Musa del mio martirio

di Ely79
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I. Funerale ***
Capitolo 2: *** II. Foglia ***
Capitolo 3: *** III. Dolore ***
Capitolo 4: *** IV. Punizione ***



Capitolo 1
*** I. Funerale ***


I. Funerale
Questa storia ha partecipato al contest "First Order - Love and War" di fa92, classificandosi prima. Le parole chiave scelte erano: funerale, foglia, dolore e punizione. La canzone "Ameno" degli Era. I commenti del giudice saranno riportati al termine del quarto capitolo. 
NdA I capitoli possono essere considerati dei missing moment della mia fic "Diciotto calle bianche".
Buona lettura!



I.    Funerale

Dormivi, quieta e serena, anche se io - io solo - potevo ancora scorgere il tuo turbamento e la paura.
Ogni goccia del tuo sangue, versato da una mano mostruosa e indegna. Ogni tuo grido. Ogni lacrima. Io soltanto potevo sentirle.
Dormivi, non più nel nostro letto. Non più tra mie braccia, quelle stesse braccia che ti avevano sorretta tante volte dopo un malore, che ti avevano stretta troppo forte per sollevarti in uno slancio di gioia, che ti avevano cullata mentre sognavi ad occhi aperti dei figli che avresti voluto darmi. Non più sul mio petto, pronta a cercare di difendermi dal mostro in cui mi trasformavo, quando vagavo per le strade in cerca degli impuri e del loro sangue da versare copioso per sanare la magia primigenia, per ridarti ciò che la loro scelleratezza ti aveva sottratto.
Dormivi, le palpebre abbassate per dimenticare l’orrore che ti aveva colpita.
Dormivi, le mani che si sfioravano appena su quel ventre che non aveva mai potuto colmarsi di una nuova vita.
Dormivi, la pelle candida e delicata non più insozzata dai lividi e dalle ferite degli incantesimi.
Dormivi.
Dormivi.
Dormivi.
E non ti saresti ridestata mai più.
Dormivi un sonno eterno, al quale desideravo unirmi con tutto me stesso.
Avrei voluto tramutarmi nel raso di quella bara, per avvolgerti in un eterno abbraccio, ma sapevo perfettamente d’essere quanto di più distante ci fosse da quella stoffa.
Avrei accettato di divenire il legno di rosa della bara in cui io stesso ti avevo deposta poco prima, ma anche il legno più prezioso si tarla e cede agli anni. Il mio amore è eterno come il mio dolore ed il desiderio di vendetta. Come la pietra, gelida e sempiterna, che avrebbe sigillato il tuo riposo.
Vi avevo inciso di mio pugno un festone di calle a circondare il tuo nome.
Anelavo accompagnarti oltre quella soglia sottile che divide questo mondo dall’al di là, tuttavia, avevo giurato. Giurato fedeltà a Lord Voldemort e, prima ancora, a te.
Uccisi i tuoi amati levrieri, uno dopo l’altro, posandoli ai lati del feretro. Ti avrebbero fatto compagnia fino al mio arrivo.
La mano di Rodolphus strinse la mia spalla. Era stato il solo a starmi accanto durante il funerale. I pochi altri convitati si erano mantenuti a distanza, in rispettoso silenzio.
«Puniremo chi le ha fatto questo. Gli Auror pagheranno cara la morte di Elanor» disse.
«Il nostro Signore non permette che ci facciano del male» sussurrò Bellatrix, scostando con la punta della scarpa una zolla.
Strinsi forte la mano sull’impugnatura della bacchetta. Le Sue promesse non mi servivano. Avevo fatto un voto e vi avrei adempiuto. Ad ogni costo.

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Capitolo 2
*** II. Foglia ***


II. Foglia
II.    Foglia

Vivo un crepuscolo sempiterno, dal giorno in cui la terra ti ha accolta. I colori del mondo sono svaniti quasi tutti. Pochi sono quelli rimasti nei miei occhi.
Il bianco, il bianco delle tue calle tanto amate. Ogni goccia di quel colore mi provoca un brivido. Guardo intorno, cercandoti, nella speranza di risvegliarmi da un orrendo incubo. Un sogno nefasto dove il tuo volto ha quella stessa lattea sfumatura.
Il nero, quello della mia anima rosa dal dolore e dal desiderio di vendetta. Un abisso di tenebra in cui mi lascio precipitare ad ogni scontro. Il buio invade il mio corpo, la mia mente, facendoti più bella e splendente nel delirio dell’odio.
Ruggine. Ci si potrebbe aspettare il rosso rubino del sangue dai pensieri di un Mangiamorte, ma non dai miei. Il sangue non ha alcun colore per me. E’ solo indice di un risultato raggiunto: una ferita, una mutilazione, un decesso. No, dentro di me c’è il colore impreciso di questa foglia che stringo fra le dita, il colore della corruzione.
Una foglia. Lacrima morente di un essere che, immobile, lascia che gli eventi si compiano.
Un tempo mi sentivo come quest’albero, il mondo mi era indifferente. Badavo unicamente al mio protendermi verso la purezza del cielo. Ora precipito, in un’eterna caduta verso l’oblio, proprio come questa foglia autunnale. E con me trascino altre vite, quelle delle mie vittime e dei miei compagni.
Seguitemi.
Seguitemi in quest’autunno mortale.
Seguitemi, vi indicherò io la strada.
Seguitemi.
Seguitemi.
Seguitemi verso la bocca dell’Averno, dove ci lasceremo cadere, nella speranza di raggiungere al più presto coloro che ci hanno sopravanzati.
Apro le dita, lasciando che la brezza porti via il mio ritratto, che la natura mi ha inviato quale monito di ciò che sono ora. Sono privo della mia ragione di vita, la mia Elanor, come la foglia lo è dell’albero. Tuttavia, in questo abbandonarsi alle correnti del mondo e della guerra, ho al mio seguito la distruzione ed i segni della nostra avanzata verso la vittoria.
La foglia danza, ondeggia, sorretta dalla mano invisibile dell’aria. Viaggia nella direzione opposta alla mia. La sua faccia rossa e gialla pare invitarmi a seguirla, cerca di allontanarmi dal compito di quel giorno.
Di fronte a me c’è una casa. Feccia Nata Babbana.
Apro con lentezza il cancelletto di legno graffiato ed avanzo sul breve vialetto. Alcuni giocattoli giacciono nell’erba, abbandonati lì da giorni. Gli occhi supplici di una bambola mi fissano dal prato.
Raggiungo la porta, l’ospite più indesiderato del momento.
Concedo un ultimo sguardo alla foglia, al suo monito.
Non c’è più.
L’occasione di fuggire è perduta.

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Capitolo 3
*** III. Dolore ***


III. Dolore
III.     Dolore

Lo scontro si inasprisce. I nostri avversari ci assalgono con tutta la disperazione di cui sono capaci.
Alcuni di noi ne ridono, si fanno beffe della loro scelleratezza.
Io, in qualche modo, li ammiro.
La loro ferma ostinazione nel tentare di respingerci, somiglia per certi versi a quella che noi mettiamo nel nostro progetto. A quella che io infondo nel mio.
Troverò l’assassino di Elanor e lo ucciderò, facendo mia la tenacia con cui lui si sottrae al suo destino. Più lui mi sfuggirà, più grande sarà il dolore dentro di me per la mia incapacità di raggiungerlo, maggiore la furia che lo colpirà quando abbasserà le difese ed immenso il mio trionfo.
Guizzi di luci multicolori fendono l’aria. Grida e urla li inseguono. I nostri oppositori crescono, sembra si siano moltiplicati di numero.
Auror.
Sono ricorsi alla polizia magica. La loro paura è talmente grande che qualsiasi aiuto è ben accetto, anche se fino a ieri gli davano dei pazzi. Noi non accetteremmo mai di perdonare chi ci ha voltato le spalle una volta. La nostra fede prima di tutto, i dubbi ed i tentennamenti non possono far parte di noi. L’ho appreso a mie spese, quando preso da sciocchi interrogativi ho lasciato sola Elanor, facile preda del suo assassino mentre vagavo sulla via di errati ripensamenti.
Il dolore di quel mio sbaglio mi perseguiterà in eterno.
Avanti, colpitemi!
Colpitemi!
Colpitemi!
Mi getto nella mischia accanto a mio fratello, ai miei compagni. Smetto di pensare, lasciando che sia la magia del mio odio a guidarmi nella battaglia. Il mio amore perduto mi proteggerà fino al momento della vittoria. Il voto di silenzio che mi sono autoimposto alla morte di Elanor carica di potenza inaudita i miei colpi.
Tentate pure di uccidermi, se vi credete capaci. Io sono già morto. Credete forse che una nuova ferita mi impedirà di combattere? Pensate che i vostri colpi possano abbattermi?
Voi non sapete.
Voi non capite.
Voi morirete.
Ucciderò fino all’ultimo di voi, pur di trovare il suo carnefice.
Mi chiamate assassino, ma la verità è che lo siete quanto me. Non esitate a levare la bacchetta su chi ostacola la creazione del vostro lurido mondo imperfetto.
A voi però manca qualcosa. Potete aggrapparvi alle vostre convinzioni quando scendete in campo, alle vostro inutili idee, ai valori di cui tanto vi vantate. Io posseggo qualcosa di più potente di tutto questo. Qualcosa che mi spinge a combattere quando tutto è perduto, quando il nostro Signore soccombe ad un bambino, quando gli altri fuggono e rinnegano il loro essere Mangiamorte, quando mi scopro sopraffatto dalle vostre bacchette, in trappola e disarmato.
Io ho lei. La musa del mio martirio. E non potrete allontanarla da me.
Mai.

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Capitolo 4
*** IV. Punizione ***


IV. Punizione
IV. Punizione

Sono rinchiuso ad Azkaban. Al processo hanno detto che è ciò che mi spetta per la morte di tanti innocenti.
Sciocchi.
Non hanno capito.
Vivo già la mia punizione, da quando ti ho perduta. Pago l’errore della mia assenza di quel giorno ad ogni levar di sole e luna.
Ti sogno, ti penso, ti desidero. Ti amo.
Compirò la mia vendetta.
Chi ti ha strappata alle mie braccia morirà, se non sotto la mia bacchetta, per il peso delle maledizioni che invio da quella briciola di cielo che occhieggia fra le pietre.
Mi farò giustizia.
E quando l’onta sarà stata sanata, mi ucciderò.
E sarò di nuovo con te, Elanor.



GIUDIZI:

Carissima Ely79, la tua raccolta Musa del Martirio la trovo perfetta sotto ogni punto di vista.
Rigorosa padronanza linguistica, lessico ricco e competente nell'uso delle parole scelte e della canzone Ameno ( che ho ascoltato mentre leggevo il tuo elaborato )
E' una raccolta organica ma molto profonda. Sei la vincitrice!!
Ottimo lavoro come sempre!
Grammatica(lessico e punteggiatura): 20/20
Abilità e Competenze:20/20
Trama:10/10
Originalità:10/10
Caraterizzazione del personaggio:15/15
Velocità: 5/5
Gradimento personale:5/5
Uso delle parole chiave adeguato e particolare: 5/5
Tot. punti: 90/90


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