Hogwarts nel mirino: Le Magicomiche

di MusicDanceRomance
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Stavolta per Hogwarts! ***
Capitolo 2: *** Supertrasformazione psicologica ***
Capitolo 3: *** Come Tom capì cosa avrebbe fatto da grande ***
Capitolo 4: *** Tesoro di nonno ***
Capitolo 5: *** Le relazioni pericolose ***
Capitolo 6: *** La vendetta di Mocciosus ***
Capitolo 7: *** Tutto per un po' di pancia ***
Capitolo 8: *** La grande battaglia di Lord Voldemort ***
Capitolo 9: *** Vendichiamo la sorellina! ***
Capitolo 10: *** Memorie di un'afflitta abbandonata ***
Capitolo 11: *** In missione con Luna e Rolf ***



Capitolo 1
*** Stavolta per Hogwarts! ***


                                    STAVOLTA PER HOGWARTS!
 
La pioggia scrosciava cinicamente sulla terra umida e rideva nell’inondare il mondo con lacrime di affanno.
Hermione, dall'ampia finestra della Sala Grande di Hogwarts, scrutò desolatamente il cielo trafitto da mille nuvole oscure.
Pioggia e fango avrebbero assistito allo scontro finale. Pioggia e fango avrebbero ostacolato la loro missione di salvezza.
Hermione fissò i volti mesti di Luna, Ginny, Lavanda Brown e delle gemelle Patil, ma non parlò.
Concentrò allora lo sguardo verso i taciti gemelli Weasley, che sognavano da mesi quel giorno di riscatto, e tacque ancora.
Poi i suoi occhi si posarono su un disperatissimo Ron, ed infine, sul prescelto, sul bambino sopravvissuto, su colui dal quale le sorti della giornata e del futuro dipendevano solennemente, e meditò ancora.
Solo Hermione poteva parlare, solo Hermione poteva infondere nei suoi amici quel grintoso coraggio di cui avevano bisogno prima di partire all’attacco per contrastare i seguaci del serpente velenoso.
Ci avevano lavorato così a lungo. Non potevano tirarsi indietro per colpa di un imprevisto.
Ed Hermione parlò:
-Harry, noi abbiamo deciso di farlo, di essere con voi in tutto e per tutto. Voi avete bisogno anche di noi per trionfare!-
Trenta visetti si irradiarono di colpo. Sì, Hermione aveva detto di sì!
-No, Hermione, è troppo pericoloso!- replicò eroicamente Harry - Voi non potete esporvi, non potete mettere così a rischio la vostra salute! Guarda che tempo!-
-E invece sì!- ribatté prontamente Ginny - Io, Harry, sarò schierata con te in prima fila, ma non far sentire Hermione e gli altri inutili, ti prego! Siamo tutti uniti: Corvonero, Tassorosso e Grifondoro. Non arretriamo di fronte alle difficoltà e diamo il nostro contributo per una nobile causa! Non possiamo perdere! Non contro di loro!-
Harry, con i suoi leggendari occhi di smeraldo lucidi per il caloroso discorso dell’amata, si trovò costretto ad annuire:
-Va bene, Hermione, farete quella cosa come avevamo già stabilito.-
Rischiavano di beccarsi una polmonite a causa del tempaccio, ma non potevano tirarsi indietro, né volevano farlo.
 
Lo stadio di Quidditch era gremito di spettatori per il torneo ventennale delle case. La finale, baciata da un violento temporale, prevedeva lo scontro tra  Grifondoro e Serpeverde.
Pare superfluo ricordare per chi parteggiassero Tassorosso e Corvonero.
Il bello del torneo ventennale era l’introduzione alla partita. I tifosi delle rispettive squadre finaliste si sarebbero esibiti sul campo, prima della liberazione del boccino, per ingraziarsi il pubblico con un loro personalissimo cavallo di battaglia e supportare i giocatori.
Giunse finalmente il corteo dei Serpeverde.
I loro sostenitori presentarono una banale giostra magica di luci e colori accompagnata da una melodia strappalacrime. Si trattava di un incantesimo raffinato, ma nulla di che...
Hermione sorrise: la Parkinson, con quell’idea, era caduta davvero nel ridicolo, mentre la sua trovata spiazzante avrebbe massacrato gli snob purosangue della scuola.
Silente annunciò il corteo dei Grifondoro, cui avrebbero partecipato alcuni studenti di Corvonero e Tassorosso.
Harry, già posizionato sulla sua scopa, affrontava lo sguardo sprezzante di Draco Malfoy, curioso di scoprire cosa la mezzosangue avesse escogitato per sostenere quei miserabili e conquistare il pubblico.
Era il loro momento.
Hermione raggiunse il centro della pista già inzuppato d’acqua e costellato di pozzanghere nere e suggerì velocemente ai compagni come disporsi, senza curarsi della pioggia battente che li aveva già infradiciati fino alle ossa:
-Cho, tu più indietro. Luna, alla mia sinistra, Neville alla mia destra, le gemelle ai lati, Seamus in fondo, Dean qui dietro. Pronti? Ora! Li schiacceremo!-
E fu avviata la musica portafortuna.
Un urlo della foresta fu la prima cosa a venire udita. 
Un inno, pensò Draco Malfoy, che pregustava già la vittoria della sua regale mascotte.
Partì una ridente musichetta. Le prime parole dell’inno che i Grifondoro intonavano tutti insieme sembravano già guerrigliere.
Sei un soldato, scegli le tue battaglie...
Il resto caricò quando bastava la squadra per il conflitto decisivo.
-Sì, ce la possiamo fare!- esclamò Fred orgogliosamente, a cavallo della sua scopa - Questo è l’inno dei Grifondoro!-
Musica, canto e soprattutto ballo. Una coreografia irruente e selvaggia, l’ideale per una battaglia così aspra. In ciò consisteva l’idea della brillante allieva Granger.
Mani unite volteggiavano prima a destra, poi a sinistra, poi di nuovo a destra, poi ancora a sinistra, poi verso il cuore e poi le braccia si gettavano libere in su.
Tutti muovevano mani e corpo a tempo, tutti, a partire da Hermione, affascinavano il pubblico.
E per la campagna inglese, insieme ai palpiti della pioggia tempestosa, rimbombava un unico tumulto corale.
 
Tsaminamina eh eh, waka waka eh eh
Tsaminamina zangalewa, anauahaha
Tsaminamina eh eh, waka waka eh eh
Tsaminamina zangalewa, stavolta per Hogwarts!
 
Al vedere l’inno dei Grifondoro riscuotere tanto successo tra i vari settori dello stadio (persino Piton mandava alla rinfusa le sue mani a destra e a sinistra, nel tentativo di seguire il ritmo schizzante della musica) Draco Malfoy indirizzò lo sguardo incupito verso i suoi compagni di squadra, per cercare conforto morale, e, dopo aver visto troppo anche dalla loro parte, si decise ad ammonirli rabbiosamente, tenendo alto l’onore dei purosangue:
-Non ballatela pure voi! Un minimo di dignità, per favore! Noi siamo gli avversari! La proveremo dopo nella nostra sala comune, se proprio ci tenete...-
Non lo avrebbe mai ammesso, ma anche lui moriva dalla voglia di ballare Waka Waka.
 
 
 
 
Sì, l’autrice è MusicDanceRomance, pare impossibile, ma è proprio lei.
Lo so, è terribile, sono terribile, è impensabile, sono impensabile, ma mi sono divertita a scriverla, perché negarlo? E’ mezza demenziale, per questo mi sono lasciata andare, ma non siate troppo severi...
Grazie per essere arrivati sin qua, ce ne vuole di coraggio, suppongo...
 
  

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Capitolo 2
*** Supertrasformazione psicologica ***


                             SUPERTRASFORMAZIONE PSICOLOGICA
 
Ronald Bilius Weasley era schiavo di una magia oscura.
Hermione, dopo averlo sorvegliato per intere settimane, era giunta a tale crudele conclusione.
Lei conosceva Ron da anni, si reputava sua amica ed immaginava, inutile negarlo, di ritrovarselo obbligatoriamente all’altare nel giorno più importante della sua vita; immaginava un’esistenza piacevole e dei figli dai capelli rossi da coccolare; immaginava addirittura di cruciare (anche se nella realtà non lo avrebbe mai fatto) le eventuali rivali che si sarebbero frapposte fra lei ed il suo insostituibile “Mister Miseriaccia”. Immaginava il mondo accanto ad un impacciato ed intrattabile Weasley.
Ne era innamorata, e le donne innamorate preavvertono sempre cambiamenti di ogni tipo nei confronti dell’oggetto dei loro più irriguardosi desideri.
Per questo non le pareva possibile che Ron non temesse più le lezioni di Piton e le sfrecciatine di Malfoy: Ron non era più Ron se derideva Draco con burle esilaranti e rispondeva a tono e zittiva il professore più temuto di Hogwarts.
Così lo aveva pedinato, ed aveva scoperto che ogni mercoledì e venerdì, ovvero quando l’orario di scuola prevedeva due ore di Piton, il suo adorato Weasley, dopo colazione, si assentava per qualche istante e si rifugiava nel bagno dei ragazzi che era accuratamente disertato al mattino presto.
Ricorreva a qualche magia oscura, ne era certa! Ma doveva scoprire quale, altrimenti non avrebbe saputo come comportarsi. E chiese perciò aiuto ad Harry.
Insieme, i due amici stabilirono di nascondersi sotto il mantello dell’invisibilità e di attendere Ron nel bagno per scoprire quale pozione trangugiasse o quale incantesimo realizzasse su di sé per rendersi tanto... incredibilmente ardito e sfacciato.
Come non riportare alla memoria un indimenticabile giorno di metà ottobre in cui, poco prima della lezione con Piton, Draco Malfoy aveva intercettato Ron nei corridoi e gli aveva sputato addosso alcune ingiurie oltraggiose?
Ron se la sarebbe dovuta prendere scagliandogli contro una magia, oppure si sarebbe dovuto dileguare in silenzio, gonfio di rabbia, oppure ancora si sarebbe dovuto nascondere dietro le spalle di Harry che lo avrebbe degnamente difeso.
Invece, Ron aveva risposto a Malfoy. Come nessuno avrebbe mai potuto auspicarsi.
-Anche se tutti qui si sudano i voti tranne te, un motivo sotto sotto c’è, caro Malfoy. Sei un disgustoso leccapiedi che si reputa anche nobile, ma che senza fare il cagnolino con i più potenti non sarebbe nessuno!-
-Oh, Weasley non ha perduto la parola, stavolta!- aveva ghignato quindi Draco, di cui l’intera Hogwarts avrebbe avuto pietà qualche minuto dopo.
-Tutti saremo eroi un giorno, tranne te!- aveva aggiunto fieramente Ron -Tutti siamo simpatici e spiritosi, tranne te! Tutti abbiamo genitori onesti, tranne te! Tutti duelliamo correttamente, tranne te! Tutti sposeremo le donne che amiamo, tranne te!-
Allora Malfoy aveva estratto la propria bacchetta dalla tasca, puntandola contro Ron. Ma la filastrocca stava proseguendo:
-Tutti abbiamo capelli decorosi, tranne te, Signorino Dalle Penne Quasi Bianche!-
-Cosa?- aveva esclamato Draco, punto nel suo orgoglio.
La sua bacchetta di biancospino, incapace di lanciare i giusti incantesimi, gli tremava nelle mani, e Ron insisteva ancora nel cantilenargli beffardamente:
-Tranne te, Malfoy! Tranne te, tranne te, tranne te!-
Tiger e Goyle si erano visti costretti a trascinare via un Draco ormai malamente sbizzarrito nelle peggiori maledizioni verbali nei confronti della famiglia Weasley.
I leggendari capelli biondi platinati dei Malfoy non si dovevano toccare!
Eh sì, quanto avevano riso, in quell’occasione!
La lezione con Piton fu poi altrettanto indimenticabile, ricordò Hermione.
Il professore stava rimbeccando, come sempre, Harry su un concetto che non aveva compreso, ed aveva pronunciato tali parole:
-Potter, se non è carne è pesce, tutti lo hanno capito, tranne te!-
Ron aveva riso e aveva guardato inevitabilmente i pochi capelli semiargentati che rimanevano in testa a Draco. Quest’ultimo, sentendosi osservato dall’intero stuolo dei Grifondoro presenti in aula, era scattato allora dal suo posto rivolgendo una tiepida supplica al suo professore prediletto:
-Weasley mi sta tormentando, lo faccia smettere!-
Piton aveva sfidato a lungo lo sguardo angelico di Ron prima di rivolgersi a Draco con le seguenti, lamentose parole:
-Ma cos’è questa paranoia, Draco? Weasley non ha fatto assolutamente nulla. Abbi un po’ di fibra tu, piuttosto!-
Ron che appellava Malfoy “ Signorino Dalle Penne Quasi Bianche”? Piton che preferiva evitare di parlargli? Cosa era accaduto a Ron durante l’estate? Quale libro di incantesimi oscuri aveva sfogliato per trasformarsi così?
Ma Hermione ed Harry lo avrebbero scoperto.
Finalmente era giunto il momento della verità.
Coperti dal mantello che li nascondeva alla vista del mondo, lo attendevano nel bagno dei ragazzi.
 
Improvvisamente, la porta scricchiolò e fu spalancata da un Ron frettoloso e guardingo. Nessuno lo aveva seguito. Bene. Era il momento.
Harry ed Hermione fremevano dalla curiosità, ma si tenevano pronti per contrastare la magia oscura che il loro amico avrebbe sicuramente evocato al fine di rendersi tanto eroico ed insolente.
Ron trasse un lungo sospiro, cominciò a girare su se stesso ed infine urlò a squarciagola:
-RONALD SUPERDIGIEVOLVEEEE…-
Spiccò un salto e si mise a tirare pugni contro l’aria, fingendo probabilmente di far scaturire dalle mani lingue di fuoco e missili sterminanti. Ed infine pronunciò, con voce tetra e soffocata:
-METALWARGREYRON...-
Silenzio per qualche secondo.
-Sono pronto ad affrontare il mondo!- si disse tra sé e sé, un attimo prima di sparire dietro la porta che lo avrebbe condotto fuori dal bagno.
Rimasti soli, Harry ed Hermione si tolsero il mantello e respirarono nuovamente aria pura.
Hermione incarnava il sublime ritratto della disperazione:
-Magia oscura potentissima, secondo me... ma... Harry… capisci... io non conosco questa magia. Io sono una capra ignorante, allora... non so praticamente niente!-
Harry non sapeva se ridere o godere dei lamenti di Hermione ancora per qualche secondo. Ma si decise a dire troppo presto:
-Scommetto che il padre di Ron ha portato alla Tana, qualche mese fa, un televisore.-
-Sì- ammise Hermione - Lo voleva studiare per conto del Ministero.-
-E scommetto che Ron non si è perso una puntata dei Digimon, quest’estate!-sospirò Harry, ricordando i bei tempi che furono.
-I... che?- chiese Hermione, stravolta ancora per la sua inaspettata ignoranza.
-Ron non usa nessuna magia, Hermione, stai tranquilla. - la rassicurò Harry.
-Vuoi dire che io non sono una capra ignorante?- il visino di Hermione si illuminò di colpo -Non è magia, Harry?-
-No- garantì lui -Un eccesso di cartoni animati babbani, piuttosto. Ron si fa una semplice trasformazione psicologica per sentirsi invincibile, tutto qui.-
-Che sollievo!- sospirò Hermione, finalmente serena.- Credevo che si fosse cacciato nei guai come al solito. Bene, se si tratta solo di un innocuo giochetto psicologico... - balzò improvvisamente - Ehi, un momento, Harry! E tu come hai fatto a capire subito che Ron è stato influenzato da un cartone animato babbano?-
Harry fissò volutamente il soffitto, prima di costringersi ad ammettere:
-Ehm... anch’io, quest’estate, non mi sono perso una puntata dei Digimon...-
 
 
 
Non so se a voi farà schifo o meno, ma io mi sono divertita più con questo capitolo che col primo!
Il ripetitivo “tranne te” e la frase pronunciata da Piton “ma cos’è questa paranoia?” non sono frutto completo della mia fantasia, bensì richiami ad una canzone di Fabri Fibra, che sono costretta, per mia somma disperazione, a sorbirmi tutti i giorni e a quasi tutte le ore. Non sono assolutamente fan di Fibra, ma secondo me col genere demenziale qualche suo richiamo ci sta bene.
Se non conoscete né i Digimon né la canzone di Fibra... non so proprio se il capitolo vi sia potuto piacere.
Bè, fatemi sapere ugualmente. E non abbandonate la mia raccolta! Nel prossimo capitolo sveleremo l’insospettabile motivo per cui Tom Riddle ha deciso di diventare un mago oscuro!
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  

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Capitolo 3
*** Come Tom capì cosa avrebbe fatto da grande ***


                            Come Tom capì cosa avrebbe fatto da grande
 
La signora Cole, direttrice di un modesto orfanotrofio londinese, non avrebbe più assaggiato un solo goccio di gin in vita sua.
Possibile che il mondo fosse andato tanto a rovescio dall’ultima volta in cui si era concessa un innocuo bicchierino?
Perché Tom Riddle, il piccolo che ospitavano nel pidocchioso istituto da più di dieci anni, non poteva essere tanto benvoluto dagli altri bambini.
Lui di solito li spaventava, li terrorizzava, li plagiava.
Ed invece, da quando Tom aveva ricevuto la visita di quel bizzarro professor Sipiente-Saliente-demente, i ricatti e le minacce erano passati in secondo piano nella vita del più pestifero e solitario orfanello della struttura.
Il piccolo ripeteva che si sarebbe dovuto comportare bene ad Hogwarts, la scuola che avrebbe frequentato presto, e perciò si era allenato tutta l’estate in buone maniere. Ma essere tanto buoni arrecava qualche svantaggino...
 
-Tom?- la signora Cole lo fermò per le scale, il mattino prima della partenza per Hogwarts -Serve aiuto?-
Tom odiava gli aiuti. Se l’era sempre cavata da solo, per tutto quanto. Ma in quel momento aveva davvero bisogno di una mano. Magica, se possibile.
-Signora Cole- rispose dolcemente -Io sono felice di andarmene ma c’è un problema. I miei compagni mi hanno riempito di regali, regali che vorrei portare con me ad Hogwarts,  ma sono troppi e non ho abbastanza valigie per contenerli. Magari, se qualcuno mi desse una mano o mi suggerisse cosa fare...-
Ebbene, sì.
Quella fu la prima ed ultima volta che Tom Orvoloson Riddle cercò consiglio o aiuto a qualcuno. E da quella sola e sconvolgente esperienza imparò a non richiederne più a nessuno.
-Ma quel professor Studente non poteva venirti a prendere?- borbottò la signora Cole, entrando nella stanza assegnata da anni a Riddle per osservare i doni che gli erano stati fatti.
Nessuno riesce mai a spiegarsi come i bambini possano regalare le cose più strampalate ed ingombranti ai loro coetanei.
-Ecco cosa succede a comportarsi bene con gli altri- si lamentava Tom -Tutti ti riempiono di coccole e sorpresine, ti subissano di cose inutili e tu sei pure costretto a tirartele dietro, se no la gente si offende! Mai più tanto cortese in vita mia! Si guadagnano solo robe da rigattiere!-
La signora ed il bambino diedero una fugace occhiata agli oggetti sparsi per la stanza.
Un tappeto di terza mano, una pianta tropicale di dimensioni spropositate, un gioco di società, un pinguino imbalsamato, un set di posate arrugginite, una meridiana, una lampada gigantesca e di pessimo gusto, vecchie bottiglie di vetro, alcuni libri di poesie, una collezione di fumetti ed altre varie carabattole facevano parte del corredo di Riddle.
-Tutti regali riciclati dagli altri orfani, ma è il pensiero che conta, vero signora Cole?- affermò Tom, ormai rassegnato. -Ma come faccio a portare tutto ad Hogwarts? Accidenti a me quando faccio il buono!-
-Purtroppo non so come aiutarti, caro. Dovrai lasciare i regali qui e sopportare gli sguardi offesi degli altri bambini durante le vacanze estive.- e la signora Cole si congedò da lui.
Sopportare Sam che gli avrebbe urlato, piagnucolando: “Non ti è piaciuto il mio puzzle?”, oppure ancora, Joe che lo avrebbe minacciato: “Se non porti con te il mio peluche, ti faccio vedere i serpenti verdi!”. E la dolce Kate lo avrebbe schiaffeggiato, ammonendolo: “Le mie due bambole di pezza non possono rimanere un solo secondo senza un padrone! Cattivo, le hai abbandonate!”. E ancora, il gigantesco Peter lo avrebbe annoiato fino alla nausea nel ripetergli: “Hai letto il libro di poesie? E quello di cucina? E l’enciclopedia sui sovrani europei? No? Allora sei cattivo, ti picchio”.
-Forse dovrei rimanere in orfanotrofio per qualche anno ancora- meditava Tom, girando a vuoto nella sua stanza -Così mi faccio tornare la mia vecchia reputazione di bimbo cattivo e nessuno mi regala più niente. Ah, se solo il professore fosse qui! Silenteeeee!- cominciò ad urlare.
La finestra si aprì prodigiosamente ed una raffica di vento color prugna si gettò nella camera di Tom. Da una nuvola di fumo comparve, tossicchiando, Albus Silente in persona:
-Coff, coff… Oh…- sbuffò -Questi disservizi di circolazione magica! Sono costretto a trasfigurarmi in vento ormai, e mi intossico tutto. Guai a chi mi canta vorrei essere il vento: Non sa quel che dice, lo tramuterei in cotone!-
Tom amava la magia!
Silente lo aveva raggiunto trasformandosi in un soffio di vento color prugna? Ed anche lui avrebbe imparato a farlo? Grandioso!
-Non dire niente, ragazzo!- Silente rivolse un largo sorriso al suo nuovo allievo -Ho un regalo per te! Il mio settimo senso mi dice che sarai un Grifondoro brillante, e quindi ho voluto scegliere personalmente il tuo animale: eccoti una bella civetta.- e mostrò a Tom le mani vuote - Ehm, cioè... Ermenegilda, dove sei?-
Silente si mise a battere le mani. Poi ricordò, si alzò la veste e tra le sue gambe sbilenche comparve una gabbia argentata con dentro una civetta nera come il carbone, che si apprestò a consegnare al bambino.
Tom, leggermente disgustato, appoggiò la gabbietta sul tavolo, sforzandosi di sorridere alla sua nuova bestiolina.
-Carino il... calimero. - si costrinse a dire, per non offendere il buon gesto del professore.
Lui detestava per istinto le civette, non sapeva spiegarsi il perché. Forse gli ricordavano qualcuno che doveva ancora nascere.
-Ragazzo, perché mi hai chiamato? Non avevi detto che avresti raggiunto la stazione da solo?- chiese Silente in modo brusco.
-Sono nei guai!- confidò Tom, aspettandosi compassione -Ho un sacco di oggetti che non entrano nella valigia, e non posso lasciarli qui- ed indicò la fila di cianfrusaglie che si sarebbe dovuto portare dietro.
-Oh, qual adorabile pasticcio babbano! - affermò estasiato Silente, ammirando la valanga di ciarpami abbandonati alla rinfusa nella camera di Tom -Tanti maghi ti invidierebbero per quello che possiedi. I babbani sono molto creativi!-
-Sì, ma...- aggiunse il bambino, arrivando al punto cruciale- Come posso mettere tutta questa roba dentro una sola valigia?-
-Oh, ora ti aiuto io!- sorrise Silente -Guarda e ammira!- salì sul lettino di Tom.
Si mise quindi ad agitare la bacchetta, che all’inizio si impigliò nella sua lunga barba scapigliata, ed infine pronunciò solennemente:
- Facciamo la valigia, Tom! Prestate attenzione tutti a me! Cominciano i libri!-
Prima il libro di poesie, poi quello di scienze naturali seguito dalla piccola enciclopedia, poi i fumetti ed infine il resto degli oggetti saltellarono nell’aria e raggiunsero la valigia aperta ai piedi del lettino. Allora quella roba tanto indesiderata si striminzì all’estremo per ficcarsi ordinatamente dentro il bagaglio.
Ma Tom non guardava certamente la miniaturizzazione degli oggetti o la magia che li avvolgeva: era concentrato ad osservare la strana danza del suo professore, ed ascoltava, sempre più stravolto, le strane parole che lui vi canticchiava sopra mentre tutte le cianfrusaglie presenti si restringevano a tempo di musica.
Silente gorgheggiava, in un misto tra il divertito ed il concentrato, una filastrocca strampalata, e se quella era magia allora povero Tom Riddle, cosa lo attendeva!
 
Oketi Poketi Woketi Wa
Abra Cabra Dabra Da
Se ciascun si stringerà il posto a tutto si troverà
Higitus Figitus Digitus Mum
Prestidigitorium
 
Ermenegilda stava per essere strangolata dalla sua stessa gabbietta che andava riducendosi al massimo. Tom la salvò aprendole la porticina della gabbia, e la povera civetta cominciò a svolazzare istericamente per la stanza, quasi volesse gridare al grande mago un sonoro “BRUTTO STUPIDO, MI STAVI AMMAZZANDO!”
L’armadio stesso volò, come attratto da un magnete, verso la valigia, ma nel rimpicciolirsi urtò contro la fronte di Silente che si smarrì un attimo per sbraitare:
-Ah, questi armadi babbani sono così schizzinosi! Vogliono fare le primedonne quando sono sotto incantesimo! Ehm, dov’ero rimasto, Tom?-
Tom, più intontito che entusiasta, cercò di ricordare la formula magica. Poi, in modo incerto, azzardò:
-A...Oketi?-
-Ah, corretto, vedi, sei proprio bravo, hai un grande futuro!- ed il professore si rimise a saltellare sul letto agitando la bacchetta come un forsennato -Oketi Poketi Woketi Wa, tutto quel che servirà...-
Tom odiava la magia.
Cos’era quella danza demenziale?
Qualche canzoncina priva di senso e qualche acrobazia sopra un letto? Tutto lì?
-Higitus Figitus Digitus Mum- terminò Silente urlando a più non posso - Prestidigitorium! Oh!- e balzò dal letto giusto un secondo prima che anche questo si tuffasse nella valigia.
Ora sì che la stanza era completamente spoglia. Anche troppo, a dire il vero.
-Bella magia, vero? Questa è difficilissima e richiede molto impegno fisico e mentale, la studierai al sesto anno- spiegò Silente soddisfatto. -Solo i maghi più potenti la sanno eseguire.- concluse, aspettandosi alcuni giusti complimenti.
Ma Tom era pallido e sfasato. Voleva solo dire a Silente: “Grazie per l’offerta, ma preferisco rimanere qui e studiare per diventare un buon giornalista, piuttosto che imparare a fare magie così ridicole e danze così indecenti!” 
-E poi, Tom- soggiunse Silente, intento a spolverarsi il suo vestito a fiori azzurri -non te l’ho ancora detto, ma ad Hogwarts imparerai soprattutto ad usare la magia buona e a difenderti da quella oscura. Perché ci sono molti maghi cattivi, purtroppo.-
Negli occhietti di Tom lampeggiò un timido barlume di speranza:
-E... i maghi cattivi non fanno magie come quella cretina che... cioè... non fanno balletti e non gesticolano troppo?
-Assolutamente no!- dichiarò un Silente sprezzante -Sono così mesti e depressi! Non li vedrai mai ballare o cantare, perché loro si limitano a puntare la bacchetta, recitare la parola magica e basta! Ah, gente cupa e priva di senso dell’umorismo, ma che può diventare molto pericolosa.-
Tom ragionò due minuti. Dunque non gli rimaneva altra scelta, o i balletti, i saltelli e le canzoncine, o le pacate magie oscure.
Ricordò come si era incasinato con l’essere stato troppo buono con i compagni, ripensò alla danza tragicomica di Silente ed infine sorrise.
Aveva definitivamente deciso.
Sapeva già cosa avrebbe fatto da grande.
 
 
Ed eccomi di ritorno! Allora, prima di tutto ringrazio le persone che hanno aggiunto la storia alle preferite, alle ricordate e alle seguite e soprattutto chi ha recensito i primi due capitoli!
Ovviamente qui ho parodiato l’“Oketi Poketi” della “Spada nella roccia” Disney, mentre “Vorrei essere il vento” è un verso della song “A Maggio cambio” di Virginio. Povero Virginio, spero solo che Silente non lo tramuti in cotone come aveva minacciato  :  )
Devo essere sincera, questo capitolo mi sembra un po’ debole rispetto ai precedenti e rispetto ai prossimi che ho in mente. Fatemi sapere cosa ne pensate, qui mi sono un po’ contenuta, ma nel prossimo, dove assisterete ad un duello mortale tra un padre ed un figlio, prometto grandi risate! Kiss, vi raccomando, non mi abbandonate e recensite!!!  

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Capitolo 4
*** Tesoro di nonno ***


                                                    Tesoro di nonno
 
-Nonno, ci leggi una fiaba?-
-Nonno, ci fai la magia della dolce nanna?-
-Nonno, ci regali l’ultimo modello di Firebolt?-
-Nonno, ho fatto un disegnino per te, ti piace?-
-Sei il nostro nonno preferito, ti vogliamo tanto tanto bene!-
-Nonno, vieni a giocare con noi!-
 
Un uomo non troppo vecchio gattonava tra l’erba alta tenendo sulle robuste spalle un bambino e una bambina di sei anni dai vividi capelli colore del sole.
Erano tutti contenti perché giocavano al “cavaliere e all’ippogrifo”.
Il maschietto stava ordinando al suo anziano e baldo nonnino di mimare il volo dell’ippogrifo.
E quello consigliava allora ai piccoli, con tutta la dolcezza che solo ai nipoti si può dimostrare, di reggersi forte. Infine spiccava un salto e i due piccini ridevano soddisfatti.
 
Un tonfo improvviso dilaniò il silenzio della notte.
Una signora balzò dal cuscino e, con gli occhi semichiusi, schioccò le dita per accendere la luce e capire cosa avesse provocato il sordo rumore che l’aveva destata rovinosamente. Dai piedi del letto si percepivano i lamenti di un uomo, suo marito, che celere riaffiorò dal pavimento massaggiandosi un bernoccolo appena spuntato sulla fronte.
-Oh, Lucius!- sospirò la donna -Di nuovo quell’incubo sui dissennatori?
Il signor Malfoy, rimbacuccatosi frattanto tra le coperte, guardò la moglie con aria interrogativa:
-Come? L’incubo sui...-
-Sui dissennatori!- ripeté Narcissa semisconsolata -Quei tempi trascorsi ad Azkaban ti hanno segnato profondamente!-
-Ah, sì!- Lucius Malfoy riprese l’ardua recita che sosteneva ogni notte. -Era terrificante.-
Non poteva certo svelare che al posto dei macabri dissennatori sognava due bei nipotini.
-Povero caro, avresti bisogno di un passatempo per...-
-Lascia perdere!- ordinò lui perentoriamente -Quanto tempo manca ancora per le nozze di Draco?-
-Quante volte te lo devo dire? Quattro mesi! Piuttosto, Draco ha detto che domani deve parlarci di una cosa importante. Conoscendolo,- ammiccò -non vorrei che ci facesse diventare nonni prima del previsto.-
-Cosa?- Lucius esultò speranzoso -Vuoi dire che Astoria potrebbe essere già incinta? Oh, ma è meraviglioso, dovrò aspettare di meno per avere un nipotino! Io... nonno! Io nonno, Narcissa, non è un’idea squisita? Sarà il periodo più felice della mia vita!-
Nonno presto. Lui nonno prestissimo. Sì, il sogno si trasformava in realtà. Attendeva da innumerevoli stagioni il giorno in cui avrebbe avvertito le fatidiche e melodiose parole cantate da Draco: “Padre, state per diventare nonno!”. E quel giorno era alle porte!
 
Blaise e Draco si fecero annunciare da un elfo domestico prima di oltrepassare la porta dello sfarzoso salone di villa Malfoy.
Salutarono con perfetta cortesia la coppia magica più chic del Regno Unito e, dopo mille aristocratiche cerimonie, Draco si decise ad introdurre quel tal discorso che lo mandava insistentemente in fibrillazione. Sarebbe andato contro l’etichetta con il suo imminente e discutibile comportamento, ma i suoi genitori si definivano moderni e pertanto era sicuro che lo avrebbero appoggiato nella libera scelta che aveva appena compiuto.
-Eh eh, caro figliolo, cosa dovevi dire a me e a tua madre?- chiese un Lucius raggiante -Per caso dobbiamo già comprare una culla? Un piccolo Lucius è in arrivo?-
-Ecco, come ben sapete- esordì Draco -io e Blaise abbiamo solamente ventidue anni...-
-E’ l’età perfetta per sposarsi e crearsi una famiglia!- continuò il gioiosissimo genitore. -Ma se c’è qualche bella notizia che anticipa il matrimonio... io sono moderno, sai, non vedo l’ora di ascoltare ciò che hai da dirmi! Parla, parla, non ti strangolerò mica se non farai arrivare intatta Astoria all’altare!-
Draco, debilitato dall’entusiasmo del padre, arretrò un secondo e supplicò il suo amico:
-Diglielo tu...-
Blaise Zabini vantava un’esuberante diplomazia, per cui avanzò con eleganza verso la poltrona del capofamiglia e dichiarò enfaticamente:
-Signor Malfoy... è annullato!-
Lucius si era perso nel pregustare le solite fantastiche scenette coi prossimi nipotini, perciò a stento udì le ultime parole di Blaise e la voce squillante ed ansiosa di Narcissa che pretendeva spiegazioni.
E Zabini continuò:
-Finalmente vostro figlio si è dato una svegliata! Ha capito che non può impolverarsi come il suo casato a soli ventidue anni! E’ troppo giovane per sposare una bisbetica purosangue e procreare qualche marmocchio viziato, ed ha deciso di godersi la vita esattamente come me, per un decennio! Perciò la settimana ventura io e Draco partiremo per l’Italia e ci daremo alla pazza gioia con le nostre eredità! Signora, immaginate! Roma con le sue maghe latine! Firenze con le sue artiste ballerine! Aosta con le Custodi Delle Alpi! Il Friuli con le Figlie Della Luna! E soprattutto, il caloroso Sud con le più belle, allegre, passionali ed eccitanti streghe di tutta Europa! Come possiamo rinunciare a certe tentazioni prima di accasarci? Tra non meno di dieci anni metteremo la testa a posto, ovviamente, e ci sposeremo! Magari proprio in Italia troveremo l’amore!-
Narcissa annuì:
-Figliolo, se non ti senti pronto per il grande passo matrimoniale e preferisci viaggiare un poco, fa’ pure, i tempi sono proprio cambiati! Hai lasciato Astoria? Oh, lei non mi è mai piaciuta troppo, ti ringrazio per avergli aperto gli occhi, Blaise! Lucius, non trovi anche tu che abbiano diritto di divertirsi un po’ prima di convolare a nozze? Lucius? Lucius, cosa ti è preso?-
Lucius non parlava. Era ammutolito. Era paralizzato. Era una statua.
-Padre?- Draco si preoccupò per il suo vecchio -Non vi sentite bene? Perché non dite nulla?-
-Bè- affermò Blaise, senza troppi problemi -Chi tace acconsente! Suvvia, signor Malfoy, ancora siete così giovane! Se Draco si sposasse adesso e vi facesse subito un nipotino non vi sentireste già pronto per la tomba? Allegria e salute!- e gli diede una lieve pacca sulle spalle.
Il signor Malfoy era, ricordiamolo, una statua. Cosa succede alle statue fragili quando qualcuno appena le sfiora? Piombano inevitabilmente a terra. La stessa cosa accadde a lui e al suo corpo immobile in quel crudele momento. Cozzò contro la pavimentazione decorata e spiaccicò ingloriosamente la faccia sul marmo gelido.
-Blaise!- lo ammonì Draco -La vuoi smettere di mangiare spinaci?-
-Lucius!- la moglie accorse in suo aiuto -Tutto a posto, caro? Non avrai mica contratto a quest’età il vaiolo di drago?-
Finalmente l’uomo rinvenne dal torpore in cui era precipitato.
-Tu... tu... tu...- additava malamente il figlio mentre si rialzava traballando -Tu oseresti fare questo a me? Tu hai lasciato Astoria perché intendi spassartela nella nazione della bella vita magica trascurando i tuoi doveri?-
-Mi sposerò.- puntualizzò Draco -Tra una decina d’anni. Io voglio godermi la giovinezza, voi mi comprendete, vero?-
La sonora risposta di Lucius non si fece attendere:
-Nooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo!-
E l’ex Mangiamorte estrasse la bacchetta per puntarla contro il figlio:
-No!- gli sovvenne -Usare la bacchetta contro il sangue del proprio sangue non è nobile.- la gettò via -Accio spada!-
Un’antica spada tempestata di gemme raggiunse la mano di Lucius, che cominciò a fendere l’aria circostante e dimostrò di essere uno spadaccino mancato:
-Figlio traditore! Disonore della famiglia! Vergogna del casato! Parricida infernale! Marrano insensibile!- cominciò ad inseguire il figlio che correva da una parte all’altra della stanza implorando pietà:
-Padre, non agitatevi così, pensate alla pressione, alle pillole elfiche, state buono!-
-Sto benissimo!- urlava a squarciagola, nel tentativo di affettare seriamente il suo unico erede -Non vedi come ti voglio ammazzare? Sciagura di un genitore!- e fece un affondo contro Draco.
Questi schivò i primi attacchi del padre, richiamò un’altra spada ed iniziò a difendersi strenuamente.
-Padre, non costringetemi a farvi del male!- lo avvisò.
-Rovinapopoli! Sanguisuga di Salazar!- gli gridava quello, implacabile come neppure da Mangiamorte lo era stato -Sperperatore del sangue puro! Io voglio adesso un nipote da crescere e coccolare!-
-Ma ora non posso!- rispose Draco, più pallido e smorto di quando aveva vicino Lord Voldemort -Io voglio sposare una donna che amo, e adesso sono troppo giovane per innamorarmi seriamente! Voglio imparare tante cose e vedere il mondo, Blaise mi ha aperto gli occhi!-
-Blaise???- Lucius si arrestò un attimo.
Guardò in cagnesco l’amico di suo figlio, che nel frattempo si era schierato impavidamente davanti a Narcissa.
-Certo.- infieriva Draco, sempre con la lama ritta di fronte a sé -I tempi sono cambiati, non posso mettermi a fare il marito ed il padre a quest’età, Blaise ha ragione!-
-ZABINI!- strepitò Lucius, marciando rabbioso verso di lui -E’ colpa tua allora! Tu gli hai ficcato in testa queste idee malsane! Ma io piuttosto vi rendo eunuchiiiiii!-
-Aaaaahhh!- strillò Blaise, tuffandosi eroicamente dietro le spalle della signora, pronto ad usarla come scudo umano per tutelarsi dall’ira dell’aspirante nonno furioso:
-Signora Malfoy, difendetemi!- la supplicava terrorizzato.
Lucius si pose di fronte alla sua donna ed abbaiò a Blaise:
-Affrontami, codardo! Vile attentatore di sogni di nonni! Affrontami da vero purosangue!-
-Fossi matto!- rispose quello tremolando -Io avevo solo suggerito a Draco il mio stile di vita!-
-Ehi, imbroglione!- intervenne allora Draco -Tu hai insistito perché lasciassi Asto...!- l’ultima parola gli morì in gola, perché fu costretto a rifugiarsi sotto il tavolino da the per evitare la spada che il padre gli aveva scaraventato addosso.
-Tu stai zitto, ingrato nonnicida!- ribatté Lucius -Non posso tollerare l’onta di non divenire nonno presto! Non posso sopportare i pavoneggiamenti di Weasley al Ministero, che parla sempre dei suoi nipotini e di quelli in arrivo! Io non sono mai stato inferiore ad Arthur Weasley in niente, e non l’ho mai invidiato! Zabini, dove credi di andare? Non puoi sfuggirmi, rovinafamiglie! Accio fucile!-
Lucius teneva nascosto nei propri sotterranei un unico oggetto babbano da utilizzare per le situazioni di estrema emergenza.
Uccidere, anzi, sterminare Blaise Zabini gli pareva una motivazione legittima per adoperarlo.
Al vedere il fucile, Blaise saltò coraggiosamente dalla finestra, ma Lucius non fu da meno e lo imitò, assetato di vendetta:
-Scappa pure, figlio di una buona strega! Ti ammazzo, dovesse costarmi il bacio dei dissennatori!-
Caricò il fucile e sparò il primo colpo, poi il secondo, poi il terzo, ma non si poteva dire che fosse un asso. Puntava sì l’arma contro Blaise che filava via per il giardino a zampe levate, ma nel far fuoco piovevano puntualmente dal cielo aquile reali.
Blaise si era intanto smaterializzato.
-Non mi sfuggirai!- gli giurò Lucius -Hai rovinato mio figlio, la mia famiglia e i miei nipotini che non ci saranno più, stupido casanova impomatato di blasoni e creme per il viso!-
Due minuti per ricomporsi, ed infine Malfoy rientrò in casa chiamando a gran voce la moglie:
-Narcissa! Dov’è quel parricida? Mi vuol far venire l’orticaria magica, quell’ingrato! Malfoy indegno, Malfoy indegno, Malfoy indegno!-
-Ti sei calmato?- Narcissa lo attendeva in cima alle scale.
Contava mentalmente le pecorelle belanti per centellinare quel briciolo di pazienza che le era rimasta addosso.
-No, mai!- schiamazzò il coniuge ancora mezzo idrofobo.
-Non costringere Draco all’infelicità!- lo avvisò, lasciando evaporare i suoi ultimi buoni propositi -Lui deve sposare la donna che ama e tra dieci anni lo farà, non forzare i tempi! Al posto dei nipotini, pensa a trovarti un passatempo, o non vivrai abbastanza per divenire nonno, chiaro? Sei troppo stressato, fatti un hobby! E fino a quando non lo avrai trovato, non presentarti più in camera nostra!- e sparì, inghiottita da un buio corridoio.
Ecco la sentenza della sua signora. Così Lucius aveva bisogno di distrarsi con un passatempo dal pensiero dei nipotini che sarebbero giunti tardi. Ma quale era il diversivo adatto a lui?
Tornò a guardare l’aggeggio babbano che aveva utilizzato con una certa foga.
 
Una bandierina bianca fu sventagliata per l’illustre giardino dei Malfoy, qualche ora più tardi. Lucius era concentrato nel mirare a delle bottiglie di vetro sistemate dagli elfi domestici lungo una vecchia tavolata poco distante da lui, e non voleva essere distratto.
Draco si avvicinò al genitore, spintonato da Blaise. Osò anche parlare:
-Ehm, padre... facciamo cinque anni allora?-
Lucius, con gli occhi fuori dalle orbite, sparò una serie di colpi, mancò l’intera serie di obiettivi ed inveì contro il figlio:
-Mi hai deconcentrato, le stavo per abbattere!-
-Padre, cosa fate con quell’immondo oggetto babbano?- Draco indicò disgustato il fucile che Lucius imbracciava con tanto amore.
-Non ti avvicinare e non lo toccare!- strillò quello -Mi stai derubando dei nipotini, ma non mi deruberai anche del mio prezioso fucile! E’ l’unica cosa che mi fa stare meglio! E’ solo mio, mio, mio!- e si abbracciò il fucile -Il mio tessssssoro!-
Blaise suggerì a Draco di lasciar perdere il padre, che si sforzava di accettare la sua scelta dandosi allo svago del tiro al bersaglio. Ora non rimaneva che da affrontare la strega più bella del reame, ma di certo lei non avrebbe fatto mille storie come il signor Malfoy.
 
I due sedicenti avventurieri passarono finalmente dalla madre di Blaise.
La donna li accolse nel suo soggiorno con un ampio sorriso:
-Oh, Blaise, caro, ti attendevo prima, come mai avete tardato? E come vi siete conciati? Sembra quasi che siate scappati da una caccia alle streghe!
-Lasciamo perdere...- mormorò quello con un filo di voce.
-Allora, caro!- iniziò estaticamente la donna -Cosa devi dire di così importante alla tua mamma? Per caso devo comprare una culla? Mi stai per annunciare che presto mi regalerai un piccolo Blaise in miniatura, non è vero? Ti stai per sposare? La tua compagna sta aspettando un bambino, eh? Non vedevo l’ora! Ho atteso anche troppo, sarò una nonna perfetta!-
Draco e Blaise si guardarono in silenzio, funerei in viso. Il primo ebbe infine il coraggio di suggerire all’altro:
-Al mio tre scappiamo insieme, ok?-
 
 
 
Lucius Malfoy che duella con Draco perché non lo farà diventare nonno presto. Lucius Malfoy che spara a casaccio a Blaise perchè lo ritiene la causa principale che ha distolto Draco dai suoi impegni di nobile purosangue. Ed infine, Lucius che si interessa ad un hobby babbano, e fa tanto Gollum nel finale.
L’idea di un Lucius aspirante nonno mi è venuta in mente un po’ di tempo fa, leggendo una ff di DesdemonaMalfoy che quindi ringrazio per l’ispirazione : )
 
Bè, che ve ne pare di questo capitolo? (Non mi pestate, grazie, sono delicata io). Fatemi sapere. Su, nella prossima parte si torna ad Hogwarts   :  )
  

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Capitolo 5
*** Le relazioni pericolose ***


                                               Le relazioni pericolose
 
Neville Paciock trottava da un angolo all’altro della Sala Comune dei Grifondoro, scandendo con armoniosa attenzione alcune sinuose, eteree parole:
-...Su i freschi pensieri che l’anima schiude novella, su la favola bella che ieri m’illuse, che oggi t’illude, o Ermione!-         
-Cosa c’entra Hermione con la tua favola bella?- Ron gli si piantò davanti con l’ovvia intenzione di schiantarlo, roso dalla gelosia -Non vorrai mica recitarle questi versacci per fare colpo?- ringhiò, sul punto di sferrargli un pugno.
Neville fu costretto ad arretrare, sbiancando notevolmente in viso:
-No, no, ma che dici... è un poeta! Un poeta italiano! D’Annunzio!-
Ron esaminò per qualche secondo lo sguardo sincero e tremolante dell’amico, poi si decise a concedergli fiducia:
-Bene, per stavolta ti credo. E qual è il nesso tra questo che si annuncia ed Hermione?-
Neville indietreggiò ancora:
-Se proprio vuoi saperlo, lei mi stava consigliando alcune poesie perché devo affinare la mia sensibilità! Dice che così mi renderò più attraente e potrò conquistare una... persona...- snocciolò piano.
-Miseriaccia, Neville!- Ron si rivestì di apparente solidarietà -Sei innamorato? A me puoi dirlo, chi ti piace? La Brown, la Vane, le gemelle, Luna, la Abbott?-
-Non saprai niente!- quello si ritrasse frettolosamente -Ginny ed Hermione lo hanno scoperto per puro caso e mi basta la loro commiserazione!- diede le spalle all’invadente Weasley per raggiungere le sue sostenitrici più combattive.
 
Daphne Greengrass, abbandonata con ricercata sensualità tra le lenzuola del suo letto, strappava ad uno ad uno i petali di un’innocente margheritina e canterellava tra sospiri e patimenti:
-Mi ama... non mi ama... mi desidera... non mi cerca... mi sogna... mi ama... mi ama!- saltellò via -Ehi, Pansy, lui mi ama! Lo dice la margherita!-
-Ma se hai barato!- le fece notare la sua compagna di stanza.
-Oh, non essere troppo puntigliosa, l’importante è che lui mi ami!- esultò quella.
-Almeno capissi di chi sei innamorata!- bofonchiò la povera Parkinson, che invece serbava con cura tutti i suoi tormenti amorosi.
In quel mentre Blaise Zabini, il ragazzo più bello di Hogwarts nonché il più chic nonché il più pettegolo passò di fronte alla porta sbarrata che lo separava dalla camera delle fanciulle e cominciò ad origliare la seria discussione che le due Serpeverdi stavano affrontando. Daphne, con aria trasognata ed infiammata di passione, andava illustrando all’amica:
-E’ stupendo, anzi, è l’uomo perfetto! E’ figlio di una grande strega e di un importantissimo mago!-
“Non sarò mica io?”, si chiese fieramente Blaise, da dietro la porta.
-Lo sogno tutte le notti!- ammise Daphne -Lui è il desiderio proibito di ogni donna! Con quegli occhi di ghiaccio che si ritrova ti fa venir voglia di mangiarlo vivo! Ha lo sguardo più principesco e maestoso del regno magico! E non parliamo del resto, poi! Ha un fisico da sballo: dei pettorali e dei muscoli che ti incatenerebbero in un abbraccio che saprebbe solo soffocarti di piacere!-
“Oh, sì, sono proprio io!”, continuava a sorridere Blaise con notevole compiacenza.
-E poi ha l’aria del più altezzoso tra i principi! Lunghi capelli corvini che tiene sciolti magnificamente, come i maghi d’altri tempi. Ma anche legandoli a coda non starebbe male.- cogitò.
Il rubacuori di Hogwarts fece passare una mano sulla chioma scura che pettinava di continuo ed appurò che Daphne si sbagliava: i suoi capelli non erano certo lunghissimi! Come avrebbe potuto farci una coda? Che esagerata!
-E per finire, è il mago più potente del mondo!- concluse la ragazza -Altro che Oscuro Signore, se lui venisse qui farebbe un brodino vegetale di Potter e dei Mangiamorte messi insieme! Quanto è eroico! Ed ha sofferto tanto per amore, povero caro! La donna che amava gli ha sempre preferito un altro. Ah, se lo incontrassi saprei io come consolarlo!-
-Sì, ma evita di stringermi così, non sono mica lui!- controbatté Pansy che a stento respirava, stretta com’era nell’improvvisa morsa smaniosa di Daphne.
-Oh, perdonami!- si scusò quest’ultima, rendendosi conto di essersi lasciata trasportare in modo eccessivo dal suo entusiasmo focoso -Ma lo sogno in continuazione e quindi mi viene naturale confonderlo con chi mi sta vicino!- sospirò due volte -Sai, è leggermente più vecchio di me.-
“Più vecchio?”, Zabini era un cumulo di disperazione, “Mago fortissimo, più vecchio, eroico, già innamorato? Allora non sono io!”.
-E cosa faresti se lo dovessi incontrare?- fu la prima innocua provocazione che fece Pansy.
E l’argomentazione bruciante che Daphne espose in seguito provocò considerevolmente Blaise, che perseverava nell’origliare e sudava solo ad udire il nuovo piccante discorsetto della Greengrass. Daphne era una tipa tutta fuoco e fiamme, chi se lo sarebbe mai aspettato? Quali pensieri eccitanti, quale fantasia vivace, quali sogni accesi!!!
Pansy espresse il suo modico parere, al termine di una bollente e spudorata rivelazione che stava torturando di desiderio il più incallito seduttore della scuola:
-Tu sei cotta di lui, è ovvio, ma sei anche andata fuori di testa! Tua madre ti prenderebbe a schiaffi e cancellerebbe con la magia i tuoi sogni erotici, se ti sentisse adesso! Meno male che stai confidando solo a me queste volgarità!-
-Oh, ti ho parlato di una piccola parte dei giochini che farei con lui.- osservò Daphne maliziosamente -Aspetta che lo incontri e allora smetterò di cantare che voglio calore sulla mia pelle!-
Draco, Tiger e Goyle cercavano Zabini per copiare alcuni appunti di Trasfigurazione. Lo trovarono praticamente accasciato alla porta di un dormitorio femminile, intento a sventolarsi un fazzoletto sul viso.
-Blaise? Tutto a posto?- si preoccupò Draco.
-Zitti!- sibilò lui -Non conoscevo certi lati così stuzzicanti della Greengrass!-
I tre passarono oltre. Quel dongiovanni si era interessato alla Greengrass, chissà per quale motivo. L’aveva sempre detestata.
Blaise riprese a spiare la conversazione delle due signorine. Ma era il turno dell’afflitta Parkinson:
-A me piace un cucciolo dagli occhi di cerbiatto, coraggioso e dolce come un orsacchiotto appena uscito dal letargo!- si struggeva -Mi ha salvata da un rospo che mi era saltato sui capelli! E’ stato così coraggioso! Bè, a dir la verità, il rospo era suo, però è stato così carino, così gentile... l’unico problema è che si tratta di un Grifondoro!-
-Oh, bè...- ridacchiò Daphne -A parte quello sgorbio imbranato di Paciock, gli altri, con qualche adeguata cura estetica, possono provare a ridimensionare la loro bruttezza.
-Ma...- sbottò Pansy -E’ proprio Paciock, stupida! E non è uno sgorbio!-
Daphne represse l’ultima risatina che le stava salendo dalla gola:
-Scusa, credevo ti piacesse Draco!-
-Ma Draco può essere tutto meno che dolce. Neville è così tenerone! Mi piace, è stato un colpo di fulmine!- spiegò lei, esaltata nei suoi miraggi romantici.
-Mi dispiace!- sentenziò Daphne -Tu non potrai mai stare con quello! Giuro che se riesci a conquistare Paciock io pagherò un pegno. La cosa più impensabile: mi comporterò esattamente come ti ho descritto poco fa col primo purosangue che mi capita!-
La porta fu fracassata da un Blaise tripudiante che dichiarò, come un capitano vincitore:
-Forza, Pansy, arrivano i rinforzi! Tu conquisterai quel babbanofilo, ci scommetto i baffi dorati della mia prozia Genoveffa!-
 
Thor, il cane di Hagrid, era solitamente desto all’alba. Ammirava il sorgere del sole e il trepido dileguarsi della luna. Ma un mattino non si limitò ad osservare lo spettacolo del nuovo giorno. Si affacciò sui giardini di Hogwarts e vide Neville Paciock, Ginny Weasley ed Hermione Granger correre a perdifiato lungo i campi che attorniavano il castello.
Neville era già stanco morto dopo il primo giro:
-Pietà!- urlava alle due ragazze che già si erano distanziate -Ho già bruciato qualche caloria, possiamo tornare a dormire?-
-Una come Pansy si conquista soprattutto con il fisico!- gli ribatteva Hermione, che stava imparando ad amare lo sport -Le Serpeverdi ragionano tutte a modo loro! Su, correre, correre! Dopo le lezioni ci aspettano i libri sul galateo dei purosangue! E senti, hai già imparato a memoria quelle poesie che ti avevo indicato?-
Povero Neville, si disse Thor. Anzi, poveri umani! Innamorarsi nuoceva gravemente alla salute! O meglio, questo accadeva solo se ci si innamorava di una purosangue!
 
Pansy fissava disgustata la minestra di ortaggi che Blaise le aveva avvicinato.
-Cos’è questa roba?- chiese rabbrividendo.
-E’ una minestra molto sostanziosa, da morti di fame- spiegò il bel Serpeverde, che non staccava un secondo gli occhi da Daphne -I Paciock ed i Weasley sono i tipici purosangue babbanofili dai gusti selvatici, da contadini babbani appunto. Se davvero sei interessata a certa gentaglia devi imparare a rispettare la loro dieta. Ehi!- si avvicinò all’orecchio per sussurrarle guardingamente -Hai scoperto chi è questo mago che fa impazzire la tua amica? Nessuno è più bello di me, devo scoprire di chi si tratta!-
-Ammetti la tua attrazione verso Daphne e facciamo prima!- propose Pansy.
-Tu sta’ zitta e mangia!- le ordinò Blaise -E ricorda che dopo devi autoimporti nella mente la frase I babbani sono creature splendide, non feccia. E dopo ancora dobbiamo studiare erbologia, visto che Paciock spicca in quella materia.-
Daphne guardò piena di compassione la sua amica. Certo, non tutte erano fortunate come lei a perdere la testa per il mago più bello, forte e coraggioso del mondo.
 
Dopo innumerevoli prove i due riuscirono a darsi appuntamento e ad incontrarsi nella serra in cui si tenevano le lezioni di erbologia.
-Ciao!- mormorò Neville già rosso come un peperone.
-Ciao!- rispose Pansy, che tremava più di una foglia in autunno.
Ginny ed Hermione spiavano Neville grazie al mantello dell’invisibilità di Harry, Blaise e Daphne contemplavano la scena da una finestra spalancata della serra.
Era il turno della poesia di Neville.
-Cosa dovevi dirmi?- chiese impacciatamente Pansy.
-Ah, sì!- Neville cominciò a recitare a cantilena -La donzelletta vien dalla campagna in sul calar del sole col suo fascio d’erba, e reca in mano...-
-No!- gli sussurrò Hermione da sotto il mantello -L’altra!-
-Ah, scusami!- Neville si riprese -Oh Pansy, Pansy bella, tu sei come la nutella! Oh, Pansy, Pansy cara, senza di te la vita è amara!-
Hermione si pose una mano sulla fronte, in segno di resa. Neville si era scordato tutto il piano!
Ginny lo incitava ad andare avanti:
-Continua, basta che parli!-
-Ma non senti uno strano vocìo?- notò Pansy.
-Oh, bè...- si inventò Neville -Sono le piante!-
Blaise, da dietro la finestra, annuì. Era il momento di Pansy.
-Oh, sì- concordò lei -Io amo le lezioni di erbologia! La nutella che prima hai menzionato non è una pianta che cura il mal di pancia ai bambini?-
Blaise fu assalito dalla voglia di prendere a testate il tronco del più vicino albero:
-Noooo, non dire scemenze, quello è un prodotto babbano!-
-Ehm, veramente- appuntò Neville -Ti sei confusa con la pianta Medicea Farneticalensis.-
-Ah, giusto!- Pansy arrossì come un’idiota -Sai, non sono certo un’allieva promettente come te in certi campi.-
Ed entrambi finirono inevitabilmente ad ammirare il pavimento ricoperto di fronde magiche.
Pansy si voltava istintivamente verso Blaise, non sapendo cos’altro fare, Ginny invece spingeva Neville verso la sua amata:
-E avvicinati a lei!- gli imperava sottovoce.
Due completi fallimenti. Disastro più disastro, si erano ritrovati. E, nessuno riuscì a spiegarsi come, terminarono l’incontro con un bacio improvviso, proprio nel momento in cui lui elencava gli effetti benefici di un’erba dall’odore nauseabondo e lei enumerava i suoi eminenti avi purosangue.
Ce l’avevano fatta.
Ginny ed Hermione, sempre coperte dal mantello, si defilarono in silenzio, Blaise si lasciò cadere a terra, decimato da quella tragica esperienza.
Daphne osservava ancora l’idillio, stralunata. Pansy ce l’aveva davvero fatta a conquistare il suo, come lo chiamava, “tortellino”.
Blaise tossicchiò:
-Probabilmente quei due non dureranno più di un mese, sono troppo simili, si annoieranno a vicenda e si stancheranno presto l’uno dell’altra, ma intanto ci sono riuscito, Daphne! Ricordi per caso ciò che avevi promesso...-
Ma lei stava già scappando verso il castello. Attendeva una consegna importante e a stento aveva udito il discorso di Blaise.
 
Quando Blaise, in tarda serata, raggiunse il dormitorio delle Serpeverdi e cominciò ad origliare puntualmente alla nota porta, non ascoltò altro, per una mezz’ora buona, che cantici gloriosi di una Pansy alle stelle.
Toccò a Daphne interrompere la sua compagna:
-Basta con questo orsacchiotto, eh, lo abbiamo capito che hai dei gusti orribili!-
-E tu, piuttosto?- replicò aspramente Pansy -Hai inventato questo famigerato mago più bello del mondo solo per darti arie e fare colpo su Blaise, vero?-
Quella, offesa come se l’avessero scambiata per mezzosangue, si discostò dalla Parkinson:
-Ma sei impazzita? Io odio Zabini. Ed il mio amore esiste, io l’ho conosciuto e lui di sicuro verrà presto a trovarmi! Se quella scatola magica in cui compare l’ho vista solamente io, è perché lui magari vuole già sposarmi e mi ha raccontato la sua storia per farmi capire quante ne ha già vissute. Forse non si è ancora fatto vivo perché non ha risolto quell’inconveniente... si trasformava in una bestia mostruosa perché gli era vietato amare. Deve guarire, forse.-
Blaise si domandò come le donne potessero impazzire per i tipi complicati pieni di problemi. Non valeva più lui, un ricchissimo mago purosangue privo di dannazioni varie e malattie insanabili e figlio, il che non guastava, della donna più bella del mondo?
-Sì, ma perché non ti ha mai scritto?- la tartassò l’altra -Come fai ad essere sicura che ti amerà?-
Daphne si strinse le mani ed esclamò, allietata e serena:
-Io lo so, il mio Tarabas è un gentiluomo!-
-Tarabas?- ripeté Pansy poco convinta -Questo è il suo nome?-
-Bellissimo, non trovi?- affermò quella, deliziata dall’aver pronunciato il nome del suo diletto -Tarabas e Daphne! Ecco, la mia civetta mi ha portato una sua foto, finalmente ne ho potuta ordinare una!-
Srotolò un gigantesco foglio di carta e lo mostrò alla sua amica:
-Vedi come è bello? Io sì che ho gusti!-
-Ehm- notò Pansy -senti, ma hai notato che lui non si muove affatto nella foto? E’ una foto babbana! Anzi, un, come lo chiamano, “poster”.
-Oh!- mormorò l’innamorata -Si vede che Tarabas è in incognito. Oppure dalle sue parti ancora non utilizzano macchine fotografiche come le nostre.-
-Non è inglese?-
-Proviene da un’altra terra, è un mago famosissimo, il più potente e cattivo, e si era innamorato della principessa Fantaghirò che lo aveva rifiutato. E allora lui, povero amore mio, deve avere sofferto parecchio, ma quest’estate mi ha inviato una sua sfera di cristallo nera e quadrata e lì mi ha introdotto in una specie di pensatoio e si è fatto conoscere; tutta la sua storia mi è passata davanti! Come potevo non innamorarmi?-
Pansy comprese una sola cosa. Mai più avrebbe denigrato le lezioni di babbanologia:
-Mi sa che hai preso un abbaglio. Dovresti applicarti di più in babbanologia. La sfera di cristallo quadrata sarebbe un telivesore... e tu hai visto un flim, suppongo... il tuo Tarabas non esiste. Al massimo, esiste l’uomo che lo ha impersonato, ma sarà un attore, un babbano...-
Daphne non comprese granché del discorso, ma non era tanto stupida da non capire che la sua compagna non le stava dicendo una bugia.
Blaise ringraziò infinitamente Salazar mentre nella camera delle fanciulle si scatenava un piccolo putiferio.
Volavano sedie, libri, addirittura bacchette. Una nobile purosangue vilipesa ed oltraggiata nell’anima sfogava su ogni oggetto la sua incontenibile rabbia:
-Come? Tarabas non esiste? In realtà è un babbano che mentiva e recitava? Ed io ho trovato in campagna il tevelisore non per via di una magia, ma perché dei babbani lo avevano appena buttato lì? Non era una sfera di cristallo o un pensatoio?- si mise le mani sugli occhi -Oddio, è la più grossa delusione d’amore che abbia mai ricevuto! Ti rendi conto di quanto stia soffrendo? TARABAS, SEI UN BUGIARDO, UN IMBROGLIONE, TU NON ESISTI! Non mi sono mai sentita più tradita di così!!!-
-Coraggio, devi studiare babbanologia con maggior impegno, così la prossima volta non ti farai ingannare dai flim.- consolarla pareva inutile.
-Ecco perché compariva la scritta “Fantaghirò” all’inizio della sua storia!- comprese -Io credevo che lui mi volesse suggerire di ucciderla!-
-No, quello doveva essere il titolo del flim!- indovinò Pansy.
-Tarabas, sei solo un traditore! Babbano, tra l’altro!- strillò ancora Daphne -Come mi sento umiliata!- additava la foto del bell’attore come se lo stesse minacciando -Sai cosa faccio adesso? Vado ad acchiappare il primo purosangue che mi capita, così ti dimentico subito! I babbani sanno solo imbrogliarci! Traditore!-
Invano Pansy la invitava alla calma. Daphne Greengrass era ormai implacabile:
-Eh, no! E stavolta, dovesse capitarmi anche Goyle, io mantengo la promessa! Lo giuro sugli stivali di gomma del mio quadrisavolo Eustorgio, io mi butto tra le braccia del primo purosangue che incontro!-
Aprì violentemente la porta.
Le comparve di fronte, con una mano appoggiata al muro, Blaise Zabini, più gaudioso ed appagato che mai. Pareva non avesse alcuna intenzione di farle sfumare anche quel patto, perciò la salutò con un sorrisino tanto ambiguo quanto bramoso:
-Buonasera, cara Daphne!-
 
 
 
Mah... L’ho voluta finire così. Questi due ce li vedo bene insieme. Daphne e Blaise, ovviamente. Lascio decidere ed immaginare a voi come procederà la loro serata.
Per quanto riguarda le citazioni, bè, le avete capite tutte, no? La pioggia nel pineto, il sabato del villaggio (pubblicità occulta alla mia song-fic “danzerò di notte con le nuvole”, voi nuovi lettori potreste darci una sbirciata e farmi sapere), “Voglio calore” è la canzone di Emma, poi c’è la nutellina... e poi Tarabas :  ) Fantaghirò ha scelto Romualdo, ok, ma come ignorare quel pezzo di... figliolo (conteniamoci!) di Nicholas Rogers nei panni del mago Tarabas?
E concludo con i giusti copyright. La poesia di Neville “Oh Pansy, Pansy bella...” non è frutto della mia fantasia, ma l’ha inventata una mia carissima amica quando... ehm... è una storia molto lunga, meglio non raccontarvela perché vi sconvolgerei più delle Magicomiche stesse.
Sto facendo salti spazio-temporali pazzeschi, lo so, dagli anni 90 sono passata ai 40, poi al 2000, qui sono tornata negli anni 90,  e nel prossimo capitolo, sempre se vorrete seguirmi, si retrocede ancora nel tempo: arrivano i Malandrini!
 
 
 
 
 
 
                           

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Capitolo 6
*** La vendetta di Mocciosus ***


                                            La vendetta di Mocciosus
 
I Malandrini amavano oziare e dimenarsi tra la noia e la quiete perpetua dopo le fatiche scolastiche. In quel luminoso pomeriggio primaverile (che sarebbe passato alla storia) erano così assorti nel loro dolce far niente sui prati di Hogwarts da non meditare sulla strana sensazione di pericolo che avvertivano addosso.
Una vendetta selvaggia era in agguato.
James giocava col suo inseparabile Boccino mentre Peter lo fissava ai limiti dell’adulazione neppure stesse ammirando una Veela; Remus, disteso sull’erbetta fresca, un po’ leggeva un libro un po’ discuteva con Sirius sugli effetti devastanti della pozione Porollè Patulè, appena spiegata dal professore Lumacorno.
Un’insolita pace regnava e per Severus Mocciusus Piton era il tempo di osare. Adesso o mai più.  
Avanzò verso di loro con aspetto intrepido e rancoroso:
-Buongiorno. Potter e Minus, devo dirvi una cosa.-
James si alzò lestamente dal prato fiorito e puntò la bacchetta contro di lui:
-Cerchi guai, Mocciosus? Non ti è bastata la lezione di ieri?-
Severus non gli rispose. Si limitò a saltellare su una gamba e canticchiare:
-Un due tre la civetta fa il caffè! Peter, sei condannato per l’oggetto che hai venerato! Stella stellina dove sei stata, James amerà la sua vittima farneticata!-
Remus e Sirius si sentirono in dovere di ridere sguaiatamente:
-Ma cosa blateri, Mocciosus?- chiese l’impudente Black -Che balletto è mai questo?-
-Ed ora tocca a Lupin!- proseguì Piton, rosso dall’entusiasmo -Giro girotondo quanto è bello il mondo, seguirai, schiavo delle parole, un eterno ritmico ardore!-
Sirius notò che i suoi tre amici avevano completamente perduto la parola divenendo freddi, apatici, immobili.
-Quale magia oscura stai adoperando?- gli abbaiò, colmo di terrore e ardimento insieme -Ti denuncerò al preside!-
Ma ormai toccava a lui.
Severus estrasse dalla tasca interna del suo mantello un oggetto che apparteneva al mondo babbano. Ricordiamo che era il Principe Mezzosangue e conosceva a perfezione lo stile di vita dei babbani.
Il Principe lanciò quell’oggetto (poi si vedrà cos’era) contro Sirius, si mise a battere mani e piedi e gorgheggiò infine:
-Avevo una casetta piccolina in Canadà con tanti fiori di lillà! Ora la tua ossessione una sola frase diverrà.-
Anche l’ultimo Malandrino parve smarrire di colpo parola e conoscenza.
Severus schioccò le dita e i quattro amici si ridestarono dal torpore in cui erano sprofondati. Poveretti!
 
Regulus aveva sempre ammirato Sirius e quei suoi simpaticissimi amici. Sognava di diventare basato ed interessante come l’astuto James, il placido Peter, il saggio Remus e soprattutto, il suo mitico fratellone!
Il giovane Serpeverde si stava dirigendo verso la biblioteca quando incontrò proprio il Malandrino Remus per le scale.
Lo fermò, gli sorrise e gli chiese di Sirius. Lupin lo salutò e gli rispose, con la sua consueta gentilezza:
-Tuo fratello non so dove sia andato, ma di certo mi lascia trasecolato. Da qualche ora scatta indietro e avanti ed importuna tutti i passanti.-
Regulus ridacchiò:
-Sei veramente simpatico.-
-Perché dici che sono simpatico, non ti considererai troppo apatico? Abbi fiducia in te stesso e migliore sarai di quanto hai promesso.-
-Remus- Regulus fu obbligato a preoccuparsi -Ma perché chiudi sempre il discorso... in rima? Mi prendi in giro?-
Lupin levò le braccia al cielo e si congedò:
-Mai uno come me a beffar si dileggia, soprattutto quando una malcelata ironia aleggia. Che vuoi farci, il mio stile di vita è da sballo! Mi strapazzo e vado in crisi più di un tergicristallo! A presto, Regulus Black, omaggi a famiglia, certo mi stupisco che il mio alfabeto ti appaia già una meraviglia!-
La magia di Mocciosus aveva imposto al Malandrino Lunastorta di parlare perennemente in rima.
 
Da quando Lily Evans era interessata a ciò che faceva Peter Minus? Probabilmente da quando costui era divenuto talmente atletico da arrampicarsi sulle torri del castello sghignazzando di felicità.
-Sev, fai qualcosa!- Lily supplicava l’amico accanto a lei -Peter mi pare impazzito!-
-Non sono mica un eroe!- ribatté prontamente Severus, che gongolava nel suo spirito di rivalsa -O meglio, non lo sono ancora! Toh, cosa sta facendo quel Grifondoro? Vuole spiccare un salto da lassù?-
Peter era già ridisceso a terra, si era fermato di fronte a Lily e Piton, li aveva guardati furtivamente e si era rimesso a correre verso la strada libera, ripetendo:
-Io sono un Boccino in libertà, non mi avrete mai! Non mi afferrerà mai nessun Cercatore!-
-Ah, gioca a fare il Boccino! Ma dov’è il Cercatore?- chiese sporadicamente Piton -Dov’è Potter? Perché non cattura quel suo amico?-
Già, dov’era James Potter?
Lily lo attendeva invano.
La magia di Mocciosus aveva imposto al Malandrino Codaliscia di credersi un Boccino d’oro e di comportarsi come tale, fuggendo continuamente.
 
-Regulus!- una voce familiare distolse il giovane Black da un accurato ripasso di Incantesimi.
Sirius, serio come un gatto bigio, si avvicinò a suo fratello. Erano soli, in biblioteca.
-Credo che il tuo amico Lupin stia male!- lo avvisò subito Regulus, abbastanza impensierito.
-Lascialo perdere!- iniziò Sirius -E’ giunta l’ora di farti un discorsetto serio, da fratello a fratello, da uomo a uomo!-
A Regulus non sembrava vero. Il momento delle grandi confidenze tra consanguinei era arrivato? Il momento delle prime sbornie insieme, delle prime prediche, delle prime perle di saggezza e di tanto altro ancora? Sirius si decideva finalmente ad entrare nell’ottica di comportarsi come un vero fratello maggiore?
-Dimmi, dimmi!- rispose in fretta il Black minore, ansioso come non mai.
-Bene.- esordì  l’altro, mantenendo lo stesso autorevole tono di voce -Devi sapere che la vita è maestra di difficoltà: aspre lacrime cospargeranno la tua anima e i tuoi respiri verranno strozzati da ansimi di delirante disperazione. Piangerai, piangerai, piangerai. E sarai solo, perché mamma e papà non ci saranno per sempre e pure io avrò il mio bel da fare. Ma voglio che tu scolpisca nella mente le parole che pronuncerò adesso e che sicuramente ti aiuteranno e ti fortificheranno tanto. Nelle ore di maggiore sconforto te le ripeterai per stare meglio e penserai: “Sì, questo è un consiglio del caro Sirius! Che animo nobile!”.-
-Va bene- due lacrimucce spuntarono sugli occhi di Regulus -Cosa mi devi dire?- si aspettava frasi colme di sentimento, inni alla vita e al coraggio e chissà quant’altro ancora.
Il Malandrino estrasse dalla tasca un oggetto. Quell’oggetto che Mocciosus gli aveva tirato addosso poco prima. Tirò un breve respiro e declamò con foga:
-SOLO PUFFIN TI DARA’ FORZA E GRINTA A VOLONTA’!-
Un barattolo di marmellata fu esposto con ammirevole delicatezza di fronte al giovane Black.
Regulus fissò con disgusto la roba rossastra dall’odore stomachevole che risaltava nel vasetto scoperchiato.
-Hai capito, Regulus?- proseguì Sirius, mantenendosi grave e coscienzioso -Mi raccomando. Avrai bisogno di incessante aiuto perché noi umani siamo fragili, e solo Puffin ti darà forza e grinta a volontà. Vuoi assaggiarla già da ora?-
-NO!- Regulus allontanò da sé quell’orrido barattolo -Tutto qui? Altro che consigli sull’esistenza e sul futuro, volevi solo pubblicizzare un alimento babbano? Ma che razza di fratello maggiore sei? Mai una conversazione matura con te!-
-Ma è squisita, Reg!- obiettò Sirius -Provare per credere!-
Detto questo, Sirius si ritrovò col vasetto sbattuto contro la faccia e poi rovesciato sul capo. La marmellata Puffin gli colava con abbondanza sul viso, ma lui aveva già perdonato il fratellino per il gesto incivile appena compiuto e gli recitava ancora, gioioso e speranzoso:
-Solo Puffin ti darà forza e grinta a volontà! Rendimi fiero di te!-
Ma Regulus era già sparito.
La magia di Mocciosus aveva imposto al Malandrino Felpato di agire, pensare e parlare in funzione di uno slogan babbano.
 
Peter Minus perseverava nel fuggire, nel lasciarsi intrappolare, nello schizzare via dai suoi inseguitori nel momento più opportuno. Era velocissimo ed irraggiungibile quanto un vero Boccino, per cui l’unico Cercatore che potesse avvicinarlo ed imprigionarlo probabilmente si identificava in James Potter. Peccato che ancora non fosse arrivato.
-Io sono un Boccino e non mi acchiapperete mai!- urlava Peter, mentre scalava senza alcun problema la Torre di Astronomia.
Regulus raggiunse Lily Evans e Severus Piton in cortile, dove stavano ormai ammucchiati centinaia di studenti che deridevano l’improvvisa follia di Minus.
-Ma cosa è successo ai Malandrini?- Regulus esigeva spiegazioni.
-Me lo domando anch’io.- gli rispose Lily immediata.
Lupin li raggiunse, guardò la rapida salita del suo amico lungo i muri della torre ed esclamò:
-Peter vuol fare lo scalatore o si dibatte in un insolito gioco di favore? Egli ama essere Boccino in modo evidente oppure, Lily, illustrami un ulteriore movente.-
Lily fissò disgustata Remus, e si strinse ancora di più al suo amico Sev:
-Ma questi sono veramente fuori di testa! Lupin si è messo a parlare come i poeti!-
-No!- garantì Remus -E’ la mia indole naturale che mi costringe a non vivere da ragazzo normale. Pensa, cara signorina, non poetavo fino a stamattina, poi Severus ho incontrato e di colpo la cadenza musicale ho apprezzato. So che sembra strano a sentirsi, ma non son più capace di far discorsi prolissi; certo, prima o poi il canto passerà e negli schiamazzi scordati la mia voce ripiomberà, frattanto godiamoci questo verbale candore ed attendiamo al varco il nostro amico Cercatore.-
Anche Sirius Black raggiunse il resto della comitiva. Si appropinquò a Lily e le sussurrò dolcemente all’orecchio:
-Ehi, bella, non preoccuparti troppo per me e per i miei amici, non abbiamo nulla di male, i Malandrini rimangono i numeri uno! Rilassati, mangia qualcosa! Solo Puffin ti darà forza e grinta a volontà!-
Lily si nascose dietro a Severus:
-Sono pazzi! E perché Sirius tiene tra le mani una confezione di quella schifosa marmellata? Come fa a conoscerla, lui?-
-Ti avevo avvertita, lascia perdere questi Malandrini!- ridacchiò Severus.
Intanto Peter aveva perso l’equilibrio ed era ruzzolato ingloriosamente a terra.
-Oh!- balzò Remus -Non mi dire che al suolo Codaliscia si è fracassato dopo un inconsueto salto ventilato! Non sarà mica morto? Il guaio in questa giornata sarebbe appena sorto!-
-Oh, non è morto, ora gli faccio mangiare un po’ di marmellata così si rimetterà subito in forma. Solo Puffin ti darà forza e grinta a volontà!- affermò, ovviamente, Sirius Black.
Peter Minus esplodeva di salute e resistenza. Continuava scappare, infatti, gridando di essere un Boccino d’oro.
Regulus riconobbe un’ombra indistinta dietro un muro. Avvertì Lily:
-Ehi, forse Potter è arrivato e lo fermerà!-
-Meno male!- la gioia di Lily mutò in amara delusione non appena lei vide cosa rimaneva dell’eroico Cercatore dei Grifondoro.
James indossava uno stinto manto nero, aveva unto i capelli con dell’olio di semi, si era ingiallito la faccia con chissà quale incantesimo e camminava a testa bassa. Avanzò verso Lily, o meglio, verso Severus Piton, proclamando:
-Oh, mio sommo profeta! Ineguagliabile alunno di Serpeverde dal clamoroso talento di indiscusso pozionista! Rivelami i tuoi segreti! Ti ammiro, Severus, voglio essere identico a te in tutto e per tutto! Sicuramente sarai il mago più potente del mondo, ed io vengo a rifugiarmi sotto la tua ala protettiva, mio mecenate!-
Sì, la magia di Mocciosus aveva imposto al Malandrino Ramoso di divenire fan sfegatato di Severus Piton e di ergerlo a modello di vita.
Regulus, pallido e sconvolto, invocò Sirius:
-Ehi, Sir... davvero funziona quella roba babbana? Mi sa che ho un po’ bisogno di energia, dopo aver assistito a questa scena rivoltante...-
Sirius balzò gongolando verso di lui:
-Ma certamente, fratellino! Finalmente segui i miei consigli! Mangiane quanta ne vuoi e ti rimetterai subito in sesto! Solo Puffin ti darà forza e grinta a volontà!-
Lily lanciò un’occhiata furiosa a Sev. Sentiva puzza di bruciato...
James, aspirante sosia di Piton, baciava la mano al suo diletto:
-Severus Piton è un grande ragazzo! Spero di essere identico a lui, ben presto!- dichiarava entusiasta.
Anche Remus sembrava sconvolto, perciò si rivolse al suo amico:
-Ehm... sei sicuro che sia Severus il tuo mito? Caro mio, oggi mi sembri leggermente rimbambito! E poi, James audace, torna in te e non comportarti in modo fallace, cattura Peter il Malandrino o ci troveremo tutti in un grande casino!-
Sirius scrutava James velenosamente:
-Sei una grossa delusione, tu! Come puoi voler assomigliare a Mocciosus? Dovrei ritenermi oltraggiato perché credevo di essere il tuo migliore amico, ma per fortuna, in circostanze deludenti ed avvilenti come queste, io ho Puffin. Solo Puffin ti darà forza e grinta a volontà!- tolse il coperchio ed iniziò a leccare con le dita un po’ di marmellata dal nuovo vasetto che teneva in mano.
Regulus era stufo di quella situazione impietosa. I Malandrini come esempio da imitare? Mai più!
Se non interveniva lui...
-E va bene!- esclamò -Anche io sono un Cercatore! Catturerò io quel Boccino di Peter prima che si ammazzi davvero, visto che sono circondato da un branco di idioti!-
-Sì, Regulus, sei la nostra sola speranza!- attaccò Remus -Tu sì che sai applicarti con encomiabile costanza! Uff...- borbottò -Ma perché non posso smettere di parlare come un idiota in riva al mare? Perché solo la rima mi riesce e non mi arresto se no mi rincresce?-
Dopo molto fare, Regulus riuscì ad acchiappare Peter per un lembo della giacca, e dichiarò di aver catturato il Boccino. Peter si autoimpose un sonno profondo e fu il primo ad essere condotto in infermeria.
James era troppo assorto nell’imitare a perfezione il modo di camminare di Severus per comprendere che anche per lui era venuto il tempo di farsi visitare da Madama Chips. Remus fu ben lieto di rimanere zitto, dopo tante rime. Quanto a Sirius, lui si adagiò in un lettino dell’infermeria e le ultime parole che rivolse a Regulus furono le seguenti:
-In ogni istante della tua vita dovrai ricordarlo. Io ti voglio bene, anche se non lo dimostro. E te ne vorrò ancora di più se ammetterai che forza e grinta a volontà solo Puffin ti darà!-
 
La vendetta memorabile di Piton non passò inosservata per le mura di Hogwarts.
Quella sera Lily intercettò Sev nei corridoi:
-Sono guariti. La magia di cui sono stati vittime era quella dello scherzo birichino, vero? Non credi che vorranno vendicarsi?-
Severus scrollò le spalle:
-E cosa potrebbero mai farmi di male, a parte le solite magie da bulletti mancati?-
-Non si sa mai, Sev- lo avvertì.
Severus scrollò ancora le spalle. Quello era stato ugualmente uno dei giorni più belli della sua vita. E poi, i Malandrini quale vendetta assurda avrebbero potuto escogitare ai danni del Principe Mezzosangue? Loro mancavano di fantasia... forse...
 
 
 
 
Eccomi qua, le fans dei Malandrini mi linceranno forse, visto come li ho ridotti, eh eh... ma quei quattro possono sempre pensare di vendicarsi, no? Fatemi sapere se volete, dopo la vendetta di Mocciosus, la vendetta dei Malandrini, magari tra qualche capitolo potranno ricomparire...
Questo capitolo è un omaggio modestissimo a Bud Spencer e Terence Hill  :  ) la frase “Solo Puffin ti darà forza e grinta a volontà” è una battuta del loro film “Chi trova un amico trova un tesoro”. Lo avevate capito?
E adesso lascio la parola a Remus Lupin:
 
-Nostri cari lettori, vi è piaciuto questo capitolo dai prepotenti sapori?
Attendiamo una vostra recensione, non costringetemi ad una pessima reputazione. Prometto, per ogni commento lasciato, un ringraziamento in rima dato, sempre qualora lo vogliate, forza, scrivete, non esitate!-
 
Fatemi sapere, dai... che figure che faccio... queste Magicomiche mi stanno rovinando... 



Note di MusicDanceRomance quasi due anni dopo:
Sono di ritorno dopo un po' di tempo ad aggiornare le note per un motivo ben lieto. Questa one-shot ha partecipato come singola storia al flash contest "Make me smile" indetto da dea_93 sul forum di Efp. Con mia somma sorpresa è arrivata prima ex aequo e si è aggiudicata anche lo speciale "Premio Miglior Risata". Qui sotto ci sono i due banner favolosi e... niente, Remus Lupin festeggia con le sue rime e Severus gongola deliziato perchè ha vinto anche un primo premio!
Ecco il link del contest:
http://freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=10522725&p=1

 
Grammatica, Sintassi e Punteggiatura: 10/10 

Assolutamente perfetta! Che devo dire più di questo? 
A parte un piccolo errore di distrazione, presumo (“«[…] La magia di cui sono stati vittime era quello dello scherzo birichino, vero? […]»”; penso che tu volessi scrivere ‘quella’), non ho assolutamente niente da obbiettare. 

Stile: 10/10 

Fluido, piacevole, né scontato né eccessivamente articolato. Si fa leggere molto volentieri; non vi sono intoppi né parti banali. I termini che hai usato sono inseriti alla perfezione nel contesto. 

Originalità: 10/10 

Eh sì, come non definire la tua fic estremamente originale? 
Sarò sincera: non so se altri autori hanno scritto delle fiction con lo stesso tema (cioè la vendetta di Severus), ma sicuramente la tua scelta nelle varie vendette – tutte diverse – affibbiate ad ognuno dei Malandrini, è studiata ed esclusiva. 

Risata: 5/5 

Fa davvero tanto ridere, tutto... dall’inizio alla fine, a cominciare dal titolo. 
Eh sì, anche il titolo! Già da quello, si può benissimo intendere quali siano le intenzioni di Severus e i guai che farà patire ai (poveri) Malandrini. 
Ma mi domando... come ti è venuta in testa un’idea del genere? È stata fantastica, a mio parere, anche perché non ho smesso un attimo di avere il sorriso sulle labbra. 

Gradimento personale: 5/5 

Dal momento che hai ottenuto il massimo dei voti, direi che non ci sarebbe bisogno di ribadirlo... ma sì, come non apprezzare la tua storia? 
Grazie immensamente per avermi fatto ridere e per aver contribuito a risollevare il mio morale a pezzi! 
Ti faccio i miei complimenti, per la storia e per il primo posto! 

Totale: 40/40 
 
 
 

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Capitolo 7
*** Tutto per un po' di pancia ***


                                          Tutto per un po’ di pancia
 
Dudley Dursley odiava una sola cosa più della magia di suo cugino Harry.
Odiava le insulse canzoncine che suo cugino Harry intonava senza interrompersi mai, per la precisione.
Perché ogni sacrosanta mattina estiva era inaugurata da un Potter che canticchiava e fischiettava. Una volta la pillola andava giù con un poco di zucchero, una volta hey ho hey ho Harry andava a lavorar.
Ma quel 31 Agosto il tenore mancato dimostrò al giovane Dursley di aver oltrepassato ogni limite di decoro, infliggendogli una coltellata psicologica degna di quel figlio di stregaccia che era.
Dudley aveva seguito per l’intera stagione una ferrea dieta ma non poteva ritenersi soddisfatto dei risultati ottenuti: non aveva perso che 200 grammi in due mesi di digiuno forzato, e tale tragica scoperta lo aveva imbestialito da morire.
Nell’ultimo mattino di Agosto il povero ragazzo si era alzato dal letto solo per recarsi in bagno e studiare il gran danno allo specchio. Quel promontorio di ciccia esagerata che spiccava da sotto il petto gli copriva perfino la vista dei piedi dimostrando un’obesità ormai ampiamente superata.
Mesto, Dudley raggiunse la cucina. I suoi genitori erano già usciti, Harry era intento a preparare la colazione e persisteva nello sfoggiare il suo insopportabile buonumore.
-Muoviti con le frittelle e le uova!- ordinò flebilmente il cocco di famiglia, morto di fame e di disperazione.
Harry lo aveva salutato in fretta mentre canticchiava il suo ultimo tormentone preferito:
-Bonjour! E ti susi presto una mattina, caffè caldo una tazzina...-
-Ecco, hai riattaccato con le tue lagne! Che ci parlo a fare io con te? Bah, devo pensare ai miei guai! Oggi solo un gambo di sedano per pranzo- tornò a fissare scoraggiato la sua montagnola traditrice che gli impediva perfino di stare troppo vicino al tavolo.
-Pensi che la colpa è del panino- continuava goliardicamente Harry -ti senti gonfio come una spugna....-
Dudley decise di guardare il loro bel caminetto in disuso.
Tutto sommato, lui era un sanissimo fanciullino in carne che anzi scoppiava di salute. Che andassero a farsi friggere tutte le diete del mondo!
Il maghetto cantava ancora, immerso nel suo mondo melodioso e gracchiante:
-Dov’è dov’è dovè? Cos’è cos’è cos’è...-
-Sai, Harry, io fisicamente sto molto meglio di te. Cioè, tu sei così mingherlino e striminzito che un colpo di vento ti volerebbe via, io invece ho i muscoli!- si illudeva, convinto di venire ascoltato da qualcuno.
-Questo ammasso fatto di grasso?- strillò Harry, impegnato in una stecca clamorosa.
Fece rigirare le frittelle e intanto ballava e proseguiva:
-La panza, la panza, sembri un uomo in gravidanza!- piroettò leggiadramente, mentre Dudley lo fissava a bocca spalancata -Te ne accorgi una mattina quando l’estate si avvicina!-
-Ma che fai, sfotti adesso?- Dudley si abbracciò la sua spropositata e gargantuesca pancia quasi volesse difenderla dalle stoccate in versi del cugino.
-La panza, la panza, non c’è speranza!- cantava ancora Potter con tragica convinzione -Cali e ‘nchiani da a’ bilancia, ma a’ situazioni nun te cangia!-
L’incubo di Lord Voldemort raggiunse il tavolo e servì la colazione ad un cereo ed imbarazzatissimo cugino babbano.
-Eccoti qua la colazione già pronta, cotto e mangiato! Uova, frittelle e ci mancano solo le tagliatelle, immagini? Ma sì, ma dai, e diccelo anche tu!- attaccò con un nuovo motivetto, battendo le mani-Sono le tagliatelle del mago Harry, sono più efficaci di ogni medicina!-
A Dudley era passato l’appetito. Dopo aver ascoltato ed ingurgitato le ultime stonature del bambino sopravvissuto non chiedeva che un nutriente silenzio.
-Dimmi se ti piacciono le frittelle!- gli raccomandò il grande chef -Come noti sono migliorato notevolmente ai fornelli!- si allontanò, riprendendo a volteggiare ed inneggiare la diffamante canzone -La panza, la panza, sembri un uomo in gravidanza...-
-BASTAAAAAAAAAAAAA!- urlò il povero Dudley, sentendosi inconsapevolmente deriso e sbeffeggiato.
-Cosa c’è?- chiese il canterino occhialuto, sorpreso per quella brutalità -Ho capito che hai fame, su, mangia, saziati e fammi cantare!-
Dudley cominciò a strisciare sulle ginocchia:
-Ti prego ti prego ti prego...- lo supplicava in lacrime -Aiutami, sii buono con me!-
-Mi dispiace- quello scosse il capo -Non posso smettere di cantare per colpa tua!-
-Canta quanto ti pare, tanto domani te ne vai... ma fammela sparire!-
-Cosa?-
-Come, cosa? La mia ciccia!- lo implorò con gli occhi annacquati di lacrime.
-Ah, la panza!- annuì il maghetto -Serviva la mia voce perché te ne accorgessi! E’ vero, sei proprio grosso. Vuoi che usi la mia magia? Ma io non posso adoperarla fuori da Hogwarts!-
-Ma io sono un babbano consenziente!- replicò subito Dudley.
-Consen...- balbettò Harry -Consenziente sarai verso qualcun altro! Io la magia non la posso usare per farti sparire il tuo ammasso di grasso!-
-Ti prego, cugino mio! Le nostre mamme erano sorelle! Tua madre era la mia adorata zia Lily! Sei il mio cugino preferito, e anche l’unico che ho!-
-Pessimo attore.- commentò Harry, che intanto estraeva la bacchetta dalla sua tasca -E va bene, ci proverò. Ti farò diventare un figurino, così la smetterai di seccarmi e potrò cantare in pace, perché ho ancora un vasto repertorio da proporre fino a domattina! Di’ addio alla tua ciccia, Dursley!-
-Ehi, un momento!- Dudley doveva assicurarsi una cosa -Sai usare davvero quell’arnese? Non è che mi ammazzi o mi trasformi in un rospo?-
-Farò finta di non aver sentito!- si contrappose Harry, ferito nel proprio orgoglio -Modestamente io sono un ottimo mago, e sono addirittura il pupillo di Silente!-
-Proprio questo mi fa paura!- si fece sfuggire Dudley.
 
Quando Vernon e Petunia Dursley rincasarono, trovarono Harry in soggiorno intento a sfogliare un librone antico nel divano di casa.
-Didino di mamma? Dove sei?- Petunia chiamava il suo bambino -Cuoricino di Crudelia, ti siamo mancati?-
Zio Vernon si piantonò di fronte a Potter e lo freddò col suo sguardo indagatore:
-Dove si trova mio figlio?-
-Oh, è in gran forma!- Harry non mentiva -La sua ciccia è sparita in un soffio!-
Papà, papà, papà, sono qui!
-Non senti qualcosa?- zio Vernon si arrestò un secondo.
-Dove? Di certo non sulla mia spalla, zio!- giurò Harry.
Sì, papà, sono io, questo scemo mi ha fatto rimpicciolire!
-Dudley? Dudley?- il capofamiglia urlò ancora più forte -Cosa ti ha fatto questo sedicente mago incretinito?-
Papà, picchialo, lui mi ha fatto diventare mignon! Sono grande quanto una formica ora!
-Sarò ammattito?- si chiese Vernon -Ehi, mago dei miei stivali! Cosa gli hai fatto? Sento uno strano eco eco eco!-
-E’ solo una tua impressione one one, zio!- mormorò Harry -Ma non temere, se anche Dudley fosse ridotto alle misure di un insetto, io avrei già chiamato un’amica brillante ed un mago buono che volerebbero qui in men che non si dica per farlo tornare il gigante di un tempo!-
-Hai fatto una magia al mio Dudley?- urlò Vernon, paonazzo e terrorizzato.
Sì, papà, ma ho insistito io!
-Ma cos’è questa vocina insistente che mi ronza nelle orecchie?- Vernon tese la faccia verso il petto del nipote.
-E’ Dudley che mi ha chiesto di fargli la magia!- si discolpò Harry -Io stavolta non c’entro nulla!-
-Mio figlio lo ha chiesto a te?- Vernon non osava crederci.
Sì, papà, lo confesso!
Harry indicò la base del suo collo e porse allo zio una lente d’ingrandimento. Vernon accostò la lente al punto indicato e notò un microscopico Dudley che lo salutava mezzo intimorito, comodamente steso lungo un muscolo del collo di Harry.
Petunia strillò e svenne, in preda al panico. Vernon, prima di permettersi questo lusso, sibilò:
-Tu hai voluto che lui ti facesse questo? Tu hai accettato la magia? Tu quoque, Dudley, fili mi?- e svenne anche lui.
No, non l’avevano presa bene.
-Perché preoccuparsi tanto? Il professor Silente e la mia amica Hermione saranno già partiti e lo rimetteranno subito in sesto!- assicurò Harry.
In quel momento un anziano ed arzillo signore ed una valorosa ragazzina comparvero dal nulla e si paracadutarono nel soggiorno dei Dursley.
-Buondì!- Silente lo salutò gaudioso mentre toccava il pavimento.
-Harry, ma è possibile che sei ancora così tonto da non saper effettuare un incantesimo talmente semplice?- lo rimbeccò Hermione, intenta a far sparire il suo ingombrante paracadute.
-Ehm, salve a tutti!- fece Harry timidamente -Mio cugino si trova qui!- indicò ancora il suo collo.
Silente si accostò al suo allievo prediletto, osservò con la lente il microscopico Dursley ed infine soffiò forte contro di lui.
-Professore!- Harry balzò, in preda al panico -Ma che fa, mi vuole uccidere il cugino?-
-No, volevo scoprire se volava via, ed effettivamente è volato via.- attestò Silente -Vedo che la tua magia è già potenziata, perché non è andata contro le leggi della fisica quadrimensionale! Bene, ora che un babbano è ridotto alle misure di un batterio, il Ministero della Magia ti denuncerà e potresti rischiare l’espulsione da Hogwarts: come hai fatto a non pensarci prima di operare l’incantesimo?- lo interrogò.
-Ehm...- ammise il predestinato -lui non mi faceva più cantare ed io non ho saputo resistere...-
-Bè, per fortuna il Ministero chiuderà un occhio, per questa volta!- giurò il vecchio mago -Ora non ci rimane che invertire l’incantesimo sul babbano!- puntò la bacchetta contro Harry.
-Peccato che Dudley sia appena stato spazzato via dalla mia spalla!- gli ricordò il giovane Grifondoro.
-Infatti, Harry, perché lo hai cacciato?- chiese il preside in tono biasimevole.
-Prof, è stato lei a soffiargli contro per appurare che non avevo contrastato le leggi della fisica quadrimensionale!- gli fu ricordato.
-Ah, già, che sbadato!- fece Silente -Ora dobbiamo ritrovarlo. Non muovete un singolo muscolo, potreste schiacciarlo!-
I due giovani si immobilizzarono.
-Accio Dudley!- Silente lo richiamò ed il povero tremolante babbano gli comparve sul palmo di una mano annerita -Eccolo qui, il ragazzo. E’ molto grazioso, potrebbe fungere da elemento decorativo nei modellini di cucce per draghi.-
-Professore, lo faccia tornare normale!- lo pregavano accoratamente i due amici.
-Bibidum bibidum cha cha!- esclamò il famoso mago -Ora alle giuste dimensioni il babbano tornerà!-
Dudley scomparve dalla mano di Silente. E dall’intera casa in Privet Drive.
-Bè, professore?- chiese Hermione perentoria -Dove ha spedito Dudley?-
-Ops, mi ero deconcentrato! Bè, la buona notizia è che il babbano è sicuramente tornato alle giuste dimensioni.- garantì -La cattiva notizia è che probabilmente l’ho fatto materializzare nell’ultimo luogo in cui sono stato prima di venire qui!-
-Quale?- domandarono all’unisono Hermione ed Harry, atterriti dal pensiero dei luoghi funesti in cui Silente si era trovato negli ultimi tempi.
-Tranquilli, non ero di certo da Lord Voldemort né in località invase dalla magia oscura.- sorrise -Ero, ehm... a svagarmi col mio hobby preferito.-
-Prof, e qual è il suo hobby preferito?- fu l’ovvia domanda.
-Oh, un passatempo innocuo.- rispose quello -Semplicemente stavo pescando squali bianchi nel Pacifico! La loro carne rafforza la magia, lo sapevate?-
Petunia e Vernon si erano appena ripresi. All’udire le ultime parole di quel mago Merlino mancato svennero di nuovo.
I tre maghi intanto si erano smaterializzati per raggiungere Dudley nel Pacifico e lo salvarono giusto in tempo dalle fauci di uno squalo affamato. Poiché Silente voleva punire l’ingordigia trasfigurò la bestia in alga marina, ma nella fretta sbagliò incantesimo e trasformò anche Dudley in alga. I tre impiegarono mezza giornata per ritrovare l’alga giusta in fondo all’oceano ed invertire l’effetto dell’incantesimo.
Allora finalmente si smaterializzarono per tornare a Privet Drive, ma Silente imboccò la via più tortuosa per il teletrasporto magico e tutti furono catapultati nel cuore della giungla nera. Una tigre cominciò ad inseguire immediatamente i malcapitati scambiandoli per un succulento pranzo. Silente si volle vendicare anche della tigre e la tramutò in lucertola, ma nella fretta la magia colpì anche Harry ed Hermione che divennero due formichine. Per ritrovare le due giuste formichine Dudley e Silente impiegarono altre due ore ed infine, restituite le giuste sembianze ai due maghetti, Silente si decise a ripartire.
Poiché la giungla distava notevolmente da Privet Drive i quattro capitarono prima sulla pista di un ippodromo e si salvarono appena in tempo prima di venire travolti dalla corsa di alcuni splendidi cavalli. Silente decise di non trasmutare cavalli e fantini in roseti e così i quattro partirono e raggiunsero finalmente Privet Drive.
Dudley aveva perduto dieci chili in una sola giornata, tra fatiche e paure, e non chiedeva altro che il volatilizzarsi di quei tre fantocci di maghi.
-Visto, signorino, sei dimagrito senza magia!- gli ricordò Silente con un fulgido sorriso, a missione di salvataggio compiuta.
-Avrei preferito tenermi la mia onorevole pancia!- ebbe il coraggio di obiettare quello.
-Bè, hai vissuto delle belle esperienze!- constatò Silente -Hai visitato le profondità dell’oceano, vagato per la giungla alla ricerca di due formiche e...-
-Sì, sì, ora se ne vada però e non torni più qui!- scoppiò Dudley.
-Ovviamente.- rispose il preside di Hogwarts -Harry, ci vediamo domani sera a scuola! Lo stesso vale per lei, signorina Granger!-
Quando Silente ed Hermione si dileguarono, Harry disse al cugino:
-Giornata memorabile, vero? La magia è bella, no?-
-No!- rispose Dudley -Stai alla larga da me, ti eviterò come se fossi un appestato, dopo tutto quello che mi è successo oggi!-
-Bè, posso tornare a cantare, almeno?- propose Harry -Zio Vernon e zia Petunia ancora giacciono svenuti sul pavimento, occorre la mia voce per svegliarli, vero?-
-No, stavolta canto io!- ribatté prontamente Dudley.
-E cosa?-
-Poiché stamattina per colpa di una tua canzoncina mi è venuta la folle idea di farmi sparire la pancia, adesso ti farò complessare io!- mormorò sadicamente -Hai visto quanto è bella la tua amica Hermione?-
-Bè...- convenne lo studente di Hogwarts -Sì, è molto carina, ti piace?-
Ma Dudley gli rispose convenientemente con una rispettabile canzone:
-Come fai, come fai a non provarci mai, Potter fesso? Fai volare la civetta!-
-Non è divertente!- si oppose Harry, permaloso al massimo.
-Come fai, come fai a non provarci mai, Potter fesso? Usa almeno la bacchetta!-
-Io non sono un fesso!- gli urlò il prescelto, turandosi le orecchie.
-Po Potter fesso Po Po Potter fessò!- perseverava Dudley, vendicativo al massimo.
-Basta, smettila!- Harry scappava per le stanze della casa e veniva accuratamente inseguito dal cugino.
-Po Potter fesso Po Po Potter fessò!- ripeteva l’altro -Così capisci come mi sono sentito io per più di due mesi!-
 
-Tutto per un po’ di pancia!- protestava Harry sul diretto per Hogwarts, il pomeriggio seguente -Adesso come faccio? Quando tornerò l’estate prossima Dudley diventerà il mio incubo con quella canzone! Ed io non potrò più cantargli nulla! Sono rovinato, io amo cantare!-
-Però quel Potter Fesso- dichiarò Ron -ha proprio un bel ritmo... mi piace! Po Potter fesso Po Po Potter fessò!-
-Ron, ti prego!- sbuffò Hermione -Non è divertente. Tutti sanno che io ed Harry siamo una coppia alquanto improbabile, cioè, lui non è assolutamente il mio tipo! Sfido chiunque a dimostrare il contrario!-
-Hai ragione!- Ron si accese di gelosia -Tu e lui insieme? Neppure nelle barzellette! Harry, trovati un’amichetta così Dudley non ti prenderà più in giro!-
Il buon Potter proprio durante quell’anno scolastico si fidanzò con Ginny. Inizialmente lo fece solo per sbattere nel dimenticatoio l’orrenda canzone di Dudley, poi si innamorò veramente di lei e... siccome erano rose, sarebbero fiorite. E di Potter fesso, così come della panza, si persero le tracce.
 
 
 
Mica è colpa mia se Mister Max mi ha ispirata con la sua parodia di Whenever di Shakira, “la panza”. Poi ci ho inserito le tagliatelle di nonna Pina, uno spruzzo di cotto e mangiato che tutti voi conoscete (spero), e tanto per richiamare la mia cultura da liceale, ho inserito la celeberrima frase che Cesare pronunciò al traditore Bruto “Quoque tu?”. Ed ovviamente, Harry ama cantare “un poco di zucchero” di Mary Poppins e la canzone dei 7 nani della Disney. Amo la Disney.
Manca qualcosa, ho elencato tutti? Ah, mancano i Gem Boy con la loro mitica ed indimenticabile parodia di Poker face, ovvero Potter Fesso (se non conoscete Potter Fesso la cosa è GRAVE).
Io come sempre attendo le recensioni... le Magicomiche ne hanno bisogno!  
P.S. Dopo Fabri Fibra, Mister Max e i Gem Boy ci stanno a pennello con questa raccolta di demenzialità, vero?  

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Capitolo 8
*** La grande battaglia di Lord Voldemort ***


                                       La grande battaglia di Lord Voldemort
 
Un fitto bosco avrebbe fatto da sfondo alla cruenta battaglia che Voldemort agognava da tempo. Il Signore Oscuro si inoltrò nel buio della nebbia, scortato da Bellatrix e Greyback, assetato di sangue e dolore. Voleva distruggere, schiacciare e frantumare i suoi nemici. E lo avrebbe fatto. Voleva ciò che essi custodivano, e lo avrebbe ottenuto.
D’un tratto dieci figure minacciose, stagliate nel freddo del vento, comparvero di fronte ad un’imponente quercia secolare.
-Ora!- fu il grido che il Signore Oscuro lanciò per mandare all’attacco i suoi due seguaci.
Bellatrix e Greyback avviarono il più grande scontro di tutti i tempi: non risparmiarono alcun tipo di magia oscura per colpire spietatamente i loro avversari.
Si tuffarono in fretta dietro alcuni massi per proteggersi dalle Maledizioni che i nemici versavano con ferocia addosso a loro e continuarono a lottare a costo della vita.
Nell’aria gelida schioccavano solamente Maledizioni Senza Perdono ed incantesimi oscuri.
-Uccideteli!- ordinava Voldemort, al riparo dietro una serie di alberi neri -Uccideteli, ma portatemi almeno uno vivo per interrogarlo!-
-Ne ho uccisi già due!- Bellatrix saltellò festosa dalla sua postazione.
Greyback non volle dimostrarsi inferiore a Bellatrix e ne ammazzò un altro.
Tre corpi gemettero a terra. Tre nemici erano già stati eliminati. Ma ne rimanevano altri da abbattere alla svelta.
-Capo!- Greyback richiamò il suo signore -Sono ancora in sette! Ci accerchieranno a poco a poco!-
-Allora io avanzerò tra i cespugli intorno e cercherò di prendere alle spalle il loro capo! Voi copritemi, e come sempre non abbiate pietà!-
Le Maledizioni implacabili, che partivano da ogni bacchetta, continuarono ad elettrizzare l’aria circostante.
Bellatrix aveva atterrato altri due avversari e canticchiava allegramente:
-Sono la più brava, sono la più brava! -
Il potentissimo Signore Oscuro non sprecò altro tempo, si mise a strascicarsi tra l’erba alta, bacchetta alla mano; con infinita e centellinata pazienza raggiunse le difese ostili e si addentrò con successo nella parte nemica, eludendo una non troppo stretta sorveglianza.
La tempesta di Maledizioni e la guerra tra i maghi proseguiva. Gli alberi vicini ardevano e il territorio campestre andava assumendo l’aspetto di un cimitero in fiamme.
-Aaarggghhh!- urlò improvvisamente Greyback, finito.
“Greyback è morto, ormai mi rimane solo Bellatrix!”, calcolò Voldemort, senza lamentarsi troppo per la dipartita del suo fido lupo mannaro da guardia.
Poi la sorte sembrò arridere a colui-che-non-doveva-essere-nominato. La facinorosa Black ammazzò altri due avversari mentre quello che pareva essere il capo nemico tentennava nella lotta, trascinandosi dietro una gamba ferita mentre il sangue gli colava copioso lungo il corpo.
Voldemort attese il momento opportuno ed infine si precipitò addosso al suo oppositore principale, già abbastanza contuso: gli conficcò la sua bacchetta nelle spalle e gli strinse un braccio attorno alla gola, trattenendo per sé il desiderio di strangolarlo all’istante.
-Arrendetevi e consegnateci il tesoro!- ringhiò senza pietà.
Il capo dei suoi nemici, che portava una fascia bianca attorno alla fronte, per nulla intimorito, gli parlò allora:
-Ormai è cominciato il tuo declino!-
-No!- urlò Voldemort -Sto appena inaugurando la mia ascesa al potere! Ordina ai tuoi uomini di deporre le bacchette! Ordinalo!-
L’uomo non obbedì.
-ORDINALO!- urlò ancora il Signore Oscuro, facendo pressare il braccio attorno alla sua gola.
I duelli ebbero termine. Tutti gli occhi erano puntati sui due capi avversari.
-Bellatrix, perquisisci questi fetenti che sono rimasti in vita, poi ammazzali tutti mentre io finisco di interrogare il loro capo!- imperò Voldemort.
-Mio signore, non sarebbe meglio ucciderli e poi perquisirli?- osò la sua fida servitrice.
-No, fai come ho detto io!- fu la risposta perentoria.
La signora Lestrange stava già avanzando verso i superstiti della sanguinosa battaglia quando fu colpita a tradimento da una strega rivale che evidentemente non era morta come credevano.
La donna si piegò su stessa, emise un ultimo sospiro rivolto al suo signore, quasi cercasse di chiedergli perdono per essersi fatta sorprendere, ed infine, in preda a spasimi di dolore, crollò a terra per sempre.
-Bellatrix!- l’erede di Serpeverde si inferocì -Avete ammazzato la mia serva più fedele! Maledetti! E’ colpa tua, ora ti ammazzo!-
Lo stava per fare, pur consapevole di essere perduto.
Alle sue spalle, purtroppo, un altro mago, probabilmente rimasto nell’ombra fino ad allora, lo assalì e tramortì tempestivamente, liberando il proprio capo.
Voldemort non fece in tempo a rialzarsi che fu colpito di nuovo da quello che era stato il suo ostaggio, una, due, tre volte. Quest’ultimo poi pronunciò fiero:
-La tua Nagini è morta. Bellatrix e Greyback sono morti. Ora uccideremo anche te e il tesoro sarà tutto nostro. E’ finita!-
-Non mi fate nessuna paura!- fu l’imprecazione terminale di Voldemort, prima che un lampo di luce gialla lo annientasse comprimendolo al suolo.
Il suo corpo rimase immobile lì, come la foglia rosa e morta in autunno, mentre quelli che erano stati i suoi ultimi nemici esultavano e si dividevano il bottino di guerra.
Passò qualche secondo, poi il leader dei trionfatori dichiarò:
-Io adesso ho il potere! Sono io il numero uno, io ho trovato il tesoro degli gnomi e a me resterà! Su di esso costruirò il mio impero! Io sono il mago più forte del mondo! Io ho sconfitto loro!- tornò a fissare i resti dei suoi ultimi valorosi rivali.
Il corpo di Riddle rimaneva immobile poco distante da quello di Bellatrix, con il braccio proteso verso di lei. Sembrava quasi che le loro mani avessero cercato fino all’ultimo di sfiorarsi.
Presto un serpente li raggiunse strisciando e si eresse maestosamente fino all’altezza dell’uomo dalla fascia bianca. Quegli attese qualche secondo, pronto ad ogni eventuale attacco.
Allora Voldemort si rialzò lentamente da terra ed osservò soddisfatto il capobanda suo antagonista e gli altri vincitori. Aiutò Bellatrix a risollevarsi dal suolo e intanto l’uomo dalla fascia bianca, che prima lo aveva “eliminato”, parlò:
-Ehm, mio signore, abbiamo finito per oggi?-
Anche Greyback e gli altri che fino a quel momento erano rimasti fermi come cadaveri si mossero e raggiunsero il gruppo. Voldemort parlò compiaciuto all’uomo dalla fascia bianca:
-Bel gioco, vero Lucius? Per questa volta avete vinto voi, ma adesso dobbiamo escogitare qualcosa di più elegante al posto dei “banditi a caccia del tesoro”!-
-Ecco, appunto, mio signore...- avanzò Lucius Malfoy verso di lui, togliendosi la fascia dalla fronte -Effettivamente è la quarta volta che facciamo lo stesso gioco, stamattina.-
-Sì, sì, adesso basta!- sentenziò Voldemort, spolverandosi il suo lugubre mantello -Ora facciamo la pausa pranzo e dopo fingeremo di essere nel Medioevo. Io interpreterò il cavaliere senza macchia e senza paura, stavolta sarò l’eroe!- annunciò.
-Sì!- esclamò Bellatrix, approvando l’idea repentina del suo signore -Io rivestirò il ruolo della principessa catturata dal drago, e voi mi salverete!-
-E concluderemo con un bel matrimonio!- decise il Signore Oscuro -Lucius, tu sarai il re che mi manda alla ricerca della sua adorata unica figlia perduta. Rodolphus, tu sarai il mio scudiero, Greyback sarà un orco cattivo che ucciderò valorosamente lungo la strada e i Carrow insieme a Nagini simuleranno un grande drago a tre teste!- stabilì, già euforico per la prospettiva del nuovo gioco.
Tutti i Mangiamorte annuirono. Si divertivano, in fondo.
Rodolphus solamente si permise di rivolgere una parolina al suo signore:
-Se posso permettermi, mio signore, da una settimana giochiamo senza sosta solo a “facciamo finta di essere...”, ma non dovremmo smettere e cominciare a studiare un piano per uccidere Harry Potter e Silente ed espugnare Hogwarts?-
-Oh, a loro penserò un altro giorno!- replicò Voldemort annoiato -Io ora voglio giocare! Su, usiamo la magia per costruire lo scenario del castello del re, tanto per cominciare, poi cercheremo una grotta e fingeremo che quello sia il rifugio del drago! Nagini...- accarezzò il suo bel serpente -Ti raccomando, la tua parte è di vitale importanza, non mi deludere, dovrai fingere bene di sputare fuoco e fiamme!-
Il temibile Signore Oscuro e i suoi fedelissimi Mangiamorte continuarono il loro bel teatrino con la probabile intenzione di non smettere troppo presto.
 
 
 
 
Eccomi qui! Vi siete già stancati delle mie Magicomiche o ne volete ancora in abbondanza? Su, fatemi sapere, i vostri pareri sono importanti, e sono anche fonte di ispirazione!
Questo capitolo è un po’ più corto dei precedenti, ma spero che sia stato ugualmente di vostro gradimento!
E nella prossima parte ci saranno... indovinate, indovinate... chi non ho ancora preso di mira?
Ma ovviamente la nuova generazione, sempre se vorrete continuare a seguirmi!
  

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Capitolo 9
*** Vendichiamo la sorellina! ***


                                          Vendichiamo la sorellina!
 
-Avere una sorella determina un’innata emotività psicofisica che ostacola un comportamento eccessivamente irrispettoso e spudorato nei confronti delle altre rappresentanti del gentil sesso.- enunciava Scorpius mentre girava per la camera che lui e il suo amico Albus occupavano ad Hogwarts da sette indimenticabili anni scolastici.
-Potresti tradurre per i comuni mortali?- lo pregò Albus, che rimaneva steso nel suo letto intento a leggere un fumetto babbano.
Scorpius non attendeva altro per esporre il suo ottavo sillogismo pomeridiano:
-Secondo me un tipo che ha almeno una sorella è più sensibile e meno superficiale con le ragazze che frequenta!-
Albus lanciò un’occhiata fugace al compagno e poi tornò alla sua sapiente lettura:
-Senza offesa, ti preferivo quando non gareggiavi in massime filosofiche con mia cugina Rose!-
-Oh, Al, il mio è un pensiero profondo!- sorrise il rampollo Malfoy -Tu che hai una sorella puoi comprendere meglio l’universo femminile e sei costretto a comportarti in modo migliore con le altre donne. Attraverso le sofferenze che l’amore produce in Lily inconsciamente sei portato a non prendere in giro le tue fidanzate perché sai quanto possano piangere per te!-
-Tanto per cominciare- obiettò -mia sorella ha solamente quindici anni e non sa neppure cosa sia l’amore, e poi James mantiene imbattuto il record di essere uscito con quattro donne diverse in tre giorni! Come lo spieghi?-
-Bè...- rimuginò il sofista mancato -James ha dimenticato di avere una sorella! Magari rifiuta il fatto che suo fratello sia un Serpeverde e si considera figlio unico!-
-Ma Lily è Grifondoro come lui!- protestò Albus -Fammi un favore, Scorp, lascia perdere quell’oca rivestita di cultura fantoccia di Rose!-
-Ma vuoi che quella Weasley continui a prenderci in giro?- si contrappose il giovane Malfoy.
-Dille che la cultura non è tutto, allora!- riprese il suo amico -Infatti, anche se ho una sorella, stasera mi vedo con Alice per l’ultima volta e domani la mollo perché me la sono stufata!-
-Ma tu vorresti dunque che anche Lily venisse usata e gettata via così da un poco di buono simile a te?-
-Pure tu ti comporti come me! E’ nel dna dei maschi divertirsi, mentre è nel dna delle femmine pensare al matrimonio subito dopo il primo bacio!- fece Albus.
-Io non ho sorelle, quindi non comprendo fino in fondo i loro tormenti e posso permettermi ogni sorta di incontro galante!- si discolpò Malfoy -Ma scommetto che se Lily venisse subdolamente usata da qualcuno, tu e James...-
-Alt!- lo arrestò il suo amico -Smettila di scherzare, Lily è una signorina seria e non si fa prendere in giro tanto facilmente! Non vedi come sono tranquillo? Lei pensa solo a studiare! E, lo giuro su Salazar, lei è libera di vivere la sua adolescenza come meglio preferisce, deve pur farsi le sue esperienze e crescere! Può anche diventare la più svampita della scuola o la più delusa e tradita, sono e rimarranno fatti suoi!-
-Che snaturato...- fu l’imprescindibile commento di Scorpius.
 
Il mattino dopo i due pelandroni noti, Potter e Malfoy, camminavano languidamente per un corridoio deserto senza alcuna voglia di raggiungere l’aula di incantesimi.
-Siamo in ritardo e praticamente già in punizione, Al.- gli fece notare uno Scorpius disattento.
-Pazienza, se mio padre mi caccerà di casa per negligenza perpetua mi ospiterai tu quest’estate.- cogitò il giovane Potter.
-Stavo per chiederti lo stesso favore!- rispose l’altro.
D’un tratto entrambi intravidero, in fondo al corridoio, Lily che singhiozzava inconsolabile. Cos’era accaduto?
Albus si preoccupò:
-Cos’ha? Forse dovrei andare a chiederle, non vorrei che si sentisse male.-
-Credo che voglia rimanere da sola, Al.- azzardò Scorpius -Le ragazze sono così, quando piangono l’ultima cosa che desiderano è quella di essere scovate ed interrogate dai propri fratelli maggiori. E poi, guarda chi sta arrivando!- indicò due figure che avanzavano distrattamente verso di loro.
-Nooo!- si lamentò Albus -Lovelace e Finnigan! Il Cercatore e il Portiere dei Corvonero! Non li sopporto, non voglio neppure salutarli!-
-Vieni qui!- Scorpius trascinò il suo amico dietro una stanza vuota che era loro improvvisamente comparsa davanti. La Stanza Delle Necessità, per inciso, che offriva loro l’occasione di origliare perfettamente i discorsi dei loro due nemici giurati Corvonero.
Dylan Lovelace e Pat Finnigan chiacchieravano tranquillamente, ignari della miccia catastrofica che stavano accendendo con i loro discorsi.
Pat stava appunto notando:
-Hai visto la Potter? Sta piangendo! Marpione, cosa le hai fatto?-
-Oh, so bene perché sta straziando il suo povero cuoricino!- espose Dylan soddisfatto -E’ tutto merito, o per meglio dire, colpa mia! Scommettiamo che frignerà per due settimane ancora? La conosco, non si darà pace tanto presto, la poverina è stata travolta da quella storia d’amore. Ed effettivamente- si gonfiò il petto d’orgoglio -solo io potevo insegnarle simili cose! Grazie a me ha potuto vivere intense emozioni e crescere intrigo dopo intrigo, incontro dopo incontro, passione dopo passione in quella meravigliosa cornice! Adesso che è finita non si darà pace e mi verrà continuamente dietro per cercare di parlarmi dell’accaduto, per sperare in un ritorno di fiamma, in una continuazione, che noia... Quando ne avrò voglia, le dirò che c’è un seguito. Se i suoi familiari sapessero cosa ho fatto alla figlia dell’eroe del mondo magico... te li immagini?-
-Sinceramente, no.- affermò Pat sghignazzando - Quel Potter è così insulso, con quegli occhiali da rospo erudito! Può andar d’accordo solo con quello sfigato di Malfoy! I tonti vanno con i tonti, apparterranno anche a due facoltose famiglie, ma meriterebbero solamente di essere rinnegati per quanto sono sciocchi ed infantili. Per non parlare delle finte arie da rubacuori che si danno, Potter frequenta le allieve più brutte di tutta Hogwarts e si comporta come se fosse il casanova del secolo, e quanto al biondone laccato, quello sta sempre intorno alla Weasley come se la volesse uccidere, invece tutti tranne lui hanno capito che vorrebbe farle ben altro! Due falliti cronici! Avranno ereditato il gene dell’inettitudine dai loro padri! Di buono conservano il nome, ma di certo i meriti non si ereditano così col blasone! Infatti entrambi sono i peggiori giocatori della squadra Serpeverde, li stracciamo in ogni partita!-
-Hai veramente ragione! Ci credo che Lily si sia legata così a me e dipenda da me e dalle mie decisioni, visti i parenti e gli amici che si ritrova!- concordò Dylan.
-Ehi, sento uno strano rumore, non vorrei che Pix ci facesse uno scherzo, affrettiamoci!- suggerì Pat.
-Hai ragione!- convenne Dylan -Povera Lily, quanto sta piangendo per merito mio!-
Dylan e Pat si allontanarono. Avevano confuso i latrati soppressi di Scorpius col veleggiare dello spirito di Pix.
La collera dei Malfoy non era quantificabile in termini puramente esplicativi, ma basterà sapere che la Stanza Delle Necessità aveva per una volta pensato alle necessità di sopravvivenza di sé stessa ed aveva sputato in corridoio i due Serpeverde che fumavano di rabbia.
-Que... que... quei due vogliono la guerra, Al!- latrò Scorpius, debilitato ancora dalle offensive parole che aveva udito.
Albus Severus Potter sibilò, sconfortato e smarrito nei suoi indecifrabili pensieri:
-Mia sorella... quel Lovelace ha fatto del male a mia sorella! L’ha disonorata e ora l’ha lasciata! E la manovra come vuole e la prende sempre in giro!- gli occhiali febbrili furono trapassati dalla luce bieca del fulmine della vendetta -Non posso più permetterlo!- si voltò di scatto verso Scorpius, che annuiva e lo incitava a perdere il controllo di sé per diventare più cattivo.
Albus immagazzinava energia, mugugnando strane parole da bambino apparentemente indifeso, mentre l’altro attendeva la sua solita esplosione di nervi, abituato a certi comportamenti.
D’un tratto, il quieto Albus strappò violentemente una porta e la issò sopra il suo capo, urlando come un cannibale in guerra:
-Uaaaaaaaaaahahahahaa!- si mise a correre contro i Corvonero, sempre reggendo su di sé quell’insolita arma lunga cinque metri e larga tre.
Quando Rose Weasley udì alcune urla vaganti in corridoio comprese per prima che l’intera Hogwarts era in subbuglio a causa di due Serpeverde. Chissà quali...
Il professore Paciock e Rose furono indirizzati da Nick-Quasi-Senza-Testa verso l’angolo preciso in cui si consumava un lento duello corpo a corpo, ovvero il bagno dei ragazzi.
Rose pose l’orecchio sulla porta che li separava dal bagno e udì degli strani versi malefici:
-Grrrrrrrr, uahahahah, ahahahauauauaua!-
Quando si decise a spalancare la porta, munita di bacchetta e scortata dal suo professore, la scena che si presentò loro davanti fu tutt’altro che gradevole.
Pat Finnigan era disteso a terra, privo di sensi; poco distante dal suo corpo si intravedeva Scorpius che ancora picchiava brutalmente Dylan Lovelace:
-Questo è per la mia famiglia! E questo per Lily che è come una sorella per me! E questo per il Quidditch! E questo per le tue supposizioni su me e Rose!- gridava, colpendolo ripetutamente.
Per contorno, Albus correva da un lato all’altro del bagno compiendo strane giravolte e stringendo tra le mani una pompa d’acqua con cui innaffiava abbondantemente l’intera stanza. Era proprio il giovane Potter l’autore di quegli strani versi selvaggi che accompagnavano con straordinaria musicalità i pugni e gli schiaffi di Scorpius.
-Gggggrrrr, muahahahah, uauauauahahahah!-
Dylan rispondeva a tono alle perfide percosse di Malfoy:
-Ahi, basta, pietà, ahi!-
Albus continuava a girare con la pompa per la stanza, da pazzo implacabile, e a ringhiare fuori di sé senza fare nulla di particolare.
-Professore, deve intervenire!- Rose, imbarazzatissima, si tuffò nel corridoio per impedire agli altri studenti di assistere a quell’indecoroso spettacolo.
Il Barone Sanguinario si intromise, da buon fantasma della casa dei Serpeverde:
-Ottimo, Malfoy, dagliele, coraggio! Su, Potter, aiuta il compagno, non stare a ballare per la stanza e a mimare un idrofobo!-
Gli occhiali devastati di Albus riflessero un lampo di pazzia inesorabile:
-Tu stai zitto e non dirmi quello che devo fare! Grrrrrraaaaahahahaaa!-
Il fantasma ritenne opportuno zittirsi e contemplare lo spettacolo in mortuario silenzio.
Il professor Paciock guadava intanto per il bagno cercando di non scontrarsi con Potter in versione girandola umana, e non fu facile per lui raggiungere Scorpius e costringerlo a fermarsi:
-Ehi, Malfoy!- era faticoso tenerlo fermo per liberare il povero Lovelace -Lascialo stare o me lo massacri! Fermati ho detto!-
Scorpius cercò di controllarsi. Sì, si era sfogato, poteva anche tornare la persona aristocratica ed educata di tutti i giorni.
Paciock teneva ancora le mani fisse sulle sue nobili spalle purosangue, esigendo spiegazioni:
-Allora, si può sapere che cosa vi hanno fatto Lovelace e Finnigan? Ora vi condurrò dalla preside e convocherò i vostri genitori!-
La girandola umana raggiunse il professore e lo studente, sempre ringhiando ed usando la pompa dell’acqua come un improbabile cannone:
-Muauaaaaaahahaha!-
-Potter, questo da te non me lo sarei mai aspettato!- osò il professore affrontando, povero lui, l’ira funesta del secondogenito del bambino sopravvissuto.
Albus, invasato ed incontrollabile oltre la ragione, puntò la pompa contro il viso di Paciock e gli fece sboccare addosso un intero fiume d’acqua:
-Zittoooo! Muauuhahahahahahahaha!-
-Splut, splut! Affogo, aiuto!- faceva il povero Neville, agitando mani e viso nel vano tentativo di sfuggire al torrente d’acqua che Albus gli versava ancora addosso.
-E va bene, ora basta!- stabilì Scorpius, che sapeva di essere l’unico in grado di far rinsavire il suo amico.
Tirò un pugno diretto in testa ad Albus, che svenne all’istante.
Risultati? Potter e Malfoy in punizione per l’ultimo semestre e i padri di entrambi convocati e svergognati dalla triste condotta dei loro figli. Ciliegina sulla torta, Rose giurò di non rivolgere più parola a Scorpius neppure durante i loro dibattiti culturali.
Dopo un infamante pomeriggio in cui i due ragazzi furono costretti a sorbirsi le rimbeccate dei loro genitori, soprattutto delle mamme che erano vissute nella convinzione di aver allevato due teneri principini, giunse l’ora insperata della libertà.
Scorpius e Albus poterono raggiungere Lily e venire rasserenati almeno da lei, perché la piccola doveva sapere che il suo adorato fratellino e il migliore amico di questo avevano agito per difenderla e vendicarla per l’oltraggio subìto (oltre che per amor proprio).
Lily si trovava in biblioteca, leggeva un libro e piangeva ancora senza sosta.
Albus, intenerito da tale scena, si ritenne fiero di aver pestato (a dir la verità solo Scorpius lo aveva fatto) quell’avventuriero di Dylan, e corse verso la sorellina chiedendole con delicatezza:
-Lily, non piangere per lui, non lo merita, ne troverai un altro migliore! Perché piangi? A me puoi dirlo, non parlerò con mamma e papà, e neppure con James. Con Scorpius sì perché è il mio migliore amico, ma questo è un dettaglio!- promise.
Scorpius annuì, avvicinandosi anche lui alla piccola Potter.
Lily si asciugò le lacrime che ancora le rigavano il volto:
-E’ tristissimo, Al. Si sono lasciati. E’ finita. Si amano ancora, ma non torneranno più insieme perché sono troppo diversi! Dopo tutto quell’amore, tutte quelle vicissitudini, tutti quei problemi, quelle violenze, quelle cattiverie e quella voglia di cambiare e di amare... dopo la scena del castello! E la scritta finale! Si sono lasciati!!!- si coprì il volto con le mani, gridando di disperazione più forte di prima.
-Parla in terza persona, addirittura, è proprio distrutta dalla fine della sua relazione con Dylan!- sussurrò Scorpius all’amico.
-Ma noi gliel’abbiamo fatta pagare, Lily! Sapessi come implorava pietà, quel vigliacco!- disse Albus, assaporando il ricordo del passato.
-Povero caro!- continuava Lily afflitta -Gli è morto il suo migliore amico... quanto ha sofferto!!! E quanto ho pianto io quando l’ho saputo! Ci ero così affezionata!-
-Pat è morto?- si preoccupò Scorpius, sentendosi la coscienza improvvisamente sporca.
-Ma lei come ha potuto lasciarlo? Come ha potuto?- gridava ancora Lily -Io non lo avrei mai fatto!-
Eh, no, c’era qualcosa che non andava. I discorsi di Lily non coincidevano con l’idea che i ragazzi si erano fatti degli eventi.
-Come? Tu lo hai lasciato? O un’altra? Ma di cosa stiamo parlando, Lily?- chiese Al, confuso.
-Di cosa...- rispose quella, asciugandosi ancora le lacrime che le colavano sulle guance -Del romanzo, ovviamente. Il romanzo che Dylan mi ha consigliato. E’ una storia d’amore meravigliosaaa!!!- tornò a piangere -Ma i due protagonisti si sono lasciati, nel finale e a lui è morto il suo migliore amico... com’è tristeeeee!!!- piangeva ancora.
Scorpius era più pallido di un vampiro. Albus ammutolito.
Non poteva essere vero...
Avevano rischiato l’espulsione da Hogwarts, si erano sorbiti senza replica le prediche dei genitori, si erano resi ridicoli di fronte all’intera scuola solo per una storia d’amore finita male in un libro (oltre che per amor proprio)? Lily piangeva non per amore, ma per un romanzo che Dylan le aveva solo suggerito?
Albus, paralizzato dalla cruenta verità, posò per caso lo sguardo sull’odioso volume che sua sorella stringeva tra le mani e che di certo non era roba adatta a lui e a Scorpius.
Ecco la fonte di tutti i loro guai. Un insulso romanzo babbano dal titolo altisonante e smielato.
Tre metri sopra il cielo.
 
 
 
Siamo quasi alla fine delle mie Magicomiche, sob sob... ancora un capitolo o due, si vedrà...
E di questo cosa ne pensate? Lily Potter che si dispera per la fine della storia tra Babi e Step… : ) come sono cattiva!!!
Devo l’ispirazione della scena della lotta consumata in bagno all’anime Rossana.
Non so se ci avete fatto caso, ma Scorpius e Albus somigliano molto, anche fisicamente, ad Heric e Terence di Rossana, vero? :  ) Quella scena l’ho ripresa da una puntata dell’anime, in effetti, eh eh, mi piaceva troppo!
Forza, fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo, io confido nei vostri pareri! Certo, spero di non venire pestata pure io, visto che mi sto dando alla demenzialità pura...  

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Capitolo 10
*** Memorie di un'afflitta abbandonata ***


                                           Memorie di un’afflitta abbandonata
 
Quando un’affermata giornalista viene snobbata dai propri lettori l’unica cosa che è in grado di realizzare per istinto di sopravvivenza è un nuovo fantasmagorico scoop del millennio.
Rita Skeeter, al termine della guerra magica, sapeva bene che i riflettori della gloria erano tutti puntati su Harry Potter, e sapeva altresì bene che l’eroe del mondo magico non le avrebbe mai concesso una seria intervista dopo i guai che lei aveva arrecato a Sua Predestinazione Reale durante il quarto anno ad Hogwarts.
-Bene!- declamò Rita, battagliera come sempre con l’infallibile penna in mano -Se non posso incontrare Potter, interrogherò la sua fidanzata!-
Rimuginò un secondo e scartò quell’assurda idea.
No, Ginny Weasley era troppo di parte, non avrebbe mai spiattellato i difetti del suo Harryuccio proprio a lei.
La nata babbana Granger neppure.
Paciock neppure.
Nessuno, insomma, vista la reputazione di avvoltoio inventafrottole che Rita manteneva da anni, avrebbe accettato di parlare con lei e di spendere qualche parolina di critica verso il maghetto più popolare del momento.
Eppure lei aveva bisogno di redarre un articolo che mettesse almeno un pochino in cattiva luce il bambino sopravvissuto, se voleva alzare le vendite del giornale per cui lavorava e salvarsi lo stipendio.
Chi mai avrebbe dialogato con la giornalista più fantasiosa e spietata del mondo magico per sparlare di un eroe? Chi mai? Un nemico? Sì, ma quale, se Voldemort era morto e imbalsamato?
Pensava Rita, pensava. Aveva bisogno assolutamente di intervistare qualcuno che avesse avuto a che fare con Potter e che ne fosse rimasto deluso.
Forse una ragazzina che lui aveva amato prima della Weasley sarebbe andata bene, come Cho Chang, perché no? O un’insegnante discriminata come la Cooman, perché no? O un amico mai accolto, come Draco Malfoy, perché no? O gli zii babbani, duramente ignorati ed eternamente detestati, perché no?
D’un tratto, la cinica chioma bionda della donna fu travolta e squarciata da un’idea geniale.
Ma certo! Come aveva fatto a non pensarci prima?
Adesso sapeva a chi chiedere collaborazione per pettegolezzi e critiche su Potter!
 
Due giorni dopo sulla Gazzetta del Profeta spumeggiava in prima pagina una foto smagliante di Harry abbracciato alla sua Ginny. La tenera foto accompagnava però un titolo feroce che annunciava un lieto articolo firmato Skeeter:
 
SOLO POTTER HA PREFERITO UN’ALTRA A ME
Perché Harry Potter non ha teso la mano a tutti, dopo aver sconfitto colui che nessuno ha più timore di nominare
 
Seguiva l’articolo, che si presentava come una confessione ed una piccola raccolta di memorie da parte di una povera “lamentosa” che, stando alla Skeeter, solo il prescelto aveva abbandonato a sé stessa:
 
Harry Potter, il fanfarone che ha sconfitto giusto per un colpo di fortuna Lord Voldemort facendogli uno sgambetto durante lo scontro finale ad Hogwarts, viene continuamente osannato dal mondo magico mentre illimitate biografie fresche di stampa ne ripercorrono la vita avventurosa e crivellata da avventure mortali e noiose. Ma noi della Gazzetta del Profeta siamo voluti andare oltre. Oltre la vittoria, oltre la lotta, oltre i dolori del giovane Potter, abbiamo raccolto prontamente le memorie di qualcuna che gli ha offerto il suo amore e i suoi onesti servigi e si è vista sbattere la porta, anzi, il sepolcro in faccia, essendo stata preferita alla sua diretta rivale. Ecco di seguito lo sfogo lacrimante di colei che solo Harry Potter ha rifiutato:
“No, non mi nominate subito Potter. Partiamo dal principio. La mia vita è stata costellata di avventure ed amanti, voglio prima ricordare i fasti del passato e solo dopo rievocare brevemente l’umiliazione che la mia nobile essenza ha subìto per mano di quel moccioso con gli occhiali sempre appannati dall’umidità.
Sapete, io sono sempre stata la più bella, la più scaltra, la più seducente, sono nata per assoggettare e per servire. Nata per schiavizzare l’animo terreno ed immolarlo alla mia vanità.
Fin da giovanissima ne ho visti morire tanti per me. Ero scabrosa agli occhi dei saggi, ma rivestivo il sogno ricorrente e maledettamente imperituro di ogni essere vivente. Secondo alcuni scortavo la morte, secondo altri un’eterea quanto labile felicità. Io ero tutto questo, una volta, e molto altro ancora. Avete un fazzoletto? Grazie.
Allora, dovete sapere che nessuna ha contato più pretendenti di me. Povere donne, quanti lamenti e singulti a causa mia! Quanti lutti e tradimenti!
Ero la perfezione assoluta, chi mi guadagnava non avrebbe dovuto trascurarmi per nient’altro al mondo.
Lo ammetto, in un’unica cosa difettavo: la fedeltà. Non reputatemi troppo maligna, chi è fedele al giorno d’oggi?
Rimpiazzavo senza premura chi moriva. Tanti si ammazzavano a vicenda per conquistarmi. Ed io mi schieravo sempre dalla parte del più forte, questo è ovvio, io sono potenza e generavo potenza, mi univo a potenza ed i mesti fallimenti mi ripugnavano più dei comuni delitti. Chi non era degno di me veniva spazzato via.
Era piacevole essere toccata da mani sempre diverse, venire baciata da labbra vogliose di supremazia infinita, dormire in letti morbidi, stretta a qualcuno che non riusciva mai ad allontanarmi da sé, neppure durante il provvido sonno. Oh, la notte mi era così amica! Nella notte sussurravo ai miei uomini i nostri sogni più oscuri e peccaminosi. Voi non lo avreste fatto, ragazze?
Passavo di uomo in uomo, deliziata dal mio fascino evocativo. Ero dissoluta ed infedele come una prostituta forse, ma dominante e maestosa più di una sovrana. Ho viaggiato tanto, con i miei numerosi innamorati. Talvolta li ubriacavo a tal punto di me che le loro fidanzate e spose scioglievano i loro giuramenti d’amore, temendomi eccessivamente. Noi femmine siamo sempre più giudiziose e mille volte più spietate e machiavelliche nei nostri interessi, e poi, sì, siamo guardinghe ai limiti della paranoia, ma imploriamo serenità.
E poi.. io esigevo di essere l’unica irresistibile passione di un uomo, io solamente.
Ero gelosa quando un mago mi condivideva con mogli e streghe sempliciotte ed inadeguate, e puntavo a sbarazzarmene in segreto, plagiando quanto più potevo le menti dei miei compagni con promesse abbastanza indicibili. E me ne liberavo facilmente, non mi annoiavo mai, non meritavo la noia io.
Ma ricordo con maggior nostalgia i miei ultimi morbosi innamorati.
Vi dirò qualcosina di loro, tanto per farvi comprendere quanto sia stata benamata in passato.
Partiamo da Gregorovich, quello  a cui fui meno affezionata. Era troppo possessivo, troppo feroce, troppo apprensivo, ammetto che non mi mancò granché quando Gellert mi portò via da lui. Gellert, sì, quanto mi adorava! Mi prometteva il mondo, mi baciava ad ogni ora affermando che ero la sua unica ragione di vita, la sua droga, il suo tormento, e mi coccolava e mi sussurrava con estatica aggressività: “tu dovrai essere solo mia!”.
Dopo Gellert venne Albus, chiaramente. Lui  è stato l’unico a possedermi senza lasciarsi inebriare dai miei scherzetti conturbanti. Eravamo amici, più che un’unità affine o, come si suol dire, amanti eletti.
Albus non dipendeva da me e la nostra unione quasi sconsacrata è stata il nucleo della fama che abbiamo condiviso insieme. Gli sono riconoscente, tutto sommato.
Ma nessun uomo mi ha sospirata tanto quanto lui: Voldemort. Ero la sua primaria necessità, quell’uomo così crudo ed irrequieto, così diabolico ed esperto, mi desiderava ad ogni costo. Ero la sua urgenza impellente, lo percepivo. Mi dilettava  ciò che Voldemort voleva fare di me.
Mi sarei offerta a lui con piacere, Silente non sapeva più trattarmi come una volta, non mi ricolmava più di affetto, non mi riempiva più di attenzioni, era malaticcio ed il contatto con la sua mano bruciata mi faceva rabbrividire di disgusto. Ogni donna mi dovrebbe comprendere, io ho le mie esigenze e preferisco i maghi più baldi e dinamici, voialtre no?
Non vedevo l’ora di conoscere Voldemort, almeno fino a quando Albus non morì. Allora compresi che Albus mi aveva davvero voluto bene, gli premeva sapermi in mani sicure, e mi allontanò da Voldemort con un trucco geniale.
Così di Voldemort non mi importò più nulla: era sciocco, credeva che io appartenessi a Piton e, gelosissimo di me, lo uccise senza pietà. Che sciocchezza! Come potevo io avere qualcosa a che fare con Piton? Come potevo legarmi a Piton ed accettare di appartenere a lui? Dico, ma lo avevate visto?
Io bramavo solamente di ricongiungermi a quel mio nuovo amore che, nel giorno della dipartita di Albus, mi aveva conquistato con lacrime, con tremore, con indifferenza, con dubbio. Quel mio nuovo amore era sorto per ridestarmi, era diverso da tutti gli altri, impazzivo e già palpitavo per lui perché non ne venivo minimamente considerata.
Io pensavo solo a Draco Malfoy, è chiaro.
Draco era giovane, e da troppo tempo non mi sentivo sfiorare da mani giovani, superbe, da troppo non appartenevo ad un nobile mago purosangue! Draco mi piaceva, mi aveva conquistata senza neppure saperlo. Era puro amore! Lo avrei potuto soddisfare più di chiunque altro.
Ma alla fine della guerra il destino mi legò ad Harry Potter, e dimenticai in fretta Draco, ammaliata dalla potenza dell’eroico bambino sopravvissuto. Lo avevo detto che sono infedele e sto sempre dalla parte del più forte.
Dove c’era Potter poi c’era sempre mio fratello, da secoli non vedevo mio fratello! Tornavo in famiglia, mi sembrava di essere finalmente a casa!
Immaginate la mia gioia nel sapere che finalmente avrei vissuto nella quieta stabilità con un giovane di aspetto accettabile, dopo che ne avevo passate tante.
Da quel poco che compresi di lui, Potter era certamente diverso da Draco, più indeciso, più goffo, più bambino, e fremevo all’idea dei trucchetti che io, così vecchia del mondo, gli avrei insegnato: lui non avrebbe più potuto fare a meno di me, come tutti gli altri. Quanto mi ha fatta sognare, Potter.
Già fantasticavo e credevo di consolidarmi come l’unica vera e fedele compagna di Harry fino al termine dei suoi giorni, ed invece, sigh sigh... nella sua testa c’erano solo Ginny, gli amici, la pace, la carriera di Auror, l’amore... e c’era lei. Lei! Lei!
Questo è il culmine della mia disperazione.
Solo Potter mi ha rifiutata, solo Potter ha preferito un’altra a me. Solo Potter ha accettato di seppellirmi viva, insensibile e maligno!
Non ti perdonerò mai, Harry Potter, mi hai deposta nella tomba bianca di Albus a marcire con lui per l’eternità, hai spento il mio potere e hai preferito quella tua insulsa, volgare e banalissima bacchetta di agrifoglio a me, la leggendaria bacchetta di Sambuco!
Potter non è un eroe, Potter mi ha fatto soffrire e mi ha condannata al silenzio. Io ho sempre donato potere e supremazia, io ho ricevuto amore e ossessione dai miei precedenti padroni e ora sono spenta. Ora morirò tra le mani putrefatte di Albus, per colpa di quel vostro eroe che ha decretato la mia rovina! Traditore, Potter! Traditore e vigliacco!”
 
L’articolo non accrebbe, come si sperava, le antipatie già latenti nei confronti di Harry, ma riscosse un ottimo successo e riportò il nome della Skeeter al giusto splendore.
Anche perché accanto all’ultimo capolavoro di Rita si distingueva un nuovo pezzo che appariva molto interessante:
 
DEPREDATA DA IGNOTI LA TOMBA DI ALBUS SILENTE
Tra le mani giunte di Silente, al posto della bacchetta di Sambuco campeggia un bigliettino con poche parole: Vado, mi lamento e torno
 
Nessun mago (evidentemente i maghi in Inghilterra non erano così arguti come i loro connazionali babbani alla Sherlock Holmes) riuscì mai a scoprire chi rubò per poche ore (giusto il tempo di un’intervista) la bacchetta di Sambuco.
E dire che la risposta ce l’avevano proprio due righe più in alto.
Ma si sa, i maghi senza bacchette non sapevano fare neanche due più due.
 
 
 
 
Spero tanto che vi sia piaciuto, io ho fatto il possibile per cercare di renderlo all’altezza delle altre Magicomiche, anche se l’avevo scritto con ben altri intenti e ho deciso di inserirlo nella raccolta all’ultimo momento. E’ comunque demenziale, anche se lo considero un capitolo jolly-sorpresa che si discosta leggermente dagli altri.
Avevate capito, vero, che a parlare era la bacchetta di Sambuco? Suo fratello è infatti il mantello dell’invisibilità (entrambi sono doni della morte).
Facciamo finta che anche le bacchette possano parlare, nelle mie Magicomiche, e lamentarsi un po’, e il gioco è fatto, e la mia figuraccia pure!     :  (
I vostri pareri saranno preziosissimi, se ci saranno.
Se vorrete seguirmi, ci leggiamo nell’ultimo capitolo! Vi anticipo qualcosina? Per esempio che i protagonisti saranno due... ehm...
Nooo, dai, lasciamo l’effetto sorpresa!
  

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Capitolo 11
*** In missione con Luna e Rolf ***


                                             In missione con Luna e Rolf
 
Luna amava Rolf. Rolf amava Luna.
E Xenophilius Lovegood diceva che sua figlia invitava il giovane Scamandro nella sua stanza solo per giocare con lui a caccia di nargilli e gorgosprizzi invisibili.
Ma si sa, i padri vedovi sono iperprotettivi nei confronti delle loro deliziose primogenite, e Xenophilius non avrebbe mai permesso alla sua “bambina” appena ventunenne di incontrarsi con un probabile fidanzato nei parchi di Diagon Alley anche solo per chiacchierare. Molto meglio far finta di credere che la piccola giocasse a scacchi nella sua stanza con un amico.
Rolf Scamandro era un tipo simpatico e paziente, ma non poteva certo aspettare dieci anni ancora prima di chiedere la mano di Luna a suo padre, come lui si aspettava che facesse.
Occorreva qualcosa di istantaneo ed incisivo per entrare nelle grazie del futuro suocero.
Così un pomeriggio Rolf si presentò a casa della fidanzata per affrontare di petto il direttore del Cavillo:
-Salve, signor Lovegood. Posso... ehm...- qui cominciò a sudare freddo -Posso andare a giocare a monopoli con sua figlia?-
Xenophilius squadrò a lungo e con fare inquisitore il ragazzo, prima di rivelargli:
-Ero sicuro che tu dovessi dirmi qualcosa. Va’ pure, Luna ti aspetta di sopra.-
Ottenuto il via libera, Rolf si precipitò su per le scale e raggiunse l’amata.
Luna salutò il fidanzato con un dolcissimo bacio, poi gli domandò intrepida:
-Hai chiesto a mio padre il permesso di uscire con me?-
-Ecco...- Rolf non voleva ammettere di avere una paura matta del signor Lovegood e del suo giudizio -stavo pensando... e se non gli piacessi?-
-Oh, caro, non devi avere paura di papà! Lui è così felice che qualcuno mi voglia tanto bene! Ora scendiamo e gli diciamo che stiamo insieme da più di un anno!-
Rolf rabbrividì. Xenophilius Lovegood non aveva che Luna e lui si presentava come l’uomo che gliel’avrebbe portata via per sempre.
-Lulù- mormorò Rolf, immobile e gelato al suo posto -Dammi un bacio d’incoraggiamento...-
-Ma certo, fifone!- ammiccò Luna, che poggiò ancora le labbra contro le sue.
Il loro era puro amore. Un solo bacio bastava per infuocarli dentro e spingerli a non fermarsi mai e ad andare immediatamente oltre, mandando alla malora tutto il presente, tutti i rischi, tutte le paure.
Il sapore delle labbra di Luna destava in Rolf mille istintive sensazioni: magia, sicurezza, stranezze, proibizioni, ardimento, voglia, voglia, voglia e stelle, voglia e sole, e nuvole e luna e...
-LUNA?- esclamò una voce tonante e possessiva.
I due si allontanarono per scoprire che, di fronte alla porta spalancata della stanza, stava ritto in piedi un orgoglioso e fiscale Xenophilius Lovegood:
-Scamandro, se volevi chiedermi il permesso di frequentare mia figlia potevi anche farlo, non ti avrei mica avada kedavrizzato.- assicurò tranquillamente il capofamiglia.
Rolf tirò un sospiro di sollievo. Forse Xenophilius non era così male come se lo era tratteggiato nella fantasia.
-...Cruciato di sicuro.- puntualizzò il futuro suocero -Noi Lovegood abbiamo una tradizione da mandare avanti: se ami davvero la mia diletta devi superare le due leggendarie prove dell’amore vero.-
-Sono già vedova!- sospirò Luna, mandando ancora più in defibrillazione il suo compagno.
-Come?- Rolf si ritirò dietro la sua ragazza -Quali due prove?-
Il signor Lovegood non esitò ad illustrare le sue pretese:
-Dovrai offrirmi un oggetto babbano e un oggetto incantato insieme. Bazzicherai tra le città babbane per cercare un loro prodotto che mi aggradi, e subito dopo ti metterai sulle tracce di un altro manufatto che abbia a che fare con il nostro mondo. Così acconsentirò anche alle eventuali nozze!-
-Io accetto!- dichiarò Rolf senza ripercussioni.
Gli pareva un’impresa abbastanza facile.
Il sorrisino diabolico di Xenophilius cancellò la sua ira nascosta:
-Bene, hai solo due giorni di tempo. Cosa fai ancora qui?-
-Ma... è proprio necessario?- osò il povero ragazzo.
-E’ logico, voglio assicurarmi che tu sia degno di una Lovegood!- ribatté il suo futuro parente.
-Ti pareva, ogni scusa è buona...- si lasciò sfuggire Rolf -Bene, io vado! Mi aiuterai, vero, Lulù?-
-Ma certo, pulcinotto!- gli sorrise la sua amata -Noi due insieme vinceremo la sfida e potremo finalmente pensare agli inviti del matrimonio e al rinfresco!-
-Non vi trattengo!- decretò il signor Lovegood -Buona fortuna!-
Rolf ovviamente non sapeva a cosa andava incontro. Luna sì, lo immaginava, ma non era il tipo di donna che si scomponeva di fronte ad un pericolo di morte, e giustamente non voleva terrorizzare il suo amoruccio prima del previsto.
Tanto avrebbero cominciato con la prova più semplice.
 
La città di Londra era la culla dei babbani: i due innamorati vi avrebbero sicuramente scovato una misera inutilità che si sarebbe adattata ai gusti originali del signor Lovegood. I guai e i rischi mortali sarebbero venuti in seguito, una volta sulle tracce di qualcosa che avesse avuto a che fare con sortilegi e fatture, pensavano.
I due passeggiavano tranquillamente lungo le vie più celebri della capitale inglese, in cerca di ispirazione.
Luna indicava a Rolf le borsette che le donne esibivano con tanta fretta e lui non le riteneva degne di nota:
-All’eminente direttore del Cavillo non possiamo portare un oggetto femminile, cara.- le ricordò -Sai quant’è permaloso.-
-Oh, già!- annuì la ragazza -Dovremmo intrufolarci in qualche appartamento babbano e sgraffignare lì la prima cianfrusaglia che ci capita davanti.-
-Ottima idea!- concordò Rolf -Bambolina Spruzzasgobettini, oggi ti ho già detto che ti amo da morire?-
Luna fece gli occhi dolci:
-Lo dici troppo poco ultimamente, etologo del mio cuore!-
-Molto bene!- stabilì Rolf, combattivo e grintoso -Scegliamo la casa giusta, allora... io...- posò lo sguardo incuriosito su alcuni giovani che in quel momento stavano attraversando la strada.
Erano tutti vestiti in modo alquanto insolito, per essere dei babbani. Al posto delle solite chiome covavano in testa un inusuale nido capelluto straripante di fronzoli ingellati e ricci assassinati; i volti bianchi erano appesantiti da ammassi di trucchi dai colori sgargianti, e orecchie, naso e ciglia erano contornati da minuscoli addobbi metallici. Per non parlare degli abiti: vestivano tutti di nero, dalla testa ai piedi, ma in maniera eccessivamente lugubre.
Pareva che quegli stranieri stessero andando ad un raduno di Mangiamorte in versione babbana.
-Cara, i babbani seguono una moda molto interessante, non credi che quel capo d’abbigliamento mi starebbe a pennello per il nostro matrimonio?- commentò Rolf, interessato ai jeans strappati e alle t-shirt color pece dei giovani che li stavano superando in quel momento.
-No, amore, io sono tradizionalista, ma magari mio padre apprezzerà un vestito babbano di quel tipo, perché non glielo compriamo?- suggerì Luna.
-Ottima idea, thestral della mia vita!- accordò Rolf, che cominciò a richiamare a gran voce il gruppetto che si stava già distanziando da loro -Ehi, voi! Gentilmente, voi vestiti tutti di nero con quelle acconciature a baldacchino, potreste aiutarci?-
Il gruppo di giovani babbani smorti e cupi in volto raggiunse i due innamoratissimi. Rolf sorrise soddisfatto:
-Bene, sapreste indicarci un buon negozio in cui si possa acquistare un completo simile ai vostri? Per una persona anziana, però!-
Il gruppo guardò vacillando i due giovani maghi. Il leader della banda, un tipo striminzito e coi capelli lunghi più di un velo da sposa, si rivolse a Rolf, lagnosamente:
-Io sono emo.-
-Piacere, io sono Rolf e questa è la colombina del mio animo viaggiatore, Luna!- Rolf strinse la mano al giovane.
-Caro- sussurrò Luna con aria pacata, indicando i bracci nudi e dilaniati del loro interlocutore -Hai visto quante ferite da tagli hanno lì? Artigli del cavalluccio del polline, secondo me!-
-No, qui a Londra non possono esserci i cavallucci del polline, amor mio!- si oppose Rolf, incuriosito tuttavia dall’osservazione di Luna -Ehi, Emo,- si rivolse al ragazzo -Scusa, ma quei tagli chi te li ha fatti, un cervo alato che profumava di nettare estinto e corna lubrificanti, per caso?-
Il ragazzo emo chiarì laconicamente e disperatamente:
-No. Noi.-
Luna annuì. Già, non c’erano cavallucci del polline a Londra, quanto era sbadata!
-Mi pareva! Londra non è di sicuro l’habitat di quella creatura delicatissima!- si risollevò Rolf -Ehm, scusate, non per impicciarmi, ma perché vi fate quei tagli?-
L’emo spiegò ancora, struggendosi lievemente:
-Noi ci tagliamo perché soffriamo.-
-Capisco.- assentì Luna, immersa come sempre nei propri pensieri.
Rolf invece, da bravo nipote di un famoso naturalista, voleva approfondire la questione:
-No, casomai è il contrario: voi soffrite perché vi tagliate. Provate a non tagliarvi e vedete come non soffrite più!-
-Certo, il mio piccolo unicorno intellettuale ha ragione - incalzò Luna, che si dispensava da sempre nel dare ausilio a tutti -Per non soffrire è sufficiente non tagliarsi! E’ facilissimo! Certa gente si perde in un bicchier d’acqua, vero, cricetino rosso mio? Si vede che loro hanno vissuto tranquillamente, senza alcuna minaccia di maghi oscuri, sono tutti così spensierati e vivaci!-
Rolf diede un piccolo bacio all’amata, salutò il gruppo emo e continuò a passeggiare a braccetto con Luna:
-Ah, questi babbani sono così diversi da noi maghi. Sono così innocenti, insicuri, stolti, mi viene voglia di invidiarli. Mia cara, dubito che quel completo interessi a tuo padre, mi sono appena ricordato che lui odia i vestiti nuovi e usa sempre quelli confezionati da sua madre e da sua nonna!-
-Oh, hai perfettamente ragione, Rorò- rammentò anche lei -Ci serve qualcosa di meno ingombrante, allora. Una trappola per topi gli potrebbe piacere di più? Sai che lui ha una paura folle dei topi.-
-No, deve essere qualcosa di inaspettato!- sentenziò l’altro.
Proprio in quel momento un tipo sudicio e che puzzava di alcol si precipitò verso i due piccioncini, pose nelle mani del giovane mago un pacchetto e gridò, tornando a correre all’impazzata:
-Ve la regalo!-
-Che gesto nobile!- Rolf si irradiò in volto -Grazie mille!-
-Grazie!- urlò anche Luna, riconoscente al massimo.
-Guarda, cara, i poliziotti stanno inseguendo il cordialissimo signore che ci ha regalato questo pacchettino!- Rolf additò due agenti che correvano a perdifiato e con le pistole puntate.
-I poliziotti equivalgono agli auror da noi?- si interrogò Luna.
-Oh, no, non mi sembra!- fece Rolf, rigirando tra le mani il pacchetto trasparente che conteneva decine di buste piene di una strana polverina bianca -I poliziotti sono quelli che prendono a calci un pallone, sono degli sportivi, equivalgono ai nostri giocatori di quidditch, se non ricordo male.-
-Non avranno scambiato quel poveretto per un boccino, allora?- ipotizzò lei.
-Sicuramente!- pensò Rolf, che esaminava ancora il pacchetto -Cara, perché non portiamo la busta con queste polverine a tuo padre? Non ho la più pallida idea di cosa siano, quindi non lo saprà neppure lui. Sono convinto che sarà un dono gradito!-
-Oh, che bello, abbiamo già superato la prima prova!- acclamò Luna -Ora non ci resta che l’oggetto magico!-
Altri cinque poliziotti si fermarono di fronte ai due innamorati, puntando pistole e manganelli contro di loro:
-Fermi tutti, siete in arresto per traffico di droga!-
Luna e Rolf si strinsero in un calorosissimo abbraccio, esclamando insieme:
-Che emozione, vogliono far giocare anche noi!-
-Oh!- comprese Rolf, quando gli fu strappato il pacco dalle mani -Loro pensano che il boccino sia il regalo per tuo padre, ecco risolto l’enigma, fragolina mia! Sono altruisti, non ci conoscono e vogliono renderci partecipi del gioco, babbani adorabili!-
-Già, sono veramente creature da ammirare!- Luna abbozzò un sorrisetto assente -Però questi bracciali che ci stanno mettendo addosso sono scomodi... Rorò, il tempo sta scadendo, dobbiamo sbrigarci! Ci hanno appena sottratto l’oggetto della prima prova!-
-Oh, no!- sbuffò il povero Rolf -Ora ne dobbiamo trovare un altro!-
I due furono sbrigativamente sbattuti dentro l’auto della polizia e condotti alla centrale con la sirena che sconquassava il traffico di Londra a tutta velocità.
Seduti dietro, vigilati da due severi sbirri, la coppia rideva beatamente:
-Quanto sono dolci, fanno pure il giro gratis agli innamorati sulle loro automobili!- declamava Rolf -Mi piace Londra, perché non veniamo qui in viaggio di nozze?-
-Sì, caro- acconsentì la bella Lovegood -Però non ci sposeremo mai se non accontentiamo papà.-
-Ora rimedio!- promise il giovane Scamandro -Scusatemi!- si rivolse agli agenti -Quanto costa questa vostra auto? E l’ululato squillante che ci sta accompagnando è incluso nel prezzo, vero? Tranquilli, i soldi li abbiamo, mio nonno conserva sempre le vostre banconote per ogni evenienza!-
Un poliziotto sbeffeggiante propose ai colleghi:
-Questi li portiamo direttamente in manicomio!-
Rolf bisbigliò ancora alla sua amata:
-Non capisco perché voi Lovegood siate fissati con i pericoli di morte. Questa missione si sta rivelando divertente e piacevole, non vi è l’ombra di un guaio!-
Furono infine condotti alla centrale di polizia per venire interrogati.
Poiché si lamentavano del tempo sprecato, decisero di portare in regalo al padre di Luna quei simpatici braccialettini metallici che i poliziotti avevano elegantemente fatto loro indossare. Si chiamavano “manette”, dicevano i poliziotti.
Il commissario fece rinchiudere i due ragazzi in uno stanzino, per interrogarli con calma. Ma Rolf sembrava stanco di rimanere ospite nella caserma, così richiese le chiavi delle manette e salutò diligentemente i tutori della legge:
-Vi ringraziamo per tutto quanto, certo, se ci aveste offerto una tazza di tè sarebbe stato più elegante, comunque ora dobbiamo scappare, abbiamo impegni urgenti, ma grazie ugualmente per l’ospitalità! Tesoro della scienza magica, avviamoci!- tese il braccio verso Luna ed insieme i due si indirizzarono verso la porta.
-Fermi, dove credete di andare?- invano il commissario cercò di bloccarli.
-A cercare l’altro oggetto, ovviamente, ma dato che siete stati così cortesi promettiamo che torneremo!- garantì educatamente Rolf.
Non si seppe come, ma i due riuscirono a far spalancare la porta sbarrata e sparirono in silenzio, mentre i poliziotti ancora erano impegnati nell’estrarre le pistole dalle fondine.
 
Ovviamente Xenophilius Lovegood non si sarebbe accontentato dello spazzolino da denti dei vampiri, né dell’essiccatore per capelli degli inferi, né dell’aspiratore che rimestava il velo spettrale ai fantasmi inglesi.
Occorreva un oggetto più significativo e difficile da conquistare per placare la sua furia di padre protettivo e geloso.
Per esempio, suggerì Rolf, la sfera di cristallo della Regina dei Puntaspilli Selvaggi, nella contea di Duckmore, si sarebbe potuta rivelare la carta vincente per spuntarla in quella lotta prematrimoniale.
La Regina dei Puntaspilli, eterna trentenne, era una zitellona inacidita dalla solitudine e divorata dall’amarezza di non avere neppure uno straccio di pretendente per sé. Non che fosse brutta,  ma era troppo cattiva per poter venire amata da qualcuno, specificava lei.
Per questo odiava gli innamoramenti, odiava i matrimoni, odiava le streghe adorate e venerate da baldi e valorosi maghi.
Quando venne a sapere che due fidanzatini erano sulle sue tracce per sottrarle la sua sfera magica (le streghe regine di qualcosa sanno sempre tutto), escogitò un piano perfetto per separare per sempre Rolf e Luna, a costo di rimetterci un suo oggetto personale.
 
Rolf si era incamminato per la mèta barbara da solo, perché preferiva sapere Luna al sicuro.
Frattanto Luna, al limitare della contea maledetta e all’inizio di un fitto bosco, conteggiava il numero degli invitati per la cerimonia. D’un tratto fu intercettata da una vecchina che reggeva in mano un cesto colmo di mele rosse.
-Salve, mia cara, vuoi una mela fresca e succosa?- la vecchina le offrì il frutto più grande che aveva.
-A dire la verità sono allergica!- sorrise Luna, senza scomporsi.
-Ma queste sono mele magiche, cara!- continuò la vecchina -Se esprimi un desiderio e mordi la mela il tuo sogno si avvererà!-
Luna, con estrema cortesia, negò ancora:
-No grazie, la mia mamma diceva sempre che non mi posso fidare delle vecchie, perché il più delle volte sono truffatrici trasfigurate che cercano di ucciderti o di rubarti il fidanzato!-
La venditrice fu sul punto di scoppiare:
-La vuoi mangiare questa mela sì o no?-
-No.- proseguì Luna -La mangi lei, se dice che è tanto buona, e si faccia esaudire lei un suo desiderio, ne ha bisogno: è così decrepita ed infelice!-
La vecchina estrasse allora dalla cesta una cioccorana e la porse alla fanciulla:
-Almeno questa la puoi accettare?-
Luna si illuminò d’immenso:
-Come faceva a sapere che amo le cioccorane? Grazie mille, davvero gentile!-
-Scusa, adesso è una questione di principio.- la bloccò allora la vecchia, interdetta da quello strano comportamento -Perché la mela no e la cioccorana sì? Ragazza mia, devi aprire gli occhi, anche questa potrebbe essere avvelenata come la mela!-
-Oh, bè!- sorrise Luna -Allora anche il cibo che ho a casa potrebbe essere avvelenato. Se uno la pensa così per tutto sarebbe condannato a morire di fame, no? Qualche rischio si deve pur correre per avere la pancia piena!-
-Condivido, cara ragazza!- annuì la vecchina, che si dileguava soddisfatta in mezzo alla brughiera, mentre udiva dietro a sé un terribile tonfo.
-Ah ah ah!- rideva, riassumendo le sue vere sembianze di Regina crudele -E anche questi innamorati non hanno avuto il loro lieto fine!-
Per terra, in mezzo all’erba alta e a qualche fiore bianco, Luna giaceva quieta e serena, cullata da una candida nebbiolina e in pace con il mondo intero, sognando il suo insostituibile Rorò.
Poco dopo il suo cavaliere, conquistata la sfera con fin troppa facilità, fece ritorno al luogo in cui aveva lasciato l’ amata e amaramente la avvistò distesa al suolo, pallida e priva di ogni vitalità.
-Noooo!- urlò, disperandosi all’istante -La mia Luna!- corse da lei -Confettino rosa, cosa ti è successo? Parlami, ti prego!-
Una voce femminile  e sadica proferì alle sue spalle:
-E’ inutile, le ho fatto mangiare una cioccorana avvelenata e non si risveglierà più!- era la Regina.
Rolf si rialzò da terra con la voglia matta di spaccare il cranio a quella zitella invidiosa:
-Ah, sei stata tu, brutta racchia che non si è mai filato nessuno!-
-Sì, sì, insultami pure!- fece la Regina, ammirando le proprie unghie colorate -Ma intanto ho vinto io! La tua amata non è morta ma è sprofondata in un sonno eterno! Ah ah!-
-La nostra amica Hermione troverà un controincantesimo e salverà la mia piccola!- ringhiò Rolf.
-Vani tentativi destinati all’insuccesso!-replicò subito, annoiata, la sua antagonista -Questa è una magia potentissima che neppure Silente in persona avrebbe potuto contrastare, non ha rimedi di alcun tipo, la tua principessina non si può salvare né col sangue di drago né con altri intrugli magici, ah ah ah!-
-Grrrr- Rolf bolliva di rabbia mentre la Regina continuava trionfante:
-Sì sì, ricorri a tutti i medimaghi che conosci e a tutti gli auror più potenti: lei continuerà a dormire fino al termine dei suoi giorni! Ah, ah! Il mio incantesimo è praticamente perfetto, non ha antidoti, anzi, ne ha appena uno! Soltanto il bacio del vero amore può spezzare la mia stregoneria!- continuava, sorniona -E’ così semplice, a chi verrebbe mai in mente? Niente pozioni, niente pietre, niente pleniluni, solo un bacio...-
Rolf era sul punto di strozzare la Regina:
-Befana che non sei altro, ti ammazzo! Fosse l’ultima azione che compio prima di raggiungere la mia amata che...- si arrestò improvvisamente e poi balzò, speranzoso -Ehi, io sono il suo unico grande amore, quindi posso salvarla! L’hai detto tu!-
Solo allora la Regina si rese conto di aver commesso un monumentale errore:
-Nooo, gliel’ho rivelato io, boccaccia mia, perché non sto mai zitta??????- strillò strappandosi i capelli, annientata e sconfitta dal suo stesso troppo parlare.
Rolf stava già baciando teneramente sulle labbra la sua amata, ma...
Ma Luna non si svegliava.
Com’era possibile? Rolf diede un secondo bacio alla sua promessa, poi un terzo, un quarto, un quinto... e lei continuava a dormire beata.
A quel punto anche la Regina, funerea e terrorizzata di colpo, volle vederci chiaro:
-Com’è che non si sveglia? Perché l’antidoto non fa effetto?- si interrogava, sentendosi improvvisamente meno perfetta e più incompetente di quanto avesse mai immaginato.
-Oltre che cattiva e zitella sei pure ciarlatana!- le rinfacciò Rolf, che stringeva afflitto le manine delicate della sua bella.
-Ehi, non offendiamo!- si difese la strega -In un modo o nell’altro questa ragazza si deve ridestare!- puntò la bacchetta contro Luna e cominciò a recitare mille diverse formule magiche, mentre Rolf piagnucolava:
-E’ tutta colpa mia, Lulù, non dovevo farti innamorare di me! Non dovevo corteggiarti, non dovevo portarti in quel ristorante e poi nel motel, non dovevo scriverti tutte quelle belle poesie e poi giurarti amore eterno, se non l’avessi fatto tu saresti al sicuro adesso! Oh, Luna mia, come posso vivere senza di te? Cosa dirò a tuo padre?- Rolf si soffocò di paura non appena gli venne in mente il signor Lovegood -Tuo padre mi ucciderà, ecco cosa farà! Me disgraziato!-
-E vuoi stare zitto?- lo rimbeccò la Regina, preoccupata per il proprio prestigio -Perché questa signorina non reagisce correttamente all’antidoto, io non posso avere sbagliato nulla, io sono una strega brillante e so... ohimè, come ho fatto a non pensarci prima? Tu non sei il suo vero amore, allora!- accusò Rolf.
Rolf sbiancò:
-Come, io non sono il suo vero amore?- si mise le mani ai capelli -Non è possibile! Tradimento! Tradimento!-
La Regina, come ultimo tentativo, cominciò a scuotere Luna, che aprì improvvisamente gli occhi e si stiracchiò, togliendosi dalle orecchie delle minuscole capsule magiche che le permettevano di ascoltare musica.
-Si è svegliata!- esultò la Regina -E’ salva!-
Rolf la strinse a sé e la baciò altre dieci volte:
-Allora sono proprio io l’uomo della tua vita!-
Luna, in mezzo a quel traffico inconsueto, chiarì la questione:
-Finalmente sei tornato, caro, mi ero stesa sul prato ad ascoltare canzoni per far trascorrere il tempo, e credo poi di essermi addormentata con le cuffiette magiche e la musica a tutto volume nelle orecchie!- spiegò innocuamente.
La Regina voleva vederci chiaro:
-E la mia cioccorana avvelenata?-
-La cioccorana?- Luna cercò di ricordare -Ah, sì, l’ho gettata via, ho pensato che devo mantenere la linea per la festa di fidanzamento e le nozze! Ho fatto bene, pulcino?-
-Hai fatto benissimo, paperotta!- sussurrò Rolf, premendo ancora le labbra contro le sue in un bacio carico di sentimento e passione -E adesso torniamo a casa, prima che alla Regina venga in mente di vendicarsi e di non farci scappare con la sua sfera!-
Ma la Regina era impegnata in ben altro: correva libera per i prati dicendosi che rimaneva la strega più potente del mondo, alla faccia del defunto Voldemort.
 
Con le manette babbane e la sfera magica della Regina dei Puntaspilli Selvaggi, Xenophilius Lovegood acconsentì di buon grado al fidanzamento e ufficializzò la relazione tra sua figlia e il giovane Scamandro.
Quella sera, quando i due innamorati riuscirono a guadagnare un momento di intimità solo per loro, ripensarono brevemente alle avventure che avevano vissuto.
Sì, la Regina dei Puntaspilli aveva bisogno di essere sistemata con qualche buon mago, era simpatica in fondo. Magari con Charlie Weasley sarebbe andata d’accordo. Glielo avrebbero presentato.
E quanto a Londra, i due fidanzatini si erano ripromessi di ritornarci, perché in mezzo ai babbani si erano davvero sentiti a loro agio. Non che ci avessero capito molto, in effetti, di come funzionasse il mondo privo di magia.
-E ora, fragolina mia...- sussurrò Rolf all’orecchio dell’amata, quando furono liberi di ammirare le stelle alte nel cielo -preparati, perché voglio festeggiare la nostra vittoria con un bel giro del mondo! Andremo a classificare le creature sconosciute, cosa ne pensi?-
-Oh, è sempre stato il mio sogno, ciliegino!- esclamò Luna, eccitata al massimo -Io, te e le creature magiche! Due cuori e un prato! Sarà bellissimo! Tanto noi siamo attenti e valorosi, non correremo grandi pericoli!-
Certo, con tutto l’amore e l’incoscienza che avevano addosso, se la potevano cavare. In fondo, l’amore vince su tutto. Questo era il loro motto.
 
 
 
 
 
E concludo le mie Magicomiche con tranquillità ed estremo sentimentalismo, tanto per ricordarmi che ho scritto anche qualcosa di romantico e serio, qualche tempo fa.
La parodia di Biancaneve (non so da dove mi sia uscita così demenziale) credo che l’abbiate riconosciuta tutti voi attenti lettori, mentre non so se vi è tornato alla mente il film “Cado dalle nubi” di Checco Zalone: la scena con gli emo l’ho infatti ripresa da lì, non è farina del mio sacco, mi sono limitata ad adattarla alle Magicomiche come modesto omaggio a Checco che crea film divertentissimi; ci vedevo bene Luna e Rolf che si confrontavano con le varie mode babbane, quindi mi è venuto subito in mente quel pezzo del film.
Ringrazio di cuore tutte le persone che hanno aggiunto la mia raccolta alle preferite, ricordate, seguite, e ovviamente ringrazio all’infinito tutte le splendide persone che hanno recensito i vari capitoli!
Un grazie gigantesco soprattutto ad _araia e al tessssoro di Graine, che hanno pazientemente sopportato le mie chiamate e non si sono perse un capitolo (tessssoro, come va con la connessione adesso?)!
Spero che questa lunghissima one-shot sia stata all’altezza delle altre, e ora...
ora mi congedo, con la speranza di ricevere un vostro ultimo parere e di risentirvi ancora, in futuro!
Grazie grazie davvero a tutti voi che avete letto anche un solo capitolo di questa strampalata raccolta. 
Kiss  :  )
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  

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