Il principe e la Volpe di bloodingeyes (/viewuser.php?uid=66367)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte 1 ***
Capitolo 2: *** Parte 2 ***
Capitolo 3: *** Parte 3 ***
Capitolo 4: *** Parte 4 ***
Capitolo 5: *** Parte 5 ***
Capitolo 6: *** Parte 6 ***
Capitolo 7: *** Finale ***
Capitolo 1 *** Parte 1 ***
C’era
una volta in un regno molto
lontano un giovane principe di nome Caleb tanto amato dalla sua corte e
dal suo
popolo. Era però arrivato per lui il tempo di trovarsi una
sposa e così, un
giorno come tanti altri, decise di partire alla ricerca della perfetta
compagna
che l’avrebbe accompagnato per tutta la vita, aiutandolo a
regnare sul suo bel
regno, che gli avrebbe dato tanti splendidi eredi e l’avrebbe
amato
incondizionatamente fino alla fine dei loro giorni. Prese quindi il suo
adorato
cavallo bianco, un po’ di provviste e di soldi e, dopo aver
salutato la
famiglia, se ne andò alla ricerca della principessa
perfetta. Si diresse verso
le fredde terre del nord, dove gli avevano detto che c’era
una magnifica
principessa in età da marito ma dopo appena una settimana di
viaggio il suo
cavallo stramazzò a terra, troppo stanco persino per
continuare a respirare.
Rinchiuso fra le mura dorate del castello quel cavallo non si era mai
irrobustito abbastanza e la fatica del viaggio lo aveva ucciso. Il
principe
pianse per tutto un giorno l’animale ma poi si decise a
proseguire per la sua
strada. Le sue disavventure però non erano ancora finite
perché dopo alcuni
giorni di cammino si ritrovò il passo sbarrato da un gruppo
di briganti che gli
ordinarono di consegnargli tutti i suoi avere. Caleb sguainò
la spada e si
difese, era sempre stato un grande spadaccino ma solo negli scontri
singoli,
non gli era mai capitato di doversi proteggere dall’assalto
di cinque lame e,
inevitabilmente, venne sconfitto. La sua splendida spada
volò via e scivolò
dentro ad un lago lì vicino. Disarmato il principe
cercò di scappare ma uno dei
briganti lo prese e lo buttò a terra in malo modo. Gli
tolsero ogni cosa,
dall’oro ai vestiti, l’unica cosa che il giovane
principe riuscì a fare fu
gettare il suo anello regale nell’erba vicino al lago nella
speranza di poterlo
ritrovare in un secondo momento. I briganti se ne andarono lasciandolo
a terra
ferito e completamente nudo, ridendo delle sue lacrime. Caleb si
rialzò
dolorante e si mise a cercare l’anello sulla riva del lago
ma, non trovandolo,
si tuffò a cercarlo. Cercò anche la sua spada ma
il lago era profondo, l’acqua
gelida e si stava facendo pure notte. Non trovò nessuno dei
due oggetti e così,
stanco e sconsolato decise di lasciarsi affogare fra quelle acque. Chi
avrebbe
mai creduto che lui fosse un principe? Spogliato delle sue vesti, il
viso
tumefatto dai pugni, sporco di terra e fango e senza neppure una
cavalcatura
nessuno avrebbe mai potuto riconoscere in lui il principe Caleb,
neppure i suoi
genitori probabilmente. Eppure non riuscì a lasciarsi andare
e a morire affogato,
l’istinto di sopravvivenza fu più forte e il
principe si ritrovò a boccheggiare
alla ricerca d’aria sulla riva del lago, piangendo disperato
per la sua
malasorte. Fu in quel momento che un uomo incappucciato
passò a cavallo di lì e
lo vide
-Che
diavolo state facendo?- gli
chiese lo straniero –Non sapete che le acque del lago
diventano mortali una
volta che scende la notte?-
-Ormai
non ha più importanza- gli
rispose il principe in lacrime –ormai ho perso tutto, non
posso tornare alla
mia famiglia e non avrebbe neppure senso continuare il mio viaggio, non
ho
soldi né cibo… sono disperato!- l’uomo
a cavallo rimase fermo ad osservarlo e,
con un sospiro stanco, smontò e lo aiutò ad
uscire dall’acqua, avvolgendolo in
una coperta che aveva preso da una delle bisacce attaccate alla sella
-Smettetela
di piangere- gli disse
dolcemente ma con voce ferma –siete ancora vivo, questa
è l’unica cosa
importante, tutto il resto lo potrete riavere con fede, lavoro e tempo-
il
principe non capì appieno le parole dello straniero ma
annuì
-Qual
è il vostro nome?- gli chiese
-Mi
chiamo… - si bloccò di colpo e
scosse la testa tristemente –mi hanno spesso chiamato Volpe-
gli rispose
-Io
sono Caleb principe di… - venne
però bloccato
-Non
voglio saperlo, per me non ha
importanza- cavalcarono fino ad una taverna poco distante e Volpe
pagò una
stanza per entrambi, chiedendo che venisse portato loro del cibo e
venisse
riempita una vasca d’acqua calda, così che Caleb
poté ripulirsi dal fango del
lago. Una volta che il principe si fu lavato Volpe gli
regalò dei suoi abiti,
piuttosto semplici ma belli, e cenarono insieme
-Vi
sono immensamente grato per
quello che state facendo per me- disse il principe sedendosi a tavola.
Volpe si
tolse il mantello e si andò a sedere davanti a lui, portava
in viso una
maschera bianca con un apertura per le labbra che arrivava fino al
mento e due
fori piuttosto lunghi ma stretti per gli occhi. Aveva i capelli biondi
e
scarmigliati, tenuti stretti in un codino. Gli abiti erano semplici ma
di
fattura pregiata
-Non
dovete ringraziarmi- gli disse
Volpe mentre iniziava a mangiare -ho fatto solo quello che mi dettava
la mia
coscienza-
-Siete
davvero una persona molto
gentile, allora, non molti mi avrebbero aiutato- l’uomo
scrollò le spalle
noncurante e continuò a mangiare –posso farvi una
domanda?- gli chiese il
principe osservandolo
-Certo-
-Siete
un nobile?-
-Cosa
ve lo fa pensare?-
-I
vostri gesti, il vostro modo di
stare seduto… -
-Molto
tempo fa lo ero, ora sono
solo un vagabondo- gli rispose Volpe con fare noncurante
-Mi
dispiace- disse sincero il
principe
-Non
dovete, per me perdere tutto è
stato solo l’inizio di una nuova vita, adesso sto bene e sono
piuttosto felice-
Volpe rise e aggiunse –e poi se fossi stato ancora nobile non
mi sarei mai
fermato ad aiutarvi, rallegratevi che il vecchio me sia andato in
disgrazia e
che abbiate incontrato il me stesso attuale- Caleb non rise e fece
persino
fatica ad annuire. Finirono di cenare praticamente in silenzio e
andarono a
dormire ognuno nei rispettivi letti. Il mattino seguente, mentre Caleb
faceva
colazione, Volpe chiese al principe di raccontargli le sue disgrazie e
di
spiegargli come ci era finito a piangere sulla riva di un lago.
Ascoltò il
racconto nel più religioso silenzio tirando di tanto in
tanto una boccata dalla
lunga pipa bianca che aveva tirato fuori da chissà dove. Una
volta finito il
racconto Caleb sospirò tristemente e cercò di
trattenere le lacrime che ancora
una volta cercavano di uscire dai suoi occhi
-Oggi
torneremo al lago e vedrete
che troveremo la vostra spada e l’anello- così
dicendo Volpe scrollò il resto
del tabacco, si alzò da tavola e uscì dalla
taverna con Caleb appresso che però
non credeva che sarebbero riusciti davvero a ritrovare i due oggetti.
Ritornarono in poco tempo al luogo dove si erano incontrati la sera
precedente.
Le sue acque erano luminose e limpide, belle come in un sogno e dieci
magnifici
cigni selvatici nuotavano placidi al centro nel lago -Loro ci
aiuteranno- disse
sicuro di sé Volpe avvicinandosi all’argine. I
cigni si avvicinarono
incredibilmente all’uomo che ne accarezzò le teste
regali e i lunghi colli.
Caleb rimase indietro, stupito da come gli animali si fossero
avvicinati e si
lasciassero accarezzare da quell’uomo che sussurrò
ad ognuno qualcosa mentre li
continuava a carezzare. Gli uccelli si allontanarono allora dalla riva
e si
immersero nelle acque del lago. Tornarono presto trasportando la spada
e
l’anello d’oro del principe Caleb che corse a
riprendere i suoi oggetti stupito
e felicissimo. I cigni selvatici però volarono via spaventati
-Come
avete fatto?- chiese il
principe rimettendosi al dito l’anello e asciugando la spada
con un lembo del
mantello. Volpe guardò i cigni che volavano via e si
intristì
-È
solo una cosa che ho imparato a
fare da piccolo- gli rispose mentre si rimetteva in piedi -dove siete
diretto
ora?- gli chiese l’uomo
-Ora
che ho di nuovo il mio anello
posso presentarmi a qualsiasi corte e verrò riconosciuto,
quindi penso che
tornerò a dirigermi a Nord come mi ero prefissato-
-Allora
le nostre strade si
dividono qui- disse Volpe staccando una delle bisacce dalla sella e
aggiunse
–vi lascio il mio cavallo e queste poche cose, spero che vi
possano essere
utili- detto questo fece per andarsene ma il principe lo
bloccò stupito
-Perché
lo fate? Perché mi
aiutate?- gli chiese sorpreso ma Volpe non rispose e si
abbassò ancora di più
il cappuccio sugli occhi –Mi ricorderò di voi- gli
promise Caleb -ripagherò il
mio debito con voi quando tornerò al mio regno, riavrete il
vostro titolo se lo
desiderate e vi ridarò cento volte quello che avete dato a
me, dovrete solo
chiedere e ogni cosa possibile vi sarà data-
l’altro lo guardò e per un attimo
il principe sentì una strana inquietudine nel cuore, come se
una mano fredda
gliel’avesse stretto nella sua morsa
-Non
c’è nulla che un principe come
voi possa fare per me- gli rispose duramente Volpe voltandogli le
spalle e
andandosene a passo spedito. Caleb non capì
perché l’altro si fosse arrabbiato
ma visto che ormai se ne era andato pensò che era meglio non
pensarci e saltò a
cavallo tornando a viaggiare verso Nord alla ricerca della sua
principessa.
*°*°*°*°*°*°*°
Note
dell'autrice, inserite dopo la fine del contest:
- Questa storia ha parteciparo al
contest "Piccola fiaba slash" di Lal Rouche ma il contest
non è finito bene perchè solo io ho consegnato T^T
- Caleb
ha preso il nome da una canzone che ascoltavo in quel momento dei
Sonata Arctica che si intitola, appunto, Caleb
- Il
cavallo bianco non l'ho mai sopportato quindi è con mio
immenso piacere che ne ho fatto schiattare uno XD
- Volpe
prende il nome... non lo so... mi piaceva e basta dare ad uno dei miei
personaggi il nome di un animale
- I
cigni e le papere sono praticamente in ogni fiaba e c'è
sempre un personaggio che si fa aiutare da loro,quindi ho pensato di
usarli anch'io
Altro non mi pare che si sia.
Bye!!!
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Capitolo 2 *** Parte 2 ***
Finalmente
il giovane principe giunse
alla sua meta: il castello fra le fredde montagne del nord e rimase
stupito da
come tutto in quel regno fosse dipinto delle varie tonalità
del blu. Tutte le
case avevano i tetti e gli infissi di colore blu scuro e i muri erano
tinti di
un azzurro tenue. Le strade erano composte da tanti ciottoli di diverse
gradazioni di blu e riflettevano la luce in maniera davvero singolare,
così che
sembrava di camminare su dei fiumi di acqua solida. Anche le persone
erano
tutte vestite di blu: casacche, braghe, vestiti, cappelli, scarpe,
gioielli e
forse avevano anche mutante di varie tonalità di blu.
Avevano tutti i capelli
biondi molto chiari, gli occhi di tutti erano blu, azzurri oppure neri
e la
pelle era quasi diafana. Era un regno davvero molto strano. Il principe
comunque si presentò a corte dopo essersi rifocillato una
notte e aver comparto
splendidi abiti blu scuro con i soldi che Volpe gli aveva lasciato. Si
presentò
al re e gli chiese la mano della figlia, l’uomo si
dimostrò entusiasta e gliela
presentò volentieri. La ragazza era bellissima, con
lunghissimi capelli biondi
così chiari da sembrare bianchi, sottile come un giunco, la
pelle bianca e
liscia come fosse di porcellana, occhi azzurri e luminosi,
incredibilmente
aggraziata e regale. Caleb se ne innamorò
all’istante ma per sua sfortuna fu
l’unico, infatti la principessa, quando gli fece la proposta
di matrimonio, lo
squadrò da capo a piedi e, indignata, gli rispose
-Non
siete adatto-
-Come?-
chiese il principe sorpreso
-Non
siete cromaticamente adatto a
diventare mio marito-
-Non
capisco-
-I
vostri capelli e la vostra pelle
sono troppo scuri e i vostri occhi hanno un colore sbagliato! Non mi
sposerò
mai con un principe così inadatto a me!- fece per andarsene
stizzita ma il
principe le si parò davanti, sbarrandole il passo
-Vi
prego, non andatevene, io vi
amo- le disse sincero fin nel profondo del cuore ma la ragazza non
diede peso a
quelle parole e gli rispose duramente
-Io
non amo nulla che non sia di
colore diverso dal blu o al massimo dal bianco, tutto il castello e
tutto il
mio regno è di questo colore, capite? Se vi sposassi tutto
il mio castello
diventerebbe più brutto, non voglio sposarmi con un principe
che mi farebbe
sfigurare davanti ai miei ospiti e soprattutto non voglio figli
cromaticamente
brutti! Immaginate che orrore sarebbe avere dei bambini con pelle,
capelli e occhi
del colore sbagliato! Tutti li prenderebbero in giro a vita e io me ne
vergognerei fino a morirne! No signore! Io non vi sposerò
mai e se ci pensate
bene capirete anche voi che è giusto così- la
principessa sorrise e gli si
inchinò -vi auguro una buona giornata mio signore- e detto
questo se ne andò
senza lasciargli tempo di ribattere e spezzandogli il cuore. Il re
sospirò e
accompagnò il ragazzo fuori dal castello
-Sembrate
un bravo ragazzo e un
buon partito ma se mia figlia non vi desidera non posso farvela
sposare, la amo
troppo per andare contro ai suoi desideri- gli disse il re per poi
porgergli
una sacchetta piena d’oro -questo è per il vostro
viaggio di ritorno e per
scusarmi del comportamento della mia adorata bambina-
-Grazie
mille- gli rispose atono e
triste il ragazzo
-Se
volete, mentre tornate a casa,
potreste fermarvi da un mio cugino che ha anche lui una figlia in
età da
matrimonio, non è bella come la mia bimba ma è
una ragazza graziosa- Caleb ci
pensò su un attimo e poi decise di farsi spiegare la strada
per andare a
trovare questa nuova principessa. Infondo, se fosse tornato a casa
senza una
fidanzata i suoi genitori l’avrebbero comunque costretto ad
andarsene a cercare
un’altra. Con il cuore pesante e triste ma con la speranza di
trovare la donna
della sua vita si rimise quindi in viaggio.
La
seconda principessa era
splendida, molto più bella della ragazza fissata con il
colore blu da cui Caleb
era stato rifiutato. Questa era alta e con un corpo e un viso molto
più maturi
per la sua età ma con ancora negli occhi l’incanto
della giovinezza, aveva capelli
morbidi e lisci come seta ed era dolce e gentile anche con i servi. Il
principe
Caleb si innamorò di lei appena sentì la sua voce
angelica e la sua risata
cristallina. Chiese subito al re la mano della ragazza ma questo si
infuriò e
fece per cacciarlo via, il principe chiese per lo meno che gli venisse
data una
spiegazione e allora il re rispose
-Voi
siete solo un poveretto, io
possiedo terre dalle montagne fino al mare, da est fino al grande fiume
ad
ovest tutto ciò su cui camminate mi appartiene! E voi
invece? Avete solo un
piccolo regno di la dal fiume, indossate abiti così semplici
che farebbero
ridere anche il più umile dei miei paggi e avete un solo
cavallo per viaggiare,
mentre io quando mi sposto sulle mie terre uso una carrozza tutta
d’oro trainata
da dieci cavalli bianchi e ho vestiti così belli che neppure
ve li potreste
immaginare! No, un poveraccio come voi non può assolutamente
sposare mia
figlia!- indignato e stupito il principe si voltò verso la
ragazza e le chiese
-Ma
voi cosa ne pensate di me? Non
mi vorreste sposare?-
-Se
mio padre pensa che voi non
siate un buon partito allora io non vi sposerò- rispose la
ragazza tornando a
passeggiare nel giardino. Il re diede ordine alle guardie di portare
Caleb
fuori dal suo castello ma prima che il ragazzo se ne fosse andato gli
disse
-Un
poveretto come voi potrebbe
essere un buon partito solo per la figlia di mio fratello, andate
giù al mare e
troverete il minuscolo regno di quel poveraccio, anche lui ha una
figlia e non
è ancora riuscito a maritarla, immagino che per uno
straccione come voi quella
sia il massimo a cui potete aspirare- Caleb si rimise in viaggio,
stizzito e di
nuovo con il cuore infranto e, senza neppure pensarci troppo si diresse
verso
il piccolo regno sul mare governato dal fratello del re avaro.
Arrivato
al castello sulla
scogliera dove il re avaro gli aveva consigliato di cercar moglie si
ritrovò
nel bel mezzo di una grande festa e, chiedendo ai passanti cosa si
stesse
festeggiando, si sentì rispondere che si stava celebrando il
matrimonio dell’unica
principessa del re. Sconsolato Caleb se ne andò anche da
quel regno e si rimise
sulla strada di casa, visto che i soldi stavano finendo e lui era
stanco di
viaggiare. Dopo alcuni giorni, mentre stava cavalcando in un bosco,
incrociò un
viaggiatore e riconobbe subito in lui Volpe, si fermò allora
a salutarlo
-Volpe!
Siete voi? Come state?- gli
chiese sorridendo. L’uomo, che aveva ancora il viso coperto
dalla stessa
maschera dell’ultima volta, lo guardò perplesso
-Chi
siete?- gli chiese
-Sono
il principe Caleb, quello che
avete aiutato al lago a ovest, non vi ricordate di me?- Volpe lo
guardò ancora,
poi il suo sguardo si fermò sul cavallo e sembrò
riconoscere l’animale più che
il cavaliere
-Oh,
si! Ora mi ricordo di voi-
disse carezzando il muso del cavallo che docilmente strusciò
il muso contro il
viso del vecchio padrone -Non pensavo che vi avrei rincontrato-
-Io
invece sono felice che sia
successo, sto tornando a casa e se volete seguirmi ripagherò
il mio debito con
voi-
-Debito?-
ripeté perplesso e
sorpreso l’uomo
-Ma
si! Vi avevo promesso che
quando fossi ritornato a casa vi avrei ripagato per avermi salvato
dalla morte
e per aver ritrovato la mia spada e il mio anello!-
-Oh-
disse Volpe sorpreso e per un
attimo rimase interdetto, senza riuscire a dire nulla -ma io non vi ho
aiutato
perché volevo una ricompensa-
-Però
io voglio sdebitarmi con voi,
vi debbo così tanto… - gli rispose sorridendo
Caleb. Volpe lo guardò
intensamente da dietro la maschera e annuì lentamente
-Se
mi darete un passaggio fino al
di là dal Fiume Ghiacciato allora saremo pari-
-Ma…
- cercò di dire il principe a
cui lo scambio non sembrava per nulla equo, sentiva di dovere a
quell’uomo ben
più di un passaggio ma Volpe scosse la testa e non lo
lasciò ribattere
-A
me basta questo, se volete
sdebitarvi allora accompagnatemi- Caleb accettò e lo
aiutò a montare a cavallo.
Insieme si rimisero in viaggio.
*°*°*°*°*°*°**°*°*°*°
Angolo
dell'autrice:
- Fra le fiabe dei fratelli Grimm ce ne sono alcune con delle
principesse che vivono in castelli fatti d'oro, circondate da oro, che
sembrano fatte d'oro, ecc. a me l'oro se è troppo e usato
male non piace e poi in un castello sulle montagne in mezzo ai ghiacci
il bianco e l'azzurro erano colori migliori
- Principesse viziate e rompiballe, papà che le
viziano anche quando non sono più bambine... strano come le
favole diventino un incubo nella realtà...
- Ci doveva essere anche una quarta principessa in questa
storia, la più bella dell'universo, che Caleb avrebbe
però solo visto da lontano perchè per incontarla
bisognava fare la fila, l'uomo subito prima di lui sarebbe stato un
vecchio di 90 anni che gli avrebbe detto di starte aspettando da quando
era giovane di vedere questa bellezza e quindi Caleb avrebbe deciso di
andarsene. Non ricordo perchè ho tagliato questo pezzo...
- Mi hanno chiesto perchè Vope non riconosce
subito Caleb... semplicemente è poco fisionomico con gli
esseri umani
Continua....
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Capitolo 3 *** Parte 3 ***
Volpe
non era un tipo di molte
parole, difficilmente in un giorno si scambiavano più di un
paio di battute
però era di sicuro una persona piena di risorse. Riusciva
sempre a trovare
qualcosa da mangiare e non spendeva mai neppure un soldo, non
perché non ne avesse,
ma semplicemente perché non gli piaceva usarli inutilmente.
Era davvero un
cacciatore provetto, il migliore che Caleb avesse mai conosciuto,
quando decideva
un bersaglio quello era già morto senza saperlo, non
l’aveva ancora visto
mancare la sua preda ed era incredibile il fatto che uccidesse sempre
sul colpo
l’animale, senza aggiungere una sofferenza maggiore. E ancora
più sorprendente
era il fatto che gli animali comunque gli si avvicinassero
tranquillamente e si
lasciassero accarezzare senza timore, persino le belve feroci come lupi
e orsi
diventavano cuccioli mansueti quando c’era lui. Caleb era
davvero affascinato
da questo suo potere e spesso gli chiese di insegnargli a fare la
stessa cosa
ma Volpe non accettò mai
-Voi
siete un principe, parlare con
gli animali non è cosa che vi compete- gli diceva, spesso
mentre tirava una
boccata di fumo dalla sua pipa
-E
perché mai?-
-Perché
se vi metteste a parlare
con gli uccelli che cinguettano nei vostri giardini o con i vostri cani
da
caccia tutti vi penserebbero pazzo e metterebbero un altro re al vostro
posto-
il discorso si concludeva sempre in questo punto fra loro ma una volta
Caleb
ebbe l’ardire di fargli un’altra domanda
-È
questo che vi è successo?- gli
chiese ma Volpe inclinò leggermente la testa, perplesso
-è perché parlavate con
gli animali che vi hanno cacciato dal vostro regno?-
-Io
non sono stato cacciato- gli
rispose l’uomo sospirando -me ne sono dovuto andare-
-E
perché? Se posso chiedere… -
-Perché
sono stato maledetto da una
dannatissima strega- ringhiò Volpe
-Mi
dispiace- gli disse
sinceramente Caleb e l’altro lo guardò ancora una
volta così attentamente da
farlo quasi arrossire
-Inizio
a pensare che voi siate
troppo sincero e ingenuo oltre che viziato e stupido per sopravvivere
nel mondo-
il principe rimase stupito e sorpreso dal quelle parole così
dure e inaspettate
che non riuscì a ribattere. Quindi Volpe aggiunse
–ora dovremmo rimetterci in
marcia, altrimenti si farà scuro- concluse così
il discorso, anche se per il
principe la questione non era per niente chiusa. Infatti quando quella
sera si
accamparono in una radura Caleb gli chiese di spiegargli cosa avesse
voluto dire
con quella frase ma l’altro non gli rispose
-Per
favore spiegatemi, odio non
capire le cose- lo implorò alla fine il principe,
l’altro sospirò e finalmente
si decise a dagli una spiegazione
-Penso
solo che voi siate quel tipo
di persona che non conosce nulla della vita e che si appoggia agli
altri senza
nessun dubbio, all’inizio pensavo che foste il solito stupido
viziato ma ora mi
accorgo che siete anche ingenuo e questo mi spaventa un
po’… -
-Io
vi spavento?- gli chiese
sorpreso il principe
-Non
ho paura di voi ma per
voi, temo
che presto o tardi questo vostro essere vi condurrà ad una
brutta fine, i
vostri genitori non vi avrebbero dovuto lasciare andare da solo per il
mondo
senza nessuna protezione, rischiate di non tornare più a
casa-
-Ma
è tradizione che il principe
ereditario cerchi la sua compagna da solo-
-Lo
so però se non imparerete
presto a sopravvivere vi ridurrete molto peggio di come eravate la
prima volta
che ci siamo incontrati-
-Perché
dite così?- gli chiese il
principe tristemente -io non capisco-
-Appunto
perché non capite siete in
pericolo-
-Allora
spiegatemelo voi- ribatté stizzito
-Voi
vi fidate di me?- gli chiese
Volpe
-Certo!-
gli rispose subito Caleb
sorridendo, in fondo quella era la persona che l’aveva
aiutato senza chiedere
nulla in cambio nel momento peggiore della sua vita, come poteva non
fidarsi?
-E
fate male- lo redarguì Volpe
alzandosi in piedi e raggiungendolo in due soli passi –non
dovreste fidarvi di
un perfetto sconosciuto come me-
-Voi
non siete uno sconosciuto- gli
rispose Caleb anche se in quel momento averlo così vicino
gli faceva un po’
paura
-Cosa
sapete di me in realtà?- gli
chiese allora Volpe avvicinandosi di un mezzo passo, con fare da
predatore,
tanto che il principe si ritrasse impaurito -tutto quello che vi ho
raccontato
fin ora su di me potrebbe essere falso, non mi avete neppure visto in
volto e
potrei essere un brigante oppure peggio… - gli si
avvicinò ancora e il ragazzo
si ritrovò con la schiena contro un albero, Volpe
appoggiò delicatamente i
palmi della mani sulla corteccia ai lati della sua testa e si
avvicinò al volto
del ragazzo, parlandogli in un sussurro e fissandolo diritto negli
occhi -potrei
farvi qualsiasi cosa in questo momento lo sapete? Siamo nel bel mezzo
di un
bosco soltanto noi due soli, lontani da qualsiasi forma di
civiltà e io potrei
non essere la persona che voi pensate che io sia, ora io potrei
derubarvi di
tutto, torturarvi, farvi sbranare dalle bestie feroci, uccidervi e
nessuno lo
verrebbe mai a sapere, nessuno sentirebbe le vostre urla, il vostro
dolore e
nessuno verrebbe mai a cercare me perché nessuno sa di me
né del nostro
incontro… e ora ditemi in tutta sincerità pensate
davvero di potervi fidare di
una persona come me che ha già anche progettato la vostra
morte con così tanta
cura?- Caleb inghiottì a fatica la saliva, si accorgeva solo
in quell’istante
che la situazione sarebbe potuta essere molto pericolosa per lui eppure
non
rispose come Volpe si sarebbe aspettato
-Si
mi fido- l’altro scattò
leggermente indietro sorpreso
-Ma
mi avete ascoltato?- gli chiese
rabbioso
-È
proprio perché vi ho ascoltato e
ho capito che mi fido di voi-
-Non
vi seguo- ammise Volpe
-Voi
ora potreste farmi qualsiasi
cosa e io non avrei scampo, siete un cacciatore migliore di me e gli
animali
del bosco sono dalla vostra parte, ma abbiamo passato giorni insieme e
avete
avuto un mucchio di occasioni di farmi del male, di uccidermi o peggio,
eppure
io sono ancora qui e voi pure, capisco quello che mi avete detto, che
mi sarei
cacciato in un grosso guaio a fidarmi di uno sconosciuto ma voi mi
avevate già
aiutato, siete stato gentile con me e mi avete salvato! Come potrei
aver timore
di voi che siete davvero una delle persone migliori che io abbia mai
conosciuto?- Volpe rimase senza parole a guardarlo, gli occhi sgranati
dietro
la maschera
-Voi
mi tentate- gli disse l’uomo
avvicinandosi troppo ancora una volta
-Non
capisco- gli rispose Caleb
cercando di scivolare di lato e allontanarsi ma Volpe lo
bloccò contro il
tronco dell’albero appoggiandogli una mano sul petto
-Siete
così dolce e sincero, mi
tentate incredibilmente- gli spiegò l’uomo
avvicinandosi ancora, tanto che i
loro respiri diventavano uno unico
-Lasciatemi
per… - tentò di dire il
principe ma le labbra di Volpe non lo lasciarono finire andandosi ad
appropriare di quelle dell’altro voraci, mordendolo e
leccandolo come un
animale affamato -Smettetela- lo supplicò il principe
cercando di spingerlo via
ma Volpe gli bloccò entrambi i polsi sopra la testa con una
sola mano mentre
con l’altra gli stringeva i fianchi e gli slacciava la
camicia. Continuò a
baciarlo e morderlo sulle labbra e sul collo finché di botto
non si staccò e lo
lasciò libero
-Ci
sono destini ben peggiori della
morte e torture più dilanianti di quelle prodotte da un
coltello, siete
fortunato che io non provi piacere a prendere amanti non consenzienti-
gli
disse Volpe allontanandosi di alcuni passi e evitando di guardarlo per
qualche
istante. Caleb si richiuse la camicia tremando leggermente, Volpe si
voltò a
guardarlo e sospirò -Forse sono stato troppo diretto-
borbottò fra sé e sé
l’uomo alzandosi di nuovo e andando ad inginocchiarsi davanti
al giovane
principe che si ritirò spaventato -perdonatemi, non volevo
spaventarvi in
questo modo- gli disse dolcemente mentre lo aiutava a rimettersi in
piedi -dimenticate,
se potete, quello che è appena successo e non si
ripeterà, ve lo giuro- gli
sorrise e Caleb lo guardò di nuovo annuendo una sola volta,
debolmente. Dopo
appena una mezz’ora si stesero entrambi a letto ma nessuno
dei due riuscì a
dormire bene quella notte.
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Capitolo 4 *** Parte 4 ***
Con
il nome di Fiume Ghiacciato si
intendeva un ansa molto particolare di un grande fiume nelle terre a
sud ovest.
Il fiume si estendeva per tutta la sua lunghezza in regioni molto calde
ma in
quella particolare ansa diventava ghiacciato in superficie e non solo,
anche
tutta la vegetazione lì attorno diventava gelata e gli
alberi erano sempre
coperti di neve anche se la temperatura era piacevole e mai fredda.
Tutto
questo perché in quel posto era stato fatto un sortilegio,
una strega era stata
rinchiusa proprio lì, anche se nessuno sapeva il punto
esatto, e per vendicarsi
su chi l’aveva imprigionata aveva cercato di rendere tutto il
mondo di ghiaccio
ma il suo incantesimo si era limitato alla ristretta zona lì
intorno. Volpe si
fermò ai margini del bosco gelato, si voltò verso
il principe che lo seguiva a
breve distanza e gli disse
-Qui
si dividono le nostre strade,
ora avete ripagato il vostro debito con me, potete tornare a casa con
la
coscienza apposto- fece per andarsene ma Caleb lo continuò a
seguire
-Io
mi sento ancora in debito con
voi però- gli disse
-Dimenticatevi
di me in fretta, è
meglio- gli rispose duramente Volpe continuando a camminare spedito nel
bosco
sempre più fitto cercando di seminare il giovane principe
-Io
non voglio dimenticarmi di voi,
vi debbo la mia vita- Volpe si fermò di botto e Caleb
riuscì così a
raggiungerlo ma appena gli fu accanto quello si rimise a correre verso
la
radura che si apriva proprio davanti a loro. Tutto in quel posto era
coperto
dalla neve alta mezzo metro almeno e al centro esatto della radura
c’era un
grosso masso tutto coperto di neve sulla sommità. Il
principe sentì una strana
inquietudine nel cuore ad osservare il macigno ma lasciò
perdere e seguì Volpe
che stava tastando la roccia e il terreno borbottando parole
incomprensibili
che sapevano di bestemmie -Cosa state cercando?- gli chiese il principe
rimanendo però a distanza
-Del
rosso- gli rispose Volpe
sovrappensiero per poi prorompere in un mezzo urlo di gioia quando
trovò,
evidentemente, quello che stava cercando: una lunga e sottile foglia
color
vinaccia. Ripulì dalla neve un lato del masso e ci
sfregò sopra la foglia
finché tutta la roccia non divenne rossa. A quel punto si
allontanò di un passo
e aspettò. La radura si riempì in un istante di
un denso fumo rosso e si andò
ad addensare proprio sopra il masso
-Che
sta succedendo?- chiese
impaurito Caleb ma Volpe non gli rispose. Il fumo prese la forma di una
vecchia
megera tutta vestita di stracci neri, con un cappello a punta e lunghi
capelli
bianchi, occhi di brace e una bocca sdentata, lercia e brutta, le
braccia e le
gambe imprigionate da catene che scomparivano nella roccia sopra la
quale se ne
stava appollaiata e dalla quale li guardava torvamente
-Chi
siete? Cosa volete?- gli
chiese con una voce sgraziata, simile a quella di un corvo
-Sono
qui per avere un tuo consulto
Strega della Neve- gli rispose Volpe senza perdere il tono sicuro e lo
sguardo
fiero
-E
chi saresti tu che mi svegli dal
mio riposo eterno?-
-Un
grande caduto in disgrazia-
-Scopriti
il volto- gli ordinò la
megera e Volpe si girò verso Caleb per ordinargli
-Voltati
e non guardarmi altrimenti
morirai- il principe avrebbe voluto ribattere ma non lo fece,
c’era qualcosa
negli occhi di Volpe che lo spaventò molto di più
della vecchia strega che
sedeva sul macigno. Così si voltò e
continuò ad ascoltare la conversazione
degli altri due nel più completo silenzio
-Dimmi
il tuo nome- gracchiò la
vecchia
-Mi
chiamano Volpe-
-E
dimmi volpino, perché mai una
mia simile ti ha fatto questo maleficio?-
-Perché
non l’amavo-
-Ti
sei preso gioco di lei allora!-
-Affatto,
lei mi ha ingannato: mi
si è presentata come la più bella delle ragazze e
mi ha chiesto se l’amavo ma
quando le ho risposte che, per quanto bella, io non l’amavo
si è rivelata per
quel che era e mi ha maledetto-
-Capisco-
disse la strega, facendo
tintinnare le catene -conosco questa strega e ti aiuterò
soltanto perché la
odio profondamente e toglierti quest’incanto di dosso sarebbe
un bellissimo
dispetto da farle- rise sguaiatamente la vecchia e gli uccelli
lì attorno
scapparono via spaventati
-Quindi
poi togliermi questo
maleficio?- chiese speranzoso Volpe
-No-
gli rispose la megera -ma posso
dirti come fare-
-Allora
parla, te ne prego-
-Ebbene
dovrai solo trovare
qualcuno che ti possa guardare in viso senza morirne-
-Tu
mi stai guardando-
-Io
sono già morta, non valgo! Devi
trovare qualcuno di vivo-
-Ma
tutti muoiono quando vedono il
mio volto, è proprio questa la mia maledizione! La strega si
era innamorata del
mio viso e ha fatto in modo che nessun’altro lo potesse
vedere senza morirne,
così soltanto lei avrebbe saputo come sono in
realtà-
-Dovrai
allora trovare qualcosa di
più potente del maleficio per schermare la persona che ti
guarderà- gli disse
la strega con fare intellettuale
-E
cosa dovrei usare? Mandragola?
Dragoncello? Pietra della luna? Cosa?- gli chiese Volpe con voce
concitata e
tesa
-Questo
sta a te scoprirlo- gli
rispose la vecchia gracchiando e ridendo -ma nella tua condizione credo
che faresti
meglio a darti per vinto e vivere quel po’ che resta della
tua vita con il
volto coperto-
-Aspettate!
Non andatevene!- gli
urlò Volpe ma evidentemente la vecchia doveva essere di
nuovo sparita. Caleb si
voltò leggermente e vide Volpe inginocchiato a terra, il
viso rivolto in basso
che tremava vistosamente cercando di trattenere i singhiozzi e le
lacrime. Il
principe gli si avvicinò lentamente ad occhi chiusi e gli
posò una mano sulle
spalle per consolarlo, ora che sapeva quel’era la maledizione
di Volpe gli
dispiaceva terribilmente. L’altro lasciò cadere la
maschera per terra e appoggiò
la fronte sulla spalla del principe in cerca di conforto
-Oramai
sono finito- singhiozzò
come un bambino -non potrò mai più togliermi la
maschera davanti a nessuno,
dovrò vivere per sempre con il viso coperto… -
-Non
disperate- gli disse Caleb
-siete ancora vivo, questa è l’unica cosa
importante, no? Me l’avete detto
proprio voi! Tutto il resto tornerà con il tempo, la fede e
con il duro lavoro-
Volpe lo abbracciò, mettendolo leggermente in imbarazzo ma
il principe non si
ritrasse, sapeva come ci si sentiva quando tutto il mondo sembra
cospirare
contro di te e non c’era nessuno a sorreggerti
-Siete
troppo gentile- lo sgridò ma
con poca enfasi, Caleb lo abbracciò a sua volta e rimasero
così finché Volpe
non si riprese un po’. L’uomo si rimise la maschera
e disse al principe -se non
posso rompere il mio maleficio almeno voglio fare qualcosa nella mia
vita e
visto che voi siete la persona che in questo momento ha più
bisogno del mio
aiuto ho deciso che vi aiuterò a tornare a casa illeso- il
principe non ebbe
modo di ribattere ma era felice della decisione di Volpe, non solo
perché così
avrebbe potuto ripagarlo ma anche perché era più
piacevole viaggiare in
compagnia piuttosto che da solo.
*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*
Angolo
dell'autrice:
- La strega l'ho tenuta il più tradizionale
possibile, ma alla fine più che una strega io me la immagino
come la befana...
- Non so perchè ma per me tutti i cattivi ridono
gracchiando come corvi...
- Qui si scopre come mai Volpe se ne va in giro mascherato da
Zorro XD
- I malefici sono all'ordine del giorno nelle favole e quindi
ho pensato sarebbe stata una buona idea utilizzarne una
- L'ultima scena odio ammettere che potrebbe essere quasi
definita fluff.... XP
continua....
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Capitolo 5 *** Parte 5 ***
Sulla
strada di casa Caleb e Volpe
incapparono in un triste regno tutto addobbato a lutto, in cui tutti
piangevano
e si disperavano, persino i bambini. Volpe era ben intenzionato a
proseguire ma
il principe si fermò a chiedere spiegazioni esasperando il
compagno di viaggio
per l’ennesima volta. Il contadino a cui Caleb chiese il
perché di quel lutto
gli rispose fra le lacrime
-Oh
Signore! Non lo sapete? Il
nostro buon re è morto proprio oggi senza lasciare eredi
maschi ma soltanto una
figlia non ancora sposata, ora i cugini e i generali del re fanno
pressione
sulla nostra bella regina perché sposi uno di loro, ma sono
tutti degli avidi,
lo sanno tutti, e se la principessa sposerà uno di loro
allora tutto il regno
cadrà in disgrazia!- e il contadino si allontanò
gemendo e urlando di dolore
-No-
disse subito Volpe
-Cosa?-
gli chiese il principe
perplesso
-Non
andremo ad immischiarci in
faccende che non ci competono, voi non andrete a mettere scompiglio in
quel
castello!-
-Ma
avete sentito quell’uomo? La
principessa è in pericolo!-
-Non
è in pericolo- gli rispose
seccato -ha solo dei pessimi pretendenti!-
-E
questo non è un grande
pericolo?-
-Io
definisco pericolo un drago
incazzato, una spada puntata alla gola o un orrido maleficio ma un
marito
brutto e avaro è solo una grossa sfortuna… e poi
cosa contereste di fare?
Sposarvela?-
-E
perché no? Se è bella e dolce
come la definiscono i suoi servi perché non dovrei?- Volpe
sospirò esasperato
-Siete
proprio un principe viziato
e superficiale come immaginavo! Bene! Andate da questa principessa io
continuerò per la mia strada! Arrivederci!-
spronò il cavallo al galoppo ed essendo
quello il loro unico cavallo Caleb non poté seguirlo. Si
avviò quindi a piedi verso
il castello, al suo ingresso venne accolto da una grossa schiera di
damigelle
vestite a lutto che lo interrogarono tutte insieme, facendo un gran
baccano
-Chi
siete?-
-Un
principe! Un altro!-
-Da
dove venite?-
-Siete
venuto a chiedere la mano
della nostra signora?-
-Vi
prego, lasciatemela conoscere-
le pregò Caleb e le ancella lo accompagnarono in una sala
riccamente adornata
in cui una bella donna stava tessendo con occhi tristi che
però si illuminarono
di gioia quando incontrarono quelli del principe
-Siete
un angelo signore?- chiese
la donna andando incontro a Caleb –siete così
bello! Siete venuto per portarmi
via da quest’orrido posto?-
-Non
sono un angelo, madama- gli
rispose il ragazzo -sono solo un principe-
-Un
principe, si vedo, il vostro
anello e la vostra spada lo confermano… allora mi
sposereste? Mi sono
innamorata di voi appena vi ho visto-
-Anche
io vi… - stava per dire che
l’amava anche lui ma non ci riuscì, in cuor suo
non si sentiva davvero
innamorato di quella donna come lo era stato delle due principesse che
aveva
conosciuto durante il suo viaggio. Sentì che se avesse detto
che l’amava le
avrebbe mentito ma si sentì anche confuso perché
non capiva il motivo per cui
non provava amore per quella splendida principessa e perse per qualche
istante
la cognizione del tempo, finché non fu riportato alla
realtà dalle parole della
donna
-Ci
sposeremo questa sera al
tramonto, ho sempre desiderato sposarmi al tramonto, lo trovo
così romantico!
Andatevi a preparare cuor mio che io farò lo stesso e
aspettatemi all’altare!-
La principessa lo baciò di sfuggita sulla guancia e
l’istante dopo Caleb si
ritrovò trascinato nei preparativi per il matrimonio: le
serve lo svestirono,
lo lavarono e profumarono, gli tagliarono e acconciarono i capelli che
durante
il viaggio erano diventati un ammasso indefinito di nodi e gli misero
addosso
le più belle vesti che il principe avesse mai visto. Appena
finirono lo scortarono
verso la cappella del palazzo e lo misero ad aspettare davanti
all’altare.
Caleb, sconvolto da quei preparativi così inaspettati e
caotici, trovò in quel
momento, mentre aspettava che la sua sposa arrivasse in chiesa, un
momento per
riflettere davvero. Guardò la cappella piena di fiori e
tinta di rosso dal
tramonto, guardò i vestiti che gli avevano messo addosso e
le persone che gli
stavano attorno aspettando ansiose la cerimonia. Seppe allora quello
che voleva
davvero, quello a cui il suo cuore lo stava spingendo a fare, e si
decise. Voltò
le spalle all’altare e uscì di corsa dalla
cappella, togliendosi i pesanti e
preziosi vestiti; non era quello il posto in cui il suo cuore
desiderava stare,
non era quella la donna con cui lui avrebbe voluto passare tutta la sua
vita.
Arrivato però sulla soglia della chiesa si vide comparire
davanti la
principessa
-Dove
scappate cuor mio? Perché non
avete indosso i vostri abiti regali?- gli chiese sorpresa
-Principessa,
vi prego di
perdonarmi ma io non posso sposarvi-
-E
perché mai?-
-Perché
il mio cuore è pieno
d’amore per qualcun altro- la principessa sorrise angelica ma
la sua voce
divenne di colpo tagliente
-E
allora strappiamolo dal petto
questo vostro cuore- Caleb indietreggiò sorpreso e stupito
mentre la principessa
si trasformava in un essere orribile. Le crebbero sulla fronte tre
lunghe corna
caprine, la bocca le si riempì di denti affilati e le vesti
le si strapparono e
tinsero di nero, gli occhi si riempivano di sangue e colarono come se
stesse
piangendo, il bouquet di rose bianche che teneva in mano
appassì e i fiori
divennero tante orride bocche –Datemi il vostro cuore mio bel
principe- rise il
mostro allungando la mano artigliata verso il giovane che
però saltò indietro e
la schivò. Il mostro urlò di rabbia e gli si
lanciò contro, Caleb sfoderò la
spada per proteggersi, ferendo la creatura e facendola urlare di nuovo.
Il
principe si guardò attorno nella vana speranza di avere un
aiuto ma tutte le
persone che fino a pochi momenti prima erano radunate nella cappella
erano ora
orride mummie e cadaveri putrefatti mentre le decorazioni erano
diventate
ragnatele, pezzi di soffitto crollato e altri calcinacci. Era stata
tutta un
illusione. Il principe si difese dal mostro con la spada e
tentò di ucciderlo
in tutte le maniere ma l’essere era veloce e riusciva sempre
a sfuggirgli e più
di una volta lo ferì. Si ritrovò presto con le
spalle al muro, disarmato e
ferito, mentre il mostro ghignava preparandosi ad ucciderlo. Ma proprio
mentre
si apprestava a dargli il colpo di grazia una freccia colpì
la creatura proprio
in mezzo agli occhi, uccidendola sul colpo. Caleb si guardò
attorno contuso
finché i suoi occhi non incontrarono la figura di Volpe
sulla soglia della
chiesa
-Non
vi posso lasciare solo una
mezza giornata che già quasi vi ammazzano?- gli chiese
stizzito l’uomo mentre
attraversava la navata della chiesa per soccorrerlo, spostò
con un calcio il
cadavere del mostro che si stava putrefacendo velocemente e
controllò tutte le
ferite del principe –Cristo Santo! Ma come avete fatto a
sopravvivere da solo
per tutto questo tempo? Se non fossi arrivato in tempo quel demonio vi
avrebbe
ammazzato e mangiato! Capite in che razza di guaio vi siete andato a
cacciare?
Siete proprio… - non riuscì a finire la frase
perché Caleb glielo impedì
baciandolo -E questo cosa significherebbe?- gli chiese Volpe confuso ma
il
ragazzo svenne prima di poter rispondere.
*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*
- Ed ecco una donna moderna che chiede ad un uomo
di sposarla!!! Ok poi diventa un mostro quando lui la rifiuta ma
insomma, chi non si incazzerebbe? XDXD
- "E
allora strappiamolo dal petto
questo vostro cuore =)" questa è di sicuro la miglor battuta
che abbia mai detto uno dei miei personaggi
- E
naturalmente sul più bello Caleb sviene! XDXD
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Capitolo 6 *** Parte 6 ***
Caleb
si svegliò sbattendo
velocemente le palpebre. Non si sentiva molto bene ma costrinse il suo
corpo a
muoversi anche se faceva male. Era dentro una specie di bassa casupola
fatta di
frasche intrecciate, abbastanza grande per contenere tre persone e un
fuoco,
che già scoppiettava poco lontano da lui. Il principe era
disteso su un letto
di foglie e coperto, oltre che da bende, da un pesante mantello. Era al
caldo,
comodo e al riparo ma era solo. Di Volpe non c’era traccia.
Si strinse il
mantello addosso e uscì da quella specie di casupola
ritrovandosi così nel bel
mezzo di un bosco luminoso, poco lontano sentiva il rumore
dell’acqua che
scorreva e gli uccellini cantavano contenti l’inizio di un
nuovo giorno, tutto
era immerso nella pace e nella tranquillità… o
per lo meno lo fu finché Volpe
non iniziò ad imprecare
-Che
diavolo ci fate in piedi?-
ringhiò l’uomo verso Caleb che lo
guardò sorpreso -tornate subito dentro! Spicciatevi,
dannazione! Avete ancora la febbre e siete mezzo nudo, muovetevi!- il
principe
sorrise e ubbidì tornado dentro al rifugio e stendendosi di
nuovo mentre Volpe
continuava a borbottare irritato
-Neppure
i nani brontolano così-
rise Caleb stringendosi il mantello addosso
-State
attento che vi avveleno se ripetere
una cosa del genere un’altra volta!- gli rispose Volpe
duramente, senza però
riuscire a trattenere un piccolo sorriso. Rimasero in silenzio mentre
l’uomo
trafficava con il fuoco e con delle piante che si era portato dietro,
ad un
certo punto però Volpe gli chiese -Adesso me lo spiegate
cosa significava quel
bacio di ieri sera?-
-Soltanto
che ti amo- gli rispose
Caleb con una sincerità che lo sconvolse al punto da fargli
cadere per terra il
tegame d’acqua che teneva in mano. Con un mezzo urlo di
sorpresa e un altro
paio di imprecazioni Volpe si spostò dal fuoco per non
rischiare di combinare
altri guai e andò a sedersi vicino al principe
-Mi
state prendendo in giro?- gli
chiese duramente mentre si asciugava le braghe e la camicia, gettando
stizzito
da un lato gli stivali pieni d’acqua
-No,
ti amo davvero- gli rispose
Caleb mettendosi a sedere
-Ma
come?- chiese l’uomo sempre più
confuso
-Non
lo so come, è successo e
basta- Volpe si passò una mano fra i capelli scompigliandoli
ulteriormente
-Ma
voi... non… - cercò di dire
l’uomo per poi incazzarsi di colpo -Dannazione! Voi stavate
andando in cerca di
una principessa come cavolo vi dovreste essere innamorato di me?-
-Non
lo so è successo e basta-
-No,
queste non sono cose “che
succedono e basta” ci deve essere un motivo, forse avete solo
battuto forte la
testa e vi siete rincoglionito, oppure è la febbre!-
-No,
io ti amo- ribadì
-E
basta ripeterlo! Ho capito!-
sbottò Volpe distogliendo lo sguardo e mordendosi
l’unghia del pollice,
nervoso. Caleb si mise a sedere e gli appoggiò una mano
sulla spalla
-Cosa
c’è che non va? Perché non mi
credi?- gli chiese e Volpe sospirò stancamente prima di
rispondergli, sembrava
molto stanco
-È
solo che non ci si può
innamorare così di una persona, come capita, non
è normale!-
-Ma
io ti amo- ribadì il ragazzo e
aggiunse –per me non ha importanza se sei un uomo, un nobile
o un semplice
girovago, non mi importa di quello che sei stato o di quello che hai
fatto, per
me l’importante è quello che fai ora, come ti sei
dimostrato caritatevole e
gentile, come mi hai aiutato, non mi importa se non posso vederti in
volto o se
Volpe non è il tuo vero nome, per me quello che importa sei
tu, ti amo e basta
e sono sincero fin nel profondo quando lo dico-
-Ma…
- cercò ancora di ribattere
Volpe
-Ti
amo- ripeté Caleb, sicuro.
L’altro sospirò e sorrise, ritrovando la calma
-Siete
troppo sincero, ve l’ho già
detto un mucchio di volte- lo sgridò bonariamente per poi
baciarlo dolcemente
sulle labbra
-Tu
mi ami?- gli chiese Caleb più
rosso di un peperone, rimanendo però abbracciato a Volpe
-Si-
gli rispose l’uomo sorridendo
–Ma non speravo di essere ricambiato- gli baciò la
spalla e risalì dal collo
fin dietro all’orecchio
-Ma…
come si fa per… gli eredi-
chiese Caleb tentennante, Volpe gli sorrise malizioso
-Niente
bambini, mi dispiace, dovremo
adottare, ma posso insegnarvi qualcosa di piacevole… volete?-
-Si-
-Il
mio ingenuo principino- lo
vezzeggiò Volpe ridendo.
*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*
- Forse non era apparso abbastanza chiaramente fin qui ma
Volpe impreca spesso e coloritamente, molto peggio di uno scaricatore
di porto, ben poco regale da parte sua...
- Odio il fatto di dover rimanere nel rating arancione... qui
c'era tutto il posto per un fantastico avvertimento rosso T^T
- Aggiungo anche che le mani e le labbra mentre parlavano non
se ne stavano ferme ma rischiavo di "sforare" il rating e ho dovuto
lasciare alla vostra immaginazione dove sono andate a finire
continua....
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Capitolo 7 *** Finale ***
Volpe
si strofinò energicamente i
capelli, cercando di togliere tutti i rimasugli di bava che ci si erano
solidificati sopra. Tutta colpa di Caleb che aveva fatto distrarre
l’uomo e gli
aveva fatto sbagliare strada così che erano finiti in un
nido lumache giganti e
bavose! Ora Volpe si ritrovava ad essere completamente coperto di bava
secca, a
dover comprare dei vestiti nuovi perché gli altri erano
stati mezzi mangiati
dalle bestiacce giganti e ad essere incredibilmente eccitato per colpa
degli
effetti afrodisiaci dell’alito delle lumache. E per giunta
era l’unico a
trovarsi in quella situazione perché Caleb si era
prodigiosamente salvato sia
della bava che dall’alito dei lumaconi. Quella notte
però, decise l’uomo,
gliel’avrebbe fatta pagare cara! Come minimo per i successivi
due giorni il
principino non si sarebbe potuto sedere! Sorrise maligno dei suoi piani
di
vendetta mentre si strofinava il viso con un panno ruvido e bagnato.
Preso
com’era nei suoi pensieri però non si accorse che
Caleb stava entrando in bagno
con i vestiti puliti. Per alcuni istanti nessuno dei due
riuscì a fare nulla,
si fissarono in viso per la prima volta entrambi. Ma poi Caleb cadde a
terra e
Volpe gli corse incontro disperato pensando a mille cose tutte insieme:
a come
era stato stupido a non aver chiuso la porta del bagno, a come non
aveva
pensato che Caleb sarebbe potuto entrare vedendolo senza maschera, a
Caleb e al
tempo che avevano passato insieme e a come, ora che erano entrambi
felici e
insieme, uno stupido maleficio e una dimenticanza li avesse divisi per
sempre. Volpe
prese fra le braccia il corpo esanime del principe, del suo principe, e
si
lasciò andare al pianto. Finché il ragazzo non
rinvenne con un gemito di dolore
-Stai
bene?- chiese sorpreso e
apprensivo Volpe
-Ho
battuto la testa, mi fa male-
gli rispose Caleb
-Sei
vivo-
-Mi
pare di si-
-Ma
com’è possibile? La mia
maledizione… - farfugliò confuso Volpe -Tu non
dovresti essere vivo!-
-Grazie-
gli rispose sarcastico il
ragazzo mettendosi a sedere e massaggiandosi la testa
-Non
riesco proprio a capire…
dovresti essere morto per colpa della maledizione-
-L’avremmo
spezzata-
-Ma
come?-
-Non
lo so- ammise Caleb ma poi
sorrise e aggiunse -sei molto più bello di quanto mi fossi
mai immaginato- gli
accarezzò dolcemente una guancia per poi sfiorargli la
fronte, il naso, gli
occhi e infine le labbra, Volpe gli baciò la mano e sorrise
-Il
mio principino- Caleb sorrise a
sua volta –sei sicuro di stare bene comunque?-
-Si
sono solo svenuto per la
sorpresa di vederti in viso-
-Stai
scherzando vero? Non sviene
ormai più nessuno per così poco!- Caleb
arrossì e nascose il viso sul suo petto
-Oh Signore Beato! Sei proprio una donnicciola- sbuffò
ridendo. Il principe gli
tenne il broncio per un po’ ma erano tutti e due troppo
contenti che la
maledizione fosse stata spezzata per poter rimanere arrabbiati.
Erano
passate alcune settimane,
Caleb e Volpe avevano deciso di comune accordo che forse era meglio
aspettare
ancora un po’ prima di tornare nel regno del ragazzo,
desideravano entrambi
godere nella più completa tranquillità quel loro
nuovo amore e soprattutto
scoprire come avevano sciolto la maledizione di Volpe. Si diressero
quindi di
nuovo al Fiume Ghiacciato per interrogare la strega incatenata
-Ancora
tu volpino?- gracchiò la
megera stizzita –Che diavolo vuoi stavolta?-
-Sapere-
-La
curiosità ammazza il gatto, non
lo sai?-
-Io
voglio solo sapere se il mio
maleficio è davvero spezzato-
-Si
certo che lo è!- rispose la
vecchia irritata –non vedi che le persone ti guardano e non
cascano come pere,
stecchiti? Oppure sei troppo stupido?-
-Ma
non capisco, com’è possibile
che si sia spezzato? Io non ho fatto nulla-
-Infatti
non sei stato tu- rispose
la megera puntando poi il dito secco e sgraziato verso Caleb
–è stato lui a
liberarti-
-Ma
come?-
-Come,
come, come! Quante domande
idiote sai fare in così poco tempo! Ti ama idiota! E
l’amore è qualcosa a cui
neppure il miglior sortilegio può opporsi! E adesso se hai
finito con le tue
stupide domande io me ne ritorno da dove sono venuta! A mai
più rivederci
volpino!- Volpe si voltò verso il principe e lo
abbracciò ridendo
-Ti
amo anch’io- gli disse l’uomo
ridendo e baciandolo. Caleb sorrise a sua volta.
Erano
ormai mesi che i due
girovagavano fra le terre e per i boschi, godendo del paesaggio e della
reciproca compagnia, cacciandosi anche in parecchi guai ma uscendone
sempre più
o meno illesi. Caleb aveva perso del tutto la voglia di tornare a casa
ma Volpe
un giorno lo fece ragionare e gli fece venire anche parecchia nostalgia
della
sua famiglia, decisero quindi di tornare. Quando si presentarono ai
genitori
del principe questi li sorpresero entrambi, dimostrandosi entusiasti
del loro
genero, e iniziarono subito a preparare un matrimonio dei
più lussuosi e grandi
che si fossero mai visti. Era alquanto strano che i genitori di Caleb,
solitamente di mentalità ristretta e retrograda su tutto,
avessero accettato di
cambiare il vestito da sposa in un secondo abito da sposo
così semplicemente
-La
cosa mi puzza- fece Caleb
mentre si toglieva i vestiti per farsi un bagno
-Saranno
solo così felici di riaverti
a casa che il tuo sposo non ha la minima importanza per loro-
-Non
credo proprio- sbuffò Caleb
per poi immergersi in acqua insieme a Volpe che lo abbracciò
dolcemente
-Non
essere così sospettoso,
principino, sono i tuoi genitori in fin dei conti- Caleb non gli
rispose. C’era
qualcosa di davvero insolito nel comportamento del re e della regina,
di come si
erano dimostrati da subito felici e per nulla stupiti dello sposo che
il loro
figlio si era scelto. Ma tutto venne spiegato poche ore dopo, durante
il
pranzo, quando una ventina di guardie personali
dell’Imperatore stesso
interruppero il pasto sorprendendo praticamente tutti, tranne i due
monarchi
-Che
succede?- chiese Caleb ai
genitori, ma loro non risposero dando la parola a quello che era
evidentemente
il generale
-Sono
stato mandato qui alla
ricerca del mio signore Vincent- disse il generale dopo essersi
presentato a
tutti i commensali, poi si voltò verso Volpe –qual
è il vostro nome? Il vostro
casato? Siete voi il Vincent che stiamo cercando?- Volpe
sospirò e guardò di
sottecchi Caleb che non capì quello sguardo
-Sono
io- disse Volpe estraendo da
una tasca un anello e consegnandolo al generale il quale
scrutò minuziosamente
il gioiello prima di inginocchiarsi riconsegnandolo e portando subito
la mano
al cuore, in segno di profondo rispetto. Tutti gli altri soldati
seguirono
l’esempio del capitano mentre i genitori di Caleb risero
raggianti, l’unico che
non aveva capito un accidente di quello che stava succedendo era il
principe.
Volpe gli fece un sorriso imbarazzato e lo invitò a seguirlo
nell’altra stanza,
nella quale si chiusero per non essere ascoltati dagli altri.
L’uomo gli diede l’anello
che aveva dato anche al generale e gli disse
-Questo
appartiene alla mia
famiglia da secoli e certifica la mia identità- Caleb prese
in mano il tozzo
anello d’oro massiccio sopra il quale erano incastonate
almeno una cinquantina
di piccole pietre rosse e blu e su cui compariva lo stemma della
famiglia
imperiale
-Io
non capisco- disse confuso
Caleb, che non riusciva a capacitarsi di quello che in
realtà aveva già compreso
benissimo
-Io
ti ho mentito, io non sono un
nobile- gli spiegò Volpe prendendogli le mani fra le sue
–il mio vero nome è
Vincent e sono il secondo figlio dell’Imperatore- Caleb
confuso guardò Volpe
negli occhi, poi l’anello d’oro con lo stemma della
famiglia imperiale, poi un
punto imprecisato sul muro alla loro destra e infine di nuovo Volpe
-Mi
hai mentito- sussurrò il
principe incredulo
-Mi
dispiace-
-Sei
il figlio dell’imperatore-
-Si-
-E
perché non me l’hai detto?-
-Finché
avevo la maschera non
potevo tornare a casa e non potevo essere riconosciuto per il mio
rango, quindi
ero davvero solo un nobile vagabondo disgraziato in fin dei conti-
-Ora
tornerai a casa tua?- gli
chiese Caleb dopo un lunghissimo silenzio
-Solo
se tu vieni con me-
-Ma
sarebbe uno scandalo se uno dei
figli dell’imperatore avesse un amante maschio- gli disse il
principe –già è
strano tornare a casa mia con te come marito, immagino che i miei
genitori non
abbiano fatto storie solo perché avevano già
scoperto la tua identità, ma tu
sei il figlio dell’imperatore ed è praticamente
impossibile che ci lascino
stare insieme-
-Ti
amo- gli disse semplicemente Vincent
–non mi interessa quello che penseranno gli altri, ti amo e
non ti lascerò
andare, sono libero dalla mia maledizione solo grazie a te e al tuo
amore, voglio
solo te per sempre, anche se mi toglieranno la mia corna e
dovrò tornare nei
boschi a me andrà bene se potrò continuare ad
avere te al mio fianco, tu non
vuoi lo stesso?- Caleb lo abbracciò con le lacrime agli
occhi e gli disse di Si.
E vissero a lungo felici e contenti.
*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*
- Scrivendo ho sbagliato una cosa importante, quelle a cui
vanno incontro Volpe e Caleb non sono lumache ma chiocciole,
cioè hanno il guscio sulla schiena. Infatti le chiocciole
sono considerate un cigo afrodisiaco già di loro, pensate
quelle giganti! Anche se a me personalmente fanno schifo
- E si Caleb è un po' una donnicciola ogni tanto...
- La strega è più simatica in questo
capitolo anche se l'avrei voluta far sembrare ancora più
cattiva...
- I genitori di Caleb sono degli aprofittatori rompiballe ma
non c'era lo spazio per presentarli come si deve
- In una adelle favole dei fratelli Grimm c'era un uomo che
salvò un pesce magico e così la moglie dell'uomo
lo costrise a chiedere dei favori al pesce, prima divennero ricchi, poi
schifosamente ricchi, poi la donna divenne re, poi imperatore, poi papa
ma quando chiese di diventare Dio perse tutto. Quindi visto che
l'imperatore (non si sa di chi o di che cosa) è al di sopra
di qualsiasi re ho pensato che fosse la carica adatta da dare a Vincent
- Finale semi aperto che stà diventando una mia
costante... adoro lasciare ai lettori una libera interpretazione della
fine
E con questo si conclude la mia fiaba, e ho solo due rammarchi: primo
che al contest non siano riuscite a partecipare abbastanza persone da
renderlo valido e in secondo luogo che non ho potuto farlo a rating
rosso... ma spero che vi sia piaciuto e che commenterete
Bye!!!
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