Puck. "Inizia!"
E i suoi occhi non lasciarono più il palco.

Though I don't know what tomorrow's bringing
I've got a singular impression
Things are moving too fast

Nel frattempo gli occhi di Puck avevano le loro belle difficoltà ad abbandonare Rachel. Non che non gli piacesse lo show... in effetti questo musical non era poi tanto male... anzi, era molto divertente. Il fatto, però, era che Puck non riusciva a togliersi dalla testa il pensiero di lui e Rachel - loro due, insieme... una coppia. Questa volta per davvero, non solo come patetico piano per ricevere un misero secondo di attenzioni da Finn e Quinn.
Sapeva che la colpa era tutta di Blaine e di quel suo irritante sguardo soddisfatto... ma il problema era che quel pensiero in qualche modo si era impossessato di lui... e non gli dispiaceva. Cavoli, non gli dispiaceva affatto.
Mentre il musical andava avanti, battuta dopo battuta, canzone dopo canzone, Puck non poteva fare a meno di rendersi conto di quando effettivamente bella fosse Rachel mentre rideva dopo una battuta particolarmente divertente, con gli occhi che le brillavano più del solito. E non poté trattenersi dal desiderare di poterla abbracciare, di poter stringere la sua mano quando si asciugò una lacrima mentre Kate Monster cantava There's A Fine Fine Line, così come non poté reprimere l'istinto di correre a casa di Finn e prenderlo a pugni quando pensò che forse quella lacrima non era solo per Kate, abbandonata da Princeton per Lucy the Slut, ma anche un po' per l'idiota che aveva abbandonato lei.
Quando lo spettacolo finì e Kurt e Rachel si alzarono per fare una standing ovation a quella Lea-Qualcosa che aveva interpretato Kate, costringendo lui e Blaine a fare altrettanto, Puck era arrivato alla conclusione che, se all'inizio della serata era certo che Rachel fosse solo un'amica, ora non ne era più tanto certo. Non sapeva esattamente quello che provava, non sapeva quello che sarebbe successo tra loro, ma guardandosi indietro, ricordando che solo un mese prima era raro che si vedessero al di fuori della scuola mentre adesso passavano ogni secondo libero assieme, rendendosi davvero conto per la prima volta di quanto realmente si fossero avvicinati negli ultimi tempi, capì qualcosa: forse era amicizia, forse era qualcosa di più, ma ormai gli sarebbe sembrato impossibile concepire la sua vita senza Rachel.
Era tutto strano e assurdo, stava accadendo troppo in fretta e la cosa lo spaventava a morte, ma era così; non era solo più Rachel ad aver bisogno di lui.
"Allora, è stato così terribile?" gli chiese scherzosamente Rachel mentre uscivano dal teatro.
"No, non poi così male..." rispose Puck facendo il sostenuto. "Ma non portarmi mai più a vedere un musical!"
"Ma se ti sei divertito!" protestò lei.
"Non ci provare, questo non l'ho mai detto!" replicò lui. "Non puoi dimostrarlo!"
Rachel emise un buffo verso scandalizzato e lo guardò incredula. Poi sospirò, decidendo evidentemente di lasciar cadere la questione e riprendere a tormentarlo in un secondo momento. Guardò il suo orologio.
"Cavoli, si è fatto tardi," commentò. "Che ne dite di fermarvi da me, ragazzi? Casa mia è la più vicina al teatro e questo weekend i miei papà sono in viaggio d'affari."
"Hai la casa libera e non hai organizzato una festa?" domandò Puck scioccato. "Tu sei tutta matta Berry...  poi ti lamenti di non avere amici..."
"I miei papà si fidano di me, non voglio distruggere la casa," tagliò corto lei. "Allora, che ne dite? Venite da me?"
"La trovo una splendida idea, Rachel," disse Kurt mentre Blaine annuiva e Puck alzava le spalle con fare noncurante. "Chiamo subito mio papà."
Nessuno dei genitori ebbe qualcosa in contrario al fatto che i ragazzi si fermassero a dormire da Rachel - il fatto che i suoi papà fossero assenti era stato convenientemente omesso dalla conversazione - e in men che non si dica, i quattro stavano entrando in casa Berry.

I'm feeling panicked and rushed and hurried
I'm feeling outmaneuvered and outclassed
But I'm so happy I can't get worried
About this singular impression
I've got a singular impression things are moving too fast

"Potete usare i pigiami dei miei papà," disse Rachel prendendo le giacche e sistemandole sull'attaccapanni dell'ingresso.
"Venite, sono di sopra."
Blaine e Kurt iniziarono a salire le scale, ma Rachel fu trattenuta da Puck.
Il ragazzo cercò di reprimere un leggero brivido quando sfiorò la mano di lei, ma non ci riuscì.
Sto davvero dando di matto, pensò scuotendo lievemente la testa. Da quando prendere per mano una ragazza lo faceva sentire in quel modo?
Da quando Rachel aveva il potere di farlo sentire così?
Forse - e soltanto forse - gli occhi nocciola di Blaine non avevano poi tutti i torti quando lo accusavano silenziosamente di provare per lei molto di più di quanto non fosse concesso ad un amico.
E la cosa lo spaventava da morire.
"Che c'è Noah?" domandò Rachel guardandolo interrogativa.
Puck si riscosse, cercando di concentrarsi sul piano malvagio che si stava formando nella sua mente.
"I pigiami dei tuoi papà... sono nella loro camera da letto?"
"Certo, è ovvio, perché me lo... oh!" negli occhi della ragazza apparve improvvisamente una scintilla che Puck conosceva benissimo - la stessa che compariva negli occhi della sua sorellina ogni volta che ne combinava una delle sue... la stessa che probabilmente c'era nei suoi stessi occhi in quel preciso momento.
"Pensi anche tu quello che penso io?" chiese Puck con un ghigno poco raccomandabile.
"Certo," replicò Rachel lanciando uno sguardo malefico alle sue spalle, dove Blaine e Kurt erano spariti pochi istanti prima. "Non è strettamente necessario uno stanzino per attuare il piano dello stanzino, non credi?"
"Non potrei essere più d'accordo."
I due si guardarono mentre i rispettivi ghigni si allargavano sempre più.
"Rachel, non abbiamo idea di dove andare," la chiamò la voce Blaine da sopra.
"Arrivo!" rispose prontamente lei, e iniziò a salire le scale.
Puck la seguì, la mano ancora intrecciata a quella di lei e un lieve, inspiegabile batticuore.
Forse, pensò, non era così assurda l'idea di lui e Rachel insieme... o meglio, forse era talmente assurda da poter funzionare.
Quella vaga sensazione di paura rimaneva... Puckzilla non era certo il tipo che si impegnava con una sola ragazza! Eppure era accompagnata da una sensazione di leggerezza e di calore nel petto... una sensazione che era troppo dannatamente piacevole per poter essere ignorata.
Puck non poté impedirsi di pensare che Rachel l'avrebbe reso felice. E anche lui sarebbe riuscito a rendere felice lei. Molto più felice di quanto avrebbe mai potuto renderla Finn, questo era poco ma sicuro.
Ma forse stava correndo troppo.
Forse tutta questa storia era solo una sua fantasia e avrebbe semplicemente rischiato di rovinare il bel rapporto di amicizia che lui e Rachel stavano pian piano instaurando. C'era complicità tra loro... c'era sintonia. E parlavano. Parlavano un sacco.
Rachel si stava lentamente trasformando nell'amica più cara che potesse sperare di trovare... valeva davvero la pena di rischiare di buttare tutto nel cesso?
Puck non aveva una risposta.
"Era ora!" commentò Kurt alzando un sopracciglio quando Rachel e Puck arrivarono in cima alle scale. "Che stavate facendo là sotto?"
Puck non poté trattenere un ghigno.
Oh, non preoccuparti, Hummel... lo saprai anche troppo presto.
"Niente," rispose tranquilla Rachel. "Venite, questa è la camera dei miei papà."
La ragazza aprì una porta, rivelando un'ampia stanza con un enorme letto matrimoniale.
"Dunque, Kurt, tu vedi che cosa riesci a trovare in quel mobile laggiù... sì, bravo quello là... e tu Blaine..." aggiunse, fingendo di studiare per un secondo la corporatura del ragazzo. "Sì, cerca anche tu lì."
Blaine mosse ingenuamente un passo verso Kurt e, prima che uno dei due si potesse accorgere di qualsiasi cosa, Puck e Rachel avevano chiuso entrambi a chiave dentro la stanza.
"Semplice come bere un bicchier d'acqua," ghignò soddisfatta Rachel.
"Ehi!" strillò un indignatissimo Kurt. "Che razza di scherzo è questo?"
"Nessuno scherzo," disse seriamente Puck. "E' solo che siamo stufi marci di voi e del vostro continuo flirtare senza arrivare mai al sodo."
"Già," confermò Rachel. "E' ora che vi diate una svegliata, tra tutti e due. Uscirete da quella stanza quando avrete ammesso di essere innamorati, o non ne uscirete affatto."
"Ma io e Kurt non siamo..." tentò Blaine, ma fu bruscamente interrotto da Puck.
"Vallo a raccontare a qualcun altro," tagliò corto. "Basta, non ho più voglia di starli ad ascoltare. Rachel, andiamo a dormire."
"Buona idea, Noah, in effetti sono un po' stanca... buonanotte ragazzi. Volete un consiglio? Baciatevi e fatela finita, sarebbe tutto molto più semplice."
"Non avete nessunissimo diritto di..." iniziò Kurt, ma né Puck né Rachel lo stavano più ascoltando.
Ormai si erano entrambi fiondati nella camera di lei ridendo a crepapelle.
"Credi che il piano funzionerà?" chiese Rachel quando gli attacchi di risatine si furono finalmente calmati.
"Se non funziona fargli passare un'intera notte insieme senza alcuna possibilità di scampo, nulla funzionerà mai."
"Già," convenne lei annuendo. "Siamo una bella squadra noi due," aggiunse poi con un sorriso.
"La migliore, mia cara Berry," replicò lui rispondendo al sorriso.
"Sì, la migliore..." concordò Rachel. Poi aggiunse, arrossendo lievemente: "Sono contenta che tu sia nella mia squadra, Noah."
Di nuovo quella strana sensazione di calore si fece strada nel petto di Puck.
"E' bello esserci," rispose sinceramente.
Rachel accennò un sorriso imbarazzato e nessuno dei due parve vole aggiungere altro.
"Beh, dormiamo adesso," disse lei dopo un po', stendendosi sul copriletto rosa. "Sono ansiosa di scoprire come andrà a finire tra i due piccioncini di là."
"Scommetto che ormai staranno pomiciando furiosamente da almeno dieci minuti," replicò Puck con una scrollata di spalle, coricandosi accanto a lei. "Buonanotte Rachel."
"'Notte Noah."

I found a woman I love

Quella notte Puck venne svegliato da un peso sul petto non del tutto spiacevole e quando aprì gli occhi trovò Rachel accoccolata a lui che dormiva serenamente.
Con un piccolo ghigno, circondò la ragazza con le sue braccia e, in quel preciso momento, capì che sì, valeva la pena di correre il rischio e provare a stare con lei. Cavoli se ne valeva la pena.
Ne valeva la pena mille volte per poter stare con Rachel.
Qualcosa dentro di lui gli diceva che tutto sarebbe andato per il meglio tra di loro.
Con questa nuova consapevolezza nel cuore, Puck si addormentò sereno.
Il mattino seguente, quando Puck e Rachel aprirono la porta della camera di Hiram e Leroy Berry, Kurt e Blaine ne uscirono tenendosi per mano e guardandosi con una luce nuova negli occhi.
"Beh, che cosa c'è da guardare?" domandò Kurt squadrando i due amici con aria sostenuta. Poi aggiunse, con un tono d'avvertimento nella voce: "Non osate mai più chiudermi a chiave in una stanza, è chiaro?"
Rachel e Puck annuirono, la prima riuscendo a stento a trattenere le risatine, il secondo ghignando con l'aria di chi la sa lunga.
"Bene," disse Kurt alzando il sopracciglio con aria di superiorità. "E ora pretendo che prepariate a me e al mio ragazzo una bella colazione di scuse."
E senza aggiungere altro, iniziò a scendere le scale trascinando dietro di sé Blaine, il cui sorriso non era mai stato più luminoso.
Puck e Rachel si scambiarono una stretta di mano soddisfatta.
"Piano riuscito perfettamente," disse lei gongolante.
"Altro che colazione di scuse... dovrebbero baciare la terra su cui camminiamo."
"Sono assolutamente d'accordo."
"Noi stiamo aspettando!" tuonò Kurt dal piano di sotto.
I due sussultarono e si guardarono profondamente inquietati.
"Sai, ripensandoci..." disse Rachel lentamente. "Sarà meglio scendere e preparare quella colazione... Kurt sa essere spaventoso."
Puck annuì, rabbrividendo al pensiero di un Hummel arrabbiato. Quel ragazzo era piccolo, ma molto combattivo... e aveva Blaine dalla sua... e qualcosa nella testa di Puck gli suggeriva di non sottovalutarlo solo perché veniva da una scuola di damerini. Qualcosa diceva a Puck che quel ragazzo sapesse il fatto suo.
"D'accordo," cedette. "Però pretendo i muffin."
Rachel rise e prese la sua mano, precipitandosi giù dalle scale.
Puck non poté fare a meno di sorridere al suo gesto e si disse che sì, per quanto potesse sembrare impossibile, anche Puckzilla era caduto in trappola.
Aveva trovato una ragazza da amare.
E - strano ma vero - scoprirsi innamorato era la sensazione più bella del mondo.

AUTHOR'S NOTES

Ehilà!
Scusate per il ritardo. Sì, sono imperdonabile, me ne rendo conto. Tenterò di non farvi attendere più così tanto, ma nel caso in cui io lo faccia ricordate: la colpa è solo di tutta la roba che ho da studiare, utilizzate i vostri poteri telepatici per convincere l'immensa mole di lavoro a svolgersi da sola, senza bisogno del mio intervento u.u xD
Avenue Q è un musical stupendo e Lea Salonga è un'artista meravigliosa... e per quanto non sia servita a nulla nella storyline la volevo citare perché la adoro... e perché trovo gli excited!Rachel&Kurt estremamente teneri u.u le mie dive preferite *-* detto questo, no, lei non ha mai recitato in quel particolare musical, ma... whatever. La cosa non ci preoccuperà minimamente e fingeremo che l'abbia fatto, giusto? Perfetto :D
In conclusione... sweet Puck is sweet *-* e noi lo amiamo così com'è, specialmente con Rachel al suo fianco (non negherò che le continue scene Luck e Finchel mi stiano spezzando il cuore in minuscoli pezzettini settimana dopo settimana ç_ç ma accetterò la volontà di RM - pur continuando ad essere arrabbiata con lui perché non mi soddisfa - e scriverò tante ficcy per consolarmi u.u)
Un grazie enorme a tutti quelli che seguono la mia storia, siete unici :) e un grazie speciale alla mia schiavista personale, Tem_93, che con... ehm... amore e dolcezza mi ricorda di postare i nuovi capitoli al più presto lol fai bene, continua a schiavizzarmi!;)
Hugs&Butterfly Kisses
DreamGirl<3


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Capitolo 7
*** The Shmuel Song ***


LOST WITHOUT YOU

7. The Shmuel Song

"...insomma, sarebbe davvero un crimine se..."
Puck continuò educatamente ad annuire mentre Rachel persisteva nel suo parlargli di cose delle quali lui non capiva proprio un accidente.
Se non altro aveva una buona scusa per guardarla.
Era da ormai una settimana che cercava di invitarla ad uscire, ma per qualche strana ragione, non era ancora riuscito a trovare il coraggio di farlo. La cosa lo mandava ai matti. Lui era Noah Puckerman, cazzo! Non poteva continuare a comportarsi da sfigato, era una cosa assolutamente ridicola.
Sospirò sconfortato. Perché quella stramaledetta ragazza aveva il potere di trasformarlo da strafico quale era a stupida mammoletta?
"...non sei d'accordo anche tu, Noah? ...Noah? Noah, mi stai ascoltando?"
Puck venne improvvisamente risvegliato dal suono del suo nome.
"Eh?" domandò sbattendo le palpebre per un secondo. Poi tornò alla realtà. "Oh, sì! Sì, certo che ti sto ascoltando!"
Rachel alzò un sopracciglio.
"Bene, allora dimmi che cosa ne pensi."
"Io..." iniziò Puck sforzandosi di ricordare l'argomento della conversazione. "Sì! Sì, certo, credo che sarebbe assurdo se... ehm... Bill Case non vincesse un Emmy!"
Rachel sospirò e scosse la testa.
"Will Chase, Noah, Will Chase," lo corresse. "E stiamo parlando dei Tony Awards, non degli Emmy."
"...oh."
Rachel si lasciò sfuggire una mezza risatina.
"Apprezzo lo sforzo di seguirmi, comunque," disse. "D'accordo, basta musical. Piuttosto, mi sembri pensieroso oggi. Qualcosa non va?"
Puck deglutì.
Ecco qui. Rachel gli aveva offerto l'occasione di fare la sua mossa su un piatto d'argento. Si trattava solo di tirare fuori le palle e farlo.
"In effetti, Rachel..." cominciò con il cuore che gli batteva furiosamente nel petto. "Volevo chiederti una cosa."
"Dimmi, ti ascolto," replicò lei curiosa.
Coraggio, si disse Puck. Tira fuori le palle.
Prendendo un gran respiro, sollevò il sopracciglio nella sua migliore espressione da flirt e si voltò di nuovo verso Rachel.
"Mi chiedevo... avresti da fare venerdì sera?"
Rachel scosse la testa.
"Fantastico. Allora magari potremmo uscire insieme..."
Puck si scoprì a trattenere il fiato, ma il viso di Rachel si distese in un sorriso.
"Ma certo, volentieri Noah," rispose.
Fuochi d'artificio esplosero nel cervello di Puck, mentre i suoi neuroni iniziavano a ballare allegramente la conga.
Vittoria!
Era stato come bere un bicchier d'acqua, chissà perché si era preoccupato tanto poi... in fondo lui era Noah Puckerman!
Ormai del tutto sicuro di sé, si preparò a sfoderare una delle sue migliori frasi da conquistatore, ma i suoi diabolici piani furono bruscamente interrotti da...
"Mercedes!" esclamò Rachel vedendo l'amica arrivare. "Ti siedi con noi?"
"Certo, ragazzi, volentieri..." rispose lei.
E si sedette.
Puck chiuse la bocca, contrariato.
Beh, avrebbe dovuto aspettare fino a venerdì sera per stupirla con il suo meraviglioso romanticismo.
"Allora, che novità?" domandò Mercedes, infilzando una crocchetta con la forchetta.
"Io e Puck usciamo questo venerdì," disse Rachel con un gran sorriso.
Mercedes si voltò verso Puck con un'espressione compiaciuta. Evidentemente anche lei aveva sospettato qualcosa.
"Ah sì?" domandò soddisfatta.
Puck le restituì un sorriso annuendo.
"Già," confermò Rachel. "Che ne dici, ci sei anche tu?"
Puck sentì il sorriso scivolare via dalla faccia, mentre Mercedes quasi si strozzava con l'acqua per la sorpresa.
"Mercedes!" esclamò Rachel preoccupata. "Tutto bene?"
"Sto bene, sto bene," boccheggiò lei. "Ma... che intendi per ci sei anche tu?"
"Beh, naturalmente se sei impegnata non fa nulla, ma tra amici più si è più ci si diverte."
Mercedes guardò scioccata Puck, il cui morale era appena sceso molto, molto sottoterra.
"...Mercedes?" insistette Rachel. "Avanti, ci divertiremo..."
Mercedes si riscosse.
"Mi spiace, Rachel," disse lanciando un breve sguardo a Puck. "Venerdì proprio non posso."
"Oh, peccato," replicò Rachel. "Ci saremmo divertiti e... oh, mamma mia, ma è tardissimo! Scusate ragazzi, devo fare delle prove in auditorium... ci vediamo più tardi ok? Noah, poi noi due dobbiamo metterci d'accordo per venerdì. Magari potremmo invitare Kurt e Blaine..."
No, i piccioncini no, per favore...
Era già abbastanza avvilente che Rachel avesse scambiato quello che avrebbe dovuto essere il loro primo appuntamento per un'uscita tra amici... uscire con una tenera coppietta in amore sarebbe stato decisamente troppo.
Mercedes colse il suo guardo afflitto e fu compassionevole.
"Non mi sembra assolutamente una buona idea!" intervenne prontamente. "Stanno insieme da poco, probabilmente vorranno stare un po' soli..."
"Già, immagino che tu abbia ragione," rispose Rachel.
Sembrò lievemente dispiaciuta, ma scrollò le spalle.
"Beh, allora saremo solo io e te, Noah... ora scappo o non riuscirò a combinare niente. A più tardi!"
Appena fu fuori portata d'orecchio Mercedes si voltò verso Puck.
"Parliamone," disse. "Perché pensa che la vostra sia un'uscita da amici?"
Puck scosse la testa arrabbiato e avvilito.
"Non ne ho idea," rispose. "Insomma... io ho fatto tutto per bene... ho alzato il sopracciglio! Il sopracciglio, insomma!"
"Il sopracciglio?" domandò lei sconcertata. "Ma tutti sanno che per te è quasi un rituale di accoppiamento!"
"E lo dici a me?" replicò lui rabbioso. "Le ho riservato il mio miglior sopracciglio sexy da rimorchio... e lo uso solo per le grandi occasioni!"
Mercedes batté sulla sua spalla con fare comprensivo, mentre lui sbuffava.
"Tanto lo so qual è il problema, inutile illudersi..." commentò cupo, lanciando un'occhiata storta al problema, che in quel momento era impegnato a ridere di chissà quale scemenza con i ragazzi del football. "Finn." aggiunse, pronunciando quel nome come se si trattasse di qualcosa di particolarmente disgustoso.

Maybe it's just that you're afraid to go out on to a limb-ovich
Maybe your heart's completely swayed
But your head can't follow through

Mercedes lanciò uno sguardo al ragazzo, sovrappensiero.
"Sai... non credo che lei pensi ancora davvero a lui..." disse piano. "Credo che sia semplicemente troppo abituata all'idea di Finn come fidanzato... o ragazzo per cui disperarsi."
"Lo credo anch'io," rispose Puck scrollando le spalle. "Non si è limitata a non nominarlo più... nemmeno lo guarda più ultimamente... e, non so se l'hai notato, ma non sembra neanche più così triste. Lo vuoi sapere che cosa penso? Che sia semplicemente troppo spaventata per ammettere che quello tra lei e Finn non era amore... cazzo, non era nemmeno lontanamente simile all'amore. E credo che lei lo sappia... semplicemente ancora non riesce ad accettarlo. Ma come diavolo potrà mai anche solo vedere qualcun altro se è ancora così fottutamente innamorata dell'idea di essere innamorata di quel cretino di Finn?"
Puck spinse via il vassoio del pranzo, frustrato.
Tutta quella storia gli aveva fatto perdere l'appetito.
E non aveva nemmeno finito le sue patatine!
Mercedes lo studiò per qualche secondo.
"Non ti arrendere," gli disse alla fine. "Non ancora, almeno. Sono più che certa che tu abbia una possibilità con lei, ha solo bisogno di tempo... pensa a come stava solo tre settimane fa. Ha già fatto dei grandi progressi."
"Già..." convenne Puck, mentre il suo sguardo si ammorbidiva lievemente per un secondo.
Ma quasi subito si incupì ancora.

But shouldn't I want the world to see
The brilliant girl who inspires me?
Don't you think that now's a good time to be
The ambitious freak you are?
Cathy, you get to be happy!
Stop temping and go and be happy!

"Ma non è ancora abbastanza," disse stringendo i pugni. "E' molto più... se stessa di qualche settimana fa... ma non è ancora... lei! E' questo che mi manda in bestia, cavolo!" batté un pugno sul tavolo facendo sussultare Mercedes. "Dov'è quella cavolo di rompiscatole irritantemente brillante che ho conosciuto? Dov'è quella noiosissima ragazza ambiziosa fino al punto della follia? Prova canzoni ma da quel giorno non ha ancora cantato una singola canzone al Glee - non una! E non ha nemmeno ancora proposto un assolo 'perfetto per lei' per le Regionali... che si avvicinano ogni giorno di più!"
"Te l'ho detto, ha bisogno di tempo..."
"Ma di quanto tempo?" disse Puck tra i denti. "Sono stufo di vedere quel... quel qualcosa che manca nel suo sguardo! Può dire che è felice quanto vuole, ma non è vero! Non del tutto, almeno... l'unica volta in cui l'ho vista davvero felice è stato a quello stupido musical che siamo andati a vedere... e non è giusto perché lei merita di essere felice... non è giusto che Finn sia felice e lei no! E' ora che sia felice anche lei... cazzo, dovrebbe solo smetterla di aggrapparsi a quella stupida idea di lei e Finn e potrebbe esserlo... perché non vuole essere felice?"
Perché non vuole essere felice con me? sembravano chiedere i suoi occhi.
E Mercedes li capì. Non rispose subito.
"Forse..." disse alla fine, molto lentamente. "Forse quello di cui ha bisogno è qualcuno che la costringa ad essere felice e a buttarsi definitivamente alle spalle Finn."
"Non guardare me," disse Puck in preda alla frustrazione. "Io sono l'amico con cui esce venerdì sera, ricordi?"
"Al contrario, io credo che tu sia proprio quello di cui avrebbe bisogno," obiettò Mercedes. "Ascolta, non credevo che sarebbe arrivato il giorno in cui ti avrei spinto tra le braccia della mia diva, ma vedo il modo in cui la guardi e ti prendi cura di lei... e vedo anche il modo in cui si comporta lei quando è insieme a te. Forse non se n'è resa ancora conto, ma le piaci. Ne sono certa. Forse dovresti solo essere... un po' più esplicito."
Puck la guardò scandalizzato.
"Ho usato il mio sopracciglio sexy!" protestò.
"Non si tratta di sopracciglia qui, Puck!" lo rimbeccò lei esasperata. "Devi parlarle, ecco la verità! Ascoltami bene... questo venerdì devi coglierla di sorpresa... falle passare l'appuntamento più bello della sua vita!"
"Ma non è un appuntamento, non l'hai sentita?"
"Questo è irrilevante! Sarete solo voi due, non avrai un'occasione migliore... stupiscila, mostrale quanto tu possa essere perfetto e meraviglioso e a fine serata, dille quello che provi. Sono certa che funzionerà."
Lui fece una smorfia, molto poco convinto.
"Non sono un granché con le parole," disse. "Ho un mucchio di frasi fatte per rimorchiare, ma non sono un mostro nell'improvvisazione e non c'è verso che mi metta a parlare di sentimenti. Forse farei meglio a lasciar perd..."
Non finì la frase, zittito da un'inquietante sguardo truce di Mercedes.
Quella ragazza poteva fare davvero tanta paura, alle volte...
"Se proprio non riesci a dirglielo mandale un bigliettino, usa i tuoi bicipiti ammaliatori, o roba del genere, non mi interessa... ma non ti permetterò di sprecare la tua unica possibilità con Rachel, sono stata chiara? Qui sono in gioco la tua felicità e soprattutto quella della mia diva!"
Puck grugnì.
Mercedes non aveva tutti i torti. Rachel era l'unica cosa che l'avrebbe reso davvero felice... non sapeva se il contrario potesse essere considerato vero, ma di una cosa era certo: lui non l'avrebbe mai fatta soffrire... avrebbe fatto di tutto per farla star bene.
"Forse hai ragione," disse senza sbilanciarsi troppo, alzandosi dal tavolo. "Grazie," aggiunse velocemente.
"Noah Puckerman che ringrazia?" domandò Mercedes con un ghigno. "Mi segno la data sul calendario!"
"Già, non ti ci abituare..." commentò lui, facendo il sostenuto. "Ora vado, o farò tardi a lezione di scienze... non che mi interessi, ma Rachel mi ha minacciato di uccidermi se mi beccherà di nuovo a saltare le lezioni quindi..."
Mercedes rise e, mentre andava via, Puck la sentì distintamente dire qualcosa sull'amore che rende migliori.
Simpatica.
Molto simpatica, davvero.

Have I mentioned today
How lucky I am
To be in love with you?

Mentre camminava verso il suo armadietto, Puck fece una deviazione strategica e raggiunse l'auditorium. Non era poi così tardi, in fondo.
Aprì piano la porta ed entrò, facendo attenzione a non farsi notare.
Non che fosse necessaria tutta quella cautela, in realtà... quando cantava, Rachel era così concentrata che non vedeva niente e nessun altro.
Puck richiuse delicatamente la porta alle sua spalle e si sedette silenziosamente nell'ultima poltroncina dell'ultima fila.
Rachel stava cantando una canzone molto dolce che lui non aveva mai sentito prima.
Era bella.
Era una canzone d'amore, non triste come quelle che cantava ultimamente, ma piena di speranza.
Sorrise.
Mercedes aveva ragione. Rachel stava facendo passi da gigante, aveva solo bisogno di tempo... e magari di una spintarella.
Chissà, magari poteva essere lui a darle quella spintarella.
Magari poteva davvero aggiustarsi tutto per il meglio.
Rimase fermo a sentirla cantare, non si mosse nemmeno quando suonò la campanella.
Non gli importava di perdere la lezione di scienze.
Non gli importava nemmeno di essere ucciso se mai lei l'avesse scoperto, in effetti... ne valeva la pena.
Ne valeva la pena per stare a sentire Rachel cantare in quel modo, per vedere quel sorriso che, a volte, per qualche breve istante, era totalmente, completamente sincero, mentre cantava quella canzone.
L'amava e odiava il fatto di non essere in grado di dirglielo.
Non era mai stato bravo con le parole, o con i sentimenti ed era una cosa che detestava dal più profondo del cuore.
Rachel avrebbe meritato qualcuno che fosse almeno in grado di dirle quanto fosse speciale. Dopo Finn, avrebbe meritato almeno questo.
Ma lui... lui non sarebbe mai stato capace di dirglielo, ne era certo.
Perché? si chiese Puck, mentre guardava Rachel corrugare la fronte e chiedere a Brad di ricominciare da capo perché "Non è stata assolutamente una buona esibizione! Mediocre, a voler essere generosi! Deve diventare perfetta!".
Perché non riesco a dirti quanto io sia fortunato ad essere innamorato di te?


AUTHOR'S NOTES

Ehilà!!:))
I know, I know... much-too-sweet!Puck alert!! xD Ma cercate di capirlo... è innamorato!! ;D
Spero che il capitolo vi sia piaciuto... ah, dimenticavo, Will Chase è un artista meraviglioso, con una voce inumanamente bella <3
Ascoltatelo cantare "Your Eyes" di RENT e... piangete! xD
Come al solito, grazie a tutti quanti, siete meravigliosi&magnifici... non so nemmeno dire quanto io vi adori... grazie!
Hugs&Butterfly Kisses

DreamGirl<3

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Capitolo 8
*** The Next Ten Minutes I ***


LOST WITHOUT YOU

8. The Next Ten Minutes I

Venerdì sera arrivò, e così l'ora del non-appuntamento.
Rachel sobbalzò sentendo il rumore di un clacson e il suo volto si distese automaticamente in un sorriso.
"Noah è arrivato, io esco!" disse ai suoi papà, prendendo la giacca.
"D'accordo piccola, divertiti e non fare troppo tardi," si raccomandò Hiram.
"E salutaci tanto Noah," gli fece eco Leroy.
Rachel sorrise e annuì.
Non aveva idea del perché i suoi papà avessero quell'incredibile adorazione per Noah, ma la cosa le faceva piacere.
"Certo," rispose. "A più tardi, vi voglio bene," aggiunse, dando un bacio a ciascuno dei due uomini e uscendo di casa.
L'auto nera di Noah era lì ad aspettarla.
Sentendosi inspiegabilmente leggera, Rachel salì.
"Ciao," salutò sistemandosi nel sedile accanto al conducente.
"Ciao, mia piccola principessa ebrea-americana," rispose un Noah particolarmente allegro.
Rachel aggrottò le sopracciglia.
"Piccola principessa ebrea-americana?" domandò guardandolo sollevando le sopracciglia. "Davvero Noah?"
Puck alzò le spalle con un piccolo ghigno.
"Mi sembra che ti si addica," disse semplicemente.
Rachel rise lievemente scuotendo la testa.
"Tu sei completamente fuori di testa..." commentò. "Proprio non capisco che cosa ci trovino i miei papà in te..."
"I tuoi papà?" chiese lui confuso.
"Non fare il finto tonto... lo sai che ti adorano," disse Rachel lanciandogli un'occhiata di traverso. "A proposito, si sono raccomandati di salutarti."
Puck annuì compiaciuto.
"Bene bene bene," disse. "Sono colpito. Naturalmente so di essere l'essere più fico e perfetto che esista sulla faccia della Terra, ma fino ad ora il mio fascino non era mai riuscito a conquistare un padre. Di solito tutti mi lanciano certe occhiate quando mi vedono con le loro figlie..."
"E ti chiedi perché?" gli domandò Rachel alzando un sopracciglio. "Se io avessi una figlia non te la farei vedere nemmeno in fotografia, ti conosco troppo bene."
"Ouch!" esclamò Puck, portandosi una mano al cuore con aria melodrammatica. "Mi ferisci, Berry..."
"Sì, certo..." rispose lei roteando gli occhi. "Senti, hai intenzione di stare qui a fare lo scemo tutta la sera, o possiamo andare?"
Lui rise.
"Possiamo andare," disse. "Ogni desiderio della mia principessa è un ordine!" aggiunse poi con un sorriso che di innocente non aveva nulla.
"Sì, è ufficiale, sei proprio cretino, Noah..." commentò Rachel, scuotendo la testa, ma lasciandosi sfuggire un sorriso. "Comunque, dove andiamo?"
Sul viso di Puck si aprì un ampio ghigno.
"Sorpresa," disse, mettendo in moto. Poi, prima che lei potesse emettere anche una sola sillaba: "E non provare a protestare. Non c'è verso che io te lo dica!"
Rachel mise il broncio.
"Dov'è finito ogni desiderio della mia principessa è un ordine?"
"Ogni desiderio della mia principessa è un ordine?" ripeté lui storcendo il naso. "Quale cretino direbbe una cosa del genere?"
Rachel gli lanciò uno sguardo truce, ma lui, semplicemente, rise.
Per tutto il viaggio, Rachel non fece altro che tentare di scoprire dove fossero diretti supplicando Puck, poi provocandolo con fare sensuale - era quasi certa che questo avesse quasi funzionato - e infine addirittura minacciandolo.
Puck da parte sua, per tutti i venti minuti - venti minuti! Non è che fossero passati dei giorni, perché quella ragazza non poteva semplicemente aspettare e vedere con i suoi occhi dove fossero diretti? - della durata del viaggio, si divertì un mondo a osservare Rachel e i suoi patetici tentativi di corromperlo... ok, doveva ammettere che quando aveva cercato di sedurlo per ottenere risposte, non era stato patetico per niente... anzi, aveva quasi ceduto, in realtà... ma era riuscito a farsi coraggio e a ignorare la vocina malefica che gli diceva: Che si fotta il piano! Saltale addosso!
Voleva conquistare Rachel e l'effetto-sorpresa era essenziale per la riuscita del suo piano.
Quando giunsero a destinazione, lei stava ancora minacciando di sottoporlo a irripetibili torture.
"...e ti giuro che se non mi dici subito dove stiamo andando, io-"
"E smettila!" la interruppe lui esasperato. "Dio, quanto sei irritante, non vedi che ci siamo fermati? Ho parcheggiato. Siamo arrivati, per la miseria! Se vuoi tanto sapere dove ti ho portata ti basta alzare gli occhi e guardare fuori dal finestrino!"
"...oh," disse Rachel, ammutolendo.
Non si era proprio accorta che si fossero fermati.
Curiosa e lievemente emozionata voltò lo sguardo.
Ciò che le si presentò davanti agli occhi la sbalordì e non poco.

Isn't that the Museum?
Have you been inside the Museum?
We should go

"...un museo?" domandò confusa fissando il grande edificio in pietra grigia.
"Sì, un museo," replicò Puck con la massima tranquillità.
Rachel si voltò a guardarlo interrogativo.
"Fai sul serio?" chiese.
"Beh?" la rimbeccò lui. "Ti sembra così strano che io voglia portarti al museo?"
"...sì."
"Beh, questo dimostra solo che non mi conosci come credi," ribatté Puck facendo il sostenuto. "Stai avendo qualche ripensamento a proposito di quella foto di tua figlia?"
"Se anche l'avessi avuto, dopo questa esilarante battuta l'avrei dimenticato."
"Sì, sì... chi disprezza compra, Berry..." rispose lui con un ghigno. "Vogliamo stare qui tutta la sera a beccarci o possiamo entrare?"
"D'accordo, entriamo," concesse lei. "Ma ti avverto che mi sembra ancora troppo strano vedere Noah Puckerman che entra in un museo."
Puck sorrise, uscendo dalla macchina e facendo una piccola corsa per poter aprire la portiera di Rachel.
"Che posso dire, Berry... sono pieno di risorse."
"E adesso fai anche il gentiluomo... sono colpita," commentò lei rispondendo al suo sorriso.
Puck festeggiò mentalmente.
Un punto in suo favore.
"Museo di che cosa?" domandò Rachel, curiosa, mentre salivano i gradini verso la porta d'ingresso.
"Storia naturale," rispose Puck, conducendola verso la biglietteria. "Ma non è per questo che siamo qui."
Lei lo guardò interrogativa.
"Che cosa vuoi dire?"
Puck le fece segno di aspettare.
"Salve," disse alla donna della biglietteria.
"Buonasera, avete prenotato?" disse lei con un sorriso affabile.
"Sì, il nome è Noah Puckerman."
"Un attimo, controllo... certo, ecco qui. Noah Puckerman. Due persone. L'evento si svolgerà nella sala conferenze del terzo piano. Per arrivarci dovete..."
"Conosco la strada, grazie," rispose velocemente Puck, che stava già trascinando Rachel verso gli ascensori.
"Evento?" ripeté lei confusa. "Noah, dove diavolo mi stai trascinando?"
"Non hai sentito?" domandò lui di rimando con un ghigno. "Sala conferenze del terzo piano!"
"Non è divertente... Noah Puckerman, ti ordino di dirmi immediatamente che cosa sta succedendo!"
Puck rise.
Rachel aveva iniziato a puntare i piedi come una bambina ed era terribilmente buffa e carina.
"D'accordo, d'accordo..." disse, chiamando l'ascensore. "Il museo è finanziato dalla comunità ebraica. E una volta l'anno organizzano un evento commemorativo per la comunità."
Rachel si sentì cascare le braccia.
"Non dirmi che mi hai portata qui a sentire una serie di noiosi sermoni su quanto sia bello essere ebrei..." protestò, incredula. "Avevi detto che ci saremmo divertiti!"
"E così sarà," rispose Puck, il sorriso che si allargava sempre di più a ogni passo verso la sala conferenze. "Quest'anno hanno deciso di organizzare un concerto... hanno ingaggiato una band che suonerà i più grandi successi dei migliori artisti ebrei. Cose come Neil Diamond... roba forte."
Puck aprì una bella porta in mogano rivelando quella che tutto sembrava, eccetto la sala conferenze di un museo. Una decina di riflettori illuminavano un piccolo palco su cui erano stipati una batteria, una tastiera, un amplificatore al quale era appoggiata una chitarra e un microfono. Sulle pareti c'erano illustrazioni rappresentanti fossili e e scheletri di dinosauri. Un centinaio di persone giovani e meno giovani se ne stavano seduti, in attesa. Rachel aprì la bocca, sbalordita. Era lo spettacolo più strano e più bello al quale avesse mai assistito in tutta la sua vita.
"Che ne pensi?" chiese Puck.
"Scherzi?" disse Rachel, palesemente elettrizzata. "E' fantastico, lo adoro!"
I punti salgono a due!, pensò Puck, annuendo soddisfatto, e la condusse fino alla prima fila.
"Addirittura posti riservati ai VIP?" domandò lei, mentre leggeva il cartello attaccato al suo sedile prima di prendere posto.
Puck alzò le spalle.
"I VIP della comunità ebraica sono solo vecchi rabbini noiosi..." disse. Poi aggiunse, con un ghigno: "...e giovani particolarmente meritevoli come il sottoscritto, naturalmente."
"Certo, certo..." commentò lei sarcastica. "Confessa: quanta gente hai dovuto minacciare e ricattare per ottenere questi posti?"
"La tua totale mancanza di fiducia in me mi ferisce profondamente, Berry," disse lui, fingendosi offeso. "Ti basti sapere che l'organizzatore mi doveva un favore. Uno bello grosso. In effetti, non era il solo a dovermi un grosso favore..."
"Che cosa vuoi dire?" domandò Rachel, chiedendosi se dovesse essere preoccupata.
Il tono di Puck di certo non aveva nulla di anche solo lontanamente rassicurante...
"Lo scoprirai presto, Berry," rispose lui.
L'espressione misteriosa che aveva assunto era se possibile ancor meno rassicurante del tono di prima.
"Noah, ma che...?" ma non fece in tempo a finire la frase, perché la band era salita sul palco e tutti avevano iniziato ad applaudire.
Il cantante solista presentò a band al pubblico e fece un breve elenco dei cantanti che sarebbero stati omaggiato quella sera.
Puck aveva assolutamente ragione, era roba forte.
Oltre a Neil Diamond c'erano grandi nomi come Bob Dylan e Leonard Cohen.
"...e ora, prima di iniziare, un breve omaggio ad un'altra grande artista ebrea, Barbra Streisand, per il quale passeremo il microfono ad un'ospite speciale, che ci allieterà con la bellissima Warm All Over."
Rachel non poté che provare una fitta di invidia per la sconosciuta che stava per cantare quella canzone così bella, davanti a tutte quelle persone. Chissà chi era... magari una delle ragazze che aveva incontrato in uno dei suoi tanti provini...
"Fate un bell'applauso alla nostra personalissima stella ebrea..." continuò il cantante. "...la signorina Rachel Berry!"
Rachel si sentì mancare un battito e trattenne il respiro.
Lei?
Ma com'era possibile che...
In un lampo di comprensione si voltò verso Puck, con gli occhi sbarrati e la bocca spalancata, ma lui si limitò a restituirle un piccolo ghigno soddisfatto mentre batteva le mani insieme agli altri.
Guardando l'espressione stupita di lei, gli occhi che le brillavano, il volto che le si illuminava, Puck non poté fare a meno di lasciarsi sfuggire un sorriso.
Ormai la somma dei punti che aveva conquistato era incalcolabile.
Rachel fu praticamente trascinata sul palco mentre continuava a guardare Puck smarrita e senza nemmeno sapere bene come si ritrovò con un microfono in mano.
Prima che potesse mettere insieme qualcosa di intelligente da dire, la base della canzone partì e tutto ciò che poté fare lei fu cantare, senza lasciare gli occhi di Puck.
"Warm all over, warm all over, everytime you smile you get me warm all over..." mentre lui la guardava con quel suo sorrisetto soddisfatto, Rachel non poté impedirsi di sentire un gran calore farsi strada nel petto. Era vero, quando Noah sorrideva, qualcosa in lei si scaldava.
Anzi, a pensarci bene non era solo quando sorrideva...
Anche quando era disperata per via di Finn, e sentiva tutto quel gelo nel cuore, lui era arrivato e l'aveva sciolto semplicemente standole accanto. Così, come se niente fosse, senza nemmeno rendersene conto.
"...when I touch your hand I'm home, home again and warm all over..."
Ancora una volta, la canzone non mentiva.
Si era sentita serena quando aveva stretto la mano di Noah nella sua. Era naturale, giusto, come se la sua mano fosse stata creata al solo scopo di stringere quella di lui. Era una sensazione bella. Sapeva di casa. E tornava quel calore...
Puck, dal canto suo, non riusciva a staccare gli occhi da Rachel, che ormai si era impadronita del palco come solo lei sapeva fare e stava già incantando tutti. Sentiva i commenti mormorati dai vecchi rabbini seduti dietro di lui, che giuravano di non aver mai sentito una voce così bella e percepiva gli sguardi ammirati di tutta la platea. Era praticamente certo che stesse facendo strage di cuori tra i ragazzi del pubblico. Il pensiero lo infastidì non poco. Chi si credevano di essere, quegli stupidi perdenti, per mettersi in competizione con il grande Puckzilla? Rachel era sua.
Ancora non lo sapeva, ma era sua.
E non avrebbe permesso a nessuno di portargliela via.
Mentre la canzone finiva, Rachel incrociò nuovamente il suo sguardo e Puck si esibì nel suo miglior sorriso mozzafiato - con tanto di sopracciglio alzato da conquistatore, naturalmente.
"...so warm all over with a tender love for you."
Una volta finita la canzone, Rachel fece del suo meglio per mostrarsi carina agli occhi del pubblico. Sorrise, ringraziò ripetutamente e fece tutte le cose che ci si aspettava che facesse. Ma la sua mente era altrove.
Tender love, diceva la canzone.
E lei aveva istintivamente guardato Noah.
Amore e Noah.
Era strano che quelle due parole stessero nella stessa frase... Noah era suo amico... uno dei suoi migliori amici, a dirla tutta. E lei non provava nulla per lui se non una grande amicizia, giusto?
Giusto.
E allora... allora perché quelle due parole sembravano stare così bene, sembravano essere così perfette una accanto all'altra?
Rachel non aveva una risposta.
Ma sapeva una cosa: che Noah la faceva sentire bene, la scaldava.
E non avrebbe rinunciato ad averlo accanto nemmeno per tutti ruoli da protagonista a Broadway.
Da quando Rachel tornò al suo posto accanto a Puck, la serata proseguì molto velocemente.
La musica era davvero bella e i ragazzi della band bravi.
Quando il concerto finì, Puck prese la mano di Rachel e insieme si avviarono verso l'auto senza dire nulla - non senza essere fermati più volte da qualcuno che voleva congratularsi con lei per la "magnifica interpretazione".
Nessuno dei due parlò veramente finché, mentre si dirigevano verso casa di Rachel, Puck non le domandò:
"Allora? Ti sei divertita?"
Rachel gli lanciò una breve occhiata.
"Sì," rispose. "Se non altro ho capito cosa intendevi quando dicevi che l'organizzatore non era l'unico a doverti un grosso favore..."
Un sorriso attraversò il volto di Puck.
"Piaciuta la sorpresa?"
"E me lo chiedi?" domandò lei di rimando infervorandosi. "E' stata la cosa più strabiliante che qualcuno abbia mai fatto per me, inclusa quella volta in cui i miei papà mi hanno portato a New York a vedere Wicked per il mio undicesimo compleanno! Insomma... quella canzone meravigliosa... come facevi a sapere che è una delle mie preferite?"
"Beh, ovviamente dato che grazie a noi due adesso Hummel sta con l'uomo dei suoi sogni, non poteva negarmi il suo aiuto... doveva ripagare in qualche modo l'enorme debito che sentiva di avere nei miei confronti!"
Rachel alzò un sopracciglio.
"Enorme debito che sentiva di avere nei tuoi confronti?" ripeté scettica. "Ma se ci ha costretto a cucinare i pancakes sia a lui che a Blaine!"
"Dettagli insignificanti," replicò Puck. "Ho i miei metodi di persuasione."
Lei considerò le sue parole e la sua espressione per un secondo.
"Non voglio sapere," decretò infine. "Certe cose non dovrebbero mai essere svelate e soprattutto non ad una persona sensibile e innocente come me."
Il ghigno di lui si allargò.
"Sensibile e innocente?" rise. "Ma sentila... chi è che ha mandato quella ragazzina in un covo di drogati per non vedersi togliere i suoi preziosi assoli?"
"Ehi! Questo è un colpo basso!" protestò lei. "E' stato mesi fa e non avevo idea che fosse un posto pericoloso!"
"Già, già... dicono tutti così, cara la mia Berry!" commentò Puck. "Eccoci qui!" aggiunse poi, fermandosi davanti al vialetto della casa di Rachel.
Lei aggrottò le sopracciglia.
Oh... di già?
Era stata bene con Noah e, per quanto non fosse disposta ad ammetterlo davanti a lui, avrebbe voluto rimanere in sua compagnia un altro po'.
"Abbiamo fatto presto," commentò, slacciandosi di malavoglia la cintura di sicurezza.
"C'era poco traffico..." rispose lui.
...purtroppo, non poté fare a meno di aggiungere mentalmente.
"Già, immagino di sì... beh, buonanotte Noah. Grazie della bella serata e... beh... di tutto."
Rachel uscì dall'auto e, con un ultimo sorriso, chiuse la portiera.
Puck la guardò andare via lentamente.
Si era ripromesso di dire tutto a Rachel entro fine serata.
Doveva dirglielo.
Non avrebbe avuto un'occasione migliore di questa, non ci sarebbe stato momento più perfetto.
"Ehi Rachel!" la chiamò, uscendo dalla macchina a sua volta e andando verso l'imboccatura del vialetto dei Berry.
"Sì?" ripose subito lei, voltandosi a guardarlo.
Strano, pensò lui.
Sembrava agitata e ansiosa almeno quanto lui.
"Dovrei... devo parlarti di una cosa," disse lui.
"Sì, Noah... dimmi," rispose lei, muovendosi più velocemente di quanto Puck avesse mai sospettato che potesse fare e tornando accanto a lui. "Che cosa c'è?"

Will you share your life with me
For the next ten minutes?
For the next ten minutes
And if we make it till then
Can I ask you again
For another ten?

Puck prese un profondo respiro e affondò le mani nelle tasche, imbarazzato.
"Ecco, io..." iniziò, non sapendo nemmeno lui esattamente che cosa volesse dire. "Vorrei che stessi con me ancora per dieci minuti."
"Stare..." ripeté lei confusa. "Noah, che cosa...?"
"Senti, è stata una bella serata e non voglio che finisca subito... sono solo dieci minuti, non è un dramma. I paparini non ti sgrideranno per soli dieci minuti."
"D'accordo," concesse Rachel, ancora incerta su dove lui volesse andare a parare. "E quando i dieci minuti saranno passati?"
Puck sbuffò.
"Devi sempre programmarti tutta la vita, Berry? Non puoi semplicemente goderti il momento? Non puoi - che so? - pianificare la vita di dieci minuti in dieci minuti? Magari... magari quando i dieci minuti saranno passati potremmo starcene qui per altri dieci minuti."

And if you in turn agree
To the next ten minutes
And the next ten minutes
Till the morning comes
Then just holding you
Might compel me to
Ask you for more

Rachel sorrise, ma aggrottò le sopracciglia.
"Non ha molto senso," disse. "Potremmo andare avanti così fino a domani mattina, di dieci minuti in dieci minuti."
"E chi te lo dice che non siano le mie intenzioni?" rispose Puck mentre un minuscolo ghigno si faceva strada sulle sue labbra. "Ascolta, non lo so che cosa voglio fare dopo questi dieci minuti, o dopo i dieci minuti che verranno dopo questi... si dà il caso che non sia uno psicopatico con gravi manie di controllo, io. Ma so che... li vorrei passare con te, questi dieci minuti. E i dieci minuti dopo. E quelli ancora dopo."
Rachel sentì il cuore accelerare, iniziando a capire quello che stava cercando di dirle Noah.
"Anche... anche se sono una psicopatica con gravi manie di controllo?" chiese, trattenendo il respiro.
Puck sorrise lievemente.
"Le tue manie di controllo sono la parte migliore," disse, alzando le spalle. "Non voglio dire che a volte non mi piacerebbe che tu fossi almeno un pochino normale... ma, ehi, se fossi normale non saresti la mia Berry. La mia pazza, arrivista, imbranata, logorroica star maniaca del controllo. Non so che cosa mi piaccia di tutto questo... probabilmente qualche rotella fuori posto ce l'ho anche io... o magari è qualche forma inconscia di autolesionismo o roba del genere, ma Rachel... tu mi piaci. Sul serio."
Rachel lo guardò stranita.
Sì, decisamente aveva qualche rotella fuori posto...
Ed era arrogante, egocentrico e si credeva la cosa migliore mai capitata sul pianeta Terra...
E Rachel sentiva che si sarebbe dovuta offendere almeno un po' per il discorso della pazza, arrivista, imbranata e blablabla... ma non poteva.
Noah le stava dicendo una cosa molto precisa: che provava qualcosa per lei. E non perché fosse bellissima, dolcissima e perfetta... ma perché era pazza, arrivista e aveva il naso decisamente un po' troppo grosso.
...ok, questo non l'aveva detto, ma il punto era un altro.
Il punto era che lei piaceva a Noah esattamente per come era.
E, guardandosi dentro, Rachel non poté che capire che ricambiava in pieno il sentimento.
Noah le piaceva e le piaceva perché era arrogante ed egocentrico, e sapeva farla sorridere come nessun altro al mondo.
Rachel prese timidamente le mani di Puck nelle sue.
"E... se dopo quei famosi dieci minuti ti chiedessi di rimanere qui per altri dieci?"
Lui sorrise.
"Non faresti altro che incoraggiarmi a chiederne altri dieci dopo," disse. "Ho un ego smisurato, Berry... amo essere desiderato."
Rachel alzò gli occhi al cielo, ma rise e abbracciò Puck, appoggiandosi contro il suo petto e chiudendo gli occhi.
Puck, sorpreso ma per nulla dispiaciuto, la strinse, dicendosi che se il tempo si fosse fermato in quell'istante non sarebbe stato poi così male.

I could protect and preserve
I could say no and goodbye
But why, Jamie, why?
There are so many lives I want to share with you
I will never be complete until I do
I do

"Ehi, Noah..." disse Rachel, separandosi da lui quel tanto che bastava per guardarlo negli occhi. "Dopo... dopo quello che è successo con..." si fermò, ancora determinata a non pronunciare quel nome, certa che Noah avesse già capito comunque. "Io pensavo che... che sarebbe stato difficile, sai... legarsi a qualcun altro... che nessuno sarebbe riuscito a farmi di nuovo sentire così, a conquistare la mia fiducia e..."
"Rachel," la interruppe Puck. "Io non sono lui. Non sono così idiota da lasciarti scappare."
Rachel sorrise. Questa era una delle tante cose che le piacevano di Noah. Era sicuro, diretto.
Era difficile che si perdesse in smancerie e probabilmente non sarebbe stato facile estorcergli un ti amo quando fosse stato il momento... ma era completamente onesto e sincero. Lo era sempre. Forse era questo quello che glielo faceva trovare estremamente dolce anche nei momenti in cui dolce non lo era per nulla.
"Lo so," replicò Rachel. "E' quello che volevo dire. Che pensavo che fosse impossibile, che probabilmente per chiunque altro sarebbe stato impossibile... ma non per te. Chiunque altro l'avrei già liquidato con buonanotte e ci vediamo in giro... ma non te. Perché dovrei liquidarti? Sei il mio Noah, mi fai ridere, mi rendi felice e so che non potresti fare mai niente per ferirmi."
Puck strinse la presa su di lei senza dire nulla, e lei pensò che fosse esattamente questo ciò che intendeva.
Chiunque altro le avrebbe promesso di non ferirla, di non lasciarla mai... un po' come aveva fatto Finn.
Noah invece no. Lui si limitava a stringerla e a guardarla con quei suoi intensi occhi scuri, senza dire una parola. E quel suo silenzio, in quel momento, sembrava molto più sincero di tante promesse inutili.
"Voglio che tu sia mia, Rachel," disse lui alla fine, scrutandola seriamente. "Voglio stare con te e non me ne andrò di qui finché non avrò avuto una risposta affermativa."
Rachel sorrise.
"Lo sai, vero, che il sapere che un mio no è l'unica cosa che ti trattenga ancora qui non mi invoglia per niente a dire sì?"
"Stai cercando di fare la furba con me?" chiese Puck riducendo gli occhi a due fessure.
Lei rise piano.
"Facciamo così: io ti dico di sì, ma tu stai qui altri dieci minuti, ti pare un buon compromesso?"
"Ah, non lo so Berry..." disse lui sospirando, fintamente pensieroso, con gli occhi che gli brillavano. "Lo sai come va questa cosa dei dieci minuti... rischieremmo di rimanere qui fino a domani mattina."
"Sono più che disposta a correre il rischio."
Puck sorrise.
"Ogni desiderio della mia principessa è un ordine..."
E la baciò.




AUTHOR'S NOTES

Ciauuu^^
Stavolta sono stata brava, dai... non ci ho messo tanto e vi ho scritto un capitolo lungo lungo... con bacio, per giunta!;)
Prima di tutto, la dedica: questo capitolo è per la mia schiavista Tem_93, grazie alla quale i miei capitoli non tardano troppo ad arrivare e che attendeva questo capitolo da circa un mese...^^

Sappiate che mi sono fatta del male fisico guardando un pezzo della 2x14 in italiano e l'ho fatto solo per voi u.u
Volevo vedere esattamente come avessero tradotto in italiano "my little hot jewish american princess" per inserirlo nella ficcy... noterete che mi sono rifiutata di scrivere "principessina" e ho optato per "piccola principessa"... sì, principessina mi sapeva troppo di bimba... u.u ah, poi alla fine il tutto è stato sintetizzato in un semplice "principessa" perché era troppo lungo per lasciarlo tutto intero, ma troppo bello per non metterlo più. u.u xD

Poooi, ah sì, la canzone cantata da Rachel, come ho detto nel capitolo, è "Warm All Over".
Infine, ci tengo moltissimo a ringraziare tutti voi che mi seguite... siete meravigliosi, vi adoro*-*
Ecco, ora posso sbavare... aaaaaaaaaaaaaaaw dolci Puck e Rachel... perché non possono stare insieme nella serie, perchééééééééééé??ç___ç
Ok, smetto di lagnarmi e posto il capitolo, avete atteso questo bacio a sufficienza...^^

Hugs&Butterfly Kisses

DreamGirl<3
PS: Il grande argomento Puck dolce. Sì, lo so... sembra un po' strano. Ma io credo che Puck innamorato sia molto dolce... abbiamo visto dei piccoli sprazzi di questo suo lato più tenero con Quinn e (anche se molto meno) con Rachel... e ora, beh, con Lauren si è trasformato in una specie di zerbino - cosa, tra l'altro, che disapprovo completamente, sia perché non mi piace la coppia (W Puckleberry), sia perché non mi piace questo cambiamento davvero troppo radicale del nostro Noah...
Spero di non averlo reso zerbino ma solo più dolce e che le battute cretine abbiano aiutato a non rendere il personaggio troppo OOC... nel caso non fosse così, prendetevela con gli sceneggiatori che rendendo Puck uno zerbino mi hanno tolto l'ispirazione u.u (scarichiamo la colpa xD)

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Capitolo 9
*** Goodbye Until Tomorrow ***


LOST WITHOUT YOU

9. Goodbye Until Tomorrow

Quello non fu il primo bacio che si scambiarono e fu meno passionale di molti altri che si erano scambiati in passato.
Fu un bacio piccolo, casto, quasi solo un tenero sfiorarsi di labbra e nulla più.
Ma per Rachel fu perfetto.
Perché era piccolo e dolce, perché era vero, perché sembrava uno di quei baci del vero amore da film Disney, di quelli che sono l'inizio di una storia che dura tutta la vita. Un minuscolo per sempre felici e contenti tutto per lei.
Ed era perfetto.
Quando si separarono, Puck la guardò negli occhi in un modo che rese quel suo piccolo angolo di felicità ancora più perfetto.
Le sorrise lievemente e rafforzò la presa su di lei.
Dopo qualche secondo, si piegò ancora in avanti per un altro bacio, ma Rachel lo fermò.

Don't kiss me goodbye again
Leave this night clean and quiet
All you can say, all you can feel
Was wrapped up inside that one perfect kiss
Leave it at that

"Aspetta, Noah," gli disse.
"Non farlo."
"Perché?" le domandò lui confuso aggrottando le sopracciglia.
"E' mille volte più bello così, non pensi?"
"Decisamente no," replicò lui scrutando con aria vogliosa le labbra di Rachel.
Lei rise. Sì, probabilmente da lui avrebbe dovuto aspettarsi una reazione del genere.
In realtà chiunque avrebbe potuto dirle che qualunque persona normale avrebbe avuto la stessa reazione di Puck, ma Rachel non aveva intenzione di preoccuparsi di tali dettagli insignificanti.
Accarezzò dolcemente il viso di Puck.
"Senti, lo so che questo non era un appuntamento..."
"Lo era," la interruppe velocemente lui.
Rachel lo scrutò con aria interrogativa.
"Quando ti ho invitato a uscire, ti stavo chiedendo un appuntamento," spiegò Puck. "Sei tu che ti sei messa in testa che fosse un'uscita tra amici e hai iniziato a invitare mezzo mondo. Per fortuna Mercedes è più sveglia di te e te lo ha impedito."
"...oh."
Ah, ecco.
Ecco perché Kurt - dopo aver lanciato alcune decine di urletti eccitati - aveva tanto insistito che lei indossasse quella camicetta rosa che secondo lui non solo era l'unico capo decente che si potesse trovare nell'armadio di Rachel, ma anche quello che la valorizzava di più.
Ed ecco perché Blaine, con cui si era vista da Starbucks nel pomeriggio, le aveva regalato un profumo nuovo raccomandandosi che lo mettesse quella sera. Per non parlare del fatto che quando si erano salutati l'aveva abbracciata dicendole: "Sono tanto felice per te!"; quando lei gli aveva chiesto di che cosa stesse parlando lui aveva semplicemente scosso la testa, ridendo. "E' incredibile... forse sei persino peggio di me!" aveva risposto. Poi le aveva dato un bacio e l'aveva lasciata lì, basita, a chiedersi che cosa diavolo fosse appena successo.
E Mercedes, allora, che si era rifiutata categoricamente di uscire con loro portandosi dietro sua cugina Sally?
Ehi! Ora che ci pensava, forse la cugina Sally nemmeno esisteva e il fatto che non potesse uscire con loro perché era impegnata con lei era solo una scusa.
Ripensandoci adesso tutto aveva un senso.
Avrebbero anche potuto cercare di essere un po' più chiari, però, tra tutti, invece di lasciarla nella sua ignoranza... begli amici davvero!
Puck, intanto, vedendo Rachel persa nei suoi pensieri, tentò nuovamente di baciarla, ma lei lo fermò ancora una volta.
"Noah!" esclamò lanciandogli un'occhiata severa.
"Che c'è?" domandò lui facendo un sorriso che voleva evidentemente sembrare innocente.
"Lo sai benissimo che cosa c'è," replicò lei. "Senti, lo so che pensi che io sia matta... ma questa è stata la serata più bella di tutta la mia vita e quel bacio è stato perfetto. Perfetto. Non c'è nulla che tu possa dire che non mi abbia già detto quel bacio. Ti prego, non rovinare tutto."

I stand on a precipice
I struggle to keep my balance
I open myself one stitch at a time
Finally yes! Finally now!
Finally something takes me away

Puck sospirò e Rachel seppe che l'avrebbe avuta vinta.
"D'accordo, Berry..." disse lui.
"Se per te è così importante..." e la lasciò andare. "Spero solo che questo non sia un tuo modo contorto di scaricarmi, perché altrimenti, devo dirtelo, hai scelto la tecnica peggiore di sempre," aggiunse cupo.
Rachel lo guardò stranita per alcuni secondi.
Scaricarlo?
Scaricarlo?
Era impazzito per caso?
"Spero che tu stia scherzando!" esclamò scandalizzata. "Noah, ma non capisci? Io non sono una che si fida degli altri, ok? E' difficile che io mi apra. Con Jesse ammetto di non averlo mai fatto davvero e con..." lasciò in sospeso la frase, sapendo che Noah avrebbe capito lo stesso. "Persino con lui ho avuto dei problemi... ma con te... Noah, noi ci diciamo tutto. O almeno, io ti dico tutto. Mi fido ciecamente di te. Sei la prima persona al mondo con cui mi succeda, capisci?"
"E i tuoi papà?" domandò scettico Puck. "E Mercedes, Kurt e Blaine?"
"Andiamo!" protestò Rachel. "Come fai a paragonarti ai miei papà o ai miei amici? Loro non sono te. Tu sei l'unico che mi faccia perdere la testa in questo modo. Mi vedi mai baciare qualcuno di loro?"
"Questo non vuol dire nulla. Baci solo me perché io sono molto più fico di tutti loro," commentò cupo Puck, ma sembrava un pochino più tranquillo.
"No," ribatté Rachel. "E' perché nessuno di loro è il mio ragazzo."
Quella semplice parola sembrò fare il miracolo.
Puck si illuminò per un secondo, prima di sospirare nuovamente e sorridere.
"Sei dannatamente brava a manipolare la gente, lo sai vero?" le chiese prendendole le mani tra le sue.
"Così mi dicono," rispose lei con un sorriso altrettanto luminoso.

And goodbye until tomorrow
Goodbye until the next time you call
Goodbye till I recall how to breathe
Goodbye until my feet touch the floor
Goodbye until I'm done thanking God

"Beh, allora..." iniziò Puck, giocherellando con le mani di Rachel, ancora strette tra le sue. "Allora buonanotte."
"Domani ci vediamo?" chiese speranzosa lei.
Puck aggrottò le sopracciglia.
"Certo, andiamo al cinema domani," le ricordò lui. "Con Kurt, Blaine, Mercedes e quel tipo della Dalton con cui Kurt spera di sistemarla."
"Lo so," replicò Rachel. "Ma domani sera. Speravo che domani pomeriggio potessi passare da me per stare un po' soli..."
Lui sorrise soddisfatto.
"Sono il tuo ragazzo da due minuti e già non puoi fare a meno di me, Berry?"
Lei gli lanciò un'occhiataccia.
"Ma sentilo... come se tu potessi fare a meno di me..."
"Ah, la vogliamo mettere così?" disse Puck con tono di sfida. "Dobbiamo giocare a chi ha più bisogno di chi? Non c'è partita, mia cara..."
Con un movimento rapido, lasciò le mani di Rachel e le passò un braccio attorno ai fianchi, attirandola a sé, portando il viso di lei a pochi centimetri dal suo.
Presa assolutamente in contropiede, Rachel trattenne il respiro e rimase immobile, completamente persa negli occhi di Puck e quasi dimenticò persino la sua risoluzione di conservare il secondo, il terzo e tutti i baci successivi per l'indomani.
Puck, che si era chiaramente accorto che lei aveva smesso di respirare ed era assolutamente incantata e incapace di muovere qualsiasi muscolo, sorrise trionfante.
"Allora?"
"O-ok," balbettò Rachel, distogliendo lo sguardo e arrossendo furiosamente. "Hai vinto."
Puck rise e la lasciò andare, cosa per cui lei gli fu molto grata, perché le diede modo di ricordarsi esattamente come si facesse a respirare. La sua mente, comunque, si rifiutò di tornare completamente lucida e Rachel sospettò che finché Noah non se ne fosse andato - e forse ancora fino alla mattina successiva - avrebbe continuato ad avere l'impressione di camminare su una nuvola.
"E che cosa ho vinto?" le chiese lui.
Rachel riuscì a ricomporsi quel tanto che bastava per mettere insieme una risposta spavalda.
"Che domande... hai vinto il premio migliore, me," disse fintamente altezzosa. "Dovresti davvero ringraziare il Signore per la tua fortuna, sai? Non a tutti è concessa tanta grazia."
Puck sorrise.
"Potrai non crederci, Rachel... ma lo so perfettamente," rispose. Rachel sentì qualcosa contorcersi piacevolmente all'altezza dello stomaco. 
"Beh, buonanotte," disse ancora lui, sporgendosi a darle un bacio sulla fronte e voltandole le spalle per dirigersi verso la macchina.
"Buonanotte..." rispose lei debolmente, pensando che forse - e solo forse - lui non era l'unico a dover ringraziare il Signore per la sua fortuna.
Quando Puck le rivolse un ultimo sorriso prima di entrare nell'auto, ne fu assolutamente certa.

Goodbye until the rest of my life
For I have been waiting for you!

I will be waiting for you
Jamie...
Goodbye

Rachel si diresse verso casa e quando fu sulla porta, si voltò di nuovo a guardare l'auto di Puck che si allontanava.
"Buonanotte, Noah," disse ancora dolcemente, con un sorriso.
Era appena andato via e lei già stava aspettando che quelle poche ore che la separavano dal pomeriggio seguente passassero.
Con un piccolo tuffo al cuore, si rese conto che non si trattava solo del loro prossimo incontro.
Lei aveva sempre aspettato che qualcuno come Noah arrivasse e la travolgesse in quel modo.
In realtà, semplicemente, aveva sempre aspettato Noah, solo che non se n'era mai resa conto.
Forse la verità era che l'avrebbe sempre aspettato, avrebbe sempre aspettato di vederlo ricomparire di fronte a sé e sentire quella buffa sensazione all'altezza dello stomaco.
Normalmente, Rachel Berry odiava aspettare... di solito nemmeno ne valeva la pena, e poi aveva sempre preferito essere aspettata, piuttosto.
Ma se si parlava di Noah... beh, Rachel era convinta che avrebbe potuto tranquillamente aspettare per tutta la vita, e l’avrebbe fatto volentieri, con il sorriso sulle labbra e il cuore che le batteva forte dall'emozione.
E ne sarebbe sempre valsa la pena.




AUTHOR'S NOTES

Salve, carissimi!
Lo so, è un capitoletto corto e assolutamente inutile, ma questa canzone era troppo dolce (beh, in realtà è tristissima visto e considerato che cosa succede nel musical, ma dettagli, qui è dolce xD) per non inserirla... e poi mi era ripromessa di trovare uno spazietto per tutte le canzoni u.u
Ah, e comunque amo Rachel e Blaine come amici... li trovo stupendi. E poi sono entrambi così dolcemente clueless...!xD
Quindi... Rachel è ormai cotta, Puck lo era già da un po'... che cosa o chi potrà mai mettersi in mezzo tra i nostri due felici piccioncini e rovinare la loro gioia permettendomi così di allungare la storia e utilizzare tutte le canzoni?
Quale evento catastrofico accadrà?
O chi sarà così crudele da separarli - o tentare di separarli?
Solo il tempo ce lo dirà, immagino...^^
Beh, fatemi sapere... io colgo l'occasione per ringraziarvi ancora tutti... non lo farò mai abbastanza, siete meravigliosi!:)
Hugs&Butterfly Kisses

DreamGirl<3

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Capitolo 10
*** Nobody Needs To Know ***


Genteeeeeeeee sono tornata! :DD
Dopo aver preso un pc nuovo, aver riscritto il capitolo che vi accingete a leggere (poiché alcuni file vecchi sono gentilmente scomparsi dal mio vecchio, scassatissimo pc dopo la riparazione - grazie mille, pc -.-"), e aver assistito allo spettacolo più bello della mia vita, anche noto come GLEE LIVE<333 sono qui più ispirata che mai e prontissima a continuare la fanfic! Spero davvero che il capitolo che avete tanto atteso - di nuovo, perdonatemi, ma purtroppo è stato del tutto indipendente dalla mia volontà, prendetevela con il vecchio pc lol - vi piaccia... in questo capitolo ci sono parecchi flashback, ma sono importanti, quindi... beh, insomma, andava fatto u.u xD I flashback sono quelli in corsivo...
..ok, ora vi lascio leggere! :P


LOST WITHOUT YOU

10. Nobody Needs To Know

"...mio il Tony!" borbottò Rachel contro la maglietta di Puck.
Puck, confuso, smise di accarezzarle distrattamente i capelli e la guardò con aria interrogativa.
Ma che...?
Ma non ebbe tempo di formulare la domanda, perché nel momento esatto in cui posò lo sguardo su di lei, capì tutto.
Rachel si era addormentata e ora stava farfugliando con aria imbronciata qualcosa a proposito di una certa Sienna Borges - o qualcosa del genere - che voleva rubarle il suo meritatissimo Tony Award.
Puck ridacchiò.
Solo la sua Rachel poteva addormentarsi sulle gradinate del campo da football del McKinley ed esigere premi e riconoscimenti nel sonno.
Già.
La sua Rachel.
Stavano insieme da appena dieci giorni, e Puck si stava ancora abituando all'idea. Erano passati solo dieci giorni e tutto era già cambiato.
Non poteva più flirtare con la ragazza carina che stava a pochi armadietti da lui, o portarsi a letto Santana quando ne aveva voglia. Ora aveva qualcuno con cui camminare mano a mano nei corridoi, qualcuno al quale aveva l'obbligo di essere fedele.
Eppure Puck non poteva fingere che la cosa gli pesasse, perché non era così.
Era da quando lui e Rachel si erano avvicinati che non faceva più cose del genere - e comunque Santana era troppo presa da Brittany ultimamente, e la ragazza carina che stava a pochi armadietti da lui non era nemmeno lontanamente carina quanto Rachel.
Doveva ammettere che la cosa lo spaventasse un pochino perché, accidenti, da quando Rachel Berry aveva il potere di trasformarlo in un ragazzo fedele? Ma per la maggior parte era semplicemente... felice. E aveva il sospetto che fosse Rachel a farlo sentire così.
Sospirò, sistemandosi meglio sulla panchina.
Improvvisamente alzò lo sguardo e vide qualcosa che non gli piacque affatto.
Finn stava guardando verso di loro con un'espressione a dir poco truce.
Puck strinse i denti e gli restituì uno sguardo feroce.
Finn non aveva preso bene la storia tra lui e Rachel, fin da quando li aveva visti scambiarsi un bacio due giorni prima non perdeva occasione per lanciare alla coppia delle occhiatacce e Puck avrebbe potuto giurare di averlo anche beccato a lanciare delle occhiate ferite a Rachel, come se non potesse credere che lei avesse davvero voltato pagina.
Puck in effetti trovava molto interessante che Finn avesse ricominciato ad accorgersi di Rachel proprio ora che lei aveva smesso di sbavargli dietro.
Era davvero ridicolo.
Quasi non poteva credere che solo un anno prima, Finn fosse il suo migliore amico e una delle persone più importanti della sua vita. Com'era possibile che due persone tanto diverse, due ragazzi come loro che chiaramente non avevano nulla in comune - a parte, forse, dei gusti fin troppo simili in fatto di ragazze - fossero stati migliori amici per tanto tempo?
Ci era voluta Quinn perché si rendessero conto che davvero non poteva funzionare.
Quinn...

Hey, kid - good morning
You look like an angel
Look at us, lying here
Dreaming, pretending
I made a promise and I took a vow


Puck fissò il soffitto, non sapendo davvero cosa fare.
Lanciò un'occhiata alla sua destra, dove Quinn stava dormendo tranquillamente appoggiata alla sua spalla.
Dio, che cosa aveva fatto?
Non aveva intenzione di portarsi a letto Quinn, davvero, ma lei era così bella, e i suoi occhi erano così verdi, così dolci che non aveva saputo davvero resistere. E ora aveva rovinato per sempre la sua amicizia con Finn. E tutto per niente.
Sì, perché Puck lo sapeva perfettamente che Quinn sua non lo sarebbe stata mai. Sarebbe rimasta con Finn, sarebbero diventati il re e la reginetta del ballo di fine anno, probabilmente un giorno si sarebbero sposati e avrebbero avuto una casa perfetta, tre bambini perfetti e una vita perfetta.
Perché era così che andavano le cose, perché le ragazze come Quinn sceglievano sempre quelli come Finn, non i belli e dannati come lui.
Lui sarebbe rimasto da solo con la sua chitarra, ogni tanto si sarebbe fatto un paio di birre e avrebbe ammirato da lontano la bella moglie del suo migliore amico, che non avrebbe mai potuto dimenticare.
Osservò Quinn, e decise che sì, era davvero bella. Così addormentata, con i capelli biondi sparsi sul cuscino, era la cosa più simile ad un angelo che Puck avesse mai visto. E non era sua.
Puck sospirò e si alzò dal letto, stando attento a non svegliare Quinn. Non aveva senso continuare a sognare, a sperare. Era inutile.
Uscendo dalla sua stanza, giurò che mai e poi mai avrebbe toccato ancora la ragazza del suo migliore amico.

Puck immaginava di averla infranta, in qualche modo, quella promessa.
Ma per quanto si sforzasse, non riusciva davvero a sentirsi colpevole in alcun modo. Finn aveva smesso di essere il suo migliore amico da troppo tempo perché lui potesse veramente sentirsi colpevole.
E poi... Rachel non era la sua ragazza, non più. Era solo la ragazza che aveva deciso di far soffrire e conseguentemente ignorare per quasi tre mesi. Non aveva più alcun diritto su di lei.
Questa volta era diverso.


Hold on, facts are facts
Just relax, lay low
All right, the panic recedes:
Nobody needs to know


"...mi hai fatta ubriacare, mi hai convinta Dio solo sa come a venire a letto con te e quando mi sono svegliata te n'eri andato!"
Puck non risponse, perché sì, sapeva di essere stato un verme, ma non c'era davvero possibilità di aggiustare le cose ora, e non c'era possibilità che si scusasse - Noah Puckerman non si scusava, sicuramente non si scusava per essersi portato a letto una bella ragazza e che il cielo lo fulminasse se avesse anche solo pensato di scusarsi per aver fatto qualcosa che l'aveva fatto sentire così dannatamente bene, anche se solo per quei dieci secondi che avevano preceduto la realizzazione che Quinn non avrebbe mai scelto lui.
"Di' qualcosa Puckerman!" sibilò Quinn a denti stretti.
"E che cosa ti aspetti che dica? Il danno è fatto, non possiamo cambiare niente. Quello che è stato è stato, fattene una dannata ragione!"
"Non credi che io meriti delle scuse, se non altro? Per la mia prima volta io volevo aspettare! Volevo essere pronta, volevo essere sposata e soprattutto volevo che fosse con Finn! E tu mi hai rubato tutto questo! Ma che diritto avevi, eh?"
E Puck pensò che Quinn avesse anche ragione, lui era stato un vero stronzo sia con lei che con Finn, ma aveva un'immagine da difendere e di certo non si sarebbe fatto mettere sotto da una ragazza!
"Certe cose si fanno in due, Quinn! Non fare la santarellina, sei colpevole quanto lo sono io! E rilassati, non è successo niente di serio!"
"Niente di serio? Come puoi dire una cosa del genere? Io-"
"Tu devi semplicemente rilassarti e stare zitta due secondi. Quello che è successo l'altra notte non si deve venire a sapere per forza. Io terrò la bocca chiusa, tu fai altrettanto e tutto sarò risolto."


All'epoca era stato davvero convinto che la colpa fosse solo sua, malgrado quello che aveva detto a Quinn.
Così come era stato davvero convinto che tenere la bocca chiusa avrebbe risolto tutto.
Sarebbe stato bello se le cose fossero state tanto semplici.


Put on my armore

I'm off to Ohio
Back into battle till
I don't know when
Swearing to her that I was
Never with you
And praying I'll hold you again

Puck lanciò un breve sguardo a Rachel - che doveva aver ottenuto il suo Tony Award, almeno nei sogni, perché ora sonnecchiava con un'espressione pacifica dipinta in faccia.
Improvvisamente, pensò che se le cose fossero andate diversamente - se fosse stata Rachel al posto di Quinn - non avrebbe mai potuto liquidarla e ignorare la faccenda in quel modo. Avrebbe combattuto per lei.
Certo, avrebbe mantenuto il suo segreto finché lei avesse voluto, ma avrebbe fatto tutto, tutto per convincerla a scegliere lui.

"...sarò un buon padre per questa bambina e un buon fidanzato per te! Che cosa devo fare per convincertene, eh? Farò tutto!"
"Tutto? Ma se non riesci nemmeno a passare una serata con me senza mandare messaggi spinti a Santana!"
"Beh, che cosa dovrei fare? Stare qui buono buono ad aspettare che tu ti decida a scegliere me? Fare voto di castità mentre tu continui a stare con Finn?"
"!" ribatté Quinn, rossa dalla rabbia. "Se tieni davvero a me come dici non dovrebbe nemmeno essere così difficile! Altrimenti avevo ragione, non sei disposto a fare tutto!"

E forse Quinn non aveva nemmeno tutti i torti. Puck se ne rendeva conto ora.
Era da più di un mese che non cercava nemmeno di portarsi a letto una ragazza. E la verità era che non gli pesava nemmeno un po'.


We build a treehouse
I keep it from shaking
Little more glue every time that it breaks
Perfectly balanced
And then I start making
Conscious, deliberate mistakes

Forse il problema era che non era mai stato innamorato di Quinn come lo era di Rachel.
Anche quando Quinn viveva a casa sua ed erano una quasi-coppia semi-ufficiale, non passava giorno senza che ci fossero nuovi problemi, senza che Quinn gli rimproverasse un nuovo sbaglio. Puck non capiva dove stesse sbagliando però. E all'inizio ci aveva provato a sistemare le cose, a mettere tutto a posto... ma ad un certo punto, non aveva potuto più farlo. E allora, gli sbagli erano diventati più frequenti. E Puck li commetteva sapendo perfettamente di sbagliare.
Era tutto difficile con Quinn, non facevano altro che ferirsi a vicenda, ancora e ancora.
Ma con Rachel... beh, con lei era diverso.
Con lei era tutto semplice, tutto naturale.
Non che Rachel fosse una ragazza semplice, per carità. Rachel era una delle ragazze più complicate e problematiche che avesse mai conosciuto. Ma, in qualche modo, avevano trovato un loro equilibrio. E, incredibilmente, funzionava.
Rachel si mosse e sistemò meglio la testa sul petto di Puck.
"...ti amo," farfugliò nel sonno.
Puck si accigliò. Avrebbe dato qualunque cosa per sapere chi stesse sognando Rachel.
...certo, c'era una piccola possibilità che stesse dichiarando il suo amore al Tony Award di prima... ma c'era putroppo anche una piccola possibilità che stesse sognando Finn.
Puck la strinse più forte a sé, con fare protettivo, mentre tornava a guardare Finn che ancora li stava osservando.
Voleva riprendersela, era chiaro. Strano ma vero, improvvisamente si era accorto di nuovo della sua esistenza.
Ma era troppo tardi, perché Puck non aveva alcuna intenzione di farsela scappare, e non se la sarebbe mai fatta portare via da nessuno.
Specialmente non da Finn Hudson.


AUTHOR'S NOTES

Ehilàààààà!!:)) Spero che il capitolo tanto atteso non vi abbia deluso...
Era un po' di transizione, e purtroppo temo che lo sarà anche il prossimo... dobbiamo dare il tempo ai nostri piccioncini (a entrambi i nostri piccioncini) di rendersi conto:
1)di essere follemente innamorati <333
2)che Finn pare essersi misteriosamente reso conto dell'esistenza di Rachel
3) di essere follemente innamorati... ah, l'avevo già detto?
...beh, mi sembrava importante rimarcarlo!! xD
Ah, quasi dimenticavo, "Sienna Borges", come la chiama il nostro storpiatore di nomi preferito, è una performer meravigliosa che in realtà si chiama Sierra Boggess... è stata la prima Ariel a Broadway nel musical della sirenetta :D e ha fatto Christine sia in The Phantom of the Opera, sia nel seguito Love Never Dies... ed è favolosa.
Ok, basta chiacchiere... fatemi sapere allora!! Spero di riuscire ad aggiornare con costanza ora che finalmente ne ho la possibilità...
Intanto, vi ringrazio per la vostra pazienza, dolcezza, simpatia e tutto il resto!! Siete unici e meravigliosi, vi adoro!
E scusatemi ancora per tutti questi inconvenienti.
Un enorme bacio,
DreamGirl <3

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Capitolo 11
*** A Part of That ***


Lost Without You11
LOST WITHOUT YOU

11. A Part Of That

Rachel entrò al Lima Bean e iniziò a guardarsi intorno, in cerca degli amici.
"Di qua, Rachel!" la chiamò una voce conosciuta.
Rachel si voltò e vide Kurt che la salutava con la mano da un tavolo poco lontano. La ragazza sorrise e si avvicinò.
"Ehi Rachel!" la salutò Mercedes.
"Ciao!" le fecero eco Kurt e Blaine.
"Ciao ragazzi..." li salutò con un sorriso.
"Noah non c'è?" domandò Blaine facendo segno a Rachel di sedersi accanto a lui.
"Certo che c'è, è solo andato a parcheggiare," spiegò sedendosi. "Sarà qui tra un minuto."
"Ottimo! Abbiamo tempo di sparlare un po' alle sue spalle!" esclamò Kurt, guardando Rachel e sogghignando. "Allora? Racconta!"
Rachel rise.
"Non è che ci sia molto da raccontare in realtà. Stiamo insieme da poco."
Blaine la studiò per qualche secondo.
"Sei felice," disse alla fine con un gran sorriso.
"Sì," confermò lei. "Sono felice."


And then he'll smile
His eyes light up 
Without a sound
A moment comes to life
And I'm a part of that

E lo era davvero.
Fino a qualche settimana prima era convinta che non lo sarebbe stata mai più, non realmente.
Eppure, per quanto potesse sembrare incredibile, Noah era piombato nella sua vita e per Rachel essere felice non era mai stato più naturale, più semplice.
Le bastava guardare il sorriso di Noah, il modo in cui i suoi occhi si illuminavano quando la guardava, e si sentiva speciale, felice e amata come non mai.
Faceva quasi paura pensare quanto profondamente Noah fosse entrato nel suo cuore nel giro di così poco tempo... ma, d'altra parte, come sarebbe mai stato possibile non trovare un po' di posto per una persona speciale come Noah? Chi sarebbe mai riuscito a restiste a quegli occhi così intensi, quel sorriso così luminoso?
Lanciò uno sguardo agli amici. Mercedes annuiva con un sorrisetto soddisfatto, e Blaine era assolutamente raggiante. Kurt, però, sembrava preoccupato. Le sue sopracciglia erano aggrottate e le sue labbra serrate.
"...Kurt?" disse Rachel, accigliandosi. "Va tutto bene?"
Kurt la osservò per qualche secondo, combattuto. Poi sospirò.
"E' Finn. Forse non dovrei parlarne, è sempre il mio fratellastro dopotutto... ma non mi piace il modo in cui ti guarda. Credo... che stia pensando di riconquistarti."
Rachel si limitò a distogliere lo sguardo. Aveva notato che Finn sembrava accorgersi di nuovo della sua presenza ultimamente.
Proprio adesso che stava con Noah... coincidenza? Probabilmente no.
Sospirò.
E pensare che fino a poco, pochissimo tempo prima avrebbe fatto di tutto per riaverlo.

Next day it's just like
It never happened
We're making dinners
We're making plans

Ma naturalmente era sempre così con Finn.
Un giorno eri tutto il suo mondo, il giorno dopo si comportava come se nemmeno ti conoscesse. E appena qualcun altro entrava nella tua vita, ecco rispuntare anche lui. Era successo con Jesse, e ora stava succedendo con Noah. Rachel conosceva bene lo schema.
Forse ormai anche troppo bene.
Rachel era stata felice con Finn, e non poteva negare di averlo amato. Si erano tenuti per mano nei corridoi, avevano fatto almeno un centinaio di cene romantiche da Breadsticks e Finn l'aveva addirittura portata a vedere un musical una volta (dopo che lei l'aveva supplicato-ricattato-minacciato per tre ore consecutive). Avevano fatto tanti piani insieme... eppure tutto si era dissolto in meno di un istante.

And then he smiles
His eyes light up
And how can I complain?
And it's true
I tend to follow in his stride
Instead of side by side


Ma dopo Jesse, la felicità era tornata. Finn era tornato a sorriderle, le aveva giurato di amarla. E che cosa avrebbe mai potuto fare lei, se non cadere di nuovo tra le sue braccia? Non poteva davvero farci nulla. Era una cosa stupida, folle forse... ma Rachel lo amava. E sentiva di doverci riprovare, nonostante tutto.
Aveva funzionato per un po'. Finché Finn non aveva deciso che Rachel non fosse più degna delle sue attenzioni.
Rachel non era stupida. Sapeva che quella tra lei e Finn non era mai stata una relazione completamente equilibrata... sapeva di avere sempre avuto più bisogno di Finn di quanto lui non avesse mai avuto bisogno di lei... ma non aveva nemmeno mai pensato di essere così poco importante da poter essere esclusa dalla sua vita in un istante.
E adesso... adesso che finalmente aveva ritrovato un po' di felicità, Finn sembrava accorgersi di nuovo di lei.
Ma Rachel... Rachel non era stupida, giusto? Non avrebbe rifatto lo stesso errore, non si sarebbe fatta incantare di nuovo da lui... giusto?
"Rachel?" il corso dei pensieri della ragazza fu interrotto da Blaine.
Rachel si voltò a guardarlo con aria interrogativa.
"Non è per intromettermi..." esitò lui. "Non so praticamente nulla di quello che c'è stato con Finn... ma so che Noah ti rende davvero felice. Non..."
"Ehi, vi mancavo?"
Tutti e quattro sobbalzarono, voltandosi verso Puck, che era appena arrivato.
"...che c'è?" domandò Puck, confuso guardando le espressioni scioccate e colpevoli degli amici.
"Niente!" risposero tutti in coro.
Puck li studiò per qualche secondo.
"...no, non voglio sapere," decretò alla fine.
"Saggia decisione," gli disse Mercedes con un sorriso.
Puck si sedette e mise un braccio attorno alle spalle di Rachel.
"...che c'è?" chiese poi con un sorriso, notando che lei lo stava fissando.

Then he smiles
And where else can I go?
I didn't know
The rules do not apply
And then he smiles
And nothing else makes sense
And I'm a part of that

Il cuore di Rachel fece una piccola capriola.
Quel sorriso.
Come si faceva a resistere a quel sorriso?
Era vero. Rachel aveva amato Finn e fino a poco tempo prima era convinta che non avrebbe mai amato nessun altro allo stesso modo... ma Noah.
Noah la guardava in quel modo, con quegli occhi così pieni di un'emozione alla quale Rachel non sapeva davvero dare un nome, con quel sorriso troppo dolce, troppo sincero... quando era con lui Finn cessava di esistere, di lui non rimaneva nemmeno un ricordo lontano. E Noah la rendeva felice, così dannatamente felice...
Puck si accigliò e il suo sorriso si spense.
"Rachel, tutto bene?"
Lei si riscosse.
"Sì," rispose, con un sorriso. "Una meraviglia."
Poi si sporse in avanti, posò un lieve bacio sulla guancia di Noah e, senza aggiungere altro, si voltò nuovamente verso gli amici.
"Allora, che novità ci sono alla Dalton?"
Puck, preso in contropiede, si lasciò sfuggire un altro sorriso.
Rachel lo vide con la coda dell'occhio e in quel preciso momento fu certa, assolutamente certa, che non avrebbe rinunciato a Noah nemmeno per un milione di Finn.


AUTHOR'S NOTES

Prima di iniziare con i miei lunghi momenti fangirl sugli adorati Puck&Rachel, mi sembra importante dirvi una cosa:
Vi amo e vi adoro. Sul serio, siete tutti quanti delle persone speciali e meravigliose che sopportano la mia follia e mi ricoprono di complimenti e parole gentili che non sento davvero di meritare appieno. Non so che cosa io abbia fatto per meritare dei lettori come voi. Dovrei stare tutto il giorno e tutta la notte a ringraziarvi. GRAZIE, davvero <3
E mi dispiace di non poter più aggiornare ogni settimana, come mi avevo abituati prima della mia lunga assenza... purtroppo il lavoro mi lascia poco tempo libero e la connessione non sempre è eccellente. ç___ç
Ok, ora posso iniziare a fare la fangirl :D
Awwwwwwwwwwwwwwwwwwwwwwwwwwwwwwwwwwwwwwwww li amo!!*____________*
xD
No, seriamente. Adesso anche Rachel è cotta, ed è finalmente convinta che Noah sia meglio dell'idiota u.u
MA!!
Durerà a lungo questo idillio??
O qualcuno/qualcosa rovinerà tutto entro i prossimi due capitoli??
...non vi resta che aspettare e vedere mwahahahah xD
Un enorme bacio,
DreamGirl <3

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