Cedric's friends and the Order of the Phoenix. di eleanor89 (/viewuser.php?uid=19481)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Undici ricordi e primi litigi. ***
Capitolo 3: *** Lezioni, punizioni e due ricordi. ***
Capitolo 4: *** Jack e due ricordi. ***
Capitolo 5: *** Un paio di prediche e un po' di cielo. ***
Capitolo 6: *** Lettere da Hogwarts. ***
Capitolo 7: *** Urla alla Stazione, case vuote e compere natalizie. ***
Capitolo 8: *** Regali, canzoncine di compleanno e pettegolezzi in sala da pranzo. ***
Capitolo 9: *** Crisi di pianto, Mangiamorte in fuga, bagno del terzo piano e biscotti con la McGonagall. ***
Capitolo 10: *** Giorni sfortunati, problemi tra fratelli, abbracci inaspettati e il Disastro. ***
Capitolo 11: *** Sfoghi contro innocenti, pugni e reazioni inappropriate. ***
Capitolo 12: *** Il vero scoppio, pianti e riappacificazioni col mondo. ***
Capitolo 13: *** extra: la vita nove anni prima - 31 giugno 1987 - ***
Capitolo 14: *** Studiare in ritardo, quasi beccati dalla Umbridge e un bacio a caso. ***
Capitolo 15: *** La partenza dei Weasley, danni per la scuola, gelosie ingiustificate ***
Capitolo 16: *** L'ultima partita di Quidditch e gli esami. ***
Capitolo 17: *** Sirius Black, alla Stazione, Professor Lupin e fratelli maggiori. ***
Capitolo 1 *** Prologo. ***
Questa
storia è il seguito di Cedric's friends and the Goblet of
Fire
Alla
fine ci sono gli appunti sui personaggi per rinfrescarvi un po' la
memoria.
Cedric's friends and the Order of
the Phoenix.
«BASTA!
TI PREGO! BASTA!»
«Questo
è ciò che i sanguesporco come te dovrebbero fare:
implorare,
urlare, MORIRE! CRUCIO!»
«NO!
BASTA! PIETÀ! PIETÀ!»
«TU
NON HAI AVUTO PIETÀ DI MIO PADRE O DI ME! SCHIFOSA BABBANA! CRUCIO!
SPORCA LADRA DI MAGIA! CRUCIO!»
«NO!
MI DISPIACE! AIUTO! QUALCUNO...! AIUTATEMI!»
«Mamma!»
«Oh,
senti la piccola che ti chiama... Tranquilla, bestiola, tra poco
verrai al posto della mamma insieme al tuo paparino
sanguesporco.»
«Ti
prego, no! Lasciali stare... È colpa mia, lasciali stare...
Uccidi
soltanto me... La mia bambina...»
«CRUCIO!»
Megan
spalancò gli occhi, frastornata. L'auto si era fermata e suo
padre
stava togliendo la cintura; la voce di Rookwood Jr. gli rimbombava
ancora nelle orecchie.
«Sei
sveglia? Dobbiamo andare.»
Lei
annuì e scese dall'auto, portando con sé la
gabbia con la sua
civetta, Mela. Presi i bagagli e messi su un carrello lei e suo padre
attraversarono la barriera e si ritrovarono nell'affollatissimo
binario nove e tre quarti.
«Bene,
allora... Buon anno.» disse il padre, e lei lo
salutò
distrattamente, guardandosi attorno. Cercò qualche faccia
conosciuta
e la trovò: Walter era ben visibile, di una testa
più alto del
resto della folla, vicino alle scalette per salire sul treno. Era
diventato più muscoloso e Megan sapeva dalle lettere di
Wayne che
aveva passato l'estate ad allenarsi come per prepararsi a uno scontro
fisico. Wayne era lì, accanto al fratello, con i capelli
neri un po'
troppo lunghi che gli ricadevano sugli occhi, le braccia incrociate e
la solita, confortante, espressione indecifrabile. Era leggermente
abbronzato e più alto, oltre che dimagrito come tutti loro,
ma non
sembrava cambiato in quelle settimane di distanza.
Walter
la vide per primo e spalancò gli occhi, saltando di nuovo a
terra.
«Megan?
Ti sei tinta i capelli!»
Wayne
la cercò subito con lo sguardo, inarcando le sopracciglia:
«Ecco,
il rosso scuro ti si addice. È sanguigno.»
Poi
Megan li abbracciò, lasciandoli sorpresi e un po'
imbarazzati. Forse
si aspettavano che fosse tornata la solita scontrosa ragazza che non
mostrava affetto per nessuno che non fosse Cedric, ma quella ragazza
se n'era andata insieme a lui. Questa aveva bisogno di sentirli
vicini.
«E
Georgia?» domandò, guardandosi attorno.
«La
stiamo aspettando. Indovina un po'...» Walter le
mostrò il
distintivo da Prefetto.
«Congratulazioni.»
disse lei, sforzandosi di sorridere. Walter apprezzò il
gesto e
sorrise di rimando, ma anche la sua sembrava più una
smorfia, falsa
quanto la sua allegria. Il Prefetto, o forse Caposcuola, sarebbe
dovuto essere Cedric.
«Chi...
Megan?»
Georgia
era arrivata e l'aveva riconosciuta solo quando si era voltata a
guardarla, «I tuoi capelli... Sono molto belli.» si
complimentò,
stralunata. «Ciao a tutti!» poi si
guardò attorno
interrogativamente. Dietro di lei c'era la bambina che Megan aveva
visto soltanto tre mesi prima al momento dei saluti sul binario:
appariva seccata.
«Lui
non c'è. Potrebbe essere già salito.»
la informò Wayne senza che
lei chiedesse nulla e Georgia gemette.
Michael
non aveva dato notizie di sé, sicuramente troppo distrutto,
il più
colpito di tutti dalla morte del suo migliore amico e fratello, e
potevano solo sperare che tornasse a Hogwarts, mantenendo la promessa
di prendersi cura delle due amiche più piccole.
«Saliamo
anche noi, lo cercheremo dopo.» propose Walter e tutti
ubbidirono.
«Io devo andare prima al vagone dei Prefetti, ci vediamo
dopo.»
«A
dopo.» salutarono Wayne e Georgia. Megan lo guardò
andare e poi
sospirò, seguendo gli altri.
«Cerchiamo
uno scompartimento bello grande.» disse Georgia,
«Potremmo avere
molta compagnia. Ciao, Ernie, Hannah!» salutò,
incontrandoli nel
corridoio che venivano in direzione opposta alla loro.
«Ciao
ragazzi!» salutò Hannah, squadrandoli con
attenzione. Il suo
sguardo indugiò su Megan.
«È
un piacere rivedervi dopo tanto tempo.» disse Ernie, un po'
pomposo,
ma i suoi occhi si intristirono subito, «E Michael e
Walter?»
«Walter
è Prefetto.» rispose Wayne, «Michael non
si è visto.»
«Anche
voi ora siete Prefetti, vedo.» notò Georgia, e
Ernie annuì.
«Dobbiamo
andare al nostro vagone, se non vi spiace. Ci vedremo dopo.»
disse
lui, ma non si mosse. Improvvisamente lui e Hannah sembravano molto a
disagio. «E non ho mai avuto occasione di dirvi...
Ecco...»
«Grazie.»
rispose Wayne per tutti, e Megan strinse gli occhi, che già
le
bruciavano, e li riaprì dopo qualche secondo con la vista
offuscata
di lacrime.
Non
c'era riuscita, continuava a piangere per ogni cosa. Hannah se ne
accorse e si morse le labbra.
«Andiamo.»
disse all'altro, «A dopo!»
Georgia
le strinse discretamente una mano e ripresero a cercare un vagone
spazioso.
Alla
fine ne trovarono uno che sembrava sufficiente per tutti e si
sedettero. Non passò molto che si fecero vivi Stephen, Susan
e
Quill.
Quill
era dimagrito in modo impressionante e Megan sobbalzò nel
guardarlo.
Era pallido e tirato e i suoi occhi scattavano da un posto all'altro
come in cerca di un punto di fuga. Anche Stephen era un po' dimagrito
sebbene in modo meno visibile, e stranamente non aveva alcun libro o
scacchiera sottobraccio.
«Andiamo
a cercare un altro scompartimento. Tanto qui verranno gli altri,
no?»
mormorò Susan.
«Quali
altri?» domandò malinconicamente Megan e
così i tre si
accomodarono con loro.
«E
tu?» domandò Susan, rivolta alla più
piccola.
«Lei
è Charlotte, mia sorella. Comincia quest'anno.» la
presentò
Georgia. La ragazzina alzò una mano in segno di saluto,
guardandoli
nervosamente. Probabilmente si chiedeva se fossero normali, dato che
non erano esattamente l'immagine della felicità e della
salute.
Megan
si chiese cosa le avesse raccontato Georgia e quanto sapesse di loro.
«Jack
e Rent torneranno quest'anno?» domandò cautamente
Susan, rivolta a
Wayne.
«Walter
dice di sì.»
«Notizie
di Michael?» chiese Stephen, che era stato informato per
lettera
della sua sparizione.
«Per
nulla. Dopo andremo a cercarlo per il treno, appena torna
Walter.»
disse Wayne. Megan poggiò la testa contro il finestrino e
chiuse gli
occhi.
Qualche
minuto dopo li sentì sussurrare.
«Come
sta?» era Susan.
«Depressa.
Non vedi com'è pallida?» e questa Georgia.
«Quello
lo siamo tutti.» e Stephen.
«Ma
lei è peggio, piange ancora per ogni cosa.» di
nuovo Georgia.
«Tornerà
normale?» domandò Quill con voce un po' troppo
acuta.
«È
mai stata normale?» Wayne suonava beffardo ed era
confortante, «Non
lo so. Spero di sì.»
«Basta.
Stephen, dimmi che hai gli scacchi con te. Voglio vedere te e Wayne
giocare come ai vecchi tempi.» lo pregò Georgia.
Megan
sentì il rumore di Stephen che frugava alla ricerca della
scacchiera
e si lasciò cullare dal silenzio che seguì,
escluso il rumore per
lei soporifero del treno.
«BASTA!
TI PREGO! BASTA!»
Di
nuovo la voce di sua madre, in lacrime.
«Questo
è ciò che i sanguesporco come te dovrebbero fare:
implorare,
urlare, MORIRE! CRUCIO!»
Lui
sembrava, era, impazzito.
«NO!
BASTA! PIETÀ! PIETÀ!»
«TU
NON HAI AVUTO PIETÀ DI MIO PADRE O DI ME! SCHIFOSA BABBANA! CRUCIO!
SPORCA LADRA DI MAGIA! CRUCIO!»
«NO!
MI DISPIACE! AIUTO! QUALCUNO...! AIUTATEMI!»
«Mamma!»
La
voce di una bambina molto piccola, la sua voce
terrorizzata, quando aveva finalmente cominciato a capire. Gli occhi
di suo padre, nella penombra, spalancati dall'orrore, pietrificati
come il resto del suo corpo.
«Oh,
senti la piccola che ti chiama... Tranquilla, bestiola, tra poco
verrai al posto della mamma insieme al tuo paparino
sanguesporco.»
«Ti
prego, no! Lasciali stare... È colpa mia, lasciali stare...
Uccidi
soltanto me... La mia bambina...»
«Crucio!»
«NO!
NO!»
«Guardala
bene la tua bambina, guardala, e ricordati che sei stata tu a volere
tutto questo, che sei stata tu a condannarla... Sai che fine hanno
fatto i Longbottom, non è vero? Lo sanno tutti che quando
Bellatrix
ci prende gusto... Ma sì, lo sai, anche tu fai parte del
Ministero,
lì a giudicare, a fingere che voi sanguesporco siate come
noi... Sai
cosa farò? Farò in modo che la tua bambina
diventi esattamente come
loro.»
«No,
la mia bambina no, ti prego... ti supplico... qualunque
cosa...»
«La
tua bambina è già pazza quanto tu sei
già morta. Avada Kedavra!»
Megan
si risvegliò di colpo, passando automaticamente le mani
sulle guance
perchè sicura di piangere come sempre. Gli altri non la
guardarono,
concentrati su Walter che stava alla porta.
«Non
c'è. Ho guardato... ovunque.» stava dicendo,
costernato.
«No.»
gemette Georgia, coprendosi gli occhi. La sorella la guardò
con
preoccupazione.
«Di
che state parlando?» domandò lei con voce
impastata.
Wayne
e Stephen la guardarono, e il primo rispose: «Michael. Non
c'è.»
Stephen
intanto stava frugando nelle tasche e le porse un fazzoletto.
«Grazie.»
mormorò, asciugandosi le guance.
«Secondo
me verrà.» disse Wayne.
«Come
fai a dirlo?» domandò Georgia, abbattuta, mentre
Susan le batteva
una mano sulla schiena.
«Lo
sento.» rispose semplicemente lui.
«Io
faccio un altro giro per sicurezza.» annunciò
Walter e Charlotte lo
guardò supplice.
«Posso
venire con te?»
«D'accordo.»
Quando
fu andata via Susan disse: «Sai, non credo che per tua
sorella sarà
un buon inizio... stare con noi, intendo. Dovrebbe essere in una
compagnia più spensierata...»
«Ormai
è fatta.» mormorò Georgia,
«Spero la smistino altrove a questo
punto.»
«Ciao,
ragazzi.» salutò Rent, comparendo alla porta.
«Come andiamo qui?»
«Si
sopravvive.» rispose Stephen, per poi mordersi la lingua.
Rent si
adombrò un momento ma poi sorrise.
«Hai
cambiato colore di capelli, Megan? Molto carini.»
«Grazie.
Dov'è Jack?»
«Non
lo so, non l'ho ancora visto.»
Tutti
lo guardarono stupefatti: era la prima volta che li vedevano divisi
dal loro primo giorno al primo anno.
Quei
due si conoscevano sin dall'infanzia, la madre babbana di Rent era
stata una compagna di scuola di quella di Jack, che aveva sposato un
mago purosangue. Era stata una gradita coincidenza che anche la madre
di Rent desse alla luce un bambino dotato di poteri magici nonostante
il marito altrettanto babbano, e i due piccoli non si erano
più
separati dalla prima magia di Rent.
«Ma
non siete arrivati assieme?»
«Sì,
però poi lui è andato a parlare con Cho e io non
avevo voglia...»
«Che
ha detto la Chang?» chiese bruscamente Georgia.
«Non
lo so, è che Jack era un po' preoccupato per li... Sapete
com'è
fatto, deve sempre pensare a tutti. E Walter e Michael?»
«Walter
è a fare la ronda di nuovo per cercarlo, forse non
è salito sul
treno.» rispose tristemente lei.
«Arriverà.
È Michael.» ribatté Rent con sicurezza,
«Vado a salutare gli
altri. A dopo.»
Non
fu l'unico a passare: più d'uno volle porgere loro i saluti
e
chiedere come andava. La domanda più stupida dell'anno.
Passò anche
Rowan, un amico di Michael che stava cominciando il quarto anno e che
l'aveva eletto praticamente a suo maestro. Restò sconcertato
e
contrariato all'idea che lui non fosse sul treno e Megan
pensò che
somigliasse terribilmente al loro amico, ugualmente schietto e
impulsivo.
Poi
passò anche Malfoy, nuovo Prefetto Slytherin, che non disse
loro una
parola.
«Bene,
perfetto, la scuola è caduta in mano al male.»
commentò Megan.
«Mentre
dormivi sono passati anche Weasley e la Granger. Sono loro i Prefetti
Gryffindor.» le disse Susan.
«Non
Potter?» si stupì lei.
«Immagino
che i docenti non abbiano voluto metterlo ancora di più
sotto
pressione...» considerò Stephen.
«Che
significa?»
«Lei
non può leggere la Gazzetta dai suoi nonni
babbani.» gli ricordò
Wayne.
«Ah.
Giusto.»
«Qualcuno
vuole spiegarmi?» domandò stancamente Megan.
«Ti
arrabbierai.» la anticipò Stephen,
«Ma...»
E
le raccontarono della campagna di diffamazione da parte dei giornali,
che trattavano Harry Potter come un pazzo e Dumbledore come un
demente, senza far cenno a Cedric.
«I
miei genitori per fortuna credono alla Gazzetta del Profeta o non mi
avrebbero lasciato tornare in pace a scuola. Non ho potuto neppure
dir loro di Cedric proprio per questo.» terminò
Stephen.
«Mio
fratello crede al preside e a Potter, dice che se lo aspettava, e mi
vuole a Hogwarts proprio per questo.» disse Georgia.
«I
miei genitori parlano come quelli di Stephen perchè sono
terrorizzati, abbiamo già perso troppe persone... E mi
vogliono a
Hogwarts perchè è il posto più
sicuro.» raccontò Susan,
malinconica forse al ricordo degli zii.
«Mio
padre pensa che Potter inventi le cose.» disse Wayne,
guardando
fuori dal finestrino, «Mia madre è spaventata
invece e voleva
portarmi con lei via dall'Inghilterra. Per fortuna l'ho convinta a
lasciarmi stare.»
«Il
preside l'aveva detto... che il Ministero non avrebbe voluto farci
sapere di Tu-Sai-Chi.» ricordò loro Stephen.
«Che
bastardi.» disse finalmente Megan, «Io credo in
tutto e per tutto a
Dumbledore. Come potrei far finta che non sia così quando
mancano
due persone in questo scompartimento?»
Tutti
ammutolirono, pensando a Cedric e Michael.
«L'ho
sognato stanotte, Potter.» disse infine Stephen.
Tutti
lo guardarono.
«Ma
era roba assurda. L'unica cosa su cui ho preso è che aveva
un cane
nero anche nel sogno.»
«Ha
un cane?» domandò Georgia.
«L'ho
visto oggi alla stazione. Ho sognato che lui e il cane correvano per
Hogwarts e a un certo punto arrivava Snape e catturava il cane con un
telo e Potter continuava a correre fino alla foresta. Noi lo
seguivamo e c'era all'improvviso una luna piena e sentivamo un lupo
mannaro ululare.»
«Il
professor Lupin.» disse Susan con un mezzo sorriso.
«Non
penso... La Luna poi era piccola e vicinissima, sembrava una piccola
palla bianca, e Potter e Malfoy cercavano di prenderla.»
«Ah,
non ti fai mancare nessuno.» considerò Wayne.
«Già...
poi Megan e Sally-Anne sparivano per la foresta.»
«Probabilmente
prese dal lupo, se si dà retta a quello che viene sempre
fuori a
divinazione.» disse Megan con voce roca.
«Probabile.
Io mi fermavo a guardare e poi la terra cominciava a tremare e si
sentiva un rumore di passi giganteschi. E alla fine passava un gruppo
di centauri di corsa, si sentiva un'esplosione, io mi voltavo per
guardarli e vedevo la torre di Astronomia precipitare. Che senso gli
darebbe, la Trelawney?»
«Che
qualcuno cadrà dalla torre e il cane di Potter
verrà mangiato da un
telo con il supporto del professor Snape.» suggerì
Georgia.
«Beh,
sul cane nero ci hai preso. Hai sangue di veggente, Stephen?»
domandò Wayne, sbadigliando.
«Tecnicamente
sì, ma dubito che tutte le flebili doti di preveggenza che
posso
aver ereditato si siano svegliate giusto ora. Non credo tanto nelle
previsioni.» borbottò lui, «Sopratutto
se riguardano cose senza
senso.»
«Chissà...
Di sicuro, di questi tempi, abbiamo bisogno di tutto l'aiuto
possibile, fosse anche quello dei veggenti.» disse Wayne,
cupo.
Megan annuì, voltando il viso verso il finestrino.
Scesi
dal treno furono guidati dalla voce della professoressa
Grubbly-Plank.
«E
se Hagrid si fosse licenziato per colpa della Skeeter?»
ipotizzò
Rent, preoccupato, mentre Georgia scrutava ansiosamente in direzione
del lago dove gli studenti del primo anno facevano la tradizionale
traversata.
«E
se fosse perchè è mezzogigante e avesse a che
fare con Tu-Sai-Chi?»
fece Walter a bassa voce. Megan lo sentì e chiuse gli occhi,
incapace di sgridarlo; a protestare ci pensò Rent stesso.
Spostò lo
sguardo su Wayne, che ora fissava la strada oltre la carrozza.
Poteva
vederne il viso di profilo, si era fatto più adulto, in
qualche
modo. Era strano ma si accorse soltanto in quel momento che Wayne era
un bel ragazzo e che passava inosservato grazie ai suoi modi
silenziosi, discreti, alla sua indifferenza che non lo faceva
partecipare quasi mai alle discussioni; però era comunque
bello, con
gli occhi grigi profondi e le labbra che si piegavano spesso in quel
sorriso ironico che aveva sempre odiato ma che ora le mancava. Aveva
un eleganza nei modi che lei non avrebbe avuto mai, una voce calda e
rassicurante e uno sguardo che comunicava tutto ciò che
voleva dire.
«Cosa
c'è?» le domandò, senza neanche
voltarsi a guardarla.
«Sei
un bel ragazzo, Wayne.» sospirò lei, come se fosse
qualcosa di
triste. Lui inclinò la testa per vederla e inarcò
le sopracciglia,
scettico.
«E
te ne accorgi ora?»
«Forse
prima non lo eri.» ribatté lei, tentando un debole
sorriso.
«Forse
eri tu cieca.» replicò lui, tornando a guardare il
lago con le
labbra leggermente piegate all'insù.
Quando
più tardi arrivarono al castello si bloccarono di scatto
all'entrata, urtati dalla folla alle loro spalle che
protestò
vivacemente. A Georgia era caduta di mano la gabbia con la civetta e
Charlotte aveva strillato mentre la sua gatta bianca le saltava in
braccio.
Davanti
a loro c'era Michael, che li guardava con un'espressione
così
strafottente che Megan, per la prima volta dopo mesi, sentì
accendersi una scintilla di rabbia.
«Mike!»
strillò Georgia, saltando giù dalla carrozza e
poi addosso a lui.
«Ciao,
Georgia.» la salutò lui, con una sfumatura ironica
nella voce.
«Ma
da dove...» cominciò Walter, stupefatto.
«Mi
sono smaterializzato a Hogsmeade e ho incontrato il professor
Dumbledore fuori dai Tre Manici.» rispose lui, scostando
Georgia,
«La tua civetta.»
«Oh,
Ernald!» esclamò lei, precipitandosi alla gabbia.
«Forza,
forza...» li chiamò la professoressa McGonagall.
Attraversarono
il corridoio che li avrebbe portati alla Sala Grande, cicalando
intorno a Michael e cercando di sapere cosa avesse fatto durante
l'estate. Lui non rispose a nessuno, mantenendo una smorfia dura sul
viso e restando in testa alla fila con Megan.
«Hai
i capelli rossi.» fu l'unica cosa che disse, e lei
annuì senza
sapere cosa rispondere.
Alle
luci della Sala era impossibile non notare il livido viola che gli
sfiorava un sopracciglio, il taglio sulla sua guancia e i capelli
più
spettinati che mai, che sembravano sempre corti ma dietro erano
legati in un codino basso.
Cominciarono
a disporsi nei primi posti liberi e poco dopo entrò Potter.
«Guarda,
eccolo!» sussurrò Justin e anche loro si voltarono
a guardarlo.
Megan vide che gli occhi di Michael si assottigliavano, pieni di
sospetto.
«Cosa
stai per fare?» domandò velocemente.
«Voglio
sapere... voglio sapere di più...»
ringhiò lui, ma in quel
momento Rowan si precipitò da lui, euforico.
«Credevo
non fossi tornato!»
Michael
lo guardò dall'alto e probabilmente neanche con tutta la sua
volontà
Rowan avrebbe potuto giudicare la sua espressione amichevole,
perchè
si affrettò a fare un passo indietro.
«Perché
non dovrei? È la mia scuola.» disse gelidamente.
«Perché
non eri sul treno, magari?» ipotizzò Sally-Anne,
sbucata da chissà
dove.
«E
tu che ne sai?» sbottò lui.
«Gliel'ho
detto io mentre ti cercavo in ogni scompartimento.» rispose
Walter,
perplesso, «Che c'è che non va?»
«Niente.»
rispose lui con un'alzata di spalle, tornando a non degnarli di
alcuna attenzione e accomodandosi.
Rowan
si allontanò piuttosto avvilito e lei e Wayne si scambiarono
un'occhiata inquieta.
«Ehi,
Jones!» strillò Marietta, «Bei
capelli!»
«Questa
è la sua idea di discrezione?» borbottò
un altro Ravenclaw accanto
a loro, ben udibile. Megan rispose con uno scatto secco, cominciando
a sentirsi a disagio per tutte quelle attenzioni.
«Hagrid
non è neanche al tavolo degli insegnanti.» disse
Ernie, «Mi
domando che fine abbia fatto.»
«Forse
è scappato per la storia che è un mezzogigante,
giustamente.»
disse Zacharias Smith. Michael sbatté un pugno sul tavolo,
facendoli
sobbalzare.
«Giustamente?»
ripeté, lento e spaventoso.
«Beh...»
cominciò Zacharias, allibito, «Nel senso... con
tutte le
chiacchiere...»
«Lo
giuro.» lo interruppe Michael, «Se sento qualcuno
parlar male di
Hagrid perchè è un mezzogigante, lo schianto e lo
getto nel lago
perché affoghi. Lo giuro.»
Gli
altri ammutolirono e Megan vide che Rowan si sporgeva per vederlo
meglio, seduto accanto agli amici del suo anno. Georgia era
impallidita.
Megan
non sapeva chi fosse questo ragazzo che aveva l'aspetto di Michael,
ma di sicuro non era lo Stebbins che conoscevano loro.
«Chi...
ehm... è la tizia che sembra un confetto seduta al tavolo
dei
professori?» riprese Justin, guardandosi attorno in cerca di
aiuto.
«Ecco
quelli del primo anno!» annunciò Jack,
«Qual'è tua sorella?»
«Charlotte
Runcorn, la vedrai quando la chiameranno. È bionda, ha i
capelli
chiari quanto Loony Lovegood.» rispose Georgia, guardandosi
attorno.
Poco
dopo il Cappello Parlante cominciò la sua filastrocca,
più lunga
del solito, e terminò con un “consiglio”.
“Perché
è per questo che fui creato,
Ma
quest’anno di più voglio fare,
Ascoltate
attentamente quello che dico:
Pur
condannato a separare
Che
questo è un male io vi predico,
Sebbene
io darò al mio dover compimento
E
divisi in quattro come sempre saremo,
Mi
chiedo adesso se lo Smistamento
Non
porterà alla fine che temo.
Oh,
vediate il rischio, leggiate il segno,
della
storia l’avvertimento antico
Dice
che Hogwarts è in pericolo estremo
Per
un esterno, mortale nemico
E
per evitar di crollar su noi stessi
Noi
dobbiamo unirci in sodalizio
Io
ve l’ho detto, io in guardia vi ho messi
Che
lo Smistamento abbia inizio.”
Tutti
applaudirono ma cominciarono anche a parlare tra loro, sconcertati.
«E
meno male che Harry dovrebbe essere un bugiardo, pure il Cappello
è
preoccupato!» esclamò Hannah.
«Io
non credo che sia un bugiardo.» commentò Ernie,
tenendo d'occhio i
primini.
«Beh,
io sì.» disse un altro ragazzino e cominciarono
tutti a discutere
tra loro.
Michael
si voltò a guardare Wayne, furioso, e lui sembrò
capire.
«Noi
siamo tutti d'accordo sul fatto che ovviamente gli crediamo. A lui e
al preside.» disse.
L'altro
annuì seccamente e Megan notò che Quill si
muoveva a disagio sulla
sedia.
«Tu
non ci credi?» domandò, innervosendosi. C'era
qualcosa nella
costante paura di Quill che la spingeva a colpirlo. Il ragazzo
infatti si raddrizzò come se l'avesse punto e la
guardò spaventato.
Michael lo fissava immobile.
«Abercrombie,
Euan.»
«Sta
cominciando, ascoltiamo.» si intromise pacatamente Stephen, e
Megan
tornò a guardare i bambini.
«Gryffindor!»
Quando
arrivò alla lettera “R” i ragazzi fecero
tutti molta più
attenzione e anche Michael si voltò a controllare, seppur di
malavoglia.
«Runcorn
Charlotte.» chiamò la professoressa McGonagall, e
la videro
procedere fieramente verso il Cappello Parlante.
«Mi
ricorda Megan.» borbottò Walter.
Il
Cappello Parlante la trattenne a lungo, poi urlò:
«Gryffindor!»
«Merda.»
sbottò Georgia, ma poi sorrise alla sorella.
«Peccato.»
commentò Jack, «Avrei voluto conoscerla.»
«Beh,
non è che non la vedremo mai! Anche le sorelle Patil sono in
case
diverse ma sono sempre assieme.» li tranquillizzò
Susan.
«Avevi
ragione allora, mi somiglia.» commentò invece
Megan. Walter la
guardò sorpreso.
«Dovevi
andare a Gryffindor?»
«Era
molto indeciso. Non ho né la pazienza degli Hufflepuff
né la
cavalleria dei Gryffindor, in compenso pare che io sia leale e
coraggiosa, di buon cuore e lavoratrice.» spiegò,
ironica.
«E
come ha fatto a decidere?»
«Gli
ho detto di mandarmi dove non avrei finito col farmi
espellere.»
Tutti
risero sommessamente, escluso Michael che disse: «Siamo in
due.»
«Davvero?
E da te come ha deciso?» domandò Rent, curioso.
Evidentemente
Michael non ne aveva mai parlato con nessuno.
«L'ho
supplicato di non mandarmi a Gryffindor, non volevo essere ucciso
dalla mia famiglia, e lui ha detto che anche Hufflepuff sarebbe stata
adatta. Io l'ho anche pregato di spedirmi a Slytherin, per la
cronaca, ma visto che lui non lo riteneva per nulla adatto ha
accettato l'unica opzione valida. Tanto più
che...» tacque, i suoi
pensieri rivolti al ricordo del suo primo giorno.
«Che?»
incalzò Walter.
Michael
si riscosse, «Niente.» rispose brusco.
Lo
smistamento finì e dopo qualche breve, come al solito buffa,
parola,
poterono finalmente mangiare.
«E
comunque io potevo essere Ravenclaw.» li informò
Stephen.
«Davvero?
Con me non ha avuto dubbi.» disse Jack e Rent
annuì.
«Neanche
con me.»
«Né
con me.» disse quietamente Sally-Anne.
«Anche
io sarei potuto andare a Ravenclaw.» disse Wayne.
«Con
me ha pensato anche a Gryffindor. Dopotutto sono entrambe case per
leali e puri di cuore.» affermò Walter.
«Tipo
Sirius Black?» domandò Michael, ironico. Gli altri
rabbrividirono
come se avesse pronunciato il nome di Tu-Sai-Chi.
«Me
lo sogno ancora.» ammise Susan.
Megan
notò che Quill si era ben tenuto fuori dal discorso.
«Mike,
come ti sei fatto quel livido?» domandò in quel
momento Georgia
debolmente. Lei la sentì soltanto perchè si
trovava tra Michael e
Wayne.
«Non
è niente.» tagliò corto lui,
riempendosi il piatto tanto da far
strabuzzare gli occhi a Rent e Jack, seduti all'altro capo del
tavolo.
In
effetti Michael era molto magro, a guardarlo bene. Doveva aver patito
la fame ovunque fosse.
«Come
mai hai deciso di cambiare look?» le domandò Susan
che aveva
sicuramente avvertito l'atmosfera tesa.
«Al
mio fidanzato piacciono le rosse.»
Tutti
gli occhi dei vicini furono per lei, compreso Michael. Megan fu lieta
di aver riscosso la sua attenzione.
«Scherzavo.
È perchè mi andava di cambiare.» la sua
voce suonò più atona di
quanto non volesse, ma sul viso di Jack e Rent si disegnarono due
identici ghigni.
«Sei
assurda.» disse Wayne, ma il suo tono di voce suonava appena
più
allegro.
Megan
tornò a mangiare, cercando di nascondere gli occhi che le
erano
tornati lucidi a quello sfoggio di normalità.
Quando
la Umbridge interruppe il discorso di Dumbledore non ebbe
più il
problema di doversi nascondere, tutti gli occhi erano rivolti alla
donnetta che sinceramente le ricordava un rospo e che parlava con
loro come se fossero bambini.
«Chi
è quello scherzo della natura?»
sussurrò Michael alle sue spalle,
e quando si voltò a guardarlo vide che aveva un sorriso
degno di
Malfoy.
Quella
notte fu splendido potersi tuffare di nuovo nei comodi letti di
Hogwarts e ascoltare il chiacchiericcio sommesso di Hannah e Susan,
mentre Sally-Anne si spazzolava i capelli e Georgia scriveva la prima
lettera al fratello per raccontargli di Charlotte. La piccola l'aveva
a malapena salutata, presa dall'eccitazione com'era.
Si
rese conto solo in quel momento che Stephen non aveva fatto cenno di
voler giocherellare col cibo come al solito, mangiando tutto come gli
veniva dato in silenzio.
«Crucio!»
«NO!
BASTA! PIETÀ, PIETÀ!» supplicava sua
madre, contorcendosi e
urlando dal dolore. La mano che le puntava contro la bacchetta
tremava come in preda alle convulsioni. Lei non vedeva il viso
dell'uomo, guardava soltanto sua madre.
«Meg.»
chiamò un'altra voce, una voce che apparteneva a Cedric. Lui
era lì,
accanto a lei, con la sua maglietta gialla e nera e il viso sporco di
terra, «Cosa stai guardando? Devi correre via!»
«Ma
mia madre...» tentò di dire lei, indicandola.
«Va'
via di qui!» la supplicò Cedric e poi lei vide
Harry Potter alle
sue spalle. Solo che non aveva la cicatrice e le sue vesti erano
nere.
«È
lui! Scappa, è Voldemort!»
«Non
pronunciare il suo nome.» l'ammonì severamente
Cedric.
«Avada
Kedavra!» gridò Harry Potter, e Cedric
gridò e cadde a terra, con
le braccia aperte e gli occhi vitrei rivolti al cielo.
Megan
si svegliò di soprassalto, trattenendo un urlo. Tremava come
una
foglia e si guardò attorno, spaventata dal buio e da
ciò che poteva
esserci. Si morse le labbra, per trattenere i singhiozzi, e
affondò
di nuovo la faccia sul cuscino.
«Cedric...»
gemette qualcuno.
Lei
sollevò lentamente il viso, guardandosi attorno. Era
Georgia, che si
lamentava piano e si agitava sul suo letto. Aveva sempre parlato nel
sonno, ora che ci pensava, e infatti si svegliava sempre prima di
tutte per evitare momenti imbarazzanti. Glielo aveva raccontato un
anno prima, una delle volte in cui erano andate a trovare Mirtilla
Malcontenta.
«Ced...»
Megan
sospirò, infilando la testa sotto il cuscino e premendoci le
mani
sopra.
Non
vi faccio aspettare troppo almeno per questo primo capitolo,
contenti, eh? *sarcasmo*
Per
chi legge 70' students, vi
rinfresco la memoria: Augustus Jr. Rockwood: migliore amico di
Dedalus, in camera con lui, rivede Cordelia un'ultima volta alla
festa per il nuovo appartamento di Sirius. L'ho reso uno dei
Mangiamorte sfuggiti di cui non si conosce il nome ufficiale.
E
vi assicuro che non ci saranno momenti alla “cambiamo il
futuro”
solo per qualche sogno di Stephen. Oltretutto Harry fa sogni simili
dal primo libro, come quando appena arrivato a Hogwarts ha sognato il
turbante di professor Quirrel/Raptor cercare di convincerlo a essere
uno Slytherin, Malfoy e Snape contro di lui eccetera. I sogni di
Harry hanno sempre avuto un riscontro nella realtà,
evidentemente è
una cosa da maghi, peccato che sia impossibile arrivarci da prima.
Poi, nel caso di Stephen, c'è anche un lontanissimo parente
veggente, certo. Ma nulla che salterà fuori in modo
particolare se
non per voi lettori.
Rowan
appartiene
sempre ad Akami,
ovvio. Voletegli bene.
Appunti
sui Personaggi:
Megan
Jones: genitori entrambi nati-babbani, mezzosangue. Capelli
neri
lunghi sino a metà schiena, occhi grigi. Aveva una cotta per
Cedric
da secoli, era aggressiva e sempre litigiosa con Wayne per via del
suo modo di fare “britannico”. Molto amica di
Cedric come tutti,
tifa le Holyhead Arpies. Scozzesissima. Ha vissuto con i nonni
materni. Dopo la morte di Cedric è depressa e ha incubi sui
mangiamorte e sua madre.
Wayne
Hopkins: molto distinto, britannico, calmo. Uno dei migliori
amici di Cedric e per questo faceva da tramite tra lui e quelli del
quarto anno. Si conoscono quasi tutti grazie a lui, che fa da tramite
tra quelli dell'anno prima e dell'anno dopo. Capelli neri e occhi
grigi. Soffre di insonnia e la notte gioca a scacchi con Stephen e
vince. Tifa Caerphilly Catapults. Fratello di Walter Hopkins,
compagno di stanza di Cedric insieme a Rent Summers,
Jack Summerby e Michael Stebbins.
Purosangue.
Hannah
Abbott: capelli biondi in due code, molto amica di Ernie
MacMillan, colleziona carte di cioccorane, diventa prefetto e si
unisce all'esercito di Dumbledore. Ha un crollo per via dei G.U.F.O.
al quinto anno, credeva che Harry fosse l'erede di Slytherin, usava
le spille per supportare Cedric. Al suo sesto anno i suoi genitori
vengono uccisi e va via dalla scuola, tornerà all'ultima
battaglia.
Mezzosangue.
Susan
Bones: mezzosangue, capelli in una lunga treccia, i
Mangiamorte
fuggono da Hogwarts al suo quinto anno, gennaio, e hanno ucciso suo
zio e la sua famiglia.
Ernie
Macmillan: purosangue, pomposo, prefetto, aiuta moltissimo
Harry
al quinto anno. Si unisce all'esercito di Dumbledore. Salva Harry
anche coi patronus nell'ultima battaglia. Biondo. Tifa The Pride of
Portree.
Justin
Finch-Fletchley, nato-babbano, vittima del basilisco, fa
parte
dell'esercito di Dumbledore, ricco. Molto amico di Hannah, Ernie,
Susan e dei ragazzi più piccoli.
Stephen
Cornfoot: di Edinburgo, occhi grigi, capelli scuri, alto.
Purosangue. Ossessivo. Legge e ricorda tutto quasi a memoria. Soffre
di insonnia. Gli piacciono gli scacchi ma perde spesso. Quill
è la
sua ombra, Wayne e Susan sono i migliori amici. Tifa Montrose Magpie.
Sally-Anne
Perks: bella quanto oca, molto distinta e di classe, snob.
Tifa
Tutshill Tornados. Bionda, occhi azzurri e carnagione molto chiara,
sembra straniera. Mezzosangue per via di un bisnonno babbano da parte
di padre. Incredibilmente ricca.
Georgia
Runcorn (13/04/80), capelli castano-biondo, occhi castano
scuro,
indipendente, diplomatica, se la cava sempre, è acuta. Viene
da
Liverpool. Mezzosangue. Ha una sorella e un fratello, Robert
(12/04/70). I loro zii non li hanno adottati
perchè
fortunatamente Robert era appena diventato maggiorenne quando i loro
genitori sono scomparsi nel giugno del '87 [zio Runcorn è
dalla
parte di Voldemort].
Charlotte
Runcorn (11/03/84): primo
anno,
nuvola di capelli biondo chiarissimo e occhi castani.
Quill
Rivers: spaventato da tutto, purosangue. Sempre appiccicato a
Stephen.
Michael
Stebbins: amico di Cedric (come Sirius di James) era
fidanzato
con Sandy Fawcett dei Ravenclaw. Padre purosangue madre purosangue.
Ancora migliore amico di Georgia e quasi fratello maggiore per Rowan,
ragazzo al quarto anno che lo chiama “maestro”.
Walter
Hopkins: fratello
maggiore di
Wayne, sfortunato con le ragazze, massiccio fisicamente, compagno di
stanza di Cedric. Prefetto. Ama i draghi.
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Capitolo 2 *** Undici ricordi e primi litigi. ***
Undici
ricordi e primi litigi.
«Mi
raccomando, Arcturus. Non mischiarti ai tu-sai-cosa.» disse
la
donna, concedendo una smorfia schifata al resto delle persone che le
passavano accanto. L'uomo accarezzò una guancia del
ragazzino, che
fremeva.
«Sì,
sì, arrivederci, madre! Ciao, papà!»
Il
ragazzino corse via, facendo sbatacchiare la gabbia del suo
barbagianni contro la sua gamba e ignorando i richiami della madre.
Si infilò nel treno, travolgendo altri studenti con il baule
e la
gabbia e cercò uno scompartimento libero.
Ne
trovò uno, occupato solo da un ragazzino che sembrava avere
la sua
età.
«Posso
entrare?» domandò, e l'altro gli sorrise.
«Certo.»
Arcturus
tirò un sospiro di sollievo, non doveva più
correre in cerca di
libertà, e mise al sicuro i bagagli, sedendosi poi
compostamente
davanti all'altro. Ricordando la buona educazione gli porse una mano.
«Sono
Arcturus Michael Stebbins. Ma chiamami pure Michael.»
«Cedric
Diggory.» si presentò l'altro, «Arcturus
Michael?» ripeté.
«Sì,
beh, mio padre ha aggiunto un nome meno antico alla fine, grazie al
cielo.» spiegò lui con un'alzata di spalle.
Diggory era un cognome
da purosangue quindi nessun problema a parlarci.
Anche
Cedric rise, «Capito, allora solo Michael?»
«Oh,
sì, ti prego.» ridacchiò anche lui.
«Primo
anno?»
«Già.
Anche tu, no?»
«Sì,
dove speri di essere smistato?»
Michael
rispose all'istante: «Slytherin.»
Cedric
lo guardò stupito.
«Sicuro?
Non ne sembri felice...»
«Mio
padre era Ravenclaw, preferirei lì se fosse per me, ma mia
madre era
Slytherin e ci tiene... molto. E tu?» domandò,
spostando
l'attenzione da sé.
«Oh,
io sarò sicuramente Hufflepuff.» rispose l'altro,
anche lui senza
esitazioni ma con un gran sorriso.
«Hufflepuff?»
ripeté stupefatto.
«Sì.
Hufflepuff.»
«Ma...
non è un po'... Voglio dire, non mi sembra una casa molto
famosa.»
osservò lui, scettico.
«Allora
vorrà dire che la renderò famosa io,
no?» sorrise Cedric e Michael
restò a bocca aperta. Poi sorrise anche lui, divertito.
«Bella
idea. Poi sempre meglio di Gryffindor, lì muoiono
giovani.»
«Dai,
non più.» rise Cedric, «E poi sono i
coraggiosi, no?»
«Gli
scemi.» decretò Michael, annuendo,
«Tanto vale che io cominci a
dirlo da ora, tanto gli Slytherin sono in guerra con i Gryffindor da
sempre.»
«Spero
non con gli Hufflepuff. Non conosco ancora nessuno e non sarebbe male
avere amici anche nelle altre case.» considerò
brevemente Cedric.
«Giusto,
giusto...»
Cominciarono
a chiacchierare del più e del meno, finché Cedric
non disse: «Sai,
non ti ci vedo molto tra gli Slytherin. Voglio dire, a quel che so
sono tutti molto controllati, tu invece sembri... agitato.»
Michael
ghignò, «Forse sarò io che
romperò la tradizione, in questo
caso.»
«Che
fai, copi le battute?»
Dalla
porta si affacciò un ragazzino biondo e molto basso.
«Scusate,
è libero qui? Questo scemo stava per litigare e siamo dovuti
fuggire
dallo scompartimento...» pigolò, tirando un
ragazzino piccolo
quanto lui e moro.
«Certo
che è libero, prego!» li invitò Cedric.
Michael pensò che non
aveva mai visto una persona così gentile e sorridente.
«Ciao!
Noi siamo Jack e Rent!»
«Fratelli?»
domandò Michael, curioso.
«No!»
risposero in coro, e poi scoppiarono a ridere.
«Beh,
quasi. Siamo cresciuti assieme.» aggiunse Jack, il biondino.
«E
perchè stavate litigando?» domandò
Cedric.
«Perché
c'era un razzista.» rispose Rent, seccato, «E io
sono figlio di
babbani.»
Michael
si ritrasse impercettibilmente, irrigidendosi. Cedric lo
notò e
batté il sedile accanto a sé perchè
lui prendesse posto lì. Jack
invece si spostò accanto a Michael.
«Che
cosa stupida! Io so già fare incantesimi, sono sicuramente
più
bravo di quel pallone gonfiato!» si lamentò Rent.
Michael
lo guardò sbalordito.
«Sai
fare incantesimi?»
«Certo!
A casa di Jack potevo farne perchè suo padre è un
mago e così mi
sono allenato per bene! Sono bravo quanto loro! Oh, sta passando la
signora con i dolci! Allora tuo padre non mentiva, si mangia davvero
anche sul treno!»
«Pensi
solo a mangiare...» si lamentò Jack, che
però sorrideva.
Michael
continuava a spostare lo sguardo dall'uno all'altro. Aveva giocato, a
volte, con babbani, rischiando la pelle una volta tornato a casa, ma
mai aveva conosciuto dei sanguesporco. Quel bambino non sembrava
però
né pericoloso né un incapace, anzi, gli sorrideva
tranquillamente e
si era persino dimenticato di chiedergli il nome.
Quando
comprarono dolci poi Jack e Cedric gli cedettero le loro figurine,
dato che le avevano già, e Michael pensò che
sarebbe stato scortese
non fare lo stesso, tanto più che sua madre non l'avrebbe
mai
saputo.
«Grazie!
Ora che ci penso tu come ti chiami?» domandò Rent.
«Michael.
E lui è Cedric. Sarà un Hufflepuff.»
rispose. Cedric lo guardò
stupito, «Beh, loro i sono presentati assieme, no?»
«Un
Hufflepuff? Forte!» commentò Rent e tutti ebbero
l'impressione che
l'avrebbe detto per qualsiasi casa, «Io vorrei essere un
Gryffindor,
credo. Ma anche Hufflepuff va bene.»
«Tutto
escluso Slytherin.» concordò Jack.
«Io
sarò uno Slytherin.» disse Michael, assottigliando
lo sguardo. I
due lo guardarono.
«Nah.
Mi hai offerto le figurine, non puoi esserlo.»
decretò Rent,
tornando a mangiare.
Michael
si voltò a guardare Cedric, che scoppiò a ridere
allegramente.
Stavano
ancora scendendo dal treno quando sbatterono contro una ragazza
più
grande.
«Scusa!»
dissero lui e Cedric, e lei scosse la testa con un sorriso.
«Ninfadora!
Il tuo baule!» chiamò una voce maschile dietro di
loro, e i suoi
capelli virarono sul rosso.
«NON
CHIAMARMI IN QUEL MODO!» urlò.
«Come
hai fatto?» domandò Michael, sconvolto, ignorando
i richiami di un
uomo altissimo che cercava le matricole.
«Cosa?
Ah, i capelli? Beh... è che sono una Hufflepuff. Gli
Hufflepuff sono
così.» rispose lei, sogghignando. Un ragazzo coi
capelli rossi
naturali e le lentiggini scosse la testa con aria rassegnata.
«PRIMO
ANNO!»
«Andiamo!»
disse Cedric, spingendolo via con sé.
«Tonks...
Perché?»
«Così,
mi andava.»
«Arcturus
Michael Stebbins.» chiamò la professoressa
McGonagall, e lui si
diresse con andatura fiera al Cappello Parlante, ignorando i mormorii
sul suo strano nome.
“Vediamo...
C'è il coraggio di seguire le proprie idee a discapito di
tutto, di
ribellarsi... sì, hai sicuramente molto fegato e un cuore
puro...
Gryffindor sembra la più adatta...”
Michael
spalancò gli occhi, agghiacciato. “No! Slytherin!
Slytherin!”
Il
Cappello rise: “Slytherin? Tu non hai nulla degli Slytherin,
non
hai ambizione e non ti importa del sangue, non hai sentito la mia
filastrocca?”
Sua
madre l'avrebbe ucciso davvero. Altro che coraggio di ribellarsi.
“Ti
prego, tutto ma non Gryffindor!” supplicò.
“Sei
proprio convinto, eh? Bontà di cuore,
lealtà...”
“Lealtà?
Hufflepuff allora! C'è un ragazzo simpatico
lì...”
E
poi magari avrebbe imparato a cambiare colore di capelli. Soprattutto
quello.
“Sei
proprio deciso? D'accordo, se nei sei certo...”
«HUFFLEPUFF!»
Michael
andò verso la tavola, accolto da applausi e pacche sulle
spalle.
Cedric quasi lo abbracciò dalla gioia.
«Hai
visto? Siamo insieme!»
Lui
azzardò un sorriso, mentre il Cappello gridava ancora una
volta il
nome della sua casa e Rent li raggiungeva allegramente. Poco dopo
arrivò anche Jack.
La
ragazza coi capelli che cambiavano colore rideva senza ritegno, per
chissà quale motivo.
«Scrivetemi
tutti!» ordinò Walter, «Vi voglio
sentire ogni giorno!»
«D'accordo,
d'accordo...» disse Cedric, divertito, per poi venire quasi
stritolato da Jack e Rent.
«Ciao!
Passate buone vacanze!»
«Sì,
scriviamoci!»
Poi
i signori Hopkins si avvicinarono e con loro un ragazzetto con i
capelli neri e gli occhi grigi imbronciatissimo.
«Sei
tornato, ma non ti renderò la camera.» fu la prima
cosa che disse.
«Ciao,
Wayne! Questo è mio fratello Wayne!» lo
presentò Walter, come se
fosse la cosa più preziosa del mondo.
«Gentile.»
mormorò Michael all'orecchio di Cedric, «E molto
espansivo.»
Cedric
rise, annuendo e salutando poi il compagno di stanza.
Michael
si guardò attorno nervosamente.
«Non
so se verranno a prendermi, sai?» ammise.
Cedric
smise di sorridere di colpo e fu come se avessero spento la luce.
«Cosa?»
«Mio
padre nell'ultima lettera mi ha detto che non era sicuro... A mia
madre è giunta voce che Rent è un... sai...
figlio di babbani e che
siamo amici.»
«Ti
accompagniamo noi.» decretò Cedric non lasciandolo
quasi finire,
«Se serve ti ospitiamo.»
«Cedric!»
esclamò un uomo, correndo da loro e abbracciando stretto
l'amico.
«Cedric?»
chiamò anche una donna, sorridendo radiosa.
Michael
fece un passo indietro, pronto a scappare, ma Cedric lo
artigliò con
una mano sul braccio.
«Mamma,
papà, questo è Michael.»
«Oh,
finalmente! Cedric parla sempre di te in tutte le sue
lettere!» lo
salutò lui, «Sono Amos Diggory!»
«È
un piacere.» disse anche la donna.
«Possiamo
aspettare qualche minuto? I genitori di Michael potrebbero non
riuscire a venire...» cominciò Cedric e il signor
Diggory annuì.
«Ma
certamente! Gli daremo un passaggio se necessario!»
Il
passaggio fu necessario e il signor Diggory si smaterializzò
con
entrambi sulla sua porta di casa; Cedric lo aveva aiutato a portare i
bauli.
«Grazie.»
mormorò, imbarazzato. Aveva dovuto spiegare in poche parole
il
perchè c'era stato bisogno di portarlo lì e il
signor Diggory aveva
subito capito chi fosse sua madre.
«Nessun
problema, scrivici per qualsiasi cosa. Gli amici di Cedric sono i
benvenuti.» disse lui, e Cedric annuì, dandogli un
colpetto sul
braccio.
«Mi
raccomando.» disse, serissimo, «Scrivimi sempre e
dimmi tutto.»
«Lo
farò. Grazie.»
«Non
dirlo neanche.»
«Come
ti chiami?»
«Michael
Stebbins.»
«Quando
imparerò le fatture ti verrò a cercare,
Stebbins.»
E
così la nanetta se ne andò, con un gran
svolazzare di capelli neri.
E dire che sembrava una bambolina.
La
sentirono insultare di nuovo il fratellino di Walter mentre faceva le
scale.
Cedric
e Michael si guardarono in faccia con la medesima espressione
sbalordita e scoppiarono a ridere, sganasciandosi letteralmente.
«Ma
cos'è? Non è sicuramente una femmina! E dire che
sembrava così
carina...» si lamentò Michael.
«Le
femmine fanno tutte paura.» ricordò loro un altro
del primo anno di
passaggio, tale Stephen.
«Ma
cos'hanno quelli del primo anno? Noi non eravamo
così!» osservò
Cedric, esterrefatto.
«Georgia
è forte però, molto più simpatica
delle nostre compagne.»
«Ti
dirò, a me anche quella piccoletta che fa paura piace,
è
divertente.»
«Oh,
dillo al fratello di Walter!»
Nevicava
fitto e Michael rabbrividì, fermo sul portone. Voleva essere
l'ultimo a salutare Cedric che tornava a casa per Natale.
«Eccoti
qui.» disse l'amico. Sembrava infelice, doveva essere per via
di
questa storia della camera dei segreti. «Ricordati che devi
scrivermi per qualsiasi cosa succeda.»
«Sì,
sì. Allora ci vediamo. Passa buone feste e mandami un bel
regalo
visto che ti ostini a non lasciarlo qui.»
«Lo
apriresti oggi stesso.»
«E
invece no!»
«E
invece sì.»
«No!»
Si
sorrisero e Cedric indugiò.
«Cosa
c'è, Ced?» domandò Michael, infilando
le mani in tasca. Aveva
scordato i guanti.
«Lo
sai che sei come un fratello per me, vero?» chiese l'altro
all'improvviso.
«E
questo che c'entra?» sbottò lui, mentre un fiotto
d'angoscia gli
invadeva il petto. Che gli prendeva ora?
«Ricordatelo.
Qualunque cosa succeda.»
«Signor
Diggory, stiamo aspettando lei!» lo chiamò la
professoressa, e
senza dire altro Cedric corse via.
«Allora,
hai chiesto?» domandò ansiosamente a Walter, che
annuì mestamente.
«Mio
padre dice che la signora Diggory ha una malattia rara... Se Cedric
l'avesse contratta sarebbe pericoloso per lui usare la magia e
dovrebbe lasciare Hogwarts. Anche lei non ha finito gli studi,
è una
cosa che peggiora crescendo...»
«NO!»
urlò Michael, «Cedric deve continuare! Ci
conosciamo da tre anni,
come ha potuto non dirmelo?»
«Forse
perchè non lo sapeva. Gliel'avranno detto ora che lo hanno
portato
al san Mungo per dei controlli... È una cosa che si
può controllare
solo quando si è adolescenti...»
«Ma
Cedric è il migliore tra noi, se avesse avuto problemi a
usare la
magia ce ne saremmo accorti...» protestò
fiocamente lui.
«Non
lo so, Mike, non lo so...» mormorò Walter,
prendendosi la testa tra
le mani.
Improvvisamente
sembrava esserci molto più freddo.
«Sto
bene.» disse Cedric, mentre arrivava da loro. Aveva le guance
arrossate e gli occhi lucidi per la foga, «Sto
bene!»
Michael
ruggì di gioia, abbracciandolo e facendo cadere entrambi
sulla neve.
Il
solo pensiero di non vederlo più tutti i giorni tra i
banchi, di non
copiare più i suoi temi, di non parlare con lui fino a notte
fonda
di ogni cosa lo aveva distrutto.
«Anche
tu sei mio fratello!»
«Anche
per me lo sei!» concordò Walter, arruffandogli i
capelli quando si
alzarono dalla neve.
«Come
anche tu.» rispose Cedric.
«Va
bene, ma io sono il tuo miglior fratello, no?»
«Oh,
Michael... Che rompipluffe!»
«Sei
solo geloso perché sono il suo preferito!»
«I
G.U.F.O.! Sono la cosa più orrenda che io abbia mai... Non
lo so
neanche io! Peggio di loro c'è solo mia madre!» si
lamentò
Michael.
Cedric
annuì tetramente, con la testa poggiata contro il tronco
dell'albero. Gli occhi erano rivolti al lago, o meglio, alle ragazze
davanti al lago.
«Quale?»
domandò Michael.
«Quale
cosa?»
«Quale
fissi?»
«Io
non... Cho Chang.»
«Lo
sapevo. Mi piace. Vai, dai. Vai a chiederle di uscire.»
«Che
cosa? No, io... Dobbiamo pensare agli esami ora.»
«Vigliacco.»
commentò Michael, stendendosi sull'erba.
«Perché,
tu alla Fawcett l'hai chiesto?» domandò Cedric,
seccato.
«Per
tua informazione ci siamo ba-cia-ti. E conto di fare di più
prima
della fine della scuola. Grazie dell'interessamento.»
«Baciati?»
ripeté Cedric, per poi sospirare e chiudere il libro che
teneva
sulle gambe.
«Cosa
fai?»
«Vado
a chiedere a Cho se le va di fare un giro.»
Michael
ghignò.
«Vai
e colpisci, amico!»
«Secondo
me tu potresti essere il Campione!» concluse Ernie, eccitato.
A
Cedric sembrava che tutti in sala comune lo stessero fissando.
«Ma
non... Forse.»
«Forse?»
ripeté Michael, «Tu devi mettere il tuo nome! Non
volevi rendere la
casa di Hufflepuff famosa? Questa è la tua
occasione!»
«La
casa... Oh. Come fai a ricordartelo?» rise Cedric.
«Io
ricordo tutto! Mi hai convinto tu a finire a Hufflepuff, ricordi? E
Tonks, ma quello è un altro discorso. Andiamo, partecipa!
Mal che
vada avrai tentato!» insistette lui.
«La
tua voglia di vedermi in pericolo è preoccupante.»
commentò
Cedric, scuotendo la testa.
«Come
se fosse davvero così pericoloso! E dai, provaci almeno!
Scrivi il
tuo nome!»
«E
sia.»
«E
sia?»
«Andiamo.»
Cedric si alzò, scuotendo via la polvere dal fondo dei
pantaloni,
«Datemi un pezzo di pergamena. Andiamo ora.»
«Così
si fa!» strillò Michael, e tutti cominciarono ad
acclamare il suo
nome, «Quando vincerai dì a tutti che ti ho
convinto io a
partecipare o ti ucciderò!»
«Voglio
entrare e parlare con Potter, tutto qui. Togliti di mezzo
ora.»
«No!
Dovete lasciarlo in pace! Dumbledore ha detto di non fargli domande e
comunque non ha fatto nulla di male!»
«Io
voglio sapere com'è morto il mio migliore amico!»
urlò lui,
«Voglio sapere se lui c'entra qualcosa!»
«Certo
che no! È stato Tu-Sai-Chi!» intervenne la
Granger, quasi in
lacrime. Weasley la guardò scioccato e così lui.
«Hermione...»
«Guardalo,
Ron!» disse lei, scuotendo violentemente i capelli crespi.
Weasley
effettivamente lo guardò, ma non si spostò dal
ritratto della
Signora Grassa.
«Scusami,
credevo fossi solo... curioso come gli altri.»
borbottò.
«Tu-Sai-Chi?»
bisbigliò Michael con un brivido gelido.
«Sono
sicuro che Dumbledore spiegherà tutto prima della nostra
partenza.
Domani c'è il banchetto, no? Aspetta solo un altro
giorno.» il tono
di Weasley si era fatto cauto.
«Io
voglio parlare con Potter adesso.»
ribatté lui, e non sapeva neanche perchè si fosse
impuntato su
questo, se voleva soltanto vedere in faccia l'ultima persona che
aveva visto Cedric o se sapeva che oltre a questo non aveva nulla da
fare se non tornare a chiudersi tra le tende del suo letto.
«No!»
ripeté Weasley e stavolta il suo fu un vero ruggito, mentre
allargava le braccia istintivamente come per impedirgli di sfondare
il ritratto, «Si dà il caso che Harry sia il mio
di
migliore amico
ed è distrutto anche lui! Non te lo lascerò
fare!»
«Ron...»
fece la Granger in un sussurro strozzato, ma restando dritta al suo
fianco e con la mano stretta intorno alla bacchetta.
E
Michael vide nella preoccupazione di Weasley la propria per Cedric
fino a qualche giorno prima, nella sua feroce protezione la stessa
amicizia che lo legava al fratello.
Una
persona che si era guadagnata degli amici così non poteva
aver fatto
male a nessuno.
Si
girò e tornò indietro, vuoto.
A
colazione Hannah quasi svenne controllando l'orario.
«Noi
del quinto anno stiamo per suicidarci, com'è il
vostro?» domandò
Justin, deglutendo forzatamente dopo aver dato un'occhiata al foglio
che Ernie reggeva con mani tremanti.
«Già...»
disse Wayne, che si era evidentemente ricordato di qualcosa, per poi
alzarsi e andarsene senza una parola.
Gli
altri lo guardarono allibiti.
«È
impazzito.»
commentò
Sally-Anne.
«Dicevamo...
Com'è l'orario del settimo?» si riprese Stephen.
«E
chi se ne importa.» rispose Michael, imburrando un toast.
Il
gelo calò sul tavolo.
«Beh,
vedi,» cominciò Walter dopo aver scambiato
un'occhiata con Quill
che sembrava terrorizzato, «Dopo il quinto potete scegliere
le
materie su cui specializzarvi, quindi a seconda di quello che si vuol
fare non sono molte le classi da seguire. Io per esempio voglio
occuparmi dei draghi quindi ho Cura Delle Creature Magiche,
Trasfigurazione, Incantesimi, Erbologia e Pozioni. Michael segue
soltanto Trasfigurazione, Incantesimi e Difesa Contro le Arti Oscure
e gli altri non ricordo. In effetti lui è quello messo
meglio.»
«Che
gioia.» commentò Michael, sarcastico.
«Gazzetta
del Profeta in arrivo.» annunciò Susan, nervosa.
Controllò il
giornale per bene mentre gli altri mangiavano, poi disse:
«Niente.
Non si parla più di Harry Potter o del preside.»
«Meglio
così.» commentò Georgia, arrivando in
quel momento, «Ero con
Charlotte e mi ha raccontato che alla torre Gryffindor accusano
Potter di essersi inventato tutto. Nessuno gli crede se non gli amici
stretti.»
«Io
ho visto un paio di Ravenclaw scappare da lui poco fa.» la
informò
Megan, sovrappensiero.
«Cosa
pensano allora, che lo abbia ammazzato lui
Cedric?» ringhiò Michael e tutti sobbalzarono,
«Potter non era
abbastanza forte, comunque, e poi Dumbledore perchè dovrebbe
mentire?»
«E
perché invece dovrebbe mentire il resto del mondo?»
Il
gruppo si voltò a guardare Quill, incredulo. Era rosso in
faccia ma
sembrava determinato.
«Perché
il resto del mondo è fatto di vigliacchi.» rispose
lui freddamente.
«E
se invece Potter se lo fosse inventato? Andiamo, potrebbe essere
stato chiunque, anche un Mangiamorte, sì, ma non certo
l'Os-Tu-Sai-Chi!
Magari è lui che è fissato, lo sappiamo tutti che
non è normale ed
è ossessionato, e quindi ha pensato fosse lui, ma
è impossibile!»
Quill
non aveva mai parlato tanto a lungo né tanto meno aveva
alzato la
voce con qualcuno, quella era la prima volta in assoluto e Stephen
era rimasto immobile con la forchetta a mezz'aria.
«Dì
un po'... Ieri non ce l'hai detto, in che casa ti voleva smistare il
Cappello Parlante? Hufflepuff sin dall'inizio?»
domandò Michael,
poggiandosi sullo schienale della sedia che stava facendo dondolare
su due gambe e guardandolo beffardo.
«Questo
non c'entra niente!» rispose lui, ormai paonazzo.
«Scommetto
Slytherin come i tuoi genitori. Questo spiega perché tu sia
così
restio ad accettare la realtà... o forse ti farebbe piacere
coprire
il suo ritorno?»
«Michael!»
esclamò Georgia, scandalizzata. Megan si era portata una
mano alle
labbra, gli altri non sapevano come reagire.
«Cedric
era anche mio amico!» urlò lui; anche i ragazzi
degli altri anni e
qualche Ravenclaw si erano voltati a guardare ora, e Justin
sospirò
di sollievo accorgendosi che il trio di Potter se n'era già
andato e
che Harry non avrebbe assistito almeno a questo. «Non stai
male solo
tu!» proseguì, alzandosi in piedi,
«Però io non gli credo! Non
vuol dire che io sia uno di loro, però non gli credo! Per me
è
pazzo e Dumbledore è dalla sua parte perchè
è troppo affezionato a
lui! Vuoi uccidermi perchè non la penso come te? Fallo! Ma
non
cambia il fatto che non mi fido di lui!»
«Oh,
immagino che tu stia soffrendo le pene dell'inferno.»
commentò
Michael imperturbabile, con un sorrisetto palesemente derisorio,
«Eri
così legato a lui, così importante nella sua
vita... Come in quella
di tutti del resto...»
«Michael,
basta.»
Stephen
reggeva la forchetta così forte che gli tremava la mano, ma
il suo
tono era fermo.
«Io
non gli credo.» ripeté Quill come se non lo avesse
sentito, «E tu
vuoi credergli soltanto perché così puoi anche
credere che sia
stato come essere lì vicino a Cedric anche alla fine solo
perché
sai com'è andata, ma la verità era che non c'eri.
Eri con noi.»
e fuggì via.
Michael
scattò in piedi lasciando cadere la sedia e Georgia
strillò,
afferrandogli il braccio che stava sollevando la bacchetta.
«Ti
prego, no!» urlò, e Megan si coprì gli
occhi con le mani, nella
testa la voce di sua madre che diceva le stesse parole e nelle
orecchie quella di Hannah che chiamava anche lei Michael e si
aggrappava alle sue spalle spaventata.
«Lasciami
andare!» ringhiò Michael, liberandosi con uno
strattone con
espressione tradita e disgustata, per poi lanciarsi verso il portone
a grandi falcate col mantello che svolazzava ai suoi passi.
Justin,
pallidissimo, si voltò verso gli amici del quarto,
altrettanto
pallidi e spaventati.
«Io...
Lui... Rowan, non seguirlo!» esclamò,
così allarmato che Rowan
tornò a sedersi mentre i compagni di dormitorio lo
convincevano che
era giusto così, preoccupati quanto Justin.
Megan
tra le lacrime incontrò gli occhi increduli di Lance, il
ragazzino
che le aveva scritto una lettera proprio quell'estate e che prima di
allora la guardava sempre come se fosse un vampiro assetato di
sangue. Ora non riuscivano a smettere di guardarsi, lui sicuramente
sconvolto dalle sue lacrime e lei che rivedeva in lui Cedric, nei
suoi lineamenti gentili e, come aveva notato nella sua lettera, nel
suo modo di fare dolce. Faceva male, e per questo era ancora
più
difficile smettere.
«Che
cosa diamine...»
La
voce di Wayne la riscosse.
Appena
tornato per mandare giù un boccone prima delle lezioni
trovava la
sedia di Michael rovesciata, l'amico e Quill spariti, tutti
silenziosi e bianchi in viso e Megan che piangeva.
«Michael
sta evidentemente pensando di adottare il cognome della madre e
cominciare a torturare la gente. Quill ha dato di matto
perchè non
crede a Potter.» rispose Walter, versandosi del
caffè, «E io dovrò
affrontare Trasfigurazione e Incantesimi con lui. I M.A.G.O. non
arriveranno mai troppo presto.»
«Ah.»
replicò semplicemente lui.
«Dove
diavolo eri?» domandò Stephen, fissandolo truce.
«A
chiedere alla professoressa se ero ancora in tempo per cambiare piano
di studio.»
«Spiegati.»
ordinò Walter, sorpreso.
«Non
voglio... Voglio fare il giornalista.» e lo disse con tale
determinazione che nessuno osò controbattere, dato che di
solito non
metteva molta passione nelle sue parole.
«Vuoi
scrivere la verità senza infangare i nomi altrui,
scommetto.» disse
Georgia, uscendo dallo stato di profonda prostrazione in cui era
caduta.
«Qualcosa
del genere, sì.»
Ora,
per quanto riguarda Cedric, dopotutto saranno successe cose
emozionanti anche a loro ai primi anni, sebbene io non ne parli
spesso, così come è per tutti.
Si
tornerà sui flashback vari anche nel prossimo capitolo
“lezioni,
punizioni e due ricordi”.
Rent
e Jack, i giganti per altezza e nel caso di Rent anche per grossezza,
erano
nanetti, come lo era Megan che comunque è rimasta piuttosto
bassa e
magra.
Michael
aveva già sentito da Ron ed Hermione che si trattava di
Tu-Sai-Chi,
ecco perché non ha reazioni eclatanti al banchetto, davanti
a
Dumbledore, sebbene non fosse convintissimo dato che erano solo le
parole di due “mocciosi”. Harry non ha mai saputo
niente degli
assalti ai suoi amici mentre stava rintanato nella torre Gryffindor.
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Capitolo 3 *** Lezioni, punizioni e due ricordi. ***
Lezioni,
punizioni e due ricordi.
Quando le lezioni
cominciarono fu subito chiaro a tutti
che quell'anno in Difesa non avrebbero combinato nulla.
Georgia era
indignata e ricopiava furiosamente brani del
libro, mentre Sally-Anne si rimirava appena poteva in uno specchietto
che teneva attaccato all'ultima pagina. Megan si era seduta accanto a
Justin, che inizialmente sembrava a disagio da morire ma che si era
rilassato notando che lei eseguiva compitamente gli ordini della
professoressa senza badare a nessuno. Hannah e Susan chiacchieravano
a bassa voce nel banco dietro al loro e Stephen leggeva tranquillo,
dato che Quill era ancora sconvolto e non faceva nulla. Ernie,
allontanato da Justin a causa di Megan, finì col sedersi
accanto a
un Ravenclaw di nome Michael Corner.
Quando la
professoressa Umbridge uscì dall'aula scoppiò
il caos: Hannah ed Ernie sembravano disperati.
«Non
passeremo mai i G.U.F.O.!» si lamentarono. I
Ravenclaw erano tutti d'accordo: soltanto un ragazzo, Kevin
Entwhistle, sembrava sollevato. Era l'unico Ravenclaw a cui non
importava nulla dei voti, motivo per cui i suoi compagni di casa non
si capacitavano di averlo tra loro.
«Una
materia in meno su cui ammazzarsi.» fu il suo
unico commento.
«Adesso
abbiamo Pozioni.» gemette Georgia, voltandosi
e cercando Megan che riponeva le sue cose in silenzio, «La
rospa è
terribile, vero?»
«Un
professore come gli altri.» rispose lei, spenta.
Varie occhiate tra i compagni seguirono la sua affermazione.
«Era
l'amica più stretta di Cedric.»
sussurrò una
Ravenclaw.
«Forse
stavano assieme?» bisbigliò un'altra.
«No,
lui stava con Cho!»
«Forse
l'amava lo stesso!»
«Chiudete
la bocca.» ringhiò Hannah a voce ben alta,
nonostante di solito fosse più che gentile con tutti. Le
ragazze la
guardarono inorridite e si affrettarono ad uscire.
Ernie e Justin
avevano le medesime espressioni
incredule, ma Megan non disse una parola.
Si
rese conto che non poteva andare avanti così quando
scoppiò in
lacrime all'ora di Pozioni, sconcertando persino Snape. Non che a lui
importasse di lei, era una Hufflepuff e in quanto tale invisibile,
anche se era la migliore del suo anno in Pozioni, se si escludeva la
Granger che comunque in quanto Gryffindor veniva calcolata meno di
lei; però da quando al secondo anno il professore aveva
avuto un
assaggio del suo carattere - quando
Terry Boot incautamente aveva osato chiedere a Snape qualcosa sulla
camera dei segreti pensando che Potter fosse l'erede di Slytherin e
lei aveva dichiarato che “quell'incapace di Potter?
Figuriamoci!”
-, tutti avevano avuto la sensazione che fosse salita la sua
considerazione per lei, a cominciare dai dieci punti dati per la sua
pozione perfetta invece che i soliti cinque.
Per questo quando
lui le aveva detto: «Dovrebbe essere
più scura.» riferendosi al colore grigio della sua
pozione e lei
aveva cominciato a piangere, Snape palesemente a disagio aveva
aggiunto: «Non serve a nulla piangere, fai tre giri in senso
orario.» e si era allontanato in tutta fretta.
«Riempite
un'ampolla con un campione, etichettatela e
portatela alla mia scrivania per la verifica.»
Megan si
affrettò a farlo dopo aver sistemato la
pozione che aveva assunto il dovuto colore argentato; prima di lei
giunse Susan, che prese la sua A senza fiatare, si assicurò
per un
momento che Megan non stesse guardando e sussurrò:
«Non si è
ripresa dalla morte di Cedric, erano migliori amici.»
Ovviamente Snape
inarcò le sopracciglia, facendole
intendere che se non aveva chiesto era perchè non gli
importava e
Susan fuggì, il coraggioso istinto di fare volontariato
svanito nel
nulla.
Megan porse la
sua ampolla aspettandosi una A,
nonostante avesse sbagliato solo un giro, o peggio. Incontrò
lo
sguardo del professore e si sforzò di non essere supplice;
si chiese
se lui avesse mai perso un amico veramente caro, uno per cui avrebbe
dato tutto, e Snape distolse di scatto gli occhi, borbottando:
«Una
“E” che dovrai confermare, Jones. Ora
sparisci.»
Lei si
affrettò ad ubbidire, svoltando e dirigendosi
direttamente in infermeria.
Prima di pranzo
restava un'ora e mezza di Divinazione e
aveva mezzora di tempo per convincere madama Pomfrey,
«La
prego, deve darmi qualcosa! Se continuo a piangere
mi faranno rinchiudere al san Mungo! Ho pianto persino all'ora di
Pozioni con il professor Snape!» supplicò.
L'infermiera sembrava
irremovibile.
«È
meglio fuori che dentro. Piangere è una valvola di
sfogo importante.»
«Ma nel
mio caso non mi sfogo, piango per via dei
nervi, persino degli ormoni! La prego, sono sicura che esiste
qualcosa! Non posso continuare così, vorrei andare avanti ma
mi
accorgo di piangere e mi dispero di nuovo per questo, invece che il
contrario! La notte mi sveglio a ogni ora!»
«Per il
sonno posso darti qualcosa, naturalmente. Ma
per il pianto...»
«È
un pianto nervoso, non è naturale! La supplico,
non mi lasci così!» la pregò, ed
effettivamente gli occhi le si
inumidirono. Madama Pomfrey sbuffò, arresa.
«E va
bene, un minuto...»
Più
sicura di sé si diresse a Divinazione e prese
posto accanto a Stephen. Quill la guardò pieno di sospetto,
sicuro
che lei fosse dalla parte di Michael, ma lei lo ignorò. Non
tanto
per Michael che non si sentiva di biasimare, ma perchè
avevano idee
molto diverse e considerava quasi un tradimento verso Cedric non
credere al ritorno di Tu-Sai-Chi, quindi non voleva neanche vederlo.
«Tu
cosa sogni?» domandò Stephen, annoiato.
Megan lo
guardò allarmata, già dimentica del compito
assegnato.
«Meglio
se tu mi dici il tuo.»
«Ho
sognato che un verme mi mangiava la faccia.» buttò
lì lui.
Dal tavolo
davanti al loro Goldstein e Boot si
voltarono a guardarlo.
«Hai
sognato... Davvero?» pigolò lei.
«Sì.
Sono sogni, no? Cosa significherà?»
«Che
devi smettere con Cura delle Creature Magiche.»
suggerì Ernie dal tavolo dietro al loro.
«Che ti
troverai una ragazza a breve che bacerà
malissimo.» ipotizzò lei. Stephen la
guardò allarmato.
«Non
potresti cercare nel libro invece che portare
sfortuna?»
«Sì,
ora vado alla voce “vermi succhiafaccia”.»
«Non
sei divertente. Prova a dirmi uno dei tuoi sogni
allora, uno che ricordi...»
Megan
cercò di tornare indietro all'ultimo sogno
normale che aveva fatto.
«Ho
sognato che andavo a specchiarmi e nel riflesso non
vedevo me stessa, ma una ragazza bionda e scura di carnagione,
praticamente il mio opposto. Allora toccavo lo specchio per capire se
ero proprio io e finivo dall'altra parte, e scoprivo che il mondo era
tutto grigio e rosso. Allora mi saliva l'angoscia e cominciavo a
correre a casaccio, finché non mi accorgevano che mi stavano
inseguendo degli inferi. Allora mi accorgevo di avere la mazza da
battitrice con me e cominciavo a colpirli tutti, spappolandogli la
testa e schizzando sangue ovunque. A quel punto mi accorgevo che
tutto il rosso che vedevo in quel mondo era sangue e che ero
già
stata lì molte volte anche se non me lo ricordavo prima di
quel
momento.»
Tutta la classe
si era voltata ad ascoltarla basita.
«Finisce
così?» domandò Stephen con voce flebile.
«No,
poi mi ritrovavo a Hogwarts e cominciavo a
prendere tutti a mazzate. Finisce così.»
Ci fu un rumore
stridulo di sedie che si spostavano e
tutti presero le distanze. Justin e Quill erano così pallidi
che
sembrava sul punto di svenire, Ernie si era nascosto la faccia tra le
mani e Hannah rideva senza ritegno: le era mancato quel lato di
Megan, il motivo per cui tutti la trovavano più inquietante
di
Millicent Bulstrode.
«Non
dovremmo cercare il significato, ora?»
La sera, a cena,
Charlotte si sedette al loro tavolo per
raccontare le ultime dei Gryffindor.
Pareva che Harry
avesse contestato la Umbridge e avesse
ribadito che Tu-Sai-Chi aveva eliminato Cedric e affermato che
avrebbero avuto bisogno di lezioni di Difesa serie.
«Sarà...
Ma io non ho minimamente voglia di lottare.»
mormorò Megan. Susan la guardò sorpresa.
«Tu,
più di tutti, ho pensato che avresti voluto
vendetta.»
«Sì
e no. Non ho voglia di nulla.» ammise lei,
tagliando la propria carne. Wayne inarcò le sopracciglia
mentre
fissava il proprio piatto e non disse nulla.
«Noi la
Umbridge la conosceremo dopodomani.» li
informò Rent, «Sarà orribile.»
«Oh,
no, sarà divertente.» lo corresse Michael, con
una smorfia di arrogante divertimento in viso,
«Affinerò le mie
tecniche di attacco.»
«Ma se
hanno appena detto che è solo teoria!»
«Intendevo
che la schianterò a prescindere.»
«Sta
scherzando, vero?» domandò Ernie, inquieto.
«Dov'è
lo Slytherin in incognito?» domandò Michael,
alzando un po' la voce. Anche gli altri studenti lo sentirono e si
guardarono attorno confusi.
«Non
parlare così di lui.» disse quietamente Stephen.
«Io
parlo come mi pare.» ribatté lui in tono di
sfida. Gli altri trattennero il fiato e Stephen mise giù il
coltello.
«Me ne
sono accorto.» constatò.
«Cerchi
di non darmi soddisfazione? Non ne trarrei
comunque, non disturbarti.» replicò Michael,
incupendosi, «Ma
vorrei davvero sapere dov'è. Non mi fido se non ce l'ho
sotto gli
occhi.»
«È
un tuo amico.» gli ricordò Walter.
«Non ho
amici.»
«Maestro.»
tentò Rowan, usando il vecchio nomignolo
che gli aveva affibbiato da quando lui era al primo anno e Michael al
quarto, e che dopo aveva continuato a usare per divertimento di
entrambi.
«Oh,
no, qui è chiuso per ferie. Va' a giocare con gli
altri, non c'è nessun “maestro” qui. Mi
sono stancato delle
bambinate.» il tono di Michael era gelido, mentre si alzava,
«Mi è
passata la fame. Con permesso.» disse ironicamente, lasciando
il
tavolo. Rowan era arrossito e stavolta pareva indispettito; non
sarebbe passato molto prima che lo mandasse al diavolo, Wayne se lo
sentiva.
«Dovrei
provare a parlarci...» mormorò Georgia.
«Così
ti stende. Lascialo stare.» tagliò corto
Walter, nervoso, tornando a mangiare.
In
realtà le giornate non furono lente come si
aspettavano, era come se stessero riprendendo il ritmo di Hogwarts e
stare a lezione o in compagnia li distraeva. Alle selezioni Jack fu
scelto come nuovo cercatore e Megan fu confermata battitrice,
ritrovando una piccola valvola di sfogo nel colpire bolidi e cercare
di fracassare le teste altrui.
Wayne, di solito
puntuale nello studio e senza alcun
problema, rinviava senza ritegno al fantomatico “giorno
dopo”
qualunque cosa, presentandosi più di una volta senza aver
fatto
neppure i compiti.
Per quanto
riguardava Michael la situazione era,
ovviamente, peggiore.
«E mi
dica, oltre a questo ridicolo corso cosa faremo,
lavori a maglia?» aveva chiesto alla Umbridge alla fine di
settembre, «Credo sarebbe più utile, perlomeno ci
potremo fare le
sciarpe da soli.»
«Punizione,
signor Stebbins! Ancora una volta si è
mostrato irrispettoso!»
«Grazie
per aver specificato. Ora, mi dica, porto io la
lana o lei? Non mi fido molto dei suoi gusti a giudicare
dall'obbrobrio rosa che indossa...»
«Signor
Stebbins!»
«Oltretutto
il rosa non è il suo colore, la fa
sembrare un gigantesco bonbon mentre il suo viso resta...
anfibio.»
«STEBBINS!»
La classe,
silenziosa nell'attesa delle solite uscite
con cui il ragazzo quell'anno dava il tormento alla Umbridge, non
trattenne più risolini e occhiate di sottecchi. Non che i
gemelli si
fossero trattenuti, loro ridevano apertamente.
Michael,
braccia conserte, testa alta, ghigno malizioso e sedia che dondolava
sulle gambe posteriori, non parve minimamente preoccupato.
«La
voglio nel mio ufficio subito dopo la lezione. E
ora fuori.» ringhiò la professoressa, oltraggiata.
Poi si riscosse,
schiarendosi la gola con due colpetti di tosse, «Esca dalla
mia
aula.» invitò, con un tono velenosamente gentile.
Michael
esibì un gran sorriso: «Grazie!» e
alzatosi
di scatto prese la borsa, lasciando il libro che non aveva neppure
aperto sul banco. Walter si prese la testa tra le mani, per nulla
divertito, mentre Rent lo seguiva con occhi allarmati e Jack
sospirava con la testa rivolta alla finestra.
«E
dieci punti in meno a testa per i signori Weasley,
che trovano tutto questo molto divert-Chi ha messo questa roba sulla
mia sedia? TRENTA PUNTI IN MENO A GRYFFINDOR!»
Quando quella
sera tornò in sala comune Michael non
ebbe la forza di scendere a cena, la mano gli faceva troppo male. La
Umbridge a volte, a seconda di quanto si spingeva oltre, invece che
dargli una normale punizione come gli altri professori gli metteva in
mano una penna stregata che scriveva col suo sangue, e ora aveva
anche lui una cicatrice alla Potter.
Certo, molto meno
suggestiva con quel suo “devo
portare rispetto” marchiato dal polso in poi.
Comunque dopo
tante volte ormai cominciava a non
chiudersi in fretta e si sporcava di sangue, quindi doveva trovare
una soluzione per nascondere il tutto; avrebbe dovuto chiedere ai
gemelli come facevano.
Walter,
rientrando, gli lanciò il libro di Difesa che
gli sbatté sul petto e marciò in camera propria
senza una parola.
Wayne si fermò per un momento, sorpreso, ma poi
andò ai dormitori
senza fare domande, tornato al suo solito atteggiamento.
Georgia lo
salutò quasi intimorita, aspettandosi una
rispostaccia delle sue, ma Michael la salutò con un cenno
del capo e
non accennò a insultarla. Rincuorata prese posto accanto a
lui per
poter fare i compiti. Megan si sedette nella terza poltrona.
«Come
mai ti ha lanciato il libro?»
«È
arrabbiato perchè mi sto giocando i M.A.G.O.»
Georgia
trasalì, «Come sarebbe?»
«Scoccio
la Umbridge.» rispose, infilando la mano in
tasca, «E non studio. Figurati se mi importa, sono tornato a
Hogwarts solo perchè non sapevo dove andare. E tu, Megan?
Nessun
casino con la rospa rosa?»
Megan
sospirò, «Non ne ho voglia. Non mi importa,
neanche io faccio molta attenzione alle lezioni...»
«Finirete
col farvi bocciare entrambi.» predisse
tetramente l'altra.
«Georgia,
non penserai che mi importi?» le fece notare
ironicamente Michael.
Lei lo
guardò per un momento, poi si alzò e corse al
proprio dormitorio.
Stavolta c'era
rimasta molto, molto male. Non l'aveva
più chiamata “Georgie” come aveva fatto
negli ultimi cinque
anni, era come se non fossero mai stati vicini, come se fosse uno
sconosciuto che la degnava giusto di maggiore gentilezza rispetto a
quella che elargiva agli altri, ma giusto per educazione. Era come
se, morto Cedric, lui non fosse più in grado di voler loro
bene.
Anche lei era a
pezzi come tutti ma il suo amore per gli
altri non era cambiato, anzi, ne aveva bisogno più di prima.
Aveva
bisogno di Michael soprattutto, lui era l'unico a cui era riuscito a
pensare quell'estate per avere un po' di conforto, esclusa la
preoccupazione per la sua sparizione.
Gettandosi sul
proprio letto, in lacrime, si rese conto
che anche il suo unico sole rimasto in quel buio opprimente si era
congelato.
Sally-Anne,
Hannah e Susan si scambiarono uno sguardo di
comprensione silenziosa, poi Sally, con grande stupore delle altre,
fu la prima a sedersi accanto a lei.
In sala comune
intanto Michael era rimasto impietrito.
Non riusciva a capire se davvero Georgia fosse sul punto di piangere
o fosse stata una sua impressione.
«Che ho
detto?» domandò a Megan, che scosse la testa.
«E io
che diavolo ne so? Più che altro avevi uno
sguardo da Malfoy.»
Era una risposta
degna di lei, senza dubbio, in qualche
modo anche rassicurante.
«Piangi
molto meno.» notò in quel momento, decidendo
di rinviare l'argomento Georgia.
«Pozione.»
«Pozione?»
«Madama
Pomfrey. L'ho supplicata settimane fa perchè
non riuscivo a smettere. Ne prendo anche una per smettere di avere
incubi.»
«Anche
tu hai gli incubi ogni notte?»
«Li
avevo. Anche se vale solo per la notte, appunto. Se
mi addormento durante la giornata, per colpa della pozione per
calmarmi, allora li ho di nuovo. Che hai fatto alla mano? La tieni in
tasca da un'ora.»
«Oh.»
Michael la tirò fuori, sentendosi a suo agio
con Megan. Lei, a differenza degli altri, non sembrava voler fare
finta di niente o comunque non ci riusciva. Era più facile
comunicare con lei, mentre non sopportava la finta allegria di Jack e
Rent o il tirare avanti di Stephen, Walter e Wayne come se Cedric non
fosse mai esistito. Georgia era un caso a parte, lei era visibilmente
triste anche se non così plateale come loro.
«Devo
portare rispetto.»
lesse Megan, «Di classe. Me lo farò tatuare anche
io.»
«È
la punizione della Umbridge. Tu scrivi su un foglio
la frase e la penna ti taglia e prende il tuo sangue per
farlo.»
«E tu
continui ad andare in punizione? Sei masochista?»
domandò lei, stanca ma con una nota appena combattiva nella
voce.
«Credo
di sì.» ammise candidamente lui, «In
quei
momenti almeno non penso, preferisco il dolore fisico. Mi
distrae.»
Lei
sgranò gli occhi: «Davvero? Funziona
così?»
«Ehm...
Non era un suggerimento.» cercò di rimediare
Michael, anche perché non era il dolore quanto il
focalizzare i suoi
pensieri su possibili morti atroci per la Umbridge, mentre farsi male
era uno schifo, quando un Hufflepuff del quarto anno, quello
dall'accento francese che Megan aveva sempre giudicato snob per
questo ma su cui si era in parte ricreduta, si avvicinò a
loro.
«Sc'è
una
Ravonclaw
fuori dal ritratto che ti aspotta.»
«A
me?» chiese Michael, alzandosi subito, «Torno tra
poco.»
«Va
bene. Ehi, tu.» chiamò Megan. Il ragazzo la
guardò allarmato.
«Io?»
«Com'è
che ti chiami?»
«Sheldon.»
rispose, stupefatto perché si conoscevano
da quattro anni.
«Va
bene. Puoi andare.» concesse, poggiando la testa
contro la poltrona per riposare. Sheldon non se lo fece ripetere,
allontanandosi di fretta e voltandosi soltanto una volta come per
controllare che non lo seguisse.
Michael fuori dal
ritratto si ritrovò davanti Sandy, la
sua ex fidanzata, con cui era stato insieme dai G.U.F.O. a
metà anno
scolastico successivo dopo uno strenuo corteggiamento da parte di
lui. E si erano lasciati perché lei, gelosa di Georgia e
disgustata
dalle stranezze di Megan, Wayne e Stephen, gli aveva chiesto di
scegliere tra lei e i suoi amici. Naturale che Michael, per sua
natura, avesse scelto questi ultimi.
«Ma
guarda chi si vede, ciao, cara.» la salutò
vistosamente beffardo.
Sandy si
irrigidì.
«Ciao,
Michael. Scusa per l'ora.»
«Figurati,
mi dispiace vederti a qualsiasi ora.»
ribatté lui, incrociando le braccia ostile,
«Quindi?»
Sandy
abbassò lo sguardo, «Volevo dirti che,
nonostante il modo in cui le cose sono finite tra noi, mi dispiace
molto per te.»
Michael rise, un
suono terrificante nella sua
desolazione e rabbia, «Sei venuta a mostrarmi
pietà per sentirti
meglio? Non sei felice? Le fila dei miei amici si sono sfoltite e
quelli più bizzarri ora che sono a lutto si comportano come
persone
normali, o quasi. Non c'è bisogno che ti fingi dispiaciuta
dall'alto
del tuo piedistallo.»
Sandy lo
guardò inorridita, «Non è
così! Come puoi
pensare che io sia tanto crudele?»
«Ah,
quindi è proprio per pena. Ma sai, io con-»
Lei lo
interruppe: «Non è per pena! Mi dispiace per
te! Anche se ci siamo lasciati io ti voglio bene!»
«Questo
è quello che ti ripeti la notte per sistemare
la coscienza? Ti senti male all'idea di avermi praticamente costretto
a mollarti e distrutto negli ultimi due mesi in cui potevo godere
della presenza di mio fratello? O di non esserci stata dopo a fare
l'infermierina per riscuotere ammirazione e comprensione dagli
altri?»
«Sei
impazzito, Michael?» gli occhi di lei saettarono
di rabbia, «Io non lo faccio per notorietà, e tu
ti comporti in
modo orribile! Non sembri più tu! Lo so che stai male ma non
sei né
il primo né l'ultimo-»
Fu lei ad essere
interrotta stavolta, da un'altra risata
gelida: «Oh, questo mi è di conforto. Senza
contare che mi importa
veramente moltissimo di come reagiscono gli altri, sì!
Senti, perché
non ci dimentichiamo questa umiliante e fastidiosa chiacchierata e ci
rivediamo, per esempio, mai più? Tanto sono
orribile.»
«Non ho
detto che sei orribile, ho detto che ti
comporti in modo orribile e proprio per questo non ti riconosco
più.»
sussurrò lei, disorientata dalla sua rabbia. L'aveva
già visto a
lezione ma non si era mai trovata al centro dei suoi impeti di furia.
«Non mi
riconosci più perchè non sono più quel
ragazzo. E, per la cronaca, risparmiati le stronzate sul “ti
voglio
bene”. Io me ne sbatto di te.» concluse, lapidario,
prima di
rientrare in sala comune.
Megan lo aveva
aspettato, acciambellata sulla poltrona
come un gatto.
«Sveglia,
tu. Devi prendere la pozione, se non ho
capito male.» la chiamò, e Megan si riscosse dal
torpore.
«Grazie,
sì. Chi era?»
«Sandy
Fawcett.» rispose lui, ilare.
«E che
voleva?» sarebbe stata più sboccata di solito,
lo sapevano entrambi, ma anche lei non era più la stessa.
Lui si
sedette per terra, accanto alle sue gambe.
«Liberarsi
la coscienza. Non lo so.» poggiò la testa
contro un suo ginocchio, prendendosi la prima vera confidenza della
sua vita con lei, «Non ti dà fastidio che gli
altri facciano finta
di nulla? Non è come dimenticarsi di lui?»
Megan si prese un
momento per pensarci.
«Io...
non credo sia possibile dimenticarsi di lui.»
rispose lentamente, «Credo che facciano ciò che
lui vorrebbe. Solo
che noi due non ci riusciamo, tu troppo vicino e io troppo delicata,
per quanto odi ammetterlo.»
«Come
fai a dire che è quello che lui vorrebbe?
L'hanno ammazzato!» sbottò lui rabbioso, e Megan
sobbalzò,
mordendosi le labbra per non piangere. Pozione o no aveva ancora la
possibilità di stare male come una persona normale,
esplosioni di
nervi a parte.
«Lo so.
Lo so. Non è a me che lo devi dire.»
«Sì,
scusa. Tu sei esattamente come me. Mi trovo bene
solo con te, ormai. Non li capisco, non capisco come facciano... E da
una parte vorrei tornare anche io come prima per non vedere
più la
faccia delusa di Georgia... dall'altra però non voglio,
voglio
restare così. È più...»
«Facile.»
completò per lui Megan, «Non è solo
mancanza di voglia di
sorridere, semplicemente non mi viene un minimo di sentimento che mi
spinga a farlo.» lo guardò, «Non ci
viene.» si corresse.
«Vorrei
spaccare tutto. Vorrei davvero, davvero
spaccare tutto. Quest'estate ho litigato con chiunque mi capitasse a
tiro, ho cercato in ogni modo di... Niente. Niente mi dà
sollievo,
ripenso comunque in ogni momento a lui. Ogni cosa mi ricorda qualcosa
che lui ha detto o fatto. Abbiamo vissuto appiccicati per sei anni e
conoscevo tutto di lui, non serviva neppure parlare, e anche andare
in un luogo in cui non era mai stato è risultato inutile. Se
guardo
il cielo penso a lui sulla scopa, se guardo una lattina vedo il suo
viso allegro mentre beve seduto con me sulle scale di casa sua.
È
come avere un fantasma dietro, solo che se fosse un fantasma sarebbe
bello, così invece è solo un ricordo e non resta
altro che questo,
ed è orribile perchè invece che sei anni sarebbe
dovuto essere per
sempre.» prese fiato, e mormorò: «Ed
è orribile perchè questo so
per certo che lui non lo vorrebbe, buono com'era, ma vorrei tanto che
fosse morto Potter. Anche solo al primo anno. Così almeno
saremmo
stati tutti bene e in pace. Che sia colpa sua o meno volevano lui e
hanno ucciso chi si trovava lì al momento sbagliato, ne sono
certo.
Se solo fosse morto Potter... Diamine, quanto lo odio. E mi fa pure
pena! Lo odio ancora di più perchè solo a
guardarlo in faccia uno
capisce che c'è solo da aver pietà!»
Megan
annuì, accarezzandogli distrattamente i capelli,
«Io a Potter non ci penso, ma per il resto mi sento
esattamente come
te. È che Potter... penso che lui non ha praticamente
conosciuti i
genitori e poi penso a come mi sento io, a quanto vorrei che mia
madre fosse viva e che mio padre si comportasse da padre, una
famiglia normale insomma, e anche questo tu puoi capirlo, e allora mi
rendo conto che sta peggio di me, perché io avevo almeno i
nonni e
perché non ho passato neanche un quarto di quello che deve
aver
vissuto lui, con tutto quello che succede ogni anno.»
«I
genitori non li ricordava però, e non ha perso il
suo migliore amico, non ha perso l'unico che rappresentava una
famiglia.» obbiettò lui con voce fioca.
«Non lo
sappiamo... Non sappiamo quasi nulla della sua
vita.»
«Merlino...
Il ruolo della diplomatica non ti si
addice, sembra assurdo sentire la tua voce dire certe parole da...
Georgia o da Wayne.» cercò di sdrammatizzare lui,
incapace di
parlare ancora di questo.
«Lo
so.» sbuffò lei, «L'ho notato dalle
occhiate di
tutti che sembra strano.»
«Ho
promesso che mi sarei preso cura di te e di
Georgia, non importa se stavo solo scherzando. Questa è
l'unica cosa
che so che lui vorrebbe.» disse lui, «Se ti accorgi
che non lo sto
facendo, bloccami. E per favore, cerca di scoprire cos'ha
Georgia.»
«Forse
è solo preoccupata per te.» suggerì
lei. Un
fiotto di riconoscenza le stava scaldando il cuore. Aveva qualcuno
che si sarebbe occupato di lei e che poteva capire appieno il suo
dolore, ed era bello.
«Non
voglio che si preoccupi, tanto non può farci
nulla.»
«Non
credo sia un'argomentazione valida per
tranquillizzarla.» obbiettò lei, sbadigliando.
«Dai,
torniamocene in camera.» disse Michael,
alzandosi e porgendole una mano perchè si tirasse su anche
lei. «Non
dire a nessuno della mia mano.»
«A
breve si noterà. Metti dei guanti. Tanto hai le
scarpe di pelle di drago, tutti si aspettano che sotto il mantello tu
nasconda vestiti stile “Sorelle Stravagarie”,
quindi il guanto ci
sta.»
Sorprendendo
anche se stesso riuscì a concederle un
piccolo sorriso, «Lo farò, almeno quando la
McGonagall non è nei
dintorni. Tu cerca di studiare, non seguire il mio esempio. I
G.U.F.O. sono stressanti, ricordo che ai miei tempi Patricia Stimpson
piangeva e sveniva di continuo.»
Patricia
crollò a terra come un sacco, scatenando parecchi strilli
isterici.
Fred e George scuotevano la testa con rassegnazione, bloccati sulla
porta mentre le compagne della ragazza cercavano di farla riprendere
con scarso successo.
Cedric
diede un'occhiata preoccupata alla ragazza ma Michael lo
dirottò
avanti, aiutato da Jack e Rent che lo spingevano alle spalle.
«Sviene
sempre. Lascia stare. Allora, l'ultima uscita a Hogsmeade la facciamo
assieme come ai vecchi tempi?»
«Quali
vecchi tempi?» domandò Walter, perplesso.
«Si
fa per dire!» esclamò Michael allegramente,
distogliendo
l'attenzione al passaggio di tre Ravenclaw, Sandy Fawcett, Marietta
Edgecombe e Cho Chang. Michael ovviamente sfoderò un sorriso
smagliante, «Fawcett! Sempre più bella!»
La
ragazza ridacchiò, scuotendo i capelli biondi, e Michael la
guardò
rapito. Cedric rise alle sue spalle, facendolo voltare per lanciargli
un'occhiataccia, e così lui notò un fugace
scambio di sguardi tra
l'amico e la Chang, concluso con lei che chinava la testa e si
allontanava di fretta insieme all'altra e Cedric che arrossiva.
Jack
e Rent dovettero spingerli di nuovo perchè si riscuotessero,
l'uno
perso in chissà quali pensieri e l'altro deliziato dalla
nuova
scoperta.
Decise
comunque di non infierire in mezzo al corridoio e si dedicò
a uno
dei suoi passatempi preferiti: declamare i suoi pensieri.
«Quella
ragazza, la vedi quella ragazza? Diventerà la mia
ragazza.»
decretò.
«Lo
sappiamo, Mike.» disse Walter pazientemente.
«È
dal terzo anno che lo dici.» aggiunse Jack.
«È
dal terzo anno che le vai dietro con scarso successo.»
precisò
Rent.
«Summerby,
vaffanculo.» rise lui, «È solo che mi
sono preso un po' di tempo
per godermela anche con le altre. Se non lo avessi notato ho un
discreto successo con le donne.»
«Cosa
che non smette mai di disgustarmi, idiota come sei.»
«Ciao,
Megan!» la salutò lui senza abbandonare la
consueta energia neanche
dopo la sua intromissione, «Tu invece sei sempre
più dolce!»
«Muori.
A che lezione state andando, Cedric?»
«Difesa
con i Ravenclaw.»
«Ah,
il professor Lupin.» il tono di Megan si era fatto
più gentile.
«È
il miglior insegnanti che abbiamo da secoli.»
commentò Georgia. Era
strano, ma quelle due parlavano sempre nelle stesse discussioni senza
però rivolgersi mai direttamente l'una all'altra, e si
conoscevano
da tre anni. Michael era un po' spaventato all'idea di cosa sarebbe
accaduto quando per caso, un giorno, si sarebbero rivolte la parola.
«Concordo.
Voi che lezione avete?» domandò cortesemente
Cedric.
«Pozioni.»
rispose Megan con un gran sorriso.
«L'unica
ragazza a cui piace Snape.» commentò una Hannah
arruffata di
passaggio.
«Che
ha fatto ai capelli?» domandò Michael, sconcertato.
«Noi
tornavamo da Cura delle Creature Magiche.» spiegò
Georgia.
«Ora
che parliamo di creature mi vieni in mente tu, Stebbins. Non ti
dovevo un calcio?»
«Ne
faccio volentieri a meno, gra-Ah!» strillò,
colpito ferocemente a
una gamba.
«Megan.»
la riprese Cedric, soffocando una risata che gli valse gli insulti
dell'amico.
«Che
c'è? Io non voglio passare per una che non mantiene la
parola.»
rispose lei, e girò i tacchi per cambiare corridoio. Georgia
diede
una pacca sulla spalla di Michael che zoppicava e la seguì a
debita
distanza. Un gruppo di ragazzini del secondo fermi a parlare si
scostarono come se Megan fosse infetta e poi fuggirono da tutte le
parti.
«Quella
è una creatura, non io!» protestò
Michael. Cedric scoppiò di
nuovo a ridere, ancora un po' rosso sulle guance, e gli diede anche
lui una forte pacca sulla schiena.
«Ti sei
appena ricordato tutto, come dicevi prima,
vero?» sussurrò Megan, ferma vicino alla porta.
Michael annuì.
«Ho
ricordato anche un tuo calcio. Anche se non era
neanche lontanamente doloroso come il pugno che hai tirato alla
Parkinson il mese dopo.»
«Zitto,
è una fortuna che i professori non se ne siano
accorti, nel caos che c'era al tavolo degli insegnanti.»
ribatté
lei. «Beh, buonanotte. È stato... carino parlare
con te, Michael.»
«Stranamente
anche per me.» disse lui, con una nota di
ironia nella voce. Non era gentile ma neppure minaccioso.
«Buonanotte.»
E anche lui si
diresse al proprio dormitorio, con
i pensieri che inevitabilmente scivolavano a Georgia e poi di nuovo a
Cedric e alla fine del loro quinto anno.
«Non
è meraviglioso aver finito con gli esami? La mia prima
colazione
senza rischiare di soffocare.» disse Walter, sorridendo
felice.
«Sì,
la felicità appesta l'aria.» commentò
Stephen, tenendo d'occhio il
professore di Pozioni. Sembrava livido. «Specialmente con un
pluriomicida che è scappato sotto il naso di tutti ieri
notte.»
«Appunto,
è scappato. Non è più qui.»
«Niente
più Dissennatori, che
meraviglia...» commentò Susan.
«Almeno
Harry smetterà di svenire.» disse Ernie a voce non
troppo bassa,
scatenando risatine. Megan gli scoccò un'occhiata di puro
odio che
lo fece ritrarre.
«Anche
a me non piacciono, e quindi?»
«No,
beh, è giusto...» borbottò lui,
spaventato.
«Ci
hanno fatto vincere una partita di Quidditch.»
azzardò Justin in
tono solenne.
«Cedric
ci ha fatto vincere la partita, ce l'avrebbe fatta comunque.»
ringhiò lei.
«UN
LUPO MANNARO!»
Tutti
si voltarono sconcertati verso il tavolo degli Slytherin, dove il
gruppo di Malfoy si stava allontanando con orrore da quello degli
insegnanti, e Crabbe e Goyle indicavano qualcuno. Il professor Snape
sembrava meno livido, ora.
«Temo
mi sia sfuggito.» disse soltanto, rivolto agli altri
professori,
«Dicevo appunto di essere stato distratto dalla tua
trasformazione.
Altrimenti mi sarei occupato meglio di Sirius Black.»
«Severus!»
esclamò la professoressa McGonagall, che appariva indignata
come non
mai.
«Il
professor Lupin è un lupo mannaro!»
strillò di nuovo la Parkinson
e stavolta tutti trasalirono. «Ecco perchè
sparisce una volta al
mese!»
«Ecco
perchè si veste come un rifiuto.»
rincarò Malfoy, ghignando. Il
professor Lupin si alzò e lui smise immediatamente di
sorridere,
impallidendo, «Ci vuole mordere!»
Tutti
gli studenti urlarono, spaventati più dalle sue parole che
non dalla
vista del professore, e quelli più vicino al loro tavolo si
affrettarono ad alzarsi per fuggire. Molti tra i più piccoli
l'avevano già fatto, mentre i più grandi si
paravano in loro
difesa.
Megan
guardava il professore di Difesa e cercava di capire.
«Non
è possibile...» mormorò Quill, che si
stava vistosamente sentendo
male. Stephen dovette reggerlo.
«Oh,
cazzo!» sbottò Walter, «Ragazze,
togliamoci di qui.»
«Ma...
ma se avesse voluto farci del male lo avrebbe già
fatto!» obbiettò
Georgia.
«Anche
i Gryffindor sembrano della tua opinione.»
considerò Wayne,
calmissimo, osservando come, per quanto sorpresi, Finnigan e Thomas
non sembravano intenzionati ad andarsene. Anche la piccola Weasley e
i gemelli erano rimasti al loro posto, estremamente contrariati.
«Ma
se è un lupo mannaro! È malvagio!»
esclamò Sally-Anne,
allontanandosi con gli altri.
«Ma
è impossibile che il preside non lo sapesse, e se lui si
fida mi
fido anche io.» decise Megan, dopo averci riflettuto. Il
professor
Lupin se ne stava andando a sua volta e lei si alzò in
piedi, senza
sapere bene cosa fare.
«Lealtà
Hufflepuff.» recitò Michael divertito.
«Non
possono trattarlo così.» disse improvvisamente
Cedric, indignato
quando la McGonagall, guardando il gruppetto di Malfoy che aizzava
gli altri Slytherin contro “la bestia”.
«È
ancora un nostro professore...» concordò Hannah,
per quanto
pallida. Quill ebbe un vero mancamento, sostenuto anche stavolta da
Stephen.
«Sì,
bravo, vattene! Schifoso animale!» rise la Parkinson, ora
più
sicura dato che non poteva sentirla. Megan si precipitò da
lei e le
scaricò un pugno in pieno viso che la sbatté a
terra.
«MEGAN!»
urlarono gli altri. Malfoy la guardava a bocca aperta.
«Usa
la bacchetta!» suggerì Amelia, ragazzina del
secondo anno, che ora
rideva. Erano seduti accanto a Rowan, che aveva seguito l'esempio del
“maestro” Michael senza quindi fuggire, e i suoi
compagni
spostavano sguardi inorriditi da lei a Megan.
«Non
credo volessero suggerirle questo.» tentò di farle
notare la sua
amica Helen.
«Giusto.
Dopotutto così avrà sangue di Slytherin addosso,
potrebbe stare
bene con la sua carnagione e i suoi capelli.» convenne Amelia
con
aria assente.
Stephen
a sentirla raccolse le sue cose e fuggì via, lasciando
cadere Quill
ancora svenuto a terra. Walter, come sempre terrorizzato da lei,
restò impietrito.
«Se
apri di nuovo bocca lo fai a tuo rischio e pericolo.»
minacciò
Megan intanto.
«Ma
tu non sei una Hufflepuff?» domandò Malfoy pieno
di disgusto.
«Adesso
ti faccio diventare la faccia come quella di Potter. Lo so fare,
sai?»
Il
viso di Malfoy divenne una maschera di raccapriccio e il ragazzo
fuggì, lasciando ai suoi schiavetti l'ordine di raccogliere
la
Parkinson che si lamentava in lacrime del suo naso rotto. La
Bulstrode, col suo fisico ben robusto, le fece capire che l'avrebbe
stesa e Megan si preparò a schiantarla.
«Anche
voi!» chiamò la professoressa Sprout,
«Tornate immediatamente nei
vostri dormitori! Ora!» e senza neanche notare la Parkinson
proseguì
per recuperare i più piccoli.
Megan
tornò indietro, non ci teneva ad affrontare quella specie di
manticora, e raggiunse gli amici. Wayne sorrise alle sue spalle
mentre attraversavano il portone della Sala Grande.
«Bel
colpo...» commentò Michael con un filo di voce.
«Il
prossimo sarai tu.»
«Ma
perché?»
«Perché
mi va.»
Walter
decise, come gli altri d'accordo con lui sul professor Lupin, che era
meglio tenere per sé la sua opinione sui licantropi.
«Spero
che questo non significhi un licenziamento.» disse infine
Cedric,
sorprendendoli, «A me piace davvero come insegna e se ci
avesse
voluto fare del male lo avrebbe già fatto, come ha detto
Georgia.»
«Secondo
me invece vorrà dire proprio questo.»
commentò infine Jack.
«E
voi siete sicuri che sia un male? Voglio dire, i lupi mannari sono
risaputamente malvagi.» azzardò Walter, non
potendo trattenersi pur
avendo deciso il contrario, «Anche a me piaceva come
insegnante ma
non so quanto mi fiderei. Si dice che a loro piacciano i bambini, per
natura.»
«Davvero?»
inorridì Rent, «Non lo sapevo!»
Megan
pensò agli occhi dolci del professore e ai suoi abiti
sgualciti.
«Di
solito chi è malvagio se la spassa, diciamocelo in faccia.
Spesso è
ricco e potente e quando non lo è si procura le cose con la
forza.
Il professor Lupin non mi ha dato questa impressione. Sarà
che non
sono cresciuta tra i maghi e non sono esperta quanto voi, ma mi fido
del mio istinto e di quello del preside.»
«Concordo.»
disse Cedric.
Michael
rise, «Persino i lupi mannari hanno la cattedra di Difesa
invece che
quel pipistrello di Snape! Severus sarà furioso!»
«Oh,
Mike!» rise anche Georgia, mentre Megan si accigliava e
Cedric
portava una mano alla bocca per nascondere una risata.
Gli
altri dietro si sbellicavano senza ritegno alle spalle di Snape,
mentre Wayne avvertiva un brivido gelido e si voltava a guardare
indietro per vedere a chi appartenevano i passi che aveva sentito
alle loro spalle.
«Sei
un'idiota! Il professor Snape sarebbe bravissimo a...»
cominciò
Megan, dato che Snape restava comunque il suo professore preferito
perché di poche parole, freddo, di un'ironia devastante e
soprattutto insegnante di Pozioni.
«Stebbins,
nel mio ufficio e venti punti in meno a Hufflepuff.» disse
Snape,
superandoli a grandi falcate con la veste nera che si gonfiava
facendolo sembrare davvero un enorme pipistrello.
Wayne
alzò gli occhi al cielo, quando l'aveva visto era stato
troppo tardi
per avvertirli.
Stavolta
nessuno trattenne più le risa, neppure Michael dopo un primo
momento
di gelo.
«Meg,
se non fosse stato per te sarebbero stati cinquanta.» le
sussurrò
Cedric a un orecchio. Megan continuò a ridere, annuendo.
«Quanto
scommettete che gli dico che l'ho chiamato pipistrello
perchè
somiglia davvero a un pipistrello? Si parte da una base di dieci
galeoni.»
«Mike,
ma sei scemo?»
«Ci
sto!»
«Ci
sto!»
«Anche
noi due!»
«Ci
sto, magari ti espelle.»
Allora... per la
punizione della Umbridge credo che lei
la usasse anche su altre persone, che esattamente come Harry sapevano
che era inutile avvertire i professori, come anche i gemelli o,
appunto, Michael.
Il sogno di Stephen ovviamente non è
premonitore, come anche quello di Megan (che somiglia tanto a uno dei
miei XD) e poi non so che altro dire.
Lo so che è un idiozia, ma non potevo
resistere: (la battuta iniziale viene da E alla fine arriva mamma)
http://sphotos.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-snc4/hs1234.snc4/156672_148774601840556_100001240500692_306354_2935311_n.jpg http://sphotos.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-snc4/hs009.snc4/33788_148868998497783_100001240500692_307041_6874980_n.jpg
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Capitolo 4 *** Jack e due ricordi. ***
Jack
e due ricordi.
Jack
notò che la Granger si era avvicinata per parlare con i suoi
compagni di casa del quinto anno, Macmillan, Finch-Fletchley e la
Abbot. Poco dopo anche Zacharias Smith si intromise nel discorso e
lui si voltò per prestare attenzione a Rent che stava
soffocando con
le braciole. Quando tornò a guardare, la Granger era sparita
e il
chiacchiericcio era salito.
Attese
di essere in sala comune, curioso, aspettando che Megan che era
seduta accanto a loro chiedesse spiegazioni, ma poi ricordò
che di
sicuro non l'avrebbe fatto, e fece per parlare, quando Georgia
l'anticipò.
«Cosa
voleva la Granger?»
«Ne
parliamo in camera.» rispose Hannah, con uno sguardo di
intesa a
Ernie.
«A
me piaceva Cho Chang.»
Lui,
Rent e Michael alzarono lo sguardo contemporaneamente.
«Prima
che a lui. Non gliel'ho mai detto e non ho mai fatto storie, ho
preferito virare su Megan, ma ora non sono sicuro di aver fatto bene.
Ce l'ho avuta con lui per un sacco di tempo, e se gli avessi parlato
invece avremmo chiarito prima perchè non si può
litigare con lui, e
avremmo passato più tempo assieme.» concluse
Walter, davanti alla
finestra.
Rent
fece un respiro profondo, cercando le parole.
«Sai,
a te piacevano tutte, comunque.» provò, e Jack
dovette mentalmente
ammettere che era vero, anche se l'avrebbe espresso più
diplomaticamente, «Quindi non sarebbe cambiato molto, ti
è passata
in fretta lo stesso. E le cose sono andate come dovevano andare,
almeno così Ced non si è sentito in
colpa.»
«Giusto.»
sospirò Walter.
«Sei
mai stato innamorato sul serio?» domandò Rent a
bruciapelo.
Walter
lo guardò stranito.
«Non
credo. Lo sapreste, se fosse così. Avevo una cotta anche per
Meg
tempo fa, ma non era come il vero amore.»
«E
come pensi ci si senta per il vero amore?» domandò
Jack, che non
desiderava nominare ancora Cedric per via dell'espressione pericolosa
di Michael.
«Beh,
amore è la persona che non puoi volere più bene
di così, credo.
Quella che fa parte di te e della tua vita, che vorresti avere con te
per sempre, di cui ti fidi ciecamente, che ti rende felice soltanto a
pensarla. Con cui divideresti tutto.»
Michael
smise di sembrare accigliato, assumendo invece un'aria perplessa.
«Ma
non è amicizia, così?»
domandò.
«Beh,
per me l'amicizia è una forma d'amore. Solo che un'amica non
te la
vuoi portare davvero a letto. O meglio, non vuoi farci
l'amore.»
«Una
botta si dà a prescindere, farci l'amore no.»
asserì Rent. Walter
scoppiò a ridere.
«Che
uomo d'altri tempi! Un romantico!» esclamò.
Michael
si stese sul proprio letto e Jack lo guardò di sfuggita.
Chissà a
cosa pensava, forse all'amore? Poteva essere innamorato, sotto tutto
quell'odio e dolore?
I
M.A.G.O. erano uno strazio peggiore dei G.U.F.O. anche se non
l'avrebbe mai creduto possibile, e Jack riusciva ad andare avanti
solo grazie alla presenza di Rent e delle sue uscite idiote, allora
come da diciotto anni a quella parte.
Era
orribile non sentire la voce gentile di Cedric che si offriva di
aiutarlo a studiare, era straziante la mancanza del suo sorriso
perenne. E non soltanto il suo, ma anche quello di Michael.
Walter
era sempre lo stesso, esclusi i momenti di malinconia come quella
mattina, ma Michael era un'altra persona, una persona che non gli
piaceva a dirla tutta, e Rent si sforzava per entrambi di essere
allegro come sempre, anche se aveva trascorso l'estate a deprimersi
con lui. Jack poteva anche capire Michael: se avesse perso Rent si
sarebbe sentito mutilato di una parte di sé, finito.
Per
questo pregava silenziosamente con tutto se stesso che Potter fosse
pazzo.
Si
scontrò contro una ragazzina che riconobbe essere la sorella
di
Georgia, Charlotte.
«Ehi,
dove vai?» domandò, dato che era sabato mattina e
non poteva avere
certo il permesso per andare a Hogsmeade al primo anno.
«Punizione.»
sospirò lei, guardandolo dal basso e arrossendo.
«Punizione
per cosa?»
«Ho
inavvertitamente dato fuoco al mantello di un mio compagno.»
«Oh.»
«Dopo
che lui ha insultato una mia compagna perchè figlia di
babbani.»
concluse lei. Jack scoppiò a ridere e lei arrossì
maggiormente.
«Che
professore?» le domandò.
«Snape.»
«Oh,
povera!» rise di nuovo lui, «Sicuramente sei meno
diplomatica di
tua sorella, eh?»
«Io
e George siamo molto diverse.» precisò lei con una
punta di
fastidio.
«Ne
sono sicuro.» la rassicurò Jack, «Ora,
se non ti spiace, devo
andare.»
«N-no,
certo.» e arrossì di nuovo. Doveva essere una
ragazzina molto
timida nonostante i gesti eclatanti, o forse era solo la differenza
di età che la metteva in soggezione.
«Buona
punizione.»
Lei
sospirò, «Buona giornata.»
Dopo
una rapida sortita in cucina tornò in sala comune, trovando
Megan e
Wayne stravaccati sulle poltrone. Lei fissava il camino mentre lui
leggeva un giornale.
«Ehi,
che guardi?» domandò Jack, un po' a disagio. Era
rimasto solo
perchè Rent aveva un appuntamento e Michael era sparito,
come al
solito. Walter e gli altri erano a Hogsmeade, quindi restavano
soltanto loro.
«Niente.»
rispose lei, alzandosi, «Ci vediamo.»
«Mh.»
fu il commento di Jack, che si sedette sulla sua poltrona,
«Wayne,
posso farti una domanda che mi sono sempre chiesto?»
«Dimmi.»
«Tu
sei molto amico di Megan... Cosa ti piace di lei,
esattamente?»
Non
che fosse una cattiva persona, ma non riusciva bene a comprendere
cosa legasse quel ragazzo dai modi pacati a una ragazza simile.
Wayne
sembrò prendere sul serio la domanda e si
raddrizzò, riflettendo.
«Megan
è... burbera, violenta, sempre imbronciata, antipatica e
ultimamente
eccessivamente piagnona, pur avendo per quest'ultima buone
giustificazioni.» rispose infine.
Jack
spalancò gli occhi.
«Scusa,
e cosa ci sarebbe di bello?»
«Non
lo vedi?» domandò Wayne, guardandolo come se non
si capacitasse,
«È... speciale. Fa ridere. Non annoia
mai.»
Jack
non poté fare a meno di ridere, concordando con lui.
«Te
lo concedo. E se non ricordo male con il bulgaro era anche dolce!
Chissà come ci si sente a essere trattati con gentilezza da
lei.»
«Assurdamente
strani.» rispose Michael, prendendo posto accanto a loro.
Aveva i
capelli bagnati ma nessuno degli altri fece domande. Jack
notò però
che Wayne lo guardava di sottecchi.
«Ma
tu come lo sai? Ti detesta.» decise quindi di dire per
venirgli
incontro.
«Abbiamo
parlato a volte, quest'anno, e quando è seria diventa molto
più
carina.»
«Georgia
sarebbe felicissima di sentire che l'hai scaricata perchè
adesso ti
sta più simpatica Megan.» commentò
Wayne in tono perfettamente
calmo.
Jack
prese a fissarsi le mani. Era comunque sicuro che con
“carina”
Michael non intendesse fisicamente, non guardava più
nessuna. Ma era
d'accordo con Wayne, in parte.
«Che
cos'hai detto?» sibilò Michael.
«Quello
che sembrava dalle tue parole. Sta attento a come parli almeno
intorno a Georgia, se davvero ti importa ancora di lei.»
«Se
davvero mi importa?» ripeté l'altro, suonando
scioccato e
arrabbiato al tempo stesso.
«Georgia
pensa che non ti importi più.»
«E
tu che diavolo ne sai?»
«L'ho
sentita e inoltre vedo come ti guarda. La stai massacrando a starle
vicino e restare così mentalmente lontano.»
ribatté Wayne.
Jack
ammirò il tono con cui dava a vedere di non essere toccato,
dato che
amico com'era della ragazza doveva essere fin troppo furioso, e
ciò
era dimostrato dal fatto che si fosse intromesso.
«Fatti
i cazzi tuoi, Wayne.» ringhiò Michael, alzandosi e
andandosene.
«Sicuro
che non volevano smistarti a Gryffindor, Wayne?»
mormorò Jack,
sfiorandosi la barba chiara appena spuntata.
«Sicurissimo.»
Decise
di affinare un po' le sue doti di cercatore e andò ad
allenarsi da
solo al campo da Quidditch, rabbrividendo per via del vento
già
freddo che batteva la zona e sperando di trovare un po' di sollievo
col volo.
L'unico
inconveniente era che, finché non avvistava il boccino, la
sua mente
era libera di vagare e questo non era positivo, non lo era
più da
quattro mesi ormai, quindi non sarebbe stato facile rilassarsi.
Si
chiese come avrebbe fatto a battere Potter se non riusciva a
guardarlo neppure negli occhi senza ricordare quel terribile giugno
passato.
«Sei
un ottimo cacciatore, Jack. Sul serio. Il tuo problema è che
prendi
freddo troppo facilmente e sei quindi intontito dal
raffreddore.» lo
rassicurò Cedric, sospeso un metro sopra di lui.
«Megan, ottimo
lavoro con i bolidi, ma cerca di non spedire i tuoi compagni in
infermeria!»
«Sissignore,
signore!» esclamò lei, facendo il saluto militare.
«Cedric,
se prendendo freddo non riesco a giocare mi spieghi come posso essere
un ottimo cacciatore? Forse solo giocando d'estate...» si
lamentò
Jack.
Cedric
scese per potergli parlare faccia a faccia.
«Resti
un ottimo cacciatore anche da raffreddato, figurati da sano. Insomma,
fidati un po' di me! Possiamo vincerla, la prossima partita! L'ultima
volta è stato anche merito tuo, hai segnato punti
più di chiunque
altro!»
Jack
sorrise, un po' rassicurato.
Si
maledisse nel momento in cui prendeva il boccino, perchè
come al
solito la sua mente rivangava Cedric. Si chiese se fosse
così anche
per gli altri.
Wayne
aveva definito Megan “eccessivamente piagnona” ma
dopotutto lui
era un represso, e Jack era sicuro che lei rivedeva Cedric ogni
secondo della giornata, esattamente come Michael, e non se la sentiva
di biasimare nessuno dei due.
«Buon
Natale!» esclamò Cedric con tutta l'allegria del
mondo, facendoli
sobbalzare, «Qui ci sono regali per tutti!»
«Babbo
Cedric.» rise Rent, «Auguri anche a te.»
«Dove
sono Megan e Georgia? Ho qualcosa anche per loro...»
«Ma
sono primine!» fece notare Walter, «Non vorrai
corromperle!»
«Perverso.»
commentò Stephen, anche lui al primo anno ma sempre
ugualmente
immerso nei libri. Quill, accanto a lui, lo guardò con
orrore.
«Ma
che prevenuti! Non si può fare un regalo senza volere
qualcosa in
cambio?»
«No.»
risposero tutti in coro.
«Coraggio,
Ced.» aggiunse lui.
«Jack,
solo tu mi capisci.»
«Buon
Natale!» salutò anche Georgia, raggiungendoli con
andatura quasi
saltellante. Dietro di lei Megan, o come la chiamavano loro per via
del suo marcatissimo accento “Scozia”, era cupa
come al solito.
«Sì,
auguri.» borbottò.
«Cos'è
quella faccia?» ridacchiò Cedric, «Ho
qui dei regali anche per
voi.»
Con
gran sorpresa di tutti, Wayne compreso abbarbicato su una poltrona
per osservarli, Scozia si illuminò, arrossendo.
«Un
regalo? Per me?» pigolò.
«Sì.»
rispose lui con un sorriso, porgendole un pacchetto. «Non che
Hogsmeade offra molto, tu non sei tipa da libri o da Zonko.»
Scozia
lo scartò avidamente: era un braccialetto con un
quadrifoglio come
pendente.
«È
un portafortuna. È banale, me ne rendo conto, ma-»
«No!»
lo interruppe Scozia, «È bellissimo,
grazie.»
Jack
vide la sua espressione piena di gratitudine e affetto, e
pensò che
Cedric si fosse appena messo nei guai con la piccoletta. Era strano
però che prendesse così a cuore un regalo di
Natale, che i suoi non
gliene facessero? Scozia era davvero una tipa strana.
«Grande!»
esclamò Georgia, che invece aveva ricevuto la sciarpa, dato
che era
riuscita a dar fuoco alla sua a Incantesimi, «Mi risparmi un
sacco
di storie a casa!» rise, dandogli un bacio su una guancia in
segno
di ringraziamento.
«FELIZ
NAVIDAL O NAVISAL O COME DIAVOLO SI DICE!» urlò
Michael, comparendo
e facendo partire un disco di canzoni natalizie. Aveva, ovviamente,
rubato il grammofono da un'aula il giorno prima.
«Tanti
auguri!» strillò rivolto a un gruppo di ragazze
del quinto,
baciandole su una guancia. Era al terzo anno e già faceva
strage di
cuori, il maledetto: «Tanti auguri a tutti voi! Ohohoho! Dove
sono i
miei regali? I vostri sono in camera! Ciao Georgie! Ciao
Scozia!»
«Cavolo,
è già fuori di sé a
quest'ora?» mormorò Walter.
«VI
AMO!» ululò rivolto a un altro gruppo di
Hufflepuff che si
affollava intorno all'alberello natalizio per prendere i loro regali,
anche questo opera sua.
«Mike,
cosa...» tentò Cedric.
«Vischio!»
gridò, indicando il rametto sopra le loro teste.
«No!»
cercò di dire l'amico, ma Michael gli spiaccicò
le mani sulle
guance in una sorta di doppio schiaffo stritolatore e gli
schioccò
un sonoro bacio sulle labbra.
«Nollaig
chridheil huibh!» esclamò con un gran sorriso,
prima di correre via
velocemente con una risata altissima e contagiosa. Si fermò
giusto
accanto alla porta e annunciò: «Froehliche
Weihnachten!», poi
sparì.
«Che
ha detto?» domandò Quill, sconvolto. Georgia era
arrossita fino
alla punta dei capelli mentre un'altra loro compagnia, Sally-Anne,
era impallidita. Cedric si lasciò cadere sulla poltrona e
guardò
Jack inespressivo mentre il resto della sala rideva.
«Era
scozzese gaelico il primo.» li informò Scozia che
evidentemente
conosceva tutto ciò che riguardava lo scozzese,
«Come diavolo fa a
saperlo?»
«Il
secondo era tedesco.» aggiunse Stephen, senza alzare gli
occhi dal
libro.
«Ehi,
le nuove generazioni hanno una cultura che...»
commentò Rent.
«Sì,
beh, mi preoccupa che Michael sappia le lingue tanto bene, dato che
ci confermano che non inventa le parole. Insomma, intelligente non
è,
quindi non si spiega.» ribatté Walter.
«A
me preoccupa Cedric. Amico, tutto bene?» domandò
Jack, cercando di
non ridergli in faccia.
«Perché
tutti a me?» domandò lui, piuttosto
sconsolatamente.
«Vado
a schiantarlo se vuoi. Mi ha chiamato Scozia un'altra volta, glielo
devo. Potrei anche castrarlo.» offrì generosamente
Sco-Megan,
come
la ribattezzò
subito lui.
«Grazie,
magari la prossima volta che tenta di baciarmi.» rispose
Cedric.
Jack
rise, salendo sempre più in alto e non accorgendosi neppure
che il
freddo che sentiva sul viso era dovuto alle lacrime. Rise fino a star
male al ricordo della faccia di Cedric dopo il bacio e delle urla
incomprensibili con cui Michael li aveva allietati tutto il giorno,
come aveva fatto a ogni Natale dal primo anno, esclusi i momenti in
cui intonava i jingle.
I
Natali più belli della sua vita li aveva trascorsi con loro.
«Un
gruppo segreto?» sentì dire a Stephen e vide Susan
annuire. Con
loro non aveva praticamente mai parlato, soprattutto con la ragazza,
perciò non poteva avvicinarsi a loro, per quanto annoiato
fosse.
Megan stava sonnecchiando sulla poltrona, Wayne disegnava scarabocchi
su un foglio di pergamena, Rent studiava accanto a lui insieme a
Georgia, unici ad aver preso sul serio gli esami finali. Walter aveva
già finito i compiti e giocava a carte con Justin ed Ernie.
«Sai
che non so mai quando l'ispirazione da studio arriva... E poi non
voglio guai quest'anno, non so ancora come farò a non farmi
bocciare.»
«Non
c'è problema.» lo rassicurò lei,
«Se cambi idea posso sempre
darti qualche lezione io, per modo di dire. Se siamo in due nessuno
ci noterà.»
«Non
dire nulla a Michael, mi raccomando. È troppo fuori
controllo.»
«Ho
notato. E Megan, Georgia e Sally-Anne?»
«Non
accetteranno mai... Troppo messe male. Sally-Anne non si
immischierebbe mai in cose simili. Inutile dirti di Quill. Prova con
Walter, Rent e Jack.»
«Hanno
i M.A.G.O. quest'anno e poi sono in camera con Stebbins...»
«Allora
lascia stare, continuate tu, Ernie e Justin.»
«Meglio.»
Jack
si chiese di cosa parlassero. Avevano parlato di lezioni e di guai,
quindi probabilmente Stephen aveva ragione.
Non
ebbe tempo di accertarsene perché entrò Michael
con aria
estremamente seccata. Non molto diversa dal solito, in effetti.
«Dov'eri?»
domandò distrattamente Walter.
«A
fanculo.» sbottò lui.
«Bello.»
«No,
ero in punizione con la rospa.» disse Michael, lasciandosi
cadere
seduto di schianto e poi gemendo di dolore. Tutti si voltarono a
guardarlo, sorpresi.
«Che
hai fatto?» domandò Wayne tornando alla pergamena.
«Fatti
i cazzi tuoi.» rispose lui. Evidentemente non aveva digerito
l'intromissione di Wayne di qualche giorno prima.
«Dai,
Mike, diccelo.» lo pregò Georgia, con voce strana.
«Ma
niente, solo la punizione che mi ha indolenzito la mano. Sapete
com'è, scrivere e scrivere...» borbottò
lui.
Megan
si raddrizzò nella sua poltrona e Jack notò in
quel momento che
Michael portava un guanto di pelle. In effetti sotto la divisa si
intravedevano anche stivali di pelle di drago, dei più
costosi.
Attingeva di sicuro alle riserve lasciategli dal nonno paterno.
«E
quelli? Nuova moda?» domandò con un sorriso.
Michael
guardò il guanto.
«Oh,
sì. Molto rockstar. Ho seguito un consiglio, non sono bello,
Meg?»
scherzò lui.
«Sì,
sì.» lo liquidò in fretta la ragazza.
«Te
l'ha consigliato lei?» la voce di Stephen suonò
perplessa.
«Già.
Sapete che ho incontrato i gemelli Weasley e stanno venendo caramelle
che fanno svenire o sanguinare dal naso? Alla prossima lezione della
rospa svengo.»
«Hai
solo gli esami più difficili della tua vita
davanti.» convenne
Walter, «Continua pure.»
«Noioso.
Me ne sbatto degli esami.»
«Mike...»
cominciò Georgia.
«Non
ti ci mettere anche tu, finiremmo col litigare e non mi va.»
Perlomeno
stavolta aveva avvertito.
«E
poi anche Megan ha esami seri quest'anno, sgridate lei.»
continuò
beffardo.
«Grazie
mille.» replicò lei, atona.
«Ti
annoieresti se non ti nominassi ogni tanto.» si
giustificò.
«Probabilmente
hai ragione.» ammise Megan con una nota di malinconia nella
voce.
«Probabilmente
hai ragione?» ripeté Georgia rabbiosa e Jack si
voltò a guardarla.
Era rossa in viso e spostava lo sguardo dall'una all'altra,
«Cosa...
Oh, buonanotte.»
E
detto questo se ne andò in camera con il libro stretto al
petto.
«Stavolta
ce l'aveva con te.» disse Michael,
«Chissà che le prende.»
«Non
mi interessa.» soffiò Megan, poggiando la testa
contro il braccio
piegato a mo' di cuscino.
«Sì.»
disse Stephen, rivolto a Susan, «Siamo proprio messi
bene.»
Si
stava sentendo male.
Ma
molto, molto male:
PER
ORDINE DEL SOMMO INQUISITORE DI
HOGWARTS
Tutte
le organizzazioni studentesche, le società, le squadre, i
gruppi
e i club saranno da ora in avanti sciolti.
Per
organizzazione, società, squadra, gruppo o club si
intende
una riunione ordinaria di tre o più studenti.
L'autorizzazione
a riformarsi può essere richiesta al Sommo
Inquisitore
(Professoressa Umbridge).
Nessuna
organizzazione, società, squadra, gruppo o club
studentesco
può esistere senza che il Sommo Inquisitore ne
sia
stato messo a conoscenza e l’abbia approvato.
Qualsiasi
studente che verrà scoperto per avere formato o
appartenere
a una organizzazione, una società, una
squadra,
un gruppo o un club che non sia stato approvato
dal
Sommo Inquisitore sarà espulso.
Quanto
sopra è in conformità con il Decreto
sull’Educazione
Numero
Ventiquattro.
Firmato:
Dolores Jane Umbridge, Sommo Inquisitore
«Ma
brutta, grandissima...» l'esplosione di imprecazioni e
insulti che
seguì gliel'avrebbero ricordata a vita, lo sapeva, lo
intuì già
voltandosi e trovando tutti che lo fissavano a bocca aperta. Anche
Michael aveva abbandonato la solita aria cupa, perchè tutti
sapevano
che Jack Summerby evitava parolacce gratuite. Era perlopiù
un tipo
tranquillo, normale, che si lasciava contagiare dall'incontenibile
vitalità di Rent.
«Che
c'è?» domandò quest'ultimo, sconvolto.
«Quella...»
altra sequela di insulti, «Della Umbridge! Venite a leggere
qui!»
ordinò e tutti accorsero.
«Beh?
E allora?» domandò Walter, confuso.
«E
allora? E allora? Parla anche di squadre! Di Quidditch! Io l'ammazzo,
giuro!»
«Non
può farlo...» mormorò Megan.
Giorgia
alzò gli occhi al cielo, per chissà quale oscura
ragione, ma a
parlare fu Michael.
«Vuoi
che vada a farla ragionare?» ghignò infatti.
«Non
t'azzardare.» ridacchiò nervosamente Walter,
«Andrà il capitano.
Voi comportatevi tutti bene o potrete salutare il Quidditch. Anche
tu, Megan, fa i compiti almeno per Difesa, se ne
dà.»
«Espulso...»
ripeté Susan, pallidissima. Forse pensava al gruppo di difesa.
«Bel
casino...» commentò Stephen.
«Megan,
non hai nulla da dire?» domandò Georgia, suonando
irritata. Jack
pensò fosse perchè Michael e Megan avevano
trascorso praticamente
ogni momento libero assieme, e supponeva anche di sapere come mai si
erano improvvisati amici: mentre tutti loro tentavano di andare
avanti loro si intestardivano volontariamente nel restare indietro.
«Che
mi comporterò bene?» tentò lei.
«No!
Non hai un insulto particolarmente colorito che faccia compagnia ai
suoi? Non hai nulla da dire con un minimo di rabbia?»
«Credo
che la rabbia la stia mettendo tu per entrambe.» le fece
notare lei,
perplessa.
«Appunto!»
gridò lei all'improvviso, facendoli sobbalzare,
«Tu... Oh, questa è
colpa tua!» sbraitò rivolta a Michael, che
incassò il colpo
nell'assoluta stupefazione. Giorgia attraversò il passaggio
del
ritratto come se volesse sfondarlo.
«Okay,
ora non la capisco più neppure io.»
commentò Wayne, riprendendo il
discorso di giorni prima.
«Credo
stia sfogando i nervi repressi a modo suo.»
ipotizzò Rent, «Come
fa questo qui.» e indicò Michael.
«Se
l'è scelta bene l'esempio.» disse Michael stesso,
ironico.
«Mhhh...»
mugugnò Jack, guardando prima Megan e poi Walter, pensando
alla
gelosia e a quello che faceva fare alla gente.
Walter
sgranò gli occhi.
«No!»
Che
avesse capito anche lui il collegamento?
«Cosa
no?» gli domandarono gli altri.
«No,
niente... Siamo in ritardo... La colazione...»
farfugliò Walter.
Sì,
anche lui aveva capito.
Per
la cronaca: Walter ha seguito lo sguardo di Jack, ha pensato a quanto
era arrabbiato e geloso di Megan e ha fatto due più due: A
Georgia
piace Michael.
Ma
sarà quello il motivo? XD
E Megan era così deliziata dal regalo perché
pensava che nessuno di loro la apprezzasse, scontrosa com'era!
|
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Capitolo 5 *** Un paio di prediche e un po' di cielo. ***
Un paio di prediche e un po' di cielo.
Quella
mattina, uscendo dall'aula di Pozioni, dovettero fermarsi a
metà
strada. Michael era lì ad attenderla, aveva saltato la
lezione di
Trasfigurazione, e lei, corrucciata, si inchiodò sul posto
appena lo
vide.
«Hai
preso un'altra O.» mormorò Quill, rivolto a Megan,
prima di vedere
Michael e irrigidirsi a sua volta.
«Georgia,
ti va di farci un giro prima della prossima lezione? O magari la
salti, la prossima.»
«Dovrei
saltare un importante lezione di Trasfigurazione l'anno dei G.U.F.O.
per te?» domandò lei seccata.
Il
suo sorriso si incrinò, se di sorriso si poteva parlare.
«Cara,
deciditi, ce l'hai con me o con Megan?»
«Perché
dovrei avercela con Megan?» ribatté lei scocciata.
Gli
altri la guardarono allibiti.
«Ti
sei anche messa vicino a Susan a lezione.» intervenne Hannah,
che si
era dovuta sorbire Sally-Anne di umore particolarmente nero.
«Ti
ho chiesto qualcosa?» la zittì Georgia, glaciale.
«Merlino,
andate a cercare Wayne...» borbottò Stephen.
«Allora
me ne vado, chiaro.» disse infine Michael, altrettanto freddo.
«Fermo
lì.» ordinò lei, raggiungendolo in
pochi passi, «Perché non mi
chiami più Georgie?»
«Non...
non sarà questo il problema!» esclamò
lui, sbalordito. Lei
assottigliò pericolosamente gli occhi.
«Perché?»
ripeté.
Gli
altri si accorsero solo marginalmente di Malfoy appena arrivato che
cominciava a blaterare qualcosa.
«Ma...
perchè mi sembra un nomignolo sciocco...»
tentò Michael, non
troppo sicuro. Si era sentito strano a usare un vezzeggiativo dato
che non era neppure dell'umore di sorridere.
«Io
ti voglio bene.» riprese lei, «Così
tanto che neppure te lo
immagini. Darei qualsiasi cosa per saperti felice, tu sei
probabilmente la persona più importante insieme alla mia
famiglia.»
Michael la guardava ancora più incredulo, «Ma se
hai deciso di
chiudere la nostra amicizia per qualsiasi motivo idiota sia, dillo
subito ed evitiamoci altri problemi.»
«Sei
impazzita?» sbottò, «Solo
perché non ti chiamo Georgie?»
«E
come no! Era proprio quello il punto del discorso, era quello
ciò
che ti ho chiesto! Tu sì che capisci quando ti
parlo!» s'innervosì
lei, piantandolo in asso e colpendolo quasi in viso coi capelli tanto
forte frustò l'aria mentre partiva istericamente alla volta
delle
scale.
«Pazzia.»
commentò Megan, ricevendo un'occhiata di compassione da
parte di
Sally-Anne.
«E
lo dici tu...»
«Da
quello che dice mio padre, loro hanno cercato
una scusa
per licenziare Arthur Weasley per anni… e quanto a
Potter...»
stava dicendo Malfoy, e il trio Gryffindor insieme al resto della
classe li aveva superati un attimo prima, «Mio padre dice che
è una
questione di tempo prima che il Ministero lo rinchiuda a San
Mungo…
evidentemente loro hanno un reparto speciale per le persone il cui
cervello è stato frastornato per magia.» e fece
una smorfia idiota
per sottolineare la pazzia di Potter.
Mentre
si accingevano a seguire Georgia, compreso un offeso e riluttante
Michael, accadde qualcosa che li lasciò ancora
più sconvolti:
Longbottom partì alla carica, urtando e quasi mandando a
terra Harry
Potter con una spallata.
«Neville,
no!»
Potter
lo bloccò per il mantello mentre quello cominciava a tentare
di
colpire Malfoy, con l'aiuto di Weasley, mentre gli scagnozzi dello
Slytherin si posizionavano davanti a lui per difendere il loro capo;
Malfoy sembrava sconvolto, ed a ragione.
«Questo
è più strano di Summerby che impreca.»
osservò Justin.
«Wow...»
mormorò Hannah, fissando Longbottom con tanto d'occhi.
Snape
scelse quel momento per uscire e punire i tre, come se credesse
veramente che fosse una rissa tra loro.
«Andiamocene
di qui, evidentemente è contagioso.»
ordinò Stephen, tappandosi la
bocca con una mano per limitare i danni.
Corsero
velocemente alle scale e si diressero verso Trasfigurazione, mentre
Michael annunciava che sarebbe andato a prendere qualcosa di alcolico
alle cucine.
«Cos'è
successo?»
Si
fermarono tutti alla voce di Wayne, perplesso e seduto sulle scale ad
attenderli.
«Perché?»
domandò Susan con un brutto presentimento.
«Perché
Georgia è passata da lì.» e
indicò la porta che dava all'esterno,
«E se non ricordo male ha lezione.»
«Non
ce l'hai anche tu?» domandò Stephen. Wayne rispose
con un'alzata di
spalle.
«Vado
io.» disse Michael.
Georgia
stava trasfigurando pietre in conigli e Michael si fermò a
guardarla.
«Stai
provando a soppiantare le creature di Hagrid con un'orda di
coniglietti?» azzardò, e lei sussultò
come se l'avesse
schiaffeggiata. Il suo sguardo, invece che ostile, fu solo
immensamente triste.
«Miri
a popolare la foresta con animali innocui?» aveva
chiesto Cedric, l'anno prima.
«Quando
sono in brutte condizioni mi rilassa vederli.»
spiegò soltanto.
«E
ora lo sei? Voglio dire, per me?» Michael si
accucciò accanto a
lei, «Io non lo faccio apposta per farti stare male, ma non
riesco e
non voglio far finta.»
«Ti
importa ancora di Hogwarts?» domandò, chinando il
capo.
«Assolutamente
no.» rispose, fissando per un momento il castello che non gli
comunicò nulla di buono.
«E
di me?»
«Guardami.»
Lei
non si mosse.
«Georgie.»
la pregò.
Lei
alzò la testa e lo guardò negli occhi. Lui le
poggiò una mano su
una guancia.
«Quello
che tu hai detto nel sotterraneo vale anche per me. So che non dovrei
parlare di vita con leggerezza visto quello che stiamo passando, ma
io darei la mia per la tua. Se mi prendo cura di Megan è
perchè lui
lo vorrebbe, o almeno così era all'inizio, perchè
ora comincio a
farlo perchè mi ci trovo bene. Se provo a starti vicino, nei
miei
limiti, è perchè lo voglio io, l'ho sempre voluto
io. Sono tornato
apposta per questo. E so che è impossibile starmi vicino
ormai, ma
sto cercando di controllarmi come posso, almeno con te,
perchè
davvero, davvero, non voglio perderti.»
«Allora
non stai cercando di prendere le distanze? Perchè io non
posso
perdere anche te, Mike.» sussurrò, con gli occhi
che le brillavano
di lacrime ma anche di felicità.
«Non
sto cercando di prendere le distanze. Ho bisogno di te, della tua
calma, anche se non lo do a vedere. A volte mi accorgo da solo di
esagerare ma non riesco a fermarmi.»
«Oh,
io...» cercò di dire lei, ma rinunciò e
lo abbracciò. Michael
ricambiò con una disperazione tale che quasi la fece
scoppiare a
piangere. Passò qualche minuto prima che lui lasciasse
scivolare le
mani lungo la sua schiena e si ritraesse.
«Hai
Trasfigurazione, ricordi? Non voglio che poi dai la colpa a me per
averti fatto saltare la lezione.»
«Non
importa, dirò che stavo poco bene, il che è vero.
Possiamo restare
ancora un po' insieme?» domandò lei, con una nota
di supplica nella
voce.
«Certo
che sì! Io me ne sbatto delle lezioni, se te ne freghi anche
tu non
c'è problema.» la rassicurò lui,
sedendosi più comodo, «Magari
possiamo spostarci davanti al lago e vedere se riusciamo a beccare la
Piovra.»
Georgia
sorrise e poco dopo raggiunsero davvero il Lago Nero, sdraiandosi
sull'erba accanto ad esso. La ragazza poggiò la testa contro
il
petto di Michael, e invece che cercare la piovra finirono col
guardare le nuvole.
«Hai
chiarito con Georgia, vero?» domandò Megan, seduta
sotto il tavolo
della cucina con una bottiglia di acquaviola che Michael le tolse di
mano per un altro sorso.
«Sì,
per fortuna. Credo sia preoccupata anche per te.» la
informò.
«Non
vedo il perchè, io sto molto meglio.»
All'occhiata
scettica di lui rispose con un'altra sorsata.
«Che
hai fatto oggi?» proseguì Michael.
«A
parte cercare di ubriacarmi? Le solite lezioni del cavolo che non
riesco a seguire. Mi rilasso solo a Pozioni ormai.»
«Forse
dovresti fare la Pozionista...»
«Tu
cosa avresti voluto fare?» sviò lei.
Lui
apprezzò l'uso del passato.
«Lo
spezzaincantesimi perchè suonava figo.»
«Eri
veramente un idiota.» commentò lei con un sospiro.
Michael annuì,
con un mezzo sorriso, scompigliandole i capelli.
«Ehi.
Cos'è, se non puoi spettinare i tuoi lo fai con gli
altri?»
«Il
mio è un tic.» si giustificò, passando
una mano tra i suoi che
ricaddero comunque con la solita eleganza.
«Ridammi
la bottiglia.»
«Hai
chiarito con Georgia, vero?» domandò Wayne, seduto
sul letto del
fratello. Michael si voltò su un fianco.
«Fatti
miei?»
«Quindi
sì.»
«E
allora?»
«Niente,
era solo per accertarmene.»
«Ma
da quando hai cominciato a farti gli affari degli altri, proprio
tu?»
sbottò.
«Da
quando gli altri che mi stanno a cuore soffrono.» Michael
fece per
aprire bocca, «Parlo di Georgia.»
«Ah.»
Jack
nascose un sorriso infilandosi la maglietta.
«Dove
vai a quest'ora?» domandò Walter, terminando il
proprio tema.
«Quidditch.
Ci hanno dato il permesso.» li informò con un gran
sorriso.
«E
bravo Jacky.» ridacchiò Rent.
«Non
chiamarmi in quel modo orrido, stronzo.»
«Beh,
ci hai preso gusto a parlare come una Megan?»
«Non
parla più così.»
«È
depressa.» si intromise Walter,
«Un po' di rispetto,
si vede lontano un miglio che non riuscirà a rispondere male
mai
più. Cavolo, quanto mi manca...»
«Ah!»
esclamò improvvisamente Wayne, avendo capito cosa
infastidiva
realmente Georgia.
Tutti
lo fissarono.
«Niente.»
disse lui, e afferrò il primo libro a portata di mano per
leggere.
Georgia
scattò di nuovo a inizio novembre, prima della partita di
Quidditch tra
Slytherin e Gryffindor.
Erano
seduti in sala comune, a occupare le poltrone accanto al fuoco come
sempre c'erano Megan, Michael e lei. Wayne sedeva a terra a gambe
incrociate con il libro aperto ma senza realmente interessarsi a
ciò
che leggeva.
Gli
altri stavano dispersi per la sala comune, compresi quelli del quarto
anno: Helen e l'ormai popolare Lance, Rowan che guardava Michael di
tanto in tanto con palese rimpianto, Sheldon che cerca di distrarlo
in compagnia dei suoi altri due amici Liam e Geoffrey; Amelia La
Pazza fissava il nulla, e via dicendo. Esclusi Justin, Ernie, Susan e
Hannah che li frequentavano da sempre, soltanto Wayne conosceva tutti
i loro nomi per via della sua memoria.
Megan
comunque ogni tanto aveva scambiato qualche parola con Helen e Lance,
dato che era sempre così tranquilla che ormai i
più piccoli non si
preoccupavano più di nulla.
In
realtà era strano ma sembrava che tutti gli Hufflepuff la
osservassero: Megan non era popolare, era l'anti-popolare, sempre
così dura e troppo schietta, oltre che insensibile, la
notavano quel
tanto che bastava per cambiare strada, giudicandola bizzarra a priori
come facevano con Amelia o Luna Lovegood, ma con una nota di
inquietudine in più. Neanche troppo ingiustamente in
realtà.
Comunque sia quel suo cambiamento era risultato così
evidente, dato
che logorroica com'era si intrometteva nei discorsi di tutti, che
adesso nessuno poteva credere ai propri occhi e ancora dopo mesi si
aspettavano qualcosa della vecchia Megan Jones.
«Venite
con me a seguire l'incontro?» domandò Rent,
poggiato sopra la testa
di Jack che si scaldava le mani.
«Io
sì.» disse subito Walter; Susan, Ernie, Justin e
Hannah si unirono
a loro.
«Sì,
se non ho troppi compiti.» disse anche Georgia, che ormai,
nella
noia, stava diventando una studentessa modello. Michael continuava a
trascorrere la maggior parte del suo tempo con Megan dato che
saltavano spesso le lezioni assieme e Megan non parlava quasi mai.
Sally-Anne era tornata la fastidiosa snob di un tempo, esaurite le
riserve di gentilezza.
In
realtà, ma lei non poteva saperlo e soltanto Susan l'aveva
notato,
discreta com'era, Sally era tornata così dopo una lettera
dei suoi
genitori.
«Io
no.» disse Megan.
«Oh,
dai! Dobbiamo raccogliere informazioni sul nemico!»
tentò Jack.
«Io
non vengo.» disse anche Stephen, «Non posso stare
con tutta quella
gente attorno in questo periodo. Girano virus.»
Era
la prima frase “da Stephen” che diceva da molto
tempo senza che
nessuno gli desse una buona ragione per essere strano, e Susan lo
abbracciò, allarmandolo parecchio.
«Io
vengo e viene anche Megan.» annunciò Wayne,
sfogliando il libro.
Megan sbuffò.
«Ma
lasciala in pace!» esclamò Michael,
«Sarà libera di decidere?»
«No,
finché non riprende a ragionare.» rispose lui
senza neppure
guardarlo.
«Lascia
che se la sbrighi lei.» aggiunse Georgia, e Quill la
guardò
preoccupato. Era di nuova rossa in viso, come capitava quando si
innervosiva. Si spostò verso Stephen, ben attento a non
incrociare
Michael con cui non aveva più parlato, e sbatté
contro una gamba di
Megan.
«Per
me è uguale.» proclamò Megan e Michael
sospirò, spettinandole i
capelli.
«Per
te è sempre uguale.»
«Ancora
questo tic?» borbottò lei.
«Mi
piace spettinare i capelli, sì. Tanto più che io
risulto bello
anche coi capelli scompigliati e quindi ho preso il vizio.»
si
difese lui, sogghignando.
«Bello
quando sembri appena sceso da una scopa?» chiese Megan
scettica.
«Vorresti
negarlo?»
«No,
per carità.» sospirò anche lei.
«No?
Come sarebbe a dire no?» esplose Georgia, alzando la voce.
Tutti
si fecero silenziosi.
«Dovresti
dirgli che è brutto e stupido!»
«Georgie,
sarei qui.» le fece notare Michael quietamente.
«Non
ho detto che lo sei!» ribatté seccamente,
«Ho detto che lei
dovrebbe dirlo! L'avrebbe fatto!»
«Una
scenata di gelosia!» disse Rowan eccitato.
«NON
È UNA SCENATA!» strillò lei, facendolo
sobbalzare, «Michael non
c'entra nulla! Sei tu! TU!» Megan la guardò
sconcertata, «Dov'è
finita la tua carica rabbiosa? Non puoi continuare così,
sembri...
non sembri tu! Non sei tu! Io capisco che tu stia
male, sto
male anche io, ma non puoi semplicemente lasciarti andare e aspettare
che passi da sé, o peggio ancora crogiolartici! Se non provi
a
risalire ora non ci riuscirai neanche quando ti renderai conto che
non vuoi più essere così! Devi riprenderti,
maledizione!» sbatté
un pugno contro il divano e Quill squittì di terrore,
«Non serve a
nulla restare così! Davvero la tua aspirazione nella vita
è
diventare una specie di... Snape?»
«A
me piace Snape.» ribatté lei senza accennare
rabbia.
«Oh,
perfetto! Un'altra che arriva al punto del discorso! Voglio dire che
tu non puoi gettare al vento il fatto che riesci a sorridere! Hai
sempre avuto un'anima che si faceva sentire, è un gran dono!
E tu lo
stai gettando via, non cerchi di riprenderlo perché ti fa
comodo
restare così, ma la vita non è giusta e non
riuscirai ad
affrontarla chiudendoti in te stessa! Che senso ha continuare
così?
A me manca la vecchia Megan! Quella che prende a parolacce la gente!
Quella che minaccia botte e metà delle volte mantiene
ciò che dice!
Mi manca quella cattiva, brusca, antipatica con tutti, che è
felice
se le offri anche una sola stupida cioccorana! Quella vera, quella
che si fa sentire sempre! Tu non sei lei, sei come... morta! Non lo
sopporto più! E tu,» aggiunse, rivolta a Michael
che istintivamente
si ritrasse, «Dovresti aiutarla a tornare com'era, non
mantenerla
così perchè ti senti capito, idiota! Io posso
capirti anche se
cerco di andare avanti, non è questione di comportarsi in
modo
simile o di dover rifiutare la realtà!»
«Ma
io...» cercò di dire lui, accigliandosi.
«Cedric
resterà morto comunque,» riprese, ignorandolo.
Megan sobbalzò, «È
inutile che tu stia così. Pensa a vivere per te. A vivere
dico! Non a vegetare così! Fai semplicemente pena! Vuoi fare
pena?»
ringhiò, alzandosi in piedi bruscamente, «Se vuoi
fare pena allora
ci riuscirai perfettamente, almeno finché la gente non ti
stancherà,
ti manderà al diavolo e allora resterai veramente
sola!»
Megan
la guardava con occhi spalancati e non diede segno di voler
rispondere. Dopo qualche secondo Georgia girò i tacchi, con
la sua
seconda uscita scenica seguita da tutti gli occhi dei presenti.
«Wow.»
sussurrò Helen, e nel silenzio il suono delle sue parole fu
udibilissimo.
«Ecco.
Le mancava. Lo sapevo.» osservò Wayne,
«Vedi, Megan, a volte si
hanno dei doveri anche verso gli amici. Se uno si lascia andare...
beh, noi sappiamo perfettamente cosa significa perdere qualcuno, no?
E non vogliamo perdere te. O Michael.» e si alzò,
diretto anche lui
ai dormitori.
Anche
Michael si alzò, rischiando di far schiantare la poltrona
indietro
mentre andava all'uscita della sala grande nonostante fosse
già
scattato il coprifuoco. Aveva un'espressione furiosa.
Megan
si prese la testa tra le mani, coi capelli rossi che le scivolavano
davanti coprendola dagli sguardi altrui. Sally-Anne, sedutasi nella
poltrona di Michael, le poggiò una mano sulla schiena con
discrezione.
«Adesso
mi fa paura anche Georgia.» gemette Quill, e Susan
cercò di
trattenere una risata molto poco opportuna nel silenzio attonito dei
presenti che non osavano disturbare Megan nelle sue riflessioni, o
depressione che fosse, mentre Stephen gli poggiava una mano sul
braccio con rassegnazione.
«Jack.»
mugugnò Megan da sotto la coltre di capelli.
«Sì?»
domandò lui, preoccupato.
«Ci
vengo. Alla partita.»
La
mattina della partita tutti notarono che gli Slytherin portavano in
testa qualcosa di molto simile a una corona, ma non gli prestarono
particolare attenzione dato che Loony Lovegood era comparsa con un
cappello a forma di testa di leone sulla testa. Un enorme
cappello.
«Guardala!»
rise Justin, mentre Georgia la indicava a Stephen. Ernie stava
soffocando nella sua colazione, scioccato.
Quando
poi la ragazza fece ruggire il leone tutti scoppiarono a ridere,
cancellando un po' della tensione degli ultimi giorni: durante i
pasti Georgia non parlava con Megan, Michael non parlava con Georgia
e con Quill, Quill sembrava terrorizzato da tutti escluso Stephen e
Wayne non parlava di per sé, il che significava che tutti
dovevano
stare attenti a chi nominavano davanti a chi.
«Lovegood
fa morire dal ridere, ne dice un sacco...»
commentò Hannah.
«Non
sapevo parlaste.» disse Rent.
«Oh,
a volte è con Neville e così ci troviamo a
farlo... E poi ci
vediamo per...» si interruppe di botto, arrossendo. Jack
pensò si
riferisse a quel gruppo segreto che aveva sentito nominare ma non
aprì bocca, del resto non gli importava davvero.
«Per?»
incalzò Rent, curioso come una vecchia pettegola.
«Stephen,
vieni anche tu alla partita, dai!» lo interruppe Justin,
suonando
molto nervoso.
Stephen
lo guardò con orrore.
«Ci
divertiremo!» lo pregò anche Susan.
«Avete
visto che c'è scritto nelle spille degli
Slytherin?» domandò
Georgia senza rivolgersi a nessuno in particolare.
«Sì.»
rispose Wayne, mentre gli altri facevano segno di no con la testa:
«Weasley è il nostro re.»
Ci
fu un momento di silenzio.
«Questo
non può portare a nulla di buono.»
decretò infine Susan.
«Povero
Ron...» borbottò Ernie, che ormai non aveva
più nulla contro il
trio.
«Tu
e gli altri parlate di nuovo?» domandò Georgia e
Megan per un
momento alzò gli occhi dal piatto: avevano smesso di farlo
quando
Harry era stato scelto per il torneo dei Tremaghi ed era un argomento
un po' spinoso.
«Ho
detto a Harry che gli credo, sì. I suoi compagni mi hanno
ucciso con
gli occhi.» li informò Ernie, «Ma mi
sembrava giusto dimostrargli
il mio supporto.»
«I
suoi compagni non gli credono?» domandò Michael
bruscamente e gli
altri sobbalzarono al suono della sua voce.
«Già.
Non tutti, almeno. Ron e Hermione sì.»
«Anche
Neville.» aggiunse Hannah.
«Ma
tu da quand'è che vai d'accordo con lui?»
domandò Wayne, aprendo
finalmente bocca a sua volta per cambiare argomento, «Non era
Longbottom l'anno scorso?»
Hannah
si strinse nelle spalle.
«Quest'anno
tra una cosa e l'altra abbiamo avuto modo di parlare più
spesso. Lo
trovo simpatico.»
«Ah
beh, allora siamo alla frutta.» commentò
malignamente Michael e
Hannah lo guardò con un misto di risentimento e
preoccupazione.
«Siamo
alla frutta se parliamo bene della donnola.»
ribatté Sally-Anne.
«Chi?»
domandò Ernie, confuso.
«Weasley,
no? Andrò a chiedere una spilla a Malfoy dopo.»
disse lei e nessuno
seppe dire se fosse seria o meno.
Alla
fine Susan convinse Stephen ad assistere alla partita, ben
imbacuccato nella sua sciarpa per stare lontano dai microbi. Megan si
sedette e guardò nervosamente verso Georgia, che le aveva
rivolto un
esitante sorriso trovandosela davanti.
«Guarda,
Crabbe e Goyle sono i nuovi battitori. Non pensavo sapessero
volare.»
commentò Sally-Anne.
«Io
non pensavo neanche che gli animali potessero frequentare, se
è per
questo.» replicò Rent.
«In
tal caso non ci saresti neppure tu, qui.» replicò
lei prontamente.
Walter
scosse la testa: «Perché devi rivolgerle la
parola?»
«Sarà
stanco della tua compagnia inferiore. E visti i suoi standard
è
tutto dire. Approva persino che gli animali insegnino.»
rispose per lui Sally-Anne.
«Perks,
giuro che se parli male del professor Lupin ora ti butto giù
dagli
spalti.»
Tutti si voltarono verso Megan. Il tono era annoiato e
non minaccioso ma perlomeno era un miglioramento.
«Avevi
una cotta anche per lui?» domandò Sally-Anne in
tono di disprezzo.
All'occhiata esterrefatta di Megan sobbalzò,
«Voglio dire, oltre
che per il professor Snape.» si affrettò ad
aggiungere, perchè
tutti avevano pensato a Cedric.
«Chi
ha una cotta per quel pipistrello?» si intromise Rowan, che
stava
raggiungendo i suoi amici dietro la loro fila.
«Nessuno,
tranquillo.» sorrise Georgia.
«Sci
mancherebbe...» commentò Sheldon.
«Penso
solo che sia un ottimo insegnante, si vede che è preparato.
Dovrebbero dargliela quella maledetta cattedra di Difesa.»
riprese
Megan, sostenuta.
«Certo,
hai detto bene: maledetta. Anche
io vorrei che gliela dessero, così dopo un anno sarebbe
fuori dalla
scuola.» concordò Michael, che rivolgeva la parola
soltanto a lei
ormai.
«Lo
dici solo perchè tu non gli piaci.»
replicò Georgia.
Michael
la ignorò.
«Perché
lo hai chiamato pipistrello per sfida e perchè ti ha sentito
sfotterlo dopo che è riuscito a far cacciare il professor
Lupin.»
continuò lei, nostalgica. «Cos'avevi
detto?»
Lui
capì che non gli avrebbe permesso di evitarla ancora.
«Non
me lo ricordo.» borbottò.
«Persino
i lupi mannari hanno la cattedra invece che quel pipistrello di
Snape, Severus sarà furioso.» disse
Wayne con la sua voce monocorde. Gli altri lo guardarono straniti.
«Memoria.»
«È
iniziata!»
gridò
Susan eccitata.
Naturalmente
a commentare era come sempre Jordan, che li fece ridere più
di una
volta.
«Ed
è Johnson – Johnson con la Pluffa, che giocatrice
questa ragazza,
sono anni che lo dico ma lei ancora non vuole saperne di uscire con
me.» tutti scoppiarono a ridere e Rent commentò:
«Ha ragione, è
bella!» mentre la professoressa lo rimproverava con uno
strillo:
«Solo un fatto divertente, Professoressa, aggiunge un
po’ di
interesse – e evita Warrington, scarta Montague, è
– ouch -
colpita da dietro da un bolide di Crabbe… Montague cattura
la
Pluffa, Montague si mangia il campo velocemente e – grande
bolide
di George Weasley diretto alla testa di Montague, che perde la
Pluffa, recuperata da Katie Bell, Katie Bell dei Grifondoro,
passaggio all’indietro per Alicia Spennet, che avanza
– scarta
Warrington, evita un bolide, - dietro di te, Alicia – la
folla la
sta osannando, sentitela, ma cosa sta cantando?»
«Oh,
no.» gemette Ernie.
“Weasley
niente riesce a parare
Non
un solo anello riesce a bloccare
Ecco
perché noi di Slytherin cantiamo
Weasley
come nostro re vogliamo
Weasley
è nato in un contenitore
La
Pluffa lascia sempre passare senza onore
Con
Weasley sicuri di vincere siamo
Weasley
come nostro re vogliamo”
Lee
Jordan cominciò a urlare i commenti per coprire le parole
della
canzone ma sembrò non avere effetto: Ron Weasley si
buttò sulla
pluffa ma la lasciò passare tra le sue braccia come se nulla
fosse.
«FORZA
RON!» gridarono loro in coro e gli Slytherin cominciarono a
cantare
ancora più forte.
«Beh,
hanno ritmo.» commentò Michael, indifferente.
«MA
ANDIAMO! VAI BELL!» strepitò Georgia,
«VELOCE!»
«POTTER,
MUOVITI!» strillò anche Sally-Anne,
«SEGNATE UN MALEDETTO PUNTO!»
“WEASLEY
È NATO IN UN CONTENITORE...”
«Ed
è ancora Warrington che passa la Pluffa a Pucey, Pucey
supera
Spinnet, forza adesso, Angelina, tu puoi prenderlo-»
«MALEDIZIONE!»
strillò ancora Sally-Anne.
«SQUALCUNO
USCIDA WORRINGTON!»
ululò
Sheldon.
«No,
non puoi – ma grande bolide di Fred Weasley, voglio dire,
George
Weasley, oh, chi se ne importa,uno di loro, comunque, e Warrington
perde la Pluffa...»
«FORZA
FRED E GEORGE!» l'urlo disumano era stato lanciato da
Charlotte, la
sorellina di Georgia, che teneva sia la sciarpa degli Hufflepuff che
quella dei Gryffindor.
«Ha
una cotta per loro.» spiegò Georgia a Wayne che
poteva leggerne il
labiale.
«La
recupera quindi Montague, il Capitano degli Slytherin Montague con la
Pluffa si mangia il campo, forza ora, Gryffindor, fermatelo!»
continuò Jordan.
«FORZA!»
urlarono anche loro.
Megan
si stava innervosendo parecchio e anche senza urlare il suo viso era
diventato rosso di rabbia; coi capelli del medesimo colore sembrava
avesse la testa in fiamme.
Vedeva
la Parkinson dirigere il coro delle serpi e questo la faceva
imbestialire.
«E
Pucey scarta di nuovo Alicia e si sta avvicinando agli anelli,
fermalo, Ron!»
La
folla si lamentò mentre gli Slytherin gioivano: la pluffa
era di
nuovo entrata.
«Pucey
bastardo...» grugnì Megan, «Cadesse
dalla scopa...»
“ECCO
PERCHÉ NOI DI SERPEVERDE CANTIAMO
WEASLEY
COME NOSTRO RE VOGLIAMO”
Weasley
subì altri due gol e poi anche i Gryffindor finalmente
segnarono. La
Lovegood, vicinissima a loro, fece ruggire il cappello.
«GRANDE,
LUNA!» rise Hannah, e Luna lo fece ruggire nuovamente in
segno di
simpatia.
Poco
dopo Potter si tuffò in picchiata.
«DEVE
AVER VISTO IL BOCCINO!» strillò Georgia,
stringendo la mano di
Stephen fino a stritolarla.
«PRENDILO,
POTTER!» gridò anche lui.
Entrambi
i cercatori puntavano nella stessa direzione, poi Potter
allungò la
mano e qualche secondo dopo un bolide lo prese in pieno, facendolo
schiantare a terra da fortunatamente pochi metri d'altezza.
«L'HA
PRESO!» strillarono i Gryffindor in coro.
«GRANDE!»
Applaudirono
mentre gli Slytherin sfottevano la sua caduta e Weasley.
Madama
Hooch stava volando verso Crabbe, che aveva lanciato il bolide dopo
la presa del boccino.
«Così
si gioca.» commentò Sally-Anne.
«Ehi,
guardate, Malfoy si sta avvicinando a Potter...» disse Jack,
socchiudendo gli occhi per vedere meglio.
«Guardate
il portiere... Non festeggia...» notò Charlotte.
«E
ci credo, ha fatto pena.» sbottò Michael,
«Io me ne torno a
castello.»
«Aspetta,
guarda i gemelli!» gridò Susan e anche Michael,
che li aveva sempre
apprezzati, si sporse per vedere. Sembrava che Johnson ne stesse
abbracciando uno, ma lui si agitava troppo perché fosse
così.
Potter si era spostato e tratteneva l'altro gemello mentre le altre
due ragazze della squadra erano piombate ad aiutare la Johnson.
«Cazzo
fa la Hooch?» domandò Rent, sconcertato.
«Rimprovera
quell'altro idiota...» rispose Jack, distratto da quello che
accadeva di sotto.
E
improvvisamente Potter e il Weasley che tratteneva fino a poco prima
scattarono insieme contro Malfoy e gli finirono addosso, prendendolo
a pugni.
«MASSACRALO
DI BOTTE, POTTER!» fu più o meno il senso
dell'urlo chee si era
levato da tutta la zona.
«SÌ!
COSÌ!» ululò anche Charlotte, con i
capelli biondi scompigliati e
un pugno sollevato per aria, non curandosi dei vicini che urtava,
«ANCORA!»
«VAI
HARRY! GRANDE WEASLEY CHIUNQUE TU SIA!» tifò anche
Justin.
«Il
mio eroe...» sospirò Rowan, ridendo poi con gli
altri.
«Speriamo
non lo prenda in faccia.» commentò Amelia
preoccupata e Megan alzò
gli occhi al cielo, prima di balzare in piedi per vedere meglio ora
che la folla si sollevava.
«FORZA
POTTER!» gridò anche lei, facendo sussultare Wayne
per la sorpresa.
«La
violenza riesce sempre a rallegrarti, eh?»
commentò, scuotendo la
testa.
Furono
tutti sbalzati via dalla carcassa di Malfoy e spediti via.
«Migliore
partita di sempre!» rise Rent, «Anzi, miglior
finale!»
«E
scommetto che non è un caso se Crabbe ha spedito quel bolide
dopo la
partita, voleva di sicuro distrarre la professoressa.»
osservò
Stephen.
«E
c'è riuscito.»
«Spero
che non succeda nulla a Fred o George o chiunque fosse.»
sospirò
Charlotte.
«Non
sono troppo grandi per te?» scherzò Jack e lei
ammutolì,
arrossendo di botto.
«Ma
come li hai conosciuti?» domandò Rent, divertito.
Lei
lanciò uno sguardo a Jack, che si era voltato di nuovo, e
poi
rispose: «Ho provato alcune loro invenzioni, se vogliamo
chiamarle
così.»
«Tu
che cosa?» Georgia ruotò su se stessa
così velocemente da
rischiare di perdere l'equilibrio e Michael la resse automaticamente
mentre si alzava.
«Mi
hanno pagata però!»
«CHE
COSA?»
Quando
tornarono in sala comune Georgia stava ancora maledicendo i gemelli
Weasley e le loro diavolerie, promettendo che li avrebbe scovati e
fatti pentire di tutto, perché erano solo dei maledetti che
si
approfittavano delle bambine.
«Suona
molto male quello che hai appena detto.» considerò
pacatamente
Wayne, mentre Megan rabbrividiva e infilava anche i guanti.
«Ti
sei divertita?» domandò all'improvviso Hannah,
scrutandola
attentamente. Megan si accorse che anche Susan la fissava.
«Normale.»
rispose lei ed entrambe sospirarono, apparendo depresse.
«Michael,
ti va di fare un giro?» domandò quasi timidamente
Rowan, così
lontano dal suo solito comportamento che persino lui evitò
sguardi
sprezzanti.
«No.»
rispose soltanto, sbadigliando, «Ho fame, voglio andare a
cena.»
«Saliamo
assieme?» propose allora lui, un po' rincuorato.
«Non
puoi fare proprio a meno di me?» domandò Michael,
beffardo, e tutti
percepirono che stava per diventare maligno.
«Rowan,
vieni con noi!» lo pregò Helen, al fianco di
Lance. Entrambi
guardarono Georgia, aspettando sicuramente che intervenisse.
«Mike...»
cominciò lei.
«Lasciami
in pace, James.» sbuffò lui.
“James” era il cognome di Rowan, e
il ragazzino lo guardò sorpreso e ferito.
«D'accordo,
Stebbins. Ti lascio in pace del tutto.»
«Mi
piange il cuore.» commentò lui, notando il tono
risolutivo.
«Ne
hai ancora uno? Credevo lo avessi già venduto a Salazar
insieme al
cervello.»
«Ragazzino,
non cercare rogne. Non saresti il primo che ne esce male.»
minacciò
Michael.
«Mike,
basta. Ti metto in punizione.» il tono di voce di Walter era
rimasto
scherzoso, ma il suo viso era teso.
Michael
rise, una risata cupa, mentre Rowan era immobile davanti a lui,
accigliato e pallido, aspettandosi davvero delle botte da un momento
all'altro. Georgia si frappose tra i due, le mani strette a pugno
davanti al petto in posizione di difesa.
«Vuoi
picchiare qualcuno? Allora dai, sfogati.»
Michael
smise di ridere all'istante, sgranando gli occhi.
«George?»
tentò Walter, sconcertato.
«Si
sentirà meglio dopo aver picchiato qualcuno e Rowan non
c'entra
nulla. Dai, picchiami.» lo sfidò, spostando i
pugni a davanti alle
labbra e dondolando sul posto come su un ring. Rowan dietro di lei
arretrò di un passo e un'altra ragazzina, la rossa Caitlin,
ne
approfittò per afferrarlo per un braccio e trascinarlo
indietro,
tremando per la tensione e forse la paura.
Michael
sollevò un braccio e tutti si irrigidirono, pronti a
fermarlo.
Persino Sally-Anne portò una mano alla bocca mentre i
muscoli delle
sue gambe si tendevano per prepararsi allo scatto. Ma lui
spostò la
mano sopra un pugno chiuso di Georgia e lo spinse verso il basso, con
un mezzo sorriso che sollevava solo un angolo della bocca, e poi
poggiò la stessa mano su una sua guancia.
«Non
oserei mai alzare un dito su una donna, tanto meno su te. Sciocca
Georgie.»
Anche
lei azzardò un sorrisetto e gli altri si rilassarono.
«Accidenti
a lui...» borbottò Stephen, «Questi
spaventi non fanno bene al
cuore.»
A
cena Charlotte si unì al loro tavolo, e la sua nuvola di
capelli
chiari era nascosta da un cappello di lana nero.
«Che
è successo?» domandò Georgia, guardando
verso il tavolo in attesa
dei gemelli Weasley che non si vedevano ancora.
«Brutte
notizie, Harry Potter, Fred e George sono stati sospesi a vita dal
Quidditch.» rispose fosca e Rent sputò la
minestra, mentre Jack
faceva cadere il cucchiaio e gli schizzi del suo piatto arrivavano
anche a Stephen, che si gettò di lato così
velocemente da franare
su Susan.
«Step!»
«Che
schifo!» stridette lui.
«Guarda
che non ho sputato, io.» gli
fece notare Jack, piccato.
«È
comunque minestra! Il cibo si suppone che vada in bocca,
non
sulla mia faccia. Non sulla mia pelle.»
«Morgana,
certo che tu non potresti proprio fare giochi erotici con cioccolato
o panna.» sbottò Georgia e il silenzio
calò su quel lato della
tavolata mentre Michael per la seconda volta spalancava gli occhi
davanti a lei e Stephen diventava velocemente bordeaux. Susan
arrossì
con lui mentre Ernie soffocava una risata dietro un fazzoletto.
Charlotte
si tappò le orecchie con espressione schifata.
«Oh,
scusa!» si affrettò a dire Georgia vedendola,
«Mi spiace!»
«Troppe
informazioni.» concordò Wayne.
Michael
la fissava ancora e anche Georgia finì con l'arrossire,
«Mi è
venuta spontanea, scusate tanto!» brontolò
scocciata.
«Perché
siete tutti così sconvolti?» domandò
Megan che a quella distanza
non aveva potuto sentire.
«Hanno
bannato Potter e i Weasley dalla squadra.» le
spiegò Wayne,
divertito, e lei trasalì con un “i
gemelli?”, «E Georgia ha un
animo perverso.»
«Questa
non è una novità.» commentò
Sally-Anne, pulendosi la bocca con un
tovagliolo dopo aver bevuto, «Intendo della Runcorn e dei
suoi
istinti animali.»
«Scusami?»
fece lei stridula.
«Le
voci girano.» rispose lei criptica, «Anche se sei
al quarto anno.»
«Qualunque
cosa abbia detto quella serpe con cui uscivo non è
vero.» ringhiò
Georgia.
«Sarà...»
«Bene,
io ho finito. Mi è ufficialmente passata la fame.»
disse lei,
alzandosi con aria schifata, «Charlotte, vieni con me. Non
devi
sentire altro.»
«Grazie
al cielo.» borbottò lei, portando via con
sé un pezzo di pane.
Michael
si voltò per guardarla andare via, ancora incredulo.
«Toh.»
sussurrò Justin notandolo, «Sembra che il maestro
di Rowan si sia
finalmente accorto che la sua migliore amica è una ragazza
per
davvero.»
«Finirà
malissimo.» predisse Hannah, esasperata, guardando per un
momento
Rowan che sedeva imbronciato a morte e non voleva mangiare nonostante
le insistenze degli amici, «Vedrete.»
Sono
una persona vergognosa, ho messo il capitolo che aveva ancora la
parola ES, lo scorso capitolo intendo, e ora ho corretto con
“gruppo
segreto”, perchè ES serviva giusto a me mentre
decidevo come
renderlo considerato che chiamo Silente col suo nome originale.
In
più Zacharias Smith c'è ancora durante il settimo
anno di Harry,
quindi può o avere la sua età o essere
più grande, e l'ho messo in
dormitorio con Wayne per errore in “the Goblet”. Ho
corretto
anche quello, non che cambia nulla nella storia, comunque ora
è in
camera con Justin e gli altri. (Non importa che Harry non lo conosca
prima del quinto anno, non conosceva neppure Susan!)
E
siete veramente maligne/i XD vedete che non era per gelosia
che Georgia e Wayne se la prendevano? NanaBouregarde lo spiega meglio
di me nella sua ultima recensione XD
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Capitolo 6 *** Lettere da Hogwarts. ***
Lettera
da Hogwarts.
«Che
fate a Natale? Casa o Hogwarts?» domandò Jack,
«E dove diavolo è
Walter?»
Georgia
sospirò, spostando i capelli dietro le orecchie sotto lo
sguardo di
Michael; avevano ripreso a parlare e non avevano più
litigato, ma
lui sembrava più cauto e lei si era accorta che la guardava
spesso.
Non le dispiaceva, era il suo migliore amico, ma non capiva a cosa
fosse dovuto.
«Sempre
occupato con cose da Prefetto, non hai notato che non si vedono
neanche Ernie e Hannah?»
«Giusto.
Dicevamo? Ah, sì, casa o Hogwarts?»
«Hogwarts
è la mia casa.» fece presente Michael,
«O almeno lo era. Ma
ora...»
Non
parlò più, ma gli altri capirono comunque. Era
orribile per tutti
loro trovarsi a festeggiare il Natale senza Cedric.
«Torno
a casa con Charlotte, non possiamo lasciare mio fratello da
solo.»
rispose anche Georgia.
«Vado
a casa anche io, non ci faccio nulla qui.» sospirò
Megan, tornata
quieta come il mese prima.
«Vale
anche per me.» concordò Wayne.
«Credo
che torneremo tutti a casa, mi sbaglio?» domandò
Susan e tutti
confermarono.
«Sarà
il primo Natale senza almeno uno di noi a scuola... In fondo va bene
così, mi piace pensare che quello scorso fosse il mio ultimo
Natale
qui, non ne vorrei un altro.» commentò Jack.
«Siamo
già al settimo anno.» gemette Rent,
«Voglio restare qui.»
«Sembra
di aver cominciato ieri... Ricordate quando avete ricevuto la
lettera?»
«Sei
nostalgico oggi?» domandò Walter, raggiungendoli
con aria stanca.
Dietro di lui c'erano anche Ernie e Hannah che chiacchieravano,
subito raggiunti da Justin.
«Molto
nostalgico, l'atmosfera natalizia mi fa quest'effetto.»
«Ricorderemo
l'ultimo Natale a Hogwarts come il Ballo del Ceppo.»
dichiarò
Michael, «È
orribile.»
Gli
altri scoppiarono a ridere, sebbene non fosse chiaro se scherzasse o
meno.
«Vi
eravate divertiti anche voi, se non ricordo male.» lo
stuzzicò
Walter.
«Io
ero lì con la persona sbagliata.»
«Sei
senza pietà.» sbadigliò Georgia,
«Per me è un bellissimo
ricordo.»
«Hai
ballato con tutti, certo che lo è.»
approvò Susan, «E c'erano le
Weird Sisters.»
«Appunto.»
concordò lei, avvicinando poi la propria poltrona a quella
di
Michael, «E poi ho ballato con te.»
ricordò con un sorriso.
Michael
si voltò a guardarla per un momento, con gli occhi
socchiusi, e non
disse una parola.
Georgia
lo guardò a sua volta: l'abbronzatura era sparita lasciando
posto
alla sua normale carnagione chiara, gli occhi castani ardevano
illuminati dal fuoco e i capelli scuri, spettinati ad arte, non
nascondevano del tutto una piccola cicatrice sopra la sua tempia. Era
leggermente rosso sulle guance per via del calore, e le labbra
perfette erano leggermente assottigliate, come sempre quando stava
rimuginando su qualcosa. Il suo viso non era più sciupato ma
era
ancora magro e i suoi occhi grandi erano ancora più in
evidenza,
come lo era il suo sguardo bruciante.
A
parte il bell'aspetto, se Michael aveva avuto tante ragazze lo doveva
proprio al suo sguardo, quello che sapeva trasmettere tutta
l'innocente allegria durante le sue malefatte, o la rabbia che lo
rendeva eccitante come non mai, il gelo che faceva fuggire chiunque e
il luccichio ironico prima delle sue battute; ma poteva anche,
esattamente come in quel momento, diventare diverso
e trasmettere i suoi desideri o perlomeno farli provare anche alla
malcapitata che incrociava i suoi occhi.
Prima
di rendersene conto arrossì e lui se ne accorse, accennando
un breve
sorriso e cercando di assumere un'espressione di innocente
tranquillità prima di fingere di riportare la sua attenzione
ai
discorsi degli altri.
Wayne,
che non si era perso lo scambio di sguardi, alzò la voce.
«Io
ricordo che quando è arrivato il mio gufo mia madre si
è messa a
piangere e mi ha abbracciato e comprato tutto quello che
volevo.»
«Ma
che bastardo.» commentò Megan tra i denti.
«Scusami?»
«Niente.»
«Se
a te è andata così non oso pensare a te,
Sally-Anne.» commentò
Georgia, riprendendosi.
«Già...»
convenne lei, laconica.
«Signorina!
Padroncina!» chiamò la voce stridula della sua
elfa domestica,
Milpy.
«Padroncina,
è arrivata la lettera!» chiamò anche
Taddy, l'elfo personale del
padre, euforico.
Sally-Anne
corse da loro, rischiando di inciampare nel lungo e scomodo vestito
rosa.
«Sally-Anne
Perks, un po' di contegno!» esclamò sua nonna dal
ritratto su cui
era dipinta. Lei rallentò subito il passo, raddrizzando la
schiena.
«Che
lettera è?» domandò poi agli elfi,
curiosa.
«La
lettera per la scuola! La legga, signorina!»
Sally-Anne
l'aprì e sorrise, soddisfatta. «Vado a dirlo ai
miei genitori. Sono
qui?»
«Sì, il padrone e la padrona sono nello studio del
padre.
Vuole che l'accompagniamo, signorina?» domandò
Taddy con un enorme
sorriso.
«Sì,
venite con me!» approvò lei, ricambiando il
sorriso con allegria.
Andò
alle scale cercando di impedirsi di correre per non essere sgridata
di nuovo e una volta davanti all'ufficio bussò alla porta.
Sua
madre venne ad aprire, sorpresa.
«Sally-Anne,
che succede?»
«È
arrivata la lettera da Hogwarts!»
Suo
padre parve per un momento perplesso: «Di
già...» cominciò.
«Ha
undici anni.» gli fece presente sua madre, in tono
infastidito, poi
si aprì in un sorriso rivolto alla bambina:
«Congratulazioni,
Sally-Anne.»
«Sì,
congratulazioni. Manderemo gli elfi a comprare i libri e il
resto.»
concordò il padre, tornando ai suoi documenti.
«Ma...
Pensavo che saremmo andati a Diagon Alley.» disse Sally-Anne,
confusa.
«Chi
ti ha detto una cosa simile?»
Sally-Anne
si voltò a guardare Taddy, che fissava i padroni con aria
colpevole.
«Taddy
non doveva dirlo? Era una sorpresa?»
«No,
non era una sorpresa. Semplicemente lei non andrà a Diagon
Alley,
non sta bene che si mischi con quelle persone, potrebbe esserci
chiunque lì in mezzo.» sua madre
rabbrividì, «Non manderei mia
figlia da sola lì neanche se-»
«Ma
con voi!» la interruppe Sally-Anne.
«Oh,
Sally-Anne, sai benissimo che io e tuo padre lavoreremo per tutto
agosto, non so neppure se potremo accompagnarti alla
stazione...»
sua madre sospirò di fronte alla sua aria affranta,
«Naturalmente
non sarai sola, chiederò a tua zia di accompagnarti, nel
caso. Ma
non c'è bisogno che tu vada a Diagon Alley. Piuttosto ora va
con la
tua elfa e fatti preparare una buona cena per festeggiare. Vuoi che
chiami qualcuno? Ci sarebbe la nipote di Amelia, dovrebbe avere la
tua età...»
«No,
non ce n'è bisogno.» borbottò lei,
«Taddy, Milpy, andiamo.»
«Sally-Anne?»
la chiamò suo padre, sfilandosi gli occhiali e guardandola
da dietro
la scrivania.
«Sì?
Ti serve Taddy?»
«No,
oggi ho finito col lavoro. Ma domani pranzeremo a casa, dobbiamo
parlare.»
«Sì,
signore.» annuì lei, «Allora, buon
lavoro.»
«Buona
cena a te, cara.» rispose sua madre, chiudendo la porta.
Lei
li sentì ancora parlare mentre si allontanava mestamente
dallo
studio.
«Domani
hai da lavorare...»
«È
bene che io faccia due chiacchiere con lei, deve capire meglio la sua
posizione prima di andare a Hogwarts... Diagon Alley, ti rendi conto?
Vuoi che diventi come quel disgraziato di suo fratello?»
«Non
farò avere questa lettera a mio nipote, Leonard. Lei non
deve andare
a Hogwarts!»
«Ma
sei impazzita?»
«Non
osare parlare a mia moglie in questo modo! Noi ci siamo occupati di
Megan in tutti questi anni, noi l'abbiamo cresciuta facendoci forza,
e noi decideremo per lei!»
«Io
sono suo padre! E Megan è una strega esattamente come me e
sua
madre, non avete il diritto di tenerla fuori dal suo mondo!»
«Dal
suo mondo? Dal suo mondo? Questo è il suo mondo, non quello
lì!
Quello dove maghi assassini torturano persone innocenti e le uccidono
non può essere il suo mondo! Mia figlia è stata torturata,
ti ricordo!»
«Tua
figlia era mia
moglie
e non c'entra nulla! Anche tra i babbani esistono pazzi e assassini
ma questo non ha niente a che vedere con Megan!»
«Ma
si può sapere perchè mai te ne importa? Ti sei
disinteressato di
lei per tutti questi anni e ora vieni qui e pretendi che noi la
mandiamo in un luogo sconosciuto a praticare magia e a rischiare la
vita? Non dirmi che Voldemort è caduto, potrebbe essere
ancora
pericoloso! Ho fatto questo errore con Cordelia ma non lo
ripeterò!»
«Avete
parlato con lei di Hogwarts e di mia moglie per tutti questi anni,
con che coraggio ora volete precluderle la vita che le spetta? Non
guardarmi in quel modo, so benissimo che Megan conosce tutto di lei
anche se non gliene ho mai parlato in prima persona!»
Megan
trattenne il respiro, terrorizzata. Suo padre l'avrebbe punita per
sempre per aver fatto domande e peggio ancora i suoi nonni non
volevano mandarla a Hogwarts.
Sarebbe
stata condannata a vivere con i babbani e a non saper mai usare la
magia.
«Non
voglio perdere anche lei!» strillò improvvisamente
sua nonna, «Non
mi interessa di quella stupida magia! Megan aveva il diritto di
conoscere sua madre ma non ha quello di scegliere, non ora che
è
solo una bambina!»
«Megan
appartiene a noi, a questo mondo!» gridò anche suo
nonno.
«Megan
non appartiene a nessuno, lei deve andare a Hogwarts!»
«Vuoi
soltanto liberarti di lei!» lo accusò la nonna.
Ci
fu qualche secondo di silenzio e Megan sentì il cuore
batterle
fortissimo.
«Cosa
significa?» domandò suo padre lentamente.
«Significa
quello che ho detto. Se andasse a Hogwarts saresti sicurissimo di non
vederla neppure per sbaglio ed è quello che vuoi.
Perchè lei è
così simile a Cordelia...»
«E
voi non volete mandarla a Hogwarts per lo stesso motivo,
perchè
somiglia a vostra figlia e avete l'impressione che lei sia ancora
viva, la state usando!» urlò improvvisamente suo
padre e Megan
sentì le lacrime scorrerle giù per le guance.
Nessuno
amava lei, tutti amavano soltanto sua madre.
«Non
amate Megan, amate Cordelia, soltanto lei! E volete tenervi stretti
Megan anche se lei dovesse soffrirne! È egoismo! Perlomeno
io,
qualunque motivo mi spinga, la renderò felice!»
«Tu
sei... tu sei...» non aveva mai sentito suo nonno a corto di
parole
e non poté sapere come sarebbe andato a finire
perchè la porta
saltò per aria.
«IO
VOGLIO ANDARE A HOGWARTS!» strepitò Megan, e il
tostapane prese
fuoco, «VOGLIO ANDARE! VOGLIO ANDARE! IO NON SONO UNA
BABBANA!»
«MEGAN!»
gridarono tutti, facendo per avvicinarsi. Ci fu un calo di corrente e
lei corse via, pensando che almeno a scuola avrebbe trovato qualcuno
che l'amava per ciò che era.
«Arcturus,
guarda qui.»
«Cosa,
madre?»
Sua
madre gli mostrò un ritratto di famiglia.
«Questa
è tua zia Druella. Suo marito era Cygnus Black, fratello di
Walburga
che era nient'altro che la madre di Regulus Arcturus Black, scomparso
mentre eseguiva il volere dell'Oscuro Signore. Tu hai il suo nome e
devi portargli tutto il rispetto che merita, ha ricevuto il marchio
solo a sedici anni ed è stato tra i suoi favoriti: devi
mantenerne
alto l'onore. Certamente tu non puoi diventare uno dei suoi seguaci
come lui, a meno che il nostro povero sfortunato Signore non torni
indietro, ma devi comportarti come tale, rispettando i suoi
voleri.»
«Senza
finire nei guai.» soggiunse suo padre, ignorando l'occhiata
della
moglie, «Perché appunto l'Oscuro Signore
è caduto. Non avrebbe
alcun vantaggio nel comportarsi da Mangiamorte.»
«Intendo
dire che deve tenersi lontano dalla feccia, una volta arrivato a
scuola.» precisò lei altera.
«Posso
chiedere il perché di tutto questo? Conosco a memoria il
nostro
albero genealogico.» si intromise Michael, che non gradiva il
suo
primo nome né tanto meno ricordare chi fosse stato il suo
cugino
acquisito prima di sparire nel nulla.
«Oggi
è arrivata la tua lettera per Hogwarts. Ne abbiamo
già parlato.»
rispose seccamente la madre, «Tu sarai certamente uno
Slytherin,
perciò comincia a comportarti come tale. Non ne posso
più di
vederti salutare i vicini come se fossero persone come noi e tanto
meno voglio trovare altri oggetti babbani per casa.»
«Sì,
madre.» rispose lui, con un luccichio negli occhi che
indicava il
contrario. Suo padre finse di non accorgersene.
«Arcturus.»
sibilò la donna, mettendogli una mano sulla spalla e
facendolo
voltare perché la guardasse negli occhi. Strinse abbastanza
forte
che lui dovette trattenere un gemito, «Segui l'esempio di
Regulus
Arcturus
Black.»
«Lo
farò, madre.» si costrinse a rispondere lui.
«Mamma,
la lettera! Ho ricevuto la lettera!» ululò Walter,
calandosi giù
dalle scale e rischiando di cadere. Wayne lo seguiva imbronciato a
morte.
«Amore
mio!» rise sua madre, abbracciandolo, «È
meraviglioso! C'è già la lista dei libri?
Dobbiamo andare a Diagon
Alley al più presto! Oh, è ancora proibito avere
scope al primo
anno? Vorrei comprartene una nuova...»
«Troveremo
un altro regalo.» la rassicurò il marito, passando
una mano tra i
capelli del maggiore dei suoi figli, «Sarai un grande mago,
lo sai,
vero?»
«Siamo
fieri di te.»
«Ma
non ho ancora fatto nulla!»
«Sciocchezze,
tra cinque anni sarai Prefetto.» scherzò la madre.
«Wayne, tesoro,
che c'è?»
«Voglio
andare anche io.» borbottò lui.
«Tra
un anno, tra un anno!» ridacchiò suo padre,
prendendolo in braccio,
«Accidenti se sei diventato pesante! Quando sei cresciuto
così
tanto? Dì la verità, hai preso una
pozione.»
Wayne
sorrise: «No. Sono grande anche io.»
«Certo
che lo sei.» rise il fratello.
«Oh,
finalmente la mia lettera.» commentò Wayne,
finendo di leggere. Suo
fratello sorrise da dietro la sua tazza di latte.
«Congratulazioni,
Wayne.»
«Sì,
sì.» tagliò corto lui, sollevandola per
aria quando sua madre
entrò, «Tra un mese sarò a
Hogwarts.»
«Oh,
anche il mio piccolino si è fatto grande!»
esclamò sua madre,
commossa, correndo ad abbracciarlo, «Il mio
tesoruccio!»
«Mamma...»
si lamentò lui mentre Walter rideva.
«Ti
comprerò tutto ciò che vuoi! Ora preparo una
torta per entrambi!»
promise sua madre tra i singhiozzi, «Dov'è tuo
padre? Vado ad
avvisarlo!» e corse via.
«Bleah.»
commentò Wayne, passandosi una mano su una guancia. Walter
rise di
nuovo, rischiando di soffocare.
«Guarda,
sta arrivando un gufo! Sicuramente è la mia lettera per
Hogwarts!»
esclamò Jack, tirando Rent per un braccio. I due salirono
sulle
sedie per guardare fuori dalla finestra e quando il volatile
arrivò
Rent corse alla porta.
«MAMMA!
CORRI!» urlò alla donna in giardino, «La
lettera di Jack! Com'è
ha detto sua mamma!»
Sua
madre accorse trafelata e gli prese subito la lettera di mano,
leggendola velocemente. Poi guardò il bambino biondo
sbalordita.
«Sei
davvero un mago, Jackie...»
«Anche
suo papà lo è.» gli ricordò
Rent, divertito.
«Ma
dov'è la tua lettera allora?» domandò
sospettosa.
«Te
l'ho già detto, Grace.» disse la madre di Jack,
arrivando alle loro
spalle, «Tu e tuo marito siete babbani, verrà
qualcuno della scuola
a parlarvene. Ma tranquilla, tuo figlio è assolutamente un
mago.
L'hai visto anche tu quando ha fatto volare le posate, no?» e
baciò
Jack tra i capelli.
«Giusto,
giusto...» concordò, poi sorrise a Rent,
«Allora vado a sistemare
la casa, sono sicura che non ci verrà molto
perchè vengano a
parlarci. Eccitato?»
«Tantissimo!»
strepitò il bambino, «Jacky, andiamo su e
giochiamo a Dumbledore
contro Grindelwald!»
«'kay.
A dopo!» salutò anche l'altro e i due scapparono
al piano di sopra.
«A
cosa devono giocare?» domandò Grace confusa.
«Sicuramente
è qualcosa che ha raccontato loro Elvendork, storie di
maghi... Non
guardare me, ti ricordo che sono babbana anche io!» rise
l'altra,
«Vieni dentro, ti offro un caffè.»
«Povero
tuo marito, lo ascoltano solo i bambini quando si mette a
raccontare... Neanche il beneficio di una moglie attenta!» la
stuzzicò l'amica, seguendola.
«Georgie,
com'è che non sapevo nulla di questa?»
La
voce di suo fratello la fece sobbalzare mentre entrava in casa,
sporca di fango in viso.
«E
dov'eri, oltretutto?» continuò lui, sopprimendo
una risata.
«Oh,
io... Giocavo con gli Anderson.» spiegò, puntando
gli occhi sulla
lettera in mano al fratello, «Sei entrato in camera
mia!»
«Cercavo
solo una penna. Georgie, perché ero convinto che non ti
fosse ancora
arrivata?»
Lei
non rispose.
Robert
fremette, cominciando a preoccuparsi, «Che c'è che
non va? Era una
sorpresa?»
«No,
non era una sorpresa.» borbottò la bambina.
«E
allora? Non vuoi andare a Hogwarts?» azzardò lui,
stranito.
Georgia
non rispose di nuovo e il ragazzo le si avvicinò, chinandosi
per
guardarla in viso.
«Cosa
c'è, sorellina?»
«Non
posso andare a Hogwarts.»
«E
perché no?»
«Perché...»
cominciò lei, accigliandosi, «Poi chi ti
aiuterà con Charlotte?»
«Che
cosa?» ansimò lui, sbalordito.
«Adesso
che mamma e papà non ci sono più.»
continuò la bambina e il
ragazzo impallidì, «Come farai con la casa, con
Charlotte e col
lavoro tutto da solo? Devo restare per aiutarti.»
Robert
l'abbracciò, strizzando gli occhi che gli bruciavano.
«Scema.
Charlotte andrà a scuola la mattina e io lavorerò
nel frattempo.
Chiamerò qualcuno che mi aiuti per il pomeriggio e al resto
penso
io. Tu devi studiare e diventare una strega famosa, ricordi?
Così
saremo pieni di soldi e avremo un sacco di elfi domestici.»
scherzò,
dandole un bacio su una guancia.
Georgia
sorrise: «Diventerò ricca davvero.»
«Certo.»
«Ma
Charlotte non può venire a Hogwarts.»
obbiettò, perplessa, «Dove
studierà allora?»
«In
una scuola babbana per un po'. È già
iscritta.»
«Ma
io ho studiato a casa!» esclamò lei, «E
i babbani potrebbero
notare che è una strega!»
«Staremo
attenti.» promise lui, poggiandole una mano sulla testa,
«Ci penso
io a voi. Tu pensa a fare l'undicenne e festeggia. Io farò
l'adulto
una volta tanto, va bene?»
Georgia
sembrò indecisa, poi abbozzò un sorriso.
«Quindi
andrò a Hogwarts?»
«Certo
che andrai a Hogwarts, Georgie!» rise lui, baciandole la
fronte e
alzandosi, «Adesso vado e compro la pizza per cena, eh? Tu
controlla
che Charlotte continui a giocare, va bene?»
«Sì!
Va bene!» Georgia saltellò felice e poi corse in
soggiorno dove
l'altra bambina giocava con le costruzioni.
«Stephen,
cielo, ce la fai a mangiare il tuo minestrone per oggi?»
Stephen
alzò lo sguardo dal suo piatto, dove i fagioli erano stati
spostati
sul bordo insieme alle barbabietole, confuso.
«Sto
mangiando, infatti.»
«Arnold,
fa qualcosa!»
Suo
padre alzò lo sguardo dal giornale.
«I
fagioli puoi gettarli nel mio, figliolo, non è il caso di
sprecarli.»
«ARNOLD!»
«Mamma,
guarda!» Stephen indicò alla finestra, dove si era
poggiato un gufo
dall'aria maestosa.
«Che
sia... Oh, sì, è per te.» sua madre
sorrise, porgendogli la busta
e poi sedendosi accanto a lui.
«La
lettera per Hogwarts?» sorrise anche lui, poi si ritrasse,
«Manda
via il gufo, mi sta fissando.»
«Tuo
figlio... Santo cielo...» cominciò lei,
borbottando infastidita
maledizioni contro il marito che rideva silenziosamente dietro il
giornale.
«Pensate
che mi troverò bene lì?»
domandò improvvisamente il bambino, dopo
aver letto. Non l'aveva mai chiesto e ora sembrava intimorito.
Sua
madre lo guardò allarmata: «Certo che
sì! Sei un mago, no? E sei
un bravo bambino, sono sicura che gli altri-» suo marito le
fece
cenno di aspettare con una mano.
«Puoi
mangiare come vuoi anche lì.»
«Ah,
va bene.» si tranquillizzò all'istante, tornando
al minestrone.
«Io...»
cominciò sua madre, esasperata, «Santo cielo, non
ho parole.»
«Congratulazioni,
Quill.» sua madre lo abbracciò e lui
arrossì, imbarazzato. Suo
padre gli poggiò una mano sulla spalla.
«Hogwarts
sarà la tua casa per i prossimi sette anni, vedi di
comportarti
bene.» si raccomandò lui. «E ricordati
di non parlare mai di certe
cose. Puoi dire che lavoriamo come pozionisti al momento e che
eravamo Slytherin, ma null'altro, a meno che tu non venga smistato a
Slytherin.»
Sua
moglie lo guardò scettica.
«Ambizione?
No, non ce lo vedo.»
«Più
probabile che venga smistato in Hufflepuff, in effetti. Visto che a
Gryffindor è il coraggio e a Ravenclaw
l'intelletto...»
Il
bambino lo guardò.
«Non
che tu non ne possieda!» si affrettò a correggersi
il padre, ma
Quill non era neanche sicuro di aver capito di che parlasse,
«Ad
ogni modo, se tu venissi smistato a Slytherin sai già con
chi devi
fare amicizia.»
«Malfoy,
Crabbe, Goyle, Nott.» disse lui, compito.
«Esatto.
Ma devi dire solo che...»
«Che
i miei genitori sono purosangue e che per me è importante lo
status
delle persone. Se invece vengo smistato altrove devo far finta di
nulla per non avere problemi.» ripeté a memoria.
«Perché
non devi mai metterti in mostra o mettere in mostra la nostra
famiglia. Ricorda, devi scegliere le persone più forti e
farti loro
amico ma mai essere al centro dell'attenzione.» disse sua
madre,
scostandogli i capelli dalla fronte.
«E
se qualcuno te lo chiedesse...» proseguì il padre,
sussurrando.
«A
casa non è mai entrato nessuno col Marchio Nero. Voi eravate
neutrali.»
«Ragazzi?
Gente!»
Tutti
sobbalzarono alla voce di
Justin, che era tornato accanto a loro insieme ai due Prefetti.
«Dov'eravate?»
domandò Susan,
divertita, «Siete mentalmente assenti da un po'.»
«Oh.»
fece Georgia, scuotendo
la testa come per svegliarsi da un sogno.
«Io
devo andare.» disse Quill,
sentendo l'impulso fortissimo di scrivere ai propri genitori. Doveva
dir loro che aveva detto di non credere alle parole di Potter
esattamente come gli avevano chiesto e voleva anche assicurarsi che
andasse tutto bene, dato che non aveva avuto loro notizie da quando
erano partiti per una qualche missione insieme a McNair e altri; era
già una fortuna che il Signore Oscuro non li avesse uccisi
per far
loro pagare l'avere finto di essere sotto Imperio evitando
così
Azkaban, non sapeva più cosa aspettarsi da loro.
«Che
gli prende?» domandò
Stephen.
«Lascialo
andare, non ne
sentiremo la mancanza.» ringhiò Michael, che non
aveva gradito il
tuffo nel passato, «Io me ne vado in camera.»
Megan
poggiò la testa contro la
spalla di Wayne, che era ancora seduto accanto a lei.
«Cosa
c'è?» le sussurrò lui,
attento a non farsi sentire da nessuno.
«Ho
ricordato un sacco di
cose...» mormorò, chiudendo gli occhi. Erano anni
che non ripensava
all'ultima discussione a cui aveva assistito tra suo padre e i suoi
nonni, questi ultimi l'unica famiglia che ricordasse.
Suo
padre lo aveva visto
raramente a cena quando si trovava in casa, ma cercava sempre di non
esserci. Non parlavano mai, non gli era mai importato nulla ed era
vero che l'aveva spedita a Hogwarts per non incrociarla,
così come
era vero che i suoi nonni la volevano con loro per avere ancora una
parte della figlia nella loro vita. Era anche vero che loro pensavano
al suo bene ed erano terrorizzato dal mondo magico, per questo Megan
li poteva capire.
Non
poteva capire invece un
padre che dopo aver perso la moglie aveva allontanato anche la
figlia, facendola sentire colpevole di tutto.
E
pregò soltanto di non
incontrarlo quel Natale, così senza forze da non potere
neanche
trattarlo con l'usuale gelo.
Prossimo capitolo che
tenterò di pubblicare prima di
Natale perché è in parte natalizio.
Urla alla Stazione, case
vuote e compere natalizie.
IMPORTANTE:
Akami92 ha finalmente pubblicato la storia sui suoi
Hufflepuff, quelli un anno più piccoli dei miei insomma, con
ovviamente camei da parte dei miei personaggi nella sua storia
esattamente come i suoi, Rowan, Sheldon e altri, fanno comparse nella
mia. Se volete dare un'occhiata eccola qui:
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=622310&i=1
(Storia: l'altra faccia della
Camera dei Segreti)
Se non ci riesco:
buone feste! XD
|
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Capitolo 7 *** Urla alla Stazione, case vuote e compere natalizie. ***
Urla
alla Stazione, case
vuote e compere natalizie.
«Secondo
voi che fine avevano
fatto Potter e i Weasley? Non li ho visti al loro tavolo gli ultimi
giorni...» cominciò Hannah.
«Chi
se ne importa.» sbuffò
Michael, guardando fuori dal finestrino.
«Diglielo
adesso.» sussurrò
Ernie a Susan, prima di fuggire dal vagone con Hannah con la scusa
della ronda. Si erano fermati fuori dal corridoio dopo aver
accompagnato Walter, pronti per scappare, mentre Susan si era seduta
accanto a Stephen nel posto lasciato libero da una sparita Megan.
«Che
cos'hanno quei due?»
domandò Stephen senza alzare gli occhi dal libro.
«Oh,
ehm... Stebbins?» tentò
Susan. Michael si voltò a guardarla e inarcò le
sopracciglia.
«Io... Georgia, posso parlarti un momento da sola?»
Georgia
la
seguì sotto lo
sguardo stupito degli altri e anche loro sparirono.
«Questo
era decisamente
strano.» commentò Stephen, chiudendo il libro,
«Io vado a cercare
Quill.» annunciò.
Appena
si
fu allontanato Walter
disse: «Smetti di torturare Quill, Mike, non si siede neppure
più
vicino a noi.»
«Secondo
me non è quello.» lo
contraddisse Wayne, sorseggiando succo di zucca da una bottiglietta,
«Si comporta in modo strano anche quando non c'è
Michael. Immagino
siano i G.U.F.O.»
«Sì,
sarà convinto che lo
bocceranno. Dopotutto fa pena.» concordò Michael.
«Ehi.»
li salutò nuovamente
Georgia, sedendosi cautamente accanto a Wayne, «Michael, te
lo dico
ora così avrai le vacanze di Natale per digerire senza far
male a
nessuno. In teoria non sono affari nostri ma visto che ti
conosco...»
sospirò e Michael spostò lo sguardo su di lei.
«Parla.»
ordinò.
«Hai
più parlato con Cho
Chang?»
Il
viso di
Michael si incupì:
«No. Mi hanno detto che piange di continuo
però.»
«Chi
te l'ha detto?» si stupì
Walter.
«Alcune
ragazze Ravenclaw che
mi venivano dietro prima che le scacciassi. Mi stavano sempre intorno
e le sentivo parlare...»
«Susan
ha parlato con Marietta,
la sua amica... Hanno fatto amicizia, credo...»
esitò, «E sembra
che a Cho piaccia Harry Potter. Cho le ha detto che l'ha baciato
all'ultimo incontro del... incontro.» Georgia sapeva dei loro
incontri, perché Susan aveva provato a convincerla a
partecipare, ma
non aveva avuto il coraggio di sfidare così la Umbridge, con
suo
fratello al Ministero e tutto il resto, così non si era
fatta viva
alla Testa di Porco.
«Si
è già trovata un
rimpiazzo?» sbottò Michael,
«Però! Si vede che piangeva giusto
perchè rimasta single... E con Potter, poi, ma
complimenti...»
«Mike...»
mormorò lei.
«Amico,
magari sta provando a
consolarsi...» azzardò Walter, «Non sono
neanche affari nostri...»
«Non
me ne sbatte un cazzo se
non sono affari nostri.» ringhiò lui.
«Vado
a cercare Megan.»
annunciò Wayne, fuggendo via con falsa noncuranza dal
vagone. Una
volta solo sospirò, giocherellando con la bottiglia. Michael
aveva
deciso che tutti dovevano soffrire a modo suo e non accettava che la
povera Chang avesse la sua vita. Era l'unica Ravenclaw con cui ancora
parlava e ora come minimo l'avrebbe umiliata alla prima
possibilità.
Si
fermò accanto al bagno delle
donne, sicuro che Megan fosse lì. Dopotutto gli aveva
confidato che
anche a scuola si nascondeva sempre nel bagno di Mirtilla
Malcontenta.
«Megan?»
tentò, bussando
piano. Si chiese quando fosse diventato quello che si prendeva cura
di tutti, proprio lui che se n'era sempre fregato.
Provo
ad
abbassare la maniglia e
lei urlò: «Vai via!»
«È
la zona lavandini questa,
vero? Non ti trovo mezzo nuda?»
Ci
fu
qualche secondo di
silenzio.
«Mezza
nuda?» ripeté lei e la
sua voce suonava strana. Di sicuro piangeva. «Entra,
idiota.»
Aprì
e la trovò raggomitolata
a terra, con i capelli rossi a coprirle gli occhi.
«Perché
piangi?» mormorò,
pregando che nessuno entrasse in quel momento.
«Perchè
sì.»
«Oh,
che bello sapere che le
tue risposte diventano sempre più forbite col passare del
tempo.»
commentò, sedendosi accanto a lei, «Il vostro
bagno è meglio del
nostro.»
«Non
voglio tornare a casa per Natale. Li
odio.»
dichiarò Megan, sollevando la testa. Aveva gli occhi
arrossati.
«Chi?»
domandò lui,
irrigidendosi.
«Tutti.
Mio padre... So a
malapena il nome, lui vede mia madre in me e mi evita. I miei nonni
vedono mia madre in me e sono sempre dolcissimi e buonissimi ma so
che non conoscono nessuna Megan, per loro c'è solo la loro
figlia. E
io voglio passare il Natale con chi mi apprezza davvero, come gli
anni scorsi, io...» e improvvisamente gli occhi le si
riempirono di
nuovo di lacrime, «Voglio passarlo con Cedric. Volevo un
Natale come
gli altri.»
Scoppiò
in lacrime e lui le
mise un braccio intorno alle spalle.
«Immagino
che questo significhi
che non prendi più la pozione per non piangere.»
«Già.»
sussurrò lei,
cercando di trattenere i singhiozzi, «Georgia mi
ucciderà.»
«Georgia
non ce l'ha con te
perchè non piangi, ma perchè non reagisci con la
solita rabbia. Tu
sei sempre stata piena di passione.» Wayne alzò
gli occhi al cielo,
«Persino da annoiata mettevi un sacco di rabbia nelle parole
e
difficilmente ti si strappava una risposta diplomatica. Eri la
persona più... piena d'animo, si può dire? Che io
conoscessi. E
vederti così è peggio che vedere Michael che non
scherza più.»
«Peggio
di M-Michael che ride?»
«No,
ecco, la sua nuova risata
batte tutto.» ammise lui, avvicinandola a sé e
dandole un colpetto
alla testa con la propria, «Tirati su. Michael stava inveendo
giusto
poco fa perché la Chang fa il filo a Potter.»
«Oh,
certo! N-non c'è Cedric e
lei si fa il suo av...avversario!» singhiozzò di
nuovo.
“Ah,
beh, almeno un po' di rabbia adesso l'ha tirata fuori”
pensò Wayne, esasperato.
«Credevo
ti piacesse Potter...»
«Non
mi piace lei.»
precisò Megan, disgustata, passandosi una mano sul viso per
asciugare le lacrime.
«Adesso
odierai la Chang?»
«Sì.»
«Ecco.»
Le
sfiorò i capelli con una
mano e poi disse: «Torna coi capelli neri.»
«Perché?»
domandò lei
stancamente.
«Perché
non abbiamo abbastanza
more.»
Quando
tornarono nel loro vagone
Michael teneva le braccia incrociate e guardava di nuovo fuori dal
finestrino, Walter aveva la testa tra le mani e Georgia leggeva da
dietro la spalla di Stephen.
La
ragazza
si accorse subito che
Megan aveva pianto ma non disse una parola, aggrottando soltanto la
fronte e guardando Wayne che si strinse nelle spalle.
Il
viaggio
non durò ancora a
lungo e quando scesero notarono che due elfi aspettavano insieme alle
altre persone. Sally-Anne sbatté contro Wayne tanto era
rimasta
sgomenta nel vederli.
«Scusami...
Taddy? Milpy? Che ci fate voi
qui?»
I
due elfi
si scambiarono
un'occhiata.
«La
padroncina ha detto che non
voleva tornare a casa da sola.» rispose l'elfa femmina.
«Sì,
ma... Si sono dimenticati
di venire a prendermi?» inorridì Sally-Anne, prima
di potersi
trattenere. Gli altri, compreso Michael, si voltarono a guardarla.
«Il
padrone e la padrona erano
molto occupati negli ultimi giorni...» rispose lei,
intimidita.
«Non
volevamo lasciare la
padroncina da sola e siamo usciti per accontentarla, almeno
noi...»
Taddy si tappò la bocca, spalancando gli occhi,
«Taddy non voleva
parlare male dei padroni! Ora Taddy si punirà!»
ululò
allarmatissimo, prima di lanciarsi verso il treno pronto a colpirlo
di testa. Fortunatamente Walter lo afferrò al volo mentre
Sally-Anne
strillava: «Fermati! Ti ordino di non punirti!»
«Si
sono dimenticati...»
cominciò Georgia.
«Megan,
andiamo!» la chiamò
il padre, comparendo dalla folla. Lei lo guardò sorpresa.
«E
tu? Non dovevano esserci i
nonni?» domandò, la sua voce ridotta a un pigolio.
Lui dovette
leggerle le labbra perché rispose: «Volevo venire
io a prenderti.
Andiamo.»
Megan
salutò distrattamente gli
altri, sconcertata dalla sua aria nervosa. Forse era il sentire di
nuovo le emozioni appieno senza la pozione ma si fermò di
nuovo.
«Ma
che succede?» domandò,
rallentando il passo.
«Le
tue ultime lettere... Forse
vuoi salutare i tuoi amici più appropriatamente?»
domandò,
guardandosi attorno, «Nel caso tu voglia... non so, non
tornare?»
«Cosa?»
fiatò lei, lasciando
cadere il baule con un tonfo sordo.
«Non
che io non voglia, ma
sembra che tu non sia migliorata affatto.» indicò
il suo viso che
recava ancora i segni del pianto, «Credevo ti avrebbe aiutata
rivedere i tuoi amici, ma evidentemente non è
così. Credo che
dovresti davvero considerare l'idea di cambiare aria.»
«Perché
mi stai facendo
questo?» domandò Megan, stupefatta, «Non
te n'è mai importato
nulla.»
«Non
è che... Sì, che mi
importa. Sei mia figlia e non voglio che ti succeda niente di male. I
tuoi nonni non me lo perdonerebbero.»
Erano
le
parole sbagliate, e per
la prima volta dopo mesi Megan sentì la familiare rabbia
farsi
strada dentro di lei.
«È
per la mamma?» domandò in
un ringhio. Suo padre impallidì, guardando poi gli amici
della
figlia che li osservavano dalle sue spalle con aria confusa. Persino
Sally-Anne era rimasta ferma quando aveva sentito il suo baule cadere
a terra, e ora cercava di fingere di trovarsi lì per caso.
«No,
senti, andiamocene... Sono
solo preoccupato per te.» disse velocemente, guardandosi
ancora
attorno per assicurarsi che nessun altro ascoltasse.
«Preoccupato
per me?» ripeté
Megan con una nota di isteria nella voce che non sfuggì a
nessuno
dei due, «PREOCCUPATO PER ME? COME OSI?»
Tutti
sobbalzarono per la
sorpresa e gli elfi si nascosero dietro Sally-Anne, mormorando:
«Ora
andiamo, signorina?»
«Che
ti prende?» domandò suo
padre, basito.
«Tu!
Tu per tutti questi anni
non mi hai calcolata, MAI! Questa estate l'unica persona che mi ha
davvero voluta bene come avrebbe fatto un padre, nonostante fosse
più
grande soltanto di un anno, è morta, mi ha lasciata, e io
ero così
distrutta che avrei voluto farla finita E TU DOV'ERI?»
urlò,
tirando finalmente il fiato, «Dov'eri quando mi svegliavo la
notte
sognandolo morto? Dove diavolo eri quando ti chiamavo da bambina
perchè sognavo che torturavano la mamma?» suo
padre impallidì
ancora di più, «Me lo ricordo benissimo, sai? E
dov'eri quando mi
sentivo sola, quando pensavo che fosse colpa mia se mio padre non mi
amava, quando sentivo i nonni piangere perchè avevo fatto
qualcosa
che già la mamma aveva fatto e gliel'avevo ricordata, quando
tornavo
per le vacanze estive e non vedevo l'ora di raccontare tutto ma loro
non volevano sentire, dove diavolo eri? Come hai potuto abbandonarmi
a quel modo? E dopo quasi tredici anni ne sbuchi fuori dicendo che
“sei preoccupato per me”? Tu NON sei preoccupato
per me, tu sei
preoccupato perchè se io mi suicidassi ti sentiresti ancora
più in
colpa o perchè se mi accadesse qualcosa poi dovresti
prenderti cura
di me per davvero! Come ti permetti anche solo di suggerire che io mi
allontani da Hogwarts quando lì ci sono le uniche persone
che mi
apprezzano per quello che sono? Dove dovrei andare, a nascondermi dai
nonni mentre tu torni al tuo lavoro? Perchè di certo io non
potrei
stare vicino a te, tu sei terrorizzato dalla mia vista!»
Suo
padre
boccheggiò, in cerca
di parole.
«Guardami!
Io non sono la
mamma! E non sono neanche tua figlia!» gridò,
senza più piangere.
«Quando
le ho detto di
arrabbiarsi non intendevo così tanto...»
bofonchiò Georgia, metà
ammirata e metà spaventata.
«Peccato
che mia madre non sia
qui, ora ce ne sarebbe anche per lei.» ghignò
Michael.
Megan
stava
tornando indietro e
Sally-Anne l'afferrò per un braccio.
«Vieni
a casa mia.» ordinò,
«Milpy, prendi i suoi bagagli. Stebbins, vieni anche
tu?»
Michael
e
Georgia trasalirono.
«Pardon?»
«Sbaglio
o sei un randagio?
Datti una mossa. I miei genitori dovranno pur pagare per non essere
venuti, no?» domandò lei, scuotendo i lunghi
capelli biondi.
Michael aprì la bocca ma Megan lo anticipò.
«Tu
vieni.» decretò. E lo
disse come lo avrebbe detto un anno prima, con la stessa determinata
minaccia nella voce, per cui lui ammutolì e fece lievitare
il baule.
«Ci
vediamo.» salutò
Sally-Anne, gettandosi la sciarpa sulle spalle e partendo col naso
per aria, «Fate largo.» disse schifata a un gruppo
di matricole.
«Ciao.»
salutò Megan, ancora
imbronciata. Michael li salutò con un vago cenno della testa.
Wayne,
Walter, Stephen, Georgia,
e Charlotte che li aveva raggiunti poco prima, si guardarono.
«George,
questa è
assolutamente colpa tua.» la informò Walter.
«Colpa?
Io parlerei di merito.»
disse Stephen, «Ho avuto paura anche io.»
«Meno
male che Quill non era
qui, sarebbe morto...» osservò Georgia,
scuotendosi per riuscire a
svegliarsi, «Quei tre si scanneranno da soli a casa di
Sally-Anne.»
«Non
lo so.» mormorò Wayne,
ripensando ai due elfi e all'espressione ferita della ragazza,
«Potrebbero sorprenderci.»
«Ci
siamo persi qualcosa?»
domandarono Rent e Jack, raggiungendoli allegramente.
«Ma
i tuoi genitori si sono
scordati davvero di venire alla stazione?» domandò
Michael,
simulando indifferenza.
«I
miei genitori si sono
scordati che avrei passato le vacanze qui, credo.» rispose
lei,
altrettanto fredda, gettando la sciarpa sul tavolo, «Ora vi
mostro
le vostre stanze. Dovrebbero essere già pronte in caso di
emergenza,
se non lo sono ci penserà subito Milpy. È meglio
se dai i tuoi
ordini a lei, comunque, perché Taddy di solito segue mio
padre in
ufficio e gli dà sempre una mano col lavoro, è
soltanto suo.»
«Non
preoccuparti...» borbottò
Megan, asciugandosi le lacrime. Alla fine aveva pianto di nuovo, ma
stavolta non si sentiva triste come al solito, solo arrabbiata.
«Bella
piazzata quella al tuo
vecchio.» commentò Michael, guardandosi attorno
tranquillamente. Si
soffermò sulle foto appese al muro, notando che erano
scattate con
le pose classiche. Sembravano le stesse foto che si potevano trovare
a casa sua fino a qualche anno prima, nessuna di loro naturale e in
nessuna di loro una scintilla di allegria.
Si
era
accorto della differenza
con le foto normali solo stando a casa di Cedric.
«Perks.»
«Sì?»
«L'anno
scorso non mi avevi
detto che almeno tu, a differenza mia, hai dei genitori che ti
amano?» domandò con voce cupa, voltandosi a
guardarla. Lei era
arrossita lievemente ma non aveva perso l'aria di sfida.
«E
dunque?»
«Sei
sicura di quello che mi
hai detto?» indagò. Megan pensò al
tatto che era andato
definitivamente perso e ai pianti che si sarebbe fatta anche per
Natale e sospirò.
«Volevo
ferirti. Che fosse la
verità o meno non è affar tuo.» si
giustificò lei, «Ora se
volete seguirmi vi indico le stanze.»
«Stronza.»
disse Michael tra i
denti, «Muoviti, Meg.»
«Agli
ordini...» borbottò
lei.
«Sally-Anne,
non festeggiate il
Natale qui?» domandò Megan, guardandosi attorno
una volta tornata
al piano terra.
L'altra
la
guardò
interrogativamente.
«Non
ci sono addobbi...»
«Ah,
giusto. Taddy, Milpy!»
chiamò, e gli elfi comparvero uno dopo l'altro,
«Decorate la casa.»
«Sì,
signorina.»
«È
normale che abbiano sempre
nomi strani?» mormorò Megan.
«Li
ho scelti io da bambina.»
spiegò tetramente lei, «I miei li chiamano solo
“elfo”, “elfa”,
praticamente. Quando mi hanno regalato Milpy avevo sette anni, poi
Taddy come sai è di mio padre, quel nome non so da chi lo
abbia
preso, di certo non gliel'ha dato lui...»
«I
tuoi non ti piacciono tanto,
eh?»
«Credo
che tu possa capirmi
benissimo. Se ti serve qualche pozione non esitare a
chiederla.»
«È
di dominio pubblico la
storia che prendo pozioni per calmarmi?»
«No,
l'ho sentito per caso...
Perché, volevi tenerlo segreto? Non hai fatto un buon
lavoro.»
considerò lei, mentre si tirava su i capelli con una pinza,
«Vuoi
mangiare qualcosa?»
«Non
ho molta fame...»
«Stebbins?»
Il
ragazzo
si era seduto su una
poltrona e sorseggiava una burrobirra.
«No,
neanche io.»
«Io
intendo cenare, quindi ci
vediamo dopo o domani.»
«Aspetta!»
la chiamò Megan,
«E i tuoi genitori?»
«Non
so quando torneranno. Se
li vedete ditegli che siete miei ospiti.» rispose lei.
«Ma
tu ora cenerai da sola?»
domandò Megan, perplessa.
«Io
ceno sempre da sola a casa.
Non siamo mica a scuola con tutta quella mandria di incivili che si
abbuffano intorno a me... Merlino me ne liberi!»
esclamò
drammaticamente.
«Peccato,
mi hai fatto venire
fame...» cominciò l'altra.
«Allora
mangia con me, per una
persona non c'è problema.» si affrettò
a dire Sally-Anne, «O
due.» si corresse, guardando Michael.
Michael
fu
sul punto di farle
notare che aveva parlato un po' troppo rapidamente per essere una che
non voleva compagnia, ma si fermò solo per evitare di creare
problemi a Megan.
«In
effetti a furia di parlare
di incivili che si abbuffano...» commentò,
mostrandosi seccato,
«Certo che sei proprio una snob, Perks.»
«Ma
non disgustosa, cosa che
non si può dire di tutti i presenti qui.»
tagliò corto lei.
«Wow.
Ora mi sento a
casa.»
«Sai
che mi ha scritto Rowan?»
domandò Walter, scendendo per fare colazione, «Mi
è arrivato il
gufo stanotte.»
«Quel
Rowan amico di Michael?
Preoccupante.» commentò Wayne.
«Come
sta Michael?» domandò
sua madre, mettendo un piatto pieno di cialde sul tavolo, «E
Megan?
Sono migliorati?»
«Michael
no. A meno che non
consideri un buon miglioramento il fatto che non cerchi di portare
Georgia e Megan al suicidio come invece fa con chiunque
altro.»
rispose Wayne, «Megan forse. È esplosa prima che
arrivaste voi alla
stazione e ha massacrato il padre a parole.»
«Questo
sarebbe bene?» domandò
sua madre, preoccupata.
«Se
sei Megan Jones sì,
mamma.» la tranquillizzò Walter, «Il
fatto che non si arrabbiasse
mai era agghiacciante. È come se Wayne improvvisamente
sembrasse
tutto felice per ogni cosa. Intendo apertamente.»
«Capisco
cosa intendi...»
Wayne
le
lanciò
un'occhiataccia.
«Non
che tu sia sempre
impassibile come dice lui, tesoro! Mangia le cialde. Ma Walter, chi
è
questo Rowan?» proseguì lei.
«Quando
Michael era al quarto
anno Rowan ha cominciato il primo e sembrava la sua copia in
miniatura... Più o meno, perché Michael ha tutti
quei problemi
dietro...» perse per un momento il filo, «Comunque
Mike lo adorava
e l'ha sempre trattato come un allievo, anzi, un fratellino. Adesso
però lo tratta da spazzatura e ovviamente il povero Rowan ci
sta
male. È un ragazzino molto spontaneo e non riesce a capire
perché
Mike è così odioso con lui. Gli ho detto che non
ce l'ha con lui di
persona ma non penso possa capire veramente come stanno le cose
perché lui non si comporterebbe mai così.
È testardo e magari dà
rispostacce quando arrabbiato ma dice solo quello che pensa. Michael,
d'altro canto... È pieno di casini e adesso sono saltati
tutti allo
scoperto perché Cedric era tutto per lui.» si
interruppe,
addolorato, «Cedric era importantissimo per tutti.»
concluse con un
sospiro.
Sua
madre
aveva gli occhi lucidi
e Wayne le porse un fazzoletto mentre infilzava una cialda e la
portava al proprio piatto.
«Poveri
ragazzi... Avreste
dovuto farlo venire qui.»
«Mamma,
te l'ho già detto, è
a casa di Sally-Anne con Megan.» “E non
possiamo
permettercelo.” aggiunse Wayne mentalmente.
«Ma
hai anche detto che lui
odia Sally-Anne mentre voi siete amici!» protestò
lei.
«Non
sono più così sicuro che
mi consideri un amico...» borbottò Walter,
«E non ne ho avuto il
tempo, lo inviterò la prossima volta. Sally-Anne poi non
è così
male.»
Wayne
lo
guardò.
«D'accordo,
è pessima, ma l'ha
invitato lei quindi tanto cattiva con lui non dovrebbe essere. Megan
poi lo calma molto dato che si sono avvicinati con tutto quello che
è
successo.»
«C'è
un altro gufo.» avvisò
Wayne. «È quello di... papà.»
Esitò
nel chiamarlo così e
Walter lo fissò trucemente mentre la donna correva a
prendere la
lettera e la porgeva al figlio maggiore.
«Tanto
è per te.»
Walter
lesse velocemente.
«Vuole
che dopo mi
smaterializzi da lui per aiutarlo a preparare la cena di Natale. Sei
sicura di non voler venire con noi, mamma?»
«Sicurissima.»
«Io
resto con lei.» dichiarò
Wayne.
«Tu
che cosa?»
«Ma
tesoro, io non devo far
nulla per Natale...»
«Appunto.
E non voglio
lasciarti sola.»
«Tu
non vuoi semplicemente
stare con nostro padre.» puntualizzò Walter,
scocciato.
«Anche.»
ammise lui
tranquillamente.
«Ma
vuoi davvero mollarmi per
Natale? Andiamo, lo abbiamo sempre passato assieme!»
protestò
Walter.
«E
io voglio passarlo con la
mamma per una volta. Non vedo perchè dovrei rovinarmelo
vedendo
quell'uomo. Se vuoi stare con me resta tu.»
«Lo
sai che ho promesso a tutti
che ci sarei stato...» mugugnò lui.
«Tu
hai promesso. Lasciami in
pace.» si voltò verso la madre, «Se non
ti disturbo.»
«Certo
che no.» mormorò lei,
cercando lo sguardo dell'altro per chiedergli scusa e baciandolo tra
i capelli, «Porto altro sciroppo per le cialde.»
«Hai
intenzione di restare sul
serio qui?» sussurrò Walter.
«Ovviamente.»
rispose Wayne.
«Stronzo.»
sibilò, rubandogli
l'ultima cialda e mettendola nel suo piatto con le altre,
«Grazie,
mamma.» disse poi, afferrando lo sciroppo.
Reginald
Perks si materializzò
nel vialetto di casa, pronto a dirigersi alla porta, quando
notò
qualcuno appollaiato sulla quercia più vicina. Si
avvicinò e notò
che era un ragazzo sicuramente più grande di Sally-Anne,
steso
tranquillamente come se si trovasse a un metro da terra con le
braccia incrociate dietro la nuca e con vestiti babbani che gli
facevano tornare alla mente i motociclisti che aveva visto a volte
per le strade.
«E
tu chi saresti?» domandò,
portando mano alla bacchetta.
Il
ragazzo
guardò verso il
basso con l'aria di non avere per nulla voglia di prestargli
attenzione.
«Michael
Stebbins, invitato da
sua figlia a trascorrere qui le vacanze.»
«Stebbins
hai detto?» il
cognome gli era familiare.
«Sì.»
E
poi gli
sovvenne: «Tuo padre
è un membro del Winzegamot?»
«Sì.»
Questo
spiegava la sfrontatezza
del ragazzo, figlio della bellissima quanto squilibrata Hydra Rosier
ed erede di una fortuna. Arcturus Michael Stebbins, ne aveva sentito
parlare di tanto in tanto, pareva che fosse un ribelle e che vivesse
a casa di un amico.
«Capisco,
dunque... Benvenuto,
mi auguro che tu stia trascorrendo delle belle giornate.» si
affrettò a dire, sudando freddo. Non era certo di come
doversi
comportare né di cosa avrebbe arrecato maggior piacere alla
sua
famiglia.
«Sì,
signore.» il tono
ironico con cui l'altro pronunciò quella frase non gli
sfuggì ma
preferì sorvolare.
«Vado
a salutare mia figlia,
unisciti a noi quando preferisci.»
«Grazie.»
disse, e di nuovo
c'era la sfumatura divertita nella sua voce.
Ancora
scosso si diresse in casa
e una volta entrato Taddy gli venne incontro per prendergli il
giaccone e la valigia. Si affrettò a cercare la figlia, ma
si bloccò
passando davanti alla sala da pranzo notando una ragazza dai capelli
rossi che mangiava in compagnia dell'elfa di Sally-Anne. Si
schiarì
la gola e la ragazza sobbalzò, alzandosi poi in piedi.
«Signor
Perks?» tentò lei,
evidentemente a disagio.
«Sì
e tu saresti...?»
«Megan
Jones, sono un'amica di
sua figlia.»
Jones.
Non
gli
veniva in mente nessuno.
«Il
tuo cognome non mi è
familiare...»
«Mio
padre è cugino di primo
grado di Gwenog Jones, capitana delle Holyhead Arpies,
signore.»
tentò lei.
Per
fortuna
non era figlia di
babbani.
«Capisco.
Sapresti dirmi dove
posso trovare Sally-Anne?»
«Credo
in camera sua, signore,
scriveva una lettera.»
«Bene.»
e si congedò pensando
che perlomeno lei sembrava educata.
Quando
arrivò in camera di
Sally-Anne bussò e la figlia lo invitò a entrare.
Erano sette anni
che non entrava nella sua stanza e si sorprese di trovarla
così
spoglia. Era ordinata, giustamente, come si pretendeva da una ragazza
come lei, ma non vi era neppure una foto o un vaso di fiori. Le
pareti erano bianche, il letto era coperto da un lenzuolo rosa e vi
erano un'ampia libreria, due armadi e una scrivania su cui lei stava
seduta, ma nulla di più personale di quanto non ci fosse nel
suo
studio.
«Padre?»
Sally-Anne sembrava
estremamente sorpresa di vederlo lì.
«Hai
invitato...» si bloccò,
«Michael Stebbins? Non sono sicuro che mi piaccia come tuo
fidanzato.»
«Come?»
lei parve inorridire.
«È
sicuramente figlio di
persone importanti ma sua madre... Avrei preferito che ne discutessi
prima con me e tua madre.»
«C'è
un malinteso, Stebbins
non è il mio fidanzato, neanche per idea. E c'è
anche una mia
compagna con noi.»
«L'ho
notata. Come mai questa
sorpresa?» domandò, cercando di mettere tutto il
rimprovero
possibile.
«Perché
non mi andava di
trascorrere il Natale da sola.» rispose lei freddamente.
«Da
sola? Avremmo invitato i
miei colleghi e...» cominciò subito, sentendosi in
colpa.
«Intendo
senza amici.» tagliò
corto lei, al limite dell'insolenza.
«E
allora perché non sei
rimasta a scuola?» poi si rese conto di non essere andato a
prenderla alla stazione. Dovevano averci pensato gli elfi e decise di
cambiare argomento.
«Perché
nessuno sarebbe
rimasto.» aveva risposto intanto Sally-Anne.
«A
causa di quello studente
morto, immagino.»
La
vide
trasalire e se ne stupì.
A quel che aveva capito dalla lettera quel ragazzo non era neppure un
suo coetaneo, non credeva fossero davvero amici. Poi Sally-Anne
assottigliò lo sguardo, ricordandogli incredibilmente la
moglie.
«Esattamente.
C'è qualche
problema? Casa nostra mi sembra sufficientemente grande.»
«Giusto.»
«E
grazie per non essere venuti
a prendermi alla stazione.»
Ecco,
come
temeva.
«Il
lavoro...» cominciò lui,
incerto.
«A
Natale ci sarete?» chiese
Sally-Anne, più brusca del solito.
«Credo
di no. Ti lasceremo
tutto il denaro necessario per i regali.» lei
inarcò le
sopracciglia, «Ehm, e naturalmente qualcosa in più
per farmi
perdonare per l'assenza.»
«Grazie.»
rispose lei, facendo
per tornare alla lettera, «Ti dispiace?»
«Prego.
Ci vediamo a cena.»
«Sì,
ciao.»
«Cosa...
cosa...» balbettò
Megan e anche Michael guardò Sally-Anne come se fosse
impazzita.
«Ho
detto di venire con me per
negozi, offro io. I miei genitori mi hanno lasciato cinquecento
galeoni per Natale e non saprei come spenderli solo per me. Tu non
hai detto di aver meno vestiti di quanti te ne servono? Allora
andiamo.»
Megan
guardò Michael e l'altra
sbuffò: «Può venire anche lui,
ovviamente.»
«Perché
questo bisogno compulsivo di spendere?» domandò
Michael, «Io
accetto, eh, potrebbero diseredarmi da un momento all'altro, ma non
capisco come...» si interruppe e sgranò gli occhi:
«Cinquecento
galeoni? Cosa devi comprarci, Diagon Alley?»
«Fanno
sempre così tutte le
volte. Non si fanno vivi e mi spediscono dei soldi.»
spiegò lei con
aria annoiata, e mostrò loro la polvere volante,
«Andiamo o no?»
Fare
spese
con Sally-Anne si
rivelò un'esperienza da un lato spassosa e dall'altro
inquietante.
Era sicuramente bello, per quanto un po' umiliante, poter comprare
tutto ciò che vedevano, ma d'altra parte la furia con cui la
ragazza
ordinava copie di ogni oggetto e sbatteva i vestiti nella busta senza
neanche provarli era preoccupante.
«Sally-Anne,
credi che potremmo
passare anche nei negozi babbani? Dovrei avere ancora qualche
soldo...» cominciò lei. La ragazza si
voltò di scatto.
«Perché
babbani? Comunque
basta passare alla Gringott e me li cambiano subito.»
«Dovrei
comprare una tinta
babbana per tornare al mio colore naturale...»
Michael
si
voltò per un momento
e poi tornò a guardare gli occhiali da sole.
«Credevo
ti piacessero rossi.»
«Torna
coi capelli neri.»
«Perché?»
«Perché
non abbiamo
abbastanza more.»
«È
scocciante dover rifarla di
continuo... E poi volevo prendere un regalo babbano per gli
altri.»
«Che
cosa?» domandò Sally
incuriosita.
«Non
posso dirtelo, è un
regalo. Per questo userò i soldi miei.»
Gli
occhi
celesti dell'altra si
sgranarono ricordandole quelli di Milpy.
«Anche
per me?»
«Certo
che è anche per te.»
rispose lei, confusa. E per un istante ebbe un momento di
deja-vù,
ricordando la sua sorpresa quando, al primo Natale a Hogwarts, Cedric
le aveva regalato il bracciale con il quadrifoglio che indossava
sempre.
«Vado
in bagno.» farfugliò,
fuggendo per non piangere davanti a loro.
«Belli.»
commentò Michael,
provando un paio di occhiali da sole.
«Prendili.»
disse l'altra,
indifferente, «Aspettiamo che lei torni e poi passiamo tra i
babbani. Chissà come sono i loro negozi... Secondo te
è vero che i
babbani sono più violenti dei maghi?»
«Non
ne sono sicuro...
Quest'estate ne ho frequentati molti ma ero più che altro io
quello
che provocava, suppongo.» rispose lui, dubbioso.
«Non
me ne stupisco. Oh,
carino.» mormorò, prendendo il vestito in prima
fila.
Poco
dopo
tornò Megan e trovò
che le cose da pagare erano raddoppiate.
«Se
ti vedessero i Weasley...»
«Questi
non sono soldi.»
decretò lei in tono di assoluta certezza.
«Ah
no?»
«No.
Questi sono l'interesse
che i miei genitori mi concedono e sinceramente preferisco farne a
meno.»
Megan
sospirò, «Penso di
poterti capire.»
«Certo
che mi puoi capire o non
ti avrei invitata a casa mia.»
Per
la
prima volta lei si era
accorta che Sally-Anne sembrava immensamente triste quando parlava
della sua famiglia e così azzardò un:
«E se andassimo dalla
parrucchiera assieme? Sai, per i cape-» si interruppe quando
l'altra
la guardò con una luce maniacale negli occhi.
«Giusto!
Andiamo subito!»
“Questo
è il mio regalo di Natale in anticipo.” pensò
Megan, depressa.
Alla fine
non ho aggiornato
prima di Natale, sono stata catturata dal parentado stile Weasley XD
Ho
corretto, non ricordo se l'ho
già detto da qualche parte, l'età di Zacharias
Smith. Il
simpaticone è a Hogwarts quando Harry è al
settimo, quindi ha la
stessa età o è più piccolo, e l'ho
messo in dormitorio con Justin
e gli altri. Questo non cambierà la storia, chiaramente.
Scommetto
che non vi aspettavate
il Natale in casa Perks, uh?
|
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Capitolo 8 *** Regali, canzoncine di compleanno e pettegolezzi in sala da pranzo. ***
Risponderò
a tutte le
recensioni in questi giorni, mi ero stancata di non aggiornare, ma
sono piuttosto occupata!
Regali,
canzoncine di
compleanno e pettegolezzi in sala da pranzo.
Sally-Anne
invitò Georgia a
trascorrere il Natale con loro, sospettando che potesse aver
frainteso il suo invito a Michael, cosa che la disgustava, e gli
Hopkins che però erano occupati con la famiglia e li
avrebbero
raggiunti due giorni dopo, e da quel momento in poi Michael
cominciò
a perdersi nei propri pensieri.
Era
stupido da parte sua ma da
quando Georgia aveva fatto quella normalissima battutina sui giochi
erotici non riusciva a smettere di pensare a lei in quel senso; era
sempre stato lui quello volgare e tra le ragazze Megan era quella che
non si imbarazzava mai di nulla ed era sempre spietatamente schietta
parlando di sesso e affini, mentre Georgia si limitava a ridere.
Improvvisamente, dopo mesi di astinenza senza avere neppure la voglia
di stare con una ragazza, a sentire proprio lei parlarne la sua
immaginazione aveva pitturato un immagine molto verosimile di loro
due insieme.
Si
era reso conto che era una
ragazza, una bella ragazza, che aveva sempre guardato con gli occhi
di un fratello.
Quando
si svegliò la mattina di
Natale, addormentatosi per terra in soggiorno con le altre due, aveva
bisogno di una doccia fredda ed era certissimo che non era un
sentimento di fratellanza quello che aveva provato sognandola con
sé.
«Merda,
merda, merda...»
borbottò, alzandosi in piedi e coprendosi contemporaneamente
con la
coperta per evitare che le altre lo notassero. Per fortuna Megan
dormiva. «Merda.» ripeté.
«Michael,
chiudi la bocca.» si lamentò appunto
lei, aprendo gli occhi. Notò all'istante la coperta:
«Se devi farti
una doccia fredda va al piano di sopra, è appena andata
Sally-Anne in quello di questo piano.»
«Sì,
io...» poi la guardò
scocciato, «Dovevi precisare che mi serve fredda?»
«Non
è colpa mia se ti fai
venire un attacco di panico al pensiero che ti becchino. Possibile
che tu non sia capace di risolvere le tue cose da solo?»
«Vuoi
aiutarmi tu?»
«Lo
farei ma dopo dovrei darmi fuoco. Al dormitorio come fai, chiedi una
mano a
Summers e Summerby?»
«Cazzo,
Megan!»
«Appunto.»
Corse
via maledicendola e lei
sorrise, sentendosi un po' più normale. Era esattamente il
genere di
discorso che avrebbe fatto un anno prima ed era piacevole sentire che
dopo la sfuriata a suo padre le cose cominciavano a girare per il
verso giusto.
Si
incupì poi, ovviamente,
pensando al padre che dopo tredici anni di silenzio compariva
pensando di poter cambiare la sua vita a suo piacimento. Erano
tredici anni che lei voleva urlargli contro, anche.
«Si
suppone che le donne non
parlino di certe cose.» la rimbrottò Michael, una
volta arrivato a
colazione, dopo aver constatato con sollievo che Sally-Anne era
ancora a prepararsi per la giornata.
«Si
suppone che tu non mugoli
nomi di migliori amiche nel sonno con quell'intonazione.»
ribatté
lei, mordendo una fetta biscottata.
Michael
impallidì.
«Come
hai detto?»
«Ho
detto “Mh, Georgie...”»
ghignò lei. Stavolta lui arrossì di botto, per la
prima volta da
che lo conosceva, e si allontanò guardandola sempre
più allarmato.
Sally-Anne
lo evitò per un
soffio e si sedette a tavola.
«Non
ha minimamente nominato
Georgia, l'avrei sentito.»
«Tiravo
a indovinare.»
«Ti
vedo allegra.» commentò
allora lei, imburrando una fetta, «Era un bel pezzo che non
lo
torturavi.»
«Suppongo
che mi faccia bene
stare con te... Non l'avrei mai detto. Tu non mi sei mai
piaciuta.»
«Neanche
tu.» replicò Sally,
tranquilla, «Troppo cafona.»
«E
tu troppo altezzosa. Però i
nostri padri non ci calcolano e non abbiamo molti amici,
quindi...»
«Sai,
non ho invitato Susan e
Hannah perché loro si sarebbero mostrate compassionevoli,
contavo
proprio sulla tua insensibilità. Quella non è
sparita. Piangi
troppo ma sei rimasta una stronza.»
«Grazie.»
Wayne
lasciò quasi cadere il
succo di zucca quando l'elfa comparì con uno schiocco in
camera sua.
«Regalo
della signorina Megan!»
esclamò quello, «Wayne Hopkins?»
«Sì,
sono io... Grazie...»
borbottò, ancora spaventato.
«La
signorina aggiunge che ci
sono le istruzioni dentro ma che se non riuscirà a usarlo
lei
spiegherà come funziona quando il signorino ci
raggiungerà alla
magione.»
«D'accordo.
Posso darti il suo
regalo?»
«Certamente,
signorino!»
Wayne
gli consegnò il regalo:
una collana con un pendente dove avrebbe potuto mettere una foto;
nonostante ciò che lei diceva sapevano tutti quanto fosse
sentimentale quando si trattava di foto e di regali simbolici vari.
Quando aprì il proprio restò sorpreso: era un
oggetto babbano.
Il
biglietto diceva: “Questo è
un cellulare, lo usano i babbani per comunicare a distanza
velocemente, le istruzioni sono molto semplici e tu sei un Ravenclaw
mancato, quindi dovresti essere in grado di chiamarmi questo
pomeriggio, no? Allego anche i numeri degli altri (poi capirai). Se
non ci riesci ti spiegherò tutto quando arriverete. Un
bacio,
Megan.”
«Cellulare.»
ripeté assorto.
Non era male l'idea di poter parlare senza ficcare la testa nel
camino.
«Che
scemo...» borbottò
Megan, infilandosi la collana con un sorrisetto,
«È per me?»
domandò agli altri due, che erano impegnatissimi nel tentare
di
usare il cellulare.
«Questo
non funziona a
Hogwarts, vero? Sì, è per te.»
«Non
funziona a Hogwarts ma
tanto lì ci vediamo ogni giorno.» rispose lei,
aprendo il
pacchetto: era una penna prendiappunti da parte di Michael.
«Così
non devi neanche far
finta di seguire.» spiegò lui.
«Tanto
mi bocceranno, non
recupererò mai questi mesi.» sospirò
lei, «Sai che mi ha
convocato la Sprout?»
«Anche
a me. Mi ha detto che la
prossima volta mi manda da Dumbledore in persona perché non
posso
andare avanti così. E chissene frega.»
«Se
adesso che ho trovato il
nome di Susan premo il tasto verde si mette a chiamare e ci posso
parlare come se usassi il camino?» domandò
Sally-Anne sollevando il
cellulare per aria.
«Esatto.»
«Bello!
Grazie!» disse lei e
le concesse un sorriso allegro, «Cos'altro hai
ricevuto?»
«Oltre
l'intero guardaroba che
mi hai rifatto tu, il cellulare e la penna prendiappunti, ho un libro
di Pozioni che non insegnano a scuola da parte di Stephen, dei dischi
di musica jazz da parte di Walter e Georgia mi ha spedito un kit di
manutenzione per la scopa. Valgono anche come regali di compleanno,
chiaramente.»
«Quando
sarebbe?»
«Tra
due giorni compio sedici
anni.»
«Daremo
una festa.» decise
Sally-Anne, «Chiama quelli con cui parli a scuola, come si
chiamano... l'amico di Coorntail, Flinch-Fletchley, Macmillan
eccetera.»
«La
tua conoscenza dei tuoi
compagni di casa è ammirevole.»
commentò Michael, scartando il
regalo di Georgia: una loro foto assieme incorniciata e un mantello
nuovo. «Che idiota, avrà speso una fortuna per
questo...» borbottò
compiaciuto.
«Ah,
anche Jack mi ha mandato
un regalo!» si sorprese Megan, «Qui ci sono i
vostri da parte di
Walter.»
«Nostri?»
ripeté Sally-Anne.
«Qui
c'è ancora una montagnola di tuoi
regali.» le fece presente Megan e l'altra la
guardò sgomenta.
«Ma
non mi mandano mai regali.»
«Sì,
ma tu sei stata meno
bastarda quest'anno. Oh, una sciarpa nuova!»
Sally-Anne
cercò di non dare a
vedere la fretta che l'aveva presa nello scartare i propri regali,
curiosa ed eccitata come una bambina.
Megan
notò che Michael usciva
con un pacchetto ma tornò a pensare ai propri regali: ne era
rimasto
uno solo da scartare per lei, da parte di Helen. Quella Hufflepuff
aveva sempre un pensiero per tutti, doveva ricordarsi di ringraziarla
e di spedirle magari uno dei bracciali o delle collane che aveva
comprato con Sally-Anne.
Trovò
un fermaglio molto carino
che infilò subito tra i capelli e in quel momento Michael
rientrò.
«Vado
a farmi una doccia.»
annunciò.
«Cos'è
questa puzza?» si
lamentò una schifata Sally-Anne.
«Rowan
mi ha spedito una
caccobomba per vendetta, come sospettavo.» ghignò,
«Non è uno che
lascia perdere.»
«Ti
somiglia infatti. Guarda
che te ne ha mandato uno anche Helen e credo sia un regalo
vero.»
«Helen?
Quella bionda del suo
anno?» domandò stupito, andando a controllare,
«Questa è la carta
di Zonko... Carina. È troppo piccola per me una del quarto
anno?»
«Sì,
Stebbins. Sei anche
maggiorenne. Ti denuncerei io stessa.» rispose Sally-Anne.
«Altri
regali dai piccoletti?»
Megan si guardò attorno, «Qui c'è il
tuo nome, Sally-Anne, da
parte di... Geoffrey? E chi è?»
«Un
tipo.» rispose lei, «Anche
lui del quarto.» scartò e trovò una
rivista di magicverba
impossibili da risolvere che cambiavano definizione ogni dieci
secondi. Quasi rise, si erano scambiati lo stesso regalo da bravi
appassionati.
«E
Walter a te cos'ha mandato?»
domandò Megan distrattamente.
«Una
collana. Quello là ha
scoperto in qualche modo che amo gli opali. Susan invece degli
orecchini e Hannah un maglione fatto da lei.»
«Anche
a me ha mandato un
maglione, fa molto tradizione di famiglia. Susan invece un cappello.
Credo di non aver mai ricevuto tanti regali tutti assieme...»
«Vale
anche per me.» sussurrò
Sally-Anne.
«E
Helen mi ha mandato una
piuma d'aquila molto elegante, ora che ci penso. E a te ha mandato
qualcosa?» domandò Wayne.
«A
me ha regalato un gel babbano che disinfetta. È una
ragazzina
adorabile.» rispose Stephen, venendo poi quasi investito da
Ernie,
Justin, Susan e Hannah che erano appena sbucati dal camino esterno
della casa, quello costruito apposta per l'arrivo delle persone,
«E
credo che lo dovrò usare ben presto. Gratta
e netta.»
aggiunse schifato, togliendo via la polvere che gli era arrivata sui
pantaloni.
«Oh,
è sempre un piacere
vedere anche te.» lo salutò bonariamente Justin.
«Passato
un buon Natale?»
domandò invece Susan, abbracciandolo.
«Sopportabile.
Voglio dire, non
che io non creda nel Natale...» cominciò Stephen.
«Meno
male che siamo qui per un
compleanno.» commentò Ernie.
«In
realtà non credo neanche
nei compleanni. Non vedo perché festeggiare il fatto che si
ha un
anno in meno da vivere.»
«Sei
insopportabile.» lo
salutò Walter, appena materializzatosi.
«Come
mai non siete arrivati
assieme?» domandò Hannah, stupita.
«Io
e Wayne abbiamo festeggiato
separati.» spiegò lui con tono palesemente
infastidito. Wayne lo
ignorò.
«Oh,
quella è casa di
Sally-Anne? È enorme!» si affrettò a
dire Justin per evitare
problemi.
«E
mi sembra di vedere qualcuno
appollaiato a quell'albero.»
«Dev'essere
Michael, lui ama
arrampicarsi.»
«Pensavo
lo facesse solo a
Hogwarts...»
Il
gruppetto si avvicinò
all'albero in questione e Michael saltò giù.
«Salve.»
li salutò annoiato,
«Dov'è Georgie? E Jack e Rent?»
«Arrivano,
arrivano. Ci siamo
divisi tra camini, smaterializzazione ed elfi.» rispose
Susan, «So
che George sarebbe stata accompagnata dal fratello.»
In
quel momento vi fu il pop
di una materializzazione che segnalò l'arrivo di Jack e Rent.
«Heilà!
Ci siamo tutti?»
«Manca
George.» rispose Susan,
«Ci converrà cominciare a entrare? C'è
freddo...»
«Sì,
Georgia suonerà.»
approvò Wayne, un po' sorpreso dal ritardo dell'amica.
Michael
annuì silenziosamente,
infilando le mani in tasca.
«Com'è
stare qui?» gli
sussurrò Walter e lui scosse la testa.
«Normale.
Non è che io stia
molto dentro casa, dovrai chiedere a Megan.»
Megan
uscì dalla sua stanza e
si trovò davanti Sally-Anne a braccia incrociate.
«Che
c'è?»
«Controllo
come ti sei
conciata.»
L'altra
inarcò le sopracciglia
ma non disse nulla. Dopo qualche secondo però si rese conto
che
Sally non avrebbe parlato se non sotto richiesta, cosa anche
piacevole, ma che avrebbe continuato a fissarla fino a quel momento.
«E
come mi sono conciata?»
«Vai
bene.» approvò la
ragazza, «A parte il fatto che vestita di nero fai risaltare
il tuo
colorito da infero, perché non vai a mettere il vestito
grigio
perla? Ormai sei tornata mora e così magari si noteranno i
tuoi
occhi. Hai occhi molto belli. Peccato per il poco seno, o avresti
potuto mettere un vestito più scollato.»
«Quindi
non va bene né la
forma né il colore del vestito. Cos'è che andava
bene allora?
Perchè hai cominciato con un “vai
bene”.» le fece presente lei,
scocciata.
«Andavano
bene gli orecchino e
i capelli sciolti. Anche se ci metterei un fermaglio come quello che
ti ha regalato la ragazzina del quarto. Oh, e metti un po' di
rossetto. Si vede che ti sei morsa le labbra e sembri ancora
più un
cadavere così.»
«Grazie?»
Megan sbuffò e
torno indietro mentre suonavano alla porta.
«Vado
di sotto ad accogliere
gli ospiti.» annunciò Sally-Anne, ascoltando la
voce di Milpy che
li salutava allegramente, «Buongiorno a tutti. Spero stiate
trascorrendo buone vacanze.»
«Un
po' più fredda, Sally,
così non sembri tu.» scherzò Susan,
andando ad abbracciarla.
«E
comunque queste vacanze
fanno pena, non faccio altro che studiare!» si
lamentò Hannah.
«Questo
perché sei tu pazza,
non le vacanze.» precisò Justin.
«Sei
tu che studi troppo poco.»
ribatté Ernie.
«No,
siete voi tutti fissati.»
concluse Susan, «Perlomeno ora però anche quando
siamo a casa
possiamo stare continuamente al cellulare. Anche se dobbiamo
ricaricarlo con soldi babbani e quindi mio padre fa avanti e indietro
per cambiare i nostri. A proposito di cellulare, dov'è
Megan?»
«Io
non so ancora usarlo e sono
venuti qui solo per questo.» scherzò Walter,
«Mandateci giù
Megan, su!»
«Io
so solo come ricevere le
chiamate, non pensare stia molto meglio di te.»
mormorò Stephen,
che aveva passato la notte precedente al telefono con Susan,
indignato all'idea di farle spendere denaro solo perché non
riusciva
a usare il menù dell'aggeggio.
«Però
un gran bel regalo.»
approvò Rent, «I miei amici babbani ce
l'hanno.»
«Cosa?»
domandò Megan,
arrivando quasi di corsa e ignorando l'accigliarsi di Sally-Anne per
quel poco rispetto dei tacchi.
«Il
tuo regalo. Auguri!»
«Auguri,
Megan!» dissero
tutti, andando a darle qualche pacca sulle spalle, qualche pizzico
sulla guancia, che valse a Walter una gomitata nello stomaco e anche
qualche abbraccio da parte dei più temerari. Per loro
fortuna Megan
non sembrava ancora in vena di colpire le persone che le si
avvicinavano troppo, del resto erano mesi che abbracciava lei per
prima le persone, perciò anche Rent ne
approfittò.
«Sei
tornata mora.» constatò
Wayne quando lei lo abbracciò per prima.
«Non
ce n'erano abbastanza in
giro.»
«Sai,
mi aspettavo quasi un
ricevimento in grande stile.» confessò Justin,
«Come quelli che si
tenevano dai miei. È stato rassicurante sapere che era
soltanto una
pizza.»
«Sono
noiosi i ricevimenti.»
concordò Walter.
«È
la festa di Megan, non la
mia, è lei che ha deciso.» puntualizzò
Sally-Anne, «Senza contare
che non inviterei nessuno di voi a un ricevimento se non come
camerieri. A parte Finch-Fletchley e Susan.»
Ernie
fece per rispondere ma
Wayne gli poggiò una mano sulla spalla, scuotendo la testa
in segno
di diniego.
«Grazie,
cara.» borbottò
Walter.
«Nel
tuo caso non ti inviterei
neanche come tale.» precisò lei, sostenuta,
«Comunque sono curiosa
di assaggiare la pizza.»
«Anche
io!» concordò Susan,
tentando di riportare la conversazione su una piega tranquilla.
«Ma
dov'è Georgia? E Quill?»
domandò Megan, guardandosi attorno.
«Quill
è molto dispiaciuto ma
non è potuto venire, affari di famiglia.»
spiegò Stephen e Michael
ghignò soddisfatto.
«George
è in ritardo,
evidentemente. Chiamala al cellulare!» la invitò
Walter.
«Magari
sta arrivando,
aspettiamola e basta.» disse invece Justin.
«Aspettiamola
in sala da
pranzo. Prego, fate come se foste a casa vostra.» li
invitò Sally.
«Perché
sei nelle sue grazie?»
domandò Stephen a bassa voce all'amico.
«Perché
per i suoi canoni sono
di buona famiglia, credo.» rispose Justin, «Ho
smesso di farmi
domande dal secondo anno per quanto la riguarda. Megan sembra
normale, comunque. Non ha l'aria sbattuta di prima.»
«Però
ci ha abbracciato e non
ci ha insultato.» sussurrò Ernie, «Non
è ancora del tutto in sé.»
«Forse
non tornerà così e
basta, sarà anche cresciuta oltre che cambiata.»
replicò Stephen.
«Su
cosa spettegolate?»
domandò Hannah.
«Sul
vestito di Megan, molto
carino. Le dona.» rispose Ernie serissimo. Megan si
voltò indietro.
«Grazie.»
«Prego,
figurati.»
«Ho
portato candeline. Alla
babbana.» annunciò Jack.
«Chi
la sa la canzone di buon
compleanno?» domandò Hannah.
«Ma
è per bambini!» protestò
Ernie.
«E
allora?»
Suonarono
nuovamente alla porta.
«Dev'essere
Georgia.» disse
Sally-Anne e gli altri la seguirono per qualche passo restando
abbarbicati tutti insieme alla porta della sala da pranzo.
Sally
anticipò Milpy che
sorrise e tornò di corsa in cucina, aprì la porta
e si trovò
davanti Georgia e Charlotte. Georgia era pallida, coi capelli
raccolti stretti in una coda alta e un sorriso di circostanza che non
arrivava agli occhi. Sua sorella era la solita nuvoletta di capelli
chiarissimi e occhioni castani, con un delizioso vestito rosa che
cozzava terribilmente col caratterino che stava mostrando a Hogwarts.
«Ciao,
scusate il ritardo.»
salutò Georgia e Sally si scostò per farla
entrare. La ragazza si
illuminò alla vista di Michael e Megan e corse ad
abbracciare
l'amica.
Megan
mentre la abbracciava notò
che Charlotte si era fermata ad ammirare Jack che diceva qualcosa a
bassa voce a Rent e trattenne una smorfia di dolore: le sembrava di
vedere se stessa al primo anno irrimediabilmente cotta di Cedric.
«Auguri.
Sei tornata ai capelli
neri!» notò, sfiorandole una ciocca.
«Sì...
Tutto bene? Sei
dimagrita.» disse lei, lasciandola andare.
«Ero
ammalata, nulla di ché.»
Michael
spostò lo sguardo su
Charlotte che lo evitò, ciò lo stupì
perchè non era mai stata
timida con lui.
«Andiamo,
voglio assaggiare la
pizza!» li incitò Walter, allegro, «E
Megan deve spiegarmi meglio
il cerrulare.»
«Cellulare.»
lo corresse
automaticamente Rent, ridendo.
Fu
come essere di nuovo a
Hogwarts ma con più allegria, perché si percepiva
meno l'assenza di
Cedric in quel luogo dove non aveva mai messo piede. Michael era
stato fatto sedere strategicamente tra Georgia e Megan
perchè non si
isolasse e Wayne era all'altro fianco della festeggiata.
«Bene,
ora so che la pizza è
ciò che amo di più al mondo.»
dichiarò Walter dopo averne
mangiate due.
«Stephen,
mangiala con le mani!
È sacrilegio usare le posate!» ripeté
per l'ennesima volta Rent.
«Io
non mangio con le mani,
dacci un taglio. Mi sporco di sugo.»
«Hai
i tovaglioli apposta!»
rise Jack.
«Com'è
vivere con due donne,
Michael?» domandò Justin, interessato.
«Quali
due donne?» ribatté
lui, consapevole che Megan non era tornata alle vecchie reazioni
manesche e quindi aveva il via libera. Sorprendentemente fu colpito
da un tovagliolo appallottolato lanciato da Sally-Anne.
«Hai
traviato Sally-Anne.
Complimenti, solo tu...» commentò Wayne, serafico,
tra le risate
degli altri e l'inorridire della ragazza stessa.
«C'è
anche il dolce.»
annunciò infine lei, tentando di riprendere il solito
contegno, e
Taddy e Milpy comparvero con i pattini che fluttuarono fino a tavola.
«Credo
di aver capito come
funziona ora.» disse Ernie a Megan, che gli stava spiegando
l'uso
del cellulare.
«Sì,
anche io. Stasera ti
chiamerò.» promise Wayne.
«E
dimmi, ti piace il
Quidditch, Charlotte?» chiese Jack, versandosi da bere. Lei
arrossì
all'inverosimile e annuì.
«Non
è male.»
«Io
sono il cercatore della
squadra, sai?»
«Davvero?
Verrò a vederti
giocare!» squittì lei, che in realtà
già lo stava seguendo da
tempo.
Jack
rise, «E i tuoi compagni
di casa ti odieranno.»
«Di
loro non mi importa.»
borbottò Charlotte, «Gli conviene stare zitti o le
prendono.» Jack
la guardò sorpreso e lei si sbatté una mano sulle
labbra.
«Però,
Georgia ha ragione! Sei
una piccola peste!» e scoppiò a ridere,
«Un po' di cola?»
«Sì,
grazie.» mugugnò
imbarazzata.
«Tua
sorella ha una cotta per
Jack.» sussurrò Michael, scegliendo il proprio
dolce. Georgia non
rispose, con gli occhi fissi sul proprio piatto,
«Georgie?»
«Eh?»
«Dormi?»
«Cosa?
No. Scusami, sono ancora
un po' stanca. Sai, mezzo ammalata e tutto.»
borbottò lei.
«Non
sembri raffreddata dalla
voce.»
«No,
infatti sto meglio.»
«Aspetta,
Megan! Mettiamo le
candeline nel dolce!» esclamò Jack, porgendole
sedici candeline.
«Ma
non ci stanno tutte! Non
c'erano di quelle col numero? Numero e candelina?»
domandò Justin.
«No,
non ho fatto in tempo,
sono passato prima di arrivare...»
«Va
bene così.» tagliò corto
Megan, concentrata nel non distruggere il dolce mentre le infilava
una per una.
«Chi
lo accende con la magia
senza dare fuoco a tutto?»
«Ci
penso io. Sono diventato
bravo in incantesimi.» si vantò Ernie con un
sorriso.
«Con
tutto l'allenamento che
facciamo, vorrei ben vedere.»
«A
che ti riferisci, Susan?»
domandò Jack subito.
«Oh,
io... Lascia stare.»
«Siamo
così indietro che
quest'estate dovrete darci ripetizioni voi.»
commentò Wayne che non
suonava per nulla preoccupato, «Comincio ad avere la media
dell'Accettabile.»
«Come
la media
dell'Accettabile? Ma stai scherzando?» sbottò
Walter.
«Ehi,
non litigate ora, Megan
deve esprimere un desiderio e soffiare le candeline.» li
richiamò
Jack, «Su, donna.»
Megan
li guardò tutti, uno per
uno, cercando un desiderio da esprimere che fosse realizzabile.
“Vorrei
che tutti loro restassero sempre attorno a me come ora.”
Soffiò
le candeline e tutti
applaudirono, poi partì il coro sguaiatissimo:
«Tanti auguri a
teee...»
Chi
non conosceva la canzone si
unì agli altri con un secondo di ritardo, creando due nenie
ugualmente stonate. Persino Sally-Anne con un sorriso si mise a
canticchiare e Michael mosse la forchetta come se fosse la bacchetta
di un direttore di orchestra.
A
Megan salirono le lacrime agli
occhi, e per una volta non di dolore.
«Teeeeeee!»
terminarono tutti,
facendo scrosciare nuovamente gli applausi.
«Megan?»
chiamò Susan
atterrita, vedendola asciugarsi le lacrime.
«No,
è... Sono lacrime buone.»
la tranquillizzò, tirando su col naso.
«Commossa?»
domandò Walter,
raggiante. La risata squillante di Georgia risuonò nell'aria
mentre
l'amica si avvicinava e le schioccava un bacio su una guancia. Wayne
le strinse una spalla con la mano, sorridendo a sua volta con
affetto.
«Grazie
a tutti.» soffiò e
gli altri risero.
«Quando
vuoi, tesoro.»
«Per
le feste ci siamo sempre!»
«Siamo
amici, no?»
«Qualunque
cosa per te.» disse
anche Michael, e per un momento il suo viso assunse la stessa
espressione tenera e scanzonata di sempre.
«Ora
potresti anche
ringraziarci con un bacio, comunque.»
«Rent,
piantala!»
«Ho
detto bacio! Mi sono anche
contenuto!»
«Cielo,
Summers, e poi ti
stupisci che non ti voglia neppure come cameriere in casa
mia?»
Michael
e Georgia si spostarono
all'esterno, il ragazzo voleva fumare e le aveva chiesto di
accompagnarlo, e quando Megan andò al bagno gli altri si
riunirono
attorno a Sally-Anne.
«Come
stanno realmente?»
domandò Hannah.
«Non
li ho invitati per
controllarli.» rispose Sally-Anne, stizzita, «Non
li tengo
sott'occhio. Comunque credo che Megan stia un po' meglio, ci siamo
insultate di tanto in tanto. Michael non sembra cambiato, è
il
solito bastardo. Scusate ma non trovo termine migliore.»
«Bastardo
va benissimo.»
ammise Walter, «Anche se con Megan e Georgia riesce a essere
passabile. Se Megan ti ha insultata è un progresso, in
effetti.»
«Ma
com'è che li hai invitati
entrambi a casa tua?» domandò Susan, incuriosita.
Sally-Anne
pensò alla rabbia di
Megan contro suo padre e alla solitudine di Michael.
«Perché
in qualche modo...» li
ho sentiti vicini, «Volevo
far arrabbiare i miei genitori e ho preso i due individui peggiori.
Sono dei cafoni entrambi. Avrei potuto invitare Summers e Hopkins ma
non avrebbero accettato.»
«Sai,
è strano, ma ho idea che
tu e Megan andiate d'accordo nel vostro maltrattarvi a
vicenda.» la
stuzzicò allora Rent, «Perciò suppongo
che questo valga anche con
me e Walter. E per quanto riguarda Michael oltre che cafone
è
insopportabile in questo periodo perciò non ci credo, non ti
saresti
sottoposta a una tortura simile solo per i tuoi genitori, qualunque
cosa abbiano fatto.»
«Sei
pregato di non tentare di
ragionare, Summers, dato che palesemente non ne sei in
grado.»
replicò lei freddamente.
«E
George cos'ha?» mormorò
Hannah, «Non mi sembra stia bene.»
Tutti
si voltarono a guardare
Charlotte, che era rimasta fuori dalla discussione iniziale e stava
mangiando un altro dolce. Lei si bloccò come un cervo
illuminato
dai fari di un auto, spalancando gli occhi.
«Cosa
ho fatto?»
Jack
soffocò una risata e Rent
gli diede una gomitata perché parlasse lui.
Tutti
attendevano la stessa
reazione da parte di Charlotte a una domanda del suo idolo: arrossire e vuotare il sacco.
«Cos'ha
Georgia? È davvero
mezzo malata?»
«Oh,
certo che no!» squittì lei, agitata, «A
me ha detto così ma li ho
sentiti litigare da quando siamo tornati a Hogwarts, la notte e dopo.
Lei e Robert. Litigano appena pensano che io non senta. E lei non
mangia mai, mai.
Non so perché, a me non dicono mai nulla.»
Vista
la facilità con cui
parlava dei fatti loro era chiaro il perchè la tenessero
all'oscuro,
tuttavia rimasero turbati. Era normale litigare tra fratelli ma
Georgia sembrava veramente sciupata e sofferente, e questo era poco
da lei.
«Di
chi parlate, di Georgia?»
sussurrò Megan, tornata dal bagno e avvicinatasi a loro.
«Sì,
litiga col fratello di
brutto.» rispose Rent, «Non vedo l'ora di tornare a
Hogwarts. Lì
la terremo d'occhio.»
Tutti
lo guardarono stupiti,
perché tra lui e Georgia non c'era un'amicizia
particolarmente
profonda.
«Beh,
dobbiamo occuparci un po'
gli uni degli altri, no? È il mio ultimo anno, non voglio
sprecarlo
in cose idiote come sempre, preferisco fare gruppo e cercare di
tirare avanti.» si giustificò lui a disagio.
Jack
spalancò la bocca e Walter
quasi perse l'equilibrio.
«Oh,
Merlino, Morgana e
Mordred! Hai detto qualcosa di maturo!» esclamò
Sally-Anne
portandosi una mano alle labbra.
«Sei
agghiacciante.» affermò
Stephen inespressivo.
«Ehi!
Ho diciassette anni,
sapete?»
«Ma
il tuo cervello prima
questo non lo sapeva.» sghignazzò Walter.
«Non
posso credere che Michael
si stia perdendo la tua prima frase intelligente.» si
lamentò Jack,
divertito.
Megan
sospirò. La vita non
finiva mai di stupire.
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Capitolo 9 *** Crisi di pianto, Mangiamorte in fuga, bagno del terzo piano e biscotti con la McGonagall. ***
Avviso:
mi
si è rotto il computer, fortunatamente non ho perso almeno i
file
riguardanti Cedric's friends, ma sto usando il fisso che è
una
caffettiera, perciò non so quando potrò
rispondere alle recensioni,
anche considerato che ho un esame. In compenso per non mollarvi una
settimana intera ecco un altro capitolo.
Crisi
di pianto, Mangiamorte
in fuga, bagno del terzo piano e biscotti con la McGonagall.
Michael
si voltò a guardare
Georgia, che seguiva con gli occhi la scia di fumo che si alzava
verso il cielo e non parlava.
«Se
stessi davvero male non mi
avresti accompagnato fuori al gelo.» le fece presente e la
ragazza
sobbalzò, «Cosa c'è che non
va?»
«Ma
niente, va tutto bene...»
borbottò lei, stringendosi nel giaccone.
«Non
ho fatto niente stavolta,
vero?» azzardò lui preoccupato.
Georgia
emise un suono a metà
tra la risata e il pianto.
«No,
scemo, no.»
Era
vero, non poteva certo
aspettarsi di cambiare del tutto quel nuovo Michael; per quanto
volesse indietro quello vecchio ormai era certa che non lo avrebbe
più trovato, ed era già tanto se era riuscita ad
ottenere
un'ammissione di affetto da parte sua e di sentirsi di nuovo chiamare
“Georgie”. Con lei non faceva neppure sfuriate
né commenti
crudeli, quindi si doveva considerare fortunata.
«Cosa
c'è allora?» sussurrò
lui, gettando la sigaretta tra la neve.
«Non
è niente.» ripeté lei,
stoica. Non poteva parlarne con lui, non poteva parlare del timore di
perdere una persona cara né nominare Cedric, non voleva
ferirlo o
allontanarlo più di così.
«È
carino sapere che ti
offendi a morte quando non ti sto appiccicato e poi quando stai
palesemente male menti e non mi vuoi attorno.»
Si
scambiarono un'occhiata, lui
pieno di rimprovero e lei colpevole.
«Non
ne voglio parlare,
rovinerei la festa.»
«Ma
chi se ne frega!» sbottò
lui, poggiandosi contro il tronco della quercia su cui saliva sempre,
«Dimmi che cos'hai.» ordinò. Aveva di
nuovo assunto quell'aria
fredda inarrivabile e più che mai Georgia pensò
di non potergli
parlare di quello che la feriva. Questo pensiero la fece sentire
ancora peggio, perché Michael era sempre stato il suo
confidente e
migliore amico. «Ehi, non è il caso di
piangere...»
«Non
sto p-» Georgia si
bloccò, rendendosi conto delle lacrime sul suo viso. Michael
l'abbracciò subito, poggiandole una mano sui capelli. Pianse
per
qualche minuto, mordendosi le labbra per non singhiozzare, poi
riuscì
a ricomporsi con tutto il suo impegno proprio un attimo prima che gli
altri uscissero.
«Ops,
scusate.» rise Rent
vedendoli abbracciati.
«Non
essere sciocco. Ci
abbracciamo sempre.» lo rimbrottò Georgia, attenta
a non farsi
vedere in viso.
«Rientriamo
tutti assieme? È
più sicuro così.» disse Susan,
spostando lo sguardo da Georgia a
Michael.
«Sì,
dov'è Charlotte?»
«Sono
qui.»
«Ci
pensiamo io, Jack e Walter
alla smaterializzazione.» disse Rent, «Vieni,
Susie. Penso io a
te.»
«Non
provarci, Rent.»
ridacchiò lei, salutando gli altri.
«Possiamo
andare via con Jack?»
sussurrò Charlotte, raggiunta la sorella.
«Sì,
Jack, ci porti tu? Walter
sta portando già Ernie.»
«D'accordo.»
«Jack,
accompagna prima qualcun
altro.» disse Michael, pilotando Georgia lontano da loro per
un
braccio, «Noi due dobbiamo parlare.»
«Non
ho niente da dirti.»
mormorò lei tenendo gli occhi bassi.
Megan
li notò e si voltò verso
Wayne, che sospirò.
«Se
non altro saprò come usare
il cellulare. Ah, ho una cosa per te.»
«Come
una cosa per me? Mi hai
già fatto il regalo di Natale!»
protestò lei.
«Lo
so. C'ero anche io.» le
fece presente e lei assottigliò lo sguardo, truce,
«È solo un
pupazzetto da appendere al cellulare, l'ho visto con mia madre quando
siamo andati in giro per Maesteg.»
Le
porse un piccolo tigrotto
bianco e lei sorrise, «È adorabile, grazie.
Maesteg hai detto?»
«Mia
madre è di Maesteg e ho
passato il Natale con lei.»
«E
Walter?»
«Walter
era a Port Talbot con
suo padre.»
Il
suo tono era freddo come lei
non lo aveva mai sentito; Wayne era forse poco espansivo e
sicuramente tranquillo ma mai gelido come in quel momento.
«Suo
padre? Non sarebbe
“vostro” padre?»
«Se
proprio vuoi chiamare in
causa la genetica...» sbuffò lui.
«Perché
ce l'hai tanto con
lui?»
Wayne
restò in silenzio e Megan
alzò le spalle.
«D'accordo.
Non sono fatti
miei, immagino. Ci sentiamo presto al cellulare?»
«D'accordo.»
fece per avviarsi
ma si fermò e si voltò ancora a guardarla,
«Stai meglio così.»
Non
era sicura che si riferisse
ai capelli o forse al suo atteggiamento meno depresso, ma
ringraziò
comunque.
«Andiamo,
Jack.» lo chiamò
Georgia, sbrigativa, e Michael era rimasto indietro con le mani in
tasca e l'espressione seccata. Lei non gli aveva raccontato nulla.
«Ciao
a tutti.» salutò
Charlotte, prendendo la mano di Jack con aria adorante.
«Ciao,
piccoletta!» la salutò
Rent, ridendo chiassosamente come al solito e scompigliandole i
capelli prima di afferrare Stephen per un braccio.
«Mi
pieghi la giacca!»
«Si
va! Ci si vede, gente!»
«Ciao
a tutti.» salutò anche
Stephen, seccato.
E
sparirono tutti uno dopo
l'altro. Walter salutò Sally-Anne con un cenno del capo e
poi dopo
un'occhiata di biasimo poggiò una mano sulla spalla del
fratello e
si smaterializzò con lui.
«Cos'era
quella faccia?»
domandò Sally-Anne.
«Penso
sia per i voti di Wayne.
Non sapevo andasse peggio anche lui. Beh, io ho rimediato una D in
Trasfigurazione, quindi non posso proprio parlare...»
sbuffò Megan.
«Cos'è
quello?»
«Solo
un pupazzo. Me l'ha dato
Wayne.»
Sally-Anne
sorrise sorniona,
«Carino.»
«Strano
che tu non abbia di che
criticare.» considerò Megan.
«Non
mi permetterei mai, è pur
sempre un pegno d'amore.» replicò lei rientrando
in casa.
«Un
che cosa?» domandò Megan,
basita, «Tu sei fuori di testa. Davvero, dev'essere l'avere
troppi
soldi che fa impazzire la gente.»
«Se
fosse così non si
spiegherebbe la pazzia di Hopkins.»
«Perché,
loro non hanno
soldi?»
«Vuoi
scherzare? Dove vivono
loro si fa praticamente la fame.»
Michael
si fermò nell'atto di
chiudere la porta.
«Ma
che dici? Non mi sembrano
proprio dei poveracci...»
«Provvedono
i nonni.» spiegò
lei, informata sui patrimoni altrui grazie alle chiacchiere di sua
madre.
Megan
e Michael si scambiarono
un'occhiata.
«Questa
è nuova.» mormorò la
ragazza, abbassando lo sguardo sul tigrotto.
Il
resto delle vacanze passò
velocemente, perchè quando Sally-Anne non studiava uscivano
con lei
per le strade babbane, quasi volesse far dispetto ai suoi genitori e
probabilmente era così, mentre quando lei studiava stavano
al
telefono o si allenavano nella sua palestra personale, non per la
scuola ma per essere pronti nel caso succedesse ancora qualcosa.
E
il giorno dopo al loro ritorno
in effetti cominciò a succedere qualcosa.
Il
dodici gennaio si ritrovarono
come al solito sul treno per Hogwarts, e quando Georgia
arrivò
lasciò tutti senza parole: era dimagrita moltissimo e
sembrava più
triste e sciupata che mai. Non rivolse la parola a nessuno e
andò a
sedersi nello scompartimento con un gruppo di Ravenclaw insieme a sua
sorella. Li evitò anche a cena, che si svolse immersa nelle
supposizioni su cosa le stesse capitando finché Michael non
sbatté
il proprio calice con forza sul tavolo e li costrinse a cambiare
argomento. Vedere Georgia così lo aveva reso più
intrattabile di
prima e i suoi compagni di stanza lo dovettero trattenere in tre
perché non si scagliasse contro Nott, che aveva fatto un
commento
sulla sua situazione in famiglia. A quanto pareva i purosangue
Slytherin conoscevano tutti i precedenti purosangue
Slytherin,
perché sua madre fu nominata più di una volta
anche la mattina dopo
a colazione, per cercare di mettere Michael nei guai sfruttando il
suo caratteraccio, almeno finché non giunsero i gufi con i
giornali.
«Susan,
perché ti fissano
tutti?» domandò Hannah, sedendosi a tavola.
«Non
lo so, ho qualcosa fuori
posto?» domandò lei preoccupata.
«Oh.»
fece
all'improvviso Sally-Anne, guardandola da sopra il proprio giornale,
«Susan, credo che dovresti leggere.»
«Un'evasione
di massa!»
esclamò un ragazzino accanto a loro e Susan
rabbrividì, presagendo
il peggio.
«Leggo
io.» disse Ernie, «Evasione
di massa da Azkaban, il ministero teme che Black punti a radunare i
vecchi Mangiamorte.
Quel maledetto mostro!»
«Leggi
l'articolo.» lo pregò
Susan, pallida.
«Silenzio.»
ringhiò Michael a due povere matricole, che lo guardarono a
occhi
spalancati.
«Il
Ministero della Magia ha annunciato ieri in tarda serata che
c'è
stato un’evasione di massa da Azkaban. Parlando ai reporter
nel suo
ufficio privato, la Cornelius Fudge, Ministro della Magia ha
confermato che dieci prigionieri di massima-sicurezza sono scappati
nelle prime ore di ieri sera e che lui già ha informato il
Primo
Ministro Babbano della natura pericolosa di questi individui. ' Noi
ci troviamo, sfortunatissimamente, nella stessa posizione di due anni
e mezzo fa quando scappò l'assassino Sirius Black, ' ha
detto Fudge,
la notte scorsa. ' Né noi pensiamo che le due evasioni non
siano
correlate. Una fuga di questa portata suggerisce un aiuto esterno, e
noi dobbiamo ricordare che Black, in quanto è stato la prima
persona
che sia mai fuggita da Azkaban, sarebbe il tipo ideale ad aiutare
altri a seguire le sue orme. Noi pensiamo che, probabilmente, questi
individui che includono la cugina di Black Bellatrix Lestrange, si
stiano riunendo con Black come leader. Comunque, noi stiamo facendo
tutto quel che possiamo per catturare i criminali, e preghiamo la
comunità magica di rimanere vigile e cauta. Per nessun
motivo uno
qualsiasi di questi individui deve essere
avvicinato.”»
«Dieci
prigionieri? Fammi vedere le foto.» disse Susan. Ernie porse
a lei e
gli altri il giornale.
«C'è
anche...» cominciò Hannah, allarmata.
«Questo
è Jugson. È lui che ha ucciso zio Edgar e forse
anche i miei
nonni.» mormorò Susan con un filo di voce.
«Rookwood.»
sussurrò Megan al suo fianco, guardando il padre
dell'assassino di
sua madre. Poi scorse la foto accanto “Augustus
Jr.” e si sentì
svenire dal terrore. Abbandonò la colazione e corse via,
seguita
poco dopo da Susan che aveva tutti gli occhi degli Hufflepuff puntati
su di sé.
Hannah
fece per seguire l'amica, si guardò attorno e
notò che nessun altro
sembrava preoccupato, pochi leggevano la Gazzetta del Profeta, ma i
professori erano nervosi e al tavolo Gryffindor il gruppo di Harry
era agitato e Neville, poco più in là, sembrava
sul punto di
sentirsi male e si reggeva al tavolo con entrambe le mani.
Chiedendosi come mai proprio lui fosse così turbato si
alzò e andò
a cercare Susan.
«Questa
non ci voleva...» si lamentò Justin, che aveva la
pelle d'oca, «Il
ritorno dei Mangiamorte... Noi nati-babbani andiamo incontro alla
fine, così.»
«Di
nuovo.» aggiunse Rent, tetro, «Ci mancava
così poco perché Black
ricevesse il Bacio, maledizione!»
«Sono
cresciuto tra i babbani, che ne so...» stava dicendo un
Ravenclaw di
passaggio tra i loro tavoli.
«Guarda,
questa ha torturato un mucchio di gente con la cruciatus e questo qui
ha ucciso i Bones, quasi tutti, e questo qui era una spia. Sono tutti
famosissimi, malvagi quasi quanto
Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato!»
«Oh,
Susan diventerà popolare.» commentò
Sally-Anne, cupa quanto Rent.
«E
non solo lei.» Walter osservò amaramente il posto
lasciato vuoto da
Megan. Wayne e Stephen erano andati dietro alle amiche, come avevano
fatto Hannah e forse Georgia, e la tavolata non gli era mai parsa un
posto tanto desolato.
Megan
non si presentò alle
lezioni quel giorno, troppo spaventata. Si era chiusa in camera,
incantando le tende del letto perché non potessero essere
aperte, e
aveva inconsapevolmente imitato Michael post-morte di Cedric. Susan
invece saltò soltanto la prima e alle successive si sedette
in fondo
all'aula tentando di evitare sguardi e mormorii altrui.
«Mi
sto innervosendo.»
dichiarò Stephen durante Storia della Magia,
«Susan sta per
seppellirsi sotto il banco, tutti parlano di lei, Megan non si sa
dove diavolo sia finita e tu si può sapere perché
sei così
isterico? Ogni volta che c'è un minimo rumore salti per
aria.»
Quill
lo guardò terrorizzato.
«Perché...
potrebbero essere
dappertutto. Mangiamorte, capisci?» mentì, sicuro
che nessuno
avrebbe mai capito che erano solo bugie, non se a dirle era il
vigliacco per antonomasia.
«Non
a Hogwarts, di sicuro. Ce
lo vedi un Mangiamorte a Hogwarts? Non nominare Moody.»
«Anche
tu sei strano. Non sei
mai stato così agitato.» lo accusò
l'amico, offeso.
«Beh,
non so perché ma
odio...» Stephen lasciò cadere la frase,
voltandosi a guardare
Susan che aveva spostato la treccia davanti alla spalla destra per
nascondere il viso come poteva.
«... la
situazione.» completò per
lui Quill.
Quel
Natale era stato
terrificante, perché aveva colto qualche discorso da parte
dei
genitori. Sua madre era una spia, questo era poco ma sicuro, e di suo
padre non sapeva ancora bene. Avevano ospitato McNair e tale Nott che
erano andati dai giganti il mese prima, avevano anche attaccato
Hagrid, che chissà cosa ci faceva lì. Non erano
Mangiamorte ma
erano chiaramente dalla loro parte, e se avesse aperto bocca sarebbe
morto prima di arrivare ai sedici anni e non ne aveva la minima
intenzione.
«Sia
maledetto Sirius Black.»
ringhiò a bassa voce Georgia, che ormai lo diceva spesso,
seduta
dietro di loro a scrivere con tanta foga da rischiare di spezzare la
piuma.
Quill
sapeva anche che era
prevista la fuga da Azkaban e che Sirius Black non c'entrava nulla.
Anzi,
Sirius Black era dalla
parte dei buoni.
Del
resto lui era uno dei
favolosi Gryffindor, coraggioso, che come minimo in quel momento se
la spassava al sicuro dal Signore Oscuro ben lontano da lì,
perché
mai avrebbe dovuto sentirsi in colpa nel convenire su quanto fosse
mostruoso? Era lui, Quill, quello che rischiava la pelle, non Sirius Black,
era lui che non poteva opporsi alla propria famiglia, non Sirius
Black.
«Maledetto.»
approvò a voce
bassa e Stephen annuì.
«Le
hanno sterminato mezza famiglia.»
«Poverina,
sarà terrorizzata...»
«Anche
la sua compagna di camera, Megan Jones, è spaventata a
morte.»
«Anche
a lei hanno ucciso qualcuno?»
«Non
lo so! Credo proprio di sì! Ti ricordi com'era
prima?»
«Poverette,
loro erano anche amiche di Cedric, gliene succede una dopo
l'altra...»
Susan
diede un colpo un po' troppo forte al telescopio, che
rischiò di
volare giù dalla torre e fu prontamente bloccato da Hannah.
«Lascia
che guardi io.» la supplicò l'amica, mentre la
professoressa
rimproverava le Ravenclaw che non riuscivano a smettere di parlare.
«Mi
sento come se fossi un animale da esposizione.»
ringhiò Susan,
urtando involontariamente Sally-Anne.
«Quanto
sei goffa...» commentò lei distrattamente,
tornando alla sua
cartina. Susan le scoccò un'occhiataccia, tornando al
proprio lavoro
con mani tremanti e la fronte aggrottata.
«Megan
e Georgia dove sono?» mormorò Justin, senza
distogliere lo sguardo
dal cielo stellato.
«Saranno
chiuse in camera. Penso seguirò l'esempio di Megan se
continua
così.» sbottò lei, infastidita.
«Senti
com'è nervosa! Te l'avevo detto!»
sussurrò una ragazza alle sue
spalle.
«E
basta!» esplose, con enorme sorpresa di tutti, Hannah,
«Siete voi
che la innervosite! Pensate a fissare le stelle e ai fattacci vostri,
pettegole!»
«Signorina
Abbott! Cinque punti in meno a Hufflepuff! Le sembra il modo?»
«Scusi,
professoressa...» borbottò scocciata.
«Meno
male che domani non abbiamo lezioni, penso che avrebbero reso
isterico persino me.» ammise Stephen, segnando qualcosa sulla
sua
cartina. Accanto a lui Quill ciondolava dal sonno.
«Sta
lavorando per due, signor Cornfoot? Ammirevole.»
commentò Ernie,
porgendo senza farsi vedere un pacchetto di caramelle a Susan,
«Prendine, dai. E non pensare a loro.»
«Grazie,
ragazzi.»
«Che
cosa diavolo c'è di sbagliato in te? Ti rendi conto che se
ti
succedesse qualcosa... Dio, non ci voglio neppure pensare, ma se ti
succedesse qualcosa ci spedirebbero da nostro zio? Ti sembra
una persona a cui affideresti una bambina di undici anni e me? Io non
sono ancora maggiorenne!»
«Georgia,
posso anche aspettare un anno, è uguale, non
cambierà il fatto che
Charlotte passa dieci mesi a Hogwarts e soltanto due a casa e che non
vi accorgerete neppure della mia assenza nel frattempo!»
«Ma
saprò che sei là fuori, magari in pericolo,
magari morto come mamma
e papà!»
«Potrei
morire anche stando in un ufficio, basterebbe una bomba, una
malattia, un incidente! Merda, non lo capisci che non ce la faccio
più a restare con le mani in mano? Non posso vivere in
questo modo
solo perchè sei paranoica!»
«Paranoica?
Paranoica? Come puoi dire una cosa simile? E cosa fai di tanto
terribile? Neanche fossi un delinquente! Cosa dovrebbero dire quelli
che un lavoro neanche ce l'hanno?»
«Ma
cosa c'entra!»
«C'entra!
Oh, come si vede che sei uno stramaledetto Gryffindor, sempre in
cerca dell'avventura, non importa cosa sacrifichi per ottenerla! Non
ti importa neppure di me, di come starò senza di
te!»
«Non
mi importa di te? Sono anni che bado a te e a nostra sorella, come ti
permetti anche solo di pensare una cosa simile? Cosa vuoi che faccia,
che butti i miei sogni al diavolo perché così tu
sarai felice? Ti
ricordo che io mamma e papà li conoscevo molto meglio di te,
ci ho
sofferto anche io, ma non per questo sono così appiccicato a
te o
agli altri!»
«Vuoi
dire che io ero più piccola e quindi ho sofferto meno, e
comunque tu
sei rimasto lo stesso di sempre mentre io sono un'esagerata senza
ragione?»
«Sì!
Cioè, no, non è che tu abbia sofferto meno...
Aspetta! Lasciami
spiegare! Georgia!»
Georgia
si premette le dita sugli occhi chiusi, cercando di scacciare i
capogiri. Forse poteva andare a cercare Wayne e chiedergli la strada
per le cucine, per evitare di svenire in giro. Aveva intenzione di
ricominciare a mangiare come prima, di studiare e di cercare di
essere il più normale come possibile, non voleva certo
imitare
Megan.
Guardò
poi il letto dell'amica, con le sue tende tirate, e si chiese cosa
stesse facendo l'altra là dentro: Wayne non le aveva potuto
parlare,
non poteva entrare nei dormitori femminili neanche volendo, e lei non
aveva le forze per chiederle e provare ad aiutarla.
Poi
all'improvviso Megan strillò e Georgia si tuffò
sul suo letto.
«Megan!
Che succede?»
«Io...
Oh, scusa...» farfugliò la ragazza, liberandosi
dalle coperte. I
suoi occhi sgranati sondarono il viso dell'amica e lentamente
sembrò
calmarsi, «Un maledetto incubo... Come temevo, sono tornati.
Dovrò
andare in infermeria e chiedere di nuovo una pozione per non
sognare.»
Georgia
esitò, «Beh, almeno non stai piangendo.
È un progresso.»
Megan
si sfiorò le guance con le mani, constatando che era vero.
«Sì,
si vede che il terrore sembra sufficiente al mio cervello masochista.
Tu però non sembri conciata meglio.»
notò, spostando i piedi a
terra per potersi alzare e fissandola ancora, «Si
può sapere che
diavolo hai? Non stavi così neppure quest'estate.»
«Tu
non mi hai vista abbastanza quest'estate e comunque non ne voglio
parlare, non è importante. Tu e Michael dovete pensare a
voi.»
«Cosa
c'entra Michael?»
«Anche
lui mi assilla per sapere cos'ho. Lasciatemi perdere, mi
passerà.»
tagliò corto lei, porgendole una mano, «Ti serve
aiuto?»
«No,
tranquilla. Metto la vestaglia e vado da Madama Pomfrey.
Sarà
entusiasta di rivedermi.» commentò esasperata, e
Georgia notò che
le mani con cui allacciava la vestaglia tremavano visibilmente.
«Hai
sognato tua madre?»
«Sogno
Rookwood. È meraviglioso, i mollicci davanti a me hanno una
scelta
vastissima. A cominciare dalle api per finire nei dissennatori e in
assassini.»
«Dissennatori?»
domandò Susan, che rientrava in quel momento con Sally-Anne
e
Hannah.
«L'ultima
forma che credo assumerebbe il mio molliccio. Sarebbe comodo saper
usare i patronus...» spiegò lei.
«Harry
Potter sa usare i patronus, ne ha usato uno anche quest'estate, me
l'ha detto mia zia Amelia, lei lo ha processato.»
raccontò loro
Susan, lieta di distrarsi finalmente dalle chiacchiere altrui.
«Cosa,
cosa?» fece Georgia, incredula. Megan tornò a
sedersi a letto,
spostando indietro i capelli e accomodandosi per ascoltare al meglio.
Susan raccontò loro che Potter aveva rischiato l'espulsione
per aver
evocato un patronus, dicendo poi di essere stato attaccato da due
Dissennatori. Il preside stesso era intervenuto a difenderlo e il
ministero aveva successivamente messo a tacere la questione.
«Che
forma ha?» domandò Sally-Anne.
«Non
lo so...»
«Quanto
mi piacerebbe saperli evocare...» mormorò Megan.
«Magari
quest'estate sarò in grado di insegnartelo.»
«Giusto.»
approvò Hannah.
«Davvero?
Grazie alla Umbridge?» domandò Georgia sarcastica.
Susan e Hannah
risero.
«No,
è una storia lunga...»
«Beh,
se ne sarete in grado sapete dove abito.» disse Megan,
sbadigliando,
«Ma che ci facevano dei Dissennatori in giro?»
«Non
ne ho idea.» ammise Susan, «Zia Amelia dice che sta
andando storto
qualcosa di grosso.»
«Proprio
quello che ci voleva.» commentò Hannah.
«C'entrerà
con... Tu-Sai-Chi?» azzardò Megan, senza guardare
in viso nessuna,
«Con quello che ha detto Potter? Con Cedric?» la
sua voce finì in
un bisbiglio ma nel silenzio della stanza la sentirono ugualmente.
«Perfetto,
passerò la notte in bianco.» si lamentò
Sally-Anne.
«Megan,
Georgia, domani avete intenzione di tornare a lezione?»
chiese Susan
a voce bassa.
«Sì,
sono mancata abbastanza.» rispose Georgia con aria infelice.
Megan
si ritrovò ad annuire di malavoglia.
«Vedrete
che le chiacchiere finiranno in fretta.» mormorò
Hannah, rivolta
soprattutto a Susan.
Ma
le chiacchiere non accennarono a diminuire nei giorni successivi, e
tra i compiti che aumentavano e i nervi a fior di pelle di Susan
tutte le ragazze cominciarono a dar segni di squilibrio, come Hannah
che di tanto in tanto distruggeva le pergamene su cui stava scrivendo
i compiti perchè insoddisfatta, o Georgia che ogni tanto
saltava i
pasti per un giorno intero, o Megan che si addormentava durante le
lezioni perchè stanca dopo le nottate in bianco per via
degli
incubi, dato che non poteva sempre prendere la pozione per non
assuefarsene.
«Signorina
Jones, si svegli!» chiamò la professoressa
McGonagall, «Cinque
punti in meno a Hufflepuff e una settimana di punizione!
Conferirò
con la sua capocasa, non è possibile che si addormenti di
continuo!
Non segue e non riesce neppure a compiere gli incantesimi
più
basilari!»
Megan
incassò la successiva sgridata senza battere ciglio,
confortata
dagli sguardi pieni di simpatia delle compagne. All'uscita dall'aula
la professoressa si mantenne a qualche passo di distanza da lei,
forse indecisa se fermarla per parlarle, e così
beccò in pieno
Michael che fumava vicino al bagno di Mirtilla Malcontenta dove lei
voleva rifugiarsi.
«Signor
Stebbins!» strillò allibita, «Fumare per
i corridoi! Quindici
punti in meno a Hufflepuff! Ora scriverò una nota alla
professoressa
Sprout!»
«Faccia
pure.» replicò Michael, facendo spallucce.
La
professoressa McGonagall lo fissò per un lungo momento e
Megan pensò
che fosse spacciato, poi incredibilmente il suo cipiglio austero si
sciolse in un'espressione dispiaciuta.
«Signor
Stebbins, venga con me.»
Michael,
chiaramente preso in contropiede, guardò Megan e poi la
seguì,
dimenticando anche la sigaretta in mano.
Megan
proseguì per il bagno di Mirtilla, entrando e cercando la
fantasma.
«Mirtilla?
Sei qui?»
«No.»
rispose lei, da dietro la porta di uno dei gabinetti.
«Che
succede?» si stupì lei.
«Oh,
non succede mai niente qui!» rispose la fantasma, irritata,
«Dalla
noiosa Mirtilla! Per questo ci si dimentica di andarla a
trovare!»
«Oh.
Mirtilla, mi dispiace...» cominciò, sentendosi
davvero in colpa,
«Sono stata davvero, davvero male. Ero praticamente sul punto
di
raggiungerti.»
La
faccia di Mirtilla fece capolino dalla porta chiusa, con gli occhi
assottigliati pieni di sospetto.
«Davvero?»
«Sì.
Sai di Cedric, vero?» domandò, rendendosi conto
che diventava più
facile pronunciarne il nome.
«Sì,
che peccato, era così carino! Sarebbe potuto restare a
Hogwarts
anche lui, con me, invece...» Mirtilla sospirò.
Megan
per un momento immaginò Cedric come fantasma, e non seppe se
dispiacersi o essere felice che fosse andato oltre, invece che
restare bloccato in questo mondo.
«Ti
devo raccontare un mucchio di cose...» cominciò
tristemente,
sedendosi per terra.
Michael
si sedette a disagio davanti alla professoressa McGonagall,
incrociando le braccia e mettendo su un broncio infastidito. Con quei
ciuffi castani spettinati ad arte e l'espressione ribelle e colpevole
al tempo stesso, per un attimo la donna pensò di trovarsi
davanti
alla reincarnazione di Potter unita al fantasma del giovane Sirius,
quel teppistello sorridente che ormai era sparito sotto un oceano di
dolore.
Si
schiarì la gola, tentando di non lasciarsi cogliere dai
ricordi
amari. Del resto in un certo senso c'era molto di Sirius in quel
ragazzo, c'erano gli stessi sentimenti di chi aveva perso un amico e
fratello, sebbene nel caso del primo la situazione fosse complicata
dal tradimento di un altro amico e dagli anni di sensi di colpa ad
Azkaban.
«Michael.»
Gli
occhi del ragazzo saettarono dalla scrivania a lei, sconcertati. Non
l'aveva mai chiamato per nome, del resto, per quanto bravo in
Trasfigurazione non si poteva dire che fosse tra i suoi studenti
migliori, soprattutto a causa dell'atteggiamento arrogante.
Se
era stato discolo da bambino era poi diventato un tormento,
esattamente come a Gryffindor prima di lui lo erano stati i Prewett,
Potter e Black, ora i gemelli Weasley, e una decina di anni prima
quel Runcorn col suo amico Ravenclaw, ma per quanto riguardava
Michael la sua attitudine a cercare guai quell'anno era cambiata, e
più di una volta l'aveva spedito fuori dalla classe
perchè
impegnato ad attaccar briga coi compagni Slytherin con cui
sfortunatamente condivideva le sue lezioni o a non fare palesemente
nulla.
«Prendi
un biscotto.» offrì, come aveva fatto non troppo
tempo prima con
Harry.
«Grazie.»
borbottò lui, che non aveva evidentemente perso le buone
maniere
sotto i modi di fare bruschi. Non con lei almeno, a quanto ne sapeva
la Umbridge lo aveva segnato nel libro nero poco sotto Harry.
«Cosa
intendi fare quest'anno, Michael? Perchè di certo la
promozione non
è nei tuoi primi interessi.» domandò
pacatamente l'insegnante.
Michael inghiottì con tutta calma il suo biscotto.
«Sinceramente?
Punto alla bocciatura. Ho delle cose da fare qui a scuola.»
rispose
Michael, tornando a incrociare le braccia.
«Mi
hanno riferito che sei passato molto spesso a prendere la signorina
Runcorn dopo le lezioni...»
«Georgia
non c'entra niente. Non sa neppure che ho la media del
Deludente.»
tagliò corto lui. Lei si accigliò.
«La
professoressa Sprout me ne aveva parlato, ma speravo che almeno nelle
altre materie fossi un po' più... Ma dimmi, cosa intendi
fare dopo
Hogwarts? Ricordo che volevi avviare una carriera come creatore di
incantesimi, ma suppongo che anche quella non sia più una
tua
priorità.»
«In
effetti non me ne importa più nulla. Potrei anche fare
qualche
lavoro babbano per quello che me ne importa.»
«Michael,»
la professoressa si sporse verso di lui, preoccupata,
«Capisco. Non
credere che non sia così. E conosco una persona che
è nella tua
identica situazione, se non peggiore, perciò temo di sapere
cosa ti
passi per la testa. Ma la tua vita non è finita e sarebbe
terribile
gettare una fortuna simile, anche se tu ora non la vedi tale. Non
trasformarti in un fantasma, non precluderti un futuro tu che puoi
averlo, perchè altrimenti quando sarà troppo
tardi te ne pentirai e
non potrai far nulla per cambiare le cose. Io e te non siamo mai
stati particolarmente felici di trovarci nella stessa aula, sebbene
io non possa dire di non aver ricevuto maggior rispetto del professor
Snape o della professoressa Umbridge,» a quest'ultimo nome
entrambi
fecero una smorfia di disgusto, «Ma devo ammettere che tu sei
uno
dei miei migliori studenti, sei sempre stato brillante nella mia
materia, e il professor Vitious pensa lo stesso. Non sprecare tutto
questo.»
Michael
fece schioccare la lingua, aprendo la bocca per parlare ma restando
in silenzio qualche secondo.
«Professoressa,
io la ringrazio per l'interesse. Se ha avuto la sensazione che la
rispettassi più di quanto facessi con gli altri professori
è perchè
è vero, la stimo moltissimo. Ma purtroppo credo che sia
già troppo
tardi, non è solo questione di non volermi comportare male
ormai, ma
è che sono incapace di ritrovare la felicità di
prima e non vedo
l'utilità di sforzarmi se poi non mi sento meglio. E per
quanto
riguarda le materie anche volendo non riuscirei a recuperare entro i
M.A.G.O. perchè non ho neppure mai ascoltato le lezioni.
Questo
discorso cercherò di ricordarmelo l'anno prossimo
magari.» concesse
riluttante, «Ma quest'anno credo che mi limiterò a
tentare di non
farla pentire di non avermi espulso oggi.»
«Il
problema è che se continui a pestare la coda alla Umbridge
non potrò
fare nulla per impedire conseguenze serie, dato che non posso oppormi
al suo volere.» sussurrò la professoressa,
guardandosi attorno per
un momento come aspettandosi che la donna sbucasse da un angolo della
stanza, «Perciò ti prego di moderare il tuo
comportamento, perché
le cose sono già difficili per tutti noi senza ulteriori
problemi.
Il tuo rendimento è solo affar tuo, ma se si venisse a
conoscenza
della rissa di ieri...»
Michael
la guardò stupefatto.
«Pomona
mi ha riferito di averti visto e parlato a questo proposito e la
professoressa Umbridge non ne verrà a conoscenza,
tranquillo. Ma non
voglio mai più che si ripeta una situazione simile, parlo
sia della
rissa che delle sigarette. Non starò qui a ripeterti
ciò che la tua
capocasa ti ha detto, ma sappi che per quanto io ti capisca non
ammetterò altri comportamenti simili, a costo di far
intervenire il
preside e trovare una punizione seria.»
«Capito.»
disse lui, accigliato quanto lei, «Cercherò di
controllarmi. Se non
c'è altro però dovrei andare, Incantesimi
è una delle poche
lezioni che ancora seguo.»
«Bene,
allora vai. Mi raccomando, Michael.»
Lui
si alzò, ma esitò prima di andarsene.
L'insegnante lo guardò
perplessa.
«Io...
Quella persona che è nella mia stessa situazione ha seguito
il suo
consiglio? Voglio dire... è riuscita a uscirne?»
Lei
pensò a Sirius e all'ultima volta che l'aveva visto
all'Ordine. Alle
ultime parole che si erano scambiati.
«È
successo molto altro nel frattempo, che ha peggiorato la
situazione...» cominciò lentamente, e poi gli
sovvenne la sua
espressione al sentir parlare del figlioccio, «Ma potrebbe
ancora
farcela, in qualche modo, se solo non si ostinasse a stare male
volontariamente come se servisse a riportarli in vita, come se non
meritasse di essergli sopravvissuto.» e
se la sfortuna non
si accanisse su di lui portandogli via la libertà e la
possibilità
di avere una famiglia alla luce del sole.
«Riportarli?
Era più di un amico?» domandò Michael,
cupo.
«Erano
il suo migliore amico e la moglie del suo migliore amico, la sua
famiglia. Avevano ventun'anni.» una punta di dolore al
ricordo di
James e Lily, così pieni di vita, e a Sirius senza di loro,
ad
Azkaban. Remus poi, povero ragazzo... uomo, ormai.
«Wow.»
commentò Michael, schifato, «La vita è
meravigliosa.»
«Lo
è, Michael. Se si è fortunati. E anche se non lo
si è si deve
sempre cercare di renderla tale ed essere felici per ciò che
abbiamo... o che ci è rimasto. Credo che la signorina
Runcorn abbia
bisogno di tutto il tuo supporto, è da settimane che non sta
bene e
si vede. Non pensi che sia un motivo valido per darti una
possibilità
e andare avanti?» il suo tono si era fatto sorprendentemente
più
dolce, come non lo aveva mai sentito, e Michael fremette.
Era
un motivo valido per qualsiasi cosa, la sua Georgia.
Se
solo gli avesse spiegato perchè stava
male invece che chiudersi in se stessa, proprio lei.
«Arrivederci,
professoressa.»
«Ci
vediamo a lezione.»
Stephen
si svegliò di soprassalto quando il grosso telefono babbano
cominciò
a vibrare sul comodino. Risposte alla chiamata con un assonnato
“Sì?”
«Stephen...»
singhiozzò Susan.
«Cosa
è successo?» domandò lui,
immediatamente lucido e spaventato.
«Oh,
Stephen...»
«Susie,
cosa c'è? Stai bene?» domandò Stephen,
guardandosi attorno; era
solo in camera.
«Come
ha potuto farlo?»
«Chi?
Cosa...?»
«Ci
ha traditi tutti... tutti...»
Stephen
abbassò lo sguardo, cercando di raccogliere le idee e capire
di cosa
parlasse.
«L'ha
ucciso... ci ha traditi...»
«Chi?»
domandò lui a voce più alta, «Suze,
chi? Chi è morto?»
«Cornfoot!»
Stephen
si svegliò di soprassalto, sobbalzando nella poltrona, e un
libro
gli cadde dalle gambe. Zachiarias Smith lo stava scuotendo per una
spalla.
«Cornfoot,
sveglia! È
quasi ora di
andare a lezione.» lo avvisò Smith.
«Ah,
grazie.» rispose lui, e quando Smith si voltò si
passò una mano
sulla spalla. Raccolse il libro, ci soffiò sopra e se lo
mise sotto
braccio.
«Sapevo
che alla fine non saresti tornato in camera.»
commentò Wayne di
passaggio, «Te l'ho detto di lasciar perdere...»
«Dovevo
tentare di finire il capitolo.» fece spallucce lui.
Quill,
Susan e Hannah si avvicinarono a loro.
«Ti
sei di nuovo addormentato in sala comune, Step?»
domandò Susan,
divertita.
«Non
andiamo a lezione assieme?» domandò Quill
ansiosamente.
«Non
ti mangia nessuno, Quill. Ti proteggo io.» scherzò
Hannah.
«Vi
raggiungo.» disse Stephen, soffermandosi su Susan.
«Cosa
c'è?» domandò lei.
«Credo
di averti sognata.» osservò Stephen, perplesso.
Susan arrossì
leggermente.
«Sì?
Probabilmente perché la gente non fa che parlare di me in
questo
periodo.»
«E
perché ci sentivamo spesso anche durante le
vacanze.» confermò
lui, ricordando che c'entrava una telefonata; del resto avevano
passato molte notti al telefono a chiacchierare.
Li
salutò e si avviò in dormitorio per cambiarsi in
fretta. Per un
momento si aspettò di vedere il cellulare nel comodino, poi
si diede
dell'idiota perché a Hogwarts ovviamente la tecnologia
babbana non
funzionava. Scosse la testa, e si scordò velocemente del
sogno.
Qualche
immagine per voi:
Wayne
nervoso:
http://sphotos.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-snc4/hs1373.snc4/164548_124846814247311_100001659807499_171637_6823090_n.jpg
Jack:
http://sphotos.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash2/hs045.ash2/35592_124813374250655_100001659807499_171286_6615994_n.jpg
Rent:
http://sphotos.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-snc4/hs085.snc4/35592_124813370917322_100001659807499_171285_8094284_n.jpg
Cedric:
http://sphotos.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash1/hs739.ash1/163168_122554441143215_100001659807499_153886_1295876_n.jpg
E
questa mi era stata richiesta:
http://sphotos.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-snc4/hs009.snc4/33788_148868998497783_100001240500692_307041_6874980_n.jpg
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Capitolo 10 *** Giorni sfortunati, problemi tra fratelli, abbracci inaspettati e il Disastro. ***
Giorni
sfortunati, problemi tra fratelli, abbracci inaspettati e il
Disastro.
Wayne
inciampò sull'ultimo gradino e imprecò
mentalmente, raccogliendo i
libri che gli erano caduti a terra. Non era sicuramente un caso che
gli si fosse rotta la borsa proprio al passaggio di un gruppo di
Slytherin che ora sghignazzava, ma giudicò più
sicuro far finta di
nulla. La sua carriera scolastica era già sufficientemente
compromessa senza lanciare fatture in giro.
Corse
alla lezione di Difesa, in ritardo, e prese posto dopo aver salutato
la professoressa e ricevuto un sorrisetto sgradevole.
«Non
ci sarà bisogno di parlare.» furono come al solito
le ultime parole
della donna prima che si immergessero nell'inutile lettura del libro.
Wayne, che l'aveva già letto in un momento di particolare
noia,
cominciò a scarabocchiare disegnini finché non
gli arrivò un
biglietto.
C'è
un motivo particolare per cui Stebbins mi ha quasi aggredita in Sala
Grande quando gli ho chiesto come stava?
Si
guardò attorno e vide che la Chang lo fissava.
Michael
è poco in sé, come spero tu abbia notato dai suoi
vari attacchi da
prima donna a pranzo e a cena. Non è nulla di personale.
Poco
dopo arrivò la risposta.
Eppure
ho avuto l'impressione che ce l'avesse con me perché mi vedo
con
Harry.
Quindi
l'aveva capito anche lei.
Può
darsi... Tu non badare a lui, non ti dovrebbe dar fastidio per primo
se tu non gli rivolgi la parola. È diventata la prassi al
nostro
tavolo: non guardare o parlare con Michael. Spiacente. Se per caso ti
desse fastidio lui senza che tu gli rivolga la parola per prima
vedrò
di farlo stare zitto in qualche modo.
La
Chang stavolta scrisse quasi con furia: Non
è l'unico che sta ancora male, nel caso non l'avesse capito.
Vedete
di occuparvene, non è possibile che se la prenda con tutti
come se
soffrisse soltanto lui.
Quel
“vedete di occuparvene”
irritò maggiormente il ragazzo, che tentava, inutilmente, di
mantenere la calma che solitamente lo contraddistingueva.
Non
aveva Georgia con cui
parlare perchè l'amica era praticamente impazzita come era
successo
a Megan quell'estate, senza però dare uno straccio di
spiegazione,
Stephen tendeva a farsi i fatti suoi e comunque era sempre con Quill
a fare da guardia del corpo a Susan per proteggerla dai pettegolezzi,
Megan aveva ripreso l'abitudine di sparire, Walter ce l'aveva con lui
perchè era da Natale che si parlavano pochissimo e non erano
i tipi
da risolvere le cose esplicitamente, dato che il più piccolo
se ne
fregava e il più grande parlava soltanto quando era
arrabbiato,
Michael era tornato ingestibile e scontroso, Rent e Jack erano nel
loro mondo, e con gli altri lui non parlava; in più tutto il
resto
del mondo, forse compresi i suoi stessi amici, si aspettava che lui
avesse le redini della situazione in mano e sistemasse le cose con un
colpo di bacchetta. Senza contare che i suoi voti cadevano in
picchiata, suo padre gli aveva mandato una lettera e sua madre era
dispiaciuta per quella sua mancanza di impegno, anche se comprensiva
in modo quasi fastidioso, come del resto lo erano stati entrambi i
suoi genitori per tutta l'estate, litigando poi tra loro
perchè non
sopportavano neppure di vedersi e usando il fatto che secondo sua
madre suo padre era troppo duro con lui, che aveva appena perso un
amico, e secondo suo padre era sua madre quella troppo docile.
Ma
per chi l'avevano preso?
«Wayne,
è finita l'ora.» gli
fece notare uno dei suoi compagni di stanza, Dorian.
«Stupendo.»
borbottò,
chiudendo il libro e ficcandolo in borsa con forza. Fece qualche
respiro profondo per calmarsi e si diresse alla propria sala comune.
Aveva il pomeriggio libero e magari una partita a scacchi con Stephen
lo avrebbe rilassato.
«Ehi,
Wayne!» lo chiamò
invece Walter, che era seduto su una poltrona con aria seccata,
«Scrivi a nostro padre.»
«Come
scusa?» domandò lui,
sbuffando e avvicinandosi.
«Mi
ha scritto chiedendomi
perchè non gli hai risposto e non mi va sinceramente di
giustificarti, non sono la tua balia. Sbrigatela con lui.»
«Appunto.
Me la devo sbrigare
io, no? E non ho intenzione di scrivergli.»
replicò infastidito,
marciando verso i dormitori da cui stava arrivando Michael,
«Dove
vai?» gli domandò per evitare di continuare a
discutere col
fratello.
«Hai
visto Georgie? Provo a
convincerla a uscire.» gli domandò il ragazzo.
«Credo
sia al settimo piano,
nelle aule che non vengono usate. Susan mi ha detto che va
lì a
imparare un po' di Difesa da sola, non so perchè.»
rispose
abbassando la voce.
«Wayne,
maledizione!» sbottò
Walter alle sue spalle.
Wayne
si voltò scocciato e
ringhiò: «Walter, fatti i cazzi tuoi.»
Tutti
gli Hufflepuff, annoiati
forse dall'assenza di pettegolezzi nuovi, si misero ad ascoltare
senza neanche premurarsi di fingere il contrario, tanto era insolito
sentirlo rispondere a quel modo.
«Sono
cazzi miei, è la nostra
famiglia!»
«No,
è tuo padre! Non il mio!
Non mettermi in mezzo!» ribattè, perdendo le
staffe
definitivamente.
«Oh,
beh, Georgie può
aspettare.» sogghignò Michael, che stava cercando
di seguire il
suggerimento della McGonagall almeno sugli attacchi fisici ma che non
intendeva perdersi le disgrazie altrui.
«Ma
come puoi dire una cosa
simile? Con tutte le persone che neanche ce l'hanno un
padre!»
s'indignò Walter.
«Io
sono una di quelle, non
intrometterti ti ho detto.»
«Ma
cosa ti ha fatto? Sarà
libero di divorziare se non ama più la mamma?»
«Non
è per questo!» alzò la
voce Wayne, «Non è per questo e lo sai, fatti i
cazzi tuoi!»
«No!
Ora voglio sapere qual'è
il problema! Sono stanco di tutte queste mezze frasi!»
«Fattelo
spiegare da lui! Se
davvero dopo tutti questi anni credi che io possa arrabbiarmi con
qualcuno senza un valido motivo, un motivo razionale, allora sei
messo peggio di quanto pensassi! Se pensi invece che magari
c'è
qualcosa sotto obbligalo a parlare o meglio ancora lascia perdere,
prima di cominciare a odiarlo anche tu!»
«Odiarlo?»
«Sì,
io lo odio. E ora
lasciami in pace!» sbottò esasperato, superando
Michael e
tornandosene in camera, coi nervi a fior di pelle, non capendo come
il maggiore potesse fingere che fosse un normale divorzio, che tutto
andasse bene. Forse non sapeva che era stato proprio lui a scoprire
la situazione per primo, d'accordo, ma sapeva comunque com'erano
andate le cose tra suo padre e sua madre e non aveva senso che gli
imponesse di perdonarlo.
Dorian
tagliò la corda quando
lo vide lanciare un libro contro il muro di fronte, e lui si
lasciò
cadere sul materasso.
«È
impazzito.»
«Sapevo
che prima o poi sarebbe
successo.»
Il
chiacchiericcio era già
scoppiato alle spalle di Michael, che se ne andava quasi gongolante.
Perlomeno non parlavano di lui questa volta.
Walter
invece era rimasto
sconvolto in mezzo alla sala comune e infine se n'era andato in
camera senza dire una parola, perciò era lui libero di
raggiungere
Georgia senza sensi di colpa per non aver provato ad aiutarlo.
Sentì
la voce dell'amica nel
momento in cui arrivò nel corridoio del settimo piano.
«Reducto!
Reducto!»
Si
affacciò alla porta
dell'aula e vide che Georgia mirava a dei bersagli volanti che non
riuscì a identificare a una prima occhiata, ma che poi
riconobbe
come delle pietre fatte lievitare.
«Georgie?»
chiamò e lei
sobbalzò, facendo cadere tutte le pietre a terra.
«Accidenti,
Mike!» protestò
lei, portandosi una mano al petto. Aveva i capelli legati in due
crocchie alte, che Michael aveva sempre trovato adorabili, e solo due
ciuffi ai lati del viso.
E
aveva ancora gli occhi
arrossati dal pianto.
«Che
è successo?» domandò
subito, accigliandosi.
«Niente.»
rispose lei,
incendiando una pergamena che doveva essere una lettera.
«Vedo.»
replicò lui
amaramente.
«Non
ti sei fatto vedere mentre
venivi qui, vero? È proibito allenarsi.»
«No,
tranquilla... Ma perché
lo fai? Per i G.U.F.O.? Ci vuole ancora un bel po'...»
«Anche.
Ma credo che tutti abbiamo bisogno di saperci difendere coi tempi che
corrono. Senza contare che mi sfoga.» spiegò lei,
innervosendosi
poi man mano che proseguiva, «Chissà, potrei anche
trovarmi a dover
difendere mia sorella o qualcosa di simile. I Runcorn erano Auror se
ricordi. Quelli morti almeno, visto che mio zio sembra della fazione
opposta. Vingardium
Leviosa! Reducto! Vedi?
Sfoga.»
«Mi
stai spaventando.» le
disse Michael. Non c'era l'ombra di un sorriso nel suo viso, neppure
quello arrogante che sfoggiava sempre ormai.
«Scusami.»
borbottò lei,
slacciando il mantello e gettandolo a terra. Era accaldata dopo tanta
agitazione, come segnalavano le guance arrossate. Michael gliene
baciò una, sorprendendola, e le sfilò la
bacchetta di mano.
«Vieni
qui.» le sussurrò,
sedendosi su un banco e chiudendo la porta con un colpo di bacchetta.
Georgia lo seguì docilmente, appoggiandosi a lui e
guardandolo in
viso. Il ragazzo le mise un braccio intorno alle spalle, sfiorandole
il suo con una mano e cercando di non esagerare per il bene della
loro amicizia, «Adesso parliamo. Per favore.»
«No,
non voglio.» si lamentò
lei, voltando il viso per premerlo contro il suo mantello, ed
entrambi notarono quanto suonasse poco convinta.
«Perchè
non ne vuoi parlare
con me? Onestamente.»
Georgia
sbuffò, troppo incerta
per trovare una risposta adeguata.
«Perchè
tu... io...»
cominciò, «Perché tu hai già
abbastanza problemi a cui pensare.»
Michael
si irrigidì ma poi le
posò un bacio tra i capelli, sfiorandole un ciuffo libero
con la
mano.
«Stupida,
io non ho proprio
niente a cui pensare, a parte te. Stai letteralmente terrorizzando
tutti e se ti tieni tutto dentro... esploderai. Magari comincerai a
fare la stronza come me e sarà la fine del mondo.»
ipotizzò
sarcastico.
«Ti
arrabbierai con me.»
ribatté lei sconsolata.
«Non
mi arrabbierei mai con
te.» la contraddisse, «Non ti ho tenuto il muso
nemmeno quando te
la sei presa con me a caso.»
«Non
è mai stato a caso.»
precisò sostenuta, «E comunque... Mio fratello ha
intenzione di
chiedere un cambio di ruolo al Ministero, non ne può
più di stare
dietro la scrivania, come temevo. Ora che Charlotte è qui a
scuola è
come se avesse il via libera per la vita avventurosa che ha sempre
sognato e che ha abbandonato quando mamma e papà sono morti.
Ma io
non ce la faccio, non ce la faccio a pensare che anche lui potrebbe
lasciarci! Non posso andare avanti con tutta quell'ansia di nuovo, mi
sento male già solo ora al pensiero! E lui non lo capisce!
Ho
provato a parlargli ma dice che non può sacrificare tutti i
suoi
sogni solo per farmi stare tranquilla, che mi vuole bene ma che devo
capirlo, devo lasciarlo libero! E io so che ha ragione a non voler
abbandonare tutto, mi rendo conto che soffre ma non posso perdere
anche lui... Cedric è morto e non sappiamo bene neanche
com'è
successo, tutti dicevano che una volta Harry Potter ha detto di aver
duellato con Tu-Sai-Chi in persona, Dumbledore dice che è
stato
Tu-Sai-Chi, e se fosse vero, e lo sai che lo, significherebbe che
siamo di nuovo tutti in pericolo e io ho bisogno di lui!»
terminò,
quasi in un grido addolorato, «Come può farmi
questo? L'ho convinto
ad aspettare ancora un po', credo abbia paura che io ci perda la
testa, ma so che non durerà a lungo... E se gli succedesse
qualcosa
poi io e Charlotte dovremmo stare da nostro zio, che è una
persona
orribile, è viscido, è malvagio! Se non lo fa per
me dovrebbe farlo
per lei, è così piccola... Non merita di perdere
l'unica parvenza
di genitore che abbia mai conosciuto e di finire nelle grinfie di
quello schifoso bastardo!»
Georgia
sentiva il groppo in
gola che premeva sempre più fastidiosamente ma non
riuscì a
lasciarsi andare di nuovo alle lacrime, non prima di aver finito.
Sollevò il viso per guardare Michael e scoprì che
la osservava
sconvolto.
«Sai
cos'è che ricordo con più
orrore? Non è la morte di mamma e papà...
È che non c'erano
neppure i corpi.»
La
testa di lui scattò
leggermente indietro, mettendo in mostra i muscoli della mascella
contratti, forse per impedirsi di parlare, e lui assottigliò
lo
sguardo.
«Non
ho capito.» le disse
piano.
«Non
li hanno mai trovati!
Abbiamo passato mesi, anni, a pensare che forse erano ancora vivi da
qualche parte, magari feriti o torturati, oppure che avevano perso la
memoria o che ne fosse sopravvissuto uno soltanto, qualsiasi cosa,
abbiamo pensato a tutto, e non sappiamo tutt'ora che fine abbiano
fatto. Questo non l'ho mai detto a nessuno, ma penso che sarebbe
stato meglio sapere che erano morti fin dall'inizio, piuttosto che
aspettare ogni sera che bussassero alla porta di casa o credere che
fossero loro a ogni visita da parte di qualcuno, sperando di vederli
ricomparire da un momento all'altro e venendo delusi di volta in
volta...»
«Oh,
Georgie...» mormorò lui,
«Perché non me l'hai mai detto questo?»
«Suonava
orribile, come se li
volessi morti...» pigolò la ragazza, aggrappandosi
alla sua
camicia. Scoppiò a piangere e Michael l'abbracciò
velocemente, come
se temesse che fuggisse via.
«Non
dire sciocchezze... Ora
capisco perché... No, aspetta, perchè mi sarei
dovuto arrabbiare?»
«Non
lo so! Ormai ti fa
arrabbiare tutto! Ho paura di aprire bocca quando sono con te
perché
non voglio litigare, non voglio perdere anche te... Non avevo neanche
mai litigato con mio fratello e ho passato il Natale a piangere e
urlare! Non ce la faccio...» sussurrò, e
alzò nuovamente il viso
quando lui si spostò per poterle stare di fronte e le
asciugò le
lacrime con le mani.
«Ce
la farai.»
«No,
non ce la faccio più...»
«Ascoltami.»
le disse, e lei
si morse le labbra, annuendo. «Non posso dirti che
sarò più
tranquillo o che non attaccherò gli altri, è
parte di me. Di come
sono ora. Ma non... Giuro che cercherò di non farti mai
stare male.
Comunque te l'ho già detto che non mi arrabbierei mai con
te.
Troverò il modo di aiutarti anche con tuo fratello, vedrai.
Non devi
mai avere paura delle mie reazioni.» la rassicurò,
sfiorandole la
guancia con un pollice mentre le teneva il viso tra le mani e cercava
di sorriderle incoraggiante, «Tu dimmi cosa vuoi che faccia e
io lo
farò.»
«Davvero?»
mormorò lei.
«Lo
sai che farei qualsiasi
cosa per te.»
«Se
adesso io ti costringo a
restare qui e coccolarmi allora lo fai?» sorrise finalmente
lei,
«Anche se è poco virile?»
Anche
Michael sorrise, dandole
un bacio sulla punta del naso.
«Come
vado così? Coccolo
bene?» e ridacchiarono assieme, mentre lei ancora piangeva,
anche se
ora sentiva un'emozione diversa a portarla alle lacrime.
Scosse
la testa, per poi
scendere dal banco per poterlo abbracciare gettandogli le braccia al
collo e stringendo gli occhi nel tentativo di fermare il pianto.
«Sono
con te.» le sussurrò,
baciandole una spalla. Lei si spostò indietro e lo
guardò negli
occhi.
«Vorrei
solo trovare il modo di
sentirti più vicino. So che ci sei ma non riesco a
sentire...»
cercò di dire, con la voce ridotta al minimo.
E
Michael la baciò,
all'improvviso, senza dare a nessuno dei due il tempo di accorgersi
davvero di quello che stava accadendo. Poi per Georgia fu la cosa
più
naturale del mondo aggrapparsi a lui, infilando una mano tra i suoi
capelli e l'altra sotto la sua camicia per sfiorargli la schiena e
tenerlo più vicino a sé, dopo aver azzerato la
distanze in ogni
senso. Anche per Michael fu del tutto spontaneo continuare a baciarla
con più foga di quanto avesse mai fatto con qualsiasi altra
- perchè
del resto non aveva passato mesi interi a sognare quasi ogni notte la
stessa ragazza - scendere dal banco con un salto e spingerla
indietro, mentre la stringeva per la vita. Cozzarono contro un altro
banco e si separarono.
«Non
me lo potrai
rinfacciare... Hai detto “qualunque
cosa”.» gli ricordò lei
velocemente, senza riuscire a credere di averlo detto, con gli occhi
castani persi nei suoi, e senza riuscire a credere di stare
continuando ad accarezzarlo e ad attirarlo a sé.
«Non
te lo avrei comunque
rinfacciato... Vieni qui.» le ordinò, chinandosi
sulla sua bocca
proprio mentre lei lo sfiorava con un movimento del bacino per
riportarsi su di lui.
Le
sue mani si spostarono alla
camicia della ragazza, sbottonando i primi bottoni.
«Hopkins,
c'è Stephen che ti
sta cercando.» lo avvisò Zacharias affacciandosi
alla porta, appena
rientrato dagli allenamenti di Quidditch.
«Grazie.»
mugugnò,
inciampando successivamente sul mantello che aveva abbandonato a
terra, «Ma 'fanculo!»
I
compagni di stanza lo
guardarono sconvolti.
Si
schiarì la gola.
«Scusate.»
borbottò, mentre
Dorian di passaggio gli raccoglieva il mantello e glielo gettava sul
letto con un'occhiata allarmatissima. A tutti era venuto in mente il
famoso “non far arrabbiare una persona calma, non sai mai
cosa
aspettarti” e nessuno si sognò di aprir bocca.
Lui
scese di sotto, ignorandoli,
e raggiunse l'amico con sollievo.
«Ehi,
Step. Partita a scacchi?»
domandò alquanto svogliatamente.
«Direi
di sì, stanotte il
letto me lo sogno. Mh. Strana frase.» osservò
Stephen.
«Oh.»
disse soltanto, e poi
notò che erano appena entrati quelli del quarto anno, Helen
e Lance:
«Ehi, Lance! Helen! Grazie per il regalo!»
Justin,
che era nella poltrona
vicina, sembrò sul punto di spezzarsi il collo per quanto
velocemente si era voltato.
La
ragazza sorrise, scuotendo la
testa in segno di diniego, «Figurati, era solo un
pensiero.»
«Oh,
tu, donna celestiale!»
cominciò all'improvviso Stephen.
Wayne
esitò, mentre anche Helen
e Lance si fermavano sbalorditi.
«Sei
ubriaco?» domandò infine
l'amico.
«Sai
per caso spiegarmi dove si
compra quello strano gel che mi hai regalato?»
continuò l'altro
imperterrito.
«Quale
gel? Oh, dici il
disinfettante? L'hai già finito?»
domandò Helen sbalordita. Poi si
ricompose, dopo essersi evidentemente ricordata con chi stava
parlando grazie all'occhiata sarcastica di Wayne perchè per
uno come
Stephen era strano che fosse durato più di due giorni:
«Giusto.
Certo, lo trovi in qualsiasi supermercato babbano. Ti posso scrivere
qualche marca se vuoi.» propose gentilmente.
Stephen
sembrò sul punto di
scoppiare a piangere.
«Io...
Io...» cercò di dire,
alzandosi in piedi di scatto e raggiungendola. Allargò le
braccia
come se la volesse abbracciare, però prima la
squadrò come per
decidere come fare – o capire da che parte si abbracciava una
ragazza dato che le rare volte in cui l'aveva fatto con Susan era
stata lei ad andargli addosso – poi la circondò
con le braccia
come avrebbe fatto con un pupazzo, scatenando una fioca protesta da
parte di Justin che però finì subito quando lui
le diede due rapidi
colpetti sulla spalla e se la scostò di dosso come se fosse
infetta,
«Ora scusami ma credo che avrò bisogno del
gel.» annunciò,
partendo sparato verso la sua camera.
Justin
si schiarì la gola,
inespressivo, mentre Lance scoppiava giustamente a ridere e Helen lo
guardava a bocca aperta.
«Mi
ha abbracciata davvero! E
poi è scappato!»
«Sì,
c'eravamo anche noi.»
sghignazzò Lance.
Wayne
si prese la testa tra le
mani, sconfortato. «Devo assolutamente cambiare
amici.»
«Sai,
sono d'accordo con te.»
approvò Justin.
Trascorsero
qualche minuto in
silenzio, l'uno studiando e l'altro giocherellando coi pezzi degli
scacchi, che non protestavano solo perché lui era diventato
ormai un
campione con tutte le partite fatte, e poi arrivò Megan,
direttamente dalle cucine a giudicare dal piatto con torta al
cioccolato che portava in mano e i bicchieri nell'altro.
«Eccoti
del succo di zucca.»
disse lei, poggiandoglielo accanto.
«Come
mai questa gentilezza?»
«Hai
l'aria sbattuta. Ti ho
visto in corridoio che praticamente barcollavi.»
«Io
non barcollo.»
«No,
però facevi pena.»
Wayne
la guardò sorpreso. Era
un commento da tipica Megan, anche se lei sembrava particolarmente stanca.
«Grazie
allora. C'era Helen
prima, nel caso volessi ringraziarla per il regalo.»
«Beh,
ormai è andata.» disse
lei facendo spallucce e passandosi una mano tra i capelli,
«Come mai
sei solo?»
«Stephen
è a disinfettarsi.»
«Avrei
dovuto immaginarlo,
domanda stupida.» commentò Megan, «Ciao
Justin.» salutò poi,
dato che l'altro si stava allontanando per studiare in qualche luogo
più silenzioso.
Wayne
non poteva crederci, ma
quello sembrava uno dei loro vecchi discorsi, mancava soltanto che
lei lo rimproverasse e non ci sarebbe stata differenza col passato.
«Oggi
ho scambiato qualche
parola con Harry Potter a lezione.» annunciò
Megan, «Dopo lui
aveva Cura delle Creature Magiche e ho sentito che la Umbridge sta
dando il tormento ad Hagrid... Quella maledetta rospa...
Dov'è
Michael quando serve?»
«Oh,
no, non dargli idee, ti
scongiuro. Si sta vagamente comportando bene, non aizzarlo contro di
lei.»
«Ma
dobbiamo fare qualcosa!
Tutti insieme, dico! Per Hagrid!»
C'era
un po' troppa ferocia
nelle sue parole, così Wayne azzardò un:
«Non lo starai dicendo
solo per sfogarti?»
Megan
lo guardò stupefatta: «E
anche se fosse quale sarebbe il problema? Mi sento meglio se penso a
far soffrire quella donnaccia! E se Hagrid e tutti noi staremo meglio
facendo stare lei peggio, significa che è la cosa
giusta!»
«Un
po' troppo
semplicistico...» commentò lui, pensando a quanto
si sarebbe fatta
male, piuttosto che bene, agendo in modo sconsiderato, «Vuoi
ripetere l'anno anche tu, stile Michael?»
«Al
diavolo l'anno! Da che
parte stai?» sbottò, infastidita.
Ecco,
ora era esattamente
come l'anno prima.
«Sia
ringraziata Helga
Hufflepuff...» borbottò.
«Come?»
incalzò lei.
«Ti
va di venire a Hogsmeade
con me questa domenica?»
«Ah.
Sì. No. Non lo so.
Perché?» farfugliò lei. Non si sentiva
molto tranquilla all'idea
di uscire dal castello.
«Per
parlare un po'. È da un
po' che praticamente non ci vediamo.» rispose lui, vago.
«D'accordo...»
disse,
riluttante, «Lo devo dire agli altri?»
«No,
con loro ci incontreremo
quando capita.»
«Ciao
Megan.» salutò Stephen,
che si stava massaggiando le mani probabilmente appena disinfettate,
«Non ti ho vista a cena.»
«Mi
sono addormentata in
biblioteca e quando Madama Pince mi ha scacciata era troppo tardi.
Adesso vado a tentare di dormire, stanotte magari ci riesco... quindi
ci vediamo domani.»
«In
bocca al lupo.» Stephen ci
pensò un momento, «Come ti direbbe anche la
Trelawney.»
«Ah,
gli stramaledetti canidi
che mi perseguitano... Buonanotte!»
«Notte.»
la salutarono
entrambi.
«Che
lupo?» domandò poi Wayne
quando si fu allontanata.
«Ma
niente, qualunque cosa
facciamo in divinazione nel suo futuro ci son sempre lupi. Fondi,
sfere... Da Quill c'è spesso il Gramo.»
«Ecco
perché torna sempre
pallidissimo. A proposito, che fine ha fatto? Quest'anno si vede a
malapena...»
«Che
vuoi che ti dica, Michael
lo terrorizza, penso.»
Quest'ultimo
entrò in quel
momento in compagnia di Georgia. Entrambi erano silenziosi e non
diedero cenno di averli notati.
«Ciao.»
li salutò Stephen ad
alta voce, e loro trasalirono.
«Oh,
ciao ragazzi!» li salutò
Georgia con un rapido sorriso, «Stavo andando a letto,
buonanotte a
tutti!»
«Buonanotte
anche a te.» le
rispose lui, perplesso dalla sua fretta.
«Michael,
ti unisci a noi?»
domandò Wayne e lui lo squadrò per un momento,
come indeciso, poi
scosse il capo, «Allora buonanotte anche a te.»
«Magari...»
lo sentì
mugugnare mentre andava via.
«Strani.»
commentò Stephen
con poco interesse, «Io prendo i bianchi.»
«D'accordo.»
Prossimo:
Sfoghi contro innocenti, pugni e reazioni inappropriate.
Alle
recensioni risponderò
prima o poi, promesso. E comunque grazie, come sempre grazie.
Per
Mike e Georgie non è finita
qui, ovviamente! E sono mezzo morta, appena tornata dall'esame,
quindi se c'è qualche errorino chiedo scusa, ma usare questa
tastiera è difficile anche quando sono perfettamente
sveglia.
La
frase “vorrei sentirti più
vicino” sono sicura di averla sentita da qualche parte, non
ricordo
dove ora, comunque non poteva che scatenare questo XD
E
Wayne è sempre più
nervoso...
|
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Capitolo 11 *** Sfoghi contro innocenti, pugni e reazioni inappropriate. ***
Sfoghi
contro innocenti, pugni e reazioni inappropriate.
Il
giorno di san Valentino era
sabato e l'uscita a Hogsmeade era prevista per il giorno dopo,
così
la scuola era in subbuglio, tra cioccolatini, lettere da scambiare e
ragazzi e ragazze che sfuggivano dagli ammiratori.
Megan
non aveva problemi di quel
genere, non era mai stata popolare tra i ragazzi, ma Sally-Anne si
era dovuta barricare in dormitorio e Michael, nonostante lo sguardo
che avrebbe spaventato anche i Mangiamorte in fuga e che aveva fatto
dileguare le varie ammiratrici, aveva ricevuto una caterva di doni,
posati vicino all'entrata della sala comune dalle ragazze delle altre
case che ancora non erano state maltrattate da lui. Le ragazze
Hufflepuff erano terrorizzate e non si erano azzardate, soprattutto
considerando che passare da Cedric a lui, come avevano fatto in
molte, sarebbe stato un andarsi a cercare brutte conseguenze e non
avevano la possibilità di rintanarsi nella sala comune visto
che la
dividevano con lui.
«Megan,
Walter mi ha detto di
dirti che è vicino alla capanna di Hagrid.» la
avvisò Georgia a
colazione, «Qualcuno può passarmi il
burro?»
«Tieni.»
disse Michael,
porgendoglielo senza guardarla.
«Ti
ringrazio.»
«Figurati.»
Tutti
si allontanarono
istintivamente da quei due, percependo qualcosa di profondamente
sbagliato dietro tutta quella improvvisa educazione che sfoggiavano
da giorni. Erano entrambi molto cauti e tutti temevano che potessero
esplodere per qualche motivo a loro ignoto.
«Ma
perchè dovrebbe importarmi
di dov'è Walter?» domandò Megan tanto
per riprendersi e Jack
rischiò di farsi andare di traverso il boccone, ridendo
allegramente.
«Che
dolce!» commentò Rent.
«No!
Intendevo dire... Oh,
lascia stare.» borbottò lei.
«Credo
che Walter voglia che tu
lo raggiunga.» spiegò Wayne, un altro che si
comportava in modo
strano. Lui e il fratello non si rivolgevano ormai quasi la parola da
più tempo di quanto gli altri si sarebbero aspettati.
Il
gelo a tavola si fece ancora
più fastidioso.
«Allora
vado da lui.» annunciò
Megan, fermandosi quando un foglietto fluttuò davanti a lei
e si
posò sul tavolo.
«Hai
ricevuto un biglietto di
san Valentino?» domandò subito Susan, eccitata.
Lei aveva ricevuto
una rosa ma era da parte di Stephen, e tutti sapevano che Stephen
regalava una rosa a tutte le sue amiche perchè nessuna
restasse a
mani vuote.
«Chissà
da chi.» borbottò,
leggendo la poesia. Wayne si strinse nelle spalle, scocciato.
«Vabbé,
io vado.» aggiunse, seccata a sua volta.
Walter
era vicino alla capanna
di Hagrid, di cui evidentemente sentiva la mancanza, e stava dando da
mangiare ad animali su cui Megan preferì non investigare.
«Che
vuoi?» esordì lei,
scivolando verso di lui. Walter ne bloccò la caduta con un
braccio
solo e le sorrise.
«È
bello vederti infastidita.
Mi ricorda i vecchi tempi.»
«Non
sei il primo che me lo
dice. Neanche passassi il tempo a prendermela con la gente,
prima.»
Walter
evitò di farle notare
che in effetti era così, cosa che sapevano entrambi, e le
porse un
cesto pieno di carne cruda.
«Mantieni.
Hai parlato con
Wayne per caso?»
«Non
vorrai usarmi come spia
nelle vostre diatribe.»
Walter
si voltò a guardarla
scioccato.
«Nelle
nostre cosa?»
«È
una parola che usa Georgia:
diatribe. Vuol dire-»
«Lo
so cosa vuol dire, non
pensavo lo sapessi tu!» Walter si ricompose subito,
«Comunque no, è
solo che avevo bisogno di parlare con qualcuno e tu sei l'unica con
cui mi è possibile farlo. Con Georgia non ho così
tanta confidenza,
Michael lo sai anche tu com'è, Jack e Rent sono... amici,
però ho
bisogno di un parere da parte di qualcuno che conosce bene anche
Wayne.»
Entrambi
pensarono con rimpianto
a Cedric una volta di più.
«Cosa
vuoi sapere?» domandò
Megan cautamente.
«Vorrei
sapere se si è sfogato
almeno con te. A proposito dei nostri genitori. E vorrei sapere
perchè cavolo ce l'ha con me, non è quel tipo di
persona che
pretende che tutti la pensino come lui, quindi è strano che
il fatto
che io vada d'accordo con nostro padre lo scocci tanto.»
«Non
l'ho mai visto arrabbiato,
neppure con me nonostante gli abbia dato il tormento per
anni.»
ammise Megan, ancora sconcertata al ricordo.
«Allora
ti rendi conto di
tormentarlo?»
«Se
lo merita, ovviamente.
Comunque no, con me non ha mai parlato di nulla, tutto quello che so
dei vostri genitori lo so da te. Quindi mi spiace ma non capisco
quale sia il problema.» spiegò lei, mettendo
giù il cesto e
scostandosi i capelli dal viso. Walter, nonostante i vari litigi,
continuava a preoccuparsi di suo fratello con la stessa premura di
sempre, ed era in qualche modo confortante.
«Ah.
Vuoi sapere perchè sono
divorziati?»
«Se
vuoi.» rispose Megan, non
proprio sicura.
«Papà
ha tradito mamma. Ce
l'ha rivelato lui stesso.»
«Oh.»
«Sì.
E credo che Wayne non
possa sopportare che abbia fatto soffrire la mamma. Naturalmente
anche io, però c'è da dire che lui e
papà non andavano d'accordo
da tempo ormai. E io ho parlato con lui e ho ascoltato le sue
ragioni, il fatto che amava ancora la mamma ed è stato un
errore...
Non che creda a tutto ciò che dice, ma è mio
padre e non riesco a
smettere di volergli bene a comando. Sono stato arrabbiato con lui ma
credo sia una cosa tra lui e la mamma e non voglio mettermi in
mezzo.»
Sembrava
un ragionamento di
Wayne: visti così non era impensabile che fossero fratelli,
sebbene
di solito sembrassero avere idee diverse su tutto. Stavolta invece
era Walter a essere razionale e diplomatico mentre Wayne si era
testardamente chiuso nelle sue idee.
«Capisco.
Forse c'è qualcosa
di più, forse Wayne è stato più vicino
a tua madre e l'ha vista
più soffrire?» ipotizzò lei,
«Io non lo so, non sono brava in
questo genere di cose. Dopotutto dovresti davvero parlarne con
Georgia.»
«Però
tu ci uscirai a san
Valentino.» le ricordò Walter con un sorrisetto,
«Tu ci parlerai
da sola.»
«Non
è che usciamo assieme
come coppia.» precisò lei.
«Ci
sono anche gli altri?» si
stupì Walter.
«Beh,
no... Non fare quella
faccia, intendevo dire che non andremo di certo da Madama
Piediburro.» replicò Megan, infastidita all'idea.
«Su
quello non avevo dubbi, non
sembra il posto per te. Ma pensavo fosse proprio un
appuntamento...»
Walter sollevò il viso verso il cielo, un po' imbarazzato,
«Voi due
sembrate molto uniti.»
«Hai
problemi con questo?»
chiese lei, diretta come sempre.
«No,
credo di no. È solo un
po' imbarazzante, forse.» borbottò il ragazzo,
«Non ti vedo più
in quel modo.»
«Bene.
Forse non lo facevi
neppure prima, è solo che come hai detto sono la ragazza
più vicina
a te. Magari era solo affetto tipo fratello e sorella.»
Walter
stavolta la guardò in
faccia e sorrise: «No, questo lo escludo. Prima di tutto ci
sono le
mie compagne del settimo. E secondariamente non ti ho mai vista come
una sorella, non potrei mai vederti come una sorella. Amica va bene,
ma sei troppo carina per essere mia sorella.»
Megan
arrossì leggermente,
inarcando le sopracciglia con aria scettica.
«Sei
stato tu a mandarmi il
biglietto di san Valentino?»
«Ne
hai ricevuto uno? No,
spiacente. Pensavo non avresti apprezzato. E poi te l'ho detto, non
penso più a te in quel modo.»
«A
qualcuno stai pensando
però.» tentò lei.
Walter
rise.
«Nah.
Mi sto solo divertendo un
po', com'è giusto che sia. Sono giovane per una storia
seria.»
scherzò.
Megan
lo colpì a una spalla in
segno di amicizia.
«Sei
molto carina.» la salutò
Wayne, galante come sempre.
«Anche
tu.»
Wayne
la guardò.
«Beh,
non sapevo che
rispondere.» si giustificò lei.
«Mi
ferisci, io mi aspettavo
che tu fossi sincera.» replicò Wayne, con la voce
apatica che
segnalava come non gliene importasse nulla. Anche quello era normale
e Megan si rilassò: neanche Wayne prendeva quell'uscita come
un
appuntamento. Oppure gli appuntamenti con lui erano facili.
Andando
al villaggio
intavolarono una conversazione sul Quidditch in cui Megan
riuscì a
scaldarsi e anche ad accusarlo di non tenere per nulla alle sue
radici scozzesi, cosa peraltro vera. Arrivati a Hogsmeade
però Wayne
si pentì di averla convinta a uscire: le foto degli evasi li
fissavano da tutte le vetrine e lei era impallidita e aveva smesso di
parlare. Il cielo prometteva pioggia e lui colse l'occasione per
togliersi quella visione da davanti agli occhi.
«Andiamo
ai Tre Manici.» le
disse, prendendola per un braccio.
«Potter
e la Chang.» sussurrò
lei, vedendoli entrare da Madama Piediburro. Continuava a condividere
il fastidio di Michael nel vederla già uscire con un altro
ragazzo.
«Sandy
Fawcett è al mio anno e
ancora ci parlo.» annunciò improvvisamente Wayne,
«Mi ha detto che
Cho non fa che piangere e che è molto confusa.»
«Oh.
Si metta in fila allora.»
considerò acidamente, «Non ho rimpiazzato Cedric
come sta facendo
lei, intanto. Non cominciare neanche col discorso che so che stai per
fare. Lo so che non ho il diritto di dirlo o pensarlo e che ognuno
affronta il dolore come vuole, ma a me la Chang non è mai
piaciuta.»
«Va
bene, va bene.» acconsentì
lui, lieto di averla un po' distratta dai Mangiamorte.
«Ho
parlato con tuo fratello.»
Ecco,
ora era meno lieto.
«Che
ti ha detto? Suppongo
abbiate parlato di me se me lo stai venendo a dire.»
«Mi
ha detto dei tuoi genitori,
del perchè si sono lasciati, e non capisce come mai tu sei
così
incazzato... Wayne?»
Il
ragazzo si era fermato in
mezzo alla strada, lasciandosi inconsapevolmente bagnare dalla
pioggia che aveva cominciato a cadere. Era livido.
«Non
aveva il diritto... Tu sei
più amica mia che sua, poi...»
«Che
stai dicendo?»
«Non
ne ha parlato con me e ne viene a parlare con te? Come se tu fossi la
sua
confidente! L'ha fatto solo per farmi un dispetto, come un bambino!
Ma non doveva mettermi in mezzo! E poi tu sei la mia confidente, non
la sua!»
«Ma
se non mi dici mai nulla!»
provò a protestare lei, e lui la fulminò con
un'occhiataccia.
«Non
a parole.»
Megan
provò a ripeterselo
mentalmente ma non capì cosa volesse dire, mentre Wayne,
tirandola
per una mano, la trascinava indietro.
«Dove
vai?»
«Al
castello, devo scambiare
due paroline con mio fratello. Fidati, non sarei una buona compagnia
ora...»
«Ma
Wayne! Capisco che tuo padre sia stato un porco, ma è una
cosa
comune! Un tradimento non è qualcosa di cui tu
ti debba vergognare, è lui quello che si dovrebbe
nascondere, Walter
ne ha parlato con me perchè non capisce perchè tu
ti sia tanto
arrabbiato solo perché tuo padre l'ha tradita! Il
“solo” si fa
per dire!» precisò preoccupata quando lui si
fermò di nuovo di
botto.
«Un
tradimento? Cosa ti ha
detto, esattamente, Walter?»
«Te
lo dirò ai Tre Manici, non
ha senso infradiciarci così.» rispose lei,
consapevole della salute
cagionevole dell'altro, «Conoscendoti ti sei appena
guadagnato una
polmonite.»
«Comincia
a dirmelo.» ordinò,
ma lei lo ignorò finché non arrivarono davanti al
locale.
«Mi
ha detto che tuo padre ha
tradito tua madre e che dopo qualche mese si è sentito in
colpa ed è
andato a riferirlo a tua madre prima e poi a voi. E che tua madre se
n'è andata di casa e tu e Walter l'avete seguita, ma che non
ne
avete mai parlato perchè volevate lasciarvelo alle spalle e
soprattutto non ferire vostra madre. Mi ha detto che tua madre
piangeva sempre e quindi tu che le eri più vicino ci hai
rimesso di
più, perché Walter era a casa di Cedric
quell'estate, ce lo aveva
spedito lei stessa dicendogli che non voleva che cambiasse i piani
per lei e che si sarebbe sentita in colpa, e che in teoria saresti
dovuto andare anche tu ma che non ti eri presentato
all'ultimo.»
abbassò la voce, entrando ai Tre Manici, «Mi ha
detto che dopo
siete tornati a Hogwarts, che avete passato il Natale a scuola e che
poi quell'estate vi siete divisi, tu con tua madre e Walter con tuo
padre per cercare di mantenere un rapporto e capirlo. Tuo padre gli
ha confermato che comunque ama tua madre e cose così anche
se lui
non ci crede, perchè non si tradisce se si ama, ma che lo ha
perdonato perchè è suo padre. E basta!»
«Ha
mentito.» commentò lui,
lapidario.
«In
cosa? Sembrava davvero
sincero.»
Wayne
improvvisamente spalancò
gli occhi e barcollò come se lei lo avesse colpito.
Stringeva ancora
la mano di Megan e lei gli afferrò il braccio, spaventata da
quella
reazione.
«Lui
non lo sa! Walter non lo
sa!» esclamò stordito, senza premurarsi di
abbassare la voce.
«Cosa
non sa?»
«Cosa
non so?»
Si
voltarono entrambi: Walter e
gli altri avevano preso i tavoli all'angolo, dove erano finiti loro,
e li stavano guardando sconcertati, «Cosa non so,
Wayne?»
«Tuo
padre non ti ha detto la
verità, fattelo dire da lui.» ringhiò
Wayne, furioso. Non ce
l'aveva più col fratello, bensì col padre,
«Ti ha preso in giro,
quel bastardo, ora capisco perchè eri tanto
accomodante!»
«Accomodante?
Come puoi dirlo?
Tu non sai quanti litigi ci sono stati! Credi che io non pensi alla
mamma? L'ho vista anche io, sai?»
«Tu
non sai un cazzo, Walter.
Non è il tradimento di una notte che l'ha
distrutta.»
Megan
si guardò attorno: gli
amici seguivano il discorso con grande interesse, ma fortunatamente
almeno agli altri tavoli le loro voci non erano ancora arrivate e lei
non avrebbe dovuto colpire nessuno.
«E
che cosa? Cosa avrebbe
fatto? Tu ce l'hai con lui per partito preso, da quando avevi due
anni e hai deciso che era il cattivo!» sbottò
Walter, rovesciando
un bicchiere di burrobirra senza accorgersene.
«Ha
un'altra famiglia.»
Tutti
gelarono.
«Chi?
Cosa? Stai dicendo... Cosa?»
boccheggiò Walter.
«Ha
un'altra famiglia. Un'altra donna, un altro figlio. O figlia, per
quel che ne so. L'ho scoperto io
e l'ho obbligato io a dirlo alla mamma e a te, perchè se
fosse stato
per lui avrebbe continuato così.»
«NON
È VERO! È MESCHINO
QUELLO CHE STAI DICENDO!»
Tutti
i presenti nel locale
tacquero, voltandosi verso i fratelli. Walter era balzato in piedi,
sbattendo contro al tavolo e facendo strillare Hannah che
già aveva
i nervi tesi per via dei compiti. Quill era quasi finito a terra e
Stephen lo resse.
«È
vero, vai a chiederglielo.
Avrei dovuto assicurarmi che ti dicesse tutto invece che lasciare che
ti imbottisse di stronzate, ma meglio tardi che mai.», il suo
falso
tono noncurante fece andare il sangue alla testa di Walter, che si
sentiva un tremendo idiota, colpevole nei confronti di sua madre,
furibondo perchè nessuno aveva mai chiarito con lui,
imbarazzato e
soprattutto tradito a sua volta dal padre; così si
sfogò con un
pugno che spedì Wayne a terra, e con lui quasi anche Megan,
e poi se
ne andò dal locale come una belva ferita davanti a cui tutti
si
scostavano terrorizzati.
«Lo
seguo.» decise Rent.
«Tu
sei pazzo.» commentò
Jack, restando seduto, «Addio, fratello.»
«Non
sei d'aiuto!» gli gridò
l'altro, andandogli dietro.
Michael
si alzò, pensando che
andava bene tutto purché si allontanasse da Georgia, anche
essere
ucciso, «Vado anche io.»
«Attenti!»
strillò Susan,
preoccupata.
Stephen
sorseggiò la propria
acqua come se fosse un vino pregiato, dandole fin troppa attenzione,
«Io passo.»
«Non
ne avevo dubbi!» sbottò
lui.
«Spiacente,
ma penso che
Stephen abbia ragione.» concordò Ernie,
«Come stai, Wayne?»
domandò, chinandosi verso di lui.
«Dolorante.»
rispose il
ragazzo, ancora seduto a terra.
«Madama
Rosmerta, può portare
del ghiaccio?» chiamò Justin, che era al tavolo
con quelli del
quarto ma non si era perso un secondo della scena.
«Tutto
bene?» bisbigliò
Megan, atterrita. Wayne rispose con un'alzata di spalle,
esteriormente tornato il solito. C'era solo una luce tetra nel suo
sguardo che comunicava che non era finita lì e che il
ragazzo stava
solo incamerando nervi un secondo dopo l'altro.
Purtroppo
solo Megan la notò, e
lei non aveva quel genere di sensibilità che l'avrebbe
portata ad
agire in proposito. Si limitò a premergli il ghiaccio sul
viso.
«Wayne,
forse potevi cambiare
modo di parlare per quei cinque secondi in cui gli distruggevi il
mondo e tutte le sue sicurezze.» fece presente Georgia, che
giocherellava con una cannuccia e aveva lo sguardo perso.
«La
prossima volta lo farò.»
«Ah,
ce n'è una prossima?»
domandò Jack, ridacchiando. La tensione si andava
stemperando grazie
all'aiuto di tutti che facevano finta di nulla per quanto possibile.
«Michael
e Rent non si vedono
più.» osservò Ernie, che era andato a
controllare a una finestra.
Susan notò che Georgia aveva sobbalzato al nome del migliore
amico:
«Non avrete litigato di nuovo!»
«Chi?»
domandò lei, cadendo
dalle nuvole.
«Tu
e Michael?»
«No.»
rispose Georgia, con un
risolino nervoso, «No, no, no, no, no, no, no. Nulla di cui
preoccuparsi. No, no, no.»
«Undici
“no”.» sussurrò
Quill all'orecchio di Stephen che annuì.
«Va
bene.» acconsentì Ernie,
per evitare che avesse un attacco isterico in stile Hannah.
Megan
sospirò tetramente.
Qualche
minuto dopo Rent tornò
da loro da solo.
«Ma
che diavolo... Ha ucciso
Michael?» domandò subito Megan..
«No.
Michael ha incontrato una
ragazza. Sapete com'è.»
Georgia
trasalì.
«Che
cosa? No che non sappiamo
com'è, Michael se n'è fregato delle ragazze da
quando lui e Fawcett
si sono lasciati!» fece presente Jack, improvvisamente
più allegro.
«Questo
è fantastico!»
cinguettò Susan, «Significa che anche lui sta
tornando normale!»
«Giusto!»
convenne Justin, «È
un segnale! Da quando Cedr...» si bloccò
all'improvviso, perchè
Megan aveva smesso di sorridere, Wayne aveva chiuso gli occhi in
attesa dell'esplosione e Stephen aveva cominciato a scuotere
lentamente la testa.
«Ci
state controllando?»
domandò piano la prima.
«Chi
state controllando, per la precisione?» chiese anche Georgia,
assottigliando lo sguardo, più nervosa degli altri per
parecchi
motivi.
«No,
ecco... Helen!»
Justin si salvò tornando da lei di corsa, ma Ernie, Susan,
Hannah,
Jack e Rent non ebbero vie di fuga e capitolarono.
«È
solo che non si può dire
che siate normali... Soprattutto tu, Megan, e poi Michael, ma lo
sappiamo tutti, e un po' anche tu Georgia, e Wayne e Stephen. Ma non
lo chiamerei “controllare”, direi “tenere
d'occhio in caso le
cose peggiorino”.» spiegò Ernie.
«Anche
io?» chiese Stephen
stordito.
«Tu
solo all'inizio.» spiegò
pazientemente Hannah, «Ma è normale che se voi
state male noi lo
notiamo e ci preoccupiamo. Stavamo solo aspettando di vedere qualche
segno di miglioramento.»
«E
ce ne sono stati?» domandò
Megan, con più curiosità che altro,
incoraggiandola così a
continuare.
«Beh,
da te solo recentissimi
segni della vecchia Megan, anche Wayne sembra un pochino meno
preoccupato di conseguenza, e per Michael non ce n'erano fino ad
ora.»
«Uscire
con una ragazza è un
segno di miglioramento? Chi lo dice? Potrebbe semplicemente tentare
di divertirsi senza riuscirci!» sbottò Georgia.
«Sì,
ma almeno tenta! Ecco
cosa c'è di diverso! Voi tentavate dall'inizio, lui
no!» si
intromise Rent.
«Uscire
con una ragazza non è
un segno di miglioramento, non c'entra nulla!»
tuonò Georgia.
Rent
si ritrasse come scottato e
gli altri la guardarono increduli. Gli occhi di Hannah erano
spalancati, perchè mai la ragazza aveva gelato
così qualcuno, e lei
se ne accorse e guardò altrove.
«D'accordo,
stiamo calmi...»
provò a dire Jack.
«Ah,
se non sto calma risulto
peggiorata nelle vostre tabelle di guaritori in erba?»
sibilò lei.
«No,
se non stai calma ti fai
venire un infarto.» disse Megan.
Georgia
la guardò con astio e
ammutolì imbronciata.
«Georgia?»
chiamò Megan prima
di mettersi a letto, quella notte, «Secondo te avrei dovuto
andare
via da sola con Wayne e obbligarlo a parlare?»
«Oh,
non lo so, ma sono sicura
che il fatto che tu per la prima volta in vita tua te lo chieda
è un
segno di miglioramento!» rispose lei istericamente.
Sally-Anne
si voltò con ancora
la spazzola tra i capelli.
«Georgia?»
«Scusa.»
ringhiò lei,
«Comunque non ne ho idea, forse gli devi lasciare i suoi
spazi e va
bene così, o forse devi insistere. Non sono la persona
più
appropriata a cui chiedere, visto che con Michael non ho saputo far
nulla.»
«Ma
non è vero...» provò a
dire Sally-Anne, che suo malgrado di tanto in tanto aveva parlato col
ragazzo durante le vacanze e si era accorta di come la sola presenza
di Georgia gli impedisse di fare delle vere stupidaggini a scuola.
«È
successo qualcosa tra voi
due?» chiese Megan, confusa.
Georgia
guardò prima l'una e
poi l'altra e fu sul punto di parlare, quando rientrarono Susan e
Hannah.
«No,
nulla.»
Megan
e Sally-Anne si
scambiarono un'occhiata silenziosa prima di tornare alle loro
faccende.
Si
infilò velocemente la camicia mentre Michael annodava
già la
cravatta.
«Mike?»
«Mh?»
«Adesso
sarà tutto un casino, vero?»
Il
ragazzo la guardò, poi diede l'impressione di stare per
ridere.
«Dipende.
Cosa vuoi fare di questo momento? Non dirmi che vuoi dimenticarlo,
non funziona mai. Ma se preferisci possiamo accettarlo per quello che
è, un momento in cui siamo stati vicini.»
«Significa
che non smetteremo di essere amici per questo, vero?»
domandò lei,
rassicurata.
«Certo
che no! Siamo amici che hanno... approfondito la conoscenza
fisica.»
rispose lui, infilando il mantello, «Va bene
così?»
«Va
benissimo. Siamo solo amici e va bene così. Non sai quanto
mi
tranquillizzi, temevo che saremmo stati mesi a far casino o a essere
in imbarazzo...» borbottò lei, sistemando la
propria cravatta.
«Ma
no, lo sai che non funziona così...»
«Ehi,
era la mia prima volta, concedimi un minimo di confusione! Non
è che
so-» si fermò, notando che l'
“amico” la stava guardando
folgorato.
«Era
la tua prima volta?» ripeté, sconvolto,
«Ma io non ho sentit...
Voglio dire... Non c'era... Non ti sei lament... Sembravi
rilassata!»
terminò dopo diversi balbettamenti.
«Mike,
calmati!» esclamò lei, incredula.
«Non
mi hai detto di fare piano! E non ti sei lamentata! Ho pensato che
non lo fossi e non ho fatto un minimo di attenzione! Ti ho fatto
molto male?» blaterò lui, con espressione smarrita
e terrorizzata;
era da tanto che lei non lo si vedeva con una faccia simile ed era
quasi confortante, oltre a farle venire voglia di ridergli in faccia.
«Non
essere ridicolo, Michael. Se non ti ho fermato ci sarà un
motivo.
Non tutte le ragazze muoiono alla loro prima volta, lo
sapevi?», in
realtà anche se avesse sentito dolore probabilmente lo
avrebbe
accolto con gioia, ma era stata davvero fortunata, almeno ascoltando
i racconti traumatizzanti delle ragazze più grandi.
«Oh.
Va bene, però di solito si dà importanza alla
prima volta, sai
com'è... Ci sono passato... E noi siamo in un aula, e tu sei
con me
e neanche stiamo assieme... Oh, merda!» terminò di
cuore lui,
portandosi le mani ai capelli, «Che mostro!»
«Arcturus
Michael Stebbins!»
Michael
la guardò sconvolto.
«Tu
ricordi quel nome?»
«Non
è questo che conta ora. Ciò che conta
è che stai dicendo un sacco
di stupidaggini. Senti, non rovinare il momento, d'accordo? So
benissimo con chi sono andata a letto e so da sola cosa voglio la
prima volta. So anche che non è piacevole sentire
riferimenti alle
precedenti ragazze che sono state con te per la loro prima
volta.»
Lui
arrossì colpevole, «Non era mia intenzione. Ero
solo preoccupato
perchè non volevo rovinarti la prima volta.»
«Ti
suonerà pazzesco ma mi sta benissimo così, grazie
tante.» replicò
lei, fingendosi infastidita, «È anche possibile
che una ragazza
voglia stare con te coscientemente per la sua prima volta, pur
conoscendoti e sapendo che sei un imbecille.»
«Non
imitare Megan, ti prego.»
«Non
c'è bisogno di imitarla per darti dell'imbecille.»
Stettero
in silenzio per un po', finché la ragazza non si mise a
riordinare
le sedie e i banchi.
«E
hai sempre pensato che la tua prima volta sarebbe stata con
me?»
«No!»
inorridì lei, e Michael sembrò un cane bastonato,
«Non in quel
senso! È che è quasi incestuoso. Siamo come
fratello e sorella!»
Bugiarda,
si
disse da sola.
«Fratello
e sorella?» ripeté lui, a sua volta poco convinto.
Glielo si
leggeva in faccia.
«Beh,
non più ormai. Ma di solito era così. Solo che...
sono tempi
strani, no? E io avevo davvero bisogno di te. E non mi pento di
nulla.»
«Lo
spero.» bofonchiò lui, ma Georgia lo
sentì lo stesso, «Neanche
io.» aggiunse con voce più chiara, «E da
adesso? Continuiamo a
essere amici come al solito?»
«Direi
proprio di sì. Tutto regolare.»
«Ok.»
concordò Michael, annuendo tra sé e
sé. Poi ghignò, «Beh, se poi
vuoi sentirti di nuovo così vicina, nessun problema,
eh!»
«Oh,
già finita la preoccupazione da stupro?
Complimenti.» ghignò anche
lei, ignorando il modo in cui lui si incupì di nuovo al
sentirglielo
dire.
«Scusami
tanto se mi sono preoccupato al pensiero di te con me a fare sesso in
un aula del settimo piano senza pensieri al mondo che non fossero
“ehi, diamoci dentro!”»
«Pensavi
questo?» domandò lei scioccata.
«Ma
no! Stupida! Era per dire!»
Le
scompigliò i capelli mentre le passava accanto, esasperato,
«Georgie, mi farai impazzire del tutto un giorno!»
«Come
no... E comunque ho fatto l'amore, io.» sussurrò
lei.
«Che
dici?»
«Che
Arcturus è un nome adorabile.»
«Se
lo dici a qualcuno me la paghi, te lo giuro.»
Walter
era in sala comune quando
Wayne scese, incapace di dormire come sempre, e i due fratelli si
squadrarono con sospetto.
«Vuoi
darmi un altro pugno?»
«No.
Tu vuoi darmene uno?»
«Non
ora.»
Wayne
si accomodò accanto a
lui, tamburellando con le dita sul proprio ginocchio e fissando il
fuoco. Cercò di non badare all'aria distrutta del fratello
per
evitare di ferirlo ancora.
«Mi
dispiace di avertelo detto
a quel modo.»
«Mi
dispiace di essere un
coglione.»
«Meglio
tardi che mai.»
«Tu
sei un bastardo.»
«Questo
non te lo so dire. Non
è mamma quella che va con altri, che io sappia.»
«Wayne...»
si lamentò Walter,
portandosi una mano sugli occhi.
«Che
farai ora?» chiese
l'altro, diventando improvvisamente serio.
«Che
farò? Non vedo l'ora di
tornare a casa per chiarire col caro papà. Farò
finta di nulla
intanto, voglio che ce la sbrighiamo a quattr'occhi.»
«Se
gli dai un pugno chiamami.»
lo pregò il minore.
«Promesso.
Tu come sfuggirai
alla curiosità altrui, tanto per sapere?»
In
quel momento rientrò
Michael, in barba al coprifuoco.
«Dovrei
toglierti punti.» lo
avvisò Walter e Michael sobbalzò.
«Che
ci fate qui insieme?»
«Siamo
ancora fratelli.»
rispose Wayne, scrutandolo con occhio critico. Michael non aveva per
niente la solita aura da “io sono un vincente” che
seguiva i suoi
appuntamenti con le ragazze. Forse aveva perso anche quella oltre
all'allegria.
«Dov'eri?
Non sei rientrato con
Rent, mi hanno detto. A proposito, scusa per il pugno.» disse
Walter.
«Ne
hai dato uno anche a lui?»
si incuriosì il fratello.
«Ci
ho provato.»
Michael
stava già scuotendo la
testa.
«Non
c'è problema. Comunque ho
visto una ragazza e mi sono fermato a parlare.»
«A
parlare? Tu?» scherzò
Walter.
«Oh,
ma che vuol dire? Io non
penso mica solo al sesso! E anche se fosse anche il sesso è
importante! Io non ti vengo a chiedere se lo hai fatto
perchè
significa qualcosa di più o perchè ti diverti,
quindi non fare
tanto il moralista!» esclamò Michael, con voce
vagamente stridula,
prima di lanciarsi verso i dormitori come se ce lo avessero spinto.
Alla
faccia basita di Walter,
Wayne disse: «Vedi, non credo che parleranno di noi due molto
a
lungo. Non siamo i peggiori qui.»
12
Il vero scoppio, pianti e riappacificazioni col mondo.
http://www.hp-lexicon.org/about/sources/source_hpm.html
alcuni
dei nomi erano in questa lista, dai nomi si può spesso
risalire alla
zona da cui provengono i personaggi e quindi collegare un aspetto
fisico e un carattere, dato che la Rowling non lascia nulla al caso.
Come
ho detto a Atanvarno:
Per
quanto riguarda i nomi: Wayne Hopkins è in una lista della
Rowling,
nella lista si vedeva anche Sally-Anne Perks, Megan Jones e Stephen
Coornfoot. [...]Poi nelle carte si vedeva un Rivers di cui era
descritto un po' il possibile carattere e nel libro sono nominati un
Summerby cercatore e un Summers. I nomi Jack, Rent e Quill invece li
ho inventati io. Tra l'altro forse Stephen era Ravenclaw mentre uno
che ho messo a Ravenclaw, e non chiedermi chi, era potenzialmente a
Hufflepuff. Ho praticamente scambiato i posti.
Oh,
per quanto riguarda Wayne
e
Megan, se lo considerate un appuntamento va bene,
altrimenti fa lo
stesso.
Per
quanto riguarda Mike e
Georgie, invece, ho pensato che fosse molto più
realistico visto il
personaggio, e in qualche modo tenero, che lui perdesse la testa
già
solo all'idea della prima volta. So che di solito si scrive che i due
toccano il cielo con un dito, peraltro contemporaneamente, ma ho
sempre preferito evitare il luogo comune di lui che è il
bello che
non deve chiedere mai e che non si mette dubbi né problemi,
considerato che ha diciassette anni, e di lei che subito dopo si fa
prendere dai rimorsi oppure è in fase di estasi. Ho
preferito una
cosa più terra terra per una persona pratica come Georgia
(tralasciando poi che lei neghi i suoi sentimenti) e per un
ragazzo incasinato, protettivo, impulsivo e un po' ridicolo come
Michael, che sia bellissimo o meno.
Georgia
fatta da Recchan:
http://sphotos.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash1/hs736.ash1/162933_127033347361991_100001659807499_184711_6163693_n.jpg
Per
quanto riguarda le famiglie, un riepilogo:
Megan
– padre assente, nonni molto presenti.
Wayne
e Walter – padre traditore, madre dolce
Jack
– genitori normali
Rent
– genitori normali
Georgia
e Charlotte – orfane
Sally-Anne
– genitori assenti per lavoro
Quill
– genitori presenti ma non brave persone
Stephen
– genitori normali
Michael
– padre succube, madre fuori di testa
Susan
– famiglia normale
Hannah
– famiglia normale
Ernie
– famiglia normale
Justin
– famiglia normale.
Zacharias Smith, che è al quinto anno anche lui - famiglia
normale
Dorian, a volte nominato come compagno di stanza di Wayne - famiglia
normale
Quindi,
come vedete, non sono davvero cattiva! La mia classe delle superiori
era messa peggio XD
L'esame
è andato bene, grazie per aver chiesto o avermi augurato buona fortuna!
:*
|
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Capitolo 12 *** Il vero scoppio, pianti e riappacificazioni col mondo. ***
In
questo capitolo ci saranno molte urla, e dato che anche la Rowling usa il
maiuscolo per renderle meglio, ho seguito il suo esempio per quanto alle volte
mi sembra che renda male. Inoltre ci sono diverse parolacce, non potevo certo
evitarle perché fanno parte del linguaggio normale di alcuni
personaggi.
Il
portatile è tornato, quindi finalmente potrò riprendere a scrivere decentemente.
Non che non lo stia facendo, sono a pagina 36 del sesto anno e siamo solo al
primo giorno.
Riprenderò man mano a rispondere alle recensioni, tenete
conto che sono ancora mezzo malata, e pure depressa perché non posso più dare
l’esame che volevo dare e mi è saltato tutto febbraio.
Il vero scoppio, pianti e riappacificazioni col
mondo.
Jack stava rientrando dall'allenamento di Quidditch
quando udì la curiosa scarica di imprecazioni provenire da un corridoio alla sua
sinistra, ringhiate con una vocetta familiare: «Come osa? La ammazzo, maledetta
stronza!»
E
un'altra voce disse: «Perlomeno ti ha evitato di venire massacrata dal resto dei
Gryffindor per aver tifato gli avversari...»
«Me
ne sbatto del resto dei Gryffindor, vadano tutti in malora, tu compresa! Io tifo
chi mi pare o lo farei se la nostra professoressa di Difesa non fosse una
carogna! Vattene o me la prendo con te!»
«Ma
che c'entro io?»
«Mi
dai sui nervi!»
Jack non poté trattenersi dallo scoppiare a ridere
«Allora è vero che nascondi un caratterino adorabile,
Charlotte!»
La
ragazzina, colta sul fatto, arrossì miseramente; accanto a lei c'era una sua
compagnia che tratteneva le risate, sicuramente per evitare future
ritorsioni.
«Vattene.» ringhiò Charlotte all'amica e l'altra
eseguì l'ordine prontamente. Jack la sentì scoppiare a ridere sguaiatamente da
lontano e non poté trattenersi dall'imitarla.
«Cos'è successo?» domandò poi più gentilmente. Le guance
della ragazzina sembravano andare a fuoco.
«È
successo che la Umbridge mi ha messo in punizione! E sa sempre dove colpire
visto che non posso più vedere partite di Quidditch.»
pigolò.
«Oh, mi dispiace!» esclamò lui, sincero,
«Perché?»
«Perché mi ha sentito dire che io credo a Harry Potter!
Ed ero in corridoio per i fatti miei!»
«Uh, brutta idea.» commentò lui con un sorriso, «George
ti ha detto che lui dice la verità?»
«Sì, certo. E io le credo. Senza contare che lui è Harry
Potter, il salvatore del mondo magico! Se non la sa lui la verità...»
«La
dicesse tutta, almeno...» borbottò Jack.
Alla fine però fu in qualche modo grato che la sua
piccola ammiratrice - come la chiamavano gli altri al sicuro della loro camera -
non fosse alla partita a vederlo. Per quanto i Gryffindor facessero pena, con la
squadra mutilata senza Potter e i gemelli Weasley e con Re Weasley in porta, la
cercatrice gli sfilò il boccino da sotto il naso approfittando di un suo
provvidenziale starnuto. Vinsero di soli dieci punti, una miseria considerato il
lavoro dei loro cacciatori che avevano campo libero con il portiere avversario e
di Megan che voleva vistosamente assassinare i sostituti di Fred e George.
Walter fu il più gentile possibile per evitare che si lanciasse giù dalla torre
di astronomia, mentre Rent lo prendeva tranquillamente in giro senza
preoccuparsi dei suoi sentimenti.
Per
una volta era tristemente positivo che Michael non si unisse alla cagnara
generale.
Il
lunedì, a metà mattina, lessero che per ordine della Umbridge era proibito
leggere il Quibbler.
«Vado a cercarne una copia.» dissero nello stesso
momento Michael e Charlotte, quest’ultima che come sempre stazionava da loro. I
due si scambiarono un'occhiata di approvazione e partirono alla ricerca del
giornale di Lovegood senior.
Così si ritrovarono in sala comune e Wayne prese la
rivista, incuriosito dall'espressione funerea di Micheal.
«È
un resoconto della sera della terza prova.» annunciò
l’Hopkins.
Megan si sentì scossa dai brividi e non trovò modo di
parlare, così gli fece cenno di andare avanti. Georgia strinse un braccio di
Sally-Anne, che non ebbe cuore di dirle nulla, Stephen fece lievitare una
bottiglia di firewhisky, portata da Rent, verso di loro e Hannah preparò i
fazzoletti per sé e per gli altri, mentre Walter chinava il capo e chiudeva gli
occhi per imprimere ogni parola che il fratello avrebbe letto. Jack entrò con la
Sprout, che li beccò in pieno, e il firewhisky fu fatto scivolare dietro una
poltrona mentre la professoressa si accomodava con loro, facendogli capire che
per nessun motivo doveva sfuggire a qualcuno della sua presenza lì dato che
tecnicamente infrangevano una regola della Umbridge leggendo il giornale tutti
assieme.
Era
una Capocasa molto amata comunque e nessuno aveva intenzione di farle passare
guai, tanto più che lei fece cenno a Justin di passarle il firewhisky appena
nascosto.
Quill si accomodò accanto a Stephen e Susan in quel
momento, preoccupato per via dei possibili nomi scritti in
quell'articolo.
Leggere l'articolo fu una delle cose più difficili nella
vita di Wayne, che alla fine cedette il giornale alla professoressa; andò a
sedere accanto a Megan, che gli prese una mano per fargli coraggio mentre la
donna leggeva.
«È
finito.» concluse la Sprout, tirando poi su col naso.
Megan piangeva senza ritegno, con la testa chinata sulla
spalla di Wayne che ora teneva gli occhi chiusi con un'espressione di dolore in
volto. Michael si era preso la testa tra le mani e non se ne poteva vedere il
viso, Georgia singhiozzava a sua volta mentre Stephen per una volta lasciava
perdere le sue manie e le accarezzava la schiena con una mano, cercando di
infonderle forza in qualche modo, ma tutti erano in condizioni
pietose.
«Harry è un vero eroe, lo sapevo.» sussurrò Ernie.
Hannah annuì, passando loro i fazzoletti.
La
professoressa invece fece comparire qualche bicchiere perché potessero fare un
piccolo brindisi in onore di Cedric.
«Pensi ancora che se lo sia inventato?» domandò Michael
all'improvviso, rivolgendosi a Quill che impallidì ulteriormente.
«No.» rispose veloce, «Certo che
no.»
«Bene.» stabilì l'altro, «Mi fa piacere che tu sia
rinsavito.»
Quill deglutì e restò in silenzio, pensando alla lettera
scritta dai suoi genitori che gli raccomandavano di seguire la corrente: di
certo ora non gli conveniva stare dalla parte di Malfoy e dei suoi amici, i cui
genitori erano stati citati come Mangiamorte.
«Malfoy, Nott, Crabbe, Goyle... Chi altri c'era? Avrei
dovuto immaginare che erano davvero figli di Mangiamorte.» commentò appunto
Stephen, schifato.
«Non lo credevi?» si stupì Susan.
«Mi
piace dare sempre il beneficio del dubbio.»
«Perché sei un bravo ragazzo.» commentò lei, poggiando
la testa contro la sua spalla, «Peccato che non lo
meritino.»
«Passeranno un periodo difficile da adesso in poi.»
preannunciò Michael, sadicamente soddisfatto.
«Mi
raccomando, ragazzi, non voglio comportamenti scorretti nei loro confronti.
Qualunque siano le colpe dei padri non devono ricadere sui figli.» si raccomandò
la professoressa.
«Ma
se faranno anche solo un commento su Cedric li ucciderò.»
«Signorina Jones, la prego... Non mi faccia togliere
punti alla mia casa in un momento simile! Non voglio minacce.» la richiamò
debolmente la Sprout.
«Non sono minacce.» ribatté lei, asciugandosi le
lacrime, «Sono promesse.»
Era
difficile tornare alla vita di tutti i giorni sapendo come erano andate le cose,
eppure Michael sembrò per certi versi più gentile nei confronti di tutti, Quill
compreso, come se sapere esattamente cosa fosse successo per lui fosse
sufficiente ad andare avanti.
«A
saperlo avremmo convinto Harry a parlare a Stebbins, almeno a lui, ecco.»
borbottò Justin un pomeriggio ed Ernie annuì distrattamente, «Anche se ho
sentito che qualcuno non ci crede ancora. Non a Harry, al Quibbler. Visto che è
pieno di sciocchezze inventate, di solito. Dicono che Harry magari non ha
neanche dato l'intervista.»
Megan lo guardò e poggiò le proprie forbici, andando a
raggiungere il ragazzo in questione.
«Che sta facendo?» domandò Hannah ansiosamente. Gli
altri si limitarono ad assistere.
Lei
si avvicinò al Ragazzo Sopravvissuto con una punta di soggezione: «Potter,
scusami...»
Harry Potter si voltò subito, sorpreso, e Re Weasley quasi si
tagliò le dita con le cesoie. Sembravano molto concentrati in una discussione
tra loro fino a un secondo prima. Megan cercò di non fissare la famosa
cicatrice.
«Per quanto riguarda il Quibbler sei stato tu in persona
a rilasciare l'intervista, vero? Perché gli altri hanno qualche dubbio vista la
giornalista e il giornale.» sussurrò, attenta a non farsi sentire dalla
classe.
«Sì, è tutto vero.» confermò lui, che doveva ormai
essersi abituato ai dubbi altrui e fece spallucce.
«Va
bene. Per quel che può valere, tutti noi ti crediamo.»
«Tutti voi...» la invitò a continuare
Weasley.
«Noi che eravamo amici stretti di
Cedric.»
L’espressione di Harry Potter si fece parecchio
colpevole a quella precisazione, mentre le orecchie del Weasley sembrarono
luminose tanto erano diventate rosse.
«Scusa.» bofonchiò quest'ultimo.
«Nessun problema.» liquidò in fretta la questione lei,
«Era solo per chiarire.»
«Grazie. Davvero.» disse Harry Potter piano e Megan
provò un moto di simpatia per lui. Dopo quello che aveva letto ora finalmente
rispecchiava l'immagine del bambino che aveva sempre adorato da piccola, il
salvatore del mondo magico.
«Figurati.» disse lei, tornando al proprio
posto.
Stephen e Quill si accostarono a lei, il primo curioso e
il secondo che non voleva restare solo perché spaventato dalle
piante.
«Beh?»
«Se
qualcuno avesse ancora dubbi, Potter conferma tutto.»
L'ora di Erbologia terminò e i ragazzi si radunarono
fuori dalla classe, inquieti e silenziosi.
«Cosa c'è?» domandò Megan, issandosi la borsa sulle
spalle.
«Non ci pensi? A parte tutta la questione su Cedric,
vuol dire che è proprio vero e confermato: Tu-Sai-Chi è di nuovo tra noi!» disse
Stephen, guardandosi attorno come se potesse sbucare in quel corridoio al solo
nominarlo.
Megan rabbrividì al pensiero e così fecero gli
altri.
«Siamo al sicuro.» disse Georgia, poco convincente,
«Tranquilli.»
«A
dopo.» li salutò Sally-Anne con voce flebile.
«Dove vai?» domandò subito Georgia.
Megan si sorprese di notare una punta di gelosia al
pensiero che le due fossero diventate amiche mentre lei era occupata a piangere.
Chiaramente Georgia aveva bisogno di qualcuno con cui confidarsi dato che lei e
Michael erano fuori uso, ma poiché lei era la sua prima amica seria, di sesso
femminile almeno, le dispiaceva un po' essersi persa tutto quello che le era
capitato negli ultimi mesi.
«In
guferia. Voglio scrivere a mio fratello.» rispose Sally-Anne, che già fremeva
dalla voglia di sentirlo. Suo fratello era molto più grande e viaggiava
tantissimo, si sentivano raramente perché era difficile che si fermasse a lungo
nello stesso posto o che si ricordasse di risponderle, ma quando si trattava di
questioni serie diventava improvvisamente reperibile e la faceva sentire meglio.
Senza di lui non sarebbe riuscita a superare quegli anni in mezzo a persone che
sopportava poco e che ricambiavano il sentimento. Anche se ora le cose erano
migliorate in quel senso voleva comunque renderlo partecipe delle nuove funeree
notizie.
«Credevo fossi figlia unica!» esclamò Megan,
sorpresa.
«È
molto più grande, forse?» azzardò Justin.
«Quasi.» disse Sally-Anne a mo’ di criptica risposta,
«Se l'interrogatorio è finito io vado.» concluse stizzita.
«Oh, non sia mai che ti tratteniamo.» borbottò Justin,
ricevendo una gomitata da Susan.
«Interrogatorio per una domanda...», Ernie scosse la
testa appena si fu allontanata, «Mi lascia sempre senza
parole.»
«Io
vado a studiare, sento di non ricordare nulla.» annunciò invece Hannah,
isterica.
«Ci
risiamo.» sospirò l'amico.
Qualche giorno dopo Michael quasi si scontrò con Harry
Potter di ritorno dalle sue lezioni.
Lui
e Ron Weasley si riconobbero all'istante, visto che l'unica infelice volta in
cui si erano rivolti la parola era stato dopo la morte di Cedric, nel suo
tentativo di scoprire come fossero precisamente andate le cose ascoltandole
direttamente dalla fonte.
«Scusa.» disse Harry distrattamente, avendo urtato la
sua borsa. Non sembrava ricordarsi di lui e fece per procedere, mentre Weasley
alle sue spalle lo guardava con sospetto.
Jack, Walter e Rent, tutti provenienti da Incantesimi
come lui, gli lessero in faccia le sue intenzioni e alzarono gli occhi al cielo.
In effetti Michael era tentato dall'idea di stuzzicare Weasley, ma vide la
Umbridge arrivare impettita e decise di risparmiare ai due l'essere coinvolti,
dato che a quel che aveva sentito la rospa ce l'aveva particolarmente con
Potter.
«Stebbins, svuota la borsa.» ordinò quella con voce
stridula, mentre Potter e Weasley se la filavano alle sue spalle, ignorando
apertamente i suoi amici. Walter sospirò, sapendo che sarebbe finita
male.
«Sissignora.» disse invece lui, chiaramente ironico,
mostrandole i libri e anche la sua copia del Quibbler opportunamente stregata.
La Umbridge non parve particolarmente felice, sicura com'era del fatto che
avrebbe potuto dargli un'altra punizione, ma dovette lasciar perdere.
«Come hai fatto? Ero sicuro che tu avessi il Quibbler lì
in mezzo!» esclamò Rent una volta che si fu allontanata. Michael voltandosi notò
che Potter e Weasley si erano mantenuti a portata d'orecchi, il primo con
espressione quasi colpevole per chissà quale motivo, e ora lo guardavano
entrambi con curiosità.
«Ho
stregato il giornale in modo che sembri un libro di scuola a chiunque tranne che
a me.» spiegò con un ghigno, e Ron lo guardò con stima, «Al settimo anno saprete
farlo anche voi, suppongo.» aggiunse rivolto ai due del
quinto.
«Non ti vantare.» lo rimbrottò scherzosamente
Walter.
«Non sei l'unico, a quel che so.» dichiarò invece Jack,
«Comunque grande articolo, Potter.»
«Sì, grazie per aver detto le cose come stavano.»
concordò Walter.
«Ci
si vede a cena, quindi. Sto morendo di fame, andiamo!» li spinse via Rent,
ignorando gli altri.
«Accidenti! Sei un animale!» sbottò
Walter.
«Ha
parlato!» risero insieme Jack e Rent.
«Comunque spiega l'incantesimo anche agli altri dopo,
così non rischieranno nulla.» continuò Walter rivolto a Michael, che annuì.
Arrivati a cena e seduti, per Michael c'erano solo due
posti liberi: uno tra Georgia e Lance del quarto e uno tra Sally-Anne e
Zacharias Smith. Con estrema sorpresa di tutti Michael prese quest'ultimo,
lasciando il posto accanto a Georgia a Rent, che con l'usuale tatto esclamò:
«Ehi, George, litigato con Michael?»
«Non che io sappia.» rispose lei freddamente, «Faresti a
cambio di posto? Stavo chiacchierando con Lance.»
Non
era vero, ma quest'ultimo era decisamente più sensibile di Rent e fece finta di
nulla sorridendole. Il sorriso fu seguito da un coro di sospiri all'altro lato
del tavolo Hufflepuff, dato che il ragazzo aveva una serie di ammiratrici
agguerrite, cosa che non manco di notare Michael con profondo
fastidio.
La
sua mente vagò tra il “Comunque è troppo piccolo per lei” e il “ma
potrebbe piacerle lo stesso. E a te cosa importa? Siete solo amici!” facendo
precipitare il suo umore rapidamente.
Megan sbadigliò e poggiò la testa contro una mano, senza
notare nulla pur essendo seduta tra le due fazioni e mettendo in evidenza quanto
fosse stanca. Aveva l'aria malata che aveva esibito Georgia da quel Natale e le
occhiaie scure, che erano sparite quando aveva cominciato a prendere la pozione
per dormire senza sogni ma ora erano tornate a segnalare che non si era scordata
dei Mangiamorte.
«Dai, mangia qualcosa.» la invitò gentilmente Sally-Anne
dopo qualche minuto, attirando parecchie occhiate sconcertate per via del suo
tono. Le compagne di stanza non dissero nulla, dato che sapevano tutte che
quella notte Megan si era svegliata urlando e in lacrime e dopo era rimasta
seduta a studiare sul suo letto, prendendo in mano i libri con l’intenzione di
impegnarsi pur di distrarsi e nascondendo la luce dietro le tende tirate senza
però ingannare nessuna di loro, dato che ogni tanto potevano ancora sentirla
tirar su col naso. Era probabilmente la prima volta da quando l’anno era
iniziato che si metteva sotto con lo studio, oltretutto.
«Non ho fame.» borbottò lei, «Stephen, sono broccoli
quelli che stai pettinando?»
«Gli sto dando la forma dei capelli della McGonagall.
Questo qui è come la Sprout.» rispose lui, concentratissimo, all'altro capo del
tavolo.
«Questo tavolo è una succursale del san Mungo.» commentò
Wayne.
Georgia imprecò ferocemente perché, sentendosi osservata
da Michael abbastanza sfacciatamente, fece scivolare il bicchiere di succo di
zucca. Gli altri la guardarono stralunati, lei li fulminò con un'occhiataccia e
se ne andò, sentendo di stare per piangere e chiedendosi se Megan non fosse
contagiosa.
«Hai ragione, fratellino.» concordò Walter,
incredulo.
«E
voi avete la sensibilità di un lettino del san Mungo.» replicò
dignitosamente Megan, allontanando definitivamente il piatto da sé e seguendo
l'amica.
«Abbandonano tutti la cena?» domandò Rowan, spostandosi
accanto a Lance, «Tu comunque potevi anche evitare di sederti lontano da noi,
questa è zona pericolosa.»
La
frecciata fu colta al volo: «Magari tutti l'avessero capito.» commentò
Michael, lamentoso e malignamente rivolto a lui.
«Io
non ho certo paura.» ribatté Rowan, versandosi da bere a sua volta senza
degnarlo di un'occhiata.
«Bambini, non cominciate.» scherzò Justin, suo malgrado
preoccupato.
«Oh, non sono io il bambino qui.» precisò Rowan, e una
nota di veleno trasparì nelle sue parole, «Malgrado pensassi il contrario, è
evidente chi è quello con meno maturità tra i presenti.»
«Oh, sì, avevo proprio bisogno di un rimprovero da parte
di un bambino appiccicoso che non sa ancora un accidente della vita e non ha
idea di cosa voglia dire soffrire!» Michael rise senza allegria, «Adesso vienimi
a dire che ti è morto il migliore amico e che ne sai più di me.»
Tutti sobbalzarono.
«No, ma è morto il mio mentore, quello a cui mi affidavo
e in cui credevo.» ribatté Rowan dopo qualche secondo.
«Ha
ragione.» concordò Wayne, tranquillo, e Michael lo guardò furioso, «Quindi non
ti incavolare tanto, Michael.»
«No, giusto, io devo essere un cuore di pietra, prenderò
esempio da te!»
«Solo perché non fa il bastardo con tutti non vuol dire
che non soffra! È questo che non ti è chiaro, ognuno sta male a modo suo e non
risolvi niente ad allontanare tutti!» lo difese Rowan,
scaldandosi.
«Perfetto, 'fanculo pure alla cena ora! Non bastava la
Umbridge a rompere!» sbottò Michael, lasciando cadere le posate e balzando in
piedi, «Che schifo, sul serio! Non siete nessuno per darmi lezioni quindi
statene fuori! Voi non ne sapete nulla!» aveva alzato la voce abbastanza da far
voltare tutto il tavolo e per un istante colse che la professoressa McGonagall
guardava verso di loro. Le diede subito le spalle, marciando verso il
dormitorio.
Rowan lasciò scivolare la schiena contro la sedia con un
sospiro stanco e Lance lo guardò con simpatia, dandogli una pacca sulla spalla.
Wayne si sporse verso di lui per non dover alzare troppo la
voce.
«Rowan, la maggior parte delle cose che dice non le ha
mai pensate, te lo posso giurare. Michael ti ha voluto veramente bene come a un
fratello minore.»
L'altro lo guardò sconcertato.
«È
vero.» aggiunse Walter, «Parlava sempre di te.»
«Ti
ha considerato parte della famiglia, lui che non ne ha mai avuto una vera.»
convenne Rent.
«Non ne ha una vera?» ripeté
Rowan.
«Già, beh, lo avrai sentito parlare di sua madre, no? È
molto peggio di come la descrive. E suo padre praticamente non esiste. Michael è
sempre stato come un Gryffindor amante dei babbani in un covo di Slytherin
Mangiamorte.» spiegò Jack. Quill quasi scivolò dalla sedia, palesemente
terrorizzato all'idea.
«Non me ne aveva mai parlato in questo modo.» ammise
Rowan, aggrottando la fronte, «Forse non era poi così alta la sua opinione su di
me, dopotutto.»
«È
solo che gli fa troppo male, noi abbiamo capito le cose per conto nostro, più
che altro. Era Cedric quello che...» Walter tacque e Rent e Jack
sospirarono.
«Michael ha sempre detto che eri furbo, simpatico...»
cominciò Wayne.
Walter annuì.
«Ti
adorava! E sono sicuro che se uscisse da quella specie di bolla d'odio in cui si
è ficcato ti vedrebbe di nuovo in quel modo. Se a volte non si confidava con te
era di sicuro per proteggerti perché appunto ci teneva.»
«Devi avere pazienza e ignorarlo, prima o poi tornerà
com'era.» riprese Wayne, «Purtroppo non ci possiamo fare nulla. E ora se volete
scusarmi vado a vedere come stanno Georgia e Megan, che non mi sembrano
normali.»
Gli
altri lo guardarono andare via poco convinti.
«Sempre lui deve controllare gli altri?» domandò
Justin, poco convinto.
«E
chi li deve controllare, tu? Uno dei tuoi strani amici?» sbottò Sally-Anne,
lanciando un'occhiata poco gentile a quelli del quarto
anno.
«Come ti permotti!» esclamò infatti
Sheldon.
«Non rivolgermi la parola.»
«Tu
non rivolgermola!»
«Io
credo che siano brave persone.» interloquì Stephen, «Anche se tu hai
assolutamente i capelli troppo lunghi.» decretò, rivolto a Lance che lo guardò
sconvolto.
«Come siamo arrivati a tutto questo?» domandò Walter
esasperato.
«E
se ce ne torniamo tutti in sala comune prima di cominciare a lanciarci fatture?
I professori ormai ci stanno tenendo d'occhio.» fece presente Quill, inquieto.
«Buona idea.» convenne Susan, che si era abituata alle
chiacchiere che riguardavano lei ma trovava ancora fastidioso essere al centro
dell'attenzione, e in quel momento non si poteva dire che gli Hufflepuff si
stessero facendo gli affari loro. Del resto non capitavano spesso fatti
eclatanti da loro, così nella loro casa gli studenti erano più curiosi che
mai.
«Che serata splendida.» commentò Rent, divertito suo
malgrado dalla situazione.
«Georgia?» tentò Megan, sconcertata. La ragazza si
teneva la testa tra le mani e sembrava particolarmente fuori di
sé.
«Sta uscendo con duemila ragazze, che gioia! Fa passi
avanti, non trovi? Però poi quando mi siedo vicino a qualcun altro mi controlla
e quando sono tra ragazze mi ignora! Non è un comportamento normale e lui aveva
detto che non sarebbe cambiato nulla!»
«Chi?» domandò ovviamente l'altra.
«Michael! Quell'imbecille mi sta facendo impazzire!»
strepitò infine la ragazza, alzandosi in piedi e camminando per la sala comune
vuota, «Non so più cosa pensare!»
«A
me sembra che si stia comportando meglio.» accennò Megan, «Almeno per i suoi
standard. Non sta maltrattando la gente a caso.»
«Ci
sono andata a letto.»
Megan la guardò.
«Sì, so cosa vuoi dire e non ti so neanche spiegare cosa
mi sia preso!»
«Meno male che era come un fratello.» commentò lei, «Uh,
disgustoso pensarlo così!»
«Ovviamente non lo vedo più come un fratello.» precisò
Georgia, schifata, e Wayne entrò mentre lei dava loro le spalle per nascondere
il viso in fiamme, «Stupida me! E stupido lui! Non gliel'ho chiesto io di...
Beh, tecnicamente anche, ma di certo non l'ho obbligato a venire a letto con me!
E certo non mi aspettavo che questo lo risvegliasse in quel senso e lui
ricominciasse a vedere altre ragazze giusto per passarci il tempo! E poi è come
se al tempo stesso facesse il geloso, è assurdo! Capisco non sapere come
comportarsi ma almeno provare a non essere idiota! Almeno venire a parlare con
me!» gridò, passandosi una mano sugli occhi pieni di lacrime e mettendo a fuoco
la stanza di nuovo. Fece un salto indietro: «Wayne!»
«Stai parlando di Michael? Per questo siete così
strani?» domandò lui, per una volta allibito.
«Dimenticati quello che hai sentito! Non voglio parlarne
con te!» inorridì lei, facendo qualche passo verso i dormitori, «Non importa,
non era una cosa seria, comunque!»
«Non è una cosa seria? Però, non ti facevo così
aperta... Non nel senso più volgare del termine, ovviamente. Parlavo di
mentalità.»
«Megan, non sei d'aiuto!» gridò lei, imbarazzata a morte
soprattutto per via della presenza di Wayne, «Ne parleremo in camera!»
E
fuggi via giusto in tempo per non vedere gli altri Hufflepuff rientrare. Wayne
si accostò a Megan, con gli occhi che mandavano lampi quanto due settimane prima
a Hogsmeade.
«Tu
lo sapevi?»
«Solo da pochi minuti.» rispose lei, «Cos'ha in testa
Stebbins? Di tutte le cose che poteva fare per sfogare i
nervi...»
«Per sfogare i nervi...» ripeté tra sé e sé Wayne, e in
quel malaugurato momento rientrò anche Michael in compagnia di Laura, una sua
compagna incontrata mentre faceva un giro per sbollire. Ovviamente il ragazzo
ignorò tranquillamente Rowan, i suoi amici e gli altri, e non guardò neppure in
direzione di Wayne fingendo di ascoltare le chiacchiere della
compagna.
«Michael, sei veramente un pezzo
di merda!»
«Andia-» Walter si bloccò a metà strada verso i
dormitori maschili rendendosi conto di ciò che aveva sentito. C'erano
praticamente tutti gli Hufflepuff della scuola ed era calato un silenzio
spettrale.
«Come hai detto?»
Michael più che arrabbiato suonava assolutamente
incredulo, come del resto si sentivano tutti.
«Mi
hai sentito!» riprese Wayne, disgustato, «Non sei neanche degno di essere amico
di quella povera ragazza dopo quello che hai fatto, razza di bastardo! Ti
costava tanto cercare un'altra con cui sfogarti?»
Michael capì esattamente dove voleva andare a parare e
arrossì di rabbia e di colpa.
«Non sono affari tuoi!»
«No. Non lo sono. Ma volevo comunicarti che mi fai
schifo.»
«Comunicato.» convenne Michael, tetro, incapace di
trovare insulti validi contro di lui dato che era stato colto troppo in
contropiede e andandosene in camera.
I
due smisero da quel momento di rivolgersi la parola, scatenando una gigantesca
orda di chiacchiere, senza che però nessuno si spingesse a chiedere spiegazioni
a Georgia dato che Megan aveva preso a farle da guardia del corpo e, per quanto
piangesse di continuo, risultasse ancora spaventosa.
Trascorse un'altra settimana, in cui Georgia tentò di
mediare senza essere ascoltata da nessuno dei due e senza riuscire neanche a
parlare decentemente con Michael che era sempre molto impegnato o in punizione o
con Laura, e infine giunse il giorno in cui le grida della professoressa
Trelawney li attirarono nella Sala d'Entrata.
«Un
centauro!» esclamò Rowan, eccitato, dopo la breve discussione tra il preside e
l'inquisitrice di Hogwarts, «Un centauro vero!»
«Dubito che un centauro finto potrebbe insegnare qui.»
commentò Michael, superandolo con Walter che gli rivolse un'occhiata di
scuse.
«I
tuoi commenti sono meno brillanti di una volta, sarà che ti sei accorto da solo
di essere insopportabile?» sbottò lui infastidito mentre passavano il
ritratto.
Wayne gli diede una pacca sulla spalla mentre passava,
cercando di convincerlo a ignorarlo, e Rowan si gettò su una poltrona mentre
Michael andava in camera propria.
«Abbi pazienza, è un imbecille e le cose non cambieranno
se anche te la prendi.» considerò amaramente Wayne.
«Questo è il modo in cui vedi tutto, no? Avere
pazienza.»
Era
Amelia “La Pazza” ad aver parlato, con voce leggermente cantilenante. I suoi
occhi erano posati su Wayne, attenti come non mai, e aveva una strana
espressione a metà tra il serio e il dolce in volto. Wayne la guardò a sua
volta, senza capire dove volesse andare a parare. Walter accanto a lui si
irrigidì, immobilizzandosi, perché come sempre terrorizzato da lei. Allo stesso
modo Stephen fece per correre via.
«C'è qualcosa di male?» domandò sorpreso da
quell'inattesa intromissione.
«È
che sei così noioso.»
«Amelia...» tentò Rowan, emergendo dalla
poltrona.
«Ma
perché, vi conoscete?» sbottò Megan, per nulla convinta; preferiva essere
l'unica a insultarlo.
«Ti
mostri sempre indifferente a tutto perché sei troppo codardo per mostrare tutto
di te e troppo pigro dato che ci sono già i tuoi amici che sono sopra le righe,
non vuoi mai essere coinvolto però poi controlli che tutto sia apposto e non ti
rendi conto che a volte la vita non può essere del tutto apposto e ti dai da
fare per nulla, aspettandoti anche che dopo la gente non dipenda da te come se
non l'avessi abituata tu a quel modo.» elencò Amelia con voce sognante, «Ti
conosco da quattro anni e non sei cambiato per nulla, o forse sei cambiato ma
non lo fai vedere perché è molto più facile e tu scegli sempre la via più facile
e razionale. Devi sempre comunicare la tua opinione anche se sai che infastidirà
il prossimo e poi ti lamenti se quello ti risponde arrabbiandosi perché sei
capace di trattenerti e ti aspetti che tutti possano e vogliano farlo e quindi
sei anche abbastanza ipocrita perché anche se fai capire che non ti importa di
nessuno alla fine pretendi che tutti siano come te. Oh, e quando sei arrabbiato
perdi totalmente il tatto e sei molto più distruttivo di Michael Stebbins.»
guardò Megan, «Lo conosco?»
Rent scoppiò a ridere: «Diavolo, che bel
quadretto!»
Wayne, in realtà sentendosi abbastanza ferito dalle sue
parole e dalla conferma degli altri, domandò con calma: «Il tuo discorso ha un
senso o continuerai solo a descrivermi nel modo peggiore
possibile?»
Poi
si accorse di reprimere i propri sentimenti come in effetti lei aveva detto e
ammutolì.
«Voglio dirti qualcosa. Io credo che tu sia nei guai più
di Stebbins e di Megan messi assieme. Perlomeno loro piangono e si arrabbiano;
tu pensi che non cambierà nulla e ti tieni tutto il dolore dentro, cercando di
mantenere le cose in ordine perché tanto non puoi fare niente per riportare in
vita i morti. Ma al cuore non importa che le cose non cambino, quando sanguina
ha bisogno di sfogarsi, quando qualcuno muore si sta male anche se questo non
resusciterà quel qualcuno, perché fa male, perché quel qualcuno manca, perché la
vita cambia e si ha paura. E tu fai troppo affidamento al cervello e se anche il
tuo cuore stesse cercando di dirti qualcosa in contrario non te ne potresti
accorgere, facendo più danni che altro, perché nel momento in cui Stebbins e
Megan prenderanno le loro strade tu ti ritroverai improvvisamente in mezzo a
tutto quel dolore che avevi facilmente ignorato prima, e non potrai più tirarlo
fuori perché il tempo per poterlo fare sarà passato, e ne resterai semplicemente
incastrato.»
Tutti quanti la guardavano a bocca aperta. Non che non
avesse ragione, ma proprio per questo era ancora più incredibile, come sentire
il professor Snape fare un discorso in onore dell'amore o la professoressa
Trewlaney parlare seriamente di Aritmanzia. E Wayne era il più colpito di tutti,
perché mentre lei parlava si rendeva conto che era tutto
vero.
«Tu
ti sei caricato del peso di tutti gli altri per non pensare a quello che porti
tu, ma non dici neppure davvero quello che pensi, trattieni il pianto perché
credi che non sia utile, trattieni il dolore per lo stesso motivo, trattieni la
gioia perché l'hai sempre fatto, solo ogni tanto la tua rabbia riesce a uscire
perchè è il sentimento più facile da mostrare. Ma dovresti buttare fuori tutto
prima che ogni spiraglio si chiuda.» la voce di Amelia si fece improvvisamente
triste, «Tu che ancora provi emozioni non puoi sprecarle. E poi ti assicuro che
non potersi liberare del dolore è molto peggio che provarlo e scaricarlo sugli
altri. È qualcosa che diventa parte di te e che ti impedisce di cambiare in
meglio, di provare la gioia completa, lasciando sempre un'ombra dentro di te e
trascinandoti pian piano sempre più a fondo. Cedric Diggory si starà rivoltando
nella tomba a sapervi in condizioni simili.» terminò e Wayne sentì una forte
punta di dolore direttamente al petto a quelle parole, perchè lui non era
affatto meglio di loro nel gestire la situazione, di nessuno in effetti, e
perchè già sentiva da un pezzo quella malinconia e la mancanza di vita che lo
opprimevano, quindi forse era persino troppo tardi per
liberarsene.
«Io...» cominciò il ragazzo, che era impallidito, prima
di precipitarsi in camera propria.
«Amelia... ma perchè?» domandò Helen, con ancora una
mano sulle labbra.
«Perché Wayne mi piace molto. In questi quattro anni ho
visto che è anche una persona gentile e che ha un gran cuore e vorrei aiutarlo.
Io osservo sempre le persone che mi piacciono e ho visto che ora è il momento, e
se non fanno qualcosa si chiuderanno come ricci per sempre.» spiegò Amelia,
passando una mano tra i capelli biondi, «E i ricci non sono affatto buoni. In
nessun senso. Una volta mio zio al mare ci ha messo sopra un piede e poi ha
zoppicato per giorni. Quello che poi è morto.»
Gli
altri fecero un passetto indietro, dato che era tornata “la pazza” che
conoscevano, e Stephen si allontanò velocemente con finta aria di
noncuranza.
Megan capì il tentativo dell'altra, seppur fatto a suo
modo, e le sorrise.
«Aspettiamo e vediamo se ha funzionato. Voi che siete in
camera con Wayne aspettate qualche minuto prima di rientrare. E se possibile non
rivolgetegli la parola.»
«Ma...» cominciò uno dei suoi
compagni.
«O
vi spezzo il collo.»
La
minaccia sortì l'effetto voluto e Megan si sentì un po' meglio nel vederli
terrorizzati.
«Mi
mancava questo.» rivelò all'orecchio di Georgia, che assisteva alla scena
preoccupata.
«Non vorrei però che ora Wayne andasse ad attaccar briga
con Michael, tanto per seguire il suo istinto.»
«Se
anche fosse magari la pianteranno di essere così ridicoli.» decretò
Sally-Anne.
Wayne in quel momento era in camera propria, occupato a
guardare fuori dalla finestra e a giocherellare con la bacchetta, indeciso se
appiccare fuoco a qualcosa o metterla via. Amelia aveva ragione, purtroppo, e la
sua schiettezza non gli aveva nascosto quella nota di preoccupazione che rendeva
tutto ancora più reale. Era strano sentirsi rinfacciare cose simili da una
semi-sconosciuta, ma del resto anche lei era strana come tutti quelli che
conosceva, e cominciava a pensare di non essere normale neppure
lui.
Odiava suo padre, che era un traditore e che aveva
mentito a tutti loro per tutta la loro vita, non aveva sopportato Walter per un
pezzo senza però dirgli una parola, finendo così col non chiarire scoprendo che
suo padre aveva continuato a mentire, se l'era presa con Michael semplicemente
pensando a quanto anche lui trattasse le donne come oggetti, anche se sapeva
benissimo che per lui Georgia era sempre stata importante, ed era furioso con
tutto e tutti perchè Cedric non c'era più e perchè non riusciva a tirare il
fiato neanche a tanti mesi di distanza, giudicando inappropriato stare male
quando aveva tenuto duro fino a quel momento e volendo invece occuparsi degli
altri. Era molto più facile così, tra l'altro, ma odiava anche essere definito
un codardo per questo, perchè l'aveva fatto davvero in buona
fede.
«Costa sto facendo?» sussurrò a se stesso, «Cosa stiamo
facendo?»
“E parlo anche da solo, il primo segno della
pazzia” pensò
costernato.
Cedric si starà rivoltando nella
tomba.
«Oh, e chi se ne frega! Non devo dimostrare nulla a
nessuno!» esclamò all'improvviso, scaraventando il baule dall'altro lato della
stanza con un colpo di bacchetta, «Vaffanculo!»
Si
gettò sul proprio letto, incapace di piangere ma formulando un discorso, o per
meglio dire una predica da fare. Ignorò anche i compagni di stanza che tornavano
e che del resto non lo salutarono neppure e quando fu pronto si alzò in piedi,
deciso, e uscì sbattendo la porta dirigendosi verso la camera di Michael, che
stava giocherellando con una palla da tennis rubata quell'estate, fermandosi
quasi davanti a lui e poi guardando gli altri.
«Voi fuori.» dichiarò, e al solo vederlo in faccia Jack
e Rent ubbidirono.
«Non fate stronzate.» si raccomandò il fratello, uscendo
velocemente.
Michael gli rivolse uno sguardo che avrebbe reso fiera
sua madre: «Che vuoi da me?»
«Dirti come la penso.» ringhiò Wayne in risposta, «Ho
passato tutto il tempo a dirmi di lasciarti perdere perchè era il tuo modo di
affrontare il dolore, che non potevi farci niente se eri arrabbiato con tutti e
che era meglio non reprimere, ma, tanto per essere chiari, tu stai reprimendo
eccome!»
«Cosa?» Michael lo guardò come se fosse impazzito, cosa
che Wayne sentiva abbastanza vicina alla realtà, «Deciditi! Prima dici
che-»
«MI
SBAGLIAVO!» urlò lui, interrompendolo, «Tu non stai sfogando un cazzo! Tu sei
arrabbiato ma non tiri mai fuori il dolore, hai sempre questa facciata di merda
che ti fa sembrare esattamente il figlio di tua madre e io ci ho messo un sacco
di tempo per rendermene conto ma tu non sei così quando soffri! Tu sei così da
arrabbiato, te la prendi con chiunque anche se non c'entra, ma se soffri tu
piangi! Tu gridi, ti lamenti! Sei sempre stato così sfacciatamente schietto da
non preoccuparti di nascondere ogni tua reazione ed è impossibile che tutto ciò
che tu senta ora sia questa rabbia del cavolo! È che stai facendo solo il
ragazzino viziato! Tutto quello che c'è in superficie lo tiri fuori ma ti fermi
a questo, e noi ti lasciamo fare per pena perchè “povero Michael, lui ha perso
il migliore amico” ma CEDRIC ERA SPECIALE PER TUTTI! Uno non deve avere una
famiglia assente per apprezzarlo davvero e tu non sei comunque l'unico che viene
da famiglie di meda!E me ne fotto se dici di non poter trattenere la tua rabbia
perchè senti solo quella e non ha senso fingere perché se io ti ho retto per
mesi senza scoppiare significa che chiunque può trattenersi se ci
prova!»
«IO-»
«TU
NON CI HAI MAI PROVATO! Molto più facile dire che non ha senso e far finta che
non sia importante per tutti, no? Tanto eravamo tutti a tua disposizione, tutti
in pena per il povero migliore amico...»
«NON HO MAI CHIESTO LA VOSTRA
PIETA'!»
«Sì
CHE L'HAI CHIESTA! O TI ANDREBBE BENE QUELLO CHE TI STO DICENDO ORA! TU INVECE
VUOI CHE TI LASCIAMO FARE, MA NON SEI L'UNICO AL MONDO! HA SENSO CHE TU TI
TRATTENGA PERCHE' NE DEVI USCIRE! E NON PUOI ASPETTARE CHE IL DOLORE SE NE VADA
DA SOLO O LA RABBIA O CHE ALTRO DIAVOLO PENSI DI SENTIRE, DEVI PROVARCI TU! DEVI
MANDARLA VIA TU! DEVI PENSARE ANCHE A NOI, AI TUOI AMICI RIMASTI
VIVI!»
Michael era impallidito; puntò un dito verso la porta e
ringhiò: «Vattene, Wayne, vattene o ti prendo a pugni.»
«Fallo se vuoi, non cambia il fatto che poi te ne
tornerai a piagnucolare sul destino malvagio e sul fatto che solo tu stai male,
ignorando il fatto che si vede lontano un miglio che non è così e che se gli
altri stanno provando a mostrarsi felici e sorridenti ci sarà pure un motivo! Ti
è servito a qualcosa fare lo stronzo? Cedric è tornato magicamente in vita?
Cedric non tornerà mai più! Non verrà a dirti di piantarla, non verrà a...»
Wayne si interruppe, sentendo gli occhi farsi lucidi. “Ora o mai più, Amelia,
devo andare sino in fondo, no?” «Lui si starà rivoltando nella tomba a
questo punto, posto che gliene sbatta qualcosa e che non sia semplicemente
andato avanti, cosa che potrebbe essere perchè era molto più intelligente di te.
Lui almeno non avrebbe detto “sono arrabbiato e lo resto perchè a nessuno
importa e perchè il mio migliore amico morto vuole che lo ricordi vivendo una
vita di miseria e di odio” o mi sbaglio? Quale sarà la tua prossima mossa,
diventare Mangiamorte per espiare il fatto che sei rimasto in vita
costringendoti a soffrire? Cosa c'è di male nello stare bene, Michael? Cosa c'è
di male nel provarci? Credi che Cedric vorrebbe questo da te? E tu cosa vuoi da
te? Tu sei quello vivo!»
«Non lo faccio apposta di sentire rabbia... NON CI POSSO
FAR NULLA SE PER ME NIENTE HA PIU' SENSO!»
«MA
NON È VERO CHE NON NE HA! TU NON CI STAI PROVANDO, RAZZA DI IDIOTA! STAI
SCEGLIENDO LA VIA PIU' FACILE, QUELLA DA CODARDO! PIANGI, LAMENTATI E POI SE HAI
VOGLIA DI RIDERE FALLO! FALLO INVECE CHE PENSARE CHE NON NE SEI
DEGNO!»
Michael arrossì improvvisamente, perchè era quello che
pensava davvero, «TU NON CAPISCI!»
«NO
CHE NON CAPISCO! È COLPA TUA SE NON CAPISCO! CRESCI, IDIOTA! LA GENTE NON VIVRA'
IN TUA FUNZIONE E SE NON TE NE TIRI FUORI DA SOLO NON ARRIVERA' NESSUNA MANO DAL
CIELO! VIVRAI UNA VITA DA SCHIFO E MORIRAI DALL'IDIOTA CHE SEI E NESSUNO TI
DIRA' GRAZIE PER QUESTO!» Wayne riprese fiato, deglutendo forzatamente per
cercare di mandare via il groppo che gli si era formato in gola, «Oh, al
diavolo, è davvero inutile parlare con te, tu sei quello morto! È così che
vorresti che fosse, no? Che bell'affronto alla memoria di Ced!»
Tornò alla porta mentre Michael urlava: «NON CHIAMARLO
CED!» e lo ignorò, andandosene in
camera propria e fingendo di non vedere tutte le teste spuntate dalle altre
porte che si ritirarono sperando di non essere notate.
Walter, Jack e Rent erano in sala comune e non dovettero
neanche affacciarsi per sapere che avevano finito, dato che lo sentivano gridare
anche da lì sebbene non potessero capirne le parole.
«Ma
era Wayne che urlava?» bisbigliò Georgia, esterrefatta. Era ferma davanti alla
porta dei dormitori femminili, insieme a Megan e Sally-Anne che avevano sentito
il trambusto e si erano affacciate a vedere. Erano le dieci, quindi c'era
relativo silenzio nei dormitori e l'eco delle urla era rimbombato per le mura
sottili che dividevano la loro stanza da quella dei
ragazzi.
«Non l'avevo mai sentito urlare, credo.» commentò
Jack.
Michael uscì in quel momento con aria sconvolta, i
capelli del tutto disordinati e la bacchetta alla mano.
«DOV'È?» ruggì, «WALTER, DOVE CAZZO È TUO
FRATELLO?»
Walter valutò se dirgli di guardare in camera sua e
magari diventare complice di un omicidio o se non rispondere e rischiare di
diventarne una vittima.
«Non qui, direi.»
«Grazie, genio!»
Michael sembrava una belva e nella rabbia scagliò una
poltrona contro il camino, mentre i tre amici si rintanavano nel corridoio,
sconvolti.
«Mike...»
«COME OSA! COME OSA! VENIRE A DIRMI COSE SIMILI! PROPRIO
LUI, COSA NE SA! COSA NE SA DI COSA VUOL DIRE! CHE MALE C'È SE PENSO DI ESSERE
L'UNICO?»
Wayne uscì dalla sua stanza, scortato senza volerlo dai
suoi compagni, ma Walter allargò le braccia per fermarlo mentre un tavolo andava
in mille pezzi contro il pavimento.
«IO
LO SONO! SONO L'UNICO PER CUI CEDRIC ERA UN FRATELLO! L'UNICO PER CUI I
DIGGORY ERANO UNA FAMIGLIA! ME NE NOMINI UN ALTRO COSI'! E IO MI INCAZZO QUANTO
MI PARE E NON SONO AFFARI SUOI! BRUTTO BASTARDO!» continuò a urlare Michael,
scaraventando l'arredamento in giro per la stanza. Attirati dal rumore si
stavano affacciando tutti a vedere, compreso Rowan che era pallido come un
cencio.
«COSA NE SA LUI DI COSA VUOL DIRE? IO L'HO
CONVINTO A PARTECIPARE AL TORNEO! IO L'HO CONVINTO A SCRIVERE IL SUO
NOME! DOVEVO ESSERE IO A FARLO INVECE! CEDRIC AVEVA UNA FAMIGLIA CHE LO AMAVA,
AVEVA TUTTO E NON MERITAVA DI MORIRE! DOVEVO ESSERE IO A
FARLO!»
Georgia scoppiò in lacrime mentre Megan,
incredibilmente, non lo fece, inchiodata sul posto al pensiero che Michael
potesse avere sensi di colpa per questo. Non le era mai venuto in mente, neppure
sapeva che era stato lui a convincere Cedric...
«COME POSSO VIVERE ORA? WAYNE, SPIEGAMI COME CAZZO POSSO
VIVERE ORA SAPENDO CHE DOVREBBE ESSERE CEDRIC QUELLO VIVO AL MIO POSTO! LUI NON
LO MERITAVA! LUI NON DOVEVA, NON POTEVA! SUA MADRE LO AMAVA! TUTTI LO AMAVANO!
ERA BUONO E DOVEVO ESSERE IO, STRAMALEDETTO VOLDEMORT! DOVEVO ESSERE
IO!»
Più
di una persona gridò al sentire il nome di Tu-Sai-Chi, soprattutto così
all'improvviso e a quel volume e alcuni scapparono in camera. Michael non
l'aveva mai chiamato così eppure non se ne rese conto, troppo occupato a
demolire la sala comune e a prendersi colpe non sue. La professoressa Sprout,
attirata dai quadri che la chiamavano prima e dalle grida poi, entrò e quasi si
prese un colpo, e Rowan, dimostrando parecchio coraggio, si lanciò un
incantesimo di protezione e corse da lei per evitare che intervenisse e perché
lasciasse Michael al suo sfogo, specie ora che la sua voce si era
rotta.
«DOVEVO ESSERE IO! Dovevo essere io!» ripeté, abbassando
finalmente la voce, «Non è giusto, non è giusto, dovevo essere io e adesso non
so come fare! Era lui che mi diceva come fare, era lui quello che...» gli sfuggì
un singhiozzo mentre cadeva a sedere a terra, senza accorgersi delle decine di
occhi e del mormorio che seguì quel calo di forze, notando soltanto che Wayne
era in effetti comparso, presente in prima fila, accanto a Walter che teneva la
testa china, e neppure lui nascondeva le lacrime stavolta, «Come posso sforzarmi
di continuare a vivere se non voglio vivere, se dovevo essere morto io al suo
posto? È come se gli stessi rubando il posto e poi è vero che non lo merito,
l'ho convinto io a partecipare, gli ho anche sempre detto che un giorno avrebbe
fatto qualcosa di importante, l'ho praticamente spinto tra le braccia di
Tu-Sai-Chi...»
«Non è che tu abbia molta scelta, non credi?» intervenne
improvvisamente Georgia, distrutta, «E Cedric ha partecipato perchè lo voleva o
non si sarebbe fatto convincere, non c'entri nulla tu. Visto che poi lui ormai è
morto... e non è colpa tua... se tu ridi, se sei felice, gli porti più onore che
non sprecando ciò che hai per via dei sensi di colpa. In quel caso sarebbe colpa
tua se anche la memoria di Cedric scomparisse. Cosa penserebbero le altre
persone, vedendoti e sapendo che eri il migliore amico di Cedric? Solo se ti
mostrerai al meglio loro capiranno quanto bene aveva fatto alla vita di tutti.»
«La
colpa è di chi aveva la bacchetta in mano.» aggiunse Megan, «Anche io cercavo di
darmi colpe, chiunque credo l'abbia fatto, ma la colpa è di Tu-Sai-Chi, e un
giorno noi lo vendicheremo. Harry Potter è con noi poi, non possiamo
perdere.»
Michael si lasciò andare a una mezza risata che sapeva
di lacrime, «Non che sia quell'esempio di forza bruta, Harry
Potter...»
«Ehi, non offendere il salvatore del mondo magico...» lo
rimbrottò Walter, che ora lo guardava e sorrideva, «E non offendere più
noi nascondendoci che ti senti in colpa o cose simili. E non pensare
neanche per un momento che sorridendo noi ci dimentichiamo di Cedric, cerchiamo
solamente di andare avanti per non far soffrire chi ci ama quanto abbiamo
sofferto noi per Cedric, ha senso, no?»
«Bene, certo che ne ha. Questo significa che sono
davvero il più stupido tra noi, no?» rise di nuovo Michael, con le guance
bagnate di lacrime, alzando lo sguardo al soffitto. Giunse la voce di Megan in
risposta.
«Su
questo non ha mai avuto dubbi nessuno.»
«Con ciò dovrei pensare di essere il più stupido?»
«Su questo non hai mai avuto dubbi
nessuno.»
«Grazie, Ced. Sei il mio fratello
preferito.»
Cedric non era morto del tutto, aveva lasciato un po' di
sé in tutti loro. Soprattutto in Wayne, che ancora non parlava e che, si rese
conto in quel momento, aveva ereditato la premura nell'occuparsi degli altri che
mai prima di allora aveva mostrato.
Se
Cedric fosse stato vivo si sarebbe comportato esattamente nello stesso
modo.
«Concordo.» disse piano, passandosi una mano sul viso e
poi guardandosi attorno, «Come vedo attiro anche sempre
l'attenzione.»
«Sei molto bello.» convenne Amelia, facendo sobbalzare
le ragazze che non l'avevano vista arrivare. Michael rise di nuovo, cercando di
non sentirsi in colpa per quell'ilarità fuoriluogo.
«Non penso sia quello il motivo ma sì, lo so.» spostò
poi lo sguardo alla sua sinistra e vide che c'era Rowan accanto all'entrata, da
solo.
Rowan si avvicinò cautamente, guardandolo come si
aspettasse che riprendesse a urlare da un momento
all'altro.
«Ehi, Rowan.» chiamò piano. Tutti gli altri si
irrigidirono e fecero qualche passo avanti.
«Cosa?» domandò l'altro, ancora un po'
pallido.
«Dì, te la sei trovata una ragazza, alla
fine?»
Rowan batté le palpebre in silenzio per qualche secondo,
poi raddrizzò una poltrona rimasta intera e vi si sedette, «Ho litigato più del
solito con Caitlin quest'anno.» disse a bassa voce.
«Una rossa... Ma a te piacciono le rosse, no?» domandò,
anche lui con un sussurro e in tono malizioso.
«Te
ne ricordi! Sì, comunque, solo che con Caitlin è complicato. E’ più un volersi
uccidere a vicenda. Anche Megan era
molto carina coi capelli rossi comunque.»
«In
effetti sì.»
«Non vi state per uccidere, vero? Noi possiamo tornare
in camera?» domandò un amico di Rowan, Liam, reprimendo uno sbadiglio a stento.
«No, penso di no. Puoi andare.» rispose Rowan, lanciando
un'occhiata a Michael che assentì.
«Tutto qui? Parlano come se nulla fosse? I ragazzi
sono...» Susan si allontanò scocciata.
«Stanno parlando come se nulla fosse?» ripeté Helen,
sorpresa, facendo capolino da dietro Amelia.
Georgia scoppiò di nuovo in lacrime e corse ad
abbracciare Rowan, che sussultò sul posto per la sorpresa.
«Sono così contenta!» esclamò la ragazza, abbracciando
poi Michael che era ancora seduto a terra. Entrambi arrossirono e lei non riuscì
a dire nulla, andando di nuovo a rifugiarsi tra le ragazze.
«Non c'era bisogno di prendersela così a cuore...»
bofonchiò Rowan.
«Che faccia tosta!» sbottò la sopraccitata Caitlin,
allontanandosi con gli altri che si erano avvicinati nel caso in cui lui e
Michael si accapigliassero. Rowan arrossì.
«Oh, comunque anche Georgia è carina.» aggiunse con
l'aria di saperla lunga, tanto per spostare l'attenzione da
sé.
Michael si rese conto che non bastava parlare con Rowan,
capì che aveva appena cominciato e che nessun altro avrebbe reagito come lui, e
sospirò.
Si
passò una mano tra i capelli, salutando con un cenno Wayne che aveva alzato una
mano prima di tornarsene in camera.
«Sì, è molto, molto carina.»
confermò.
E
finalmente Mike ha tirato fuori tutto ciò che lo stava consumando. Tra parentesi
non credo che pronuncerà mai più Voldemort, penso anche che ribelle com’era nei
confronti della sua famiglia, mezzo Gryffindor, pazzo di dolore, non sia così
strano che abbia detto quel nome, anche perché non se n’è reso conto e perché
non è solo l’Ordine a usarlo. Comunque non lo dirà più, perché se ci pensa sopra
vince l’abitudine nonostante lo odi con tutto se stesso più che temerlo.
13
extra: la vita nove anni prima
- 31 giugno 1987 -
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Capitolo 13 *** extra: la vita nove anni prima - 31 giugno 1987 - ***
Ecco, questo è qualcosa che volevo
aggiungere, è un bonus.
E' breve e non volevo farvi aspettare
una settimana per avere qualcosa che non riguarda direttamente gli
amici di Cedric.
Poi sono in overdose da caffeina e il
portatile è di nuovo dal tecnico, quindi almeno ho qualcosa
per
distrarmi.
extra:
la vita nove anni prima - 31
giugno 1987 -
I quattro erano fermi nell'enorme
giardino davanti alla villa, e l'unica ragazza del gruppo stava
appoggiata alla grande quercia davanti all'ingresso.
Lei aveva dei corti capelli rosa, un
viso a forma di cuore e due brillanti occhi scuri; si manteneva al
tronco perchè era già inciampata due volte sulle
radici
dell'albero. Uno dei ragazzi aveva invece i capelli rossi, era basso,
robusto e con una marea di lentiggini sul viso; l'altro aveva una
corta zazzera nera, due caldi occhi castani e una cicatrice su una
tempia, teneva le braccia incrociate e fissava il portone come se
volesse liquefarlo con lo sguardo; l'ultimo aveva a sua volta capelli
rossi, però più lunghi e legati in una coda, era
molto alto, e lui
e la ragazza erano vestiti come se intendessero andare a un concerto
rock babbano.
«È inutile, non uscirà mai in
orario.» disse il ragazzo dai capelli rossi più
corti.
«Non sa neppure che siamo qui.»
puntualizzò la ragazza, «Sicuri che non possiamo
bussare?»
«Anche se lui dice di sì sappiamo
benissimo che gli creerebbe solo più problemi con la sua
famiglia.»
«Ricconi snob.» commentò quello con
la cicatrice, seccato. Quello con la coda sorrise, scuotendo la
testa.
«Va bene, hai ragione mamma!»
sentirono esclamare da dentro casa e si scambiarono uno sguardo
scioccato.
«Ho ragione?» ripeté
una voce
femminile che suonava molto sconcertata.
«Sì! Insomma, non è il caso che io
esca con persone che non sono all'altezza della nostra famiglia! Ora
spostati, gli altri mi stanno aspettando!»
«Gabriel!» strillò la donna e i
quattro in giardino sbuffarono una mezza risata.
La porta di casa fu spalancata e
comparve un quarto ragazzo: portava degli abbaglianti capelli dorati
raccolti in una lunghissima coda alta, aveva occhi azzurri e
lineamenti così belli da sembrare quasi femminili e
sorrideva.
Certo, l'apparizione era parzialmente rovinata dal fatto che il
suddetto ragazzo stesse indossando una veste da mago rossa accecante
e avesse un pendaglio a forma di cane al collo molto pacchiano.
«Siete qui!» li salutò entusiasta,
«Robert, sapevo che non potevi fare a meno di me neppure
durante le
vacanze!» si rivolse poi al ragazzo con la coda,
«Ciao Bill! Non
trovi che Robby mi ami terribilmente? Oh, ci sei
anche tu,
Charlie! E ciao anche a te, tesoro!»
«Non ti amo.» precisò Robert mentre
lui già mandava un bacio alla ragazza.
Sua madre, alle sue spalle, era
praticamente verde quando Gabriel saltò addosso a lui.
«Credo che la signora stia per avere
un infarto.» lo avvisò Bill mentre Charlie
scoppiava a ridere e
Robert si liberava con uno strattone schifato.
«Ma no!» disse Gabriel allegramente,
sbattendosi la porta dietro con la solita violenza –
chiudendola in
faccia alla madre - e poi saltando verso la ragazza, che era ancora
poggiata al tronco e rideva.
«Dors, splendore! I capelli
rosa sono meravigliosi! Dovresti lasciarli così! Altro che
tutto
quello scuro! Altro che trucco pesante! Guarda quanto sei bella
quando sorridi un po’!»
«Parla per esclamazioni, Bill. Come
posso reggerlo anche d'estate?» domandò Robert
sconsolato
all'amico, mentre la ragazza abbracciava Gabriel.
«Gah! Pensavo proprio di fare tutto il
prossimo anno coi capelli rosa, la McGonagall era già
abbastanza
scandalizzata dai colori più noiosi...»
«Oh, a Minnie ci penso io! Che donna
anche quella, focosa quasi quanto Robert!»
«NON METTERMI IN MEZZO!»
«Quanto ci sei mancato, Gah!»
dichiarò Bill, ridendo del solito teatrino che mettevano su.
«Già, dobbiamo anche presentarti alla
mamma, vuole assolutamente sapere chi ha convinto Bill a mettere
l'orecchino...» sghignazzò Charlie.
«E io che c'entro?» domandò Gah con
una ben poco credibile aria innocente.
«Come che c'entri? Tu sei più grande,
quindi sei quello che l'ha corrotto con le tue cattive idee!»
ribatté lui.
«Sì, sei una cattiva influenza.»
convenne Bill, dandosi un contegno serissimo.
«Bill! Come minimo ti faranno Prefetto
quest'anno e Molly si lamenta?» si stranì la
ragazza, «Mia madre
pagherebbe per dire lo stesso! E gli orecchini non li hai neppure
ancora comprati!»
«E poi come potrei essere una cattiva
influenza? E Rob allora? Lui ha la mia età!»
protestò Gah.
«Ma io non do il cattivo esempio.»
ribatté Robert, seccato.
«Ma se sei un delinquente peggio che
gli Slytherin!»
«IO-»
«E poi, » lo ignorò Gah, «Bill
ha
solo qualche mese meno di me ma è del mio stesso anno, deve
ancora
frequentare il sesto solo perché è nato a
novembre e quindi non c'è
possibilità che io sia considerato un influenzatore di
giovani
menti! Non l'ho neanche ancora portato in un night babbano!»
«Ma cosa c'entra? Stai facendo tutto
tu.»
«Come “ancora”?»
«Cos'è un night?»
«Dopo te lo spiego.»
«Tonks, poi ci racconti come mai tu
glielo sai spiegare.»
Gah li ignorò tutti, «Io sono una
persona assolutamente innocente e sono prontissimo ad affrontare la
signora Weasley! Magari convincerò anche lei a mettere gli
orecchini!»
I due Weasley scoppiarono in grasse
risate mentre Robert sospirava teatralmente e Tonks si aggrappava a
lui per non inciampare su un'altra radice.
«Non puoi proprio evitare di mettermi
le mani addosso, eh?» ghignò Gah.
Anche lei rise, «Ma sentilo
l'innocente! E io ti dovrei presentare mia madre? Mai!»
«Ah, ma ti fai ancora chiamare per
cognome, Ninf...» cominciò Robert.
«Non continuare, Runcorn!» strillò
lei, e i suoi capelli virarono al rosso.
«Oltretutto Tonks ha la mia età,
razza di perverso!» esclamò Charlie.
«E quindi?» domandò Gah, sorpreso.
«Siamo maggiorenni, idiota! E loro
neanche lontanamente!» sbottò Robert.
Gah lo fissò, con gli occhi azzurri
sgranati.
«E quindi?»
«Godric, ci rinuncio.»
«Tanto mi piacciono i ragazzi più
grandi.» scherzò Tonks e Gabriel subito
l'abbracciò scoppiando in
una risata fragorosa.
«Amore mio, non badargli, è solo
geloso! Ma dovrebbe sapere che il mio cuore è
suo!», Charlie e Bill
lo guardarono scettici mentre Robert si portava le mani alla testa,
«Tu però puoi avere tranquillamente il mio
corpo!»
«Ah, ecco!» esclamò Bill mentre
Charlie rideva di nuovo.
«Com'è che non si lamenta? È di buon
umore?» domandò Gah, indicando Robert con un cenno
della testa.
«Sì, i suoi genitori non sono ancora
tornati dalla missione e quindi è libero di fare come gli
pare.»
spiegò Tonks.
«Ma tu non hai due sorelline piccole?»
domandò Bill, ricordandosene all'improvviso.
«La grande si occupa della piccola.»
spiegò Robert con noncuranza.
«E quanti anni ha la grande?» domandò
Tonks.
«Sette.»
«ROBERT!» gridarono tutti, meno Gah
che gironzolava per il giardino e cercava di catturare una farfalla
infischiandosene del resto.
«Ci sono i vicini se succede qualcosa,
datevi una calmata...» borbottò il ragazzo,
spostando le braccia
dietro la testa, «Voi Weasley siete duemila eppure non
è che siete
a casa ad aiutare vostra madre!»
«Ma cosa c'entra! Mamma non ha bisogno
di aiuto ora o ci saremmo!»
«E chi se ne... Sono fatti miei, okay?
Andate a recuperare Perks così vi materializziamo al
Paiolo.»
«Uh, smaterializzazione...» gemette
Tonks.
«Meno male che sei di buon umore, eh.»
commentò Charlie, esasperato.
«Lo è, fidati.» confermò
Bill,
«Ehi, Gah, lascia stare le farfalle e andiamo, hai sentito
Rob.»
«Arrivo!» cinguettò lui, saltellando
verso di loro con i pesanti stivali che affondavano nell'erba. Si
fermò e notò una bambina bionda affacciata alla
finestra.
«CIAO, CUCCIOLA!» salutò
gioiosamente.
«Tua sorella?» domandò subito Tonks,
cercando di vederla senza accecarsi coi raggi del sole sugli occhi.
«Sì, è Sally. Ha la stessa
età
della sorella di Rob, magari andranno a scuola e diventeranno amiche
e poi la sorella di Rob sarà per sempre legata a-Oh,
andata
via. Credo che mamma e papà non gradiscano molto... beh,
tutti noi.»
disse, palesemente orgoglioso, «È come un
complimento. Fidati.»
«Lo sospettavo... Ma la tua collana è
a forma di cane?»
«È un Gramo!» la corresse
scandalizzato.
«Hai un pendolo a forma di Gramo?»
domandò Charlie incredulo.
«Meglio della volta in cui si è
appeso zellini alla maglietta solo per far baccano, no?»
commentò
Robert schifato.
Gah si illuminò ed estrasse la
bacchetta: un attimo dopo gli zellini erano appesi alle maniche della
sua veste da mago.
«Forte!» commentò Charlie, mentre
Tonks allungava i capelli in modo che il rosa fosse ancora
più
accecante sulla sua maglietta delle Weird Sisters e Gah balzellava in
giro per fare rumore con le monete che tintinnavano sui suoi polsi.
«Quanto. Ti. Odio.» ringhiò Robert
mentre quasi gliele schiaffava in viso per infastidirlo.
«Ah, per i reggicalze di Rowena, la
vita non è meravigliosa?» domandò Gah
con un enorme sorriso, prima
di ricominciare a ridere sguaiatamente e allontanarsi con i capelli
brillanti che svolazzavano alle sue spalle e Tonks tra le braccia,
«Andiamo verso il tramonto, Dors!»
«Sono le undici di mattina!»
Quindi, alla fine, si parlava di DUE
fratelli maggiori, pensate un po'. Chi avrebbe detto che l'altro
Perks fosse così alzi la mano!
E Robert era già stato descritto come
un bastardo fino alla morte dei suoi, che non sono tornati di
missione in questa giornata appena descritta perché sono
già morti.
Sentirete parlare ancora di alcuni di loro, anche se non come
protagonisti ovviamente.
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Capitolo 14 *** Studiare in ritardo, quasi beccati dalla Umbridge e un bacio a caso. ***
Studiare
in ritardo, quasi beccati dalla Umbridge e un
bacio a caso.
«Così...» cominciò Michael, a
disagio, «Noi siamo apposto,
giusto? Cioè, so che in questi giorni mi sono comportato particolarmente
da idiota, ma...»
Georgia scosse la testa, «Nessun problema. Siamo apposto,
sì.»
«Siamo sempre d'accordo sul fatto che non è
cambiato nulla,
no?»
«Esattamente. Era come... un abbraccio amichevole. Solo che
non era un abbraccio.»
«Un non-abbraccio amichevole.» convenne Michael,
«Mi suona
bene. Quindi siamo tranquilli. Nessuna tensione, nessun
imbarazzo.»
«Niente di niente. Siamo apposto.»
«Apposto.»
Le dita di Georgia tamburellarono un momento sul banco,
mentre Michael, in piedi davanti a lei e poggiato a questo, guardava la
classe
quasi vuota dietro alla ragazza.
Alla fine lei lo guardò mentre afferrava la tracolla della
borsa.
«Beh, io vado a cercare la lezione... Voglio dire, a cercare
Megan. Megan. Per la lezione di
Trasfigurazione.»
«Sì, giusto, io devo andare a... fare
cose...» terminò in un
borbottio Michael, scagliandosi verso la porta come un bolide.
«Siamo ad aprile e non so un accidente di nessuna
materia.»
li informò allegramente Michael qualche giorno dopo.
«Ho provato a prendere in mano i libri pensando ai G.U.F.O.
ma temo sia troppo tardi.» convenne Megan, «Sembra
che vorrò bocciata per forza
quest'anno.»
«Ti importa?» domandò lui.
«Dovrebbe importare anche a te.» gli fece presente
anche
Georgia.
«A me sì.» rispose Megan con un sospiro,
«Mi sono pentita di
aver mollato tutto ma non ce la faccio. Non posso studiare tutto in due
mesi.»
«Ti aiuto io.» disse Wayne, versandosi succo di
zucca,
«Almeno in Trasfigurazione. E poi ho dato i G.U.F.O.
relativamente da poco, non
saranno così diversi... Studieremo le cose più
importanti.»
«Hai tempo? Non hai degli esami anche tu in
teoria?» domandò
lei.
Wayne rispose con un'alzata di spalle.
«Come ti pare.» disse Megan.
«Quando andiamo di nuovo tutti assieme a
Hogsmeade?» domandò
Walter, «Mi manca Rosmerta.»
«Non avevamo dubbi.» commentò
Sally-Anne, «Come non ne
abbiamo del fatto che tu non manchi a lei.»
Rent rise e Jack gli tappò la bocca.
«A cuccia.» li interruppe Georgia rivolta a lei e a
Walter
che stava per ribattere, «La prossima uscita e a
metà mese. Michael, tu non hai
neppure intenzione di provare a recuperare?» riprese, decisa
a non lasciar
perdere.
«No.» rispose subito lui,
«Farò direttamente bene dall'anno
prossimo. Dopotutto è meglio ripetere l'anno che farsi
promuovere per un pelo e
doversi arrangiare senza basi dopo.»
«Lo stai dicendo solo per chiudermi la bocca.»
«Certo che sì, Georgie. E poi ti spiace tanto
avermi un
altro anno attorno?» domandò lui con un sorrisetto
sghembo, appoggiando un
gomito sul tavolo e sporgendosi verso di lei.
«No, non ho detto questo...» mormorò la
ragazza. Dopo due
secondi Michael saltò indietro e tornò a posto.
«Noi dobbiamo andare.» disse Susan, alzandosi in
piedi e
tirando Ernie.
«Hannah, vieni!»
«Ah, sì, giusto!» si aggiunse Justin,
seguendoli,
«Zacharias, andiamo!»
«Arrivo, arrivo...»
«Ma dove vanno assieme a quell'individuo?»
domandò Megan
senza abbassare la voce.
«Chi lo sa... Sono misteriosi...»
commentò svogliatamente Jack.
«Magari escono assieme e non ce l'hanno detto.»
ipotizzò
Rent, «E quell'altro è solo un modo per
distrarci.»
«Perché non dovrebbero dircelo?»
domandò Georgia confusa.
«È solo la sua mente perversa,
ignoralo.» rispose Jack,
colpendo la testa di Rent con le nocche e finendo rovesciato a terra.
Mentre i due si accapigliavano Sally-Anne commentò:
«Ho
sempre pensato che tra Justin e Susan potesse esserci
qualcosa.»
«A me sembra che ci sia qualcosa tra Justin e
Helen.» la
contraddisse subito Stephen.
«No, secondo me sono solo amici.»
ribatté Georgia.
«Peccato. È un ragazzo tranquillo, fa per
lei.» commentò
l'amica.
«Anche Stephen è un ragazzo tranquillo.»
azzardò Quill,
pancia a terra col naso sporco di inchiostro e una pergamena sotto il
viso.
Stephen lo guardò allarmato, Sally-Anne scoppiò a
ridere.
«Come preferisci.» continuò a ridere,
alzandosi e
aggiustando la divisa, «Ora vado, con un po' di fortuna
incontrerò Boot.»
«Non è fidanzato?» domandò
innocentemente Georgia.
«Come se lei potesse competere con me.»
sbuffò lei, «Ad ogni
modo mi fa sempre gli occhi dolci, quindi suppongo si siano
mollati.»
«Amabile.» commentò Walter appena se ne
fu andata, «Per
Hogsmeade andiamo insieme, sì?»
«Certo che sì! Non lasceremmo mai il nostro
cucciolone da
solo!» esclamò Michael entusiasticamente,
aggrappandosi a lui.
«Va' al diavolo!» sbottò Walter,
divincolandosi, «Maniaco!»
Michael si sforzava, come gli aveva detto di fare Wayne, e
quindi non aveva più aggredito nessuno, limitandosi a ridere
di tutto come una
volta e facendo battutine innocenti di tanto in tanto. Aveva continuato
a
finire in punizione con la Umbridge ma soprattutto perchè
ormai lei lo odiava a
morte e trovava sempre il modo di portarcelo, e lui non aveva
più tentato di
farcisi spedire volontariamente. Perciò a vederlo
così Georgia rise di pura
gioia e lui si sentì ancora più in dovere di
infastidire Walter.
«Che donna.» commentò Michael.
«Che donna io? Ma se tu
ci provi con me?»
«Se questo deve dimostrare che è Michael la donna
hai
sbagliato su tutta la linea.» commentò Megan,
«Dato che con te non ci prova
nessuna.»
«E non vantarti tanto, non ci proverei mai con te.»
aggiunse
Michael, «Preferisco Jack. È biondo.»
«Ti amo anche io.» replicò Jack,
mandandogli un bacio.
«Andiamo a studiare in biblioteca per favore?
Ora.» disse
Wayne e Megan rise, annuendo.
«Ti salvo dallo spettacolo obbrobrioso.»
«Che paroloni, milady.» osservò Michael,
«E poi non siamo
obbrobriosi, siamo splendidi. Beh, io lo sono, vero,
Georgie?»
«Come vuoi tu, Mike. Come vuoi tu.» accondiscese
lei,
prendendo la pergamena di Quill per dargli un'occhiata.
La mole di compiti ora che si avvicinavano gli esami era
impressionante e infine decisero di raggiungere Megan e Wayne in
biblioteca,
così i ragazzi si imbatterono in uno spettacolo curioso: la
Umbridge e il suo
gruppetto di studenti leccapiedi correvano da qualche parte con aria
estremamente trionfante.
«Questo non può portare a nulla di
buono.» osservò Wayne
quando glielo raccontarono a bassa voce.
«Finché non rompono le pluffe a me...»
commentò Megan, dando
un'altra occhiata agli appunti di Trasfigurazione che aveva preso,
«Sei un
ottimo insegnante. Non l'avrei mai detto, avrei giurato che saresti
stato
barboso.»
«Questo perché giudichi prima di
sapere.»
«Non giudico prima di sapere! È che tu hai sempre
l'aria da
Binns!»
«Domani facciamo un po' di Erbologia.»
«Tu neanche la fai più!»
«Ma ho buona memoria, ti ricordo. Non a tutti le conoscenze
volano via dalle orecchie dopo le interrogazioni.»
precisò Wayne e lei sbuffò.
«Vedi che sei barboso?»
«Ehi!» li richiamò Georgia, ridendo,
«La bibliotecaria vi
guarda, attenti. Chi mi aiuta in Incantesimi? Non riesco a fare quello
di-»
«Io.» disse subito Michael.
«Credevo non volessi minimamente studiare...»
«Sì, ma per te qualunque cosa.» disse
lui, languido. I
ragazzi scossero la testa e Megan alzò gli occhi al cielo.
Georgia lo guardò scettica, prendendo il libro, e Michael si
sentì irragionevolmente imbarazzato dalla situazione, lui
che non si vergognava
mai di nulla, tanto meno dei suoi innocentissimi complimenti alle
amiche e
flirt scherzosi. Pregò con tutto se stesso di non essersi
rovinato anche quel
divertimento con la pazzia del mese prima.
E poi improvvisamente, nel momento in cui fortunatamente la
bibliotecaria si era spostata in fondo alla sala, piovvero in
biblioteca Susan,
Hannah, Justin, Zacharias, Ernie, Fred e George Weasley, tutti con aria
stravolta. I gemelli chiusero le porte mentre gli Hufflepuff in arrivo
notavano
i compagni di casa e si precipitavano al loro tavolo. Hannah ci si
accasciò
praticamente sopra mentre Ernie si lasciava cadere seduto a terra
accanto agli
scaffali e Justin poggiava una mano sulla sua spalla e riprendeva
fiato,
piegato in due.
«E adesso? E adesso?» fece
istericamente Zacharias.
«E adesso sta zitto.» disse uno dei Weasley.
«Tra cinque minuti usciamo facendo finta di nulla.»
disse
l'altro.
«E cerchiamo di capire se qualcuno di noi è stato
catturato.»
«E speriamo che non lo sia o che non confessi nulla o
verremo espulsi.»
«Se qualcuno è stato preso sarà
sicuramente in presidenza.»
«Ora servirebbe la Mappa, accidenti!»
«Ma che diavolo è successo?»
sbottò Megan, la prima ad aver
recuperato la parola.
Hannah era in lacrime.
«Verremo espulsi, espulsi! Tutto questo lavoro per
nulla!»
«Stai calma, vedrai che nessuno ci
tradirà.» disse Susan,
poggiandole una mano sulla testa.
«Stavate facendo qualcosa di estremamente
illegale?» domandò
Rent, interessato, «Fred, George, cosa li avete convinti a
combinare?»
«Ora, Summerby, perché essere così
sospettoso?» domandò uno
dei gemelli, sorridendo debolmente.
«Per una volta non è opera nostra.»
aggiunse l'altro.
«Però qui c'è un bel po' di gente in
crisi respiratoria.»
fece presente Georgia.
Uno dei gemelli la indicò.
«Omonima!»
«Ciao omonimo.» sorrise lei,
«È bello sapere che ti ricordi
di me.»
«Non potrei mai dimenticare la mia omonima.»
«Vi conoscete?» domandò Michael
sorpreso.
«Conosci Mike? Fred, conosce Mike!»
esclamò George.
«Beh, se è la tua omonima...»
«Ehi, voi due.» ringhiò Megan,
«Qualcuno ha la maledetta
bontà di dirci cosa accidenti succede?»
«Spiacente, ragazza scontrosa di cui non ricordo il
nome.»
disse Fred, «Ma non possiamo parlarne. Siamo legati da un
contratto magico.»
«Scommetto che te lo stai inventando.» rise Jack.
«Non ne sarei così sicuro.» disse
George, e lui e il
fratello si scambiarono un'occhiata divertita,
«Conoscendola...»
«Conoscendo chi?» domandò Walter,
incuriosito.
«Nessuno! Allora, noi andiamo a gironzolare intorno alla
presidenza.»
«Beh, potremmo passarci tutti assieme in gruppo.»
propose Justin,
che si era ripreso, «Sai com'è, tutti gli
Hufflepuff erano a studiare in
biblioteca, e poi anche voi avete i M.A.G.O. e siete amici dei nostri
amici del
settimo... Non dovrebbe essere particolarmente sospetto.»
«A meno che non abbiano già i nostri nomi, in quel
caso non
c'è alcun problema comunque, siamo praticamente
espulsi.» commentò Ernie,
atono.
«Non dirlo!» esclamò Zacharias Smith,
«Sapevo che non dovevo
farlo, lo sapevo...»
«Già solo per quel che siamo riusciti a fare oggi
ne valeva
la pena.» ribatté Susan con voce ferma, il pallore
del viso che spiccava per
contrasto con le ciocche scure sfuggite alla treccia sfatta,
«Qualunque cosa
succeda.»
«Non parlare come se ci avessero già
espulsi!» singhiozzò
Hannah.
«Non possono espellerti, qualunque cosa tu abbia fatto. Hai
una zia al Ministero, non puoi usare lei?» domandò
Stephen, allarmato.
«Credo che non funzionerebbe in questo caso, la Umbridge era
fin troppo felice...» mormorò Susan.
«Dobbiamo eliminare la Umbridge.» disse allora lui
in tono
colloquiale e Michael annuì.
«Fred, George, nessun nuovo prodotto da usare contro
Dolores?»
«In realtà ci sono parecchie cose nuove, ma non
vorremmo
creare problemi anche a Dumbledore nel frattempo... A proposito,
andiamo.»
rispose Fred, mentre George stava continuando a chiacchierare con
Georgia e
Megan.
«Voi!» esclamò una vocetta che non
conoscevano. Voltandosi
si trovarono davanti Crabbe e Goyle, «Voi eravate con Potter,
non è così?»
«Scusami?» fece Megan, che aveva individuato la
Parkinson.
La Slytherin la guardava con orrore.
«Veramente noi staremmo studiando per gli esami e da un bel
po'. Volete vedere gli appunti?» intervenne pacatamente
Georgia, sollevando
quelli di Megan. I tre sembrarono confusi alla loro vista.
«E questi libri sono qui da un bel po', se preferite
chiamiamo madama Pince.» disse Wayne, tranquillo.
«Ma perché cavolo dovremmo giustificarci con loro?
Non lo
vedono che stiamo studiando? Girate al largo.»
ringhiò Megan.
«Già, volete fare a botte per caso?»
chiese Rent, alzandosi
in piedi in tutta la sua mole che sovrastava di parecchio Crabbe e
Goyle, per
non parlare della Parkinson. Jack fece schioccare le dita.
«Oh, sì, vuoi un altro pugno?» chiese
Megan, sfidando la
Parkinson che arretrò.
«COSA STA SUCCEDENDO QUI?» strillò la
bibliotecaria.
«Ce ne stiamo andando.» rispose Michael con un gran
sorriso,
«Perdoni il baccano, è che arrabbiata diventa
ancora più bella.»
«Stebbins.» sibilò la donna.
«Ti conosce?» risero i gemelli.
«E voi due Weasley, sempre voi! Ovunque! VIA DI
QUI!»
«È già cotta di me.» disse
Michael una volta fuori, per poi
rivolgersi agli Slytherin, «Voi, piccoletti,
disperdetevi...»
«Tanto abbiamo Potter.» sentirono dire a Goyle che
si
allontanava.
«Non dice sul serio.» mormorò Fred,
«Quel piccolo bastardo
se l'è inventato.»
«Non lo so...» borbottò il fratello,
dirigendosi il più
velocemente possibile verso la presidenza. Il folto gruppo di
Hufflepuff li
seguì in silenzio.
Ma prima che potessero salire le scale sentirono urla e poi,
impietriti, videro passare il preside al volo, aggrappato a uno
splendido
volatile infuocato. Subito dopo ci furono altre grida e degli uomini
passarono
di corsa, lanciando incantesimi senza però mirare realmente
a Dumbledore, che
ormai era lontanissimo. Arrivò anche la Umbridge, che
strillava in modo
assordante ordini ai due uomini e correva come poteva con il tailleur e
i
tacchi alti.
Nessuno riuscì neppure a ridere della ridicola corsa della
donna, tutti troppo sbalorditi per trovare le parole.
«Cioè...» cominciò Walter.
«Amo questa fottuta scuola.» commentò
Megan, rapita.
«Fred.» sibilò uno dei gemelli e tutti
si voltarono a
guardarlo. George guardava le scale, da cui stava scendendo il Ministro
Fudge
in persona, come squittì Hannah, e dietro di lui un ragazzo
coi capelli rossi e
gli occhiali dall'aria familiare.
«Ciao, Percy.» dissero i due, con un tono
spaventoso che gli
altri non avevano mai sentito provenire dalla bocca dei gemelli.
«Tutto bene? Come va dopo aver perso l'anima?»
«Fred, è maleducazione parlare con la
spazzatura.» lo
rimproverò bonariamente il fratello,
«Andiamocene.»
Percy, che aveva involontariamente rallentato al loro
saluto, forse aspettandosi un attacco, accelerò il passo con
aria indifferente.
«Ci vediamo.» li salutò George, tirando
Fred con
sé. Li sentirono lamentarsi e forse
litigare a bassa voce mentre se ne andavano.
«Andiamo via anche noi, non voglio essere qui quando
tornerà
la Umbridge.» disse Ernie, palesemente divertito.
«Io ho sentito che Fudge è stato ricoverato al san
Mungo per
un trauma cranico.» disse Charlotte a pranzo, una volta
unitasi al loro tavolo.
«Noi lo abbiamo visto correre via ma... non so, sembrava
stare bene.» commentò Georgia.
«Purtroppo.» aggiunse Megan, «Mi sta
sulle...» e si
interruppe, folgorata.
«Meg?» chiamò Georgia, confusa. Gli
altri si voltarono a
guardarla.
«Devo usare la pietra focaia!»
«Eh?»
Ma Megan si era già alzata e aveva tirato Wayne per un
braccio.
«Andiamo, dobbiamo fare Trasfigurazione.»
«Adesso? A metà
pranzo?»
«Non sono ancora riuscita a far svanire nulla! E ho appena
capito di cosa devo parlare nel tema di Incantesimi!»
Wayne sospirò e afferrò una caraffa di succo di
zucca prima
di dileguarsi con lei.
«Sembra abbia preso molto sul serio lo studio.»
osservò
Susan.
«Al contrario dei gemelli Weasley.» disse Ernie,
«Poco fa,
dopo Erbologia, hanno fatto capire che daranno il meglio di
sé nel fare guai.»
«Non lo fanno già?» domandò
Walter, sorpreso.
«Dicono che prima stavano attenti a non farsi espellere ma
ora non importa più.»
«Vado a chiedergli se hanno bisogno di soci.»
dichiarò
Michael, «Non mi dispiacerebbe causare qualche problemino
alla nostra nuova
magnifica preside.»
«Tu però non devi farti espellere.» gli
ricordò Georgia,
«Non te lo dimenticare.»
E in quel momento delle esplosioni richiamarono la loro
attenzione e tutti tacquero, cercando di sentire meglio.
Wayne e Megan, ancora in corridoio, si bloccarono
frastornati alla vista dei fuochi d'artificio che esplodevano tutti
attorno a
loro, e la ragazza scoppiò a ridere di pura gioia. Poco dopo
furono raggiunti
dagli altri studenti che arrivavano dalla Sala Grande e festeggiavano
con loro.
«Questi sono Fred e George!» rise Michael.
La serata trascorse nel divertimento completo, perché tutti
i professori chiamavano la Umbridge perché eliminasse i
fuochi d'artificio,
fingendo di non esserne in grado o di non sapere se potevano farlo o
meno, e le
lezioni furono saltate. Questo permise anche a Megan di rivedere il
programma
il più possibile con Wayne, studiando sei ore di fila con
lui in sala comune
senza neppure avere il tempo di annoiarsi.
«Li amo.» commentò Georgia quella sera,
«Spero che li stiano
festeggiando come si deve alla torre.»
«Sono sicuro di sì.» disse Michael,
allegro, «Sono dei
grandi.»
«Spero davvero che non li espellano. Ne abbiamo
bisogno.»
commentò Walter, soddisfatto.
«Tu in teoria non dovresti rimproverarli?»
domandò Jack,
divertito.
«Via la spilla, non la meriti!» esclamò
Rent.
«Oh, non seccate!»
«Guarda, quello sembra un maiale volante!»
esclamò l'altro,
ridacchiando. Charlotte, troppo bassa per riuscire a vederlo dalla sua
stessa
prospettiva, fece per salire su un banco; si trovavano nell'aula di
Babbanologia per poter vedere i patronus dei loro amici, incuranti del
coprifuoco.
«Attenta.» disse Jack, sollevandola senza sforzo.
Charlotte,
ovviamente, dimenticò del tutto cosa cercava di vedere e il
viso le divenne
scarlatto. Rent scoppiò a ridere forte.
«Li vedi?»
«S-sì.» mormorò lei,
«Belli...»
Jack la mise giù e dopo le spettinò bonariamente
i capelli
prima di tornare accanto a Walter, «Ehi, Abbott, ti va di
provare a disarmarmi?
È da un po' che non duello decentemente!»
Charlotte si voltò lentamente, trovandosi faccia a faccia
con Rent, che nella sua mente sembrava sempre più un orso e
che rideva tanto da
essere paonazzo ormai.
«È come un principe, eh?» la
stuzzicò, «Sempre galante.»
«È molto diverso da te, certamente.»
ribatté lei stizzita e
Rent rise di nuovo.
«Ragazzi, sapete che ora sarete costretti
a
insegnarci tutto quello che sapete, compresi i patronus?»
domandò Michael con
un sorriso. Georgia si illuminò nel vederlo così
di buon umore.
«Faremo il possibile.» promise Susan.
«Anche se è piuttosto umiliante visto che
tecnicamente sono
al settimo...»
«Ringrazia la Umbridge. Anche se non sapremmo comunque fare
i patronus a prescindere.» disse Walter.
Il giorno dopo non successe nulla di particolare, se non che
Wayne vide Potter correre per i corridoi con aria stravolta.
«Chissà perché... Magari c'entrano i
Mangiamorte...»
commentò Hannah, preoccupata.
«Io ho sentito che prende ripetizioni, sapete?»
disse
Justin.
«Di cosa?» domandò Quill, sentendosi un
po' meglio all'idea
che anche uno come lui potesse aver problemi a scuola.
«Secondo le dicerie, di Pozioni.»
«È così stupido?» se ne
uscì ovviamente Megan.
«Ti posso far notare che Wayne ti sta dando ripetizioni su tutte
le materie?» chiese Michael con aria annoiata, facendosi
dondolare una piuma
sul naso. Megan gli diede un pugno sulla spalla con ferocia.
«È ben diverso, io non ho ascoltato neppure una
lezione!
Wayne, andiamo a studiare.»
«'rivo.» disse il ragazzo, porgendo il tema di
Trasfigurazione a Georgia, «Mi stupirei se non prendessi il
massimo dei voti
con questo.»
«La mia Georgie è un genietto.»
commentò Michael con
ammirazione, massaggiandosi la spalla indolenzita.
Mentre Megan andava a prendere i libri, Walter si sedette
accanto al fratello.
«Ma tu, esattamente, quando è che studi? Non sei
molto
indietro?»
Wayne si strinse nelle spalle, «Non preoccuparti. Tu
piuttosto? Come sei messo? Tra poco avrai gli esami.»
«Non ricordarmelo, sono terrorizzato. Ma me la
caverò, spero
solo decentemente, non voglio che mamma e... che mamma abbia da
ridire.»
«Verrai a vivere da noi a fine scuola?»
domandò Wayne,
fattosi serio.
«Sai che non voglio stare diviso da te.» rispose
Walter, «E
poi devo chiarire con papà, ma penso che tra l'avermi preso
in giro e tutto
quanto non sarà facile. Il più del tempo non ci
penso, ma di notte o quando
qualcuno nomina qualcosa che me lo ricorda sento una
rabbia...»
«Lo capisco.»
«Allora?» fece Megan, scocciata,
«Andiamo?»
Wayne si alzò, salutando il fratello con un cenno della
testa.
Quando uscirono in corridoio trovarono Helen, Lance, Rowan,
Amelia e altri del loro anno che discutevano con tre ragazze Slytherin.
Una di
loro, quella che Megan aveva già visto di tanto in tanto,
tanto bella da
sembrare una veela coi lunghi capelli neri e l'aria snob, stava
fronteggiando
Rowan.
«Chiedile scusa! Non hai nessun diritto di prendertela con
lei!» urlò lui, e Megan e Wayne notarono in quel
momento che la sua amica
Caitlin era strategicamente posizionata a braccia aperte davanti a una
bambina
del primo anno, come se volesse proteggerla da qualcosa.
«È lei che mi è venuta
addosso!»
«E tu la chiami “feccia”? Schifosa serpe
snob!»
«Ha ragione.» intervenne Helen, serissima,
«Le devi delle
scuse.»
Una delle Slytherin rise, «È proprio vero che chi
non ha una
vita sua sta lì a difendere gli altri... Voi Hufflepuff fate
pena, non vi
sapete fare gli affari vostri!»
«Perlomeno noi abbiamo qualcuno di cui occuparci, voi
Slytherin siete bravi a pensare solo a voi stessi.»
replicò Helen calma,
fulminando però con un'occhiataccia la mora che litigava con
Rowan come se
quella frase avesse chissà quale significato. E forse era
così, vista
l'espressione della Slytherin in questione.
«Non permetterti di parlare con me in questo modo, tu sei
poco più di una sanguesporco!»
«ABIGAIL!» urlò Lance mentre Rowan
prendeva la bacchetta.
«Non mi interessa se sei una specie di femmina, adesso ti
affatturo!»
«CHIEDILE SCUSA!» gridò un'altra ragazza
e Megan mise mano
alla bacchetta, pronta a intervenire a sua volta. Wayne notò
che sia Helen che
Abigail erano impietrite, e la Slytherin era notevolmente impallidita.
«Non ho bisogno delle sue scuse.» la voce di Helen
era
fredda, «Ormai ci ho rinunciato.»
«Venti punti in meno a Slytherin per l'offesa, ad ogni
modo.» disse Walter, che aveva sentito le loro urla dato che
Wayne e Megan
erano ancora fermi al ritratto. Michael era affacciato alle loro spalle
e
salutò Rowan con un gesto della mano. «E adesso
via di qui prima che ve ne tolga
altri.»
Le due Slytherin con Abigail si ritirarono con un urlo
rabbioso ma lei non si mosse, l'espressione sul viso pentita.
«Io...»
«Disgustoso.» la interruppe Lance, livido,
prendendo Helen
per mano e trascinandola dentro. Gli Hufflepuff più grandi
si scostarono per
far passare tutti e Rowan si fermò accanto a Michael. Megan
sentì la voce di
Justin chiedere: “Helen! Cos'è
successo?” in tono preoccupato e poi il ritratto
si chiuse.
Abigail era rimasta davanti a loro due e Wayne fece un passo
avanti: «Se non lo pensavi non avresti dovuto dirlo solo
perché eri in
compagnia.»
Lei e Megan lo guardarono sorprese.
«Tu... Non sono affari tuoi!»
«Noi Hufflepuff siamo per la lealtà... Se tu
tornassi sui
tuoi passi, Helen ti perdonerebbe.» aggiunse lui, ignorando
le sue parole.
«Cosa ne sai di noi?» domandò lei,
assottigliando lo
sguardo.
«Ho occhi e orecchie anche io. Megan, non volevi
studiare?»
«Arrivo.» ringhiò lei, guardandola con
disgusto.
Fino all'arrivo in giardino Megan non aveva chiesto nulla,
ma dopo essersi allenata per un po' a far svanire dei topi, gentilmente
dati
loro dalla McGonagall felice che perlomeno lei riprendesse a studiare
al
contrario di Michael, non riuscì più a
contenersi.
«Cosa sai di quella là?»
«Se ti riferisci a Abigail so soltanto che è
cugina di
Lance, che spesso a pranzo e a cena guarda lui ed Helen, che
è pentita di ciò
che ha detto e glielo si leggeva in faccia e che non è
facile mantenere una
propria identità quando si vive a stretto contatto con
persone a cui si vuol
piacere e che parlano in quel modo. Probabilmente le è
sfuggito il 'poco più
che sanguesporco' a forza di sentirlo dire, era una brutta situazione
per lei,
tra due fuochi. Non che questo la giustifichi, se qualcuno ti chiamasse
così
probabilmente lo colpirei io stesso. Però so che Helen ci
tiene, l'ho sentita
parlarne con Justin una sera, mentre giocavo a scacchi con Stephen, e
quindi
volevo provare ad aiutarle. Quindi non urlarmi contro solo
perché le ho dato un
consiglio.»
Megan si lasciò cadere seduta accanto a lui, afferrando il
libro di Erbologia.
«Ora faccio il riassunto che ha chiesto la Sprout.»
annunciò
Megan con voce incerta.
«Va bene.» disse lui, scostando indietro i capelli
che gli
erano finiti sugli occhi all'ennesima ventata.
«Perché ti importa che loro vadano di nuovo
d'accordo? Sono
cose che hai sentito per caso e ricordi solo perché sei un
cervellone, Helen
non è neppure amica tua...»
«Helen non mi dispiace, mi ricorda Georgia.»
spiegò Wayne,
«E poi temo di averlo preso come vizio. Non mi dispiace,
dopotutto, tentare di
migliorare le cose per tutti. Non ne posso più di gente che
sta male e nel mio
piccolo cerco di... fare qualcosa.»
«Che sia discutere con una Slytherin o dare ripetizioni a
una scema che ha gli esami e non ha fatto niente tutto
l'anno.»
Si scambiarono un'occhiata e lui accennò un mezzo sorriso.
«Quello lo considero normale a prescindere, e poi dai
soddisfazioni come studentessa.»
«E meno male, se fossi stupida col cavolo che potrei
recuperare. Invece penso di avere qualche speranza.»
«Più di qualche.» convenne Wayne.
«Vento di m-» mugugnò lei quando una
ventata fece scorrere
le pagine del libro. La sua coda alta frustava l'aria e le sbatteva
contro le
spalle, «E se ce ne andassimo dentro? Tanto ora devo fare
solo teoria.»
«Sì, mi sembra il caso.»
concordò lui, «Ma sei sicura di non
voler continuare col gattino, visto che la professoressa ce ne ha dato
uno?
Potresti provare qualche incantesimo su di lui, come farlo lievitare...
le
basi, dico, trasformarlo in una tazza...»
«Le basi le ricordo, non sono cretina.»
borbottò lei,
mettendo però mano alla bacchetta, «Se solo
riuscissi a farlo scomparire al
minimo gesto senza dover aspettare tre ore...»
E nel tentativo frustrato di farlo sparire come coi topi, il
gatto svanì.
«Oh.»
«Forse non ci mettevi abbastanza forza nel
movimento.»
osservò Wayne, «Complimenti. Hai imparato
più in fretta di quanto si faccia di
solito.»
Ora Megan era raggiante, si era scordata perfino del vento.
«Davvero?»
«Sì. Meno male che eri negata, eh.»
sorrise anche lui.
«Ti riesce proprio bene aiutare gli altri, alla
fine.»
commentò lei, contenta, «È giusto che
lo faccia tu ora.»
Si pentì all'istante di averlo detto, perché
entrambi si
erano incupiti.
«Non l'ho detto nel senso che sia un dovere o che tu debba
sostituire Cedric...» aggiunse, «Non lo penserei
mai, neppure lo vorrei. Tu
devi restare Wayne.»
Lui abbozzò un altro sorriso: «Certo, con chi te
la
prenderesti se no?»
«Esattamente. Ho bisogno di te per sfogare i
nervi.»
confermò lei, annuendo, «E per riuscire in
tutto.» aggiunse, poggiandogli una
mano sulla spalla, «Se non ci fossi tu a scocciarmi non mi
divertirei mai.»
«Sai, è quello che di solito penso io. Di te.
Visto che sei
tu che scocci me e non il contrario.»
«Col cavolo.» ribatté lei, senza
spostare le mani.
Si guardarono per qualche secondo, poi lei poggiò l'altra
mano a terra per non perdere l'equilibrio e gli diede un bacio. Wayne
ricambiò
subito con entusiasmo, abbandonando la bacchetta e poggiando la sua sul
fianco
della ragazza. Quando si separarono lei raccolse la bacchetta e gliela
porse.
«Se te la porta via il vento, rido.»
«E comunque è vero che sei tu che provochi me, di
continuo.»
ribadì lui, con le guance leggermente arrossate ma per il
resto impassibile
come sempre. Lei si accigliò.
«Tu mi provochi anche senza parlare, non provare a
negare.»
sbottò, afferrando il libro, «E ora andiamo a
studiare la teoria dove non c'è
un vento del cavolo a darci fastidio.»
Wayne sospirò.
«Anche il vento ti scoccia? Vedi che sei tu che hai il
nervoso facile?»
E battibeccando tornarono in biblioteca.
Scommetto che c’è chi festeggia ora XD e se vi
aspettavate
imbarazzo o un momento coi fuochi d’artificio ricordate di
chi si parla, è una
coppia strana tra persone strane!
E non mi viene nulla da dire, a parte che amo i Weasley e si
vede!
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Capitolo 15 *** La partenza dei Weasley, danni per la scuola, gelosie ingiustificate ***
La
partenza dei Weasley,
danni per la scuola, gelosie ingiustificate.
«E anche Pasqua
è andata...
Come procede lo studio?» domandò Walter,
stiracchiandosi.
«Procede.»
rispose Megan con
sicurezza, «Non ho neanche crisi isteriche come Hannah,
quindi...»
«Questo
è perché a differenza
di Hannah non sei così interessata ad avere buoni
voti.» commentò Wayne,
«Scacco.»
«Accidenti.»
borbottò
Stephen.
«Non parlate di
me come se
non ci fossi.» disse Hannah, che giaceva depressa su una
poltrona con un libro
aperto sulle gambe, «Sono già abbastanza distrutta
così.»
«Mangia un po' di
cioccolato.» disse Susan, «Neville te ne ha
lasciato dopo la lezione per
consolarti, no?»
Tutti si voltarono a
guardarla e Hannah arrossì.
«C'era bisogno di
specificare?»
«Sì.»
«C'è
qualcosa tra te e
Neville?» domandò Georgia interessata. Sally-Anne
intanto la guardava con
orrore.
«Certo che
no!» esclamò
Hannah, «Neville è... solo Neville.»
Il ritratto si
aprì e Michael
corse dentro. Non sembrava così eccitato da secoli e tutti
fecero silenzio.
«Fred e George!
Di sopra!
Dovete vedere!»
Naturalmente ogni singolo
Hufflepuff presente non perse tempo a fare domande e tutti si
precipitarono per
le scale. Altri ragazzi del settimo anno erano già
lì e i membri della squadra
Inquisitoria avevano appena bloccato i gemelli, con grande sorpresa di
Mike che
si stava semplicemente godendo il disastro da loro combinato e non
pensava che
sarebbero arrivati a quel punto. Tutti gli studenti si stavano
stringendo a
cerchio, cercando di evitare schizzi di roba verdastra che arrivavano
da ogni
direzione.
«Attenta!»
esclamò Justin,
salvando Helen da una scivolata su una pozzanghera e trattenendola con
una mano
sulla schiena. Stephen colse l'occhiata furiosa di Lance e si
voltò verso
Quill.
«Poi venitemi a
dire che sta
bene con Susan.»
«Cosa?»
domandò Quill, che
guardava atterrito la linfa puzzolente.
«Niente.»
«Presi!»
esclamò la
Parkinson.
«Merda, dobbiamo
aiutarli!»
esclamò Michael, ma Georgia lo trattenne per un braccio,
allarmata. La Umbridge
stava arrivando dalle scale e Filch sembrava fuori di sé
dalla gioia.
«Ora sono nei
guai.» commentò
il Frate Grasso, che era molto divertito.
«Così!
Così voi pensate che
sia divertente trasformare un corridoio della scuola in una palude, non
è
vero?»
«Abbastanza
divertente, sì.»
disse Fred, alzando lo sguardo verso l'alto. Sembrava tranquillissimo.
«Lo
adoro.» sussurrò Megan,
«Voglio sposarlo.»
Filch intanto blaterava
qualcosa su fruste e permessi e gli studenti si ritrassero.
«Molto bene,
Argus. Voi due
state per imparare cosa succede ai trasgressori nella mia
scuola.»
La mano di Georgia strinse
più forte la manica di Michael. Quill lanciò un
gridolino spaventato.
«Sai una cosa?
Non credo che
stiamo per farlo.» si voltò verso il gemello,
«George, penso che siamo
diventati troppo grandi per studiare a tempo pieno.»
«Sì,
mi sento in questo modo
anch'io.» convenne il fratello allegramente.
«È ora
di testare il nostro
talento nel mondo reale, sei d'accordo?»
«Assolutamente.»
E insieme sollevarono le
loro
bacchette: «Accio scope!»
Le scope arrivarono -
avevano
delle catene ancora legate a loro - e i gemelli vi salirono.
«Non ci
rivedremo.» disse
Fred, sedendosi sulla sua.
«No.»
mormorò Michael e
Walter sospirò. Georgia si sentì terribilmente
dispiaciuta all'idea di non
incontrarli più nei corridoi sentendosi urlare dietro
“omonima!”; gli altri lo
erano quanto lei.
«Sì,
non si preoccupi di
mantenere i contatti.» disse George e poi Fred
notò le espressioni depresse di
tutti e annunciò: «Se qualcuno vuole acquistare la
palude portatile, che vi
abbiamo mostrato, venga al numero novantatré di Diagon
Alley, ai Tiri Vispi
Weasley! I nostri nuovi locali!»
«Sconti speciali
per gli
studenti di Hogwarts che giurano di usare i nostri prodotti per liberarsi della
vecchia pipistrella!»
aggiunse George indicandola e il suo sguardo cadde casualmente su
Megan, che
aveva le braccia incrociate e l'aria compiaciuta.
«FERMALI!»
strillò a quel
punto la Umbridge, ma quando la squadra Inquisitoria cercò
di bloccarli fu
sbalzata via e loro partirono al volo. Fred si fermò accanto
a Peeves per un
momento e disse: «Dalle l'inferno per noi, Peeves.»
Il poltergeist, con estrema
sorpresa
di tutti, si tolse il cappello in segno di rispetto e
volteggiò per aria mentre
tutti cominciavano a urlare.
«VAI, OMONIMO!
FRED!» gridò
Georgia.
«GRANDI!»
strillò Megan
mentre Wayne e Stephen applaudivano ridendo e Sally-Anne sospirava
conquistata.
«CI VEDIAMO AL
NEGOZIO!» urlò
anche Michael ridendo mentre Walter, Justin e Helen applaudivano con
gli altri.
«Mi
mancheranno.» commentò
Georgia quando furono spariti, mentre la Umbridge gridava di chiamare i
professori per ripulire quel caos e di sparire nei dormitori
immediatamente.
Aveva notato naturalmente
anche Michael, che spiccava di una testa sugli studenti più
piccoli, e lo
guardò come a sfidarlo a fare qualcosa. Lui però
rideva e la salutò con un
gesto della mano.
«Dolores, mi
dispiace, ma non
penso di essere in grado di far nulla.» disse la McGonagall
una volta giunta di
sotto, con la gonna sporca ma l'aria soddisfatta.
«Ragazzi, tornate
nei
dormitori.» disse la Sprout con un mezzo sorriso, notando che
si erano
accampati lì per seguire lo spettacolo.
Una volta in sala comune
raccontarono tutto a chi ancora non aveva visto nulla.
«Il punto ora
è: che faremo
noi per continuare la loro opera?» fece infine Michael.
«Io qualche idea
ce
l'avrei...» dissero Rent e Jack, scambiandosi un'occhiata.
«Nulla per cui
farsi
espellere.» li ammonì Walter.
«Ora Filch
può usare la
frusta a quel che mi è sembrato di capire.»
ricordò loro Georgia, «Quindi
evitate di farvi beccare. È stupido ma mi vengono in mente
solo le caccobombe
per ora.»
«Dici che
dovremmo unire le
forze magari coi Gryffindor o i Ravenclaw e disseminarne la
scuola?» tentò
Wayne, interessato.
Tutti li guardarono
increduli.
«Che
c'è? Solo perché siamo
noi non significa che non vogliamo creare problemi alla Umbridge! La
odio anche
io!» esclamò Georgia.
«Inizio a
preoccuparmi
dell'influenza che hanno Fred e George su di voi.»
osservò Michael, che stava
pensando a come fosse possibile che lui invece non l'avesse mai portata
sulla
cattiva strada.
«A me lasciate la
Parkinson.»
decretò Megan in tono che non ammetteva repliche.
«Giusto! Noi
potremmo
occuparci degli Inquisitori o come diavolo si chiamano!»
convenne
entusiasticamente Justin, che evidentemente aveva saputo di Abigail ed
Helen, e
la prima era nella squadra Slytherin.
Helen invece si era
irrigidita e non aveva aperto bocca.
«Parlerò
con Boot, possiamo
dividerci i compiti. È affidabile, tranquilli, anche lui era
nel nostro
gruppo.» disse invece Susan.
«Ci parlo
io.» decise Sally-Anne,
«Ci esco assieme.»
«Sarà
divertente.» commentò
Megan.
«Tu non
dimenticarti che devi
studiare, non voglio certo aver perso tempo con te.»
replicò Wayne e lei lo
fulminò con un'occhiataccia.
«Pensa per
te.»
«Ottimo
lavoro.» disse la
McGonagall, nonostante la trasfigurazione della tazza non fosse
riuscita
perfettamente, «Si vede che ti stai impegnando.»
Megan la guardò
scettica.
«Continua a
studiare col
signor Hopkins.»
«Lo
farò.» disse, pensando
che stava facendo il possibile perlomeno nelle materie più
importanti, ovvero
Trasfigurazione, Incantesimi e, con l'aiuto di Susan e Hannah, Difesa.
Pozioni
andava già bene come al solito, mentre in Divinazione e
Storia della Magia non
tentava neppure ed Erbologia restava da fare nel tempo perso. Come
risultato
erano tornate le occhiaie, ma perlomeno non piangeva più
anche senza le
pozioni. E svegliarsi prestissimo per colpa degli incubi che non
l'avevano
lasciata le permetteva di esercitarsi anche prima delle lezioni.
«Però
non trascurarti
troppo.» aggiunse abbassando la voce, «Fa quel che
puoi.»
«Non posso
credere che lei mi stia dicendo
questo.» sussurrò
Megan, abbozzando un sorriso. Le labbra della McGonagall si piegarono
verso
l'alto e la donna procedette per i banchi, «Signorina Perks,
ottimo lavoro. Oh,
signorina Runcorn, la bacchetta la deve muovere con meno
energia!»
«Dov'è
Quill?» domandò a
Stephen accanto a lei, che si strinse nelle spalle.
«È
scivolato in una
pozzanghera ed è in infermeria, ora.»
«Ah, lo vai a
trovare dopo?»
domandò giusto per stuzzicarlo. Stephen la guardò
con raccapriccio.
«In infermeria?
Tanto vale
che mi tagli un braccio e me ne vada al san Mungo a farmi
infettare!»
«Per Justin c'eri
andato,
quando era stato pietrificato.»
«Justin era
pietrificato e
anche i germi su di lui lo erano.» replicò
Stephen, «E Quill starà bene a
breve, non vedo perché rischiare la mia vita senza un motivo
serio.»
Gli occhi del ragazzo poi
si
persero sul banco.
«Che ti
prende?» domandò lei,
brusca.
«Niente.»
Stephen pensava a Quill, e
al
modo in cui stava diventando sempre più nervoso. Aveva
sempre avuto paura di
tutto, per carattere non era il tipo di persona che apprezzava
cambiamenti di
qualsiasi tipo ma ora si rifiutava persino di uscire dal castello ed
era quindi
un esagerazione.
Quando finì
l'ora ebbero una
sgradita sorpresa, dato che il corridoio era pieno di caccobombe.
«Adesso
vomito.» annunciò
Sally-Anne, schifata.
«I vostri
cavalieri sono
qui.» annunciò Michael, che aveva piazzato un
incantesimo Testabolla su Georgia
nel momento in cui era uscita dall'aula e si era bloccata con una mano
sul
naso, «Vi salviamo noi, donzelle.»
«Opera
tua?» domandò Ernie.
«No, Gryffindor.
Ho visto tua
sorella lanciarne, Georgie!»
«E ti
pareva...» borbottò
lei.
«Muovetevi con
quegli
incantesimi.» li richiamò Sally-Anne, pallida, e
Walter la salvò dallo
svenimento con un colpo di bacchetta.
«Oh.»
disse lei, e senza
accennare alcun ringraziamento procedette spedita.
«Prego!»
le urlò dietro lui.
«Piccole bestiole
che vanno
punite...» mugugnò Filch, squadrandoli con la
frusta in mano.
«Ehm...
sì. Andiamo.» disse
Justin, preoccupato.
«Noi andiamo a
Difesa.» disse
Michael, continuando a essere innaturalmente allegro.
«Che
succede?» domandò
Georgia sospettosa.
«Niente, tesoro.
Andate a
lezione.»
Michael, Walter, Jack e
Rent
si diressero con particolare allegria nell'aula dove la Umbridge li
aspettava.
C'erano altri studenti del settimo, tra cui Angelina Johnson, Lee
Jordan, Alicia Spinnet, e poi l'unico Ravenclaw del settimo, Mark
Bradley, e
infine gli Slytherin Warrington e Pucey. Mancava Montague, ancora in
infermeria. Gli ultimi due presenti comunque non facevano parte del
piano, ma
Michael non se ne curò, sedendosi in prima fila.
La Umbridge
ordinò a Walter
di chiudere la porta e lui ubbidì.
«Bene, aprite i
vostri
libri.» disse la professoressa, «Non ci
sarà bisogno di parlare.»
Dopo cinque minuti Michael
alzò una mano, tenendo l'altra davanti al naso. La Umbridge
pensò in un primo
momento di ignorarlo, ma dato che non chiedeva mai il permesso di
parlare fece
un cenno col capo.
«Mi sanguina il
naso.»
annunciò il ragazzo.
«Beh, aspetterai
comunque
fino alla fine della lezione, caro.» disse lei con voce dolce
e un lampo sadico
negli occhi. In quel momento Angelina cominciò a vomitare.
Subito dopo anche
Rent e Lee seguirono il suo esempio, mentre Alicia e Walter
svennero e
Bradley e Jack cominciarono a perdere sangue dal naso a loro volta.
La Umbridge
cominciò a
strillare come una banshee impazzita.
«FERMATEVI!
STEBBINS,
FERMALI! SO CHE CI SEI TU DIETRO QUESTO!»
«Io mi sto
dissanguando qui
se non lo avesse notato.»
«SMETTETELA
IMMEDIATAMENTE!
PUCEY, ANCHE TU?»
Pucey non aveva preso le
merendine dei Weasley ma a vedere le compagne vomitare aveva finito con
l'unirsi a loro, nauseato. Warrington si alzò e
allontanò da lui.
«Possiamo uscire
professoressa?» domandò Jack.
«NON VOGLIO
MORIRE! CI FACCIA
USCIRE!» urlò Bradley estremamente drammatico e
Michael cominciò a ridere.
«FUORI ALLORA,
FUORI! MA
SIETE TUTTI IN PUNIZIONE!»
«Qualcuno mi
aiuta a portar
via gli svenuti?» domandò Michael, ormai
completamente imbrattato di sangue.
«Andiamo a
chiamare aiuto in
corridoio.» propose Bradley, tornato calmissimo. Un attimo
dopo stava già
correndo alla porta, strillando come un forsennato: «ABBIAMO
PRESO LA
UMBRIDGITE, SCAPPATE!»
Michael fu bloccato per un
polso dalla professoressa, che era livida.
«Come vi siete
procurati
tutto questo?» sibilò.
«Sono allergico a
lei.»
rispose Michael, strattonando via la mano, «E non mi tocchi!
Vuole farmi
sanguinare anche le orecchie?»
Qualche giorno dopo,
sentita
la nuova prodezza da parte di quelli del settimo anno, moltissimi
studenti
mandarono i loro gufi a Fred e George per ricevere altre merendine. Per
fortuna
i Gryffindor ne avevano conservato una buona scorta e anche Lee Jordan
stava
facendo affari.
Megan si tolse l'enorme
soddisfazione di affatturare Pansy Parkinson come si era ripromessa di
fare, e
le fece spuntare le corna. Wayne la incontrò che strillava
correndo per il
corridoio con le mani tra i capelli nel tentativo di nasconderle e
andò a
cercare a colpo sicuro Megan.
«Opera tua,
vero?» domandò
appena entrato in biblioteca, e Madama Pince lo zittì subito.
Megan ridacchiò,
mettendo a
posto il libro da cui aveva imparato l'incantesimo.
«Hai visto cos'ha
fatto
Peeves al terzo piano?»
Wayne annuì.
«Ha quasi
bruciato i capelli
di Rent ieri, lanciando torce. Vorrei che facesse casino senza cercare
di
uccidere la gente.» sussurrò, mentre si spostavano
in fondo alla sala.
«È
vero che hai fornito tu le
merendine che fanno svenire a tuo fratello e gli altri?»
Wayne annuì,
«Ho sempre
pensato che potessero essere utili.»
«Sempre pieno di
sorprese,
tu.» rise lei senza preoccuparsi di abbassare la voce.
«Che ne dici se
dai uno
sguardo a Storia della Magia? Tanto per non lasciare la parte scritta
in
bianco.»
«Storia della
Magia? Perché?»
domandò Megan storcendo il naso.
«Perché
se per qualche motivo
non ti riuscisse di giocare a Quidditch potrebbe servirti per trovare
lavoro al
Ministero. E per lavoro intendo qualcosa come spezzaincantesimi e altra
roba in
cui devi lottare e tutto quanto, non temere.»
«Mi ero scordata
che potrebbe
servire quello schifo. Ma non ci vorrà molto. Insomma, non
è così difficile da
ricordare se non è Binns a spiegarla addormentando la gente,
no?»
«Suppongo di
no.» la voce di
Wayne si era fatta scettica e Megan si sedette all'ultimo tavolo.
«La
verità è che ho iniziato
a darle uno sguardo per conto mio l'altra notte.»
proseguì lei.
«Ah
sì? Insonnia?»
«Purtroppo.»
sospirò lei,
«Gli incubi sono rimasti. Il pianto no, ma i sogni... L'altra
notte ho sognato
di essere Harry Potter e di dover sconfiggere Tu-Sai-Chi senza
bacchetta. In
compenso avevo una spada. Ma dico, ce lo vedi qualcuno che affronta
Tu-Sai-Chi
con una spada?»
Wayne sorrise, comprensivo,
«No. Le pozioni?»
«Non posso
prenderle tutta la
vita, tanto vale che mi abitui.» sbuffò,
«Che palle. Dopo cena comunque di
solito mi alleno in camera con Susan e le altre, ma non ho ancora
imparato a disarmare
decentemente. Tutta colpa di quel deficiente di Lockhart.»
«Non
ricordarmelo. Il club
dei duellanti è stato veramente un'idiozia. Fatto con lui,
almeno. Qualcosa mi
dice che se fosse stato opera di Snape ora sapremmo duellare con
incantesimi
non verbali.»
«Mh.»
Megan annuì, «Il
professor Snape è un grande. Non è di molte
parole ma perlomeno non si mette in
ridicolo.»
«Ti ricordi
perché gli
stregoni Liechtenstein non fanno parte della Confederazione
Internazionale dei
Maghi?» le chiese all'improvviso Wayne dopo aver aperto un
libro di Storia
della Magia.
Megan chiuse gli occhi e
cercò di ricordare cosa aveva letto la sera prima.
«Non era
perché c'era quel
tipo che non voleva cacciare i troll?»
«Ora dillo in
lingua inglese
corretta, magari. E dà un nome al tipo.»
Megan aprì gli
occhi e lo
guardò scettica.
«Sì.»
disse Wayne, «È una
richiesta stupida da parte mia, considerato che si parla di te.
Comunque è
Bonaccord. Pierre Bonaccord. E quei maghi invece avevano problemi con
dei troll
violenti.»
«Beh,
è già qualcosa che me
lo ricordi, visto che non ho una memoria oscena come la tua.»
«L'anno scorso mi
era
capitata una domanda sui controincantesimi a Incantesimi. Te li ricordi
tutti?»
«Sissignore.»
«E come sei messa
in
Astronomia?»
«Visto e
considerato che
Georgia ha brutte crisi di nervi a riguardo, male. Se la si nomina lei
impazzisce.»
«Impazzisce anche
con Pozioni
ora, ho notato.»
«Vorrei aiutarla
ma non me lo
permette. E comunque studio ventiquattrore su ventiquattro anche
io.» disse
Megan, incrociando le braccia sul tavolo e poggiandoci sopra la testa,
«Michael
era bravissimo in Astronomia, con tutta quella storia dei nomi delle
stelle e
blabla, perché non l'aiuta lui?»
«Nel caso tu non
l'abbia
notato quei due sono ancora strani.» replicò Wayne.
«Non me n'ero
accorta.» mormorò
Megan, chiudendo gli occhi.
Wayne, prevedendo che si
sarebbe addormentata, diede un'occhiata al libro di Incantesimi che
teneva in
borsa. Per quanto riguardava quelli del sesto anno non sapeva nulla, e
il tempo
che avrebbe dovuto dedicare a cercare di riparare quell'anno in cui non
aveva
combinato niente lo stava passando aiutando Megan e ogni tanto gli
altri,
perciò...
«Wayne.»
mormorò la ragazza.
«Mh?»
«Va bene come mi
sto
comportando secondo te? Sono normale?»
Wayne mise giù
il libro,
prendendosi qualche secondo per pensare.
«Tu sei spontanea
o ti stai
ancora sforzando?» domandò infine.
«Credo
spontanea.» rispose
lei, «Voglio dire... è raro che mi debba sforzare,
ormai. Non che io stia
sempre ridendo o felice, appunto, ma ogni tanto mi viene un po' di
più. Ormai
ho capito, sai. Che è morto. È orrendo,
però non tornerà, quindi...»
«Rifiuto, rabbia,
depressione, patteggiamento, accettazione.»
«Cosa?»
«Niente. Lascia
stare.»
tagliò corto lui, poggiandole una mano sulla testa. Megan
aveva messo su il
broncio ed era adorabile. «Credo che tu sia normale allora.
Almeno
relativamente, visto che non sei mai stata normale.»
«Neanche tu lo
sei.» ribatté
scocciata, guardandolo da sotto le folte ciglia scure, con gli occhi
grigi
asciutti nonostante parlasse di Cedric, «E neanche tuo
fratello. Stamattina ha
sbattuto la faccia contro il tavolo un paio di volte e poi ha maledetto
Pozioni, Snape, e credo stesse per piangere.»
«Sinceramente
fatico a
trovare una persona normale tra noi, a parte Georgia. Rent e Jack si
completano
frasi e pensieri a vicenda, Sally-Anne è quella che
è, per Michael non ci sono
parole, Walter è l'unico fratello maggiore che senza motivo
adora il minore,
Stephen è ossessivo, Quill sviene per qualsiasi idiozia e
quelli che sembravano
normali facevano parte di un gruppo di ribelli che si esercitava in
Difesa.»
elencò con voce piatta, «Anche se a te e Michael
non vi batte nessuno.»
«Tu hai strappato
un discorso
serio ad Amelia.» replicò lei, inarcando le
sopracciglia.
«Ecco, di questo
avrò di che
vantarmi sempre.» commentò Wayne, con un mezzo
sorriso, «Ora andiamo a chiedere
alla Sprout se ci lascia entrare nella serra per esercitarci un po', va
bene?»
Megan lo trattenne per la
cravatta, sempre imbronciata.
«Meg?»
«Possiamo
baciarci ancora?»
Wayne esitò un
momento, poi
si strinse nelle spalle.
«Okay.»
«MALEDETTO IL
GIORNO IN CUI
HO SCELTO QUESTA SCHIFOSISSIMA MATERIA!» ululò
Georgia, scagliando il libro di
Antiche Rune contro il muro, «È da
pazzi!»
«Concordo.»
disse Walter, che
stava stracciando una pergamena con appunti di Pozioni, «Ho
deciso che andrò a
lavorare in qualche negozio a Diagon Alley.»
«Vengo anche io.
Se vuoi ti
dico “vengo anche io” in runico.»
«No,
grazie.» rise lui.
«Georgie,
perché urli?»
domandò Michael, sbucato dai dormitori con aria confusa.
«ANTICHE
RUNE!»
«Ah.»
«Dov'è
Megan? Dobbiamo fare
un ultimo allenamento prima della partita!»
esclamò Jack, comparso già con la
tuta da Quidditch e l'aria di avere molta fretta, «Non
possiamo perdere!
Dobbiamo far perdere Slytherin a tutti i costi!»
«Biblioteca.»
rispose
Georgia, che si era abbandonata sul pavimento.
«Biblioteca! Che
diavolo ci
fa in biblioteca?» sbottò lui.
«Studia?»
suggerì la strega.
«LA PARTITA
È PIU'
IMPORTANTE!»
«Niente
è più importante
dello studio.» sibilò Hannah, furiosa,
«Vuoi finire a fare il mendicante a
Nocturn Alley? È questo che vuoi?»
Justin, che era impegnato a
parlare con Helen alle poltrone, si scusò e poi
andò a recuperare Hannah prima
che si scagliasse contro Jack, che cominciava a essere spaventato da
lei.
«Cosa ti ho
detto?»
«Di andare da
Ernie quando
ricomincio a voler uccidere le persone.» recitò
Hannah, «Ma Justin! Mi stava
provocando!»
Jack fuggì dalla
sala comune,
probabilmente diretto in biblioteca a recuperare la sua battitrice.
Inutile dire che, dopo aver
vinto la partita, furono acclamati come eroi, Megan per aver quasi
rotto la
testa a Warrington e Jack per aver afferrato il boccino all'ultimo
secondo.
Festeggiarono in sala
comune
tutti assieme e Michael cominciò a chiacchierare del
più e del meno con tutti,
così anche le ragazze che ancora si erano tenute a distanza
da lui per paura di
venire scacciate tornarono a cicalargli attorno, rese ancora
più agguerrite
dall'aria malinconica che assumeva di tanto in tanto.
Georgia bevve un sorso di
burrobirra e lo osservò dall'entrata dei dormitori
femminili, pronta a tornare
dentro.
«Non ti unisci ai
festeggiamenti?» domandò un ragazzo, avvicinandosi
a lei.
«Ho
già dato e sono
esausta...»
«Ah, hai i
G.U.F.O.
quest'anno, vero?»
«Sì.
Tu sei...?»
Il ragazzo sorrise,
porgendole le mano: «Scusa, hai ragione. Sono Dorian Varley.
Ma chiamami pure
Dorian. Tu sei Georgia, l'amica di Wayne, vero?»
Lei lo guardò
con attenzione
mentre gli stringeva la mano: «Ah, è vero! Tu sei
in stanza con lui!»
«Già,
ancora per un mese.»
disse lui, sospirando, «È un tipo
simpatico.»
«In che senso
ancora per un
mese?» domandò confusa.
«Beh, Wayne
verrà bocciato di
sicuro, no?»
Georgia sgranò
gli occhi.
«Scusami?»
«Non ha combinato
nulla per
tutto l'anno e non sta ripassando neppure ora... Mi sembra il
minimo.» proseguì
lui, stupito, «Non te ne sei accorta? Neanche frequentava
tutte le lezioni!»
«Quell'idiota.»
sibilò la
ragazza, «Non ha detto nulla.»
«Quando gli ho
chiesto
spiegazioni ha detto che gli andava bene così. Suppongo sia
per quella Megan,
per passarci più tempo assieme.»
commentò, guardando la ragazza che in quel
momento battibeccava col compagno di stanza e sorridendo, «Ne
vale la pena,
dopotutto non ci può fare nulla se lo condiziona tanto. Deve
solo cercare di
farla più contenta che può e starà
bene anche lei.» Georgia lo guardava
sconcertata, «Scusami, a volte parlo a ruota libera e mi
aspetto anche che le
persone mi seguano!» rise.
«No, beh, penso
di aver
capito cosa volevi dire...» borbottò lei, a cui
era passata la voglia di
sgridare l'amico.
«Ma stanno
insieme o no? Ce
lo chiediamo tutti...»
«Chi, Wayne e
Megan? Direi
proprio di no! Non è che solo perché due sono
sempre assieme devono anche stare
assieme in quel senso!» disse lei di fretta e Dorian la
guardò divertito.
«Calma,
calma...»
«Scusa.
È che sono abituata a
sentirmi chiedere se sto insieme al mio migliore amico...»
«Chi
è?»
Georgia indicò
Michael,
circondato dalle ragazze che gli stavano raccontando di come l'amica di
Cho
Chang avesse il viso coperto di pustole che formavano la parola
“Spia”.
«Stebbins? Vista
la sua
fama... beh, la fama che aveva, la gente non
può fare a meno di pensare
male. Ma visto che non state assieme, meglio per me. Ti posso portare
qualcos'altro da bere o da mangiare?» chiese con un gran
sorriso. Lei, che non
era sicura di aver capito del tutto quel “meglio per
me”, spostò una ciocca di
capelli dietro l'orecchio e sorrise a sua volta.
«Magari un'altra
burrobirra.»
Michael si voltò
in quel
momento e aggrottò la fronte, perplesso.
«Scusate,
signorine...
Walter!»
L'amico, occupato a
lanciare
noccioline che Rent cercava di afferrare al volo con la bocca, si
voltò.
«Che ti
serve?»
«Chi è
il tipo che sta
parlando con Georgia?»
«È uno
in camera con Wayne,
non ricordo il nome... Perché?»
«Perché
non lo conosco.»
rispose lui, vago, «Era solo una domanda.» aggiunse
seccamente, prima di andare
verso Wayne.
«E ho pensato: se
riesco a
beccare la testa di quel cretino col bolide ci siamo liberati
del...» Megan,
che stava evidentemente parlando della partita, o almeno
così lui sperava, si
interruppe vedendolo arrivare.
«Michael.»
«Ciao.»
lo salutò anche
Wayne.
«Ciao. Posso
scambiare due
parole con te, Wayne?»
«Mi tolgo dai
piedi.» si
congedò Megan.
«Che
succede?» domandò Wayne,
trasfigurando come al solito il suo bicchiere di burrobirra in uno di
succo di
zucca.
«Chi è
quel ragazzo che sta
portando da bere a Georgia? Quello coi capelli rossicci.»
«Dorian
Varley.» Wayne
assottigliò gli occhi, «E spero per lui non stia
parlando di me.»
«La vicinanza di
Megan ti fa
male.» ghignò Michael, per poi farsi serio,
«Ma cosa vuole da lei?»
«Vorrà
conoscerla.» rispose
lui con un'alzata di spalle, «Non è come quello
Slytherin con cui lei usciva
l'anno scorso, è un bravo ragazzo, non ti
preoccupare.» aggiunse.
Michael fece una smorfia.
«Perfetto.»
commentò, facendo
per andarsene. Poi tornò indietro. «Ehi,
senti...» cominciò a disagio.
Adesso aveva la sua
più
completa attenzione.
«Sì?»
«Posso sapere
perché te la
sei presa tanto per quella storia di me e Georgia? Nel senso... siete
solo
amici, vero?»
Wayne valutò per
un secondo
se fosse il caso di rispondergli di no per vederne
la reazione, poi
pensò che davvero Megan lo aveva contagiato e
annuì.
«Sì,
assolutamente solo
amici. Proprio per questo l'ho presa male. Non sopportavo l'idea che tu
l'avessi
usata.»
«Non l'ho usata!
La cosa è
andata in modo del tutto diverso da come immagini!»
protestò lui indignato.
«Ora lo so, io e
Georgia ne
abbiamo parlato.» replicò Wayne con calma,
«Non nei dettagli chiaramente, ma mi
ha spiegato la situazione.»
«Ah, ecco.
Sì. Esattamente
cosa ti ha detto?»
Wayne inarcò le
sopracciglia
con scetticismo: «Ora, non ti aspetterai davvero che te lo
venga a ridire?»
«No.»
sbuffò lui, «Era solo
che volevo fossi sicuro che non l'ho usata neanche un po'.»
«Ne sono
sicurissimo.» lo
tranquillizzò il ragazzo.
Michael esitò:
«Quindi... tu
e Georgie solo amici.»
«È
come una sorella per me.»
confermò, «E per la cronaca Dorian non mi sembra
il suo tipo in nessun senso.»
«Okay.»
disse Michael,
cercando di non mostrare quanto fosse compiaciuto e fallendo.
Wayne pensò che
il tipo di
Georgia aveva capelli scuri spettinati, era alto, magro, ed era un
imbecille.
«Michael.»
«Sì?»
domandò lui, allegro.
«La prossima
domanda che devi
fare a te stesso è: “perché
è importante che Wayne non sia innamorato di
Georgia, per me?”»
Yep. Pubblico oggi
perché
domani passerò tutto il giorno
all’università, purtroppo ._.
|
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Capitolo 16 *** L'ultima partita di Quidditch e gli esami. ***
Capitolo LUNGO, lo so. Avviso fin da ora che dovrò
diminuire la frequenza di pubblicazione per non lasciarvi
all’asciutto troppo a
lungo, visto che sto ancora scrivendo del novembre del sesto anno (e
sono
comunque a pagine 90 e qualcosa).
L'ultima
partita di Quidditch e gli esami.
Quando entrò in casa fu accolta dall'invitante profumo di
arrosto che le fece salire l'acquolina in bocca. Sorrise poggiando la
busta
della spesa sul tavolo, e si passò una mano tra i capelli.
«Sono tornata!» avvisò, e
sentì subito il tramestio che
annunciava la discesa di suo marito dalle scale. Lui arrivò
sorridendo e si
scambiarono il solito bacio veloce.
«Ho parlato con la signora Hopkins al cellulare, ti
saluta.»
«Potrebbe anche farsi viva quella lì.»
commentò lei, «Tutto
bene di sopra?»
«Perfetto, la culla è praticamente pronta. E senza
magia.»
si vantò lui.
«Voi uomini e le vostre scommesse... Spero solo che non
salti per aria.»
Lui rise e le sfiorò il pancione.
«Nulla di pericoloso per la nostra bambina... Mi sento
ferito!» e rise di nuovo, «Dovresti fidarti di
più di me, Georgie.»
Georgia si svegliò balzando a sedere e portandosi una mano
alle labbra.
«Oh, santissima Helga!» sussurrò
atterrita.
Nel letto vicino al suo Megan si stava agitando come al
solito.
«Scappa... Cedric...»
Georgia si precipitò da lei e cominciò a
scuoterla.
«Meg, Meg! Sveglia!»
«Oh! Ehi... Urlavo di nuovo?» domandò
assonnata.
«Non ancora, ma mi sono svegliata dopo un sogno
assurdo...»
mormorò Georgia, «Te lo posso
raccontare?» la supplicò.
«Sali sul letto e dimmi, ma che sia una cosa
veloce.»
ringhiò l'altra.
«Non qui... Non deve sentirci nessuno...»
«È roba così scabrosa?»
domandò Megan infastidita; Giorgia
non rispose e questo la incuriosì, «Lo
è davvero?»
«Preferirei che nessuno sapesse.»
«Sala comune, dai.» borbottò lei allora,
alzandosi e
rischiando di inciampare nelle lenzuola. Era però piuttosto
soddisfatta
all'idea che avesse chiamato lei e non Sally-Anne.
Quando scesero di sotto, ed erano le due di notte in punto,
trovarono Wayne che leggeva.
«Ehi, Wayne. Vattene. Dobbiamo parlare di cose da
donne.»
Wayne rivolse loro un'occhiata annoiata e poi si strinse
nelle spalle.
«Buonanotte.» le salutò.
«Wow.» commentò Georgia, «Ti
obbedisce anche lui allora, la
notte...»
«Bella vestaglia.» commentò Wayne
allontanandosi, «Sobria.»
«Vaffanculo.» rispose Megan, che indossava una
sottoveste
rossa fiammante, «Allora, poche chiacchiere.»
«Okay, okay... Nel sogno stavo facendo la spesa per me e mio
marito.» cominciò Georgia.
«E chi caspita è tuo marito?»
«E quando sono rientrata a casa era tutto molto comune, sai,
le azioni che si fanno ogni giorno... Ho detto “sono a
casa” e allora dalle
scale di casa è arrivato...»
«Chi è arrivato?» la incalzò
Megan.
«Michael.»
«Michael?» ripeté lei,
«Stebbins?»
«E chi altrimenti? E mi ha accolta con un bacetto e mi ha
detto che tu avevi telefonato. Cioè, sapevo che eri tu anche
se non ti ha
chiamata col tuo nome.»
«E come mi ha chiamata?»
Georgia esitò.
«Prometti che non ti arrabbierai?»
«No.»
«Signora Hopkins.»
Megan spalancò la bocca.
«Ma dico, sei scema?»
«Ed io ero incinta di una bambina di Michael e lui stava
sistemando la culla.» terminò Georgia tutto d'un
fiato.
«Oddio, un incubo!» esclamò Megan,
«Non sei scema, sei pazza!»
«Secondo te cosa significa?» la
interrogò l'altra
ansiosamente, «È perché sono andata a
letto con lui che ora mi aspetto di
sposarmelo? Sono una specie di donna dell'ottocento? Non so separare il
sesso
tra amici da quello che porta al matrimonio?»
«Rettifico: sei proprio scema a chiedere a una come me certe
cose. Comunque magari era solo un sogno, sai?»
Georgia si illuminò: «Tu credi? Non sto per
cominciare a
sperare di avere l'anello al dito?»
«Ti spaventa tanto?» domandò Megan,
incerta.
«Certo! Michael non vorrebbe mai, sarebbe solo una
sofferenza per entrambi se mi illudessi!» inorridì
lei.
«Oh. Quindi non è che non vuoi pensare di sposarti
con lui
perché a te non piace l'idea, ma perché a lui non
piacerebbe.»
«No, non ho detto...» Georgia tacque.
«E il sogno era così fuori dai tuoi programmi
futuri che
appena l'hai fatto hai avuto bisogno di farti consolare da
me.» proseguì Megan,
poco convinta, «Mi sa tanto che sei una damina
dell'ottocento, cara. Mio marito
era Wayne o Walter? Dimmi non Walter, Walter è...
grosso.»
«Cosa? Oh, no, no, era Wayne... colpa di certi discorsi con
un amico, sai... Lascia stare, quella era tutta suggestione... Ma forse
era
suggestione anche il sogno di me sposata con Mike!»
«Sì, certo, ignora le mie rare parole sagge... Ti
spiace se
torniamo a letto? Devo finire di sognare l'assassinio di mia madre in
modo da
essere pronta per svegliarmi e vedere la finale di Quidditch
domattina.»
Georgia batté le palpebre.
«Oh... certo. Sai, la tua vita è
contorta.»
«Weasley è il nostro re, Weasley è il
nostro re, non ha
lasciato la pluffa entrare...» stava canticchiando Charlotte.
«Sbaglio o era diversa la canzone?»
domandò Megan, «Ciao.»
«Oh, ciao! Sì, era diversa, ma Fred e George prima
di
andarsene hanno cambiato le parole apposta per la finale.
Così forse Ron
Weasley giocherà meglio.» spiegò,
arrossendo poi alla vista di Jack.
«Ciao, folletta! Insegnacela!»
«Dorian! Unisciti a noi!» lo salutò
Georgia, superando di
gran carriera Michael senza guardarlo. Il ragazzo la guardò
allontanarsi con
aria preoccupata e Walter sghignazzò.
«Quanto mi mancherà tutto questo l'anno
prossimo...»
«Ci pensate che questa è l'ultima partita di
Quidditch che
vediamo a Hogwarts?» fece Jack, «Potrei sentirmi
male.»
«Magari ti prenderanno in qualche squadra dopo.» lo
incoraggiò
Hannah.
«No, faccio pena!» rise lui, «Penso che
lavorerò al
Ministero. Anche se mi piacerebbe fare l'insegnante un
giorno.» le confidò
abbassando la voce, «Sono stato sempre incredibilmente
affascinato da
babbanologia...»
«Ti ci vedrei!» esclamò lei entusiasta,
«Oh, scusa,
Neville.»
«Figurati.» disse lui, massaggiandosi per un
momento la
spalla che lei gli aveva urtato, «Chi tifate?»
«Gryffindor, ovviamente.» sorrise lei.
«Sì, la sorellina di George non ce lo perdonerebbe
mai
altrimenti.» disse Susan, indicandola. Charlotte aveva anche
lo stemma
Gryffindor dipinto su una guancia e Neville ridacchiò.
«Una tipetta pericolosa.»
«Chi?» domandò bruscamente Megan e lui
impallidì.
«N-nessuno.»
«Non morde più.» mormorò
Hannah a un suo orecchio, «Vuoi
unirti a noi?»
«Perché no.» accettò lui, un
po' rincuorato.
«Ehi, Megan.» la chiamò Wayne,
«C'è Helen di là.»
«Dove dove?» chiese subito Justin.
«Affianco a Lance.»
Justin si adombrò, «Ah, certo. Ehi, Ernie, andiamo
a sederci
su.»
Tutti si voltarono a guardarlo ma incontrarono soltanto la
faccia rassegnatissima di Ernie che li salutava.
«Interessante.» commentò Sally-Anne,
«Ehi, stupido
francese.»
E tutti si girarono a guardare lei con aria preoccupata
mentre Sheldon assottigliava lo sguardo.
«Che scè, prinscipessa
dolle arpie?»
«Chiamaci Helen. Dille di mollare il piccoletto carino. Oh,
ciao Geoffrey.»
«Ciao Sally-Anne.» la salutò lui mentre
Rowan sghignazzava e
poi notava Michael.
«MAESTRO!»
«Rowan!» sorrise subito lui, «Cosa ti
avevo detto?»
«Lo so, ti devo chiamare Michael. Ma è sempre
divertente
urlarlo.»
«Allora va bene, fa pure.»
«Michael?» ripeté
Stephen.
«Oh, sì, insomma, se dobbiamo essere amici
dobbiamo esserlo
alla pari, dopotutto.» spiegò lui.
«Il nostro Mikey è cresciuto, Walter!»
esclamò Rent, dandogli
uno spintone mentre passava. Walter rise, alzando la lattina di
burrobirra
presa dalle cucine come per brindare.
«Rent, ti prendo a pugni.» minacciò lui.
«Che succede?» chiese Helen e Megan la prese
sottobraccio.
«Tu guardi la partita con noi.» decretò.
«O-Okay.» balbettò lei, ormai ostaggio.
«Steph, secondo te chi vincerà la
coppa?» chiese Quill,
guardando le squadre entrare e prendendo posto accanto a lui,
«Gryffindor con
Weasley come portiere non ha molte speranze, però non me la
sento di scommettere
contro.»
«Stanno ancora facendo scommesse a un minuto dalla partita?
Comunque tu punta su Gryffindor. In un modo o nell'altro se la cavano
sempre.»
«D'accordo... Ehi, Hannah, puoi dire a quel tipo dietro di
te che io punto sui Gryffindor?»
Hannah annuì e Neville li osservò incuriosito.
Poi sorrise a
Quill avendone incontrato lo sguardo e Quill ricambiò con
vaga inquietudine,
sapendo che era amico di Harry Potter.
«Jordan non sembra pronto a fare commenti divertenti come al
solito.» osservò Megan.
Michael annuì.
«Era molto depresso nell'ultimo mese e mezzo, da quando Fred
e George se ne sono andati.»
«E ci credo...» commentò Georgia,
«Erano dei miti ed erano
sempre assieme. Mi manca soprattutto George.»
«Li conoscevi?» domandò Dorian stupito.
«Oh, pochissimo. Più che altro io e George siamo
quasi
omonimi, quindi...»
«E sono partiti!»
«È
iniziata!» strillò Megan,
aggrappandosi a un braccio di Wayne, «FORZA
ROSSO-ORO!»
«E Davies prende la Pluffa
immediatamente, Davies il capitano dei Ravenclaw con la pluffa scansa
Johnson,
scansa Bell, scansa Spinnet anche … sta andando forte per il
gol, sta per
tirare e – ED È PUNTO!»
«NO!» urlarono tutti;
così
cominciarono i cori degli Slytherin.
«Ed ecco che Davies riprende
la pluffa, non è possibile! Angelina bloccalo!»
gridò Jordan.
«Jordan, sii
obbiettivo!»
sentirono gridare alla McGonagall.
«Ma non è possibile
se...
Ecco che Spinnet riesce a togliergli la pluffa ma- OH! Quel
maledet-cioè,
Bradley è comparso dal nulla... e-»
Tutti trattennero il fiato:
Bradley aveva mirato a sinistra ma era soltanto una finta,
scagliò la pluffa
contro la destra e Weasley, incredibilmente, riuscì a
prendere quel tiro quasi
impossibile.
«E WEASLEY PARA! GRANDIOSA
PARATA PERFETTA! Mi spiace Bradley, hai fatto male i conti col nostro
portiere
e... Ma anche la fila dei Gryffindor sta cantando adesso?»
E anche il gruppo di
Hufflepuff che aveva parlato con Charlotte cominciò a
cantare a gran voce:
«Weasley è il nostro re! Weasley è il
nostro re! Non ha lasciato la pluffa
entrare! Weasley è il nostro re! Weasley è il
nostro re! Può salvare tutto non
lascia un solo anello incustodito, per questo tutto Gryffindor canta:
WEASLEY È
IL NOSTRO RE!»
Naturalmente la fila
Hufflepuff aggiunse “E tutti gli Hufflepuff
cantano!” ma il risultato fu
comunque un ammutolire incredulo della fila Slytherin e una quasi
caduta da
parte di Ron Weasley dalla scopa, che poi fece il giro degli anelli
ringraziandoli con un gesto del braccio.
«Ma non distraiamoci
troppo!»
esclamò Jordan tornato entusiasta, «Ecco che la
Chang sembra aver individuato
qualcosa... no, invece! Ma c'è la nostra Spinnet che
è impossibile da
contrastare e sta volando dritta verso gli anelli avversari e- no, ecco che passa a Bell che viene
bloccata da un bolide ma no! Ecco che Davies riesce ad afferrare la
pluffa ma
BELL GLIELA PORTA VIA! CHE VELOCITÀ, GENTE! ECCO CHE JOHNSON
SEGNA!»
Tutti applaudirono
entusiasti.
«Ehi, stanotte che ne dite se
festeggiamo la vittoria Gryffindor tutte assieme?»
domandò Susan felicissima,
dato che anche lei aveva già scommesso.
«Helen, sei dei
nostri.»
decretò ovviamente Megan e la ragazza assentì.
«CHAMBERS SI AVVICINA AGLI
ANELLI... DAI RON! WEASLEY È IL NOSTRO RE!»
E Weasley parò anche il suo
tiro. Ormai il pubblico era in visibilio e quando il re Weasley non si
risparmiò
con le evoluzioni esplosero nuovamente i cori in suo onore.
«La Chang ha appena
recuperato la sua scopa e sembra abbia visto il boccino! Sì,
l'ha visto e ora
anche la nostra Weasley sta volando verso di lui e
vai Ginny! VAI GINNY! E GLIELO TOGLIE DA SOTTO IL NASO PRENDI
QUESTO CHANG ABBIAMO VINTO!» urlò tutto d'un fiato
Jordan.
La McGonagall stavolta non ci
pensò neppure a rimproverarlo, festeggiando come tutti.
Tutti i Gryffindor si
erano precipitati a festeggiare il loro portiere che aveva permesso una
vittoria schiacciante di duecento a dieci.
Anche gli Hufflepuff, soprattutto
quelli che avevano scommesso, li seguirono fino a fuori. A un certo
punto Ron
urtò l'architrave della porta del castello con la testa ma
nessuno vi badò e
Megan quasi morì dal ridere; poi anche loro ripresero a
cantare, per un momento
tutte le paure dimenticate.
«Propongo di rinviare il
pigiama party.» disse infine quella sera Sally-Anne,
«Almeno fino a dopo gli
esami.»
«Mi sembra il caso,
sì.»
convenne Hannah, sfogliando il libro così velocemente da non
leggere nulla di
ciò che c'era scritto, «NON RICORDO NULLA! SONO
STUPIDA!» gridò, buttandolo a
terra e scappando via dalla sala comune.
«Perfetto.»
commentò Georgia,
poggiando la fronte sul libro.
«Cosa fai?»
domandò Michael,
«Cerchi di imparare mandandoti l'inchiostro al
cervello?»
«Sto appassendo.»
rispose lei
con voce tetra.
«Ah, beh, certo.»
Quando i G.U.F.O. arrivarono
i ragazzi del quinto anno erano tutti fuori di sé senza
eccezione. Megan
avrebbe voluto aiutarsi con qualche pozione per la memoria e aveva
morso un
braccio di Wayne quando il ragazzo aveva cercato di toglierle la
boccetta di
mano, Hannah piangeva a intervalli regolari, Susan recitava a memoria
brani di
Trasfigurazione, Georgia aveva trasfigurato almeno un centinaio di
conigli che
ora gironzolavano per il parco di Hogwarts, Sally-Anne si faceva
interrogare da
Justin, così come Ernie si faceva da chiunque, Quill
continuava a ripetere che
avrebbe fatto l'apprendista Guardiacaccia per il resto della sua vita e
Stephen
giocherellava lanciando per aria qualsiasi oggetto - bacchette comprese
-
avesse sotto mano mentre ripeteva ciò che aveva appena
studiato. Wayne
continuava a non preoccuparsi dei suoi esami di fine sesto anno e
quindi
giocava a carte con Michael, mentre Walter litigava con Rent e Jack
eseguiva
incantesimi di ogni genere ossessivamente.
«Ernie studia otto ora al
giorno. Otto ore al giorno, ti rendi conto? E io mi sento male dopo
cinque!»
strillò a un certo punto Hannah, che si trovava nella serra
con Neville.
«L'ho sentito mentre lo
diceva a Ron e Harry.»
«E tu credi davvero che
Malfoy conosca gli esaminatori? Lo aiuteranno?»
domandò, scaricando con rabbia
del concime in un vaso.
«No, come ho detto loro, no.
Mia nonna ad esempio conosce la presidente della commissione,
Marchbanks, e
sono sicura che lei non conosca i Malfoy, non come fa intendere lui.
Malfoy
dice sempre un sacco di stupidaggini per vantarsi di essere migliore
degli
altri.» la rassicurò lui.
«È severa?»
«Quanto mia nonna.»
rispose
lui con un rantolo finale.
Hannah lo guardò con orrore,
dato che quell'anno si era trovata molto spesso a parlare con Neville e
aveva
sentito parlare della signora Longbottom.
«Senti, Neville, ma i tuoi
genitori...» azzardò a un certo punto.
«Mi passi la paletta?»
la
interruppe lui, impallidendo. Hannah se ne accorse e sentì
le lacrime agli
occhi.
«Oh, scusami tanto, è
ovvio
che non siano affari miei! L'avevo detto che sono stupida! Non
dovrebbero farmi
frequentare Hogwarts!» si lamentò, di nuovo in
crisi.
Neville la guardò
terrorizzato: «Ma che dici! N-non piangere!» si
guardò anche attorno, ma erano
rimasti soli a mettere a posto le ultime cose nella serra,
«Non c'è problema! È
solo che preferisco non parlarne!»
«D'accordo.»
mormorò lei,
«Scusa, ho crisi di pianto di continuo.»
«È normale, sei
nervosa.» la
tranquillizzò lui, sollevato dal vederla già
calma.
«Senti, se mai volessi
parlarne, con me potrai farlo, va bene? Io sono brava ad
ascoltare.»
Neville annuì, incerto.
«E lo so, sembro una
pazza.»
aggiunse lei ridacchiando e asciugandosi le lacrime. Neville
arrossì e mugugnò
qualcosa, «Come?»
«Dicevo che non mi sembri
pazza per niente...» borbottò e Hannah riprese a
ridacchiare.
«Allora sei pazzo tu.»
Neville scosse la testa,
«Sapessi...»
«Come?»
«Nulla. Ora puoi passarmi la
paletta?»
Il primo esame fu
Incantesimi, il lunedì mattina. Wayne augurò
buona fortuna a colazione e tutti
risposero con una serie di grugniti, compresi gli studenti che dovevano
affrontare i M.A.G.O.
«Poveretti...»
commentò
Michael, addentando il suo pane con marmellata.
«Sta zitto, la tua voce
è
fastidiosa.» ringhiò Megan, sfogliando il libro a
tavola.
Georgia leggeva muovendo
soltanto le labbra e aveva già fatto cadere due volte le
posate dato che
guardava il libro sulle sue gambe.
«Perché non mi ricordo
questo
incantesimo?» domandò Walter con voce disperata,
«Io mi odio. Odio questa
scuola schifosa. Vi odio tutti.»
«A voi tocca l'anno prossimo,
eh?» domandò Michael a Rowan e gli altri che lo
guardarono con palese
raccapriccio.
«Finito.» disse Megan,
chiudendo il libro, «Dai, andiamo.»
«Nell'atrio, giusto?»
pigolò
Quill, che aveva un colorito decisamente verdognolo,
«Morirò.»
«Non prima di me.»
commentò
Susan, tetra.
Alle nove tornarono in Sala
Grande e trovarono dei tabelloni in fondo alla sala e una serie di
banchi. Ci
fu qualche ultimo abbraccio di incoraggiamento e poi tutti corsero a
sedersi.
«Possiamo cominciare.»
disse
la McGonagall e fogli, penne magiche e bottigliette di inchiostro
raggiunsero
gli studenti.
Enunciare la formula e
descrivere il movimento necessario a far si che un oggetto voli.
Megan sorrise, ricordando la
volta in cui aveva fatto schiantare una boccetta di inchiostro tra i
capelli di
Michael con il wingardium leviosa, due anni prima.
Tutti i suoi amici la
ringraziarono mentalmente per questo.
Il numero esatto di giri di
bacchetta per produrre un baule locomotor e la sua esatta funzione.
Wayne sorrise tra sé e
sé,
ricordando la volta in cui Megan si era messa in testa di usarlo e
aveva dato
un violento colpo di valigia a Michael. Tutti gli altri la
ringraziarono di
nuovo mentalmente.
Con quale incantesimo
può
essere prodotto un singhiozzo continuo?
Georgia ricordò la volta in
cui Sally-Anne si era vendicata di Sheldon per un suo commento su un
suo
cappellino e cominciò a scrivere.
Una volta fuori ci furono
nuovi abbracci di gruppo e vari ringraziamenti.
«C'erano sei domande a cui
sapevo rispondere anche solo ricordando i guai che hai
combinato!» esclamò
Susan estasiata e Megan annuì sorridendo,
«È stato facile!»
«Stasera però
c'è la
pratica.» disse Ernie preoccupato.
«Andrà bene,
vedrai!»
Dopo pranzo poi si
prepararono alla prova pratica e Sally-Anne ebbe un mancamento e su sua
richiesta fu fatta entrare per prima per potersene andare velocemente a
riposare in camera. Fu Michael ad accompagnarla, dato che stava
saltando la
sua. Del loro gruppo, oltre Sally-Anne, Hannah, Susan e Stephen
entrarono per
primi, insieme a Terry Boot dei Ravenclaw.
Megan aveva poggiato la
fronte contro un muro e prendeva respiri profondi mentre Quill era
talmente
depresso che Georgia lo aveva abbracciato e lui era entrato col viso
bordeaux.
«Come è
andat-» cercò di
chiedere Wayne e Megan lo assalì saltandogli al collo.
«Ho fatto tutto perfetto! Amo
Incantesimi, lo amo! Tutto merito tuo!»
«Invece che cambiare colore
al topo l'ho trasfigurato in una zucca non so come.»
commentò Georgia, «Per il
resto bene.»
«Ho fracassato
l'uovo...»
mormorò Quill, «Dov'è
Stephen?»
«Qui.» disse l'altro,
sedendosi a cenare con lui, «Stavo ripassando
Trasfigurazione.»
«No.» gemette Megan,
perdendo
tutta l'allegria improvvisata, «Mi ero scordata di
Trasfigurazione...»
«Ho quasi trasfigurato
l'esaminatore in un cane, o meglio, i suoi vestiti.»
mormorò Walter, incredulo,
«Non penso passerò i M.A.G.O.»
«Passerai tutto.» lo
rassicurò Jack, riempendosi la bocca con un enorme pezzo di
carne.
Il giorno dopo Megan sentì di
essere andata bene nella pratica grazie a Wayne, mentre Quill e Hannah
cominciarono a dare segni di cedimento più evidenti, e nella
pratica
quest'ultima impazzì del tutto e riuscì a far
moltiplicare la sua iguana in decine
e decine di esse.
«Hannah, calma...»
cercò di
dirle Megan non riuscendo neppure a far sparire la propria.
«NON CE LA FACCIO!»
strillò
lei e gli esaminatori fecero per parlare quando con un botto tutti i
furetti
divennero fenicotteri.
«Uccelli dappertutto!»
sibilò
Stephen terrorizzato, sfrecciando via e quasi travolgendo Potter.
«Tutti fuori... Ragazzi,
uscite, facciamo una pausa...» li invitò il
professor Tofty.
Hannah scappò in lacrime e,
mentre Michael rideva, con Georgia che lo rimproverava per la mancanza
di tatto
cercando di non ridere a sua volta, Megan ordinò a Wayne di
prendere una
camomilla per lei e per Stephen che sembrava in procinto di avere un
attacco di
nervi.
Erbologia fu piuttosto
rilassante per tutti, la Sprout era un'ottima insegnante del resto, ma
i veri
problemi sorsero durante Difesa Contro le Arti Oscure. Susan, Hannah,
Ernie e
Justin avevano dato loro una mano in segreto negli ultimi due mesi,
cercando di
recuperare almeno parte del programma, tuttavia il molliccio da
affrontare fu
troppo per molti di loro.
Liberi per quel giorno dagli
esami quelli del settimo anno si affollarono alla porta per vedere gli
amici
più piccoli e Wayne, con loro, pregava mentalmente che
Megan, Stephen e Georgia
non si facessero prendere dal panico. Stavolta non erano stati chiamati
in
ordine alfabetico, perciò le due ragazze erano
già dentro.
«Expelliarmus!»
gridò
Georgia, disarmando quasi l'esaminatore.
«Molto bene, signorina
Runcorn, se vuole andare da quella parte ora...»
«Brava Georgie! Ehi, guardate
come la Umbridge fissa Potter...» sussurrò Michael.
«Oh, bravo!»
strillò in quel
momento il Professor Tofty, «Davvero molto bene! Penso che
possa bastare
Potter... solo... ho sentito dal mio caro amico Tiberius Ogden che
può produrre
un Patronus? Per dei punti in più...?»
Tutti si sporsero in avanti
quando lui sollevò la bacchetta, compresi gli altri
esaminatori, e anche Megan,
Georgia, Susan e Zabini si fermarono.
«Expecto Patronum!»
Dalla punta della sua
bacchetta comparve un vapore argenteo che si condensò in un
cervo; il Patronus
sfilò per la sala e il professore applaudì per
poi congedare Potter.
«Ottimo, signorina Jones, se
vuole avvicinarsi al molliccio ora...» la chiamò
un altro esaminatore e Megan
fu scossa da un tremito.
Cercò di pensare a quale
fosse la sua peggiore paura ma era indecisa tra Rookwood, Tu-Sai-Chi, i
suoi
amici morti e naturalmente api, vespe, calabroni e i Dissennatori come
Potter.
Tutti la fissarono con
attenzione e Georgia trattenne un'esclamazione di incoraggiamento.
Il molliccio ruotò su se
stesso e quando tornò immobile aveva l'aspetto di Rookwood
Junior. Tutti coloro
che poterono riconoscerlo trasalirono e Megan si
immobilizzò, terrorizzata.
Cercò di tenere a mente che quello non era reale ma i suoi
occhi continuarono a
seguire la traiettoria della sua bacchetta senza che lei potesse
muoversi,
totalmente paralizzata.
«MEGAN!»
strillò Susan, e
anche i ragazzi fuori dalla porta cominciarono a chiamarla.
«SILENZIO!» li mise a
tacere
la Umbridge.
«Ricorda come... si sconfigge
un molliccio?» il professor Tofty tentennò nel
chiederlo, tenendo d'occhio il
falso Mangiamorte e chiedendosi chi fosse la ragazzina.
«Riddi... kulus.»
sussurrò
lei, con in mente il bel sorriso gentile del professor Lupin che le
infuse un
po' di coraggio.
«Vuole provare?»
«Ri-riddikulus!
Riddikulus!»
Il falso Rookwood arretrò e
infine cambiò aspetto, tramutandosi in una figura ammantata
di nero con delle
mani scheletriche. Era così che lei aveva sempre immaginato
Tu-Sai-Chi.
«Riddikulus!
RIDDIKULUS!»
Un crack e comparve un'ape
gigantesca, poi un Dissennatore. Megan tentò di riprendere
fiato e scambiò
un'occhiata con Susan dopo averla cercata con lo sguardo.
«Oh, sì, posso
intervenire?»
domandò Susan. Megan sentì il profondo gelo
portato dal Dissennatore e la
sensazione di non poter essere mai più felice, con l'eco
della voce di sua
madre che urlava di dolore.
«Prego.» disse
l'esaminatore,
«Signorina Jones, per lei è sufficiente
così.»
«Expecto Patronus!»
Tutti si voltarono
esterrefatti e videro la nuvoletta di fumo argenteo che prendeva la
forma di un
animale peloso quasi solido e scacciava il finto Dissennatore.
«Anche lei sa fare l'Incanto
Patronus?» si stupì la professoressa Marchbanks,
seduta nella sala,
«Incredibile!»
«Oh, mi sono allenata molto
per questo esame.» spiegò lei facendo l'occhiolino
a Megan.
«Anche altri studenti ne sono
in grado?» domandò il professor Tofty e Megan ne
approfittò per sgusciare via.
«Credo proprio di sì,
signore.» rispose lei con un sorriso, incontrando lo sguardo
ora furioso della
Umbridge, «Durante le nostre sessioni di ripasso ho visto
parecchi Patronus,
anche se non solidi come quelli di Harry Potter.»
«Eccellente!»
squittì lui,
«Signorina Runcorn, signor Zabini, preparatevi ad affrontare
il molliccio!
Signorina Bones, è sufficiente così!»
Quando Susan gli passò
accanto, lui sussurrò: «E saluti sua zia Amelia
per me.»
«Certo, signore.»
sorrise
lei, voltandosi per un momento indietro e notando che i suoi amici
fuori
facevano la ola, compresi quelli più grandi con cui
teoricamente aveva poca
confidenza rispetto ai coetanei.
Appena fuori trovò Megan che
stava prendendo a calci il muro.
«Si può essere
più fifoni? Mi
sono paralizzata!»
«Oh, Meg, è
normale!» esclamò
lei, ma entrambe sobbalzarono all'urlo femminile che seguì e
si precipitarono
indietro per guardare dalla porta: Georgia era davanti al cadavere
dilaniato di
un uomo.
«Il fratello.»
mormorò Wayne,
nella porta all'altro lato della sala, «Lo
sapevo...»
Crack.
Michael era morto, con gli
occhi aperti e nessuna ferita visibile. Avada
kedavra, pensò Megan.
Crack, e Wayne era morto, così
Megan fu sicura di sapere che altra forma avrebbe potuto prendere il
suo
molliccio da quel momento in poi; crack, Megan
stessa morta, col sangue
che inondava il pavimento.
«Basta
così.» disse il
professore con voce gentile, mentre Georgia ormai singhiozzava. Zabini,
alle
sue spalle, la guardò con disprezzo. «Coraggio,
signorina Runcorn...»
«Faccio il giro e vado da
lei.» annunciò Michael, mentre Wayne, Walter e
Sally-Anne fissavano come
ipnotizzati il cadavere di Megan a terra, con le braccia stese come ali
spezzate sul pavimento e l'uniforme strappata su un fianco. Stephen
ebbe una
strana sensazione di deja-vu che cacciò immediatamente e
salutò la vera Megan
con una mano, che ricambiò con un brusco cenno del capo
mentre Susan accoglieva
Georgia tra le braccia per portarla via.
Ci fu un altro crack e
davanti a Zabini comparve la copia di se stesso. Aveva le braccia
lasciate
scoperte dalla divisa e nel suo avambraccio c'era un segno che gli
altri
studenti non riuscirono a vedere. Zabini, comunque,
impallidì come se si
trovasse anche lui un cadavere davanti, e i due esaminatori vicini
quasi
saltarono indietro.
«RIDDIKULUS!»
Il falso Blaise sfoggiava
un'improvvisa cresta rosa e un kilt che fece scoppiare a ridere gli
altri
studenti, e il molliccio si guardò attorno confuso,
«Riddikulus!» ripeté lui.
«Ottimo lavoro.» disse
il
professor Tofty con voce fioca, chiedendosi che genere di studenti
fossero a
Hogwarts quell'anno visti gli ultimi cinque, «Avanti
Goldstein, Abbott,
Cornfoot e Crabbe. Qualcuno di voi sa produrre l'incantesimo Patronus
per
caso?»
«Lo vedo sempre
morto...»
mormorò Georgia seduta sulle scale con la testa sulle gambe
di Hannah che le
accarezzava i capelli, «Tutti loro. Mike, Wayne, Megan...
Tutti... Tu cos'hai
visto?»
«Una enorme T.»
Georgia la guardò.
«Di Troll. Avevo fallito
tutti gli esami. Certo, il tuo molliccio era molto peggiore, e se non
avessi
avuto la visuale occupata da Walter e Rent quando cercavi di scacciarlo
penso
che ora avrei le tue stesse paure. Stephen sembrava sul punto di
crollare prima
ancora di cominciare.»
«Ehi, tutto bene qui?»
domandò Wayne, avvicinandosi con un bicchiere di succo di
zucca in mano, «Non
venite a cena? Michael sta impazzendo.»
«Adesso arrivo...»
mormorò
Georgia, «Mi prenderanno in giro secondo te?»
«Nessuno lo farebbe mai, lo
sai. A parte Megan.» si corresse, «Beh, non
più.»
«Va bene...»
sussurrò.
Arrivata a tavola tutti
l'accolsero con gentilezza e poi ripresero a parlare del weekend di
riposo e di
cosa avrebbero fatto nel frattempo.
«Posso farti una domanda sul
tuo molliccio?» chiese Megan quando tornarono in sala comune
e Georgia annuì,
«Perché proprio io ero quella ammazzata nel modo
peggiore?»
«Oh... non so... forse
perché
mi hai detto che a Divinazione la Trelawney ti associa al lupo, no?
Intenderà
il mistero, i segreti o quel che è, ma comunque sia penso di
aver collegato al
farti sbranare da un lupo.» spiegò a disagio.
«Grazie mille.»
borbottò lei,
«Proprio una morte indolore.»
«Io domani ho Cura delle
Creature Magiche, ci si vede.» li salutò Walter
sbadigliando.
«In bocca al lupo. Senza
offesa, Jones.»
«Summerby, mi sto spaccando
dal ridere. Tra poco però spacco te.»
«Pozioni.»
sospirò Megan con
affetto, arrivando in Sala Grande.
«Sarebbe divertente se Neville
facesse saltare un calderone e tutti gli altri esplodessero e l'esame
fosse
rimandato e...»
«Sogna, Justin.»
commentò
Susan.
«Io sono d'accordo con
lui.»
convenne tetramente Quill.
Ma Neville sembrava
rilassatissimo e Susan si accorse che a quella vista Hannah si era
calmata a
sua volta e, anzi, era divenuta più allegra.
Cura delle Creature Magiche
fu un disastro per Megan che non aveva studiato abbastanza, mentre
Stephen
diede il meglio di sé dato che gli Knarl che dovevano
riconoscere non erano tra
gli animali che gli facevano impressione. Quill e Georgia si bruciarono
coi
Granchi di Fuoco ma riuscirono a trovare i cibi corretti da dare agli
unicorni
malati, questione su cui Sally-Anne intavolò un'appassionata
discussione con
l'esaminatrice, che le consigliò di proseguire per quella
strada.
«Come ti è andato lo
scritto
di Astronomia?» chiese Wayne e Megan sorrise radiosamente.
«A meraviglia!»
«Georgie?»
azzardò Michael e
lei ringhiò qualcosa di molto meno soddisfatto.
«E dire che solitamente sei
così brava...» mormorò Susan,
«Dev'essere la tensione...»
«Beh, andiamo a prepararci,
tra poco c'è Divinazione.» disse Ernie,
«Pronti a predire enormi tragedie?»
«E lupi siano.»
borbottò
Megan.
«Per poco non era
contemporaneo ad Antiche Rune.» osservò Stephen,
contrariato, «Non ho potuto
continuare in alcune materie che volevo proprio perchè gli
orari si
accavallavano, questa scuola è organizzata male.»
«E tenti Antiche Rune con
l'intenzione di continuare l’anno prossimo senza aver neanche
seguito tutte le
lezioni?» domandò Georgia, scioccata.
«Sai che mi basta leggere una
volta per ricordare, quindi sì. Mi ci soffermerò
approfonditamente l'anno
prossimo e per ora mi accontenterò di un voto qualsiasi.
Tanto posso proseguire
a prescindere visto che non la sceglie mai nessuno e comunque ho
seguito due
lezioni sì e una no per fare anche Divinazione.»
Tutti lo guardarono con
profondo rispetto.
Alle undici di sera si
recarono alla torre di Astronomia, dopo che gli altri ragazzi li ebbero
salutati e avessero promesso di aspettarli alzati.
«Tra te e Michael tutto
è
tornato normale?» domandò Megan,
«Nonostante il sogno?»
«Non ce ne sono stati
più.»
rispose Georgia rilassata, «Quindi sì, tutto
normalissimo. Del resto siamo solo
amici.»
«Certo...»
«Credete davvero che dovrei
proseguire con Cura delle Creature Magiche?»
domandò Sally-Anne in quel
momento, «Perché io ho detto che vorrei lavorare
al Ministero giusto per far
stare zitta la professoressa, non avrò certo davvero bisogno
di lavorare in
futuro, però a pensarci bene non mi dispiacere difendere i
diritti degli
animali.»
«Sally, è una
bellissima
idea!» esclamò Hannah, «Quando ti
appassioni a qualcosa è difficile
contraddirti, Sheldon ne sa qualcosa, perciò dovresti
proprio tentare!»
«Male che vada hai comunque i
soldi.» convenne Georgia, più pratica.
«Sì, ma in futuro
potrei
finire con l'incontrare Hopkins spesso.» si
lamentò lei.
«Rischi del mestiere.»
commentò Susan, divertita.
La professoressa Marchbanks
spiegò loro cosa avrebbero dovuto trovare e segnare nella
carta astronomica e
insieme al professor Tofty cominciò a passare in rassegna di
ciò che facevano,
impedendo loro di continuare il discorso.
Georgia si era distratta un
momento, sollevata dal fatto che stesse riconoscendo Orione ricordando
le volte
in cui Michael gliene aveva parlato, e notò per un momento
un riflesso di luce
partire dal basso. Guardò per vedere se qualcuno dei suoi
amici era uscito in
cortile ma non vide nessuno, e poi le porte del castello si
spalancarono.
Georgia notò qualche figura muoversi per il giardino e diede
una gomitata a
Sally-Anne che stava accanto a lei. Megan si guardò attorno
e notò che Potter
stava fissando il basso invece che l'alto, e il professor Marchbarks
stava
avvicinandosi a lui. Justin dovette aver notato lo stesso
perché si schiarì la
gola con qualche colpo di tosse e Potter tornò a lavorare.
Ernie sobbalzò quando udirono
uno schiocco dal basso, e Hannah che era molto tesa per via dell'esame
in corso
quasi fece cadere il telescopio. Notando che non era successo nulla
tornarono
tutti a studiare finché un boato non spaventò
tutti. Proveniva dalla zona in
cui era la capanna di Hagrid.
«Provate a concentrarvi
adesso, ragazzi.» li richiamò Tofty.
«Ehm... Venti minuti allo scadere del
tempo.»
«No.»
sussurrò Hannah con
voce spezzata, affrettandosi a segnare la cartina.
E improvvisamente qualcosa
esplose.
«Ohi!»
esclamò Megan quando
si colpì la faccia col telescopio per lo spavento.
«Ahi...»
borbottò anche
Stephen. Quill era tanto pallido che era possibile notarlo anche al
buio.
«No!» urlò
la Granger e tutti
si affrettarono a vedere cosa stesse succedendo ignorando le proteste
scandalizzate degli esaminatori. C'era una battaglia, Hagrid stava
combattendo
contro qualcuno ed era uscito dalla sua capanna.
«SII RAGIONEVOLE,
HAGRID!»
«CHE TU SIA DANNATO! NON MI
PRENDERETE COSì, DAWLISH!»
Sally-Anne lanciò un
gridolino vedendo che il grosso cane di Hagrid veniva colpito per
difendere il
suo padrone e cadeva a terra. Hagrid cominciò a urlare
ancora più furioso e
scagliò via l'uomo che aveva ferito il cane. Quill si
coprì gli occhi con un
urlo strozzato ma poi guardò attraverso le dita e Susan si
aggrappò a Stephen,
che le poggiò un braccio intorno alle spalle senza farsi
notare dagli
insegnanti. Tutti però continuavano a fissare fuori e
qualcuno urlò:
«Guardate!»
«Credo ci sia la Umbridge
lì
in mezzo.» sussurrò Georgia, «Mi
è sembrata lei quando l'ho vista uscire dal
castello.»
«Come osate! Come
osate!»
«È la
McGonagall!» esclamò la
Granger. Megan si portò le mani al petto, sperando che non
facesse la fine del
cane.
«Lasciatelo! LASCIATELO, ho
detto! Per quale motivo lo state attaccando? Non ha fatto nulla, niente
da
giustificare questo!»
E poi quattro stupeficium
furono scagliati contro la donna. Le Gryffindor gridarono, Hannah si
portò una
mano alle labbra per impedirselo mentre Susan si nascondeva dietro
Stephen.
Megan barcollò, spaventata, e urtò Ernie, mentre
Sally-Anne prendeva una mano
di Georgia e la stringeva fino a farle male, mordendosi le labbra.
«Per mille Gargoyles!»
gridò
il professor Tofty, «Tutto questo è
oltraggioso!»
«CORDARDI! BRUTTI CODARDI!
COME AVETE OSATO!» urlò Hagrid e la Granger
gemette qualcosa.
«Non farti ammazzare.»
pregò
Megan.
«Sta prendendo il suo
cane...» sussurrò Sally-Anne vedendolo piegarsi e
metterselo in spalla.
«Si chiama Thor.»
mormorò
Justin, con la gola secca.
«Prendetelo, prendetelo!
Prendetelo!»
«È la voce della
Umbridge.»
ringhiò Georgia, «Lo avevo detto che era
lei...»
Hagrid riuscì a fuggire e ci
fu un minuto di silenzio in cui tutti continuarono a fissare il
giardino con la
bocca aperta, poi il professor Tofty disse un poco convinto:
«Rimangono cinque
minuti.» e tutti tornarono altrettanto incerti al loro esame.
Tutti alla fine corsero di
sotto ma nessuno andò a letto, si fermarono a parlare tra
loro. Ernie si unì al
trio di Potter mentre gli altri decisero di raggiungere la sala comune
e
raccontare tutto agli altri, se non avevano assistito. Hannah era di
nuovo in
lacrime.
Michael, Walter, suo
fratello, Rent e Jack, insieme ai ragazzi del quarto anno e ai compagni
di
stanza di Wayne avevano assistito dalle finestre del corridoio del
piano terra,
dopo che Helen, impensierita per l'esame di Justin e uscita per un
momento lì
per vedere se stava tornando indietro, era corsa dentro a chiamare
tutti per
avvisarli delle figure che passeggiavano per il giardino.
«Ragazzi!»
gridò Justin,
correndo loro incontro.
«E la McGonagall?»
chiese
Sally-Anne, scossa.
«Portata in infermeria, non
sembrava stare per niente bene.» rispose Walter,
«Voi siete tutti sani e salvi,
vero?»
«Certo, eravamo sulla cima
della torre.» disse Justin, abbracciando affettuosamente
Helen, «A parte lo
spavento, che diamine.»
«Questa scuola sta andando a
putt-Georgie!» la salutò Michael, andandole
incontro, «E l'esame?»
«Chi è riuscito
più a
pensarci...» borbottò lei.
«Chiaramente la Umbridge
voleva evitare una scenata come quella della Trelawney, ma ha
evidentemente
fatto male i conti.» commentò Ernie quando li ebbe
raggiunti.
Tornarono in sala comune
tutti assieme, discutendo di ciò che era accaduto. Come
prevedibile Sally-Anne
perse presto interesse per ciò che non la riguardava in
prima persona e si fece
coraggio, andando a sedersi accanto a Walter che si guardò
attorno cercando di
capire perchè fosse venuta da lui.
«Hopkins, puoi
temporaneamente dimenticarti che io ti odio e tu mi odi?»
domandò lei,
scacciando con un'occhiataccia un ragazzo che le si era avvicinato.
«Posso provarci. Cosa ti
serve, principessa?» domandò Walter, sarcastico.
«Stavo pensando di proseguire
con Cura delle Creature Magiche e magari un giorno far parte
dell'Ufficio
Regolazione e Controllo delle Creature Magiche. Tu dovresti essere ben
informato sull'argomento, a quel che so, perciò mi chiedevo
se sai dirmi che
percorso dovrei seguire dopo la scuola.»
«In teoria questo non avresti
dovuto chiederlo al tuo colloquio di orientamento
professionale?» domandò lui
stupito.
«Sì, beh, in quel
momento
pensavo soltanto al fatto che non avrei avuto bisogno di lavorare, sono
ricca,
ricordi? Però... Allora, lo sai o no?»
Walter trattenne una risata
di fronte alla sua espressione torva. Gli sarebbe mancata l'anno
successivo,
con tutte le sue arie da gran signora.
«Sì, lo so.» disse, e poi
cominciò a spiegarle come
funzionavano le cose al Ministero.
«Che fate voi ora? Dormite o
studiate per Storia della Magia?» domandò Susan.
«Dormiamo. Per studiare ci
sarà tempo domani mattina.» rispose Justin,
sbadigliando, «Non vedo l'ora che
sia finita.»
«Domani è l'ultimo...
Non
posso crederci...» mormorò Georgia.
«Anche per noi domani
c'è
l'ultimo esame.» disse Rent, «Per Jack, a dire il
vero, c'è l'ultimo esame.
Babbanologia.»
«Dillo pure al plurale, siete
la stessa persona...» commentò Megan, che invece
doveva ancora dare il suo di Demonologia,
ma non lo contava neanche come un esame tanto le riusciva naturale.
«Certo che lo siamo.»
rise
Rent, mettendo un braccio intorno al collo dell'amico e facendo per
strangolarlo. «Ma non sono così cretino da fare
babbanologia, io che sono
nato-babbano!»
«Imbecille!» si
liberò Jack,
ridendo a sua volta, «Dopo domani dobbiamo spassarcela, sono
gli ultimi giorni
a Hogwarts per noi!»
«Oh, non ditelo. Mi fai
venire l'ansia al solo pensiero.» si lamentò
Georgia.
«Tanto io resto ancora un
anno e sono quello che conta.» dichiarò Michael,
buttandosi su una poltrona,
«Ora che ci penso, se mi bocciano due volte, dividerò la camera con te,
Wayne!»
Wayne lo guardò scettico, ma
non commentò.
«Ce la possiamo fare!»
annunciò Hannah allegramente, non più pallida e
finalmente tornata in sé, «È
solo uno stupido esame di teoria e poi è fatta!»
«Hannah... Ti senti
bene?» si
decise a chiedere Ernie.
«Sì! Ti rendi conto
che poi
siamo liberi? Liberi! Non vedo l'ora che sia
finito!»
«Finché è
allegra lasciatela
stare.» borbottò Megan.
«Speriamo solo che non
trasfiguri i compiti in fenicotteri.» sussurrò
Stephen e Quill sghignazzò
nervosamente.
«Girate i vostri
fogli.»
disse la Marchbanks capovolgendo la gigantesca clessidra
all'estremità della
sala, «Potete iniziare.»
Megan voltò il foglio e
guardò la prima domanda, ma fu distratta dal rumore di una
vespa che sbatteva
contro il vetro della finestra. Terrorizzata, cominciò a
fissarla e anche
quando Tofty tossicchiò per richiamare la sua attenzione sul
foglio continuò a
seguirla con gli occhi. Dopo dieci minuti la vespa si
allontanò e lei cercò di
tornare al compito, scossa. Georgia scriveva come se ne dipendesse la
sua vita,
poco distante da lei, e poteva notare dalle spalle dritte di Hannah che
la
compagna non aveva perso il buon umore.
Stephen, quando Marchbansk lo
superò passando tra i banchi, si voltò a
controllare per un momento come stessero
procedendo Susan e Quill: lui era crollato sul banco con aria depressa
e lei
giocherellava pensierosamente con la piuma. Sospirò e
cominciò a rispondere
velocemente alle domande.
Megan lesse la domanda dieci
e sorrise, era la prima domanda che Wayne le aveva posto su Storia
della Magia.
Ernie quasi baciò il foglio,
notando che conosceva più della metà delle
risposte, mentre Justin si era messo
una mano tra i capelli ricci e valutava se fosse il caso o meno di
rovesciare
il banco e scappare via.
Passò mezz'ora e poi
improvvisamente un botto fece sobbalzare tutti e quando si voltarono
indietro
videro che Harry Potter era caduto dalla sedia e si teneva la mano
sulla
fronte, agitandosi come in preda al dolore.
Ernie cercò Hermione con lo
sguardo e la vide portarsi una mano alle labbra mentre Ron si era
automaticamente alzato, ma il professor Tofty lo aveva bloccato con un
cenno
della mano, aiutandolo ad alzarsi.
«Andiamo in
infermeria.»
disse subito, e la professoressa Marshbarks annuì.
«No... Non devo
andare...» lo
sentì mormorare Sally-Anne mentre le passava accanto.
«Tornate ai vostri
fogli.»
ordinò l'altro esaminatore.
«Sai che Potter è
svenuto?»
esordì Quill incredulo quando incontrò Wayne per
il corridoio.
«È svenuto?»
«Beh, è caduto
dalla sedia e si lamentava senza far rumore...»
«Come fa a
lamentarsi senza far rumore?»
«Sembrava volesse
urlare ma non usciva nessun suono!» spiegò
Sally-Anne.
«Boot giura di
averlo visto sanguinare!» esclamò Susan
preoccupata.
«Sarà in infermeria
ora...» commentò Michael, confuso,
«Sanguinava?»
«Io non ho visto
sangue, sembrava solo stordito.» rispose Georgia, mordendosi
le labbra.
«La Smashintosh era
tranquilla.» convenne Megan e Wayne non si prese neanche la
briga di
correggerla.
«C'è sempre
qualcuno che crolla durante l'esame.» commentò
saggiamente Walter, «Andiamo a
cena...»
Andarono verso le
scale e con loro grande sorpresa videro proprio il Ragazzo
Sopravvissuto
correre così velocemente da sembrar fare i gradini a tre a
tre, per poi
schizzare via andando verso dove si svolgevano gli esami.
«Questo non
promette bene.» osservò Justin. Tutti annuirono.
«Dio, non posso
credere che abbiamo finito.» sbottò Georgia,
buttandosi sul letto dopo aver
salutato Cindy, una Hufflepuff un anno più grande che era
stata invitata da
Hannah.
«Guardate chi ho pescato in sala comune!»
esclamò Megan, arrivando
con la povera Helen rossa in viso. «Non dovevamo passare una
notte sveglie?
Perchè diavolo stai piangendo adesso, Hannah?»
«È così bello e
triste! Abbiamo finito e non vedremo più Hopkins, Summers e
Summerby, però ora
siamo tutte amiche e facciamo i pigiama party! Vero, Susie?»
Susan la guardò
allarmata, «Credo di sì.»
«Non è vero che non
li vedremo più, Walter è il fratello di Wayne, lo
vedremo d'estate e per le
feste.» la corresse Georgia, «E ci scriveremo! Io
penso che scriverò spesso a
Rent e Jack, e poi adesso abbiamo i cellulari!»
«Avete dei
cellulari?» si stupì Helen.
«Regalo di Megan.
Tu sei nata-babbana?» domandò Sally-Anne,
spazzolandosi i lunghi capelli dorati
con attenzione.
«No, mia madre è
babbana ma mio padre è un mago.» rispose lei,
«E devo avvisare le mie compagne
di stanza che starò qui stanotte.» aggiunse
esitante.
«Vado io.» disse
Megan.
«Meg, almeno le hai
chiesto se aveva altro da fare? Se ne aveva voglia?»
tentò Georgia.
«No.» rispose lei
uscendo.
«Megan! Helen, non
preoccuparti se non puoi restare...»
«No, non importa.»
sorrise lei, «E poi mi fa piacere che Megan voglia la mia
compagnia, è una
persona interessante e poi è sempre meglio esserle simpatici
che antipatici.»
«Puoi dirlo.»
confermò lei Susan, lugubre.
«Sei una brava
ragazza.» sospirò Hannah, «Non farti
rovinare da lei.»
Helen scoppiò a
ridere, «No, no.»
«C'è un valido
motivo per cui le tue compagne debbano avere paura di me? Sembrava che
ti
dessero per morta poco fa.» disse Megan una volta tornata
indietro con un suo
pigiama, «Sei ufficialmente rapita ma ti
restituiremo.»
«Salve a tutti.» le
salutò con voce sognante Amelia. Sally-Anne la
guardò inorridita. Cindy, che
non conosceva nessuno, era invece incuriosita.
«E lei che ci fa
qui?»
«L'ho invitata io,
Sal. Amelia è forte.»
Amelia sorrise con
aria assente, «Bella stanza. Bel poster.» aggiunse,
indicando quello accanto al
letto di Megan con il cantante delle Weird Sisters in completo rosso
sangue e
trucco gotico.
«Un concerto a
Londra, è una foto che ho scattato io stessa.»
«Mi piace quel
trucco, avevo una cugina che si truccava così.»
«Sì?» domandò
Georgia, incoraggiante.
«Sì, poi però è
morta.»
«Oh.»
«Hai un sacco di
parenti morti.» osservò Cindy con voce rapita.
«CINDY!»
strillarono tutte incredule, meno Megan che rideva.
«Oh, sì.» confermò
Amelia, ancora sognante, «Lei è quella morta
impiccata.»
«Morgana...»
sussurrò Sally-Anne e lei la udì.
«No, si chiamava
Mary.»
«No, io... Oh,
lascia perdere...» borbottò, aprendo una scatola
di crema. Notò lo sguardo
incuriosito di Helen, «Questa serve a prevenire che si
formino impurità di
qualsiasi genere. È così che la mia pelle
è così perfetta.»
«Sally-Modestia-Anne.»
cantilenò Megan.
«Funziona davvero?»
domandò Helen interessata.
«Certo. Tu che
crema usi?»
«Nessuna... Anche
se mi sono sempre chiesta se i cetrioli sugli occhi funzionassero
davvero e ora
lo so.» sorrise lei, indicando quelli accanto alle sue
salviette.
Sally-Anne spalancò
la bocca: «Non hai mai usato creme? Impacchi? E non hai mai
fatto nulla per il
tuo aspetto?»
«Le
sopracciglia...» provò lei, un po' inquieta per
via della luce fanatica nei
suoi occhi.
«Amelia? Tu?»
«No.» rispose lei,
osservando la foto sul comodino di Megan che ritraeva la squadra di
Quidditch
dell'anno precedente, con lei a un fianco di Cedric, «Molto
carina anche questa.»
Megan sorrise con
nostalgia.
«È TERRIBILE!»
ululò Sally-Anne facendole sobbalzare tutte e poi
schioccando le dita, «Susan,
Hannah, mi servirà aiuto! Dobbiamo fare un trattamento
completo a queste due
giovani sciocche ragazze!»
«Cosa? Ma perchè?»
si lamentò Susan.
«Sarà divertente!»
si rallegrò Hannah.
«Ah, dimenticavo,
George, gentilmente, prendi lo smalto rosa.»
continuò lei, ignorandole, «Cindy,
suppongo che tu non abbia bisogno di me...»
«No, tranquilla, io
le uso già.» ridacchiò lei,
«Certo, se vi mettete tutte una maschera mi
aggiungo anche io, non voglio certo essere una strana...»
«Non abbiamo
scelta, vero?» domandò Helen a Megan.
«No.»
«Tu ti preoccupi di
essere strana?» chiese Susan, scettica, «Con
Sally-Anne che sta per torturare
queste ragazze?»
Un'ora dopo le due
ragazze erano sui loro letti, coi capelli nascosti da un asciugamano
messo a mo
di turbante, gli accappatoi, la maschera di bellezza sul viso e lo
smalto su
mani e piedi. Sally-Anne stava mettendo due fette di cetriolo sugli
occhi di
Amelia, dopo avergliene data una da mangiare per tenerla buona, e Cindy
aveva
provato una crema che, dopotutto, non conosceva, non potendosi
permettere tutti
i prodotti di bellezza che l'altra acquistava.
«Perciò... ti sei
decisa e hai scelto Jeremy, eh?» fece Hannah, occupata ad
arricciare i capelli
di Georgia.
«Se parli non
muovere troppo la bocca.» ordinò Sally-Anne prima
che Cindy potesse pensare di
rispondere.
«Beh, sì.» disse la
ragazza, ubbidendo.
«Dal Ballo del
Ceppo, vero?» squittì Susan eccitata.
«No, tempo dopo...»
rispose Cindy.
«NON SORRIDERE!»
«Sally, dalle il
tempo di parlare!» la rimbrottò Susan,
«Dicevi?»
«Diciamo che è da
quest'anno. Ci sono stati problemi perché l'ho
tradito.»
«Ah beh, almeno sei
onesta.» sghignazzò Megan.
«Perché l'hai
tradito?» domandò Helen, sorpresa.
Cindy fece
spallucce, «Non so cosa mi sia preso. Stavo parlando con
Dorian, il mio amico,
e lui era così carino con me in quel momento che ci
è venuto spontaneo
baciarci.»
«Dorian?» ripeté
Georgia, interessata.
«Credo di aver
sentito Caitlin dire qualcosa del genere...»
commentò Amelia.
«Comunque dopo un
sacco di casini, quest'anno Jeremy ci ha provato di nuovo e io ho detto
di sì. Perché
è carino.»
«E Dorian?» domandò
Georgia.
«Dorian cosa?»
chiese Cindy.
Helen aggrottò la
fronte.
«Non farlo. Non
fare espressioni. Ti uccido.» minacciò con voce
inquietante Sally-Anne, «Anzi,
no, ora che ci penso posso toglierti la maschera. A me il cotone,
Susan!»
«Con Dorian tutto
bene?» specificò Hannah.
«Ma sì, lui era
tranquillo quanto me... quello strano è Kevin...»
spiegò lei, con voce un po’
distratta.
«Chi? Kevin di
Ravenclaw?» domandò subito Sally-Anne, poi
notò lo sguardo di Helen e Amelia, «E'
del nostro anno. Praticamente l'unico che non si capisce come sia
finito in
quella casa, pensa solo a divertirsi...»
A queste parole
Cindy sembrò trovare finalmente modo di dire ciò
che tratteneva da tempo.
«Non lo capisco!»
esclamò, «Kevin è il mio migliore amico
ed è appunto uno che se ne frega di
tutto, non capisco perché sia così arrabbiato con
tutti! È come se non gli
piacesse Jeremy ma non può essere perché sono
amici! È sempre stato strano
stare attorno a lui, a Kevin intendo, ma ora si è
superato!»
«Che intendi con
strano?» domandò Sally-Anne, strofinando del
cotone sul naso di Helen.
«Con Kevin un
minuto sento che è come un fratello rompiscatole, fa ridere,
parla sempre e io
mi sento felice e spensierata... Però il minuto dopo sono di
nuovo agitata, non
so cosa sta pensando e me lo chiedo di continuo, e poi a volte mi
innervosisce
con le cose più stupide ed è strano
perché io non sono mai stata così! E mi
protegge sempre perché a volte non mi accorgo di quando la
gente mi prende in
giro e lui pensa a me… Di solito sono così
svagata da non essere proprio
intelligente, se devo essere sincera, ma intorno a Kevin mi sento tesa!
Certo,
ora lui sta provando a uscire con le ragazze, prima non sembrava molto
interessato alla cosa, voleva solo divertirsi... non che questo abbia a
che
vedere con me, anche se a volte ho paura che quella giusta me lo porti
via, e
penso sia normale perché è il mio migliore
amico...» prese un respiro profondo,
«Non è come con Jeremy. Con Jeremy non sono mai
gelosa o tesa o arrabbiata. È
tutto molto tranquillo, mi sento sicura, non è come se ogni
cosa che succede
sia il finimondo come con Kevin, è tutto perfetto.
È con Kevin, invece, che
sembra sempre di essere in una storia da libro, di quelle con la
tensione alle
stelle tutto il tempo, e ora è così
più che mai perché lui sembra sempre
infastidito quando lo incontro, è stato sgarbato persino con
Jeremy!»
Scese il silenzio,
Sally-Anne aveva lasciato cadere le braccia e sembrava sconcertata.
Le altre ragazze si
scambiarono un'occhiata.
«Cindy...» cominciò
Susan, «Come dire... Non ci conosciamo bene ma...»
«Sei sicura che non
sia il contrario? Parli di Kevin come dell'amore della tua vita e di
Jeremy
come del tuo migliore amico.» dichiarò Megan.
«Ecco.» concordò
Susan.
«Eh?» fiatò appena
lei.
«Le hai lasciato
della crema sulla guancia.» disse Amelia indicandola e
Sally-Anne si affrettò a
togliergliela per passare a lei.
«Il modo in cui hai
parlato di Kevin è come una storia che viene dai libri, in
effetti. Libri di
avventura. Precisamente la relazione sentimentale tra i due
protagonisti.»
proseguì Georgia, «Quando sei innamorata
è normale che ti senti al sicuro e
felice, certo, ma ti senti anche spaventata dall'idea di perdere
l'altra
persona, sei gelosa, non dico pazza ma almeno un po', sei tesa,
soprattutto se
non sai se l'altro ricambia e non sai se puoi dichiararti, sei mille
cose.
Mentre tutta quella serenità che tu provi stando con Jeremy
sembra... solo...»
«Mancanza di
passione.» decretò Sally-Anne, «Tutto
ciò che ti dà la voglia di vivere è in
ciò che hai detto di Kevin, tutto ciò che ti
mantiene in vita con tranquillità
è Jeremy. Uno è l'amore, uno è
l'amico.»
«E tu non hai mai
voluto una vita solo tranquilla, tu hai sempre voluto
emozioni.» precisò
Hannah.
«Ed è strano che ti
sia venuta voglia di baciare un ragazzo, se è solo il tuo
migliore amico.»
riprese Helen, assorta.
«Io... Io... Non lo
so...» mormorò Cindy, «Mi sento
così confusa... Io non avevo mai pensato a
questo... Jeremy è sempre stato quello che guardavo, quello
perfetto...»
«E chi dice che
devi amare quello perfetto?» ribatté Megan,
«A volte ami una persona perché è
imperfetta, proprio perché ci si completa a vicenda, per
quello che ti può
dare, per il modo in cui ti innervosisce. A volte ami e basta, e non
importa se
hai sempre voluto stare con un'altra persona, perché quando
ti innamori è
fatta, è deciso, fosse anche lui il più grande...
rompiscatole... del mondo...»
«Meg?» la chiamò
Georgia, voltandosi.
«Voi siete
innamorate?» domandò Amelia, «Posso
togliere i cetrioli?»
«No. No a entrambe
le domande.» rispose Sally-Anne. Era uscita con tanti
ragazzi, compreso Terry
Boot quell'anno stesso, ed era uno dei migliori amici di Kevin, ma li
aveva
piantati tutti senza rimorso.
«No. No, no, no,
no, no.» disse Georgia, prima di lasciarsi andare a una
risatina isterica,
«Assolutamente no.»
«No.» rispose anche
Susan, mentre Hannah continuava a tacere.
«Sì.» rispose
Megan.
Tutte la guardarono
con occhi spalancati.
«Tu?» sfuggì a
Helen e Georgia.
«E di chi?» chiese
ovviamente Sally-Anne, incredula.
«Col cazzo che ve
lo dico. E tu, Amelia, sei innamorata?»
«Sì, di almeno
dieci ragazzi.»
«Ci avrei giurato.»
«E tu, Cindy, sei
innamorata?» domandò infine Hannah. L'amica la
guardò senza rispondere. «Perché
se sei innamorata e non lo sei di Jeremy devi lasciarlo. È
inutile starci
assieme se non lo ami, non farai bene a nessuno dei due e lui non vuole
certo
che una ragazza stia con lui per simpatia. Jeremy è
fantastico e merita una
ragazza che lo ami veramente, che ami solo lui. Non dovresti
giocarci.»
«Non sto giocando!»
sbottò lei, «Non avevo mai pensato a tutto questo,
è tutto così strano e
nuovo... Non so cosa fare!»
«Pensaci bene.»
disse Georgia dolcemente, raggiungendola, «Magari ci
sbagliamo. Magari no. Sei
soltanto tu quella che può saperlo. Ma se ci tieni a Jeremy
e ti accorgi di non
amarlo, lascialo. Se ami Kevin prenditelo finché puoi, non
potrai mai sapere
cosa può accadere nella vita. Un giorno ci siamo e il giorno
dopo no, se c'è
una cosa che ho imparato è proprio questa...»
«E se Jeremy si arrabbiasse
e non volesse più parlarmi? Se non volesse più
essere mio amico?»
«Soffrirà e dovrà
per forza allontanarsi da te per farsela passare.» disse
Hannah, più gentile,
«Ma non puoi certo stare con lui solo per evitare di
allontanarlo. Non se non
lo ami.»
«Fa paura.» disse
Sally-Anne, chinandosi per poterla vedere bene in faccia,
«Prendere decisioni
simili. Ma a volte sono l'unica decisione possibile. Devi cercare di
essere
felice e di permettere agli altri di esserlo, proprio perché
la vita è una sola.»
«Farai la cosa
giusta.» disse Megan, «Se sei amica di Hannah sei
una brava ragazza.
«Grazie.» sussurrò
lei, «Tutti credono che io sia una facile per via del bacio a
Dorian e perché
mi hanno vista tra l'uno e l'altro, ma la verità
è che sono così... confusa!>>
«Ne parliamo finché
vuoi.» disse Susan, tirando fuori una scatola di cioccolatini
dal baule.
Helen annuì, «Non
diremo nulla a nessuno.»
«Grazie... Io e le
mie compagne di stanza non siamo davvero amiche, loro pensano che io
sia
stupida, ho sempre preferito frequentare Dorian e Kevin,
così non posso
parlarne con nessuno...»
«Intanto, Amelia,
vuoi che ti stiri i capelli? Secondo me ti starebbero bene.»
offrì Sally-Anne,
tornata col tono professionale.
«Come preferisci.»
rispose lei in tono assente.
«Vi rendete conto
che questo è l'ultimo mese a Hogwarts?»
domandò Walter, guardando fuori dalla
finestra, «Non riesco a immaginare cosa ci aspetta.»
«Non riesco a
immaginare di non svegliarmi e cercare di soffocare Rent nel
sonno.» convenne
Jack, «Anche se, tecnicamente, la mia finestra è
davanti alla sua quindi potrei
saltare a casa sua la mattina.»
«La sprangherò.»
disse Rent, «E comunque potresti venire a vivere con me da
qualche parte per
Londra mentre ci cerchiamo un lavoro, no?»
«E i soldi?»
«Prima lavoriamo e
poi ci trasferiamo.»
«D'accordo.»
«Voi sì che ci
mettete poco a decidere delle vostre vite...»
sospirò Michael.
«Tu hai ancora un
anno. Passatemi un firewhisky.» disse Jack, «Ti sei
pentito di esserti fatto
bocciare?»
«Ma neanche per
sogno! Come hai detto ho ancora un anno...»
«Non ho capito cosa
ci faccio io qui.» commentò Wayne, passando il
firewhisky a Jack, «Io non sto
finendo.»
«Neanche Mike se è
per questo. E poi sei il mio fratellino adorato.» rise
Walter, «Tu hai dato
tutti gli esami o hai saltato anche tu?»
Tutti lo
guardarono.
«Beh, vuoi farti
bocciare anche tu, no? L'ho capito.»
«Già. Beh, non ho
dato tutti gli esami e comunque ho parlato con la Sproute ed
è sicuro: ripeterò
l'anno. Ora devo solo trovare il modo di dirlo ai nostri
genitori.»
«Impossibile!» esclamò
Rent con la voce tonante che echeggiò per la torre,
«Non credevo che il giorno
in cui ti avrei visto bocciato sarebbe mai giunto! Tu dovevi essere il
secchione!»
«Walter è il
secchione.» ribatté lui, «Io ho buona
memoria.»
«È per Megan?»
chiese Jack dopo una breve esitazione, «Come Michael con
Georgia?»
«Qualcosa del
genere.»
«Non è solo per
Georgia che voglio restare, voglio anche recuperare i mesi
persi.» si intromise
Michael, «A proposito...»
«Sì?» lo incoraggiò
Walter.
«No, è che... Mi
dispiace, sapete. Per tutto il casino... sapete.»
«Nah, piantala.»
fece Rent, lanciandogli un cuscino.
«Sei sempre stato
un idiota.» aggiunse Jack.
«Imbecille.»
convenne Rent.
«Con un carattere
schifoso.»
«E impossibile da
reggere se tutto non andava come volevi.»
«E ti abbiamo
sopportato perché sei quello che attira di più le
ragazze.»
«Specie perché ora
che eri così orribile con loro, loro si consolavano con
noi.»
«Quindi nessun
problema.»
«Nessunissimo.»
«Concordo, ci sono
uscito io con Laura.» concluse Walter.
«Grazie, siete
veramente degli amici di merda.» commentò Michael,
«Alla salute.»
«Alla salute.»
ripeterono tutti e bussarono alla porta.
«Avanti!»
«Chi è?» urlarono
assieme Walter e Rent.
«Stephen, Quill,
Justin ed Ernie.» rispose la voce annoiata di Stephen e Jack
aprì la porta con
un colpo di bacchetta.
«Abbiamo pensato di
festeggiare con voi già che Wayne era qui e Stephen voleva
raggiungerlo.» li
salutò allegramente Justin.
«Ma prego! Abbiamo
un mese per fare pazzie prima di andarcene, qualche idea?»
domandò Jack,
ammiccando.
«Com'è che non si
vedono da ieri?» domandò all'improvviso Ernie,
mandando giù la sua cena.
«Chi?» domandò
Justin, lanciando di tanto in tanto qualche occhiata a Helen che non
mangiava.
Qualunque cosa avesse carpito dalla serata passata con le ragazze, la
stava
divorando, e persino Rowan stava zitto e si limitava a guardarla di
continuo
senza che lei si accorgesse di nulla.
«Harry, Hermione,
Ron, sua sorella e Neville.» rispose per lui Hannah, che
aveva seguito il suo
sguardo, «Non c'erano a colazione e a pranzo.»
«Gufi!» esclamò
Charlotte, indicando l'improvviso arrivo dei volatili in Sala Grande.
Tutti
misero giù le posate, sorpresi, e il primo giornale fu
lanciato al tavolo dei
Ravenclaw, quasi sulla faccia di Cho Chang.
«È la Gazzetta,
un'edizione speciale!» esclamò la sua amica
Marietta, ancora orrendamente
sfigurata dalla scritta Spia sul
suo
viso.
I giornali
arrivarono anche al loro tavolo.
«Dice che è
tornato.» mormorò Walter, «Ora lo
ammettono.»
«Chi?» chiese Rent,
sporgendosi per vedere.
IL RITORNO DI
COLUI-CHE-NON-PUO’-ESSERE-NOMINATO
Venerdì sera con un
breve
annuncio il Ministro della Magia Cornelius Fudge ha confermato che
colui-che-non-può-essere-nominato è tornato ed
è di nuovo attivo...
E con questa nota di gioia si chiude il capitolo. Dato che
sto attraversando un meraviglioso momento alla James Potter a
mezzanotte del 31
ottobre 1981, con tanto di Wormtail, non ho avuto la forza di
pubblicare prima.
In ogni caso non so quando ripubblicherò, perché
sono impegnatissima con l’università
e leggermente incasinata col fatto che sono deficiente quanto James,
appunto.
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Capitolo 17 *** Sirius Black, alla Stazione, Professor Lupin e fratelli maggiori. ***
Sirius
Black,
alla Stazione, Professor Lupin e fratelli maggiori.
Michael pensò di
andare a trovare la McGonagall, dato che era stata così
gentile con lui e sperando
di sentire qualcosa di più certo su quello che era successo
a Harry Potter. Si
sentiva ancora strano nei suoi confronti, lui era vivo e Cedric no, e
poi si provava
un po' di senso di colpa per aver sempre guardato Weasley dall'alto in
basso
per un motivo o l'altro, soprattutto ora che era chiuso in infermeria
con la
Granger. Molti dicevano che se l'erano vista brutta, e infatti
inizialmente
anche la sorellina di Weasley, Neville Longbottom e Loony Lovegood
erano
ricoverati con loro.
Fu proprio la voce
di quest'ultima che sentì quando stava per svoltare
l'angolo, e si fermò ad
ascoltare.
«Perché mio padre
dice che è stato dichiarato innocente anche dal Ministero.
È vero che il suo
vero nome è Stubby Boarman, come dic-»
«No.» la interruppe
bruscamente un’altra voce femminile, «Sirius era il
padrino di Harry, il
migliore amico di suo padre, ed era anche come un padre... e un
fratello... per
Harry stesso. Ed è stato costretto a restare rinchiuso in un
posto che odiava
dopo dodici anni da innocente ad Azkaban, tutto perché quel
maledetto Ministero
non voleva accettare la realtà!» gridò
rabbiosamente e Michael udì il rumore della
carta che veniva stracciata, «Non hanno neppure scritto che
è morto! Solo due
parole per dire che era innocente come se ormai importasse qualcosa!
Maledizione!»
«Ginny...»
«Non è giusto!
Sirius era... fantastico! Ed ha visto il suo migliore amico morto,
erano come
fratelli! E poi è finito ad Azkaban con la colpa che non
aveva commesso, e il
traditore è ancora a piede libero! E ora è morto,
morto, e questo stupido
giornale...» la voce di “Ginny”, che
doveva essere la sorella di Weasley se non
ricordava male, si spezzò. «E Percy non ha neanche
scritto un accidente per
dire che torna a casa o che gli dispiace, e noi siamo quasi morti tutti
per
colpa del suo amato Ministero! Sirius era innocente!»
Michael aveva udito
abbastanza, perché improvvisamente aveva ricordato il
discorso della
McGonagall. Svoltò l'angolo fingendo di non aver sentito
nulla e vide che la
ragazzina coi capelli rossi si era seduta per terra, con brandelli di
giornale
intorno a lei, mentre Loony Lovegood le dava qualche leggera pacca
sulla testa
con aria assente.
Accelerò il passo e
bussò alla porta dell'ufficio della McGonagall.
«Avanti.»
«Professoressa...»
salutò e la donna alzò lo sguardo dalla scrivania
con aria sorpresa.
«Stebbins! Cosa ci
fai qui?»
«Fa piacere anche a
me vederla.» ghignò lui, richiudendo la porta,
«Volevo solo... ringraziarla per
il discorso che mi ha fatto qualche mese fa. Sa, mi è
servito molto.»
«Ho saputo che hai
saltato gli esami.» commentò lei scettica.
«Sì, ma...
insomma...»
E improvvisamente
la donna sorrise.
«Lo vedo, Michael.
Sono felice che tu ti stia riprendendo.»
Lui si strinse
nelle spalle. «Come sta lei ora?»
«Molto meglio.»
«Specialmente ora
che la Umbridge non c'è?»
«Non ho detto nulla
in tal proposito.» replicò lei con un mezzo
sorriso soddisfatto. «Volevi dirmi
anche qualcos'altro?»
«No, solo
ringraziarla...»
«Non ce n'è
bisogno, ho solo fatto il mio lavoro. Ed è anche stato un
piacere discutere con
te, per quanto tu a volte sia un po' testardo, per usare un
eufemismo...»
«Posso farle una
domanda, professoressa?» domandò con voce
sommessa, e la McGonagall lo guardò
stupita.
«Certamente.»
«Si ricorda che mi
ha paragonato a una persona che conosceva? Una persona che aveva perso
un amico
esattamente come me?»
La McGonagall
sussultò.
«Certo...»
«Era per caso
Sirius Black?» chiese a bruciapelo e le labbra della
professoressa si strinsero
mentre il suo viso impallidiva.
«Come lo sai?»
«Ho fatto qualche
collegamento... e se ricorda mio padre era a scuola al loro stesso
anno,
Ravenclaw.»
«Ricordo, sì... e
sì, era lui... Ma devi capire che non volevo... Sirius
era...»
«Innocente?» la
aiutò lui, «C'è scritto nella Gazzetta
e ho sentito... gente parlarne.»
«Sì, innocente.»
confermò lei e Michael poté scorgere il dolore
nei suoi occhi, «Ed era un bravo
ragazzo, uno studente tra i più brillanti... Lui e James
erano inseparabili.»
«James Potter, il
padre di Harry Potter, giusto?»
«Sì, esatto. Sempre
insieme, nel bene e nel male. Fino a...»
«Ad Halloween.»
La donna
rabbrividì.
«Purtroppo. Ma tu
non avrai lo stesso fato di Sirius, tu sei già diverso, hai
avuto la
possibilità di vivere nel vero senso della parola, di avere
i tuoi amici
accanto e di andare avanti... Tu starai bene, Michael.» disse
la professoressa McGonagall
con decisione e il ragazzo sorrise dolorosamente.
«È difficile ma...
penso di poter cominciare a crederlo. Non faccio più
soltanto finta ormai,
adesso, a volte, rido veramente... Però poi mi sembra sempre
strano non potermi
girare e dire a Cedric quanto lo trovo divertente... Mi aspetto sempre
che sia
accanto a me.»
Lei annuì
comprensiva.
«Prendi un
biscotto.»
«Neville...
Neville!» chiamò Hannah dopo la festa di fine anno
e lui tornò indietro.
«Ciao!»
«Ciao!» la salutò
anche lui, sorpreso.
«Come stai? Non
sono mai riuscita a trovarti in questo ultimo mese e so che sei stato
in
infermeria anche tu...»
«Solo perché avevo
il naso rotto e qualche livido, nulla di chè.» si
schernì lui.
«Ma anche tu eri
con Harry, no? Nel Dipartimento dei Misteri.» lo vide
sobbalzare e si portò una
mano alle labbra, «Scusami! Sicuramente non ne vuoi parlare,
lo so! Ma ora come
stai?»
Neville sorrise.
«Bene, grazie. Ehi,
quella...» cominciò, notando Ginny passeggiare per
il giardino in compagnia di
Dean. Poi i due si scambiarono un bacio e Neville tornò a
guardare altrove,
rosso in viso.
«Andiamo insieme ai
dormitori.» propose Hannah ridacchiando, «Ti
accompagno.»
«No, io ho
accompagno te, semmai.» borbottò lui,
«Più tempo passo senza vedere Ron ora e
meglio è.»
«Ah, già, è un
fratello maggiore protettivo?»
«Non ne hai idea.
Credevo che avrebbe ucciso Michael Corner all'ultima
riunione...» commentò
Neville e lei scosse la testa, giocherellando coi capelli sciolti.
«Ma tu e Ginny...
Non siete andati al Ballo del Ceppo assieme?»
«Sì, perché?»
Lei gli lanciò
un'occhiata.
«Oh, no!» esclamò
Neville, «No, no! Ginny è come una sorellina, non
ho mai... No!»
«Va bene, va bene!»
rise lei, «Era solo per sapere... Come sta la Mimbulus
Mimbletonia, allora?»
Neville la guardò a
bocca aperta: «Te... Te la ricordi?»
«Certo che me la
ricordo! Che c'è ora?» sbottò lei,
notando che Neville era arrossito di nuovo.
«Niente... Sta bene
anche lei. È cresciuta molto e adesso reagisce al mio
tocco!»
«Allora è matura...
Prima di salire sul treno me la devi far vedere un'ultima volta, non
vedo l'ora
che metta su i fiori! Ricorda che me ne hai promesso uno quando i
petali
cominceranno a cadere!»
Lui sembrava ancora
più sconvolto.
«Non pensavo che mi
avessi ascoltato davvero! Quando comincio a parlare di
piante...»
«A me interessa.»
tagliò corto lei, «Non so come tu sia abituato, ma
io ti ascolto sempre quando
parli e mi sembra anche normale!»
«Non tanto...»
commentò lui, ma ora sorrideva in modo incontrollabile.
«Non posso credere
che quest'anno sia già finito... Perché
quell'aria battagliera, Georgie?»
domandò Michael mentre il treno si fermava.
«Perché mio
fratello si era convinto a rinunciare ma ora che ha letto di Tu-Sai-Chi
mi ha
già mandato una lettera con scritto che dobbiamo parlare a
voce della questione
“lavoro”. Vorrà combattere ancora di
più, tra Mangiamorte evasi e Tu-Sai-Chi di
nuovo tra noi.»
«Non ripeterlo di
continuo.» gemette Quill.
«Ma è così.»
ringhiò Megan, «Lo sapevamo dall'anno scorso,
ricordi?»
«Ehi, mettendo un
momento da parte i discorsi tetri, quest'estate dobbiamo incontrarci
quindi
tenete sempre i telefoni a portata di mano.» disse Jack,
scompigliando i
capelli di Charlotte, «Specie tu, se tra tua sorella e tuo
fratello avrai
bisogno d'aria, sai il mio numero.»
Lei arrossì e cercò
di annuire, tirando senza farsi notare un calcio a Rent che rideva.
Il treno si fermò e
Walter, che era andato a salutare tutti come Jack e Rent avevano
già fatto,
tornò per scendere col fratello.
«Sally-Anne dov'è?»
«Ha detto che
doveva parlare con quel tipo con cui esce. Di sicuro lo
pianta.» rispose Megan,
«Brian.»
«Jacob.» la
corresse Georgia, «Chi sarebbe Brian? Stephen, dovrei
passare.»
«Un attimo, metto
il libro nella... Okay, fatto. Jack, Rent, se non uscite restiamo
bloccati
qui.» disse ai due, che avevano occupato lo scompartimento
per potersi unire a
loro nonostante fosse pieno.
«Quante storie per
un po' di tempo con noi!» esclamò Rent
allegramente, «Stiamo condividendo aria,
non è amicizia questa?»
«È ammalarsi e
morire giovani.» ribatté Stephen.
Scesero dal treno
tra spintoni e risatine, quasi isteriche visto che per alcuni di loro
era
l'ultima volta, e Megan scoppiò in vere risate quando vide
passare quelli che
sembravano un incrocio tra Malfoy, Crabbe e Goyle e tre palle.
«Cosa gli è successo?»
domandò Charlotte, incredula.
«Incontro
ravvicinato con noi.» spiegò Ernie, scendendo dal
treno con aria allegra.
«Cercavano di farla
pagare a Harry per i loro genitori in prigione, ma gliel'abbiamo fatta
vedere.»
commentò Susan soddisfatta.
«Mi piaci quando
sei malvagia.» disse Sally-Anne, trascinando a fatica i
borsoni che si portava
dietro.
«Baule
locomotor.» disse Walter puntando la bacchetta su
di loro, in modo che la
seguissero senza che dovesse tenerli.
«Ti ringrazio.»
fece lei con aria infastidita, «Megan, Michael, voi venite
con me, vero?»
«Perlomeno stavolta
ha ringraziato.» sussurrò Rent.
«SORELLINA!» urlò
qualcuno, facendoli sobbalzare tutti. Sally-Anne si portò
una mano al petto,
voltandosi verso uno sconosciuto piuttosto bizzarro: un ragazzo che
doveva
avere una decina d'anni più di loro, molto alto, con i
capelli legati in una
coda alta bionda, un viso bellissimo con due occhi azzurri come quelli
di
Sally-Anne e i lineamenti altrettanto delicati, abiti babbani tra cui
una felpa
di un arancione sgargiante e dei campanellini sui lacci con cui avrebbe
dovuto
allacciare il cappuccio che tintinnavano a ogni suo movimento.
«Chi... Cosa...»
cominciò Megan confusa.
«Gabriel!» strillò
Sally-Anne incredula, correndo ad abbracciarlo.
«Ah, la mia adorata
sorellina! Tu mi hai scritto ed eccomi qui!»
esclamò lui a volume
eccessivamente alto, attirandosi delle occhiate dagli altri adulti in
zona,
«Sì, qualcosa da dire? Lo so, sono
bellissimo!» e poi scoppiò a ridere in modo
maniacale. Sally-Anne neanche arrossì ma gli diede uno
schiaffo alla spalla.
«È uno scherzo,
vero?» tentò Walter.
«Tu... sei...
Gabriel, il fratello di Sally-Anne, vero?» tirò
per sommi capi Georgia,
terrificata.
Il ragazzo rise,
annuendo, e involontariamente le ragazze si incantarono di fronte ai
suoi denti
bianchissimi e agli occhi brillanti.
«Chiamatemi Gah!
Con la “H” finale! Vieni, Sally, andiamo in
Australia!»
«Come scusa?» fece
lei con voce fioca.
«Sono tempi
pericolosi questi, perché restare in Inghilterra? Facciamo
un viaggio intorno
al mondo!»
«Ma mamma e papà lo
sanno?» domandò Sally-Anne titubante.
«Glielo dirò quando
capita.» rispose lui, adocchiando poi Megan e Georgia,
«Ehi, quanti anni avete?»
«Sedici e mezzo...»
«Sedici.»
«Minorenni?
Accidenti. Quando ne compi diciassette?»
«A... dicembre?»
rispose Megan.
«E tu la stavi
invitando a casa, vero?» si rivolse alla sorella,
«Bene. Tutte minorenni le tue
amiche? D'accordo, allora nessuna di loro può viaggiare con
noi. Saluta e
andiamo! Prendo io le tue valigie!»
«È un terremoto...»
sussurrò Susan.
«Non posso credere
che quello sia il fratello di Sally-Anne.»
commentò Justin, che tutto il tempo
era rimasto in tetro silenzio.
«Tu non dovresti
essere a pomiciare con la tua bella?» domandò Rent
e Hannah lo guardò con
orrore, «Cosa?»
«Ci siamo
lasciati.» rispose bruscamente Justin, «Ma siamo
ancora amici, non
preoccupatevi. Comunque io vado, ho visto i miei. Buone
vacanze!»
«Buone vacanze,
Justin!» salutarono tutti, a disagio.
«Non sapevo neanche
che uscisse con una ragazza...» borbottò Walter,
lanciando un'occhiata a Rent
che invece era sempre informatissimo.
«Megan, Michael...»
tentò Sally-Anne, sentendosi divisa tra l'andare con l'amato
fratello e il non
volerli abbandonare.
«Avrei dovuto
comunque chiarire coi nonni.» disse Megan, «E poi
ci sono anche tutti gli altri
per me.»
«Devo parlare coi
Diggory ora che sono di nuovo sopportabile.»
tagliò corto Michael, «E poi
Walter può ospitarmi.»
«Allora ci vediamo
a settembre...» salutò lei, abbracciando poi le
ragazze.
«Passiamo la
barriera assieme prima, credo che gli altri ci aspettino fuori, non
è molto
sicuro stare qui.» propose Susan e tutti annuirono,
ascoltando con interesse
Gabriel “Gah” ciarlare sul suo ultimo viaggio in
sud America.
Passata la barriera
ebbero una gradita sorpresa: insieme a quello che doveva essere il vero
Alastor
Moody e a una donna coi capelli rosa c'era il professor Lupin, che
stava
salutando a distanza i Weasley che si allontanavano da loro.
«DORS!» gridò
improvvisamente Gah, facendoli sobbalzare di nuovo tutti. Anche i tre
si
voltarono e la donna dai capelli rosa spalancò la bocca.
«Gah?»
«Tonks?» esclamarono
in coro Michael, Walter, Rent e Jack.
«Chi... Stebbins?»
«Si ricorda il mio cognome!»
trillò Michael aggrappandosi alla maglietta di Walter.
«Dors!» ripeté Gah
andandole incontro a braccia aperte. Tonks si gettò subito
su di lui e l'uomo
la fece roteare allegramente per aria. «Amore mio!»
«Gah, luce della
mia vita! Che diavolo ci fai qui!»
«Sono venuto a
prendere mia sorella!» esclamò lui, mettendola
giù. Evidentemente doveva aver
notato l'aria torva dei due uomini che erano in compagnia di Tonks,
perché
aggiunse: «Sono un suo vecchio compagno di scuola.»
«Il più stupido
Ravenclaw del mondo!» disse Tonks affettuosamente.
«Ravenclaw?»
ripeté Ernie sconvolto.
«Lui è Moody, è
stato il mio... è praticamente il mio mentore, come ti ho
scritto molte volte, e
lui è Remus, il mio...» Tonks esitò e
gli altri notarono che il professor Lupin
aveva l'aria inquieta, «Mio... amico.»
«Professor Lupin!»
esclamarono allora gli studenti, felici di rivederlo.
«Oh, sì, Stebbins,
e voi... Hopkins, Summers e Summerby, i miei protetti all'ultimo
anno!» rise
Tonks.
«Sei sempre nei
nostri cuori.» disse Michael semplicemente, «Il
nostro è amore imperituro.» e
lei rise di nuovo.
«Salve ragazzi.» li
salutò il professor Lupin, avvicinandosi. Megan
pensò che sarebbe svenuta di
gioia, «È bello rivedervi. Non sapevo che Michael
fosse un protetto di Tonks...
e questo spiega molte cose di ciò che ricordo di lui... e
anche di Rent, in
effetti. Jack e Walter oserei dire che si siano salvati...»
«Ehi!» protestò
Tonks ridendo.
«Jack sembra
soltanto.» precisò Rent.
«Si ricorda ancora
i nostri nomi.» si stupì Walter.
«Mi ricordo di
tutti voi.» sorrise il professore.
«Oh, ci manca
tantissimo averla come insegnante!» esclamò Hannah.
«È vero, era il
migliore di tutti!» confermò Megan con voce quasi
pigolante, «Difesa non è più
la stessa!»
«È grazie a lei se
passeremo i G.U.F.O.!» aggiunse Susan, pensando che Harry era
stato un bravo
insegnante soprattutto per merito suo.
«Oh, non credo
proprio.» si schernì lui, «Ma grazie.
Anche voi mi mancate molto»
«Allora, te la sei
trovata una donna? O un uomo, per quel che ricordo?»
domandò Tonks a Gah e
tutti li guardarono scioccati. Gah stava di nuovo ridendo.
«Lo sai che con
Bill scherzavo soltanto! Per quanto riguarda una donna ne ho trovate
una
ventina e tutte in posti diversi. Comunque ora mi dovrò
comportare bene, c'è
Sally con me.»
«Come se tu ne
fossi in grado.» commentò Sally-Anne, che
però sorrideva in un modo che nessuno
le aveva mai visto fare, raggiante e ancora più bella. Terry
Boot, Kevin
Entwhistle e Anthony Goldstein passavano in quel momento, e
quest'ultimo si
fermò per un istante a guardarla, prima di riprendere a
camminare facendo finta
di nulla.
Susan cominciò a
ridere e scosse la testa quando Stephen la guardò
interrogativamente. Poi salutò
con un cenno della mano Cindy, che aveva agitato un braccio
entusiasticamente e
se ne stava andando a braccetto con Dorian.
«E tu, nessun uomo
in vista?» riprese Gah.
«Oh, soltanto uno
che non ricambia.» rispose lei con un gran sorriso e Wayne e
Stephen, che
restavano gli osservatori più attenti, notarono che il
professor Lupin si era
irrigidito. Anche Megan lo vide, dato che non gli toglieva gli occhi di
dosso.
«È pazzo a non
ricambiarti!»
«Lo convincerò
prima o poi!»
Michael scosse la
testa, dando ragione a Gah, quando ricordò che anche il
professor Lupin era
stato amico di James Potter, Sirius Black e Peter Pettigrew. Ne avevano
parlato
anche l'anno prima, guardando le foto portate da Megan. Si
chinò e parlò a un
orecchio della ragazza mentre gli altri si salutavano.
«Professor Lupin,
posso dirle una cosa un momento?» chiese Megan un attimo
dopo, «Voi andate a
bloccare i miei nonni, non siate lì così...
inutili.» ordinò.
«Che carina.»
commentò Gah di nuovo.
«Ha un carattere
adorabile, sì.» commentò Ernie
sarcastico, ma tacque a un'occhiataccia di lei.
«Vedo che non sei
cambiata.» osservò il professor Lupin,
incamminandosi con lei.
«Oh, no. Sono
cambiata moltissimo... Sa di Cedric, non è vero?»
chiese a bruciapelo.
«Sì, lo so,
purtroppo. Mi dispiace davvero in un modo che non puoi immaginare,
ricordo bene
quanto foste tutti legati a lui, specialmente Michael...»
«Già, erano
fratelli.» confermò lei con la voce che rischiava
di venirle a mancare. «E so
che proprio lei può capirci. Noi sappiamo... delle sue
vecchie amicizie, e l'ho
chiamata da parte per un po' di discrezione perché volevo
dirle che mi dispiace
a nome di tutti per... sa, Black.»
Lupin impallidì.
«Voi... sapete?»
«Mia madre era
Cordelia Adams, per cinque anni ha frequentato Hogwarts con voi, era
nella
stanza di Mary McDonald e...»
«Mary.» gemette
lui, «Sì, ora ricordo, Cordelia... Non l'avrei mai
collegata a te.»
«E quindi sì,
sappiamo che eravate tutti amici, e sappiamo che Sirius Black
è innocente
perché era nel giornale e che, purtroppo, è
caduto al Dipartimento dei Misteri.
Questo perché ovviamente Michael spia le ragazze quando
parlano o qualcosa del
genere. Ha sentito Ginny Weasley parlarne. E sappiamo anche di come
Black fosse
vicino a James Potter, perché la professoressa McGonagall
anche senza fare nomi
aveva paragonato lui e Michael. Quindi, in un certo senso, sappiamo
come si può
sentire lei, anche se di sicuro sta molto, molto peggio di quanto
possiamo
immaginare. Beh, è un po' strano, ma volevamo dirle che le
siamo vicini per
quanto possibile. Se mai avessimo la possibilità di fare
qualcosa per lei la
faremmo in ogni modo. E se dipendesse da noi lei sarebbe ancora nostro
professore, lei ci ha insegnato che siamo tutti uguali e che se siamo
buoni o
cattivi dipende solo dalle nostre scelte, non da come ti etichettano
gli altri.
Beh, ce l'hanno insegnato anche i nostri genitori, chi ce li ha almeno,
ma lei
più di tutti. È una persona da imitare, buona con
tutte le sue forze.»
concluse, sentendo di essere arrossita miseramente.
Il professore
sembrava stupefatto e toccato.
«Megan... Non ho
parole. Davvero. Per tutti voi. Grazie per tutto quello che hai detto e
per la
fiducia spropositata che avete in me. Non so quanto io possa essere
considerato
buono con tutte le mie forze come hai detto tu, anzi... Io resto pur
sempre...
quello che sono. Ma le vostre parole sono ciò che mi
ripagano delle mie scelte.
E per quanto riguarda Sirius... grazie anche per questo e per non
considerarlo
un criminale come molti continuano a fare. Lui era il miglior amico che
si
potesse desiderare.»
«Posso
immaginarlo.» mormorò lei, guardando Michael e
facendo per tornare dagli altri,
«Ah, professore?» chiamò, voltandosi
un'ultima volta.
«Puoi chiamarmi
anche Remus ormai, non sono più un professore.»
«Non so se ci
riuscirò... Comunque è veramente, veramente
carina. Sembra la tizia che ti fa
cambiare idea sul tuo conto in cinque minuti, che fa
sorridere.»
Lui aggrottò la
fronte: «Chi?»
«Quella Tonks.»
rispose lei sogghignando, «Buona vacanze!»
Ormai si erano
avvicinati anche alcuni familiari e tutti si stavano salutando tra
loro, quando
Megan tornò a prendere le proprie cose con allegria e
Michael le fece presente
che Lupin era più pallido di prima.
«Ma cosa gli hai
detto alla fine? Sembrava tranquillo finché non ti sei
girata l'ultima
volta...»
«Ma nulla! Wayne,
Walter, stanno arrivando i vostri genitori, ci si vede
d'estate!»
«Se lo fanno
uscire.» borbottò Georgia.
«Perché?» domandò
lei stupita, «Sì, ciao Sally-Anne.»
«Perché lo
bocciano, no?»
«Che cosa?»
Georgia si morse la
lingua.
«Non avrei dovuto
dirtelo forse... Però si sa che Wayne non stava facendo
nulla, no?»
«Ma negli ultimi
mesi abbiamo recuperato! Abbiamo ripassato!»
protestò lei lanciando un'occhiata
indietro, dove Walter e Wayne stavano salutando gli altri.
«Sì, ma tu
hai ripassato. Lui ha pensato a far studiare te e non alle sue
cose.» brontolò
Georgia, «Ho provato anche a parlargliene ma ha detto che
andava bene così. Io
sinceramente lo trovo idiota, ma del resto Mike ha fatto lo stesso per
me, non
posso lamentarmi...»
Megan lasciò cadere
le borse e Georgia salvò per un pelo la gabbia del gufo.
Corse verso Wayne e
gli saltò addosso, facendogli sbattere la schiena contro un
pilastro di cemento
e baciandolo quasi con violenza. Wayne ricambiò all'istante,
circondandola con
le braccia e sollevandola per aria fino a invertire le loro posizioni.
I signori Hopkins,
che erano di nuovo venuti assieme litigando su chi doveva tenere i
ragazzi, si
fermarono increduli a osservare la scena, come del resto Walter che
aveva la
bocca spalancata. Rent si resse a Jack, mentre Georgia tornava
lentamente indietro
e afferrava Charlotte per un braccio, dato che la sorellina si era
fermata
metri indietro e ora li guardava interessata come solo una ragazzina
poteva
essere. Ernie aveva cominciato a tossire e Susan e Hannah gli batterono
distrattamente le mani sulla schiena con un po' troppa forza, mentre
Stephen
aveva fatto cadere le valigie sul piede di Quill e Michael rideva quasi
euforico. Anche Gah rideva e Tonks si voltò verso Lupin e
ammiccò. Moody scosse
la testa.
«Quindi... buone
vacanze.» disse Megan, separandosi da lui, «Ti sei
fatto bocciare per me, sei
uno stronzo. Ti passo a trovare sistemate le cose a casa.»
«Mh.» confermò
Wayne, leggermente stravolto per via dell'attacco in piena regola.
Megan lo lasciò
andare prendendo il respiro con aria sconvolta, ma lui la
baciò di nuovo,
stavolta per qualche secondo soltanto, e poi di nuovo ancora.
«Okay, vai.» disse
tra un bacio e l’altro.
«Vado. Ci stanno
fissando, vero?»
«Ti importa
davvero?»
«No, posso sempre
picchiarli.»
Wayne sorrise e lei
arretrò di qualche passo prima di voltarsi e tornare ai suoi
bagagli.
«Georgia, sai, non
penso mi serva compagnia dopotutto. Ciao, eh. Divertiti. Ti passo a
trovare.»
salutò piuttosto confusamente prima di ripartire alla volta
dei nonni, che
l'avevano poi vista ma non avevano voluto interferire.
«Che banano è
appena successo?» sbottò Rent,
per poi ridere insieme a Michael. Walter e Jack si unirono a loro.
«L'amore...»
commentò Tonks, salutando tutti con un largo gesto del
braccio. Lupin non
sembrò avere nulla da commentare in proposito.
«Vogliamo muoverci,
Ninfadora?» brontolò Moody.
«Non chiamarmi in
quel modo!»
«Fratellino, tu hai
da raccontarmi qualcosa, sai?» fece Walter, afferrando Wayne
per spingerlo
verso i genitori.
«Cosa mi sono
perso?» domandò Robert, mancando di un secondo Gah
e Sally-Anne che si
allontanavano per andare verso una moto.
«Sapessi... Forse
ospiteremo un'amica quest'estate.» lo avvisò
Georgia, un po' a disagio dato che
per tutto l'anno non avevano fatto che litigare per lettera. Charlotte
lo
salutò con un cenno della testa poco amichevole e dicendo
che aveva fame.
«D'accordo. Tutto
quello che vuoi.» concesse lui che evidentemente voleva
comprarla.
«Ce ne sono di cose
che voglio...»
«Non cominciare.»
Tutti si erano
quasi dispersi quando altre due figure si avvicinarono alla barriera
che
separava la stazione dall'Espresso.
«Michael! Per
fortuna ci sei ancora!»
«Signor Diggory!»
trasalì lui.
«Ciao, caro!
Scusaci, non sapevamo fosse il caso di venire o meno, ma poi abbiamo
ricevuto
la lettera che ci diceva che forse non avresti avuto un posto in cui
stare...»
lo salutò anche la signora Diggory.
«Come? Quale
lettera?» domandò lui confuso.
«Quella che ci
diceva che la tua amica ti avrebbe ospitato a casa sua ma forse tu
avresti
voluto cambiare aria... Non eravamo sicuri che tu volessi vederci, ma
lei ci ha
assicurato che ti avrebbe fatto piacere...»
«Certo che mi fa
piacere!» esclamò Michael, «Sarei
passato a trovarvi! Solo che anche io non
sapevo se fosse il caso o meno, vedermi magari può essere...
difficile...»
«Non essere
sciocco.» lo rimproverò la signora Diggory,
«Tu sei un figlio per noi. Non
vogliamo perdere anche te.»
«Prometto che non
ti assillerò con domande su di lui.»
mormorò il signor Diggory, «Perciò se
tu
volessi stare da noi puoi farlo per tutto il tempo che vuoi, anche solo
per un
giorno quando tornerai da casa della tua amica...»
«Ti avremmo
contattato direttamente lì ma volevo vedere come
stavi.» spiegò la signora
Diggory guardandosi attorno, «Ma dov'è la tua
amica?»
«Abbiamo cambiato
programmi e ci siamo divisi... Ma io non sapevo di nessuna
lettera.»
I due lo guardarono
sorpresi.
«Ce l'ha mandata
Georgia, diceva che tu probabilmente avresti preferito viaggiare un po'
e
magari venirci a trovare, per questo sarebbe stato carino se ti
avessimo detto
che per noi non c'era problema in modo che non ti sentissi preoccupato
al
riguardo.» spiegò la donna.
«Georgie...»
mormorò lui, passandosi una mano tra i capelli e arruffando
quelli più corti
che non erano legati saldamente nel codino basso che aveva preso a
farsi.
«Dovevo aspettarmelo...» poi sorrise,
«Posso venire subito da voi?»
«Ma certo che sì!»
«Devi raccontarci
tutto quello che hai fatto! Come sono andati i tuoi M.A.G.O.?»
«Oh, questa sarà
una lunga storia...»
Era praticamente
l'alba quando Stephen si svegliò, dopo soltanto due ore di
sonno. Sentì Rent
imprecare e si mise a sedere, ricordandosi di trovarsi nel divano del
soggiorno
della signora Hopkins e che lui e Walter, Wayne, Rent, Jack e Michael
si erano
trattenuti per giocare a carte e bere per tutto quel sabato notte,
accampati
come barbari con le bottiglie di firewhisky e burrobirra sparse a
terra. Per
fortuna la madre di Wayne aveva trovato un lavoro part-time al san
Mungo,
perciò avevano tutto il tempo di pulire.
Si rese conto che a
svegliarlo era stato il cellulare, che in quel momento ronzava sopra il
tavolo.
Doveva essere Quill che aveva dato loro buca come al solito, o Ernie,
dato che
era rimasto a fare compagnia a Justin che era ancora nella fase
peggiore dopo
la rottura con la fidanzata.
Strisciò verso il
tavolo e scorse il nome di Susan un attimo prima di rispondere,
all'improvviso
sveglissimo.
«Susan, che
succede?»
Gli altri si
svegliarono lamentandosi.
«Ti prego, non
siamo nottambuli come te...» protestò Jack.
«Cosa? Susan, non
ho capito!» li ignorò lui, cercando di arginare le
parole e i singhiozzi
dell'amica al telefono, «Chi è morta?»
Tutti si rizzarono
a sedere, spaventati.
«Cosa? Per
Tu-Sai-Chi? A casa sua?»
Wayne si portò una
mano al petto e tutti capirono all'istante: Megan viveva con i nonni
babbani,
era figlia di un nato-babbano, mentre le altre erano purosangue o
comunque non
avevano parenti babbani prossimi.
«Mi dispiace
tanto...» Stephen finalmente li notò e aggiunse,
«... per tua zia. Mi cambio e
vengo a casa tua, Michael mi materializzerà da te. Chiamo io
le altre.»
Tutti tirarono un
involontario sospiro di sollievo.
«Va bene, a tra
poco.» disse, chiudendo la chiamata, «Sua zia
Amelia è stata trovata morta,
c'erano anche segni di battaglia dentro casa ed era una grande
strega...»
«Sì, la conosco di
vista, mio padre è un suo collega. Era.»
mormorò Michael, ancora pallido.
«Fatti una doccia e
vai. Noi ti raggiungiamo man mano.» disse Wayne, recuperata
la calma, «Io
chiamo Megan, Michael, chiama Georgia, Rent, chiama Justin, Walter,
chiama
Sally-Anne almeno per avvertirla e Jack, tu chiama Hannah.»
Stephen corse al
bagno mentre gli altri andavano alla ricerca dei cellulari.
Wayne sospirò.
Era cominciata
l'era del terrore anche per loro.
E così si chiude Cedric’s friends 2. Ci
vorrà un pochino
prima che io cominci a pubblicare il tre perché per ora ne
ho scritto solo
dodici o tredici capitoli e perché a volte arrivando invece
all’ultimo correggo
alcune cose dei primi…
In ogni caso grazie, GRAZIE a tutti voi che leggete e a voi
che recensite, specialmente agli ultimi perché è
bello sapere cosa ne pensate,
nel bene o nel male.
E non mi viene in mente nient’altro da dire.
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