Una vita insieme

di KillerQueen86
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Un nuovo inizio ***
Capitolo 3: *** Una serata insieme ***
Capitolo 4: *** L’oggetto misterioso ***
Capitolo 5: *** Difficoltà ***
Capitolo 6: *** Continui scontri ***
Capitolo 7: *** Ricominciare ***
Capitolo 8: *** Una serata tranquilla ***
Capitolo 9: *** Il primo appuntamento ***
Capitolo 10: *** Grave pericolo ***
Capitolo 11: *** Affrontare le paure ***
Capitolo 12: *** Ancora difficoltà ***
Capitolo 13: *** Salvare Rose ***
Capitolo 14: *** Decisioni difficili ***
Capitolo 15: *** Dubbi ***
Capitolo 16: *** La festa di Natale ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Una vita insieme

 

Prologo

 

Guardava il Tardis scomparire davanti ai suoi occhi, e con esso una parte di sé andava via per sempre, non l’avrebbe più rivisto lo sapeva.

Sentì una mano stringere la sua, si voltò e lo vide accanto, il Dottore, ma non il suo Dottore. Solo in quel momento si rese conto di quello che era successo, lei aveva scelto di rimanere con lui, da una parte ne era felice, ma vedere il Tardis scomparire le ricordò che lui non era veramente il suo Dottore, ma sapeva che con il tempo lo avrebbe accettato. Nel suo cuore sentì farsi largo una paura, la paura che lui un giorno se ne fosse andato via, per sempre. Era sempre stato abituato a viaggiare, vedere mondi e posti a lei sconosciuti, mentre ora si trovava intrappolato qui con lei. E in lei crebbe la paura, se lei non sarebbe stata abbastanza per lui, non avrebbe potuto sopportarlo. Abbassò lo sguardo e guardò di nuovo dove poco prima c’era il Tardis, questo per loro era l’inizio di una nuova vita.

 

Seduto sulla spiaggia, aspettava, guardava il mare davanti a sé e pensava. Rose era con Jackie poco distante, stavano cercando di contattare Pete, per mandare qualcuno a prenderle.

Sapeva che lei avrebbe avuto bisogno di tempo per pensare, per accettarlo per non vederlo più come il clone del Dottore. Ma non era questo che lo spaventava, l’avrebbe aspettata per tutto il tempo necessario, anche se ci fosse voluta una vita. Quello che lo spaventava era quello che lo attendeva, adesso non avrebbe più viaggiato, era lì fermo, legato ad un pianeta, ad una casa. Aveva paura di non esserne in grado, di non riuscirlo a sopportarlo.

Chiuse gli occhi assaporando l’odore del mare, cercando di calmare i corsi dei suoi pensieri e di concentrarsi sul quel momento.

Per sua fortuna, a distrarlo arrivò Rose, che si mise seduta accanto. La guardò e le sorrise, sapeva che anche lei era piena di dubbi e spaventata da ciò che sarebbe successo, lo vedeva riflesso nei suoi occhi.

“Come ti senti?” le sentì chiedere con dolcezza. Ripensava quante volte, in passato, aveva desiderato poterle dare proprio quello, una vita normale, poter dividere la sua vita con lei, vederla invecchiare, crescere una famiglia insieme.

“Sto bene.” Le rispose riuscendo a dare un freno ai suoi pensieri. La vide volgere lo sguardo al mare.

“Papà ha detto che ha mandato qualcuno, dovrebbero arrivare tra poco.” Spiegò.

“Bene.” Le rispose semplicemente.

“Con mamma abbiamo pensato, che puoi venire a stare da noi … se ti va.” Disse e vide che era arrossita, imbarazzata come quella volta sotto quel buco nero, quando immaginava di vivere con lui.

“La casa è grande e ci sono molte stanze che non utilizziamo mai.” Continuò a spiegare, sempre più imbarazzata.

“Ecco … finché vuoi … puoi … insomma …” cercò di parlare chiaramente senza riuscirci.

“Penso che sia un idea brillante.” Le disse interrompendola con il sorriso sul volto. Gli era mancato molto quella sensazione di calore e completezza che provava ogni volta in sua presenza. Non aveva mai conosciuto nessuno che l’aveva fatto sentire così.

“Bene, allora siamo d’accordo.” Continuò lei, sorridendogli.

“D’accordo.” Concluse lui porgendogli la mano. La vide tentennare, ma poi la strinse nella sua.

Rimasero in silenzio fino a quando un dirigibile della Vitex si fermò qualche metro da loro. Si avvicinarono a Jackie.

“Bel tipo tuo padre, manchiamo da casa da chissà quanto e non viene neanche a prenderci lui.” Si lamentò Jackie, quando vide scendere un giovane ragazzo.

“Tua madre è sempre la stessa.” Sussurrò il Dottore all’orecchio di Rose a cui scappò una risatina, Jackie se ne accorse.

“Cos’hai da ridere?” le chiese.

“Niente mamma, vedrai che papà sarà stato impegnato.” Rispose Rose dando una gomitata all’uomo accanto a se. Il ragazzo nel frattempo li aveva raggiunti.

“Salve signora Tyler, il signor Pete si scusa di non essere venuto lui personalmente.” Iniziò a giustificarsi il giovane, ma Jackie lo fermò bruscamente.

“Risparmiati le solite scuse Chris, sono stanca e affamata, me la vedrò poi personalmente con mio marito.” Disse la donna salendo sul dirigibile  

“Stavolta mi sentirà. Speriamo che almeno si sia occupato di Tony.” Continuò a borbottare la donna. Rose guardò divertita il Dottore

“Non vorrei essere nei panni del povero Pete.” Le disse sorridendo. I due si avvicinarono al ragazzo.

“Piacere di rivederla Miss Tyler.” Salutò il giovane con un sorriso che al Dottore non piacque molto.

“Quante volte devo dirti di chiamarmi solo Rose.” Si lamentò la ragazza, alzando gli occhi al cielo, ma con il sorriso sulle labbra, poi si voltò verso il Dottore un po’ imbarazzata.

“Lui è Chris, l’assistente personale di papà.” Lo presentò educatamente.

“Lei deve essere il Dottore, ho sentito parlare di lei spesso.” Disse il ragazzo entusiasta, stringendogli la mano, il Dottore guardò Rose che arrossì imbarazzata.

“Piacere.” Gli sorrise ricambiandola stretta di mano.

“Ohi, volete muovervi, voi tre.” Urlò Jackie da uno dei finestrini.

“Sarà meglio muoverci.” Disse Chris facendo strada.

“Assistente di tuo padre?” chiese il Dottore sarcastico, non riuscendo a nascondere la sua gelosia.

“Sei geloso per caso?” chiese lei inarcando il sopraciglio.

“Io non sono geloso.” Le rispose infastidito, mentre salivano sul dirigibile.

“Non ancora.” Sussurrò quando la ragazza si allontanò e notando come il giovane guardava la sua Rose.

I quattro si misero seduti, mentre il dirigibile era in aria, il Dottore guardò la spiaggia diventar più piccola e allontanarsi, il suo cuore accelerò ancora, i timori di prima tornarono a tormentarlo. Rose gli strinse la mano quasi leggendo la sua paura.

 

Fine

Prologo

 

 

Revisione Settembre 2011

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Capitolo 2
*** Un nuovo inizio ***


Una vita insieme

 

Capitolo 1

Un nuovo inizio

 

Arrivarono alla residenza Tyler quando era notte fonda, durante il volo Jackie si era addormentata, mentre Rose era rimasta sveglia, i due non aveva più parlato, semplicemente si tenevano per mano.

Scesi dall’auto, all’ingresso della villa ad accoglierli c’era solo Pete, il Dottore si guardò attorno ricordando l’ultima volta che era stato lì, in quella casa.

“E’ bello potervi rivedere.” Li accolse Pete con un sorriso, ma Jackie era ancora furiosa con lui.

“Potevi venire tu a prenderci invece di mandare Chris.” Gli rinfacciò avvicinandosi a lui pericolosamente.

“Mi dispiace tesoro, ma avevo una riunione molto importante.” Si giustificò, sapendo bene che non bastava, ma l’uomo si rivolse a Rose.

“Sono felice che sei ancora qui con noi.” Le disse abbracciandola. Per poi passare la sua attenzione al suo nuovo ospite.

“Dottore.” Lo salutò un po’ scettico.

“E’ un piacere rivederti, Pete.” Ricambiò il saluto con gentilezza, anche se un po’ forzata.

“Dov’è Tony?” chiese Jackie guardandosi attorno.

“Si è addormentato. Voleva aspettarvi, ma mezzora fa è crollato davanti all’ennesimo cartone.” Spiegò Pete.

“Allora, chi mi spiega cosa è successo?” Chiese Pete, facendo strada dentro la casa, Rose e il Dottore si guardarono, entrambi sapevano che prima o poi avrebbero dovuto affrontare l’argomento,ma sembrava che nessuno di loro voleva farlo.

“Credo sia meglio rimandare a domani. Così almeno ci riposiamo.” Intervenne Rose, con il sollievo del Dottore, che di certo non aveva voglia di spiegare cosa era successo.

“Ti accompagno in camera.” Disse la ragazza indicandogli le scale.

Arrivarono al corridoio che portava alle camere, in silenzio, non avevano più parlato da quando erano saliti sul dirigibile. Camminavano uno accanto all’altro senza parlare.

“Tutto bene?” chiese lui.

“Uhm … si … sono solo un po’ stanca.” Gli rispose, non molto sicura di sé.

“E da quando siamo saliti sul dirigibile che non parli.” Spiegò lui.

“E … è successo tutto così in fretta. Devo solo elaborare.” Spiegò con sincerità. Si fermò davanti a una porta, quasi alla fine del corridoio.

“Credo che vale anche per me.” Le rispose, toccandosi nervosamente il lobo dell’orecchio, sapendo anche che quello riguardava anche il loro rapporto.

“Eccoci arrivati.” Disse, cambiando discorso aprendo la porta a doppia anta, di legno scuro. La camera era abbastanza grande, al centro un letto a doppia piazza, sulla sinistra accanto ad una porta una scrivania e sulla destra un'altra porta, le finestre ricoperte con delle tende rosse, davano sul giardino che era dietro la casa, una camera molto anonima, evidentemente era quella usata per gli ospiti.

“A sinistra c’è il bagno.” Disse indicandogli la porta.

“Nell’armadio ci dovrebbe essere qualche vestito se vuoi cambiarti.” Spiegò ancora indicandogli la porta sulla destra, continuava a osservarlo. Il Dottore aveva le mani in tasca e guardava la stanza attorno a sé, si sentiva un po’ impacciato, non sapeva cosa dirle, cosa fare, osservava tutto attorno, senza poter calmar il forte timore di non farcela.

“Non è grande come quella che avevi sul Tardis, ma credo che possa andare.” Disse lei abbassando lo sguardo, pensando che a lui non piacesse la nuova sistemazione.

“Va bene, grazie.” Le rispose dolcemente.

“Se hai bisogno la mia camera è di fronte.” Disse, poi si rese conto dell’ambiguità.

“Cioè,…,se, ecco … ti servisse qualcosa …. o se vuoi anche … non so, parlare … puoi venire da me … se ti va.” Si corresse imbarazzata, tenendo lo sguardo basso.

“Ne terrò conto.” Le rispose divertito da quella gaffe.

“Bene, ti lascio riposare.” Continuò riprendendo il controllo di sé.

“Buonanotte.” Gli disse.

“Buonanotte Rose.” Rispose, poi lei andò via, lasciandolo da solo. Si voltò a guadare ancora la stanza, per poi buttarsi sul letto sbuffando.

 

Si rigirò nel letto, sperando di potersi addormentare, senza riuscirci, si voltò ancora una volta, guardò la sveglia che segnava le tre passate.

La sua mente brulicava di idee, non  riusciva a trovare pace, sapeva bene che per calmare quei dubbi e incertezze c’era solo un modo, palare con lui. Doveva ammettere, però che era molto difficile anche solo guardarlo, senza pensare al suo alterego, al vero Dottore e a tutto quello che ha perso. Si passò la mano sul viso sbuffando, si alzò sapendo bene che non sarebbe riuscita a riaddormentarsi, mise la sua vestaglia e uscì dalla camera. Si fermò un istante davanti a quella di lui, chiedendosi se anche lui era tormentato, se anche lui non riusciva a dormire, nonostante la sua nuova condizione. Scosse la testa e proseguì, non era la prima volta che passava la notte in bianco, dopo aver visto il Dottore alla spiaggia, aveva trovato molte difficoltà nell’addormentarsi, così aveva iniziato a lavorare al suo progetto speciale, un modo per tornare da lui.

Quando scese le scale, tra il silenzio e il buio della casa, sentì qualcuno borbottare quasi disperato, sorrise nel capire subito di chi si trattava, a quanto pare anche lui aveva avuto la sua stessa idea.

Arrivò in cucina e lo trovò seduto al tavolo, con il microonde completamente smontato nel tentativo di sistemarlo, sorrise divertita a quell’immagine.

“Tutto bene?” chiese, facendolo saltare in aria per la sorpresa, farfuglio qualcosa di simile al suo nome, ma una torcia che teneva in bocca, lo rese incomprensibile.

“Che stai facendo?” gli chiese avvicinandosi, mentre metteva giù la torcia.

“Ecco … ho visto che non funzionava … stavo cercando di sistemarlo.” Le rispose un po’ imbarazzato.

“Ti va del tè?” gli chiese cambiando discorso.

“Volentieri.” Le rispose sorridendole.

Rose mise il bollitore sopra, sentiva il suo sguardo curioso su di lei, si imbarazzò ricordandosi che aveva una semplice vestaglia e il suo pigiama.

“Non riesci a dormire?” le chiese.

“Neanche tu.” Gli rispose sorridendo, mettendosi seduta al tavolo, di fronte a lui. Entrambi evitavano di guardarsi dritti negli occhi.

“Non sono ancora abituato.” Le rispose rimettendosi a sistemare il microonde.

“Troppo silenzio?” disse lei, sapendo bene che gli mancava il ronzio del Tardis.

“Già.” Le rispose imbarazzato. Silenziosamente, si fermò a guardarlo.

In quel momento per la prima volta, si rese conto che si era comportata in modo egoista, lui aveva bisogno del suo aiuto, del suo sostegno. Le cose per lui era più difficili, era sempre stato abituato a viaggiare, aveva visto tante cose, conosciuto tante persone, e adesso si trovava intrappolato in questo mondo parallelo in un corpo umano. Stava per parlare, quando il bollitore l’avvertì che l’acqua era pronta. Si alzò, prese due tazze e le bustine per il the. Mentre versava l’acqua nella tazza, lui si alzò e si avvicinò prendendo la sua tazza.

“Oh! Non hai idea di quanto mi sia mancato il tuo te.” Disse annusando la bevanda calda.

“Non ho più incontrato nessuno, in tutto l’Universo che fa del the così buono.” Le disse, rimettendosi seduto al tavolo, mentre lei prendeva dei biscotti dalla dispensa.

“Aspetta, assaggia questi.” Disse mettendo i biscotti al centro tavola, mentre si metteva seduta. Il Dottore ne prese uno e lo assaggiò, sorrise subito quando si rese conto cos’era.

“Dolcetti alla banana.” Disse con entusiasmo.

“Li adoro.” Continuò prendendone altri, Rose lo guardava divertita, le era mancato così tanto questi loro momenti. Quando, dopo l’ennesima avventura si mettevano davanti ad una tazza di the caldo, a parlare per ore e ore a consolarsi a vicenda quando ne avevano bisogno.

“Tutto bene?” le chiese interrompendo il corso dei suoi pensieri.

“Si, stavo solo pensando.” Gli rispose scuotendo la testa.

“Tu, come ti senti invece?” gli chiese senza alzare lo sguardo.

“Oh … beh … è tutto un po’ strano.” Le rispose continuando a mangiare.

“Ho parlato con mio padre.” Iniziò a dire lei.

“Su cosa?” chiese non capendo.

“Su te. Cioè, adesso che sei umano e che starai qui, dovrai avere un nome e altre cose del genere.” Spiegò Rose seriamente.

“Un nome? Io c’è l’ho un nome.” Si lamentò.

“Dottore, non è un vero e proprio nome e lo sai bene.” Lo richiamò lei dolcemente.

 Si sorrisero e ripresero a sorseggiare il loro the, rimasero un po’ in silenzio gustandosi la tranquillità del momento e il loro the, senza mai alzare lo sguardo.

“Mi dispiace.” Gli disse, quasi in un sussurrò.

“Per cosa?” scattò sorpreso, lei continuò a guardare la tazza.

“Sei bloccato qui, senza Tardis, senza la possibilità di andartene, con un corpo umano.” Continuò senza alzare mai lo sguardo.

“Si, ma bloccato qui con te non è poi così male.” Gli disse sorridendo, ricordando il momento in cui fu lei a dirlo. Arrossì ricordando quella volta, su quel pianeta.

“Lo pensi davvero?” gli chiese per avere una conferma.

“Si.” Rispose semplicemente, sorridendole.

“Se vuoi, potrei venire con te, domani.”  Gli propose timidamente, cambiando discorso.

“Ecco..pensavo che potrei aiutarti … si diciamo ad abituarti al fatto che adesso sei umano.” Continuò lei, imbarazzata.

“Lo faresti davvero?” chiese lui invece.

“Ne sarei felice.” Lo tranquillizzò.

“Sempre se non vuoi che sia mia madre ad aiutarti.” Scherzò lei.

“Ti prego no!” la pregò. Risero insieme e continuarono a bere il loro the e parlare di tutto e niente, fino a quando entrambi non decisero di tornare nelle loro camere.

“Tra poco dovremmo alzarci.” Si lamentò Rose, mentre attraversavano il corridoio.

“Mi dispiace, non volevo tenerti sveglia tutta la notte.” Si scusò lui, fermandosi davanti alle loro camere.

“Tranquillo, tanto non avrei dormito comunque.” Lo tranquillizzò.

“Allora ci vediamo tra un paio di ore.” Lo salutò lei.

“Certo, a dopo.” Ricambiò lui sorridendole dolcemente.

 

Il Dottore era sdraiato su quello che era il suo nuovo letto, non era riuscito a dormire, nonostante sentiva la stanchezza.

Si concentrò sulle nuove sensazioni che quel corpo gli trasmetteva. Il battito del suo unico cuore, la circolazione del sangue più lenta, e poi un implosione di sensazioni, ogni volta che si trovava accanto a Rose.

Ripensò alla chiacchierata che aveva avuto con lei, lo aveva riportato indietro nel tempo, quando erano insieme nel Tardis.

Per tutto il tempo che era stato senza Rose, aveva sentito la mancanza delle loro chiacchierate con patitine e the, aveva sentito la mancanza di lei che gironzolava nel Tardis, sempre alla ricerca di qualcosa da fare o che gli trotterellava dietro, ansiosa di una nuova avventura. Certo, gli piaceva la compagnia di Martha e Donna, ma nessuna delle due, era riuscito a colmare il vuoto lasciatogli dalla sua preziosa Rose.

Si fermò un attimo a riflettere su suoi ricordi. Poteva davvero definirli suoi? Era strano perché ricordava perfettamente ogni sensazione e ogni particolare del suo passato, ma in realtà sapeva bene che non era lui, ma erano i ricordi del suo alterego. Sbuffò, stringendo il ponte nasale con l’indice e il pollice, strizzando gli occhi, stufo di tutti quei dubbi.

Sentì dei rumori fuori dalla sua camera, che lo distrassero dai suoi pensieri, qualcuno si era alzato, erano passate circa due ore e mezza da quando lui e Rose si erano salutati, questo significava che era ora di alzarsi. Scese dal letto e si rimise le sue converse, uscì dalla camera e per casualità Rose stava uscendo dalla sua.

“Buongiorno.” La salutò sorridendo, la ragazza si voltò sorpresa.

“Ciao, pensavo stessi ancora dormendo.” Gli rispose. Il Dottore la guardò con attenzione, il sole le faceva brillare i capelli sciolti sulle spalle.

“Non avevo molto sonno.” Le rispose quasi ipnotizzato dalla luce dei suoi occhi.

“Vedo che non ti sei cambiato.” Le fece notare iniziando a camminare, si guardò, soddisfatto, perché indossava ancora il completo blu.

“E’ l’unico che ho.” Le rispose raggiungendola.

“Questo significa che ci toccherà fare un po’ di shopping.” Gli disse, il Dottore roteò gli occhi al cielo.

“Devo proprio?” si lamentò.

“Se ti va, possiamo andare oggi pomeriggio.” Gli propose timidamente, lui la guardò scorgendo un po’ di rossore sulle guance.

“Non devi lavorare?” le chiese  grattandosi la nuca.

“Tranquillo, mi sono guadagnata un paio di giorni liberi.” Gli spiegò.

“Allora, che ne dici?” chiese ancora.

“Volentieri. Almeno non rischio di passare tutto il pomeriggio con tua madre.” Le rispose.

“Ohi, vedi di abituarti a lei.” Gli disse sorridendo, mentre entrarono in sala da pranzo dove Jackie, Pete e Tony stavano già facendo colazione.

“Oh eccoli finalmente.” Li salutò Jackie, Rose andò subito a salutare il fratellino, che sembrava la copia del padre.

“Dormito bene?” chiese invece Pete, il Dottore non sapeva come rispondere.

“Oh … beh … devo ancora abituarmi.” Disse sedendosi al tavolo, Rose si mise accanto.

“Eravate in cucina per caso, stanotte?” chiese Jackie sospettosa.

“Perché?” chiese Rose.

“Ho trovato due tazze di the, e il microonde mezzo smontato.” Si lamentò la donna, guardando in direzione del Dottore.

“Volevo sistemarlo.” Si giustificò l’uomo.

“Adesso lo possiamo buttare.” Disse la donna quasi disperata.

“Ohi, avrei potuto benissimo sistemarlo, se avessi avuto il mio cacciavite sonico.” Rispose lui un po’ acido, Rose si schiarì la voce, facendogli capire che era stato un po’ scortese.

“Le vecchie abitudini non muoiono, vero?” continuò la donna.

“Ehi, datevi una calmate entrambi.” Li richiamò Rose, il padre invece li guardava sorpreso.

“Cercate di andare d’accordo, intesi?” continuò a rimproverare Rose, guardando i due.

“Bene, adesso facciamo colazione.” Continuò la ragazza.

“Rose, stasera tocca a te raccontare la storia a Tony.” Le disse Pete.

“Ti prego non ricominciare con la storia degli Shliteen.” Aggiunse Jackie, il Dottore incuriosito alzò lo sguardo verso la ragazza.

“L’ultima volta si è messo a lanciare aceto ai nostri ospiti perché pensava che erano alieni.” Continuò Jackie.

“Rose gli racconta sempre le vostre storie per farlo addormentare.” Spiegò Pete, la ragazza imbarazzata nascose il viso mentre beveva la sua tazza di the.

“Ma davvero? Interessante.” Disse il Dottore, soddisfatto guardandola.

“Stai zitto.” Lo rimproverò lei sorridendogli.

 

Rose e il Dottore furono accompagnati dall’autista all’istituto Torchwood. La bionda era rimasta in silenzio per tutto il tempo, non sapeva se mostrargli o meno il canone dimensionale, avrebbe dovuto spiegargli un po’ di cose, e non sapeva come l’avrebbe presa. Inoltre così avrebbero dovuto affrontare il delicato argomento di quello successo ai Daleks, a Donna e sopratutto al suo alterego e alla decisione di lasciarli indietro.  No, quella mattina avrebbero fatto semplicemente il giro dell’istituto.

All’entrata ad aspettarli c’era Chris, ci mancava solo lui per complicare il giro, sperava solo che era lì per tutt’altro. Anche se, doveva ammettere, che si divertiva a vedere il Dottore preso dalla gelosia.

“Ciao Chris.” Lo salutò educatamente sorridendogli.

“Ciao Rose. Dottore benvenuto a Torchwood.” Ricambiò il saluto, vide il Dottore sorriderli forzatamente.

“Sono già stato qui.” Gli disse un po’ rude, Rose gli diede una gomitata.

“Mi dispiace.” Chiese scusa.

“Vi ho portati questo.” Disse il ragazzo consegnando un tesserino al Dottore.

“Dottore John Smith?” chiese leggendo.

“Beh, Rose ci ha detto che è un nome che usava spesso, quindi provvisoriamente lo può usare anche qui.” Spiegò l ragazzo.

“Andrà benissimo.” Intervenne Rose.

“Pete mi ha chiesto di accompagnarvi nel giro.” Disse il ragazzo, Rose roteò gli occhi, ogni tanto si sentiva trattata come una ragazzina.

“Possiamo cavarcela da soli.” Gli rispose, cominciando a camminare seguita dagli altri due che si studiavano attentamente.

“Dove andiamo per prima cosa?” chiese il Dottore.

“Per prima cosa, potremmo andare nella stanza del …” iniziò a parlare Chris, ma Rose lo fermò bruscamente.

“Ascolta Chris, io e il Dottore sappiamo cavarcela anche da soli. Torna da mio padre e fatti dare un lavoro più adatto a te.” Disse tutto d’un fiato, non voleva essere brusca, ma in quel momento, non le andava di portare il Dottore nella sala del canone dimensionale. Il ragazzo chiese scusa e si allontanò.

“Sei stata un po’ scortese, sicura di stare bene?” gli chiese il Dottore.

“Si, sono solo un po’ nervosa.” Gli rispose sorridendo.

“Più tardi mi farò perdonare da Chris.” Disse con provocazione, sapendo bene che il Dottore ne sarebbe stato geloso, infatti si allontanò borbottando qualcosa, gli corse subito dietro aggrappandosi al suo braccio con naturalezza.

“Sai, se non ti conoscessi direi che sei geloso.” Lo provocò.

“Non sono geloso. Non ne ho motivo, in fondo.” Le rispose evitando di guardarla.

“Andiamo ti mostro questo posto.” Gli disse facendogli una linguaccia, conducendolo nella direzione giusta, visto che lui aveva preso la strada per uscire.

 

Gli mostrò molte cose dell’Istituto, il posto dove venivano catalogati tutti gli oggetti o pezzi di astronavi ritrovati in giro per il mondo. Le armi venivano portate in un altro reparto, deve veniva catalogate e sigillate, pronte ad essere usate nelle gravi crisi, come quella appena risolta. Il reparto che si occupava di tenere d’occhio tutte le attività aliene sulla terra, intervenire quando diventavano ostili.

Arrivarono al piano desiderato, tra i corridoi un via vai di persone, che guardavano curiosi verso Rose, il Dottore non capiva il motivo di quei sguardi, inizialmente aveva pensato che fosse per la sua presenza, ma poi notò , che in realtà guardavano proprio lei.

“Eccoci arrivati.” Disse la ragazza fermandosi davanti ad una porta bianca, fece passare il suo tesserino sullo scanner elettronico accanto alla porta.

Aperte le porte, il Dottore poté notare, davanti a loro una decina di persone tra scienziati e impiegati, gironzolavano tra le varie scrivanie.

“Questo è il tuo ufficio?” chiese incredulo, lei gli sorrise.

“No, il mio ufficio è in fondo. Questo è il reparto che dirigo.” Spiego seguendo lo sguardo del Dottore.

Seguimi.” Lo invitò, continuando a camminare, accanto all’ultima porta c’era un altra scrivania da cui spuntò una ragazzo, molto famigliare per il Dottore, infatti si trattava di Ianto Jones, o per lo meno, la versione di questo universo.

“Salve Miss Tyler, è un piacere rivederla.” La salutò avvicinandosi.

“Ciao Ianto. Ti presento il mio amico il Dottore … John Smith.” Lo presentò.

“Salve, ho sentito parlare di lei.” Disse il ragazzo stringendogli la mano, il Dottore gli sorrise con educazione.

“Bene, noi siamo nel mio ufficio, chiamami solo se si tratta di un emergenza, intesi?” specificò la ragazza.

“Certo. Le porto il solito pranzo?” chiese educatamente.

“Oh … giusto il pranzo.” Si ricordò che era ora di pranzo, e che loro non si erano fermati un attimo.

“Immagino che anche tu abbia fame.” Disse rivolgendosi a lui.

“Oh … be … ecco …” non sapeva cosa risponderle, in genere non sentiva mai la fame, quindi non sapeva come capirlo. Per sua fortuna, però Rose si rese conto della sua difficoltà.

“D’accordo Ianto, ordina per due.” Disse rivolgendosi al suo assistente, che si allontanò. Rose si voltò ancora verso di lui.

“Tranquillo affronteremo anche questo.” Gli disse sorridendo.

“Bene. Non mi fai vedere il tuo ufficio?” le chiese notando che la ragazza non accennava un passo verso le porte.

“Si, ma prima devo avvertiti.” Disse imbarazzata.

“Di cosa?” chiese confuso.

“Ecco … ho passato diverso tempo qui …. E diciamo non è il posto più ordinato di questo mondo.” Disse abbassando lo sguardo, sorrise divertito.

“Oh avanti, Rose ho visto a tua camera sul Tardis. Questo non può essere peggio.” Disse avvicinandosi alle porte ed entrando.

“Ok … è anche peggio!” esclamò guardandosi intorno. La stanza era invasa da strani oggetti, documenti e libri. Sul divanetto notò una coperta disfatta e un cuscino, segno che la ragazza aveva passato lì molte notti. Sul muro notò qualcosa di particolare, che non si aspettava, Rose rimase dietro di lui. Si avvicinò alla cornice, sorridendo orgoglioso di quello che vedeva.

“Ti sei diplomata?” le chiese sorpreso.

“Beh ... per lavorare qui, dovevo avere una certa qualifica.” Gli rispose imbarazzata.

“Ti sei diplomata … con il massimo dei voti anche.” Disse continuando a leggere.

“Lascia perdere quel pezzo di carta.” Gli rispose mettendosi seduta sul divanetto.

“Lasciare perdere? Rose è una cosa meravigliosa.” Disse mettendosi accanto a lei sul divano.

“Beh, mi serviva il diploma per entrare all’Università.” Disse timidamente, il Dottore la guardò di nuovo sorpreso.

“Sei iscritta all’università?” chiese.

“Beh, si … fisica quantistica …” disse abbassando lo sguardo. Il Dottore, la guardava con molto orgoglio, Rose Tyler, la stessa ragazzina che lavorava come commessa di un negozio, adesso dirigeva un intero reparto di Torchwood, ed era diventata una brillante studentessa.

“Rose Tyler, sei davvero brillante.” Le disse con molto orgoglio. Si voltò verso di lei rendendosi conto di quanto erano vicini, deglutì lentamente.

“Sono … sono davvero felice per te.”  quasi in un sussurrò.

“Grazie.” Disse imbarazzata.

Era così bella, e così pericolosamente vicina a lui in quel momento. L’avrebbe potuta baciare in quel momento, del resto erano da soli, inoltre non riusciva a togliersi dalla mente, quel bacio, il bacio che lei gli aveva dato sulla spiaggia, tutte le sensazione che aveva provato a stringerla a se, il brivido che aveva sentito nel capire che la stava baciando, tutte le sensazioni che provava ogni volta era accanto a lei o che semplicemente la guardava. Per la prima volta da quando erano in quel mondo, incontrò il suo sguardo, c’era paura e confusione, ma il suo unico cuore gli stava chiedendo di farlo, di toccare di nuovo quelle labbra, gli sembrava di impazzire. Si avvicinò ulteriormente a lei. Purtroppo vennero interrotti quando Ianto bussò alla porta.

“Il nostro pranzo.” Disse lei con poco fiato.

“Giusto, il nostro pranzo.” Ripete lui, senza realmente rendersi conto. Rose si allontanò per andare ad aprire, spezzando così il loro momento.

 

Fine

1° Capitolo

 

Revisione Settembre 2011

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Capitolo 3
*** Una serata insieme ***


Una vita insieme

 

Capitolo 2

Una serata insieme

 

I giorni e le settimane passarono sempre più lentamente, soprattutto per il Dottore. Aveva preso a lavorare con Rose al Torchwood, sotto il nome di John Smith, massimo esperto di reliquie aliene, ma il fatto di trovarsi tutti i giorni nello stesso posto a fare sempre le stesse cose, stavano incidendo anche sul suo entusiasmo, era più nervoso e suscettibile. Rose faceva di tutto per non fargli pesare questa situazione, passavano insieme la maggior parte del tempo, ma tutto era rimasto sul vago, non avevano ancora affrontato nessun argomento.

Tamburellava nervosamente le dita sulla scrivania, mentre attendeva che il computer terminava la scansione ad un oggetto di dubbia provenienza. Si mise seduto sbuffando, per la lentezza del processo, nonostante le apparecchiature dell’istituto erano più avanzate che in altri posti, per lui andavano comunque lenti.

Si tolse gli occhiali, e si strofinò gli occhi, non riuscì a non pensare a Rose, al fatto che poteva sempre contare sulla sua pazienza e sul suo supporto, questo rendeva le cose più semplici. I suoi pensieri furono interrotti quando venne raggiunto da Pete.

“Ti disturbo?” chiese avvicinandosi.

“No, tranquillo, ho molto tempo.” Disse frustrato, guardando verso lo schermo del computer.

“Qualcosa non va?” gli chiese ancora.

“Questi computer sono terribilmente lenti.” Si lamentò.

“Strano, mi hanno garantito che sono di ultima generazione.” Rifletté Pete, guardando il lavoro in corso del Dottore.

“Lascia perdere, comunque posso fare qualcosa per te?” chiese concentrandosi su di lui.

“Non proprio, stavo cercando Rose, sai per caso dov’è?” chiese.

“Deve essere nel suo ufficio privato, so che aveva qualcosa da studiare per un esame.” Rispose scettico, aveva la sensazione che Pete si trovava lì per un altro motivo.

“Giusto, dimenticavo.” Rispose pensieroso facendo aumentare i sospetti del Dottore.

“Pete, tutto bene?” chiese studiandolo attentamente.

“Si, niente di cui devi preoccuparti.” Gli rispose avviandosi di nuovo verso l’uscita.

“Sembra che devi parlarmi di qualcosa.” Continuò ad osservarlo. L’uomo si fermò prima di uscire, voltandosi di nuovo verso il Dottore.

“Io detesto dovermi intromettere in queste cose, ma Jackie ha pensato che sarebbe stato un bene per tutti se avremmo parlato un po’.” Spiegò e il Dottore annuì capendo subito di cosa si trattava, infondo se lo doveva aspettare da Jackie.

“Di cosa dovremmo parlare?” chiese fingendo di non capire. Pete si mise seduto su uno gabellino davanti a lui.

“Sai quando Jackie è arrivata qui, non è stato subito facile per entrambi. Tu lo sai meglio di me, quanto lei ha sofferto per la morte dell’altro Pete…” iniziò a parlare, ma il Dottore lo bloccò.

“Perché non vieni al punto, tralasciando i particolari che già conosco.” Disse annoiato, se ci sarebbe stata Rose lo avrebbe richiamato, ripensò con dolcezza.

“Ecco, a Rose venne in mente un idea per metterci entrambi al nostro agio.” Continuò a raccontare.

“Ci ha organizzato un appuntamento, ricreando perfettamente il nostro primo appuntamento.” Raccontò con un moto di orgoglio, il Dottore sorrise riconoscendo la sua Rose, testarda e generosa.

“Aveva proprio ricreato ogni cosa, il piccolo ristorante, il film che ci eravamo visti, i fiori che le regalai, ogni particolare.” Raccontò perdendosi nei ricordi.

“Non per rovinare l’atmosfera, ma questo cosa a che fare con me?” chiese ancora il Dottore, Pete si destò dai suoi pensieri e tornò a concentrarsi.

“Si, scusa. Ecco noi abbiamo pensato …. Cioè Jackie ha pensato, che per voi due sarebbe stato lo stesso.” Spiegò, ma il Dottore lo guardò dubbioso, ecco adesso non sapeva dove quei due volevano arrivare.

“Scusa credo di non capire.” Disse con calma.

“Si, insomma potesti chiederle un appuntamento ... un modo per entrambi di passare del tempo insieme, da soli, lontani dal lavoro e da tutto.” Spiegò meglio l’uomo.

“Un appuntamento?” chiese scettico. Si aspettava che Jackie lo spingesse a parlare con Rose, o qualcosa del genere, ma non che lo spingesse a questo. Un appuntamento? Lui?

“Si, insomma avrete avuto una prima uscita o qualcosa del genere, no?” chiese Pete guardandolo, il Dottore si trovò a dover riflettere anche su questa cosa. Poteva considerare il loro primo viaggio, come una sorta di primo appuntamento? No, decisamente non era il caso.

“Non credo che sia una buona idea.” Rispose il Dottore.

“Queste genere di cose io non le faccio … sono troppo … come dire …” iniziò a parlare, ma Pete sorrise, annuendo.

“Troppo umane? Credo che dovresti abituarti all’idea che fai parte del genere umano, caro Dottore.” continuò divertito, mentre si alzava.

“Non credo che abbiamo bisogno di una cosa come questa. Possiamo anche vedercela noi.” Gli rispose sforzandosi di non essere scortese.

“Lo so, ma abbiamo semplicemente pensato che con un appuntamento verrebbe tutto più semplice.” Continuò Pete,  il Dottore rimase fermo a riflettere.

La loro discussione venne interrotta dall’arrivo di Rose.

“Ah sei qui.” Disse avvicinandosi, mentre lui si alzò dalla poltrona.

“Ciao papà, come mai qui?” chiese sorpresa.

“Stavo solo dando un occhiata al lavoro del Dottore.” Mentì.

“Ok.” Gli rispose scettica guardando i due.

“Come mai qui, non stavi studiando?” chiese il Dottore, mentre si grattava la nuca nervosamente

“Te lo posso rubare per un po’.” Disse al padre, avvicinandosi al Dottore.

“Certo, tanto adesso devo tornare in ufficio. Dottore.” Salutò e andò via, Rose continuò a guardarlo sospettosa.

“Che strano.” Sussurrò.

“Cosa posso fare per te?” chiese distrendola dal motivo per cui il padre era lì.

“Si, giusto. Ho bisogno di una pausa, che ne dici se andiamo pranzare fuori di qui.” Disse aggrappandosi al suo braccio, mettendo il broncio, il Dottore la guardò divertito, si voltò verso lo schermo del computer che ancora lavorava.

“Perché no, tanto questo computer finirà di lavorare solo tra un milione di anni.” Si lamentò avviandosi fuori dall’ufficio. Con la scusa avrebbero potuto parlare, e magari informarla di questa strana idea del primo appuntamento.

 

Rose decise di prendere la loro tradizionale porzione di patatine e portarlo in un bellissimo parco, dove anche lei in passato amava andare a pranzare, certo ogni volta che il tempo glielo permetteva.

Era sicura che anche al Dottore sarebbe piaciuto, in più quella giornata sembrava perfetta, non c’era troppo freddo, nonostante era novembre, e c’era il sole, avrebbero potuto godere a pieno di quella giornata, inoltre voleva scoprire come mai suo padre era nel suo ufficio, quando si solito, per sapere qualcosa in più sui vari lavori mandava Chris o li chiamava nel suo ufficio.

Si misero seduti ad un tavolo, vicino ad un piccolo parco giochi, per una buona parte del tempo, parlarono di stupidaggine, scherzavano sugli strani oggetti che trovavano in giro per il mondo, scherzavano sul fatto che Tony assomigliava sempre di più a Rose, cosa che preoccupava non poco Jackie, inoltre la presenza del Dottore non aiutava.

“Allora vuoi dirmi che ci faceva mio padre nel tuo ufficio?” chiese improvvisamente mettendolo in difficoltà.

“Niente, te l’ho detto, stava solo controllando il mio lavoro.” Rispose in modo poco convincente.

“Sei un pessimo bugiardo, lo sai?” scherzò lei facendogli una linguaccia.

“Sto dicendo la verità.” Si difese fingendosi offeso, fregandogli una patatina.

“Su avanti, perché non vuoi dirmelo.” Cercò di convincerlo sbattendo e ciglia, utilizzando il suo efficace sguardo da cerbiatta che spesso riusciva farlo desistere.

“Davvero non importa, abbiamo solo parlato di lavoro.” Insistette il Dottore, concentrandosi sulle patatine. Rose sbuffò e morse un'altra patatina.

“Prima o poi riuscirò a estorcerti la verità.” Disse la ragazza, il Dottore le sorrise continuando a mangiare.

“Stasera ci tocca fare da baby-sitter a Tony, spero non ti dispiaccia.” Aggiunse la ragazza.

“Come mai?” chiese lui, non dandogli molto importanza.

“Pete e Jackie devono andare a qualche tipo di cena. Sai quelle genere di cose che odi tanto, tutta pompa magna e cose del genere.” Spiegò la ragazza.

“Perché tu non ci vai?” chiese il Dottore, incuriosito.

“Perché anche io le odio.” Rispose come se fosse la cosa più logica.

“Comunque, spero che non ti dia fastidio rimanere a casa a tenere d’occhio un bambino.” Disse la ragazza.

“Certo che no, tranquilla. Sempre meglio che andare a quelle serate, giusto?” chiese sorridendole.

“Giusto.” Concordò ricambiando il sorriso.

“Così riuscirò a estorcerti quello che vi siete detti con mio padre.” Lo minacciò con ironia, il Dottore scosse la testa.

“Non ci riuscirai mai, Tyler.” L’avvertì, addentando un'altra patatina.

 

Rose chiuse la luce in camera del fratello, per poi andare via. Si diede una controllata allo specchio che c’era nel corridoio, questa era la prima volta che lei e il Dottore rimanevano da soli in quella casa, sperava che almeno quella sera sarebbero riusciti a parlare con calma  chiarirsi una buona volta.

Scese al piano di sotto e lo trovò mentre curiosava nella biblioteca, capitava che spesso dopo una pesante giornata a lavoro, lui cercava conforto in un buon libro, sorrise perché in fondo questo era tipico del suo Dottore.

“Trovato niente di interessante?”gli chiese avvicinandosi, si voltò a guardarla e le sorrise.

“Stavo cercando un libro, ma forse non c’è!” disse un po’ deluso, mentre guardava i libri nel mobile davanti a lui.

“Credo di averlo io.” Rispose un po’ imbarazzata, il Dottore la guardò incuriosito.

“Non sai nemmeno il titolo.” Affermò.

“Certo, come se non sapessi che cercavi The time Machine.” Gli rispose, vide il suo sguardo sorpreso.

“E come mai lo hai preso tu?” le chiese avvicinandosi.

“Beh lo hai letto almeno una ventina di volte da quando ti conosco, ero solamente curiosa di sapere perché ti piace tanto quella storia.” Rispose.

“Quante volte lo hai letto?” le chiese.

“Io ...  solo ... tre ... cinque ... Ok ...l’ho letto una quindicina di volte.” Confessò, lui sorrise divertito e anche al quanto soddisfatto.

“Tony?” chiese cambiando discorso.

“Dorme. Diventa sempre più difficile farlo addormentare.” Gli rispose.

“Se vuoi potrei provarci io qualche volta.” Le propose, lei lo guardò scettica.

“Non fare così, sono molto bravo con i bambini.” Le rispose fingendosi offeso.

“Credo, che hai avuto poca esperienza con un Tyler, sappiamo essere molto testardi a quell’età, non lo sai?” scherzo lei.

“Non solo a quell’età.” Disse, affondando le mani nelle tasche guardandola dalla testa ai piedi.

“Faccio finta di non aver sentito.” Gli rispose, fingendosi offesa.

“Allora stasera che si fa?” gli chiese poi, per loro sarebbe stata una buona occasione per parlare, ma voleva anche che fosse una cosa naturale, per entrambi, non gli andava di forzarlo a fare una cosa che non voleva.

“Non lo so, in genere tu che fai in queste serate? Organizzi festini o roba del genere.” Scherzò lui.

“In genere mi deprimo davanti a qualche film.” Gli rispose. Colse un ottima occasione per testare di nuovo la sua gelosia. Era da qualche giorno che non lo stuzzicava, ci pensava la presenza di Chris a farlo borbottare da solo.

“Anche se la maggior parte delle volte, Chris mi è venuto a fare compagnia.” Disse uscendo mentre sogghignava, mentre sentiva il Dottore borbottare qualcosa sulla onnipresenza di Chris.

Rose andò nella sala multimediale, che Mickey le aveva creato per il suo compleanno accanto alla biblioteca, mise un dvd nel lettore e si accomodò sul divanetto, il Dottore arrivò poco dopo, ancora accigliato per la battuta di prima.

“Allora, mi fai compagnia Dottore?” lo invitò indicandogli il posto vuoto accanto a lei.

“Sicura che a qualcuno non dispiace.” La schernì, mentre si metteva comodo.

“Su avanti, non fare il geloso.” Scherzò lei, il Dottore roteò gli occhi al cielo.

“Io non sono geloso!” disse appoggiando la schiena allo schienale, appoggiano i piedi sul tavolino davanti a lui.

“Oh si che lo sei invece.” Scherzò lei, punzecchiandolo sul braccio.

“Che film guardiamo?” chiese, cambiando discorso.

“Ritorno al futuro.” Rispose, sapendo che lui ne sarebbe stato contento.

“Oh .. adoro quel film. Ottima scelta Rose.” Disse sorridendo come un ragazzino.

“Lo ricordo bene, mi hai fatto vedere tutti i tre film, uno dopo l’altro, in una sola serata.” Si lamentò premendo play, iniziando a guardarsi il film.

 

Erano lì, tutti e due su un divanetto a guardare per l’ennesima volta un film, non era inusuale, ance quando erano nel Tardis avevano preso questa abitudine, le rare volte che a Rose non andava di gironzolare per i vari pianeti, lo costringeva a questo rituale, anche se alla fine ci si era pure affezionato, diventando un ottima occasione per passare del tempo insieme.

La guardò con la coda dell’occhio sembrava concentrata sul film, avrebbe voluto abbracciarla, sentiva un forte impulso di stringerla a sé. Sarebbe sembrata normale, no? Loro due da soli in quella gran casa, seduti così vicini, un normale umano avrebbe cercato di abbracciarla, peccato che lui era una vera frana in queste cose e non sapeva mai come comportarsi.

Tornò a concentrarsi sul film, maledicendosi per la sua inettitudine, ma anche stavolta Rose lo sorpresa, appoggiò la testa contro la sua spalla, si irrigidì non sapendo cosa fare.

“Non ti dà fastidio vero?” chiese lei con la voce tremante, facendogli capire che anche per lei era una situazione nuova.

“No, affatto.” Le rispose sorridendo e rilassandosi, le circondò le spalle con il braccio, mettendosi più comodo che poteva.

A metà film, senza neanche rendersene conto, si ritrovò la testa di Rose appoggiate al suo petto, e i suoi capelli che gli sfioravano il viso. Il suo profumo di fragola e vaniglia, inebriava i suoi sensi e la voglia di baciarla aumentava sempre di più. Gli accarezzava capelli con dolcezza, sembra un gesto tanto naturale per quel corpo, per la sua mano. Si trovò a pensare se anche con Chris e Mickey era successo una cosa del genere “Ma certo, razza di idiota.” Si disse nella sua mente, Rose era una bella ragazza, con un cuore d’oro, solo uno stupido come lui, non aveva fatto una cosa del genere, inoltre si rendeva conto che lei avrebbe potuto andare avanti con la sua vita, sarebbe stato anche giusto. Ma ammetteva che pensarla accanto a qualcun altro che non era lui, faceva male, terribilmente male, tanto da fargli mancare il fiato.

Improvvisamente, il telefonino di Rose iniziò a suonare spezzando la tranquillità di quella serata.

“Scusa.” Disse la ragazza spostandosi dalla posizione, guardò il display e si fece seria.

“E’ Chris.” Disse preoccupata, il Dottore non riuscì ad evitare di roteare gli occhi al cielo, possibile che quel tizio gironzolava sempre attorno a Rose.

“Che succede?” rispose al telefono alzandosi, mentre il Dottore la seguiva con lo sguardo, forse stava succedendo qualcosa, forse si trattava di lavoro. Sperava si trattava di lavoro.

“D’accordo stiamo arrivando.” Disse la ragazza chiudendo il telefono, si rivolse al Dottore.

“Il dovere ci chiama, hanno bisogno di noi al Torchwood.” Disse la ragazza spegnendo il dvd.

“Di che si tratta?” chiese alzandosi in piedi, finalmente un po’ di sana avventura, almeno lo sperava, gli mancava quel senso di avventura dei suoi viaggi.

“Chris non è stato molto chiaro, per questo ha chiamato noi.” Spiegò Rose uscendo dalla stanza prendendo le sue cose, il Dottore la seguiva a ruota. La vide prendere di nuovo il cellulare e fare una chiamata alla madre per avvertirla, ma la donna rientrò in quel momento dalla porta d’ingresso.

“Ah bene sei qui.” Disse Rose avvicinandosi, mentre si metteva la giacca.

“Tuo padre è stato chiamato a lavoro, fuori c’è una macchina che vi aspetta.” Spiegò la donna.

“Bene, Tony sta dormendo. Ci vediamo dopo.” Disse la ragazza dandole un bacio sulla guancia, per poi correre, insieme al Dottore verso la macchina.

“Fate attenzione.” Gli urlò Jackie dalla porta d’ingresso.

 

Arrivarono al Torchwood in poco tempo, corsero mano nella mano verso la sala delle emergenze, dove Pete, Chris e Jack li aspettavano.

“Eccoci.” Disse Rose entrando.

“Meno male che siete qui.” Disse Chris sorridendo a Rose.

“Che sta succedendo?” chiese il Dottore mettendosi gli occhiali e guardando i monitor davanti a loro.

“Qualcosa è caduto in un piccolo pesino lontano da Londra.” Spiegò brevemente Chris.

“Sapete di cosa si tratta?” chiese Rose.

“Non ancora, volevamo mandare una squadra sul posto.” Rispose ancora Chris, osservando il Dottore fare avanti e indietro trai monitor e le carte.

“Naturalmente voglio che tu, il Dottore e Jack vi rechiate sul posto per verificare tutta la situazione.” Ordinò Pete.

“Perché non siamo stati avvertiti?” disse improvvisamente il Dottore, indicando le carte che aveva in mano, Rose si avvicinò.

“Che succede?” chiese la ragazza.

“Due mesi fa, c’è stato un avvistamento, un oggetto non identificato ha sorvolato la zona,  e poi è scomparso improvvisamente, da allora una o due volte la settimana durante la notte, qualcuno ha avvistato qualcosa di strano.” Spiegò il Dottore, la ragazza si voltò a guardare Chris.

Beh… ecco non eravamo sicuri di quello che succede.” Spiegò un po’ imbarazzato.

“Avete dovuto avvertirci lo stesso.” Lo richiamò Rose.

“Avanti Rose, quante volte siamo stati chiamati per avvistamenti che poi non si sono rivelati tali.” Intervenne Jack.

“Non importa dovevamo saperlo.” Continuò la ragazza.

“Se volete scoprire cosa succede vi conviene muovervi.” Aggiunse Pete, tagliando la discussione.

“Il dirigibile è già pronto, sta aspettando solo voi.” Spiegò Chris.

“Allora muoviamoci.” Disse il Dottore uscendo dalla stanza seguito da Rose e gli altri.

 

Fine

II Capitolo

 

Revisione Settembre 2011

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Capitolo 4
*** L’oggetto misterioso ***


Una vita insieme

 

Capitolo III

L’oggetto misterioso

 

I tre arrivarono a destinazione quasi all’alba, la polizia locale aveva delimitato la zona, mentre l’UNIT aveva nascosto l’oggetto sotto una tenda militare. Attorno folla di curiosi e giornalisti cercavano di sapere qualcosa in più. Non appena i giornalisti si accorsero di loro li circondarono, tempestando Rose di domande, un militare li raggiunse.

“E’ un piacere incontrarla nuovamente miss Tyler.” la salutò formalmente stringendola la mano.

“E’ un piacere anche per me, colonnello Block*. Cosa avete per noi.” Chiese la ragazza senza troppe pretese, il Dottore osservava attorno a sé infastidito.

“Da questa parte.” Li invitò dentro la tenda.

“C’e sempre tanta confusione?” Chiese il Dottore indispettito.

“E’ difficile tenere nascosto una cosa del genere.” Rispose Jack una volta all’interno, dove al centro c’era una piccola navicella, una capsula.

“Cosa sapete?” chiese il Dottore inforcando gli occhiali dedicando la sua attenzione alla navicella, il colonnello guardò Rose.

“Oh giusto, colonnello lui è il Dottore.” Li presentò, immediatamente l’uomo fece il saluto militare.

“Niente saluto.” Risposero insieme Rose e il Dottore.

“Scusate, ma ho letto di voi molto, è un vero onore incontrarvi.” Continuò il militare.

“Si, tutto molto interessante, ma cosa potete dirci di questo.” Rispose il Dottore scocciato di perdere tempo.

“Lo scusi ma diventa irritabile quando non è ascoltato.” Intervenne Rose, rispondendo allo sguardo scettico dell’altro.

“D’accordo. Allora i nostri satelliti non l’hanno visto arrivare, ci siamo accorti della sua presenza solamente una volta entrato nella nostra atmosfera.” Spiegò con calma, mentre il Dottore girava attorno all’oggetto.

“Beh non mi sorprende.” Disse piegandosi sulle ginocchia, lo sfiorò con la mano.

“Jack informa la squadra tecnica, voglio un esame completo di questo terreno.” Ordinò Rose, il ragazzo annuì e uscì dalla tenda, lei si avvicinò al Dottore.

“Hai idea da dove venga?” chiese, piegandosi accanto a lui.

“Non ancora Rose, non ancora. Beh, so per certo che si tratta di una capsula, e può contenere la qualsiasi cosa.” Spiegò senza staccare gli occhi dall’oggetto davanti a lui. Rose guardò con attenzione e sul lato basso notò qualcosa di strano.

“Dottore, guarda lì!” gli indicò, il Dottore si protese fino a raggiungere l’indicazione di Rose.

“Sembra un incisione.” Aggiunse Rose accarezzandola con le dita.

“Qualcosa che ci possa essere di aiuto?” chiese il colonnello osservando i due.

“Potrebbe, ma non riesco a decifrarla.” Confessò preoccupato.

“Questo non è affatto una buona notizia.” Disse Rose ricordando l’ultima volta che era successo.

“Abbiamo allestito una base in un piccolo albergo qualche chilometro di distanza.” Informò i due, mentre si alzavano.

“Bene, faremo trasportare la capsula all’albergo, così potremmo analizzarla meglio.” Informò Rose.

“Vorrei occuparmi io della navicella, se per te va bene.” Disse il Dottore togliendosi gli occhiali.

“E’ naturale che avrei dato a te questo lavoro.” Disse lei come se fosse la cosa più logica, lui le sorrise quasi soddisfatto.

“Possiamo andare? Una gip vi attende sul retro della tenda.” Li informò il Colonnello.

 

Rose chiuse l’ennesimo fascicolo su quegli strani avvistamenti che in quei mesi aveva interessato la zona. Si strofinò gli occhi, sentiva la stanchezza farsi largo, ormai era mattina inoltrata e lei non aveva dormito neanche un po’, ma non sarebbe riuscita a riposare sapendo che c’era qualche cosa che non andava.

Il Dottore era nello scantinato di quel piccolo albergo, stava analizzando la capsula ormai da ore, ma non era riuscito a capirne l’origine, sicuramente in quel momento si dannava per non avere né Tardis né cacciavite sonico.

Il posto dove si trovarono non era sfarzoso o altro, era semplice, si trattava di una vecchia casa dell’ottocento restaurata, con un delizioso piccolo giardino e un laghetto nel retro della casa, sembrava quasi un dipinto.

Un odore di caffè la distrasse dai suoi pensieri, una giovane donna dai capelli castani le appoggiò una tazza di caffè caldo davanti agli occhi. La ragazza li aveva accolti all’arrivo in albergo, si chiamava Kate e si era subito dimostrata molto disponibile e paziente nonostante l’UNIT le aveva chiuso l’albergo e invaso ogni stanza, chiudendolo al pubblico.

“Ho pensato che ti serviva qualcosa per tenerti sveglia.” Le disse sorridendo.

“Grazie.” Ringraziò Rose, prendendo la tazza e assaporando quella bevanda calda, la giovane si mise seduta accanto a lei, posando anche un cestino di biscotti sul tavolo.

“Prendine uno, sono stati appena sfornati” La invitò porgendogli, Rose timidamente accettò, assaporandone uno.

“Davvero buoni, li fai tu?” chiese.

“No, la proprietaria dell’albergo.” Le rispose sempre sorridendo.

“Mi dispiace per tutto questo.”  Si scusò Rose, indicando il caos che c’era attorno a loro.

“Tranquilla, è un piacere poter dare una mano.” Le rispose.

“Da quanto lavori qui?” chiese Rose curiosa.

“Da tre anni circa, ma sono quasi sette anni che vivo qui.” Spiegò la ragazza.

“Vivi in albergo?” chiese sorpresa.

“Si, i due proprietari mi hanno adottato.” Le rispose con calma abbassando lo sguardo.

“Oh, e i tuoi genitori?” chiese ancora con garbo, la ragazza sorrise tristemente.

“Sono morti.” Confessò con un velo di lacrime agli occhi.

“Mi dispiace.” Le disse Rose appoggiandogli le mani sulle sue per confortarla.

“Beh abbiamo qualcosa in comune.” Disse sorridendole, Rose inizialmente non capì, poi si rese conto che parlava della storia di copertura che Pete si era inventato per integrarla senza destare sospetti.

“Anche tu hai perso i tuoi genitori.” Le disse ancora la ragazza, Rose abbassò lo sguardo a disagio.

“Scusa, ma la tu storia era su tutti i giornali.” Continuò Kate, mortificata.

“Non fa niente, sono abituata.” Disse Rose sorridendole.

“Immagino che questo sia il prezzo da pagare, per essere stata adottata da uno come Pete Tyler.” Scherzò Rose.

“Sarà il caso che ti lasci lavorare.” Disse cambiando discorso.

“Vado a portare del caffè e qualcosa da mangiare anche al tuo amico.” Disse alzandosi.

“Oh, non preoccuparti, preferisco andare io, ho bisogno di una pausa.” Disse invece Rose alzandosi.

“D’accordo, allora mi occupo della squadra che c’è nel salotto.” Continuò la giovane, per poi andare via.

 

Rose raggiunse il Dottore, nello scantinato, dove mentre scriveva su dei fogli di carta, si lamentava a voce alta per qualcosa.

“Tutto bene?” chiese avvicinandosi con del caffè e biscotti, il Dottore la guardò e si tolse gli occhiali.

“Oh, sei tu.” Disse passandosi la mano tra i capelli.

“Ti ho portato del caffè e dei biscotti.” Gli offrì sorridendogli.

“Oh Rose, sai che non prendo caffè. L’ultima volta che l’ho provato non ho dormito per due giorni, hai dimenticato.” Si lamentò contrariato.

“E chi lo dimentica, mi hai costretto a farti compagnia per tutta la notte, ed eri diventato suscettibile per ogni cosa.” Si lamentò invece Rose, un po’ offesa per quella scontrosità.

“Allora perché mi porti del caffè?” continuò a lamentarsi, Rose alzò gli occhi al cielo posando la tazza su un tavolo accanto a loro.

“Ho pensato che visto che non abbiamo dormito ti avrebbe fatto piacere.” Disse, il Dottore si avvicinò a lei.

“Scusami Rose, non volevo essere scortese.” Si scusò con dolcezza.

“Questa iscrizione mi sta facendo impazzire.” Disse, mostrandogli i suoi tentativi di trascrizione e traduzione.

“Ancora niente?” chiese Rose, prendendo il foglio che il Dottore aveva messo sul tavolo.

“Niente di niente. Detesto non sapere cosa ho davanti.” Disse guardando la navicella davanti a loro.

“Perdonato?” le chiese poi, voltandosi verso di lei mettendole il broncio, Rose non riuscì a non sorridere, si morse il labro inferiore sforzandosi di rimanere seria.

“Era un sorriso?” chiese ironicamente avvicinandosi.

“Uhm non lo so Dottore, sono ancora un po’offesa.” Disse scherzando.

Ripensò alla serata precedente passata insieme, le era piaciuto molto e avrebbe tanto voluto, che non fosse mai stata interrotta dalla telefonata di Chris.

“Sai Rose, volevo parlarti di una cosa.” Le disse un po’ timidamente, toccandosi il lobo dell’orecchio nervosamente.

“Ti ascolto.” Disse amando quel gesto, ma prima che il Dottore riuscì a parlare dalle scale arrivò Jack, spezzando quell’attimo tra di loro.

“Oh bene siete qui.” Disse avvicinandosi.

“Avevi bisogno di qualcosa?” chiese il Dottore un po’ scocciato, anche lui sembrava infastidito di quell’interruzione.

“Mi ha chiamato Pete, sta mandato il software di traduzione, insieme a Chris. Ho pensato che volevate saperlo.” Spiegò, Rose vide il Dottore alzare gli occhi al cielo e allontanarsi borbottando.

“E per quale motivo Chris viene qui?” chiese Rose un po’ aggressiva.

“Non lo so, non me l’ha detto.” Le rispose sulla difensiva.

“Allora scoperto nulla?” chiese il ragazzo avvicinandosi alla capsula.

“Ancora nulla.” Rispose il Dottore rimettendosi gli occhiali e concentrandosi nuovamente sulla scritta.

“Tu sai niente?” chiese Rose al ragazzo.

“Non molto, sto ancora aspettando i risultati delle analisi che hai ordinato. Cosa pensi di trovare?” chiese ancora.

“Qualsiasi cosa che ci dia un indizio da dove arriva quest’affare.” Rispose Rose strofinandosi gli occhi dalla stanchezza. A loro si aggiunse anche il colonnello Bloch.

“Miss Tyler potreste venire un attimo con me?” disse scendendo le scale, Rose guardò il Dottore, voleva rimanere per sapere cosa aveva da dirgli, ma purtroppo non poteva mettere il suo lavoro al secondo posto, gli sorrise tristemente e seguì il colonnello e Jack.

 

Il Dottore stracciò il foglio che aveva davanti a sé buttandolo a terra, allungò il braccio verso il tavolo per prendere uno dei biscotti che Rose gli aveva portato, ma il piatto era vuoto, era rimasto solo il caffè. Ripensò a prima, perché ogni volta che cercava di parlare chiaramente con lei, doveva arrivare qualcuno a interromperli, le avrebbe parlato della possibilità di uscire insieme, più ci pensava più non gli sembrava poi un assurdità, forse quello era l’unico modo per parlarle senza altre interruzioni. I suoi pensieri si fermarono quando sentì dei passi, si voltò e vide Rose avvicinarsi, peccato che dietro a lei c’era anche Chris, non capiva il motivo per cui Pete aveva deciso di mandarlo lì, infondo quel tizio non aveva alcuna competenza in fatto di invasioni aliene.

“Ti abbiamo portato un aiuto.” Disse Rose avvicinandosi.

“Speriamo che serve davvero.” Le rispose senza nascondere il suo disappunto sulla presenza di Chris. Il ragazzo gli consegnò una valigetta.

“Sono sicuro che sarà più che utile, lo abbiamo aggiornato pochi mesi fa.” Spiegò mentre il Dottore apriva la valigetta, si rimise gli occhiali e iniziò a guadare con attenzione, aveva la forma di un palmare, solo un po’ più grande, con una tastiera, e in più da allegare aveva una specie di lettore laser, da passare sulla parte da tradurre, non era certamente il traduttore più moderno che aveva visto in vita sua, ma si sarebbe accontentato.

“Sa come funziona?” chiese ancora il ragazzo.

“Anche un bambino di cinque anni lo saprebbe usare.” Disse un po’ scorbuto, Rose si schiarì la voce richiamandolo per la sua scortesia, ma il Dottore la ignorò, non gli andava di chiedere scusa, forse poteva sembrare immaturo o altro, ma in quel momento la presenza di Chris e la mancanza di sonno lo infastidivano particolarmente.

“Tranquillo Chris, il Dottore saprà come adoperarlo.” Intervenne Rose.

Il Dottore collegò il lettore laser al minicomputer e si avvicinò all’ incisione, passandoci di sopra il lettore, Rose si avvicinò incuriosita.

“Adesso che si fa?” chiese, mentre lui guardava lo schermo.

“Adesso si aspetta. Dopo aver controllato tutti i simboli, setaccerà l’intera memoria.” Spiegò con calma.

“E se riconoscerà la scritta avremmo la traduzione, giusto?” affermò Rose, sorprendendolo. Aveva dimenticato che Rose era cambiata, aveva sempre voglia di imparare nuove nozioni, ma del resto anche lei sapeva un bel po’ di cose, infondo era stata capace di tornare da lui, quando lui le aveva detto che era impossibile, anche se ancora non le aveva spiegato proprio tutto.

“Ottimo Tyler.” Le disse sorridendole, la ragazza arrossì ma ricambiò il sorriso.

Chris si schiarì la gola ricordando ai due che non erano soli.

“Dimmi Chris, come mai Pete ti ha mandato?” chiese il Dottore, tornando a guardare lo schermo del traduttore.

“Ha pensato che avreste avuto bisogno di una mano.” Rispose il ragazzo, come se fosse logico.

“Interessante.” Disse il Dottore con tono sarcastico, Rose gli diede una leggera gomitata al fianco.

“Stai diventando davvero antipatico.” Gli sussurrò. Per loro fortuna arrivò Kate con del cibo e dell’acqua su un vassoio.

“Ho pensato che avreste bisogno di una pausa.” Disse la ragazza entrando, Rose le diede una mano con il vassoio.

“Lascia fare a me.” propose Rose prendendole il vassoio, per metterlo sul tavolino.

“Spero che i sandwich siano di vostro gradimento, non sapevo bene cosa prepararvi.” Spiegò la ragazza gentilmente.

“Oh davvero molto gentile.” Le sorrise il Dottore addentando un sandwich.

“Chris ti presento Kate. Lavora e vive in questo hotel.” La presentò Rose con gentilezza, mentre anche lei addentava un panino. I due si salutarono educatamente.

“Lui è Chris, l’assistente di mio padre.” Spiegò ancora Rose. Ma l’attenzione di Kate sembrava essere stata catturata dalla navicella.

“Quindi questa è …” chiese avvicinandosi lentamente, il suo sguardo completamente assorto, al Dottore sembro davvero strano.

“Tecnicamente è una capsula.” Specificò osservando la ragazza con attenzione.

“Quindi dentro c’è qualcosa?” chiese Chris preoccupato, mentre Kate continuava a fissare la navicella.

“Molto probabilmente.” Rispose il Dottore, un bip del computer attirò a sua attenzione.

“Abbiamo a traduzione?” chiese Rose avvicinandosi. Kate nel mentre si avvicinò alla capsula senza rendersene conto e la toccò, improvvisamente una luce avvolse la stanza.

“Rose?” chiamò il Dottore, quando la luce svanì, per fortuna la ragazza era accanto a lui.

“Sto bene?” Lo tranquillizzò.

“Cosa è successo?” chiese Chris guardandosi attorno.

“Dov’è Kate?” chiese invece Rose notando l’assenza della ragazza, la trovarono poco distante da dove si trovava, prima della luce, ed era svenuta.

“Oh mio Dio.” Accorse Rose preoccupata, il Dottore le controllò il respiro e i battiti.

“Cosa l’è successo?” chiese Rose preoccupata.

“E’ svenuta, è solo svenuta.” Le rispose il Dottore pensieroso.

“Ha toccato la navicella.” Disse Chris, i due lo guardarono.

“Cosa?” chiese Rose preoccupata.

“Ha toccato la navicella prima del fascio di luce.” Spiegò ancora, il Dottore fu colto da un illuminazione.

“La traduzione!” urlò raggiungendo il mini computer, ma non vi trovò nulla.

“Cosa dice?” chiese Rose mentre teneva ancora la mano di Kate.

“E’ andata.” Disse lentamente, sorpreso.

“Cosa vuol dire andata?” chiese ancora Rose.

“E’ stata cancellata.” Disse mostrando lo schermo vuoto.

“Pensiamo a Kate, per adesso.” Disse il ragazzo avvicinandosi a Rose e Kate.

“Portala di sopra, arrivo subito.” Gli disse Rose, il ragazzo annuì e prese in braccio Kate conducendola di sopra, Rose si avvicinò al Dottore che stava cercando di recuperare il lavoro.

“Niente?” chiese preoccupata.

“E come se qualcuno non vuole che traduciamo quella scritta.” Rifletté il Dottore.

“Dall’interno della navicella o da fuori?” gli chiese preoccupata.

“Non lo so, ma non escluderei che sia controllata da qualcun altro.” le rispose il Dottore senza smettere di guardare la capsula.

“Cosa facciamo adesso?” chiese ancora Rose.

“Analizziamo di nuovo l’incisone.” Le rispose il Dottore.

 “Posso aiutarti in qualche modo?” chiese la ragazza, lui la guardò notando la sua stanchezza.

“Potresti andare a riposare un po’.” Le propose con dolcezza, ma lei scosse la tesa, passandosi le mani sul viso.

“Sto bene, devo solo tenermi occupata.” Gli rispose sforzando un sorriso per tranquillizzarlo.

“Rose.” La richiamò dolcemente, ma lei lo fermò subito.

“Tranquillo sto bene. Vado a vedere come sta Kate.” Insistette lei, sapeva quanto era testarda e che non sarebbe riuscito a convincerla.

“Ti mando Chris, così ti aiuta.” Continuò, poi gli fece un altro sorriso.

“Preferisco lavorare da solo.” Disse contrariato.

“Invece lavorerai con Chris, che ti piaccia o no.” Lo richiamò con dolcezza, facendo spuntare la lingua tra i denti, per poi andare via.

 

Fine

III Capitolo

 

 

Note:

Block*: E’ il nome del personaggio creato da Tiziano Sclavi per il fumetto di Dylan Dog (il mio preferito). Si tratta dell’Ispettore Block che prende sotto la sua ala protettiva Dylan quando era in polizia, e lo tratta un po’ come un figlio.

 

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Capitolo 5
*** Difficoltà ***


Una vita insieme

 

IV Capitolo

Difficoltà

 

Rose raggiunse la camera, dove Kate era stata portata, per fortuna si era già ripresa, in quel momento Chris la stava aiutando a mangiare.

“Disturbo?” disse la bionda entrando piano.

“Ehi!” la salutò sorridendole con affetto.

“Chris, potresti andare ad aiutare il Dottore, sono sicura che ha bisogno di una mano.” Disse Rose, sapeva bene che il Dottore non tollerava la presenza del ragazzo, ma era anche vero che in quel momento aveva bisogno di aiuto.

“Come vuoi. Ci vediamo dopo Kate.” Salutò il ragazzo uscendo. Rose si mise seduta sul letto accanto alla ragazza.

“Ho dato spettacolo?” chiese divertita.

“Come ti senti?” chiese ancora la bionda.

“Sto bene, ho solo un po’ di mal di testa” le rispose continuando a sorriderle.

“Ma cosa mi è successo?” chiese poi.

“Non lo sappiamo, ma ci stiamo lavorando.” Le rispose sinceramente. Dalla porta entrò un ragazzo di corsa, che ignorò completamente Rose avvicinandosi a Kate.

“Come stai?” chiese baciandola sulla fronte.

“Sto bene, tranquillo.” Gli rispose.

“Cosa ti è successo? Qui nessuno vuole dirmi niente.” Continuò il ragazzo con preoccupazione.

“Ancora non lo so, ma adesso sto bene, tranquillo.” Continuò a rispondergli, Rose si sentiva di troppo in quella situazione.

“Voglio presentarti una persona.” Disse poi voltandosi verso Rose.

“Rose Tyler, lui è Ray, il mio ragazzo.” Presentò, le strinse la mano.

“Ciao Ray.” Lo salutò sorridendo.

“Cosa diavolo l’è successo?” chiese preoccupato.

 “Non sappiamo ancora cosa è successo, ma ci stiamo lavorando.” Continuò Rose, cercando di rassicurare entrambi.

“Il maggior esperto sta lavorando su questo caso.” Conti rassicurandoli.

“Stai parlando del tuo ragazzo?” chiese Kate, divertita, Rose arrossì.

“Oh … no … cioè … si, si sta occupando lui del caso …. Ma non è il mio ragazzo.” Disse imbarazzata, riflettendoci su per la prima volta.

“Beh … è complicato.” Rifletté ad alta voce.

“Torno a lavoro, così potete stare un po’ insieme.” Continuò  cambiando discorso e andando via. Si sentiva così imbarazzata a parlare della situazione con il Dottore, visto che neanche lei sapeva come definire il loro rapporto.

 

Il Dottore stava ricollegando il lettore laser al minicomputer, dopo avergli fatto una piccola modifica, Chris era lì che lo osservava.

“E’ sicuro che così funzionerà?” chiese scettico il ragazzo, il Dottore lo guardò

“Certo che funzionerà, so perfettamente quello che faccio.” Disse un po’ irritato, detestava quando qualcuno lo sottovalutava. Il ragazzo si avvicinò ulteriormente a lui, i Dottore lo guardò infastidito.

“Ti dispiace non fissarmi?” chiese retoricamente, il ragazzo si allontanò iniziando a dare un occhiata alla capsula.

“Dottore.” Lo chiamò il ragazzo dopo un po’ di silenzio, ma lui non si mosse.

“Tranquillo Chris non ti esploderà in faccia.” Gli rispose.

“No, guardi lì!” disse indicandogli la zona in cui Kate era prima, il Dottore si avvicinò, non appena si rese conto che si trattava di una crepa.

“E’ una crepa?” chiese Chris.

“Qualcosa è uscito da qui.” Aggiunse il Dottore guardandosi attorno, passandosi una mano tra i capelli, non riusciva a capire come era stato possibile, perché non se n’erano accorti prima, poi fu colto da un illuminazione e corse di sopra, seguito da Chris. Raggiunse Rose che stava controllando altri documenti.

“Dov’è lei?” chiese non appena vide la bionda.

“Di chi parli?” chiese non capendo.

“Kate, dov’è?” chiese ancora, preoccupato.

“E di sopra con il suo fidanzato.” Gli rispose, senza perdere altro tempo, corse ai piani superiori, Rose e Chris erano subito dietro di lui.

Quando entrarono nella camera Kate e Ray stavano tranquillamente parlando.

“Allontanati da lei.” Intimò il Dottore entrando, i due si guardarono confusi.

“Cosa?” chiese la ragazza.

“Dottore che succede?” chiese Rose alle sue spalle.

“Fidati, allontanati.” Disse guardando dritto negli occhi della ragazza.

“Che scherzo è questo?” chiese lei, guardando Rose.

“Kate non preoccuparti, ci penso io.” Intervenne sorridendole, prese il Dottore per un braccio.

“Si può sapere che ti prende?” chiese sottovoce.

“Qualcosa è uscita da quella capsula, proprio quando lei l’ha toccata.” Le spiegò.

“Abbiamo visto che c’è una piccola crepa nel punto dove l’ha toccato lei.” Intervenne Chris.

“Ok, capisco, ma questo non è il modo migliore per affrontare una cosa del genere.” Disse Rose rivolta al Dottore.

“Kate?” la voce di Ray attirò l’attenzione dei tre. Dal naso della ragazza usciva del sangue, lei sembrava confusa, si toccò e guardò il dito impregnato del sangue.

“Cosa sign…” non riuscì a finire la frase che perse i sensi.

“Kate? Kate che succede?” chiese il ragazzo preoccupato.

“Rose chiama subito Jack, dobbiamo tornare a Torchwood immediatamente.” Le ordinò il Dottore mentre esaminava la ragazza con attenzione.

“Che cosa le sta succedendo? Voglio saperlo.” Disse Ray.

“A dopo le spiegazioni.” Lo richiamò il Dottore, Rose rientrò prima del previsto con

Jack e il colonnello Bloch.

“Allora scoperto cos’ha?” chiese avvicinandosi a lui, il Dottore si passò una mano sulla faccia.

“Credo sia entrata in coma.” Disse in un  sospiro.

“Che sta succedendo?” chiese il colonnello, Ray si avvicinò alla ragazza e le prese mano.

 “Kate è stata infettata da qualcosa di alieno.” Rispose il Dottore guardando la ragazza, priva di sensi sul letto.

“La capsula?” chiese il colonnello.

“Crediamo di si.” Stavolta rispose Chris.

“Come quel lupo?” chiese Rose.

“Si, ma questo è molto più aggressivo.” Spiegò il Dottore, gli altri naturalmente non capendo di cosa stessero parlando li guardarono strano.
“Lupo? Di che parlate?” chiese Jack.

“Avete avuto a che fare con cose del genere in passato?” chiese invece il colonnello.

“E’ una lunga storia.” Tagliò corto Rose, a loro si avvicinò Ray.

“Cosa l’è successo?” chiese guardando Kate priva di sensi.

“E’ stata infettata da qualcosa di alieno.” Spiegò il Dottore, Rose si fece avanti.

“Tranquillo, adesso la porteremo a Londra e sistemeremo ogni cosa.” Lo rassicurò la ragazza, sorridendogli con dolcezza.

“Ci dovremmo sposare il mese prossimo.” Disse Ray con lo sguardo assente, senza smettere di guardare la sua ragazza. Rose guardò il Dottore, sperando che lui le desse un assicurazione su quello che alla ragazza sarebbe successo.

 

Passarono due intere settimane, senza che le condizioni di Kate potessero migliorare, Ray era sempre vigile su di lei, nella stanza che Rose aveva fatto preparare nel reparto medico del Torchwood, il Dottore lavorava giorno e notte per poter capire cosa diavolo stava succedendo, e come poter aiutare la ragazza.

In un atto di frustrazione, gettò a terra i documenti che in quei giorni aveva raccolto per capire cosa stava succedendo. Si sentiva terribilmente stressato, non sapeva cos’altro inventarsi per capire cos’era quella forma aliena che aveva preso possesso di Kate, Rose che era lì, si avvicinò preoccupata.

“Dottore!” lo chiamò con dolcezza, ma sentiva la sua voce tremare.

“Sto bene.” Disse scortesemente, prima che lei chiedesse qualsiasi cosa.

“Forse dovesti riposarti un attimo.” gli suggerì.

“Certo, come se avessimo tempo da perdere.” Rispose togliendosi gli occhiali, non era arrabbiato con lei, ma detestava non avere il Tardis, detestava dover rimanere in quello stupido edificio, in quel stupido posto, solo perché il suo alterego aveva deciso così, senza dargli alcuna possibilità.

“So bene che non abbiamo tempo, ma di certo non puoi lavorare agli stessi ritmi di prima, devi prenderti un pausa, un attimo di respiro per vedere le cose chiaramente.” Aggiunse la ragazza facendo uscire la sua solita grinta.

“Non avrei bisogno di tutto questo, se non avessi questo stupido corpo umano e non fossi bloccato in questa maledetta realtà alternativa, senza il mio Tardis.” Disse con rabbia, se ne pentì quasi subito, perché si rese conto che Rose avrebbe potuto capire male, quando si voltò verso di lei vide nei suoi occhi la delusione e il dolore.

“Mi dispiace.” Gli disse lei, abbassando lo sguardo, la vide sforzarsi nel non scoppiare a piangere.

“Vado a controllare che da Kate sia tutto a posto.” Disse con calma, si diresse verso l’uscita, ma il Dottore voleva rimediare.

“Rose … io …” iniziò sperando che la ragazza potesse capire quel suo scatto d’ira, ma lei lo fermò prima che potesse finire.

“E’ tutto a posto, devo andare adesso. Chiamami quando avrai bisogno di una mano.” Disse senza voltarsi a guardarlo, il Dottore in quel momento provò la sgradevole sensazione di freddezza, riuscì’ solo a vederla andare via senza voltarsi. L’aveva ferita, nel peggior modo possibile, le aveva rinfacciato una cosa di cui lei non aveva alcuna colpa.

In quei  giorni, tra la stanchezza e la frustrazione il loro rapporto si stava logorando, la vedeva scomparire per ore dopo un litigio e non aveva la minima idea di dove andava, sapeva però che non andava a casa, visto che Jackie preoccupata, aveva chiamato anche lui, per sapere cosa stesse succedendo.

 

Quando aveva bisogno di una pausa andava nella stanza dove un volta c’era la breccia. Aveva passato mesi, chiusa in quella stanza a lavorare sul canone dimensionale,  la sua unica ragione di andare avanti.

Da quando era ritornata non ci aveva più messo piede, sapeva che sarebbe stato un grosso sbaglio, avrebbe reso più difficile la situazione con l’altro Dottore, ma in quei giorni, aveva proprio bisogno di rifugiarsi in quella sua isola solitaria, se ne stava lì a guardare quel muro bianco che aveva sempre odiato, perché l’aveva separata dalla persona che amava.

In quei giorni lavorare insieme al Dottore, su questo caso stava diventando un problema, lui era sempre più irrequieto e nervoso, la mancanza di  sonno e il fatto di non riuscire a capire cosa stesse succedendo influivano molto sul suo carattere.

Capiva che per lui tutto era più difficile, rimanere sempre e solo in un posto per troppo tempo, senza alcun legame con il suo vecchio pianeta, ma le sue parole in quel momento le avevano fatto davvero male, si era sempre sentita in colpa per questa situazione, capiva perché l’altro Dottore li aveva lasciati, ma non riusciva …  era stanca di dover sempre capire, di dover sempre stare così male, di sentire sempre quella fitta nel petto che la tormentava ogni giorno, ogni attimo della sua vita.

I suoi pensieri vennero interrotti, quando qualcuno arrivò nella sala, si voltò di scatto pensando che fosse il Dottore, ma invece si trovò Chris, si voltò nuovamente verso la parete bianca sospirando.

“Era da un po’ che non venivi qui.” disse il ragazzo avvicinandosi.

“Avevo bisogno di una piccola pausa.” Rispose senza staccare gli occhi dalla parete davanti a lei.

“Dovresti riposarti e giorni che non dormi.” Le ricordò il ragazzo.

“Sto bene Chris, non ho bisogno che ti preoccupi.” Gli rispose.

“Sono solo preoccupato per te, da quando sei tornata non abbiamo più parlato.” Continuò il giovane.

“Sono stata parecchio impegnata a rimettere insieme i pezzi della mia vita.” Gli rispose ancora, senza guardarlo.

“Questo l’ho capito, ma credevo che ….” Cercò di parlare, ma Rose lo fermò.

“Ti prego Chris, non adesso, non posso affrontare questo argomento in questo momento. Dovevi dirmi qualcosa?” chiese cambiando discorso, il ragazzo l’assecondò un po’ contrariato.

“Tua madre ha telefonato per sapere come stavi, e preoccupata per te.” Disse il ragazzo

“Dille che sto bene, anzi starò meglio quando questa situazione sarà risolta.” Rispose la ragazza con voce stanca, Chris rimase un attimo a guardarla per poi andare via, lasciandola nuovamente da sola.

 

Il Dottore decise di andare a cercare Rose, nella speranza di poter chiarire con lei tutta la situazione, odiava litigare con lei, odiava tutta quella situazione. Arrivò nella stanza adiacente a quella di Kate, ma lei non c’era, si fermò a guardare al di là del vetro che separava le due stanze. Ray era lì accanto alla sua ragazza, le accarezzava la fronte e le teneva la mano, e gli parlava.

Quell’immagine lo toccò particolarmente, dentro di se sentì una sensazione che sperava di non sentire più, sentì il vuoto, la solitudine, la voglia di gridare e lasciarsi andare. Sensazioni che in quel momento gli fecero paura, perché le provava sempre quando ripensava alla sua Rose, intrappolata in un mondo che non le apparteneva, lontana da lui.

Adesso non aveva alcun senso provarle, era lì con lei, entrambi intrappolati in un mondo diverso dal loro, ma insieme, doveva iniziare a pensare a questo e rimediare a quello che in quei giorni era successo.

I suoi pensieri si fermarono quando qualcuno entrò nella stanza, si voltò incontrando gli occhi sorpresi di Rose.

“Sei qui.” Disse sorpresa, distolse lo sguardo.

“Ti stavo cercando.” Le disse sinceramente, la ragazza si mise accanto a lui, ma non lo guardava, non le dava torto, l’aveva ferita.

“Come sta Kate?” chiese lei, guardando la ragazza.

“Ancora in coma, nessuna attività.” Rispose senza toglierle gli occhi di dosso.

“Ray non si è mai allontanato.” Disse dopo qualche minuto di silenzio.

“L’è rimasto sempre accanto.” Le rispose guardandola, lei continuava a guardare davanti a sé.

“Rose … io …” cercò di parlare, ma anche stavolta lei lo fermò.
“Dovremmo rimetterci a lavoro, abbiamo lasciato passare troppo tempo.” Disse con freddezza.

“Mi dispiace per prima, non volevo dire quelle cose.” Continuò lui.

“Non fa niente.” Disse mantenendo la sua freddezza, il Dottore voleva continuare ma un allarme dalla stanza di Kate lo fermò. I due entrarono di corsa nella stanza, seguiti da due infermiere, la ragazza era in preda alle convulsioni, Ray non sapeva che fare.

“Che succede?” chiese Rose.

“Non lo so, era tranquilla fino a poco fa.” Rispose il ragazzo in preda al panico.

“E’ il parassita, dobbiamo sedarla.” Disse il Dottore mentre teneva ferma Kate dalle braccia, Rose invece era accanto a Ray.

“Fate qualcosa, vi prego aiutatela.” Pregò il ragazzo, una delle infermiere mise del sedativo nella flebo attaccata al bracco della ragazza, Rose si avvicinò al Dottore.

“Adesso che si fa?” chiese preoccupata.

“Non lo so, non mi era mai capitato una cosa del genere.” Rispose passandosi una mano tra i capelli, Ray si avvicinò nuovamente alla ragazza.

“Dobbiamo fare qualcosa.” Insistette Rose, improvvisamente Kate si svegliò di colpo e iniziò a strangolare Ray, sia Rose che il Dottore intervennero portando in salvo il ragazzo, Kate riprese ad agitarsi, il Dottore aiutato dalle infermiere, riuscì a legarla al letto con delle cigne.

“Stai bene?” chiese Rose al ragazzo che annuì, il Dottore si mise di fronte alla ragazza.

“Chi sei?” chiese con voce autoritaria.

“Non riuscirete a fermarmi.” Disse sogghignando, Rose guardò il Dottore.

“Io ti ordino di dirmi chi sei!” continuò ancora il Dottore.

“Non mi importa dei tuoi ordini” rispose.

 “Qualsiasi cosa tu voglia la otterrai, ma poi dovrai andartene via da questo pianeta.” Continuò il Dottore.

“Perché dovrei? La Terra è perfetta per il mio popolo.” Disse voltandosi verso Rose e Ray.

“Mi basterà solo distruggere questa inutile specie.” Continuò, poi nuovamente dal naso di Kate uscì del sangue e perse nuovamente i sensi. Il Dottore si guardò con Rose, evidentemente spaventata e in cerca del suo supporto. Ora più che mai doveva trovare una soluzione a quel problema.

 

Fine

IV Capitolo

 

 

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Capitolo 6
*** Continui scontri ***


Una vita insieme

 

Note dell’autore: Per fortuna oggi ho avuto un po’ di tempo per scrivere questo nuovo capitolo e spero di trovarne altro nei prossimi giorni, per la continuazione.

Ringrazio BadWolfTimeLord per aver recensito l’altra storia e prometto di trovare il tempo stasera di leggere la tua. J

Buona lettura!

 

 

Capitolo V

Continui scontri

 

Kate aprì lentamente gli occhi, Rose e il Dottore si avvicinarono lentamente, erano passate un paio di ore, ma non potevano sapere chi avevano di fronte se Kate o l’alieno dentro di lei.

“Ti ricordi come ti chiami?” chiese Rose, mentre il Dottore osservava con attenzione, pronto ad intervenire in caso di pericolo. Kate li guardava spaventata e confusa.

“Cosa … cosa mi è successo?” chiese confusa cercando di alzarsi, ma Rose la fermò.

“Meglio se resti sdraiata.” Disse il Dottore facendosi più vicino, la ragazza cercò di alzare le braccia, ma erano bloccate, abbassò lo sguardo e vide che era stata legata al letto.

“Perché … perché ho le braccia legate? Cosa è successo? Dov’è Ray?” chiese in preda al panico iniziando a piangere, Rose si avvicinò e si mise sul letto.

“Ray sta bene, è solo andato a prendere qualcosa da mangiare.” La tranquillizzò accarezzandole il braccio con dolcezza.

“Perché mi avete legata?” chiese ancora più confusa.

“Non ricordi nulla di quello ch’è successo?” chiese il Dottore.

“No, niente.” Gli rispose, Rose le prese la mano per tranquillizzarla.

“Ehi Kate, guardami, guardami ti prego.” La richiamò cercando il suo sguardo.
“Dov’è Ray, voglio il mio Ray, ti prego.” Disse tra le lacrime.

“Sei spaventata, lo so, ti capisco. Ma Kate, devi fidarti di noi, ok? Ti prometto che troveremo una soluzione a tutto, d’accordo?” le chiese conferma guardandola dritta negli occhi, la ragazza annuì, Rose allora le liberò le mani.

Poco dopo Rose e il Dottore uscirono insieme dalla stanza della ragazza, dopo aver fatto entrare Ray, nonostante il parere contrario del Dottore.

“Non avresti dovuto farlo.” Le disse camminandole accanto.

“Fare cosa?” chiese lei con freddezza, non lo aveva ancora perdonato per quello che le aveva detto prima.

“Non avresti dovuto fare entrare Ray e liberarla, non è sicuro lasciarli soli.” Rispose lui con calma.

“Si tratta del suo fidanzato, in questo momento è l’unica cosa di cui ha bisogno.” Continuò lei.

“Lo so, ma non sappiamo se e soprattutto quando quella cosa dentro di lei tornerà a controllarla.” Disse sempre mantenendo la calma, Rose si fermò di colpo.

“Allora cosa avrei dovuto fare secondo te?” chiese lei con rabbia incrociando le braccia, il Dottore si avvicinò attentamente a lei.

“Rose ascoltami, Kate è stata infettata da una forma aliena che vuole distruggere il mondo. Molto probabilmente non c’è speranza di salvarle la vita.” Le disse con calma guardandola intensamente.

“Appunto perché c’è questa piccola possibilità, quei due hanno bisogno di passare del tempo insieme.” Rispose con grinta.

“Sarà il caso di darci da fare e salvarle la vita, perché io non intendo farla morire.” Continuò con decisione, per poi andarsene via, non voleva mollare, non voleva farla morire, voleva salvarla.

 

Il Dottore era seriamente preoccupato per Rose, si rendeva perfettamente conto che voleva salvare Kate, ma lui sapeva molto bene, che un corpo umano non avrebbe retto molto ad un infezione di quel tipo, si voltò a guardare la capsula, voleva essere accanto a Rose.

Non capiva come era stato possibile rovinare tutto, stava andando tutto bene, la loro vita insieme procedeva bene, mentre adesso sembravano due perfetti estranei. Non lo sopportava, odiava dover stare lontano da lei, odiava litigare con lei, voleva disperatamente aiutarla, poter sistemare le cose tra loro.

I suoi pensieri vennero interrotti dalla voce di un dei ragazzi che lavoravano al suo laboratorio.

“Dottor Smith, i risultati degli esami sulla signorina.” Disse consegnandogli una cartella di documenti. L’uomo li prese in mano e gli diede un occhiata, è purtroppo anche i risultati confermavano che per la ragazza c’erano poche speranze.

 

Rose entrò nella stanza di Kate, sembrava stesse dormendo, si guardò in giro sorprendendosi che Ray non c’era, si avvicinò al lettino della ragazza.

“Ray …” sussurrò la ragazza aprendo un po’ gli occhi, Rose le sorrise e si fece ancora più avanti.

“Sono Rose!” le disse stringendole la mano, Kate le sorrise.

“Come ti senti?” chiese ancora Rose.

“Stanca.” Rispose semplicemente.

“Dov’è andato Ray?” chiese ancora Rose.

“L’ho mandato a prendermi qualcosa da bere.” Rispose la ragazza sempre più affaticata, le uscì un po’ di sangue dal naso, Rose se ne accorse e lo asciugò con un fazzoletto che era sul comodino accanto al letto.

“Sto morendo!” disse con calma, Rose si fermò un attimo.

“No.” Le disse sicura di sé, Kate le prese la mano.

“La mia non era una domanda.” Disse la ragazza, guardandola negli occhi.

“Farò di tutto perché tu non muoia.” Affermò Rose con sicurezza.

“Non sono stupida Rose, sento il mio corpo cedere ogni minuto che passa.” Disse sempre con fatica, l’altra la guardò sforzandosi di sorriderle per rassicurarla.

“Non dire così.” disse Rose.

“Non sono ingenua Rose, so bene cosa mi sta accadendo.” Le disse lasciando che una lacrima le solcasse viso.

“Ti prometto che farò tutto il possibile per impedirlo.” Rose continuò.

“Ray mi ha detto che state per sposarvi.” Disse cambiando discorso.

“Il mese prossimo. E quasi tutto pronto, ho trovato un delizioso vestito bianco … ma non credo che accadrà mai.” Disse Kate tristemente.

“Vedrai che tra un mese percorrerai la navata della chiesa con il tuo abito bianco, circondata dai tuoi amici.” Le rispose Rose.

“Tu e il Dottore verrete?” chiese.

“Ne saremo onorati.” Rispose sorridendole.

“Siete davvero una bella coppia, dovreste pensarci.” Disse con ironia.

“Lo faremo.” Rispose Rose imbarazzata, in quel momento di certo era tutto tranne che una coppia.

Ray rientrò in quel momento, e la biondina decise di lasciarli soli, uscita dalla stanza, si rifugiò di corsa dentro una stanza vuota, appoggiò la schiena ad una parete, asciugandosi le lacrime che velavano gli occhi. Sapeva bene che il Dottore aveva ragione e non poteva salvare Kate, ma non poteva stare ferma ad aspettare che la ragazza morisse a causa sua.

Si sentiva frustrata, aveva voglia di urlare e piangere, aveva bisogno che qualcuno l’aiutasse ad affrontare tutto, aveva bisogno di qualcuno … aveva bisogno di lui, del suo Dottore.

“Tutto bene?” sentì la sua voce chiedere, interropendo il corso dei suoi pensieri, non si era accorta che era entrato nella stanza dopo di lei, gli diede le spalle per nascondere le lacrime.

“Rose” la chiamò con dolcezza appoggiandole una mano sulla spalla, la sua voce, il modo in cui pronunciava il suo nome, le faceva male.

“Sto bene, tranquillo.” Disse scostandosi da lui, non riusciva a dimenticare quella litigata, tutta quella situazione si era fatta insostenibile, lavorare insieme li stava distruggendo.

“Dovevi dirmi qualcosa?” chiese voltandosi verso di lui, senza mai guardarlo negli occhi.

“Ho i risultati delle ultime analisi di Kate.” Disse abbassando lo sguardo, le consegnò la cartella dei documenti, e Rose iniziò a leggerla.

“Cosa dicono?” chiese fissando i fogli senza leggerli realmente, doveva distrarsi, doveva fare di tutto per non pensare a lui, alla loro storia.

“Kate sta morendo … lentamente.” Disse con calma, Rose chiuse gli occhi e respirò profondamente.

“Come lo impediamo?” chiese sforzandosi di pensare in modo positivo.

“Rose …” iniziò a dirle con tono condiscendente, questo la fece scattare, non voleva mollare, non voleva perdere anche lei.

“No, dobbiamo trovare un modo per salvarla.” Disse digrignando i denti con gli occhi velati dalle lacrime.

“Io ho promesso di salvarle la vita, e io mantengo le mie promesse.” Disse con rabbia, senza volerlo, si riferì alla promessa che lui le aveva fatto tempo fa, quella di non lasciarla indietro. Lo vide stringere il pugno dalla rabbia, si avvicinò a lei, gli occhi scuri, lo sguardo fisso su di lei, adesso, in quel momento, capiva perché i suoi nemici lo temevano, quello sguardo le gelò il sangue facendola rabbrividire.

“Non sono stato io ad abbandonarti.” Le rispose con la voce incrinata dalla rabbia, si guardarono negli occhi e poi lui uscì dalla stanza sbattendo la porta. Rose chiuse gli occhi e si portò le mani alla bocca, iniziando a piangere.

 

Arrivò nel suo studio come una furia, si avvicinò alla scrivania e in un atto di rabbia scagliò tutti i documenti a terra, si passò le mani tra i suoi capelli. Perché doveva fare così male? Perché doveva per forza sentirsi così sbagliato? Aveva voglia di urlare, correre via da quel posto, rifugiarsi in qualche posto dove poteva non sentire il suo cuore  e la sua anima lacerarsi per tutto quello che stava succedendo.

Tutti gli sforzi che in quel periodo aveva fatto per abituarsi alla sua nuova vita da umano, sembravano inutile perché lei non lo voleva, perché lei voleva ancora il suo alterego, il Dottore con cui ha condiviso mille fantastici viaggi, il Dottore che le aveva regalato una vita fatta di avventure.

Di certo lui non poteva competere con tutto il tempo e lo spazio, lui adesso era solo uno stupido umano bloccato su un pianeta a cui neanche apparteneva, niente viaggi, niente avventure, solo lavoro, sonno e cibo, quella era l’unica vita che le poteva dare, e sapeva bene che non bastava.

Improvvisamente venne illuminato da un idea, di corsa cercò tra i documenti che aveva gettato a terra prima, cercò e cercò ancora, fin quando non trovò quello che gli serviva, su un documento c’era l’unico modo, la soluzione ai suoi problemi con Rose.

Un allarme risuonò nell’edificio, preoccupato il Dottore raggiunse la stanza di Kate, la ragazza era alzata, mentre teneva per il collo il povero Ray, attorno Jack e la sua squadra la tenevano sotto tiro, Rose che era arrivata insieme al Dottore si fece avanti.

“Kate? Ti ricordi di me?” chiese con calma avvicinandosi lentamente.

“Rose rimani indietro.” Le disse Jack, il Dottore la raggiunse.

“Io non sono Kate. Kate è morta.” Disse ridendo di gusto.

“Sono sicura che invece Kate è ancora lì da qualche parte.” Insistette Rose avvicinandosi,  il Dottore la prese per un braccio fermandola.

“Resta indietro.” Le disse con calma, preoccupato che le potesse succedere qualcosa.

“So quel che faccio.” Disse la ragazza liberandosi della sua presa.

“Lascia stare Ray, lui non c’entra nulla con tutto questo.” Disse ancora con calma.

“Oh, ma è così divertente.” Disse ridendo, stringendo ancora di più la presa sul ragazzo.

“C’è l’ho sotto tiro signore.” Disse uno dei soldati.

“Non provate a sparare.” Ordinò il Dottore, notò che dal naso di Kate usciva un po’ di sangue.

“Fate come ha detto.” Aggiunse Jack, senza perdere di vista la ragazza.

“Rose.” Chiamò la ragazza sperando che si allontanasse, ma lei non si mosse, anzi continuò ad avvicinarsi.

“Kate, so che sei lì, da qualche parte, devi combattere.” Continuò Rose con calma.

“Io … non ci riesco ….” Disse improvvisamente la ragazza in lacrime. A quanto sembra che Rose ci aveva visto giusto, Kate era ancora via, ma sapeva troppo bene che non avrebbe resistito a lungo.

“Devi farlo, devi salvare Ray.” Disse ancora Rose indicando il  ragazzo privo di sensi.

“Io …. Lei … è troppo forte.” Continuò con sofferenza la ragazza chiudendo gli occhi.

“Inutile, stai morendo ragazzina.” Disse improvvisamente, con una voce più dura.

“Non ascoltarla, tu puoi farcela, io so che puoi farcela.” Continuò a incoraggiarla Rose.

“La mia testa … ahhhhh … mi sta scoppiando.” Urlò la ragazza sempre più terrorizzata.

“Kate, resisti ti prego.” Urlò Rose.

“Questo corpo è così debole.” Disse di nuovo l’alieno, guardò attentamente Rose, il Dottore si avvicinò alla ragazza.

“Potrei prendere il tuo.” Minacciò.

“Devi solo provarci.” Sfidò Rose.

“Non te lo permetterò.” Minacciò invece il Dottore, ponendosi davanti a Rose.

“Oh, ma che dolci.” Disse con scherno ai due.

Ohhh … il tuo corpo è così forte … avrei dovuto prenderlo prima, quando ti sei avvicinata alla mia capsula.” Disse chiudendo gli occhi, sentì Rose tremare alle sue spalle. Improvvisamente ci fu un colpo e la ragazza cadde a terra, il Dottore prese Rose tra le sue braccia istintivamente e si voltò verso Jack che aveva sparato.

“Perché lo hai fatto?” urlò Rose disperata, allontanandosi dal Dottore.

“Ho dovuto farlo.” Si giustificò abbassando lo sguardo, due soldati si occuparono di Ray, mentre il Dottore vide Rose avvicinarsi al corpo senza vita di Kate.

“Rose, vieni via.” Le disse prendendola per le spalle, ma lei lo strattonò.

“Lasciami.” Disse digrignando i denti, nella stanza arrivarono Chris e Pete.

“Avremmo potuto salvarla.” Gli urlò con rabbia.

“Rose, mi dispiace, mi dispiace davvero tanto.” Disse ancora il Dottore cercando di avvicinarsi, ma lei si allontanò.

“Cosa è successo?” chiese Pete, guardandosi attorno confuso, Rose stava per andare via, ma il Dottore la fermò.

“Rose aspetta.” La chiamò, lei si voltò di scatto.

“Non ho bisogno della tua protezione, lasciami in pace.” Gli urlò con rabbia, per poi andare via. Quelle parole lo scossero, lo distrussero nell’anima, la sua Rose, la donna che ha amato dal primo momento, la donna per cui era pronto a tutto, la stessa che aveva attraversato interi universi solo per tornare da lui lo stava cacciando via dalla sua vita, quella vita che avrebbero dovuto passare insieme.

 

Fine

V Capitolo

 

Note finali: Allora cosa ne pensate? Spero che vi sia piaciuta, sono curiosa di sapere qual è la vostra opinione su questa storia, quindi recensite pure.

Alla prossima!

Revisione Settembre 2011

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Capitolo 7
*** Ricominciare ***


Una vita insieme

 

 

Capitolo VI

Ricominciare

 

Il Dottore, osservava mentre portavano via il corpo di Kate, nascosto da un lenzuolo bianco.

“Cosa puoi dirci?” chiese Pete che era poco distante da lui, accanto come sempre Chris e vicino alla porta Jack.

“L’alieno è morto insieme a lei. Utilizzava Kate per sopravvivere all’atmosfera terrestre.” disse senza continuare, senza smettere di fissare il posto in cui Kate era morta.

“Perché lei?” chiese Chris, anche lui assorto nei suoi pensieri, il Dottore lo guardò.

“Di tutti noi, perché prendere proprio il suo corpo.” Specificò, rispondendo agli sguardi degli altri che lo scrutavano.

“Non lo so, credo che non lo sapremo mai.” Rispose il Dottore.

“I famigliari sono stati avvertiti?” chiese Pete.

“Solo il ragazzo.” Rispose Chris, a quello Jack alzò lo sguardo.

“Vorrei essere presente io.” Disse il ragazzo, Pete annuì silenziosamente. Non c’era dubbi che Jack non andava fiero di quello che era successo, e voleva in qualche modo porvi rimedio.

“Lo faremo insieme.” Aggiunse Pete, e i due uscirono dalla stanza. Il Dottore non riusciva a smettere di pensare a Rose, era seriamente preoccupato per lei, aveva preso quel caso molto a cuore, portando a galla i loro problemi e le loro incomprensioni. Voleva aiutarla, starle vicino, ma non sapeva neanche dove trovarla.

“Non è la prima volta che succede.” Disse Chris distraendolo dai suoi pensieri, lo guardò notando che si era messo accanto a lui.

“Che intendi dire?” chiese confuso.

“Un paio di anni fa, quando ha iniziato lavorare per il Torchwood, abbiamo avuto un caso analogo a questo, solo che lì si trattava di una bambina.” Spiegò lentamente il ragazzo, senza distogliere lo sguardo dal pavimento. Il Dottore iniziava a rendersi conto come mai Rose si era tanto interessata a questo caso.

“Cosa è successo?” chiese anche se sapeva bene che non era andata finire ben.

“E’ morta nel giro di un giorno, Rose era presente. E’ stato tremendo per lei, aveva deciso anche di lasciare il lavoro, diceva che era troppo doloroso.” Continuò a spiegare con la stessa calma.

“Non ha potuto fare niente per salvarla.” Concluse, guardandolo.

“Come si chiamava la piccola?” chiese.

“Amy” rispose il ragazzo.

“Hai idea di dove sia?” chiese il Dottore, ora più che mai la sua Rose aveva bisogno di lui, non poteva certo lasciarla sola, non importava se lei non lo voleva accanto.

“Pete l’ha fatta accompagnare a casa.” Gli rispose, il Dottore si mosse per uscire, ma la voce di Chris lo fermò ancora una volta.

“Forse dovresti lasciarla da sola, per un po’, il tempo di calmarsi.” Gli disse.

“No, non posso.” Rispose per poi andare via.

 

Raggiunse la villa Tyler, subito dopo essere passato a comprare una cosa per Rose, entrando dalla porta venne investito dal piccolo Tony che era corso per salutarlo.

“Dottore.” Gridò gettandosi con le braccia al collo entusiasta di vederlo, il Dottore lo sollevò da terra.

“Uff, capitano dovresti essere già a letto.” Disse fingendo autorità.

“Sono pronto per la prossima missione.” Disse il bambino facendogli il saluto militare, il Dottore sorrise divertito.

“Dobbiamo rimandarla a domani signore, ora mi devo occupare di una cosa importate.” Disse stando al gioco, a loro si avvicinò Jackie che prese in braccio il piccolo.

“Lei è disopra?” chiese il Dottore senza bisogno di sapere altro, la donna annuì.

Di corsa salì le scale e giunse davanti alla porta della ragazza, si fermò un attimo e bussò con calma.

“Un attimo.” Qualche minuto dopo, lei spuntò dietro la porta, indossava una tuta comoda e i capelli erano sciolti sulle spalle ancora umidi dopo la doccia. Quando lo vide non sembrava contenta o sollevata.

“Cosa ci fai qui?” chiese mantenendo un po’ di freddezza, il Dottore le sorrise e porse un sacchetto, lo guardò dubbiosa.

“Che cos’è?” chiese confusa.

“Un dono di pace.” Le disse invitandola a prenderlo, ma la ragazza lo continuava a guardare confusa.

“Non ho voglia di fare questi giochetti.” Disse un po’ scontrosa, ma lui insistette.

“Su, avanti prendi.” Insistette, senza smettere di sorridere, la ragazza lo prese e aprì il sacchetto, visto il suo contenuto lo guardò sorpreso.

“Patatine? Mi hai portato delle patatine?” chiese confusa.

“Possiamo parlare?” chiese poi con più calma, Rose lo guardò ancora un po’ confusa, scosse la testa e si fece da parte per farlo entrare in camera.

“Entra.” Disse con un piccolo sorriso.

Il Dottore entrò in camera, si sorprese nel notare che non era tanto diversa dalla sua, anche quella di Rose era piuttosto anonima, come se in realtà, quella non fosse la sua camera da letto. Rose posò il sacchetto di patatine sul comodino e si mise seduta sul letto, stava semplicemente seduta, guardava il vuoto.

“Dovresti mangiare e riposarti.” Le disse lui rimanendo alzato davanti a lei, osservandola con molta attenzione.

“Di cosa volevi parlarmi?” chiese mantenendo la sua freddezza, senza neanche alzare lo sguardo su di lui. Il Dottore si mise seduto accanto a lei.

“Chris mi ha raccontato di Amy.” Disse con calma, ma lei non si voltò, chiuse semplicemente gli occhi e deglutì, si stava sforzando di non piangere.

“Ho bisogno di rimanere un po’ da sola.” Disse mentre si torturava le mani.

“Hai bisogno di qualcuno con cui sfogarti.” Rispose lui, lentamente le spostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

“Io sono qui per questo.” Le continuò a dire sorridendole, vide una lacrima scenderle sul viso,  si sentì impazzire, se c’era una cosa che non sopportava era vederla soffrire.

“Mi dispiace.” Gli disse piano, avrebbe potuto pensare che si riferiva alla loro discussione, ma invece sapeva bene che parlava del fatto di non aver potuto salvare Kate e Amy.

“Non potevi salvarle.”

“Lo so.” Disse, si portò le mani sul viso nascondendo le sue lacrime, il Dottore le circondò le spalle con il braccio e l’attirò a sé stringendola

“Mi dispiace. Mi dispiace tanto.” Le disse sussurrando, mentre cercava di calmarla, le accarezzava i capelli con dolcezza, mentre la sentiva tremare per i singhiozzi, con dolcezza le baciò la testa, continuando a stringerla a sé.

 

Quando sentì il suo viso appoggiarsi alla sua giacca e il suo profumo entrarle prepotentemente in lei, si lasciò andare, non le importava più delle litigate che in quei giorni avevano avuto, non le importava quello che lui le aveva detto. In quel momento fra le sue braccia ritrovava il calore e il conforto che l’aveva sempre aiutata a superare i momenti più difficile. Sentire la sua voce, le sue braccia stringerla ancora, le faceva dimenticare ogni cosa, il dolore e la frustrazione per quello che in quei giorni era successo, svaniva.

Respirò profondamente e si allontanò lentamente, si passò le mani sul viso, non si sentiva imbarazzata o altro, averlo accanto in quel momento era confortante.

“Tutto bene?” gli sentì chiedere con dolcezza, lei annuì asciugandosi le ultime lacrime.

“Scusa per lo sfogo.” Disse in un sussurro, le sorrise e le accarezzò il viso con una mano.

“Non preoccuparti, ne avevi bisogno.” Le sorrise, Rose chiuse gli occhi assaporando ancora quel contatto, mise la sua mano su quella di lui che ancora indugiava sulla guancia.

“Potresti restare qui, stanotte.” Chiese lentamente, con la voce rotta dalle lacrime.

“Resterò fino a quando lo vorrai.” Le rispose con un sorriso, la strinse a sé ancora una volta.

 

Con gli occhi ancora chiusi fece un respiro profondo e si girò nel letto, assaporando il momento in cui avrebbe incrociato lo sguardo con Rose, ma quando aprì gli occhi fu molto deluso, si guardò attorno ma non la vide, Rose non c’era, l’aveva lasciato da sola in quella camera che non era neanche la sua.

Controvoglia si alzò e andò dritto in camera sua per farsi una doccia rilassante e prepararsi ad una altra giornata di lavoro cercando di non pensare a Rose.

Non si fermò a fare colazione, non aveva voglia di sedersi al tavolo e cercare di evitare le inevitabili domande che Jackie gli avrebbe fatto.

Arrivò all’istituto e per prima cosa andò nello studio dove tenevano la capsula, la stavano preparando per portarla via, diede un occhiata ad alcuni componenti che lui stesso aveva selezionato e catalogato, in mezzo a quelli, senza alcun cartellino o codice di identificazione c’era un qualcosa che a lui serviva che avrebbe dovuto aiutarlo, o almeno avrebbe aiutato nella sua situazione con Rose.

Inevitabilmente i suoi pensieri furono invasi dalla ragazza e dalla notte trascorsa con lei, non era successo nulla, l’aveva semplicemente stretta a sé e si era addormentato con lei, la prima notte che aveva dormito a sonno pieno, e questo solo perché aveva accanto la sua Rose

Non gli aveva lasciato neanche un biglietto per avvertirlo o per dirgli dove avrebbe potuto trovarla, si era semplicemente alzata e andata via, sbuffò frustrato.

Raggiunse il suo studio controvoglia, dava un occhiata in giro nella speranza di vederla spuntare da qualche corridoio, anche se non sapeva bene come avrebbe dovuto comportarsi. Non ascoltò ciò che il suo assistente gli diceva, mentre passava proprio davanti alla scrivania. E’ entrato direttamente nello studio, nella speranza di trovare un po’ di pace, ma ciò che vide lo stupì.

“Ehi!” Rose lo salutò con dolcezza. Era ferma davanti a lui, forse aspettava che lui ricambiasse il saluto o qualcos’altro, ma non riusciva a dire una sola parola.

“Ciao.” Salutò deglutendo lentamente.

“Sei arrivato tardi.” Lo richiamò con ironia.

“Si … ecco … dovevo controllare una cosa.” Balbettò grattandosi la nuca.

“Scusa per stamattina.” disse con calma.

“Non devi.” Le rispose.

“Dovevo sistemare una cosa ...” iniziò a giustificarsi.

“Non mi devi alcuna spiegazione.” Disse abbassando lo sguardo, l’ultima cosa che gli serviva in quel momento, era sentirle dire che voleva mantenere una certa distanza da lui.

“Ho bisogno di parlarti di una cosa molto importante.” Continuò con insistenza.

“Ok … possiamo vederci più tardi se ti va.” Le rispose annuendo con la testa.

“No, ho bisogno di parlarti adesso.” Insistette ancora, il Dottore la guardò in viso e vide che era molto preoccupata per qualcosa.

“D’accordo.” La invitò a continuare capendo che per lei era davvero importante.

“Prima devo mostrarti una cosa.” Disse con un espressione più rilassata.

 

Lo guidò tra i corridoi dell’istituto, anche se sapeva bene che lui aveva riconosciuto il luogo in cui lo stava portando, aveva fatto quella strada già una volta, anche se era nell’altra mondo.

Aprì le porte invitandolo ad entrare per primo, la stanza era buia e non riusciva a vedere cosa c’era, la ragazza entrò per seconda, accese le luci da un interruttore che c’era sulla sinistra, il Dottore riuscì a vedere al centro della stanza un serie di specchi che formavano un cerchio, collegati ad alcuni macchinari sistemati al muro. Lo guardò in silenzio, mentre dava un occhiata alla macchina, si mise gli occhiali e guardava stupido ciò che lo circondava.

“Questo è …” iniziò senza sapere come continuare.

“Si, è il canone dimensionale.” Continuò la ragazza avvicinandosi a lui.

“Naturalmente adesso è perfettamente inutile, non funziona.”  Continuò a spiegare, mentre lui continuava a dare un occhiata in giro.

“E’ incredibile, come …. Quanto ci avete lavorato?” chiese confuso.

“Due anni e mezzo. Io ho iniziato il progetto, nell’ultimo anno e mezzo mi hanno affiancato diverse persone.” Spiegò la ragazza imbarazzata.

“Due anni e mezzo?” chiese conferma ancora, rispose annuendo con la testa.

“Abbiamo utilizzato la maggior parte della tecnologia aliena disponibile, ma il progetto e comunque umano.” Continuò con la sua spiegazione.

“Ma… ma… è impossibile … voi non avete le conoscenze per questo genere di canone.” Le rispose il Dottore sempre più confuso, Rose deglutì sapeva che quello era il momento per spiegargli e fargli capire tutto.

“Lo so.” Disse semplicemente cercando di trovare le parole giuste per spiegargli.

“Rose c’è qualcosa che non mi hai ancora detto?” chiese avvicinandosi, con la preoccupazione che cresceva.

“Rose.” La richiamò quando vide che non rispondeva, la ragazza abbassò lo sguardo e si allontanò dandogli le spalle.

“Dopo averti visto alla spiaggia, ho iniziato ad avere dei sogni.” Iniziò a raccontare.

“Che sogni?” chiese lui, Rose si voltò nuovamente verso di lui.

“Erano molto confusi, non li ricordo molto bene … ma in tutti i sogni, io finivo su un prato di qualche pianeta, era sempre lo stesso, non l’avevo mai visto, ma sapevo che era sempre lo stesso. Una voce mi sussurrava parole, numeri, era la soluzione per tornare indietro.” Spiegò cercando di ricordare.

“La cosa strana e che una volta sveglia ricordavo solo il prato e quello che mi veniva sussurrato” continuò a spiegare, il Dottore era colpito dal suo racconto, si avvicinò a lei, le prese le mani stringendola tra le sue.

“Rose, è molto importante. Ricordi qualcos’altro di quel prato?” chiese lentamente, la ragazza non rispose subito deglutì e si allontanò nuovamente, chiuse gli occhi per ricordare, le immagini viste, le sensazioni provate in quei sogni così intensi, che le impedivano spesso di dormire.

“Ricordo.. un odore.. era particolare.. mi ricordava il Tardis, sembrava lo stesso odore.” Iniziò a spiegare immergendosi in quelle immagini.

“Il cielo sopra di me era di arancio bruciato, e c’erano due soli che splendevano, un posto davvero fantastico.” Raccontò la ragazza, vide che il Dottore era sconvolto.

“Impossibile.” Sussurrò lentamente, senza smettere di guardarla.

“Hai ancora questi sogni?” chiese poi.

“No, da quando siamo tornati qui.” Rispose la ragazza.

“Dottore tu sai cosa significa?” chiese un po’ intimorita.

“Hai sognato Gallifrey.” Le rispose con calma, a quell’affermazione si sentì mancare, come poteva sognare un posto senza esserci mai stata, inoltre il Dottore non le aveva mai parlato del suo pianeta e lei non si era mai azzardata a chiedere, avrebbe riportato indietro ricordi troppo dolorosi.

“Com’è possibile?” chiese ancora, anche se una parte di lei sapeva già la risposta.

“Beh ... non lo so ... presumo per via di ...” cercò una spiegazione, ma fu Rose a finire quella frase.

“Bad Wolf” concluse la ragazza.

“Credevo mi avessi tolto quel potere.” Affermò

“Anche io, ma evidentemente una parte di te è sempre rimasta in contatto con il Tardis, tanto che ti ha dato la conoscenza per tornare indietro.” Spiegò velocemente grattandosi la nuca nervosamente.

“Ma questo cosa significa per me. Sono ancora umana?” chiese spaventata, le parole della madre continuavano a riempirle la mente.

“Certo che sei umana.” Le rispose immediatamente, senza alcun segno di dubbio sul suo viso, si avvicinò a lei sorridendogli.

“Perché non mi hai detto nulla fino a questo momento?” chiese con dolcezza.

“Non lo so, forse avevo troppa paura di quello che poteva significare.” Confessò lasciando che delle leggere lacrime le rigassero il viso, finalmente il peso che in quei mesi le comprimeva il petto era scomparso, era bastato parlare con lui, con il Dottore, con il suo Dottore. Si ora lo poteva dire senza alcun problema, LUI era il suo Dottore.

“Ho una cosa per te.” Le disse improvvisamente, prese qualcosa dalla tasca della giacca e lo consegnò a lei.

“Cos’è?” chiese mentre il Dottore le dava uno strano oggetto circolare.

“E’ una specie di salto intergalattico.” Spiegò, stava per iniziare una delle sue spiegazioni tecniche, ma lo vide desistere.

“Con questo il tuo canone dimensionale riprenderà a funzionare.” Spiegò semplicemente, la ragazza fu sorpresa di quel gesto e anche un po’ delusa.

“Cosa?.... Perché?” chiese confusa guardandolo negli occhi.

“Sappiamo entrambi che io non sono quello di cui sei innamorata e che hai costruito tutto questo per qualcun altro che non sono io.” Continuò abbassando lo sguardo sconfitto, Rose continuò a guardarlo stupita.

“Con questo puoi tornare da lui senza distruggere la realtà.” Concluse, le fece un sorriso e si iniziò ad allontanare.

“Sei un vero idiota.” Gli gridò facendolo fermare e voltare verso di lei.

“Come scusa?” chiese confuso.

“Hai sentito bene, sei un idiota, e non un idiota qualsiasi bensì il più incredibili degli idioti.” Rispose la ragazza avvicinandosi a lui nuovamente.

“Hai idea perché ti ho mostrato questo?” chiese allargando le braccia, il Dottore abbassò lo sguardo.

“Ecco … ho pensato ... Che, si insomma ...” Cercò di spiegarsi, ma riuscì solo a balbettare.

“Io non voglio tornare indietro, non più.” Disse con dolcezza, il Dottore continuava a guardare a terra.

“Io non sono lui Rose questo lo sai.”  Le ricordò con sofferenza malcelata.

“Ma non ti sto mica chiedendo di essere lui.” Gli disse avvicinandosi ancora, gli prese la mano stringendola tra le sue.

“Ci vorrà ancora del tempo per recuperare ... ma credo che tra noi possa funzionare.” Continuò lei assicurandolo.

“Voglio restare qui con te.” Disse infine quasi sottovoce, il Dottore alzò lo sguardo stupito.

“Per sempre?” chiese quasi con speranza.

“Per sempre!” affermò lei sorridendogli raggiante, come la promessa fatto tanto tempo fa, in un altro mondo in un'altra situazione. Ma per loro questo rappresentava l’inizio di una nuova vita insieme.

 

Fine

VI Capitolo

 

 

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Capitolo 8
*** Una serata tranquilla ***


Una vita insieme

 

 

Capitolo VII

 

Il Dottore con le mani nelle tasche girovagava tra i corridoi di Torchwood, stava andando a prendere a Rose per passare la pausa pranzo con lei. Erano passati diversi giorni da quando si erano chiariti, ma non avevano avuto molto tempo per stare insieme, così si era deciso a seguire il consiglio che un po’ di tempo prima Pete gli aveva dato, il problema adesso era trovare le giuste parole senza sembrare un perfetto idiota.

Arrivò davanti all’ufficio di Rose, e quello che vide non gli piacque molto, davanti alla porta Rose stava ridendo e scherzando con Chris, era sempre tra i piedi, anche se non si spiegava come mai gli dava così fastidio.

Rose finalmente lo vide, e gli sorrise.

“Ehi ciao.” Lo salutò con dolcezza, il Dottore si avvicinò piano tenendo sempre le mani in tasca.

“Ciao, Chris.” Salutò con freddezza il ragazzo, sapeva che era un comportamento stupido, ma era più forte di lui, non riusciva a tollerare la presenza di Chris.

“Dottore.” Ricambiò con lo stesso tono, per sua fortuna non era il solo a comportarsi da stupido, evidentemente il ragazzo era infastidito dalla sua presenza.

“Ci vediamo tra un po’.” Disse improvvisamente rivolto a Rose, continuandole a sorriderle.

“C … certo a dopo.” Gli rispose un po’ imbarazzata. Il Dottore guardò il ragazzo allontanarsi e poi segui Rose nell’ufficio.

“Che succede tra un po’?” chiese mentre chiudeva la porta dietro di se.

“Nulla … cioè vuole il mio aiuto per fare un regalo alla sorella, quindi abbiamo pensato di andare a fare un giro in centro.” Rispose lei con calma.

“Non ti dà fastidio vero?” lo provocò, si dannava perché Rose ormai lo conosceva molto bene e riusciva a sapere quando qualcosa lo turbava o gli dava fastidio.

No … perché dovrebbe.” Le rispose fingendo una tranquillità che invece non aveva.

“Bene …” disse guardandolo divertita.

“Allora come mai qui?” gli chiese.

“E’ l’ora pranzo giusto? Volevo andare a mangiare insieme qualcosa.” Le propose Rose si morse il labro inferiore.

“Vorrei tanto, ma non posso.” Rispose la ragazza, ecco adesso si sentiva un perfetto idiota, come  doveva comportarsi i quel caso?

“Fa niente.” Rispose distogliendo lo sguardo da lei.

“Ho una riunione con papà tra qualche minuto, mi dispiace.” Si scusò lei con dolcezza avvicinandosi.

“No … ok …. Non era importante.” Cercò si minimizzare, Rose sorrise cercando il suo sguardo.

“Sai, pensavo a una cosa.” Disse a bassa voce, il Dottore alzò lo sguardo su di lei incuriosito dal tono di voce che lei stava usando. Si sorprese, quando si rese conto che si era avvicinata molto e che lo guardava fisso negli occhi.

“C …. Cosa?” disse deglutendo lentamente.

“Stasera mi tocca fare da baby-sitter a Tony … e ho pensato che potremmo riprendere da dove avevamo lasciato la volta scorsa.” Gli propose avvicinandosi ancora.

“Dovremmo vederci ancora il terzo film e poi pensavo … non lo so … potremmo parlare … oppure no …” continuò lei. Lui la guardava come incantato dal tono della voce, dal suo sguardo, che conosceva molto bene, aveva quello sguardo tutte le volte che prendeva una decisione.

“Ok … credo sia una buona idea.” Disse balbettando, deglutì ancora un volta e si avvicinò a lei, quanto desiderava baciare le sue labbra, sentire ancora una volta il suo sapore, incrociando il suo sguardo non vide la confusione e la paura, ma il desiderio e la decisione. Si avvicinarono sempre di più, lentamente, una cosa che stava facendo impazzire il suo unico cuore umano, ma qualcuno bussò alla porta per poi entrare spezzando quel momento.

“Ehm … scusate … Miss Tyler mi ha appena chiamato suo padre.” Disse Ianto imbarazzato, Rose e i Dottore si sorrisero imbarazzati.

“Grazie Ianto, stavo giusto andando da lui.” Disse la ragazza interrompendolo, Ianto imbarazzato uscì dalla stanza lasciando i due nuovamente soli.

“Mi chiedo se anche l’altro Ianto è sempre così efficiente.” Scherzò il Dottore a voce alta, Rose prese alcuni documenti dalla scrivania, avvicinandosi nuovamente a lui.

“Allora mi farai compagnia stasera?” chiese conferma la ragazza.

“Contaci.” La tranquillizzò sorridendole.

“Potremmo anche finire il discorso di poco fa senza alcuna interruzione.” Gli disse con provocazione. Il Dottore sorrise divertito, doveva ammettere che questo lato di Rose, gli era sempre piaciuto. La ragazza sorrise ancora una volta e andò via, lasciando il Dottore da solo a sorridere come un ragazzino innamorato.

 

Rose e Chris si fermarono un attimo a mangiare qualcosa, dopo aver comprato il regalo per sua sorella. La ragazza era pensierosa, pensava al Dottore e alla prospettiva di passare la serata con lui, guardò il telefono, forse con la speranza di trovare un messaggio del Dottore, anche se sapeva bene, lui non usava molto il telefono, era stata un vera impresa convincerlo a comprarne uno.

“Aspetti la chiamata di qualcuno?” chiese Chris distraendola dai suoi pensieri.

“No ... non proprio.” Confessò arrossendo un po’, abbassò lo sguardo sentendosi nuovamente una quindicenne alla sua prima cotta.

“Ti vedi con lui stasera?” chiese il ragazzo seriamente senza guardarla.

“Beh in un certo senso, dobbiamo fare da baby-sitter per Tony.” Gli rispose facendosi scappare involontariamente un sorriso.

“Mickey aveva ragione quindi.” Rifletté a voce alta, Rose lo guardò confusa, non capiva a cosa si riferiva.

“Che vuoi dire?” chiese, Chris sorrise, un sorriso amaro.

“Nulla.” Minimizzò lui, ma questo la fece scattare di più.

“Chris!” lo richiamò severamente.

“T’illumini quando parli di lui, e come se con lui accanto diventassi un'altra persona.” Le fece notare.

“Non è vero.” Stavolta fu lei a minimizzare imbarazzata.

“Quanto tempo è che siete qui?” chiese ancora rimanendo con lo sguardo basso.

“Non so, saranno passati due mesi, perché?” chiese lei confusa, non capiva, dove voleva arrivare con il suo discorso.

“E per quanto ancora lui resterà qui, accanto a te?” chiese alzando lo sguardo su di lei.

“Di cosa parli?”chiese ancora lei.

“Di lui, so bene che tipo di persona è. Ti lascerà come ha fatto con le altre, come ha già fatto con te una volta.”. Affermò, Rose a quelle parole sentì una rabbia esplodergli nel petto, come poteva sapere quello che era successo a loro, quello che c’era sempre stato.

“Non sai di che parli!” affermò cacciando indietro le lacrime.

“Rose, ti ho visto dopo che ti aveva lasciato, eri distrutta, ti ho visto reagire solamente con l’inizio di quel progetto.” continuò il ragazzo.

“Non è stata la sua scelta lasciarmi in questo mondo, sono rimasta intrappolata, non poteva fare niente per salvarmi.” Disse digrignando i denti, non amava rivivere quella giornata, dover dare spiegazioni, su un avvenimento di cui sia lei che il Dottore non avevano avuto alcun controllo.

“Rose, ti prego fermati a pensare solo un attimo, lui ha sempre viaggiato, me lo hai detto tu stessa, mai fermo in un posto, sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo, di qualcosa di divertente da fare, senza mai legarsi ad un solo pianeta. Cosa pensi lo trattenga adesso?” chiese infine, Rose deglutì lentamente abbassando lo sguardo.

“Io ti sarò sempre accanto Rose, lo sai. Non voglio vederti soffrire nuovamente per lui.” Continuò a dirle, le strinse la mano ma Rose la ritrasse.

“Devo tornare a casa, scusami.” Disse la ragazza alzandosi, stava per incamminarsi, ma la voce di Chris la fermò.

“Puoi anche fare finta, ma sappiamo entrambi che io ho ragione. Un giorno di questi, lui prenderà e andrà via senza voltarsi indietro.” Le continuò a dire, Rose sospirò lentamente e si asciugò le lacrime che le rigavano il viso.

“Stavolta è diverso.” Disse lentamente senza voltarsi per poi andare via.

 

Per l’ennesima volta il Dottore, guardò l’orologio che c’era nella biblioteca, era quasi ora di cena, Pete e Jackie erano già usciti e Tony giocava tranquillamente sul tappeto davanti al caminetto, ma Rose ancora non era tornata. Chiuse il libro che stava leggendo e si affacciò alla finestra a osservare le stelle, quelle stelle che conosceva, quelle stelle che ancora lo chiamavano per vivere mille avventure, non più da solo, ma con la sua Rose, come doveva essere. Il pensiero di lei con quello tornò nella sua mente, di cosa si preoccupava? del resto era solo uscita con un amico, un amico che aveva bisogno di un consiglio, un amico che quando posava lo sguardo su di lei, sembrava la stesse mangiando con gli occhi, e se tra quei due in passato c’era stato qualcosa? E se Rose aveva trovato conforto tra le braccia di Chris? Rabbrividì al solo pensiero. Sentì qualcosa che tirò la manica della sua giacca, abbassò lo sguardo incontrando gli occhi di Tony.

“Quando arriva Rose?” chiese il piccolo, il Dottore, gli sorrise, ogni giorno che passava assomigliava a Rose.

“Sta arrivando piccolo.” Lo tranquillizzò senza smettere di sorridere.

“Mi racconto una storia?” chiese innocentemente il piccolo stirando le braccia verso di lui, il Dottore accolse l’invito e lo prese in braccio, si rimise seduto sulla poltrona dove poco prima era seduto e iniziò a raccontargli una delle sue avventure con Rose.

 

Scese dalla macchina frettolosamente, il cartone di piazza che aveva le stava per cadere ma riuscì a recuperarlo in tempo, era in ritardo, avrebbe voluto passare tutta la serata con il Dottore, sperava solo che non avesse già cenato.

“Ehi sono tornata” annunciò varcando la porta d’ingresso, posò le chiavi su un tavolinetto accanto alla porta, s’incuriosì quando nessuno le rispose.

“Ho portato la pizza.” Annunciò, ma niente nessuno rispondeva, diede ancora un’occhiata in giro e poi andò verso la biblioteca, ma si fermò sulla soglia quando vide Tony in braccio al Dottore mentre con attenzione ascoltava la storia che gli stava raccontando, non era la prima volta che capitava, spesso il Dottore si offriva di mettere il piccolo a dormire, e poi Tony andava pazzo per le storie che lui raccontava. Ma in quel momento, quell’immagine così famigliare le scaldò il cuore, si domandò se sarebbe mai stato possibile una cosa del genere anche per loro, una volta le aveva accennato al fatto di essere stato padre, ma non aveva più chiesto nulla quindi non sapeva niente di quella sua parte di vita.

In testa le parole di Chris continuavano a tornare e faceva dannatamente male, una parte di lei sapeva che Chris non aveva tutti i torti, faceva davvero male pensare ad una cosa del genere, pensare di doversi nuovamente separarsi da lui dopo tutto quello che era successo, sapeva bene che stavolta non avrebbe sopportato una loro separazione.

“Ehi sei arrivata da molto?” sentì chiedere lui a voce bassa, distrendola dai suoi pensieri, Tony si era addormentato.

“Sono arrivata qualche minuto fa.” Gli rispose avvicinandosi, si chinò per dare un bacio sulla fronte del fratello.

“Sei davvero bravo con i bambini.” Disse con dolcezza.

“Lo porto nella sua camera così non si sveglia.” Disse il dottore.

“No, lascia ci penso io, hai fatto pure tanto per stasera.” Disse lei prendendo tra le sue braccia il fratello, che aprì per un attimo gli occhi e poi lì richiuse.

“Ho portato la pizza, ma immagino che a quest’ora avrai già mangiato.” Disse prima di uscire.

“Aspettavo te veramente.” Le rispose invece lui, Rose gli sorrise.

“Bene arrivo subito.” Concluse uscendo dalla stanza.

 

I due in silenzio guardavano il film, avevano mangiato la pizza direttamente davanti alla tv, il Dottore sapeva bene che qualcosa non andava, vedeva Rose distratta, assente e pensierosa per qualcosa. Non riusciva a capire in quei giorni tra loro era andato tutto bene, deciso a saperne di più staccò il film.

“Perché hai staccato?” chiese lei sorpresa.

“Cosa ti succede?” chiese invece lui, ignorando la sua domanda.

“Non so di cosa stai parlando.” Minimizzò lei.

“Rose.” La chiamò con dolcezza, sapendo bene che qualcosa tormentava la sua mente.

“Cosa? Davvero non è successo nulla, guardiamoci il film.” Insistette lei continuando a evitare il suo sguardo.

“Non ci guarderemo niente, almeno finché non mi dirai cosa ti tormenta.” Continuò lui, non voleva certo ricominciare a litigare con lei, tutt’altro sapeva bene che per evitarlo la cosa migliore era cercare di capirla.

“Ti assicuro che non ho nulla, voglio solo guardarmi il film.” Disse voltandosi verso di lui sorridendo, ma lui sapeva bene che non era la verità.

“Non ci credo.” Disse sfidandola.

“Non è un mio problema.” Gli rispose e si allungò tentando di prendere il telecomando, il Dottore allungò per dietro il suo braccio portandolo fuori dalla sua portata.

“Lo sai che sai essere peggiore di Tony.” Si lamentò ridendo, i due caddero all’indietro sghignazzando come ragazzini, Rose alzò lo sguardo su di lui, un brivido gli attraversò la schiena era così bella, il suo corpo reagiva alla sua vicinanza, le spostò una ciocca di capelli che le copriva il viso e le sorrise.

“Credo che avessimo un discorso in sospeso noi due.” Disse sussurrando, Rose sorrise arrossendo, si morse il labro inferiore.

“Lo ricordo bene anch’io.” Confermò lei sussurrando.

La vide allungarsi verso di lui, pronti entrambi ad assaporare quel bacio, ma prima che potessero anche solo immaginare il dopo, la voce di Jackie li riportò alla realtà.

“Ah siete qui, voi due.” Disse la donna entrando, il Dottore lasciò cadere la sua testa contro il divano, mormorando.

“Che ci fate qui da soli? Dov’è Tony?” chiese la donna a raffica.

“Tony dorme, mentre noi cercavamo di guardarci un film.” Rispose in tono esasperato Rose.

“Adesso così lo chiamate.” Disse la donna mettendo le mani sui fianchi.

“Mamma ti prego.” La richiamò la ragazza.

“Beh che c’è di male? E ora che voi due vi diate da fare.” Disse la donna mettendo i due in forte disagio.

“E dopo questa io vado a dormire.” Disse Rose, il Dottore le fu subito dietro.

“Cercate di non svegliare Tony o ve ne pentirete.” Disse la donna, mentre i due uscivano dalla stanza, si guardarono e sorrisero arrossendo, Jackie sapeva bene come metterli in difficoltà.

Arrivarono in silenzio davanti le loro camere, Rose ancora pensierosa, non era riuscito più a sapere cosa la tormentasse.

“Sembra che non riuscivamo ad avere un attimo di pace.” Disse la ragazza fermandosi davanti alla sua camera.

“Già, sembra proprio di si.” Disse toccandosi nervosamente il lobo dell’orecchio, forse quello era un buon momento per chiederle il famoso appuntamento, chi lo sa forse avrebbero avuto più tempo per parlare e magari avrebbero potuto passare del tempo da soli, senza che nessuno entrasse per disturbarli, almeno lo sperava.

“Che ne dici se usciamo?” chiese improvvisamente senza pensarci troppo, Rose lo guardò sorpresa.

“Come scusa?” chiese confusa.

“Si … uscire … noi due … come le persone normali.” Farfuglio imbarazzato, Rose sorrise addolcita.

“Noi non siamo persone normali.” Disse divertita.

“Hai ragione, lascia stare è un’idea stupida.” Si corresse subito, aveva appena fatto la figura dell’idiota era una cosa che non tollerava, si voltò per andarsene in camera a nascondersi, ma Rose lo fermò prendendogli la manica della giacca.

“Aspetta non ho detto questo.” Gli disse fermandolo.

“Credo sia un’idea carina.” Continuò tenendo ancora la sua manica.

“Rose non devi …” cercò di parlare, ma lei lo fermò nuovamente.

“Stai zitto, credo davvero che sia una bella idea, forse così potremmo passare del tempo senza che nessuno ci interrompa.” Disse divertita, non riuscì a non sorriderle, aveva accettato quell’assurda idea che tempo fa Pete aveva suggerito, anche se in quel momento non gli sembrava più tanto assurda.

“Ok allora, dovremmo decidere un giorno e un orario … inoltre dovremmo anche accordarci cosa fare … se vedere un film … o andare semplicemente a mangiare fuori … o ancora meglio fare entrambe le cose.” Disse tutto in una volta, quella nuova situazione lo stava iniziando a divertire.

“Io direi che queste cose le possiamo decidere anche domani.” Disse lei divertita, mordendosi il labro inferiore.

“Oh … giusto … scusa … buona notte Rose.” Le disse dolcemente, le scappò una piccola risatina, si allungò verso di lui e a sorpresa gli diede un piccolo bacio.

“Buona notte Dottore.” Ricambiò sorridendo, il Dottore la guardò sorpreso.

“Si … buona notte.” Ripeté ancora scosso per la dolce sorpresa, si stava incamminando nuovamente verso la sua stanza.

“Sai, pensavo ad una cosa.” gli disse fermandolo ancora.

“Cosa?” chiese lui non capendo.

“Perché non mi fai compagnia.” Gli propose facendogli segno verso la sua camera, non sapeva come risponderle, come comportarsi in quell’occasione. “Prometto che di non scappare appena sveglia.” Scherzò allentando la tensione.

“Ti prego … dormo meglio se sei al mio fianco.” Disse con dolcezza, il Dottore non riuscì a resistere a quel tono, Rose aprì la porta e si mise di lato per fare entrare anche lui.

 

Fine

Capitolo VII

 

 

Revisione Settembre 2011

 

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Capitolo 9
*** Il primo appuntamento ***


Una vita insieme

 

 

 

Capitolo VIII

Il primo appuntamento

 

Rose era nel suo ufficio, in teoria aveva delle cose da sistemare, ma effettivamente aveva girato la poltrona verso la grande finestra e guardava su in alto verso le stelle, ripensò alla prima volta che salì sul Tardis, pronta a viaggiare con quello sconosciuto che le aveva già salvato la vita. Ripensò a tutte le meraviglie che aveva visto, a tutte le volte che si era ritrovata a scappare stringendo la mano di quell’alieno, di quell’uomo che ha amato sin dal primo momento.

Le rivenne in mente nuovamente il discorso che Chris le aveva fatto solo qualche giorno prima, la paura si diffuse nuovamente nel suo cuore, il pensiero di perdere nuovamente il Dottore la spaventava terribilmente, sapendo fin troppo bene, di non poter sopportare nuovamente quel dolore, che aveva provato quel terribile giorno.

Qualcuno bussò alla porta distraendola da quei tristi pensieri, scosse la testa, si voltò cercando di dare l’idea che stava lavorando.

“Ehi.” Salutò il Dottore, facendo spuntare la testa tra le due porte, con un sorriso che avrebbe contagiato chiunque.

“Stai ancora lavorando?” chiese entrando.

“In teoria. Avrei un sacco di documenti da controllare.” Si lamentò guardando la pila di fogli sulla scrivania.

“Quello lo può fare anche Ianto.” Le ricordò lui.

“Preferisco controllarli io, lo sai.” Gli rispose.

“Come mai sei qui?” chiese cambiando discorso.

“Pensavo avessi finito di lavorare, così tornavamo a casa insieme.” Le rispose quasi speranzoso, Rose sospirò stancamente, voleva tanto tornare a casa farsi un bel bagno caldo e rilassarsi davanti alla tv, magari con la sua compagnia.

“Vorrei tanto, ma come vedi, devo finire prima qui.” Disse mettendo un po’ il broncio, lo vide riflettere in silenzio per qualche secondo, sapeva bene che stava pensando a qualcosa, conosceva troppo bene quell’espressione, Infatti il Dottore senza dire altro, prese in mano il telefono.

“Che stai facendo?” gli chiese.

“Ora vedrai.” Le rispose, schiacciò un tasto per parlare con qualcuno.

“Ianto, scusa so ch’è tardi e stai per andartene, ma prima potresti chiamare per ordinare la cena per me e la signorina Tyler.” Disse al telefono, sorprendendo Rose.

“Ok grazie, puoi andare. Buona serata.” Disse staccando il telefono.

“Che hai in mente?” gli chiese confusa.

“Ti faccio compagnia.” Disse come se fosse la cosa più logica al mondo.

“Sì, ma tu odi questo genere di lavori.” Gli ricordò

“Anche tu.” Le rispose sorridendo, sapeva fin troppo bene che il Dottore non l’avrebbe lasciata lì da sola tanto facilmente, non riuscì a non sorridere anche lei.

 

Alla fine i due avevano cenato e lavorato sulla moquette dell’ufficio, anche se era piuttosto scomodo. Per sua fortuna, il Dottore non si era rivelato solo una buona compagnia, ma l’aveva anche aiutata a sistemare tutti i documenti.

“Credo che con questo abbiamo finito.” Annunciò Rose orgogliosa, mentre metteva via l’ultima pila di documenti.

“Abbiamo fatto in fretta.” Disse il Dottore, le offri l’ultima porzione di patatine.

“Ti prego basta, sono piena come un uovo.” Scherzò lei lasciandosi cadere sul pavimento, il Dottore la seguì mettendosi accanto.

“Sono esausta, non vedo l’ora di tornare a casa a farmi un bel bagno caldo e rilassarmi.” Disse chiudendo gli occhi.

“Con tua madre che grida e tuo fratello che mi rincorre per casa, non credo che ti saresti riuscita a rilassare più di tanto.” Scherzò, Rose scoppiò a ridere seguita dal Dottore.

“Tony va pazzo per le tue storie.” Gli disse una volta che riuscì a fare calmare le risate.

“A tutti i bambini piacciono le storie avventurose.” Rispose lui.

Si rotolò mettendosi a pancia sotto accanto a lui, appoggiando il mento sul suo petto.

“Credo sia nel nostro DNA.” Disse improvvisamente, il Dottore la guardò confuso.

“Di che parli?” chiese.

“Intendo noi Tyler. Credo sia nel nostro DNA, amare i viaggi e le storie avventurose.” Iniziò a decantare quasi con orgoglio.

“Cacciarsi nei guai in meno di un minuto. Si, credo che bisogna essere proprio predisposti a questo.” Le rispose con ironia.

“Senti chi parla.” Scherzò affondando il dito contro il suo petto. Rimasero in silenzio per qualche secondo, ad assaporare tutta quella tranquillità.

“Ci hai più pensato?” chiese lui improvvisamente.

“A cosa?” chiese curiosa.

“A quella storia dell’appuntamento?” continuò a chiedere imbarazzato, Rose sorrise, certo che ci aveva pensato, le capitava di immaginare quest’appuntamento tra loro, anzi sperava proprio di parlarne, perché non vedeva l’ora.

“Certo, e tu?” chiese lei sperando che fosse impaziente quanto lei.

“Beh … si …. Vorresti ancora … ecco … uscire con me?” chiese evitando di guardarla.

“Certo che vorrei, hai già mente qualcosa?” chiese curiosa di vederlo in questa nuova veste.

“Qualcosina.” Disse divagando un po’.

“Davvero? E di cosa si tratta?” chiese ancora più curiosa.

“Che ne pensi di questo sabato?” chiese ignorando la sua domanda.

“Penso che sia perfetto.” Disse sorridendo mordendosi il labbro inferiore, lei e il Dottore avevano ufficialmente un appuntamento.

 

Si guardò ancora allo specchio per assicurarsi che tutto era a posto, per quella sera aveva abbandonato la cravatta, aveva scelto un abbigliamento più semplice e comodo, una camicia con una t-shirt semplice e i jeans che ormai, grazie a Rose si era abituato ad indossare, ma non era riuscito ad abbandonare le sue converse.

Pete gli aveva suggerito un paio di ristorati carini dove portarla, ma lui aveva già in mente altro, Rose meritava qualcosa di più di un semplice appuntamento o un semplice ristorante. Sospirò nervosamente per la millesima volta, non gli era mai capitato di sentirsi così nervoso, si prese di coraggio e uscì dalla sua stanza, si fermò davanti a quella di lei, non sapendo bene cosa fare se bussare o meno, si stava dirigendo verso le scale, ma tornò indietro fermandosi nuovamente davanti alla porta, e stavolta bussò.

“Rose sei pronta?” chiese ad alta voce, cercando di sembrare tranquillo.

“Un attimo è arrivo.” Gli rispose da dietro la porta, il Dottore sbuffò sapendo che la ragazza perdeva ancora un bel po’ di tempo.

“Ti aspetto di sotto.” Disse infine allontanandosi.

Doveva distrarsi, doveva cercare di non pensare alla serata che si prospettava. Sceso le scale, si ritrovò Chris che parlava a Jackie, proprio davanti alla porta di entrata, possibile che quel ragazzo era sempre tra i piedi.

“Buonasera Dottore.” Lo salutò, lo guardò attentamente mentre si avvicinava.

“Chris, che sorpresa vederti qui a quest’ora!” esclamò senza nascondere il suo fastidio.

“Doveva portare dei documenti a Pete. Gli ho detto che lavora troppo, ma non mi vuole ascoltare.” Spiegò Jackie sorridendo.

“Cerco di solo di aiutare il signor Tyler.” Aggiunse il ragazzo, il Dottore avrebbe volentieri evitato di subirsi questa scenetta tra quei due.

“Secondo me dovresti trovarti una bella ragazza da portare fuori a cena.” Suggerì Jackie dandogli una gomitata.

“Magari una che non è già impegnata.” Borbottò il Dottore sottovoce.

“Come scusa?” chiese il ragazzo non riuscendo a capire cosa il Dottore aveva detto.

“Nulla.” Rispose frettolosamente sorridendogli.

“Perché non ti fermi a cena?” chiese Jackie con gentilezza.

“Oh … non vorrei essere motivo di disturbo.” Rispose, il Dottore alzò gli occhi al cielo, quel ragazzo lo infastidiva molto.

“Non essere stupido, non disturbi per niente.” Insistette ancora la donna.

“Immagino che Rose non è ancora pronta!” esclamò Jackie rivolgendosi al Dottore.

“No, infatti, la sto aspettando.” Le rispose.

“Tipico di noi Tyler facciamo sempre aspettare i nostri uomini.” Scherzò la donna.

“Visto Chris, dovresti fare come il Dottore che stasera porterà fuori Rose.” Continuò la donna, Chris guardò con sorpresa il Dottore, che sorrideva compiaciuto della faccia del ragazzo.

“Ma davvero? E dove la porterà?” chiese senza nascondere il suo fastidio.

“Oh un posto che sono sicuro le piacerà.” Rispose dondolandosi sulle gambe, entusiasta dell’idea di infastidirlo.

“Lo spero, so che Rose ha gusti davvero particolari.” Continuò con provocazione, ma il Dottore non era per nulla preoccupato.

“Oh lo so bene.” Disse tranquillamente, senza smettere di sorridere.

“Conosco molto bene la mia Rose.” Continuò, enfatizzando l’ultima parte.

“Beh si, ma sa com’è … con il tempo le persone possono cambiare.” Gli rispose guardandolo dritto negli occhi, il Dottore stava per rispondergli, ma fu anticipato.

“Non essere ridicolo, non sono cambiata poi così tanto.” Giunse la voce divertita di Rose dalle scale, sia Chris che il Dottore alzarono gli occhi su di lei.

Il Dottore rimase piacevolmente sorpreso quando la vide scendere le scale, avvolta in un vestitino nero, con un’ampia scollatura sul davanti e una gonna un po’ a palloncino, molto corta, i capelli arricciati lasciati sciolti sulle spalle.

“Rose è sempre bello vederti.” Disse Chris colpito anche lui dalla ragazza.

“Scusa, se ti ho fatto aspettare.” Disse la ragazza avvicinandosi, ignorando completamente Chris, il Dottore deglutì a fatica.

“Beh … né valsa la pena …” disse osservandola rapito.

“Sul serio?” chiese imbarazzata.

“Sei bellissima.” Continuò soffermandosi sui suoi occhi, Rose arrossì imbarazzata.

“Neanche tu sei male.” Gli disse sorridendo.

“Meglio andare o rischiamo che facciamo tardi.” Disse lui cercando di riprendere il controllo di sé.

“Vedete di non fare troppo rumore quando tornate, intesi?” li avvertì Jackie, ricordando ai due che non erano soli, si guardarono divertiti e imbarazzati.

“Buona cena.” Disse il Dottore con provocazione verso Chris, prese la mano di Rose e insieme uscirono.

 

Durante tutto il tragitto aveva cercato di capire dove il Dottore la stesse portando, ma non c’era stato alcun modo per farlo parlare. Anche se doveva ammettere che si stava divertendo, erano usciti solo da qualche minuto, ma la serata si stava rivelando davvero divertente.

“Perché non vuoi che sappia dove mi stai portando?” chiese di nuovo per l’ennesima volta sorridendo.

“Se ti dico dove andiamo, mi spieghi che gusti ci trovi.” Cercò di spiegarle.

“Sai meglio di me che è più divertente non sapere.” le disse facendole l’occhiolino. Dopo si voltò a guardare fuori dal finestrino chiuso.

“Puoi fermarti qui, grazie.” Disse all’autista che esegui la sua richiesta, il Dottore scese di corsa e aprì lo sportello a Rose aiutandola a uscire.

La ragazza si guardò attorno, erano in una zona che non conosceva, ai lati della strada sembrava ci fosse un boschetto, quindi doveva trattarsi della periferia della città, a illuminare il posto c’erano solo i lampioni della strada, l’auto con il loro autista si allontanò.

“Dove siamo?” chiese guardandosi attorno.

“Conosco una scorciatoia per arrivare al ristorante” disse iniziando a camminare verso il parco.

“Aspetta vuoi passare attraverso il bosco?” chiese la ragazza sorpresa.

“Sì, perché?” le rispose come se fosse ovvio.

“Guardami, non sono proprio vestita per una scampagnata in mezzo agli alberi.” Disse indicandogli il suo abbigliamento.

“Tranquilla, puoi fidarti.” Le disse avvicinandosi.

“Non ti rovinerai il tuo vestito.” Le disse prendendole la mano, non riusciva a dirgli di no, soprattutto quando era così vicino a lei.

“D’accordo andiamo.” Disse sconfitta.

“Spero per te che il ristorante valga questa piccola scampagnata.” Disse seguendolo.

 

Camminarono per un altro po’, non riuscì a capire per quanto tempo e neanche quanto avessero realmente camminato, lei per velocizzare si era tolta le scarpe con il tacco.

“Se sapevo, mi sarei messa jeans e scarpe da tennis.” Si lamentò fermandosi un attimo, il Dottore si allontanò da lei, spostò un cespuglio e si voltò verso di lei.

“Allora te ne stai lì.” Disse porgendole la mano, Rose sorrise sospirando, finalmente erano arrivati al ristorante.

“Non vedo l’ora di potermi s ….” cercò di dire, ma non appena superò il cespuglio, le parole si fermarono in gola, non c’era un ristorante ad aspettarli, bensì una tovaglia stesa su un prato, su di essa due bicchieri e una bottiglia di vino con accanto un cestino per il pic-nic, ma a colpirla maggiormente era soprattutto la vista che riusciva a vedere dalla loro posizione, ai loro piedi avevano l’intera città illuminata dalle luci notturne. Il Dottore si avvicinò con un sorriso soddisfatto sul volto.

“Guarda in alto.” Le disse, la ragazza fece come gli aveva chiesto, alzò la testa e notò le meravigliose stelle che splendevano in quello splendido cielo notturno.

“Ho pensato che questo era meglio del ristorante.” Disse senza smettere di sorridere tenendo lo sguardo su di lei che ancora guardava il cielo.

“Direi che hai ragione.” Disse la ragazza a corto di fiato per la sorpresa.

“La cena ci aspetta.” Disse stringendole la mano.

 

Erano lì sdraiati sulla comoda coperta a mangiare e scherzare tra loro, con la luce delle stelle e della luna che splendevano sulle loro teste, mai avrebbe pensato che il Dottore potesse essere così romantico, e le avrebbe potuto regalare una serata così meravigliosa. Finalmente erano loro due, niente Torchwood, niente Jackie, niente Tony che assilli il Dottore per ascoltare altre storie da lui, e soprattutto né Chris né Ianto che potevano interromperli da un momento all’altro, almeno sperava.

“Sai tutto questo mi ricorda, il pic-nic che abbiamo fatto sul quel pianeta ….” Disse improvvisamente spezzando il loro silenzio, alzandosi sui gomiti.

“Aspetta, come si chiamava. Quello che aveva gli abitati che sembravano peluche viola.” Disse sforzandosi di ricordare.

“Khashoggi!*” disse il Dottore evidentemente anche lui ricordava quell’avventura.

“Sì, esatto proprio quello, solo che invece delle stelle c’erano quei tre soli che si muovevano in modo strano.” Disse la ragazza tenendo gli occhi al cielo.

“Ah … speravo proprio di non ricordarmi di quello.” Si lamentò lui.

“Oh … vero è stato quando il re voleva che spossassi la sua unica figlia.” Disse divertita la ragazza.

“Si si ridi pure … se non ricordo male, eri tu che stavi per sposarti con un Purple, senza neanche averlo visto.” Scherzò lui di rimando alzandosi un po’.

“Non è stata colpa mia, avevo solo bevuto da quella strana coppa senza sapere di cosa si trattava.” Si giustificò, il Dottore comunque non riuscì a smetterla di sorridere divertito da quel ricordo, lo vide prendere un bicchiere e versare del vino per poi porgerlo a lei, versandosi del vino anche per lui.

Rose non riuscì a ripensare a quello che Chris le aveva detto, bevve un sorso di vino dal bicchiere osservando attentamente il Dottore accanto a lei.

“Ti manca vero?” chiese improvvisamente, la guardò confusa.

“Di che parli?” chiese sorseggiando il suo vino.

“I viaggi. Correre tra le stelle, alzarsi la mattina senza sapere dove trovarsi e cosa aspettarsi.” Disse, ricordando ogni emozione provata nel viaggiare sul Tardis.

“Non sempre.” Le rispose sinceramente guardando davanti a sé, una risposta che le fece tornare il timore, quel timore che non se ne andava mai, ma che invece restava sopito in fondo al suo cuore.

“Adesso sono qui. Con te!” Le disse improvvisamente, voltandosi verso di lei sorridendole.

“E questo mi basta.” Le disse, ricambiò il sorriso rimettendo in fondo al suo cuore quella paura.

Lo vide avvicinarsi a lei con esitazione, il cuore le prese a battere all’impazzata, con la mano le accarezzò la guancia, chiuse gli occhi sentendo un brivido che le percosse la schiena, quanto era bello sentirlo così vicino.

“Sei così bella.” Le disse sfiorandole le labbra con gli occhi fissi nei suoi. Quegli occhi che conosceva bene, e che in quel momento le stavano trasmettendo tutta la sua passione e il suo desiderio di baciarla.

Quando le loro labbra finalmente si toccarono, un altro brivido le attraversò la schiena, sentì il suo cuore perdere un battito. Dischiuse le labbra per assaporare meglio quel bacio così tanto voluto, così disperatamente cercato per tanto. La mano del Dottore affondò tra i suoi ricci biondi, mentre lei si aggrappò a lui con tutta se stessa.

Il Dottore si allontanò di poco da lei, solo per riprendere un attimo il respiro, i due si sorrisero.

“E’ valsa la pena aspettare così tanto.” Disse lui in un sussurro, ma prima che riuscì a riprendere possesso delle sue labbra il cellulare di lei suonò, con il dispiacere di entrambi.

“Non posso crederci.” Si lamentò lei chiudendo gli occhi.

“Non rispondere ti prego.” La pregò lui sussurrando.

“Sai bene che non posso.” Gli disse con l’amarezza che cresceva in lei.

“Era solo un tentativo.” Disse allontanandosi, Rose prese il cellulare dalla sua borsa notando che era una telefonata di Chris.

“Dimmi Chris che succede?” rispose, vide il Dottore borbottare qualcosa mentre bevve un altro sorso dal suo bicchiere.

“D’accordo stiamo arrivando.” Disse per poi staccare la chiamata, si morse il labbro maledicendo di lavorare per il Torchwood.

“Mi dispiace.” Disse rivolta a lui sorridendo.

“Ah non preoccuparti, in fondo è il nostro lavoro.” Disse alzandosi, le porse la mano aiutandola ad alzarsi.

“Dovremmo dare una sistemata prima di andare.” Disse Rose guardandosi attorno.

“Domani manderò qualcuno, occupiamoci del nostro lavoro.” Disse lui.

“Comunque è stato una serata davvero meravigliosa.” Disse la ragazza sorridendogli, il Dottore si avvicinò a lei e appoggiò un dolce bacio sulle labbra, Rose non resistette, passò le mani sulla nuca, approfondendo ancora quel bacio a lui non restò altro che stringerla ancora di più a se.

“Recupereremo non appena risolveremo quest’altra crisi.” Disse lei, non appena si staccò da lui.

“Certo, non ho alcuna voglia di mollare.” Le rispose prendendole la mano, dopo si avviarono verso quella che si prospettava un'altra crisi aliena.

 

Fine

VIII Capitolo

 

 

Revisione Settembre 2011

 

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Capitolo 10
*** Grave pericolo ***


Note dell’autore: Eccomi finalmente sono riuscita a concludere questo capitolo, spero che sia di vostro gradimento e che continuerete a seguirmi, anche con le altre storie, prometto di non metterci così tanto per il prossimo capitolo.

Ringrazio la mia socia (e sorellina anche) LittleAshes e  LaTuM per aver recensito il capitolo precedente, spero che questo nuovo capitolo piaccia ad entrambe.

Scusate in anticipo qualunque errore di grammatica o altro, grazie ancora, buona lettura.

 

 

Capitolo IX

Grave pericolo

 

 

Rose e il Dottore raggiunsero la sala controllo di Torchwood, da lì Jack coordinava due squadre, in giro per Londra, Pete e Chris assistevano.

“Che succede?” chiese Rose entrando, Chris notò che il Dottore stringeva la mano di Rose, nonostante si erano fermati.

“Ci sono stati degli strani fenomeni in tre punti diversi della città, Jack ha mandato due squadre a controllare.” Spiegò brevemente Chris, il Dottore si allontanò da Rose, si mise gli occhiali e iniziò a dare un occhiata ai dati che arrivavano.

“Che tipo di fenomeni?” chiese senza smettere di leggere.

“Sono stati avvistati due strani esseri, solo per pochi secondi.” Spiegò il ragazzo, Rose si avvicinò a Jack.

“Che generi di esseri?” chiese il Dottore.

“Abbiamo mandato due squadre per capirlo.” Gli rispose garbatamente.

“Non abbiamo neanche un indizio, qualcosa su cui lavorare?” chiese il Dottore.

“Non ancora.” Intervenne Pete, un uomo entrò nella stanza con dei fogli.

“Signore, abbiamo uno schizzo di quegli esseri.” Disse l’uomo appena entrato, consegnandolo direttamente al Dottore, Rose si avvicinò.

Il disegno era molto preciso, si trattavano di specie di meduse che sembravano galleggiare in aria*.

“Hai idea di cosa siano?” chiese Pete.

“E’ la prima volta che ne vedo uno così.” Rispose confuso.

“Sembrano grosse meduse.” Aggiunse Rose.

Improvvisamente all’interno della struttura scattò un allarme.

“Che sta succedendo?”” chiese Pete preoccupato, il Dottore fece cadere i fogli avvicinandosi al sistema di allarme.

“Qualcuno è riuscito a entrare nella struttura.” Disse preoccupato.

“Com’è possibile?” chiese  Jack confuso.

“Guardate.” Disse Rose indicando il pannello elettrico, con la piantina della struttura.

“Sta sigillando i vari piani.” Disse Chris osservando con attenzione, improvvisamente la luce se ne andò, facendo partire le luci di emergenza.

“Maledizione che sta succedendo?” chiese Pete.

“Siamo sotto attacco, le letture vengono dal settore 7-C.”spiegò Jack alzandosi e armandosi.

“E' dove teniamo i reperti alieni catalogati, giusto?” chiese conferma Rose.

“Jack dove vai?” chiese invece Pete, vedendo il ragazzo dirigersi fuori dalla sala.

“Vado a vedere che sta succedendo, prima di rimanere bloccato qui.” Disse uscendo, nessuno riuscì a fermarlo.

“Noi che facciamo?” chiese Rose al Dottore.

“Non lo so, cerchiamo di scoprire di cosa si tratta. Chris mantieni il contatto con Jack e la sua squadra, digli di non entrare in azione per nessun motivo. Dobbiamo prima capire chi abbiamo di fronte.” Ordinò il Dottore, pigiando dei tasti sul panello di sicurezza.

“Non c’è abbastanza corrente da fare partire il sistema di sicurezza.” Disse Pete avvicinandosi.

“Devo almeno tentare, mi serve solo per sbloccare le porte.” Spiegò, spostò la sedia che c’era e s’inginocchiò, smontando il panello di protezione, facendo uscire tutti i fili.

“Rose ho bisogno che tu e Pete trovate un percorso alternativo per raggiungere la zona attaccata.” Ordinò iniziando a manomettere i fili, i due si allontanarono mettendosi subito a lavoro.

“Jack e la sua squadra sono rimasti bloccati nell’atrio, non sono riuscita a raggiungere il settore 7C.” spiegò Chris avvicinandosi.

“Lo immaginavo!” borbottò il Dottore.

“Che cosa devo dirgli?” chiese il ragazzo, il Dottore roteò gli occhi infastidito.

“La porta d’ingresso è a vetri, digli di spaccarla e raggiungere il settore dalla rete fognaria.” Spiegò infastidito, Chris si allontanò ancora.

 

 

Qualche minuto dopo Rose ritornò dal Dottore, che ormai era immerso nei cavi e nei fili.

“Forse abbiamo trovato un modo per raggiungerli senza l’ausilio della corrente.” Disse la ragazza sorridendo, il Dottore la guardò stupito.

“Dici sul serio?” chiese speranzoso, la ragazza si inginocchiò accanto a lui. “Guarda qui!” Disse mostrandogli un foglio.

“Qualche giorno fa, è arrivato questo aggeggio da New York. Si tratta di un affare che apre ogni tipo di chiusura. In pratica, è come un cacciavite sonico” Spiegò, il viso del Dottore si illuminò e la guardò.

“Oh Rose, sei brillante.” Disse orgoglioso.

“Inizio a crederci davvero.” Disse divertita la ragazza.

I due si alzarono e presero una mappa cartacea della struttura, Pete si avvicinò a loro.

“Per fortuna il mio ufficio è qui vicino e quell’aggeggio si trova proprio lì” disse il Dottore indicando sulle carte la stanza.

“Pensate davvero che possa funzionare?” chiese speranzoso, mentre i due si sistemavano gli auricolari.

“Abbiamo solo un modo per scoprirlo. Pete rimani qui e tienici informati dei movimenti di Jack e della sua squadra.” Disse prendendo la mano di Rose.

 

 

I due corsero fino ad arrivare al suo ufficio dove iniziò a cercare tra i vari scatoloni.

“Ti stai divertendo vero?” chiese Rose sorridendo.

“Di che parli?” chiese lui facendo finta di non capire.

“Avanti che lo sai. Avere il totale controllo della situazione, cercare di trovare una soluzione.” Continuò a sorridergli.

“Rose, siamo in una piena crisi aliena, e non mi sembra una cosa molto divertente.” Aggiunse il Dottore senza guardarla.

“Peccato perché io mi sto divertendo, mi sembra che siamo tornati ai tempi in cui viaggiavamo nel Tardis, e dovevamo affrontare la classica crisi aliena.” Disse ancora la ragazza avvicinandosi, finalmente il Dottore riuscì a trovare ciò che cercava, lo prese vittorioso e guardò Rose.

“Hai ragione, mi sto divertendo.” Disse sorridendo soddisfatto.

“Dottore, Jack è appena arrivato vicino alla sezione 7C, sembra che il nemico è uno degli scienziati che lavorano ai laboratori.” Giunse la voce di Chris dagli auricolari, Rose lo guardò confusa.

“Come sarebbe a dire?” chiese la ragazza.

“C’è di più, è molto interessato alla capsula che ha ucciso Kate.” Continuò a spiegare, i due si guardarono preoccupati, non poteva essere vero, com’era possibile che l’alieno fosse sopravvissuto dopo la morte di Kate.

“Dì a Jack che stiamo arrivando.” Disse il Dottore, prese la mano di Rose e iniziarono a correre più che potevano, utilizzando l’oggetto alieno riuscirono ad attraversare i blocchi di sicurezza che l’intruso aveva inserito.

 

 

Camminavano tenendosi per mano, guardandosi attorno con molta attenzione, aveva una stranissima sensazione, un presentimento che forse la stava avvertendo di un pericolo imminente, respirò lentamente, guardò in basso concentrandosi sulla mano del Dottore che stringeva la sua.

“Tutto bene?” chiese improvvisamente il Dottore, osservandola.

“Si, certo!” rispose cercando di non dare molto peso a quella sensazione.

Arrivarono nel corridoio che precedeva la sezione, sdraiato a terra il corpo di un uomo, uno della squadra di Jack, Rose si chinò a controllare i battiti, ma ormai era troppo tardi.

“E’ morto.” Disse con calma rialzandosi.

“Questa storia non mi piace per niente.” Disse il Dottore, si guardò ancora attorno e si mise davanti a Rose.

“Rimani dietro di me, intesi?” chiese guardandola, la ragazza annuì e lo seguì aggrappandosi quasi disperata alla sua giacca. Arrivarono davanti alla porta designata, il Dottore diede un’occhiata dall’oblò, ma non vide nulla, solo tanta confusione.

“Vedi nulla?” chiese lei.

“Niente!” rispose senza nascondere la sua preoccupazione.

I due si addentrarono nella sala principale, attorno a loro il caos, a quanto sembrava l’alieno era alla ricerca di qualcosa.

“Hai qualche piano?” chiese la ragazza guardandosi attorno.

“Ehi c’è nessuno?” chiese a voce alta il Dottore, guardandosi attorno, rimanendo davanti a Rose.

“Ottimo piano!” esclamò la ragazza.

“Chi sei?” chiese mentre finalmente la figura era a vista, notando che era dinanzi alla capsula.

“Dov’è lei?” chiese con voce roca, Rose ebbe un brivido, in mente le tornò Kate e quello che le era successo?

“Cosa cerchi? Perché sei qui?” chiese ancora il Dottore.

“Rivoglio indietro la mia compagna.” Disse con freddezza.

“Ti ordino di dirmi chi sei?” ordinò ancora il Dottore con voce autoritaria.

“Non puoi ordinarmi nulla!” urlò ancora, Rose chiuse gli occhi e deglutì lentamente.

“Vi distruggerò come insetti, stupidi umani.” Urlò ancora.

“Ok, ok calmati.” Disse il Dottore con più calma, cercando di calmare l’alieno.

“Sono qui solo per capire come posso aiutarti.” Continuò il Dottore facendo un passo in avanti, l’alieno rise freddamente.

“Credi davvero che dirò a te, stupido essere il mio piano?” chiese con scherno.

“Beh, no! Vorrei aiutarti se è possibile.” Continuò con calma.

“Rivoglio la mia compagna, ma l’avete uccisa! Quindi, adesso io distruggerò voi, inutili esseri.” Sentenziò, facendo scattare qualcosa nella capsula.

“Dottore, cos’è quello?” chiese la ragazza avvicinandosi a lui.

“Questo, signorina Tyler è una bomba.” Disse voltandosi verso di lei, il Dottore istintamente si mise davanti a lei.

“Come fai a sapere il mio nome?” chiese confusa.

“Posso accedere alla memoria di Tom” spiegò inclinando in un lato la testa.

“So molte cose su voi, e sul Torchwood.” Disse con un ghigno sul viso.

“Quindi, sai che possiamo fermarti.” Disse il Dottore, ma l’alieno sorrise divertito.

“Una sola mossa sbagliata da parte vostra e il vostro stupido mondo finirà in piccoli pezzettini.” Disse accarezzando la capsula. in quel momento Jack e la sua squadra irruppero nella sala, da dietro l’alieno.

“Fermo dove sei!” urlò Jack.

“Non muovetevi!” urlò il Dottore, facendo segno di stare fermi.

“Se fate la mossa sbagliata, salteremo tutti in aria.” Avvertì Rose, in quel momento il Dottore lo vide, una piccola goccia di sangue scendere dal naso dell’uomo, la luce si accese e spense a intermittenza per pochi minuti, e il corpo fu invaso da una forte contrazione, Jack e la sua squadra ne approfittarono per avvicinarsi e bloccarlo.

“Non muoverti amico” intimò il ragazzo puntandogli l’arma, il Dottore si avvicinò cautamente, seguito da Rose, ma prima che i due raggiunsero la capsula e gli altri, un’onda d’urto li investì in pieno facendoli cadere a terra.

“Che cosa è successo?” chiese Rose sotto il peso del Dottore.

“Non ne ho idea.” Rispose lui scuotendo la testa, i due si alzarono anche Jack e la sua squadra erano stati atterrati, per fortuna nessun ferito.

“Jack!” urlò Rose avvicinandosi, il Dottore invece si avvicinò alla capsula e la esaminò.

“Sto bene, non preoccuparti.” Rispose il ragazzo rialzandosi, si assicurò che nessuno dei suoi era gravemente ferito o peggio.

“E’ ancora attiva?” chiese Rose avvicinandosi al Dottore.

“Si, purtroppo” rispose togliendosi di fretta i suoi occhiali.

“Avete visto da che parte è scappato?” chiese il Dottore.

“Sì, è andato da quella parte.” Disse uno dei ragazzi, indicando la zona da cui loro erano arrivati. Il Dottore stava per correrli dietro, ma si fermò si colpo.

“Perché ti sei fermato?” chiese Rose dietro di lui, si voltò per guardarla e le prese le mani.

“Devi restare qui.” Disse semplicemente, ma la ragazza non era per niente d’accordo.

“Cosa? Non se ne parla.” Rispose lasciandogli le mani.

“Non ti lascio andare da solo.” Continuò con insistenza.

“Ti prego Rose, fai come ti dico.” Insistette lui.

“Verrò con te che ti piaccia o no!” continuò invece lei, il Dottore le prese nuovamente le mani e la guardò fissa negli occhi.

“Voglio saperti al sicuro.” Disse in un sussurrò.

“Lo sarò.” Gli rispose con calma ricambiando lo sguardo, il Dottore fu il primo a distogliere lo sguardo, si rivolse a due dei ragazzi di Jack.

“Restate qui con lei, non deve succederle niente, siamo intesi?” ordinò con voce autoritaria.

“Agli ordini signore!” risposero insieme.

“Cosa? No io vengo con te.” Disse invece lei, il Dottore le prese il viso tra le mani.

“Rose, tornerò ok?Io torno sempre da te.” Disse infine sorridendo e le diede un bacio leggero sulle labbra.

“Jack muoviamoci.” Urlò allontanandosi da lei e prendendo la direzione del nemico, Rose rimase ferma in mezzo alla sala, senza avere la forza di replicare.

 

Era passato un po’ di tempo da quando il Dottore era andato via, lasciandola indietro, camminava nervosa avanti e indietro. Detestava quando faceva in quel modo, detestava rimanere ad aspettare. Voleva aiutarlo, voleva stargli accanto.

La sensazione di prima, tornò più forte, confondendole ancora le idee, il Dottore sicuramente era in pericolo e lei doveva aiutarlo ad ogni costo.

Senza pensarci seguì i passi del Dottore, i due soldati gli furono subito dietro.

“Signorina non può andare.” Disse uno di quelli inseguendola.

“Oh vi prego ho sempre fatto così, e continuerò a farlo. Non sarete certo voi a fermarmi.” Disse addentrandosi in stretto corridoio fatto di tubature.

 

 

Il Dottore si fermò improvvisamente, quando si accorse che l’uomo era fermo, come in attesa di qualcosa, fece segno a Jack e gli altri di tornare indietro a cercare una strada per circondarlo, lui nel mentre lo avrebbe trattenuto il più possibile.

“Hai un odore inconfondibile Dottore” lo schernì improvvisamente, lui si avvicinò molto lentamente.

“Si, curo molto il mio aspetto.” Disse con sarcasmo cercando di capire perché si era fermato.

“Non serve che reciti con me Signore del Tempo.” Lo schernì voltandosi a guardarlo, il Dottore si fermò.

“Anzi non lo sei più!” disse inclinando la testa.

“Non completamente!” continuò con disgusto.

“Sei molto debole lo sai?” chiese invece lui, spostando l’attenzione dell’essere su se stesso.

“Tra molto non lo sarò.” Disse e il corpo fu attraversato da una nuova fitta.

“Non si direbbe.” Continuò il Dottore osservandolo.

“Quel corpo non è abbastanza forte da reggerti ancora a lungo.”

“Potrei prendere il tuo. Un umano con la conoscenza di un Signore Del Tempo. Potrei dominare l’intero universo.” Schernì ancora, ma il Dottore non era per niente impressionato, cosa che anche l’alieno notò.

“Magari potrei prendere il corpo della tua compagna, quella ragazza ha qualcosa di davvero particolare.” Minacciò avvicinandosi.

“Non te lo permetterò” disse digrignando i denti, Jack arrivò alle spalle dell’uomo puntandogli l’arma.

“Non penserete davvero di farmi paura con quelle?” schernì ancora, ma il suo corpo fu attraversato da una nuova fitta, stavolta urlò scatenando una nuova onda d’urto, il terreno tremò, il Dottore si tenne ad alcune tubature, altre invece si spezzarono fuoriuscendo acqua e gas, alcuni dei ragazzi di Jack vennero feriti.

“Guardati, non riesci più a controllare il tuo corpo, sai bene che non resisterà a lungo, lascia questo pianeta finché sei in tempo.” Urlò il Dottore rimettendosi in piedi, aggrappandosi alle tubature non saltate.

“Voi stupidi essere umani morirete con me.” Urlò ridendo malignamente.

Il Dottore guardò l’essere davanti a lui, la rabbia che era in lui sarebbe scoppiata da un momento all’altro. Attorno a loro molte tubature perdevano e delle fiamme stavano divorando una parte della struttura.

“Visto che ancora hai i ricordi di Tom. Perché non controlli com’è morta la tua compagna?” Lo sfidò digrignando i denti. L’alieno rimase in silenzio per qualche minuto, dopo di che chiuse gli occhi abbassando la testa.

“Lascia questo pianeta e non tornarci più, siamo intesi?” minacciò rimanendo impassibile a lui. Un fascio di luce lasciò il corpo di Tom, che ormai esamine cadde sul pavimento.

“Lavoro eccellente come sempre.” Disse Jack avvicinandosi, mentre i suoi controllavano le condizione dell’uomo. Una strana sensazione prese il corpo del Dottore, il pericolo era passato, allora perché non era tranquillo, si voltò di scatto verso Jack.

“Rose” urlò, il ragazzo non capì, venne travolto dal Dottore che corse verso il tunnel che lo aveva portato lì, Jack gli fu subito dietro.

Attorno a loro le fiamme causate dal gas fuoriuscito stavano invadendo la zona e l’aria era diventata irrespirabile.

“Signore, dobbiamo andare via di qua.” Disse uno dei ragazzi di Jack.

Il Dottore sperava, che il morso al cuore che stava provando fosse solo momentaneo che una volta riabbracciata Rose sarebbe passato, ma ben presto si rese conto che si sbagliava, il sangue gli si gelò nelle vene, qualche metro di distanza vide il suo corpo disteso a terra, circondata da fiamme, non si muoveva, era immobile.

 

“Voglio saperti al sicuro.”

“Lo sarò.”

 

La sua voce gli ritornò in mente, non riusciva a muovere nessun muscolo era pietrificato, deglutì a fatica.

“Oddio!” esclamò Jack avvicinandosi a lui. Una parte della struttura, crollò proprio vicino alla ragazza, rendendo il soccorso impossibile.

“Rose” urlò disperato con la voce rotta dalle lacrime, non poteva essere una cosa del genere, si mosse nella sua direzione, ma Jack lo fermò.

“E’ troppo tardi.” Disse, mentre i suoi tornavano indietro.

“Non la lascerò da sola.” Disse, strattonò il ragazzo e cercò di raggiungere la sua Rose, non l’avrebbe abbandonata, lei non l’avrebbe mai fatto.

“Rose” disse ancora, voltandola dalla sua parte. Era priva di sensi, e aveva un taglio sulla fronte, i suoi capelli macchiati del suo sangue. Il Dottore la prese tra le sue braccia, non riuscendo più a trattenere le lacrime.

“Ci sono io qui con te, non preoccuparti.” Disse spostandole una ciocca di capelli dal viso, ma la ragazza non respirava.

“Dottore, dobbiamo muoverci, sta crollando tutto qui.” Urlò Jack distante da loro.

“Ti prego Rose, non puoi farmi questo.” Sussurrò tra le lacrime, disperato.

“Non lasciarmi, ti prego.” Continuò ancora, le accarezzo il viso e le diede un leggero bacio sulle labbra, erano ancora calde, forse c’era una piccola speranza. “Non puoi mollare così” disse il Dottore e prese a farle la respirazione bocca a bocca quasi con disperazione.

“Avanti Rose, riprenditi.” Urlò mentre le praticava il massaggio cardiaco, non voleva mollare, perché sapeva che lei non avrebbe mollato, non ha mai mollato. Aveva passato anni per ritrovarlo, avrebbe potuto farsi una vita, ricominciare da zero, ma la sua Rose non si era mai arresa al loro addio, e non poteva cerco arrendersi adesso che si erano trovati, adesso che avrebbero potuto passare la vita insieme, adesso che avrebbero potuto avere una famiglia, con una vita normale.

Improvvisamente la ragazza si riprese tossendo convulsivamente.

“Sono qui, sono qui.” Le disse cullandola tra le sue braccia, quando senti le sue dita aggrapparsi alla sua giacca si sentì più tranquillo, la strinse al petto e le bacio la testa, sospirando.

“La mia Rose, la mia meravigliosa Rose.” Disse cullandola, lasciando che le sue lacrime bagnassero il viso.

 

 

Fine

Capitolo IX

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Capitolo 11
*** Affrontare le paure ***


Note dell’autore: Eccovi il decimo capitolo, spero che vi piaccia come a me è piaciuto scriverlo, ero indecisa o meno, se collocare adesso la scena, ma credo che alla fine era inutile continuare a rimandare.

Spero vi piaccia vorrei sapere cosa ne pensate, quindi recensite liberamente, scusate per ogni errore di grammatica e di forma.

 

Capitolo X

Affrontare le paure

 

Un brivido le percosse la schiena, si strinse ancora di più nella coperta che le avevano dato i paramedici, secondo loro era tutto a posto, doveva solo riposare. Come poteva semplicemente riposare?

Appoggiò la fronte contro il vetro della sua finestra nel suo studio, chiuse gli occhi cercando di calmare la sua paura e il tremore che l’aveva invasa. Sentiva in lontananza Pete e Chris parlare, ma non capiva bene cosa stessero dicendo, o semplicemente non voleva capirlo.

Ancora un brivido la attraversò, sentiva freddo attorno a sé, abbassò lo sguardo, davanti all’ingresso dell’Istituto c’era un po’ di confusione, ma lei riuscì a riconoscerlo, lo avrebbe riconosciuto tra un miliardo di persone, il suo cuore reagì leggermente alla sua vista, chiuse gli occhi tremante lasciando che una lacrima le solcasse il viso. Quella era la prima sensazione positiva che riusciva a percepire da quando …. Ancora un brivido lungo la schiena, la sensazione di freddo la invase fino a raggiungere il suo cuore. Aveva avuto così paura, anche se per qualche attimo, aveva toccato la morte e il nulla.

Sospirò tremando ancora nel ripensare a quegli attimi, in quel momento aveva bisogno solo di una cosa, in quel momento aveva bisogno di essere stretta nuovamente a lui, di sentire ancora il suo calore, il suo amore, in quel momento aveva bisogno del suo Dottore. Senza rendersene conto appoggiò la mano contro il vetro, quasi cercando di accorciare le distanze tra loro, anche se lui non poteva vederla in quel momento.

 

Alzò lo sguardo verso l’alto, Pete e Chris insieme con un paramendico avevano accompagnato Rose nel suo ufficio, purtroppo lui doveva occuparsi di alcune faccende, ma la sua mente era completamente rivolta a lei.

Un brivido gli percosse la schiena, tra le sue braccia aveva tenuto il suo corpo senza vita, ed era stato ancora peggiore che vederla cadere nel vuoto, lo aveva devastato ancora di più, per quell’attimo aveva visto la loro vita fuggire via senza che lui potesse porvi rimedio.

Il dolore che questa esperienza si era insinuato nel suo cuore, era peggiore di quello precedente, aveva bisogno di correre da lei, di vederla sorridere, di vedere le sue guance colorate, per cancellare l’immagine orribile che lo stava tormentando. Aveva bisogno di lei più di quanto avrebbe potuto ammettere, ne aveva bisogno per colmare quel vuoto che gli si era formato in fondo al cuore.

Vide Pete e il paramedico uscire dalla struttura, l’uomo era alquanto contrariato, si avvicinò di corsa ignorando che Jack parlava con lui.

“Come sta?” chiese immediatamente.

“Sta bene, deve solo riposarsi.” Rispose con calma per tranquillizzarlo.

“Purtroppo il presidente, vuole vedermi immediatamente.” Disse borbottando.

“Se vuoi salire Chris …” il Dottore non gli diede il tempo di finire, corse verso gli ascensori.

Giunse a destinazione quasi subito, Chris era davanti alla porta che parlava al telefono con qualcuno, non appena il ragazzo lo vide staccò la chiamata e lo raggiunse.

“Deve riposare.” Disse il ragazzo senza dargli tempo di reagire.

“Voglio solo vedere come sta.” Insistette lui, superandolo, ma Chris si mise nuovamente davanti.

“Come credi che stia dopo aver rischiato di morire a causa tua?” lo provocò, la rabbia cresceva nel Dottore, ma lasciò stare, in quel momento doveva pensare a Rose.

“Dì a Jackie che accompagnerò io Rose a casa.” Disse superandolo di nuovo.

“Credo invece che sia meglio che per un po’ non vi vediate.” Insistette ancora il giovane, ma il Dottore lo ignorò ed entrò nello studio.

 

La stanza era buia, illuminata solo dalle luci della città, nella penombra il Dottore si accorse che Rose non aveva mangiato, sul tavolo c’era un vassoio ancora pieno.

La ragazza rimase ferma a fissare fuori dalla finestra, assorta nei suoi pensieri, stretta nella coperta dell’ambulanza, aveva ancora quel delizioso vestito che aveva scelto per il loro appuntamento, i capelli li aveva raccolti in modo disordinato con una fermaglio, ma qualche ciocca le ricadeva sul viso. Le luci fuori dalla finestra le illuminavano il viso stanco e pallido, il trucco ormai non c’era più, ma per lui era bellissima anche così.

“Come ti senti?” chiese quando le fu accanto.

“Sto bene” rispose in automatico in un sussurro, continuando a guardare fisso davanti a sé. Lui sapeva bene che mentiva, in quel momento non stava per niente bene, e riusciva a vedere l’immenso sforzo che faceva per tranquillizzare tutti. Si avvicinò e prendendole piano il polso, la costrinse a voltarsi per guardarlo, rimase a guardare nei suoi occhi per pochi secondi, e la strinse al petto. La sentì aggrapparsi al suo corpo disperata.

“E’ tutto finito.” Le ripeteva accarezzandole i capelli, sentiva il suo corpo smosso dai singhiozzi.

Rimasero così per un bel po’ di tempo, il Dottore continuò a cullarla e tranquillizzarla. Improvvisamente lei alzò lo sguardo su di lui, il Dottore le sorrise dolcemente, le asciugò due lacrime, prendendole il viso tra le mani e la baciò dolcemente, voleva solo farle capire che era lì per lei, che non avrebbe affrontato niente da sola, ma quando stava per allontanarsi Rose si aggrappò al suo collo approfondendo quel bacio, non se lo aspettava, non voleva certo quello, ma si rese conto che in quel momento Rose aveva bisogno di lui.

Rispose al bacio dischiudendo le labbra lasciando che le loro lingue iniziassero a inseguirsi disperate. Si lasciò andare al desiderio che aveva, le sue mani iniziarono a vagare sul suo corpo, il Dottore non aveva mai provato nulla di tutto quello, un’esplosione di sensazioni ed emozioni si fecero strada in lui, avrebbe fatto l’amore con lei in quel momento, non chiedeva altro, ma si fermò. Appoggiò la fronte contro quella di lei e riprese un attimo il fiato.

“Oh Rose!” sussurrò chiudendo gli occhi, la ragazza sorride timidamente.

“Ho avuto una paura di perderti.” Confessò senza aprire gli occhi, la ragazza gli rispose baciandolo ancora, ma prima che lui potesse approfondire il bacio, fu lei ad allontanarsi.

“Resterai con me, vero?” chiese con la voce tremante rotta dalle lacrime, il Dottore si allontanò un attimo e la guardò confuso.

“Ho bisogno che tu me lo dica, ti prego!” lo supplicò quasi disperata, il Dottore la guardò e sorrise con dolcezza, con il dorso della mano le accarezzò la guancia asciugandole una lacrima che si era formata da poco.

“Oh Rose Tyler resterò con te per sempre.” Disse piano fissandola negli occhi, quasi cercando di scavarle nell’anima.

 

Voleva rispondere a quello che lui le aveva appena detto, voleva dirgli che lo amava più di quanto avrebbe mai amato qualcuno, ma lui la baciò intensamente.                              Rispose a quel bacio con lo stesso desiderio, affondò le mani in quei meravigliosi capelli, senza rendersene realmente conto si ritrovò con le spalle contro la finestra, il Dottore scese a baciarle il collo le spalle, liberandola dalla coperta che ancora teneva su. Il suo respiro si fece affannoso, sentiva le sue mani vagare sul suo corpo, le sembrava di impazzire quando sentiva le sue labbra accarezzarle la pelle. Il Dottore la strinse nuovamente a sé allontanandola dalla finestra.

“Dottore …” sospirò la ragazza tra i suoi baci, mentre si aggrappava a lui. Non aveva mai desiderato fare l’amore con qualcuno come in quel momento. Quello che l’era successo solo poco prima sembrava completamente scomparso, sentiva solamente le labbra del Dottore sulle sue, le loro lingue che si intrecciavano, le mani di lui che la cingeva ancora di più, ma soprattutto riusciva a sentire il suo unico cuore battere all’impazzata nel petto, mai si era sentita così viva, mai aveva amato una persona così tanto.

 

Non riusciva a smettere di baciarla, le sciolse i capelli e si fermò un attimo a osservarla nella penombra delle luci che entravano dalla finestra, voleva averla per quella notte, voleva averla per sé per ogni notte che avrebbero passato insieme da quel momento.

La condusse fino al divano aiutandola a stendersi, riprese a baciarle le labbra, per poi scendere sul collo e sulle spalle e poi giù alla sua scollatura. Assaporò ogni centimetro di quella pelle, la sua mano iniziò ad accarezzarle la coscia, alzandole la gonna, Rose lo aiutò a togliersi la giacca e a sbottonarsi la camicia, sentire le sue dita contro la sua pelle lo fece rabbrividire.

Si tolsero i vestiti a vicenda, desiderosi di entrare in contatto con la pelle dell’altro, di potersi finalmente unire e dare sfogo al loro amore, alla passione e al desiderio che hanno sempre provato l’uno per l’altra, avevano aspettato quel momento per tanto di quel tempo.

“Oh Rose!” sussurrò lui mentre osservava la sua bellezza, intrecciarono le loro mani, mentre si unì a lei con dolcezza spaventato di poterle fare male, impazziva nel sentirla aggrappata a lui, le sue mani che gli percorrevano il petto e la schiena, la bocca di lei che cercava quasi disperata la sua.

Rose si muoveva con armonia con il suo corpo, si chinò su di lei riprendendo a baciarle il collo, lei avvicinò la bocca al suo orecchio.

“Ti amo.” Sussurrò tra i gemiti, il Dottore strinse la sua mano aumentando l’intensità dei movimenti, era la prima volta che lei glielo diceva da quando erano in quel mondo, la prima volta che poteva sentirla così vicina a lui, la prima volta che riuscì a sentirsi completo.

 

Era in pace, in estasi, la notte stava lasciando posto al giorno e loro erano lì, nel silenzio più totale a godere della compagnia dell’altro. Lei aveva la schiena appoggiata al suo petto, lui la cingeva da dietro con un braccio, mentre le solleticava il collo, avevano fatto l’amore per tutta la notte, era stato più che incredibile, aveva provato qualcosa d’indescrivibile e d’inaspettato, spesso le era capitato di fantasticare su loro due, ma non avrebbe mai pensato che poteva succedere e che soprattutto sarebbe stato così intenso.

Sorrise divertita quando il Dottore le accarezzò delicatamente il braccio, facendole venire un po’ di pelle d’oca.

“E’ stato tutto … perfetto.” Disse scandendo le parole, mentre le sue dita con delicatezza risalivano il braccio.

“La cosa migliore di tutta la mia esistenza.” Continuò, sussurrandole all’orecchio, Rose sorrise ancora e si morse il labbro inferiore.

“Credevo che nella tua lunga vita ti fosse già capitato di “ballare”.” Scherzò la ragazza, ricordando la loro discussione di tanto tempo fa.

“Non fare la stupida!” le rispose divertito anche lui.

“Fare l’amore con te non ha precedenti.” Continuò, Rose si voltò a guardarlo.

“Chissà a quante lo hai detto.” disse divertita, stavolta fu il Dottore a sorridere.

“Dico sul serio.” Disse sussurrando, riprendendo a baciarle la spalla.

“Sei tutto ciò che un uomo può desiderare.” Continuò mentre risaliva il collo fino all’orecchio.

“Sei tutto ciò che io ho sempre desiderato.” Disse sussurrando al suo orecchio, Rose chiuse gli occhi rabbrividendo nel sentire il calore del suo alito sulla sua pelle, mentre sentiva la sua mano che le accarezzava i fianchi e il ventre. Quante volte aveva desiderato di sentirgli dire queste cose. Quanto aveva desiderato poter sentire il corpo nudo di lui contro il suo.

“Non lo dico solo per stanotte, ma per tutte le volte che abbiamo litigato, per le volte che mi sorridi, che stringi la mia mano, per ogni secondo che passo con te.” Continuò con calma baciandola ancora una volta, con la stessa passione, sembrava non averne ancora abbastanza di lei, le sembrava che volesse recuperare tutte le volte che non erano stati insieme. Poi lo vide fermarsi e farsi serio improvvisamente.

“Non ti ho chiesto, se ecco …” Iniziò il Dottore imbarazzato, attirando ancora di più la sua attenzione.

“Cosa?” chiese lei invitandolo a continuare.

“Sì, insomma … Se ecco, tu ...” Tentò di farfugliare qualcosa sempre più imbarazzato, aveva capito qual era l’argomento, ma si divertiva vederlo in quelle situazioni.

“Insomma … sarebbe più che normale … tu eri … voglio dire, sei meravigliosa … e noi non era neanche sicuro che ci saremmo rivisti … che avremmo avuto questo.” Disse sempre più imbarazzato, Rose si morse il labro e decise di andargli incontro.

“Vuoi sapere se c’è stato qualcun altro?” incalzò lei divertita, il Dottore abbassò lo sguardo imbarazzato, ma poteva leggere anche un po’ di curiosità.

“O vuoi sapere se c’è stato qualcosa con Chris?” chiese ancora, facendogli alzare lo sguardo.

“Beh ... Credo che non ci sarebbe niente di male … tu e lui, mi sembrate …” continuò infastidito e imbarazzato.

“Non c’è stato nessun altro.” Rispose fermandolo, il Dottore rialzò lo sguardo su di lei, sorridendo rilassato e soddisfatto.

“Sapevo che ti avrei raggiunto, alla fine.” Continuò la ragazza, si avvicinò ancora di più e lo baciò. Rimasero ancora abbracciati a coccolarsi a vicenda, in silenzio assaporando ancora quel momento.

“E’ tranquillo qui.” Disse improvvisamente il Dottore, guardandosi attorno.

“Dovremmo venirci più spesso a quest’ora.” Scherzò lei.

“Lontano da mamma, Tony, dalle continue interruzioni di Ianto e Chris.” Continuò ancora Rose stringendosi ancora a lui, chiudendo gli occhi.

“E se invece andassimo a vivere per conto nostro?” chiese improvvisamente lui, accarezzandole i capelli, la ragazza scattò sorpresa e si mise sui gomiti per poterlo guardare negli occhi e assicurarsi che aveva sentito bene.

“Che cosa hai detto?” chiese per avere conferma.

“Andare a vivere insieme, tu ed io” disse ancora, Rose era davvero impreparata a quella proposta, non si aspettava nulla del genere.

“Non fanno così le coppie?” chiese conferma lui.

“Tu vuoi andare a vivere in un appartamento con me?” chiese ancora Rose, sorpresa.

“Perché ti sembra così strano, siamo una coppia, vero?” chiese quasi con timore alla fine, la ragazza se ne accorse e cercò di tranquillizzarlo.

“Sì, lo siamo … ma ecco, pensavo che avessi bisogno ancora del tempo per abituarti, a tutto questo.” Disse ancora la ragazza, il Dottore la guardò negli occhi e prese il suo viso tra le mani, osservando ogni suo centimetro.

“Se sono sicuro di una cosa e che voglio stare con te, non m’importa di dove e quando.” Disse e la baciò con più intensità che poteva, Rose rispose al bacio socchiudendo le labbra, ma non riuscì a placare un timore che ancora c’era nel suo cuore, vero il Dottore le aveva detto che sarebbe rimasto con lei per sempre, ma purtroppo sapeva fin troppo bene che Chris aveva ragione, il Dottore alla fine si sarebbe stancato di rimanere legato a un solo posto, a un solo pianeta.

Furono interrotti dal cellulare di lei che iniziò a suonare, si guardarono, Rose ancora sorpresa e confusa per quella dichiarazione, coprendosi con la coperta si alzò.

“Mi era sembrato strano.” Disse ironico il Dottore, mentre Rose tentava di raggiungere il telefonino in mezzo i vestiti sparsi per il pavimento.

“Sarà mia mamma, avremmo dovuto essere già a casa.” Continuò la ragazza cercando ancora il telefonino che non accennava a smettere di suonare.

“In effetti, avevo promesso che ti avrei riaccompagnato a casa.” Rifletté il Dottore ancora sul divano. Rose trovò il telefono e finalmente rispose.

“Ciao mamma!” disse dopo che aveva guardato di chi era la chiamata.

“Si … lo so … ma abbiamo perso la cognizione del tempo.” Si giustificò imbarazzata dando le spalle al Dottore.

“Sì, mamma so perfettamente che ore sono.” Disse chiudendo gli occhi e cercando di concentrarsi su quello che sua madre stava dicendo.

“Si, si ok … ci vediamo tra un po’, ciao.” Disse di fretta staccando la chiamata, tenne il telefono in mano senza voltarsi, il Dottore si era avvicinato e le cinse la vita appoggiando il mento alla sua spalla.

“Tutto a posto?” chiese con calma, Rose deglutì e si voltò verso di lui sorridendo.

“Certo, era preoccupata perché non siamo rientrati.” Spiegò e si allontanò subito, iniziando a raccogliere i suoi vestiti.

La proposta del Dottore l’aveva sorpresa, ma era anche terribilmente spaventata, aveva sognato quel momento per tanto tempo, ma in quel frangente si sentiva confusa e spaventata, spaventata che lui potesse un giorno andarsene via, lontano da lei. Scosse la testa quando lui si mise accanto a lei, sul divano.

“Rose, sicura che va tutto bene?” chiese lui, notando la sua preoccupazione.

“Si, tranquillo, sarà meglio muoverci o mamma manderà l’esercito a prenderci.” Disse scherzando, mentre finiva di vestirsi, si alzò per raggiungere le sue scarpe.

“Non mi hai ancora risposto.” Disse improvvisamente lui, mentre si rivestiva.

“Vorrei solo avere un po’ di tempo per pensarci.” Disse lei fermandosi, poi si voltò sorridendogli.

“Non voglio affrettare nulla.” Disse sforzando di sorriderli, sperando che le abbia creduto, si voltò nuovamente dandogli le spalle e chiuse gli occhi placcando quel timore.

 

Fine

X° Capitolo

 

Note finali: Confesso che tra Single Father (che se non avete ancora visto ve lo consiglio caldamente, David è fantastico) e Secret Diary of call Girl, mi sono fatta trasportare dall’immagine di quei due finalmente insieme, comunque è la prima volta che descrivo una scena come quella quindi concedetemi una seconda possibilità per migliorare.

Continuate a seguirmi, alla prossima con il prossimo capitolo.

 

Spazio Recensioni: Ringrazio come sempre tutti voi che continuate a seguirmi e a recensire le mie storie.

Little Fanny: Caspita in due giorni hai recuperato tutti i capitoli che non avevi letto, grazie mille per le tue recensioni mi hanno fatto proprio ridere. Spero che questo capitolo sia di tuo gradimento, e soprattutto tranquilla per Chris, te lo cedo volentieri. So che ti piace leggere del Dottore che brontola alla presenza di Chris e io amo scrivere quelle parti, mi ha sempre divertito immaginare Ten geloso della sua Rose. Non vedo l’ora di leggere la tua recensione a questo capitolo.

 

Revisione Ottobre 2011

 

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Capitolo 12
*** Ancora difficoltà ***


Note dell’autore: Rieccomi con un nuovo capitolo, tranquille manca davvero poco alla conclusione della storia (dopo dovrò trovarmi qualcos’ altro da fare XD), quindi continuate a seguirmi e continuate con le recensioni, mi diverto a leggerle.

 

Capitolo XI

Ancora difficoltà

 

Rose era nel suo letto, a rileggere alcuni documenti, il giorno dopo avrebbe avuto un lezione all’Università, una delle ultime visto che presto poteva laurearsi.

Stava rileggendo alcuni appunti, mangiucchiava il tappo della penna per scaricare il suo nervosismo, inoltre un tremendo mal di testa la stava tormentando da giorni.

Non riusciva a togliersi dalla mente la proposta che il Dottore le aveva fatto, era passato qualche giorno, e lei aveva evitato brillantemente l’argomento, non riusciva a placare quel timore di essere lasciata indietro da sola, passava tutto il tempo che poteva con lui, ormai dormivano anche insieme, non avevano più fatto l’amore insieme, anche se lei lo desiderava tanto.

Eppure, nonostante tutto questo, non riusciva a mandare via quella paura, non riusciva ad affrontare quell’argomento con lui.

I suoi pensieri furono interrotti, quando il Dottore entrò nella camera.

“Si è addormentato?” chiese Rose, non appena lo vide.

“Con qualche difficoltà, ma sì, sta dormendo.” Disse mettendosi sotto le coperte accanto a lei.

“Che cosa fai?” chiese avvicinandosi, cingendole la vita con un braccio.

“Stavo controllando questi appunti.” Rispose indicandogli i fogli, il Dottore li prese interessato, ma li mise sul suo comodino, lontano dalla portata di Rose.

“Che fai mi servono” si lamentò tentando di prenderli.

“No che non ti servono.” Disse spingendola piano verso la sua parte del letto.

“Li hai letti per l’intera serata.” Continuò mentre, si sdraiava su di lei, impendendole di alzarsi.

“Dottore, fammi dare un’ultima occhiata.” Pregò ancora la ragazza, lui sorrise negandole il permesso.

“Ora… devi rilassarti.” Disse iniziando a baciarle il collo, mentre le teneva le mani ferme, Rose inclinò la testa per dietro rabbrividendo.

Aveva sempre sospettato che il Dottore, fosse un tipo passionale, ma non avrebbe mai immaginato così tanto.

Dottore… ti prego…” supplicò poco convinta.

“Oh su Rose, e la prima volta che siamo soli, dal nostro primo appuntamento.” Si lamentò lui, baciandola sulle labbra, lei rispose a quel bacio cirdondandogli il collo con le braccia.

“Domani ho lezione all’ Università e devo parlare con il professore prima.” Si lamentò socchiudendo gli occhi, il Dottore sorrise e la guardò.

“Puoi parlarci anche dopo la lezione.” Disse e iniziò ad accarezzarla più intimamente, a quello Rose non riuscì proprio a controllarsi, anche lei non vedeva l’ora di poter fare l’amore con lui, di nuovo.

“Ci parlerò a fine lezione.” Si arrese in un sussurrò, il Dottore sogghignò soddisfatto e affondò la testa sotto la coperta, inziandole a baciare il seno e il ventre, solleticandola un po’ sui fianchi, mentre le sue labbra scendeva ancora più, la ragazza rise divertita.

Improvvisamente la porta si aprì e Tony entrò stroppicciandosi gli occhi.

“Tony?” chiese la ragazza, vedendo il fratellino davanti alla porta, il Dottore spuntò da sotto le coperte, incuriosito.

“Posso dormire con voi?” chiese intimorito il piccolo

“Che cosa succede?” chiese Rose preoccupata.

“Ci sono i mostri in camera mia.” Disse avvicinandosi, Rose guardò il Dottore inarcando un sopracciglio.

“Che storia gli hai raccontato?” chiese.

“Perché pensi che sia colpa della mia storia?” si difese innocentemente, Rose inclinò in un lato la testa, sapendo che era per questo il suo fratellino non riusciva a dormire.

“Ok… ok… gli h raccontato quella dei Vashta Nerada.” rispose piano, sapendo che la ragazza si sarebbe arrabbiata.

“Sei pazzo, quella ha fatto paura me, figurati a un bambino di tre anni.” Lo richiamò Rose, il Dottore sbuffò.

“Avanti capitano salta su.” Disse il Dottore verso il piccolo, che si arrampicò sul lettone mettendosi tra i due.

“Mi racconti un'altra storia?” chiese innocentemente, mentre Rose gli sistemava i cuscini.

“Sì, Dottore raccontaci una storia a entrambi.” Disse Rose divertita mettendosi comoda

“D’accordo! Allora, che ne dici del ritorno di Cassandra e delle gatto infermiere?” propose guardando Rose, che gli sorrise.

“Credo sia perfetta!” acconsentì, permettendo al Dottore di procedere con la storia.

 

Un rumore, alle sue spalle, un lamento di qualcuno, sua madre era andata via, e lei si stava dirigendo verso il suo palazzo ma, quel rumore la fece fermare. Si voltò e vide un’ombra, qualcuno appoggiato al muro, non riusciva a distinguere il viso di quell’uomo, indossava un lungo cappotto beige, non aveva idea di chi era e cosa ci faceva lì, ma un profondo senso di fiducia la pervase.

“Tutto bene, amico?” chiese cercando di vedere meglio chi era.

“Sì.” Rispose con qualche difficoltà.

“Bevuto troppo?” chiese sorridendo.

“Qualcosa del genere.” Le disse guardandola attentamente, la penombra sul suo viso le impediva di guardarlo bene, sembrava un uomo a posto, molto elegante, era strano vederlo lì, la notte di capodanno, da solo.

“Forse è ora di andare a casa” disse con calma, lui confermò con un velo di malinconia nella voce.

“Comunque… Buon anno!” continuò lei tornando a sorridergli, ricambiò gli auguri, dopo di che riprese a camminare verso casa, ma la sua voce la fermò ancora una volta.

“In che anno siamo?” chiese, si voltò nuovamente, sorpresa da quella domanda.

“Cavolo, ma quanto hai bevuto?” chiese divertita, era una situazione davvero assurda, la sua domanda era davvero assurda.

“E’ il 2005. Primo gennaio.” Rispose scandendo bene le parole, lui non smetteva di fissarla.

“2005?” chiese per avere conferma, lei annuì stringendosi ancora nel suo giubbino.

“Sai una cosa. Scommetto che, per te sarà un anno davvero grandioso.” Lo disse con una voce carica di malinconia, le lacrime che minacciavano di scendergli sul viso, trasparirono dalle sue parole.

“Dici?” chiese non molto convinta, ma sorrise, quello strano tipo le stava trasmettendo sensazioni davvero strane, lo vide annuire sorridendo, ricambiò quel sorriso con molta naturalezza, come se non avessi fatto altro nella mia vita.

“Ci vediamo.” Lo salutò sorridendo e corse via per ripararsi dal freddo, prima che la porta si chiudeva, si voltò ancora una volta verso quell’uomo.

 

Si svegliò di colpo da quel strano sogno, no, non era un sogno, era un ricordo, un ricordo che non sapeva di avere, un ricordo che era appena stato modificato. La consapevolezza del significato si fece strada in lei.

Chiuse gli occhi respirando lentamente, si alzò e si mise la vestaglia, si fermò un attimo a guardare gli altri occupanti del suo letto, sia Tony sia il Dottore dormivano tranquilli, sereni e ignari della sensazione di vuoto che aveva preso possesso in lei. Si avvicinò lentamente alla finestra, spostando le tende, alzò lo sguardo al cielo ripensando a quel sogno, a quel ricordo, ripensando a quella voce, alle sue parole, una lacrima le scese sul viso, lei si affrettò ad asciugarla e tirò su col naso. Riprese a guardare il cielo, le stelle quelle stelle che aveva toccato, quelle stesse stelle che lui le aveva mostrato, in mente le ritornarono tutte le loro avventure, tutte le emozioni che aveva provato da quando era entrata in quella folle cabina blu, tutto quello che aveva provato nel rimanere accanto a quell’uomo.

“Rose!” sentì mormorare alle sue spalle, chiuse gli occhi e respirò lentamente tremando, si voltò verso di lui, cercando di sorridere.

“Non volevo svegliarti.” Disse con calma.

“Non lo hai fatto.” Le rispose inclinando la testa, lo guardò con attenzione, nella penombra della stanza, identici eppure così diversi allo stesso tempo, la voce, le movenze, il modo in cui pronunciava il suo nome.

“Si è rigenerato.” lo disse senza neanche rendersene realmente conto, spezzando il silenzio che era caduto tra loro.

“Lo so!” le confermò e per un attimo tremò, lui poteva ancora sentirlo, poteva ancora sentire cosa significava rigenerarsi, deglutì lentamente.

“Tu puoi…” tentò di chiedergli ma, aveva paura di sentire la risposta.

“Solo un eco… leggero ma pur sempre intenso.” Disse con calma avvicinandosi, Rose si coprì la bocca con le mani trattenendo le lacrime, il Dottore si avvicinò ulteriormente stringendola al petto. Si aggrappò a lui, al suo corpo cercando di calmare i suoi pensieri, cercando di non pensare al suo dolore.

 

La strinse a sé più che poteva, cercando di colmare il dolore e il vuoto che riusciva a percepire da quando si era svegliato.

Il suo alterego si era rigenerato, e non era stato per niente facile, stranamente riusciva a percepire la sua paura, e il desiderio di rimanere legato a quella reincarnazione, al suo bisogno di poter rivedere almeno per l’ultima volta la sua preziosa Rose, la donna che gli aveva cambiato la vita per sempre, quella stessa donna a cui aveva rinunciato, per donarle una vita normale.

Si concentrò sul fatto che Rose era lì con lui, e che la stava stringendo a sé per tranquillizzarla.

“Era solo… perche era solo?” chiese lei tra le lacrime, continuando ad aggrapparsi a lui.

“Non lo so Rose, non lo so.” Le rispose continuando a cullarla per farla calmarla.

“Mi dispiace, mi dispiace così tanto per lui.” Continuò a dirlo tra i singhiozzi, il Dottore le baciò la testa, chiuse gli occhi e respirò lentamente.

“Sarà stato così spaventato, perché non c’era nessuno con lui che potesse aiutarlo?” continuò a chiedere, le prese il viso tra le mani allontanandola un po’ dal suo petto, la guardò dritto negli occhi, con i pollici asciugò le lacrime che scendevano copiose sulle guance.

“Lui non è mai stato solo, ha sempre avuto una parte di te.” Le disse con calma, sperando di calmarla.

“Anche prima, tu sei stata sempre accanto a noi, in ogni momento, e saperti a sicuro e felice l’ha fatto sentire in pace con se stesso.” Continuò con il cuore che scoppiava d’amore per questa splendida ragazza.

“Sul serio?” chiese con la voce tremante, annuì sorridendole dolcemente, la strinse nuovamente a sé.

 

Arrivarono a lavoro insieme come sempre, ma quel giorno Rose era molto silenziosa. Era passato qualche giorno in relativa tranquillità, non parlarono più di quella notte, non parlarono più del ricordo di Rose, e della rigenerazione.

Rose sembrava la stessa anche se più stressata e stanca a causa del lavoro, all’entrata li raggiunse Chris.

“Per fortuna sei già qui!” disse avvicinandosi, il Dottore sollevò gli occhi al cielo, era inutile, pur sapendo che non c’era stato nulla con Rose, la sua presenza lo infastidiva.

“Buongiorno anche a te Chris.” Gli rispose Rose un po’ scontrosa cosa che divertì molto il Dottore, in quei giorni Pete era assente per lavoro, e Rose e Chris avevano dovuto lavorare il doppio, e soprattutto avevano lavorato insieme, cosa che rendeva il Dottore ancora più nervoso.

“Scusa, ma vorrei rivedere con te alcuni punti della riunione di oggi, prima che arrivino anche gli altri.” Continuò il ragazzo, la ragazza deglutì chiudendo gli occhi, sembrava che aveva qualcosa che non andava.

“Senti Chris, abbiamo riguardato quegli appunti per ore ieri sera, e sinceramente sono stanca, quindi ti pregherei di lasciarmi in pace, ok?” continuò lei sempre più scontrosa, questo era ancora più strano, la ragazza se ne andò lasciando i due sbigottiti per il suo comportamento.

“Cosa le prende?” chiese al Dottore. Certamente questo non era il comportamento abituale di Rose, qualcosa non andava e lui voleva capire cosa.

“Non ora Chris.” Disse ignorando la sua domanda e corse a raggiungere Rose.

“Ehi, tutto bene?” le chiese una volta raggiunta, lei sbuffò.

“Certo che sto bene, perché non dovrei stare bene.” Disse un po’ seccata, il Dottore le prese il braccio e la fece voltare, guardandola negli occhi.

“Che ti sta succedendo, di solito sono io che faccio lo scontroso o il maleducato.” Disse fissandola, la ragazza sbuffò e si passò una mano sul viso.

“Lo so, scusa!” disse sospirando.

“Cosa ti succede?” chiese ancora il Dottore con calma.

“E solo che mi sento stanca e soffro di mal di testa.” Spiegò la ragazza con la voce stanca.

“Mal di testa, ancora, anche ieri lo avevi.”osservò lui, riflettendo.

“Lo so, speravo che stamattina mi passasse ma continua a infastidirmi.” Si lamentò lei.

“Dovresti riposarti un po’, dico sul serio sono giorni che lavori fino a tardi, e la notte ti agiti nel sonno.” Disse invece il Dottore, lei sbuffò stancamente.

“Lo so, lo so, ma con mio padre fuori sede non posso permettermi di fermarmi. Per fortuna stasera torna, almeno domani riposerò un po’.” Disse con calma e appoggiando le mani sul petto del Dottore.

“Mi prometti che stasera ci rilasseremo, magari davanti a un film?” le propose cingendole la vita.

“Se mio fratello non ci saltella attorno, ci proverò.” Accettò lei sorridendogli.

“Tranquilla, penserò io a tuo fratello.” Disse ricambiando il sorriso, Rose lo guardò un attimo.

“Sai che non puoi chiuderlo a chiave in una stanza come hai fatto una volta con mamma, vero?” la chiese retoricamente.

“Prometto che non chiuderò tuo fratello in una stanza della casa.” Le rispose solennemente.

“E neanche mamma.” Aggiunse lei, a quel punto il Dottore sbuffò, Rose sorrise appoggiandogli un piccolo bacio sulle labbra, per poi insieme raggiungere i loro uffici, mano nella mano.

 

Il Dottore se ne stava nel suo ufficio, seduto comodamente alla sua sedia, gli occhiali appollaiati sul naso, annoiato mentre aspettava che il suo computer finiva di elaborare gli ultimi oggetti che aveva catalogato.

Si ritrovò a pensare a Rose e alla loro storia, non riuscivano mai a starsene in tranquillità, e non avevano più parlato della possibilità di andare a vivere insieme, Rose continuava a evitare l’argomento, non ne capiva il motivo, infondo era come se già vivessero insieme, ogni notte dormivano insieme, solo che non avevano una loro intimità, una tranquillità domestica che poteva avere sicuramente vivendo in un appartamento solo loro due.

Uno dei suoi assistenti, si avvicinò distraendolo dai suoi pensieri, gli consegno un pacco indirizzato a lui, s’insospettì non capiva come poteva essere possibile una cosa del genere, a parte Rose e la sua famiglia non conosceva nessun altro in questo mondo, quindi chi poteva mandargli quel pacco. Lo guardò con attenzione incuriosito, lo aprì con circospezione, dentro trovò un dischetto giallo, simile a quello che Rose aveva usato per passare il vuoto e raggiungerlo, solo che questo sembrava modificato in qualche modo, sotto il dischetto, un foglio con qualcosa stampata sopra.

 

Salto intergalattico, fanne un buon uso!

 

Non capiva il senso di quella frase, non capiva chi poteva mandargli una cosa del genere e soprattutto per quale motivo.

I suoi pensieri furono interrotti, quando vide Jackie e Tony entrare atrio della sua sezione posò il dischetto dentro il pacco e si alzò togliendosi gli occhiali.

“Jackie!” la chiamò avvicinandosi, Tony non appena lo vide gli corse tra le sue braccia.

”Eccoti, ti stavo cercando.” Disse la donna.

“E’ successo qualcosa?” chiese di fretta.

“No, tranquillo, cercavo Rose ma, Ianto mi ha detto ch’è in riunione.” Si lamentò la donna, il Dottore già s’immaginava la scena in cui Jackie se la prendeva con Ianto, perché non poteva parlare a Rose.

“Sì, credo che ne avrà per tutto il resto del pomeriggio.” Si lamentò anche il Dottore, preoccupato della salute di Rose.

“Comunque volevo dirle che suo padre stasera non rientrerà, ma arriverà domani nella mattinata.” Spiegò la donna contrariata anche per quello.

“Come mai?” chiese incuriosito il Dottore.
“Non lo so, credo abbia che fare con quell’incontro d’affari, ma non ho capito bene.” Gli spiegò confusamente, non nascondendo il suo fastidio.

“Inoltre, volevo dirle che stasera Tony ed io passeremo la notte da mia  madre.” Continuò la donna, il Dottore la guardò sorpreso, avrebbero avuto quella casa tutta per loro? Gli sembrava piuttosto strano.
“Hai capito bene, stasera sarete tu e Rose da soli.” Affermò ancora Jackie leggendo il dubbio sul viso del Dottore.

“E vedi di non sprecare anche quest’occasione, intesi?” gli disse puntandogli il dito contro, mettendolo in forte disagio come sempre.

“D… D’accordo!” disse sorpreso e intimorito allo stesso tempo, Jackie prese in braccio Tony.

“Ci vediamo domani mattina.” Disse per poi andare via, non lasciando il tempo al Dottore di controbattere. Ancora stordito tornò al suo ufficio, ripetendosi mentalmente che lui e Rose avrebbero avuto l’interna villa solo per loro, per un intera notte, alla decima volta che lo ripeteva venne colto da un illuminazione.

 

Rose rientrò a casa stanca e stressata con il maledetto mal di testa che non accennava a diminuire nonostante aveva preso l’aspirina, le luci erano tutte spente, e lo trovò molto strano.

“Sono tornata!” disse guardandosi attorno mentre si toglieva la giacca.

“Mamma? Dottore?” chiamò a grande voce, accese la luce nel salone, Tony non era corso ad abbracciarla come sempre, ma forse il Dottore gli stava raccontando qualche storia. Decise di andare in biblioteca, ma era vuota, non c’era né il Dottore né Tony, il caminetto era anche spento, nonostante fuori c’era freddo.

“Non c’è nessuno?” chiese preoccupata, guardandosi attorno. Decise di salire ai piani superiori, per fortuna sentì della musica venire dalla sua camera, sicuramente il Dottore e Tony erano lì, entrò in camera ma a parte lo stereo acceso non c’era nessuno, entrò in bagno perché c’era la luce accesa, e rimase piacevolmente sorpresa da quello che vide.

“Che sta succedendo?” chiese facendo saltare il Dottore dalla sorpresa, impegnato ad accendere delle candele.

“Rose, sei in anticipo.” Disse sorpreso, la ragazza si guardò attorno, il Dottore aveva sparso la stanza di candele profumate, aveva salito in un secchiello di ghiaccio una bottiglia di vino e due bicchieri, inoltre stava preparando l’acqua per un bagno caldo.

“Che stai facendo?” chiese sorridendo, il Dottore si guardò attorno, si avvicinò a lei soddisfatto.

“Ti piace?” le chiese con un sorriso che non finiva più.

“Così ti rilassi un po’.” Continuò.

“Dove sono tutti?” chiese invece lei.

“Ecco, tuo padre tornerà domani e tua madre a portato Tony da tua nonna.” Le rispose avvicinandosi di più, le diede il bicchiere e aprì la bottiglia di vino. Rose non riusciva a crederci, erano da soli, iniziò a capire le intenzioni del Dottore, e doveva ammettere che non gli dispiaceva per niente l’idea.

“Siamo soli quindi?” chiese per avere conferma.

“Soli, soletti, per l’intera notte.” Le rispose mentre le versava il vino nel bicchiere, Rose sorrise, brindarono sorridendosi e sorseggiarono un po’ di vino.

“Uhm… candele profumate, musica soft, luci soffuse, vino…. Stai cercando di sedurmi Dottore?”  chiese con ironia, mentre lui le cingeva la vita con un braccio, accorciando le distanze tra loro.

“Non è una cattiva idea, no?” chiese invece lui con ironia, sfiorandole le labbra, Rose tremò, amava sentirlo così vicino a lei.

“No, credo sia un’idea fantastica.” Disse lei in un sussurro, il Dottore le sorrise e poi la bacio con passione.

Non fecero subito l’amore, volevano godersi in tranquillità quella serata, si tolsero i vestiti immergendosi insieme dentro l’acqua calda della vasca, Rose appoggiò la sua schiena contro quella di lui, rabbrividendo a quel contatto, ogni volta che si sfioravano o si toccavano, un implosione di emozioni l’attraversavano.

Rimasero in quel modo per un po’, parlando con tranquillità delle loro avventure, Rose si rilassò completamente, lasciando scorrere via tutte le tensioni e preoccupazioni di quei giorni, si concentrò sul Dottore che le accarezzava la pelle con delicatezza, sul suono della sua voce che tradiva la sua felicità, sulla loro forte alchimia che li ha sempre distinti.

“Allora come va il tuo mal di testa?” chiese con calma lui, la ragazza sospirò accocolandosi di più a lui.

“E’ sempre presente, ma sta decisamente diminuendo.” Disse con calma, tenendo gli occhi chiusi.

“Bene, allora il mio piano sta funzionando.” Continuò lui con ironia.

“Sicuramente.” Confermò lei bevendo un altro sorso di vino dal bicchiere.

“Come ti è venuto in mente tutto questo?” chiese rigirandosi nella vasca per guardarlo.

“Che cosa credi che non sia a conoscenza delle tecniche umane per il rilassamento, dopo una giornata di stressante lavoro?” chiese soddisfatto.

“Beh ripeto nel dire che tutto questo è davvero meraviglioso.” Gli disse e lo baciò con una passione sempre più crescente.

Il Dottore la strinse a se, immergendola di più nella vasca, ma qualcuno suonò il campanello di casa, prima di poter approfondire il “discorso”.

“Non andare ad aprire.” Lo pregò quando lo vide muoversi.

“Potrebbe essere la cena, non preoccuparti continua a rilassarti, vado io.” Disse mentre si metteva l’accappatoio.

“Che cosa hai ordinato?” chiese lei prima che lui uscisse dal bagno.

“Italiano, so che ti piace.” Le rispose per poi uscire. Rose si morse il labro felice di quella serata con il suo Dottore, si appoggiò alla vasca immergendosi di nuovo nell’acqua.

 

Il Dottore pagò il fattorino, appoggiò il cibo sul tavolo della sala da pranzo, dove aveva già apparecchiato, accese, le due candele sistemante sul tavolo, sistemò le cibarie nei piatti e corse dalla sua Rose, ansioso di continuare quella serata.

“Rose, puoi uscire dall’acqua, la cena è servita.” Disse mentre spegneva lo stereo, ma la ragazza non rispose.

“Rose, non ti sarai mica addormentata.” Disse avvicinandosi, ma quando superò la soglia del bagno, ciò che vide lo terrorizzò, la ragazza era inerme immersa nella vasca da bagno priva di sensi, e dal naso gli usciva un po’ di sangue.

“Rose!” urlò correndo verso di lei, la prese tra le sue braccia mettendola fuori dall’acqua, il respiro e il battito si stavano indebolendo, il sangue che le usciva dal naso non prometteva nulla di buono.

“Rose, riprenditi Rose.” Tentò di chiamarla scuotendola un po’, ma la ragazza non rispondeva, con una mano prese nei pantaloni il suo cellulare, compose il numero e chiamò.

“Sono io, Rose sta male, dobbiamo portarla nell’infermeria del Torchwood.” Disse di fretta, mentre con l’altro braccio continuava a tenerla.

“In ospedale non saprebbero che fare… muoviti.” Urlò alla fine, staccando il telefono e ributtandolo sul pavimento.

“Non preoccuparti, risolveremo tutto questo.” Disse alzandosi mentre continuava a tenerla, la coprì con un asciugamano e la distese sul letto, mentre lui si cambiava. Purtroppo c’era una sola spiegazione a tutto quello, e lui doveva trovare assolutamente una soluzione, o avrebbe perso la sua Rose, per sempre, e non poteva permetterlo.

 

Fine

Capitolo XI

 

Note finali: Fino all’ultimo ero indecisa o meno se inserire questo finale, ma alla fine l’ho lasciato, a voi il giudizio, spero che continuerete a seguirmi, alla prossima.

 

Spazio Recensioni:

 

LaTuM: Non preoccuparti se non hai recensito il capitolo precedente ;)sono davvero contentissima di sapere che questa storia continua a piacerti e che soprattutto quel capitolo ti sia piaciuto così tanto, devo ammettere che ho amato molto scrivere quella parte, in fondo è il sogno di tutte noi fan di questa meravigliosa coppia.

Little Fanny: Ahahah hai ragione avrei dovuto avvertirti XD… anche io mi immaginavo Chris che poverino (si fa per dire) si mangia le mani (è incredibile l’ho creato io e lo odio profondamente XD. No, naturalmente la storia dell’alieno non finiva in quel modo, anche se inizialmente non volevo allingarmi troppo con questa storia, ma del resto quei due non hanno mai avuto vita facile, perché la dovrebbero avere adesso, in fondo lavorano per il Torchwood. Cmq spero che anche questo capitolo ti piaccia.

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Capitolo 13
*** Salvare Rose ***


Note dell’autore: Eccovi il nuovo capitolo di questa storia…

Spero di poter finire di postare tutti i capitoli prima del periodo Natalizio, perché, non so fino a che punto riuscirò ad aggiornare le storie, anche se ho una one-shot pronta per Natale.

Comunque bando alle ciance. Buona lettura, spero che vi piaccia e scusatemi (soprattutto Ele) per gli orribili errori grammaticali, di forma, punteggiature e tutti gli altri.

 

Piccola nota: La scena iniziale è una specie di missing-moment tra il 7° e 8° capitolo.

 

 

Capitolo XII

Salvare Rose

 

Era distesa davanti a lui, sorrise mentre la guardava dormire, il viso sereno, i capelli biondi lasciati sciolti sul cuscino. Non voleva svegliarla, voleva solo stare lì a guardarla, fissare la sua immagine nella sua mente per potarla sempre nel suo cuore.

Avevano dormito insieme, non era la prima volta certo, ma quella mattina, risvegliarsi al suo fianco e guardarla dormire, lo aveva ripagato di tutti quegli anni spesi senza di lei, delle loro recenti litigate e tutto quel dolore e quella solitudine provata.

La vide muoversi leggermente, aprire un poco gli occhi e sorridergli, quanto amava quel sorriso, avrebbe passato ogni inferno per poterlo rivedere.

“Buongiorno.” Mormorò stroppiciandosi gli occhi, le sorrise di rimando senza perdere il contatto visivo con lei.

“Buongiorno a te.” La salutò piano.

“Ti volevi assicurare che non scappavo.” Scherzò lei, il Dottore le accarezzò la guancia, amava sentire il contatto con la sua pelle.

“Mi piace svegliarmi con te accanto.” Le disse sottovoce, lei arrossì e si morse il labro inferiore sorridendogli.

“Anche a me piace.” Confermò lei senza smettere di sorridergli. Rose si avvicinò di più a lui, appoggiando la testa sul suo petto, il Dottore gli diede un piccolo bacio tra i capelli, chiudendo gli occhi e assaporando a pieno quel momento.

 

Rose fu distesa su un lettino, una macchina controllava le sue funzioni vitali, il Dottore guardava tutto dalla soglia della porta, ripensando a quella mattina, ripensando a quello che aveva provato quella volta nel risvegliarsi accanto a lei dopo tanto tempo.

Non riusciva a muoversi, vedeva che attorno a lui le persone di muovevano lentamente, sentiva il suo respiro farsi affannoso e pesante, il suo unico cuore che batteva all’impazzata morso in una stretta lancinante. I suoi occhi fissi su Rose, nella sua mente iniziarono a rincorrersi le sue immagini mentre gli sorride, mentre rideva di cuore a qualche sua battuta, mentre dormiva tranquilla tra le sue braccia, immagini accompagnate da un’angoscia e una paura sempre più forte, paura che non avrebbe più avuto nulla di simile, che non sarebbe più stato così felice, con nessun’altro.

Di solito in occasioni come queste era lui a dettare legge, a prendere il controllo della situazione trovando la soluzione, ma vedere Rose inerme su quel letto lo aveva distrutto, sentire la sua vita scivolargli via, lo stava uccidendo sempre di più.

I suoi pensieri si fermarono quando sentì la voce di Jackie arrivargli alle spalle, la donna lo superò dandogli una spallata e andò dritta verso la figlia, invocandone il nome piangendo copiosamente, indietreggiò volendo lasciarle sole, ma la donna lo fermò.

“Cosa le succede?” gli chiese, come se lui rappresentava la sua unica risorsa, il Dottore cercò di parlare, ma non ci riusciva.

“Dimmi che le sta succedendo.” Continuò a chiedere con disperazione, lui non riusciva a trovare le parole per spiegarsi.

“Io …” iniziò fermandosi subito, per fortuna il medico si avvicinò ai due.

“L’abbiamo stabilizzata, presto le faremo avere tutti i risultati degli esami.” Disse rivolto verso il Dottore.

“Si riprenderà vero?” chiese ancora Jackie, il Dottore la guardò, deglutì lentamente.

“Farò il possibile.” Le rispose, senza nascondere la sua paura e la disperazione di quel momento.

 

Passarono due giorni senza alcun cambiamento. Giorni in cui il Dottore era sempre più irrequieto e sempre più impaziente.

Uscì dal suo ufficio, aveva bisogno un attimo di staccare, in quei due giorni aveva letto ogni fascicolo sul caso di Kate e dell’alieno che aveva preso possesso del suo corpo. Raggiunse la camera di Rose, si fermò a osservare il tutto alla finestra, Pete e Jackie erano accanto alla figlia, e lui non voleva disturbarli.

Nonostante tutto, Rose stava reagendo davvero bene, sembrava quasi che la sua preziosa ragazza riuscisse a tenere testa all’invasore, anche se purtroppo, sapeva, fin troppo bene che non poteva resistere ancora per molto.

Decise di entrare nella camera, Pete lo guardò fiducioso, ma lui scosse la tesa, si avvicinò a Jackie che teneva saldamente la mano della figlia.

“Andate a prendervi qualcosa di caldo, concedetevi una pausa.” Suggerì con calma ma, Jackie scosse la testa.
“Non la lascio sola.” Disse la donna.

“Non lo sarà, rimarrò io.” Continuò lui, con la voce rassicurante, Jackie lo guardò dritto negli occhi e poi si alzò.

“Se lei dovesse….”

“Vi avvertirò di ogni cambiamento.” Finì il Dottore interrompendo Pete. I due uscirono dalla stanza, il Dottore si avvicinò alla finestra e abbassò la veneziana per avere un attimo di tranquillità con la sua Rose.

Tornò accanto al letto e la guardava attentamente, il suo petto si alzava e scendeva lentamente, sembrava quasi che stesse dormendo, sembrava tranquilla, ignara di quello che le stava succedendo.

Prese la sedia su cui era seduta Jackie e si avvicinò di più alla ragazza, si mise seduto e le accarezzò il dorso della mano delicatamente per poi stringerla tra le sue.

“Ripensavo alla prima volta che ci siamo incontrati, lo ricordi?” chiese retoricamente.

“Eri intrappolata in quel negozio e stavi per essere uccisa dai quei manichini viventi, te lo ricordi?” chiese ancora, quasi sperando che quel ricordo la potesse svegliare.

“Io ti presi la mano, la strinse per la prima volta, e capì che da quel momento la mia vita non sarebbe più stata la stessa.” Sorrise al ricordo di quei momenti, e al ricordo della determinazione di Rose nel scoprire chi era, e cosa stava succedendo.

“Non hai mai smesso di fare domande, di capire e molte volte andavi contro quello che io ti dicevo.” Continuò, tirò su col naso mandando via le lacrime che si stavano formando nei suoi occhi.

“Non hai mai smesso di lottare, neanche quando io ti ho detto che era impossibile rivederci.” Disse ancora.

“E non puoi smettere di farlo adesso, non dopo tutto quello che abbiamo passato.” Una lacrima scese sul suo viso.

“Non puoi lasciarlo vincere, dobbiamo fare così tante cose insieme.”

“Non hai idea della vita che vorrei avere con te, solo con te, nessun altro potrebbe darmi quello che ho con te.” Disse, stringendole la mano e baciandone il dorso.

“Ho bisogno di te, per sopravvivere.” Confessò con umiltà

“Ti riporterò qui, ma tu non devi smettere di lottare.” Disse infine le appoggiò un bacio sulla fronte.

Rimase con Rose ancora per un po’, da solo, in silenzio, guardandola attentamente, sperando che la ragazza si sarebbe ripresa e avrebbero ricominciato a vivere la loro vita insieme.

Improvvisamente, qualcuno entrò nella stanza distraendolo dai suoi pensieri e dalla sua Rose, si asciugò il viso, dall’unica lacrima che aveva versato, e sospirò cacciando via le altre.

“Dottore, la stavo cercando.” Disse Chris avvicinandosi, si voltò a guardarlo, in mano aveva una cartella, sicuramente altri risultati di altre analisi che erano stati fatti a Rose.

“Sono i risultati?” chiese allungando la mano, il ragazzo glieli consegnò.

“Sono appena arrivati, Ianto mi ha detto che era qui.” Spiegò il ragazzo mentre il Dottore guardava quei fogli. Nessuna novità, tutti dicevano la stessa cosa, li richiuse.

“Nessuna novità?” chiese il ragazzo, il Dottore non gli rispose e si voltò a guardare Rose, per poi uscire da quella stanza.

Camminava per quei corridori, come se fosse un fantasma, un’anima persa, i suoi passi sembravano risuonare pesanti, la sua mente così piena di lei.

Si chiuse nuovamente nel suo studio, appoggiò le spalle contro la porta e scivolò giù di peso. Si sentiva terribilmente frustrato, non sapeva cosa fare, come salvare Rose, non sapeva più nulla, si sentiva impotente di fronte quella situazione.

Mise la testa fra le gambe e si lasciò andare, pianse tutte le lacrime che aveva, sapendo che la sua Rose stava morendo e lui non poteva aiutarla.

 

Senza rendersene conto, si ritrovò nella sala del canone dimensionale, guardava fisso davanti a sé, guardava quel muro bianco che una volta gli aveva portato via la sua unica ragione di vita, gli aveva portato via la sua preziosa Rose.

Avrebbe voluto avere il Tardis in quel momento, avrebbe potuto salvare Rose, avrebbe trovato un modo. Fece un respiro profondo, sapendo fin troppo bene che in realtà, neanche con il Tardis riuscirebbe a salvare la sua Rose.

Cosa ne sarebbe stato della sua vita, se lei…. No, non doveva neanche pensarlo, Rose avrebbe lottato, e lui doveva aiutarla a tornare, non poteva arrendersi.

“Ti piace tanto qui?” chiese una voce alle sue spalle, si voltò per trovarsi la sua Rose.

“Non dovresti essere qui.” Le disse sorpreso mentre la guardava avvicinarsi, avvolta in quello splendido vestito che aveva scelto per il loro primo appuntamento.

“Neanche tu.”  Scherzò lei, uscendo la lingua, il Dottore non resistette e sorrise, rendendosi conto che quella non era Rose, ma solo un’illusione della sua mente.

“Devo essere davvero stanco per essermi addormentato.” Disse voltandosi nuovamente verso il muro.

“Te l'ho detto, devi riposarti se vuoi vedere chiaramente le cose.” Gli rispose senza smettere di guardarlo.

“Non posso, riposare, sapendo che tu…” non riuscì a finire quella frase, deglutì e chiuse gli occhi mandando indietro le lacrime che si stavano formando nei suoi occhi, non poteva neanche pensarlo che impazziva di dolore. Sentì la sua mano sulla spalla che lo costrinse a guardarla.

“Non succederà.” Disse con dolcezza e tranquillità, aveva sempre avuto questa fiducia ceca nei suoi confronti, in qualsiasi situazione si trovavano, lei non perdeva mai la fiducia in lui.

“Ho i miei dubbi.” Disse abbassando lo sguardo come per vergognarsi di quell’atteggiamento.

“Io ho fiducia in te.” Disse costringendolo a guardarla negli occhi.

“So con certezza che troverai la soluzione e mi riporterai da te.” Disse con convinzione e una calma che sembrava innaturale.

“Hai tutte le rispose, devi solo mettere insieme i pezzi.” Continuò, il Dottore aggrottò la fronte non capendo.

“Che vuoi dire?” domandò confuso.

“Ti ho appena dato l’ultimo tassello, adesso tocca a te.” Rispose, ma il Dottore continuava a non capire.

“Devi fare in fretta, presto non riuscirò a trattenerlo.” Continuò la ragazza, il Dottore non riusciva a smettere di guardarla, possibile che quello non era un sogno, possibile che Rose fosse lì con lui?

 

Prima di poterle chiedere qualcos’altro scomparve e lui si risvegliò nel suo studio, con la testa sui documenti, e Ianto che lo chiamava.

“Che cosa è successo?” chiese confuso, togliendosi gli occhiali.

“Credo si sia addormentato, signore.” Rispose il giovane, mentre metteva sul tavolo una tazza di caffè caldo e qualcosa da mangiare.

“Le ho portato qualcosa da mangiare.” Disse il ragazzo con calma.

“Grazie Ianto. Ci sono novità?” chiese.

“Nessuna.” Rispose per poi andare via.

Non riuscì a non pensare a quel sogno, alle parole di Rose, sempre se quello non fosse solo la sua immaginazione.

Si alzò per affacciarsi alla grande finestra, guardò la sua immagine riflessa nel vetro, si passò la mano sulla barba incolta, era stanco, indossava ancora gli stessi vestiti da quando Rose… Erano ormai diversi giorni che non tornava a casa, che non si fermava un attimo, chiuse gli occhi per un secondo e fece un respiro profondo.

 

“Hai tutte le rispose, devi solo mettere insieme i pezzi.”

 

La voce di Rose tornò a farsi strada in lui, l’immagine di quel sogno tornò nuovamente nella sua mente. Si voltò di scatto verso la scrivania e guardò i documenti sparsi sulla scrivania.

 

“Ti ho appena dato l’ultimo tassello, adesso tocca a te.”

 

Di nuovo la voce di Rose, di nuovo l’immagine del sogno fatto, si affrettò a cercare tra quei fogli, forse poteva salvare Rose, forse non era troppo tardi. Chris entrò in quel momento.

“Dottore deve venire, si tratta di Rose.” Esordì frettolosamente il ragazzo.

“Che cosa succede?” domandò preoccupato.

“Non lo so, neanche i medici sanno che le sta succedendo.” Rispose il ragazzo sempre più preoccupato, il Dottore lo superò di corsa uscendo dallo studio sperando di avere ancora tempo e che non si stava sbagliando.

 

Fine

Capitolo XII

 

Note finali: Un po’ più corto degli altri, credo, ma spero che vi sia piaciuto, ricordatevi di recensire.

 

Spazio Recensioni:

 

LaTum: Hai proprio ragione, la scena in cui Ten va a trovare Rose è davvero straziante, anche se io inizio a piangiare già quando lui parla al nonno di Donna, quei due episodi sono di un’intensità unica. Qualche mese fa li ho voluti riguardare proprio per farmi del male da sola e mi sono ritrovata in una valle di lacrime… Ten resterà il mio Dottore.

 

_Eleuthera_: Sono davvero felice di sapere che la storia continua a piacerti nonostante i miei errori, purtroppo non saprei a chi fare leggere queste storie, nessuno delle mie amiche segue il Dottore, anzi una c’è, ma odia essere spoilerata, e si sta ancora godendo la prima stagione, quindi mi ammazza se le anticipo quello che succede a Rose e il Dottore, ma m’impegnerò al massimo per colmare le mie lacune.

 

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Capitolo 14
*** Decisioni difficili ***


Note dell’autore: Ed ecco finalmente questo nuovo capitolo, mi scuso per averci messo così tanto tempo e spero che questo non vi abbia fatto desistere nel seguire la storia (che sta per giungere al termine).

Buona lettura

 

Capitolo XIII

Decisioni difficili

 

Il Dottore seguito da Chris, corse verso la camera di Rose, ma prima di poterci arrivare Jackie e Pete gli andarono incontro.

“Che succede?” chiese raggiungendoli, Jackie piangeva disperata, mentre Pete tentava di consolarla.

“Dimmi che puoi ancora salvarla, ti prego.” Disse l’uomo con la voce rotta dalle lacrime.

Un’infermiera fu sbalzata fuori dalla stanza, contro il muro del corridoio.

“Andate via di qui.” Disse il Dottore verso i due e poi si affacciò sull’uscio della porta, mentre Chris controllava le condizioni della ragazza.

In piedi in mezzo alla stanza c’era Rose, o meglio l’alieno che aveva preso possesso del corpo della sua Rose, una cosa che lo fece scattare subito di rabbia, quel corpo profanato da chi non meritava, da chi poteva fare solo del male.

“Ciao tesoro, ti sono mancata?” lo schernì vedendolo entrare, il Dottore strinse i pugni dalla rabbia, ricordando che Rose era ancora lì da qualche parte.

“Esci da lei.” Lo minacciò digrignando i denti.

”Su Dottore, non fare così.” Continuò muovendosi lentamente.

“Sapevi bene che sarebbe successo.” Continuò con la voce di Rose, un affronto che il Dottore non poteva sopportare.

“Però devo ammettere che la nostra ragazza mi ha dato filo da torcere.” Continuò avanzando verso di lui.

“Lascia stare Rose.” Fingendo una calma che non aveva.

“Se no che mi farai?” chiese retoricamente, avvicinandosi al Dottore e sfiorandogli il petto con la mano.

“Sai bene, che se fai del male a me, sarà Rose a pagare il prezzo più alto.” Sussurrò lentamente fissandolo dritto negli occhi, quegli occhi color nocciola che aveva imparato a conoscere e che amava profondamente, quegli occhi ancora pieni di lei, c’era ancora un speranza dopotutto, poteva ancora salvarla, doveva solo aggiungere un particolare al suo piano.

“Troverò un modo. Io trovo sempre un modo.” Rispose ancora con calma, l’alieno rise e si allontanò.

“Ammettilo hai fallito Dottore.” Disse, ma subito fu scosso da un fremito e si piegò in due, il Dottore vide, che dal naso uscì un po’ di sangue, aveva ragione, Rose era ancora lì e lottava per tornare.

“Dottore!” urlò con sofferenza Rose, e il Dottore si avvicinò a lei, anche se Chris gli aveva detto di non farlo.
“Rose?” chiese con cautela piegandosi sulle ginocchia per guardarla negli occhi.

“Ti prego… fallo smettere.” Disse sempre con sofferenza, e alzò lo sguardo per guardarlo fisso negli occhi fu certo che era lei, e non era un trucco dell’alieno.

Il suo corpo fu mosso da un altro fremito, e lei urlò sofferente. Il Dottore stava per avvicinarsi ulteriormente, ma fu sbalzato lontano da un’onda d’urto, che lo scaraventò contro un muro, si voltò nuovamente verso Rose e vide che l’alieno aveva ripreso perfettamente il controllo.

 “Sei di nuovo debole.” Disse il Dottore con calma.

“La nostra Rose è un tipo combattivo.” Disse con scherno.

“Lasciala stare, possiamo aiutarti a tornare sul tuo pianeta.” Propose il Dottore rialzandosi lentamente.

“Perché dovrei lasciare questo mondo.” Disse allargando le braccia.

“Nessuno è abbastanza forte da farti vivere, sarai sempre costretto a cambiare corpo.”

Continuò il Dottore, ma l’alieno non era per niente preoccupato, anzi era fin troppo rilassato.
“Aspetta che acceda a quella parte di ricordi, che Rose sta proteggendo con tutta se stessa, e avrò l’intero universo ai miei piedi.” Disse sorridendo, al Dottore ghiacciò il sangue nelle vene, lui sapeva, sapeva che Rose dentro di sé aveva ancora una parte del Bad Wolf.

“Io te lo impedirò.” Disse con rabbia, in quel momento Jack sparò alle spalle di Rose, il Dottore fu pronto a sorreggerne il corpo.

“Che cosa hai fatto?” chiese il Dottore preoccupato, mentre Ianto portava all’interno della stanza la capsula che aveva dato inizio a tutto.

“Tranquillo sta solo dormendo.” Lo tranquillizzò.

Adagiò con calma Rose su letto, questo avrebbe rallentato un po’ l’alieno e lui avrebbe avuto qualche minuto in più. Jackie e Pete entrarono nella stanza di corsa, cercando di raggiungere la ragazza, ma il Dottore li fermò.

“Lasciami andare.” Gli urlò Jackie cercandosi di liberare dalla sua presa.

“Jackie ascolta, non è sicuro” disse con calma, tenendola ferma.

“Che vuoi dire?” chiese Pete.

“Cosa le hai fatto?” chiese invece la donna.

“Niente sta solo dormendo, le abbiamo dato un sedativo.” Spiegò con calma.

“Ma quando si sveglierà sarà ancora lei? Sarà ancora la nostra Rose?” chiese Jackie.

“Non lo so, Rose sta cercando di trattenerlo, ma non so per quanto ancora ci riuscirà.” Spiegò con calma.

“Puoi ancora salvarla?” chiese Pete, il Dottore stava per rispondere, ma la voce di Rose lo fermò.

“Dottore!” chiamò con la voce sofferente, il Dottore si voltò sorpreso e si avvicinò a lei in automatico.

“Ehi ciao!” la salutò prendendole la mano, lei si forzò di sorridere.

“Ti sta bene la barba.” Si sforzò di scherzare, il Dottore le accarezzò la testa sorridendo.

“Dovresti dormire, ti ho dato un sedativo.” Disse lui con calma, Jackie e Pete si avvicinarono.

“Rose piccola mia.” Disse la donna mettendosi accanto al Dottore.

“Sto bene mamma, non preoccupatevi.” Disse guardandoli, poi si voltò verso il Dottore.

“Non c’è molto tempo, non so ancora quanto riuscirò a resistere.” Disse lei sempre più sofferente.

“Forse so come fermarlo.” Disse il Dottore, ma la ragazza scosse la testa.

“No, ascolta non c’è tempo.” Rispose prese un profondo respiro.

“Ho visto…. Ho visto le sue intenzioni e credimi il tuo piano non funzionerà.” Disse stringendogli la mano, il Dottore aggrottò la fronte, questa era la conferma che quel sogno non era frutto della sua mente, ma era un messaggio di Rose.

“Ascolta Dottore, devi fermarlo ad ogni costo.” Disse stringendogli ancora di più la mano.

“Rose, il Dottore ci riuscirà.” Disse Jackie non capendo, ma il Dottore invece aveva capito perfettamente cosa intendeva lei.

“Rose, io…” disse cercando di trovare le parole, ma il pensiero lo terrorizzava, tutti li guardarono non capendo cosa i due intendevano.

“Ti prego, devi farlo.” Supplicò ancora con le lacrime agli occhi, il Dottore deglutì, non poteva, non voleva esaudire quella sua richiesta.

“Rose io non posso.” Gli disse con la voce inclinata dalle lacrime.

“Di che diavolo state parlando voi due?” intervenne Jackie guardandoli, sorpresa per la disperazione che vedeva nel Dottore.

“Devi farlo, o tutto quello per cui abbiamo lavorato, sarà stato inutile.” Disse ancora la giovane, il Dottore le accarezzò ancora la testa sapendo, che non poteva sopportare una cosa come quella, anche se lei aveva ragione.

“Che ne sarà di me?” chiese con le lacrime che gli solcavano il viso, Rose liberò la sua mano dalla sua stretta e la portò al petto, appogiandola proprio sul suo unico cuore.

“Io sarò qui con te, sempre.” Continuò con calma e sorridendogli, il Dottore chiuse gli occhi non sopportando più quello sguardo, quegli occhi che gli stavano chiedendo tanto. Jackie realizzò cosa stava per accadere.

“Tu non puoi farlo, non puoi.” Gli urlò contro disperata.

“Mamma.” Chiamò Rose con calma.

“Non puoi permetterlo.” Disse ancora Jackie.

“Mamma no, è l’unico modo per salvare il mondo.” Spiegò con calma.

“Al diavolo il mondo, non lo permetterò.” Disse ancora la donna.

“Deve esserci un'altra soluzione.” chiese Pete.

“Non c’è mi dispiace.” Gli rispose Rose, il Dottore sospirò attirando su di sé l’attenzione della ragazza.

“Va tutto bene Dottore. Non è colpa tua, ricordalo sempre.” Disse la ragazza prendendogli di nuovo la mano.

“Dovrei salvarti, lasciami provare a modo mio.” Supplicò lui stavolta, la ragazza fu scossa da un fremito e le iniziò a sanguinare il naso.

“Rose?” chiese il Dottore, spaventato all’idea di non poterle dire addio.

“Non c’è più tempo, ti prego.” Rispose con più sofferenza.

Il Dottore si alzò e si chinò su di lei, le baciò dolcemente la fronte chiudendo gli occhi e ricordando quella sensazione di benessere e pace che provava accanto a lei.

“Avrei passato la mia vita con te.” Sussurrò prima di poggiarle un piccolo bacio sulle labbra.

“Anch’io.” Gli rispose lei con la stessa emozione, sospirò ancora una volta allontanandosi da lei senza però lasciarle la mano.

“Chris, porta via Jackie e Pete.” Disse il Dottore senza staccare gli occhi da quelli di Rose, il ragazzo lo guardò sorpreso.

“Non vorrai davvero…” cercò di dire il ragazzo, ma fu Pete a zittirlo.

“No Chris, basta.” Disse l’uomo.

Mentre il Dottore preparava il tutto Jackie saluto con disperazione la figlia, mentre Pete le accarezzò la guancia, la ragazza sussurrò qualcosa all’orecchio dell’uomo che annuì.

Rimasero soli di nuovo, il Dottore cercava inutilmente un’altra soluzione, sperando di potersi fermare prima che fosse troppo tardi. Si avvicinò nuovamente a lei sempre più sofferente, le accarezzò il viso memorizzando ogni centimetro, ricordando ogni emozione che provava nel vederla.

“Sono pronta.” Disse sforzandosi di sorridere.

Si malediva per quello che stava facendo, le prese il braccio e la accarezzò ritardando ancora il momento, ma Rose prese la sua mano in cui teneva la siringa.

“Non posso più aspettare.” Disse lei piangendo, il Dottore si sentì ancora più male.

“Mi dispiace.” Disse tra le lacrime.

“Non è colpa tua.” Ripeté ancora la ragazza, dopo di che lui le iniettò nelle vene il farmaco che l’avrebbe portata alla morte.

Rimase accanto a lei tenendole la mano, non voleva lasciarla, non voleva che rimasse sola in una momento come quello, vide i suoi occhi chiudersi lentamente, lasciando scivolare sulla guancia una piccola lacrima, la mano che fino a poco prima stringeva la sua  era ormai senza vita.  Non era riuscito a salvarla. Era stato solo capace di guadarla morire, e questo lo devastò dentro, nel suo cuore si aprì una voragine di dolore, gli sembrava di impazzire, voleva gridare, voleva urlare tutto quel dolore e quella rabbia.

Stava per allontanarsi, quando il corpo della giovane, fu scosso dalle convulsioni, il Dottore cercò di tenerlo fermo, Chris e Ianto con alcune infermiere entrarono ad aiutarlo, Jackie e Pete rimasero fermi a osservare con l’ansia che li torturava.

“Che succede?” chiese Chris, cercando di tenere ferma il corpo di Rose.

“Non riuscirete a fermarmi.” Urlava l’alieno con la voce roca di Rose.

“Ianto avvicina quella maledetta navicella.” Ordinò il Dottore capendo che il piano di Rose non stava funzionando.

“Faremo a modo mio stavolta.” Disse, mentre il ragazzo eseguiva il suo ordine, l’alieno liberò una mano dalla presa di Chris e strinse il braccio del Dottore, che tentava di tenerlo fermo.

“Voglio farti un piccolo regalo Dottore.” Disse stringendo la presa, il Dottore fu investito da diverse immagini, sue e di Rose, del suo alterego e dei loro viaggi tra le stelle e poi Rose e Chris seduti a mangiare insieme.

 

 “E per quanto ancora lui resterà qui, accanto a te?” chiese alzando lo sguardo su di lei.

“Rose, ti prego fermati a pensare solo un attimo, lui ha sempre viaggiato, me lo hai detto tu stessa, mai fermo in un posto, sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo, di qualcosa di divertente da fare, senza mai legarsi ad un solo pianeta. Cosa pensi lo trattenga adesso?” chiese infine, Rose deglutì lentamente abbassando lo sguardo.

 “Un giorno di questi, lui prenderà e andrà via senza voltarsi indietro.”

 

La consapevolezza di quella scena si fece strada in lui, ritornò alla realtà, dove Chris lo stava chiamando.

“Non mi sembra il momento di sognare.” Gli disse, scosse la testa per concentrarsi, ma prima di poter anche solo agire un’onda d’urto li allontanò, Rose iniziò a risplendere di luce dorata, un’immagine che il Dottore conosceva troppo bene, il Bad Wolf si era risvegliato. L’intera stanza fu illuminata da una forte luce per qualche minuto.

Quando tutto cessò il Dottore, si rimise in piedi Rose era inerme sul letto, la navicella era scomparsa, mettendo in agitazione tutti.

“Cosa diavolo è successo?” chiese Jack, il Dottore si avvicinò a Rose e controllò i suoi battiti, ma niente, non dava alcun segno di vita.

“Cos’era quella luce?” chiese Chris avvicinandosi, ma il Dottore non rispose continuò a tenere la mano di Rose.

“Controllate, dove potrebbe essere la navicella, non dobbiamo permetterle di andarsene.” Ordinò Jack ai suoi, che subito eseguirono l’ordine. Jackie si avvicinò lentamente.

“Dottore? Lei è…” cercò di chiedere, ma le parole le morirono in gola, il Dottore non le staccava gli occhi di dosso e continuava a tenerle la mano.
“Rose ci ha salvato tutti.” Disse semplicemente.

“Non troverete qui quella navicella, Rose la rimandata indietro.” Continuò a spiegare con la voce roca.

“Che cosa è successo?” chiese con calma Pete.

“Rose ha salvato il mondo, di nuovo.” Gli rispose, accarezzò la guancia della ragazza lentamente. Improvvisamente Rose, si risvegliò prendendo un respiro profondo, si aggrappò al braccio del Dottore.

“Oh mio Dio.” Urlò Jackie avvicinandosi alla ragazza, il Dottore la guardava sorpreso.

“Ehi!” lo salutò con affanno.

“Ci…. Ciao.” Salutò lui ancora scosso, la guardava negli occhi, non capiva cosa era successo, non capiva come faceva Rose ad essere ancora viva, ma né era veramente felice. Un medico si avvicinò, separando i due.

“Dovremmo fare delle analisi.” Disse con calma, il Dottore lo guardò senza capire realmente quelle parole.

“Dottore, sarà meglio che andiamo.” Suggerì Ianto.

“Si … certo …” disse incerto, si voltò verso Rose.

“Ci vediamo dopo.” Gli disse sorridendo, anticipandolo. Stordito il Dottore, uscì dalla stanza, accompagnato dagli altri, non riusciva ancora a crederci Rose era viva, la sua Rose era ancora accanto a lui.

 

Fine

Capitolo XIII

 

Note finali: Ed ecco il finale del capitolo, ci ho messo un po’ a scriverlo e pubblicarlo, ma spero tantissimo che vi sia piaciuto, alla prossima.

 

 

Spazio Recensioni:

 

Cecilia: Innanzitutto grazie per la recensione. Come vedi ho intenzione di continuare questa FF, e spero tanto che anche questo capitolo possa piacerti, aspetto il tuo commento.

 

F13: Grazie mille anche a te per la recensione, sono contenta che la mia storia ti piaccia tanto, eh si credo che Rose e questa versione umana dovevano passare un po’ di tempo per conoscersi e abituarsi alla quotidianità, e sono strafelice di essere riuscita a trasmettere proprio questo.

Purtroppo so bene gli errori che ci sono (anche se leggo i capitoli circa dieci volte prima di pubblicarli) e come ho già detto purtroppo non ho nessuno a cui farli leggere prima, ma spero che continuerai a seguire le mie storie.

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Capitolo 15
*** Dubbi ***


Note dell’autore: Per prima cosa devo ringraziare fenili che mi ha fatto da Beta, per questo capitolo, ringrazio a tutti quelli che hanno recensito quello passato e spero tantissimo che anche questo vi piaccia … Buona lettura e ricordate recensite liberamente.

 

 

Capitolo XIV

Dubbi

 

 

Nel suo ufficio il Dottore era appoggiato alla scrivania, le mani in tasca e lo sguardo assente, i suoi pensieri rivolti a Rose e a quello che era successo, a quello che l’alieno gli aveva mostrato. Attorno a lui, Chris, Pete e Jack parlavano cercando una qualche risposta ma lui non li ascoltava.

La sua mente era così confusa, troppi pensieri, troppi dubbi la affollavano.

“Dottore, è con noi?” chiese Pete, riportandolo alla realtà. Scosse la testa per cercare di cacciare via i suoi dubbi o almeno di metterli in un angolo per un attimo.

“Sì, scusate.” Disse concentrandosi sulla questione.

“Puoi dirci cosa è successo lì dentro?” chiese Jack. Il Dottore lo guardò un attimo mettendo in ordire i pensieri e riuscire a essere chiaro su qualcosa che neanche lui aveva ben capito.

“Ecco …. E’ un po’ complicato.” Disse grattandosi la nuca nervosamente.

“Beh sarà meglio che trovi un modo semplice per spiegarlo, perché qualcuno in alto vuole sapere cosa sta succedendo qui.” Disse Pete.

“Spero che abbia anche una buona ragione per quello che ha fatto.” Disse Chris severamente, guardando il Dottore. Ianto entrò in fretta prima che il Dottore potesse rispondere a Chris.

“Signore, è qui.” Disse semplicemente, Pete si raddrizzò innervosito e si sistemò meglio la cravatta, anche gli altri sembravano più nervosi del solito. Al contrario il Dottore non aveva capito a chi si riferisse Ianto e quindi non capì il loro nervosismo.

“Era da un po’ che non veniva direttamente qui.” Disse sottovoce Pete.

Dalla porta entrò una figura familiare al Dottore, lo stesso atteggiamento del suo alterego nell’altro mondo, il passo deciso di chi non ama farsi mettere i piedi in testa da nessuno.

“Presidente, è un piacere averla qui.” Si affrettò a salutare Pete, avvicinandosi ai nuovi arrivati.

“E’ un piacere anche per me signor Tyler.” Salutò con garbo.

“Sì certo.” Disse l’uomo un po’ nervoso guardando per un attimo il Dottore.

“Le vorrei presentare il nostro nuovo acquisto.” Disse indicandolo.

“Harriet Jones, Primo ministro.” Si presentò avvicinandosi con un sorriso.

“E’ un piacere conoscerla finalmente.” Continuò porgendogli la mano; il Dottore la guardò un po’ sospettoso, non aveva un buon ricordo di Harriet Jones, anche se doveva ammettere che se non fosse stato per lei, non avrebbero potuto fermare i Daleks.

“La signorina Tyler ha parlato molto di lei.” Continuò con calma e il Dottore si sforzò di sorridere gentilmente.

“Bene, a dopo i convenevoli.” Disse voltandosi nuovamente verso Pete.

“Vorrei che mi spiegasse cosa sta succedendo qui?” chiese, tutti si voltarono a guardare il Dottore, così anche Harriet seguendo il loro sguardo lo osservò.

“Umm … Ecco… beh come stavo dicendo, è un po’ complicato da spiegare.” Tentò di rispondere il Dottore in modo alquanto confuso.

“Beh cerchi di essere conciso allora, vedrò di fare attenzione.” Continuò a insistere. Il Dottore si grattò la nuca ancora una volta, doveva cercare di capire cosa fosse successo in modo che tutti smettessero di chiederlo a lui.

“E’ molto complicato.” Continuò a rispondere sapendo bene che questo lo avrebbe fatto passare per un presuntuoso.

“Non faccia il presuntuoso.” Lo richiamò con calma la donna.

“Sono abbastanza intelligente da poter capire cosa è successo qui.” Continuò sempre con calma, il Dottore inarcò un sopracciglio, doveva dargli una risposta abbastanza credibile, così lui avrebbe avuto il tempo necessario per capire.

“Ecco … preferisco per prima cosa fare delle analisi per capire cosa sia successo in modo chiaro.” Disse improvvisando, sperando così di convincerli e dalle espressioni che avevano, sembrava proprio di esserci riuscito.

“Bene, Dottore si prenda tutto il tempo che le serve.” Disse Harriet con calma.

“Vorrei vedere la signorina Tyler, se possibile.” Disse poi rivolgendosi a Pete.

“Le stanno facendo degli accertamenti medici, per assicurarsi che la sua saluta sia buona.” Spiegò l’uomo sorridendole.

“Bene.” Disse la donna soddisfatta.

“Le dispiace se ci spostiamo nel suo ufficio?” chiese poi.

“No, non è un problema.” Rispose Pete facendo strada.

“Signor Jones vorrei parlare anche con lei per favore” disse il presidente rivolgendosi a Ianto, che subito guardò il Dottore come se aspettasse un suo consenso.

“C … Certo.” Rispose un po’ dubbioso.

Ianto seguì Pete e il presidente fuori dall’ufficio mentre il Dottore rimase a rimuginare su Rose, notando però lo sguardo non molto amichevole che gli fece Chris uscendo da lì con Jack.

Il Dottore si lasciò cadere sulla sua poltrona e la rivolse verso la grande finestra, era sera e poteva vedere le stelle, in quel momento non gli sarebbe dispiaciuto correre via, andarle a vedere.

Si girò un po’ e dal primo cassetto prese il pacco che gli era arrivato un po’ di tempo fa. Prese il salto galattico in mano e lo guardò, ripensando a quello che l’alieno gli aveva mostrato. A colpirlo di più non erano state le parole di Chris, quell’idiota poteva dire tutto quello che voleva, ma la consapevolezza che Rose credesse a quelle frasi. A fargli davvero male era il pensiero che lei credeva che lui l’avrebbe presto abbandonata senza guardarsi più indietro.

 

Sbuffò per l’ennesima volta, era su quel letto, circondata da macchinari e da dottori, da ore, sua madre e suo padre erano stati allontanati. Lei si sentiva bene, ma tutti continuavano a essere preoccupati, cosa forse comprensibile visto quello che era successo, ma lei si sentiva davvero bene e non vedeva l’ora di alzarsi e tornare a casa, tornare dalla sua famiglia, ma soprattutto tornare da lui, dal suo Dottore. Era l’unico che le avrebbe dato le risposte alle uniche domande che si stava ponendo, era l’unico cui avrebbe permesso di prendersi cura di lei. Soprattutto, voleva tornare da lui, perché dovevano chiarire molte cose.

Per sua fortuna quella tortura finì, Jackie entrò immediatamente nella stanza e corse ad abbracciarla, Rose si guardò attorno sperando di vederlo spuntare, ma nulla, il Dottore non era lì.

“Oh piccola mia, come stai, come ti senti?” chiese la madre tenendola stretta a sé.

“Sto bene mamma, davvero sto bene.” Le rispose, Jackie lasciò la presa e la guardò attentamente.

“Tranquilla è tutto finito.” La rassicurò la figlia sorridendole.

“Non fare più una cosa del genere ci siamo capiti?” la richiamò, Rose sorrise e l’abbracciò nuovamente.

“Mi dispiace mamma, non volevo farti soffrire.” Si scusò con calma. Si sciolse con calma dall’abbraccio e le sorrise ancora, poi si guardò nuovamente attorno.

“Senti mamma … sei … si insomma … sei da sola?” chiese la ragazza quasi vergognandosi, insomma non voleva che sua madre pensasse che non apprezzasse la sua compagnia, ma voleva anche parlare al Dottore al più presto.

“Era impegnato in una riunione con papà.” Le rispose leggendole nella mente, Rose si morse il labbro inferiore, non era da lui, di solito niente e nessuno riusciva a trattenerlo, di solito si assicurava che lei stesse bene.

“Come sta?” chiese preoccupata.

“Starà meglio dopo averti visto.” Le rispose con calma.

“Piccola, c’è qualcosa che non va?” chiese notando l’espressione dubbiosa sul volto della figlia.

“No, va tutto bene.” Le mentì per non farla preoccupare ulteriormente. Sperava solo di riuscire a chiarirsi con lui e ricominciare da capo, non voleva perderlo.

 

Chris aspettò che Pete finisse di parlare con Harriet e Ianto, per poi andare nel suo ufficio.

“Potrei parlarle un attimo signor Tyler?” chiese entrando, l’uomo stava posando dei documenti in una valigetta.

“Prego Chris.” Lo invitò gentilmente, il ragazzo chiuse la porta dietro di sé e si avvicinò alla scrivania con calma.

“So di essere un semplice assistente.” Iniziò a parlare.

“Sei più di un assistente, lo sai.” Gli sorrise con calma.

“Ecco … vorrei … “ cercò di parlare con calma cercando le giuste parole, Pete lo invitò a continuare con lo sguardo.

“Se mi permette, vorrei suggerirle di allontanare il Dottore da Torchwood.” Disse poi deciso, Pete chiuse la valigetta e lo guardò.

“Come scusa?” chiese conferma.

“Credo sarebbe il caso di allontanare il Dottore dal Torchwood.” Ripeté, Pete lo guardava ancora sconvolto.

“Chris, il Dottore è troppo importante per mandarlo via.” Aggiunse l’uomo.

“Ok, allora mandatelo in un'altra sede." insistette lui. "So che al Torchwood tre cercavano qualcuno.” suggerì concitato.

“Non capisco perché vuoi mandare lontano il Dottore.” Chiese ancora Pete.

“E’ pericoloso, è una mina vagante. Senza alcun controllo, non segue le regole e prende decisioni importanti senza ascoltare il consiglio degli altri.” Continuò il ragazzo.

“Lui sa quello che fa. E’ il più preparato qui dentro.” Continuò con calma Pete.

“Così preparato da non curarsi di chi lavora accanto a lui.” Disse e qui Pete si rese conto qual fosse il vero problema di Chris.

“Ascoltami bene Chris.” Iniziò con calma.

“Quello che è successo a Rose qualche ora fa non era nelle intenzioni del Dottore.” Continuò sempre con calma.

“Ha quasi ucciso Rose, tua figlia.” Disse alzandosi in piedi e permettendosi di alzare la voce.

“So bene quello ch’è successo! Ma non è stata una sua decisione.” gli ricordò sempre con calma.

“Pete, è troppo pericoloso perché resti accanto a lei.” Rispose lui abbassando il tono.

“Credo che tu abbia bisogno di un paio di giorni di riposo.” Disse Pete alzandosi.

“Ora se non ti dispiace, devo andare da mia figlia.” Continuò superando la sua scrivania e invitando il ragazzo a uscire.

“Ma..” tentò di controbattere.

“Sono state settimane davvero pesanti per tutti, pretendo che torni a casa e rimani lì per un paio di giorni.” Terminò Pete aprendo la porta e andando via, senza dare alcuna opportunità a Chris di rispondere.

 

Camminava lentamente nei corridoi del reparto medico del Torchwood, le mani nelle tasche e la mente a ciò che avrebbe dovuto fare. Doveva parlare con Rose, doveva capire cosa le fosse successo, ma una parte di sé voleva solo andarsene da lì, andare via da quel mondo. Sentì un senso di claustrofobia, quelle pareti sembravano quasi opprimerlo. Poche volte aveva sentito quella sensazione, da quando era in quel Mondo, Rose senza dubbio l’aveva aiutato molto, ma adesso si trovava a dover fuggire via da lei.

Si avvicinò alla camera di Rose, davanti alla finestra c’era Chris che osservava la ragazza mentre scherzava con la madre. Vedere sorridere Rose gli riempiva il cuore, lo faceva sentire meglio, in pace con se stesso.

“Come sta?” chiese guardando la ragazza attraverso il vetro.

“Bene!” rispose il ragazzo.

“Nonostante quello che le è successo.” Continuò con un tono aspro e accusatorio nei riguardi del Dottore. Rimasero in silenzio ancora per un po’, non erano mai stati amici e il Dottore sapeva bene che non avrebbero mai potuto esserlo, poiché entrambi amavano la stessa donna.

“Perché mi hai spedito il salto?” chiese improvvisamente, Chris lo guardò sorpreso.

“Come scusa?” chiese. Il Dottore lo guardò sapendo che era lui il mandante di quell’oggetto.

“So che sei stato tu a mandarlo.” Gli rispose voltandosi verso di lui.

“Voglio solo che Rose sia al sicuro.” Disse voltandosi nuovamente verso di lei.

“Anch’io.” Continuò il Dottore.

“Non si direbbe.” Sbuffò il ragazzo infastidito, poi si voltò verso di lui e il Dottore fece lo stesso, sapendo che quello era il momento per loro due di parlare chiaramente.

“Chris io …” tentò di parlare il Dottore.

“No, non voglio sentire le tue scuse su quello che è successo.” Lo accusò ancora senza dargli tempo di rispondere.

“Sei l’uomo più intelligente che conosca, lo ammetto. Sei una grande risorsa per il Torchwood.” Disse.

“Ma non ti rendi conto del male che fai alle persone accanto a te. Rose è quasi morta!” continuò con più calma. Il Dottore sapeva che lui aveva ragione e abbassò lo sguardo, non poteva certo dargli torto, gli vennero in mente tutte le persone che erano morte o avevano sofferto a causa sua e sentì il cuore stretto in una morsa di dolore.

“E io farò tutto il possibile perché tu sia allontanato da lei e da tutta la sua famiglia. Hanno sofferto troppo a causa tua.” Disse infine andando via.

Il Dottore guardò Rose, ripensò a tutte i loro viaggi, alle volte che Jackie telefonava alla figlia preoccupata perché non si sentivano da un po’, ripensò a tutti i pericoli che Rose aveva corso per lui. Stava per andarsene ma la voce di Jackie lo fermò.

“Ohi tu, dove credi di andare?” chiese la donna che era appena uscita dalla stanza.

“Oh … Ecco … io.” Tentò di trovare una scusa.

“Credo che sia il momento che tu le parli.” Disse lei indicando con la testa la camera di Rose, il Dottore sospirò e senza dire altro entrò.

Jackie chiuse la porta alle sue spalle. Rose nel vederlo sorrise e lui sforzò un sorriso ma non era ancora pronto a parlarle e affrontare quello che era successo.

“Tu…” stava per parlare, ma lei lo fermò.

“Se stai per chiedermi se sto bene, te ne pentirai.” Scherzò lei.

“Chiunque entra da quella porta non fa altro che chiedere la stessa cosa.” Si lamentò sbuffando, il Dottore sorrise.

“Siamo solo preoccupati per te.” Aggiunse lui con calma.

“Lo so, ma non amo molto tutte queste attenzioni, lo sai.” Continuò a lamentarsi.

“Scusa, non volevo essere così sgarbata.” Si scusò.

“Tranquilla, con me puoi sempre sfogarti.” Continuò lui, rimasero in silenzio forse cercando entrambi di rimettere in ordine i loro pensieri.

Il Dottore si avvicinò lentamente e si mise seduto sul letto, non la guardava, non era ancora pronto, sapendo che lei aveva tutti quei dubbi sulla loro relazione.

“Rose.” La chiamò con la voce grave.

“Non c’era altro modo per fermalo.” Disse lei di fretta per giustificarsi, il Dottore sospirò lentamente.

“Avrei voluto sapere cosa avevi in mente.” Disse lui con calma, senza nascondere il suo disappunto.

“Non potevo dirtelo.” Continuò abbassando lo sguardo.

“Perché no?” chiese semplicemente lui.

“Mi avresti fermata, e non potevo permetterlo. Non potevo lasciarlo vincere.” Spiegò con un po’ di disperazione nella voce. Il Dottore la guardo in silenzio, non riusciva ad affrontare con lei l’argomento, non riusciva a chiederle se quelle immagini erano vere, aveva troppa paura di sentire una risposta positiva. Lei, la sua Rose, la sua preziosa ragazza non aveva fiducia in lui, nella loro relazione, e questo faceva più male di ogni altra cosa.

Si alzò in silenzio, cercando di mettere in ordine i suoi pensieri, cercando in qualche modo di iniziare l’argomento.

“Dottore.” La sentì chiamarlo, deglutì e si voltò verso di lei.

“Io … ecco …” cercò di parlare lei.

Purtroppo furono interrotti, quando dalla porta entrò un’infermiera.

“Scusate, ma dobbiamo portare la signorina Tyler a fare alcuni esami.” Disse la ragazza scusandosi.

“Non si può rimandare di qualche ora?” chiese Rose.

“Mi dispiace.” Si scusò ancora l’infermiera.

“Non fa niente, tanto dovevo andare lo stesso.” Aggiunse il Dottore andando via, quasi fuggendo da quella camera, da lei e dalla verità di quelle immagini.

 

Fine

Capitolo XIV

 

Ragazze al prossimo capitolo dove ci sarà il finale della storia …. Mi sembra strano e anche tanto brutto

 

 

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Capitolo 16
*** La festa di Natale ***


Note dell’autore: Ed eccoci qui, questo è l’ultimo capitolo di questa Fan Fiction (non mi sembra vero), mi è passato per testa di dargli un seguito, ma non so ancora, dovrei trovare una buona storia.

Comunque buona lettura a tutti.

 

Capitolo XV

La festa di Natale

 

Si rigirò nelle coperte e stese la mano verso l’altro lato del letto, sperando che almeno per quella mattina avrebbe trovato qualcuno, ma non fu così, si girò a fissare il cuscino vuoto vicino a lei. Era stata dimessa dell’ospedale da un paio di giorni, suo padre aveva insistito perché lei rimanesse a casa per almeno due settimane, e il Dottore era stato d’accordo ovviamente. Lei sperava almeno di avere il tempo per parlare e chiarirsi, ma lui la evitava, tornava dal lavoro quando lei già dormiva, e la mattina prima che lei si svegliasse, ecco che scompariva di nuovo, quella situazione stava diventando frustrante. Prese il suo cuscino e lo strinse al corpo respirando a fondo il leggero profumo di cui era impregnato. Quanto avrebbe voluto averlo lì, parlare con lui, fare l’amore con lui, di nuovo.

 Riccaciò indietro le lacrime e si alzò, si fece una doccia veloce e scese a fare colazione, sua madre era indaffarata a fare qualcosa, mentre Tony giocava tranquillo sul tappeto vicino a lei.

“Ciao tesoro, come ti senti?” chiese la madre quando la vide arrivare.

“Ti prego mamma, ti ho detto che sto bene, non c’è bisogno che lo chiedi ogni volta che mi vedi.” Disse un po’ scorbutica, sua madre la guardò.

“Ohi signorina datti una calmata, sono ancora tua madre dopotutto.” La minacciò con severità, Rose sorrise.

“Che cosa fai?” chiese cambiando discorso e avvicinandosi a lei.

“Sto organizzando la festa di Natale al Torchwood.” Disse orgogliosa la donna, Rose si versò un po’ di caffè e si mise seduta accanto alla madre. Lo sguardo fisso davanti a lei, pensando alla sua situazione con il Dottore.

“Ehi piccola, che ti succede?” chiese dolcemente la donna spostandole una ciocca di capelli. Rose alzò le spalle ma non rispose continuando a sorseggiare il suo caffè.

“Tu e il Dottore avete litigato?” chiese ancora con calma.

“No …” rispose, ma sentì dentro di sé una gran voglia di parlare con qualcuno, di sfogarsi in qualche modo.

“E' solo che …” tentò di parlare, ma non sapeva neanche cosa dire, sospirò cacciando indietro le lacrime.

“M’ignora, fa di tutto per non stare con me ed io non so più come comportarmi, come parlare con lui.” Si sfogò piangendo, la madre le strofinò dolcemente la schiena per darle un qualche tipo di conforto.

“Io lo amo, lo amo da impazzire, ma lui … non so più che fare.” Disse piangendo, sfogando tutto, le sue paure e il suo dolore. Jackie le circondò le spalle e la abbracciò, baciandole la testa e tentando di consolarla.

 

Seduto alla scrivania nel suo ufficio, fissava lo schermo, non aveva molto lavoro anche se agli altri diceva il contrario. Si sentiva uno stupido codardo a dover scappare da Rose, ma sapere la verità sui suoi dubbi lo terrorizzava, non sapeva come avrebbe affrontato il sapere che quelle immagini, quella sua paura erano vere. Si passò una mano sul viso buttandosi sullo schienale della poltrona e voltandosi verso la finestra prese il salto che Chris gli aveva mandato, la tentazione di usarlo in quel momento era forte.

Improvvisamente sentì la porta del suo studio aprirsi, si voltò e si trovò Jackie con un’espressione non molto amichevole, ecco ora la voglia di utilizzare il salto era molta.

“Che diavolo hai nella tua testa?” chiese la donna, il Dottore la guardò non capendo a cosa si riferisse.

“Che cosa ho in mente?” ripeté lui, confuso.

“Sì, con Rose, che intenzioni hai?” chiese la donna incrociando le braccia al petto.

“Oh..” disse realizzando di cosa parlava. Aveva già visto quello sguardo in Jackie e ogni volta per lui non era un buon segnale.

“Credevo che adesso che sei umano o cose del genere, avresti smesso di fare l’idiota, ma no. Oggi ho dovuto consolare nuovamente Rose.” Disse tutto di un fiato, e il Dottore sentì qualcosa spezzarsi nel suo cuore, quando capì che Rose aveva pianto per lui, che stava male per tutta la situazione che si era creata.

“Io …” tentò di dire.

“Vedi di sistemare le cose con lei, o dovrai vedertela con me, intesi?” disse con decisione la donna, per poi andare via. Il Dottore rimase a guardare la donna andarsene, mentre ripensava a quello che aveva appena detto. Aveva sempre temuto in un certo senso Jackie, ma la cosa che gli dava fastidio era il pensiero di Rose che soffriva a causa sua.

 

Si era rintanata nello studio a leggere, ma alla fine era rimasta a guardare la pioggia fuori dalla finestra e a pensare alla sua situazione con il Dottore.

Sua madre era andata fuori per organizzare la festa di Natale, Tony era crollato poco prima, dopo aver giocato con lei per un bel po’ di tempo.

Suonarono alla porta e lei andò ad aprire, davanti si trovò Chris.

“Ehi ciao.” La salutò con calma con un sorriso che non finiva più.

“Ciao a te, come mai da queste parti?” lo salutò facendolo accomodare, il ragazzo le consegnò alcune cartelle.

“Per te.” Disse, Rose s’illuminò, finalmente aveva qualcosa su cui lavorare.

“Oh perfetto, cercavo proprio qualcosa da fare.” Disse andando verso lo studio seguita dal ragazzo.

“Sei sola a casa?” chiese.

“Sì, mamma è andata a sbrigare delle cose per la festa, e Tony sta dormendo.” Spiegò con calma, mentre si mettavano comodi sulle poltrone davanti al caminetto acceso.

“Allora di cosa si tratta?” chiese indicando le cartelle che aveva in mano.

“Devi scegliere un nuovo assistente.” Rispose lui senza smettere di sorriderle.

“Ianto è stato assegnato al Torchwood 3 di Cardiff, proprio come volevi tu.” Continuò mentre Rose visionava alcune schede.

“Non capisco come mai hai insistito tanto.” Si chiese lui, Rose lo guardò e sorrise pensando all’altro Torchwood di Cardiff, a quello che aveva visto mentre aveva viaggiato negli universi paralleli.

“E’ una lunga storia.” Disse semplicemente, sapendo che Chris non avrebbe capito.

“Senti volevo parlarti un attimo.” Disse seriamente lui. Attirando la sua attenzione.

“Dimmi.” Disse mentendo via le schede.

“Ho chiesto che il Dottore sia mandato via.” Disse con sicurezza e tranquillità, Rose lo guardò un attimo senza capire realmente.

“Tu … cosa?” chiese con calma.

“So cosa pensi, ma credimi è per il tuo bene.” Si difese con calma.

“Sei impazzito o cosa?” chiese invece lei, sconvolta da quel fatto.

“Rose, ascolta, so che adesso sei arrabbiata, ma …” cercò di spiegare ma lei lo fermò.

“Perché diavolo lo hai fatto?” chiese lei sconvolta senza farlo finire di parlare.

“Ti ha quasi uccisa, Rose.” Disse lui guardandola negli occhi. Rose si alzò e scosse la testa allontanandosi, non riusciva a credere a una cosa del genere, sapeva che Chris aveva sempre provato qualcosa nei suoi confronti, ma non avrebbe mai pensato che sarebbe stato capace di tanto.

“Sembra quasi che tu e la tua famiglia dimentichiate questo particolare.” Continuò lui, senza nascondere il suo fastidio.

“Non è stata una sua decisione, è stata mia.” Gi rispose voltandosi di scatto verso di lui.

“Se ti ama quanto dice, avrebbe dovuto impedirlo.” Continuò, a quello Rose scattò ancora di più di rabbia.

“Fuori di qui.” Disse stringendo i pugni.

“Rose …” cercò di parlare ma lei non voleva lasciarlo continuare.

“Non hai alcun diritto di poter dire una cosa del genere.” Ringhiò lei con una rabbia che aveva provato poche volte in vita sua.

“Ho visto abbastanza per saperlo. Se ti ama quanto sostiene dovrebbe lasciarti vivere la tua vita, senza complicarla.” Le disse con più calma avvicinandosi.

“Tu non sai nulla di noi, e della nostra vita.” Continuò invece lei.

“Invece so abbastanza, hai lasciato tua madre da sola, per viaggiare con lui, e una volta qui, nonostante lui ti avesse abbandonato e spezzato il cuore, hai fatto di tutto per tornare da lui.” Le rispose lui facendosi avanti, mantenendo una certa calma nella voce.

“Va via.” Disse lei con freddezza.

“Rose …” la chiamò cercando la sua mano, ma lei si allontanò.

“Lui non mi ha abbandonato, e ora ti prego di andare via.” Gli disse guardandolo negli occhi, per poi uscire dalla stanza senza neanche considerarlo più. Non aveva alcun diritto di dire una cosa del genere, non poteva permettersi di parlare della loro storia, lei e il Dottore fino a quel momento non erano stati liberi di scegliere, sempre qualcun altro aveva scelto per loro.

 

Rientrò a casa al solito orario, era tutto spento e sapeva che avrebbe potuto evitare Rose, e soprattutto Jackie. Voleva parlare con Rose, ma il timore era ancora forte, e sinceramente non aveva tanta voglia di litigare con lei.

Sentì qualcuno mormorare, e vide che in cucina la luce era accesa, si avvicinò e trovò Rose che si era appena preparata una tazza di tè caldo.

“Oh ciao.” Disse lei sorpresa non appena alzò lo sguardo verso di lui, notò che aveva un dito arrossato.

“Tutto bene?” chiese preoccupato, la ragazza lo guardò un attimo e abbassò lo sguardo verso il suo dito.

“Oh si, nulla di preoccupante, mi sono bruciata un po’.” Disse sorridendo timidamente, si avvicinò a lei e le prese la mano con delicatezza.

“Dovresti mettergli qualcosa.” Disse con calma osservando il piccolo segno.

“E’ una stupidaggine credimi, un po’ di acqua fredda e passa tutto.” Disse lei abbassando lo sguardo e arrossendo, era imbarazzata.

“Vuoi del tè?” chiese lei cambiando discorso e liberando la sua mano dalla sua presa.

“Perché no.” Rispose con un sorriso, poteva mettere le sue paure da parte per un po’ e cercare di comunicare con lei. Si misero seduti con calma una di fronte all’altro sul tavolo, non si guardavano negli occhi, continuavano a sorseggiare i loro tè. Gli sembrò di rivivere la loro prima notte in quella casa.

“Come mai non dormi?” chiese lui, osservandola.

“Non riuscivo a dormire.” Rispose semplicemente, lui sapeva il motivo, spesso durante la notte la sentiva agitarsi nel sonno e mormorare spaventata, e lui per calmarla le sussurrava nell’orecchio assicurandole che era in salvo e al sicuro, proteggendola anche dai suoi incubi.

 “Ho una cosa da farti vedere.” Disse lei improvvisamente prendendo un fascicolo che teneva accanto a sè.

“Non dovresti lavorare.” Disse lui sorridendo e prendendo il fascicolo, lei gli fece una linguaccia.

“Vero, ma dovevo scegliere il mio nuovo assistente.” Disse con calma. Aprì il fascicolo e fu sorpreso nel vedere che la domandina per un colloquio di lavoro era stata firmata da Donna Noble, guardò Rose sorpreso vedendo che sorrideva.

“Appena ho visto la sua domanda di assunzione, ho pensato che sarebbe stata un’assistente fantastica.” Continuò lei sorridente, ma il suo entusiasmo iniziale si spense improvvisamente.

“Non sarebbe la stessa Donna.” Disse cupamente, ripensando al periodo in cui avevano viaggiato insieme.

“Vero, ma non credo che sia una coincidenza questa.” Insistette lei sorridendo.

“Rose …” cercò di spiegarle, ma lei gli prese le mani, per la prima volta da quando tutto era successo.

“Ho viaggiato in diversi mondi paralleli, e in molti voi due eravate destinati ad incontrarvi in un modo o nell’altro.” Disse con calma sorridendo.

“Per lo stesso motivo hai insistito che Ianto lavorasse per Torchwood tre?” chiese lui.

“Può anche essere che sia un mondo sbagliato questo qui, ma a poco a poco in modo differente, sembra che le cose combacino in un modo o nell’altro.” Disse sempre con calma, il Dottore la guardò intensamente, questa era tipico della sua Rose, e lui non poteva evitarlo l’amava anche per quello.

Rimasero a farsi compagnia per il resto della notte e dopo, per la prima volta da settimane, si addormentarono insieme abbracciati.

 

Si guardava attorno un po’ intontito, Jackie aveva organizzato una festa con i fiocchi, era splendida, e le persone la gradivano, ma lui si sentiva fuori luogo. Rose aveva insistito per essere accompagnata da lui e non sapeva dirle di no, si era presentato a lui vestita con un abito nero, a gonna corta, un abito che lasciava poco spazio alla fantasia e che a lei stava divinamente. La osservava mentre parlava e scherzava con gli altri, ma vedeva che in fondo si sforzava di essere gentile, anche lei odiava stare a quelle feste. La vide voltarsi verso di lui e sorridergli, ricambiò il sorriso, sapendo fin troppo bene che non avrebbe potuto evitare di parlare con lei.

“Ti stai annoiando vero?” gli chiese porgendogli un bicchiere di vino, mentre si avvicinava.

“No, è una bella festa.” Le rispose tranquillamente, sorseggiò un po’ dal bicchiere.

“Bugiardo. Vorresti essere da un'altra parte.” Lo accusò sorridendo, il Dottore non riuscì a non ridere con lei.

“Alla festa natalizia non posso proprio rinunciare, la mamma ci tiene troppo.” Gli spiegò guardando sua madre, notando nel suo sguardo un senso di nostalgia, Rose avrebbe rinunciato a tanto, pur di tornare a viaggiare con lui sul Tardis, forse a questo non aveva mai pensato il suo alterego.

“Non è un problema, davvero.” La tranquillizzò invece lui. Rose gli sorrise nuovamente. Forse quello era un buon momento per chiarirsi, non avrebbe dovuto aspettare ancora, doveva parlarle. Stava per farlo, ma a loro si avvicinò Pete con altre persone, ansiosi di parlare con lei. Dopo averli salutati, maledicendo mentalmente il tempismo di Pete, decise di allontanarsi.

 

Diede un’occhiata attorno a sé, nella speranza di vederlo, voleva parlare un po’ con lui, con tranquillità, senza che nessuno potesse interrompere la loro discussione, ma ero scomparso, dileguato in mezzo a tutta quella folla.

Si avvicinò a Ianto che parlava con Chris. Lei non aveva più voluto rivolgergli la parola, si era sentita tradita da quello che considerava un buon amico.

“Ianto.” Chiamò la ragazza avvicinandosi, interrompendo la discussione dei due.

“Scusa, ma hai visto il Dottore per caso?” chiese con calma sorridendo.

“Ehm non mi sembra.” Rispose un po’ a disagio, Rose si morse il labro inferiore guardandosi ancora attorno.

“Dove diavolo può essere andato?” si chiese a voce alta, guardando ancora attorno.

“Credo che sia salito sul tetto.” Rispose invece Chris, la ragazza annuì senza guardarlo in viso.

“Grazie.” Disse semplicemente allontanandosi, ma lui la fermò.

“Rose, aspetta, vorrei parlarti.” Disse afferrandola per un braccio.

“Non abbiamo niente da dirci, mi dispiace.” Continuò lei con freddezza, voleva solo parlare con il Dottore, non voleva altro.

“Ti prego.” La supplicò lui.

“Devo trovare il Dottore.” Insistette lei, ma lui si avvicinò senza lasciarle il braccio.

“Ti prego Rose, cerca di capire, io lo fatto per te … per vederti felice.” le disse con calma in un sussurrò.

“Per essere felice io ho bisogno di lui.” Rispose semplicemente, si liberò della sua presa e andò via.

Uscì di corsa dalla sala, sperando di evitare altre noie. Andò sul tetto senza preoccuparsi del freddo che c’era, e del suo vestito non molto adatto alle temperature. Lo trovò proprio lì, con il naso all’insù, le mani in tasca, il papillon ormai disfatto, senza un adeguato soprabito, non curante del freddo che c’era quella notte.

“Trovato qualcosa d’interessante?” gli chiese cauta.

“Niente di particolare, il cielo è coperto da nuvole.” Rispose senza guardarla, non poteva certo dargli torto per questo, lo aveva spinto a una decisione tremenda, ma più di tutto la preoccupava che quel maledetto alieno gli aveva mostrato i suoi dubbi e le sue incertezze sul loro rapporto.

 “In questi giorni non abbiamo avuto modo di parlare.” Aggiunse lei con calma, voltandosi verso di lui.

“Già, credo che dovremmo.” Continuò sospirando, in quei giorni avevano ricominciato a comunicare, scherzava con lei, ma non la guardava mai negli occhi ed evitava di rimanere per troppo tempo da solo con lei.

“Mi dispiace per quello che ti ho fatto fare.” Si scusò con calma, ma lui continuava a non guardarla.

“E mi dispiace per quello che hai visto.” Continuò sapendo che questo lo aveva ferito più di ogni altra cosa.

“Pensi che andrò via?” le chiese direttamente, voltandosi per la prima volta verso di lei e guardandola fisso negli occhi. Non voleva rivelargli la verità, non voleva ferirlo ulteriormente, ma sapeva che non sarebbe stato giusto non dirgli niente.

“Si.” Rispose sinceramente, il Dottore abbassò lo sguardo come se si aspettasse quella risposta. Quanto si odiava per quello, quanto voleva solo dimenticarsi tutto e ricominciare da zero, soffocando quella sua paura.

“Sono sicuro che possa ripeterti che rimarrò qui, ma questo non basterebbe.” Disse con convinzione. Voleva dirgli che non sarebbe stato sempre così, che lei si sarebbe fidata, ma sarebbe stato come mentirgli.

Si avvicinò a lei, mentre prendeva qualcosa dalla tasca interna della giacca.

“Tieni!” disse mostrandole un oggetto che lei aveva già visto.

“Questo … questo è il salto intergalattico.” Chiese conferma.

“Perfettamente funzionante.” Rispose lui.

“Mi è arrivato in una busta anonima  il giorno in cui tu sei stata male.” Iniziò a spiegarle, Rose aggrottò la fronte non capendo.

“Non sai chi l’ha mandato?” chiese ancora, ma lui scosse la testa.

“So solo che con questo potrei andare via, in qualsiasi posto.” Disse con calma fissandola.

“Chris aveva ragione.” Continuò, Rose deglutì lentamente, e fece un passo indietro, aspettandosi il peggio.

“Ho viaggiato per la maggior parte della mia vita.”disse e alzò gli occhi al cielo.

“Ho visto posti meravigliosi che sanno lasciarti senza fiato. Posti che la tua mente non riuscirebbe a immaginare.” Spiegò con la voce carica di emozioni, Rose abbassò lo sguardo, respingendo le lacrime che premevano per uscire.

Improvvisamente il Dottore strinse il salto intergalattico e lo lanciò nel vuoto, Rose lo guardò confusa.

“Quei posti di cui ti parlo, i posti che ho visto, in cui siamo stati, non sono così meravigliosi se tu non sei accanto a me.” Le disse con dolcezza, Rose si lasciò sfuggire una piccola lacrima.

“Rose” la chiamò con dolcezza mentre le asciugava la lacrima, la guardò fissa negli occhi e sorrise dolcemente.

“Svegliarmi ogni mattina, con te accanto, crescere una famiglia insieme, ma soprattutto invecchiare con te.” Le disse prendendole la mano.

“Per tutto il tempo in cui abbiamo viaggiato insieme, non ho desiderato altro che questo.” Continuò, Rose abbassò la testa e chiuse gli occhi respirando lentamente, tentando, inutilmente di rimanere calma.

“Non sarà sempre facile, ci saranno dei giorni in cui vorrai andare via, in cui il desiderio di correre tra le stelle sarà più forte di ogni altra cosa.” Disse lei ormai sopraffatta dalle sue paure e dalle lacrime.

“Ci sarà il momento in cui tutto questo non ti basterà più, in cui io non ti basterò più.” Continuò non riuscendo più a fermare quei pensieri e quelle lacrime. Il Dottore si piegò e le sussurrò una cosa nell’orecchio, Rose rabbrividì e spalancò gli occhi, aveva un suono particolare, un suono che aveva sentito solo una volta e continuava a riecheggiare nella sua mentre, il suono di quella parola le riempì il cuore e la mente. Lo guardò cercando di rimettere in ordine i suoi pensieri, rendendosi finalmente conto che quello era il più grande segreto del Dottore.

“C’è un solo motivo per cui direi il mio vero nome a qualcuno.” Le disse guardandola negli occhi. Lei non riusciva a dire niente, lo guardava solamente, il viso bagnato dalle lacrime e il labbro che ancora le tremava, nella sua mente confusione, ma il suo cuore, il suo cuore aveva cancellato ogni dubbio, ogni incertezza della loro relazione, solo al sentire quella parola.

“Tra noi non è mai stato facile, e adesso non ho alcuna intenzione di arrendermi con te.” Le disse sorridendo quasi in tono di sfida.

Dal cielo iniziarono a scendere dei leggeri fiocchi di neve, i due si guardarono attorno, la città di Londra, illuminata dalle luci di Natale, veniva ricoperta pian piano di quella leggera coltre bianca.

Rose sentì un braccio del Dottore cingerle la vita, si ritrovò a pochi centimetri dal suo viso, nei suoi occhi vide tanto amore e tanta passione.

“Rose Tyler, Ti amo!” Le disse in un sussurro facendola tremare. Prima che potesse rispondergli o dire qualcos’altro il Dottore la baciò con passione. Si sentì stretta a lui quasi disperatamente. Rispose a quel bacio e con la stessa passione si aggrappò al suo corpo, proprio come quella volta sulla spiaggia, quando lui le aveva detto di amarla per la prima volta, ma adesso quelle parole assumevano un altro significato, tutto era diverso, adesso era più sicura di quello che sarebbe stato, adesso sarebbe stata in grado di affrontare le sue paure, con lui accanto. Finalmente avrebbero avuto il loro “per sempre” insieme, come era giusto che fosse.

 

Fine

 

 

Note Finali e ringraziamenti: Volevo che la scena finale fosse ambientata a Natale, per riprendere un po’ il finale di Christmas Invasion (tra le mie scene preferite tra Ten e Rose), perché quello è il momento in cui Rose accetta completamente il nuovo Dottore, e ho pensato che sarebbe stato un buon inizio anche per la sua nuova vita con questo Dottore umano.

 

Voglio ringraziare tutti voi che avete avuto la pazienza di seguire questa storia, non avrei mai pensato che sarebbe piaciuta così tanto, e spero tanto che il finale non deluda le vostre aspettative. Ringrazio tantissimo fenili che mi ha fatto da beta per questi ultimi due capitoli, e ringrazio ancora tanto le vostre recensioni che mi hanno fatto andare avanti.

Detto questo, vi saluto, a presto, anche perché c’è ancora la terza stagione che devo concludere.

 

Un bacio a tutti voi

KillerQueen86

                                                                                                                                                                                                                                                     

 

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