Lost Without You di DreamGirl91 (/viewuser.php?uid=24457)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Still Hurting ***
Capitolo 2: *** Shiksa Goddess ***
Capitolo 3: *** Climbing Uphill ***
Capitolo 4: *** If I Didn't Believe In You ***
Capitolo 5: *** See, I'm Smiling ***
Capitolo 6: *** Moving Too Fast ***
Capitolo 7: *** The Shmuel Song ***
Capitolo 8: *** The Next Ten Minutes I ***
Capitolo 9: *** Goodbye Until Tomorrow ***
Capitolo 10: *** Nobody Needs To Know ***
Capitolo 11: *** A Part of That ***
Capitolo 1 *** Still Hurting ***
LOST
WITHOUT YOU
1. Still Hurting
Finita.
Finita.
Rachel
sentiva il bisogno di ripeterselo almeno una volta ogni due minuti,
tanto per
ricordarsi che non era un brutto sogno, ma la realtà.
Anche se forse le sarebbe bastato pensare al modo in cui Finn la
guardava
ultimamente... o piuttosto il modo in cui non la
guardava. Passata la
fase delle occhiatacce, era arrivata la parte peggiore: l'indifferenza
totale.
Indifferenza.
Finn faceva l'indifferente, come se tutti i mesi in
cui erano stati insieme
non fossero mai esistiti, come se non contassero.
Rachel sospirò pesantemente stendendosi sul suo copriletto
rosa.
Era ufficiale. La vita faceva schifo. E l'amore ancora di
più.
Rachel si girò su un fianco e il suo sguardo cadde sullo
stereo. Rachel sapeva
che cosa c'era dentro: il suo cd di basi musicali.
Perché
no?
pensò, alzandosi e
avvicinandosi allo stereo.
In fondo cantare l'aveva sempre aiutata a sentirsi meglio, fin da
quando era
bambina.
Con mano sicura, Rachel scelse il numero della traccia.
Still
Hurting.
Una delle sue canzoni preferite di tutti i tempi. Triste, ma bellissima.
Quella era l'unica canzone che avrebbe potuto aiutarla, ne era certa.
Premette play
e
subito una musica dolce si diffuse nella stanza.
Rachel
credette
quasi di vedere il viso di Finn che la guardava - o meglio, la trapassava
con lo sguardo come se fosse trasparente - davanti ai suoi
occhi.
L'introduzione
finì, e Rachel iniziò a cantare.
Finn
is over and Finn is gone
Finn
has decided it's time to
move on
Finn
has new dreams is building
upon
And
I'm still hurting
Ok.
Forse ripensandoci non era una
così grande idea
sostituire il nome del protagonista con Finn -
nessun nome sarebbe mai
stato perfetto come Jamie in quella canzone -... ma in fondo
perché no?
Non era stato
certo Jamie ad andarsene, a decidere che fosse tempo di separarsi per
sempre.
Era stato Finn. Finn l'aveva lasciata, l'aveva ferita e non si era
preso
nemmeno il disturbo di chiedersi che cosa ne sarebbe stato dei milioni
di
pezzettini del suo cuore che lui - e solo lui -
aveva spezzato
irrimediabilmente.
Finn
arrived at the end of the line
Finn is
convinced that the problems are mine
Finn is
probabily feeling just fine
And I'm
still hurting
E pensare che
Finn la raccontava un po' diversamente quella storia... nella sua
versione era lei
la cattiva, quella che gli aveva spezzato il cuore. A sentire
lui sembrava
quasi che Rachel l'avesse costretto a lasciarla.
Sì,
si aveva
proprio l'impressione che Rachel si fosse tramutata in una specie di
orrendo
mostro e che a Finn non fosse proprio rimasta altra scelta se non
quella di
rompere con lei. E tutti credevano a Finn, perché lui era
quello buono,
la vittima innocente di tutto. Rachel era quella strana
e meschina. Lo
sapevano tutti.
A volte
persino
Rachel stessa si chiedeva se non fosse davvero quella la
verità. Ma prima
che si potesse rispondere, arrivava Finn, e la trapassava con
lo sguardo,
ricordandole che lui l'aveva lasciata di sua spontanea
volontà e sembrava anche
contento di averlo fatto.
Il
povero Finn
stava benissimo e camminava per i corridoi della scuola non
pensando a
Rachel e distribuendo pacche sulla spalla ai suoi numerosi amici. La crudele
Rachel non faceva altro che pensare a Finn, piangere e dannarsi l'anima
per
lui, e tutto questo in solitudine, perché non aveva amici, lei...
perché
lei era quella strana. Strana e crudele.
What
about lies, Finn?
What
about things that you swore
to be true?
What
about you, Finn?
What
about you?
Certamente
Rachel aveva la sua parte di responsabilità, baciare Noah
per ripicca era stato
stupido e infantile... ma gli errori commessi da Finn, che fine avevano
fatto?
Tutte le sue bugie non valevano nulla? Lui se la cavava con un sorriso
di
comprensione e lei si prendeva tutta la colpa? Quanto poteva essere
giusto
tutto questo?
Dopotutto era
stato Finn a mentire a lei, era stato lui ad andare a letto con Santana
e poi
giurare a Rachel di essere vergine, di volersi conservare per lei...
Era stato Finn
a giurare di non lasciarla mai... Finn a mentire ancora una volta
spezzando il
suo cuore.
Go
and hide and run away
Run away, run and find something better
Go and ride the sun away
Run away, like it's simple, like it's right
Bene, se voleva andarsene, che se ne andasse. Lei non l'avrebbe di certo
trattenuto. Per
quanto facesse male, aveva ancora un orgoglio e una dignità.
Non l'avrebbe costretto a
stare con lei, assolutamente no. Se era così convinto che
là fuori ci fosse
qualcosa di meglio per lui, bene, che andasse a cercarlo.
Magari anche lei avrebbe trovato di meglio, ecco.
Qualcuno che sarebbe
sempre stato al suo fianco nonostante tutto, qualcuno che non l'avrebbe
mai
lasciata e fatta soffrire.
Che Finn se ne andasse, se per lui era così semplice
dimenticare più di un anno
di amore... avevano avuto i loro alti e bassi, ma il loro rincorrersi
continuamente durava da più di un anno. Più
di un anno! Non dovrebbe
essere così facile dimenticare una persona che hai giurato e
spergiurato di
amare per così tanto tempo.
E soprattutto, qualunque cosa pensasse Finn, non era giusto. Non era
giusto per
niente.
Finn
is over and where can I turn?
Covered with scars I did nothing to earn
Maybe there's somewhere a lesson to learn
But that wouldn' change the fact
That wouldn't speed the time
Once the foundation's cracked
And I'm still hurting
Il problema era che, ora che non aveva
più Finn... che
cosa le era rimasto?
No, davvero...
aveva il suo talento, naturalmente, e entro pochi anni avrebbe avuto
anche una dozzina di
Tony Awards tutti per sé, ma... a parte questo?
Lei era la strana, nessuno la sopportava, nessuno le era amico... tutti
erano
troppo occupati a prendersi cura di Finn per pensare a lei, anche solo
per vedere
quanto profondamente fosse rimasta ferita... e ad essere
sinceri Rachel non
era nemmeno del tutto sicura di meritarla appieno, quella ferita.
Forse in tutto ciò c'era una lezione da imparare: che
mentire è la cosa
migliore, sempre.
Finn aveva mentito, e Rachel l'aveva perdonato nel giro di un paio di
giorni.
Rachel, invece, aveva detto la verità e aveva perso il
ragazzo che amava. Lui
non era stato in grado di perdonare la sua onestà.
Allora forse non valeva la pena di essere sinceri... meglio mentire, la
verità
non paga.
Forse.
Rachel al momento era troppo depressa per rifletterci.
Depressa, perché se fino a un mese prima le avessero chiesto
che cosa ci fosse
tra lei e Finn, non avrebbe avuto alcun dubbio sulla risposta: il loro
era amore.
Ma adesso... adesso, riguardandosi indietro, non poteva dirsi sicura
che lo fosse
mai stato davvero... almeno per Finn.
E quel pensiero faceva male da morire.
Rachel si
asciugò una lacrima.
Forse
cantare non era stata una grande idea... era ancora più
depressa di prima.
Improvvisamente, alle sua spalle, qualcuno batté lentamente
le mani.
Rachel sobbalzò.
"Papà!" esclamò sfoggiando subito l'espressione
più allegra possibile
e sperando che fosse sufficiente a imbrogliare il padre. "Non ti
avevo..." ma la voce le morì in gola, perché
quello che si era trovata
davanti voltandosi non era suo padre.
Decisamente
non era suo padre.
"Noah?" domandò incredula guardando
dritto negli occhi il
ragazzo che la fissava appoggiato allo stipite della sua porta con un
mezzo
sorriso sulle labbra.
AUTHOR'S NOTES
Ok, sono
ufficialmente emozionata*-*
signore e signori, DreamGirl91 ha appena postato il primo capitolo
della sua long Puckleberry!!:D E nel giorno in cui in America riparte gLee con la 2x11, che non
vedo l'ora di vedere *-*
beh,
bisognava festeggiare e io ho deciso di farlo in questo modo u.u anche
se non avendo scritto proprio tutti tutti i capitoli della ficcy
purtroppo non posso garantire che riuscirò ad evitare tempi
di
attesa biblici tra un capitolo e l'altro... ma tenterò, tenterò! xD
La storia sarà una
songfic sulle note delle canzoni del bellissimo musical "The Last Five
Years", che vi consiglio assolutamente di ascoltare se vi capita! La
trama sarà decisamente
diversa
da quella del musical e anche le canzoni saranno crudelmente tagliate e
tolte dal loro contesto per adattarle alla mia storia... mi sento una
mutilatrice di capolavori, però quello che sta uscendo fuori
in qualche modo mi
piace... spero che possa piacere anche a voi!;)
Nota dolente: il titolo.
Non mi convince per nulla, ma non me ne viene in mente uno migliore :(
Ah, dimenticavo, la fic non
terrà conto degli eventi
della serie dopo la 2x10...
Bene, vi ho annoiati a
sufficienza, direi... fatemi sapere!;)
Un grande bacio,
DreamGirl<3
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Capitolo 2 *** Shiksa Goddess ***
LOST WITHOUT YOU
2.Shiksa
Goddess
"Noah?"
domandò
Rachel incredula, guardando Puck dritto negli occhi.
Puck
poteva praticamente
vedere le mille domande che affollavano la mente della ragazza riflesse
nei
suoi enormi occhi castani, più grandi che mai per la
sorpresa.
Non
aspettò che lei ne
formulasse alcuna.
"Tuo
padre mi ha fatto
entrare e mi ha detto che eri qui," disse semplicemente. "Bella
canzone," aggiunse poi.
Quelle
parole sembrarono
riscuotere lievemente Rachel.
"E' Still Hurting,"
balbettò, distogliendo lo sguardo. "Di The Last
Five Years."
Puck
storse lievemente il
naso, staccandosi dallo stipite della porta e avvicinandosi a Rachel.
"Che
razza di band può
scegliersi un nome del genere?"
"Noah!"
strillò
Rachel oltremodo indignata. "Non è una band, è
un musical meraviglioso di
Jason Robert Brown!"
"Rilassati,
Berry," rispose Puck, riuscendo a stento a trattenere un sorrisetto
divertito. Quanto era buffa Rachel quando si infervorava in quel
modo...
"Non tutti possiamo essere ossessionati dai
musical."
"La
mia non è affatto
un'ossessione!" protestò lei.
Lui
immaginò dal suo sguardo
che ritenesse il non conoscere quel musical The Last qualcosa poco meno
di un
abominio... probabilmente era uno dei suoi preferiti. Si morse le
labbra per
evitare di ridere.
"Da
quanto sei qua
comunque?" chiese lei, altezzosa.
Puck
alzò le spalle.
"Più
o meno da quando
hai iniziato a cantare."
"E...
perché sei
qua?" domandò ancora Rachel.
Puck
alzò di nuovo le
spalle.
"Passavo
da queste
parti."
Lei
lo guardò alzando un
sopracciglio con aria scettica. Lui restituì lo sguardo
cercando
- senza molto
successo, ne era consapevole - di assumere un'aria innocente. In fondo
il fatto
che né casa sua né i posti che frequentava
abitualmente
si trovassero in alcun modo vicino a casa di Rachel non era
importante, no?
Ma
Rachel non sembrava
affatto intenzionata a lasciar cadere l'argomento.
"E
perché mai, passando
da queste parti, ti è venuto in mente di... smettila
di alzare le spalle!"
Puck
si bloccò e lanciò
un'occhiataccia a Rachel.
"Siamo
un po' acide
oggi, eh?" commentò con aria di superiorità.
"Volevo
controllare come stessi. Ma se ti dà tanto fastidio vedermi
me
ne vado..."
Puck
fece per andarsene,
ma Rachel lo
trattenne per un braccio.
"Aspetta..."
disse
con un sospiro. "E' solo che... sono un po' nervosa oggi."
Ancora
una volta, lui
dovette fare uno sforzo per non ridere.
Un po' nervosa?
Un po' nervosa non
era nemmeno
lontanamente vicino alla realtà.
Pazza,
isterica e depressa,
forse. Ma decisamente non un po' nervosa.
"Sarebbero
delle scuse,
queste?"
Rachel
sbuffò, lasciandolo
andare.
"Sì,
come vuoi..."
borbottò. "Ma perché sei qui?" domandò
poi nuovamente, questa volta
con più calma.
Puck
non rispose subito.
Invece si sedette sul letto di Rachel, accarezzando distrattamente quel
copriletto fin troppo familiare. Sembrava passata una vita da quando
era
entrato per la prima volta in quella camera. Era tutto così
diverso... era
innamorato di Quinn, allora... e lei era incinta... e Finn credeva di
essere il
padre...
"Noah...?"
La
voce di Rachel lo
risvegliò dai suoi pensieri.
"Te
l'ho detto, volevo controllare che stessi bene," disse
semplicemente. "Eri triste
stamattina."
Lei
abbassò lo sguardo,
arrossendo lievemente. Era chiaro che non ci tenesse particolarmente a
parlarne. Ma Puck non desistette.
"E'
ancora per
quell'idiota di Finn, non è vero? Sì, l'ho capito
la trentesima volta che l'hai
nominato cantando..." fece una smorfia. Come facesse una sveglia come
Rachel a
farsi mettere sotto da uno come Finn, proprio non l'aveva mai capito.
"Dovresti smetterla di pensarci..."
"Parli
come se fosse
facile," sbottò Rachel, irritata. "Le persone che si amano
non si
dimenticano con uno schiocco di dita, sai? Non funziona
così."
"Nemmeno
se sono degli
stronzi che non hanno mai fatto altro che farti soffrire?"
"Non
parlare di Finn in
questo modo!" strillò lei rossa dalla rabbia, la voce
parecchie ottave più alta del normale.
"Dico
solo quello che tu non hai le palle per ammettere: la
verità!"
protestò lui. "Al diavolo, Rachel... non me ne frega niente
di quanto tu
sia pateticamente innamorata di lui, non puoi essere così
ottusa da non capire
che non meritavi di essere lasciata così. Finn è
stato uno stronzo, ed è anche
un idiota, se proprio vuoi saperlo. In effetti dovresti essere felice
di
non averlo più tra i piedi!"
"Ma
io non sono felice,
va bene?" urlò Rachel. La voce le si ruppe, e calde lacrime
iniziarono a scendere sulle
sue guance. "Non lo sono! Sono assolutamente devastata! Non mi
interessa
quello che pensi di lui, io rivoglio il mio Finn e... e..."
Ma
non finì mai la frase.
Proprio mentre il dolore minacciava di farsi incontrollabile e il
groppo alla
gola sembrava renderle impossibile parlare, Rachel sentì due
braccia
circondarla completamente e stringerla con una forza e una dolcezza
sconosciute.
"Lasciami!"
protestò debolmente. Puck non allentò la presa.
"Ti
odio," disse
ancora lei, ma invece di divincolarsi, si aggrappò a lui.
"Perché non mi
lasci stare?"
"Perché
sono tuo amico,
stupida," sbottò lui. "Cioè, naturalmente lo sono
solo perché l'ho
promesso a Dio..."
Rachel
fece un buffo suono
simile ad una risata.
Si
divincolò dalla presa di
Puck e questa volta lui la lasciò andare.
Si
sedette sul letto con un
gran sospiro, asciugandosi le lacrime, subito seguita da lui.
"Sono
una scema,"
commentò debolmente.
"No,"
la
contraddisse lui. "Finn è scemo. E non lo
dico tanto per dire. Ha
un cervello grande come una nocciolina. Se no come spiegheresti il
fatto che
abbia creduto di aver messo incinta Quinn senza aver mai fatto sesso?"
Rachel
fece un'altra lieve
risatina.
Puck
rispose con un piccolo sorriso.
"Credimi,
è lui lo
scemo," ripeté convinto. "E se non vuole più
stare con te... beh, è
lui che ci perde."
Rachel abbozzò un sorriso di
gratitudine.
"Sei gentile," disse tristemente. "Ma non credo che sia
così. Il contrario, semmai."
"Starai scherzando!" protestò Puck con veemenza.
"No, dico semplicemente la verità. E tu non dovresti mentire
solo per farmi stare meglio."
Puck la guardò stranito. Ma di che cosa stava parlando ora
quella stupida Berry?
Era davvero convinta di non essere degna... di Finn?
Finn?
Davvero?
Puck
non era stupido. Sapeva che Rachel non era solo la diva egocentrica e
sicura di sé che mostrava al mondo... sapeva dell'esistenza
di una
seconda Rachel, dietro quella maschera... una Rachel meno sicura,
più
fragile... una Rachel che avrebbe potuto fare di un ragazzo come Finn
tutto il suo mondo.
Ma da lì a credere di non essere degna di Finn...
Puck
si chiedeva dove fosse finita la Rachel forte e combattiva che
aveva
imparato a conoscere e apprezzare. Avrebbe avuto tanto bisogno del suo
aiuto per risollevare questa
Rachel qui...
But
the minute I first met you
I could barely catch my breath
I've been standing for days with the phone in my hand
Like and idiot, scared to death
"Berry..." iniziò incerto su che cosa dire. Aveva davvero bisogno
della forte, coccuta, irritante Rachel...
La sua Rachel,
la sua amica Berry.
Ricordava quando per la prima volta l'aveva conosciuta davvero.
E il ricordo del
breve periodo in cui erano stati insieme, quando, si vergognava di
ammetterlo, era stato quasi spaventato dal fatto che quella sciocca
Berry con i suoi orribili maglioni potesse piacergli così
tanto,
fece scattare quacosa dentro di lui, e seppe che cosa dire.
"...queste sciocchezze mi offendono."
Rachel si voltò a fissarlo metà stupita e
metà oltraggiata.
"Secondo te Finn sarebbe meglio
del grande Puckzilla?"
"Mai detto niente del genere," protestò lei.
"Hai insinuato che una ragazza che è stata con me sia indegna di lui. E'
lo stesso," ribatté lui. "Secondo te a uno come me sarebbe
potuta piacere una ragazza indegna di Finn?"
"Stavi con me per far ingelosire Quinn," gli ricordò Rachel.
"Tu mi piacevi," replicò Puck. "Cavoli se mi piacevi.
Ascoltami,
Berry, se lo dirai a qualcun'altro io lo negherò fino alla
morte, ma ero persino spaventato
dal
fatto che mi piacessi così tanto. Non capivo come uno bello
e
popolare quanto me, pieno di pollastre e mamme super sexy ai suoi
piedi,
potesse anche solo avere il tempo
per guardare una sfigata del Glee...
ma tu sei forte, Rachel. Voglio dire... davvero forte,"
evitò
accuratamente di lasciarsi sfuggire che, dopo la loro rottura, era
stato per due giorni buoni a fissare il cellulare, indeciso se mandarle
un messaggio, chiamarla, chiederle di provare a stare insieme sul
serio...
stupidamente spaventato di un suo rifiuto, ma in qualche modo ancora di
più del fatto che le accettasse.
E c'era Quinn, allora...
I'm your Hebrew slave, at your service
Just tell me what to do
"E
poi Quinn non c'entrava nulla," continuò Puck. "L'avevo
fatto
per mia madre che voleva una nuora ebrea. Ma è bastato poco,
e ebrea o non
ebrea non me ne importava più nulla. Perché tu
sei forte,
e quando uno come me ti dice che sei forte e che gli piacevi, crederti
indegna di uno come Finn è davvero un insulto."
Rachel sorrise, e Puck pensò che quel sorriso fosse
decisamente più convinto del precedente.
"Anche tu sei forte, Noah. Davvero forte."
"Oh, ma io lo so benissimo, Berry. Su questo non ci sono dubbi."
Lei alzò gli occhi al cielo, ma una risatina
sfuggì dalle sue labbra. Poi si adombrò di nuovo.
"Ascolta, Noah... posso chiederti una cosa?" domandò.
"Ehi, Berry..." replicò lui con un sorriso ironico. "Fai di
me
quello che vuoi. Sono il tuo schiavo ebreo, completamente al tuo
servizio. Puoi fare domande, parlare per ore e ore di musical, saltarmi
addosso..."
Lo sguardo storto che gli lanciò fu decisamente poco
convincente.
"Credo che passerò."
Puck alzò le spalle.
"Non sai quello che ti perdi..."
"Credi che smetterò mai di soffrire per Finn?"
domandò
Rachel a bruciapelo, torcendosi nervosamente le dita e senza guardare
Puck.
Lui era alquanto sconvolto.
I think that I could be in love with someone
Like You
"La
vera domanda è: come puoi avere dei dubbi in proposito?"
replicò molto seriamente. "Appena capirai quanto
lui sia
scemo e quanto tu sia forte ringrazierai il buon Dio che lui ti abbia
lasciata. E lui invece rimpiangerà il suo errore tutta la
vita. Puoi fare molto, molto
meglio
di Finn, credimi... hai quasi avuto me! Questo
dovrebbe dirti qulcosa!" Rachel rise ancora. Puck si
finse offeso. "Beh, che c'è da ridere? E' la
verità. Se
uno come me si è interessato a te... allora puoi avere chi
vuoi.
Chiunque ti vorrebbe."
"Tranne Finn,"
gli fece notare tristemente Rachel.
"Dimentica
Finn, è un idiota, te l'ho già spiegato!"
esclamò Puck spazientito. "Diciamo allora che chiunque sia sano
di mente
ti vorrebbe. E sarebbe anche fortunato ad averti."
Lei sorrise
ancora, e a lui fece piacere vedere che ogni sorriso sembrava un po'
più sincero del precedente.
"Grazie
davvero, Noah," disse. Esitò qualche secondo, arrossendo
lievemente. "Quindi... quindi... dicevi sul serio?"
Puck la
guardò interrogativo.
"Intendo...
alle Provinciali," specificò lei "Quando hai detto che...
che ti piacevo."
Sul viso di
lui si allargò un sorriso che non aveva nulla di
rassicurante.
"Ma questo
è ovvio Berry, sei in cima alla mia lista di ragazze da
portare a letto."
"Cretino..." sbottò
Rachel arrossendo. "Io dicevo sul serio."
"E allora?
Anche io," replicò Puck, sempre con quel sorrisetto.
"Sei sexy, single e sei una delle poche ragazze a scuola con cui non
abbia ancora fatto sesso. Bisogna rimediare al più presto."
Lei, sempre
più rossa, fece un verso scandalizzato, ma non
riuscì a trattenere una risatina e nello sguardo storto che
gli
lanciò, il ragazzo colse una sfumatura molto dolce di
gratitudine.
Mentre la
guardava soddisfatto per essere riuscito a risollevarle un po' il
morale, Puck si disse che non aveva mentito. Era vero
che
chiunque avesse anche solo un po' di cervello sarebbe stato decisamente
interessato a una ragazza come Rachel.
Persino il
grande Puckzilla si sarebbe potuto innamorare di una come lei.
Ovviamente non era quello il
caso.
No, per niente.
Però
una cosa del genere sarebbe stata plausibile... a livello teorico, naturalmente.
Rachel gli
piaceva, ovviamente... ma come un'amica.
E questo non
sarebbe mai cambiato.
AUTHOR'S NOTES
Mercoledì: come
promesso, ecco il nuovo capitolo! :D
Spero che vi piaccia, e
ringrazio ancora tutti dei bei commenti... ne approfitto inoltre per
ringraziare chi ha aggiunto la storia tra le preferite,
le seguite e le storie da ricordare... grazie, davvero! Grazie
anche a tutti quelli che leggono pur non commentando!;)
Prometto che farò
tutto il possibile per aggiornare almeno una volta a settimana, ma non
posso promettere che ci riuscirò... purtroppo è
un periodo molto intenso per me... ma tenterò!^^
Hugs&Butterfly Kisses
DreamGirl<3
|
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Capitolo 3 *** Climbing Uphill ***
LOST
WITHOUT YOU
3. Climbing Uphill
"Che cosa diavolo hai
detto che vuoi fare?" domandò Puck sconcertato
bloccandosi nel bel mezzo del corridoio.
Rachel lo imitò e si voltò a guardarlo.
"Beh, perché sei così sorpreso?"
ribatté. Non
capiva che cosa ci trovasse di tanto strano. Da quando Noah l'aveva
consolata, due settimane prima, erano stati inseparabili; sedevano
insieme a pranzo, al Glee, a lezione di spagnolo... ed erano ormai tre
giorni che lui la andava a prendere la mattina per andare a scuola. Non
era certo la prima volta che parlavano dell'argomento. "Ti ho
già detto di voler convincere Finn a tornare con me."
"Ormai è da un'intera settimana che non ne parli
più,"
obiettò Puck. "Credevo che ti fossi convinta che fosse una
pessima idea."
"Assolutamente no. Non riusciresti mai a convincermi che sia una
cattiva idea, io e Finn siamo anime gemelle," dichiarò lei
convinta. Lui alzò gli occhi al cielo. "Se non ne ho
più
parlato è solo perché ero troppo impegnata a
preparare la
canzone perfetta con la quale dichiarargli il mio amore immortale."
Puck scosse la testa e sospirò, chiaramente esasperato.
"Beh? E quella faccia che cosa vorrebbe dire?" domandò
Rachel oltraggiata.
"Berry... non prendertela, ma sei proprio stupida."
Rachel fece un verso oltraggiato, girò sui tacchi e fece per
andarsene. Non aveva nessunissima intenzione di rimanere lì
a
farsi offendere.
Ma Puck la bloccò prendendola per un braccio.
"Aspetta..." sbuffò. "Non fare la permalosa con me."
"Noah, mi hai appena insultato!"
gli fece notare lei, piccata.
"Rachel, tu ti rifiuti di capire. Questa storia non ti fa bene. Quante
volte devo ancora dirti che Finn è un completo deficiente?
Se
oggi gli canti una canzone al Glee, non farai altro che renderti
ridicola di nuovo,
lui non tornerà con te."
"Con la canzone che ho preparato dovrà
tornare da me. E' impossibile che qualcuno resti
insensibile a quella canzone."
"Oh, credimi, parlando di Finn è possibilissimo. E la sai
una cosa? Io spero che non
voglia tornare con te. E' solo uno stronzo."
Rachel lanciò uno sguardo di fuoco a Puck, divincolandosi
dalla sua presa.
"In pratica tu non vuoi che io sia felice," disse arrabbiata.
"Che razza di stupidaggine! Mai detto niente del genere!"
"Passo due settimane a parlarti di quanto mi manchi Finn e adesso che
abbiamo l'opportunità di tornare insieme speri che lui mi
rifiuti?"
"Quello che voglio dire è che..."
"No, ho capito. Lascia stare. Ci vediamo al Glee."
E senza lasciargli il tempo di replicare, se ne andò. Noah
sapeva essere terribilmente irritante a volte.
Rachel respirò a fondo e cercò di calmarsi. Non
doveva
essere nervosa. Doveva essere calma, serena e felice. Oggi sarebbe
finalmente tornata con l'amore della sua vita.
Poche ore dopo, Rachel entrò nell'aula del Glee. Tutti gli
altri
erano già arrivati, e l'unico posto libero era quello
accanto a
Noah.
Sbuffò rumorosamente.
Bene, si sarebbe seduta accanto a lui, ma non gli avrebbe parlato.
Presa questa risoluzione, marciò fino alla sua sedia e si
sedette incrociando le braccia. Volse anche la testa dall'altra parte
rispetto a Puck, tanto per fargli capire chiaramente che era ancora
arrabbiata.
Sentì distintamente un sospiro esasperato, ma lo
ignorò.
Pochi istanti dopo anche il professor Schuester entrò
nell'aula.
"Buongiorno ragazzi," li salutò allegramente. "Mettiamoci
subito al lavoro. Allora, avevo pensato..."
"Mi scusi professore," lo interruppe Rachel. "Io avrei preparato una
canzone, posso cantarla?"
"Ma certo Rachel, vieni pure," rispose lui facendosi da parte per
lasciare la scena a Rachel, che lo ringraziò con un ampio
sorriso.
I am a good person
I'm an attractive person
I am a talented person
Grant me Grace!
Forza Rachel,
si disse la ragazza prima di iniziare. Ce
la puoi fare. Sei una brava ragazza mediamente carina e eccezionalmente
talentuosa. Non esiste alcun motivo logico per il quale Finn dovrebbe
rifiutarsi di tornare con te dopo questa canzone.
Rinvigorita dall'incoraggiante discorsetto del suo ego,
Rachel si stampò in faccia un sorriso a trentadue denti.
"Vorrei dedicare questa canzone a una persona molto speciale,"
cominciò guardando eloquentemente Finn e evitando con
decisione
lo sguardo di Puck. "Una persona che so di aver ferito ma che spero
possa trovare nel suo cuore la forza di perdonarmi e tornare da me.
Canto When You Come Home,
dal meraviglioso musical The
Last Five Years di Jason Robert Brown."
Fece un cenno al pianista, e iniziò a cantare.
"When you come home to me I'll
wear a sweeter smile, and hope that for a while you'll..."
Oh, aveva fatto proprio bene a scegliere quella canzone... era
incredibilmente dolce e si adattava perfettamente alla loro
situazione... in effetti, prima di cantare Still Hurting non aveva mai
realizzato quanto le canzoni di The Last Five Years si adattassero bene
alla sua situazione con Finn... ma When You Come Home... oh, quella era
davvero la canzone perfetta. E Finn non avrebbe potuto fare altro che
tornare con lei, di certo.
Why is the pianist playing so
loud?
Should I sing louder? I'll sing louder!
Look at me
Stop looking at that, look at me
Quando però guardò Finn, Rachel si rese conto che
c'era qualcosa che decisamente
non andava... lui nemmeno la stava guardando... forse non sentiva bene
le parole della canzone... ecco, era tutta colpa di quel pianista
incompetente. Perché
stava suonando così forte? Così sovrastava la sua
voce... forse avrebbe dovuto anche lei
cantare più forte... sì, avrebbe iniziato a
cantare
più forte da subito.
E ora perché Finn continuava a guardare il pavimento con
espressione assente?
Perché non la smetteva di guardare le - indubbiamente
bellissime
- piastrelle e non si concentrava invece su di lei?
Guardami Finn,
pensò sull'orlo della disperazione. guardami guardami guardami!
Lascia stare quello stupido pavimento, guarda me!
No, not at my shoes
Don't look at my shoes
I hate these fucking shoes
Why did I pick this shoes?
Why did I pick this song?
Why does this pianist hate me?
E Finn finalmente la guardò... però non
guardò i suoi occhi, come lei aveva sperato...
bensì le sue scarpe.
Catastrofe.
Finn non poteva guardarle le scarpe.
Quelle scarpe erano orrende, forse le più brutte che avesse.
Aveva sempre odiato quelle scarpe.
In effetti, non sapeva perché avesse scelto quelle scarpe...
ah,
già. Gliele aveva regalate suo papà, che quella
mattina
era piombato in camera sua lagnandosi perché lei non le
indossava mai... Rachel amava profondamente il suo papà, ma
in
quel momento lo odiava - anche se naturalmente odiava di più
se
stessa... come aveva fatto a farsi convincere? Non avrebbe mai dovuto
cedere...
Oh, finalmente Finn aveva deciso di smetterla di fissare le sue
scarpe...
Ci siamo.
Ma quando lui la guardò negli occhi, Rachel sentì
mancare un battito.
Non sembrava felice. Non sembrava che stesse per supplicarla di tornare
con lui.
Ma allora... allora probabilmente non gli piaceva la canzone!
Tragedia.
Perché mai tra milioni di canzoni bellissime le era venuto
in mente di scegliere proprio quella?
Ma poi perché a Finn non piaceva? Era così
bella...
Ma certo, tutta colpa di Brad, che continuava a suonare in quel modo
osceno.
Che rabbia.
Ma perché mai quell'uomo la odiava? Che cosa gli aveva mai
fatto di male nella sua vita? Eppure era certa di averlo sempre
trattato bene...
Bene, che la odiasse, se gli faceva piacere... lei avrebbe comunque
riconquistato il cuore di Finn!
"When finally you come
home to..."
"Adesso basta!" la interruppe improvvisamente Finn alzandosi in piedi.
Rachel ammutolì all'istante e lo guardò negli
occhi. La sua espressione non prometteva nulla di buono.
"Finn!" lo
riprese senza troppa convinzione Schuester. "Non è carino
interrompere chi canta."
"Mi dispiace professor Schue, ma io non ce la faccio più,"
dichiarò Finn ostinato. "Rachel, lo vuoi capire che non
tornerò con te?"
"M-ma..." balbettò lei cercando di trovare qualcosa, qualsiasi cosa da
dire.
"No, niente ma!"
replicò lui senza lasciarle nemmeno il tempo di pensare ad una
risposta. "Devi metterti in testa che è finita. Io non ti
potrò mai perdonare per quello che mi hai fatto."
Rachel sentì un enorme groppo alla gola, e gli occhi
iniziarono a bruciarle.
Passò velocemente lo sguardo su tutti i componenti del Glee,
in
cerca di un appoggio, di un'ancora di salvataggio... ma tutto quello
che vide furono l'espressione ansiosa e vagamente sorpresa del
professor Schuester, lo sguardo estremamente preoccupato - ma che aveva
una piccola punta di scherno, quasi a dire te l'avevo detto -
di Puck, e soprattutto i suoi
occhi.
Gli occhi di Finn.
Gli occhi freddi e spenti di Finn, che non lasciavano spazio a nessuna
speranza.
Noah aveva ragione, ora se ne rendeva conto. Finn non sarebbe mai
più tornato con lei.
Mentre le prime lacrime ribelli iniziavano a scendere sulle sue guance,
Rachel si voltò e corse via dalla stanza.
"Rachel..." sentì chiamare debolmente il professor
Schuester, ma non ci badò.
Oggi l'idea di passare ancora un secondo nella stessa stanza in cui si
trovava Finn era semplicemente intollerabile.
I will not be the girl
Who requires a man to get by
E pensare che aveva sempre disprezzato quelle ragazze che si
disperavano senza un uomo al loro fianco...
Aveva giurato a se stessa che non avrebbe mai fatto quella fine, che
non sarebbe mai diventata una di loro.
Poteva essere una regina del dramma, ma era una ragazza forte e
indipendente, perfettamente in grado di venire a capo di tutto
usando le sue sole forze... non aveva bisogno di un uomo accanto. Ce la
poteva fare benissimo da sola.
O almeno, questo era quello che era prima di incontrare Finn.
Ora si era trasformata esattamente nel tipo di ragazza che aveva sempre
disprezzato... Finn non le aveva solo spezzato il cuore... le aveva
tolto tutto. Il suo orgoglio, la sua dignità, la sua
autostima... sentiva che avrebbe dovuto odiarlo per questo, ma non
poteva. Lo amava.
Sbuffò, asciugandosi una lacrima.
La vita era davvero ingiusta.
E l'amore faceva davvero schifo.
AUTHOR'S NOTES
Fiuuuu... e anche questo aggiornamento è andato!^^ Dai, sono
stata brava, non vi ho fatto attendere troppo...;))
Questo è il capitolo da me simpaticamente rinominato "Rachel
La
Pazza"O_o, però a dirla tutta me la vedo proprio a farsi
tutti
quei film mentali assurdi sulle scarpe sbagliate e il pianista che la
odia...xD
Finn lo odio sempre di più, soprattutto doppo la
2x12(rabbia, avrei voluto trucidarlo... cioè, io voglio sempre trucidarlo,
ma in quella puntata più del
solito...odio.è_é),
però dopo quella puntata mi sento anche autorizzata a
rendere
Puck dolce quanto voglio senza il timore di sforare nell'OOC u.u xD No,
seriamente... ma che tenero è?? *-* lo amo.
<3
Beh, spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto... grazie a chi
commenta, aggiunge la storia ai preferiti, alle seguite o alle storie
da ricordare, o anche semplicemente legge... vi adoro!:)
Hugs&Butterfly Kisses
DreamGirl<3
|
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Capitolo 4 *** If I Didn't Believe In You ***
LOST
WITHOUT YOU
4. If I Didn't Believe In You
Puck sospirò pesantemente guardando Rachel sgranare gli
occhi mentre Finn la interrompeva.
Sapeva che quella
storia non sarebbe finita bene.
In
effetti, l'aveva anche detto
a Rachel che non sarebbe finita bene, ma lei l'aveva ascoltato? No,
naturalmente. No, lei doveva fare di testa sua...
"M-ma..."
balbettò Rachel.
Puck
la guardò. La sua espressione era talmente triste e ferita
che lui dimenticò totalmente ogni discussione,
dimenticò
di essere scocciato perché lei non lo voleva ascoltare,
dimenticò di essere arrabbiato con lei perché non
capiva
di essere troppo in gamba per stare dietro a Finn...
rimanevano solo
quegli occhi così dannatamente persi, e
l'incontenibile desiderio di prendere Finn a pugni.
"No, niente ma!"
disse Finn con un tono che Puck non poté che definire
mentalmente da emerito
stronzo
mentre lei continuava a guardarlo con quegli occhi
sgranati infinitamente tristi.
"Devi metterti in testa che è finita. Io non ti
potrò mai
perdonare per quello che mi hai fatto."
Rachel
si guardò intorno, chiaramente sul punto di piangere.
Puck
pensò che somigliasse incredibilmente a un cerbiatto
spaventato.
Finn
era il cacciatore senza cuore, naturalmente.
Lei
sembrava cercare qualcosa, qualsiasi
cosa alla quale aggrapparsi per non impazzire. Una piccola
ancora di salvezza.
Non
sembrò trovarla, perché si voltò e
iniziò a correre.
"Rachel..."
tentò senza troppa convizione il professor Schue, ma lei non
lo ascoltò.
Nessuno
in realtà si aspettava che l'avrebbe fatto.
"Finn,
non sei stato affatto carino con lei," lo rimproverò
Schue, voltandosi verso di lui. "Non mi interessa se non andate
d'accordo, ma pretendo che
tu vada a scusarti per oggi, sono stato chiaro?"
Finn
annuì, palesemente scocciato.
A
Puck bastò una semplice occhiata agli altri per capire che
nessuno in quella stanza credeva veramente che si sarebbe scusato.
"Molto
bene, andiamo avanti allora."
Puck
dovette mordersi le labbra per non replicare. Scoccò
un'occhiata rabbiosa a Finn.
Sempre.
Lui
se la cavava sempre.
"Ehi,
un momento," disse una voce da dietro. Puck si voltò e vide
il
volto di Mercedes contratto dalla rabbia. "E se la cava
così?"
Puck
sentì un improvviso moto d'affetto verso di lei. Ben detto,
pensò, non
può averle sempre tutte vinte!
Schuester
sospirò stancamente.
"Finn
ha promesso di scusarsi, Mercedes, in fondo non è successo
nulla di grave. Più tardi cercherò Rachel e le
parlerò anche io."
"Questo
non è per niente giusto," insistette lei. "Non è
successo nulla di grave? Ma l'ha vista la faccia di Rachel?"
"Ha
ragione!" le diede man forte Puck, incapace di trattenersi oltre.
"Perché
così preoccupato, Puckerman?" domandò
Finn. "Ora verrà da te a consolarsi e potrai portartela a
letto,
in fondo è questo il tuo obiettivo, no?"
"Ritiralo!"
urlò Puck, livido di rabbia, alzandosi tanto di scatto da
far cadere la sedia per terra.
"Ragazzi!" li
ammonì Schuester guardando ansiosamente da uno all'altro.
"Perché
dovrei?" domandò Finn con disprezzo, come se il professore
non avesse parlato. "E' solo la verità."
"Vuoi
davvero che ti spacchi quel bel faccino?" sussurrò Puck
avvicinandosi minaccioso.
"Adesso basta!" si
impose il professore. "Non sono disposto a tollerare risse al Glee!
Calmatevi immediatamente."
"E'
lui che
deve calmarsi!" protestò Finn furioso.
"Smettila
Finn. Anche tu Puck. Sedetevi subito, anche ai due lati opposti della
stanza se proprio non riuscite a comportarvi da persone mature."
"Sa
che cosa le dico?" disse Puck, tremante dalla rabbia. "Risolvo io
il problema. Me ne vado, non intendo rimanere nella stessa stanza con lui un secondo di
più."
"Vai
a cercare la tua amichetta?"
Puck
respirò a fondo prima di rispondere. Cercò di
tenere
bene a mente che non poteva picchiare Finn se non voleva tornare in
riformatorio.
E
decisamente non voleva.
Gli
rubavano sempre i muffin...
"E
anche se fosse?" disse alla fine facendo attenzione a non guardarlo
per evitare di scoppiare. "Non è affar tuo quello che faccio
o
non faccio... e, per essere precisi, non lo è nemmeno quello
che
fa o non fa lei."
"Puck,
cerca di ragionare..." tentò il professor Schuester.
"No,
ha ragione lui," intervenne Mercedes, alzandosi e raggiungendo
Puck. "Mi dispiace, professor Schue, ma per oggi non credo nemmeno io
di
poter stare qui con... certe
persone."
Guardò
con estremo disprezzo Finn, poi uscì fuori insieme a Puck
ignorando le deboli proteste del professore.
Quando furono
fuori portata d'orecchio dall'aula del Glee, Puck si voltò
verso Mercedes.
"Perché
hai preso le mie parti?" domandò. "Non che mi lamenti,
è ovvio..."
"Guarda
che non l'ho fatto per te," replicò lei. "Nessuno
può attaccare una diva e passarla liscia. E a proposito di
dive... stiamo andando da Rachel, vero?"
"Certo,"
rispose lui annuendo.
"Magnifico.
Da dove si inizia?"
Puck
alzò un sopracciglio.
"Che
vuoi dire?"
"La
ricerca,
Puck. Da dove iniziamo a cercare Rachel?"
"Cercarla?"
domandò ancora lui confuso. "Non abbiamo bisogno di cercarla."
"Sai
dov'é?" chiese Mercedes.
"E'
chiaro... la conosco," disse Puck come se fosse la cosa più
naturale del mondo. "E' a pezzi, c'è solo un posto in cui le
verrebbe in mente di andare. Seguimi."
Mercedes
lo seguì, lanciandogli uno sguardo di puro stupore.
Pochi
minuti dopo, Puck e Mercedes stavano entrando nell'auditorium...
e Rachel era lì, naturalmente, seduta sul palco che
singhiozzava
e cantava una canzone che Puck sapeva di avere già sentito,
anche se non ricordava esattamente quando o dove.
Mentre
lui e Mercedes si avvicinavano, Rachel nemmeno li notò.
Quando furono abbastanza vicini, Puck riconobbe la canzone: era la
stessa che Rachel stava cantando due settimane prima, quando lui era
andato a trovarla.
"Ehi
Berry," disse in tono scherzoso. Lei sussultò lievemente, e
il suo sguardo si riempì di stupore mentre vedeva Puck e
Mercedes avvicinarsi sorridendo. "Ma allora ti piace proprio questo
musical
The Last quello che è... qualcosa di più allegro
no?"
Rachel
sbuffò.
"The Last Five Years,
Puck." accidenti. Puck.
Ma allora era grave... "E nel caso non l'avessi notato, non sono
dell'umore per cose più allegre."
"E
invece dovresti esserlo!"
esclamò Mercedes sedendosi vicino a lei e passando un
braccio
attorno alle sue spalle. "Guarda che Finn ti ha fatto solo un favore,
ti sei liberata di un peso inutile..."
"Esatto!
E' quello che cerco di dirle da due settimane..."
Rachel
si asciugò gli occhi.
"Probabilmente
avete ragione..." disse tristemente. "Ma... ma io lo... lo amo..."
E
riprese a singhiozzare.
Ancora.
No,
quando era troppo era troppo.
E
per Puck la soglia del troppo
era stata superata nel momento in cui Finn aveva
interrotto la canzone di Rachel.
Okay,
stop, listen to me
Did
you think this would all be much easier
Than it's turned out to be?
Well, then
talk to me
"Ok,
ora basta, questa cosa sta diventando ridicola," disse Puck, severo.
"Smetti subito di piangere. Tutto questo non ha senso."
Mercedes lo guardò in malo modo, ma lui non ci
badò.
Rachel aveva bisogno di un bello scossone e lui gliel'avrebbe dato.
"Io ti avevo avvisato," continuò imperterrito. "Te l'avevo detto
che non sarebbe servito a nulla cantare una canzone... pensi davvero
che sia così facile convincere quel cretino? Non lo
è!
Perché, appunto, è un cretino!
E non guardarmi così! Ho ragione e lo sai anche tu! Smettila
di
fare così, smettila di farti del male e smettila di
chiuderti
nel tuo mutismo! Parli sempre il triplo del necessario, proprio adesso
devi decidere di fare il voto del silenzio? Parla, Rachel,
dannazione... parla con
me!"
"Rachel, per quanto brusco,"
intervenne Mercedes scoccando un'occhiata di rimprovero a Puck. "Credo
che Puck abbia ragione. Parlane con noi, sfogati, starai
meglio..."
Ma Rachel non parlava. Rachel piangeva, e si torceva nervosamente le
mani, lasciandosi a volte sfuggire dalle labbra un'unica parola: Finn.
Puck sentì salire il sangue al cervello.
"Cazzo, Rachel!" urlò arrabbiato, facendola sussultare. "Parla! Di'
qualcosa! Urla,
se devi, ma di' qualcosa! Io sono qui per te, ho quasi preso
a pugni Finn rischiando di tornare in riformatorio per te,
e tutto questo non per un'assurda promessa fatta a Dio ma
perché
tu sei mia amica!
La mia fottutissima amica che se ne sta qua a
piagnucolare per un idiota come se fosse una stupidissima oca invece
della
ragazza forte e intelligente che è!"
I
don't want you to hurt
But you know what I think?
I think you'll be fine!
Will you listen to me?
"Adesso
mi sembra che tu stia esagerando..." disse Mercedes accigliata.
Puck scosse la testa.
"No, non è affatto vero. Dico solo quello che lei non ha le
palle di ammettere a se stessa."
"Ma così finisci solo per ferirla!"
"Non voglio ferirla!" replicò Puck piccato.
"La smettete di parlare di me come se non fossi qui?"
strillò Rachel, tutta rossa per la rabbia. "Io esisto, ho dei
pensieri e dei sentimenti, anche se come ha dimostrato molto bene Finn
è facile dimenticarselo..."
"Adesso smettila, Rachel," le disse Puck severo. "Smettila. Devi
piantarla di piangerti addosso. Finn ti ha ferito? Reagisci!
Sai che cosa credo? Credo che se la smettessi anche solo un attimo di
fare queste scenate da regina del dramma scopriresti che puoi stare
bene anche senza di lui... magari anche meglio!"
"Beh, non posso smettere di fare scenate!"
urlò lei di rimando. "Sono fatta così, quando sto
male mi comporto così!"
"Ma allora non mi vuoi ascoltare!" replicò lui con rabbia.
"Non hai ragione di disperarti e sono stufo di sentire le
tue assurde lagne per nulla!"
"Puck!" lo
rimproverò Mercedes, ma ormai il danno era fatto.
Rachel lo stava guardando con il volto totalmente contratto dalla
rabbia, Puck pensò che da un momento all'altro gli sarebbe
arrivato uno schiaffo, ma non aveva intenzione di lasciar perdere. La
questione andava risolta, e andava risolta subito.
"Scusa se le mie sofferenze ti provocano fastidio," disse Rachel
freddamente. "Credevo che fossimo amici, ma evidentemente mi sbagliavo.
Evidentemente per te non sono nulla di più di una
scocciatura.
Mi spiace di essere un così gran peso, Puckerman."
Accidenti, di male in peggio... Puckerman
di solito era per quando faceva davvero
lo stronzo...
Puck rimase a guardarla a bocca aperta, totalmente sconvolto. Quindi
pensava davvero di non contare nulla per lui?
If I didn't believe in you
We wouldn't be having this fight
But I never could let that go
Knowing the things about you I know
It never took much convincing
To make me believe in you
"Ascoltami
bene," iniziò Puck con più calma. "No,
ascoltami!"
aggiunse, perché Rachel aveva aperto la bocca per parlare.
"Non
interrompermi, e soprattutto ascoltami davvero, non fare
solo finta, come il tuo solito. Se fossi solo una scocciatura,
non sarei qui adesso. Mettiti in testa che se non fossi mia amica non
perderei tempo a litigare con te! Ma non posso lasciar perdere,
perché ci tengo, perché credo troppo in te per
non sapere
che non hai bisogno di un idiota come Finn!"
"Puck ha assolutamente ragione, Rachel," disse Mercedes annuendo. "Tu
sei forte, intelligente, piena di talento... sei una diva! Non hai
bisogno di nessuno, tantomeno di uno come Finn."
Rachel non rispose subito. Rimase per lunghi minuti con lo sguardo
basso mentre si torceva nervosamente le mani.
Quando finalmente alzò lo sguardo, Puck fu sollevato dal
vedere
che i suoi occhi non sembravano più arrabbiati, e nemmeno
troppo
tristi... sembravano semplicemente immensamente... grati? Certamente
erano pieni di affetto.
Rachel guardò alternativamente Puck e Mercedes almeno una
decina di volte prima di parlare.
"Avete ragione," disse alla fine, con un filo di voce. "Assolutamente
ragione. Non so come
mi sia venuto in mente di rendermi ridicola in quel modo prima... Finn
non se lo merita... ed è vero, me la sono sempre cavata
benissimo da sola... non ho bisogno di lui... vi prometto che d'ora in
poi non sentirete più il nome di Finn uscire dalla mia
bocca.
E... grazie per credere così tanto in me."
"Questa è la mia diva..." disse Mercedes abbracciandola.
"Non c'è di che."
"Ovvio che crediamo in te, stupida imbecille," disse Puck accennando un
sorriso. "Chiunque ti conosca anche solo la metà di come ti
conosco io crederebbe in te... voglio dire, sei una pazza logorroica
con inquietanti manie di protagonismo e una tendenza al dramma che non
ha nulla di normale, ma sei piuttosto forte, a modo tuo... mai come
Puckzilla, naturalmente..."
"Noah, sei proprio un cretino senza speranza," replicò
Rachel
fintamente offesa, prima che tutti e tre scoppiassero a ridere.
E in quel momento, Puck fu certo, completamente certo, che tutto
sarebbe andato a posto.
Noah.
L'aveva chiamato Noah.
AUTHOR'S NOTES
Bene, mi sento molto
fiera di me, anche questa volta ho aggiornato senza far passare mesi...
*si
dà una pacca sulla spalla*
Sono incredibilmente
intenerita dal povero Puck che si vede rubare tutti i muffin al
riformatorio... amorino caro... xD
Come al solito, spero
che il capitolo vi sia piaciuto... e naturalmente
ringrazio tutti di aver letto... e ovviamente chi ha commentato e
aggiunto a preferiti, seguiti e da ricordare... vi adoro, lo sapete!:))
Hugs&Butterfly Kisses
DreamGirl<3
|
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Capitolo 5 *** See, I'm Smiling ***
LOST
WITHOUT YOU
Rachel si sedette
sul ponticello che attraversava il piccolo
fiumiciattolo che passava nel mezzo del parco, facendo scivolare i
piedi nell'acqua fredda sotto di lei. Volse lo
sguardo verso Kurt e Blaine, che parlavano scambiandosi sorrisi molto
eloquenti
poco distante.
Scosse la testa lievemente, facendo un sorrisetto. Quando l'avrebbero
capito quei due di essere innamorati persi? Sul serio, Rachel
stava pensando di chiuderli a chiave in uno stanzino per costringerli a
dichiarasi un giorno o
l'altro.
Sospirò, chiudendo gli occhi. Era stata una bella giornata.
Rachel adorava passare il sabato pomeriggio con le sue dive... e
Blaine, naturalmente. Peccato solo che Mercedes quel sabato in
particolare fosse bloccata a casa con dei parenti in visita...
beh, per fortuna c'era un degno sostituto.
Il suddetto sostituto si sedette accanto a lei e, pur avendo gli occhi
chiusi, Rachel era certa che lui la stesse osservando. Lui la osservava
sempre, non
l'aveva persa di vista nemmeno un secondo negli ultimi tre giorni...
"Che c'è?" domandò Rachel aprendo gli occhi e
voltandosi verso Puck.
"Niente," rispose lui distogliendo lo sguardo.
"Guarda che sto bene,
Noah, davvero... come promesso, non nomino..." si bloccò,
per evitare di dire quel
nome. "Beh, lo sai... lui
da quel giorno nell'auditorium."
"Sono passati solo tre giorni," le fece notare lui alzando un
sopracciglio.
"Sì, ma per una regina del dramma come me tre giorni sono
praticamente un secolo..." replicò lei, facendolo ridere
lievemente scuotendo la testa.
"Sei strana, Berry."
Rachel lo guardò intensamente per alcuni istanti.
"No," disse alla fine molto seriamente. "Sono solo felice."
I
guess I can't believe you
really came
And that we're sitting on this pier
See, I'm smiling
That means I'm happy that you're here
Nel
momento in cui Puck si voltò a guardarla, come per
controllare
che stesse dicendo la verità, Rachel distolse lo sguardo.
"Sai... mi stupisce che tu sia uscito con noi... non credevo l'avresti
fatto. Un conto è venire a casa mia, un conto farti vedere
con
dei perdenti in un luogo pubblico..." disse, cercando di buttarla sul
ridere. "Non hai paura che ti vedano e inizino a dire che Noah
Puckerman è diventato un perdente?"
"Rachel, dopo ben venti minuti di ti
prego, dai Noah, vieni con noi
avrei fatto qualsiasi cosa pur di dare alle mie povere orecchie un po'
di pace... sul serio, ogni tanto mi fai venire voglia di darmi fuoco
per quanto parli... e poi io sono fico, punto e basta, nessuno lo
metterebbe mai in discussione."
Rachel lo guardò scettica.
"Sarà..." disse poco convinta. "Comunque sia, sono davvero, davvero felice
che tu sia qui. Anzi, sono felice in generale... sul serio. Sono felice
di essere qui con i miei amici, sono felice che sia venuto anche tu,
sono felice che tu sia seduto qui con me adesso... e qualunque altra
cosa, credimi,
nemmeno me la ricordo più."
Puck annuì e fece un
sorriso compiaciuto.
Lei sorrise di rimando con l'aria di chi la sa lunga.
"Comunque non mi sembra che ti dispiaccia poi così tanto
stare in compagnia dei perdenti," lo prese in giro.
Puck scrollò le spalle.
"E' perché non siete poi così male,"
replicò con
un ghigno. "Specialmente quel Blaine. E' un po' un damerino, ma Dio
solo sa che cosa avrei fatto oggi da Starbucks se non ci fosse stato
lui... mi sarei suicidato probabilmente... almeno c'era qualcuno con
cui
potessi parlare di sport e altre cose sensate mentre tu e Hummel
discutevate di non so che cosa come due ragazzine impazzite."
"Blaine è forte," concordò Rachel annuendo. "E
poi da quando lui e Kurt sono amici..."
"Amici?" la
interruppe lui. "Di che cosa stai parlando? Non stanno insieme?"
Rachel scosse la testa e lui le restituì uno sguardo
totalmente sconvolto.
"Lo so, è assurdo," disse lei annuendo con convinzione. "Non
fanno altro che flirtare, ma sono solo amici."
...per ora,
non poté fare a meno di aggiungere nella sua mente.
Il suo geniale piano dello stanzino li avrebbe fatti mettere insieme in
men che non si dica.
Puck guardò per almeno una decina di volte da lei ai due
ragazzi, che ora si erano seduti sotto un albero.
Rachel non poté che sorridere alla sua espressione
decisamente sconcertata.
Alla fine, lui la guardò dritto negli occhi.
"Chiudiamoli dentro uno stanzino," suggerì, terribilmente
serio.
Rachel lo guardò stupita per qualche istante prima di
scoppiare a ridere forte, tenendosi la pancia.
"Che cosa ho detto?" domandò Puck accigliato.
"E'... è solo che..." disse Rachel ricomponendosi
asciugandosi le lacrime. "Penso di fare la stessa cosa da giorni!"
Puck cercò di trattenersi, Rachel poteva vedere lo sforzo
sul
suo viso... ma alla fine non poté che cedere e abbandonarsi
ad
una lunga risata.
See,
you're laughing and I'm smiling
By a river in Ohio
And you're mine
We're doing fine
Guardandolo ridere, Rachel si
lasciò sfuggire un sorriso.
"Vedi?" disse. "Tu ridi, e io sorrido. Sono davvero felice.
E... Puck?"
Lui la guardò interrogativo e lei arrossì
lievemente.
"Devo ringraziarti. Se sono felice lo devo solo a te... non so quanto
significhi per te, ma per me significa tutto."
Puck distolse lo sguardo, e Rachel capì di averlo messo in
imbarazzo. Non era bravo in questo genere di cose, lui.
Ma lei sentiva di dover dire ancora qualcosa.
"Vorrei... che mi promettessi una cosa," disse. "Promettimi che
sarà sempre così, che sarai sempre il mio Noah,
il mio
amico... stiamo bene insieme, noi due. Io sono felice e so che, anche
se non lo ammetterai mai, lo sei anche tu."
Puck la guardò seriamente.
"Prometto," disse. Poi, cambiando tono aggiunse: "Naturalmente
finché non
diventerò anche troppo fico per te... cioè,
ovviamente lo
sono già,
ma per adesso credo che tu possa sopportare di avere
un amico così tanto più fico di te...
però arriverà
un giorno in cui tutto questo splendore diventerà
semplicemente
troppo."
Rachel gli lanciò un'occhiataccia.
"Hai ucciso l'atmosfera. Ti odio."
"Io invece ti amo profondamente, Berry," replicò lui con un
ghigno.
Prima che Rachel potesse mettere insieme una rispostaccia, una voce
eccitata li chiamò.
"Ragazzi!"
I due si voltarono e videro Kurt correre verso di loro con il viso
tutto rosso dall'emozione. Teneva per mano Blaine trascinandolo con ben
poca grazia dietro di sé. Blaine lo guardava con
un'espressione
a metà tra il divertito e... sì, l'innamorato perso.
Puck e Rachel si guardarono.
Che il loro geniale piano dello stanzino fosse diventato inutile
dopotutto?
"Ragazzi, non crederete alle vostre orecchie," disse Kurt con gli occhi
che scintillavano di una luce maniacale. "Spero che non abbiate nulla
da fare per stasera, perché siete ufficialmente impegnati
con me
e Blaine."
...piano dello stanzino, avanti tutta.
"Chiedetemi che cosa si fa stasera!" intimò Kurt eccitato.
"...che cosa si fa stasera?"
Kurt prese un profondo respiro.
"Blaine ha quattro
biglietti per Avenue Q!"
Rachel emise un urletto, consapevole del fatto che ora nei suoi occhi
ci fosse una luce maniacale esattamente identica-forse persino un
pelino più inquietante-di quella negli occhi di Kurt.
Blaine e Puck rimasero a guardare impotenti Kurt e Rachel che saltavano
tendendosi per mano e strillando come due ragazzine impazzite. Il primo
sorrideva, incredibilmente intenerito, il secondo indietreggiava,
incredibilmente inquietato.
"E' fantastico!"
esclamò Rachel guardando Blaine con occhi adoranti.
Blaine rise.
"Sì, immaginavo che vi sarebbe piaciuta l'idea,
così ho pensato di farvi una piccola sorpresa."
"Sei il migliore, Blaine, assolutamente il migliore!" disse
Kurt completamente rosso per l'emozione.
Stava guardando Blaine come se si trattasse di una specie di
divinità.
"Assolutamente,"
concordò Rachel annuendo.
Blaine arrossì lievemente e sorrise.
"Non è nulla di che..." disse scrollando le spalle.
"Scusate..." si intromise un Puck alquanto confuso. "Ma che cosa
diavolo è Avenue
Q?"
Gli strilli scandalizzati di Kurt e Rachel raggiunsero note mai toccate
prima dal genere umano.
"Ma Noah!"
protestò Rachel. "Non è possibile che tu non
conosca Avenue Q,
mi rifiuto di crederlo! E' un musical assolutamente geniale che
focalizza l'attenzione dello spettatore su alcuni temi critici della
società odierna: tramite un linguaggio politicamente
scorretto e
a tratti persino volgare parla di omosessualità,
disoccupazione,
razzismo..."
"Aspetta," la inturruppe Puck. Rachel capì dalla sua
espressione
che il suo cervello era decisamente in una fase di crisi. Troppe
informazione tutte insieme. Dopo qualche secondo il ragazzo riprese
lentamente: "Mi vuoi dire che questa roba è... un musical?"
"Precisamente," confermò Rachel, ammirando con un sorrisetto
lo
sguardo basito e vagamente tradito che Puck rivolse a Blaine.
"Tu hai
comprato dei biglietti per un musical?"
gli domandò esterrefatto. "Ma tu ami lo sport!"
"Beh, che c'è di strano?" chiese Blaine alzando le spalle.
"Mi piace lo sport ma adoro anche i musical."
Puck lo guardò come se lui gli avesse fatto un torto enorme.
"E così io dovrei venire a vedere un musical?"
"Assolutamente, e non accetto un rifiuto, Noah Puckerman," rispose
Rachel sopprimendo una risatina. "Non fare il bambino, sono certa che
ti piacerà."
"E io sono certo di no," protestò Puck. "Non voglio venire!"
"Non hai scelta, ti trascineremo in teatro costi quel che costi,"
decretò Rachel stroncando sul nascere ogni obiezione. "E poi
a
tutti piace Avenue Q"
"Esatto!" intervenne Kurt, dando man forte a Rachel. "Non possiamo
permetterti di perderti questo evento unico, Puck, lo facciamo per il
tuo bene. Questa è l'occasione buona per sfoggiare la maglia
che
ho comprato da H&M l'altro giorno!" aggiunse eccitato. Poi
squadrò velocemente Blaine. "Adesso noi due andiamo a casa
mia e
ti do qualcosa da metterti. Non avresti assolutamente il tempo di
tornare a casa e indossare qualcosa di adatto."
"Mancano cinque ore, Kurt," gli fece notare Blaine con un sorrisetto.
"Esatto!"
confermò Kurt
inorridito. "Santo cielo, non sono nemmeno sicuro che ce la faremo a
prepararci in tempo! Ragazzi, scusate, dobbiamo correre. Ci vediamo
alle otto e un quarto davanti al teatro, va bene? A dopo!"
E senza aggiungere altro, o aspettare alcuna risposta riprese la mano
di Blaine e se lo trascinò via, parlando tra sé e
sé cercando di decidere quali pantaloni abbinare alla sua
maglia
nuova. Blaine lo stava di nuovo squadrando con quell'aria divertita e
innamorata persa.
Rachel e Puck li guardarono andare via, la prima con un'espressione
intenerita, il secondo scuotendo la testa incredulo - e, a dirla tutta,
ancora vagamente scocciato per essere stato incastrato in questa storia
del musical.
Quando Blaine e Kurt furono scomparsi dietro l'angolo, i due si
voltarono a guardarsi.
"Piano dello stanzino?" domandò Puck, alzando un
sopracciglio.
"Piano dello stanzino," concordò risoluta Rachel.
Puck sfoggiò il suo miglior ghigno malefico.
Rachel lo guardò e non poté trattenere un sorriso.
Stava davvero bene con lui.
Sorrideva.
Era felice.
AUTHOR'S NOTES
Volevo mandarli a vedere "The Last Five Years", ma Puck mi ha
minacciato di morte... povero caro, è un po' stufo di
sentire le
canzoni di quel musical... sarebbe stato carino mandarli a vedere
"Spring Awakening", dato che Lea Michele era nel cast originale di
questo meraviglioso musical a Broadway, ma alla fine ho optato
per
"Avenue
Q", che è decisamente molto più
allegro.^^ (Temevo la vendetta di Puck :S xD)
Hugs&Butterfly
Kisses
DreamGirl<3
|
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Capitolo 6 *** Moving Too Fast ***
LOST
WITHOUT YOU
6. Moving Too Fast
"Ripetimi
perché siamo qui,"
sbuffò Puck mentre lui e Rachel scendevano dall'auto.
"Perché
Avenue Q è un musical geniale e il fatto che tu non l'abbia
mai nemmeno sentito
nominare è poco meno di un crimine, ergo dobbiamo
immediatamente colmare questa
tua lacuna," spiegò lei senza battere ciglio dirigendosi
velocemente verso
il teatro.
Puck la seguì lievemente scocciato. Odiava l'idea di essere
costretto a passare
il sabato sera chiuso in un teatro a vedere uno stupido musical da
sfigati, ma
Rachel l'avrebbe letteralmente ucciso se lui l'avesse lasciata da sola
a fare
da reggimoccolo a quei due, come gli aveva detto lei stessa
appena tre ore
prima.
Quei due, ovvero Kurt e Blaine, li stavano
già aspettando davanti al
teatro. Puck li vide flirtare davanti ad una locandina di Avenue Q
dall'altro
lato della strada. Alzò gli occhi al cielo mentre lui e
Rachel si avvicinavano
a loro.
Perché non potevano semplicemente baciarsi e farla
finita?
"Ciao ragazzi!" li salutò Blaine con un sorriso.
"Ehi," rispose Puck squadrando il teatro con aria diffidente.
"Rachel!" esclamò Kurt, visibilmente
emozionato. "E'
meraviglioso... lo sai chi interpreterà Kate Monster
stasera?"
"Kelli Sawyer, no?" domandò Rachel, chiaramente confusa.
"Avevo
letto su internet che..."
"Sì, sì," rispose Kurt impaziente. "Di solito
è lei infatti...
ma stasera sai chi farà un'apparizione
speciale come Kate?"
"Chi?" chiese lei mentre i suoi occhi si facevano
sempre più
grandi. Puck non riuscì a trattenere un sorriso divertito.
Quella ragazza era
incredibilmente buffa.
"Lea Salonga!"
Ora, il nome non disse assolutamente nulla a Puck, ma chiaramente
disse
qualcosa di molto preciso a Rachel, i cui occhi diventarono
definitivamente
della dimensione della luna mentre lei iniziava a strillare e saltare
in
compagnia di Kurt, creando una scena molto simile a quella di poche ore
prima
al parco.
"Beh, che cosa stiamo aspettando ancora? Entriamo subito!" disse Kurt
prendendo la mano di Blaine.
"Hai assolutamente ragione, sbrighiamoci!" esclamò a sua
volta
Rachel.
Dopodiché, fece qualcosa alla quale Puck non era minimamente
preparato. Prese
la sua mano e si precipitò verso l'entrata dell'edificio
affiancando Kurt e
Blaine con un sorriso più luminoso che mai.
Puck la guardò sorpreso. Non ricordava che lei l'avesse mai
preso per mano,
nemmeno quando erano stati insieme... eppure l'aveva fatto con una tale
naturalezza...
Voltò la testa e incontrò lo sguardo di Blaine,
che stranamente non era fisso
su Kurt, ma su di lui.
Lo stava guardando con un sorrisetto saccente e soddisfatto. Sembrava
che
qualcosa nell'espressione di Puck o nel fatto che Rachel stringesse
ancora la
sua mano lo rendesse particolarmente felice.
Puck riconobbe quello sguardo e non gli piacque per nulla vederlo negli
occhi
di Blaine. Soprattutto mentre Blaine stava guardando lui.
Era lo sguardo che di solito Rachel riservava a Kurt e Blaine quando
flirtavano
o si prendevano per mano.
Il tutto non durò più di una frazione di secondo,
e prima che Puck potesse
accorgersene non solo Blaine aveva distolto lo sguardo, non solo erano
già
entrati nel teatro, ma Rachel gli stava già intimando di
sedersi nell'ultimo
posto a destra così che lei potesse stare tra lui e Kurt -
cosa che Puck fece
con molto piacere, dato che, per quanto gli piacesse quel Blaine, non
aveva la
minima intezione di stare tutta la serata a guardare lui e Kurt
lanciarsi
occhiatine dolci e tenersi per mano come due fidanzatini.
Nonostante tutto, però, quello sguardo lanciatagli da Blaine
gli lasciò una strana
sensazione all'altezza dello stomaco.
Perché l'aveva guardato così?
Sembrava quasi che Blaine pensasse che... che lui provasse qualcosa
per
Rachel.
Che sciocchezze.
Rachel gli piaceva, naturalmente... ma era un'amica, nient'altro. Era
una bella
ragazza, certo... ma era così irritante! E Puck non trovava
assolutamente
attraente quel suo atteggiamento sicuro di sé, non la
considerava in alcuno
modo sexy - specialmente non quando cantava
con quell'irresistibile
fuoco negli occhi, santo cielo, no! - e soprattutto
non la
trovava incredibilmente, insopportabilmente carina mentre saltellava
entusiasta
per uno di quei musical che le piacevano tanto.
No.
Proprio no, che idee...
"Silenzio!" sussurrò Rachel emozionata, stringendo
lievemente il
braccio di Puck. "Inizia!"
E i suoi occhi non lasciarono più il palco.
Though I
don't know what tomorrow's bringing
I've got a
singular impression
Things are
moving too fast
Nel
frattempo gli occhi di Puck avevano le loro belle difficoltà
ad abbandonare
Rachel. Non che non gli piacesse lo show... in effetti questo musical
non era
poi tanto male... anzi, era molto divertente. Il fatto,
però, era che Puck non
riusciva a togliersi dalla testa il pensiero di lui e Rachel - loro
due,
insieme... una coppia. Questa volta per davvero, non solo come patetico
piano
per ricevere un misero secondo di attenzioni da Finn e Quinn.
Sapeva che la colpa era tutta di Blaine e di quel suo irritante sguardo
soddisfatto... ma il problema era che quel pensiero in qualche modo si
era
impossessato di lui... e non gli dispiaceva. Cavoli, non gli dispiaceva
affatto.
Mentre il musical andava avanti, battuta dopo battuta, canzone dopo
canzone,
Puck non poteva fare a meno di rendersi conto di quando effettivamente
bella
fosse Rachel mentre rideva dopo una battuta particolarmente divertente,
con gli
occhi che le brillavano più del solito. E non
poté trattenersi dal
desiderare di poterla abbracciare, di poter stringere la sua mano
quando si
asciugò una lacrima mentre Kate Monster cantava There's
A Fine Fine Line,
così come non poté reprimere l'istinto di correre
a casa di Finn e prenderlo a
pugni quando pensò che forse quella lacrima non era solo per
Kate, abbandonata
da Princeton per Lucy the Slut, ma anche un po' per l'idiota che aveva
abbandonato lei.
Quando lo spettacolo finì e Kurt e Rachel si alzarono per
fare una standing
ovation a quella Lea-Qualcosa che aveva interpretato Kate, costringendo
lui e
Blaine a fare altrettanto, Puck era arrivato alla conclusione che, se
all'inizio della serata era certo che Rachel fosse solo un'amica, ora
non ne
era più tanto certo. Non sapeva esattamente quello che
provava, non sapeva
quello che sarebbe successo tra loro, ma guardandosi indietro,
ricordando che
solo un mese prima era raro che si vedessero al di fuori della scuola
mentre
adesso passavano ogni secondo libero assieme, rendendosi davvero conto
per la
prima volta di quanto realmente si fossero avvicinati negli ultimi
tempi, capì
qualcosa: forse era amicizia, forse era qualcosa di più, ma
ormai gli sarebbe
sembrato impossibile concepire la sua vita senza Rachel.
Era tutto strano e assurdo, stava accadendo troppo in fretta e la cosa
lo
spaventava a morte, ma era così; non era solo più
Rachel ad aver bisogno di
lui.
"Allora, è stato così terribile?" gli chiese
scherzosamente Rachel
mentre uscivano dal teatro.
"No, non poi così male..." rispose Puck facendo il
sostenuto.
"Ma non portarmi mai più a vedere un musical!"
"Ma se ti sei divertito!" protestò lei.
"Non ci provare, questo non l'ho mai detto!" replicò lui.
"Non
puoi dimostrarlo!"
Rachel emise un buffo verso scandalizzato e lo guardò
incredula. Poi sospirò,
decidendo evidentemente di lasciar cadere la questione e riprendere a
tormentarlo in un secondo momento. Guardò il suo orologio.
"Cavoli, si è fatto tardi," commentò. "Che ne
dite di fermarvi
da me, ragazzi? Casa mia è la più vicina al
teatro e questo weekend i miei papà
sono in viaggio d'affari."
"Hai la casa libera e non hai organizzato una festa?"
domandò
Puck scioccato. "Tu sei tutta matta Berry... poi ti lamenti
di non
avere amici..."
"I miei papà si fidano di me, non voglio distruggere la
casa," tagliò
corto lei. "Allora, che ne dite? Venite da me?"
"La trovo una splendida idea, Rachel," disse Kurt mentre Blaine
annuiva e Puck alzava le spalle con fare noncurante. "Chiamo subito mio
papà."
Nessuno dei genitori ebbe qualcosa in contrario al fatto che i ragazzi
si
fermassero a dormire da Rachel - il fatto che i suoi papà
fossero assenti era
stato convenientemente omesso dalla conversazione - e in men che non si
dica, i
quattro stavano entrando in casa Berry.
I'm
feeling panicked and rushed and
hurried
I'm
feeling outmaneuvered and outclassed
But
I'm so happy I can't get worried
About
this singular impression
I've
got a singular impression things
are moving too fast
"Potete usare i pigiami dei miei papà," disse Rachel
prendendo le
giacche e sistemandole sull'attaccapanni dell'ingresso. "Venite,
sono di sopra."
Blaine e Kurt iniziarono a salire le scale, ma Rachel fu trattenuta da
Puck.
Il ragazzo cercò di reprimere un leggero brivido quando
sfiorò la mano di lei,
ma non ci riuscì.
Sto davvero dando di matto, pensò
scuotendo lievemente la testa. Da
quando prendere per mano una ragazza lo faceva sentire in quel modo?
Da quando Rachel aveva il potere di farlo sentire
così?
Forse - e soltanto forse - gli occhi nocciola di
Blaine non avevano poi
tutti i torti quando lo accusavano silenziosamente di provare
per lei
molto di più di quanto non fosse concesso ad un amico.
E la cosa lo spaventava da morire.
"Che c'è Noah?" domandò Rachel guardandolo
interrogativa.
Puck si riscosse, cercando di concentrarsi sul piano malvagio che si
stava
formando nella sua mente.
"I pigiami dei tuoi papà... sono nella loro camera da letto?"
"Certo, è ovvio, perché me lo... oh!"
negli occhi della
ragazza apparve improvvisamente una scintilla che Puck conosceva
benissimo - la
stessa che compariva negli occhi della sua sorellina ogni volta che ne
combinava una delle sue... la stessa che probabilmente c'era nei suoi
stessi
occhi in quel preciso momento.
"Pensi anche tu quello che penso io?" chiese Puck con un ghigno poco
raccomandabile.
"Certo," replicò Rachel lanciando uno sguardo malefico alle
sue
spalle, dove Blaine e Kurt erano spariti pochi istanti prima. "Non
è
strettamente necessario uno stanzino per attuare il
piano dello
stanzino, non credi?"
"Non potrei essere più d'accordo."
I due si guardarono mentre i rispettivi ghigni si allargavano
sempre più.
"Rachel, non abbiamo idea di dove andare," la chiamò la voce
Blaine
da sopra.
"Arrivo!" rispose prontamente lei, e iniziò a salire le
scale.
Puck la seguì, la mano ancora intrecciata a quella di lei e
un lieve,
inspiegabile batticuore.
Forse, pensò, non era così assurda l'idea di lui
e Rachel insieme... o meglio,
forse era talmente assurda da poter funzionare.
Quella vaga sensazione di paura rimaneva... Puckzilla non era certo il
tipo che
si impegnava con una sola ragazza! Eppure era accompagnata da una
sensazione di
leggerezza e di calore nel petto... una sensazione che era troppo
dannatamente
piacevole per poter essere ignorata.
Puck non poté impedirsi di pensare che Rachel l'avrebbe reso
felice. E anche
lui sarebbe riuscito a rendere felice lei. Molto più felice
di quanto avrebbe
mai potuto renderla Finn, questo era poco ma sicuro.
Ma forse stava correndo troppo.
Forse tutta questa storia era solo una sua fantasia e avrebbe
semplicemente
rischiato di rovinare il bel rapporto di amicizia che lui e Rachel
stavano pian
piano instaurando. C'era complicità tra loro... c'era
sintonia. E parlavano.
Parlavano un sacco.
Rachel si stava lentamente trasformando nell'amica più cara
che potesse sperare
di trovare... valeva davvero la pena di rischiare di buttare tutto nel
cesso?
Puck non aveva una risposta.
"Era ora!" commentò Kurt alzando un sopracciglio quando
Rachel e Puck
arrivarono in cima alle scale. "Che stavate facendo là
sotto?"
Puck non poté trattenere un ghigno.
Oh, non preoccuparti, Hummel... lo saprai anche troppo presto.
"Niente," rispose tranquilla Rachel. "Venite, questa
è la
camera dei miei papà."
La ragazza aprì una porta, rivelando un'ampia stanza con un
enorme letto
matrimoniale.
"Dunque, Kurt, tu vedi che cosa riesci a trovare in quel mobile
laggiù...
sì, bravo quello là... e tu Blaine..." aggiunse,
fingendo di studiare per
un secondo la corporatura del ragazzo. "Sì, cerca anche tu
lì."
Blaine mosse ingenuamente un passo verso Kurt e, prima che uno dei due
si
potesse accorgere di qualsiasi cosa, Puck e Rachel avevano chiuso
entrambi a
chiave dentro la stanza.
"Semplice come bere un bicchier d'acqua," ghignò soddisfatta
Rachel.
"Ehi!" strillò un indignatissimo Kurt.
"Che razza di
scherzo è questo?"
"Nessuno scherzo," disse seriamente Puck. "E' solo che siamo
stufi marci di voi e del vostro continuo flirtare senza arrivare mai al
sodo."
"Già," confermò Rachel. "E' ora che vi diate una
svegliata, tra
tutti e due. Uscirete da quella stanza quando avrete ammesso di essere
innamorati, o non ne uscirete affatto."
"Ma io e Kurt non siamo..." tentò Blaine, ma fu bruscamente
interrotto da Puck.
"Vallo a raccontare a qualcun altro," tagliò corto. "Basta,
non
ho più voglia di starli ad ascoltare. Rachel, andiamo a
dormire."
"Buona idea, Noah, in effetti sono un po' stanca... buonanotte ragazzi.
Volete un consiglio? Baciatevi e fatela finita,
sarebbe tutto molto più
semplice."
"Non avete nessunissimo diritto di..." iniziò Kurt, ma
né Puck né
Rachel lo stavano più ascoltando.
Ormai si erano entrambi fiondati nella camera di lei ridendo a
crepapelle.
"Credi che il piano funzionerà?" chiese Rachel quando gli
attacchi di
risatine si furono finalmente calmati.
"Se non funziona fargli passare un'intera notte insieme senza alcuna
possibilità di scampo, nulla funzionerà mai."
"Già," convenne lei annuendo. "Siamo una bella squadra noi
due," aggiunse poi con un sorriso.
"La migliore, mia cara Berry," replicò lui rispondendo al
sorriso.
"Sì, la migliore..." concordò Rachel. Poi
aggiunse, arrossendo
lievemente: "Sono contenta che tu sia nella mia squadra, Noah."
Di nuovo quella strana sensazione di calore si fece strada nel petto di
Puck.
"E' bello esserci," rispose sinceramente.
Rachel accennò un sorriso imbarazzato e nessuno dei due
parve vole aggiungere
altro.
"Beh, dormiamo adesso," disse lei dopo un po', stendendosi sul
copriletto rosa. "Sono ansiosa di scoprire come andrà a
finire tra i due
piccioncini di là."
"Scommetto che ormai staranno pomiciando furiosamente da almeno dieci
minuti," replicò Puck con una scrollata di spalle,
coricandosi accanto a
lei. "Buonanotte Rachel."
"'Notte Noah."
I found a woman I love
Quella notte Puck venne svegliato da un peso sul petto non del tutto
spiacevole
e quando aprì gli occhi trovò Rachel accoccolata
a lui che dormiva serenamente.
Con un piccolo ghigno, circondò la ragazza con le sue
braccia e, in quel
preciso momento, capì che sì, valeva la pena di
correre il rischio e
provare a stare con lei. Cavoli se ne valeva la pena.
Ne valeva la pena mille volte per poter stare con Rachel.
Qualcosa dentro di lui gli diceva che tutto sarebbe andato per il
meglio tra di
loro.
Con questa nuova consapevolezza nel cuore, Puck si
addormentò sereno.
Il mattino seguente, quando Puck e Rachel aprirono la porta della
camera di
Hiram e Leroy Berry, Kurt e Blaine ne uscirono tenendosi per mano e
guardandosi
con una luce nuova negli occhi.
"Beh, che cosa c'è da guardare?" domandò Kurt
squadrando i due amici
con aria sostenuta. Poi aggiunse, con un tono d'avvertimento nella
voce:
"Non osate mai più chiudermi a chiave
in una stanza, è
chiaro?"
Rachel e Puck annuirono, la prima riuscendo a stento a trattenere le
risatine,
il secondo ghignando con l'aria di chi la sa lunga.
"Bene," disse Kurt alzando il sopracciglio con aria di
superiorità.
"E ora pretendo che prepariate a me e al mio ragazzo una bella
colazione
di scuse."
E senza aggiungere altro, iniziò a scendere le scale
trascinando dietro di sé
Blaine, il cui sorriso non era mai stato più luminoso.
Puck e Rachel si scambiarono una stretta di mano soddisfatta.
"Piano riuscito perfettamente," disse lei gongolante.
"Altro che colazione di scuse... dovrebbero baciare la terra su cui
camminiamo."
"Sono assolutamente d'accordo."
"Noi stiamo aspettando!" tuonò Kurt dal
piano di sotto.
I due sussultarono e si guardarono profondamente inquietati.
"Sai, ripensandoci..." disse Rachel lentamente. "Sarà meglio
scendere e preparare quella colazione... Kurt sa essere spaventoso."
Puck annuì, rabbrividendo al pensiero di un Hummel
arrabbiato. Quel ragazzo era
piccolo, ma molto combattivo... e aveva Blaine dalla sua... e qualcosa
nella
testa di Puck gli suggeriva di non sottovalutarlo solo
perché veniva da una
scuola di damerini. Qualcosa diceva a Puck che quel ragazzo sapesse il
fatto
suo.
"D'accordo," cedette. "Però pretendo i muffin."
Rachel rise e prese la sua mano, precipitandosi giù
dalle scale.
Puck non poté fare a meno di sorridere al suo gesto e si
disse che sì, per
quanto potesse sembrare impossibile, anche Puckzilla era caduto in
trappola.
Aveva trovato una ragazza da amare.
E - strano ma vero - scoprirsi innamorato era la sensazione
più bella del mondo.
AUTHOR'S NOTES
Ehilà!
Scusate per il ritardo.
Sì, sono imperdonabile, me ne rendo
conto. Tenterò di non farvi attendere più
così
tanto, ma nel caso in cui io lo faccia ricordate: la colpa è
solo di
tutta la roba che ho da studiare, utilizzate i vostri poteri telepatici
per
convincere l'immensa mole di lavoro a svolgersi da sola, senza bisogno
del mio intervento u.u xD
Avenue Q è un
musical stupendo e Lea Salonga è un'artista
meravigliosa... e per quanto non sia servita a nulla nella storyline la
volevo citare perché la adoro... e perché trovo
gli
excited!Rachel&Kurt estremamente teneri u.u le mie dive
preferite *-* detto
questo, no,
lei non ha mai recitato in quel particolare musical, ma... whatever. La
cosa non ci preoccuperà minimamente e fingeremo che l'abbia
fatto, giusto? Perfetto :D
In conclusione... sweet Puck is
sweet *-*
e noi lo amiamo così com'è, specialmente con
Rachel al
suo fianco (non negherò che le continue scene Luck e Finchel
mi
stiano spezzando il cuore in minuscoli pezzettini settimana dopo
settimana ç_ç ma accetterò la
volontà di RM
- pur continuando ad essere arrabbiata con lui perché non mi
soddisfa - e scriverò tante ficcy per consolarmi u.u)
Un grazie enorme a tutti quelli
che seguono la mia storia, siete unici :) e un grazie speciale alla mia
schiavista personale, Tem_93,
che con... ehm... amore
e dolcezza mi ricorda di postare i nuovi capitoli al
più presto lol fai bene, continua a schiavizzarmi!;)
Hugs&Butterfly Kisses
DreamGirl<3
|
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Capitolo 7 *** The Shmuel Song ***
LOST
WITHOUT YOU
7. The Shmuel Song
"...insomma,
sarebbe davvero un crimine se..."
Puck
continuò educatamente ad annuire mentre Rachel persisteva
nel suo
parlargli di cose delle quali lui non capiva proprio un accidente.
Se
non altro aveva una buona scusa per guardarla.
Era
da ormai una settimana che cercava di invitarla ad uscire, ma per
qualche
strana ragione, non era ancora riuscito a trovare il coraggio di farlo.
La cosa
lo mandava ai matti. Lui era Noah Puckerman, cazzo!
Non poteva
continuare a comportarsi da sfigato, era una cosa assolutamente
ridicola.
Sospirò
sconfortato. Perché quella stramaledetta ragazza aveva il
potere di
trasformarlo da strafico quale era a stupida mammoletta?
"...non
sei d'accordo anche tu, Noah? ...Noah? Noah, mi stai
ascoltando?"
Puck
venne improvvisamente risvegliato dal suono del suo nome.
"Eh?"
domandò sbattendo le palpebre per un secondo. Poi
tornò alla
realtà. "Oh, sì! Sì, certo
che ti sto ascoltando!"
Rachel
alzò un sopracciglio.
"Bene,
allora dimmi che cosa ne pensi."
"Io..."
iniziò Puck sforzandosi di ricordare l'argomento della
conversazione. "Sì! Sì, certo, credo che sarebbe
assurdo se... ehm... Bill
Case non vincesse un Emmy!"
Rachel
sospirò e scosse la testa.
"Will
Chase, Noah, Will Chase," lo corresse. "E
stiamo parlando dei Tony
Awards, non degli Emmy."
"...oh."
Rachel
si lasciò sfuggire una mezza risatina.
"Apprezzo
lo sforzo di seguirmi, comunque," disse. "D'accordo,
basta musical. Piuttosto, mi sembri pensieroso oggi. Qualcosa non va?"
Puck
deglutì.
Ecco
qui. Rachel gli aveva offerto l'occasione di fare la sua mossa su un
piatto d'argento. Si trattava solo di tirare fuori le palle e farlo.
"In
effetti, Rachel..." cominciò con il cuore che gli batteva
furiosamente nel petto. "Volevo chiederti una cosa."
"Dimmi,
ti ascolto," replicò lei curiosa.
Coraggio,
si disse Puck. Tira fuori le palle.
Prendendo
un gran respiro, sollevò il sopracciglio nella sua migliore
espressione da flirt e si voltò di nuovo verso Rachel.
"Mi
chiedevo... avresti da fare venerdì sera?"
Rachel
scosse la testa.
"Fantastico.
Allora magari potremmo uscire insieme..."
Puck
si scoprì a trattenere il fiato, ma il viso di Rachel si
distese in un
sorriso.
"Ma
certo, volentieri Noah," rispose.
Fuochi
d'artificio esplosero nel cervello di Puck, mentre i suoi neuroni
iniziavano a ballare allegramente la conga.
Vittoria!
Era
stato come bere un bicchier d'acqua, chissà
perché si era preoccupato tanto
poi... in fondo lui era Noah Puckerman!
Ormai
del tutto sicuro di sé, si preparò a sfoderare
una delle sue migliori
frasi da conquistatore, ma i suoi diabolici piani furono bruscamente
interrotti
da...
"Mercedes!"
esclamò Rachel vedendo l'amica arrivare. "Ti siedi
con noi?"
"Certo,
ragazzi, volentieri..." rispose lei.
E
si sedette.
Puck
chiuse la bocca, contrariato.
Beh,
avrebbe dovuto aspettare fino a venerdì sera per stupirla
con il suo
meraviglioso romanticismo.
"Allora,
che novità?" domandò Mercedes, infilzando una
crocchetta con
la forchetta.
"Io
e Puck usciamo questo venerdì," disse Rachel con un gran
sorriso.
Mercedes
si voltò verso Puck con un'espressione compiaciuta.
Evidentemente
anche lei aveva sospettato qualcosa.
"Ah
sì?" domandò soddisfatta.
Puck
le restituì un sorriso annuendo.
"Già,"
confermò Rachel. "Che ne dici, ci sei anche tu?"
Puck
sentì il sorriso scivolare via dalla faccia, mentre Mercedes
quasi si
strozzava con l'acqua per la sorpresa.
"Mercedes!"
esclamò Rachel preoccupata. "Tutto
bene?"
"Sto
bene, sto bene," boccheggiò lei. "Ma... che intendi per ci
sei anche tu?"
"Beh,
naturalmente se sei impegnata non fa nulla, ma tra amici più
si è
più ci si diverte."
Mercedes
guardò scioccata Puck, il cui morale era appena sceso molto,
molto sottoterra.
"...Mercedes?"
insistette Rachel. "Avanti, ci
divertiremo..."
Mercedes
si riscosse.
"Mi
spiace, Rachel," disse lanciando un breve sguardo a Puck.
"Venerdì proprio non posso."
"Oh,
peccato," replicò Rachel. "Ci saremmo divertiti e... oh,
mamma mia, ma è tardissimo! Scusate ragazzi, devo fare delle
prove in
auditorium... ci vediamo più tardi ok? Noah, poi noi due
dobbiamo metterci
d'accordo per venerdì. Magari potremmo invitare Kurt e
Blaine..."
No,
i piccioncini no, per favore...
Era
già abbastanza avvilente che Rachel avesse scambiato quello
che avrebbe
dovuto essere il loro primo appuntamento per un'uscita tra
amici... uscire
con una tenera coppietta in amore sarebbe stato decisamente troppo.
Mercedes
colse il suo guardo afflitto e fu compassionevole.
"Non
mi sembra assolutamente una buona idea!" intervenne
prontamente. "Stanno insieme da poco, probabilmente vorranno stare un
po'
soli..."
"Già,
immagino che tu abbia ragione," rispose Rachel.
Sembrò
lievemente dispiaciuta, ma scrollò le spalle.
"Beh,
allora saremo solo io e te, Noah... ora scappo o non
riuscirò a
combinare niente. A più tardi!"
Appena
fu fuori portata d'orecchio Mercedes si voltò verso Puck.
"Parliamone,"
disse. "Perché pensa che la vostra sia un'uscita
da amici?"
Puck
scosse la testa arrabbiato e avvilito.
"Non
ne ho idea," rispose. "Insomma... io ho fatto tutto per
bene... ho alzato il sopracciglio! Il sopracciglio,
insomma!"
"Il
sopracciglio?" domandò lei sconcertata.
"Ma tutti
sanno che per te è quasi un rituale di accoppiamento!"
"E
lo dici a me?" replicò lui rabbioso. "Le
ho riservato il
mio miglior sopracciglio sexy da rimorchio... e lo uso solo per le
grandi
occasioni!"
Mercedes
batté sulla sua spalla con fare comprensivo, mentre lui
sbuffava.
"Tanto
lo so qual è il problema, inutile illudersi..."
commentò cupo,
lanciando un'occhiata storta al problema, che in
quel momento era
impegnato a ridere di chissà quale scemenza con i ragazzi
del football. "Finn."
aggiunse, pronunciando quel nome come se si trattasse di qualcosa di
particolarmente disgustoso.
Maybe
it's just that you're afraid to go out on to a limb-ovich
Maybe
your heart's completely swayed
But
your head can't follow through
Mercedes
lanciò uno sguardo al ragazzo, sovrappensiero.
"Sai...
non credo che lei pensi ancora davvero a lui..." disse piano. "Credo
che sia semplicemente troppo abituata all'idea di Finn come
fidanzato... o
ragazzo per cui disperarsi."
"Lo
credo anch'io," rispose Puck scrollando le spalle. "Non si è
limitata a non nominarlo più... nemmeno lo guarda più
ultimamente... e,
non so se l'hai notato, ma non sembra neanche più
così triste. Lo vuoi sapere che
cosa penso? Che sia semplicemente troppo spaventata per ammettere che
quello
tra lei e Finn non era amore... cazzo, non era nemmeno lontanamente simile
all'amore.
E credo che lei lo sappia... semplicemente ancora
non riesce ad accettarlo.
Ma come diavolo potrà mai anche solo vedere
qualcun altro se è ancora
così fottutamente innamorata dell'idea di
essere innamorata di quel
cretino di Finn?"
Puck
spinse via il vassoio del pranzo, frustrato.
Tutta
quella storia gli aveva fatto perdere l'appetito.
E
non aveva nemmeno finito le sue patatine!
Mercedes
lo studiò per qualche secondo.
"Non
ti arrendere," gli disse alla fine. "Non ancora, almeno.
Sono più che certa che tu abbia una possibilità
con lei, ha solo bisogno di
tempo... pensa a come stava solo tre settimane fa. Ha già
fatto dei grandi
progressi."
"Già..."
convenne Puck, mentre il suo sguardo si ammorbidiva
lievemente per un secondo.
Ma
quasi subito si incupì ancora.
But
shouldn't I want the world to see
The
brilliant girl who inspires me?
Don't
you think that now's a good time to be
The
ambitious freak you are?
Cathy,
you get to be happy!
Stop
temping and go and be happy!
"Ma
non è ancora abbastanza," disse stringendo i pugni. "E'
molto più... se
stessa di qualche settimana fa... ma non è
ancora... lei! E' questo
che mi manda in bestia, cavolo!" batté un pugno sul tavolo
facendo
sussultare Mercedes. "Dov'è quella cavolo di rompiscatole
irritantemente
brillante che ho conosciuto? Dov'è quella noiosissima
ragazza ambiziosa fino al
punto della follia? Prova canzoni ma da quel giorno
non ha ancora
cantato una singola canzone al Glee - non una! E
non ha nemmeno ancora
proposto un assolo 'perfetto per lei' per le Regionali... che si
avvicinano
ogni giorno di più!"
"Te
l'ho detto, ha bisogno di tempo..."
"Ma
di quanto tempo?" disse Puck tra i denti. "Sono
stufo
di vedere quel... quel qualcosa che manca nel suo
sguardo! Può dire che è
felice quanto vuole, ma non è vero! Non del tutto, almeno...
l'unica volta in
cui l'ho vista davvero felice è stato a
quello stupido musical che siamo
andati a vedere... e non è giusto perché
lei merita di essere felice...
non è giusto che Finn sia felice e lei
no! E' ora che sia felice
anche lei... cazzo, dovrebbe solo smetterla di aggrapparsi a quella
stupida idea
di lei e Finn e potrebbe esserlo... perché non vuole essere
felice?"
Perché
non vuole essere felice con me?
sembravano chiedere i suoi
occhi.
E
Mercedes li capì. Non rispose subito.
"Forse..."
disse alla fine, molto lentamente. "Forse quello di
cui ha bisogno è qualcuno che la costringa ad
essere felice e a buttarsi
definitivamente alle spalle Finn."
"Non
guardare me," disse Puck in preda alla frustrazione. "Io
sono l'amico con cui esce venerdì sera,
ricordi?"
"Al
contrario, io credo che tu sia proprio quello di cui avrebbe
bisogno," obiettò Mercedes. "Ascolta, non credevo che
sarebbe arrivato il giorno in cui ti avrei
spinto tra le braccia della mia diva, ma vedo il modo in cui la guardi
e ti
prendi cura di lei... e vedo anche il modo in cui si comporta lei
quando
è insieme a te. Forse non se n'è resa ancora
conto, ma le piaci. Ne sono certa.
Forse dovresti solo essere... un po' più esplicito."
Puck
la guardò scandalizzato.
"Ho
usato il mio sopracciglio sexy!"
protestò.
"Non
si tratta di sopracciglia qui, Puck!" lo rimbeccò lei
esasperata. "Devi parlarle, ecco la
verità! Ascoltami bene...
questo venerdì devi coglierla di sorpresa... falle passare
l'appuntamento più
bello della sua vita!"
"Ma
non è un appuntamento, non l'hai sentita?"
"Questo
è irrilevante! Sarete solo voi due, non avrai un'occasione
migliore... stupiscila, mostrale quanto tu possa essere perfetto e
meraviglioso
e a fine serata, dille quello che provi. Sono certa che
funzionerà."
Lui
fece una smorfia, molto poco convinto.
"Non
sono un granché con le parole," disse. "Ho un mucchio di
frasi fatte per rimorchiare, ma non sono un mostro nell'improvvisazione
e non c'è verso che mi metta a parlare di sentimenti. Forse
farei meglio
a lasciar perd..."
Non
finì la frase, zittito da un'inquietante sguardo truce di
Mercedes.
Quella
ragazza poteva fare davvero tanta paura, alle volte...
"Se
proprio non riesci a dirglielo mandale un bigliettino, usa i tuoi
bicipiti ammaliatori, o roba del genere, non mi interessa... ma non ti
permetterò di sprecare la tua unica possibilità
con Rachel, sono stata chiara?
Qui sono in gioco la tua felicità e soprattutto quella della
mia diva!"
Puck
grugnì.
Mercedes
non aveva tutti i torti. Rachel era l'unica cosa che l'avrebbe reso
davvero felice... non sapeva se il contrario potesse essere considerato
vero,
ma di una cosa era certo: lui non l'avrebbe mai fatta soffrire...
avrebbe fatto
di tutto per farla star bene.
"Forse
hai ragione," disse senza sbilanciarsi troppo, alzandosi dal
tavolo. "Grazie," aggiunse velocemente.
"Noah
Puckerman che ringrazia?" domandò Mercedes con un ghigno.
"Mi segno la data sul calendario!"
"Già,
non ti ci abituare..." commentò lui, facendo il sostenuto.
"Ora vado, o farò tardi a lezione di scienze... non che mi
interessi, ma
Rachel mi ha minacciato di uccidermi se mi beccherà di nuovo
a saltare le
lezioni quindi..."
Mercedes
rise e, mentre andava via, Puck la sentì distintamente dire
qualcosa
sull'amore che rende migliori.
Simpatica.
Molto
simpatica, davvero.
Have
I mentioned today
How
lucky I am
To
be in love with you?
Mentre
camminava verso il suo armadietto, Puck fece una deviazione strategica
e
raggiunse l'auditorium. Non era poi così tardi, in fondo.
Aprì
piano la porta ed entrò, facendo attenzione a non farsi
notare.
Non
che fosse necessaria tutta quella cautela, in realtà...
quando cantava,
Rachel era così concentrata che non vedeva niente e nessun
altro.
Puck
richiuse delicatamente la porta alle sua spalle e si sedette
silenziosamente nell'ultima poltroncina dell'ultima fila.
Rachel
stava cantando una canzone molto dolce che lui non aveva mai sentito prima.
Era
bella.
Era
una canzone d'amore, non triste come quelle che cantava ultimamente, ma
piena di speranza.
Sorrise.
Mercedes
aveva ragione. Rachel stava facendo passi da gigante, aveva solo
bisogno di tempo... e magari di una spintarella.
Chissà,
magari poteva essere lui a darle quella spintarella.
Magari
poteva davvero aggiustarsi tutto per il meglio.
Rimase
fermo a sentirla cantare, non si mosse nemmeno quando suonò
la
campanella.
Non
gli importava di perdere la lezione di scienze.
Non
gli importava nemmeno di essere ucciso se mai lei l'avesse scoperto, in
effetti... ne valeva la pena.
Ne
valeva la pena per stare a sentire Rachel cantare in quel modo, per
vedere
quel sorriso che, a volte, per qualche breve istante, era totalmente,
completamente sincero, mentre cantava quella canzone.
L'amava
e odiava il fatto di non essere in grado di dirglielo.
Non
era mai stato bravo con le parole, o con i sentimenti ed era una cosa
che detestava dal più
profondo del cuore.
Rachel
avrebbe meritato qualcuno che fosse almeno in grado di dirle quanto
fosse speciale. Dopo Finn, avrebbe meritato almeno
questo.
Ma
lui... lui non sarebbe mai stato capace di dirglielo, ne era certo.
Perché?
si chiese Puck, mentre guardava Rachel corrugare la fronte e
chiedere a Brad di ricominciare da capo perché "Non
è stata assolutamente
una buona esibizione! Mediocre, a voler essere generosi! Deve diventare
perfetta!".
Perché
non riesco a dirti quanto io sia fortunato ad essere innamorato di te?
AUTHOR'S NOTES
Ehilà!!:))
I know, I know... much-too-sweet!Puck alert!! xD Ma cercate di
capirlo... è innamorato!! ;D
Spero che il capitolo vi sia piaciuto... ah, dimenticavo, Will Chase
è un artista meraviglioso, con una voce inumanamente bella
<3
Ascoltatelo cantare "Your Eyes" di RENT e... piangete! xD
Come al solito, grazie a tutti quanti, siete
meravigliosi&magnifici... non so nemmeno dire quanto io vi
adori... grazie!
Hugs&Butterfly Kisses
DreamGirl<3
|
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Capitolo 8 *** The Next Ten Minutes I ***
LOST
WITHOUT YOU
8. The Next Ten Minutes I
Venerdì
sera arrivò, e così l'ora del non-appuntamento.
Rachel sobbalzò sentendo il
rumore di un clacson e il suo volto si distese automaticamente in un
sorriso.
"Noah è arrivato, io
esco!" disse ai suoi papà, prendendo la giacca.
"D'accordo piccola,
divertiti e non fare troppo tardi," si raccomandò Hiram.
"E salutaci
tanto
Noah," gli fece eco Leroy.
Rachel sorrise
e annuì.
Non aveva idea
del perché i
suoi papà avessero quell'incredibile adorazione per Noah, ma
la cosa le faceva
piacere.
"Certo,"
rispose.
"A più tardi, vi voglio bene," aggiunse, dando un bacio a
ciascuno
dei due uomini e uscendo di casa.
L'auto nera di
Noah era lì
ad aspettarla.
Sentendosi
inspiegabilmente
leggera, Rachel salì.
"Ciao,"
salutò
sistemandosi nel sedile accanto al conducente.
"Ciao, mia
piccola
principessa ebrea-americana," rispose un Noah particolarmente allegro.
Rachel
aggrottò le
sopracciglia.
"Piccola
principessa
ebrea-americana?" domandò guardandolo sollevando le
sopracciglia. "Davvero
Noah?"
Puck
alzò le spalle con un
piccolo ghigno.
"Mi sembra che
ti si
addica," disse semplicemente.
Rachel rise
lievemente
scuotendo la testa.
"Tu sei
completamente
fuori di testa..." commentò. "Proprio non capisco che cosa
ci trovino
i miei papà in te..."
"I tuoi
papà?"
chiese lui confuso.
"Non fare il
finto
tonto... lo sai che ti adorano," disse Rachel lanciandogli un'occhiata
di
traverso. "A proposito, si sono raccomandati di salutarti."
Puck
annuì compiaciuto.
"Bene bene
bene,"
disse. "Sono colpito. Naturalmente so di essere
l'essere più fico e
perfetto che esista sulla faccia della Terra, ma fino ad ora il mio
fascino non
era mai riuscito a conquistare un padre. Di solito
tutti mi lanciano
certe occhiate quando mi vedono con le loro figlie..."
"E ti chiedi
perché?" gli domandò Rachel alzando un
sopracciglio. "Se io
avessi una figlia non te la farei vedere nemmeno in fotografia, ti
conosco
troppo bene."
"Ouch!"
esclamò
Puck, portandosi una mano al cuore con aria melodrammatica. "Mi
ferisci,
Berry..."
"Sì,
certo..."
rispose lei roteando gli occhi. "Senti, hai intenzione di stare qui a
fare
lo scemo tutta la sera, o possiamo andare?"
Lui rise.
"Possiamo
andare," disse. "Ogni desiderio della mia principessa è un
ordine!" aggiunse poi con un sorriso che di innocente non aveva nulla.
"Sì,
è ufficiale, sei
proprio cretino, Noah..." commentò Rachel, scuotendo la
testa, ma
lasciandosi sfuggire un sorriso. "Comunque, dove andiamo?"
Sul viso di
Puck si aprì un
ampio ghigno.
"Sorpresa,"
disse, mettendo in moto. Poi, prima che lei potesse emettere anche una
sola
sillaba: "E non provare a protestare. Non c'è verso che io
te lo
dica!"
Rachel mise il
broncio.
"Dov'è
finito ogni
desiderio della mia principessa è un ordine?"
"Ogni
desiderio
della mia principessa è un ordine?"
ripeté lui storcendo il naso.
"Quale cretino direbbe una cosa del genere?"
Rachel gli
lanciò uno
sguardo truce, ma lui, semplicemente, rise.
Per tutto il
viaggio,
Rachel non fece altro che tentare di scoprire dove fossero diretti
supplicando
Puck, poi provocandolo con fare sensuale - era quasi certa che questo
avesse quasi
funzionato - e infine addirittura minacciandolo.
Puck da parte
sua, per
tutti i venti minuti - venti minuti! Non
è che fossero passati dei
giorni, perché quella ragazza non poteva semplicemente aspettare
e
vedere con i suoi occhi dove fossero diretti? - della durata del
viaggio, si
divertì un mondo a osservare Rachel e i suoi
patetici tentativi di
corromperlo... ok, doveva ammettere che quando aveva cercato di sedurlo
per
ottenere risposte, non era stato patetico per niente... anzi, aveva
quasi
ceduto, in realtà... ma era riuscito a farsi coraggio e a
ignorare la vocina
malefica che gli diceva: Che si fotta il piano! Saltale
addosso!
Voleva
conquistare Rachel e
l'effetto-sorpresa era essenziale per la riuscita del suo piano.
Quando
giunsero a
destinazione, lei stava ancora minacciando di sottoporlo a
irripetibili
torture.
"...e ti giuro
che se
non mi dici subito dove stiamo andando, io-"
"E smettila!"
la
interruppe lui esasperato. "Dio, quanto sei irritante, non vedi che ci
siamo fermati? Ho parcheggiato. Siamo arrivati,
per la miseria!
Se vuoi tanto sapere dove ti ho portata ti basta alzare gli
occhi e
guardare fuori dal finestrino!"
"...oh,"
disse Rachel, ammutolendo.
Non si
era proprio
accorta che si fossero fermati.
Curiosa e
lievemente
emozionata voltò lo sguardo.
Ciò
che le si presentò
davanti agli occhi la sbalordì e non poco.
Isn't
that the Museum?
Have
you been inside the Museum?
We
should
go
"...un
museo?" domandò confusa fissando il grande edificio in
pietra grigia.
"Sì,
un museo," replicò Puck con la massima
tranquillità.
Rachel
si
voltò a guardarlo interrogativo.
"Fai
sul serio?" chiese.
"Beh?"
la rimbeccò lui. "Ti sembra così strano che io
voglia portarti al
museo?"
"...sì."
"Beh,
questo dimostra solo che non mi conosci come credi," ribatté
Puck facendo
il sostenuto. "Stai avendo qualche ripensamento a proposito di quella
foto
di tua figlia?"
"Se
anche l'avessi avuto, dopo questa esilarante battuta l'avrei
dimenticato."
"Sì,
sì... chi disprezza compra, Berry..." rispose lui con un
ghigno.
"Vogliamo stare qui tutta la sera a beccarci o possiamo entrare?"
"D'accordo,
entriamo," concesse lei. "Ma ti avverto che mi sembra ancora troppo
strano vedere Noah Puckerman che entra
in un museo."
Puck
sorrise, uscendo dalla macchina e facendo una piccola corsa per poter
aprire la
portiera di Rachel.
"Che
posso dire, Berry... sono pieno di risorse."
"E
adesso fai anche il gentiluomo... sono colpita," commentò
lei rispondendo
al suo sorriso.
Puck
festeggiò mentalmente.
Un
punto
in suo favore.
"Museo
di che cosa?" domandò Rachel, curiosa, mentre salivano i
gradini verso la
porta d'ingresso.
"Storia
naturale," rispose Puck, conducendola verso la biglietteria. "Ma non
è per questo che siamo qui."
Lei
lo
guardò interrogativa.
"Che
cosa vuoi dire?"
Puck
le
fece segno di aspettare.
"Salve,"
disse alla donna della biglietteria.
"Buonasera,
avete prenotato?" disse lei con un sorriso affabile.
"Sì,
il nome è Noah Puckerman."
"Un
attimo, controllo... certo, ecco qui. Noah Puckerman. Due persone.
L'evento si
svolgerà nella sala conferenze del terzo piano. Per
arrivarci dovete..."
"Conosco
la strada, grazie," rispose velocemente Puck, che stava già
trascinando
Rachel verso gli ascensori.
"Evento?"
ripeté lei confusa. "Noah, dove diavolo mi
stai trascinando?"
"Non
hai sentito?" domandò lui di rimando con un ghigno. "Sala
conferenze
del terzo piano!"
"Non
è divertente... Noah Puckerman, ti ordino di
dirmi immediatamente che
cosa sta succedendo!"
Puck
rise.
Rachel
aveva iniziato a puntare i piedi come una bambina ed era terribilmente
buffa e
carina.
"D'accordo,
d'accordo..." disse, chiamando l'ascensore. "Il museo è
finanziato
dalla comunità ebraica. E una volta l'anno organizzano un
evento commemorativo
per la comunità."
Rachel
si
sentì cascare le braccia.
"Non
dirmi che mi hai portata qui a sentire una serie di noiosi sermoni su
quanto
sia bello essere ebrei..." protestò, incredula. "Avevi detto
che ci
saremmo divertiti!"
"E
così sarà," rispose Puck, il sorriso che si
allargava sempre di più a ogni
passo verso la sala conferenze. "Quest'anno hanno deciso di organizzare
un
concerto... hanno ingaggiato una band che suonerà i
più grandi successi dei
migliori artisti ebrei. Cose come Neil Diamond... roba forte."
Puck
aprì
una bella porta in mogano rivelando quella che tutto sembrava, eccetto
la sala
conferenze di un museo. Una decina di riflettori illuminavano un
piccolo palco
su cui erano stipati una batteria, una tastiera, un amplificatore al
quale era
appoggiata una chitarra e un microfono. Sulle pareti c'erano
illustrazioni
rappresentanti fossili e e scheletri di dinosauri. Un centinaio di
persone
giovani e meno giovani se ne stavano seduti, in attesa. Rachel
aprì la bocca,
sbalordita. Era lo spettacolo più strano e più
bello al quale avesse mai
assistito in tutta la sua vita.
"Che ne pensi?" chiese Puck.
"Scherzi?" disse Rachel, palesemente elettrizzata. "E'
fantastico, lo adoro!"
I punti salgono a due!, pensò Puck,
annuendo soddisfatto, e la condusse
fino alla prima fila.
"Addirittura posti riservati ai VIP?" domandò lei, mentre
leggeva il
cartello attaccato al suo sedile prima di prendere posto.
Puck alzò le spalle.
"I VIP della comunità ebraica sono solo vecchi rabbini
noiosi..."
disse. Poi aggiunse, con un ghigno: "...e giovani particolarmente
meritevoli come il sottoscritto, naturalmente."
"Certo, certo..." commentò lei sarcastica. "Confessa: quanta
gente hai dovuto minacciare e ricattare per ottenere questi posti?"
"La tua totale mancanza di fiducia in me mi ferisce profondamente,
Berry," disse lui, fingendosi offeso. "Ti basti sapere che
l'organizzatore mi doveva un favore. Uno bello grosso. In effetti, non
era il
solo a dovermi un grosso favore..."
"Che cosa vuoi dire?" domandò Rachel, chiedendosi se dovesse
essere
preoccupata.
Il tono di Puck di certo non aveva nulla di anche solo lontanamente
rassicurante...
"Lo scoprirai presto, Berry," rispose lui.
L'espressione misteriosa che aveva assunto era se possibile ancor meno
rassicurante del tono di prima.
"Noah, ma che...?" ma non fece in tempo a finire la frase,
perché la
band era salita sul palco e tutti avevano iniziato ad applaudire.
Il cantante solista presentò a band al pubblico e fece un
breve elenco dei
cantanti che sarebbero stati omaggiato quella sera.
Puck aveva assolutamente ragione, era roba forte.
Oltre a Neil Diamond c'erano grandi nomi come Bob Dylan e Leonard Cohen.
"...e ora, prima di iniziare, un breve omaggio ad un'altra grande
artista
ebrea, Barbra Streisand, per il quale passeremo il microfono ad
un'ospite
speciale, che ci allieterà con la bellissima Warm
All Over."
Rachel non poté che provare una fitta di invidia per la
sconosciuta che stava
per cantare quella canzone così bella, davanti a tutte
quelle persone. Chissà
chi era... magari una delle ragazze che aveva incontrato in uno dei
suoi tanti
provini...
"Fate un bell'applauso alla nostra personalissima stella ebrea..."
continuò il cantante. "...la signorina Rachel Berry!"
Rachel si sentì mancare un battito e trattenne il respiro.
Lei?
Ma com'era possibile che...
In un lampo di comprensione si voltò verso Puck,
con gli
occhi sbarrati e la bocca spalancata, ma lui si limitò a
restituirle un piccolo
ghigno soddisfatto mentre batteva le mani insieme agli altri.
Guardando l'espressione stupita di lei, gli occhi che le brillavano, il
volto
che le si illuminava, Puck non poté fare a meno di lasciarsi
sfuggire un
sorriso.
Ormai la somma dei punti che aveva conquistato era
incalcolabile.
Rachel fu praticamente trascinata sul palco mentre continuava a
guardare Puck
smarrita e senza nemmeno sapere bene come si ritrovò con un
microfono in mano.
Prima che potesse mettere insieme qualcosa di intelligente da dire, la
base
della canzone partì e tutto ciò che
poté fare lei fu cantare, senza lasciare
gli occhi di Puck.
"Warm all over, warm all over, everytime you smile you get me
warm all
over..." mentre lui la guardava con quel suo sorrisetto
soddisfatto,
Rachel non poté impedirsi di sentire un gran calore farsi
strada nel petto. Era
vero, quando Noah sorrideva, qualcosa in lei si scaldava.
Anzi, a pensarci bene non era solo quando sorrideva...
Anche quando era disperata per via di Finn, e sentiva tutto quel gelo
nel
cuore, lui era arrivato e l'aveva sciolto semplicemente standole
accanto. Così,
come se niente fosse, senza nemmeno rendersene conto.
"...when I touch your hand I'm home,
home again and warm all
over..."
Ancora
una volta, la canzone non mentiva.
Si era sentita serena quando aveva stretto la mano di Noah nella sua.
Era
naturale, giusto, come se la sua mano fosse stata
creata al solo scopo
di stringere quella di lui. Era una sensazione bella. Sapeva di casa. E
tornava
quel calore...
Puck, dal canto suo, non riusciva a staccare gli occhi da Rachel, che
ormai si
era impadronita del palco come solo lei sapeva fare e stava
già incantando
tutti. Sentiva i commenti mormorati dai vecchi rabbini seduti dietro di
lui,
che giuravano di non aver mai sentito una voce così bella e
percepiva gli
sguardi ammirati di tutta la platea. Era praticamente certo che stesse
facendo
strage di cuori tra i ragazzi del pubblico. Il pensiero lo
infastidì non poco.
Chi si credevano di essere, quegli stupidi perdenti, per mettersi in
competizione con il grande Puckzilla? Rachel era sua.
Ancora non lo sapeva, ma era sua.
E non avrebbe permesso a nessuno di portargliela via.
Mentre la canzone finiva, Rachel incrociò nuovamente il suo
sguardo e Puck si
esibì nel suo miglior sorriso mozzafiato - con tanto di
sopracciglio alzato da
conquistatore, naturalmente.
"...so warm all over with a tender
love for you."
Una
volta
finita la canzone, Rachel fece del suo meglio per mostrarsi carina agli
occhi
del pubblico. Sorrise, ringraziò ripetutamente e fece tutte
le
cose che ci si aspettava che facesse. Ma la sua mente era altrove.
Tender love, diceva la canzone.
E lei aveva istintivamente guardato Noah.
Amore e Noah.
Era strano che quelle due parole stessero nella stessa frase... Noah era
suo amico... uno dei suoi migliori amici, a dirla
tutta. E lei non
provava nulla per lui se non una grande amicizia, giusto?
Giusto.
E allora... allora perché quelle due parole sembravano stare
così bene,
sembravano essere così perfette una
accanto all'altra?
Rachel non aveva una risposta.
Ma sapeva una cosa: che Noah la faceva sentire bene, la scaldava.
E non avrebbe rinunciato ad averlo accanto nemmeno per tutti ruoli da
protagonista a Broadway.
Da quando Rachel tornò al suo posto accanto a Puck, la
serata proseguì molto
velocemente.
La musica era davvero bella e i ragazzi della band bravi.
Quando il concerto finì, Puck prese la mano di Rachel e
insieme si avviarono
verso l'auto senza dire nulla - non senza essere fermati più
volte da qualcuno
che voleva congratularsi con lei per la "magnifica interpretazione".
Nessuno dei due parlò veramente finché, mentre si
dirigevano verso casa di
Rachel, Puck non le domandò:
"Allora? Ti sei divertita?"
Rachel gli lanciò una breve occhiata.
"Sì," rispose. "Se non altro ho capito cosa intendevi quando
dicevi che l'organizzatore non era l'unico a doverti un grosso
favore..."
Un sorriso attraversò il volto di Puck.
"Piaciuta la sorpresa?"
"E me lo chiedi?" domandò lei di rimando infervorandosi. "E'
stata la cosa più strabiliante che qualcuno abbia mai fatto
per me, inclusa
quella volta in cui i miei papà mi hanno portato a New York
a vedere Wicked per
il mio undicesimo compleanno! Insomma... quella canzone meravigliosa...
come
facevi a sapere che è una delle mie preferite?"
"Beh, ovviamente dato che grazie a noi due adesso
Hummel sta con
l'uomo dei suoi sogni, non poteva negarmi il suo aiuto... doveva
ripagare in qualche modo l'enorme debito che sentiva di avere nei miei
confronti!"
Rachel alzò un sopracciglio.
"Enorme debito che sentiva di avere nei tuoi confronti?"
ripeté scettica. "Ma se ci ha costretto a cucinare i
pancakes sia a lui
che a Blaine!"
"Dettagli insignificanti," replicò Puck. "Ho i miei metodi
di
persuasione."
Lei considerò le sue parole e la sua espressione per un
secondo.
"Non voglio sapere," decretò infine. "Certe cose non
dovrebbero mai essere svelate e
soprattutto non ad una persona sensibile e innocente come me."
Il ghigno di lui si allargò.
"Sensibile e innocente?" rise. "Ma sentila... chi
è che
ha mandato quella ragazzina in un covo di drogati per non vedersi
togliere i
suoi preziosi assoli?"
"Ehi! Questo è un colpo basso!" protestò lei. "E'
stato mesi fa
e non avevo idea che fosse un posto pericoloso!"
"Già, già... dicono tutti così, cara
la mia Berry!" commentò Puck.
"Eccoci qui!" aggiunse poi, fermandosi davanti al vialetto della casa
di Rachel.
Lei aggrottò le sopracciglia.
Oh... di già?
Era stata bene con Noah e, per quanto non fosse disposta ad
ammetterlo
davanti a lui, avrebbe voluto rimanere in sua compagnia un altro po'.
"Abbiamo fatto presto," commentò, slacciandosi di malavoglia
la
cintura di sicurezza.
"C'era poco traffico..." rispose lui.
...purtroppo, non poté fare a meno di
aggiungere mentalmente.
"Già, immagino di sì... beh, buonanotte Noah.
Grazie della bella serata
e... beh... di tutto."
Rachel uscì dall'auto e, con un ultimo sorriso, chiuse la
portiera.
Puck la guardò andare via lentamente.
Si era ripromesso di dire tutto a Rachel entro fine serata.
Doveva dirglielo.
Non avrebbe avuto un'occasione migliore di questa, non ci
sarebbe stato
momento più perfetto.
"Ehi Rachel!" la chiamò, uscendo dalla macchina a sua volta
e andando
verso l'imboccatura del vialetto dei Berry.
"Sì?" ripose subito lei, voltandosi a guardarlo.
Strano, pensò lui.
Sembrava agitata e ansiosa almeno quanto lui.
"Dovrei... devo parlarti di una cosa," disse lui.
"Sì, Noah... dimmi," rispose lei, muovendosi più
velocemente di
quanto Puck avesse mai sospettato che potesse fare e tornando accanto a
lui.
"Che cosa c'è?"
Will
you share your life with me
For the next ten minutes?
For the next ten minutes
And if we make it till then
Can I ask you again
For another ten?
Puck prese un
profondo respiro e affondò le mani nelle tasche,
imbarazzato.
"Ecco, io..." iniziò, non sapendo nemmeno lui esattamente
che cosa
volesse dire. "Vorrei che stessi con me ancora per dieci minuti."
"Stare..." ripeté lei confusa. "Noah, che cosa...?"
"Senti, è stata una bella serata e non voglio che finisca
subito... sono
solo dieci minuti, non è un dramma. I paparini non ti
sgrideranno per soli
dieci minuti."
"D'accordo," concesse Rachel, ancora incerta su dove lui volesse
andare a parare. "E quando i dieci minuti saranno passati?"
Puck sbuffò.
"Devi sempre programmarti tutta la vita, Berry? Non puoi semplicemente
goderti il momento? Non puoi - che so? - pianificare la vita di dieci
minuti in
dieci minuti? Magari... magari quando i dieci minuti saranno passati
potremmo
starcene qui per altri dieci minuti."
And if you in turn agree
To the next ten minutes
And the next ten minutes
Till the morning comes
Then just holding you
Might compel me to
Ask you for more
Rachel
sorrise, ma aggrottò le sopracciglia.
"Non
ha molto senso," disse. "Potremmo andare avanti così fino a
domani
mattina, di dieci minuti in dieci minuti."
"E chi te lo dice che non siano le mie intenzioni?" rispose Puck
mentre un minuscolo ghigno si faceva strada sulle sue labbra. "Ascolta,
non lo so
che cosa voglio fare dopo questi dieci minuti, o dopo i dieci minuti
che
verranno dopo questi... si dà il caso che non sia uno
psicopatico con gravi
manie di controllo, io. Ma so che... li vorrei
passare con te, questi
dieci minuti. E i dieci minuti dopo. E quelli ancora dopo."
Rachel sentì il cuore accelerare, iniziando a capire quello
che stava cercando
di dirle Noah.
"Anche... anche se sono una psicopatica
con gravi manie di
controllo?" chiese, trattenendo il respiro.
Puck sorrise lievemente.
"Le tue manie di controllo sono la parte migliore," disse, alzando le
spalle. "Non voglio dire che a volte non mi piacerebbe che tu fossi
almeno
un pochino normale... ma, ehi, se fossi normale
non saresti la mia
Berry. La mia pazza, arrivista, imbranata, logorroica star maniaca del
controllo. Non so che cosa mi piaccia di tutto questo... probabilmente
qualche
rotella fuori posto ce l'ho anche io... o magari è qualche
forma inconscia di
autolesionismo o roba del genere, ma Rachel... tu mi piaci. Sul
serio."
Rachel lo guardò stranita.
Sì, decisamente aveva qualche rotella fuori posto...
Ed era arrogante, egocentrico e si credeva la cosa
migliore mai
capitata sul pianeta Terra...
E Rachel sentiva che si sarebbe dovuta offendere almeno un po' per il
discorso
della pazza, arrivista, imbranata e blablabla... ma
non poteva.
Noah le stava
dicendo una cosa molto precisa: che provava qualcosa per lei. E
non perché fosse bellissima, dolcissima e perfetta... ma
perché era pazza,
arrivista e aveva il naso decisamente un po' troppo grosso.
...ok, questo non l'aveva detto, ma il punto era un altro.
Il punto era che lei piaceva a Noah esattamente per come era.
E, guardandosi dentro, Rachel non poté che capire che
ricambiava in pieno il
sentimento.
Noah le
piaceva e le piaceva perché era arrogante ed egocentrico, e
sapeva farla sorridere come nessun altro al mondo.
Rachel prese timidamente le mani di Puck nelle sue.
"E... se dopo
quei famosi dieci minuti ti chiedessi di rimanere qui per altri
dieci?"
Lui sorrise.
"Non faresti altro che incoraggiarmi a chiederne altri dieci dopo,"
disse. "Ho un ego smisurato, Berry... amo essere
desiderato."
Rachel alzò gli occhi al cielo, ma rise e
abbracciò Puck, appoggiandosi contro
il suo petto e chiudendo gli occhi.
Puck, sorpreso ma per nulla dispiaciuto, la strinse, dicendosi che se
il tempo
si fosse fermato in quell'istante non sarebbe stato poi così
male.
I could protect and preserve
I
could say no and goodbye
But
why, Jamie, why?
There are so many lives I want to share with you
I will never be complete until I do
I
do
"Ehi,
Noah..." disse Rachel, separandosi da lui quel tanto che
bastava per guardarlo negli occhi. "Dopo... dopo quello
che è successo con..."
si fermò, ancora determinata a non pronunciare quel
nome, certa che Noah
avesse già capito comunque. "Io pensavo che... che sarebbe
stato
difficile,
sai... legarsi a qualcun altro... che nessuno sarebbe riuscito a farmi
di nuovo sentire così, a conquistare la mia fiducia e..."
"Rachel," la interruppe Puck. "Io non sono lui. Non sono
così
idiota da lasciarti scappare."
Rachel sorrise. Questa era una delle tante cose che le piacevano di
Noah. Era
sicuro, diretto.
Era difficile che si perdesse in smancerie e probabilmente non sarebbe
stato
facile estorcergli un ti amo quando fosse stato il
momento... ma era
completamente onesto e sincero. Lo era sempre. Forse era questo quello
che
glielo faceva trovare estremamente dolce anche nei momenti in cui dolce
non lo
era per nulla.
"Lo so," replicò Rachel. "E' quello che volevo dire. Che
pensavo
che fosse impossibile, che probabilmente per chiunque altro sarebbe
stato
impossibile... ma non per te. Chiunque altro l'avrei già
liquidato con buonanotte
e ci vediamo in giro... ma non te.
Perché dovrei liquidarti? Sei il mio
Noah, mi fai ridere, mi rendi felice e so che non potresti fare mai
niente per
ferirmi."
Puck strinse la presa su di lei senza dire nulla, e lei
pensò che fosse
esattamente questo ciò che intendeva.
Chiunque altro le avrebbe promesso di non ferirla, di non lasciarla
mai... un
po' come aveva fatto Finn.
Noah invece
no. Lui si
limitava a stringerla e a guardarla con quei suoi intensi occhi scuri,
senza dire una parola. E quel suo silenzio, in quel
momento, sembrava molto più sincero di tante promesse
inutili.
"Voglio che tu sia mia, Rachel," disse lui alla
fine,
scrutandola seriamente. "Voglio stare con te e non me ne
andrò di qui
finché non avrò avuto una risposta affermativa."
Rachel sorrise.
"Lo sai, vero, che il sapere che un mio no è
l'unica cosa che ti
trattenga ancora qui non mi invoglia per niente a dire sì?"
"Stai cercando di fare la furba con me?" chiese Puck riducendo gli
occhi a due fessure.
Lei rise piano.
"Facciamo così: io ti dico di sì, ma tu stai qui
altri dieci minuti, ti pare un buon compromesso?"
"Ah, non lo so Berry..." disse lui sospirando, fintamente pensieroso,
con gli occhi che gli brillavano. "Lo sai come va questa cosa dei dieci
minuti... rischieremmo di rimanere qui fino a domani mattina."
"Sono più che disposta a correre il rischio."
Puck sorrise.
"Ogni desiderio della mia principessa è un ordine..."
E la baciò.
AUTHOR'S NOTES
Ciauuu^^
Stavolta sono stata brava, dai... non ci ho messo tanto e vi ho scritto
un capitolo lungo lungo... con bacio, per giunta!;)
Prima di tutto, la dedica: questo capitolo è per la mia
schiavista Tem_93,
grazie alla quale i miei capitoli non tardano troppo ad arrivare
e che attendeva questo capitolo da circa un mese...^^
Sappiate che mi sono fatta del male fisico guardando un pezzo della
2x14 in italiano e
l'ho fatto solo per voi u.u
Volevo vedere esattamente come avessero tradotto in italiano "my little
hot jewish american princess" per inserirlo nella ficcy... noterete che
mi sono rifiutata di scrivere "principessina" e ho optato per "piccola
principessa"... sì, principessina mi sapeva troppo di
bimba...
u.u ah, poi alla fine il tutto è stato sintetizzato in un
semplice "principessa" perché era troppo lungo per lasciarlo
tutto intero, ma troppo bello per non metterlo più. u.u xD
Poooi, ah sì, la canzone cantata da Rachel, come
ho detto nel capitolo, è "Warm All Over".
Infine, ci tengo moltissimo a ringraziare tutti voi che mi seguite...
siete meravigliosi, vi adoro*-*
Ecco, ora posso sbavare... aaaaaaaaaaaaaaaw dolci Puck e Rachel...
perché non possono stare insieme nella serie, perchééééééééééé??ç___ç
Ok, smetto di lagnarmi e posto il capitolo, avete atteso questo bacio a
sufficienza...^^
Hugs&Butterfly Kisses
DreamGirl<3
PS: Il grande argomento Puck
dolce.
Sì, lo so... sembra un po' strano. Ma io credo che Puck
innamorato sia
molto dolce... abbiamo visto dei piccoli sprazzi di questo suo lato
più
tenero con Quinn e (anche se molto meno) con Rachel... e ora, beh, con
Lauren si è trasformato in una specie di zerbino - cosa, tra
l'altro,
che disapprovo completamente, sia perché non mi piace la
coppia (W
Puckleberry), sia perché non mi piace questo cambiamento
davvero troppo radicale
del nostro Noah...
Spero
di non averlo reso zerbino ma solo più dolce e che le
battute cretine
abbiano aiutato a non rendere il personaggio troppo OOC... nel caso non
fosse così, prendetevela con gli sceneggiatori che rendendo
Puck uno
zerbino mi hanno tolto l'ispirazione u.u (scarichiamo la colpa xD)
|
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Capitolo 9 *** Goodbye Until Tomorrow ***
LOST
WITHOUT YOU
9. Goodbye Until Tomorrow
Quello non fu il
primo bacio che si scambiarono e fu meno
passionale di molti altri che si erano scambiati in passato.
Fu
un bacio piccolo, casto, quasi solo un tenero sfiorarsi di labbra e
nulla più.
Ma
per Rachel fu perfetto.
Perché
era piccolo e dolce, perché era vero,
perché sembrava uno di quei baci
del vero amore da film Disney, di quelli che sono l'inizio di una
storia che
dura tutta la vita. Un minuscolo per sempre felici e contenti
tutto per
lei.
Ed
era perfetto.
Quando
si separarono, Puck la guardò negli occhi in un modo che
rese quel suo piccolo
angolo di felicità ancora più perfetto.
Le
sorrise lievemente e rafforzò la presa su di lei.
Dopo qualche secondo, si piegò ancora in avanti per un altro
bacio, ma Rachel
lo fermò.
Don't
kiss me goodbye again
Leave
this night clean and quiet
All
you can say, all you can feel
Was
wrapped up inside that one perfect
kiss
Leave
it at that
"Aspetta, Noah," gli disse. "Non farlo."
"Perché?" le domandò lui confuso aggrottando le
sopracciglia.
"E' mille volte più bello così, non pensi?"
"Decisamente no," replicò lui scrutando con aria vogliosa le
labbra
di Rachel.
Lei rise. Sì, probabilmente da lui
avrebbe dovuto aspettarsi una
reazione del genere.
In realtà chiunque avrebbe potuto dirle che qualunque
persona normale avrebbe
avuto la stessa reazione di Puck, ma Rachel non aveva intenzione di
preoccuparsi di tali dettagli insignificanti.
Accarezzò dolcemente il viso di Puck.
"Senti, lo so che questo non era un appuntamento..."
"Lo era," la interruppe velocemente lui.
Rachel lo scrutò con aria interrogativa.
"Quando ti ho invitato a uscire, ti stavo chiedendo un appuntamento,"
spiegò Puck. "Sei tu che ti sei messa in
testa che fosse un'uscita
tra amici e hai iniziato a invitare mezzo mondo. Per fortuna Mercedes
è più
sveglia di te e te lo ha impedito."
"...oh."
Ah, ecco.
Ecco perché Kurt - dopo aver lanciato alcune decine di
urletti eccitati - aveva
tanto insistito che lei indossasse quella camicetta rosa che secondo
lui non
solo era l'unico capo decente che si potesse trovare nell'armadio di
Rachel, ma
anche quello che la valorizzava di più.
Ed ecco perché Blaine, con cui si era vista da Starbucks nel
pomeriggio, le
aveva regalato un profumo nuovo raccomandandosi che lo mettesse quella
sera.
Per non parlare del fatto che quando si erano salutati l'aveva
abbracciata
dicendole: "Sono tanto felice per te!"; quando lei gli aveva chiesto
di che cosa stesse parlando lui aveva semplicemente scosso la
testa,
ridendo. "E' incredibile... forse sei persino peggio di me!" aveva
risposto. Poi le aveva dato un bacio e l'aveva lasciata lì,
basita, a chiedersi
che cosa diavolo fosse appena successo.
E Mercedes, allora, che si era rifiutata categoricamente di uscire con
loro
portandosi dietro sua cugina Sally?
Ehi! Ora che ci pensava, forse la cugina Sally nemmeno esisteva e il
fatto che
non potesse uscire con loro perché era impegnata con lei era
solo una scusa.
Ripensandoci adesso tutto aveva un senso.
Avrebbero anche potuto cercare di essere un po' più chiari,
però, tra
tutti, invece di lasciarla nella sua ignoranza... begli amici davvero!
Puck, intanto, vedendo Rachel persa nei suoi pensieri, tentò
nuovamente di
baciarla, ma lei lo fermò ancora una volta.
"Noah!" esclamò lanciandogli un'occhiata severa.
"Che c'è?" domandò lui facendo un sorriso che
voleva evidentemente
sembrare innocente.
"Lo sai benissimo che cosa c'è," replicò lei.
"Senti, lo so che
pensi che io sia matta... ma questa è stata la serata
più bella di tutta la mia
vita e quel bacio è stato perfetto. Perfetto.
Non c'è nulla che tu possa
dire che non mi abbia già detto quel bacio. Ti prego, non
rovinare tutto."
I
stand on a precipice
I
struggle to keep my balance
I
open myself one stitch at a time
Finally
yes! Finally now!
Finally
something takes me away
Puck sospirò e Rachel seppe che l'avrebbe avuta vinta.
"D'accordo, Berry..." disse lui. "Se per te è
così importante..." e la
lasciò andare. "Spero solo che questo non sia un tuo modo
contorto di
scaricarmi, perché altrimenti, devo dirtelo, hai scelto la
tecnica peggiore di
sempre," aggiunse cupo.
Rachel lo guardò stranita per alcuni secondi.
Scaricarlo?
Scaricarlo?
Era impazzito per caso?
"Spero che tu stia scherzando!" esclamò scandalizzata.
"Noah, ma
non capisci? Io non sono una che si fida degli altri, ok? E' difficile
che io
mi apra. Con Jesse ammetto di non averlo mai fatto davvero e con..."
lasciò in sospeso la frase, sapendo che Noah avrebbe capito
lo stesso.
"Persino con lui ho avuto dei problemi... ma con
te... Noah, noi ci
diciamo tutto. O almeno, io ti dico tutto. Mi fido
ciecamente di te. Sei
la prima persona al mondo con cui mi succeda, capisci?"
"E i tuoi papà?" domandò scettico Puck. "E
Mercedes, Kurt e
Blaine?"
"Andiamo!" protestò Rachel. "Come fai a paragonarti ai miei
papà
o ai miei amici? Loro non sono te. Tu sei l'unico
che mi faccia perdere
la testa in questo modo. Mi vedi mai baciare qualcuno di loro?"
"Questo non vuol dire nulla. Baci solo me perché io sono
molto più fico di
tutti loro," commentò cupo Puck, ma sembrava un pochino
più tranquillo.
"No," ribatté Rachel. "E' perché nessuno di loro
è il mio ragazzo."
Quella semplice parola sembrò fare il miracolo.
Puck si illuminò per un secondo, prima di sospirare
nuovamente e sorridere.
"Sei dannatamente brava a manipolare la gente, lo sai vero?" le
chiese prendendole le mani tra le sue.
"Così mi dicono," rispose lei con un sorriso altrettanto
luminoso.
And
goodbye until tomorrow
Goodbye
until the next time you call
Goodbye
till I recall how to breathe
Goodbye
until my feet touch the floor
Goodbye
until I'm done thanking God
"Beh, allora..." iniziò Puck,
giocherellando con le mani di Rachel, ancora strette tra le sue. "Allora
buonanotte."
"Domani ci vediamo?" chiese speranzosa lei.
Puck aggrottò le sopracciglia.
"Certo, andiamo al cinema domani," le ricordò lui. "Con
Kurt,
Blaine, Mercedes e quel tipo della Dalton con cui Kurt spera di
sistemarla."
"Lo so," replicò Rachel. "Ma domani sera.
Speravo che
domani pomeriggio potessi passare da me per stare un po' soli..."
Lui sorrise soddisfatto.
"Sono il tuo ragazzo da due minuti e già
non puoi fare a meno di
me, Berry?"
Lei gli lanciò un'occhiataccia.
"Ma sentilo... come se tu potessi fare a meno di me..."
"Ah, la vogliamo mettere così?" disse Puck con tono di
sfida.
"Dobbiamo giocare a chi ha più bisogno di chi?
Non c'è partita, mia
cara..."
Con un movimento rapido, lasciò le mani di Rachel e le
passò un braccio attorno
ai fianchi, attirandola a sé, portando il viso di lei a
pochi centimetri dal
suo.
Presa assolutamente in contropiede, Rachel trattenne il respiro e
rimase
immobile, completamente persa negli occhi di Puck e quasi
dimenticò persino la
sua risoluzione di conservare il secondo, il terzo e tutti i baci
successivi
per l'indomani.
Puck, che si era chiaramente accorto che lei aveva smesso di respirare
ed era
assolutamente incantata e incapace di muovere qualsiasi muscolo,
sorrise
trionfante.
"Allora?"
"O-ok," balbettò Rachel, distogliendo lo sguardo e
arrossendo
furiosamente. "Hai vinto."
Puck rise e la lasciò andare, cosa per cui lei gli fu molto
grata, perché le
diede modo di ricordarsi esattamente come si facesse a respirare. La
sua mente,
comunque, si rifiutò di tornare completamente lucida e
Rachel sospettò che
finché Noah non se ne fosse andato - e forse ancora fino
alla mattina
successiva - avrebbe continuato ad avere l'impressione di camminare su
una
nuvola.
"E che cosa ho vinto?" le chiese lui.
Rachel riuscì a ricomporsi quel tanto che bastava per
mettere insieme una
risposta spavalda.
"Che domande... hai vinto il premio migliore, me,"
disse
fintamente altezzosa. "Dovresti davvero ringraziare il Signore per la
tua
fortuna, sai? Non a tutti è concessa tanta grazia."
Puck sorrise.
"Potrai non crederci, Rachel... ma lo so perfettamente," rispose.
Rachel
sentì qualcosa contorcersi piacevolmente all'altezza dello
stomaco.
"Beh, buonanotte," disse ancora lui, sporgendosi a darle un bacio
sulla fronte e voltandole le spalle per dirigersi verso la macchina.
"Buonanotte..." rispose lei debolmente, pensando che forse - e solo forse
- lui non era l'unico a dover ringraziare il Signore per la sua fortuna.
Quando Puck le rivolse un ultimo sorriso prima di entrare nell'auto, ne
fu
assolutamente certa.
Goodbye
until the rest of my life
For I have been waiting for you!
I
will be waiting for you
Jamie...
Goodbye
Rachel si diresse
verso casa e quando fu sulla
porta, si voltò di nuovo a guardare l'auto di Puck che si
allontanava.
"Buonanotte, Noah," disse ancora dolcemente, con un sorriso.
Era appena andato via e lei già stava aspettando che quelle
poche ore che la
separavano dal pomeriggio seguente passassero.
Con un piccolo tuffo al cuore, si rese conto che non si trattava solo
del loro
prossimo incontro.
Lei aveva sempre aspettato che qualcuno come Noah
arrivasse e la
travolgesse in quel modo.
In realtà, semplicemente, aveva sempre aspettato Noah,
solo che non se
n'era mai resa conto.
Forse la verità era che l'avrebbe sempre aspettato, avrebbe
sempre aspettato di
vederlo ricomparire di fronte a sé e sentire quella buffa
sensazione
all'altezza dello stomaco.
Normalmente, Rachel Berry odiava aspettare... di solito nemmeno ne
valeva la
pena, e poi aveva sempre preferito essere aspettata,
piuttosto.
Ma se si parlava di Noah... beh, Rachel era convinta che avrebbe potuto
tranquillamente aspettare per tutta la vita, e l’avrebbe
fatto volentieri, con
il sorriso sulle labbra e il cuore che le batteva forte dall'emozione.
E ne sarebbe sempre valsa la pena.
AUTHOR'S NOTES
Salve, carissimi!
Lo so, è un capitoletto corto e assolutamente inutile, ma
questa
canzone era troppo dolce (beh, in realtà è
tristissima
visto e considerato che cosa succede nel musical, ma dettagli, qui
è dolce xD) per non inserirla... e poi mi era ripromessa di
trovare uno spazietto per tutte le canzoni u.u
Ah, e comunque amo Rachel e Blaine come amici... li trovo stupendi. E
poi sono entrambi così dolcemente clueless...!xD
Quindi... Rachel è ormai cotta, Puck lo era già
da un
po'... che cosa o chi potrà mai mettersi in mezzo tra i
nostri
due felici piccioncini e rovinare la loro gioia permettendomi
così di allungare la storia e utilizzare tutte le
canzoni?
Quale evento catastrofico accadrà?
O chi sarà così crudele da separarli - o tentare di
separarli?
Solo il tempo ce lo dirà, immagino...^^
Beh, fatemi sapere... io colgo l'occasione per
ringraziarvi ancora tutti... non lo farò mai abbastanza,
siete
meravigliosi!:)
Hugs&Butterfly Kisses
DreamGirl<3
|
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Capitolo 10 *** Nobody Needs To Know ***
Genteeeeeeeee
sono tornata! :DD
Dopo
aver preso un pc nuovo, aver riscritto il capitolo che vi accingete a
leggere (poiché alcuni file vecchi sono gentilmente
scomparsi
dal mio vecchio, scassatissimo pc dopo la riparazione - grazie mille,
pc -.-"), e aver assistito allo spettacolo più bello della
mia
vita, anche noto come GLEE LIVE<333 sono qui più
ispirata che
mai e prontissima a continuare la fanfic! Spero davvero che il capitolo
che avete tanto atteso - di nuovo, perdonatemi, ma purtroppo
è
stato del tutto indipendente dalla mia volontà, prendetevela
con
il vecchio pc lol - vi piaccia... in questo capitolo ci sono parecchi
flashback, ma sono importanti, quindi... beh, insomma, andava fatto u.u
xD I flashback sono quelli in corsivo...
..ok, ora vi lascio leggere! :P
LOST WITHOUT YOU
10. Nobody Needs To Know
"...mio il Tony!"
borbottò Rachel contro la maglietta di Puck.
Puck, confuso, smise di accarezzarle distrattamente i capelli e la
guardò con aria interrogativa.
Ma che...?
Ma non ebbe tempo di formulare la domanda, perché nel
momento
esatto in cui posò lo sguardo su di lei, capì
tutto.
Rachel si era addormentata e ora stava farfugliando con aria
imbronciata qualcosa a proposito di una certa Sienna Borges - o
qualcosa del genere - che voleva rubarle il suo meritatissimo Tony
Award.
Puck ridacchiò.
Solo la sua Rachel poteva addormentarsi sulle gradinate del campo da
football del McKinley ed esigere premi e riconoscimenti nel sonno.
Già.
La sua Rachel.
Stavano insieme da appena dieci giorni, e Puck si stava ancora
abituando
all'idea. Erano passati solo dieci giorni e tutto era già
cambiato.
Non poteva più flirtare con la ragazza carina che stava a
pochi
armadietti da lui, o portarsi a letto Santana quando ne aveva voglia.
Ora aveva qualcuno con cui camminare mano a mano nei corridoi, qualcuno
al quale aveva l'obbligo di essere fedele.
Eppure Puck non poteva fingere che la cosa gli pesasse,
perché non era così.
Era da quando lui e Rachel si erano avvicinati che non faceva
più cose del genere - e comunque Santana era troppo presa da
Brittany ultimamente, e la ragazza carina che stava a pochi armadietti
da lui non era nemmeno lontanamente carina quanto Rachel.
Doveva ammettere che la cosa lo spaventasse un pochino
perché,
accidenti, da quando Rachel Berry aveva il potere di trasformarlo in un
ragazzo fedele? Ma per la maggior parte era semplicemente... felice. E aveva il
sospetto che fosse Rachel a farlo sentire così.
Sospirò, sistemandosi meglio sulla panchina.
Improvvisamente alzò lo sguardo e vide qualcosa che non gli
piacque affatto.
Finn stava guardando verso di loro con un'espressione a dir poco truce.
Puck strinse i denti e gli restituì uno sguardo feroce.
Finn non aveva preso bene la storia tra lui e Rachel, fin da quando li
aveva visti scambiarsi un bacio due giorni prima non perdeva occasione
per lanciare alla coppia delle occhiatacce e Puck avrebbe potuto
giurare di averlo anche beccato a lanciare delle occhiate ferite a
Rachel, come se non potesse credere che lei avesse davvero voltato
pagina.
Puck in effetti trovava molto interessante che Finn avesse ricominciato
ad accorgersi di Rachel proprio ora che lei aveva smesso di sbavargli
dietro.
Era davvero ridicolo.
Quasi non poteva credere che solo un anno prima, Finn fosse il suo
migliore amico e una delle persone più importanti della sua
vita. Com'era possibile che due persone tanto diverse, due ragazzi come
loro che chiaramente non avevano nulla in comune - a parte, forse, dei
gusti fin troppo simili in fatto di ragazze - fossero stati migliori
amici per tanto tempo?
Ci era voluta Quinn perché si rendessero conto che davvero
non poteva funzionare.
Quinn...
Hey,
kid - good morning
You
look like an angel
Look
at us, lying here
Dreaming,
pretending
I
made a promise and I took a vow
Puck
fissò il soffitto, non sapendo davvero cosa fare.
Lanciò un'occhiata alla sua destra, dove Quinn stava
dormendo tranquillamente appoggiata alla sua spalla.
Dio, che cosa aveva fatto?
Non aveva intenzione di portarsi a letto Quinn, davvero, ma lei era
così bella, e i suoi occhi erano così verdi,
così dolci che non aveva saputo davvero resistere. E ora
aveva
rovinato per sempre la sua amicizia con Finn. E tutto per niente.
Sì, perché Puck lo sapeva perfettamente che Quinn
sua non
lo sarebbe stata mai. Sarebbe rimasta con Finn, sarebbero diventati il
re e la reginetta del ballo di fine anno, probabilmente un giorno si
sarebbero sposati e avrebbero avuto una casa perfetta, tre bambini
perfetti e una vita perfetta.
Perché era così che andavano le cose,
perché le
ragazze come Quinn sceglievano sempre quelli come Finn, non i belli e
dannati come lui.
Lui sarebbe rimasto da solo con la sua chitarra, ogni tanto si sarebbe
fatto un paio di birre e avrebbe ammirato da lontano la bella moglie
del suo migliore amico, che non avrebbe mai potuto dimenticare.
Osservò Quinn, e decise che sì, era davvero
bella.
Così addormentata, con i capelli biondi sparsi sul cuscino,
era
la cosa più simile ad un angelo che Puck avesse mai visto. E
non
era sua.
Puck sospirò e si alzò dal letto, stando attento
a non
svegliare Quinn. Non aveva senso continuare a sognare, a sperare. Era
inutile.
Uscendo dalla sua stanza, giurò che mai e poi mai avrebbe
toccato ancora la ragazza del suo migliore amico.
Puck immaginava di
averla infranta, in qualche modo, quella promessa.
Ma per quanto si sforzasse, non riusciva davvero a sentirsi colpevole
in alcun modo. Finn aveva smesso di essere il suo migliore amico da
troppo tempo perché lui potesse veramente sentirsi colpevole.
E poi... Rachel non era la sua ragazza, non più. Era solo la
ragazza che aveva deciso di far soffrire e conseguentemente ignorare
per quasi tre mesi. Non aveva più alcun diritto su di lei.
Questa volta era diverso.
Hold
on, facts are facts
Just
relax, lay low
All
right, the panic recedes:
Nobody
needs to know
"...mi hai fatta
ubriacare, mi hai convinta Dio solo sa come a venire a letto con te e
quando mi sono svegliata te n'eri andato!"
Puck non risponse, perché sì, sapeva di essere
stato un
verme, ma non c'era davvero possibilità di aggiustare le
cose
ora, e non c'era possibilità che si scusasse - Noah
Puckerman
non si scusava, sicuramente non si scusava per essersi portato a letto
una bella ragazza e che il cielo lo fulminasse se avesse anche solo
pensato
di scusarsi per aver fatto qualcosa che l'aveva fatto sentire
così dannatamente bene,
anche se solo per quei dieci secondi che avevano preceduto la
realizzazione che Quinn non avrebbe mai scelto lui.
"Di' qualcosa Puckerman!" sibilò Quinn a denti stretti.
"E che cosa ti aspetti che dica? Il danno è fatto, non
possiamo
cambiare niente. Quello che è stato è stato,
fattene una
dannata ragione!"
"Non credi che io meriti delle scuse,
se non altro? Per la mia prima volta io volevo aspettare! Volevo essere
pronta,
volevo essere sposata e soprattutto volevo che fosse con Finn! E tu mi
hai rubato tutto questo! Ma che diritto avevi, eh?"
E Puck pensò che Quinn avesse anche ragione, lui era stato
un
vero stronzo sia con lei che con Finn, ma aveva un'immagine da
difendere e di certo non si sarebbe fatto mettere sotto da una ragazza!
"Certe cose si fanno in due, Quinn! Non fare la santarellina, sei
colpevole quanto lo sono io! E rilassati, non è successo
niente
di serio!"
"Niente di serio?
Come puoi dire una cosa del genere? Io-"
"Tu devi
semplicemente
rilassarti e stare zitta due secondi. Quello che è successo
l'altra notte non si deve venire a sapere per
forza. Io
terrò la bocca chiusa, tu fai altrettanto e tutto
sarò
risolto."
All'epoca era stato
davvero convinto che la colpa fosse solo sua, malgrado quello che aveva
detto a Quinn.
Così come era stato davvero convinto che tenere la bocca
chiusa avrebbe risolto tutto.
Sarebbe stato bello se le cose fossero state tanto semplici.
Put on my armore
I'm
off to Ohio
Back
into battle till
I
don't know when
Swearing
to her that I was
Never
with you
And
praying I'll hold you again
Puck
lanciò un breve sguardo a Rachel - che doveva aver ottenuto
il
suo Tony Award, almeno nei sogni, perché ora sonnecchiava
con
un'espressione pacifica dipinta in faccia.
Improvvisamente, pensò che se le cose fossero andate
diversamente - se fosse stata Rachel al posto di Quinn - non avrebbe
mai potuto liquidarla e ignorare la faccenda in quel modo. Avrebbe
combattuto per lei.
Certo, avrebbe mantenuto il suo segreto finché lei avesse
voluto, ma avrebbe fatto tutto, tutto
per convincerla a scegliere lui.
"...sarò
un buon padre per
questa bambina e un buon fidanzato per te! Che cosa devo fare per
convincertene, eh? Farò tutto!"
"Tutto? Ma se non riesci nemmeno a passare una serata con me senza
mandare messaggi spinti a Santana!"
"Beh, che cosa dovrei fare? Stare qui buono buono ad aspettare che tu
ti decida a scegliere me? Fare voto di castità mentre tu
continui a stare con Finn?"
"Sì!"
ribatté
Quinn, rossa dalla rabbia. "Se tieni davvero a me come dici non
dovrebbe nemmeno essere così difficile! Altrimenti avevo
ragione, non sei disposto a fare tutto!"
E forse Quinn non aveva nemmeno tutti i torti.
Puck se ne rendeva conto ora.
Era da più di un mese che non cercava nemmeno di portarsi a
letto
una ragazza. E la verità era che non gli pesava nemmeno un
po'.
We
build a treehouse
I
keep it from shaking
Little
more glue every time that it breaks
Perfectly
balanced
And
then I start making
Conscious,
deliberate mistakes
Forse il problema
era che non era mai stato innamorato di Quinn come lo era di Rachel.
Anche quando Quinn viveva a casa sua ed erano una quasi-coppia
semi-ufficiale, non passava giorno senza che ci fossero nuovi problemi,
senza che Quinn gli rimproverasse un nuovo sbaglio. Puck non capiva
dove stesse sbagliando però. E all'inizio ci aveva provato a
sistemare le cose, a mettere tutto a posto... ma ad un certo punto, non
aveva potuto più farlo. E allora, gli sbagli erano diventati
più frequenti. E Puck li commetteva sapendo perfettamente di
sbagliare.
Era tutto difficile con Quinn, non facevano altro che ferirsi a
vicenda, ancora e ancora.
Ma con Rachel... beh, con lei era diverso.
Con lei era tutto semplice, tutto naturale.
Non che Rachel fosse una ragazza semplice, per carità.
Rachel
era una delle ragazze più complicate e problematiche che
avesse
mai conosciuto. Ma, in qualche modo, avevano trovato un loro
equilibrio. E, incredibilmente, funzionava.
Rachel si mosse e sistemò meglio la testa sul petto di Puck.
"...ti amo,"
farfugliò nel sonno.
Puck si accigliò. Avrebbe dato qualunque cosa per sapere chi
stesse sognando Rachel.
...certo, c'era una piccola possibilità che stesse
dichiarando
il suo amore al Tony Award di prima... ma c'era putroppo anche una
piccola possibilità che stesse sognando Finn.
Puck la strinse più forte a sé, con fare
protettivo,
mentre tornava a guardare Finn che ancora li stava osservando.
Voleva riprendersela, era chiaro. Strano ma vero, improvvisamente si
era accorto di nuovo della sua esistenza.
Ma era troppo tardi, perché Puck non aveva alcuna intenzione
di
farsela scappare, e non se la sarebbe mai fatta portare via da nessuno.
Specialmente non da Finn Hudson.
AUTHOR'S NOTES
Ehilàààààà!!:))
Spero che il capitolo tanto atteso non vi abbia deluso...
Era un po' di transizione, e purtroppo temo che lo sarà
anche il
prossimo... dobbiamo dare il tempo ai nostri piccioncini (a entrambi i nostri
piccioncini) di rendersi conto:
1)di essere follemente innamorati <333
2)che Finn pare essersi misteriosamente reso conto dell'esistenza di
Rachel
3) di essere follemente innamorati... ah, l'avevo già detto?
...beh, mi sembrava importante rimarcarlo!! xD
Ah, quasi dimenticavo, "Sienna Borges", come la chiama il nostro
storpiatore di nomi preferito, è una performer meravigliosa
che
in realtà si chiama Sierra Boggess... è stata la
prima
Ariel a Broadway nel musical della sirenetta :D e ha fatto Christine
sia in The Phantom of the Opera, sia nel seguito Love Never Dies... ed
è favolosa.
Ok, basta chiacchiere... fatemi sapere allora!! Spero di riuscire ad
aggiornare con costanza ora che finalmente ne ho la
possibilità...
Intanto, vi ringrazio per la vostra pazienza, dolcezza, simpatia e
tutto il resto!! Siete unici e meravigliosi, vi adoro!
E scusatemi ancora per tutti questi inconvenienti.
Un enorme bacio,
DreamGirl <3
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Capitolo 11 *** A Part of That ***
Lost Without You11
LOST WITHOUT YOU
11. A Part Of That
Rachel entrò al Lima Bean e iniziò a guardarsi intorno, in cerca degli amici.
"Di qua, Rachel!" la chiamò una voce conosciuta.
Rachel si voltò e vide Kurt che la salutava con la mano da un
tavolo poco lontano. La ragazza sorrise e si avvicinò.
"Ehi Rachel!" la salutò Mercedes.
"Ciao!" le fecero eco Kurt e Blaine.
"Ciao ragazzi..." li salutò con un sorriso.
"Noah non c'è?" domandò Blaine facendo segno a Rachel di sedersi accanto a lui.
"Certo che c'è, è solo andato a parcheggiare," spiegò sedendosi. "Sarà qui tra un minuto."
"Ottimo! Abbiamo tempo di sparlare un po' alle sue spalle!"
esclamò Kurt, guardando Rachel e sogghignando. "Allora?
Racconta!"
Rachel rise.
"Non è che ci sia molto da raccontare in realtà. Stiamo insieme da poco."
Blaine la studiò per qualche secondo.
"Sei felice," disse alla fine con un gran sorriso.
"Sì," confermò lei. "Sono felice."
And then he'll smile
His eyes light up
Without a sound
A moment comes to life
And I'm a part of that
E lo era davvero.
Fino a qualche settimana prima era convinta che non lo sarebbe stata mai più, non realmente.
Eppure, per quanto potesse sembrare incredibile, Noah era piombato
nella sua vita e per Rachel essere felice non era mai stato più
naturale, più semplice.
Le bastava guardare il sorriso di Noah, il modo in cui i suoi occhi si
illuminavano quando la guardava, e si sentiva speciale, felice e
amata come non mai.
Faceva quasi paura pensare quanto profondamente Noah fosse entrato nel
suo cuore nel giro di così poco tempo... ma, d'altra parte, come
sarebbe mai stato possibile non trovare un po' di posto per una persona
speciale come Noah? Chi sarebbe mai riuscito a restiste a quegli occhi
così intensi, quel sorriso così luminoso?
Lanciò uno sguardo agli amici. Mercedes annuiva con un sorrisetto
soddisfatto, e Blaine era assolutamente raggiante. Kurt, però,
sembrava preoccupato. Le sue sopracciglia erano aggrottate e le sue
labbra serrate.
"...Kurt?" disse Rachel, accigliandosi. "Va tutto bene?"
Kurt la osservò per qualche secondo, combattuto. Poi sospirò.
"E' Finn. Forse non dovrei parlarne, è sempre il mio fratellastro dopotutto... ma non mi piace il modo in cui ti guarda. Credo... che stia pensando di riconquistarti."
Rachel si limitò a distogliere lo sguardo. Aveva notato che Finn
sembrava accorgersi di nuovo della sua presenza ultimamente.
Proprio adesso che stava con Noah... coincidenza? Probabilmente no.
Sospirò.
E pensare che fino a poco, pochissimo tempo prima avrebbe fatto di tutto per riaverlo.
Next day it's just like
It never happened
We're making dinners
We're making plans
Ma naturalmente era sempre così con Finn.
Un giorno eri tutto il suo mondo, il giorno dopo si comportava come se
nemmeno ti conoscesse. E appena qualcun altro entrava nella tua vita,
ecco rispuntare anche lui. Era successo con Jesse, e ora stava
succedendo con Noah. Rachel conosceva bene lo schema.
Forse ormai anche troppo bene.
Rachel era stata felice con Finn, e non poteva negare di averlo amato.
Si erano tenuti per mano nei corridoi, avevano fatto almeno un
centinaio di cene romantiche da Breadsticks e Finn l'aveva addirittura
portata a vedere un musical una volta (dopo che lei
l'aveva supplicato-ricattato-minacciato per tre ore consecutive).
Avevano fatto
tanti piani insieme... eppure tutto si era dissolto in meno di un
istante.
And then he smiles
His eyes light up
And how can I complain?
And it's true
I tend to follow in his stride
Instead of side by side
Ma
dopo Jesse, la felicità era tornata. Finn era tornato a
sorriderle, le aveva giurato di amarla. E che cosa avrebbe mai potuto
fare lei, se non cadere di nuovo tra le sue braccia? Non poteva davvero
farci nulla. Era una cosa stupida, folle forse... ma Rachel lo amava. E
sentiva di doverci riprovare, nonostante tutto.
Aveva funzionato per un po'. Finché Finn non aveva deciso che Rachel non fosse più degna delle sue attenzioni.
Rachel non era stupida. Sapeva che quella tra lei e Finn non era mai
stata una relazione completamente equilibrata... sapeva di avere sempre
avuto più bisogno di Finn di quanto lui non avesse mai avuto
bisogno di lei... ma non aveva nemmeno mai pensato di essere
così poco importante da poter essere esclusa dalla sua vita in
un istante.
E adesso... adesso che finalmente aveva ritrovato un po' di felicità, Finn sembrava accorgersi di nuovo di lei.
Ma Rachel... Rachel non era stupida, giusto? Non avrebbe rifatto lo
stesso errore, non si sarebbe fatta incantare di nuovo da lui... giusto?
"Rachel?" il corso dei pensieri della ragazza fu interrotto da Blaine.
Rachel si voltò a guardarlo con aria interrogativa.
"Non è per intromettermi..." esitò lui. "Non so
praticamente nulla di quello che c'è stato con Finn... ma so che
Noah ti rende davvero felice. Non..."
"Ehi, vi mancavo?"
Tutti e quattro sobbalzarono, voltandosi verso Puck, che era appena arrivato.
"...che c'è?" domandò Puck, confuso guardando le espressioni scioccate e colpevoli degli amici.
"Niente!" risposero tutti in coro.
Puck li studiò per qualche secondo.
"...no, non voglio sapere," decretò alla fine.
"Saggia decisione," gli disse Mercedes con un sorriso.
Puck si sedette e mise un braccio attorno alle spalle di Rachel.
"...che c'è?" chiese poi con un sorriso, notando che lei lo stava fissando.
Then he smiles
And where else can I go?
I didn't know
The rules do not apply
And then he smiles
And nothing else makes sense
And I'm a part of that
Il cuore di Rachel fece una piccola capriola.
Quel sorriso.
Come si faceva a resistere a quel sorriso?
Era vero. Rachel aveva amato Finn e fino a poco tempo prima era
convinta che non avrebbe mai amato nessun altro allo stesso modo... ma Noah.
Noah la guardava in quel modo, con quegli occhi così pieni di
un'emozione alla quale Rachel non sapeva davvero dare un nome, con quel
sorriso troppo dolce, troppo sincero... quando era con lui Finn cessava
di esistere, di lui non rimaneva nemmeno un ricordo lontano. E Noah la
rendeva felice, così dannatamente felice...
Puck si accigliò e il suo sorriso si spense.
"Rachel, tutto bene?"
Lei si riscosse.
"Sì," rispose, con un sorriso. "Una meraviglia."
Poi si sporse in avanti, posò un lieve bacio sulla guancia di
Noah e, senza aggiungere altro, si voltò nuovamente verso gli
amici.
"Allora, che novità ci sono alla Dalton?"
Puck, preso in contropiede, si lasciò sfuggire un altro sorriso.
Rachel lo vide con la coda dell'occhio e in quel preciso momento fu
certa, assolutamente certa, che non avrebbe rinunciato a Noah nemmeno
per un milione di Finn.
AUTHOR'S NOTES
Prima di iniziare con i miei lunghi momenti fangirl sugli adorati Puck&Rachel, mi sembra importante dirvi una cosa:
Vi amo e vi adoro. Sul serio, siete tutti quanti delle persone speciali
e meravigliose che sopportano la mia follia e mi ricoprono di
complimenti e parole gentili che non sento davvero di meritare appieno.
Non so che cosa io abbia fatto per meritare dei lettori come voi.
Dovrei stare tutto il giorno e tutta la notte a ringraziarvi. GRAZIE, davvero <3
E mi dispiace di non poter più aggiornare ogni settimana, come
mi avevo abituati prima della mia lunga assenza... purtroppo il lavoro
mi lascia poco tempo libero e la connessione non sempre è
eccellente. ç___ç
Ok, ora posso iniziare a fare la fangirl :D
Awwwwwwwwwwwwwwwwwwwwwwwwwwwwwwwwwwwwwwwww li amo!!*____________*
xD
No, seriamente. Adesso anche Rachel è cotta, ed è finalmente convinta che Noah sia meglio dell'idiota u.u
MA!!
Durerà a lungo questo idillio??
O qualcuno/qualcosa rovinerà tutto entro i prossimi due capitoli??
...non vi resta che aspettare e vedere mwahahahah xD
Un enorme bacio,
DreamGirl <3
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