Abenteuer in Wien di Arwen297 (/viewuser.php?uid=123055)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** In bocca al Lupo Milena ***
Capitolo 2: *** Volo AR 5345 ***
Capitolo 3: *** Arrivo al Residence ***
Capitolo 4: *** Il Teatro dell'Opera ***
Capitolo 5: *** Ritardi Sospetti e Scleri ***
Capitolo 6: *** Prima del Concerto ***
Capitolo 7: *** Bella serata...ma anche no!! ***
Capitolo 8: *** Il Momento della Verità ***
Capitolo 9: *** Heles è mia e di nessun’altra ***
Capitolo 10: *** Da stasera siamo in tre ***
Capitolo 11: *** Operazione Inganno ***
Capitolo 12: *** Palazzo Schönbrunn ***
Capitolo 13: *** In tre? Ma cosa dici saremo in quattro!…forse ***
Capitolo 14: *** Emily ***
Capitolo 15: *** Un uragano in cucina ***
Capitolo 16: *** Sera Infernale ***
Capitolo 17: *** Tempo di preparare le valige ***
Capitolo 18: *** Pericolo a Bassa Quota ***
Capitolo 1 *** In bocca al Lupo Milena ***
Desclaimer:
I personaggi appartengono alla mente di Naoko Takeuchi e a chi detiene
i
diritti per la riproduzione (Mediaset) e la ristampa del Manga (GP
Pubblishing).
La trama è frutto della mia fantasia, gradirei quindi essere
avvisata se dovete
pubblicare la fan fiction su vostri siti o blog, previa attribuzione
dei
crediti alla sottoscritta. Il racconto che segue è stato
pubblicato per la
prima volta il giorno …………
su EFP il tuo sito di fan fiction. Qualsiasi altra
base di pubblicazione, senza i dovuti crediti, è da
considerarsi copia illecita
dell’opera.
Note al racconto:
Il titolo in tedesco “Abenteuer in
Wien” corrisponde
all’italiano “Avventura a Vienna”
. La fan fiction che vi accingete a leggere è il
proseguimento della mia prima
fan fiction “Unite per
l’Eternità” che potete trovare qui
e di cui consiglio la
lettura propedeutica che deve essere affrontata prima di iniziare
questa. Non
tanto perché altrimenti non capirete i contenuti, ma
perché ci saranno alcune
notizie e riferimenti di personaggi presenti nella prima, che
potrebbero
risultare così più chiari.
Note ai lettori:
Chiederei gentilmente al pubblico maschile di non recensire, in quanto
essendo
fidanzata.
1^Capitolo: In bocca al lupo Milena
Era
ormai
Ottobre inoltrato, le splendide giornate di sole estive avevano
lasciato spazio
alle umide e piovose giornate autunnali, le vacanze erano finite per
tutti e la
loro fine era stata accolta in svariati modi dalle sue amiche: Amy che
fin dai
tempi delle superiori era una studentessa modello, era contenta di
iniziare un
nuovo anno accademico, dopo le superiori infatti aveva deciso di
iscriversi a
Medicina ed era ormai al terzo anno, senza aver lasciato indietro
neanche un
esame e collezionare così una colonna di voti a dir poco
eccellenti sul suo
libretto degli esami. Banny alla quale piaceva dormire invece aveva
affrontato
l’arrivo di Ottobre come un imminente tragedia: aveva infatti
incominciato il
suo nuovo lavoro, il quale consisteva nel fare da commessa in una
gioielleria.
Per
Milena
invece quell’Ottobre e il successivo Novembre sarebbe stato
il mese che
probabilmente le avrebbe cambiato la vita in meglio, avrebbe infatti
realizzato
uno dei sogni che coltivava fin da bambina: riuscire a sfondare nel
campo
musicale non solo giapponese ma anche europeo. Ragion per cui ancora
non
riusciva a dimenticare l’emozione che aveva provato ormai
quindici giorni
indietro quando Heles dopo aver risposto al telefono le aveva passato
il
direttore dell’Orchestra Filarmonica di Vienna che le
chiedeva se era
disponibile per una serie di quattro concerti nel mese di Novembre
appunto con
l’Orchestra Viennese in uno dei teatri di maggior prestigio
in Europa. Ecco
spiegato il motivo per il quale stava preparando le valige, sarebbe
stata via
per un mese e mezzo, e aveva quindi necessariamente riempire due valige
con le
sue cose; valige che si andavano ad aggiungere alle due di Heles. La
sua
compagna infatti l’avrebbe seguita a Vienna, avevano
stipulato un patto dopo la
telefonata del direttore: Heles si sarebbe assorbita un mese di full
immersion
nella musica classica, senza potersi rifugiare in garage dietro le
moto, a
patto che al ritorno lei accettasse di andare in giro in moto con la
motociclista, e l’espediente aveva funzionato fin troppo
bene. Milena sospirò,
erano già le sette, ed era giunto il momento di prepararsi:
le sue amiche avevano
fatto una specie di festicciola di in bocca al lupo per quella sera
visto che
il volo per Vienna sarebbe partito il giorno dopo alle otto del
mattino, ciò
voleva dire che alle sei massimo le sei e mezza dovevano trovarsi in
aeroporto
per effettuare il check-in e la pesatura dei bagagli per
l’imbarco, il violino
lo avrebbe infatti portato con se sull’aereo per evitare che
si danneggiasse
visto che gli operatori non ponevano molta attenzione nelle operazioni
di
scarico e carico delle valige sull’aereo.
Per
la
serata con le amiche aveva deciso di indossare un vestitino in seta
color
avorio che veniva allacciato dietro il collo lasciandole le spalle
completamente libere e una piccola fessura appena sopra il seno, la
gonna
invece era piuttosto larga, non di quelle aderenti e arrivava poco
sotto la
metà coscia; completò il tutto con degli stivali
al ginocchio con tacco dodici
dello stesso colore dei collant e della borsa: il nero.
Si
diresse
quindi nell’ingresso trovando le altre tre sue coinquiline,
Heles nonostante
fosse comunque un’uscita serale si limitata a indossare un
paio di jeans una
maglia e una giacca, senza farsi troppe domande su cosa fosse giusto
mettere.
“
Mile
ovviamente la promessa che mi hai fatto della moto parte da oggi
stesso” le
disse Heles porgendole il casco
“Ma
no
stasera no, ti sembra che sono vestita nel modo adatto per andare in
moto? Poi
ho anche il cappotto nero che è stretto e mi si romperanno i
collant” protestò
lei
“E’
un dato
di fatto Mile, tu non sarai mai vestita nel modo adatto per andare in
moto, per
lo meno stasera hai la gonna corta” rispose Heles sorridendo
trionfante “Su
niente storie” concluse con espressione divertita.
“Be
allora
noi vi raggiungiamo in macchina” si intromise Sidia
mettendosi il cappotto
“Qual
è il
locale?” chiese Heles
“E’
il
locale quello dove lavora Moran, ma non il bar L’Orientale
davanti alla torre
di Tokyo” rispose Ottavia inaspettatamente, vedendo che Sidia
non sapeva
rispondere. “ Lo so perché ho sentito
Chibiusa” concluse.
Dopo
aver
chiuso casa il quartetto si avviò verso il garage dove
c’erano sia la macchina
che la moto.
“Puoi
almeno
andare piano?” sbottò Milena dopo essersi seduta
nel miglior modo possibile per
non rovinare il vestito sulla moto.
“Ci
proverò
ma non ti garantisco niente” rispose Heles beccandosi uno
sguardo dal quale
molto probabilmente sarebbero usciti dei fulmini se solo avessero
potuto, prima
di salire in moto a sua volta e accendere la moto. “Ci
vediamo al ristorante
allora, a dopo” disse alle altre due in macchina prima di
accelerare diretta
verso l’uscita del garage e sentendo la stretta di Milena
attorno alla vita
farsi più rigida.
Dopo
circa
mezz’ora passata a sfrecciare nel traffico cittadino che a
quell’ora era sempre
intenso per via del rientro a casa dei lavoratori, arrivarono nel
locale
indicato da Ottavia e trovarono già il gruppo di Banny
seduto al tavolo
prenotato dall’occasione.
“Ciao
ragazze!” esclamò allegra Bunny
“Ciao
a
tutte” rispose allegramente Heles, mentre Milena si sedeva
nel posto libero
accanto a Amy aveva lo stretto bisogno di sedersi su una sedia normale
che
stesse ferma a contatto con il terreno: Heles infatti si era divertita
a dare
gas più del necessario alla moto raggiungendo forse una
velocità un po’ troppo
elevata per i suoi gusti personali, ma che a quanto pareva equivaleva
ad andare
piano secondo i canoni della motociclista. Heles dal canto suo non
tardò a
raggiungerla sedendosi nel posto alla sua destra.
“Ma
ci sono
anche Akane e le altre?” chiese Milena dopo aver fatto un
rapido conto dei posti
ancora liberi, i Three Lights e la loro Principessa infatti erano
nuovamente
partiti qualche giorno dopo che lei aveva ricevuto la convocazione, per
fortuna
del suo gruppo dato che Heles aveva tirato frecciate fino al momento
dei saluti
a Seya, Yaten e Taiki che ovviamente non c’erano andati
leggeri con le
risposte.
“
Si
dovrebbero arrivare anche loro se non sorgono problemi
all’ultimo minuto, ma
comunque se così fosse ci avvisano Akane ha il cellulare di
Banny” le rispose
Morea.
“Be
allora
Milena sei agitata per la partenza?” le chiese Marta.
“No
sinceramente nonostante tutte le ore che passeremo domani in aereo non
sono
molto agitata, credo che lo sarò molto di più
quando farò il primo concerto”
“Non
sai
quanto ti invidio sarai vicina a Parigi capitale della moda, voglio
dire, la
Francia e l’Austria sono vicine!” le rispose Marta.
“
Si in un
certo senso si” rispose la violinista
Dopo
circa
dieci minuti all’arrivo della parte mancante del gruppo
seguita da Sidia e
Ottavia, Moran si avvicinò al tavolo per prendere le
ordinazioni, la cena era
basata sui piatti tipici della cucina giapponese, che tuttavia ad Akane
erano
per lo più sconosciuti, a parte gli Onigiri infatti non
aveva assaggiato
nient’altro di quello che fu portato in tavola da Moran e
dalla sorella.
“Abbiamo
pensato che visto che per un mese mangerete altre cose, era giusto che
vi
riempivate di pietanze giapponesi” commentò Banny
allegra “Cioè ad essere
sincera l’ho pensato solo io”
“
Per me lo
sai che va bene qualsiasi cosa per quanto concerne il
mangiare” le rispose
Milena.
La
serata
passò in modo piuttosto tranquillo e il tavolo divenne
presto abbastanza
rumoroso per via di qualche bicchiere di vino che veniva riempito ogni
tanto,
soprattutto da chi non doveva guidare rientrando a casa. Moran dopo
aver finito
di servire passò nuovamente al tavolo per dare
l’in bocca al lupo a Milena,
perché a quanto pare aveva saputo al momento della
prenotazione il motivo di
quel ritrovo del loro gruppo nel locale che nel frattempo si era
riempito di
gruppi d’amici che avevano l’intenzione di passare
un giovedì sera diverso dal
solito.
Durante
la
Cena Milena attaccò a parlare animatamente con Kristel, una
delle ragazze del
gruppo di Akane con la quale aveva approfondito in quel mese circa la
conoscenza, scoprendo che avevano un paio di cose in comune,
soprattutto per
quanto riguarda i gusti musicali, anche se Kristel aveva pian piano
scoperto
che anche il rock era un ottimo stile di far musica, soprattutto quando
hai
bisogno di qualcuno che ti tira su il morale, ma rock escluso aveva un
buon
senso critico della musica classica e contemporanea.
Era talmente presa dalle chiacchiere da non
sentire nemmeno Heles che si alzava per andare a esplorare il locale e
scambiare quattro chiacchiere con Moran, tanto che quando si
girò per dire
qualcosa alla sua compagna rimane quasi stupita della sedia vuota al
suo
fianco, e iniziò ad esplorare con lo sguardo il locale in
una silenziosa
ricerca.
“
E’ meglio
se corri a marcare il territorio” era Marta, alla quale non
era sfuggito il suo
perlustrare la sala
“Cosa
scusa?” le rispose Milena
“Guarda
li”
concluse Marta indicando un punto alle spalle della ragazza. E in
effetti dopo
essersi girata Milena non tardò un minuto a scorgere Heles
dall’aria un po’
seccata che tuttavia non riusciva a togliersi di dosso una ragazza alta
più o
meno quanto lei, e dal fisico piuttosto formoso, dai capelli neri e
vestita in
modo piuttosto provocante. Fu una questione di secondi quella che vide
la
violinista alzarsi per andare a prendere sotto controllo la situazione
con
passo piuttosto deciso, anche perché non poteva nasconderlo
a se stessa: la
visione di quella scena le aveva dato piuttosto fastidio.
“Amore
mi
presenti la tua nuova amica” disse con tono falsamente ingenuo passando il braccio dietro
la schiena di
Heles e fulminando con lo sguardo la ragazza che aveva davanti.
“
Lei è
Emily” disse Heles, con un tono che sembrava imbarazzato.
“Milena
piacere” rispose lei gelida
“Si
ma è
meglio dire che sono la ex di Heles, ci siamo lasciati qualche mese
prima che
lei scendesse così in basso, cioè voglio dire,
Heles meriterebbe molto di più” rispose
Emily squadrandola dall’alto in basso, ma come si permetteva
di insinuare anche
minimamente che Heles mettendosi con lei era scesa più in
basso piuttosto che
quando stava con quella sorta di troione che era davanti ai loro occhi?
“
Può darsi
che il livello superiore, non la soddisfava poi così bene
sotto le lenzuola, lo
conosci senz’altro il detto: “Tutto fumo e niente
arrosto” vero?” rispose
Milena con un sorriso angelico stampato sul volto, per poi godersi
l’espressione basita e il nervoso che si dipinse subito dopo
per il senso della
risposta che aveva ricevuto sul volto di Emily “Heles forse
è meglio se
torniamo al tavolo con le altre che ne dici?”
“Si
ok..come
vuoi tu…be allora ciao Emily” rispose
l’altra cercando di mascherare
l’imbarazzo con il suo orgoglio smisurato.
“
Poi mi
devi dire dove hai beccato una ragazza di quel tipo, si vede da
chilometri di
distanza che è una ragazza di facili costumi, basta solo
vedere come si veste”
iniziò a brontolare Milena.
“Sei
gelosa
forse?” le domandò divertita la bionda
“Forse..”
ma
più che gelosa era stata punta sull’orgoglio che
aveva, abituata com’era a
ricevere complimenti su complimenti, ed essere svalutata da una che non
doveva
neanche permettersi di paragonarsi a un ragazza quale era lei, visto il
modo in
cui era vestita Emily.
“Sei
gelosa…
sei gelosa ah ah ah ah” la prese in giro Heles, Milena
infatti di rado mostrava
quel sentimento nei suoi confronti, era un sentimento che non andava
per nulla
d’accordo con il carattere della musicista.
“Ma
dove
eravate finite? Aspettavamo voi per il dolce e il
caffè” chiese loro Bunny
appena raggiunsero il tavolo dove avevano cenato.
“Sono
andata
a marcare il mio territorio d’azione” rispose
Milena facendo l’occhiolino a
Marta, e facendo dipingere un’espressione di quella che non
ha capito niente a
Bunny.
“Che
vuol
dire?” chiese Banny
“
Niente
diciamo che ci sono troppe zanzare nel locale stasera” come
sempre Milena
quando voleva riusciva a parlare per metafore come se si trattasse di
parlare
la sua lingua madre, cosa che Banny odiava anche quando si doveva
avvicinare
una battaglia contro i nemici. Tuttavia non riuscì a
ribattere per via della
torta che era arrivata al tavolo di forma rettangolare, decorata con
panna e
frutti di bosco in cima e una scritta in cioccolato corsivo:
“In bocca al Lupo
Milena”.
“
Ragazze ma
non dovevate! Bastava anche solo la cena insieme”
“La
offre la
casa la torta, qualcosa per augurarti l’imbocca al lupo
dovevamo pur fare anche
noi no?” le rispose la sorella di Moran
“Grazie
allora” sorrise lei
“Si
ma
qualche foto è di rito ora è!”
esclamò Heles tirando fuori la macchina
fotografica.
La
restante
parte della serata passò tra commenti alla torta, e la
moltitudine di scatti
che avrebbero ritratto ciascun momento, a indiscrezione di Heles che si
era
auto nominata fotografa della serata così da avere la scusa
per non comparire
in nessuna foto o quasi. Presto però arrivò il
momento almeno per Heles e Milena
di rientrare per riposarsi, visto che da li a poche ore avrebbero avuto
l’imbarco per il volo, e quindi salutarono tutti, Ottavia e
Sidia rimasero
invece ancora un po’ a chiacchierare con le loro amiche prima
di raggiungerle
in macchina dopo circa un’oretta. Arrivata a casa Milena
controllò per l’ultima volta le sue due valige per
controllare di aver messo tutto il necessario per i quasi due mesi che
sarebbe dovuta stare lontano da casa, poi andò velocemente a
togliersi il trucco e a lavarsi i denti in modo da mettere in valigia
anche la trousse, dopo di che chiuse la cerniera dei due
trolley. Heles dal canto suo era già nel letto che
stava sonnecchiando perché aveva terminato di fare le
valigie quello stesso pomeriggio, ragion per cui una volta raggiunta la
sua compagna nel letto Milena fu costretta a limitarsi solamente a
darle il bacio della buona notte e a spegnere la luce.
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Capitolo 2 *** Volo AR 5345 ***
2^Capitolo: Volo AR 5345
Il
mattino
dopo la sveglia iniziò a suonare alle cinque del mattino,
Heles tuttavia era
già sveglia non lo aveva ancora detto a Milena per colpa del
suo immenso
orgoglio ma l’idea di volare in aereo la terrorizzava, era
una cosa ridicola e
lo sapeva bene, non tanto perché non era l’unica
sulla faccia della terra ad
avere la fobia del volo, ma piuttosto perché lei era la
guerriera che aveva
ricevuto la protezione di Urano, e quindi aveva
un’affinità particolare con il
vento e con tutto ciò che andasse ad alta
velocità. In teoria quindi avrebbe
dovuto essere la prima persona alla quale piaceva volare, ma di fatto
non lo
era. Anzi era esattamente il contrario! Si girò verso Milena
che dal canto suo
dormiva beatamente, sembrava qualche angelo caduto per sbaglio sulla
Terra al
quale erano state staccate le ali. Dopo un sonoro sbadiglio
svegliò Milena.
“E
già ora?”
rispose lei con gli occhi ancora mezzi chiusi
“Sono
le
cinque e dieci sarà meglio che tu ti dia una mossa
altrimenti arriveremo
sicuramente in ritardo ed è meglio evitare visto che
è un volo
intercontinentale e può essere affollato” disse
Heles alzandosi per andare in
bagno a lavarsi il viso con dell’acqua gelida prima di
lavarsi i denti per poi
iniziare a vestirsi. Quando tornò in camera Milena anche se
ancora era in stato
comatoso per il sonno era comunque riuscita ad alzarsi e appena la vide
si
diresse verso il bagno per farsi velocemente una doccia. Il cielo era
ancora
buio e il sole doveva ancora sorgere,tuttavia sentì Sidia in
cucina parlare
allegramente con Ottavia, mai possibile che quelle due avevano
così tanta
energia? Eppure erano tornate quando lei e Heles stavano già
dormendo. Sempre
che fossero tornate a casa per dormire, cosa che poteva anche non
essersi
verificata e loro non avrebbero mai potuto saperlo. Il getto di acqua
tiepida
della doccia l’aiutò ben presto a svegliarsi,
agitata non lo era assolutamente,
era stata abituata fin da piccola dai suoi genitori a prendere
l’aereo per voli
sia brevi che molto lunghi, sia con condizioni meteriologiche
impeccabili sia
con quelle disastrose. Già i suoi genitori, un velo di
tristezza si fece
nuovamente largo nel suo stato emotivo, aveva più volte
provato a chiamare a
casa per dare la notizia della sua imminente partenza per Vienna, ma o
non
rispondeva nessuno oppure rispondeva la loro domestica dicendo che i
suoi non
erano in casa, e questo si verificava molto di rado quando ancora lei
era in
casa.
Mezz’ora
dopo il quartetto era diretto in aeroporto, Sidia era stata la prima ad
essere
pronta e aveva preparato la colazione mentre le altre tre erano
impegnate con i
preparativi, come ultima cosa Milena dopo essersi vestita
infilò la formula
sotto la manica della giacca, sperando di non doverla usare a Vienna,
ma era
meglio essere prudenti, per lo stesso motivo indossò al
polso anche l’orologio
ricetrasmittente per mantenersi in contatto con le sue compagne a
Tokyo: se ci
sarebbe stata un estrema urgenza sarebbe stata immediatamente a Tokyo.
Heles
aveva insistito per guidare almeno per l’ultima volta la sua
macchina, perché
molto probabilmente a Vienna non sarebbe stata lei l’autista,
o almeno questo è
quello che sperava Milena perché altrimenti avrebbero preso
chissà quante
multe. Quando arrivarono in aeroporto la struttura era quasi deserta, o
almeno
così sembrava, tanto che non ebbero nessuna
difficoltà a imbarcare i bagagli, a
parte il fatto che l’Hostess che si occupava
dell’imbarco dei bagagli fece un
po’ di storie per autorizzare l’ingresso come
bagaglio a mano del violino di
Milena, cosa che fece quasi saltare i nervi alla ragazza, visto che non
aveva
minimamente intenzione di lasciarlo nelle mani degli addetti al
trasporto
bagagli il suo strumento per paura che con qualche colpo si
danneggiasse
irreparabilmente. Persero
quasi mezz’ora
a discutere, ma poi alla fine la donna che avrà avuto sui
quarantacinque anni
lasciò passare lo strumento perché Heles aveva
iniziato a flirtarci a posta per
convincerla, cosa che risultò al quanto semplice.
“Ah
ah ah
avere un fascino maschile può tornare utile hai
visto?” esclamò Heles mentre si
avviavano verso i controlli per l’imbarco.
“Hai
solo
avuto fortuna che molto probabilmente la hostess sarà stata
una zitella, visto
quanto era acida Hel, ma l’hai vista? Il massimo della
cordialità!” rispose
ironica Ottavia “molto probabilmente avrà sperato
veramente che tu le sganciassi
non ti dico cosa” concluse la ragazzina.
“Non
ci
resta che aspettare che chiamino il nostro volo per l’imbarco
dei passeggeri”
osservò Milena sedendosi su una sedia della sala
d’aspetto vicino agli
imbarchi. Avrebbero dovuto aspettare un’ora buona:
l’orologio dell’aeroporto
segnava le sette precise. Meglio così, almeno sarebbero
stati tra i primi a
imbarcarsi anche se l’attesa era abbastanza lunga.
Heles
invece
anche se non tradiva l’agitazione, era molto agitata avrebbe
avuto quello che
si dice “battesimo dell’aria” da li a
poco meno di un’ora, buffo però come se
lei non fosse già stata battezzata dal vento.
L’idea di essere sospesa a
chilometri e chilometri dal suolo la terrorizzava, era decisamente
meglio che
non ci pensava.
Il
tempo che
li separava dalla partenza passò piuttosto velocemente in
chiacchiere e
commenti rivolti alle persone che passavano per andare a imbarcare i
bagagli, e
Milena riuscì a non pensare poi così tanto ai
suoi genitori che volutamente,
perché lo avevano fatto a posta ne era certa, non avevano
voluto rispondere
alle sue chiamate. Erano praticamente due anni che non andava a casa,
da quando
aveva dovuto necessariamente dire ai suoi che Heles era una donna, loro
che
avevano la mente così chiusa l’aveva praticamente
cacciata di casa. Non che le
interessasse perché in fondo la sua casa era dove si trovava
Heles, la bionda
infatti era per lei una famiglia, e dopo l’arrivo di Ottavia
il suo senso di
famiglia era cresciuto.
“Preghiamo
i
signori passeggeri del volo AR 5345 di procedere con
l’imbarco e i dovuti
controlli grazie, il volo parte tra venti minuti”
risuonò una voce femminile in
tutto l’aeroporto.
“Be
allora
divertitevi” disse loro Sidia
“Tenteremo
ma i momenti di svago credo che saranno minimi” le rispose
Milena “comunque per
qualsiasi emergenza non esitate a chiamare e torniamo nel
più breve tempo
possibile” continuò poi scoprendo il polso con la
ricetrasmittente.
“Pensa
a
vivere a pieno questo momento, non pensare ad essere una guerriera per
un mese
sopravivremo sicuramente” le disse Sidia stampandole un bacio
sulla guancia “
Buon viaggio! E chiamateci appena arrivate” concluse
“Tu
non fare
arrabbiare Sidia e fai i compiti che quest’anno hai
l’esame” esclamò la
violinista rivolta a Ottavia prima di abbracciarla
“Si
non sono
più una bambina…Buon viaggio”
Dopo
i
saluti le due ragazze andarono a passare i controlli contro eventuali
attacchi
terroristici, e furono costrette a mettere nel cestino apposito sia i
due
orologi ricetrasmittenti sia le cinture per via della fibbia.
“
Mi
piacerebbe fare un lavoro così, sai che panorami che vedono
quelli negli
schermi?” le disse Heles molto maliziosa.
“Si
come se
non conoscessi già a memoria come sono fatta dopo cinque
anni che stiamo
insieme…che scema! E poi guarda che nelle macchine per la
privacy siamo tutti
dei manichini non si accorgono se uno e maschio o femmina quelli che
guardano!”
rispose Milena
“Sei
molto
informata vedo” controbatté l’altra
“Basterebbe
solamente che tu stessi un po’ attenta alla tv sai”
rispose l’altra “cosa
che non fai mai eccetto quando parlano
di motori”
“Quante
ore
di volo sono?”
“Dodici
ore
Hel, e poi devi aggiungere le nove ore di fuso orario, dovremmo portare
indietro gli orologi di nove ore, ma comunque in aereo si
può tranquillamente
dormire, poi figurati il direttore ci ha riservato la prima classe in
aereo,
quindi staremo comode ”
“D’accordo…”
Non era molto convinta del dormire in aereo, forse Milena sarebbe
riuscita a
dormirci ma lei sicuramente per quanto era tesa non ci sarebbe mai
riuscita,
magari si sarebbe messa a leggere il giornale che aveva comprato in
aeroporto.
Entrate nell’aereo si accorsero subito che era uno di quelli
eleganti, gli
interni erano tutti in colore avorio e bordò, sia in prima
che in seconda
classe, e con sorpresa delle ragazze sia la prima che la seconda classe
erano
pienissime di passeggeri, la maggior parte dei quali sembravano di
ritorno in
Europa. I due posti che avevano prenotati erano in un ottima posizione,
Milena
per esperienza sapeva che il posto peggiore in aereo era quello vicino
all’ala
perché si sentivano fortemente i cambi di direzione del
mezzo, e vista la
grandezza del boing non invidiava lentamente i poveretti che erano
capitati a
cavallo delle due ali come posto.
“Amo
dove
preferisci stare? Vicino alla finestra oppure nella poltrona
centrale?” disse
Milena girandosi verso Heles, anche se lei avrebbe preferito stare
vicino al
finestrino per godersi la vista del mare da quell’altezza.
“No
no stai
pure tu vicino alla finestra così non corro il rischio che
quello che si siede
nella terza poltrona ti faccia il filo!” la buttò
sul ridere Heles, anche se in
realtà l’agitazione ormai era ai massimi livelli,
e per fortuna non era
costretta a vedere giù di sotto perché lontana
dal finestrino. La sua
affermazione provocò una risata argentina in Milena.
“Me
lo metti
sopra per favore?” le chiese Milena già seduta al
suo posto passandole la
custodia del violino.
“Si
ok!”
rispose lei, doveva cercare di tenere la mente occupata il
più possibile per
non pensare al decollo imminente. Non sapeva neanche perché
appena seduta si
aggrappò cercando di non farsi notare, sempre per il suo
sconfinato orgoglio al
sedile, per sentirsi più sicura. Ma evidentemente il suo
stato d’animo come
infinite altre volte non era passato inosservato agli occhi di Milena.
“Hel
ma sei
sicura che vada tutto bene? Hai un colore simile a quello dei
morti” le chiese
infatti la compagna dubbiosa.
“
Si
perché?” rispose lei
“Sembri
ancorata fin dentro la carne nel sedile, non per fartelo notare ma se
cade
l’aereo cade anche il sedile”
“Cioè
Mile
ma vaffanculo!!!” esplose la bionda senza neanche volerlo, ma
il fatto che
Milena aveva intuito che cosa non andava solo dal suo comportamento non
le
piaceva, non voleva sembrare una bamboccia.
“Non
mi dire
che hai paura di volare, potevi dirmelo veniva Sidia con me al tuo
posto, ma
comunque stai tranquilla non è niente di traumatico un volo,
devi solo cercare
di non pensare che sei a chilometri e chilometri dal suolo”
continuò Milena nel
tentativo di rincuorarla, intrecciando le sue dita a quelle
dell’altra “E poi
dimentichi che ci sono io vicina, mi dici sempre che sono un
tranquillante per
i tuoi nervi al solo starti vicina, usami no?”
“Parli
semplice te…hai volato un sacco di volte” si
rabbuiò Heles
“Amo
eddai,
non casca il mondo”
La
conversazione tra le due fu interrotta dalla comunicazione che
ricordava ai
viaggiatori di spegnere i cellulari al momento del decollo, e di
riaccenderli
in seguito solamente se prima di spegnerli era stata impostata la
modalità
aereo, altrimenti dovevano rimanere spenti fino ad atterraggio
avvenuto. Dopo
di che le hostess iniziarono a esporre i vari strumenti presenti per
eventuali
emergenze: l’uso delle mascherine dell’ossigeno che
in caso di emergenza
sarebbero cadute sopra ogni viaggiatore dall’alto, poi illustrarono
l’utilizzo dei giubotti di
salvataggio per eventuali atterraggi in acqua. Tutte cose che Milena
sapeva
già, ma che non fecero altro che aumentare
l’agitazione di Heles. Agitazione
che si fece ancora più intensa di quanto non lo fosse
già quando l’aereo iniziò
a rollare per allinearsi con la pista da cui si sarebbe alzato in volo.
Il
corridoio che portava alla pista sembrava al quanto pieno di toppe
perché
sembrava abbastanza discontinuo.
“Hel
ci
siamo si è fermato all’inizio della
pista… stai tranquilla che vedrai che non è
così malvagia la cosa, e poi te ami la
velocità” disse Milena dopo aver dato
un’occhiata fuori dal finestrino e ottenendo un suono molto
simile a un
grugnito come risposta da parte dell’altra ragazza, che forse
per sentirsi più
sicura le aveva piantato le unghie nel braccio che stringeva forse con
troppa
forza per i gusti di Milena, che però cerco di non
lamentarsi almeno fin quando
l’aereo non si fosse stabilizzato in quota. Dopo pochi
istanti dall’interno dell’aero
si sentì chiaramente il rumore delle quattro turbo ventole
che iniziavano a
girare a velocità più elevata prima che il boeing
iniziasse a prendere
velocità. Milena iniziò a mordersi un labbro per
la presa di Heles sul suo
braccio sopra al bracciolo che avevano in comune. Fu questione di
instanti
prima che l’aereo assumesse la tanto caratteristica posizione
obliqua segnale
che si stava alzando, informazione visiva che fu confermata dalla
tipica
sensazione di essere sollevati da qualcosa che ti spinge da sotto e che
ti
porta verso l’alto.
Dopo
circa
otto minuti, il segnale di tenere le cinture allacciate si spense.
“Heles
mi
stai stritolando il braccio se vai avanti di questo passo non
potrò neanche più
suonare!” protestò lei dopo essersi liberata dalla
cintura di sicurezza con
l’altra mano.
“Sai
Mile
credo che non sia poi così male sai
l’aereo” le disse Heles liberandole il
braccio. “ E poi torno a ripetere che mi basta averti vicino
e mi fai da
tranquillante neanche il Lexotan funziona meglio di te” le disse passandole un
braccio dietro le
spalle per tirarla verso di se.
“Hel
non ti
sei scordata che mi devi parlare assolutamente della tua ex di ieri
sera vero?”
chiese Milena
“No
certo
che no, ma abbiamo dodici ore di tempo a disposizione vuoi che non ci
bastano
per parlare di lei?” rispose la bionda “E poi se
permetti vorrei stare un po’
con te accanto senza porci problemi di nessun tipo, il relax esiste
anche per
noi non trovi?” concluse baciandola dolcemente. Un bacio
carico d’amore che
porto le stesse sensazioni che portavano con se i loro baci da ormai
cinque
anni pensò Milena mentre passava le sue braccia attorno al
collo della
compagna.
Dodici
ore
di viaggio erano sicuramente tante, per fortuna però che ben
presto
l’equipaggio propose una serie di film sulla televisione di
bordo piuttosto
interessanti che occuparono un po’ di tempo, distraendo
veramente i passeggerei
dal volo che stavano compiendo, e soprattutto tenevano occupata Heles
che li
seguiva attentamente ridendo di gusto ad alcune battute divertenti,
cercando
tuttavia di non muoversi tanto perché Milena dopo circa due
ore di viaggio si
era addormentata pesantemente mezza abbracciata a lei, e le sarebbe
immensamente dispiaciuto svegliarla. Vederla dormire equivaleva a
vedere
un’entità superiore o almeno era così
ai suoi occhi che non si stancavano mai
di osservare il viso della violinista quando era perfettamente
rilassato e
preso nei suoi sogni. Sogni che però la portavano
chissà dove e chissà in
compagnia di chi, questo Heles non avrebbe mai potuto saperlo. Ma
vederla così
serena, dopo tanti giorni che avevano visto Milena tormentata da incubi
che
avvertivano solo lei Ottavia un mese prima, vederla ora rilassata nel
sonno la
rendeva felice. Al pensiero che solo un mese prima l’avrebbe
potuta perdere per
colpa di Even si rabbuiò totalmente non avrebbe mai
dimenticato il dolore che
aveva provato dopo aver scoperto la sua assenza, e questo sicuramente
l’avrebbe
aiutata a proteggerla come era suo dovere in futuro. Così
tra vari pensieri e
il film, le prime quattro ore di viaggio passarono abbastanza
velocemente e
Heles quasi si sorprese quando le hostess iniziarono a girare per
distribuire
il pranzo, e dovette anche se a malincuore svegliare la sua compagna
almeno il
tempo del pranzo che si rivelò soddisfacente contando che
comunque si trovavano
su un aereo. Dopo il pranzo Milena tirò fuori una manciata
di spartiti fuori
dalla borsa accompagnati da gomma e matita ben decisa a revisionare il
pezzo
che aveva quasi finito di comporre e che sarebbe presto entrato a far
parte del
suo repertorio.
“
Di che
brano si tratta?” le chiese curiosa Heles
“Oh..già
mi
sono dimenticata di dirlo a te, Ottavia e Sidia” disse lei
rovistando tra i
quattro fogli pieni di correzioni e cancellature “Tieni leggi
e dimmi cosa ti
sembra, questa è la versione definitiva della prima parte
del brano, si so che
non puoi provarla al piano” concluse passandole uno spartito
sul quale spiccava
in alto il titolo del brano che stava componendo.
“Outer
Senshi Theme” era
Heles che leggeva tra
se e se il titolo “Hai dedicato a tutte e quattro il
brano?” chiese poi
sorpresa.
“Si
in un
certo senso si, diciamo che è un concentrato di emozioni di
squadra” rispose la
violinista sorridendole prima di cancellare una nota e sostituirla con
una di
mezzo ottavo più alta.
“wow..appena
mi capita un pianoforte a tiro devo provarla mi incuriosisce”
“Be
credo
che allora dovremo leggermente modificarla perché credo che
abbia un estensione
molto alta per un piano forte”
“Bo
poi
vediamo la provo e se c’è qualche nota che stona
la mettiamo a posto insieme”
“Ok..a
proposito mi parli della tua ex?Sono curiosa!” le chiese per
l’ennesima volta
Milena
“Se…
curiosa? Meglio dire che sei gelosa!” rispose Heles ghignando
“ comunque non è
stata niente di importante per me, voglio dire un’attrazione
che almeno dal mio
punto di vista non usciva dall’attrazione fisica, con te
è diverso se è questo
che volevi sapere”
“Be
ci
credo, sembra una troia quella non puoi proprio paragonare me a una
persona
come lei, non dico donna perché sarebbe un’offesa
sia per me che per te”
“ah
ah ah il
mio amore è geloso”
“Non
sono
gelosa!!!”
La
restante
parte del volo proseguì senza particolari eventi, tolto il
fatto che alla fine
del volo, quando sorvolavano il Mar Mediterraneo a meno di due ore
dall’arrivo
beccarono una turbolenza che fece ballare l’aereo, cosa non
molto piacevole ma
non fu niente di allarmante, anche se l’agitazione che si era
sopita durante il
viaggio riaffiorò nell’animo di Heles, che
iniziò a muovere la gamba come sempre
quando era nervosa. Cosa che non sfuggì ovviamente a Milena,
che per tutta
risposta le mise una mano sulla gamba mentre guardava dal finestrino.
Sarebbero
arrivate a mezzogiorno rispetto all’orario locale austriaco,
e quindi avrebbero
avuto praticamente mezza giornata volendo per raggiungere
l’abitazione che le
era stata assegnata e girare un po’ per la città
dopo che lei avesse concluso
gli accordi per le prove al teatro di Vienna.
“Preghiamo
i
signori passeggeri di allacciare le cinture di sicurezza, siamo in
arrivo a
Vienna in perfetto orario, l’atterraggio avverrà
tra dieci minuti, vi
ringraziamo per aver scelto la nostra compagnia di volo
Arrivederci” risuonò
“Speriamo
che non vediamo le montagne russe” brontolò Heles.
“Ma
no stai
tranquilla, sarà solo un po’ fastidiosa la frenata
quando tocca con le tre
ruote a terra ma non è niente di preoccupante Hel”
“Va
be”
rispose accigliata l’altra.
Giunto
su
Vienna l’aereo compì una vistosa quanto improvvisa
virata per allinearsi con la
pista prima di iniziare la discesa, la città sotto di loro
sembrava un covo di
formiche laboriose che man mano che si avvicinavano al suolo prendevano
la
forma di macchine, autobus e persone.
Da
quanto
riuscì a intuire Milena l’aeroporto era situato
leggermente al di fuori della
capitale austriaca, in quanto avevano appena lasciato le case quando
vide
comparire la pista sotto di loro, e avvertendo la discesa
dell’aereo che
sembrava essersi fermata quando sotto di loro vi era la
città, strinse ancora
più forte la presa sulla gamba della compagna come per
rassicurarla. Il
contatto con il terreno fu relativamente delicato visto le dimensioni
dell’aereo e anche la frenata per quanto forte
durò poco, e ben presto i
passeggeri esplosero in un sonoro applauso rivolto al comandante.
“Ma
che applaudono
a fare?” pensò tra se e se
“
E’
un’usanza Heles si usa applaudire quando il pilota fa un
bell’atterraggio non
troppo incasinato”
Quando
l’aereo si fermò nel posto indicato al pilota
dalla torre di comando
dell’aeroporto , dovettero aspettare circa dieci minuti in
piedi al suo interno
prima che le navette arrivassero a
pochi
metri dalle scale per permettere ai passeggeri di raggiungere la
struttura
dell’aeroporto incolumi visto che l’aereo si era
fermato lontano dall’edificio.
Arrivati in aeroporto dovettero aspettare nella sala di ritiro dei
bagagli
l’arrivo delle loro quattro valige, e Milena se pur con
difficoltà riuscì ad
assicurare il violino tramite la cinghia della custodia su una delle
due borse,
in modo da trasportarlo in assoluta tranquillità.
“Hai
la
minima idea di come raggiungere l’albergo?” chiese
Heles una volta usciti dalla
sala di smistamento dei bagagli.
“Ehm
credo
che il direttore abbia mandato un’autista apposito o almeno
così era scritto
nell’e-mail con cui ci siamo messi d’accordo per la
sistemazione una volta
giunta a Vienna”
“Wow
ti
trattano come una star del cinema”
“Non
esagerare credo che vogliano solamente fare bella figura verso i teatri
di Tokyo”
rispose Milena
“Mile
qualcosa mi dice che il nostro autista è quel signore
la” le disse Heles
indicando un uomo sui quarant’anni che in effetti recava su
un foglio il nome e
cognome della ragazza e sotto il nome del teatro.
“Si
credo di
si che sia quello andiamo” rispose l’altra.
Raggiunsero
l’uomo cercando di scontrare meno persone possibili anche se
era una cosa
piuttosto complicata con le loro valigie e visto quante persone
c’erano
nell’aeroporto.
“
Buongiorno” esordì Milena in inglese.
“O
buongiorno
a lei, deduco che sia la signorina Kaiou giusto?” le rispose
l’autista.
“Si
esattamente sono io”
“ok
allora
se mi potete seguire, raggiungiamo la macchina che è
parcheggiata proprio qua
fuori” rispose lui rivolta alle due facendo loro strada verso
la macchina, che
si rivelò essere una bmw serie 7 blu con l’interno
in pelle color avorio con le
rifiniture marroni lucide.
“Wow
questo
direttore ti tratta proprio da principessa non c’è
che dire” commentò Heles una
volta sedute in macchina “guarda che spettacolo di macchina
che ha mandato”
concluse senza smettere di guardarsi intorno per studiarsi fino ai
minimi
dettagli la macchina.
“bo
se lo
dici tu Heles…lo sai che non me ne intendo io di
macchine”
“Mi
ha detto
il direttore che devo portarvi nell’abitazione riservata ai
musicisti ospiti
del teatro dico bene?”
“Si
esatto”
rispose la violinista
“E’
la prima
volta che viene a Vienna signorina?”
“Si
è la
prima volta che suono proprio in territorio europeo, fino ad ora mi
sono
limitata alla scena puramente nazionale”
“A
ho
capito, quindi debutta sulla scena europea”
“Si
esattamente.” Rispose la ragazza
Milena
mentre parlava era colpita dai palazzi viennesi, tutti diversi rispetto
a
quelli a cui era abituata a Tokyo, a palazzi di ultima costruzione si
accostavano
palazzi dell’1800 e viceversa, creando una accozzaglia di
stili che rendeva le
strade sempre diverse.
Note
Autrice: Capitolo un pà lunghetto spero che non
sia risultato troppo noioso, così come spero che non vi
annoierete nel seguire questo racconto che sarà senz'altro
più tranquillo di "Unite per L'Eternità" e anche
del terzo racconto che seguirà a questo. Grazie a tutti
coloro che recensiscono e a quelli che leggono ciò
che scrivo oppure hanno inserito la storia tra le ricordate, seguite o
preferite.
Arwen297
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Capitolo 3 *** Arrivo al Residence ***
3^Capitolo: Arrivo all’Residence
Dopo
circa
una quarantina di minuti giunsero vicino a quello che era un residence
con
l’entrata protetta da un cancello di cui l’autista
ovviamente possedeva la
chiave, erano leggermente fuori dal centro cittadino e il posto almeno
a prima
vista sembrava tranquillo e molto lontano dall’atmosfera
caotica che si
respirava nel centro città, anche se Milena si promise di
fare un giro in
centro alla prima occasione utile.
L’auto
dopo
aver sorpassato il cancello privato percorse un viale che era
leggermente in
salita che terminava in un piazzale dopo una curva a gomito. Sul
piazzale si
affacciavano degli edifici, che esternamente erano molto simili a delle
villette a schiera,anche se nella forma e nelle caratteristiche erano
le
classiche abitazioni di montagna con tetto in legno spiovente e con
pietre a
vista. Insomma una bella sistemazione non c’era che dire.
Appena
scese
dalla macchina Milena fu colta da un brivido di freddo, in quella zona
e
soprattutto in quel piazzale il vento era abbastanza forte e
soprattutto era
freddo, e lei era decisamente poco vestita rispetto ai vestiti che
sarebbero
stati consoni alla temperatura esterna.
“Se
volete
seguirmi vi faccio vedere come aprire casa e quale soprattutto
è casa vostra
visto che sono quasi tutte uguali le abitazioni” disse
l’autista scaricando le
quattro valige che furono prese due da lui e due da Heles che come
sempre faceva
la parte del ragazzo super figo.
Quando
raggiunsero la loro abitazione scoprirono che in ogni villetta
alloggiavano due
famiglie distinte le quali avevano ingresso autonomo con il solo
giardino in
comune che però era proprietà di quelli del piano
terra. Il giardino era
piccolo ma ben curato, con diverse siepi ben potate.
L’abitazione internamente
era rustica, l’abitazione era piccola ma molto accogliente e
faceva bella
mostra anche del suo caminetto nella sala che proprio come il loro
appartamento
a Tokyo faceva anche da ingresso.
Alla
destra della porta d’ingresso si estendeva un piccolo
corridoio sul quale
facevano capolinea le porte della cucina, dell’unica camera
da letto e del
bagno. Tutti sempre in stile rustico. Accanto al caminetto della sala
c’era una
televisone al plasma non di grandissime dimensioni ma accettabile e in
armonia
con l’ambiente che la circondava, mentre di fronte ad essa
c’era il divano.
“
ok io ora vi lascio per sistemarvi, mi ha detto tuttavia il direttore
che alle 16 avete il primo incontro per definire le date delle prove e
dei
concerti vi passo a prendere per 15.30 se a voi va bene”
esordì l’autista dopo
aver concluso il
giro dell’appartamento
con le due ragazze
“
si va
benissimo grazie” rispose Milena, considerato che erano le 13
avevano due ore
buone per riposarsi un po’
e farsi una
doccia per smaltire un po’ la stanchezza accumulata per colpa
del viaggio e del
fuso orario.
“A
che bello
c’è un’altra televisione piccolina in
camera Mile” sentì dire dall’altra
stanza
da Heles.
“A
si?
Meglio non credi così alla sera ce ne stiamo nel letto a
vedere la tv invece
che stare in sala” le rispose dopo averla raggiunta in camera
“Comunque devi
andare in bagno? Che devo farmi una doccia prima di dormire due
orette?”
“No
vai
pure…” rispose Heles con un sorrisetto malizioso
“Perché
hai
quell’espressione?” Chiese innocente Milena, anche
se sapeva fin troppo bene il
significato di quel sorrisetto stampato sul volto della sua compagna.
Domanda
alla quale non trovò risposta mentre appoggiò sul
letto una delle sue valige
per tirarne fuori l’accappatoio, cosa non semplice vista
tutte le cose che
avrebbe dovuto spostare per arrivare appunto all’accappatoio.
Aveva appena iniziato
a togliere i vari vestiti dalla
valigia quando si sentì prendere dal braccio sinistro da
Heles che la tirò
verso di se.
“Ma
che fai?
Mi stavi per far cad….” iniziò a
protestare Milena, protesta che come
prevedibile da parte della ragazza fu zittita dalle labbra della sua
compagna
sulle sue, gesto che come sempre le fece perdere la bussola visto che
raramente
se erano a casa da sole il bacio rimaneva tale, e anche questa volta
l’abitudine non veniva smentita. E dopo il pericolo che le
aveva quasi divise
per l’eternità poco più di un mese
prima, il loro rapporto si era fortificato
ancora di più, e con esso anche la loro
“empatia” e unione tanto e vero che
dopo neanche cinque minuti si ritrovarono entrambe a inaugurare il
letto, e non
erano tra le tranquille braccia di morfeo.
Un’ora
più
tardi le due ragazze rilassate sotto le lenzuola: si erano infatti
accorte che
faceva piuttosto freddo per stare senza coprirsi almeno quando non si
era
vestite.
“Mi
sa tanto
che la doccia la rimanderò a stasera, altrimenti non riesco
a riposarmi neanche
un attimo prima di andare all’appuntamento per stabilire il
programma dei
concerti e le altre cose” disse Milena sottovoce: non aveva
bisogno di parlare
in tono normale in quanto la sua bocca era proprio accanto
all’orecchio di
Heles.
“Anche
perché non vedo l’utilità, te la sei
fatta stamattina”
“Già…”
rispose la musicista stringendosi ancora di più a Heles
“comunque poi stasera
con calma dobbiamo scrivere un e-mail a Sidia sarà in
pensiero non l’abbiamo
ancora avvisata che siamo arrivate”
“Ma
no se lo
fosse stata avrebbe usato sicuramente la ricetrasmittente amo”
“Dici?”
“Si
dico…sarà meglio che ti prepari perché
manca solo mezz’ora e l’autista viene a
prenderci, io mi rimetto le cose di prima ma tu conoscendoti vorrai
essere
perfetta in tutto”
“ah
ah ah
ah…mi conosci proprio” rise Milena
“Certo!!Dai
forza alziamoci!”
Non
sapeva
neanche il perché ma Milena decise di indossare i pantaloni,
evento piuttosto
raro che da quando era diventata una guerriera Sailor cinque anni prima
si era
verificato tre volte non di più. E infatti la scelta non
passo inosservata agli
occhi Heles, che la osservò attentamente mentre si infilava
i pantaloni che
come sempre erano di colore nero quasi lucido, molto eleganti e che
fasciavano
il fondo schiena della ragazza in un modo a dir poco divino.
“Devo
stare
attenta ai mosconi oggi” commentò scherzosamente
“Perché?”
“Ma
dai su
non ci arrivi? Questi pantaloni ti fanno un culo da favola, qualsiasi
uomo sarà
tentato di allungare la mano”
“Ma
smettila
mai possibile che devi sempre pensare a quello tu?”
“E
mi dici
come potrei non pensare a quelle cose con uno splendore come te
vicino?” domandò
di rimando Heles traendola a se per
baciarla.
Dopo
qualche
istante in cui le loro lingue danzarono al ritmo del valzer suonato dal
loro
amore, si staccarono contro voglia per finire di prepararsi. Milena
affiancò ai
pantaloni in raso nero una camicetta bianca che sembrava come rigata:
una
striscia di stoffa bianca, un’altra di raso bianco che
formavano un motivo
molto simile ad una lisca di pesce sul corpino anteriore della camicia
che
presentava una leggera scollatura a V che non faceva altro che esaltare
le
forme della ragazza. Sopra alla camicetta si mise un cappotto nero e
sotto i
pantaloni un paio di scarpe di quelle con la punta allungata, a
completare il
tutto una spruzzata del suo profumo preferito del quale non poteva far
a meno
in caso di uscita. E appena terminò di vestirsi,
l’autista suonò al citofono:
“Puntale come un orologio svizzero”
pensò la ragazza.
Le
due
allora uscirono di casa e dopo aver chiuso la porta a chiave si
avviarono verso
macchina che le aspettava nel piazzale.
Il
teatro
che si apprestavano a raggiungere era nella zona centrale di Vienna, e
quindi
durante il tragitto Milena si immerse nell’osservazione delle
vie illuminate e
iniziò brevemente ad analizzare qualche palazzo quando erano
fermi ai semafori
per stimare un’idea di quale era la corrente architettonica
più diffusa nella
capitale austriaca. Il traffico era piuttosto consistente, niente a che
vedere
con quello di Tokio che alle quindici e trenta era piuttosto apatica e
sonnolenta come città.
“Ma
mi dica
signorina, è vero che da voi ci sono delle misteriose
guerriere che proteggono
la città?” A sentire la domanda Milena si
scambiò un’occhiata veloce con Heles,
molto probabilmente anche la signora dei venti aveva avuto il suo
stesso
pensiero dopo aver sentito la domanda: che sapesse della loro doppia
identità?
“Si
qualche
anno fa si, poi per cinque anni sono sparite nel nulla e quanto sembra
sono
apparse nuovamente circa una quindicina di giorni fa…che io
sappia però sono
sparite nuovamente qualche giorno dopo la loro ricomparsa”
rispose Milena
tranquillamente cercando di non tradire nessuna emozione per mezzo del
suo
viso.
“Capisco,
qui in Europa si è scatenata una vera e propria moda, come
le chiamate voi in
Giappone?”
“Bishojo
Senshi” si intromise Heles
“Che
genere
di moda si è scatenata mi scusi?”
“Se
passate
davanti a qualche negozio di giocatoli lo potrete vedere con i vostri
occhi, la
produzione migliore a mio avviso però è quella di
un negozio in centro che fa
statuette in ceramica dipinte a mano e che stando alle foto arrivate
fin qui
dal Giappone ne ha realizzato una serie e sono statue eccellenti da
collezione,
poi nelle discoteche o anche nei parchi pubblici ogni tanto fanno una
gara di
maschere a tema per
vedere quale sia il
vestito più fedele all’originale”
“Sa
per caso
quando c’è la prossima gara di questo
tipo?” domandò Heles, in fondo lei e
Milena potevano benissimo partecipare da trasformate tanto sicuramente
le altre
persone non se ne sarebbero mai accorte che era veramente loro quelle
che
gareggiavano.
“Se
non
ricordo male tra una quindicina di giorni” rispose
l’autista guardando le due
attraverso lo specchietto retrovisore. Milena intanto fissava la
compagna per
capire il motivo della domanda, anzi probabilmente era chiarissimo il
motivo di
ciò che Heles aveva chiesto: era sicura che la guerriera di
Urano aveva appena
avuto l’idea al quanto malsana di partecipare loro due,
ovviamente fingendo di
essere travestite quando invece erano trasformate, cosa che
però sarebbe stata
al quanto pericolosa: la loro identità vera infatti sarebbe
stata scoperta nel
novantanove percento dei casi. Milena guardò in tralice
Heles come per dirle di
non provare neanche a fare una cosa del genere, primo perché
era rischioso e
secondo perché sarebbe stato scorrettissimo nei confronti
degli altri
concorrenti che invece erano veramente mascherati. Heles di rimando le
fece
segno che ne avrebbero parlato dopo con calma mentre pian piano la
macchina si
stava avvicinando al teatro. Poco prima però alla destra
della macchina
comparve uno dei palazzi più famosi d’Europa e
forse anche del mondo: Palazzo
Hofburg.
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Capitolo 4 *** Il Teatro dell'Opera ***
4^Capitolo: Il teatro dell’Opera
Il
palazzo
di Hofburg non era un vero e proprio edifico unico, ma era da
considerarsi
piuttosto come una serie di edifici, piazze e cortili ed era il
risultato
finale di modifiche e interventi architettonici che spaziavano dalla
fine del
milleduecento fino agli inizi del novecento, anno in cui venne
completata l’ala
nuova. Il palazzo fino al 1918 era stato la sede della corte imperiale
asburgica, e per le sue vaste dimensioni in molti lo definivano come
“una città
nella città”; la sua struttura e il suo prospetto
racchiudevano vari elementi
di correnti artistiche diverse che spaziavano dal gotico al
neoclassicismo,
passando per il rinascimentale ed il barocco. Milena ripensando alle
informazioni che aveva raccolto su internet, unite alla sua conoscenza
di tutto
ciò che concerneva l’arte riuscì, nel
brevissimo tempo del semaforo rosso, a
individuare i vari elementi architettonici delle diverse correnti che
si
univano nel regalare uno spettacolo affascinante ai visitatori che
vedevano
Vienna per la prima volta.
Di
fronte al
castello c’era un vasto parco che lo divideva da quella che
sarebbe stata la
casa di Milena per il prossimo mese e mezzo: Il teatro
dell’Opera di Vienna. La
città veniva chiamata “La città dei
Musicisti” proprio grazie a quel grande
teatro che si stagliava davanti alla macchina, edificio che aveva
ospitato i
più importanti esponenti del panorama musicale del passato
quali Mozart, Beethoven,
Schubert, Brahms e Strauss. Al solo pensiero Milena si sentì
piccolissima, la
ragazza erroneamente infatti non si riteneva all’altezza di
quei geni della
musica che avevano calpestato quello
stesso ingresso che risuonava dei suoi passi in quel momento.
“Amo
credo
che quello sia il direttore” le sussurrò Heles
all’orecchio indicando un
signore sulla sessantina che sedeva comodamente su una poltrona rossa
poco dopo
l’ingresso: quel luogo la metteva a disagio era troppo
sfarzoso per i suoi
gusti, in fondo era sempre un teatro!
“Si
è lui
hai ragione” rispose la ragazza, tirando un leggero sospiro.
“Sei
agitata?”
“Un
po’”
“
Ti aspetto
qui” le disse Heles fermandosi ad osservare la bacheca del
teatro con tutte le
locandine delle opere teatrale che rappresentavano in quel periodo, tra
questi
notò la bionda vi erano tantissimi concerti di musica
classica, la popolazione
viennese ai suoi occhi apparve come una popolazione di lavati di capo:
come
facevano ad amare così tanto le opere di musica classica?
Per lei sarebbe
sempre stato un mistero impossibile da comprendere.
Milena
intanto aveva raggiunto il direttore, un uomo coi capelli grigi e dei
buffi
baffi dalla faccia paffuta ornata da degli occhiali a montatura
quadrata dietro
i quali si affacciavano degli occhi scuri molto vispi.
“Buonasera
signorina Kaiou” le disse
alzandosi per
porgerle la mano, gesto alla quale Milena sfoderò un sorriso
di cortesia prima
di stringergli la mano a sua volta.
“Buongiorno”
“Andato
bene
il viaggio? Vi siete trovati bene?”
“Si
tutto a
posto anche per la sistemazione nell’alloggio”
“Ok..direi
di iniziare con i discorsi seri” disse l’uomo
aprendo una cartellina rossa con
dentro dei documenti “ Le ho fatto preparare i documenti per
il contratto di
lavoro di un mese, sono in inglese così se vuole darci
un’occhiata con calma
prima di firmare le viene più semplice”concluse il
direttore passando i fogli
del contratto a Milena che diede una rapida lettura alla prima pagina
dove
c’era l’intestazione con il nome del teatro e anche
i suoi dati anagrafici,
sotto invece c’erano le condizioni del contratto di lavoro.
“
Quante
prove settimanali ci sono?” chiese la ragazza dopo dieci
minuti durante i quali
aveva letto il contratto con attenzione.
“Solitamente
l’orchestra si riunisce per tre prove settimanali al
Lunedì, al Mercoledì e al
Venerdì. Ovviamente a quella di oggi non deve partecipare
signorina, immagino
che il viaggio sia stato decisamente estenuante ed è giusto
che passi il week
and a riposarsi come merita” rispose l’uomo.
Dopo
aver
ricevuto la risposta Milena firmò il contratto che
l’avrebbe vista solista per
tutto Novembre in quel teatro a dir poco leggendario, la mano che
reggeva la
penna tremò leggermente mentre la firma veniva velocemente
tracciata dalla
ragazza sul foglio di carta. Dopo la firma che sanciva e tutelava
entrambe le
parti che concorrevano nel
rapporto
lavorativo, sia il direttore che la ragazza si alzarono per salutarsi.
Dopo di
che Milena si diresse verso Heles che si era comodamente seduta su una
delle
poltrone dell’ingresso, in una posa non proprio educata,
visto che sembrava un
barbone abbandonato li per caso dal suo gruppo e dai suoi cani. Non
c’era
dubbio Heles era stanca anche se non lo dava a vedere.
“Be
tutto a
posto?” le
chiese infatti la
motociclista dopo un sonoro sbadiglio.
“
Si tutto a
posto sono ufficialmente solista per un mese dell’Opera di
Vienna, tu piuttosto
forse è meglio se andiamo a casa a riposarci che stai
cascando dal sonno, tanto
voglio dire abbiamo un sacco di tempo per andare in giro per la
città” rispose
la violinista.
“
Come vuoi
Mile" rispose l’altra
“Prima
però
forse è meglio pensare a dove cenare, o al massimo ci
facciamo consigliare una
pizzeria dall’autista e ordiniamo due pizze perché
io oggi non è che ho
tantissima voglia di cucinare a dirti la verità, e almeno ci
riposiamo un po’”.
Heles
dal
canto suo si limitò ad annuire e a seguire la compagna con
fare molto simile a
quello di uno zombi, in effetti la guerriera di Urano non era riuscita
a
dormire ne durante il viaggio ne nelle due ore di relax che avevano
avuto a
casa prima di recarsi al teatro.
Uscite
dal
teatro furono avvolte dal rumore del traffico cittadino che in quella
città
sembrava non arrestarsi mai e procedere ininterrottamente ventiquattro
ore su
ventiquattro. Le due non erano per niente abituate a una colonna di
macchine
come quella che si era formata a causa del semaforo, ennesima colonna
da quando
erano entrate al teatro. Poco distante tuttavia scorsero
l’autista che le
attendeva ad un posto macchina che sembrava riservato al teatro, ma le
due non
ne erano molto sicure.
Salite
in
macchina le ragazze si prepararono a quella che sarebbe stata
un’odissea per
tornare a casa visto il traffico, tuttavia la confidenza con
l’autista
aumentava e visto che tutti e tre avevano una perfetta conoscenza
dell’inglese,
Heles per prima visto che uno dei suoi genitori era americano,
iniziarono a
parlare come tre vecchie zitelle. Decisero
tuttavia di fermarsi a fare la spesa
in un supermercato di grandi dimensioni vicino al residence dove
alloggiavano,
la distanza era talmente esigua che lo potevano raggiungere anche a
piedi
quando avrebbero voluto comprare qualcosa che gli serviva.
Il
supermercato era veramente enorme, e sembrava vendere praticamente di
tutto,
Milena sperò almeno di trovare qualche alimento che
conoscevano per non andare
subito a sperimentare la cucina austriaca perché di
novità in quella giornata
se ne erano verificate veramente troppe. Le due presero il carrello e
iniziarono a vagare per il supermercato, facendo una prima fermata al
reparto
della verdura, che per lo meno aveva prodotti a loro familiari, fecero
una
bella scorta sia di frutta che di verdura, soprattutto di insalata e
mele di
cui entrambe andavano matte. Dopo il reparto di frutta e verdura,
arrivò il
momento di fare una scorta d’acqua in modo da non pensarci
più per un po’,e
quindi le due caricarono sul carrello cinque
casse d’acqua. Da quel momento in poi essendo il carrello
troppo pesante, fu
Heles a guidarlo intorno agli scaffali. Fu appunto tra due corsie del
supermercato, quelle riservate ai biscotti e alle varie merendine, che
le due
ragazze sentirono una voce femminile chiamare Heles, una voce che
provocò in
Heles un reazione non proprio positiva, sapendo la bufera che si
sarebbe
scatenata all’interno del corpo di Milena appena si sarebbe
girata.
E
infatti
Heles ci aveva azzeccato. Appena le due sentirono una voce femminile
chiamare
Heles , Milena si girò, e la sorpresa unita al nervoso di
quella comparsa fu
talmente grande che la violinista fece cadere in terra il pacco di
biscotti che
stava per mettere nel carrello. Mai possibile che quella specie di
prostituta
ambulante le avesse seguite fino in Austria?
“Ciao
Heles
come va?” chiese Emily ignorando la presenza di Milena con
perfetta non
chalance. Cosa che fece andare ancora più in bestia la
violinista, e che portò
Heles a deglutire nervosamente.
“O
bene
grazie, che ci fai qui?” rispose Heles mentre Milena le
andava al suo fianco.
“Posso
sapere a cosa dobbiamo la sua presenza qui in Austria?” le
chiese Milena
dandole di proposito del lei per mettere ben in chiaro la distanza tra
lei e
Emily.
“Sono
una
giornalista, che ti piaccia o no, e di preciso lavoro per una rivista
Viennese,
fino a ieri ero a Tokyo perché ero in ferie”
rispose lei. “Dove alloggiate?”
“Mi
sembra
che questi non siano aff…” iniziò a
rispondere Milena, peccato però che Heles
fu più veloce e rispose
che loro
abitavano al residence poco lontano dal supermercato.
Questo
loro
non mettersi d’accordo su alcune situazioni fu immediatamente
notato da Emily
che si segnò mentalmente la cosa in modo da sapere su cosa
fare più leva per
riconquistare Heles.
“Ah..
ho
capito be sapete io abito vicinissima al residence quindi potremmo
vederci
anche altre volte” rispose sorridente la formosa bruna.
“No
grazie
facciamo volentieri a meno della sua presenza!!!!” esplose
Milena, che già
aveva i nervi a fior di pelle a causa del comportamento errato di
Heles. Ma a
che gioco stava giocando?”Andiamo Heles?” concluse
poi sbattendo con rabbia il
pacchetto di biscotti nel carrello.
“
Ciao Hel
ci vediamo allora..”
Appena
Emily
si fu allontanata, Milena iniziò a camminare verso le casse
con passo deciso,
un passo che Heles conosceva fin troppo bene, visto che indicava che il
mare
era piuttosto agitato.
“Ma
sei
arrabbiata Mile?” chiese dopo circa un quarto
d’ora, mentre si dirigevano verso
la macchina che le avrebbe accompagnate al Residence.
“
Muori!!!”
Fu l’unica parola che disse la violinista sedendosi in
macchina e sbattendo la
porta della macchina furiosamente.
“Ehm
si…credo
che sei arrabbiata” commentò Heles. Anche se la
reazione della violinista alla
comparsa della sua ex le sembrava al quanto esagerata, cosa mai aveva
fatto per
ottenere una risposta così? Certe volte la guerriera del
mare proprio non la
capiva. Capiva la gelosia e tutto ma dopo quasi sei anni che stavano
insieme
ormai Milena sarebbe dovuta essere più che sicura del fatto
che l’unica donna
nella sua vita era lei. Anche perché in tutti quei sei anni
le era stata fedele
al cento per cento, nonostante le ragazze che popolavano le piste delle
gare di
motociclismo prima delle partenza e dopo l’arrivo. Per non
pensare al pericolo
che avevano corso circa venti giorni prima con Adrien che era giunto da
un
pianeta al di fuori del sistema solare per portare via Milena sotto
ipnosi dopo
aver cercato di ucciderla in duello, che per fortuna non
l’aveva vista morire
anche se aveva corso questo rischio. Sospirò pochi minuti
dopo quando fu il
momento di scendere e scaricare dalla macchina i sacchetti, operazione
che
escluso un arrivederci rivolto all’autista, si svolse in un
opprimente
silenzio. Silenzio che non si ruppe neanche dopo il loro ingresso in
casa.
“Non
pensi
di esagerare amore?” le chiese Heles cautamente mentre
mettevano la roba in
frigo.
“Lasciami
in
pace, anzi no se proprio devi parlare con qualcuno vai da Emily, che
tanto ci
parli anche bene e andate d’amore e
d’accordo” rispose Milena acida.
Era adorabile quando era arrabbiata.
Pensò Heles per nulla intimidita della risposta appena
ricevuta, prima di
avvicinarsi a Milena.
“L’amore
mio
è gelosa…l’amore mio è
gelosa” iniziò a cantilenare Heles un
po’ per prenderla
in giro un po’ per farla sorridere.
“Ti
ho detto
di lasciarmi in pace Heles!!” le disse Milena nuovamente, si
sentiva
tremendamente stanca, manco se avesse lottato contro l’intero
esercito del
silenzio duplicato come cinque anni prima, poteva essere che fosse il
fuso
orario? No era impossibile, da piccola aveva fatto viaggi anche
più lunghi e
non aveva mai avuto sintomi simili a quello. Lo sguardo gli si
riempì di
stelline colorate e poi più niente. Solo buio.
Note
dell'Autrice: Eccomi con il quarto capitolo, per chi non
lo avesse ancora letto ecco qui
lo speciale che vi avevo promesso per il compleanno di Milena,e
che ho pubblicato quattro giorni fa. Il locale che ho
descritto nella one shot è un locale realmente esistente che
si trova sotto la mole Antonelliana a Torino, e che senz'altro sarebbe
stato il luogo dove avrei festeggiato il mio diciottesimo compleanno,
se non fosse che io sono di Genova :(. Buona Lettura appuntamento al
capitolo cinque.
Un grazie speciale alle nuove commentratrici di questo racconto e anche
della One-Shot, segno che ciò che scrivo è
apprezzato.=)
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Capitolo 5 *** Ritardi Sospetti e Scleri ***
!!!Attenzione!!!
Per
non rendere troppo noiosa la fan fiction, compierò un salto
in avanti di circa
quindici giorni a metà del capitolo, in modo da concentrarmi
maggiormente sul
periodo dei concerti e di altre spiacevoli e felici situazioni che si
verranno a creare
tra le nostre protagoniste. Grazie a tutte per le recensioni e il
sostegno che mi spinge a continuare a scrivere =) se continua
così sicuramente Abenteuer in Wien supera le recensioni di
"Unite per L'Eternità" di quanto ancora non so dirlo ma
forse le supera. Grazie =)
5^Capitolo:
Ritardi Sospetti e Scleri
Milena
aprì
gli occhi, scoprendo che la sua vista le rimaneva offuscata per qualche
secondo
mentre guardava il soffitto candido sopra di lei. Aveva dei vaghi
giramenti di
testa affiancati da mal di testa e non sapeva neanche come ci fosse
andata a
letto visto che le ultime cose che ricordava è che stava
discutendo
animatamente con Heles a causa di Emily. Già Heles,
chissà che fine aveva
fatto? Molto probabilmente aveva approfittato della sua stanchezza
improvvisa
per svignarsela da quell’odiosa ragazza che doveva rovinare
loro anche il
soggiorno a Vienna. Presa dall’ennesimo attacco di nervoso si
alzò di scatto
rimanendo seduta sul letto.
“Rimettiti
immediatamente giù e stai rilassata” le disse
Heles, era così silenziosa che
non aveva neanche notato la sua presenza nella stanza, guardando meglio
si
accorse che era davanti al suo portatile che si erano portate a Vienna.
“Mi
spieghi
cosa stai facendo con il mio portatile?Ah già che stupida
forse parli con Emily
vero?” chiese pungente la musicista.
“O
mio dio
Milena ma dacci un taglio cavolo! Per me Emily non significa niente, ci
ho
fatto solamente qualche serata così per divertimento insieme
e non la considero
minimamente una mia ex…comunque sono in chat con Sidia e
Amy, conversazione
doppia” rispose Heles al quanto innervosita per
l’insistenza della compagna per
quanto riguarda la questione di Emily, mai possibile che doveva essere
così
pesante questa ragazza? Lei sicuramente nei confronti di Milena non era
così
ossessiva, o almeno lo sperava.
“Si
infatti
te ne frega così poco che ogni volta che compare
all’improvviso non riesci
nemmeno ad articolare una frase sgradevole per lei perché
vai nel pallone, che
strano modo di mostrare il tuo disinteresse per una persona. “
“Cazzo mai possibile che deve accorgersi
di
tutto?”Fu ciò che pensò
Heles. Decidendo poi che forse era il caso di
cambiare argomento oppure la discussione sarebbe durata veramente in
eterno perché
conosceva la guerriera di Nettuno e sapeva che se ci si metteva sapeva
essere
peggio della carta vetrata sulle palle.
“Piuttosto
te come ti senti?” chiese allora Heles.
“Benissimo
perché? Ho dormito fino ad ora, che ore sono?”
rispose l’altra.
“Amore
non
so se lo fai a posta ma circa due ore e mezzo fa sei crollata in terra
all’improvviso
mentre stavamo litigando e mi hai fatto prendere un colpo, per fortuna
che ero
abbastanza vicina a te e quindi sono riuscita a prenderti al
volo” le spiegò la
bionda senza nascondere un velo di apprensione. In effetti Heles aveva
chiesto
giusto un consiglio ad Amy che, anche se al terzo anno, frequentava la
facoltà
di Medicina e quindi sicuramente ne sapeva più di tutte
loro. Per quanto
riguarda Sidia, Heles l’aveva contattata per avvisarla del
loro arrivo e anche
per chiederle se aveva avvertito dei cambiamenti nel loro imminente
futuro,
caso mai il malessere di Milena era dovuto a qualche futuro attacco
nemico,
cosa al quanto rara ma sicuramente non da escludere a priori. La
risposta di
Amy era al quanto rassicurante: molto probabilmente era solamente un
brutto
scherzo dovuto al cambio di ambiente e al fuso orario, ma le aveva
detto
comunque di andare da un medico se i sintomi si ripresentavano con la
stessa
intensità oppure ancora più forti. Mentre Sidia
dopo aver sentito il racconto
di Heles, rispose che al momento non aveva avvertito nessun cambiamento
ma che
avrebbe fatto più attenzione. Insomma
aveva ricevuto due risposte incoraggianti.
“Strano
Hel
io praticamente ho un ricordo molto vago della discussione e
poi… e poi mi sono
trovata nel letto” le rispose Milena riportando Heles sul
pianeta Terra.
“Si
ovvio
non ti ricordi che ti ho presa perché sei
svenuta… comunque cosa vuoi che ti
cucino per cena? Ci penso io stasera, Amy mi ha detto di farti stare a
riposo
almeno fino a domani, e possiamo benissimo cenare in camera, voglio
dire c’è
anche la tv”
“Secondo
me
hai proposto questa cosa solo perché sai di essere nel torto
per quanto
riguarda Emily e vuoi farti perdonare dalla sottoscritta”
“Pensa
un po’
quello che vuoi, e comunque non hai risposto: cosa vuoi per
cena?”
“Scegli
tu
per me è lo stesso lo sai che mangio tutto, e poi stasera ho
anche più fame del
solito sai” rispose Milena, senza controbattere al
“Pensa un po’ quello che
vuoi” perché intanto conoscendo Heles sarebbe
stato inutile: lei era estremamente
convinta di essere dalla parte del giusto.
“Ok
allora
mi metto all’opera dietro ai fornelli e tu cerca di riposarti
o quanto meno di
non scendere dal letto” le disse Heles avviandosi verso la
porta della loro camera.
“Hel
mi
passi il computer per favore? Almeno mi passo un po’ il tempo
facendo qualcosa
con Photoshop?” chiese Milena. Da circa tre anni infatti
aveva iniziato a fare
anche lavori di grafica per siti internet quando aveva un po’
di tempo libero,
da auto didatta. Per quanto riguardava il pensiero della ragazza, anche
se si
trattava di grafica virtuale, quella era pur sempre una forma
d’arte che il
pubblico poteva ammirare sul sito che pian piano stava costruendo. Non
conoscendo
il codice html per lei infatti non era affatto semplice, ma si era
accontentata
di reperire un codice già pronto su internet per poi
modificarlo a suo
piacimento.
Dopo
circa
una ventina di minuti sentì dei passi nel corridoio che si
affacciava sulla
camera da letto seguito da uno strano rumore cigolante, e pochi
instanti dopo
fece la sua comparsa Heles che si trainava dietro quasi fosse un
carrello della
spesa, il tavolino con le rotelle che aveva notato lei stessa in
cucina. Era di
legno chiarissimo e aveva tre ripiani in vetro opaco, a circa un
centimetro e
mezzo dall’inserimento della lastra di vetro nelle due guide
in legno, vi era
una striscia in vetro lucido di circa sette millimetri.
L’attenzione della
ragazza si fissò però sul contenuto del tavolino
che era ricoperto quasi
totalmente di tramezzini dei più svariati gusti, farciti con
tutto ciò che
Heles era riuscita a trovare nel frigo, a prima vista sembravano
veramente
appetitosi, per educazione però la ragazza
aspettò che anche Heles si fosse
sistemata come si deve sul letto, dopodiché misero il
vassoio tra loro sul
piumone che copriva il letto sotto il quale si erano entrambe infilate
per
stare al caldo, e iniziarono a cenare davanti alla tv che era sistemata
sopra
la scrivania di fronte al letto. Gli unici programmi che le due
riuscirono a
capire però furono solo quelli trasmessi sui canali inglesi:
sempre meglio che
niente.
Milena
dal
canto suo doveva riconoscerlo: quando voleva farsi perdonare Heles
sapeva come
prenderla, e non sbagliava mai. Del resto anche lei nei confronti della
bionda
era così, a suo modo ma lo era.
Milena
sorrise al ricordo che le venne in mente riguardante quindici giorni
prima,
quando aveva iniziato ad accusare sintomi al quanto strani che non
aveva mai
avuto prima, Heles aveva pensato che sicuramente era qualche influenza
strana
che c’era in Europa alla quale loro due non erano
assolutamente abituate. Ma a
Milena era parso decisamente strano che quei sintomi così
particolari erano
durati per tutti i quindici giorni delle prove, senza neanche una linea
di
febbre. Sospirò fissando il calendario, erano già
passati quindici giorni, ed
era un Venerdì. Aveva appena terminato le ultime prove prima
del suo esordio
all’Opera di Vienna, e stava appunto chiudendo la custodia
del suo amato
violino, quando iniziò a sentire una spossatezza fuori dal
comune, ennesimo
sintomo che l’accompagnava da svariati giorni. La ragazza
aveva subito stretto
amicizia con i membri dell’Orchestra, anche se come era
prevedibile i membri
maschili del gruppo le avevano letteralmente messo gli occhi addosso
fin dal
loro primo incontro ignorando i gusti sessuali della ragazza che non
aveva
fatto assolutamente niente per chiarirli perché di natura
era molto riservata e
preferiva mantenere distaccata la carriera dalla vita privata. Gli
sguardi però
non erano sfuggiti a Heles,
che trovava
decisamente fuori luogo che delle persone con un livello di istruzione
piuttosto elevato, dovessero letteralmente mangiare con gli occhi la
sua
fidanzata. Sembravano delle bestie assatanate, e la cosa non le andava
per
niente giù, e infatti aveva sempre accompagnato Milena alle
prove fino a
quel momento. Le
presenze femminili invece
erano accettabili, sia come simpatia sia come aspetto fisico, tre o
quattro
specialmente erano niente male, almeno per quanto riguarda il fondo
schiena e
il fisico complessivo. Nessuna ovviamente poteva competere con la
compagna, ma
sicuramente non facevano brutta figura al suo fianco. Il maestro
d’orchestra
invece sembrava un ometto tutto pepe basso con delle gambe
apparentemente
storte e con dei capelli grigi e abbastanza dritti, sfoggiava degli
occhiali
quasi più grandi della sua faccia e quando si muoveva per
dirigere il gruppo
sembrava che lo avesse morso una tarantola. Era troppo buffo,
soprattutto visto
come lo vedeva il pubblico. Heles si chiese come facessero i musicisti
in
quarta e quinta fila a vederlo, nonostante l’ometto stesse
sullo scalino
riservato ai direttori d’orchestra, aveva i suoi dubbi che lo
riuscissero a
vedere.
Milena
scese
dal palco nei dieci minuti seguenti dopo aver salutato i suoi colleghi
e il direttore
d’orchestra con il suo bellissimo sorriso di cortesia che
sfoggiava in circostanze
simili a quella. In quelle settimane Emily sembrava essere scomparsa e
l’equilibrio
nella loro coppia si era ripristinato senza nessuna
difficoltà.
“Be
amo?
Come sono andate le prove?” chiese Heles, anche se sapeva che
la risposta era
affermativa, o almeno così le sembrava dopo aver sentito i
brani che aveva
suonato la compagna, che potevano apparire privi di significato alle
persone
presenti, ma a lei aprivano una dimensione dello loro
intimità che nessuno
avrebbe mai sospettato. Conosceva le note quasi a memoria e ogni pezzo
scelto
da Milena per quei concerti parlava di loro, o delle situazioni tese
che
avevano vissuto quando avevano combattuto contro l’esercito
del silenzio e
Galaxia anni addietro. Heles in quella musica leggeva
agitazione,rabbia,
insicurezza e l’amore sconfinato che la ragazza dai capelli
verde acqua aveva
cercato di comunicare con ottimi risultati, o almeno questo sembrava ad
Heles.
“Abbastanza
bene, anche se sono stanca morta nonostante la dormita che mi sono
fatta fino
alle tredici, e ad essere sincera continua a girarmi la testa di
continuo”
rispose dolcemente Milena.
“Uhm…
allora
forse è meglio se andiamo a casa che dici? Anche
perché mi sembra abbastanza
tardi per andare in giro in centro”
“Si
forse è
meglio”
Dopo
i
soliti quaranta minuti ormai di rito in macchina per raggiungere il
residence,
appena arrivata a casa Milena indossò una comoda tuta,
sempre molto femminile
in quanto nera con dei piccoli fili argentati sulle braccia e sul bordo
esterno
dei pantaloni. L’aveva ricevuta in regalo da Heles il Natale
precedente e le
stava semplicemente d’incanto. Heles invece ne
indossò una rossa, simile alla
tuta che indossava quando andava a correre in moto. Appena la bionda si
sedette
vicino alla compagna sul divano, Milena le si accoccolò
contro rannicchiando
anche le gambe contro di se sul divano, come se avesse bisogni di
sentirsi
protetta. E in effetti era di quello che aveva bisogno, si era infatti
accorta
che erano ai primi di Novembre visto che la Domenica seguente avrebbe
debuttato
al teatro, e quello voleva dire che aveva un ritardo di circa una
settimana,
che unito agli altri strani sintomi la facevano pensare e non poco. Era
un
tarlo fisso che aveva in testa da quella mattina, quando le era caduto
lo
sguardo sul calendario che era appeso in cucina, e si era fatta
velocemente due
conti, per arrivare a quella conclusione.
Per
cercare
di scacciare via i pensieri che affollavano la sua testa,
avvicinò le sue
labbra al viso di Heles passandole le braccia dietro la nuca per trarla
a se, e
perdersi in un bacio dolcissimo, che spinse Heles a osare un
po’ di più, idea
che si tradusse in una mano che apriva la cerniera della tuta di Milena svelando il fisico
perfetto della guerriera
di Nettuno.
L’incantesimo
che si era creato fu brutalmente spezzato da un pazzo,
perché non si poteva
definire normale una persona che si attacca al citofono come stava
facendo in
quel momento un cretino.
“Ma
chi
cazzo è?” sbottò Heles al quanto
innervosita dall’interruzione che avevano
dovuto subire le loro effusioni.
“Non
ne ho
la minima idea…” si limitò a rispondere
Milena chiudendosi la tuta, imitata da
Heles per poi alzarsi per aprire il cancello dal citofono, poco dopo si
sentirono dei passi che sembravano appartenere a una persona con dei
tacchi, e
quindi femminile. Milena aveva già un sentore che le
suggeriva l’identità di
colei che era ora al di la della porta, e si girò verso
Heles fissandola negli
occhi.
“Che
c’è??”chiese
Heles con un aria sincera di chi non capisce il motivo dello sguardo.
“Scommettiamo
che è la tua amata ex??” disse lei, aprendo la
porta senza nemmeno guardare in
faccia chi si trovava sull’uscio della porta per quanto era
sicura di quello
che aveva appena affermato. E infatti Emily si fiondò tra le
braccia di Heles
in uno slancio di affetto secondo Milena piuttosto eccessivo.
“Sei
sola?
Non c’è quella?” chiese Emily con un
tono da gatta morta. Provocando un moto d’ira
nella musicista che se solo avesse potuto l’avrebbe
incenerita con uno degli
attacchi di Sailor Jupiter. Heles intanto era pietrificata dalla
presenza della
ragazza che si strusciava contro di lei non curante, ma anche dallo
sguardo
gelido che le rivolgeva la sua compagna. Milena vedendo che come al
solito
Heles non aveva intenzione di dare una regolata ad Emily decise di
intervenire.
“Si
da il
caso che “Quella” è esattamente dietro
di te, e sei pregata di dirci cosa ci
fai in casa nostra senza un invito da parte nostra”
intervenne Milena gelida.
“Oh…
si
scusa sai non ti avevo vista, sembri un componente
dell’arredo di questo
appartamento, scusa se ti ho rubato Heles per qualche
secondo” Milena la ignorò
completamente.
“Ah
e come
hai avuto il nostro indirizzo?” chiese di rimando la
violinista.
“be…mi
ha
scritto Heles un messaggio giusto qualche giorno fa, e poi comunque
avevo
intenzione di chiederlo all’Opera di Vienna con la scusa di
un’intervista, nel
mondo del giornalismo se uno vuole c’è una banca
di informazioni sui vip e le
persone di rilievo da far sbiancare chiunque” rispose Emily
con aria superiore.
“Ah…
e Heles
tu perché hai dato il nostro indirizzo a Emily?”
chiese Milena furiosa alla
compagna.
“Ehm…be…io…ecco
pensavo potesse tornarci utile conosce la città
senz’altro meglio di noi no?”
“Si
ovvio…ma
cosa ti è girato in mente??? MA TI HA DATO DI VOLTA AL
CERVELLO???CHE STRONZA
SEI!!!”
“Non
credo
che tu debba dire a Heles cosa deve o non deve fare, se lei mi ha dato
il vostro
indirizzo forse dovresti porti due domande che dici?”
A
quelle
parole Milena non ci vedette davvero più, e si
fiondò contro Emily pronta a
mollarle una serie di schiaffi che si sarebbe ricordata per tutta la
vita. E forse ci
sarebbe anche riuscita se Heles
con prontezza di riflessi, non la bloccava a pochi centimetri da Emily
passandole
un braccio intorno alla vita.
“Michi
tesoro calmati, non è successo niente, lo sai che a me
importa solo di te,
Emily è solo un’amica dai tesoro” le
sussurrò all’orecchio Heles. Michi. Era
l’unica
ad usare l’abbreviazione del suo nome in giapponese, ovvero
Michiru. Lo faceva
raramente, e Milena trovava questo soprannome estremamente dolce.
“Emily
per
piacere puoi levarti di torno? Me lo fai questo favore?Prima che ti
mandi a fan
culo sul serio?” si rivolse alla bruna.
“Se
proprio
lo desiderate, ma di a quell’arpia che è la tua
pseudo ragazza di prendersi una
bella dose di Lexotan” rispose Emily “Ci si vede
ragazze” concluse sparendo sul
piazzale principale del residence.
“Heles
Lasciami.” Rispose Milena sull’orlo delle lacrime.
“Ssshh”
le
rispose dolcemente Heles all’orecchio.
“Ti
ho detto
di Lasciarmi Maledizione LASCIAMI TOGLIMI QUELLE MANACCE DI
DOSSO!!!” si
divincolò lei senza risultato, continuando poi a lottare per
qualche minuto
finché non riuscì a pestare un piede alla
compagna piantandole il tacco nel
centro del piede. Per poi correre in camera e iniziare a piangere a
dirotto sul
letto.
|
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Capitolo 6 *** Prima del Concerto ***
6^Capitolo: Prima del concerto
Dopo
la
reazione isterica di Milena che si era conclusa con un tacco nel piede
sinistro, esperienza che Heles non avrebbe augurato nemmeno al suo
peggior
nemico per quanto male provocava un gesto del genere, la guerriera di
Urano
passò il Venerdì sera successivo alla litigata e
anche tutta la giornata del
Sabato alla ricerca di una spiegazione plausibile
all’improvviso isterismo
della guerriera di Nettuno apparentemente inspiegabile. Per non parlare
dei
ripetitivi giramenti di testa che colpivano la sua compagna
all’apparenza senza
senso. Heles era preoccupata e non poteva certamente mentire a se
stessa,
Milena invece non sembrava dare molto peso a i sintomi che accusava ne
ai suoi
cambiamenti d’umore al quanto repentini.
Ciò
che
pesava maggiormente alla guerriera di Urano tuttavia, era la mancanza
di una
moto con la quale uscire a girare per la città a sfogarsi,
visto che ormai
Milena tendeva a lanciargli sempre delle frecciate riguardanti Emily o
a
romperle le scatole con le sue crisi di nervi. Nervi che sembravano
ancor di
più a fior di pelle visto l’imminente concerto che
si sarebbe svolto quella
sera stessa.
Heles era appunto immersa in
quei pensieri che
alimentavano la sua agitazione quando avvertì Milena
muoversi nella camera da
letto, e dal rumore
dei passi della
violinista che rimbombavano nel silenzio mattutino della Domenica
mattina, intuì
che la ragazza era diretta in bagno. A giudicare dalla sua
velocità doveva
essere un mal di pancia veramente forte per costringerla a correre
così.
Sospirò mentre si alzava diretta in cucina per preparare la
colazione a lei e
alla sua amata.
Intanto
Milena
era seduta in terra nel bagno, con il respiro piuttosto affannato
poiché il suo
stomaco aveva deciso che non doveva contenere neanche quel poco di
succhi
gastrici che lui stesso aveva prodotto durante la notte, di fatto
infatti
doveva essere perfettamente vuoto, ma in pratica non era
così visti i crampi
dolorosi che l’attanagliavano, e che le avevano provocato dei
conati di vomito.
Altro sintomo che, stando alle informazioni che aveva cercato di
nascosto su
internet quando Heles vedeva la televisione, era considerato una spia
di una
possibile gravidanza; gli altri sintomi come nausea, giramenti di testa
e cambi
repentini di umore c’erano tutti. Heles ovviamente non
sospettava niente, e
come darle torto? In tutti quei cinque anni insieme avevano avuto
solamente un
rapporto reale come una coppia etero e anche lei in effetti sembrava
quasi
paradossale il fatto che in quell’unica notte poteva essere
rimasta…ancora non
riusciva neanche a pronunciare il termine. E poi, cosa più
importante Heles
sarebbe stata ancora vicina a lei? O avrebbe scelto Emily e poi era
giusto
condizionare la sua scelta tirando fuori l’ipotesi che da li
a nove mesi
sarebbero diventate genitori? Non voleva essere la solita egoista,
tuttavia
però si disse anche che era inutile fasciarsi la testa prima
di rompersela in
quanto un test di gravidanza ancora non l’aveva fatto,
l’unica spia certa oltre
a vomito, vertigini e spossatezza era il ritardo del ciclo. Le sue
riflessioni
furono interrotte dal ennesimo conato di vomito che la costrinse a riaffacciare la testa
sul water,
maledicendo il suo stomaco che voleva espellere il niente. Sperava
solamente
che Heles non sentisse perché altrimenti l’avrebbe
costretta ad andare in
ospedale sicuramente, e lei non voleva perché sicuramente si
sarebbe venuto a
sapere il suo eventuale stato interessante.
“Amore
tutto
a posto?Cos’erano quei rumori?” era Heles al di la
della porta che non
nascondeva l’agitazione e continuava a bussare. Le sembrava
che i colpi sulla
porta le trapassassero il cranio invece che la lastra in legno che le
divideva
“Niente
Hel
solo un po’ di agitazione per il concerto che questa volta
invece che i nervi
sembra avermi preso lo stomaco” rispose la violinista,
sperando solo che questa
versione dei fatti potesse essere in qualche modo convincente.
“Bah
sarà…ma
è strano non ti era mai successo non è che
è qualcos’altro? Forse è il caso che
domani facciamo un salto all’ospedale, sono giorni che non
stai bene amo” le
rispose Heles al di la della porta.
“
Ma non
farmi ridere Hel” rispose lei aprendo la porta del bagno
prima di lavarsi i
denti, lo stomaco sembrava infatti essersi tranquillizzato. Dopo di che
uscì
dalla stanza diretta in cucina per la colazione. Si sentiva piuttosto
agitata
per il concerto che avrebbe tenuto quella sera stessa, ma
cercò tuttavia di non
pensarci troppo, in fondo le prove erano andate tutte benissimo. Il
nuovo pezzo
che aveva composto in aereo ancora però non era stato
inserito nel suo
repertorio perché dovevano ancora completare gli
arrangiamenti per tutta l’orchestra,
ma contava comunque di suonarlo nel concerto della Domenica successiva.
La
restante
parte della giornata trascorse in modo molto tranquillo, solo verso le
cinque
del pomeriggio infatti Milena decise che forse era il caso di ripassare
un po’ gli
spartiti, giusto per stare più sicura e quindi prese sia il
violino sia la
raccolta dei brani, e iniziò a suonare. Stranamente Heles
non trovò a dire,
anzi la ascoltò senza fiatare, in realtà infatti
la ragazza osservava Milena
nella speranza che comparisse una scritta in fronte alla sua compagna
per
capire cosa le stava succedendo. Speranza che ovviamente si
rivelò vana in
quanto non essendo in grado di fare magie, non comparì
nessuna scritta che le
spiegava cosa stava succedendo alla guerriera di Nettuno.
Le
due
decisero di cenare verso le diciannove in modo da avere poi dopo cena
tutto il
tempo per prepararsi e andare a teatro senza arrivare
all’ultimo minuto. Milena
indossò un vestito abbastanza aderente sul corpino con una
gonna lunga fino al
ginocchio un po’ a pieghe di colore nero, a cui
accostò anche dei guanti sempre
neri lunghi fino al gomito e delle scarpe da sera eleganti. Poi si fece
aiutare
da Heles per chiudere il ciondolo in oro giallo e acquamarina e il
braccialetto
coordinato. Erano entrambi regali dei suoi genitori, e per questo la
violinista
scese di indossarli, era come avere un po’ dei suoi genitori
li presenti con
lei in quel momento così importante della sua vita. Anche se
di fatto non lo
erano fisicamente e forse neanche
mentalmente. Sospirò piuttosto vistosamente. Il ricordo del
giorno in cui aveva
detto loro che il suo orientamento sessuale non era esattamente quello
che loro
si aspettavano era ancora molto doloroso. Forse troppo. Peccato
però che il suo
sospiro non passò inosservato, perché Heles
mentre che si chiudeva la camicia
lo notò perfettamente. Tante è vero che dieci
minuti più tardi mentre
aspettavano in sala l’arrivo dell’autista che li
avrebbe come al solito
accompagnati al teatro, decise di indagare.
“Sei
sicura
che va tutto bene? Poco fa in camera ho avuto come
l’impressione che ci fosse
qualcosa che non va”
“Ma
si Heles
non è niente…un po’ di malinconia
perché avrei voluto avere mamma e papà
accanto a me oltre a te questa sera…sai la collana e il
braccialetto me li
hanno regalati loro per quello che li ho indossati, mi sembra di averli
più
vicini. È praticamente da quando ho ricevuto la convocazione
che provo a
contattarli ma niente, non hanno mai risposto oppure ha risposto la
donna che
si occupa delle pulizie e mi ha cresciuta” rispose Milena con
un velo di
tristezza. La guerriera di Nettuno era molto attaccata ai suoi
genitori, e per
lei separarsene era stato un duro colpo nonostante la rigida e ferma
educazione
che le avevano impartito, e al fatto che fin da piccola le avevano
già imposto
la carriera di musicista per via della madre che suonava
l’arpa con eccellenti
risultati. Di fatto i coniugi Kaiou avevano quasi totalmente affidato
la
crescita della figlia alla loro donna delle pulizie, alla quale Milena
si era
affezionata molto da piccola per compensare il vuoto di una figura
materna
troppo distante, e soprattutto troppo presa dalla carriera per fermarsi
anche
solo un momento a pensare che forse, c’era un essere indifeso
che aveva bisogno
di essere protetto dalla persona giusta. Separazione che aveva temprato
il
carattere della ragazza portandola ad essere ciò che era
fino a cinque anni
prima, molto distante dal mondo esterno racchiusa in un mondo tutto
suo,
chiusura che le donava un aspetto aristocratico e soprattutto la
rendeva quasi
odiosa agli altri perché sembrava che stava sempre sul
piedistallo. In poche
persone però sapevano che quell’atteggiamento era
un atteggiamento di difesa,
dovuto a un educazione fin troppo rigida per una bambina piccola,
incentrata
solo sullo studio e sui buoni voti conseguiti a scuola. Poi Heles
l’aveva
inquadrata subito e pian piano si era fatta strada, portando alla luce
ciò che
i suoi genitori avevano imprigionato, e cioè una ragazza
determinata, dolce e
che sapeva tirare fuori le unghie quando era necessario; una ragazza
che non
tendeva a vantarsi per i suoi risultati e che odiava sentirsi per
così dire “diversa”
solo perché madre natura le aveva donato una spiccata
capacità di sentire il
ritmo e anche una dote innaturale per la pittura.
Heles
dopo
la risposta ricevuta si limitò ad annuire, non voleva
violare quel momento così’
delicato che stava attraversando Milena, e sperò solamente
che quella tristezza
che le leggeva negli occhi non compromettesse il concerto che sarebbe
iniziato
di li a un’ora.
Pochi
minuti
dopo l’autista suonò al cancello, segno che era
ora di andare, e così Milena
afferrò il violino e si mise il cappotto nero che le
arrivava più o meno vicino
al ginocchio così come il vestito, mentre Heles
l’affiancava.
Il
tragitto
verso il teatro si rivelò essere meno trafficato del solito,
forse per l’ora di
cena che faceva si che la maggior parte dei viennesi stesse tranquilla
in casa.
Arrivati al piazzale, le due ragazze rimasero meravigliate
dall’illuminazione
notturna della facciata del teatro composta da dei fari che
illuminavano dal
basso verso l’alto la facciata con luci azzurro-violacee, era
un effetto
bellissimo. Notarono anche la miriade di macchine incolonnate davanti
all’entrata
del teatro dalle quali scendevano persone che a prima vista sembravano
esser
parte dell’alta borghesia cittadina, Milena infatti
notò che le signore
indossavano vestiti firmati da stilisti importanti quali: Armani,
Valentino,
Dolce e Gabbana, affiancati da altrettante borse di Vuitton. Purtroppo
però
notò anche che vi erano diversi giornalisti, persone che da
sempre odiava in
quanto non potevano fare a meno di ficcare il naso nella vita privata
di ogni
personaggio di rilievo, cosa che lei odiava a priori in qualsiasi
persona. Sperava
solamente di non esser costretta a fermarsi troppo davanti alle
telecamere, e
osservando meglio mentre la macchina si avvicinava a passo duomo
all’entrata
del teatro, addobbata per l’occasione con un tappeto rosso;
notò che le persone
che entravano non degnavano nemmeno di uno sguardo i giornalisti e
decise di
seguire il loro esempio. E così fece. Appena scese dalla
macchina venne
affiancata da Heles e non si scompose minimamente con i flash che
scattarono
nella sua direzione, cercando anche di non guardare neanche le
telecamere e gli
obbiettivi. Facendo appunto proprio come se essi non ci fossero.
Entrata nel
teatro tuttavia fu costretta a separarsi da Heles perché
doveva dirigersi in
camerino a posare la borsa e anche il cappotto, mentre Heles fu
costretta a
dirigersi verso il posto che le era stato assegnato dal biglietto che
Milena
era riuscita a recuperare in occasione della serata. Dopo che Milena
ebbe
posato nel camerino i suoi oggetti personali si diresse verso le quinte
del
palcoscenico. Come d’accordo infatti l’orchestra
avrebbe suonato tre brani di
repertorio della musica classica tradizionale austriaca, dopo di che
lei
sarebbe entrata come solista indiscussa e avrebbe suonato in piedi
vicino al
direttore d’orchestra ma non troppo. In modo tale da
concentrare l’attenzione
solo sull’ospite. Al solo pensiero le tremavano le gambe,
sentiva il brusio del
pubblico che prendeva lentamente posto nella sala,e
si chiese se veramente sarebbe stata all’altezza
di ciò che avrebbe fatto da li a poco tempo.
Spostò tuttavia un pezzetto del
sipario per osservare. In prima fila vicino al palco guardando con
attenzione
si rese conto che vi erano le autorità più
importanti, mentre dietro c’era
qualcuna delle donne che aveva visto entrare con abiti firmati, e tra
queste vi
era anche Heles che si guardava intorno un po’ spaesata.
Quanto era tenera,
pensò Milena, mentre il direttore prendeva posto e dava il
segnale al regista e
a chi si occupava di queste cose il segnale per aprire il sipario.
Appena l’orchestra
suonò la nota di attacco a Milena salì un
emozione incredibile, tanto che la
ragazza si chiese seriamente se il suo cuore sarebbe riuscito a
sostenerla.
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Capitolo 7 *** Bella serata...ma anche no!! ***
Attenzione: Capitolo
a Raiting rosso per quanto riguarda la scena
finale. Se sei
minorenne non leggere la scena all’inizio della quale scrivo
chiaramente
Raiting Rosso. Non è indispensabile dal punto di vista della
storia.Chiedo
consiglio a voi lettori maggiorenni: mi conviene metterla in una one
shot a
parte? Che classifico a raiting rosso oppure la lascio qui nella storia?
7^Capitolo: Bella serata…ma anche
no!
Da
dietro le
quinte Milena seguiva il tempo del primo brano dei due che
l’orchestra avrebbe
suonato prima del suo ingresso in scena, erano due pezzi che a quanto
aveva
capito non mancavano mai nei concerti viennesi e in generale austriaci:
il
valzer e un altro brano che non si ricordava per quanto era agitata. E ora che ci pensava se
davvero era in cinta,
quello sarebbe stato il primo concerto a cui avrebbe assistito suo
figlio o sua
figlia, e di istinto mentre aspettava portò la mano libera
sulla pancia. Doveva
assolutamente fare un test di gravidanza al più presto e
soprattutto doveva farlo
senza farsi vedere da Heles, appunto per non condizionare la sua
compagna nel
caso che decidesse di lasciarla per rimettersi con Emily, cosa molto
probabile
visto il comportamento che la guerriera di Urano sfoggiava quando la
bruna
faceva la sua comparsa nei paraggi di casa loro o di qualsiasi altro
posto dove
stavano. E se veramente Heles non le sarebbe rimasta accanto? Sarebbe
stata in
grado di tirare su un bambino da sola o forse era meglio abortire non
appena
l’altra le avrebbe detto che preferiva stare con Emily?
La
ragazza
si disse che quello non era assolutamente il momento adatto per
affrontare quei
pensieri, ci mancava solo che le fasciassero la testa e non la facevano
suonare
come si deve proprio la prima serata, che sicuramente a livello di
autorità era
la più importante in assoluto. Pochi minuti dopo
sentì il minuetto che
concludeva il secondo brano echeggiare allegro in tutto il teatro,
seguito
dagli applausi di rito. Era arrivato il momento di salire sul palco , e
per la
prima volta nella sua carriera Milena aveva un po’ di terrore
ad entrare in
scena. Tuttavia si fece coraggio e si mosse per percorrere il passaggio
che
divideva in due il gruppo degli archi dell’orchestra per
raggiungere la parte
anteriore del palcoscenico a circa un metro dal direttore
dell’orchestra. Dopo
l’applauso che accompagnò la sua entrata, uno
degli ennesimi, il silenzio
pervase tutta la sala,in attesa della nota di attacco proveniente dallo
strumento della ragazza.
Milena
impiegò qualche secondo per sistemare a dovere lo strumento
sulla spalla, dopo
di che rivolse un’occhiata al direttore
d’orchestra, segnale che dava l’ok per
l’iniziò.
La
melodia
liberata dallo strumento e dalle dita della ragazza che sfioravano le
corde
argentate come se fosse la cosa più semplice del mondo,
riempì ben presto l’intera
sala. Echeggiando tra i muri che sembravano quasi fatti d’oro
per il loro
colore e anche per la lucentezza che splendeva sopra ai lampadari che
illuminavano
sia il palcoscenico che il pubblico. Le sedie erano di velluto rosso,
lo stesso
velluto che formava il sipario che si chiudeva alla fine dello
spettacolo sui
lirici o in quel caso sull’orchestra.
Heles
tra il
pubblico era quasi emozionata quanto Milena, forse anche un tantino di
più,
come del resto è normale quando una persona a cui tieni e a
cui vuoi bene
realizza un desiderio a cui ambiva da anni e anni; desiderio
realizzatosi
grazie a tanti sacrifici.
Il
concerto
molto probabilmente era visibile anche dal Giappone e quindi le loro
amiche probabilmente
l’avrebbero vista. Heles
era appunto
concentrata ad ascoltare la sua compagna che suonava quando scorse
lateralmente
alle file di poltrone una ragazza con un cameramen a seguito, e
guardandola
bene poté capire che si trattava di Emily, ragion per cui si
affrettò a
nascondere il suo viso con la mano
in
modo da essere il meno riconoscibile possibile, sperava solamente che
non
facesse innervosire Milena alla fine del concerto rovinandole la serata.
Emily
dal
canto suo stava appunto parlottando con il responsabile della
telecamera su
quando fermare Milena, in effetti non era l’unica giornalista
li presente
quella sera, ed aveva in mente di fare un paio di domande al quanto
critiche
alla musicista in modo da creare un sacco di voci e quasi un mezzo
scandalo, e
sapeva benissimo dove colpire per metterla fuori gioco, o se non
totalmente,
comunque nuocere alla sua figura.
Sorrise malignamente. Così Heles avrebbe
imparato a lasciarla per
mettersi con un’altra ragazza, e sarebbe stata nuovamente
l’unica donna nella
vita della motociclista.
Il
concerto
andò benissimo, o almeno questo era quello che era sembrato
a Heles visto che
ogni qualvolta che finiva un brano pioveva una valanga di applausi. Milena suonò il
suo solito repertorio che
aveva suonato anche nel teatro presso il quale lavorava solitamente a Tokyo e fu molto
soddisfatta nel constatare
che anche in Austria quei brani piacevano. Doveva solo azzardarsi ad
inserire
nel repertorio il brano “Outer Senshi Theme” e non
sapeva se farlo mentre era
li a Vienna o tenere gli esperimenti per quando fosse rientrata a Tokyo
dove
ormai era abbastanza famosa e poteva quindi permettersi di fare un
autentico
strafalcione, anche se secondo Heles il pezzo non era assolutamente
brutto,
anzi, era vario sia nei suoni che nel ritmo.
Al
termine
dell’ultimo brano di Milena, come era solito accadere ad ogni
concerto, come
simbolo di saluto dell’orchestra al pubblico, i musicisti si
alzarono tutti
mentre Milena fece un grazioso inchino, non perché ne avesse
realmente voglia,
ma perché aveva imparato a comportarsi davanti ad eventuali
giornalisti e
telecamere e simili. Mentre il direttore d’orchestra le
faceva i complimenti in
modo discreto per non farsi vedere dal pubblico pochi istanti prima che
il
sipario fu nuovamente calato. Era quasi mezzanotte, avevano finito in
perfetto
orario rispetto a quello che avevano previsto.
E ora Milena dopo aver preso il
cappotto e aver riposto il violino nella sua custodia si accingeva a
uscire per
raggiungere Heles nell’ingresso del teatro, conscia che
però ci sarebbe stata
una moltitudine di giornalisti che avevano già bloccato sia
il direttore dell’orchestra
che il direttore del teatro appena era finito il suo concerto, e non
aspettavano nient’altro che lei per tempestarla di domande.
Ecco il risvolto
negativo del suo lavoro per quanto bello esso potesse essere. Per
fortuna Heles
sapeva come comportarsi per quanto riguarda il loro rapporto in
pubblico, in
modo da essere il più discreto possibile, anche
perché proprio per loro
abitudine non si lasciavano andare ad effusioni e quant’altro
anche quando
erano con il loro gruppo di amici che sapevano della loro relazione,
figurarsi
davanti ad eventuali giornalisti.
Arrivata
nell’atrio del teatro infatti la ragazza trovò
proprio ciò che si aspettava,
ovvero i due direttori con una nuvola di giornalisti, e il direttore
dell’Opera
appena la scorse non le diede neanche il tempo di salutare Heles che
era
appoggiata al muro ad aspettarla che subito attirò
l’attenzione dei giornalisti
su di lei. Fantastico nemmeno un po’ di respiro.
Pensò la ragazza, guardando
negli occhi Heles che aveva assunto un espressione quasi rassegnata
come a
dire:”Vai..ma fai presto”.
Appena
Milena si unì ai due uomini sotto le telecamere ricevette un
paio di domande
sul risultato del concerto, e se aveva ovviamente intenzione di
fermarsi a
Vienna una volta terminato il contratto di un mese con la Filarmonica,
domande
alle quale rispose alla prima positivamente e alla seconda con un forse
che fu
subito ripreso dal direttore del teatro che concluse senza problemi che
se la
ragazza avrebbe voluto entrare a far parte della Filarmonica a tempo
indeterminato sicuramente lui non si sarebbe tirato indietro.
Dopo
una
decina di minuti di domande rivolte anche ai due omini, una giornalista
attirò
la sua attenzione per formulare la sua domanda, e con grande sorpresa
Milena
notò che era proprio Emily. Perfetto si disse tra se e se,
ci manca solo che
spara una delle sue cazzate.
“Buonasera
signorina” iniziò a dire Emily “ volevo
chiederle, ci sono alcune fonti che non
sto qui a rivelarle, che mi hanno fatto una piccola soffiata, sul fatto
che
porta avanti da ormai qualche anno una relazione omosessuale con
un’altra
ragazza che stasera era presente al concerto, mi chiedevo se
è vero e se si,
come si vive in Giappone con questo piccolo fardello?”
concluse la giornalista
con uno sguardo trionfante. Vediamo come te la cavi, miss principessa
sul
pisello. Pensò poi la bruna sfoderando un sorriso maligno.
“Non
mi
sembra una domanda attinente al mio lavoro, ragion per cui essendo mia
abitudine non mischiare la vita privata a quella professionale, non mi
sembra
ne il luogo ne il momento adatto per discutere di
ciò” rispose molto
tranquillamente Milena, riuscendo così a non dare nessun
indizio al pubblico a
casa quando l’indomani si sarebbe vista in televisione
l’intervista a caldo
dopo il concerto.
“Be
ma
almeno poteva rispondere a questa mia semplice domanda non le pare
signorina?”
continuò a calcare la mano Emily.
“Mi
sembra
di averle già risposto a dovere. Ora se mi volete scusare si
è fatto tardi e
non vedo l’ora di andarmene a casa” rispose
nuovamente Milena salutando poi i
due direttori e rivolgere un sorriso di cortesia ai giornalisti. Ma
guarda un po’
te che faccia tosta che aveva avuto quella cretina. Heles vedendola
dirigersi
verso l’uscita la raggiunse al di fuori dal teatro poco dopo
per dirigersi
verso la macchina dove le stava aspettando l’autista.
“Heles
mi
fai il piacere di comunicare una cosa alla tua ex
fidanzatina?”
“Si
quello
che vuoi” rispose Heles, ignara della domanda che Emily aveva
fatto a Milena.
“
Dille
chiaramente che se prova solamente a mettere in giro voci che non deve,
la
signorina si becca una bella denuncia di diffamazione dalla
sottoscritta, e
tutto ciò le farà passare un brutto periodo
appena rientreremo a Tokyo e potrò
contattare l’avvocato che conosce la mia famiglia
ok?”
“Ma
che è
successo?”
“O
be credo
che saremo inseguite dai paparazzi per il resto del mese, quella ha
messo la
pulce nell’orecchie ai giornalisti che noi due abbiamo una
relazione” rispose
Milena.
“Ah”
rispose
Heles mentre salivano in macchina, non sapeva davvero cosa rispondere
alla sua
compagna, anche
perché giustamente non
voleva neanche affrontare il discorso con l’autista che stava
a sentire. Milena
intanto in macchina si sentiva veramente ribollire per la rabbia. Emily
era una
grandissima faccia da culo, doveva veramente farle passare un bel
quarto d’ora
come si deve a quella, e si promise che lo avrebbe fatto il
più presto
possibile, in modo da darci un taglio a quella situazione.
Arrivate
a
casa le due sentirono suonare le due ricetrasmittenti a forma di
Orologio che
usavano per comunicare in caso di attacco nemico, e Milena raggiunse la
sua sul
comodino accanto al loro letto per rispondere.
“Eccomi
qui!”esclamò
allegra
“Mile
siamo
riusciti a vedere il concerto in diretta su internet, sei stata
bravissima!!”
era Sidia che sembrava tutta eccitata, e a quanto sembrava a Milena non
era neanche
sola in casa, o molto probabilmente era a casa di qualcuna del loro
gruppo.
“O
grazie
Sidia… ma dove sei? Sento un rumoreggiare di sottofondo
incredibile”
“Si
siamo
tutte a casa di Banny e Marzio per vedere il tuo concerto, e veramente
ti
facciamo tutti i complimenti, molto probabilmente poi all’ora
di pranzo faranno
rivedere qualche scena e possiamo rivedercelo ancora” disse Sidia, e Milena
poté sentire Banny che
le urlava una marea di complimenti da qualche punto imprecisato accanto
a
Sidia.
“Ho
capito
salutameli tutti, ora scusami Sidia ma sono stanchissima qui
è quasi l’una di
notte non sono le dieci del mattino come a Tokyo, ci sentiamo quando ci
svegliamo ok?Al massimo ci sentiamo su internet” rispose
Milena.
“ok
ok, anzi
scusaci se non ci siamo trattenute ma eravamo troppo euforiche! Siamo
tutte
contentissime per te a più tardi allora, salutaci Heles da
parte di tutte un
bacio” concluse Sidia prima di togliere la comunicazione.
Dopo aver chiuso con
l’amica Milena si mise il pigiama e poi si diresse in bagno
per lavarsi i
denti, qui trovò Heles che aveva appena finito di lavarseli, e che non perse tempo ad
abbracciarla da
dietro passandole le mani sulla pancia, gesto che sapeva piacerle molto.
----
Inizio
Raiting rosso ---
“Sai
mi
chiedevo se magari dopo aver suonato per gli altri tutta la sera, avevi
voglia
di suonare me” le sussurrò maliziosa
all’orecchio guardandola attraverso lo
specchio.
“Uhm…non
saprei dovrei vedere…non so” le rispose
l’altra stando al gioco “dipende da
quanto ci guadagno”concluse prima di sciacquarsi i denti-
“Cosa
ci
guadagni? Be basta provare” le disse Heles dopo che lei si
era girata per
guardarla dritta negli occhi, e prima di prenderla in braccio con le
gambe
della musicista attorno ai fianchi prima di farla sedere sul lavandino.
“No
Hel così
rischio di rompere il lavandino con il peso”
protestò lei
“Se
dovesse
succedere lo ripago volentieri” le
rispose la motociclista prima di appoggiare le labbra su quelle della
compagna
per qualche istante prima di decidere di approfondire di più
il bacio mentre le
accarezzava la schiena, azione che Milena accolse con piacere
passandogli le
braccia attorno alla nuca e stringendosi contro il corpo
dell’altra. Azione che
fece intendere ad Heles che molto
probabilmente se si spingeva fino in fondo l’altra non
avrebbe sicuramente
protestato. Aiutò quindi l’altra a togliersi la
maglia del pigiama, e così fece
anche Milena nei suoi confronti, prima di immergere nuovamente la sua
bocca in
quella dell’altra, rubandole così un piccolo
sospiro.
“Forse..è
meglio se andiamo in camera che dici?” le disse a pochi
millimetri dalle sue
labbra Heles. Ottenendo un sorriso di approvazione. La prese nuovamente
in
braccio sempre mantenendole le gambe attorno alla vita per far prima, e
raggiunta la camera la depose delicatamente sul letto, prima di
sovrastarla e ricominciare
a baciarla più approfonditamente passando anche le labbra e
la lingua sul collo
della violinista, mentre le accarezzava tutto il corpo dolcemente
soffermandosi
poi sul seno della ragazza iniziando dopo pochi istanti a giocare con
un
capezzolo già turgido, dopo staccò le labbra
dalla bocca della guerriera di
Nettuno per iniziare a lambirle il capezzolo al posto della mano,
provocando
dei fortissimi brividi nel corpo della compagna, che esternò
le sue emozioni
inarcando vistosamente la schiena spingendole la testa sul seno con una
mano
intrecciata alle ciocche bionde della compagna. Heles scese ancora
più
baciandole e mordendole delicatamente la pancia mentre le sfilava anche i pantaloni del
pigiama, prima di
iniziarle ad accarezzare le gambe fino ad arrivare
all’interno coscia per poi
lambire la parte più intima della sua compagna, Milena
urlò per il piacere
inarcando nuovamente la schiena. Pregandola poi di andare
più a fondo pochi
istanti dopo che Heles si spogliò completamente per sentire
la pelle di Milena
sulla sua prima di tornare a baciarla per poi inserire tre dita
nell’intimità
umida della compagna e lasciarsi così guidare dai suoi
gemiti e urla in una
culla di puro piacere.
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Capitolo 8 *** Il Momento della Verità ***
8^Capitolo: Il momento della verità
Era
seduta
sul bidè di quel piccolo bagno dalle piastrelle color verde
acqua che le
risultava quasi estraneo perché non era quello di casa a cui
era abituata
soprattutto per la grandezza notevolmente diversa, dopo essere andata
in bagno a
causa dell’ennesimo conato di vomito. Heles in casa non
c’era, era andata a
fare la spesa al supermercato poco distante dal Residence, lo stesso
dove
avevano incontrato Emily ormai una ventina di giorni prima. Milena era
un po’
infreddolita per via del pigiama leggero e l’aria fredda del
bagno, era agitata
e piena di aspettative. La sera prima infatti aveva acquistato in una
farmacia
vicino al teatro un test di gravidanza di quelli fai da te, costituiti
solamente da una striscia con sopra un tampone e una specie di piccola
penna
con un piccolo schermo da un lato dove compare un piccolo e
insignificante
segno in grado di cambiare la vita ad ogni donna. Secondo le istruzioni
avrebbe
dovuto bagnarlo con qualche goccia di urina, perché il test
misurava la
quantità di un ormone presente
solo nel
sangue delle donne in stato interessante: hcg beta. E se ne rilevava la
presenza nelle urine faceva comparire un piccolo simbolo nello schermo,
se non
lo rilevava ne compariva un altro. Il tutto si verificava in due,
massimo tre
minuti che a Milena le parevano un’eternità,
è proprio vero che il tempo scorre
veloce quando non dovrebbe, mentre invece quando necessiti di
velocità scorre
più lento di una tartaruga.
La
ragazza
non voleva neanche che Heles la trovasse in bagno con il test di
gravidanza tra
le mani al suo ritorno perché per ora non voleva dirglielo,
prima doveva
assolutamente mettere fuori gioco Emily, poi forse glielo avrebbe
detto, prima
sicuramente no. Si sentiva talmente confusa, mai possibile che dopo
tutte le
battaglie che avevano affrontato insieme, bastava che si presentasse
una sgualdrina,
perché Emily alla fine non si poteva definire in altri modi,
e lei sentiva che
il rapporto tra lei e Heles si incrinava così? Proprio come
con Adrien, ma
quella volta non c’era nessuno che le ipnotizzava, nessuno
che le rigirava a
suo piacimento come marionette. Anche se Emily le sembrava molto
più pericolosa
di qualsiasi demone avesse mai affrontato in passato, e la giornalista
era un
essere umano come lei, ne più ne meno.
Lo
sguardo
le cadde sul grazioso orologio che portava sempre al polso, erano
passati quasi
cinque minuti e quindi in teoria il tempo necessario al test per
elaborare il
suo risultato era passato a sufficienza. Chissà
perché però non trovava il
coraggi di girare quella strana penna per vedere lo schermo sul quale
sarebbe
dovuto apparire il risultato, era emozionata quello si. Forse anche un
po’ di
più che emozionata sentiva quasi un groppo in gola. Ovviamente per la
felicità che avrebbe
portato eventualmente la bella notizia. Le tremavano le mani, ma la
ragazza si
disse tra se e se: o la va o la spacca.; e si decise a girare il
piccolo
schermo verso di lei. Il primo schermo aveva una linea segno che il
test era
stato eseguito correttamente, la sua attenzione però si
sposto sul secondo
schermo leggermente più grosso, sopra il quale
c’era un più.
Milena guardò meglio per esserne
perfettamente sicura, più stava per positivo. Questo voleva
dire che si, il
miracolo era avvenuto e quindi una piccola vita della dimensione di una
nocciolina, stava condividendo tutte le nuove esperienze che Vienna
stava
riservando alla ragazza silenziosa ma lo stesso presente. Delle lacrime segnarono il
volto della
violinista, non ci poteva credere alcune coppie passavano anni e anni a
provare
ad avere un figlio senza avere il minimo successo, e loro due erano
riuscite
subito nell’unica notte che le aveva riservato il destino a
compiere quel
piccolo grande incantesimo chiamato vita. Le sue erano lacrime di
felicità, e
la ragazza pianse da sola quasi come una stupida nel bagno, doveva
assolutamente dare la notizia a qualcuno e sapeva benissimo a chi
poteva
riservare questa bella sorpresa sicura che avrebbe rispettato la sua
voglia di
non dirlo immediatamente ad Heles. Fu così che
uscì dalla sua camera e
raggiunse immediatamente la ricetrasmittente appoggiata sul suo
comodino, poi
si sdraiò e avviò la chiamata verso
l’orologio ricetrasmittente di Sidia. In
Giappone erano le venti di sera ragion per cui Sidia doveva per forza
essere a
casa e non al lavoro.
“Pronto”
Dalla
voce
Milena capì subito che non si trattava di Sidia, ma ben si
di Ottavia, strano
però che la guerriera di Plutone non aveva risposto.
“Ciao
Ottavia, per caso Sidia è in casa?” chiese alla
ragazzina.
“Si
ora te
la passo e di la in cucina che fa degli esperimenti in cucina, e a
dirtela
tutta la cena di stasera proprio non mi attira” le rispose la
ragazzina mentre
andava in cucina per lasciare l’orologio a Sidia.
“Pronto
Milena dimmi che cosa è successo?” chiese allora
la guardiana del tempo.
“Sidia
Ottavia può mica sentire?Non è che puoi andare in
bagno o in camera mia e di
Heles ti devo dire una cosa che per ora mi piacerebbe rimanesse tra noi
due” le
rispose la violinista euforica.
“uhm…ma
che
cosa è successo? Mi sembri così allegra, ti hanno
prolungato il contratto?”
“No
no
Sidia, se non te lo dico non ci arriverai mai… sai i sintomi
strani di cui ti
avevo parlato?”chiese la guerriera di Nettuno. E in effetti
Sidia li conosceva
molto bene, sia lei che Heles l’avevano stressata in quegli
ultimi tempi per
via dei strani sintomi della guerriera del mare che non si capiva bene
cosa
fossero.
“Si
e
allora?” la interrogò dubbiosa.
“Ho
fatto un
test di gravidanza proprio pochi minuti fa e…”
Milena si accorse solamente in
quel momento che le tremava visibilmente la sua voce anche se lei si
sforzava
di tenerla il più ferma possibile.
“E?”
chiese
Sidia. Incredula. Non poteva essere che una delle sue due migliori
amiche era
in cinta, e per di più da chi? Dall’altra delle
sue due migliori amiche, c’era
qualcosa che non quadrava. Si decisamente.
“Ed
è uscito
positivo!!”
“Ehm..
Mile
ok sono felicissima per te ed è una bella notizia, ma mi
spieghi chi è il
padre?Cioè Heles è all’oscuro di tutto,
e quindi non sa che l’hai tradita
suppongo. Non è bello nei suoi confronti dopo tutto quello
che ha fatto per te
anche contro Adrien e lo sai! Non mi dire che è Rayan il tuo
compagno d’orchestra
perché giuro su mia nonna che lo uccido con le mie mani
entro la giornata di
domani” rispose tutto insieme Sidia.
“E’
Heles il
padre Sidia…” sussurrò quasi
flebilmente l’altra.
“COSA??!!!??”
Sidia era decisamente incredula”Ma ti sei fatta una canna
ieri sera? Non è che
Vienna ti conduce alle brutte abitudini? O magari hai bevuto un tantino
di
troppo?”
“No
Sidia,
Principe di Urano…Principessa di Nettuno ti dice niente?
Devo raccontarti anche
tutto nei minimi particolari?” domandò di rimando
Milena arrossendo leggermente
al solo pensiero di raccontare quei dettagli così privati
all’amica.
“CAVOLO”
rispose Sidia sgranando gli occhi. Era una cosa allucinante.
“Heles lo sa già?”
“No
per ora
preferisco non dirglielo, perché si è rifatta
viva una sua ex e dal suo
comportamento sembra che i suoi sentimenti nei suoi confronti stiano
vacillando”
rispose triste Milena.
“Ma
che
cavolo dici? Devi dirglielo è pur sempre “il
padre” del bambino Mile, non puoi
assolutamente tenergli nascosto una cosa simile. Deve prendersi le sue
responsabilità! Se deve scegliere questa Emily deve farlo
sapendo che ha un
figlio o una figlia da te, e
deve render
conto del suo ruolo di padre anche alla bambina o al bambino! Cavolo
Milena
avete quasi ventidue anni, siete grandi abbastanza da prendere le
vostre
responsabilità.” Se solo Heles avesse provato a
lasciar da sola Milena e il
loro bambino l’avrebbe cercata su tutto il globo terrestre e
l’avrebbe spellata
viva si promise Sidia. Notando però che Milena non
rispondeva si affrettò ad
aggiungere: “Hai capito?”
“Si
si ho
capito…ho capito” si limitò a
rispondere la ragazza.”Comunque ora è meglio che
ti saluto, e ricorda acqua in bocca per questa cosa finché
Heles non lo sa”
aggiunse poi.
“Si
ok ma mi
raccomando non fare cazzate Milena, diglielo, non puoi tenerglielo
nascosto in
eterno e lo sai” si limitò a dire Sidia prima di
riattaccare.
Milena
ora
rimasta nuovamente sola decise che la cosa migliore da fare era quella
di
starsene nel letto a vedersi la televisione almeno fino a quando Heles
non
fosse tornata. Si
sentiva stranamente
diversa, era felice e il solo pensiero che una nuova vita stava
incominciando a
muovere i primi passi dentro di lei le riempiva il cuore di una gioia
immensa,
come un riflesso dettato dall’istinto portò la
mano alla pancia. Ancora
sembrava che fosse della sua naturale dimensione anche se ormai era
entrata all’incirca
nel secondo mese giorno più…giorno meno. Si
ritrovò a fantasticare su come
sarebbe stato il suo aspetto, se sarebbe assomigliato ad Heles sarebbe
stato
bellissimo, e il carattere? Quello doveva assolutamente essere uguale
al suo,
non poteva assolutamente dire tante parolacce come faceva Heles, anche
se la
determinazione e la sicurezza di Heles sicuramente sarebbero state
migliori del
suo essere a lati introversa. Chissà
poi
come sarebbe diventato da grande, e cosa avrebbe studiato a scuola. Una
cosa
era certa sicuramente dopo il rientro a Tokyo avrebbe detto al suo
manager, il
signor Ayamane di non prendere più neanche un incarico per
circa un anno e
mezzo. Voleva godersi tutti i primi mesi di vita del suo piccolo
angelo,
sicuramente non avrebbe fatto lo stesso enorme e madornale errore che
avevano
commesso i suoi con lei, mettendo avanti la carriera al ruolo di
genitori. Errore
che ancora la faceva soffrire al solo pensiero.
Heles
nel
frattempo era rientrata a casa con una moltitudine di sacchetti della
spesa, e
dopo aver messo in ordine le cose nel frigo e negli scaffali della
cucina si
diresse in camera loro, sicura di trovare Milena ancora nel letto
così come l’aveva
lasciata, e così fu. Solamente che la sua compagna era
sveglia e guardava la
televisione o così sembrava all’apparenza, anche
se Heles si accorse subito che
in realtà la guerriera del mare era immersa nei suoi
più profondi e intimi
pensieri, chissà se ne faceva parte anche lei.
“Ehi
sognatrice dei miei stivali” le disse rompendo il silenzio
“Che guardi alla tv?”
chiese poi.
“O
niente di
che Hel la guardo senza guardarla” rispose l’altra
sorridendole dolcemente. A
Heles tutt’ad un tratto più bella, gli occhi erano
più luminosi, dolci e
profondi del solito e per qualche strano motivo che a lei era
sconosciuto era felice.
Lo sentiva standole accanto, qualcosa era successo durante la sua
assenza, e
non riusciva a capire che cosa, la guardò qualche istante
come rapita da quella
visione.
“Hai
visto
un fantasma?” domandò dubbiosa Milena.
“No
ho visto
un angelo…il mio angioletto”
le rispose
la bionda scoccandole un dolce bacio sulla guancia.
Forse
Sidia
aveva ragione, forse avrebbe dovuto dirglielo a Heles del loro bambino,
del
fatto che il suo corpo stava covando una nuova fragile vita. Ma non
voleva
apparire egoista agli occhi della compagna, per quanto Heles poteva
saperne,
avrebbe potuto sembrare un pretesto per legarla a se per forza, cosa
che Milena
non voleva assolutamente. Anche se era perfettamente conscia che
crescere il
loro bambino senza Heles al suo fianco le faceva male, sempre che lo
avrebbe
tenuto nell’eventualità che Heles avesse scelto
nuovamente Emily. Sospirò
nuovamente e cercò di scacciare quei brutti pensieri dalla
sua mente ancora una
volta, doveva vivere quei momenti al cento per cento, perché
sarebbe una
moltitudine di nuove emozioni per tutti e nove i mesi successivi, e
nessuno
aveva il diritto di rovinargli quel momento così importante.
Nemmeno una
giornalista che voleva dividerle a tutti i costi, non poteva
assolutamente
dargliela vinta, e si promise di escogitare un piano quel pomeriggio
per
mettere fuori gioco Emily, un modo d’incastrarla in modo
elegante e discreto
che non potesse essere ricollegato a lei direttamente. E ne era sicura
lo
avrebbe trovato. Costi quel che costi.
Note
dell'autrice:
Annuncio
ai lettori che grazie a voi, con il capitolo 7 questa
fanfic ha raggiunto il numero di recensioni di "Unite per
l'eternità" e
quindi è dato certo che il primo episodio di questa
trilogia, o saga
ancora non lo so,sarà sicuramente sorpassato. Un grazie a
tutti coloro
che mi seguono e che recensiscono. E colgo anche l'occasione per
augurare una Buona festa del papà ai vostri papà,
a Marzio e in questo
caso anche a Heles. =) Buona Lettura!
|
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Capitolo 9 *** Heles è mia e di nessun’altra ***
9^Capitolo: Heles è mia e di
nessun’altra.
Come
prevedibile, la domanda che Emily aveva posto a Milena dopo il concerto
di
cinque giorni prima aveva dato diversi spunti ai giornalisti per trarre
le loro
conclusioni affrettate e alzare una coltre di pettegolezzi veramente
irritante.
Irritante almeno per Heles che non era abituata a dare scandalo senza
motivo, e
senza fondamenta visto che, fino a prova contraria, in pubblico non
avevano mai
dato spettacolo lei e Milena. Per la prima volta forse, aveva
l’impulso di
spaccare la faccia a Emily.
“Hel
hai per
caso scoperto il civico dove abita la tua ex?” le chiese
Milena mentre
pranzavano, la ragazza dai capelli verde acqua aveva infatti deciso di
parlare
una volta per tutte con Emily a quattr’occhi da donna a
donna, lasciando da
parte tutti i mass media che si inventavano le cose come sempre.
Probabilmente
se riusciva a parlarle senza Heles in mezzo riusciva anche ad andarci
d’accordo. Forse. Non era certa però che la
ragazza fosse in grado di portare
avanti un discorso serio senza sparare qualche scemata,e visto che la gravidanza la
rendeva piuttosto
lunatica, Milena non era certa di riuscire a mantenere il sangue freddo
per
molto .
“Si
me lo
sono fatto dare, comunque preferirei accompagnarti, non vorrei che la
situazione tra voi due sole degenerasse, sai negli ultimi tempi sei al
quanto
irascibile” le rispose Heles.
“Heles
sinceramente la tua presenza mi sarebbe più
d’impaccio che altro, visto che
sembra che quando c’è Emily il tuo cervello fonde
completamente, e non riesci
neanche ad allontanarla da te” rispose
secca.”Peccato che io non ti ho mai
fatto quest’effetto” concluse la ragazza alzandosi
dalla tavola per
sparecchiare.
“Amo
e dai
come la fai lunga ti ho già detto un milione di volte da
quando siamo qui che a
me interessi solamente te, fidati di me una volta tanto. Ti pare
così
difficile?”
“Sai
qual è
la verità Heles? Che a parlare siamo tutti bravi, alla
fine però sono le scelte che ci distinguono e ci rendono
realmente quello che siamo.....”
Disse l’altra
guardandola fredda dritto negli occhi. Quello sguardo metteva
soggezione ad
Heles, anche se la motociclista avrebbe volentieri dato un schiaffo
dritto nel
faccino della sua bella compagna, era veramente troppo. Nessuno le
aveva detto
che valeva meno di zero senza subirne le conseguenze, e ora lo aveva
fatto
Milena. Decise tuttavia di non replicare, perché se avesse
dato voce ai suoi
pensieri, era perfettamente conscia di fare male alla sua compagna
più che con
uno schiaffo stampato in pieno volto. Conosceva Milena abbastanza da
sapere
dove colpirla più a fondo con le parole, questo lo sapeva
benissimo, fu per
questo che si limitò ad alzarsi per mettere i piatti nel
lavandino prima di
lasciarle un biglietto con l’indirizzo di Emily sopra al
tavolo per poi
dirigersi verso la sala.
Milena
dal
canto suo si mise a lavare i piatti, pensando intanto a come iniziare
il
discorso con Emily, se avesse fatto l’amica, non sarebbe mai
stata più falsa in
tutto il resto della sua vita, la giornalista la poteva considerare in
un sacco
di modi tranne che come un’amica, quello era poco ma chiaro.
Anche aggredirla
però non le sembrava proprio il caso.
Dopo
aver
finito di lavare i piatti Milena trovò il biglietto di Heles
con l’indirizzo di
casa della giornalista lo prese prima di dirigersi in camera sua per
finirsi di
preparare, optò per un vestito blu elettrico aderente nel
corpino ma con la
gonna piuttosto larga anche se non era molto lunga e raggiungeva a
stento il
ginocchio della ragazza, poi prese una borsa bianca e uscì
diretta verso casa
di Emily, in teoria stando all’orario che la giornalista si
era premurata di
dire a Heles, quest’ultima doveva essere in casa. Questa cosa
puzzava a Milena,
non riusciva a capire come mai Emily era così desiderosa di
vederla da dare a
Heles addirittura l’orario in cui si trovava in casa, doveva
essere pronta a
tutto, da una come lei non ci si poteva aspettare mai qualcosa di buono.
Milena
arrivò ben presto in fondo alla salita che portava al loro
residence e aprì con
la chiave il cancello riservato ai pedoni, affianco a quello
telecomandato per
gli autoveicoli, stando alle indicazioni presenti sul biglietto la
giornalista
doveva abitare poco lontano dalla salita dove alloggiava. O almeno
così sperava
perché non aveva assolutamente voglia di andare a sbattersi
per trovare una
persona così.
Per
fortuna
però dopo neanche cinquanta metri arrivò al
civico indicato nel biglietto e
leggendo i cognomi sul citofono trovò facilmente quello che
corrispondeva
all’alloggio di Emily, in fin dei conti era l’unico
cognome giapponese in tutta
la palazzina che contava solamente otto interni distribuiti su due
piani. Suono
decisa il campanello, forse tenendo il tasto premuto più del
normale,
crogiolandosi nel fatto che la
giornalista stesse dormendo e che magari così facendo
sarebbe caduta giù dal
letto e beccandosi un colpo in testa fosse colpita da
un’improvvisa amnesia.
Purtroppo la voce che giunse dal citofono fu allegra e piuttosto
sveglia,
troppo distante da quella che avrebbe avuto una persona nello stato che
la
violinista aveva appena finito di immaginare. Dopo aver tirato un
sospiro per
ricordarsi mentalmente che doveva mantenere i nervi ben saldi, primo
perché si
trattava di una giornalista e quindi conoscendo la razza avrebbe
sicuramente
rigirato qualsiasi cosa a suo favore mettendolo sui giornali, e non
necessariamente avrebbe descritto come fossero andate in
realtà le cose;
secondo perché se solo le fossero saltati sarebbe venuta
alle mani, cosa che
sinceramente non le apparteneva affatto. Quella che ricorreva alle mani
era
Heles, non lei.
L’appartamento
dove viveva Emily era un monolocale, piuttosto piccolo ma grazioso,
Milena
doveva ammetterlo: quell’appartamento in quanto a pace e
graziosità non
rispecchiava per nulla al mondo la sua proprietaria. Seconda cosa di
cui era
sicura la guerriera di Nettuno.
“Permesso”
si limitò a dire mentre entrava, certo che Emily era anche
maleducata, ma
nessuno le aveva insegnato che gli ospiti si devono attendere sulla
porta di
casa?
“Si
vieni
pure, cara sono contenta che hai deciso di fare una chiacchierata con
me…ho
giusto un paio di foto da farti vedere e credimi penso proprio che ti
interesseranno” rispose la giornalista che fu scorta dalla
violinista nella
sala seduta sul divano di colore rosso, orribile, mentre teneva tra le
braccia
una cartellina che sembrava colma di foto o simili.
“Senti
sinceramente delle foto non mi interessa, volevo solo dirti da persona
civile
prima che mi scappi la pazienza di stare lontana da Heles, stiamo
insieme da
cinque anni io e lei non si tratta di una storiella di pochi mesi, e
solo dio
sa quanto io e lei siamo legate. E se vuoi posso dimostrartelo subito,
quanto
scommettiamo che so più cose io su di lei che te che dici di
essere stata una
fidanzata con i fiocchi?” partì a raffica Milena
senza neanche chiedere un come
stai di cortesia, in fin dei conti che le importava?
“Questo
legame così forte come dici io non lo vedo affatto,
altrimenti Heles non
impiegherebbe più di un secondo a mandarmi a quel paese,
cosa che non mi
sbaglio non ha fatto…ragion per cui cosa ti fa credere di
essere l’unica donna
che fa parte della sua vita?” chiese di rimando Emily, e
purtroppo aveva
ragione, Heles in fin dei conti fino a quel momento l’aveva
rassicurata con le parole, non con i fatti e non poteva dare torto a Emily. Quelle parole
erano
incredibilmente vere, e ammetterlo le faceva tremendamente
male.”Come
sospettavo il gatto a perso la lingua” continuò
Emily vedendo che Milena non
sapeva cosa rispondere. “Prima che la recuperi
però, cara la mia violinista, ti
pregherei di leggere questo articolo che uscirà su mia
richiesta su uno dei
giornali dei prossimi giorni, almeno che tu non ti decidi a farti da
parte e
lasciare Heles alla sottoscritta” concluse Emily passandole
un articolo che a
prima vista sembrava scritto con Word e in cima al quale svettava il
titolo in
grassetto:
“Musicista
per lavoro, garante della
giustizia per hobby: Sailor Neptune alias Milena Kaioh
Chi
non
conosce le misteriose paladine della legge che sembrano proteggere la
capitale
nipponica da strane creature che sembrano piombare sulla cittadina a
periodi
alterni?
Chi
di noi
non ha mai fantasticato su chi potessero essere queste ragazze nella
loro vita
normale, quando una volta dismesse le vesti di combattenti devono
affrontare le
battaglie più o meno difficili di tutti i giorni?
Dopo
un’attenta analisi la nostra reporter Emily Saito
è giunta alla
conclusione che una delle paladine della giustizia la cui celebre fama
è giunta
fino in Europa, altro che non è che l’astro
nascente della Musica Giapponese
Milena Kaioh. L’ipotesi della nostra reporter e validamente
sostenuta da alcune
sue ricerche, che dimostrano come negli anni passati durante la
comparsa di
questi strani esseri in Giappone, seguita dalla comparsa delle
guerriere
Sailor, in un modo o nell’altro la Kaioh era presente, vuoi
per spettacoli o
solamente perché era in giro con le amiche. Qui di seguito
potrete constatare
con i vostri occhi ciò che la nostra abile giornalista
sostiene..”
Sotto
alla
didascalia vi erano una serie di foto di eventi che Milena conosceva
fin troppo
bene, risalivano quasi tutte a circa sei anni prima quando erano alle
prese con
“L’esercito del Silenzio” , una foto la
ritraeva durante un concerto che aveva
tenuto con Heles a casa di un ricco mecenate, alla fine del quale lei
aveva
ballato con Marzio mentre Heles aveva ballato con Banny, presenti alla
festa
perché quest’ultima era per gli studenti
Universitari, tra i quali spiccava
proprio Marzio. Un’altra ancora le ritraeva durante una gara
durante la festa
degli innamorati dove avevano deciso di partecipare per divertirsi, e
alla
quale avevano partecipato pure Mina e Ubaldo, che dopo il loro ritiro
avevano
vinto la gara. Un’altra ancora invece risaliva a circa tre
anni prima quando
aveva suonato per la prima volta con i Three Lights poco prima di
combattere
con Galaxia e anche li vi era stato un attacco da parte dei demoni. Non
c’era
ombra di dubbio, Emily era arrivata a colpire nel segno, e ora Milena
non
sapeva come tirarsi fuori da quella schifosa situazione.
“Be
non dici
niente? Almeno qualche complimento potresti pure farmelo, ho perso non
sai
quanto tempo a riunire tutti i tasselli e potresti almeno ringraziarmi
sai..”
le continuò a dire Emily quasi beffeggiandola.
“Be
potrebbero anche non essere esatte le tue conclusioni, in fondo
potrebbe
trattarsi di pure e semplici coincidenze non trovi? E poi sicuramente
da me non
avrai nessun grazie in tutta la tua miserabile vita” rispose
fredda Milena.
“Ah
ah ah
ah…coincidenze? Ma a chi la vuoi dare a bere? Sono una
ragazza piena di risorse
e tutte, ripeto, tutte mi hanno portato a quella conclusione che vedi
sulla
bozza dell’articolo, anzi se vuoi ho anche altre
foto” le rispose Emily
soddisfatta. Avvertiva chiaramente che Milena stava barcollando e tutto
ciò
confermava le sue ipotesi rivelando quanto fossero azzeccate. Perfetto
si
disse. Mentre un sorriso beffardo le si stampava sul volto.
“Sai
cos’è
Emily? Che pecchi così tanto di presunzione che pensi che tu
sei l’unica ad
essere una persona piena di risorse, e questo cara mia può
ritorcersi contro di
te sai?” le rispose Milena senza tradire nessuna emozione,
improvvisamente
aveva visto una via d’uscita da quella situazione, e per
metterla in atto
avrebbe dovuto chiamare Sidia appena fosse tornata a casa.
“Io
te l’ho
detto Milena, e te lo ripeto: O ti fai da parte con Heles , oppure
questo
articolo farà la sua comparsa entro due, massimo tre giorni
sul giornale per
cui lavoro; e sarà solo il primo di tanti problemi ti ho
avvisata”
“oh…sto
tremando di paura!Se ti posso dare un consiglio non sottovalutare
troppo le
persone che ti stanno davanti, in fondo tu non mi conosci,
così come io non
conosco te” rispose tagliente Milena alzandosi per andarsene
perché in fondo
non aveva nient’altro da dire. Le minacce di Emily non le
facevano ne caldo ne
freddo e per quanto riguarda l’articolo che avrebbe rivelato
la vera identità
di Sailor Neptune al Giappone e all’Europa, avrebbe dovuto
aspettare solamente
la Domenica successiva, in modo che tutti la vedessero suonare al
Teatro, per
il resto ne era sicura, appena avrebbe spiegato la sua idea alle sue
compagne loro
ci avrebbero messo un secondo per metterla in atto. Un sorriso
compiaciuto le
si dipinse sul viso.
“Be
Emily io
posso anche togliere il disturbo, non abbiamo più niente da
dirci, anche perché
sembra che tu non capisca quando devi farti da parte in una relazione,
e questo
per una ragazza di 23 anni, o 22 non so quanto tu abbia non penso ti
faccia
onore. Sembri una ragazzina di quindici anni in piena tempesta
ormonale, che si
getterebbe su qualsiasi cosa le consenta di avere una relazione. Sei
veramente un
insulto alle ragazze che hanno un po’ di
serietà”
“E
una di
queste ragazze saresti te? Ah ah egocentrica al massimo sei”
rispose Emily per
niente toccata dal fatto che praticamente Milena le avesse dato della
troia con
stile, o forse non era abbastanza intelligente da leggere tra le righe,
pensò
la violinista, mentre si alzava per dirigersi verso l’entrata
dell’appartamento. Ora veramente la guerra era aperta, e
Milena avrebbe messo
in campo anima e corpo per tenere stretta accanto a se Heles,
soprattutto per
il loro bambino di cui la guerriera di Urano ignorava ancora
l’esistenza. Forse
Sidia non aveva tutti i torti, forse avrebbe dovuto dirglielo, ma era
anche
vero che era al quanto in certa sulla cosa giusta da fare,
l’insicurezza di
quando era adolescente ancora non l’aveva abbandonata e
spesso e volentieri le
tornava a far visita; e lei ancora non aveva ancora capito come
debellarla del
tutto. Non riusciva proprio a farsi meno pensieri e contorcimenti
mentali,
eppure doveva assolutamente smetterla di farli, in fondo Heles
l’amava come lei
amava la guerriera dei venti, il loro era un amore che aveva viaggiato
attraverso i secoli, e questo Emily lo ignorava. E forse era proprio su
questo
che la guerriera dei mari doveva fare leva, ecco perché
forse dire ad Heles del
loro bambino era la cosa giusta da fare, ma come doveva dirglielo?
“Buona
giornata Emily” disse alla giornalista prima di chiudersi la
porta a presso.
Mille
possibili ipotesi affioravano nella mente della violinista su come dire
ad
Heles che presto sarebbe diventata
“papà”, e questa volta non era una
bambina
adottata che avrebbe fatto capolinea nelle loro vite come aveva fatto
Ottavia
pochi anni addietro. Questa volta era loro, aveva metà del
DNA di ciascuna di
loro due, forse per questo era così difficile dirglielo? E
come l’avrebbe
presa?
La
cosa
migliore forse era dirglielo senza tanti giri di parole, o forse era
meglio girarci
intorno? Quanti dubbi. Doveva anche pensare a come mettere fuori gioco
Emily
definitivamente e sperava con tutto il suo cuore che la giornalista
compiesse
un passo falso prima o poi, in modo da incastrarla davanti a tutti
senza che
lei possa dire non è vero. Erano d’avvero troppi
pensieri, e aveva fin troppo
bisogno di riposarsi perché iniziava ad avere dei giramenti
di testa, che anche
se erano sintomi collegabili alla gravidanza, erano da sempre anche dei
sintomi
che la colpivano quando era stanca, e nell’ultimo periodo
vuoi per i concerti,
vuoi per il pericolo Emily e vuoi appunto per la scoperta di aspettare
un
bambino; lo stress e la stanchezza erano aumentati notevolmente.
Note
dell'Autrice: Ecco qui un nuovo capitolo,
Emily si rivela molto più astuta di quanto ci si aspettava.
Rigranzio le recensitrici, ufficialmente la fanfic è
arrivata con il capitolo scorso a quota 36 recensioni contro le 29 di
"Unite per l'Eternità" grazie a tutte =)
|
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Capitolo 10 *** Da stasera siamo in tre ***
10^Capitolo: Da stasera siamo in tre
Appena
rientrò a casa dalla discussione avuta con Emily, Milena si
mise subito in
contatto con Sidia, spiegandole la situazione che si era venuta a
creare con la
giornalista, ovvero l’ex di Heles come meglio la conosceva
Sidia. Le proteste
della bruna attraverso la chat non mancarono, la guardiana del tempo
però si
mise subito ad ascoltare, o meglio leggere, il piano che aveva avuto la
musicista, che si rivelò essere di una semplicità
incredibile: una di loro non
doveva far altro che usare la penna Lunare e farsi vedere in qualche
modo in
azione domenica sera dai giornalisti giapponesi, proprio mentre Milena
a Vienna
conduceva senza problemi il suo concerto, questo avrebbe fatto cadere
le tesi
di Emily che sarebbero così accantonate dagli altri
giornalisti perché si
sarebbero rivelate false, il problema però era trovare
qualcuno da salvare la
Domenica proprio mentre Milena suonava a Vienna davanti al pubblico.
Molto
probabilmente avrebbero dovuto mettere in atto un bel teatrino le
rispose Sidia.
Le due ragazze rimasero d’accordo che poi si sarebbero
risentite per definire i
vari passaggi da mettere in atto nel week and successivo. Appena ebbe
spento il
computer Milena uscì nuovamente, era diretta in centro
questa volta e l’avrebbe
accompagnata come ormai d’abitudine l’autista.
Heles infatti dopo quasi un mese
che erano a Vienna aveva trovato un posto dove finalmente poteva
passarsi il
tempo a correre in moto per non perdere questa sua abitudine ormai
tanto
radicata. Se in altre occasioni Milena avrebbe trovato a dire
sull’hobby della
sua compagna, quel giorno le moto le tornavano utili per tenere fino
all’ora di
cena Heles lontano da casa, e darle così la
possibilità di preparare la
situazione che più le sembrava adatta per comunicare ad
Heles la notizia che
tra nove mesi circa sarebbe diventata papà. Aveva progettato
tutto nei minimi
particolare e prima cosa da fare era recarsi in centro e farsi un giro
tra i
negozi che vendevano articoli per neonati a comprare una tutina unisex,
la
ragazza puntava su un colore come il verdolino o il giallino
perché erano gli
unici colori che sarebbero andati bene sia a una bambina che a un
bambino, e
visto che la prima ecografia l’avrebbe fatta una volta
rientrata a Tokyo ancora
era presto per conoscere il sesso del nascituro. L’autista la
lasciò proprio
all’inizio di una delle vie principali della
città, e per evitare di attirare
troppe attenzioni, e anche possibili riconoscimenti, indossò
degli occhiali da
sole, anche se il sole non era così forte da essere
costretta a portarli.
Sfilando per i negozi notò come le vetrine parlavano
già del Natale anche se
erano solamente quasi alla fine di Ottobre,e
pensò che oramai questa festa così
come tante altre anche tipiche della
sua terra di origine, erano un autentico mezzo di lucro e commercio che
purtroppo avevano fatto si che il significato vero e profondo della
festività
in questione fosse messo da parte e dimenticato dai più.
La
via
sembrava un laborioso formicaio e vi erano un sacco di persone piene di
sacchetti, che si muovevano come spinti da una frenesia o da qualcuno
che li
manovrasse tutti, ecco una cosa che accumunava Tokyo a Vienna: il caos
nelle
vie principali e, nel caso della cittadina austriaca, anche nel centro
storico.
Tuttavia Milena sapeva già dove recarsi per comprare
ciò che stava cercando:
proprio il giorno prima infatti, aveva percorso quelle stesse vie con
Heles e
si era fermata come d’istinto davanti alla vetrina di un
negozio dedicato ai
neonati che vendeva veramente di tutto: dalle tutine, alle carrozzine
passando
per le culle e anche per gli alimenti come il latte artificiale e altre
cose
dedicate ai bimbi un po’ più grandi. Fu
così che dopo una ventina di minuti
passata a fare lo slalom attraverso le persone cariche di sacchetti,
giunse
alla sua meta. Il negozio come aveva sospettato dalle quattro vetrine
che
occupava era veramente grande, e conoscendo se stessa Milena sapeva che
avrebbe
perso minimo un’ora se non due li dentro, anche se sapeva che
doveva fare tutto
velocemente perché doveva preparare anche una cena come si
deve oltre
all’atmosfera che aveva in mente, per creare la quale le
sarebbero servite un
paio di candele sperando di trovarne due che rilasciassero una
fragranza di
rosa, in fondo le rose erano un po’ il loro simbolo sia come
guerriere che come
coppia, e anche Milena solitamente usava un profumo che sapeva di rosa
per
l’appunto.
La
ragazza
si mi se a girare per i vari reparti, appuntandosi mentalmente tutte le
cose
che avrebbero dovuto poi acquistare a Tokyo perché nel
gruppo era la prima ad
avere un bambino e quindi di fatto non avrebbero potuto chiedere in
prestito a
una delle altre ad esempio la carrozzina o il lettino come solitamente
si
fa. Arrivata nel
reparto delle tutine e
dei vari vestitini poté constatare che la maggior parte di
essi erano o rosa o
azzurri, molto probabilmente molte donne o non potevano sapere ancora
il sesso
del nascituro oppure non lo volevano sapere per avere la sorpresa.
Percorse
tutto lo scaffale con lo sguardo alla ricerca di ciò che
stava cercando e
scorse proprio alla fine due file di tutine per lo più
unisex, una in
particolare attirò la sua attenzione: aveva una pupazzetto
simile a un piccolo
dinosauro ed aveva le maniche e le gambe verdi, mentre lo sfondo del
disegno
era sul bianco-grigio,e il colletto era dello stesso verdolino delle
maniche e
dei piccoli pantaloncini. La taglia era per un bimbo di quattro o
cinque mesi,
e constatando che il suo angelo si sarebbe affacciato al mondo intorno
alla
fine di Luglio sarebbe andata più che bene. Prese questa
senza stare a vedere
le altre in modo da non creare la sua solita indecisione di quando
doveva
andare a comprare degli abiti. Arrivata alla cassa chiese alla commessa
se
poteva farle un pacchetto regalo e per sua fortuna ottenne una risposta
positiva: un pensiero in meno da risolvere entro poche ore.
Dopo
aver
pagato torno nuovamente all’inizio della via dove era stata
lasciata
dall’autista perché si erano dati nuovamente
appuntamento dopo un’ora, e
quell’ora era volata dentro al negozio di articoli per
neonati. La tappa
successiva sarebbe stata casa,erano già le quattro del
pomeriggio e avrebbe
dovuto dedicarsi ai fornelli per preparare la cena che aveva deciso di
fare,
con tutti piatti austriaci e li era il dilemma: sarebbe stata la prima
volta
che li cucinava e sperava di non combinare pasticci, aveva cercato
tutte le
ricette su internet e quella che per ora le sembrava la meno
impegnativa era
quella dello Strudel di Mele che aveva scelto al posto della Torta
Sacher
perché questa era di preparazione troppo lunga e aveva
veramente pochissimo
tempo, visto che Heles avrebbe fatto la sua comparsa intorno alle
diciannove.
Ma era sicura che ci sarebbe riuscita, molto probabilmente
all’arrivo della
guerriera di Urano sarebbe stata tutta sporca di farina, sugo e simili
ma ci
sarebbe riuscita. Quella serata doveva essere speciale.
Arrivata
a
casa Milena dopo essersi cambiata sposto il portatile sul tavolo della
cucina
in modo da riuscire a seguire le ricette passo per passo senza troppe
difficoltà e si mise all’opera: per il secondo
aveva scelto di preparare delle
bistecche di salmone alla viennese che stando alle indicazioni su
internet le
avrebbe preso solamente quindici minuti e quindi erano le ultime da
preparare;
per il primo invece la sua attenzione era caduta sulle penne alla
viennese che
erano sostanzialmente al sugo ma anche con panna e prosciutto.
Iniziò appunto a
preparare il sugo per la pasta, prese quindi una padella antiaderente e
ci fece
sciogliere il burro mettendo a rosolare i cubetti di prosciutto cotto a
rosolare per circa cinque minuti. Successivamente, aggiunse i pomodori
pelati,
l'origano, il sale, il peperoncino in polvere e continuò poi
la cottura fino a
quando non fu quasi pronto. Dopo di che spense il fornello sotto: la
panna
l’avrebbe aggiunta poco prima della pasta. Dopo aver
preparato il primo ,
iniziò a preparare il dolce e doveva per forza mettersi a
preparare la pasta
frolla. Prima di mettersi a impastare però, mise a bagno
nell’acqua l’uvetta
aggiungendo un bicchierino di rhum. Poi preparò la pasta
unendo alla farina un
pizzico di sale, il burro, le uova, tre cucchiai di zucchero e un
po’ d'acqua
tiepida fino a quando non ottenne un
impasto liscio ed elastico che sarebbe dovuto riposare per circa
mezz’ora: il
tempo necessario per preparare le mele per il ripieno, alle quali
avrebbe
aggiunto delle briciole di pane tostato assieme allo zucchero e
l’uvetta. Dopo
aver ultimato il ripieno lo versò sopra la pasta
già opportunamente sistemata
nella teglia per il forno e dopo di che infornò tutto. Erano
già quasi le sei,
e doveva solamente preparare il salmone, cosa che si rivelò
velocissima e poi
si mise velocemente a pulire la cucina
da tutto ciò che si era sporcato e poi
preparò la tavola. In casa i
giorni precedenti si era messa un po’ a curiosare tra le
tovaglie e ne aveva
trovata una bordeaux scuro,
sopra la
quale ne mise una più piccola in modo da far sembrare che ci
fosse un quadrato
bianco sopra quella più scura. I piatti erano rigorosamente
bianchi e per sua
fortuna c’erano anche dei bicchieri adatti alle feste
così come i tovaglioli,
dopo di che sistemò delle candele sempre rosse che aveva
trovato per casa
nuove, si era infatti dimenticata di comprarle, e poi andò a
farsi una doccia e
a prepararsi mancavano quaranta minuti alle sette e Heles sarebbe stata
li in
pochi minuti, quando voleva la motociclista era in grado di spaccare
l’ora al
centesimo di secondo.
Il
contatto
con l’acqua l’aiutò a rilassarsi, anche
se ormai da troppo tempo non poteva
recarsi su una spiagga perché Vienna era nel centro
dell’Europa, tuttavia però
l’acqua potabile era comunque parente stretto, se non figlia
del suo elemento.
Era preoccupata, aveva preparato tutto nei minimi particolari per dare
la
notizia a Heles, ma non finiva mai d’interrogarsi su cosa
avrebbe risposto
Heles, avrebbe accettato il bambino? Oppure avrebbe detto di no che non
ne
voleva sapere di fare il genitore come quando Ottavia era piccola? Il
terrore
della risposta le attanagliava le viscere, in fondo finché
Heles non avesse
dato una risposta si sarebbe potuta crogiolare nella certezza del
dubbio, ma
questa non era la cosa giusta ne nei confronti della sua compagna, ne
nei
confronti del suo cucciolo. E poi sarebbe risultata codarda, e incapace
di
prendersi le sue responsabilità quindi doveva farlo.
Uscì
dal
bagno dopo una doccia veloce e si precipitò in camera per
prepararsi, era
veramente tardissimo, cercò freneticamente il vestito che
aveva intenzione di
indossare per la serata, rigorosamente nero e abbastanza aderente anche
se non
superava come sua abitudine il ginocchio. Le scarpe anche loro
sarebbero state
nere. Dopo essersi sistemata con i vestiti passò al trucco
che fu leggero
rossetto a parte che spiccava sulla sua pelle candida. Si era appena
spruzzata
il profumo quando Heles suonò alla porta.
Dopo aver tirato un sospiro con l’intento di
calmarsi un pochino e
mandar via l’agitazione, la violinista andò ad
aprire la porta di casa, trovandosi
davanti Heles che ancora aveva il casco che aveva preso in affitto per
il tempo
del soggiorno a Vienna. Nonostante la visiera scura Milena
notò ugualmente
l’espressione stupita della motociclista a vederla tutta
agghindata in quel
modo.
“Amore
sei
bellissima” disse la bionda senza mascherare un po’
dello stupore che l’aveva
assalita nel vederla così, prima di darle prima di baciarla
dolcemente “A cosa
devo tutta questa eleganza?”
“Stasera
dobbiamo festeggiare una cosa importante, vai a cambiarti
veloce” le sussurrò
l’altra mordendole il labbro inferiore. Non sapendo che
pronunciando quelle
parole avrebbe scatenato in Heles un fiume di paranoie a dir poco
allucinanti,
festeggiare che cosa? Il suo compleanno? No non era possibile Milena
era nata
ai primi di marzo ed erano a Ottobre, forse era il loro anniversario?
No anche
questo era impossibile, e allora che altra ricorrenza si era
dimenticata? Che
altra festività c’era di così
importante da farla vestire così. E metti che
Milena le avesse fatto un regalo? Come avrebbe fatto a destreggiarsi
senza far
vedere che si era dimenticata di quella data che sembrava
così importante?Era
forse la data di morte del criceto di Milena quando era piccola? Sapeva
benissimo che Milena si infuriava quando lei si dimenticava le
occasioni
speciali,ma… ma quella volta proprio non sapeva che cosa
c’era da festeggiare.
Tanto valeva assecondarla e sperare con tutto il cuore che sarebbe
riuscita a
nascondere il fatto che non sapeva per cosa stavano festeggiando. Heles
si
diresse in camera e si tolse il casco prima di andare in bagno per una
doccia
rilassante. Doccia che però non ebbe l’effetto
sperato perché Heles continuava
a pensare e ripensare al motivo del festeggiamento. Doveva ammettere
però che
Milena con quel vestito nero stava d’incanto e sarebbe stato
meglio per la
violinista che la cena fosse stata veloce per dedicarsi poi con
assoluta
tranquillità al dopo cena. Sorrise tra se e se.
Intanto
Milena in cucina aveva messo a cuocere la pasta e stava ultimando il
sugo con
la panna proprio come c’era scritto nella ricetta, aggiunse
dopo pochi minuti
anche le penne leggermente al dente per ultimare la cottura in padella
e
saltarle a dovere, il profumo era delizioso. Sperava che anche il
palato
confermasse la bontà del cibo. Stava appunto finendo di
cuocere la pasta dopo
aver acceso il forno con dentro il pesce del secondo quando
sentì le braccia di
Heles cingerla da dietro, gesto che fu tradito pochi secondi prima dal
profumo
che era solita usare la ragazza dopo la doccia. Heles fece finta di
annusare
con enfasi il profumo che saliva dalla padella appoggiandosi con il
mento sulla
testa di Milena.
“Che
hai
preparato di buono? Solo il profumo fa venire l’acquolina in
bocca..”
“Guarda
sono
piatti della cucina viennese quindi non prometto
niente…” rispose l’altra
spostando la testa in modo da far alzare il mento di Heles che le dava
abbastanza fastidio, gesto che indusse Heles a spostarsi su una zona
che sapeva
risultare irresistibile a Milena: il collo, dove inizio a baciarla
dolcemente,
con l’intento di provocarla.
“Hel…forse
è
meglio che mangiamo altrimenti la pasta si
scuoce…” anche perché se non si
fosse fermata, sicuramente non sarebbe stata più molto
lucida e vista la
notizia importante che doveva darle non era proprio il caso di farsi
inebriare
dai sensi. Heles per tutta risposta mugugnò e si
andò a sedere al tavolo
notando solamente in quel momento come fosse ben apparecchiato. Cosa
che fece
venire nuovamente mille dubbi alla guerriera di Urano, che si
creò pensieri e
conclusioni ad anni luce di distanza dal reale motivo che aveva spinto
la
compagna a organizzare una cena di quel tipo. Il primo piatto
nonostante i
dubbi della cuoca era uscito veramente bene, anche se forse era un
po’ troppo
piccante perché era scappata un po’ di polvere di
peperoncino in più.
Milena
scoprì che, nonostante non conoscesse la moto con cui aveva
corso quel
pomeriggio, Heles aveva fatto degli ottimi tempi, non c’era
da stupirsi in
effetti, molto probabilmente il vento aveva aiutato la sua guardiana
sostenendola
come del resto il mare faceva con lei. E chissà se anche
quella sera l’avrebbe
sostenuta? Il secondo piatto fu pronto proprio quando le due finirono
di
mangiare il secondo e, a differenza del primo, si rivelò
ottimo da tutti i
punti di vista.
“Oggi
che
hai fatto? Sei rimasta in casa a cucinare tutto questo ben di
dio?” chiese
Heles mentre assaporava il salmone all’imperiale.
“Si
diciamo
che sono uscita a comprare le ultime cose che mi mancavano e poi si, ho
sentito
Sidia e poi mi sono messa a cucinare..” rispose
l’altra. Aveva deciso che il
momento più adatto per dare la lieta notizia a Heles sarebbe
stato tra il
secondo e il dolce, il problema e che non sapeva proprio come prendere
il
discorso, la cosa più furba sarebbe stato darle il
“regalo” che le aveva preso
nel pomeriggio. Fu così che Milena si alzò
all’improvviso diretta in sala a
prendere il sacchetto con il pacchetto dentro che era rimasto sotto
alla
giacca, li dove l’aveva lasciato al suo rientro a casa.
“Ma
dove
stai andando amo?” sentì protestare Heles, che
pensò che l’atteggiamento della
ragazza dagli occhi color del mare fosse un po’ strano.
“Sono
andata
a prendere una cosa di la…tieni… diciamo che
questo è per te” le rispose Milena
al suo ritorno. Heles ora ne era sicura si era dimenticata qualche cosa
d’importante e ora? Non voleva farla stare male
perché lei non aveva un regalo
con cui ricambiarla, e non voleva neanche passare per la solita
menefreghista.
“Che
fai non
lo apri?” la incalzò Milena sfoggiando un finto
broncio dopo essersi appoggiata
al tavolo vicino a Heles. La guerriera dei venti fu quindi costretta ad
aprire
il regalo, sentendosi però tremendamente in colpa nei
confronti dell’altra, che
era chiaro: la riempiva di attenzioni e lei si era dimenticata pure di
che
giorno era quello che…
Heles
sgranò
gli occhi appena vide il contenuto del regalo, una tutina per neonati?
“Michi
tesoro mi sa che hai scambiato il pacco con qualche altra
cliente…a me questa
cosa mi copre giusto il naso” osservò dubbiosa
Heles.
“No
no
tranquilla non ho sbagliato proprio niente ero l’unica a
pagare quando l’ho
comprata” rispose Milena divertita dall’espressione
che si formava sul viso
della compagna che aveva l’aria di non capire niente.
“Be
allora
amore, potevi dirmelo che volevi un bambolotto da coccolare oppure un
cucciolo
di quei cani sopramobili che si fanno tutti vestire buoni
buoni…senza dover
mettere su tutto questo teatrino. Lo so io non amo moltissimo cani e
gatti ma
se ci tieni tanto tesoro possiamo prenderlo appena arriviamo a
Tokyo” continuò
a dire Heles, chiedendosi perché
Milena stava sorridendo con degli occhi stranamente luccicanti.
“Hel
nessun
cane o bambolotto… c’è una cosa che non
ti ho ancora detto” le disse lei per
tutta risposta avvicinandosi alla
compagna rimanendo pur sempre in piedi“ecco… sai
quei sintomi strani che avevo
da quando siamo arrivati a Tokyo?” chiese
“Si..ma
non
farla tanto lunga Mile se hai un tumore o qualcosa di brutto dimmelo
è” buttò
li Heles, con il cuore in gola temendo la risposta della sua compagna.
“Be
se è
qualcosa di brutto non lo so…anzi secondo me non le
è… se ti dicessi che
aspettiamo un bambino?”
Quello
che
successe nei secondi immediatamente sucessivi, Milena non se lo sarebbe
mai
dimenticato, Heles appena aveva sentito quelle parole si era
letteralmente
sbilanciata un tantino di più sulla sedia su cui amava
dondolarsi ed era caduta
all’indietro sbattendo la testa contro il mobile della
cucina, che si trovava
alle spalle della bionda dagli occhi di smeraldo. Scena che
provocò una risata
interminabile a Milena, nonostante il fatto che Heles si
rialzò mugugnando che
si era fatta un male cane. E che non c’era assolutamente da
ridere. La guerriera
di Urano si rialzò aiutata dalla guerriera di Nettuno continuando a massaggiarsi
dietro alla nuca,
le sarebbe uscito un enorme bernoccolo, ne era certa.
“Che
hai
detto? Aspettiamo un bambino?”
“
Si amo” le
rispose l’altra passandole le braccia attorno al collo
“tutto nostro” concluse
poi Milena baciandola dolcemente. Prima che un nuovo attacco di risate
le
salisse dal profondo del suo cuore ripensando alla scena di pochi
istanti
prima.
“Ti
amo…fammi
un po’ vedere la testa, che al massimo mettiamo un di
ghiaccio” le disse poi
“Forse
è
meglio se andiamo in sala così mi siedo comoda comoda. Credo
di non riuscire
molto a deambulare senza cadere…” rispose Heles,
la notizia l’aveva
letteralmente scioccata. Lei che faceva il
“papà”? Oddio non poteva crederci..
uno strano batticuore l’aveva assalita, era emozionata.
Pensava a quella che
sarebbe stata la sua vita da li a nove mesi, ci sarebbe stato un essere
che
dipendeva in tutto e per tutto da loro due, sarebbe stata veramente
pronta a un’esperienza
del genere? Con Ottavia era andato tutto bene ma in
quell’occasione si trattava
del loro bambino. Le sue riflessioni furono interrotte dalla fitta che
aveva
provocato Milena appoggiandole un sacchetto con dei cubetti di ghiaccio
sul
bernoccolo che già si era formato. Era delicata e si sentiva
ma faceva comunque
male.
“Ahi…
fai
male..” borbottò
“Sto
facendo
il più delicatamente possibile Hel…magari prova
tu a tenerlo, vado a prendere
il dolce nel frattempo” le disse Milena allontanandosi verso
la cucina. In quel
momento le sembrava ancora più bella, visto il miracolo che
stava avvenendo
dentro di lei, e ora si spiega quelle minuscole differenze che aveva
notato
ultimamente nel suo sguardo e nel suo modo di fare, erano cose minimi
ma a lei
non erano affatto sfuggite, anzi.
Milena
tornò
poco dopo con due fettine di strudel dalla cucina e poggiò
entrambi i piattini
sulle sue gambe quando si sedette a fianco a lei sul divano.
“Da
quanto
sei…in cinta?”
“Un
mese e
mezzo circa suppongo…ma lo sapremo con precisione quando
andrò a fare l’ecografia…”
le rispose lei, porgendole un pezzo di strudel sulla forchetta come se
fosse un
bambino. Pezzo che Heles non rifiutò minimamente, anche se
nel suo piccolo era
pur sempre un gesto d’amore nei suoi confronti.
“Speriamo
che non nasca rompi scatole come te” la canzonò
Heles, prendendola in giro per
farla arrabbiare.
“Cosa
vorresti dire? Molto meglio se non dice parolacce su parolacce come
te” rispose
l’altra mangiando un pezzo di strudel dalla stessa forchetta
con la quale l’aveva
imboccata. “Seriamente Heles che hai intenzione di
fare?” le chiese poi
porgendo un altro pezzo di dolce a Heles.
“In
che
senso scusa? Non ti seguo”
“Ti
vuoi
prendere le tue responsabilità nei confronti di nostro
figlio? Oppure
preferisci sentirti libera come se non fosse successo nulla?”
“Ma
che
domande fai??!!!?? Ovvio che voglio prendermi le mie
responsabilità, ma mi hai
presa per una pazza?”
“No
pensavo
che magari stavi valutando anche Emily oltre che a me…o
meglio a noi” rispose
Milena alludendo alla piccola creatura che piano piano si stava
formando in
lei.
“Ma
figurati
se mi frega di Emily, anzi la prossima volta che la vediamo prometto su
me
stessa che le dirò di lasciarci in pace promesso,
piccola” le disse. Se era
loro il figlio, allora lei doveva fare il papà come si deve.
Quello era poco ma
sicuro.
“Come
lo
spieghiamo ai miei questo?” chiese Heles con lo sguardo
divertito, i suoi
genitori sapevano della loro relazione e avevano accolto Milena come
una
seconda figlia.
“A
bo…”
disse l’altra ridacchiando leggermente al solo pensiero della
reazione dei coniugi
Ten’o “Sicuramente gli prenderà un colpo
a tuo padre e a tua madre, come minimo
distruggeranno la cucina visto che tu ti sei distrutta la
testa” concluse
provocando uno sguardo accigliato ad Heles.
“Ci
penseremo quando sarà il momento” concluse Heles
passando poi un braccio dietro
al collo di Milena per trarla a se e Baciarla con trasporto cercando di
comunicarle tutta la felicità e l’amore che
provava in quel momento. E soprattutto
pensando che da quel momento in poi avrebbe protetto le due persone
più
importanti della sua vita fino alla morte, come d’altronde
aveva già fatto con
Milena in passato. Ma ora c’era il loro cucciolo di mezzo e
niente e nessuno
avrebbe dovuto fare del male a loro due.
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Capitolo 11 *** Operazione Inganno ***
11^Capitolo: Operazione Inganno
I
tre giorni
che separavano la sera in cui Milena aveva dato la notizia a Heles, dal
suo secondo
concerto a Vienna passarono senza sostanziali cambiamenti, Heles a
parte che
era diventata tutto ad un tratto più premurosa, forse troppo
per i parametri di
Milena visto che sembrava che stesse per morire affetta da un tumore.
La
guerriera di Urano infatti non le permetteva neanche di fare il minimo
sforzo
ma la costringeva o a letto o sul divano davanti alla televisione, per
Milena
era diventata un impresa anche esercitarsi con il violino, soprattutto
sul
nuovo brano che avrebbe suonato quella sera stessa. Sperando che il
brano
riscuotesse lo stesso successo di tutte le sue composizioni passate.
Per quanto
riguarda Emily e la sorpresa che avevano organizzato per lei, le cose
si erano
messe meglio di quanto potesse immaginare: purtroppo per la giornalista
infatti
il manager di Milena aveva mosso una specie di querela contro la
giornalista:
Ayamane infatti era perfettamente sicuro che la sua assistita non fosse
una
paladina della giustizia, e questo fare pettegolezzi sulla stessa,
andava a
rovinare la sua figura artistica. Cosa che da buon manager non poteva
assolutamente permettere. Ragion
per
cui, dopo che Sidia aveva chiamato Milena per informarla che avevano
trovato un
altro stratagemma molto più facile da applicare
dell’idea di base; la guerriera di Nettuno prese
la palla al balzo, e
grazie a Marzio che aveva un amico che lavorava negli studi televisivi,
erano
riusciti a mettersi in contatto con i giornali austriaci e avevano
così stretto
appuntamento con quella che doveva essere la vera Sailor Neptune. Tutto
ciò era
avvenuto con la massima discrezione possibile, per via di un messaggio
scritto
pervenuto alla redazione infatti, quella sera esattamente alle ventidue
in
punto Sailor Neptune avrebbe comunicato ai giornalisti giapponesi
così come a
quelli europei che Milena Kaioh con le guerriere Sailor non centrava
niente.
Tutto questo ovviamente mentre Milena suonava all’apparenza
non curante di
tutto ciò nel teatro principale di Vienna davanti alle
massime autorità
cittadine che di conseguenza avrebbero testimoniato che Milena era li
davanti
ai loro occhi.
Milena
già
assaporava la faccia che avrebbe fatto Emily nel vedere Sailor Neptune
parlare
proprio mentre lei suonava davanti ai suoi occhi, al solo pensiero le
si stampò
un sorriso quasi perfido sul viso. Non vedeva l’ora di
metterla fuori gioco.
Heles era al corrente di tutto, e per la prima volta sembrava partecipe
in
qualcosa contro Emily, e questo la rendeva ancora più felice
perché era segno
che tutti i suoi dubbi non erano altro che frutto della sua fantasia,
ed era
bastato comunicare alla sua compagna che erano genitori per rimettere
tutto al
proprio posto. La guerriera di Urano dal canto suo aveva rinunciato
anche alle
moto per tenere d’occhio la sua amata, e questo
già stava a sottolineare quanto
ci tenesse al futuro bambino.
Era
anche
quasi contrariata dal fatto che Milena dovesse suonare, ma sapeva anche
che un
contratto era un contratto e che la musicista avrebbe dovuto
rispettarlo; ma
sapeva anche che Milena aveva chiamato il suo manager a Tokyo per
dirgli che
per motivi personali si sarebbe preso un anno e mezzo lontano dal
palcoscenico
per dedicarsi anima e corpo a questo momento così’
irripetibile nella vita di
ogni donna e anche perché sapeva che la ragazza non avrebbe
mai voluto ripetere
ciò che i coniugi Kaioh avevano fatto con lei, e per ovviare
a ciò voleva
iniziare fin da subito a essere una figura presente nella vita del loro
bambino. D’altro canto le risorse economiche non mancavano di
certo, costatato
che un concerto della violinista veniva ben pagato, e anche per quel
mese a
Vienna lo stipendio sarebbe stato piuttosto elevato. Senza dimenticare
che
anche Heles veniva pagata quando partecipava in modo ormai sporadico
alle corse
motociclistiche.
Heles
in
quel momento pensava a come dare la notizia ai suoi genitori,
più che altro a
come giustificare il fatto che lei era il padre biologico del bambino.
Sarebbe
stato impossibile. E per la prima volta in vita sua avrebbe volentieri
rivelato
ai suoi genitori il suo essere una guerriera Sailor, ma non sapeva che
ripercussioni poteva avere quella scelta: e se veniva esiliata dal
pianeta
Terra come era successo anni prima a Sidia quando aveva bloccato il
tempo prima
dello scontro finale con l’”Esercito del
Silenzio” per non far saltare in aria
lei e Milena assieme al suo elicottero? Non poteva permettersi di
lasciare
indifesa la sua famiglia contro qualsiasi minaccia umana o
extranaturale che
sia. Le sue riflessioni furono interrotte dalle braccia di Milena che
le
cingevano il collo da dietro la spalliera del divano, non
l’aveva neanche
sentita arrivare da quanto era assorta nei suoi pensieri.
“A
che
pensi?” le chiese Milena
“Ma
a come
dire ai miei genitori che sono nonni, e come giustificare il fatto che
io sono
il “padre” biologico del bambino… sai
sono fortemente tentata di dire ai miei
che siamo delle guerriere Sailor, sarebbe tutto più facile
non trovi?
Giustificare tutto, dire le cose come stanno. Senza crearsi
problemi” sospirò
infine Heles.
“Amore
ma
non sappiamo che esiti potrebbe avere su di noi il fatto che riveliamo
la
nostra identità ai tuoi genitori, rischieremmo…
non vorrei che succedesse come
a..”
“Come
a
Sidia, lo so Mile ci ho pensato anche io”
“Un
modo
troveremo, ne parliamo con le altre quando torniamo e sentiamo cosa ci
dicono,
credo che sia la soluzione migliore” l’altra
annuì rimanendo in silenzio per
qualche secondo.
“Ma
dimmi
una cosa… Sidia lo sapeva del tuo stato
interessante?”
“Si
è stata
la prima a saperlo lei lo sa praticamente da dopo cinque minuti che ho
fatto il
test di gravidanza” sorrise dolcemente l’altra.
“E
come ha
reagito? In fondo lei è come se fosse la zia del
bimbo..” chiese curiosa Heles,
poggiandole dolcemente la mano sull’addome, abitudine che
ormai aveva preso e
che Milena non aveva nessuna intenzione di scoraggiare.
“Ha
chiesto
se mi ero fumata una canna…o se nella peggiore delle ipotesi
avessi bevuto
troppo” rispose l’altra ridacchiando.
“Tipico
di
Sidia” sorrise Heles.
“Perché
me
lo chiedi?” chiese la musicista curiosa
“Perché
all’improvviso
ha iniziato a farmi dei discorsi senza ne capo ne coda sulla
responsabilità che
ognuno di noi ha nei confronti di chi ci sta intorno; te lo dico chiaro
amo, se
fossi stata un uomo le mie palle sarebbero arrivate fino
all’altro capo del
mondo, te lo posso giurare. Era così convinta di quello che
diceva che era
impossibile fermarla, ma che due marroni. Solo ora capisco
perché però”
concluse accarezzandole i capelli.
La
restante
parte del pomeriggio trascorse molto tranquilla per le due, e arrivata
l’ora di
prepararsi per recarsi al teatro, entrambe non vedevano l’ora
di vedere la
faccia di Emily quando avrebbe saputo che Sailor Neptune parlava ai
giornalisti
giapponesi proprio quando colei che secondo i suoi calcoli era la
guerriera di
Nettuno suonava uno dei suoi tanti brani di musica classica. Al solo
pensiero
si sentivano in pace con il mondo. Arrivate a teatro, scorsero una
moltitudine
di giornalisti che affollavano l’ingresso principale, per
fortuna che il teatro
disponeva di un’entrata secondaria sia per i musicisti che
per gli attori che
recitavano nelle opere liriche e teatrali.
Appena entrate nell’atrio secondario le due
furono costrette a
separarsi, Heles infatti era diretta al suo posto in platea, mentre
Milena
doveva andare come al solito dietro le quinte in attesa del concerto,
durante
il suo percorso però fu fermata dal direttore del teatro che
le la
salutava,e come era
prevedibile le fece
la domanda più scontata che la ragazza potesse ricevere in
quei giorni.
“Miss
Kaioh
mi dica ma sono vere le voci che girano sui giornali in questi
giorni?”
“
No guardi
sono i soliti pettegolezzi dei giornalisti che non presentano ne capo
ne coda,
non nego di aver partecipato agli eventi di cui mi è stata
attribuita la
partecipazione, ma da li a dire che io sono una delle Senshi, come le
chiamiamo
noi in Giappone la strada è ampia e accidentata” rispose affabile.
Heles
intanto aveva raggiunto il suo posto a sedere, che era circa lo stesso
del
primo concerto della sua compagna, forse giusto una fila di differenza
c’era, e
come prevedibile non resistette a far vagare lo sguardo alla ricerca di
Emily,
voleva tenerla d’occhio il più possibile. Ai suoi
occhi però si presentarono
solamente una grande moltitudine di persone che dovevano appartenere
alla
Vienna benestante, avrebbe potuto riconoscere gli abiti che indossavano
sia le
donne, e per questo doveva dire un grazie a Milena, ma soprattutto
quelli degli
uomini: sembrava di stare in una sfilata di moda piuttosto che a un
concerto di
musica classica. Prada, Armani, Chanel, Valentino. Non sapeva veramente
dove
guardare per non veder abiti. Decise quindi di concentrare la sua
attenzione
sul telefonino e si mise a giocare con uno dei giochi che aveva in
dotazione
per ammazzare il tempo che la separava dall’inizio del
concerto. Mancavano all’incirca
un quarto d’ora e ancora Emily non si vedeva, che fosse
assente proprio quella
sera? Tanto che fosse assente o no la notizia l’avrebbe
ricevuta comunque, e
sorrise al pensarla davanti al suo capo a prendersi una bella ramanzina
di
quelle che non si scordano per tutta la vita.
Milena
dal
canto suo era dietro le quinte con gli spartiti stretti contro il petto
dal
braccio sinistro, la cui mano reggeva l’archetto del violino,
mentre nella
destra reggeva lo strumento ripassando mentalmente le note del pezzo
nuovo che
doveva presentare. Si sentiva stranamente agitata, e piuttosto
irrequieta, non
tanto per il concerto ma per il fatto di Emily. Sperava con tutto il
suo cuore
che andasse tutto a buon fine in modo da togliersi di mezzo la
giornalista che
non sopportava veramente più. Dopo neanche cinque minuti il
direttore dell’orchestra
le passò affianco sfiorandola per dirigersi sul palco e dar
inizio al concerto,
e provocando quel batticuore nel petto della ragazza che ormai le era
familiare,
ma che in un certo senso le dava fiducia.
Dopo
i due
pezzi introduttivi suonati dall’orchestra Milena fece il suo
ingresso in scena,
scambiando poi l’occhiata ormai solita con il direttore per
dargli il via per
la nota d’attacco. Facendo
risuonare le
note argentine per la seconda volta in quel teatro. “Questa
è per te amore mio”.
Pensò mentre suonava, chissà
se Heles l’avrebbe
capito dal suono che era per lei quel brano. Più che altro
l’aveva composto
proprio dopo una delle loro prime notti insieme nella nuova casa di
Tokyo dove
si erano trasferite cinque anni addietro dopo un mese che si
conoscevano per
adempiere alla loro missione, e proprio in quella casa avevano avuto il
primo
rapporto approfondito, e proprio per questo per lei era stato piuttosto
doloroso lasciare l’abitazione qualche mese più
tardi quando erano dovute
partire dopo aver lasciato la piccola Ottavia a suo padre che non
ricordava
praticamente nulla di ciò che era accaduto con i nemici di
allora.
Quando
la
ragazza fu quasi a metà del concerto, un direttore del
teatro agitatissimo fece
il suo ingresso in sala, bloccandola, e attirando
l’attenzione anche di Heles
che stava divagando nei suoi pensieri cullata dalla musica, poco
lontano la
bionda notò una figura bruna piuttosto familiare: Emily.
Milena
si
interruppe incuriosita, che fosse scattato il piano delle sue compagne?
Molto
probabilmente si. E in fatti il direttore salì sul palco
tenendo in mano un
microfono di quelli senza filo.
“Signori
e
Signore buonasera, scusate per l’interruzione ma abbiamo al
telefono una delle
guerriere che sembrano combattere per la giustizia in Giappone,
collegata da
uno studio giornalistico. A quanto ho capito stando alle parole del
giornalista
vuole mettere in chiaro alcune cose e quindi ha chiesto di intervenire,
via
telefonata al concerto” la platea era al quanto spaesata,
mentre Milena non
poté far a meno di cercare Heles tra i presenti, trovandola
in sesta fila
proprio davanti al palcoscenico, e i loro occhi si incrociarono come
per dirsi:
è scoppiata la bomba.
“Buonasera
a
tutti, mi dispiace interrompere questo spettacolo di musica classica
sicuramente di altissimo livello, ma vorrei mettere in chiaro una cosa:
mi è
giunta voce fin qui in Giappone che una giornalista di un noto giornale
di
cronaca e mondanità viennese abbia attribuito la mia vera
identità alla ragazza
che sta suonando a Vienna in questo teatro per voi questa sera. Come potete vedere se
Sailor Neptune è
al telefono con voi collegata da una sede giornalistica
di Tokyo in compagnia di un giornalista, e la qui presente Milena Kaioh
sta
suonando non possiamo essere di fatto la stessa persona. Mi scuso
ancora con
tutti i presenti per l’interruzione, e ringrazio il direttore
per la sua
estrema gentilezza nel concedermi di interrompere il concerto. Buona
serata a
tutti”
Milena
riconobbe all’istante la voce che si sentì
stereofonica negli auto parlanti del
teatro, era Amy di sicuro, era l’unica che aveva una
pronuncia sciolta dell’inglese
quasi quanto lei, e quel tono così gentile era solamente
suo. Grande Amy! Dopo
pochi minuti durante i quali il pubblico si guardò spaesato
e iniziò a
mormorare le sue opinioni sulla questione, Milena ricevette
l’ordine di
ricominciare a suonare e il silenzio cadde sulla sala.
A
Heles
intanto, nonostante lo sguardo magnetico che si era scambiato con la
sua
compagna dalle iridi blu oceano, non era scappata la reazione di Emily
che fu
presa totalmente da una crisi di nervi isterica che le piacque molto,
anche perché
la giornalista uscì seguita dal suo operatore di camera in
maniera convulsiva
dalla sala.
Il
concerto
proseguì benissimo, e al contrario delle paure di Milena, anche il nuovo pezzo fu
ampliamente accettato
dal pubblico viennese, che decretò il suo enorme successo
chiedendo anche un
bis alla fine del concerto, era felice tutto era andato secondo i suoi
piani. E
dopo aver fatto chiudere il sipario, la ragazza si diresse dietro le
quinte per
poi uscire per raggiungere Heles. Peccato però che appena fu
uscita fu sbattuta
contro il muro da… Emily!
“Senti
non
so a che gioco stai giocando, ma ti ho vista sai? Ti ho vista quasi due
mesi fa
al parco con il musicista viennese cosa hai fatto, ho visto che ti sei
trasformata. Quindi te lo dico per l’ultima volta, se non
vuoi farti male
lascia in pace Heles!” le gridò muso contro muso
Emily.
A
quel punto
Milena non ci vide davvero più, e la sua mano destra
scattò in alto per poi
abbattersi sul viso della giornalista in un sonoro schiaffone.
“
No sentimi
bene te signorina, non provare mai più ad avvicinarti a me e
a Heles, perché ti
vai a cacciare in guai grossi, non giocare con il fuoco che poi prima o
poi
scotta! E ora sei pregata di togliermi queste schifose mani di dosso, e
andartene dritta a fan culo!” E quando ci vuole ci vuole
pensò la violinista,
in effetti a lei
non capitava quasi mai
di dire parolacce, e quando qualcuna scappava si sentiva in colpa con
se stessa
per essersi lasciata influenzare da Heles. La giornalista la
guardò sbalordita
toccandosi il viso, non se l’aspettava veramente una reazione
così dalla dolce
violinista.
Milena
intanto
si diresse a passo deciso verso l’uscita secondaria dove
trovò Heles ad
aspettarla raggiante, che l’abbracciò in una
stretta veramente da togliere il
respiro.
“E
andato
tutto alla grande, le ragazze a Tokyo sono state grandi, che
soddisfazione!” le
disse provocando una risata nella violinista.
“No
la
soddisfazione più grande l’ho avuta io nello
stampare cinque dita sul viso
della tua ex poco fa, anche se credo che non si arrenderà
facilmente e questo
mi preoccupa” disse la violinista inizialmente felice e poi
cupa.
“Non
ci
pensiamo ora, andiamo a casa che dobbiamo festeggiare e sentire le
altre, Sidia
mi ha appena mandato un sms, maledicendo entrambe perché non
ci siamo portate
la ricetrasmittente dietro” la informò Heles prima
di seguirla verso la
macchina che le avrebbe portate a casa.
Note
dell'autrice: Ringrazio tutti i recensori
che hanno letto anche la mia One Shot sul terremoto del Giappone, e che
ha avuto bellissime recensioni da tutti, e ho potuto notare che alcuni
recensitori sono in comune anche a questa. Vi informo anche che questa
One-Shot, ovvero "Do not stop dreaming, never" contribuirà
all'inziativa "Autori
per il Giappone" in collaborazione con Save the Children. E
la potete ritrovare quindi a questo
indirizzo. Mi rivolgo sopratutto agli scrittori recensori, se volete
aderite all'iniziativa basta veramente poco.
|
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Capitolo 12 *** Palazzo Schönbrunn ***
Note
dell'autrice: Il capitolo risulterà forse un
pò traumatico nel
finale, perchè vi lascio in sospeso su una questione che
sarà
fortemente sentita da molti. Nonostante questa sia per me una settimana
a dir poco focosa per via della consegna di tre progetti
all'università
sono riuscita a produrre un capitolo più lungo del solito.
Quindi
auguro a tutti una buona lettura,e vi ringrazio per il
sostegno, importante almeno quanto il mio neurone malato di fantasia xD.
12^Capitolo: Palazzo Schönbrunn
Appena
furono rientrate a casa verso l’una di notte dopo il secondo
concerto di
Milena, Heles andò direttamente in camera loro senza neanche
cambiarsi per
prendere l’orologio ricetrasmittente,
e
poi raggiunse Milena che stava mettendo a scaldare l’acqua
per il tè sul
fornello. Una volta seduta al tavolo fu raggiunta anche dalla guerriera
di
Nettuno e avviò la chiamata dal solito piccolo tasto che
tante volte aveva cliccato
durante le emergenze . Neanche due segnali di squillo che Sidia rispose
subito
e dal vociare che sentivano non era neanche sola.
“Ragazze
siete state mitiche, non avete idea di che faccia a fatto
Emily” esplose Heles
appena sentì che la linea era stata instaurata.
“Immagino…
“
rispose Sidia allegra.
“E’
stato
troppo divertente ragazze!!” Sentirono urlare un euforica
Banny.
“A
proposito
ringraziate Amy, perché è stata a dir poco
bravissima per il discorso che ha
fatto” disse immediatamente Milena.
“Mile
figurati, me lo ero scritto il discorso che dovevo fare, e poi lo
studiato
praticamente a pappagallo per non imbrogliarmi davanti a tutti, poi
quanto
torni ti dobbiamo assolutamente far vedere le foto, mi hanno costretta
a farle
per farti vedere come ero come tua sosia. Cioè come mi ha
conciato la penna
lunare.” Rispose Amy.
“Sicuramente
era identica a te, più identica di quanto non lo fosse Marta
quando a suo tempo
si era spacciata per me usando la penna lunare, che aveva due codini a
dir poco
orribili” si intromise Banny.
“Banny!!!???!!!???
“ sentirono protestare Marta. Erano davvero un gruppo di
matte quelle cinque,
esprimevano l’amicizia in un modo totalmente diverso da loro
che erano le
guardiane dei pianeti esterni, e forse erano molto più
confusionarie di quanto
non fosse necessario. Loro invece erano abituate a comunicare
l’affetto per
mezzo di piccolissimi e impercettibili gesti. Dopo qualche istante di
silenzio
sentirono un sonoro sbadiglio provenire dalla ricetrasmittente.
Guardarono
allora l’orario mentre Milena si alzava per prendere il te,
erano le due di
notte, questo significava che in Giappone erano le undici di mattino,
ma
sicuramente le loro amiche non avevano dormito tutta la notte visto che
erano
rimaste in attesa della loro chiamata.
“Ragazze
vi
lasciamo perché se non sbaglio da voi sono le undici di
mattino e non avete
chiuso occhio per tutta la notte, sarete stanche…e ad essere
sincera lo sono
anche io ultimamente mi affatico con più
facilità” disse Milena, frase che
Sidia capì benissimo ma che lasciò perplesse le
altre.
“Ma
Mile c’è
forse qualcosa che non sappiamo, Sidia ci ha detto che ultimamente non
hai una
salute di ferro però non ha voluto dirci
nient’altro” era Morea questa volta.
“No
sto
benissimo, e comunque questo non è il momento giusto per
parlarne, poi quando
rientro a Tokyo saprete tutto promesso, ma comunque non preoccupatevi
non è
niente di grave anzi!” rispose Milena, sentendo poi il
braccio di Heles dietro
le spalle mentre finiva la tazza di te.
“Ok
allora
ci vediamo quando tornate tra due settimane ragazze, se avete bisogno
di
qualche altro aiuto fate un fischio” disse Sidia.
“Ok
buona
notte a tutte” rispose Heles anche da parte di Milena prima
di togliere la
comunicazione. Alla
chiusura della
telefonata seguirono dei minuti di silenzio interrotti solamente dal
tintinnio
dei braccialetti che Milena aveva indossato per la serata contro le
tazze in
cui avevano bevuto che la ragazza stava lavando per poi metterle ad
asciugarle
sul lavandino pronte per un eventuale utilizzo il mattino successivo.
Sempre
che si fossero svegliate in orario per la colazione:
il direttore dell’orchestra infatti le aveva
detto che il giorno successivo le prove non ci sarebbero state , un
po’ perché
non erano più necessarie, e un po’
perché l’orchestra avrebbe dovuto provare
con i ballerini il balletto: “Il Lago dei Cigni” di Čajkovskij che la
violinista conosceva fin
troppo bene per il brano “La morte del cigno” molto
popolare soprattutto tra i
musicisti e che Heles sapeva suonare ad occhi chiusi al pianoforte,
anche se
per le note strazianti era molto
più
adatto a un violino.
“Che
facciamo andiamo a letto?” chiese poi a Heles dopo aver
finito di lavare le
tazze.
“Ok
agli
ordini, però io non ho sonno, se tu ti senti stanca mi
guarderò un po’ di tv
tanto te ci vogliono le cannonate per svegliarti” sorrise
l’altra.
“Guarda
che
potrei anche fare un eccezione e metter da parte la stanchezza
sai?” rispose
l’altra alzandosi sulle punte per dare un veloce bacio alla
compagna prima di
dirigersi in camera a cambiarsi. Heles invece si ritirò in
bagno per lavarsi i
denti.
Venti
minuti
più tardi le due erano entrambe sotto le coperte, era
impossibile star fuori
dal piumone, ormai era la metà di Novembre e pian piano le
temperature
divenivano sempre più gelide, e ormai i viennesi aspettavano
la prima spruzzata
di neve. Heles come aveva annunciato aveva acceso la televisione e
aveva
abbassato il volume al minimo consentibile dall’orecchio
umano per percepire
distintamente le battute dei canali inglesi, che a quell’ora
della notte trasmettevano
programmi a dir poco demenziali. Milena invece l’aveva
abbracciata mantenendo
la sua testa sulla sua spalla, cosicché lei poteva
facilmente abbracciarle il
bacino con il braccio destro, mentre la guerriera di Nettuno
intrecciava la
mano sinistra alla sua. Tuttavia Heles sentiva che la sua compagna era
distratta.
“A
che
pensi?” le chiese sottovoce, certa che era sveglia
perché conosceva fin troppo
bene il ritmo del respiro dell’altra quando dormiva.
“Pensavo
a
che nomi potevamo dare al nostro piccolino o alla nostra
piccolina” rispose
l’altra spostando leggermente la testa per guardare Heles
negli occhi. Un
ghigno si dipinse sul volto della guerriera di Urano.
“Se
è un
maschio Haru non è male sai”
“Ma
dai..Hel… Haru… Haruka è il tuo nome
in giapponese…Haru suona come
l’abbreviazione di Haruka” rispose
l’altra poco convinta.
“Uhm…embè?
Chiami lui e arrivo anche io..che male
c’è?” rispose Heles
“Se…
guarda
me ne basta una di Haruka per volta..non voglio trovarmi nella
situazione di
averne due con il tuo stesso carattere” rispose lei
provocandola.
“
Se sei
innamorata persa di me è anche per il mio bellissimo
carattere” rispose Heles
con il suo ego smisurato che sapeva sfoggiare quando meglio le pareva.
“Io
vado a
dormire va… che è meglio”
bofonchiò Milena, gli occhi le si stavano chiudendo
per la stanchezza, con le ultime energie che le rimanevano si
sistemò meglio
affianco all’altra per starle abbracciata il più
possibile.
“va
be come
vuoi io guardo ancora un pochino la tv, notte piccola” disse
abbassando la
testa quel poco che era necessario per scoccarle un bacio sulle labbra.
“Notte…”
Il
mattino
dopo, si svegliarono giusto all’orario giusto per fare un
pranzo colazione, quel
pomeriggio si sarebbero dedicate completamente allo svago, forse anche
un po’
di shopping se fosse rimasto il tempo la meta predestinata era palazzo Schönbrunn. Antica dimora degli
Asburgo antica dinastia
regnante in Austria. Per
quel giorno
avevano deciso di muoversi in moto per lasciare un po’ di
respiro anche
all’autista che da quando erano arrivate non aveva avuto
neanche un attimo di
respiro. Heles si era occupata i giorni precedenti
dell’affitto della moto, ed
era praticamente pronto tutto. Milena però si sentiva al
quanto irrequieta e
agitata per quell’uscita fuori porta, e non riusciva neanche
a capire perché
dato che quella notte era stata senza sogni ne incubi, forse era
soltanto
perché aveva dormito troppo. Mentre preparava qualcosa di
veloce per il pranzo,
Heles si preparava per andare a prendere la moto che avevano affittato,
in modo
da arrivare giusto in tempo per prendere la sua compagna che nel
frattempo
avrebbe pranzo e poi si sarebbe vestita per uscire. Tuttavia dopo che
Milena
rimase da sola in casa la sua irrequietezza aumentò a
dismisura tanto che la
ragazza non riusciva neanche a stare troppo ferma nello stesso punto
dell’abitazione e che le dava fastidio veramente tutto,
sapeva che essere
sensibili agli odori era uno dei sintomi della gravidanza, e sapeva
anche che
essere un po’ lunatica era normale, ma da qui a essere
così irrequieta il salto
era molto ampio. Non aveva affatto fame un po’ per colpa
delle nausee e un po’
per colpa dell’agitazione che fin dai tempi del liceo le
chiudeva lo stomaco.
Quando aveva una verifica a scuola era un vero e proprio delirio: se
aveva una
verifica dopo la pausa pranzo
o quella
mattutina non mangiava, lo stesso avveniva se la verifica era prima.
Colpa
dell’emotività o di chissà che cosa era
sempre stato così, fortunatamente ormai
i concerti non le facevano questo effetto. Davanti al piatto di pasta
il suo
cervello le ordinava tassativamente di non mangiare, ma la sua
determinazione
prese il soppravvento e si sforzò per finirlo, non tanto per
se stessa ma per
suo figlio perché altrimenti sarebbe svenuta entro due ore
ne era sicura. Finito
di mangiare andò a prepararsi, e dopo
essersi lavata i denti non poté far a meno di mettersi di
profilo davanti allo
specchio per vedere se la pancia era un po’ cresciuta, aveva
sentito dire che
prima dei quattro mesi non si sarebbe vista, ma dipendeva comunque da
persona a
persona e lei di costituzione era piuttosto magra. Osservando il suo
riflesso
però non notò nessun cambiamento, forse era
veramente troppo presto. Non vedeva
però l’ora di fare il suo rientro a Tokyo per
andare a fare un ecografia e
vedere la piccola nocciolina che pian piano cresceva. Al solo pensiero
le
scappò un sorriso quasi ebete. Finita la parte di
preparazione che prevedeva
l’utilizzo del bagno, ovvero i denti e il trucco si diresse
in camera a vestirsi,
quel giorno avrebbe indossato dei pantaloni neri e una camicia bianca,
la gonna
vista la moto almeno per quel pomeriggio era vietata, e a dirla tutta
con i
pantaloni si sentiva un po’
come un
pesce fuori dall’acqua, ma come faceva Heles a usarli sempre?
Dopo di che
indossò la miriade di braccialetti che era solita indossare
perché apprezzava
molto il loro tintinnio prodotto dai suoi movimenti con il braccio.
Ultimo
spruzzo di profumo e fu pronta. Mancavano solo le scarpe e la borsa. Le
prime
nere e la seconda la solita borsa bianca. Dopo essersi preparata si
diresse in
sala con le chiavi di casa in mano, Heles era in ritardo di dieci
minuti, erano
già le quattordici e cinque. L’irrequietezza
salì nuovamente, non sia mai che
alla sua compagna fosse successo qualcosa in moto.
Le paure della guerriera di Nettuno però,
furono presto mitigate dal suono del campanello alla porta di casa,
suono che
riconobbe come quello di Heles, non tanto perché era diverso
quanto per la
lunghezza dei trilli. Dopo aver preso il cappotto si diresse verso
la
porta di casa, e fuori dal giardinetto sul quale si affacciava la loro
porta
d’ingresso, Heles l’aspettava appoggiata alla moto
con il casco sulla sella
mentre ne teneva uno in mano. Non che l’entusiasmava molto
sfrecciare tra il
traffico di Vienna in moto, ma i patti erano patti e lei era solita
mantenere
le promesse. Quindi appena arrivata vicino alla moto dopo un bacio
piuttosto
profondo che mandò presto in iperventilazione le due,
indossò il casco
riservato a lei, e dopo che Heles salì sulla moto le
passò le mani intorno al
bacino stringendo la presa per non cadere. Era da circa una ventina di
giorni
che non andava in moto, e tolta la parentesi della festa di in bocca al
lupo
che le avevano organizzato le sue compagne, era un anno o forse
più che non
sfrecciava nel traffico su una moto per lunghi tragitti come quello che
si
accingevano a fare. Doveva ammettere che stare a contatto con la
guerriera di
Urano sia fisicamente sia per via del vento che le circondava per via
della
velocità la rilassava.
“Se
mi
stringi ancora un po’ vedrai il mio stomaco farci da freno
aprendosi come un
paracadute al di fuori della mia bocca” la sentì
urlare da sotto il casco.
Forse stringeva un po’ troppo la presa, Heles aveva proprio
ragione. Ma il
fatto e che aveva sempre avuto un po’ la paura di cadere in
curva. Tuttavia
andare in moto era una bella sensazione, non eri condizionata dal
traffico
perché riuscivi a infilarti in tra due colonne di macchine
senza problemi ed
eri per così dire più libera. Senza aggiungere
che il contatto stretto con
Heles le donava una strana sensazione di benessere che superava di gran
lunga
l’irrequietezza. Dopo circa un trenta minuti passare a
sfrecciare nel traffico
giunsero finalmente alla loro meta,e
lo
spettacolo che fece capolinea davanti agli occhi della musicista era a
dir poco
maestoso. Mentre osservava il prospetto dell’edificio,
richiamò alla mente le
varie informazioni che aveva letto sui siti internet, e che aveva
memorizzato
in modo quasi automatico come accadeva praticamente sempre quando si
parlava
anche della più minima forma d’arte.
Il
complesso
dell’edifico comprendeva, oltre al castello comprendeva il
grande parco e il
giardino zoologico più antico al mondo. La funzione
principale dell’edificio
era quella di residenza per gli Asburgo nobile casata
all’interno della quale
erano compresi gli imperatori d’Austria. Gli esponenti forse
più famosi di
questa casata erano Francesco Giuseppe e Elisabetta, meglio conosciuti
come
Franz e Sissy. Il prospetto dell’edificio, lungo quasi 175
metri, era in puro
stile rococò e di colore giallino chiaro, quasi un color
crema; su di esso
facevano capolinea un balcone a loggia sostenuta da due colonne ed era
coronata
due statue piuttosto imponenti.
“Bella
addormentata forse è meglio se ci diamo una mossa a fare i
biglietti” era Heles
che la distolse dalle sue considerazioni mentali.
“Si
ok..stavo analizzando l’edificio mentalmente, so che a te
sentir parlare di
storia dell’arte non va giù e allora me le sono
tenute per me le considerazioni”
“Hai
fatto
bene ne faccio volentieri a meno” le rispose
l’altra mentre intrecciava le sue
dita a quelle di Milena dopo aver chiuso i due caschi sotto la sella
della moto,
gesto che compieva raramente perché di rado rendeva visibili
i suoi sentimenti
a tutto il mondo, tuttavia Emily quel giorno non era nelle vicinanze e
quindi
potevano permettersi di essere una coppia normale. Le due si diressero
quindi
verso la biglietteria per fare i loro biglietti, e poi iniziarono la
visita al
palazzo. La prima meta della loro visita furono gli appartamenti
imperiali i
cui muri e soffitti erano abbelliti di arazzi e stucchi dorati, che a
Milena
parevano bellissimi, ma che Heles non
ritardò a classificare come “Inutili
sfarzosità senza ne capo ne coda”
ovviamente la musicista non era d’accordo. Procedendo nella
visita passarono
nella stanza del così detto scalone azzurro, e furono un
po’ rallentate dalla
fila che spesso si creava in questa stanza, soprattutto se
c’era qualche gruppo
di visitatori provenienti dall’Italia: gli affreschi di
quella sala infatti
erano stati dipinti da Ricci, un pittore originario della penisola che
si
affacciava sul Mediterraneo. E in effetti come tutti i pittori italiani
ammirati in tutto il mondo anche lui aveva un tratto e una stesura del
colore
molto armoniosa. Passato lo scalone azzurro, arrivarono nelle sale di
rappresentanza, che fecero incuriosire Heles questa volta,
perché in origine
erano utilizzate per lo svolgimento di cerimonie politiche e militari
esse
comprendevano: la
Sala della guardia,
con stucchi dorati, l’Anticamera dell’imperatore
con un tavolo da biliardo
700esco per l’attesa e la Sala di Noce, usata per le udienze,
con fregi dorati
e in noce, appunto.
Ciò
che
avrebbe ricordato per sempre Milena però sarebbero stati gli appartamenti di Sissi
e Franz Josef: lo
studio e la Camera da letto con ritratti della bellissima e regale
Sissi e la
famiglia, poi la Saletta della terrazza, rivestita di broccato di seta,
la
Saletta della scale rivestita di damasco rosso e arredi di palissandro
da seta.
L’ambiente più bello a parere di Milena tuttavia
rimaneva il Salotto
dell’Imperatrice con tappezzeria in broccato bianco e oro.
“Non
è
bellissimo Hel?” disse tutto ad un tratto Milena girandosi
verso la compagna. Beccandola
ferma davanti a un quadro che ritraeva la principessa per
l’appunto.
“Te
l’ho
detto secondo me tutta questa sfarzosità non ha ne capo ne
coda, potevano
benissimo risparmiare e mettere meno oro negli stucchi e tutte queste
stronzate
e pensare un po’ di più alla popolazione che nel
frattempo moriva di fame o
quasi” sbottò la bionda. Chi voleva apparire
grande facendo uso di mezzucci
come l’architettura era ritenuto dalla guerriera di Urano un
grandissimo
pallone gonfiato, soprattutto per i personaggi storici di cui si sapeva
praticamente tutto dell’epoca in cui vivevano. “ E
poi scusa dicono tutti che
Sissy è bella, ma secondo te questa è bella?
È un cesso fatto persona, oppure
il pittore si era fatto un tiro di oppio o simili prima di dipingerla
perché dai
amore in confronto tu sembri di un altro pianeta” le
considerazioni di Heles
furono ampliamente ignorate dalla musicista che si limitò a
roteare gli occhi
sospirando con un tono che sembrava dire “Ormai è
irrecuperabile” per poi
soffocare una risata.
In
seguito
le due attraversarono la Grande Galleria adibita ancora oggi ad alcune
celebrazioni rappresentative di rilievo, e poi
ancora Salone
azzurro, la Piccola
galleria, la Stanza
delle Porcellane e
Sala
del Milione.
Giunsero infine alla mostra di carrozze adiacente alla scuderia che era
ancora
funzionante. Una delle altre grandi passioni di Milena era
l’equitazione, forse
era l’unica che non le era stata imposta dai suoi genitori, e
sentire nel museo
l’odore caratteristico delle selle di cuoio e dei finimenti
le venne un moto di
tristezza. Qui le due si sbizzarrirono con le foto, facendosene a
vicenda anche
vicino ai cavalli finti attaccate alle carozze, e non mancarono le
facce buffe
con le corna a scongiurare la sfiga che fece Heles quando Milena la
costrinse
ad essere fotografata davanti alla carrozza funebre degli imperatori.
Prima di
iniziare un giro del giardino però Milena insistette per
andare a vedere le
stalle con i cavalli, proprio quando giunsero li c’era un
cavallo nero fuori
con il suo cavaliere diretto al suo allenamento giornaliero, la
guerriera di
Nettuno allora chiese se poteva accarezzarlo, e ottenne una risposta
affermativa. Quel cavallo così nero, sicuramente di razza
Frisona, le ricordava
la sua Midnight Star, che da troppo tempo ormai aspettava la sua
padrona nelle
scuderie della villa della famiglia Kaioh. Anche la sua era una
frisona. Heles tuttavia
rimase a dir poco sorpresa nel vedere con quanta sicurezza Milena
sapeva dove toccare
il cavallo, che in confronto alla sua ragazza sembrava veramente un
gigante.
“ C’è la
possibilità di cavalcarlo?” chiese senza nessun
preavviso Milena, facendo
sgranare gli occhi a Heles: ma le era dato di volta il cervello? Era al
secondo
mese di gravidanza non poteva ne sforzarsi ne prendere colpi
ricorrenti, cosa
che a cavallo per via del movimento dell’animale erano
inevitabili.
“Amore
forse non è il caso…” iniziò
a dire, ma Milena la fulminò con uno dei suoi
sguardi più temibili. L’unica speranza di Heles
era che il cavaliere dicesse di no.
“ Se sai
cavalcare e hai un minimo di esperienza si, è un cavallo un
po’ nervoso”
rispose affabile il cavaliere. Perfetto pensò tra se e se
Heles, giustificando
la risposta affermativa con un tentativo di corteggiamento da parte
dell’austriaco
a Milena.
“Si ho
cavalcato fino a tre anni fa, e lo faccio da quando ero bambina in
particolare
il mio primo cavallo è stata una frisona di cinque anni e
mezzo e quindi so che
tipo di carattere anno questi splendori” rispose lei, prima
di far leva sulla
sella per montare a cavallo, per poi stringere le redini ed acquisire
la
postura necessaria a cavallo.
Appena il
cavallo si mosse Heles non poté far a meno di notare che
quella razza era
perfetta per la sua compagna, era maestosa, determinata e
straordinariamente
elegante per il passo caratteristico che attirava
l’attenzione anche a una che
non era appassionata di cavalli. La visione della sua amata su quella
bestia la
preoccupava per via del bambino e la fece sperare che il cavallo non si
arrabbiasse per una puntura di mosca sbattendola a terra, ma la rendeva
anche
orgogliosa perché era l’unica a possedere una tale
manifestazione di eleganza.
A Milena
invece le sembrava di tornare indietro del tempo a tre anni addietro a
quando
cavalcava ancora nel terreno di famiglia, si promise di informarsi sul
costo
del mantenimento di un cavallo in un maneggio appena sarebbe rientrata
a Tokyo
in modo da trasferirvi la sua Midnight Star, così facendo
avrebbe potuto
cavalcarla ogni qualvolta ne sentiva la necessità, intanto
però decise che
prima di scendere da quello splendore che non era poi così
nervoso come le era
stato detto, anzi sembrava proprio un cagnolino, avrebbe fatto un giro
di
ostacoli. Era un tutt’uno con il cavallo come in fondo
qualsiasi cavaliere che
non cavalca per hobby ma per passione, e a ogni salto le sembrava di
volare,
altro che moto!
Heles
appena vide che Milena prendeva velocità con il cavallo si
innervosì e non
poco. Aveva paura che potesse succedere qualcosa alla sua amata. E per
l’apprensione
appena vide che si dirigeva verso un ostacolo nascose la scena con la
mano alla
sua vista.
Dopo altri
dieci minuti, Milena si riavvicinò all’entrata del
recinto per smontare da
cavallo e dare al cavallo quelle tipiche pacche sul collo che i
cavallerizzi sono
soliti dare agli animali quando eseguono un percorso netto e senza
errori. E dopo aver
ringraziato il cavaliere, si
diresse verso l’angolo esterno del recinto dove Heles
l’aspettava.
“Andiamo?”
chiese Milena, senza ottenere nessuna risposta da Heles che
all’improvviso
sembrava al quanto fredda e distaccata.
“Ok… “
“Posso
sapere che cos’hai?” chiese Milena intuendo che
c’era qualcosa che preoccupava
la bionda, ormai le bastava uno sguardo nei suoi occhi verdi per
capirlo.
“Secondo
te che cos’ho?? Cazzo Mile, sei al secondo mese di gravidanza
e sembra che non
te ne freghi un emerito cazzo del bambino!!!! Se per qualche motivo il
cavallo
si impennava e tu cadevi? Cosa poteva succedere? Sei
un’immatura del cazzo,
altro che responsabile” gli urlò dritto sul naso,
lasciando senza parole
Milena, che tuttavia sfoderò la sua calma serafica e le
rispose con un candido:
“Hai finito?”
a dir poco disarmante.”Si da il caso che il 99% delle volte
che un cavallo si imbizzarrisce
è colpa del cavaliere che compie qualche errore,
perché inesperto. So quello
che faccio e non ti preoccupare che il bambino sta bene!”
rispose secca. Heles si
sentiva in colpa per averla ripresa così duramente, ma il
bambino che aveva in
grembo la guerriera di Nettuno era frutto di un piccolo miracolo e non
voleva
pregiudicare niente in modo stupido come invece voleva fare Milena.
Quando
giunsero vicino la moto erano ancora in assoluto silenzio, e Milena
ebbe
nuovamente quella sensazione di inquietudine che l’aveva
pervasa quello stesso
mattino, Heles dal canto suo si limitò a passarle in malo
modo il casco prima
di mettersi a cavallo della moto e aspettarla.
Il palazzo era in bassa collina quasi pianura, ragion per
cui il rientro
a casa avrà avuto si e no due curve e poi era tutto un
rettilineo fino all’entrata
di Vienna. Avevano ormai perso di vista il castello quando una macchina
nera
raggiunse la moto da dietro, e iniziò a far pressione per
spingerla il più
possibile verso il ciglio della strada.
“Ma che
cazzo fa sto imbecille” imprecò Heles.
“Tieniti forte, devo necessariamente
accelerare altrimenti questo ci sbatte fuori strada..ma guarda te sto
coglione”
Heles in
fatti diede gas alla moto aumentandone la velocità pur
rimanendo sotto i limiti
consentiti di velocità, ma quella macchina nera con i vetri
anch’essi scuri
sembrava un bolide, e il risultato non fu quello sperato dalla
motociclista,
mentre sentiva la presa di Milena farsi sempre più rigida.
Si era trovata nella
stessa situazione cinque anni prima, solo che al posto di Milena
c’era Banny
che aveva perso la corriera per tornare a casa, e in
quell’occasione quando
ancora non sopportava la loro dolcissima principessa della Luna, erano
state
costrette a combattere insieme legate da delle manette di energia;
mentre
Milena come al solito si era sacrificata facendosi buttare
giù dalla cascata da…
Katia? Bo non se lo ricordava minimamente se era Katia o Eugial il
nome, quelle
due pazze scatenate sembravano identiche.
“Heles
stai attenta!!!” sentì urlare Milena, e si accorse
che l’altra aveva la voce
incrinata dalla paura. Nonostante tutto ciò che fece la
motociclista tuttavia,
la macchina aveva talmente premuto contro la moto per spingerla fuori
strada,
che fu una questione di millesimi di secondi, e sentì la
presa sulla sella
svanire da sotto, così come la presa delle mani. Per Milena
fu lo stesso si
sentì come spinta da una mano di un gigante, e anche lei
perse la presa sulla
compagna, ritrovandosi poco dopo tra la terra e l’erba sul
ciglio della strada,
dopo aver battuto forte la testa. Per fortuna che aveva il casco
pensò tra se e
se.
Heles dal
canto suo vide Milena atterrare in malo modo, così come lei
dopo il volo, la
moto invece invase la corsia opposta, mentre la macchina sgommava e si
allontanava il prima possibile. “Che botta”
pensò la bionda, si sentiva come se
avesse preso una grandissima saccata di botte da un soggetto super
palestrato. Non
era però quello il momento di piangersi addosso, doveva
accertarsi dello stato
di Milena, che si stava rialzando al quando mal messa. Così
si alzò per
raggiungerla, lei infatti era abituata a cadere in moto, ma la sua
compagna no.
“Non ti
alzare subito in piedi, come ti senti?Ti Fa
male qualcosa?” le chiese agitata.
“Si ma non
è niente davvero…sono già stata in
modo peggiore figurati con tutti i demoni
che abbiamo affrontato cosa vuoi che sia… “ la
ragazza non riuscì a finire la
frase che la pervase una fitta sovraumana all’addome,
provocandole un gemito
che forse era meglio non far fuoriuscire dalla bocca, anche se
ovviamente le
sue corde vocali non erano d’accordo.
“Che hai?”
chiese Heles sempre più agitata
“Hel non è
niente, è solo un dolore alla pancia ma non credo sia nulla
di….”
“Hai il
cellulare in borsa? Il mio si è distrutto, anche se era in
tasca ci sono caduta
sopra, ci sarà solo la scheda riutilizzabile”
“Si è in
borsa…” rispose lei portandosi la mano sul grembo
per via di un'altra fitta.
“ Chiamo l’ambulanza
per sicurezza, non si sa mai caso mai c’entrano con la
gravidanza. Mal che vada
ti dicono che è normale anche se ne dubito, e non provare a
discutere perché ci
vai e basta in ospedale” le disse severa vedendo che Milena
già iniziava a
protestare. Anche se non ne aveva le forze il dolore che sentiva era
veramente
forte, le aveva preso anche i reni, molto simile a quello del ciclo
mestruale
ma era più forte, quasi insopportabile.
“Arrivano
tra dieci minuti massimo” rispose Heles sedendosi accanto a
lei. Se fosse
successo qualcosa a loro figlio non se lo sarebbe mai perdonato, era
lei ad
essere voluta andare in moto quel giorno e non in macchina come era
loro
abitudine e se l’era andata a cercare quella situazione. Era
proprio un bravo
papà non c’era che dire: aveva messo a repentaglio
la vita di suo figlio quando
ancora non era nato. Figurarsi quando nasceva. Si sentiva impotente,
sapeva
benissimo che Milena non si lamentava per non farla stare in pensiero,
ma se le
sue supposizioni erano giuste, e se quello che pensava si stava
verificando, la
sua amata stava soffrendo e non poco. Avrebbe solamente voluto poter
farsi
carico di quel dolore che sicuramente aveva pervaso il corpo della
compagna per
alleggerirle il carico, ma non le era possibile, poteva limitarsi
solamente a
fissarla nei suoi grandi occhi blu e basta.
Dopo cinque
minuti sentirono in lontananza una sirena, che giunta sul luogo
dell’incidente
rallentò fino a fermarsi al lato della strada, Milena anche
se contrariata fu
costretta a sdraiarsi sulla barella, e in quella posizione i dolori che
sentiva
sembravano lacerarle l’anima. I medici per sicurezza le
tolsero il casco e le
immobilizzarono il collo con uno dei quei collari altissimi e
scomodissimi, per
evitare di
“Andate
pure avanti con lei, io vi raggiungo in moto”
sentì dire da Heles, con la voce
incrinata. Prima che la porta dell’ambulanza si chiuse e
l’automezzo partì a
tutta velocità alla volta dell’ospedale.
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Capitolo 13 *** In tre? Ma cosa dici saremo in quattro!…forse ***
Note
dell’autrice: Chiedo
perdono in
anticipo per eventuali strafalcioni medico-terapeutici, nel caso che
tra voi ci
sia un futuro medico. Ma non essendomi mai trovata nella stessa
situazione di Milena ( per fortuna!) non ho la minima idea della
procedura corretta in questi casi, mi sono solo limitata a rielaboare
le informazioni tratte dal mio libro di Biologia dei cinque anni di
Liceo. Per il resto vi auguro buona lettura =)
13^Capitolo: In tre? Ma cosa dici
saremo in quattro!…forse.
Appena
l’ambulanza partì diretta all’ospedale
più vicino Heles si precipitò
immediatamente in moto dietro di essa con la borsa della compagna. In
quel
momento odiava profondamente se stessa e soprattutto odiava
l’incoscienza che
aveva dimostrato di avere il giorno prima quando aveva proposto a
Milena di
andare a visitare il palazzo in moto per lasciare libero
l’autista. Lei che
proprio circa un’ora prima aveva ripreso Milena
perché era andata a cavallo
senza alcun timore, quel cavallo che a lei sembrava un mostro per
quanta paura
aveva che facesse del male alla musicista, e che invece si era rivelato
più
mansueto di un gattino, mentre la sua moto che lei riteneva sicura per
poco non
si era rivelata mortale. E ora se veramente si trattava di quello che
temeva,
per colpa sua il bambino. Il loro bambino. Se ne sarebbe andato ancora
prima di
venire al mondo. E la colpa di chi sarebbe stata? Solamente sua. Bel
papà che
era stata. Questi pensieri le provocarono uno strano bruciore agli
occhi, e
capì che le lacrime si stavano facendo strada sotto la
visiera del casco sulla
sua pelle. Odiava piangere, lo trovava da persone fragili, e lei
fragile non lo
era. O forse no? Forse invece la fragile delle due era proprio lei, in
fondo
Milena nonostante i dolori non aveva accennato proprio a dover
piangere, mentre
a lei bastava solamente fare un certo tipo di pensiero e subito le
lacrime
salivano, senza speranza di fermarle. Non doveva e non voleva
però far vedere alla
sua donna che piangeva, quella che aveva bisogno di un sostegno
maggiore in
qualsiasi evenienza futura era solo e solamente la sua dolce
violinista.
Arrivati all’ospedale
l’ambulanza girò per andare a
imboccare la strada che l’avrebbe portata
all’entrata per i casi d’emergenza in
arrivo con i mezzi di soccorso, Heles invece fu costretta ad andare nel
parcheggio per i feriti in modo lieve o comunque che non arrivavano con
i mezzi
di soccorso. Odiava questa divisione delle cose, ora chissà
quanto tempo avrebbe
impiegato per capire dove avrebbero portato Milena, anche se poteva
azzardarsi
a raggiungere il reparto di ginecologia o neonatale. Si ma chi le
capiva le
insegne in tedesco? Doveva per forza chiedere a quelli della reception
nell’entrata sperando che ci fosse qualcuno che sapeva
parlare anche l’inglese,
altrimenti sarebbe stato un vero problema.
Chiuse i due caschi nella sella della moto e prese la
borsa di Milena
che la ragazza aveva scordato con i documenti e il cellulare in mezzo
alla
terra a bordo della strada.
Milena
intanto era
arrivata al pronto soccorso
ed avendo un codice
rosso, perché i
medici dell’ambulanza erano stati molto chiari quando lei
aveva detto loro che
era quasi al secondo mese di gravidanza:
era sicuramente un principio di aborto, e al solo sapere
cosa poteva
essere si sentì sprofondare in una fossa nera e senza fondo.
Poi però si era
detta che non poteva essere che il angelo doveva cessare di vivere
così per
colpa di due incoscienti che li aveva sbattuti fuori strada. Quando i
medici la
visitarono le dissero che molto probabilmente sarebbero riusciti a
fermarle la
reazione a catena che si verifica nel corpo della donna in queste
situazioni ma
per maggior sicurezza l’avrebbero mandata nel reparto di
ginecologia, perché
era assolutamente necessaria un ecografia per vedere in che stato era
il feto e
soprattutto a che punto era l’aborto dovuto, ormai era
sicura, al colpo preso
nel cadere dalla moto.
La
ragazza
quindi fu portata su una sedia a rotella su al terzo piano
dell’edificio, le
pareti dell’ospedale erano bianche, e davano un aspetto
opalescente
all’ambiente che era intriso di quell’odore simile
al disinfettante tanto
comune negli ospedali o nei laboratori di analisi. Essere portata in
giro in
carrozzella non era proprio il massimo, e si chiese se Heles sarebbe
riuscita a
trovarla dentro l’edificio, il problema e che
non poteva neanche mettersi in contatto con la sua
compagna perché si
era accorta solo in quel momento che la borsa l’aveva
lasciata sul luogo
dell’incidente. Maledizione!!. A quel punto le toccava
sperare che Heles
l’avesse vista e non l’avesse dimenticata a sua
volta perché al suo interno
c’era veramente di tutto: i documenti, il passaporto e anche
il cellulare.
Il
reparto
di ginecologia era leggermente più accogliente del resto
dell’ospedale che le
pareva un edificio al quanto anonimo, per lo meno si erano premurati di
dipingere le pareti di un colore molto simile al rosa pesco. Il dottore
che
l’aveva accolta al pronto soccorso la lasciò
davanti allo studio della
ginecologa che l’avrebbe ricevuta di li a pochi minuti,
mentre lei imprecava
mentalmente contro i dolori atroci che stava sentendo. Avrebbe voluto
piangere,
ma come sempre il suo immenso contegno glielo
impediva. Ma Heles che fine aveva
fatto? Aveva una paura incredibile di fare l’ecografia da
sola, era una scemata
lo sapeva, ma più che dell’esame aveva paura del
referto medico che le avrebbe
comunicato la ginecologa. Se fosse stato fortemente negativo, non
voleva essere
da sola a sopportare per prima e soprattutto senza nessuno al suo
fianco la
terribile notizia. Qualcuno
intanto
aveva dimenticato aperta una finestra nel corridoio, permettendo a una
aria al
quanto fredda di entrare all’interno dell’edificio
e andare a sfiorare la pelle
della ragazza. Ma Heles dov’era? Possibile che
c’era solo il vento a
confortarla?
All’improvviso
però, sentì una mano sulla sua spalla, che le
fece letteralmente prendere un
colpo.
“Che
ti
hanno detto?” chiese un’agitatissima Heles, che era
seduta praticamente al suo
fianco sull’ultima sedia della serie che era nel corridoio.
Ma quando era
arrivata? Mai possibile che fosse stata così tremendamente
silenziosa?
“Devono
farmi un ecografia..per vedere a che punto è
l’aborto Hel..se è ancora
all’inizio probabilmente riescono a salvare il bambino con
dei
farmaci..altrimenti…” la voce le si
spezzò a causa del magone, non riusciva
neanche a pronunciare quella parola per quanto le faceva male sentirla.
Heles
dal canto suo dovette reprimere un fortissimo moto di rabbia e
soprattutto il
fortissimo rimorso che provava nei confronti di se stessa. Non riusciva
neanche
a guardare la musicista negli occhi, perché aveva paura di
leggervi tutta la
colpa che aveva e l’odio che molto probabilmente provava
Milena nei suoi
confronti e soprattutto nei confronti della moto, codarda
com’era non riusciva
a sollevare lo sguardo.
“Signorina
Kaioh prego..è il suo turno” disse la dottoressa
dopo essersi affacciata dallo
studio.
“Vieni
anche
tu dentro…perfavore?” disse Milena, guardandola
alla ricerca delle iridi verdi
che però tardarono ad arrivare ad incrociare le sue.
“Ok…”
fu
l’unica sillaba che Heles riuscì a modulare, prima
di iniziare a spingere la
sedia a rotelle verso lo studio. La guerriera di Nettuno non aveva
detto
niente, ma aveva visto chiaramente che la sua compagna aveva gli occhi
arrossati, e questo voleva dire che sicuramente aveva pianto, e questa
constatazione le provocò una stretta al cuore; conoscendola
si sarebbe
tormentata con i sensi di colpa per tutta la sua vita.
Lo
studio
della ginecologa era piuttosto accogliente, così come il
resto del raparto, la
ginecologa era una donna sulla quarantina, bionda con gli occhi azzurri
ed era
piuttosto alta, non quanto Heles ma sicuramente al suo fianco non
passava per
bassa. Stava leggendo velocemente dei fogli, che Milena dedusse
componevano la
sua cartella clinica.
“Buongiorno,
dal pronto soccorso mi è stato detto che siamo di fronte a
un principio o
inizio d’aborto conferma?”
“Si..esattamente”
“Se
si vuole
accomodare sul lettino che facciamo immediatamente un ecografia per
controllare
la situazione, che se siamo in tempo con dei medicinali riusciamo a
bloccare
tutto il processo” Milena
fece come le
era stato detto, supplicando con lo sguardo a Heles di avvicinarsi,
avrebbero
visto per la prima volta il loro cucciolo. E forse sarebbe stata anche
l’ultima.
“E’
la prima
ecografia che fa?” chiese la dottoressa, mentre le sbottonava
i bottoni della
camicetta necessari a scoprirle l’addome.
“Si,
è la
prima dovrei essere circa al secondo mese…”
“Sentirai
un
po’ freddo perché il gel necessario è
piuttosto ghiacciato, detto questo il
resto è tutto compito mio”
E infatti
appena la dottoressa le spalmò sulla pancia il gel fu
percorsa da un brivido di
freddo, e sinceramente tutte quelle attenzioni le davano sui nervi. Suo
figlio
stava morendo e loro se la prendevano con così tanta calma
senza preoccuparsi
di niente, lenti peggio di una tartaruga. Ne era sicura: prima o poi
sarebbe
caduta vittima di un attacco di nervi. L’ennesimo da quando
era a Vienna. Dopo
pochi istanti la ragazza sentì una leggera pressione
all’addome causata dallo
strumento che generava gli ultrasuoni necessari a restituire sullo
schermo le
immagini del feto.
“
I due
impianti nell’utero sono andati perfettamente a buon
fine” disse la dottoressa.
A sentire queste parole Heles che si stava avvicinando incuriosita allo
schermo
per guardare, presa dalla sprovvista della rivelazione andò
a inciampare nella
gamba del lettino e per poco non cadde proprio addosso alla dottoressa.
“Mi
scusi
può ripetere quello che ha detto? Credo che i termini medici
siano.. siano poco
chiari…” esplose la bionda, con la voce rotta
dall’emozione.
“In
poche
parole aspettate due gemelli” rispose la dottoressa. Milena
si limitò a
sgranare gli occhi come se fosse stata una bambina davanti a un
sacchetto pieno
di caramelle. Due? Non solo era stato un miracolo ma il miracolo era
avvenuto
due volte, guardò Heles dritta negli occhi, ma la sua
compagna sembrava caduta
come in trance, o forse non aveva capito bene il senso di quelle parole.
“Dottoressa
quindi
ci sta dicendo che sono fuori pericolo?” chiese Milena,
avendo anche paura
della risposta, e Heles a sentire la domanda della compagna si fece
tutto ad un
tratto più attenta.
“
Per vostra
fortuna si, ma deve necessariamente stare a riposo senza sforzi per una
decina
di giorni e poi dovrà prendere le pastiglie che le prescrivo
e che servono a
bloccare i dolori che sicuramente sente in questo momento, ma mi
raccomando
assoluto riposo per una decina di giorni” disse la
dottoressa.
Milena
tirò
un sospiro di sollievo, il peggio era dunque passato, e il loro
bambino, o
meglio bambini si erano salvati, e poteva vedere chiaramente vedere
nello
schermo quelle due piccole noccioline che avevano già vinto
una battaglia a
poche settimane dal loro concepimento. Il problema più
grosso però sarebbero
stati i concerti, come avrebbe fatto? Ne avrebbe dovuto saltare almeno
uno dei
due rimanenti, e non sapeva davvero come fare, più per
rispetto nei confronti
del pubblico che per lo stipendio o simili, perché alla fine
per lei suonare
era un piacere fine a se stesso e non volto solamente al lucro su
ciò che
componeva. La dottoressa le diede un fazzoletto di carta per pulirsi
dal gel, e
poi dopo aver spento la macchina per le ecografie andò a
sedersi alla sua
scrivania per scrivere la ricetta delle pastiglie”
Heles
dal
canto suo tirò un sospiro di sollievo,anche se la notizia
che erano due gemelli
l’avevano al quanto spiazzata, era già difficile
abituarsi all’idea che era
uno, figuriamoci se era facile abituarsi all’idea che da li a
sette mesi e
mezzo la loro vita sarebbe stata stravolta da due esseri minuscoli e
strillanti
a pieni polmoni. Essere sommersa nuovamente da pappe, pannolini e
tutine come
quando c’era Ottavia, solo che in quantità doppia.
No non poteva pensarci. Decisamente
non poteva e non doveva.
“Tenga,
ne
deve prendere due al giorno per tre giorni meglio se all’ora
dei pasti” spiegò
la dottoressa a Milena, prima di restituirle i documenti e alzarsi per
congedarla dal suo studio. “Auguri per la futura
nascita”
“Grazie”
le
rispose Milena sfoderando uno dei suoi soliti sorrisi di cortesia.
Prima di
uscire e avviarsi tranquilla e decisamente più sollevata
lungo il corridoio
dell’ospedale seguita da Heles per raggiungere
l’ascensore.
“Direi
che
chiamiamo un taxi per portare a casa te..io vado a consegnare la moto e
poi ti
raggiungo” rispose Heles forse un pochino più
sollevata, anche se i sensi di
colpa ancora non si erano assopiti. L’ascensore
impiegò ben cinque minuti per
arrivare al loro piano che era il settimo, e quando vi salirono erano
praticamente le uniche perché le altre persone avevano perso
la pazienza troppo
presto per aspettare e si erano rassegnate a scendere sette rampe di
scale.
“Ma
ci
pensi? Saremo in quattro! Mi sa che dovremmo cercare una casa
più grande anche
se però a casa nostra c’è la camera
degli ospiti che può essere trasformata in
quella dei bambini senza problemi è abbastanza grande per
due” iniziò a dire
Milena, venendo però interrotta senza finire di parlare da
un bacio piuttosto
profondo da parte dell’altra, che l’aveva stretta
in un abbraccio piuttosto
forte. Non fu il gesto a sorprenderla, perché non era niente
di particolare. Ma
piuttosto fu sorpresa dalle emozioni che le comunicava il bacio che le
stava
dando la compagna, era quasi frenetico, ma non di una frenesia
passionale; piuttosto
era carico di ansia e paura. Quella stessa paura che Heles aveva
provato in
quelle che erano state quasi due ore che avevano separato
l’incidente dal
referto medico. Lei rispose al bacio per qualche istante cercando al
contrario
di Heles, di rallentare il ritmo quasi a rassicurarla prima di
staccarsi, quel
terrore che aveva sentito nel bacio le aveva provocato una morsa al
cuore, che
si tramutò ben presto in un magone che le salì
fino agli occhi proprio nel
momento in cui Milena scelse di staccarsi dal bacio.
“Scusami..sono
stata un incosciente, ho messo a repentaglio la vita di tre persone
contemporaneamente e non so se potrò mai
perdonarmelo” le sussurrò all’orecchio
Heles continuandola a stringere nella sua morsa.
“Siamo
state
incoscienti entrambe… non solo te…non fartene una
colpa inesistente, la colpa è
di entrambi” rispose l’altra “Quindi stai
tranquilla” concluse poi stampandole
un altro bacio sulle labbra proprio pochi istanti prima che
l’ascensore si
fermasse al piano terra dell’edificio. Milena ora era proprio
sicura che la
bionda avesse pianto, ma conoscendola non volle indagare
perché farsi vedere
fragile non era una cosa molto tollerata da Heles. Andarono alla hall
dell’ospedale
per chiedere a quella che a prima vista sembrava qualcosa di simile ad
una
segretaria, e chiesero di chiamare un taxi, cosa che la donna sulla
cinquantina
fece immediatamente. Dopo di che si diressero all’esterno
dell’edificio per
respirare un po’ d’aria pura e fresca e soprattutto
libera dall’odore quasi
oppressivo dei disinfettanti.
L’aria
che
investi le due ragazze era a dir poco gelida, la temperatura si era
decisamente
abbassata di colpo, e provocò un brivido di freddo in
Milena, che era già
spossata per la giornata a dir poco intensa che aveva vissuto.
“Che
freddo…”
esclamò Heles che era la più vestita delle
due”Ma tu non hai freddo?”
“A
dire il
vero si…ma non ci provare a darmi la tua giacca Hel, se ti
ammali anche te come
facciamo i prossimi giorni per la spesa? Se io non posso muovermi sei
pienamente cosciente che dovrai occuparti te di tutto?” le
rispose l’altra
divertita. Heles infatti era molto, anzi moltissimo impacciata nei
lavori
domestici, non perché non li voleva farli perché
li faceva senza problemi, ma
si vedeva che era un pesce fuor d’acqua quando si trattava di
cucinare; e
infatti lei non mancava mai di rimbeccarla ogni qualvolta cucinasse per
l’enorme
quantità di pentole che sapeva sporcare quando magari ne
bastavano solamente
due. Sorrise divertita. In risposa Heles si limitò a
borbottare, parole che
purtroppo non giunsero all’orecchio della violinista.
Poco
dopo giunse
il taxi che avrebbe preso Milena, che si fermò davanti alla
porta dell’ospedale,
la ragazza non vedeva l’ora di essere a casa
perché stava letteralmente
congelando, e anche perché si sentiva veramente stanca.
“Amo
chiamami se ti senti qualcosa ok? Io porto la moto e arrivo
immediatamente a
casa” le disse Heles baciandola sulla fronte
“Faccio il più presto possibile
ok?Ho l’orologio a presso” concluse, sapendo che
Milena recepiva il significato
di quelle parole.
“A
dopo fai
presto però” le rispose Milena.
Il
viaggio
in macchina si rivelò al quanto tranquillo, il traffico era
praticamente
inesistente perché l’ospedale non era molto
incentro, e scoprì Milena che era
abbastanza vicino alla loro abitazione. I pensieri della ragazza si
spostarono
però sui gemelli, ancora non riusciva a crederci, era
già così difficile
realizzare il miracolo con uno, figurarsi con due. Si sentiva felice,
ora la
sua vita aveva un altro scopo oltre a quello di proteggere Heles, e non
ne poteva
che esserne più felice. Il taxi nel frattempo
imboccò il viale alberato dove c’era
l’abitazione di Emily e di cui una delle traverse era formata
proprio dalla
salita chiusa dal cancello del residence dove le due alloggiavano.
L’autista
però fu costretto a frenare di colpo per uno che cercava di
uscire dal
parcheggio in malo modo, e la guerriera di Nettuno pensò che
il parcheggiatore
era veramente imbranato, visto che la macchina era piccolissima e lo
spazio a
sua disposizione davvero molto ampio. Guardando i palazzi davanti a se
non poté
far meglio di notare che Emily era proprio vicino al cancello della sua
abitazione che parlava con due armadi. No non era impazzita, era il
termine
esatto per definire le dimensioni di quei due energumeni che parlavano
in quel
momento con la sua acerrima nemica. Pochi istanti dopo Emily, forse
perché si
sentiva osservata si girò proprio nella sua direzione e il
suo sguardo quando
riconobbe la figura nella macchina si fece al quanto malefico,
malignità che
andava a mascherare qualche altro sentimento che aveva pervaso la
giornalista,
di quello Milena era sicura perché l’espressione
di Emily aveva cambiato
espressione due volte: la prima da quella che aveva sempre quando
parlava a
quella che aveva dipinto sul suo viso un espressione di sorpresa,
sorpresa che
fu mascherata nel giro di pochi attimi dallo sguardo maligno che ora
Milena
ricambiava senza abbassare lo sguardo nemmeno di un millimetro. Cosa
che non
sfuggì allo sguardo periferico della musicista fu lo scatto
che fecero i due energumeni
al lato della giornalista per guardarla dopo che la loro conoscente si
era
bloccata quasi a bocca aperta. Il taxi si rimise in moto, e la visione
che
aveva osservato Milena accese una moltitudine di pensieri, tutti
rivolti alla
giornata appena trascorsa, e che si promise avrebbe detto ad Heles
appena la
motociclista fosse tornata a casa.
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Capitolo 14 *** Emily ***
14^ Capitolo: Emily
Appena
arrivata a casa Milena prese subito il suo telefono che sembrava non
aver
riportato danni evidenti nell’incidente e compose il numero
del teatro per
avvisare che purtroppo non poteva tener il concerto quella domenica,
aveva
trovato l’escamotage di proporre al direttore di farne due
attaccati se fosse
stato possibile: uno l’ultima domenica sera come in programma
e spostare quello
di quella settimana all’ultimo sabato sera che avrebbe
trascorso a Vienna, per
non far perdere inutilmente la spesa che i membri del pubblico avevano
effettuato per assistere all’evento. Quella però
era solamente una sua idea,
bisognava vedere se il direttore era disponibile ad operare il cambio,
e
soprattutto se il sabato in questione non fosse già occupato
da un altro spettacolo.
Forse era già troppo tardi e il direttore non era
più nel suo studio si disse
la ragazza mentre gli squilli continuavano e la risposta tardava ad
avvenire.
Niente. Nessuna risposta, a questo punto sperava vivamente che il
telefono che
il direttore aveva nel suo ufficio fosse uno di quei telefoni che hanno
lo
schermo in modo da poter vedere i
numeri
delle chiamate non risposte. Dopo aver appoggiato il telefonino sul
comodino si
cambiò i vestiti e si mise la tuta con la quale era solita
stare in casa, la
camicetta non era stata danneggiata dall’incidente, ma i
pantaloni…i pantaloni
erano praticamente da buttare. Era impossibile fare aggiustare gli
strappi
sulle ginocchia che l’incidente aveva provocato.
Sbuffò irritata: erano quasi
nuovi. Dopo essersi cambiata andò in cucina a prendere un
bicchiere d’acqua e
una volta tornata in camera portò il portatile a letto con
l’intenzione di
entrare in chat a vedere se qualcuna delle sue amiche era presente.
Sidia
sicuramente era connessa perché solitamente a
quest’ora era a casa, o se non
era connessa lei era connessa Ottavia che comunque era a casa con la
guerriera
del tempo e quindi il risultato era lo stesso. Prima di accedere al
programma
di messaggistica si mise comoda sul letto in modo da non stancarsi
subito della
posizione. E appena effettuato il login, neanche il tempo di caricare
la
schermata con tutti i contatti, vide la casellina con scritto Sidia
lampeggiare
nella barra inferiore dello schermo. Ma aspettava solo me? Si chiese
Milena.
“Che
cosa è
successo?” lesse la musicista sulla schermata di chat.
“Ho
avuto un
incidente, o meglio abbiamo avuto un incidente io e Heles ma non ti
preoccupare
non è niente di grave” le rispose “Ma tu
come lo sai?”
“Ho
avuto
una visione sull’immediato futuro Mile, e mi sono
preoccupata; non era molto
rosa e fiori la visione tutto qui…”
“Ma
c’entra
forse qualche demone?” scrisse l’altra Anche se
l’unico demone che le veniva in
mente in quel momento coincideva con la parola Emily
“No
sinceramente c’entrava vostro figlio…credo che se
mi dici che avete avuto l’incidente
molto probabilmente era per quello che ho avuto una delle mie solite
visioni
sul futuro”
“Ah…a
proposito, c’è una sorpresa che abbiamo saputo
quando mi stavano facendo l’ecografia
per vedere se era tutto a posto perché avevo dei
dolori… io e Heles aspettiamo
due gemelli :D “
“Cosa??!!?
Ma dico non ve ne bastava uno a voi due?”
“
Be diciamo
che Heles è rimasta al quanto basita per la notizia, anche
lei credo che la
pensi come te…forse in fondo anche io, ma sono arrivati e ce
li teniamo…a casa
tutto a posto?”
“Si
dai,
diciamo tutto a posto… sembra che Yumiko abbia qualche
debole corrisposto per
il nostro Seya.”
“Ma
dai? Be
devo dire che forse è meglio almeno Seya ora non rischia di
prendersi una
saccata di botte da Marzio e Heles”
“Da
Heles
vorrai dire, Marzio sicuramente crede ciecamente nell’amore
di Banny e non
penso che si faccia tanti crucci come tre anni fa
sai…”
“Meglio
così…”
“A
proposito, avvisa le altre che io questa domenica non suono,
perché devo stare
a riposo per una decina di giorni per scongiurare il pericolo di aborto
che ho
sfiorato per l’incidente. Molto probabilmente se il direttore
è d’accordo farò
due serate di concerto l’ultimo week and che passo qui a
Vienna”
“Sarà
fatto…
dai ti lascio ora sono molto più tranquilla, altrimenti
Ottavia mi spara devo
ancora preparare la cena”
“ok
ci
sentiamo ciao” concluse Milena chiudendo la finestra di chat
per vedere chi era
in linea dall’elenco contatti. Nessuna persona che in fondo
le interessava
sentire, così decise di staccare con il computer e vedersi
qualcosa alla tv.
Circa
un’ora
più tardi Milena fu svegliata da un delizioso profumo di
quella che sembrava
essere pizza, ma non era molto sicura, anche perché ancora
addormentata, o
meglio fino a pochi istanti prima era addormentata visto che qualcuno
l’aveva
svegliata spostando il telecomando da sotto la sua mano.
“Buonasera,
posso offrirle una pizza?” era Heles. Milena si
limitò a produrre un sono
sbadiglio. “Lo prendo per un si?”
“Prendilo
un
po’ per quello che vuoi ho solamente una fame da
lupi” rispose lei, sedendosi
sul letto per poi prendere un cartone con una delle due pizze sulle
gambe. Quattro
stagioni, la sua preferita.
“Vuoi
quella
o quella con il tonno?”
“No
va bene
questa grazie” rispose lei cercando di non sporcare le
lenzuola di pomodoro
mentre mordeva il
primo spicchio “ho
sentito Sidia in chat, e a parte la visione su nostro figlio che aveva
avuto a
causa dell’incidente, ha detto che Seya sembra che si stia
innamorando di
Yumiko e il tutto è corrisposto. Credo che sei felice di
saperlo così non
allungherà più le mani su Banny…e su
di me”
“Ma
quel
pallone gonfiato non può far a meno di corteggiare qualche
ragazza? Dio che
nervi” sbottò Heles provocando una risata in
Milena “Perché ridi?”
“Senti
da
quale pulpito viene la predica, ti devo forse ricordare come cercavi di
sedurre
Marta e Banny quando le abbiamo incontrate per la prima volta alla sala
giochi?
Oppure forse devo ricordarti come hai quasi conquistato Morea dopo
averla quasi
messa sotto con la moto o…”
“ok
ok hai
vinto tu hai ragione…però io avevo sedici anni
così come li avevi tu, erano gli
ormoni adolescenziali che parlavano, ora Seya ha ventitre anni e tutto
si può
dire tranne che sia una crisi adolescenziale ormonale”
“
no forse
non era l’età…la cosa che vi
differenzia e che lui e comunque single e libero
di fare ciò che vuole della sua condotta sentimentale, te a
quei tempi eri già
fidanzata con la sottoscritta da un mese e mezzo…”
a questo non ottenne
risposta, e dopo qualche minuto di silenzio Heles preferì
cambiare discorso.
“Come
ti
senti?”
“Stanca
ma
tutto a posto anche i dolori sono cessati…”
“meno
male”
“Ti
dovevo
parlare di una cosa che ho notato mentre rientravo a casa con il
taxi…”
**
“…Era quasi una settimana che non si
sentivano, Heles le aveva detto che aveva bisogno di allenarsi nelle
corse perché
ne avrebbe avuta una da li a pochi giorni, così quando aveva
visto il suo nome
sullo schermo del cellulare il suo cuore aveva incominciato a battere
all’impazzata,
le sembrava che da un momento all’altro fosse in grado di
uscirle dalla bocca
passando per la sua gola. Aveva permesso al cellulare di compiere
solamente uno
squillo prima di rispondere.
“Pronto tesoro dimmi” rispose
sfoderando il
tono più dolce possibile
“Emy ti dispiace se vengo a casa da te?
Devo
parlarti” il suo tono era piuttosto freddo e distaccato, che
cosa era accaduto?
Si era forse fatta male correndo?
“Certo quando vuoi mi trovi in casa,
stavo
studiando ma per te posso volentieri fare una pausa, mi trovi qui
quando vuoi
raggiungimi”
“Ok” fu l’unica cosa
che la bionda si sprecò
a dirle
“E’ successo
qualcosa?” troppo tardi l’altra
aveva già chiuso la comunicazione, lasciandola in preda a
una miriade di
pensieri. Se fosse successo qualcosa alla sua amata mentre si allenava?
E non
poteva più correre? O forse era la semplice voglia di
vederla che l’aveva
spinta a telefonarle, forse Heles con parlarle intendeva
un’altra cosa. Si era
sicuramente così. Pensò la bruna mentre si
diresse in bagno per prepararsi. Mise
i vestiti che secondo lei erano i migliori, non si preoccupò
minimamente di
sembrare fin troppo provocante, o più semplicemente le
andava bene esserlo?
Dopo un’ora sentì suonare il
campanello di
casa, i suoi genitori sarebbero tornati dopo cena ragion per cui doveva
per
forza essere la sua dolce metà. E infatti scoprì
che era lei, nella sua tenuta
da motociclista bianca e rossa che le delineava un fisico mozzafiato.
D’istinto
si sollevo quel tanto che bastava per raggiungere le labbra della
bionda, che
però con sorpresa dell’altra si sposto non
permettendole di scoccarle un bacio
così come desiderava.
“Amore ma che hai? Ti sento
così strana oggi…sei
distante, hai voglia mica di far ginnastica nel letto?” le
disse maliziosa. A
Heles tutta quella sfacciataggine le aveva dato sempre sui nervi, per
non
parlare poi del modo in cui era sempre vestita quella ragazza. La
verità era
che incominciava ad andarle stretta quella relazione, non si sentiva
per niente
presa da quella donna e aveva capito che per la bruna non era lo stesso
ragion
per cui visto che durante quei giorni non aveva per nulla sentito la
mancanza
della persona che la fissava stupita per il suo comportamento.
“Emily forse è meglio se ti
siedi perché sicuramente
non farò rigiri di parole per comunicarti ciò che
penso.” Le rispose Heles.
“Ma è successo
qualcosa?”
“Guarda forse è meglio che non
ci sentiamo
ne vediamo più”
Quelle parole piombarono come acqua
ghiacciata sulla bruna che si sentì morire tutto
all’improvviso, non poteva
essere, non poteva ne doveva lasciarla. Da sola non voleva rimanere .
“Heles se ho fatto qualcosa che ti ha
offeso, ti prego dimmelo non l’ho fatto con
l’intenzione di offenderti” le
rispose lei cercando di abbracciarla, mentre le lacrime le riempivano
gli
occhi.
“Niente di tutto questo Emily, solamente
io
non sono presa con i sentimenti quanto lo sei te e questa relazione sta
prendendo una piega che non mi piace. Per me è solo sesso
quello che mi lega a
te, ma non posso dire che questo valga anche per te. In questi giorni
di
distacco non ho sentito per niente la tua mancanza, e questo mi da la
conferma che
per me tu sei e rimarrai per sempre un’avventura senza ne
capo ne coda” rispose
tutto insieme Heles, forse anche in modo spietato. In fondo non si era
comportata per niente bene con quella ragazza era perfettamente conscia
di
averla illusa. Ma ultimamente l’unica cosa che voleva era
essere libera, libera
senza nessuna catena, per diventare un tutt’uno con il vento,
l’unico che
sembrava capire quel senso di smarrimento che sentiva da quando aveva
iniziato
a fare tutte le notti lo stesso sogno.
“Sei un egoista, anzi no sei una stronza
è
basta ecco cosa sei, mi farai stare male come un cane mi hai solo usata
per il
mio corpo e le mie forme mi fai veramente schifo”
iniziò a dirle Emily tra i
singhiozzi.
“Pensala un po’ come vuoi,
tanto la mia
decisione è questa, e non torno indietro. Addio Emily
è stato bello” rispose
lei avviandosi verso la porta dell’abitazione, per andarsene.
Lasciandola li in
mezzo alla sala a piangere come una disperata in preda ai
singhiozzi….”
La
odiava. Odiava
tutto di lei. Odiava la sua classe, odiava la bravura con la musica e
anche
quella pittura, ma soprattutto la odiava perché le aveva
strappato l’amore
della sua vita, uno di quegli amori che hai la certezza che ti capitano
una
volta in tutta la tua esistenza, che ti fanno sentire completa quando
sei con l’altra
persona. Per colpa di quella ragazza viziata e fin troppo posata, Heles
l’aveva
scaricata. Presa quasi da un raptus nervoso aveva praticamente
strappato la
maggior parte dei giornali sui quali spiccavano i suoi grandi occhi
blu. Emily
non si capacitava di come potesse essere viva e vegeta Milena, si
aspettava per
lo meno che sarebbe stata qualche giorno in ospedale a causa della
brutta
caduta, in modo da darle il tempo necessario per riavvicinarsi
nuovamente a
Heles come doveva. E invece? Invece dopo neanche tre ore eccola nel
taxi, con
quella sua odiosa compostezza. Il pensiero della bruna andava di
continuo al
giorno in cui Heles era uscita dalla sua vita, non poteva non
dimenticarlo e
pensare che era stata un’altra donna a strappargliela la
faceva andare su tutte
le furie. Aveva ad un certo punto perso i contatti con bionda, ma poi
frequentando dopo due anni la mondanità di Tokyo con tutti
gli annessi e
connessi si era imbattuta proprio in Milena, e con lei c’era
sempre e costantemente
Heles, le aveva
sentite un giorno
parlare, e a quanto pareva si conoscevano da due anni. Così
la sua testa aveva
fatto due più due. Era
decisa a togliere
di mezzo quella che sembrava una principessa sul pisello, e che molto probabilmente
l’aveva distribuita
a destra e a manca per far carriera nel mondo della musica e nella
pittura. Ma
lo giurò su se stessa l’avrebbe tolta di mezzo una
volta per tutte. Fosse l’ultima
cosa che faceva. Se lei non avrebbe potuto avere Heles. Milena doveva
essere
tolta letteralmente di mezzo, costi quel che costi. Una risata al
quanto
malefica le usci dal petto mentre
prendeva il cellulare per chiamare Joseph e Markus.
**
“HELES
CALMATI PER L’AMOR DEL CIELO!!!”
gridò
Milena. Nell’istante esatto in cui aveva finito di esporre le
sue idee riguardo
l’incidente del pomeriggio, Heles era letteralmente andata
fuori di testa per
la rabbia, e si era messa a prendere a calci per cinque minuti
l’armadio della
loro camera, ora per il dolore al piede e forse anche per la stanchezza
era
seduta con ansante sul lato opposto del letto rispetto a quello dove
c’era la
violinista, che si
era sinceramente
pentita di averle detto tutto.
“TI
GIURO
CHE SE QUELLA PUTTANA PROVA SOLO A TORCERTI UN CAPELLO IO
L’AMMAZZO!” Era
veramente fuori di se, Milena non l’aveva mai vista
così, e non sapeva neanche
se era una buona idea avvicinarsi a lei, aveva paura di essere in
qualche modo
morsa.
“TI
vuoi
dare una calmata si o no? Non serve incazzarsi
così!!” la rimbeccò Milena
“NON
ME LA
DO UNA CALMATA MA GUARDA TE STA STRONZA, E TU LA DIFENDI
PURE!!!”
“Non
ho
detto questo ho solo detto di darti una calmata perché non
serve incazzarsi
così” rispose l’altra paziente
“Soprattutto quando non abbiamo prove certe per
essere sicure che lei era alla guida dell’auto, sempre che
c’era lei e non i
suoi amichetti” concluse.
“Vuole
vendicarsi per il male che gli ho fatto e vuole colpire te, io ti giuro
che l’ammazzo
di botte la prima volta che la incontro, altro che aspettare. Cosa
dobbiamo
aspettare che ti faccia del male?” sbotto Heles con gli occhi
pieni di rabbia.
“Si
e ai
bambini poi chi ci pensa? Vuoi farli crescere senza la loro
mamma-papà?”
ribatté l’altra.
“All’anagrafe
giapponese io risulto essere donna, non un uomo se la picchio denuncia
di
percosse a parte sicuramente non mi accadrà niente di
niente”
“Non
è il
modo corretto di agire e lo sai! Prima o poi si tradirà Hel.
Dobbiamo solamente
aspettare che si tradisca da sola”
“Si
e poi la
suono come un tamburo” concluse Heles. Provocando un sospiro
esasperato nell’altra.
Ma chi glielo aveva fatto fare di dirle le conclusioni a cui era
arrivata?.
**
“Si
Joseph,
Markus già sa bene come dobbiamo agire, basta aspettare il
momento buono io
direi che nell’attesa potreste venire entrambi venire da me a
dormire il posto
c’è, così coglieremo la palla al
balzo” comunicò Emily al telefono ricevendo
una risposta affermativa dal ragazzo sulla trentina che era al telefono
con
lei, per poi mettere giù la cornetta del telefono. Se
ciò che aveva pensato di
fare andava a buon fine Milena si sarebbe tolta di mezzo per sempre
questa
volta.
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Capitolo 15 *** Un uragano in cucina ***
Note
dell'autrice: Il capitolo non mi entusiasma molto, il suo
unico scopo e di far da raccordo tra il capitolo 14 e il capitolo 16
che ho quasi finito. Buona lettura
15^Capitolo: Un uragano in cucina
Nei
giorni
successivi all’incidente Heles si accollò tutta la
responsabilità per l’ordine
in casa, vietando a Milena di fare qualsiasi cosa, per farla breve la
musicista
poteva solamente alzarsi per andare in bagno, cosa che doveva per forza
compiere e non poteva essere sostituita dalla bionda. Per fortuna di
Milena che
così poteva alzarsi qualche volta nell’arco della
giornata dal letto: per
quanto fosse riposante stare tutto il giorno senza far niente era anche
noioso.
Il direttore dell’orchestra l’aveva chiamata la
mattina successiva
all’incidente ed erano rimasti d’accordo che il
concerto che sarebbe andato
perso quella domenica,sarebbe stato recuperato dalla ragazza
l’ultimo sabato
pomeriggio che avrebbe trascorso nella capitale viennese. Heles
tuttavia per
quei tre giorni che era stata in casa era parsa sempre molto nervosa, e
ogni
volta che doveva andare a fare la spesa per il pranzo o per la cena,
aveva
sempre paura di lasciare la compagna a casa caso mai avesse fatto
qualche
sforzo che non doveva fare, e viste le condizioni in cui lei stessa
riduceva la
cucina tutte le volte che cercava di cucinare qualcosa che andasse al
di là di
un piatto di pasta con il burro, e molto facile che la guerriera di
Nettuno
interferisse in qualche modo con il suo operato. Di preciso quel
pomeriggio
Heles stava tentando in tutti i modi di far funzionare lo sbattitore
per la
panna, aveva infatti l’idea di fare della cioccolata da
portare a Milena in
camera al posto del solito te amato dalla musicista.
In quel preciso istante stava appunto
cercando di montare la panna dentro al bicchiere del frullatore ma lo
sbattitore non sembrava collaborare molto, andava praticamente a scatti
e
questo le faceva venire il nervoso: la panna infatti era quasi fatta
perché
iniziava a solidificarsi. La bionda allora riuscì a bloccare
con la scatola
stessa dello sbattitore quest’ultimo in modo da mettersi a
fare la cioccolata
senza il pericolo di bruciarla e renderla in bevibile. Prese quindi la
scatola
del cioccolato per prendere due bustine e metterle nel latte prima di
iniziare
a girare, stando alle istruzioni il preparato sarebbe dovuto diventare
solido.
O almeno lo sperava perché sentiva già la mano
abbrustolirsi per il calore
sprigionato dalla fiamma, una cosa era certa avrebbe fatto una bella
sorpresa a
Milena che ignara praticamente di tutto era nel letto ad ascoltarsi la
musica
dal computer portatile. Per fortuna le pastiglie che aveva prescritto
la
ginecologa avevano subito fatto effetto interrompendo i dolori della
ragazza
che ora, noia a parte, stava decisamente meglio. Heles dal canto suo in
quei
giorni non aveva voluto lasciarla un attimo per la paura che comparisse
Emily
da un momento all’altro a rovinare la pace che si era creata
dopo l’incidente,
la bruna infatti non si era più fatta vedere, e questo le
due non sapevano
proprio come interpretarlo: era un buon segno e la bruna aveva lasciato
perdere
perché aveva capito che loro erano unite da un legame
indissolubile oppure
Emily era come i bambini piccoli, ovvero quando combinano qualcosa
stanno in
silenzio finché il guaio non è fatto? Loro non
potevano saperlo, ma questa
atmosfera di attesa rendeva Heles ancora più nervosa,
più di quanto non lo era
già. Ad un certo punto Heles fu distratta dalla cioccolata
da delle gocce
bianche che atterravano sulla cucina e anche sulla sua maglia. Solo in
quel
momento si rese conto che si era dimenticata lo sbattitore nella panna,
e
imprecando contro se stessa corse subito a bloccarlo; atto che
però provoco una
specie di ruzzolone a lei che per poco non andò a sbattere
in terra, ma ben si
il filo dello sbattitore che attraversava la cucina dal piano cottura
al tavolo
di fronte andò dritto contro il pentolino dove stava
cuocendo la cioccolata
facendolo rovesciare per terra, Heles invece pur rimanendo in piedi non
mancò
di andare a sbattere contro la porta della cucina.
“All’accidenti
di tua madre!!” si sorprese a imprecare contro la porta,
prima di girarsi per
vedere ciò che aveva combinato, un vero e proprio campo di
battaglia: sia la
panna, che ormai era liquida perché
”impazzita”, che la cioccolata erano andate
a finire sul pavimento e sul tappeto. Mai possibile che ogni giorno
doveva
combinarne una in cucina?
“Va
a
cagare!” si trovò a urlare contro il pentolino che
ovviamente aveva preso senza
una presina e che era ancora bollente, scottandosi il palmo della mano
sinistra, prima di sbatterlo nel lavandino. Si era appena chinata per
raccogliere anche il recipiente dove stava montando la panna che nel
suo campo
visivo comparvero un paio di pantofole blu notte. E continuando a
spostare il
suo sguardo verso l’alto scorse Milena vicino allo stipite
della porta che
osservava la scena molto divertita.
“Che
stai
combinando?” chiese la ragazza dai capelli verde acqua.
“C’è
bisogno
di chiederlo? Cercavo di portarti la cioccolata con la panna a
letto.” Rispose
l’altra affranta e quasi sconfortata. “Ma a quanto
sembra questa cucina non ne
vuole proprio sapere di andare d’accordo con me, secondo me
l’hai conquistata”
rispose imbronciata la bionda.
“Dai
ti
aiuto a pulire e poi la facciamo insieme la cioccolata, e anche se
è senza
panna non fa assolutamente niente, apprezzo il pensiero” le
disse l’altra nel
tentativo di consolarla, tentativo reso vano dai pensieri che vagavano
ai vari
disastri che Heles aveva combinato in cucina in quei giorni, una volta
aveva
scambiato il sale fino per lo zucchero e lo aveva messo a entrambe sul
pollo
arrosto, che a quel punto sembrava più pollo in agrodolce se
non addirittura
caramellato. Se ne erano accorte immediatamente dopo, e anche se
l’accostamento
non era delle migliori, per non offenderla Milena mangiò lo
stesso il pollo.
Alla fine se combinava tutti quei pasticci era perché voleva
coccolarla nel
migliore dei modi possibili, e per questo
la trovava estremamente tenera. Un’altra volta
ancora, il giorno dopo
l’incidente aveva sbagliato la cottura di un polpettone che
si era letteralmente
carbonizzato, per fortuna però che in casa c’erano
delle mozzarelle e del
prosciutto con cui sostituire il polpettone. Insomma Heles si stava
impegnando
in tutti i campi della cucina dal primo al dolce passando per il
secondo.
“Sembra
che
è passato un uragano Hel…”
commentò lei mentre lavava il pentolino e il
recipiente della panna, per poi passare alle pale dello sbattitore.
“Amo
mentre
cercavo lo sbattitore nella speranza di trovarlo in sta casa, ho visto
che c’è
un affare nello scaffale con le pentole che stando a quanto
c’è scritto sulla
scatola serve per fondere il cioccolato e mangiarlo con la frutta a
pezzetti,
non so te ma visto che ho comprato due tavolette di cioccolato potremmo
provare” propose Heles per tentare di farsi perdonare per la
cioccolata andata
a vuoto.
“Se
continui
così amore mio finirai con il viziarci” rispose
lei abbracciandola “Tuttavia
non mi dispiacerebbe, magari ci mettiamo in sala davanti alla tv con
l’arnese
per fondere il cioccolato”.
Dopo
una
decina di minuti le due erano in sala sdraiate sul tappeto che divideva
il
divano dalla televisione, mentre il pentolino riscaldato nel quale il
cioccolato si stava sciogliendo era sul pavimento vicino alla fine del
tappeto.
Entrambe stavano sbucciando frutta, mele, arance e banane un frutto per
ogni
tipo, perché sapevano che quello che si apprestavano a
mangiare le avrebbe
riempite piuttosto velocemente, quando tutto fu pronto iniziarono a
bagnare
nella cioccolata i vari pezzetti di frutta, uno alla volta per
imboccarsi a vicenda.
Finirono entrambe con l’avere i baffi di cioccolato come due
bambine alle prese
per la prima volta con il gelato sul cono si erano praticamente tutte
impiastricciate con la fonduta, Milena in particolare che dopo aver
salvato da
una caduta sul tappeto uno spicchio di arancia, si era maldestramente
toccata
il naso facendosi così da sola un nasino tipo quello dei
gatti però di
cioccolato.
“Poi
sono la
pasticciona, guardati te” la prese in giro Heles
“Sembri un gatto o un orsetto”
“Be
le gatte
possono anche graffiare” le rispose lei con una voce
appositamente sensuale,
appunto per provocare la sua compagna, mentre si avvicinava per
morderle il
labbro inferiore”Voglio vedere se non ti piacciono le
pantere”
“Si
ma mi
piacciono soprattutto quando sono bagnate” rispose Heles,
prendendola in
braccio con un gesto a tradimento che portò Milena
velocemente ad essere appesa
sulle spalle di Heles come un sacco di patate. Era diretta in bagno.
“Hel
lasciami, o te ne pentirai nel esatto momento in cui mi poggerai a
terra”iniziò
a protestare La musicista mentre tirava i pugni contro la schiena della
bionda,
nel disperato tentativo di liberarsi, riconoscendo sotto i suoi occhi
quello
che era il pavimento del bagno, ipotesi confermata immediatamente dopo
dal
rumore della doccia, e soprattutto dall’acqua calda che
colpì la ragazza in
pieno.
“Questa
me
la paghi hai capito? Me la paghi!!” Iniziò a
lamentarsi Milena, riuscendo in
fine a tirare con se Heles sotto la doccia, che ne era sicura si era
lasciata
trasportare di proposito, ben sapendo che la maglietta bianca che
indossava in
quel momento a contatto con l’acqua sarebbe divenuta al
quanto trasparente…e
irresistibile agli occhi blu dell’altra!
“Mmm..e
sentiamo come me la fai pagare?” rispose la bionda
sussurrandoglielo di proposito
all’orecchio, cosa che fece calmare di botto Milena appena le
labbra si
spostarono sul suo collo, punto che la rendeva debole a qualsiasi altro
assalto. Pur rimanendo sotto la doccia Heles chinò il capo
per riuscire a
mordere la pelle collo di Milena, provocando in lei un leggero gemito
di
piacere misto a quel leggero fastidio dovuto al morso. Ma che ebbe
l’unico
effetto di accendere in lei la scintilla che Heles desiderava, questo
lo capiva
dal fatto che la bionda rispose subito al bacio che si
trasformò in breve in un
contatto bollente e carico di passione. Si volevano reciprocamente e
questo lo
sapevano. Heles quindi si spostò verso il seno di Milena
aprendole la cerniera
della felpa della tuta ormai zuppa d’acqua, ma vederla con
tutte quelle
goccioline era tremendamente “eccitante”.
Dopo pochi secondi spinse la musicista contro il muro
della doccia di
proposito per evitarle di scappare e di fare qualsiasi altro movimento l’altra volesse
fare. Dopo di che iniziò a
occuparsi dei seni dell’altra, mordendoli delicatamente,e
provando gli ennesimi
brividi di piacere nella compagna che per tutta risposta si
limitò a spingerle
la testa contro se stessa, mentre sentiva chiaramente la mano di Heles
varcare
la soglia celata dai pantaloni e poi pochi istanti dopo
dall’intimo, provocando
in lei spasmi di puro piacere, che ben presto aiutati anche dai
movimenti della
mano, e contemporaneamente dai movimenti di Heles che ormai dopo cinque
anni
sapeva benissimo cosa fare e soprattutto come fare in quelle
situazioni. Ben
presto si trovò in braccio alla compagna con le gambe
incrociate sui suoi
fianchi senza perdere il contatto con la mano di Heles i cui movimenti
si erano
fatti più intensi, mentre la bionda sempre tenendola contro
il muro, con la
bocca si occupava di lasciare quei segni che tanto amavano ricevere e
fare
entrambe. Poco prima di raggiungere l’apice entrambe.
Dopo
circa
un’ora Milena si stava asciugando i capelli con il phon
mentre Heles era
tornata a litigare con la cucina per creare qualcosa di buono per cena,
e vuoi
per ciò che avevano appena finito che aveva dato un
po’ di serenità alla
guerriera di Urano, vuoi che finalmente stava prendendo dimestichezza
con la
cucina, la cena che ne uscì fuori non fu poi così
terribile.
Intanto
dall’altra
parte del mondo una donna dagli occhi color ametista si svegliava di
soprassalto, aveva appena fatto un incubo, e i presagi non erano dei
migliori.
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Capitolo 16 *** Sera Infernale ***
16^Capitolo: Serata Infernale
Heles
aveva deciso di fare una passeggiata dopo cena per rilassarsi, non
sarebbe andata
troppo lontano, giusto quattro passi nel viale dove sbucava la salita
del
residence. L’aria che colpi Heles quando uscì di
casa era piuttosto fredda ma
fu quasi confortata da quel contatto così intimo con il suo
elemento, nei
giorni successivi alla rivelazione di Milena sulla possibile
identità riguardo
a chi le aveva buttate fuori strada, infatti, il nervoso aveva preso il
sopravvento tanto che più di una volta si era rivolta a
Milena in malo modo,
cosa che la faceva sentire piuttosto in colpa perché la sua
compagna in fondo
non se lo meritava. Quel giorno erano andate per negozi e dopo sette
giorni era
la prima volta che Milena usciva di casa, erano andate nel centro per
così dire
storico di Vienna e su indicazione dell’autista, erano andate
a vedere quella
famosa bottega che realizzava le statuine delle guerriere Sailor, e in
effetti
erano rimaste al quanto meravigliate dalla perfezione con cui
l’artigiano le
faceva, tanto che avevano deciso di prenderne una per ognuna di loro da
portare
come regalo. E per ovviare all’inconveniente che si venne a
creare per Akane e
le sue compagne che in Europa erano sconosciute, avevano chiesto
all’artigiano
se ne poteva fare cinque personalizzate e lui, ovviamente alzando un
po’ il
prezzo, aveva accettato. Così avevano passato
un’ora e mezza dentro la bottega
in attesa che Milena finisse di fare dei ritratti alle loro amiche da
lasciare
al bottegaio per la realizzazione delle statuine. Ritratti che
riuscirono anche
piuttosto bene, contando che le persone oggetto dei disegni non erano
li con
loro.
Dopo cena
Milena aveva preferito rimanere a letto a vedersi la televisione per
non
sforzarsi troppo vista l’uscita del pomeriggio, e lei invece
era andata a fare
due passi per cercare di trovare un po’ di
tranquillità in compagnia della
leggera brezza della sera.
Nel viale
principale nonostante il freddo piuttosto pungente vi era un traffico
fitto sia
di pedoni che di autoveicoli, cosa che a Heles parve molto strano:
erano pur
sempre quasi le dieci di sera di una giornata lavorativa, e
l’indomani non era
sicuramente domenica, giornata in cui tutti i lavoratori erano in
festa. Stando
alle previsioni meteo la giornata successiva avrebbe dato il benvenuto
alla
prima spruzzata di neve dell’anno, e in un certo senso la
brezza gelida di
quella sera accompagnata dai grigi nuvoloni che avevano coperto il
cielo
turchino del pomeriggio confermavano proprio l’ipotesi della
stazione delle
previsioni del tempo della capitale, così come di tutta
l’Austria. La bionda si
sedette su una panchina del viale poco distante dalla discesa per
pensare con
tutta tranquillità, da li a poco più di una
settimana sarebbero rientrate a
Tokyo, quel mese e mezzo era già passato, ed era incredibile
la quantità di
novità che si portavano dietro da quello che per Milena era
stato un viaggio di
lavoro, e per lei un’autentica vacanza. Già
immaginava le facce delle loro
amiche quando avrebbero dato loro la notizia che il loro gruppo si
sarebbe
allargato di due unità, soprattutto quella di Banny che
sicuramente sarebbe
stata quella che avrebbe impiegato più tempo a capire, poi
avrebbero dovuto
affrontare i suoi genitori; e poi Milena si era inzuccata che al loro
ritorno
avrebbero dovuto assolutamente andare a
Shimoda a trovare i suoi genitori, cosa che Heles avrebbe
volentieri
evitato perché i coniugi Kaioh dopo che avevano quasi
umiliato la figlia a
causa della loro forte omofobia, erano rientrati nell’elenco
delle persone da
lei più detestate. E anche perché non voleva che
facessero nuovamente del male
psicologico a Milena. Mise le mani dietro la nuca e si mise a fissare
il cielo
pieno zeppo di nubi, la luna sembrava una luce molto opaca dietro ad
esse e
donava all’intera serata un non so che di spettrale.
“Ciao hai
mica una sigaretta e un accendino?” le chiesero due giovani
che non aveva mai
notato nei paraggi, e che erano veramente con una stazza enorme,
sembravano dei
culturisti, con la sola differenza che vista la maglietta tesa che si
tendeva
sopra ai muscoli scattanti, quelli non erano muscoli gonfiati da
schifezze, ben
si erano muscoli ottenuti in palestra.
“No non
fumo” rispose Heles sperando che i due tipi conoscessero
almeno un po’
l’Inglese.
“A nessun
problema, comunque piacere io sono Markus”
continuò l’ammasso di muscoli
porgendole la mano
“Heles
piacere mio” rispose la bionda leggermente stupita da quanta
sfrontatezza
animava quei due, neanche un minuto che la conoscevano e già
passavano alle
presentazioni.
“Lui
invece è mio fratello Joseph” continuò
l’altro con un forte accenno austriaco,
ricevendo un’occhiata d’assenso da Heles. Ma che
volevano, lei era appunto
uscita per cercare un po’ di tranquillità e stare
un po’ in pace con i suoi
pensieri, e ora questi due avevano così tanta voglia di
parlare. Che palle!
“Sei
Giapponese?” chiese Markus con quella che poteva sembrare una
nota di curiosità
sincera
“Si”
“Di che
zona del Giappone?”
“Tokyo”
“Sembra
caotica come città” intervenne a quel punto Joseph
“Si
abbastanza” ma proprio non capivano che voleva essere
lasciata in pace? Non
voleva neanche mandarli a quel paese, perché fino a prova
contraria loro
l’avevano sicuramente scambiata per un ragazzo e quindi se li
offendeva in
qualche modo, non era sicura di riuscire a tener testa a due giganti
come
quelli, era alta ma la sua corporatura per quanto mascolina era pur
sempre una
corporatura che si addice a una donna, e che quindi non avrebbe fatto
neanche
il solletico a quei due. Lo stesso non si poteva dire
dell’effetto che
avrebbero avuto loro su di lei.
**
Milena
intanto era in sala davanti la tv con il portatile sulle ginocchia, e
la
ricetrasmittente su di esso, Heles l’aveva costretta a
tenersela sempre vicina
dal giorno dell’incidente caso mai si sentisse male, o per
qualsiasi altra
evenienza che la musicista reputava urgente. E dopo una leggera
discussione alla
fine la bionda aveva vinto. Alla
televisione non sembrava esserci nulla d’interessante, almeno
non sui canali
che venivano trasmessi in inglese, quelli in tedesco sembravano un
tantino più
interessanti ma nonostante avesse imparato qualcosa di tedesco durante
quel
mese e mezzo, i discorsi della televisione erano ancora troppo
difficili e
articolati per capirci qualcosa, per l’inglese invece era
tutt’altra cosa visto
che lo aveva studiato fin da piccola su ordine dei suoi genitori, che
pagavano
un maestro privato per le lezioni.
Driiiiiin
– Driiiiiin – Driiiiin –
Driiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiin
Qualcuno
stava citofonando, mai possibile che fosse già Heles che si
era stufata di
stare fuori dopo soltanto mezz’ora, o forse la sua compagna
si era vestita
troppo poco ed era tornata a casa per il gelo? Non le restava che
alzarsi per
andare ad aprire, imprecando contro la bionda e la sua maledetta
abitudine di
non portare mai le chiavi quando usciva. Spostò quindi sia
l’orologio che il
computer dalle sue gambe al divano per poi alzarsi diretta verso la
porta. Appena
l’aprì si trovo una persona fin troppo
familiare e che non apparteneva senz’altro alla lista delle
persone gradite.
“Emily,
Heles non è in casa se è lei che cercavi, quindi
se mi fai il favore di
andartene te ne sarei grata” disse la violinista dopo essersi
irrigidita di
colpo nei confronti della donna che era davanti a lei.
“O no
guarda volevo parlare proprio con te”
“Non credo
di avere nulla da dirti, ciò che volevo dirti te
l’ho detto già quasi una
ventina di giorni fa quindi, scusami ma ho da fare in questo
momento” concluse
Milena chiudendo la porta, che però fu bloccata dal piede
della bruna. O ma che
palle era proprio cocciuta, ma doveva proprio mandarla via con le
forze? “Senti
te lo dico l’ultima volta levati da qui, e non farmi perdere
la pazienza”
“Guarda mi
dovresti ascoltare solamente un minuto e poi ti lascio libera, non ti
costerà
niente e sarebbe molto più veloce. Se tu mi avessi fatta
entrare da subito me
ne sarei andata immediatamente”. Rispose a sua volta la
bruna. Ottenendo però
quello che voleva: ovvero entrare in casa, da ora in poi sarebbe stato
tutto un
gioco da ragazzi si disse mentre stringeva qualcosa nella tasca.
“Allora
che vuoi?” chiese la guerriera di Nettuno, quasi non facendo
in tempo a finire
la domanda prima di trovarsi contro il muro nell’angolo tra
il divano e una
delle colonne portanti dell’edificio, con Emily che la teneva
ben stretta dalle
spalle.
“Ma fammi
capire una cosa ti piacciono così tanto i muri? Non sei
capace a parlare con
una persona senza
sbatterla contro il
muro?” rispose irritata Milena.
“E’ solo
l’inizio di quello che ti meriti” le
sibilò l’altra.
“ E fammi
capire per cosa meriterei un trattamento simile?”
“Semplice
per non esserti fatta da parte per lasciare Heles a me…anzi
ora che ci penso
anche per avermela portata via”
“ Tesoro
scusa se te lo dico ma io e Heles ci
siamo conosciute qualche giorno dopo, rispetto a quando vi siete
lasciati, so
come è andata la cosa, e io ho avvicinato Heles alla corsa
tramite una mia
amica che aveva corso nella stessa gara della tua ex, non che della mia
fidanzata quindi se per favore la finiamo con questa buffonata prima
che mi
incavoli sul serio” E che ti faccio
del
male. Stava infatti sentendo che l’energia che
solitamente veniva allo
scoperto durante le sue trasformazioni era al quanto in fermento.
“Non ci
credo che è andata così, sicuramente tu sei
quella sgualdrina con cui mi ha
fatto le corna Heles, durante quella settimana in cui diceva di essere
impegnata
con gli allenamenti” rispose la giornalista, rivelando solo
in quell’istante
ciò che stringeva così convulsamente nella tasca
della giacca: un coltello.
“Emily per
l’amor del cielo non compiere cazzate di cui pentirti per il
resto della tua
vita” doveva cercare di tenerla occupata con le parole in
modo che lei non
avesse il tempo materiale di fare quello che aveva intenzione di fare,
nella
speranza che Heles si stufasse presto di stare in giro, e soprattutto
che si
stancasse prima che i suoi poteri venissero allo scoperto
perché a quel punto
tutta la farsa che avevano messo in atto le sue compagne durante il
concerto
sarebbe stata veramente vana. Era sicura che se Heles fosse entrata in
quel
momento nell’abitazione sarebbe sicuramente successo un fini
mondo, e non
avrebbe voluto trovarsi per nessuna ragione al posto di Emily.
**
Heles intanto
era alle prese con Marcus e Joseph che la tartassavano di domande:
anche i due
uomini infatti erano appassionati di motociclismo e macchine quanto
lei, e
quindi ben presto avevano trovato un argomento per i loro discorsi,
anche se a
giudizio della bionda, quei due di motociclismo se ne intendevano
giusto come
due spettatori del Gran Premio della domenica. Da quello che dicevano
infatti
si capiva benissimo che non erano mai saliti veramente su una moto, al
suo
confronto erano dei meriti ignoranti in materia. Per quanto riguarda le
macchine da corsa invece – formula uno esclusa –
non erano malvagi e se ne
intendevano senz’altro di più.
“Che ne
dici Heles, ti va se andiamo a prenderci qualcosa al Bar?”
chiese Joseph ad un
certo punto.
“Si
volentieri, ma non posso fermarmi molto poi a chiacchierare
perché la mia
ragazza mi attende”
In quel
preciso istante si alzò una volata di vento al quanto
energica, e soprattutto allarmante
vista la leggere brezza che aveva regnato tutta la sera; era piuttosto
fredda e
soprattutto la bionda notò che soffiava proprio nel senso
inverso rispetto al
quale vi era il bar verso il quale il trio era diretto. Sembrava quasi
che
volesse spingerla a casa. Poi all’improvviso si
ricordò che Milena, la sera
dell’incidente, le aveva parlato della sue ex che era in
compagnia di due
uomini che…come li aveva definiti? Due armadi, o meglio
energumeni, e ora che
ci faceva caso quei due corrispondevano perfettamente alla descrizione
che la
sua compagna le aveva fatto per quanto riguarda le frequentazioni della
sua ex.
“ Che fai
non vieni?” le dissero i due, che erano già
qualche metro più avanti.
“
Scusatemi sarà per un’altra volta, credo che io
debba tornare a casa, soprattutto
questo vento non mi piace per niente non vorrei che venisse una
bufera” rispose
prima di voltarsi per correre verso casa. Doveva assolutamente
raggiungere la
loro abitazione in fretta, era certa che Emily era li e se solo aveva
torto un
capello a Milena non sapeva neanche lei come l’avrebbe
ridotta. Intanto nel
tentativo di tranquillizzarsi fece suonare la ricetrasmittente della
musicista
per mezzo della sua.
**
Biiiip –
Biiiip – Biiiiip – Biiiip
Era
ricetrasmittente che suonava, e Emily distratta da quel suono che non
capiva da
dove venisse era rimasta un po’ spiazzata perché
aveva paura che forse qualche
allarme che Milena aveva azionato di nascosto e che da li a pochi
minuti
sarebbe arrivata la polizia. Aveva anche un po’ rallentato la
presa dalle
spalle della ragazza permettendole così di liberarsi dalla
presa per farla
quasi arrivare a prendere l’orologio e aprirlo per
rispondere, cosa che non
servì a niente se non a beccarsi un taglio da parte di Emily
sulla mano,
inconveniente seguito dall’orologio caduto a terra e
distrutto dalla
giornalista che riuscì nuovamente a bloccarla
però contro il divano questa
volta. Milena si disse che se Heles non tornava in tempo le questioni
erano due:
o Emily si trasformava in un killer oppure lei sicuramente avrebbe
permesso ai
suoi poteri di prendere il sopravvento.
“Emily ti
ho detto di darci un taglio, aspettiamo Heles insieme e chiariamo
questa
situazione che sinceramente inizia a irritarmi parecchio!! Quello che
vuoi fare
non è il modo esatto per risolvere la cosa”
“STAI
ZITTA!!!” le urlo la bruna questa volta prendendola per il
collo.
**
Era sicura
che la sua ex era con Milena e che a casa erano nati dei problemi,
aveva
sentito chiaramente che Milena aveva risposto e dopo qualche istante la
chiamata chiudersi, dopo di che aveva richiamato e il segnale non era
stato
agganciato. Così aveva accelerato la corsa, senza
accorgersene infatti si era
allontanata parecchio in compagnia di quei due, e ora il ritorno come
prevedibile le sembrava veramente lunghissimo. Come sempre quando devi
correre
contro il tempo. Doveva tener duro, in fin dei conti era abituata a
dare il
massimo nelle gare di atletica e cosa c’era di diverso? A
parte il fatto che
era tre anni che non faceva più gare perché si
era concentrata sulle moto?
Nessuno.
Arrivò in
fondo alla salita del residence con un fiatone disumano, e
l’aspettava ancora
la salita che portava al piazzale, quanto avrebbe voluto avere una moto
in quel
momento. Tuttavia non era il genere di persona che si faceva prendere
dalla
stanchezza, quindi tirò un forte sospirò e si
mise a correre per la salita,
pregando che Milena stesse bene, in caso contrario infatti non avrebbe
sicuramente garantito per l’incolumità della sua
ex. Era ormai qualche giorno
che aspettava l’occasione adatta per spaccarle la faccia, e
forse era proprio
lei a dargliela nel migliore dei modi.
Aveva
anche una certa voglia di comparire trasformata per farle un bel
lavaggio del
cervello con la sua bomba di Urano, ma era l’ultima cosa da
fare contro un
terrestre anche se la tentazione non era forte di più! Dopo
qualche minuto
giunta sul piazzale, notò proprio la macchina di Emily
parcheggiata vicino
alla loro abitazione e una rabbia
cieca la pervase, ora era sicura che non avrebbe più
risposto delle sue azioni,
e quindi si diresse verso il cancelletto che bloccava
l’ingresso al giardino e
vedendo che era chiuso riuscì a saltarlo agilmente per
piombare all’interno,
sperava solamente che lo stesso non fosse per la porta di casa,
altrimenti
sarebbe stato un problema entrare.
**
Se Heles
non fosse arrivata in tempo era sicura che non sarebbe resistita al
lungo sotto
le grinfie della giornalista, la bruna
le aveva stretto le mani al collo e aveva impedito che lei
si riuscisse
a muovere, per di più il taglio sulla mano sanguinava
copiosamente e con una
mano solo non riusciva a liberarsi dalla presa mortale che Emily aveva
stretto
nei suoi confronti, per quanto si muovesse non ci riusciva e la
giornalista era
fin vicina a lei per permetterle di tirarle un pugno in qualche modo.
Cercava di
non arrendersi e stare ferma non tanto per la sua di vita, quanto per
quella
dei gemelli che erano ancora più innocenti di lei e non
potevano assolutamente
rimetterci per colpa di una fuori di testa.
L’unico problema e che si sentiva letteralmente
svenire, e iniziava a
vedere tipo dei puntini colorati negli occhi, tanto che fu costretta a
chiuderli per il grande fastidio.
Qualche
istante dopo improvvisamente la sua gola era libera, e sentì
un grandissimo
fracasso simile al rumore che fa il vetro quando si spacca, tossendo si
guardò
intorno e vide Heles che aveva letteralmente appeso al muro Emily e la
stava
tenendo per la maglietta, tutto ciò solo pochi dopo che lo
scatto d’ira della
bionda non raggiunse il culmine sfociando in una saccata di botte
inferta alla
ragazza, che fu costretta a raggomitolarsi sul pavimento per cercare di
proteggersi come meglio poteva da quella valanga di percosse che la
colpivano.
La musicista però non poteva rimanere impassibile a quella
scena, dopotutto
Emily era pur sempre un essere umano e come tale doveva essere
rispettato,
anche se lei non aveva fatto lo stesso nei confronti della loro coppia.
“Heles
basta… per l’amore del cielo basta!!!
Smettila!!” era Milena che si avvicinò
alla compagna abbracciandola per bloccarla “Basta sono sicura
che ha capito.” O
almeno lo spero. Avrebbe voluto aggiungere, ma la sua tesi sicuramente
avrebbe
avuto una risposta positiva perché Emily stava piangendo a
dirotto.
“GUAI A TE
SE OSI SOLO UNA VOLTA AVVICINARTI ALLA MIA RAGAZZA PER TORCELE UN
CAPELLO HAI
CAPITO? NON SONO INTERESSATA A UNA COME TE! E NON FARMI USCIRE DALLA
BOCCA Ciò CHE
SEI!” le gridò Heles, ansimante per la corsa e per
le percosse che aveva appena
finito di dare. “GIURO CHE SE CI PROVI UN’ALTRA
VOLTA TI AMMAZZO”
“Heles ti
ho detto di calmarti ok? Vai sul divano e siediti per favore”
le disse docilmente
Milena, spingendola lontana da Emily.
“Si io
intanto chiamo la polizia! Così sta stronza la finisce di
rompere le palle”
sbottò la bionda afferrando il cellulare della ragazza dagli
occhi blu.
“No
aspetta!”
“Aspettare
cosa Mile eh? Che ti alzi di nuovo le mani addosso? Non possiamo
più dar conto
solo alla tua vita in questo momento e lo sai benissimo”
“Scusa…ho
capito solo ora quanto siate legati… non avresti mai fatto
la stessa cosa…se io
fossi stata al tuo posto… “ singhiozzò
la bruna, alzando leggermente il viso
dalle ginocchia, per guardare Milena che si era inginocchiata per
essere al suo
livello “Ero così accecata dalla
gelosia…dalla convinzione che tu eri stata la
causa che avesse allontanato Heles da me… sono solo stata
una sciocca… solo ora
mi rendo conto... che se fossi riuscita a toglierti di
mezzo… Heles non mi
avrebbe più guardata in faccia”
“Sempre
che ti rimaneva gli occhi nelle cavità oculari!!”
la interruppe Heles venendo
immediatamente fulminata dagli blu cobalto dell’altra.
“Solo ora
mi sono resa conto…di cosa hai tu che io non
ho…hai voluto comunque fermarla
dopo che ho cercato di ucciderti…io non lo avrei mai
fatto…davvero” continuò a
singhiozzare l’altra.
“Dai ti
perdono basta che però hai capito i tuoi sbagli..non sono
solita portare
rancore io, tanto meno Heles” le disse Milena aiutandola a
rialzarsi,
operazione non facile visti tutti i lividi, a questo la ragazza non
rispose.
“Be forse
è meglio che vada…scusatemi ancora
veramente…Heles allora addio”
“A mai più
rivederci” sbottò la bionda.
Dopo che
la bruna fu uscita di casa le due si misero a raccogliere i vetri del
quadro
che aveva rotto Heles sbattendoci contro Emily, avrebbero sicuramente
dovuto
prendere una nuova cornice nei giorni successivi in modo da sostituirla
con la
vecchia.
“Mi puoi
dire perché non hai voluto chiamare la polizia?”
chiese Heles
“Perché tutti
a questo mondo hanno bisogno di una seconda
possibilità… e sono sicura che non
ci darà più fastidio, sai uno degli insegnamenti
della nostra principessa è
proprio questo” rispose lei sorridendo dolcemente.
“Forse e
meglio disinfettare questo brutto taglio” rispose Heles
andando a prendere il
necessario in bagno, la mano infatti era piuttosto gonfia, gonfiore
causato
sicuramente dal taglio profondo.
Non ci
voleva proprio un taglio così penso Milena cercando di
distrarsi dal bruciore
dell’alcol, due giorni dopo infatti avrebbe dovuto suonare i
suoi ultimi
concerti,e la mano
ferita era proprio la
sinistra, ovvero quella che toccava le corde del suo amato violino, e
quindi
sarebbe stato sicuramente fastidioso. Tuttavia era contenta che Emily
aveva capito
di aver sbagliato, e quindi Milena era contenta. In fondo quella non
era
sicuramente la prima volta che si feriva quindi in fin dei conti non le
importava.
Di li a
cinque giorni sarebbe rientrata a Tokyo e già immaginava le
facce delle loro
amiche quando avrebbero detto loro dei due gemelli. Al solo pensiero le
venne
da sorridere.
Note
dell'autrice: Questo capitolo era aspettato da molte di
voi. Siamo a meno tre, forse quattro, capitoli dalla fine ma credo che
immediatamente dopo la fine di questa inizierò l'altra di
cui ho scritto un pezzo del primo capitolo all'Università e
di cui ho già deciso il titolo: "You were a dream in my
heart " vi avviso così lo rintraccerete facilmente al
momento della pubblicazione.
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Capitolo 17 *** Tempo di preparare le valige ***
Note
dell’autrice: Non posso non
nominare
Wiky91 in cima a questo capitolo visto che alcune scene di questo e del
successivo mi sono state ispirate proprio da lei mentre tornava
dall'Inghilterra in
Italia xD
17^Capitolo: Tempo di preparare le
valige
La
sera
prima si era svolto l’ultimo concerto di Milena a Vienna,
sarebbe stato
l’ultimo che la violinista avrebbe fatto al meno per
l’anno e mezzo seguente.
Heles a riguardo aveva solo detto che
la
compagna avrebbe
potuto continuare a
suonare almeno per un mese ancora, ma Milena non aveva voluto sentire
ragioni.
Aveva infatti già chiamato il suo manager a Tokyo per
disdire i concerti che
erano in programma anche per Natale, dando come unica spiegazione per i
teatri
e le feste a cui avrebbe dovuto partecipare, l’insorgenza di
problemi di
salute. Non che non
fosse vero, ma
definire una gravidanza come un problema di salute quasi fosse una
malattia non
le sembrava proprio il caso. Anche per questa ragione dopo aver finito
di
suonare l’ultimo brano del concerto, e aver ricevuto un mazzo
di fiori come si
usava dare all’ospite solista di un concerto, Milena anche se
a stento aveva
trattenuto le emozioni e aveva ricacciato indietro la commozione che
già
sentiva essere arrivata agli occhi, che le pizzicavano nel tentativo di
produrre lacrime. Per fortuna che dopo un paio di minuti fu libera di
raggiungere il camerino dove aveva lasciato la custodia del violino e
alcuni
spartiti che non erano stati messi nel programma della serata e dopo
aver
riposto con cura lo strumento era uscita dal camerino chiudendoselo
alle
spalle. La chiave infatti l’aveva riconsegnata prima del
concerto.
Il
giorno
seguente, ovvero quel mattino erano andate a ritirare le statuine che
avevano
ordinato quattro giorni prima dal bottegaio e furono sorprese dalla
perfezione
che l’uomo aveva impiegato nelle statuine che raffiguravano
Sailor Cosmo e le
Sailor Season anche se per quanto ne sapeva lui erano solo personaggi
di
fantasia che derivavano dal fatto che le due volevano trasformare delle
loro amiche
in guerriere sailor. Dopo gli acquisti che
non si erano fermati solo alle statuine ma
anche a un giro tra i negozi alla fine del quale Milena aveva
acquistato su
consiglio di Heles un vestito nero e fucsia ma anche un IPhone 4, in
modo che
Milena potesse dare alla bionda il suo cellulare, che alla compagna era
sempre
piaciuto. Dopo lo shopping andarono a pranzare in un ristorante tipico
viennese:
lo “Steirereck”, presero il
menù degustazione per assaporare per
l’ultima volta i sapori della terra austriaca, e non
trovarono neanche un
motivo per essere delusi dalla scelta: ogni portata era come un pezzo,
ben
presentato, d’arte dove una moltitudine di ingredienti si
univano per donare
alle pietanze fragranze speziate che trovavano conferma nei sapori
complessi
che il tutto donava al palato; ben presto giunsero anche i carrelli con
lo
champagne e il pane che annoverava più di venti scelte. A
conclusione del
pranzo la casa offrì loro dei cioccolatini fatti in casa.
Finito
il
pranzo rintracciarono l’autista e si fecero andare a prendere
per tornare a
casa: avrebbero dovuto finire le valigie entro quella sera
perché il giorno
dopo infatti il loro volo partiva alle 11 del mattino per atterrare a
Tokyo
alle ore 14 locali. Heles
ovviamente non
era per niente entusiasta di rifare le valige e soprattutto di
riprendere l’aereo.
La paura del volo anche se l’andata era stata tranquilla non
era per niente
passata. Arrivate a casa Milena andò a farsi una doccia
rilassante durante la
quale si lavò anche i suoi bellissimi capelli
impiegò più di mezz’ora a uscire
dalla doccia, e un’altra trentina di minuti per asciugarsi la
moltitudine di
capelli che le incorniciava il volto, ignara di ciò che
stava avvenendo poche
stanze più la tra Heles e le valige. La guerriera di Urano
era infatti in preda
al panico più totale per l’enorme
quantità di vestiti che doveva far stare
nella sua valigia e mezza, non riusciva a trovare l’incastro
preciso tra le
scatole con le statuine e il suo vestiario, e presa dallo sconforto
iniziò ben
presto a tirare giù il suo arsenale di imprecazioni.
“
Heles
magari se ti siedi con il tuo sederone sulla valigia riuscirai a
chiuderla ah
ah ah ah” era Sidia che si godeva tutta la scena dalla webcam
del computer
portatile di Milena.
“Sidia
se
non vuoi perdere il tuo bel faccino ti consiglio di stare
muta” le rispose
innervosita la bionda che però non manco di fare come le era
stato consigliato
dalla bruna, senza però ottenere un risultato soddisfacente
e perdendo quindi
ancora di più la pazienza quando alzandosi dalla valigia
questa esplose facendo
andare fuori posto parte dei suoi vestiti.“Cioè
Sidia grazie per il consiglio
e! Hai peggiorato la situazione” brontolò seccata
dalla risata che la bruna
produceva dal computer a vedersi lo spettacolo.
“La
prossima
volta mettiti a cavalcioni vedrai che funziona!” Le rispose
la bruna con tono
canzonatorio da presa in giro, godendosi le peripezie della sua
compagna di
squadra senza poter evitare di ridere per la scena. Heles intanto aveva
deciso
di cercare di far finta che Sidia non ci fosse, altrimenti il suo
nervosismo
sarebbe aumentato esponenzialmente mentre infilava per
l’ennesima volta i
vestiti nella valigia alla ricerca di una combinazione migliore tra
loro e le
scatole con le statuine.
“Certo
che
si vede proprio che non hai mai preparato una valigia in vita
tua”
Oddio
ma non
aveva nulla da fare quel pomeriggio Sidia? Mai possibile che la bruna
fosse
così tanto impegnata sempre e di continuo dal suo frenetico
lavoro tranne in
quel momento, e che nei suoi pochi momenti di relax non avesse di
meglio da
fare che prenderla in giro?
“O
Sidia,
Vaffanculo hai rotto!” sbottò la bionda
“Mi
dispiace
non so dov’è se mi ci accompagni
volentieri”
“Senti
Sidia
o te ne stai zitta oppure ti giuro che quando arrivo a Tokyo me la
pagherai,
oppure trasformati e vieni tu a farmela la valigia visto che sei tanto
brava”
le ringhiò Heles avvicinandosi al computer di proposito per
farsi sentire bene
dalla destinataria del messaggio.
“Scusami
ma
non ho il tempo ne la voglia di fare le valige, e poi chiedi a
Milena”
“
E’ a farsi
la doccia Milena!”
“No
sinceramente io sono qui” rispose la violinista lasciandosi
scappare una risata
cristallina per via del battibecco al quale aveva assistito fino a quel
momento.
“Cioè
grazie
per avermi difeso Michi..sei un tesoro di ragazza!”
“Posso
sapere da cosa dovevo difenderti? Da questi mostri cattivi che sono le
valige?Manco
fossero i mulini di Don Chisciotte della Mancia” la
rimbeccò l’altra. “Basta saperle
prendere le valige un po’ come una persona se la sai prendere
diventa un gattino,
vai a riordinare le tue cose del bagno me ne occupo io dei bagagli che
forse è
meglio Hel” concluse provocando un brontolio di assenso nella
bionda che
facendo attenzione a non inciampare nei suoi stessi vestiti si diresse
verso il
bagno per recuperare tutte le sue cose, che sarebbero andate in valigia
il
mattino dopo una volta pronte per uscire. Non poté
però fare a meno di
origliare ciò che avveniva nell’altra stanza,
ovvero sentì Sidia che faceva il
resoconto a Milena delle sue evoluzioni con le valigie. Provocando una
risata
nella sua compagna che cercava in tutti i modi di difenderla, anche se
con
scarsa convinzione. Sospirò. Il giorno seguente a quella
stessa ora sarebbero
state a Tokyo, Heles aveva già in mente di chiamare poi i
suoi genitori per
vederli nel week and successivo dopo aver parlato con le altre, per
dare loro
la notizia che sarebbero presto stati nonni, anche se per loro
già Ottavia era
una nipote. Lo stesso se riuscivano lo avrebbero fatto con i coniugi
Kaioh ma
questo sarebbe stato molto difficile perché i genitori di
Milena non avevano
mai accettato la loro relazione, e chissà se avrebbero
accettato l’idea che
vedeva la loro bambina nei panni di una guerriera Sailor.
Già perché Milena per
loro era sempre stata una bambola di porcellana da tenere in una teca
di vetro
per non farla rovinare, ed era stato proprio quel loro essere
così menefreghisti
che aveva cambiato il carattere della sua amata. Il carattere vero e
proprio di
Milena veniva apprezzato veramente da poche persone, si potevano
contare sulla
punta delle dita, e lei per fortuna era tra una di quelle. La guerriera
di
Nettuno infatti era ancora molto distaccata anche nei confronti delle
guerriere
del Sistema solare interno,questa volta però non era la
missione ad imporlo ma
proprio il suo passato che le aveva insegnato che stare nel proprio
guscio e
sicuramente meglio che rischiare di sporgersi e venire ferita da chi ti
circonda. Heles un po’ la capiva, ma nonostante tutto era
anche contenta di
essere diversa da lei, ciò nonostante non poteva negare che
la sua eterna
impulsività le aveva provocato più volte del
male, e non era stato male fisico.
Dopo aver fatto ordine nelle sue cose Heles si diresse con
l’astuccio verso la
camera dove Milena e Sidia discorrevano tranquillamente via web mentre
la
musicista faceva con gesti esperti le valigie.
“Allora
hai
dovuto lottare con il tubo della doccia impavido cavaliere senza
macchia e
senza paura?” iniziò
a sfotterla
nuovamente Sidia.
“
O ma che
palle Si sei proprio un disco rotto e frantumato in mille
pezzetti!” sbottò di
tutta risposta Heles.
“Ora
che ci
penso, mi sembra strano che il tuo culone non sia riuscito a chiudere
la
valigia visto quanto pesi” rise la bruna.
“SIDIAAAAAA!!!”
“Sidia
ci
stava dicendo che le altre volevano organizzare una festa per domani
sera, ma
le ho detto che forse è meglio che io mi riposi, e le ho
detto che al massimo
dopo domani al pomeriggio vengono a casa da noi così diciamo
loro anche dei
gemelli che ne dici? Ti va?” le chiese Milena per distrarla
dalle prese in giro
della guerriera di Plutone.
“Si
ok, io
poi dopo domani mattina chiamo i miei e gli dico se possiamo andare a
pranzo
domenica prossima” le rispose Heles.
“SIDIAAAA…C’è
IL FORNO CHE STA FACENDO UN FUMO STRANO FORSE è MEGLIO CHE
VIENI A DARE UN’OCCHIATA”
sentirono gridare entrambe da una voce acuta da un punto imprecisato
della loro
casa alle spalle di Sidia. Era sicuramente la piccola Ottavia che era
davanti
al forno o comunque in cucina.
“Oddio!
Il
pollo arrosto per la cena”urlò Sidia scappando da
davanti la visuale della web
cam.
“Che
tipa…poi
dice a me che sono imbranata” commentò Heles
“Spero
che
non abbia preso fuoco la cucina” disse Milena preoccupata.
Poco dopo videro
comparire Ottavia nella visuale del camera del pc.
“La
cucina è
ancora integra?” Chiese immediatamente Milena
“Si
anche se
bo il pollo credo che era un po’ troppo cotto per i miei
gusti…oserei dire che
era praticamente carbonizzato”
rispose
pensierosa la brunetta. “Ma un regalo me lo portate
vero?” chiese curiosa la
ragazzina, il suo lato di Bambina ancora non si era assopito del tutto
con la
crescita a dir poco veloce a cui la guerriera di Saturno era stata
sottoposta
tre anni prima.
“Si
ne
portiamo uno per ogni componente del gruppo ed è una
sorpresa, non ci arrivi se
non te lo diciamo” rispose Heles.
“Ma
non
potete dirmelo neanche se mantengo il segreto?” rispose
l’altra.
“No
tesoro,
è una sorpresa anche per te, tanto arriva presto
domani” le rispose dolcemente
Milena, prima di vedere comparire una spettinata Sidia dietro la testa
di
Ottavia.
“Be
il pollo
che fine ha fatto? E’andato all’inferno?”
le chiese Heles, pregustando già la
vendetta della presa in giro per via delle valige.
“Heles
è
meglio che non sfotti” le rispose severa Sidia
“Anche perché è colpa tua che mi
ha distratta con le tue evoluzioni da imbranata nel preparare le
valige” l’affermazione
dell’altra fu accolta da un Heles che si mise a imitare la
gallina, con le mani
sui fianchi a mimare i movimenti delle ali degli uccelli mentre faceva
“Coccode”
con la bocca. Questa scena provocò una risata infermabile in
Ottavia e fece
sgranare i grandi occhi blu di Milena, che non sapeva proprio cosa dire
per il
comportamento di Heles. Ma che le prendeva alla sua compagna? Sentiva
forse il
rientro imminente a Tokyo? Non poteva saperlo!
Un’ora
più
tardi le due avevano finito di preparare le valige che erano
già state messe
vicino all’ingresso pronte per il mattino dopo, dopo di che
ordinarono due
pizze per cena per evitare di sporcare più del necessario
visto che la cucina
era pulita fin dalla sera prima. Le pizze furono mangiate dalle due con
una voracità
fuori dal comune da parte di entrambe, che per quanto giustificata per
la
musicista, non era sicuramente giustificata per quanto riguarda la
bionda. Dopo
aver cenato decisero che era meglio andare a mettersi comode nel letto
a vedere
la tv in modo da non andare a dormire troppo tardi e essere il
più riposate
possibili la mattina dopo. E così fecero, anche se i loro
casti intenti furono
sconfitti ampliamente dall’esigenza di entrambe di sentirsi
parte dell’altra e
di possedersi a vicenda.
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Capitolo 18 *** Pericolo a Bassa Quota ***
Note
dell'Autrice:
Eccoci giunti al capitolo conclusivo, è un finale forse
aperto perchè come ho anticipato c'è un seguito
di cui il primo capitolo è già in elaborazione.
Voglio comunque ringraziare le 9 persone che hanno messo questa storia
tra le Preferite, le due che l'hanno inserita tra le Ricordate e le
dieci che l'anno inserita fra le seguite, non vi elenco uno per uno
perchè la lista sarebbe veramente lunga, nella speranza di
ritrovarvi anche nel prossimo episodio della serie =) Non mi resta che
auguararvi una buona lettura del finale! xD
18^Capitolo: Terrore a bassa quota
Il
mattino
della partenza portò alle due un risveglio piuttosto
traumatico per via della
sveglia che suonava alle sette e mezza del mattino per la prima volta
dopo ben
venti giorni, provocando il nervoso a Heles che fu tentata di sbatterla
contro
il muro, l’unico motivo che la trattenne da dare
ciò era il semplice fatto che
non si trattava di una sveglia classica, ma del cellulare di Milena che
ormai
era il suo perché la sua compagna aveva approfittato
dell’incidente per
disfarsi del vecchio cellulare e comprarsi un Iphone 4. Non che il
cellulare di
Milena fosse vecchio visto che non aveva compiuto neanche un anno, ma
come si
suol dire ogni scusa è buona per comprare ciò che
si vuole. Si girò verso la
parte del letto dove solitamente dormiva Milena per scoprire che la sua
compagna si era alzata ancor prima della sveglia, e in effetti ponendo
attenzione le sue orecchie captarono dei rumori provenienti della
cucina,
conoscendola si era messa a fare la colazione magari facendo anche
qualche
sforzo che non doveva fare. Quando ci si metteva aveva una testa
veramente dura
Milena. Heles concentrò tutte le sue forze per riuscire ad
alzarsi dal letto, e
barcollando si diresse in cucina guidata anche dall’odore
caratteristico del
caffè appena fatto. Arrivata in cucina scorse la sua
compagna già pronta, segno
che molto probabilmente era in piedi almeno da un’ora, per
lei volare era la
cosa più naturale del mondo e avrebbe recuperato le ore
perse in aereo. Per lei
invece quelle dodici ore erano un vero e proprio inferno lo sapeva
già. I
pensieri relativi al volo furono cancellati dai cornetti caldi e dal
caffè già
presenti sul tavolo, mentre invece Milena stava finendo di prepararsi
il tuo
te.
“Giorno
tesoro” le disse Heles scoccandole un bacio sulla fronte.
“Ben
svegliata..Ho già messo via le mie cose che erano rimaste in
bagno, cerca di
fare in fretta a mettere via le tue, così poi siamo pronte e
possiamo andare in
aeroporto” le rispose l’altra, sedendosi al tavolo
con la sua tazza.
“A
che ora è
qui l’autista?”
“Alle
otto e
venti, meglio che ti dai una mossa perché non
c’è così tanto tempo, mancano
solo quaranta minuti e te devi ancora vestirti oltre che a
lavarti” le rispose
Milena provocando un brontolio nell’altra che odiava aver
fretta al mattino,
soprattutto quando andava a fare una cosa che proprio non le piaceva.
Tuttavia
fece il più presto possibile a fare colazione per non essere
la causa del loro
ritardo per raggiungere l’aeroporto altrimenti poi Milena
avrebbe scatenato una
tragedia per quando insisteva sulla precisione negli orari.
“Mi
dispiace
solamente lasciare qui questi fiori” disse tra se e se Milena
mettendo il
broncio, avvicinandosi al mazzo di fiori che aveva ricevuto come era di
rito
alla fine del concerto di due sere prima, per quanto i fiori erano
quasi
appassiti.
“
Sei già te
un fiore, non hai proprio bisogno di avere altri fiori intorno, ma se
la cosa
ti rende tanto triste ti compro tutti i fiori che vuoi a
casa” le
disse Heles nel tentativo di toglierle il
broncio, anche se in cuor suo adorava Milena quando faceva quei piccoli
capricci quasi fosse una bambina.
Nel
giro di
un’ora erano in aeroporto in attesa dell’imbarco
nella sala d’aspetto, Milena
non riusciva proprio a capire in base a quale criterio era stata
progettata
quella struttura, principalmente per la forma della struttura in se che
vista
dall’alto sembrava un grosso neurone in acciaio completo di
Nucleo. I prospetti
dell’edificio invece erano tutti in vetrata ma sicuramente
non miglioravano
l’aspetto complessivo della struttura.
“Allora
io
qui la devo salutare qui miss Kaioh” le disse
l’autista, in un certo senso alla
ragazza dispiacque salutarlo, aveva il maledetto vizio di affezionarsi
per un
non nulla alle persone, e quando doveva stare a letto dopo
l’incidente
l’autista si era dimostrato parecchio gentile telefonando
ogni giorno, e
andando addirittura a trovarla il Sabato sera dopo il concerto che era
stato rimandato
sia con la moglie che con la figlia che era più o meno una
loro coetanea.
Entrambe le donne avevano il fenotipo tipico austriaco, e reincarnavano
tutte
le caratteristiche della popolazione austriaca.
“ La ringrazio per il
servizio che ci ha donato
in questo mese, e anche per Sabato sera è stato veramente
gentilissimo” rispose
la musicista sfoderando un sorriso di cortesia.
“
Si figuri,
semplice dovere” tentò di minimizzare
l’autista, tentativo al quanto misero
visto che nessun autista si sarebbe mai preoccupato di un incidente
capitato
alla sua assistita al di fuori del suo autoveicolo. E i tre lo sapevano
bene.
“Non
so
quanti suoi colleghi avrebbero fatto lo stesso” si intromise
Heles nel discorso
“comunque la ringrazio per la premura dimostrata nei
confronti di Milena”
concluse la bionda.
“Sarà
meglio
andare o rischiamo di fare tardi” disse Milena per poi
stringere la mano
all’autista, imitata dopo pochi istanti da Heles.
Il
check-in e
l’imbarco dei bagagli non presentarono molti problemi e anche
i controlli
sarebbero stati passati senza eventi rilevanti, se non fosse per il
suono che
emise il metal detector che rivelava eventuali metalli addosso alle
persone nel
momento esatto in cui Milena vi passò in mezzo, costringendo
Milena a farsi
controllare dalla poliziotta che si occupava della perquisizione sulle
donne,
le cause del suono furono individuate nelle borchie che costellavano i
lati
degli stivali neri della musicista, costringendola quindi a ripassare
in mezzo
alla macchina dopo esserseli tolti per farli passare nel dispositivo
che
perlustrava le valige e le borse, e che in quel caso aveva controllato
anche la
custodia del violino.
“Sono
esagerati però, addirittura segnalare le borchie degli
stivali, cosa mai ci
potrà essere li dentro?” commentò Heles
appena ebbero raggiunto la sala d’aspetto
sul cui schermo vi era già il numero del loro volo con
accanto indicato meta,
orario e sportello d’imbarco. Scoprirono che già
c’erano parecchi passeggeri,
la maggior parte dei quali loro connazionali che molto probabilmente
rientravano in Giappone dopo aver concluso un periodo lavorativo a
Vienna.
Heles stranamente si era calmata e non aveva quell’agitazione
addosso che era
quasi palpabile nell’aria attorno alla bionda per via del
volo, la calma che la
pervase sorprese Milena ma soprattutto la diretta interessata.
Dopo
un’ora
di attesa udirono l’annuncio in tedesco seguito
immediatamente da quello in
lingua inglese del loro volo, che provocò una sorta di
ondata di agitazione e
movimento improvviso nei passeggeri che avevano il volo di seconda
classe che volevano
entrare in aereo il prima possibile per prendere i posti
pensò Milena, anche se
ne dubitava che era uno di quei voli low cost il loro, anzi era quasi
più
probabile che sia più una reazione dettata
dall’abitudine, i passeggeri della
prima classe invece furono fatti passare per recarsi
all’imbarco mediante un
ingresso diverso che li portò alla prima navetta che li
avrebbe portati a pochi
metri di distanza dal boing sulla pista.
L’interno
dell’aereo si dimostrò essere molto elegante, era
in color panna e bordò, e
proprio come nel viaggio di ritorno Heles si sedette nel posto centrale
dei due
assegnati, solamente che in quel caso Milena era nel posto
più interno e più
lontano dal finestrino al contrario di quando erano salite a Tokyo.
Dopo
circa
una ventina di minuti in orario rispetto alla tabella di marcia,
l’aereo iniziò
a muoversi per raggiungere l’inizio della pista, mentre le
hostess spiegavano
come di rito l’uso delle strutture di emergenza presenti
sull’aereo.
“Senti
ma
domani a casa devono venire anche Seya, Taiki e Yaten?”
chiese Heles con area
tutt’altro che contenta al solo pensiero di trovarsi davanti
i tre palloni
gonfiati del gruppo.
“Be
se sono
qui sulla Terra cosa facciamo invitiamo tutti tranne loro, se Seya a
quanto
pare si è fidanzato con un membro del gruppo di Akane non
possiamo invitare le
ragazze e loro no, che figura facciamo?” rispose
l’altra provocando un brontolio al
quanto scontento nella bionda.
Il
decollo
si svolse tranquillamente con qualche traballamento di assestamento in
quota, e
ben presto le Heles per distrarsi dal volo iniziò a seguire
i programmi di
intrattenimento che scorrevano sulla tv dell’aereo mentre
invece Milena si mise
a giocare con dei giochi che aveva scaricato sul telefono, non aveva
nessuna
composizione musicale da fare, non in quel momento anche
perché non provava
nessuna emozione particolare che potesse essere descritta in note, le
mancavano
tremendamente le tempere e i pennelli di cui aveva dovuto fare a meno
per un
mese disegnando solamente con il solo ausilio di una matita, ma era
certa che
nei giorni seguenti avrebbe dato sfogo alla sua vena artistica con
svariati
quadri. Perché i quadri, se mai ce ne fossero di emozioni
legate alla maternità,
erano il mezzo più adatto per fare da base alle sue doti. Il
tempo passò al
quanto velocemente e arrivò ben presto l’ora di
pranzo, i piatti offerti dalla
compagnia aerea erano semplici ma fatti bene, la pasta non era scotta e
il
pollo non era troppo cotto e stopposo. Dopo aver pranzato Milena si
mise a fare
qualche scarabocchio appena accennato su dei fogli bianchi che si era
portata
in borsa appositamente per disegnare
e
ammazzare il tempo che soprattutto quando sorvoli la Russia e la
pianura
asiatica può essere veramente noioso, dal poco che poteva
vedere dal finestrino
infatti il paesaggio era praticamente identico, sembrava di sorvolare
il suo
amato mare, solamente che era fermo e di color verde pagliericcio, con
qualche
macchia bianca che sicuramente era qualche ghiacciaio dei Pirenei. Non
sapendo
cosa disegnare la ragazza prese di mira un signore con il naso che
sembrava un
pomodoro che si era beatamente addormentato e che non aveva neanche
pranzato, e
lo fece ben presto diventare il soggetto del suo disegno, che ben
presto si
trasformò in un ritratto caricatura perché il
soggetto si poteva rendere
facilmente con i tratti da cartone animato. Heles come sempre si era
incantata
ad osservare con quanta sicurezza la compagna tracciava i tratti che
pian piano
si trasformavano con la precisione di una stampa in occhi, capelli,
rughe d’espressione,
bocca e qualsiasi altro tratto caratterizzava l’individuo
ritratto. L’attenzione
fu anche catturata dal signore che era accanto ad Heles che si mise a
guardare
senza sembrare troppo ficcanaso l’opera di Milena, aveva
già visto qualcuno
disegnare in quel modo. Era un suo caro amico.
“Milena
certo che quando ti ci metti a fare caricature sei proprio un
demonio” esplose
la bionda a opera ultimata, trattenendo una risata per
l’operato della sua
compagna.
“Milena?
Mi
scusi signorina ma lei è per caso la figlia di Noboru
Kaioh?” chiese l’uomo
accanto a Heles
“Ehm…si
sono
io ma non credo di conoscerla” rispose perplessa Milena, ma
chi cavolo era
questo?
“Piacere
sono Yutaka, sono un caro amico di suo padre, non sa forse si ricorda
di me perché
quando era piccola venivo a casa molto spesso”
“Mi
dispiace
ma temo che ero troppo piccola quando lei faceva visita alla mia
famiglia, per
ricordarla” rispose la ragazza sempre più
perplessa.
“Come
stanno
i suoi?” le chiese Yutaka
“Guardi
è da
un po’ che non li sento, perché non sono
più in buoni rapporti con la mia
famiglia, non ho la minima idea di come stiano suppongo bene
perché altrimenti
la domestica mi avrebbe chiamata immediatamente se fosse successo
qualcosa”
rispose cordiale la musicista. Nascondendo fin troppo bene la seccatura
creata
da quell’incontro, che ne era sicura le avrebbe pregiudicato
la quiete per
tutto il viaggio restante, almeno che non tagliava corto dicendo che
era stanca
e che avrebbe preferito riposare piuttosto che chiacchierare, anche
perché non
le interessava minimamente parlare per ore dei suoi genitori, sentiva
già
abbastanza la loro assenza senza parlare di continuo di loro. Ragion
per cui
dopo circa un’ora si congedò dal discorso e dopo
aver appoggiato la testa sulla
spalla di Heles piombò in pochi minuti in un sonno profondo
lasciando la bionda
in preda alle domande fin troppo curiose di Yutaka.
Heles
spostò
il discorso dai coniugi Kaioh alle moto e alle corse in generale campo
in cui
si sentiva decisamente più sicura visto i pochi incontri
avvenuti con i
genitori di Milena parlare di loro in sua presenza era come camminare
su campo
minato perché non li conosceva abbastanza per giudicarli in
bene o in male. Anche
se da come si erano comportati con la figlia, non avrebbe avuto dubbi
sul loro
giudizio. Presa com’era dalle chiacchiere con il simpatico
signore Heles non si
accorse minimamente dello scorrere del tempo e soprattutto del
paesaggio
circostante che ben presto da solido e secco divenne movimentato e di
un
intenso blu mare: l’aereo stava lasciando le coste asiatiche
per attraversare
lo stretto che divideva l’Asia dall’isola
Giapponese.
“Preghiamo
i
signori viaggiatori di allacciare le cinture di sicurezza, atterraggio
previsto
tra una ventina di minuti all’aeroporto centrale di Tokyo,
grazie per aver
viaggiato con noi”
Appena Heles sentì
questo annuncio svegliò Milena
per farle allacciare la cintura di sicurezza, le due erano
completamente ignare
del fatto che da li a pochi minuti avrebbero vissuto
l’atterraggio più sofferto
del mondo, appena riconobbero la torre televisiva di Tokyo stagliarsi
poco
sotto di loro, l’aereo iniziò a dondolare a causa
delle forti raffiche di vento
che spazzavano molto spesso la città in quel periodo
dell’anno.
“Maledizione
ci voleva solo il vento!!!” esclamò Heles. Questa
è l’attenzione che poni nei confronti della tua
signora razza di ingrato. Si
ritrovò a pensare rivolta al suo elemento.
“Hel
stai
tranquilla può capit…” le parole
morirono in bocca alla musicista nell’attimo
esatto in cui le spie di emergenza si accesero sopra le loro teste
accanto agli
sportellini da cui in caso di emergenza cadevano le mascherine per
l’ossigeno,
mentre il traballamento della aereo era piuttosto visibile, e
soprattutto si
avvertiva parecchio.
“Ora
mi alzo
e vado a mollare un ceffone al pilota, ma dimmi te se sto imbecille
deve fare
ste cose!!” sbottò Heles sempre più
nervosa, quasi nel panico. Soprattutto quando
le mascherine come previsto dalla guerriera di Nettuno le crollarono
sul viso. A
Milena sembrava molto strano che l’aereo fosse in quelle
condizioni: i metri
che separavano il velivolo dal terreno erano relativamente poco, e
allora perché
aveva attivato la procedura di emergenza il pilota?
“Heles
per l’amore
del cielo, datti una calmata mi dici poi come facciamo se tu prendi a
ceffoni
il pilota? Questo poi chi lo fa volare tu??” le rispose
Milena provocandola.
“Ma
che
volare e volare sto coso deve stare ben piantato sul terreno, questo
aereo
aveva comunque qualcosa di strano scricchiolava un tantino
troppo” brontolò la
motociclista.
“Signori
e
Signore buonasera, è qui il pilota che vi parla, vi
pregherei di mantenere la
calma, non è successo niente è solamente il primo
atterraggio che faccio da
quando ho preso il brevetto di volo”
“Lo
sapevo
che era un coglione!!!” sbottò Heles “Ma
dimmi te se anche sta cazzo di
compagnia doveva mettere un pivello appena brevettato su un volo
intercontinentale che trasporta cinquecento persone!! Poi si lamentano
che gli
aerei cadono o parlano del triangolo delle bermuda”
“Dovremmo
quasi esserci sembra che sia
vicinissimo
al suolo” disse Yutaka alle due guardando dal finestrino, e
infatti la sua
frase fu confermata da un atterraggio al quanto poco aggraziato del
aereo sulla
pista che sballottò non poco i suoi passeggeri in fase di
frenata. Provocando un
salto di insulti rivolti al pilota da parte dei passeggeri che proprio
come Heles
non vedevano l’ora di scendere da quel maledetto aereo, e
infatti quando si
spense la spia delle cinture allacciate in meno di due minuti tutti
erano già
in piedi con i proprio bagagli a mano a seguito pronti a uscire
dall’aereo. Le operazioni
di sbarco però durarono una quindicina di minuti ma appena
Heles uscì dall’aereo
ebbe la stessa sensazione di Milena: quella sensazione che ti colpisce
quando
stai per tanto tempo fuori dalla tua terra e appena ci rimetti piedi
senti
proprio quel suo odore caratteristico che quando ci vivi non noti
neanche ma
che poi appena torni ti fa dire: “Finalmente sono a
casa”.
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