Cedric's friends and the Order of the Phoenix.

di eleanor89
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Undici ricordi e primi litigi. ***
Capitolo 3: *** Lezioni, punizioni e due ricordi. ***
Capitolo 4: *** Jack e due ricordi. ***
Capitolo 5: *** Un paio di prediche e un po' di cielo. ***
Capitolo 6: *** Lettere da Hogwarts. ***
Capitolo 7: *** Urla alla Stazione, case vuote e compere natalizie. ***
Capitolo 8: *** Regali, canzoncine di compleanno e pettegolezzi in sala da pranzo. ***
Capitolo 9: *** Crisi di pianto, Mangiamorte in fuga, bagno del terzo piano e biscotti con la McGonagall. ***
Capitolo 10: *** Giorni sfortunati, problemi tra fratelli, abbracci inaspettati e il Disastro. ***
Capitolo 11: *** Sfoghi contro innocenti, pugni e reazioni inappropriate. ***
Capitolo 12: *** Il vero scoppio, pianti e riappacificazioni col mondo. ***
Capitolo 13: *** extra: la vita nove anni prima - 31 giugno 1987 - ***
Capitolo 14: *** Studiare in ritardo, quasi beccati dalla Umbridge e un bacio a caso. ***
Capitolo 15: *** La partenza dei Weasley, danni per la scuola, gelosie ingiustificate ***
Capitolo 16: *** L'ultima partita di Quidditch e gli esami. ***
Capitolo 17: *** Sirius Black, alla Stazione, Professor Lupin e fratelli maggiori. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


Questa storia è il seguito di Cedric's friends and the Goblet of Fire
Alla fine ci sono gli appunti sui personaggi per rinfrescarvi un po' la memoria.



Cedric's friends and the Order of the Phoenix.





«BASTA! TI PREGO! BASTA!»
«Questo è ciò che i sanguesporco come te dovrebbero fare: implorare, urlare, MORIRE! CRUCIO
«NO! BASTA! PIETÀ! PIETÀ!»
«TU NON HAI AVUTO PIETÀ DI MIO PADRE O DI ME! SCHIFOSA BABBANA! CRUCIO! SPORCA LADRA DI MAGIA! CRUCIO
«NO! MI DISPIACE! AIUTO! QUALCUNO...! AIUTATEMI!»
«Mamma!»
«Oh, senti la piccola che ti chiama... Tranquilla, bestiola, tra poco verrai al posto della mamma insieme al tuo paparino sanguesporco.»
«Ti prego, no! Lasciali stare... È colpa mia, lasciali stare... Uccidi soltanto me... La mia bambina...»
«CRUCIO!»

Megan spalancò gli occhi, frastornata. L'auto si era fermata e suo padre stava togliendo la cintura; la voce di Rookwood Jr. gli rimbombava ancora nelle orecchie.
«Sei sveglia? Dobbiamo andare.»
Lei annuì e scese dall'auto, portando con sé la gabbia con la sua civetta, Mela. Presi i bagagli e messi su un carrello lei e suo padre attraversarono la barriera e si ritrovarono nell'affollatissimo binario nove e tre quarti.
«Bene, allora... Buon anno.» disse il padre, e lei lo salutò distrattamente, guardandosi attorno. Cercò qualche faccia conosciuta e la trovò: Walter era ben visibile, di una testa più alto del resto della folla, vicino alle scalette per salire sul treno. Era diventato più muscoloso e Megan sapeva dalle lettere di Wayne che aveva passato l'estate ad allenarsi come per prepararsi a uno scontro fisico. Wayne era lì, accanto al fratello, con i capelli neri un po' troppo lunghi che gli ricadevano sugli occhi, le braccia incrociate e la solita, confortante, espressione indecifrabile. Era leggermente abbronzato e più alto, oltre che dimagrito come tutti loro, ma non sembrava cambiato in quelle settimane di distanza.
Walter la vide per primo e spalancò gli occhi, saltando di nuovo a terra.
«Megan? Ti sei tinta i capelli!»
Wayne la cercò subito con lo sguardo, inarcando le sopracciglia: «Ecco, il rosso scuro ti si addice. È sanguigno.»
Poi Megan li abbracciò, lasciandoli sorpresi e un po' imbarazzati. Forse si aspettavano che fosse tornata la solita scontrosa ragazza che non mostrava affetto per nessuno che non fosse Cedric, ma quella ragazza se n'era andata insieme a lui. Questa aveva bisogno di sentirli vicini.
«E Georgia?» domandò, guardandosi attorno.
«La stiamo aspettando. Indovina un po'...» Walter le mostrò il distintivo da Prefetto.
«Congratulazioni.» disse lei, sforzandosi di sorridere. Walter apprezzò il gesto e sorrise di rimando, ma anche la sua sembrava più una smorfia, falsa quanto la sua allegria. Il Prefetto, o forse Caposcuola, sarebbe dovuto essere Cedric.
«Chi... Megan
Georgia era arrivata e l'aveva riconosciuta solo quando si era voltata a guardarla, «I tuoi capelli... Sono molto belli.» si complimentò, stralunata. «Ciao a tutti!» poi si guardò attorno interrogativamente. Dietro di lei c'era la bambina che Megan aveva visto soltanto tre mesi prima al momento dei saluti sul binario: appariva seccata.
«Lui non c'è. Potrebbe essere già salito.» la informò Wayne senza che lei chiedesse nulla e Georgia gemette.
Michael non aveva dato notizie di sé, sicuramente troppo distrutto, il più colpito di tutti dalla morte del suo migliore amico e fratello, e potevano solo sperare che tornasse a Hogwarts, mantenendo la promessa di prendersi cura delle due amiche più piccole.
«Saliamo anche noi, lo cercheremo dopo.» propose Walter e tutti ubbidirono. «Io devo andare prima al vagone dei Prefetti, ci vediamo dopo.»
«A dopo.» salutarono Wayne e Georgia. Megan lo guardò andare e poi sospirò, seguendo gli altri.
«Cerchiamo uno scompartimento bello grande.» disse Georgia, «Potremmo avere molta compagnia. Ciao, Ernie, Hannah!» salutò, incontrandoli nel corridoio che venivano in direzione opposta alla loro.
«Ciao ragazzi!» salutò Hannah, squadrandoli con attenzione. Il suo sguardo indugiò su Megan.
«È un piacere rivedervi dopo tanto tempo.» disse Ernie, un po' pomposo, ma i suoi occhi si intristirono subito, «E Michael e Walter?»
«Walter è Prefetto.» rispose Wayne, «Michael non si è visto.»
«Anche voi ora siete Prefetti, vedo.» notò Georgia, e Ernie annuì.
«Dobbiamo andare al nostro vagone, se non vi spiace. Ci vedremo dopo.» disse lui, ma non si mosse. Improvvisamente lui e Hannah sembravano molto a disagio. «E non ho mai avuto occasione di dirvi... Ecco...»
«Grazie.» rispose Wayne per tutti, e Megan strinse gli occhi, che già le bruciavano, e li riaprì dopo qualche secondo con la vista offuscata di lacrime.
Non c'era riuscita, continuava a piangere per ogni cosa. Hannah se ne accorse e si morse le labbra.
«Andiamo.» disse all'altro, «A dopo!»
Georgia le strinse discretamente una mano e ripresero a cercare un vagone spazioso.
Alla fine ne trovarono uno che sembrava sufficiente per tutti e si sedettero. Non passò molto che si fecero vivi Stephen, Susan e Quill.
Quill era dimagrito in modo impressionante e Megan sobbalzò nel guardarlo. Era pallido e tirato e i suoi occhi scattavano da un posto all'altro come in cerca di un punto di fuga. Anche Stephen era un po' dimagrito sebbene in modo meno visibile, e stranamente non aveva alcun libro o scacchiera sottobraccio.
«Andiamo a cercare un altro scompartimento. Tanto qui verranno gli altri, no?» mormorò Susan.
«Quali altri?» domandò malinconicamente Megan e così i tre si accomodarono con loro.
«E tu?» domandò Susan, rivolta alla più piccola.
«Lei è Charlotte, mia sorella. Comincia quest'anno.» la presentò Georgia. La ragazzina alzò una mano in segno di saluto, guardandoli nervosamente. Probabilmente si chiedeva se fossero normali, dato che non erano esattamente l'immagine della felicità e della salute.
Megan si chiese cosa le avesse raccontato Georgia e quanto sapesse di loro.
«Jack e Rent torneranno quest'anno?» domandò cautamente Susan, rivolta a Wayne.
«Walter dice di sì.»
«Notizie di Michael?» chiese Stephen, che era stato informato per lettera della sua sparizione.
«Per nulla. Dopo andremo a cercarlo per il treno, appena torna Walter.» disse Wayne. Megan poggiò la testa contro il finestrino e chiuse gli occhi.
Qualche minuto dopo li sentì sussurrare.
«Come sta?» era Susan.
«Depressa. Non vedi com'è pallida?» e questa Georgia.
«Quello lo siamo tutti.» e Stephen.
«Ma lei è peggio, piange ancora per ogni cosa.» di nuovo Georgia.
«Tornerà normale?» domandò Quill con voce un po' troppo acuta.
«È mai stata normale?» Wayne suonava beffardo ed era confortante, «Non lo so. Spero di sì.»
«Basta. Stephen, dimmi che hai gli scacchi con te. Voglio vedere te e Wayne giocare come ai vecchi tempi.» lo pregò Georgia.
Megan sentì il rumore di Stephen che frugava alla ricerca della scacchiera e si lasciò cullare dal silenzio che seguì, escluso il rumore per lei soporifero del treno.

«BASTA! TI PREGO! BASTA!»
Di nuovo la voce di sua madre, in lacrime.
«Questo è ciò che i sanguesporco come te dovrebbero fare: implorare, urlare, MORIRE! CRUCIO
Lui sembrava, era, impazzito.
«NO! BASTA! PIETÀ! PIETÀ!»
«TU NON HAI AVUTO PIETÀ DI MIO PADRE O DI ME! SCHIFOSA BABBANA! CRUCIO! SPORCA LADRA DI MAGIA! CRUCIO
«NO! MI DISPIACE! AIUTO! QUALCUNO...! AIUTATEMI!»
«Mamma!»
La voce di una bambina molto piccola, la sua voce terrorizzata, quando aveva finalmente cominciato a capire. Gli occhi di suo padre, nella penombra, spalancati dall'orrore, pietrificati come il resto del suo corpo.
«Oh, senti la piccola che ti chiama... Tranquilla, bestiola, tra poco verrai al posto della mamma insieme al tuo paparino sanguesporco.»
«Ti prego, no! Lasciali stare... È colpa mia, lasciali stare... Uccidi soltanto me... La mia bambina...»
«Crucio!»
«NO! NO!»
«Guardala bene la tua bambina, guardala, e ricordati che sei stata tu a volere tutto questo, che sei stata tu a condannarla... Sai che fine hanno fatto i Longbottom, non è vero? Lo sanno tutti che quando Bellatrix ci prende gusto... Ma sì, lo sai, anche tu fai parte del Ministero, lì a giudicare, a fingere che voi sanguesporco siate come noi... Sai cosa farò? Farò in modo che la tua bambina diventi esattamente come loro
«No, la mia bambina no, ti prego... ti supplico... qualunque cosa...»
«La tua bambina è già pazza quanto tu sei già morta. Avada Kedavra!»

Megan si risvegliò di colpo, passando automaticamente le mani sulle guance perchè sicura di piangere come sempre. Gli altri non la guardarono, concentrati su Walter che stava alla porta.
«Non c'è. Ho guardato... ovunque.» stava dicendo, costernato.
«No.» gemette Georgia, coprendosi gli occhi. La sorella la guardò con preoccupazione.
«Di che state parlando?» domandò lei con voce impastata.
Wayne e Stephen la guardarono, e il primo rispose: «Michael. Non c'è.»
Stephen intanto stava frugando nelle tasche e le porse un fazzoletto.
«Grazie.» mormorò, asciugandosi le guance.
«Secondo me verrà.» disse Wayne.
«Come fai a dirlo?» domandò Georgia, abbattuta, mentre Susan le batteva una mano sulla schiena.
«Lo sento.» rispose semplicemente lui.
«Io faccio un altro giro per sicurezza.» annunciò Walter e Charlotte lo guardò supplice.
«Posso venire con te?»
«D'accordo.»
Quando fu andata via Susan disse: «Sai, non credo che per tua sorella sarà un buon inizio... stare con noi, intendo. Dovrebbe essere in una compagnia più spensierata...»
«Ormai è fatta.» mormorò Georgia, «Spero la smistino altrove a questo punto.»
«Ciao, ragazzi.» salutò Rent, comparendo alla porta. «Come andiamo qui?»
«Si sopravvive.» rispose Stephen, per poi mordersi la lingua. Rent si adombrò un momento ma poi sorrise.
«Hai cambiato colore di capelli, Megan? Molto carini.»
«Grazie. Dov'è Jack?»
«Non lo so, non l'ho ancora visto.»
Tutti lo guardarono stupefatti: era la prima volta che li vedevano divisi dal loro primo giorno al primo anno.
Quei due si conoscevano sin dall'infanzia, la madre babbana di Rent era stata una compagna di scuola di quella di Jack, che aveva sposato un mago purosangue. Era stata una gradita coincidenza che anche la madre di Rent desse alla luce un bambino dotato di poteri magici nonostante il marito altrettanto babbano, e i due piccoli non si erano più separati dalla prima magia di Rent.
«Ma non siete arrivati assieme?»
«Sì, però poi lui è andato a parlare con Cho e io non avevo voglia...»
«Che ha detto la Chang?» chiese bruscamente Georgia.
«Non lo so, è che Jack era un po' preoccupato per li... Sapete com'è fatto, deve sempre pensare a tutti. E Walter e Michael?»
«Walter è a fare la ronda di nuovo per cercarlo, forse non è salito sul treno.» rispose tristemente lei.
«Arriverà. È Michael.» ribatté Rent con sicurezza, «Vado a salutare gli altri. A dopo.»
Non fu l'unico a passare: più d'uno volle porgere loro i saluti e chiedere come andava. La domanda più stupida dell'anno. Passò anche Rowan, un amico di Michael che stava cominciando il quarto anno e che l'aveva eletto praticamente a suo maestro. Restò sconcertato e contrariato all'idea che lui non fosse sul treno e Megan pensò che somigliasse terribilmente al loro amico, ugualmente schietto e impulsivo.
Poi passò anche Malfoy, nuovo Prefetto Slytherin, che non disse loro una parola.
«Bene, perfetto, la scuola è caduta in mano al male.» commentò Megan.
«Mentre dormivi sono passati anche Weasley e la Granger. Sono loro i Prefetti Gryffindor.» le disse Susan.
«Non Potter?» si stupì lei.
«Immagino che i docenti non abbiano voluto metterlo ancora di più sotto pressione...» considerò Stephen.
«Che significa?»
«Lei non può leggere la Gazzetta dai suoi nonni babbani.» gli ricordò Wayne.
«Ah. Giusto.»
«Qualcuno vuole spiegarmi?» domandò stancamente Megan.
«Ti arrabbierai.» la anticipò Stephen, «Ma...»
E le raccontarono della campagna di diffamazione da parte dei giornali, che trattavano Harry Potter come un pazzo e Dumbledore come un demente, senza far cenno a Cedric.
«I miei genitori per fortuna credono alla Gazzetta del Profeta o non mi avrebbero lasciato tornare in pace a scuola. Non ho potuto neppure dir loro di Cedric proprio per questo.» terminò Stephen.
«Mio fratello crede al preside e a Potter, dice che se lo aspettava, e mi vuole a Hogwarts proprio per questo.» disse Georgia.
«I miei genitori parlano come quelli di Stephen perchè sono terrorizzati, abbiamo già perso troppe persone... E mi vogliono a Hogwarts perchè è il posto più sicuro.» raccontò Susan, malinconica forse al ricordo degli zii.
«Mio padre pensa che Potter inventi le cose.» disse Wayne, guardando fuori dal finestrino, «Mia madre è spaventata invece e voleva portarmi con lei via dall'Inghilterra. Per fortuna l'ho convinta a lasciarmi stare.»
«Il preside l'aveva detto... che il Ministero non avrebbe voluto farci sapere di Tu-Sai-Chi.» ricordò loro Stephen.
«Che bastardi.» disse finalmente Megan, «Io credo in tutto e per tutto a Dumbledore. Come potrei far finta che non sia così quando mancano due persone in questo scompartimento?»
Tutti ammutolirono, pensando a Cedric e Michael.
«L'ho sognato stanotte, Potter.» disse infine Stephen.
Tutti lo guardarono.
«Ma era roba assurda. L'unica cosa su cui ho preso è che aveva un cane nero anche nel sogno.»
«Ha un cane?» domandò Georgia.
«L'ho visto oggi alla stazione. Ho sognato che lui e il cane correvano per Hogwarts e a un certo punto arrivava Snape e catturava il cane con un telo e Potter continuava a correre fino alla foresta. Noi lo seguivamo e c'era all'improvviso una luna piena e sentivamo un lupo mannaro ululare.»
«Il professor Lupin.» disse Susan con un mezzo sorriso.
«Non penso... La Luna poi era piccola e vicinissima, sembrava una piccola palla bianca, e Potter e Malfoy cercavano di prenderla.»
«Ah, non ti fai mancare nessuno.» considerò Wayne.
«Già... poi Megan e Sally-Anne sparivano per la foresta.»
«Probabilmente prese dal lupo, se si dà retta a quello che viene sempre fuori a divinazione.» disse Megan con voce roca.
«Probabile. Io mi fermavo a guardare e poi la terra cominciava a tremare e si sentiva un rumore di passi giganteschi. E alla fine passava un gruppo di centauri di corsa, si sentiva un'esplosione, io mi voltavo per guardarli e vedevo la torre di Astronomia precipitare. Che senso gli darebbe, la Trelawney?»
«Che qualcuno cadrà dalla torre e il cane di Potter verrà mangiato da un telo con il supporto del professor Snape.» suggerì Georgia.
«Beh, sul cane nero ci hai preso. Hai sangue di veggente, Stephen?» domandò Wayne, sbadigliando.
«Tecnicamente sì, ma dubito che tutte le flebili doti di preveggenza che posso aver ereditato si siano svegliate giusto ora. Non credo tanto nelle previsioni.» borbottò lui, «Sopratutto se riguardano cose senza senso.»
«Chissà... Di sicuro, di questi tempi, abbiamo bisogno di tutto l'aiuto possibile, fosse anche quello dei veggenti.» disse Wayne, cupo. Megan annuì, voltando il viso verso il finestrino.

Scesi dal treno furono guidati dalla voce della professoressa Grubbly-Plank.
«E se Hagrid si fosse licenziato per colpa della Skeeter?» ipotizzò Rent, preoccupato, mentre Georgia scrutava ansiosamente in direzione del lago dove gli studenti del primo anno facevano la tradizionale traversata.
«E se fosse perchè è mezzogigante e avesse a che fare con Tu-Sai-Chi?» fece Walter a bassa voce. Megan lo sentì e chiuse gli occhi, incapace di sgridarlo; a protestare ci pensò Rent stesso. Spostò lo sguardo su Wayne, che ora fissava la strada oltre la carrozza.
Poteva vederne il viso di profilo, si era fatto più adulto, in qualche modo. Era strano ma si accorse soltanto in quel momento che Wayne era un bel ragazzo e che passava inosservato grazie ai suoi modi silenziosi, discreti, alla sua indifferenza che non lo faceva partecipare quasi mai alle discussioni; però era comunque bello, con gli occhi grigi profondi e le labbra che si piegavano spesso in quel sorriso ironico che aveva sempre odiato ma che ora le mancava. Aveva un eleganza nei modi che lei non avrebbe avuto mai, una voce calda e rassicurante e uno sguardo che comunicava tutto ciò che voleva dire.
«Cosa c'è?» le domandò, senza neanche voltarsi a guardarla.
«Sei un bel ragazzo, Wayne.» sospirò lei, come se fosse qualcosa di triste. Lui inclinò la testa per vederla e inarcò le sopracciglia, scettico.
«E te ne accorgi ora?»
«Forse prima non lo eri.» ribatté lei, tentando un debole sorriso.
«Forse eri tu cieca.» replicò lui, tornando a guardare il lago con le labbra leggermente piegate all'insù.
Quando più tardi arrivarono al castello si bloccarono di scatto all'entrata, urtati dalla folla alle loro spalle che protestò vivacemente. A Georgia era caduta di mano la gabbia con la civetta e Charlotte aveva strillato mentre la sua gatta bianca le saltava in braccio.
Davanti a loro c'era Michael, che li guardava con un'espressione così strafottente che Megan, per la prima volta dopo mesi, sentì accendersi una scintilla di rabbia.
«Mike!» strillò Georgia, saltando giù dalla carrozza e poi addosso a lui.
«Ciao, Georgia.» la salutò lui, con una sfumatura ironica nella voce.
«Ma da dove...» cominciò Walter, stupefatto.
«Mi sono smaterializzato a Hogsmeade e ho incontrato il professor Dumbledore fuori dai Tre Manici.» rispose lui, scostando Georgia, «La tua civetta.»
«Oh, Ernald!» esclamò lei, precipitandosi alla gabbia.
«Forza, forza...» li chiamò la professoressa McGonagall.
Attraversarono il corridoio che li avrebbe portati alla Sala Grande, cicalando intorno a Michael e cercando di sapere cosa avesse fatto durante l'estate. Lui non rispose a nessuno, mantenendo una smorfia dura sul viso e restando in testa alla fila con Megan.
«Hai i capelli rossi.» fu l'unica cosa che disse, e lei annuì senza sapere cosa rispondere.
Alle luci della Sala era impossibile non notare il livido viola che gli sfiorava un sopracciglio, il taglio sulla sua guancia e i capelli più spettinati che mai, che sembravano sempre corti ma dietro erano legati in un codino basso.
Cominciarono a disporsi nei primi posti liberi e poco dopo entrò Potter.
«Guarda, eccolo!» sussurrò Justin e anche loro si voltarono a guardarlo. Megan vide che gli occhi di Michael si assottigliavano, pieni di sospetto.
«Cosa stai per fare?» domandò velocemente.
«Voglio sapere... voglio sapere di più...» ringhiò lui, ma in quel momento Rowan si precipitò da lui, euforico.
«Credevo non fossi tornato!»
Michael lo guardò dall'alto e probabilmente neanche con tutta la sua volontà Rowan avrebbe potuto giudicare la sua espressione amichevole, perchè si affrettò a fare un passo indietro.
«Perché non dovrei? È la mia scuola.» disse gelidamente.
«Perché non eri sul treno, magari?» ipotizzò Sally-Anne, sbucata da chissà dove.
«E tu che ne sai?» sbottò lui.
«Gliel'ho detto io mentre ti cercavo in ogni scompartimento.» rispose Walter, perplesso, «Che c'è che non va?»
«Niente.» rispose lui con un'alzata di spalle, tornando a non degnarli di alcuna attenzione e accomodandosi.
Rowan si allontanò piuttosto avvilito e lei e Wayne si scambiarono un'occhiata inquieta.
«Ehi, Jones!» strillò Marietta, «Bei capelli!»
«Questa è la sua idea di discrezione?» borbottò un altro Ravenclaw accanto a loro, ben udibile. Megan rispose con uno scatto secco, cominciando a sentirsi a disagio per tutte quelle attenzioni.
«Hagrid non è neanche al tavolo degli insegnanti.» disse Ernie, «Mi domando che fine abbia fatto.»
«Forse è scappato per la storia che è un mezzogigante, giustamente.» disse Zacharias Smith. Michael sbatté un pugno sul tavolo, facendoli sobbalzare.
«Giustamente?» ripeté, lento e spaventoso.
«Beh...» cominciò Zacharias, allibito, «Nel senso... con tutte le chiacchiere...»
«Lo giuro.» lo interruppe Michael, «Se sento qualcuno parlar male di Hagrid perchè è un mezzogigante, lo schianto e lo getto nel lago perché affoghi. Lo giuro
Gli altri ammutolirono e Megan vide che Rowan si sporgeva per vederlo meglio, seduto accanto agli amici del suo anno. Georgia era impallidita.
Megan non sapeva chi fosse questo ragazzo che aveva l'aspetto di Michael, ma di sicuro non era lo Stebbins che conoscevano loro.
«Chi... ehm... è la tizia che sembra un confetto seduta al tavolo dei professori?» riprese Justin, guardandosi attorno in cerca di aiuto.
«Ecco quelli del primo anno!» annunciò Jack, «Qual'è tua sorella?»
«Charlotte Runcorn, la vedrai quando la chiameranno. È bionda, ha i capelli chiari quanto Loony Lovegood.» rispose Georgia, guardandosi attorno.
Poco dopo il Cappello Parlante cominciò la sua filastrocca, più lunga del solito, e terminò con un “consiglio”.

Perché è per questo che fui creato,
Ma quest’anno di più voglio fare,
Ascoltate attentamente quello che dico:
Pur condannato a separare
Che questo è un male io vi predico,
Sebbene io darò al mio dover compimento
E divisi in quattro come sempre saremo,
Mi chiedo adesso se lo Smistamento
Non porterà alla fine che temo.
Oh, vediate il rischio, leggiate il segno,
della storia l’avvertimento antico
Dice che Hogwarts è in pericolo estremo
Per un esterno, mortale nemico
E per evitar di crollar su noi stessi
Noi dobbiamo unirci in sodalizio
Io ve l’ho detto, io in guardia vi ho messi
Che lo Smistamento abbia inizio.”

Tutti applaudirono ma cominciarono anche a parlare tra loro, sconcertati.
«E meno male che Harry dovrebbe essere un bugiardo, pure il Cappello è preoccupato!» esclamò Hannah.
«Io non credo che sia un bugiardo.» commentò Ernie, tenendo d'occhio i primini.
«Beh, io sì.» disse un altro ragazzino e cominciarono tutti a discutere tra loro.
Michael si voltò a guardare Wayne, furioso, e lui sembrò capire.
«Noi siamo tutti d'accordo sul fatto che ovviamente gli crediamo. A lui e al preside.» disse.
L'altro annuì seccamente e Megan notò che Quill si muoveva a disagio sulla sedia.
«Tu non ci credi?» domandò, innervosendosi. C'era qualcosa nella costante paura di Quill che la spingeva a colpirlo. Il ragazzo infatti si raddrizzò come se l'avesse punto e la guardò spaventato. Michael lo fissava immobile.
«Abercrombie, Euan.»
«Sta cominciando, ascoltiamo.» si intromise pacatamente Stephen, e Megan tornò a guardare i bambini.
«Gryffindor!»
Quando arrivò alla lettera “R” i ragazzi fecero tutti molta più attenzione e anche Michael si voltò a controllare, seppur di malavoglia.
«Runcorn Charlotte.» chiamò la professoressa McGonagall, e la videro procedere fieramente verso il Cappello Parlante.
«Mi ricorda Megan.» borbottò Walter.
Il Cappello Parlante la trattenne a lungo, poi urlò: «Gryffindor!»
«Merda.» sbottò Georgia, ma poi sorrise alla sorella.
«Peccato.» commentò Jack, «Avrei voluto conoscerla.»
«Beh, non è che non la vedremo mai! Anche le sorelle Patil sono in case diverse ma sono sempre assieme.» li tranquillizzò Susan.
«Avevi ragione allora, mi somiglia.» commentò invece Megan. Walter la guardò sorpreso.
«Dovevi andare a Gryffindor?»
«Era molto indeciso. Non ho né la pazienza degli Hufflepuff né la cavalleria dei Gryffindor, in compenso pare che io sia leale e coraggiosa, di buon cuore e lavoratrice.» spiegò, ironica.
«E come ha fatto a decidere?»
«Gli ho detto di mandarmi dove non avrei finito col farmi espellere.»
Tutti risero sommessamente, escluso Michael che disse: «Siamo in due.»
«Davvero? E da te come ha deciso?» domandò Rent, curioso. Evidentemente Michael non ne aveva mai parlato con nessuno.
«L'ho supplicato di non mandarmi a Gryffindor, non volevo essere ucciso dalla mia famiglia, e lui ha detto che anche Hufflepuff sarebbe stata adatta. Io l'ho anche pregato di spedirmi a Slytherin, per la cronaca, ma visto che lui non lo riteneva per nulla adatto ha accettato l'unica opzione valida. Tanto più che...» tacque, i suoi pensieri rivolti al ricordo del suo primo giorno.
«Che?» incalzò Walter.
Michael si riscosse, «Niente.» rispose brusco.
Lo smistamento finì e dopo qualche breve, come al solito buffa, parola, poterono finalmente mangiare.
«E comunque io potevo essere Ravenclaw.» li informò Stephen.
«Davvero? Con me non ha avuto dubbi.» disse Jack e Rent annuì.
«Neanche con me.»
«Né con me.» disse quietamente Sally-Anne.
«Anche io sarei potuto andare a Ravenclaw.» disse Wayne.
«Con me ha pensato anche a Gryffindor. Dopotutto sono entrambe case per leali e puri di cuore.» affermò Walter.
«Tipo Sirius Black?» domandò Michael, ironico. Gli altri rabbrividirono come se avesse pronunciato il nome di Tu-Sai-Chi.
«Me lo sogno ancora.» ammise Susan.
Megan notò che Quill si era ben tenuto fuori dal discorso.
«Mike, come ti sei fatto quel livido?» domandò in quel momento Georgia debolmente. Lei la sentì soltanto perchè si trovava tra Michael e Wayne.
«Non è niente.» tagliò corto lui, riempendosi il piatto tanto da far strabuzzare gli occhi a Rent e Jack, seduti all'altro capo del tavolo.
In effetti Michael era molto magro, a guardarlo bene. Doveva aver patito la fame ovunque fosse.
«Come mai hai deciso di cambiare look?» le domandò Susan che aveva sicuramente avvertito l'atmosfera tesa.
«Al mio fidanzato piacciono le rosse.»
Tutti gli occhi dei vicini furono per lei, compreso Michael. Megan fu lieta di aver riscosso la sua attenzione.
«Scherzavo. È perchè mi andava di cambiare.» la sua voce suonò più atona di quanto non volesse, ma sul viso di Jack e Rent si disegnarono due identici ghigni.
«Sei assurda.» disse Wayne, ma il suo tono di voce suonava appena più allegro.
Megan tornò a mangiare, cercando di nascondere gli occhi che le erano tornati lucidi a quello sfoggio di normalità.
Quando la Umbridge interruppe il discorso di Dumbledore non ebbe più il problema di doversi nascondere, tutti gli occhi erano rivolti alla donnetta che sinceramente le ricordava un rospo e che parlava con loro come se fossero bambini.
«Chi è quello scherzo della natura?» sussurrò Michael alle sue spalle, e quando si voltò a guardarlo vide che aveva un sorriso degno di Malfoy.
Quella notte fu splendido potersi tuffare di nuovo nei comodi letti di Hogwarts e ascoltare il chiacchiericcio sommesso di Hannah e Susan, mentre Sally-Anne si spazzolava i capelli e Georgia scriveva la prima lettera al fratello per raccontargli di Charlotte. La piccola l'aveva a malapena salutata, presa dall'eccitazione com'era.
Si rese conto solo in quel momento che Stephen non aveva fatto cenno di voler giocherellare col cibo come al solito, mangiando tutto come gli veniva dato in silenzio.

«Crucio!»
«NO! BASTA! PIETÀ, PIETÀ!» supplicava sua madre, contorcendosi e urlando dal dolore. La mano che le puntava contro la bacchetta tremava come in preda alle convulsioni. Lei non vedeva il viso dell'uomo, guardava soltanto sua madre.
«Meg.» chiamò un'altra voce, una voce che apparteneva a Cedric. Lui era lì, accanto a lei, con la sua maglietta gialla e nera e il viso sporco di terra, «Cosa stai guardando? Devi correre via!»
«Ma mia madre...» tentò di dire lei, indicandola.
«Va' via di qui!» la supplicò Cedric e poi lei vide Harry Potter alle sue spalle. Solo che non aveva la cicatrice e le sue vesti erano nere.
«È lui! Scappa, è Voldemort!»
«Non pronunciare il suo nome.» l'ammonì severamente Cedric.
«Avada Kedavra!» gridò Harry Potter, e Cedric gridò e cadde a terra, con le braccia aperte e gli occhi vitrei rivolti al cielo.
Megan si svegliò di soprassalto, trattenendo un urlo. Tremava come una foglia e si guardò attorno, spaventata dal buio e da ciò che poteva esserci. Si morse le labbra, per trattenere i singhiozzi, e affondò di nuovo la faccia sul cuscino.
«Cedric...» gemette qualcuno.
Lei sollevò lentamente il viso, guardandosi attorno. Era Georgia, che si lamentava piano e si agitava sul suo letto. Aveva sempre parlato nel sonno, ora che ci pensava, e infatti si svegliava sempre prima di tutte per evitare momenti imbarazzanti. Glielo aveva raccontato un anno prima, una delle volte in cui erano andate a trovare Mirtilla Malcontenta.
«Ced...»
Megan sospirò, infilando la testa sotto il cuscino e premendoci le mani sopra.










Non vi faccio aspettare troppo almeno per questo primo capitolo, contenti, eh? *sarcasmo*
Per chi legge 70' students, vi rinfresco la memoria: Augustus Jr. Rockwood: migliore amico di Dedalus, in camera con lui, rivede Cordelia un'ultima volta alla festa per il nuovo appartamento di Sirius. L'ho reso uno dei Mangiamorte sfuggiti di cui non si conosce il nome ufficiale.
E vi assicuro che non ci saranno momenti alla “cambiamo il futuro” solo per qualche sogno di Stephen. Oltretutto Harry fa sogni simili dal primo libro, come quando appena arrivato a Hogwarts ha sognato il turbante di professor Quirrel/Raptor cercare di convincerlo a essere uno Slytherin, Malfoy e Snape contro di lui eccetera. I sogni di Harry hanno sempre avuto un riscontro nella realtà, evidentemente è una cosa da maghi, peccato che sia impossibile arrivarci da prima. Poi, nel caso di Stephen, c'è anche un lontanissimo parente veggente, certo. Ma nulla che salterà fuori in modo particolare se non per voi lettori.
Rowan appartiene sempre ad Akami, ovvio. Voletegli bene.


Appunti sui Personaggi:


Megan Jones: genitori entrambi nati-babbani, mezzosangue. Capelli neri lunghi sino a metà schiena, occhi grigi. Aveva una cotta per Cedric da secoli, era aggressiva e sempre litigiosa con Wayne per via del suo modo di fare “britannico”. Molto amica di Cedric come tutti, tifa le Holyhead Arpies. Scozzesissima. Ha vissuto con i nonni materni. Dopo la morte di Cedric è depressa e ha incubi sui mangiamorte e sua madre.
Wayne Hopkins: molto distinto, britannico, calmo. Uno dei migliori amici di Cedric e per questo faceva da tramite tra lui e quelli del quarto anno. Si conoscono quasi tutti grazie a lui, che fa da tramite tra quelli dell'anno prima e dell'anno dopo. Capelli neri e occhi grigi. Soffre di insonnia e la notte gioca a scacchi con Stephen e vince. Tifa Caerphilly Catapults. Fratello di Walter Hopkins, compagno di stanza di Cedric insieme a Rent Summers, Jack Summerby e Michael Stebbins. Purosangue.
Hannah Abbott: capelli biondi in due code, molto amica di Ernie MacMillan, colleziona carte di cioccorane, diventa prefetto e si unisce all'esercito di Dumbledore. Ha un crollo per via dei G.U.F.O. al quinto anno, credeva che Harry fosse l'erede di Slytherin, usava le spille per supportare Cedric. Al suo sesto anno i suoi genitori vengono uccisi e va via dalla scuola, tornerà all'ultima battaglia. Mezzosangue.
Susan Bones: mezzosangue, capelli in una lunga treccia, i Mangiamorte fuggono da Hogwarts al suo quinto anno, gennaio, e hanno ucciso suo zio e la sua famiglia.
Ernie Macmillan: purosangue, pomposo, prefetto, aiuta moltissimo Harry al quinto anno. Si unisce all'esercito di Dumbledore. Salva Harry anche coi patronus nell'ultima battaglia. Biondo. Tifa The Pride of Portree.
Justin Finch-Fletchley, nato-babbano, vittima del basilisco, fa parte dell'esercito di Dumbledore, ricco. Molto amico di Hannah, Ernie, Susan e dei ragazzi più piccoli.
Stephen Cornfoot: di Edinburgo, occhi grigi, capelli scuri, alto. Purosangue. Ossessivo. Legge e ricorda tutto quasi a memoria. Soffre di insonnia. Gli piacciono gli scacchi ma perde spesso. Quill è la sua ombra, Wayne e Susan sono i migliori amici. Tifa Montrose Magpie.
Sally-Anne Perks: bella quanto oca, molto distinta e di classe, snob. Tifa Tutshill Tornados. Bionda, occhi azzurri e carnagione molto chiara, sembra straniera. Mezzosangue per via di un bisnonno babbano da parte di padre. Incredibilmente ricca.
Georgia Runcorn (13/04/80), capelli castano-biondo, occhi castano scuro, indipendente, diplomatica, se la cava sempre, è acuta. Viene da Liverpool. Mezzosangue. Ha una sorella e un fratello, Robert (12/04/70). I loro zii non li hanno adottati perchè fortunatamente Robert era appena diventato maggiorenne quando i loro genitori sono scomparsi nel giugno del '87 [zio Runcorn è dalla parte di Voldemort].
Charlotte Runcorn (11/03/84): primo anno, nuvola di capelli biondo chiarissimo e occhi castani.
Quill Rivers: spaventato da tutto, purosangue. Sempre appiccicato a Stephen.
Michael Stebbins: amico di Cedric (come Sirius di James) era fidanzato con Sandy Fawcett dei Ravenclaw. Padre purosangue madre purosangue. Ancora migliore amico di Georgia e quasi fratello maggiore per Rowan, ragazzo al quarto anno che lo chiama “maestro”.
Walter Hopkins: fratello maggiore di Wayne, sfortunato con le ragazze, massiccio fisicamente, compagno di stanza di Cedric. Prefetto. Ama i draghi.


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Capitolo 2
*** Undici ricordi e primi litigi. ***


Undici ricordi e primi litigi.




«Mi raccomando, Arcturus. Non mischiarti ai tu-sai-cosa.» disse la donna, concedendo una smorfia schifata al resto delle persone che le passavano accanto. L'uomo accarezzò una guancia del ragazzino, che fremeva.
«Sì, sì, arrivederci, madre! Ciao, papà!»
Il ragazzino corse via, facendo sbatacchiare la gabbia del suo barbagianni contro la sua gamba e ignorando i richiami della madre. Si infilò nel treno, travolgendo altri studenti con il baule e la gabbia e cercò uno scompartimento libero.
Ne trovò uno, occupato solo da un ragazzino che sembrava avere la sua età.
«Posso entrare?» domandò, e l'altro gli sorrise.
«Certo.»
Arcturus tirò un sospiro di sollievo, non doveva più correre in cerca di libertà, e mise al sicuro i bagagli, sedendosi poi compostamente davanti all'altro. Ricordando la buona educazione gli porse una mano.
«Sono Arcturus Michael Stebbins. Ma chiamami pure Michael.»
«Cedric Diggory.» si presentò l'altro, «Arcturus Michael?» ripeté.
«Sì, beh, mio padre ha aggiunto un nome meno antico alla fine, grazie al cielo.» spiegò lui con un'alzata di spalle. Diggory era un cognome da purosangue quindi nessun problema a parlarci.
Anche Cedric rise, «Capito, allora solo Michael?»
«Oh, sì, ti prego.» ridacchiò anche lui.
«Primo anno?»
«Già. Anche tu, no?»
«Sì, dove speri di essere smistato?»
Michael rispose all'istante: «Slytherin.»
Cedric lo guardò stupito.
«Sicuro? Non ne sembri felice...»
«Mio padre era Ravenclaw, preferirei lì se fosse per me, ma mia madre era Slytherin e ci tiene... molto. E tu?» domandò, spostando l'attenzione da sé.
«Oh, io sarò sicuramente Hufflepuff.» rispose l'altro, anche lui senza esitazioni ma con un gran sorriso.
«Hufflepuff?» ripeté stupefatto.
«Sì. Hufflepuff.»
«Ma... non è un po'... Voglio dire, non mi sembra una casa molto famosa.» osservò lui, scettico.
«Allora vorrà dire che la renderò famosa io, no?» sorrise Cedric e Michael restò a bocca aperta. Poi sorrise anche lui, divertito.
«Bella idea. Poi sempre meglio di Gryffindor, lì muoiono giovani.»
«Dai, non più.» rise Cedric, «E poi sono i coraggiosi, no?»
«Gli scemi.» decretò Michael, annuendo, «Tanto vale che io cominci a dirlo da ora, tanto gli Slytherin sono in guerra con i Gryffindor da sempre.»
«Spero non con gli Hufflepuff. Non conosco ancora nessuno e non sarebbe male avere amici anche nelle altre case.» considerò brevemente Cedric.
«Giusto, giusto...»
Cominciarono a chiacchierare del più e del meno, finché Cedric non disse: «Sai, non ti ci vedo molto tra gli Slytherin. Voglio dire, a quel che so sono tutti molto controllati, tu invece sembri... agitato.»
Michael ghignò, «Forse sarò io che romperò la tradizione, in questo caso.»
«Che fai, copi le battute?»
Dalla porta si affacciò un ragazzino biondo e molto basso.
«Scusate, è libero qui? Questo scemo stava per litigare e siamo dovuti fuggire dallo scompartimento...» pigolò, tirando un ragazzino piccolo quanto lui e moro.
«Certo che è libero, prego!» li invitò Cedric. Michael pensò che non aveva mai visto una persona così gentile e sorridente.
«Ciao! Noi siamo Jack e Rent!»
«Fratelli?» domandò Michael, curioso.
«No!» risposero in coro, e poi scoppiarono a ridere.
«Beh, quasi. Siamo cresciuti assieme.» aggiunse Jack, il biondino.
«E perchè stavate litigando?» domandò Cedric.
«Perché c'era un razzista.» rispose Rent, seccato, «E io sono figlio di babbani.»
Michael si ritrasse impercettibilmente, irrigidendosi. Cedric lo notò e batté il sedile accanto a sé perchè lui prendesse posto lì. Jack invece si spostò accanto a Michael.
«Che cosa stupida! Io so già fare incantesimi, sono sicuramente più bravo di quel pallone gonfiato!» si lamentò Rent.
Michael lo guardò sbalordito.
«Sai fare incantesimi?»
«Certo! A casa di Jack potevo farne perchè suo padre è un mago e così mi sono allenato per bene! Sono bravo quanto loro! Oh, sta passando la signora con i dolci! Allora tuo padre non mentiva, si mangia davvero anche sul treno!»
«Pensi solo a mangiare...» si lamentò Jack, che però sorrideva.
Michael continuava a spostare lo sguardo dall'uno all'altro. Aveva giocato, a volte, con babbani, rischiando la pelle una volta tornato a casa, ma mai aveva conosciuto dei sanguesporco. Quel bambino non sembrava però né pericoloso né un incapace, anzi, gli sorrideva tranquillamente e si era persino dimenticato di chiedergli il nome.
Quando comprarono dolci poi Jack e Cedric gli cedettero le loro figurine, dato che le avevano già, e Michael pensò che sarebbe stato scortese non fare lo stesso, tanto più che sua madre non l'avrebbe mai saputo.
«Grazie! Ora che ci penso tu come ti chiami?» domandò Rent.
«Michael. E lui è Cedric. Sarà un Hufflepuff.» rispose. Cedric lo guardò stupito, «Beh, loro i sono presentati assieme, no?»
«Un Hufflepuff? Forte!» commentò Rent e tutti ebbero l'impressione che l'avrebbe detto per qualsiasi casa, «Io vorrei essere un Gryffindor, credo. Ma anche Hufflepuff va bene.»
«Tutto escluso Slytherin.» concordò Jack.
«Io sarò uno Slytherin.» disse Michael, assottigliando lo sguardo. I due lo guardarono.
«Nah. Mi hai offerto le figurine, non puoi esserlo.» decretò Rent, tornando a mangiare.
Michael si voltò a guardare Cedric, che scoppiò a ridere allegramente.
Stavano ancora scendendo dal treno quando sbatterono contro una ragazza più grande.
«Scusa!» dissero lui e Cedric, e lei scosse la testa con un sorriso.
«Ninfadora! Il tuo baule!» chiamò una voce maschile dietro di loro, e i suoi capelli virarono sul rosso.
«NON CHIAMARMI IN QUEL MODO!» urlò.
«Come hai fatto?» domandò Michael, sconvolto, ignorando i richiami di un uomo altissimo che cercava le matricole.
«Cosa? Ah, i capelli? Beh... è che sono una Hufflepuff. Gli Hufflepuff sono così.» rispose lei, sogghignando. Un ragazzo coi capelli rossi naturali e le lentiggini scosse la testa con aria rassegnata.
«PRIMO ANNO!»
«Andiamo!» disse Cedric, spingendolo via con sé.
«Tonks... Perché?»
«Così, mi andava.»

«Arcturus Michael Stebbins.» chiamò la professoressa McGonagall, e lui si diresse con andatura fiera al Cappello Parlante, ignorando i mormorii sul suo strano nome.
Vediamo... C'è il coraggio di seguire le proprie idee a discapito di tutto, di ribellarsi... sì, hai sicuramente molto fegato e un cuore puro... Gryffindor sembra la più adatta...”
Michael spalancò gli occhi, agghiacciato. “No! Slytherin! Slytherin!”
Il Cappello rise: “Slytherin? Tu non hai nulla degli Slytherin, non hai ambizione e non ti importa del sangue, non hai sentito la mia filastrocca?”
Sua madre l'avrebbe ucciso davvero. Altro che coraggio di ribellarsi.
Ti prego, tutto ma non Gryffindor!” supplicò.
Sei proprio convinto, eh? Bontà di cuore, lealtà...”
Lealtà? Hufflepuff allora! C'è un ragazzo simpatico lì...”
E poi magari avrebbe imparato a cambiare colore di capelli. Soprattutto quello.
Sei proprio deciso? D'accordo, se nei sei certo...”
«HUFFLEPUFF!»
Michael andò verso la tavola, accolto da applausi e pacche sulle spalle. Cedric quasi lo abbracciò dalla gioia.
«Hai visto? Siamo insieme!»
Lui azzardò un sorriso, mentre il Cappello gridava ancora una volta il nome della sua casa e Rent li raggiungeva allegramente. Poco dopo arrivò anche Jack.
La ragazza coi capelli che cambiavano colore rideva senza ritegno, per chissà quale motivo.

«Scrivetemi tutti!» ordinò Walter, «Vi voglio sentire ogni giorno!»
«D'accordo, d'accordo...» disse Cedric, divertito, per poi venire quasi stritolato da Jack e Rent.
«Ciao! Passate buone vacanze!»
«Sì, scriviamoci!»
Poi i signori Hopkins si avvicinarono e con loro un ragazzetto con i capelli neri e gli occhi grigi imbronciatissimo.
«Sei tornato, ma non ti renderò la camera.» fu la prima cosa che disse.
«Ciao, Wayne! Questo è mio fratello Wayne!» lo presentò Walter, come se fosse la cosa più preziosa del mondo.
«Gentile.» mormorò Michael all'orecchio di Cedric, «E molto espansivo.»
Cedric rise, annuendo e salutando poi il compagno di stanza.
Michael si guardò attorno nervosamente.
«Non so se verranno a prendermi, sai?» ammise.
Cedric smise di sorridere di colpo e fu come se avessero spento la luce.
«Cosa?»
«Mio padre nell'ultima lettera mi ha detto che non era sicuro... A mia madre è giunta voce che Rent è un... sai... figlio di babbani e che siamo amici.»
«Ti accompagniamo noi.» decretò Cedric non lasciandolo quasi finire, «Se serve ti ospitiamo.»
«Cedric!» esclamò un uomo, correndo da loro e abbracciando stretto l'amico.
«Cedric?» chiamò anche una donna, sorridendo radiosa.
Michael fece un passo indietro, pronto a scappare, ma Cedric lo artigliò con una mano sul braccio.
«Mamma, papà, questo è Michael.»
«Oh, finalmente! Cedric parla sempre di te in tutte le sue lettere!» lo salutò lui, «Sono Amos Diggory!»
«È un piacere.» disse anche la donna.
«Possiamo aspettare qualche minuto? I genitori di Michael potrebbero non riuscire a venire...» cominciò Cedric e il signor Diggory annuì.
«Ma certamente! Gli daremo un passaggio se necessario!»
Il passaggio fu necessario e il signor Diggory si smaterializzò con entrambi sulla sua porta di casa; Cedric lo aveva aiutato a portare i bauli.
«Grazie.» mormorò, imbarazzato. Aveva dovuto spiegare in poche parole il perchè c'era stato bisogno di portarlo lì e il signor Diggory aveva subito capito chi fosse sua madre.
«Nessun problema, scrivici per qualsiasi cosa. Gli amici di Cedric sono i benvenuti.» disse lui, e Cedric annuì, dandogli un colpetto sul braccio.
«Mi raccomando.» disse, serissimo, «Scrivimi sempre e dimmi tutto.»
«Lo farò. Grazie.»
«Non dirlo neanche.»

«Come ti chiami?»
«Michael Stebbins.»
«Quando imparerò le fatture ti verrò a cercare, Stebbins.»
E così la nanetta se ne andò, con un gran svolazzare di capelli neri. E dire che sembrava una bambolina.
La sentirono insultare di nuovo il fratellino di Walter mentre faceva le scale.
Cedric e Michael si guardarono in faccia con la medesima espressione sbalordita e scoppiarono a ridere, sganasciandosi letteralmente.
«Ma cos'è? Non è sicuramente una femmina! E dire che sembrava così carina...» si lamentò Michael.
«Le femmine fanno tutte paura.» ricordò loro un altro del primo anno di passaggio, tale Stephen.
«Ma cos'hanno quelli del primo anno? Noi non eravamo così!» osservò Cedric, esterrefatto.
«Georgia è forte però, molto più simpatica delle nostre compagne.»
«Ti dirò, a me anche quella piccoletta che fa paura piace, è divertente.»
«Oh, dillo al fratello di Walter!»

Nevicava fitto e Michael rabbrividì, fermo sul portone. Voleva essere l'ultimo a salutare Cedric che tornava a casa per Natale.
«Eccoti qui.» disse l'amico. Sembrava infelice, doveva essere per via di questa storia della camera dei segreti. «Ricordati che devi scrivermi per qualsiasi cosa succeda.»
«Sì, sì. Allora ci vediamo. Passa buone feste e mandami un bel regalo visto che ti ostini a non lasciarlo qui.»
«Lo apriresti oggi stesso.»
«E invece no!»
«E invece sì.»
«No!»
Si sorrisero e Cedric indugiò.
«Cosa c'è, Ced?» domandò Michael, infilando le mani in tasca. Aveva scordato i guanti.
«Lo sai che sei come un fratello per me, vero?» chiese l'altro all'improvviso.
«E questo che c'entra?» sbottò lui, mentre un fiotto d'angoscia gli invadeva il petto. Che gli prendeva ora?
«Ricordatelo. Qualunque cosa succeda.»
«Signor Diggory, stiamo aspettando lei!» lo chiamò la professoressa, e senza dire altro Cedric corse via.

«Allora, hai chiesto?» domandò ansiosamente a Walter, che annuì mestamente.
«Mio padre dice che la signora Diggory ha una malattia rara... Se Cedric l'avesse contratta sarebbe pericoloso per lui usare la magia e dovrebbe lasciare Hogwarts. Anche lei non ha finito gli studi, è una cosa che peggiora crescendo...»
«NO!» urlò Michael, «Cedric deve continuare! Ci conosciamo da tre anni, come ha potuto non dirmelo?»
«Forse perchè non lo sapeva. Gliel'avranno detto ora che lo hanno portato al san Mungo per dei controlli... È una cosa che si può controllare solo quando si è adolescenti...»
«Ma Cedric è il migliore tra noi, se avesse avuto problemi a usare la magia ce ne saremmo accorti...» protestò fiocamente lui.
«Non lo so, Mike, non lo so...» mormorò Walter, prendendosi la testa tra le mani.
Improvvisamente sembrava esserci molto più freddo.

«Sto bene.» disse Cedric, mentre arrivava da loro. Aveva le guance arrossate e gli occhi lucidi per la foga, «Sto bene!»
Michael ruggì di gioia, abbracciandolo e facendo cadere entrambi sulla neve.
Il solo pensiero di non vederlo più tutti i giorni tra i banchi, di non copiare più i suoi temi, di non parlare con lui fino a notte fonda di ogni cosa lo aveva distrutto.
«Anche tu sei mio fratello!»
«Anche per me lo sei!» concordò Walter, arruffandogli i capelli quando si alzarono dalla neve.
«Come anche tu.» rispose Cedric.
«Va bene, ma io sono il tuo miglior fratello, no?»
«Oh, Michael... Che rompipluffe!»
«Sei solo geloso perché sono il suo preferito!»

«I G.U.F.O.! Sono la cosa più orrenda che io abbia mai... Non lo so neanche io! Peggio di loro c'è solo mia madre!» si lamentò Michael.
Cedric annuì tetramente, con la testa poggiata contro il tronco dell'albero. Gli occhi erano rivolti al lago, o meglio, alle ragazze davanti al lago.
«Quale?» domandò Michael.
«Quale cosa?»
«Quale fissi?»
«Io non... Cho Chang.»
«Lo sapevo. Mi piace. Vai, dai. Vai a chiederle di uscire.»
«Che cosa? No, io... Dobbiamo pensare agli esami ora.»
«Vigliacco.» commentò Michael, stendendosi sull'erba.
«Perché, tu alla Fawcett l'hai chiesto?» domandò Cedric, seccato.
«Per tua informazione ci siamo ba-cia-ti. E conto di fare di più prima della fine della scuola. Grazie dell'interessamento.»
«Baciati?» ripeté Cedric, per poi sospirare e chiudere il libro che teneva sulle gambe.
«Cosa fai?»
«Vado a chiedere a Cho se le va di fare un giro.»
Michael ghignò.
«Vai e colpisci, amico!»

«Secondo me tu potresti essere il Campione!» concluse Ernie, eccitato.
A Cedric sembrava che tutti in sala comune lo stessero fissando.
«Ma non... Forse.»
«Forse?» ripeté Michael, «Tu devi mettere il tuo nome! Non volevi rendere la casa di Hufflepuff famosa? Questa è la tua occasione!»
«La casa... Oh. Come fai a ricordartelo?» rise Cedric.
«Io ricordo tutto! Mi hai convinto tu a finire a Hufflepuff, ricordi? E Tonks, ma quello è un altro discorso. Andiamo, partecipa! Mal che vada avrai tentato!» insistette lui.
«La tua voglia di vedermi in pericolo è preoccupante.» commentò Cedric, scuotendo la testa.
«Come se fosse davvero così pericoloso! E dai, provaci almeno! Scrivi il tuo nome!»
«E sia.»
«E sia?»
«Andiamo.» Cedric si alzò, scuotendo via la polvere dal fondo dei pantaloni, «Datemi un pezzo di pergamena. Andiamo ora.»
«Così si fa!» strillò Michael, e tutti cominciarono ad acclamare il suo nome, «Quando vincerai dì a tutti che ti ho convinto io a partecipare o ti ucciderò!»

«Voglio entrare e parlare con Potter, tutto qui. Togliti di mezzo ora.»
«No! Dovete lasciarlo in pace! Dumbledore ha detto di non fargli domande e comunque non ha fatto nulla di male!»
«Io voglio sapere com'è morto il mio migliore amico!» urlò lui, «Voglio sapere se lui c'entra qualcosa!»
«Certo che no! È stato Tu-Sai-Chi!» intervenne la Granger, quasi in lacrime. Weasley la guardò scioccato e così lui.
«Hermione...»
«Guardalo, Ron!» disse lei, scuotendo violentemente i capelli crespi. Weasley effettivamente lo guardò, ma non si spostò dal ritratto della Signora Grassa.
«Scusami, credevo fossi solo... curioso come gli altri.» borbottò.
«Tu-Sai-Chi?» bisbigliò Michael con un brivido gelido.
«Sono sicuro che Dumbledore spiegherà tutto prima della nostra partenza. Domani c'è il banchetto, no? Aspetta solo un altro giorno.» il tono di Weasley si era fatto cauto.
«Io voglio parlare con Potter adesso.» ribatté lui, e non sapeva neanche perchè si fosse impuntato su questo, se voleva soltanto vedere in faccia l'ultima persona che aveva visto Cedric o se sapeva che oltre a questo non aveva nulla da fare se non tornare a chiudersi tra le tende del suo letto.
«No!» ripeté Weasley e stavolta il suo fu un vero ruggito, mentre allargava le braccia istintivamente come per impedirgli di sfondare il ritratto, «Si dà il caso che Harry sia il mio di migliore amico ed è distrutto anche lui! Non te lo lascerò fare!»
«Ron...» fece la Granger in un sussurro strozzato, ma restando dritta al suo fianco e con la mano stretta intorno alla bacchetta.
E Michael vide nella preoccupazione di Weasley la propria per Cedric fino a qualche giorno prima, nella sua feroce protezione la stessa amicizia che lo legava al fratello.
Una persona che si era guadagnata degli amici così non poteva aver fatto male a nessuno.
Si girò e tornò indietro, vuoto.

A colazione Hannah quasi svenne controllando l'orario.
«Noi del quinto anno stiamo per suicidarci, com'è il vostro?» domandò Justin, deglutendo forzatamente dopo aver dato un'occhiata al foglio che Ernie reggeva con mani tremanti.
«Già...» disse Wayne, che si era evidentemente ricordato di qualcosa, per poi alzarsi e andarsene senza una parola.
Gli altri lo guardarono allibiti.
«È impazzito.» commentò Sally-Anne.
«Dicevamo... Com'è l'orario del settimo?» si riprese Stephen.
«E chi se ne importa.» rispose Michael, imburrando un toast.
Il gelo calò sul tavolo.
«Beh, vedi,» cominciò Walter dopo aver scambiato un'occhiata con Quill che sembrava terrorizzato, «Dopo il quinto potete scegliere le materie su cui specializzarvi, quindi a seconda di quello che si vuol fare non sono molte le classi da seguire. Io per esempio voglio occuparmi dei draghi quindi ho Cura Delle Creature Magiche, Trasfigurazione, Incantesimi, Erbologia e Pozioni. Michael segue soltanto Trasfigurazione, Incantesimi e Difesa Contro le Arti Oscure e gli altri non ricordo. In effetti lui è quello messo meglio.»
«Che gioia.» commentò Michael, sarcastico.
«Gazzetta del Profeta in arrivo.» annunciò Susan, nervosa. Controllò il giornale per bene mentre gli altri mangiavano, poi disse: «Niente. Non si parla più di Harry Potter o del preside.»
«Meglio così.» commentò Georgia, arrivando in quel momento, «Ero con Charlotte e mi ha raccontato che alla torre Gryffindor accusano Potter di essersi inventato tutto. Nessuno gli crede se non gli amici stretti.»
«Io ho visto un paio di Ravenclaw scappare da lui poco fa.» la informò Megan, sovrappensiero.
«Cosa pensano allora, che lo abbia ammazzato lui Cedric?» ringhiò Michael e tutti sobbalzarono, «Potter non era abbastanza forte, comunque, e poi Dumbledore perchè dovrebbe mentire?»
«E perché invece dovrebbe mentire il resto del mondo?»
Il gruppo si voltò a guardare Quill, incredulo. Era rosso in faccia ma sembrava determinato.
«Perché il resto del mondo è fatto di vigliacchi.» rispose lui freddamente.
«E se invece Potter se lo fosse inventato? Andiamo, potrebbe essere stato chiunque, anche un Mangiamorte, sì, ma non certo l'Os-Tu-Sai-Chi! Magari è lui che è fissato, lo sappiamo tutti che non è normale ed è ossessionato, e quindi ha pensato fosse lui, ma è impossibile!»
Quill non aveva mai parlato tanto a lungo né tanto meno aveva alzato la voce con qualcuno, quella era la prima volta in assoluto e Stephen era rimasto immobile con la forchetta a mezz'aria.
«Dì un po'... Ieri non ce l'hai detto, in che casa ti voleva smistare il Cappello Parlante? Hufflepuff sin dall'inizio?» domandò Michael, poggiandosi sullo schienale della sedia che stava facendo dondolare su due gambe e guardandolo beffardo.
«Questo non c'entra niente!» rispose lui, ormai paonazzo.
«Scommetto Slytherin come i tuoi genitori. Questo spiega perché tu sia così restio ad accettare la realtà... o forse ti farebbe piacere coprire il suo ritorno?»
«Michael!» esclamò Georgia, scandalizzata. Megan si era portata una mano alle labbra, gli altri non sapevano come reagire.
«Cedric era anche mio amico!» urlò lui; anche i ragazzi degli altri anni e qualche Ravenclaw si erano voltati a guardare ora, e Justin sospirò di sollievo accorgendosi che il trio di Potter se n'era già andato e che Harry non avrebbe assistito almeno a questo. «Non stai male solo tu!» proseguì, alzandosi in piedi, «Però io non gli credo! Non vuol dire che io sia uno di loro, però non gli credo! Per me è pazzo e Dumbledore è dalla sua parte perchè è troppo affezionato a lui! Vuoi uccidermi perchè non la penso come te? Fallo! Ma non cambia il fatto che non mi fido di lui!»
«Oh, immagino che tu stia soffrendo le pene dell'inferno.» commentò Michael imperturbabile, con un sorrisetto palesemente derisorio, «Eri così legato a lui, così importante nella sua vita... Come in quella di tutti del resto...»
«Michael, basta
Stephen reggeva la forchetta così forte che gli tremava la mano, ma il suo tono era fermo.
«Io non gli credo.» ripeté Quill come se non lo avesse sentito, «E tu vuoi credergli soltanto perché così puoi anche credere che sia stato come essere lì vicino a Cedric anche alla fine solo perché sai com'è andata, ma la verità era che non c'eri. Eri con noi.» e fuggì via.
Michael scattò in piedi lasciando cadere la sedia e Georgia strillò, afferrandogli il braccio che stava sollevando la bacchetta.
«Ti prego, no!» urlò, e Megan si coprì gli occhi con le mani, nella testa la voce di sua madre che diceva le stesse parole e nelle orecchie quella di Hannah che chiamava anche lei Michael e si aggrappava alle sue spalle spaventata.
«Lasciami andare!» ringhiò Michael, liberandosi con uno strattone con espressione tradita e disgustata, per poi lanciarsi verso il portone a grandi falcate col mantello che svolazzava ai suoi passi.
Justin, pallidissimo, si voltò verso gli amici del quarto, altrettanto pallidi e spaventati.
«Io... Lui... Rowan, non seguirlo!» esclamò, così allarmato che Rowan tornò a sedersi mentre i compagni di dormitorio lo convincevano che era giusto così, preoccupati quanto Justin.
Megan tra le lacrime incontrò gli occhi increduli di Lance, il ragazzino che le aveva scritto una lettera proprio quell'estate e che prima di allora la guardava sempre come se fosse un vampiro assetato di sangue. Ora non riuscivano a smettere di guardarsi, lui sicuramente sconvolto dalle sue lacrime e lei che rivedeva in lui Cedric, nei suoi lineamenti gentili e, come aveva notato nella sua lettera, nel suo modo di fare dolce. Faceva male, e per questo era ancora più difficile smettere.
«Che cosa diamine...»
La voce di Wayne la riscosse.
Appena tornato per mandare giù un boccone prima delle lezioni trovava la sedia di Michael rovesciata, l'amico e Quill spariti, tutti silenziosi e bianchi in viso e Megan che piangeva.
«Michael sta evidentemente pensando di adottare il cognome della madre e cominciare a torturare la gente. Quill ha dato di matto perchè non crede a Potter.» rispose Walter, versandosi del caffè, «E io dovrò affrontare Trasfigurazione e Incantesimi con lui. I M.A.G.O. non arriveranno mai troppo presto.»
«Ah.» replicò semplicemente lui.
«Dove diavolo eri?» domandò Stephen, fissandolo truce.
«A chiedere alla professoressa se ero ancora in tempo per cambiare piano di studio.»
«Spiegati.» ordinò Walter, sorpreso.
«Non voglio... Voglio fare il giornalista.» e lo disse con tale determinazione che nessuno osò controbattere, dato che di solito non metteva molta passione nelle sue parole.
«Vuoi scrivere la verità senza infangare i nomi altrui, scommetto.» disse Georgia, uscendo dallo stato di profonda prostrazione in cui era caduta.
«Qualcosa del genere, sì.»












Ora, per quanto riguarda Cedric, dopotutto saranno successe cose emozionanti anche a loro ai primi anni, sebbene io non ne parli spesso, così come è per tutti.
Si tornerà sui flashback vari anche nel prossimo capitolo “lezioni, punizioni e due ricordi”.
Rent e Jack, i giganti per altezza e nel caso di Rent anche per grossezza, erano nanetti, come lo era Megan che comunque è rimasta piuttosto bassa e magra.
Michael aveva già sentito da Ron ed Hermione che si trattava di Tu-Sai-Chi, ecco perché non ha reazioni eclatanti al banchetto, davanti a Dumbledore, sebbene non fosse convintissimo dato che erano solo le parole di due “mocciosi”. Harry non ha mai saputo niente degli assalti ai suoi amici mentre stava rintanato nella torre Gryffindor.

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Capitolo 3
*** Lezioni, punizioni e due ricordi. ***



Lezioni, punizioni e due ricordi.



Quando le lezioni cominciarono fu subito chiaro a tutti che quell'anno in Difesa non avrebbero combinato nulla.
Georgia era indignata e ricopiava furiosamente brani del libro, mentre Sally-Anne si rimirava appena poteva in uno specchietto che teneva attaccato all'ultima pagina. Megan si era seduta accanto a Justin, che inizialmente sembrava a disagio da morire ma che si era rilassato notando che lei eseguiva compitamente gli ordini della professoressa senza badare a nessuno. Hannah e Susan chiacchieravano a bassa voce nel banco dietro al loro e Stephen leggeva tranquillo, dato che Quill era ancora sconvolto e non faceva nulla. Ernie, allontanato da Justin a causa di Megan, finì col sedersi accanto a un Ravenclaw di nome Michael Corner.
Quando la professoressa Umbridge uscì dall'aula scoppiò il caos: Hannah ed Ernie sembravano disperati.
«Non passeremo mai i G.U.F.O.!» si lamentarono. I Ravenclaw erano tutti d'accordo: soltanto un ragazzo, Kevin Entwhistle, sembrava sollevato. Era l'unico Ravenclaw a cui non importava nulla dei voti, motivo per cui i suoi compagni di casa non si capacitavano di averlo tra loro.
«Una materia in meno su cui ammazzarsi.» fu il suo unico commento.
«Adesso abbiamo Pozioni.» gemette Georgia, voltandosi e cercando Megan che riponeva le sue cose in silenzio, «La rospa è terribile, vero?»
«Un professore come gli altri.» rispose lei, spenta. Varie occhiate tra i compagni seguirono la sua affermazione.
«Era l'amica più stretta di Cedric.» sussurrò una Ravenclaw.
«Forse stavano assieme?» bisbigliò un'altra.
«No, lui stava con Cho!»
«Forse l'amava lo stesso!»
«Chiudete la bocca.» ringhiò Hannah a voce ben alta, nonostante di solito fosse più che gentile con tutti. Le ragazze la guardarono inorridite e si affrettarono ad uscire.
Ernie e Justin avevano le medesime espressioni incredule, ma Megan non disse una parola.
Si rese conto che non poteva andare avanti così quando scoppiò in lacrime all'ora di Pozioni, sconcertando persino Snape. Non che a lui importasse di lei, era una Hufflepuff e in quanto tale invisibile, anche se era la migliore del suo anno in Pozioni, se si escludeva la Granger che comunque in quanto Gryffindor veniva calcolata meno di lei; però da quando al secondo anno il professore aveva avuto un assaggio del suo carattere - quando Terry Boot incautamente aveva osato chiedere a Snape qualcosa sulla camera dei segreti pensando che Potter fosse l'erede di Slytherin e lei aveva dichiarato che “quell'incapace di Potter? Figuriamoci!” -, tutti avevano avuto la sensazione che fosse salita la sua considerazione per lei, a cominciare dai dieci punti dati per la sua pozione perfetta invece che i soliti cinque.
Per questo quando lui le aveva detto: «Dovrebbe essere più scura.» riferendosi al colore grigio della sua pozione e lei aveva cominciato a piangere, Snape palesemente a disagio aveva aggiunto: «Non serve a nulla piangere, fai tre giri in senso orario.» e si era allontanato in tutta fretta.
«Riempite un'ampolla con un campione, etichettatela e portatela alla mia scrivania per la verifica.»
Megan si affrettò a farlo dopo aver sistemato la pozione che aveva assunto il dovuto colore argentato; prima di lei giunse Susan, che prese la sua A senza fiatare, si assicurò per un momento che Megan non stesse guardando e sussurrò: «Non si è ripresa dalla morte di Cedric, erano migliori amici.»
Ovviamente Snape inarcò le sopracciglia, facendole intendere che se non aveva chiesto era perchè non gli importava e Susan fuggì, il coraggioso istinto di fare volontariato svanito nel nulla.
Megan porse la sua ampolla aspettandosi una A, nonostante avesse sbagliato solo un giro, o peggio. Incontrò lo sguardo del professore e si sforzò di non essere supplice; si chiese se lui avesse mai perso un amico veramente caro, uno per cui avrebbe dato tutto, e Snape distolse di scatto gli occhi, borbottando: «Una “E” che dovrai confermare, Jones. Ora sparisci.»
Lei si affrettò ad ubbidire, svoltando e dirigendosi direttamente in infermeria.
Prima di pranzo restava un'ora e mezza di Divinazione e aveva mezzora di tempo per convincere madama Pomfrey,
«La prego, deve darmi qualcosa! Se continuo a piangere mi faranno rinchiudere al san Mungo! Ho pianto persino all'ora di Pozioni con il professor Snape!» supplicò. L'infermiera sembrava irremovibile.
«È meglio fuori che dentro. Piangere è una valvola di sfogo importante.»
«Ma nel mio caso non mi sfogo, piango per via dei nervi, persino degli ormoni! La prego, sono sicura che esiste qualcosa! Non posso continuare così, vorrei andare avanti ma mi accorgo di piangere e mi dispero di nuovo per questo, invece che il contrario! La notte mi sveglio a ogni ora!»
«Per il sonno posso darti qualcosa, naturalmente. Ma per il pianto...»
«È un pianto nervoso, non è naturale! La supplico, non mi lasci così!» la pregò, ed effettivamente gli occhi le si inumidirono. Madama Pomfrey sbuffò, arresa.
«E va bene, un minuto...»
Più sicura di sé si diresse a Divinazione e prese posto accanto a Stephen. Quill la guardò pieno di sospetto, sicuro che lei fosse dalla parte di Michael, ma lei lo ignorò. Non tanto per Michael che non si sentiva di biasimare, ma perchè avevano idee molto diverse e considerava quasi un tradimento verso Cedric non credere al ritorno di Tu-Sai-Chi, quindi non voleva neanche vederlo.
«Tu cosa sogni?» domandò Stephen, annoiato.
Megan lo guardò allarmata, già dimentica del compito assegnato.
«Meglio se tu mi dici il tuo.»
«Ho sognato che un verme mi mangiava la faccia.» buttò lì lui.
Dal tavolo davanti al loro Goldstein e Boot si voltarono a guardarlo.
«Hai sognato... Davvero?» pigolò lei.
«Sì. Sono sogni, no? Cosa significherà?»
«Che devi smettere con Cura delle Creature Magiche.» suggerì Ernie dal tavolo dietro al loro.
«Che ti troverai una ragazza a breve che bacerà malissimo.» ipotizzò lei. Stephen la guardò allarmato.
«Non potresti cercare nel libro invece che portare sfortuna?»
«Sì, ora vado alla voce “vermi succhiafaccia”.»
«Non sei divertente. Prova a dirmi uno dei tuoi sogni allora, uno che ricordi...»
Megan cercò di tornare indietro all'ultimo sogno normale che aveva fatto.
«Ho sognato che andavo a specchiarmi e nel riflesso non vedevo me stessa, ma una ragazza bionda e scura di carnagione, praticamente il mio opposto. Allora toccavo lo specchio per capire se ero proprio io e finivo dall'altra parte, e scoprivo che il mondo era tutto grigio e rosso. Allora mi saliva l'angoscia e cominciavo a correre a casaccio, finché non mi accorgevano che mi stavano inseguendo degli inferi. Allora mi accorgevo di avere la mazza da battitrice con me e cominciavo a colpirli tutti, spappolandogli la testa e schizzando sangue ovunque. A quel punto mi accorgevo che tutto il rosso che vedevo in quel mondo era sangue e che ero già stata lì molte volte anche se non me lo ricordavo prima di quel momento.»
Tutta la classe si era voltata ad ascoltarla basita.
«Finisce così?» domandò Stephen con voce flebile.
«No, poi mi ritrovavo a Hogwarts e cominciavo a prendere tutti a mazzate. Finisce così.»
Ci fu un rumore stridulo di sedie che si spostavano e tutti presero le distanze. Justin e Quill erano così pallidi che sembrava sul punto di svenire, Ernie si era nascosto la faccia tra le mani e Hannah rideva senza ritegno: le era mancato quel lato di Megan, il motivo per cui tutti la trovavano più inquietante di Millicent Bulstrode.
«Non dovremmo cercare il significato, ora?»

La sera, a cena, Charlotte si sedette al loro tavolo per raccontare le ultime dei Gryffindor.
Pareva che Harry avesse contestato la Umbridge e avesse ribadito che Tu-Sai-Chi aveva eliminato Cedric e affermato che avrebbero avuto bisogno di lezioni di Difesa serie.
«Sarà... Ma io non ho minimamente voglia di lottare.» mormorò Megan. Susan la guardò sorpresa.
«Tu, più di tutti, ho pensato che avresti voluto vendetta.»
«Sì e no. Non ho voglia di nulla.» ammise lei, tagliando la propria carne. Wayne inarcò le sopracciglia mentre fissava il proprio piatto e non disse nulla.
«Noi la Umbridge la conosceremo dopodomani.» li informò Rent, «Sarà orribile.»
«Oh, no, sarà divertente.» lo corresse Michael, con una smorfia di arrogante divertimento in viso, «Affinerò le mie tecniche di attacco.»
«Ma se hanno appena detto che è solo teoria!»
«Intendevo che la schianterò a prescindere.»
«Sta scherzando, vero?» domandò Ernie, inquieto.
«Dov'è lo Slytherin in incognito?» domandò Michael, alzando un po' la voce. Anche gli altri studenti lo sentirono e si guardarono attorno confusi.
«Non parlare così di lui.» disse quietamente Stephen.
«Io parlo come mi pare.» ribatté lui in tono di sfida. Gli altri trattennero il fiato e Stephen mise giù il coltello.
«Me ne sono accorto.» constatò.
«Cerchi di non darmi soddisfazione? Non ne trarrei comunque, non disturbarti.» replicò Michael, incupendosi, «Ma vorrei davvero sapere dov'è. Non mi fido se non ce l'ho sotto gli occhi.»
«È un tuo amico.» gli ricordò Walter.
«Non ho amici.»
«Maestro.» tentò Rowan, usando il vecchio nomignolo che gli aveva affibbiato da quando lui era al primo anno e Michael al quarto, e che dopo aveva continuato a usare per divertimento di entrambi.
«Oh, no, qui è chiuso per ferie. Va' a giocare con gli altri, non c'è nessun “maestro” qui. Mi sono stancato delle bambinate.» il tono di Michael era gelido, mentre si alzava, «Mi è passata la fame. Con permesso.» disse ironicamente, lasciando il tavolo. Rowan era arrossito e stavolta pareva indispettito; non sarebbe passato molto prima che lo mandasse al diavolo, Wayne se lo sentiva.
«Dovrei provare a parlarci...» mormorò Georgia.
«Così ti stende. Lascialo stare.» tagliò corto Walter, nervoso, tornando a mangiare.

In realtà le giornate non furono lente come si aspettavano, era come se stessero riprendendo il ritmo di Hogwarts e stare a lezione o in compagnia li distraeva. Alle selezioni Jack fu scelto come nuovo cercatore e Megan fu confermata battitrice, ritrovando una piccola valvola di sfogo nel colpire bolidi e cercare di fracassare le teste altrui.
Wayne, di solito puntuale nello studio e senza alcun problema, rinviava senza ritegno al fantomatico “giorno dopo” qualunque cosa, presentandosi più di una volta senza aver fatto neppure i compiti.
Per quanto riguardava Michael la situazione era, ovviamente, peggiore.
«E mi dica, oltre a questo ridicolo corso cosa faremo, lavori a maglia?» aveva chiesto alla Umbridge alla fine di settembre, «Credo sarebbe più utile, perlomeno ci potremo fare le sciarpe da soli.»
«Punizione, signor Stebbins! Ancora una volta si è mostrato irrispettoso!»
«Grazie per aver specificato. Ora, mi dica, porto io la lana o lei? Non mi fido molto dei suoi gusti a giudicare dall'obbrobrio rosa che indossa...»
«Signor Stebbins!»
«Oltretutto il rosa non è il suo colore, la fa sembrare un gigantesco bonbon mentre il suo viso resta... anfibio.»
«STEBBINS!»
La classe, silenziosa nell'attesa delle solite uscite con cui il ragazzo quell'anno dava il tormento alla Umbridge, non trattenne più risolini e occhiate di sottecchi. Non che i gemelli si fossero trattenuti, loro ridevano apertamente.
Michael, braccia conserte, testa alta, ghigno malizioso e sedia che dondolava sulle gambe posteriori, non parve minimamente preoccupato.
«La voglio nel mio ufficio subito dopo la lezione. E ora fuori.» ringhiò la professoressa, oltraggiata. Poi si riscosse, schiarendosi la gola con due colpetti di tosse, «Esca dalla mia aula.» invitò, con un tono velenosamente gentile.
Michael esibì un gran sorriso: «Grazie!» e alzatosi di scatto prese la borsa, lasciando il libro che non aveva neppure aperto sul banco. Walter si prese la testa tra le mani, per nulla divertito, mentre Rent lo seguiva con occhi allarmati e Jack sospirava con la testa rivolta alla finestra.
«E dieci punti in meno a testa per i signori Weasley, che trovano tutto questo molto divert-Chi ha messo questa roba sulla mia sedia? TRENTA PUNTI IN MENO A GRYFFINDOR!»
Quando quella sera tornò in sala comune Michael non ebbe la forza di scendere a cena, la mano gli faceva troppo male. La Umbridge a volte, a seconda di quanto si spingeva oltre, invece che dargli una normale punizione come gli altri professori gli metteva in mano una penna stregata che scriveva col suo sangue, e ora aveva anche lui una cicatrice alla Potter.
Certo, molto meno suggestiva con quel suo “devo portare rispetto” marchiato dal polso in poi.
Comunque dopo tante volte ormai cominciava a non chiudersi in fretta e si sporcava di sangue, quindi doveva trovare una soluzione per nascondere il tutto; avrebbe dovuto chiedere ai gemelli come facevano.
Walter, rientrando, gli lanciò il libro di Difesa che gli sbatté sul petto e marciò in camera propria senza una parola. Wayne si fermò per un momento, sorpreso, ma poi andò ai dormitori senza fare domande, tornato al suo solito atteggiamento.
Georgia lo salutò quasi intimorita, aspettandosi una rispostaccia delle sue, ma Michael la salutò con un cenno del capo e non accennò a insultarla. Rincuorata prese posto accanto a lui per poter fare i compiti. Megan si sedette nella terza poltrona.
«Come mai ti ha lanciato il libro?»
«È arrabbiato perchè mi sto giocando i M.A.G.O.»
Georgia trasalì, «Come sarebbe?»
«Scoccio la Umbridge.» rispose, infilando la mano in tasca, «E non studio. Figurati se mi importa, sono tornato a Hogwarts solo perchè non sapevo dove andare. E tu, Megan? Nessun casino con la rospa rosa?»
Megan sospirò, «Non ne ho voglia. Non mi importa, neanche io faccio molta attenzione alle lezioni...»
«Finirete col farvi bocciare entrambi.» predisse tetramente l'altra.
«Georgia, non penserai che mi importi?» le fece notare ironicamente Michael.
Lei lo guardò per un momento, poi si alzò e corse al proprio dormitorio.
Stavolta c'era rimasta molto, molto male. Non l'aveva più chiamata “Georgie” come aveva fatto negli ultimi cinque anni, era come se non fossero mai stati vicini, come se fosse uno sconosciuto che la degnava giusto di maggiore gentilezza rispetto a quella che elargiva agli altri, ma giusto per educazione. Era come se, morto Cedric, lui non fosse più in grado di voler loro bene.
Anche lei era a pezzi come tutti ma il suo amore per gli altri non era cambiato, anzi, ne aveva bisogno più di prima. Aveva bisogno di Michael soprattutto, lui era l'unico a cui era riuscito a pensare quell'estate per avere un po' di conforto, esclusa la preoccupazione per la sua sparizione.
Gettandosi sul proprio letto, in lacrime, si rese conto che anche il suo unico sole rimasto in quel buio opprimente si era congelato.
Sally-Anne, Hannah e Susan si scambiarono uno sguardo di comprensione silenziosa, poi Sally, con grande stupore delle altre, fu la prima a sedersi accanto a lei.
In sala comune intanto Michael era rimasto impietrito. Non riusciva a capire se davvero Georgia fosse sul punto di piangere o fosse stata una sua impressione.
«Che ho detto?» domandò a Megan, che scosse la testa.
«E io che diavolo ne so? Più che altro avevi uno sguardo da Malfoy.»
Era una risposta degna di lei, senza dubbio, in qualche modo anche rassicurante.
«Piangi molto meno.» notò in quel momento, decidendo di rinviare l'argomento Georgia.
«Pozione.»
«Pozione?»
«Madama Pomfrey. L'ho supplicata settimane fa perchè non riuscivo a smettere. Ne prendo anche una per smettere di avere incubi.»
«Anche tu hai gli incubi ogni notte?»
«Li avevo. Anche se vale solo per la notte, appunto. Se mi addormento durante la giornata, per colpa della pozione per calmarmi, allora li ho di nuovo. Che hai fatto alla mano? La tieni in tasca da un'ora.»
«Oh.» Michael la tirò fuori, sentendosi a suo agio con Megan. Lei, a differenza degli altri, non sembrava voler fare finta di niente o comunque non ci riusciva. Era più facile comunicare con lei, mentre non sopportava la finta allegria di Jack e Rent o il tirare avanti di Stephen, Walter e Wayne come se Cedric non fosse mai esistito. Georgia era un caso a parte, lei era visibilmente triste anche se non così plateale come loro.
«Devo portare rispetto.» lesse Megan, «Di classe. Me lo farò tatuare anche io.»
«È la punizione della Umbridge. Tu scrivi su un foglio la frase e la penna ti taglia e prende il tuo sangue per farlo.»
«E tu continui ad andare in punizione? Sei masochista?» domandò lei, stanca ma con una nota appena combattiva nella voce.
«Credo di sì.» ammise candidamente lui, «In quei momenti almeno non penso, preferisco il dolore fisico. Mi distrae.»
Lei sgranò gli occhi: «Davvero? Funziona così?»
«Ehm... Non era un suggerimento.» cercò di rimediare Michael, anche perché non era il dolore quanto il focalizzare i suoi pensieri su possibili morti atroci per la Umbridge, mentre farsi male era uno schifo, quando un Hufflepuff del quarto anno, quello dall'accento francese che Megan aveva sempre giudicato snob per questo ma su cui si era in parte ricreduta, si avvicinò a loro.
«Sc una Ravonclaw fuori dal ritratto che ti aspotta.»
«A me?» chiese Michael, alzandosi subito, «Torno tra poco.»
«Va bene. Ehi, tu.» chiamò Megan. Il ragazzo la guardò allarmato.
«Io?»
«Com'è che ti chiami?»
«Sheldon.» rispose, stupefatto perché si conoscevano da quattro anni.
«Va bene. Puoi andare.» concesse, poggiando la testa contro la poltrona per riposare. Sheldon non se lo fece ripetere, allontanandosi di fretta e voltandosi soltanto una volta come per controllare che non lo seguisse.
Michael fuori dal ritratto si ritrovò davanti Sandy, la sua ex fidanzata, con cui era stato insieme dai G.U.F.O. a metà anno scolastico successivo dopo uno strenuo corteggiamento da parte di lui. E si erano lasciati perché lei, gelosa di Georgia e disgustata dalle stranezze di Megan, Wayne e Stephen, gli aveva chiesto di scegliere tra lei e i suoi amici. Naturale che Michael, per sua natura, avesse scelto questi ultimi.
«Ma guarda chi si vede, ciao, cara.» la salutò vistosamente beffardo.
Sandy si irrigidì.
«Ciao, Michael. Scusa per l'ora.»
«Figurati, mi dispiace vederti a qualsiasi ora.» ribatté lui, incrociando le braccia ostile, «Quindi?»
Sandy abbassò lo sguardo, «Volevo dirti che, nonostante il modo in cui le cose sono finite tra noi, mi dispiace molto per te.»
Michael rise, un suono terrificante nella sua desolazione e rabbia, «Sei venuta a mostrarmi pietà per sentirti meglio? Non sei felice? Le fila dei miei amici si sono sfoltite e quelli più bizzarri ora che sono a lutto si comportano come persone normali, o quasi. Non c'è bisogno che ti fingi dispiaciuta dall'alto del tuo piedistallo.»
Sandy lo guardò inorridita, «Non è così! Come puoi pensare che io sia tanto crudele?»
«Ah, quindi è proprio per pena. Ma sai, io con-»
Lei lo interruppe: «Non è per pena! Mi dispiace per te! Anche se ci siamo lasciati io ti voglio bene!»
«Questo è quello che ti ripeti la notte per sistemare la coscienza? Ti senti male all'idea di avermi praticamente costretto a mollarti e distrutto negli ultimi due mesi in cui potevo godere della presenza di mio fratello? O di non esserci stata dopo a fare l'infermierina per riscuotere ammirazione e comprensione dagli altri?»
«Sei impazzito, Michael?» gli occhi di lei saettarono di rabbia, «Io non lo faccio per notorietà, e tu ti comporti in modo orribile! Non sembri più tu! Lo so che stai male ma non sei né il primo né l'ultimo-»
Fu lei ad essere interrotta stavolta, da un'altra risata gelida: «Oh, questo mi è di conforto. Senza contare che mi importa veramente moltissimo di come reagiscono gli altri, sì! Senti, perché non ci dimentichiamo questa umiliante e fastidiosa chiacchierata e ci rivediamo, per esempio, mai più? Tanto sono orribile.»
«Non ho detto che sei orribile, ho detto che ti comporti in modo orribile e proprio per questo non ti riconosco più.» sussurrò lei, disorientata dalla sua rabbia. L'aveva già visto a lezione ma non si era mai trovata al centro dei suoi impeti di furia.
«Non mi riconosci più perchè non sono più quel ragazzo. E, per la cronaca, risparmiati le stronzate sul “ti voglio bene”. Io me ne sbatto di te.» concluse, lapidario, prima di rientrare in sala comune.
Megan lo aveva aspettato, acciambellata sulla poltrona come un gatto.
«Sveglia, tu. Devi prendere la pozione, se non ho capito male.» la chiamò, e Megan si riscosse dal torpore.
«Grazie, sì. Chi era?»
«Sandy Fawcett.» rispose lui, ilare.
«E che voleva?» sarebbe stata più sboccata di solito, lo sapevano entrambi, ma anche lei non era più la stessa. Lui si sedette per terra, accanto alle sue gambe.
«Liberarsi la coscienza. Non lo so.» poggiò la testa contro un suo ginocchio, prendendosi la prima vera confidenza della sua vita con lei, «Non ti dà fastidio che gli altri facciano finta di nulla? Non è come dimenticarsi di lui?»
Megan si prese un momento per pensarci.
«Io... non credo sia possibile dimenticarsi di lui.» rispose lentamente, «Credo che facciano ciò che lui vorrebbe. Solo che noi due non ci riusciamo, tu troppo vicino e io troppo delicata, per quanto odi ammetterlo.»
«Come fai a dire che è quello che lui vorrebbe? L'hanno ammazzato!» sbottò lui rabbioso, e Megan sobbalzò, mordendosi le labbra per non piangere. Pozione o no aveva ancora la possibilità di stare male come una persona normale, esplosioni di nervi a parte.
«Lo so. Lo so. Non è a me che lo devi dire.»
«Sì, scusa. Tu sei esattamente come me. Mi trovo bene solo con te, ormai. Non li capisco, non capisco come facciano... E da una parte vorrei tornare anche io come prima per non vedere più la faccia delusa di Georgia... dall'altra però non voglio, voglio restare così. È più...»
«Facile.» completò per lui Megan, «Non è solo mancanza di voglia di sorridere, semplicemente non mi viene un minimo di sentimento che mi spinga a farlo.» lo guardò, «Non ci viene.» si corresse.
«Vorrei spaccare tutto. Vorrei davvero, davvero spaccare tutto. Quest'estate ho litigato con chiunque mi capitasse a tiro, ho cercato in ogni modo di... Niente. Niente mi dà sollievo, ripenso comunque in ogni momento a lui. Ogni cosa mi ricorda qualcosa che lui ha detto o fatto. Abbiamo vissuto appiccicati per sei anni e conoscevo tutto di lui, non serviva neppure parlare, e anche andare in un luogo in cui non era mai stato è risultato inutile. Se guardo il cielo penso a lui sulla scopa, se guardo una lattina vedo il suo viso allegro mentre beve seduto con me sulle scale di casa sua. È come avere un fantasma dietro, solo che se fosse un fantasma sarebbe bello, così invece è solo un ricordo e non resta altro che questo, ed è orribile perchè invece che sei anni sarebbe dovuto essere per sempre.» prese fiato, e mormorò: «Ed è orribile perchè questo so per certo che lui non lo vorrebbe, buono com'era, ma vorrei tanto che fosse morto Potter. Anche solo al primo anno. Così almeno saremmo stati tutti bene e in pace. Che sia colpa sua o meno volevano lui e hanno ucciso chi si trovava lì al momento sbagliato, ne sono certo. Se solo fosse morto Potter... Diamine, quanto lo odio. E mi fa pure pena! Lo odio ancora di più perchè solo a guardarlo in faccia uno capisce che c'è solo da aver pietà!»
Megan annuì, accarezzandogli distrattamente i capelli, «Io a Potter non ci penso, ma per il resto mi sento esattamente come te. È che Potter... penso che lui non ha praticamente conosciuti i genitori e poi penso a come mi sento io, a quanto vorrei che mia madre fosse viva e che mio padre si comportasse da padre, una famiglia normale insomma, e anche questo tu puoi capirlo, e allora mi rendo conto che sta peggio di me, perché io avevo almeno i nonni e perché non ho passato neanche un quarto di quello che deve aver vissuto lui, con tutto quello che succede ogni anno.»
«I genitori non li ricordava però, e non ha perso il suo migliore amico, non ha perso l'unico che rappresentava una famiglia.» obbiettò lui con voce fioca.
«Non lo sappiamo... Non sappiamo quasi nulla della sua vita.»
«Merlino... Il ruolo della diplomatica non ti si addice, sembra assurdo sentire la tua voce dire certe parole da... Georgia o da Wayne.» cercò di sdrammatizzare lui, incapace di parlare ancora di questo.
«Lo so.» sbuffò lei, «L'ho notato dalle occhiate di tutti che sembra strano.»
«Ho promesso che mi sarei preso cura di te e di Georgia, non importa se stavo solo scherzando. Questa è l'unica cosa che so che lui vorrebbe.» disse lui, «Se ti accorgi che non lo sto facendo, bloccami. E per favore, cerca di scoprire cos'ha Georgia.»
«Forse è solo preoccupata per te.» suggerì lei. Un fiotto di riconoscenza le stava scaldando il cuore. Aveva qualcuno che si sarebbe occupato di lei e che poteva capire appieno il suo dolore, ed era bello.
«Non voglio che si preoccupi, tanto non può farci nulla.»
«Non credo sia un'argomentazione valida per tranquillizzarla.» obbiettò lei, sbadigliando.
«Dai, torniamocene in camera.» disse Michael, alzandosi e porgendole una mano perchè si tirasse su anche lei. «Non dire a nessuno della mia mano.»
«A breve si noterà. Metti dei guanti. Tanto hai le scarpe di pelle di drago, tutti si aspettano che sotto il mantello tu nasconda vestiti stile “Sorelle Stravagarie”, quindi il guanto ci sta.»
Sorprendendo anche se stesso riuscì a concederle un piccolo sorriso, «Lo farò, almeno quando la McGonagall non è nei dintorni. Tu cerca di studiare, non seguire il mio esempio. I G.U.F.O. sono stressanti, ricordo che ai miei tempi Patricia Stimpson piangeva e sveniva di continuo.»

Patricia crollò a terra come un sacco, scatenando parecchi strilli isterici. Fred e George scuotevano la testa con rassegnazione, bloccati sulla porta mentre le compagne della ragazza cercavano di farla riprendere con scarso successo.
Cedric diede un'occhiata preoccupata alla ragazza ma Michael lo dirottò avanti, aiutato da Jack e Rent che lo spingevano alle spalle.
«Sviene sempre. Lascia stare. Allora, l'ultima uscita a Hogsmeade la facciamo assieme come ai vecchi tempi?»
«Quali vecchi tempi?» domandò Walter, perplesso.
«Si fa per dire!» esclamò Michael allegramente, distogliendo l'attenzione al passaggio di tre Ravenclaw, Sandy Fawcett, Marietta Edgecombe e Cho Chang. Michael ovviamente sfoderò un sorriso smagliante, «Fawcett! Sempre più bella!»
La ragazza ridacchiò, scuotendo i capelli biondi, e Michael la guardò rapito. Cedric rise alle sue spalle, facendolo voltare per lanciargli un'occhiataccia, e così lui notò un fugace scambio di sguardi tra l'amico e la Chang, concluso con lei che chinava la testa e si allontanava di fretta insieme all'altra e Cedric che arrossiva.
Jack e Rent dovettero spingerli di nuovo perchè si riscuotessero, l'uno perso in chissà quali pensieri e l'altro deliziato dalla nuova scoperta.
Decise comunque di non infierire in mezzo al corridoio e si dedicò a uno dei suoi passatempi preferiti: declamare i suoi pensieri.
«Quella ragazza, la vedi quella ragazza? Diventerà la mia ragazza.» decretò.
«Lo sappiamo, Mike.» disse Walter pazientemente.
«È dal terzo anno che lo dici.» aggiunse Jack.
«È dal terzo anno che le vai dietro con scarso successo.» precisò Rent.
«Summerby, vaffanculo.» rise lui, «È solo che mi sono preso un po' di tempo per godermela anche con le altre. Se non lo avessi notato ho un discreto successo con le donne.»
«Cosa che non smette mai di disgustarmi, idiota come sei.»
«Ciao, Megan!» la salutò lui senza abbandonare la consueta energia neanche dopo la sua intromissione, «Tu invece sei sempre più dolce!»
«Muori. A che lezione state andando, Cedric?»
«Difesa con i Ravenclaw.»
«Ah, il professor Lupin.» il tono di Megan si era fatto più gentile.
«È il miglior insegnanti che abbiamo da secoli.» commentò Georgia. Era strano, ma quelle due parlavano sempre nelle stesse discussioni senza però rivolgersi mai direttamente l'una all'altra, e si conoscevano da tre anni. Michael era un po' spaventato all'idea di cosa sarebbe accaduto quando per caso, un giorno, si sarebbero rivolte la parola.
«Concordo. Voi che lezione avete?» domandò cortesemente Cedric.
«Pozioni.» rispose Megan con un gran sorriso.
«L'unica ragazza a cui piace Snape.» commentò una Hannah arruffata di passaggio.
«Che ha fatto ai capelli?» domandò Michael, sconcertato.
«Noi tornavamo da Cura delle Creature Magiche.» spiegò Georgia.
«Ora che parliamo di creature mi vieni in mente tu, Stebbins. Non ti dovevo un calcio?»
«Ne faccio volentieri a meno, gra-Ah!» strillò, colpito ferocemente a una gamba.
«Megan.» la riprese Cedric, soffocando una risata che gli valse gli insulti dell'amico.
«Che c'è? Io non voglio passare per una che non mantiene la parola.» rispose lei, e girò i tacchi per cambiare corridoio. Georgia diede una pacca sulla spalla di Michael che zoppicava e la seguì a debita distanza. Un gruppo di ragazzini del secondo fermi a parlare si scostarono come se Megan fosse infetta e poi fuggirono da tutte le parti.
«Quella è una creatura, non io!» protestò Michael. Cedric scoppiò di nuovo a ridere, ancora un po' rosso sulle guance, e gli diede anche lui una forte pacca sulla schiena.

«Ti sei appena ricordato tutto, come dicevi prima, vero?» sussurrò Megan, ferma vicino alla porta. Michael annuì.
«Ho ricordato anche un tuo calcio. Anche se non era neanche lontanamente doloroso come il pugno che hai tirato alla Parkinson il mese dopo.»
«Zitto, è una fortuna che i professori non se ne siano accorti, nel caos che c'era al tavolo degli insegnanti.» ribatté lei. «Beh, buonanotte. È stato... carino parlare con te, Michael.»
«Stranamente anche per me.» disse lui, con una nota di ironia nella voce. Non era gentile ma neppure minaccioso. «Buonanotte.»
E anche lui si diresse al proprio dormitorio, con i pensieri che inevitabilmente scivolavano a Georgia e poi di nuovo a Cedric e alla fine del loro quinto anno.

«Non è meraviglioso aver finito con gli esami? La mia prima colazione senza rischiare di soffocare.» disse Walter, sorridendo felice.
«Sì, la felicità appesta l'aria.» commentò Stephen, tenendo d'occhio il professore di Pozioni. Sembrava livido. «Specialmente con un pluriomicida che è scappato sotto il naso di tutti ieri notte.»
«Appunto, è scappato. Non è più qui.»
«Niente più Dissennatori, che meraviglia...» commentò Susan.
«Almeno Harry smetterà di svenire.» disse Ernie a voce non troppo bassa, scatenando risatine. Megan gli scoccò un'occhiata di puro odio che lo fece ritrarre.
«Anche a me non piacciono, e quindi?»
«No, beh, è giusto...» borbottò lui, spaventato.
«Ci hanno fatto vincere una partita di Quidditch.» azzardò Justin in tono solenne.
«Cedric ci ha fatto vincere la partita, ce l'avrebbe fatta comunque.» ringhiò lei.
«UN LUPO MANNARO!»
Tutti si voltarono sconcertati verso il tavolo degli Slytherin, dove il gruppo di Malfoy si stava allontanando con orrore da quello degli insegnanti, e Crabbe e Goyle indicavano qualcuno. Il professor Snape sembrava meno livido, ora.
«Temo mi sia sfuggito.» disse soltanto, rivolto agli altri professori, «Dicevo appunto di essere stato distratto dalla tua trasformazione. Altrimenti mi sarei occupato meglio di Sirius Black.»
«Severus!» esclamò la professoressa McGonagall, che appariva indignata come non mai.
«Il professor Lupin è un lupo mannaro!» strillò di nuovo la Parkinson e stavolta tutti trasalirono. «Ecco perchè sparisce una volta al mese!»
«Ecco perchè si veste come un rifiuto.» rincarò Malfoy, ghignando. Il professor Lupin si alzò e lui smise immediatamente di sorridere, impallidendo, «Ci vuole mordere!»
Tutti gli studenti urlarono, spaventati più dalle sue parole che non dalla vista del professore, e quelli più vicino al loro tavolo si affrettarono ad alzarsi per fuggire. Molti tra i più piccoli l'avevano già fatto, mentre i più grandi si paravano in loro difesa.
Megan guardava il professore di Difesa e cercava di capire.
«Non è possibile...» mormorò Quill, che si stava vistosamente sentendo male. Stephen dovette reggerlo.
«Oh, cazzo!» sbottò Walter, «Ragazze, togliamoci di qui.»
«Ma... ma se avesse voluto farci del male lo avrebbe già fatto!» obbiettò Georgia.
«Anche i Gryffindor sembrano della tua opinione.» considerò Wayne, calmissimo, osservando come, per quanto sorpresi, Finnigan e Thomas non sembravano intenzionati ad andarsene. Anche la piccola Weasley e i gemelli erano rimasti al loro posto, estremamente contrariati.
«Ma se è un lupo mannaro! È malvagio!» esclamò Sally-Anne, allontanandosi con gli altri.
«Ma è impossibile che il preside non lo sapesse, e se lui si fida mi fido anche io.» decise Megan, dopo averci riflettuto. Il professor Lupin se ne stava andando a sua volta e lei si alzò in piedi, senza sapere bene cosa fare.
«Lealtà Hufflepuff.» recitò Michael divertito.
«Non possono trattarlo così.» disse improvvisamente Cedric, indignato quando la McGonagall, guardando il gruppetto di Malfoy che aizzava gli altri Slytherin contro “la bestia”.
«È ancora un nostro professore...» concordò Hannah, per quanto pallida. Quill ebbe un vero mancamento, sostenuto anche stavolta da Stephen.
«Sì, bravo, vattene! Schifoso animale!» rise la Parkinson, ora più sicura dato che non poteva sentirla. Megan si precipitò da lei e le scaricò un pugno in pieno viso che la sbatté a terra.
«MEGAN!» urlarono gli altri. Malfoy la guardava a bocca aperta.
«Usa la bacchetta!» suggerì Amelia, ragazzina del secondo anno, che ora rideva. Erano seduti accanto a Rowan, che aveva seguito l'esempio del “maestro” Michael senza quindi fuggire, e i suoi compagni spostavano sguardi inorriditi da lei a Megan.
«Non credo volessero suggerirle questo.» tentò di farle notare la sua amica Helen.
«Giusto. Dopotutto così avrà sangue di Slytherin addosso, potrebbe stare bene con la sua carnagione e i suoi capelli.» convenne Amelia con aria assente.
Stephen a sentirla raccolse le sue cose e fuggì via, lasciando cadere Quill ancora svenuto a terra. Walter, come sempre terrorizzato da lei, restò impietrito.
«Se apri di nuovo bocca lo fai a tuo rischio e pericolo.» minacciò Megan intanto.
«Ma tu non sei una Hufflepuff?» domandò Malfoy pieno di disgusto.
«Adesso ti faccio diventare la faccia come quella di Potter. Lo so fare, sai?»
Il viso di Malfoy divenne una maschera di raccapriccio e il ragazzo fuggì, lasciando ai suoi schiavetti l'ordine di raccogliere la Parkinson che si lamentava in lacrime del suo naso rotto. La Bulstrode, col suo fisico ben robusto, le fece capire che l'avrebbe stesa e Megan si preparò a schiantarla.
«Anche voi!» chiamò la professoressa Sprout, «Tornate immediatamente nei vostri dormitori! Ora!» e senza neanche notare la Parkinson proseguì per recuperare i più piccoli.
Megan tornò indietro, non ci teneva ad affrontare quella specie di manticora, e raggiunse gli amici. Wayne sorrise alle sue spalle mentre attraversavano il portone della Sala Grande.
«Bel colpo...» commentò Michael con un filo di voce.
«Il prossimo sarai tu.»
«Ma perché?»
«Perché mi va.»
Walter decise, come gli altri d'accordo con lui sul professor Lupin, che era meglio tenere per sé la sua opinione sui licantropi.
«Spero che questo non significhi un licenziamento.» disse infine Cedric, sorprendendoli, «A me piace davvero come insegna e se ci avesse voluto fare del male lo avrebbe già fatto, come ha detto Georgia.»
«Secondo me invece vorrà dire proprio questo.» commentò infine Jack.
«E voi siete sicuri che sia un male? Voglio dire, i lupi mannari sono risaputamente malvagi.» azzardò Walter, non potendo trattenersi pur avendo deciso il contrario, «Anche a me piaceva come insegnante ma non so quanto mi fiderei. Si dice che a loro piacciano i bambini, per natura.»
«Davvero?» inorridì Rent, «Non lo sapevo!»
Megan pensò agli occhi dolci del professore e ai suoi abiti sgualciti.
«Di solito chi è malvagio se la spassa, diciamocelo in faccia. Spesso è ricco e potente e quando non lo è si procura le cose con la forza. Il professor Lupin non mi ha dato questa impressione. Sarà che non sono cresciuta tra i maghi e non sono esperta quanto voi, ma mi fido del mio istinto e di quello del preside.»
«Concordo.» disse Cedric.
Michael rise, «Persino i lupi mannari hanno la cattedra di Difesa invece che quel pipistrello di Snape! Severus sarà furioso!»
«Oh, Mike!» rise anche Georgia, mentre Megan si accigliava e Cedric portava una mano alla bocca per nascondere una risata.
Gli altri dietro si sbellicavano senza ritegno alle spalle di Snape, mentre Wayne avvertiva un brivido gelido e si voltava a guardare indietro per vedere a chi appartenevano i passi che aveva sentito alle loro spalle.
«Sei un'idiota! Il professor Snape sarebbe bravissimo a...» cominciò Megan, dato che Snape restava comunque il suo professore preferito perché di poche parole, freddo, di un'ironia devastante e soprattutto insegnante di Pozioni.
«Stebbins, nel mio ufficio e venti punti in meno a Hufflepuff.» disse Snape, superandoli a grandi falcate con la veste nera che si gonfiava facendolo sembrare davvero un enorme pipistrello.
Wayne alzò gli occhi al cielo, quando l'aveva visto era stato troppo tardi per avvertirli.
Stavolta nessuno trattenne più le risa, neppure Michael dopo un primo momento di gelo.
«Meg, se non fosse stato per te sarebbero stati cinquanta.» le sussurrò Cedric a un orecchio. Megan continuò a ridere, annuendo.
«Quanto scommettete che gli dico che l'ho chiamato pipistrello perchè somiglia davvero a un pipistrello? Si parte da una base di dieci galeoni.»
«Mike, ma sei scemo?»
«Ci sto!»
«Ci sto!»
«Anche noi due!»
«Ci sto, magari ti espelle.»














Allora... per la punizione della Umbridge credo che lei la usasse anche su altre persone, che esattamente come Harry sapevano che era inutile avvertire i professori, come anche i gemelli o, appunto, Michael.
Il sogno di Stephen ovviamente non è premonitore, come anche quello di Megan (che somiglia tanto a uno dei miei XD) e poi non so che altro dire.





Lo so che è un idiozia, ma non potevo resistere: (la battuta iniziale viene da E alla fine arriva mamma) http://sphotos.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-snc4/hs1234.snc4/156672_148774601840556_100001240500692_306354_2935311_n.jpg
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Capitolo 4
*** Jack e due ricordi. ***



Jack e due ricordi.


Jack notò che la Granger si era avvicinata per parlare con i suoi compagni di casa del quinto anno, Macmillan, Finch-Fletchley e la Abbot. Poco dopo anche Zacharias Smith si intromise nel discorso e lui si voltò per prestare attenzione a Rent che stava soffocando con le braciole. Quando tornò a guardare, la Granger era sparita e il chiacchiericcio era salito.
Attese di essere in sala comune, curioso, aspettando che Megan che era seduta accanto a loro chiedesse spiegazioni, ma poi ricordò che di sicuro non l'avrebbe fatto, e fece per parlare, quando Georgia l'anticipò.
«Cosa voleva la Granger?»
«Ne parliamo in camera.» rispose Hannah, con uno sguardo di intesa a Ernie.

«A me piaceva Cho Chang.»
Lui, Rent e Michael alzarono lo sguardo contemporaneamente.
«Prima che a lui. Non gliel'ho mai detto e non ho mai fatto storie, ho preferito virare su Megan, ma ora non sono sicuro di aver fatto bene. Ce l'ho avuta con lui per un sacco di tempo, e se gli avessi parlato invece avremmo chiarito prima perchè non si può litigare con lui, e avremmo passato più tempo assieme.» concluse Walter, davanti alla finestra.
Rent fece un respiro profondo, cercando le parole.
«Sai, a te piacevano tutte, comunque.» provò, e Jack dovette mentalmente ammettere che era vero, anche se l'avrebbe espresso più diplomaticamente, «Quindi non sarebbe cambiato molto, ti è passata in fretta lo stesso. E le cose sono andate come dovevano andare, almeno così Ced non si è sentito in colpa.»
«Giusto.» sospirò Walter.
«Sei mai stato innamorato sul serio?» domandò Rent a bruciapelo.
Walter lo guardò stranito.
«Non credo. Lo sapreste, se fosse così. Avevo una cotta anche per Meg tempo fa, ma non era come il vero amore.»
«E come pensi ci si senta per il vero amore?» domandò Jack, che non desiderava nominare ancora Cedric per via dell'espressione pericolosa di Michael.
«Beh, amore è la persona che non puoi volere più bene di così, credo. Quella che fa parte di te e della tua vita, che vorresti avere con te per sempre, di cui ti fidi ciecamente, che ti rende felice soltanto a pensarla. Con cui divideresti tutto.»
Michael smise di sembrare accigliato, assumendo invece un'aria perplessa.
«Ma non è amicizia, così?» domandò.
«Beh, per me l'amicizia è una forma d'amore. Solo che un'amica non te la vuoi portare davvero a letto. O meglio, non vuoi farci l'amore.»
«Una botta si dà a prescindere, farci l'amore no.» asserì Rent. Walter scoppiò a ridere.
«Che uomo d'altri tempi! Un romantico!» esclamò.
Michael si stese sul proprio letto e Jack lo guardò di sfuggita. Chissà a cosa pensava, forse all'amore? Poteva essere innamorato, sotto tutto quell'odio e dolore?

I M.A.G.O. erano uno strazio peggiore dei G.U.F.O. anche se non l'avrebbe mai creduto possibile, e Jack riusciva ad andare avanti solo grazie alla presenza di Rent e delle sue uscite idiote, allora come da diciotto anni a quella parte.
Era orribile non sentire la voce gentile di Cedric che si offriva di aiutarlo a studiare, era straziante la mancanza del suo sorriso perenne. E non soltanto il suo, ma anche quello di Michael.
Walter era sempre lo stesso, esclusi i momenti di malinconia come quella mattina, ma Michael era un'altra persona, una persona che non gli piaceva a dirla tutta, e Rent si sforzava per entrambi di essere allegro come sempre, anche se aveva trascorso l'estate a deprimersi con lui. Jack poteva anche capire Michael: se avesse perso Rent si sarebbe sentito mutilato di una parte di sé, finito.
Per questo pregava silenziosamente con tutto se stesso che Potter fosse pazzo.
Si scontrò contro una ragazzina che riconobbe essere la sorella di Georgia, Charlotte.
«Ehi, dove vai?» domandò, dato che era sabato mattina e non poteva avere certo il permesso per andare a Hogsmeade al primo anno.
«Punizione.» sospirò lei, guardandolo dal basso e arrossendo.
«Punizione per cosa?»
«Ho inavvertitamente dato fuoco al mantello di un mio compagno.»
«Oh.»
«Dopo che lui ha insultato una mia compagna perchè figlia di babbani.» concluse lei. Jack scoppiò a ridere e lei arrossì maggiormente.
«Che professore?» le domandò.
«Snape.»
«Oh, povera!» rise di nuovo lui, «Sicuramente sei meno diplomatica di tua sorella, eh?»
«Io e George siamo molto diverse.» precisò lei con una punta di fastidio.
«Ne sono sicuro.» la rassicurò Jack, «Ora, se non ti spiace, devo andare.»
«N-no, certo.» e arrossì di nuovo. Doveva essere una ragazzina molto timida nonostante i gesti eclatanti, o forse era solo la differenza di età che la metteva in soggezione.
«Buona punizione.»
Lei sospirò, «Buona giornata.»

Dopo una rapida sortita in cucina tornò in sala comune, trovando Megan e Wayne stravaccati sulle poltrone. Lei fissava il camino mentre lui leggeva un giornale.
«Ehi, che guardi?» domandò Jack, un po' a disagio. Era rimasto solo perchè Rent aveva un appuntamento e Michael era sparito, come al solito. Walter e gli altri erano a Hogsmeade, quindi restavano soltanto loro.
«Niente.» rispose lei, alzandosi, «Ci vediamo.»
«Mh.» fu il commento di Jack, che si sedette sulla sua poltrona, «Wayne, posso farti una domanda che mi sono sempre chiesto?»
«Dimmi.»
«Tu sei molto amico di Megan... Cosa ti piace di lei, esattamente?»
Non che fosse una cattiva persona, ma non riusciva bene a comprendere cosa legasse quel ragazzo dai modi pacati a una ragazza simile.
Wayne sembrò prendere sul serio la domanda e si raddrizzò, riflettendo.
«Megan è... burbera, violenta, sempre imbronciata, antipatica e ultimamente eccessivamente piagnona, pur avendo per quest'ultima buone giustificazioni.» rispose infine.
Jack spalancò gli occhi.
«Scusa, e cosa ci sarebbe di bello?»
«Non lo vedi?» domandò Wayne, guardandolo come se non si capacitasse, «È... speciale. Fa ridere. Non annoia mai.»
Jack non poté fare a meno di ridere, concordando con lui.
«Te lo concedo. E se non ricordo male con il bulgaro era anche dolce! Chissà come ci si sente a essere trattati con gentilezza da lei.»
«Assurdamente strani.» rispose Michael, prendendo posto accanto a loro. Aveva i capelli bagnati ma nessuno degli altri fece domande. Jack notò però che Wayne lo guardava di sottecchi.
«Ma tu come lo sai? Ti detesta.» decise quindi di dire per venirgli incontro.
«Abbiamo parlato a volte, quest'anno, e quando è seria diventa molto più carina.»
«Georgia sarebbe felicissima di sentire che l'hai scaricata perchè adesso ti sta più simpatica Megan.» commentò Wayne in tono perfettamente calmo.
Jack prese a fissarsi le mani. Era comunque sicuro che con “carina” Michael non intendesse fisicamente, non guardava più nessuna. Ma era d'accordo con Wayne, in parte.
«Che cos'hai detto?» sibilò Michael.
«Quello che sembrava dalle tue parole. Sta attento a come parli almeno intorno a Georgia, se davvero ti importa ancora di lei.»
«Se davvero mi importa?» ripeté l'altro, suonando scioccato e arrabbiato al tempo stesso.
«Georgia pensa che non ti importi più.»
«E tu che diavolo ne sai?»
«L'ho sentita e inoltre vedo come ti guarda. La stai massacrando a starle vicino e restare così mentalmente lontano.» ribatté Wayne.
Jack ammirò il tono con cui dava a vedere di non essere toccato, dato che amico com'era della ragazza doveva essere fin troppo furioso, e ciò era dimostrato dal fatto che si fosse intromesso.
«Fatti i cazzi tuoi, Wayne.» ringhiò Michael, alzandosi e andandosene.
«Sicuro che non volevano smistarti a Gryffindor, Wayne?» mormorò Jack, sfiorandosi la barba chiara appena spuntata.
«Sicurissimo.»

Decise di affinare un po' le sue doti di cercatore e andò ad allenarsi da solo al campo da Quidditch, rabbrividendo per via del vento già freddo che batteva la zona e sperando di trovare un po' di sollievo col volo.
L'unico inconveniente era che, finché non avvistava il boccino, la sua mente era libera di vagare e questo non era positivo, non lo era più da quattro mesi ormai, quindi non sarebbe stato facile rilassarsi.
Si chiese come avrebbe fatto a battere Potter se non riusciva a guardarlo neppure negli occhi senza ricordare quel terribile giugno passato.

«Sei un ottimo cacciatore, Jack. Sul serio. Il tuo problema è che prendi freddo troppo facilmente e sei quindi intontito dal raffreddore.» lo rassicurò Cedric, sospeso un metro sopra di lui. «Megan, ottimo lavoro con i bolidi, ma cerca di non spedire i tuoi compagni in infermeria!»
«Sissignore, signore!» esclamò lei, facendo il saluto militare.
«Cedric, se prendendo freddo non riesco a giocare mi spieghi come posso essere un ottimo cacciatore? Forse solo giocando d'estate...» si lamentò Jack.
Cedric scese per potergli parlare faccia a faccia.
«Resti un ottimo cacciatore anche da raffreddato, figurati da sano. Insomma, fidati un po' di me! Possiamo vincerla, la prossima partita! L'ultima volta è stato anche merito tuo, hai segnato punti più di chiunque altro!»
Jack sorrise, un po' rassicurato.

Si maledisse nel momento in cui prendeva il boccino, perchè come al solito la sua mente rivangava Cedric. Si chiese se fosse così anche per gli altri.
Wayne aveva definito Megan “eccessivamente piagnona” ma dopotutto lui era un represso, e Jack era sicuro che lei rivedeva Cedric ogni secondo della giornata, esattamente come Michael, e non se la sentiva di biasimare nessuno dei due.

«Buon Natale!» esclamò Cedric con tutta l'allegria del mondo, facendoli sobbalzare, «Qui ci sono regali per tutti!»
«Babbo Cedric.» rise Rent, «Auguri anche a te.»
«Dove sono Megan e Georgia? Ho qualcosa anche per loro...»
«Ma sono primine!» fece notare Walter, «Non vorrai corromperle!»
«Perverso.» commentò Stephen, anche lui al primo anno ma sempre ugualmente immerso nei libri. Quill, accanto a lui, lo guardò con orrore.
«Ma che prevenuti! Non si può fare un regalo senza volere qualcosa in cambio?»
«No.» risposero tutti in coro.
«Coraggio, Ced.» aggiunse lui.
«Jack, solo tu mi capisci.»
«Buon Natale!» salutò anche Georgia, raggiungendoli con andatura quasi saltellante. Dietro di lei Megan, o come la chiamavano loro per via del suo marcatissimo accento “Scozia”, era cupa come al solito.
«Sì, auguri.» borbottò.
«Cos'è quella faccia?» ridacchiò Cedric, «Ho qui dei regali anche per voi.»
Con gran sorpresa di tutti, Wayne compreso abbarbicato su una poltrona per osservarli, Scozia si illuminò, arrossendo.
«Un regalo? Per me?» pigolò.
«Sì.» rispose lui con un sorriso, porgendole un pacchetto. «Non che Hogsmeade offra molto, tu non sei tipa da libri o da Zonko.»
Scozia lo scartò avidamente: era un braccialetto con un quadrifoglio come pendente.
«È un portafortuna. È banale, me ne rendo conto, ma-»
«No!» lo interruppe Scozia, «È bellissimo, grazie.»
Jack vide la sua espressione piena di gratitudine e affetto, e pensò che Cedric si fosse appena messo nei guai con la piccoletta. Era strano però che prendesse così a cuore un regalo di Natale, che i suoi non gliene facessero? Scozia era davvero una tipa strana.
«Grande!» esclamò Georgia, che invece aveva ricevuto la sciarpa, dato che era riuscita a dar fuoco alla sua a Incantesimi, «Mi risparmi un sacco di storie a casa!» rise, dandogli un bacio su una guancia in segno di ringraziamento.
«FELIZ NAVIDAL O NAVISAL O COME DIAVOLO SI DICE!» urlò Michael, comparendo e facendo partire un disco di canzoni natalizie. Aveva, ovviamente, rubato il grammofono da un'aula il giorno prima.
«Tanti auguri!» strillò rivolto a un gruppo di ragazze del quinto, baciandole su una guancia. Era al terzo anno e già faceva strage di cuori, il maledetto: «Tanti auguri a tutti voi! Ohohoho! Dove sono i miei regali? I vostri sono in camera! Ciao Georgie! Ciao Scozia!»
«Cavolo, è già fuori di sé a quest'ora?» mormorò Walter.
«VI AMO!» ululò rivolto a un altro gruppo di Hufflepuff che si affollava intorno all'alberello natalizio per prendere i loro regali, anche questo opera sua.
«Mike, cosa...» tentò Cedric.
«Vischio!» gridò, indicando il rametto sopra le loro teste.
«No!» cercò di dire l'amico, ma Michael gli spiaccicò le mani sulle guance in una sorta di doppio schiaffo stritolatore e gli schioccò un sonoro bacio sulle labbra.
«Nollaig chridheil huibh!» esclamò con un gran sorriso, prima di correre via velocemente con una risata altissima e contagiosa. Si fermò giusto accanto alla porta e annunciò: «Froehliche Weihnachten!», poi sparì.
«Che ha detto?» domandò Quill, sconvolto. Georgia era arrossita fino alla punta dei capelli mentre un'altra loro compagnia, Sally-Anne, era impallidita. Cedric si lasciò cadere sulla poltrona e guardò Jack inespressivo mentre il resto della sala rideva.
«Era scozzese gaelico il primo.» li informò Scozia che evidentemente conosceva tutto ciò che riguardava lo scozzese, «Come diavolo fa a saperlo?»
«Il secondo era tedesco.» aggiunse Stephen, senza alzare gli occhi dal libro.
«Ehi, le nuove generazioni hanno una cultura che...» commentò Rent.
«Sì, beh, mi preoccupa che Michael sappia le lingue tanto bene, dato che ci confermano che non inventa le parole. Insomma, intelligente non è, quindi non si spiega.» ribatté Walter.
«A me preoccupa Cedric. Amico, tutto bene?» domandò Jack, cercando di non ridergli in faccia.
«Perché tutti a me?» domandò lui, piuttosto sconsolatamente.
«Vado a schiantarlo se vuoi. Mi ha chiamato Scozia un'altra volta, glielo devo. Potrei anche castrarlo.» offrì generosamente Sco-Megan, come la ribattezzò subito lui.
«Grazie, magari la prossima volta che tenta di baciarmi.» rispose Cedric.

Jack rise, salendo sempre più in alto e non accorgendosi neppure che il freddo che sentiva sul viso era dovuto alle lacrime. Rise fino a star male al ricordo della faccia di Cedric dopo il bacio e delle urla incomprensibili con cui Michael li aveva allietati tutto il giorno, come aveva fatto a ogni Natale dal primo anno, esclusi i momenti in cui intonava i jingle.
I Natali più belli della sua vita li aveva trascorsi con loro.

«Un gruppo segreto?» sentì dire a Stephen e vide Susan annuire. Con loro non aveva praticamente mai parlato, soprattutto con la ragazza, perciò non poteva avvicinarsi a loro, per quanto annoiato fosse. Megan stava sonnecchiando sulla poltrona, Wayne disegnava scarabocchi su un foglio di pergamena, Rent studiava accanto a lui insieme a Georgia, unici ad aver preso sul serio gli esami finali. Walter aveva già finito i compiti e giocava a carte con Justin ed Ernie.
«Sai che non so mai quando l'ispirazione da studio arriva... E poi non voglio guai quest'anno, non so ancora come farò a non farmi bocciare.»
«Non c'è problema.» lo rassicurò lei, «Se cambi idea posso sempre darti qualche lezione io, per modo di dire. Se siamo in due nessuno ci noterà.»
«Non dire nulla a Michael, mi raccomando. È troppo fuori controllo.»
«Ho notato. E Megan, Georgia e Sally-Anne?»
«Non accetteranno mai... Troppo messe male. Sally-Anne non si immischierebbe mai in cose simili. Inutile dirti di Quill. Prova con Walter, Rent e Jack.»
«Hanno i M.A.G.O. quest'anno e poi sono in camera con Stebbins...»
«Allora lascia stare, continuate tu, Ernie e Justin.»
«Meglio.»
Jack si chiese di cosa parlassero. Avevano parlato di lezioni e di guai, quindi probabilmente Stephen aveva ragione.
Non ebbe tempo di accertarsene perché entrò Michael con aria estremamente seccata. Non molto diversa dal solito, in effetti.
«Dov'eri?» domandò distrattamente Walter.
«A fanculo.» sbottò lui.
«Bello.»
«No, ero in punizione con la rospa.» disse Michael, lasciandosi cadere seduto di schianto e poi gemendo di dolore. Tutti si voltarono a guardarlo, sorpresi.
«Che hai fatto?» domandò Wayne tornando alla pergamena.
«Fatti i cazzi tuoi.» rispose lui. Evidentemente non aveva digerito l'intromissione di Wayne di qualche giorno prima.
«Dai, Mike, diccelo.» lo pregò Georgia, con voce strana.
«Ma niente, solo la punizione che mi ha indolenzito la mano. Sapete com'è, scrivere e scrivere...» borbottò lui.
Megan si raddrizzò nella sua poltrona e Jack notò in quel momento che Michael portava un guanto di pelle. In effetti sotto la divisa si intravedevano anche stivali di pelle di drago, dei più costosi. Attingeva di sicuro alle riserve lasciategli dal nonno paterno.
«E quelli? Nuova moda?» domandò con un sorriso.
Michael guardò il guanto.
«Oh, sì. Molto rockstar. Ho seguito un consiglio, non sono bello, Meg?» scherzò lui.
«Sì, sì.» lo liquidò in fretta la ragazza.
«Te l'ha consigliato lei?» la voce di Stephen suonò perplessa.
«Già. Sapete che ho incontrato i gemelli Weasley e stanno venendo caramelle che fanno svenire o sanguinare dal naso? Alla prossima lezione della rospa svengo.»
«Hai solo gli esami più difficili della tua vita davanti.» convenne Walter, «Continua pure.»
«Noioso. Me ne sbatto degli esami.»
«Mike...» cominciò Georgia.
«Non ti ci mettere anche tu, finiremmo col litigare e non mi va.»
Perlomeno stavolta aveva avvertito.
«E poi anche Megan ha esami seri quest'anno, sgridate lei.» continuò beffardo.
«Grazie mille.» replicò lei, atona.
«Ti annoieresti se non ti nominassi ogni tanto.» si giustificò.
«Probabilmente hai ragione.» ammise Megan con una nota di malinconia nella voce.
«Probabilmente hai ragione?» ripeté Georgia rabbiosa e Jack si voltò a guardarla. Era rossa in viso e spostava lo sguardo dall'una all'altra, «Cosa... Oh, buonanotte.»
E detto questo se ne andò in camera con il libro stretto al petto.
«Stavolta ce l'aveva con te.» disse Michael, «Chissà che le prende.»
«Non mi interessa.» soffiò Megan, poggiando la testa contro il braccio piegato a mo' di cuscino.
«Sì.» disse Stephen, rivolto a Susan, «Siamo proprio messi bene.»

Si stava sentendo male.
Ma molto, molto male:

PER ORDINE DEL SOMMO INQUISITORE DI
HOGWARTS
Tutte le organizzazioni studentesche, le società, le squadre, i
gruppi e i club saranno da ora in avanti sciolti.
Per organizzazione, società, squadra, gruppo o club si
intende una riunione ordinaria di tre o più studenti.
L'autorizzazione a riformarsi può essere richiesta al Sommo
Inquisitore (Professoressa Umbridge).
Nessuna organizzazione, società, squadra, gruppo o club
studentesco può esistere senza che il Sommo Inquisitore ne
sia stato messo a conoscenza e l’abbia approvato.
Qualsiasi studente che verrà scoperto per avere formato o
appartenere a una organizzazione, una società, una
squadra, un gruppo o un club che non sia stato approvato
dal Sommo Inquisitore sarà espulso.
Quanto sopra è in conformità con il Decreto sull’Educazione
Numero Ventiquattro.
Firmato: Dolores Jane Umbridge, Sommo Inquisitore

«Ma brutta, grandissima...» l'esplosione di imprecazioni e insulti che seguì gliel'avrebbero ricordata a vita, lo sapeva, lo intuì già voltandosi e trovando tutti che lo fissavano a bocca aperta. Anche Michael aveva abbandonato la solita aria cupa, perchè tutti sapevano che Jack Summerby evitava parolacce gratuite. Era perlopiù un tipo tranquillo, normale, che si lasciava contagiare dall'incontenibile vitalità di Rent.
«Che c'è?» domandò quest'ultimo, sconvolto.
«Quella...» altra sequela di insulti, «Della Umbridge! Venite a leggere qui!» ordinò e tutti accorsero.
«Beh? E allora?» domandò Walter, confuso.
«E allora? E allora? Parla anche di squadre! Di Quidditch! Io l'ammazzo, giuro!»
«Non può farlo...» mormorò Megan.
Giorgia alzò gli occhi al cielo, per chissà quale oscura ragione, ma a parlare fu Michael.
«Vuoi che vada a farla ragionare?» ghignò infatti.
«Non t'azzardare.» ridacchiò nervosamente Walter, «Andrà il capitano. Voi comportatevi tutti bene o potrete salutare il Quidditch. Anche tu, Megan, fa i compiti almeno per Difesa, se ne dà.»
«Espulso...» ripeté Susan, pallidissima. Forse pensava al gruppo di difesa.
«Bel casino...» commentò Stephen.
«Megan, non hai nulla da dire?» domandò Georgia, suonando irritata. Jack pensò fosse perchè Michael e Megan avevano trascorso praticamente ogni momento libero assieme, e supponeva anche di sapere come mai si erano improvvisati amici: mentre tutti loro tentavano di andare avanti loro si intestardivano volontariamente nel restare indietro.
«Che mi comporterò bene?» tentò lei.
«No! Non hai un insulto particolarmente colorito che faccia compagnia ai suoi? Non hai nulla da dire con un minimo di rabbia?»
«Credo che la rabbia la stia mettendo tu per entrambe.» le fece notare lei, perplessa.
«Appunto!» gridò lei all'improvviso, facendoli sobbalzare, «Tu... Oh, questa è colpa tua!» sbraitò rivolta a Michael, che incassò il colpo nell'assoluta stupefazione. Giorgia attraversò il passaggio del ritratto come se volesse sfondarlo.
«Okay, ora non la capisco più neppure io.» commentò Wayne, riprendendo il discorso di giorni prima.
«Credo stia sfogando i nervi repressi a modo suo.» ipotizzò Rent, «Come fa questo qui.» e indicò Michael.
«Se l'è scelta bene l'esempio.» disse Michael stesso, ironico.
«Mhhh...» mugugnò Jack, guardando prima Megan e poi Walter, pensando alla gelosia e a quello che faceva fare alla gente.
Walter sgranò gli occhi.
«No!»
Che avesse capito anche lui il collegamento?
«Cosa no?» gli domandarono gli altri.
«No, niente... Siamo in ritardo... La colazione...» farfugliò Walter.
Sì, anche lui aveva capito.








Per la cronaca: Walter ha seguito lo sguardo di Jack, ha pensato a quanto era arrabbiato e geloso di Megan e ha fatto due più due: A Georgia piace Michael.
Ma sarà quello il motivo? XD
E Megan era così deliziata dal regalo perché pensava che nessuno di loro la apprezzasse, scontrosa com'era!





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Capitolo 5
*** Un paio di prediche e un po' di cielo. ***


Un paio di prediche e un po' di cielo.



Quella mattina, uscendo dall'aula di Pozioni, dovettero fermarsi a metà strada. Michael era lì ad attenderla, aveva saltato la lezione di Trasfigurazione, e lei, corrucciata, si inchiodò sul posto appena lo vide.
«Hai preso un'altra O.» mormorò Quill, rivolto a Megan, prima di vedere Michael e irrigidirsi a sua volta.
«Georgia, ti va di farci un giro prima della prossima lezione? O magari la salti, la prossima.»
«Dovrei saltare un importante lezione di Trasfigurazione l'anno dei G.U.F.O. per te?» domandò lei seccata.
Il suo sorriso si incrinò, se di sorriso si poteva parlare.
«Cara, deciditi, ce l'hai con me o con Megan?»
«Perché dovrei avercela con Megan?» ribatté lei scocciata.
Gli altri la guardarono allibiti.
«Ti sei anche messa vicino a Susan a lezione.» intervenne Hannah, che si era dovuta sorbire Sally-Anne di umore particolarmente nero.
«Ti ho chiesto qualcosa?» la zittì Georgia, glaciale.
«Merlino, andate a cercare Wayne...» borbottò Stephen.
«Allora me ne vado, chiaro.» disse infine Michael, altrettanto freddo.
«Fermo lì.» ordinò lei, raggiungendolo in pochi passi, «Perché non mi chiami più Georgie?»
«Non... non sarà questo il problema!» esclamò lui, sbalordito. Lei assottigliò pericolosamente gli occhi.
«Perché?» ripeté.
Gli altri si accorsero solo marginalmente di Malfoy appena arrivato che cominciava a blaterare qualcosa.
«Ma... perchè mi sembra un nomignolo sciocco...» tentò Michael, non troppo sicuro. Si era sentito strano a usare un vezzeggiativo dato che non era neppure dell'umore di sorridere.
«Io ti voglio bene.» riprese lei, «Così tanto che neppure te lo immagini. Darei qualsiasi cosa per saperti felice, tu sei probabilmente la persona più importante insieme alla mia famiglia.» Michael la guardava ancora più incredulo, «Ma se hai deciso di chiudere la nostra amicizia per qualsiasi motivo idiota sia, dillo subito ed evitiamoci altri problemi.»
«Sei impazzita?» sbottò, «Solo perché non ti chiamo Georgie?»
«E come no! Era proprio quello il punto del discorso, era quello ciò che ti ho chiesto! Tu sì che capisci quando ti parlo!» s'innervosì lei, piantandolo in asso e colpendolo quasi in viso coi capelli tanto forte frustò l'aria mentre partiva istericamente alla volta delle scale.
«Pazzia.» commentò Megan, ricevendo un'occhiata di compassione da parte di Sally-Anne.
«E lo dici tu...»
«Da quello che dice mio padre, loro hanno cercato una scusa per licenziare Arthur Weasley per anni… e quanto a Potter...» stava dicendo Malfoy, e il trio Gryffindor insieme al resto della classe li aveva superati un attimo prima, «Mio padre dice che è una questione di tempo prima che il Ministero lo rinchiuda a San Mungo… evidentemente loro hanno un reparto speciale per le persone il cui cervello è stato frastornato per magia.» e fece una smorfia idiota per sottolineare la pazzia di Potter.
Mentre si accingevano a seguire Georgia, compreso un offeso e riluttante Michael, accadde qualcosa che li lasciò ancora più sconvolti: Longbottom partì alla carica, urtando e quasi mandando a terra Harry Potter con una spallata.
«Neville, no!»
Potter lo bloccò per il mantello mentre quello cominciava a tentare di colpire Malfoy, con l'aiuto di Weasley, mentre gli scagnozzi dello Slytherin si posizionavano davanti a lui per difendere il loro capo; Malfoy sembrava sconvolto, ed a ragione.
«Questo è più strano di Summerby che impreca.» osservò Justin.
«Wow...» mormorò Hannah, fissando Longbottom con tanto d'occhi.
Snape scelse quel momento per uscire e punire i tre, come se credesse veramente che fosse una rissa tra loro.
«Andiamocene di qui, evidentemente è contagioso.» ordinò Stephen, tappandosi la bocca con una mano per limitare i danni.
Corsero velocemente alle scale e si diressero verso Trasfigurazione, mentre Michael annunciava che sarebbe andato a prendere qualcosa di alcolico alle cucine.
«Cos'è successo?»
Si fermarono tutti alla voce di Wayne, perplesso e seduto sulle scale ad attenderli.
«Perché?» domandò Susan con un brutto presentimento.
«Perché Georgia è passata da lì.» e indicò la porta che dava all'esterno, «E se non ricordo male ha lezione.»
«Non ce l'hai anche tu?» domandò Stephen. Wayne rispose con un'alzata di spalle.
«Vado io.» disse Michael.

Georgia stava trasfigurando pietre in conigli e Michael si fermò a guardarla.
«Stai provando a soppiantare le creature di Hagrid con un'orda di coniglietti?» azzardò, e lei sussultò come se l'avesse schiaffeggiata. Il suo sguardo, invece che ostile, fu solo immensamente triste.
«Miri a popolare la foresta con animali innocui?» aveva chiesto Cedric, l'anno prima.
«Quando sono in brutte condizioni mi rilassa vederli.» spiegò soltanto.
«E ora lo sei? Voglio dire, per me?» Michael si accucciò accanto a lei, «Io non lo faccio apposta per farti stare male, ma non riesco e non voglio far finta.»
«Ti importa ancora di Hogwarts?» domandò, chinando il capo.
«Assolutamente no.» rispose, fissando per un momento il castello che non gli comunicò nulla di buono.
«E di me?»
«Guardami.»
Lei non si mosse.
«Georgie.» la pregò.
Lei alzò la testa e lo guardò negli occhi. Lui le poggiò una mano su una guancia.
«Quello che tu hai detto nel sotterraneo vale anche per me. So che non dovrei parlare di vita con leggerezza visto quello che stiamo passando, ma io darei la mia per la tua. Se mi prendo cura di Megan è perchè lui lo vorrebbe, o almeno così era all'inizio, perchè ora comincio a farlo perchè mi ci trovo bene. Se provo a starti vicino, nei miei limiti, è perchè lo voglio io, l'ho sempre voluto io. Sono tornato apposta per questo. E so che è impossibile starmi vicino ormai, ma sto cercando di controllarmi come posso, almeno con te, perchè davvero, davvero, non voglio perderti.»
«Allora non stai cercando di prendere le distanze? Perchè io non posso perdere anche te, Mike.» sussurrò, con gli occhi che le brillavano di lacrime ma anche di felicità.
«Non sto cercando di prendere le distanze. Ho bisogno di te, della tua calma, anche se non lo do a vedere. A volte mi accorgo da solo di esagerare ma non riesco a fermarmi.»
«Oh, io...» cercò di dire lei, ma rinunciò e lo abbracciò. Michael ricambiò con una disperazione tale che quasi la fece scoppiare a piangere. Passò qualche minuto prima che lui lasciasse scivolare le mani lungo la sua schiena e si ritraesse.
«Hai Trasfigurazione, ricordi? Non voglio che poi dai la colpa a me per averti fatto saltare la lezione.»
«Non importa, dirò che stavo poco bene, il che è vero. Possiamo restare ancora un po' insieme?» domandò lei, con una nota di supplica nella voce.
«Certo che sì! Io me ne sbatto delle lezioni, se te ne freghi anche tu non c'è problema.» la rassicurò lui, sedendosi più comodo, «Magari possiamo spostarci davanti al lago e vedere se riusciamo a beccare la Piovra.»
Georgia sorrise e poco dopo raggiunsero davvero il Lago Nero, sdraiandosi sull'erba accanto ad esso. La ragazza poggiò la testa contro il petto di Michael, e invece che cercare la piovra finirono col guardare le nuvole.

«Hai chiarito con Georgia, vero?» domandò Megan, seduta sotto il tavolo della cucina con una bottiglia di acquaviola che Michael le tolse di mano per un altro sorso.
«Sì, per fortuna. Credo sia preoccupata anche per te.» la informò.
«Non vedo il perchè, io sto molto meglio.»
All'occhiata scettica di lui rispose con un'altra sorsata.
«Che hai fatto oggi?» proseguì Michael.
«A parte cercare di ubriacarmi? Le solite lezioni del cavolo che non riesco a seguire. Mi rilasso solo a Pozioni ormai.»
«Forse dovresti fare la Pozionista...»
«Tu cosa avresti voluto fare?» sviò lei.
Lui apprezzò l'uso del passato.
«Lo spezzaincantesimi perchè suonava figo.»
«Eri veramente un idiota.» commentò lei con un sospiro. Michael annuì, con un mezzo sorriso, scompigliandole i capelli.
«Ehi. Cos'è, se non puoi spettinare i tuoi lo fai con gli altri?»
«Il mio è un tic.» si giustificò, passando una mano tra i suoi che ricaddero comunque con la solita eleganza.
«Ridammi la bottiglia.»

«Hai chiarito con Georgia, vero?» domandò Wayne, seduto sul letto del fratello. Michael si voltò su un fianco.
«Fatti miei?»
«Quindi sì.»
«E allora?»
«Niente, era solo per accertarmene.»
«Ma da quando hai cominciato a farti gli affari degli altri, proprio tu?» sbottò.
«Da quando gli altri che mi stanno a cuore soffrono.» Michael fece per aprire bocca, «Parlo di Georgia.»
«Ah.»
Jack nascose un sorriso infilandosi la maglietta.
«Dove vai a quest'ora?» domandò Walter, terminando il proprio tema.
«Quidditch. Ci hanno dato il permesso.» li informò con un gran sorriso.
«E bravo Jacky.» ridacchiò Rent.
«Non chiamarmi in quel modo orrido, stronzo.»
«Beh, ci hai preso gusto a parlare come una Megan?»
«Non parla più così.»
«È depressa.» si intromise Walter, «Un po' di rispetto, si vede lontano un miglio che non riuscirà a rispondere male mai più. Cavolo, quanto mi manca...»
«Ah!» esclamò improvvisamente Wayne, avendo capito cosa infastidiva realmente Georgia.
Tutti lo fissarono.
«Niente.» disse lui, e afferrò il primo libro a portata di mano per leggere.

Georgia scattò di nuovo a inizio novembre, prima della partita di Quidditch tra Slytherin e Gryffindor.
Erano seduti in sala comune, a occupare le poltrone accanto al fuoco come sempre c'erano Megan, Michael e lei. Wayne sedeva a terra a gambe incrociate con il libro aperto ma senza realmente interessarsi a ciò che leggeva.
Gli altri stavano dispersi per la sala comune, compresi quelli del quarto anno: Helen e l'ormai popolare Lance, Rowan che guardava Michael di tanto in tanto con palese rimpianto, Sheldon che cerca di distrarlo in compagnia dei suoi altri due amici Liam e Geoffrey; Amelia La Pazza fissava il nulla, e via dicendo. Esclusi Justin, Ernie, Susan e Hannah che li frequentavano da sempre, soltanto Wayne conosceva tutti i loro nomi per via della sua memoria.
Megan comunque ogni tanto aveva scambiato qualche parola con Helen e Lance, dato che era sempre così tranquilla che ormai i più piccoli non si preoccupavano più di nulla.
In realtà era strano ma sembrava che tutti gli Hufflepuff la osservassero: Megan non era popolare, era l'anti-popolare, sempre così dura e troppo schietta, oltre che insensibile, la notavano quel tanto che bastava per cambiare strada, giudicandola bizzarra a priori come facevano con Amelia o Luna Lovegood, ma con una nota di inquietudine in più. Neanche troppo ingiustamente in realtà. Comunque sia quel suo cambiamento era risultato così evidente, dato che logorroica com'era si intrometteva nei discorsi di tutti, che adesso nessuno poteva credere ai propri occhi e ancora dopo mesi si aspettavano qualcosa della vecchia Megan Jones.
«Venite con me a seguire l'incontro?» domandò Rent, poggiato sopra la testa di Jack che si scaldava le mani.
«Io sì.» disse subito Walter; Susan, Ernie, Justin e Hannah si unirono a loro.
«Sì, se non ho troppi compiti.» disse anche Georgia, che ormai, nella noia, stava diventando una studentessa modello. Michael continuava a trascorrere la maggior parte del suo tempo con Megan dato che saltavano spesso le lezioni assieme e Megan non parlava quasi mai. Sally-Anne era tornata la fastidiosa snob di un tempo, esaurite le riserve di gentilezza.
In realtà, ma lei non poteva saperlo e soltanto Susan l'aveva notato, discreta com'era, Sally era tornata così dopo una lettera dei suoi genitori.
«Io no.» disse Megan.
«Oh, dai! Dobbiamo raccogliere informazioni sul nemico!» tentò Jack.
«Io non vengo.» disse anche Stephen, «Non posso stare con tutta quella gente attorno in questo periodo. Girano virus.»
Era la prima frase “da Stephen” che diceva da molto tempo senza che nessuno gli desse una buona ragione per essere strano, e Susan lo abbracciò, allarmandolo parecchio.
«Io vengo e viene anche Megan.» annunciò Wayne, sfogliando il libro. Megan sbuffò.
«Ma lasciala in pace!» esclamò Michael, «Sarà libera di decidere?»
«No, finché non riprende a ragionare.» rispose lui senza neppure guardarlo.
«Lascia che se la sbrighi lei.» aggiunse Georgia, e Quill la guardò preoccupato. Era di nuova rossa in viso, come capitava quando si innervosiva. Si spostò verso Stephen, ben attento a non incrociare Michael con cui non aveva più parlato, e sbatté contro una gamba di Megan.
«Per me è uguale.» proclamò Megan e Michael sospirò, spettinandole i capelli.
«Per te è sempre uguale.»
«Ancora questo tic?» borbottò lei.
«Mi piace spettinare i capelli, sì. Tanto più che io risulto bello anche coi capelli scompigliati e quindi ho preso il vizio.» si difese lui, sogghignando.
«Bello quando sembri appena sceso da una scopa?» chiese Megan scettica.
«Vorresti negarlo?»
«No, per carità.» sospirò anche lei.
«No? Come sarebbe a dire no?» esplose Georgia, alzando la voce.
Tutti si fecero silenziosi.
«Dovresti dirgli che è brutto e stupido!»
«Georgie, sarei qui.» le fece notare Michael quietamente.
«Non ho detto che lo sei!» ribatté seccamente, «Ho detto che lei dovrebbe dirlo! L'avrebbe fatto!»
«Una scenata di gelosia!» disse Rowan eccitato.
«NON È UNA SCENATA!» strillò lei, facendolo sobbalzare, «Michael non c'entra nulla! Sei tu! TU!» Megan la guardò sconcertata, «Dov'è finita la tua carica rabbiosa? Non puoi continuare così, sembri... non sembri tu! Non sei tu! Io capisco che tu stia male, sto male anche io, ma non puoi semplicemente lasciarti andare e aspettare che passi da sé, o peggio ancora crogiolartici! Se non provi a risalire ora non ci riuscirai neanche quando ti renderai conto che non vuoi più essere così! Devi riprenderti, maledizione!» sbatté un pugno contro il divano e Quill squittì di terrore, «Non serve a nulla restare così! Davvero la tua aspirazione nella vita è diventare una specie di... Snape?»
«A me piace Snape.» ribatté lei senza accennare rabbia.
«Oh, perfetto! Un'altra che arriva al punto del discorso! Voglio dire che tu non puoi gettare al vento il fatto che riesci a sorridere! Hai sempre avuto un'anima che si faceva sentire, è un gran dono! E tu lo stai gettando via, non cerchi di riprenderlo perché ti fa comodo restare così, ma la vita non è giusta e non riuscirai ad affrontarla chiudendoti in te stessa! Che senso ha continuare così? A me manca la vecchia Megan! Quella che prende a parolacce la gente! Quella che minaccia botte e metà delle volte mantiene ciò che dice! Mi manca quella cattiva, brusca, antipatica con tutti, che è felice se le offri anche una sola stupida cioccorana! Quella vera, quella che si fa sentire sempre! Tu non sei lei, sei come... morta! Non lo sopporto più! E tu,» aggiunse, rivolta a Michael che istintivamente si ritrasse, «Dovresti aiutarla a tornare com'era, non mantenerla così perchè ti senti capito, idiota! Io posso capirti anche se cerco di andare avanti, non è questione di comportarsi in modo simile o di dover rifiutare la realtà!»
«Ma io...» cercò di dire lui, accigliandosi.
«Cedric resterà morto comunque,» riprese, ignorandolo. Megan sobbalzò, «È inutile che tu stia così. Pensa a vivere per te. A vivere dico! Non a vegetare così! Fai semplicemente pena! Vuoi fare pena?» ringhiò, alzandosi in piedi bruscamente, «Se vuoi fare pena allora ci riuscirai perfettamente, almeno finché la gente non ti stancherà, ti manderà al diavolo e allora resterai veramente sola!»
Megan la guardava con occhi spalancati e non diede segno di voler rispondere. Dopo qualche secondo Georgia girò i tacchi, con la sua seconda uscita scenica seguita da tutti gli occhi dei presenti.
«Wow.» sussurrò Helen, e nel silenzio il suono delle sue parole fu udibilissimo.
«Ecco. Le mancava. Lo sapevo.» osservò Wayne, «Vedi, Megan, a volte si hanno dei doveri anche verso gli amici. Se uno si lascia andare... beh, noi sappiamo perfettamente cosa significa perdere qualcuno, no? E non vogliamo perdere te. O Michael.» e si alzò, diretto anche lui ai dormitori.
Anche Michael si alzò, rischiando di far schiantare la poltrona indietro mentre andava all'uscita della sala grande nonostante fosse già scattato il coprifuoco. Aveva un'espressione furiosa.
Megan si prese la testa tra le mani, coi capelli rossi che le scivolavano davanti coprendola dagli sguardi altrui. Sally-Anne, sedutasi nella poltrona di Michael, le poggiò una mano sulla schiena con discrezione.
«Adesso mi fa paura anche Georgia.» gemette Quill, e Susan cercò di trattenere una risata molto poco opportuna nel silenzio attonito dei presenti che non osavano disturbare Megan nelle sue riflessioni, o depressione che fosse, mentre Stephen gli poggiava una mano sul braccio con rassegnazione.
«Jack.» mugugnò Megan da sotto la coltre di capelli.
«Sì?» domandò lui, preoccupato.
«Ci vengo. Alla partita.»

La mattina della partita tutti notarono che gli Slytherin portavano in testa qualcosa di molto simile a una corona, ma non gli prestarono particolare attenzione dato che Loony Lovegood era comparsa con un cappello a forma di testa di leone sulla testa. Un enorme cappello.
«Guardala!» rise Justin, mentre Georgia la indicava a Stephen. Ernie stava soffocando nella sua colazione, scioccato.
Quando poi la ragazza fece ruggire il leone tutti scoppiarono a ridere, cancellando un po' della tensione degli ultimi giorni: durante i pasti Georgia non parlava con Megan, Michael non parlava con Georgia e con Quill, Quill sembrava terrorizzato da tutti escluso Stephen e Wayne non parlava di per sé, il che significava che tutti dovevano stare attenti a chi nominavano davanti a chi.
«Lovegood fa morire dal ridere, ne dice un sacco...» commentò Hannah.
«Non sapevo parlaste.» disse Rent.
«Oh, a volte è con Neville e così ci troviamo a farlo... E poi ci vediamo per...» si interruppe di botto, arrossendo. Jack pensò si riferisse a quel gruppo segreto che aveva sentito nominare ma non aprì bocca, del resto non gli importava davvero.
«Per?» incalzò Rent, curioso come una vecchia pettegola.
«Stephen, vieni anche tu alla partita, dai!» lo interruppe Justin, suonando molto nervoso.
Stephen lo guardò con orrore.
«Ci divertiremo!» lo pregò anche Susan.
«Avete visto che c'è scritto nelle spille degli Slytherin?» domandò Georgia senza rivolgersi a nessuno in particolare.
«Sì.» rispose Wayne, mentre gli altri facevano segno di no con la testa: «Weasley è il nostro re.»
Ci fu un momento di silenzio.
«Questo non può portare a nulla di buono.» decretò infine Susan.
«Povero Ron...» borbottò Ernie, che ormai non aveva più nulla contro il trio.
«Tu e gli altri parlate di nuovo?» domandò Georgia e Megan per un momento alzò gli occhi dal piatto: avevano smesso di farlo quando Harry era stato scelto per il torneo dei Tremaghi ed era un argomento un po' spinoso.
«Ho detto a Harry che gli credo, sì. I suoi compagni mi hanno ucciso con gli occhi.» li informò Ernie, «Ma mi sembrava giusto dimostrargli il mio supporto.»
«I suoi compagni non gli credono?» domandò Michael bruscamente e gli altri sobbalzarono al suono della sua voce.
«Già. Non tutti, almeno. Ron e Hermione sì.»
«Anche Neville.» aggiunse Hannah.
«Ma tu da quand'è che vai d'accordo con lui?» domandò Wayne, aprendo finalmente bocca a sua volta per cambiare argomento, «Non era Longbottom l'anno scorso?»
Hannah si strinse nelle spalle.
«Quest'anno tra una cosa e l'altra abbiamo avuto modo di parlare più spesso. Lo trovo simpatico.»
«Ah beh, allora siamo alla frutta.» commentò malignamente Michael e Hannah lo guardò con un misto di risentimento e preoccupazione.
«Siamo alla frutta se parliamo bene della donnola.» ribatté Sally-Anne.
«Chi?» domandò Ernie, confuso.
«Weasley, no? Andrò a chiedere una spilla a Malfoy dopo.» disse lei e nessuno seppe dire se fosse seria o meno.

Alla fine Susan convinse Stephen ad assistere alla partita, ben imbacuccato nella sua sciarpa per stare lontano dai microbi. Megan si sedette e guardò nervosamente verso Georgia, che le aveva rivolto un esitante sorriso trovandosela davanti.
«Guarda, Crabbe e Goyle sono i nuovi battitori. Non pensavo sapessero volare.» commentò Sally-Anne.
«Io non pensavo neanche che gli animali potessero frequentare, se è per questo.» replicò Rent.
«In tal caso non ci saresti neppure tu, qui.» replicò lei prontamente.
Walter scosse la testa: «Perché devi rivolgerle la parola?»
«Sarà stanco della tua compagnia inferiore. E visti i suoi standard è tutto dire. Approva persino che gli animali insegnino.» rispose per lui Sally-Anne.
«Perks, giuro che se parli male del professor Lupin ora ti butto giù dagli spalti.»
Tutti si voltarono verso Megan. Il tono era annoiato e non minaccioso ma perlomeno era un miglioramento.

«Avevi una cotta anche per lui?» domandò Sally-Anne in tono di disprezzo. All'occhiata esterrefatta di Megan sobbalzò, «Voglio dire, oltre che per il professor Snape.» si affrettò ad aggiungere, perchè tutti avevano pensato a Cedric.
«Chi ha una cotta per quel pipistrello?» si intromise Rowan, che stava raggiungendo i suoi amici dietro la loro fila.
«Nessuno, tranquillo.» sorrise Georgia.
«Sci mancherebbe...» commentò Sheldon.
«Penso solo che sia un ottimo insegnante, si vede che è preparato. Dovrebbero dargliela quella maledetta cattedra di Difesa.» riprese Megan, sostenuta.
«Certo, hai detto bene: maledetta. Anche io vorrei che gliela dessero, così dopo un anno sarebbe fuori dalla scuola.» concordò Michael, che rivolgeva la parola soltanto a lei ormai.
«Lo dici solo perchè tu non gli piaci.» replicò Georgia.
Michael la ignorò.
«Perché lo hai chiamato pipistrello per sfida e perchè ti ha sentito sfotterlo dopo che è riuscito a far cacciare il professor Lupin.» continuò lei, nostalgica. «Cos'avevi detto?»
Lui capì che non gli avrebbe permesso di evitarla ancora.
«Non me lo ricordo.» borbottò.
«Persino i lupi mannari hanno la cattedra invece che quel pipistrello di Snape, Severus sarà furioso.» disse Wayne con la sua voce monocorde. Gli altri lo guardarono straniti. «Memoria.»
«È iniziata!» gridò Susan eccitata.
Naturalmente a commentare era come sempre Jordan, che li fece ridere più di una volta.
«Ed è Johnson – Johnson con la Pluffa, che giocatrice questa ragazza, sono anni che lo dico ma lei ancora non vuole saperne di uscire con me.» tutti scoppiarono a ridere e Rent commentò: «Ha ragione, è bella!» mentre la professoressa lo rimproverava con uno strillo: «Solo un fatto divertente, Professoressa, aggiunge un po’ di interesse – e evita Warrington, scarta Montague, è – ouch - colpita da dietro da un bolide di Crabbe… Montague cattura la Pluffa, Montague si mangia il campo velocemente e – grande bolide di George Weasley diretto alla testa di Montague, che perde la Pluffa, recuperata da Katie Bell, Katie Bell dei Grifondoro, passaggio all’indietro per Alicia Spennet, che avanza – scarta Warrington, evita un bolide, - dietro di te, Alicia – la folla la sta osannando, sentitela, ma cosa sta cantando?»
«Oh, no.» gemette Ernie.
Weasley niente riesce a parare
Non un solo anello riesce a bloccare
Ecco perché noi di Slytherin cantiamo
Weasley come nostro re vogliamo
Weasley è nato in un contenitore
La Pluffa lascia sempre passare senza onore
Con Weasley sicuri di vincere siamo
Weasley come nostro re vogliamo”
Lee Jordan cominciò a urlare i commenti per coprire le parole della canzone ma sembrò non avere effetto: Ron Weasley si buttò sulla pluffa ma la lasciò passare tra le sue braccia come se nulla fosse.
«FORZA RON!» gridarono loro in coro e gli Slytherin cominciarono a cantare ancora più forte.
«Beh, hanno ritmo.» commentò Michael, indifferente.
«MA ANDIAMO! VAI BELL!» strepitò Georgia, «VELOCE!»
«POTTER, MUOVITI!» strillò anche Sally-Anne, «SEGNATE UN MALEDETTO PUNTO!»
WEASLEY È NATO IN UN CONTENITORE...”
«Ed è ancora Warrington che passa la Pluffa a Pucey, Pucey supera Spinnet, forza adesso, Angelina, tu puoi prenderlo-»
«MALEDIZIONE!» strillò ancora Sally-Anne.
«SQUALCUNO USCIDA WORRINGTON!» ululò Sheldon.
«No, non puoi – ma grande bolide di Fred Weasley, voglio dire, George Weasley, oh, chi se ne importa,uno di loro, comunque, e Warrington perde la Pluffa...»
«FORZA FRED E GEORGE!» l'urlo disumano era stato lanciato da Charlotte, la sorellina di Georgia, che teneva sia la sciarpa degli Hufflepuff che quella dei Gryffindor.
«Ha una cotta per loro.» spiegò Georgia a Wayne che poteva leggerne il labiale.
«La recupera quindi Montague, il Capitano degli Slytherin Montague con la Pluffa si mangia il campo, forza ora, Gryffindor, fermatelo!» continuò Jordan.
«FORZA!» urlarono anche loro.
Megan si stava innervosendo parecchio e anche senza urlare il suo viso era diventato rosso di rabbia; coi capelli del medesimo colore sembrava avesse la testa in fiamme.
Vedeva la Parkinson dirigere il coro delle serpi e questo la faceva imbestialire.
«E Pucey scarta di nuovo Alicia e si sta avvicinando agli anelli, fermalo, Ron!»
La folla si lamentò mentre gli Slytherin gioivano: la pluffa era di nuovo entrata.
«Pucey bastardo...» grugnì Megan, «Cadesse dalla scopa...»
ECCO PERCHÉ NOI DI SERPEVERDE CANTIAMO
WEASLEY COME NOSTRO RE VOGLIAMO”
Weasley subì altri due gol e poi anche i Gryffindor finalmente segnarono. La Lovegood, vicinissima a loro, fece ruggire il cappello.
«GRANDE, LUNA!» rise Hannah, e Luna lo fece ruggire nuovamente in segno di simpatia.
Poco dopo Potter si tuffò in picchiata.
«DEVE AVER VISTO IL BOCCINO!» strillò Georgia, stringendo la mano di Stephen fino a stritolarla.
«PRENDILO, POTTER!» gridò anche lui.
Entrambi i cercatori puntavano nella stessa direzione, poi Potter allungò la mano e qualche secondo dopo un bolide lo prese in pieno, facendolo schiantare a terra da fortunatamente pochi metri d'altezza.
«L'HA PRESO!» strillarono i Gryffindor in coro.
«GRANDE!»
Applaudirono mentre gli Slytherin sfottevano la sua caduta e Weasley.
Madama Hooch stava volando verso Crabbe, che aveva lanciato il bolide dopo la presa del boccino.
«Così si gioca.» commentò Sally-Anne.
«Ehi, guardate, Malfoy si sta avvicinando a Potter...» disse Jack, socchiudendo gli occhi per vedere meglio.
«Guardate il portiere... Non festeggia...» notò Charlotte.
«E ci credo, ha fatto pena.» sbottò Michael, «Io me ne torno a castello.»
«Aspetta, guarda i gemelli!» gridò Susan e anche Michael, che li aveva sempre apprezzati, si sporse per vedere. Sembrava che Johnson ne stesse abbracciando uno, ma lui si agitava troppo perché fosse così. Potter si era spostato e tratteneva l'altro gemello mentre le altre due ragazze della squadra erano piombate ad aiutare la Johnson.
«Cazzo fa la Hooch?» domandò Rent, sconcertato.
«Rimprovera quell'altro idiota...» rispose Jack, distratto da quello che accadeva di sotto.
E improvvisamente Potter e il Weasley che tratteneva fino a poco prima scattarono insieme contro Malfoy e gli finirono addosso, prendendolo a pugni.
«MASSACRALO DI BOTTE, POTTER!» fu più o meno il senso dell'urlo chee si era levato da tutta la zona.
«SÌ! COSÌ!» ululò anche Charlotte, con i capelli biondi scompigliati e un pugno sollevato per aria, non curandosi dei vicini che urtava, «ANCORA!»
«VAI HARRY! GRANDE WEASLEY CHIUNQUE TU SIA!» tifò anche Justin.
«Il mio eroe...» sospirò Rowan, ridendo poi con gli altri.
«Speriamo non lo prenda in faccia.» commentò Amelia preoccupata e Megan alzò gli occhi al cielo, prima di balzare in piedi per vedere meglio ora che la folla si sollevava.
«FORZA POTTER!» gridò anche lei, facendo sussultare Wayne per la sorpresa.
«La violenza riesce sempre a rallegrarti, eh?» commentò, scuotendo la testa.
Furono tutti sbalzati via dalla carcassa di Malfoy e spediti via.
«Migliore partita di sempre!» rise Rent, «Anzi, miglior finale!»
«E scommetto che non è un caso se Crabbe ha spedito quel bolide dopo la partita, voleva di sicuro distrarre la professoressa.» osservò Stephen.
«E c'è riuscito.»
«Spero che non succeda nulla a Fred o George o chiunque fosse.» sospirò Charlotte.
«Non sono troppo grandi per te?» scherzò Jack e lei ammutolì, arrossendo di botto.
«Ma come li hai conosciuti?» domandò Rent, divertito.
Lei lanciò uno sguardo a Jack, che si era voltato di nuovo, e poi rispose: «Ho provato alcune loro invenzioni, se vogliamo chiamarle così.»
«Tu che cosa?» Georgia ruotò su se stessa così velocemente da rischiare di perdere l'equilibrio e Michael la resse automaticamente mentre si alzava.
«Mi hanno pagata però!»
«CHE COSA?»
Quando tornarono in sala comune Georgia stava ancora maledicendo i gemelli Weasley e le loro diavolerie, promettendo che li avrebbe scovati e fatti pentire di tutto, perché erano solo dei maledetti che si approfittavano delle bambine.
«Suona molto male quello che hai appena detto.» considerò pacatamente Wayne, mentre Megan rabbrividiva e infilava anche i guanti.
«Ti sei divertita?» domandò all'improvviso Hannah, scrutandola attentamente. Megan si accorse che anche Susan la fissava.
«Normale.» rispose lei ed entrambe sospirarono, apparendo depresse.
«Michael, ti va di fare un giro?» domandò quasi timidamente Rowan, così lontano dal suo solito comportamento che persino lui evitò sguardi sprezzanti.
«No.» rispose soltanto, sbadigliando, «Ho fame, voglio andare a cena.»
«Saliamo assieme?» propose allora lui, un po' rincuorato.
«Non puoi fare proprio a meno di me?» domandò Michael, beffardo, e tutti percepirono che stava per diventare maligno.
«Rowan, vieni con noi!» lo pregò Helen, al fianco di Lance. Entrambi guardarono Georgia, aspettando sicuramente che intervenisse.
«Mike...» cominciò lei.
«Lasciami in pace, James.» sbuffò lui. “James” era il cognome di Rowan, e il ragazzino lo guardò sorpreso e ferito.
«D'accordo, Stebbins. Ti lascio in pace del tutto.»
«Mi piange il cuore.» commentò lui, notando il tono risolutivo.
«Ne hai ancora uno? Credevo lo avessi già venduto a Salazar insieme al cervello.»
«Ragazzino, non cercare rogne. Non saresti il primo che ne esce male.» minacciò Michael.
«Mike, basta. Ti metto in punizione.» il tono di voce di Walter era rimasto scherzoso, ma il suo viso era teso.
Michael rise, una risata cupa, mentre Rowan era immobile davanti a lui, accigliato e pallido, aspettandosi davvero delle botte da un momento all'altro. Georgia si frappose tra i due, le mani strette a pugno davanti al petto in posizione di difesa.
«Vuoi picchiare qualcuno? Allora dai, sfogati.»
Michael smise di ridere all'istante, sgranando gli occhi.
«George?» tentò Walter, sconcertato.
«Si sentirà meglio dopo aver picchiato qualcuno e Rowan non c'entra nulla. Dai, picchiami.» lo sfidò, spostando i pugni a davanti alle labbra e dondolando sul posto come su un ring. Rowan dietro di lei arretrò di un passo e un'altra ragazzina, la rossa Caitlin, ne approfittò per afferrarlo per un braccio e trascinarlo indietro, tremando per la tensione e forse la paura.
Michael sollevò un braccio e tutti si irrigidirono, pronti a fermarlo. Persino Sally-Anne portò una mano alla bocca mentre i muscoli delle sue gambe si tendevano per prepararsi allo scatto. Ma lui spostò la mano sopra un pugno chiuso di Georgia e lo spinse verso il basso, con un mezzo sorriso che sollevava solo un angolo della bocca, e poi poggiò la stessa mano su una sua guancia.
«Non oserei mai alzare un dito su una donna, tanto meno su te. Sciocca Georgie.»
Anche lei azzardò un sorrisetto e gli altri si rilassarono.
«Accidenti a lui...» borbottò Stephen, «Questi spaventi non fanno bene al cuore.»

A cena Charlotte si unì al loro tavolo, e la sua nuvola di capelli chiari era nascosta da un cappello di lana nero.
«Che è successo?» domandò Georgia, guardando verso il tavolo in attesa dei gemelli Weasley che non si vedevano ancora.
«Brutte notizie, Harry Potter, Fred e George sono stati sospesi a vita dal Quidditch.» rispose fosca e Rent sputò la minestra, mentre Jack faceva cadere il cucchiaio e gli schizzi del suo piatto arrivavano anche a Stephen, che si gettò di lato così velocemente da franare su Susan.
«Step!»
«Che schifo!» stridette lui.
«Guarda che non ho sputato, io.» gli fece notare Jack, piccato.
«È comunque minestra! Il cibo si suppone che vada in bocca, non sulla mia faccia. Non sulla mia pelle
«Morgana, certo che tu non potresti proprio fare giochi erotici con cioccolato o panna.» sbottò Georgia e il silenzio calò su quel lato della tavolata mentre Michael per la seconda volta spalancava gli occhi davanti a lei e Stephen diventava velocemente bordeaux. Susan arrossì con lui mentre Ernie soffocava una risata dietro un fazzoletto.
Charlotte si tappò le orecchie con espressione schifata.
«Oh, scusa!» si affrettò a dire Georgia vedendola, «Mi spiace!»
«Troppe informazioni.» concordò Wayne.
Michael la fissava ancora e anche Georgia finì con l'arrossire, «Mi è venuta spontanea, scusate tanto!» brontolò scocciata.
«Perché siete tutti così sconvolti?» domandò Megan che a quella distanza non aveva potuto sentire.
«Hanno bannato Potter e i Weasley dalla squadra.» le spiegò Wayne, divertito, e lei trasalì con un “i gemelli?”, «E Georgia ha un animo perverso.»
«Questa non è una novità.» commentò Sally-Anne, pulendosi la bocca con un tovagliolo dopo aver bevuto, «Intendo della Runcorn e dei suoi istinti animali.»
«Scusami?» fece lei stridula.
«Le voci girano.» rispose lei criptica, «Anche se sei al quarto anno.»
«Qualunque cosa abbia detto quella serpe con cui uscivo non è vero.» ringhiò Georgia.
«Sarà...»
«Bene, io ho finito. Mi è ufficialmente passata la fame.» disse lei, alzandosi con aria schifata, «Charlotte, vieni con me. Non devi sentire altro.»
«Grazie al cielo.» borbottò lei, portando via con sé un pezzo di pane.
Michael si voltò per guardarla andare via, ancora incredulo.
«Toh.» sussurrò Justin notandolo, «Sembra che il maestro di Rowan si sia finalmente accorto che la sua migliore amica è una ragazza per davvero.»
«Finirà malissimo.» predisse Hannah, esasperata, guardando per un momento Rowan che sedeva imbronciato a morte e non voleva mangiare nonostante le insistenze degli amici, «Vedrete.»





Sono una persona vergognosa, ho messo il capitolo che aveva ancora la parola ES, lo scorso capitolo intendo, e ora ho corretto con “gruppo segreto”, perchè ES serviva giusto a me mentre decidevo come renderlo considerato che chiamo Silente col suo nome originale.
In più Zacharias Smith c'è ancora durante il settimo anno di Harry, quindi può o avere la sua età o essere più grande, e l'ho messo in dormitorio con Wayne per errore in “the Goblet”. Ho corretto anche quello, non che cambia nulla nella storia, comunque ora è in camera con Justin e gli altri. (Non importa che Harry non lo conosca prima del quinto anno, non conosceva neppure Susan!)
E siete veramente maligne/i XD vedete che non era per gelosia che Georgia e Wayne se la prendevano? NanaBouregarde lo spiega meglio di me nella sua ultima recensione XD

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Capitolo 6
*** Lettere da Hogwarts. ***


Lettera da Hogwarts.




«Che fate a Natale? Casa o Hogwarts?» domandò Jack, «E dove diavolo è Walter?»
Georgia sospirò, spostando i capelli dietro le orecchie sotto lo sguardo di Michael; avevano ripreso a parlare e non avevano più litigato, ma lui sembrava più cauto e lei si era accorta che la guardava spesso. Non le dispiaceva, era il suo migliore amico, ma non capiva a cosa fosse dovuto.
«Sempre occupato con cose da Prefetto, non hai notato che non si vedono neanche Ernie e Hannah?»
«Giusto. Dicevamo? Ah, sì, casa o Hogwarts?»
«Hogwarts è la mia casa.» fece presente Michael, «O almeno lo era. Ma ora...»
Non parlò più, ma gli altri capirono comunque. Era orribile per tutti loro trovarsi a festeggiare il Natale senza Cedric.
«Torno a casa con Charlotte, non possiamo lasciare mio fratello da solo.» rispose anche Georgia.
«Vado a casa anche io, non ci faccio nulla qui.» sospirò Megan, tornata quieta come il mese prima.
«Vale anche per me.» concordò Wayne.
«Credo che torneremo tutti a casa, mi sbaglio?» domandò Susan e tutti confermarono.
«Sarà il primo Natale senza almeno uno di noi a scuola... In fondo va bene così, mi piace pensare che quello scorso fosse il mio ultimo Natale qui, non ne vorrei un altro.» commentò Jack.
«Siamo già al settimo anno.» gemette Rent, «Voglio restare qui.»
«Sembra di aver cominciato ieri... Ricordate quando avete ricevuto la lettera?»
«Sei nostalgico oggi?» domandò Walter, raggiungendoli con aria stanca. Dietro di lui c'erano anche Ernie e Hannah che chiacchieravano, subito raggiunti da Justin.
«Molto nostalgico, l'atmosfera natalizia mi fa quest'effetto.»
«Ricorderemo l'ultimo Natale a Hogwarts come il Ballo del Ceppo.» dichiarò Michael, «È orribile.»
Gli altri scoppiarono a ridere, sebbene non fosse chiaro se scherzasse o meno.
«Vi eravate divertiti anche voi, se non ricordo male.» lo stuzzicò Walter.
«Io ero lì con la persona sbagliata.»
«Sei senza pietà.» sbadigliò Georgia, «Per me è un bellissimo ricordo.»
«Hai ballato con tutti, certo che lo è.» approvò Susan, «E c'erano le Weird Sisters.»
«Appunto.» concordò lei, avvicinando poi la propria poltrona a quella di Michael, «E poi ho ballato con te.» ricordò con un sorriso.
Michael si voltò a guardarla per un momento, con gli occhi socchiusi, e non disse una parola.
Georgia lo guardò a sua volta: l'abbronzatura era sparita lasciando posto alla sua normale carnagione chiara, gli occhi castani ardevano illuminati dal fuoco e i capelli scuri, spettinati ad arte, non nascondevano del tutto una piccola cicatrice sopra la sua tempia. Era leggermente rosso sulle guance per via del calore, e le labbra perfette erano leggermente assottigliate, come sempre quando stava rimuginando su qualcosa. Il suo viso non era più sciupato ma era ancora magro e i suoi occhi grandi erano ancora più in evidenza, come lo era il suo sguardo bruciante.
A parte il bell'aspetto, se Michael aveva avuto tante ragazze lo doveva proprio al suo sguardo, quello che sapeva trasmettere tutta l'innocente allegria durante le sue malefatte, o la rabbia che lo rendeva eccitante come non mai, il gelo che faceva fuggire chiunque e il luccichio ironico prima delle sue battute; ma poteva anche, esattamente come in quel momento, diventare diverso e trasmettere i suoi desideri o perlomeno farli provare anche alla malcapitata che incrociava i suoi occhi.
Prima di rendersene conto arrossì e lui se ne accorse, accennando un breve sorriso e cercando di assumere un'espressione di innocente tranquillità prima di fingere di riportare la sua attenzione ai discorsi degli altri.
Wayne, che non si era perso lo scambio di sguardi, alzò la voce.
«Io ricordo che quando è arrivato il mio gufo mia madre si è messa a piangere e mi ha abbracciato e comprato tutto quello che volevo.»
«Ma che bastardo.» commentò Megan tra i denti.
«Scusami
«Niente.»
«Se a te è andata così non oso pensare a te, Sally-Anne.» commentò Georgia, riprendendosi.
«Già...» convenne lei, laconica.

«Signorina! Padroncina!» chiamò la voce stridula della sua elfa domestica, Milpy.
«Padroncina, è arrivata la lettera!» chiamò anche Taddy, l'elfo personale del padre, euforico.
Sally-Anne corse da loro, rischiando di inciampare nel lungo e scomodo vestito rosa.
«Sally-Anne Perks, un po' di contegno!» esclamò sua nonna dal ritratto su cui era dipinta. Lei rallentò subito il passo, raddrizzando la schiena.
«Che lettera è?» domandò poi agli elfi, curiosa.
«La lettera per la scuola! La legga, signorina!»
Sally-Anne l'aprì e sorrise, soddisfatta. «Vado a dirlo ai miei genitori. Sono qui?»
«Sì, il padrone e la padrona sono nello studio del padre. Vuole che l'accompagniamo, signorina?» domandò Taddy con un enorme sorriso.

«Sì, venite con me!» approvò lei, ricambiando il sorriso con allegria.
Andò alle scale cercando di impedirsi di correre per non essere sgridata di nuovo e una volta davanti all'ufficio bussò alla porta.
Sua madre venne ad aprire, sorpresa.
«Sally-Anne, che succede?»
«È arrivata la lettera da Hogwarts!»
Suo padre parve per un momento perplesso: «Di già...» cominciò.
«Ha undici anni.» gli fece presente sua madre, in tono infastidito, poi si aprì in un sorriso rivolto alla bambina: «Congratulazioni, Sally-Anne.»
«Sì, congratulazioni. Manderemo gli elfi a comprare i libri e il resto.» concordò il padre, tornando ai suoi documenti.
«Ma... Pensavo che saremmo andati a Diagon Alley.» disse Sally-Anne, confusa.
«Chi ti ha detto una cosa simile?»
Sally-Anne si voltò a guardare Taddy, che fissava i padroni con aria colpevole.
«Taddy non doveva dirlo? Era una sorpresa?»
«No, non era una sorpresa. Semplicemente lei non andrà a Diagon Alley, non sta bene che si mischi con quelle persone, potrebbe esserci chiunque lì in mezzo.» sua madre rabbrividì, «Non manderei mia figlia da sola lì neanche se-»
«Ma con voi!» la interruppe Sally-Anne.
«Oh, Sally-Anne, sai benissimo che io e tuo padre lavoreremo per tutto agosto, non so neppure se potremo accompagnarti alla stazione...» sua madre sospirò di fronte alla sua aria affranta, «Naturalmente non sarai sola, chiederò a tua zia di accompagnarti, nel caso. Ma non c'è bisogno che tu vada a Diagon Alley. Piuttosto ora va con la tua elfa e fatti preparare una buona cena per festeggiare. Vuoi che chiami qualcuno? Ci sarebbe la nipote di Amelia, dovrebbe avere la tua età...»
«No, non ce n'è bisogno.» borbottò lei, «Taddy, Milpy, andiamo.»
«Sally-Anne?» la chiamò suo padre, sfilandosi gli occhiali e guardandola da dietro la scrivania.
«Sì? Ti serve Taddy?»
«No, oggi ho finito col lavoro. Ma domani pranzeremo a casa, dobbiamo parlare.»
«Sì, signore.» annuì lei, «Allora, buon lavoro.»
«Buona cena a te, cara.» rispose sua madre, chiudendo la porta.
Lei li sentì ancora parlare mentre si allontanava mestamente dallo studio.
«Domani hai da lavorare...»
«È bene che io faccia due chiacchiere con lei, deve capire meglio la sua posizione prima di andare a Hogwarts... Diagon Alley, ti rendi conto? Vuoi che diventi come quel disgraziato di suo fratello?»

«Non farò avere questa lettera a mio nipote, Leonard. Lei non deve andare a Hogwarts!»
«Ma sei impazzita?»
«Non osare parlare a mia moglie in questo modo! Noi ci siamo occupati di Megan in tutti questi anni, noi l'abbiamo cresciuta facendoci forza, e noi decideremo per lei!»
«Io sono suo padre! E Megan è una strega esattamente come me e sua madre, non avete il diritto di tenerla fuori dal suo mondo!»
«Dal suo mondo? Dal suo mondo? Questo è il suo mondo, non quello lì! Quello dove maghi assassini torturano persone innocenti e le uccidono non può essere il suo mondo! Mia figlia è stata torturata, ti ricordo!»
«Tua figlia era mia moglie e non c'entra nulla! Anche tra i babbani esistono pazzi e assassini ma questo non ha niente a che vedere con Megan!»
«Ma si può sapere perchè mai te ne importa? Ti sei disinteressato di lei per tutti questi anni e ora vieni qui e pretendi che noi la mandiamo in un luogo sconosciuto a praticare magia e a rischiare la vita? Non dirmi che Voldemort è caduto, potrebbe essere ancora pericoloso! Ho fatto questo errore con Cordelia ma non lo ripeterò!»
«Avete parlato con lei di Hogwarts e di mia moglie per tutti questi anni, con che coraggio ora volete precluderle la vita che le spetta? Non guardarmi in quel modo, so benissimo che Megan conosce tutto di lei anche se non gliene ho mai parlato in prima persona!»
Megan trattenne il respiro, terrorizzata. Suo padre l'avrebbe punita per sempre per aver fatto domande e peggio ancora i suoi nonni non volevano mandarla a Hogwarts.
Sarebbe stata condannata a vivere con i babbani e a non saper mai usare la magia.
«Non voglio perdere anche lei!» strillò improvvisamente sua nonna, «Non mi interessa di quella stupida magia! Megan aveva il diritto di conoscere sua madre ma non ha quello di scegliere, non ora che è solo una bambina!»
«Megan appartiene a noi, a questo mondo!» gridò anche suo nonno.
«Megan non appartiene a nessuno, lei deve andare a Hogwarts!»
«Vuoi soltanto liberarti di lei!» lo accusò la nonna.
Ci fu qualche secondo di silenzio e Megan sentì il cuore batterle fortissimo.
«Cosa significa?» domandò suo padre lentamente.
«Significa quello che ho detto. Se andasse a Hogwarts saresti sicurissimo di non vederla neppure per sbaglio ed è quello che vuoi. Perchè lei è così simile a Cordelia...»
«E voi non volete mandarla a Hogwarts per lo stesso motivo, perchè somiglia a vostra figlia e avete l'impressione che lei sia ancora viva, la state usando!» urlò improvvisamente suo padre e Megan sentì le lacrime scorrerle giù per le guance.
Nessuno amava lei, tutti amavano soltanto sua madre.
«Non amate Megan, amate Cordelia, soltanto lei! E volete tenervi stretti Megan anche se lei dovesse soffrirne! È egoismo! Perlomeno io, qualunque motivo mi spinga, la renderò felice!»
«Tu sei... tu sei...» non aveva mai sentito suo nonno a corto di parole e non poté sapere come sarebbe andato a finire perchè la porta saltò per aria.
«IO VOGLIO ANDARE A HOGWARTS!» strepitò Megan, e il tostapane prese fuoco, «VOGLIO ANDARE! VOGLIO ANDARE! IO NON SONO UNA BABBANA!»
«MEGAN!» gridarono tutti, facendo per avvicinarsi. Ci fu un calo di corrente e lei corse via, pensando che almeno a scuola avrebbe trovato qualcuno che l'amava per ciò che era.

«Arcturus, guarda qui.»
«Cosa, madre?»
Sua madre gli mostrò un ritratto di famiglia.
«Questa è tua zia Druella. Suo marito era Cygnus Black, fratello di Walburga che era nient'altro che la madre di Regulus Arcturus Black, scomparso mentre eseguiva il volere dell'Oscuro Signore. Tu hai il suo nome e devi portargli tutto il rispetto che merita, ha ricevuto il marchio solo a sedici anni ed è stato tra i suoi favoriti: devi mantenerne alto l'onore. Certamente tu non puoi diventare uno dei suoi seguaci come lui, a meno che il nostro povero sfortunato Signore non torni indietro, ma devi comportarti come tale, rispettando i suoi voleri.»
«Senza finire nei guai.» soggiunse suo padre, ignorando l'occhiata della moglie, «Perché appunto l'Oscuro Signore è caduto. Non avrebbe alcun vantaggio nel comportarsi da Mangiamorte.»
«Intendo dire che deve tenersi lontano dalla feccia, una volta arrivato a scuola.» precisò lei altera.
«Posso chiedere il perché di tutto questo? Conosco a memoria il nostro albero genealogico.» si intromise Michael, che non gradiva il suo primo nome né tanto meno ricordare chi fosse stato il suo cugino acquisito prima di sparire nel nulla.
«Oggi è arrivata la tua lettera per Hogwarts. Ne abbiamo già parlato.» rispose seccamente la madre, «Tu sarai certamente uno Slytherin, perciò comincia a comportarti come tale. Non ne posso più di vederti salutare i vicini come se fossero persone come noi e tanto meno voglio trovare altri oggetti babbani per casa.»
«Sì, madre.» rispose lui, con un luccichio negli occhi che indicava il contrario. Suo padre finse di non accorgersene.
«Arcturus.» sibilò la donna, mettendogli una mano sulla spalla e facendolo voltare perché la guardasse negli occhi. Strinse abbastanza forte che lui dovette trattenere un gemito, «Segui l'esempio di Regulus Arcturus Black.»
«Lo farò, madre.» si costrinse a rispondere lui.

«Mamma, la lettera! Ho ricevuto la lettera!» ululò Walter, calandosi giù dalle scale e rischiando di cadere. Wayne lo seguiva imbronciato a morte.
«Amore mio!» rise sua madre, abbracciandolo, «È meraviglioso! C'è già la lista dei libri? Dobbiamo andare a Diagon Alley al più presto! Oh, è ancora proibito avere scope al primo anno? Vorrei comprartene una nuova...»
«Troveremo un altro regalo.» la rassicurò il marito, passando una mano tra i capelli del maggiore dei suoi figli, «Sarai un grande mago, lo sai, vero?»
«Siamo fieri di te.»
«Ma non ho ancora fatto nulla!»
«Sciocchezze, tra cinque anni sarai Prefetto.» scherzò la madre. «Wayne, tesoro, che c'è?»
«Voglio andare anche io.» borbottò lui.
«Tra un anno, tra un anno!» ridacchiò suo padre, prendendolo in braccio, «Accidenti se sei diventato pesante! Quando sei cresciuto così tanto? Dì la verità, hai preso una pozione.»
Wayne sorrise: «No. Sono grande anche io.»
«Certo che lo sei.» rise il fratello.

«Oh, finalmente la mia lettera.» commentò Wayne, finendo di leggere. Suo fratello sorrise da dietro la sua tazza di latte.
«Congratulazioni, Wayne.»
«Sì, sì.» tagliò corto lui, sollevandola per aria quando sua madre entrò, «Tra un mese sarò a Hogwarts.»
«Oh, anche il mio piccolino si è fatto grande!» esclamò sua madre, commossa, correndo ad abbracciarlo, «Il mio tesoruccio!»
«Mamma...» si lamentò lui mentre Walter rideva.
«Ti comprerò tutto ciò che vuoi! Ora preparo una torta per entrambi!» promise sua madre tra i singhiozzi, «Dov'è tuo padre? Vado ad avvisarlo!» e corse via.
«Bleah.» commentò Wayne, passandosi una mano su una guancia. Walter rise di nuovo, rischiando di soffocare.

«Guarda, sta arrivando un gufo! Sicuramente è la mia lettera per Hogwarts!» esclamò Jack, tirando Rent per un braccio. I due salirono sulle sedie per guardare fuori dalla finestra e quando il volatile arrivò Rent corse alla porta.
«MAMMA! CORRI!» urlò alla donna in giardino, «La lettera di Jack! Com'è ha detto sua mamma!»
Sua madre accorse trafelata e gli prese subito la lettera di mano, leggendola velocemente. Poi guardò il bambino biondo sbalordita.
«Sei davvero un mago, Jackie...»
«Anche suo papà lo è.» gli ricordò Rent, divertito.
«Ma dov'è la tua lettera allora?» domandò sospettosa.
«Te l'ho già detto, Grace.» disse la madre di Jack, arrivando alle loro spalle, «Tu e tuo marito siete babbani, verrà qualcuno della scuola a parlarvene. Ma tranquilla, tuo figlio è assolutamente un mago. L'hai visto anche tu quando ha fatto volare le posate, no?» e baciò Jack tra i capelli.
«Giusto, giusto...» concordò, poi sorrise a Rent, «Allora vado a sistemare la casa, sono sicura che non ci verrà molto perchè vengano a parlarci. Eccitato?»
«Tantissimo!» strepitò il bambino, «Jacky, andiamo su e giochiamo a Dumbledore contro Grindelwald!»
«'kay. A dopo!» salutò anche l'altro e i due scapparono al piano di sopra.
«A cosa devono giocare?» domandò Grace confusa.
«Sicuramente è qualcosa che ha raccontato loro Elvendork, storie di maghi... Non guardare me, ti ricordo che sono babbana anche io!» rise l'altra, «Vieni dentro, ti offro un caffè.»
«Povero tuo marito, lo ascoltano solo i bambini quando si mette a raccontare... Neanche il beneficio di una moglie attenta!» la stuzzicò l'amica, seguendola.

«Georgie, com'è che non sapevo nulla di questa?»
La voce di suo fratello la fece sobbalzare mentre entrava in casa, sporca di fango in viso.
«E dov'eri, oltretutto?» continuò lui, sopprimendo una risata.
«Oh, io... Giocavo con gli Anderson.» spiegò, puntando gli occhi sulla lettera in mano al fratello, «Sei entrato in camera mia!»
«Cercavo solo una penna. Georgie, perché ero convinto che non ti fosse ancora arrivata?»
Lei non rispose.
Robert fremette, cominciando a preoccuparsi, «Che c'è che non va? Era una sorpresa?»
«No, non era una sorpresa.» borbottò la bambina.
«E allora? Non vuoi andare a Hogwarts?» azzardò lui, stranito.
Georgia non rispose di nuovo e il ragazzo le si avvicinò, chinandosi per guardarla in viso.
«Cosa c'è, sorellina?»
«Non posso andare a Hogwarts.»
«E perché no?»
«Perché...» cominciò lei, accigliandosi, «Poi chi ti aiuterà con Charlotte?»
«Che cosa?» ansimò lui, sbalordito.
«Adesso che mamma e papà non ci sono più.» continuò la bambina e il ragazzo impallidì, «Come farai con la casa, con Charlotte e col lavoro tutto da solo? Devo restare per aiutarti.»
Robert l'abbracciò, strizzando gli occhi che gli bruciavano.
«Scema. Charlotte andrà a scuola la mattina e io lavorerò nel frattempo. Chiamerò qualcuno che mi aiuti per il pomeriggio e al resto penso io. Tu devi studiare e diventare una strega famosa, ricordi? Così saremo pieni di soldi e avremo un sacco di elfi domestici.» scherzò, dandole un bacio su una guancia.
Georgia sorrise: «Diventerò ricca davvero.»
«Certo.»
«Ma Charlotte non può venire a Hogwarts.» obbiettò, perplessa, «Dove studierà allora?»
«In una scuola babbana per un po'. È già iscritta.»
«Ma io ho studiato a casa!» esclamò lei, «E i babbani potrebbero notare che è una strega!»
«Staremo attenti.» promise lui, poggiandole una mano sulla testa, «Ci penso io a voi. Tu pensa a fare l'undicenne e festeggia. Io farò l'adulto una volta tanto, va bene?»
Georgia sembrò indecisa, poi abbozzò un sorriso.
«Quindi andrò a Hogwarts?»
«Certo che andrai a Hogwarts, Georgie!» rise lui, baciandole la fronte e alzandosi, «Adesso vado e compro la pizza per cena, eh? Tu controlla che Charlotte continui a giocare, va bene?»
«Sì! Va bene!» Georgia saltellò felice e poi corse in soggiorno dove l'altra bambina giocava con le costruzioni.

«Stephen, cielo, ce la fai a mangiare il tuo minestrone per oggi?»
Stephen alzò lo sguardo dal suo piatto, dove i fagioli erano stati spostati sul bordo insieme alle barbabietole, confuso.
«Sto mangiando, infatti.»
«Arnold, fa qualcosa!»
Suo padre alzò lo sguardo dal giornale.
«I fagioli puoi gettarli nel mio, figliolo, non è il caso di sprecarli.»
«ARNOLD!»
«Mamma, guarda!» Stephen indicò alla finestra, dove si era poggiato un gufo dall'aria maestosa.
«Che sia... Oh, sì, è per te.» sua madre sorrise, porgendogli la busta e poi sedendosi accanto a lui.
«La lettera per Hogwarts?» sorrise anche lui, poi si ritrasse, «Manda via il gufo, mi sta fissando.»
«Tuo figlio... Santo cielo...» cominciò lei, borbottando infastidita maledizioni contro il marito che rideva silenziosamente dietro il giornale.
«Pensate che mi troverò bene lì?» domandò improvvisamente il bambino, dopo aver letto. Non l'aveva mai chiesto e ora sembrava intimorito.
Sua madre lo guardò allarmata: «Certo che sì! Sei un mago, no? E sei un bravo bambino, sono sicura che gli altri-» suo marito le fece cenno di aspettare con una mano.
«Puoi mangiare come vuoi anche lì.»
«Ah, va bene.» si tranquillizzò all'istante, tornando al minestrone.
«Io...» cominciò sua madre, esasperata, «Santo cielo, non ho parole.»

«Congratulazioni, Quill.» sua madre lo abbracciò e lui arrossì, imbarazzato. Suo padre gli poggiò una mano sulla spalla.
«Hogwarts sarà la tua casa per i prossimi sette anni, vedi di comportarti bene.» si raccomandò lui. «E ricordati di non parlare mai di certe cose. Puoi dire che lavoriamo come pozionisti al momento e che eravamo Slytherin, ma null'altro, a meno che tu non venga smistato a Slytherin.»
Sua moglie lo guardò scettica.
«Ambizione? No, non ce lo vedo.»
«Più probabile che venga smistato in Hufflepuff, in effetti. Visto che a Gryffindor è il coraggio e a Ravenclaw l'intelletto...»
Il bambino lo guardò.
«Non che tu non ne possieda!» si affrettò a correggersi il padre, ma Quill non era neanche sicuro di aver capito di che parlasse, «Ad ogni modo, se tu venissi smistato a Slytherin sai già con chi devi fare amicizia.»
«Malfoy, Crabbe, Goyle, Nott.» disse lui, compito.
«Esatto. Ma devi dire solo che...»
«Che i miei genitori sono purosangue e che per me è importante lo status delle persone. Se invece vengo smistato altrove devo far finta di nulla per non avere problemi.» ripeté a memoria.
«Perché non devi mai metterti in mostra o mettere in mostra la nostra famiglia. Ricorda, devi scegliere le persone più forti e farti loro amico ma mai essere al centro dell'attenzione.» disse sua madre, scostandogli i capelli dalla fronte.
«E se qualcuno te lo chiedesse...» proseguì il padre, sussurrando.
«A casa non è mai entrato nessuno col Marchio Nero. Voi eravate neutrali.»

«Ragazzi? Gente!»
Tutti sobbalzarono alla voce di Justin, che era tornato accanto a loro insieme ai due Prefetti.
«Dov'eravate?» domandò Susan, divertita, «Siete mentalmente assenti da un po'.»
«Oh.» fece Georgia, scuotendo la testa come per svegliarsi da un sogno.
«Io devo andare.» disse Quill, sentendo l'impulso fortissimo di scrivere ai propri genitori. Doveva dir loro che aveva detto di non credere alle parole di Potter esattamente come gli avevano chiesto e voleva anche assicurarsi che andasse tutto bene, dato che non aveva avuto loro notizie da quando erano partiti per una qualche missione insieme a McNair e altri; era già una fortuna che il Signore Oscuro non li avesse uccisi per far loro pagare l'avere finto di essere sotto Imperio evitando così Azkaban, non sapeva più cosa aspettarsi da loro.
«Che gli prende?» domandò Stephen.
«Lascialo andare, non ne sentiremo la mancanza.» ringhiò Michael, che non aveva gradito il tuffo nel passato, «Io me ne vado in camera.»
Megan poggiò la testa contro la spalla di Wayne, che era ancora seduto accanto a lei.
«Cosa c'è?» le sussurrò lui, attento a non farsi sentire da nessuno.
«Ho ricordato un sacco di cose...» mormorò, chiudendo gli occhi. Erano anni che non ripensava all'ultima discussione a cui aveva assistito tra suo padre e i suoi nonni, questi ultimi l'unica famiglia che ricordasse.
Suo padre lo aveva visto raramente a cena quando si trovava in casa, ma cercava sempre di non esserci. Non parlavano mai, non gli era mai importato nulla ed era vero che l'aveva spedita a Hogwarts per non incrociarla, così come era vero che i suoi nonni la volevano con loro per avere ancora una parte della figlia nella loro vita. Era anche vero che loro pensavano al suo bene ed erano terrorizzato dal mondo magico, per questo Megan li poteva capire.
Non poteva capire invece un padre che dopo aver perso la moglie aveva allontanato anche la figlia, facendola sentire colpevole di tutto.
E pregò soltanto di non incontrarlo quel Natale, così senza forze da non potere neanche trattarlo con l'usuale gelo.








Prossimo capitolo che tenterò di pubblicare prima di Natale perché è in parte natalizio. Urla alla Stazione, case vuote e compere natalizie.


IMPORTANTE: Akami92 ha finalmente pubblicato la storia sui suoi Hufflepuff, quelli un anno più piccoli dei miei insomma, con ovviamente camei da parte dei miei personaggi nella sua storia esattamente come i suoi, Rowan, Sheldon e altri, fanno comparse nella mia. Se volete dare un'occhiata eccola qui: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=622310&i=1 (Storia: l'altra faccia della Camera dei Segreti)

Se non ci riesco: buone feste! XD

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Capitolo 7
*** Urla alla Stazione, case vuote e compere natalizie. ***


Urla alla Stazione, case vuote e compere natalizie.



«Secondo voi che fine avevano fatto Potter e i Weasley? Non li ho visti al loro tavolo gli ultimi giorni...» cominciò Hannah.
«Chi se ne importa.» sbuffò Michael, guardando fuori dal finestrino.
«Diglielo adesso.» sussurrò Ernie a Susan, prima di fuggire dal vagone con Hannah con la scusa della ronda. Si erano fermati fuori dal corridoio dopo aver accompagnato Walter, pronti per scappare, mentre Susan si era seduta accanto a Stephen nel posto lasciato libero da una sparita Megan.
«Che cos'hanno quei due?» domandò Stephen senza alzare gli occhi dal libro.
«Oh, ehm... Stebbins?» tentò Susan. Michael si voltò a guardarla e inarcò le sopracciglia. «Io... Georgia, posso parlarti un momento da sola?»
Georgia la seguì sotto lo sguardo stupito degli altri e anche loro sparirono.
«Questo era decisamente strano.» commentò Stephen, chiudendo il libro, «Io vado a cercare Quill.» annunciò.
Appena si fu allontanato Walter disse: «Smetti di torturare Quill, Mike, non si siede neppure più vicino a noi.»
«Secondo me non è quello.» lo contraddisse Wayne, sorseggiando succo di zucca da una bottiglietta, «Si comporta in modo strano anche quando non c'è Michael. Immagino siano i G.U.F.O.»
«Sì, sarà convinto che lo bocceranno. Dopotutto fa pena.» concordò Michael.
«Ehi.» li salutò nuovamente Georgia, sedendosi cautamente accanto a Wayne, «Michael, te lo dico ora così avrai le vacanze di Natale per digerire senza far male a nessuno. In teoria non sono affari nostri ma visto che ti conosco...» sospirò e Michael spostò lo sguardo su di lei.
«Parla.» ordinò.
«Hai più parlato con Cho Chang?»
Il viso di Michael si incupì: «No. Mi hanno detto che piange di continuo però.»
«Chi te l'ha detto?» si stupì Walter.
«Alcune ragazze Ravenclaw che mi venivano dietro prima che le scacciassi. Mi stavano sempre intorno e le sentivo parlare...»
«Susan ha parlato con Marietta, la sua amica... Hanno fatto amicizia, credo...» esitò, «E sembra che a Cho piaccia Harry Potter. Cho le ha detto che l'ha baciato all'ultimo incontro del... incontro.» Georgia sapeva dei loro incontri, perché Susan aveva provato a convincerla a partecipare, ma non aveva avuto il coraggio di sfidare così la Umbridge, con suo fratello al Ministero e tutto il resto, così non si era fatta viva alla Testa di Porco.
«Si è già trovata un rimpiazzo?» sbottò Michael, «Però! Si vede che piangeva giusto perchè rimasta single... E con Potter, poi, ma complimenti...»
«Mike...» mormorò lei.
«Amico, magari sta provando a consolarsi...» azzardò Walter, «Non sono neanche affari nostri...»
«Non me ne sbatte un cazzo se non sono affari nostri.» ringhiò lui.
«Vado a cercare Megan.» annunciò Wayne, fuggendo via con falsa noncuranza dal vagone. Una volta solo sospirò, giocherellando con la bottiglia. Michael aveva deciso che tutti dovevano soffrire a modo suo e non accettava che la povera Chang avesse la sua vita. Era l'unica Ravenclaw con cui ancora parlava e ora come minimo l'avrebbe umiliata alla prima possibilità.
Si fermò accanto al bagno delle donne, sicuro che Megan fosse lì. Dopotutto gli aveva confidato che anche a scuola si nascondeva sempre nel bagno di Mirtilla Malcontenta.
«Megan?» tentò, bussando piano. Si chiese quando fosse diventato quello che si prendeva cura di tutti, proprio lui che se n'era sempre fregato.
Provo ad abbassare la maniglia e lei urlò: «Vai via!»
«È la zona lavandini questa, vero? Non ti trovo mezzo nuda?»
Ci fu qualche secondo di silenzio.
«Mezza nuda?» ripeté lei e la sua voce suonava strana. Di sicuro piangeva. «Entra, idiota.»
Aprì e la trovò raggomitolata a terra, con i capelli rossi a coprirle gli occhi.
«Perché piangi?» mormorò, pregando che nessuno entrasse in quel momento.
«Perchè sì.»
«Oh, che bello sapere che le tue risposte diventano sempre più forbite col passare del tempo.» commentò, sedendosi accanto a lei, «Il vostro bagno è meglio del nostro.»
«Non voglio tornare a casa per Natale. Li odio.» dichiarò Megan, sollevando la testa. Aveva gli occhi arrossati.
«Chi?» domandò lui, irrigidendosi.
«Tutti. Mio padre... So a malapena il nome, lui vede mia madre in me e mi evita. I miei nonni vedono mia madre in me e sono sempre dolcissimi e buonissimi ma so che non conoscono nessuna Megan, per loro c'è solo la loro figlia. E io voglio passare il Natale con chi mi apprezza davvero, come gli anni scorsi, io...» e improvvisamente gli occhi le si riempirono di nuovo di lacrime, «Voglio passarlo con Cedric. Volevo un Natale come gli altri.»
Scoppiò in lacrime e lui le mise un braccio intorno alle spalle.
«Immagino che questo significhi che non prendi più la pozione per non piangere.»
«Già.» sussurrò lei, cercando di trattenere i singhiozzi, «Georgia mi ucciderà.»
«Georgia non ce l'ha con te perchè non piangi, ma perchè non reagisci con la solita rabbia. Tu sei sempre stata piena di passione.» Wayne alzò gli occhi al cielo, «Persino da annoiata mettevi un sacco di rabbia nelle parole e difficilmente ti si strappava una risposta diplomatica. Eri la persona più... piena d'animo, si può dire? Che io conoscessi. E vederti così è peggio che vedere Michael che non scherza più.»
«Peggio di M-Michael che ride?»
«No, ecco, la sua nuova risata batte tutto.» ammise lui, avvicinandola a sé e dandole un colpetto alla testa con la propria, «Tirati su. Michael stava inveendo giusto poco fa perché la Chang fa il filo a Potter.»
«Oh, certo! N-non c'è Cedric e lei si fa il suo av...avversario!» singhiozzò di nuovo.
Ah, beh, almeno un po' di rabbia adesso l'ha tirata fuori” pensò Wayne, esasperato.
«Credevo ti piacesse Potter...»
«Non mi piace lei.» precisò Megan, disgustata, passandosi una mano sul viso per asciugare le lacrime.
«Adesso odierai la Chang?»
«Sì.»
«Ecco.»
Le sfiorò i capelli con una mano e poi disse: «Torna coi capelli neri.»
«Perché?» domandò lei stancamente.
«Perché non abbiamo abbastanza more.»
Quando tornarono nel loro vagone Michael teneva le braccia incrociate e guardava di nuovo fuori dal finestrino, Walter aveva la testa tra le mani e Georgia leggeva da dietro la spalla di Stephen.
La ragazza si accorse subito che Megan aveva pianto ma non disse una parola, aggrottando soltanto la fronte e guardando Wayne che si strinse nelle spalle.
Il viaggio non durò ancora a lungo e quando scesero notarono che due elfi aspettavano insieme alle altre persone. Sally-Anne sbatté contro Wayne tanto era rimasta sgomenta nel vederli.
«Scusami... Taddy? Milpy? Che ci fate voi qui?»
I due elfi si scambiarono un'occhiata.
«La padroncina ha detto che non voleva tornare a casa da sola.» rispose l'elfa femmina.
«Sì, ma... Si sono dimenticati di venire a prendermi?» inorridì Sally-Anne, prima di potersi trattenere. Gli altri, compreso Michael, si voltarono a guardarla.
«Il padrone e la padrona erano molto occupati negli ultimi giorni...» rispose lei, intimidita.
«Non volevamo lasciare la padroncina da sola e siamo usciti per accontentarla, almeno noi...» Taddy si tappò la bocca, spalancando gli occhi, «Taddy non voleva parlare male dei padroni! Ora Taddy si punirà!» ululò allarmatissimo, prima di lanciarsi verso il treno pronto a colpirlo di testa. Fortunatamente Walter lo afferrò al volo mentre Sally-Anne strillava: «Fermati! Ti ordino di non punirti!»
«Si sono dimenticati...» cominciò Georgia.
«Megan, andiamo!» la chiamò il padre, comparendo dalla folla. Lei lo guardò sorpresa.
«E tu? Non dovevano esserci i nonni?» domandò, la sua voce ridotta a un pigolio. Lui dovette leggerle le labbra perché rispose: «Volevo venire io a prenderti. Andiamo.»
Megan salutò distrattamente gli altri, sconcertata dalla sua aria nervosa. Forse era il sentire di nuovo le emozioni appieno senza la pozione ma si fermò di nuovo.
«Ma che succede?» domandò, rallentando il passo.
«Le tue ultime lettere... Forse vuoi salutare i tuoi amici più appropriatamente?» domandò, guardandosi attorno, «Nel caso tu voglia... non so, non tornare?»
«Cosa?» fiatò lei, lasciando cadere il baule con un tonfo sordo.
«Non che io non voglia, ma sembra che tu non sia migliorata affatto.» indicò il suo viso che recava ancora i segni del pianto, «Credevo ti avrebbe aiutata rivedere i tuoi amici, ma evidentemente non è così. Credo che dovresti davvero considerare l'idea di cambiare aria.»
«Perché mi stai facendo questo?» domandò Megan, stupefatta, «Non te n'è mai importato nulla.»
«Non è che... Sì, che mi importa. Sei mia figlia e non voglio che ti succeda niente di male. I tuoi nonni non me lo perdonerebbero.»
Erano le parole sbagliate, e per la prima volta dopo mesi Megan sentì la familiare rabbia farsi strada dentro di lei.
«È per la mamma?» domandò in un ringhio. Suo padre impallidì, guardando poi gli amici della figlia che li osservavano dalle sue spalle con aria confusa. Persino Sally-Anne era rimasta ferma quando aveva sentito il suo baule cadere a terra, e ora cercava di fingere di trovarsi lì per caso.
«No, senti, andiamocene... Sono solo preoccupato per te.» disse velocemente, guardandosi ancora attorno per assicurarsi che nessun altro ascoltasse.
«Preoccupato per me?» ripeté Megan con una nota di isteria nella voce che non sfuggì a nessuno dei due, «PREOCCUPATO PER ME? COME OSI?»
Tutti sobbalzarono per la sorpresa e gli elfi si nascosero dietro Sally-Anne, mormorando: «Ora andiamo, signorina?»
«Che ti prende?» domandò suo padre, basito.
«Tu! Tu per tutti questi anni non mi hai calcolata, MAI! Questa estate l'unica persona che mi ha davvero voluta bene come avrebbe fatto un padre, nonostante fosse più grande soltanto di un anno, è morta, mi ha lasciata, e io ero così distrutta che avrei voluto farla finita E TU DOV'ERI?» urlò, tirando finalmente il fiato, «Dov'eri quando mi svegliavo la notte sognandolo morto? Dove diavolo eri quando ti chiamavo da bambina perchè sognavo che torturavano la mamma?» suo padre impallidì ancora di più, «Me lo ricordo benissimo, sai? E dov'eri quando mi sentivo sola, quando pensavo che fosse colpa mia se mio padre non mi amava, quando sentivo i nonni piangere perchè avevo fatto qualcosa che già la mamma aveva fatto e gliel'avevo ricordata, quando tornavo per le vacanze estive e non vedevo l'ora di raccontare tutto ma loro non volevano sentire, dove diavolo eri? Come hai potuto abbandonarmi a quel modo? E dopo quasi tredici anni ne sbuchi fuori dicendo che “sei preoccupato per me”? Tu NON sei preoccupato per me, tu sei preoccupato perchè se io mi suicidassi ti sentiresti ancora più in colpa o perchè se mi accadesse qualcosa poi dovresti prenderti cura di me per davvero! Come ti permetti anche solo di suggerire che io mi allontani da Hogwarts quando lì ci sono le uniche persone che mi apprezzano per quello che sono? Dove dovrei andare, a nascondermi dai nonni mentre tu torni al tuo lavoro? Perchè di certo io non potrei stare vicino a te, tu sei terrorizzato dalla mia vista!»
Suo padre boccheggiò, in cerca di parole.
«Guardami! Io non sono la mamma! E non sono neanche tua figlia!» gridò, senza più piangere.
«Quando le ho detto di arrabbiarsi non intendevo così tanto...» bofonchiò Georgia, metà ammirata e metà spaventata.
«Peccato che mia madre non sia qui, ora ce ne sarebbe anche per lei.» ghignò Michael.
Megan stava tornando indietro e Sally-Anne l'afferrò per un braccio.
«Vieni a casa mia.» ordinò, «Milpy, prendi i suoi bagagli. Stebbins, vieni anche tu?»
Michael e Georgia trasalirono.
«Pardon?»
«Sbaglio o sei un randagio? Datti una mossa. I miei genitori dovranno pur pagare per non essere venuti, no?» domandò lei, scuotendo i lunghi capelli biondi. Michael aprì la bocca ma Megan lo anticipò.
«Tu vieni.» decretò. E lo disse come lo avrebbe detto un anno prima, con la stessa determinata minaccia nella voce, per cui lui ammutolì e fece lievitare il baule.
«Ci vediamo.» salutò Sally-Anne, gettandosi la sciarpa sulle spalle e partendo col naso per aria, «Fate largo.» disse schifata a un gruppo di matricole.
«Ciao.» salutò Megan, ancora imbronciata. Michael li salutò con un vago cenno della testa.
Wayne, Walter, Stephen, Georgia, e Charlotte che li aveva raggiunti poco prima, si guardarono.
«George, questa è assolutamente colpa tua.» la informò Walter.
«Colpa? Io parlerei di merito.» disse Stephen, «Ho avuto paura anche io.»
«Meno male che Quill non era qui, sarebbe morto...» osservò Georgia, scuotendosi per riuscire a svegliarsi, «Quei tre si scanneranno da soli a casa di Sally-Anne.»
«Non lo so.» mormorò Wayne, ripensando ai due elfi e all'espressione ferita della ragazza, «Potrebbero sorprenderci.»
«Ci siamo persi qualcosa?» domandarono Rent e Jack, raggiungendoli allegramente.

«Ma i tuoi genitori si sono scordati davvero di venire alla stazione?» domandò Michael, simulando indifferenza.
«I miei genitori si sono scordati che avrei passato le vacanze qui, credo.» rispose lei, altrettanto fredda, gettando la sciarpa sul tavolo, «Ora vi mostro le vostre stanze. Dovrebbero essere già pronte in caso di emergenza, se non lo sono ci penserà subito Milpy. È meglio se dai i tuoi ordini a lei, comunque, perché Taddy di solito segue mio padre in ufficio e gli dà sempre una mano col lavoro, è soltanto suo.»
«Non preoccuparti...» borbottò Megan, asciugandosi le lacrime. Alla fine aveva pianto di nuovo, ma stavolta non si sentiva triste come al solito, solo arrabbiata.
«Bella piazzata quella al tuo vecchio.» commentò Michael, guardandosi attorno tranquillamente. Si soffermò sulle foto appese al muro, notando che erano scattate con le pose classiche. Sembravano le stesse foto che si potevano trovare a casa sua fino a qualche anno prima, nessuna di loro naturale e in nessuna di loro una scintilla di allegria.
Si era accorto della differenza con le foto normali solo stando a casa di Cedric.
«Perks.»
«Sì?»
«L'anno scorso non mi avevi detto che almeno tu, a differenza mia, hai dei genitori che ti amano?» domandò con voce cupa, voltandosi a guardarla. Lei era arrossita lievemente ma non aveva perso l'aria di sfida.
«E dunque?»
«Sei sicura di quello che mi hai detto?» indagò. Megan pensò al tatto che era andato definitivamente perso e ai pianti che si sarebbe fatta anche per Natale e sospirò.
«Volevo ferirti. Che fosse la verità o meno non è affar tuo.» si giustificò lei, «Ora se volete seguirmi vi indico le stanze.»
«Stronza.» disse Michael tra i denti, «Muoviti, Meg.»
«Agli ordini...» borbottò lei.

«Sally-Anne, non festeggiate il Natale qui?» domandò Megan, guardandosi attorno una volta tornata al piano terra.
L'altra la guardò interrogativamente.
«Non ci sono addobbi...»
«Ah, giusto. Taddy, Milpy!» chiamò, e gli elfi comparvero uno dopo l'altro, «Decorate la casa.»
«Sì, signorina.»
«È normale che abbiano sempre nomi strani?» mormorò Megan.
«Li ho scelti io da bambina.» spiegò tetramente lei, «I miei li chiamano solo “elfo”, “elfa”, praticamente. Quando mi hanno regalato Milpy avevo sette anni, poi Taddy come sai è di mio padre, quel nome non so da chi lo abbia preso, di certo non gliel'ha dato lui...»
«I tuoi non ti piacciono tanto, eh?»
«Credo che tu possa capirmi benissimo. Se ti serve qualche pozione non esitare a chiederla.»
«È di dominio pubblico la storia che prendo pozioni per calmarmi?»
«No, l'ho sentito per caso... Perché, volevi tenerlo segreto? Non hai fatto un buon lavoro.» considerò lei, mentre si tirava su i capelli con una pinza, «Vuoi mangiare qualcosa?»
«Non ho molta fame...»
«Stebbins?»
Il ragazzo si era seduto su una poltrona e sorseggiava una burrobirra.
«No, neanche io.»
«Io intendo cenare, quindi ci vediamo dopo o domani.»
«Aspetta!» la chiamò Megan, «E i tuoi genitori?»
«Non so quando torneranno. Se li vedete ditegli che siete miei ospiti.» rispose lei.
«Ma tu ora cenerai da sola?» domandò Megan, perplessa.
«Io ceno sempre da sola a casa. Non siamo mica a scuola con tutta quella mandria di incivili che si abbuffano intorno a me... Merlino me ne liberi!» esclamò drammaticamente.
«Peccato, mi hai fatto venire fame...» cominciò l'altra.
«Allora mangia con me, per una persona non c'è problema.» si affrettò a dire Sally-Anne, «O due.» si corresse, guardando Michael.
Michael fu sul punto di farle notare che aveva parlato un po' troppo rapidamente per essere una che non voleva compagnia, ma si fermò solo per evitare di creare problemi a Megan.
«In effetti a furia di parlare di incivili che si abbuffano...» commentò, mostrandosi seccato, «Certo che sei proprio una snob, Perks.»
«Ma non disgustosa, cosa che non si può dire di tutti i presenti qui.» tagliò corto lei.
«Wow. Ora mi sento a casa.»

«Sai che mi ha scritto Rowan?» domandò Walter, scendendo per fare colazione, «Mi è arrivato il gufo stanotte.»
«Quel Rowan amico di Michael? Preoccupante.» commentò Wayne.
«Come sta Michael?» domandò sua madre, mettendo un piatto pieno di cialde sul tavolo, «E Megan? Sono migliorati?»
«Michael no. A meno che non consideri un buon miglioramento il fatto che non cerchi di portare Georgia e Megan al suicidio come invece fa con chiunque altro.» rispose Wayne, «Megan forse. È esplosa prima che arrivaste voi alla stazione e ha massacrato il padre a parole.»
«Questo sarebbe bene?» domandò sua madre, preoccupata.
«Se sei Megan Jones sì, mamma.» la tranquillizzò Walter, «Il fatto che non si arrabbiasse mai era agghiacciante. È come se Wayne improvvisamente sembrasse tutto felice per ogni cosa. Intendo apertamente.»
«Capisco cosa intendi...»
Wayne le lanciò un'occhiataccia.
«Non che tu sia sempre impassibile come dice lui, tesoro! Mangia le cialde. Ma Walter, chi è questo Rowan?» proseguì lei.
«Quando Michael era al quarto anno Rowan ha cominciato il primo e sembrava la sua copia in miniatura... Più o meno, perché Michael ha tutti quei problemi dietro...» perse per un momento il filo, «Comunque Mike lo adorava e l'ha sempre trattato come un allievo, anzi, un fratellino. Adesso però lo tratta da spazzatura e ovviamente il povero Rowan ci sta male. È un ragazzino molto spontaneo e non riesce a capire perché Mike è così odioso con lui. Gli ho detto che non ce l'ha con lui di persona ma non penso possa capire veramente come stanno le cose perché lui non si comporterebbe mai così. È testardo e magari dà rispostacce quando arrabbiato ma dice solo quello che pensa. Michael, d'altro canto... È pieno di casini e adesso sono saltati tutti allo scoperto perché Cedric era tutto per lui.» si interruppe, addolorato, «Cedric era importantissimo per tutti.» concluse con un sospiro.
Sua madre aveva gli occhi lucidi e Wayne le porse un fazzoletto mentre infilzava una cialda e la portava al proprio piatto.
«Poveri ragazzi... Avreste dovuto farlo venire qui.»
«Mamma, te l'ho già detto, è a casa di Sally-Anne con Megan.» “E non possiamo permettercelo.” aggiunse Wayne mentalmente.
«Ma hai anche detto che lui odia Sally-Anne mentre voi siete amici!» protestò lei.
«Non sono più così sicuro che mi consideri un amico...» borbottò Walter, «E non ne ho avuto il tempo, lo inviterò la prossima volta. Sally-Anne poi non è così male.»
Wayne lo guardò.
«D'accordo, è pessima, ma l'ha invitato lei quindi tanto cattiva con lui non dovrebbe essere. Megan poi lo calma molto dato che si sono avvicinati con tutto quello che è successo.»
«C'è un altro gufo.» avvisò Wayne. «È quello di... papà.»
Esitò nel chiamarlo così e Walter lo fissò trucemente mentre la donna correva a prendere la lettera e la porgeva al figlio maggiore.
«Tanto è per te.»
Walter lesse velocemente.
«Vuole che dopo mi smaterializzi da lui per aiutarlo a preparare la cena di Natale. Sei sicura di non voler venire con noi, mamma?»
«Sicurissima.»
«Io resto con lei.» dichiarò Wayne.
«Tu che cosa?»
«Ma tesoro, io non devo far nulla per Natale...»
«Appunto. E non voglio lasciarti sola.»
«Tu non vuoi semplicemente stare con nostro padre.» puntualizzò Walter, scocciato.
«Anche.» ammise lui tranquillamente.
«Ma vuoi davvero mollarmi per Natale? Andiamo, lo abbiamo sempre passato assieme!» protestò Walter.
«E io voglio passarlo con la mamma per una volta. Non vedo perchè dovrei rovinarmelo vedendo quell'uomo. Se vuoi stare con me resta tu.»
«Lo sai che ho promesso a tutti che ci sarei stato...» mugugnò lui.
«Tu hai promesso. Lasciami in pace.» si voltò verso la madre, «Se non ti disturbo.»
«Certo che no.» mormorò lei, cercando lo sguardo dell'altro per chiedergli scusa e baciandolo tra i capelli, «Porto altro sciroppo per le cialde.»
«Hai intenzione di restare sul serio qui?» sussurrò Walter.
«Ovviamente.» rispose Wayne.
«Stronzo.» sibilò, rubandogli l'ultima cialda e mettendola nel suo piatto con le altre, «Grazie, mamma.» disse poi, afferrando lo sciroppo.

Reginald Perks si materializzò nel vialetto di casa, pronto a dirigersi alla porta, quando notò qualcuno appollaiato sulla quercia più vicina. Si avvicinò e notò che era un ragazzo sicuramente più grande di Sally-Anne, steso tranquillamente come se si trovasse a un metro da terra con le braccia incrociate dietro la nuca e con vestiti babbani che gli facevano tornare alla mente i motociclisti che aveva visto a volte per le strade.
«E tu chi saresti?» domandò, portando mano alla bacchetta.
Il ragazzo guardò verso il basso con l'aria di non avere per nulla voglia di prestargli attenzione.
«Michael Stebbins, invitato da sua figlia a trascorrere qui le vacanze.»
«Stebbins hai detto?» il cognome gli era familiare.
«Sì.»
E poi gli sovvenne: «Tuo padre è un membro del Winzegamot?»
«Sì.»
Questo spiegava la sfrontatezza del ragazzo, figlio della bellissima quanto squilibrata Hydra Rosier ed erede di una fortuna. Arcturus Michael Stebbins, ne aveva sentito parlare di tanto in tanto, pareva che fosse un ribelle e che vivesse a casa di un amico.
«Capisco, dunque... Benvenuto, mi auguro che tu stia trascorrendo delle belle giornate.» si affrettò a dire, sudando freddo. Non era certo di come doversi comportare né di cosa avrebbe arrecato maggior piacere alla sua famiglia.
«Sì, signore.» il tono ironico con cui l'altro pronunciò quella frase non gli sfuggì ma preferì sorvolare.
«Vado a salutare mia figlia, unisciti a noi quando preferisci.»
«Grazie.» disse, e di nuovo c'era la sfumatura divertita nella sua voce.
Ancora scosso si diresse in casa e una volta entrato Taddy gli venne incontro per prendergli il giaccone e la valigia. Si affrettò a cercare la figlia, ma si bloccò passando davanti alla sala da pranzo notando una ragazza dai capelli rossi che mangiava in compagnia dell'elfa di Sally-Anne. Si schiarì la gola e la ragazza sobbalzò, alzandosi poi in piedi.
«Signor Perks?» tentò lei, evidentemente a disagio.
«Sì e tu saresti...?»
«Megan Jones, sono un'amica di sua figlia.»
Jones.
Non gli veniva in mente nessuno.
«Il tuo cognome non mi è familiare...»
«Mio padre è cugino di primo grado di Gwenog Jones, capitana delle Holyhead Arpies, signore.» tentò lei.
Per fortuna non era figlia di babbani.
«Capisco. Sapresti dirmi dove posso trovare Sally-Anne?»
«Credo in camera sua, signore, scriveva una lettera.»
«Bene.» e si congedò pensando che perlomeno lei sembrava educata.
Quando arrivò in camera di Sally-Anne bussò e la figlia lo invitò a entrare. Erano sette anni che non entrava nella sua stanza e si sorprese di trovarla così spoglia. Era ordinata, giustamente, come si pretendeva da una ragazza come lei, ma non vi era neppure una foto o un vaso di fiori. Le pareti erano bianche, il letto era coperto da un lenzuolo rosa e vi erano un'ampia libreria, due armadi e una scrivania su cui lei stava seduta, ma nulla di più personale di quanto non ci fosse nel suo studio.
«Padre?» Sally-Anne sembrava estremamente sorpresa di vederlo lì.
«Hai invitato...» si bloccò, «Michael Stebbins? Non sono sicuro che mi piaccia come tuo fidanzato.»
«Come?» lei parve inorridire.
«È sicuramente figlio di persone importanti ma sua madre... Avrei preferito che ne discutessi prima con me e tua madre.»
«C'è un malinteso, Stebbins non è il mio fidanzato, neanche per idea. E c'è anche una mia compagna con noi.»
«L'ho notata. Come mai questa sorpresa?» domandò, cercando di mettere tutto il rimprovero possibile.
«Perché non mi andava di trascorrere il Natale da sola.» rispose lei freddamente.
«Da sola? Avremmo invitato i miei colleghi e...» cominciò subito, sentendosi in colpa.
«Intendo senza amici.» tagliò corto lei, al limite dell'insolenza.
«E allora perché non sei rimasta a scuola?» poi si rese conto di non essere andato a prenderla alla stazione. Dovevano averci pensato gli elfi e decise di cambiare argomento.
«Perché nessuno sarebbe rimasto.» aveva risposto intanto Sally-Anne.
«A causa di quello studente morto, immagino.»
La vide trasalire e se ne stupì. A quel che aveva capito dalla lettera quel ragazzo non era neppure un suo coetaneo, non credeva fossero davvero amici. Poi Sally-Anne assottigliò lo sguardo, ricordandogli incredibilmente la moglie.
«Esattamente. C'è qualche problema? Casa nostra mi sembra sufficientemente grande.»
«Giusto.»
«E grazie per non essere venuti a prendermi alla stazione.»
Ecco, come temeva.
«Il lavoro...» cominciò lui, incerto.
«A Natale ci sarete?» chiese Sally-Anne, più brusca del solito.
«Credo di no. Ti lasceremo tutto il denaro necessario per i regali.» lei inarcò le sopracciglia, «Ehm, e naturalmente qualcosa in più per farmi perdonare per l'assenza.»
«Grazie.» rispose lei, facendo per tornare alla lettera, «Ti dispiace?»
«Prego. Ci vediamo a cena.»
«Sì, ciao.»

«Cosa... cosa...» balbettò Megan e anche Michael guardò Sally-Anne come se fosse impazzita.
«Ho detto di venire con me per negozi, offro io. I miei genitori mi hanno lasciato cinquecento galeoni per Natale e non saprei come spenderli solo per me. Tu non hai detto di aver meno vestiti di quanti te ne servono? Allora andiamo.»
Megan guardò Michael e l'altra sbuffò: «Può venire anche lui, ovviamente.»
«Perché questo bisogno compulsivo di spendere?» domandò Michael, «Io accetto, eh, potrebbero diseredarmi da un momento all'altro, ma non capisco come...» si interruppe e sgranò gli occhi: «Cinquecento galeoni? Cosa devi comprarci, Diagon Alley?»
«Fanno sempre così tutte le volte. Non si fanno vivi e mi spediscono dei soldi.» spiegò lei con aria annoiata, e mostrò loro la polvere volante, «Andiamo o no?»
Fare spese con Sally-Anne si rivelò un'esperienza da un lato spassosa e dall'altro inquietante. Era sicuramente bello, per quanto un po' umiliante, poter comprare tutto ciò che vedevano, ma d'altra parte la furia con cui la ragazza ordinava copie di ogni oggetto e sbatteva i vestiti nella busta senza neanche provarli era preoccupante.
«Sally-Anne, credi che potremmo passare anche nei negozi babbani? Dovrei avere ancora qualche soldo...» cominciò lei. La ragazza si voltò di scatto.
«Perché babbani? Comunque basta passare alla Gringott e me li cambiano subito.»
«Dovrei comprare una tinta babbana per tornare al mio colore naturale...»
Michael si voltò per un momento e poi tornò a guardare gli occhiali da sole.
«Credevo ti piacessero rossi.»

«Torna coi capelli neri.»
«Perché?»
«Perché non abbiamo abbastanza more.»

«È scocciante dover rifarla di continuo... E poi volevo prendere un regalo babbano per gli altri.»
«Che cosa?» domandò Sally incuriosita.
«Non posso dirtelo, è un regalo. Per questo userò i soldi miei.»
Gli occhi celesti dell'altra si sgranarono ricordandole quelli di Milpy.
«Anche per me?»
«Certo che è anche per te.» rispose lei, confusa. E per un istante ebbe un momento di deja-vù, ricordando la sua sorpresa quando, al primo Natale a Hogwarts, Cedric le aveva regalato il bracciale con il quadrifoglio che indossava sempre.
«Vado in bagno.» farfugliò, fuggendo per non piangere davanti a loro.
«Belli.» commentò Michael, provando un paio di occhiali da sole.
«Prendili.» disse l'altra, indifferente, «Aspettiamo che lei torni e poi passiamo tra i babbani. Chissà come sono i loro negozi... Secondo te è vero che i babbani sono più violenti dei maghi?»
«Non ne sono sicuro... Quest'estate ne ho frequentati molti ma ero più che altro io quello che provocava, suppongo.» rispose lui, dubbioso.
«Non me ne stupisco. Oh, carino.» mormorò, prendendo il vestito in prima fila.
Poco dopo tornò Megan e trovò che le cose da pagare erano raddoppiate.
«Se ti vedessero i Weasley...»
«Questi non sono soldi.» decretò lei in tono di assoluta certezza.
«Ah no?»
«No. Questi sono l'interesse che i miei genitori mi concedono e sinceramente preferisco farne a meno.»
Megan sospirò, «Penso di poterti capire.»
«Certo che mi puoi capire o non ti avrei invitata a casa mia.»
Per la prima volta lei si era accorta che Sally-Anne sembrava immensamente triste quando parlava della sua famiglia e così azzardò un: «E se andassimo dalla parrucchiera assieme? Sai, per i cape-» si interruppe quando l'altra la guardò con una luce maniacale negli occhi.
«Giusto! Andiamo subito!»
Questo è il mio regalo di Natale in anticipo.” pensò Megan, depressa.










Alla fine non ho aggiornato prima di Natale, sono stata catturata dal parentado stile Weasley XD
Ho corretto, non ricordo se l'ho già detto da qualche parte, l'età di Zacharias Smith. Il simpaticone è a Hogwarts quando Harry è al settimo, quindi ha la stessa età o è più piccolo, e l'ho messo in dormitorio con Justin e gli altri. Questo non cambierà la storia, chiaramente.
Scommetto che non vi aspettavate il Natale in casa Perks, uh?


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Capitolo 8
*** Regali, canzoncine di compleanno e pettegolezzi in sala da pranzo. ***


Risponderò a tutte le recensioni in questi giorni, mi ero stancata di non aggiornare, ma sono piuttosto occupata!




Regali, canzoncine di compleanno e pettegolezzi in sala da pranzo.



Sally-Anne invitò Georgia a trascorrere il Natale con loro, sospettando che potesse aver frainteso il suo invito a Michael, cosa che la disgustava, e gli Hopkins che però erano occupati con la famiglia e li avrebbero raggiunti due giorni dopo, e da quel momento in poi Michael cominciò a perdersi nei propri pensieri.
Era stupido da parte sua ma da quando Georgia aveva fatto quella normalissima battutina sui giochi erotici non riusciva a smettere di pensare a lei in quel senso; era sempre stato lui quello volgare e tra le ragazze Megan era quella che non si imbarazzava mai di nulla ed era sempre spietatamente schietta parlando di sesso e affini, mentre Georgia si limitava a ridere. Improvvisamente, dopo mesi di astinenza senza avere neppure la voglia di stare con una ragazza, a sentire proprio lei parlarne la sua immaginazione aveva pitturato un immagine molto verosimile di loro due insieme.
Si era reso conto che era una ragazza, una bella ragazza, che aveva sempre guardato con gli occhi di un fratello.
Quando si svegliò la mattina di Natale, addormentatosi per terra in soggiorno con le altre due, aveva bisogno di una doccia fredda ed era certissimo che non era un sentimento di fratellanza quello che aveva provato sognandola con sé.
«Merda, merda, merda...» borbottò, alzandosi in piedi e coprendosi contemporaneamente con la coperta per evitare che le altre lo notassero. Per fortuna Megan dormiva. «Merda.» ripeté.
«Michael, chiudi la bocca.» si lamentò appunto lei, aprendo gli occhi. Notò all'istante la coperta: «Se devi farti una doccia fredda va al piano di sopra, è appena andata Sally-Anne in quello di questo piano.»
«Sì, io...» poi la guardò scocciato, «Dovevi precisare che mi serve fredda
«Non è colpa mia se ti fai venire un attacco di panico al pensiero che ti becchino. Possibile che tu non sia capace di risolvere le tue cose da solo?»
«Vuoi aiutarmi tu?»
«Lo farei ma dopo dovrei darmi fuoco. Al dormitorio come fai, chiedi una mano a Summers e Summerby?»
«Cazzo, Megan!»
«Appunto.»
Corse via maledicendola e lei sorrise, sentendosi un po' più normale. Era esattamente il genere di discorso che avrebbe fatto un anno prima ed era piacevole sentire che dopo la sfuriata a suo padre le cose cominciavano a girare per il verso giusto.
Si incupì poi, ovviamente, pensando al padre che dopo tredici anni di silenzio compariva pensando di poter cambiare la sua vita a suo piacimento. Erano tredici anni che lei voleva urlargli contro, anche.
«Si suppone che le donne non parlino di certe cose.» la rimbrottò Michael, una volta arrivato a colazione, dopo aver constatato con sollievo che Sally-Anne era ancora a prepararsi per la giornata.
«Si suppone che tu non mugoli nomi di migliori amiche nel sonno con quell'intonazione.» ribatté lei, mordendo una fetta biscottata.
Michael impallidì.
«Come hai detto?»
«Ho detto “Mh, Georgie...”» ghignò lei. Stavolta lui arrossì di botto, per la prima volta da che lo conosceva, e si allontanò guardandola sempre più allarmato.
Sally-Anne lo evitò per un soffio e si sedette a tavola.
«Non ha minimamente nominato Georgia, l'avrei sentito.»
«Tiravo a indovinare.»
«Ti vedo allegra.» commentò allora lei, imburrando una fetta, «Era un bel pezzo che non lo torturavi.»
«Suppongo che mi faccia bene stare con te... Non l'avrei mai detto. Tu non mi sei mai piaciuta.»
«Neanche tu.» replicò Sally, tranquilla, «Troppo cafona.»
«E tu troppo altezzosa. Però i nostri padri non ci calcolano e non abbiamo molti amici, quindi...»
«Sai, non ho invitato Susan e Hannah perché loro si sarebbero mostrate compassionevoli, contavo proprio sulla tua insensibilità. Quella non è sparita. Piangi troppo ma sei rimasta una stronza.»
«Grazie.»

Wayne lasciò quasi cadere il succo di zucca quando l'elfa comparì con uno schiocco in camera sua.
«Regalo della signorina Megan!» esclamò quello, «Wayne Hopkins?»
«Sì, sono io... Grazie...» borbottò, ancora spaventato.
«La signorina aggiunge che ci sono le istruzioni dentro ma che se non riuscirà a usarlo lei spiegherà come funziona quando il signorino ci raggiungerà alla magione.»
«D'accordo. Posso darti il suo regalo?»
«Certamente, signorino!»
Wayne gli consegnò il regalo: una collana con un pendente dove avrebbe potuto mettere una foto; nonostante ciò che lei diceva sapevano tutti quanto fosse sentimentale quando si trattava di foto e di regali simbolici vari. Quando aprì il proprio restò sorpreso: era un oggetto babbano.
Il biglietto diceva: “Questo è un cellulare, lo usano i babbani per comunicare a distanza velocemente, le istruzioni sono molto semplici e tu sei un Ravenclaw mancato, quindi dovresti essere in grado di chiamarmi questo pomeriggio, no? Allego anche i numeri degli altri (poi capirai). Se non ci riesci ti spiegherò tutto quando arriverete. Un bacio, Megan.”
«Cellulare.» ripeté assorto. Non era male l'idea di poter parlare senza ficcare la testa nel camino.

«Che scemo...» borbottò Megan, infilandosi la collana con un sorrisetto, «È per me?» domandò agli altri due, che erano impegnatissimi nel tentare di usare il cellulare.
«Questo non funziona a Hogwarts, vero? Sì, è per te.»
«Non funziona a Hogwarts ma tanto lì ci vediamo ogni giorno.» rispose lei, aprendo il pacchetto: era una penna prendiappunti da parte di Michael.
«Così non devi neanche far finta di seguire.» spiegò lui.
«Tanto mi bocceranno, non recupererò mai questi mesi.» sospirò lei, «Sai che mi ha convocato la Sprout?»
«Anche a me. Mi ha detto che la prossima volta mi manda da Dumbledore in persona perché non posso andare avanti così. E chissene frega.»
«Se adesso che ho trovato il nome di Susan premo il tasto verde si mette a chiamare e ci posso parlare come se usassi il camino?» domandò Sally-Anne sollevando il cellulare per aria.
«Esatto.»
«Bello! Grazie!» disse lei e le concesse un sorriso allegro, «Cos'altro hai ricevuto?»
«Oltre l'intero guardaroba che mi hai rifatto tu, il cellulare e la penna prendiappunti, ho un libro di Pozioni che non insegnano a scuola da parte di Stephen, dei dischi di musica jazz da parte di Walter e Georgia mi ha spedito un kit di manutenzione per la scopa. Valgono anche come regali di compleanno, chiaramente.»
«Quando sarebbe?»
«Tra due giorni compio sedici anni.»
«Daremo una festa.» decise Sally-Anne, «Chiama quelli con cui parli a scuola, come si chiamano... l'amico di Coorntail, Flinch-Fletchley, Macmillan eccetera.»
«La tua conoscenza dei tuoi compagni di casa è ammirevole.» commentò Michael, scartando il regalo di Georgia: una loro foto assieme incorniciata e un mantello nuovo. «Che idiota, avrà speso una fortuna per questo...» borbottò compiaciuto.
«Ah, anche Jack mi ha mandato un regalo!» si sorprese Megan, «Qui ci sono i vostri da parte di Walter.»
«Nostri?» ripeté Sally-Anne.
«Qui c'è ancora una montagnola di tuoi regali.» le fece presente Megan e l'altra la guardò sgomenta.
«Ma non mi mandano mai regali.»
«Sì, ma tu sei stata meno bastarda quest'anno. Oh, una sciarpa nuova!»
Sally-Anne cercò di non dare a vedere la fretta che l'aveva presa nello scartare i propri regali, curiosa ed eccitata come una bambina.
Megan notò che Michael usciva con un pacchetto ma tornò a pensare ai propri regali: ne era rimasto uno solo da scartare per lei, da parte di Helen. Quella Hufflepuff aveva sempre un pensiero per tutti, doveva ricordarsi di ringraziarla e di spedirle magari uno dei bracciali o delle collane che aveva comprato con Sally-Anne.
Trovò un fermaglio molto carino che infilò subito tra i capelli e in quel momento Michael rientrò.
«Vado a farmi una doccia.» annunciò.
«Cos'è questa puzza?» si lamentò una schifata Sally-Anne.
«Rowan mi ha spedito una caccobomba per vendetta, come sospettavo.» ghignò, «Non è uno che lascia perdere.»
«Ti somiglia infatti. Guarda che te ne ha mandato uno anche Helen e credo sia un regalo vero.»
«Helen? Quella bionda del suo anno?» domandò stupito, andando a controllare, «Questa è la carta di Zonko... Carina. È troppo piccola per me una del quarto anno?»
«Sì, Stebbins. Sei anche maggiorenne. Ti denuncerei io stessa.» rispose Sally-Anne.
«Altri regali dai piccoletti?» Megan si guardò attorno, «Qui c'è il tuo nome, Sally-Anne, da parte di... Geoffrey? E chi è?»
«Un tipo.» rispose lei, «Anche lui del quarto.» scartò e trovò una rivista di magicverba impossibili da risolvere che cambiavano definizione ogni dieci secondi. Quasi rise, si erano scambiati lo stesso regalo da bravi appassionati.
«E Walter a te cos'ha mandato?» domandò Megan distrattamente.
«Una collana. Quello là ha scoperto in qualche modo che amo gli opali. Susan invece degli orecchini e Hannah un maglione fatto da lei.»
«Anche a me ha mandato un maglione, fa molto tradizione di famiglia. Susan invece un cappello. Credo di non aver mai ricevuto tanti regali tutti assieme...»
«Vale anche per me.» sussurrò Sally-Anne.

«E Helen mi ha mandato una piuma d'aquila molto elegante, ora che ci penso. E a te ha mandato qualcosa?» domandò Wayne.
«A me ha regalato un gel babbano che disinfetta. È una ragazzina adorabile.» rispose Stephen, venendo poi quasi investito da Ernie, Justin, Susan e Hannah che erano appena sbucati dal camino esterno della casa, quello costruito apposta per l'arrivo delle persone, «E credo che lo dovrò usare ben presto. Gratta e netta.» aggiunse schifato, togliendo via la polvere che gli era arrivata sui pantaloni.
«Oh, è sempre un piacere vedere anche te.» lo salutò bonariamente Justin.
«Passato un buon Natale?» domandò invece Susan, abbracciandolo.
«Sopportabile. Voglio dire, non che io non creda nel Natale...» cominciò Stephen.
«Meno male che siamo qui per un compleanno.» commentò Ernie.
«In realtà non credo neanche nei compleanni. Non vedo perché festeggiare il fatto che si ha un anno in meno da vivere.»
«Sei insopportabile.» lo salutò Walter, appena materializzatosi.
«Come mai non siete arrivati assieme?» domandò Hannah, stupita.
«Io e Wayne abbiamo festeggiato separati.» spiegò lui con tono palesemente infastidito. Wayne lo ignorò.
«Oh, quella è casa di Sally-Anne? È enorme!» si affrettò a dire Justin per evitare problemi.
«E mi sembra di vedere qualcuno appollaiato a quell'albero.»
«Dev'essere Michael, lui ama arrampicarsi.»
«Pensavo lo facesse solo a Hogwarts...»
Il gruppetto si avvicinò all'albero in questione e Michael saltò giù.
«Salve.» li salutò annoiato, «Dov'è Georgie? E Jack e Rent?»
«Arrivano, arrivano. Ci siamo divisi tra camini, smaterializzazione ed elfi.» rispose Susan, «So che George sarebbe stata accompagnata dal fratello.»
In quel momento vi fu il pop di una materializzazione che segnalò l'arrivo di Jack e Rent.
«Heilà! Ci siamo tutti?»
«Manca George.» rispose Susan, «Ci converrà cominciare a entrare? C'è freddo...»
«Sì, Georgia suonerà.» approvò Wayne, un po' sorpreso dal ritardo dell'amica.
Michael annuì silenziosamente, infilando le mani in tasca.
«Com'è stare qui?» gli sussurrò Walter e lui scosse la testa.
«Normale. Non è che io stia molto dentro casa, dovrai chiedere a Megan.»

Megan uscì dalla sua stanza e si trovò davanti Sally-Anne a braccia incrociate.
«Che c'è?»
«Controllo come ti sei conciata.»
L'altra inarcò le sopracciglia ma non disse nulla. Dopo qualche secondo però si rese conto che Sally non avrebbe parlato se non sotto richiesta, cosa anche piacevole, ma che avrebbe continuato a fissarla fino a quel momento.
«E come mi sono conciata?»
«Vai bene.» approvò la ragazza, «A parte il fatto che vestita di nero fai risaltare il tuo colorito da infero, perché non vai a mettere il vestito grigio perla? Ormai sei tornata mora e così magari si noteranno i tuoi occhi. Hai occhi molto belli. Peccato per il poco seno, o avresti potuto mettere un vestito più scollato.»
«Quindi non va bene né la forma né il colore del vestito. Cos'è che andava bene allora? Perchè hai cominciato con un “vai bene”.» le fece presente lei, scocciata.
«Andavano bene gli orecchino e i capelli sciolti. Anche se ci metterei un fermaglio come quello che ti ha regalato la ragazzina del quarto. Oh, e metti un po' di rossetto. Si vede che ti sei morsa le labbra e sembri ancora più un cadavere così.»
«Grazie?» Megan sbuffò e torno indietro mentre suonavano alla porta.
«Vado di sotto ad accogliere gli ospiti.» annunciò Sally-Anne, ascoltando la voce di Milpy che li salutava allegramente, «Buongiorno a tutti. Spero stiate trascorrendo buone vacanze.»
«Un po' più fredda, Sally, così non sembri tu.» scherzò Susan, andando ad abbracciarla.
«E comunque queste vacanze fanno pena, non faccio altro che studiare!» si lamentò Hannah.
«Questo perché sei tu pazza, non le vacanze.» precisò Justin.
«Sei tu che studi troppo poco.» ribatté Ernie.
«No, siete voi tutti fissati.» concluse Susan, «Perlomeno ora però anche quando siamo a casa possiamo stare continuamente al cellulare. Anche se dobbiamo ricaricarlo con soldi babbani e quindi mio padre fa avanti e indietro per cambiare i nostri. A proposito di cellulare, dov'è Megan?»
«Io non so ancora usarlo e sono venuti qui solo per questo.» scherzò Walter, «Mandateci giù Megan, su!»
«Io so solo come ricevere le chiamate, non pensare stia molto meglio di te.» mormorò Stephen, che aveva passato la notte precedente al telefono con Susan, indignato all'idea di farle spendere denaro solo perché non riusciva a usare il menù dell'aggeggio.
«Però un gran bel regalo.» approvò Rent, «I miei amici babbani ce l'hanno.»
«Cosa?» domandò Megan, arrivando quasi di corsa e ignorando l'accigliarsi di Sally-Anne per quel poco rispetto dei tacchi.
«Il tuo regalo. Auguri!»
«Auguri, Megan!» dissero tutti, andando a darle qualche pacca sulle spalle, qualche pizzico sulla guancia, che valse a Walter una gomitata nello stomaco e anche qualche abbraccio da parte dei più temerari. Per loro fortuna Megan non sembrava ancora in vena di colpire le persone che le si avvicinavano troppo, del resto erano mesi che abbracciava lei per prima le persone, perciò anche Rent ne approfittò.
«Sei tornata mora.» constatò Wayne quando lei lo abbracciò per prima.
«Non ce n'erano abbastanza in giro.»
«Sai, mi aspettavo quasi un ricevimento in grande stile.» confessò Justin, «Come quelli che si tenevano dai miei. È stato rassicurante sapere che era soltanto una pizza.»
«Sono noiosi i ricevimenti.» concordò Walter.
«È la festa di Megan, non la mia, è lei che ha deciso.» puntualizzò Sally-Anne, «Senza contare che non inviterei nessuno di voi a un ricevimento se non come camerieri. A parte Finch-Fletchley e Susan.»
Ernie fece per rispondere ma Wayne gli poggiò una mano sulla spalla, scuotendo la testa in segno di diniego.
«Grazie, cara.» borbottò Walter.
«Nel tuo caso non ti inviterei neanche come tale.» precisò lei, sostenuta, «Comunque sono curiosa di assaggiare la pizza.»
«Anche io!» concordò Susan, tentando di riportare la conversazione su una piega tranquilla.
«Ma dov'è Georgia? E Quill?» domandò Megan, guardandosi attorno.
«Quill è molto dispiaciuto ma non è potuto venire, affari di famiglia.» spiegò Stephen e Michael ghignò soddisfatto.
«George è in ritardo, evidentemente. Chiamala al cellulare!» la invitò Walter.
«Magari sta arrivando, aspettiamola e basta.» disse invece Justin.
«Aspettiamola in sala da pranzo. Prego, fate come se foste a casa vostra.» li invitò Sally.
«Perché sei nelle sue grazie?» domandò Stephen a bassa voce all'amico.
«Perché per i suoi canoni sono di buona famiglia, credo.» rispose Justin, «Ho smesso di farmi domande dal secondo anno per quanto la riguarda. Megan sembra normale, comunque. Non ha l'aria sbattuta di prima.»
«Però ci ha abbracciato e non ci ha insultato.» sussurrò Ernie, «Non è ancora del tutto in sé.»
«Forse non tornerà così e basta, sarà anche cresciuta oltre che cambiata.» replicò Stephen.
«Su cosa spettegolate?» domandò Hannah.
«Sul vestito di Megan, molto carino. Le dona.» rispose Ernie serissimo. Megan si voltò indietro.
«Grazie.»
«Prego, figurati.»
«Ho portato candeline. Alla babbana.» annunciò Jack.
«Chi la sa la canzone di buon compleanno?» domandò Hannah.
«Ma è per bambini!» protestò Ernie.
«E allora?»
Suonarono nuovamente alla porta.
«Dev'essere Georgia.» disse Sally-Anne e gli altri la seguirono per qualche passo restando abbarbicati tutti insieme alla porta della sala da pranzo.
Sally anticipò Milpy che sorrise e tornò di corsa in cucina, aprì la porta e si trovò davanti Georgia e Charlotte. Georgia era pallida, coi capelli raccolti stretti in una coda alta e un sorriso di circostanza che non arrivava agli occhi. Sua sorella era la solita nuvoletta di capelli chiarissimi e occhioni castani, con un delizioso vestito rosa che cozzava terribilmente col caratterino che stava mostrando a Hogwarts.
«Ciao, scusate il ritardo.» salutò Georgia e Sally si scostò per farla entrare. La ragazza si illuminò alla vista di Michael e Megan e corse ad abbracciare l'amica.
Megan mentre la abbracciava notò che Charlotte si era fermata ad ammirare Jack che diceva qualcosa a bassa voce a Rent e trattenne una smorfia di dolore: le sembrava di vedere se stessa al primo anno irrimediabilmente cotta di Cedric.
«Auguri. Sei tornata ai capelli neri!» notò, sfiorandole una ciocca.
«Sì... Tutto bene? Sei dimagrita.» disse lei, lasciandola andare.
«Ero ammalata, nulla di ché.»
Michael spostò lo sguardo su Charlotte che lo evitò, ciò lo stupì perchè non era mai stata timida con lui.
«Andiamo, voglio assaggiare la pizza!» li incitò Walter, allegro, «E Megan deve spiegarmi meglio il cerrulare.»
«Cellulare.» lo corresse automaticamente Rent, ridendo.
Fu come essere di nuovo a Hogwarts ma con più allegria, perché si percepiva meno l'assenza di Cedric in quel luogo dove non aveva mai messo piede. Michael era stato fatto sedere strategicamente tra Georgia e Megan perchè non si isolasse e Wayne era all'altro fianco della festeggiata.
«Bene, ora so che la pizza è ciò che amo di più al mondo.» dichiarò Walter dopo averne mangiate due.
«Stephen, mangiala con le mani! È sacrilegio usare le posate!» ripeté per l'ennesima volta Rent.
«Io non mangio con le mani, dacci un taglio. Mi sporco di sugo.»
«Hai i tovaglioli apposta!» rise Jack.
«Com'è vivere con due donne, Michael?» domandò Justin, interessato.
«Quali due donne?» ribatté lui, consapevole che Megan non era tornata alle vecchie reazioni manesche e quindi aveva il via libera. Sorprendentemente fu colpito da un tovagliolo appallottolato lanciato da Sally-Anne.
«Hai traviato Sally-Anne. Complimenti, solo tu...» commentò Wayne, serafico, tra le risate degli altri e l'inorridire della ragazza stessa.
«C'è anche il dolce.» annunciò infine lei, tentando di riprendere il solito contegno, e Taddy e Milpy comparvero con i pattini che fluttuarono fino a tavola.
«Credo di aver capito come funziona ora.» disse Ernie a Megan, che gli stava spiegando l'uso del cellulare.
«Sì, anche io. Stasera ti chiamerò.» promise Wayne.
«E dimmi, ti piace il Quidditch, Charlotte?» chiese Jack, versandosi da bere. Lei arrossì all'inverosimile e annuì.
«Non è male.»
«Io sono il cercatore della squadra, sai?»
«Davvero? Verrò a vederti giocare!» squittì lei, che in realtà già lo stava seguendo da tempo.
Jack rise, «E i tuoi compagni di casa ti odieranno.»
«Di loro non mi importa.» borbottò Charlotte, «Gli conviene stare zitti o le prendono.» Jack la guardò sorpreso e lei si sbatté una mano sulle labbra.
«Però, Georgia ha ragione! Sei una piccola peste!» e scoppiò a ridere, «Un po' di cola?»
«Sì, grazie.» mugugnò imbarazzata.
«Tua sorella ha una cotta per Jack.» sussurrò Michael, scegliendo il proprio dolce. Georgia non rispose, con gli occhi fissi sul proprio piatto, «Georgie?»
«Eh?»
«Dormi?»
«Cosa? No. Scusami, sono ancora un po' stanca. Sai, mezzo ammalata e tutto.» borbottò lei.
«Non sembri raffreddata dalla voce.»
«No, infatti sto meglio.»
«Aspetta, Megan! Mettiamo le candeline nel dolce!» esclamò Jack, porgendole sedici candeline.
«Ma non ci stanno tutte! Non c'erano di quelle col numero? Numero e candelina?» domandò Justin.
«No, non ho fatto in tempo, sono passato prima di arrivare...»
«Va bene così.» tagliò corto Megan, concentrata nel non distruggere il dolce mentre le infilava una per una.
«Chi lo accende con la magia senza dare fuoco a tutto?»
«Ci penso io. Sono diventato bravo in incantesimi.» si vantò Ernie con un sorriso.
«Con tutto l'allenamento che facciamo, vorrei ben vedere.»
«A che ti riferisci, Susan?» domandò Jack subito.
«Oh, io... Lascia stare.»
«Siamo così indietro che quest'estate dovrete darci ripetizioni voi.» commentò Wayne che non suonava per nulla preoccupato, «Comincio ad avere la media dell'Accettabile.»
«Come la media dell'Accettabile? Ma stai scherzando?» sbottò Walter.
«Ehi, non litigate ora, Megan deve esprimere un desiderio e soffiare le candeline.» li richiamò Jack, «Su, donna.»
Megan li guardò tutti, uno per uno, cercando un desiderio da esprimere che fosse realizzabile.
Vorrei che tutti loro restassero sempre attorno a me come ora.”
Soffiò le candeline e tutti applaudirono, poi partì il coro sguaiatissimo: «Tanti auguri a teee...»
Chi non conosceva la canzone si unì agli altri con un secondo di ritardo, creando due nenie ugualmente stonate. Persino Sally-Anne con un sorriso si mise a canticchiare e Michael mosse la forchetta come se fosse la bacchetta di un direttore di orchestra.
A Megan salirono le lacrime agli occhi, e per una volta non di dolore.
«Teeeeeee!» terminarono tutti, facendo scrosciare nuovamente gli applausi.
«Megan?» chiamò Susan atterrita, vedendola asciugarsi le lacrime.
«No, è... Sono lacrime buone.» la tranquillizzò, tirando su col naso.
«Commossa?» domandò Walter, raggiante. La risata squillante di Georgia risuonò nell'aria mentre l'amica si avvicinava e le schioccava un bacio su una guancia. Wayne le strinse una spalla con la mano, sorridendo a sua volta con affetto.
«Grazie a tutti.» soffiò e gli altri risero.
«Quando vuoi, tesoro.»
«Per le feste ci siamo sempre!»
«Siamo amici, no?»
«Qualunque cosa per te.» disse anche Michael, e per un momento il suo viso assunse la stessa espressione tenera e scanzonata di sempre.
«Ora potresti anche ringraziarci con un bacio, comunque.»
«Rent, piantala!»
«Ho detto bacio! Mi sono anche contenuto!»
«Cielo, Summers, e poi ti stupisci che non ti voglia neppure come cameriere in casa mia?»

Michael e Georgia si spostarono all'esterno, il ragazzo voleva fumare e le aveva chiesto di accompagnarlo, e quando Megan andò al bagno gli altri si riunirono attorno a Sally-Anne.
«Come stanno realmente?» domandò Hannah.
«Non li ho invitati per controllarli.» rispose Sally-Anne, stizzita, «Non li tengo sott'occhio. Comunque credo che Megan stia un po' meglio, ci siamo insultate di tanto in tanto. Michael non sembra cambiato, è il solito bastardo. Scusate ma non trovo termine migliore.»
«Bastardo va benissimo.» ammise Walter, «Anche se con Megan e Georgia riesce a essere passabile. Se Megan ti ha insultata è un progresso, in effetti.»
«Ma com'è che li hai invitati entrambi a casa tua?» domandò Susan, incuriosita.
Sally-Anne pensò alla rabbia di Megan contro suo padre e alla solitudine di Michael.
«Perché in qualche modo...» li ho sentiti vicini, «Volevo far arrabbiare i miei genitori e ho preso i due individui peggiori. Sono dei cafoni entrambi. Avrei potuto invitare Summers e Hopkins ma non avrebbero accettato.»
«Sai, è strano, ma ho idea che tu e Megan andiate d'accordo nel vostro maltrattarvi a vicenda.» la stuzzicò allora Rent, «Perciò suppongo che questo valga anche con me e Walter. E per quanto riguarda Michael oltre che cafone è insopportabile in questo periodo perciò non ci credo, non ti saresti sottoposta a una tortura simile solo per i tuoi genitori, qualunque cosa abbiano fatto.»
«Sei pregato di non tentare di ragionare, Summers, dato che palesemente non ne sei in grado.» replicò lei freddamente.
«E George cos'ha?» mormorò Hannah, «Non mi sembra stia bene.»
Tutti si voltarono a guardare Charlotte, che era rimasta fuori dalla discussione iniziale e stava mangiando un altro dolce. Lei si bloccò come un cervo illuminato dai fari di un auto, spalancando gli occhi.
«Cosa ho fatto?»
Jack soffocò una risata e Rent gli diede una gomitata perché parlasse lui.
Tutti attendevano la stessa reazione da parte di Charlotte a una domanda del suo idolo: arrossire e vuotare il sacco.
«Cos'ha Georgia? È davvero mezzo malata?»
«Oh, certo che no!» squittì lei, agitata, «A me ha detto così ma li ho sentiti litigare da quando siamo tornati a Hogwarts, la notte e dopo. Lei e Robert. Litigano appena pensano che io non senta. E lei non mangia mai, mai. Non so perché, a me non dicono mai nulla.»
Vista la facilità con cui parlava dei fatti loro era chiaro il perchè la tenessero all'oscuro, tuttavia rimasero turbati. Era normale litigare tra fratelli ma Georgia sembrava veramente sciupata e sofferente, e questo era poco da lei.
«Di chi parlate, di Georgia?» sussurrò Megan, tornata dal bagno e avvicinatasi a loro.
«Sì, litiga col fratello di brutto.» rispose Rent, «Non vedo l'ora di tornare a Hogwarts. Lì la terremo d'occhio.»
Tutti lo guardarono stupiti, perché tra lui e Georgia non c'era un'amicizia particolarmente profonda.
«Beh, dobbiamo occuparci un po' gli uni degli altri, no? È il mio ultimo anno, non voglio sprecarlo in cose idiote come sempre, preferisco fare gruppo e cercare di tirare avanti.» si giustificò lui a disagio.
Jack spalancò la bocca e Walter quasi perse l'equilibrio.
«Oh, Merlino, Morgana e Mordred! Hai detto qualcosa di maturo!» esclamò Sally-Anne portandosi una mano alle labbra.
«Sei agghiacciante.» affermò Stephen inespressivo.
«Ehi! Ho diciassette anni, sapete?»
«Ma il tuo cervello prima questo non lo sapeva.» sghignazzò Walter.
«Non posso credere che Michael si stia perdendo la tua prima frase intelligente.» si lamentò Jack, divertito.
Megan sospirò. La vita non finiva mai di stupire.

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Capitolo 9
*** Crisi di pianto, Mangiamorte in fuga, bagno del terzo piano e biscotti con la McGonagall. ***


Avviso: mi si è rotto il computer, fortunatamente non ho perso almeno i file riguardanti Cedric's friends, ma sto usando il fisso che è una caffettiera, perciò non so quando potrò rispondere alle recensioni, anche considerato che ho un esame. In compenso per non mollarvi una settimana intera ecco un altro capitolo.






Crisi di pianto, Mangiamorte in fuga, bagno del terzo piano e biscotti con la McGonagall.

Michael si voltò a guardare Georgia, che seguiva con gli occhi la scia di fumo che si alzava verso il cielo e non parlava.
«Se stessi davvero male non mi avresti accompagnato fuori al gelo.» le fece presente e la ragazza sobbalzò, «Cosa c'è che non va?»
«Ma niente, va tutto bene...» borbottò lei, stringendosi nel giaccone.
«Non ho fatto niente stavolta, vero?» azzardò lui preoccupato.
Georgia emise un suono a metà tra la risata e il pianto.
«No, scemo, no.»
Era vero, non poteva certo aspettarsi di cambiare del tutto quel nuovo Michael; per quanto volesse indietro quello vecchio ormai era certa che non lo avrebbe più trovato, ed era già tanto se era riuscita ad ottenere un'ammissione di affetto da parte sua e di sentirsi di nuovo chiamare “Georgie”. Con lei non faceva neppure sfuriate né commenti crudeli, quindi si doveva considerare fortunata.
«Cosa c'è allora?» sussurrò lui, gettando la sigaretta tra la neve.
«Non è niente.» ripeté lei, stoica. Non poteva parlarne con lui, non poteva parlare del timore di perdere una persona cara né nominare Cedric, non voleva ferirlo o allontanarlo più di così.
«È carino sapere che ti offendi a morte quando non ti sto appiccicato e poi quando stai palesemente male menti e non mi vuoi attorno.»
Si scambiarono un'occhiata, lui pieno di rimprovero e lei colpevole.
«Non ne voglio parlare, rovinerei la festa.»
«Ma chi se ne frega!» sbottò lui, poggiandosi contro il tronco della quercia su cui saliva sempre, «Dimmi che cos'hai.» ordinò. Aveva di nuovo assunto quell'aria fredda inarrivabile e più che mai Georgia pensò di non potergli parlare di quello che la feriva. Questo pensiero la fece sentire ancora peggio, perché Michael era sempre stato il suo confidente e migliore amico. «Ehi, non è il caso di piangere...»
«Non sto p-» Georgia si bloccò, rendendosi conto delle lacrime sul suo viso. Michael l'abbracciò subito, poggiandole una mano sui capelli. Pianse per qualche minuto, mordendosi le labbra per non singhiozzare, poi riuscì a ricomporsi con tutto il suo impegno proprio un attimo prima che gli altri uscissero.
«Ops, scusate.» rise Rent vedendoli abbracciati.
«Non essere sciocco. Ci abbracciamo sempre.» lo rimbrottò Georgia, attenta a non farsi vedere in viso.
«Rientriamo tutti assieme? È più sicuro così.» disse Susan, spostando lo sguardo da Georgia a Michael.
«Sì, dov'è Charlotte?»
«Sono qui.»
«Ci pensiamo io, Jack e Walter alla smaterializzazione.» disse Rent, «Vieni, Susie. Penso io a te.»
«Non provarci, Rent.» ridacchiò lei, salutando gli altri.
«Possiamo andare via con Jack?» sussurrò Charlotte, raggiunta la sorella.
«Sì, Jack, ci porti tu? Walter sta portando già Ernie.»
«D'accordo.»
«Jack, accompagna prima qualcun altro.» disse Michael, pilotando Georgia lontano da loro per un braccio, «Noi due dobbiamo parlare.»
«Non ho niente da dirti.» mormorò lei tenendo gli occhi bassi.
Megan li notò e si voltò verso Wayne, che sospirò.
«Se non altro saprò come usare il cellulare. Ah, ho una cosa per te.»
«Come una cosa per me? Mi hai già fatto il regalo di Natale!» protestò lei.
«Lo so. C'ero anche io.» le fece presente e lei assottigliò lo sguardo, truce, «È solo un pupazzetto da appendere al cellulare, l'ho visto con mia madre quando siamo andati in giro per Maesteg.»
Le porse un piccolo tigrotto bianco e lei sorrise, «È adorabile, grazie. Maesteg hai detto?»
«Mia madre è di Maesteg e ho passato il Natale con lei.»
«E Walter?»
«Walter era a Port Talbot con suo padre.»
Il suo tono era freddo come lei non lo aveva mai sentito; Wayne era forse poco espansivo e sicuramente tranquillo ma mai gelido come in quel momento.
«Suo padre? Non sarebbe “vostro” padre?»
«Se proprio vuoi chiamare in causa la genetica...» sbuffò lui.
«Perché ce l'hai tanto con lui?»
Wayne restò in silenzio e Megan alzò le spalle.
«D'accordo. Non sono fatti miei, immagino. Ci sentiamo presto al cellulare?»
«D'accordo.» fece per avviarsi ma si fermò e si voltò ancora a guardarla, «Stai meglio così.»
Non era sicura che si riferisse ai capelli o forse al suo atteggiamento meno depresso, ma ringraziò comunque.
«Andiamo, Jack.» lo chiamò Georgia, sbrigativa, e Michael era rimasto indietro con le mani in tasca e l'espressione seccata. Lei non gli aveva raccontato nulla.
«Ciao a tutti.» salutò Charlotte, prendendo la mano di Jack con aria adorante.
«Ciao, piccoletta!» la salutò Rent, ridendo chiassosamente come al solito e scompigliandole i capelli prima di afferrare Stephen per un braccio.
«Mi pieghi la giacca!»
«Si va! Ci si vede, gente!»
«Ciao a tutti.» salutò anche Stephen, seccato.
E sparirono tutti uno dopo l'altro. Walter salutò Sally-Anne con un cenno del capo e poi dopo un'occhiata di biasimo poggiò una mano sulla spalla del fratello e si smaterializzò con lui.
«Cos'era quella faccia?» domandò Sally-Anne.
«Penso sia per i voti di Wayne. Non sapevo andasse peggio anche lui. Beh, io ho rimediato una D in Trasfigurazione, quindi non posso proprio parlare...» sbuffò Megan.
«Cos'è quello?»
«Solo un pupazzo. Me l'ha dato Wayne.»
Sally-Anne sorrise sorniona, «Carino.»
«Strano che tu non abbia di che criticare.» considerò Megan.
«Non mi permetterei mai, è pur sempre un pegno d'amore.» replicò lei rientrando in casa.
«Un che cosa?» domandò Megan, basita, «Tu sei fuori di testa. Davvero, dev'essere l'avere troppi soldi che fa impazzire la gente.»
«Se fosse così non si spiegherebbe la pazzia di Hopkins.»
«Perché, loro non hanno soldi?»
«Vuoi scherzare? Dove vivono loro si fa praticamente la fame.»
Michael si fermò nell'atto di chiudere la porta.
«Ma che dici? Non mi sembrano proprio dei poveracci...»
«Provvedono i nonni.» spiegò lei, informata sui patrimoni altrui grazie alle chiacchiere di sua madre.
Megan e Michael si scambiarono un'occhiata.
«Questa è nuova.» mormorò la ragazza, abbassando lo sguardo sul tigrotto.

Il resto delle vacanze passò velocemente, perchè quando Sally-Anne non studiava uscivano con lei per le strade babbane, quasi volesse far dispetto ai suoi genitori e probabilmente era così, mentre quando lei studiava stavano al telefono o si allenavano nella sua palestra personale, non per la scuola ma per essere pronti nel caso succedesse ancora qualcosa.
E il giorno dopo al loro ritorno in effetti cominciò a succedere qualcosa.
Il dodici gennaio si ritrovarono come al solito sul treno per Hogwarts, e quando Georgia arrivò lasciò tutti senza parole: era dimagrita moltissimo e sembrava più triste e sciupata che mai. Non rivolse la parola a nessuno e andò a sedersi nello scompartimento con un gruppo di Ravenclaw insieme a sua sorella. Li evitò anche a cena, che si svolse immersa nelle supposizioni su cosa le stesse capitando finché Michael non sbatté il proprio calice con forza sul tavolo e li costrinse a cambiare argomento. Vedere Georgia così lo aveva reso più intrattabile di prima e i suoi compagni di stanza lo dovettero trattenere in tre perché non si scagliasse contro Nott, che aveva fatto un commento sulla sua situazione in famiglia. A quanto pareva i purosangue Slytherin conoscevano tutti i precedenti purosangue Slytherin, perché sua madre fu nominata più di una volta anche la mattina dopo a colazione, per cercare di mettere Michael nei guai sfruttando il suo caratteraccio, almeno finché non giunsero i gufi con i giornali.
«Susan, perché ti fissano tutti?» domandò Hannah, sedendosi a tavola.
«Non lo so, ho qualcosa fuori posto?» domandò lei preoccupata.
«Oh.» fece all'improvviso Sally-Anne, guardandola da sopra il proprio giornale, «Susan, credo che dovresti leggere.»
«Un'evasione di massa!» esclamò un ragazzino accanto a loro e Susan rabbrividì, presagendo il peggio.
«Leggo io.» disse Ernie, «Evasione di massa da Azkaban, il ministero teme che Black punti a radunare i vecchi Mangiamorte. Quel maledetto mostro!»
«Leggi l'articolo.» lo pregò Susan, pallida.
«Silenzio.» ringhiò Michael a due povere matricole, che lo guardarono a occhi spalancati.
«Il Ministero della Magia ha annunciato ieri in tarda serata che c'è stato un’evasione di massa da Azkaban. Parlando ai reporter nel suo ufficio privato, la Cornelius Fudge, Ministro della Magia ha confermato che dieci prigionieri di massima-sicurezza sono scappati nelle prime ore di ieri sera e che lui già ha informato il Primo Ministro Babbano della natura pericolosa di questi individui. ' Noi ci troviamo, sfortunatissimamente, nella stessa posizione di due anni e mezzo fa quando scappò l'assassino Sirius Black, ' ha detto Fudge, la notte scorsa. ' Né noi pensiamo che le due evasioni non siano correlate. Una fuga di questa portata suggerisce un aiuto esterno, e noi dobbiamo ricordare che Black, in quanto è stato la prima persona che sia mai fuggita da Azkaban, sarebbe il tipo ideale ad aiutare altri a seguire le sue orme. Noi pensiamo che, probabilmente, questi individui che includono la cugina di Black Bellatrix Lestrange, si stiano riunendo con Black come leader. Comunque, noi stiamo facendo tutto quel che possiamo per catturare i criminali, e preghiamo la comunità magica di rimanere vigile e cauta. Per nessun motivo uno qualsiasi di questi individui deve essere avvicinato.”»
«Dieci prigionieri? Fammi vedere le foto.» disse Susan. Ernie porse a lei e gli altri il giornale.
«C'è anche...» cominciò Hannah, allarmata.
«Questo è Jugson. È lui che ha ucciso zio Edgar e forse anche i miei nonni.» mormorò Susan con un filo di voce.
«Rookwood.» sussurrò Megan al suo fianco, guardando il padre dell'assassino di sua madre. Poi scorse la foto accanto “Augustus Jr.” e si sentì svenire dal terrore. Abbandonò la colazione e corse via, seguita poco dopo da Susan che aveva tutti gli occhi degli Hufflepuff puntati su di sé.
Hannah fece per seguire l'amica, si guardò attorno e notò che nessun altro sembrava preoccupato, pochi leggevano la Gazzetta del Profeta, ma i professori erano nervosi e al tavolo Gryffindor il gruppo di Harry era agitato e Neville, poco più in là, sembrava sul punto di sentirsi male e si reggeva al tavolo con entrambe le mani. Chiedendosi come mai proprio lui fosse così turbato si alzò e andò a cercare Susan.
«Questa non ci voleva...» si lamentò Justin, che aveva la pelle d'oca, «Il ritorno dei Mangiamorte... Noi nati-babbani andiamo incontro alla fine, così.»
«Di nuovo.» aggiunse Rent, tetro, «Ci mancava così poco perché Black ricevesse il Bacio, maledizione!»
«Sono cresciuto tra i babbani, che ne so...» stava dicendo un Ravenclaw di passaggio tra i loro tavoli.
«Guarda, questa ha torturato un mucchio di gente con la cruciatus e questo qui ha ucciso i Bones, quasi tutti, e questo qui era una spia. Sono tutti famosissimi, malvagi quasi quanto Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato!»
«Oh, Susan diventerà popolare.» commentò Sally-Anne, cupa quanto Rent.
«E non solo lei.» Walter osservò amaramente il posto lasciato vuoto da Megan. Wayne e Stephen erano andati dietro alle amiche, come avevano fatto Hannah e forse Georgia, e la tavolata non gli era mai parsa un posto tanto desolato.

Megan non si presentò alle lezioni quel giorno, troppo spaventata. Si era chiusa in camera, incantando le tende del letto perché non potessero essere aperte, e aveva inconsapevolmente imitato Michael post-morte di Cedric. Susan invece saltò soltanto la prima e alle successive si sedette in fondo all'aula tentando di evitare sguardi e mormorii altrui.
«Mi sto innervosendo.» dichiarò Stephen durante Storia della Magia, «Susan sta per seppellirsi sotto il banco, tutti parlano di lei, Megan non si sa dove diavolo sia finita e tu si può sapere perché sei così isterico? Ogni volta che c'è un minimo rumore salti per aria.»
Quill lo guardò terrorizzato.
«Perché... potrebbero essere dappertutto. Mangiamorte, capisci?» mentì, sicuro che nessuno avrebbe mai capito che erano solo bugie, non se a dirle era il vigliacco per antonomasia.
«Non a Hogwarts, di sicuro. Ce lo vedi un Mangiamorte a Hogwarts? Non nominare Moody.»
«Anche tu sei strano. Non sei mai stato così agitato.» lo accusò l'amico, offeso.
«Beh, non so perché ma odio...» Stephen lasciò cadere la frase, voltandosi a guardare Susan che aveva spostato la treccia davanti alla spalla destra per nascondere il viso come poteva.
«... la situazione.» completò per lui Quill.
Quel Natale era stato terrificante, perché aveva colto qualche discorso da parte dei genitori. Sua madre era una spia, questo era poco ma sicuro, e di suo padre non sapeva ancora bene. Avevano ospitato McNair e tale Nott che erano andati dai giganti il mese prima, avevano anche attaccato Hagrid, che chissà cosa ci faceva lì. Non erano Mangiamorte ma erano chiaramente dalla loro parte, e se avesse aperto bocca sarebbe morto prima di arrivare ai sedici anni e non ne aveva la minima intenzione.
«Sia maledetto Sirius Black.» ringhiò a bassa voce Georgia, che ormai lo diceva spesso, seduta dietro di loro a scrivere con tanta foga da rischiare di spezzare la piuma.
Quill sapeva anche che era prevista la fuga da Azkaban e che Sirius Black non c'entrava nulla.
Anzi, Sirius Black era dalla parte dei buoni.
Del resto lui era uno dei favolosi Gryffindor, coraggioso, che come minimo in quel momento se la spassava al sicuro dal Signore Oscuro ben lontano da lì, perché mai avrebbe dovuto sentirsi in colpa nel convenire su quanto fosse mostruoso? Era lui, Quill, quello che rischiava la pelle, non Sirius Black, era lui che non poteva opporsi alla propria famiglia, non Sirius Black.
«Maledetto.» approvò a voce bassa e Stephen annuì.

«Le hanno sterminato mezza famiglia.»
«Poverina, sarà terrorizzata...»
«Anche la sua compagna di camera, Megan Jones, è spaventata a morte.»
«Anche a lei hanno ucciso qualcuno?»
«Non lo so! Credo proprio di sì! Ti ricordi com'era prima?»
«Poverette, loro erano anche amiche di Cedric, gliene succede una dopo l'altra...»
Susan diede un colpo un po' troppo forte al telescopio, che rischiò di volare giù dalla torre e fu prontamente bloccato da Hannah.
«Lascia che guardi io.» la supplicò l'amica, mentre la professoressa rimproverava le Ravenclaw che non riuscivano a smettere di parlare.
«Mi sento come se fossi un animale da esposizione.» ringhiò Susan, urtando involontariamente Sally-Anne.
«Quanto sei goffa...» commentò lei distrattamente, tornando alla sua cartina. Susan le scoccò un'occhiataccia, tornando al proprio lavoro con mani tremanti e la fronte aggrottata.
«Megan e Georgia dove sono?» mormorò Justin, senza distogliere lo sguardo dal cielo stellato.
«Saranno chiuse in camera. Penso seguirò l'esempio di Megan se continua così.» sbottò lei, infastidita.
«Senti com'è nervosa! Te l'avevo detto!» sussurrò una ragazza alle sue spalle.
«E basta!» esplose, con enorme sorpresa di tutti, Hannah, «Siete voi che la innervosite! Pensate a fissare le stelle e ai fattacci vostri, pettegole!»
«Signorina Abbott! Cinque punti in meno a Hufflepuff! Le sembra il modo?»
«Scusi, professoressa...» borbottò scocciata.
«Meno male che domani non abbiamo lezioni, penso che avrebbero reso isterico persino me.» ammise Stephen, segnando qualcosa sulla sua cartina. Accanto a lui Quill ciondolava dal sonno.
«Sta lavorando per due, signor Cornfoot? Ammirevole.» commentò Ernie, porgendo senza farsi vedere un pacchetto di caramelle a Susan, «Prendine, dai. E non pensare a loro.»
«Grazie, ragazzi.»

«Che cosa diavolo c'è di sbagliato in te? Ti rendi conto che se ti succedesse qualcosa... Dio, non ci voglio neppure pensare, ma se ti succedesse qualcosa ci spedirebbero da nostro zio? Ti sembra una persona a cui affideresti una bambina di undici anni e me? Io non sono ancora maggiorenne!»
«Georgia, posso anche aspettare un anno, è uguale, non cambierà il fatto che Charlotte passa dieci mesi a Hogwarts e soltanto due a casa e che non vi accorgerete neppure della mia assenza nel frattempo!»
«Ma saprò che sei là fuori, magari in pericolo, magari morto come mamma e papà!»
«Potrei morire anche stando in un ufficio, basterebbe una bomba, una malattia, un incidente! Merda, non lo capisci che non ce la faccio più a restare con le mani in mano? Non posso vivere in questo modo solo perchè sei paranoica!»
«Paranoica? Paranoica? Come puoi dire una cosa simile? E cosa fai di tanto terribile? Neanche fossi un delinquente! Cosa dovrebbero dire quelli che un lavoro neanche ce l'hanno?»
«Ma cosa c'entra!»
«C'entra! Oh, come si vede che sei uno stramaledetto Gryffindor, sempre in cerca dell'avventura, non importa cosa sacrifichi per ottenerla! Non ti importa neppure di me, di come starò senza di te!»
«Non mi importa di te? Sono anni che bado a te e a nostra sorella, come ti permetti anche solo di pensare una cosa simile? Cosa vuoi che faccia, che butti i miei sogni al diavolo perché così tu sarai felice? Ti ricordo che io mamma e papà li conoscevo molto meglio di te, ci ho sofferto anche io, ma non per questo sono così appiccicato a te o agli altri!»
«Vuoi dire che io ero più piccola e quindi ho sofferto meno, e comunque tu sei rimasto lo stesso di sempre mentre io sono un'esagerata senza ragione?»
«Sì! Cioè, no, non è che tu abbia sofferto meno... Aspetta! Lasciami spiegare! Georgia!»
Georgia si premette le dita sugli occhi chiusi, cercando di scacciare i capogiri. Forse poteva andare a cercare Wayne e chiedergli la strada per le cucine, per evitare di svenire in giro. Aveva intenzione di ricominciare a mangiare come prima, di studiare e di cercare di essere il più normale come possibile, non voleva certo imitare Megan.
Guardò poi il letto dell'amica, con le sue tende tirate, e si chiese cosa stesse facendo l'altra là dentro: Wayne non le aveva potuto parlare, non poteva entrare nei dormitori femminili neanche volendo, e lei non aveva le forze per chiederle e provare ad aiutarla.
Poi all'improvviso Megan strillò e Georgia si tuffò sul suo letto.
«Megan! Che succede?»
«Io... Oh, scusa...» farfugliò la ragazza, liberandosi dalle coperte. I suoi occhi sgranati sondarono il viso dell'amica e lentamente sembrò calmarsi, «Un maledetto incubo... Come temevo, sono tornati. Dovrò andare in infermeria e chiedere di nuovo una pozione per non sognare.»
Georgia esitò, «Beh, almeno non stai piangendo. È un progresso.»
Megan si sfiorò le guance con le mani, constatando che era vero.
«Sì, si vede che il terrore sembra sufficiente al mio cervello masochista. Tu però non sembri conciata meglio.» notò, spostando i piedi a terra per potersi alzare e fissandola ancora, «Si può sapere che diavolo hai? Non stavi così neppure quest'estate.»
«Tu non mi hai vista abbastanza quest'estate e comunque non ne voglio parlare, non è importante. Tu e Michael dovete pensare a voi.»
«Cosa c'entra Michael?»
«Anche lui mi assilla per sapere cos'ho. Lasciatemi perdere, mi passerà.» tagliò corto lei, porgendole una mano, «Ti serve aiuto?»
«No, tranquilla. Metto la vestaglia e vado da Madama Pomfrey. Sarà entusiasta di rivedermi.» commentò esasperata, e Georgia notò che le mani con cui allacciava la vestaglia tremavano visibilmente.
«Hai sognato tua madre?»
«Sogno Rookwood. È meraviglioso, i mollicci davanti a me hanno una scelta vastissima. A cominciare dalle api per finire nei dissennatori e in assassini.»
«Dissennatori?» domandò Susan, che rientrava in quel momento con Sally-Anne e Hannah.
«L'ultima forma che credo assumerebbe il mio molliccio. Sarebbe comodo saper usare i patronus...» spiegò lei.
«Harry Potter sa usare i patronus, ne ha usato uno anche quest'estate, me l'ha detto mia zia Amelia, lei lo ha processato.» raccontò loro Susan, lieta di distrarsi finalmente dalle chiacchiere altrui.
«Cosa, cosa?» fece Georgia, incredula. Megan tornò a sedersi a letto, spostando indietro i capelli e accomodandosi per ascoltare al meglio. Susan raccontò loro che Potter aveva rischiato l'espulsione per aver evocato un patronus, dicendo poi di essere stato attaccato da due Dissennatori. Il preside stesso era intervenuto a difenderlo e il ministero aveva successivamente messo a tacere la questione.
«Che forma ha?» domandò Sally-Anne.
«Non lo so...»
«Quanto mi piacerebbe saperli evocare...» mormorò Megan.
«Magari quest'estate sarò in grado di insegnartelo.»
«Giusto.» approvò Hannah.
«Davvero? Grazie alla Umbridge?» domandò Georgia sarcastica. Susan e Hannah risero.
«No, è una storia lunga...»
«Beh, se ne sarete in grado sapete dove abito.» disse Megan, sbadigliando, «Ma che ci facevano dei Dissennatori in giro?»
«Non ne ho idea.» ammise Susan, «Zia Amelia dice che sta andando storto qualcosa di grosso.»
«Proprio quello che ci voleva.» commentò Hannah.
«C'entrerà con... Tu-Sai-Chi?» azzardò Megan, senza guardare in viso nessuna, «Con quello che ha detto Potter? Con Cedric?» la sua voce finì in un bisbiglio ma nel silenzio della stanza la sentirono ugualmente.
«Perfetto, passerò la notte in bianco.» si lamentò Sally-Anne.
«Megan, Georgia, domani avete intenzione di tornare a lezione?» chiese Susan a voce bassa.
«Sì, sono mancata abbastanza.» rispose Georgia con aria infelice. Megan si ritrovò ad annuire di malavoglia.
«Vedrete che le chiacchiere finiranno in fretta.» mormorò Hannah, rivolta soprattutto a Susan.
Ma le chiacchiere non accennarono a diminuire nei giorni successivi, e tra i compiti che aumentavano e i nervi a fior di pelle di Susan tutte le ragazze cominciarono a dar segni di squilibrio, come Hannah che di tanto in tanto distruggeva le pergamene su cui stava scrivendo i compiti perchè insoddisfatta, o Georgia che ogni tanto saltava i pasti per un giorno intero, o Megan che si addormentava durante le lezioni perchè stanca dopo le nottate in bianco per via degli incubi, dato che non poteva sempre prendere la pozione per non assuefarsene.
«Signorina Jones, si svegli!» chiamò la professoressa McGonagall, «Cinque punti in meno a Hufflepuff e una settimana di punizione! Conferirò con la sua capocasa, non è possibile che si addormenti di continuo! Non segue e non riesce neppure a compiere gli incantesimi più basilari!»
Megan incassò la successiva sgridata senza battere ciglio, confortata dagli sguardi pieni di simpatia delle compagne. All'uscita dall'aula la professoressa si mantenne a qualche passo di distanza da lei, forse indecisa se fermarla per parlarle, e così beccò in pieno Michael che fumava vicino al bagno di Mirtilla Malcontenta dove lei voleva rifugiarsi.
«Signor Stebbins!» strillò allibita, «Fumare per i corridoi! Quindici punti in meno a Hufflepuff! Ora scriverò una nota alla professoressa Sprout!»
«Faccia pure.» replicò Michael, facendo spallucce.
La professoressa McGonagall lo fissò per un lungo momento e Megan pensò che fosse spacciato, poi incredibilmente il suo cipiglio austero si sciolse in un'espressione dispiaciuta.
«Signor Stebbins, venga con me.»
Michael, chiaramente preso in contropiede, guardò Megan e poi la seguì, dimenticando anche la sigaretta in mano.
Megan proseguì per il bagno di Mirtilla, entrando e cercando la fantasma.
«Mirtilla? Sei qui?»
«No.» rispose lei, da dietro la porta di uno dei gabinetti.
«Che succede?» si stupì lei.
«Oh, non succede mai niente qui!» rispose la fantasma, irritata, «Dalla noiosa Mirtilla! Per questo ci si dimentica di andarla a trovare!»
«Oh. Mirtilla, mi dispiace...» cominciò, sentendosi davvero in colpa, «Sono stata davvero, davvero male. Ero praticamente sul punto di raggiungerti.»
La faccia di Mirtilla fece capolino dalla porta chiusa, con gli occhi assottigliati pieni di sospetto.
«Davvero?»
«Sì. Sai di Cedric, vero?» domandò, rendendosi conto che diventava più facile pronunciarne il nome.
«Sì, che peccato, era così carino! Sarebbe potuto restare a Hogwarts anche lui, con me, invece...» Mirtilla sospirò.
Megan per un momento immaginò Cedric come fantasma, e non seppe se dispiacersi o essere felice che fosse andato oltre, invece che restare bloccato in questo mondo.
«Ti devo raccontare un mucchio di cose...» cominciò tristemente, sedendosi per terra.

Michael si sedette a disagio davanti alla professoressa McGonagall, incrociando le braccia e mettendo su un broncio infastidito. Con quei ciuffi castani spettinati ad arte e l'espressione ribelle e colpevole al tempo stesso, per un attimo la donna pensò di trovarsi davanti alla reincarnazione di Potter unita al fantasma del giovane Sirius, quel teppistello sorridente che ormai era sparito sotto un oceano di dolore.
Si schiarì la gola, tentando di non lasciarsi cogliere dai ricordi amari. Del resto in un certo senso c'era molto di Sirius in quel ragazzo, c'erano gli stessi sentimenti di chi aveva perso un amico e fratello, sebbene nel caso del primo la situazione fosse complicata dal tradimento di un altro amico e dagli anni di sensi di colpa ad Azkaban.
«Michael.»
Gli occhi del ragazzo saettarono dalla scrivania a lei, sconcertati. Non l'aveva mai chiamato per nome, del resto, per quanto bravo in Trasfigurazione non si poteva dire che fosse tra i suoi studenti migliori, soprattutto a causa dell'atteggiamento arrogante.
Se era stato discolo da bambino era poi diventato un tormento, esattamente come a Gryffindor prima di lui lo erano stati i Prewett, Potter e Black, ora i gemelli Weasley, e una decina di anni prima quel Runcorn col suo amico Ravenclaw, ma per quanto riguardava Michael la sua attitudine a cercare guai quell'anno era cambiata, e più di una volta l'aveva spedito fuori dalla classe perchè impegnato ad attaccar briga coi compagni Slytherin con cui sfortunatamente condivideva le sue lezioni o a non fare palesemente nulla.
«Prendi un biscotto.» offrì, come aveva fatto non troppo tempo prima con Harry.
«Grazie.» borbottò lui, che non aveva evidentemente perso le buone maniere sotto i modi di fare bruschi. Non con lei almeno, a quanto ne sapeva la Umbridge lo aveva segnato nel libro nero poco sotto Harry.
«Cosa intendi fare quest'anno, Michael? Perchè di certo la promozione non è nei tuoi primi interessi.» domandò pacatamente l'insegnante. Michael inghiottì con tutta calma il suo biscotto.
«Sinceramente? Punto alla bocciatura. Ho delle cose da fare qui a scuola.» rispose Michael, tornando a incrociare le braccia.
«Mi hanno riferito che sei passato molto spesso a prendere la signorina Runcorn dopo le lezioni...»
«Georgia non c'entra niente. Non sa neppure che ho la media del Deludente.» tagliò corto lui. Lei si accigliò.
«La professoressa Sprout me ne aveva parlato, ma speravo che almeno nelle altre materie fossi un po' più... Ma dimmi, cosa intendi fare dopo Hogwarts? Ricordo che volevi avviare una carriera come creatore di incantesimi, ma suppongo che anche quella non sia più una tua priorità.»
«In effetti non me ne importa più nulla. Potrei anche fare qualche lavoro babbano per quello che me ne importa.»
«Michael,» la professoressa si sporse verso di lui, preoccupata, «Capisco. Non credere che non sia così. E conosco una persona che è nella tua identica situazione, se non peggiore, perciò temo di sapere cosa ti passi per la testa. Ma la tua vita non è finita e sarebbe terribile gettare una fortuna simile, anche se tu ora non la vedi tale. Non trasformarti in un fantasma, non precluderti un futuro tu che puoi averlo, perchè altrimenti quando sarà troppo tardi te ne pentirai e non potrai far nulla per cambiare le cose. Io e te non siamo mai stati particolarmente felici di trovarci nella stessa aula, sebbene io non possa dire di non aver ricevuto maggior rispetto del professor Snape o della professoressa Umbridge,» a quest'ultimo nome entrambi fecero una smorfia di disgusto, «Ma devo ammettere che tu sei uno dei miei migliori studenti, sei sempre stato brillante nella mia materia, e il professor Vitious pensa lo stesso. Non sprecare tutto questo.»
Michael fece schioccare la lingua, aprendo la bocca per parlare ma restando in silenzio qualche secondo.
«Professoressa, io la ringrazio per l'interesse. Se ha avuto la sensazione che la rispettassi più di quanto facessi con gli altri professori è perchè è vero, la stimo moltissimo. Ma purtroppo credo che sia già troppo tardi, non è solo questione di non volermi comportare male ormai, ma è che sono incapace di ritrovare la felicità di prima e non vedo l'utilità di sforzarmi se poi non mi sento meglio. E per quanto riguarda le materie anche volendo non riuscirei a recuperare entro i M.A.G.O. perchè non ho neppure mai ascoltato le lezioni. Questo discorso cercherò di ricordarmelo l'anno prossimo magari.» concesse riluttante, «Ma quest'anno credo che mi limiterò a tentare di non farla pentire di non avermi espulso oggi.»
«Il problema è che se continui a pestare la coda alla Umbridge non potrò fare nulla per impedire conseguenze serie, dato che non posso oppormi al suo volere.» sussurrò la professoressa, guardandosi attorno per un momento come aspettandosi che la donna sbucasse da un angolo della stanza, «Perciò ti prego di moderare il tuo comportamento, perché le cose sono già difficili per tutti noi senza ulteriori problemi. Il tuo rendimento è solo affar tuo, ma se si venisse a conoscenza della rissa di ieri...»
Michael la guardò stupefatto.
«Pomona mi ha riferito di averti visto e parlato a questo proposito e la professoressa Umbridge non ne verrà a conoscenza, tranquillo. Ma non voglio mai più che si ripeta una situazione simile, parlo sia della rissa che delle sigarette. Non starò qui a ripeterti ciò che la tua capocasa ti ha detto, ma sappi che per quanto io ti capisca non ammetterò altri comportamenti simili, a costo di far intervenire il preside e trovare una punizione seria.»
«Capito.» disse lui, accigliato quanto lei, «Cercherò di controllarmi. Se non c'è altro però dovrei andare, Incantesimi è una delle poche lezioni che ancora seguo.»
«Bene, allora vai. Mi raccomando, Michael.»
Lui si alzò, ma esitò prima di andarsene. L'insegnante lo guardò perplessa.
«Io... Quella persona che è nella mia stessa situazione ha seguito il suo consiglio? Voglio dire... è riuscita a uscirne?»
Lei pensò a Sirius e all'ultima volta che l'aveva visto all'Ordine. Alle ultime parole che si erano scambiati.
«È successo molto altro nel frattempo, che ha peggiorato la situazione...» cominciò lentamente, e poi gli sovvenne la sua espressione al sentir parlare del figlioccio, «Ma potrebbe ancora farcela, in qualche modo, se solo non si ostinasse a stare male volontariamente come se servisse a riportarli in vita, come se non meritasse di essergli sopravvissuto.» e se la sfortuna non si accanisse su di lui portandogli via la libertà e la possibilità di avere una famiglia alla luce del sole.
«Riportarli? Era più di un amico?» domandò Michael, cupo.
«Erano il suo migliore amico e la moglie del suo migliore amico, la sua famiglia. Avevano ventun'anni.» una punta di dolore al ricordo di James e Lily, così pieni di vita, e a Sirius senza di loro, ad Azkaban. Remus poi, povero ragazzo... uomo, ormai.
«Wow.» commentò Michael, schifato, «La vita è meravigliosa.»
«Lo è, Michael. Se si è fortunati. E anche se non lo si è si deve sempre cercare di renderla tale ed essere felici per ciò che abbiamo... o che ci è rimasto. Credo che la signorina Runcorn abbia bisogno di tutto il tuo supporto, è da settimane che non sta bene e si vede. Non pensi che sia un motivo valido per darti una possibilità e andare avanti?» il suo tono si era fatto sorprendentemente più dolce, come non lo aveva mai sentito, e Michael fremette.
Era un motivo valido per qualsiasi cosa, la sua Georgia.
Se solo gli avesse spiegato perchè stava male invece che chiudersi in se stessa, proprio lei.
«Arrivederci, professoressa.»
«Ci vediamo a lezione.»

Stephen si svegliò di soprassalto quando il grosso telefono babbano cominciò a vibrare sul comodino. Risposte alla chiamata con un assonnato “Sì?”
«Stephen...» singhiozzò Susan.
«Cosa è successo?» domandò lui, immediatamente lucido e spaventato.
«Oh, Stephen...»
«Susie, cosa c'è? Stai bene?» domandò Stephen, guardandosi attorno; era solo in camera.
«Come ha potuto farlo?»
«Chi? Cosa...?»
«Ci ha traditi tutti... tutti...»
Stephen abbassò lo sguardo, cercando di raccogliere le idee e capire di cosa parlasse.
«L'ha ucciso... ci ha traditi...»
«Chi?» domandò lui a voce più alta, «Suze, chi? Chi è morto?»
«Cornfoot!»
Stephen si svegliò di soprassalto, sobbalzando nella poltrona, e un libro gli cadde dalle gambe. Zachiarias Smith lo stava scuotendo per una spalla.
«Cornfoot, sveglia! È quasi ora di andare a lezione.» lo avvisò Smith.
«Ah, grazie.» rispose lui, e quando Smith si voltò si passò una mano sulla spalla. Raccolse il libro, ci soffiò sopra e se lo mise sotto braccio.
«Sapevo che alla fine non saresti tornato in camera.» commentò Wayne di passaggio, «Te l'ho detto di lasciar perdere...»
«Dovevo tentare di finire il capitolo.» fece spallucce lui.
Quill, Susan e Hannah si avvicinarono a loro.
«Ti sei di nuovo addormentato in sala comune, Step?» domandò Susan, divertita.
«Non andiamo a lezione assieme?» domandò Quill ansiosamente.
«Non ti mangia nessuno, Quill. Ti proteggo io.» scherzò Hannah.
«Vi raggiungo.» disse Stephen, soffermandosi su Susan.
«Cosa c'è?» domandò lei.
«Credo di averti sognata.» osservò Stephen, perplesso. Susan arrossì leggermente.
«Sì? Probabilmente perché la gente non fa che parlare di me in questo periodo.»
«E perché ci sentivamo spesso anche durante le vacanze.» confermò lui, ricordando che c'entrava una telefonata; del resto avevano passato molte notti al telefono a chiacchierare.
Li salutò e si avviò in dormitorio per cambiarsi in fretta. Per un momento si aspettò di vedere il cellulare nel comodino, poi si diede dell'idiota perché a Hogwarts ovviamente la tecnologia babbana non funzionava. Scosse la testa, e si scordò velocemente del sogno.




Qualche immagine per voi:
Wayne nervoso:
http://sphotos.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-snc4/hs1373.snc4/164548_124846814247311_100001659807499_171637_6823090_n.jpg
Jack:
http://sphotos.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash2/hs045.ash2/35592_124813374250655_100001659807499_171286_6615994_n.jpg
Rent:
http://sphotos.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-snc4/hs085.snc4/35592_124813370917322_100001659807499_171285_8094284_n.jpg
Cedric:
http://sphotos.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash1/hs739.ash1/163168_122554441143215_100001659807499_153886_1295876_n.jpg
E questa mi era stata richiesta:
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Capitolo 10
*** Giorni sfortunati, problemi tra fratelli, abbracci inaspettati e il Disastro. ***



Giorni sfortunati, problemi tra fratelli, abbracci inaspettati e il Disastro.





Wayne inciampò sull'ultimo gradino e imprecò mentalmente, raccogliendo i libri che gli erano caduti a terra. Non era sicuramente un caso che gli si fosse rotta la borsa proprio al passaggio di un gruppo di Slytherin che ora sghignazzava, ma giudicò più sicuro far finta di nulla. La sua carriera scolastica era già sufficientemente compromessa senza lanciare fatture in giro.
Corse alla lezione di Difesa, in ritardo, e prese posto dopo aver salutato la professoressa e ricevuto un sorrisetto sgradevole.
«Non ci sarà bisogno di parlare.» furono come al solito le ultime parole della donna prima che si immergessero nell'inutile lettura del libro. Wayne, che l'aveva già letto in un momento di particolare noia, cominciò a scarabocchiare disegnini finché non gli arrivò un biglietto.
C'è un motivo particolare per cui Stebbins mi ha quasi aggredita in Sala Grande quando gli ho chiesto come stava?
Si guardò attorno e vide che la Chang lo fissava.
Michael è poco in sé, come spero tu abbia notato dai suoi vari attacchi da prima donna a pranzo e a cena. Non è nulla di personale.
Poco dopo arrivò la risposta.
Eppure ho avuto l'impressione che ce l'avesse con me perché mi vedo con Harry.
Quindi l'aveva capito anche lei.
Può darsi... Tu non badare a lui, non ti dovrebbe dar fastidio per primo se tu non gli rivolgi la parola. È diventata la prassi al nostro tavolo: non guardare o parlare con Michael. Spiacente. Se per caso ti desse fastidio lui senza che tu gli rivolga la parola per prima vedrò di farlo stare zitto in qualche modo.
La Chang stavolta scrisse quasi con furia: Non è l'unico che sta ancora male, nel caso non l'avesse capito. Vedete di occuparvene, non è possibile che se la prenda con tutti come se soffrisse soltanto lui.
Quel “vedete di occuparvene” irritò maggiormente il ragazzo, che tentava, inutilmente, di mantenere la calma che solitamente lo contraddistingueva.
Non aveva Georgia con cui parlare perchè l'amica era praticamente impazzita come era successo a Megan quell'estate, senza però dare uno straccio di spiegazione, Stephen tendeva a farsi i fatti suoi e comunque era sempre con Quill a fare da guardia del corpo a Susan per proteggerla dai pettegolezzi, Megan aveva ripreso l'abitudine di sparire, Walter ce l'aveva con lui perchè era da Natale che si parlavano pochissimo e non erano i tipi da risolvere le cose esplicitamente, dato che il più piccolo se ne fregava e il più grande parlava soltanto quando era arrabbiato, Michael era tornato ingestibile e scontroso, Rent e Jack erano nel loro mondo, e con gli altri lui non parlava; in più tutto il resto del mondo, forse compresi i suoi stessi amici, si aspettava che lui avesse le redini della situazione in mano e sistemasse le cose con un colpo di bacchetta. Senza contare che i suoi voti cadevano in picchiata, suo padre gli aveva mandato una lettera e sua madre era dispiaciuta per quella sua mancanza di impegno, anche se comprensiva in modo quasi fastidioso, come del resto lo erano stati entrambi i suoi genitori per tutta l'estate, litigando poi tra loro perchè non sopportavano neppure di vedersi e usando il fatto che secondo sua madre suo padre era troppo duro con lui, che aveva appena perso un amico, e secondo suo padre era sua madre quella troppo docile.
Ma per chi l'avevano preso?
«Wayne, è finita l'ora.» gli fece notare uno dei suoi compagni di stanza, Dorian.
«Stupendo.» borbottò, chiudendo il libro e ficcandolo in borsa con forza. Fece qualche respiro profondo per calmarsi e si diresse alla propria sala comune. Aveva il pomeriggio libero e magari una partita a scacchi con Stephen lo avrebbe rilassato.
«Ehi, Wayne!» lo chiamò invece Walter, che era seduto su una poltrona con aria seccata, «Scrivi a nostro padre.»
«Come scusa?» domandò lui, sbuffando e avvicinandosi.
«Mi ha scritto chiedendomi perchè non gli hai risposto e non mi va sinceramente di giustificarti, non sono la tua balia. Sbrigatela con lui.»
«Appunto. Me la devo sbrigare io, no? E non ho intenzione di scrivergli.» replicò infastidito, marciando verso i dormitori da cui stava arrivando Michael, «Dove vai?» gli domandò per evitare di continuare a discutere col fratello.
«Hai visto Georgie? Provo a convincerla a uscire.» gli domandò il ragazzo.
«Credo sia al settimo piano, nelle aule che non vengono usate. Susan mi ha detto che va lì a imparare un po' di Difesa da sola, non so perchè.» rispose abbassando la voce.
«Wayne, maledizione!» sbottò Walter alle sue spalle.
Wayne si voltò scocciato e ringhiò: «Walter, fatti i cazzi tuoi.»
Tutti gli Hufflepuff, annoiati forse dall'assenza di pettegolezzi nuovi, si misero ad ascoltare senza neanche premurarsi di fingere il contrario, tanto era insolito sentirlo rispondere a quel modo.
«Sono cazzi miei, è la nostra famiglia!»
«No, è tuo padre! Non il mio! Non mettermi in mezzo!» ribattè, perdendo le staffe definitivamente.
«Oh, beh, Georgie può aspettare.» sogghignò Michael, che stava cercando di seguire il suggerimento della McGonagall almeno sugli attacchi fisici ma che non intendeva perdersi le disgrazie altrui.
«Ma come puoi dire una cosa simile? Con tutte le persone che neanche ce l'hanno un padre!» s'indignò Walter.
«Io sono una di quelle, non intrometterti ti ho detto.»
«Ma cosa ti ha fatto? Sarà libero di divorziare se non ama più la mamma?»
«Non è per questo!» alzò la voce Wayne, «Non è per questo e lo sai, fatti i cazzi tuoi!»
«No! Ora voglio sapere qual'è il problema! Sono stanco di tutte queste mezze frasi!»
«Fattelo spiegare da lui! Se davvero dopo tutti questi anni credi che io possa arrabbiarmi con qualcuno senza un valido motivo, un motivo razionale, allora sei messo peggio di quanto pensassi! Se pensi invece che magari c'è qualcosa sotto obbligalo a parlare o meglio ancora lascia perdere, prima di cominciare a odiarlo anche tu!»
«Odiarlo?»
«Sì, io lo odio. E ora lasciami in pace!» sbottò esasperato, superando Michael e tornandosene in camera, coi nervi a fior di pelle, non capendo come il maggiore potesse fingere che fosse un normale divorzio, che tutto andasse bene. Forse non sapeva che era stato proprio lui a scoprire la situazione per primo, d'accordo, ma sapeva comunque com'erano andate le cose tra suo padre e sua madre e non aveva senso che gli imponesse di perdonarlo.
Dorian tagliò la corda quando lo vide lanciare un libro contro il muro di fronte, e lui si lasciò cadere sul materasso.

«È impazzito.»
«Sapevo che prima o poi sarebbe successo.»
Il chiacchiericcio era già scoppiato alle spalle di Michael, che se ne andava quasi gongolante. Perlomeno non parlavano di lui questa volta.
Walter invece era rimasto sconvolto in mezzo alla sala comune e infine se n'era andato in camera senza dire una parola, perciò era lui libero di raggiungere Georgia senza sensi di colpa per non aver provato ad aiutarlo.
Sentì la voce dell'amica nel momento in cui arrivò nel corridoio del settimo piano.
«Reducto! Reducto!»
Si affacciò alla porta dell'aula e vide che Georgia mirava a dei bersagli volanti che non riuscì a identificare a una prima occhiata, ma che poi riconobbe come delle pietre fatte lievitare.
«Georgie?» chiamò e lei sobbalzò, facendo cadere tutte le pietre a terra.
«Accidenti, Mike!» protestò lei, portandosi una mano al petto. Aveva i capelli legati in due crocchie alte, che Michael aveva sempre trovato adorabili, e solo due ciuffi ai lati del viso.
E aveva ancora gli occhi arrossati dal pianto.
«Che è successo?» domandò subito, accigliandosi.
«Niente.» rispose lei, incendiando una pergamena che doveva essere una lettera.
«Vedo.» replicò lui amaramente.
«Non ti sei fatto vedere mentre venivi qui, vero? È proibito allenarsi.»
«No, tranquilla... Ma perché lo fai? Per i G.U.F.O.? Ci vuole ancora un bel po'...»
«Anche. Ma credo che tutti abbiamo bisogno di saperci difendere coi tempi che corrono. Senza contare che mi sfoga.» spiegò lei, innervosendosi poi man mano che proseguiva, «Chissà, potrei anche trovarmi a dover difendere mia sorella o qualcosa di simile. I Runcorn erano Auror se ricordi. Quelli morti almeno, visto che mio zio sembra della fazione opposta. Vingardium Leviosa! Reducto! Vedi? Sfoga.»
«Mi stai spaventando.» le disse Michael. Non c'era l'ombra di un sorriso nel suo viso, neppure quello arrogante che sfoggiava sempre ormai.
«Scusami.» borbottò lei, slacciando il mantello e gettandolo a terra. Era accaldata dopo tanta agitazione, come segnalavano le guance arrossate. Michael gliene baciò una, sorprendendola, e le sfilò la bacchetta di mano.
«Vieni qui.» le sussurrò, sedendosi su un banco e chiudendo la porta con un colpo di bacchetta. Georgia lo seguì docilmente, appoggiandosi a lui e guardandolo in viso. Il ragazzo le mise un braccio intorno alle spalle, sfiorandole il suo con una mano e cercando di non esagerare per il bene della loro amicizia, «Adesso parliamo. Per favore.»
«No, non voglio.» si lamentò lei, voltando il viso per premerlo contro il suo mantello, ed entrambi notarono quanto suonasse poco convinta.
«Perchè non ne vuoi parlare con me? Onestamente.»
Georgia sbuffò, troppo incerta per trovare una risposta adeguata.
«Perchè tu... io...» cominciò, «Perché tu hai già abbastanza problemi a cui pensare.»
Michael si irrigidì ma poi le posò un bacio tra i capelli, sfiorandole un ciuffo libero con la mano.
«Stupida, io non ho proprio niente a cui pensare, a parte te. Stai letteralmente terrorizzando tutti e se ti tieni tutto dentro... esploderai. Magari comincerai a fare la stronza come me e sarà la fine del mondo.» ipotizzò sarcastico.
«Ti arrabbierai con me.» ribatté lei sconsolata.
«Non mi arrabbierei mai con te.» la contraddisse, «Non ti ho tenuto il muso nemmeno quando te la sei presa con me a caso
«Non è mai stato a caso.» precisò sostenuta, «E comunque... Mio fratello ha intenzione di chiedere un cambio di ruolo al Ministero, non ne può più di stare dietro la scrivania, come temevo. Ora che Charlotte è qui a scuola è come se avesse il via libera per la vita avventurosa che ha sempre sognato e che ha abbandonato quando mamma e papà sono morti. Ma io non ce la faccio, non ce la faccio a pensare che anche lui potrebbe lasciarci! Non posso andare avanti con tutta quell'ansia di nuovo, mi sento male già solo ora al pensiero! E lui non lo capisce! Ho provato a parlargli ma dice che non può sacrificare tutti i suoi sogni solo per farmi stare tranquilla, che mi vuole bene ma che devo capirlo, devo lasciarlo libero! E io so che ha ragione a non voler abbandonare tutto, mi rendo conto che soffre ma non posso perdere anche lui... Cedric è morto e non sappiamo bene neanche com'è successo, tutti dicevano che una volta Harry Potter ha detto di aver duellato con Tu-Sai-Chi in persona, Dumbledore dice che è stato Tu-Sai-Chi, e se fosse vero, e lo sai che lo, significherebbe che siamo di nuovo tutti in pericolo e io ho bisogno di lui!» terminò, quasi in un grido addolorato, «Come può farmi questo? L'ho convinto ad aspettare ancora un po', credo abbia paura che io ci perda la testa, ma so che non durerà a lungo... E se gli succedesse qualcosa poi io e Charlotte dovremmo stare da nostro zio, che è una persona orribile, è viscido, è malvagio! Se non lo fa per me dovrebbe farlo per lei, è così piccola... Non merita di perdere l'unica parvenza di genitore che abbia mai conosciuto e di finire nelle grinfie di quello schifoso bastardo!»
Georgia sentiva il groppo in gola che premeva sempre più fastidiosamente ma non riuscì a lasciarsi andare di nuovo alle lacrime, non prima di aver finito. Sollevò il viso per guardare Michael e scoprì che la osservava sconvolto.
«Sai cos'è che ricordo con più orrore? Non è la morte di mamma e papà... È che non c'erano neppure i corpi.»
La testa di lui scattò leggermente indietro, mettendo in mostra i muscoli della mascella contratti, forse per impedirsi di parlare, e lui assottigliò lo sguardo.
«Non ho capito.» le disse piano.
«Non li hanno mai trovati! Abbiamo passato mesi, anni, a pensare che forse erano ancora vivi da qualche parte, magari feriti o torturati, oppure che avevano perso la memoria o che ne fosse sopravvissuto uno soltanto, qualsiasi cosa, abbiamo pensato a tutto, e non sappiamo tutt'ora che fine abbiano fatto. Questo non l'ho mai detto a nessuno, ma penso che sarebbe stato meglio sapere che erano morti fin dall'inizio, piuttosto che aspettare ogni sera che bussassero alla porta di casa o credere che fossero loro a ogni visita da parte di qualcuno, sperando di vederli ricomparire da un momento all'altro e venendo delusi di volta in volta...»
«Oh, Georgie...» mormorò lui, «Perché non me l'hai mai detto questo?»
«Suonava orribile, come se li volessi morti...» pigolò la ragazza, aggrappandosi alla sua camicia. Scoppiò a piangere e Michael l'abbracciò velocemente, come se temesse che fuggisse via.
«Non dire sciocchezze... Ora capisco perché... No, aspetta, perchè mi sarei dovuto arrabbiare?»
«Non lo so! Ormai ti fa arrabbiare tutto! Ho paura di aprire bocca quando sono con te perché non voglio litigare, non voglio perdere anche te... Non avevo neanche mai litigato con mio fratello e ho passato il Natale a piangere e urlare! Non ce la faccio...» sussurrò, e alzò nuovamente il viso quando lui si spostò per poterle stare di fronte e le asciugò le lacrime con le mani.
«Ce la farai.»
«No, non ce la faccio più...»
«Ascoltami.» le disse, e lei si morse le labbra, annuendo. «Non posso dirti che sarò più tranquillo o che non attaccherò gli altri, è parte di me. Di come sono ora. Ma non... Giuro che cercherò di non farti mai stare male. Comunque te l'ho già detto che non mi arrabbierei mai con te. Troverò il modo di aiutarti anche con tuo fratello, vedrai. Non devi mai avere paura delle mie reazioni.» la rassicurò, sfiorandole la guancia con un pollice mentre le teneva il viso tra le mani e cercava di sorriderle incoraggiante, «Tu dimmi cosa vuoi che faccia e io lo farò.»
«Davvero?» mormorò lei.
«Lo sai che farei qualsiasi cosa per te.»
«Se adesso io ti costringo a restare qui e coccolarmi allora lo fai?» sorrise finalmente lei, «Anche se è poco virile?»
Anche Michael sorrise, dandole un bacio sulla punta del naso.
«Come vado così? Coccolo bene?» e ridacchiarono assieme, mentre lei ancora piangeva, anche se ora sentiva un'emozione diversa a portarla alle lacrime.
Scosse la testa, per poi scendere dal banco per poterlo abbracciare gettandogli le braccia al collo e stringendo gli occhi nel tentativo di fermare il pianto.
«Sono con te.» le sussurrò, baciandole una spalla. Lei si spostò indietro e lo guardò negli occhi.
«Vorrei solo trovare il modo di sentirti più vicino. So che ci sei ma non riesco a sentire...» cercò di dire, con la voce ridotta al minimo.
E Michael la baciò, all'improvviso, senza dare a nessuno dei due il tempo di accorgersi davvero di quello che stava accadendo. Poi per Georgia fu la cosa più naturale del mondo aggrapparsi a lui, infilando una mano tra i suoi capelli e l'altra sotto la sua camicia per sfiorargli la schiena e tenerlo più vicino a sé, dopo aver azzerato la distanze in ogni senso. Anche per Michael fu del tutto spontaneo continuare a baciarla con più foga di quanto avesse mai fatto con qualsiasi altra - perchè del resto non aveva passato mesi interi a sognare quasi ogni notte la stessa ragazza - scendere dal banco con un salto e spingerla indietro, mentre la stringeva per la vita. Cozzarono contro un altro banco e si separarono.
«Non me lo potrai rinfacciare... Hai detto “qualunque cosa”.» gli ricordò lei velocemente, senza riuscire a credere di averlo detto, con gli occhi castani persi nei suoi, e senza riuscire a credere di stare continuando ad accarezzarlo e ad attirarlo a sé.
«Non te lo avrei comunque rinfacciato... Vieni qui.» le ordinò, chinandosi sulla sua bocca proprio mentre lei lo sfiorava con un movimento del bacino per riportarsi su di lui.
Le sue mani si spostarono alla camicia della ragazza, sbottonando i primi bottoni.

«Hopkins, c'è Stephen che ti sta cercando.» lo avvisò Zacharias affacciandosi alla porta, appena rientrato dagli allenamenti di Quidditch.
«Grazie.» mugugnò, inciampando successivamente sul mantello che aveva abbandonato a terra, «Ma 'fanculo!»
I compagni di stanza lo guardarono sconvolti.
Si schiarì la gola.
«Scusate.» borbottò, mentre Dorian di passaggio gli raccoglieva il mantello e glielo gettava sul letto con un'occhiata allarmatissima. A tutti era venuto in mente il famoso “non far arrabbiare una persona calma, non sai mai cosa aspettarti” e nessuno si sognò di aprir bocca.
Lui scese di sotto, ignorandoli, e raggiunse l'amico con sollievo.
«Ehi, Step. Partita a scacchi?» domandò alquanto svogliatamente.
«Direi di sì, stanotte il letto me lo sogno. Mh. Strana frase.» osservò Stephen.
«Oh.» disse soltanto, e poi notò che erano appena entrati quelli del quarto anno, Helen e Lance: «Ehi, Lance! Helen! Grazie per il regalo!»
Justin, che era nella poltrona vicina, sembrò sul punto di spezzarsi il collo per quanto velocemente si era voltato.
La ragazza sorrise, scuotendo la testa in segno di diniego, «Figurati, era solo un pensiero.»
«Oh, tu, donna celestiale!» cominciò all'improvviso Stephen.
Wayne esitò, mentre anche Helen e Lance si fermavano sbalorditi.
«Sei ubriaco?» domandò infine l'amico.
«Sai per caso spiegarmi dove si compra quello strano gel che mi hai regalato?» continuò l'altro imperterrito.
«Quale gel? Oh, dici il disinfettante? L'hai già finito?» domandò Helen sbalordita. Poi si ricompose, dopo essersi evidentemente ricordata con chi stava parlando grazie all'occhiata sarcastica di Wayne perchè per uno come Stephen era strano che fosse durato più di due giorni: «Giusto. Certo, lo trovi in qualsiasi supermercato babbano. Ti posso scrivere qualche marca se vuoi.» propose gentilmente.
Stephen sembrò sul punto di scoppiare a piangere.
«Io... Io...» cercò di dire, alzandosi in piedi di scatto e raggiungendola. Allargò le braccia come se la volesse abbracciare, però prima la squadrò come per decidere come fare – o capire da che parte si abbracciava una ragazza dato che le rare volte in cui l'aveva fatto con Susan era stata lei ad andargli addosso – poi la circondò con le braccia come avrebbe fatto con un pupazzo, scatenando una fioca protesta da parte di Justin che però finì subito quando lui le diede due rapidi colpetti sulla spalla e se la scostò di dosso come se fosse infetta, «Ora scusami ma credo che avrò bisogno del gel.» annunciò, partendo sparato verso la sua camera.
Justin si schiarì la gola, inespressivo, mentre Lance scoppiava giustamente a ridere e Helen lo guardava a bocca aperta.
«Mi ha abbracciata davvero! E poi è scappato!»
«Sì, c'eravamo anche noi.» sghignazzò Lance.
Wayne si prese la testa tra le mani, sconfortato. «Devo assolutamente cambiare amici.»
«Sai, sono d'accordo con te.» approvò Justin.
Trascorsero qualche minuto in silenzio, l'uno studiando e l'altro giocherellando coi pezzi degli scacchi, che non protestavano solo perché lui era diventato ormai un campione con tutte le partite fatte, e poi arrivò Megan, direttamente dalle cucine a giudicare dal piatto con torta al cioccolato che portava in mano e i bicchieri nell'altro.
«Eccoti del succo di zucca.» disse lei, poggiandoglielo accanto.
«Come mai questa gentilezza?»
«Hai l'aria sbattuta. Ti ho visto in corridoio che praticamente barcollavi.»
«Io non barcollo.»
«No, però facevi pena.»
Wayne la guardò sorpreso. Era un commento da tipica Megan, anche se lei sembrava particolarmente stanca.
«Grazie allora. C'era Helen prima, nel caso volessi ringraziarla per il regalo.»
«Beh, ormai è andata.» disse lei facendo spallucce e passandosi una mano tra i capelli, «Come mai sei solo?»
«Stephen è a disinfettarsi.»
«Avrei dovuto immaginarlo, domanda stupida.» commentò Megan, «Ciao Justin.» salutò poi, dato che l'altro si stava allontanando per studiare in qualche luogo più silenzioso.
Wayne non poteva crederci, ma quello sembrava uno dei loro vecchi discorsi, mancava soltanto che lei lo rimproverasse e non ci sarebbe stata differenza col passato.
«Oggi ho scambiato qualche parola con Harry Potter a lezione.» annunciò Megan, «Dopo lui aveva Cura delle Creature Magiche e ho sentito che la Umbridge sta dando il tormento ad Hagrid... Quella maledetta rospa... Dov'è Michael quando serve?»
«Oh, no, non dargli idee, ti scongiuro. Si sta vagamente comportando bene, non aizzarlo contro di lei.»
«Ma dobbiamo fare qualcosa! Tutti insieme, dico! Per Hagrid!»
C'era un po' troppa ferocia nelle sue parole, così Wayne azzardò un: «Non lo starai dicendo solo per sfogarti?»
Megan lo guardò stupefatta: «E anche se fosse quale sarebbe il problema? Mi sento meglio se penso a far soffrire quella donnaccia! E se Hagrid e tutti noi staremo meglio facendo stare lei peggio, significa che è la cosa giusta!»
«Un po' troppo semplicistico...» commentò lui, pensando a quanto si sarebbe fatta male, piuttosto che bene, agendo in modo sconsiderato, «Vuoi ripetere l'anno anche tu, stile Michael?»
«Al diavolo l'anno! Da che parte stai?» sbottò, infastidita.
Ecco, ora era esattamente come l'anno prima.
«Sia ringraziata Helga Hufflepuff...» borbottò.
«Come?» incalzò lei.
«Ti va di venire a Hogsmeade con me questa domenica?»
«Ah. Sì. No. Non lo so. Perché?» farfugliò lei. Non si sentiva molto tranquilla all'idea di uscire dal castello.
«Per parlare un po'. È da un po' che praticamente non ci vediamo.» rispose lui, vago.
«D'accordo...» disse, riluttante, «Lo devo dire agli altri?»
«No, con loro ci incontreremo quando capita.»
«Ciao Megan.» salutò Stephen, che si stava massaggiando le mani probabilmente appena disinfettate, «Non ti ho vista a cena.»
«Mi sono addormentata in biblioteca e quando Madama Pince mi ha scacciata era troppo tardi. Adesso vado a tentare di dormire, stanotte magari ci riesco... quindi ci vediamo domani.»
«In bocca al lupo.» Stephen ci pensò un momento, «Come ti direbbe anche la Trelawney.»
«Ah, gli stramaledetti canidi che mi perseguitano... Buonanotte!»
«Notte.» la salutarono entrambi.
«Che lupo?» domandò poi Wayne quando si fu allontanata.
«Ma niente, qualunque cosa facciamo in divinazione nel suo futuro ci son sempre lupi. Fondi, sfere... Da Quill c'è spesso il Gramo.»
«Ecco perché torna sempre pallidissimo. A proposito, che fine ha fatto? Quest'anno si vede a malapena...»
«Che vuoi che ti dica, Michael lo terrorizza, penso.»
Quest'ultimo entrò in quel momento in compagnia di Georgia. Entrambi erano silenziosi e non diedero cenno di averli notati.
«Ciao.» li salutò Stephen ad alta voce, e loro trasalirono.
«Oh, ciao ragazzi!» li salutò Georgia con un rapido sorriso, «Stavo andando a letto, buonanotte a tutti!»
«Buonanotte anche a te.» le rispose lui, perplesso dalla sua fretta.
«Michael, ti unisci a noi?» domandò Wayne e lui lo squadrò per un momento, come indeciso, poi scosse il capo, «Allora buonanotte anche a te.»
«Magari...» lo sentì mugugnare mentre andava via.
«Strani.» commentò Stephen con poco interesse, «Io prendo i bianchi.»
«D'accordo.»




Prossimo: Sfoghi contro innocenti, pugni e reazioni inappropriate.

Alle recensioni risponderò prima o poi, promesso. E comunque grazie, come sempre grazie.


Per Mike e Georgie non è finita qui, ovviamente! E sono mezzo morta, appena tornata dall'esame, quindi se c'è qualche errorino chiedo scusa, ma usare questa tastiera è difficile anche quando sono perfettamente sveglia.

La frase “vorrei sentirti più vicino” sono sicura di averla sentita da qualche parte, non ricordo dove ora, comunque non poteva che scatenare questo XD

E Wayne è sempre più nervoso...




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Capitolo 11
*** Sfoghi contro innocenti, pugni e reazioni inappropriate. ***


Sfoghi contro innocenti, pugni e reazioni inappropriate.




Il giorno di san Valentino era sabato e l'uscita a Hogsmeade era prevista per il giorno dopo, così la scuola era in subbuglio, tra cioccolatini, lettere da scambiare e ragazzi e ragazze che sfuggivano dagli ammiratori.
Megan non aveva problemi di quel genere, non era mai stata popolare tra i ragazzi, ma Sally-Anne si era dovuta barricare in dormitorio e Michael, nonostante lo sguardo che avrebbe spaventato anche i Mangiamorte in fuga e che aveva fatto dileguare le varie ammiratrici, aveva ricevuto una caterva di doni, posati vicino all'entrata della sala comune dalle ragazze delle altre case che ancora non erano state maltrattate da lui. Le ragazze Hufflepuff erano terrorizzate e non si erano azzardate, soprattutto considerando che passare da Cedric a lui, come avevano fatto in molte, sarebbe stato un andarsi a cercare brutte conseguenze e non avevano la possibilità di rintanarsi nella sala comune visto che la dividevano con lui.
«Megan, Walter mi ha detto di dirti che è vicino alla capanna di Hagrid.» la avvisò Georgia a colazione, «Qualcuno può passarmi il burro?»
«Tieni.» disse Michael, porgendoglielo senza guardarla.
«Ti ringrazio.»
«Figurati.»
Tutti si allontanarono istintivamente da quei due, percependo qualcosa di profondamente sbagliato dietro tutta quella improvvisa educazione che sfoggiavano da giorni. Erano entrambi molto cauti e tutti temevano che potessero esplodere per qualche motivo a loro ignoto.
«Ma perchè dovrebbe importarmi di dov'è Walter?» domandò Megan tanto per riprendersi e Jack rischiò di farsi andare di traverso il boccone, ridendo allegramente.
«Che dolce!» commentò Rent.
«No! Intendevo dire... Oh, lascia stare.» borbottò lei.
«Credo che Walter voglia che tu lo raggiunga.» spiegò Wayne, un altro che si comportava in modo strano. Lui e il fratello non si rivolgevano ormai quasi la parola da più tempo di quanto gli altri si sarebbero aspettati.
Il gelo a tavola si fece ancora più fastidioso.
«Allora vado da lui.» annunciò Megan, fermandosi quando un foglietto fluttuò davanti a lei e si posò sul tavolo.
«Hai ricevuto un biglietto di san Valentino?» domandò subito Susan, eccitata. Lei aveva ricevuto una rosa ma era da parte di Stephen, e tutti sapevano che Stephen regalava una rosa a tutte le sue amiche perchè nessuna restasse a mani vuote.
«Chissà da chi.» borbottò, leggendo la poesia. Wayne si strinse nelle spalle, scocciato. «Vabbé, io vado.» aggiunse, seccata a sua volta.
Walter era vicino alla capanna di Hagrid, di cui evidentemente sentiva la mancanza, e stava dando da mangiare ad animali su cui Megan preferì non investigare.
«Che vuoi?» esordì lei, scivolando verso di lui. Walter ne bloccò la caduta con un braccio solo e le sorrise.
«È bello vederti infastidita. Mi ricorda i vecchi tempi.»
«Non sei il primo che me lo dice. Neanche passassi il tempo a prendermela con la gente, prima.»
Walter evitò di farle notare che in effetti era così, cosa che sapevano entrambi, e le porse un cesto pieno di carne cruda.
«Mantieni. Hai parlato con Wayne per caso?»
«Non vorrai usarmi come spia nelle vostre diatribe.»
Walter si voltò a guardarla scioccato.
«Nelle nostre cosa
«È una parola che usa Georgia: diatribe. Vuol dire-»
«Lo so cosa vuol dire, non pensavo lo sapessi tu!» Walter si ricompose subito, «Comunque no, è solo che avevo bisogno di parlare con qualcuno e tu sei l'unica con cui mi è possibile farlo. Con Georgia non ho così tanta confidenza, Michael lo sai anche tu com'è, Jack e Rent sono... amici, però ho bisogno di un parere da parte di qualcuno che conosce bene anche Wayne.»
Entrambi pensarono con rimpianto a Cedric una volta di più.
«Cosa vuoi sapere?» domandò Megan cautamente.
«Vorrei sapere se si è sfogato almeno con te. A proposito dei nostri genitori. E vorrei sapere perchè cavolo ce l'ha con me, non è quel tipo di persona che pretende che tutti la pensino come lui, quindi è strano che il fatto che io vada d'accordo con nostro padre lo scocci tanto.»
«Non l'ho mai visto arrabbiato, neppure con me nonostante gli abbia dato il tormento per anni.» ammise Megan, ancora sconcertata al ricordo.
«Allora ti rendi conto di tormentarlo?»
«Se lo merita, ovviamente. Comunque no, con me non ha mai parlato di nulla, tutto quello che so dei vostri genitori lo so da te. Quindi mi spiace ma non capisco quale sia il problema.» spiegò lei, mettendo giù il cesto e scostandosi i capelli dal viso. Walter, nonostante i vari litigi, continuava a preoccuparsi di suo fratello con la stessa premura di sempre, ed era in qualche modo confortante.
«Ah. Vuoi sapere perchè sono divorziati?»
«Se vuoi.» rispose Megan, non proprio sicura.
«Papà ha tradito mamma. Ce l'ha rivelato lui stesso.»
«Oh
«Sì. E credo che Wayne non possa sopportare che abbia fatto soffrire la mamma. Naturalmente anche io, però c'è da dire che lui e papà non andavano d'accordo da tempo ormai. E io ho parlato con lui e ho ascoltato le sue ragioni, il fatto che amava ancora la mamma ed è stato un errore... Non che creda a tutto ciò che dice, ma è mio padre e non riesco a smettere di volergli bene a comando. Sono stato arrabbiato con lui ma credo sia una cosa tra lui e la mamma e non voglio mettermi in mezzo.»
Sembrava un ragionamento di Wayne: visti così non era impensabile che fossero fratelli, sebbene di solito sembrassero avere idee diverse su tutto. Stavolta invece era Walter a essere razionale e diplomatico mentre Wayne si era testardamente chiuso nelle sue idee.
«Capisco. Forse c'è qualcosa di più, forse Wayne è stato più vicino a tua madre e l'ha vista più soffrire?» ipotizzò lei, «Io non lo so, non sono brava in questo genere di cose. Dopotutto dovresti davvero parlarne con Georgia.»
«Però tu ci uscirai a san Valentino.» le ricordò Walter con un sorrisetto, «Tu ci parlerai da sola.»
«Non è che usciamo assieme come coppia.» precisò lei.
«Ci sono anche gli altri?» si stupì Walter.
«Beh, no... Non fare quella faccia, intendevo dire che non andremo di certo da Madama Piediburro.» replicò Megan, infastidita all'idea.
«Su quello non avevo dubbi, non sembra il posto per te. Ma pensavo fosse proprio un appuntamento...» Walter sollevò il viso verso il cielo, un po' imbarazzato, «Voi due sembrate molto uniti.»
«Hai problemi con questo?» chiese lei, diretta come sempre.
«No, credo di no. È solo un po' imbarazzante, forse.» borbottò il ragazzo, «Non ti vedo più in quel modo.»
«Bene. Forse non lo facevi neppure prima, è solo che come hai detto sono la ragazza più vicina a te. Magari era solo affetto tipo fratello e sorella.»
Walter stavolta la guardò in faccia e sorrise: «No, questo lo escludo. Prima di tutto ci sono le mie compagne del settimo. E secondariamente non ti ho mai vista come una sorella, non potrei mai vederti come una sorella. Amica va bene, ma sei troppo carina per essere mia sorella.»
Megan arrossì leggermente, inarcando le sopracciglia con aria scettica.
«Sei stato tu a mandarmi il biglietto di san Valentino?»
«Ne hai ricevuto uno? No, spiacente. Pensavo non avresti apprezzato. E poi te l'ho detto, non penso più a te in quel modo.»
«A qualcuno stai pensando però.» tentò lei.
Walter rise.
«Nah. Mi sto solo divertendo un po', com'è giusto che sia. Sono giovane per una storia seria.» scherzò.
Megan lo colpì a una spalla in segno di amicizia.

«Sei molto carina.» la salutò Wayne, galante come sempre.
«Anche tu.»
Wayne la guardò.
«Beh, non sapevo che rispondere.» si giustificò lei.
«Mi ferisci, io mi aspettavo che tu fossi sincera.» replicò Wayne, con la voce apatica che segnalava come non gliene importasse nulla. Anche quello era normale e Megan si rilassò: neanche Wayne prendeva quell'uscita come un appuntamento. Oppure gli appuntamenti con lui erano facili.
Andando al villaggio intavolarono una conversazione sul Quidditch in cui Megan riuscì a scaldarsi e anche ad accusarlo di non tenere per nulla alle sue radici scozzesi, cosa peraltro vera. Arrivati a Hogsmeade però Wayne si pentì di averla convinta a uscire: le foto degli evasi li fissavano da tutte le vetrine e lei era impallidita e aveva smesso di parlare. Il cielo prometteva pioggia e lui colse l'occasione per togliersi quella visione da davanti agli occhi.
«Andiamo ai Tre Manici.» le disse, prendendola per un braccio.
«Potter e la Chang.» sussurrò lei, vedendoli entrare da Madama Piediburro. Continuava a condividere il fastidio di Michael nel vederla già uscire con un altro ragazzo.
«Sandy Fawcett è al mio anno e ancora ci parlo.» annunciò improvvisamente Wayne, «Mi ha detto che Cho non fa che piangere e che è molto confusa.»
«Oh. Si metta in fila allora.» considerò acidamente, «Non ho rimpiazzato Cedric come sta facendo lei, intanto. Non cominciare neanche col discorso che so che stai per fare. Lo so che non ho il diritto di dirlo o pensarlo e che ognuno affronta il dolore come vuole, ma a me la Chang non è mai piaciuta.»
«Va bene, va bene.» acconsentì lui, lieto di averla un po' distratta dai Mangiamorte.
«Ho parlato con tuo fratello.»
Ecco, ora era meno lieto.
«Che ti ha detto? Suppongo abbiate parlato di me se me lo stai venendo a dire.»
«Mi ha detto dei tuoi genitori, del perchè si sono lasciati, e non capisce come mai tu sei così incazzato... Wayne?»
Il ragazzo si era fermato in mezzo alla strada, lasciandosi inconsapevolmente bagnare dalla pioggia che aveva cominciato a cadere. Era livido.
«Non aveva il diritto... Tu sei più amica mia che sua, poi...»
«Che stai dicendo?»
«Non ne ha parlato con me e ne viene a parlare con te? Come se tu fossi la sua confidente! L'ha fatto solo per farmi un dispetto, come un bambino! Ma non doveva mettermi in mezzo! E poi tu sei la mia confidente, non la sua!»
«Ma se non mi dici mai nulla!» provò a protestare lei, e lui la fulminò con un'occhiataccia.
«Non a parole.»
Megan provò a ripeterselo mentalmente ma non capì cosa volesse dire, mentre Wayne, tirandola per una mano, la trascinava indietro.
«Dove vai?»
«Al castello, devo scambiare due paroline con mio fratello. Fidati, non sarei una buona compagnia ora...»
«Ma Wayne! Capisco che tuo padre sia stato un porco, ma è una cosa comune! Un tradimento non è qualcosa di cui tu ti debba vergognare, è lui quello che si dovrebbe nascondere, Walter ne ha parlato con me perchè non capisce perchè tu ti sia tanto arrabbiato solo perché tuo padre l'ha tradita! Il “solo” si fa per dire!» precisò preoccupata quando lui si fermò di nuovo di botto.
«Un tradimento? Cosa ti ha detto, esattamente, Walter?»
«Te lo dirò ai Tre Manici, non ha senso infradiciarci così.» rispose lei, consapevole della salute cagionevole dell'altro, «Conoscendoti ti sei appena guadagnato una polmonite.»
«Comincia a dirmelo.» ordinò, ma lei lo ignorò finché non arrivarono davanti al locale.
«Mi ha detto che tuo padre ha tradito tua madre e che dopo qualche mese si è sentito in colpa ed è andato a riferirlo a tua madre prima e poi a voi. E che tua madre se n'è andata di casa e tu e Walter l'avete seguita, ma che non ne avete mai parlato perchè volevate lasciarvelo alle spalle e soprattutto non ferire vostra madre. Mi ha detto che tua madre piangeva sempre e quindi tu che le eri più vicino ci hai rimesso di più, perché Walter era a casa di Cedric quell'estate, ce lo aveva spedito lei stessa dicendogli che non voleva che cambiasse i piani per lei e che si sarebbe sentita in colpa, e che in teoria saresti dovuto andare anche tu ma che non ti eri presentato all'ultimo.» abbassò la voce, entrando ai Tre Manici, «Mi ha detto che dopo siete tornati a Hogwarts, che avete passato il Natale a scuola e che poi quell'estate vi siete divisi, tu con tua madre e Walter con tuo padre per cercare di mantenere un rapporto e capirlo. Tuo padre gli ha confermato che comunque ama tua madre e cose così anche se lui non ci crede, perchè non si tradisce se si ama, ma che lo ha perdonato perchè è suo padre. E basta!»
«Ha mentito.» commentò lui, lapidario.
«In cosa? Sembrava davvero sincero.»
Wayne improvvisamente spalancò gli occhi e barcollò come se lei lo avesse colpito. Stringeva ancora la mano di Megan e lei gli afferrò il braccio, spaventata da quella reazione.
«Lui non lo sa! Walter non lo sa!» esclamò stordito, senza premurarsi di abbassare la voce.
«Cosa non sa?»
«Cosa non so?»
Si voltarono entrambi: Walter e gli altri avevano preso i tavoli all'angolo, dove erano finiti loro, e li stavano guardando sconcertati, «Cosa non so, Wayne?»
«Tuo padre non ti ha detto la verità, fattelo dire da lui.» ringhiò Wayne, furioso. Non ce l'aveva più col fratello, bensì col padre, «Ti ha preso in giro, quel bastardo, ora capisco perchè eri tanto accomodante!»
«Accomodante? Come puoi dirlo? Tu non sai quanti litigi ci sono stati! Credi che io non pensi alla mamma? L'ho vista anche io, sai?»
«Tu non sai un cazzo, Walter. Non è il tradimento di una notte che l'ha distrutta.»
Megan si guardò attorno: gli amici seguivano il discorso con grande interesse, ma fortunatamente almeno agli altri tavoli le loro voci non erano ancora arrivate e lei non avrebbe dovuto colpire nessuno.
«E che cosa? Cosa avrebbe fatto? Tu ce l'hai con lui per partito preso, da quando avevi due anni e hai deciso che era il cattivo!» sbottò Walter, rovesciando un bicchiere di burrobirra senza accorgersene.
«Ha un'altra famiglia.»
Tutti gelarono.
«Chi? Cosa? Stai dicendo... Cosa?» boccheggiò Walter.
«Ha un'altra famiglia. Un'altra donna, un altro figlio. O figlia, per quel che ne so. L'ho scoperto io e l'ho obbligato io a dirlo alla mamma e a te, perchè se fosse stato per lui avrebbe continuato così.»
«NON È VERO! È MESCHINO QUELLO CHE STAI DICENDO!»
Tutti i presenti nel locale tacquero, voltandosi verso i fratelli. Walter era balzato in piedi, sbattendo contro al tavolo e facendo strillare Hannah che già aveva i nervi tesi per via dei compiti. Quill era quasi finito a terra e Stephen lo resse.
«È vero, vai a chiederglielo. Avrei dovuto assicurarmi che ti dicesse tutto invece che lasciare che ti imbottisse di stronzate, ma meglio tardi che mai.», il suo falso tono noncurante fece andare il sangue alla testa di Walter, che si sentiva un tremendo idiota, colpevole nei confronti di sua madre, furibondo perchè nessuno aveva mai chiarito con lui, imbarazzato e soprattutto tradito a sua volta dal padre; così si sfogò con un pugno che spedì Wayne a terra, e con lui quasi anche Megan, e poi se ne andò dal locale come una belva ferita davanti a cui tutti si scostavano terrorizzati.
«Lo seguo.» decise Rent.
«Tu sei pazzo.» commentò Jack, restando seduto, «Addio, fratello.»
«Non sei d'aiuto!» gli gridò l'altro, andandogli dietro.
Michael si alzò, pensando che andava bene tutto purché si allontanasse da Georgia, anche essere ucciso, «Vado anche io.»
«Attenti!» strillò Susan, preoccupata.
Stephen sorseggiò la propria acqua come se fosse un vino pregiato, dandole fin troppa attenzione, «Io passo.»
«Non ne avevo dubbi!» sbottò lui.
«Spiacente, ma penso che Stephen abbia ragione.» concordò Ernie, «Come stai, Wayne?» domandò, chinandosi verso di lui.
«Dolorante.» rispose il ragazzo, ancora seduto a terra.
«Madama Rosmerta, può portare del ghiaccio?» chiamò Justin, che era al tavolo con quelli del quarto ma non si era perso un secondo della scena.
«Tutto bene?» bisbigliò Megan, atterrita. Wayne rispose con un'alzata di spalle, esteriormente tornato il solito. C'era solo una luce tetra nel suo sguardo che comunicava che non era finita lì e che il ragazzo stava solo incamerando nervi un secondo dopo l'altro.
Purtroppo solo Megan la notò, e lei non aveva quel genere di sensibilità che l'avrebbe portata ad agire in proposito. Si limitò a premergli il ghiaccio sul viso.
«Wayne, forse potevi cambiare modo di parlare per quei cinque secondi in cui gli distruggevi il mondo e tutte le sue sicurezze.» fece presente Georgia, che giocherellava con una cannuccia e aveva lo sguardo perso.
«La prossima volta lo farò.»
«Ah, ce n'è una prossima?» domandò Jack, ridacchiando. La tensione si andava stemperando grazie all'aiuto di tutti che facevano finta di nulla per quanto possibile.
«Michael e Rent non si vedono più.» osservò Ernie, che era andato a controllare a una finestra. Susan notò che Georgia aveva sobbalzato al nome del migliore amico: «Non avrete litigato di nuovo!»
«Chi?» domandò lei, cadendo dalle nuvole.
«Tu e Michael?»
«No.» rispose Georgia, con un risolino nervoso, «No, no, no, no, no, no, no. Nulla di cui preoccuparsi. No, no, no.»
«Undici “no”.» sussurrò Quill all'orecchio di Stephen che annuì.
«Va bene.» acconsentì Ernie, per evitare che avesse un attacco isterico in stile Hannah.
Megan sospirò tetramente.
Qualche minuto dopo Rent tornò da loro da solo.
«Ma che diavolo... Ha ucciso Michael?» domandò subito Megan..
«No. Michael ha incontrato una ragazza. Sapete com'è.»
Georgia trasalì.
«Che cosa? No che non sappiamo com'è, Michael se n'è fregato delle ragazze da quando lui e Fawcett si sono lasciati!» fece presente Jack, improvvisamente più allegro.
«Questo è fantastico!» cinguettò Susan, «Significa che anche lui sta tornando normale!»
«Giusto!» convenne Justin, «È un segnale! Da quando Cedr...» si bloccò all'improvviso, perchè Megan aveva smesso di sorridere, Wayne aveva chiuso gli occhi in attesa dell'esplosione e Stephen aveva cominciato a scuotere lentamente la testa.
«Ci state controllando?» domandò piano la prima.
«Chi state controllando, per la precisione?» chiese anche Georgia, assottigliando lo sguardo, più nervosa degli altri per parecchi motivi.
«No, ecco... Helen!» Justin si salvò tornando da lei di corsa, ma Ernie, Susan, Hannah, Jack e Rent non ebbero vie di fuga e capitolarono.
«È solo che non si può dire che siate normali... Soprattutto tu, Megan, e poi Michael, ma lo sappiamo tutti, e un po' anche tu Georgia, e Wayne e Stephen. Ma non lo chiamerei “controllare”, direi “tenere d'occhio in caso le cose peggiorino”.» spiegò Ernie.
«Anche io?» chiese Stephen stordito.
«Tu solo all'inizio.» spiegò pazientemente Hannah, «Ma è normale che se voi state male noi lo notiamo e ci preoccupiamo. Stavamo solo aspettando di vedere qualche segno di miglioramento.»
«E ce ne sono stati?» domandò Megan, con più curiosità che altro, incoraggiandola così a continuare.
«Beh, da te solo recentissimi segni della vecchia Megan, anche Wayne sembra un pochino meno preoccupato di conseguenza, e per Michael non ce n'erano fino ad ora.»
«Uscire con una ragazza è un segno di miglioramento? Chi lo dice? Potrebbe semplicemente tentare di divertirsi senza riuscirci!» sbottò Georgia.
«Sì, ma almeno tenta! Ecco cosa c'è di diverso! Voi tentavate dall'inizio, lui no!» si intromise Rent.
«Uscire con una ragazza non è un segno di miglioramento, non c'entra nulla!» tuonò Georgia.
Rent si ritrasse come scottato e gli altri la guardarono increduli. Gli occhi di Hannah erano spalancati, perchè mai la ragazza aveva gelato così qualcuno, e lei se ne accorse e guardò altrove.
«D'accordo, stiamo calmi...» provò a dire Jack.
«Ah, se non sto calma risulto peggiorata nelle vostre tabelle di guaritori in erba?» sibilò lei.
«No, se non stai calma ti fai venire un infarto.» disse Megan.
Georgia la guardò con astio e ammutolì imbronciata.

«Georgia?» chiamò Megan prima di mettersi a letto, quella notte, «Secondo te avrei dovuto andare via da sola con Wayne e obbligarlo a parlare?»
«Oh, non lo so, ma sono sicura che il fatto che tu per la prima volta in vita tua te lo chieda è un segno di miglioramento!» rispose lei istericamente.
Sally-Anne si voltò con ancora la spazzola tra i capelli.
«Georgia?»
«Scusa.» ringhiò lei, «Comunque non ne ho idea, forse gli devi lasciare i suoi spazi e va bene così, o forse devi insistere. Non sono la persona più appropriata a cui chiedere, visto che con Michael non ho saputo far nulla.»
«Ma non è vero...» provò a dire Sally-Anne, che suo malgrado di tanto in tanto aveva parlato col ragazzo durante le vacanze e si era accorta di come la sola presenza di Georgia gli impedisse di fare delle vere stupidaggini a scuola.
«È successo qualcosa tra voi due?» chiese Megan, confusa.
Georgia guardò prima l'una e poi l'altra e fu sul punto di parlare, quando rientrarono Susan e Hannah.
«No, nulla.»
Megan e Sally-Anne si scambiarono un'occhiata silenziosa prima di tornare alle loro faccende.

Si infilò velocemente la camicia mentre Michael annodava già la cravatta.
«Mike?»
«Mh?»
«Adesso sarà tutto un casino, vero?»
Il ragazzo la guardò, poi diede l'impressione di stare per ridere.
«Dipende. Cosa vuoi fare di questo momento? Non dirmi che vuoi dimenticarlo, non funziona mai. Ma se preferisci possiamo accettarlo per quello che è, un momento in cui siamo stati vicini.»
«Significa che non smetteremo di essere amici per questo, vero?» domandò lei, rassicurata.
«Certo che no! Siamo amici che hanno... approfondito la conoscenza fisica.» rispose lui, infilando il mantello, «Va bene così?»
«Va benissimo. Siamo solo amici e va bene così. Non sai quanto mi tranquillizzi, temevo che saremmo stati mesi a far casino o a essere in imbarazzo...» borbottò lei, sistemando la propria cravatta.
«Ma no, lo sai che non funziona così...»
«Ehi, era la mia prima volta, concedimi un minimo di confusione! Non è che so-» si fermò, notando che l' “amico” la stava guardando folgorato.
«Era la tua prima volta?» ripeté, sconvolto, «Ma io non ho sentit... Voglio dire... Non c'era... Non ti sei lament... Sembravi rilassata!» terminò dopo diversi balbettamenti.
«Mike, calmati!» esclamò lei, incredula.
«Non mi hai detto di fare piano! E non ti sei lamentata! Ho pensato che non lo fossi e non ho fatto un minimo di attenzione! Ti ho fatto molto male?» blaterò lui, con espressione smarrita e terrorizzata; era da tanto che lei non lo si vedeva con una faccia simile ed era quasi confortante, oltre a farle venire voglia di ridergli in faccia.
«Non essere ridicolo, Michael. Se non ti ho fermato ci sarà un motivo. Non tutte le ragazze muoiono alla loro prima volta, lo sapevi?», in realtà anche se avesse sentito dolore probabilmente lo avrebbe accolto con gioia, ma era stata davvero fortunata, almeno ascoltando i racconti traumatizzanti delle ragazze più grandi.
«Oh. Va bene, però di solito si dà importanza alla prima volta, sai com'è... Ci sono passato... E noi siamo in un aula, e tu sei con me e neanche stiamo assieme... Oh, merda!» terminò di cuore lui, portandosi le mani ai capelli, «Che mostro!»
«Arcturus Michael Stebbins!»
Michael la guardò sconvolto.
«Tu ricordi quel nome?»
«Non è questo che conta ora. Ciò che conta è che stai dicendo un sacco di stupidaggini. Senti, non rovinare il momento, d'accordo? So benissimo con chi sono andata a letto e so da sola cosa voglio la prima volta. So anche che non è piacevole sentire riferimenti alle precedenti ragazze che sono state con te per la loro prima volta.»
Lui arrossì colpevole, «Non era mia intenzione. Ero solo preoccupato perchè non volevo rovinarti la prima volta.»
«Ti suonerà pazzesco ma mi sta benissimo così, grazie tante.» replicò lei, fingendosi infastidita, «È anche possibile che una ragazza voglia stare con te coscientemente per la sua prima volta, pur conoscendoti e sapendo che sei un imbecille.»
«Non imitare Megan, ti prego.»
«Non c'è bisogno di imitarla per darti dell'imbecille.»
Stettero in silenzio per un po', finché la ragazza non si mise a riordinare le sedie e i banchi.
«E hai sempre pensato che la tua prima volta sarebbe stata con me?»
«No!» inorridì lei, e Michael sembrò un cane bastonato, «Non in quel senso! È che è quasi incestuoso. Siamo come fratello e sorella!»
Bugiarda, si disse da sola.
«Fratello e sorella?» ripeté lui, a sua volta poco convinto. Glielo si leggeva in faccia.
«Beh, non più ormai. Ma di solito era così. Solo che... sono tempi strani, no? E io avevo davvero bisogno di te. E non mi pento di nulla.»
«Lo spero.» bofonchiò lui, ma Georgia lo sentì lo stesso, «Neanche io.» aggiunse con voce più chiara, «E da adesso? Continuiamo a essere amici come al solito?»
«Direi proprio di sì. Tutto regolare.»
«Ok.» concordò Michael, annuendo tra sé e sé. Poi ghignò, «Beh, se poi vuoi sentirti di nuovo così vicina, nessun problema, eh!»
«Oh, già finita la preoccupazione da stupro? Complimenti.» ghignò anche lei, ignorando il modo in cui lui si incupì di nuovo al sentirglielo dire.
«Scusami tanto se mi sono preoccupato al pensiero di te con me a fare sesso in un aula del settimo piano senza pensieri al mondo che non fossero “ehi, diamoci dentro!”»
«Pensavi questo?» domandò lei scioccata.
«Ma no! Stupida! Era per dire!»
Le scompigliò i capelli mentre le passava accanto, esasperato, «Georgie, mi farai impazzire del tutto un giorno!»
«Come no... E comunque ho fatto l'amore, io.» sussurrò lei.
«Che dici?»
«Che Arcturus è un nome adorabile.»
«Se lo dici a qualcuno me la paghi, te lo giuro.»

Walter era in sala comune quando Wayne scese, incapace di dormire come sempre, e i due fratelli si squadrarono con sospetto.
«Vuoi darmi un altro pugno?»
«No. Tu vuoi darmene uno?»
«Non ora.»
Wayne si accomodò accanto a lui, tamburellando con le dita sul proprio ginocchio e fissando il fuoco. Cercò di non badare all'aria distrutta del fratello per evitare di ferirlo ancora.
«Mi dispiace di avertelo detto a quel modo.»
«Mi dispiace di essere un coglione.»
«Meglio tardi che mai.»
«Tu sei un bastardo.»
«Questo non te lo so dire. Non è mamma quella che va con altri, che io sappia.»
«Wayne...» si lamentò Walter, portandosi una mano sugli occhi.
«Che farai ora?» chiese l'altro, diventando improvvisamente serio.
«Che farò? Non vedo l'ora di tornare a casa per chiarire col caro papà. Farò finta di nulla intanto, voglio che ce la sbrighiamo a quattr'occhi.»
«Se gli dai un pugno chiamami.» lo pregò il minore.
«Promesso. Tu come sfuggirai alla curiosità altrui, tanto per sapere?»
In quel momento rientrò Michael, in barba al coprifuoco.
«Dovrei toglierti punti.» lo avvisò Walter e Michael sobbalzò.
«Che ci fate qui insieme?»
«Siamo ancora fratelli.» rispose Wayne, scrutandolo con occhio critico. Michael non aveva per niente la solita aura da “io sono un vincente” che seguiva i suoi appuntamenti con le ragazze. Forse aveva perso anche quella oltre all'allegria.
«Dov'eri? Non sei rientrato con Rent, mi hanno detto. A proposito, scusa per il pugno.» disse Walter.
«Ne hai dato uno anche a lui?» si incuriosì il fratello.
«Ci ho provato.»
Michael stava già scuotendo la testa.
«Non c'è problema. Comunque ho visto una ragazza e mi sono fermato a parlare.»
«A parlare? Tu?» scherzò Walter.
«Oh, ma che vuol dire? Io non penso mica solo al sesso! E anche se fosse anche il sesso è importante! Io non ti vengo a chiedere se lo hai fatto perchè significa qualcosa di più o perchè ti diverti, quindi non fare tanto il moralista!» esclamò Michael, con voce vagamente stridula, prima di lanciarsi verso i dormitori come se ce lo avessero spinto.
Alla faccia basita di Walter, Wayne disse: «Vedi, non credo che parleranno di noi due molto a lungo. Non siamo i peggiori qui.»

12 Il vero scoppio, pianti e riappacificazioni col mondo.



http://www.hp-lexicon.org/about/sources/source_hpm.html alcuni dei nomi erano in questa lista, dai nomi si può spesso risalire alla zona da cui provengono i personaggi e quindi collegare un aspetto fisico e un carattere, dato che la Rowling non lascia nulla al caso.
Come ho detto a Atanvarno:
Per quanto riguarda i nomi: Wayne Hopkins è in una lista della Rowling, nella lista si vedeva anche Sally-Anne Perks, Megan Jones e Stephen Coornfoot. [...]Poi nelle carte si vedeva un Rivers di cui era descritto un po' il possibile carattere e nel libro sono nominati un Summerby cercatore e un Summers. I nomi Jack, Rent e Quill invece li ho inventati io. Tra l'altro forse Stephen era Ravenclaw mentre uno che ho messo a Ravenclaw, e non chiedermi chi, era potenzialmente a Hufflepuff. Ho praticamente scambiato i posti.

Oh, per quanto riguarda Wayne e Megan, se lo considerate un appuntamento va bene, altrimenti fa lo stesso.

Per quanto riguarda Mike e Georgie, invece, ho pensato che fosse molto più realistico visto il personaggio, e in qualche modo tenero, che lui perdesse la testa già solo all'idea della prima volta. So che di solito si scrive che i due toccano il cielo con un dito, peraltro contemporaneamente, ma ho sempre preferito evitare il luogo comune di lui che è il bello che non deve chiedere mai e che non si mette dubbi né problemi, considerato che ha diciassette anni, e di lei che subito dopo si fa prendere dai rimorsi oppure è in fase di estasi. Ho preferito una cosa più terra terra per una persona pratica come Georgia (tralasciando poi che lei neghi i suoi sentimenti) e per un ragazzo incasinato, protettivo, impulsivo e un po' ridicolo come Michael, che sia bellissimo o meno.

Georgia fatta da Recchan: http://sphotos.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash1/hs736.ash1/162933_127033347361991_100001659807499_184711_6163693_n.jpg




Per quanto riguarda le famiglie, un riepilogo:
Megan – padre assente, nonni molto presenti.
Wayne e Walter – padre traditore, madre dolce
Jack – genitori normali
Rent – genitori normali
Georgia e Charlotte – orfane
Sally-Anne – genitori assenti per lavoro
Quill – genitori presenti ma non brave persone
Stephen – genitori normali
Michael – padre succube, madre fuori di testa
Susan – famiglia normale
Hannah – famiglia normale
Ernie – famiglia normale
Justin – famiglia normale.
Zacharias Smith, che è al quinto anno anche lui - famiglia normale
Dorian, a volte nominato come compagno di stanza di Wayne - famiglia normale
Quindi, come vedete, non sono davvero cattiva! La mia classe delle superiori era messa peggio XD


L'esame è andato bene, grazie per aver chiesto o avermi augurato buona fortuna! :*

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Capitolo 12
*** Il vero scoppio, pianti e riappacificazioni col mondo. ***


 

In questo capitolo ci saranno molte urla, e dato che anche la Rowling usa il maiuscolo per renderle meglio, ho seguito il suo esempio per quanto alle volte mi sembra che renda male. Inoltre ci sono diverse parolacce, non potevo certo evitarle perché fanno parte del linguaggio normale di alcuni personaggi.

Il portatile è tornato, quindi finalmente potrò riprendere a scrivere decentemente. Non che non lo stia facendo, sono a pagina 36 del sesto anno e siamo solo al primo giorno.

Riprenderò man mano a rispondere alle recensioni, tenete conto che sono ancora mezzo malata, e pure depressa perché non posso più dare l’esame che volevo dare e mi è saltato tutto febbraio.

 

 

 

 

Il vero scoppio, pianti e riappacificazioni col mondo.

 

 

 

Jack stava rientrando dall'allenamento di Quidditch quando udì la curiosa scarica di imprecazioni provenire da un corridoio alla sua sinistra, ringhiate con una vocetta familiare: «Come osa? La ammazzo, maledetta stronza!»

E un'altra voce disse: «Perlomeno ti ha evitato di venire massacrata dal resto dei Gryffindor per aver tifato gli avversari...»

«Me ne sbatto del resto dei Gryffindor, vadano tutti in malora, tu compresa! Io tifo chi mi pare o lo farei se la nostra professoressa di Difesa non fosse una carogna! Vattene o me la prendo con te!»

«Ma che c'entro io?»

«Mi dai sui nervi!»

Jack non poté trattenersi dallo scoppiare a ridere «Allora è vero che nascondi un caratterino adorabile, Charlotte!»

La ragazzina, colta sul fatto, arrossì miseramente; accanto a lei c'era una sua compagnia che tratteneva le risate, sicuramente per evitare future ritorsioni.

«Vattene.» ringhiò Charlotte all'amica e l'altra eseguì l'ordine prontamente. Jack la sentì scoppiare a ridere sguaiatamente da lontano e non poté trattenersi dall'imitarla.

«Cos'è successo?» domandò poi più gentilmente. Le guance della ragazzina sembravano andare a fuoco.

«È successo che la Umbridge mi ha messo in punizione! E sa sempre dove colpire visto che non posso più vedere partite di Quidditch.» pigolò.

«Oh, mi dispiace!» esclamò lui, sincero, «Perché?»

«Perché mi ha sentito dire che io credo a Harry Potter! Ed ero in corridoio per i fatti miei!»

«Uh, brutta idea.» commentò lui con un sorriso, «George ti ha detto che lui dice la verità?»

«Sì, certo. E io le credo. Senza contare che lui è Harry Potter, il salvatore del mondo magico! Se non la sa lui la verità...»

«La dicesse tutta, almeno...» borbottò Jack.

Alla fine però fu in qualche modo grato che la sua piccola ammiratrice - come la chiamavano gli altri al sicuro della loro camera - non fosse alla partita a vederlo. Per quanto i Gryffindor facessero pena, con la squadra mutilata senza Potter e i gemelli Weasley e con Re Weasley in porta, la cercatrice gli sfilò il boccino da sotto il naso approfittando di un suo provvidenziale starnuto. Vinsero di soli dieci punti, una miseria considerato il lavoro dei loro cacciatori che avevano campo libero con il portiere avversario e di Megan che voleva vistosamente assassinare i sostituti di Fred e George. Walter fu il più gentile possibile per evitare che si lanciasse giù dalla torre di astronomia, mentre Rent lo prendeva tranquillamente in giro senza preoccuparsi dei suoi sentimenti.

Per una volta era tristemente positivo che Michael non si unisse alla cagnara generale.

Il lunedì, a metà mattina, lessero che per ordine della Umbridge era proibito leggere il Quibbler.

«Vado a cercarne una copia.» dissero nello stesso momento Michael e Charlotte, quest’ultima che come sempre stazionava da loro. I due si scambiarono un'occhiata di approvazione e partirono alla ricerca del giornale di Lovegood senior.

Così si ritrovarono in sala comune e Wayne prese la rivista, incuriosito dall'espressione funerea di Micheal.

«È un resoconto della sera della terza prova.» annunciò l’Hopkins.

Megan si sentì scossa dai brividi e non trovò modo di parlare, così gli fece cenno di andare avanti. Georgia strinse un braccio di Sally-Anne, che non ebbe cuore di dirle nulla, Stephen fece lievitare una bottiglia di firewhisky, portata da Rent, verso di loro e Hannah preparò i fazzoletti per sé e per gli altri, mentre Walter chinava il capo e chiudeva gli occhi per imprimere ogni parola che il fratello avrebbe letto. Jack entrò con la Sprout, che li beccò in pieno, e il firewhisky fu fatto scivolare dietro una poltrona mentre la professoressa si accomodava con loro, facendogli capire che per nessun motivo doveva sfuggire a qualcuno della sua presenza lì dato che tecnicamente infrangevano una regola della Umbridge leggendo il giornale tutti assieme.

Era una Capocasa molto amata comunque e nessuno aveva intenzione di farle passare guai, tanto più che lei fece cenno a Justin di passarle il firewhisky appena nascosto.

Quill si accomodò accanto a Stephen e Susan in quel momento, preoccupato per via dei possibili nomi scritti in quell'articolo.

Leggere l'articolo fu una delle cose più difficili nella vita di Wayne, che alla fine cedette il giornale alla professoressa; andò a sedere accanto a Megan, che gli prese una mano per fargli coraggio mentre la donna leggeva.

«È finito.» concluse la Sprout, tirando poi su col naso.

Megan piangeva senza ritegno, con la testa chinata sulla spalla di Wayne che ora teneva gli occhi chiusi con un'espressione di dolore in volto. Michael si era preso la testa tra le mani e non se ne poteva vedere il viso, Georgia singhiozzava a sua volta mentre Stephen per una volta lasciava perdere le sue manie e le accarezzava la schiena con una mano, cercando di infonderle forza in qualche modo, ma tutti erano in condizioni pietose.

«Harry è un vero eroe, lo sapevo.» sussurrò Ernie. Hannah annuì, passando loro i fazzoletti.

La professoressa invece fece comparire qualche bicchiere perché potessero fare un piccolo brindisi in onore di Cedric.

«Pensi ancora che se lo sia inventato?» domandò Michael all'improvviso, rivolgendosi a Quill che impallidì ulteriormente.

«No.» rispose veloce, «Certo che no.»

«Bene.» stabilì l'altro, «Mi fa piacere che tu sia rinsavito.»

Quill deglutì e restò in silenzio, pensando alla lettera scritta dai suoi genitori che gli raccomandavano di seguire la corrente: di certo ora non gli conveniva stare dalla parte di Malfoy e dei suoi amici, i cui genitori erano stati citati come Mangiamorte.

«Malfoy, Nott, Crabbe, Goyle... Chi altri c'era? Avrei dovuto immaginare che erano davvero figli di Mangiamorte.» commentò appunto Stephen, schifato.

«Non lo credevi?» si stupì Susan.

«Mi piace dare sempre il beneficio del dubbio.»

«Perché sei un bravo ragazzo.» commentò lei, poggiando la testa contro la sua spalla, «Peccato che non lo meritino.»

«Passeranno un periodo difficile da adesso in poi.» preannunciò Michael, sadicamente soddisfatto.

«Mi raccomando, ragazzi, non voglio comportamenti scorretti nei loro confronti. Qualunque siano le colpe dei padri non devono ricadere sui figli.» si raccomandò la professoressa.

«Ma se faranno anche solo un commento su Cedric li ucciderò.»

«Signorina Jones, la prego... Non mi faccia togliere punti alla mia casa in un momento simile! Non voglio minacce.» la richiamò debolmente la Sprout.

«Non sono minacce.» ribatté lei, asciugandosi le lacrime, «Sono promesse.»

 

Era difficile tornare alla vita di tutti i giorni sapendo come erano andate le cose, eppure Michael sembrò per certi versi più gentile nei confronti di tutti, Quill compreso, come se sapere esattamente cosa fosse successo per lui fosse sufficiente ad andare avanti.

«A saperlo avremmo convinto Harry a parlare a Stebbins, almeno a lui, ecco.» borbottò Justin un pomeriggio ed Ernie annuì distrattamente, «Anche se ho sentito che qualcuno non ci crede ancora. Non a Harry, al Quibbler. Visto che è pieno di sciocchezze inventate, di solito. Dicono che Harry magari non ha neanche dato l'intervista.»

Megan lo guardò e poggiò le proprie forbici, andando a raggiungere il ragazzo in questione.

«Che sta facendo?» domandò Hannah ansiosamente. Gli altri si limitarono ad assistere.

Lei si avvicinò al Ragazzo Sopravvissuto con una punta di soggezione: «Potter, scusami...»

Harry Potter si voltò subito, sorpreso, e Re Weasley quasi si tagliò le dita con le cesoie. Sembravano molto concentrati in una discussione tra loro fino a un secondo prima. Megan cercò di non fissare la famosa cicatrice.

«Per quanto riguarda il Quibbler sei stato tu in persona a rilasciare l'intervista, vero? Perché gli altri hanno qualche dubbio vista la giornalista e il giornale.» sussurrò, attenta a non farsi sentire dalla classe.

«Sì, è tutto vero.» confermò lui, che doveva ormai essersi abituato ai dubbi altrui e fece spallucce.

«Va bene. Per quel che può valere, tutti noi ti crediamo.»

«Tutti voi...» la invitò a continuare Weasley.

«Noi che eravamo amici stretti di Cedric.»

L’espressione di Harry Potter si fece parecchio colpevole a quella precisazione, mentre le orecchie del Weasley sembrarono luminose tanto erano diventate rosse.

«Scusa.» bofonchiò quest'ultimo.

«Nessun problema.» liquidò in fretta la questione lei, «Era solo per chiarire.»

«Grazie. Davvero.» disse Harry Potter piano e Megan provò un moto di simpatia per lui. Dopo quello che aveva letto ora finalmente rispecchiava l'immagine del bambino che aveva sempre adorato da piccola, il salvatore del mondo magico.

«Figurati.» disse lei, tornando al proprio posto.

Stephen e Quill si accostarono a lei, il primo curioso e il secondo che non voleva restare solo perché spaventato dalle piante.

«Beh?»

«Se qualcuno avesse ancora dubbi, Potter conferma tutto.»

L'ora di Erbologia terminò e i ragazzi si radunarono fuori dalla classe, inquieti e silenziosi.

«Cosa c'è?» domandò Megan, issandosi la borsa sulle spalle.

«Non ci pensi? A parte tutta la questione su Cedric, vuol dire che è proprio vero e confermato: Tu-Sai-Chi è di nuovo tra noi!» disse Stephen, guardandosi attorno come se potesse sbucare in quel corridoio al solo nominarlo.

Megan rabbrividì al pensiero e così fecero gli altri.

«Siamo al sicuro.» disse Georgia, poco convincente, «Tranquilli.»

«A dopo.» li salutò Sally-Anne con voce flebile.

«Dove vai?» domandò subito Georgia.

Megan si sorprese di notare una punta di gelosia al pensiero che le due fossero diventate amiche mentre lei era occupata a piangere. Chiaramente Georgia aveva bisogno di qualcuno con cui confidarsi dato che lei e Michael erano fuori uso, ma poiché lei era la sua prima amica seria, di sesso femminile almeno, le dispiaceva un po' essersi persa tutto quello che le era capitato negli ultimi mesi.

«In guferia. Voglio scrivere a mio fratello.» rispose Sally-Anne, che già fremeva dalla voglia di sentirlo. Suo fratello era molto più grande e viaggiava tantissimo, si sentivano raramente perché era difficile che si fermasse a lungo nello stesso posto o che si ricordasse di risponderle, ma quando si trattava di questioni serie diventava improvvisamente reperibile e la faceva sentire meglio. Senza di lui non sarebbe riuscita a superare quegli anni in mezzo a persone che sopportava poco e che ricambiavano il sentimento. Anche se ora le cose erano migliorate in quel senso voleva comunque renderlo partecipe delle nuove funeree notizie.

«Credevo fossi figlia unica!» esclamò Megan, sorpresa.

«È molto più grande, forse?» azzardò Justin.

«Quasi.» disse Sally-Anne a mo’ di criptica risposta, «Se l'interrogatorio è finito io vado.» concluse stizzita.

«Oh, non sia mai che ti tratteniamo.» borbottò Justin, ricevendo una gomitata da Susan.

«Interrogatorio per una domanda...», Ernie scosse la testa appena si fu allontanata, «Mi lascia sempre senza parole.»

«Io vado a studiare, sento di non ricordare nulla.» annunciò invece Hannah, isterica.

«Ci risiamo.» sospirò l'amico.

 

Qualche giorno dopo Michael quasi si scontrò con Harry Potter di ritorno dalle sue lezioni.

Lui e Ron Weasley si riconobbero all'istante, visto che l'unica infelice volta in cui si erano rivolti la parola era stato dopo la morte di Cedric, nel suo tentativo di scoprire come fossero precisamente andate le cose ascoltandole direttamente dalla fonte.

«Scusa.» disse Harry distrattamente, avendo urtato la sua borsa. Non sembrava ricordarsi di lui e fece per procedere, mentre Weasley alle sue spalle lo guardava con sospetto.

Jack, Walter e Rent, tutti provenienti da Incantesimi come lui, gli lessero in faccia le sue intenzioni e alzarono gli occhi al cielo. In effetti Michael era tentato dall'idea di stuzzicare Weasley, ma vide la Umbridge arrivare impettita e decise di risparmiare ai due l'essere coinvolti, dato che a quel che aveva sentito la rospa ce l'aveva particolarmente con Potter.

«Stebbins, svuota la borsa.» ordinò quella con voce stridula, mentre Potter e Weasley se la filavano alle sue spalle, ignorando apertamente i suoi amici. Walter sospirò, sapendo che sarebbe finita male.

«Sissignora.» disse invece lui, chiaramente ironico, mostrandole i libri e anche la sua copia del Quibbler opportunamente stregata. La Umbridge non parve particolarmente felice, sicura com'era del fatto che avrebbe potuto dargli un'altra punizione, ma dovette lasciar perdere.

«Come hai fatto? Ero sicuro che tu avessi il Quibbler lì in mezzo!» esclamò Rent una volta che si fu allontanata. Michael voltandosi notò che Potter e Weasley si erano mantenuti a portata d'orecchi, il primo con espressione quasi colpevole per chissà quale motivo, e ora lo guardavano entrambi con curiosità.

«Ho stregato il giornale in modo che sembri un libro di scuola a chiunque tranne che a me.» spiegò con un ghigno, e Ron lo guardò con stima, «Al settimo anno saprete farlo anche voi, suppongo.» aggiunse rivolto ai due del quinto.

«Non ti vantare.» lo rimbrottò scherzosamente Walter.

«Non sei l'unico, a quel che so.» dichiarò invece Jack, «Comunque grande articolo, Potter.»

«Sì, grazie per aver detto le cose come stavano.» concordò Walter.

«Ci si vede a cena, quindi. Sto morendo di fame, andiamo!» li spinse via Rent, ignorando gli altri.

«Accidenti! Sei un animale!» sbottò Walter.

«Ha parlato!» risero insieme Jack e Rent.

«Comunque spiega l'incantesimo anche agli altri dopo, così non rischieranno nulla.» continuò Walter rivolto a Michael, che annuì.

Arrivati a cena e seduti, per Michael c'erano solo due posti liberi: uno tra Georgia e Lance del quarto e uno tra Sally-Anne e Zacharias Smith. Con estrema sorpresa di tutti Michael prese quest'ultimo, lasciando il posto accanto a Georgia a Rent, che con l'usuale tatto esclamò: «Ehi, George, litigato con Michael?»

«Non che io sappia.» rispose lei freddamente, «Faresti a cambio di posto? Stavo chiacchierando con Lance.»

Non era vero, ma quest'ultimo era decisamente più sensibile di Rent e fece finta di nulla sorridendole. Il sorriso fu seguito da un coro di sospiri all'altro lato del tavolo Hufflepuff, dato che il ragazzo aveva una serie di ammiratrici agguerrite, cosa che non manco di notare Michael con profondo fastidio.

La sua mente vagò tra il “Comunque è troppo piccolo per lei” e il “ma potrebbe piacerle lo stesso. E a te cosa importa? Siete solo amici!” facendo precipitare il suo umore rapidamente.

Megan sbadigliò e poggiò la testa contro una mano, senza notare nulla pur essendo seduta tra le due fazioni e mettendo in evidenza quanto fosse stanca. Aveva l'aria malata che aveva esibito Georgia da quel Natale e le occhiaie scure, che erano sparite quando aveva cominciato a prendere la pozione per dormire senza sogni ma ora erano tornate a segnalare che non si era scordata dei Mangiamorte.

«Dai, mangia qualcosa.» la invitò gentilmente Sally-Anne dopo qualche minuto, attirando parecchie occhiate sconcertate per via del suo tono. Le compagne di stanza non dissero nulla, dato che sapevano tutte che quella notte Megan si era svegliata urlando e in lacrime e dopo era rimasta seduta a studiare sul suo letto, prendendo in mano i libri con l’intenzione di impegnarsi pur di distrarsi e nascondendo la luce dietro le tende tirate senza però ingannare nessuna di loro, dato che ogni tanto potevano ancora sentirla tirar su col naso. Era probabilmente la prima volta da quando l’anno era iniziato che si metteva sotto con lo studio, oltretutto.

«Non ho fame.» borbottò lei, «Stephen, sono broccoli quelli che stai pettinando

«Gli sto dando la forma dei capelli della McGonagall. Questo qui è come la Sprout.» rispose lui, concentratissimo, all'altro capo del tavolo.

«Questo tavolo è una succursale del san Mungo.» commentò Wayne.

Georgia imprecò ferocemente perché, sentendosi osservata da Michael abbastanza sfacciatamente, fece scivolare il bicchiere di succo di zucca. Gli altri la guardarono stralunati, lei li fulminò con un'occhiataccia e se ne andò, sentendo di stare per piangere e chiedendosi se Megan non fosse contagiosa.

«Hai ragione, fratellino.» concordò Walter, incredulo.

«E voi avete la sensibilità di un lettino del san Mungo.» replicò dignitosamente Megan, allontanando definitivamente il piatto da sé e seguendo l'amica.

«Abbandonano tutti la cena?» domandò Rowan, spostandosi accanto a Lance, «Tu comunque potevi anche evitare di sederti lontano da noi, questa è zona pericolosa.»

La frecciata fu colta al volo: «Magari tutti l'avessero capito.» commentò Michael, lamentoso e malignamente rivolto a lui.

«Io non ho certo paura.» ribatté Rowan, versandosi da bere a sua volta senza degnarlo di un'occhiata.

«Bambini, non cominciate.» scherzò Justin, suo malgrado preoccupato.

«Oh, non sono io il bambino qui.» precisò Rowan, e una nota di veleno trasparì nelle sue parole, «Malgrado pensassi il contrario, è evidente chi è quello con meno maturità tra i presenti.»

«Oh, sì, avevo proprio bisogno di un rimprovero da parte di un bambino appiccicoso che non sa ancora un accidente della vita e non ha idea di cosa voglia dire soffrire!» Michael rise senza allegria, «Adesso vienimi a dire che ti è morto il migliore amico e che ne sai più di me.»

Tutti sobbalzarono.

«No, ma è morto il mio mentore, quello a cui mi affidavo e in cui credevo.» ribatté Rowan dopo qualche secondo.

«Ha ragione.» concordò Wayne, tranquillo, e Michael lo guardò furioso, «Quindi non ti incavolare tanto, Michael.»

«No, giusto, io devo essere un cuore di pietra, prenderò esempio da te!»

«Solo perché non fa il bastardo con tutti non vuol dire che non soffra! È questo che non ti è chiaro, ognuno sta male a modo suo e non risolvi niente ad allontanare tutti!» lo difese Rowan, scaldandosi.

«Perfetto, 'fanculo pure alla cena ora! Non bastava la Umbridge a rompere!» sbottò Michael, lasciando cadere le posate e balzando in piedi, «Che schifo, sul serio! Non siete nessuno per darmi lezioni quindi statene fuori! Voi non ne sapete nulla!» aveva alzato la voce abbastanza da far voltare tutto il tavolo e per un istante colse che la professoressa McGonagall guardava verso di loro. Le diede subito le spalle, marciando verso il dormitorio.

Rowan lasciò scivolare la schiena contro la sedia con un sospiro stanco e Lance lo guardò con simpatia, dandogli una pacca sulla spalla. Wayne si sporse verso di lui per non dover alzare troppo la voce.

«Rowan, la maggior parte delle cose che dice non le ha mai pensate, te lo posso giurare. Michael ti ha voluto veramente bene come a un fratello minore.»

L'altro lo guardò sconcertato.

«È vero.» aggiunse Walter, «Parlava sempre di te.»

«Ti ha considerato parte della famiglia, lui che non ne ha mai avuto una vera.» convenne Rent.

«Non ne ha una vera?» ripeté Rowan.

«Già, beh, lo avrai sentito parlare di sua madre, no? È molto peggio di come la descrive. E suo padre praticamente non esiste. Michael è sempre stato come un Gryffindor amante dei babbani in un covo di Slytherin Mangiamorte.» spiegò Jack. Quill quasi scivolò dalla sedia, palesemente terrorizzato all'idea.

«Non me ne aveva mai parlato in questo modo.» ammise Rowan, aggrottando la fronte, «Forse non era poi così alta la sua opinione su di me, dopotutto.»

«È solo che gli fa troppo male, noi abbiamo capito le cose per conto nostro, più che altro. Era Cedric quello che...» Walter tacque e Rent e Jack sospirarono.

«Michael ha sempre detto che eri furbo, simpatico...» cominciò Wayne.

Walter annuì.

«Ti adorava! E sono sicuro che se uscisse da quella specie di bolla d'odio in cui si è ficcato ti vedrebbe di nuovo in quel modo. Se a volte non si confidava con te era di sicuro per proteggerti perché appunto ci teneva.»

«Devi avere pazienza e ignorarlo, prima o poi tornerà com'era.» riprese Wayne, «Purtroppo non ci possiamo fare nulla. E ora se volete scusarmi vado a vedere come stanno Georgia e Megan, che non mi sembrano normali.»

Gli altri lo guardarono andare via poco convinti.

«Sempre lui deve controllare gli altri?» domandò Justin, poco convinto.

«E chi li deve controllare, tu? Uno dei tuoi strani amici?» sbottò Sally-Anne, lanciando un'occhiata poco gentile a quelli del quarto anno.

«Come ti permotti!» esclamò infatti Sheldon.

«Non rivolgermi la parola.»

«Tu non rivolgermola!»

«Io credo che siano brave persone.» interloquì Stephen, «Anche se tu hai assolutamente i capelli troppo lunghi.» decretò, rivolto a Lance che lo guardò sconvolto.

«Come siamo arrivati a tutto questo?» domandò Walter esasperato.

«E se ce ne torniamo tutti in sala comune prima di cominciare a lanciarci fatture? I professori ormai ci stanno tenendo d'occhio.» fece presente Quill, inquieto.

«Buona idea.» convenne Susan, che si era abituata alle chiacchiere che riguardavano lei ma trovava ancora fastidioso essere al centro dell'attenzione, e in quel momento non si poteva dire che gli Hufflepuff si stessero facendo gli affari loro. Del resto non capitavano spesso fatti eclatanti da loro, così nella loro casa gli studenti erano più curiosi che mai.

«Che serata splendida.» commentò Rent, divertito suo malgrado dalla situazione.

 

«Georgia?» tentò Megan, sconcertata. La ragazza si teneva la testa tra le mani e sembrava particolarmente fuori di sé.

«Sta uscendo con duemila ragazze, che gioia! Fa passi avanti, non trovi? Però poi quando mi siedo vicino a qualcun altro mi controlla e quando sono tra ragazze mi ignora! Non è un comportamento normale e lui aveva detto che non sarebbe cambiato nulla!»

«Chi?» domandò ovviamente l'altra.

«Michael! Quell'imbecille mi sta facendo impazzire!» strepitò infine la ragazza, alzandosi in piedi e camminando per la sala comune vuota, «Non so più cosa pensare!»

«A me sembra che si stia comportando meglio.» accennò Megan, «Almeno per i suoi standard. Non sta maltrattando la gente a caso.»

«Ci sono andata a letto.»

Megan la guardò.

«Sì, so cosa vuoi dire e non ti so neanche spiegare cosa mi sia preso!»

«Meno male che era come un fratello.» commentò lei, «Uh, disgustoso pensarlo così!»

«Ovviamente non lo vedo più come un fratello.» precisò Georgia, schifata, e Wayne entrò mentre lei dava loro le spalle per nascondere il viso in fiamme, «Stupida me! E stupido lui! Non gliel'ho chiesto io di... Beh, tecnicamente anche, ma di certo non l'ho obbligato a venire a letto con me! E certo non mi aspettavo che questo lo risvegliasse in quel senso e lui ricominciasse a vedere altre ragazze giusto per passarci il tempo! E poi è come se al tempo stesso facesse il geloso, è assurdo! Capisco non sapere come comportarsi ma almeno provare a non essere idiota! Almeno venire a parlare con me!» gridò, passandosi una mano sugli occhi pieni di lacrime e mettendo a fuoco la stanza di nuovo. Fece un salto indietro: «Wayne!»

«Stai parlando di Michael? Per questo siete così strani?» domandò lui, per una volta allibito.

«Dimenticati quello che hai sentito! Non voglio parlarne con te!» inorridì lei, facendo qualche passo verso i dormitori, «Non importa, non era una cosa seria, comunque!»

«Non è una cosa seria? Però, non ti facevo così aperta... Non nel senso più volgare del termine, ovviamente. Parlavo di mentalità.»

«Megan, non sei d'aiuto!» gridò lei, imbarazzata a morte soprattutto per via della presenza di Wayne, «Ne parleremo in camera!»

E fuggi via giusto in tempo per non vedere gli altri Hufflepuff rientrare. Wayne si accostò a Megan, con gli occhi che mandavano lampi quanto due settimane prima a Hogsmeade.

«Tu lo sapevi?»

«Solo da pochi minuti.» rispose lei, «Cos'ha in testa Stebbins? Di tutte le cose che poteva fare per sfogare i nervi...»

«Per sfogare i nervi...» ripeté tra sé e sé Wayne, e in quel malaugurato momento rientrò anche Michael in compagnia di Laura, una sua compagna incontrata mentre faceva un giro per sbollire. Ovviamente il ragazzo ignorò tranquillamente Rowan, i suoi amici e gli altri, e non guardò neppure in direzione di Wayne fingendo di ascoltare le chiacchiere della compagna.

«Michael, sei veramente un pezzo di merda!»

«Andia-» Walter si bloccò a metà strada verso i dormitori maschili rendendosi conto di ciò che aveva sentito. C'erano praticamente tutti gli Hufflepuff della scuola ed era calato un silenzio spettrale.

«Come hai detto?»

Michael più che arrabbiato suonava assolutamente incredulo, come del resto si sentivano tutti.

«Mi hai sentito!» riprese Wayne, disgustato, «Non sei neanche degno di essere amico di quella povera ragazza dopo quello che hai fatto, razza di bastardo! Ti costava tanto cercare un'altra con cui sfogarti?»

Michael capì esattamente dove voleva andare a parare e arrossì di rabbia e di colpa.

«Non sono affari tuoi!»

«No. Non lo sono. Ma volevo comunicarti che mi fai schifo.»

«Comunicato.» convenne Michael, tetro, incapace di trovare insulti validi contro di lui dato che era stato colto troppo in contropiede e andandosene in camera.

 

I due smisero da quel momento di rivolgersi la parola, scatenando una gigantesca orda di chiacchiere, senza che però nessuno si spingesse a chiedere spiegazioni a Georgia dato che Megan aveva preso a farle da guardia del corpo e, per quanto piangesse di continuo, risultasse ancora spaventosa.

Trascorse un'altra settimana, in cui Georgia tentò di mediare senza essere ascoltata da nessuno dei due e senza riuscire neanche a parlare decentemente con Michael che era sempre molto impegnato o in punizione o con Laura, e infine giunse il giorno in cui le grida della professoressa Trelawney li attirarono nella Sala d'Entrata.

«Un centauro!» esclamò Rowan, eccitato, dopo la breve discussione tra il preside e l'inquisitrice di Hogwarts, «Un centauro vero!»

«Dubito che un centauro finto potrebbe insegnare qui.» commentò Michael, superandolo con Walter che gli rivolse un'occhiata di scuse.

«I tuoi commenti sono meno brillanti di una volta, sarà che ti sei accorto da solo di essere insopportabile?» sbottò lui infastidito mentre passavano il ritratto.

Wayne gli diede una pacca sulla spalla mentre passava, cercando di convincerlo a ignorarlo, e Rowan si gettò su una poltrona mentre Michael andava in camera propria.

«Abbi pazienza, è un imbecille e le cose non cambieranno se anche te la prendi.» considerò amaramente Wayne.

«Questo è il modo in cui vedi tutto, no? Avere pazienza.»

Era Amelia “La Pazza” ad aver parlato, con voce leggermente cantilenante. I suoi occhi erano posati su Wayne, attenti come non mai, e aveva una strana espressione a metà tra il serio e il dolce in volto. Wayne la guardò a sua volta, senza capire dove volesse andare a parare. Walter accanto a lui si irrigidì, immobilizzandosi, perché come sempre terrorizzato da lei. Allo stesso modo Stephen fece per correre via.

«C'è qualcosa di male?» domandò sorpreso da quell'inattesa intromissione.

«È che sei così noioso.»

«Amelia...» tentò Rowan, emergendo dalla poltrona.

«Ma perché, vi conoscete?» sbottò Megan, per nulla convinta; preferiva essere l'unica a insultarlo.

«Ti mostri sempre indifferente a tutto perché sei troppo codardo per mostrare tutto di te e troppo pigro dato che ci sono già i tuoi amici che sono sopra le righe, non vuoi mai essere coinvolto però poi controlli che tutto sia apposto e non ti rendi conto che a volte la vita non può essere del tutto apposto e ti dai da fare per nulla, aspettandoti anche che dopo la gente non dipenda da te come se non l'avessi abituata tu a quel modo.» elencò Amelia con voce sognante, «Ti conosco da quattro anni e non sei cambiato per nulla, o forse sei cambiato ma non lo fai vedere perché è molto più facile e tu scegli sempre la via più facile e razionale. Devi sempre comunicare la tua opinione anche se sai che infastidirà il prossimo e poi ti lamenti se quello ti risponde arrabbiandosi perché sei capace di trattenerti e ti aspetti che tutti possano e vogliano farlo e quindi sei anche abbastanza ipocrita perché anche se fai capire che non ti importa di nessuno alla fine pretendi che tutti siano come te. Oh, e quando sei arrabbiato perdi totalmente il tatto e sei molto più distruttivo di Michael Stebbins.» guardò Megan, «Lo conosco?»

Rent scoppiò a ridere: «Diavolo, che bel quadretto!»

Wayne, in realtà sentendosi abbastanza ferito dalle sue parole e dalla conferma degli altri, domandò con calma: «Il tuo discorso ha un senso o continuerai solo a descrivermi nel modo peggiore possibile?»

Poi si accorse di reprimere i propri sentimenti come in effetti lei aveva detto e ammutolì.

«Voglio dirti qualcosa. Io credo che tu sia nei guai più di Stebbins e di Megan messi assieme. Perlomeno loro piangono e si arrabbiano; tu pensi che non cambierà nulla e ti tieni tutto il dolore dentro, cercando di mantenere le cose in ordine perché tanto non puoi fare niente per riportare in vita i morti. Ma al cuore non importa che le cose non cambino, quando sanguina ha bisogno di sfogarsi, quando qualcuno muore si sta male anche se questo non resusciterà quel qualcuno, perché fa male, perché quel qualcuno manca, perché la vita cambia e si ha paura. E tu fai troppo affidamento al cervello e se anche il tuo cuore stesse cercando di dirti qualcosa in contrario non te ne potresti accorgere, facendo più danni che altro, perché nel momento in cui Stebbins e Megan prenderanno le loro strade tu ti ritroverai improvvisamente in mezzo a tutto quel dolore che avevi facilmente ignorato prima, e non potrai più tirarlo fuori perché il tempo per poterlo fare sarà passato, e ne resterai semplicemente incastrato.»

Tutti quanti la guardavano a bocca aperta. Non che non avesse ragione, ma proprio per questo era ancora più incredibile, come sentire il professor Snape fare un discorso in onore dell'amore o la professoressa Trewlaney parlare seriamente di Aritmanzia. E Wayne era il più colpito di tutti, perché mentre lei parlava si rendeva conto che era tutto vero.

«Tu ti sei caricato del peso di tutti gli altri per non pensare a quello che porti tu, ma non dici neppure davvero quello che pensi, trattieni il pianto perché credi che non sia utile, trattieni il dolore per lo stesso motivo, trattieni la gioia perché l'hai sempre fatto, solo ogni tanto la tua rabbia riesce a uscire perchè è il sentimento più facile da mostrare. Ma dovresti buttare fuori tutto prima che ogni spiraglio si chiuda.» la voce di Amelia si fece improvvisamente triste, «Tu che ancora provi emozioni non puoi sprecarle. E poi ti assicuro che non potersi liberare del dolore è molto peggio che provarlo e scaricarlo sugli altri. È qualcosa che diventa parte di te e che ti impedisce di cambiare in meglio, di provare la gioia completa, lasciando sempre un'ombra dentro di te e trascinandoti pian piano sempre più a fondo. Cedric Diggory si starà rivoltando nella tomba a sapervi in condizioni simili.» terminò e Wayne sentì una forte punta di dolore direttamente al petto a quelle parole, perchè lui non era affatto meglio di loro nel gestire la situazione, di nessuno in effetti, e perchè già sentiva da un pezzo quella malinconia e la mancanza di vita che lo opprimevano, quindi forse era persino troppo tardi per liberarsene.

«Io...» cominciò il ragazzo, che era impallidito, prima di precipitarsi in camera propria.

«Amelia... ma perchè?» domandò Helen, con ancora una mano sulle labbra.

«Perché Wayne mi piace molto. In questi quattro anni ho visto che è anche una persona gentile e che ha un gran cuore e vorrei aiutarlo. Io osservo sempre le persone che mi piacciono e ho visto che ora è il momento, e se non fanno qualcosa si chiuderanno come ricci per sempre.» spiegò Amelia, passando una mano tra i capelli biondi, «E i ricci non sono affatto buoni. In nessun senso. Una volta mio zio al mare ci ha messo sopra un piede e poi ha zoppicato per giorni. Quello che poi è morto.»

Gli altri fecero un passetto indietro, dato che era tornata “la pazza” che conoscevano, e Stephen si allontanò velocemente con finta aria di noncuranza.

Megan capì il tentativo dell'altra, seppur fatto a suo modo, e le sorrise.

«Aspettiamo e vediamo se ha funzionato. Voi che siete in camera con Wayne aspettate qualche minuto prima di rientrare. E se possibile non rivolgetegli la parola.»

«Ma...» cominciò uno dei suoi compagni.

«O vi spezzo il collo.»

La minaccia sortì l'effetto voluto e Megan si sentì un po' meglio nel vederli terrorizzati.

«Mi mancava questo.» rivelò all'orecchio di Georgia, che assisteva alla scena preoccupata.

«Non vorrei però che ora Wayne andasse ad attaccar briga con Michael, tanto per seguire il suo istinto.»

«Se anche fosse magari la pianteranno di essere così ridicoli.» decretò Sally-Anne.

Wayne in quel momento era in camera propria, occupato a guardare fuori dalla finestra e a giocherellare con la bacchetta, indeciso se appiccare fuoco a qualcosa o metterla via. Amelia aveva ragione, purtroppo, e la sua schiettezza non gli aveva nascosto quella nota di preoccupazione che rendeva tutto ancora più reale. Era strano sentirsi rinfacciare cose simili da una semi-sconosciuta, ma del resto anche lei era strana come tutti quelli che conosceva, e cominciava a pensare di non essere normale neppure lui.

Odiava suo padre, che era un traditore e che aveva mentito a tutti loro per tutta la loro vita, non aveva sopportato Walter per un pezzo senza però dirgli una parola, finendo così col non chiarire scoprendo che suo padre aveva continuato a mentire, se l'era presa con Michael semplicemente pensando a quanto anche lui trattasse le donne come oggetti, anche se sapeva benissimo che per lui Georgia era sempre stata importante, ed era furioso con tutto e tutti perchè Cedric non c'era più e perchè non riusciva a tirare il fiato neanche a tanti mesi di distanza, giudicando inappropriato stare male quando aveva tenuto duro fino a quel momento e volendo invece occuparsi degli altri. Era molto più facile così, tra l'altro, ma odiava anche essere definito un codardo per questo, perchè l'aveva fatto davvero in buona fede.

«Costa sto facendo?» sussurrò a se stesso, «Cosa stiamo facendo?»

“E parlo anche da solo, il primo segno della pazzia” pensò costernato.

Cedric si starà rivoltando nella tomba.

«Oh, e chi se ne frega! Non devo dimostrare nulla a nessuno!» esclamò all'improvviso, scaraventando il baule dall'altro lato della stanza con un colpo di bacchetta, «Vaffanculo!»

Si gettò sul proprio letto, incapace di piangere ma formulando un discorso, o per meglio dire una predica da fare. Ignorò anche i compagni di stanza che tornavano e che del resto non lo salutarono neppure e quando fu pronto si alzò in piedi, deciso, e uscì sbattendo la porta dirigendosi verso la camera di Michael, che stava giocherellando con una palla da tennis rubata quell'estate, fermandosi quasi davanti a lui e poi guardando gli altri.

«Voi fuori.» dichiarò, e al solo vederlo in faccia Jack e Rent ubbidirono.

«Non fate stronzate.» si raccomandò il fratello, uscendo velocemente.

Michael gli rivolse uno sguardo che avrebbe reso fiera sua madre: «Che vuoi da me?»

«Dirti come la penso.» ringhiò Wayne in risposta, «Ho passato tutto il tempo a dirmi di lasciarti perdere perchè era il tuo modo di affrontare il dolore, che non potevi farci niente se eri arrabbiato con tutti e che era meglio non reprimere, ma, tanto per essere chiari, tu stai reprimendo eccome!»

«Cosa?» Michael lo guardò come se fosse impazzito, cosa che Wayne sentiva abbastanza vicina alla realtà, «Deciditi! Prima dici che-»

«MI SBAGLIAVO!» urlò lui, interrompendolo, «Tu non stai sfogando un cazzo! Tu sei arrabbiato ma non tiri mai fuori il dolore, hai sempre questa facciata di merda che ti fa sembrare esattamente il figlio di tua madre e io ci ho messo un sacco di tempo per rendermene conto ma tu non sei così quando soffri! Tu sei così da arrabbiato, te la prendi con chiunque anche se non c'entra, ma se soffri tu piangi! Tu gridi, ti lamenti! Sei sempre stato così sfacciatamente schietto da non preoccuparti di nascondere ogni tua reazione ed è impossibile che tutto ciò che tu senta ora sia questa rabbia del cavolo! È che stai facendo solo il ragazzino viziato! Tutto quello che c'è in superficie lo tiri fuori ma ti fermi a questo, e noi ti lasciamo fare per pena perchè “povero Michael, lui ha perso il migliore amico” ma CEDRIC ERA SPECIALE PER TUTTI! Uno non deve avere una famiglia assente per apprezzarlo davvero e tu non sei comunque l'unico che viene da famiglie di meda!E me ne fotto se dici di non poter trattenere la tua rabbia perchè senti solo quella e non ha senso fingere perché se io ti ho retto per mesi senza scoppiare significa che chiunque può trattenersi se ci prova!»

«IO-»

«TU NON CI HAI MAI PROVATO! Molto più facile dire che non ha senso e far finta che non sia importante per tutti, no? Tanto eravamo tutti a tua disposizione, tutti in pena per il povero migliore amico...»

«NON HO MAI CHIESTO LA VOSTRA PIETA'!»

«Sì CHE L'HAI CHIESTA! O TI ANDREBBE BENE QUELLO CHE TI STO DICENDO ORA! TU INVECE VUOI CHE TI LASCIAMO FARE, MA NON SEI L'UNICO AL MONDO! HA SENSO CHE TU TI TRATTENGA PERCHE' NE DEVI USCIRE! E NON PUOI ASPETTARE CHE IL DOLORE SE NE VADA DA SOLO O LA RABBIA O CHE ALTRO DIAVOLO PENSI DI SENTIRE, DEVI PROVARCI TU! DEVI MANDARLA VIA TU! DEVI PENSARE ANCHE A NOI, AI TUOI AMICI RIMASTI VIVI!»

Michael era impallidito; puntò un dito verso la porta e ringhiò: «Vattene, Wayne, vattene o ti prendo a pugni.»

«Fallo se vuoi, non cambia il fatto che poi te ne tornerai a piagnucolare sul destino malvagio e sul fatto che solo tu stai male, ignorando il fatto che si vede lontano un miglio che non è così e che se gli altri stanno provando a mostrarsi felici e sorridenti ci sarà pure un motivo! Ti è servito a qualcosa fare lo stronzo? Cedric è tornato magicamente in vita? Cedric non tornerà mai più! Non verrà a dirti di piantarla, non verrà a...» Wayne si interruppe, sentendo gli occhi farsi lucidi. “Ora o mai più, Amelia, devo andare sino in fondo, no?” «Lui si starà rivoltando nella tomba a questo punto, posto che gliene sbatta qualcosa e che non sia semplicemente andato avanti, cosa che potrebbe essere perchè era molto più intelligente di te. Lui almeno non avrebbe detto “sono arrabbiato e lo resto perchè a nessuno importa e perchè il mio migliore amico morto vuole che lo ricordi vivendo una vita di miseria e di odio” o mi sbaglio? Quale sarà la tua prossima mossa, diventare Mangiamorte per espiare il fatto che sei rimasto in vita costringendoti a soffrire? Cosa c'è di male nello stare bene, Michael? Cosa c'è di male nel provarci? Credi che Cedric vorrebbe questo da te? E tu cosa vuoi da te? Tu sei quello vivo!»

«Non lo faccio apposta di sentire rabbia... NON CI POSSO FAR NULLA SE PER ME NIENTE HA PIU' SENSO!»

«MA NON È VERO CHE NON NE HA! TU NON CI STAI PROVANDO, RAZZA DI IDIOTA! STAI SCEGLIENDO LA VIA PIU' FACILE, QUELLA DA CODARDO! PIANGI, LAMENTATI E POI SE HAI VOGLIA DI RIDERE FALLO! FALLO INVECE CHE PENSARE CHE NON NE SEI DEGNO!»

Michael arrossì improvvisamente, perchè era quello che pensava davvero, «TU NON CAPISCI!»

«NO CHE NON CAPISCO! È COLPA TUA SE NON CAPISCO! CRESCI, IDIOTA! LA GENTE NON VIVRA' IN TUA FUNZIONE E SE NON TE NE TIRI FUORI DA SOLO NON ARRIVERA' NESSUNA MANO DAL CIELO! VIVRAI UNA VITA DA SCHIFO E MORIRAI DALL'IDIOTA CHE SEI E NESSUNO TI DIRA' GRAZIE PER QUESTO!» Wayne riprese fiato, deglutendo forzatamente per cercare di mandare via il groppo che gli si era formato in gola, «Oh, al diavolo, è davvero inutile parlare con te, tu sei quello morto! È così che vorresti che fosse, no? Che bell'affronto alla memoria di Ced!»

Tornò alla porta mentre Michael urlava: «NON CHIAMARLO CED!» e lo ignorò, andandosene in camera propria e fingendo di non vedere tutte le teste spuntate dalle altre porte che si ritirarono sperando di non essere notate.

Walter, Jack e Rent erano in sala comune e non dovettero neanche affacciarsi per sapere che avevano finito, dato che lo sentivano gridare anche da lì sebbene non potessero capirne le parole.

«Ma era Wayne che urlava?» bisbigliò Georgia, esterrefatta. Era ferma davanti alla porta dei dormitori femminili, insieme a Megan e Sally-Anne che avevano sentito il trambusto e si erano affacciate a vedere. Erano le dieci, quindi c'era relativo silenzio nei dormitori e l'eco delle urla era rimbombato per le mura sottili che dividevano la loro stanza da quella dei ragazzi.

«Non l'avevo mai sentito urlare, credo.» commentò Jack.

Michael uscì in quel momento con aria sconvolta, i capelli del tutto disordinati e la bacchetta alla mano.

«DOV'È?» ruggì, «WALTER, DOVE CAZZO È TUO FRATELLO?»

Walter valutò se dirgli di guardare in camera sua e magari diventare complice di un omicidio o se non rispondere e rischiare di diventarne una vittima.

«Non qui, direi.»

«Grazie, genio!»

Michael sembrava una belva e nella rabbia scagliò una poltrona contro il camino, mentre i tre amici si rintanavano nel corridoio, sconvolti.

«Mike...»

«COME OSA! COME OSA! VENIRE A DIRMI COSE SIMILI! PROPRIO LUI, COSA NE SA! COSA NE SA DI COSA VUOL DIRE! CHE MALE C'È SE PENSO DI ESSERE L'UNICO?»

Wayne uscì dalla sua stanza, scortato senza volerlo dai suoi compagni, ma Walter allargò le braccia per fermarlo mentre un tavolo andava in mille pezzi contro il pavimento.

«IO LO SONO! SONO L'UNICO PER CUI CEDRIC ERA UN FRATELLO! L'UNICO PER CUI I DIGGORY ERANO UNA FAMIGLIA! ME NE NOMINI UN ALTRO COSI'! E IO MI INCAZZO QUANTO MI PARE E NON SONO AFFARI SUOI! BRUTTO BASTARDO!» continuò a urlare Michael, scaraventando l'arredamento in giro per la stanza. Attirati dal rumore si stavano affacciando tutti a vedere, compreso Rowan che era pallido come un cencio.

«COSA NE SA LUI DI COSA VUOL DIRE? IO L'HO CONVINTO A PARTECIPARE AL TORNEO! IO L'HO CONVINTO A SCRIVERE IL SUO NOME! DOVEVO ESSERE IO A FARLO INVECE! CEDRIC AVEVA UNA FAMIGLIA CHE LO AMAVA, AVEVA TUTTO E NON MERITAVA DI MORIRE! DOVEVO ESSERE IO A FARLO

Georgia scoppiò in lacrime mentre Megan, incredibilmente, non lo fece, inchiodata sul posto al pensiero che Michael potesse avere sensi di colpa per questo. Non le era mai venuto in mente, neppure sapeva che era stato lui a convincere Cedric...

«COME POSSO VIVERE ORA? WAYNE, SPIEGAMI COME CAZZO POSSO VIVERE ORA SAPENDO CHE DOVREBBE ESSERE CEDRIC QUELLO VIVO AL MIO POSTO! LUI NON LO MERITAVA! LUI NON DOVEVA, NON POTEVA! SUA MADRE LO AMAVA! TUTTI LO AMAVANO! ERA BUONO E DOVEVO ESSERE IO, STRAMALEDETTO VOLDEMORT! DOVEVO ESSERE IO!»

Più di una persona gridò al sentire il nome di Tu-Sai-Chi, soprattutto così all'improvviso e a quel volume e alcuni scapparono in camera. Michael non l'aveva mai chiamato così eppure non se ne rese conto, troppo occupato a demolire la sala comune e a prendersi colpe non sue. La professoressa Sprout, attirata dai quadri che la chiamavano prima e dalle grida poi, entrò e quasi si prese un colpo, e Rowan, dimostrando parecchio coraggio, si lanciò un incantesimo di protezione e corse da lei per evitare che intervenisse e perché lasciasse Michael al suo sfogo, specie ora che la sua voce si era rotta.

«DOVEVO ESSERE IO! Dovevo essere io!» ripeté, abbassando finalmente la voce, «Non è giusto, non è giusto, dovevo essere io e adesso non so come fare! Era lui che mi diceva come fare, era lui quello che...» gli sfuggì un singhiozzo mentre cadeva a sedere a terra, senza accorgersi delle decine di occhi e del mormorio che seguì quel calo di forze, notando soltanto che Wayne era in effetti comparso, presente in prima fila, accanto a Walter che teneva la testa china, e neppure lui nascondeva le lacrime stavolta, «Come posso sforzarmi di continuare a vivere se non voglio vivere, se dovevo essere morto io al suo posto? È come se gli stessi rubando il posto e poi è vero che non lo merito, l'ho convinto io a partecipare, gli ho anche sempre detto che un giorno avrebbe fatto qualcosa di importante, l'ho praticamente spinto tra le braccia di Tu-Sai-Chi...»

«Non è che tu abbia molta scelta, non credi?» intervenne improvvisamente Georgia, distrutta, «E Cedric ha partecipato perchè lo voleva o non si sarebbe fatto convincere, non c'entri nulla tu. Visto che poi lui ormai è morto... e non è colpa tua... se tu ridi, se sei felice, gli porti più onore che non sprecando ciò che hai per via dei sensi di colpa. In quel caso sarebbe colpa tua se anche la memoria di Cedric scomparisse. Cosa penserebbero le altre persone, vedendoti e sapendo che eri il migliore amico di Cedric? Solo se ti mostrerai al meglio loro capiranno quanto bene aveva fatto alla vita di tutti.»

«La colpa è di chi aveva la bacchetta in mano.» aggiunse Megan, «Anche io cercavo di darmi colpe, chiunque credo l'abbia fatto, ma la colpa è di Tu-Sai-Chi, e un giorno noi lo vendicheremo. Harry Potter è con noi poi, non possiamo perdere.»

Michael si lasciò andare a una mezza risata che sapeva di lacrime, «Non che sia quell'esempio di forza bruta, Harry Potter...»

«Ehi, non offendere il salvatore del mondo magico...» lo rimbrottò Walter, che ora lo guardava e sorrideva, «E non offendere più noi nascondendoci che ti senti in colpa o cose simili. E non pensare neanche per un momento che sorridendo noi ci dimentichiamo di Cedric, cerchiamo solamente di andare avanti per non far soffrire chi ci ama quanto abbiamo sofferto noi per Cedric, ha senso, no?»

«Bene, certo che ne ha. Questo significa che sono davvero il più stupido tra noi, no?» rise di nuovo Michael, con le guance bagnate di lacrime, alzando lo sguardo al soffitto. Giunse la voce di Megan in risposta.

«Su questo non ha mai avuto dubbi nessuno.»

 

«Con ciò dovrei pensare di essere il più stupido?»

«Su questo non hai mai avuto dubbi nessuno.»

«Grazie, Ced. Sei il mio fratello preferito.»

 

Cedric non era morto del tutto, aveva lasciato un po' di sé in tutti loro. Soprattutto in Wayne, che ancora non parlava e che, si rese conto in quel momento, aveva ereditato la premura nell'occuparsi degli altri che mai prima di allora aveva mostrato.

Se Cedric fosse stato vivo si sarebbe comportato esattamente nello stesso modo.

«Concordo.» disse piano, passandosi una mano sul viso e poi guardandosi attorno, «Come vedo attiro anche sempre l'attenzione.»

«Sei molto bello.» convenne Amelia, facendo sobbalzare le ragazze che non l'avevano vista arrivare. Michael rise di nuovo, cercando di non sentirsi in colpa per quell'ilarità fuoriluogo.

«Non penso sia quello il motivo ma sì, lo so.» spostò poi lo sguardo alla sua sinistra e vide che c'era Rowan accanto all'entrata, da solo.

Rowan si avvicinò cautamente, guardandolo come si aspettasse che riprendesse a urlare da un momento all'altro.

«Ehi, Rowan.» chiamò piano. Tutti gli altri si irrigidirono e fecero qualche passo avanti.

«Cosa?» domandò l'altro, ancora un po' pallido.

«Dì, te la sei trovata una ragazza, alla fine?»

Rowan batté le palpebre in silenzio per qualche secondo, poi raddrizzò una poltrona rimasta intera e vi si sedette, «Ho litigato più del solito con Caitlin quest'anno.» disse a bassa voce.

«Una rossa... Ma a te piacciono le rosse, no?» domandò, anche lui con un sussurro e in tono malizioso.

«Te ne ricordi! Sì, comunque, solo che con Caitlin è complicato. E’ più un volersi uccidere a vicenda.  Anche Megan era molto carina coi capelli rossi comunque.»

«In effetti sì.»

«Non vi state per uccidere, vero? Noi possiamo tornare in camera?» domandò un amico di Rowan, Liam, reprimendo uno sbadiglio a stento.

«No, penso di no. Puoi andare.» rispose Rowan, lanciando un'occhiata a Michael che assentì.

«Tutto qui? Parlano come se nulla fosse? I ragazzi sono...» Susan si allontanò scocciata.

«Stanno parlando come se nulla fosse?» ripeté Helen, sorpresa, facendo capolino da dietro Amelia.

Georgia scoppiò di nuovo in lacrime e corse ad abbracciare Rowan, che sussultò sul posto per la sorpresa.

«Sono così contenta!» esclamò la ragazza, abbracciando poi Michael che era ancora seduto a terra. Entrambi arrossirono e lei non riuscì a dire nulla, andando di nuovo a rifugiarsi tra le ragazze.

«Non c'era bisogno di prendersela così a cuore...» bofonchiò Rowan.

«Che faccia tosta!» sbottò la sopraccitata Caitlin, allontanandosi con gli altri che si erano avvicinati nel caso in cui lui e Michael si accapigliassero. Rowan arrossì.

«Oh, comunque anche Georgia è carina.» aggiunse con l'aria di saperla lunga, tanto per spostare l'attenzione da sé.

Michael si rese conto che non bastava parlare con Rowan, capì che aveva appena cominciato e che nessun altro avrebbe reagito come lui, e sospirò.

Si passò una mano tra i capelli, salutando con un cenno Wayne che aveva alzato una mano prima di tornarsene in camera.

«Sì, è molto, molto carina.» confermò.

 

 

 

 

 

 

E finalmente Mike ha tirato fuori tutto ciò che lo stava consumando. Tra parentesi non credo che pronuncerà mai più Voldemort, penso anche che ribelle com’era nei confronti della sua famiglia, mezzo Gryffindor, pazzo di dolore, non sia così strano che abbia detto quel nome, anche perché non se n’è reso conto e perché non è solo l’Ordine a usarlo. Comunque non lo dirà più, perché se ci pensa sopra vince l’abitudine nonostante lo odi con tutto se stesso più che temerlo.

 

13  extra: la vita nove anni prima  - 31 giugno 1987 -

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Capitolo 13
*** extra: la vita nove anni prima - 31 giugno 1987 - ***


Ecco, questo è qualcosa che volevo aggiungere, è un bonus.
E' breve e non volevo farvi aspettare una settimana per avere qualcosa che non riguarda direttamente gli amici di Cedric.
Poi sono in overdose da caffeina e il portatile è di nuovo dal tecnico, quindi almeno ho qualcosa per distrarmi.



extra: la vita nove anni prima - 31 giugno 1987 -


I quattro erano fermi nell'enorme giardino davanti alla villa, e l'unica ragazza del gruppo stava appoggiata alla grande quercia davanti all'ingresso.
Lei aveva dei corti capelli rosa, un viso a forma di cuore e due brillanti occhi scuri; si manteneva al tronco perchè era già inciampata due volte sulle radici dell'albero. Uno dei ragazzi aveva invece i capelli rossi, era basso, robusto e con una marea di lentiggini sul viso; l'altro aveva una corta zazzera nera, due caldi occhi castani e una cicatrice su una tempia, teneva le braccia incrociate e fissava il portone come se volesse liquefarlo con lo sguardo; l'ultimo aveva a sua volta capelli rossi, però più lunghi e legati in una coda, era molto alto, e lui e la ragazza erano vestiti come se intendessero andare a un concerto rock babbano.
«È inutile, non uscirà mai in orario.» disse il ragazzo dai capelli rossi più corti.
«Non sa neppure che siamo qui.» puntualizzò la ragazza, «Sicuri che non possiamo bussare?»
«Anche se lui dice di sì sappiamo benissimo che gli creerebbe solo più problemi con la sua famiglia.»
«Ricconi snob.» commentò quello con la cicatrice, seccato. Quello con la coda sorrise, scuotendo la testa.
«Va bene, hai ragione mamma!» sentirono esclamare da dentro casa e si scambiarono uno sguardo scioccato.
«Ho ragione?» ripeté una voce femminile che suonava molto sconcertata.
«Sì! Insomma, non è il caso che io esca con persone che non sono all'altezza della nostra famiglia! Ora spostati, gli altri mi stanno aspettando!»
«Gabriel!» strillò la donna e i quattro in giardino sbuffarono una mezza risata.
La porta di casa fu spalancata e comparve un quarto ragazzo: portava degli abbaglianti capelli dorati raccolti in una lunghissima coda alta, aveva occhi azzurri e lineamenti così belli da sembrare quasi femminili e sorrideva. Certo, l'apparizione era parzialmente rovinata dal fatto che il suddetto ragazzo stesse indossando una veste da mago rossa accecante e avesse un pendaglio a forma di cane al collo molto pacchiano.
«Siete qui!» li salutò entusiasta, «Robert, sapevo che non potevi fare a meno di me neppure durante le vacanze!» si rivolse poi al ragazzo con la coda, «Ciao Bill! Non trovi che Robby mi ami terribilmente? Oh, ci sei anche tu, Charlie! E ciao anche a te, tesoro!»
«Non ti amo.» precisò Robert mentre lui già mandava un bacio alla ragazza.
Sua madre, alle sue spalle, era praticamente verde quando Gabriel saltò addosso a lui.
«Credo che la signora stia per avere un infarto.» lo avvisò Bill mentre Charlie scoppiava a ridere e Robert si liberava con uno strattone schifato.
«Ma no!» disse Gabriel allegramente, sbattendosi la porta dietro con la solita violenza – chiudendola in faccia alla madre - e poi saltando verso la ragazza, che era ancora poggiata al tronco e rideva.
«Dors, splendore! I capelli rosa sono meravigliosi! Dovresti lasciarli così! Altro che tutto quello scuro! Altro che trucco pesante! Guarda quanto sei bella quando sorridi un po’!»
«Parla per esclamazioni, Bill. Come posso reggerlo anche d'estate?» domandò Robert sconsolato all'amico, mentre la ragazza abbracciava Gabriel.
«Gah! Pensavo proprio di fare tutto il prossimo anno coi capelli rosa, la McGonagall era già abbastanza scandalizzata dai colori più noiosi...»
«Oh, a Minnie ci penso io! Che donna anche quella, focosa quasi quanto Robert!»
«NON METTERMI IN MEZZO!»
«Quanto ci sei mancato, Gah!» dichiarò Bill, ridendo del solito teatrino che mettevano su.
«Già, dobbiamo anche presentarti alla mamma, vuole assolutamente sapere chi ha convinto Bill a mettere l'orecchino...» sghignazzò Charlie.
«E io che c'entro?» domandò Gah con una ben poco credibile aria innocente.
«Come che c'entri? Tu sei più grande, quindi sei quello che l'ha corrotto con le tue cattive idee!» ribatté lui.
«Sì, sei una cattiva influenza.» convenne Bill, dandosi un contegno serissimo.
«Bill! Come minimo ti faranno Prefetto quest'anno e Molly si lamenta?» si stranì la ragazza, «Mia madre pagherebbe per dire lo stesso! E gli orecchini non li hai neppure ancora comprati!»
«E poi come potrei essere una cattiva influenza? E Rob allora? Lui ha la mia età!» protestò Gah.
«Ma io non do il cattivo esempio.» ribatté Robert, seccato.
«Ma se sei un delinquente peggio che gli Slytherin!»
«IO-»
«E poi, » lo ignorò Gah, «Bill ha solo qualche mese meno di me ma è del mio stesso anno, deve ancora frequentare il sesto solo perché è nato a novembre e quindi non c'è possibilità che io sia considerato un influenzatore di giovani menti! Non l'ho neanche ancora portato in un night babbano!»
«Ma cosa c'entra? Stai facendo tutto tu.»
«Come “ancora”?»
«Cos'è un night?»
«Dopo te lo spiego.»
«Tonks, poi ci racconti come mai tu glielo sai spiegare.»
Gah li ignorò tutti, «Io sono una persona assolutamente innocente e sono prontissimo ad affrontare la signora Weasley! Magari convincerò anche lei a mettere gli orecchini!»
I due Weasley scoppiarono in grasse risate mentre Robert sospirava teatralmente e Tonks si aggrappava a lui per non inciampare su un'altra radice.
«Non puoi proprio evitare di mettermi le mani addosso, eh?» ghignò Gah.
Anche lei rise, «Ma sentilo l'innocente! E io ti dovrei presentare mia madre? Mai!»
«Ah, ma ti fai ancora chiamare per cognome, Ninf...» cominciò Robert.
«Non continuare, Runcorn!» strillò lei, e i suoi capelli virarono al rosso.
«Oltretutto Tonks ha la mia età, razza di perverso!» esclamò Charlie.
«E quindi?» domandò Gah, sorpreso.
«Siamo maggiorenni, idiota! E loro neanche lontanamente!» sbottò Robert.
Gah lo fissò, con gli occhi azzurri sgranati.
«E quindi
«Godric, ci rinuncio.»
«Tanto mi piacciono i ragazzi più grandi.» scherzò Tonks e Gabriel subito l'abbracciò scoppiando in una risata fragorosa.
«Amore mio, non badargli, è solo geloso! Ma dovrebbe sapere che il mio cuore è suo!», Charlie e Bill lo guardarono scettici mentre Robert si portava le mani alla testa, «Tu però puoi avere tranquillamente il mio corpo!»
«Ah, ecco!» esclamò Bill mentre Charlie rideva di nuovo.
«Com'è che non si lamenta? È di buon umore?» domandò Gah, indicando Robert con un cenno della testa.
«Sì, i suoi genitori non sono ancora tornati dalla missione e quindi è libero di fare come gli pare.» spiegò Tonks.
«Ma tu non hai due sorelline piccole?» domandò Bill, ricordandosene all'improvviso.
«La grande si occupa della piccola.» spiegò Robert con noncuranza.
«E quanti anni ha la grande?» domandò Tonks.
«Sette.»
«ROBERT!» gridarono tutti, meno Gah che gironzolava per il giardino e cercava di catturare una farfalla infischiandosene del resto.
«Ci sono i vicini se succede qualcosa, datevi una calmata...» borbottò il ragazzo, spostando le braccia dietro la testa, «Voi Weasley siete duemila eppure non è che siete a casa ad aiutare vostra madre!»
«Ma cosa c'entra! Mamma non ha bisogno di aiuto ora o ci saremmo!»
«E chi se ne... Sono fatti miei, okay? Andate a recuperare Perks così vi materializziamo al Paiolo.»
«Uh, smaterializzazione...» gemette Tonks.
«Meno male che sei di buon umore, eh.» commentò Charlie, esasperato.
«Lo è, fidati.» confermò Bill, «Ehi, Gah, lascia stare le farfalle e andiamo, hai sentito Rob.»
«Arrivo!» cinguettò lui, saltellando verso di loro con i pesanti stivali che affondavano nell'erba. Si fermò e notò una bambina bionda affacciata alla finestra.
«CIAO, CUCCIOLA!» salutò gioiosamente.
«Tua sorella?» domandò subito Tonks, cercando di vederla senza accecarsi coi raggi del sole sugli occhi.
«Sì, è Sally. Ha la stessa età della sorella di Rob, magari andranno a scuola e diventeranno amiche e poi la sorella di Rob sarà per sempre legata a-Oh, andata via. Credo che mamma e papà non gradiscano molto... beh, tutti noi.» disse, palesemente orgoglioso, «È come un complimento. Fidati.»
«Lo sospettavo... Ma la tua collana è a forma di cane?»
«È un Gramo!» la corresse scandalizzato.
«Hai un pendolo a forma di Gramo?» domandò Charlie incredulo.
«Meglio della volta in cui si è appeso zellini alla maglietta solo per far baccano, no?» commentò Robert schifato.
Gah si illuminò ed estrasse la bacchetta: un attimo dopo gli zellini erano appesi alle maniche della sua veste da mago.
«Forte!» commentò Charlie, mentre Tonks allungava i capelli in modo che il rosa fosse ancora più accecante sulla sua maglietta delle Weird Sisters e Gah balzellava in giro per fare rumore con le monete che tintinnavano sui suoi polsi.
«Quanto. Ti. Odio.» ringhiò Robert mentre quasi gliele schiaffava in viso per infastidirlo.
«Ah, per i reggicalze di Rowena, la vita non è meravigliosa?» domandò Gah con un enorme sorriso, prima di ricominciare a ridere sguaiatamente e allontanarsi con i capelli brillanti che svolazzavano alle sue spalle e Tonks tra le braccia, «Andiamo verso il tramonto, Dors!»
«Sono le undici di mattina!»






Quindi, alla fine, si parlava di DUE fratelli maggiori, pensate un po'. Chi avrebbe detto che l'altro Perks fosse così alzi la mano!
E Robert era già stato descritto come un bastardo fino alla morte dei suoi, che non sono tornati di missione in questa giornata appena descritta perché sono già morti.
Sentirete parlare ancora di alcuni di loro, anche se non come protagonisti ovviamente.

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Capitolo 14
*** Studiare in ritardo, quasi beccati dalla Umbridge e un bacio a caso. ***


Studiare in ritardo, quasi beccati dalla Umbridge e un bacio a caso.
 



«Così...» cominciò Michael, a disagio, «Noi siamo apposto, giusto? Cioè, so che in questi giorni mi sono comportato particolarmente da idiota, ma...»
Georgia scosse la testa, «Nessun problema. Siamo apposto, sì.»
«Siamo sempre d'accordo sul fatto che non è cambiato nulla, no?»
«Esattamente. Era come... un abbraccio amichevole. Solo che non era un abbraccio.»
«Un non-abbraccio amichevole.» convenne Michael, «Mi suona bene. Quindi siamo tranquilli. Nessuna tensione, nessun imbarazzo.»
«Niente di niente. Siamo apposto.»
«Apposto.»
Le dita di Georgia tamburellarono un momento sul banco, mentre Michael, in piedi davanti a lei e poggiato a questo, guardava la classe quasi vuota dietro alla ragazza.
Alla fine lei lo guardò mentre afferrava la tracolla della borsa.
«Beh, io vado a cercare la lezione... Voglio dire, a cercare Megan. Megan. Per la lezione di Trasfigurazione.»
«Sì, giusto, io devo andare a... fare cose...» terminò in un borbottio Michael, scagliandosi verso la porta come un bolide.
 
«Siamo ad aprile e non so un accidente di nessuna materia.» li informò allegramente Michael qualche giorno dopo.
«Ho provato a prendere in mano i libri pensando ai G.U.F.O. ma temo sia troppo tardi.» convenne Megan, «Sembra che vorrò bocciata per forza quest'anno.»
«Ti importa?» domandò lui.
«Dovrebbe importare anche a te.» gli fece presente anche Georgia.
«A me sì.» rispose Megan con un sospiro, «Mi sono pentita di aver mollato tutto ma non ce la faccio. Non posso studiare tutto in due mesi.»
«Ti aiuto io.» disse Wayne, versandosi succo di zucca, «Almeno in Trasfigurazione. E poi ho dato i G.U.F.O. relativamente da poco, non saranno così diversi... Studieremo le cose più importanti.»
«Hai tempo? Non hai degli esami anche tu in teoria?» domandò lei.
Wayne rispose con un'alzata di spalle.
«Come ti pare.» disse Megan.
«Quando andiamo di nuovo tutti assieme a Hogsmeade?» domandò Walter, «Mi manca Rosmerta.»
«Non avevamo dubbi.» commentò Sally-Anne, «Come non ne abbiamo del fatto che tu non manchi a lei.»
Rent rise e Jack gli tappò la bocca.
«A cuccia.» li interruppe Georgia rivolta a lei e a Walter che stava per ribattere, «La prossima uscita e a metà mese. Michael, tu non hai neppure intenzione di provare a recuperare?» riprese, decisa a non lasciar perdere.
«No.» rispose subito lui, «Farò direttamente bene dall'anno prossimo. Dopotutto è meglio ripetere l'anno che farsi promuovere per un pelo e doversi arrangiare senza basi dopo.»
«Lo stai dicendo solo per chiudermi la bocca.»
«Certo che sì, Georgie. E poi ti spiace tanto avermi un altro anno attorno?» domandò lui con un sorrisetto sghembo, appoggiando un gomito sul tavolo e sporgendosi verso di lei.
«No, non ho detto questo...» mormorò la ragazza. Dopo due secondi Michael saltò indietro e tornò a posto.
«Noi dobbiamo andare.» disse Susan, alzandosi in piedi e tirando Ernie.
«Hannah, vieni!»
«Ah, sì, giusto!» si aggiunse Justin, seguendoli, «Zacharias, andiamo!»
«Arrivo, arrivo...»
«Ma dove vanno assieme a quell'individuo?» domandò Megan senza abbassare la voce.
«Chi lo sa... Sono misteriosi...» commentò svogliatamente Jack.
«Magari escono assieme e non ce l'hanno detto.» ipotizzò Rent, «E quell'altro è solo un modo per distrarci.»
«Perché non dovrebbero dircelo?» domandò Georgia confusa.
«È solo la sua mente perversa, ignoralo.» rispose Jack, colpendo la testa di Rent con le nocche e finendo rovesciato a terra.
Mentre i due si accapigliavano Sally-Anne commentò: «Ho sempre pensato che tra Justin e Susan potesse esserci qualcosa.»
«A me sembra che ci sia qualcosa tra Justin e Helen.» la contraddisse subito Stephen.
«No, secondo me sono solo amici.» ribatté Georgia.
«Peccato. È un ragazzo tranquillo, fa per lei.» commentò l'amica.
«Anche Stephen è un ragazzo tranquillo.» azzardò Quill, pancia a terra col naso sporco di inchiostro e una pergamena sotto il viso.
Stephen lo guardò allarmato, Sally-Anne scoppiò a ridere.
«Come preferisci.» continuò a ridere, alzandosi e aggiustando la divisa, «Ora vado, con un po' di fortuna incontrerò Boot.»
«Non è fidanzato?» domandò innocentemente Georgia.
«Come se lei potesse competere con me.» sbuffò lei, «Ad ogni modo mi fa sempre gli occhi dolci, quindi suppongo si siano mollati.»
«Amabile.» commentò Walter appena se ne fu andata, «Per Hogsmeade andiamo insieme, sì?»
«Certo che sì! Non lasceremmo mai il nostro cucciolone da solo!» esclamò Michael entusiasticamente, aggrappandosi a lui.
«Va' al diavolo!» sbottò Walter, divincolandosi, «Maniaco!»
Michael si sforzava, come gli aveva detto di fare Wayne, e quindi non aveva più aggredito nessuno, limitandosi a ridere di tutto come una volta e facendo battutine innocenti di tanto in tanto. Aveva continuato a finire in punizione con la Umbridge ma soprattutto perchè ormai lei lo odiava a morte e trovava sempre il modo di portarcelo, e lui non aveva più tentato di farcisi spedire volontariamente. Perciò a vederlo così Georgia rise di pura gioia e lui si sentì ancora più in dovere di infastidire Walter.
«Che donna.» commentò Michael.
«Che donna io? Ma se tu ci provi con me?»
«Se questo deve dimostrare che è Michael la donna hai sbagliato su tutta la linea.» commentò Megan, «Dato che con te non ci prova nessuna.»
«E non vantarti tanto, non ci proverei mai con te.» aggiunse Michael, «Preferisco Jack. È biondo.»
«Ti amo anche io.» replicò Jack, mandandogli un bacio.
«Andiamo a studiare in biblioteca per favore? Ora.» disse Wayne e Megan rise, annuendo.
«Ti salvo dallo spettacolo obbrobrioso.»
«Che paroloni, milady.» osservò Michael, «E poi non siamo obbrobriosi, siamo splendidi. Beh, io lo sono, vero, Georgie?»
«Come vuoi tu, Mike. Come vuoi tu.» accondiscese lei, prendendo la pergamena di Quill per dargli un'occhiata. 
 
La mole di compiti ora che si avvicinavano gli esami era impressionante e infine decisero di raggiungere Megan e Wayne in biblioteca, così i ragazzi si imbatterono in uno spettacolo curioso: la Umbridge e il suo gruppetto di studenti leccapiedi correvano da qualche parte con aria estremamente trionfante.
«Questo non può portare a nulla di buono.» osservò Wayne quando glielo raccontarono a bassa voce.
«Finché non rompono le pluffe a me...» commentò Megan, dando un'altra occhiata agli appunti di Trasfigurazione che aveva preso, «Sei un ottimo insegnante. Non l'avrei mai detto, avrei giurato che saresti stato barboso.»
«Questo perché giudichi prima di sapere.»
«Non giudico prima di sapere! È che tu hai sempre l'aria da Binns!»
«Domani facciamo un po' di Erbologia.»
«Tu neanche la fai più!»
«Ma ho buona memoria, ti ricordo. Non a tutti le conoscenze volano via dalle orecchie dopo le interrogazioni.» precisò Wayne e lei sbuffò.
«Vedi che sei barboso?»
«Ehi!» li richiamò Georgia, ridendo, «La bibliotecaria vi guarda, attenti. Chi mi aiuta in Incantesimi? Non riesco a fare quello di-»
«Io.» disse subito Michael.
«Credevo non volessi minimamente studiare...»
«Sì, ma per te qualunque cosa.» disse lui, languido. I ragazzi scossero la testa e Megan alzò gli occhi al cielo.
Georgia lo guardò scettica, prendendo il libro, e Michael si sentì irragionevolmente imbarazzato dalla situazione, lui che non si vergognava mai di nulla, tanto meno dei suoi innocentissimi complimenti alle amiche e flirt scherzosi. Pregò con tutto se stesso di non essersi rovinato anche quel divertimento con la pazzia del mese prima.
E poi improvvisamente, nel momento in cui fortunatamente la bibliotecaria si era spostata in fondo alla sala, piovvero in biblioteca Susan, Hannah, Justin, Zacharias, Ernie, Fred e George Weasley, tutti con aria stravolta. I gemelli chiusero le porte mentre gli Hufflepuff in arrivo notavano i compagni di casa e si precipitavano al loro tavolo. Hannah ci si accasciò praticamente sopra mentre Ernie si lasciava cadere seduto a terra accanto agli scaffali e Justin poggiava una mano sulla sua spalla e riprendeva fiato, piegato in due.
«E adesso? E adesso?» fece istericamente Zacharias.
«E adesso sta zitto.» disse uno dei Weasley.
«Tra cinque minuti usciamo facendo finta di nulla.» disse l'altro.
«E cerchiamo di capire se qualcuno di noi è stato catturato.»
«E speriamo che non lo sia o che non confessi nulla o verremo espulsi.»
«Se qualcuno è stato preso sarà sicuramente in presidenza.»
«Ora servirebbe la Mappa, accidenti!»
«Ma che diavolo è successo?» sbottò Megan, la prima ad aver recuperato la parola.
Hannah era in lacrime.
«Verremo espulsi, espulsi! Tutto questo lavoro per nulla!»
«Stai calma, vedrai che nessuno ci tradirà.» disse Susan, poggiandole una mano sulla testa.
«Stavate facendo qualcosa di estremamente illegale?» domandò Rent, interessato, «Fred, George, cosa li avete convinti a combinare?»
«Ora, Summerby, perché essere così sospettoso?» domandò uno dei gemelli, sorridendo debolmente.
«Per una volta non è opera nostra.» aggiunse l'altro.
«Però qui c'è un bel po' di gente in crisi respiratoria.» fece presente Georgia.
Uno dei gemelli la indicò.
«Omonima!»
«Ciao omonimo.» sorrise lei, «È bello sapere che ti ricordi di me.»
«Non potrei mai dimenticare la mia omonima.»
«Vi conoscete?» domandò Michael sorpreso.
«Conosci Mike? Fred, conosce Mike!» esclamò George.
«Beh, se è la tua omonima...»
«Ehi, voi due.» ringhiò Megan, «Qualcuno ha la maledetta bontà di dirci cosa accidenti succede?»
«Spiacente, ragazza scontrosa di cui non ricordo il nome.» disse Fred, «Ma non possiamo parlarne. Siamo legati da un contratto magico.»
«Scommetto che te lo stai inventando.» rise Jack.
«Non ne sarei così sicuro.» disse George, e lui e il fratello si scambiarono un'occhiata divertita, «Conoscendola...»
«Conoscendo chi?» domandò Walter, incuriosito.
«Nessuno! Allora, noi andiamo a gironzolare intorno alla presidenza.»
«Beh, potremmo passarci tutti assieme in gruppo.» propose Justin, che si era ripreso, «Sai com'è, tutti gli Hufflepuff erano a studiare in biblioteca, e poi anche voi avete i M.A.G.O. e siete amici dei nostri amici del settimo... Non dovrebbe essere particolarmente sospetto.»
«A meno che non abbiano già i nostri nomi, in quel caso non c'è alcun problema comunque, siamo praticamente espulsi.» commentò Ernie, atono.
«Non dirlo!» esclamò Zacharias Smith, «Sapevo che non dovevo farlo, lo sapevo...»
«Già solo per quel che siamo riusciti a fare oggi ne valeva la pena.» ribatté Susan con voce ferma, il pallore del viso che spiccava per contrasto con le ciocche scure sfuggite alla treccia sfatta, «Qualunque cosa succeda.»
«Non parlare come se ci avessero già espulsi!» singhiozzò Hannah.
«Non possono espellerti, qualunque cosa tu abbia fatto. Hai una zia al Ministero, non puoi usare lei?» domandò Stephen, allarmato.
«Credo che non funzionerebbe in questo caso, la Umbridge era fin troppo felice...» mormorò Susan.
«Dobbiamo eliminare la Umbridge.» disse allora lui in tono colloquiale e Michael annuì.
«Fred, George, nessun nuovo prodotto da usare contro Dolores?»
«In realtà ci sono parecchie cose nuove, ma non vorremmo creare problemi anche a Dumbledore nel frattempo... A proposito, andiamo.» rispose Fred, mentre George stava continuando a chiacchierare con Georgia e Megan.
«Voi!» esclamò una vocetta che non conoscevano. Voltandosi si trovarono davanti Crabbe e Goyle, «Voi eravate con Potter, non è così?»
«Scusami?» fece Megan, che aveva individuato la Parkinson. La Slytherin la guardava con orrore.
«Veramente noi staremmo studiando per gli esami e da un bel po'. Volete vedere gli appunti?» intervenne pacatamente Georgia, sollevando quelli di Megan. I tre sembrarono confusi alla loro vista.
«E questi libri sono qui da un bel po', se preferite chiamiamo madama Pince.» disse Wayne, tranquillo.
«Ma perché cavolo dovremmo giustificarci con loro? Non lo vedono che stiamo studiando? Girate al largo.» ringhiò Megan.
«Già, volete fare a botte per caso?» chiese Rent, alzandosi in piedi in tutta la sua mole che sovrastava di parecchio Crabbe e Goyle, per non parlare della Parkinson. Jack fece schioccare le dita.
«Oh, sì, vuoi un altro pugno?» chiese Megan, sfidando la Parkinson che arretrò.
«COSA STA SUCCEDENDO QUI?» strillò la bibliotecaria.
«Ce ne stiamo andando.» rispose Michael con un gran sorriso, «Perdoni il baccano, è che arrabbiata diventa ancora più bella.»
«Stebbins.» sibilò la donna.
«Ti conosce?» risero i gemelli.
«E voi due Weasley, sempre voi! Ovunque! VIA DI QUI!»
«È già cotta di me.» disse Michael una volta fuori, per poi rivolgersi agli Slytherin, «Voi, piccoletti, disperdetevi...»
«Tanto abbiamo Potter.» sentirono dire a Goyle che si allontanava.
«Non dice sul serio.» mormorò Fred, «Quel piccolo bastardo se l'è inventato.»
«Non lo so...» borbottò il fratello, dirigendosi il più velocemente possibile verso la presidenza. Il folto gruppo di Hufflepuff li seguì in silenzio.
Ma prima che potessero salire le scale sentirono urla e poi, impietriti, videro passare il preside al volo, aggrappato a uno splendido volatile infuocato. Subito dopo ci furono altre grida e degli uomini passarono di corsa, lanciando incantesimi senza però mirare realmente a Dumbledore, che ormai era lontanissimo. Arrivò anche la Umbridge, che strillava in modo assordante ordini ai due uomini e correva come poteva con il tailleur e i tacchi alti.
Nessuno riuscì neppure a ridere della ridicola corsa della donna, tutti troppo sbalorditi per trovare le parole.
«Cioè...» cominciò Walter.
«Amo questa fottuta scuola.» commentò Megan, rapita.
«Fred.» sibilò uno dei gemelli e tutti si voltarono a guardarlo. George guardava le scale, da cui stava scendendo il Ministro Fudge in persona, come squittì Hannah, e dietro di lui un ragazzo coi capelli rossi e gli occhiali dall'aria familiare.
«Ciao, Percy.» dissero i due, con un tono spaventoso che gli altri non avevano mai sentito provenire dalla bocca dei gemelli.
«Tutto bene? Come va dopo aver perso l'anima?»
«Fred, è maleducazione parlare con la spazzatura.» lo rimproverò bonariamente il fratello, «Andiamocene.»
Percy, che aveva involontariamente rallentato al loro saluto, forse aspettandosi un attacco, accelerò il passo con aria indifferente.
«Ci vediamo.» li salutò George, tirando Fred  con sé. Li sentirono lamentarsi e forse litigare a bassa voce mentre se ne andavano.
«Andiamo via anche noi, non voglio essere qui quando tornerà la Umbridge.» disse Ernie, palesemente divertito.
 
«Io ho sentito che Fudge è stato ricoverato al san Mungo per un trauma cranico.» disse Charlotte a pranzo, una volta unitasi al loro tavolo.
«Noi lo abbiamo visto correre via ma... non so, sembrava stare bene.» commentò Georgia.
«Purtroppo.» aggiunse Megan, «Mi sta sulle...» e si interruppe, folgorata.
«Meg?» chiamò Georgia, confusa. Gli altri si voltarono a guardarla.
«Devo usare la pietra focaia!»
«Eh?»
Ma Megan si era già alzata e aveva tirato Wayne per un braccio.
«Andiamo, dobbiamo fare Trasfigurazione.»
«Adesso? A metà pranzo?»
«Non sono ancora riuscita a far svanire nulla! E ho appena capito di cosa devo parlare nel tema di Incantesimi!»
Wayne sospirò e afferrò una caraffa di succo di zucca prima di dileguarsi con lei.
«Sembra abbia preso molto sul serio lo studio.» osservò Susan.
«Al contrario dei gemelli Weasley.» disse Ernie, «Poco fa, dopo Erbologia, hanno fatto capire che daranno il meglio di sé nel fare guai.»
«Non lo fanno già?» domandò Walter, sorpreso.
«Dicono che prima stavano attenti a non farsi espellere ma ora non importa più.»
«Vado a chiedergli se hanno bisogno di soci.» dichiarò Michael, «Non mi dispiacerebbe causare qualche problemino alla nostra nuova magnifica preside.»
«Tu però non devi farti espellere.» gli ricordò Georgia, «Non te lo dimenticare.»
E in quel momento delle esplosioni richiamarono la loro attenzione e tutti tacquero, cercando di sentire meglio.
Wayne e Megan, ancora in corridoio, si bloccarono frastornati alla vista dei fuochi d'artificio che esplodevano tutti attorno a loro, e la ragazza scoppiò a ridere di pura gioia. Poco dopo furono raggiunti dagli altri studenti che arrivavano dalla Sala Grande e festeggiavano con loro.
«Questi sono Fred e George!» rise Michael.
La serata trascorse nel divertimento completo, perché tutti i professori chiamavano la Umbridge perché eliminasse i fuochi d'artificio, fingendo di non esserne in grado o di non sapere se potevano farlo o meno, e le lezioni furono saltate. Questo permise anche a Megan di rivedere il programma il più possibile con Wayne, studiando sei ore di fila con lui in sala comune senza neppure avere il tempo di annoiarsi.
 
«Li amo.» commentò Georgia quella sera, «Spero che li stiano festeggiando come si deve alla torre.»
«Sono sicuro di sì.» disse Michael, allegro, «Sono dei grandi.»
«Spero davvero che non li espellano. Ne abbiamo bisogno.» commentò Walter, soddisfatto.
«Tu in teoria non dovresti rimproverarli?» domandò Jack, divertito.
«Via la spilla, non la meriti!» esclamò Rent.
«Oh, non seccate!»
«Guarda, quello sembra un maiale volante!» esclamò l'altro, ridacchiando. Charlotte, troppo bassa per riuscire a vederlo dalla sua stessa prospettiva, fece per salire su un banco; si trovavano nell'aula di Babbanologia per poter vedere i patronus dei loro amici, incuranti del coprifuoco.
«Attenta.» disse Jack, sollevandola senza sforzo. Charlotte, ovviamente, dimenticò del tutto cosa cercava di vedere e il viso le divenne scarlatto. Rent scoppiò a ridere forte.
«Li vedi?»
«S-sì.» mormorò lei, «Belli...»
Jack la mise giù e dopo le spettinò bonariamente i capelli prima di tornare accanto a Walter, «Ehi, Abbott, ti va di provare a disarmarmi? È da un po' che non duello decentemente!»
Charlotte si voltò lentamente, trovandosi faccia a faccia con Rent, che nella sua mente sembrava sempre più un orso e che rideva tanto da essere paonazzo ormai.
«È come un principe, eh?» la stuzzicò, «Sempre galante.»
«È molto diverso da te, certamente.» ribatté lei stizzita e Rent rise di nuovo.
«Ragazzi, sapete che ora sarete costretti a insegnarci tutto quello che sapete, compresi i patronus?» domandò Michael con un sorriso. Georgia si illuminò nel vederlo così di buon umore.
«Faremo il possibile.» promise Susan.
«Anche se è piuttosto umiliante visto che tecnicamente sono al settimo...»
«Ringrazia la Umbridge. Anche se non sapremmo comunque fare i patronus a prescindere.» disse Walter.
Il giorno dopo non successe nulla di particolare, se non che Wayne vide Potter correre per i corridoi con aria stravolta.
«Chissà perché... Magari c'entrano i Mangiamorte...» commentò Hannah, preoccupata.
«Io ho sentito che prende ripetizioni, sapete?» disse Justin.
«Di cosa?» domandò Quill, sentendosi un po' meglio all'idea che anche uno come lui potesse aver problemi a scuola.
«Secondo le dicerie, di Pozioni.»
«È così stupido?» se ne uscì ovviamente Megan.
«Ti posso far notare che Wayne ti sta dando ripetizioni su tutte le materie?» chiese Michael con aria annoiata, facendosi dondolare una piuma sul naso. Megan gli diede un pugno sulla spalla con ferocia.
«È ben diverso, io non ho ascoltato neppure una lezione! Wayne, andiamo a studiare.»
«'rivo.» disse il ragazzo, porgendo il tema di Trasfigurazione a Georgia, «Mi stupirei se non prendessi il massimo dei voti con questo.»
«La mia Georgie è un genietto.» commentò Michael con ammirazione, massaggiandosi la spalla indolenzita.
Mentre Megan andava a prendere i libri, Walter si sedette accanto al fratello.
«Ma tu, esattamente, quando è che studi? Non sei molto indietro?»
Wayne si strinse nelle spalle, «Non preoccuparti. Tu piuttosto? Come sei messo? Tra poco avrai gli esami.»
«Non ricordarmelo, sono terrorizzato. Ma me la caverò, spero solo decentemente, non voglio che mamma e... che mamma abbia da ridire.»
«Verrai a vivere da noi a fine scuola?» domandò Wayne, fattosi serio.
«Sai che non voglio stare diviso da te.» rispose Walter, «E poi devo chiarire con papà, ma penso che tra l'avermi preso in giro e tutto quanto non sarà facile. Il più del tempo non ci penso, ma di notte o quando qualcuno nomina qualcosa che me lo ricorda sento una rabbia...»
«Lo capisco.»
«Allora?» fece Megan, scocciata, «Andiamo?»
Wayne si alzò, salutando il fratello con un cenno della testa.
Quando uscirono in corridoio trovarono Helen, Lance, Rowan, Amelia e altri del loro anno che discutevano con tre ragazze Slytherin. Una di loro, quella che Megan aveva già visto di tanto in tanto, tanto bella da sembrare una veela coi lunghi capelli neri e l'aria snob, stava fronteggiando Rowan.
«Chiedile scusa! Non hai nessun diritto di prendertela con lei!» urlò lui, e Megan e Wayne notarono in quel momento che la sua amica Caitlin era strategicamente posizionata a braccia aperte davanti a una bambina del primo anno, come se volesse proteggerla da qualcosa.
«È lei che mi è venuta addosso!»
«E tu la chiami “feccia”? Schifosa serpe snob!»
«Ha ragione.» intervenne Helen, serissima, «Le devi delle scuse.»
Una delle Slytherin rise, «È proprio vero che chi non ha una vita sua sta lì a difendere gli altri... Voi Hufflepuff fate pena, non vi sapete fare gli affari vostri!»
«Perlomeno noi abbiamo qualcuno di cui occuparci, voi Slytherin siete bravi a pensare solo a voi stessi.» replicò Helen calma, fulminando però con un'occhiataccia la mora che litigava con Rowan come se quella frase avesse chissà quale significato. E forse era così, vista l'espressione della Slytherin in questione.
«Non permetterti di parlare con me in questo modo, tu sei poco più di una sanguesporco
«ABIGAIL!» urlò Lance mentre Rowan prendeva la bacchetta.
«Non mi interessa se sei una specie di femmina, adesso ti affatturo!»
«CHIEDILE SCUSA!» gridò un'altra ragazza e Megan mise mano alla bacchetta, pronta a intervenire a sua volta. Wayne notò che sia Helen che Abigail erano impietrite, e la Slytherin era notevolmente impallidita.
«Non ho bisogno delle sue scuse.» la voce di Helen era fredda, «Ormai ci ho rinunciato.»
«Venti punti in meno a Slytherin per l'offesa, ad ogni modo.» disse Walter, che aveva sentito le loro urla dato che Wayne e Megan erano ancora fermi al ritratto. Michael era affacciato alle loro spalle e salutò Rowan con un gesto della mano. «E adesso via di qui prima che ve ne tolga altri.»
Le due Slytherin con Abigail si ritirarono con un urlo rabbioso ma lei non si mosse, l'espressione sul viso pentita.
«Io...»
«Disgustoso.» la interruppe Lance, livido, prendendo Helen per mano e trascinandola dentro. Gli Hufflepuff più grandi si scostarono per far passare tutti e Rowan si fermò accanto a Michael. Megan sentì la voce di Justin chiedere: “Helen! Cos'è successo?” in tono preoccupato e poi il ritratto si chiuse.
Abigail era rimasta davanti a loro due e Wayne fece un passo avanti: «Se non lo pensavi non avresti dovuto dirlo solo perché eri in compagnia.»
Lei e Megan lo guardarono sorprese.
«Tu... Non sono affari tuoi!»
«Noi Hufflepuff siamo per la lealtà... Se tu tornassi sui tuoi passi, Helen ti perdonerebbe.» aggiunse lui, ignorando le sue parole.
«Cosa ne sai di noi?» domandò lei, assottigliando lo sguardo.
«Ho occhi e orecchie anche io. Megan, non volevi studiare?»
«Arrivo.» ringhiò lei, guardandola con disgusto.
Fino all'arrivo in giardino Megan non aveva chiesto nulla, ma dopo essersi allenata per un po' a far svanire dei topi, gentilmente dati loro dalla McGonagall felice che perlomeno lei riprendesse a studiare al contrario di Michael, non riuscì più a contenersi.
«Cosa sai di quella là?»
«Se ti riferisci a Abigail so soltanto che è cugina di Lance, che spesso a pranzo e a cena guarda lui ed Helen, che è pentita di ciò che ha detto e glielo si leggeva in faccia e che non è facile mantenere una propria identità quando si vive a stretto contatto con persone a cui si vuol piacere e che parlano in quel modo. Probabilmente le è sfuggito il 'poco più che sanguesporco' a forza di sentirlo dire, era una brutta situazione per lei, tra due fuochi. Non che questo la giustifichi, se qualcuno ti chiamasse così probabilmente lo colpirei io stesso. Però so che Helen ci tiene, l'ho sentita parlarne con Justin una sera, mentre giocavo a scacchi con Stephen, e quindi volevo provare ad aiutarle. Quindi non urlarmi contro solo perché le ho dato un consiglio.»
Megan si lasciò cadere seduta accanto a lui, afferrando il libro di Erbologia.
«Ora faccio il riassunto che ha chiesto la Sprout.» annunciò Megan con voce incerta.
«Va bene.» disse lui, scostando indietro i capelli che gli erano finiti sugli occhi all'ennesima ventata.
«Perché ti importa che loro vadano di nuovo d'accordo? Sono cose che hai sentito per caso e ricordi solo perché sei un cervellone, Helen non è neppure amica tua...»
«Helen non mi dispiace, mi ricorda Georgia.» spiegò Wayne, «E poi temo di averlo preso come vizio. Non mi dispiace, dopotutto, tentare di migliorare le cose per tutti. Non ne posso più di gente che sta male e nel mio piccolo cerco di... fare qualcosa.»
«Che sia discutere con una Slytherin o dare ripetizioni a una scema che ha gli esami e non ha fatto niente tutto l'anno.»
Si scambiarono un'occhiata e lui accennò un mezzo sorriso.
«Quello lo considero normale a prescindere, e poi dai soddisfazioni come studentessa.»
«E meno male, se fossi stupida col cavolo che potrei recuperare. Invece penso di avere qualche speranza.»
«Più di qualche.» convenne Wayne. 
«Vento di m-» mugugnò lei quando una ventata fece scorrere le pagine del libro. La sua coda alta frustava l'aria e le sbatteva contro le spalle, «E se ce ne andassimo dentro? Tanto ora devo fare solo teoria.»
«Sì, mi sembra il caso.» concordò lui, «Ma sei sicura di non voler continuare col gattino, visto che la professoressa ce ne ha dato uno? Potresti provare qualche incantesimo su di lui, come farlo lievitare... le basi, dico, trasformarlo in una tazza...»
«Le basi le ricordo, non sono cretina.» borbottò lei, mettendo però mano alla bacchetta, «Se solo riuscissi a farlo scomparire al minimo gesto senza dover aspettare tre ore...»
E nel tentativo frustrato di farlo sparire come coi topi, il gatto svanì.
«Oh.»
«Forse non ci mettevi abbastanza forza nel movimento.» osservò Wayne, «Complimenti. Hai imparato più in fretta di quanto si faccia di solito.»
Ora Megan era raggiante, si era scordata perfino del vento.
«Davvero?»
«Sì. Meno male che eri negata, eh.» sorrise anche lui.
«Ti riesce proprio bene aiutare gli altri, alla fine.» commentò lei, contenta, «È giusto che lo faccia tu ora.»
Si pentì all'istante di averlo detto, perché entrambi si erano incupiti.
«Non l'ho detto nel senso che sia un dovere o che tu debba sostituire Cedric...» aggiunse, «Non lo penserei mai, neppure lo vorrei. Tu devi restare Wayne.»
Lui abbozzò un altro sorriso: «Certo, con chi te la prenderesti se no?»
«Esattamente. Ho bisogno di te per sfogare i nervi.» confermò lei, annuendo, «E per riuscire in tutto.» aggiunse, poggiandogli una mano sulla spalla, «Se non ci fossi tu a scocciarmi non mi divertirei mai.»
«Sai, è quello che di solito penso io. Di te. Visto che sei tu che scocci me e non il contrario.»
«Col cavolo.» ribatté lei, senza spostare le mani.
Si guardarono per qualche secondo, poi lei poggiò l'altra mano a terra per non perdere l'equilibrio e gli diede un bacio. Wayne ricambiò subito con entusiasmo, abbandonando la bacchetta e poggiando la sua sul fianco della ragazza. Quando si separarono lei raccolse la bacchetta e gliela porse.
«Se te la porta via il vento, rido.»
«E comunque è vero che sei tu che provochi me, di continuo.» ribadì lui, con le guance leggermente arrossate ma per il resto impassibile come sempre. Lei si accigliò.
«Tu mi provochi anche senza parlare, non provare a negare.» sbottò, afferrando il libro, «E ora andiamo a studiare la teoria dove non c'è un vento del cavolo a darci fastidio.»
Wayne sospirò.
«Anche il vento ti scoccia? Vedi che sei tu che hai il nervoso facile?»
E battibeccando tornarono in biblioteca.  
 
 
 
 
Scommetto che c’è chi festeggia ora XD e se vi aspettavate imbarazzo o un momento coi fuochi d’artificio ricordate di chi si parla, è una coppia strana tra persone strane!
E non mi viene nulla da dire, a parte che amo i Weasley e si vede!

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Capitolo 15
*** La partenza dei Weasley, danni per la scuola, gelosie ingiustificate ***


La partenza dei Weasley, danni per la scuola, gelosie ingiustificate.



 

«E anche Pasqua è andata... Come procede lo studio?» domandò Walter, stiracchiandosi.
«Procede.» rispose Megan con sicurezza, «Non ho neanche crisi isteriche come Hannah, quindi...»
«Questo è perché a differenza di Hannah non sei così interessata ad avere buoni voti.» commentò Wayne, «Scacco.»
«Accidenti.» borbottò Stephen.
«Non parlate di me come se non ci fossi.» disse Hannah, che giaceva depressa su una poltrona con un libro aperto sulle gambe, «Sono già abbastanza distrutta così.»
«Mangia un po' di cioccolato.» disse Susan, «Neville te ne ha lasciato dopo la lezione per consolarti, no?»
Tutti si voltarono a guardarla e Hannah arrossì.
«C'era bisogno di specificare?»
«Sì.»
«C'è qualcosa tra te e Neville?» domandò Georgia interessata. Sally-Anne intanto la guardava con orrore.
«Certo che no!» esclamò Hannah, «Neville è... solo Neville.»
Il ritratto si aprì e Michael corse dentro. Non sembrava così eccitato da secoli e tutti fecero silenzio.
«Fred e George! Di sopra! Dovete vedere!»
Naturalmente ogni singolo Hufflepuff presente non perse tempo a fare domande e tutti si precipitarono per le scale. Altri ragazzi del settimo anno erano già lì e i membri della squadra Inquisitoria avevano appena bloccato i gemelli, con grande sorpresa di Mike che si stava semplicemente godendo il disastro da loro combinato e non pensava che sarebbero arrivati a quel punto. Tutti gli studenti si stavano stringendo a cerchio, cercando di evitare schizzi di roba verdastra che arrivavano da ogni direzione.
«Attenta!» esclamò Justin, salvando Helen da una scivolata su una pozzanghera e trattenendola con una mano sulla schiena. Stephen colse l'occhiata furiosa di Lance e si voltò verso Quill.
«Poi venitemi a dire che sta bene con Susan.»
«Cosa?» domandò Quill, che guardava atterrito la linfa puzzolente.
«Niente.»
«Presi!» esclamò la Parkinson.
«Merda, dobbiamo aiutarli!» esclamò Michael, ma Georgia lo trattenne per un braccio, allarmata. La Umbridge stava arrivando dalle scale e Filch sembrava fuori di sé dalla gioia.
«Ora sono nei guai.» commentò il Frate Grasso, che era molto divertito.
«Così! Così voi pensate che sia divertente trasformare un corridoio della scuola in una palude, non è vero?»
«Abbastanza divertente, sì.» disse Fred, alzando lo sguardo verso l'alto. Sembrava tranquillissimo.
«Lo adoro.» sussurrò Megan, «Voglio sposarlo.»
Filch intanto blaterava qualcosa su fruste e permessi e gli studenti si ritrassero.
«Molto bene, Argus. Voi due state per imparare cosa succede ai trasgressori nella mia scuola.»
La mano di Georgia strinse più forte la manica di Michael. Quill lanciò un gridolino spaventato.
«Sai una cosa? Non credo che stiamo per farlo.» si voltò verso il gemello, «George, penso che siamo diventati troppo grandi per studiare a tempo pieno.»
«Sì, mi sento in questo modo anch'io.» convenne il fratello allegramente.
«È ora di testare il nostro talento nel mondo reale, sei d'accordo?»
«Assolutamente.»
E insieme sollevarono le loro bacchette: «Accio scope!»
Le scope arrivarono - avevano delle catene ancora legate a loro - e i gemelli vi salirono.
«Non ci rivedremo.» disse Fred, sedendosi sulla sua.
«No.» mormorò Michael e Walter sospirò. Georgia si sentì terribilmente dispiaciuta all'idea di non incontrarli più nei corridoi sentendosi urlare dietro “omonima!”; gli altri lo erano quanto lei.
«Sì, non si preoccupi di mantenere i contatti.» disse George e poi Fred notò le espressioni depresse di tutti e annunciò: «Se qualcuno vuole acquistare la palude portatile, che vi abbiamo mostrato, venga al numero novantatré di Diagon Alley, ai Tiri Vispi Weasley! I nostri nuovi locali!»
«Sconti speciali per gli studenti di Hogwarts che giurano di usare i nostri prodotti  per liberarsi della vecchia pipistrella!» aggiunse George indicandola e il suo sguardo cadde casualmente su Megan, che aveva le braccia incrociate e l'aria compiaciuta.
«FERMALI!» strillò a quel punto la Umbridge, ma quando la squadra Inquisitoria cercò di bloccarli fu sbalzata via e loro partirono al volo. Fred si fermò accanto a Peeves per un momento e disse: «Dalle l'inferno per noi, Peeves.»
Il poltergeist, con estrema sorpresa di tutti, si tolse il cappello in segno di rispetto e volteggiò per aria mentre tutti cominciavano a urlare.
«VAI, OMONIMO! FRED!» gridò Georgia.
«GRANDI!» strillò Megan mentre Wayne e Stephen applaudivano ridendo e Sally-Anne sospirava conquistata.
«CI VEDIAMO AL NEGOZIO!» urlò anche Michael ridendo mentre Walter, Justin e Helen applaudivano con gli altri.
«Mi mancheranno.» commentò Georgia quando furono spariti, mentre la Umbridge gridava di chiamare i professori per ripulire quel caos e di sparire nei dormitori immediatamente.
Aveva notato naturalmente anche Michael, che spiccava di una testa sugli studenti più piccoli, e lo guardò come a sfidarlo a fare qualcosa. Lui però rideva e la salutò con un gesto della mano.
«Dolores, mi dispiace, ma non penso di essere in grado di far nulla.» disse la McGonagall una volta giunta di sotto, con la gonna sporca ma l'aria soddisfatta.
«Ragazzi, tornate nei dormitori.» disse la Sprout con un mezzo sorriso, notando che si erano accampati lì per seguire lo spettacolo.
Una volta in sala comune raccontarono tutto a chi ancora non aveva visto nulla.
«Il punto ora è: che faremo noi per continuare la loro opera?» fece infine Michael.
«Io qualche idea ce l'avrei...» dissero Rent e Jack, scambiandosi un'occhiata.
«Nulla per cui farsi espellere.» li ammonì Walter.
«Ora Filch può usare la frusta a quel che mi è sembrato di capire.» ricordò loro Georgia, «Quindi evitate di farvi beccare. È stupido ma mi vengono in mente solo le caccobombe per ora.»
«Dici che dovremmo unire le forze magari coi Gryffindor o i Ravenclaw e disseminarne la scuola?» tentò Wayne, interessato.
Tutti li guardarono increduli.
«Che c'è? Solo perché siamo noi non significa che non vogliamo creare problemi alla Umbridge! La odio anche io!» esclamò Georgia.
«Inizio a preoccuparmi dell'influenza che hanno Fred e George su di voi.» osservò Michael, che stava pensando a come fosse possibile che lui invece non l'avesse mai portata sulla cattiva strada.
«A me lasciate la Parkinson.» decretò Megan in tono che non ammetteva repliche.
«Giusto! Noi potremmo occuparci degli Inquisitori o come diavolo si chiamano!» convenne entusiasticamente Justin, che evidentemente aveva saputo di Abigail ed Helen, e la prima era nella squadra Slytherin.
Helen invece si era irrigidita e non aveva aperto bocca.
«Parlerò con Boot, possiamo dividerci i compiti. È affidabile, tranquilli, anche lui era nel nostro gruppo.» disse invece Susan.
«Ci parlo io.» decise Sally-Anne, «Ci esco assieme.»
«Sarà divertente.» commentò Megan.
«Tu non dimenticarti che devi studiare, non voglio certo aver perso tempo con te.» replicò Wayne e lei lo fulminò con un'occhiataccia.
«Pensa per te.»
 
«Ottimo lavoro.» disse la McGonagall, nonostante la trasfigurazione della tazza non fosse riuscita perfettamente, «Si vede che ti stai impegnando.»
Megan la guardò scettica.
«Continua a studiare col signor Hopkins.»
«Lo farò.» disse, pensando che stava facendo il possibile perlomeno nelle materie più importanti, ovvero Trasfigurazione, Incantesimi e, con l'aiuto di Susan e Hannah, Difesa. Pozioni andava già bene come al solito, mentre in Divinazione e Storia della Magia non tentava neppure ed Erbologia restava da fare nel tempo perso. Come risultato erano tornate le occhiaie, ma perlomeno non piangeva più anche senza le pozioni. E svegliarsi prestissimo per colpa degli incubi che non l'avevano lasciata le permetteva di esercitarsi anche prima delle lezioni.
«Però non trascurarti troppo.» aggiunse abbassando la voce, «Fa quel che puoi.»
«Non posso credere che lei mi stia dicendo questo.» sussurrò Megan, abbozzando un sorriso. Le labbra della McGonagall si piegarono verso l'alto e la donna procedette per i banchi, «Signorina Perks, ottimo lavoro. Oh, signorina Runcorn, la bacchetta la deve muovere con meno energia!»
«Dov'è Quill?» domandò a Stephen accanto a lei, che si strinse nelle spalle.
«È scivolato in una pozzanghera ed è in infermeria, ora.»
«Ah, lo vai a trovare dopo?» domandò giusto per stuzzicarlo. Stephen la guardò con raccapriccio.
«In infermeria? Tanto vale che mi tagli un braccio e me ne vada al san Mungo a farmi infettare!»
«Per Justin c'eri andato, quando era stato pietrificato.»
«Justin era pietrificato e anche i germi su di lui lo erano.» replicò Stephen, «E Quill starà bene a breve, non vedo perché rischiare la mia vita senza un motivo serio.»
Gli occhi del ragazzo poi si persero sul banco.
«Che ti prende?» domandò lei, brusca.
«Niente.»
Stephen pensava a Quill, e al modo in cui stava diventando sempre più nervoso. Aveva sempre avuto paura di tutto, per carattere non era il tipo di persona che apprezzava cambiamenti di qualsiasi tipo ma ora si rifiutava persino di uscire dal castello ed era quindi un esagerazione.
Quando finì l'ora ebbero una sgradita sorpresa, dato che il corridoio era pieno di caccobombe.
«Adesso vomito.» annunciò Sally-Anne, schifata.
«I vostri cavalieri sono qui.» annunciò Michael, che aveva piazzato un incantesimo Testabolla su Georgia nel momento in cui era uscita dall'aula e si era bloccata con una mano sul naso, «Vi salviamo noi, donzelle.»
«Opera tua?» domandò Ernie.
«No, Gryffindor. Ho visto tua sorella lanciarne, Georgie!»
«E ti pareva...» borbottò lei.
«Muovetevi con quegli incantesimi.» li richiamò Sally-Anne, pallida, e Walter la salvò dallo svenimento con un colpo di bacchetta.
«Oh.» disse lei, e senza accennare alcun ringraziamento procedette spedita.
«Prego!» le urlò dietro lui.
«Piccole bestiole che vanno punite...» mugugnò Filch, squadrandoli con la frusta in mano.
«Ehm... sì. Andiamo.» disse Justin, preoccupato.
«Noi andiamo a Difesa.» disse Michael, continuando a essere innaturalmente allegro.
«Che succede?» domandò Georgia sospettosa.
«Niente, tesoro. Andate a lezione.»
Michael, Walter, Jack e Rent si diressero con particolare allegria nell'aula dove la Umbridge li aspettava. C'erano altri studenti del settimo, tra cui Angelina Johnson, Lee Jordan, Alicia Spinnet, e poi l'unico Ravenclaw del settimo, Mark Bradley, e infine gli Slytherin Warrington e Pucey. Mancava Montague, ancora in infermeria. Gli ultimi due presenti comunque non facevano parte del piano, ma Michael non se ne curò, sedendosi in prima fila.
La Umbridge ordinò a Walter di chiudere la porta e lui ubbidì.
«Bene, aprite i vostri libri.» disse la professoressa, «Non ci sarà bisogno di parlare.»
Dopo cinque minuti Michael alzò una mano, tenendo l'altra davanti al naso. La Umbridge pensò in un primo momento di ignorarlo, ma dato che non chiedeva mai il permesso di parlare fece un cenno col capo.
«Mi sanguina il naso.» annunciò il ragazzo.
«Beh, aspetterai comunque fino alla fine della lezione, caro.» disse lei con voce dolce e un lampo sadico negli occhi. In quel momento Angelina cominciò a vomitare. Subito dopo anche Rent e Lee seguirono il suo esempio, mentre Alicia e Walter svennero e Bradley e Jack cominciarono a perdere sangue dal naso a loro volta.
La Umbridge cominciò a strillare come una banshee impazzita.
«FERMATEVI! STEBBINS, FERMALI! SO CHE CI SEI TU DIETRO QUESTO!»
«Io mi sto dissanguando qui se non lo avesse notato.»
«SMETTETELA IMMEDIATAMENTE! PUCEY, ANCHE TU?»
Pucey non aveva preso le merendine dei Weasley ma a vedere le compagne vomitare aveva finito con l'unirsi a loro, nauseato. Warrington si alzò e allontanò da lui.
«Possiamo uscire professoressa?» domandò Jack.
«NON VOGLIO MORIRE! CI FACCIA USCIRE!» urlò Bradley estremamente drammatico e Michael cominciò a ridere.
«FUORI ALLORA, FUORI! MA SIETE TUTTI IN PUNIZIONE!»
«Qualcuno mi aiuta a portar via gli svenuti?» domandò Michael, ormai completamente imbrattato di sangue.
«Andiamo a chiamare aiuto in corridoio.» propose Bradley, tornato calmissimo. Un attimo dopo stava già correndo alla porta, strillando come un forsennato: «ABBIAMO PRESO LA UMBRIDGITE, SCAPPATE!»
Michael fu bloccato per un polso dalla professoressa, che era livida.
«Come vi siete procurati tutto questo?» sibilò.
«Sono allergico a lei.» rispose Michael, strattonando via la mano, «E non mi tocchi! Vuole farmi sanguinare anche le orecchie?»
 
Qualche giorno dopo, sentita la nuova prodezza da parte di quelli del settimo anno, moltissimi studenti mandarono i loro gufi a Fred e George per ricevere altre merendine. Per fortuna i Gryffindor ne avevano conservato una buona scorta e anche Lee Jordan stava facendo affari.
Megan si tolse l'enorme soddisfazione di affatturare Pansy Parkinson come si era ripromessa di fare, e le fece spuntare le corna. Wayne la incontrò che strillava correndo per il corridoio con le mani tra i capelli nel tentativo di nasconderle e andò a cercare a colpo sicuro Megan.
«Opera tua, vero?» domandò appena entrato in biblioteca, e Madama Pince lo zittì subito.
Megan ridacchiò, mettendo a posto il libro da cui aveva imparato l'incantesimo.
«Hai visto cos'ha fatto Peeves al terzo piano?»
Wayne annuì.
«Ha quasi bruciato i capelli di Rent ieri, lanciando torce. Vorrei che facesse casino senza cercare di uccidere la gente.» sussurrò, mentre si spostavano in fondo alla sala.
«È vero che hai fornito tu le merendine che fanno svenire a tuo fratello e gli altri?»
Wayne annuì, «Ho sempre pensato che potessero essere utili.»
«Sempre pieno di sorprese, tu.» rise lei senza preoccuparsi di abbassare la voce.
«Che ne dici se dai uno sguardo a Storia della Magia? Tanto per non lasciare la parte scritta in bianco.»
«Storia della Magia? Perché?» domandò Megan storcendo il naso.
«Perché se per qualche motivo non ti riuscisse di giocare a Quidditch potrebbe servirti per trovare lavoro al Ministero. E per lavoro intendo qualcosa come spezzaincantesimi e altra roba in cui devi lottare e tutto quanto, non temere.»
«Mi ero scordata che potrebbe servire quello schifo. Ma non ci vorrà molto. Insomma, non è così difficile da ricordare se non è Binns a spiegarla addormentando la gente, no?»
«Suppongo di no.» la voce di Wayne si era fatta scettica e Megan si sedette all'ultimo tavolo.
«La verità è che ho iniziato a darle uno sguardo per conto mio l'altra notte.» proseguì lei.
«Ah sì? Insonnia?»
«Purtroppo.» sospirò lei, «Gli incubi sono rimasti. Il pianto no, ma i sogni... L'altra notte ho sognato di essere Harry Potter e di dover sconfiggere Tu-Sai-Chi senza bacchetta. In compenso avevo una spada. Ma dico, ce lo vedi qualcuno che affronta Tu-Sai-Chi con una spada?»
Wayne sorrise, comprensivo, «No. Le pozioni?»
«Non posso prenderle tutta la vita, tanto vale che mi abitui.» sbuffò, «Che palle. Dopo cena comunque di solito mi alleno in camera con Susan e le altre, ma non ho ancora imparato a disarmare decentemente. Tutta colpa di quel deficiente di Lockhart.»
«Non ricordarmelo. Il club dei duellanti è stato veramente un'idiozia. Fatto con lui, almeno. Qualcosa mi dice che se fosse stato opera di Snape ora sapremmo duellare con incantesimi non verbali.»
«Mh.» Megan annuì, «Il professor Snape è un grande. Non è di molte parole ma perlomeno non si mette in ridicolo.»
«Ti ricordi perché gli stregoni Liechtenstein non fanno parte della Confederazione Internazionale dei Maghi?» le chiese all'improvviso Wayne dopo aver aperto un libro di Storia della Magia.
Megan chiuse gli occhi e cercò di ricordare cosa aveva letto la sera prima.
«Non era perché c'era quel tipo che non voleva cacciare i troll?»
«Ora dillo in lingua inglese corretta, magari. E dà un nome al tipo.»
Megan aprì gli occhi e lo guardò scettica.
«Sì.» disse Wayne, «È una richiesta stupida da parte mia, considerato che si parla di te. Comunque è Bonaccord. Pierre Bonaccord. E quei maghi invece avevano problemi con dei troll violenti.»
«Beh, è già qualcosa che me lo ricordi, visto che non ho una memoria oscena come la tua.»
«L'anno scorso mi era capitata una domanda sui controincantesimi a Incantesimi. Te li ricordi tutti?»
«Sissignore.»
«E come sei messa in Astronomia?»
«Visto e considerato che Georgia ha brutte crisi di nervi a riguardo, male. Se la si nomina lei impazzisce.»
«Impazzisce anche con Pozioni ora, ho notato.»
«Vorrei aiutarla ma non me lo permette. E comunque studio ventiquattrore su ventiquattro anche io.» disse Megan, incrociando le braccia sul tavolo e poggiandoci sopra la testa, «Michael era bravissimo in Astronomia, con tutta quella storia dei nomi delle stelle e blabla, perché non l'aiuta lui?»
«Nel caso tu non l'abbia notato quei due sono ancora strani.» replicò Wayne.
«Non me n'ero accorta.» mormorò Megan, chiudendo gli occhi.
Wayne, prevedendo che si sarebbe addormentata, diede un'occhiata al libro di Incantesimi che teneva in borsa. Per quanto riguardava quelli del sesto anno non sapeva nulla, e il tempo che avrebbe dovuto dedicare a cercare di riparare quell'anno in cui non aveva combinato niente lo stava passando aiutando Megan e ogni tanto gli altri, perciò...
«Wayne.» mormorò la ragazza.
«Mh?»
«Va bene come mi sto comportando secondo te? Sono normale?»
Wayne mise giù il libro, prendendosi qualche secondo per pensare.
«Tu sei spontanea o ti stai ancora sforzando?» domandò infine.
«Credo spontanea.» rispose lei, «Voglio dire... è raro che mi debba sforzare, ormai. Non che io stia sempre ridendo o felice, appunto, ma ogni tanto mi viene un po' di più. Ormai ho capito, sai. Che è morto. È orrendo, però non tornerà, quindi...»
«Rifiuto, rabbia, depressione, patteggiamento, accettazione.»
«Cosa?»
«Niente. Lascia stare.» tagliò corto lui, poggiandole una mano sulla testa. Megan aveva messo su il broncio ed era adorabile. «Credo che tu sia normale allora. Almeno relativamente, visto che non sei mai stata normale.»
«Neanche tu lo sei.» ribatté scocciata, guardandolo da sotto le folte ciglia scure, con gli occhi grigi asciutti nonostante parlasse di Cedric, «E neanche tuo fratello. Stamattina ha sbattuto la faccia contro il tavolo un paio di volte e poi ha maledetto Pozioni, Snape, e credo stesse per piangere.»
«Sinceramente fatico a trovare una persona normale tra noi, a parte Georgia. Rent e Jack si completano frasi e pensieri a vicenda, Sally-Anne è quella che è, per Michael non ci sono parole, Walter è l'unico fratello maggiore che senza motivo adora il minore, Stephen è ossessivo, Quill sviene per qualsiasi idiozia e quelli che sembravano normali facevano parte di un gruppo di ribelli che si esercitava in Difesa.» elencò con voce piatta, «Anche se a te e Michael non vi batte nessuno.»
«Tu hai strappato un discorso serio ad Amelia.» replicò lei, inarcando le sopracciglia.
«Ecco, di questo avrò di che vantarmi sempre.» commentò Wayne, con un mezzo sorriso, «Ora andiamo a chiedere alla Sprout se ci lascia entrare nella serra per esercitarci un po', va bene?»
Megan lo trattenne per la cravatta, sempre imbronciata.
«Meg?»
«Possiamo baciarci ancora?»
Wayne esitò un momento, poi si strinse nelle spalle.
«Okay.»
 
«MALEDETTO IL GIORNO IN CUI HO SCELTO QUESTA SCHIFOSISSIMA MATERIA!» ululò Georgia, scagliando il libro di Antiche Rune contro il muro, «È da pazzi!»
«Concordo.» disse Walter, che stava stracciando una pergamena con appunti di Pozioni, «Ho deciso che andrò a lavorare in qualche negozio a Diagon Alley.»
«Vengo anche io. Se vuoi ti dico “vengo anche io” in runico.»
«No, grazie.» rise lui.
«Georgie, perché urli?» domandò Michael, sbucato dai dormitori con aria confusa.
«ANTICHE RUNE!»
«Ah.»
«Dov'è Megan? Dobbiamo fare un ultimo allenamento prima della partita!» esclamò Jack, comparso già con la tuta da Quidditch e l'aria di avere molta fretta, «Non possiamo perdere! Dobbiamo far perdere Slytherin a tutti i costi!»
«Biblioteca.» rispose Georgia, che si era abbandonata sul pavimento.
«Biblioteca! Che diavolo ci fa in biblioteca?» sbottò lui.
«Studia?» suggerì la strega.
«LA PARTITA È PIU' IMPORTANTE!»
«Niente è più importante dello studio.» sibilò Hannah, furiosa, «Vuoi finire a fare il mendicante a Nocturn Alley? È questo che vuoi?»
Justin, che era impegnato a parlare con Helen alle poltrone, si scusò e poi andò a recuperare Hannah prima che si scagliasse contro Jack, che cominciava a essere spaventato da lei.
«Cosa ti ho detto?»
«Di andare da Ernie quando ricomincio a voler uccidere le persone.» recitò Hannah, «Ma Justin! Mi stava provocando!»
Jack fuggì dalla sala comune, probabilmente diretto in biblioteca a recuperare la sua battitrice.
 
Inutile dire che, dopo aver vinto la partita, furono acclamati come eroi, Megan per aver quasi rotto la testa a Warrington e Jack per aver afferrato il boccino all'ultimo secondo.
Festeggiarono in sala comune tutti assieme e Michael cominciò a chiacchierare del più e del meno con tutti, così anche le ragazze che ancora si erano tenute a distanza da lui per paura di venire scacciate tornarono a cicalargli attorno, rese ancora più agguerrite dall'aria malinconica che assumeva di tanto in tanto.
Georgia bevve un sorso di burrobirra e lo osservò dall'entrata dei dormitori femminili, pronta a tornare dentro.
«Non ti unisci ai festeggiamenti?» domandò un ragazzo, avvicinandosi a lei.
«Ho già dato e sono esausta...»
«Ah, hai i G.U.F.O. quest'anno, vero?»
«Sì. Tu sei...?»
Il ragazzo sorrise, porgendole le mano: «Scusa, hai ragione. Sono Dorian Varley. Ma chiamami pure Dorian. Tu sei Georgia, l'amica di Wayne, vero?»
Lei lo guardò con attenzione mentre gli stringeva la mano: «Ah, è vero! Tu sei in stanza con lui!»
«Già, ancora per un mese.» disse lui, sospirando, «È un tipo simpatico.»
«In che senso ancora per un mese?» domandò confusa.
«Beh, Wayne verrà bocciato di sicuro, no?»
Georgia sgranò gli occhi.
«Scusami?»
«Non ha combinato nulla per tutto l'anno e non sta ripassando neppure ora... Mi sembra il minimo.» proseguì lui, stupito, «Non te ne sei accorta? Neanche frequentava tutte le lezioni!»
«Quell'idiota.» sibilò la ragazza, «Non ha detto nulla.»
«Quando gli ho chiesto spiegazioni ha detto che gli andava bene così. Suppongo sia per quella Megan, per passarci più tempo assieme.» commentò, guardando la ragazza che in quel momento battibeccava col compagno di stanza e sorridendo, «Ne vale la pena, dopotutto non ci può fare nulla se lo condiziona tanto. Deve solo cercare di farla più contenta che può e starà bene anche lei.» Georgia lo guardava sconcertata, «Scusami, a volte parlo a ruota libera e mi aspetto anche che le persone mi seguano!» rise.
«No, beh, penso di aver capito cosa volevi dire...» borbottò lei, a cui era passata la voglia di sgridare l'amico.
«Ma stanno insieme o no? Ce lo chiediamo tutti...»
«Chi, Wayne e Megan? Direi proprio di no! Non è che solo perché due sono sempre assieme devono anche stare assieme in quel senso!» disse lei di fretta e Dorian la guardò divertito.
«Calma, calma...»
«Scusa. È che sono abituata a sentirmi chiedere se sto insieme al mio migliore amico...»
«Chi è?»
Georgia indicò Michael, circondato dalle ragazze che gli stavano raccontando di come l'amica di Cho Chang avesse il viso coperto di pustole che formavano la parola “Spia”.
«Stebbins? Vista la sua fama... beh, la fama che aveva, la gente non può fare a meno di pensare male. Ma visto che non state assieme, meglio per me. Ti posso portare qualcos'altro da bere o da mangiare?» chiese con un gran sorriso. Lei, che non era sicura di aver capito del tutto quel “meglio per me”, spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e sorrise a sua volta.
«Magari un'altra burrobirra.»
Michael si voltò in quel momento e aggrottò la fronte, perplesso.
«Scusate, signorine... Walter!»
L'amico, occupato a lanciare noccioline che Rent cercava di afferrare al volo con la bocca, si voltò.
«Che ti serve?»
«Chi è il tipo che sta parlando con Georgia?»
«È uno in camera con Wayne, non ricordo il nome... Perché?»
«Perché non lo conosco.» rispose lui, vago, «Era solo una domanda.» aggiunse seccamente, prima di andare verso Wayne.
«E ho pensato: se riesco a beccare la testa di quel cretino col bolide ci siamo liberati del...» Megan, che stava evidentemente parlando della partita, o almeno così lui sperava, si interruppe vedendolo arrivare.
«Michael.»
«Ciao.» lo salutò anche Wayne.
«Ciao. Posso scambiare due parole con te, Wayne?»
«Mi tolgo dai piedi.» si congedò Megan.
«Che succede?» domandò Wayne, trasfigurando come al solito il suo bicchiere di burrobirra in uno di succo di zucca.
«Chi è quel ragazzo che sta portando da bere a Georgia? Quello coi capelli rossicci.»
«Dorian Varley.» Wayne assottigliò gli occhi, «E spero per lui non stia parlando di me.»
«La vicinanza di Megan ti fa male.» ghignò Michael, per poi farsi serio, «Ma cosa vuole da lei?»
«Vorrà conoscerla.» rispose lui con un'alzata di spalle, «Non è come quello Slytherin con cui lei usciva l'anno scorso, è un bravo ragazzo, non ti preoccupare.» aggiunse.
Michael fece una smorfia.
«Perfetto.» commentò, facendo per andarsene. Poi tornò indietro. «Ehi, senti...» cominciò a disagio.
Adesso aveva la sua più completa attenzione.
«Sì?»
«Posso sapere perché te la sei presa tanto per quella storia di me e Georgia? Nel senso... siete solo amici, vero?»
Wayne valutò per un secondo se fosse il caso di rispondergli di no per vederne la reazione, poi pensò che davvero Megan lo aveva contagiato e annuì.
«Sì, assolutamente solo amici. Proprio per questo l'ho presa male. Non sopportavo l'idea che tu l'avessi usata.»
«Non l'ho usata! La cosa è andata in modo del tutto diverso da come immagini!» protestò lui indignato.
«Ora lo so, io e Georgia ne abbiamo parlato.» replicò Wayne con calma, «Non nei dettagli chiaramente, ma mi ha spiegato la situazione.»
«Ah, ecco. Sì. Esattamente cosa ti ha detto?»
Wayne inarcò le sopracciglia con scetticismo: «Ora, non ti aspetterai davvero che te lo venga a ridire?»
«No.» sbuffò lui, «Era solo che volevo fossi sicuro che non l'ho usata neanche un po'.»
«Ne sono sicurissimo.» lo tranquillizzò il ragazzo.
Michael esitò: «Quindi... tu e Georgie solo amici.»
«È come una sorella per me.» confermò, «E per la cronaca Dorian non mi sembra il suo tipo in nessun senso.»
«Okay.» disse Michael, cercando di non mostrare quanto fosse compiaciuto e fallendo.
Wayne pensò che il tipo di Georgia aveva capelli scuri spettinati, era alto, magro, ed era un imbecille.
«Michael.»
«Sì?» domandò lui, allegro.
«La prossima domanda che devi fare a te stesso è: “perché è importante che Wayne non sia innamorato di Georgia, per me?”» 
 
 



 
 
Yep. Pubblico oggi perché domani passerò tutto il giorno all’università, purtroppo ._.
 

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Capitolo 16
*** L'ultima partita di Quidditch e gli esami. ***


Capitolo LUNGO, lo so. Avviso fin da ora che dovrò diminuire la frequenza di pubblicazione per non lasciarvi all’asciutto troppo a lungo, visto che sto ancora scrivendo del novembre del sesto anno (e sono comunque a pagine 90 e qualcosa).
 
 
L'ultima partita di Quidditch e gli esami.
 

Quando entrò in casa fu accolta dall'invitante profumo di arrosto che le fece salire l'acquolina in bocca. Sorrise poggiando la busta della spesa sul tavolo, e si passò una mano tra i capelli.
«Sono tornata!» avvisò, e sentì subito il tramestio che annunciava la discesa di suo marito dalle scale. Lui arrivò sorridendo e si scambiarono il solito bacio veloce.
«Ho parlato con la signora Hopkins al cellulare, ti saluta.»
«Potrebbe anche farsi viva quella lì.» commentò lei, «Tutto bene di sopra?»
«Perfetto, la culla è praticamente pronta. E senza magia.» si vantò lui.
«Voi uomini e le vostre scommesse... Spero solo che non salti per aria.»
Lui rise e le sfiorò il pancione.
«Nulla di pericoloso per la nostra bambina... Mi sento ferito!» e rise di nuovo, «Dovresti fidarti di più di me, Georgie
Georgia si svegliò balzando a sedere e portandosi una mano alle labbra.
«Oh, santissima Helga!» sussurrò atterrita.
Nel letto vicino al suo Megan si stava agitando come al solito.
«Scappa... Cedric...»
Georgia si precipitò da lei e cominciò a scuoterla.
«Meg, Meg! Sveglia!»
«Oh! Ehi... Urlavo di nuovo?» domandò assonnata.
«Non ancora, ma mi sono svegliata dopo un sogno assurdo...» mormorò Georgia, «Te lo posso raccontare?» la supplicò.
«Sali sul letto e dimmi, ma che sia una cosa veloce.» ringhiò l'altra.
«Non qui... Non deve sentirci nessuno...»
«È roba così scabrosa?» domandò Megan infastidita; Giorgia non rispose e questo la incuriosì, «Lo è davvero?»
«Preferirei che nessuno sapesse.»
«Sala comune, dai.» borbottò lei allora, alzandosi e rischiando di inciampare nelle lenzuola. Era però piuttosto soddisfatta all'idea che avesse chiamato lei e non Sally-Anne.
Quando scesero di sotto, ed erano le due di notte in punto, trovarono Wayne che leggeva.
«Ehi, Wayne. Vattene. Dobbiamo parlare di cose da donne.»
Wayne rivolse loro un'occhiata annoiata e poi si strinse nelle spalle.
«Buonanotte.» le salutò.
«Wow.» commentò Georgia, «Ti obbedisce anche lui allora, la notte...»
«Bella vestaglia.» commentò Wayne allontanandosi, «Sobria.»
«Vaffanculo.» rispose Megan, che indossava una sottoveste rossa fiammante, «Allora, poche chiacchiere.»
«Okay, okay... Nel sogno stavo facendo la spesa per me e mio marito.» cominciò Georgia.
«E chi caspita è tuo marito?»
«E quando sono rientrata a casa era tutto molto comune, sai, le azioni che si fanno ogni giorno... Ho detto “sono a casa” e allora dalle scale di casa è arrivato...»
«Chi è arrivato?» la incalzò Megan.
«Michael.»
«Michael?» ripeté lei, «Stebbins?»
«E chi altrimenti? E mi ha accolta con un bacetto e mi ha detto che tu avevi telefonato. Cioè, sapevo che eri tu anche se non ti ha chiamata col tuo nome.»
«E come mi ha chiamata?»
Georgia esitò.
«Prometti che non ti arrabbierai?»
«No.»
«Signora Hopkins.»
Megan spalancò la bocca.
«Ma dico, sei scema?»
«Ed io ero incinta di una bambina di Michael e lui stava sistemando la culla.» terminò Georgia tutto d'un fiato.
«Oddio, un incubo!» esclamò Megan, «Non sei scema, sei pazza
«Secondo te cosa significa?» la interrogò l'altra ansiosamente, «È perché sono andata a letto con lui che ora mi aspetto di sposarmelo? Sono una specie di donna dell'ottocento? Non so separare il sesso tra amici da quello che porta al matrimonio?»
«Rettifico: sei proprio scema a chiedere a una come me certe cose. Comunque magari era solo un sogno, sai?»
Georgia si illuminò: «Tu credi? Non sto per cominciare a sperare di avere l'anello al dito?»
«Ti spaventa tanto?» domandò Megan, incerta.
«Certo! Michael non vorrebbe mai, sarebbe solo una sofferenza per entrambi se mi illudessi!» inorridì lei.
«Oh. Quindi non è che non vuoi pensare di sposarti con lui perché a te non piace l'idea, ma perché a lui non piacerebbe.»
«No, non ho detto...» Georgia tacque.
«E il sogno era così fuori dai tuoi programmi futuri che appena l'hai fatto hai avuto bisogno di farti consolare da me.» proseguì Megan, poco convinta, «Mi sa tanto che sei una damina dell'ottocento, cara. Mio marito era Wayne o Walter? Dimmi non Walter, Walter è... grosso.»
«Cosa? Oh, no, no, era Wayne... colpa di certi discorsi con un amico, sai... Lascia stare, quella era tutta suggestione... Ma forse era suggestione anche il sogno di me sposata con Mike!»
«Sì, certo, ignora le mie rare parole sagge... Ti spiace se torniamo a letto? Devo finire di sognare l'assassinio di mia madre in modo da essere pronta per svegliarmi e vedere la finale di Quidditch domattina.»
Georgia batté le palpebre.
«Oh... certo. Sai, la tua vita è contorta.»
 
«Weasley è il nostro re, Weasley è il nostro re, non ha lasciato la pluffa entrare...» stava canticchiando Charlotte.
«Sbaglio o era diversa la canzone?» domandò Megan, «Ciao.»
«Oh, ciao! Sì, era diversa, ma Fred e George prima di andarsene hanno cambiato le parole apposta per la finale. Così forse Ron Weasley giocherà meglio.» spiegò, arrossendo poi alla vista di Jack.
«Ciao, folletta! Insegnacela!»
«Dorian! Unisciti a noi!» lo salutò Georgia, superando di gran carriera Michael senza guardarlo. Il ragazzo la guardò allontanarsi con aria preoccupata e Walter sghignazzò.
«Quanto mi mancherà tutto questo l'anno prossimo...»
«Ci pensate che questa è l'ultima partita di Quidditch che vediamo a Hogwarts?» fece Jack, «Potrei sentirmi male.»
«Magari ti prenderanno in qualche squadra dopo.» lo incoraggiò Hannah.
«No, faccio pena!» rise lui, «Penso che lavorerò al Ministero. Anche se mi piacerebbe fare l'insegnante un giorno.» le confidò abbassando la voce, «Sono stato sempre incredibilmente affascinato da babbanologia...»
«Ti ci vedrei!» esclamò lei entusiasta, «Oh, scusa, Neville.»
«Figurati.» disse lui, massaggiandosi per un momento la spalla che lei gli aveva urtato, «Chi tifate?»
«Gryffindor, ovviamente.» sorrise lei.
«Sì, la sorellina di George non ce lo perdonerebbe mai altrimenti.» disse Susan, indicandola. Charlotte aveva anche lo stemma Gryffindor dipinto su una guancia e Neville ridacchiò.
«Una tipetta pericolosa.»
«Chi?» domandò bruscamente Megan e lui impallidì.
«N-nessuno.»
«Non morde più.» mormorò Hannah a un suo orecchio, «Vuoi unirti a noi?»
«Perché no.» accettò lui, un po' rincuorato.
«Ehi, Megan.» la chiamò Wayne, «C'è Helen di là.»
«Dove dove?» chiese subito Justin.
«Affianco a Lance.»
Justin si adombrò, «Ah, certo. Ehi, Ernie, andiamo a sederci su.»
Tutti si voltarono a guardarlo ma incontrarono soltanto la faccia rassegnatissima di Ernie che li salutava.
«Interessante.» commentò Sally-Anne, «Ehi, stupido francese.»
E tutti si girarono a guardare lei con aria preoccupata mentre Sheldon assottigliava lo sguardo.
«Che scè, prinscipessa dolle arpie?»
«Chiamaci Helen. Dille di mollare il piccoletto carino. Oh, ciao Geoffrey.»
«Ciao Sally-Anne.» la salutò lui mentre Rowan sghignazzava e poi notava Michael.
«MAESTRO!»
«Rowan!» sorrise subito lui, «Cosa ti avevo detto?»
«Lo so, ti devo chiamare Michael. Ma è sempre divertente urlarlo.»
«Allora va bene, fa pure.»
«Michael?» ripeté Stephen.
«Oh, sì, insomma, se dobbiamo essere amici dobbiamo esserlo alla pari, dopotutto.» spiegò lui.
«Il nostro Mikey è cresciuto, Walter!» esclamò Rent, dandogli uno spintone mentre passava. Walter rise, alzando la lattina di burrobirra presa dalle cucine come per brindare.
«Rent, ti prendo a pugni.» minacciò lui.
«Che succede?» chiese Helen e Megan la prese sottobraccio.
«Tu guardi la partita con noi.» decretò.
«O-Okay.» balbettò lei, ormai ostaggio.
«Steph, secondo te chi vincerà la coppa?» chiese Quill, guardando le squadre entrare e prendendo posto accanto a lui, «Gryffindor con Weasley come portiere non ha molte speranze, però non me la sento di scommettere contro.»
«Stanno ancora facendo scommesse a un minuto dalla partita? Comunque tu punta su Gryffindor. In un modo o nell'altro se la cavano sempre.»
«D'accordo... Ehi, Hannah, puoi dire a quel tipo dietro di te che io punto sui Gryffindor?»
Hannah annuì e Neville li osservò incuriosito. Poi sorrise a Quill avendone incontrato lo sguardo e Quill ricambiò con vaga inquietudine, sapendo che era amico di Harry Potter.
«Jordan non sembra pronto a fare commenti divertenti come al solito.» osservò Megan.
Michael annuì.
«Era molto depresso nell'ultimo mese e mezzo, da quando Fred e George se ne sono andati.»
«E ci credo...» commentò Georgia, «Erano dei miti ed erano sempre assieme. Mi manca soprattutto George.»
«Li conoscevi?» domandò Dorian stupito.
«Oh, pochissimo. Più che altro io e George siamo quasi omonimi, quindi...»
«E sono partiti!»
«È iniziata!» strillò Megan, aggrappandosi a un braccio di Wayne, «FORZA ROSSO-ORO!»
«E Davies prende la Pluffa immediatamente, Davies il capitano dei Ravenclaw con la pluffa scansa Johnson, scansa Bell, scansa Spinnet anche … sta andando forte per il gol, sta per tirare e – ED È PUNTO!»
«NO!» urlarono tutti; così cominciarono i cori degli Slytherin.
«Ed ecco che Davies riprende la pluffa, non è possibile! Angelina bloccalo!» gridò Jordan.
«Jordan, sii obbiettivo!» sentirono gridare alla McGonagall.
«Ma non è possibile se... Ecco che Spinnet riesce a togliergli la pluffa ma- OH! Quel maledet-cioè, Bradley è comparso dal nulla... e-»
Tutti trattennero il fiato: Bradley aveva mirato a sinistra ma era soltanto una finta, scagliò la pluffa contro la destra e Weasley, incredibilmente, riuscì a prendere quel tiro quasi impossibile. 
«E WEASLEY PARA! GRANDIOSA PARATA PERFETTA! Mi spiace Bradley, hai fatto male i conti col nostro portiere e... Ma anche la fila dei Gryffindor sta cantando adesso?»
E anche il gruppo di Hufflepuff che aveva parlato con Charlotte cominciò a cantare a gran voce: «Weasley è il nostro re! Weasley è il nostro re! Non ha lasciato la pluffa entrare! Weasley è il nostro re! Weasley è il nostro re! Può salvare tutto non lascia un solo anello incustodito, per questo tutto Gryffindor canta: WEASLEY È IL NOSTRO RE!»
Naturalmente la fila Hufflepuff aggiunse “E tutti gli Hufflepuff cantano!” ma il risultato fu comunque un ammutolire incredulo della fila Slytherin e una quasi caduta da parte di Ron Weasley dalla scopa, che poi fece il giro degli anelli ringraziandoli con un gesto del braccio.
«Ma non distraiamoci troppo!» esclamò Jordan tornato entusiasta, «Ecco che la Chang sembra aver individuato qualcosa... no, invece! Ma c'è la nostra Spinnet che è impossibile da contrastare e sta volando dritta verso gli anelli avversari e- no, ecco che passa a Bell che viene bloccata da un bolide ma no! Ecco che Davies riesce ad afferrare la pluffa ma BELL GLIELA PORTA VIA! CHE VELOCITÀ, GENTE! ECCO CHE JOHNSON SEGNA!»
Tutti applaudirono entusiasti.
«Ehi, stanotte che ne dite se festeggiamo la vittoria Gryffindor tutte assieme?» domandò Susan felicissima, dato che anche lei aveva già scommesso.
«Helen, sei dei nostri.» decretò ovviamente Megan e la ragazza assentì.
«CHAMBERS SI AVVICINA AGLI ANELLI... DAI RON! WEASLEY È IL NOSTRO RE!»
E Weasley parò anche il suo tiro. Ormai il pubblico era in visibilio e quando il re Weasley non si risparmiò con le evoluzioni esplosero nuovamente i cori in suo onore.
«La Chang ha appena recuperato la sua scopa e sembra abbia visto il boccino! Sì, l'ha visto e ora anche la nostra Weasley sta volando verso di lui e vai Ginny! VAI GINNY! E GLIELO TOGLIE DA SOTTO IL NASO PRENDI QUESTO CHANG ABBIAMO VINTO!» urlò tutto d'un fiato Jordan.
La McGonagall stavolta non ci pensò neppure a rimproverarlo, festeggiando come tutti. Tutti i Gryffindor si erano precipitati a festeggiare il loro portiere che aveva permesso una vittoria schiacciante di duecento a dieci.
Anche gli Hufflepuff, soprattutto quelli che avevano scommesso, li seguirono fino a fuori. A un certo punto Ron urtò l'architrave della porta del castello con la testa ma nessuno vi badò e Megan quasi morì dal ridere; poi anche loro ripresero a cantare, per un momento tutte le paure dimenticate.
«Propongo di rinviare il pigiama party.» disse infine quella sera Sally-Anne, «Almeno fino a dopo gli esami.»
«Mi sembra il caso, sì.» convenne Hannah, sfogliando il libro così velocemente da non leggere nulla di ciò che c'era scritto, «NON RICORDO NULLA! SONO STUPIDA!» gridò, buttandolo a terra e scappando via dalla sala comune.
«Perfetto.» commentò Georgia, poggiando la fronte sul libro.
«Cosa fai?» domandò Michael, «Cerchi di imparare mandandoti l'inchiostro al cervello?»
«Sto appassendo.» rispose lei con voce tetra.
«Ah, beh, certo.»
 
Quando i G.U.F.O. arrivarono i ragazzi del quinto anno erano tutti fuori di sé senza eccezione. Megan avrebbe voluto aiutarsi con qualche pozione per la memoria e aveva morso un braccio di Wayne quando il ragazzo aveva cercato di toglierle la boccetta di mano, Hannah piangeva a intervalli regolari, Susan recitava a memoria brani di Trasfigurazione, Georgia aveva trasfigurato almeno un centinaio di conigli che ora gironzolavano per il parco di Hogwarts, Sally-Anne si faceva interrogare da Justin, così come Ernie si faceva da chiunque, Quill continuava a ripetere che avrebbe fatto l'apprendista Guardiacaccia per il resto della sua vita e Stephen giocherellava lanciando per aria qualsiasi oggetto - bacchette comprese - avesse sotto mano mentre ripeteva ciò che aveva appena studiato. Wayne continuava a non preoccuparsi dei suoi esami di fine sesto anno e quindi giocava a carte con Michael, mentre Walter litigava con Rent e Jack eseguiva incantesimi di ogni genere ossessivamente.
«Ernie studia otto ora al giorno. Otto ore al giorno, ti rendi conto? E io mi sento male dopo cinque!» strillò a un certo punto Hannah, che si trovava nella serra con Neville.
«L'ho sentito mentre lo diceva a Ron e Harry.»
«E tu credi davvero che Malfoy conosca gli esaminatori? Lo aiuteranno?» domandò, scaricando con rabbia del concime in un vaso.
«No, come ho detto loro, no. Mia nonna ad esempio conosce la presidente della commissione, Marchbanks, e sono sicura che lei non conosca i Malfoy, non come fa intendere lui. Malfoy dice sempre un sacco di stupidaggini per vantarsi di essere migliore degli altri.» la rassicurò lui.
«È severa?»
«Quanto mia nonna.» rispose lui con un rantolo finale.
Hannah lo guardò con orrore, dato che quell'anno si era trovata molto spesso a parlare con Neville e aveva sentito parlare della signora Longbottom.
«Senti, Neville, ma i tuoi genitori...» azzardò a un certo punto.
«Mi passi la paletta?» la interruppe lui, impallidendo. Hannah se ne accorse e sentì le lacrime agli occhi.
«Oh, scusami tanto, è ovvio che non siano affari miei! L'avevo detto che sono stupida! Non dovrebbero farmi frequentare Hogwarts!» si lamentò, di nuovo in crisi.
Neville la guardò terrorizzato: «Ma che dici! N-non piangere!» si guardò anche attorno, ma erano rimasti soli a mettere a posto le ultime cose nella serra, «Non c'è problema! È solo che preferisco non parlarne!»
«D'accordo.» mormorò lei, «Scusa, ho crisi di pianto di continuo.»
«È normale, sei nervosa.» la tranquillizzò lui, sollevato dal vederla già calma.
«Senti, se mai volessi parlarne, con me potrai farlo, va bene? Io sono brava ad ascoltare.»
Neville annuì, incerto.
«E lo so, sembro una pazza.» aggiunse lei ridacchiando e asciugandosi le lacrime. Neville arrossì e mugugnò qualcosa, «Come?»
«Dicevo che non mi sembri pazza per niente...» borbottò e Hannah riprese a ridacchiare.
«Allora sei pazzo tu.»
Neville scosse la testa, «Sapessi...»
«Come?»
«Nulla. Ora puoi passarmi la paletta?»
 
Il primo esame fu Incantesimi, il lunedì mattina. Wayne augurò buona fortuna a colazione e tutti risposero con una serie di grugniti, compresi gli studenti che dovevano affrontare i M.A.G.O.
«Poveretti...» commentò Michael, addentando il suo pane con marmellata.
«Sta zitto, la tua voce è fastidiosa.» ringhiò Megan, sfogliando il libro a tavola.
Georgia leggeva muovendo soltanto le labbra e aveva già fatto cadere due volte le posate dato che guardava il libro sulle sue gambe.
«Perché non mi ricordo questo incantesimo?» domandò Walter con voce disperata, «Io mi odio. Odio questa scuola schifosa. Vi odio tutti.»
«A voi tocca l'anno prossimo, eh?» domandò Michael a Rowan e gli altri che lo guardarono con palese raccapriccio.
«Finito.» disse Megan, chiudendo il libro, «Dai, andiamo.»
«Nell'atrio, giusto?» pigolò Quill, che aveva un colorito decisamente verdognolo, «Morirò.»
«Non prima di me.» commentò Susan, tetra.
Alle nove tornarono in Sala Grande e trovarono dei tabelloni in fondo alla sala e una serie di banchi. Ci fu qualche ultimo abbraccio di incoraggiamento e poi tutti corsero a sedersi.
«Possiamo cominciare.» disse la McGonagall e fogli, penne magiche e bottigliette di inchiostro raggiunsero gli studenti.
Enunciare la formula e descrivere il movimento necessario a far si che un oggetto voli.
Megan sorrise, ricordando la volta in cui aveva fatto schiantare una boccetta di inchiostro tra i capelli di Michael con il wingardium leviosa, due anni prima.
Tutti i suoi amici la ringraziarono mentalmente per questo.
Il numero esatto di giri di bacchetta per produrre un baule locomotor e la sua esatta funzione.
Wayne sorrise tra sé e sé, ricordando la volta in cui Megan si era messa in testa di usarlo e aveva dato un violento colpo di valigia a Michael. Tutti gli altri la ringraziarono di nuovo mentalmente.
Con quale incantesimo può essere prodotto un singhiozzo continuo?
Georgia ricordò la volta in cui Sally-Anne si era vendicata di Sheldon per un suo commento su un suo cappellino e cominciò a scrivere.
Una volta fuori ci furono nuovi abbracci di gruppo e vari ringraziamenti.
«C'erano sei domande a cui sapevo rispondere anche solo ricordando i guai che hai combinato!» esclamò Susan estasiata e Megan annuì sorridendo, «È stato facile!»
«Stasera però c'è la pratica.» disse Ernie preoccupato.
«Andrà bene, vedrai!»
Dopo pranzo poi si prepararono alla prova pratica e Sally-Anne ebbe un mancamento e su sua richiesta fu fatta entrare per prima per potersene andare velocemente a riposare in camera. Fu Michael ad accompagnarla, dato che stava saltando la sua. Del loro gruppo, oltre Sally-Anne, Hannah, Susan e Stephen entrarono per primi, insieme a Terry Boot dei Ravenclaw.
Megan aveva poggiato la fronte contro un muro e prendeva respiri profondi mentre Quill era talmente depresso che Georgia lo aveva abbracciato e lui era entrato col viso bordeaux.
«Come è andat-» cercò di chiedere Wayne e Megan lo assalì saltandogli al collo.
«Ho fatto tutto perfetto! Amo Incantesimi, lo amo! Tutto merito tuo!»
«Invece che cambiare colore al topo l'ho trasfigurato in una zucca non so come.» commentò Georgia, «Per il resto bene.»
«Ho fracassato l'uovo...» mormorò Quill, «Dov'è Stephen?»
«Qui.» disse l'altro, sedendosi a cenare con lui, «Stavo ripassando Trasfigurazione.»
«No.» gemette Megan, perdendo tutta l'allegria improvvisata, «Mi ero scordata di Trasfigurazione...»
«Ho quasi trasfigurato l'esaminatore in un cane, o meglio, i suoi vestiti.» mormorò Walter, incredulo, «Non penso passerò i M.A.G.O.»
«Passerai tutto.» lo rassicurò Jack, riempendosi la bocca con un enorme pezzo di carne.
Il giorno dopo Megan sentì di essere andata bene nella pratica grazie a Wayne, mentre Quill e Hannah cominciarono a dare segni di cedimento più evidenti, e nella pratica quest'ultima impazzì del tutto e riuscì a far moltiplicare la sua iguana in decine e decine di esse.
«Hannah, calma...» cercò di dirle Megan non riuscendo neppure a far sparire la propria.
«NON CE LA FACCIO!» strillò lei e gli esaminatori fecero per parlare quando con un botto tutti i furetti divennero fenicotteri.
«Uccelli dappertutto!» sibilò Stephen terrorizzato, sfrecciando via e quasi travolgendo Potter.
«Tutti fuori... Ragazzi, uscite, facciamo una pausa...» li invitò il professor Tofty.
Hannah scappò in lacrime e, mentre Michael rideva, con Georgia che lo rimproverava per la mancanza di tatto cercando di non ridere a sua volta, Megan ordinò a Wayne di prendere una camomilla per lei e per Stephen che sembrava in procinto di avere un attacco di nervi.
Erbologia fu piuttosto rilassante per tutti, la Sprout era un'ottima insegnante del resto, ma i veri problemi sorsero durante Difesa Contro le Arti Oscure. Susan, Hannah, Ernie e Justin avevano dato loro una mano in segreto negli ultimi due mesi, cercando di recuperare almeno parte del programma, tuttavia il molliccio da affrontare fu troppo per molti di loro.
Liberi per quel giorno dagli esami quelli del settimo anno si affollarono alla porta per vedere gli amici più piccoli e Wayne, con loro, pregava mentalmente che Megan, Stephen e Georgia non si facessero prendere dal panico. Stavolta non erano stati chiamati in ordine alfabetico, perciò le due ragazze erano già dentro.
«Expelliarmus!» gridò Georgia, disarmando quasi l'esaminatore.
«Molto bene, signorina Runcorn, se vuole andare da quella parte ora...»
«Brava Georgie! Ehi, guardate come la Umbridge fissa Potter...» sussurrò Michael.
«Oh, bravo!» strillò in quel momento il Professor Tofty, «Davvero molto bene! Penso che possa bastare Potter... solo... ho sentito dal mio caro amico Tiberius Ogden che può produrre un Patronus? Per dei punti in più...?»
Tutti si sporsero in avanti quando lui sollevò la bacchetta, compresi gli altri esaminatori, e anche Megan, Georgia, Susan e Zabini si fermarono.
«Expecto Patronum!»
Dalla punta della sua bacchetta comparve un vapore argenteo che si condensò in un cervo; il Patronus sfilò per la sala e il professore applaudì per poi congedare Potter.
«Ottimo, signorina Jones, se vuole avvicinarsi al molliccio ora...» la chiamò un altro esaminatore e Megan fu scossa da un tremito.
Cercò di pensare a quale fosse la sua peggiore paura ma era indecisa tra Rookwood, Tu-Sai-Chi, i suoi amici morti e naturalmente api, vespe, calabroni e i Dissennatori come Potter.
Tutti la fissarono con attenzione e Georgia trattenne un'esclamazione di incoraggiamento.
Il molliccio ruotò su se stesso e quando tornò immobile aveva l'aspetto di Rookwood Junior. Tutti coloro che poterono riconoscerlo trasalirono e Megan si immobilizzò, terrorizzata. Cercò di tenere a mente che quello non era reale ma i suoi occhi continuarono a seguire la traiettoria della sua bacchetta senza che lei potesse muoversi, totalmente paralizzata.
«MEGAN!» strillò Susan, e anche i ragazzi fuori dalla porta cominciarono a chiamarla.
«SILENZIO!» li mise a tacere la Umbridge.
«Ricorda come... si sconfigge un molliccio?» il professor Tofty tentennò nel chiederlo, tenendo d'occhio il falso Mangiamorte e chiedendosi chi fosse la ragazzina.
«Riddi... kulus.» sussurrò lei, con in mente il bel sorriso gentile del professor Lupin che le infuse un po' di coraggio.
«Vuole provare?»
«Ri-riddikulus! Riddikulus!»
Il falso Rookwood arretrò e infine cambiò aspetto, tramutandosi in una figura ammantata di nero con delle mani scheletriche. Era così che lei aveva sempre immaginato Tu-Sai-Chi.
«Riddikulus! RIDDIKULUS!»
Un crack e comparve un'ape gigantesca, poi un Dissennatore. Megan tentò di riprendere fiato e scambiò un'occhiata con Susan dopo averla cercata con lo sguardo.
«Oh, sì, posso intervenire?» domandò Susan. Megan sentì il profondo gelo portato dal Dissennatore e la sensazione di non poter essere mai più felice, con l'eco della voce di sua madre che urlava di dolore.
«Prego.» disse l'esaminatore, «Signorina Jones, per lei è sufficiente così.»
«Expecto Patronus!»
Tutti si voltarono esterrefatti e videro la nuvoletta di fumo argenteo che prendeva la forma di un animale peloso quasi solido e scacciava il finto Dissennatore.
«Anche lei sa fare l'Incanto Patronus?» si stupì la professoressa Marchbanks, seduta nella sala, «Incredibile!»
«Oh, mi sono allenata molto per questo esame.» spiegò lei facendo l'occhiolino a Megan.
«Anche altri studenti ne sono in grado?» domandò il professor Tofty e Megan ne approfittò per sgusciare via.
«Credo proprio di sì, signore.» rispose lei con un sorriso, incontrando lo sguardo ora furioso della Umbridge, «Durante le nostre sessioni di ripasso ho visto parecchi Patronus, anche se non solidi come quelli di Harry Potter.»
«Eccellente!» squittì lui, «Signorina Runcorn, signor Zabini, preparatevi ad affrontare il molliccio! Signorina Bones, è sufficiente così!»
Quando Susan gli passò accanto, lui sussurrò: «E saluti sua zia Amelia per me.»
«Certo, signore.» sorrise lei, voltandosi per un momento indietro e notando che i suoi amici fuori facevano la ola, compresi quelli più grandi con cui teoricamente aveva poca confidenza rispetto ai coetanei.
Appena fuori trovò Megan che stava prendendo a calci il muro.
«Si può essere più fifoni? Mi sono paralizzata!»
«Oh, Meg, è normale!» esclamò lei, ma entrambe sobbalzarono all'urlo femminile che seguì e si precipitarono indietro per guardare dalla porta: Georgia era davanti al cadavere dilaniato di un uomo.
«Il fratello.» mormorò Wayne, nella porta all'altro lato della sala, «Lo sapevo...»
Crack.
Michael era morto, con gli occhi aperti e nessuna ferita visibile. Avada kedavra, pensò Megan.
Crack, e Wayne era morto, così Megan fu sicura di sapere che altra forma avrebbe potuto prendere il suo molliccio da quel momento in poi; crack, Megan stessa morta, col sangue che inondava il pavimento. 
«Basta così.» disse il professore con voce gentile, mentre Georgia ormai singhiozzava. Zabini, alle sue spalle, la guardò con disprezzo. «Coraggio, signorina Runcorn...»
«Faccio il giro e vado da lei.» annunciò Michael, mentre Wayne, Walter e Sally-Anne fissavano come ipnotizzati il cadavere di Megan a terra, con le braccia stese come ali spezzate sul pavimento e l'uniforme strappata su un fianco. Stephen ebbe una strana sensazione di deja-vu che cacciò immediatamente e salutò la vera Megan con una mano, che ricambiò con un brusco cenno del capo mentre Susan accoglieva Georgia tra le braccia per portarla via.
Ci fu un altro crack e davanti a Zabini comparve la copia di se stesso. Aveva le braccia lasciate scoperte dalla divisa e nel suo avambraccio c'era un segno che gli altri studenti non riuscirono a vedere. Zabini, comunque, impallidì come se si trovasse anche lui un cadavere davanti, e i due esaminatori vicini quasi saltarono indietro.
«RIDDIKULUS!»
Il falso Blaise sfoggiava un'improvvisa cresta rosa e un kilt che fece scoppiare a ridere gli altri studenti, e il molliccio si guardò attorno confuso, «Riddikulus!» ripeté lui.
«Ottimo lavoro.» disse il professor Tofty con voce fioca, chiedendosi che genere di studenti fossero a Hogwarts quell'anno visti gli ultimi cinque, «Avanti Goldstein, Abbott, Cornfoot e Crabbe. Qualcuno di voi sa produrre l'incantesimo Patronus per caso?»
 
«Lo vedo sempre morto...» mormorò Georgia seduta sulle scale con la testa sulle gambe di Hannah che le accarezzava i capelli, «Tutti loro. Mike, Wayne, Megan... Tutti... Tu cos'hai visto?»
«Una enorme T.»
Georgia la guardò.
«Di Troll. Avevo fallito tutti gli esami. Certo, il tuo molliccio era molto peggiore, e se non avessi avuto la visuale occupata da Walter e Rent quando cercavi di scacciarlo penso che ora avrei le tue stesse paure. Stephen sembrava sul punto di crollare prima ancora di cominciare.»
«Ehi, tutto bene qui?» domandò Wayne, avvicinandosi con un bicchiere di succo di zucca in mano, «Non venite a cena? Michael sta impazzendo.»
«Adesso arrivo...» mormorò Georgia, «Mi prenderanno in giro secondo te?»
«Nessuno lo farebbe mai, lo sai. A parte Megan.» si corresse, «Beh, non più.»
«Va bene...» sussurrò.
Arrivata a tavola tutti l'accolsero con gentilezza e poi ripresero a parlare del weekend di riposo e di cosa avrebbero fatto nel frattempo.
«Posso farti una domanda sul tuo molliccio?» chiese Megan quando tornarono in sala comune e Georgia annuì, «Perché proprio io ero quella ammazzata nel modo peggiore?»
«Oh... non so... forse perché mi hai detto che a Divinazione la Trelawney ti associa al lupo, no? Intenderà il mistero, i segreti o quel che è, ma comunque sia penso di aver collegato al farti sbranare da un lupo.» spiegò a disagio.
«Grazie mille.» borbottò lei, «Proprio una morte indolore.»
«Io domani ho Cura delle Creature Magiche, ci si vede.» li salutò Walter sbadigliando.
«In bocca al lupo. Senza offesa, Jones.»
«Summerby, mi sto spaccando dal ridere. Tra poco però spacco te.»
 
«Pozioni.» sospirò Megan con affetto, arrivando in Sala Grande.
«Sarebbe divertente se Neville facesse saltare un calderone e tutti gli altri esplodessero e l'esame fosse rimandato e...»
«Sogna, Justin.» commentò Susan.
«Io sono d'accordo con lui.» convenne tetramente Quill.
Ma Neville sembrava rilassatissimo e Susan si accorse che a quella vista Hannah si era calmata a sua volta e, anzi, era divenuta più allegra.
Cura delle Creature Magiche fu un disastro per Megan che non aveva studiato abbastanza, mentre Stephen diede il meglio di sé dato che gli Knarl che dovevano riconoscere non erano tra gli animali che gli facevano impressione. Quill e Georgia si bruciarono coi Granchi di Fuoco ma riuscirono a trovare i cibi corretti da dare agli unicorni malati, questione su cui Sally-Anne intavolò un'appassionata discussione con l'esaminatrice, che le consigliò di proseguire per quella strada.
«Come ti è andato lo scritto di Astronomia?» chiese Wayne e Megan sorrise radiosamente.
«A meraviglia!»
«Georgie?» azzardò Michael e lei ringhiò qualcosa di molto meno soddisfatto.
«E dire che solitamente sei così brava...» mormorò Susan, «Dev'essere la tensione...»
«Beh, andiamo a prepararci, tra poco c'è Divinazione.» disse Ernie, «Pronti a predire enormi tragedie?»
«E lupi siano.» borbottò Megan.
«Per poco non era contemporaneo ad Antiche Rune.» osservò Stephen, contrariato, «Non ho potuto continuare in alcune materie che volevo proprio perchè gli orari si accavallavano, questa scuola è organizzata male.» 
«E tenti Antiche Rune con l'intenzione di continuare l’anno prossimo senza aver neanche seguito tutte le lezioni?» domandò Georgia, scioccata.
«Sai che mi basta leggere una volta per ricordare, quindi sì. Mi ci soffermerò approfonditamente l'anno prossimo e per ora mi accontenterò di un voto qualsiasi. Tanto posso proseguire a prescindere visto che non la sceglie mai nessuno e comunque ho seguito due lezioni sì e una no per fare anche Divinazione.»
Tutti lo guardarono con profondo rispetto.
Alle undici di sera si recarono alla torre di Astronomia, dopo che gli altri ragazzi li ebbero salutati e avessero promesso di aspettarli alzati.
«Tra te e Michael tutto è tornato normale?» domandò Megan, «Nonostante il sogno?»
«Non ce ne sono stati più.» rispose Georgia rilassata, «Quindi sì, tutto normalissimo. Del resto siamo solo amici.»
«Certo...»
«Credete davvero che dovrei proseguire con Cura delle Creature Magiche?» domandò Sally-Anne in quel momento, «Perché io ho detto che vorrei lavorare al Ministero giusto per far stare zitta la professoressa, non avrò certo davvero bisogno di lavorare in futuro, però a pensarci bene non mi dispiacere difendere i diritti degli animali.»
«Sally, è una bellissima idea!» esclamò Hannah, «Quando ti appassioni a qualcosa è difficile contraddirti, Sheldon ne sa qualcosa, perciò dovresti proprio tentare!»
«Male che vada hai comunque i soldi.» convenne Georgia, più pratica.
«Sì, ma in futuro potrei finire con l'incontrare Hopkins spesso.» si lamentò lei.
«Rischi del mestiere.» commentò Susan, divertita.
La professoressa Marchbanks spiegò loro cosa avrebbero dovuto trovare e segnare nella carta astronomica e insieme al professor Tofty cominciò a passare in rassegna di ciò che facevano, impedendo loro di continuare il discorso.
Georgia si era distratta un momento, sollevata dal fatto che stesse riconoscendo Orione ricordando le volte in cui Michael gliene aveva parlato, e notò per un momento un riflesso di luce partire dal basso. Guardò per vedere se qualcuno dei suoi amici era uscito in cortile ma non vide nessuno, e poi le porte del castello si spalancarono. Georgia notò qualche figura muoversi per il giardino e diede una gomitata a Sally-Anne che stava accanto a lei. Megan si guardò attorno e notò che Potter stava fissando il basso invece che l'alto, e il professor Marchbarks stava avvicinandosi a lui. Justin dovette aver notato lo stesso perché si schiarì la gola con qualche colpo di tosse e Potter tornò a lavorare.
Ernie sobbalzò quando udirono uno schiocco dal basso, e Hannah che era molto tesa per via dell'esame in corso quasi fece cadere il telescopio. Notando che non era successo nulla tornarono tutti a studiare finché un boato non spaventò tutti. Proveniva dalla zona in cui era la capanna di Hagrid.
«Provate a concentrarvi adesso, ragazzi.» li richiamò Tofty. «Ehm... Venti minuti allo scadere del tempo.»
«No.» sussurrò Hannah con voce spezzata, affrettandosi a segnare la cartina.
E improvvisamente qualcosa esplose.
«Ohi!» esclamò Megan quando si colpì la faccia col telescopio per lo spavento.
«Ahi...» borbottò anche Stephen. Quill era tanto pallido che era possibile notarlo anche al buio.
«No!» urlò la Granger e tutti si affrettarono a vedere cosa stesse succedendo ignorando le proteste scandalizzate degli esaminatori. C'era una battaglia, Hagrid stava combattendo contro qualcuno ed era uscito dalla sua capanna.
«SII RAGIONEVOLE, HAGRID!»
«CHE TU SIA DANNATO! NON MI PRENDERETE COSì, DAWLISH!»
Sally-Anne lanciò un gridolino vedendo che il grosso cane di Hagrid veniva colpito per difendere il suo padrone e cadeva a terra. Hagrid cominciò a urlare ancora più furioso e scagliò via l'uomo che aveva ferito il cane. Quill si coprì gli occhi con un urlo strozzato ma poi guardò attraverso le dita e Susan si aggrappò a Stephen, che le poggiò un braccio intorno alle spalle senza farsi notare dagli insegnanti. Tutti però continuavano a fissare fuori e qualcuno urlò: «Guardate!»
«Credo ci sia la Umbridge lì in mezzo.» sussurrò Georgia, «Mi è sembrata lei quando l'ho vista uscire dal castello.»
«Come osate! Come osate!»
«È la McGonagall!» esclamò la Granger. Megan si portò le mani al petto, sperando che non facesse la fine del cane.
«Lasciatelo! LASCIATELO, ho detto! Per quale motivo lo state attaccando? Non ha fatto nulla, niente da giustificare questo!»
E poi quattro stupeficium furono scagliati contro la donna. Le Gryffindor gridarono, Hannah si portò una mano alle labbra per impedirselo mentre Susan si nascondeva dietro Stephen. Megan barcollò, spaventata, e urtò Ernie, mentre Sally-Anne prendeva una mano di Georgia e la stringeva fino a farle male, mordendosi le labbra.
«Per mille Gargoyles!» gridò il professor Tofty, «Tutto questo è oltraggioso!»
«CORDARDI! BRUTTI CODARDI! COME AVETE OSATO!» urlò Hagrid e la Granger gemette qualcosa.
«Non farti ammazzare.» pregò Megan.
«Sta prendendo il suo cane...» sussurrò Sally-Anne vedendolo piegarsi e metterselo in spalla.
«Si chiama Thor.» mormorò Justin, con la gola secca.
«Prendetelo, prendetelo! Prendetelo!»
«È la voce della Umbridge.» ringhiò Georgia, «Lo avevo detto che era lei...»
Hagrid riuscì a fuggire e ci fu un minuto di silenzio in cui tutti continuarono a fissare il giardino con la bocca aperta, poi il professor Tofty disse un poco convinto: «Rimangono cinque minuti.» e tutti tornarono altrettanto incerti al loro esame.
Tutti alla fine corsero di sotto ma nessuno andò a letto, si fermarono a parlare tra loro. Ernie si unì al trio di Potter mentre gli altri decisero di raggiungere la sala comune e raccontare tutto agli altri, se non avevano assistito. Hannah era di nuovo in lacrime.
 
Michael, Walter, suo fratello, Rent e Jack, insieme ai ragazzi del quarto anno e ai compagni di stanza di Wayne avevano assistito dalle finestre del corridoio del piano terra, dopo che Helen, impensierita per l'esame di Justin e uscita per un momento lì per vedere se stava tornando indietro, era corsa dentro a chiamare tutti per avvisarli delle figure che passeggiavano per il giardino.
«Ragazzi!» gridò Justin, correndo loro incontro.
«E la McGonagall?» chiese Sally-Anne, scossa.
«Portata in infermeria, non sembrava stare per niente bene.» rispose Walter, «Voi siete tutti sani e salvi, vero?»
«Certo, eravamo sulla cima della torre.» disse Justin, abbracciando affettuosamente Helen, «A parte lo spavento, che diamine.»
«Questa scuola sta andando a putt-Georgie!» la salutò Michael, andandole incontro, «E l'esame?»
«Chi è riuscito più a pensarci...» borbottò lei.
«Chiaramente la Umbridge voleva evitare una scenata come quella della Trelawney, ma ha evidentemente fatto male i conti.» commentò Ernie quando li ebbe raggiunti.
Tornarono in sala comune tutti assieme, discutendo di ciò che era accaduto. Come prevedibile Sally-Anne perse presto interesse per ciò che non la riguardava in prima persona e si fece coraggio, andando a sedersi accanto a Walter che si guardò attorno cercando di capire perchè fosse venuta da lui.
«Hopkins, puoi temporaneamente dimenticarti che io ti odio e tu mi odi?» domandò lei, scacciando con un'occhiataccia un ragazzo che le si era avvicinato.
«Posso provarci. Cosa ti serve, principessa?» domandò Walter, sarcastico.
«Stavo pensando di proseguire con Cura delle Creature Magiche e magari un giorno far parte dell'Ufficio Regolazione e Controllo delle Creature Magiche. Tu dovresti essere ben informato sull'argomento, a quel che so, perciò mi chiedevo se sai dirmi che percorso dovrei seguire dopo la scuola.»
«In teoria questo non avresti dovuto chiederlo al tuo colloquio di orientamento professionale?» domandò lui stupito.
«Sì, beh, in quel momento pensavo soltanto al fatto che non avrei avuto bisogno di lavorare, sono ricca, ricordi? Però... Allora, lo sai o no?»
Walter trattenne una risata di fronte alla sua espressione torva. Gli sarebbe mancata l'anno successivo, con tutte le sue arie da gran signora.
«Sì, lo so.»  disse, e poi cominciò a spiegarle come funzionavano le cose al Ministero.
«Che fate voi ora? Dormite o studiate per Storia della Magia?» domandò Susan.
«Dormiamo. Per studiare ci sarà tempo domani mattina.» rispose Justin, sbadigliando, «Non vedo l'ora che sia finita.»
«Domani è l'ultimo... Non posso crederci...» mormorò Georgia.
«Anche per noi domani c'è l'ultimo esame.» disse Rent, «Per Jack, a dire il vero, c'è l'ultimo esame. Babbanologia.»
«Dillo pure al plurale, siete la stessa persona...» commentò Megan, che invece doveva ancora dare il suo di Demonologia, ma non lo contava neanche come un esame tanto le riusciva naturale.
«Certo che lo siamo.» rise Rent, mettendo un braccio intorno al collo dell'amico e facendo per strangolarlo. «Ma non sono così cretino da fare babbanologia, io che sono nato-babbano!»
«Imbecille!» si liberò Jack, ridendo a sua volta, «Dopo domani dobbiamo spassarcela, sono gli ultimi giorni a Hogwarts per noi!»
«Oh, non ditelo. Mi fai venire l'ansia al solo pensiero.» si lamentò Georgia.
«Tanto io resto ancora un anno e sono quello che conta.» dichiarò Michael, buttandosi su una poltrona, «Ora che ci penso, se mi bocciano due volte, dividerò la camera con te, Wayne!»
Wayne lo guardò scettico, ma non commentò.
 
«Ce la possiamo fare!» annunciò Hannah allegramente, non più pallida e finalmente tornata in sé, «È solo uno stupido esame di teoria e poi è fatta!»
«Hannah... Ti senti bene?» si decise a chiedere Ernie.
«Sì! Ti rendi conto che poi siamo liberi? Liberi! Non vedo l'ora che sia finito!»
«Finché è allegra lasciatela stare.» borbottò Megan.
«Speriamo solo che non trasfiguri i compiti in fenicotteri.» sussurrò Stephen e Quill sghignazzò nervosamente.
«Girate i vostri fogli.» disse la Marchbanks capovolgendo la gigantesca clessidra all'estremità della sala, «Potete iniziare.»
Megan voltò il foglio e guardò la prima domanda, ma fu distratta dal rumore di una vespa che sbatteva contro il vetro della finestra. Terrorizzata, cominciò a fissarla e anche quando Tofty tossicchiò per richiamare la sua attenzione sul foglio continuò a seguirla con gli occhi. Dopo dieci minuti la vespa si allontanò e lei cercò di tornare al compito, scossa. Georgia scriveva come se ne dipendesse la sua vita, poco distante da lei, e poteva notare dalle spalle dritte di Hannah che la compagna non aveva perso il buon umore.
Stephen, quando Marchbansk lo superò passando tra i banchi, si voltò a controllare per un momento come stessero procedendo Susan e Quill: lui era crollato sul banco con aria depressa e lei giocherellava pensierosamente con la piuma. Sospirò e cominciò a rispondere velocemente alle domande.
Megan lesse la domanda dieci e sorrise, era la prima domanda che Wayne le aveva posto su Storia della Magia.
Ernie quasi baciò il foglio, notando che conosceva più della metà delle risposte, mentre Justin si era messo una mano tra i capelli ricci e valutava se fosse il caso o meno di rovesciare il banco e scappare via.
Passò mezz'ora e poi improvvisamente un botto fece sobbalzare tutti e quando si voltarono indietro videro che Harry Potter era caduto dalla sedia e si teneva la mano sulla fronte, agitandosi come in preda al dolore.
Ernie cercò Hermione con lo sguardo e la vide portarsi una mano alle labbra mentre Ron si era automaticamente alzato, ma il professor Tofty lo aveva bloccato con un cenno della mano, aiutandolo ad alzarsi.
«Andiamo in infermeria.» disse subito, e la professoressa Marshbarks annuì.
«No... Non devo andare...» lo sentì mormorare Sally-Anne mentre le passava accanto.
«Tornate ai vostri fogli.» ordinò l'altro esaminatore.
 
«Sai che Potter è svenuto?» esordì Quill incredulo quando incontrò Wayne per il corridoio.
«È svenuto?»
«Beh, è caduto dalla sedia e si lamentava senza far rumore...»
«Come fa a lamentarsi senza far rumore?»
«Sembrava volesse urlare ma non usciva nessun suono!» spiegò Sally-Anne.
«Boot giura di averlo visto sanguinare!» esclamò Susan preoccupata.
«Sarà in infermeria ora...» commentò Michael, confuso, «Sanguinava?»
«Io non ho visto sangue, sembrava solo stordito.» rispose Georgia, mordendosi le labbra.
«La Smashintosh era tranquilla.» convenne Megan e Wayne non si prese neanche la briga di correggerla.
«C'è sempre qualcuno che crolla durante l'esame.» commentò saggiamente Walter, «Andiamo a cena...»
Andarono verso le scale e con loro grande sorpresa videro proprio il Ragazzo Sopravvissuto correre così velocemente da sembrar fare i gradini a tre a tre, per poi schizzare via andando verso dove si svolgevano gli esami.
«Questo non promette bene.» osservò Justin. Tutti annuirono.
 
«Dio, non posso credere che abbiamo finito.» sbottò Georgia, buttandosi sul letto dopo aver salutato Cindy, una Hufflepuff un anno più grande che era stata invitata da Hannah.
«Guardate chi ho pescato in sala comune!» esclamò Megan, arrivando con la povera Helen rossa in viso. «Non dovevamo passare una notte sveglie? Perchè diavolo stai piangendo adesso, Hannah?»
«È così bello e triste! Abbiamo finito e non vedremo più Hopkins, Summers e Summerby, però ora siamo tutte amiche e facciamo i pigiama party! Vero, Susie?»
Susan la guardò allarmata, «Credo di sì.»
«Non è vero che non li vedremo più, Walter è il fratello di Wayne, lo vedremo d'estate e per le feste.» la corresse Georgia, «E ci scriveremo! Io penso che scriverò spesso a Rent e Jack, e poi adesso abbiamo i cellulari!»
«Avete dei cellulari?» si stupì Helen.
«Regalo di Megan. Tu sei nata-babbana?» domandò Sally-Anne, spazzolandosi i lunghi capelli dorati con attenzione.
«No, mia madre è babbana ma mio padre è un mago.» rispose lei, «E devo avvisare le mie compagne di stanza che starò qui stanotte.» aggiunse esitante.
«Vado io.» disse Megan.
«Meg, almeno le hai chiesto se aveva altro da fare? Se ne aveva voglia?» tentò Georgia.
«No.» rispose lei uscendo.
«Megan! Helen, non preoccuparti se non puoi restare...»
«No, non importa.» sorrise lei, «E poi mi fa piacere che Megan voglia la mia compagnia, è una persona interessante e poi è sempre meglio esserle simpatici che antipatici.»
«Puoi dirlo.» confermò lei Susan, lugubre.
«Sei una brava ragazza.» sospirò Hannah, «Non farti rovinare da lei.»
Helen scoppiò a ridere, «No, no.»
«C'è un valido motivo per cui le tue compagne debbano avere paura di me? Sembrava che ti dessero per morta poco fa.» disse Megan una volta tornata indietro con un suo pigiama, «Sei ufficialmente rapita ma ti restituiremo.»
«Salve a tutti.» le salutò con voce sognante Amelia. Sally-Anne la guardò inorridita. Cindy, che non conosceva nessuno, era invece incuriosita.
«E lei che ci fa qui?»
«L'ho invitata io, Sal. Amelia è forte.»
Amelia sorrise con aria assente, «Bella stanza. Bel poster.» aggiunse, indicando quello accanto al letto di Megan con il cantante delle Weird Sisters in completo rosso sangue e trucco gotico.
«Un concerto a Londra, è una foto che ho scattato io stessa.»
«Mi piace quel trucco, avevo una cugina che si truccava così.»
«Sì?» domandò Georgia, incoraggiante.
«Sì, poi però è morta.»
«Oh.»
«Hai un sacco di parenti morti.» osservò Cindy con voce rapita.
«CINDY!» strillarono tutte incredule, meno Megan che rideva.
«Oh, sì.» confermò Amelia, ancora sognante, «Lei è quella morta impiccata.»
«Morgana...» sussurrò Sally-Anne e lei la udì.
«No, si chiamava Mary.»
«No, io... Oh, lascia perdere...» borbottò, aprendo una scatola di crema. Notò lo sguardo incuriosito di Helen, «Questa serve a prevenire che si formino impurità di qualsiasi genere. È così che la mia pelle è così perfetta.»
«Sally-Modestia-Anne.» cantilenò Megan.
«Funziona davvero?» domandò Helen interessata.
«Certo. Tu che crema usi?»
«Nessuna... Anche se mi sono sempre chiesta se i cetrioli sugli occhi funzionassero davvero e ora lo so.» sorrise lei, indicando quelli accanto alle sue salviette.
Sally-Anne spalancò la bocca: «Non hai mai usato creme? Impacchi? E non hai mai fatto nulla per il tuo aspetto?»
«Le sopracciglia...» provò lei, un po' inquieta per via della luce fanatica nei suoi occhi.
«Amelia? Tu?»
«No.» rispose lei, osservando la foto sul comodino di Megan che ritraeva la squadra di Quidditch dell'anno precedente, con lei a un fianco di Cedric, «Molto carina anche questa.»
Megan sorrise con nostalgia.
«È TERRIBILE!» ululò Sally-Anne facendole sobbalzare tutte e poi schioccando le dita, «Susan, Hannah, mi servirà aiuto! Dobbiamo fare un trattamento completo a queste due giovani sciocche ragazze!»
«Cosa? Ma perchè?» si lamentò Susan.
«Sarà divertente!» si rallegrò Hannah.
«Ah, dimenticavo, George, gentilmente, prendi lo smalto rosa.» continuò lei, ignorandole, «Cindy, suppongo che tu non abbia bisogno di me...»
«No, tranquilla, io le uso già.» ridacchiò lei, «Certo, se vi mettete tutte una maschera mi aggiungo anche io, non voglio certo essere una strana...»
«Non abbiamo scelta, vero?» domandò Helen a Megan.
«No.»
«Tu ti preoccupi di essere strana?» chiese Susan, scettica, «Con Sally-Anne che sta per torturare queste ragazze?»
Un'ora dopo le due ragazze erano sui loro letti, coi capelli nascosti da un asciugamano messo a mo di turbante, gli accappatoi, la maschera di bellezza sul viso e lo smalto su mani e piedi. Sally-Anne stava mettendo due fette di cetriolo sugli occhi di Amelia, dopo avergliene data una da mangiare per tenerla buona, e Cindy aveva provato una crema che, dopotutto, non conosceva, non potendosi permettere tutti i prodotti di bellezza che l'altra acquistava.
«Perciò... ti sei decisa e hai scelto Jeremy, eh?» fece Hannah, occupata ad arricciare i capelli di Georgia.
«Se parli non muovere troppo la bocca.» ordinò Sally-Anne prima che Cindy potesse pensare di rispondere.
«Beh, sì.» disse la ragazza, ubbidendo.
«Dal Ballo del Ceppo, vero?» squittì Susan eccitata.
«No, tempo dopo...» rispose Cindy.
«NON SORRIDERE!»
«Sally, dalle il tempo di parlare!» la rimbrottò Susan, «Dicevi?»
«Diciamo che è da quest'anno. Ci sono stati problemi perché l'ho tradito.»
«Ah beh, almeno sei onesta.» sghignazzò Megan.
«Perché l'hai tradito?» domandò Helen, sorpresa.
Cindy fece spallucce, «Non so cosa mi sia preso. Stavo parlando con Dorian, il mio amico, e lui era così carino con me in quel momento che ci è venuto spontaneo baciarci.»
«Dorian?» ripeté Georgia, interessata.
«Credo di aver sentito Caitlin dire qualcosa del genere...» commentò Amelia.
«Comunque dopo un sacco di casini, quest'anno Jeremy ci ha provato di nuovo e io ho detto di sì. Perché è carino.»
«E Dorian?» domandò Georgia.
«Dorian cosa?» chiese Cindy.
Helen aggrottò la fronte.
«Non farlo. Non fare espressioni. Ti uccido.» minacciò con voce inquietante Sally-Anne, «Anzi, no, ora che ci penso posso toglierti la maschera. A me il cotone, Susan!»
«Con Dorian tutto bene?» specificò Hannah.
«Ma sì, lui era tranquillo quanto me... quello strano è Kevin...» spiegò lei, con voce un po’ distratta.
«Chi? Kevin di Ravenclaw?» domandò subito Sally-Anne, poi notò lo sguardo di Helen e Amelia, «E' del nostro anno. Praticamente l'unico che non si capisce come sia finito in quella casa, pensa solo a divertirsi...»
A queste parole Cindy sembrò trovare finalmente modo di dire ciò che tratteneva da tempo.
«Non lo capisco!» esclamò, «Kevin è il mio migliore amico ed è appunto uno che se ne frega di tutto, non capisco perché sia così arrabbiato con tutti! È come se non gli piacesse Jeremy ma non può essere perché sono amici! È sempre stato strano stare attorno a lui, a Kevin intendo, ma ora si è superato!»
«Che intendi con strano?» domandò Sally-Anne, strofinando del cotone sul naso di Helen.
«Con Kevin un minuto sento che è come un fratello rompiscatole, fa ridere, parla sempre e io mi sento felice e spensierata... Però il minuto dopo sono di nuovo agitata, non so cosa sta pensando e me lo chiedo di continuo, e poi a volte mi innervosisce con le cose più stupide ed è strano perché io non sono mai stata così! E mi protegge sempre perché a volte non mi accorgo di quando la gente mi prende in giro e lui pensa a me… Di solito sono così svagata da non essere proprio intelligente, se devo essere sincera, ma intorno a Kevin mi sento tesa! Certo, ora lui sta provando a uscire con le ragazze, prima non sembrava molto interessato alla cosa, voleva solo divertirsi... non che questo abbia a che vedere con me, anche se a volte ho paura che quella giusta me lo porti via, e penso sia normale perché è il mio migliore amico...» prese un respiro profondo, «Non è come con Jeremy. Con Jeremy non sono mai gelosa o tesa o arrabbiata. È tutto molto tranquillo, mi sento sicura, non è come se ogni cosa che succede sia il finimondo come con Kevin, è tutto perfetto. È con Kevin, invece, che sembra sempre di essere in una storia da libro, di quelle con la tensione alle stelle tutto il tempo, e ora è così più che mai perché lui sembra sempre infastidito quando lo incontro, è stato sgarbato persino con Jeremy!»
Scese il silenzio, Sally-Anne aveva lasciato cadere le braccia e sembrava sconcertata.
Le altre ragazze si scambiarono un'occhiata.
«Cindy...» cominciò Susan, «Come dire... Non ci conosciamo bene ma...»
«Sei sicura che non sia il contrario? Parli di Kevin come dell'amore della tua vita e di Jeremy come del tuo migliore amico.» dichiarò Megan.
«Ecco.» concordò Susan.
«Eh?» fiatò appena lei.
«Le hai lasciato della crema sulla guancia.» disse Amelia indicandola e Sally-Anne si affrettò a togliergliela per passare a lei.
«Il modo in cui hai parlato di Kevin è come una storia che viene dai libri, in effetti. Libri di avventura. Precisamente la relazione sentimentale tra i due protagonisti.» proseguì Georgia, «Quando sei innamorata è normale che ti senti al sicuro e felice, certo, ma ti senti anche spaventata dall'idea di perdere l'altra persona, sei gelosa, non dico pazza ma almeno un po', sei tesa, soprattutto se non sai se l'altro ricambia e non sai se puoi dichiararti, sei mille cose. Mentre tutta quella serenità che tu provi stando con Jeremy sembra... solo...»
«Mancanza di passione.» decretò Sally-Anne, «Tutto ciò che ti dà la voglia di vivere è in ciò che hai detto di Kevin, tutto ciò che ti mantiene in vita con tranquillità è Jeremy. Uno è l'amore, uno è l'amico.»
«E tu non hai mai voluto una vita solo tranquilla, tu hai sempre voluto emozioni.» precisò Hannah.
«Ed è strano che ti sia venuta voglia di baciare un ragazzo, se è solo il tuo migliore amico.» riprese Helen, assorta.
«Io... Io... Non lo so...» mormorò Cindy, «Mi sento così confusa... Io non avevo mai pensato a questo... Jeremy è sempre stato quello che guardavo, quello perfetto...»
«E chi dice che devi amare quello perfetto?» ribatté Megan, «A volte ami una persona perché è imperfetta, proprio perché ci si completa a vicenda, per quello che ti può dare, per il modo in cui ti innervosisce. A volte ami e basta, e non importa se hai sempre voluto stare con un'altra persona, perché quando ti innamori è fatta, è deciso, fosse anche lui il più grande... rompiscatole... del mondo...»
«Meg?» la chiamò Georgia, voltandosi.
«Voi siete innamorate?» domandò Amelia, «Posso togliere i cetrioli?»
«No. No a entrambe le domande.» rispose Sally-Anne. Era uscita con tanti ragazzi, compreso Terry Boot quell'anno stesso, ed era uno dei migliori amici di Kevin, ma li aveva piantati tutti senza rimorso.
«No. No, no, no, no, no.» disse Georgia, prima di lasciarsi andare a una risatina isterica, «Assolutamente no.»
«No.» rispose anche Susan, mentre Hannah continuava a tacere.
«Sì.» rispose Megan.
Tutte la guardarono con occhi spalancati.
«Tu?» sfuggì a Helen e Georgia.
«E di chi?» chiese ovviamente Sally-Anne, incredula.
«Col cazzo che ve lo dico. E tu, Amelia, sei innamorata?»
«Sì, di almeno dieci ragazzi.»
«Ci avrei giurato.»
«E tu, Cindy, sei innamorata?» domandò infine Hannah. L'amica la guardò senza rispondere. «Perché se sei innamorata e non lo sei di Jeremy devi lasciarlo. È inutile starci assieme se non lo ami, non farai bene a nessuno dei due e lui non vuole certo che una ragazza stia con lui per simpatia. Jeremy è fantastico e merita una ragazza che lo ami veramente, che ami solo lui. Non dovresti giocarci.»
«Non sto giocando!» sbottò lei, «Non avevo mai pensato a tutto questo, è tutto così strano e nuovo... Non so cosa fare!»
«Pensaci bene.» disse Georgia dolcemente, raggiungendola, «Magari ci sbagliamo. Magari no. Sei soltanto tu quella che può saperlo. Ma se ci tieni a Jeremy e ti accorgi di non amarlo, lascialo. Se ami Kevin prenditelo finché puoi, non potrai mai sapere cosa può accadere nella vita. Un giorno ci siamo e il giorno dopo no, se c'è una cosa che ho imparato è proprio questa...»
«E se Jeremy si arrabbiasse e non volesse più parlarmi? Se non volesse più essere mio amico?»
«Soffrirà e dovrà per forza allontanarsi da te per farsela passare.» disse Hannah, più gentile, «Ma non puoi certo stare con lui solo per evitare di allontanarlo. Non se non lo ami.»
«Fa paura.» disse Sally-Anne, chinandosi per poterla vedere bene in faccia, «Prendere decisioni simili. Ma a volte sono l'unica decisione possibile. Devi cercare di essere felice e di permettere agli altri di esserlo, proprio perché la vita è una sola.»
«Farai la cosa giusta.» disse Megan, «Se sei amica di Hannah sei una brava ragazza.
«Grazie.» sussurrò lei, «Tutti credono che io sia una facile per via del bacio a Dorian e perché mi hanno vista tra l'uno e l'altro, ma la verità è che sono così... confusa!>>
«Ne parliamo finché vuoi.» disse Susan, tirando fuori una scatola di cioccolatini dal baule.
Helen annuì, «Non diremo nulla a nessuno.»
«Grazie... Io e le mie compagne di stanza non siamo davvero amiche, loro pensano che io sia stupida, ho sempre preferito frequentare Dorian e Kevin, così non posso parlarne con nessuno...»
«Intanto, Amelia, vuoi che ti stiri i capelli? Secondo me ti starebbero bene.» offrì Sally-Anne, tornata col tono professionale.
«Come preferisci.» rispose lei in tono assente.
 
«Vi rendete conto che questo è l'ultimo mese a Hogwarts?» domandò Walter, guardando fuori dalla finestra, «Non riesco a immaginare cosa ci aspetta.»
«Non riesco a immaginare di non svegliarmi e cercare di soffocare Rent nel sonno.» convenne Jack, «Anche se, tecnicamente, la mia finestra è davanti alla sua quindi potrei saltare a casa sua la mattina.»
«La sprangherò.» disse Rent, «E comunque potresti venire a vivere con me da qualche parte per Londra mentre ci cerchiamo un lavoro, no?»
«E i soldi?»
«Prima lavoriamo e poi ci trasferiamo.»
«D'accordo.»
«Voi sì che ci mettete poco a decidere delle vostre vite...» sospirò Michael.
«Tu hai ancora un anno. Passatemi un firewhisky.» disse Jack, «Ti sei pentito di esserti fatto bocciare?»
«Ma neanche per sogno! Come hai detto ho ancora un anno...»
«Non ho capito cosa ci faccio io qui.» commentò Wayne, passando il firewhisky a Jack, «Io non sto finendo.»
«Neanche Mike se è per questo. E poi sei il mio fratellino adorato.» rise Walter, «Tu hai dato tutti gli esami o hai saltato anche tu?»
Tutti lo guardarono.
«Beh, vuoi farti bocciare anche tu, no? L'ho capito.»
«Già. Beh, non ho dato tutti gli esami e comunque ho parlato con la Sproute ed è sicuro: ripeterò l'anno. Ora devo solo trovare il modo di dirlo ai nostri genitori.»
«Impossibile!» esclamò Rent con la voce tonante che echeggiò per la torre, «Non credevo che il giorno in cui ti avrei visto bocciato sarebbe mai giunto! Tu dovevi essere il secchione!»
«Walter è il secchione.» ribatté lui, «Io ho buona memoria.»
«È per Megan?» chiese Jack dopo una breve esitazione, «Come Michael con Georgia?»
«Qualcosa del genere.»
«Non è solo per Georgia che voglio restare, voglio anche recuperare i mesi persi.» si intromise Michael, «A proposito...»
«Sì?» lo incoraggiò Walter.
«No, è che... Mi dispiace, sapete. Per tutto il casino... sapete
«Nah, piantala.» fece Rent, lanciandogli un cuscino.
«Sei sempre stato un idiota.» aggiunse Jack.
«Imbecille.» convenne Rent.
«Con un carattere schifoso.»
«E impossibile da reggere se tutto non andava come volevi.»
«E ti abbiamo sopportato perché sei quello che attira di più le ragazze.»
«Specie perché ora che eri così orribile con loro, loro si consolavano con noi.»
«Quindi nessun problema.»
«Nessunissimo.»
«Concordo, ci sono uscito io con Laura.» concluse Walter.
«Grazie, siete veramente degli amici di merda.» commentò Michael, «Alla salute.»
«Alla salute.» ripeterono tutti e bussarono alla porta.
«Avanti!»
«Chi è?» urlarono assieme Walter e Rent.
«Stephen, Quill, Justin ed Ernie.» rispose la voce annoiata di Stephen e Jack aprì la porta con un colpo di bacchetta.
«Abbiamo pensato di festeggiare con voi già che Wayne era qui e Stephen voleva raggiungerlo.» li salutò allegramente Justin.
«Ma prego! Abbiamo un mese per fare pazzie prima di andarcene, qualche idea?» domandò Jack, ammiccando.
 
«Com'è che non si vedono da ieri?» domandò all'improvviso Ernie, mandando giù la sua cena.
«Chi?» domandò Justin, lanciando di tanto in tanto qualche occhiata a Helen che non mangiava. Qualunque cosa avesse carpito dalla serata passata con le ragazze, la stava divorando, e persino Rowan stava zitto e si limitava a guardarla di continuo senza che lei si accorgesse di nulla.
«Harry, Hermione, Ron, sua sorella e Neville.» rispose per lui Hannah, che aveva seguito il suo sguardo, «Non c'erano a colazione e a pranzo.»
«Gufi!» esclamò Charlotte, indicando l'improvviso arrivo dei volatili in Sala Grande. Tutti misero giù le posate, sorpresi, e il primo giornale fu lanciato al tavolo dei Ravenclaw, quasi sulla faccia di Cho Chang.
«È la Gazzetta, un'edizione speciale!» esclamò la sua amica Marietta, ancora orrendamente sfigurata dalla scritta Spia sul suo viso.
I giornali arrivarono anche al loro tavolo.
«Dice che è tornato.» mormorò Walter, «Ora lo ammettono.»
«Chi?» chiese Rent, sporgendosi per vedere.
 
IL RITORNO DI COLUI-CHE-NON-PUO’-ESSERE-NOMINATO
Venerdì sera con un breve annuncio il Ministro della Magia Cornelius Fudge ha confermato che colui-che-non-può-essere-nominato è tornato ed è di nuovo attivo...
 
 
 
 
 
 
 
 
E con questa nota di gioia si chiude il capitolo. Dato che sto attraversando un meraviglioso momento alla James Potter a mezzanotte del 31 ottobre 1981, con tanto di Wormtail, non ho avuto la forza di pubblicare prima. In ogni caso non so quando ripubblicherò, perché sono impegnatissima con l’università e leggermente incasinata col fatto che sono deficiente quanto James, appunto.
 
 
 

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Capitolo 17
*** Sirius Black, alla Stazione, Professor Lupin e fratelli maggiori. ***


Sirius Black, alla Stazione, Professor Lupin e fratelli maggiori.
 
 




Michael pensò di andare a trovare la McGonagall, dato che era stata così gentile con lui e sperando di sentire qualcosa di più certo su quello che era successo a Harry Potter. Si sentiva ancora strano nei suoi confronti, lui era vivo e Cedric no, e poi si provava un po' di senso di colpa per aver sempre guardato Weasley dall'alto in basso per un motivo o l'altro, soprattutto ora che era chiuso in infermeria con la Granger. Molti dicevano che se l'erano vista brutta, e infatti inizialmente anche la sorellina di Weasley, Neville Longbottom e Loony Lovegood erano ricoverati con loro.
Fu proprio la voce di quest'ultima che sentì quando stava per svoltare l'angolo, e si fermò ad ascoltare.
«Perché mio padre dice che è stato dichiarato innocente anche dal Ministero. È vero che il suo vero nome è Stubby Boarman, come dic-»
«No.» la interruppe bruscamente un’altra voce femminile, «Sirius era il padrino di Harry, il migliore amico di suo padre, ed era anche come un padre... e un fratello... per Harry stesso. Ed è stato costretto a restare rinchiuso in un posto che odiava dopo dodici anni da innocente ad Azkaban, tutto perché quel maledetto Ministero non voleva accettare la realtà!» gridò rabbiosamente e Michael udì il rumore della carta che veniva stracciata, «Non hanno neppure scritto che è morto! Solo due parole per dire che era innocente come se ormai importasse qualcosa! Maledizione!»
«Ginny...»
«Non è giusto! Sirius era... fantastico! Ed ha visto il suo migliore amico morto, erano come fratelli! E poi è finito ad Azkaban con la colpa che non aveva commesso, e il traditore è ancora a piede libero! E ora è morto, morto, e questo stupido giornale...» la voce di “Ginny”, che doveva essere la sorella di Weasley se non ricordava male, si spezzò. «E Percy non ha neanche scritto un accidente per dire che torna a casa o che gli dispiace, e noi siamo quasi morti tutti per colpa del suo amato Ministero! Sirius era innocente!»
Michael aveva udito abbastanza, perché improvvisamente aveva ricordato il discorso della McGonagall. Svoltò l'angolo fingendo di non aver sentito nulla e vide che la ragazzina coi capelli rossi si era seduta per terra, con brandelli di giornale intorno a lei, mentre Loony Lovegood le dava qualche leggera pacca sulla testa con aria assente.
Accelerò il passo e bussò alla porta dell'ufficio della McGonagall.
«Avanti.»
«Professoressa...» salutò e la donna alzò lo sguardo dalla scrivania con aria sorpresa.
«Stebbins! Cosa ci fai qui?»
«Fa piacere anche a me vederla.» ghignò lui, richiudendo la porta, «Volevo solo... ringraziarla per il discorso che mi ha fatto qualche mese fa. Sa, mi è servito molto.»
«Ho saputo che hai saltato gli esami.» commentò lei scettica.
«Sì, ma... insomma...»
E improvvisamente la donna sorrise.
«Lo vedo, Michael. Sono felice che tu ti stia riprendendo.»
Lui si strinse nelle spalle. «Come sta lei ora?»
«Molto meglio.»
«Specialmente ora che la Umbridge non c'è?»
«Non ho detto nulla in tal proposito.» replicò lei con un mezzo sorriso soddisfatto. «Volevi dirmi anche qualcos'altro?»
«No, solo ringraziarla...»
«Non ce n'è bisogno, ho solo fatto il mio lavoro. Ed è anche stato un piacere discutere con te, per quanto tu a volte sia un po' testardo, per usare un eufemismo...»
«Posso farle una domanda, professoressa?» domandò con voce sommessa, e la McGonagall lo guardò stupita.
«Certamente.»
«Si ricorda che mi ha paragonato a una persona che conosceva? Una persona che aveva perso un amico esattamente come me?»
La McGonagall sussultò.
«Certo...»
«Era per caso Sirius Black?» chiese a bruciapelo e le labbra della professoressa si strinsero mentre il suo viso impallidiva.
«Come lo sai?»
«Ho fatto qualche collegamento... e se ricorda mio padre era a scuola al loro stesso anno, Ravenclaw.»
«Ricordo, sì... e sì, era lui... Ma devi capire che non volevo... Sirius era...»
«Innocente?» la aiutò lui, «C'è scritto nella Gazzetta e ho sentito... gente parlarne.»
«Sì, innocente.» confermò lei e Michael poté scorgere il dolore nei suoi occhi, «Ed era un bravo ragazzo, uno studente tra i più brillanti... Lui e James erano inseparabili.»
«James Potter, il padre di Harry Potter, giusto?»
«Sì, esatto. Sempre insieme, nel bene e nel male. Fino a...»
«Ad Halloween.»
La donna rabbrividì.
«Purtroppo. Ma tu non avrai lo stesso fato di Sirius, tu sei già diverso, hai avuto la possibilità di vivere nel vero senso della parola, di avere i tuoi amici accanto e di andare avanti... Tu starai bene, Michael.» disse la professoressa McGonagall con decisione e il ragazzo sorrise dolorosamente.
«È difficile ma... penso di poter cominciare a crederlo. Non faccio più soltanto finta ormai, adesso, a volte, rido veramente... Però poi mi sembra sempre strano non potermi girare e dire a Cedric quanto lo trovo divertente... Mi aspetto sempre che sia accanto a me.»
Lei annuì comprensiva.
«Prendi un biscotto.»
 
«Neville... Neville!» chiamò Hannah dopo la festa di fine anno e lui tornò indietro. «Ciao!»
«Ciao!» la salutò anche lui, sorpreso.
«Come stai? Non sono mai riuscita a trovarti in questo ultimo mese e so che sei stato in infermeria anche tu...»
«Solo perché avevo il naso rotto e qualche livido, nulla di chè.» si schernì lui.
«Ma anche tu eri con Harry, no? Nel Dipartimento dei Misteri.» lo vide sobbalzare e si portò una mano alle labbra, «Scusami! Sicuramente non ne vuoi parlare, lo so! Ma ora come stai?»
Neville sorrise.
«Bene, grazie. Ehi, quella...» cominciò, notando Ginny passeggiare per il giardino in compagnia di Dean. Poi i due si scambiarono un bacio e Neville tornò a guardare altrove, rosso in viso.
«Andiamo insieme ai dormitori.» propose Hannah ridacchiando, «Ti accompagno.»
«No, io ho accompagno te, semmai.» borbottò lui, «Più tempo passo senza vedere Ron ora e meglio è.»
«Ah, già, è un fratello maggiore protettivo?»
«Non ne hai idea. Credevo che avrebbe ucciso Michael Corner all'ultima riunione...» commentò Neville e lei scosse la testa, giocherellando coi capelli sciolti.
«Ma tu e Ginny... Non siete andati al Ballo del Ceppo assieme?»
«Sì, perché?»
Lei gli lanciò un'occhiata.
«Oh, no!» esclamò Neville, «No, no! Ginny è come una sorellina, non ho mai... No!»
«Va bene, va bene!» rise lei, «Era solo per sapere... Come sta la Mimbulus Mimbletonia, allora?»
Neville la guardò a bocca aperta: «Te... Te la ricordi?»
«Certo che me la ricordo! Che c'è ora?» sbottò lei, notando che Neville era arrossito di nuovo.
«Niente... Sta bene anche lei. È cresciuta molto e adesso reagisce al mio tocco!»
«Allora è matura... Prima di salire sul treno me la devi far vedere un'ultima volta, non vedo l'ora che metta su i fiori! Ricorda che me ne hai promesso uno quando i petali cominceranno a cadere!»
Lui sembrava ancora più sconvolto.
«Non pensavo che mi avessi ascoltato davvero! Quando comincio a parlare di piante...»
«A me interessa.» tagliò corto lei, «Non so come tu sia abituato, ma io ti ascolto sempre quando parli e mi sembra anche normale!»
«Non tanto...» commentò lui, ma ora sorrideva in modo incontrollabile.
 
«Non posso credere che quest'anno sia già finito... Perché quell'aria battagliera, Georgie?» domandò Michael mentre il treno si fermava.
«Perché mio fratello si era convinto a rinunciare ma ora che ha letto di Tu-Sai-Chi mi ha già mandato una lettera con scritto che dobbiamo parlare a voce della questione “lavoro”. Vorrà combattere ancora di più, tra Mangiamorte evasi e Tu-Sai-Chi di nuovo tra noi.»
«Non ripeterlo di continuo.» gemette Quill.
«Ma è così.» ringhiò Megan, «Lo sapevamo dall'anno scorso, ricordi?»
«Ehi, mettendo un momento da parte i discorsi tetri, quest'estate dobbiamo incontrarci quindi tenete sempre i telefoni a portata di mano.» disse Jack, scompigliando i capelli di Charlotte, «Specie tu, se tra tua sorella e tuo fratello avrai bisogno d'aria, sai il mio numero.»
Lei arrossì e cercò di annuire, tirando senza farsi notare un calcio a Rent che rideva.
Il treno si fermò e Walter, che era andato a salutare tutti come Jack e Rent avevano già fatto, tornò per scendere col fratello.
«Sally-Anne dov'è?»
«Ha detto che doveva parlare con quel tipo con cui esce. Di sicuro lo pianta.» rispose Megan, «Brian.»
«Jacob.» la corresse Georgia, «Chi sarebbe Brian? Stephen, dovrei passare.»
«Un attimo, metto il libro nella... Okay, fatto. Jack, Rent, se non uscite restiamo bloccati qui.» disse ai due, che avevano occupato lo scompartimento per potersi unire a loro nonostante fosse pieno.
«Quante storie per un po' di tempo con noi!» esclamò Rent allegramente, «Stiamo condividendo aria, non è amicizia questa?»
«È ammalarsi e morire giovani.» ribatté Stephen.
Scesero dal treno tra spintoni e risatine, quasi isteriche visto che per alcuni di loro era l'ultima volta, e Megan scoppiò in vere risate quando vide passare quelli che sembravano un incrocio tra Malfoy, Crabbe e Goyle e tre palle.
«Cosa gli è successo?» domandò Charlotte, incredula.
«Incontro ravvicinato con noi.» spiegò Ernie, scendendo dal treno con aria allegra.
«Cercavano di farla pagare a Harry per i loro genitori in prigione, ma gliel'abbiamo fatta vedere.» commentò Susan soddisfatta.
«Mi piaci quando sei malvagia.» disse Sally-Anne, trascinando a fatica i borsoni che si portava dietro.
«Baule locomotor.» disse Walter puntando la bacchetta su di loro, in modo che la seguissero senza che dovesse tenerli.
«Ti ringrazio.» fece lei con aria infastidita, «Megan, Michael, voi venite con me, vero?»
«Perlomeno stavolta ha ringraziato.» sussurrò Rent.
«SORELLINA!» urlò qualcuno, facendoli sobbalzare tutti. Sally-Anne si portò una mano al petto, voltandosi verso uno sconosciuto piuttosto bizzarro: un ragazzo che doveva avere una decina d'anni più di loro, molto alto, con i capelli legati in una coda alta bionda, un viso bellissimo con due occhi azzurri come quelli di Sally-Anne e i lineamenti altrettanto delicati, abiti babbani tra cui una felpa di un arancione sgargiante e dei campanellini sui lacci con cui avrebbe dovuto allacciare il cappuccio che tintinnavano a ogni suo movimento.
«Chi... Cosa...» cominciò Megan confusa.
«Gabriel!» strillò Sally-Anne incredula, correndo ad abbracciarlo.
«Ah, la mia adorata sorellina! Tu mi hai scritto ed eccomi qui!» esclamò lui a volume eccessivamente alto, attirandosi delle occhiate dagli altri adulti in zona, «Sì, qualcosa da dire? Lo so, sono bellissimo!» e poi scoppiò a ridere in modo maniacale. Sally-Anne neanche arrossì ma gli diede uno schiaffo alla spalla.
«È uno scherzo, vero?» tentò Walter.
«Tu... sei... Gabriel, il fratello di Sally-Anne, vero?» tirò per sommi capi Georgia, terrificata.
Il ragazzo rise, annuendo, e involontariamente le ragazze si incantarono di fronte ai suoi denti bianchissimi e agli occhi brillanti.
«Chiamatemi Gah! Con la “H” finale! Vieni, Sally, andiamo in Australia!»
«Come scusa?» fece lei con voce fioca.
«Sono tempi pericolosi questi, perché restare in Inghilterra? Facciamo un viaggio intorno al mondo!»
«Ma mamma e papà lo sanno?» domandò Sally-Anne titubante.
«Glielo dirò quando capita.» rispose lui, adocchiando poi Megan e Georgia, «Ehi, quanti anni avete?»
«Sedici e mezzo...»
«Sedici.»
«Minorenni? Accidenti. Quando ne compi diciassette?»
«A... dicembre?» rispose Megan.
«E tu la stavi invitando a casa, vero?» si rivolse alla sorella, «Bene. Tutte minorenni le tue amiche? D'accordo, allora nessuna di loro può viaggiare con noi. Saluta e andiamo! Prendo io le tue valigie!»
«È un terremoto...» sussurrò Susan.
«Non posso credere che quello sia il fratello di Sally-Anne.» commentò Justin, che tutto il tempo era rimasto in tetro silenzio.
«Tu non dovresti essere a pomiciare con la tua bella?» domandò Rent e Hannah lo guardò con orrore, «Cosa?»
«Ci siamo lasciati.» rispose bruscamente Justin, «Ma siamo ancora amici, non preoccupatevi. Comunque io vado, ho visto i miei. Buone vacanze!»
«Buone vacanze, Justin!» salutarono tutti, a disagio.
«Non sapevo neanche che uscisse con una ragazza...» borbottò Walter, lanciando un'occhiata a Rent che invece era sempre informatissimo.
«Megan, Michael...» tentò Sally-Anne, sentendosi divisa tra l'andare con l'amato fratello e il non volerli abbandonare.
«Avrei dovuto comunque chiarire coi nonni.» disse Megan, «E poi ci sono anche tutti gli altri per me.»
«Devo parlare coi Diggory ora che sono di nuovo sopportabile.» tagliò corto Michael, «E poi Walter può ospitarmi.»
«Allora ci vediamo a settembre...» salutò lei, abbracciando poi le ragazze.
«Passiamo la barriera assieme prima, credo che gli altri ci aspettino fuori, non è molto sicuro stare qui.» propose Susan e tutti annuirono, ascoltando con interesse Gabriel “Gah” ciarlare sul suo ultimo viaggio in sud America.
Passata la barriera ebbero una gradita sorpresa: insieme a quello che doveva essere il vero Alastor Moody e a una donna coi capelli rosa c'era il professor Lupin, che stava salutando a distanza i Weasley che si allontanavano da loro.
«DORS!» gridò improvvisamente Gah, facendoli sobbalzare di nuovo tutti. Anche i tre si voltarono e la donna dai capelli rosa spalancò la bocca.
«Gah?»
«Tonks?» esclamarono in coro Michael, Walter, Rent e Jack.
«Chi... Stebbins
«Si ricorda il mio cognome!» trillò Michael aggrappandosi alla maglietta di Walter.
«Dors!» ripeté Gah andandole incontro a braccia aperte. Tonks si gettò subito su di lui e l'uomo la fece roteare allegramente per aria. «Amore mio!»
«Gah, luce della mia vita! Che diavolo ci fai qui!»
«Sono venuto a prendere mia sorella!» esclamò lui, mettendola giù. Evidentemente doveva aver notato l'aria torva dei due uomini che erano in compagnia di Tonks, perché aggiunse: «Sono un suo vecchio compagno di scuola.»
«Il più stupido Ravenclaw del mondo!» disse Tonks affettuosamente.
«Ravenclaw?» ripeté Ernie sconvolto.
«Lui è Moody, è stato il mio... è praticamente il mio mentore, come ti ho scritto molte volte, e lui è Remus, il mio...» Tonks esitò e gli altri notarono che il professor Lupin aveva l'aria inquieta, «Mio... amico
«Professor Lupin!» esclamarono allora gli studenti, felici di rivederlo.
«Oh, sì, Stebbins, e voi... Hopkins, Summers e Summerby, i miei protetti all'ultimo anno!» rise Tonks.
«Sei sempre nei nostri cuori.» disse Michael semplicemente, «Il nostro è amore imperituro.» e lei rise di nuovo.
«Salve ragazzi.» li salutò il professor Lupin, avvicinandosi. Megan pensò che sarebbe svenuta di gioia, «È bello rivedervi. Non sapevo che Michael fosse un protetto di Tonks... e questo spiega molte cose di ciò che ricordo di lui... e anche di Rent, in effetti. Jack e Walter oserei dire che si siano salvati...»
«Ehi!» protestò Tonks ridendo.
«Jack sembra soltanto.» precisò Rent.
«Si ricorda ancora i nostri nomi.» si stupì Walter.
«Mi ricordo di tutti voi.» sorrise il professore.
«Oh, ci manca tantissimo averla come insegnante!» esclamò Hannah.
«È vero, era il migliore di tutti!» confermò Megan con voce quasi pigolante, «Difesa non è più la stessa!»
«È grazie a lei se passeremo i G.U.F.O.!» aggiunse Susan, pensando che Harry era stato un bravo insegnante soprattutto per merito suo.
«Oh, non credo proprio.» si schernì lui, «Ma grazie. Anche voi mi mancate molto»
«Allora, te la sei trovata una donna? O un uomo, per quel che ricordo?» domandò Tonks a Gah e tutti li guardarono scioccati. Gah stava di nuovo ridendo.
«Lo sai che con Bill scherzavo soltanto! Per quanto riguarda una donna ne ho trovate una ventina e tutte in posti diversi. Comunque ora mi dovrò comportare bene, c'è Sally con me.»
«Come se tu ne fossi in grado.» commentò Sally-Anne, che però sorrideva in un modo che nessuno le aveva mai visto fare, raggiante e ancora più bella. Terry Boot, Kevin Entwhistle e Anthony Goldstein passavano in quel momento, e quest'ultimo si fermò per un istante a guardarla, prima di riprendere a camminare facendo finta di nulla.
Susan cominciò a ridere e scosse la testa quando Stephen la guardò interrogativamente. Poi salutò con un cenno della mano Cindy, che aveva agitato un braccio entusiasticamente e se ne stava andando a braccetto con Dorian.
«E tu, nessun uomo in vista?» riprese Gah.
«Oh, soltanto uno che non ricambia.» rispose lei con un gran sorriso e Wayne e Stephen, che restavano gli osservatori più attenti, notarono che il professor Lupin si era irrigidito. Anche Megan lo vide, dato che non gli toglieva gli occhi di dosso.
«È pazzo a non ricambiarti!»
«Lo convincerò prima o poi!»
Michael scosse la testa, dando ragione a Gah, quando ricordò che anche il professor Lupin era stato amico di James Potter, Sirius Black e Peter Pettigrew. Ne avevano parlato anche l'anno prima, guardando le foto portate da Megan. Si chinò e parlò a un orecchio della ragazza mentre gli altri si salutavano.
«Professor Lupin, posso dirle una cosa un momento?» chiese Megan un attimo dopo, «Voi andate a bloccare i miei nonni, non siate lì così... inutili.» ordinò.
«Che carina.» commentò Gah di nuovo.
«Ha un carattere adorabile, sì.» commentò Ernie sarcastico, ma tacque a un'occhiataccia di lei.
«Vedo che non sei cambiata.» osservò il professor Lupin, incamminandosi con lei.
«Oh, no. Sono cambiata moltissimo... Sa di Cedric, non è vero?» chiese a bruciapelo.
«Sì, lo so, purtroppo. Mi dispiace davvero in un modo che non puoi immaginare, ricordo bene quanto foste tutti legati a lui, specialmente Michael...»
«Già, erano fratelli.» confermò lei con la voce che rischiava di venirle a mancare. «E so che proprio lei può capirci. Noi sappiamo... delle sue vecchie amicizie, e l'ho chiamata da parte per un po' di discrezione perché volevo dirle che mi dispiace a nome di tutti per... sa, Black.»
Lupin impallidì.
«Voi... sapete?»
«Mia madre era Cordelia Adams, per cinque anni ha frequentato Hogwarts con voi, era nella stanza di Mary McDonald e...»
«Mary.» gemette lui, «Sì, ora ricordo, Cordelia... Non l'avrei mai collegata a te.»
«E quindi sì, sappiamo che eravate tutti amici, e sappiamo che Sirius Black è innocente perché era nel giornale e che, purtroppo, è caduto al Dipartimento dei Misteri. Questo perché ovviamente Michael spia le ragazze quando parlano o qualcosa del genere. Ha sentito Ginny Weasley parlarne. E sappiamo anche di come Black fosse vicino a James Potter, perché la professoressa McGonagall anche senza fare nomi aveva paragonato lui e Michael. Quindi, in un certo senso, sappiamo come si può sentire lei, anche se di sicuro sta molto, molto peggio di quanto possiamo immaginare. Beh, è un po' strano, ma volevamo dirle che le siamo vicini per quanto possibile. Se mai avessimo la possibilità di fare qualcosa per lei la faremmo in ogni modo. E se dipendesse da noi lei sarebbe ancora nostro professore, lei ci ha insegnato che siamo tutti uguali e che se siamo buoni o cattivi dipende solo dalle nostre scelte, non da come ti etichettano gli altri. Beh, ce l'hanno insegnato anche i nostri genitori, chi ce li ha almeno, ma lei più di tutti. È una persona da imitare, buona con tutte le sue forze.» concluse, sentendo di essere arrossita miseramente.
Il professore sembrava stupefatto e toccato.
«Megan... Non ho parole. Davvero. Per tutti voi. Grazie per tutto quello che hai detto e per la fiducia spropositata che avete in me. Non so quanto io possa essere considerato buono con tutte le mie forze come hai detto tu, anzi... Io resto pur sempre... quello che sono. Ma le vostre parole sono ciò che mi ripagano delle mie scelte. E per quanto riguarda Sirius... grazie anche per questo e per non considerarlo un criminale come molti continuano a fare. Lui era il miglior amico che si potesse desiderare.»
«Posso immaginarlo.» mormorò lei, guardando Michael e facendo per tornare dagli altri, «Ah, professore?» chiamò, voltandosi un'ultima volta.
«Puoi chiamarmi anche Remus ormai, non sono più un professore.»
«Non so se ci riuscirò... Comunque è veramente, veramente carina. Sembra la tizia che ti fa cambiare idea sul tuo conto in cinque minuti, che fa sorridere.»
Lui aggrottò la fronte: «Chi?»
«Quella Tonks.» rispose lei sogghignando, «Buona vacanze!»
Ormai si erano avvicinati anche alcuni familiari e tutti si stavano salutando tra loro, quando Megan tornò a prendere le proprie cose con allegria e Michael le fece presente che Lupin era più pallido di prima.
«Ma cosa gli hai detto alla fine? Sembrava tranquillo finché non ti sei girata l'ultima volta...»
«Ma nulla! Wayne, Walter, stanno arrivando i vostri genitori, ci si vede d'estate!»
«Se lo fanno uscire.» borbottò Georgia.
«Perché?» domandò lei stupita, «Sì, ciao Sally-Anne.»
«Perché lo bocciano, no?»
«Che cosa?»
Georgia si morse la lingua.
«Non avrei dovuto dirtelo forse... Però si sa che Wayne non stava facendo nulla, no?»
«Ma negli ultimi mesi abbiamo recuperato! Abbiamo ripassato!» protestò lei lanciando un'occhiata indietro, dove Walter e Wayne stavano salutando gli altri.
«Sì, ma tu hai ripassato. Lui ha pensato a far studiare te e non alle sue cose.» brontolò Georgia, «Ho provato anche a parlargliene ma ha detto che andava bene così. Io sinceramente lo trovo idiota, ma del resto Mike ha fatto lo stesso per me, non posso lamentarmi...»
Megan lasciò cadere le borse e Georgia salvò per un pelo la gabbia del gufo. Corse verso Wayne e gli saltò addosso, facendogli sbattere la schiena contro un pilastro di cemento e baciandolo quasi con violenza. Wayne ricambiò all'istante, circondandola con le braccia e sollevandola per aria fino a invertire le loro posizioni.
I signori Hopkins, che erano di nuovo venuti assieme litigando su chi doveva tenere i ragazzi, si fermarono increduli a osservare la scena, come del resto Walter che aveva la bocca spalancata. Rent si resse a Jack, mentre Georgia tornava lentamente indietro e afferrava Charlotte per un braccio, dato che la sorellina si era fermata metri indietro e ora li guardava interessata come solo una ragazzina poteva essere. Ernie aveva cominciato a tossire e Susan e Hannah gli batterono distrattamente le mani sulla schiena con un po' troppa forza, mentre Stephen aveva fatto cadere le valigie sul piede di Quill e Michael rideva quasi euforico. Anche Gah rideva e Tonks si voltò verso Lupin e ammiccò. Moody scosse la testa.
«Quindi... buone vacanze.» disse Megan, separandosi da lui, «Ti sei fatto bocciare per me, sei uno stronzo. Ti passo a trovare sistemate le cose a casa.»
«Mh.» confermò Wayne, leggermente stravolto per via dell'attacco in piena regola.
Megan lo lasciò andare prendendo il respiro con aria sconvolta, ma lui la baciò di nuovo, stavolta per qualche secondo soltanto, e poi di nuovo ancora.
«Okay, vai.» disse tra un bacio e l’altro.
«Vado. Ci stanno fissando, vero?»
«Ti importa davvero?»
«No, posso sempre picchiarli.»
Wayne sorrise e lei arretrò di qualche passo prima di voltarsi e tornare ai suoi bagagli.
«Georgia, sai, non penso mi serva compagnia dopotutto. Ciao, eh. Divertiti. Ti passo a trovare.» salutò piuttosto confusamente prima di ripartire alla volta dei nonni, che l'avevano poi vista ma non avevano voluto interferire.
«Che banano è appena successo?» sbottò Rent, per poi ridere insieme a Michael. Walter e Jack si unirono a loro.
«L'amore...» commentò Tonks, salutando tutti con un largo gesto del braccio. Lupin non sembrò avere nulla da commentare in proposito.
«Vogliamo muoverci, Ninfadora?» brontolò Moody.
«Non chiamarmi in quel modo!»
«Fratellino, tu hai da raccontarmi qualcosa, sai?» fece Walter, afferrando Wayne per spingerlo verso i genitori.
«Cosa mi sono perso?» domandò Robert, mancando di un secondo Gah e Sally-Anne che si allontanavano per andare verso una moto.
«Sapessi... Forse ospiteremo un'amica quest'estate.» lo avvisò Georgia, un po' a disagio dato che per tutto l'anno non avevano fatto che litigare per lettera. Charlotte lo salutò con un cenno della testa poco amichevole e dicendo che aveva fame.
«D'accordo. Tutto quello che vuoi.» concesse lui che evidentemente voleva comprarla.
«Ce ne sono di cose che voglio...»
«Non cominciare.»
Tutti si erano quasi dispersi quando altre due figure si avvicinarono alla barriera che separava la stazione dall'Espresso.
«Michael! Per fortuna ci sei ancora!»
«Signor Diggory!» trasalì lui.
«Ciao, caro! Scusaci, non sapevamo fosse il caso di venire o meno, ma poi abbiamo ricevuto la lettera che ci diceva che forse non avresti avuto un posto in cui stare...» lo salutò anche la signora Diggory.
«Come? Quale lettera?» domandò lui confuso.
«Quella che ci diceva che la tua amica ti avrebbe ospitato a casa sua ma forse tu avresti voluto cambiare aria... Non eravamo sicuri che tu volessi vederci, ma lei ci ha assicurato che ti avrebbe fatto piacere...»
«Certo che mi fa piacere!» esclamò Michael, «Sarei passato a trovarvi! Solo che anche io non sapevo se fosse il caso o meno, vedermi magari può essere... difficile...»
«Non essere sciocco.» lo rimproverò la signora Diggory, «Tu sei un figlio per noi. Non vogliamo perdere anche te.»
«Prometto che non ti assillerò con domande su di lui.» mormorò il signor Diggory, «Perciò se tu volessi stare da noi puoi farlo per tutto il tempo che vuoi, anche solo per un giorno quando tornerai da casa della tua amica...»
«Ti avremmo contattato direttamente lì ma volevo vedere come stavi.» spiegò la signora Diggory guardandosi attorno, «Ma dov'è la tua amica?»
«Abbiamo cambiato programmi e ci siamo divisi... Ma io non sapevo di nessuna lettera.»
I due lo guardarono sorpresi.
«Ce l'ha mandata Georgia, diceva che tu probabilmente avresti preferito viaggiare un po' e magari venirci a trovare, per questo sarebbe stato carino se ti avessimo detto che per noi non c'era problema in modo che non ti sentissi preoccupato al riguardo.» spiegò la donna.
«Georgie...» mormorò lui, passandosi una mano tra i capelli e arruffando quelli più corti che non erano legati saldamente nel codino basso che aveva preso a farsi. «Dovevo aspettarmelo...» poi sorrise, «Posso venire subito da voi?»
«Ma certo che sì!»
«Devi raccontarci tutto quello che hai fatto! Come sono andati i tuoi M.A.G.O.?»
«Oh, questa sarà una lunga storia...»
 
Era praticamente l'alba quando Stephen si svegliò, dopo soltanto due ore di sonno. Sentì Rent imprecare e si mise a sedere, ricordandosi di trovarsi nel divano del soggiorno della signora Hopkins e che lui e Walter, Wayne, Rent, Jack e Michael si erano trattenuti per giocare a carte e bere per tutto quel sabato notte, accampati come barbari con le bottiglie di firewhisky e burrobirra sparse a terra. Per fortuna la madre di Wayne aveva trovato un lavoro part-time al san Mungo, perciò avevano tutto il tempo di pulire.
Si rese conto che a svegliarlo era stato il cellulare, che in quel momento ronzava sopra il tavolo. Doveva essere Quill che aveva dato loro buca come al solito, o Ernie, dato che era rimasto a fare compagnia a Justin che era ancora nella fase peggiore dopo la rottura con la fidanzata.
Strisciò verso il tavolo e scorse il nome di Susan un attimo prima di rispondere, all'improvviso sveglissimo.
«Susan, che succede?»
Gli altri si svegliarono lamentandosi.
«Ti prego, non siamo nottambuli come te...» protestò Jack.
«Cosa? Susan, non ho capito!» li ignorò lui, cercando di arginare le parole e i singhiozzi dell'amica al telefono, «Chi è morta?»
Tutti si rizzarono a sedere, spaventati.
«Cosa? Per Tu-Sai-Chi? A casa sua
Wayne si portò una mano al petto e tutti capirono all'istante: Megan viveva con i nonni babbani, era figlia di un nato-babbano, mentre le altre erano purosangue o comunque non avevano parenti babbani prossimi.
«Mi dispiace tanto...» Stephen finalmente li notò e aggiunse, «... per tua zia. Mi cambio e vengo a casa tua, Michael mi materializzerà da te. Chiamo io le altre.»
Tutti tirarono un involontario sospiro di sollievo.
«Va bene, a tra poco.» disse, chiudendo la chiamata, «Sua zia Amelia è stata trovata morta, c'erano anche segni di battaglia dentro casa ed era una grande strega...»
«Sì, la conosco di vista, mio padre è un suo collega. Era.» mormorò Michael, ancora pallido.
«Fatti una doccia e vai. Noi ti raggiungiamo man mano.» disse Wayne, recuperata la calma, «Io chiamo Megan, Michael, chiama Georgia, Rent, chiama Justin, Walter, chiama Sally-Anne almeno per avvertirla e Jack, tu chiama Hannah.»
Stephen corse al bagno mentre gli altri andavano alla ricerca dei cellulari.
Wayne sospirò.
Era cominciata l'era del terrore anche per loro.
 
 
 
 
 
 
 
E così si chiude Cedric’s friends 2. Ci vorrà un pochino prima che io cominci a pubblicare il tre perché per ora ne ho scritto solo dodici o tredici capitoli e perché a volte arrivando invece all’ultimo correggo alcune cose dei primi…
 
In ogni caso grazie, GRAZIE a tutti voi che leggete e a voi che recensite, specialmente agli ultimi perché è bello sapere cosa ne pensate, nel bene o nel male.
 
E non mi viene in mente nient’altro da dire.  

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