Dalia di luna

di daliakate
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'inizio e il ritorno ***
Capitolo 2: *** Nella tana ***
Capitolo 3: *** La preda sognata ***
Capitolo 4: *** La verità comoda ***
Capitolo 5: *** la cosa giusta ***
Capitolo 6: *** Il cacciatore ***
Capitolo 7: *** caccia grossa ***
Capitolo 8: *** due belve ***
Capitolo 9: *** La natura delle bugie ***
Capitolo 10: *** Incontri ***
Capitolo 11: *** Assaggiare ciò che si promette ***
Capitolo 12: *** Un attimo di pace ***
Capitolo 13: *** seconda parte- Alla luce del giorno ***
Capitolo 14: *** il nemico del mio nemico ***
Capitolo 15: *** isabella ***
Capitolo 16: *** vendetta ***
Capitolo 17: *** All'inferno ***
Capitolo 18: *** non si fanno patti con il diavolo ***
Capitolo 19: *** zanne e sangue ***
Capitolo 20: *** i giochi son fatti ***
Capitolo 21: *** non era mia madre ***
Capitolo 22: *** a carte scoperte ***
Capitolo 23: *** in fuga ***
Capitolo 24: *** La donna fortunata ***
Capitolo 25: *** Dalia di luna ***



Capitolo 1
*** L'inizio e il ritorno ***


Capitolo 1

 

Si svegliò di soprassalto con la fronte imperlata di sudore, qualche gocciolina le scivolò tra le lunghe e folte ciglia irritandole gli occhi azzurri.

Ancora quel maledetto incubo...

Il cuore le batteva così forte da sentirne il rimbombo nelle orecchie, inspirò lentamente un paio di volte e piano piano sentì il suo corpo rilassarsi, nello scompartimento non c'era più traccia della vecchia che l'aveva torturata per tutta la durata del viaggio,doveva esser scesa qualche fermata prima.

Guardò fuori e si accorse che il treno stava entrando nella stazione dove sarebbe dovuta scendere .

Dalia si tirò in piedi per sgranchirsi e prendere il trolley, l'incubo le aveva lasciato una bella emicrania, dalla borsa prese una compressa analgesica e si diresse verso il corridoio.

Sarebbe dovuta partire di venerdì ma quella iena del suo capo le aveva lasciato un lavoretto extra, per cui ora si ritrovava nel caos dei rientri della domenica pomeriggio.

Appena scesa dal treno si diresse al bar, aveva bisogno di una bibita fresca. Per essere metà settembre faceva ancora un gran caldo.

Passando davanti un gruppo di soldati in licenza dovette sorbirsi commenti poco raffinati, ma c'era abituata. Madre natura l'aveva dotata di una bellezza imbarazzante, per chi come lei era tutto fuorché un'esibizionista.

Il telefonino le squillò mentre era in coda alla cassa per pagare la coca cola;Lottò con i bagagli e la borsa ,poi finalmente trovò il suo inseparabile i phone.

-Pronto nonno..si sono arrivata...Ma dove sei?Ah sei già qui..ok arrivo sono al bar.

Si affrettò a recarsi all'uscita e intravide suo nonno Aldo che le andava incontro;A settant'anni era ancora in perfetta forma fisica e dimostrava almeno dieci anni di meno.

Lui e nonna Ada vivevano tra le montagne Irpine in un borgo minuscolo che contava poche anime. Un luogo immobile e lontano dallo stress delle grandi metropoli, il posto ideale dove riposarsi un po'.

Nonno che bello rivederti.” Dalia lo abbracciò affettuosamente, le dispiaceva vederli così poco.

Bambina sembri ancora più alta.”

Ho ventisei anni non 14.”

Aldo fece per prendere i bagagli ma Dalia lo bloccò.

No,faccio io. Già mi sento in colpa per averti fatto guidare così tanto.”

Hey non farmi sentire vecchio, amo guidare ma lo faccio così di rado. Dai monta , voglio arrivare in orario. Tua nonna ti ha preparato già il comitato d'accoglienza.”

Ah che bello, e io che pensavo di riposarmi queste due settimane”.

I due salirono in auto ,Dalia avrebbe preferito guidare ma non voleva offendere il nonno.

Lasciati viziare un po' , sei la nostra unica nipote e tua madre è uccel di bosco”.

Non esser severo con lei, lo sai conduce una vita stressante .”

Sarebbe più adeguato dire che ha passato tutta l'adolescenza a sognare di scappare via da noi e appena ci è riuscita ha fatto in modo di non tornare.”

Una luce malinconica attraversò gli occhi del nonno.

Dai, lo sai che vi vuol bene è solo che non ha buoni ricordi del paese dov è cresciuta. E' uno spirito libero...”

Fin tropo direi, ma ora basta .Voglio solo godermi mia nipote queste due settimane.”

Le sorrise dolcemente come faceva quand'era bambina.

Ora che ci pensava non riusciva a dare una spiegazione logica all'atteggiamento della madre verso il suo paese natale. Perché in tutti questi anni erano sempre stati i nonni ad andarla a trovare e mai il contrario. Anche per questo motivo aveva deciso di trascorrere due settimane in quel piccolo borgo , era curiosa.

Tua madre sa che sei venuta da noi?”

La domanda la colse un po' alla sprovvista.

No e poi non vivo più con lei, non le devo spiegazione sui miei spostamenti .

Inoltre è in crociera con il suo nuovo compagno.”

Un nuovo compagno?”

Alzò un sopracciglio in maniera interrogativa.

E' l'amministratore delegato della compagnia per cui lei fa consulenza legale. Come hai detto tu è uno spirito libero..”

Fin troppo”.Ancora amarezza sul viso del nonno.

E tuo padre?”

L'ho sentito un mese fa, era nel Borneo per un servizio fotografico.”

Un altro spirito libero...Nipote mia, per fortuna che da due immaturi sei sbucata tu.

Già la perfetta abitudinaria con uno spirito tranquillo.”

Una bellissima giovane donna che spero di vedere presto all'altare”.Ribatté il nonno.

Fosse facile, sembra che gli uomini siano interessati solo al ..ehm.”

Ti ho inteso, vedrai troverai un uomo vero che guardi oltre la tua bellezza”

Lo so è che questa volta con Giulio...”

Oh su vuol dire che non ti merita .Ah ecco vedi oltre quella collina c'è il paese.”

Il viaggio era passato in fretta chiacchierando con suo nonno,Dalia si appiccicò al finestrino e rimase incantata. Il borgo era una specie di cuore della montagna,incastonato proprio nella roccia. Intorno non c'era altro che campagna e boschi, il paese successivo era a 60 chilometri.

Parcheggiarono l'auto al centro della piazza,forse l'unica del paese, C'erano una ventina di persone ad aspettarla lei.

Avrebbe preferito un'accoglienza più tranquilla. Il viaggio da Roma,la vecchia, il caldo e l'incubo l'avevano provata.

Scese dall'auto sfoderando il sorriso migliore.

Dalia “.Urlò nonna Ada che spintonò due o tre persone per andarle incontro.

Esile e bassa, anche lei sembrava più giovane dei suoi anni.

Dalia dovette incurvarsi per abbracciala, poi ne approfittò per bisbigliarle all'orecchio:

Nonna chi sono tutte queste persone.”

Tesoro sei mia nipote,come minimo tutto il paese doveva accorrere.”

Dalia lanciò uno sguardo ai paesani,perlopiù persone di mezza età o in avanzata vecchiaia.

Salve signorina io il sindaco Ambra.”

Un omino grassoccio e dal viso rubicondo le strinse la mano.

Tutto il comitato le ha preparato una festicciola.”

Le girava un po' la testa mentre stringeva mano a destra e a manca.

Bene ora lasciatela riposare un po'.”Sentenziò solenne la nonna, e prendendola sottobraccio la scortò verso una stradina.

Scusami cara dovevo immaginare che eri stanca;Comunque se non ti senti possiamo sposare la festa ad un altro giorno.”

No, figurati. Dammi solo il tempo di fare una doccia.”

Certo”.

Sua nonna emanava un'energia fuori dal comune , forse era l'unico punto in comune con la figlia.

Sono così felice che tu sia qui e mi sono lasciata trasportare;Spero solo che non ti annoierai.”

Come potrei.”

La casa dei nonni era un grazioso terra-tetto invaso dall'edera , a trecento metri dalla piazzetta,tutti in salita.

Nella confusione ho lasciato i bagagli in auto.”

O non darci peso,te li porteranno dopo intanto vieni ho una sorpresa per te.”

Questa è la cucina salone, vedi quel tappeto”.

Era un unico ambiente,con la cucina in muratura e i mobili del soggiorno in legno, unico segno di modernità un enorme televisore di ultima generazione,il tappeto che la nonna le aveva indicato era proprio sotto di esso.

Si”

Prima che tuo nonno ci piazzasse quel mostro tecnologico, per seguire le partite di calcio. Lì c'era un televisore piccolino e una grande libreria, tua madre adorava leggere sdraiata sul quel tappeto.”

Nonna ti prometto che verrò qui spessissimo,appena il lavoro me lo permette.”

Lo sguardo di Ada era dolce eppure nel profondo c'era qualcosa di cupo.

A me basta che sei venuta una volta. Ma ora sali ti mostro la camera che era di tua madre.”

Salirono le scale in legno,poco più di una decina di scale. C'era un corridoio con tre porte sul lato destro. Ed una finestra alla fine di esso.

La seconda camera era appartenuta a sua mamma e si trovava tra il bagno e la camera matrimoniale.

Quando mi hai detto che venivi, l'ho rimodernata un po'.”

La stanza sembrava uscita da una casa delle bambole;Con il lettino in ferro battuto,la toeletta in legno bianco,l'armadio a due ante dipinto di verde .

ti piace?”

Nonna è graziosissima”.

Nell'armadio ci sono dei vestiti di tua madre,era appena appena più in carne di te.

A proposito sei troppo magra, ti rimpinzerò a dovere”.

Le diede una pacca sonora sul sedere e la lasciò sola.

Dalia rimase qualche secondo a fissare l'ambiente, molto diverso dal suo monolocale arredato con mobili economici e senza anima.

Accarezzò il morbido copriletto fatto ad uncinetto. Poi aprì l'armadio immaginando di trovare abiti anni 80, quando sua madre era nella piena adolescenza, invece c'erano quattro abiti con la gonna a ruota color pastello, alcuni golfini di filo di Scozia ed un cassettone pieno di camicie da notte in lino e biancheria intima.

Il tutto perfettamente stirato e profumato.

E brava mamma, facevi la ribelle ma i nonni ti trattava da principessina.”

Un po' le pesava non aver un bagno tutto per sé,per cui si concesse una doccia veloce.

Si asciugò bene i capelli e poi visto che i suoi bagagli ancora non erano arrivati, indossò un abito azzurro che era nell'armadio.

Si specchiò a lungo nell'ovale della toeletta e si trovò carina, ma soprattutto a suo agio:la scollatura a girocollo non evidenziava il seno, al tempo stesso il nastro in vita metteva in risalto la vita sottile.

Dall'armadio prese anche un golfino panna con i bottoni di madreperla,preventivando l'aria frizzante della montagna.

Erano le otto e trenta quando scende al piano inferiore,dei suoi nonni non c'era nemmeno l'ombra in compenso c'era un enorme gatto persiano seduto sul tavolo da pranzo.

Hey tigre !”. Il gatto sollevò il mento per farsi accarezzare.

Sei un coccolone”.

Il gatto fece le fuse poi stanco delle carezze,scese dal tavolo. Solo allora notò un biglietto che le aveva lasciato la nonna;In breve si scusava di non averla aspettata e che lei e il nonno l'attendevano alla piazzetta.

Dalia non gli diede troppo peso. in fondo la piazza era facilmente raggiungibile, con molta probabilità i nonni le stavano preparando un'altra sorpresa.

Indossò il golfino e uscì.

Subito si pentì di non aver indossato i jeans,l'aria era più fresca di quanto si aspettasse. Rabbrividì.

Ora che erano calate le tenebre l'aspetto della stradina era diverso,più inquietante. Dalia sentiva una strana sensazione attanagliarle il cuore, per cui avanzò il passo, guardandosi di tanto in tanto alle spalle.

************************

 

 

Quando è tornato?”. Ada era visibilmente agitata.

Stamane all'alba, ma non eravamo sicuri..”Il sindaco Ambra guardò Filippo,Elga e padre Corrado in cerca di supporto.

Se ci avreste avvertito prima avremmo trovato una scusa.”Intervenne Aldo.

Siete un branco di caproni.”Ringhiò Ada. “E' un brutto segno, sono dieci anni che lui non mette piede al paese, e proprio quando arriva mia nipote!”

Dai Ada, calmati può darsi che sia di passaggio.”Aldo cercava di mascherare la calma, per non istigare ulteriormente Ada. Ma l'inquietudine serpeggiava anche in lui.

Domani mattina andremo da lui e gli parleremo chiaro. Noi siamo i guardiani e secondo i patti ci deve ascolto.”

La fermezza con cui aveva parlato padre Corrado placò Ada.

Suvvia è sempre stato ragionevole.”Esordì quasi fuori luogo Elga, guadagnandosi occhiatacce da parte di tutti i membri.

Stupida oca, non è di certo stato ragionevole quando ha...”

Ora basta!”.Fu Aldo a zittire gli altri. “Dalia sta per arrivare.”

****************

Mancavano ancora cento metri o poco più quando un rumore fece sobbalzare Dalia, s'impietrì e si voltò indietro.

Nulla.

Era ancora girata a guardare indietro quando si rimise in cammino e in una breve frazione di secondo il suo corpo impattò contro un ammasso di muscoli.

Cadde rovinosamente all'indietro battendo il sedere sul ciottolato.

Ahi!”. Si lamentò rumorosamente poi alzò il capo e lo vide.

Si è fatta male”. La voce dello sconosciuto era profonda e roca,quasi graffiante.

Le porse una mano e la aiutò a rialzarsi.

Dalia era imbarazzata per la caduta, ma quando lo fissò l'imbarazzo divenne stupore.

Lo sconosciuto era di una bellezza fuori dal comune.

Capelli neri come le ali di un corvo incorniciavano un viso spigoloso e virile. Il naso

diritto e fiero finiva su una bocca dalle labbra sottili e vagamente imbronciata, ma tutto ciò era solo il contorno di un paio d'occhi impressionanti. Di una strana tonalità di verde che sfociava nell'oro.

Quegli occhi erano selvaggi, non dovevano appartenere ad un uomo ma ad un animale.

Non è niente..anzi mi scuso..”

Non si preoccupi.” Un accenno di sorriso addolcì il viso dello sconosciuto.

Viene anche lei alla festa”.Domandò lei, sperando in un si.

C'è una festa”. Era curioso.

Si in mio onore. Lo so sembra pomposo detto così

Il sorriso svanì e i tratti s'indurirono di nuovo.

Lei non sarà mica la nipote di Ada? La figlia di Isabella...”L'ultima parte della frase fu quasi un bisbiglio.

Si proprio così !”.

Il suo sguardo s'intensificò su Dalia,facendola arrossire.

Spero che si diverta,buona sera”.

Le passò di lato allontanandosi.

Quindi lei non viene?”.

Non le rispose,svanendo così come era comparso. Dalia provò una miriade di sensazioni , lo sconosciuto l'aveva colpita e non solo per il suo aspetto. Sentiva una strana attrazione del tutto innaturale e sconosciuta.

Si riassettò l'abito e decise di proseguire sperando di distrarsi.

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Capitolo 2
*** Nella tana ***


Ed eccoci già al secondo capitolo, spero che la fretta che ho avuto nel pubblicarlo non lo danneggi, ho cercato di autobetarmi per bene.Con la speranza che i miei soliti erroretti non intacchino la storia.Grazie a tutti coloro che hanno recensito.


Capitolo secondo.

 

Raccolse un altro ciocco di legno e lo piazzò sul ceppo. I muscoli gli dolevano ma aveva bisogno di stemperare la tensione e l'accumulo di adrenalina. Aveva passato la peggior notte della sua vita ed era solo l'inizio...Fece per sollevare l'ascia quando avvertì il loro arrivo , si asciugò la fronte e attese un paio di minuti. Poi li vide sbucare oltre la siepe. Il prete e il sindaco con visi amichevoli anticipavano il vecchio De Meo.

Gli andò incontro sfoderando un sorriso sornione, di quelli che fanno vibrare le donne e intimorire gli uomini:

A cosa devo l'onore !”.

Il sindaco si schiarì la voce, un po' come si fa prima di un comizio.

Sono circa dieci anni che non venivi in paese,noi...”

Sindaco Ambra lei sa che non amo parlar troppo né girare intorno alla questione”.

Iniziava ad innervosirsi, d'altronde conosceva già il motivo della visita.

Ambra stava cercando una risposta diplomatica , era dannatamente spaventato da lui ma doveva preservare una parvenza di dignità. Allora Aldo decise che era meglio andare al nocciolo della questione, a differenza del sindaco non lo temeva.

Quegli occhi erano solo gli occhi di una bestia e nient'altro.

Hai ragione tu Riccardo. E' inutile girarci intorno”.

Il coraggio del vecchio lo impressionava piacevolmente e poi era l'unico in diritto ad osteggiarlo.

Vecchio sono stato via per più di dieci anni , sono tornato per riposare. Queste sono le mie terre”.

Aldo non controbatté subito era concentrato a sostenere quello sguardo demoniaco.

Il sole nel frattempo era più alto in cielo, tanto che il prete si era tolto il cappello e lo sventolava per rinfrescarsi. Non era il caso d'intervenire e di certo non voleva attirare l'ira di Riccardo su di se. Era quasi pentito di aver seguito Ambra e Aldo.

Lui era un uomo di Dio ed ora solo membro onorario della confraternita dei guardiani.

Io ti dico sono una parola Riccardo Del percio ed una sola”.

Aldo gli puntò un dito contro il petto muscoloso ,ricoperto da una peluria scura. Riccardo lo fulminò con lo sguardo poi emise un suono gutturale , ciò non spaventò Aldo, anzi lo spinse a continuare:

Per una coincidenza maledetta mia nipote è in paese...”

Lo so vecchio !”

Aldo sbiancò e ritrasse il dito, tutta la sicurezza che aveva era svanita grazie ad un unica frase.

L'ho incontrata ieri sera mentre veniva giù in piazza.”

Riccardo voleva fargli pagare il suo gesto avventato e quindi iniziò a girargli intorno per provocarlo.

E' molto bella”.

Tu-tu..tu devi starle alla larga “

Non minacciarmi e ringrazia la tua età .”

Non mi fai paura !”.

Riccardo si era avvicinato al parroco e al sindaco ,che erano tre metri più indietro rispetto ad Aldo. Erano pallidi in viso e a lui divertiva vederli tremare.

Oh,lo so che sei l'unico ad avere le palle in paese . Ma vorrei ricordarti che non è stata colpa mia “.

Rialzò di nuovo gli occhi su Aldo.

O meglio non ho preso io iniziativa. Per cui ti dico che anche questa volta io non mi ritrarrò né tanto meno farò la prima mossa. Starò qui vedi”. Allargò le braccia.

Nella mia tenuta...nel mio bosco. Ora andatevene”.

Il sindaco e il parroco aspettavano una mossa di Aldo ma lui non battè ciglio.

Subito”. Urlò rabbioso.

 

**************************

Fu la luce del sole a far da sveglia a Dalia. Nonostante una leggera nausea dovuta al troppo vino la sera precedente, era rilassata. L'incubo non l'aveva tormentata quella notte. Poi alla festa si era divertita davvero, i paesani erano persone umili, di buon cuore.

Fuori dalla sua camera trovò i suoi bagagli, ma non aveva gran voglia di disfarli, Decise d'indossare un altro vestito dall'armadio. Uno verde e lilla con lo scollo quadrato.

Scese in fretta le scale e fu investita da un profumo dolce.

La nonna era ai fornelli che armeggiava.

Ah piccola dormigliona sono le undici passate sai?”

Dalia l'abbracciò da dietro sbirciando nella pentola.

Ho bevuto troppo vino.”

scherzavo ,sei qui in vacanza devi solo mangiare e riposare.”

Mi abituerò male così. Comunque dopo pranzo vado a fare una passeggiata nel bosco”.

Ada lasciò i fornelli e si girò verso Dalia, che era alle sue spalle.

tesoro veramente dopo pranzo credevo che potessi venire con me. Sai da Elga inizia il torneo di burraco e a me manca una compagna.”

Ah se è così andrò un'altra volta a fare lapasseggiata.”

Ada rilassò le spalle, temeva che sua nipote rifiutasse l'invito. Proprio in quel momento rientrò Aldo.

Buongiorno nonno!”.Trillò allegra Dalia, ma dopo pochi istanti notò il viso teso.

Va tutto bene?”

Si tutto bene...detesto perdere a scopa con Gaetano.”

Vedi mia cara, gli uomini più invecchiano e più tornano ragazzini”.

Ada prese sottobraccio Aldo.

Senti tesoro ti dispiacerebbe andare dal panettiere ho ordinato delle focacce ma è quasi mezzogiorno e il garzone non arriva.”

certo nonna”

Si trova in via Gelsi, di fianco all'edicola quella che ti ho mostrato ieri.”

Ah si ho capito, allora vado”

Bene e fa metter sul conto”

Lascia offrire me nonna, te ne prego”.

Ada aveva fretta di rimaner sola con Aldo, quindi non la contraddisse.

Solo stavolta”.

La ragazza sorrise e poi uscì,Ada si affacciò sull'uscio per assicurarsi che la nipote se ne fosse andata, poi tornò in casa e trovò Aldo che si versava un bicchiere di vino.

fa male bere a quest'ora”.

Glielo lo tolse dalle mani in malo modo e poi si mise a sedere.

Allora parla! ...com è andata?”.

Dobbiamo mandarla via”.

Aldo era provato.

Perché cosa ha detto?”

Ha detto che lui rimarrà neutrale, ma non mi fido... l'ha vista e..”

Quando?”

ieri sera”.

Ada restituì il bicchiere al marito e se ne versò uno anche per lei.

Se Dalia l'avesse incontrato ne avrebbe parlato”. Lo disse per convincere più se stessa.

Si sarà limitato ad osservarla di nascosto”.

Dalia è una ragazza tranquilla ma sveglia, non possiamo mandarla via Aldo!faremo in modo che lei non si addentri nel suo bosco. Di certo lui non verrà in paese.”

Ma non capisci..lui ieri era in paese...”.

Sarà stato un caso. Noi la terremo sott'occhio.”

Speriamo bene.”

I due rimasero in silenzio per un po', non se lo sarebbero mai perdonato...

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Capitolo 3
*** La preda sognata ***


ED ECCO UN NUOVO SUDATISSIMO CAPITOLO,SPERO DI AVERLO BETATO BENE,IN CASO CONTRARIO PERDONATEMI GLI ERRORETTI.COME SEMPRE ASPETTO LE VOSTRE RECENSIONI CON ANSIA.BACI E GRAZIE ANTICIPATAMENTE.
 

 

 

Capitolo 3

 

Signorina purtroppo c'è da aspettare almeno mezz'ora, domani c'è il compleanno di Don Corrado e ...sa lavoro al forno solo io”.

Cercò di giustificarsi, Il sovrappeso e il calore che emanava il forno lo facevano sudare più del dovuto.

Capisco.”

appena sono pronte mando mio figlio”.

Indicò un ragazzino smilzo sui tredici anni che era intento a sistemare le pagnotte nel bancone.

No,non si disturbi, faccio un giro nei dintorni e verso l'una torno. Pensa di farcela?”.

Certo”.

Il ragazzino la fissò con aria grata, di certo non aveva voglia di fare la consegna.

Come vuole signorina , però permettetemi di offrirle una brioche.”

La ringrazio ma...”

Insisto”.

Quando uscì dalla panetteria erano circa le 12 e 10, calcolò che in cinquanta minuti ce l'avrebbe fatta a girare il borgo.

Dalla piazza centrale si snodavano tre strade principali: quella in discesa che portava alla statale, quella in salita cioè verso casa di sua nonna, ed un'altra dritta. Imboccò quest'ultima e passò davanti ad alcune attività commerciali:un supermarket,una tabaccheria,una farmacia e due negozi d'abbigliamento-calzature.

Alla fine della strada c'era una seconda piazza,vi si trovava Il municipio: una costruzione moderna di color giallo paglierino;Adiacente ad esso la minuscola caserma dei carabinieri.

Guardò di nuovo l'orologio e si rese conto che era stata troppo ottimista,per girare il paese aveva impiegato solo dieci minuti.

Una folata di vento caldo le accarezzò la pelle piacevolmente.

Si guardò intorno, aveva due possibilità per ammazzare il tempo:Poteva sedersi al bar e giocare a carte con quattro nonnetti o oltrepassare l'arco che chiudeva la piazza.

Ovviamente la sua innata curiosità la fece optare per la seconda

C'era una strada asfaltata che scendeva verso la statale, essa costeggiava il bosco.

Ma guarda che meraviglia”.

Nei boy scout aveva scoperto l'amore per la natura e i posti incontaminati, e quella meraviglia oltre l'asfalto la attirava troppo.

Giusto una sbirciata ”.

Mentre formulava questo pensiero le sue gambe l'avevano già portata all'ombra delle querce; Il profumo di bosco era buono e la leggera brezza faceva danzare le foglie.

Udì un rumore d'acqua,ciò la spinse ad inoltrarsi ulteriormente e dopo alcune centinaia di metri comparve una radura attraversata da un piccolo ruscello. Lasciò alle spalle gli alberi e solo quando fu vicina alla riva si accorse di lui.

Era dall'altra sponda e la fissava intensamente con quegli occhi strani.

Il cuore le iniziò a batter forte mentre un misto d'inquietudine le attanagliò lo stomaco.

Cosa doveva fare...andarsene o intrattenere conversazione?

Quell'uomo la spaventava e attraeva al tempo stesso...era così insensato provare sensazioni viscerali per uno sconosciuto.

Fu lui a toglierle il dubbio sul da farsi, poiché attraverso il piccolo corso d'acqua andandole incontro.

Alla luce del sole poté scorgere dettagli che la sera precedente non aveva notato;Per esempio la mole:doveva esser alto oltre il metro e novanta e dotato di una muscolatura da rugbista.

Quando le fu a meno di un metro vide anche una cicatrice sullo zigomo destro. Cercò di non fissargli gli occhi ma non ne poté fare a meno ...in quell'istante erano quasi gialli.

Cosa ci fai nel mio bosco”.Il suo tono era brusco,completamente diverso dalla sera precedente , intanto si avvicinava ancora.

Il bosco non è tuo !”.

Decise di mettersi sulla difensiva ,non voleva mostrare disagio da quella troppa vicinanza.

Questa parte di bosco fino a quella collina”.

Le indicò un punto alto oltre le sue spalle. “Appartiene a me”.

Venti centimetri da lei.

Non ho visto cartelli che vietano l'ingresso, né recinzioni. Ma se è così mi scuso, signor...”

Riccardo”.

Dieci centimetri da lei.

I miei concittadini lo sanno e non entrano senza permesso, i tuoi nonni non te l'hanno detto.”

Lei indietreggiò stizzita.

No,non me l'hanno detto”.

Un sorriso da squalo spuntò sulle labbra sottili, negli occhi ora aveva un aria divertita, la stava quasi prendendo in giro.

Strano...i tuoi nonni erano iperprotettivi con tua madre,pensavo che lo fossero anche con te.”

Conosci mia madre ?”.

Certo.”

Lui incrociò le braccia al petto. Anche su di esse c'erano cicatrici.

Dovevi essere un bambino quando lei è andata via dal paese”.

Abbassò lo sguardo una frazione di secondo,poi le rispose:

Più o meno. Tu non le somigli comunque.”

Il tono ora era più cordiale.

Assomiglio a mio padre”.

Come ti chiami?”.

Dalia”.

Inaspettatamente le prese la mano e se la portò alle labbra,la sfiorò appena .

Hai un nome degno di te.”

D...devo andare , si è fatto tardi”.

Era turbata da un gesto di per sé insignificante.

Sai come ritornare? O vuoi che ti accompagni all'arco”.

Non ti disturbare. ”.

Allora , Buona giornata”.

Voltandogli le spalle iniziò a riacquistare il controllo. Si allontanò alla svelta senza mai girarsi, era consapevole che lo sguardo di lui la stesse seguendo.

 

*******************************

 

 

 

 

 

La vide sparire oltre gli alberi con il passo leggero di un cervo, in quel momento i vari istinti lo scossero intensamente.

Lui non era un uomo buono. Lui non era un uomo...E per questo non si sarebbe tirato indietro. L'aveva cercata per troppo tempo arrivando perfino a credere che fosse solo un' enorme fandonia, tutto ciò che gli era stato raccontato sul legame e sull'odore.

Rise forte scuotendo l'aria, andava oltre ogni aspettativa,meglio di come se l'era immaginato, ma poi un pensiero gli smorzò l'euforia.

Perché proprio quella ragazza? Così tranquilla e innocente. Non se lo meritava...in un mondo perfetto Isabella avrebbe dovuto portare l'odore.

Ma il mondo era ingiusto e lui era tenebra,non luce.

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Dalia dove sei stata eravamo in pensiero !”. Ada era visibilmente in apprensione.

Scusa ma ho preferito aspettare che fossero pronte le focacce”. Una vocina interna le suggerì di mentire.

Giustino ti ha fatto aspettare tutto questo tempo! Domani mi sente.”

Si portò le mani sui fianchi scuotendo la testa canuta.

Nonna ho insistito io, voleva mandare su il figlio. Ne ho approfittato per fare un giro”.

Ada sgranò gli occhi nocciola e anche Aldo che fino a quel momento era intento a seguire il notiziario, la fissò.

Mica sei andata nel bosco?”.

No, ho gironzolato in piazza”.

Non devi andare mai nel bosco!”. Disse categorica Ada e Aldo annuì.

Perché?”

E' pericoloso e in questa stagione ci sono parecchi cinghiali in giro”.

Intervenne Aldo con tono abbastanza serio.

Quella situazione iniziava ad insospettirla,era evidente che c'era qualcosa sotto. Ma cosa?...Perché non avevano menzionato il fatto che il bosco oltre l'arco apparteneva a quel Riccardo.

State tranquilli non ne ho intenzione.”

Si rilassarono .

Perché domani non prendi l'auto e vai in città, dista appena 60 chilometri. Ne approfitti per fare shopping.”Nonna Ada era davvero ansiosa di occuparle il tempo.

Certo è un'idea”

Ah e domani sera dopo la messa c'è la cena di compleanno di Don Corrado”.

Magnifico. Ma ora si mangia? ho una fame da lupi”.

Si è pronto.”

Il pranzo proseguì normalmente, Dalia si sforzò di comportarsi tranquillamente...anche se era alquanto delusa, i suoi adorati nonni le stavano mentendo. Volevano proteggerla, Ma da cosa?..E poi non aveva senso, se c'era qualche forma di pericolo perché invitarla al paese.... D'altro canto però sua madre le aveva sempre impedito di andare da loro... a meno che non pensassero che fosse al sicuro sottovalutando il tutto.

Dalia ti stai facendo un film così”. Si disse tra sé mentre era distesa sul lettino a fissare il soffitto, poi chiuse gli occhi e si lasciò andare ad un sonnellino pomeridiano.

 

 

E' un bosco non una strada...il buio...è notte...corro ma le gambe mi fanno male. No è dietro di me ..nooo!

Cacciò un urlo forte e si ridestò,impiegò qualche istante per mettere a fuoco,poi si ricordò dov'era.

L'incubo questa volta l'aveva stremata più del solito. Era tutta sudata e l'abito le si era appiccicato addosso. Si alzò per andare in bagno e incrociò sua nonna nel corridoio.

Stavo venendo giusto a svegliarti, sono le cinque e trenta, tra mezz'ora inizia il torneo.”

Ah si certo..dammi il tempo di una doccia veloce”. Era ancora intontita.

Ti senti bene hai una faccia un po' sbattuta”.

Solo un incubo, non preoccuparti.”

Vuoi parlarmene”.

Perdonami ma non ne ho voglia, è solo uno stupido incubo.”

Come preferisci. Ti aspetto di sotto.”

 

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Capitolo 4
*** La verità comoda ***


Ed ecco un altro capitolo, spero che vi piaccia.
 
 
 

Capitolo 4

 

Zio aspettavo questa telefonata da tempo lo sai... non dovresti nemmeno chiedere se accetto.”

L'attesa poteva essere lunga o infinita. Ma lui purtroppo è tornato e noi abbiamo bisogno di un guardiano giovane e forte.”

Strinse orgoglioso la cornetta fino a sbiancarsi le nocche.

Sarò in paese per il compleanno del parroco”

Ah un'altra cosa”.

Dimmi zio”.

Voglio presentarti la nipote dei De Meo e voglio che tu la tenga d'occhio.”

Spero che almeno sia carina”

Sei più che fortunato, è molto bella”.

Bene,bene,bene”.

Sii puntuale”.

Un click mise fine alla conversazione telefonica. Ambra si accasciò nella poltrona molto più sereno. Suo nipote era un ottimo elemento da introdurre nella congrega, una svecchiata al gruppo e soprattutto una protezione.

 

 

 

******************************

 

 

Dalia non riusciva a prender sonno , dopo il torneo di burraco, era seguita una cena pesante. Ma non era solo quello a tenerla sveglia. Continuava a pensare a quel Riccardo in maniera sconcia, era attratta sessualmente da lui e ciò la disorientava. Non era una mangia uomini, aveva avuto solo due partner e spesso arrossiva ancora difronte certe conversazioni delle sue amiche.

Si alzò dal letto cercando di distrarsi ma il pensiero su di lui. Su quel corpo atletico e virile...su quegli occhi intensi... al brivido che aveva provato quando le sue labbra le avevano sfiorato la mano:“Dalia ma ti sta dando di volta il cervello”.Si picchiò forte la fronte e decise di prender un po' d'aria affacciandosi al balconcino della sua camera da letto; Esso dava sul retro della casa dove c'era l'orto dei nonni,tutto era così silenzioso e tranquillo, altro che notti romane. Rimase per un po' a fissare il cielo stellato poi un verso agghiacciante e potente la fece sobbalzare; Era lontano sembrava provenire dalla montagna.

Mise in allerta tutti i sensi, quale animale poteva emettere un verso così cupo e rabbioso?

Passarono alcuni secondi e questa volta il verso fu più lungo e anche leggermente più vicino.

Un ululato!”. Aveva sentito tante volte ululare i lupi nei documentari in tv ma mai così.

Ecco perché non vogliono che vada nel bosco , deve esserci un lupo in giro”.

Ora si spiegava l'atteggiamento ambiguo dei nonni. Però ancora non capiva il motivo per cui non gliel'avevano detto in maniera chiara.

Tornò nella sua stanza e chiuse il balconcino, era inquieta e cercò protezione tra le lenzuola infilandoci la testa sotto , fortunatamente il sonno non tardò ad arrivare.

 

*************************

 

L'hai sentito stanotte !”. Bisbigliò Ada.

Certo!Ha fatto un verso infernale”.

Credi che lo abbia sentito anche lei “.

A meno che non abbia un sonno che rasenta il coma, credo di si”.

Ada scosse la testa preoccupata poi sentì i passi di sua nipote sulle scale e andò al forno per non dar a vedere le sue emozioni era sempre stata una pessima bugiarda.

Buongiorno nonni”.

Dalia diede un bacio a nonno Aldo: era seduto a tavola e sorseggiava un caffè, poi si avvicinò ad Ada e baciò anche lei sulla guancia.

I due avevano un viso tirato,per cui decise di giocare a carte scoperte.

Nonni perché non la piantate con questa storia.”

Ada e Aldo si guardarono.

Non sono una bambina e per vostra sfortuna sono molto perspicace. Avete assunto un atteggiamento sospetto e non mi spiegavo il motivo per cui non volevate che io entrassi nel bosco. Solo stanotte l'ho capito.”

Impallidirono.

Tutto questo mistero per un lupo...bastava dirmelo.”

Prese una fetta biscottata dal piatto al centro della tavola.

Tesoro è che non volevamo spaventarti.” Aldo prese la palla al balzo, sua nipote li aveva appena tolti dai guai. “Sai è stato avvistato la notte prima che tu arrivassi, temiamo che abbia la rabbia, di solito i lupi non scendono dall'alta montagna fino al bosco. Questo invece si è spinto fino alle stalle del Tommasi , quindi sii prudente.”

Non preoccupatevi, io ho paura dei lupi,mi terrò lontana dal bosco”.

Ada riprese colore.

 

*********************************

 

Paride aveva guidato tutta la notte, non vedeva l'ora di arrivare al borgo,era troppo tempo che aspettava di entrare nella congrega. Già pregustava il momento in cui avrebbe affrontato il mostro, non lo temeva, anzi... bramava il suo sangue.

Era folle?..forse! ma da quando dieci anni prima lo aveva visto, non era passato un giorno senza che desiderasse di ucciderlo.

Nessuno aveva il diritto di spaventare un bambino: né un mostro, né un padre...

 

********************************

 

Credo che rimarrò a pranzo fuori o vi dispiace”.

L'importante è che ritorni per la messa, sai ci tengo e anche Don Corrado.”

Per le sei sarò di ritorno”.

Tesoro non è che ti stiamo ..bhè...come dire..”

Nonna mi sto divertendo,tranquilla.”

Le sorrise e diede gas alla vecchia fiat tipo. Era abituata a guidare con il cambio automatico e con l'ausilio del navigatore, ma doveva arrangiarsi.

Percorse venti chilometri lungo la statale quando l'auto iniziò ad arrancare, fino a fermarsi del tutto qualche chilometro più giù.

No è che cavolo, uff”.

Prese la borsa dal sedile affianco e dopo averla rivoltata un paio di volte, realizzò di aver lasciato il cellulare a casa.

Cazzo e ora”.

Scese dall'auto e alzò il cofano, sperando di capirci qualcosa. Poi spazientita diede un calcio alla ruota anteriore e si sedette sul ciglio della strada , cercando una soluzione.

Intorno a lei campagna a perdita d'occhio e nessuna forma di vita umana.

Si legò i lunghi capelli e iniziò a mordicchiare il braccialetto di caucciù che suo padre le aveva portato dal brasile.

Le mancava tanto, cavolo se le mancava...

In lontananza sentì un rumore rauco tipico di un harley. Scattò in piedi e agitò le braccia per fermare il motociclista, certo non era un idea saggia. Ma sempre meglio di rimanere lì.

Il motociclista dapprima rallentò e appena le fu vicino, si fermò, tolse il casco integrale e la squadrç con gli occhi gialli.

Che sfiga”.Borbottò arrabbiata.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** la cosa giusta ***


Premetto che questo capitolo non mi piace per niente,l'ho riscritto tre volte a voi il giudizio.
 
 
 

Era lì con quell'aria da mister tenebroso .

Che cavolo hai da guardare ?”.

Te in difficoltà”. Rispose con naturalezza.

E perché non prosegui per la tua strada e vai a guardare altro.”

Sei sicura di quello che mi chiedi.”

Come aveva potuto fare pensieri porno su quell'arrogante-sicuro-di-se-con gli occhi da cane.

Riccardo o come cavolo ti chiami, non sto sul ciglio della strada con l'auto in panne a farti da barzelletta vivente. Quindi o scendi dalla moto, mi aiuti, e smetti di fare il figo misterioso o te ne vai a fan...”

Non è un linguaggio adatto ad una ragazza beneducata”.

Lo fulminò con lo sguardo.

Vediamo cos' ha questo vecchio catorcio.”

Hey”.

Le passò di fianco e si diresse verso il cofano, lo aprì e stette a guardare il motore con gli annessi per qualche minuto.

Almeno ci capisci qualcosa ?”

Lui non le rispose, allora gli si avvicinò.

Sto parlando con te”.

Ancora nessun risposta, non alzò nemmeno la testa.

Oh parlo con te !”.

Sei una vera rompiscatole, non ti ci facevo così”.

Questa volta sembrava lui ad esser spazientito.

Non sono una rompiscatole e poi mi conosci appena, con quale presunzione ti sei fatto delle idee su di me.”

Si era messa sulla difensiva pronta a replicare ad ogni provocazione che volesse lanciarle.

Ad un uomo basta poco per inquadrare una donna , questa volta però ho sbagliato”.

Che intendi ?”

Chiuse il cofano sbattendolo, il rumore la fece sobbalzare e anche questa volta non rispose.

Vacci piano con l'auto”.

Le lanciò uno sguardo sarcastico mentre risalì sulla moto.

Avanti sali”

Cosa?!”.

Sali sulla moto”.

Ma neanche per sogno. Potresti esser uno psicopatico per quel che ne so”.

Ah-ah-ah.”

La sua risata era piacevole ,musicale e gli addolciva i tratti: I denti bianchissimi, piccole fosse sulle guance e gli occhi ridotti a due fessure lo rendevano irresistibile. Peccato che non volesse averci a che fare, sicuramente era uno sciupa femmine da quattro soldi...ma perché allora sentiva quella strana energia saturare l'aria.

 

Se fossi stato uno psicopatico a quest'ora saresti già morta, sali avanti”.

Se solo ti azzardi a...”

Non continuò nemmeno la frase quando lo vide sghignazzare. Fortunatamente aveva indossato dei shorts in jeans e non una gonna , così fu agevolata.

Tranquilla, a 4 chilometri da qui c'è un piccola stazione di servizio.”

Seppur per motivi differenti sia Riccardo che Dalia, furono felici che il contatto forzato del viaggio, in moto fosse breve.

La stazione di servizio sembrava abbandonata, tutta piena di erbacce intorno e il distributore incrostato dal fango. La porta di quella che doveva esser l'officina aveva la saracinesca abbassata a metà.

Sicuro che sia ancora funzionante”.

Certo ! Quando sono ritornato al borgo due giorni fa mi sono fermato a fare rifornimento qui.”

Anche io sono arrivata due giorni fa”.

Qualcosa in comune ce l'abbiamo allora”.

Don Giovanni perché non fai il cavaliere e vai a vedere se c'è il meccanico.”

Ai suoi ordini”.

Lei rimase appoggiata alla moto mentre lui si avvicinava alla saracinesca, ma dal nulla sbucò un grosso rottweiller:

Attento !”.

Urlò forte, vedendo il cane che stava per caricarlo poi improvvisamente la bestia si bloccò e iniziò a indietreggiare sotto lo sguardo deciso di lui. La scena aveva dell'inverosimile. Il cane guaì e appena sbatté il piede a terra la bestia corse via con la coda fra le gambe.

Hai ragione non c'è nessuno!”. Fece lui montando sulla moto.

E se fosse una scusa...e se vuole farmi del male...perchè ho accettato il passaggio...

Il suo cervello si era messo in moto creando paranoie di tutti i tipi.

Tutto bene? Sei pallida”.

Si”. Rispose veloce.

Credevo davvero che ci fosse il meccanico, non ti ho portata qui per tenderti una trappola.”

Disse lui cercando di non farle venire idee strane.

Non mi spiego come tu abbia fatto a placare quel cane. Cioè stava per azzannarti e a te è bastato guardarlo per metterlo in fuga.”

Conosco bene i cani”.

Tagliò corto anche se sapeva di non averla convinta. Quella ragazza era tutto quello che avrebbe dovuto evitare:Troppo sveglia. Troppo impertinente. Troppo carattere.

Se non avesse portato l'odore si sarebbe ben guardato da starle anche solo vicino.

Raccontalo a qualcun' altro”.

E allora dimmelo tu come ho fatto ?”.

Odiava esser trattato con sufficienza di solito:le donne gli si buttavano ai piedi , gli uomini lo evitavano e quei pochi che lo conoscevano bene erano servili. Lei era come suo nonno: temperamento indomito e una massiccia dose d'incoscienza.

Ora cosa si fa?non ho nemmeno il cellulare con me.”

Ce l'ho io il telefono.”Prese un i phone dalla tasca dei jeans e lo diede a lei. “Chiamiamo il soccorso stradale, facciamo caricare l'auto. E poi io ti riaccompagno al paese. Dovresti ringraziarmi, sono il tuo salvatore. Invece di fare la schizzinosa diffidente.”

E' che a pelle non mi piaci non ci posso fare niente.”

L'ultima donna che mi ha detto questa frase ancora rimpiange le notti passate insieme.”

Sbruffone.”

Ingrata”.

Qualsiasi cosa lui nascondesse , lei lo avrebbe scoperto. Sentiva che doveva farlo. Il suo istinto glielo urlava e lei ascoltava sempre l'istinto.

Tornarono all'auto dopo aver chiamato il soccorso stradale.

Bene grazie di tutto ora puoi anche andare.”

Calma,calma. Non vedi l'ora di sbarazzarti di me. Bhe io sono un gentleman e non ti lascio da sola in mezzo al nulla.”

Fa come vuoi”.

Salì al posto guidatore.

Tua madre era molto più gentile”.

Si appoggiò al finestrino andandole con il viso a pochi centimetri.

Ti assicuro che la dolcezza non le appartiene, come l'istinto materno d'altronde.”

Isabella non era una buona madre. Ciò non lo stupì.

Almeno tu ce l'hai una madre. La mia è morta partorendomi”.

Mi dispiace davvero”.

Scusa non volevo annoiarti”.

Cosa diavolo gli prendeva,pochi momenti insieme a lei e si stava aprendo come mai aveva fatto.

Non mi annoi, forse ti ho dato una brutta impressione. Se mi conosci meglio ti accorgi che non sono così stronza”.

Stronza??”

Ho passato un periodo nero e faccio fatica a rapportarmi con l'altro sesso.”

Siamo una brutta razza vero!”.

Abbastanza, però non voglio generalizzare.”

Risero dimenticando per qualche istante tutto, sentendo solo la spinta gravitazionale che li spingeva l'uno verso l'altro.

Piano piano i centimetri che separavano i loro visi divennero millimetri, respirando la stessa aria.

Lei chiuse gli occhi, attendendo il contatto con la bocca di lui, ma ciò non avvenne. Si era ritratto.

E' meglio di no.”

A Riccardo costò molto sottrarsi, doveva baciarla, era fatta! ma il suo lato umano in quel momento glielo impediva.

Un lato che non sentiva da anni, un lato che gli ricordava di avere una coscienza.

Dalia era speciale, e se avesse lasciato perdere? Tanto era abituato a stare solo.

Il suo gesto sarebbe stato magnanimo e gli avrebbe dato qualcosa di cui andare fiero.

Hai ragione è meglio.”

Il gelo calò insieme al silenzio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 6
*** Il cacciatore ***


Un nuovo capitolo che mi ha convinta un pò di più dell'altro.Anche se è leggermente più breve spiega alcune cose importante. Grazie a tutti voi che mi leggete.
 
 

Capitolo sesto

Ho indetto questa riunione per un motivo ben preciso!”.

Giorgio Ambra era gonfio d'orgoglio come un pavone che sfoggia la ruota, la sua mano indicava ai membri della confraternita un ragazzone biondo dall'aspetto di un vichingo.

Il ragazzo aveva incontrato per caso la bestia quando aveva dodici anni ed era sopravvissuto, ma da allora qualcosa in lui si era rotto, Ambra lo sapeva ma infilava la testa nella sabbia.

Caldeggio la nomina a confratello-guardia di mio nipote Paride.”

Nella piccola sala comunale ci fu silenzio;Aldo guardò Ada che a sua volta fissò Don Corrado alla sua destra e Michele Orazio con il figlio Samuele: Un ragazzo di ventitré anni. Ambra invece sorrise a Paride, che intanto squadrava ad uno ad uno i membri.

Io non sono d'accordo”. Aldo era fermo nella sua decisione ,quel ragazzo era sempre stato strano e dopo l'incontro con il lupo qualcosa d'insano lo aveva infettato.

C'era odio e fanatismo in quegli occhi di ghiaccio e di certo non era meno bestia di Riccardo. Loro cercavano un equilibrio non violenza.

E per quale motivo non mi vorresti...Vecchio!”.

Anche la voce era fredda.

Non mi sembri adatto.”

Voi non sembrate adatti. Guardatevi un gruppo di vecchi e deboli, fatto eccezione per questo ragazzino.”

Samuele lo guardò torvo ma non rispose, raccogliere la provocazione sarebbe stato pericoloso. Quel tipo sfiorava i due metri e aveva il corpo di un lottatore di wrestling,in più aveva tutta l'aria di un violento.

Confratelli non badate al temperamento di mio nipote,è come dire...impulsivo. Però se ci ragionate sarebbe a nostro vantaggio. Se Riccardo decide di attaccarci come potremmo difenderci?lui invece ha una preparazione fisica adeguata.”

Riccardo non è uno sprovveduto, né tanto meno ci ha mai attaccato.”Disse Aldo con veemenza.

Mi sorprendi, lo detesti e ora ne prendi quasi le parti.”

Ambra non riusciva a spiegarsi la strana presa di posizione del suo vecchio amico.

Certo Riccardo non era mai stato una vera minaccia, si era sempre limitato a sbranare qualche capra. L'unico suo errore era stato quello di cedere alle avances che la giovane Isabella gli aveva fatto.

Se è così mettiamola ai voti chi è a favore alzi la mano”. Continuò il sindaco e alzò la mano. Piano,piano timidamente vide anche la mano di Don Corrado sollevarsi seguita da Michele Orazio e infine quella di Ada.

Per Aldo fu quasi una pugnalata, contava sul sostegno di sua moglie.

Non fare quella faccia caro, è anche per la sicurezza di Dalia...”

 

 

**********************

Ti dispiacerebbe lasciarmi vicino la chiesa”.

Dalia ruppe il silenzio che era calato dopo il bacio non ricevuto.

Devi andare a messa?”.

Il tono di lui era incolore, intanto l'harley aveva imboccato la strada che portava al borgo.

Si”

Sei credente?”

Abbastanza e poi devo andarci per far contento il parroco”.

Il buon vecchio Don Corrado”.

E' il suo compleanno dopo ci sarà una cena”.

Fagli tanti auguri anche da parte mia.”

perché non vieni anche tu?”.

Rallentò la moto fino a fermarla del tutto, erano circa metri 300 metri dalla piazza.

Si voltò verso di lei, erano di nuovo così vicini da sfiorarsi.

La gente del borgo non mi vede di buon occhio, i tuoi nonni mi destano e io preferisco starmene solo.”

E' per questo che non mi hai baciata”.

Riccardo rimase di sasso, ancora una volta lei lo stava mettendo in difficoltà. Le avrebbe voluto urlare in faccia la verità,dirle che l'aveva cercata e desiderata per anni, perché ad un licantropo è concessa una sola possibilità di esser felice:

Trovare colei che porta l'odore del lupo.

Ma lei non l'avrebbe mai creduto e quindi preferì lasciar cadere le sue difese, non si sarebbe sottratto...Andò incontrò alle labbra morbide di lei, le graffiò il viso con la barba incolta.

Non fu un bacio né tenero né romantico, voleva solo farle capire l'abisso in cui si stava affacciando. Un ultima preghiera per farla desistere.

Alla fine lei si tirò indietro, aveva le guance in fiamme e il labbro inferiore che sanguinava, nei suoi occhi c'era uno smarrimento che lo intenerì.

Scusa ma forse è meglio che continui a piedi”.

Scese dalla moto barcollante.

Aspetta !”

L'afferrò per i polsi e la tirò a sé.

Io sono confuso, sento quello che provi tu. Questa insana attrazione ...che non dovrebbe esserci e invece c'è.

Ti prego lasciami, sti..stiamo correndo troppo”.

La lasciò andare.

La vide sparire con quel passo leggero e rimase così per un po' a contemplare il sapore dolce che aveva sulla bocca, un sapore reso ancora più buono dal sangue.

********************

 

Paride era ancora eccitato per la sua nomina, anche se per alcuni istante quel maledetto vecchio si era frapposto fra lui e ciò che desiderava.

Ora si trattava solo di tendere la trappola e se aveva intuito bene l'esca era a portata di mano...La figlia di quella cagna di Isabella.

Provò un moto di disgusto per quella donna, come aveva potuto offrirsi ad un mostro del genere di sua spontanea volontà...

Andò verso la doccia e lasciò scorrere l'acqua sulla pelle chiara, sulle cicatrici che sue padre gli aveva inflitto da ubriaco.

Nella sua vita c'era stato solo dolore e umiliazione sconfiggendo la belva avrebbe esorcizzato queste due costanti...

*******************************

 

Sei in ritardo”. Bisbigliò Ada appena la nipote le fu accanto.

Scusa ma ho avuto problemi con l'auto.”

Cos'hai al labbro? Non avrai avuto mica un incidente”.

Il tono allarmato fece girare alcune vecchiette sedute la panca davanti alla loro.

No,no. Mi sono morsa la bocca dal nervoso l'auto si è fermata sulla statale. Ho dovuto chiamare un carro attrezzi.”

E come sei tornata?”

Shhh!insomma”. Disse una delle due vecchiette.

Dalia le ringraziò mentalmente, ancora indecisa se dire a sua nonna di aver accettato un passaggio da uno sconosciuto ...o meglio da Riccardo.

Il pensiero di quel bacio la fece rabbrividire, era stato qualcosa d'intenso che non riusciva a decifrare. Niente a che vedere con la dolcezza o semplicemente con il desiderio. Qualcosa di viscerale,arcaico, primitivo...animale!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 7
*** caccia grossa ***


Ok spero di non aver fatto macello è stato complicato questo capit e il prossimo lo sarà di più.Mi raccomando fatemi sapere i vostri pareri. bacioni
 
 

Capitolo settimo

 

La cena per Don Corrado si svolgeva all'aperto, l'aria della sera era fin troppo fresca e Dalia continuava a rabbrividire. Quando era tornata a casa aveva fatto giusto in tempo a cambiarsi, indossando senza pensarci troppo un abitino di cotone e raso, bianco perla,che le lasciava le spalle e le gambe scoperte.

Si recò al banco delle bibite per versarsi del vino con la speranza di scaldarsi un po' ma dopo alcuni bicchieri, iniziò a girarle la testa.

Decise di svignarsela,per quel giorno aveva vissuto fin troppe emozioni. Un bel sonno ristoratore era quello che ci voleva. Ne approfittò della distrazione generale causata dall'arrivo della torta e si dileguò.

A pochi metri da casa dei nonni avvertì dei passi alle sue spalle, sperò che fosse lui e si voltò pronta ad una battuta tagliente, ma le parole morirono in gola... davanti a lei c'era un uomo biondo e massiccio, con l'aria da nazista e con una luce cattiva negli occhi.

Chi sei ?”.

Il cacciatore e tu sei la mia preda”.

Impiegò meno di un secondo per darsi alla fuga ma quel gigante era veloce come un serpente a sonagli,l'afferrò da dietro e le circondò il busto; Con la mano destra teneva un enorme coltello da caccia:di quelli seghettati, glielo premette alla gola.

La mano sinistra invece faceva pressione sul seno spingendolo verso il suo petto.

Ora tu vieni con me”. C'era ghiaccio nella sua voce.

Scordatelo”.Sibilò lei.

Cammina”. La lama affondò leggermente nella carne.

Perché fai questo? Cosa diavolo vuoi da me !”.

Doveva rimanere lucida e non provocarlo.

Mi servi come esca...vedi per cacciare un grosso predatore ci vuole una buona preda”.

Il terrore le corse lungo la spina dorsale,doveva fare qualcosa, la stava portando nel bosco. L'avrebbe stuprata e uccisa , ma non capiva il senso della sua frase.

Tagliarono lungo i campi ed entrarono nel sottobosco, allora lei si fermò puntando bene i piedi per terra.

Muoviti”. Urlò rabbioso ,ma lei non cedette, allora le tirò i capelli facendole inclinare il capo all'indietro.

Prese un grosso respiro e nonostante il dolore lancinante alla nuca raccolse tutte le forze e gli diede un pestone, purtroppo lui indossava scarpe in stile militare e il colpò non sortì l'effetto desiderato, servì solamente ad imbestialirlo.

Lui tirò ancora più forte, temeva che le stesse staccando lo scalpo ma non si arrese, tornò all'attacco assestandogli una buona gomitata.

Appena fu libera corse con tutta la forza che aveva ma i tacchi si spezzarono e cadde rovinosamente nel fango, Paride fu subito su di lei e afferrandola di nuovo per i capelli la rialzò.

Saresti già morta se non mi servissi, brutta cagna. “

Continuò a trascinarla fino a che gli alberi non divennero più fitti,poi di colpo si fermò.

Il freddo ,la paura e gli abiti umidi di fango la facevano tremare convulsamente.

In ginocchio” .

Rimase immobile , non aveva senso assecondarlo, avrebbe venduto caro la sua pelle.

Allora lui la schiaffeggiò violentemente facendole perdere l'equilibrio.

Sei come tua madre !una cagna partorisce un'altra cagna!”.

brutto stronzo,sei un malato del cazzo e ti giuro che lotterò fino all'ultimo”.

Sei coraggiosa, lo ammetto”.

S'inginocchiò al suo fianco e tirò fuori una corda. La legò ad una grossa radice che spuntava dal terreno, poi si concesse un paio di secondi per guardarla: Sembrava poco più di un adolescente, i capelli corvini le incorniciavano un viso delicato. Occhi quasi blu lo fissavano con odio.

Sei bella ed è quasi un peccato che non possa divertirmi un po' con te”.

Dalia si divincolò.

Sta ferma è inutile sprecare energie”.

I suoi occhi indugiarono qualche istante sulle gambe nude, il vestito era arrotolato fino agli slip, lei se ne accorse e cercò di mettersi in ginocchio per farlo ricadere dritto sino alle ginocchia.

Tranquilla ti ho detto che non ti toccherò.”

lasciami bastardo, lasciami!!”

Shh,o ti taglio la lingua.”

Dalia si risedette accucciandosi, cosa diavolo voleva fare.?

Lupoooooo”. Urlò Paride con tutto il fiato che aveva in gola. “Ti aspetto lupooo”.

Il bosco sembrò zittirsi. Lei davvero non capiva, chi stava chiamando quello psicopatico. I minuti passavano lenti...poi Paride serrò la mascella e fissò i cespugli davanti a loro.

Chi cazzo hai chiamato maledetto str..”

Riccardo uscì dal cuore del bosco.

Lasciala subito! E forse non ti uccido”.

Finalmente, non sai quanto ho immaginato questo momento”.Disse sorridendo, intanto iniziò ad accarezzare la gola di lei con la punta del coltello .

Cosa vuoi? ”.

Voglio che ti trasformi e combatta con me”.

Cosa?!”.

Quel tipo era totalmente fuori di testa.

Non fare finta di non capire! Fallo ora o le taglio la gola “.

Non lo farai”

Dici? ok iniziamo a lasciarle qualche ricordino”.

Il coltello passò dalla gola alla spalla. Le fece un taglio profondo fino all'altezza del gomito. Dalia strillò forte.

Trasformati o continuo”.

Era stordita dal dolore ma ciò che vide le impedì di svenire.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 8
*** due belve ***


Anche se breve rispetto gli altri capitoli spero che vi piaccia è molto intenso.Aspetto i vostri pareri bacioni
 
 
 

Capitolo 0ttavo

 

Riccardo cadde a carponi e iniziò a tremare convulsamente, si udì un rumore sinistro di ossa spezzate.

Cosa diavolo sta succedendo?”.

Dalia cercò una risposta in Paride ma lui era rapito da quell'assurdo e raccapricciante

Spettacolo.

Gli arti si contorsero e mentre gli abiti si squarciarono quando un gibbo peloso crebbe pulsando.

E' follia....è follia”.

Scosse la testa cercando di razionalizzare la metamorfosi di Riccardo. Le urla di dolore divennero più acute e sempre meno umane. La mandibola si allungò diventando scura e riempiendosi di pelo grigio-nero come il resto del corpo. Aveva perso ogni umanità e quando si alzò in piedi era una bestia dalle sembianza di lupo:

Un terrificante ammasso di muscoli e pelo, con le zampe animali dotate di artigli.

La belva ringhiò ma Paride non sembrava per niente spaventato.

Eccoti mostro. Avanti combatti”.

Dalia lottò con la radice per liberarsi ma stava sanguinando troppo e si sentiva debole, la ferita era davvero brutta e il braccio ormai non lo sentiva più. Pregò mentalmente che non le avesse leso i muscoli.

La belva si scagliò su Paride che rapido si scansò, l'artigliata andò a vuoto facendolo sbilanciare nel frattempo Paride lo colpì alla spalla, affondando nella pelliccia il coltello. Ululò furioso e fece un giro su stesso, questa volta l'artigliata andò a fondo squarciando la maglia dell'uomo all'altezza del petto.

maledetto stupido non farti fare a pezzi.”

A malincuore Dalia doveva sperare che Paride uccidesse o ferisse il mostro altrimenti per lei era la fine, di sicuro l'avrebbe sbranata.

Paride assestò un pugno furioso all'altezza del naso del lupo, che scrollò la testa stordito dal colpo e lo pugnalò alla pancia e al fianco, incredibilmente stava avendo la meglio, la pelliccia era zuppa di sangue e la furia che aveva si stava affievolendo.

Per un secondo il lupo la guardò e Dalia riconobbe gli occhi di Riccardo, le si strinse il cuore. Paride era pronto a colpirlo ancora quando il lupo si acquattò e fece un balzo atterrandolo, gli addentò la spalla e ne staccò una porzione, l'osso bianco strideva con il rosso e il rosa della carne maciullata.

Il lupo questa volta ululò di soddisfazione e squarciò lo stomaco di Paride.

Smettilaaaa !”. Urlò con quel poco di forza che le rimaneva, era stata come al solito impulsiva e se ne pentì quando il mostro lasciò il corpo esanime di Paride per andare verso di lei.

Ti prego..o”.

Era in postura a quattro zampe e le ringhiava contro mostrando zanne affilate come coltelli, era talmente debole che smise di lottare con la radice. Se quella era la sua fine sperò almeno che la finisse con un colpo. Non voleva esser mangiata da viva.

Lo guardò dritto in quegli occhi gialli e selvaggi e lo implorò di nuovo:

Finiscimi in fretta”.Fu quasi un sussurro.

Poi chiuse gli occhi sentendo il fiato del lupo soffiarle sul collo...la stava annusando.

Tenne ancora gli occhi chiusi poi avvertì uno spostamento d'aria,il lupo si era dileguato nei cespugli.

La tensione si allentò e le tenebre la inghiottirono.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 9
*** La natura delle bugie ***


Ecco un capitolo relativamente tranquillo ma necessario, anche questo un pò breve ma i prossimi controbilanceranno la brevità di questo.
Spero vi piaccia,baci.
 
 
 
 
 

Nono capitolo

 

Si svegliò intontita e con la bocca impastata in un'asettica stanza d'ospedale, si guardò il braccio ferito, iniziava a farle male cane. Evidentemente le avevano messo dei punti e poi medicato, prima di sedarla. All'altro braccio era attaccata una flebo.

Si mise a sedere facendo meno pressione possibile sulle mani, poi pianse.

Toc toc

Avanti”. Avrebbe voluto asciugarsi gli occhi e fare l'indifferente, ma quando vide entrare suo nonno Aldo, non si trattene e lasciò libere le lacrime.

Aldo si precipitò ad abbracciarla e la strinse a sé, rimasero così per un paio di minuti poi lei si staccò dall'affettuoso abbraccio, era pronta a sapere.

Ho un milione di domande da fare”.

tesoro hai bisogno di riposo”

Tu non capisci! Qui ne va della mia sanità mentale. Ho visto un uomo trasformarsi in una bestia, manco fossi in un fottuto film horror.”

Calmati ti prego non agitarti.”

Non dirmi cosa devo fare io voglio sapere !”

Aldo andò alla finestra, sospirò e diede voce a pensieri che mai avrebbe voluto condividere con la nipote.

I lupi mannari non sono leggenda e la licantropia non è solo una patologia mentale.

Ce ne sono pochissimi al mondo e sono molto longevi, a mitigare i loro rapporti con l'uomo c'è una confraternita internazionale: I guardiani.”

Scandiva ogni parola con lentezza come se stesse parlando ad un bambino particolarmente tonto.

Le terre che circondano il borgo appartengono ai Del Percio.”

Licantropi ?”

Si... padre e figlio, la madre era umana ma è morta di parto. Guglielmo del Percio era un...diciamo uomo giusto. Suo figlio no! Ma mai hanno aggredito gli abitanti del borgo, li hanno sempre protetti fino ad oggi.”

Non è stato Riccardo a legarmi e squarciarmi un braccio. Ma quello psicopatico!”

Avrebbe potuto sbranarti “.

Aldo si era voltato mostrando gli occhi umidi.

Non l'ha fatto. Mi ha solo annusata”

Sei stata fortunata”

Tu fai parte dei guardiani giusto?”

Si “.

Non dovete prendervela con lui. E' stato obbligato a trasformarsi da quel tizio. Non voleva ma quando lo psicopatico mi ha tagliato...bhe”.

Il ricordo di quei momenti le fece venire la nausea.

E' stata colpa nostra non dovevamo farti venire al borgo”.

Ma bravo! caro nonno. Ti comporti come tua figlia ora! Mentirmi e ancora mentirmi...sai che ti dico.”

Era arrabbiata da tanta ipocrisia, i veri mostri erano loro. Non Riccardo, lui era vittima di una natura incredibile e crudele.

Che non voglio avere a che fare con voi,domani torno a Roma mi disintossico da questa grandissima delusione che è la mia famiglia.”

Tesoro non potevamo dirtelo.”

Ancora una cosa...mia madre lo sapeva? “

Si, vedi Riccardo è molto più vecchio di me. Hanno una vita longeva ed un processo d'invecchiamento molto lento.”

Deglutì l'ennesimo boccone amaro.

Per favore lasciami sola”.

Tes..”

NON chiamarmi tesoro!esci dalla mia stanza.”

 

 

 

Le tenebre ora sono illuminate dalla luna piena, non fuggo dalla bestia ma gli vado incontro. Affondo le mia dita nella pelliccia scura, i suoi occhi:fiamme gialle. Mi fissano inquiete.

Tu sei il buio che inghiotte la mia luce...trascinami all'inferno.

Appoggio la testa sul petto peloso e morbido, mi chiude in un abbraccio.

Il mio incubo è diventato sogno.

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Capitolo 10
*** Incontri ***


Capitolo decimo

 

Doveva andarsene, si sentiva soffocare in quella stanza e soprattutto non voleva vedere nonna Ada , di bugie e apprensione ne aveva avute a sufficienza.

Tutte le sue certezze erano crollate e ora doveva proteggere se stessa;Poi c'era Riccardo e tutto quello rappresentava... praticamente le aveva messo sottosopra i sentimenti e la razionalità, ciò nonostante non ne era spaventata ma solo inspiegabilmente attratta.

Inspirò profondamente e poi con un colpo deciso si sfilò la flebo, il sangue colò copioso imbrattando le lenzuola bianche.

La testa girava vorticosamente e attese qualche minuto seduta ai piedi del letto intanto utilizzò dell'ovatta che era attaccata alla flebo per tamponarsi.

Andò all'armadietto della stanza, di sicuro sua nonna aveva preparato una borsa con le sue cose, e infatti c'era un borsone.

Lo aprì e trovò oltre a delle camicie da notte e biancheria, un paio di jeans e una t-shirt, Il portafoglio e il cellulare.

Prese dal beauty case dei kleenex e continuò a tamponarsi, poì si vestì in fretta.

Quella fuga insensata era l'unica cosa che le placasse i nervi, appena arrivata a Roma sarebbe andata da un medico per farsi cambiare la medicazione.

Uscì cautamente in corridoio, i suoi nonni parlavano con una signora, ne approfittò della loro distrazione e a passo svelto si avviò verso gli ascensori.

Uscita dall'ospedale chiamò il servizio taxi, tenere il cellulare spento era stato utile aveva la batteria completamente carica.

 

*******************************

Si morse il labbro a sangue, quel bastardo l'aveva ferito gravemente tanto che il processo di rimarginazione si era svolto a metà, solo i tessuti profondi e la milza erano guariti, per il resto doveva darsi i punti.

Infilò ancora l'ago nella carne e chiuse tirando per bene il filo.

Avrebbe dovuto vendicarsi, scatenare la sua ira sui guardiani, farli a pezzi ma ora c'era lei ed era l'unica cosa importante.

Doveva andare all'ospedale da lei e vedere come stava, non ricordava nulla di quello che era successo dopo che Dalia era stata ferita, si era risvegliato sanguinate ai margini della sua casa.

Prese le chiavi della moto e uscì.

Fa che stia bene,fa che stia bene.

 

 

*****************************

 

Arrivata alla stazione di Napoli telefonò i nonni, la sua coscienza le impediva di farli stare in agitazione:

Pronto..si..sto bene...farmi parlare...senti riaggancio...ho chiamato solo per dirvi che sto tornando a casa...ho detto..no...mi farò visitare appena arrivo...per favore lasciatemi in pacee..”Click.

Il treno partiva alle 17 quindi aveva tempo per trovare una farmacia e magari mangiare qualcosa, era debole e il braccio la tormentava; comprò il biglietto e uscì a dalla stazione.

 

 

*******************************

Odiava gli ospedali, l' odore che c'era, per chi come lui aveva l'olfatto animale,era troppo forte. Soprattutto quello del sangue...

Cercò nei vari reparti e poi s'imbatté in Aldo, che appena lo vide serrò la mascella.

Dov è lei ?”

Cosa ci fai qui?”. Il vecchio aveva tutt'altro che un'aria amichevole.

Stai calmo, non sono stato io a legare e seviziare Dalia. E' stato uno di voi e ringraziate il cielo che ...”

Tu non l'abbia sbranata”.

Fu quasi un pugno nello stomaco , l'idea che avesse potuta uccidere lo faceva impazzire.

Siete bravi solo a colpevolizzarmi vero? Ora sono veramente stufo!Mi avete eletto a carnefice ebbene... mi comporterò da tale.”

Forse aveva esagerato, non era l'atteggiamento giusto da assumere.

Sono qui per parlare con lei..sapere come sta!”

Cos è? non ti è bastata sua madre”.

Il rancore di Aldo era radicato e non sarebbero bastate mille parole.

Dalia è diversa da sua madre e io voglio solo il suo bene.”

Perchè ?”

Porta l'odore”.

Non è possibile!”

Invece si”

T'impedirò di avvicinarla”.

Solo lei potrà cacciarmi via. A lei la decisione non a te”

Allora trovala”.

Aldo allargò le braccia in segno di sfida.

Cosa significa”.

Che è scappata dall'ospedale dopo avermi detto che mi odia”.

I due abbassarono la guardia, entrambi esausti,entrambi preoccupati per lei.

La camicia ti sanguina”.

Riccardo abbassò lo sguardo sulla macchia che piano piano si allargava.

Quel pazzo che mi avete scatenato contro mi ha quasi fatto fuori.”

Non te l'abbiamo scatenato noi contro, ha fatto tutto da solo. Perché non vai a casa e riposi, se si farà sentire ti riferirò le sue condizioni.”

In quel momento il cellulare fuori moda di Aldo iniziò a vibrare.

E' Lei?”.

Si ma fa parlare me”.

 

****************************

La settimana che seguì fu molto dura per lei. Il braccio la tormentava e nonostante il dottore l'avesse tranquillizzata,temeva che da un momento all'altro s'infettasse.

Fortunatamente sua madre le aveva mandato una cartolina dicendole che la sua crociera si sarebbe protratta fino ad ottobre, almeno non l'avrebbe vista per un po'.

Non le andava di raccontarle nulla.

Rientrò a lavoro qualche giorno prima del previsto, aveva bisogno d'impegnare la mente, per non pensare sempre a lui. Ma la notte rimaneva sveglia a chiedersi se stesse bene, se fosse vivo e quando finalmente si addormentava...sognava lui.

 

*******************************

 

Guardò la luce spegnersi alle tre del mattino, un po' gli si strinse il cuore. Domani l'avrebbe incontrata, lui non era un codardo ma quella ragazzina lo faceva sentire spaurito.

L'aveva seguita, vissuto le sue giornate. E in quei giorni era stato tentato mille volte di lasciar perder, ma quando lei sorrideva e gli occhi le brillavano i suoi propositi cadevano come sassi lanciati male in mare.

Guardò la luna piena e sorrise, tutta le leggende sui lupi mannari incolpavano la luna.

Ma come poteva una cosa così bella esser la causa di tale mostruosità.

*******************************

 

Ti odio maledetta iena io-ti-odio-!!!”.

Dalia prese a calci la fotocopiatrice imprecando contro il suo capo , la sommergeva di lavoro e la trattava come uno straccetto, e pensare che il suo lavoro all'inizio le sembrava la cosa più bella del mondo.

Ora organizzare meeting, matrimoni e affini per persone prepotenti,viziate e con un ego mostruoso,non sembrava più così bello.

Aveva bisogno di una pausa,qualcosa di dolce, di sicuro il pranzo sarebbe saltato, per via dell'appuntamento con i Corsi: Una coppia dell'alta borghesia romana.Lei la tipica bionda anoressica e stronza , lui un piacione imbolsito che le lanciava sguardi lascivi. Avrebbero dovuto visionare alcune location per il rinfresco il che significava che sarebbe rientrata a casa molto tardi.

Prese la borsa e si recò al solito bar, erano le 11 e trenta ed il locale era semivuoto, decise di sedersi invece che consumare al banco. Voleva staccare per almeno venti minuti.

Chica che ti porto”. Eddy era uno splendido ragazzo di origine cubane, di quelli con il corpo da dio e la musica nel sangue. Faceva il barista di giorno e l'insegnante di salsa in una palestra di sera.

Voglio qualcosa di buono, mi aspetta una giornata stressante.”

Allora per il momento ti porto una bella mousse alle fragole e stasera invece ti porto a ballare. C'è un locale muy lindo.”

Se sopravvivo ad oggi ti telefono. Ok”

Ci conto”.

Grazie”.

Eddy corse a prendere un'altra ordinazione. Era proprio carino ma non faceva a caso suo.

La mousse arrivò subito accompagnata da un piattino di dolcetti alla vaniglia. Una meraviglia per gli occhi e a dir poco terapeutico per l'umore.

Gustò cucchiaino per cucchiaino il dolce, estraniandosi dallo stress, dal mondo. Chiuse perfino gli occhi, rilassandosi completamente. Quando li riaprì di fronte a lei c'era Riccardo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 11
*** Assaggiare ciò che si promette ***


Capitolo undici

 

Il dolce sapore della mousse divenne bruciore quando il boccone andò di traverso, iniziò a tossire forte.

La scena aveva quasi del comico:Riccardo cercava di aiutarla battendole sulla schiena, Eddy che era accorso con un bicchiere d'acqua in mano.

Hey le sfonderai la schiena continuando a battere così”.

Perché non torni a fare il tuo lavoro invece d'impicciarti”.

Fra i due erano quasi visibili i lampi d'odio, in pratica due maschi alfa che si contendono una femmina, intanto Dalia aveva ripreso a respirare normalmente.

Me la sono vista brutta cavolo.” Sorrise complice ad Eddy, che capendo l'antifona la lasciò sola con quel tipo strano.

Mi aspettavo una reazione ma di certo non che ti strozzassi con il gelato”.

Cercò di smorzare la tensione con una battuta .

Non è gelato “. Puntualizzò.

Lo squadrava con quei grandi occhi azzurri con un po' di timidezza, una dote che non le apparteneva.

Non sono qui per crearti fastidio... volevo solo..ehm”

Riccardo cerco di mettermi nei tuoi panni o forse dovrei dire pelliccia”.

I due scoppiarono a ridere, l'atmosfera si era rilassata grazie all'umorismo al vetriolo di lei.

Sei completamente pazza”.

Si concordo”.

Mi dispiace che tu abbia dovuto..”

Se non l'avessi visto non c'avrei mai creduto e pensa che tutt'ora ho dei dubbi”.

Almeno sai cosa sono e se mi parli ancora è già molto per me”.

Già ma avrei un milione di domande da farti e paura che non sia così giusto che noi due ..”

Se vuoi che io sparisca lo farò ma”.

Le prese una ciocca di capelli fra le mani avvicinando quelle due fiamme color oro al mare azzurro degli occhi di lei.

Lascia che ti dica che se ti fosse accaduto qualcosa non me lo sarei mai perdonato. Tu sei importante come nessun mai nella mia vita prima d'ora”

Il profumo di lui sapeva d'uomo, di muschio e con una nota selvatica. Desiderava baciarlo ma era una tentazione pericolosa.

Ti rendi conto che ciò che mi hai appena detto sembra una frase uscita da un romanzo harmony. Mi conosci appena”.

Non bleffare con me Dalia. So che cerchi di razionalizzare la profonda attrazione che senti ma non puoi.”

Ha a che fare con la tua natura ?”

Si. Per un caso rarissimo la tua chimica risponde perfettamente alla mia”.

Frena, frena mi stai dicendo che siamo anime gemelle o una stronzata simile.”

Sgranò gli occhi e si ritrasse creando distanza fra loro.

Si, credimi. Quel che sono non mi permette di trovar facilmente una compagna.”

Cioè?”

Non mi è concesso decidere di chi innamorarmi, alcuni di noi passano l'intera vita senza incontrare la persona giusta.”

Scusa ma è davvero troppo tutto questo e io ho bisogno di tempo e di capire”

Non ti farei mai pressione e non devi sentirti in obbligo o dovere, anzi la cosa più saggia è che io esca dalla tua vita.”

Tu non puoi scegliere. Io si. E soprattutto non ti lascerò scegliere per me.”

Era contrariata e cocciuta, in quel preciso istante Riccardo ebbe la consapevolezza che stavano per mettersi in un mare di guai, ma anche che non era più solo.

Ora devo andare a lavoro, ci vediamo stasera.”

Armeggiò con la borsa sbuffando nervosa, poi tirò fuori un'agenda gonfia di fogli e depliant. Strappò un foglio e ci annotò un indirizzo con un recapito.

Ci vediamo alle nove a questo indirizzo e sii puntuale”.

Senza attendere la replica si alzò e si diresse verso la cassa, dopo qualche istante si voltò verso di lui, che era ancora seduto al tavolo e lo fulminò,aveva pagato il conto di lei.

 

Il pomeriggio sembrò lungo, terribilmente lungo e gli appuntamenti mortalmente noiosi. Dietro la sua calma apparente c'era un turbinio di emozioni che la facevano sentire maledettamente viva.

Lui era lì, a Roma e non una proiezione della sua immaginazione.

Tutto quello che era o che le aveva detto non la spaventava, ma ciò provava, si che la terrorizzava.

Camminò a passo svelto distratta da tutti i pensieri e una volta arrivata al portone lo trovò appoggiato al muro intento a fumare una sigaretta.

Era bello come una notte d'estate, di quelle in cui arriva una brezza leggera e rinfresca i corpi martoriati da giornate assolate.

Sembri stanca, che razza di lavoro fai per ridurti ad uno straccetto.”

Aveva sul viso quel sorriso arrogante e al tempo stesso irresistibile.

Faccio la wedding planer, ma organizzo anche altri tipi di eventi.”

Oh che carina, ti ci vedo tra spose isteriche e metri di tulle.”

Non sfottere che non è aria.”

Estrasse una chiave dalla borsa e la infilò nella toppa del portone.

Avanti fido, seguimi”.

Ma che spiritosa! E di grazia dove mi sta portando?”.

A casa mia”.

Sei davvero una ragazzaccia”.

Non fare il coglione.”

Adorava battibeccare con lei.

Salirono due piani di un grazioso condominio:ordinato e tranquillo.

Ecco siamo arrivati”.

Entrarono in un piccolo corridoio dalla tinta Lilla:C'era uno specchio a forma di luna di quelli etnici e un mobiletto bianco lucido, sulla parete una foto di Dalia in bianco e nero, un bel primo piano.

Il corridoio dava sulla cucina salone: I mobili anche lì erano bianchi e le pareti lilla.

Una libreria stracolma di libri e dvd affiancava un comodo divano bianco panna, con tanti cuscini sopra, che andavano dalle tonalità del viola al rosa.

Un televisore di ultima generazione messo di fronte al divano, torreggiava su una consolle da gioco , un lettore dvx e il decoder della pay tv.

Però ti tratti bene ragazzina.”

Riccardo sembrava a suo agio, mentre lei era in mortale imbarazzo.

Come al solito mi stupisci, la tua sembra la casa di barbie e poi ci trovi un televisore da paura e la x box.”

Ho i miei svaghi”

Giochi a pes ?”

Si e allora? Anche tu sembri uno normale e poi magari hai le pulci.”

Ah-ah-ah buona questa.”

Beh visto che sei venuto fin qui per me, lasci che ti ospiti”.

Lascia la copertina del gioco di calcio e si avvicina a passo felpato verso di lei.

Credi che sia così innocente da dividere lo stesso tetto di notte con me”.

Se fai il cretino ti prendo a calci nelle palle e poi ti attacco il collare antipulci”.

Sei unica, Dalia”.

Lasciò cadere per un secondo la maschera da sbruffone concedendosi il lusso di farle una carezza.

Rimani qui un po', mi va di conoscerti meglio, ciò non significa che...”

Shh” Le premette un dito sulla labbra.

Io non ti chiedo ne chiederò mai nulla.”

E la stanza si caricò di pura tensione sessuale, di cosa si desidera e di cosa si vuole realmente. Un gioco perversamente dolce e frustrante.

Hai fame?”. Interruppe lei,meglio andare su un terreno sicuro e riempire i silenzi pericolosi.

Si”

Cosa mangi??”.

Carne umana”.

Che scemo”.

Sei stanca, lascia, che sia io a cucinare per te”.

Sai cucinare?”

certo che si, ora va di là fa una doccia, mettiti comoda e lasciami creare.”

Ok”.

Brava bambina”.

La vide sparire dalla stanza e rimase in ascolto dei rumori provenienti dal bagno.

Gli piaceva l'ordine non esagerato di lei, non era una fanatica né una disordinata.

Nonostante avesse un lavoro stressante, la dispensa e il frigo erano ben riforniti e i mobili puliti.

Preparò un sugo al pomodoro fresco e apparecchiò la tavola. Si sentiva calmo e soprattutto si sentiva a casa.

Se solo tutto questo potesse esser vero,iniziare a crederci lo rendeva vulnerabile come non era mai successo.

Lei comparse sulla porta con addosso un pigiama grigio con topolino stampato sulla maglia. Aveva sciolto i capelli e le arrivavano quasi fino al fondo schiena. Era così bella che si sentiva quasi male a starle vicino e non poterla spogliare.

L'odore sembra buono e hai apparecchiato bene la tavola. Questo è un punto a tuo favore”.

E' bello non sentir offese dalla tua graziosa bocca”.

Sorrise illuminando la stanza e il cuore di Riccardo.

Allora per stasera niente domande difficile, voglio solo che tu mi parli della tua vita ehm... umana. “

Allora”.

Le servì la pasta e poi si servì.

Oltre ai guadagni che mi arrivano dalle mie proprietà, che sono anche oltre il borgo. Mi occupo di pietre preziose. Faccio da tramite e ciò mi porta a viaggiare per il mondo.”

Ah però, beato te. Lontano anni luce da stipendi e doppi turni, bollette etc..”

Sono un privilegiato”

Antipatico”

Almeno la pasta è buona?”

Te ne devo dare atto la pasta è più che buona.”

Altro punto a mio favore.”

Direi di si”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 12
*** Un attimo di pace ***


ECCOCI ALLA FINE DELL PRIMA PARTE DEL RACCONTO, MI FERMO UN PAIO DI GIORNI IL LAVORO MI ASSALE, MENO MALE.
VOGLIO RINGRAZIARE Jessica80 per il sostegno e il betaggio, daydreamer sempre presente nelle recensione e gentilissima, Ulisse999,JJmaoriheart,Chiriro. Grazie anche a coloro che mi hanno letto e recensito.
Ho pensato di allegare la playlist che ho ascoltato mentre scrivevo, una grande fonte d'ispirazione:
 
Golden years-David Bowie(non poteva mancare)
Si tu-99posse
o fortuna-carmina burani
heaven-bryan adams
enter ninja-die anthrwood
i miss you-lidia schillaci
The love way you lie-eminem rihanna
s & m- rihanna.
 
 
 
 
 

La cena improvvisata era stata tutto sommato piacevole, anche se le domande cui Dalia voleva una risposta non erano state fatte .L'indomani e nei giorni avvenire avrebbe scavato più a fondo.

Vederlo alle prese con la lavastoviglie la divertiva. Il perfetto e raro esempio di maschio autonomo che sa cucinare e riassettare.

, Corrispondi a pieno al sogno erotico delle casalinghe frustrate. Sai cucinar e caricare la lavastoviglie. Quasi quasi ti propongo di diventare la mia governante”.

Era bello... incredibilmente bello! Con quel sorriso da canaglia, le movenze felpate, il corpo virile e massiccio.

Prima sfotti e poi mi guardi come un'assatanata”.

Dalia arrossì e abbassò lo sguardo, una piccola rivalsa dopo tutte le battutacce di lei.

Sono stanca, domani mi aspetta una giornataccia”.

Si era portata vicino all'acquaio accanto a lui che era intento a sciacquarsi le mani.

Bene! Andiamo a letto !”

Tu dormi sul divano”. .

Cosa?! Mi hai visto Dalia? Sono alto un metro e novantacinque e il tuo divano è

minuscolo”.

Io sono alta un metro e ottanta senza tacchi e ci ho già dormito, quindi non fare tante

storie .”

Tesoro sarai snodabile e poi vorrei ricordarti che peso come minimo il triplo di

te”.

Se lo rompi me lo ricompri”.

M..”

Trovi un plaid nel mobiletto di fianco al televisore, per cuscino utilizza quelli del

divano”.

Che ospitalità... mamma mia !”.

'notte !”.

Inaspettatamente gli diede un bacio sulla guancia sorprendendolo non poco.

Grazie”

Del bacio ?”.

No... per questo”.

Giusto il tempo di sorridergli e Dalia si ritirò nella sua stanza.

Sapeva che non avrebbe chiuso occhio, sapeva che avrebbe dovuto lottare contro la

smania che sembrava divorarla dall'interno.

Si buttò sul letto e fissò il soffitto con i pianeti e le stelle fluorescenti attaccate. Nello

stesso momento Riccardo guardava distrattamente le immagini senza sonoro della tv

anche lui divorato dalla tentazione ma troppo grato al fato di poter stare ancora

accanto a lei, nemmeno nelle più sfrenate fantasie aveva sperato in una cosa del

genere.

Si alzò dal divano per sgranchirsi, molto probabilmente lei stava già dormendo. Cercò

di non pensare al corpo sinuoso coperto da quell'orrendo pigiama.

Sfilò i jeans e la camicia, sentiva caldo. Poi sistemò alla meglio alcuni cuscini, infine

si distese cercando di allentare la tensione; respirò profondamente e chiuse gli occhi.

Era più stanco di quanto immaginasse ed era sul punto di scivolare tra le braccia di

Morfeo quando un sussurro lo riportò alla lucidità.

Davanti a lui c'era Dalia.

E' successo qualcosa.”

Si”.

Sul viso di lei c'era tormento e imbarazzo, ma anche desiderio.

Non ti seguo”.

Davvero non ci arrivava o forse non voleva illudersi ma tutte le congetture che stava

elaborando si bloccarono del tutto, quando lei inginocchiandosi gli prese il viso tra le

mani e lo baciò.

Le loro lingue s'intrecciarono prima timorose poi sempre più impavide, mentre le

mani di lei si spostarono dal suo viso per sollevarsi la stupida maglia con topolino. Si

staccò dalla bocca di Riccardo per togliersi del tutto la maglia, in quel momento di

pausa, facendo quasi violenza a se stesso le parlò:

Sei sicura ?”.

Non volle tirare a indovinare la risposta, lei era imprevedibile.

Riccardo non trattarmi come una damina da proteggere, non pensare che io abbia

bisogno di questo. Per te rappresento l'unica chance per un rapporto d'amore, tu per

me no...ciò nonostante voglio lasciar liberi i miei sentimenti, tramutare questa

passione carnale in qualcosa di più. Ma un passo alla volta e iniziando da questo.”

Prese la mano di lui e se la portò sul seno, questa volta fu lui a baciarla, accettando e

condividendo il pensiero di lei.

I baci divennero frettolosi e affannosi mentre le mani di lui corsero rapide sul corpo

di Dalia spogliandola del tutto.

Dalla posizione inginocchiata passò a quella supina sul pavimento duro e freddo.

Lo guardò spogliarsi e desiderò solo che facesse presto .

Una volta nudo le si sdraiò accanto e prese ad accarezzarle la linea del fianco con una

lentezza crudele, indispettita gli bloccò le mani, e le spinse sul pavimento poi si mise

a cavalcioni su di lui. La penetrazione fu dolorosa ma intensa tanto da strapparle un

gemito.

Una volta uniti iniziarono la danza della passione, lasciando liberi gli istinti

primordiali. Si abbracciarono forte facendo a gara a chi per primo avesse raggiunto

l'appagamento. Un intreccio di muscoli, pelle, sangue, cuore, anima.

Dalia si aggrappò alla nuca di Riccardo, intrecciando le dita nella folta

capigliatura,strinse ..strinse forte i capelli facendogli male. Una volta libera dall’acme

del piacere iniziò ad allentare la presa e rilassare i muscoli.

Cambiarono posizione, Riccardo si distese su di lei. I colpi erano rapidi e furiosi,

stava scaricando tutta la potente energia che solo lei aveva saputo dargli.

Tese tutti i muscoli in ultimo sforzo e piano piano sentì il piacere denso

dell'appagamento sfinirlo.

Passarono alcuni istanti e solo quando il corpo di Riccardo divenne troppo pesante,

lei si scostò.

Gli diede le spalle rannicchiandosi in posizione fetale, Riccardo l'abbracciò da dietro.

Nessuno dei due parlò, non ce n'era bisogno.

Le accarezzò a lungo i capelli e una volta certo che stesse dormendo la prese in

braccio per portarla a letto.

Sperò di non svegliarla ma il suo sonno era pesantissimo.

La camera era adiacente al salone. Era semplice :un letto a due piazze con la spalliera

imbottita, un armadio grande e un televisore più piccolo di quello del salone,

appoggiato sulla cassettiera posta di fronte al letto.

Avrebbe dormito anche lui nel letto, non c'era più ragione che si torturasse sul divano.

Lei si mise a pancia in giù abbracciando il cuscino, stette a guardarla per un po' godendosi

una pace che aveva solo immaginato, il sonno arrivò presto e finalmente vi si

abbandonò come un bambino.

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Capitolo 13
*** seconda parte- Alla luce del giorno ***


Ed ecco il primo capitolo della seconda parte, ci ho messo un pò ed ho betato un pò velocemente per cui perdonatemi gli erroretti.
 
 
 

Seconda parte

 

Buongiorno mondo”.

Disse sbadigliando, la sveglia intanto continuava trillare come ogni mattina, solo dopo qualche secondo realizzò che non era sola, Riccardo dormiva beatamente a pancia in su con l'avambraccio appoggiato sul viso,russava leggermente.

Si soffermò a guardarlo sentendo ancora il brivido di piacere che aveva provato facendo l'amore con lui, si era sentita viva... senza freni inibitori... completamente a suo agio.

E le sembrava così naturale che lui fosse ancora lì, dove a nessun uomo aveva permesso di stare...nemmeno a Giulio.

Quel nome ora non la rattristava più eppure solo poche settimane prima c'era rimasta male, quando dopo aver fatto l'amore, lui le aveva detto che era meglio troncare.

Scrollò la testa scacciando il ricordo insipido e poi si diresse verso la doccia.

Dovette trattenersi dal canticchiare, mentre l'acqua tiepida dava il buongiorno alla sua pelle.

Dopo la doccia tornò in camera da letto per vestirsi. Facendo meno rumore possibile infilò un pantalone di cotone color fango,una camicia celeste chiaro e un paio di ballerine dello stesso colore del pantalone.

Raccolse i capelli in un morbido chignon fermandoli con uno spillone fatto di giada;Un altro regalo di suo padre. Lui intanto si era messo di fianco tirando il lenzuolo fino alla spalle, le venne spontaneo chinarsi a baciarlo sulla tempia.

Era impossibile che un uomo così dolce che le aveva dichiarato amore incondizionato fosse in realtà la metà di una bestia uscita da un incubo.

Quel pensiero le smorzò il buon umore e la fece ripiombare alla realtà: In cosa stava andando a cacciarsi?

Fortunatamente l'orologio le ricordò che aveva poco tempo e che se ci teneva a far colazione doveva darsi una mossa.

Prese un post – it dal cassetto della cucina e gli scrisse una breve nota. Ora era pronta ad affrontare un'altra giornata di lavoro.

***********************

Erano le due di pomeriggio quando si liberò dall'abbraccio di Morfeo , in ottant'anni di vita non aveva mai dormito così profondamente ma soprattutto così a lungo.

Di lei non c'era traccia, doveva esser andata a lavoro.

Si alzò dal letto e si diresse in cucina non si curò nemmeno di vestirsi, d'altronde era solo.

Sul frigo trovò un post-it di lei:

 

Russi fastidiosamente, comunque questo è il mio personale buongiorno. Ci vediamo alle sei al bar di ieri. Preparati psicologicamente all'interrogatorio.

P.S. Stanotte hai guadagnato altre tre punti :-).

Dalia.

 

Sorrise tra sé, felice come uno stupido innamorato. Ora però veniva la parte difficile, dirle la verità su tutto.

La cosa che lo spaventava di più era l'idea di perderla per via di Isabella.

Quella maledetta ….

Strinse i pugni fino a sbiancare le nocche.

***********************

 

Cos'hai stamattina? Hai l'aria affaticata e questo non va bene! Hai appuntamento con i Corsi.”

Daniela, il suo capo aveva la voce stridula come una cornacchia ubriaca ed era insopportabile, tutto in lei era fastidioso. Dal look alla Simona ventura a i tubini che si ostinava a portare in qualsiasi stagione. Ne aveva di tutte le tinte, stoffe e fantasie possibili ed immaginabili.

Daniela andrà tutto bene, sono stati i Corsi a volermi. Vuol dire che sono soddisfatti.. No ?”

Già, già”.

Ora la fissava accarezzandosi il mento con il pollice ed indice, segno tipico di quando voleva impicciarsi.

Hai un amante”

Esclamò secca, sicura di aver centrato il punto.

Cosa?”

Non fare quell'espressione innocente. Comunque divertiti quanto vuoi di notte, ma al lavoro ti voglio ricettiva. Ora muovi il culo e fa il tuo dovere.”

Mentre uscì dall'ufficio dell'arpia, immaginò Riccardo in versione lupo mannaro che con una zampata staccava la testa a Daniela Virga. Iniziò a sbellicarsi sotto gli sguardi attoniti dei colleghi.

 

 

*****************

Brutto figlio de bona donna, da quanti anni non vedo la tua faccia da culo?”

Tullio era il tipico Romano fiero delle sue origini capitoline, ma era anche un punto di riferimento per i Licantropi del centro-sud, lui era il capo-area.

I tuoi benvenuti sono sempre così calorosi “

Riccardo lo abbracciò di nuovo, aveva pensato tante volte di fargli visita, per lui Tullio era più di un'autorità, era un fratello maggiore.

Cosa ti porta a Roma e nelle mia umile dimora”

Mica tanto umile”

Sai che non mi piace ostentare”

Sei un falso modesto”

E tu non mi stai rispondendo?”

Tullio aveva gli occhi neri e profondi come la notte, quando ti fissava poteva ipnotizzarti. Era un lupo anziano, che aveva deciso d'iniziare ad invecchiare solo dopo duecento anni, il suo attuale aspetto era di un bel quarantenne: Con la pelle abbronzata , riccioli scuri, i vestiti casual chic e il sorriso da play boy. Ma gli occhi tradivano una saggezza fuori dal comune.

Sono qui per portarti una buona notizia”

Ah!Buffo. Di solito porti grane”.

Che simpaticone.”

Dai racconta”

L'ho trovata”.

Tullio smise di sorseggiare il vino bianco e si mise a sedere meglio. La sua espressione era di pura sorpresa.

Congratulazioni vecchio mio.”

Si alzò per abbracciare di nuovo Riccardo.

Grazie”

Dimmi. E' bella?”

Si..tanto. Ha gli occhi azzurri come il cielo ed è bruna con la pelle abbronzata. Ha la lingua lunga ed è impertinente.”

Bella e con pepe, sei il solito fortunato”.

Nonostante fosse felice per Riccardo, Tullio sentiva anche un po' la morsa dell'invidia. Come tutti i licantropi anche lui voleva una compagna ed una pro genia.

Sai già come mascherare ciò che sei ?”

Lo sa!”

Sa che sei un licantropo!”.

L'atteggiamento amichevole stava lasciando spazio al malumore, il segreto della licantropia era sacro.

Mi hanno costretto a trasformarmi davanti a lei e io non l'ho sbranata.”

Non riesco a crederci”.

Ancora stupore da parte di Tullio.

Ho riconosciuto l'odore di lei.”

Ed io che pensavo che fosse leggenda, sono più antico di te e quello che racconti mi sta sconvolgendo .”

Non è finita...”

Cos'è? E' già incinta e vuoi propormi di fare da padrino.”

C'è un problema grosso come una casa e sto facendo un eufemismo.”

Con te posso aspettarmi di tutto”.

Purtroppo lei è la figlia di Isabella”. Lo disse in fretta, perché solo pensandoci provava dolore.

Noo”

Mi reputi ancora fortunato.”

E' un problema enorme, è inutile chiederti di lasciar perdere?”

Mai”. Riccardo si era irrigidito, la sola idea di allontanarsi da lei spontaneamente era inconcepibile.

Sappi che Isabella è diventata la cagna di Osvaldo Nitra”

Dovrei conoscerlo?”

E' il gran maestro dei guardiani. Capisci! Non quei quattro vecchetti del tuo borgo.”

Ebbene”.

Ebbene un cazzo!Sono potenti e pronti ad eliminarci. Io non posso fare nulla se loro ordinano ”.

Non ti chiederei mai di esporti”

Lo so. Ma tu ..”

Vale la pena morire per lei”.

Sai che ti dico”

Tullio era sincero con tutta la sua anima in quel momento, per Riccardo avrebbe messo a fuoco il mondo, ma rischiare le vite di nuove famiglie,era un prezzo che non poteva pagare.

Ti invidio.”

La troverai...”

Ci spero!”

Ho solo una cosa da chiederti”

Tutto”

Se mi accadesse qualcosa, tu devi proteggerla e..”

Sai cosa significherebbe”

Saperla tua darebbe senso alla mia morte.”

Non esser pessimista è troppo presto, ma ora cambiamo discorso....”

Cambiare argomento non servì a sopire l'inquietudine che serpeggiava nell'animo di Riccardo. Isabella aveva in mano il potere di distruggerlo...

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 14
*** il nemico del mio nemico ***


SCUSATE LA LUNGA ATTESA, SONO STATA INCASINATISSIMA. ANCHE SE BREVE QUESTO CAPITOLO  SPERO CHE VI PIACCIA,DOPO PASQUA MI FARò PERDONARE CON CAPITOLI PIù LUNGHI E PIù RAPIDI. AUGURI A TUTTI DI VOI DI BUONA PASQUA.
 
 
 
 

Capitolo 14

 

 

Fammi capire bene. Più vi trasformate, più rallenta il processo d'invecchiamento.”

Mmm”. La sua risposta fu quasi un grugnito, era stanco. L'unica cosa che voleva era addormentarsi stretto a lei, ma dopo aver fatto l'amore per tutto il pomeriggio Dalia sembrava più logorroica che mai, addirittura più carica d'energia di prima.

Immortali teoricamente”.

No. Non siamo immortali. Ho detto rallentare non bloccare, siamo longevi.”

Però che fortuna”.

Tu credi?”

L'ingenuità di lei lo infastidì, si mise a sedere appoggiando la schiena contro la morbida imbottitura del letto. Fuori era calata la sera.

Ti ho infastidito giusto?”

Anche lei si mise a sedere.

Non mi reputo fortunato, non vivo la mia condizione con gioia.”

La sua risposta era carica di astio.

Scusami ho peccato di superficialità ma non volermene, il tuo mondo è lontano anni luce e io sto cercando di comprenderlo.”

Gli appoggiò la guancia sulla spalla e lui l'abbracciò, insieme fissarono per un po' la luce della luna senza parlare.

 

*************************

 

Cosa vuoi sacco di pulci?”.

Isabella era visibilmente seccata.

La pelle chiara era sapientemente truccata in modo da apparire più giovane. Non era ancora ricorsa ancora ad aiuti chirurgici perché era soddisfatta del suo aspetto. Da salutista convinta seguiva una dieta ferrea, non fumava, né beveva e passava ore ed ore a praticare pilates e hata yoga.

Poi c'era stato quel periodo in cui aveva portato sangue infetto dentro di lei, ciò le aveva concesso un rallentamento dell'invecchiamento cutaneo.

Ma per quanto fosse bella e attraente emanava freddezza e distacco.

Tratti così un vecchio amico, tra l'altro vengo a portarti notizie importanti.”

Isabella si rassettò le pieghe del tailleur in raso viola, era annoiata e non vedeva l'ora di sbarazzarsi di quell'esser meschino e infido.

Parla Tullio e fa in fretta.”

Tua figlia si scopa Riccardo Del Percio”.

Lo disse con una lentezza sadica per veder soffrire meglio quella puttana psicopatica.

Ora non aveva più l'aria snob e superiore, il suo viso era una maschera di cera con espressione incerta. Il boccone era troppo grosso da ingoiare per lei.

Tu non conosci mia figlia?”

No, ma oggi ho ricevuto la visita del mio vecchio amico...Sai era raggiante perché aveva trovato la portatrice dell'odore.”

Nello studio in stile oriente:con i pannelli laccati di nero e arazzi rappresentanti geishe, era calato un gelo inverosimile.

Isabella sembrava sul punto di esplodere, un leggero tremito al piede indicava lo stato in cui era.

Non è possibile, mia figlia non porta l'odore.”

Si mise a sedere sulla poltrona in pelle nera, dietro la scrivania in ebano e cristallo, cercava una posizione di vantaggio ora che l'altezzosità stava venendo meno. Le girava dalla testa e sentiva le gambe molli, ma avrebbe preferito morire che mostrarsi debole d'innanzi un licantropo. Lo aveva giurato a se stessa 28 anni prima.

La tua presunzione non ha limite Isabella, prega sempre di non trovarti sola in un bosco.”

Era stanco della superbia della donna e ora che iniziava a vederla in difficoltà voleva farle capire: chi-era-in-grado-di-schiacciare-chi.

Perché stai vendendo il tuo amico.”

Era ammirevole la lucidità che dimostrava.

Perché non merita ciò che ha”.

Non voleva esser sincero con lei mostrare il suo dolore ma era l'unica spiegazione che poteva darle era tutto tranne che stupida.

Isabella scattò in piedi, i tacchi affilati sgraffiarono il parquet vermiglio, producendo un suono sinistro. Si portò davanti a lui, fissò gli occhi del lupo e non provò nulla... non era Riccardo.

Il nemico del mio nemico è dunque mio amico?”.

Vedo che inizi a ragionare...”

Sono a dir poco furente all'idea che abbia potuto solo toccarla.”

Lui pescò il pacchetto di malboro e fece per accendersene una, ma lei lo guardò torvo facendolo desistere.

Lo sto tradendo ma non voglia che muoia.”

Quanti scrupoli che si pone il mio Giuda.”

Se lo uccidi...io ammazzo te”.

Lo venderò agli slavi e se sarò forte sopravviverà. Tu piuttosto cosa vuoi?”

Protezione per le due nuove famiglie Romane e 5 milioni di euro.”

5 milioni?”

Sono abituato alla bella vita e se mai Riccardo un giorno venisse a sapere del mio tradimento...”

Lo temi?”

Si! Anche se sono più anziano lui è molto più forte di me e la furia lo renderebbe ancora più pericoloso. Io voglio godermi ancora un po' la vita...”

Per esser un licantropo sei fin troppo saggio”.

Non provare a fottermi”

Sono di parola e ora vai.”

Tullio non indugiò oltre, era disgustato dal suo gesto e da quella donna. Ma l'invidia è sentimento colloso una volta provato, ci s'invischia dentro e più si cerca di uscirne più ti lega.

 

 

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Capitolo 15
*** isabella ***


SCUSATE LA LUNGA ATTESA TRA IL LAVORO E IL PC ROTTO,ORA NE HO UNO NUOVO  DI ZECCA.SPERO CHE NON SIA ZEPPO DI ERRORI HO AVUTO POCO TEMPO PER SCRIVERLO E BETARLO.
 
 
 
 
 
 
Isabella
Un sapore amaro le torturava la bocca cercò di deglutire, di bere un bicchiere d’acqua ma fu invano. Era un maledetto incubo, solo quello poteva essere non era pensabile che il destino fosse tanto beffardo e crudele. Andò in bagno a sciacquarsi il viso, e rimase lì a fissare la sua immagine nel grande specchio rettangolare, che sovrastava il lavello in marmo nero.
La bionda figura esile le sembrava un’estranea disperata. Dov’era la donna potente? Dov’era Isabella. Strizzò gli occhi è avvertì quel bruciore noto ma lontano come il ricordo di un sogno…Una lacrima solitaria le solcò il viso.
Tornò indietro a quando era poco più che adolescente. Tornò a quando le stava stretto il paese e odiava i suoi perché le avevano mentito sull’adozione; loro non erano i suoi veri genitori. Si rivede bella come nessuna in quel paese, tutti i ragazzi anche dei borghi vicini la desideravano, tutti tranne uno.
Riccardo era l’unica cosa che voleva, l’unica cosa che la teneva legata a quel posto immondo. Un’ossessione tanto forte e folle che non era cessata nemmeno quando aveva scoperto la vera natura di lui: si era appartata con un appuntato allora in servizio alla caserma, nonostante il divieto dei genitori, di entrare nel bosco .Dopo aver consumato un amplesso veloce e insapore lei aveva cominciato a deridere e insultare il ragazzo come faceva di solito ,lui l’aveva lasciata lì nel mezzo del nulla. Dopo qualche ora si era appisolata nella cavità di una  quercia ma all’alba era stata svegliata da un verso inquietante, in quel momento aveva assistito ad un prodigio spaventoso: una belva simile ad un lupo si era  tramutata in un uomo…in Riccardo.
Non era spaventata ,non era confusa, era soddisfatta. Ora aveva un appiglio per farlo suo.
Lui quando l’aveva vista spuntare dalla macchia aveva sul viso dipinto il terrore di chi è consapevole.
Cosa vuoi in cambio del silenzio”.
“Voglio esser tua”.
“Io non provo nulla per te”.
“Imparerai”.
Esser sotto scacco costò molto a lui, ma per lei fu una grande vittoria. Consumarono il loro primo amplesso lì in mezzo alla radura, fu pura rabbia da parte sua per Riccardo.
Divennero amanti.
lei sapeva che non c’era amore ma le bastava saperlo suo .Ma ad un certo punto lui decise di farla finita non sopportava più il ricatto ed era pronto alle conseguenze .Andò dai guardiani e raccontò tutto.
Quell’infame giorno lei scoprì di essere incinta, la gioia fu sopraffatta dalla rabbia e dalla delusione. Così si procurò da sola un aborto. Fu una magra soddisfazione  vedere il dolore dipinto sul suo viso, anche se non l’amava era più che felice di perpetuare la sua stirpe di mostri.
Lui l’aggredì e fu salvata dai guardiani, fu per poco che non la sbranasse. Per Riccardo ci fu esilio e disprezzo da parte del padre, per Isabella la scalata alla vendetta.
Giurò a se stessa che gli avrebbe fatto pagare caro il dolore che aveva provato, lui le aveva strappato la capacità di amare.
Tornò allo specchio e alla realtà. Non era mai stata una buona madre per Dalia e neanche la desiderava quando era arrivata, ma Dario Mastrangelo era un uomo buono, lo è sempre stato con lei e meritava quella bambina.
Con il tempo anche lei si era affezionata a quella creatura ed era per questo che il destino ora le stava presentando il conto.
Cercò di non immaginare Riccardo e Dalia insieme…sentiva la fitta della gelosia gareggiare con quella dell’odio nel suo stomaco.
“Rimpiangerai di esser ancora vivo”.

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Capitolo 16
*** vendetta ***


PERDONATE LA BREVITà E SE NON è BETATO BENE MA STO RITAGLIANDO SPAZI DI TEMPO PER AGGIORNARE IN TEMPI DECENTI.GRAZIE A TUTTI COLORO CHE SEGUONO LA STORIA.A JESSICA80,FREDIE FREDIE,DAY,DREAMER JJMAORIHEART,E ATUTTI COLORO CHE RECENSISCONO.
 
 
 
 
 
 
 
Capitolo 16
Voleva esserci, vedere la disperazione di Dalia, perché quella disperazione sarebbe stata la giusta punizione. Più tardi le avrebbe raccontato tutto e con sua grande soddisfazione avrebbe tratto un profondo piacere nel vederla odiare Riccardo.
In un secondo tempo si sarebbe gustata la scena: Lui in catene e malridotto che riceve il colpo di grazia…il disprezzo di Dalia.
Siamo pronti ad agire”.
Kiril un grosso russo si rivolse a lei senza troppi fronzoli. I modi spicci la seccavano ma erano i miglior cacciatori di licantropi sulla piazza.
Fate in modo che alla ragazza non venga fatto un solo graffio.”
Isabella sibilò quasi e fissò glacialmente il russo. La sua minaccia sembrò cogliere il segno.
Fissò lo schermo davanti a lei, i cacciatori avevano un telecamera che le avrebbe permesso di assistere alla scena senza correre rischi.
Prelevarlo a forza da  un condominio nel cuore della notte non era cosa semplice ma al tempo stesso erano sicuri che non si sarebbe trasformato.
Passarono alcuni interminabili minuti e poi lo spettacolo ebbe inizio: Dalle immagini sfocate e silenziose distinse la figura longilinea di Dalia divincolarsi come un forsennata dalla presa di un cacciatore. La lotta di sua figlia per quell’amore la irritò al punto da farle stringere il pugno, affondando le unghie nel palmo.
Poi lo vide…il cuore le saltò un battito ma fu una frazione di secondo. Assistì alla scena con avidità visiva.
Ci vollero quattro dei sei energumeni per atterrarlo e neutralizzarlo, in fretta poi lo trasportarono via.
Di lì a poco sarebbero di certo arrivati i carabinieri allertati dai vicini. Chissà quale scusa avrebbe inventato sua figlia per giustificare quel baccano.
Il tonfo che arrivò dal vano di dietro del furgone fu la conferma che Riccardo del Percio era ufficialmente fottuto.
Scese dal posto adiacente il guidatore e si diresse verso Kiril.
“Questo figlio di puttana è davvero letale, se si fosse trasformato non ce la saremmo cavata.”
“Ci penseranno Vasili e i suoi ad addomesticarlo.”
“Non credo che ce la facciano”.
“Ha troppa voglia di vivere per ribellarsi.”
“intende la ragazza?”
“Si”.
“Una vera furia anche lei.”
“Mia figlia mi somiglia”.
Kiril rimase stupito, ora si spiegava tutto! La sgualdrina di ferro non tollerava che sua figlia se la facesse con un lupo.
Ti sei imbambolato! Avanti andate. Domani trovi il denaro sul conto. Ah e porta i miei omaggi a Vasili.”
Kiril fece un cenno con il capo e poi montò a bordo del furgone blindato. In cuor suo sperò che il sedativo durasse abbastanza, per la prima volta aveva paura di un licantropo .
Dalia rimase a fissare l’alba con lo sguardo assente, riordinare le idee in tutto quel caos era cosa ardua. Ai carabinieri aveva raccontato di aver sorpreso dei ladri in casa che si erano dati alla fuga senza rubare nulla.
Aveva sporto denuncia verso gli ignoti e solo quando li aveva visti andar via era riuscita a respirare. Improvvisamente una lampadina si accese nella sua testa, i rapitori non avevano preso gli effetti personali di Riccardo. Si diresse in camera da letto ed iniziò a frugare tra le sue cose, trovò il suo iphone e richiamò il primo recapito nella lista delle chiamate effettuate.
Si morse il labbro fino a che al terzo squillò non rispose una voce maschile limpida e dall’inconfondibile accento romano.
Riccà?”. Fece l’uomo con tono interrogativo.
“Non sono Riccardo, sono una sua amica…avrei bisogno del tuo aiuto.”

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Capitolo 17
*** All'inferno ***


ECCO UN ALTRO CAPITOLO SCRITTO DI FRETTA E FURIA, MA ALMENO UN Pò PIù LUNGHETTO. SCUSATE SE BETATO MALE.RINGRAZIO TUTTI COLORO CHE SEGUONO LA STORIA IN PARTICOLARE I NUOVI LETTORI E TUTTI COLORO CHE RECENSISCONO. 
 
 
 
 
ALL’INFERNO.
Entrò nel bar dove l’amico di Riccardo le aveva dato appuntamento, come una furia, attirando su si sé gli sguardi dei clienti presenti lì per il caffè di metà mattino.
Nonostante ci fossero parecchi uomini a fissarla riconobbe subito colui  che le interessava. Sentì la stessa sensazione di quando aveva incontrato per la prima volta Riccardo: una scarica di adrenalina che scoppiava in ogni singola vertebra della colonna vertebrale.
Allora capì un po’ meglio la storia dell’odore e del collegamento. Per un oscura ragione lei era una sorta di calamita per dei mostruosi mutanti. Era una su un milione per queste creature leggendarie e se questo valeva per Riccardo, poteva valere anche per altri licantropi che non avevano ancora incontrato la loro portatrice di odore.
Come leggerla questa ipotesi. Se l’amico di Riccardo rientrava tra i licantropi  si sarebbe trovata davanti un alleato fedele o un possibile stalker zannuto ?
Mentalmente sperò che fosse umano anche se la sensazione che provava le urlava di no.
Si avvicinò decisa e si trovò di fronte uno splendido quarantenne moro e dall’aria solare. Molto diverso dal fascino tenebroso di Riccardo.
Piacere sono Tullio, un amico di Riccardo di vecchia data”.
Le strinse la mano in maniera calorosa e sfoderò uno splendido sorriso. Sembrava un play boy dell’alta borghesia romana, per nulla snob e con un simpatico e marcato accento.
Anche tu sei come lui?”.
Si morse la lingua , come cavolo aveva potuto esordire con una domanda simile.
Tullio aveva un’espressione incolore e quei secondi che stavano passando dalla sua domanda sfrontata, la stavano mettendo in serio imbarazzo.
A ragazzì certo che come rompi il ghiaccio te!”
“Sei-anche-tu-un –licantropo?”
La reazione di lui l’aveva spronata a percorrere il sentiero della chiarezza.
Shhh! Non urlare così vuoi che ti prendano per pazza”.
“Non stai rispondendo”
“Me lo aveva detto che avevi carattere.”
Dalia sgranò gli occhi azzurri.
Allora vi siete visti in questi giorni?”
“ Per prima cosa siediti e se ti va ordina qualcosa.”
“Preferisco stare in piedi e non voglio ordinare un bel niente”.
“Stai tranquilla, allora si e si anche alla tua precedenti domanda, ma perché ora sei qui con me?”
“Stanotte un commando di sei energumeni si è piombato in casa mia e lo hanno rapito! Capisci il mio stato di agitazione”
Decise di sedersi, stava affrontando la situazione con poca lucidità.
“Cosa?!”
“Io già ho passato un periodaccio nello scoprire che l’uomo che amo è quello che è poi subito dopo questo”.
“Non ti preoccupare puoi contare su di me, insieme verremo a capo di questa situazione. E’ inutile che ti dica quanto io e Richi siamo legati .Anche se ti vedo per la prima volta è come se già ti conoscessi, quel testone mi ha parlato tanto di te.”
“Ah davvero!”. In altre circostanze si sarebbe fidata ma per come le cose si stavano mettendo e sapendo di aver a che fare con un licantropo davvero insospettabile, doveva agire con cautela.
“Si comunque sta tranquilla ti chiamo io stasera, così vediamo di recuperare un po’ di notizie in giro”.
“Ok. Scusami ma ora devo andare, in tutto questo trambusto devo anche rispettare i tanti impegni lavorativi”
“Andrà per il meglio vedrai.”
Tullio le regalò un altro sorriso sornione mentre lei si alzò dalla sedia e raccolse la borsa.
Tullio sei veramente gentile, tua moglie è fortunata.”
Sorrise Dalia questa volta e per una frazione di secondo  Tullio lesse sul bel viso di lei una lieve somiglianza con la terribile Isabella. Non doveva sottovalutarla, dietro quella bellezza angelica c’era tanta astuzia e determinazione. Sapeva dell’odore e di cosa poteva comportare.
Sono vedovo.”
Fece un’espressione seria sperando che la bevesse, era stato bravo a trattenersi quando l’odore di Dalia aveva invaso i suoi polmoni facendogli male.
Mi dispiace”.
Fece un cenno con un capo che lei contraccambiò.
Dalia gli era già entrata nelle vene in un solo breve incontro sentiva già l’ombra dell’ossessione.
Aveva cercato tanto la sua compagna, sperando in una vita migliore…Ma quanto si sbagliava.
Stava emergendo il suo lato bestiale, la sua parte oscura. D’un tratto i sensi umani avevano lasciato spazio a quelli del mostro: Udiva battere cuori e rumori lontani e sentiva quel profumo violento e selvaggio sovrastare sugli altri.
Uscì di fretta dal locale temendo di potersi trasformare da un momento all’altro, si diresse verso una panchina adiacente al bar e vi si sedette a fatica.
Chiuse gli occhi e si appellò a tutta la sua forza interiore, respirò a bocca aperta avido di aria fresca, con molta lentezza gli stavano tornando umani i sensi.
Si era affacciato ad un baratro infernale solo per pochi minuti ma tanto gli era bastato  per comprendere che il tradimento era solo l’inizio… l’inizio di tutte le nefandezze che era pronto a compiere per avere Dalia.
_----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- Sbattè le palpebre per trovare luce ma la messa a fuoco era dura, sentiva dolori lancinanti dappertutto ed un freddo umido accarezzargli la pelle nuda sadicamente.
Fece uno sforzo enorme e riuscì ad aprire un solo occhio, l’altro era gonfio e livido. Cercò di rialzarsi dalla posizione fetale in cui era ma fallì.
Ti conviene rimanere sdraiato fino a che non ti autorigeneri”.
“Chi sei?”.
Si girò su stesso ma il dolore alle costole lo schiacciò al pavimento. Riuscì però a capire dove si trovava: in una specie di cella buia tipo una segreta in stile castello medievale.
Davanti a lui seduto su un pagliericcio c’era un uomo sulla 50:barbuto, anche lui sicuramente un licantropo.
Laerte”
Il suo compagno di prigionia gli borse una ciotola maleodorante con acqua lercia.
Bevi.”
“Dove mi trovo”.
“All’inferno amico!”
Riccardo lo squadrò torvo poi si concentrò sull’acqua, era davvero pessima ma almeno avrebbe calmato l’arsura che gli rodeva la gola. Di sicuro era stato narcotizzato come altrettanto sicuro che si era trasformato.
Ti hanno catturato gli slavi e ora sei il loro nuovo e quotato cane da combattimento; A quel che si dice sei davvero forte…E’ una sfortuna.
Ti auguro di cadere presto.
“Che cazzo dici!”. Ringhiò con quel poco di energia che si ritrovava.
Calmo ragazzo. Ad occhio e croce non hai più di cento anni.”
L’uomo aveva gran parte del viso rovinato da cicatrici come del resto anche il petto glabro e smilzo.
Io ne ho duecento tre e da circa5 anni sono in mano agli slavi. Mi sono consegnato a loro per sfamare la mia famiglia e cercò di sopravvivere.”
“Vecchio io uscirò da qui alla svelta e farò a pezzi coloro che mi hanno catturato”.
“Non ti infoiare figliolo, ora pensa solo a riposare e soprattutto a dimenticare quello che eri.”
Riccardo non controbatté, non voleva sprecare energie utilI all’autorigenerazione. Chiuse gli occhi e si concentrò sull’immagine di Dalia. Da lei avrebbe tratto la sua forza.
 
Tornerò amore mio…
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 18
*** non si fanno patti con il diavolo ***


GIURO SOLENNEMENTE CHE QUESTO SARà L'ULTIMO CAPITOLO SCRITTO DI FRETTA E FURIA,BETATO MALE E CORTINO.DAL PROSSIMO VISTO CHE SARò IN VACANZA SARà DI MEDIA LUNGHEZZA BETATO BENE :-).
 
 
 
NON SI FANNO PATTI CON IL DIAVOLO
Il risveglio di Riccardo fu un brusco calcio allo stomaco, nonostante la completa rigenerazione accusò il violento colpo, tossendo e chiudendosi in posizione fetale.
Alzati figlio di puttana”. Biascicò il gorilla pelato dai tratti slavi.
Riccardo raccolse le forze e dalla posizione di svantaggio scattò felinamente in avanti pronto a scagliarsi contro il carceriere, ma la sua avanzata fulminea fu bloccata da Laerte.
Lo trattene da dietro afferrandolo per le ascelle.
Figliolo sta buono. Se ci tieni alla pelle sta buono!”.
E cosa dovrei fare”.
Ringhiò Riccardo divincolandosi dalla presa.
Muovi il culo Cujo e vedi di non fare scherzi”.
Lo slavo gli intimò di seguirlo.
Riccardo niente stronzate”. Disse Laerte supplichevole, il suo compagno di cella lo aveva preso sotto la sua ala protettiva. Riccardo gli lanciò un occhiata amichevole  per rassicurarlo e seguì il carceriere.
Non era saggio fare avventatezze dopotutto; Doveva capire dove si trovava e perché era lì.
Il Gorilla avanzò lungo un corridoio stretto e sudicio con dei condotti che passavano sulla loro testa. Evidentemente era nei sotterranei di un qualche edificio o forse in un bunker, di sicuro non era più in Italia.
Girarono un paio di angoli e poi si fermò davanti una porta blindata e massiccia.
Certo che dare le spalle ad un lupo mannaro non era segno di furbizia, quel coglione per il momento poteva considerarsi fortunato. In altre circostanze già non avrebbe più  avuto quella testa pelata attaccata al resto del corpo.
Il gorilla si girò verso di lui e lo guardò torvo, come se avesse letto nel pensiero e poi con fare brutale lo spinse nella stanza.
Dietro la scrivania in ebano, seduto su una poltrona in velluto decisamente kitch, c’era un uomo sui 40: smilzo e con gli zigomi affilati, vagamente assomigliante a Gary Oldman. Aveva uno sguardo sornione quanto crudele.
Dalla stazza non lasci dubbi, speriamo che vali le grane che hai arrecato durante il viaggio.”
“Cosa vuoi da me? Perché sono qui!”
Riccardo puntò i pugni contro la scrivania ma non fu una buona idea. Infatti dal nulla comparvero altri tre gorilla, tra cui un licantropo di colore che superava i due metri d’altezza e i 120 chili di peso.
In poco tempo si ritrovo con lo zigomo destro premuto sul pavimento e il tacco della scarpa di Gary-Oldman-dei-poveri premuto sulla guancia.
Sei il mio nuovo cane da combattimento, su di te punterò soldi e lo faranno anche tanti ricconi. Tu vincerai altrimenti pregherai di morire in fretta. E non pensare che il fatto di esser un  licantropo ti sia di qualche vantaggio. Chiaro??”
In quel momento avrebbe avuto voglia di strappargli il ghigno da faccia a morsi ma doveva ammettere che era in netto svantaggio, non ne sarebbe uscito vivo e soprattutto doveva trovare un modo per scappare.
Il sosia di Gary Oldman gli porse la mano per farlo rialzare.
Vedo che inizi a seguirmi. Bravo cucciolo e ti dirò di più, visto che a pelle mi sei simpatico. Se mi farai guadagnare bene un giorno forse ti lascerò diventare un mio reclutatore. Così smetterai di lottare.”
Era all’inferno e il diavolo in persona gli stava proponendo un patto.
Il mio italiano non fa così schifo, perché questo non mi risponde?”
Gli scagnozzi risero in coro mentre Riccardo si metteva in posizione eretta.
Comprendi ciò che ti propongo? In fondo è un patto. Tu mi porti entrate e io ti faccio far carriera nella mia impresa”.
Non si fanno patti con il diavolo…Mai”. La voce roca e graffiante di Riccardo avrebbe messo in soggezione chiunque in quel momento ma il capo, perché di sicuro lui era il capo, non fece una piega.
“Non hai scelta”. Era di nuovo sornione.
“Lo so ma credo anche che la condizione umana sia profondamente mutevole.”
“Io sono Vasili Gozberj e la mia attuale condizione sarà mutevole in meglio la tua no! Portatelo via e preparatelo per il combattimento di stasera.”
 
 
 

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Capitolo 19
*** zanne e sangue ***


SCUSATE L'ATTESA MA ALMENO QUESTA VOLTA è LUNGO IL CAPITOLO E SPERO CHE VI PIACCIA, IO DOMANI PARTO PER LE MIE MERITATE VACANZE MA COMUNQUE MI COLLEGHERò SPERANDO DI TROVARE LE VOSTRE RECENSIONI UN BACIO A TUTTI E BUONE VACANZE.
 
 
 
 
 
ZANNE E SANGUE
 
Lo scimmione spinse violentemente Riccardo nella sua cella, lui si girò e aggrappandosi alle sbarre gli urlò dietro una promessa:
Sei morto figlio di puttana, ti farò a pezzi e inizierò a mangiarti da vivo!!!”
“Calmati Riccardo! non serve a nulla agitarti.” Intervenne Laerte .
Non dirmi come devo comportarmi vecchio!!”
“Urlare e minacciare ti sembra un atteggiamento saggio “.
Riccardo lo fissò come se fosse un alieno; Quel licantropo smilzo e stanco sembrava la pacatezza in persona, nonostante fosse lì in gabbia, schiavizzato e trattato come un cane pulcioso.
Ma come fai ad esser così calmo e tranquillo…così rassegnato.”
“Ti interessa una storia”.
Riccardo annuì e Laerte scavò nella sua ferita.
Se  resto calmo e rassegnato è solo per amore.”
Riccardo inarcò un sopracciglio, senza volere aveva assunto un’espressione sarcastica.
E’ proprio così amico mio. Ho trovato la mia portatrice di odore non molto tempo fa! Dopo una vita passata a cercarla mi è sembrato quasi un miracolo. Ma vedi dopo la gioia iniziale c’è stato il dolore.”
“Mi hai detto che sei qui per sfamare la tua famiglia”.
“Ho mentito.”
“La mia donna è la sorella di Vasili.”
Mando giù un evidente boccone amaro nel ricordare il legame di parentela.
Una bella rogna.” Pensò ad Isabella e a Dalia.
Qualche anno fa Vasili giocava a fare il piccolo dio tra Lignano e Treviso: prostituzione ,racket e spaccio di droga.
Costringeva sua sorella a prostituirsi. Era la punta di diamante della sua scuderia .
Io avevo avuto uno scontro con un altro licantropo in un bosco che costeggiava la statale, dove lei batteva.” Fece una breve pausa per lenire il bruciore dei fantasmi interiori.
Mi trovò, mi curò e fu tutto così naturale. Comprese la mia natura con facilità, si dice che le portatrici dell’odore siano predisposte verso di noi.
Non avendo soldi non potevo comprarla per cui mostrai a Vasili cosa ero e gli feci venire l’idea per un nuovo elitiero giro d’affari”
“Combattimenti clandestini tra licantropi”
“O misti.”
“Gesù !”
“Non esser duro con me! sto scontando il mio errore.
Vasili mi permette di vederla e non la fa più battere, ora lei fa la cassiera al suo locale. Così provvede a nostra figlia.”
“Ti tiene prigioniero in cambio della sua libertà”
“Si! Mi consideri pazzo?”
“No”.
“Ora non combatto più sono troppo malmesso, però Vasili nella sua crudeltà riconosce chi lo ha servito bene e gli è stato fedele.
Mi è riconoscente per cui sono ancora in vita.”
“Perché hai accettato compromessi, perché non sei scappato con lei.”
“Non avevo mezzi, sono stato sciagurato nel sperperare tutti i miei soldi al gioco. Conducevo una vita raminga passata perlopiù sotto forma di lupo quando l’ho incontrata e poi lei era incinta…”
“Non è figlia tua !”
“Non di sangue e di questo sono contento, altrimenti sarebbe diventata un giocattolo fruttuoso per Vasili.”
“La mia situazione è diversa e io non rimarrò qui rassegnato a far guadagnare soldi a Vasili.”
“A me permettono di uscire per diverse ore al giorno dalla cella, non te ne sei accorto perché eri svenuto. Sai sono un po’ un tutto fare e addestro le nuove reclute.”
“Va avanti”.
“Tu combatterai stasera contro un licantropo Rumeno, una mezza tacca. Evidentemente chi ti ha venduto a Vasili non voleva la tua morte a breve.”
“E’ logico chi mi ha trascinato qui voleva farmi soffrire non darmi una morte rapida.”
“Se sopravvivi all’incontro di oggi la settimana prossima ci sarà un’occasione di fuga per te.”
“La settimana prossima? ‘
“Ci vuole pazienza. Sai ho sentito che ci sarà un combattimento privato in una villa abbandonata ad Istria. Ricchi annoiati dell’ordine dei guardiani. Io ti rinchiuderò dopo il combattimento, imprudentemente lascerò la gabbia aperta, da lì in poi te la cavi da solo…altro non posso rischiare.”
“E’ già troppo.”
Già pregustava la libertà.
Non dare nulla per scontato “. Intervenne Laerte indovinando i pensieri del suo protetto. “Il rumeno è una mezza tacca ma tu sei debole e poi il combattimento ad Istria sarà tosto, i guardiani amano divertirsi e scommettere.”
“Ho in mente uno spettacolo che non li deluderà”.
“ Presumo che ti facciano combattere contro Luke. E’ un licantropo canadese senza padroni, combatte per il gusto di farlo, possiamo paragonarlo ad una sorta di star di questo ambiente. Lui non è schiavo vive da pascià ed è forte, giovane e psicopatico.”
“Io devo tornare  da Dalia e scannerò tutti coloro che si frapporranno tra me e lei.”
“Sei irruento ragazzo e troppo sicuro di te. Ora inizia a riposare più tardi cercherò di rimediare carne cruda per te.”
In pochi giorni tra Riccardo e Laerte si era creato un legame forte come solo tra un licantropo anziano e uno più giovane poteva avvenire. Così come per l’odore, anche questo era una dote che provenivano direttamente dai lupi. Sentimenti puri che nessun uomo avrebbe mai potuto provare, poiché anche nel più pio di essi si celava sempre una fonte di egoismo. I licantropi potevano esser dei pericolosi esseri umani o delle innocue belve,  tutto dipendeva da come si mescolava la duplice natura.
Riccardo fu incappucciato e spinto lungo un corridoio, come prima a spintonarlo c’erano il gorilla slavo e il licantropo di colore; dopo un centinaio di metri iniziò a salire le scale incespicando un paio di volte poi ci fu aria fresca sul viso e la luce della luna a baciarlo.
Non si era sbagliato sul luogo dove era rinchiuso: Era una specie di bunker militare nel mezzo del bosco, si guardò un po’ intorno mentre continuarono a scortarlo, verso una gabbia che chiudeva un grosso buco scavato nella pancia del costone di montagna che delimitava il bosco. Respirò a pieni polmoni l’aria frizzante e decisamente più salubre rispetto al puzzo di umido della sua cella.
Entrò senza troppe storie nella gabbia e ispezionò il buco all’interno di esso.
 Era momentaneamente sbarrato da una saracinesca elettronica.
Bravo vedo che inizi ad ambientarti”.
Vasili era all’esterno della gabbia e lo osservava ghignante.
Che significa”.
Riccardo indicò il buco.
E’ una galleria che da sull’arena di combattimento, un po’ come si faceva nel Colosseo hai presente.”
“Oh,bene io sarei la fiera e tu chi saresti?! MMm…aspetta…tu saresti l’imperatore con il pollice verso”.
“Ah,ahah”.  Vasili fece un breve applauso e poi avvicinò il viso alla gabbia.
Tra qualche minuto t’infilerai nel buco e ti trasformerai e quando si aprirà la saracinesca ti converrà tirar fuori il peggio di te. Questo non è combattimento all’ultimo sangue ma se perdi il match e sopravvivi ti faccio rimpiangere di esser nato.”
“Vasili hai un alito pessimo”
Riccardo sentiva ora una strana euforia mista all’impazienza, presto avrebbe cancellato il ghigno sornione da quella faccia per sempre.
La sua personale lista dei morti che camminano si stava incredibilmente allungando.
Dopo che Vasili se ne fu andato senza replicare, si sentì pronto.
 Guardò su in cielo e pensò a Dalia, poi lasciò che la rabbia entrasse in lui, l’oscuro sovrastò la sua luce e in pochi momenti non fu più lì.
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Laerte non aveva chiesto il permesso di assistere al combattimento per non destare sospetti in Vasili, per il buon esito del piano non doveva lasciar intendere di aver anche solo socializzato con Riccardo.
Si era legato profondamente a quel ragazzo e ammirava il suo coraggio, lo iniziava a considerare il figlio che non aveva avuto. Fortunatamente Vasili era di buon umore per cui lo aveva fatto uscire di cella per poter assistere, molto probabilmente se Riccardo fosse sopravvissuto Vasili gli avrebbe chiesto di allenarlo.
Laerte mettiti a bordo arena e osserva bene il tuo compatriota, voglio sapere se ha stoffa oltre che stazza.”
“Va bene Vasili. Però..”
“Però che??’”
“Io credo che se tu lo trattassi un po’ meglio, cioè se tu gli dessi più cibo potrebbe render molto di più”
“Diciamo che se passa questo piccolo test valuterò”
Vasili diede una pacca sulla spalla a Laerte:
Sei sempre il mio fedele cane, bravo”.
Laerte chinò il capo e guardò la piccola arena coperta, ricavata dall’Hangar del bunker. Una rete metallica simile a quella usata nel circo quando si esibiscono le belve, non sarebbe servita a proteggere gli spettatori, per questo c’erano diversi cecchini armati pronti ad intervenire qualora ci fosse stato bisogno.
C’era una discreta folla nonostante quello fosse un combattimento minore, Laerte li guardò con disgusto.
Quegli esseri non potevano esser considerati meno belve di lui, erano squali che si eccitavano alla vista del sangue.
In cima in una specie di palchetto c’era Vasili circondato da un paio di puttane con il sorriso posticcio come le tette di silicone, beveva champagne mentre cercava d’impressionare un uomo grasso ma vestito bene, uno dall’aria arrogante. Un pezzo importante insomma.
Laerte deglutì per scacciare il disgustò che proprio non lo voleva abbandonare, immagino che sensazione magnifica sarebbe stata sbranare Vasili, peccato che non ne avrebbe serbato ricordo ma almeno quando sarebbe tornato sotto forma umana avrebbe goduto trovandosi nel suo sangue.
Forse Riccardo  poteva aiutarlo prestandogli dei soldi una volta libero,così lui e Myra avrebbero iniziato una nuova vita. Dopo tanto tempo aveva finalmente una speranza.
Sussultò quando un ululato potente e rauco zittì l’arena…era Riccardo.
Vasili si rizzò a sedere affascinato dalla stazza della belva.
Anche Laerte rimase impressionato; Riccardo era un esemplare grosso, con il pelo nero e una potente mascella, ma si vedeva che era denutrito.
Era troppo agitato infatti si scagliò contro la rete un paio di volte artigliandolo e ringhiando, una ragazza sui trenta in prima fila urlò spaventata. Laerte trattenne il fiato, se Riccardo continuava così lo avrebbero neutralizzato con una bastone elettrico, scaricandogli addosso una massiccia dose di volt e poi dopo avrebbero fatto entrare l’avversario solo per farlo sbranare.
Ancora una volta la fortuna sembrò esser dalla parte del suo protetto perché proprio nel momento in cui uno degli scagnozzi di Vasili si stava preparando a prendere il bastone, fece ingresso nell’arena il rumeno: Più piccolo di stazza, con il pelo argento e la mascella schiacciata, assomigliava ad un pittbull più che ad un lupo.
Riccardo si preparò a caricarlo avanzando a grandi falcate, ma la sua azione era troppo furiosa, poco pensata, infatti l’avversario lo scansò con facilità portandosi alle sue spalle e azzannandogli il collo. Riccardo ululò di rabbia e dolore mentre gli spettatori sembravano impazziti, eccitati dallo spettacolo.
Laerte guardava Vasili e poi subito la scena, sembrava quasi l’arbitro di una partita di tennis.
Il rumeno non mollava la presa, anzi affondava le zanne sempre di più. Ormai il pelo nero era zuppo di sangue.
Avanti ragazzo reagisci altrimenti Vasili decreterà la fine dell’incontro.”
Riccardo era  inerme tanto che l’avversario mollò la presa per azzannarlo altrove, ma appena lasciò egli si girò su stesso e lo artigliò violentemente il muso.
Quattro squarci profondi  attraversavano dal basso verso l’altro il viso del rumeno, la belva indietreggiò portandosi le zampe alla faccia.
Riccardo invece scatenò la sua furia, gli balzò addosso atterrandolo e iniziò a straziargli viso e collo a morsi, a nulla valsero i comandi di Vasili. Riccardo si fermò solo quando la scossa elettrica non lo percorse da capo a piedi.
A terra giaceva l’altro che non aveva più viso.
Vasili rimase impietrito per qualche secondo poi urlò a Laerte di occuparsi di lui.
Il pezzo grosso che era a fianco di Vasili invece era soddisfatto dalla furia cieca di Riccardo e questo era un altro punto di vantaggio.
Mentre l’arena si svuotava il cadavere del rumeno era tornato umano, la scena era raccapricciante, gli scagnozzi fecero pulizia facendo entrare dei rottweiller che subito banchettarono con il corpo.
 
 
 

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Capitolo 20
*** i giochi son fatti ***


SCRITTO RAPIDAMENTE BETATO LO STESSO,SONO IN VACANZA E SONO STATA SVOGLIATA CHIEDO VENIA.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
I giochi son fatti
“La  puntualità non è il tuo forte.”
C’era tanto sarcasmo quanta diffidenza in quelle parole eppure Tullio cercava solo di non farsi sovrastare dall’odore. Lei era lì davanti a lui con il viso un po’ pallido e stanco. Un moto di tenerezza spazzò via  tutte le altre sensazioni e così Tullio capì che si era innescato l’arcano meccanismo.
Scusami è un errore terribile fare aspettare una donna come te.”
“Sentì Tullio…”.
Avanzò verso di lui buttando il mozzicone di sigaretta sul marciapiede. Aveva deciso d’incontrarlo nei pressi di un sushi bar sempre molto affollato a quell’ora, se mai le avesse chiesto di seguirlo lei avrebbe usato la sua auto e non sarebbe andata con lui. In più le era venuto un lampo di genio: Visto che fin da bambina aveva l’abitudine di collezionare cianfrusaglie di qualsiasi tipo, il padre le portava al ritorno da ogni suo viaggio degli oggetti tipici ma anche di uso comune. In breve tempo si era vista costretta ad affittare un box per contenerle tutte ed era proprio lì che aveva cercato e trovato un piccolo contapassi che emetteva un sibilo fortissimo.
Era utilizzato dagli escursionisti dell’alaska, il sibilo in realtà era un ultrasuono che serviva a scacciare cani randagi o lupi.
Non avrebbe mai immaginato che  sarebbe potuto servire come arma di difesa…
“…Non sono qui per flirtare o perdere tempo.”
“E va bene arrivo al nocciolo”
L’astio che lei gli riservava lo innervosiva.
Per Riccardo non c’è più speranza”.
Dalia sentì un conato di vomito salirle lungo l’esofago come se qualcuno le avesse dato un violento cazzotto allo stomaco.
Scusa la brutalità.”
Cercò di sorreggerla ma lei si sottrasse dal suo tocco, la frustrazione che montò fu come un’onda calda.
E’ stato venduto ad un mafioso Slavo che organizza combattimenti clandestini.”
Lei impallidì ancora di più e Tullio ne fu soddisfatto, molto presto l’avrebbe sottomessa ma prima doveva eliminare un altro avversario scomodo.
E sai chi è stato”. Incalzò audace diminuendo le distanze fra loro e portandosi vicino al suo viso. Poteva quasi perdersi in quelle due pozze d’acqua cristallina. Lei era meno arrogante ora, sul viso era dipinto la disperazione di sapere e l’orrore di scoprire.
Chi è stato ?”. Disse ferma.
Avvicinò le sue labbra all’orecchio di lei facendola sussultare e poi in soffio le parlò: “E’ stata tua madre”.
Incredula, rabbiosa, si aggrappò alle sue spalle affondando le unghie nella morbida lana del suo golf.
“A che gioco stai giocando? Tu che ne sai?”
“Calmati, non fare scenate. Vieni andiamo a casa mia.”
“Non ci penso nemmeno, non mi fido di te !”
“Non hai scelta e poi tu sei la donna del mio più caro amico, non ti farei del male mai.”
Indecisa sul da farsi si vide costretta ad accettare, istintivamente strinse il contapassi-ultrasuoni, che aveva agganciato alla cintura.
Andiamo, ma tu vieni in auto con me”.
“Come vuoi”.
La smart sembrava troppo piccola con Tullio all’interno constatò lei,
 faceva così quando troppe cose la sconvolgevano, si concentrava su sciocchezze.
Strinse il volante forte e non proferì parola, si limitò ad ascoltare l’indirizzo.
Ecco siamo arrivati”.
Dalia non badò all’aspetto della villa di Tullio, scese dall’auto e come se fosse priva di forza vitale si lasciò cadere sul prato, colta dallo stress fisico e mentale a cui era stata sottoposta in meno di ventiquattr’ore.
T i prego Dalia fatti forza, vedrai che lo dimenticherai”.
Tullio cercava di confortarla ma questa sua fretta di liquidare la cosa e la maniera in cui cercava un contatto, la disgustava, non era il momento per crollare.
Dici di esser suo amico e ti rassegni alla sua perdita così passivamente.”
“Io…”
“Tullio pensi di aver davanti una dama in difficoltà, ti sbagli di grosso!! Oh se ti sbagli.”
Lui contrasse la mascella e scorse una luce cattiva nel fondo degli occhi.
Cosa c’entra mia madre”.
“Senti ragazzina i tuoi modi arroganti e le tue insinuazioni mi disturbano alquanto”.
Era irritato e stava perdendo il controllo, l’odore era forte e sembrava che più lei s’agitava più l’aria si saturava.
Non mi ne frega un cazzo! Voglio una spiegazione…Anzi sai che c’è me la cerco da sola.”
Fece per alzarsi ma lui le  afferrò un braccio sbattendola sul prato, il suo atteggiamento era mutato.
Tu non vai da nessuna parte”.
La voce era cambiata: rauca e affannosa. Così come i tratti, prima docili ora tesi all’inverosimile.
“Lasciami mi fai male”.
Non riusciva a crederci, solo poco meno di un mese prima era stata in balia di uno psicopatico e ora si era ficcata in un pasticcio ancora peggiore.
“Non hai idea di quanto ti abbia cercato”.
Si era disteso su di lei schiacciandola a terra, le parlava di nuovo all’orecchio, mentre il suo petto ansimava forte.
Hai detto che non mi avresti fatto del male”.
“Shh”.
Le tappò la bocca con la grande mano.
Tu sei mia, lui non ti merita è troppo giovane. Era il mio turno trovarti non il suo…”
Il tono isterico la spaventava ancora di più, ma la cosa peggiore era che Riccardo era stato tradito dal suo migliore amico. Finito chissà dove e tutto solo perché lei portava quel stramaledetto odore.
Girò la testa per guardarlo in faccia magari trovandoci un minimo di lucidità.
Che c’entra mia madre”.
Fece un ghigno divertito.
Quella puttana ci disprezza come fossimo esseri pulciosi. Sapevo che si scopa uno dei più potenti fra i guardiani. Ah per precisare i guardiani veri, non quei quattro rincoglioniti del paesello di Riccardo. Quindi le ho spifferato che la sua preziosa figlia predilige i lupi. Confidando nei suoi mezzi e nel suo odio, ho risolto il problema Riccardo.”
“Bastardo !”
Si dimenò come una forsennata per liberarsi dalla presa, ma lui le imprigionò i polsi con entrambi le mani. Doveva trovare un modo per arrivare al contapassi-ultrasuoni che aveva attaccato alla cintura.
Come pensi di conquistarmi, prendendomi con la forza.”
“Oh, non c’è bisogno. Io saprò aspettare, piano piano vedrai arriverò al tuo cuore.”
“Allora baciami e dimostra che il mio cuore può liberarsi da qualsiasi altro impegno.”
Sperò con tutta se stessa che abboccasse, non ci aveva messo troppa convinzione nella menzogna, lui la studiò qualche secondo e poi posò le labbra un po’ esitanti sulla sua bocca.
Fu dapprima gentile poi appena acquistò sicurezza divenne animalesco, le lasciò libera la mano per strapparle i bottoni della camicetta, simultaneamente lei portò la mano al contapassi e premette il tasto rosso, sotto di esso c’era l’immagine di un cane.
Il sibilo fu un vero inferno per Tullio, si buttò all’indietro portandosi le mani alle orecchie e contorcendosi sul prato.
Dalia non sapeva quanto tempo avesse e non indugiò oltre, si diresse  verso l’auto ma con orrore si accorse che il possente cancello in ferro scuro era chiuso, si guardò alle spalle: Tullio era già all’in piedi più furioso che mai.
Premette di nuovo il pulsante ma nonostante il sibilo, lui lottò contro il dolore e si diresse verso di  lei. Doveva scavalcare non c’era scelta.
Sforzò tutti i muscoli all’estremo, era debole ma l’adrenalina le stava dando una carica inaspettata. Era quasi riuscita quando un dolore acutissimo le paralizzò la gamba.
Tullio aveva affondato i denti, per metà umani e per metà animali nel polpaccio, a giudicare dalla stretta stava mutando forma.
Strizzò gli occhi dal dolore e fece violenza a se stessa tirando il polpaccio verso l’alto, perse l’equilibrio e cadde dall’alto lato del cancello battendo fianco e spalla.
Il calore liquido del sangue le inzuppava i jeans, si rialzò malconcia e zoppa e fissò inorridita una belva di due metri che strattonava il cancello, facendolo vibrare come fosse plastica.
Aveva il pelo nero come la notte e striature  marroni sul petto, emetteva un ringhio basso e cupo mentre uno sguardo sinistramente umano la fissava malignamente.
Dalia si ridestò e appellandosi alla disperazione iniziò a zoppicare più in fretta che poteva, la belva ululava eccitata ad ogni scossone al cancello poi si accesero diverse luci dalla villa, Dalia si voltò nuovamente indietro: La casa in stile coloniale era illuminata a giorno, e quando la belva lo scosse di nuovo una potentissima carica elettrica lo sbalzò all’indietro di diversi metri.
Evidentemente aveva dato queste disposizioni al personale della casa. La licantropia era un segreto. Ciò le aveva detto Riccardo, e come tale andava protetto.
Tullio aveva preso giuste precauzioni ma questa volta gli si erano ritorte contro.
Dopo un paio di chilometri si trovò di nuovo in centro, entrò in un bar e si diresse al bagno seguita dagli sguardi stupiti dei pochi clienti.
Allo specchio l’immagine che la fissava sembrava quello di uno spettro o meglio quella strega di Blair. I capelli erano un ammasso informe castano scuro, sporchi di erba e fango. Il viso olivastro appariva giallognolo e livido, occhiaie scure le contornavano gli occhi vitrei.
Faccio davvero schifo”.
Il dolore al polpaccio le ricordò il motivo di tanta debolezza, aveva quasi paura di sfilarsi i jeans per controllare.
Dopo il braccio anche la gamba, splendido…”
Non le aveva strappato il muscolo come temeva, in realtà era meno peggio di quanto credesse. Certo c’era tutta l’arcata dentale di un licantropo disegnata sul polpaccio ma  il morso non era stato tanto profondo da incidere il tessuto muscolare. Con molta fortuna non sarebbe restato il segno, ma faceva dannatamente male.
Si sciacquò il viso e i capelli come meglio poteva, così come la ferita. Doveva disinfettarla e forse andare all’ospedale.
Nella fuga aveva perso la borsa, l’auto ,le chiavi di casa e tranne che per due euro in tasca non aveva contante con sé.
Era nel bel mezzo della cacca, braccata da un licantropo inferocito. Le serviva un posto sicuro, le serviva protezione e soprattutto voleva farla pagare a Tullio e trovare Riccardo.
Uscì dal bagno e si diresse verso il barista: Un ragazzone con la testa rasata e piercing al labbro.
Scusa sono in una brutta situazione, avrei bisogno di fare una telefonata urgente.”
“Il telefono è di la fai pure. Se ti serve altro dimmi”.
“Mi fai un caffè mentre faccio la telefonata.”
“C..certo ma sicura che non vuoi andare in ospedale”.
Lo sguardò di lui si soffermò sui jeans stappati e sporchi di sangue.
No,no grazie.”
Entrò nll’ufficietto del bar e sotto alcune fatture trovò il cordless.
Compose il numero e trattenne il fiato finchè non sentì la voce.
Pronto, mamma…sono nei guai manda qualcuno a prendermi….”

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Capitolo 21
*** non era mia madre ***


Ce l 'ho fatta a sfornare questo capitolo per me difficilissimo da realizzare, spero non sia deludente. Aspetto le vostre preziose recensioni.
 
 
 
 
 
 
 
Non era mia madre.
L’emicrania che l’aveva colpita, in attesa dell’auto, era diventata un lama affilata che le infilzava le meningi. Per tutta la durata del tragitto era stata così male da non riuscire a pensare a nulla. Forse era un bene… era successo l’impossibile e oltre, troppo da sopportare.
“Maledetto Riccardo, maledetto Tullio anzi stramaledetto e dannatissima Isabella”.  Ringhiò stordita dalle pulsioni alle tempie.
Intanto l’auto si era fermata davanti  il lussuoso palazzo dove alloggiava  la madre, era in stile moderno e alquanto essenziale. Perlopiù abitato da gente boriosa e senz’anima.
 L’autista fece il giro della vettura e le aprì la portiera. In circostanze normali lo avrebbe ringraziato invece scese zoppicando e si avviò con tanta rabbia in corpo da sembrare una bomba ad orologeria.
Prese l’ascensore al volo insieme all’antipaticissima contessa del terzo piano. Era contenta che la guardasse attonita e con le labbra tirate, gli stava davvero sulle scatole e in tutta quella follia un piccolo dispetto le dava un briciolo di soddisfazione. Come sempre il piano di pensare a stupidaggini mentre si trovava in guai seri, dava i suoi frutti.
Uscendo l’ascensore infatti aveva un  mezzo sorriso che ben presto sarebbe scomparso.
Camminò svelta sulla morbida moquette grigia del pianerottolo e si soffermò un istante sullo specchio che si trovava lì tra due porte. I ricchi amavano piccoli lussi come quello.
 
Era peggiorata da quando si era specchiata nel bar. la faccia era ormai priva di colore tendendo al giallo più che al bianco alabastro, lei era di carnagione olivastra e ogni volta che stava male assumeva l’incarnato di una malata di ittero.
 Gli occhi azzurri erano appannati e cerchiati di nero “ Un cazzo di panda”.
Proseguì oltre, adesso non aveva tempo per pensare  all’aspetto. La gamba le faceva dannatamente male forse le stava venendo la febbre, anzi senza forse…
Bussò dei colpi forti invece di premere l’elegante campanello con il bottoncino in madreperla.
Strizzò gli occhi brucianti di sudore e impiegò qualche istante per metter a fuoco l’immagine di sua madre.
Per tutti i diavoli dell’inferno cos’hai combinato.”
Ruggì isterica Isabella, mentre un brivido sinistro la fece rannicchiare nella vestaglia-kimono di seta.
Dalia balbettò un suono poi gli si annebbiò la vista e impattò contro il freddo parquet.
Quando riacquistò i sensi era ancora sul pavimento, sua madre in piedi dove l’aveva lasciata, solo che in mano aveva un bicchiere di whisky.
Aveva male dappertutto e l’unica cosa che non voleva fare era svenire.
Pensi che il fatto di esser mia figlia giustifichi questo macello.” Allargò le braccia disgustata dal fatto che sua figlia fosse svenuta macchiando il prezioso parquet.
“Oh mamma non angosciarti così tanto per la mia salute.”
Si rialzò con grande sforzo.
Era pronta allo scontro nonostante la febbre incalzante. Conosceva sua madre e sapeva che se si metteva sulla difensiva aveva qualcosa da nascondere o da farsi perdonare,Il che avveniva molto spesso.
Sei abbastanza adulta da spicciarti da sola e..”
“Perché non la smetti una buona volta. Getta la tua bella maschera ipocrita.”
“Ma come ti permetti !!!”
“Sono stata morsa e attaccata da Tullio”.
Sua madre impallidì, aveva tutta l’aria di chi veniva colto in flagranza.
Si so tutto, quindi per una volta sola nella tua scellerata vita perché non provi ad esser sincera e mi dai delle risposte.”
Si costrinse a sedersi non ce la faceva più, era scossa da tremori infernali.
Stupida,stupida ragazza” . Isabella scosse la testa violentemente. Quella ragazzina le stava portando via tutto quello che lei agognava inconsciamente. Nemmeno il legame materno poteva vincere sulla gelosia.
Perché hai fatto rapire Riccardo ?”. Incalzò dalia
Dimmi dov è ti prego”. Continuò imperterrita.
Isabella  deglutì nervosamente e poi strinse i pugni. Non tollerava sentir pronunciare il nome di Riccardo da sua figlia. Li stava immaginando insieme…mentre facevano l’amore.  In quel momento avrebbe voluto ucciderla, strangolarla. Toglierle la vita…lui ero suo e quella serpe che aveva portato nel grembo era lì ad implorarla di portarla da lui.
Chiuse gli occhi un momento cercando di canalizzare l’istinto omicida in qualcosa di più sadico. Respirò a fondo e si concentrò.
Prendi tutta la scatola di antibiotici che c’è nel bagno di servizio. prendili tutti d’un fiato.”
“Cosa?!”
“la febbre è una conseguenza del contagio.”
“Diventerò come loro”. La sola idea la spaventava a morte.
No! Ma ci saranno conseguenze .Domani all’alba partiremo e sarà lui a darti le risposte che tanto cerchi.”
Era troppo lucida e calma, solo qualche secondo prima l’aveva fissata con occhi crudeli e per nulla materni.
In quel momento si sentì sola come mai prima di allora. Quella figura esile e bionda che stava lasciando la stanza non era sua madre.Lei non aveva più una madre.

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Capitolo 22
*** a carte scoperte ***


CI SIAMO, UN ALTRO CAPITOLO SFORNATO. SPERO CHE VI PIACCIA E PERDONATE A BETATURA SUPER RAPIDA. ASPETTO COME SEMPRE I VOSTRI PREZIOSI PARERI<>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>> Al contrario del consiglio di quella che doveva esser sua madre, preferì non prender alcun medicinale…non si fidava, per quel che ne sapeva poteva esserci veleno al posto dell’antibiotico. Ogni barlume di lucidità la stava lasciando, scossa com’ era dai tremiti di una violenta febbre;
Non posso morire così da deficiente”.
Diede una mandata alla porta della camera, che era sua quando ancora viveva con la madre. Si trascinò al letto e poi si raggomitolò nel soffice copriletto color ardesia.
Il buio la inghiottì mentre il corpo veniva martoriato dagli spasmi.
                  ********************************************
Inizio ad esser stufo delle tue macchinazioni”
Le puntò un indice contro cercando d’intimidirla il più possibile. Sapeva che non era né una sottomessa né una pavida, ma quello che lo aveva attratto in quella donna, ora iniziava a infastidirlo.
Quando le aveva dato tutto quel potere era convinto delle sue capacità, non avrebbe mai immaginato che ne avesse fatto uso personale, cercando una vendetta che rischiava di far saltare equilibri e di conseguenza la sua poltrona.
la mia vendetta come dici tu”. Sibilò lei.  “Ha  portato a qualcosa che mai voi altri avreste sperato di ottenere”.
“Ti avverto basta giochetti”.
Le afferrò i polsi stringendoli forte, gli occhi grigi da falco erano minacciosi ma, sul bel viso di lei c’era solo una maschera di ghiaccio.
“Abbassa la voce lei è di la”
“Lei?”. Inarcò il sopracciglio folto sale e pepe.
Mia figlia”
Lui lasciò la presa confuso dalla mossa della donna.
Mi hai chiamato qui nel cuore della notte, dicendomi di avere notizie vitali e nel frattempo quella ragazzina insolente di tua figlia dorme nella stanza degli ospiti!”
“Sei sempre il solito irruento.”
Si avvicinò ad Osvaldo con fare felino e gli afferrò la cravatta attirandolo a sé, Lo specchio ebano rifletteva  l’immagine dei due amanti ingannevolmente.
Dalia è stata morsa, sai cosa significa”.
Lasciò passare giusto qualche istante, divertendosi a vedere la confusione sul viso arcigno di lui.
Significa che siamo di fronte una situazione unica. Visto che è stata partorita da una contaminata da seme di licantropo.”
“Ma è tua figlia !”
Provò una fitta di disgusto davanti ad una totale mancanza di scrupoli.
Non esser ipocrita, proprio tu fai scrupoli. Lei era mia figlia prima di…”
Non riusciva nemmeno a pensarci .
Sei talmente ossessionata da quel licantropo da vendere perfino la tua stessa figlia a dei macellai. “
“Non accetto prediche da te.”
Osvaldo andò al mobile bar presente nella camera da letto, era una cassettiera  proveniente dal Giappone modificata appositamente per lei. Un regalo che le aveva fatto quando erano tornati dalla prima vacanza insieme.
Non era mai stato una brava persona, tutt’altro ma… perfino lui aveva dei limiti, limiti che Isabella stava varcando con una crudeltà sinistra. E poi l’illusione di aver conquistato il suo cuore di ghiaccio era appena andata in pezzi...
Aveva sottovalutato la sua ossessione e forse era meglio che quel dannato licantropo morisse una volta per tutte.
Mandò giù due dita di vodka liscia e poi tornò a guardarla.
Che piani hai?”
“Andremo ad Istria, Riccardo deve morire consapevole dell’odio di Dalia e poi da lì la farò trasferire a Ginevra, dove sarà a completa disposizione della Guardian inc. pharma.”
“Sei sicura ? dopo non potrò fare nulla in mio potere per salvare tua figlia”.
“Oh! ma io non voglio salvarla, voglio immolarla in nome della ricerca. Come Isacco era pronto a immolare il suo unico figlio. E dopo vedremo di chi sarà la poltrona di presidente europeo della guardian.”
“Tutto per vendetta e potere, i miei complimenti. Sei disposta a prendere anche una posizione che spetta a me.”
“Mi hai insegnato bene non trovi?”
Sai non mi spaventa fino a dove puoi spingerti, ma quello che puoi effettivamente fare con un potere del genere tra le mani. Voglio che tu sappia che farò tutto ciò che mi è possibile per vederti precipitare all’inferno”.
“pensi di spaventarmi”.
Era sorniona e inquietante.
Isabella ricorda che per tutto c’è un conto”
“Il mio l’ho pagato già”.
Osvaldo lanciò il bicchiere oltre le spalle di lei, il rumore di vetro frantumato non la fece sobbalzare minimamente, in quel preciso istante fu lui ad aver paura.
 
                     ******************************************
Si destò dal sonno profondo zuppa di sudore. Non sentiva freddo o dolore e la febbre era svanita, guardò il display luminoso che segnava le 04:45.
Come per miracolo sembrava esser guarita ed era carica di energie, il tutto in tre ore di sonno più o meno.
Qualcosa in lei stava mutando…
Entrò in bagno temendo d’incontrare la sua immagine riflessa, ma  rimase stupita. Le era tornato il colore sulle guance e non c’era traccia di occhiaie, appariva rilassata come al ritorno da una spa.
Cosa mi sta succedendo?”.
 Si liberò  dei jeans con gesti frettolosi e subito controllò il polpaccio dilaniato la sera prima… non c’era traccia di morso. La carne era intatta e sana, come se nulla fosse accaduto, fu colta dal panico. Ora la sensazione che qualcosa in lei non andasse era diventata certezza. Isabella le aveva mentito, stava diventando un licantropo!
Contro il suo volere iniziò a piangere lasciando che le lacrime si mescolassero al getto della doccia, si rannicchiò sulle fredde mattonelle verdi singhiozzando il suo dolore.
Quando uscì l’orologio segnava le 05:15, era completamente svuotata, senza la forza di formulare congetture.
Guardò il sole diradare piano piano le tenebre della notte. Presto avrebbe affrontato la verità e avrebbe dovuto prendere decisioni pesanti. In quell’alba stava dicendo addio a ciò che era stata fino ad allora.
Aprì l’armadio e vi trovò alcuni vestiti che aveva lasciato lì prima di trasferirsi.
Indossò della biancheria scura poi scelse una canotta di cotone bianca e dei jeans blu denim, infine optò per una felpa nera con il cappuccio contornato da pelliccia sintetica.
“Che bello fra poco avrò anche io un pelo così”. Commentò a mezza voce senza ironia.
Mentre si allacciava le nike air notò sul pavimento vicino al letto il prezioso  scacciacani che le aveva salvato la vita, senza indugiare troppo se lo infilò in tasca e uscì dalla stanza.
 
Isabella stava facendo colazione, impeccabile nel suo tailleur nero.
Nonostante fossero poco più delle cinque aveva un aspetto curato e rilassato.
I capelli biondi erano raccolti in un morbido chignon dai color dell’oro, gli occhi nocciola  sapientemente bistrati da kajal carbone. Dimostrava circa quindici anni in meno, più che la madre poteva passare da sorella maggiore.
Siediti, fa colazione. Hai un aspetto orribile… per non parlare dell’abbigliamento.”
Hai ragione. Perché non mi presti qualche tuo bel vestito firmato o hai paura che mutando te lo possa strappare”.
Isabella finì di masticare il boccone con lentezza estenuante fissandola in maniera enigmatica.
Ti ho già detto che non diverrai un licantropo o sbaglio ?”
“Allora come spieghi la mia celerissima guarigione”.
Fece sbattendo le mani sul tavolo, le posate e i bicchieri tintinnarono, Isabella, no.
Non fare scene madri e siediti”.
Dalia obbedì scoprendosi vergognosamente affamata. Spinta da un’ingordigia strana si avventò su una brioches. Non le importava d’ingozzarsi come un maiale di fronte al mostro dalle maniere bon ton.
Non strozzarti.” Fece sdegnata.
Chissà quando potrò mangiare di nuovo o forse dovrei dire se…”
“Partiremo tra circa venti minuti, ci aspetta un aereo privato.”
“Dove siamo dirette”.
“ Da Riccardo.”Fece secca.
E dove si trova Riccardo?”
La stava sfidando.
Ad Istria presso miei amici.”
“Perché ?”.
“Non sono io a dovertelo dire.”
Si asciugò gli angoli della bocca  e si mise in piedi rassettandosi la giacca.
Una madre dovrebbe amare la propria figlia”.
Dalia voleva ferirla ma dall’impassibilità di sua madre capì che l’affondo era andato a vuoto.
Sei sempre stata una delusione su tutti i campi e non faccio altro che pentirmi di averti messo al mondo, tuttavia non sarò l’unica a godere del tuo odio prima di stasera.”
“Allora visto che ti sei liberata perché non ti sfoghi fino in fondo, invece di giocare. Le palle ce l’hai o fingi solo .”
“Il tuo grande amore te l‘ha detto che eravamo amanti?”
Dalia strinse le nocche fino a sbiancarle ma rimase ferma sopprimendo qualsiasi emozione.
Sei gelosa di lui. Hai fatto tutto questo perché mi sono scopata il tuo ex.”
La figlia iniziò a ridere prima sommessamente poi sbellicandosi.
Tu patetica tardona.” Si piegò in due dalle risate.
Isabella era sconvolta da quella reazione, non l’ aveva calcolato. Veniva derisa e umiliata da quella piccola serpe. Senza pensarci troppo la colpì violentemente al viso, facendole sanguinare il labbro.
“Ti farò pentire anche di questo.”
Nella stanza comparve quello che doveva esser un tirapiedi, grosso e pelato.
Andrej siamo pronte .”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
                                    
 

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Capitolo 23
*** in fuga ***


FINALMENTE HO RIAGGIUSTATO IL PC PERDONATEMI LA LUNGA ATTESA E IL SOLITO FRETTOLOSO BETAGGIO,SPERO CHE VI PIACCIA QUESTO CAPITOLO UN Pò LUNGHETTO.
 
 
 
 
 
 
In fuga
Le nuvole, il cielo, il sole …. Tutto le sembrava il ricordo di un sogno, come essere in una bolla di  sapone. Sua madre era seduta in fondo al lussuoso jet privato intenta a visionare degli incartamenti; Dopo lo schiaffo non c’era stato un fiato tra loro e ora che si stava avvicinando a Riccardo, dopo la rivelazione che le era stata fatta a bruciapelo  qualcosa era cambiato nel suo cuore. Si era messa dannatamente in gioco per lui, aveva rischiato la vita per lui e sapere che…. Strinse di nuovo i pugni, sentendosi tradita dall’uomo di cui si era innamorata.
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Hai capito niente cazzate, oltre la mia e la tua di vita c’è in gioco quella della mia donna”.
Riccardo gli sorrise e la cosa sorprese Laerte, era infatti la prima volta che lo vedeva tranquillo.
Laerte mi gioco il tutto per tutto e non metto a repentaglio la vita del mio migliore amico.”
Gli diede una pacca sulla spalla per confermare le sue parole.
Fra poco mi verranno a chiamare devo tenere buono l’avversario, hai capito il piano?”
Laerte era felice dell’amicizia  accordatagli da Riccardo, ma proprio non riusciva a rilassarsi, stava rischiando di grosso .
Combatto, vinco. Tu intanto ne approfitti della poca sorveglianza e lasci aperta la gabbia di recupero, io metto k.o. quella faccia da culo che mi ha rotto le palle e ce la diamo a gambe”.
Si sgranchì la schiena assumendo una posa da sbruffone. Era stato trasferito in quella cantina dal bunker la notte precedente. Per tutto il tragitto era stato punzecchiato dai gorilla ed era più di ventiquattrore che lo tenevano a digiuno, neanche Laerte era riuscito a procurargli nulla. Lo volevano morto eppure non si sentiva così in forze dall’inizio della sua prigionia, ora ogni minuto che passava sentiva Dalia più vicina. Quel giorno avrebbe vinto e Laerte sbagliava ad esser così nervoso, poteva destare sospetti.
Domani sera ceneremo nelle mie terre insieme e tutto questo…” allargò le braccia destando l’interesse dell’amico. “Sarà solo un brutto incubo.”
“Sei troppo ottimista o sono io che da troppo tempo mi sono comportato da pecora.”
I due si fissarono negli occhi trasmettendosi sensazioni positive. Quando un lupo solitario s’imbatteva in un maschio alfa non era detto che ci fosse una zuffa territoriale, spesso quello solitario era talmente saggio che accettava la fedele protezione del più forte.
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L’ostinato silenzio di Dalia innervosiva oltremodo Isabella, ormai non riusciva più a leggerla.
Anche quand’ eri bambina ti chiudevi in uno stupido silenzio dopo un ceffone. Dovresti lavorare di più sulla maturazione non trovi”.
Provocarla avrebbe destato un po’ la crescente impazienza che le attorcigliava le budella. Non vedeva l’ora di demolire tutto quello che  avvelenava il  suo cuore.
La lussuosa berlina imboccò una strada sterrata sollevando un polverone, Dalia si concentrò su quello, per non raccogliere la provocazione e scegliere le giuste parole.
Non ti dimostri certo superiore a me”.
In quell’istante girò la testa per guardarla in faccia. Per tutto il tempo dalla partenza aveva tenuto su il cappuccio ed evitato il contatto visivo, Isabella guardandola notò i primi cambiamenti: Le iridi azzurre erano chiazzate da piccole pagliuzze oro-verdi e lo sguardo era selvaggio. Il tono della voce più denso e roco.
Per sua fortuna non avrebbe passato ancora molto tempo con lei e di certo il suo corpo non avrebbe mai avuto modo di acquistare forza fisica.
Era solo una piccola, patetica selvaggia e lei non aveva motivo di temerla.
Lui era pazzo di me, mi ha…”
“Shh, fa silenzio.”
Dalia fece uno scatto verso Isabella quasi innaturale facendola ritrarre, poi le premette un dito contro le labbra. Lesse un velo di malcelato terrore nei freddi occhi della genitrice.
Sarà lui a raccontarmi la vera storia e sai perché mi dirà la verità.”
Isabella non si ritrasse ancora per non mostrarsi debole.
 Dalia continuò:
Mi dirà la verità perché saranno le ultime parole che ci concederai prima di ammazzarci tutte e due.”
La macchina si era fermata già da qualche istante a fu solo la portiera che si  aprì ad interrompere quel momento.
 
“Mia carissima  Isabella.”
Leerman aiutò a scendere la bella italiana dall’auto. Era andato personalmente ad accoglierla  dopo che le notizie molto positive inerenti alla cavia, lo avevano raggiunto.
Caro Leerman la tua calda accoglienza non sembra tanto disinteressata.”
Civettò falsamente frivola.  Sentiva lo stato di euforia del capo progetto e ricerca della Guardian, in maniera palpabile.
Acuta e cinica quanto charmant. Che dire… touché ,ma sai non si organizza un massacro gratuito solo per dissetare la nostra sete di sangue. Mi sono chiesto perché una farsa di combattimento, poi quando ho saputo che avevi organizzato tu questo incontro e soprattutto conosciuta l’identità dell’agnello da immolare ho compreso.”
“Dobbiamo conversare qui all’aperto?”
“Perdona la mia foga.”
Dalia decise di scendere dall’auto i convenevoli dei due la disgustavano oltremodo. Era davvero nel bel mezzo del nulla, constatò  preoccupata. Il perimetro che circondava il cottage che si erigeva di fronte a lei era sorvegliato da energumeni armati, sicuramente di natura licantropina.
Isabella le aveva mentito sul fatto che non fosse infetta, ogni ora che passava sentiva il suo corpo diverso: I sensi si stavano acutizzando, soprattutto l’olfatto e la vista. Alle narici le arrivavano fragranze di origine boscosa ma anche di sangue e di animale.
Quel posto sapeva di morte, doveva trovare un modo per salvare se stessa e anche Riccardo.
E’ lei ?”.
Chiese  Leerman affascinato dalla cavia. Di fronte non aveva una giovane donna ma un rarissimo balocco su cui sfogare ogni sua depravata curiosità.  Aveva torturato a lungo e in maniera crudele i licantropi ma ora era diverso… ora aveva l’evoluzione. La chiave della longevità.
Lei è mia figlia “..”
Dalia girò intorno alla madre, allontanandosi da quell’orribile uomo: I capelli corti e ordinati spruzzati di grigio sulle tempie. Il perfetto completo italiano e gli occhi freddi e cupi blu scuro lo facevano assomigliare a quei serial killer dei telefilm americani .
 “Seguimi”. Tagliò corto Isabella, e s’incamminò  verso il porticato. Una volta dentro  madre e figlia attirarono l’attenzione di un gruppetto ristretto di uomini e donne dall’aria snob quanto annoiata. Tutti accomodati nell’ampio salone dai toni neutri .
 Isabella li salutò in maniera generale e si congedò anche da Leerman frettolosamente.
Passarono in un corridoio stretto con la moquette rossa e le pareti avorio, Da una stanza in fondo sbucò un nanerottolo vagamente somigliante ad un attore di cui non ricordava il nome.
Isabella carissima”.
“Portaci da lui.” Tuonò seccata.
Il nanerottolo di chiare origini slave, stabilì Dalia. Dovette ingoiare il rospo. Evidentemente  sua madre  era intoccabile se assumeva tali atteggiamenti .
Dopo di me. Signore.”
Lanciò uno sguardo lascivo a Dalia e poi aprì la porta da dove era uscito. C’era una rampa di scala che portava ad un seminterrato usato come deposito alimentare, due scagnozzi al servizio dello slavo erano intenti a giocare a dadi su un tavolinetto; Si misero subito in piedi al loro arrivo.
Sei sicura di volerlo vedere.” Domandò lo slavo ad Isabelle
“Voglio vederlo io e anche alla svelta “.
Intervenne piccata la ragazza, così con tacito accordo gli scagnozzi aprirono una specie di porta blindata.
Isabella fu colta da un’ondata di calore tanto da imporporare le guance . Potevano esser passati anni, poteva volerlo morto ma mai lo avrebbe  dimenticato. Lui era il carceriere del suo cuore e neanche ammazzandolo si sarebbe liberata. Chiuse gli occhi una frazione di secondo per darsi un briciolo di tempo, infatti temeva che non ce l’avrebbe mai fatta a fissarlo a bruciapelo. Il cuore le batteva come quando avevano fatto l’amore la prima volta.
Laerte era di fianco a Riccardo in fondo alla piccola stanzetta mentre la porta si aprì improvvisamente
Una donna bionda e bella entrò per prima, Laerte si allarmò poiché il suo amico emise un ringhio basso e iniziò a tremare, segno che a breve si sarebbe trasformato.
Che succede Riccardo?”
Fu ignorato e ciò lo mandò in panico, chiunque fosse quella bionda stava rischiando di grosso, poi la scena mutò ancora: Dietro la donna spuntò una ragazza alta ma esile e con un’ odore particolare, dall’espressione di Riccardo quella giovane doveva essere Dalia.
 
Dalia…”
 Aveva il fiato corto, non riusciva a focalizzare quella situazione assurda. C’era qualcosa in lei che non andava…non aveva più l’odore-
Lui fece per avvicinarsi ma Isabella gli si parò davanti.
Ti trovo invecchiato.”
“E’ tua figlia voglio sperare che tu non le abbia fatto nulla di male.”
Trattenersi dal strangolarla fu quasi una violenza.
Credevi che lo avrei permesso”.
Era così vicina alla sua bocca, poteva quasi sentirne il sapore. Lui la superò lasciandosela alle spalle.
Amore mio”.
Riccardo  prese le mani di Dalia, ma ella non diede segni di affetto. Anche gli occhi erano diversi.
Voglio la verità”. Disse in tono secco.
Ora capisco”. Chinò la testa guardandosi la punta dei piedi. Ormai l’aveva persa per sempre, quindi non aveva senso mentire.
Isabella le hai detto che per farti scopare da me mi ricattavi.”
Questa volta stava dando le spalle a Dalia e Vasili, che già aveva allertato i gorilla.
“E le hai detto anche che abbiamo concepito un figlio che tu hai ammazzato.”
Riccardo l’aveva stretta in un angolo, con gli occhi fissi su di lei.
La grande e crudele Isabelle ora sembrava una preda impaurita.
Lupo non costringermi a sparare.” Urlò Vasili cercando di prendere in mano la situazione.
Ma una voce incolore cristallizzò la situazione.
Dimmi Isabella era questo che volevi, credevi che lo avrei odiato. Hai perso, hai perso tutto.”
Dalia non terminò neanche la frase che ruotò di 180° se stessa assestando un pugno sul naso di Vasili, veloce come un fulmine gli prese la pistola e sparò alla spalla del primo gorilla. Laerte fu il primo a realizzare e quindi a reagire afferrò Isabella per un braccio e la spintonò lontana da Riccardo, che come ridestatosi dallo stupore si lanciò verso il secondo gorilla neutralizzandolo.
Dobbiamo lasciare alla svelta questo posto”.
Disse a Dalia, visto che dopo la sua escalation era rimasta impietrita ,incredula delle proprio azioni. Riccardo la disarmò gentilmente e poi la prese per mano trascinandola su per le scale.
Laerte intanto chiuse la porta della cella imprigionando Vasili, gli scagnozzi ed Isabella e seguì i due .
Dove andiamo ora ?”. Riccardo era disorientato
“Tranquillo, sul corridoio c’è una terrazza che da sul retro. Se la sorte è dalla nostra abbiamo cinque minuti di vantaggio.” Rispose Laerte che si portò in testa al trio.Riccardo stringeva forte la mano di lei, tanto da farle male, doveva proteggerla.
Sul corridoio i tre s’imbatterono in Leerman:
 “Cosa diavolo succede!”. Esclamò impallidendo.
Riccardo gli sparò alla gamba e lo superò trascinando con troppa forza Dalia che incespicò sullo scienziato. Raggiungere la terrazza fu quasi un miracolo. Come aveva previsto Laerte, il loro piccolo vantaggio aveva fatto si che non ci fosse guardia su quel lato del cottage.
Dalia dobbiamo saltare.”
Fece dolcemente lui.
Ma sono cinque metri ci ammazzeremo”.
“Ho bisogno che tu ti fida di me, ora”
“Muovetevi”.
Urlò Laerte che sentiva lo scalpitio delle guardie troppo vicino.
Laerte salta prima tu e allerta la tua compagna.”
“Riccardo dimmi che andrà bene “. Aveva bisogno di esser rassicurata.
Fidati”.
I due si persero per qualche istante occhi negli occhi, poi lui la sollevò di peso e saltò.
Dalia chiuse gli occhi fino a che il vuoto non divenne tonfo sul prato.
Riccardo continuò a tenerla in braccio mentre correva tra le fronde degli alberi.
A lei sembrarono un’eternità i minuti della fuga verso l’auto….
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 24
*** La donna fortunata ***


ECCO CE L'HO FATTA A PUBBLICARE PRIMA DELLA FINE DEL 2011,PENULTIMO CAPITOLO SPERO VI PIACCIA. VI AUGURO UN BUON FINE ANNO E UNO SPLENDIDO INIZIO.
 
 
 
 
 
 
 
CAPITOLO 24
Al margine del bosco c’era una nissan micra nera, piuttosto malconcia, ma  in quell’istante a Dalia sembrò bella quanto una ferrari. Era letteralmente esausta e i continui strattonamenti da parte di Riccardo durante la fuga le avevano intorpidito il braccio destro.
La loro corsa si arrestò di botto quasi a schiantarsi sulla fiancata dell’auto. Laerte aveva il fiato corto ma il suo sguardo s’illuminò quando una donna sulla trentina scese per lanciargli le braccia al collo.Non perse che qualche secondo prima d’impartirle delle direttive in maniera frettolosa. Dalia era rapita dalla scena e la osservava ebetamente, l’adrenalina era calata coma la sua soglia d’attenzione e stava entrando in stato di shock, Riccardo se n’era accorto anche durante la fuga e doveva riportarla in se , quindi la voltò bruscamente verso di lui tenendo salde le mani sulle spalle di lei, catturò l’attenzione fissandola e parlò lentamente.
Piano piano vide di nuovo una fiammella in quei meravigliosi occhi angelici,ma non doveva distrarsi.
Ascoltami bene ora Irina ti porterà in un posto sicuro dove ci aiuteranno, io e Laerte ci trasformeremo per noi sarà più semplice raggiungervi.”
“Mi chiedi ancora fiducia!”.
Lo disse in tono amaro con una tristezza infinita, Riccardo si sentì male a immaginare ciò che stava provando lei.
Dalia non c’è nulla che possa fare per te ora… tranne che salvarti la vita. Verrà presto il momento in cui potrò saldare il debito che ho nei tuoi confronti ma ora devi fidarti e basta.”
Lei annuì con rabbia, la stessa che impiegò per liberarsi dal tocco di lui. Non troppo lontano si udirono voci e latrati, segno che gli inseguitori erano troppo vicino per indugiare oltre.Dalia,allora salì sbattendo la portiera ma scelse di sedersi dietro trovandosi di fianco una bambina spaventata con il viso magro e tristi occhi grigi. Non si voltò indietro anzi fissò il vuoto davanti…
Quella che con molta probabilità doveva essere la madre stava guidando come un pilota di rally ubriaco, ciò nonostante Dalia si concesse il lusso di rilassarsi sprofondando così in un sonno profondo come un buco nero.
 Riccardo e Laerte corsero sottoforma animale per molte ore e solo quando al calare delle tenebre furono sfiancati e sicuri di aver seminato eventuali inseguitori, trovarono rifugio presso una capanna degli attrezzi dei contandini. Una delle tante che s’intravedono dall’autostrada, che sembrano abbandonate ma che in realtà sono tane per i licantropi. Una volta strappate le sterpaglie all’interno oltre che dei spartani giacigli vi si trovano pezzi di carne essiccata soldi e abiti. Ovviamente le tane sono contassegnate da un’artigliata sulla porta.
Il consiglio di Licaone è la setta a cui devono sottostare tutti i licantropi d’italia ed è il consiglio che si preoccupa di acquistare questi capanni per dare una mano ai raminghi o chi si trova in difficoltà.
Signora sveglia….noi fare sosta.”
Fu la voce angelica e l’italiano incerto a riportare Dalia nel mondo dei vivi, si tirò su frastornata e guardò fuori…ormai era il crepuscolo. Si era fidata veramente alla lettera per aver dormito quasi tutto il giorno in compagnia di una sconosciuta e di sua figlia.
Dove siamo?”
“Dalle parti di ferrara.”
Intanto fece manovra per parcheggiare nei pressi di un agriturismo.
Il signor Riccardo ha scritto questo piano di fuga prima che le cose cambiassero, poi Laerte mi ha indicato i cambiamenti  da fare.”
Era molto bella anche se sul viso portavi evidenti segni di una vita dura.
La vita della donna di un licantropo…
Sei la moglie di Laerte?”
Era una domanda retorica ma aveva intenzione di socializzare un po’ con la compagna di fuga. Intanto la bambina continuava a fissarla basita.
In un certo senso…Laerte salvato me da strada ma non ha potuto liberarci da Vasili.”
Aveva gli stessi occhi tristi della figlia mentre raccontava alla meglio una storia spinosa.
Poi il signor Riccardo ci ha offerto nuova speranza di vivere felici”.
Fece lei entusiasta, ammiccando alla bambina.
Vi ha offerto protezione?”
“Si!noi vivremo al borgo liberi e felici! Tu ragazza fortunata ad aver il cuore del signore Riccardo.”
“Io…fortunata.” Ruggì lei dimenticando le buone maniere.
“Hai la più pallida idea dell’inferno che sto passando per via di quel cane pulcioso”.
Si pentì istantaneamente della sbottata, soprattutto vedendo l’espressione dolorosa sul viso della donna.
Io all’inferno ci sono nata, ho conosciuto solo violenza e distruzione perdona me se non le credo signora!”
Dalia rimase lì senza parole… mentra la donna bionda e la bambina si avviarono verso la hall, trascinando dei trolley troppo grossi.
Si affrettò a raggiungerla per darle una mano.
“Perdonami in questi giorni ho subito parecchio stress, di solito non sono così insensibile. Ti va di ricominciare.”
Le porse la mano.
Io sono Dalia.”
“Io sono Irena e lei è Samantha,mia figlia.”
Anche la bambina le sorrise.
Qui posto sicuro, domani raggiungeremo Roma.”
Più tardi mentre si rigirava nervosa, Dalia pensò a Riccardo. Combattuta tra delusione e amore e pensò ad un futuro oscuro che le faceva paura.
Chi poteva proteggerli?…Esisteva una setta di licantropi alla pari dei cacciatori… Mentre si torturava il suo corpo mostrò di nuovo segnali anomali: Riusciva a sentire il battito d’ali di un allodola in lontananza o il respiro lieve che proveniva dalla stanza di fianco. Il profumo di rose selvatiche del sottobosco…
Si alzò allora dal letto e si diresse alla finestra che dava sulla stradale Aspettò lì impalata l’alba, grata di esser sopravvissuta.

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Capitolo 25
*** Dalia di luna ***


ED ECCOCI ALLA FINE DI QUEST'AVVENTURA MOLTO IMPORTANTE PER ME, GRAZIE A TUTTI COLORO CHE HANNO LETTO, RECENSITO E DATO CONSIGLI IL VOSTRO APPOGGIO è LA BENZINA CHE HA MESSO IN MOTO TUTTO CIò. DA PREMETTERE CHE LA BETATURA è STATA SCARSINA PER CUI PASSATEMI COME AL SOLITO ERRORINI E SVISTE VARIE. iN FINE VI ANTICIPO CHE GIà LAVORO AL SEQUEL.
 
 
 
 
 
DALIA DI LUNA
Mi chiamo Dalia Evelina Mastrangelo e avevo una vita…avevo un lavoro…stupidi problemi sentimentali…ero libera… e ora sono qui sulla Maiella al cospetto del consiglio di Licaone. In pratica il corrispettivo licantropesco della guardian(ho iniziato a chiamare i guardiani così, perché sono lontani anni luce dalle quattro brave persone che sono i miei nonni e i paesani).
Sono intimorita?...Per niente. Cos’altro ho da perdere…
Voglio solo sapere cosa mi sta crescendo dentro, è il tempo di avere una valanga di risposte che magari placheranno la mia sete di sangue.Certo che Irina è stata vaga dicendo che dovevamo andare a roma. Io mi aspettavo già di respirare un po’ di normalità, vedere persone normali, il traffico e invece di nuovo boschi e  ancora boschi. Mi sono allarmata ad un certo punto temendo una trappola, ma lei se n’è accorta e mi ha spiegato che mentre facevo colazione all’agriturismo, ha ricevuto una telefonata del “Signor Riccardo” che le ha dato nuove istruzioni.Così eccoci nel bel mezzo del nulla davanti ad un maniero che sa tanto di fortezza Alte mura antiche e un portone blindato con tanto di telecamere a circuito chiuso.
Irina il signor Riccardo non ti ha spiegato che posto è questo?”
I miei sensi sono di nuovo allertati, anche se non avverto pericolo.
Mi ha detto che saremo al sicuro e che loro saranno qui al più presto. I  guardiani non possono farci nulla, questo è territorio di lupi.”
Una guardia armata sbuca dal nulla e con modi spicci ci dice di girare al largo: Sarà alto almeno due metri e l’uniforme nera stile diabolik gli fascia muscoli gonfi come cocomeri, il suo odore è simile a quello di Laerte e di Riccardo. Irina non sembra intimorita e pronuncia una parola dal suono strano,  la guardia sembra sorpresa ma poi ci lascia entrare, veniamo subito scortate all’interno passando per un cortile all’apparenza deserto. Non ho molto tempo di guardarmi intorno poiché vengo subito separata da Irina e accompagnata da una ragazza che ha tutta l’aria di essere una segretaria. La seguo in silenzio, non è lei che devo tempestare di domande. Ci apprestiamo a prendere un ascensore, che invece di salire scende al  livello – 2.
Di fronte a noi si apre un corridoio con moquette e pareti crema (molto simile a quello che abbiamo attraversato per scappare dalla villa ad Istria), ci sono varie porte aperte e all’interno di esse: scrivanie, computer e impiegati. Sembra di essere in una cavolo di azienda tanto che nel corridoio c’è anche una boccia d’acqua.
La segretaria si ferma davanti a quello che deve essere l’ufficio del capo, bussa lievemente. Dopo qualche istante arriva l’assenso verbale ad entrare, lei mi fa cenno che devo andare da sola, la guardo torva e con un leggero nodo allo stomaco vengo accolta in una grande stanza che rimane fedele all’antichità del maniero: pareti di roccia nuda, arazzi preziosi con lupi ovunque e poi scaffali ebano con tanti libri. Per ultimo e solo per ultimo la mia attenzione si sofferma sull’uomo dietro l’imponente scrivania che mi osserva bonariamente.
L’aspetto è quello di un sessantenne in buona forma ma solo dio sa quanti anni possa avere. Ha lineamenti aristocratici, anche se  il taglio di capelli è quello di chi ha fatto per troppo vita militare.
Siediti ti prego, devi esseri stanca”.
Tutta la mia foga di sapere si attenua  grazie alla sua voce  calda e rilassante. Un uomo di grande carisma devo ammettere. Per cui da brava mi accoccolo sulla poltrona di pelle, lui però non vuole mantenere distanze formali per cui viene a sedersi sulla poltrona adiacente alla mia e mi prende le mani tra le sue.
Passato il lieve stupore mi crogiolo, le mie dita sono intirizzite dal freddo i suoi palmi invece sono calde oasi.
Hai tutta la mia stima per il coraggio che hai dimostrato , sei davvero una ragazza unica. Ora so che sei confusa e diciamo che la tua storia ci ha lasciati basiti.” Si avvicina di più infondendomi ulteriormente serenità.
Vedi, anni fa ruppi i rapporti con il mio unico figlio, amareggiato dalla sua condotta gli feci credere d’esser morto. Fu una punizione crudele dettata dall’orgoglio. Negli anni poi ebbi modo di conoscere la verità, ma ormai era troppo tardi. Come magra consolazione sono diventato il presidente del consiglio di Licaone, la più alta carica a cui un lupo europeo può aspirare e ciò mi ha permesso di monitorarlo a distanza e conoscere la sua vita. Non puoi immaginare cosa ho provato quando lui si è innamorato della figlia di quel mostro…” Neanche lui riesce a pronunciare il nome d’Isabella.
Avevamo  le mani legate perché quando è stato fatto prigioniero era in territorio della Guardian. Pensa che stavamo per vagliare una rappresaglia militare, ma poi sei arrivata tu e lo hai salvato. Ti sono debitore e ti giuro che nessuno ti farà più del male.”
“Tu sei il padre di Riccardo ?”.
Ancora mille emozione mi sovrastano…mi sento d’impazzire.
Ti prego calmati Dalia”. Fa con voce suadente, ma davvero rischio di sbottare. Ci mancava solo il suocero pentito.
La prego signor Del percio almeno lei non mi chieda nulla ma mi risponda solamente.” Sono diretta e un pizzico aggressiva, in piedi con le mani puntate sui fianchi.
Stamane ho avuto un colloquio telefonico con Riccardo, passato lo shock di sapermi ancora vivo è passato diretto alla tua situazione.”
Ama prenderla per le lunghe con le spiegazioni, ma non devo essere troppo sfrontata. Ho di fronte un’autorità e devo rispettarlo.
Sei stata morsa?”
“Si” Il solo pensiero mi fa rabbrividire. “Ma questo mi sembra di non averlo detto a Riccardo.”
“Se n’è accorto perché hai perso l’odore.”
“Che significa…cioè se un altro lupo ti azzanna non sei più l’anima gemella”.
Cosa mi prende!  dovrebbe farmi piacere non esser più la sua donna ideale e invece sono amareggiata. Forse la rabbia ha ottenebrato i miei veri sentimenti per lui.
Sei stata marcata, che è cosa rara poiché si sopravvive molto difficilmente ad uno scontro con uno di noi. Ma non è tutto.” Deglutisce mostrando i primi segni di nervosismo. “Essendo tu figlia di una donna che ha portato seme di licantropo dentro di sé e che è stata morsa  anche lei.” Si ferma e mi guarda con compassione facendomi intuire che sono nella cacca.
Diventerò anche io un licantropo?”
“No…peggio.”
Sento lacrime pizzicarmi le guance e cado in ginocchio ai piedi di lui, deve parlare…devi finire di torturarmi.
La imploro mi dica subito che fine farò.”
Lui mi abbraccia in maniera paterna e mi sussurra all’orecchio la sentenza.
Sei un caso unico al mondo, hai i sensi e il sistema immunitario di un licantropo ma mantieni la tua umanità. La fusione delle due nature ti renderà: forte, veloce, immune a tutte le malattie conosciute al mondo. In più se decidessi di avere figli  da un licantropo…bhe!... sarebbe l’alba di una nuova stirpe.”
“In pratica un fottuto fenomeno da baraccone.”
Mi siedo a terra incredula per tutto ,incredula di non essere più Dalia la wedding planner… Dalia la stangona…Dalia e basta.
Da bambina ho sempre sognato di esser speciale, una principessa della fate in incognito nel mondo reale. Oggi speciale lo sono per davvero e cosa non darei per poter tornare indietro ma non si può per cui ora alzerò il culo e affronterò di petto ciò che viene. In fondo ho fatto cose nelle ultime 48 ore che mai avrei immaginato di poter fare.
“La Guardian farm e tua madre vogliono usarti come topo da laboratorio per creare farmaci capaci di rivoluzionare la medicina conosciuta. Ovviamente venduti solo ai giusti nababbi. Immagina cure per il cancro e giù di lì.”
“Mi correggo non un fenomeno ma una cavia”. Parlo più a me stessa che a lui.
Mi aiuta a rialzarmi e mi fa una carezza, non somiglia a Riccardo, nei suoi occhi celeste chiarissimo c’è tanta saggezza.
Domani partirai per il borgo, lì starai con i tuoi nonni e noi ti proteggeremo. C’è una scissione tra i guardian e la pharma inc. e poi i tuoi nonni ti daranno un po’ di sostegno.”
“E poi…”
“Ti prometto che riavrai la tua vita”.
Sarò sempre credulona ma quest’uomo riesce a darmi speranza.
Ora gloria ti accompagnerà nella tua stanza così potrai riposare, ti avvertirò appena arriverà mio figlio.”
“Signor del Percio…suo figlio capirà.”
Non so perché gli dico questo. Ma è stato l’unico in questi giorni a preoccuparsi per me, in tutti i sensi e poi il solo fatto di essere la figlia di Isabella mi mette in una posizione di profondo imbarazzo.
 
Così sei vivo.”
Il tono incolore di Riccardo era un pugnalata al cuore per Wolveno, conoscendo il carattere fumentino e orgoglioso del figlio si aspettava una reazione violenta e invece era lì davanti a lui con assoluto distacco.
Riccardo spiegarti il mio atto crudele sarebbe un insulto per la tua intelligenza ma all’epoca ho scelto di tutelare i patti.
“Senti per me vivo o morto non cambia niente, hai fatto la tua scelta e ora se sono al tuo cospetto è solo per chiedere protezione per lei.”
Aveva messo un po’ di furore nelle sue parole ma era terribilmente difficile mantenere la calma in quell’assurda situazione. Era stato ferito dal proprio padre in nome dell’orgoglio, eppure era una bazzecola paragonato alla situazione di Dalia . Si alzò in piedi e si portò alla finestra dello studio del presidente, dava sul bosco e lasciò correre lo sguardo sul verde degli alberi. Wolveno andò alle sue spalle e gli appoggiò una mano sulla spalla.
Sono stato un vigliacco, dovevo chiederti perdono e invece mi sono rintanato nella mia posizione accontentandomi di spiare la tua vita, ma ora abbiamo una possibilità…”
Riccardo fissò il viso del vecchio padre e scorgendo una stanchezza triste negli occhi, non riuscì a ignorare il legame profondo che li univa.
Non chiedermi ora di perdonarti se mai lo farò sarà a tempo debito, in questo momento conta solo Dalia e voglio la verità.”
Il genitore sentì un improvviso raggio di sole nel petto d’innanzi quello spiraglio lasciatogli dal figlio..
 Dalia aveva i capelli umidi pettinati all’indietro che le mettevano in risalto il viso smagrito; sembrava una bambina smarrita dagli occhi indecifrabili. Riccardo era spaventato da lei, da quello che avrebbe potuto dire, rimase vigliaccamente immobile aspettando una reazione che non attardò ad arrivare. Si scagliò contro di lui con furia cieca, tempestandolo di pugni e schiaffi. La lasciò sfogare per qualche minuto poi le bloccò i polsi e la spinse contro il muro immobilizzandola.
Mi hai rovinato la vita, perché cazzo sei tornato a roma. Perché…perché …perché!!!”
Si dibatteva all’inizio come una tigre ma le forze le stavano venendo meno.
Perché ti amo Dalia.” Disse bruscamente.
Perché ami il mio fottuto odore che ora non ho più, quindi puoi andartene a fanculo.”
Credi che abbia passato l’inferno e rischiato la pelle per un odore, sono meno bestia di quello che pensi.”
La lasciò andare frustrato non riusciva a credere che  sminuisse tanto il suo amore.
All’inizio è stato l’odore a farmi avvicinare a te e ti giuro che volevo starti alla larga conoscendo la tua identità ma poi è cambiato tutto, mi hai reso umano. E’ un amore umano quello che mi ha permesso di resistere. Mi hanno picchiato, costretto a combattere, usato come carne da macello.”
Solo alla fine si era reso conto della violenza delle sue parole, lei era rimasta contro il muro e stava piangendo sommessamente.
L’unica cosa che veramente ci ha divisi è Isabella, io ti ho cercato e messo in discussione la mia pelle e tutto per te, ma credimi io non ce la faccio. Pensarvi come amanti mi strazia. Avete concepito un bambino. Lei era mia madre…”
Farò tutto quello che posso per fartelo dimenticare”. Lo disse esausto e addolorato intenerendola al punto che lasciò il muro e lo sorprese ancora abbracciandolo.
Riccardo è troppo, sono stanca e per di più ho perso la mia libertà”. Questa volta era lei che gli parlava all’orecchio per addolcire la tristezza.
Ti prego non chiedermi altro. Va via da me. Per favore amore vattene via.”
Riccardo sciolse l’abbraccio e le prese il viso tra le mani.
“Puoi cacciarmi quanto vuoi, lo sai che torno vero?”
“Devo dire che come cane da riporto non sei male”.
Riuscì a strappargli il sorriso, era davvero unica e questo suo aspetto gli dava nuova energie.
Mi cacci per preparare un nuove repertorio  di battutacce.”
Ora ridevano di gusto entrambi e tutto il male sembrava svanito, almeno per pochi istanti.
Dalia”. Fece lui di nuovo serio. “Mentre starò via ci sarà Laerte  e arriveranno anche altri lupi a proteggerti al borgo, giurami solo che non farai stronzate. Conosci il pericolo che corri, quindi sta buona e goditi un po’ di vacanze dai tuoi nonni. Tornerò solo quando avrò risolto tutti i pasticci.”
“Farò del mio meglio”. Fece sorniona.
Ora riposati, domani parti all’alba.”
Gli tese una mano e lo attirò a sé baciandolo. Fu una tortura per lui ma anche delizia, si staccò prima che fosse troppo tardi e le sorrise ancora prima di lasciare la stanza.
Mentalmente i due si salutarono con la certezza che la prossima volta che si fossero riuniti sarebbe stato per sempre…
Il borgo non era in festa e i suoi nonni avevano il viso preoccupato, però lei si sentiva in pace. Era a casa finalmente.
 
 
 
TO BE CONTINUED
 

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