Abenteuer in Wien

di Arwen297
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** In bocca al Lupo Milena ***
Capitolo 2: *** Volo AR 5345 ***
Capitolo 3: *** Arrivo al Residence ***
Capitolo 4: *** Il Teatro dell'Opera ***
Capitolo 5: *** Ritardi Sospetti e Scleri ***
Capitolo 6: *** Prima del Concerto ***
Capitolo 7: *** Bella serata...ma anche no!! ***
Capitolo 8: *** Il Momento della Verità ***
Capitolo 9: *** Heles è mia e di nessun’altra ***
Capitolo 10: *** Da stasera siamo in tre ***
Capitolo 11: *** Operazione Inganno ***
Capitolo 12: *** Palazzo Schönbrunn ***
Capitolo 13: *** In tre? Ma cosa dici saremo in quattro!…forse ***
Capitolo 14: *** Emily ***
Capitolo 15: *** Un uragano in cucina ***
Capitolo 16: *** Sera Infernale ***
Capitolo 17: *** Tempo di preparare le valige ***
Capitolo 18: *** Pericolo a Bassa Quota ***



Capitolo 1
*** In bocca al Lupo Milena ***


Desclaimer: I personaggi appartengono alla mente di Naoko Takeuchi e a chi detiene i diritti per la riproduzione (Mediaset) e la ristampa del Manga (GP Pubblishing). La trama è frutto della mia fantasia, gradirei quindi essere avvisata se dovete pubblicare la fan fiction su vostri siti o blog, previa attribuzione dei crediti alla sottoscritta. Il racconto che segue è stato pubblicato per la prima volta il giorno ………… su EFP il tuo sito di fan fiction. Qualsiasi altra base di pubblicazione, senza i dovuti crediti, è da considerarsi copia illecita dell’opera.

Note al racconto:  Il titolo in tedesco “Abenteuer in Wien”  corrisponde all’italiano “Avventura a Vienna” . La fan fiction che vi accingete a leggere è il proseguimento della mia prima fan fiction “Unite per l’Eternità” che potete trovare qui e di cui consiglio la lettura propedeutica che deve essere affrontata prima di iniziare questa. Non tanto perché altrimenti non capirete i contenuti, ma perché ci saranno alcune notizie e riferimenti di personaggi presenti nella prima, che potrebbero risultare così più chiari.

Note ai lettori: Chiederei gentilmente al pubblico maschile di non recensire, in quanto essendo fidanzata.

1^Capitolo: In bocca al lupo Milena

Era ormai Ottobre inoltrato, le splendide giornate di sole estive avevano lasciato spazio alle umide e piovose giornate autunnali, le vacanze erano finite per tutti e la loro fine era stata accolta in svariati modi dalle sue amiche: Amy che fin dai tempi delle superiori era una studentessa modello, era contenta di iniziare un nuovo anno accademico, dopo le superiori infatti aveva deciso di iscriversi a Medicina ed era ormai al terzo anno, senza aver lasciato indietro neanche un esame e collezionare così una colonna di voti a dir poco eccellenti sul suo libretto degli esami. Banny alla quale piaceva dormire invece aveva affrontato l’arrivo di Ottobre come un imminente tragedia: aveva infatti incominciato il suo nuovo lavoro, il quale consisteva nel fare da commessa in una gioielleria.

Per Milena invece quell’Ottobre e il successivo Novembre sarebbe stato il mese che probabilmente le avrebbe cambiato la vita in meglio, avrebbe infatti realizzato uno dei sogni che coltivava fin da bambina: riuscire a sfondare nel campo musicale non solo giapponese ma anche europeo. Ragion per cui ancora non riusciva a dimenticare l’emozione che aveva provato ormai quindici giorni indietro quando Heles dopo aver risposto al telefono le aveva passato il direttore dell’Orchestra Filarmonica di Vienna che le chiedeva se era disponibile per una serie di quattro concerti nel mese di Novembre appunto con l’Orchestra Viennese in uno dei teatri di maggior prestigio in Europa. Ecco spiegato il motivo per il quale stava preparando le valige, sarebbe stata via per un mese e mezzo, e aveva quindi necessariamente riempire due valige con le sue cose; valige che si andavano ad aggiungere alle due di Heles. La sua compagna infatti l’avrebbe seguita a Vienna, avevano stipulato un patto dopo la telefonata del direttore: Heles si sarebbe assorbita un mese di full immersion nella musica classica, senza potersi rifugiare in garage dietro le moto, a patto che al ritorno lei accettasse di andare in giro in moto con la motociclista, e l’espediente aveva funzionato fin troppo bene. Milena sospirò, erano già le sette, ed era giunto il momento di prepararsi: le sue amiche avevano fatto una specie di festicciola di in bocca al lupo per quella sera visto che il volo per Vienna sarebbe partito il giorno dopo alle otto del mattino, ciò voleva dire che alle sei massimo le sei e mezza dovevano trovarsi in aeroporto per effettuare il check-in e la pesatura dei bagagli per l’imbarco, il violino lo avrebbe infatti portato con se sull’aereo per evitare che si danneggiasse visto che gli operatori non ponevano molta attenzione nelle operazioni di scarico e carico delle valige sull’aereo.

Per la serata con le amiche aveva deciso di indossare un vestitino in seta color avorio che veniva allacciato dietro il collo lasciandole le spalle completamente libere e una piccola fessura appena sopra il seno, la gonna invece era piuttosto larga, non di quelle aderenti e arrivava poco sotto la metà coscia; completò il tutto con degli stivali al ginocchio con tacco dodici dello stesso colore dei collant e della borsa: il nero.

Si diresse quindi nell’ingresso trovando le altre tre sue coinquiline, Heles nonostante fosse comunque un’uscita serale si limitata a indossare un paio di jeans una maglia e una giacca, senza farsi troppe domande su cosa fosse giusto mettere.

“ Mile ovviamente la promessa che mi hai fatto della moto parte da oggi stesso” le disse Heles porgendole il casco

“Ma no stasera no, ti sembra che sono vestita nel modo adatto per andare in moto? Poi ho anche il cappotto nero che è stretto e mi si romperanno i collant” protestò lei

“E’ un dato di fatto Mile, tu non sarai mai vestita nel modo adatto per andare in moto, per lo meno stasera hai la gonna corta” rispose Heles sorridendo trionfante “Su niente storie” concluse con espressione divertita.

“Be allora noi vi raggiungiamo in macchina” si intromise Sidia mettendosi il cappotto

“Qual è il locale?” chiese Heles

“E’ il locale quello dove lavora Moran, ma non il bar L’Orientale davanti alla torre di Tokyo” rispose Ottavia inaspettatamente, vedendo che Sidia non sapeva rispondere. “ Lo so perché ho sentito Chibiusa” concluse.

Dopo aver chiuso casa il quartetto si avviò verso il garage dove c’erano sia la macchina che la moto.

“Puoi almeno andare piano?” sbottò Milena dopo essersi seduta nel miglior modo possibile per non rovinare il vestito sulla moto.

“Ci proverò ma non ti garantisco niente” rispose Heles beccandosi uno sguardo dal quale molto probabilmente sarebbero usciti dei fulmini se solo avessero potuto, prima di salire in moto a sua volta e accendere la moto. “Ci vediamo al ristorante allora, a dopo” disse alle altre due in macchina prima di accelerare diretta verso l’uscita del garage e sentendo la stretta di Milena attorno alla vita farsi più rigida.

Dopo circa mezz’ora passata a sfrecciare nel traffico cittadino che a quell’ora era sempre intenso per via del rientro a casa dei lavoratori, arrivarono nel locale indicato da Ottavia e trovarono già il gruppo di Banny seduto al tavolo prenotato dall’occasione.

“Ciao ragazze!” esclamò allegra Bunny

“Ciao a tutte” rispose allegramente Heles, mentre Milena si sedeva nel posto libero accanto a Amy aveva lo stretto bisogno di sedersi su una sedia normale che stesse ferma a contatto con il terreno: Heles infatti si era divertita a dare gas più del necessario alla moto raggiungendo forse una velocità un po’ troppo elevata per i suoi gusti personali, ma che a quanto pareva equivaleva ad andare piano secondo i canoni della motociclista. Heles dal canto suo non tardò a raggiungerla sedendosi nel posto alla sua destra.

“Ma ci sono anche Akane e le altre?” chiese Milena dopo aver fatto un rapido conto dei posti ancora liberi, i Three Lights e la loro Principessa infatti erano nuovamente partiti qualche giorno dopo che lei aveva ricevuto la convocazione, per fortuna del suo gruppo dato che Heles aveva tirato frecciate fino al momento dei saluti a Seya, Yaten e Taiki che ovviamente non c’erano andati leggeri con le risposte.

“ Si dovrebbero arrivare anche loro se non sorgono problemi all’ultimo minuto, ma comunque se così fosse ci avvisano Akane ha il cellulare di Banny” le rispose Morea.

“Be allora Milena sei agitata per la partenza?” le chiese Marta.

“No sinceramente nonostante tutte le ore che passeremo domani in aereo non sono molto agitata, credo che lo sarò molto di più quando farò il primo concerto”

“Non sai quanto ti invidio sarai vicina a Parigi capitale della moda, voglio dire, la Francia e l’Austria sono vicine!” le rispose Marta.

“ Si in un certo senso si” rispose la violinista

Dopo circa dieci minuti all’arrivo della parte mancante del gruppo seguita da Sidia e Ottavia, Moran si avvicinò al tavolo per prendere le ordinazioni, la cena era basata sui piatti tipici della cucina giapponese, che tuttavia ad Akane erano per lo più sconosciuti, a parte gli Onigiri infatti non aveva assaggiato nient’altro di quello che fu portato in tavola da Moran e dalla sorella.

“Abbiamo pensato che visto che per un mese mangerete altre cose, era giusto che vi riempivate di pietanze giapponesi” commentò Banny allegra “Cioè ad essere sincera l’ho pensato solo io”

“ Per me lo sai che va bene qualsiasi cosa per quanto concerne il mangiare” le rispose Milena.

La serata passò in modo piuttosto tranquillo e il tavolo divenne presto abbastanza rumoroso per via di qualche bicchiere di vino che veniva riempito ogni tanto, soprattutto da chi non doveva guidare rientrando a casa. Moran dopo aver finito di servire passò nuovamente al tavolo per dare l’in bocca al lupo a Milena, perché a quanto pare aveva saputo al momento della prenotazione il motivo di quel ritrovo del loro gruppo nel locale che nel frattempo si era riempito di gruppi d’amici che avevano l’intenzione di passare un giovedì sera diverso dal solito.

Durante la Cena Milena attaccò a parlare animatamente con Kristel, una delle ragazze del gruppo di Akane con la quale aveva approfondito in quel mese circa la conoscenza, scoprendo che avevano un paio di cose in comune, soprattutto per quanto riguarda i gusti musicali, anche se Kristel aveva pian piano scoperto che anche il rock era un ottimo stile di far musica, soprattutto quando hai bisogno di qualcuno che ti tira su il morale, ma rock escluso aveva un buon senso critico della musica classica e contemporanea.  Era talmente presa dalle chiacchiere da non sentire nemmeno Heles che si alzava per andare a esplorare il locale e scambiare quattro chiacchiere con Moran, tanto che quando si girò per dire qualcosa alla sua compagna rimane quasi stupita della sedia vuota al suo fianco, e iniziò ad esplorare con lo sguardo il locale in una silenziosa ricerca.

“ E’ meglio se corri a marcare il territorio” era Marta, alla quale non era sfuggito il suo perlustrare la sala

“Cosa scusa?” le rispose Milena

“Guarda li” concluse Marta indicando un punto alle spalle della ragazza. E in effetti dopo essersi girata Milena non tardò un minuto a scorgere Heles dall’aria un po’ seccata che tuttavia non riusciva a togliersi di dosso una ragazza alta più o meno quanto lei, e dal fisico piuttosto formoso, dai capelli neri e vestita in modo piuttosto provocante. Fu una questione di secondi quella che vide la violinista alzarsi per andare a prendere sotto controllo la situazione con passo piuttosto deciso, anche perché non poteva nasconderlo a se stessa: la visione di quella scena le aveva dato piuttosto fastidio.

“Amore mi presenti la tua nuova amica” disse con tono falsamente ingenuo  passando il braccio dietro la schiena di Heles e fulminando con lo sguardo la ragazza che aveva davanti.

“ Lei è Emily” disse Heles, con un tono che sembrava imbarazzato.

“Milena piacere” rispose lei gelida

“Si ma è meglio dire che sono la ex di Heles, ci siamo lasciati qualche mese prima che lei scendesse così in basso, cioè voglio dire, Heles meriterebbe molto di più” rispose Emily squadrandola dall’alto in basso, ma come si permetteva di insinuare anche minimamente che Heles mettendosi con lei era scesa più in basso piuttosto che quando stava con quella sorta di troione che era davanti ai loro occhi?

“ Può darsi che il livello superiore, non la soddisfava poi così bene sotto le lenzuola, lo conosci senz’altro il detto: “Tutto fumo e niente arrosto” vero?” rispose Milena con un sorriso angelico stampato sul volto, per poi godersi l’espressione basita e il nervoso che si dipinse subito dopo per il senso della risposta che aveva ricevuto sul volto di Emily “Heles forse è meglio se torniamo al tavolo con le altre che ne dici?”

“Si ok..come vuoi tu…be allora ciao Emily” rispose l’altra cercando di mascherare l’imbarazzo con il suo orgoglio smisurato.

“ Poi mi devi dire dove hai beccato una ragazza di quel tipo, si vede da chilometri di distanza che è una ragazza di facili costumi, basta solo vedere come si veste” iniziò a brontolare Milena.

“Sei gelosa forse?” le domandò divertita la bionda

“Forse..” ma più che gelosa era stata punta sull’orgoglio che aveva, abituata com’era a ricevere complimenti su complimenti, ed essere svalutata da una che non doveva neanche permettersi di paragonarsi a un ragazza quale era lei, visto il modo in cui era vestita Emily.

“Sei gelosa… sei gelosa ah ah ah ah” la prese in giro Heles, Milena infatti di rado mostrava quel sentimento nei suoi confronti, era un sentimento che non andava per nulla d’accordo con il carattere della musicista.

“Ma dove eravate finite? Aspettavamo voi per il dolce e il caffè” chiese loro Bunny appena raggiunsero il tavolo dove avevano cenato.

“Sono andata a marcare il mio territorio d’azione” rispose Milena facendo l’occhiolino a Marta, e facendo dipingere un’espressione di quella che non ha capito niente a Bunny.

“Che vuol dire?” chiese Banny

“ Niente diciamo che ci sono troppe zanzare nel locale stasera” come sempre Milena quando voleva riusciva a parlare per metafore come se si trattasse di parlare la sua lingua madre, cosa che Banny odiava anche quando si doveva avvicinare una battaglia contro i nemici. Tuttavia non riuscì a ribattere per via della torta che era arrivata al tavolo di forma rettangolare, decorata con panna e frutti di bosco in cima e una scritta in cioccolato corsivo: “In bocca al Lupo Milena”.

“ Ragazze ma non dovevate! Bastava anche solo la cena insieme”

“La offre la casa la torta, qualcosa per augurarti l’imbocca al lupo dovevamo pur fare anche noi no?” le rispose la sorella di Moran

“Grazie allora” sorrise lei

“Si ma qualche foto è di rito ora è!” esclamò Heles tirando fuori la macchina fotografica.

La restante parte della serata passò tra commenti alla torta, e la moltitudine di scatti che avrebbero ritratto ciascun momento, a indiscrezione di Heles che si era auto nominata fotografa della serata così da avere la scusa per non comparire in nessuna foto o quasi. Presto però arrivò il momento almeno per Heles e Milena di rientrare per riposarsi, visto che da li a poche ore avrebbero avuto l’imbarco per il volo, e quindi salutarono tutti, Ottavia e Sidia rimasero invece ancora un po’ a chiacchierare con le loro amiche prima di raggiungerle in macchina dopo circa un’oretta. Arrivata a casa Milena controllò per l’ultima volta le sue due valige per controllare di aver messo tutto il necessario per i quasi due mesi che sarebbe dovuta stare lontano da casa, poi andò velocemente a togliersi il trucco e a lavarsi i denti in modo da mettere in valigia anche la trousse, dopo di che chiuse la cerniera dei due trolley.  Heles dal canto suo era già nel letto che stava sonnecchiando perché aveva terminato di fare le valigie quello stesso pomeriggio, ragion per cui una volta raggiunta la sua compagna nel letto Milena fu costretta a limitarsi solamente a darle il bacio della buona notte  e a spegnere la luce.


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Capitolo 2
*** Volo AR 5345 ***


2^Capitolo: Volo AR 5345

Il mattino dopo la sveglia iniziò a suonare alle cinque del mattino, Heles tuttavia era già sveglia non lo aveva ancora detto a Milena per colpa del suo immenso orgoglio ma l’idea di volare in aereo la terrorizzava, era una cosa ridicola e lo sapeva bene, non tanto perché non era l’unica sulla faccia della terra ad avere la fobia del volo, ma piuttosto perché lei era la guerriera che aveva ricevuto la protezione di Urano, e quindi aveva un’affinità particolare con il vento e con tutto ciò che andasse ad alta velocità. In teoria quindi avrebbe dovuto essere la prima persona alla quale piaceva volare, ma di fatto non lo era. Anzi era esattamente il contrario! Si girò verso Milena che dal canto suo dormiva beatamente, sembrava qualche angelo caduto per sbaglio sulla Terra al quale erano state staccate le ali. Dopo un sonoro sbadiglio svegliò Milena.

“E già ora?” rispose lei con gli occhi ancora mezzi chiusi

“Sono le cinque e dieci sarà meglio che tu ti dia una mossa altrimenti arriveremo sicuramente in ritardo ed è meglio evitare visto che è un volo intercontinentale e può essere affollato” disse Heles alzandosi per andare in bagno a lavarsi il viso con dell’acqua gelida prima di lavarsi i denti per poi iniziare a vestirsi. Quando tornò in camera Milena anche se ancora era in stato comatoso per il sonno era comunque riuscita ad alzarsi e appena la vide si diresse verso il bagno per farsi velocemente una doccia. Il cielo era ancora buio e il sole doveva ancora sorgere,tuttavia sentì Sidia in cucina parlare allegramente con Ottavia, mai possibile che quelle due avevano così tanta energia? Eppure erano tornate quando lei e Heles stavano già dormendo. Sempre che fossero tornate a casa per dormire, cosa che poteva anche non essersi verificata e loro non avrebbero mai potuto saperlo. Il getto di acqua tiepida della doccia l’aiutò ben presto a svegliarsi, agitata non lo era assolutamente, era stata abituata fin da piccola dai suoi genitori a prendere l’aereo per voli sia brevi che molto lunghi, sia con condizioni meteriologiche impeccabili sia con quelle disastrose. Già i suoi genitori, un velo di tristezza si fece nuovamente largo nel suo stato emotivo, aveva più volte provato a chiamare a casa per dare la notizia della sua imminente partenza per Vienna, ma o non rispondeva nessuno oppure rispondeva la loro domestica dicendo che i suoi non erano in casa, e questo si verificava molto di rado quando ancora lei era in casa.

Mezz’ora dopo il quartetto era diretto in aeroporto, Sidia era stata la prima ad essere pronta e aveva preparato la colazione mentre le altre tre erano impegnate con i preparativi, come ultima cosa Milena dopo essersi vestita infilò la formula sotto la manica della giacca, sperando di non doverla usare a Vienna, ma era meglio essere prudenti, per lo stesso motivo indossò al polso anche l’orologio ricetrasmittente per mantenersi in contatto con le sue compagne a Tokyo: se ci sarebbe stata un estrema urgenza sarebbe stata immediatamente a Tokyo. Heles aveva insistito per guidare almeno per l’ultima volta la sua macchina, perché molto probabilmente a Vienna non sarebbe stata lei l’autista, o almeno questo è quello che sperava Milena perché altrimenti avrebbero preso chissà quante multe. Quando arrivarono in aeroporto la struttura era quasi deserta, o almeno così sembrava, tanto che non ebbero nessuna difficoltà a imbarcare i bagagli, a parte il fatto che l’Hostess che si occupava dell’imbarco dei bagagli fece un po’ di storie per autorizzare l’ingresso come bagaglio a mano del violino di Milena, cosa che fece quasi saltare i nervi alla ragazza, visto che non aveva minimamente intenzione di lasciarlo nelle mani degli addetti al trasporto bagagli il suo strumento per paura che con qualche colpo si danneggiasse irreparabilmente.  Persero quasi mezz’ora a discutere, ma poi alla fine la donna che avrà avuto sui quarantacinque anni lasciò passare lo strumento perché Heles aveva iniziato a flirtarci a posta per convincerla, cosa che risultò al quanto semplice.

“Ah ah ah avere un fascino maschile può tornare utile hai visto?” esclamò Heles mentre si avviavano verso i controlli per l’imbarco.

“Hai solo avuto fortuna che molto probabilmente la hostess sarà stata una zitella, visto quanto era acida Hel, ma l’hai vista? Il massimo della cordialità!” rispose ironica Ottavia “molto probabilmente avrà sperato veramente che tu le sganciassi non ti dico cosa” concluse la ragazzina.

“Non ci resta che aspettare che chiamino il nostro volo per l’imbarco dei passeggeri” osservò Milena sedendosi su una sedia della sala d’aspetto vicino agli imbarchi. Avrebbero dovuto aspettare un’ora buona: l’orologio dell’aeroporto segnava le sette precise. Meglio così, almeno sarebbero stati tra i primi a imbarcarsi anche se l’attesa era abbastanza lunga.

Heles invece anche se non tradiva l’agitazione, era molto agitata avrebbe avuto quello che si dice “battesimo dell’aria” da li a poco meno di un’ora, buffo però come se lei non fosse già stata battezzata dal vento. L’idea di essere sospesa a chilometri e chilometri dal suolo la terrorizzava, era decisamente meglio che non ci pensava.

 

Il tempo che li separava dalla partenza passò piuttosto velocemente in chiacchiere e commenti rivolti alle persone che passavano per andare a imbarcare i bagagli, e Milena riuscì a non pensare poi così tanto ai suoi genitori che volutamente, perché lo avevano fatto a posta ne era certa, non avevano voluto rispondere alle sue chiamate. Erano praticamente due anni che non andava a casa, da quando aveva dovuto necessariamente dire ai suoi che Heles era una donna, loro che avevano la mente così chiusa l’aveva praticamente cacciata di casa. Non che le interessasse perché in fondo la sua casa era dove si trovava Heles, la bionda infatti era per lei una famiglia, e dopo l’arrivo di Ottavia il suo senso di famiglia era cresciuto.

“Preghiamo i signori passeggeri del volo AR 5345 di procedere con l’imbarco e i dovuti controlli grazie, il volo parte tra venti minuti” risuonò una voce femminile in tutto l’aeroporto.

“Be allora divertitevi” disse loro Sidia

“Tenteremo ma i momenti di svago credo che saranno minimi” le rispose Milena “comunque per qualsiasi emergenza non esitate a chiamare e torniamo nel più breve tempo possibile” continuò poi scoprendo il polso con la ricetrasmittente.

“Pensa a vivere a pieno questo momento, non pensare ad essere una guerriera per un mese sopravivremo sicuramente” le disse Sidia stampandole un bacio sulla guancia “ Buon viaggio! E chiamateci appena arrivate” concluse

“Tu non fare arrabbiare Sidia e fai i compiti che quest’anno hai l’esame” esclamò la violinista rivolta a Ottavia prima di abbracciarla

“Si non  sono più una bambina…Buon viaggio”

Dopo i saluti le due ragazze andarono a passare i controlli contro eventuali attacchi terroristici, e furono costrette a mettere nel cestino apposito sia i due orologi ricetrasmittenti sia le cinture per via della fibbia.

“ Mi piacerebbe fare un lavoro così, sai che panorami che vedono quelli negli schermi?” le disse Heles molto maliziosa.

“Si come se non conoscessi già a memoria come sono fatta dopo cinque anni che stiamo insieme…che scema! E poi guarda che nelle macchine per la privacy siamo tutti dei manichini non si accorgono se uno e maschio o femmina quelli che guardano!” rispose Milena

“Sei molto informata vedo” controbatté l’altra

“Basterebbe solamente che tu stessi un po’ attenta alla tv sai” rispose l’altra  “cosa che non fai mai eccetto quando parlano di motori”

“Quante ore di volo sono?”

“Dodici ore Hel, e poi devi aggiungere le nove ore di fuso orario, dovremmo portare indietro gli orologi di nove ore, ma comunque in aereo si può tranquillamente dormire, poi figurati il direttore ci ha riservato la prima classe in aereo, quindi staremo comode ”

“D’accordo…” Non era molto convinta del dormire in aereo, forse Milena sarebbe riuscita a dormirci ma lei sicuramente per quanto era tesa non ci sarebbe mai riuscita, magari si sarebbe messa a leggere il giornale che aveva comprato in aeroporto. Entrate nell’aereo si accorsero subito che era uno di quelli eleganti, gli interni erano tutti in colore avorio e bordò, sia in prima che in seconda classe, e con sorpresa delle ragazze sia la prima che la seconda classe erano pienissime di passeggeri, la maggior parte dei quali sembravano di ritorno in Europa. I due posti che avevano prenotati erano in un ottima posizione, Milena per esperienza sapeva che il posto peggiore in aereo era quello vicino all’ala perché si sentivano fortemente i cambi di direzione del mezzo, e vista la grandezza del boing non invidiava lentamente i poveretti che erano capitati a cavallo delle due ali come posto.

“Amo dove preferisci stare? Vicino alla finestra oppure nella poltrona centrale?” disse Milena girandosi verso Heles, anche se lei avrebbe preferito stare vicino al finestrino per godersi la vista del mare da quell’altezza.

“No no stai pure tu vicino alla finestra così non corro il rischio che quello che si siede nella terza poltrona ti faccia il filo!” la buttò sul ridere Heles, anche se in realtà l’agitazione ormai era ai massimi livelli, e per fortuna non era costretta a vedere giù di sotto perché lontana dal finestrino. La sua affermazione provocò una risata argentina in Milena.

“Me lo metti sopra per favore?” le chiese Milena già seduta al suo posto passandole la custodia del violino.

“Si ok!” rispose lei, doveva cercare di tenere la mente occupata il più possibile per non pensare al decollo imminente. Non sapeva neanche perché appena seduta si aggrappò cercando di non farsi notare, sempre per il suo sconfinato orgoglio al sedile, per sentirsi più sicura. Ma evidentemente il suo stato d’animo come infinite altre volte non era passato inosservato agli occhi di Milena.

“Hel ma sei sicura che vada tutto bene? Hai un colore simile a quello dei morti” le chiese infatti la compagna dubbiosa.

“ Si perché?” rispose lei

“Sembri ancorata fin dentro la carne nel sedile, non per fartelo notare ma se cade l’aereo cade anche il sedile”

“Cioè Mile ma vaffanculo!!!” esplose la bionda senza neanche volerlo, ma il fatto che Milena aveva intuito che cosa non andava solo dal suo comportamento non le piaceva, non voleva sembrare una bamboccia.

“Non mi dire che hai paura di volare, potevi dirmelo veniva Sidia con me al tuo posto, ma comunque stai tranquilla non è niente di traumatico un volo, devi solo cercare di non pensare che sei a chilometri e chilometri dal suolo” continuò Milena nel tentativo di rincuorarla, intrecciando le sue dita a quelle dell’altra “E poi dimentichi che ci sono io vicina, mi dici sempre che sono un tranquillante per i tuoi nervi al solo starti vicina, usami no?”

“Parli semplice te…hai volato un sacco di volte” si rabbuiò Heles

“Amo eddai, non casca il mondo”

La conversazione tra le due fu interrotta dalla comunicazione che ricordava ai viaggiatori di spegnere i cellulari al momento del decollo, e di riaccenderli in seguito solamente se prima di spegnerli era stata impostata la modalità aereo, altrimenti dovevano rimanere spenti fino ad atterraggio avvenuto. Dopo di che le hostess iniziarono a esporre i vari strumenti presenti per eventuali emergenze: l’uso delle mascherine dell’ossigeno che in caso di emergenza sarebbero cadute sopra ogni viaggiatore dall’alto, poi  illustrarono l’utilizzo dei giubotti di salvataggio per eventuali atterraggi in acqua. Tutte cose che Milena sapeva già, ma che non fecero altro che aumentare l’agitazione di Heles. Agitazione che si fece ancora più intensa di quanto non lo fosse già quando l’aereo iniziò a rollare per allinearsi con la pista da cui si sarebbe alzato in volo. Il corridoio che portava alla pista sembrava al quanto pieno di toppe perché sembrava abbastanza discontinuo.

“Hel ci siamo si è fermato all’inizio della pista… stai tranquilla che vedrai che non è così malvagia la cosa, e poi te ami la velocità” disse Milena dopo aver dato un’occhiata fuori dal finestrino e ottenendo un suono molto simile a un grugnito come risposta da parte dell’altra ragazza, che forse per sentirsi più sicura le aveva piantato le unghie nel braccio che stringeva forse con troppa forza per i gusti di Milena, che però cerco di non lamentarsi almeno fin quando l’aereo non si fosse stabilizzato in quota. Dopo pochi istanti dall’interno dell’aero si sentì chiaramente il rumore delle quattro turbo ventole che iniziavano a girare a velocità più elevata prima che il boeing iniziasse a prendere velocità. Milena iniziò a mordersi un labbro per la presa di Heles sul suo braccio sopra al bracciolo che avevano in comune. Fu questione di instanti prima che l’aereo assumesse la tanto caratteristica posizione obliqua segnale che si stava alzando, informazione visiva che fu confermata dalla tipica sensazione di essere sollevati da qualcosa che ti spinge da sotto e che ti porta verso l’alto.

Dopo circa otto minuti, il segnale di tenere le cinture allacciate si spense.

“Heles mi stai stritolando il braccio se vai avanti di questo passo non potrò neanche più suonare!” protestò lei dopo essersi liberata dalla cintura di sicurezza con l’altra mano.

“Sai Mile credo che non sia poi così male sai l’aereo” le disse Heles liberandole il braccio. “ E poi torno a ripetere che mi basta averti vicino e mi fai da tranquillante neanche il Lexotan funziona meglio di te”  le disse passandole un braccio dietro le spalle per tirarla verso di se.

“Hel non ti sei scordata che mi devi parlare assolutamente della tua ex di ieri sera vero?” chiese Milena

“No certo che no, ma abbiamo dodici ore di tempo a disposizione vuoi che non ci bastano per parlare di lei?” rispose la bionda “E poi se permetti vorrei stare un po’ con te accanto senza porci problemi di nessun tipo, il relax esiste anche per noi non trovi?” concluse baciandola dolcemente. Un bacio carico d’amore che porto le stesse sensazioni che portavano con se i loro baci da ormai cinque anni pensò Milena mentre passava le sue braccia attorno al collo della compagna.

Dodici ore di viaggio erano sicuramente tante, per fortuna però che ben presto l’equipaggio propose una serie di film sulla televisione di bordo piuttosto interessanti che occuparono un po’ di tempo, distraendo veramente i passeggerei dal volo che stavano compiendo, e soprattutto tenevano occupata Heles che li seguiva attentamente ridendo di gusto ad alcune battute divertenti, cercando tuttavia di non muoversi tanto perché Milena dopo circa due ore di viaggio si era addormentata pesantemente mezza abbracciata a lei, e le sarebbe immensamente dispiaciuto svegliarla. Vederla dormire equivaleva a vedere un’entità superiore o almeno era così ai suoi occhi che non si stancavano mai di osservare il viso della violinista quando era perfettamente rilassato e preso nei suoi sogni. Sogni che però la portavano chissà dove e chissà in compagnia di chi, questo Heles non avrebbe mai potuto saperlo. Ma vederla così serena, dopo tanti giorni che avevano visto Milena tormentata da incubi che avvertivano solo lei Ottavia un mese prima, vederla ora rilassata nel sonno la rendeva felice. Al pensiero che solo un mese prima l’avrebbe potuta perdere per colpa di Even si rabbuiò totalmente non avrebbe mai dimenticato il dolore che aveva provato dopo aver scoperto la sua assenza, e questo sicuramente l’avrebbe aiutata a proteggerla come era suo dovere in futuro. Così tra vari pensieri e il film, le prime quattro ore di viaggio passarono abbastanza velocemente e Heles quasi si sorprese quando le hostess iniziarono a girare per distribuire il pranzo, e dovette anche se a malincuore svegliare la sua compagna almeno il tempo del pranzo che si rivelò soddisfacente contando che comunque si trovavano su un aereo. Dopo il pranzo Milena tirò fuori una manciata di spartiti fuori dalla borsa accompagnati da gomma e matita ben decisa a revisionare il pezzo che aveva quasi finito di comporre e che sarebbe presto entrato a far parte del suo repertorio.

“ Di che brano si tratta?” le chiese curiosa Heles

“Oh..già mi sono dimenticata di dirlo a te, Ottavia e Sidia” disse lei rovistando tra i quattro fogli pieni di correzioni e cancellature “Tieni leggi e dimmi cosa ti sembra, questa è la versione definitiva della prima parte del brano, si so che non puoi provarla al piano” concluse passandole uno spartito sul quale spiccava in alto il titolo del brano che stava componendo.

“Outer Senshi Theme”  era Heles che leggeva tra se e se il titolo “Hai dedicato a tutte e quattro il brano?” chiese poi sorpresa.

“Si in un certo senso si, diciamo che è un concentrato di emozioni di squadra” rispose la violinista sorridendole prima di cancellare una nota e sostituirla con una di mezzo ottavo più alta.

“wow..appena mi capita un pianoforte a tiro devo provarla mi incuriosisce”

“Be credo che allora dovremo leggermente modificarla perché credo che abbia un estensione molto alta per un piano forte”

“Bo poi vediamo la provo e se c’è qualche nota che stona la mettiamo a posto insieme”

“Ok..a proposito mi parli della tua ex?Sono curiosa!” le chiese per l’ennesima volta Milena

“Se… curiosa? Meglio dire che sei gelosa!” rispose Heles ghignando “ comunque non è stata niente di importante per me, voglio dire un’attrazione che almeno dal mio punto di vista non usciva dall’attrazione fisica, con te è diverso se è questo che volevi sapere”

“Be ci credo, sembra una troia quella non puoi proprio paragonare me a una persona come lei, non dico donna perché sarebbe un’offesa sia per me che per te”

“ah ah ah il mio amore è geloso”

“Non sono gelosa!!!”

La restante parte del volo proseguì senza particolari eventi, tolto il fatto che alla fine del volo, quando sorvolavano il Mar Mediterraneo a meno di due ore dall’arrivo beccarono una turbolenza che fece ballare l’aereo, cosa non molto piacevole ma non fu niente di allarmante, anche se l’agitazione che si era sopita durante il viaggio riaffiorò nell’animo di Heles, che iniziò a muovere la gamba come sempre quando era nervosa. Cosa che non sfuggì ovviamente a Milena, che per tutta risposta le mise una mano sulla gamba mentre guardava dal finestrino. Sarebbero arrivate a mezzogiorno rispetto all’orario locale austriaco, e quindi avrebbero avuto praticamente mezza giornata volendo per raggiungere l’abitazione che le era stata assegnata e girare un po’ per la città dopo che lei avesse concluso gli accordi per le prove al teatro di Vienna.

“Preghiamo i signori passeggeri di allacciare le cinture di sicurezza, siamo in arrivo a Vienna in perfetto orario, l’atterraggio avverrà tra dieci minuti, vi ringraziamo per aver scelto la nostra compagnia di volo Arrivederci” risuonò

“Speriamo che non vediamo le montagne russe” brontolò Heles.

“Ma no stai tranquilla, sarà solo un po’ fastidiosa la frenata quando tocca con le tre ruote a terra ma non è niente di preoccupante Hel”

“Va be” rispose accigliata l’altra.

Giunto su Vienna l’aereo compì una vistosa quanto improvvisa virata per allinearsi con la pista prima di iniziare la discesa, la città sotto di loro sembrava un covo di formiche laboriose che man mano che si avvicinavano al suolo prendevano la forma di macchine, autobus e persone.

Da quanto riuscì a intuire Milena l’aeroporto era situato leggermente al di fuori della capitale austriaca, in quanto avevano appena lasciato le case quando vide comparire la pista sotto di loro, e avvertendo la discesa dell’aereo che sembrava essersi fermata quando sotto di loro vi era la città, strinse ancora più forte la presa sulla gamba della compagna come per rassicurarla. Il contatto con il terreno fu relativamente delicato visto le dimensioni dell’aereo e anche la frenata per quanto forte durò poco, e ben presto i passeggeri esplosero in un sonoro applauso rivolto al comandante.

“Ma che applaudono a fare?” pensò tra se e se

“ E’ un’usanza Heles si usa applaudire quando il pilota fa un bell’atterraggio non troppo incasinato”

Quando l’aereo si fermò nel posto indicato al pilota dalla torre di comando dell’aeroporto , dovettero aspettare circa dieci minuti in piedi al suo interno prima che le navette arrivassero  a pochi metri dalle scale per permettere ai passeggeri di raggiungere la struttura dell’aeroporto incolumi visto che l’aereo si era fermato lontano dall’edificio. Arrivati in aeroporto dovettero aspettare nella sala di ritiro dei bagagli l’arrivo delle loro quattro valige, e Milena se pur con difficoltà riuscì ad assicurare il violino tramite la cinghia della custodia su una delle due borse, in modo da trasportarlo in assoluta tranquillità.

“Hai la minima idea di come raggiungere l’albergo?” chiese Heles una volta usciti dalla sala di smistamento dei bagagli.

“Ehm credo che il direttore abbia mandato un’autista apposito o almeno così era scritto nell’e-mail con cui ci siamo messi d’accordo per la sistemazione una volta giunta a Vienna”

“Wow ti trattano come una star del cinema”

“Non esagerare credo che vogliano solamente fare bella figura verso i teatri di Tokyo” rispose Milena

“Mile qualcosa mi dice che il nostro autista è quel signore la” le disse Heles indicando un uomo sui quarant’anni che in effetti recava su un foglio il nome e cognome della ragazza e sotto il nome del teatro.

“Si credo di si che sia quello andiamo” rispose l’altra.

Raggiunsero l’uomo cercando di scontrare meno persone possibili anche se era una cosa piuttosto complicata con le loro valigie e visto quante persone c’erano nell’aeroporto.

“ Buongiorno” esordì Milena in inglese.

“O buongiorno a lei, deduco che sia la signorina Kaiou giusto?” le rispose l’autista.

“Si esattamente sono io”

“ok allora se mi potete seguire, raggiungiamo la macchina che è parcheggiata proprio qua fuori” rispose lui rivolta alle due facendo loro strada verso la macchina, che si rivelò essere una bmw serie 7 blu con l’interno in pelle color avorio con le rifiniture marroni lucide.

“Wow questo direttore ti tratta proprio da principessa non c’è che dire” commentò Heles una volta sedute in macchina “guarda che spettacolo di macchina che ha mandato” concluse senza smettere di guardarsi intorno per studiarsi fino ai minimi dettagli la macchina.

“bo se lo dici tu Heles…lo sai che non me ne intendo io di macchine”

“Mi ha detto il direttore che devo portarvi nell’abitazione riservata ai musicisti ospiti del teatro dico bene?”

“Si esatto” rispose la violinista

“E’ la prima volta che viene a Vienna signorina?”

“Si è la prima volta che suono proprio in territorio europeo, fino ad ora mi sono limitata alla scena puramente nazionale”

“A ho capito, quindi debutta sulla scena europea”

“Si esattamente.” Rispose la ragazza

Milena mentre parlava era colpita dai palazzi viennesi, tutti diversi rispetto a quelli a cui era abituata a Tokyo, a palazzi di ultima costruzione si accostavano palazzi dell’1800 e viceversa, creando una accozzaglia di stili che rendeva le strade sempre diverse.

Note Autrice: Capitolo un pà lunghetto spero che non sia risultato troppo noioso, così come spero che non vi annoierete nel seguire questo racconto che sarà senz'altro più tranquillo di "Unite per L'Eternità" e anche del terzo racconto che seguirà a questo. Grazie a tutti coloro che recensiscono e  a quelli che leggono ciò che scrivo oppure hanno inserito la storia tra le ricordate, seguite o preferite.
Arwen297

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Capitolo 3
*** Arrivo al Residence ***


3^Capitolo: Arrivo all’Residence

Dopo circa una quarantina di minuti giunsero vicino a quello che era un residence con l’entrata protetta da un cancello di cui l’autista ovviamente possedeva la chiave, erano leggermente fuori dal centro cittadino e il posto almeno a prima vista sembrava tranquillo e molto lontano dall’atmosfera caotica che si respirava nel centro città, anche se Milena si promise di fare un giro in centro alla prima occasione utile.

L’auto dopo aver sorpassato il cancello privato percorse un viale che era leggermente in salita che terminava in un piazzale dopo una curva a gomito. Sul piazzale si affacciavano degli edifici, che esternamente erano molto simili a delle villette a schiera,anche se nella forma e nelle caratteristiche erano le classiche abitazioni di montagna con tetto in legno spiovente e con pietre a vista. Insomma una bella sistemazione non c’era che dire.

Appena scese dalla macchina Milena fu colta da un brivido di freddo, in quella zona e soprattutto in quel piazzale il vento era abbastanza forte e soprattutto era freddo, e lei era decisamente poco vestita rispetto ai vestiti che sarebbero stati consoni alla temperatura esterna.

“Se volete seguirmi vi faccio vedere come aprire casa e quale soprattutto è casa vostra visto che sono quasi tutte uguali le abitazioni” disse l’autista scaricando le quattro valige che furono prese due da lui e due da Heles che come sempre faceva la parte del ragazzo super figo.

Quando raggiunsero la loro abitazione scoprirono che in ogni villetta alloggiavano due famiglie distinte le quali avevano ingresso autonomo con il solo giardino in comune che però era proprietà di quelli del piano terra. Il giardino era piccolo ma ben curato, con diverse siepi ben potate. L’abitazione internamente era rustica, l’abitazione era piccola ma molto accogliente e faceva bella mostra anche del suo caminetto nella sala che proprio come il loro appartamento a Tokyo faceva anche da ingresso.  Alla destra della porta d’ingresso si estendeva un piccolo corridoio sul quale facevano capolinea le porte della cucina, dell’unica camera da letto e del bagno. Tutti sempre in stile rustico. Accanto al caminetto della sala c’era una televisone al plasma non di grandissime dimensioni ma accettabile e in armonia con l’ambiente che la circondava, mentre di fronte ad essa c’era il divano.

“ ok io ora vi lascio per sistemarvi, mi ha detto tuttavia il direttore che alle 16 avete il primo incontro per definire le date delle prove e dei concerti vi passo a prendere per 15.30 se a voi va bene” esordì l’autista dopo aver concluso  il giro dell’appartamento con le due ragazze

“ si va benissimo grazie” rispose Milena, considerato che erano le 13 avevano due ore buone per riposarsi un po’  e farsi una doccia per smaltire un po’ la stanchezza accumulata per colpa del viaggio e del fuso orario.

“A che bello c’è un’altra televisione piccolina in camera Mile” sentì dire dall’altra stanza da Heles.

“A si? Meglio non credi così alla sera ce ne stiamo nel letto a vedere la tv invece che stare in sala” le rispose dopo averla raggiunta in camera “Comunque devi andare in bagno? Che devo farmi una doccia prima di dormire due orette?”

“No vai pure…” rispose Heles con un sorrisetto malizioso

“Perché hai quell’espressione?” Chiese innocente Milena, anche se sapeva fin troppo bene il significato di quel sorrisetto stampato sul volto della sua compagna. Domanda alla quale non trovò risposta mentre appoggiò sul letto una delle sue valige per tirarne fuori l’accappatoio, cosa non semplice vista tutte le cose che avrebbe dovuto spostare per arrivare appunto all’accappatoio. Aveva appena  iniziato a togliere i vari vestiti dalla valigia quando si sentì prendere dal braccio sinistro da Heles che la tirò verso di se.

“Ma che fai? Mi stavi per far cad….” iniziò a protestare Milena, protesta che come prevedibile da parte della ragazza fu zittita dalle labbra della sua compagna sulle sue, gesto che come sempre le fece perdere la bussola visto che raramente se erano a casa da sole il bacio rimaneva tale, e anche questa volta l’abitudine non veniva smentita. E dopo il pericolo che le aveva quasi divise per l’eternità poco più di un mese prima, il loro rapporto si era fortificato ancora di più, e con esso anche la loro “empatia” e unione tanto e vero che dopo neanche cinque minuti si ritrovarono entrambe a inaugurare il letto, e non erano tra le tranquille braccia di morfeo.

 

Un’ora più tardi le due ragazze rilassate sotto le lenzuola: si erano infatti accorte che faceva piuttosto freddo per stare senza coprirsi almeno quando non si era vestite.

“Mi sa tanto che la doccia la rimanderò a stasera, altrimenti non riesco a riposarmi neanche un attimo prima di andare all’appuntamento per stabilire il programma dei concerti e le altre cose” disse Milena sottovoce: non aveva bisogno di parlare in tono normale in quanto la sua bocca era proprio accanto all’orecchio di Heles.

“Anche perché non vedo l’utilità, te la sei fatta stamattina”

“Già…” rispose la musicista stringendosi ancora di più a Heles “comunque poi stasera con calma dobbiamo scrivere un e-mail a Sidia sarà in pensiero non l’abbiamo ancora avvisata che siamo arrivate”

“Ma no se lo fosse stata avrebbe usato sicuramente la ricetrasmittente amo”

“Dici?”

“Si dico…sarà meglio che ti prepari perché manca solo mezz’ora e l’autista viene a prenderci, io mi rimetto le cose di prima ma tu conoscendoti vorrai essere perfetta in tutto”

“ah ah ah ah…mi conosci proprio” rise Milena

“Certo!!Dai forza  alziamoci!”

Non sapeva neanche il perché ma Milena decise di indossare i pantaloni, evento piuttosto raro che da quando era diventata una guerriera Sailor cinque anni prima si era verificato tre volte non di più. E infatti la scelta non passo inosservata agli occhi Heles, che la osservò attentamente mentre si infilava i pantaloni che come sempre erano di colore nero quasi lucido, molto eleganti e che fasciavano il fondo schiena della ragazza in un modo a dir poco divino.

“Devo stare attenta ai mosconi oggi” commentò scherzosamente

“Perché?”

“Ma dai su non ci arrivi? Questi pantaloni ti fanno un culo da favola, qualsiasi uomo sarà tentato di allungare la mano”

“Ma smettila mai possibile che devi sempre pensare a quello tu?”

“E mi dici come potrei non pensare a quelle cose con uno splendore come te vicino?”  domandò di rimando Heles traendola a se per baciarla.

Dopo qualche istante in cui le loro lingue danzarono al ritmo del valzer suonato dal loro amore, si staccarono contro voglia per finire di prepararsi. Milena affiancò ai pantaloni in raso nero una camicetta bianca che sembrava come rigata: una striscia di stoffa bianca, un’altra di raso bianco che formavano un motivo molto simile ad una lisca di pesce sul corpino anteriore della camicia che presentava una leggera scollatura a V che non faceva altro che esaltare le forme della ragazza. Sopra alla camicetta si mise un cappotto nero e sotto i pantaloni un paio di scarpe di quelle con la punta allungata, a completare il tutto una spruzzata del suo profumo preferito del quale non poteva far a meno in caso di uscita. E appena terminò di vestirsi, l’autista suonò al citofono: “Puntale come un orologio svizzero” pensò la ragazza.

Le due allora uscirono di casa e dopo aver chiuso la porta a chiave si avviarono verso macchina che le aspettava nel piazzale.

Il teatro che si apprestavano a raggiungere era nella zona centrale di Vienna, e quindi durante il tragitto Milena si immerse nell’osservazione delle vie illuminate e iniziò brevemente ad analizzare qualche palazzo quando erano fermi ai semafori per stimare un’idea di quale era la corrente architettonica più diffusa nella capitale austriaca. Il traffico era piuttosto consistente, niente a che vedere con quello di Tokio che alle quindici e trenta era piuttosto apatica e sonnolenta come città.

“Ma mi dica signorina, è vero che da voi ci sono delle misteriose guerriere che proteggono la città?” A sentire la domanda Milena si scambiò un’occhiata veloce con Heles, molto probabilmente anche la signora dei venti aveva avuto il suo stesso pensiero dopo aver sentito la domanda: che sapesse della loro doppia identità?

“Si qualche anno fa si, poi per cinque anni sono sparite nel nulla e quanto sembra sono apparse nuovamente circa una quindicina di giorni fa…che io sappia però sono sparite nuovamente qualche giorno dopo la loro ricomparsa” rispose Milena tranquillamente cercando di non tradire nessuna emozione per mezzo del suo viso.

“Capisco, qui in Europa si è scatenata una vera e propria moda, come le chiamate voi in Giappone?”

“Bishojo Senshi” si intromise Heles

“Che genere di moda si è scatenata mi scusi?”

“Se passate davanti a qualche negozio di giocatoli lo potrete vedere con i vostri occhi, la produzione migliore a mio avviso però è quella di un negozio in centro che fa statuette in ceramica dipinte a mano e che stando alle foto arrivate fin qui dal Giappone ne ha realizzato una serie e sono statue eccellenti da collezione, poi nelle discoteche o anche nei parchi pubblici ogni tanto fanno una gara di maschere a tema  per vedere quale sia il vestito più fedele all’originale”

“Sa per caso quando c’è la prossima gara di questo tipo?” domandò Heles, in fondo lei e Milena potevano benissimo partecipare da trasformate tanto sicuramente le altre persone non se ne sarebbero mai accorte che era veramente loro quelle che gareggiavano.

“Se non ricordo male tra una quindicina di giorni” rispose l’autista guardando le due attraverso lo specchietto retrovisore. Milena intanto fissava la compagna per capire il motivo della domanda, anzi probabilmente era chiarissimo il motivo di ciò che Heles aveva chiesto: era sicura che la guerriera di Urano aveva appena avuto l’idea al quanto malsana di partecipare loro due, ovviamente fingendo di essere travestite quando invece erano trasformate, cosa che però sarebbe stata al quanto pericolosa: la loro identità vera infatti sarebbe stata scoperta nel novantanove percento dei casi. Milena guardò in tralice Heles come per dirle di non provare neanche a fare una cosa del genere, primo perché era rischioso e secondo perché sarebbe stato scorrettissimo nei confronti degli altri concorrenti che invece erano veramente mascherati. Heles di rimando le fece segno che ne avrebbero parlato dopo con calma mentre pian piano la macchina si stava avvicinando al teatro. Poco prima però alla destra della macchina comparve uno dei palazzi più famosi d’Europa e forse anche del mondo: Palazzo Hofburg.

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Capitolo 4
*** Il Teatro dell'Opera ***


4^Capitolo: Il teatro dell’Opera

Il palazzo di Hofburg non era un vero e proprio edifico unico, ma era da considerarsi piuttosto come una serie di edifici, piazze e cortili ed era il risultato finale di modifiche e interventi architettonici che spaziavano dalla fine del milleduecento fino agli inizi del novecento, anno in cui venne completata l’ala nuova. Il palazzo fino al 1918 era stato la sede della corte imperiale asburgica, e per le sue vaste dimensioni in molti lo definivano come “una città nella città”; la sua struttura e il suo prospetto racchiudevano vari elementi di correnti artistiche diverse che spaziavano dal gotico al neoclassicismo, passando per il rinascimentale ed il barocco. Milena ripensando alle informazioni che aveva raccolto su internet, unite alla sua conoscenza di tutto ciò che concerneva l’arte riuscì, nel brevissimo tempo del semaforo rosso, a individuare i vari elementi architettonici delle diverse correnti che si univano nel regalare uno spettacolo affascinante ai visitatori che vedevano Vienna per la prima volta.

Di fronte al castello c’era un vasto parco che lo divideva da quella che sarebbe stata la casa di Milena per il prossimo mese e mezzo: Il teatro dell’Opera di Vienna. La città veniva chiamata “La città dei Musicisti” proprio grazie a quel grande teatro che si stagliava davanti alla macchina, edificio che aveva ospitato i più importanti esponenti del panorama musicale del passato quali Mozart, Beethoven, Schubert, Brahms e Strauss. Al solo pensiero Milena si sentì piccolissima, la ragazza erroneamente infatti non si riteneva all’altezza di quei geni della musica che avevano calpestato  quello stesso ingresso che risuonava dei suoi passi in quel momento.

“Amo credo che quello sia il direttore” le sussurrò Heles all’orecchio indicando un signore sulla sessantina che sedeva comodamente su una poltrona rossa poco dopo l’ingresso: quel luogo la metteva a disagio era troppo sfarzoso per i suoi gusti, in fondo era sempre un teatro!

“Si è lui hai ragione” rispose la ragazza, tirando un leggero sospiro.

“Sei agitata?”

“Un po’”

“ Ti aspetto qui” le disse Heles fermandosi ad osservare la bacheca del teatro con tutte le locandine delle opere teatrale che rappresentavano in quel periodo, tra questi notò la bionda vi erano tantissimi concerti di musica classica, la popolazione viennese ai suoi occhi apparve come una popolazione di lavati di capo: come facevano ad amare così tanto le opere di musica classica? Per lei sarebbe sempre stato un mistero impossibile da comprendere.

Milena intanto aveva raggiunto il direttore, un uomo coi capelli grigi e dei buffi baffi dalla faccia paffuta ornata da degli occhiali a montatura quadrata dietro i quali si affacciavano degli occhi scuri molto vispi.

“Buonasera signorina Kaiou” le disse  alzandosi per porgerle la mano, gesto alla quale Milena sfoderò un sorriso di cortesia prima di stringergli la mano a sua volta.

“Buongiorno”

“Andato bene il viaggio? Vi siete trovati bene?”

“Si tutto a posto anche per la sistemazione nell’alloggio”

“Ok..direi di iniziare con i discorsi seri” disse l’uomo aprendo una cartellina rossa con dentro dei documenti “ Le ho fatto preparare i documenti per il contratto di lavoro di un mese, sono in inglese così se vuole darci un’occhiata con calma prima di firmare le viene più semplice”concluse il direttore passando i fogli del contratto a Milena che diede una rapida lettura alla prima pagina dove c’era l’intestazione con il nome del teatro e anche i suoi dati anagrafici, sotto invece c’erano le condizioni del contratto di lavoro.

“ Quante prove settimanali ci sono?” chiese la ragazza dopo dieci minuti durante i quali aveva letto il contratto con attenzione.

“Solitamente l’orchestra si riunisce per tre prove settimanali al Lunedì, al Mercoledì e al Venerdì. Ovviamente a quella di oggi non deve partecipare signorina, immagino che il viaggio sia stato decisamente estenuante ed è giusto che passi il week and a riposarsi come merita” rispose l’uomo.

Dopo aver ricevuto la risposta Milena firmò il contratto che l’avrebbe vista solista per tutto Novembre in quel teatro a dir poco leggendario, la mano che reggeva la penna tremò leggermente mentre la firma veniva velocemente tracciata dalla ragazza sul foglio di carta. Dopo la firma che sanciva e tutelava entrambe le parti che concorrevano  nel rapporto lavorativo, sia il direttore che la ragazza si alzarono per salutarsi. Dopo di che Milena si diresse verso Heles che si era comodamente seduta su una delle poltrone dell’ingresso, in una posa non proprio educata, visto che sembrava un barbone abbandonato li per caso dal suo gruppo e dai suoi cani. Non c’era dubbio Heles era stanca anche se non lo dava a vedere.

“Be tutto a posto?”  le chiese infatti la motociclista dopo un sonoro sbadiglio.

“ Si tutto a posto sono ufficialmente solista per un mese dell’Opera di Vienna, tu piuttosto forse è meglio se andiamo a casa a riposarci che stai cascando dal sonno, tanto voglio dire abbiamo un sacco di tempo per andare in giro per la città” rispose la violinista.

“ Come vuoi Mile" rispose l’altra

“Prima però forse è meglio pensare a dove cenare, o al massimo ci facciamo consigliare una pizzeria dall’autista e ordiniamo due pizze perché io oggi non è che ho tantissima voglia di cucinare a dirti la verità, e almeno ci riposiamo un po’”.

Heles dal canto suo si limitò ad annuire e a seguire la compagna con fare molto simile a quello di uno zombi, in effetti la guerriera di Urano non era riuscita a dormire ne durante il viaggio ne nelle due ore di relax che avevano avuto a casa prima di recarsi al teatro.

Uscite dal teatro furono avvolte dal rumore del traffico cittadino che in quella città sembrava non arrestarsi mai e procedere ininterrottamente ventiquattro ore su ventiquattro. Le due non erano per niente abituate a una colonna di macchine come quella che si era formata a causa del semaforo, ennesima colonna da quando erano entrate al teatro. Poco distante tuttavia scorsero l’autista che le attendeva ad un posto macchina che sembrava riservato al teatro, ma le due non ne erano molto sicure.

Salite in macchina le ragazze si prepararono a quella che sarebbe stata un’odissea per tornare a casa visto il traffico, tuttavia la confidenza con l’autista aumentava e visto che tutti e tre avevano una perfetta conoscenza dell’inglese, Heles per prima visto che uno dei suoi genitori era americano, iniziarono a parlare come tre vecchie zitelle.  Decisero tuttavia di fermarsi a fare la spesa in un supermercato di grandi dimensioni vicino al residence dove alloggiavano, la distanza era talmente esigua che lo potevano raggiungere anche a piedi quando avrebbero voluto comprare qualcosa che gli serviva.

Il supermercato era veramente enorme, e sembrava vendere praticamente di tutto, Milena sperò almeno di trovare qualche alimento che conoscevano per non andare subito a sperimentare la cucina austriaca perché di novità in quella giornata se ne erano verificate veramente troppe. Le due presero il carrello e iniziarono a vagare per il supermercato, facendo una prima fermata al reparto della verdura, che per lo meno aveva prodotti a loro familiari, fecero una bella scorta sia di frutta che di verdura, soprattutto di insalata e mele di cui entrambe andavano matte. Dopo il reparto di frutta e verdura, arrivò il momento di fare una scorta d’acqua in modo da non pensarci più per un po’,e  quindi le due caricarono sul carrello cinque casse d’acqua. Da quel momento in poi essendo il carrello troppo pesante, fu Heles a guidarlo intorno agli scaffali. Fu appunto tra due corsie del supermercato, quelle riservate ai biscotti e alle varie merendine, che le due ragazze sentirono una voce femminile chiamare Heles, una voce che provocò in Heles un reazione non proprio positiva, sapendo la bufera che si sarebbe scatenata all’interno del corpo di Milena appena si sarebbe girata.

E infatti Heles ci aveva azzeccato. Appena le due sentirono una voce femminile chiamare Heles , Milena si girò, e la sorpresa unita al nervoso di quella comparsa fu talmente grande che la violinista fece cadere in terra il pacco di biscotti che stava per mettere nel carrello. Mai possibile che quella specie di prostituta ambulante le avesse seguite fino in Austria?

“Ciao Heles come va?” chiese Emily ignorando la presenza di Milena con perfetta non chalance. Cosa che fece andare ancora più in bestia la violinista, e che portò Heles a deglutire nervosamente.

“O bene grazie, che ci fai qui?” rispose Heles mentre Milena le andava al suo fianco.

“Posso sapere a cosa dobbiamo la sua presenza qui in Austria?” le chiese Milena dandole di proposito del lei per mettere ben in chiaro la distanza tra lei e Emily.

“Sono una giornalista, che ti piaccia o no, e di preciso lavoro per una rivista Viennese, fino a ieri ero a Tokyo perché ero in ferie” rispose lei. “Dove alloggiate?”

“Mi sembra che questi non siano aff…” iniziò a rispondere Milena, peccato però che Heles fu più veloce e rispose  che loro abitavano al residence poco lontano dal supermercato.

Questo loro non mettersi d’accordo su alcune situazioni fu immediatamente notato da Emily che si segnò mentalmente la cosa in modo da sapere su cosa fare più leva per riconquistare Heles.

“Ah.. ho capito be sapete io abito vicinissima al residence quindi potremmo vederci anche altre volte” rispose sorridente la formosa bruna.

“No grazie facciamo volentieri a meno della sua presenza!!!!” esplose Milena, che già aveva i nervi a fior di pelle a causa del comportamento errato di Heles. Ma a che gioco stava giocando?”Andiamo Heles?” concluse poi sbattendo con rabbia il pacchetto di biscotti nel carrello.

“ Ciao Hel ci vediamo allora..”

Appena Emily si fu allontanata, Milena iniziò a camminare verso le casse con passo deciso, un passo che Heles conosceva fin troppo bene, visto che indicava che il mare era piuttosto agitato.

“Ma sei arrabbiata Mile?” chiese dopo circa un quarto d’ora, mentre si dirigevano verso la macchina che le avrebbe accompagnate al Residence.

“ Muori!!!” Fu l’unica parola che disse la violinista sedendosi in macchina e sbattendo la porta della macchina furiosamente.

“Ehm si…credo che sei arrabbiata” commentò Heles. Anche se la reazione della violinista alla comparsa della sua ex le sembrava al quanto esagerata, cosa mai aveva fatto per ottenere una risposta così? Certe volte la guerriera del mare proprio non la capiva. Capiva la gelosia e tutto ma dopo quasi sei anni che stavano insieme ormai Milena sarebbe dovuta essere più che sicura del fatto che l’unica donna nella sua vita era lei. Anche perché in tutti quei sei anni le era stata fedele al cento per cento, nonostante le ragazze che popolavano le piste delle gare di motociclismo prima delle partenza e dopo l’arrivo. Per non pensare al pericolo che avevano corso circa venti giorni prima con Adrien che era giunto da un pianeta al di fuori del sistema solare per portare via Milena sotto ipnosi dopo aver cercato di ucciderla in duello, che per fortuna non l’aveva vista morire anche se aveva corso questo rischio. Sospirò pochi minuti dopo quando fu il momento di scendere e scaricare dalla macchina i sacchetti, operazione che escluso un arrivederci rivolto all’autista, si svolse in un opprimente silenzio. Silenzio che non si ruppe neanche dopo il loro ingresso in casa.

“Non pensi di esagerare amore?” le chiese Heles cautamente mentre mettevano la roba in frigo.

“Lasciami in pace, anzi no se proprio devi parlare con qualcuno vai da Emily, che tanto ci parli anche bene e andate d’amore e d’accordo” rispose Milena acida.

Era adorabile quando era arrabbiata. Pensò Heles per nulla intimidita della risposta appena ricevuta, prima di avvicinarsi a Milena.

“L’amore mio è gelosa…l’amore mio è gelosa” iniziò a cantilenare Heles un po’ per prenderla in giro un po’ per farla sorridere.

“Ti ho detto di lasciarmi in pace Heles!!” le disse Milena nuovamente, si sentiva tremendamente stanca, manco se avesse lottato contro l’intero esercito del silenzio duplicato come cinque anni prima, poteva essere che fosse il fuso orario? No era impossibile, da piccola aveva fatto viaggi anche più lunghi e non aveva mai avuto sintomi simili a quello. Lo sguardo gli si riempì di stelline colorate e poi più niente. Solo buio.

Note dell'Autrice: Eccomi con il quarto capitolo, per chi non lo avesse ancora letto ecco qui lo speciale che vi avevo promesso per il compleanno di Milena,e  che ho pubblicato quattro giorni fa. Il locale che ho descritto nella one shot è un locale realmente esistente che si trova sotto la mole Antonelliana a Torino, e che senz'altro sarebbe stato il luogo dove avrei festeggiato il mio diciottesimo compleanno, se non fosse che io sono di Genova :(. Buona Lettura appuntamento al capitolo cinque.
Un grazie speciale alle nuove commentratrici di questo racconto e anche della One-Shot, segno che ciò che scrivo è apprezzato.=)

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Capitolo 5
*** Ritardi Sospetti e Scleri ***


!!!Attenzione!!!

Per non rendere troppo noiosa la fan fiction, compierò un salto in avanti di circa quindici giorni a metà del capitolo, in modo da concentrarmi maggiormente sul periodo dei concerti e di altre spiacevoli e felici situazioni che si verranno a creare tra le nostre protagoniste. Grazie a tutte per le recensioni e il sostegno che mi spinge a continuare a scrivere =) se continua così sicuramente Abenteuer in Wien supera le recensioni di "Unite per L'Eternità" di quanto ancora non so dirlo ma forse le supera. Grazie =)

5^Capitolo: Ritardi Sospetti e Scleri

Milena aprì gli occhi, scoprendo che la sua vista le rimaneva offuscata per qualche secondo mentre guardava il soffitto candido sopra di lei. Aveva dei vaghi giramenti di testa affiancati da mal di testa e non sapeva neanche come ci fosse andata a letto visto che le ultime cose che ricordava è che stava discutendo animatamente con Heles a causa di Emily. Già Heles, chissà che fine aveva fatto? Molto probabilmente aveva approfittato della sua stanchezza improvvisa per svignarsela da quell’odiosa ragazza che doveva rovinare loro anche il soggiorno a Vienna. Presa dall’ennesimo attacco di nervoso si alzò di scatto rimanendo seduta sul letto.

“Rimettiti immediatamente giù e stai rilassata” le disse Heles, era così silenziosa che non aveva neanche notato la sua presenza nella stanza, guardando meglio si accorse che era davanti al suo portatile che si erano portate a Vienna.

“Mi spieghi cosa stai facendo con il mio portatile?Ah già che stupida forse parli con Emily vero?” chiese pungente la musicista.

“O mio dio Milena ma dacci un taglio cavolo! Per me Emily non significa niente, ci ho fatto solamente qualche serata così per divertimento insieme e non la considero minimamente una mia ex…comunque sono in chat con Sidia e Amy, conversazione doppia” rispose Heles al quanto innervosita per l’insistenza della compagna per quanto riguarda la questione di Emily, mai possibile che doveva essere così pesante questa ragazza? Lei sicuramente nei confronti di Milena non era così ossessiva, o almeno lo sperava.

“Si infatti te ne frega così poco che ogni volta che compare all’improvviso non riesci nemmeno ad articolare una frase sgradevole per lei perché vai nel pallone, che strano modo di mostrare il tuo disinteresse per una persona. “

“Cazzo mai possibile che deve accorgersi di tutto?”Fu ciò che pensò Heles. Decidendo poi che forse era il caso di cambiare argomento oppure la discussione sarebbe durata veramente in eterno perché conosceva la guerriera di Nettuno e sapeva che se ci si metteva sapeva essere peggio della carta vetrata sulle palle.

“Piuttosto te come ti senti?” chiese allora Heles.

“Benissimo perché? Ho dormito fino ad ora, che ore sono?” rispose l’altra.

“Amore non so se lo fai a posta ma circa due ore e mezzo fa sei crollata in terra all’improvviso mentre stavamo litigando e mi hai fatto prendere un colpo, per fortuna che ero abbastanza vicina a te e quindi sono riuscita a prenderti al volo” le spiegò la bionda senza nascondere un velo di apprensione. In effetti Heles aveva chiesto giusto un consiglio ad Amy che, anche se al terzo anno, frequentava la facoltà di Medicina e quindi sicuramente ne sapeva più di tutte loro. Per quanto riguarda Sidia, Heles l’aveva contattata per avvisarla del loro arrivo e anche per chiederle se aveva avvertito dei cambiamenti nel loro imminente futuro, caso mai il malessere di Milena era dovuto a qualche futuro attacco nemico, cosa al quanto rara ma sicuramente non da escludere a priori. La risposta di Amy era al quanto rassicurante: molto probabilmente era solamente un brutto scherzo dovuto al cambio di ambiente e al fuso orario, ma le aveva detto comunque di andare da un medico se i sintomi si ripresentavano con la stessa intensità oppure ancora più forti. Mentre Sidia dopo aver sentito il racconto di Heles, rispose che al momento non aveva avvertito nessun cambiamento ma che avrebbe fatto più attenzione. Insomma  aveva ricevuto due risposte incoraggianti.

“Strano Hel io praticamente ho un ricordo molto vago della discussione e poi… e poi mi sono trovata nel letto” le rispose Milena riportando Heles sul pianeta Terra.

“Si ovvio non ti ricordi che ti ho presa perché sei svenuta… comunque cosa vuoi che ti cucino per cena? Ci penso io stasera, Amy mi ha detto di farti stare a riposo almeno fino a domani, e possiamo benissimo cenare in camera, voglio dire c’è anche la tv”

“Secondo me hai proposto questa cosa solo perché sai di essere nel torto per quanto riguarda Emily e vuoi farti perdonare dalla sottoscritta”

“Pensa un po’ quello che vuoi, e comunque non hai risposto: cosa vuoi per cena?”

“Scegli tu per me è lo stesso lo sai che mangio tutto, e poi stasera ho anche più fame del solito sai” rispose Milena, senza controbattere al “Pensa un po’ quello che vuoi” perché intanto conoscendo Heles sarebbe stato inutile: lei era estremamente convinta di essere dalla parte del giusto.

“Ok allora mi metto all’opera dietro ai fornelli e tu cerca di riposarti o quanto meno di non scendere dal letto” le disse Heles avviandosi verso la porta della loro camera.

“Hel mi passi il computer per favore? Almeno mi passo un po’ il tempo facendo qualcosa con Photoshop?” chiese Milena. Da circa tre anni infatti aveva iniziato a fare anche lavori di grafica per siti internet quando aveva un po’ di tempo libero, da auto didatta. Per quanto riguardava il pensiero della ragazza, anche se si trattava di grafica virtuale, quella era pur sempre una forma d’arte che il pubblico poteva ammirare sul sito che pian piano stava costruendo. Non conoscendo il codice html per lei infatti non era affatto semplice, ma si era accontentata di reperire un codice già pronto su internet per poi modificarlo a suo piacimento.

Dopo circa una ventina di minuti sentì dei passi nel corridoio che si affacciava sulla camera da letto seguito da uno strano rumore cigolante, e pochi instanti dopo fece la sua comparsa Heles che si trainava dietro quasi fosse un carrello della spesa, il tavolino con le rotelle che aveva notato lei stessa in cucina. Era di legno chiarissimo e aveva tre ripiani in vetro opaco, a circa un centimetro e mezzo dall’inserimento della lastra di vetro nelle due guide in legno, vi era una striscia in vetro lucido di circa sette millimetri. L’attenzione della ragazza si fissò però sul contenuto del tavolino che era ricoperto quasi totalmente di tramezzini dei più svariati gusti, farciti con tutto ciò che Heles era riuscita a trovare nel frigo, a prima vista sembravano veramente appetitosi, per educazione però la ragazza aspettò che anche Heles si fosse sistemata come si deve sul letto, dopodiché misero il vassoio tra loro sul piumone che copriva il letto sotto il quale si erano entrambe infilate per stare al caldo, e iniziarono a cenare davanti alla tv che era sistemata sopra la scrivania di fronte al letto. Gli unici programmi che le due riuscirono a capire però furono solo quelli trasmessi sui canali inglesi: sempre meglio che niente.

Milena dal canto suo doveva riconoscerlo: quando voleva farsi perdonare Heles sapeva come prenderla, e non sbagliava mai. Del resto anche lei nei confronti della bionda era così, a suo modo ma lo era.

 

Milena sorrise al ricordo che le venne in mente riguardante quindici giorni prima, quando aveva iniziato ad accusare sintomi al quanto strani che non aveva mai avuto prima, Heles aveva pensato che sicuramente era qualche influenza strana che c’era in Europa alla quale loro due non erano assolutamente abituate. Ma a Milena era parso decisamente strano che quei sintomi così particolari erano durati per tutti i quindici giorni delle prove, senza neanche una linea di febbre. Sospirò fissando il calendario, erano già passati quindici giorni, ed era un Venerdì. Aveva appena terminato le ultime prove prima del suo esordio all’Opera di Vienna, e stava appunto chiudendo la custodia del suo amato violino, quando iniziò a sentire una spossatezza fuori dal comune, ennesimo sintomo che l’accompagnava da svariati giorni. La ragazza aveva subito stretto amicizia con i membri dell’Orchestra, anche se come era prevedibile i membri maschili del gruppo le avevano letteralmente messo gli occhi addosso fin dal loro primo incontro ignorando i gusti sessuali della ragazza che non aveva fatto assolutamente niente per chiarirli perché di natura era molto riservata e preferiva mantenere distaccata la carriera dalla vita privata. Gli sguardi però non erano sfuggiti a  Heles, che trovava decisamente fuori luogo che delle persone con un livello di istruzione piuttosto elevato, dovessero letteralmente mangiare con gli occhi la sua fidanzata. Sembravano delle bestie assatanate, e la cosa non le andava per niente giù, e infatti aveva sempre accompagnato Milena alle prove fino a quel  momento. Le presenze femminili invece erano accettabili, sia come simpatia sia come aspetto fisico, tre o quattro specialmente erano niente male, almeno per quanto riguarda il fondo schiena e il fisico complessivo. Nessuna ovviamente poteva competere con la compagna, ma sicuramente non facevano brutta figura al suo fianco. Il maestro d’orchestra invece sembrava un ometto tutto pepe basso con delle gambe apparentemente storte e con dei capelli grigi e abbastanza dritti, sfoggiava degli occhiali quasi più grandi della sua faccia e quando si muoveva per dirigere il gruppo sembrava che lo avesse morso una tarantola. Era troppo buffo, soprattutto visto come lo vedeva il pubblico. Heles si chiese come facessero i musicisti in quarta e quinta fila a vederlo, nonostante l’ometto stesse sullo scalino riservato ai direttori d’orchestra, aveva i suoi dubbi che lo riuscissero a vedere.

Milena scese dal palco nei dieci minuti seguenti dopo aver salutato i suoi colleghi e il direttore d’orchestra con il suo bellissimo sorriso di cortesia che sfoggiava in circostanze simili a quella. In quelle settimane Emily sembrava essere scomparsa e l’equilibrio nella loro coppia si era ripristinato senza nessuna difficoltà.

“Be amo? Come sono andate le prove?” chiese Heles, anche se sapeva che la risposta era affermativa, o almeno così le sembrava dopo aver sentito i brani che aveva suonato la compagna, che potevano apparire privi di significato alle persone presenti, ma a lei aprivano una dimensione dello loro intimità che nessuno avrebbe mai sospettato. Conosceva le note quasi a memoria e ogni pezzo scelto da Milena per quei concerti parlava di loro, o delle situazioni tese che avevano vissuto quando avevano combattuto contro l’esercito del silenzio e Galaxia anni addietro. Heles in quella musica leggeva agitazione,rabbia, insicurezza e l’amore sconfinato che la ragazza dai capelli verde acqua aveva cercato di comunicare con ottimi risultati, o almeno questo sembrava ad Heles.

“Abbastanza bene, anche se sono stanca morta nonostante la dormita che mi sono fatta fino alle tredici, e ad essere sincera continua a girarmi la testa di continuo” rispose dolcemente Milena.

“Uhm… allora forse è meglio se andiamo a casa che dici? Anche perché mi sembra abbastanza tardi per andare in giro in centro”

“Si forse è meglio”

Dopo i soliti quaranta minuti ormai di rito in macchina per raggiungere il residence, appena arrivata a casa Milena indossò una comoda tuta, sempre molto femminile in quanto nera con dei piccoli fili argentati sulle braccia e sul bordo esterno dei pantaloni. L’aveva ricevuta in regalo da Heles il Natale precedente e le stava semplicemente d’incanto. Heles invece ne indossò una rossa, simile alla tuta che indossava quando andava a correre in moto. Appena la bionda si sedette vicino alla compagna sul divano, Milena le si accoccolò contro rannicchiando anche le gambe contro di se sul divano, come se avesse bisogni di sentirsi protetta. E in effetti era di quello che aveva bisogno, si era infatti accorta che erano ai primi di Novembre visto che la Domenica seguente avrebbe debuttato al teatro, e quello voleva dire che aveva un ritardo di circa una settimana, che unito agli altri strani sintomi la facevano pensare e non poco. Era un tarlo fisso che aveva in testa da quella mattina, quando le era caduto lo sguardo sul calendario che era appeso in cucina, e si era fatta velocemente due conti, per arrivare a quella conclusione.

Per cercare di scacciare via i pensieri che affollavano la sua testa, avvicinò le sue labbra al viso di Heles passandole le braccia dietro la nuca per trarla a se, e perdersi in un bacio dolcissimo, che spinse Heles a osare un po’ di più, idea che si tradusse in una mano che apriva la cerniera della tuta di Milena  svelando il fisico perfetto della guerriera di Nettuno.

L’incantesimo che si era creato fu brutalmente spezzato da un pazzo, perché non si poteva definire normale una persona che si attacca al citofono come stava facendo in quel momento un cretino.

“Ma chi cazzo è?” sbottò Heles al quanto innervosita dall’interruzione che avevano dovuto subire le loro effusioni.

“Non ne ho la minima idea…” si limitò a rispondere Milena chiudendosi la tuta, imitata da Heles per poi alzarsi per aprire il cancello dal citofono, poco dopo si sentirono dei passi che sembravano appartenere a una persona con dei tacchi, e quindi femminile. Milena aveva già un sentore che le suggeriva l’identità di colei che era ora al di la della porta, e si girò verso Heles fissandola negli occhi.

“Che c’è??”chiese Heles con un aria sincera di chi non capisce il motivo dello sguardo.

“Scommettiamo che è la tua amata ex??” disse lei, aprendo la porta senza nemmeno guardare in faccia chi si trovava sull’uscio della porta per quanto era sicura di quello che aveva appena affermato. E infatti Emily si fiondò tra le braccia di Heles in uno slancio di affetto secondo Milena piuttosto eccessivo.

“Sei sola? Non c’è quella?” chiese Emily con un tono da gatta morta. Provocando un moto d’ira nella musicista che se solo avesse potuto l’avrebbe incenerita con uno degli attacchi di Sailor Jupiter. Heles intanto era pietrificata dalla presenza della ragazza che si strusciava contro di lei non curante, ma anche dallo sguardo gelido che le rivolgeva la sua compagna. Milena vedendo che come al solito Heles non aveva intenzione di dare una regolata ad Emily decise di intervenire.

“Si da il caso che “Quella” è esattamente dietro di te, e sei pregata di dirci cosa ci fai in casa nostra senza un invito da parte nostra” intervenne Milena gelida.

“Oh… si scusa sai non ti avevo vista, sembri un componente dell’arredo di questo appartamento, scusa se ti ho rubato Heles per qualche secondo” Milena la ignorò completamente.

“Ah e come hai avuto il nostro indirizzo?” chiese di rimando la violinista.

“be…mi ha scritto Heles un messaggio giusto qualche giorno fa, e poi comunque avevo intenzione di chiederlo all’Opera di Vienna con la scusa di un’intervista, nel mondo del giornalismo se uno vuole c’è una banca di informazioni sui vip e le persone di rilievo da far sbiancare chiunque” rispose Emily con aria superiore.

“Ah… e Heles tu perché hai dato il nostro indirizzo a Emily?” chiese Milena furiosa alla compagna.

“Ehm…be…io…ecco pensavo potesse tornarci utile conosce la città senz’altro meglio di noi no?”

“Si ovvio…ma cosa ti è girato in mente??? MA TI HA DATO DI VOLTA AL CERVELLO???CHE STRONZA SEI!!!”

“Non credo che tu debba dire a Heles cosa deve o non deve fare, se lei mi ha dato il vostro indirizzo forse dovresti porti due domande che dici?”

A quelle parole Milena non ci vedette davvero più, e si fiondò contro Emily pronta a mollarle una serie di schiaffi che si sarebbe ricordata per tutta la vita.  E forse ci sarebbe anche riuscita se Heles con prontezza di riflessi, non la bloccava a pochi centimetri da Emily passandole un braccio intorno alla vita.

“Michi tesoro calmati, non è successo niente, lo sai che a me importa solo di te, Emily è solo un’amica dai tesoro” le sussurrò all’orecchio Heles. Michi. Era l’unica ad usare l’abbreviazione del suo nome in giapponese, ovvero Michiru. Lo faceva raramente, e Milena trovava questo soprannome estremamente dolce.

“Emily per piacere puoi levarti di torno? Me lo fai questo favore?Prima che ti mandi a fan culo sul serio?” si rivolse alla bruna.

“Se proprio lo desiderate, ma di a quell’arpia che è la tua pseudo ragazza di prendersi una bella dose di Lexotan” rispose Emily “Ci si vede ragazze” concluse sparendo sul piazzale principale del residence.

“Heles Lasciami.” Rispose Milena sull’orlo delle lacrime.

“Ssshh” le rispose dolcemente Heles all’orecchio.

“Ti ho detto di Lasciarmi Maledizione LASCIAMI TOGLIMI QUELLE MANACCE DI DOSSO!!!” si divincolò lei senza risultato, continuando poi a lottare per qualche minuto finché non riuscì a pestare un piede alla compagna piantandole il tacco nel centro del piede. Per poi correre in camera e iniziare a piangere a dirotto sul letto.

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Capitolo 6
*** Prima del Concerto ***


6^Capitolo: Prima del concerto

Dopo la reazione isterica di Milena che si era conclusa con un tacco nel piede sinistro, esperienza che Heles non avrebbe augurato nemmeno al suo peggior nemico per quanto male provocava un gesto del genere, la guerriera di Urano passò il Venerdì sera successivo alla litigata e anche tutta la giornata del Sabato alla ricerca di una spiegazione plausibile all’improvviso isterismo della guerriera di Nettuno apparentemente inspiegabile. Per non parlare dei ripetitivi giramenti di testa che colpivano la sua compagna all’apparenza senza senso. Heles era preoccupata e non poteva certamente mentire a se stessa, Milena invece non sembrava dare molto peso a i sintomi che accusava ne ai suoi cambiamenti d’umore al quanto repentini.

Ciò che pesava maggiormente alla guerriera di Urano tuttavia, era la mancanza di una moto con la quale uscire a girare per la città a sfogarsi, visto che ormai Milena tendeva a lanciargli sempre delle frecciate riguardanti Emily o a romperle le scatole con le sue crisi di nervi. Nervi che sembravano ancor di più a fior di pelle visto l’imminente concerto che si sarebbe svolto quella sera stessa.

 Heles era appunto immersa in quei pensieri che alimentavano la sua agitazione quando avvertì Milena muoversi nella camera da letto,  e dal rumore dei passi della violinista che rimbombavano nel silenzio mattutino della Domenica mattina, intuì che la ragazza era diretta in bagno. A giudicare dalla sua velocità doveva essere un mal di pancia veramente forte per costringerla a correre così. Sospirò mentre si alzava diretta in cucina per preparare la colazione a lei e alla sua amata.

Intanto Milena era seduta in terra nel bagno, con il respiro piuttosto affannato poiché il suo stomaco aveva deciso che non doveva contenere neanche quel poco di succhi gastrici che lui stesso aveva prodotto durante la notte, di fatto infatti doveva essere perfettamente vuoto, ma in pratica non era così visti i crampi dolorosi che l’attanagliavano, e che le avevano provocato dei conati di vomito. Altro sintomo che, stando alle informazioni che aveva cercato di nascosto su internet quando Heles vedeva la televisione, era considerato una spia di una possibile gravidanza; gli altri sintomi come nausea, giramenti di testa e cambi repentini di umore c’erano tutti. Heles ovviamente non sospettava niente, e come darle torto? In tutti quei cinque anni insieme avevano avuto solamente un rapporto reale come una coppia etero e anche lei in effetti sembrava quasi paradossale il fatto che in quell’unica notte poteva essere rimasta…ancora non riusciva neanche a pronunciare il termine. E poi, cosa più importante Heles sarebbe stata ancora vicina a lei? O avrebbe scelto Emily e poi era giusto condizionare la sua scelta tirando fuori l’ipotesi che da li a nove mesi sarebbero diventate genitori? Non voleva essere la solita egoista, tuttavia però si disse anche che era inutile fasciarsi la testa prima di rompersela in quanto un test di gravidanza ancora non l’aveva fatto, l’unica spia certa oltre a vomito, vertigini e spossatezza era il ritardo del ciclo. Le sue riflessioni furono interrotte dal ennesimo conato di vomito che la costrinse  a riaffacciare la testa sul water, maledicendo il suo stomaco che voleva espellere il niente. Sperava solamente che Heles non sentisse perché altrimenti l’avrebbe costretta ad andare in ospedale sicuramente, e lei non voleva perché sicuramente si sarebbe venuto a sapere il suo eventuale stato interessante.

“Amore tutto a posto?Cos’erano quei rumori?” era Heles al di la della porta che non nascondeva l’agitazione e continuava a bussare. Le sembrava che i colpi sulla porta le trapassassero il cranio invece che la lastra in legno che le divideva

“Niente Hel solo un po’ di agitazione per il concerto che questa volta invece che i nervi sembra avermi preso lo stomaco” rispose la violinista, sperando solo che questa versione dei fatti potesse essere in qualche modo convincente.

“Bah sarà…ma è strano non ti era mai successo non è che è qualcos’altro? Forse è il caso che domani facciamo un salto all’ospedale, sono giorni che non stai bene amo” le rispose Heles al di la della porta.

“ Ma non farmi ridere Hel” rispose lei aprendo la porta del bagno prima di lavarsi i denti, lo stomaco sembrava infatti essersi tranquillizzato. Dopo di che uscì dalla stanza diretta in cucina per la colazione. Si sentiva piuttosto agitata per il concerto che avrebbe tenuto quella sera stessa, ma cercò tuttavia di non pensarci troppo, in fondo le prove erano andate tutte benissimo. Il nuovo pezzo che aveva composto in aereo ancora però non era stato inserito nel suo repertorio perché dovevano ancora completare gli arrangiamenti per tutta l’orchestra, ma contava comunque di suonarlo nel concerto della Domenica successiva.

La restante parte della giornata trascorse in modo molto tranquillo, solo verso le cinque del pomeriggio infatti Milena decise che forse era il caso di ripassare un po’ gli spartiti, giusto per stare più sicura e quindi prese sia il violino sia la raccolta dei brani, e iniziò a suonare. Stranamente Heles non trovò a dire, anzi la ascoltò senza fiatare, in realtà infatti la ragazza osservava Milena nella speranza che comparisse una scritta in fronte alla sua compagna per capire cosa le stava succedendo. Speranza che ovviamente si rivelò vana in quanto non essendo in grado di fare magie, non comparì nessuna scritta che le spiegava cosa stava succedendo alla guerriera di Nettuno.

Le due decisero di cenare verso le diciannove in modo da avere poi dopo cena tutto il tempo per prepararsi e andare a teatro senza arrivare all’ultimo minuto. Milena indossò un vestito abbastanza aderente sul corpino con una gonna lunga fino al ginocchio un po’ a pieghe di colore nero, a cui accostò anche dei guanti sempre neri lunghi fino al gomito e delle scarpe da sera eleganti. Poi si fece aiutare da Heles per chiudere il ciondolo in oro giallo e acquamarina e il braccialetto coordinato. Erano entrambi regali dei suoi genitori, e per questo la violinista scese di indossarli, era come avere un po’ dei suoi genitori li presenti con lei in quel momento così importante della sua vita. Anche se di fatto  non lo erano fisicamente e forse neanche mentalmente. Sospirò piuttosto vistosamente. Il ricordo del giorno in cui aveva detto loro che il suo orientamento sessuale non era esattamente quello che loro si aspettavano era ancora molto doloroso. Forse troppo. Peccato però che il suo sospiro non passò inosservato, perché Heles mentre che si chiudeva la camicia lo notò perfettamente. Tante è vero che dieci minuti più tardi mentre aspettavano in sala l’arrivo dell’autista che li avrebbe come al solito accompagnati al teatro, decise di indagare.

“Sei sicura che va tutto bene? Poco fa in camera ho avuto come l’impressione che ci fosse qualcosa che non va”

“Ma si Heles non è niente…un po’ di malinconia perché avrei voluto avere mamma e papà accanto a me oltre a te questa sera…sai la collana e il braccialetto me li hanno regalati loro per quello che li ho indossati, mi sembra di averli più vicini. È praticamente da quando ho ricevuto la convocazione che provo a contattarli ma niente, non hanno mai risposto oppure ha risposto la donna che si occupa delle pulizie e mi ha cresciuta” rispose Milena con un velo di tristezza. La guerriera di Nettuno era molto attaccata ai suoi genitori, e per lei separarsene era stato un duro colpo nonostante la rigida e ferma educazione che le avevano impartito, e al fatto che fin da piccola le avevano già imposto la carriera di musicista per via della madre che suonava l’arpa con eccellenti risultati. Di fatto i coniugi Kaiou avevano quasi totalmente affidato la crescita della figlia alla loro donna delle pulizie, alla quale Milena si era affezionata molto da piccola per compensare il vuoto di una figura materna troppo distante, e soprattutto troppo presa dalla carriera per fermarsi anche solo un momento a pensare che forse, c’era un essere indifeso che aveva bisogno di essere protetto dalla persona giusta. Separazione che aveva temprato il carattere della ragazza portandola ad essere ciò che era fino a cinque anni prima, molto distante dal mondo esterno racchiusa in un mondo tutto suo, chiusura che le donava un aspetto aristocratico e soprattutto la rendeva quasi odiosa agli altri perché sembrava che stava sempre sul piedistallo. In poche persone però sapevano che quell’atteggiamento era un atteggiamento di difesa, dovuto a un educazione fin troppo rigida per una bambina piccola, incentrata solo sullo studio e sui buoni voti conseguiti a scuola. Poi Heles l’aveva inquadrata subito e pian piano si era fatta strada, portando alla luce ciò che i suoi genitori avevano imprigionato, e cioè una ragazza determinata, dolce e che sapeva tirare fuori le unghie quando era necessario; una ragazza che non tendeva a vantarsi per i suoi risultati e che odiava sentirsi per così dire “diversa” solo perché madre natura le aveva donato una spiccata capacità di sentire il ritmo e anche una dote innaturale per la pittura.

Heles dopo la risposta ricevuta si limitò ad annuire, non voleva violare quel momento così’ delicato che stava attraversando Milena, e sperò solamente che quella tristezza che le leggeva negli occhi non compromettesse il concerto che sarebbe iniziato di li a un’ora.

Pochi minuti dopo l’autista suonò al cancello, segno che era ora di andare, e così Milena afferrò il violino e si mise il cappotto nero che le arrivava più o meno vicino al ginocchio così come il vestito, mentre Heles l’affiancava.

Il tragitto verso il teatro si rivelò essere meno trafficato del solito, forse per l’ora di cena che faceva si che la maggior parte dei viennesi stesse tranquilla in casa. Arrivati al piazzale, le due ragazze rimasero meravigliate dall’illuminazione notturna della facciata del teatro composta da dei fari che illuminavano dal basso verso l’alto la facciata con luci azzurro-violacee, era un effetto bellissimo. Notarono anche la miriade di macchine incolonnate davanti all’entrata del teatro dalle quali scendevano persone che a prima vista sembravano esser parte dell’alta borghesia cittadina, Milena infatti notò che le signore indossavano vestiti firmati da stilisti importanti quali: Armani, Valentino, Dolce e Gabbana, affiancati da altrettante borse di Vuitton. Purtroppo però notò anche che vi erano diversi giornalisti, persone che da sempre odiava in quanto non potevano fare a meno di ficcare il naso nella vita privata di ogni personaggio di rilievo, cosa che lei odiava a priori in qualsiasi persona. Sperava solamente di non esser costretta a fermarsi troppo davanti alle telecamere, e osservando meglio mentre la macchina si avvicinava a passo duomo all’entrata del teatro, addobbata per l’occasione con un tappeto rosso; notò che le persone che entravano non degnavano nemmeno di uno sguardo i giornalisti e decise di seguire il loro esempio. E così fece. Appena scese dalla macchina venne affiancata da Heles e non si scompose minimamente con i flash che scattarono nella sua direzione, cercando anche di non guardare neanche le telecamere e gli obbiettivi. Facendo appunto proprio come se essi non ci fossero. Entrata nel teatro tuttavia fu costretta a separarsi da Heles perché doveva dirigersi in camerino a posare la borsa e anche il cappotto, mentre Heles fu costretta a dirigersi verso il posto che le era stato assegnato dal biglietto che Milena era riuscita a recuperare in occasione della serata. Dopo che Milena ebbe posato nel camerino i suoi oggetti personali si diresse verso le quinte del palcoscenico. Come d’accordo infatti l’orchestra avrebbe suonato tre brani di repertorio della musica classica tradizionale austriaca, dopo di che lei sarebbe entrata come solista indiscussa e avrebbe suonato in piedi vicino al direttore d’orchestra ma non troppo. In modo tale da concentrare l’attenzione solo sull’ospite. Al solo pensiero le tremavano le gambe, sentiva il brusio del pubblico che prendeva lentamente posto nella sala,e  si chiese se veramente sarebbe stata all’altezza di ciò che avrebbe fatto da li a poco tempo. Spostò tuttavia un pezzetto del sipario per osservare. In prima fila vicino al palco guardando con attenzione si rese conto che vi erano le autorità più importanti, mentre dietro c’era qualcuna delle donne che aveva visto entrare con abiti firmati, e tra queste vi era anche Heles che si guardava intorno un po’ spaesata. Quanto era tenera, pensò Milena, mentre il direttore prendeva posto e dava il segnale al regista e a chi si occupava di queste cose il segnale per aprire il sipario. Appena l’orchestra suonò la nota di attacco a Milena salì un emozione incredibile, tanto che la ragazza si chiese seriamente se il suo cuore sarebbe riuscito a sostenerla.

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Capitolo 7
*** Bella serata...ma anche no!! ***


Attenzione: Capitolo a Raiting rosso per quanto riguarda la scena finale. Se sei minorenne non leggere la scena all’inizio della quale scrivo chiaramente Raiting Rosso. Non è indispensabile dal punto di vista della storia.Chiedo consiglio a voi lettori maggiorenni: mi conviene metterla in una one shot a parte? Che classifico a raiting rosso oppure la lascio qui nella storia?


7^Capitolo: Bella serata…ma anche no!

Da dietro le quinte Milena seguiva il tempo del primo brano dei due che l’orchestra avrebbe suonato prima del suo ingresso in scena, erano due pezzi che a quanto aveva capito non mancavano mai nei concerti viennesi e in generale austriaci: il valzer e un altro brano che non si ricordava per quanto era agitata.  E ora che ci pensava se davvero era in cinta, quello sarebbe stato il primo concerto a cui avrebbe assistito suo figlio o sua figlia, e di istinto mentre aspettava portò la mano libera sulla pancia. Doveva assolutamente fare un test di gravidanza al più presto e soprattutto doveva farlo senza farsi vedere da Heles, appunto per non condizionare la sua compagna nel caso che decidesse di lasciarla per rimettersi con Emily, cosa molto probabile visto il comportamento che la guerriera di Urano sfoggiava quando la bruna faceva la sua comparsa nei paraggi di casa loro o di qualsiasi altro posto dove stavano. E se veramente Heles non le sarebbe rimasta accanto? Sarebbe stata in grado di tirare su un bambino da sola o forse era meglio abortire non appena l’altra le avrebbe detto che preferiva stare con Emily?

La ragazza si disse che quello non era assolutamente il momento adatto per affrontare quei pensieri, ci mancava solo che le fasciassero la testa e non la facevano suonare come si deve proprio la prima serata, che sicuramente a livello di autorità era la più importante in assoluto. Pochi minuti dopo sentì il minuetto che concludeva il secondo brano echeggiare allegro in tutto il teatro, seguito dagli applausi di rito. Era arrivato il momento di salire sul palco , e per la prima volta nella sua carriera Milena aveva un po’ di terrore ad entrare in scena. Tuttavia si fece coraggio e si mosse per percorrere il passaggio che divideva in due il gruppo degli archi dell’orchestra per raggiungere la parte anteriore del palcoscenico a circa un metro dal direttore dell’orchestra. Dopo l’applauso che accompagnò la sua entrata, uno degli ennesimi, il silenzio pervase tutta la sala,in attesa della nota di attacco proveniente dallo strumento della ragazza.

Milena impiegò qualche secondo per sistemare a dovere lo strumento sulla spalla, dopo di che rivolse un’occhiata al direttore d’orchestra, segnale che dava l’ok per l’iniziò.

La melodia liberata dallo strumento e dalle dita della ragazza che sfioravano le corde argentate come se fosse la cosa più semplice del mondo, riempì ben presto l’intera sala. Echeggiando tra i muri che sembravano quasi fatti d’oro per il loro colore e anche per la lucentezza che splendeva sopra ai lampadari che illuminavano sia il palcoscenico che il pubblico. Le sedie erano di velluto rosso, lo stesso velluto che formava il sipario che si chiudeva alla fine dello spettacolo sui lirici o in quel caso sull’orchestra.

Heles tra il pubblico era quasi emozionata quanto Milena, forse anche un tantino di più, come del resto è normale quando una persona a cui tieni e a cui vuoi bene realizza un desiderio a cui ambiva da anni e anni; desiderio realizzatosi grazie a tanti sacrifici.

Il concerto molto probabilmente era visibile anche dal Giappone e quindi le loro amiche probabilmente l’avrebbero vista.  Heles era appunto concentrata ad ascoltare la sua compagna che suonava quando scorse lateralmente alle file di poltrone una ragazza con un cameramen a seguito, e guardandola bene poté capire che si trattava di Emily, ragion per cui si affrettò a nascondere il suo viso con la  mano in modo da essere il meno riconoscibile possibile, sperava solamente che non facesse innervosire Milena alla fine del concerto rovinandole la serata.

Emily dal canto suo stava appunto parlottando con il responsabile della telecamera su quando fermare Milena, in effetti non era l’unica giornalista li presente quella sera, ed aveva in mente di fare un paio di domande al quanto critiche alla musicista in modo da creare un sacco di voci e quasi un mezzo scandalo, e sapeva benissimo dove colpire per metterla fuori gioco, o se non totalmente, comunque nuocere alla sua figura.  Sorrise malignamente. Così Heles avrebbe imparato a lasciarla per mettersi con un’altra ragazza, e sarebbe stata nuovamente l’unica donna nella vita della motociclista.

Il concerto andò benissimo, o almeno questo era quello che era sembrato a Heles visto che ogni qualvolta che finiva un brano pioveva una valanga di applausi.  Milena suonò il suo solito repertorio che aveva suonato anche nel teatro presso il quale lavorava solitamente  a Tokyo e fu molto soddisfatta nel constatare che anche in Austria quei brani piacevano. Doveva solo azzardarsi ad inserire nel repertorio il brano “Outer Senshi Theme” e non sapeva se farlo mentre era li a Vienna o tenere gli esperimenti per quando fosse rientrata a Tokyo dove ormai era abbastanza famosa e poteva quindi permettersi di fare un autentico strafalcione, anche se secondo Heles il pezzo non era assolutamente brutto, anzi, era vario sia nei suoni che nel ritmo.

Al termine dell’ultimo brano di Milena, come era solito accadere ad ogni concerto, come simbolo di saluto dell’orchestra al pubblico, i musicisti si alzarono tutti mentre Milena fece un grazioso inchino, non perché ne avesse realmente voglia, ma perché aveva imparato a comportarsi davanti ad eventuali giornalisti e telecamere e simili. Mentre il direttore d’orchestra le faceva i complimenti in modo discreto per non farsi vedere dal pubblico pochi istanti prima che il sipario fu nuovamente calato. Era quasi mezzanotte, avevano finito in perfetto orario rispetto a quello che avevano previsto.  E ora Milena dopo aver preso  il cappotto e aver riposto il violino nella sua custodia si accingeva a uscire per raggiungere Heles nell’ingresso del teatro, conscia che però ci sarebbe stata una moltitudine di giornalisti che avevano già bloccato sia il direttore dell’orchestra che il direttore del teatro appena era finito il suo concerto, e non aspettavano nient’altro che lei per tempestarla di domande. Ecco il risvolto negativo del suo lavoro per quanto bello esso potesse essere. Per fortuna Heles sapeva come comportarsi per quanto riguarda il loro rapporto in pubblico, in modo da essere il più discreto possibile, anche perché proprio per loro abitudine non si lasciavano andare ad effusioni e quant’altro anche quando erano con il loro gruppo di amici che sapevano della loro relazione, figurarsi davanti ad eventuali giornalisti.

Arrivata nell’atrio del teatro infatti la ragazza trovò proprio ciò che si aspettava, ovvero i due direttori con una nuvola di giornalisti, e il direttore dell’Opera appena la scorse non le diede neanche il tempo di salutare Heles che era appoggiata al muro ad aspettarla che subito attirò l’attenzione dei giornalisti su di lei. Fantastico nemmeno un po’ di respiro. Pensò la ragazza, guardando negli occhi Heles che aveva assunto un espressione quasi rassegnata come a dire:”Vai..ma fai presto”.  

Appena Milena si unì ai due uomini sotto le telecamere ricevette un paio di domande sul risultato del concerto, e se aveva ovviamente intenzione di fermarsi a Vienna una volta terminato il contratto di un mese con la Filarmonica, domande alle quale rispose alla prima positivamente e alla seconda con un forse che fu subito ripreso dal direttore del teatro che concluse senza problemi che se la ragazza avrebbe voluto entrare a far parte della Filarmonica a tempo indeterminato sicuramente lui non si sarebbe tirato indietro.

Dopo una decina di minuti di domande rivolte anche ai due omini, una giornalista attirò la sua attenzione per formulare la sua domanda, e con grande sorpresa Milena notò che era proprio Emily. Perfetto si disse tra se e se, ci manca solo che spara una delle sue cazzate.

“Buonasera signorina” iniziò a dire Emily “ volevo chiederle, ci sono alcune fonti che non sto qui a rivelarle, che mi hanno fatto una piccola soffiata, sul fatto che porta avanti da ormai qualche anno una relazione omosessuale con un’altra ragazza che stasera era presente al concerto, mi chiedevo se è vero e se si, come si vive in Giappone con questo piccolo fardello?” concluse la giornalista con uno sguardo trionfante. Vediamo come te la cavi, miss principessa sul pisello. Pensò poi la bruna sfoderando un sorriso maligno.

“Non mi sembra una domanda attinente al mio lavoro, ragion per cui essendo mia abitudine non mischiare la vita privata a quella professionale, non mi sembra ne il luogo ne il momento adatto per discutere di ciò” rispose molto tranquillamente Milena, riuscendo così a non dare nessun indizio al pubblico a casa quando l’indomani si sarebbe vista in televisione l’intervista a caldo dopo il concerto.

“Be ma almeno poteva rispondere a questa mia semplice domanda non le pare signorina?” continuò a calcare la mano Emily.

“Mi sembra di averle già risposto a dovere. Ora se mi volete scusare si è fatto tardi e non vedo l’ora di andarmene a casa” rispose nuovamente Milena salutando poi i due direttori e rivolgere un sorriso di cortesia ai giornalisti. Ma guarda un po’ te che faccia tosta che aveva avuto quella cretina. Heles vedendola dirigersi verso l’uscita la raggiunse al di fuori dal teatro poco dopo per dirigersi verso la macchina dove le stava aspettando l’autista.

“Heles mi fai il piacere di comunicare una cosa alla tua ex fidanzatina?”

“Si quello che vuoi” rispose Heles, ignara della domanda che Emily aveva fatto a Milena.

“ Dille chiaramente che se prova solamente a mettere in giro voci che non deve, la signorina si becca una bella denuncia di diffamazione dalla sottoscritta, e tutto ciò le farà passare un brutto periodo appena rientreremo a Tokyo e potrò contattare l’avvocato che conosce la mia famiglia ok?”

“Ma che è successo?”

“O be credo che saremo inseguite dai paparazzi per il resto del mese, quella ha messo la pulce nell’orecchie ai giornalisti che noi due abbiamo una relazione” rispose Milena.

“Ah” rispose Heles mentre salivano in macchina, non sapeva davvero cosa rispondere alla sua compagna,  anche perché giustamente non voleva neanche affrontare il discorso con l’autista che stava a sentire. Milena intanto in macchina si sentiva veramente ribollire per la rabbia. Emily era una grandissima faccia da culo, doveva veramente farle passare un bel quarto d’ora come si deve a quella, e si promise che lo avrebbe fatto il più presto possibile, in modo da darci un taglio a quella situazione.

Arrivate a casa le due sentirono suonare le due ricetrasmittenti a forma di Orologio che usavano per comunicare in caso di attacco nemico, e Milena raggiunse la sua sul comodino accanto al loro letto per rispondere.

“Eccomi qui!”esclamò allegra

“Mile siamo riusciti a vedere il concerto in diretta su internet, sei stata bravissima!!” era Sidia che sembrava tutta eccitata, e a quanto sembrava a Milena non era neanche sola in casa, o molto probabilmente era a casa di qualcuna del loro gruppo.

“O grazie Sidia… ma dove sei? Sento un rumoreggiare di sottofondo incredibile”

“Si siamo tutte a casa di Banny e Marzio per vedere il tuo concerto, e veramente ti facciamo tutti i complimenti, molto probabilmente poi all’ora di pranzo faranno rivedere qualche scena e possiamo rivedercelo ancora”  disse Sidia, e Milena poté sentire Banny che le urlava una marea di complimenti da qualche punto imprecisato accanto a Sidia.

“Ho capito salutameli tutti, ora scusami Sidia ma sono stanchissima qui è quasi l’una di notte non sono le dieci del mattino come a Tokyo, ci sentiamo quando ci svegliamo ok?Al massimo ci sentiamo su internet” rispose Milena.

“ok ok, anzi scusaci se non ci siamo trattenute ma eravamo troppo euforiche! Siamo tutte contentissime per te a più tardi allora, salutaci Heles da parte di tutte un bacio” concluse Sidia prima di togliere la comunicazione. Dopo aver chiuso con l’amica Milena si mise il pigiama e poi si diresse in bagno per lavarsi i denti, qui trovò Heles che aveva appena finito di lavarseli,  e che non perse tempo ad abbracciarla da dietro passandole le mani sulla pancia, gesto che sapeva piacerle molto.

---- Inizio Raiting rosso ---

“Sai mi chiedevo se magari dopo aver suonato per gli altri tutta la sera, avevi voglia di suonare me” le sussurrò maliziosa all’orecchio guardandola attraverso lo specchio.

“Uhm…non saprei dovrei vedere…non so” le rispose l’altra stando al gioco “dipende da quanto ci guadagno”concluse prima di sciacquarsi i denti-

“Cosa ci guadagni? Be basta provare” le disse Heles dopo che lei si era girata per guardarla dritta negli occhi, e prima di prenderla in braccio con le gambe della musicista attorno ai fianchi prima di farla sedere sul lavandino.

“No Hel così rischio di rompere il lavandino con il peso” protestò lei

“Se dovesse succedere lo ripago volentieri”  le rispose la motociclista prima di appoggiare le labbra su quelle della compagna per qualche istante prima di decidere di approfondire di più il bacio mentre le accarezzava la schiena, azione che Milena accolse con piacere passandogli le braccia attorno alla nuca e stringendosi contro il corpo dell’altra. Azione che fece intendere ad Heles che  molto probabilmente se si spingeva fino in fondo l’altra non avrebbe sicuramente protestato. Aiutò quindi l’altra a togliersi la maglia del pigiama, e così fece anche Milena nei suoi confronti, prima di immergere nuovamente la sua bocca in quella dell’altra, rubandole così un piccolo sospiro.

“Forse..è meglio se andiamo in camera che dici?” le disse a pochi millimetri dalle sue labbra Heles. Ottenendo un sorriso di approvazione. La prese nuovamente in braccio sempre mantenendole le gambe attorno alla vita per far prima, e raggiunta la camera la depose delicatamente sul letto, prima di sovrastarla e ricominciare a baciarla più approfonditamente passando anche le labbra e la lingua sul collo della violinista, mentre le accarezzava tutto il corpo dolcemente soffermandosi poi sul seno della ragazza iniziando dopo pochi istanti a giocare con un capezzolo già turgido, dopo staccò le labbra dalla bocca della guerriera di Nettuno per iniziare a lambirle il capezzolo al posto della mano, provocando dei fortissimi brividi nel corpo della compagna, che esternò le sue emozioni inarcando vistosamente la schiena spingendole la testa sul seno con una mano intrecciata alle ciocche bionde della compagna. Heles scese ancora più baciandole e mordendole delicatamente la pancia mentre le sfilava  anche i pantaloni del pigiama, prima di iniziarle ad accarezzare le gambe fino ad arrivare all’interno coscia per poi lambire la parte più intima della sua compagna, Milena urlò per il piacere inarcando nuovamente la schiena. Pregandola poi di andare più a fondo pochi istanti dopo che Heles si spogliò completamente per sentire la pelle di Milena sulla sua prima di tornare a baciarla per poi inserire tre dita nell’intimità umida della compagna e lasciarsi così guidare dai suoi gemiti e urla in una culla di puro piacere.

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Capitolo 8
*** Il Momento della Verità ***


8^Capitolo: Il momento della verità

Era seduta sul bidè di quel piccolo bagno dalle piastrelle color verde acqua che le risultava quasi estraneo perché non era quello di casa a cui era abituata soprattutto per la grandezza notevolmente diversa, dopo essere andata in bagno a causa dell’ennesimo conato di vomito. Heles in casa non c’era, era andata a fare la spesa al supermercato poco distante dal Residence, lo stesso dove avevano incontrato Emily ormai una ventina di giorni prima. Milena era un po’ infreddolita per via del pigiama leggero e l’aria fredda del bagno, era agitata e piena di aspettative. La sera prima infatti aveva acquistato in una farmacia vicino al teatro un test di gravidanza di quelli fai da te, costituiti solamente da una striscia con sopra un tampone e una specie di piccola penna con un piccolo schermo da un lato dove compare un piccolo e insignificante segno in grado di cambiare la vita ad ogni donna. Secondo le istruzioni avrebbe dovuto bagnarlo con qualche goccia di urina, perché il test misurava la quantità di un ormone presente  solo nel sangue delle donne in stato interessante: hcg beta. E se ne rilevava la presenza nelle urine faceva comparire un piccolo simbolo nello schermo, se non lo rilevava ne compariva un altro. Il tutto si verificava in due, massimo tre minuti che a Milena le parevano un’eternità, è proprio vero che il tempo scorre veloce quando non dovrebbe, mentre invece quando necessiti di velocità scorre più lento di una tartaruga.

La ragazza non voleva neanche che Heles la trovasse in bagno con il test di gravidanza tra le mani al suo ritorno perché per ora non voleva dirglielo, prima doveva assolutamente mettere fuori gioco Emily, poi forse glielo avrebbe detto, prima sicuramente no. Si sentiva talmente confusa, mai possibile che dopo tutte le battaglie che avevano affrontato insieme, bastava che si presentasse una sgualdrina, perché Emily alla fine non si poteva definire in altri modi, e lei sentiva che il rapporto tra lei e Heles si incrinava così? Proprio come con Adrien, ma quella volta non c’era nessuno che le ipnotizzava, nessuno che le rigirava a suo piacimento come marionette. Anche se Emily le sembrava molto più pericolosa di qualsiasi demone avesse mai affrontato in passato, e la giornalista era un essere umano come lei, ne più ne meno.

Lo sguardo le cadde sul grazioso orologio che portava sempre al polso, erano passati quasi cinque minuti e quindi in teoria il tempo necessario al test per elaborare il suo risultato era passato a sufficienza. Chissà perché però non trovava il coraggi di girare quella strana penna per vedere lo schermo sul quale sarebbe dovuto apparire il risultato, era emozionata quello si. Forse anche un po’ di più che emozionata sentiva quasi un groppo in  gola. Ovviamente per la felicità che avrebbe portato eventualmente la bella notizia. Le tremavano le mani, ma la ragazza si disse tra se e se: o la va o la spacca.; e si decise a girare il piccolo schermo verso di lei. Il primo schermo aveva una linea segno che il test era stato eseguito correttamente, la sua attenzione però si sposto sul secondo schermo leggermente più grosso, sopra il quale c’era un più.  Milena guardò meglio per esserne perfettamente sicura, più stava per positivo. Questo voleva dire che si, il miracolo era avvenuto e quindi una piccola vita della dimensione di una nocciolina, stava condividendo tutte le nuove esperienze che Vienna stava riservando alla ragazza silenziosa ma lo stesso presente.  Delle lacrime segnarono il volto della violinista, non ci poteva credere alcune coppie passavano anni e anni a provare ad avere un figlio senza avere il minimo successo, e loro due erano riuscite subito nell’unica notte che le aveva riservato il destino a compiere quel piccolo grande incantesimo chiamato vita. Le sue erano lacrime di felicità, e la ragazza pianse da sola quasi come una stupida nel bagno, doveva assolutamente dare la notizia a qualcuno e sapeva benissimo a chi poteva riservare questa bella sorpresa sicura che avrebbe rispettato la sua voglia di non dirlo immediatamente ad Heles. Fu così che uscì dalla sua camera e raggiunse immediatamente la ricetrasmittente appoggiata sul suo comodino, poi si sdraiò e avviò la chiamata verso l’orologio ricetrasmittente di Sidia. In Giappone erano le venti di sera ragion per cui Sidia doveva per forza essere a casa e non al lavoro.

“Pronto”

Dalla voce Milena capì subito che non si trattava di Sidia, ma ben si di Ottavia, strano però che la guerriera di Plutone non aveva risposto.

“Ciao Ottavia, per caso Sidia è in casa?” chiese alla ragazzina.

“Si ora te la passo e di la in cucina che fa degli esperimenti in cucina, e a dirtela tutta la cena di stasera proprio non mi attira” le rispose la ragazzina mentre andava in cucina per lasciare l’orologio a Sidia.

“Pronto Milena dimmi che cosa è successo?” chiese allora la guardiana del tempo.

“Sidia Ottavia può mica sentire?Non è che puoi andare in bagno o in camera mia e di Heles ti devo dire una cosa che per ora mi piacerebbe rimanesse tra noi due” le rispose la violinista euforica.

“uhm…ma che cosa è successo? Mi sembri così allegra, ti hanno prolungato il contratto?”

“No no Sidia, se non te lo dico non ci arriverai mai… sai i sintomi strani di cui ti avevo parlato?”chiese la guerriera di Nettuno. E in effetti Sidia li conosceva molto bene, sia lei che Heles l’avevano stressata in quegli ultimi tempi per via dei strani sintomi della guerriera del mare che non si capiva bene cosa fossero.

“Si e allora?” la interrogò dubbiosa.

“Ho fatto un test di gravidanza proprio pochi minuti fa e…” Milena si accorse solamente in quel momento che le tremava visibilmente la sua voce anche se lei si sforzava di tenerla il più ferma possibile.

“E?” chiese Sidia. Incredula. Non poteva essere che una delle sue due migliori amiche era in cinta, e per di più da chi? Dall’altra delle sue due migliori amiche, c’era qualcosa che non quadrava. Si decisamente.

“Ed è uscito positivo!!”

“Ehm.. Mile ok sono felicissima per te ed è una bella notizia, ma mi spieghi chi è il padre?Cioè Heles è all’oscuro di tutto, e quindi non sa che l’hai tradita suppongo. Non è bello nei suoi confronti dopo tutto quello che ha fatto per te anche contro Adrien e lo sai! Non mi dire che è Rayan il tuo compagno d’orchestra perché giuro su mia nonna che lo uccido con le mie mani entro la giornata di domani” rispose tutto insieme Sidia.

“E’ Heles il padre Sidia…” sussurrò quasi flebilmente l’altra.

“COSA??!!!??” Sidia era decisamente incredula”Ma ti sei fatta una canna ieri sera? Non è che Vienna ti conduce alle brutte abitudini? O magari hai bevuto un tantino di troppo?”

“No Sidia, Principe di Urano…Principessa di Nettuno ti dice niente? Devo raccontarti anche tutto nei minimi particolari?” domandò di rimando Milena arrossendo leggermente al solo pensiero di raccontare quei dettagli così privati all’amica.

“CAVOLO” rispose Sidia sgranando gli occhi. Era una cosa allucinante. “Heles lo sa già?”

“No per ora preferisco non dirglielo, perché si è rifatta viva una sua ex e dal suo comportamento sembra che i suoi sentimenti nei suoi confronti stiano vacillando” rispose triste Milena.

“Ma che cavolo dici? Devi dirglielo è pur sempre “il padre” del bambino Mile, non puoi assolutamente tenergli nascosto una cosa simile. Deve prendersi le sue responsabilità! Se deve scegliere questa Emily deve farlo sapendo che ha un figlio o una figlia da te,  e deve render conto del suo ruolo di padre anche alla bambina o al bambino! Cavolo Milena avete quasi ventidue anni, siete grandi abbastanza da prendere le vostre responsabilità.” Se solo Heles avesse provato a lasciar da sola Milena e il loro bambino l’avrebbe cercata su tutto il globo terrestre e l’avrebbe spellata viva si promise Sidia. Notando però che Milena non rispondeva si affrettò ad aggiungere: “Hai capito?”

“Si si ho capito…ho capito” si limitò a rispondere la ragazza.”Comunque ora è meglio che ti saluto, e ricorda acqua in bocca per questa cosa finché Heles non lo sa” aggiunse poi.

“Si ok ma mi raccomando non fare cazzate Milena, diglielo, non puoi tenerglielo nascosto in eterno e lo sai” si limitò a dire Sidia prima di riattaccare.

Milena ora rimasta nuovamente sola decise che la cosa migliore da fare era quella di starsene nel letto a vedersi la televisione almeno fino a quando Heles non fosse tornata.  Si sentiva stranamente diversa, era felice e il solo pensiero che una nuova vita stava incominciando a muovere i primi passi dentro di lei le riempiva il cuore di una gioia immensa, come un riflesso dettato dall’istinto portò la mano alla pancia. Ancora sembrava che fosse della sua naturale dimensione anche se ormai era entrata all’incirca nel secondo mese giorno più…giorno meno. Si ritrovò a fantasticare su come sarebbe stato il suo aspetto, se sarebbe assomigliato ad Heles sarebbe stato bellissimo, e il carattere? Quello doveva assolutamente essere uguale al suo, non poteva assolutamente dire tante parolacce come faceva Heles, anche se la determinazione e la sicurezza di Heles sicuramente sarebbero state migliori del suo essere a lati introversa.  Chissà poi come sarebbe diventato da grande, e cosa avrebbe studiato a scuola. Una cosa era certa sicuramente dopo il rientro a Tokyo avrebbe detto al suo manager, il signor Ayamane di non prendere più neanche un incarico per circa un anno e mezzo. Voleva godersi tutti i primi mesi di vita del suo piccolo angelo, sicuramente non avrebbe fatto lo stesso enorme e madornale errore che avevano commesso i suoi con lei, mettendo avanti la carriera al ruolo di genitori. Errore che ancora la faceva soffrire al solo pensiero.

Heles nel frattempo era rientrata a casa con una moltitudine di sacchetti della spesa, e dopo aver messo in ordine le cose nel frigo e negli scaffali della cucina si diresse in camera loro, sicura di trovare Milena ancora nel letto così come l’aveva lasciata, e così fu. Solamente che la sua compagna era sveglia e guardava la televisione o così sembrava all’apparenza, anche se Heles si accorse subito che in realtà la guerriera del mare era immersa nei suoi più profondi e intimi pensieri, chissà se ne faceva parte anche lei.

“Ehi sognatrice dei miei stivali” le disse rompendo il silenzio “Che guardi alla tv?” chiese poi.

“O niente di che Hel la guardo senza guardarla” rispose l’altra sorridendole dolcemente. A Heles tutt’ad un tratto più bella, gli occhi erano più luminosi, dolci e profondi del solito e per qualche strano motivo che a lei era sconosciuto era felice. Lo sentiva standole accanto, qualcosa era successo durante la sua assenza, e non riusciva a capire che cosa, la guardò qualche istante come rapita da quella visione.

“Hai visto un fantasma?” domandò dubbiosa Milena.

“No ho visto un angelo…il mio angioletto”  le rispose la bionda scoccandole un dolce bacio sulla guancia.

Forse Sidia aveva ragione, forse avrebbe dovuto dirglielo a Heles del loro bambino, del fatto che il suo corpo stava covando una nuova fragile vita. Ma non voleva apparire egoista agli occhi della compagna, per quanto Heles poteva saperne, avrebbe potuto sembrare un pretesto per legarla a se per forza, cosa che Milena non voleva assolutamente. Anche se era perfettamente conscia che crescere il loro bambino senza Heles al suo fianco le faceva male, sempre che lo avrebbe tenuto nell’eventualità che Heles avesse scelto nuovamente Emily. Sospirò nuovamente e cercò di scacciare quei brutti pensieri dalla sua mente ancora una volta, doveva vivere quei momenti al cento per cento, perché sarebbe una moltitudine di nuove emozioni per tutti e nove i mesi successivi, e nessuno aveva il diritto di rovinargli quel momento così importante. Nemmeno una giornalista che voleva dividerle a tutti i costi, non poteva assolutamente dargliela vinta, e si promise di escogitare un piano quel pomeriggio per mettere fuori gioco Emily, un modo d’incastrarla in modo elegante e discreto che non potesse essere ricollegato a lei direttamente. E ne era sicura lo avrebbe trovato. Costi quel che costi.

Note dell'autrice:

Annuncio ai lettori che grazie a voi, con il capitolo 7 questa fanfic ha raggiunto il numero di recensioni di "Unite per l'eternità" e quindi è dato certo che il primo episodio di questa trilogia, o saga ancora non lo so,sarà sicuramente sorpassato. Un grazie a tutti coloro che mi seguono e che recensiscono. E colgo anche l'occasione per augurare una Buona festa del papà ai vostri papà, a Marzio e in questo caso anche a Heles. =) Buona Lettura!

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Capitolo 9
*** Heles è mia e di nessun’altra ***


9^Capitolo: Heles è mia e di nessun’altra.

Come prevedibile, la domanda che Emily aveva posto a Milena dopo il concerto di cinque giorni prima aveva dato diversi spunti ai giornalisti per trarre le loro conclusioni affrettate e alzare una coltre di pettegolezzi veramente irritante. Irritante almeno per Heles che non era abituata a dare scandalo senza motivo, e senza fondamenta visto che, fino a prova contraria, in pubblico non avevano mai dato spettacolo lei e Milena. Per la prima volta forse, aveva l’impulso di spaccare la faccia a Emily.

“Hel hai per caso scoperto il civico dove abita la tua ex?” le chiese Milena mentre pranzavano, la ragazza dai capelli verde acqua aveva infatti deciso di parlare una volta per tutte con Emily a quattr’occhi da donna a donna, lasciando da parte tutti i mass media che si inventavano le cose come sempre. Probabilmente se riusciva a parlarle senza Heles in mezzo riusciva anche ad andarci d’accordo. Forse. Non era certa però che la ragazza fosse in grado di portare avanti un discorso serio senza sparare qualche scemata,e  visto che la gravidanza la rendeva piuttosto lunatica, Milena non era certa di riuscire a mantenere il sangue freddo per molto .

“Si me lo sono fatto dare, comunque preferirei accompagnarti, non vorrei che la situazione tra voi due sole degenerasse, sai negli ultimi tempi sei al quanto irascibile” le rispose Heles.

“Heles sinceramente la tua presenza mi sarebbe più d’impaccio che altro, visto che sembra che quando c’è Emily il tuo cervello fonde completamente, e non riesci neanche ad allontanarla da te” rispose secca.”Peccato che io non ti ho mai fatto quest’effetto” concluse la ragazza alzandosi dalla tavola per sparecchiare.

“Amo e dai come la fai lunga ti ho già detto un milione di volte da quando siamo qui che a me interessi solamente te, fidati di me una volta tanto. Ti pare così difficile?”

“Sai qual è la verità Heles? Che a parlare siamo tutti bravi, alla fine però sono le scelte che ci distinguono e ci rendono realmente quello che siamo.....” Disse l’altra guardandola fredda dritto negli occhi. Quello sguardo metteva soggezione ad Heles, anche se la motociclista avrebbe volentieri dato un schiaffo dritto nel faccino della sua bella compagna, era veramente troppo. Nessuno le aveva detto che valeva meno di zero senza subirne le conseguenze, e ora lo aveva fatto Milena. Decise tuttavia di non replicare, perché se avesse dato voce ai suoi pensieri, era perfettamente conscia di fare male alla sua compagna più che con uno schiaffo stampato in pieno volto. Conosceva Milena abbastanza da sapere dove colpirla più a fondo con le parole, questo lo sapeva benissimo, fu per questo che si limitò ad alzarsi per mettere i piatti nel lavandino prima di lasciarle un biglietto con l’indirizzo di Emily sopra al tavolo per poi dirigersi verso la sala.

Milena dal canto suo si mise a lavare i piatti, pensando intanto a come iniziare il discorso con Emily, se avesse fatto l’amica, non sarebbe mai stata più falsa in tutto il resto della sua vita, la giornalista la poteva considerare in un sacco di modi tranne che come un’amica, quello era poco ma chiaro. Anche aggredirla però non le sembrava proprio il caso.

Dopo aver finito di lavare i piatti Milena trovò il biglietto di Heles con l’indirizzo di casa della giornalista lo prese prima di dirigersi in camera sua per finirsi di preparare, optò per un vestito blu elettrico aderente nel corpino ma con la gonna piuttosto larga anche se non era molto lunga e raggiungeva a stento il ginocchio della ragazza, poi prese una borsa bianca e uscì diretta verso casa di Emily, in teoria stando all’orario che la giornalista si era premurata di dire a Heles, quest’ultima doveva essere in casa. Questa cosa puzzava a Milena, non riusciva a capire come mai Emily era così desiderosa di vederla da dare a Heles addirittura l’orario in cui si trovava in casa, doveva essere pronta a tutto, da una come lei non ci si poteva aspettare mai qualcosa di buono.

Milena arrivò ben presto in fondo alla salita che portava al loro residence e aprì con la chiave il cancello riservato ai pedoni, affianco a quello telecomandato per gli autoveicoli, stando alle indicazioni presenti sul biglietto la giornalista doveva abitare poco lontano dalla salita dove alloggiava. O almeno così sperava perché non aveva assolutamente voglia di andare a sbattersi per trovare una persona così.

Per fortuna però dopo neanche cinquanta metri arrivò al civico indicato nel biglietto e leggendo i cognomi sul citofono trovò facilmente quello che corrispondeva all’alloggio di Emily, in fin dei conti era l’unico cognome giapponese in tutta la palazzina che contava solamente otto interni distribuiti su due piani. Suono decisa il campanello, forse tenendo il tasto premuto più del normale, crogiolandosi nel fatto che  la giornalista stesse dormendo e che magari così facendo sarebbe caduta giù dal letto e beccandosi un colpo in testa fosse colpita da un’improvvisa amnesia. Purtroppo la voce che giunse dal citofono fu allegra e piuttosto sveglia, troppo distante da quella che avrebbe avuto una persona nello stato che la violinista aveva appena finito di immaginare. Dopo aver tirato un sospiro per ricordarsi mentalmente che doveva mantenere i nervi ben saldi, primo perché si trattava di una giornalista e quindi conoscendo la razza avrebbe sicuramente rigirato qualsiasi cosa a suo favore mettendolo sui giornali, e non necessariamente avrebbe descritto come fossero andate in realtà le cose; secondo perché se solo le fossero saltati sarebbe venuta alle mani, cosa che sinceramente non le apparteneva affatto. Quella che ricorreva alle mani era Heles, non lei.

L’appartamento dove viveva Emily era un monolocale, piuttosto piccolo ma grazioso, Milena doveva ammetterlo: quell’appartamento in quanto a pace e graziosità non rispecchiava per nulla al mondo la sua proprietaria. Seconda cosa di cui era sicura la guerriera di Nettuno.

“Permesso” si limitò a dire mentre entrava, certo che Emily era anche maleducata, ma nessuno le aveva insegnato che gli ospiti si devono attendere sulla porta di casa?

“Si vieni pure, cara sono contenta che hai deciso di fare una chiacchierata con me…ho giusto un paio di foto da farti vedere e credimi penso proprio che ti interesseranno” rispose la giornalista che fu scorta dalla violinista nella sala seduta sul divano di colore rosso, orribile, mentre teneva tra le braccia una cartellina che sembrava colma di foto o simili.

“Senti sinceramente delle foto non mi interessa, volevo solo dirti da persona civile prima che mi scappi la pazienza di stare lontana da Heles, stiamo insieme da cinque anni io e lei non si tratta di una storiella di pochi mesi, e solo dio sa quanto io e lei siamo legate. E se vuoi posso dimostrartelo subito, quanto scommettiamo che so più cose io su di lei che te che dici di essere stata una fidanzata con i fiocchi?” partì a raffica Milena senza neanche chiedere un come stai di cortesia, in fin dei conti che le importava?

“Questo legame così forte come dici io non lo vedo affatto, altrimenti Heles non impiegherebbe più di un secondo a mandarmi a quel paese, cosa che non mi sbaglio non ha fatto…ragion per cui cosa ti fa credere di essere l’unica donna che fa parte della sua vita?” chiese di rimando Emily, e purtroppo aveva ragione, Heles in fin dei conti fino a quel momento l’aveva rassicurata con le parole, non con i fatti e non poteva dare torto a Emily. Quelle parole erano incredibilmente vere, e ammetterlo le faceva tremendamente male.”Come sospettavo il gatto a perso la lingua” continuò Emily vedendo che Milena non sapeva cosa rispondere. “Prima che la recuperi però, cara la mia violinista, ti pregherei di leggere questo articolo che uscirà su mia richiesta su uno dei giornali dei prossimi giorni, almeno che tu non ti decidi a farti da parte e lasciare Heles alla sottoscritta” concluse Emily passandole un articolo che a prima vista sembrava scritto con Word e in cima al quale svettava il titolo in grassetto:

 

Musicista per lavoro, garante della giustizia per hobby: Sailor Neptune alias Milena Kaioh

Chi non conosce le misteriose paladine della legge che sembrano proteggere la capitale nipponica da strane creature che sembrano piombare sulla cittadina a periodi alterni?

Chi di noi non ha mai fantasticato su chi potessero essere queste ragazze nella loro vita normale, quando una volta dismesse le vesti di combattenti devono affrontare le battaglie più o meno difficili di tutti i giorni?
Dopo un’attenta analisi la nostra reporter Emily Saito è giunta alla conclusione che una delle paladine della giustizia la cui celebre fama è giunta fino in Europa, altro che non è che l’astro nascente della Musica Giapponese Milena Kaioh. L’ipotesi della nostra reporter e validamente sostenuta da alcune sue ricerche, che dimostrano come negli anni passati durante la comparsa di questi strani esseri in Giappone, seguita dalla comparsa delle guerriere Sailor, in un modo o nell’altro la Kaioh era presente, vuoi per spettacoli o solamente perché era in giro con le amiche. Qui di seguito potrete constatare con i vostri occhi ciò che la nostra abile giornalista sostiene..

Sotto alla didascalia vi erano una serie di foto di eventi che Milena conosceva fin troppo bene, risalivano quasi tutte a circa sei anni prima quando erano alle prese con “L’esercito del Silenzio” , una foto la ritraeva durante un concerto che aveva tenuto con Heles a casa di un ricco mecenate, alla fine del quale lei aveva ballato con Marzio mentre Heles aveva ballato con Banny, presenti alla festa perché quest’ultima era per gli studenti Universitari, tra i quali spiccava proprio Marzio. Un’altra ancora le ritraeva durante una gara durante la festa degli innamorati dove avevano deciso di partecipare per divertirsi, e alla quale avevano partecipato pure Mina e Ubaldo, che dopo il loro ritiro avevano vinto la gara. Un’altra ancora invece risaliva a circa tre anni prima quando aveva suonato per la prima volta con i Three Lights poco prima di combattere con Galaxia e anche li vi era stato un attacco da parte dei demoni. Non c’era ombra di dubbio, Emily era arrivata a colpire nel segno, e ora Milena non sapeva come tirarsi fuori da quella schifosa situazione.

“Be non dici niente? Almeno qualche complimento potresti pure farmelo, ho perso non sai quanto tempo a riunire tutti i tasselli e potresti almeno ringraziarmi sai..” le continuò a dire Emily quasi beffeggiandola.

“Be potrebbero anche non essere esatte le tue conclusioni, in fondo potrebbe trattarsi di pure e semplici coincidenze non trovi? E poi sicuramente da me non avrai nessun grazie in tutta la tua miserabile vita” rispose fredda Milena.

“Ah ah ah ah…coincidenze? Ma a chi la vuoi dare a bere? Sono una ragazza piena di risorse e tutte, ripeto, tutte mi hanno portato a quella conclusione che vedi sulla bozza dell’articolo, anzi se vuoi ho anche altre foto” le rispose Emily soddisfatta. Avvertiva chiaramente che Milena stava barcollando e tutto ciò confermava le sue ipotesi rivelando quanto fossero azzeccate. Perfetto si disse. Mentre un sorriso beffardo le si stampava sul volto.

“Sai cos’è Emily? Che pecchi così tanto di presunzione che pensi che tu sei l’unica ad essere una persona piena di risorse, e questo cara mia può ritorcersi contro di te sai?” le rispose Milena senza tradire nessuna emozione, improvvisamente aveva visto una via d’uscita da quella situazione, e per metterla in atto avrebbe dovuto chiamare Sidia appena fosse tornata a casa.

“Io te l’ho detto Milena, e te lo ripeto: O ti fai da parte con Heles , oppure questo articolo farà la sua comparsa entro due, massimo tre giorni sul giornale per cui lavoro; e sarà solo il primo di tanti problemi ti ho avvisata”

“oh…sto tremando di paura!Se ti posso dare un consiglio non sottovalutare troppo le persone che ti stanno davanti, in fondo tu non mi conosci, così come io non conosco te” rispose tagliente Milena alzandosi per andarsene perché in fondo non aveva nient’altro da dire. Le minacce di Emily non le facevano ne caldo ne freddo e per quanto riguarda l’articolo che avrebbe rivelato la vera identità di Sailor Neptune al Giappone e all’Europa, avrebbe dovuto aspettare solamente la Domenica successiva, in modo che tutti la vedessero suonare al Teatro, per il resto ne era sicura, appena avrebbe spiegato la sua idea alle sue compagne loro ci avrebbero messo un secondo per metterla in atto. Un sorriso compiaciuto le si dipinse sul viso.

“Be Emily io posso anche togliere il disturbo, non abbiamo più niente da dirci, anche perché sembra che tu non capisca quando devi farti da parte in una relazione, e questo per una ragazza di 23 anni, o 22 non so quanto tu abbia non penso ti faccia onore. Sembri una ragazzina di quindici anni in piena tempesta ormonale, che si getterebbe su qualsiasi cosa le consenta di avere una relazione. Sei veramente un insulto alle ragazze che hanno un po’ di serietà”

“E una di queste ragazze saresti te? Ah ah egocentrica al massimo sei” rispose Emily per niente toccata dal fatto che praticamente Milena le avesse dato della troia con stile, o forse non era abbastanza intelligente da leggere tra le righe, pensò la violinista, mentre si alzava per dirigersi verso l’entrata dell’appartamento. Ora veramente la guerra era aperta, e Milena avrebbe messo in campo anima e corpo per tenere stretta accanto a se Heles, soprattutto per il loro bambino di cui la guerriera di Urano ignorava ancora l’esistenza. Forse Sidia non aveva tutti i torti, forse avrebbe dovuto dirglielo, ma era anche vero che era al quanto in certa sulla cosa giusta da fare, l’insicurezza di quando era adolescente ancora non l’aveva abbandonata e spesso e volentieri le tornava a far visita; e lei ancora non aveva ancora capito come debellarla del tutto. Non riusciva proprio a farsi meno pensieri e contorcimenti mentali, eppure doveva assolutamente smetterla di farli, in fondo Heles l’amava come lei amava la guerriera dei venti, il loro era un amore che aveva viaggiato attraverso i secoli, e questo Emily lo ignorava. E forse era proprio su questo che la guerriera dei mari doveva fare leva, ecco perché forse dire ad Heles del loro bambino era la cosa giusta da fare, ma come doveva dirglielo?

“Buona giornata Emily” disse alla giornalista prima di chiudersi la porta a presso.

Mille possibili ipotesi affioravano nella mente della violinista su come dire ad Heles che presto sarebbe diventata “papà”, e questa volta non era una bambina adottata che avrebbe fatto capolinea nelle loro vite come aveva fatto Ottavia pochi anni addietro. Questa volta era loro, aveva metà del DNA di ciascuna di loro due, forse per questo era così difficile dirglielo? E come l’avrebbe presa?

La cosa migliore forse era dirglielo senza tanti giri di parole, o forse era meglio girarci intorno? Quanti dubbi. Doveva anche pensare a come mettere fuori gioco Emily definitivamente e sperava con tutto il suo cuore che la giornalista compiesse un passo falso prima o poi, in modo da incastrarla davanti a tutti senza che lei possa dire non è vero. Erano d’avvero troppi pensieri, e aveva fin troppo bisogno di riposarsi perché iniziava ad avere dei giramenti di testa, che anche se erano sintomi collegabili alla gravidanza, erano da sempre anche dei sintomi che la colpivano quando era stanca, e nell’ultimo periodo vuoi per i concerti, vuoi per il pericolo Emily e vuoi appunto per la scoperta di aspettare un bambino; lo stress e la stanchezza erano aumentati notevolmente.

Note dell'Autrice: Ecco qui un nuovo capitolo, Emily si rivela molto più astuta di quanto ci si aspettava. Rigranzio le recensitrici, ufficialmente la fanfic è arrivata con il capitolo scorso a quota 36 recensioni contro le 29 di "Unite per l'Eternità" grazie a tutte =)

 

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Capitolo 10
*** Da stasera siamo in tre ***


10^Capitolo: Da stasera siamo in tre

Appena rientrò a casa dalla discussione avuta con Emily, Milena si mise subito in contatto con Sidia, spiegandole la situazione che si era venuta a creare con la giornalista, ovvero l’ex di Heles come meglio la conosceva Sidia. Le proteste della bruna attraverso la chat non mancarono, la guardiana del tempo però si mise subito ad ascoltare, o meglio leggere, il piano che aveva avuto la musicista, che si rivelò essere di una semplicità incredibile: una di loro non doveva far altro che usare la penna Lunare e farsi vedere in qualche modo in azione domenica sera dai giornalisti giapponesi, proprio mentre Milena a Vienna conduceva senza problemi il suo concerto, questo avrebbe fatto cadere le tesi di Emily che sarebbero così accantonate dagli altri giornalisti perché si sarebbero rivelate false, il problema però era trovare qualcuno da salvare la Domenica proprio mentre Milena suonava a Vienna davanti al pubblico. Molto probabilmente avrebbero dovuto mettere in atto un bel teatrino le rispose Sidia. Le due ragazze rimasero d’accordo che poi si sarebbero risentite per definire i vari passaggi da mettere in atto nel week and successivo. Appena ebbe spento il computer Milena uscì nuovamente, era diretta in centro questa volta e l’avrebbe accompagnata come ormai d’abitudine l’autista. Heles infatti dopo quasi un mese che erano a Vienna aveva trovato un posto dove finalmente poteva passarsi il tempo a correre in moto per non perdere questa sua abitudine ormai tanto radicata. Se in altre occasioni Milena avrebbe trovato a dire sull’hobby della sua compagna, quel giorno le moto le tornavano utili per tenere fino all’ora di cena Heles lontano da casa, e darle così la possibilità di preparare la situazione che più le sembrava adatta per comunicare ad Heles la notizia che tra nove mesi circa sarebbe diventata papà. Aveva progettato tutto nei minimi particolare e prima cosa da fare era recarsi in centro e farsi un giro tra i negozi che vendevano articoli per neonati a comprare una tutina unisex, la ragazza puntava su un colore come il verdolino o il giallino perché erano gli unici colori che sarebbero andati bene sia a una bambina che a un bambino, e visto che la prima ecografia l’avrebbe fatta una volta rientrata a Tokyo ancora era presto per conoscere il sesso del nascituro. L’autista la lasciò proprio all’inizio di una delle vie principali della città, e per evitare di attirare troppe attenzioni, e anche possibili riconoscimenti, indossò degli occhiali da sole, anche se il sole non era così forte da essere costretta a portarli. Sfilando per i negozi notò come le vetrine parlavano già del Natale anche se erano solamente quasi alla fine di Ottobre,e  pensò che oramai questa festa così come tante altre anche tipiche della sua terra di origine, erano un autentico mezzo di lucro e commercio che purtroppo avevano fatto si che il significato vero e profondo della festività in questione fosse messo da parte e dimenticato dai più.

La via sembrava un laborioso formicaio e vi erano un sacco di persone piene di sacchetti, che si muovevano come spinti da una frenesia o da qualcuno che li manovrasse tutti, ecco una cosa che accumunava Tokyo a Vienna: il caos nelle vie principali e, nel caso della cittadina austriaca, anche nel centro storico. Tuttavia Milena sapeva già dove recarsi per comprare ciò che stava cercando: proprio il giorno prima infatti, aveva percorso quelle stesse vie con Heles e si era fermata come d’istinto davanti alla vetrina di un negozio dedicato ai neonati che vendeva veramente di tutto: dalle tutine, alle carrozzine passando per le culle e anche per gli alimenti come il latte artificiale e altre cose dedicate ai bimbi un po’ più grandi. Fu così che dopo una ventina di minuti passata a fare lo slalom attraverso le persone cariche di sacchetti, giunse alla sua meta. Il negozio come aveva sospettato dalle quattro vetrine che occupava era veramente grande, e conoscendo se stessa Milena sapeva che avrebbe perso minimo un’ora se non due li dentro, anche se sapeva che doveva fare tutto velocemente perché doveva preparare anche una cena come si deve oltre all’atmosfera che aveva in mente, per creare la quale le sarebbero servite un paio di candele sperando di trovarne due che rilasciassero una fragranza di rosa, in fondo le rose erano un po’ il loro simbolo sia come guerriere che come coppia, e anche Milena solitamente usava un profumo che sapeva di rosa per l’appunto.

La ragazza si mi se a girare per i vari reparti, appuntandosi mentalmente tutte le cose che avrebbero dovuto poi acquistare a Tokyo perché nel gruppo era la prima ad avere un bambino e quindi di fatto non avrebbero potuto chiedere in prestito a una delle altre ad esempio la carrozzina o il lettino come solitamente si fa.  Arrivata nel reparto delle tutine e dei vari vestitini poté constatare che la maggior parte di essi erano o rosa o azzurri, molto probabilmente molte donne o non potevano sapere ancora il sesso del nascituro oppure non lo volevano sapere per avere la sorpresa. Percorse tutto lo scaffale con lo sguardo alla ricerca di ciò che stava cercando e scorse proprio alla fine due file di tutine per lo più unisex, una in particolare attirò la sua attenzione: aveva una pupazzetto simile a un piccolo dinosauro ed aveva le maniche e le gambe verdi, mentre lo sfondo del disegno era sul bianco-grigio,e il colletto era dello stesso verdolino delle maniche e dei piccoli pantaloncini. La taglia era per un bimbo di quattro o cinque mesi, e constatando che il suo angelo si sarebbe affacciato al mondo intorno alla fine di Luglio sarebbe andata più che bene. Prese questa senza stare a vedere le altre in modo da non creare la sua solita indecisione di quando doveva andare a comprare degli abiti. Arrivata alla cassa chiese alla commessa se poteva farle un pacchetto regalo e per sua fortuna ottenne una risposta positiva: un pensiero in meno da risolvere entro poche ore.

Dopo aver pagato torno nuovamente all’inizio della via dove era stata lasciata dall’autista perché si erano dati nuovamente appuntamento dopo un’ora, e quell’ora era volata dentro al negozio di articoli per neonati. La tappa successiva sarebbe stata casa,erano già le quattro del pomeriggio e avrebbe dovuto dedicarsi ai fornelli per preparare la cena che aveva deciso di fare, con tutti piatti austriaci e li era il dilemma: sarebbe stata la prima volta che li cucinava e sperava di non combinare pasticci, aveva cercato tutte le ricette su internet e quella che per ora le sembrava la meno impegnativa era quella dello Strudel di Mele che aveva scelto al posto della Torta Sacher perché questa era di preparazione troppo lunga e aveva veramente pochissimo tempo, visto che Heles avrebbe fatto la sua comparsa intorno alle diciannove. Ma era sicura che ci sarebbe riuscita, molto probabilmente all’arrivo della guerriera di Urano sarebbe stata tutta sporca di farina, sugo e simili ma ci sarebbe riuscita. Quella serata doveva essere speciale.

Arrivata a casa Milena dopo essersi cambiata sposto il portatile sul tavolo della cucina in modo da riuscire a seguire le ricette passo per passo senza troppe difficoltà e si mise all’opera: per il secondo aveva scelto di preparare delle bistecche di salmone alla viennese che stando alle indicazioni su internet le avrebbe preso solamente quindici minuti e quindi erano le ultime da preparare; per il primo invece la sua attenzione era caduta sulle penne alla viennese che erano sostanzialmente al sugo ma anche con panna e prosciutto. Iniziò appunto a preparare il sugo per la pasta, prese quindi una padella antiaderente e ci fece sciogliere il burro mettendo a rosolare i cubetti di prosciutto cotto a rosolare per circa cinque minuti. Successivamente, aggiunse i pomodori pelati, l'origano, il sale, il peperoncino in polvere e continuò poi la cottura fino a quando non fu quasi pronto. Dopo di che spense il fornello sotto: la panna l’avrebbe aggiunta poco prima della pasta. Dopo aver preparato il primo , iniziò a preparare il dolce e doveva per forza mettersi a preparare la pasta frolla. Prima di mettersi a impastare però, mise a bagno nell’acqua l’uvetta aggiungendo un bicchierino di rhum. Poi preparò la pasta unendo alla farina un pizzico di sale, il burro, le uova, tre cucchiai di zucchero e un po’  d'acqua tiepida fino a quando non ottenne un impasto liscio ed elastico che sarebbe dovuto riposare per circa mezz’ora: il tempo necessario per preparare le mele per il ripieno, alle quali avrebbe aggiunto delle briciole di pane tostato assieme allo zucchero e l’uvetta. Dopo aver ultimato il ripieno lo versò sopra la pasta già opportunamente sistemata nella teglia per il forno e dopo di che infornò tutto. Erano già quasi le sei, e doveva solamente preparare il salmone, cosa che si rivelò velocissima e poi si mise velocemente a pulire la cucina  da tutto ciò che si era sporcato e poi preparò la tavola. In casa i giorni precedenti si era messa un po’ a curiosare tra le tovaglie e ne aveva trovata una bordeaux  scuro, sopra la quale ne mise una più piccola in modo da far sembrare che ci fosse un quadrato bianco sopra quella più scura. I piatti erano rigorosamente bianchi e per sua fortuna c’erano anche dei bicchieri adatti alle feste così come i tovaglioli, dopo di che sistemò delle candele sempre rosse che aveva trovato per casa nuove, si era infatti dimenticata di comprarle, e poi andò a farsi una doccia e a prepararsi mancavano quaranta minuti alle sette e Heles sarebbe stata li in pochi minuti, quando voleva la motociclista era in grado di spaccare l’ora al centesimo di secondo.

Il contatto con l’acqua l’aiutò a rilassarsi, anche se ormai da troppo tempo non poteva recarsi su una spiagga perché Vienna era nel centro dell’Europa, tuttavia però l’acqua potabile era comunque parente stretto, se non figlia del suo elemento. Era preoccupata, aveva preparato tutto nei minimi particolari per dare la notizia a Heles, ma non finiva mai d’interrogarsi su cosa avrebbe risposto Heles, avrebbe accettato il bambino? Oppure avrebbe detto di no che non ne voleva sapere di fare il genitore come quando Ottavia era piccola? Il terrore della risposta le attanagliava le viscere, in fondo finché Heles non avesse dato una risposta si sarebbe potuta crogiolare nella certezza del dubbio, ma questa non era la cosa giusta ne nei confronti della sua compagna, ne nei confronti del suo cucciolo. E poi sarebbe risultata codarda, e incapace di prendersi le sue responsabilità quindi doveva farlo.

Uscì dal bagno dopo una doccia veloce e si precipitò in camera per prepararsi, era veramente tardissimo, cercò freneticamente il vestito che aveva intenzione di indossare per la serata, rigorosamente nero e abbastanza aderente anche se non superava come sua abitudine il ginocchio. Le scarpe anche loro sarebbero state nere. Dopo essersi sistemata con i vestiti passò al trucco che fu leggero rossetto a parte che spiccava sulla sua pelle candida. Si era appena spruzzata il profumo quando Heles suonò alla porta.  Dopo aver tirato un sospiro con l’intento di calmarsi un pochino e mandar via l’agitazione, la violinista andò ad aprire la porta di casa, trovandosi davanti Heles che ancora aveva il casco che aveva preso in affitto per il tempo del soggiorno a Vienna. Nonostante la visiera scura Milena notò ugualmente l’espressione stupita della motociclista a vederla tutta agghindata in quel modo.

“Amore sei bellissima” disse la bionda senza mascherare un po’ dello stupore che l’aveva assalita nel vederla così, prima di darle prima di baciarla dolcemente “A cosa devo tutta questa eleganza?”

“Stasera dobbiamo festeggiare una cosa importante, vai a cambiarti veloce” le sussurrò l’altra mordendole il labbro inferiore. Non sapendo che pronunciando quelle parole avrebbe scatenato in Heles un fiume di paranoie a dir poco allucinanti, festeggiare che cosa? Il suo compleanno? No non era possibile Milena era nata ai primi di marzo ed erano a Ottobre, forse era il loro anniversario? No anche questo era impossibile, e allora che altra ricorrenza si era dimenticata? Che altra festività c’era di così importante da farla vestire così. E metti che Milena le avesse fatto un regalo? Come avrebbe fatto a destreggiarsi senza far vedere che si era dimenticata di quella data che sembrava così importante?Era forse la data di morte del criceto di Milena quando era piccola? Sapeva benissimo che Milena si infuriava quando lei si dimenticava le occasioni speciali,ma… ma quella volta proprio non sapeva che cosa c’era da festeggiare. Tanto valeva assecondarla e sperare con tutto il cuore che sarebbe riuscita a nascondere il fatto che non sapeva per cosa stavano festeggiando. Heles si diresse in camera e si tolse il casco prima di andare in bagno per una doccia rilassante. Doccia che però non ebbe l’effetto sperato perché Heles continuava a pensare e ripensare al motivo del festeggiamento. Doveva ammettere però che Milena con quel vestito nero stava d’incanto e sarebbe stato meglio per la violinista che la cena fosse stata veloce per dedicarsi poi con assoluta tranquillità al dopo cena. Sorrise tra se e se.

Intanto Milena in cucina aveva messo a cuocere la pasta e stava ultimando il sugo con la panna proprio come c’era scritto nella ricetta, aggiunse dopo pochi minuti anche le penne leggermente al dente per ultimare la cottura in padella e saltarle a dovere, il profumo era delizioso. Sperava che anche il palato confermasse la bontà del cibo. Stava appunto finendo di cuocere la pasta dopo aver acceso il forno con dentro il pesce del secondo quando sentì le braccia di Heles cingerla da dietro, gesto che fu tradito pochi secondi prima dal profumo che era solita usare la ragazza dopo la doccia. Heles fece finta di annusare con enfasi il profumo che saliva dalla padella appoggiandosi con il mento sulla testa di Milena.

“Che hai preparato di buono? Solo il profumo fa venire l’acquolina in bocca..”

“Guarda sono piatti della cucina viennese quindi non prometto niente…” rispose l’altra spostando la testa in modo da far alzare il mento di Heles che le dava abbastanza fastidio, gesto che indusse Heles a spostarsi su una zona che sapeva risultare irresistibile a Milena: il collo, dove inizio a baciarla dolcemente, con l’intento di provocarla.

“Hel…forse è meglio che mangiamo altrimenti la pasta si scuoce…” anche perché se non si fosse fermata, sicuramente non sarebbe stata più molto lucida e vista la notizia importante che doveva darle non era proprio il caso di farsi inebriare dai sensi. Heles per tutta risposta mugugnò e si andò a sedere al tavolo notando solamente in quel momento come fosse ben apparecchiato. Cosa che fece venire nuovamente mille dubbi alla guerriera di Urano, che si creò pensieri e conclusioni ad anni luce di distanza dal reale motivo che aveva spinto la compagna a organizzare una cena di quel tipo. Il primo piatto nonostante i dubbi della cuoca era uscito veramente bene, anche se forse era un po’ troppo piccante perché era scappata un po’ di polvere di peperoncino in più.

Milena scoprì che, nonostante non conoscesse la moto con cui aveva corso quel pomeriggio, Heles aveva fatto degli ottimi tempi, non c’era da stupirsi in effetti, molto probabilmente il vento aveva aiutato la sua guardiana sostenendola come del resto il mare faceva con lei. E chissà se anche quella sera l’avrebbe sostenuta? Il secondo piatto fu pronto proprio quando le due finirono di mangiare il secondo e, a differenza del primo, si rivelò ottimo da tutti i punti di vista.

“Oggi che hai fatto? Sei rimasta in casa a cucinare tutto questo ben di dio?” chiese Heles mentre assaporava il salmone all’imperiale.

“Si diciamo che sono uscita a comprare le ultime cose che mi mancavano e poi si, ho sentito Sidia e poi mi sono messa a cucinare..” rispose l’altra. Aveva deciso che il momento più adatto per dare la lieta notizia a Heles sarebbe stato tra il secondo e il dolce, il problema e che non sapeva proprio come prendere il discorso, la cosa più furba sarebbe stato darle il “regalo” che le aveva preso nel pomeriggio. Fu così che Milena si alzò all’improvviso diretta in sala a prendere il sacchetto con il pacchetto dentro che era rimasto sotto alla giacca, li dove l’aveva lasciato al suo rientro a casa.

“Ma dove stai andando amo?” sentì protestare Heles, che pensò che l’atteggiamento della ragazza dagli occhi color del mare fosse un po’ strano.

“Sono andata a prendere una cosa di la…tieni… diciamo che questo è per te” le rispose Milena al suo ritorno. Heles ora ne era sicura si era dimenticata qualche cosa d’importante e ora? Non voleva farla stare male perché lei non aveva un regalo con cui ricambiarla, e non voleva neanche passare per la solita menefreghista.

“Che fai non lo apri?” la incalzò Milena sfoggiando un finto broncio dopo essersi appoggiata al tavolo vicino a Heles. La guerriera dei venti fu quindi costretta ad aprire il regalo, sentendosi però tremendamente in colpa nei confronti dell’altra, che era chiaro: la riempiva di attenzioni e lei si era dimenticata pure di che giorno era quello che…

Heles sgranò gli occhi appena vide il contenuto del regalo, una tutina per neonati?

“Michi tesoro mi sa che hai scambiato il pacco con qualche altra cliente…a me questa cosa mi copre giusto il naso” osservò dubbiosa Heles.

“No no tranquilla non ho sbagliato proprio niente ero l’unica a pagare quando l’ho comprata” rispose Milena divertita dall’espressione che si formava sul viso della compagna che aveva l’aria di non capire niente.

“Be allora amore, potevi dirmelo che volevi un bambolotto da coccolare oppure un cucciolo di quei cani sopramobili che si fanno tutti vestire buoni buoni…senza dover mettere su tutto questo teatrino. Lo so io non amo moltissimo cani e gatti ma se ci tieni tanto tesoro possiamo prenderlo appena arriviamo a Tokyo”  continuò a dire Heles, chiedendosi perché Milena stava sorridendo con degli occhi stranamente luccicanti.

“Hel nessun cane o bambolotto… c’è una cosa che non ti ho ancora detto” le disse lei per tutta risposta avvicinandosi  alla compagna rimanendo pur sempre in piedi“ecco… sai quei sintomi strani che avevo da quando siamo arrivati a Tokyo?” chiese

“Si..ma non farla tanto lunga Mile se hai un tumore o qualcosa di brutto dimmelo è” buttò li Heles, con il cuore in gola temendo la risposta della sua compagna.

“Be se è qualcosa di brutto non lo so…anzi secondo me non le è… se ti dicessi che aspettiamo un bambino?”  

Quello che successe nei secondi immediatamente sucessivi, Milena non se lo sarebbe mai dimenticato, Heles appena aveva sentito quelle parole si era letteralmente sbilanciata un tantino di più sulla sedia su cui amava dondolarsi ed era caduta all’indietro sbattendo la testa contro il mobile della cucina, che si trovava alle spalle della bionda dagli occhi di smeraldo. Scena che provocò una risata interminabile a Milena, nonostante il fatto che Heles si rialzò mugugnando che si era fatta un male cane. E che non c’era assolutamente da ridere. La guerriera di Urano si rialzò aiutata dalla guerriera di Nettuno  continuando a massaggiarsi dietro alla nuca, le sarebbe uscito un enorme bernoccolo, ne era certa.

“Che hai detto? Aspettiamo un bambino?”

“ Si amo” le rispose l’altra passandole le braccia attorno al collo “tutto nostro” concluse poi Milena baciandola dolcemente. Prima che un nuovo attacco di risate le salisse dal profondo del suo cuore ripensando alla scena di pochi istanti prima.

“Ti amo…fammi un po’ vedere la testa, che al massimo mettiamo un di ghiaccio” le disse poi

“Forse è meglio se andiamo in sala così mi siedo comoda comoda. Credo di non riuscire molto a deambulare senza cadere…” rispose Heles, la notizia l’aveva letteralmente scioccata. Lei che faceva il “papà”? Oddio non poteva crederci.. uno strano batticuore l’aveva assalita, era emozionata. Pensava a quella che sarebbe stata la sua vita da li a nove mesi, ci sarebbe stato un essere che dipendeva in tutto e per tutto da loro due, sarebbe stata veramente pronta a un’esperienza del genere? Con Ottavia era andato tutto bene ma in quell’occasione si trattava del loro bambino. Le sue riflessioni furono interrotte dalla fitta che aveva provocato Milena appoggiandole un sacchetto con dei cubetti di ghiaccio sul bernoccolo che già si era formato. Era delicata e si sentiva ma faceva comunque male.

“Ahi… fai male..” borbottò

“Sto facendo il più delicatamente possibile Hel…magari prova tu a tenerlo, vado a prendere il dolce nel frattempo” le disse Milena allontanandosi verso la cucina. In quel momento le sembrava ancora più bella, visto il miracolo che stava avvenendo dentro di lei, e ora si spiega quelle minuscole differenze che aveva notato ultimamente nel suo sguardo e nel suo modo di fare, erano cose minimi ma a lei non erano affatto sfuggite, anzi.

Milena tornò poco dopo con due fettine di strudel dalla cucina e poggiò entrambi i piattini sulle sue gambe quando si sedette a fianco a lei sul divano.

“Da quanto sei…in cinta?”

“Un mese e mezzo circa suppongo…ma lo sapremo con precisione quando andrò a fare l’ecografia…” le rispose lei, porgendole un pezzo di strudel sulla forchetta come se fosse un bambino. Pezzo che Heles non rifiutò minimamente, anche se nel suo piccolo era pur sempre un gesto d’amore nei suoi confronti.

“Speriamo che non nasca rompi scatole come te” la canzonò Heles, prendendola in giro per farla arrabbiare.

“Cosa vorresti dire? Molto meglio se non dice parolacce su parolacce come te” rispose l’altra mangiando un pezzo di strudel dalla stessa forchetta con la quale l’aveva imboccata. “Seriamente Heles che hai intenzione di fare?” le chiese poi porgendo un altro pezzo di dolce a Heles.

“In che senso scusa? Non ti seguo”

“Ti vuoi prendere le tue responsabilità nei confronti di nostro figlio? Oppure preferisci sentirti libera come se non fosse successo nulla?”

“Ma che domande fai??!!!?? Ovvio che voglio prendermi le mie responsabilità, ma mi hai presa per una pazza?”

“No pensavo che magari stavi valutando anche Emily oltre che a me…o meglio a noi” rispose Milena alludendo alla piccola creatura che piano piano si stava formando in lei.

“Ma figurati se mi frega di Emily, anzi la prossima volta che la vediamo prometto su me stessa che le dirò di lasciarci in pace promesso, piccola” le disse. Se era loro il figlio, allora lei doveva fare il papà come si deve. Quello era poco ma sicuro.

“Come lo spieghiamo ai miei questo?” chiese Heles con lo sguardo divertito, i suoi genitori sapevano della loro relazione e avevano accolto Milena come una seconda figlia.

“A bo…” disse l’altra ridacchiando leggermente al solo pensiero della reazione dei coniugi Ten’o “Sicuramente gli prenderà un colpo a tuo padre e a tua madre, come minimo distruggeranno la cucina visto che tu ti sei distrutta la testa” concluse provocando uno sguardo accigliato ad Heles.

“Ci penseremo quando sarà il momento” concluse Heles passando poi un braccio dietro al collo di Milena per trarla a se e Baciarla con trasporto cercando di comunicarle tutta la felicità e l’amore che provava in quel momento. E soprattutto pensando che da quel momento in poi avrebbe protetto le due persone più importanti della sua vita fino alla morte, come d’altronde aveva già fatto con Milena in passato. Ma ora c’era il loro cucciolo di mezzo e niente e nessuno avrebbe dovuto fare del male a loro due.

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Capitolo 11
*** Operazione Inganno ***


11^Capitolo: Operazione Inganno

I tre giorni che separavano la sera in cui Milena aveva dato la notizia a Heles, dal suo secondo concerto a Vienna passarono senza sostanziali cambiamenti, Heles a parte che era diventata tutto ad un tratto più premurosa, forse troppo per i parametri di Milena visto che sembrava che stesse per morire affetta da un tumore. La guerriera di Urano infatti non le permetteva neanche di fare il minimo sforzo ma la costringeva o a letto o sul divano davanti alla televisione, per Milena era diventata un impresa anche esercitarsi con il violino, soprattutto sul nuovo brano che avrebbe suonato quella sera stessa. Sperando che il brano riscuotesse lo stesso successo di tutte le sue composizioni passate. Per quanto riguarda Emily e la sorpresa che avevano organizzato per lei, le cose si erano messe meglio di quanto potesse immaginare: purtroppo per la giornalista infatti il manager di Milena aveva mosso una specie di querela contro la giornalista: Ayamane infatti era perfettamente sicuro che la sua assistita non fosse una paladina della giustizia, e questo fare pettegolezzi sulla stessa, andava a rovinare la sua figura artistica. Cosa che da buon manager non poteva assolutamente permettere.  Ragion per cui, dopo che Sidia aveva chiamato Milena per informarla che avevano trovato un altro stratagemma molto più facile da applicare  dell’idea di base; la guerriera di Nettuno prese la palla al balzo, e grazie a Marzio che aveva un amico che lavorava negli studi televisivi, erano riusciti a mettersi in contatto con i giornali austriaci e avevano così stretto appuntamento con quella che doveva essere la vera Sailor Neptune. Tutto ciò era avvenuto con la massima discrezione possibile, per via di un messaggio scritto pervenuto alla redazione infatti, quella sera esattamente alle ventidue in punto Sailor Neptune avrebbe comunicato ai giornalisti giapponesi così come a quelli europei che Milena Kaioh con le guerriere Sailor non centrava niente. Tutto questo ovviamente mentre Milena suonava all’apparenza non curante di tutto ciò nel teatro principale di Vienna davanti alle massime autorità cittadine che di conseguenza avrebbero testimoniato che Milena era li davanti ai loro occhi.

Milena già assaporava la faccia che avrebbe fatto Emily nel vedere Sailor Neptune parlare proprio mentre lei suonava davanti ai suoi occhi, al solo pensiero le si stampò un sorriso quasi perfido sul viso. Non vedeva l’ora di metterla fuori gioco. Heles era al corrente di tutto, e per la prima volta sembrava partecipe in qualcosa contro Emily, e questo la rendeva ancora più felice perché era segno che tutti i suoi dubbi non erano altro che frutto della sua fantasia, ed era bastato comunicare alla sua compagna che erano genitori per rimettere tutto al proprio posto. La guerriera di Urano dal canto suo aveva rinunciato anche alle moto per tenere d’occhio la sua amata, e questo già stava a sottolineare quanto ci tenesse al futuro bambino.

Era anche quasi contrariata dal fatto che Milena dovesse suonare, ma sapeva anche che un contratto era un contratto e che la musicista avrebbe dovuto rispettarlo; ma sapeva anche che Milena aveva chiamato il suo manager a Tokyo per dirgli che per motivi personali si sarebbe preso un anno e mezzo lontano dal palcoscenico per dedicarsi anima e corpo a questo momento così’ irripetibile nella vita di ogni donna e anche perché sapeva che la ragazza non avrebbe mai voluto ripetere ciò che i coniugi Kaioh avevano fatto con lei, e per ovviare a ciò voleva iniziare fin da subito a essere una figura presente nella vita del loro bambino. D’altro canto le risorse economiche non mancavano di certo, costatato che un concerto della violinista veniva ben pagato, e anche per quel mese a Vienna lo stipendio sarebbe stato piuttosto elevato. Senza dimenticare che anche Heles veniva pagata quando partecipava in modo ormai sporadico alle corse motociclistiche.

Heles in quel momento pensava a come dare la notizia ai suoi genitori, più che altro a come giustificare il fatto che lei era il padre biologico del bambino. Sarebbe stato impossibile. E per la prima volta in vita sua avrebbe volentieri rivelato ai suoi genitori il suo essere una guerriera Sailor, ma non sapeva che ripercussioni poteva avere quella scelta: e se veniva esiliata dal pianeta Terra come era successo anni prima a Sidia quando aveva bloccato il tempo prima dello scontro finale con l’”Esercito del Silenzio” per non far saltare in aria lei e Milena assieme al suo elicottero? Non poteva permettersi di lasciare indifesa la sua famiglia contro qualsiasi minaccia umana o extranaturale che sia. Le sue riflessioni furono interrotte dalle braccia di Milena che le cingevano il collo da dietro la spalliera del divano, non l’aveva neanche sentita arrivare da quanto era assorta nei suoi pensieri.

“A che pensi?” le chiese Milena

“Ma a come dire ai miei genitori che sono nonni, e come giustificare il fatto che io sono il “padre” biologico del bambino… sai sono fortemente tentata di dire ai miei che siamo delle guerriere Sailor, sarebbe tutto più facile non trovi? Giustificare tutto, dire le cose come stanno. Senza crearsi problemi” sospirò infine Heles.

“Amore ma non sappiamo che esiti potrebbe avere su di noi il fatto che riveliamo la nostra identità ai tuoi genitori, rischieremmo… non vorrei che succedesse come a..”

“Come a Sidia, lo so Mile ci ho pensato anche io”

“Un modo troveremo, ne parliamo con le altre quando torniamo e sentiamo cosa ci dicono, credo che sia la soluzione migliore” l’altra annuì rimanendo in silenzio per qualche secondo.

“Ma dimmi una cosa… Sidia lo sapeva del tuo stato interessante?”

“Si è stata la prima a saperlo lei lo sa praticamente da dopo cinque minuti che ho fatto il test di gravidanza” sorrise dolcemente l’altra.

“E come ha reagito? In fondo lei è come se fosse la zia del bimbo..” chiese curiosa Heles, poggiandole dolcemente la mano sull’addome, abitudine che ormai aveva preso e che Milena non aveva nessuna intenzione di scoraggiare.

“Ha chiesto se mi ero fumata una canna…o se nella peggiore delle ipotesi avessi bevuto troppo” rispose l’altra ridacchiando.

“Tipico di Sidia” sorrise Heles.

“Perché me lo chiedi?” chiese la musicista curiosa

“Perché all’improvviso ha iniziato a farmi dei discorsi senza ne capo ne coda sulla responsabilità che ognuno di noi ha nei confronti di chi ci sta intorno; te lo dico chiaro amo, se fossi stata un uomo le mie palle sarebbero arrivate fino all’altro capo del mondo, te lo posso giurare. Era così convinta di quello che diceva che era impossibile fermarla, ma che due marroni. Solo ora capisco perché però” concluse accarezzandole i capelli.

La restante parte del pomeriggio trascorse molto tranquilla per le due, e arrivata l’ora di prepararsi per recarsi al teatro, entrambe non vedevano l’ora di vedere la faccia di Emily quando avrebbe saputo che Sailor Neptune parlava ai giornalisti giapponesi proprio quando colei che secondo i suoi calcoli era la guerriera di Nettuno suonava uno dei suoi tanti brani di musica classica. Al solo pensiero si sentivano in pace con il mondo. Arrivate a teatro, scorsero una moltitudine di giornalisti che affollavano l’ingresso principale, per fortuna che il teatro disponeva di un’entrata secondaria sia per i musicisti che per gli attori che recitavano nelle opere liriche e teatrali.  Appena entrate nell’atrio secondario le due furono costrette a separarsi, Heles infatti era diretta al suo posto in platea, mentre Milena doveva andare come al solito dietro le quinte in attesa del concerto, durante il suo percorso però fu fermata dal direttore del teatro che le la salutava,e  come era prevedibile le fece la domanda più scontata che la ragazza potesse ricevere in quei giorni.

“Miss Kaioh mi dica ma sono vere le voci che girano sui giornali in questi giorni?”

“ No guardi sono i soliti pettegolezzi dei giornalisti che non presentano ne capo ne coda, non nego di aver partecipato agli eventi di cui mi è stata attribuita la partecipazione, ma da li a dire che io sono una delle Senshi, come le chiamiamo noi in Giappone la strada è ampia e accidentata”  rispose affabile.

Heles intanto aveva raggiunto il suo posto a sedere, che era circa lo stesso del primo concerto della sua compagna, forse giusto una fila di differenza c’era, e come prevedibile non resistette a far vagare lo sguardo alla ricerca di Emily, voleva tenerla d’occhio il più possibile. Ai suoi occhi però si presentarono solamente una grande moltitudine di persone che dovevano appartenere alla Vienna benestante, avrebbe potuto riconoscere gli abiti che indossavano sia le donne, e per questo doveva dire un grazie a Milena, ma soprattutto quelli degli uomini: sembrava di stare in una sfilata di moda piuttosto che a un concerto di musica classica. Prada, Armani, Chanel, Valentino. Non sapeva veramente dove guardare per non veder abiti. Decise quindi di concentrare la sua attenzione sul telefonino e si mise a giocare con uno dei giochi che aveva in dotazione per ammazzare il tempo che la separava dall’inizio del concerto. Mancavano all’incirca un quarto d’ora e ancora Emily non si vedeva, che fosse assente proprio quella sera? Tanto che fosse assente o no la notizia l’avrebbe ricevuta comunque, e sorrise al pensarla davanti al suo capo a prendersi una bella ramanzina di quelle che non si scordano per tutta la vita.

Milena dal canto suo era dietro le quinte con gli spartiti stretti contro il petto dal braccio sinistro, la cui mano reggeva l’archetto del violino, mentre nella destra reggeva lo strumento ripassando mentalmente le note del pezzo nuovo che doveva presentare. Si sentiva stranamente agitata, e piuttosto irrequieta, non tanto per il concerto ma per il fatto di Emily. Sperava con tutto il suo cuore che andasse tutto a buon fine in modo da togliersi di mezzo la giornalista che non sopportava veramente più. Dopo neanche cinque minuti il direttore dell’orchestra le passò affianco sfiorandola per dirigersi sul palco e dar inizio al concerto, e provocando quel batticuore nel petto della ragazza che ormai le era familiare, ma che in un certo senso le dava fiducia.

Dopo i due pezzi introduttivi suonati dall’orchestra Milena fece il suo ingresso in scena, scambiando poi l’occhiata ormai solita con il direttore per dargli il via per la nota d’attacco.  Facendo risuonare le note argentine per la seconda volta in quel teatro. “Questa è per te amore mio”. Pensò mentre suonava,  chissà se Heles l’avrebbe capito dal suono che era per lei quel brano. Più che altro l’aveva composto proprio dopo una delle loro prime notti insieme nella nuova casa di Tokyo dove si erano trasferite cinque anni addietro dopo un mese che si conoscevano per adempiere alla loro missione, e proprio in quella casa avevano avuto il primo rapporto approfondito, e proprio per questo per lei era stato piuttosto doloroso lasciare l’abitazione qualche mese più tardi quando erano dovute partire dopo aver lasciato la piccola Ottavia a suo padre che non ricordava praticamente nulla di ciò che era accaduto con i nemici di allora.

Quando la ragazza fu quasi a metà del concerto, un direttore del teatro agitatissimo fece il suo ingresso in sala, bloccandola, e attirando l’attenzione anche di Heles che stava divagando nei suoi pensieri cullata dalla musica, poco lontano la bionda notò una figura bruna piuttosto familiare: Emily.

Milena si interruppe incuriosita, che fosse scattato il piano delle sue compagne? Molto probabilmente si. E in fatti il direttore salì sul palco tenendo in mano un microfono di quelli senza filo.

“Signori e Signore buonasera, scusate per l’interruzione ma abbiamo al telefono una delle guerriere che sembrano combattere per la giustizia in Giappone, collegata da uno studio giornalistico. A quanto ho capito stando alle parole del giornalista vuole mettere in chiaro alcune cose e quindi ha chiesto di intervenire, via telefonata al concerto” la platea era al quanto spaesata, mentre Milena non poté far a meno di cercare Heles tra i presenti, trovandola in sesta fila proprio davanti al palcoscenico, e i loro occhi si incrociarono come per dirsi: è scoppiata la bomba.

“Buonasera a tutti, mi dispiace interrompere questo spettacolo di musica classica sicuramente di altissimo livello, ma vorrei mettere in chiaro una cosa: mi è giunta voce fin qui in Giappone che una giornalista di un noto giornale di cronaca e mondanità viennese abbia attribuito la mia vera identità alla ragazza che sta suonando a Vienna in questo teatro per voi questa sera.  Come potete vedere se Sailor Neptune  è al telefono con voi collegata da una sede giornalistica di Tokyo in compagnia di un giornalista, e la qui presente Milena Kaioh sta suonando non possiamo essere di fatto la stessa persona. Mi scuso ancora con tutti i presenti per l’interruzione, e ringrazio il direttore per la sua estrema gentilezza nel concedermi di interrompere il concerto. Buona serata a tutti”

Milena riconobbe all’istante la voce che si sentì stereofonica negli auto parlanti del teatro, era Amy di sicuro, era l’unica che aveva una pronuncia sciolta dell’inglese quasi quanto lei, e quel tono così gentile era solamente suo. Grande Amy! Dopo pochi minuti durante i quali il pubblico si guardò spaesato e iniziò a mormorare le sue opinioni sulla questione, Milena ricevette l’ordine di ricominciare a suonare e il silenzio cadde sulla sala.

A Heles intanto, nonostante lo sguardo magnetico che si era scambiato con la sua compagna dalle iridi blu oceano, non era scappata la reazione di Emily che fu presa totalmente da una crisi di nervi isterica che le piacque molto, anche perché la giornalista uscì seguita dal suo operatore di camera in maniera convulsiva dalla sala.

Il concerto proseguì benissimo, e al contrario delle paure di Milena,  anche il nuovo pezzo fu ampliamente accettato dal pubblico viennese, che decretò il suo enorme successo chiedendo anche un bis alla fine del concerto, era felice tutto era andato secondo i suoi piani. E dopo aver fatto chiudere il sipario, la ragazza si diresse dietro le quinte per poi uscire per raggiungere Heles. Peccato però che appena fu uscita fu sbattuta contro il muro da… Emily!

“Senti non so a che gioco stai giocando, ma ti ho vista sai? Ti ho vista quasi due mesi fa al parco con il musicista viennese cosa hai fatto, ho visto che ti sei trasformata. Quindi te lo dico per l’ultima volta, se non vuoi farti male lascia in pace Heles!” le gridò muso contro muso Emily.

A quel punto Milena non ci vide davvero più, e la sua mano destra scattò in alto per poi abbattersi sul viso della giornalista in un sonoro schiaffone.

“ No sentimi bene te signorina, non provare mai più ad avvicinarti a me e a Heles, perché ti vai a cacciare in guai grossi, non giocare con il fuoco che poi prima o poi scotta! E ora sei pregata di togliermi queste schifose mani di dosso, e andartene dritta a fan culo!” E quando ci vuole ci vuole pensò la violinista, in effetti  a lei non capitava quasi mai di dire parolacce, e quando qualcuna scappava si sentiva in colpa con se stessa per essersi lasciata influenzare da Heles. La giornalista la guardò sbalordita toccandosi il viso, non se l’aspettava veramente una reazione così dalla dolce violinista.

Milena intanto si diresse a passo deciso verso l’uscita secondaria dove trovò Heles ad aspettarla raggiante, che l’abbracciò in una stretta veramente da togliere il respiro.

“E andato tutto alla grande, le ragazze a Tokyo sono state grandi, che soddisfazione!” le disse provocando una risata nella violinista.

“No la soddisfazione più grande l’ho avuta io nello stampare cinque dita sul viso della tua ex poco fa, anche se credo che non si arrenderà facilmente e questo mi preoccupa” disse la violinista inizialmente felice e poi cupa.

“Non ci pensiamo ora, andiamo a casa che dobbiamo festeggiare e sentire le altre, Sidia mi ha appena mandato un sms, maledicendo entrambe perché non ci siamo portate la ricetrasmittente dietro” la informò Heles prima di seguirla verso la macchina che le avrebbe portate a casa.

Note dell'autrice: Ringrazio tutti i recensori che hanno letto anche la mia One Shot sul terremoto del Giappone, e che ha avuto bellissime recensioni da tutti, e ho potuto notare che alcuni recensitori sono in comune anche a questa. Vi informo anche che questa One-Shot, ovvero "Do not stop dreaming, never" contribuirà all'inziativa "Autori per il Giappone" in collaborazione con Save the Children. E la potete ritrovare quindi a questo indirizzo. Mi rivolgo sopratutto agli scrittori recensori, se volete aderite all'iniziativa basta veramente poco.

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Capitolo 12
*** Palazzo Schönbrunn ***


Note dell'autrice: Il capitolo risulterà forse un pò traumatico nel finale, perchè vi lascio in sospeso su una questione che sarà fortemente sentita da molti. Nonostante questa sia per me una settimana a dir poco focosa per via della consegna di tre progetti all'università sono riuscita a produrre un capitolo più lungo del solito. Quindi auguro a tutti una buona lettura,e  vi ringrazio per il sostegno, importante almeno quanto il mio neurone malato di fantasia xD.

12^Capitolo: Palazzo Schönbrunn

Appena furono rientrate a casa verso l’una di notte dopo il secondo concerto di Milena, Heles andò direttamente in camera loro senza neanche cambiarsi per prendere l’orologio  ricetrasmittente, e poi raggiunse Milena che stava mettendo a scaldare l’acqua per il tè sul fornello. Una volta seduta al tavolo fu raggiunta anche dalla guerriera di Nettuno e avviò la chiamata dal solito piccolo tasto che tante volte aveva cliccato durante le emergenze . Neanche due segnali di squillo che Sidia rispose subito e dal vociare che sentivano non era neanche sola.

“Ragazze siete state mitiche, non avete idea di che faccia a fatto Emily” esplose Heles appena sentì che la linea era stata instaurata.

“Immagino… “ rispose Sidia allegra.

“E’ stato troppo divertente ragazze!!” Sentirono urlare un euforica Banny.

“A proposito ringraziate Amy, perché è stata a dir poco bravissima per il discorso che ha fatto” disse immediatamente Milena.

“Mile figurati, me lo ero scritto il discorso che dovevo fare, e poi lo studiato praticamente a pappagallo per non imbrogliarmi davanti a tutti, poi quanto torni ti dobbiamo assolutamente far vedere le foto, mi hanno costretta a farle per farti vedere come ero come tua sosia. Cioè come mi ha conciato la penna lunare.” Rispose Amy.

“Sicuramente era identica a te, più identica di quanto non lo fosse Marta quando a suo tempo si era spacciata per me usando la penna lunare, che aveva due codini a dir poco orribili” si intromise Banny.

“Banny!!!???!!!??? “ sentirono protestare Marta. Erano davvero un gruppo di matte quelle cinque, esprimevano l’amicizia in un modo totalmente diverso da loro che erano le guardiane dei pianeti esterni, e forse erano molto più confusionarie di quanto non fosse necessario. Loro invece erano abituate a comunicare l’affetto per mezzo di piccolissimi e impercettibili gesti. Dopo qualche istante di silenzio sentirono un sonoro sbadiglio provenire dalla ricetrasmittente. Guardarono allora l’orario mentre Milena si alzava per prendere il te, erano le due di notte, questo significava che in Giappone erano le undici di mattino, ma sicuramente le loro amiche non avevano dormito tutta la notte visto che erano rimaste in attesa della loro chiamata.

“Ragazze vi lasciamo perché se non sbaglio da voi sono le undici di mattino e non avete chiuso occhio per tutta la notte, sarete stanche…e ad essere sincera lo sono anche io ultimamente mi affatico con più facilità” disse Milena, frase che Sidia capì benissimo ma che lasciò perplesse le altre.

“Ma Mile c’è forse qualcosa che non sappiamo, Sidia ci ha detto che ultimamente non hai una salute di ferro però non ha voluto dirci nient’altro” era Morea questa volta.

“No sto benissimo, e comunque questo non è il momento giusto per parlarne, poi quando rientro a Tokyo saprete tutto promesso, ma comunque non preoccupatevi non è niente di grave anzi!” rispose Milena, sentendo poi il braccio di Heles dietro le spalle mentre finiva la tazza di te.

“Ok allora ci vediamo quando tornate tra due settimane ragazze, se avete bisogno di qualche altro aiuto fate un fischio” disse Sidia.

“Ok buona notte a tutte” rispose Heles anche da parte di Milena prima di togliere la comunicazione.  Alla chiusura della telefonata seguirono dei minuti di silenzio interrotti solamente dal tintinnio dei braccialetti che Milena aveva indossato per la serata contro le tazze in cui avevano bevuto che la ragazza stava lavando per poi metterle ad asciugarle sul lavandino pronte per un eventuale utilizzo il mattino successivo. Sempre che si fossero svegliate in orario per la colazione:  il direttore dell’orchestra infatti le aveva detto che il giorno successivo le prove non ci sarebbero state , un po’ perché non erano più necessarie, e un po’ perché l’orchestra avrebbe dovuto provare con i ballerini il balletto: “Il Lago dei Cigni” di  Čajkovskij che la violinista conosceva fin troppo bene per il brano “La morte del cigno” molto popolare soprattutto tra i musicisti e che Heles sapeva suonare ad occhi chiusi al pianoforte, anche se per le note strazianti era  molto più adatto a un violino.

“Che facciamo andiamo a letto?” chiese poi a Heles dopo aver finito di lavare le tazze.

“Ok agli ordini, però io non ho sonno, se tu ti senti stanca mi guarderò un po’ di tv tanto te ci vogliono le cannonate per svegliarti” sorrise l’altra.

“Guarda che potrei anche fare un eccezione e metter da parte la stanchezza sai?” rispose l’altra alzandosi sulle punte per dare un veloce bacio alla compagna prima di dirigersi in camera a cambiarsi. Heles invece si ritirò in bagno per lavarsi i denti.

Venti minuti più tardi le due erano entrambe sotto le coperte, era impossibile star fuori dal piumone, ormai era la metà di Novembre e pian piano le temperature divenivano sempre più gelide, e ormai i viennesi aspettavano la prima spruzzata di neve. Heles come aveva annunciato aveva acceso la televisione e aveva abbassato il volume al minimo consentibile dall’orecchio umano per percepire distintamente le battute dei canali inglesi, che a quell’ora della notte trasmettevano programmi a dir poco demenziali. Milena invece l’aveva abbracciata mantenendo la sua testa sulla sua spalla, cosicché lei poteva facilmente abbracciarle il bacino con il braccio destro, mentre la guerriera di Nettuno intrecciava la mano sinistra alla sua. Tuttavia Heles sentiva che la sua compagna era distratta.

“A che pensi?” le chiese sottovoce, certa che era sveglia perché conosceva fin troppo bene il ritmo del respiro dell’altra quando dormiva.

“Pensavo a che nomi potevamo dare al nostro piccolino o alla nostra piccolina” rispose l’altra spostando leggermente la testa per guardare Heles negli occhi. Un ghigno si dipinse sul volto della guerriera di Urano.

“Se è un maschio Haru non è male sai”

“Ma dai..Hel… Haru… Haruka è il tuo nome in giapponese…Haru suona come l’abbreviazione di Haruka” rispose l’altra poco convinta.

“Uhm…embè? Chiami lui e arrivo anche io..che male c’è?” rispose Heles

“Se… guarda me ne basta una di Haruka per volta..non voglio trovarmi nella situazione di averne due con il tuo stesso carattere” rispose lei provocandola.

“ Se sei innamorata persa di me è anche per il mio bellissimo carattere” rispose Heles con il suo ego smisurato che sapeva sfoggiare quando meglio le pareva.

“Io vado a dormire va… che è meglio” bofonchiò Milena, gli occhi le si stavano chiudendo per la stanchezza, con le ultime energie che le rimanevano si sistemò meglio affianco all’altra per starle abbracciata il più possibile.

“va be come vuoi io guardo ancora un pochino la tv, notte piccola” disse abbassando la testa quel poco che era necessario per scoccarle un bacio sulle labbra.

“Notte…”

 

Il mattino dopo, si svegliarono giusto all’orario giusto per fare un pranzo colazione, quel pomeriggio si sarebbero dedicate completamente allo svago, forse anche un po’ di shopping se fosse rimasto il tempo la meta predestinata era palazzo Schönbrunn.  Antica dimora degli Asburgo antica dinastia regnante in Austria.  Per quel giorno avevano deciso di muoversi in moto per lasciare un po’ di respiro anche all’autista che da quando erano arrivate non aveva avuto neanche un attimo di respiro. Heles si era occupata i giorni precedenti dell’affitto della moto, ed era praticamente pronto tutto. Milena però si sentiva al quanto irrequieta e agitata per quell’uscita fuori porta, e non riusciva neanche a capire perché dato che quella notte era stata senza sogni ne incubi, forse era soltanto perché aveva dormito troppo. Mentre preparava qualcosa di veloce per il pranzo, Heles si preparava per andare a prendere la moto che avevano affittato, in modo da arrivare giusto in tempo per prendere la sua compagna che nel frattempo avrebbe pranzo e poi si sarebbe vestita per uscire. Tuttavia dopo che Milena rimase da sola in casa la sua irrequietezza aumentò a dismisura tanto che la ragazza non riusciva neanche a stare troppo ferma nello stesso punto dell’abitazione e che le dava fastidio veramente tutto, sapeva che essere sensibili agli odori era uno dei sintomi della gravidanza, e sapeva anche che essere un po’ lunatica era normale, ma da qui a essere così irrequieta il salto era molto ampio. Non aveva affatto fame un po’ per colpa delle nausee e un po’ per colpa dell’agitazione che fin dai tempi del liceo le chiudeva lo stomaco. Quando aveva una verifica a scuola era un vero e proprio delirio: se aveva una verifica dopo la pausa  pranzo o quella mattutina non mangiava, lo stesso avveniva se la verifica era prima. Colpa dell’emotività o di chissà che cosa era sempre stato così, fortunatamente ormai i concerti non le facevano questo effetto. Davanti al piatto di pasta il suo cervello le ordinava tassativamente di non mangiare, ma la sua determinazione prese il soppravvento e si sforzò per finirlo, non tanto per se stessa ma per suo figlio perché altrimenti sarebbe svenuta entro due ore ne era sicura.  Finito di mangiare andò a prepararsi, e dopo essersi lavata i denti non poté far a meno di mettersi di profilo davanti allo specchio per vedere se la pancia era un po’ cresciuta, aveva sentito dire che prima dei quattro mesi non si sarebbe vista, ma dipendeva comunque da persona a persona e lei di costituzione era piuttosto magra. Osservando il suo riflesso però non notò nessun cambiamento, forse era veramente troppo presto. Non vedeva però l’ora di fare il suo rientro a Tokyo per andare a fare un ecografia e vedere la piccola nocciolina che pian piano cresceva. Al solo pensiero le scappò un sorriso quasi ebete. Finita la parte di preparazione che prevedeva l’utilizzo del bagno, ovvero i denti e il trucco si diresse in camera a vestirsi, quel giorno avrebbe indossato dei pantaloni neri e una camicia bianca, la gonna vista la moto almeno per quel pomeriggio era vietata, e a dirla tutta con i pantaloni si sentiva un po’  come un pesce fuori dall’acqua, ma come faceva Heles a usarli sempre? Dopo di che indossò la miriade di braccialetti che era solita indossare perché apprezzava molto il loro tintinnio prodotto dai suoi movimenti con il braccio. Ultimo spruzzo di profumo e fu pronta. Mancavano solo le scarpe e la borsa. Le prime nere e la seconda la solita borsa bianca. Dopo essersi preparata si diresse in sala con le chiavi di casa in mano, Heles era in ritardo di dieci minuti, erano già le quattordici e cinque. L’irrequietezza salì nuovamente, non sia mai che alla sua compagna fosse successo qualcosa in moto.  Le paure della guerriera di Nettuno però, furono presto mitigate dal suono del campanello alla porta di casa, suono che riconobbe come quello di Heles, non tanto perché era diverso quanto per la lunghezza dei trilli. Dopo aver preso il cappotto si diresse verso la porta di casa, e fuori dal giardinetto sul quale si affacciava la loro porta d’ingresso, Heles l’aspettava appoggiata alla moto con il casco sulla sella mentre ne teneva uno in mano. Non che l’entusiasmava molto sfrecciare tra il traffico di Vienna in moto, ma i patti erano patti e lei era solita mantenere le promesse. Quindi appena arrivata vicino alla moto dopo un bacio piuttosto profondo che mandò presto in iperventilazione le due, indossò il casco riservato a lei, e dopo che Heles salì sulla moto le passò le mani intorno al bacino stringendo la presa per non cadere. Era da circa una ventina di giorni che non andava in moto, e tolta la parentesi della festa di in bocca al lupo che le avevano organizzato le sue compagne, era un anno o forse più che non sfrecciava nel traffico su una moto per lunghi tragitti come quello che si accingevano a fare. Doveva ammettere che stare a contatto con la guerriera di Urano sia fisicamente sia per via del vento che le circondava per via della velocità la rilassava.

“Se mi stringi ancora un po’ vedrai il mio stomaco farci da freno aprendosi come un paracadute al di fuori della mia bocca” la sentì urlare da sotto il casco. Forse stringeva un po’ troppo la presa, Heles aveva proprio ragione. Ma il fatto e che aveva sempre avuto un po’ la paura di cadere in curva. Tuttavia andare in moto era una bella sensazione, non eri condizionata dal traffico perché riuscivi a infilarti in tra due colonne di macchine senza problemi ed eri per così dire più libera. Senza aggiungere che il contatto stretto con Heles le donava una strana sensazione di benessere che superava di gran lunga l’irrequietezza. Dopo circa un trenta minuti passare a sfrecciare nel traffico giunsero finalmente alla loro meta,e  lo spettacolo che fece capolinea davanti agli occhi della musicista era a dir poco maestoso. Mentre osservava il prospetto dell’edificio, richiamò alla mente le varie informazioni che aveva letto sui siti internet, e che aveva memorizzato in modo quasi automatico come accadeva praticamente sempre quando si parlava anche della più minima forma d’arte.

Il complesso dell’edifico comprendeva, oltre al castello comprendeva il grande parco e il giardino zoologico più antico al mondo. La funzione principale dell’edificio era quella di residenza per gli Asburgo nobile casata all’interno della quale erano compresi gli imperatori d’Austria. Gli esponenti forse più famosi di questa casata erano Francesco Giuseppe e Elisabetta, meglio conosciuti come Franz e Sissy. Il prospetto dell’edificio, lungo quasi 175 metri, era in puro stile rococò e di colore giallino chiaro, quasi un color crema; su di esso facevano capolinea un balcone a loggia sostenuta da due colonne ed era coronata due statue piuttosto imponenti.

“Bella addormentata forse è meglio se ci diamo una mossa a fare i biglietti” era Heles che la distolse dalle sue considerazioni mentali.

“Si ok..stavo analizzando l’edificio mentalmente, so che a te sentir parlare di storia dell’arte non va giù e allora me le sono tenute per me le considerazioni”

“Hai fatto bene ne faccio volentieri a meno” le rispose l’altra mentre intrecciava le sue dita a quelle di Milena dopo aver chiuso i due caschi sotto la sella della moto, gesto che compieva raramente perché di rado rendeva visibili i suoi sentimenti a tutto il mondo, tuttavia Emily quel giorno non era nelle vicinanze e quindi potevano permettersi di essere una coppia normale. Le due si diressero quindi verso la biglietteria per fare i loro biglietti, e poi iniziarono la visita al palazzo. La prima meta della loro visita furono gli appartamenti imperiali i cui muri e soffitti erano abbelliti di arazzi e stucchi dorati, che a Milena parevano bellissimi, ma che Heles non  ritardò a classificare come “Inutili sfarzosità senza ne capo ne coda” ovviamente la musicista non era d’accordo. Procedendo nella visita passarono nella stanza del così detto scalone azzurro, e furono un po’ rallentate dalla fila che spesso si creava in questa stanza, soprattutto se c’era qualche gruppo di visitatori provenienti dall’Italia: gli affreschi di quella sala infatti erano stati dipinti da Ricci, un pittore originario della penisola che si affacciava sul Mediterraneo. E in effetti come tutti i pittori italiani ammirati in tutto il mondo anche lui aveva un tratto e una stesura del colore molto armoniosa. Passato lo scalone azzurro, arrivarono nelle sale di rappresentanza, che fecero incuriosire Heles questa volta, perché in origine erano utilizzate per lo svolgimento di cerimonie politiche e militari esse comprendevano:  la Sala della guardia, con stucchi dorati, l’Anticamera dell’imperatore con un tavolo da biliardo 700esco per l’attesa e la Sala di Noce, usata per le udienze, con fregi dorati e in  noce, appunto.

Ciò che avrebbe ricordato per sempre Milena però sarebbero stati  gli appartamenti di Sissi e Franz Josef: lo studio e la Camera da letto con ritratti della bellissima e regale Sissi e la famiglia, poi la Saletta della terrazza, rivestita di broccato di seta, la Saletta della scale rivestita di damasco rosso e arredi di palissandro da seta. L’ambiente più bello a parere di Milena tuttavia rimaneva il Salotto dell’Imperatrice con tappezzeria in broccato bianco e oro.

“Non è bellissimo Hel?” disse tutto ad un tratto Milena girandosi verso la compagna. Beccandola ferma davanti a un quadro che ritraeva la principessa per l’appunto.

“Te l’ho detto secondo me tutta questa sfarzosità non ha ne capo ne coda, potevano benissimo risparmiare e mettere meno oro negli stucchi e tutte queste stronzate e pensare un po’ di più alla popolazione che nel frattempo moriva di fame o quasi” sbottò la bionda. Chi voleva apparire grande facendo uso di mezzucci come l’architettura era ritenuto dalla guerriera di Urano un grandissimo pallone gonfiato, soprattutto per i personaggi storici di cui si sapeva praticamente tutto dell’epoca in cui vivevano. “ E poi scusa dicono tutti che Sissy è bella, ma secondo te questa è bella? È un cesso fatto persona, oppure il pittore si era fatto un tiro di oppio o simili prima di dipingerla perché dai amore in confronto tu sembri di un altro pianeta” le considerazioni di Heles furono ampliamente ignorate dalla musicista che si limitò a roteare gli occhi sospirando con un tono che sembrava dire “Ormai è irrecuperabile” per poi soffocare una risata.

In seguito le due attraversarono la Grande Galleria adibita ancora oggi ad alcune celebrazioni rappresentative di rilievo, e poi ancora Salone azzurro, la Piccola galleria, la Stanza delle Porcellane e Sala del Milione. Giunsero infine alla mostra di carrozze adiacente alla scuderia che era ancora funzionante. Una delle altre grandi passioni di Milena era l’equitazione, forse era l’unica che non le era stata imposta dai suoi genitori, e sentire nel museo l’odore caratteristico delle selle di cuoio e dei finimenti le venne un moto di tristezza. Qui le due si sbizzarrirono con le foto, facendosene a vicenda anche vicino ai cavalli finti attaccate alle carozze, e non mancarono le facce buffe con le corna a scongiurare la sfiga che fece Heles quando Milena la costrinse ad essere fotografata davanti alla carrozza funebre degli imperatori. Prima di iniziare un giro del giardino però Milena insistette per andare a vedere le stalle con i cavalli, proprio quando giunsero li c’era un cavallo nero fuori con il suo cavaliere diretto al suo allenamento giornaliero, la guerriera di Nettuno allora chiese se poteva accarezzarlo, e ottenne una risposta affermativa. Quel cavallo così nero, sicuramente di razza Frisona, le ricordava la sua Midnight Star, che da troppo tempo ormai aspettava la sua padrona nelle scuderie della villa della famiglia Kaioh. Anche la sua era una frisona. Heles tuttavia rimase a dir poco sorpresa nel vedere con quanta sicurezza Milena sapeva dove toccare il cavallo, che in confronto alla sua ragazza sembrava veramente un gigante.

“ C’è la possibilità di cavalcarlo?” chiese senza nessun preavviso Milena, facendo sgranare gli occhi a Heles: ma le era dato di volta il cervello? Era al secondo mese di gravidanza non poteva ne sforzarsi ne prendere colpi ricorrenti, cosa che a cavallo per via del movimento dell’animale erano inevitabili.

“Amore forse non è il caso…” iniziò a dire, ma Milena la fulminò con uno dei suoi sguardi più temibili. L’unica speranza di Heles  era che il cavaliere dicesse di no.

“ Se sai cavalcare e hai un minimo di esperienza si, è un cavallo un po’ nervoso” rispose affabile il cavaliere. Perfetto pensò tra se e se Heles, giustificando la risposta affermativa con un tentativo di corteggiamento da parte dell’austriaco a Milena.

“Si ho cavalcato fino a tre anni fa, e lo faccio da quando ero bambina in particolare il mio primo cavallo è stata una frisona di cinque anni e mezzo e quindi so che tipo di carattere anno questi splendori” rispose lei, prima di far leva sulla sella per montare a cavallo, per poi stringere le redini ed acquisire la postura necessaria a cavallo.

Appena il cavallo si mosse Heles non poté far a meno di notare che quella razza era perfetta per la sua compagna, era maestosa, determinata e straordinariamente elegante per il passo caratteristico che attirava l’attenzione anche a una che non era appassionata di cavalli. La visione della sua amata su quella bestia la preoccupava per via del bambino e la fece sperare che il cavallo non si arrabbiasse per una puntura di mosca sbattendola a terra, ma la rendeva anche orgogliosa perché era l’unica a possedere una tale manifestazione di eleganza.

A Milena invece le sembrava di tornare indietro del tempo a tre anni addietro a quando cavalcava ancora nel terreno di famiglia, si promise di informarsi sul costo del mantenimento di un cavallo in un maneggio appena sarebbe rientrata a Tokyo in modo da trasferirvi la sua Midnight Star, così facendo avrebbe potuto cavalcarla ogni qualvolta ne sentiva la necessità, intanto però decise che prima di scendere da quello splendore che non era poi così nervoso come le era stato detto, anzi sembrava proprio un cagnolino, avrebbe fatto un giro di ostacoli. Era un tutt’uno con il cavallo come in fondo qualsiasi cavaliere che non cavalca per hobby ma per passione, e a ogni salto le sembrava di volare, altro che moto!

Heles appena vide che Milena prendeva velocità con il cavallo si innervosì e non poco. Aveva paura che potesse succedere qualcosa alla sua amata. E per l’apprensione appena vide che si dirigeva verso un ostacolo nascose la scena con la mano alla sua vista.

Dopo altri dieci minuti, Milena si riavvicinò all’entrata del recinto per smontare da cavallo e dare al cavallo quelle tipiche pacche sul collo che i cavallerizzi sono soliti dare agli animali quando eseguono un percorso netto e senza errori.  E dopo aver ringraziato il cavaliere, si diresse verso l’angolo esterno del recinto dove Heles l’aspettava.

“Andiamo?” chiese Milena, senza ottenere nessuna risposta da Heles che all’improvviso sembrava al quanto fredda e distaccata.

“Ok… “

“Posso sapere che cos’hai?” chiese Milena intuendo che c’era qualcosa che preoccupava la bionda, ormai le bastava uno sguardo nei suoi occhi verdi per capirlo.

“Secondo te che cos’ho?? Cazzo Mile, sei al secondo mese di gravidanza e sembra che non te ne freghi un emerito cazzo del bambino!!!! Se per qualche motivo il cavallo si impennava e tu cadevi? Cosa poteva succedere? Sei un’immatura del cazzo, altro che responsabile” gli urlò dritto sul naso, lasciando senza parole Milena, che tuttavia sfoderò la sua calma serafica e le rispose con un candido:

“Hai finito?” a dir poco disarmante.”Si da il caso che il 99% delle volte che un cavallo si imbizzarrisce è colpa del cavaliere che compie qualche errore, perché inesperto. So quello che faccio e non ti preoccupare che il bambino sta bene!” rispose secca. Heles si sentiva in colpa per averla ripresa così duramente, ma il bambino che aveva in grembo la guerriera di Nettuno era frutto di un piccolo miracolo e non voleva pregiudicare niente in modo stupido come invece voleva fare Milena.

Quando giunsero vicino la moto erano ancora in assoluto silenzio, e Milena ebbe nuovamente quella sensazione di inquietudine che l’aveva pervasa quello stesso mattino, Heles dal canto suo si limitò a passarle in malo modo il casco prima di mettersi a cavallo della moto e aspettarla.  Il palazzo era in bassa collina quasi pianura, ragion per cui il rientro a casa avrà avuto si e no due curve e poi era tutto un rettilineo fino all’entrata di Vienna. Avevano ormai perso di vista il castello quando una macchina nera raggiunse la moto da dietro, e iniziò a far pressione per spingerla il più possibile verso il ciglio della strada.

“Ma che cazzo fa sto imbecille” imprecò Heles. “Tieniti forte, devo necessariamente accelerare altrimenti questo ci sbatte fuori strada..ma guarda te sto coglione”

Heles in fatti diede gas alla moto aumentandone la velocità pur rimanendo sotto i limiti consentiti di velocità, ma quella macchina nera con i vetri anch’essi scuri sembrava un bolide, e il risultato non fu quello sperato dalla motociclista, mentre sentiva la presa di Milena farsi sempre più rigida. Si era trovata nella stessa situazione cinque anni prima, solo che al posto di Milena c’era Banny che aveva perso la corriera per tornare a casa, e in quell’occasione quando ancora non sopportava la loro dolcissima principessa della Luna, erano state costrette a combattere insieme legate da delle manette di energia; mentre Milena come al solito si era sacrificata facendosi buttare giù dalla cascata da… Katia? Bo non se lo ricordava minimamente se era Katia o Eugial il nome, quelle due pazze scatenate sembravano identiche.

“Heles stai attenta!!!” sentì urlare Milena, e si accorse che l’altra aveva la voce incrinata dalla paura. Nonostante tutto ciò che fece la motociclista tuttavia, la macchina aveva talmente premuto contro la moto per spingerla fuori strada, che fu una questione di millesimi di secondi, e sentì la presa sulla sella svanire da sotto, così come la presa delle mani. Per Milena fu lo stesso si sentì come spinta da una mano di un gigante, e anche lei perse la presa sulla compagna, ritrovandosi poco dopo tra la terra e l’erba sul ciglio della strada, dopo aver battuto forte la testa. Per fortuna che aveva il casco pensò tra se e se.

Heles dal canto suo vide Milena atterrare in malo modo, così come lei dopo il volo, la moto invece invase la corsia opposta, mentre la macchina sgommava e si allontanava il prima possibile. “Che botta” pensò la bionda, si sentiva come se avesse preso una grandissima saccata di botte da un soggetto super palestrato. Non era però quello il momento di piangersi addosso, doveva accertarsi dello stato di Milena, che si stava rialzando al quando mal messa. Così si alzò per raggiungerla, lei infatti era abituata a cadere in moto, ma la sua compagna no.

“Non ti alzare subito in piedi, come ti senti?Ti  Fa male qualcosa?” le chiese agitata.

“Si ma non è niente davvero…sono già stata in modo peggiore figurati con tutti i demoni che abbiamo affrontato cosa vuoi che sia… “ la ragazza non riuscì a finire la frase che la pervase una fitta sovraumana all’addome, provocandole un gemito che forse era meglio non far fuoriuscire dalla bocca, anche se ovviamente le sue corde vocali non erano d’accordo.

“Che hai?” chiese Heles sempre più agitata

“Hel non è niente, è solo un dolore alla pancia ma non credo sia nulla di….”

“Hai il cellulare in borsa? Il mio si è distrutto, anche se era in tasca ci sono caduta sopra, ci sarà solo la scheda riutilizzabile”

“Si è in borsa…” rispose lei portandosi la mano sul grembo per via di un'altra fitta.

“ Chiamo l’ambulanza per sicurezza, non si sa mai caso mai c’entrano con la gravidanza. Mal che vada ti dicono che è normale anche se ne dubito, e non provare a discutere perché ci vai e basta in ospedale” le disse severa vedendo che Milena già iniziava a protestare. Anche se non ne aveva le forze il dolore che sentiva era veramente forte, le aveva preso anche i reni, molto simile a quello del ciclo mestruale ma era più forte, quasi insopportabile.

“Arrivano tra dieci minuti massimo” rispose Heles sedendosi accanto a lei. Se fosse successo qualcosa a loro figlio non se lo sarebbe mai perdonato, era lei ad essere voluta andare in moto quel giorno e non in macchina come era loro abitudine e se l’era andata a cercare quella situazione. Era proprio un bravo papà non c’era che dire: aveva messo a repentaglio la vita di suo figlio quando ancora non era nato. Figurarsi quando nasceva. Si sentiva impotente, sapeva benissimo che Milena non si lamentava per non farla stare in pensiero, ma se le sue supposizioni erano giuste, e se quello che pensava si stava verificando, la sua amata stava soffrendo e non poco. Avrebbe solamente voluto poter farsi carico di quel dolore che sicuramente aveva pervaso il corpo della compagna per alleggerirle il carico, ma non le era possibile, poteva limitarsi solamente a fissarla nei suoi grandi occhi blu e basta.

Dopo cinque minuti sentirono in lontananza una sirena, che giunta sul luogo dell’incidente rallentò fino a fermarsi al lato della strada, Milena anche se contrariata fu costretta a sdraiarsi sulla barella, e in quella posizione i dolori che sentiva sembravano lacerarle l’anima. I medici per sicurezza le tolsero il casco e le immobilizzarono il collo con uno dei quei collari altissimi e scomodissimi, per evitare di

“Andate pure avanti con lei, io vi raggiungo in moto” sentì dire da Heles, con la voce incrinata. Prima che la porta dell’ambulanza si chiuse e l’automezzo partì a tutta velocità alla volta dell’ospedale.


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Capitolo 13
*** In tre? Ma cosa dici saremo in quattro!…forse ***


Note dell’autrice: Chiedo perdono in anticipo per eventuali strafalcioni medico-terapeutici, nel caso che tra voi ci sia un futuro medico. Ma non essendomi mai trovata nella stessa situazione di Milena ( per fortuna!) non ho la minima idea della procedura corretta in questi casi, mi sono solo limitata a rielaboare le informazioni tratte dal mio libro di Biologia dei cinque anni di Liceo. Per il resto vi auguro buona lettura =)

13^Capitolo: In tre? Ma cosa dici saremo in quattro!…forse.

Appena l’ambulanza partì diretta all’ospedale più vicino Heles si precipitò immediatamente in moto dietro di essa con la borsa della compagna. In quel momento odiava profondamente se stessa e soprattutto odiava l’incoscienza che aveva dimostrato di avere il giorno prima quando aveva proposto a Milena di andare a visitare il palazzo in moto per lasciare libero l’autista. Lei che proprio circa un’ora prima aveva ripreso Milena perché era andata a cavallo senza alcun timore, quel cavallo che a lei sembrava un mostro per quanta paura aveva che facesse del male alla musicista, e che invece si era rivelato più mansueto di un gattino, mentre la sua moto che lei riteneva sicura per poco non si era rivelata mortale. E ora se veramente si trattava di quello che temeva, per colpa sua il bambino. Il loro bambino. Se ne sarebbe andato ancora prima di venire al mondo. E la colpa di chi sarebbe stata? Solamente sua. Bel papà che era stata. Questi pensieri le provocarono uno strano bruciore agli occhi, e capì che le lacrime si stavano facendo strada sotto la visiera del casco sulla sua pelle. Odiava piangere, lo trovava da persone fragili, e lei fragile non lo era. O forse no? Forse invece la fragile delle due era proprio lei, in fondo Milena nonostante i dolori non aveva accennato proprio a dover piangere, mentre a lei bastava solamente fare un certo tipo di pensiero e subito le lacrime salivano, senza speranza di fermarle. Non doveva e non voleva però far vedere alla sua donna che piangeva, quella che aveva bisogno di un sostegno maggiore in qualsiasi evenienza futura era solo e solamente la sua dolce violinista.

Arrivati  all’ospedale l’ambulanza girò per andare a imboccare la strada che l’avrebbe portata all’entrata per i casi d’emergenza in arrivo con i mezzi di soccorso, Heles invece fu costretta ad andare nel parcheggio per i feriti in modo lieve o comunque che non arrivavano con i mezzi di soccorso. Odiava questa divisione delle cose, ora chissà quanto tempo avrebbe impiegato per capire dove avrebbero portato Milena, anche se poteva azzardarsi a raggiungere il reparto di ginecologia o neonatale. Si ma chi le capiva le insegne in tedesco? Doveva per forza chiedere a quelli della reception nell’entrata sperando che ci fosse qualcuno che sapeva parlare anche l’inglese, altrimenti sarebbe stato un vero problema.  Chiuse i due caschi nella sella della moto e prese la borsa di Milena che la ragazza aveva scordato con i documenti e il cellulare in mezzo alla terra a bordo della strada.

Milena intanto  era arrivata al pronto soccorso ed  avendo un codice rosso, perché i medici dell’ambulanza erano stati molto chiari quando lei aveva detto loro che era quasi al secondo mese di gravidanza:  era sicuramente un principio di aborto, e al solo sapere cosa poteva essere si sentì sprofondare in una fossa nera e senza fondo. Poi però si era detta che non poteva essere che il angelo doveva cessare di vivere così per colpa di due incoscienti che li aveva sbattuti fuori strada. Quando i medici la visitarono le dissero che molto probabilmente sarebbero riusciti a fermarle la reazione a catena che si verifica nel corpo della donna in queste situazioni ma per maggior sicurezza l’avrebbero mandata nel reparto di ginecologia, perché era assolutamente necessaria un ecografia per vedere in che stato era il feto e soprattutto a che punto era l’aborto dovuto, ormai era sicura, al colpo preso nel cadere dalla moto.

La ragazza quindi fu portata su una sedia a rotella su al terzo piano dell’edificio, le pareti dell’ospedale erano bianche, e davano un aspetto opalescente all’ambiente che era intriso di quell’odore simile al disinfettante tanto comune negli ospedali o nei laboratori di analisi. Essere portata in giro in carrozzella non era proprio il massimo, e si chiese se Heles sarebbe riuscita a trovarla dentro l’edificio, il problema e che  non poteva neanche mettersi in contatto con la sua compagna perché si era accorta solo in quel momento che la borsa l’aveva lasciata sul luogo dell’incidente. Maledizione!!. A quel punto le toccava sperare che Heles l’avesse vista e non l’avesse dimenticata a sua volta perché al suo interno c’era veramente di tutto: i documenti, il passaporto e anche il cellulare.

Il reparto di ginecologia era leggermente più accogliente del resto dell’ospedale che le pareva un edificio al quanto anonimo, per lo meno si erano premurati di dipingere le pareti di un colore molto simile al rosa pesco. Il dottore che l’aveva accolta al pronto soccorso la lasciò davanti allo studio della ginecologa che l’avrebbe ricevuta di li a pochi minuti, mentre lei imprecava mentalmente contro i dolori atroci che stava sentendo. Avrebbe voluto piangere, ma come sempre il suo immenso contegno  glielo impediva. Ma Heles che fine aveva fatto? Aveva una paura incredibile di fare l’ecografia da sola, era una scemata lo sapeva, ma più che dell’esame aveva paura del referto medico che le avrebbe comunicato la ginecologa. Se fosse stato fortemente negativo, non voleva essere da sola a sopportare per prima e soprattutto senza nessuno al suo fianco la terribile notizia.  Qualcuno intanto aveva dimenticato aperta una finestra nel corridoio, permettendo a una aria al quanto fredda di entrare all’interno dell’edificio e andare a sfiorare la pelle della ragazza. Ma Heles dov’era? Possibile che c’era solo il vento a confortarla?

All’improvviso però, sentì una mano sulla sua spalla, che le fece letteralmente prendere un colpo.

“Che ti hanno detto?” chiese un’agitatissima Heles, che era seduta praticamente al suo fianco sull’ultima sedia della serie che era nel corridoio. Ma quando era arrivata? Mai possibile che fosse stata così tremendamente silenziosa?

“Devono farmi un ecografia..per vedere a che punto è l’aborto Hel..se è ancora all’inizio probabilmente riescono a salvare il bambino con dei farmaci..altrimenti…” la voce le si spezzò a causa del magone, non riusciva neanche a pronunciare quella parola per quanto le faceva male sentirla. Heles dal canto suo dovette reprimere un fortissimo moto di rabbia e soprattutto il fortissimo rimorso che provava nei confronti di se stessa. Non riusciva neanche a guardare la musicista negli occhi, perché aveva paura di leggervi tutta la colpa che aveva e l’odio che molto probabilmente provava Milena nei suoi confronti e soprattutto nei confronti della moto, codarda com’era non riusciva a sollevare lo sguardo.

“Signorina Kaioh prego..è il suo turno” disse la dottoressa dopo essersi affacciata dallo studio.

“Vieni anche tu dentro…perfavore?” disse Milena, guardandola alla ricerca delle iridi verdi che però tardarono ad arrivare ad incrociare le sue.

“Ok…” fu l’unica sillaba che Heles riuscì a modulare, prima di iniziare a spingere la sedia a rotelle verso lo studio. La guerriera di Nettuno non aveva detto niente, ma aveva visto chiaramente che la sua compagna aveva gli occhi arrossati, e questo voleva dire che sicuramente aveva pianto, e questa constatazione le provocò una stretta al cuore; conoscendola si sarebbe tormentata con i sensi di colpa per tutta la sua vita.

Lo studio della ginecologa era piuttosto accogliente, così come il resto del raparto, la ginecologa era una donna sulla quarantina, bionda con gli occhi azzurri ed era piuttosto alta, non quanto Heles ma sicuramente al suo fianco non passava per bassa. Stava leggendo velocemente dei fogli, che Milena dedusse componevano la sua cartella clinica.

“Buongiorno, dal pronto soccorso mi è stato detto che siamo di fronte a un principio o inizio d’aborto conferma?”

“Si..esattamente”

“Se si vuole accomodare sul lettino che facciamo immediatamente un ecografia per controllare la situazione, che se siamo in tempo con dei medicinali riusciamo a bloccare tutto il processo”  Milena fece come le era stato detto, supplicando con lo sguardo a Heles di avvicinarsi, avrebbero visto per la prima volta il loro cucciolo. E forse sarebbe stata anche l’ultima.

“E’ la prima ecografia che fa?” chiese la dottoressa, mentre le sbottonava i bottoni della camicetta necessari a scoprirle l’addome.

“Si, è la prima dovrei essere circa al secondo mese…”

“Sentirai un po’ freddo perché il gel necessario è piuttosto ghiacciato, detto questo il resto è tutto compito mio”  E infatti appena la dottoressa le spalmò sulla pancia il gel fu percorsa da un brivido di freddo, e sinceramente tutte quelle attenzioni le davano sui nervi. Suo figlio stava morendo e loro se la prendevano con così tanta calma senza preoccuparsi di niente, lenti peggio di una tartaruga. Ne era sicura: prima o poi sarebbe caduta vittima di un attacco di nervi. L’ennesimo da quando era a Vienna. Dopo pochi istanti la ragazza sentì una leggera pressione all’addome causata dallo strumento che generava gli ultrasuoni necessari a restituire sullo schermo le immagini del feto.

“ I due impianti nell’utero sono andati perfettamente a buon fine” disse la dottoressa. A sentire queste parole Heles che si stava avvicinando incuriosita allo schermo per guardare, presa dalla sprovvista della rivelazione andò a inciampare nella gamba del lettino e per poco non cadde proprio addosso alla dottoressa.

“Mi scusi può ripetere quello che ha detto? Credo che i termini medici siano.. siano poco chiari…” esplose la bionda, con la voce rotta dall’emozione.

“In poche parole aspettate due gemelli” rispose la dottoressa. Milena si limitò a sgranare gli occhi come se fosse stata una bambina davanti a un sacchetto pieno di caramelle. Due? Non solo era stato un miracolo ma il miracolo era avvenuto due volte, guardò Heles dritta negli occhi, ma la sua compagna sembrava caduta come in trance, o forse non aveva capito bene il senso di quelle parole.

“Dottoressa quindi ci sta dicendo che sono fuori pericolo?” chiese Milena, avendo anche paura della risposta, e Heles a sentire la domanda della compagna si fece tutto ad un tratto più attenta.

“ Per vostra fortuna si, ma deve necessariamente stare a riposo senza sforzi per una decina di giorni e poi dovrà prendere le pastiglie che le prescrivo e che servono a bloccare i dolori che sicuramente sente in questo momento, ma mi raccomando assoluto riposo per una decina di giorni” disse la dottoressa.

Milena tirò un sospiro di sollievo, il peggio era dunque passato, e il loro bambino, o meglio bambini si erano salvati, e poteva vedere chiaramente vedere nello schermo quelle due piccole noccioline che avevano già vinto una battaglia a poche settimane dal loro concepimento. Il problema più grosso però sarebbero stati i concerti, come avrebbe fatto? Ne avrebbe dovuto saltare almeno uno dei due rimanenti, e non sapeva davvero come fare, più per rispetto nei confronti del pubblico che per lo stipendio o simili, perché alla fine per lei suonare era un piacere fine a se stesso e non volto solamente al lucro su ciò che componeva. La dottoressa le diede un fazzoletto di carta per pulirsi dal gel, e poi dopo aver spento la macchina per le ecografie andò a sedersi alla sua scrivania per scrivere la ricetta delle pastiglie”

Heles dal canto suo tirò un sospiro di sollievo,anche se la notizia che erano due gemelli l’avevano al quanto spiazzata, era già difficile abituarsi all’idea che era uno, figuriamoci se era facile abituarsi all’idea che da li a sette mesi e mezzo la loro vita sarebbe stata stravolta da due esseri minuscoli e strillanti a pieni polmoni. Essere sommersa nuovamente da pappe, pannolini e tutine come quando c’era Ottavia, solo che in quantità doppia. No non poteva pensarci. Decisamente non poteva e non doveva.

“Tenga, ne deve prendere due al giorno per tre giorni meglio se all’ora dei pasti” spiegò la dottoressa a Milena, prima di restituirle i documenti e alzarsi per congedarla dal suo studio. “Auguri per la futura nascita”

“Grazie” le rispose Milena sfoderando uno dei suoi soliti sorrisi di cortesia. Prima di uscire e avviarsi tranquilla e decisamente più sollevata lungo il corridoio dell’ospedale seguita da Heles per raggiungere l’ascensore.

“Direi che chiamiamo un taxi per portare a casa te..io vado a consegnare la moto e poi ti raggiungo” rispose Heles forse un pochino più sollevata, anche se i sensi di colpa ancora non si erano assopiti. L’ascensore impiegò ben cinque minuti per arrivare al loro piano che era il settimo, e quando vi salirono erano praticamente le uniche perché le altre persone avevano perso la pazienza troppo presto per aspettare e si erano rassegnate a scendere sette rampe di scale.

“Ma ci pensi? Saremo in quattro! Mi sa che dovremmo cercare una casa più grande anche se però a casa nostra c’è la camera degli ospiti che può essere trasformata in quella dei bambini senza problemi è abbastanza grande per due” iniziò a dire Milena, venendo però interrotta senza finire di parlare da un bacio piuttosto profondo da parte dell’altra, che l’aveva stretta in un abbraccio piuttosto forte. Non fu il gesto a sorprenderla, perché non era niente di particolare. Ma piuttosto fu sorpresa dalle emozioni che le comunicava il bacio che le stava dando la compagna, era quasi frenetico, ma non di una frenesia passionale; piuttosto era carico di ansia e paura. Quella stessa paura che Heles aveva provato in quelle che erano state quasi due ore che avevano separato l’incidente dal referto medico. Lei rispose al bacio per qualche istante cercando al contrario di Heles, di rallentare il ritmo quasi a rassicurarla prima di staccarsi, quel terrore che aveva sentito nel bacio le aveva provocato una morsa al cuore, che si tramutò ben presto in un magone che le salì fino agli occhi proprio nel momento in cui Milena scelse di staccarsi dal bacio.

“Scusami..sono stata un incosciente, ho messo a repentaglio la vita di tre persone contemporaneamente e non so se potrò mai perdonarmelo” le sussurrò all’orecchio Heles continuandola a stringere nella sua morsa.

“Siamo state incoscienti entrambe… non solo te…non fartene una colpa inesistente, la colpa è di entrambi” rispose l’altra “Quindi stai tranquilla” concluse poi stampandole un altro bacio sulle labbra proprio pochi istanti prima che l’ascensore si fermasse al piano terra dell’edificio. Milena ora era proprio sicura che la bionda avesse pianto, ma conoscendola non volle indagare perché farsi vedere fragile non era una cosa molto tollerata da Heles. Andarono alla hall dell’ospedale per chiedere a quella che a prima vista sembrava qualcosa di simile ad una segretaria, e chiesero di chiamare un taxi, cosa che la donna sulla cinquantina fece immediatamente. Dopo di che si diressero all’esterno dell’edificio per respirare un po’ d’aria pura e fresca e soprattutto libera dall’odore quasi oppressivo dei disinfettanti.

L’aria che investi le due ragazze era a dir poco gelida, la temperatura si era decisamente abbassata di colpo, e provocò un brivido di freddo in Milena, che era già spossata per la giornata a dir poco intensa che aveva vissuto.

“Che freddo…” esclamò Heles che era la più vestita delle due”Ma tu non hai freddo?”

“A dire il vero si…ma non ci provare a darmi la tua giacca Hel, se ti ammali anche te come facciamo i prossimi giorni per la spesa? Se io non posso muovermi sei pienamente cosciente che dovrai occuparti te di tutto?” le rispose l’altra divertita. Heles infatti era molto, anzi moltissimo impacciata nei lavori domestici, non perché non li voleva farli perché li faceva senza problemi, ma si vedeva che era un pesce fuor d’acqua quando si trattava di cucinare; e infatti lei non mancava mai di rimbeccarla ogni qualvolta cucinasse per l’enorme quantità di pentole che sapeva sporcare quando magari ne bastavano solamente due. Sorrise divertita. In risposa Heles si limitò a borbottare, parole che purtroppo non giunsero all’orecchio della violinista.

Poco dopo giunse il taxi che avrebbe preso Milena, che si fermò davanti alla porta dell’ospedale, la ragazza non vedeva l’ora di essere a casa perché stava letteralmente congelando, e anche perché si sentiva veramente stanca.

“Amo chiamami se ti senti qualcosa ok? Io porto la moto e arrivo immediatamente a casa” le disse Heles baciandola sulla fronte “Faccio il più presto possibile ok?Ho l’orologio a presso” concluse, sapendo che Milena recepiva il significato di quelle parole.

“A dopo fai presto però” le rispose Milena.

Il viaggio in macchina si rivelò al quanto tranquillo, il traffico era praticamente inesistente perché l’ospedale non era molto incentro, e scoprì Milena che era abbastanza vicino alla loro abitazione. I pensieri della ragazza si spostarono però sui gemelli, ancora non riusciva a crederci, era già così difficile realizzare il miracolo con uno, figurarsi con due. Si sentiva felice, ora la sua vita aveva un altro scopo oltre a quello di proteggere Heles, e non ne poteva che esserne più felice. Il taxi nel frattempo imboccò il viale alberato dove c’era l’abitazione di Emily e di cui una delle traverse era formata proprio dalla salita chiusa dal cancello del residence dove le due alloggiavano. L’autista però fu costretto a frenare di colpo per uno che cercava di uscire dal parcheggio in malo modo, e la guerriera di Nettuno pensò che il parcheggiatore era veramente imbranato, visto che la macchina era piccolissima e lo spazio a sua disposizione davvero molto ampio. Guardando i palazzi davanti a se non poté far meglio di notare che Emily era proprio vicino al cancello della sua abitazione che parlava con due armadi. No non era impazzita, era il termine esatto per definire le dimensioni di quei due energumeni che parlavano in quel momento con la sua acerrima nemica. Pochi istanti dopo Emily, forse perché si sentiva osservata si girò proprio nella sua direzione e il suo sguardo quando riconobbe la figura nella macchina si fece al quanto malefico, malignità che andava a mascherare qualche altro sentimento che aveva pervaso la giornalista, di quello Milena era sicura perché l’espressione di Emily aveva cambiato espressione due volte: la prima da quella che aveva sempre quando parlava a quella che aveva dipinto sul suo viso un espressione di sorpresa, sorpresa che fu mascherata nel giro di pochi attimi dallo sguardo maligno che ora Milena ricambiava senza abbassare lo sguardo nemmeno di un millimetro. Cosa che non sfuggì allo sguardo periferico della musicista fu lo scatto che fecero i due energumeni al lato della giornalista per guardarla dopo che la loro conoscente si era bloccata quasi a bocca aperta. Il taxi si rimise in moto, e la visione che aveva osservato Milena accese una moltitudine di pensieri, tutti rivolti alla giornata appena trascorsa, e che si promise avrebbe detto ad Heles appena la motociclista fosse tornata a casa.

 

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Capitolo 14
*** Emily ***


14^ Capitolo: Emily

Appena arrivata a casa Milena prese subito il suo telefono che sembrava non aver riportato danni evidenti nell’incidente e compose il numero del teatro per avvisare che purtroppo non poteva tener il concerto quella domenica, aveva trovato l’escamotage di proporre al direttore di farne due attaccati se fosse stato possibile: uno l’ultima domenica sera come in programma e spostare quello di quella settimana all’ultimo sabato sera che avrebbe trascorso a Vienna, per non far perdere inutilmente la spesa che i membri del pubblico avevano effettuato per assistere all’evento. Quella però era solamente una sua idea, bisognava vedere se il direttore era disponibile ad operare il cambio, e soprattutto se il sabato in questione non fosse già occupato da un altro spettacolo. Forse era già troppo tardi e il direttore non era più nel suo studio si disse la ragazza mentre gli squilli continuavano e la risposta tardava ad avvenire. Niente. Nessuna risposta, a questo punto sperava vivamente che il telefono che il direttore aveva nel suo ufficio fosse uno di quei telefoni che hanno lo schermo in modo da poter vedere i  numeri delle chiamate non risposte. Dopo aver appoggiato il telefonino sul comodino si cambiò i vestiti e si mise la tuta con la quale era solita stare in casa, la camicetta non era stata danneggiata dall’incidente, ma i pantaloni…i pantaloni erano praticamente da buttare. Era impossibile fare aggiustare gli strappi sulle ginocchia che l’incidente aveva provocato. Sbuffò irritata: erano quasi nuovi. Dopo essersi cambiata andò in cucina a prendere un bicchiere d’acqua e una volta tornata in camera portò il portatile a letto con l’intenzione di entrare in chat a vedere se qualcuna delle sue amiche era presente. Sidia sicuramente era connessa perché solitamente a quest’ora era a casa, o se non era connessa lei era connessa Ottavia che comunque era a casa con la guerriera del tempo e quindi il risultato era lo stesso. Prima di accedere al programma di messaggistica si mise comoda sul letto in modo da non stancarsi subito della posizione. E appena effettuato il login, neanche il tempo di caricare la schermata con tutti i contatti, vide la casellina con scritto Sidia lampeggiare nella barra inferiore dello schermo. Ma aspettava solo me? Si chiese Milena.

“Che cosa è successo?” lesse la musicista sulla schermata di chat.

“Ho avuto un incidente, o meglio abbiamo avuto un incidente io e Heles ma non ti preoccupare non è niente di grave” le rispose “Ma tu come lo sai?”

“Ho avuto una visione sull’immediato futuro Mile, e mi sono preoccupata; non era molto rosa e fiori la visione tutto qui…”

“Ma c’entra forse qualche demone?” scrisse l’altra Anche se l’unico demone che le veniva in mente in quel momento coincideva con la parola Emily

“No sinceramente c’entrava vostro figlio…credo che se mi dici che avete avuto l’incidente molto probabilmente era per quello che ho avuto una delle mie solite visioni sul futuro”

“Ah…a proposito, c’è una sorpresa che abbiamo saputo quando mi stavano facendo l’ecografia per vedere se era tutto a posto perché avevo dei dolori… io e Heles aspettiamo due gemelli :D “

“Cosa??!!? Ma dico non ve ne bastava uno a voi due?”

“ Be diciamo che Heles è rimasta al quanto basita per la notizia, anche lei credo che la pensi come te…forse in fondo anche io, ma sono arrivati e ce li teniamo…a casa tutto a posto?”

“Si dai, diciamo tutto a posto… sembra che Yumiko abbia qualche debole corrisposto per il nostro Seya.”

“Ma dai? Be devo dire che forse è meglio almeno Seya ora non rischia di prendersi una saccata di botte da Marzio e Heles”

“Da Heles vorrai dire, Marzio sicuramente crede ciecamente nell’amore di Banny e non penso che si faccia tanti crucci come tre anni fa sai…”

“Meglio così…”

“A proposito, avvisa le altre che io questa domenica non suono, perché devo stare a riposo per una decina di giorni per scongiurare il pericolo di aborto che ho sfiorato per l’incidente. Molto probabilmente se il direttore è d’accordo farò due serate di concerto l’ultimo week and che passo qui a Vienna”

“Sarà fatto… dai ti lascio ora sono molto più tranquilla, altrimenti Ottavia mi spara devo ancora preparare la cena”

“ok ci sentiamo ciao” concluse Milena chiudendo la finestra di chat per vedere chi era in linea dall’elenco contatti. Nessuna persona che in fondo le interessava sentire, così decise di staccare con il computer e vedersi qualcosa alla tv.

Circa un’ora più tardi Milena fu svegliata da un delizioso profumo di quella che sembrava essere pizza, ma non era molto sicura, anche perché ancora addormentata, o meglio fino a pochi istanti prima era addormentata visto che qualcuno l’aveva svegliata spostando il telecomando da sotto la sua mano.

“Buonasera, posso offrirle una pizza?” era Heles. Milena si limitò a produrre un sono sbadiglio. “Lo prendo per un si?”

“Prendilo un po’ per quello che vuoi ho solamente una fame da lupi” rispose lei, sedendosi sul letto per poi prendere un cartone con una delle due pizze sulle gambe. Quattro stagioni, la sua preferita.

“Vuoi quella o quella con il tonno?”

“No va bene questa grazie” rispose lei cercando di non sporcare le lenzuola di pomodoro mentre mordeva  il primo spicchio “ho sentito Sidia in chat, e a parte la visione su nostro figlio che aveva avuto a causa dell’incidente, ha detto che Seya sembra che si stia innamorando di Yumiko e il tutto è corrisposto. Credo che sei felice di saperlo così non allungherà più le mani su Banny…e su di me”

“Ma quel pallone gonfiato non può far a meno di corteggiare qualche ragazza? Dio che nervi” sbottò Heles provocando una risata in Milena “Perché ridi?”

“Senti da quale pulpito viene la predica, ti devo forse ricordare come cercavi di sedurre Marta e Banny quando le abbiamo incontrate per la prima volta alla sala giochi? Oppure forse devo ricordarti come hai quasi conquistato Morea dopo averla quasi messa sotto con la moto o…”

“ok ok hai vinto tu hai ragione…però io avevo sedici anni così come li avevi tu, erano gli ormoni adolescenziali che parlavano, ora Seya ha ventitre anni e tutto si può dire tranne che sia una crisi adolescenziale ormonale”

“ no forse non era l’età…la cosa che vi differenzia e che lui e comunque single e libero di fare ciò che vuole della sua condotta sentimentale, te a quei tempi eri già fidanzata con la sottoscritta da un mese e mezzo…” a questo non ottenne risposta, e dopo qualche minuto di silenzio Heles preferì cambiare discorso.

“Come ti senti?”

“Stanca ma tutto a posto anche i dolori sono cessati…”

“meno male”

“Ti dovevo parlare di una cosa che ho notato mentre rientravo a casa con il taxi…”

 

**

“…Era quasi una settimana che non si sentivano, Heles le aveva detto che aveva bisogno di allenarsi nelle corse perché ne avrebbe avuta una da li a pochi giorni, così quando aveva visto il suo nome sullo schermo del cellulare il suo cuore aveva incominciato a battere all’impazzata, le sembrava che da un momento all’altro fosse in grado di uscirle dalla bocca passando per la sua gola. Aveva permesso al cellulare di compiere solamente uno squillo prima di rispondere.

“Pronto tesoro dimmi” rispose sfoderando il tono più dolce possibile

“Emy ti dispiace se vengo a casa da te? Devo parlarti” il suo tono era piuttosto freddo e distaccato, che cosa era accaduto? Si era forse fatta male correndo?

“Certo quando vuoi mi trovi in casa, stavo studiando ma per te posso volentieri fare una pausa, mi trovi qui quando vuoi raggiungimi”

“Ok” fu l’unica cosa che la bionda si sprecò a dirle

“E’ successo qualcosa?” troppo tardi l’altra aveva già chiuso la comunicazione, lasciandola in preda a una miriade di pensieri. Se fosse successo qualcosa alla sua amata mentre si allenava? E non poteva più correre? O forse era la semplice voglia di vederla che l’aveva spinta a telefonarle, forse Heles con parlarle intendeva un’altra cosa. Si era sicuramente così. Pensò la bruna mentre si diresse in bagno per prepararsi. Mise i vestiti che secondo lei erano i migliori, non si preoccupò minimamente di sembrare fin troppo provocante, o più semplicemente le andava bene esserlo?

Dopo un’ora sentì suonare il campanello di casa, i suoi genitori sarebbero tornati dopo cena ragion per cui doveva per forza essere la sua dolce metà. E infatti scoprì che era lei, nella sua tenuta da motociclista bianca e rossa che le delineava un fisico mozzafiato. D’istinto si sollevo quel tanto che bastava per raggiungere le labbra della bionda, che però con sorpresa dell’altra si sposto non permettendole di scoccarle un bacio così come desiderava.

“Amore ma che hai? Ti sento così strana oggi…sei distante, hai voglia mica di far ginnastica nel letto?” le disse maliziosa. A Heles tutta quella sfacciataggine le aveva dato sempre sui nervi, per non parlare poi del modo in cui era sempre vestita quella ragazza. La verità era che incominciava ad andarle stretta quella relazione, non si sentiva per niente presa da quella donna e aveva capito che per la bruna non era lo stesso ragion per cui visto che durante quei giorni non aveva per nulla sentito la mancanza della persona che la fissava stupita per il suo comportamento.

“Emily forse è meglio se ti siedi perché sicuramente non farò rigiri di parole per comunicarti ciò che penso.” Le rispose Heles.

“Ma è successo qualcosa?”

“Guarda forse è meglio che non ci sentiamo ne vediamo più”

Quelle parole piombarono come acqua ghiacciata sulla bruna che si sentì morire tutto all’improvviso, non poteva essere, non poteva ne doveva lasciarla. Da sola non voleva rimanere .

“Heles se ho fatto qualcosa che ti ha offeso, ti prego dimmelo non l’ho fatto con l’intenzione di offenderti” le rispose lei cercando di abbracciarla, mentre le lacrime le riempivano gli occhi.

“Niente di tutto questo Emily, solamente io non sono presa con i sentimenti quanto lo sei te e questa relazione sta prendendo una piega che non mi piace. Per me è solo sesso quello che mi lega a te, ma non posso dire che questo valga anche per te. In questi giorni di distacco non ho sentito per niente la tua mancanza, e questo mi da la conferma che per me tu sei e rimarrai per sempre un’avventura senza ne capo ne coda” rispose tutto insieme Heles, forse anche in modo spietato. In fondo non si era comportata per niente bene con quella ragazza era perfettamente conscia di averla illusa. Ma ultimamente l’unica cosa che voleva era essere libera, libera senza nessuna catena, per diventare un tutt’uno con il vento, l’unico che sembrava capire quel senso di smarrimento che sentiva da quando aveva iniziato a fare tutte le notti lo stesso sogno.

“Sei un egoista, anzi no sei una stronza è basta ecco cosa sei, mi farai stare male come un cane mi hai solo usata per il mio corpo e le mie forme mi fai veramente schifo” iniziò a dirle Emily tra i singhiozzi.

“Pensala un po’ come vuoi, tanto la mia decisione è questa, e non torno indietro. Addio Emily è stato bello” rispose lei avviandosi verso la porta dell’abitazione, per andarsene. Lasciandola li in mezzo alla sala a piangere come una disperata in preda ai singhiozzi….”

 

La odiava. Odiava tutto di lei. Odiava la sua classe, odiava la bravura con la musica e anche quella pittura, ma soprattutto la odiava perché le aveva strappato l’amore della sua vita, uno di quegli amori che hai la certezza che ti capitano una volta in tutta la tua esistenza, che ti fanno sentire completa quando sei con l’altra persona. Per colpa di quella ragazza viziata e fin troppo posata, Heles l’aveva scaricata. Presa quasi da un raptus nervoso aveva praticamente strappato la maggior parte dei giornali sui quali spiccavano i suoi grandi occhi blu. Emily non si capacitava di come potesse essere viva e vegeta Milena, si aspettava per lo meno che sarebbe stata qualche giorno in ospedale a causa della brutta caduta, in modo da darle il tempo necessario per riavvicinarsi nuovamente a Heles come doveva. E invece? Invece dopo neanche tre ore eccola nel taxi, con quella sua odiosa compostezza. Il pensiero della bruna andava di continuo al giorno in cui Heles era uscita dalla sua vita, non poteva non dimenticarlo e pensare che era stata un’altra donna a strappargliela la faceva andare su tutte le furie. Aveva ad un certo punto perso i contatti con bionda, ma poi frequentando dopo due anni la mondanità di Tokyo con tutti gli annessi e connessi si era imbattuta proprio in Milena, e con lei c’era sempre e costantemente Heles,  le aveva sentite un giorno parlare, e a quanto pareva si conoscevano da due anni. Così la sua testa aveva fatto due più due.  Era decisa a togliere di mezzo quella che sembrava una principessa sul pisello,  e che molto probabilmente l’aveva distribuita a destra e a manca per far carriera nel mondo della musica e nella pittura. Ma lo giurò su se stessa l’avrebbe tolta di mezzo una volta per tutte. Fosse l’ultima cosa che faceva. Se lei non avrebbe potuto avere Heles. Milena doveva essere tolta letteralmente di mezzo, costi quel che costi. Una risata al quanto malefica le usci dal petto mentre  prendeva il cellulare per chiamare Joseph e Markus.

 

**

 

“HELES CALMATI PER L’AMOR DEL CIELO!!!”  gridò Milena. Nell’istante esatto in cui aveva finito di esporre le sue idee riguardo l’incidente del pomeriggio, Heles era letteralmente andata fuori di testa per la rabbia, e si era messa a prendere a calci per cinque minuti l’armadio della loro camera, ora per il dolore al piede e forse anche per la stanchezza era seduta con ansante sul lato opposto del letto rispetto a quello dove c’era la violinista,  che si era sinceramente pentita di averle detto tutto.

“TI GIURO CHE SE QUELLA PUTTANA PROVA SOLO A TORCERTI UN CAPELLO IO L’AMMAZZO!” Era veramente fuori di se, Milena non l’aveva mai vista così, e non sapeva neanche se era una buona idea avvicinarsi a lei, aveva paura di essere in qualche modo morsa.

“TI vuoi dare una calmata si o no? Non serve incazzarsi così!!” la rimbeccò Milena

“NON ME LA DO UNA CALMATA MA GUARDA TE STA STRONZA, E TU LA DIFENDI PURE!!!”

“Non ho detto questo ho solo detto di darti una calmata perché non serve incazzarsi così” rispose l’altra paziente “Soprattutto quando non abbiamo prove certe per essere sicure che lei era alla guida dell’auto, sempre che c’era lei e non i suoi amichetti” concluse.

“Vuole vendicarsi per il male che gli ho fatto e vuole colpire te, io ti giuro che l’ammazzo di botte la prima volta che la incontro, altro che aspettare. Cosa dobbiamo aspettare che ti faccia del male?” sbotto Heles con gli occhi pieni di rabbia.

“Si e ai bambini poi chi ci pensa? Vuoi farli crescere senza la loro mamma-papà?” ribatté l’altra.

“All’anagrafe giapponese io risulto essere donna, non un uomo se la picchio denuncia di percosse a parte sicuramente non mi accadrà niente di niente”

“Non è il modo corretto di agire e lo sai! Prima o poi si tradirà Hel. Dobbiamo solamente aspettare che si tradisca da sola”

“Si e poi la suono come un tamburo” concluse Heles. Provocando un sospiro esasperato nell’altra. Ma chi glielo aveva fatto fare di dirle le conclusioni a cui era arrivata?.

 

**

“Si Joseph, Markus già sa bene come dobbiamo agire, basta aspettare il momento buono io direi che nell’attesa potreste venire entrambi venire da me a dormire il posto c’è, così coglieremo la palla al balzo” comunicò Emily al telefono ricevendo una risposta affermativa dal ragazzo sulla trentina che era al telefono con lei, per poi mettere giù la cornetta del telefono. Se ciò che aveva pensato di fare andava a buon fine Milena si sarebbe tolta di mezzo per sempre questa volta.

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Capitolo 15
*** Un uragano in cucina ***


Note dell'autrice: Il capitolo non mi entusiasma molto, il suo unico scopo e di far da raccordo tra il capitolo 14 e il capitolo 16 che ho quasi finito. Buona lettura


15^Capitolo: Un uragano in cucina

Nei giorni successivi all’incidente Heles si accollò tutta la responsabilità per l’ordine in casa, vietando a Milena di fare qualsiasi cosa, per farla breve la musicista poteva solamente alzarsi per andare in bagno, cosa che doveva per forza compiere e non poteva essere sostituita dalla bionda. Per fortuna di Milena che così poteva alzarsi qualche volta nell’arco della giornata dal letto: per quanto fosse riposante stare tutto il giorno senza far niente era anche noioso. Il direttore dell’orchestra l’aveva chiamata la mattina successiva all’incidente ed erano rimasti d’accordo che il concerto che sarebbe andato perso quella domenica,sarebbe stato recuperato dalla ragazza l’ultimo sabato pomeriggio che avrebbe trascorso nella capitale viennese. Heles tuttavia per quei tre giorni che era stata in casa era parsa sempre molto nervosa, e ogni volta che doveva andare a fare la spesa per il pranzo o per la cena, aveva sempre paura di lasciare la compagna a casa caso mai avesse fatto qualche sforzo che non doveva fare, e viste le condizioni in cui lei stessa riduceva la cucina tutte le volte che cercava di cucinare qualcosa che andasse al di là di un piatto di pasta con il burro, e molto facile che la guerriera di Nettuno interferisse in qualche modo con il suo operato. Di preciso quel pomeriggio Heles stava tentando in tutti i modi di far funzionare lo sbattitore per la panna, aveva infatti l’idea di fare della cioccolata da portare a Milena in camera al posto del solito te amato dalla musicista.  In quel preciso istante stava appunto cercando di montare la panna dentro al bicchiere del frullatore ma lo sbattitore non sembrava collaborare molto, andava praticamente a scatti e questo le faceva venire il nervoso: la panna infatti era quasi fatta perché iniziava a solidificarsi. La bionda allora riuscì a bloccare con la scatola stessa dello sbattitore quest’ultimo in modo da mettersi a fare la cioccolata senza il pericolo di bruciarla e renderla in bevibile. Prese quindi la scatola del cioccolato per prendere due bustine e metterle nel latte prima di iniziare a girare, stando alle istruzioni il preparato sarebbe dovuto diventare solido. O almeno lo sperava perché sentiva già la mano abbrustolirsi per il calore sprigionato dalla fiamma, una cosa era certa avrebbe fatto una bella sorpresa a Milena che ignara praticamente di tutto era nel letto ad ascoltarsi la musica dal computer portatile. Per fortuna le pastiglie che aveva prescritto la ginecologa avevano subito fatto effetto interrompendo i dolori della ragazza che ora, noia a parte, stava decisamente meglio. Heles dal canto suo in quei giorni non aveva voluto lasciarla un attimo per la paura che comparisse Emily da un momento all’altro a rovinare la pace che si era creata dopo l’incidente, la bruna infatti non si era più fatta vedere, e questo le due non sapevano proprio come interpretarlo: era un buon segno e la bruna aveva lasciato perdere perché aveva capito che loro erano unite da un legame indissolubile oppure Emily era come i bambini piccoli, ovvero quando combinano qualcosa stanno in silenzio finché il guaio non è fatto? Loro non potevano saperlo, ma questa atmosfera di attesa rendeva Heles ancora più nervosa, più di quanto non lo era già. Ad un certo punto Heles fu distratta dalla cioccolata da delle gocce bianche che atterravano sulla cucina e anche sulla sua maglia. Solo in quel momento si rese conto che si era dimenticata lo sbattitore nella panna, e imprecando contro se stessa corse subito a bloccarlo; atto che però provoco una specie di ruzzolone a lei che per poco non andò a sbattere in terra, ma ben si il filo dello sbattitore che attraversava la cucina dal piano cottura al tavolo di fronte andò dritto contro il pentolino dove stava cuocendo la cioccolata facendolo rovesciare per terra, Heles invece pur rimanendo in piedi non mancò di andare a sbattere contro la porta della cucina.

“All’accidenti di tua madre!!” si sorprese a imprecare contro la porta, prima di girarsi per vedere ciò che aveva combinato, un vero e proprio campo di battaglia: sia la panna, che ormai era liquida perché ”impazzita”, che la cioccolata erano andate a finire sul pavimento e sul tappeto. Mai possibile che ogni giorno doveva combinarne una in cucina?

“Va a cagare!” si trovò a urlare contro il pentolino che ovviamente aveva preso senza una presina e che era ancora bollente, scottandosi il palmo della mano sinistra, prima di sbatterlo nel lavandino. Si era appena chinata per raccogliere anche il recipiente dove stava montando la panna che nel suo campo visivo comparvero un paio di pantofole blu notte. E continuando a spostare il suo sguardo verso l’alto scorse Milena vicino allo stipite della porta che osservava la scena molto divertita.

“Che stai combinando?” chiese la ragazza dai capelli verde acqua.

“C’è bisogno di chiederlo? Cercavo di portarti la cioccolata con la panna a letto.” Rispose l’altra affranta e quasi sconfortata. “Ma a quanto sembra questa cucina non ne vuole proprio sapere di andare d’accordo con me, secondo me l’hai conquistata” rispose imbronciata la bionda.

“Dai ti aiuto a pulire e poi la facciamo insieme la cioccolata, e anche se è senza panna non fa assolutamente niente, apprezzo il pensiero” le disse l’altra nel tentativo di consolarla, tentativo reso vano dai pensieri che vagavano ai vari disastri che Heles aveva combinato in cucina in quei giorni, una volta aveva scambiato il sale fino per lo zucchero e lo aveva messo a entrambe sul pollo arrosto, che a quel punto sembrava più pollo in agrodolce se non addirittura caramellato. Se ne erano accorte immediatamente dopo, e anche se l’accostamento non era delle migliori, per non offenderla Milena mangiò lo stesso il pollo. Alla fine se combinava tutti quei pasticci era perché voleva coccolarla nel migliore dei modi possibili, e per questo  la trovava estremamente tenera. Un’altra volta ancora, il giorno dopo l’incidente aveva sbagliato la cottura di un polpettone che si era letteralmente carbonizzato, per fortuna però che in casa c’erano delle mozzarelle e del prosciutto con cui sostituire il polpettone. Insomma Heles si stava impegnando in tutti i campi della cucina dal primo al dolce passando per il secondo.

“Sembra che è passato un uragano Hel…” commentò lei mentre lavava il pentolino e il recipiente della panna, per poi passare alle pale dello sbattitore.

“Amo mentre cercavo lo sbattitore nella speranza di trovarlo in sta casa, ho visto che c’è un affare nello scaffale con le pentole che stando a quanto c’è scritto sulla scatola serve per fondere il cioccolato e mangiarlo con la frutta a pezzetti, non so te ma visto che ho comprato due tavolette di cioccolato potremmo provare” propose Heles per tentare di farsi perdonare per la cioccolata andata a vuoto.

“Se continui così amore mio finirai con il viziarci” rispose lei abbracciandola “Tuttavia non mi dispiacerebbe, magari ci mettiamo in sala davanti alla tv con l’arnese per fondere il cioccolato”.

Dopo una decina di minuti le due erano in sala sdraiate sul tappeto che divideva il divano dalla televisione, mentre il pentolino riscaldato nel quale il cioccolato si stava sciogliendo era sul pavimento vicino alla fine del tappeto. Entrambe stavano sbucciando frutta, mele, arance e banane un frutto per ogni tipo, perché sapevano che quello che si apprestavano a mangiare le avrebbe riempite piuttosto velocemente, quando tutto fu pronto iniziarono a bagnare nella cioccolata i vari pezzetti di frutta, uno alla volta per imboccarsi a vicenda. Finirono entrambe con l’avere i baffi di cioccolato come due bambine alle prese per la prima volta con il gelato sul cono si erano praticamente tutte impiastricciate con la fonduta, Milena in particolare che dopo aver salvato da una caduta sul tappeto uno spicchio di arancia, si era maldestramente toccata il naso facendosi così da sola un nasino tipo quello dei gatti però di cioccolato.

“Poi sono la pasticciona, guardati te” la prese in giro Heles “Sembri un gatto o un orsetto”

“Be le gatte possono anche graffiare” le rispose lei con una voce appositamente sensuale, appunto per provocare la sua compagna, mentre si avvicinava per morderle il labbro inferiore”Voglio vedere se non ti piacciono le pantere”

“Si ma mi piacciono soprattutto quando sono bagnate” rispose Heles, prendendola in braccio con un gesto a tradimento che portò Milena velocemente ad essere appesa sulle spalle di Heles come un sacco di patate. Era diretta in bagno.

“Hel lasciami, o te ne pentirai nel esatto momento in cui mi poggerai a terra”iniziò a protestare La musicista mentre tirava i pugni contro la schiena della bionda, nel disperato tentativo di liberarsi, riconoscendo sotto i suoi occhi quello che era il pavimento del bagno, ipotesi confermata immediatamente dopo dal rumore della doccia, e soprattutto dall’acqua calda che colpì la ragazza in pieno.

“Questa me la paghi hai capito? Me la paghi!!” Iniziò a lamentarsi Milena, riuscendo in fine a tirare con se Heles sotto la doccia, che ne era sicura si era lasciata trasportare di proposito, ben sapendo che la maglietta bianca che indossava in quel momento a contatto con l’acqua sarebbe divenuta al quanto trasparente…e irresistibile agli occhi blu dell’altra!

“Mmm..e sentiamo come me la fai pagare?” rispose la bionda sussurrandoglielo di proposito all’orecchio, cosa che fece calmare di botto Milena appena le labbra si spostarono sul suo collo, punto che la rendeva debole a qualsiasi altro assalto. Pur rimanendo sotto la doccia Heles chinò il capo per riuscire a mordere la pelle collo di Milena, provocando in lei un leggero gemito di piacere misto a quel leggero fastidio dovuto al morso. Ma che ebbe l’unico effetto di accendere in lei la scintilla che Heles desiderava, questo lo capiva dal fatto che la bionda rispose subito al bacio che si trasformò in breve in un contatto bollente e carico di passione. Si volevano reciprocamente e questo lo sapevano. Heles quindi si spostò verso il seno di Milena aprendole la cerniera della felpa della tuta ormai zuppa d’acqua, ma vederla con tutte quelle goccioline era tremendamente “eccitante”.  Dopo pochi secondi spinse la musicista contro il muro della doccia di proposito per evitarle di scappare e di fare qualsiasi altro movimento  l’altra volesse fare. Dopo di che iniziò a occuparsi dei seni dell’altra, mordendoli delicatamente,e provando gli ennesimi brividi di piacere nella compagna che per tutta risposta si limitò a spingerle la testa contro se stessa, mentre sentiva chiaramente la mano di Heles varcare la soglia celata dai pantaloni e poi pochi istanti dopo dall’intimo, provocando in lei spasmi di puro piacere, che ben presto aiutati anche dai movimenti della mano, e contemporaneamente dai movimenti di Heles che ormai dopo cinque anni sapeva benissimo cosa fare e soprattutto come fare in quelle situazioni. Ben presto si trovò in braccio alla compagna con le gambe incrociate sui suoi fianchi senza perdere il contatto con la mano di Heles i cui movimenti si erano fatti più intensi, mentre la bionda sempre tenendola contro il muro, con la bocca si occupava di lasciare quei segni che tanto amavano ricevere e fare entrambe. Poco prima di raggiungere l’apice entrambe.

Dopo circa un’ora Milena si stava asciugando i capelli con il phon mentre Heles era tornata a litigare con la cucina per creare qualcosa di buono per cena, e vuoi per ciò che avevano appena finito che aveva dato un po’ di serenità alla guerriera di Urano, vuoi che finalmente stava prendendo dimestichezza con la cucina, la cena che ne uscì fuori non fu poi così terribile.

 

Intanto dall’altra parte del mondo una donna dagli occhi color ametista si svegliava di soprassalto, aveva appena fatto un incubo, e i presagi non erano dei migliori.

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Capitolo 16
*** Sera Infernale ***


16^Capitolo: Serata Infernale

Heles aveva deciso di fare una passeggiata dopo cena per rilassarsi, non sarebbe andata troppo lontano, giusto quattro passi nel viale dove sbucava la salita del residence. L’aria che colpi Heles quando uscì di casa era piuttosto fredda ma fu quasi confortata da quel contatto così intimo con il suo elemento, nei giorni successivi alla rivelazione di Milena sulla possibile identità riguardo a chi le aveva buttate fuori strada, infatti, il nervoso aveva preso il sopravvento tanto che più di una volta si era rivolta a Milena in malo modo, cosa che la faceva sentire piuttosto in colpa perché la sua compagna in fondo non se lo meritava. Quel giorno erano andate per negozi e dopo sette giorni era la prima volta che Milena usciva di casa, erano andate nel centro per così dire storico di Vienna e su indicazione dell’autista, erano andate a vedere quella famosa bottega che realizzava le statuine delle guerriere Sailor, e in effetti erano rimaste al quanto meravigliate dalla perfezione con cui l’artigiano le faceva, tanto che avevano deciso di prenderne una per ognuna di loro da portare come regalo. E per ovviare all’inconveniente che si venne a creare per Akane e le sue compagne che in Europa erano sconosciute, avevano chiesto all’artigiano se ne poteva fare cinque personalizzate e lui, ovviamente alzando un po’ il prezzo, aveva accettato. Così avevano passato un’ora e mezza dentro la bottega in attesa che Milena finisse di fare dei ritratti alle loro amiche da lasciare al bottegaio per la realizzazione delle statuine. Ritratti che riuscirono anche piuttosto bene, contando che le persone oggetto dei disegni non erano li con loro.

Dopo cena Milena aveva preferito rimanere a letto a vedersi la televisione per non sforzarsi troppo vista l’uscita del pomeriggio, e lei invece era andata a fare due passi per cercare di trovare un po’ di tranquillità in compagnia della leggera brezza della sera.

Nel viale principale nonostante il freddo piuttosto pungente vi era un traffico fitto sia di pedoni che di autoveicoli, cosa che a Heles parve molto strano: erano pur sempre quasi le dieci di sera di una giornata lavorativa, e l’indomani non era sicuramente domenica, giornata in cui tutti i lavoratori erano in festa. Stando alle previsioni meteo la giornata successiva avrebbe dato il benvenuto alla prima spruzzata di neve dell’anno, e in un certo senso la brezza gelida di quella sera accompagnata dai grigi nuvoloni che avevano coperto il cielo turchino del pomeriggio confermavano proprio l’ipotesi della stazione delle previsioni del tempo della capitale, così come di tutta l’Austria. La bionda si sedette su una panchina del viale poco distante dalla discesa per pensare con tutta tranquillità, da li a poco più di una settimana sarebbero rientrate a Tokyo, quel mese e mezzo era già passato, ed era incredibile la quantità di novità che si portavano dietro da quello che per Milena era stato un viaggio di lavoro, e per lei un’autentica vacanza. Già immaginava le facce delle loro amiche quando avrebbero dato loro la notizia che il loro gruppo si sarebbe allargato di due unità, soprattutto quella di Banny che sicuramente sarebbe stata quella che avrebbe impiegato più tempo a capire, poi avrebbero dovuto affrontare i suoi genitori; e poi Milena si era inzuccata che al loro ritorno avrebbero dovuto assolutamente andare a  Shimoda a trovare i suoi genitori, cosa che Heles avrebbe volentieri evitato perché i coniugi Kaioh dopo che avevano quasi umiliato la figlia a causa della loro forte omofobia, erano rientrati nell’elenco delle persone da lei più detestate. E anche perché non voleva che facessero nuovamente del male psicologico a Milena. Mise le mani dietro la nuca e si mise a fissare il cielo pieno zeppo di nubi, la luna sembrava una luce molto opaca dietro ad esse e donava all’intera serata un non so che di spettrale.

“Ciao hai mica una sigaretta e un accendino?” le chiesero due giovani che non aveva mai notato nei paraggi, e che erano veramente con una stazza enorme, sembravano dei culturisti, con la sola differenza che vista la maglietta tesa che si tendeva sopra ai muscoli scattanti, quelli non erano muscoli gonfiati da schifezze, ben si erano muscoli ottenuti in palestra.

“No non fumo” rispose Heles sperando che i due tipi conoscessero almeno un po’ l’Inglese.

“A nessun problema, comunque piacere io sono Markus” continuò l’ammasso di muscoli porgendole la mano

“Heles piacere mio” rispose la bionda leggermente stupita da quanta sfrontatezza animava quei due, neanche un minuto che la conoscevano e già passavano alle presentazioni.

“Lui invece è mio fratello Joseph” continuò l’altro con un forte accenno austriaco, ricevendo un’occhiata d’assenso da Heles. Ma che volevano, lei era appunto uscita per cercare un po’ di tranquillità e stare un po’ in pace con i suoi pensieri, e ora questi due avevano così tanta voglia di parlare. Che palle!

“Sei Giapponese?” chiese Markus con quella che poteva sembrare una nota di curiosità sincera

“Si”

“Di che zona del Giappone?”

“Tokyo”

“Sembra caotica come città” intervenne a quel punto Joseph

“Si abbastanza” ma proprio non capivano che voleva essere lasciata in pace? Non voleva neanche mandarli a quel paese, perché fino a prova contraria loro l’avevano sicuramente scambiata per un ragazzo e quindi se li offendeva in qualche modo, non era sicura di riuscire a tener testa a due giganti come quelli, era alta ma la sua corporatura per quanto mascolina era pur sempre una corporatura che si addice a una donna, e che quindi non avrebbe fatto neanche il solletico a quei due. Lo stesso non si poteva dire dell’effetto che avrebbero avuto loro su di lei.

**

Milena intanto era in sala davanti la tv con il portatile sulle ginocchia, e la ricetrasmittente su di esso, Heles l’aveva costretta a tenersela sempre vicina dal giorno dell’incidente caso mai si sentisse male, o per qualsiasi altra evenienza che la musicista reputava urgente. E dopo una leggera discussione alla fine la bionda aveva vinto.  Alla televisione non sembrava esserci nulla d’interessante, almeno non sui canali che venivano trasmessi in inglese, quelli in tedesco sembravano un tantino più interessanti ma nonostante avesse imparato qualcosa di tedesco durante quel mese e mezzo, i discorsi della televisione erano ancora troppo difficili e articolati per capirci qualcosa, per l’inglese invece era tutt’altra cosa visto che lo aveva studiato fin da piccola su ordine dei suoi genitori, che pagavano un maestro privato per le lezioni.

Driiiiiin – Driiiiiin – Driiiiin – Driiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiin

Qualcuno stava citofonando, mai possibile che fosse già Heles che si era stufata di stare fuori dopo soltanto mezz’ora, o forse la sua compagna si era vestita troppo poco ed era tornata a casa per il gelo? Non le restava che alzarsi per andare ad aprire, imprecando contro la bionda e la sua maledetta abitudine di non portare mai le chiavi quando usciva. Spostò quindi sia l’orologio che il computer dalle sue gambe al divano per poi alzarsi diretta verso la porta.  Appena l’aprì si trovo una persona fin troppo familiare e che non apparteneva senz’altro alla lista delle persone gradite.

“Emily, Heles non è in casa se è lei che cercavi, quindi se mi fai il favore di andartene te ne sarei grata” disse la violinista dopo essersi irrigidita di colpo nei confronti della donna che era davanti a lei.

“O no guarda volevo parlare proprio con te”

“Non credo di avere nulla da dirti, ciò che volevo dirti te l’ho detto già quasi una ventina di giorni fa quindi, scusami ma ho da fare in questo momento” concluse Milena chiudendo la porta, che però fu bloccata dal piede della bruna. O ma che palle era proprio cocciuta, ma doveva proprio mandarla via con le forze? “Senti te lo dico l’ultima volta levati da qui, e non farmi perdere la pazienza”

“Guarda mi dovresti ascoltare solamente un minuto e poi ti lascio libera, non ti costerà niente e sarebbe molto più veloce. Se tu mi avessi fatta entrare da subito me ne sarei andata immediatamente”. Rispose a sua volta la bruna. Ottenendo però quello che voleva: ovvero entrare in casa, da ora in poi sarebbe stato tutto un gioco da ragazzi si disse mentre stringeva qualcosa nella tasca.

“Allora che vuoi?” chiese la guerriera di Nettuno, quasi non facendo in tempo a finire la domanda prima di trovarsi contro il muro nell’angolo tra il divano e una delle colonne portanti dell’edificio, con Emily che la teneva ben stretta dalle spalle.

“Ma fammi capire una cosa ti piacciono così tanto i muri? Non sei capace a parlare con una persona  senza sbatterla contro il muro?” rispose irritata Milena.

“E’ solo l’inizio di quello che ti meriti” le sibilò l’altra.

“ E fammi capire per cosa meriterei un trattamento simile?”

“Semplice per non esserti fatta da parte per lasciare Heles a me…anzi ora che ci penso anche per avermela portata via”

  Tesoro scusa se te lo dico ma io e Heles ci siamo conosciute qualche giorno dopo, rispetto a quando vi siete lasciati, so come è andata la cosa, e io ho avvicinato Heles alla corsa tramite una mia amica che aveva corso nella stessa gara della tua ex, non che della mia fidanzata quindi se per favore la finiamo con questa buffonata prima che mi incavoli sul serio” E che ti faccio del male. Stava infatti sentendo che l’energia che solitamente veniva allo scoperto durante le sue trasformazioni era al quanto in fermento.

“Non ci credo che è andata così, sicuramente tu sei quella sgualdrina con cui mi ha fatto le corna Heles, durante quella settimana in cui diceva di essere impegnata con gli allenamenti” rispose la giornalista, rivelando solo in quell’istante ciò che stringeva così convulsamente nella tasca della giacca: un coltello.

“Emily per l’amor del cielo non compiere cazzate di cui pentirti per il resto della tua vita” doveva cercare di tenerla occupata con le parole in modo che lei non avesse il tempo materiale di fare quello che aveva intenzione di fare, nella speranza che Heles si stufasse presto di stare in giro, e soprattutto che si stancasse prima che i suoi poteri venissero allo scoperto perché a quel punto tutta la farsa che avevano messo in atto le sue compagne durante il concerto sarebbe stata veramente vana. Era sicura che se Heles fosse entrata in quel momento nell’abitazione sarebbe sicuramente successo un fini mondo, e non avrebbe voluto trovarsi per nessuna ragione al posto di Emily.

**

Heles intanto era alle prese con Marcus e Joseph che la tartassavano di domande: anche i due uomini infatti erano appassionati di motociclismo e macchine quanto lei, e quindi ben presto avevano trovato un argomento per i loro discorsi, anche se a giudizio della bionda, quei due di motociclismo se ne intendevano giusto come due spettatori del Gran Premio della domenica. Da quello che dicevano infatti si capiva benissimo che non erano mai saliti veramente su una moto, al suo confronto erano dei meriti ignoranti in materia. Per quanto riguarda le macchine da corsa invece – formula uno esclusa – non erano malvagi e se ne intendevano senz’altro di più.

“Che ne dici Heles, ti va se andiamo a prenderci qualcosa al Bar?” chiese Joseph ad un certo punto.

“Si volentieri, ma non posso fermarmi molto poi a chiacchierare perché la mia ragazza mi attende”

In quel preciso istante si alzò una volata di vento al quanto energica, e soprattutto allarmante vista la leggere brezza che aveva regnato tutta la sera; era piuttosto fredda e soprattutto la bionda notò che soffiava proprio nel senso inverso rispetto al quale vi era il bar verso il quale il trio era diretto. Sembrava quasi che volesse spingerla a casa. Poi all’improvviso si ricordò che Milena, la sera dell’incidente, le aveva parlato della sue ex che era in compagnia di due uomini che…come li aveva definiti? Due armadi, o meglio energumeni, e ora che ci faceva caso quei due corrispondevano perfettamente alla descrizione che la sua compagna le aveva fatto per quanto riguarda le frequentazioni della sua ex.

“ Che fai non vieni?” le dissero i due, che erano già qualche metro più avanti.

“ Scusatemi sarà per un’altra volta, credo che io debba tornare a casa, soprattutto questo vento non mi piace per niente non vorrei che venisse una bufera” rispose prima di voltarsi per correre verso casa. Doveva assolutamente raggiungere la loro abitazione in fretta, era certa che Emily era li e se solo aveva torto un capello a Milena non sapeva neanche lei come l’avrebbe ridotta. Intanto nel tentativo di tranquillizzarsi fece suonare la ricetrasmittente della musicista per mezzo della sua.

**

Biiiip – Biiiip – Biiiiip – Biiiip

Era ricetrasmittente che suonava, e Emily distratta da quel suono che non capiva da dove venisse era rimasta un po’ spiazzata perché aveva paura che forse qualche allarme che Milena aveva azionato di nascosto e che da li a pochi minuti sarebbe arrivata la polizia. Aveva anche un po’ rallentato la presa dalle spalle della ragazza permettendole così di liberarsi dalla presa per farla quasi arrivare a prendere l’orologio e aprirlo per rispondere, cosa che non servì a niente se non a beccarsi un taglio da parte di Emily sulla mano, inconveniente seguito dall’orologio caduto a terra e distrutto dalla giornalista che riuscì nuovamente a bloccarla però contro il divano questa volta. Milena si disse che se Heles non tornava in tempo le questioni erano due: o Emily si trasformava in un killer oppure lei sicuramente avrebbe permesso ai suoi poteri di prendere il sopravvento.

“Emily ti ho detto di darci un taglio, aspettiamo Heles insieme e chiariamo questa situazione che sinceramente inizia a irritarmi parecchio!! Quello che vuoi fare non è il modo esatto per risolvere la cosa”

“STAI ZITTA!!!” le urlo la bruna questa volta prendendola per il collo.

**

Era sicura che la sua ex era con Milena e che a casa erano nati dei problemi, aveva sentito chiaramente che Milena aveva risposto e dopo qualche istante la chiamata chiudersi, dopo di che aveva richiamato e il segnale non era stato agganciato. Così aveva accelerato la corsa, senza accorgersene infatti si era allontanata parecchio in compagnia di quei due, e ora il ritorno come prevedibile le sembrava veramente lunghissimo. Come sempre quando devi correre contro il tempo. Doveva tener duro, in fin dei conti era abituata a dare il massimo nelle gare di atletica e cosa c’era di diverso? A parte il fatto che era tre anni che non faceva più gare perché si era concentrata sulle moto? Nessuno.

Arrivò in fondo alla salita del residence con un fiatone disumano, e l’aspettava ancora la salita che portava al piazzale, quanto avrebbe voluto avere una moto in quel momento. Tuttavia non era il genere di persona che si faceva prendere dalla stanchezza, quindi tirò un forte sospirò e si mise a correre per la salita, pregando che Milena stesse bene, in caso contrario infatti non avrebbe sicuramente garantito per l’incolumità della sua ex. Era ormai qualche giorno che aspettava l’occasione adatta per spaccarle la faccia, e forse era proprio lei a dargliela nel migliore dei modi.

Aveva anche una certa voglia di comparire trasformata per farle un bel lavaggio del cervello con la sua bomba di Urano, ma era l’ultima cosa da fare contro un terrestre anche se la tentazione non era forte di più! Dopo qualche minuto giunta sul piazzale, notò proprio la macchina di Emily parcheggiata  vicino alla loro abitazione e una rabbia cieca la pervase, ora era sicura che non avrebbe più risposto delle sue azioni, e quindi si diresse verso il cancelletto che bloccava l’ingresso al giardino e vedendo che era chiuso riuscì a saltarlo agilmente per piombare all’interno, sperava solamente che lo stesso non fosse per la porta di casa, altrimenti sarebbe stato un problema entrare.

**

Se Heles non fosse arrivata in tempo era sicura che non sarebbe resistita al lungo sotto le grinfie della giornalista, la bruna  le aveva stretto le mani al collo e aveva impedito che lei si riuscisse a muovere, per di più il taglio sulla mano sanguinava copiosamente e con una mano solo non riusciva a liberarsi dalla presa mortale che Emily aveva stretto nei suoi confronti, per quanto si muovesse non ci riusciva e la giornalista era fin vicina a lei per permetterle di tirarle un pugno in qualche modo. Cercava di non arrendersi e stare ferma non tanto per la sua di vita, quanto per quella dei gemelli che erano ancora più innocenti di lei e non potevano assolutamente rimetterci per colpa di una fuori di testa.  L’unico problema e che si sentiva letteralmente svenire, e iniziava a vedere tipo dei puntini colorati negli occhi, tanto che fu costretta a chiuderli per il grande fastidio.

Qualche istante dopo improvvisamente la sua gola era libera, e sentì un grandissimo fracasso simile al rumore che fa il vetro quando si spacca, tossendo si guardò intorno e vide Heles che aveva letteralmente appeso al muro Emily e la stava tenendo per la maglietta, tutto ciò solo pochi dopo che lo scatto d’ira della bionda non raggiunse il culmine sfociando in una saccata di botte inferta alla ragazza, che fu costretta a raggomitolarsi sul pavimento per cercare di proteggersi come meglio poteva da quella valanga di percosse che la colpivano. La musicista però non poteva rimanere impassibile a quella scena, dopotutto Emily era pur sempre un essere umano e come tale doveva essere rispettato, anche se lei non aveva fatto lo stesso nei confronti della loro coppia.

“Heles basta… per l’amore del cielo basta!!! Smettila!!” era Milena che si avvicinò alla compagna abbracciandola per bloccarla “Basta sono sicura che ha capito.” O almeno lo spero. Avrebbe voluto aggiungere, ma la sua tesi sicuramente avrebbe avuto una risposta positiva perché Emily stava piangendo a dirotto.

“GUAI A TE SE OSI SOLO UNA VOLTA AVVICINARTI ALLA MIA RAGAZZA PER TORCELE UN CAPELLO HAI CAPITO? NON SONO INTERESSATA A UNA COME TE! E NON FARMI USCIRE DALLA BOCCA Ciò CHE SEI!” le gridò Heles, ansimante per la corsa e per le percosse che aveva appena finito di dare. “GIURO CHE SE CI PROVI UN’ALTRA VOLTA TI AMMAZZO”

“Heles ti ho detto di calmarti ok? Vai sul divano e siediti per favore” le disse docilmente Milena, spingendola lontana da Emily.

“Si io intanto chiamo la polizia! Così sta stronza la finisce di rompere le palle” sbottò la bionda afferrando il cellulare della ragazza dagli occhi blu.

“No aspetta!”

“Aspettare cosa Mile eh? Che ti alzi di nuovo le mani addosso? Non possiamo più dar conto solo alla tua vita in questo momento e lo sai benissimo”

“Scusa…ho capito solo ora quanto siate legati… non avresti mai fatto la stessa cosa…se io fossi stata al tuo posto… “ singhiozzò la bruna, alzando leggermente il viso dalle ginocchia, per guardare Milena che si era inginocchiata per essere al suo livello “Ero così accecata dalla gelosia…dalla convinzione che tu eri stata la causa che avesse allontanato Heles da me… sono solo stata una sciocca… solo ora mi rendo conto... che se fossi riuscita a toglierti di mezzo… Heles non mi avrebbe più guardata in faccia”

“Sempre che ti rimaneva gli occhi nelle cavità oculari!!” la interruppe Heles venendo immediatamente fulminata dagli blu cobalto dell’altra.

“Solo ora mi sono resa conto…di cosa hai tu che io non ho…hai voluto comunque fermarla dopo che ho cercato di ucciderti…io non lo avrei mai fatto…davvero” continuò a singhiozzare l’altra.

“Dai ti perdono basta che però hai capito i tuoi sbagli..non sono solita portare rancore io, tanto meno Heles” le disse Milena aiutandola a rialzarsi, operazione non facile visti tutti i lividi, a questo la ragazza non rispose.

“Be forse è meglio che vada…scusatemi ancora veramente…Heles allora addio”

“A mai più rivederci” sbottò la bionda.

Dopo che la bruna fu uscita di casa le due si misero a raccogliere i vetri del quadro che aveva rotto Heles sbattendoci contro Emily, avrebbero sicuramente dovuto prendere una nuova cornice nei giorni successivi in modo da sostituirla con la vecchia.

“Mi puoi dire perché non hai voluto chiamare la polizia?” chiese Heles

“Perché tutti a questo mondo hanno bisogno di una seconda possibilità… e sono sicura che non ci darà più fastidio, sai uno degli insegnamenti della nostra principessa è proprio questo” rispose lei sorridendo dolcemente.

“Forse e meglio disinfettare questo brutto taglio” rispose Heles andando a prendere il necessario in bagno, la mano infatti era piuttosto gonfia, gonfiore causato sicuramente dal taglio profondo.

Non ci voleva proprio un taglio così penso Milena cercando di distrarsi dal bruciore dell’alcol, due giorni dopo infatti avrebbe dovuto suonare i suoi ultimi concerti,e  la mano ferita era proprio la sinistra, ovvero quella che toccava le corde del suo amato violino, e quindi sarebbe stato sicuramente fastidioso. Tuttavia era contenta che Emily aveva capito di aver sbagliato, e quindi Milena era contenta. In fondo quella non era sicuramente la prima volta che si feriva quindi in fin dei conti non le importava.

Di li a cinque giorni sarebbe rientrata a Tokyo e già immaginava le facce delle loro amiche quando avrebbero detto loro dei due gemelli. Al solo pensiero le venne da sorridere.

Note dell'autrice: Questo capitolo era aspettato da molte di voi. Siamo a meno tre, forse quattro, capitoli dalla fine ma credo che immediatamente dopo la fine di questa inizierò l'altra di cui ho scritto un pezzo del primo capitolo all'Università e di cui ho già deciso il titolo: "You were a dream in my heart " vi avviso così lo rintraccerete facilmente al momento della pubblicazione.

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Capitolo 17
*** Tempo di preparare le valige ***


Note dell’autrice: Non posso non nominare Wiky91 in cima a questo capitolo visto che alcune scene di questo e del successivo mi sono state ispirate proprio da lei mentre tornava dall'Inghilterra in Italia xD

17^Capitolo: Tempo di preparare le valige

La sera prima si era svolto l’ultimo concerto di Milena a Vienna, sarebbe stato l’ultimo che la violinista avrebbe fatto al meno per l’anno e mezzo seguente. Heles a riguardo aveva solo detto che  la compagna  avrebbe potuto continuare a suonare almeno per un mese ancora, ma Milena non aveva voluto sentire ragioni. Aveva infatti già chiamato il suo manager a Tokyo per disdire i concerti che erano in programma anche per Natale, dando come unica spiegazione per i teatri e le feste a cui avrebbe dovuto partecipare, l’insorgenza di problemi di salute.  Non che non fosse vero, ma definire una gravidanza come un problema di salute quasi fosse una malattia non le sembrava proprio il caso. Anche per questa ragione dopo aver finito di suonare l’ultimo brano del concerto, e aver ricevuto un mazzo di fiori come si usava dare all’ospite solista di un concerto, Milena anche se a stento aveva trattenuto le emozioni e aveva ricacciato indietro la commozione che già sentiva essere arrivata agli occhi, che le pizzicavano nel tentativo di produrre lacrime. Per fortuna che dopo un paio di minuti fu libera di raggiungere il camerino dove aveva lasciato la custodia del violino e alcuni spartiti che non erano stati messi nel programma della serata e dopo aver riposto con cura lo strumento era uscita dal camerino chiudendoselo alle spalle. La chiave infatti l’aveva riconsegnata prima del concerto.

Il giorno seguente, ovvero quel mattino erano andate a ritirare le statuine che avevano ordinato quattro giorni prima dal bottegaio e furono sorprese dalla perfezione che l’uomo aveva impiegato nelle statuine che raffiguravano Sailor Cosmo e le Sailor Season anche se per quanto ne sapeva lui erano solo personaggi di fantasia che derivavano dal fatto che le due volevano trasformare delle loro amiche in guerriere sailor. Dopo gli acquisti che non si erano fermati solo alle statuine ma anche a un giro tra i negozi alla fine del quale Milena aveva acquistato su consiglio di Heles un vestito nero e fucsia ma anche un IPhone 4, in modo che Milena potesse dare alla bionda il suo cellulare, che alla compagna era sempre piaciuto. Dopo lo shopping andarono a pranzare in un ristorante tipico viennese: lo “Steirereck”, presero il menù degustazione per assaporare per l’ultima volta i sapori della terra austriaca, e non trovarono neanche un motivo per essere delusi dalla scelta: ogni portata era come un pezzo, ben presentato, d’arte dove una moltitudine di ingredienti si univano per donare alle pietanze fragranze speziate che trovavano conferma nei sapori complessi che il tutto donava al palato; ben presto giunsero anche i carrelli con lo champagne e il pane che annoverava più di venti scelte. A conclusione del pranzo la casa offrì loro dei cioccolatini fatti in casa.

Finito il pranzo rintracciarono l’autista e si fecero andare a prendere per tornare a casa: avrebbero dovuto finire le valigie entro quella sera perché il giorno dopo infatti il loro volo partiva alle 11 del mattino per atterrare a Tokyo alle ore 14 locali.  Heles ovviamente non era per niente entusiasta di rifare le valige e soprattutto di riprendere l’aereo. La paura del volo anche se l’andata era stata tranquilla non era per niente passata. Arrivate a casa Milena andò a farsi una doccia rilassante durante la quale si lavò anche i suoi bellissimi capelli impiegò più di mezz’ora a uscire dalla doccia, e un’altra trentina di minuti per asciugarsi la moltitudine di capelli che le incorniciava il volto, ignara di ciò che stava avvenendo poche stanze più la tra Heles e le valige. La guerriera di Urano era infatti in preda al panico più totale per l’enorme quantità di vestiti che doveva far stare nella sua valigia e mezza, non riusciva a trovare l’incastro preciso tra le scatole con le statuine e il suo vestiario, e presa dallo sconforto iniziò ben presto a tirare giù il suo arsenale di imprecazioni.

“ Heles magari se ti siedi con il tuo sederone sulla valigia riuscirai a chiuderla ah ah ah ah” era Sidia che si godeva tutta la scena dalla webcam del computer portatile di Milena.

“Sidia se non vuoi perdere il tuo bel faccino ti consiglio di stare muta” le rispose innervosita la bionda che però non manco di fare come le era stato consigliato dalla bruna, senza però ottenere un risultato soddisfacente e perdendo quindi ancora di più la pazienza quando alzandosi dalla valigia questa esplose facendo andare fuori posto parte dei suoi vestiti.“Cioè Sidia grazie per il consiglio e! Hai peggiorato la situazione” brontolò seccata dalla risata che la bruna produceva dal computer a vedersi lo spettacolo.

“La prossima volta mettiti a cavalcioni vedrai che funziona!” Le rispose la bruna con tono canzonatorio da presa in giro, godendosi le peripezie della sua compagna di squadra senza poter evitare di ridere per la scena. Heles intanto aveva deciso di cercare di far finta che Sidia non ci fosse, altrimenti il suo nervosismo sarebbe aumentato esponenzialmente mentre infilava per l’ennesima volta i vestiti nella valigia alla ricerca di una combinazione migliore tra loro e le scatole con le statuine.

“Certo che si vede proprio che non hai mai preparato una valigia in vita tua”

Oddio ma non aveva nulla da fare quel pomeriggio Sidia? Mai possibile che la bruna fosse così tanto impegnata sempre e di continuo dal suo frenetico lavoro tranne in quel momento, e che nei suoi pochi momenti di relax non avesse di meglio da fare che prenderla in giro?

“O Sidia, Vaffanculo hai rotto!” sbottò la bionda

“Mi dispiace non so dov’è se mi ci accompagni volentieri”

“Senti Sidia o te ne stai zitta oppure ti giuro che quando arrivo a Tokyo me la pagherai, oppure trasformati e vieni tu a farmela la valigia visto che sei tanto brava” le ringhiò Heles avvicinandosi al computer di proposito per farsi sentire bene dalla destinataria del messaggio.

“Scusami ma non ho il tempo ne la voglia di fare le valige, e poi chiedi a Milena”

“ E’ a farsi la doccia Milena!”

“No sinceramente io sono qui” rispose la violinista lasciandosi scappare una risata cristallina per via del battibecco al quale aveva assistito fino a quel momento.

“Cioè grazie per avermi difeso Michi..sei un tesoro di ragazza!”

“Posso sapere da cosa dovevo difenderti? Da questi mostri cattivi che sono le valige?Manco fossero i mulini di Don Chisciotte della Mancia” la rimbeccò l’altra. “Basta saperle prendere le valige un po’ come una persona se la sai prendere diventa un gattino, vai a riordinare le tue cose del bagno me ne occupo io dei bagagli che forse è meglio Hel” concluse provocando un brontolio di assenso nella bionda che facendo attenzione a non inciampare nei suoi stessi vestiti si diresse verso il bagno per recuperare tutte le sue cose, che sarebbero andate in valigia il mattino dopo una volta pronte per uscire. Non poté però fare a meno di origliare ciò che avveniva nell’altra stanza, ovvero sentì Sidia che faceva il resoconto a Milena delle sue evoluzioni con le valigie. Provocando una risata nella sua compagna che cercava in tutti i modi di difenderla, anche se con scarsa convinzione. Sospirò. Il giorno seguente a quella stessa ora sarebbero state a Tokyo, Heles aveva già in mente di chiamare poi i suoi genitori per vederli nel week and successivo dopo aver parlato con le altre, per dare loro la notizia che sarebbero presto stati nonni, anche se per loro già Ottavia era una nipote. Lo stesso se riuscivano lo avrebbero fatto con i coniugi Kaioh ma questo sarebbe stato molto difficile perché i genitori di Milena non avevano mai accettato la loro relazione, e chissà se avrebbero accettato l’idea che vedeva la loro bambina nei panni di una guerriera Sailor. Già perché Milena per loro era sempre stata una bambola di porcellana da tenere in una teca di vetro per non farla rovinare, ed era stato proprio quel loro essere così menefreghisti che aveva cambiato il carattere della sua amata. Il carattere vero e proprio di Milena veniva apprezzato veramente da poche persone, si potevano contare sulla punta delle dita, e lei per fortuna era tra una di quelle. La guerriera di Nettuno infatti era ancora molto distaccata anche nei confronti delle guerriere del Sistema solare interno,questa volta però non era la missione ad imporlo ma proprio il suo passato che le aveva insegnato che stare nel proprio guscio e sicuramente meglio che rischiare di sporgersi e venire ferita da chi ti circonda. Heles un po’ la capiva, ma nonostante tutto era anche contenta di essere diversa da lei, ciò nonostante non poteva negare che la sua eterna impulsività le aveva provocato più volte del male, e non era stato male fisico. Dopo aver fatto ordine nelle sue cose Heles si diresse con l’astuccio verso la camera dove Milena e Sidia discorrevano tranquillamente via web mentre la musicista faceva con gesti esperti le valigie.

“Allora hai dovuto lottare con il tubo della doccia impavido cavaliere senza macchia e senza paura?”  iniziò a sfotterla nuovamente Sidia.

“ O ma che palle Si sei proprio un disco rotto e frantumato in mille pezzetti!” sbottò di tutta risposta Heles.

“Ora che ci penso, mi sembra strano che il tuo culone non sia riuscito a chiudere la valigia visto quanto pesi” rise la bruna.

“SIDIAAAAAA!!!”

“Sidia ci stava dicendo che le altre volevano organizzare una festa per domani sera, ma le ho detto che forse è meglio che io mi riposi, e le ho detto che al massimo dopo domani al pomeriggio vengono a casa da noi così diciamo loro anche dei gemelli che ne dici? Ti va?” le chiese Milena per distrarla dalle prese in giro della guerriera di Plutone.

“Si ok, io poi dopo domani mattina chiamo i miei e gli dico se possiamo andare a pranzo domenica prossima” le rispose Heles.

“SIDIAAAA…C’è IL FORNO CHE STA FACENDO UN FUMO STRANO FORSE è MEGLIO CHE VIENI A DARE UN’OCCHIATA” sentirono gridare entrambe da una voce acuta da un punto imprecisato della loro casa alle spalle di Sidia. Era sicuramente la piccola Ottavia che era davanti al forno o comunque in cucina.

“Oddio! Il pollo arrosto per la cena”urlò Sidia scappando da davanti la visuale della web cam.

“Che tipa…poi dice a me che sono imbranata” commentò Heles

“Spero che non abbia preso fuoco la cucina” disse Milena preoccupata. Poco dopo videro comparire Ottavia nella visuale del camera del pc.

“La cucina è ancora integra?” Chiese immediatamente Milena

“Si anche se bo il pollo credo che era un po’ troppo cotto per i miei gusti…oserei dire che era praticamente carbonizzato”  rispose pensierosa la brunetta. “Ma un regalo me lo portate vero?” chiese curiosa la ragazzina, il suo lato di Bambina ancora non si era assopito del tutto con la crescita a dir poco veloce a cui la guerriera di Saturno era stata sottoposta tre anni prima.

“Si ne portiamo uno per ogni componente del gruppo ed è una sorpresa, non ci arrivi se non te lo diciamo” rispose Heles.

“Ma non potete dirmelo neanche se mantengo il segreto?” rispose l’altra.

“No tesoro, è una sorpresa anche per te, tanto arriva presto domani” le rispose dolcemente Milena, prima di vedere comparire una spettinata Sidia dietro la testa di Ottavia.

“Be il pollo che fine ha fatto? E’andato all’inferno?” le chiese Heles, pregustando già la vendetta della presa in giro per via delle valige.

“Heles è meglio che non sfotti” le rispose severa Sidia “Anche perché è colpa tua che mi ha distratta con le tue evoluzioni da imbranata nel preparare le valige” l’affermazione dell’altra fu accolta da un Heles che si mise a imitare la gallina, con le mani sui fianchi a mimare i movimenti delle ali degli uccelli mentre faceva “Coccode” con la bocca. Questa scena provocò una risata infermabile in Ottavia e fece sgranare i grandi occhi blu di Milena, che non sapeva proprio cosa dire per il comportamento di Heles. Ma che le prendeva alla sua compagna? Sentiva forse il rientro imminente a Tokyo? Non poteva saperlo!

Un’ora più tardi le due avevano finito di preparare le valige che erano già state messe vicino all’ingresso pronte per il mattino dopo, dopo di che ordinarono due pizze per cena per evitare di sporcare più del necessario visto che la cucina era pulita fin dalla sera prima. Le pizze furono mangiate dalle due con una voracità fuori dal comune da parte di entrambe, che per quanto giustificata per la musicista, non era sicuramente giustificata per quanto riguarda la bionda. Dopo aver cenato decisero che era meglio andare a mettersi comode nel letto a vedere la tv in modo da non andare a dormire troppo tardi e essere il più riposate possibili la mattina dopo. E così fecero, anche se i loro casti intenti furono sconfitti ampliamente dall’esigenza di entrambe di sentirsi parte dell’altra e di possedersi a vicenda.

 

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Capitolo 18
*** Pericolo a Bassa Quota ***


Note dell'Autrice: Eccoci giunti al capitolo conclusivo, è un finale forse aperto perchè come ho anticipato c'è un seguito di cui il primo capitolo è già in elaborazione. Voglio comunque ringraziare le 9 persone che hanno messo questa storia tra le Preferite, le due che l'hanno inserita tra le Ricordate e le dieci che l'anno inserita fra le seguite, non vi elenco uno per uno perchè la lista sarebbe veramente lunga, nella speranza di ritrovarvi anche nel prossimo episodio della serie =) Non mi resta che auguararvi una buona lettura del finale! xD

18^Capitolo: Terrore a bassa quota

Il mattino della partenza portò alle due un risveglio piuttosto traumatico per via della sveglia che suonava alle sette e mezza del mattino per la prima volta dopo ben venti giorni, provocando il nervoso a Heles che fu tentata di sbatterla contro il muro, l’unico motivo che la trattenne da dare ciò era il semplice fatto che non si trattava di una sveglia classica, ma del cellulare di Milena che ormai era il suo perché la sua compagna aveva approfittato dell’incidente per disfarsi del vecchio cellulare e comprarsi un Iphone 4. Non che il cellulare di Milena fosse vecchio visto che non aveva compiuto neanche un anno, ma come si suol dire ogni scusa è buona per comprare ciò che si vuole. Si girò verso la parte del letto dove solitamente dormiva Milena per scoprire che la sua compagna si era alzata ancor prima della sveglia, e in effetti ponendo attenzione le sue orecchie captarono dei rumori provenienti della cucina, conoscendola si era messa a fare la colazione magari facendo anche qualche sforzo che non doveva fare. Quando ci si metteva aveva una testa veramente dura Milena. Heles concentrò tutte le sue forze per riuscire ad alzarsi dal letto, e barcollando si diresse in cucina guidata anche dall’odore caratteristico del caffè appena fatto. Arrivata in cucina scorse la sua compagna già pronta, segno che molto probabilmente era in piedi almeno da un’ora, per lei volare era la cosa più naturale del mondo e avrebbe recuperato le ore perse in aereo. Per lei invece quelle dodici ore erano un vero e proprio inferno lo sapeva già. I pensieri relativi al volo furono cancellati dai cornetti caldi e dal caffè già presenti sul tavolo, mentre invece Milena stava finendo di prepararsi il tuo te.

“Giorno tesoro” le disse Heles scoccandole un bacio sulla fronte.

“Ben svegliata..Ho già messo via le mie cose che erano rimaste in bagno, cerca di fare in fretta a mettere via le tue, così poi siamo pronte e possiamo andare in aeroporto” le rispose l’altra, sedendosi al tavolo con la sua tazza.

“A che ora è qui l’autista?”

“Alle otto e venti, meglio che ti dai una mossa perché non c’è così tanto tempo, mancano solo quaranta minuti e te devi ancora vestirti oltre che a lavarti” le rispose Milena provocando un brontolio nell’altra che odiava aver fretta al mattino, soprattutto quando andava a fare una cosa che proprio non le piaceva. Tuttavia fece il più presto possibile a fare colazione per non essere la causa del loro ritardo per raggiungere l’aeroporto altrimenti poi Milena avrebbe scatenato una tragedia per quando insisteva sulla precisione negli orari.

“Mi dispiace solamente lasciare qui questi fiori” disse tra se e se Milena mettendo il broncio, avvicinandosi al mazzo di fiori che aveva ricevuto come era di rito alla fine del concerto di due sere prima, per quanto i fiori erano quasi appassiti.

“ Sei già te un fiore, non hai proprio bisogno di avere altri fiori intorno, ma se la cosa ti rende tanto triste ti compro tutti i fiori che vuoi a casa”  le disse Heles nel tentativo di toglierle il broncio, anche se in cuor suo adorava Milena quando faceva quei piccoli capricci quasi fosse una bambina.

Nel giro di un’ora erano in aeroporto in attesa dell’imbarco nella sala d’aspetto, Milena non riusciva proprio a capire in base a quale criterio era stata progettata quella struttura, principalmente per la forma della struttura in se che vista dall’alto sembrava un grosso neurone in acciaio completo di Nucleo. I prospetti dell’edificio invece erano tutti in vetrata ma sicuramente non miglioravano l’aspetto complessivo della struttura.

“Allora io qui la devo salutare qui miss Kaioh” le disse l’autista, in un certo senso alla ragazza dispiacque salutarlo, aveva il maledetto vizio di affezionarsi per un non nulla alle persone, e quando doveva stare a letto dopo l’incidente l’autista si era dimostrato parecchio gentile telefonando ogni giorno, e andando addirittura a trovarla il Sabato sera dopo il concerto che era stato rimandato sia con la moglie che con la figlia che era più o meno una loro coetanea. Entrambe le donne avevano il fenotipo tipico austriaco, e reincarnavano tutte le caratteristiche della popolazione austriaca.

  La ringrazio per il servizio che ci ha donato in questo mese, e anche per Sabato sera è stato veramente gentilissimo” rispose la musicista sfoderando un sorriso di cortesia.

“ Si figuri, semplice dovere” tentò di minimizzare l’autista, tentativo al quanto misero visto che nessun autista si sarebbe mai preoccupato di un incidente capitato alla sua assistita al di fuori del suo autoveicolo. E i tre lo sapevano bene.

“Non so quanti suoi colleghi avrebbero fatto lo stesso” si intromise Heles nel discorso “comunque la ringrazio per la premura dimostrata nei confronti di Milena” concluse la bionda.

“Sarà meglio andare o rischiamo di fare tardi” disse Milena per poi stringere la mano all’autista, imitata dopo pochi istanti da Heles.

Il check-in e l’imbarco dei bagagli non presentarono molti problemi e anche i controlli sarebbero stati passati senza eventi rilevanti, se non fosse per il suono che emise il metal detector che rivelava eventuali metalli addosso alle persone nel momento esatto in cui Milena vi passò in mezzo, costringendo Milena a farsi controllare dalla poliziotta che si occupava della perquisizione sulle donne, le cause del suono furono individuate nelle borchie che costellavano i lati degli stivali neri della musicista, costringendola quindi a ripassare in mezzo alla macchina dopo esserseli tolti per farli passare nel dispositivo che perlustrava le valige e le borse, e che in quel caso aveva controllato anche la custodia del violino.

“Sono esagerati però, addirittura segnalare le borchie degli stivali, cosa mai ci potrà essere li dentro?” commentò Heles appena ebbero raggiunto la sala d’aspetto sul cui schermo vi era già il numero del loro volo con accanto indicato meta, orario e sportello d’imbarco. Scoprirono che già c’erano parecchi passeggeri, la maggior parte dei quali loro connazionali che molto probabilmente rientravano in Giappone dopo aver concluso un periodo lavorativo a Vienna. Heles stranamente si era calmata e non aveva quell’agitazione addosso che era quasi palpabile nell’aria attorno alla bionda per via del volo, la calma che la pervase sorprese Milena ma soprattutto la diretta interessata.

Dopo un’ora di attesa udirono l’annuncio in tedesco seguito immediatamente da quello in lingua inglese del loro volo, che provocò una sorta di ondata di agitazione e movimento improvviso nei passeggeri che avevano il volo di seconda classe che volevano entrare in aereo il prima possibile per prendere i posti pensò Milena, anche se ne dubitava che era uno di quei voli low cost il loro, anzi era quasi più probabile che sia più una reazione dettata dall’abitudine, i passeggeri della prima classe invece furono fatti passare per recarsi all’imbarco mediante un ingresso diverso che li portò alla prima navetta che li avrebbe portati a pochi metri di distanza dal boing sulla pista.

L’interno dell’aereo si dimostrò essere molto elegante, era in color panna e bordò, e proprio come nel viaggio di ritorno Heles si sedette nel posto centrale dei due assegnati, solamente che in quel caso Milena era nel posto più interno e più lontano dal finestrino al contrario di quando erano salite a Tokyo.

Dopo circa una ventina di minuti in orario rispetto alla tabella di marcia, l’aereo iniziò a muoversi per raggiungere l’inizio della pista, mentre le hostess spiegavano come di rito l’uso delle strutture di emergenza presenti sull’aereo.

“Senti ma domani a casa devono venire anche Seya, Taiki e Yaten?” chiese Heles con area tutt’altro che contenta al solo pensiero di trovarsi davanti i tre palloni gonfiati del gruppo.

“Be se sono qui sulla Terra cosa facciamo invitiamo tutti tranne loro, se Seya a quanto pare si è fidanzato con un membro del gruppo di Akane non possiamo invitare le ragazze e loro no, che figura facciamo?”  rispose l’altra provocando un brontolio al quanto scontento nella bionda.

Il decollo si svolse tranquillamente con qualche traballamento di assestamento in quota, e ben presto le Heles per distrarsi dal volo iniziò a seguire i programmi di intrattenimento che scorrevano sulla tv dell’aereo mentre invece Milena si mise a giocare con dei giochi che aveva scaricato sul telefono, non aveva nessuna composizione musicale da fare, non in quel momento anche perché non provava nessuna emozione particolare che potesse essere descritta in note, le mancavano tremendamente le tempere e i pennelli di cui aveva dovuto fare a meno per un mese disegnando solamente con il solo ausilio di una matita, ma era certa che nei giorni seguenti avrebbe dato sfogo alla sua vena artistica con svariati quadri. Perché i quadri, se mai ce ne fossero di emozioni legate alla maternità, erano il mezzo più adatto per fare da base alle sue doti. Il tempo passò al quanto velocemente e arrivò ben presto l’ora di pranzo, i piatti offerti dalla compagnia aerea erano semplici ma fatti bene, la pasta non era scotta e il pollo non era troppo cotto e stopposo. Dopo aver pranzato Milena si mise a fare qualche scarabocchio appena accennato su dei fogli bianchi che si era portata in borsa appositamente per disegnare  e ammazzare il tempo che soprattutto quando sorvoli la Russia e la pianura asiatica può essere veramente noioso, dal poco che poteva vedere dal finestrino infatti il paesaggio era praticamente identico, sembrava di sorvolare il suo amato mare, solamente che era fermo e di color verde pagliericcio, con qualche macchia bianca che sicuramente era qualche ghiacciaio dei Pirenei. Non sapendo cosa disegnare la ragazza prese di mira un signore con il naso che sembrava un pomodoro che si era beatamente addormentato e che non aveva neanche pranzato, e lo fece ben presto diventare il soggetto del suo disegno, che ben presto si trasformò in un ritratto caricatura perché il soggetto si poteva rendere facilmente con i tratti da cartone animato. Heles come sempre si era incantata ad osservare con quanta sicurezza la compagna tracciava i tratti che pian piano si trasformavano con la precisione di una stampa in occhi, capelli, rughe d’espressione, bocca e qualsiasi altro tratto caratterizzava l’individuo ritratto. L’attenzione fu anche catturata dal signore che era accanto ad Heles che si mise a guardare senza sembrare troppo ficcanaso l’opera di Milena, aveva già visto qualcuno disegnare in quel modo. Era un suo caro amico.

“Milena certo che quando ti ci metti a fare caricature sei proprio un demonio” esplose la bionda a opera ultimata, trattenendo una risata per l’operato della sua compagna.

“Milena? Mi scusi signorina ma lei è per caso la figlia di Noboru Kaioh?” chiese l’uomo accanto a Heles

“Ehm…si sono io ma non credo di conoscerla” rispose perplessa Milena, ma chi cavolo era questo?

“Piacere sono Yutaka, sono un caro amico di suo padre, non sa forse si ricorda di me perché quando era piccola venivo a casa molto spesso”

“Mi dispiace ma temo che ero troppo piccola quando lei faceva visita alla mia famiglia, per ricordarla” rispose la ragazza sempre più perplessa.

“Come stanno i suoi?” le chiese Yutaka

“Guardi è da un po’ che non li sento, perché non sono più in buoni rapporti con la mia famiglia, non ho la minima idea di come stiano suppongo bene perché altrimenti la domestica mi avrebbe chiamata immediatamente se fosse successo qualcosa” rispose cordiale la musicista. Nascondendo fin troppo bene la seccatura creata da quell’incontro, che ne era sicura le avrebbe pregiudicato la quiete per tutto il viaggio restante, almeno che non tagliava corto dicendo che era stanca e che avrebbe preferito riposare piuttosto che chiacchierare, anche perché non le interessava minimamente parlare per ore dei suoi genitori, sentiva già abbastanza la loro assenza senza parlare di continuo di loro. Ragion per cui dopo circa un’ora si congedò dal discorso e dopo aver appoggiato la testa sulla spalla di Heles piombò in pochi minuti in un sonno profondo lasciando la bionda in preda alle domande fin troppo curiose di Yutaka.

Heles spostò il discorso dai coniugi Kaioh alle moto e alle corse in generale campo in cui si sentiva decisamente più sicura visto i pochi incontri avvenuti con i genitori di Milena parlare di loro in sua presenza era come camminare su campo minato perché non li conosceva abbastanza per giudicarli in bene o in male. Anche se da come si erano comportati con la figlia, non avrebbe avuto dubbi sul loro giudizio. Presa com’era dalle chiacchiere con il simpatico signore Heles non si accorse minimamente dello scorrere del tempo e soprattutto del paesaggio circostante che ben presto da solido e secco divenne movimentato e di un intenso blu mare: l’aereo stava lasciando le coste asiatiche per attraversare lo stretto che divideva l’Asia dall’isola Giapponese.

“Preghiamo i signori viaggiatori di allacciare le cinture di sicurezza, atterraggio previsto tra una ventina di minuti all’aeroporto centrale di Tokyo, grazie per aver viaggiato con noi”

Appena  Heles sentì questo annuncio svegliò Milena per farle allacciare la cintura di sicurezza, le due erano completamente ignare del fatto che da li a pochi minuti avrebbero vissuto l’atterraggio più sofferto del mondo, appena riconobbero la torre televisiva di Tokyo stagliarsi poco sotto di loro, l’aereo iniziò a dondolare a causa delle forti raffiche di vento che spazzavano molto spesso la città in quel periodo dell’anno.

“Maledizione ci voleva solo il vento!!!” esclamò Heles. Questa è l’attenzione che poni nei confronti della tua signora razza di ingrato. Si ritrovò a pensare rivolta al suo elemento.

“Hel stai tranquilla può capit…” le parole morirono in bocca alla musicista nell’attimo esatto in cui le spie di emergenza si accesero sopra le loro teste accanto agli sportellini da cui in caso di emergenza cadevano le mascherine per l’ossigeno, mentre il traballamento della aereo era piuttosto visibile, e soprattutto si avvertiva parecchio.

“Ora mi alzo e vado a mollare un ceffone al pilota, ma dimmi te se sto imbecille deve fare ste cose!!” sbottò Heles sempre più nervosa, quasi nel panico. Soprattutto quando le mascherine come previsto dalla guerriera di Nettuno le crollarono sul viso. A Milena sembrava molto strano che l’aereo fosse in quelle condizioni: i metri che separavano il velivolo dal terreno erano relativamente poco, e allora perché aveva attivato la procedura di emergenza il pilota?

“Heles per l’amore del cielo, datti una calmata mi dici poi come facciamo se tu prendi a ceffoni il pilota? Questo poi chi lo fa volare tu??” le rispose Milena provocandola.

“Ma che volare e volare sto coso deve stare ben piantato sul terreno, questo aereo aveva comunque qualcosa di strano scricchiolava un tantino troppo” brontolò la motociclista.

“Signori e Signore buonasera, è qui il pilota che vi parla, vi pregherei di mantenere la calma, non è successo niente è solamente il primo atterraggio che faccio da quando ho preso il brevetto di volo”

“Lo sapevo che era un coglione!!!” sbottò Heles “Ma dimmi te se anche sta cazzo di compagnia doveva mettere un pivello appena brevettato su un volo intercontinentale che trasporta cinquecento persone!! Poi si lamentano che gli aerei cadono o parlano del triangolo delle bermuda”

“Dovremmo quasi esserci sembra che  sia vicinissimo al suolo” disse Yutaka alle due guardando dal finestrino, e infatti la sua frase fu confermata da un atterraggio al quanto poco aggraziato del aereo sulla pista che sballottò non poco i suoi passeggeri in fase di frenata. Provocando un salto di insulti rivolti al pilota da parte dei passeggeri che proprio come Heles non vedevano l’ora di scendere da quel maledetto aereo, e infatti quando si spense la spia delle cinture allacciate in meno di due minuti tutti erano già in piedi con i proprio bagagli a mano a seguito pronti a uscire dall’aereo. Le operazioni di sbarco però durarono una quindicina di minuti ma appena Heles uscì dall’aereo ebbe la stessa sensazione di Milena: quella sensazione che ti colpisce quando stai per tanto tempo fuori dalla tua terra e appena ci rimetti piedi senti proprio quel suo odore caratteristico che quando ci vivi non noti neanche ma che poi appena torni ti fa dire: “Finalmente sono a casa”.

 

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