Comorbid

di Miwako_chan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Wake up! ***
Capitolo 2: *** Rose-colored geraniums ***
Capitolo 3: *** Start of Countdown ***
Capitolo 4: *** Turn out to be true ***
Capitolo 5: *** You haven't choice, you must believe me! ***
Capitolo 6: *** The boy, the tree and the dube ***
Capitolo 7: *** Oh yah, I've already known it: I'm a dobe dube... ***
Capitolo 8: *** My little saint Hinata ***
Capitolo 9: *** Unforgettable ***
Capitolo 10: *** I would rather sway forever ***
Capitolo 11: *** The price of beauty ***
Capitolo 12: *** Comorbid ***
Capitolo 13: *** Insomniac doze ***



Capitolo 1
*** Wake up! ***








Inserisco una piccolissima premessa per darvi un minimo d’introduzione; la storia s’inserisce nello Shippuden prima dell’arrivo di Pain e inizia a partire dal ritorno di Naruto a Konoha dopo un suo nuovo, ipotetico, tentativo di riportare Sasuke indietro.
Spero prima di tutto di non annoiarvi e anche di sapere cosa ne pensate!

E questo è tutto, o quasi. Ora vi lascio alla lettura, oh voi coraggiosi!






Wake Up!








Caldi raggi di sole colpirono in pieno volto il ragazzo sdraiato sul letto. Sbatté più volte le palpebre infastidito, abituato ormai da troppo tempo all’oscurità del sonno. Osservò il candido soffitto, le bianche pareti, le candide lenzuola del bianco letto, tutto intorno a lui era del medesimo luminoso colore. Richiuse gli occhi. Si sentiva stanco e terribilmente debole, quasi gli dolesse ogni parte del corpo. Sospirò lentamente, nelle narici l’asfissiante odore di medicinale.

Dischiuse nuovamente gli occhi cobalti. Mosse adagio gambe e braccia e in seguito provò a sollevare il busto, ma anche i più semplici movimenti di questo si rivelarono ardue imprese dovute alle fitte al costato. Fu costretto quindi a rimandare qualsiasi tentativo di rialzarsi e si abbandonò pesantemente al materasso. Scostò di poco le lenzuola scoprendo il torace ricoperto di fasciature, guarda caso, bianche anch’esse.
Era decisamente confuso e frastornato, non aveva memoria di come fosse finito lì, e poi lì… ma lì dov’era?
Eppure, in un luogo così immacolato c’era già stato e più volte anche.
L’ospedale, ecco. Ma come c’era arrivato?
I ricordi incominciarono pian piano a fargli visita, accavallandosi uno dietro l’altro in un’allegra orgia caotica.
Si era allontano dal villaggio, sarebbe stato meglio dire fuggito, la fredda e impersonale lettera a Sakura per avvertirla quando ormai era già troppo tardi per fermarlo, la sua personale missione, Sasuke, doveva ritrovarlo assolutamente, l’inevitabile scontro con il suo miglior amico e rivale, e poi… e poi più niente. Doveva aver perso i sensi e ora si ritrovava in quella camera di chissà quale ospedale.

Fu riscosso dai suoi pensieri da un lieve bussare alla porta.
“Avanti.” Si sorprese nell’udire il suo tono di voce così roco e flebile.
Il bel viso sorridente e i vispi occhi nocciola di Madame Tsunade fecero capolino dalla porta socchiusa.
“Nonna Tsunade!” Sul volto si allargò un grande sorriso. E così era di nuovo nella sua Konoha.
“Ma ben sveglio Naruto! Allora come stiamo?” La donna si fece avanti sedendosi accanto al letto, sembrava davvero felice. “Direi bene, visto che hai il coraggio di chiamarmi nonna, dico giusto?” Continuò sfregandogli con forza i capelli sulla nuca.
“Sì, ma non benissimo. Mi sento così stanco, come se non dormissi da giorni.” Lasciò vagare lo sguardo languido per stanza.
“In realtà Naruto è da una settimana che sei ricoverato in ospedale in stato d’incoscienza.” L'informò Tsunade prontamente.
“Cosa?! Da un’intera settimana?” Domandò stranito il ragazzo.
“Proprio così. Be', hai avuto dei brevi risvegli durante gli altri giorni, ma dubito che te ne ricordi. Piuttosto, di tutto il resto non hai vuoti di memoria, vero?”
“I miei ultimi ricordi risalgono allo scontro con Sasuke. Dopo di che, mi sono risvegliato qui.”
“E quindi è stato lui a ridurti in questo stato.” Tsunade sbottò risentita. “Naruto, accidenti a te, è stata la prima volta che ho temuto seriamente per la tua vita, non ti avevo mai visto ridotto così male.”
“Eppure non mi sembra di essere così conciato per le feste.” Ridacchiò Naruto grattandosi il capo imbarazzato.
“Questo perché sono un ottimo medico, Naruto!” Esclamò la donna. “E non si scherza su queste cose, hai avuto molta fortuna a riprenderti tanto bene e in fretta.” Concluse con tono asciutto da rimprovero abbassando gli occhi.
“Tutto ok, Tsunade?” Domandò Naruto cercando il suo sguardo.
“Sì, non è niente.” Si asciugò velocemente una lacrima dispettosa che non voleva saperne di starsene al suo posto.
“Ma stai piangendo, che succede?” Il ragazzo s’impensierì cercando di farsi più vicino alla donna, seppur con fatica.
“Naruto niente, sta tranquillo.” Tsunade alzò nuovamente il viso sfoggiando uno dei suoi sorrisi migliori. “Eravamo tanto preoccupati per te. È stata una squadra Ambu in ricognizione a trovarti, eri in condizioni gravissime.” Fece una pausa come a voler distogliersi da certi pensieri.
“E poi è da sei mesi che non ti vedo Naruto, mi sei mancato e questo lo dico in nome di tutti.” Mormorò infine addolcendo lo sguardo e regalando una lieve carezza alla guancia del ragazzo.
Naruto sorrise piano. Mai aveva visto Tsunade sotto un aspetto così materno, doveva averla fatta tribolare parecchio per ridurre una donna di quel genere a un guazzabuglio di affetto e dolcezza.
In seguito Tsunade corrucciò la fronte in modo greve e così anche le labbra, lucide di rossetto arancio, si assottigliarono pronte per pronunciare una predica sgradita.
“Naruto hai visto a cosa ti ha portato il tuo gesto avventato di allontanarti da solo dal villaggio? Hai corso un rischio enorme mettendoti alla mercé dei nostri nemici che vogliono impossessarsi della Kyuubi e per cosa poi? Per riportare indietro un traditore.” Tsunade interruppe di colpo il discorso notando lo sguardo infuriato di Naruto. Si schiarì la voce continuando. “Non posso dirti cosa devi o non devi fare. Credo che tu sia abbastanza adulto da poter prendere liberamente le tue decisioni, ma ricordati sempre che hai delle responsabilità.”
“Verso cosa? Io non ho nemmeno una famiglia.” Rispose brusco, risentito da quelle ciance banali che ormai avevano sfiorato le sue orecchie miriadi di volte.
“Verso il tuo villaggio, sciocco.” Lo corresse prontamente Tsunade assottigliando lo sguardo. Poi sospirò piano per far attenuare la tensione tra loro, non era effettivamente il momento adatto per le paternali sugli oneri e sul saper assumersi la responsabilità delle proprie azioni.
“Hai visto che bei fiori?” Disse per cambiare discorso indicandogli un mazzo di camelie rosa e amaranti gialli posti nel vaso sopra al comodino.
Naruto li osservò, erano veramente molto belli, strano che non se ne fosse accorto fin adesso.
“Chi li ha portati?”
“Sakura.” Rispose la donna. “Ogni giorno si è presa cura di portarti un mazzo di fiori e di bagnarli. Tutti i giorni era qui al tuo capezzale a parlarti e tenerti compagnia. Era così in pensiero per te, avresti dovuto vederla.” Sorrise Tsunade intenerita.
“Vorrei tanto riabbracciarla, mi manca molto.” Mormorò Naruto con nostalgia.
“Sai era qui fino a poco prima che ti svegliassi, dev'essere andata a prendere una boccata d’aria. La cerco e la porto subito da te.” Affermò alzandosi in piedi.
“Grazie. Grazie di tutto, Tsunade.” Disse Naruto dedicando alla Godaime uno sguardo carico di riconoscenza e affetto.
“E di che?” Sorrise la donna ammiccando. “Tu, piuttosto, vedi di rimetterti in fretta.” Vociò prima di uscire dalla stanza.

Naruto si distrasse osservando il paesaggio di là dalla finestra. Il verde degli alberi, l’azzurro terso del cielo estivo, talmente limpido che in lontananza era ben visibile la catena montuosa che circondava il villaggio. Una sottile brezza entrava facendo svolazzare le fini tendine bianche e scompigliando i biondi capelli del ragazzo. Ormai i raggi del sole non erano più un fastidio, anzi, provava piacere nel sentire il loro tiepido e delicato calore sul volto. Tanti pensieri gli ingombravano la mente, alcuni andavano a Tsunade, altri agli ultimi mesi, i più a Sasuke. Ma rimase per poco in compagnia di questi, poiché la porta si spalancò con forza travolta da una furia rosa di sua conoscenza.
“Sakura!” Esclamò al settimo cielo.
La ragazza era fisicamente come la ricordava, con i suoi meravigliosi occhi verde smeraldo. I sei mesi trascorsi sembravano non aver avuto nessun effetto sulla cara amica.
Rimaneva lì, ferma in piedi, sorridendo e piangendo tutto insieme, in preda a quell’emozione che la rendeva un fremito di pura felicità.
“Oh Naruto…” Sussurrò infine gettandosi tra le braccia del biondo. “Mi hai fatto preoccupare.” Ripeteva in continuazione interrotta dai singhiozzi. “Mi sei mancato tantissimo.”
Naruto la coccolava accarezzando i soffici capelli rosei e mormorando dei semplici - va tutto bene - carichi di tenerezza. Sakura per tutta risposta gli stringeva spasmodica la mano provando inutilmente ad asciugarsi le lacrime.
Dopo alcuni minuti si riprese tirandosi su in piedi con un sorrisetto impacciato a descrivergli il volto.
“Scusa Naruto, che scenata che ti ho fatto,” Rise imbarazzata. “ma tu non immagini nemmeno quanto sia stata terribile per me questa settimana, avevo paura di perderti per sempre.” Disse tornando a stringere forte la mano del ragazzo. Avrebbe voluto aggiungere che i sei mesi senza di lui erano stati ancora peggio, ma pensò che fosse meglio non andare oltre.
“Perdonami Sakura.” Proferì con tono abbattuto, gli spezzava il cuore aver procurato tanti dispiaceri all’amica.
La ninja gli sorrise lieve. “Come ti senti?” Domandò.
“Non troppo male, anzi, domani sarò già in perfetta forma.” La rassicurò Naruto raggiante.
Sakura gli lanciò di tutta risposta uno sguardo truce che lo lasciò sconcertato.
“Faresti meglio a non stare troppo bene, se non vuoi che te la faccia pagare per tutte le preoccupazioni che mi hai dato.” Ghignò la ragazza sbattendo un pugno contro l’altra mano aperta a mo’ di sfida, “Sai, in genere mi trattengo dal picchiare gli ammalati.”
“Sì-sì-sì, infatti sto davvero malissimo, Sakura-chan. Abbi pietà di me!” Naruto portò le mani avanti come scudo ridendo sotto i baffi, contento che l’amica avesse ritrovato presto la voglia di scherzare.
Sakura sorrise divertita. “Ti piacciono?” Gli chiese con dolcezza spostando lo sguardo verso il mazzo fiorito reso ancora più bello dai caldi raggi luminosi che si riflettevano sui petali delle camelie.
“Stupendi, chiunque si sia preso la briga di portarmeli deve essere una persona meravigliosa.”
“Ah ah ah. Non ci casco Naruto.” Ridacchiò ironica. “Te l’ha detto di sicuro Tsunade-sama che li ho portati io.”
“Uhm, sì è vero me l’avevano già detto che eri stata tu. Però il mio complimento rimane lo stesso.” Ribatté Naruto sornione.
“Oh be', allora grazie del complimento.” Fece lei di rimando con un’espressione divertita negli occhi color prato.

Naruto rimase a osservare interrogativo la ragazza, mentre risistemava la composizione dei fiori nel vaso. Era strano, Sakura era con lui già da più di venti minuti, eppure ancora non gli aveva rivolto nessuna domanda a proposito di Sasuke. Lo sapeva che era partito per cercarlo, quindi sarebbe stato naturale che gli chiedesse qualcosa a riguardo e invece nulla…
“Naruto, preferisco non chiederti niente su cosa è successo in questi mesi. Ne vorrei riparlare magari più avanti, quando ti sarai completamente rimesso. Penso che anche tu preferisca così.” Disse Sakura continuando a rimanere concentrata sulle piante.
Naruto rimase spiazzato. Ora riusciva pure a leggergli nei pensieri? Scosse il capo divertito dall’assurda coincidenza.
“Sakura allora perché non mi racconti tu qualcosa? Sarà pur successo qualche fatto interessante in questo periodo.”
La giovane si riavvicinò racchiudendo la mano destra del ragazzo fra le sue.
“Non sarebbe meglio se ti riposassi un po’, Naruto? Domani avremo tutto il tempo per parlare.” Mormorò premurosa.
“Ma sto bene e poi ho già riposato per un'intera settimana! Dai tienimi compagnia ancora un poco.” Le disse con fare supplichevole.
Sakura sospirò con pazienza acconsentendo alla richiesta di Naruto.
“Certo che sì che ne sono successe di cose interessanti, forse te ne avrà già accennato Tsunade che…” Si bloccò di colpo. Lo sguardo fisso, statico, ipnotizzato davanti a sé. In uno scatto rapidissimo scavalcò il letto e si gettò alla finestra con il busto completamente sporto e le punte dei piedi che a malapena sfioravano il pavimento. Se non ci fosse stata la parete a fermarla sicuramente si sarebbe buttata di sotto.
Naruto rimase allibito a guardarla, chiedendosi il perché di un gesto così improvviso e insensato.
“Sakura ma che ti prende?” Le chiese frastornato e ancora a bocca aperta.
Ma lei non si voltò nemmeno a guardarlo, rimaneva semplicemente immobile, sospesa tra la stanza e il vuoto di là dalla finestra.
Naruto la chiamò una volta e una volta ancora, senza alcun risultato. Imperterrita Sakura restava nella sua posizione e solo dopo diversi minuti si piantò nuovamente con i piedi a terra, voltandosi con lentezza verso l’amico.
“L’hai visto?” Sibilò tra i denti in un soffio di voce.
Naruto l'osservava turbato indugiando nel parlare.
“L’hai visto, vero?” Ripeté la ragazza sgranando leggermente gli occhi con crescente concitazione nella voce.
“Che cosa?” La domanda gli sfuggì dalle labbra spontanea.
“Era qui alla finestra.”
“Ma cosa?”
“Com’è possibile che tu non l’abbia visto? Era proprio qui fuori.” Incominciò a torturarsi le mani, mentre lo sguardo le diveniva fuggente, frenetico.
“Non ho visto nulla.”
“Te lo giuro, era lì. L’ho visto Naruto, c’era davvero.”
“Ma cosa?” Naruto incominciava ad astenersi a stento dall’alzare la voce. Sakura lo stava facendo davvero irritare persistendo nell’ignorare le sue domande.
“Lui.” Bisbigliò sottovoce.
“Lui chi?!” Eruppe con rabbia, quasi urlando.
Sakura si ritrasse timidamente di fronte allo sfogo del ragazzo.
“Sasuke-kun.” Mormorò in un sussurro appena percettibile.
Naruto spalancò gli occhi cobalti esterrefatto per poi esplodere in una fragorosa risata.
Sakura rimase a fissarlo, stupita dalla sua reazione.
“Brava Sakura! Mi hai fregato proprio per bene! Dico davvero, per un momento ci sono cascato in pieno, ottimo scherzo.” Ridacchiò ancora strofinandosi con forza un occhio lacrimante dal ridere.
“Non si scherza su queste cose.” La voce tagliente della ragazza lo riportò subito alla serietà. “Non posso credere che tu non l’abbia visto, era proprio qui fuori.”
“Dai basta scherzare.”
“Affacciato alla finestra.” Sillabò con lentezza.
“Non ci posso credere, non posso crederci che lui era qui.” Disse Naruto più che mai convinto.
“Sasuke, te lo giuro, l’ho visto con i miei occhi.” Ribadì fermamente, lo sguardo penetrante e sicuro.
“È assurdo, non è possibile, smettila di prendermi in giro.” Naruto stava tornando ad arrabbiarsi. Non riusciva a capacitarsi di come Sakura potesse insistere tanto su uno scherzo di così cattivo gusto.
“Ti sembro forse una che ti sta prendendo in giro? Sono serissima Naruto. C’era Sasuke affacciato alla finestra.”
“Non riesco a crederti.” Proferì. Tutta quella situazione era insensata per lui, non poteva essere, punto e chiuso.
“Mi stai dando della bugiarda, forse?” La ragazza alzò il tono di voce, innervosita dalla completa mancanza di fiducia che Naruto stava dimostrando nei suoi confronti.
“No, non è questo…” Non sapeva come risponderle. Ora si metteva pure a fare l’offesa.
“Ascoltami, ma sei sicura di sentirti bene?” Provò a buttare la discussione sull’ironico sperando di cavarsela.
“Ma guarda cosa mi tocca sentire, un ammalato che mi chiede se sto bene! Per tua informazione, io sto benissimo e non soffro di allucinazioni! C’era veramente lui lì fuori.” Sakura si esasperò gesticolando teatralmente.
“Ma Sakura…”
“Non ti fidi di me?” Incalzò acida portandosi le mani ai fianchi.
“Mi fido di te. Ma non posso crederti.” Disse con semplicità Naruto.
La giovane li diede le spalle tornando a fissare fuori dalla finestra. “Oh si certo, tu hai fiducia in me, però non mi credi. Ma ti rendi conto di quello che dici? Non solo mi dai della bugiarda, ma mi prendi pure per scema!” Commentò astiosa senza voltarsi.
Naruto non sapeva più che dire. E se Sakura invece avesse detto la verità? Se davvero avesse visto Sasuke? No, non era possibile. Come minimo avrebbe avvertito la sua presenza e poi non riusciva proprio a immaginarselo un Sasuke affacciato alla finestra a osservarli. Del resto, però, non poteva essere completamente sicuro che Sakura mentisse e soprattutto non riusciva a capire quali vantaggi potesse ricavare nel dirgli una bugia tanto subdola.
“Me ne vado, Naruto.” Affermò offesa la ragazza raggiungendo svelta l’uscita. “Stammi bene.”
“Ma dove stai andan…” Naruto non fece in tempo a terminare la frase che Sakura aveva già richiuso la porta dietro di sé.
Sbuffò sonoramente facendo sprofondare la testa nel cuscino. Si portò le dita alle tempie massaggiandole con veemenza.
“Sakura.” Brontolò il suo nome prima di serrare gli occhi.
















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Capitolo 2
*** Rose-colored geraniums ***





Rose-colored geraniums









Le sinuose stradine di ciottolato fiancheggiate dai negozi dalle grandi insegne colorate, i profumi dei prodotti mangerecci dei piccoli chioschi, le fontane zampillanti e i ruscelli limpidi sovrastati da ponticelli in legno, i vivaci bambini intenti nei loro giochi, i passanti, le donne sorridenti, il cane pisciante al lampione, i gerani rossi delle terrazze. Questo e molto altro ancora era la sua Konoha, il suo villaggio, la sua casa e anche la sua famiglia.
Era stato appena dimesso dall’ospedale, mai sentita negli ultimi giorni notizia più lieta per lui.
Salutava tutti, chiunque fosse a portata di vista.
Con l’immancabile sorriso a trentadue denti sul volto e due spiedini di takoyaki per mano, Naruto passeggiava raggiante e più che mai soddisfatto per le vie di Konoha, soprattutto dopo aver fatto un’ovvia capatina da Ichiraku Ramen.
Decise di avviarsi verso i prati al margine del bosco dei ciliegi, uno dei suoi luoghi favoriti, per rilassarsi un po’ e godere del suo ritorno a casa.

Rimase estasiato di fronte alla verdeggiante e rigogliosa pianura. Un’incantevole contrapposizione di colori faceva sfoggio tra il verde brillante del prato, l’azzurro intenso del cielo privo di nuvole e il rosa dei ciliegi in fiore sulla linea dell’orizzonte. Naruto respirò l’aria fresca a pieni polmoni lasciando che la sottile brezza giocasse indisturbata tra i suoi capelli dorati. Socchiudendo gli occhi assaporò con gioia uno dei primi momenti di tranquillità dopo tanto tempo. Avrebbe tralasciato Sasuke per un po’, - anche se sarebbe stato arduo per lui da farsi -, e lo stesso sarebbe toccato a qualsiasi impegno, obbligo o dovere. Per un bel periodo si sarebbe dedicato solo a se stesso e a nient’altro, aveva bisogno di una lunga pausa di pace e tranquillità per poi…

“Ipodotato!”

No, non poteva essere. Se l’era sicuramente immaginato, oppure sarà stato il vento, dicono che a volte sembri portare con sé delle voci. Naruto socchiuse gli occhi ritrovando la calma, aveva bisogno di pace per poi poter ricominciare nel miglior…

“Ipodotato, Naruto!”

Il sorriso beato del biondo si tramutò in un ringhio contratto con i denti che sfregavano tra loro dal nervoso. Al diavolo calma e tranquillità! Assottigliò lo sguardo fino a individuare un punto nero in lontananza che si sbracciava come un dannato. Iniziò a correre, trovandosi in pochi secondi davanti a Sai in compagnia di uno dei suoi migliori e indefinibili sorrisi.
“Ciao Naruto!” L'artista fece appena in tempo a rivolgergli il saluto che un pugno lo colpì dritto in testa.
“Ti sembra il modo? Ti stavo solo salutando.” Si giustificò il moro massaggiandosi il capo.
“Non m’interessa cosa cercavi o meno di fare. Devi solo smetterla di sfottermi!” Sbottò Naruto guardandolo torvo.
“Non ti stavo offendendo, ti ho solo chiamato con un aggettivo appropriato alle tue qualità.” Spiegò Sai parando agilmente un secondo pugno da parte del biondo.
“Sono contento comunque, vedo che ti sei ripreso.” Cambiò discorso lasciando assaporare a Naruto una perfetta espressione di pura giovialità, trovando che fosse meglio non esagerare con le provocazioni per il momento.
“Be' sì, mi hanno dimesso proprio oggi.” Commentò asciutto, distogliendo lo sguardo da Sai per soffermarsi sul quadro che il ragazzo stava pitturando.
“Cosa ne pensi?” Gli domandò notando l’interesse di Naruto per il dipinto.
Naruto rispose sbuffando sonoramente. Astrattismo come al solito, nulla che lui potesse lontanamente capire.
L’altro ci rimase un po’, a quanto pareva Naruto non era molto entusiasta di parlare con lui.
“Sembra che per te non sia piacevole stare in mia compagnia.” Mormorò con un sorriso amaro.
Naruto si sorprese di quella reazione. Era strano vedere Sai dispiaciuto per qualcosa, nonostante questo gli tornò prontamente in ricordo l’epiteto con cui l’artista si era permesso di chiamarlo poco prima.
“Forse se tu non offendessi le persone, queste avrebbero più piacere a stare insieme a te, non credi?” Lo apostrofò saccente.
“Tu, invece, potresti essere meno permaloso.” Replicò laconico.
Il biondo si morse il labbro seccato, quel Sai aveva sempre la risposta pronta. Decise di mettere giù una frase riconciliante per poter andarsene in tutta tranquillità. Aveva ben altro da fare che starsene a battibeccare con lui.
“Senti io non ce l’ho con te, piuttosto è più credibile che sia il contrario. E poi ci siamo già visti all’ospedale due giorni fa, quando sei venuto a farmi visita, e devo dire che sono stato contento di vederti.” Disse dandogli una leggera pacca sulla spalla. Sai gettò uno sguardo alla mano poggiata su di lui, poi lasciò salire lo sguardo fino a raggiungere gli occhi di Naruto.

E già. Negli ultimi giorni non aveva fatto altro che ricevere visite su visite. Ne era stato felicissimo. Rivedere i suoi amici e compagni tutti così in pensiero per lui, gli aveva fatto capire che era diventato importante per loro, come loro lo erano sempre stati per lui.
Però Sakura… Era riuscito ha incontrarla solo al suo risveglio, dopo la loro piccola discussione non l’aveva più vista.

Stava per andarsene, ma decise di rimanere per chiedere a Sai se ne sapeva qualcosa o se per lo meno aveva parlato con lei in quegl'ultimi giorni.
“Come sta Sakura?” Si limitò a domandargli.
“Bene, credo. Perché me lo chiedi? Dovresti vederla tu più di tutti.” Rispose allusivo l’artista.
“Veramente,” Bofonchiò in imbarazzo. ”non la vedo da tre giorni. Abbiamo avuto una piccola discussione e non si è più fatta viva.”
“Su che cosa avete litigato?”
“Questo non posso dirtelo.” Contestò irritato dalla curiosità dell’altro.
“E non dirmelo.” Ribatté Sai concentrato a dipingere di nero il dipinto.
“Comunque sia, avevo ragione io.” Ci tenne a precisare poco dopo il biondo imbronciandosi.
“Può anche essere, ma tu parti da un torto maggiore nei suoi confronti. Secondo me faresti meglio ad andarla a cercare tu e scusarti.”
“Torto maggiore, ma di che parli?” Lo guardò stralunato inclinando il viso.
“Ti sei forse scordato di come hai lasciato il villaggio sei mesi fa?” Sai alzò lo sguardo sorridendogli cordiale.

In segreto come un ladro, non avrebbe potuto fare diversamente, glielo avrebbero impedito. Aveva lasciato per Sakura una lettera, scritta di fretta come se non gli importasse, nulla di più falso, eppure sarà stata sicuramente quella la prima impressione.
Doveva riportare indietro Sasuke. Ennesimo. Disperato. Tentativo.

“Hai salutato Sakura con una stupida lettera strapiena di errori di ortografia da far spavento, e te ne sei andato per una missione impossibile. Perfino per uno come me che manca totalmente in dimestichezza con i sentimenti è facile capire come possa essersi sentita. Abbandonata per la seconda volta, prima da quel traditore dell’Uchiha e poi da te, il suo amico più caro.”
Naruto non riuscì nemmeno a replicare per quell’abusato appellativo dedicato a Sasuke, tacque, senza parole, mentre il senso di colpa si faceva varco con furia nel suo cuore.
“Penso che abbia provato più dolore in quest’ultima separazione a causa tua che non quando vi lasciò Sasuke.” Sai sorrise socchiudendo gli occhi, quasi divertito.
Quest’ultime parole furono come un colpo di grazia per Naruto. Aveva la sensazione che gli mancasse la terra sotto i piedi. In un attimo, quella parola che fino a poco tempo fa era per lui indifferente, responsabilità, gli piombava addosso con tutto il suo peso. Non poteva più agire a suo piacimento come una volta, ora c’erano delle persone che tenevano a lui, che credevano e contavano su di lui, e non poteva in alcun modo deluderle, in particolare la sua Sakura.
Eppure era convinto di aver agito per il meglio, lui era partito per recuperare Sasuke come anche Sakura avrebbe voluto, non avrebbe potuto però portarla con sé correndo il rischio di mettere a repentaglio la sua vita.

“Volevo riportare indietro Sasuke, esaudire il desiderio di Sakura. Io, credevo di fare il meglio per tutti.” Naruto strinse i pugni con rabbia aggrappandosi alle sue ultime, barcollanti, convinzioni.
“Davvero credevi di agire per il meglio? Hai chiesto forse a Sakura cosa ne pensava? A quanto pare no. E a Sasuke? Nemmeno, anzi, credo che lui sia stato il più infelice di tutti a causa della tua scelta di fare il meglio per tutti. Non per criticare, ma secondo me cercare di riportare indietro qualcuno contro la sua volontà sia una delle peggiori idiozie che abbia mai sentito.” Sai addolcì la violenta ironia delle sue parole con melensi sorrisi, che non fecero altro che rendere più difficile per Naruto digerire quelle frasi.
“Forse hai ragione, ma credimi nella mia situazione non è così immediato poter distinguere il giusto dallo sbagliato.” Il ragazzo parlò sommessamente abbassando lo sguardo intriso di malinconia.
“Ci vediamo Sai.” Concluse velocemente il discorso. Voleva andare a parlare con Sakura, immediatamente,
“Arrivederci Naruto.” Lo salutò con garbo capendo le sue intenzioni, e tornò subito a scrutare il quadro.
Quel giorno aveva imparato una nuova emozione grazie a Naruto e quello stesso giorno avrebbe intitolato la sua opera appena terminata. Sorridendo impercettibilmente guardò il cupo disegno sulla tela, inquietante unione e disgiunzione di linee bianche e nere.
“Afflizione” Sussurrò a fior di labbra. Sì, era il nome adatto.



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Naruto si allontanò dall’artista dirigendosi verso il centro abitato di Konoha. Si sarebbe fatto perdonare da Sakura, ad ogni costo ci sarebbe riuscito. Proseguì lungo il marciapiede, lo sguardo basso, le mani sprofondate nelle tasche dei pantaloni e gli occhi blu rapiti nei propri pensieri.
Ad un certo punto alzò di colpo il capo. Indietreggiando di qualche passo si trovò nuovamente di fronte all’entrata del negozio di fiori Yamanaka.
Ma sì certo! Le ragazze amano i fiori e con un mazzo di quelli in mano probabilmente anche Sakura l’avrebbe trovato altrettanto amabile.
Si risollevò il morale a questo pensiero e col sorriso stampato in volto varcò la soglia del fioraio.
“Signora, un bel mazzo di fiori per farmi perdonare!” Esclamò raggiante.



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Rimase a osservare il singolare mazzo di gerani rosa che teneva in mano aspettando che Sakura aprisse alla porta. Bussò di nuovo, forse non era in casa. O forse sì.
Con forti rumori meccanici scattò la serratura, mentre Naruto faceva appena in tempo a nascondere i fiori dietro la schiena.
“Ciao Naruto, entra pure.” Si ritrovò Sakura di fronte, un mezzo sorriso ad adornargli il viso pallido.
Il ragazzo fece qualche passo all’interno, intanto che Sakura si faceva da parte per poter richiudere la porta. Indossava un corto abito celeste dagli orli bianchi, le ciocche davanti dei soffici capelli erano trattenute da una candida molletta e teneva i piedi scalzi.

Un forte odore di chiuso lo investì da subito. L’appartamento era un po’ diverso da come lo ricordava. Una volta l’ordine e la pulizia vigevano sovrane, ora invece, tutto sembrava essersi ingrigito come se una nube di polvere avesse inghiottito ogni cosa.
Non c’era una finestra aperta. La sala era immersa nella penombra, rischiarata soltanto dai deboli raggi di luce che filtravano dalle tapparelle abbassate. Vestiti e scartoffie giacevano abbandonati sul pavimento nel disordine più totale. Naruto si lasciò scappare una smorfia di disappunto, pareva l’esatto complementare del suo monolocale, ma nella versione più tetra.
“Posso offrirti qualcosa?” Lo richiamò Sakura prendendo da una mensola della cucina due bicchieri.
“No, ma grazie lo stesso Sakura-chan.” Naruto si destò dai propri pensieri tornando a prestare attenzione alla ragazza.
Lei fece finta di niente e si apprestò a riempire i bicchieri d’acqua. Naruto la osservò perplesso.
“Come mai tieni tutto chiuso, stavi forse per uscire?” Domandò facendo caso oltretutto all’abbigliamento curato della ragazza.
“No, no. Ho solo preso l’abitudine di tenere le finestre chiuse.” Rispose candidamente sedendosi con composta eleganza sopra il tavolo.
“Se vuoi la apro.” Continuò facendo cenno alla finestra della cucina.
“Ma se non ti va non farti problemi. È solo che ho notato che sono cambiate un po’ di cose, una volta eri così ordinata Sakura-chan.” Disse Naruto passandosi un dito sotto il naso imbarazzato, mentre Sakura già si avviava verso la finestra per aprirla.
“Lo so, lo so. Preferisco dedicarmi ad altro.” Rispose vaga per poi spalancare la finestra. L’intera stanza fu così illuminata dalla calda luce vermiglia del tramonto.
Quando si voltò verso Naruto, lo trovò reggere fra le mani un incantevole mazzo di gerani rosa con un lieve sorriso ad addolcirgli il viso.
“Sono per te Sakura.” Mormorò piano. “Gerani rosa per farmi perdonare.”
La ragazza inclinò graziosamente il capo cogliendo delicatamente il bouquet dalle mani del ragazzo.
“Ti ringrazio.” Gli posò un casto bacio sulla guancia. “Che cosa devi farti perdonare?” Sorrise sorniona.
Naruto arrossì lievemente al contatto con le morbide labbra di Sakura.
“Vo-volevo chiederti scusa per averti lasciata, per essermene andato senza averti parlato prima faccia a faccia. Per averti fatta soffrire. Sono stato un emerito baka come al solito, ma non ricapiterà più e posso promettertelo. Sasuke, noi lo salveremo insieme e vedrai, sarà così.” Disse Naruto convinto sperando che le sue scuse potessero fungere da balsamo per l’amica.
Sakura però non sembrava riservargli molta attenzione, più che altro era concentrata nel dare una dimora ai fiori. Pose un piccolo vaso vicino alla finestra, dopo di che tirò fuori un paio di forbici da un cassetto, forse per accorciare i gambi e si voltò verso il ragazzo, il mazzo di fiori e le forbici in pugno.
“Quindi mi credi?” Domandò schietta.
“Che cosa?” Naruto rimase sorpreso, pareva che Sakura non avesse prestato la benché minima attenzione alle sue parole.
Le forbici andarono a troncare lo stelo di un geranio facendo volteggiare al suolo i piccoli fiori rosati. A quanto pare, risposta sbagliata.
“Mi credi?” Ripeté la domanda.
“A cosa ti riferisci? Non ti seguo, davvero.” Naruto osservò esasperato il fiore a terra, non riusciva a dare nessuna spiegazione al comportamento dell’amica.
Un secondo geranio cadde al suolo a portare compagnia all’altro.
“Mi credi che ho visto Sasuke tre giorni fa?” Reiterò Sakura spazientita posizionando la forbice aperta verso un ennesimo stelo.
“Eh? Ma che centra ora? Ti sto chiedendo scusa Sakura, ma hai sentito quello che ti ho detto prima?!” Esordì ad alta voce.
“Rispondimi. Mi credi?” Incalzò lei assottigliando lo sguardo e sferrando un nuovo taglio netto.
“No, io non ho visto nulla e non posso credere a una cosa del genere senza averne una prova. Ora, per favore, lascia in pace quei fiori.” Mormorò piano, negli occhi puro sconforto.
Sakura ripose i gerani nel vaso e abbassò il capo come dispiaciuta.
“Dovresti riporre più fiducia in me. Io confido sempre nelle tue parole, anche se alcune, ancora adesso, non sono state mantenute. Perché non puoi fidarti anche tu di me?” Sospirò la ragazza avvicinandosi a lui.
“Forse ti sei sbagliata, un gioco di luci o non so ché, magari era qualcos’altro. A volte si è così impuntati e fissati su una cosa che sembra di vederla ovunque.” Spiegò Naruto cercando di essere il più delicato possibile.
Sakura s’irrigidì fremendo di rabbia. “Non mi sono sbagliata, era lui! Ne sono certa, devi credermi!” Esclamò afferrando Naruto per la giacca e strattonandolo con forza.
Il ragazzo cercò di calmarla trattenendola per le braccia stando attento a non stringere troppo.
“Sakura ti prego, basta.” Disse fievolmente. “Senti, se ne sei così sicura, possiamo andare a parlarne con l’Hokage di questa storia e…”
“No!!!” L’urlò esasperato di Sakura lo interruppe a metà della frase.
Haruno fece scivolare le braccia mollemente lungo i fianchi smettendola finalmente di molestare l’amico. “No.” Ripeté ancora.
“Perché no? Che problema c’è?” Cercò di capire.
“Stupido! Se Tsunade-sama viene a saperlo lo farà catturare e sai bene anche tu qual è la fine dei traditori. Nessuno dovrà mai saperlo, nessuno.” Proferì scrutando Naruto con i grandi occhi color prato. “Nessuno, chiaro? Questo è il nostro segreto.”
Il giovane deglutì rumorosamente. “Non ti riconosco più Sakura.” Mormorò greve.
“Nemmeno io se è per questo. Una volta mi avresti creduto senza esitazioni.” Confabulò aspra.
“Ti sbagli, io non sono cambiato.”
“Allora mi credi?” Domandò rapida.
“Sì.”
Aveva risposto senza pensarci, d’istinto, ma forse era stato meglio così. Una piccola e innocente bugia, almeno Sakura avrebbe di nuovo sentito che lui si fidava di lei. Ragionamento subdolo. Eppure non riusciva a sopportare di litigare con lei e ancor meno accettava di vederla in quello stato d’insania, quasi fosse paranoica.
Sakura sorrise piano, sorriso che durò meno di un istante, subito sostituito da un’espressione cupa e corrucciata.
“Bugiardo.” Sibilò a denti stretti.
“Naruto Uzumaki, tu sei un bugiardo.”
Il ragazzo sgranò gli occhi. Possibile che fosse così palese quando mentisse?
Non aveva la forza di ribattere alle parole di Sakura, lasciò semplicemente che lo sguardo di lei lo trafisse parte a parte.
Sakura rimase in silenzio con i pugni chiusi e le spalle strette. In un fremito reclinò il capo mordendosi il labbro inferiore, mentre si delineava sul viso un’espressione astiosa.
“Fuori!” Tuonò con quanto fiato aveva in gola.
Naruto indietreggiò di poco. “Sakura lasciami spiegare… per favore.” Bofonchiò inutilmente.
“Fuori da casa mia!” Eruppe nuovamente.
Naruto rimase immobile.
“Fuori!” Risuonò il terzo urlo.
“Parliamone.” Mormorò Naruto restando stoico nella stessa identica posizione.
“Esci, dalla mia, casa.” La giovane scandì furibonda ogni singola parola.
Al tentativo di Naruto di avvicinarsi a lei, rispose spingendolo via in malo modo. Stava per ricominciare a intimargli di andarsene, ma non fu più necessario. Il ragazzo si diresse verso l’uscita e Sakura fu subito pronta a richiudere la porta dietro di lui.
Naruto si fermò immobile, in piedi sullo zerbino con la schiena appoggiata alla porta. Sospirò con stanchezza chiedendosi mentalmente com’era stato possibile arrivare a tanto, a far degenerare la situazione in quel modo.
“Merda.” Soffiò con rabbia repressa. Sarebbe voluto rimanere con la forza se necessario, ma cosa avrebbe ottenuto? Solo farla infuriare di più, come minimo.
Spalancò gli occhi dalla sorpresa allontanandosi di un passo, aveva avvertito la porta aprirsi dietro di sè. Che Sakura avesse cambiato idea?

Se la vide davanti e un secondo dopo si ritrovò con un mazzo di gerani rosa schiaffati in piena faccia.
“I gerani simboleggiano la stupidità.” Commentò sprezzante.
Naruto rimase a fissarla a bocca aperta. Nella sua testa non faceva altro che ripetersi l’immagine di pochi secondi prima: i fiori scagliati con rabbia sul suo viso.
“Le peonie si usano per chiedere scusa. Baka.” Disse aspra con il volto arrossato a causa di un pianto imminente. Subito dopo richiuse la porta con un tonfo secco alle sue spalle.

Osservò per svariati minuti la porta chiusa di fronte a sé. Intorno a lui, steli e sciupati petali rosa di splendidi gerani.

Si accostò con la schiena alla porta lasciandosi scivolare stremata sempre più giù fino ad accovacciarsi. Portò le mani al viso cogliendo lacrime.











Angolino autrice:

Prima di tutto ringrazio infinitamente Vaius e Ainsel che hanno commentato il primo capitolo! Grazie davvero!

Ainsel : Hai perfettamente ragione, Tsunade probabilmente sapendo già tutto riguardo le motivazioni di Sasuke non l’avrebbe definito un traditore, ma purtroppo a me non è passato nemmeno per la testa che potesse essere già a conoscenza della storia degli Uchiha, quindi facciamo finta che non ne sappia niente… u_u Mi piace molto come stai attenta ai particolari e spero di ritrovarti.

Vaius: Lo so in questa storia ci sono parecchie cose strane, ma pian piano troveranno una loro spiegazione, o almeno spero! xD
Nel prossimo capitolo farà finalmente la sua comparsa Hinata e diciamo che sarà un’entrata in scena abbastanza appariscente. Sono contenta che trovi il testo scritto bene e spero che anche la trama non ti deluda.

Ringrazio anche tutti coloro che hanno messo la storia tra le seguite e anche chi ha solamente letto ^-^


Alla prossima!








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Capitolo 3
*** Start of Countdown ***






Start of countdown









Quante cose possono cambiare in un mese? Decisamente molte.

Tuttavia scoprii che anche una sola settimana era più che sufficiente per sconvolgere una vita intera.







I lunghi capelli corvini si sparsero come sottili fili di seta tra le lenzuola sfatte. Reclinò il viso all’indietro permettendogli così di segnare il niveo collo di rosso a ogni passaggio della sua bocca affamata d’amore. Sorrise piano, avvolta da quella piacevole tortura di dita che la stringevamo, accarezzavano e lambivano desiderose. Afferrò affannata la chioma bionda per far sì che lui alzasse il viso, smaniosa di incrociare quello sguardo blu cielo.
“Ti amo.” Le sussurrò roco in un soffio prima d’impossessarsi nuovamente di quelle morbide labbra. Un intenso gioco di lingue fatto di scontri e incontri, imperniato dal desiderio di approfondire l’unione, di sentirsi partecipi l’uno nel corpo dell’altra. Le morse con delicatezza il labbro inferiore discendendo poi, con metodica lentezza, sul collo e sul bel seno generoso.
Continuò la sua scesa verso il basso sulla carta bianca di quel corpo seducente, inseguito dallo sguardo di lei in crescente agitazione, fino a raggiungere la sua femminilità. Hinata ansimò piano trattenendo vergognosa i gemiti, mentre lui si dedicava con tutto se stesso alla sua intimità. Lei gli accarezzava i capelli spettinati, stringendoli eccitata nei momenti in cui si avvicinava al culmine invogliandolo a continuare.
Dopo averla soddisfatta, Naruto si riavvicinò al suo viso. Facendo leva sulle braccia si sollevò in modo da poterla vedere meglio, in tutta la sua ingenua bellezza. Rilassò le labbra in un sorriso osservando divertito il rossore che le dipingeva le gote e le labbra dischiuse che si lasciavano sfuggire leggeri ansimi. Si perse in quegli occhi di perla ora annacquati dal desiderio e delicatamente ombrati dalle lunghe ciglia nere.
“Naruto…” Hinata mormorò piano il suo nome sfiorandogli il volto in una dolce carezza, avrebbe voluto immergersi fino ad affogare in quei torbidi occhi blu che la osservavano travolgenti.
“Dimmi tutto.” La incitò a continuare posandogli un bacio sulla fronte.
Hinata rimase un attimo in silenzio intrecciando le mani sopra la schiena del ragazzo.
“Ti amo anch’io Naru-chan.” Affermò con enfasi abbracciandosi a lui. Naruto la strinse a sé possessivo tuffando il volto nell’incavo della spalla, inebriandosi del suo dolce profumo di viole.
Le prese il viso tra le mani unendosi a lei in un bacio. Approfondirono il contatto, con le labbra che parevano ali di farfalle su rose.
Lasciò scivolare con noncuranza una mano sino a raggiungere l’interno coscia di Hinata invitandola a divaricare le gambe, non poteva più aspettare, la voleva sua, ora e subito. Si chinò su di lei tormentandogli una spalla con piccoli morsi aspettando con impazienza il permesso, il quale fu concesso poco dopo dalle labbra di Hinata che pronunciavano eccitate il suo nome.
Si unì a lei con delicatezza, sigillando nello stesso tempo le loro labbra in un bacio. Spinse piano, lentamente, bisbigliandole parole d’amore segrete all’orecchio.
Naruto aveva l’abitudine di parlare sempre tanto quando facevano l’amore. Ogni pensiero, erotico, romantico o insensato che fosse, veniva riferito a Hinata in un roco sussurro. Lei non rispondeva mai alle sue parole, si lasciava semplicemente cullare dal suono della voce amata, dalle spinte decise e cadenzate, completamente smarrita nel vortice di emozioni e sensazioni intensissime che unicamente lui era stato in grado di donarle.
Le spinte divennero vigorose e veloci, a ritmo incalzante sempre più profonde. Hinata ripiegò la testa all’indietro socchiudendo gli occhi, sconvolta dai brividi di piacere che le percorrevano tutto il corpo. Cercava di soffocare più che poteva i gemiti, nonostante Naruto la incitasse a lasciarsi andare e a gridare il suo nome. La sua volontà di esprimersi era frenata in parte dall’odiata timidezza e dall’altra dal timore che qualcuno avrebbe potuto sentirla a causa delle pareti troppo sottili del monolocale.
Ancora poche spinte e Naruto poté godersi estasiato l’espressione della sua amata che aveva raggiunto il culmine del piacere.
Poco dopo toccò a lui venire abbondantemente. Si riusciva a comprendere perfettamente l’intensità dell’estasi che aveva raggiunto, sia dalle basse e roche urla di piacere, sia dallo sguardo vacuo degli occhi blu persi nel godimento.
Rimasero ancora l’uno nell’altra voltandosi di fianco, Naruto abbracciò Hinata avvolgendola tra le sue forti braccia.
“Solo così riesco a sentirmi veramente completo, solamente insieme a te.” Mormorò piano a fior di labbra. Hinata sfinita e scossa dal piacere arrossì di colpo, non aveva fatto ancora l’abitudine a sentirsi dedicare certe frasi.
“Grazie.” Continuò lui in un sussurro.
Lei non sapeva che dire, o meglio lo sapeva, ma si era ripromessa che mai più avrebbe balbettato davanti a lui, come faceva sempre agli inizi. E così preferì rispondergli stringendosi di più a lui, approfondendo l’abbraccio e accoccolandosi teneramente contro il suo petto.




Fare l’amore di mattina non era mai capitato prima, ed era stata un’esperienza assolutamente da ripetersi.
Naruto si alzò dal letto stiracchiandosi e sbadigliando rumorosamente dando le spalle a Hinata. Deboli fasci di luce penetravano dalle tapparelle ancora abbassate donando uno statuario effetto di chiaro scuro al corpo del ragazzo.
Hinata rimase con sguardo ammirato a osservare la bellezza perfetta di quel fisico asciutto e muscoloso. Sospirò per poi sorridere felice.
“Sei bellissimo Naruto.” Disse a voce fievole portandosi una mano davanti alla bocca imbarazzata.
Lui si voltò a guardarla senza dire nulla, solo un sorrisetto malizioso sul volto. Avvicinandosi alla ragazza le alzò il viso prendendolo per il mento, si godette per un attimo quel suo pudico rossore che celava un intenso desiderio, per poi posare un casto bacio sulle morbide labbra.

“Cosa ti preparo per colazione?” Le domandò allegro andando verso i fornelli.
“Un caffelatte, grazie.” Rispose lei infilandosi le mutandine e indossando una camicia bianca di Naruto, abbottonando giusto solo i due bottoni all’altezza del seno.
“Agli ordini!” Disse divertito Naruto incominciando a trafficare con caffè e caffettiera. Ovviamente a lui, al contrario di Hinata, non era passato neanche per la mente di mettersi qualcosa addosso.
La ragazza si sedette a un angolo del piccolo letto e portandosi davanti a una spalla la lunga chioma iniziò a unire in treccia le ciocche corvine. Naruto la osservava d’ogni tanto con la coda dell’occhio, mentre terminava di maneggiare con tazze e cucchiaini. Qualsiasi cosa, qualsiasi cosa facesse Hinata, risultava di una eleganza e grazia ineffabili, anche quando, come adesso, si limitava a intrecciare tra le bianche dita affusolate morbide ciocche con lo sguardo niveo perso nel vuoto.
La chiamò a sé, facendole alzare gli occhi su di lui, quando la vecchia caffetteria cominciò a borbottare.


Portò le due tazzine sul tavolo, un caffè ristretto per lui e il caffelatte per Hinata.
“Allora Naruto-chan,” Iniziò la giovane mescolando con finto interesse lo zucchero, “prossima settimana ricomincerai di nuovo con le missioni?” Gli chiese sospirando piano.
“Eh già. Il problema è che non riesco a starmene tranquillo. Io ho bisogno di azione! Non riesco a rimanere con le mani in mano in giro per il villaggio. Tu mi capisci, vero?” Rispose enfatico come al solito, cercando conferme da lei.
“S-sì…” Rispose incerta.
“Non immagini nemmeno che fatica ho fatto a convincere la vecchia Tsunade a farmi rientrare in squadra. Sicuramente lei avrebbe preferito relegarmi qui a Konoha a vita.” Commentò sbuffando imbronciato. “Quindi alla fine, sì mi ha lasciato il permesso di uscire in missione, ma sono pur sempre sotto strettissima sorveglianza. Ho un sacco di costrizioni riguardo alle missioni che mi posso assegnare, libertà di scelta pari a zero e men che meno autonomia d’azione.” Si lagnò ancora, sorseggiando il caffè.
“Forse la stai facendo troppo tragica. E poi cosa ti aspettavi? Dopo la tua fuga non potevano che esserci dei provvedimenti da parte dell’Hokage. Anzi, dovresti ringraziarla che ti continua a dare fiducia e a permetterti di svolgere il tuo compito di ninja, nonostante tu ti sia sottoposto a un enorme rischio e abbia a tua volta messo in pericolo il villaggio.” Replicò a mo’ di rimprovero Hinata. “L’Akatsuki non aspetta altro che mettere le mani su Kyuubi e non so quali conseguenze potrebbero esserci se…”
Naruto si passò una mano tra i capelli biondi arruffati con aria annoiata.
“Dimmi un po’, tu cosa preferiresti?” Sorrise piano avvicinandosi a lei e interrompendola da quella che stava diventando un’abusata ramanzina.
“In che senso?” Appoggiò la tazza sorpresa.
“Nel senso di che cosa preferisti tu che io facessi. Vado in missione? Lascio perdere? Quello che vuoi.” Spiegò acuendo lo sguardo azzurro zaffiro.
Hinata rise. “Vorrei che tu facessi quello che ti fa stare bene.” Abbassò lo sguardo arrossendo.
“Forse starei meglio se ti sapessi sempre al sicuro e fuori d'ogni pericolo, ma come potrei mettere a confronto quella sensazione con la pura felicità di sapere che stai facendo ciò che ti rende realizzato.”  Si attorcigliò una ciocca di capelli blu tra le dita distogliendo appositamente lo sguardo da lui.
Naruto sbottò in un sorriso nel sentire quelle parole.
“Comunque sia è una missione di poco conto.” La rassicurò senza che lei lo richiedesse. “Mi sembra di tornare bambino. Dobbiamo scortare un certo dignitario per il suo viaggio di ritorno.” Spiegò brevemente, forse leggermente in imbarazzo nel rivelare l’estrema facilità del compito assegnato.
Hinata negò con un movimento del capo che Naruto non riuscì a capire a cosa si riferisse. Si avvicinò con grazia sedendosi a gambe divaricate sopra di lui e le mani a cingergli il collo. D’altro canto Naruto rimase felicemente sorpreso da quel gesto così sensuale e rispose trattenendola per i fianchi. Sorrise per un attimo di se stesso rendendosi conto che stava già ricominciando ad accendersi la sua eccitazione. Certo che con lei a gambe aperte proprio sopra di lui e il seno che in quella camicia troppo stretta sembrava stesse per traboccare da un momento all’altro non era facile frenare il desiderio.
Per gioco le sfilò il fiocco lilla che teneva unita la treccia guardandola divertito. I capelli si liberarono leggermente ondulati, mentre sul viso di bambola fintamente offeso faceva la sua comparsa un piccolo broncio.
“Così è molto meglio.” Disse Naruto con un ampio sorriso in volto. Lei contagiata di allegria da quella bella espressione sorrise di rimando scostandosi dietro la schiena i lunghi capelli sciolti, e intrecciò nuovamente le braccia intorno al collo del ragazzo.
“Naruto-chan, dovresti farmi una promessa.” Mormorò addolcendo lo sguardo.
“Considerala già mantenuta.”
Hinata sorrise lieve alla sua risposta.
“Quando tornerai dalla missione… ” Disse lasciando cadere una pausa.
“Sì?” la incitò lui a terminare.
“Mi porterai a stare da te. Andremo a vivere insieme.”
Naruto scoppiò a ridere, smettendo non appena notò l’espressione triste sul viso di Hinata.
In pratica si era messo a riderle in faccia, si diede mentalmente dello stupido.
“Scusa.” Bofonchiò imbarazzato.
“Se pensi che dica scemenze tali da metterti a ridere in quel modo non capisco davvero perchè…”
“Aspetta, aspetta.” La interruppe immediatamente. “È solo che… insomma, guardati, sei una principessa Hinata, non ti ci vedo proprio a stare in uno squallido monolocale come questo.” Naruto cercò di chiarirsi passandole dolcemente le dita fra i lunghi capelli neri, ricchi di riflessi color mare. “Tu meriti di molto meglio, se avessi avuto un castello, a quest'ora saremmo già andati a vivere insieme da un pezzo.”  Aggiunse accennando un piccolo sorriso dispiaciuto.
“Non m’importa del castello. L’importante è che stia insieme al mio principe.” Sentenziò Hinata corrucciando appena le labbra in una smorfia risentita.
“Allora è così che sarà.” Promise Naruto appoggiando la sua fronte a quella di Hinata e specchiandosi nei suoi occhi.
“Ti amo.” Sussurrò infine vicinissimo alle sue labbra per poi baciarla con passione.




Come mi fossi innamorato di Hinata nel corso di un solo mese? A questo non so davvero dare una risposta. Forse parte tutto dal presupposto che mi sono sempre piaciute le persone come lei.



“Rimarrai con me anche questa notte?” Chiese tirando fuori il massimo del fascino coccoloso da quegli occhi celesti.
Hinata si soffermò un po’ a specchiarsi in quei due cieli senza nuvole, divertita dalla sua espressione.
“Non posso proprio Naruto, oggi devo tornare da mio padre. Sai com’è...” Si fece intendere non nascondendo una vena di dispiacere.
Naruto non insistette oltre, conoscendo bene il carattere del padre di Hinata.



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Aprì la porta d’ingresso della palazzina in cui abitava lasciando passare Hinata per prima.
Si era proposto di riaccompagnarla a casa nel pomeriggio.
“Stavi dicendo?” Riprese il discorso incominciato sulle scale che poi Hinata aveva improvvisamente interrotto poiché, appena uscita sulla strada, si era fermata di colpo. Naruto seguì lo sguardo di Hinata per capire cosa aveva attratto la sua attenzione, finché non ne vide il motivo: Sakura, appoggiata al muro di una casa sul marciapiede opposto al loro.

“Ciao Sakura!” Hinata salutò cercando di alzare la voce e facendo cenno con la mano.
La ragazza dai capelli rosa sembrò riscuotersi dai suoi pensieri e alzando il viso rispose allegramente al saluto. Fu presto raggiunta dai due.
“Hei Sakura-chan, che ci fai qui?” Domandò Naruto accompagnato da uno dei suoi soliti sorrisi.
“Niente, niente, stavo solo facendo un giro. Ho alcune commissioni da fare.” Replicò lei cordiale ricambiando il sorriso dell’amico.
“E come mai eri qui ferma?” Osservò Naruto continuando a mantenere la calorosa espressione del volto.
“Ah sì,” Rise leggermente. “Sai mi ha chiesto per favore di prendergli alcuni strumenti per i suoi dipinti, però mi sono dimenticata la lista a casa e così mi sono fermata un attimo per vedere se mi ricordavo tutto.” Spiegò semplicemente.
“Wow! Sakura che fa un favore a Sai, mi devo forse preoccupare?” Commentò scherzando Naruto.
“E dai baka, io cerco sempre di essere gentile con lui.” Sbottò.
“Sai com’è, da come lo prendi a pugni certe volte non si direbbe.” Le fece presente Naruto, ricordandosi di quanto potevano essere micidiali i colpi della ragazza.
“É solo che quando mi chiama racchia ho un bisogno irrefrenabile di picchiarlo, che posso farci?” Fece spallucce ridacchiando. Anche Hinata sorrise alla battuta.
Terminate le brevi risate più nessuno aggiunse niente. Scese così uno spiacevole silenzio.
“Sakura noi dobbiamo andare. Ci vediamo, ok?” Prese parola Naruto spezzando l’imbarazzo. Aveva scelto di chiudere il dialogo in fretta e non indagare oltre sul perché la ragazza si trovasse lì davanti a casa sua, anche se era abbastanza convinto che la storia di Sai fosse solo una scusa ben poco credibile.
“Sì certo. Avrete da fare immagino, comunque voi due tutto bene, vero?” S’informò Haruno prima di avviarsi. Non poteva negare che le era dispiaciuto di come Naruto avesse concluso in modo sbrigativo l'incontro.
“Sì, va tutto benissimo Sakura, grazie.” Rispose Hinata all’interessamento con un dolce sorriso. Si salutarono dirigendosi poi in direzioni opposte.

Era passato solo un mese e Naruto ricordava perfettamente la triste scena che era accaduta a casa di Sakura.
Dopo alcuni giorni da quell’accaduto era stata lei stessa a riavvicinarsi a lui, come se nulla fosse successo. Ed è così che anche lui preferì omettere quella lite, fingere che niente si fosse frapposto tra loro. Nessuna discussione, nessuna assurda paranoia, nulla di nulla.
Eppure era inutile dissimulare. Alla fine l’unico risultato che erano riusciti ad ottenere era quello di salvare le apparenze. La profonda amicizia che lo univa a Sakura si era irrimediabilmente incrinata, come se una lastra di sottile vetro si fosse introdotta, contro la loro volontà, all’interno del legame. Era stato inevitabile il loro allontanamento. Potevano forse vedersi attraverso quel vetro, tuttavia quello stesso gli rendeva impossibile toccarsi, anche solo sfiorarsi con le parole.
Un legame rovinato solo per non aver avuto il coraggio di affrontare un contrasto, per aver preferito ignorarlo e tirare avanti senza sforzarsi di arrivare a un chiarimento. Restava viva nel loro rapporto solo quella facciata fatta di esteriorità che nascondeva in modo magistrale la rottura formatasi all’interno.
La crepa veniva obliterata in modo eccellente, sì certo, ma non abbastanza da non permettere che loro due si accorgessero che c’era.
Ed era stata proprio quella rottura ad aprirgli occhi, a sbattergli in faccia che quella sua cotta per Sakura, quella sua infatuazione, per l’appunto di sola infatuazione si trattava. Non amava Sakura, o meglio il continuo rifiuto e impossibilità di quell’amore avevano finito per soffocare il sentimento e lasciarlo assopire per sempre nella coltre dell’amicizia.   
In seguito era iniziata la sua relazione con Hinata e a quel punto, i problemi di sottovalutata e nascosta incomprensione con Sakura erano passati in secondo piano. Si limitavano a sfociare in piccoli momenti di malinconia e rammarico per un’amicizia che si stava logorando, che stava lasciando scivolare via dalle proprie mani senza lottare.
Eppure, sentiva in fondo al cuore che ce l’avrebbe fatta a recuperare tutto con Sakura, che sarebbe riuscito a riprendersi il loro legame per come era un tempo, ma per ora, l’unica cosa che riuscì a prendere fu la tiepida mano di Hinata al suo fianco.

    









 










Angolino Autrice:

Mi dispiace per non aver analizzato minimamente la nascita del rapporto tra Naruto e Hinata, e aver optato per lo stratagemma del salto temporale di un mese, ma è stata una mia scelta poiché volevo incentrare la storia sui soli eventi che si verificheranno in un arco di tempo molto ridotto, cioè in una settimana e che coinvolgeranno i protagonisti principali. Nasce proprio da questa idea il titolo, perché è da questo capitolo che parte il conto alla rovescia verso l’epilogo.
Ringrazio moltissimo Vaius per aver commentato lo scorso capitolo, come vedi finalmente Hinata ha fatto la sua comparsa ^-^
Sono consapevole che la storia si stia rivelando un vero e proprio flop, ma pazienza, cercherò di migliorare il più possibile!


Al prossimo aggiornamento!








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Capitolo 4
*** Turn out to be true ***






Turn out to be true













Non era riuscito a chiudere occhio. Un’intera notte insonne.

Mattina presto. Avanzava a passo stanco per la strada sbadigliando spesso, senza prendersi la briga di coprirsi la bocca spalancata con la mano.
Era stato qualcosa di così strano, preoccupante. Dopo che se n’era andata non era più riuscito a riprendere il sonno, non aveva fatto altro che starsene con occhi sbarrati a guardare il soffitto, migliaia di domande e pensieri ad affollargli la mente.
Non poteva più continuare a ignorare, fingere che andasse tutto bene. Era evidente che Sakura avesse un problema.
Un problema serio.
E lui non era in grado di aiutarla o comunque, in qualunque caso, da solo non avrebbe potuto farlo.
Voleva parlarne con Hinata, ieri notte gli era parsa una buona idea, ma poi ripensandoci lei non era la persona più adatta. Sarebbe stato meraviglioso per lui confidarsi, però Hinata di Sakura sapeva così poco e metterla in mezzo in quella faccenda probabilmente non era poi tanto giusto.
Forse avrebbe dovuto parlarne con Tsunade, in fondo era il capo del villaggio, un medico e soprattutto la sensei di Sakura.
Nel pensare all’Hokage si ricordò improvvisamente le parole che la ragazza gli aveva rivolto nel suo appartamento.

“Lo farà catturare e anche tu sai qual è la fine dei traditori.”

Scosse il capo con furia tentando di liberarsi dal ricordo di quella frase detta con tono sprezzante. Che stupido, adesso cosa faceva si era messo a crederci anche lui? Doveva ammettere che fin dall’inizio aveva avuto un piccolo barlume di fiducia verso le parole di Sakura. Quando diceva di aver visto Sas’ke, gli rimaneva sempre l’incertezza in qualche angolo remoto dell’anima che fosse tutto vero. In fondo al cuore ci sperava davvero che fosse lui a sbagliare a non crederle. Ma dopo l’ultimo avvenimento era divenuto palese che qualcosa in lei non andasse, la conosceva bene e quei comportamenti non facevano parte di Sakura, era come ossessionata, paranoica, sembrava quasi che provare a darle corda non avrebbe avuto altro risultato che farle del male.

“Ehi stai attento a dove vai, testa bacata!”
L’urto con una graziosa bionda lo distolse immediatamente dalle sue riflessioni. Guardò con aria stranita la giovane sbucata da una stradina attigua, sembrava leggermente piccata.
“Stavo andando dritto per la mia strada, sei stata tu a venirmi addosso.” Ribatté atono.
La vide sbuffare e assottigliare l’iride azzurra dell’occhio non coperto dalla frangia.
“È così che si tratta una signorina? Chiedere scusa almeno? Le buone maniere dove le hai messe? A patto che tu le abbia mai avute.”
Naruto subì paziente lo sputare acido di domande a raffica di Ino.
“Hai finito?” Chiese con strafottenza.
Riuscì a distinguere chiaramente il rapido colorarsi delle sue guance di un rosso rabbioso.
“Se cerchi guai li hai appena trovati.” Sibilò risentita incassandosi nelle spalle.
Se ora lo colpiva con un pugno sarebbe stata la perfetta copia di Sakura.
Già, Sakura assomigliava molto a Ino. No.

- No, no - pensò subito dopo. Non poi così tanto almeno, forse solo per due cose: infatuazione compulsiva per Sasuke e altissimo grado di suscettibilità.
Ino era anche la migliore amica di Sakura, o meglio lo era stata, ma se quell’ intesa e comprensione che una volta le univa fosse rimasta viva nel tempo? Ino sarebbe stata la persona più adatta per aiutare Sakura.
Forse c’era la possibilità che si fosse confidata anche con lei riguardo alle apparizioni di Sasuke, l’avrebbe scoperto con qualche domanda e se così fosse, probabilmente sarebbero riusciti a trovare un modo per dare un aiuto a Sakura.

“Non cerco guai, credo di averne già abbastanza. In verità, cerco te.” Disse Naruto sorridendo accattivante.
Ino sgranò gli occhi sorpresa per poi tornare all’espressione seccata di poco prima. “Be’ mi hai trovata, che vuoi?”
“Vorrei parlati di una cosa, non ti farò perdere troppo tempo.”
“Se mi chiedi scusa per essermi venuto addosso, forse potrei anche decidere di ascoltarti.” Sentenziò aspra alzando il mento con fare altezzoso.
Naruto storse la bocca con insofferenza, non la ricordava così petulante. Confabulò qualcosa a denti stretti sviando lo sguardo, indeciso se dargliela vinta o meno, ma intanto che pensava, Ino l’aveva già superato avanzando oltre, impettita e con le mani ai fianchi.
“Dove vai?” La richiamò con crescente irritazione notando che la ragazza se ne stava andando via.
Si voltò sferzando l’aria con la coda di cavallo bionda. “Che fai ancora fermo? Devo andare al negozio dei miei, forza muoviti che ne parliamo lì.”
Naruto obbedì seguendola con un’espressione seccata dipinta sul volto. Si domandò per un attimo che fine avesse fatto la sua voglia di ricevere delle scuse, ma sorvolò subito quei pensieri, era del tutto inutile cercare di analizzare i processi mentali di Ino, tanto non li avrebbe capiti ugualmente. Con le braccia incrociate le stette dietro scrutando con riprovazione il provocante ondeggiare, forse voluto, del sedere della Yamanaka, da cui però non riusciva in alcun modo a staccare lo sguardo.

Raggiunsero in poco tempo il negozio di fiori. Ino aprì la porta d’ingresso a vetrata con irruenza. All’interno tutto era immerso nelle festose tinte di fiori d'ogni foggia e colore, dai più vivaci alle delicate sfumature pastello.
“Ciao kaachan!” Salutò di fretta la madre dietro al bancone che gli rispose con un ampio sorriso.
“Ino! C’è anche Naruto, che bella sorpresa!” Commentò la donna dai lunghi capelli biondo cenere.
Ino procedette a passo spedito verso il piccolo uscio bianco in fondo al locale. Prontamente colse le intenzioni della madre che stava per attaccar bottone con lei e Naruto.
“Kaachan, Naruto ha fretta, deve parlarmi di una cosa. Lo annoierai con le tue chiacchiere più tardi.” Disse senza rivolgerle lo sguardo.
“Ma Ino…” Mormorò Naruto con tono di rimprovero notando l’espressione dispiaciuta della signora.
“Oh fa niente, andate pure.” Mormorò accennando un lieve sorriso sul volto stanco, ma dalla bellezza ancora vivida.
“Dai Naruto muoviti, andiamo a parlare di qua.” Ino coprì con voce scoppiettante quella di sua madre.
Il ragazzo si vide costretto a seguirla, seppur seccato dal comportamento insolente della biondina.
Una volta entrati, Ino si affacciò allo stipite della porta e mandò un bacio alla madre schioccando le labbra, dopo di che richiuse l’entrata.

Quell’ingresso a quanto pare conduceva alla serra degli Yamanaka. Naruto spalancò lievemente gli occhi meravigliato guardandosi attorno.
Filodendri, celatee, kenzie, azalee e ficus erano posti in fila dentro i vasi occupando ogni lato del locale. Quelle piante dalle grandi foglie, insieme alla luce che penetrava dalle ampie vetrate verdi, contribuivano a lasciar all’interno della stanza un particolare chiarore verdastro, pareva di ritrovarsi immersi in un’oasi naturale.
Ino si sedette sul massiccio tavolo di legno posto al centro dell’ambiente, incrociando con velata malizia le gambe da una parte e poi dall’altra.
Naruto rimase fermo in piedi vicino alla porta sviando lo sguardo ghiacciato di Ino che lo stava scrutando dalla testa ai piedi.

“Come mai già in piedi di mattina presto?” Prese l’iniziativa visto che il biondo non si decideva a spiccicar parola.
“In verità non ho chiuso occhio stanotte, tanto valeva che mi alzassi.” Replicò Naruto grattandosi il capo.
“Vedo che ti stai dando da fare con Hinata-chan se non hai il tempo neppure per dormire.” Ino rise maliziosa, ricevendo di risposta un’occhiataccia intimidatrice.
A quanto pareva Naruto non era in vena di battutine provocatorie.
Restarono in silenzio per qualche minuto, finché Ino spazientita sbottò.  “Allora?” Domandandosi perché Naruto non si decidesse a cominciare il discorso.
Uzumaki alzò finalmente lo sguardo affrontando quello di Ino.
“Di che mi devi parlare?” Rimbeccò acida, osservandosi con interesse le unghie laccate di violetto.
Il ragazzo s'avvicinò di qualche passo incrociando le braccia. “Di Sakura.” Rispose secco.
Sul volto della ninja comparve un sorrisetto smorzato. “Che problema c’è?”
“E chi ti ha detto che c’è un problema?” Chiese Naruto stupendosi di se stesso, quell’attenzione eccessiva alle parole degli altri non era da lui.
“Eh? Ma io non lo so! Sto solo chiedendo.” Si giustificò lei piuttosto offesa dal tono brusco usato dall’altro.
Naruto sviò lo sguardo sbuffando, poi aspettò qualche secondo per cercare le parole adatte. Non sapeva come introdurre la questione senza essere troppo esplicito.
“Non hai notato che Sakura è un po’ strana in questo periodo?” Domandò infine tentennando.
La risata cristallina di Ino riempì immediatamente il locale.
“Sakura strana? E cosa c’è di strano?” Giocò con le parole divertita gesticolando con grazia.
“Nel senso che si comporta in modo anomalo, non ci hai fatto caso? Non ti ha mai parlato di certe cose?” Insisté Naruto irritato da quell’inopportuna ilarità.
“Fronte spaziosa è sempre stata strana.” Rispose con la voce frammista a una risata.
Naruto sbuffò portandosi una mano alla fronte. Ino non lo stava ascoltando seriamente, continuava solo a ridere come un’oca.
“Poi sarà anche una brava ragazza non lo nego, ma è sempre stata isterica, banale e sì, mi dispiace aggiungerlo, ma anche un po’ racchietta.” Seguitò allungando le labbra rosate in un sorriso.
“Non c’è niente di divertente, Sakura-chan sta passando un brutto periodo. C’è qualcosa che non va, la trovo cambiata, sta male e non sto scherzando.” Ribatté risentito, senza però ottenere una repentina reazione da parte dell'altra.
“Sai che ti dico? Credo di aver sbagliato a voler parlare con te, pensavo fossi sua amica.”  Aggiunse secco.
Ino scese veloce dalla scrivania e avanzando a grandi falcate si fermò a meno di un metro da lui.
“Fronte Spaziosa che problemi ha?” Forse una lieve nota di preoccupazione velava la sua voce squillante.
Naruto storse il viso in una smorfia contrariata. “Non posso dire gli affari suoi a chiunque.”
La ragazza si avvicinò ancora e a pochi centimetri da lui iniziò a strepitare. “Io secondo te sono un chiunque? Chi cazzo vuoi che l’abbia consolata, mentre tu non c’eri? Chi vuoi che sia stato? Io e Sai, Sai ed io. Io sono stata la spalla su cui ha pianto, io ero lì a confortarla, mentre tu dov’eri? Eh, dov’eri? Sakura ha dovuto patire l’addio di Sasuke e come se non bastasse ha visto anche te partire senza dirle una parola! Se ha qualche problema Naruto, se c’è qualcosa che non va, fattene una ragione, prenditene la responsabilità. Perché la colpa è tua!”

Aveva visto quelle labbra chiudersi, contrarsi e inasprirsi a un soffio da lui senza batter ciglio. Nuovamente, in una tonalità molto meno pacata rispetto a quella di Sai gli venivano sputate in faccia le sue mancanze. Ancora una volta la voragine del senso di colpa, ricucita abilmente da Hinata in un mese, si stava riaprendo sotto le affilate come coltelli parole di Ino. Abbassò lo sguardo di fronte alla ragazza che con un ampio respiro riprendeva fiato.
“Dimmi cos’ha Sakura.” Ordinò impellente portandosi le mani ai morbidi fianchi.
A questo punto non poteva far altro che raccontargli tutto, mentre i ricordi della notte precedente tornavano a fargli visita più vividi che mai…




“Psst, psst.”
Naruto si rigirò nel letto dormendo.
“Psst, psst.”
Mugugnò qualcosa d’incomprensibile, voltandosi di schiena tra le lenzuola ancora immerso nel mondo dei sogni.
“Hey Naruto, sveglia dai.”
Sgranò gli occhi nell’oscurità destandosi di soprassalto. In un lasso di tempo decisamente lungo i suoi sensi si erano fatti vivi interrompendogli il sonno di fronte a quei seccanti bisbigli.
Si guardò attorno assottigliando lo sguardo per riuscire a scorgere qualcosa nel buio, un groppo alla gola lo attanagliava, mentre il cuore accelerava il battito impazzito. Si lasciò prendere dall’angoscia finché non distinse la figura di Sakura nell'oscurità.
La giovane in piedi davanti alla finestra spalancata, le cui tende volteggiavano sospinte della brezza notturna, sorrise irriverente quando lo sguardo di Naruto si posò su di lei.
“Sakura?!” La chiamò in un soffio di fiato che mal celava la voce palpitante dal turbamento.
La ragazza allungò ancor di più il sorriso avvicinandosi al letto.
“Si può sapere che ci fai qui?” Naruto si alzò di scatto gettando le lenzuola al suolo.
“Scusa se mi sono introdotta di nascosto e per di più a quest’ora, ma avevo un assoluto bisogno di parlarti Naruto-kun.” Mormorò con i grandi occhi verdi che brillavano di eccitazione.
Il ragazzo storse la bocca, contrito.
“Oggi,"
“Oggi cosa?” Naruto la calpestò con la voce.
“Oggi volevo parlarti.” Si accostò a lui sfiorandogli il braccio. “E-era per questo che nel pomeriggio stavo di fronte a casa tua. Dovevo parlare con te.” Pronunciò esaltata, quasi fosse un intimo segreto.
“Però c’era Hinata e quindi non potevo, ma siccome è una cosa importante non sopportavo di aspettare fino a domani.”
“Sei entrata dalla finestra.” Osservò Naruto con gli occhi blu persi nel vuoto, la mente affogata in un turbinio di pensieri.
“Sì sì dalla finestra, ma che importa? Ascolta quello che ti devo dire.” Continuò lei scrollandolo per una manica del pigiama per ricercare il suo sguardo.
“Mi avevi detto che eri uscita per Sai, mi hai mentito.” Continuò Naruto con una punta di dispiacere. Pensava già che quella di Sai fosse stata solo una scusa, ma non ne aveva ancora la certezza come ora.
“Dai, ma allora? Una piccola bugia a fin di bene, volevo parlarti quando eravamo da soli. Ora ascoltami.” Disse leggermente imperante nel tono.

- Sì, va bene. L’amica arriva in piena notte a casa sua passando per la finestra per dirgli qualcosa d’importante, potrebbe anche starci -.
Cercava di autoconvincersi della normalità dei comportamenti di Sakura, ma era tutto troppo atipico, troppo strano. Avrebbe desiderato così tanto urlare - Rivoglio la mia Sakura! - invece di rimanere fermo a fissare il nulla con pensieri crucciosi ad aggrovigliarli lo stomaco.

“Naruto.” Sakura lo richiamò.
Il ragazzo si volse verso di lei, negli occhi aveva un’incredibile sfumatura di malinconia come se avesse ormai intuito ogni cosa.
“Dimmi.”
“Ho visto Sasuke.” Sibilo appena percettibile.
Ora in quello sguardo languido riverberò un fuoco di rabbia ridotta a frustrazione. Afferrò con forza il braccio di Sakura strattonandola. Una sola voce nella mente che ruggiva - La mia Sakura! La mia Sakura! Ritorna in te! Ritorna in te! -.
La giovane si ritrasse spaventata da quella presa ferrea, senza però riuscire a liberarsi.
“Non hai visto nessun Sasuke! Smettila di farti delle illusioni, non capisci che è tutto nella tua testa?!” Alzò la voce disperato.
“Lasciami mi fai male.” Il lamento di lei fu reso silenzio dallo sfogo di Naruto.
“Tu non hai visto niente! Dimmi che non hai visto niente!”
“Ma io l’ho visto Naruto e ci ho anche parlato! Mi ha detto che è tornato per noi, Naruto-kun!” Sakura incominciò a urlare a sua volta per sovrastare la voce dell’amico.
“Non è possibile, è assurdo! Sakura ti prego, torna com’eri un tempo, basta con queste stronzate!”
“Non sono affatto stronzate! Devi credermi, che cosa ci guadagnerei a mentirti? Ti sto dicendo la sola e unica verità, tu sei l’unico con cui posso confidarmi. Credimi Naruto!” L’esasperazione di Sakura fluiva fuori da quelle labbra rosate a ogni parola.
Naruto lasciò la presa di scatto così che la ragazza smise di divincolarsi. Sentiva piccole lacrime pungergli gli occhi e il rinascere del dubbio sconcertante che forse Sakura era sincera, che il loro Sas’ke era veramente tornato. Quanto avrebbe desiderato che fosse vero.
“Scusami.” Bofonchiò notando che si massaggiava il braccio dolente.
“Non fa nulla.” Rispose atona tenendo lo sguardo basso e torturandosi il labbro inferiore con i denti. “Questa volta mi ha parlato, ha detto che era tornato per noi e per sempre.” Continuò con l’ovvio soggetto di Sasuke.
Naruto sbuffò sedendosi pesantemente sul letto.
“Non è da lui fare una cosa del genere.” Disse, un sorriso amaro sulle labbra.
“No, infatti.” Confermò Sakura. Entrambi si erano calmati, come consapevoli che litigare e imporsi con forza non avrebbe giovato a nessuno dei due e se mai, peggiorato soltanto la situazione.
“Cosa devo fare perché tu mi creda?” Domandò la giovane sospirando demoralizzata.
Naruto alzò il volto incontrando quegli occhi di smeraldo.
“Finché non lo vedo, non ci credo.” Rispose con un sorrisetto ironico, seppur triste.
Vide gli occhi di Sakura sgranarsi appena, come se fosse rimasta colpita da quella frase di certo poco seria.
“Scusami ancora per prima, per averti urlato contro.” Mormorò ancora, in quel momento Sakura gli sembrava così indifesa e terribilmente fragile.
“Mi hai già chiesto scusa, a posto.”
“Vorrei che tornassimo come prima, alla normalità di sempre. Vorrei che mettessi da parte questa faccenda di Sasuke. Io ti capisco Sakura, non sempre si riesce ad esser forti e a non farsi sovrastare dal dolore. A volte si può rimanere ossessionati dalle persone che si amano e che ci hanno fatto soffrire, può accadere anche di non riuscire più a distinguere ciò che è reale da ciò che…”
“Mi stai dando della pazza?” Lo fulminò con lo sguardo.
Naruto negò leggermente con il capo, ma non riuscì ad aggiungere altro.
“Ascoltami bene. Io ti dimostrerò che Sasuke è davvero tornato, riuscirò a fartelo incontrare se è questo quello che ti serve per credermi. Ora scusami se ti ho disturbato a quest’ora di notte. Me ne vado.” Disse greve con lo sguardo verde più penetrante che mai.
Il ninja si portò una mano al volto per poi passarsela tra i capelli spettinandoli. Non riusciva a reggere il confronto con quegli occhi verdi carichi di delusione.
Sakura raggiunse la finestra sedendosi sul davanzale, poi si voltò di nuovo verso Naruto con la lunga chioma rosa scompigliati dalla brezza.
“Non te ne andare Sakura-chan.” Il suo debole sussurro fu inghiottito dall’oscurità del monolocale. Il ragazzo rivolse lo sguardo alla giovane resa di una bellezza rarefatta dai riflessi della luce lunare che faceva capolino dallo spicchio di cielo alla finestra.

“Naruto, ti auguro con tutto il cuore che tu sia sempre creduto da tutti e che non ti ritroverai mai nella mia stessa situazione.”
Un sorriso labile e poi scivolò via nella notte.





















Angolino Autrice:

Bene, bene, anzi, male, male, ecco a voi un nuovo capitolo! Diciamo che non succede granché, è il tipico capitolo di transizione insomma, il prossimo magari sarà già un po’ più carino, o così spero.
Ringrazio moltissimo come al solito Vaius, mio unico e speciale recensore :) Dico sul serio, apprezzo tantissimo che ti prendi la briga di leggere e lasciarmi sempre una recensione, spero che comunque non ti sentirai mai obbligato a farlo, visto che sei l’unico. Con o senza commenti sono decisa a portare avanti questa storia fino alla fine!
Ringrazio anche Archangel e brody87 che hanno messo la storia tra i preferiti e tutti coloro che leggono.


Alla prossima.















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Capitolo 5
*** You haven't choice, you must believe me! ***





You haven't choice, you must believe me!







Corse veloce tagliando per i prati pur di accorciare la strada. Avanzava a grandi balzi e guizzi agitando al vento le braccia ogni qualvolta si trovasse sospesa da terra. Le labbra si schiudevano a ritmo di un buffo ritornello dalle rime banali e scontate.

“Oh Sasuke dove sei andato?
Io per anni ti ho aspettato!
Oh mio Sasuke, sei forse tornato?
Non ti ho mai dimenticato.

Tittete, tattete, to,
lui di certo tornò,
e tutto più bello sarà,
tittete, tattete, tà.
 
Che io stia bene non so,
sta di fatto Sasuke tornò,
per amarmi come si deve,
avrò fatto bene a non tagliarmi le vene?”

Ultimo battito di ali e incollò i piedi a terra. Osservò incuriosita l’imponente porta in legno della palazzina recante il numero quattordici. Spalancò leggermente gli occhi verdi da gatta lasciando sfociare un piccolo sorriso sul volto. Si portò una ciocca di capelli rosati dietro l’orecchio e con un forte sospiro strinse ancor più a sé le vesti che teneva in mano: una camicia bianca, un paio di pantaloni scuri e una lunga cintura di corda bluastra. Sorrise nuovamente dandosi coraggio, dopodiché varco la soglia dell’edificio.
Una breve rampa di scale e raggiunse l’appartamento, bussò più volte a colpi cadenzati, quasi a voler ricreare una musicalità.

In breve due occhi di pece incastonati in un avvenente viso si presentarono all’uscio di casa. Leggere occhiaie andavano a descrivere il pallore dell’incarnato, mentre i capelli neri ricadevano scomposti sulla fronte.
“Ciao Sai!” Esclamò Sakura su di giri spostando irrequieta il proprio peso da una gamba all’altra.
“Ciao.” La voce impastata dell’altro rispose annoiata al saluto.
“Mi fai entrare?” Domandò distendendo le braccia davanti a sé, come a voler metter in evidenza il carico d’indumenti.
Sai rimase un istante a fissarla basito, in seguito si fece da parte. “Entra.” Mormorò.
“Grazie.” La ragazza non se lo fece ripetere due volte e avanzò spedita. Arrivata al centro della sala rigirò più volte su se stessa ammirando i vari quadri che ornavano le pareti e le tele sui piedistalli ancora da terminare.
Sai chiuse la porta per poi rivolgersi alla ragazza. “Come stai?”
“Non c’è male, grazie.” Rispose rapida rivolgendogli un ampio sorriso.
“Cos’hai lì?” Domandò avvicinandosi a Sakura e indicò i vestiti.
“Ho portato gli abiti.” Replicò radiosa. Li poggiò su uno dei pochi mobili dell'appartamento, per incominciare a mostrarli uno a uno al ragazzo.
“Questa è la camicia.” Disse aprendogli davanti agli occhi la grande maglia di lino bianco. La portò al viso, immergendosi in essa per odorarne il colletto.
“Lo sapevo.” Annunciò estasiata. “Ha ancora il suo profumo.” Abbassò lo sguardo arrossendo.
Sai schiuse la bocca pronto a ribattere, ma fu subito fermato da Sakura che proseguì con il discorso.
“Guarda, qui i pantaloni,” Mostrò i calzoni morbidi di tessuto nero. “il copri pantaloni, o qualunque cosa sia...” Protrasse l’elenco presentando un manto azzurrognolo. “e la cintura.” Tese tra le mani un lembo della lunga corda strattonandolo, quasi a volerne dimostrare la resistenza.
“Dove li hai presi?” Chiese Sai scostandosi di scatto la frangia dagli occhi.
“Me l'ha dati lui.” Ribatté decisa Sakura, provocando una lieve risata nel compagno.
“No, dai, dico sul serio.” Si dipinse sul viso di Sai un morbido sorriso.
“Il fatto che mia madre sia anche una brava sarta, ti assicuro che non c'entra niente.” Disse sviando lo sguardo altrove.
“Oh sì, infatti, non c'entra nulla, tranquilla.” Replicò Sai divertito.
Sakura si avvicinò ulteriormente a lui offrendogli i vestiti, si tormentava il labbro inferiore e sul viso traspariva una leggera nota di nervosismo.
“Senti, fammi questo favore. Indossa questi vestiti e vieni con me.” Sussurrò dolcemente.
“E perché mai?”
Sakura si stizzì non poco a quella risposta strafottente, ma decise di lasciar correre e provò a spiegargli il suo piano.
“Vedi, Naruto non crede ancora che,” Abbassò rapidamente il tono di voce. “che Sasuke sia tornato.” Ritornò a parlare normalmente. “Perciò ho pensato che se lo vedesse con i suoi occhi, non avrebbe alcuna scusa per continuare a non credermi.”
Sakura assottigliò lo sguardo smeraldo come a voler dare maggior concretezza alle sue parole. “Purtroppo c’è un problema. Sasuke non può esporsi così tanto, accadrebbe un disastro se qualcun altro lo vedesse oltre a Naruto. No, no, no…” Scosse con vigore il capo a dimostrare la sua preoccupazione se si verificasse tale eventualità. “Troppo rischioso.” Puntualizzò.
Sai sospirò di stanchezza. “Arriva al punto, ti prego.”
“Tu assomigli moltissimo a Sasuke, da lontano Naruto non noterà alcuna differenza se indosserai questi abiti.” Addolcì gli occhi cercando di convincerlo. “Lo so che sarebbe come mentire e prendere in giro Naruto-kun, però lo facciamo a fin di bene, ed è questo ciò che conta davvero. Semplicemente lo convinceremo in un modo come un altro che Sasuke è tornato, che poi è la verità.”
Sai mosse il capo in segno di tristezza e un lieve sorriso amaro andò a segnargli il volto cereo.
“Sakura, ma Sasuke non è tornato. È solo qui,” La sfiorò lievemente all’altezza del cuore. “e qui.” Con dolcezza la colpì sulla fronte facendo scattare l’indice con il pollice.
La ragazza s’incupì in un’espressione contrita. Lasciò cadere gli abiti a terra per poi inaspettatamente stringersi a Sai in un abbraccio morboso. Si portò con la schiena al muro incominciando a strusciarsi seducente contro il ragazzo.
“Ovviamente se mi farai questo favore, avrai qualcosa in cambio.” Bisbigliò lasciva ammorbidendo lo sguardo, mentre con una mano gli accarezzava la pelle nivea del collo.
Sai rimase interdetto, colto com’era alla sprovvista, dal tentativo di seduzione di Sakura, ma subito si riaccese in lui il sarcasmo.
“Anche in questo caso, sarei ancora io a farti un favore.” Mormorò sorridendo.
“Non dire così, potresti offendermi.” Si sforzò di mantenersi carina e affabile. Nonostante fosse arrossita in volto dalla rabbia a causa dell’evidente offesa presente in quelle parole, continuò a muoversi sinuosa su di lui e con nonchalance fece scendere le dita sempre più in basso verso la cinta dei pantaloni.

A quel punto Sai si lasciò travolgere dall’impulso dei sentimenti, non si pose domande, smise semplicemente di pensare. Senza quasi rendersene conto annullò la già minima distanza che lo separava da Sakura e cingendole il viso tra le mani posò un casto bacio su quelle labbra rosate. Impresse le labbra sulle sue lasciandole combaciare, ma proprio mentre era già pronto a distaccarsi, presa coscienza di ciò che stava facendo, sentì la lingua di lei entrargli con brutalità in bocca senza alcun permesso. Il gioco di lingue durò pochissimo. Si assaporarono gli umori per un breve attimo.
Gusto melanzana, decretò Sai.
Appena vi riuscì si separò di scatto da Sakura, scansò il volto di lato e sputò sul pavimento.
La ragazza osservò quel gesto con occhi sgranati, terribilmente ferita da quell’atto e dalle parole che lo seguirono.
“Cazzo che schif… s-scusami…” Blaterò appena percettibile Sai, pulendosi di malavoglia le labbra con la manica.
All’improvviso percepì un fortissimo bruciore alla guancia. Lo schiaffo violentissimo di Sakura lo aveva colpito in pieno volto facendolo voltare quasi completamente a destra. Ora sul pallore del viso compariva il nitido segno rosso delle cinque dita di una mano, una bella impronta dolorosa. Sai arricciò le labbra in una smorfia di sofferenza. Si volse verso la giovane con eccessiva lentezza conficcando come chiodi i suoi occhi d’onice a quelli verdi di lei.
“Mi hai fatto male.” Mormorò massaggiandosi la guancia indolenzita, ancora sconcertato dalla reazione violenta della ragazza.
“Te lo sei meritato stronzo!” Sbraitò rabbiosa allontanandolo da sé con una gomitata. Si chinò a raccogliere con furia i vestiti caduti al suolo.
“Sakura mi dispiace.” Cercò di scusarti Sai inutilmente.
Quando la ragazza alzò lo sguardo nel sentire quelle parole, lui si lasciò sfuggire un sorriso appena accennato. Non era un sorriso di scherno, piuttosto era acre e malinconico, ma fu interpretato nel peggiore dei modi da Sakura.
“Bravo continua a prendermi in giro se ti diverte. Per me dovresti solo vergognarti, stronzo.” Commentò aspra, mentre voluminose lacrime incominciavano a farle capolino dagli occhi.
Sakura si diresse spedita verso l’ingresso, ormai completamente rossa in viso e con grosse lacrime a solcarle le guance, non ne poteva più di rimanere in quel posto con lui.
“Non è così, aspetta…” Mormorò Sai allungando un braccio verso l'amica nel tentativo di fermarla, ma lei lo scansò appena in tempo uscendo di corsa fuori dalla porta.

Una volta solo, rimase a fissare immobile la porta di fronte a sé, avvicinandosi di qualche passo lasciò sbattere con forza la propria fronte contro la ruvida superficie in legno.
Come aveva potuto essere tanto stupido?
Come aveva potuto approfittarsi in quel modo di Sakura, per di più essendo anche a conoscenza dei problemi che l’affliggevano? Non riusciva a dare una spiegazione razionale al suo gesto sconsiderato. Aveva baciato Sakura e senza alcun apparente motivo. Era riuscito solo a farla soffrire.
“Coglione.” Si denigrò da solo ad alta voce.
Contro qualsiasi possibile previsione, l’emozioni avevano preso il sopravvento su di lui. Non aveva saputo affrontarle e aveva semplicemente agito sull’onda di quei sentimenti.
Decise di nominarli per farsi chiarezza.
Sì, quel bacio era frutto di compatimento e tenerezza.
















Angolino autrice:

Ed ecco qui sfornato il capitolo cinque, speravo di aggiornare prima, ma questa settimana la scuola non mi ha lasciato scampo -___-
Non dico niente sul capitolo, lascio a voi giudicare le due strane personcine che lo abitano.
Come sempre ringrazio moltissimo Vaius! Sono veramente felice di sapere che la storia t’interessa, e spero di non averti deluso.
Ringrazio come sempre tutti coloro che leggono, che hanno inserito la storia nelle seguite o nelle preferite, ^-^ mi piacerebbe molto sapere cosa ne pensate, discorrere con voi l’evolversi della storia e magari se avete qualche dritta da darmi per aiutarmi a migliorare.


Alla prossima!










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Capitolo 6
*** The boy, the tree and the dube ***






The boy
, the tree and the dube






Fa nulla. Si asciugò con forza le lacrime. Non importa. Correva ancora con gli occhi offuscati dal pianto. Chi se ne frega.
Si fermò di colpo stringendo tra le braccia tremanti gli abiti. Il peso delle parole di Sai era divenuto troppo doloroso per continuare ad avanzare come se niente fosse. L’avevano ferita, come coltelli affilat, nella sua dignità di donna, nella sua più intima femminilità.
Si morse il labbro inferiore ferocemente, soffocando i lamenti del pianto e diventando rossa in viso dallo sforzo di trattenere le lacrime. Spense i singhiozzi affondando il volto nella bianca camicia che stringeva fra le mani.

E così… a Sai lei faceva schifo.

Il pensiero gli provocò un profondo tuffo al cuore. Sakura s’inabissò ancor più nella candida veste ficcandosi un lembo di questa in bocca.
“Stronzo!” Strozzò il lamento nella stoffa.

Rimase per un lungo periodo nella stessa posizione, immobile in piedi, sprofondata in quella camicia. Poco le importava delle occhiate curiose dei rari passanti.
Rialzò il viso con lentezza, un tetro sorriso a delinearle le labbra. “Fa niente.” Mormorò tra sé e sé.
“Non importa.” Continuò il monologo. “Se Sai si rifiuta di aiutarmi, a me non interessa.”
Assottigliò lo sguardo come pervasa da una spiacevole riflessione. “Non me ne frega niente anche se pensa che sono un racchia.” Sbottò con una lieve incrinatura nella voce.
“Non ho bisogno di lui.” A quel punto scoppiò a ridere mestamente, ma in modo acuto.
“Sono proprio scema! Stupidissima! Ma come ho fatto a non pensarci prima?! Ah Ah Ah!” Si portò una mano alla fronte aggiungendo tono alla risata poi iniziò a rigirare su se stessa. Prendendo la camicia per le maniche la lasciò sventolare sospinta dal movimento delle piroette, mentre i pantaloni e cintura cadevano a terra senza che Sakura ci facesse caso. Proprio come Sai, anche quegli abiti non servivano più a nulla.
Ma come diavolo aveva fatto a non pensarci prima? Possibile che non ci fosse arrivata subito?
Qualunque ninja avrebbe potuto prendere il posto di Sasuke, proprio qualsiasi. Eera sufficiente sapere la tecnica della moltiplicazione del corpo e della trasformazione e poi un qualsivoglia, ordinario e mediocre ninja avrebbe potuto fingersi per pochi minuti un autentico Sasuke Uchiha.

Sakura sorrise radiosa lasciando volteggiare al suolo anche la blusa candida che andò a far compagnia agli altri indumenti. Congiunse le mani per formare i sigilli ed eseguire la tecnica. Un instante dopo, da una nuvoletta di fumo che si dissipò in breve, comparve la sua copia perfetta.
“Stessi occhi rossi di pianto!” Rise Sakura schiacciando il cinque con la gemella. “E ora,” Le mani della copia si posizionarono per la tecnica successiva.
“Tecnica della trasformazione del corpo!”
Davanti a lei comparve in uno sbuffo bluastro niente meno che Sasuke Uchiha. Bellissimo, perfetto in ogni particolare, perché ogni singola caratteristica di quel volto che seguiva con assoluta precisione i canoni di fascino e bellezza, era impresso indelebilmente nella mente della ragazza.
Sakura accarezzò il volto della copia con infinita delicatezza, negli occhi un’espressione sognante e desiderosa, come se fosse rimasta per un attimo confusa dalla vera identità del ragazzo innanzi a lei. Ritrasse la mano di colpo, continuando però ad ammirare con sguardo accattivante la sua creazione. “Ottimo lavoro Sakura.” Commentò a bassa voce.
Si voltarono contemporaneamente in direzioni opposte. Ora doveva solo trovare Naruto, convincerlo a seguirla, e dopodiché la parte più complessa, in altre parole, persuaderlo una volta per tutte che Lui fosse tornato.



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In quanti posti avrebbe potuto trovarsi Naruto? Nel suo monolocale? No, non c’era. A casa della Hyuuga? Meglio scartare l’ipotesi, in qualunque caso non sarebbe andata a verificare. Hichiraku Ramen? Ovviamente.

Il biondissimo ninja era proprio seduto al suddetto chiosco intento nella tipica colazione, o meglio abbuffata mattutina.
Sakura s'avvicinò cauta fino a ritrovarsi dietro le spalle dell’amico, si chinò leggermente andato a solleticargli il collo con i lunghi capelli rosati.
“Buongiorno Naruto-kun.” Soffiò al suo orecchio con voce vibrante.
Il ragazzo mandò giù di traverso gli spaghetti che stava masticando soffocandosi quasi per la sorpresa. Incominciò a tossire e a picchiarsi il petto sperando di riuscire a inghiottire il boccone molesto.
“Sakura-chan couff.. che… couff couff, spavento...” Tossì ancora più volte girandosi appena per guardarla in viso. Lei d’altra parte arretrò di qualche passo stupita dalla reazione di Naruto, di certo non era sua intenzione farlo morire strozzato.
Il ninja si era alzato in piedi continuando con una nuova serie di colpi di tosse, a quel punto Sakura decise di porre fine a quello strazio assestandogli una decisa pacca sulla schiena…
Forse un po’ troppo decisa.

Naruto si ribaltò sopra il ripiano del chiosco sotto gli occhi sconcertati del padrone, più che altro preoccupato che non avesse rotto nessuna scodella o bicchiere. Si rialzò lentamente mugugnando di dolore e massaggiandosi la schiena.
“Ma che dico Sakura sei impazzita per caso?” Sbottò stizzito, se non altro la tosse, almeno quella, gli era passata.
“Ragazzi per favore, cercate di stare attenti o dovrete pagarmeli voi i danni.” Disse il Signor Ichiraku, ma fu prontamente ignorato da entrambi che continuarono nel loro battibecco.
“Ho solo cercato di aiutarti, ingrato!” Sbraitò la giovane portandosi le mani ai fianchi. “Tra un po’ crepavi soffocato!”
“E indovina grazie a chi.” Vociò Naruto risentito. “E poi meglio crepare strozzato che con la schiena spezzata a metà.”
“Esageroso.” Blaterò Sakura sviando lo sguardo altrove.
Naruto sollevò le braccia per stiracchiare la schiena facendola scrocchiare.
“Be’ Sakura, volevi solo salutarmi, erg intendevo, attentare alla mia vita o avevi bisogno di qualcosa?” Borbottò imbronciandosi e incrociando le braccia. La ragazza cercò d’ignorare con tutta se stessa la precisazione ironica di Naruto. Anche se avrebbe voluto continuare a sbraitargli contro aveva bisogno di tenerselo buono, altrimenti tutto il piano sarebbe andato in fumo.
Si sforzò d’addolcire lo sguardo, a rilassare il volto in un sorriso di convenienza, ma che sembrasse sincero, e nello zuccherare a dovere il tono di voce.
“Ecco, veramente ero venuta per chiederti di andare insieme al parco.” Disse fulgida ripiegando i piedi verso l’interno e giocando intimidita con l’orlo dell’abito.
L’espressione corrucciata di Naruto si rasserenò immediatamente, esplodendo in un ampio e caldo sorriso.
“Se me lo chiedi così, certo che vengo Sakura-chan!” Ridacchiò portandosi una mano dietro la testa.
Per quanto innamorato di Hinata, non riusciva a desistere dal fascino che ancora Sakura esercitava su di lui, anche se non sentiva più per lei quel sentimento d’amore, sarebbe stato capace di qualsiasi cosa per renderla felice. E poi andando con l'amica al parco forse sarebbe riuscito ad aprire un dialogo su quello che era successo due notti fa, quando si era intrufolata a casa sua delirando riguardo a Sasuke. Se fosse stato abbastanza bravo l’avrebbe addirittura convinta ad andare a parlarne con Tsunade insieme, come anche Ino gli aveva consigliato, trovando così un rimedio a quella strana fisima e ai suoi comportamenti anomali.


Sakura non riusciva a contenere l’agitazione. Superava Naruto allungando il passo per poi volteggiare su se stessa e girarsi nuovamente verso di lui, univa i piedi e portava il seno in avanti con le mani allacciate dietro la schiena.
“Naruto-kun e daaaai!” Lo esortò con un ampio sorriso mettendosi al suo stesso passo.
“E dai cosa?” Domandò confuso il ragazzo che ancora non aveva compreso la fretta dell’amica.
Sakura ampliò ancor più il sorriso socchiudendo gli occhi in un’espressione serena.
“Chi arriva ultimo è una testa quadra della peggior specie!” Esclamò iniziando a correre via con le braccia tese orizzontalmente come le ali di un pennuto.
Naruto si lasciò sfuggire un lieve sorrisetto divertito prima di iniziare a inseguire la compagna.
“Sakura-chan aspetta!!” Gridò allegro, in quel momento gli sembrava di essere tornato agli albori del team sette.
“Mica sono scema!” Rispose la ragazza scoppiando in una fresca risata.

Volarono sopra i tetti e poi giù per i vicoli più stretti. Ovunque Sakura decidesse di tuffarsi Naruto la rincorreva senza però volerla mai superare.
Ben presto si ritrovarono nel grande parco di Konoha, al margine di un bosco.

Sakura s’inchiodò ai piedi di un’imponente quercia appoggiandosi di spalle al tronco. Rideva affannata, mentre cercava di riprendere fiato. Naruto si mise di fronte a lei inclinando di poco il viso con una particolare espressione felice.
Rimasero per alcuni minuti in un silenzio screziato dalle sottili risate di Sakura, che stramente non era ancora riuscita a ristabilizzare il respiro.

“Testa quadra.” Mormorò sorniona spezzando il silenzio.
Naruto non rispose immediatamente, sorrise soltanto intenerendo lo sguardo celeste. “Lo sapevo già, non sei la prima a dirmelo.” Obiettò pacato.
Sakura capì all’istante il riferimento alla persona, ma decise di non aggiungere commenti.
Vedendo che non pronunciava parola, Naruto decise di iniziare a intavolare un discorso serio. Si era preposto già dal giorno prima di aiutare Sakura e ora era il momento di incominciare a fare qualcosa di concreto.
“Ascolta,” Sviò per un attimo lo sguardo leggermente imbarazzato. “ho pensato molto a quello che è successo due sere fa, quando sei venuta da me per parlarmi di lui…”
“Anch’io ho pensato molto a questo.” Lo interruppe con cipiglio deciso.
“Ah, bene.” Mormorò sfregandosi la zazzera bionda. “Meglio così, perché è proprio di questo che ti vorrei parlare. Non ti arrabbiare però, ma...”
“Dipende.” Lo bloccò guardandosi le doppie punte di una ciocca di capelli.
“Be’, sì ecco, cioè,” S’incartavellò un attimo Naruto per cercare le parole. “sono arrivato alla conclusione che dovremmo parlarne di questa storia con Tsunade-sama, insieme. Sono certo che lei saprà capirti Sakura e non dovrai temere per la vita di Sasuke, perché l’Hokage sa cosa ci lega a lui, è dalla nostra parte, non potrebbe mai permettere che gli accada qualcosa.”
Sakura si rigirò la ciocca rosata tra le dita affilando lo sguardo.
“Che ne dici?” Domandò accennando un sorriso e volgendo i palmi delle mani aperte verso la ragazza. Un pensiero amaro si fece strada nella sua mente, era palese di come stesse trattando Sakura, alla stessa maniere con cui ci si rivolge ai bambini piccoli. Si è gentili, solo all’apparenza accondiscendenti, subdoli nel fingersi dalla loro parte e di credergli, nel tentativo di inculcarli le proprie idee in testa. Lui che usava queste maniere con l’intelligentissima Sakura, la testa quadra ora prendeva la sua bambina per mano e la conduceva verso la giusta via, ruoli che s’invertivano, o meglio deformavano. Assurdo.

“Quella notte mi hai detto che finché non l’avessi visto non mi avresti creduta. Ovviamente ho preso le tue parole alla lettera.” Disse Sakura questa volta sollevando gli occhi su Naruto.
In un certo senso lui già si aspettava che le sue parole finissero ignorate, ultimamente accadeva fin troppo spesso con Sakura, ma decise di non demordere.
“Non cambiare discorso, rispondimi. Andremo a parlarne con Tsunade, vero?” Insistette avvicinandosi ancor di più.
“Sì, va bene, come vuoi. Ora però girati.” Alzò il tono di voce nell’impartirgli l’ordine di voltarsi. Naruto rimase sorpreso per due motivi, sia la facilità con cui Sakura aveva accettato la proposta, sia per l’intonazione brusca e imperante della sua voce.
“Davvero va bene? Da che parte devo guardare?” Le domande scaturirono immediate una dietro l’altra nello stesso ordine dei suoi pensieri.
Sakura gli afferrò con rapidità un braccio strattonandolo con mala grazia. “A sinistra.” Biascicò veloce.

Naruto si voltò di scatto nella direzione suggerita. Non c’era nulla di particolare. Il solito paesaggio, l’erba, il prato, la quercia, il ragazzo dietro l’albero. Assottigliò lo sguardo in quel punto preciso.

L’albero.
Il ragazzo.
Il ragazzo dietro l’albero.

Il cuore gli saltò in gola per poi morirci. Gli occhi celesti s’intorbidarono di blu sgranandosi come non mai, mentre perfino le labbra perplesse sillabavano prive di voce il suo nome.

"Sa-su-ke".

Si rivolse a Sakura per un istante aspettandosi un cenno d’intesa, o qualsiasi altra cosa che gli desse conferma che ciò che vedeva non era solo il frutto della sua immaginazione.
Sakura annuì appena, sorridendo lieve. Subito Naruto tornò a guardare verso quel punto in lontananza, ma niente, di Sasuke non c’era più alcuna traccia. Era bastato un singolo attimo di distrazione perché scomparisse nel nulla.
Naruto non ci pensò due volte, era già pronto a correre via per raggiungere ad ogni costo quella fugace visione, ma Sakura fu brava a intuire con largo anticipo le sue intenzioni afferrandolo saldamente per un braccio.
“Sakura! Dannazione!” Esalò sconvolto tentando di liberarsi dalla presa ferrea.
“Calmati Naruto. Se n'è già andato.” Mormorò mite, seppur continuando a stringere con forza il braccio dell’amico.
“Lo raggiungiamo! Cazzo Sakura lasciami andare!” Urlò più forte guardandola con occhi supplichevoli.
“Ti ho detto di calmarti. Ha già rischiato fin troppo. Non vorrai metterlo ancor più in pericolo incominciando a inseguirlo? Se qualcuno lo scopre ne sarai tu responsabile.” Soffiò con rabbia aggrottando le sopracciglia, mollò poi la presa allontanandolo da sé con veemenza.
Naruto curvò le spalle abbassando il capo, ormai perso ogni entusiasmo. La parola responsabilità aveva nuovamente colpito con il suo pesante fardello.
“Non serve a nulla che sia tu a inseguirlo, cerca di ragionare per una volta! Ora hai finalmente capito che è tornato sul serio, basterà solo aspettare che arrivi la giusta occasione per incontrarci.” Continuò Sakura, completamente ignorata da Naruto.
Il ragazzo alzò poco dopo il viso deglutendo a fatica.
“Davvero c’era? Non l’ho immaginato?” Domandò piano con lo sguardo smarrito.
Sakura sorrise piano intenerita. “No Naruto, è tutto vero, è tornato.” Rispose commossa.
“Sasuke è tornato davvero? Era lui davvero?” Ancora domande accennate con un filo di voce.
“Sì, sì, l’hai visto con i tuoi occhi. Sasuke-kun è tornato finalmente.” Affermò serena, una vena d’allegria a colorirle il tono di voce.
Naruto accennò un sorriso sulle labbra, un viluppo di felicità, imbarazzo, inquietudine e sorpresa.
“Come… come ho potuto non crederti.” Mormorò piano, lo sguardo rivolto alle formiche.
Sakura alzò gli occhi al cielo sbuffando.
“Lasciamo perdere baka, non lo so nemmeno io.” Gli fece la linguaccia scherzosa. Ora che lui le credeva non aveva più alcun motivo per restare seria o esser triste. Il piano aveva funzionato alla perfezione e Naruto c’era cascato in pieno.
“Perdonami. Ancora adesso mi sembra tutto così strano.” Si portò una mano alla fronte stropicciandosi il viso. Non sapeva se scoppiare a ridere di gioia, piangere disperato per aver dubitato di Sakura fino a crederla pazza o rimanere immobile senza far nulla.
Non riusciva a crederci. Dopo averlo inseguito per anni, Sasuke Uchiha faceva il suo ritorno. Appariva, scompariva, riappariva. Voleva realmente tornare alla sua vecchia vita? O semplicemente non era affatto tornato? Eppure l’aveva visto con i suoi stessi occhi, e non avrebbe mai potuto sbagliare, o confonderlo con altri.
“Sasuke è tornato.” Sbottò in una piccola risata. “Io, non so sai, ma non riesco ancora a crederci.”
Sakura non riuscì a nascondere l’espressione cupa che le calò sul volto, tuttavia negli occhi chiari di Naruto poteva cogliere un bagliore fiducioso. Era sicura. Bastava davvero perché lui le credesse completamente.
“E invece è tornato, insomma l’hai visto tu stesso.” Sorrise allargando le braccia. “Il nostro Sas’ke- kun,” Ammorbidì lo sguardo con una nota di malinconia. “ il nostro Sasuke è tornato da noi.”
“Sakura-chan mi avevi detto che gli avevi parlato. Quindi saprai perché ha deciso di tornare, vero?” Domandò Naruto, senza ricevere un’immediata risposta.
“Sakura, per favore devi dirmi ogni cosa, ti prego, tutto.” Incalzò ancora, voleva sapere tutto di quella storia, ogni particolare. Al posto dello sconforto e turbamento iniziale, ora c'era l’eccitazione, la frenesia di venire a capo di quella situazione, una strana sensazione di estasi. In fondo era così facile poter essere felice, bastava crederci. Sì, bastava.

“Io però non so nulla. L’unica volta che ho parlato con lui mi ha solo riferito che sarebbe tornato e io lo pregato di mostrarsi a te, anche solo per un attimo, per far sì che tu mi credessi. Ti giuro Naruto non so altro. Te l’ho detto che rischia molto, non può esporsi.” Cercò di rispondere con sicurezza, ma incespicò più volte nelle parole, anche se avrebbe dovuto esser pronta per una simile domanda.
L’espressione di Naruto si alterò appena, di certo non aveva ben visto quella risposta farfugliata, anzi, non aveva fatto altro che incoraggiare i suoi dubbi. Sakura lo notò e immediatamente decise d’intervenire. Si era stancata di vederlo così indeciso. Lui doveva crederle punto e chiuso, a qualunque costo Naruto avrebbe dovuto fidarsi di lei. Se Sasuke era tornato, Sasuke doveva essere creduto tornato. Sbatté un piede a terra abbassando il viso finché i capelli non le nascosero il volto. Soffocò tra le labbra la stizza, il nervoso e la rabbia. Anche dopo che l’aveva visto con i suoi stessi occhi osava ancora avere dei dubbi, questo la faceva infuriare. Soppresse in una manciata di secondi le colleriche emozioni, per dar fiducia doveva sembrare più equilibrata possibile. Alzò il viso sfoderando un piccolo e timido sorrisetto, l’avrebbe detta grossa, ma del resto un grande rischio per un grande risultato, è così che funziona.
“Eri rimasto solo tu a non credermi. In molti al villaggio sanno già del ritorno di Sasuke.” Disse decisa. E sì, questa era davvero grossa, forse troppo, avrebbe faticato a restare in piedi. Mettere in mezzo altre persone per darsi credito è un’arma a doppio taglio.
Naruto strabuzzò boccheggiando. Tutti sapevano a parte lui, proprio lui, il primo che sarebbe dovuto essere a conoscenza d’ogni cosa, pazzesco.
“Ne ho parlato con Ino di quello che mi avevi detto e lei non ne sapeva proprio nulla.” Buttò lì la frase, d'istinto, non appena gli era balzata in mente.
“Cooosa!!!” Lo strillo acuto di Sakura per poco non lo assordò. Serrò gli occhi portandosi le mani alle orecchie.
“Come hai potuto andare a riferirle tutto?! Come hai potuto fare una cosa tanto stupida quando io ti avevo detto di startene zitto!” Sillabò infine con voce profonda e roca. “Come. Hai. Potuto.”
Narutò rialzò lentamente lo sguardo, con quelle reazioni esagerate Sakura riusciva davvero a incutere timore. Le iridi verdi erano rese sottili da un’espressione accigliata, teneva i denti in mostra e serrati dal nervoso e i pugni chiusi, talmente sigillati che le nocche erano sbiancate.
“Io, credimi l’ho fatto in fin di bene. Ero preoccupato per te Sakura, volevo aiutarti e avevo bisogno di chiedere consiglio a qualcuno. E poi visto che tanto dici che lo sanno tutti, non capisco dove sia il problema.” Farfugliò in fretta.
“Infatti, tu non capisci, è proprio questo il problema. Ti avevo detto di non dire nulla a nessuno e tu che hai fatto? Idiota.” Ringhiò inacidita. La situazione volgeva del tutto a suo favore. Con questa piccola rivelazione da parte di Naruto sarebbe riuscita a fingersi infuriata e a far ricadere il discorso sulla mancanza di buon senso dell'amico, anziché sulla sua fandonia colossale.
“Ma mi hai appena detto che tutti lo sanno e poi…” Cercò di comprendere meglio l’intera situazione.
“E poi niente. Ho detto che in molti lo sapevano, non tutti. Cerca di ascoltarmi mentre parlo.” Lo interruppe brusca.
“Possibile allora che fossi io l’unico a non esserne a conoscenza? È assurdo. Avrei dovuto saperlo prima di tutti non credi? C’è qualcosa che non mi torna.” Espose i suoi dubbi sconcertato iniziando a gesticolare.
“Ma tu ne eri a conoscenza, visto che te ne ho parlato io. Non è colpa mia se non hai voluto credermi. Alcuni lo sapevano già poiché, come anche tu oggi, sono riusciti a vederlo di sfuggita. Per il resto Naruto ne so quanto te.”
“Chi sono gli altri che l’hanno visto?” La domanda sorse spontanea.
Sakura sgranò istantaneamente gli occhi, l’aveva colta di sorpresa, non gli restava altro che riprendere il ruolo dell’offesa arrabbiata a morte.
“Non intendo dirti nient’altro Naruto, come posso fidarmi di te se non riesci a tenere quella bocca chiusa:” Incrociò le braccia parlando in un tono che non avrebbe ammesso repliche.
Ma s’accorse delle intenzioni del ragazzo che nonostante tutto cercava di ribattere e lo azzittì immediatamente.
“Sasuke è tornato punto e basta. Mi credi?” Sorrise appena, amorevole. Se la rabbia non riusciva a far desistere Naruto dall’indagare. Era certa a quel punto che la dolcezza avrebbe spazzato via ogni dubbio.
“L’ho visto con i miei occhi.” Mormorò lieve con la voce che si spegneva nella calura estiva.
“Come posso continuare a non crederti Sakura…” Reclinò il capo mesto, gli occhi socchiusi s’adombrarono di un profondo blu scuro.
“Voglio crederti.” Quelle parole tramavano. Si tuffò sull’amica stringendola a sé in un abbraccio carico di passione.
Dopo un attimo d’incertezza Sakura rispose con pari intensità a quel gesto, delineando sul volto un morbido sorriso. Affogò in quelle forti braccia immergendosi sorridente nell’incavo della spalla, gli coccolò i biondi capelli in tenere carezze legandosi ancor di più a lui. Un naturale sentimento d’affetto materno fece presa su di lei, mentre percepiva il caldo corpo del ragazzo tremante così vicino al suo.
Sospirò piano, comprensiva di fronte ai sussulti incontrollati di Naruto, la sensazione che ora stesse piangendo.


















Angolino Autrice:

Ci tengo a precisare una piccola cosa: nonostante stia maltrattando in questo modo Sakura, non ho assolutamente nulla contro il suo personaggio. Ho solo pensato a un’ipotetica inclinazione, del suo amore per Sasuke, verso l’ossessione, e da qui, l’ho sviluppata fino a portarla all’esasperazione. Mi sono presa quindi una grandissima libertà con questo personaggio. Con gli altri, invece, sto cercando di non farli assolutamente uscire dall’IC, e mi auguro di essere riuscita nell’intento.
Passando ai ringraziamenti, i primi vanno ad obbligo a Vaius ^-^
Grazie infinite per le recensioni, mi stai dando lo stimolo per andare avanti ed impegnarmi di più! Hai proprio ragione, Sakura bisognerebbe inibirla, mmmh, mi sa che mi toccherà chiamare il Dottor House per questo…
Hinata è da un po’ che l’ho persa di vista, ma nel prossimo capitolo ricomparirà di nuovo e resterà abbastanza a lungo!
Infine ringrazio di cuore tutti i lettori e tutti coloro che hanno messo la storia nelle seguite.


Al prossimo aggiornamento.








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Capitolo 7
*** Oh yah, I've already known it: I'm a dobe dube... ***






Oh yah, I’ve already known it: I’m a dobe dube…










Si abbandonò al fianco di Hinata congiungendola a sé. Il tramonto del cielo di Konoha rappresentava sempre un momento memorabile, ed era diventata abitudine di Naruto e Hinata soffermarsi ogni sera sul colle Oichou ad ammirarne lo spettacolo.
Una commedia dallo sfondo infuocato e dalle soffici nuvole rosate a farne d’attori, brulicante dalle brevi apparizioni di volatili neri. Calde scie di cielo sfidavano l’orizzonte variando camaleontiche in ogni sfumatura dal rosso all’arancione, fino a che il sole nella sua lenta discesa non scompariva al di sotto di quell’immaginaria linea.
Rimasero in silenzio assaporando i giochi del cielo. Hinata teneva il capo morbidamente appoggiato al petto del ragazzo, non c’era bisogno di parole, le bastava sentire quel petto alzarsi e abbassarsi al ritmo del respiro e i battiti del cuore, che quel giorno stranamente parevano più forti e irregolari. Si scostò di poco per domandargli se ci fosse qualcosa che non andava, ma Naruto riuscì a precederla dandole già la risposta.

“Sasuke è tornato.”

Mantenne la voce calma, lo sguardo vivido e azzurro rivolto avanti a sé, sembrava quasi che riuscisse a vedere dall'altra parte del cielo.
Hinata sgranò gli occhi sbattendo ripetutamente le lunghe ciglia. Non che il ritorno di Sasuke fosse per lei motivo di gioia, rappresentava, infatti, una semplice anche se sorprendente notizia, ma comprendeva perfettamente il significato che quelle poche parole potessero avere invece per Naruto.
“L’ho visto con i miei stessi occhi oggi al parco insieme a Sakura.”
Alla parola Sakura, Hinata si velò per un attimo di tristezza. Anche se faticava ad ammetterlo, il fatto che fosse stato da solo in sua compagnia le era moto di fastidio. Nonostante questo decise di ingoiare l'amaro, in fondo non era il momento migliore per rovinare tutto con una sciocca gelosia.
“Sei riuscito a parlargli?” Domandò alzando lo sguardo su di lui che non ricambiò continuando ostinatamente a osservare l’orizzonte.
“No.”
Sopraggiunse una pausa.
“L’ho solo visto in lontananza. Eppure non posso sbagliarmi, era lui per davvero.”

Hinata si strinse ancor più al petto del ragazzo. “Lo andrai a cercare, ora?” Mormorò con voce ovattata nascondendo il viso nella maglia di Naruto.
“Vorrei, ma Sakura dice che sarebbe rischioso. È considerato da tutti un criminale, bisognerebbe aspettare che si sistemino le cose o che comunque sia lui a fare il primo passo.” Rispose incerto abbassando lo sguardo, sembrava pensasse il contrario di quanto affermava.
L’aveva cercato per anni, e ora, quando sembrava essere più vicino che mai, gli veniva detto di aspettare ancora. Per Naruto doveva essere una sofferenza non di poco conto dover raccapezzarsi su quale fosse la scelta giusta da fare. Prestar ascolto agli altri, oppure far di testa propria? Ultimamente però agire di sua iniziativa non aveva portato a buoni risultati.

“Tu ne sapevi qualcosa?” Chiese ad un tratto Naruto posando lo sguardo su Hinata.
La ragazza lo guardò stranita per poi ribattere. “Assolutamente no. Se avessi avuto anche una benché minima informazione su Sasuke stanne certo che ti avrei detto tutto. Come avrei potuto nascondere proprio a te una cosa del genere?”
“Si hai ragione, scusami. È che Sakura mi ha detto che già in molti al villaggio sapevano del ritorno di Sasuke, ma non ha voluto farmi nomi.”
Hinata smorzò una risatina.
“Già per il fatto che non ti ha dato dei nomi io sospetterei che sia falso e poi perché tante persone avrebbero dovuto mantenere il segreto? Tu saresti stato il primo a cui l’avrebbero riferito e ancor prima a Tsunade.” Rispose prontamente con una punta d’ironia che non le si addiceva. La contrariava aver capito che se già altra gente sapeva, tra questa gente era inclusa anche Sakura, ciò voleva dire che aveva già parlato a Naruto riguardo a Sasuke prima di oggi e che però il ragazzo non le aveva mai accennato il discorso.
“Quindi prima di vederlo oggi, Sakura ti aveva già parlato di Sasuke, giusto?” Gli chiese cercando di mantenersi neutrale.
Naruto deglutì appena stupendosi di come Hinata fosse riuscita a capirlo, anche se gli venne il dubbio che forse fare quell’addizione di fatti poteva rappresentare una difficoltà unicamente per lui.
“Me ne aveva solo accennato, ma non avendo alcuna prova non sono riuscito a darle fiducia.” Ammise occultando intenzionalmente ogni particolare. Pensò che fosse solo inutile e dannoso che Hinata sapesse ogni cosa. L’unico risultato che avrebbe ottenuto sarebbe stato quello di farla rimaner male per non esser stato capace di confidarsi con lei.
La giovane si morse il labbro inferiore intuendo le parole non dette nella risposta di Naruto. Socchiuse gli occhi malinconica, non l’avrebbe costretto a parlarle, se non lo faceva di sua volontà preferiva che restasse in silenzio, del resto poi, aveva comunque massima fiducia in Naruto.
“Le credi ad ogni modo ora? Sei sicuro che Sasuke abbia fatto il suo ritorno?”
“Sì, l’ho visto con i miei occhi, e voglio crederci davvero.” Naruto si lasciò scappare sulle labbra un sorriso. Il solo ripeterlo. Il solo ripetere che Sas’ke era tornato riusciva a elettrizzarlo, eccitarlo, fargli scoppiare una sorta di gioia violenta nel cuore, scuotergli l’anima nel profondo.
Hinata percepì tutto questo, l’effimera felicità di Naruto. Appoggiata in quel modo a lui riusciva a percepire come i battiti del suo cuore variavano al pronunciare il nome di Sasuke. In quel momento si sentì usurpata dal suo posto nel cuore di Naruto da ben due accattivanti individui: rosa e blu. Scosse il capo allontanando materialmente quei pensieri.
Naruto le passo con delicatezza le dita fra i lunghi capelli neri percorrendoli in tutta la loro lunghezza. Rimase con sguardo affettuoso a osservare la sua Hinata, piccola, incredibilmente delicata e bella. Si sentì per la prima volta dopo tanti anni completo, nell’amore e nell’amicizia . Si sentì felice di credere in Sakura, di credere nella certezza di esser a un passo dal riavere il suo Sasuke.

“Sono felice Hinata-chan.” Espresse semplicemente la sua emozione.
Hinata si voltò a guardarlo e Naruto colse l’occasione per far combaciare le loro labbra.
La prese a sé con un morbido bacio, avvolgente e appassionato. Penetrò quelle labbra di miele con la lingua, racchiudendole il viso tra le mani.
Lei lo lasciò fare aggrappandosi alle sue spalle con disperazione, quasi avesse paura di perderlo se per puro caso avesse lasciato la presa.
Era talmente piena del sapore di Naruto da mancarle l’aria, si lasciò così scappare un lieve gemito che accese immediatamente il desiderio dell’altro.

“Naruto!” Un breve richiamo interruppe i due amanti.

Notevolmente infastidito dall’inopportuna intromissione, il ragazzo si distaccò da Hinata che come se non si fosse accorta di nulla ricercò risentita e altrettanto vogliosa quelle labbra che si stavano allontanando.
La figura di Sai apparve poco lontano, un incantevole contrasto bianco e nero sul paesaggio incendiario del crepuscolo.
Appena lo vide, Hinata arrossì vistosamente portandosi imbarazzata un piccolo pugno chiuso davanti alla bocca, mentre Naruto alzandosi in piedi esibì guardando il compagno un’espressione mista tra il sorpreso e lo scocciato.
“Ehi Sai, che succede?” Gli domandò. Era evidente che il ragazzo lo stesse cercando.
“Naruto, non volevo disturbarti, ma…” Lasciò cadere un’occhiata eloquente su Hinata, che dal canto suo distolse prontamente lo sguardo intimidita.
“Devo parlarti.” Terminò la frase senza aggiungere altro. Era bastato il tono di voce per far intendere a Naruto l’importanza della cosa.




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Sabato,




Si portò alle labbra la tazza di caffè, mentre con sguardo ancora assonnato rimaneva a fissare la parete bianca davanti a sé.
“Buongiorno Naruto.” Disse Hinata sistemandosi sulla sedia accanto.
“Mhpf.” Fu il grugnito di risposta.
“Dormito bene?” Continuò zuccherando abbondantemente il suo latte e miele.
“Mh.” Brontolò sbadigliando svogliato.
Hinata si lasciò sfuggire un piccolo sospiro per poi bersi in una volta sola tutto il contenuto della tazza. Poi si alzò accingendosi a sparecchiare.
“Certo che siamo proprio di buonumore,” Commentò iniziando a sciacquare le poche stoviglie rimaste dalla sera precedente. “anche oggi.” Aggiunse demoralizzata.
“Già.” Ammise Naruto persistendo nel fissare la bianca parete del monolocale.
“Forse sarebbe ora di farsela passare. D’altronde sono passati ben due giorni.” Considerò mordendosi appena il labbro, stando attenta a non far sembrare le sue parole una critica. Naruto non le rispose e abbassò semplicemente lo sguardo.
“Naruto.” Lo chiamò piano riponendo l’ultimo piatto sulla mensola ad asciugare. La casa era immersa nel silenzio della mattina, spezzato solo dal lento e cadenzato ticchettio dell’acqua che gocciolava via dalle stoviglie e il fischiare melodico dei passerotti fra le fronde degli alberi.
“Immagino la tua delusione, immagino come tu possa esserti sentito nel capire che ti aveva solo preso in giro. Io stessa mi chiedo come Sakura abbia potuto fare una cosa del genere, ma non serve a nulla continuare a…”
“Basta.” La azzittì di colpo alzando la voce come se improvvisamente si fosse risvegliato da quello stato letargico. “Non voglio più parlarne di questa storia, basta così.”
Hinata gli s’avvicinò poggiandogli una mano sulla spalla e stringendola appena con affetto. Decise di portargli via dalle mani la tazzina di caffè ormai vuota, ma il ragazzo oppose resistenza e non mollò la presa.
“È finito, dai lascia che la metto a lavare.” Disse fredda, detestava quando si comportata così da bambino.
A quel punto Naruto lasciò la tazza, si portò le mani al capo e si scompigliò con furia la chioma bionda. Il solo ricordo di come Sakura fosse stata capace di prendersi gioco di lui riusciva a mandarlo in bestia. Non poteva capacitarsi di come avesse potuto fargli una cosa del genere, e soprattutto per quale assurda ragione. Da quando Sai gli aveva spiegato che cosa Sakura gli avesse proposto prima d’incontrarsi al parco con lui, l’aveva evitata come la peste. Non era ancora pronto per confrontarsi con lei e chiederle spiegazioni e non era nemmeno sicuro che valesse la pena di farlo. Eppure… no, prima o poi avrebbe dovuto affrontarla. In fondo Sakura era pur sempre Sakura, per quanto l’avesse deluso o ferito, non poteva dimenticare chi fosse e che cosa avesse rappresentato e rappresentasse tutt’ora per lui.
Sarebbe sempre rimasta uno dei legami fondamentali nella sua vita, nonostante tutto.

“Naruto.” Mormorò Hinata tra il leggero scrosciare dell’acqua del rubinetto.
“Dimmi.” Rispose lui con il viso tra le mani e un’espressione abbattuta a segnargli il volto.
“Oggi, sai ci sarà la festa del Tanabata Matsuri, mi piacerebbe moltissimo andarci e penso che farebbe bene anche a te svagarti un po’, cosa ne dici?” Disse teneramente mentre asciugava con un panno la tazzina.
“Come se avessi bisogno di una pausa, ti ricordo che non esco in missione da mesi, non ho bisogno di andarci per rilassarmi se è per questo.” Borbottò appoggiando mollemente il capo tra le braccia incrociate sul tavolo.
“Sì lo so, ma lunedì dovrai rientrare in missione, quindi questi sono gli ultimi giorni di libertà, e per lo meno pensò che tu te li debba godere. E poi se non vuoi venire per te, vieni per me, sono certa che non te ne pentirai Naru-chan, anzi.” Parlò con il suo solito tono di voce, un po' acuta e un po' dolce.
“Se ci tieni davvero, ci andiamo. Forse hai ragione tu. Come sempre hai ragione tu. Magari mi distraggo davvero e la smetto di scervellarmi inutilmente .” Rispose laconico afferrando un biscotto al cioccolato dal vassoio.
Alzò il capo improvvisamente a causa di un forte rumore di vetri in frantumi. Vide la ragazza con lo sguardo rivolto verso il basso ad osservare la brutta fine della tazzina che stava asciugando, lo strofinaccio stretto ancora tra le mani che nervose lo torcevano e stropicciavano.
“Hina-chan sei sempre la solita.” Mormorò Naruto sorridendo dolcemente.
“M-mi dispiace.” Farfugliò confusa chinandosi a raccogliere i frammenti di porcellana.















Angolino Autrice:


Allora, nonostante possa sembrare completamente casuale aver messo che l’ultimo paragrafo si svolge sabato, in realtà ho contato bene i giorni che sono passati nella storia, in modo che tutto coincidesse.
Comunque questa è una bella notizia, perché la storia dura una settimana, quindi ci stiamo decisamente avvicinando al finale di questo strazio. ^-^

Passo subito a ringraziare Vaius per il commento! Grazie mille per il tuo sostegno. So che ci tieni particolarmente al personaggio di Hinata, quindi spero che sia riuscita a tenerla abbastanza IC e che ti piaccia come ho impostato il suo rapporto con Naruto.
Ci sono alcune parti nella storia che probabilmente risultano poco chiare, ma più avanti verranno spiegate meglio.
Ringrazio infine tutti i coraggiosi lettori e chi ha aggiunto la storia nelle seguite!


Al prossimo aggiornamento!











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Capitolo 8
*** My little saint Hinata ***




My little saint Hinata














Il lungo kimono di seta nera la fasciava avvolgendo con grazia ogni curva di quel prorompente quanto celato corpo. I drappi della veste erano riccamente decorati da raffinatissime rappresentazioni floreali sul tema del rosa e del bianco panna, mentre l’obi, portato stretto sotto il seno, riprendeva gli abbellimenti della veste con rose e fiori di ciliegio del medesimo colore frammezzati da una riga centrale che percorreva tutta la cintura di un rosso vivo.
Portava i capelli, solitamente lasciati sciolti, raccolti a un lato del capo in una morbida crocchia che lasciava ricadere alcune ciocche libere sulla spalla, il fermaglio era composto da grosse perle rosate e bianche che dondolavano tra i capelli formando una composizione a grappolo d’uva, imbellettata da piccole fogge di fiori.
Un filo di trucco appena accennato andava a impreziosire il volto niveo di Hinata, la quale pareva una dama, un’eterea vergine dagli occhi da cerbiatta. Le labbra color prugna lievemente socchiuse accentuavano quell’espressione di innocente sorpresa e rammarico per qualche atto disdicevole non ancora compiuto. Le mani si richiudevano tremanti sul grembo a stringere un candido ventaglio dal motivo a boccioli e corolle, con le stecche laccate di smalto malva.

Si osservarono per pochi attimi da un lato all’altro della strada, come incerti sul da farsi, lui sicuramente attonito da così tanta bellezza in una sola volta. Si andarono incontro, uno correndo l’altra a piccoli passi a causa della veste stretta e i tacchi alti delle zeppe.
Naruto la strinse tra le braccia e senza mostrare alcuno sforzo la sollevò facendola volteggiare più e più volte girando su se stesso.
“Sei stupenda Hina-chan!” Esultò con un ampio sorriso.
“E dai Naruto, fammi scendere.” Si lamentò fintamente Hinata ridendo per poi gettargli le braccia al collo.
Naruto obbedì subito posandola di nuovo al suolo. Rimase a guardarla con dolcezza e un mezzo sorriso stampato in volto.
“Lo yukata ti sta benissimo, sembri una principessa.” Proferì a bassa voce creando immediatamente un’intima e calda atmosfera.
Hinata arrossì abbassando velocemente lo sguardo e andando a sfiorarsi con un pugno socchiuso la bocca. Quei complimenti, quel tono di voce terribilmente basso e profondo, e quegli occhi azzurri limpidissimi che non vedevano altro fuorché lei, la stavano facendo letteralmente impazzire.
“Quanti complimenti, non è da te…” Biascicò qualche parola sottovoce e con ciò ogni barlume di sicurezza che forse era presente in lei prima di arrivare di fronte a Naruto, si era impiccato da solo.
“Ma che dici Hinata, ti faccio sempre i complimenti e ricordati che io dico sempre quello penso! E se sei bellissima non posso fare a meno di dirtelo.” Ribatté allontanandole la mano da davanti le labbra in modo da guardarla meglio in volto, senza rendersi per nulla conto dello stato di massimo imbarazzo in cui era caduta la ragazza.
“N-non è uno yukata. È un kimono, apparteneva a mia madre, uno dei pochi ricord…” Mosse le labbra senza quasi emettere suono, le sue parole caddero nel vuoto soppresse da un bacio inaspettato di Naruto che andò a cingerle i fianchi per poi abbracciarla con amore e affetto.
Hinata si aggrappò a lui rispondendo al bacio. Immerse le dita affusolate nella chioma bionda e come sempre spettinata, mentre le lunghe maniche scivolarono giù lasciando scoperte le bianche braccia.



Era sufficiente unirsi a lui per ritrovare tutto il coraggio perso durante la lunga strada percorsa da sola.




“Ho sentito che quest’anno ci saranno i fuochi d’artificio, dobbiamo assolutamente vederli!” Disse Naruto percorrendo accanto a Hinata la via che li avrebbe condotti al fulcro vitale dei festeggiamenti: il viale alberato che si accostava al grande fiume Momonoka.
“Ah, ti sei anche informato e io che pensavo che ci venissi di malavoglia.” Sorrise la giovane Hyuuga portandosi una mano alle labbra nell’imbarazzato tentativo di coprire la lieve risata.
“E dai lo sai come sono fatto, non è che non avessi voglia o non mi facesse piacere venire, è solo che… che ero un po’ giù… cioè, oh insomma, hai capito, no?” Bofonchiò impacciato incrociando le braccia dietro il capo e osservando con occhi smarriti il blu del cielo sovrastante.
“Sì, sì, tranquillo, ho capito tutto.” Mormorò Hinata dolcemente divertita, accostandosi al suo petto. “Se ci tieni tanto a vedere i fuochi non ce li perderemo per nessun motivo.” Continuò poi sollevando il mento per guardarlo in volto nella ricerca costante del suo sguardo di zaffiro.
“Ma ovvio che non ce li perderemo! Sono la parte più migliore della festa!” Si entusiasmò portando un braccio intorno alle spalle della ragazza, nel suo solito modo intriso di suffusa possessività, del resto molto benaccetta da Hinata.
Quei modi un po’ bruschi, vigorosi, ma pur sempre macchiati di sottile delicatezza, la facevano sentire al sicuro, protetta, come cullata dalle forti braccia di un padre.
“Io ho già la parte migliore.” Bisbigliò piano con un filo di voce nascondendo il volto dietro la manica del kimono arancio di Naruto.
“E quale sarebbe?” Ammorbidì lo sguardo divenuto di un blu intenso.
“Sei tu” Non ci fu punto a concludere quelle parole, le labbra a rosa di lei rimasero socchiuse, rapita nel guardare devota, quasi adorante, l’uomo che aveva scelto d’amare.

Naruto si specchiò in quegl’occhi di neve bianca e le posò un leggero bacio sulla fronte tra i fili blu mare della frangia. Non aggiunse nulla a quella frase, non ce n’era bisogno. Solo… solamente percepì una lieve morsa proprio all’altezza dello stomaco, un breve e temporaneo sentore di disagio.
Presto il suo sguardo fu catturato da altro. Le fulgide e sfavillanti luci dei festoni apparvero davanti a loro non appena svoltarono l’angolo che convergeva nella strada principale di Konoha.
Appese da un lato all’altro degli edifici tramite schiere di fili sottili pendevano le tipiche lanterne di carta chochin recanti i kanji di festa, amore e speranza, insieme ad esse sventolavano sospesi vari festoni dagli sgargianti colori sulle tonalità dell’oro e del verde, ricchi di riflessi luccicanti. Le decorazioni principali del Tanabata Matsuri, ovvero le frondose e verdeggianti canne di bambù, erano disposte praticamente ovunque: per strada, davanti alle case, innanzi ai piccoli chioschi e bancarelle, sugli usci, lungo le gronde dei tetti. Ogni ramoscello era ornato con piccoli cartigli rettangolari dalle svariate tinte che pendevano tramite fini spaghi di corda insieme a campanelli piccini infiocchettati di rosso. Ciascun cartiglio portava su di sé, in aggraziata calligrafia di donna, frammenti di poesie d’amore, intensi desideri appena accennati, o trepidanti citazioni d’attesa.

Naruto strinse forte la mano di Hinata andando a crearsi il raro contrasto di pelle bronzea e lattea intrecciate tra loro. Dopo un attimo d’esitazione si tuffo nella folla trascinando la ragazza con sé, la quale con fatica, a causa dell’abito fasciante e le zappe alte, cercava di mantenere il suo passo. Naruto era come richiamato da una strana forza d’attrazione verso qualsiasi bancarella che gli si prospettasse davanti agli occhi, indifferentemente dal tipo di merce che vendesse, si dirigeva svelto a osservarne i prodotti esposti e con ancor più sollecitudine nel caso si trattasse di roba mangereccia.  
“Naruto! Per favore, non potresti andare un po’ più piano?” Si lamentò candidamente Hinata, stanca di essere sballottata da un lato all’altro della strada.
“Hinata guarda là! Un chiosco di mele caramellate!” Vociò, senza aver ovviamente prestato ascolto alle proteste della compagna. Facendosi spazio fra un gruppo di giovani donne con la loro figliolanza, puntò dritto al piccolo baracchino urtando di continuo decine di passanti.
Hinata si svincolò dalla presa del ragazzo lasciandogli la mano, non sopportava più di farsi pressare da tutta quella calca. Naruto si voltò immediatamente non appena sentì la mano di Hinata sfuggir via dalla sua.
“Ehi non lasciarmi la mano, altrimenti rischiamo di perderci in ’sta confusione!” L’avvertì afferandole un polso per riportarla accanto a sé. Hinata di nuovo vicino al suo petto stava per ribattere irritata, ma fu zittita alla vista di quegl’occhi celesti così limpidi su cui si riflettevano le miriadi di bianche luci delle lanterne e da quell’aperto sorriso irresistibilmente caldo e sereno.
No. Non gli avrebbe interrotto il divertimento per delle sciocche lamentele, non ne sarebbe stata capace. Che la trascinasse e strattonasse pure, come e quanto voleva, per quell’impagabile espressione del volto era disposta a continuare a quel modo anche per tutta la serata.

“Hinata tutto ok?” Mormorò Il ragazzo notando lo sguardo perso della giovane. Non l’aveva nemmeno sfiorato il pensiero che forse tutta quella fretta e fuggifuggi da un posto all’altro senza mai chiederle cosa volesse invece fare lei, l’avrebbe potuta infastidire. In fondo prestare attenzione a certe sottigliezze non era propriamente da lui. Il fatto è che aveva un bisogno assoluto di fare qualcosa, di gettarsi di qua e di là nella folla ad esempio, qualsiasi cosa, purché riuscisse a tenere la mente occupata. Occultare sotto strati di azioni frettolose e superficiali ogni pensiero, insieme a quell’inspiegabile sensazione di disagio percepita poco tempo prima di fronte alle dolci parole di Hinata.
“Eh? No, no, tutto bene.” Rispose timidamente abbassando il viso così che la simmetrica frangia andò a coprirle gli occhi. “Forza, andiamo a prenderci una bella mela, che dici?” Aggiunse poi, alzando il viso di scatto e suggellando la breve frase con un bel sorriso radioso.




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“Alla fine la mela l’hai presa solo per me.” Sospirò Hinata guardando sconsolata l'enorme mela rossa infilzata in un esilissimo bastoncino di legno.
Naruto ridacchiò un poco portando i gomiti sul tavolino e appoggiando il viso fra le mani. “Non mi sono mai piaciute molto le mele e frutta simile, ma stai certa che se ci fosse stato il ramen alla mela caramellata l’avrei preso sicuramente.”
La ragazza si esibì in una piccola e spontanea smorfia schifata. “Ma Naruto cosa centra…” Soffiò spazientita, tentando di tirare un morso alla suddetta mela senza assumere un’espressione troppo ridicola. Aprì e chiuse più volte la bocca rigirandosi la bacchetta tra le dita per cercare la parte più comoda da addentare della tondeggiante mela, senza sporcarsi di zucchero colante tutto il mento. Le sue analisi e misurazioni furono presto interrotte dall’allegra risata di Naruto.
“Hina-chan dovresti vederti! Hai una faccia buffissima!” Ridacchiò il biondo lasciandosi scappare un indice della mano puntato verso di lei. Non era davvero riuscito a trattenersi alla vista dolce e comica della sua Hinata boccheggiante, mentre si rigirava la mela davanti al viso.
La ragazza serrò le labbra di colpo discostandosi dal frutto e un tremendo rossore incominciò ad imporporarle le gote.
“Guarda come si fa.” Si affrettò ad aggiungere Naruto amabilmente, come a volerla salvare dall’imbarazzato in cui lui stesso l’aveva impantanata. Le prese la mano che reggeva il frutto caramellato e la portò verso di sé in modo da poter sferrare un bel morso al dolce.
“Visto? Chonk… Non era poi tant.. chonk-chonk... difficile…” Bofonchiò masticando rumorosamente la croccante leccornia. Fu il turno di Hinata di trattenere un crescente risolino tra le labbra guardando Naruto con le guancie piene e la bocca tutta impiastricciata di caramello.
“Naruto sei tutto sporco!” Sorrise passando l’angolo di un tovagliolo sulle labbra di Naruto.
“Adesso sei tu che ridi me, però.” Commentò accattivante, prendendo il pezzo di carta dalle mani della ragazza per terminare l’operazione di rimozione zucchero autonomamente.
Hinata distolse lo sguardo da Naruto nascondendo l’espressione divertita e concentrata nuovamente sul frutto gli diede un timido morso, assaporando poi con soddisfazione lo zuccheroso sapore.
Naruto si stravaccò ulteriormente sulla piccola sedia di vimini tenendosi la testa con una mano e abbassando appena le palpebre.     
“Se non impari a sporcarti, non riuscirai mai a goderti veramente le cose.” Proferì con una lieve nota di malizia nella voce.
La ragazza sbatté più volte le lunghe ciglia a quel commento e solo pochi attimi dopo arrossì lievemente.

Naruto si voltò a osservare il lento scorrere del fiume a una decina di metri al di sotto della bianca ringhiera che costeggiava la strada.
Sospirò forte, leggermente tediato. La confusione della folla, gli schiamazzi dei bambini, le musiche tradizionali diffuse nell’aria, perfino il discreto masticare di Hinata divenne un irritante rumore ad aggiungersi alla schiera di tutti gli altri.
Socchiuse gli occhi bluastri. Solo il calmo fluire del fiume Momonoka sembrava possedere, alle sue orecchie, una qualche piacevole musicalità. In particolare il mormorare delle onde che raggiungeva il suo apice quando esse giungevano alla loro fine, dissolvendosi nell’incontro con la nuda roccia del litorale.

Si alzò di scatto facendo stridere la sedia sul ciottolato. “Possiamo continuare a farci un giro mentre mangi, ti va?” Esclamò. Senza attendere una risposta la prese per mano inoltrandosi di nuovo nella fiumana festeggiante, allontanandosi così dal ciglio della strada dov’erano stati disposti appositamente per la commemorazione i tavolini.
“Naruto aspetta, va’ piano per favore.” Mormorò a mezza voce Hinata, mentre cercava di farsi spazio come poteva in mezzo alla confusione, stando attenta però a non sporcare nessuno con il dolce caramellato ancora da terminare.
Il giovane si fermò di colpo voltandosi verso di lei. “Scusami Hina-chan, non mi sembrava di andare così veloce. Forse dovresti accelerare un po’ tu il passo.” Ora desiderava una rispostaccia. Una di quelle forti, che si meritava in pieno per esser tanto cafone. Una risposta tono su tono, possibilmente che iniziasse con dobe.
“Mi dispiace tanto Naruto, ma non riesco a starti dietro con questi sandali e il vestito. E poi del resto, abbiamo tutto il tempo che vogliamo, possiamo anche prendercela comoda.” Rispose lieve abbozzando un grazioso sorriso.
No. Nessun dobe, baka o testa quadra, niente di niente. Solo una gentile risposta di gentile gentilezza. Cos’altro poteva uscire dalle dolci labbra di Hinata che era la cortesia, il garbo, la disponibilità fatta a persona? E lui, Naruto, cosa centrava con quella timida ragazzina che non aveva il coraggio di rispondergli a tono, pur avendo tutto il sacro santo diritto di starsene comodamente seduta a finire il suo dolciume, e che arrossiva ad ogni nonnulla? Niente.
Niente, all’apparenza. Superficialmente, detto nel modo più banale, potevano sembrare il sole e la luna, il giorno e la notte, un cane famelico d’affetto e un cerbiatto intimorito. Perfino quel giallo oro dei suoi capelli era il perfetto contrasto del blu notte di quelli di lei.
Così, all’esterno pareva che niente potesse legarli insieme, ma bastava poco, come andare appena al di sotto della pelle, per comprendere quanto le loro realtà fossero simili. Erano le due facce della stessa medaglia. Lo stesso fuoco di ostinata determinazione bruciava in entrambi, lo stesso modo di amare disperatamente, la capacità di gettarsi alla morte per le persone a cui si era dato il cuore, la stessa identica ed estremizzata emotività.
In tutta la strada percorsa lontani, avevano saputo piangere, soffrire, rialzarsi, salvarsi e salvare, e infine le loro vite si erano indissolubilmente unite, nell’estenuante ricerca di comprensione. In fondo gli erano sempre piaciute le persone come lei, gli erano sempre piaciuti quelli come lui.
Gli affiorò alla mente l’immagine di Sas’ke, onnipresente sottofondo dei suoi pensieri, che fece capolino in primo piano proprio nel mezzo di quell’ultima riflessione.
Certo che lui, al contrario di Hinata, gli era opposto in tutto. Anche sotto la pelle, rimanevano costantemente discordanti. Gli mancava, gli mancava terribilmente quell’incompatibilità, l’agonizzante tentativo di riconciliare due estremi. Sasuke, quel nome se l’era marchiato a fuoco nell’anima, era impossibile impedire al pensiero di correre sempre verso di lui. Ad ogni attimo di distrazione, eccolo, emergeva vivido dal marasma di riflessioni e ricordi che scaturivano a fiotti dalla mente di Naruto.
Probabilmente solo quella luce nettamente opposta alla sua che era Sasuke riusciva a farlo sentire davvero completo.














Angolino Autrice:


Questa è la prima parte riguardante la festa, la Tanabata Matsuri, la quale non l’ho inventata e nel prossimo capitolo spiegherò anche di che cosa si tratta esattamente.

Mi sono lasciata prendere la mano con le descrizioni, che saranno terribilmente noiose, ma che posso farci? Le adoro! *-*
Oltretutto scrivendo questo capitolo, mi sono resa conto di quanto sia complesso il rapporto tra Naruto e Hinata. Infatti troverete un Naruto piuttosto strano, giustificato dalla situazione problematica che sta vivendo con Sakura, e anche un po’ insofferente nei confronti di Hinata. Ho pensato ad un Naruto con il cuore ancora occupato da due figure importantissime per lui, Sakura e in particolar modo Sasuke, e proprio per questo non riesce a dare spazio come vorrebbe a Hinata. Insomma non è proprio rose e fiori, ma ho cercato di seguire la mia visione della coppia.

Dopo questo sproloquio passo ai ringraziamenti. E come sempre un grazie di cuore a Vaius per le belle recensioni! Sono davvero molto contenta che ti piaccia come ho trattato Hinata ^-^ e spero di non averti deluso in questo capitolo.
Infine ringrazio moltissimo tutti i lettori!


Alla prossima!

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Capitolo 9
*** Unforgettable ***






Unforgettable













“Naruto guarda.” La voce limpida di Hinata fu tale a una cascata d’acqua gelida per Naruto che si riscosse all’improvviso dai suoi pensieri.
“Una stella cadente! Dove?” Asserì all’istante seguendo l’indice della ragazza che sembrava puntare verso l’alto.
“Ma no!” Rise divertita di fronte allo sguardo speranzoso di Naruto rivolto al cielo. “Più in basso, guarda.”
Abbassò gli occhi notando a poca distanza da loro tra la folla Sai, Ino e Kiba.
Che piacere vederli…
Bah, forse non poi così tanto.

Chissà poi perché aveva pensato a una stella cadente, come al solito era riuscito a far la figura del babbeo con Hinata. Eppure gli sarebbe davvero piaciuto poter esprime un desiderio in quel momento.

Questa volta fu Hinata a prenderlo per mano e trascinarlo con sé, visto che lui con ancora lo sguardo perso nel vuoto non sembrava intenzionato a voler muovere un passo.
“Guarda qui chi abbiamo! I nostri due piccioncini.” Sghignazzò Kiba con il viso coperto da un sorriso beffardo.
“Aaah Kiba! Ti credi tanto divertente?” Brontolò Naruto imbronciandosi.
“E dai! Piuttosto dimmi, ti stai comportando bene con Hinata?” Lasciò cadere lo sguardo sulla compagna di squadra e lì si soffermò a lungo colpito da tanta bellezza.
“Hinata… sei, sei…” Si portò imbarazzato un mano dietro la nuca. “Stupenda…” Sussurrò poi in un soffio di voce che però la ragazza riuscì a udire e arrossì imbarazzatissima di conseguenza.
“Vedi di cucirti la lingua al palato, cagnolino.” S’intromise all'istante Naruto con tono apparentemente calmo e pacato.
“A chi hai dato del cagnolino, scusa?!” Sbraitò l’altro senza levarsi l’immancabile sorrisetto ironico.
“Direi che non ci sono altri cani in giro.” Continuò Naruto provocante. Si stava creando una tensione tra loro che li elettrizzava, una sottile aria di sfida che decisamente stava entusiasmando entrambi.
In quel preciso momento sentì Hinata stringergli forte il braccio e nascondersi dietro di lui, subito dopo avvertì una spiacevole sensazione di bagnato alla mano destra. Abbassò lo sguardo trovandosi di fronte al testone bianco di Akamaru che guardandolo con occhi dolci da cucciolo gli teneva la mano tra le fauci inzuppandola di saliva.
“Direi invece che c’è un altro cane.”Ghignò Kiba imitando Naruto e portandosi trionfalmente le mani ai fianchi, l’immagine di Naruto sbigottito era davvero impagabile.
“Ma… ma…” Balbettò appena, assumendo una leggera colorazione bluastra nel tentativo di estrarre con delicatezza la propria mano dalle zanne di quella sottospecie di vitello fatto a cane.
Akamaru liberò il ragazzo spontaneamente tornando al fianco del suo padrone e iniziò ad abbaiare facendo voltare intimoriti diversi passanti.
“Ciao Naruto.” Sai, preannunciato dai latrati del cane, si avvicinò al gruppetto. Indossava pure lui un kimono tradizionale in un attento accostamento di stoffe bianche e nere, e per di più aveva anche un accessorio extra: una Ino bellamente truccata, vestita di rosa e ben ancorata al suo braccio.
Kiba fece azzittire Akamaru con delle lievi pacche sul testone. Dopo qualche mugugno concitato, il cane si tranquillizzò.
“Hinata, Kiba.” Sai salutò entrambi con un cenno del capo e anche Yamanaka partecipò allo scambio di saluti con la solita voce acuta e un sorriso soddisfatto sulle labbra rosse lucide.
Alla vista di Sai, Naruto si precipitò su di lui facendo quasi perdere l’equilibrio a Hinata che si teneva ancora aggrappata a lui. Lo afferrò per un braccio allontanandolo di qualche passo dagli altri.
“Ino scusaci un attimo.” Brontolò alla bionda chiedendole implicitamente di staccarsi all'istante dall’artista.
“Ehi! Ma che modi!” Si lagnò Ino, mentre le veniva portato via il suo presunto accompagnatore, ma dopo uno sguardo truce in direzione di Naruto decise di lasciarli perdere e si voltò verso Hinata, la quale mostrava sul volto una perfetta espressione basita.
“Ahah lasciali perdere Hinata! Sono cose da maschi.” Rise facendo un gesto lascivo al termine della frase.
“Che avranno da dirsi di tanto importante?” Mormorò sovrappensiero la Hyuuga scrutando attentamente Naruto a poca distanza da loro che parlava con Sai, le sembrava innervosito da qualcosa.
La voce penetrante di Ino che si era presto messa a braccetto con lei la riscosse di soprassalto.

“Mphf. Ma te l’ho detto! Cose da maschi, meglio lasciar perdere!” Quasi le perforò un timpano quando partì con una forte risata cristallina. Forse era una sua impressione, eppure Ino le sembrava alquanto brilla quella sera.

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“Perché non è con voi?”
“Chi?”
“Di chi vuoi che stia parlando? Ma di Sakura, no?” Sbottò Naruto, maledicendo una certa finto tondaggine di cui Sai soleva appropriarsi nei momenti meno opportuni.
“Sì, non c’è.” Rispose abbassando per un attimo lo sguardo.
“Come non c’è?” Domandò scaldandosi.
“Non credere che non l’abbia invitata, ma quando sono passato a prenderla mi ha detto di non sentirsi bene e che preferiva starsene a casa. Tutto qui.” Replicò Sai con un lieve sorriso di circostanza.
“Credi che dipenda da me?”
“Che cosa? Che stia male? Non ho indagato, mi dispiace Naruto. Potrebbe darsi di sì come di no, ma dopo quello che ti ha fatto credo che se lo potesse anche aspettare che tu iniziassi ad ignorarla.”
“Pensi davvero che lei… che lei abbia potuto farmi una cosa del genere?” Mormorò il ragazzo piano, mentre lo sguardo crocefisso da miriadi di bianche luci della festa sembrava essersi fatto più lucido.
“Ti ho semplicemente riferito la sua proposta di spacciarmi per lui per farti credere che fosse tornato. Poi tu stesso mi hai raccontato di averlo visto insieme a Sakura. A questo punto basta unire le due cose per capire che sicuramente ti ha tirato un cattivo scherzo.” Commentò Sai inespressivo.
“Eppure io l’ho visto con i miei occhi, gli assomigliava così tanto…” Naruto sospirò con stanchezza, ma fu presto interrotto dall’amico.
“Smettila di farti ancora illusioni. Del resto Sakura è una ninja, tra l’altro molto abile nelle arti illusorie, ma anche senza di questo sai bene che chiunque avrebbe potuto creare una copia di Sasuke con la tecnica basilare della trasformazione. Non posso dartelo per certo, ma mi sembra evidente che sia andata così, ne abbiamo già parlato la volta scorsa.”
Naruto annuì distratto, in fondo sapeva già che non c’erano vie d’uscita: la sua migliore amica l’aveva spudoratamente preso per i fondelli e Sasuke non era tornato.

Un piccolo gruppo di donne con yukata coordinati in tinte verde pastello e oro si fece largo tra la folla e Naruto per agevolarle il passaggio fu costretto ad avvicinarsi ulteriormente a Sai, tanto che i loro bacini finirono per sfiorarsi. Il moro non fece caso all’eccessiva vicinanza dell'amico, ma Naruto sembrò provare un leggero disagio e gli s'imporporarono le gote per l'imbarazzo.
“Dovremmo aiutarla.” Il respiro fresco di Sai gli sfiorò il viso.
Alzò lo sguardo su di lui. Sprofondando in quegli occhi d’onice riuscì a scovare una vena di preoccupazione.
“È nostro dovere, Sakura ha bisogno del nostro aiuto, non credi Naruto?” Aggiunse con tono greve, seppur nessuna espressione andasse a infrangere l’impassibilità di quel volto.
Naruto sfuggì al suo sguardo. Aveva come la convinzione che quelle parole non sarebbero dovute rotolare fuori dalla lingua di Sai, bensì dalla sua. Eppure era andata così. Era stato l’apatico artista a dire la cosa più giusta da fare, anziché lui che da un giorno a questa parte era stato solo in grado di crogiolarsi nel suo risentimento verso Sakura.
“Domani andrò a parlare con Tsunade.” Mormorò convinto per l’ennesima volta. Osservò di sottecchi Sai notando che aveva rivolto la sua attenzione altrove e seguì il suo sguardo. Poté distinguere la figura di Hinata poco distante che lo fissava con insistenza, ma ciò che attirò di più la sua attenzione fu Ino che avvinghiata al braccio della ragazza sembrava concentrata in un lungo monologo.
“Credo che Hinata si sia un po’ stancata di aspettarti.” Sai gli rivolse un lungo sorriso.
“Sì, hai ragione, ora vado da lei.” Replicò piano. “Un’ultima cosa però, hai detto a Ino qualcosa riguardo a questa storia?” Ci teneva a togliersi quella curiosità.
“No e poi perché avrei dovuto farlo?” Domandò sorpreso.
“Be’, come dire…” Sul volto di Naruto esplose un sorrisone. “Vi vedo abbastanza affiatati!” Gettò la frase sul ridere, tanto per alleggerire l’atmosfera di poco prima.
Una lievissima contrazione della bocca di Sai lasciò trapelare il suo disappunto.
“Proprio di questo avrei bisogno di un consiglio.” Sussurrò voltandosi verso la bionda ancora intenta a narrare con voce acuta mirabolanti frivolezze.
Gli occhi di Naruto si accesero di un lume furbesco, si fece più vicino a Sai come a volergli confermare tutta la sua assoluta disponibilità nell’elargire utili consigli sull’argomento.
“Dimmi tutto. Diciamo che di queste cose me ne intento.” Affermò ammiccando, forse incominciando ad anticipare un po' troppo.
“Come faccio a levarmi una ragazza di dosso?”
Lo sguardo accattivante di Naruto, tipico da chi-la-sa-lunga, si spezzò in un istante lasciando spazio a un’espressione tra lo sbigottito e il rassegnato. Si passò velocemente una mano sul viso sbuffando. A pensarci bene però, forse, forse, da Sai avrebbe anche potuto aspettarsela una domanda del genere.
Gli mise una mano sulla spalla guardandolo con cipiglio risoluto e sicuro. “È il consiglio migliore che possa darti: sii te stesso, vedrai che funziona.”

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“Ma ti rendi conto? Al Tanabata Matsuri con Sai! Lo sai che questa è la festa degli innamorati? La leggenda racconta della giovane e bella principessa Orihime, figlia dell’imperatore Celeste, dedita tutta la vita a confezionare meravigliosi abiti, e di Hikoboshi, il Madriano. Innamoratosi perdutamente l’uno dell’altra, si dedicarono unicamente al loro amore, dimenticandosi di tutto il resto.” Con un leggero cenno del capo Ino fece volteggiare la lunga chioma bionda, questa volta non trattenuta in una coda di cavallo, poi continuò il racconto con maggior enfasi. “Gli dei allora incominciarono ad adirarsi poiché non avevano più abiti né da mangiare. L’imperatore così decise di dividere i due innamorati sulle due sponde opposte del fiume Celeste, concedendo loro un unico giorno all’anno per vedersi che sarebbe…”
“Ti prego Ino non assillarci ancora con le tue chiacchiere.” Sbottò Kiba al limite, non ne poteva più di sentire il pigolio insistente della voce di Ino.
“Che sarebbe a dire assillarci?! Ti faccio notare che sto parlando con Hinata, quindi tu puoi anche andartene!” Esclamò punta sul vivo aumentando la presa sul braccio di Hinata che incominciò a mostrare segni d’insofferenza in viso.
“Cercavo solo di salvare Hinata, visto che tu non riesci ad accorgerti di quanto sei brava nel tediare la gente!” Sparò Kiba ghignando, con quell’espressione arrabbiata Ino pareva diventare, se possibile, ancor più carina.
La bionda boccheggiò appena in preda alla furia, mentre il viso le si pitturava di rosso ira. Stava già per controbattere con voce rauca e acidula, quando…
“Scusateci.” Disse Sai ritornato dal gruppetto seguito da Naruto.
L’espressione di Ino alla vista di Sai cambiò radicalmente assumendo tratti addirittura serafici.
“Sai.” Pronunciò il nome del ragazzo con soave svenevolezza, per poi trasferirsi in automatico dal braccio di Hinata al suo.
Naruto si rimise al fianco dell’amata rivolgendole un caldo sorriso che però lei corrispose con una fredda smorfia delle labbra, allora le prese la mano stringendola forte nella sua e si rivolse agli altri.
“Be’ noi incominciamo ad avviarci, tra un po’ inizierà lo spettacolo di fuochi d’artificio. Ci si vede ragazzi!” Salutò Naruto voltandosi, ma fu fermato dal forte vociare di Kiba.
“Ehi! Ma perché non ci andiamo tutti insieme, non è meglio?”
L’uscita dell’Inuzuka fu immediatamente fulminata dallo sguardo raggelante di Ino.
“Forse Kiba, Naruto e Hinata hanno bisogno di quella cosa chiamata intimità a te sconosciuta.” Lo apostrofò aspra, probabilmente ancora piccata dal commento di Kiba che l’aveva classificata come - noiosa -.
Il ragazzo si esibì un broncio risentito incrociando le braccia, forse questa volta avrebbe dovuto ammettere che l’osservazione di Ino poteva anche essere corretta.
“C-ciao a tutti.” Salutò timidamente Hinata chinando di poco il capo. Dopo la risposta al saluto da parte degli altri, Naruto s’immerse nuovamente tra la folla affiancato dalla ragazza.


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“Che strano Kiba! Chissà che ci faceva insieme a quei due, sembrava il terzo in comodo.” Attaccò discorso Naruto fingendo allegria, in realtà voleva solo sopperire allo scomodo silenzio che era calato tra lui e Hinata.
“Io penso che in realtà quello sia un triangolo.” Mormorò Hinata accennando un sorriso. Non gli interessava più di tanto di quei tre, in verità le premeva molto di più sapere che cosa si fossero detti Naruto e Sai poco prima, ma preferì girare attorno all’argomento poiché non sapeva come chiederglielo senza risultare troppo sospettosa.
“Un triangolo?”
“Sì, un triangolo amoroso.” Precisò Hinata soffermando lo sguardo innanzi a sé.
“Eh dai, che a Kiba piaccia Ino? Naaaa… Piuttosto, ho sempre avuto il sospetto che provi qualcosa per te.” Assottigliò lo sguardo nel pronunciare le ultime parole.
Hinata gettò a Naruto uno sguardo sorpreso, strano che proprio lui facesse caso a queste cose, quando aveva impiegato anni per capire che lei provava un sentimento nei suoi confronti. A quanto pareva, quando si ritrovava a essere il diretto interessato di certe situazioni, non riusciva a vedere più in là del suo naso.
“Le persone cambiano, o meglio i sentimenti cambiano.” Proferì pensierosa. A Naruto gli parve di cogliere l’allusione alla sua precedente infatuazione per Sakura e rimase spiacevolmente stupito che Hinata facesse riferimento, seppur implicitamente, proprio a questo.

“C-che cosa vi siete detti tu e Sai?” Confabulò imbarazzata poco dopo a bassa voce, alla fine la curiosità aveva vinto.
Il ragazzo dovette prendersi qualche secondo prima di poter rispondere, o meglio per inventarsi una scusa. Non gli andava di mettere in mezzo Sakura nuovamente, per colpa di uno strano senso di colpa privo di alcun fondamento pensava di rischiare di ferire Hinata tirando di nuovo in ballo l’amica.
“Ecco…” Così si arrampicò goffamente nei discorsi precedenti. “Mi ha chiesto un consiglio su come conquistare una ragazza, a quanto pare su quei noiosissimi libri che si ostina a leggere non c’è scritto nulla di soddisfacente a riguardo.” Si morse la lingua disgustato da se stesso, le aveva mentito pure sui sentimenti di Sai.
“E la fortunata è proprio Ino.” Commentò Hinata sorridendo lieve.
“Se intendi la sfortunata, sì, è lei.” Mormorò Naruto incrociando le braccia dietro la nuca e volgendo il capo verso l’alto.
“Certo che proprio a te va a chiederle certe cose…” Rise sorniona cercando il suo sguardo.
“Ehi! Ma come sarebbe a dire! Io sono in assoluto la persona più adatta in quel campo!” Esclamò leggermente imbronciato.
“Se lo dici tu.” Commentò Hinata voltandosi dall’altra parte per poter sorridere senza farsi notare.
“Certo che lo dico io.” Ribatté asciutto, guardandola con la coda dell’occhio.
“Sì, sì, come no.”
A quell’ennesima risposta ironica, Naruto prese Hinata per un fianco trascinandola con sé in una stradina secondaria, uscendo così dalla caotica atmosfera della festa. Le strinse la mano e senza dire una parola incominciò a camminare a passo spedito. Hinata dietro di lui lo osservava sorpresa, le labbra leggermente schiuse.
“Ma Naruto, dove stiamo andando?”
“È una sorpresa.” Rispose rapido.
Era certa, anche senza poterlo vedere in viso, che stesse sorridendo.























Angolino Autrice:

Dopo un mostruoso ritardo sono tornata a rompervi le scatole, l’avrei fatto prima, ma mi ero messa in testa una piccola one-shot che non poteva aspettare ;)
Sta quasi per finire la parte dedicata alla festa e Naruto sta diventando sempre più bugiardo… Ho come l’impressione che le cose da qui in poi andranno sempre peggio, anche se non per Naruto e Hinata nello specifico, loro sono fatti per stare insieme e resistere a tutto *-*
Mi spiace un po’ per Ino che l’ho fatta passare per un’oca completa, ma la giustifico dicendo che era mezza ubriaca. Per le poche apparizioni che ha fatto non credo di esser riuscita a dar giustizia completa al personaggio, ma non credo avrò più tempo per farlo visto che siamo quasi alla fine.
Passo subito a ringraziare infinitamente Vaius per le recensioni, mi da un immenso piacere sapere che stai seguendo con interesse la storia e riesci a darmi un grande stimolo nel cercare di migliorarmi^-^ Quindi davvero mille grazie!
E poi hai visto giusto, devi sempre aspettarti un coinvolgimento di Sakura! E nel prossimo capitolo arriverà con le sue solite piacevolissime sorprese… <_<

Infine ringrazio anche tutti i lettori :)


Al prossimo aggiornamento!








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Capitolo 10
*** I would rather sway forever ***




I would rather sway forever













Si ritrovarono sull’immensa terrazza del palazzo dell’Hokage.
L’altana era circondata da tre lati dal tetto in tegole di ceramica, mentre di fronte presentava una raffinata ringhiera aggettante sul meraviglioso panorama: era in piena vista il fiume Momonoka che con i suoi flutti bluastri spumeggianti si mescolava alla volta nera del cielo. Le miriadi di lanterne e luci in festa riverberavano lontane rendendo le strade infiniti luminari oro e bianco. La luna lattea dalle lievi sfumature rosate si poneva al centro di quel paesaggio notturno, di una rotondità poco definita si ergeva al di sopra delle fronde dei boschi come unico barlume in quella notte senza stelle.

Hinata corse verso la ringhiera e subito illuminò il viso con estasiata espressione.
A passo lento Naruto si avvicinò e l'abbracciò da dietro, 
cogliendola di sorpresa. Le sfilò dai capelli lo spillone decorato che le fermava la crocchia, facendo sì che la lunga chioma si posasse in morbide onde sulla schiena della ragazza. Hinata sgranò appena gli occhi in risposta a quel gesto e schiuse la bocca per poi dar spazio a un sincero sorriso. Le labbra di Naruto si posarono sui capelli corvini, quasi a volerne assaporare il profumo.
In silenzio iniziò a cullarla lentamente tra le sue braccia spostando il peso da una gamba all’altra. Hinata si abbandonò a quei movimenti socchiudendo le palpebre variopinte, ninnata dalla presenza di Naruto così calda e tanto rassicurante.

“Credi che abbia fatto bene a partire?”
Hinata si riscosse al suono della voce del ragazzo e impiegò alcuni secondi prima di riuscire a capire a cosa si stava riferendo.
Sicuramente a quando era partito per recuperare Sasuke, ma ancora le sfuggiva il motivo per cui le poneva proprio ora quella domanda.

“Se era ciò che ti sentivi di fare, è giusto che tu l’abbia fatto. Non dovresti pentirti di nulla.” Rispose con calma.
“Non posso agire solo perché mi sento di farlo, guarda che cosa ho ottenuto. Non ho salvato Sasuke, ci ho solo perso…”
“Ma almeno hai provato.” Lo interruppe Hinata con decisione. Non era da lui avere dei ripensamenti o rimpianti, lo giustificò pensando che fosse ancora scosso per la delusione data da Sakura, del resto era da tutta la serata che si comportava in modo certamente strano.
Molto probabilmente, si era finalmente deciso a sfogarsi.
“Al mio ritorno ho perso anche l’amicizia con Sakura. Li ho persi, entrambi.” Terminò la frase lasciata in sospeso.
“Ma hai trovato qualcos’altro.” Incalzò lei con la stessa determinazione di prima, non poteva sopportare quella rassegnazione nella voce di Naruto.
“Ho trovato te.” Pronunciò lentamente, tanto che Hinata avvertì perfettamente il chiudersi e schiudersi delle labbra di Naruto ancora posate sul suo capo.
“Sì me, Naruto.” Ripeté piano.
“Ma questo non mi basta.” Lo disse in un soffio di fiato, un sussurro appena percettibile, ma che comunque non raggiunse mai le orecchie di Hinata.
Le parole furono coperte dall’ingresso in cielo di due fuochi d’artificio che in seguito, con un sonoro botto finale, si aprirono in mazzi di luci dalle varie sfumature del rosso che ricaddero come pioggia scomparendo nel nero della notte.
Le prime due fiammate funsero da apertura dello spettacolo pirotecnico, subito dopo, infatti, seguirono gruppi composti ognuno da una decina di fuochi uno di seguito all’altro. Il foglio nero del cielo si tinse di miriadi di vivaci colori: a ogni scoppiò s’illuminava di bianco per poi riempirsi di pioggerelle di brillanti comete.
Hinata sollevò il volto entusiasta, spalancando gli occhi di fronte a un così straordinario spettacolo. Naruto a sua volta appoggiò il mento delicatamente sopra il capo di lei e stringendola ancor più a sé si lasciò appassionare da quegli stupendi fiori di fuoco che esplodevano in cielo.

“Vorrei… voglio fare l’amore con te, Naruto.”
Fu un sussurro che lo lasciò stupito. Era la prima volta che decideva di prendere l’iniziativa.

La strinse maggiormente a sé e facendo presa ai lati delle spalle abbassò il capo bruscamente. I capelli biondi gli ricaddero sul viso celandogli gli occhi. Era impossibile riuscire a distinguere un solo sentimento in quell’intricatissimo groviglio emotivo che si era depositato nel suo cuore. Respirò profondamente andando a tracciare un’immaginaria linea di baci sul niveo collo di Hinata, mentre lei socchiudendo gli occhi inclinava il volto assecondando quei gesti. Naruto fece discendere il kimono lasciandole nude le spalle.
“Qui?” Domandò sommessamente seguitando nel lambire quella pelle candida.
“Sì.”
“Ne sei sicura?”
“Sì.” Corrucciò le labbra quando sentì la bocca del ragazzo morderle l’incavo del collo.
Se Naruto avesse continuato con quelle stupide domande, tutta la sua sicurezza si sarebbe di certo torta il collo. Aveva già dell’incredibile che la proposta fosse venuta da lei, ma che riuscisse a persistere nel dimostrare la sua decisione era veramente troppo.

“Quando si è tristi, la cura migliore è l’amore.” Disse lieve voltandosi verso Naruto e poggiando la schiena contro la ringhiera gli carezzò dolcemente il viso. Passò innumerevoli volte le affusolate dita fra quei fili dorati per poi mettersi fronte contro fronte con lui.
Schiuse le labbra color prugna a minima distanza dalle sue e con le mani posate sulle guancie scalfite da lievi cicatrici cadde profondamente negli occhi di Naruto, in quei due infelici azzurri senza cielo.
“Non sono triste.” Il respiro fresco del giovane le sfiorò il viso.
“Stanne certo Naruto che io riesco a comprenderti molto più di quanto pensi. E se non altro è proprio perché sono capace di comprenderti a fondo che mi hai scelta.” Asserì a sottilissima voce.
Sì, da quella distanza avrebbe potuto contare ogni ciglia di quegli occhi e ammirare sconcertata l’alternarsi regolare dei fili biondi e corvini di entrambe le frange.

“Quante sciocchezze sai dire.” Socchiuse gli occhi dispiaciuto.
Un debole e amaro sorriso si allungò sulle labbra di Hinata.
“Ci sono infinite ragioni perché io abbia deciso di stare al tuo fianco, il fatto è che sono troppo stupido per rendermene conto. A questo punto mi domando come tu possa sopportare di rimanere un solo minuto con un idiota del genere.”
Scandì piano, sillabando con lentezza senza emetter suono la parola - ti amo -. Bastava quello, per rispondere a ogni sua insulsa domanda.
Naruto fece sue quelle labbra che avevano osato pronunciare tanto. Che si erano permesse di aprirgli il cuore, farlo sciogliere come neve al sole. Le assaporò in tutta la loro dolcezza, carezzo quella lingua di miele, non lasciando il tempo né a lui né a lei di respirare.
A che serviva l’aria se aveva Hinata? A che serviva tutto il resto del mondo se aveva lei? Poteva farne a meno, sarebbe diventato un’insignificante realtà.

L’abbracciò con forza, continuando quel bacio finché anche le sue labbra non si tinsero di rossetto violaceo.
Dietro di lei la sottile ringhiera a dividerla dal vuoto e dal meraviglioso panorama notturno, davanti a lui la possibilità di essere felice, se solo avesse saputo apprezzare in pieno quell’amore che Hinata già gli aveva donato, se solo avesse potuto liberare il cuore da ingombranti sentimenti ormai irrealizzabili.
“Qualsiasi cosa,” Hinata sospese con finezza il bacio, mentre Naruto ancora bagnava con la lingua quelle morbide labbra. “qualsiasi cosa accada,” Lasciò discendere una mano sciogliendogli il nodo dell’hakama. “noi sapremo risollevarci insieme.”
Naruto arrossì impercettibilmente al gesto della ragazza e un intenso calore s'infuse nel suo cuore nell’udire quelle parole, che solo perché pronunciate da lei riuscirono a instillargli una sottile e sincera speranza. Si rese conto per la prima volta che cosa significasse avere qualcuno che ti prende la mano e ti trascina via dal dolore, qualcuno capace di dimostrarti il bene e l’amore che consola da tutto.
La bacio nuovamente sollevandole le sottovesti del kimono e, cingendola per i fianchi, l'alzò permettendole di poggiarsi sopra il corrimano della ringhiera.
Scivolò a terra l’hakama arancio e con esso si liberò dai restanti indumenti.
Spezzò il bacio per riprendere fiato. Respirò intensamente l’aria fresca di quella notte d’estate, mentre il suo ardore cresceva implacabile.
“Ti desidero,” Sussurrò a fior di labbra. “mia, per sempre.”
Hinata non poté reprimere l’irrefrenabile arrossarsi delle gote e socchiuse gli occhi di perla in un’impudica espressione di voglia, accettando così di appartenergli.
La fece sua con un unico colpo, penetrandola in profondità. La vide reclinare il volto all’indietro colta dall’improvviso piacere, e questa volta non ci sarebbe stato modo o scusa di soffocare i gemiti. La strinse forte ai fianchi per non permettere che cadesse nel vuoto. In quella posizione arrischiata e imprudente si ebbe l’inizio della danza di autentica passione, in cui alle cadenzate movenze si univano gli ansimi e i sospiri dell’amore.
Il sentimento centuplicato dall’imprevedibile azzardo di vederla sospesa in quell’amplesso tra il nulla e la salvezza, vita e morte, in cui unicamente le sue forti braccia a trattenerla ritraevano il confine tra ogni possibilità.







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Il suo pensiero volò a Hinata, al bacio rubato poco prima di vederla scivolare via nella notte, attraverso il cancello di villa Hyuuga.
Appoggiò la mano sulla maniglia metallica e fredda, per poi allontanarla di colpo sgranando gli occhi quando notò un particolare inaspettato.
La porta del suo monolocale era appena socchiusa e la serratura forzata.
Il cuore gli salì in gola pulsando convulso. Chi poteva essersi intrufolato in casa? E poi per quale motivo?
Diede un leggero colpo con il palmo destro lasciando aprire completamente la porta con lievi scricchiolii. Oltrepassò l’ingresso di qualche passo tastando freneticamente sulla parete alla ricerca dell’interruttore della luce. Nel raggelante silenzio gli rimbombavano alle orecchie solo i palpiti cardiaci, ma s’immobilizzò quando una voce sottile si unì ai suoi battiti.

“Oh sì Sasuke, ti voglio mio, sei solo mio, mio, mio.”

Fece vagare lo sguardo alla ricerca di quella voce bisbigliata, che seppur conoscesse da anni, in quel momento, preso dall’agitazione com'era, non riuscì in alcun modo a identificare.

“Sasuke ti amo, tu sei solo mio, come io sono solo tua. Lo sai che ti amo? Ti amo, ti amo, ti amo…”

Puntò gli occhi sbarrati all’angolo accanto alla finestra dove, accovacciata e con le ginocchia strette vicino al mento, stava Sakura.
I capelli rosa spettinati e serici erano lievemente illuminati dalla luce bianca della luna che filtrava dal vetro, allo stesso modo gli occhi, che riverberavano sotto la luce lunare di un verde chiarissimo, erano spalancati e folli, scalfiti da due leggere occhiaie. Tra le mani strizzava un obbrobrioso pupazzetto di stoffe ricucite insieme, vagamente riconducibile alle fattezze di Sasuke; sul capo erano stati cuciti dei fili neri di lana rattrappita, due macchie scure erano i suoi occhi e una tremula linea corrucciata gli rappresentava la bocca. Quel fantoccio fatto di cuciture e pezze traboccanti cotone veniva stretto con forza, Sakura lo portava alle labbra baciandolo, gli sussurrava dichiarazioni d’amore infilandoselo dentro la maglia all’altezza del seno.
Un rivolo di saliva discese la gola di Naruto irritandola. La scena gli aveva provocato un senso di nausea profonda fin dalla bocca dello stomaco, mentre un improvviso e opprimente mal di testa gli premeva alle tempie, rendendogli ogni bisbiglio di Sakura simile a un roco boato.

“Sakura.” La chiamò, la sua voce gli parve così ovattata e tenue che si stupì quando la ragazza levò lo sguardo su di lui, sorridendogli.
Rimasero a fissarsi senza pronunciar parola. Naruto ancora lievemente inclinato verso di lei e la bocca schiusa in segno di stupore.
“Hai visto. Alla fine è tornato.” Spezzò il silenzio agitando il pupazzetto davanti a sé e trattenendolo per i due moncherini delle braccia.
“Sakura.” Mormorò nuovamente. Forse si sarebbe risvegliato, forse quella riprovevole immagine davanti ai suoi occhi sarebbe scomparsa, forse gli avrebbe risposto la vera Sakura Haruno.
“É lì sul davanzale della finestra, dovresti salutarlo.” Bisbigliò inclinando graziosamente il volto di lato, un sorriso ampio si delineò sulle labbra rosate.
Si girò di scatto a guardare, una frazione di secondo dopo si maledì per averlo fatto. Ma possibile che fosse così idiota da darle ancora retta?

“Non credere che non me ne sia accorta.” Sakura abbassò lo sguardo cambiando rapidamente discorso.
“Di, di che cosa?” La voce di Naruto risultò stranamente roca, come se non avesse nessun desiderio di scivolare via dalla lingua.
“Mi stai evitando.”
Naruto arretrò di un passo lasciando dondolare mollemente le braccia lungo i fianchi.
“Ti ho evitato perché. Perché Sai mi ha detto tutto.” Ammise in fine incespicando, nonostante che in un primo momento avevesse avuto la tentazione di negare di averla mai tenuta a distanza.
Sakura continuò a osservarlo sbattendo più volte le ciglia.
“Mi hai ferito. Ti sei presa gioco di me. Non riuscivo nemmeno a sopportare di averti vicina.” In quel momento Naruto sputò rabbia tra le parole. Benché sapesse quanto fosse inutile sfogarsi e infierire su qualcuno che aveva perso completamente il senno, decise di non poter omettersi oltre dal dire la verità a Sakura.
“Credi davvero che io l’abbia fatto con l’intento di farti del male!?” Esclamò scuotendo il capo e stringendo al petto con foga il piccolo bambolotto.
L’altro sgranò gli occhi per poi trafiggersi i palmi chiusi con le unghie. Lasciò cadere lo sguardo annebbiato al pavimento.

Lei non voleva ferirlo, lei non era nemmeno padrona delle sue parole e azioni. Lei non era più Sakura, semplicemente questo. Eppure lui era stato capace di offendersi, era stato capace di arrabbiarsi, era stato capace di tutto, fuorché di aiutarla. Era questo ciò che intendeva quando diceva di voler prendersi cura di Sakura?
Quando Sasuke, sarebbe davvero tornato, era questa la Sakura che gli avrebbe fatto ritrovare? Una ragazzina spaventata, dai grandi occhi spauriti, completamente privi di quella forza e determinazione che prima gli abitava e dai capelli sporchi e scarmigliati, proprio Sakura che per Sasuke era capace di pettinarseli e lavarli per ore. No, non l’avrebbe permesso. Ogni cosa sarebbe tornata come prima. Sarebbero tornati a sorridere tutti e tre, insieme.

Guardò le piccole gocce di lacrima che erano andate a bagnare il pavimento sotto di sé. S’avvicinò velocemente a Sakura e chinandosi in ginocchio l’afferrò per le spalle.
“Perdonami.” Sussurrò con un filo di voce abbracciandola con forza. Strinse quel corpo inerme al suo, tuffando il viso tra i suoi capelli rosa spento che, una volta profumati di pesche e ciliegie, ora effondevano l’acre olezzo del fumo.
In quel momento lo colse la cupa consapevolezza che se non l’avesse lasciata per quell’utopistico tentativo di riportare indietro Sasuke, forse a quest’ora circondata dalle sue braccia, ci sarebbe stata la solita Sakura di sempre. Preferì darsi la colpa di tutto pur di sopperire qualsiasi rimasuglio di risentimento nei confronti dell’amica.

“Sasuke è tornato…”
Riuscì a malapena a distinguere le parole di Sakura, straziate dal pianto. Non sapeva nemmeno se fosse una domanda oppure un’affermazione, ciononostante desiderava consolarla, alleviarle per quanto gli era possibile il suo dolore.
“Non è tornato Sakura, ma tornerà, te lo prometto.” La strinse ancor di più a sé, mentre la sua spalla veniva bagnata dalle irrefrenabili lacrime della ragazza.
“Sasuke è tornato…” Un altro delirante lamento soffocato dal pianto.
“Ti prometto che tornerà da noi. Non so quanto ci metterò per trovarlo e riportarlo qui da te, ma ti prometto, dovessi metterci tutta la vita, che ti riportò il nostro Sasuke.” La sua voce diveniva sempre più sicura, o forse sempre più disperata. Perché si sarebbe convinto persino lui delle sue stesse parole, sarebbero divenute il suo unico credo. Avrebbe fatto di tutto, qualsiasi cosa, per rivedere di nuovo il sorriso su quel volto distrutto dalle lacrime.
“Sasuke è tornato…”
Le prese il viso tra le mani con dolcezza. “Salverò Sasuke, fosse l’ultima cosa che faccio.” Sillabò piano con voce calda a un sospiro dal viso di Sakura.
Ma le lacrime continuavano a solcarle le gote, correndo giù veloci senza freni, e quegli occhi verdi divenivano sempre più rossi e gonfi e vomitavano, vomitano lacrime senza che si esaurissero mai.
“Me l’hai promesso anni fa Naruto, ma non sei mai riuscito a mantenere la parola data. Lasciami stare, lasciami credere a ciò che voglio. Se non credo a questo morirò, perché non posso in alcun modo vivere senza di lui.” Mugugnò fra i singhiozzi sempre più forti, strinse per l’ultima volta il pupazzetto di stoffa per poi lasciarlo scivolare a terra e con entrambe le mani ghermì disperata i polsi di Naruto.
“Continuerò a provarci Sakura, io non mi arrenderò mai. Sasuke lo riporteremo indietro insieme e ogni cosa tornerà come prima, tutto sarà come prima, te lo prometto.” Insisté Naruto osservandola con sguardo colmo d’affetto, mentre il viso di lei ricadeva debolmente sul suo petto.
“L’hai mai amato, Naruto? Sai forse cosa significa amarlo, Naruto?” Mormorò sommessamente, stringendo con rabbia i lembi di stoffa del kimono arancio.
Lui non volle rispondere a quella provocazione, si limitò a cingerla tra le braccia e ad appoggiare il volto sul suo capo, strusciando con dolcezza la guancia fra gli opachi capelli rosa. Mai Sakura gli era parsa tanto piccola e fragile, debole e inerme, persa tra le sue forti braccia.
“Avrei voglia di morire. E tu non sai fino a che punto possa desiderare questo, perché non sai cosa si senta ad amare Sasuke.” Sussurrò ancora tra le lacrime, il respiro le diveniva profondo e le palpebre sempre più pesanti.
Naruto iniziò a cullarla dolcemente. Portò le labbra all’orecchio bisbigliandole poche parole, che fecero allungare sulle labbra di Sakura bagnate dalle lacrime un breve sorriso. Nell’udire quella dichiarazione si sentì infinitamente compresa.
“È per questo che farò di tutto Sakura, per salvarlo. E salverò anche te, ritornerà tutto come prima, si risolverà tutto.” Continuò con voce tenera. Solo l’incredibile malinconia che si rifletteva negli occhi blu smascherava la preoccupazione nelle sue parole.
“Posso piangere ancora con te, Naruto?” Bisbigliò con il viso affondato nella veste del ragazzo. Lui per risposta annuì leggermente col capo. Aprì le gambe facendo sì che Sakura si adagiasse comodamente sul suo petto. La accoccolò a sé carezzandole con dolcezza i capelli.
“Va tutto bene, tornerà tutto a posto.” Mormorò con affetto parole per consolarla, fino a che non si fosse tranquillamente addormentata. Fino a che il sonno non colse anche lui facendogli abbandonare il capo tra la chioma rosata di lei, lasciandoli le labbra, vuote di parole, dischiuse e nascondendogli gli occhi azzurri dietro palpebre stanche.






Che diresti Naruto? E se per salvarci tutti e tre fosse necessario il sacrificio di uno?
Non ha molto senso, perché in questo caso non sarebbero salvati tutti, ma io credo che andrà bene lo stesso!





















Angolino Autrice:

Diciamo pure che in questo capitolo mi sono sbizzarrita al massimo u_ù  
Spero di non aver messo frasi eccessivamente strampalate, e che si capisca almeno un poco il messaggio che portano.
Dico sempre che siamo vicini alla fine, ma non sembra affatto, be’ secondo i miei calcoli certamente sbagliati, dovrebbero mancare due capitoli e sinceramente non vedo l’ora di scriverli, non pensavo nemmeno io che questa storia si protraesse tanto a lungo…
Ringrazio moltissimo Vaius per la bella recensione scorsa, questa storia è tutta basata sul tuo unico e meraviglioso sostegno ^-^
Incrocio le dita sperando che questo capitolo non ti abbia deluso, ma ovviamente qualsiasi critica sarà ben accettata, anzi almeno ne colgo un’occasione in più per migliorarmi.
Infine ringrazio tutti i lettori, e coloro che hanno aggiunto la storia tra le seguite.
Colgo anche l’occasione per augurare a tutti buone feste e un felice Natale! *-*


Alla prossima!
















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Capitolo 11
*** The price of beauty ***












T
he price of beauty













Domenica





Indossò il vestitino di cotone bianco, con un rapido gesto liberò la chioma corvina rimasta impigliata nel colletto, ravvivò le vaporose maniche a sbuffo di pizzo e resettò le pieghe dell’orlo che rasente il ginocchio presentava graziosi trafori dalle forme floreali. Mostrò un umile sorriso davanti all’alto specchio della cameretta. Privata dalle briglie della timidezza si chinò in avanti e con le mani poggiate sulle gambe sfoderò un’irreverente linguaccia.

Era l’ultimo giorno per stare insieme.
L’ultima giornata da dedicarsi prima che lui partisse per la missione. Stupida missione, stupidissima.

Si ricompose turbata da quei pensieri. Ieri era stata una piacevole serata in fin dei conti, ma erano rimasti dei turbamenti, delle latenti incomprensioni.
Fino allo scadere dell’ultimo minuto insieme avrebbe fatto di tutto per risollevargli lo spirito, non poteva di certo sopportare che partisse per quell’incarico senza aver dato il massimo per rivedergli un caldo sorriso sul volto.

Scostò una ciocca corvina dietro l’orecchio sorridendo trepida. Magari Naruto durante la missione sarebbe anche riuscito a chiarirsi con Sakura e tornare in buoni rapporti. Del resto avrebbero dovuto scortare quel caro dignitario insieme, e se solitamente non c’è molta azione in quei frangenti, avrebbero di certo trovato il tempo per ravvicinarsi.

Discese con rapidità le scale girando stretta al termine dei gradini in legno e infilò i sandali neri posti all’angolo di questi. Arrivata in cucina, s’inginocchiò all’altezza del forno estraendo una piccola crostata di mirtilli. La confezionò con cura con carte viola pastello per poi riporla dentro la borsa di tessuto che portava a tracolla.
Naruto sarebbe stato contentissimo di vederla con quel dolce che aveva preparato amorevolmente a tarda notte e di nascosto non appena tornata dalla festa. Era più che sicura che per lui sarebbe stata una piacevolissima sorpresa. Arrossì lievemente nel pensarsi insieme a lui nel suo monolocale a far colazione, proprio come una coppia matura che dopo essersi alzata dal letto si reca nella cucina di casa.


Persa tra nuvole di pensieri si diresse nell’ampia sala illuminata da grandi finestre, lì vide Hanabi ancora in veste da notte con i piedi nudi poggiati sul freddo e bianco pavimento, quasi completamente sgombro da mobili.

Hinata sussultò lieve aggrappandosi con nervoso alla cinta della borsa.

“Ho sentito dei rumori.” Mormorò a voce sottile scostandosi di poco i lunghi capelli castani dagli occhi, rivelando un viso incredibilmente altero ed elegante, d’autentica bellezza.
“Dove stai andando, Hinata?” Continuò poiché le era mancato anche un solo cenno d’intendimento da parte della maggiore.
Hinata abbassò lo sguardo come di consueto di fronte alla sorellina, ciononostante rispose con forza.
“Da Naruto.”
“Andavi senza avvertire nessuno?” La pungolò con velata boria.
Hinata ignorò la domanda, ma schiuse le labbra esasperata quando la figura di Hiashi si stagliò dietro la sorellina, poggiandole una mano sulla spalla. Hanabi sollevò i cinici occhi sul volto severo del padre.
Un tremendo imbarazzo andò a impossessarsi di ogni singola parte di Hinata facendole serrare il labbro inferiore tra i denti. Percepì chiaramente lo sguardo del padre penetrarla da parte a parte con sprezzo, anche se forse, questa sua impressione era amplificata dallo stato d’animo in cui si ritrovava ogni qualvolta fosse di fronte al capostipite.
Hiashi del resto non infierì con termini e vocaboli, ma rimase in esecrabile silenzio, limitandosi a scambiare un’eloquente occhiata con la figlia minore.
Iniziò ad avvertire un lieve capogiro e, conoscendosi, per non cadere esanime al suolo decise di andarsene al più presto da quella stanza. Avanzò a lunghe quanto traballanti falcate, non aiutata certo dal leggero vestitino che ad ogni passo mostrava pericolosamente la coscia.
All’altezza di Hiashi e Hanabi a voce vibrante affermò nuovamente la sua destinazione. “V-vado da Naruto-kun.”
Appena fuori dall’ingresso di casa si voltò chinandosi spropositatamente su se stessa verso i due familiari che ancora silenti l’osservavano con accigliati sguardi di biasimo.
“A-arrivederci Hiashi-sama.” Ne seguì un prolungato inchino in cui metà volto le fu nascosto dalla frangia bluette. “Hanabi-san.” Compì un altro inchino, ma nettamente più breve del precedente e poi corse via lungo il cortiletto di villa Hyuuga, chiedendosi se al suo ritorno ci sarebbe stato qualcuno ad accoglierla, poteva aspettarsi di tutto dai draconiani e drastici familiari.

Riprese fiato una volta giunta sulla strada principale, fuori dal quartiere del casato Hyuuga. Si diresse verso il centro di Konoha a sguardo alto. Davanti a sé il lunghissimo viale in terra battuta, talmente arida e secca da parer polvere.
I lati della strada erano fiancheggiati da alti pali della corrente circondati da fili d’erba rigogliosa, mentre il paesaggio circostante, sorvolato da un terso cielo azzurro, era caratterizzato da prati floridi e boschetti di faggi.

Alzò lo sguardo al cielo, frattanto che la brezza leggera le portava sollievo alla calura estiva, sfiorandole il volto e sollevandole le ciocche corvine. Sorrise piano ingoiando l’ultimo rimasuglio di amarezza e angoscia nei confronti del progenitore. Era una mattinata oltremodo bella per sprecarla lasciandosi soffocare dalla vergogna, avrebbe pensato più tardi a loro, ora poteva rilassarsi immaginando il suo Naruto, assaporare il caldo sole e la quiete della bella stagione, ascoltare il vibrante frinire delle cicale, talvolta intenso e incessante.

All’improvviso al termine di un faggeto, una sagoma colorata colse la sua piena attenzione. Si portò una mano alla fronte per schermarsi dai raggi solari, intuendo meglio il profilo della figura rosa e rossa. Si fermò su due piedi assottigliando lo sguardo, se non errava, quella laggiù poteva essere con ogni probabilità Sakura. Era piuttosto lontana, Hinata gonfiò le guancie dall’indecisione se farsi avanti e salutarla o procedere tranquillamente per la sua strada.
Un istante dopo ogni suo dubbio fu sbaragliato dal vociare della suddetta ragazza.
“Ehi!” Strepitò a gran voce Sakura agitando un braccio.
Hinata sobbalzò sul posto a quel richiamo e dopo svariati secondi, alzò timidamente la mano per risposta. Contro la sua volontà, come un automa guidato dalla buona educazione che le imponeva di salutare a dovere l’amica occasionale, si diresse a passo incerto in mezzo all’erba in direzione della giovane.
Tenne basso lo sguardo per tutto il tragitto osservando i fili smeraldini che le solleticavano le caviglie. Più volte fu presa dal desiderio di voltarsi e tornare sui suoi passi, ma ormai aveva iniziato ad avvicinarsi a Sakura e sarebbe stato veramente scortese cambiare direzione così all’improvviso, dimostrando in pieno il mutamento d’intenzioni.

Alzò gli occhi di neve solamente una volta giunta di fronte all’Haruno. La ragazza era in piedi a gambe incrociate, tamburellava con insistenza le dita contro un grande tronco d’albero e sul viso, sciorinato tra ciocche rosate, faceva sfoggio un irreverente sorriso illuminato da impudenti occhi smeraldini. Hinata non si accorse nemmeno del tempo eccessivo in cui rimase a fissarla senza emetter parola, come se si trovasse di fronte a una fattispecie di ninfetta fuoriuscita dalla boscaglia. Inoltre, quando notò i numerosi lividi che percorrevano il braccio destro di Sakura reso visibile dallo smanicato rosso, lasciò perfino schiudere estatica la bocca.
“C-ciao Sakura-san.” Farfugliò confusa dopo un po’ arrossendo intensamente. Pensò alla tremenda figura che doveva aver appena fatto; era rimasta senza parole a fissarla e per di più su un particolare tanto scomodo, come quei misteriosi lividi. Maledì mentalmente la sua vergognosa inadeguatezza.
“Ciao Hinata!” Esclamò Sakura sorridendo radiosa.
Notando che Hinata, prevedibilmente, non aveva nulla da aggiungere, proseguì nel discorso.
“Meno male che ti ho vista. Sai non volevo disturbarti, ma ho proprio bisogno di chiederti un favore.” Dichiarò nitida tracciando piccoli cerchi immaginari con il piede sui fili d’erba. “Perdonami, sei di fretta per caso?”
Hinata rimase interdetta a quella domanda, non era da lei negare un piacere, ma doveva anche recarsi da Naruto, quindi dipendeva tutto da che tipo di favore intendeva Sakura.
“Ecco, vedi, stavo andando da Naruto.” Mormorò infine torturandosi le mani. Avrebbe tanto desiderato sparire all’istante, quella ragazza le aveva messo addosso una soggezione tale da farle aspirare a qualsiasi scusante pur di allontanarsi da lì.
“Ma è perfetto!” La sua debole frasetta fu sopraffatta dall’esclamazione di Sakura.
Il supplizio delle mani fu accentuato da quest’ultima affermazione.
“Avevo proprio bisogno che qualcuno recapitasse un messaggio a Naruto, quindi dato che vai da lui calzi proprio a pennello.” Seguitò briosa.
Hinata sviò lo sguardo sognante verso la strada, poteva mettersi a correre e scappare via, cosa da poco, perfettamente attuabile, se solo le sue gambe non fossero paralizzate al terreno, temerarie nel rimanervi incollate.
“Vedi, doveva ritrovarsi tutto il team; io, Naruto-kun, Sai-kun e Yamato-sama stamattina alle sette, ma Naruto-kun è già da mezzora che l’aspettiamo e ancora non si è fatto vivo, sospetto che quel baka si sia dimenticato come suo solito.” Rise Sakura poggiandosi con la spalla al tronco del faggio.
“Conoscendolo si sarà sicuramente dimenticato, oppure è semplicemente in ritardo.” Commentò Hinata nascondendo un piccolo sorriso dietro un pugno chiuso.
“Già pensa che agli albori del team sette arrivava persino più tardi del maestro Kakashi.” Aggiunse Sakura, stando particolarmente attenta a utilizzare un aneddoto di cui Hinata non poteva esserne stata partecipe o a conoscenza.
“Oh sì, me lo posso immaginare.” Sospirò impercettibilmente. “Comunque non pensavo che per una missione così facile, cioè per ninja come voi mi sembra molto semplice, ci sia il bisogno di un raduno il giorno prima… E poi, poi nel bosco, ecco, mi sembra solo un poco strano…” Osservò con tristi impappinamenti abbassando repentinamente lo sguardo a terra. Aveva iniziato a nutrire sospetti nei confronti di Sakura in vista degli ultimi avvenimenti, e seppur non osasse mettere in dubbio la naturale bontà della ragazza, non riusciva a tacere di fronte anche alle più piccole incongruenze, in particolar modo se della questione, Naruto era tra gli interessati.
“Non bisogna mai sottovalutare le missioni, anche quelle apparentemente più facili.” Rispose sibillina. “Anche se, in questo caso trovo anch’io le precauzioni di Yamato-sensei eccessive, ma credo che gli ordini vengano dall’alto.” Indicò figurativa il cielo rimarcando il potere della Godaime Tsunade. “In pratica deve mostrarci il luogo di ritrovo di domani, le armi e altri consigli extra sulla missione.” Sakura socchiuse gli occhi gesticolando con sufficienza con il braccio in vista, mentre l’altro fin dall’inizio del dialogo restava ancora celato dietro la schiena.
“Deve essere particolarmente noioso.” Mormorò Hinata acuendo lo sguardo verso quel braccio nascosto che ora, dopo i lividi scuri sull’altro, diveniva un altro crucciato particolare.
“Oh infatti! Ma che ci vuoi fare? Dopo che Naruto mesi fa è scappato dal villaggio non fanno altro che trattarlo come un bambino troppo vivace. E il risultato qual è? Missioni banalissime, di grado oltremodo basso e in più ritrovi superflui, come quello di oggi. Proprio come se fossimo dei genin maldestri, anche se, be’ Naruto è ancora un genin, ma questo non c’entra poi molto.” Smorzò la frase in una risatina affettata per poi avvicinarsi rapidamente a Hinata e afferrandole una lunga ciocca corvina la osservò accattivante.
“Che c’è non ti fidi? Mi sembri poco convinta dalle mie parole, Hinata. Guarda che se non ci credi puoi venire anche tu con noi a verificare. In fondo sei la fidanzata di Naruto, quindi non credo ci siano problemi se vieni a conoscenza di ulteriori particolari sulla missione.” Strofinò tra due dita i fili mori accentuando la malizia nello sguardo verde reale.
Hinata sussultò tentando qualche breve passo all’indietro per evitare quell’inopportuna vicinanza della rosa su di lei. Boccheggiò affranta, chiedendosi come fosse possibile che Sakura si fosse accorta con tanta precisione dei dubbi che l’affliggevano. Tuttavia l’aspetto positivo era che ora aveva la quasi completa certezza che le stesse dicendo la verità, del resto se non fosse stato così non si sarebbe azzardata di invitarla al ritrovo con il rischio di far smascherare una sua possibile menzogna.
“I-io Sakura non è vero che n-non mi fido, è solo che…” Sussurrò titubante incollando lo sguardo esterrefatto su quello di Sakura.
“Mmmh, te lo si leggeva negli occhi.” Le comparì sul volto un sorrisetto sghembo sottolineato da una sagace espressione.
Hinata affannata dall’imbarazzo spinse debolmente via Sakura riuscendo così ad arretrare di qualche passo, ma Haruno le fu immediatamente addosso estraendo da dietro la schiena il braccio sinistro.
Hinata sgranò gli occhi di perla trattenendo il fiato, il gesto di Sakura aveva un non so ché di minaccioso e inoltre fu così inaspettato che per un attimo le mancò il respiro. Si ritrovò quel pugno sinistro teso, proprio sotto il naso, all’altezza del seno.
“Guarda.” Pronunciò Sakura imperante facendo schiudere a poco a poco il pugno.
La Hyuuga spalancò gli occhi scrutando all’interno di quel pugno da cui iniziavano a intravedersi i definiti contorni di una farfalla dalle meravigliose ali blu incorniciate di nero.
“È una Phengaris arion, conosciuta anche come Glaucopsyche arion, non è stupenda?” Gli occhi di Sakura divennero lucidi racchiusi tra le lunghe ciglia nere.
“È bellissima.” Mormorò Hinata dopo essersi tranquillizzata. “Ma, ma non si muove.” Osservò nuovamente inquieta.
“Oh è normale! Sarà un’oretta che la tengo chiusa in pugno.” Spiegò sorridendo, mentre apriva completamente il palmo della mano mostrando in tutto il suo splendore l’insetto dalle ali spiegate.
“Dovresti lasciarla andare, Sakura.”
“Sai le loro ali erano utilizzate per degli infusi portentosi. Si credeva ristabilissero i livelli di mineralcorticoidi nel sistema ematico, ad esempio l’aldosterone, a partire dalla riduzione delle SBP. Purtroppo il largo uso che ne è stato fatto in passato ha portato la specie alla quasi estinzione, perciò nell’epoca attuale non è stato possibile fare dei significativi esperimenti per verificare la reale effettività dei suoi benefici. Per tal motivo sono stati completamenti abbandonati gli studi naturopati sulla Phengaris arion, e devo dire che me ne dispiaccio molto.”
“Credo che dovresti lasciarla ora, altrimenti morirà.” Reiterò la proposta, il discorso precedente non l’aveva per nulla colpita, anzi ne aveva colto il senso solo per metà.
“Una creatura tanto bella quanto rara, pensa che addirittura era considerata il Gioiello della Foglia, solo nel nostro Paese sono presenti le condizioni ambientali adatte a questa delicatissima specie.”
“Sakura lasciala, per favore.” Questa volta si sforzò utilizzando un tono deciso e sicuro che non ammetteva repliche.
Haruno la osservò assottigliando lo sguardo riducendo a fessure taglienti le iridi smeraldine. Con un rapido gesto capovolse il palmo della mano lasciando capitolare al suolo l’inerme farfalla.
L’insetto pervinca, a contatto con la polverosa terra, iniziò a dibattere debolmente le ali sotto lo sguardo sconcertato di Hinata.
Ma mai i suoi occhi si erano sgranati tanto e resi dilatati come da un pianto imminente, se non quando il piede di Sakura colpì con efferatezza la piccola creatura ponendo fine al suo ormai agonizzante dimenarsi.
“Perché l’hai fatto?!” Sussultò a voce acuta e tremolante cercando in tutti i modi di far desistere le proprie vivide emozioni.
Sakura esibì un’espressione dispiaciuta sollevando con lentezza il sandalo dal suolo, rivelando così il martoriato corpo dell’impolverata farfalla.
“Sei stata crudele.” Proferì corrucciando le labbra.
“Io, crudele? Mi hai chiesto tu di lasciarla. Sai cosa sarebbe stato davvero crudele? Lasciarla lì ad agonizzare per terra. Io invece le ho risparmiato tante sofferenze sferrandole il colpo di grazia.” Si giustificò abbassando il capo e sviando lo sguardo in una posa ricordante qualche virginale santa.
“Non avresti dovuta ridurla in quello stato!” Le rinfacciò con astio.
“Hai ragione, sono stata una sciocca, perdonami. Il colore delle sue ali mi ricordava tanto gli occhi di Naruto che non ho potuto desistere dal catturarla.” Lasciò cadere una piccola pausa, continuamente attraversata dallo sguardo inclemente di Hinata.  
“Mi dispiace tantissimo, ora però me lo faresti quel favore? Puoi ricordare a Naruto del ritrovo e dirgli che lo stiamo aspettando tutti nel bosco? Te ne sarei davvero grata.” Continuò a parlare con tono dolce e mortificato, mostrando un sincero dispiacere per il fatto appena verificatosi.
Hinata indietreggiò di qualche passo. Qualunque cosa, qualunque cosa pur di andarsene via da lì, lontana da Sakura all’istante.
Annuì frettolosamente col capo per poi allontanarsi a grandi e svelte falcate, tanto che non fece nemmeno in tempo a sentire il grazie pronunciato con gran sorriso da Sakura alcuni secondi dopo.



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Schiuse un occhio ceruleo infastidito dai forti raggi di sole che filtravano dalla finestra. Sbadigliò rumorosamente scompigliandosi assonnato la zazzera bionda, serrò le palpebre e girandosi dalla parte opposta si rimise accovacciato nell’angolo polveroso. Mugugnò sommessamente ancora immerso in oniriche fantasticherie, il nome di Sakura.
Quegli sprazzi di sole estivo erano troppo forti e irritanti. A nulla era valso il cambiare più volte posizione che alla fine si decise a tirarsi su in ginocchio, si passò una mano sul volto sconvolto cercando di svegliarsi definitivamente.
Vagò con lo sguardo appannato per tutto il monolocale e a poco a poco che prendeva coscienza di essere solo, gli occhi gli si sgranavano maggiormente.
“Sakura-chan?” Mormorò al nulla alzandosi finalmente in piedi.
Era completamente solo, di Sakura non c’era più nessuna traccia, se n’era andata.
“Dobe.” S’insultò socchiudendo gli occhi, mentre il torpore del sonno nuovamente s’infondeva in lui. Rimase svariati minuti immobile ad osservare il pulviscolo volteggiante nell’aria, reso visibile dai caldi raggi di luce.
“Sakura.” La chiamò sospirando e voltandosi verso l’ampia vetrata dell’unica finestra.
“Dove sei andata?” Sbatté violentemente la fronte contro la fredda superficie di vetro, maledicendo la sua stessa inettitudine.
Considerando lo stato in cui versava la notte precedente, sarebbe stata capace di compiere qualsiasi follia.
Non si era nemmeno accorto di quando aveva lasciato la stanza. Doveva prendersi cura di lei, era sotto la sua responsabilità. E ora? Ora non sapeva neppure dove fosse.

Si cambiò velocemente, sfilandosi il kimono arancio che lo limitava troppo nei movimenti e optando per una maglia a maniche corte nera e un paio di calzoni racimolati dal pavimento, immediatamente si precipitò fuori sulla strada alla ricerca di Sakura.
Non poteva assolutamente lasciarla sola, ad ogni costo doveva ritrovarla.

Nella fretta finì contro a una giovane donna dai capelli castani.
“Scusami!” Cercò di farsi perdonare aiutandola a risollevarsi.
La donna schivò la mano di Naruto rialzandosi con le proprie forze. “Dovresti stare più attento ragazzo.” Lo ammonì squadrandolo severa con gli occhi color malva, dopodiché con brevi gesti riassettò le pieghe della gonna.
Naruto la fissò rammaricato, ma proprio in quel momento notò il particolare coprifronte della giovane legato al collo, rappresentante l’effige del villaggio della luna.
Stava per porle delle domande riguardo quella stravaganza, poiché era piuttosto insolito vedere dei ninja stranieri a Konoha, salvo non ci fossero delle particolari circostanze, ma in quel momento aveva una questione ben più importante da risolvere anziché perdersi in chiacchiere.
“Sto cercando una ragazza della mia età, ha i capelli rosa e gli occhi verdi, per caso l’ha vista passare?” Disse con enfasi non riuscendo a trattenersi dal gesticolare.
La donna alzò lo sguardo al cielo puntellandosi un dito al mento pensierosa.
“La prego è importante.” La implorò Naruto pestando i piedi, non aveva tempo da perdere; o l’aveva vista o non l’aveva vista, non c’era molto da pensarci sopra.
“Oh no, credo proprio di no. Una tipetta del genere dai capelli rosa me la sarei sicuramente ricordata se solo l’avessi vista.” Commentò infine abbozzando un piccolo sorrisetto sulle labbra cremisi.
“Grazie lo stesso.” S’affrettò a rispondere deluso, incominciando ad allontanarsi.
La giovane tuttavia gli fece cenno di fermarsi, afferrandogli delicatamente con la punta delle dita l’orlo della maglia.
“Spero che la ritroverai presto, ti auguro buona fortuna.” Disse sorridendogli con dolcezza e lasciando il lembo di tessuto.
Naruto ricambiò il sorriso, rincuorato dalla particolare gentilezza di quella sconosciuta.
Non appena riprese ad avanzare fu nuovamente costretto a fermarsi e questa volta a causa di una voce a lui ben familiare.
“Naruto!”
Si voltò indietro per veder avvicinarsi a lui Hinata, sembrava leggermente trafelata e con la frangia in disordine, quasi avesse corso fin da poco.
“Hinata-chan! Che ci fai qui?” Esclamò sorpreso di vederla.

“Naruto,”
Dissolse il rimasuglio di distanza che li separava con una piccola corsa, mentre la borsa a tracolla le urtava le gambe.

“volevo farti una sorpresa stamattina e fare colazione assieme.” Mormorò gettando un’occhiata imbarazzata alla giovane dagli occhi violetti in prossimità di Naruto.
“Ma strada facendo ho incontrato Sakura…”
Non riuscì a terminare la frase che il ragazzo le afferrò con forza le spalle inondandola di domande.
“L’hai vista? Dove? Che ti ha detto? Hinata?”
Ma lei rimase a bocca aperta di fronte all’esagitazione di Naruto senza neppur tentare di dare una benché misera risposta.
“Hinata, dimmi tutto.” La sollecitò con sguardo rattristato.
“M-mi ha detto di ricordarti che stamattina avevate una specie di ritrovo per la missione, insieme a Sai e maestro Yamato, immaginava che tu di sicuro te ne fossi scordato.” Biascicò cercando di far allentare la presa di Naruto, il quale rendendosi conto di quei tentativi le lasciò le spalle abbandonando le braccia mollemente lungo i fianchi.
“No, non è vero.” Mormorò osservando un punto indefinito in lontananza, perso nei suoi pensieri.
Hinata si preoccupò a quell’affermazione e ormai ignorando completamente la presenza di un’estranea a pochi passi da loro, si attaccò al braccio di Naruto reclamando con forza una spiegazione.
“Come sarebbe a dire che non è vero? Ne sei sicuro?”
“Ti ha mentito, non c’era nessun ritrovo.” Continuò imperterrito senza degnarla di uno sguardo.
Hinata indietreggiò stupefatta. “C-come mi ha mentito? E Perché?” Si limitò a balbettare confusa.
Naruto si fece vicino prendendo con delicatezza un’estremità dell’abitino bianco richiamando la sua piena attenzione.
“Dimmi dov’era.”
“Perché avrebbe dovuto dirmi una bugia? Che vuoi fare?”
“Hinata, dimmi dov’è Sakura.” Reiterò Naruto sforzandosi di mantenere un tono pacato.
“Al termine del boschetto di faggi sulla strada per il quartiere Hyuu..”
Non poté ultimare il discorso che Naruto la scostò da sé per correre via rapidissimo a grandi balzi.

La giovane donna, di nome Touei, sorrise raggiante portandosi le mani ai fianchi.
“Che ragazzo pieno di vita!” Commentò tra sé e sé.
Hinata le dedicò un'ultima torva occhiata per poi correre via nel tentativo di raggiungere Naruto.



 












Angolino Autrice:

Ed ecco a voi l’undicesimo capitolo, uff che faticaccia!
Ignorate pure questa Touei, è soltanto frutto di un mio sghiribizzo mentale e comunque avrà soltanto una piccola quanto trascurabile parte nel capitolo finale. E fatevi pure quattro risate sull'apparizione dei due loschi parenti di Hinata xD

Passo subito a rispondere alle recensioni! Che sono tre… Tre! Cavolo, tra un po’ mi commuovo ç///////ç  Grazie di cuore ragazzi! Sarà forse merito dello spirito natalizio ancora aleggiante nell’aria? Bah, lasciatemi perdere che è meglio…  -_____-


Vaius: Il mio recensore number one! Grazie infinite per i complimenti e per il sostegno! ^-^  Le frasi dello scorso capitolo di cui non hai inteso bene il significato ho provato a renderle in un modo migliore, ma alla fine ho deciso di eliminarle, infine ho sistemato un pò di punteggiatura. Credo che ti riferissi a quelle in cui Hinata si paragona a una madre e Naruto invece è rapportato alla figura paterna. Quello che intendevo dire era che Naruto e Hinata fossero lontani dal riconoscersi in una coppia tradizionale, in cui l’amore presente è rappresentato da quello tra un uomo e una donna, bensì rischiavano spesso di equivocare il loro amore e confonderlo o utilizzarlo come sostituto a quello genitoriale. Poiché a entrambi in un modo o nell’altro è mancato l’affetto dei familiari, colmavano quella mancanza tra di loro, trasfigurando il proprio amore, il ché a livello di coppia non credo sia naturale o comunque positivo. Sì lo so mi sono spiegata da schifo, ma abbi pazienza u__u
Spero sia questa la parte che ti era poco chiara, nel caso avessi sbagliato fammelo presente : )

wari: Grazie mille per aver recensito e per esserti interessata alla mia storiella! Ho capito perfettamente cosa intendevi riguardo l’IC dei personaggi e riconosco che, lasciando da parte Sakura che l’ho messa in una condizione d’insania mentale, la maggior parte dei personaggi hanno avuto atteggiamenti ooc, escludo solo Hinata perché è l’unica in cui riesco a rispecchiare la mia personale idea che ho su di lei. Quello che vorrei dire è che, in particolare per Naruto e Sai, non solo mi discosto dalla tua resa e visione del personaggio, ma purtroppo anche dalla mia, tuttavia non mi sembrano dei comportamenti così eccessivamente fuori dal personaggio da dover mettere l’ooc nelle note.
Ho corretto tutti gli errori che mi hai elencato e altri che giustamente non sei stata lì a scrivermi, altrimenti sarebbe venuta fuori una lista lunghissima. Ti ringrazio davvero per esserti presa la briga di segnalarmeli e avermi dato anche la correzione già bella e pronta. Solo uno non l’ho corretto perché non era un errore accidentale, il “più migliore” inserito in un dialogo di Naruto era voluto. Ho pensato che parlando, a una persona possa capitare di utilizzare forme grammaticali sbagliate e così mi sono presa questa libertà. (So che in un libro sarebbe sbagliato un ragionamento del genere, ma essendo una fanfiction penso si possa fare). Ho voluto caratterizzare il parlare di Naruto in questo modo, non perché lo considero un grullo sgrammaticato (come la sottoscritta xD), ma perché è molto enfatico nei modi. Lo stesso ragionamento vale per “esageroso” al posto di “esagerato” in un dialogo di Sakura.

Hai centrato perfettamente il mio problema, spesso mi arrampico in frasi troppo contorte che ovviamente non riesco a gestire.
Non mi ha seccato per nulla la tua recensione, anzi mi hai dato un grande aiuto, è stata veramente preziosa. Spero di ritrovarti! ^-^


missredlights
: Tantissime grazie per aver recensito e per il tuo sostegno! Spero che questo capitolo non ti deluda :)



Un’ultima cosa e poi vi lascio in pace, il titolo di questo capitolo l’ho letteralmente rubato all’omonima canzone dei Suicide Silence, se vi va o avete due minuti da perdere, ascoltatela. ^.^
Ringrazio ovviamente anche tutti coloro che leggono e che hanno aggiunto la storia nelle seguite e da ricordare.




Alla prossima!











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Capitolo 12
*** Comorbid ***





Comorbid














Correva velocissimo tanto che i piedi a malapena sfioravano il suolo. Il nome di Sakura, conficcato come un chiodo fra marginali pensieri, non faceva altro che riecheggiare la sua importanza.
Desiderava unicamente raggiungerla il prima possibile, prenderla con sé e riportarla al sicuro, perché in qualsiasi luogo se sola nello stato mentale in cui versava, sarebbe stata in pericolo.
Con il vento che gli sferzava violento sul volto, percorse rapido il campo in erba. In breve apparve all’orizzonte il margine del faggeto indicatogli da Hinata insieme alle lunghe ombre degli alberi che oscuravano il verde del prato. Aggiunse potenza alla spinta delle gambe e tendendo le braccia all’indietro pervenne a una perfetta posizione aerodinamica. Nello slancio si sollevò dal terreno spiccando un salto dalla notevole altezza, in modo da poter sorvolare la restante distanza che lo divideva dal bosco.
L’aria, divenuta sottile e tagliente dalla velocità, gli scompigliò i capelli biondi fischiandogli con prepotenza nelle orecchie, mentre la maglia nera sbatacchiava vibratamente gonfiata dal vento.
Al culmine del balzo scorse una figura rossastra ai piedi di due maestosi faggi proprio al principio della selva. Acuì lo sguardo rimanendo sospeso tra le brezze.
In pochi attimi riconobbe in quella figura il volto di Sakura, la quale sollevò gli occhi al cielo lasciando che una luce di pura malizia le riverberasse nelle iridi smeraldine. Dopo un labile sorriso indietreggiò fuggendo nel profondo della vegetazione.
“Dannazione!” Sibilò a denti stretti osservando l’amica scomparirgli da davanti agli occhi.
Senza esitazione si gettò a capofitto nella sua direzione. Atterrò provocando due profondi solchi nel suolo, e ripartì subito all’inseguimento inoltrandosi nel fitto degli alberi.
Correva sebbene non avesse nemmeno una misera pista da seguire, Sakura era scomparsa senza lasciar tracce. Eppure non si dava per vinto.
Era mosso più che dalla ragione dalla feroce collera che gli cresceva nel cuore verso se stesso, verso la sua completa incapacità di aiutare le persone che amava. Verso la sua incredibile bravura nel lasciarsele sfuggire tra le mani.


“Sakuraaaaaaa!” Gridò accovacciandosi sul ramo di un albero. Si guardò intorno scoraggiato, rendendosi tristemente conto di non riuscire più a orientarsi. Serrò i pugni in un moto di rabbia fin quando non scorse per un breve istante una sottile figura cremisi tra l’intrico dei rami.
“S-Sakura!” Sgranò gli occhi celesti ritornati più vividi che mai e scattò rapidissimo in direzione della compagna.
Appena qualche falcata e la sagoma svanì confondendosi tra il fogliame.
Naruto iniziò a chiamarla con voce tanto forte quanto disperata. Come in uno scherzo di cattivo gusto, l’immagine di Sakura continuava ad apparire e svanire all'improvviso. Ormai al limite della sopportazione, quando l’amica si rivelò per l’ennesima volta, con uno scatto fulmineo riuscì a portarsi a brevissima distanza da lei. Sakura si rigirò per guardarlo in volto e tempestiva spiccò un salto scomparendo oltre le fronde dei faggi. Naruto avvertì il polso della ragazza sfuggirgli via dalla mano che si richiuse stringendo il nulla. Non perse tempo scagliandosi anche lui al di là dell’apertura tra le chiome degli alberi.
I forti raggi del sole lo colsero di sorpresa abbagliando i suoi poveri occhi ormai abituati alla penombra della boscaglia. Atterrò pochi metri più avanti in una piccola radura dalla caratteristica forma a mezzaluna. Riprese fiato poggiandosi sulle ginocchia sfiorate dalla fresca erba ricoperta da teneri e sporadici fiorellini bianchi. Notò con profondo sollievo che anche Sakura aveva deciso di arrestare finalmente la sua fuga, fermandosi a poca distanza da lui.

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Hinata si fermò trafelata al margine del faggeto. Era sempre stata troppo lenta, non aveva avuto nessuna speranza di poter raggiungere Naruto.
Respirò forte scostandosi le ciocche bagnate dalla fronte. Sul terreno davanti a lei facevano bella mostra due profondi solchi e poco più avanti delle impronte di sandali, segno inequivocabile che i due si fossero diretti nel fitto del bosco.
Congiunse le mani al seno attivando il Byakugan e immediatamente piccole vene iniziarono ad affiorarle ai lati degli occhi di perla.
Gettò un ultimo sguardo sconsolato alla borsa che portava con sé. Un’ampia macchia violacea faceva sfoggio sul chiaro tessuto.
Con un breve sospiro si scalzò la tracolla dalle spalle e si addentrò correndo tra i faggi.
Povera torta di mirtilli.

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La radura era circondata da un lato da alti faggi, mentre il margine rettilineo della sua conformazione a semicerchio cadeva a precipizio, diventando nient’altro che uno dei due lati rocciosi di un profondissimo strapiombo, in fondo al quale era possibile scorgere il letto di un fiume riarso dalla siccità estiva.
Naruto schiuse le labbra alla ricerca d’aria e sollevandosi in piedi puntò il vivido sguardo su quello di Sakura. Un rivolo di sudore gli percorse una tempia andando a ricongiungersi sulla gote con il lungo graffio provocato da una ramo particolarmente appuntito. Così come la guancia anche entrambe le braccia erano ricoperte da segni rossastri dovuti allo sfregamento con ruvide cortecce. Strofinò d’impulso con il dorso della mano la bruciante abrasione, lasciando una striatura di rosso sfumato sul lato del volto.
“Sakura-chan torniamo a casa.” Mormorò arcuando le sopracciglia in una mesta espressione.
La ragazza rimase impassibile dondolando le braccia mollemente abbandonate ai fianchi. Accennò un sorriso sul volto tirato, spalancò gli occhi verde reale e stringendosi in un abbraccio incominciò a ciondolarsi a testa bassa.
Improvvisamente uno stormo di anitre selvatiche striò l’azzurro del cielo librandosi oltre le fronde degli alberi con chiassosi starnazzi. Naruto volse lo sguardo in alto colto di sorpresa da quell’inaspettato trambusto.
Proprio in quel momento Sakura prese a volteggiare seguendo la cornice di un immaginario cerchio dall’ampio raggio di cui lui era centro. Eseguì lineari volteggi, semplici piroette aiutandosi con l’apertura delle braccia per mantenere l’equilibrio ed eleganti salti da cervo ridiscendendo sulla punta dei piedi. Sfociarono sulle sue labbra con naturalezza frequenti risate, graziosi sorrisi accompagnati da sguardi compiaciuti.

Naruto rigirò sul posto per riuscire a seguire i flessuosi e cadenzati movimenti di Sakura. Schiuse leggermente le labbra, incapace di porre fine a quel controverso balletto.
“Sono felice Naruto-kun, sapessi quanto sono felice.” Cantilenò allusiva. “Ho trovato Sasuke-kun, l’ho trovato finalmente.”
Si fermò un attimo chinandosi in avanti e inclinò armoniosamente il viso, mentre la brezza leggera le scompigliava i capelli rosati.
“E non sai quanto questo possa rendermi felice.” Soggiunse infine socchiudendo con dolcezza le iridi verdi.
Naruto abbassò lo sguardo stringendo con forza i pugni fino a farsi sbiancare le nocche. Sempre il nome di Sasuke su quelle labbra, come appiccicoso miele.
“Sakura torniamo a casa. Ora.” Pronunciò perentorio cercando di non lasciar trapelare il profondo sconforto che lentamente aveva iniziato a penetrare nel suo animo.
La ragazza proruppe per risposta in una risata cristallina. Le parole di Naruto non erano altro che fresca acqua che scivolava via senza lasciar segno. Non la toccavano minimamente. L'unica cosa degna di rilievo era l’irreversibile piega a cui avrebbe condotto gli eventi, la sua eccezionale soluzione per portare tutti e tre alla salvezza contemplando il sacrificio di uno.
Questo, però, Naruto non poteva immaginarlo. Lui sapeva solo che Sakura stava male, che aveva bisogno d’aiuto e che tutto il resto poteva anche aspettare.
Haruno del resto di fronte a quell’ingenuità non reagiva in altro modo se non ridendo, tanto valeva che lo lasciasse fare, era così esilarante in un certo senso vederlo impegnarsi per il nulla.
“Ora vieni con me Sakura-chan, andiamo insieme da Tsunade-sama e tutti insieme risolveremo il problema, ti aiuteremo Sakura-chan, ma ora devi venire con me, per favore.” Insisté con decisione mista a dolcezza incominciando ad appropinquarsi verso l’amica. Sarebbe uscito da quel bosco solamente insieme lei, si ripromise che a tutti i costi l’avrebbe ricondotta indietro.
Sakura permise a Naruto di avvicinarsi, l’osservava sorridendo fiduciosa. Lasciò che quella calda mano stringesse con forza la sua, bianca e fredda. Cadaverica.
“Sakura-chan, andrà tutto bene, vedrai.”
Amava i sorrisi di Naruto, erano sempre stati incredibilmente belli.
S’inarcò fulminea su se stessa sfilando un kunai dalla fascia in cuoio allacciata alla coscia, e tenuta coperta da un lembo dello smanicato.
Con ancora il riso sulle labbra si puntò l’arma sotto il mento.
“Allontanati immediatamente, o giuro che mi ammazzo.” Sibilò tagliente.
Naruto sgranò gli occhi celesti, esterrefatto. Sakura era completamente imprevedibile, nessuna azione partorita dalla sua mente inferma poteva darsi per scontata, e mai si sarebbe perdonato se a causa sua si fosse anche solamente procurata un graffio. Perciò senza pensarci due volte l’assecondò lasciandole la mano e indietreggiando di pochi passi.
Non riusciva in alcun modo a distogliere lo sguardo attonito dalla punta affilata del kunai che Sakura perseguiva a pungolarsi sulla morbida pelle. A bocca schiusa si ritrovò a balbettare frasi sconnesse come suppliche.
“Sakura, non fare follie.” Sussurrò infine sbiancando in volto. Si sentiva completamente spiazzato, in balia degli eventi, senza alcuna possibilità di prendere il controllo della situazione.
“Follie no, io non ne faccio Naru-chan. Piuttosto se fossi in te, starei attenta a non farle.” Computò sarcastica facendo schioccare la lingua contro il palato.
Naruto cercò di recuperare un poco di freddezza e autocontrollo respirando profondamente. Era pur sempre Sakura, la Sakura che conosceva da anni, con cui era cresciuto insieme. Possibile che non riuscisse a trovare un modo per approcciarsi a lei, una via d’uscita da quell’assurdità?
Scosse la testa, frastornato, provando a ritrovare la calma e tentando di escogitare una qualunque strategia per riportarla alla ragione.
“Sakura,” Mormorò dopo un’ampia pausa. Avrebbe provato a far leva sui ricordi dell’intima conversazione che avevano sostenuto nel suo monolocale la notte.
“Che vuoi?” Domandò brusca, punzecchiandosi sul collo con maggior frenesia il kunai, consapevole di quanto questo potesse angosciarlo.
“ti ricordi cosa ti ho detto la notte scorsa?” Sorrise piano in modo da sembrare incoraggiante.

Naruto era sempre stato tanto innocente quanto ingenuo e questo suo aspetto stuzzico l’ilarità di Sakura. S’irrigidì sul posto posizionando le braccia tese lungo i fianchi e le gambe perfettamente appaiate.

“Tornerà te lo prometto. Non so quanto ci metterò per trovarlo e riportarlo qui da te, ma ti prometto, dovessi metterci tutta la vita, che ti riporterò il nostro Sasuke. Salverò Sasuke, fosse l’ultima cosa che faccio.” Pronunciò in tono solenne contraffacendo la voce fino a raggiungere distorti e possenti vocalizzi.
“Parole, parole, parole. Soltanto questo tu sei.” Sogghignò piano, assaporando in pieno l’immagine del volto distrutto di Naruto che la guardava a occhi sbarrati.
Il ragazzo mostrò sulle labbra una smorfia dolente. Sakura poteva anche prendersi gioco di lui, ridicolizzarlo come meglio credeva o come la sua follia le dettava, ma non le avrebbe permesso di mettere in dubbio la promessa, o meglio l’obiettivo che con tutto se stesso si era prefissato di mantenere.
“Sakura, io intendo ancora mantenere la mia parola! Non potrei mai abbandonare Sasuke, come non potrei mai abbondare te!” Rispose con forza strattonandosi la maglia all’altezza del cuore.
Lei si passò velocemente una mano tra i capelli spiegandoli al vento, come ansiosa di liberarsi presto dai discorsi di Naruto.
“Ne sono convinta che tu non potresti mai abbandonare Sas’ke. Molto meno del fatto che non abbandoneresti me, sporco traditore.” Ridusse gli occhi a strette e verdi fessure sputando con rabbia le parole.
“S-sporco traditore? Ma che stai dicendo? “ Sussultò confuso.
“Che cosa sto dicendo? Che cosa sto dicendo? Sto dicendo la verità. Sporco traditore.” Reiterò ridendo, ma di un sorriso strano, simile piuttosto a una smorfia contrita atta a nascondere l’incontenibile rancore.
“Io davvero non riesco a seguirti…”
Fu interrottò prontamente da Sakura. Non aveva alcuna intenzione o desiderio di lasciarlo parlare, ormai aveva cominciato, e non si sarebbe trattenuta dal vomitargli addosso tutta la verità. Principiò così a schernirlo recitando con vocina infantile e pigolante.
“Sakura-chan, ma io ti capisco perché… Perché anch’io amo Sasuke.” Congiunse le mani all’altezza del seno e sollevò lo sguardo come colta da una chimerica vocazione.
“Non è forse questo che mi hai detto la notte scorsa, quando ti accusai di non capire i miei sentimenti per Sasuke? Prova a negarlo!” Cambiò repentinamente atteggiamento iniziando a sbraitare e a puntarsi con violenza l’arma al collo.
Abbassò di colpo il capo rovesciando la frangia bionda sul viso. Serrò le labbra in una stretta e dolorosa espressione.
“Prova a negarlo!” Strepitò Sakura rossa in volto scuotendo nella foga la chioma rosata, nessun tentativo di soffocare la rabbia.
Naruto mantenne la stessa identica posizione limitandosi a voltarsi lievemente di lato.


Non so bene il motivo, eppure proprio adesso mi torna alla memoria quel giorno passato.
Era un bel giorno, settimane prima che decidessi di partire.
Seduti in un prato, io e Sakura.
Non c’erano fiori di ciliegio nell’aria. Non era quella la stagione,
però lei c’era.
Parlammo di Sasuke.
Parlavamo sempre di Sasuke,
quando eravamo solo noi due.
In un certo senso, forse, ci sembrava di tornare tutti insieme.



“Prova a negarlo, dai.” Insisté velando d’insensata amabilità la voce. Gli porse i palmi delle mani invogliandolo a darle una qualche spiegazione, che per certo non avrebbe degnato di ascolto.
Naruto alzò finalmente lo sguardo avanzando di due impercettibili passi.
“Non posso negarlo, Sakura-chan.” Confermò pacatamente. Non c’era più ragione per mentire -non ce n’era mai stata- da quando le speranze erano cadute una dopo l’altra.
Sakura trattene una triste risata coprendosi malamente la bocca con il dorso della mano.
“Lo vedi che sei uno sporco traditore? Lo vedi come lo ammetti? E tu che te n’eri andato per salvarlo, che mi hai lasciata sola per riportarlo da me. Da me? O da te? Quale promessa? Nessuna promessa.” Iniziò a vaneggiare camminando avanti e indietro pestando con furia gli steli dei minuscoli fiorellini candidi. Persa nei meandri delle sue riflessioni si portava una mano tra i capelli, mentre con l’altra, incurvando innaturalmente il polso, si strusciava la lama del kunai provocandosi lunghe striature rossastre sul collo.
“Hai sempre voluto salvarlo solo per te stesso! L’avresti riportato da te allontanandolo da me! E io cosa avrei dovuto fare? Guardarvi sparire senza dire niente, senza fare nulla?!” Scoppiò in grida esasperate lasciando sgorgare incurante lacrime furiose e brucianti.
Naruto inghiottì aria, ogni lacrima su quel volto era l’ennesimo squarcio nel suo cuore. Si sforzò con tutto se stesso di guardare Sakura negli occhi deciso a ribattere, ma ogni discorso gli morì in gola di fronte al suo viso segnato dal pianto di disperazione, di fronte a lei, che con le sue ragioni e la sua malinconica follia riusciva a renderlo inerme e piccolissimo.
“E poi dimmelo, dimmelo che cosa c’entra Hinata. Quella piccola, stupida, ingenua Hinata.” Scosse la testa ridendo e singhiozzando insieme, il kunai a percorrerle veloce la linea bluastra della giugulare.
“Ti odio lo capisci, vero? Odio come hai preso in giro tutti quanti dall’inizio alla fine. Non è Sasuke il vero traditore, ma solo tu. Hai tradito la mia fiducia, hai tradito Hinata, hai tradito quell’insulso sentimento che tu chiami amore!”
Non c’era modo di risollevare gli angoli della bocca verso il cielo.
“Adesso basta!” L’urlò di Naruto squarciò l’aria spezzando le parole di Sakura, che rimasta basita a fissarlo cessò di singhiozzare.
Socchiuse gli occhi celesti provando un leggero quanto melenso torpore nel pronunciare la successiva frase.



Mi disse che in medicina esiste un termine.
Comorbosità.
Disse anche di sentirsi “malata”.
Io sorridevo guardando il cielo.
È sempre stata così, così… Melodrammatica Sakura.
Non volevo ascoltare, ma soffrivo ugualmente.
Parlò tanto di amore, affetto e amicizia.
Ovviamente, ripeté ogni volta il nome di Sasuke.
Forse, solo per poterlo sentire.



“So perfettamente che il mio sogno per Sasuke è atto a rimanere tale e sono certo, al contrario di quello che tu possa pensare, che il mio amore per Hinata è sincero. Nessuno dei due lascerà il posto nel mio cuore, come nessuno dei due sentimenti soffocherà o allontanerà in alcun modo l’altro, mai.” Sorrise piano mortificato.
“Anche tu, Sakura, non mi permetterò mai di lasciarti andare, non sopporterò che questo accada.”
Sakura fece cadere nel vuoto l’ultima frase senza degnarla di un commento, rabbrividì solo, scossa dai fremiti del pianto.
“Dici che è un sogno,” Si asciugò le guancie bagnate scostandosi i capelli che fastidiosi le si appiccicavano in viso. “ma allora perché desideri così tanto riportarlo indietro? Non ti vorrà, è solo un sogno, no? E così vale per me, anche se mi rifiuto di crederci.” Sussurrò lieve mordendosi il labbro, mentre gli occhi verdi affogavano nell’acqua.
Naruto sollevò per un breve istante lo sguardo al cielo, come per ricercare il coraggio di mettere a nudo i suoi pensieri e sentimenti.
“Non rivoglio Sasuke per me, e probabilmente non desidero riportarlo indietro solamente per mantenere fede alla promessa che ti ho fatto. Salverò Sasuke solo per se stesso.” Rispose cercando di mantenere un tono calmo, nonostante ci fossero le forti emozioni pronte a incrinargli la voce. Avanzò di qualche passo cogliendo l’occasione concessagli da una Sakura assorta; infatti la giovane teneva lo sguardo basso e il braccio con cui stringeva il kunai flesso a mezz’aria, finalmente lontano dal suo collo.
“Potrò anche rassegnarmi e sacrificare i miei sentimenti per Sasuke, ma lo salverò ugualmente e salverò anche te. Non intendo arrendermi finché vivo. Insieme, solamente insieme riusciremo a far tornare tutto come prima.” Allungò la mano verso di lei che lo guardò stupefatta, accortasi solo allora di quanto si fosse avvicinato.
Si portò le mani al volto cercando di proteggersi con un gesto istintivo. Proprio in quella circostanza, Naruto notò stupidamente per la prima volta i lividi scuri che percorrevano un braccio della kunoichi.
“Sakura, ma che ti è successo?!” Esclamò apprensivo, perdendo in un sol momento, vinto dalla preoccupazione per l’amica, qualsiasi coerenza con gli avvenimenti presenti.
Sakura fu costretta ad arretrare portando sul volto i segni di un evidentissimo atteggiamento fobico.
“Ti ho detto di starmi lontano! Stammi lontano! Stammi lontano! Lontano! Lontano! Lontano!” Strillò raggiungendo acuti così perforanti da rendere irriconoscibili le parole. Si ritrovò poi a mordendosi con tale furia il labbro inferiore da farselo sanguinare. Agitandosi come un’ossessa, tracciò sul collo sfregi a fior di pelle che subito iniziarono a spillare gocce vermiglie.
Naruto arretrò velocemente sconvolto dalla reazione di Sakura. Sbiancò in volto nel terrore che l’amica potesse recidersi la gola da un momento all’altro.
Si ritrovò a supplicarla quasi piangendo, ma le sue urla non cessavano sprofondando in un delirio sempre più incolmabile.
“Tornare tutto come prima?! Tornare tutto come prima?! Non Farmi ridere!” Farfugliò scoppiando subito dopo in una risata sguaiata, mettendo in evidenza i candidi denti macchiati dal sangue del labbro rotto. Ripiegò il collo percorso da sottilissimi rivoli sanguinanti.
“Sakura, ti prego!” Esalò Naruto, senza ascolto.
“Non farmi ridere! Non farmi ridere! Non farmi ridere, non farmi ridere, non farmi ridere, non farmi ridernon farmiriderenonfarmi ridernonfarmiridernonfarmi ridere non farmi ridere farmi non ridere farmi ridere non…” Si chinò verso il basso cingendosi l’addome sorpresa da un’incontenibile ridarella.
Sputò tra i fili d’erba saliva mista sangue e con lentezza eccessiva iniziò a dirigersi ricurva verso il ciglio del dirupo, strappando al suo passaggio gli alti steli dei soffici fiori.
Naruto la fissò a occhi sbarrati. E ora che cosa avrebbe voluto fare? Gettarsi di sotto? Si preparò all’azione portandosi con discrezione più vicino a lei.
Sakura intuì immediatamente le sue intenzioni e si bloccò sul posto traffigendolo con sguardo raggelante.
“Non un passo se non vuoi che prima mi sgozzi e poi mi lanci nel vuoto.” Sillabò lentamente come a voler far intendere il concetto a una persona dallo scarso comprendonio.
“Sakura perché stai facendo tutto questo? Ti prego ascoltami, cerca di ragionare, si può sapere cosa credi di ottenere? Non possiamo arrivare a tanto…” La voce di Naruto si ruppe nel tentativo di trattenere le lacrime.
“Sono certo che c’è ancora un modo per poter risistemare le cose, ci sarà pur qualcosa che io posso fare.” Levò lo sguardo terso su Sakura senza poter nascondere la dolce supplica suggellata in ogni parola.
Haruno sospirò affranta, snervata dal dover ancora una volta ribadire il concetto.
“Risistemare le cose. Far tornare tutto come prima. Ti rendi conto di quanto siano inconsistenti queste parole, vuote di significato? Mi dispiace Naruto, ma ormai ogni cosa è compromessa, non c’è modo, non c’è più soluzione. Non so come dirtelo. Puoi continuare se vuoi a mascherarti sotto questo finto eroismo, chiuderti gli occhi di fronte alla verità, credere ancora in qualcosa. Puoi sperare, Naruto, e non sarò certo io a costringerti a non farlo. Non ho alcun interesse a cambiare i tuoi istinti da martire, a bloccare l’afflusso” Si fermò in una piccola pausa assottigliando lo sguardo, come se una certa irritazione avesse preso il sopravvento a tal punto da toglierle la voce.
“delle tue stupide frasi ricolme d’insulse fantasie di salvezza a cui nemmeno tu riesci più a credere. Salverò quello, salverò quell’altro. Inizia a salvare te stesso, se sei tanto bravo. ” Riprese a parlare rocamente scostandosi una ciocca dietro l’orecchio, mentre sul volto iniziò a delinearsi un cinico sorriso.
“La vuoi la verità?” Gliela offrì così, come a un cane il biscotto.
Naruto gettò lo sguardo a terra, perfino quei timidi e bistrattati fiorellini bianchi parevano malinconici. “Quale verità?” Si limitò a domandare con gli occhi lucidi.
“Io ti detesto.” Allungò la smorfia sulle labbra.



Disse di essere la mia comorbosità.
Sillabavo incerto quel termine. Era brutto, suonava male.
Soprattutto, non lo capivo.
Spiegò d’avere importanti implicazioni nel mio esito finale.
-Quale esito se non la morte?-
Rideva giocando con le ciocche rosate.
Non aveva alcuna intenzione di rispondermi.
Poi iniziò a guardarmi, sembrava aver dimenticato qualcosa.
“La comorbosità è”
Carezzava i fili d’erba, ansiosa.
“una patologia secondaria non necessariamente correlata con la patologia principale.”
Accennai a una smorfia d’assenso.
Si avvicinò al mio viso.
Volse per un attimo lo sguardo al cielo,
quasi volesse verificare la stessa intensità di azzurro nei miei occhi.
“Io e Sasuke siamo due sintomi della stessa malattia.”
Sussurrò lieve, le tremava la voce.





“Ti odio dal profondo del cuore.” Lo disse con una tale leggerezza da sembrare una soave dichiarazione d’affetto. Quelle parole simili a petali incandescenti si posarono sulla pelle di Naruto ustionandola, la liquefecero fino a raggiungere il suo intimo strinandogli il cuore.
Il ragazzo si chinò in avanti come se fosse stato fisicamente percosso da quella frase.
“La verità fa male, Naruto, ma credimi, era un macigno così pesante che non vedevo l’ora di liberarmene.” Continuò osservandosi le unghie scheggiate della mano, poi la placida espressione degli occhi mutò assumendo tratti allucinati e rabbiosi.
“Detesto la tua inettitudine, la tua stupidità, tutto, odio tutto di te! Mi hai lasciata sola come un cane, non hai saputo nemmeno mantenere la promessa! Hai tradito me e Sasuke con quella stupida ragazzina! Lo capisci il perché ti odio?! Lo vuoi vedere il motivo?! Manuke! Manuke! Manuke*!” Urlò in un continuo crescendo della voce, dapprima sibilata e soffocata dalla furia e poi scoppiettante ed esasperata nella collera in piena.
Naruto rimase stoico sotto i colpi vibranti degli insulti di Sakura, questa volta non chinò il volto, ma sorbì tutto con coraggio e apparente impassibilità.
Sakura avanzò di qualche passo avvicinandosi pericolosamente al ciglio del dirupo.
“Sei solo un vile e io solo una stupida ad aver provato a credere in te. Sei fatto solo di parole e finta speranza, Naruto. Solo di promesse mai mantenute, sei solamente questo.” Fece sfociare un sorriso ricolmo di amarezza che le disciolse dal viso le ombre taglienti della rabbia.
Si levò una brezza leggera che le carezzò i capelli rosati messi a cornice del volto. Seppur tenue, il venticello strappò i delicatissimi petali dei bianchi fiorellini e li librò nell’aria trasportandoli via con sé.
“Sakura… Forse hai ragione, io non sono ancora riuscito a mantenere la promessa fatta, ma conosci la mia determinazione tu sai che…” Non vi riuscì. Non poté terminare la frase. Una lacrima silenziosa uccise le sue parole sul nascere, morirono in gola per poi essere usurpate dalla voce aspra di Sakura che riprese prontamente la parola.
“Ora che sai tutto questo. Che sai il ribrezzo che mi provochi, il voltastomaco che mi nasce al solo vederti. Ora che sai quanto ti odio, dimmi Naruto, mi vorrai salvare ancora?” Accennò un sorriso sporgendo con espressione birichina un piede nel vuoto. Granelli di terriccio e sassolini capitolarono giù dalla parete di nuda roccia. Naruto perse un battito nell’osservare l’amica in una posizione così rischiosa, avrebbe voluto stringerla subito tra le braccia e portarla via da lì il prima possibile, ma temeva per come avrebbe potuto reagire, probabilmente commettendo la peggiore delle follie. Deglutì il groppo alla gola intanto che il cuore gli palpitava sfrenato.
“Allora? Mi salverai ugualmente, Naruto-kun?” Reiterò la domanda inclinando graziosamente il viso.
Naruto sollevato che fosse tornata con tutti e due i piedi ben saldi a terra prestò attenzione alle sue parole. Lasciò sfociare sulle labbra un sorriso appena accennato.
“Non importa se mi odi, mi fa malissimo certo, ma non importa. Per quanto tu mi possa detestare io non ti lascerò mai Sakura. Ti salverò ancora e ancora fino a che non avrai cambiato idea su di me fino a che non starai bene. Ti salverò ora e sempre.” Mormorò pacato, l’ennesima promessa da suicidio.
“Allora, se stanno così le cose…” Bisbigliò a fior di labbra sovrapponendo con creanza la punta dei piedi.
“Accomodati.”
Aprì le braccia e si gettò di schiena nel vuoto.


Il tempo sembrava essersi fermato. Davanti agli occhi di Naruto ogni secondo sembrava trascorre con innaturale lentezza.
Il corpo di Sakura, quel sorriso spensierato stampato sul volto, gli occhi verdi fissi su di lui come a chiederli –Cosa aspetti? Vieni-. Restavano lì, fermi, crocefissi nel vuoto. La Sakura che lui vedeva non voleva cadere, non sarebbe caduta.

“Sakura!!”
Non riuscì nemmeno a riconoscere come suo l’urlo che dilaniò l’aria, che già le sue gambe si muovevano autonome e disperate. Mai gli erano sembrate così lente, tanto da esser certo che mai avrebbe potuto raggiungerla, che mai sarebbe riuscito a coprire quelle poche falcate che lo dividevano da lei.
Si lanciò in avanti, tentando il tutto per tutto e riuscendo insperatamente ad afferrare appena in tempo la mano di Sakura. Non poté più trattenere le lacrime, che iniziarono a scorrere velandogli gli occhi cerulei.
“Sakura.” Sussurrò a fior di labbra, pronto a issarla al sicuro prima che i suoi piedi perdessero quel poco di aderenza rimastagli al terreno.
Un sorriso febbrile si fece largo sul volto della ragazza, solo in quel momento Naruto comprese che Sakura si stava opponendo resistenza.
Puntò i piedi sulla parete rocciosa e con tutta la forza che aveva in corpo afferrò entrambe le braccia di Naruto tirandolo giù di peso. Colto alla sprovvista, il ragazzo non riuscì a reagire in tempo, perdendo così irrimediabilmente il precario equilibrio.
Ebbe un tuffo al cuore quando il vuoto lo accolse. Il vento fortissimo iniziò a sferzargli il volto costringendolo a socchiudere gli occhi.
Sakura si aggrappò a lui in un morboso abbraccio intrecciando le gambe intorno alla sua schiena. Naruto tentò di liberarsi cercando di scorgere un qualche possibile appiglio per riuscire a salvare entrambi; ma Sakura non glielo permise, gli bloccò ogni possibile movimento e immergendo il viso nell'incavo del suo collo andò a stuzzicargli le labbra con i capelli rosati spazzati dalle brezze.
“Andiamo da Sasuke insieme.”
Nonostante i fischi perpetui e frastornanti del vento, riuscì a udire ugualmente le parole di Sakura sussurrate a pochissima distanza dal suo viso.
Subito dopo la ragazza gli prese il volto tra le mani e senza alcun preavviso gli sferrò una violentissima testata, fronte contro fronte.
Naruto rimase frastornato avvertendo all'istante una spiacevole sensazione di bagnato, poté immaginare il rivolo di sangue che aveva preso a colargli fra gli occhi.
Quando Sakura tornò ad abbracciarlo con forza, un lancinante dolore alla testa lo colse e in pochi attimi incominciò ad annebbiarsi la vista.

C’erano ancora davanti a lui, seppur ottenebrati da irreali ombre nere, gli occhi verde smeraldo di Sakura appena socchiusi.
C’era, tra contorni indefiniti, il suo lieve sorriso di soffusa beatitudine.
C’erano quei bei capelli rosa, purtroppo offuscati, che spiegati dall’aria arrivavano a solleticargli il naso.
Che gli occhi fossero chiusi o aperti, ormai non faceva più differenza.
Era arrivato il buio.
E anche il vuoto, anzi quello c’era sempre stato,
ed era molto peggio del buio.




Rimasi ad osservare il cielo, senza altre domande.
Ora, non voglio dire che avessi compreso il concetto,
semplicemente, mi andava bene così.
O almeno, per un attimo pensai che andasse bene.
Mi voltai verso Sakura.
Presumibilmente con espressione da ebete.
“Aspetta, aspetta…” Mormorai pensoso.
Lei sorrise.
“Se tu e Sasuke siete due sintomi della stessa malattia,

la malattia, qual è?”
Socchiuse gli occhi pungolandomi con un dito la spalla.
“Baka.” Si lagnò divertita.
“È l’amore, no?”

















Manuke*= stupido.




Angolino Autrice:

In primis, mi scuso profondamente per il vergognoso ritardo, ma non starò a giustificarmi visto che gli impegni, in fin dei conti, ce li abbiamo tutti.
Non perdo tempo neanche a commentare il capitolo che passo subito a rispondere alle recensioni:

Vaius: Come sempre ti ringrazio moltissimo per aver recensito! Sono contentissima che lo scorso capitolo ti sia piaciuto. ^-^
In effetti hai ragione, Hinata la sto un po’ maltrattando e poi in questo capitolo non compare quasi, ma spero che sia riuscita a fartelo apprezzare ugualmente.
Il prossimo sarà l’ultimo… E no, non è uno scherzo xD
Ti ringrazio ancora per il tuo interesse, appoggio e sostegno che sono stati determinanti per questa storia.

wari: Levatelo della testa che le tue recensioni mi secchino, anzi, se proprio vuoi la verità be’, io le adoro u__ù
per il semplice fatto che mi stai aiutando veramente tantissimo e riconosco perfettamente che non sia cosa da poco spendere il proprio tempo per scrivere, come le chiami tu, degli elenchi della spesa, solo per darmi una mano nel migliorare questa storia. E poi non è assolutamente colpa tua se vengono così lunghe (tra l’altro le trovo stupende anche per questo), per lo meno io la vedo in questo modo, se facessi meno errori, sicuramente, tu non ti ritroveresti a segnalarmeli e le recensioni sarebbe di certo più corte.
Dopo aver postato questo capitolo, ho corretto tutti gli errori che mi hai indicato nello scorso, ti ringrazio moltissimo e dico che hai perfettamente ragione, devo stare più attenta con il lessico, facile usarne uno forbito, ma poi devo anche saperlo usare. Per quanto riguarda l’osservazione sugli epiteti associati a Hiashi, ecco, li vorrei spiegare in questo modo: poiché non lo reputo Hiashi un vero padre per Hinata, ho deciso di usare dei sinonimi, un po’ grotteschi, della parola padre per evidenziare la distanza, il profondo distacco emotivo tra i due. Mi dispiace se l’intento sia risultato un po’ ridicolo.
La farfalla di quella specie esiste davvero, il suo nome volgare è Large Blue. Felicissima che tu abbia apprezzato certi dettagli e alcune dinamiche della storia, in particolare l’inutile comparsa di Touei. *-*
All’inizio della recensione hai scritto che 'sta volta andava un po’ meglio. Non mi sento di dire che sia andata effettivamente meglio o che sia stata tu disattenta, ma di una cosa sono certa, che nel precedente capitolo ho davvero cercato di fare meglio, di sforzarmi di migliorare, e questo grazie alla tua recensione che ha saputo spronarmi!
Quindi, semplicemente, GRAZIE.


Missredlights: Grazie mille per aver recensito! Mi dispiace se lo scorso capitolo ti abbia fatta un po’ alterare, ma mi sa che in questo sia andata ancora peggio! Però se volevi che Sakura facesse una brutta fine, forse, forse, sono riuscita ad accontentarti xD Comunque, spero tanto che ti sia piaciuto! *-*
Un bacio.


Non trovo per niente giusto rispondere così tardi alle vostre recensioni, quindi non aspetterò più di postare il capitolo successivo per farlo. Detto questo, sperando che il capitolo non vi abbia schifato più del dovuto…

Al prossimo aggiornamento! ^O^


Ringrazio, ovviamente, anche tutti i lettori!











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Capitolo 13
*** Insomniac doze ***





Insomniac Doze












Lacrima.
Uno, due, tre.
Lacrima.
Uno, due, tre.
Lacrima.

Le raccolgono tutte, una dopo l’altra, le mani di Tsunade. Come se la pelle arida segnata dagli anni non desiderasse altro che il contatto con quelle delicate gocce d’acqua.
Posò lo sguardo offuscato dalle sue mani al suo studio. Al di là della scrivania era un tale disastro. La biblioteca in pezzi, alcuni tomi rari e dall’inestimabile valore gettati a terra alla rinfusa, altri erano stati scaraventati fuori dalla finestra che ancora adesso, rimaneva spalancata.
Non era riuscita a contenersi Tsunade. Perché la rabbia e il dolore li conosceva bene e sapeva quant’era inutile imporsi, resistergli.
Alcuni dicono che basta sfogarsi e tutto passa.
Ma non è vero niente.
Lo dimostrava il fatto che per due giorni Tsunade era rimasta a demolire il suo studio e osservare le lacrime cadere, senza riuscire a far altro. Eppure il dolore non era scomparso né tanto meno si era attenuato. Era rimasto perfettamente uguale, una perpetua e atroce fitta nel cuore. Sarebbe rimasto tale anche nei giorni, nei mesi e probabilmente negli anni a seguire, Tsunade dubitava che si sarebbe mai placato. Forse la sofferenza col tempo sarebbe divenuta una torbida cicatrice, che per quanto non sanguinasse rimaneva comunque un indelebile segno.



Lasciò cadere gli occhi castani sulla piccola fotografia incorniciata, in bilico sull’orlo della spaccatura che divideva a metà la scrivania in rovere. I suoi pugni scagliati con cieca rabbia non avevano risparmiato neppure quella.
L’immagine ritratta nel quadretto era allegra, soffusa di calda serenità. Sullo sfondo c’era Shizune che teneva stretta tra le braccia una fuggiasca TomTom, Naruto, sbucato all’ultimo momento, rimaneva sulla destra leggermente sfocato, mentre con un sorriso beffardo sul volto faceva il segno di vittoria, in primo piano, invece, c’era Tsunade con le mani poggiate sulle spalle di Sakura.
In quella foto sorridevano tutti, inclusa Sakura. Teneva le braccia nascoste dietro la schiena, le gote leggermente arrossate per chissà quale imbarazzo e gli occhi, verdissimi e vivaci, erano rivolti verso l’alto per cogliere uno sguardo d’intesa dalla maestra.

Sakura non potrà più sorridere.

Sul vetro della fotografia iniziarono a precipitare silenziose lacrime che rompendosi in microscopiche gocce si disseminarono per i volti delle persone raffigurate. In quel momento parve un’immagine di lutto, perfino il sorriso sfacciato di Naruto si trasformò in una smorfia amara.

Sakura aveva deciso di andarsene. Aveva semplicemente capito che era troppo per lei, per le sue possibilità di sopportazione.
La solitudine spesso paralizza le persone dai propri intenti, per questo non se ne sarebbe mai andata da sola. Per partire aveva bisogno di Naruto, e Naruto fu la spinta di quel volo che si rivelò caduta.


“Signorina Tsunade…” Questa è Shizune. Mormora sempre e lascia le frasi incomplete, è un brutto vizio.
Si solleva un nugolo di sospiri affranti dai restanti ninja medico dell’improvvisata spedizione. Come se Tsunade avesse bisogno della commiserazione degli altri, come se il dolore che lentamente si scava una nicchia nel suo animo necessitasse di pietà. Non solo lei, ma l’intero villaggio, quella mattina, richiedevano silenzio e comprensione, non inutile compatimento.
Per pochi secondi non sentì nulla, solo la freddezza e le ciniche maniere di un medico esperto che analizza e risolve. Per pochi attimi le parve che nulla osasse fiatare, risuonava soltanto il cadenzato vibrare della sua mantella verde mossa dal vento.
Le basta uno sguardo a Tsunade per capire se c’è modo, soluzione, o se non c’è più niente; ed è così che un’occhiata clinica le è sufficiente per comprendere che lì non c’è più nulla. La ragazzina dai capelli rosati seppellita dalla polvere e dal corpo dell’amico è immobile al centro del paesaggio. Come santuario ha scelto il letto arido di un fiume, percorso ai lati da alte pareti di roccia viva. Non c’è sangue a bagnare il fondo sabbioso che sollevato dalla brezza ricopre visi e capelli. Solo un rivolo nerastro incrosta ciglia e ciocche bionde sulla fronte di Naruto, tutto il resto è pulito, forse dormono.

Il silenzio permane, mancano i suoni. Il tonfo di Hinata, che ormai perse le forze cade svenuta, diviene sordo. Il sibilo dell’aria è un impercettibile taglio nella quiete, perfino quel fastidioso ticchettio è cessato.
L’orologio di Tsunade si è rotto, ha smesso per sempre di funzionare.
Si tratta di un meccanismo delicato e naturale, insito nell’anima. Scandisce la vita con disarmante precisione. Il conteggio ha inizio da quando la madre sente la vita germogliare e crescere in lei. I rintocchi si fanno più intesi quando la perla preziosa viene al mondo e continuano a riecheggiare con gioia come campane in festa fino a quando, un giorno, non s’interrompono. Tsunade non ha mai conosciuto l’immensa felicità di essere madre, ma a suo modo lo è diventata. Ha incontrato Sakura, ne è diventata la sensei, ha imparato a conoscerla, a volerle bene come allieva e ad amarla come una figlia.
La valutazione medica effettuata con uno sguardo termina insieme al melodico ticchettio: fratture multiple alle prime due vertebre cervicali, organi interni presumibilmente collassati.
L’analisi è interrotta, la sentenza è già fin troppo evidente. La vita non scorre più in Sakura.

Basta. Fermi tutti.

La freddezza di Tsunade è sciolta sotto lo scorrere di lacrime incandescenti, e le labbra si piegano, si contorcono in spasimi di dolore. Le invisibili sopracciglia bionde si corrucciano, gli occhi si stringono come a non voler vedere, cancellare l’incancellabile.
I suoni pian piano tornano a sfiorarle l’orecchio, i sentimenti il cuore. La stretta di Shizune intorno al suo braccio come a volerle donare un vano conforto. Hinata che si schianta al suolo, era già caduta da alcuni secondi, eppur quel secco rumore e la polvere che si solleva di conseguenza, Tsunade li può percepire solamente ora. Gli occhi le si sgranano, l’autocontrollo imposto per pochi attimi si dissolve sotto l’urlo di una madre distrutta, assassinata. È la stessa mamma che le dice che non è morta, che è ancora in tempo per salvare, per vedere il sorriso di Sakura ancora, ancora e ancora… É la stessa che le da la forza di gettarsi sui corpi dei due ragazzi, che la sgrida disperata dicendole che può aiutarli, strapparli alla morte come sempre è riuscita a fare, come sempre ha tentato di fare, come…

“Non ho mai salvato nessuno. Le persone che amavo le ho lasciate morire tra le mie mani. Senza poter far nulla.”

E si sente dannatamente in colpa.
Perché anche questa volta è arrivata troppo tardi quando l’orologio aveva già interrotto i battiti.
Ha paura che questa volta non bastino le lacrime, ed è stanca di questa continua, perpetua, sofferenza che non fa altro che ingigantirsi finché un giorno non la soffocherà completamente.
Il viso di Sakura è così freddo, impolverato.
E la stessa scena si ripete, Tsunade l’ha impressa nei ricordi, n’è assuefatta.

Nawari, Dan, Sakura…



“Signorina Tsunade.”
Dopo aver bussato incessantemente senza alcun cenno di risposta, Shizune si era decisa ad aprire ugualmente la porta con o senza il permesso della Godaime.
Tsunade sollevò lo sguardo nocciola stringendo con astio gli occhi. Detestava farsi veder piangere, era un momento in cui tutta la sua debolezza emergeva lampante.
“Ti avevo chiesto esplicitamente di non disturbarmi per alcun motivo, Shizune!” Sbraitò con forza asciugandosi con un gesto veloce del palmo le ultime ribelli.
“L-le chiedo scusa Madamigella Tsunade.” Mormorò mortificata notando lo stato in cui versava la maestra. Senza più la tecnica segreta a renderle l’aspetto di una ventenne, davanti a suoi occhi si presentava una debole anziana dai profondi solchi a segnarle il viso e dalle dita deboli e ossute intrecciate fra loro.
“Naruto si è appena risvegliato, sta bene, pensavo che sarebbe stata felice di andarlo a trovare.” Spiegò Shizune chinando leggermente il capo.
Tsunade si volse verso la finestra da cui entrava una brezza lieve ed estiva. Racchiuse le mani a pugno sotto il mento mordicchiandosi per un attimo il labbro inferiore. Un sottile bagliore le attraversò le iridi velate dalle lacrime.
“Sa, già?” Domandò scandendo con lentezza le parole.
“No, o meglio nessuno gli ha ancora detto nulla.” Rispose Shizune con una punta di tristezza.
Tsunade sospirò tornando a posare lo sguardo sulla giovane assistente.
“Ci saranno persone che Naruto avrà ben più a cuore di vedere, che una vecchia smidollata come me.” Disse terminando la frase con un piccolo quanto amaro sorriso. “Andrò più tardi da lui. Ora, per favore, lasciami sola.”
Shizune, dopo aver accennato un inchino, tornò alla porta. Lasciò cadere un’ultima volta lo sguardo sulla maestra ritrovandosi a stringere con foga la maniglia.
“Tsunade-sama se io potessi…”
“Lasciami sola.” Bisbigliò esausta. “Per favore.”



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Sbatté più volte le palpebre, frastornato, mentre i caldi raggi del sole che filtravano dalla finestra gli sfioravano il volto.
Ancora una volta si ritrovò in quella stanza immacolata d’ospedale. Il solo contrasto a quel bianco innaturale era dato dallo spicchio di cielo estivo che s’intravedeva dalla finestra, e dalla graziosa ragazza dai capelli scuri come la notte che riposava tranquilla accanto al suo capezzale.
“Hi-Hinata.” Mormorò con voce roca carezzando con delicatezza la chioma corvina.
La giovane si svegliò di soprassalto facendo stridere le gambe del piccolo sgabello su cui sedeva.
Guardò Naruto spalancando sempre più i candidi occhi. Dischiuse le labbra per prendersi un grosso respiro, quasi stesse lì per lì per morire di meraviglia e felicità.
Gli gettò le braccia al collo scoccandogli un morbido bacio sulla zazzera bionda.
“Oh Naruto, finalmente ti sei svegliato.” Gli stuzzicò un orecchio con quel lieve bisbiglio.
Il ragazzo si discostò con garbo da Hinata, portandosi la sola mano destra, poiché il braccio sinistro era stato completamente ingessato, al capo cercando di alleviare le fitte di dolore. Sotto le dita avvertì subito la ruvida fasciatura ben stretta intorno alla fronte.
Strinse gli occhi cerulei tirando in una smorfia di sofferenza le labbra.
“Naruto, tutto bene?” Gli chiese un’apprensiva Hinata sfiorandogli il viso con una dolce carezza.
“Che è successo?” Mormorò rauco sforzandosi di ricollegare tutti i piccoli particolari che pian piano gli riaffioravano alla mente.
Hinata sembrò sospirare di sollievo. In un certo senso trovava confortante che Naruto fosse ancora all’oscuro della triste notizia o che comunque non ricordasse gli ultimi avvenimenti. Ciò però significava che presto o tardi qualcuno avrebbe dovuto informarlo, e quel compito sentiva che non poteva spettare a nessun altro che a lei.
Hinata sorrise amaramente, mentre Naruto osservava il panorama fuori dalla finestra e le stringeva la mano per trovare conforto.
“Non lo so, Naruto.” Sussurrò adagiandosi sulla spalla del ragazzo.
Non aveva mentito Hinata. Lei davvero non sapeva come fossero precipitati nel letto in secca del fiume, come fosse potuta accadere una simile tragedia. Fremette lievemente al ricordo di quell’immagine straziante.

Naruto e Sakura gettati come bambole nella polvere, abbracciati l’uno all’altra. Era questa l’atroce visione che si era presentata davanti agli occhi spauriti di Hinata. Aveva raggiunto i due corpi correndo per poi inginocchiarsi di colpo, mentre le lacrime silenziose avevano preso a rigarle il viso. Con mano tremante aveva sentito il polso di entrambi, e mentre quello di Naruto seppur debole era presente, i battiti di Sakura si erano già fermati da tempo.
Hinata dovette bloccare il flusso dei suoi pensieri, troncare ogni sentimento sul nascere e così, d’impulso, costringersi a fare la cosa giusta: tornare sui suoi passi e correre, volare, ad avvertire Tsunade. Era certa che fosse la Godaime l’unica persona capace di salvare il suo Naruto e forse, anche Sakura; sì anche lei, perché Hinata ancora non riusciva a capacitarsi di come la morte avesse potuto strapparla così presto e ingiustamente alla vita. La speranza non abbandonò mai la ragazza, da quando senza distoglierli da quel commovente e ultimo abbraccio posò un delicato bacio sulla fronte di Naruto, fino a quando divorandosi le labbra per l’angoscia e conficcandosi le unghie nei palmi non raggiunse rapidissima il palazzo dell’Hokage.

Una volta guidata Tsunade e gli altri ninja medico sul posto, Hinata, sfiancata dalla corsa e distrutta da quel cuore che le batteva a mille nel petto, si lasciò crollare al suolo, mentre l’immagine di Naruto spariva lentamente dai suoi occhi tra polvere e ombre.

“Dov’è Sakura?”
Hinata si distolse bruscamente dai propri pensieri non appena udì la domanda di Naruto. Irrigidì il collo scostandosi le ciocche corvine dal viso.
“Hinata.” La richiamò debolmente aspettando una qualsiasi risposta.
La ragazza abbassò il capo, annientata. Come avrebbe potuto dirgli: mi dispiace, ma Sakura è volata in cielo, è tramontata. Come avrebbe potuto dirgli che la sua amica, una delle persone più care che aveva al mondo se n’era andata per sempre?

Strinse i pugni, mentre i gemiti di Naruto iniziarono a trapassarle le orecchie.

Un pianto liberatorio fatto di sussulti incontrollati e d’irrefrenabili lacrime invase l’asettica stanza. Non c’era più bisogno che dicesse nulla Hinata, il suo silenzio era bastato.

Da quando aveva riaperto gli occhi stupendosi della calda luce del sole, Naruto aveva già percepito la voragine, la mancanza che si era aperta nel suo cuore accanto a quella di Sasuke, solo che in quel momento non era riuscito a darle un nome.
Ora invece, mentre si piegava in avanti soffocando le urla con il bianchissimo lenzuolo e si stringeva il volto con l’unica mano valida, quel nome l’aveva trovato.
Sakura gli bruciava in petto, ogni suo singolo muscolo si stringeva intorno a quel viso, a quegli occhi, a quella voce che ormai erano ridotti a solo un ricordo. La tremenda consapevolezza che di Sakura non gli era rimasto null’altro.

Il calore di Hinata abbracciata a lui, che inutilmente gli mormorava parole di conforto, non lo percepiva nemmeno. C’era solo lui, il nome di Sakura urlato disperatamente, e la voglia di distruggere le fredde pareti di quella stanza.
Far crollare le barriere del mondo, riprendersi il suo tutto e stringerlo tra le mani per non lasciarlo mai più andar via.
“Non me ne faccio nulla della vita se non posso condividerla con loro.” Esalò immergendo il volto segnato dal pianto tra le lenzuola.

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Un lieve bussare alla porta costrinse Hinata a sollevare il volto dalla spalla di Naruto, il quale, nonostante il lungo lasso di tempo trascorso, rimaneva ancora scosso dai singhiozzi.
La porta si dischiuse lasciando intravedere la sagoma di una giovane infermiera.
“È permesso?” Chiese la signorina spezzando con il suo vociare allegro la triste atmosfera della camera.
Hinata abbassò il capo socchiudendo gli occhi. - Tanto sei già entrata! - pensò con fastidio.
“Salve.” Salutò cortesemente lasciando ricadere lo sguardo prima su Naruto e poi sulla corvina.
Hinata la osservò attentamente, c’era qualcosa di familiare in quel volto, era quasi certa di averla già vista.
Infatti, quegli occhi color magenta erano inconfondibili, era di certo la stessa donna che aveva incontrato domenica insieme a Naruto.

Dato che dopo alcuni secondi non ottenne alcuna risposta al saluto, la giovane continuò.
“Sono Touei Ashimura, l’infermiera che si occuperà personalmente di Naruto. Ora, vorrei chiederle gentilmente di lasciare la stanza. Devo rifargli le fasciature.” Sorrise impacciata indicando il piccolo kit-medico che teneva al fianco. “Potrà venire a trovarlo più tardi, durante l’orario di visita serale che va dalle sei fino alle otto.”
Hinata tornò a posare lo sguardo su Naruto che lentamente si era sollevato poggiandosi allo schienale del letto.
Il ragazzo guardò Hinata con gli occhi cerulei ancora lucidi e rossi di pianto.
“Hinata non preoccuparti, vai pure.” Mormorò con un filo di voce.
“Ma, Naruto, guarda che non ci sono problemi. Io…”
“Davvero, va bene così.” Disse piano. “Grazie Hinata.”
Gli regalò un piccolo bacio sull’angolo della bocca e dopo avergli carezzato il viso, si alzò per avviarsi alla porta.
Touei sorrise allegra al passaggio di Hinata e si avvicinò a Naruto che preferì voltarsi dalla parte opposta per osservare il panorama alla finestra.

“Bene, Naruto Uzumaki,” Sottolineò il nome pronunciandolo con brio. “cambiamo queste fasciature?”
Non ricevette risposta e iniziò ad armeggiare con garze e batuffoli di cotone imbevuti in acqua ossigenata.
“Sai noi ci siamo già incontrati, sei quel ragazzino che non trovava più la sua amica, giusto?” Continuò togliendo delicatamente le bende attorno alla fronte del ragazzo.
“Sì, e lei è la donna a cui sono andato a sbattere contro.” Replicò atono.
“Esatto,” Rise piano. “ma ho un nome, sai? Io mi chiamo Touei.” Cominciò a tamponare con cura la ferita che ancora non si era completamente rimarginata.
Naruto sollevò lo sguardo su di lei soffermandosi sui vivaci e attenti occhi magenta e sul viso ovale incorniciato da ciocche castane.
“È molto carina la tua fidanzata.” Sorrise aggiungendo dell’altro disinfettante.
Naruto strinse gli occhi infastidito dal bruciore. Nonostante Touei si sforzasse di instaurare una conversazione, lui non ne aveva alcuna intenzione, preferiva rimanere solo nel silenzio e nel suo dolore.
La giovane sembrò capire e continuò a medicarlo senza proferir parola.

“Stringe troppo così?” Gli chiese una volta terminato di applicare le bende pulite.
“Mhf” Bofonchiò di risposta tornando a posare lo sguardo celeste alla finestra.
Touei ritirò il materiale nel kit-medico e con lievi tocchi lisciò le pieghe della gonna blu da infermiera.
“Non dirò nulla, Naruto, riguardo a ciò che è successo, so che non varrebbe a niente un semplice mi dispiace. Ma sappi che comunque ti sono vicina e ti comprendo.” Disse piano con tono dolce posandogli una mano sulla spalla.
Naruto si voltò verso di lei lievemente sorpreso, poi distolse lo sguardo, mentre le lacrime iniziavano a pizzicargli nuovamente gli angoli degli occhi.
“Come fa a dire che mi comprende?” Ribatté con rabbia in un roco sussurro.
“Anch’io quando avevo all’incirca la tua età persi una persona a me molto cara, e per quanto le sofferenze non siano mai una uguale all’altra, un po’ posso capire cosa provi in questo momento.” Spiegò allungando sulle labbra un piccolo sorriso d’incoraggiamento.
Naruto non aggiunse nient’altro e Touei invece di uscire dalla stanza preso posto sulla sedia accanto al comò.


Il cielo estivo vibrava di un azzurro inteso e terso, screziato unicamente dai rari voli dei falchi. La montagna degli Hokage tagliava l’orizzonte ed era nascosta in parte dalle fronde rigogliose di peschi e ciliegi.
Era la stessa stanza in cui era stato ricoverato dopo lo scontro con Sasuke, e nulla era cambiato da allora in quel posto. Le stesse bianche pareti, lo stesso caldo sole estivo, mancavano unicamente i fiori di Sakura. Quei bellissimi amaranti e camelie non li avrebbe più portati nessuno.

Di nuovo il desiderio di distruggere le fredde pareti della camera raggiunse Naruto. La voglia di far cadere una a una le barriere del mondo e riprendersi il tutto, stringerlo fra le mani per non farselo mai più sfuggire.
Per quanto il ricordo più intenso era ora Sakura, quello di Sasuke emergeva ugualmente con forza. Come una striscia nel limpido cielo, le memorie dei due amici si fondevano in un unico colore. Spalancò gli occhi celesti, quasi potesse rivedere i volti di Sakura e Sasuke nel panorama estivo, mentre il pensiero continuo e soffocante di - avrei dovuto esserci io al loro posto - non gli dava pace.
Sakura, come quei petali di ciliegio a cui tanto somigliava, era volata lontano trasportata dal vento, Sasuke, invece, era precipitato nel baratro delle tenebre. Naruto, che restava fermo e tremante proprio nel mezzo, vedeva sempre più difficile il dividersi per salire in cielo da una parte e il cadere nella perdizione per raggiungere l’amico dall’altra. Quanto avrebbe desiderato poter prenderli entrambi per mano e riportarli con sé nel mezzo, ma la realtà spezzava le sue speranze come ali di passero.

“A cosa pensi?” La fresca voce di Touei lo riscosse bruscamente dai propri pensieri.
Asciugò veloce la lacrima solitaria che aveva preso a scorrergli lungo la guancia. “A perché resta.”
La giovane fletté la bocca, stranita.
“Ah dici a me? Ma dammi pure del tu, non essere così formale!” Esclamò sorridendo piano.
“Non ha altri pazienti di cui occuparsi?”
“A dir la verità oggi è il mio giorno libero.”
Stiracchiò le gambe in avanti per poi lasciarle dondolare alternate.
“Pensavo che un po’ di compagnia ti avrebbe fatto piacere, ma non preoccuparti, tolgo subito il disturbo.” Disse alzandosi di scatto per avviarsi alla porta.
Con la mano alzata era pronta a dargli l’ultimo saluto prima di uscire, ma si bloccò con il braccio a mezz’aria. Naruto in quel momento le dava le spalle, ma guardandolo nel riflesso della finestra le sembrava proprio di scorgere gli occhi del ragazzo lucidi di pianto. Le prese un groppo alla gola, e come ogni volta che vedeva una persona in difficoltà si lasciò commuovere. Iniziò così a parlare a vanvera nella speranza di strappargli un piccolo sorriso.
“Sono qui fuori nel corridoio, ok? Tu se hai bisogno di qualunque cosa basta che suoni la campanella che hai lì vicino e io arrivo subito! Sai al mio villaggio natale gli ospedali non ci sono manco, abbiamo solo dei capannoni improvvisati! Pensa che i feriti, poveretti, se gli serve qualcosa devono gridare - infermiera! - a squarciagola per farsi sentire da un capo all’altro. Qui alla foglia, invece, che fortuna, avete tutte le comodità!” Disse con animo mimando la scena.
Quando notò che Naruto non si era nemmeno voltato a guardarla, rise imbarazzata convinta di aver esagerato.
Uscì dalla stanza e mormorando un saluto richiuse la porta alle sue spalle.


“Che casinista.”

“Hu! Che spavento, non ti avevo visto!” Vociò Touei fermandosi appena in tempo prima di andarsi a scontrare con un anziano signore.
Il vecchio incanutito biascicò qualcosa d’incomprensibile e si strinse meglio nella candida mantella.
“Che ci fai già qui, scusa?” Gli chiese la giovane squadrandolo incuriosita.
“Non mi hai detto quando sarei potuto entrare, stupida.” Sibilò soffiando sui corti baffi.
“Di certo non adesso, l’orario delle visite è già terminato da un pezzo, se entrassi ora attireresti dei sospetti. Già il fatto che te ne vai in giro così per l’ospedale… ma scusami, non potevi startene tranquillo nascosto?” Sbuffò Touei seccata alzando lievemente il tono di voce.
L’anziano tacque trapassandola con lo sguardo.
“Sicuro che in questo villaggio debbano essere tutti scemi, non c’è altra spiegazione.” Continuò per nulla intimorita dall’occhiata minacciosa dell’altro. “Altrimenti non ti comporteresti certo in modo così avventato.”
“Anche tu sei piuttosto avventata per rivolgerti a me in questa maniera.” Sentenziò assottigliando le iridi di ghiaccio.
“Ah simpatico! Prima sgancia i soldi poi ti dirò quando potrai venire in tutta sicurezza.” Allungò sulle labbra un sorriso smaliziato porgendogli il palmo della mano aperto.
“Mi sembrava di esser stato abbastanza chiaro quando ti ho detto che non ti avrei pagata per il servizio.” Replicò inespressivo.
“Già, già, ricordo.” Ritrasse la mano richiudendola con lentezza. “Per lo meno non mi negherai di vedere il tuo vero volto, giusto?”
Con suo immenso stupore l’anziano acconsentì davvero alla sua richiesta, che in fin dei conti era stata detta poco seriamente, molto più per scherzo.
Calò il morbido cappuccio sul capo e nello stesso istante sciolse il ninjutsu che ne modificava le fattezze.
“Niente male!” Commentò allegra Touei congiungendo le mani al seno. Pochi attimi e di nuovo davanti a lei ricomparve il viso segnato dagli anni dell’attempato signore.
“Questa sera alle otto quando Hinata uscirà dalla stanza, fatti trovare già qui, siamo intensi?” Raccomandò sventolandogli l’indice alzato innanzi al volto.
L’anziano le diede le spalle avviandosi con passo lento e zoppicante verso le scale.
Touei osservò l’uomo discendere incerto gli scalini, poi portò le mani ai fianchi nella sua solita posa e si lasciò andare a un profondo sospiro.



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Hinata aprì delicatamente la porta della stanza di Naruto. Si affacciò appena dallo spiraglio osservando per alcuni attimi il viso voltato a tre quarti del ragazzo.
“Naruto.” Lo richiamò piano attirando la sua attenzione.
Il giovane inclinò di poco il capo lasciando comparire sulle labbra un timido sorriso.
“È appena andata via Tsunade per poco non vi siete incrociate.”
“Invece sono riuscita a incontrarla, mi ha detto che l’hai supplicata di farti dimettere, ma purtroppo dovrai aspettare fino a domani.”
Sicuramente Naruto si sarebbe sentito meglio nel suo amato monolocale, ma non si poteva ovviare alla prassi. Almeno quella notte avrebbe dovuto trascorrerla in ospedale.

Rimasero in silenzio. Naruto poggiato alla spalla di Hinata che intanto giocherellava con le ciocche dorate persa in chissà quali pensieri.

“Dovete aver parlato molto di Sakura, tu e Tsunade-sama.” Mormorò la ragazza interrompendo il silenzio. Alzò lo sguardo al bianco soffitto lasciando ricadere i lisci capelli corvini dietro le spalle.
“Già.” Biascicò Naruto distogliendo lo sguardo da Hinata, un leggero rossore andò a pitturargli le gote.
“Sakura è ovunque in questa stanza.” Sorrise candidamente socchiudendo tra le ciglia gli occhi di perla.
Naruto la osservò sorpreso, in seguito scosse piano la testa sospirando. Già, Sakura era ovunque, il suo ricordo aleggiava nell’aria come miriadi d’invisibili bollicine.

Hinata si alzò dal piccolo sgabello e sotto lo sguardo attento del ragazzo si avvicinò alla finestra. Rimase a osservare il panorama poggiando i gomiti sul davanzale e incorniciando il viso tra le dita affusolate.
“Ti dispiace se apro? Almeno entra un po’ di aria fresca.” Gli chiese voltandosi verso di lui per guardarlo negli occhi.
“No, anzi.”
Spalancò le ante lasciando che l’aria frizzante della sera s’intrufolasse in camera. Lo spettacolo del tramonto era meraviglioso e ora più che mai i bagliori rossi e rosati del sole coloravano con vivide tinte i volti e i capelli dei due giovani, riscaldando con delicate sfumature l’impersonale stanza.

Un bussare abbastanza concitato alla porta catturò immediatamente l’attenzione di entrambi. In breve il bel viso di Touei fece capolino.
“Sono terribilmente mortificata di dovervi disturbare, ma l’orario delle visite è terminato. Quindi la pregherei Madamigella Hinata…”
La ragazza recepì subito il messaggio e si affrettò a riprendersi la borsa poggiata ai piedi del letto. Si avvicinò a Naruto e sfiorandogli il volto con i lunghi capelli gli posò un casto bacio sulle labbra. Il giovane volle prolungare quella dolce unione immergendo le dita tra la chioma corvina di Hinata spingendola verso di lui.
Si sussurrarono brevi frasi in saluto, dopodiché la ragazza fu costretta a lasciare la stanza accompagnata da una sorridente Touei.
Appena fuori dalla porta Hinata dedicò una breve occhiata all’anziano signore che giaceva appisolato su una sedia nel corridoio, poi si affrettò lungo le scale salutando con un cenno l’infermiera.

“Vedi di muoverti.” Sibilò a denti stretti Touei al vecchio.
Il signore si alzò lentamente e con fatica mosse alcuni passi verso la camera di Naruto.



Naruto rimase incuriosito a osservare la porta aprirsi nuovamente. Touei aveva appena detto che l’orario per le visite era terminato, quindi non era possibile che qualche suo amico fosse venuto a trovarlo. Oltretutto avrebbe preferito rimanere finalmente da solo con i propri pensieri.
Sgranò gli occhi celesti quando la soglia fu varcata da una strana figura slanciata avvolta in una candida mantella, il cui cappuccio ne ricopriva quasi interamente il volto.
“Si può sapere chi sei?” Domando aspramente. Seguì con lo sguardo lo sconosciuto che senza degnarlo di risposta continuò ad avanzare, mentre i raggi del sole in tramonto tracciavano sulla sua veste singolari riflessi vermigli.
Si fermò ai piedi del letto voltandosi verso Naruto. Lunghi capelli neri gli incorniciavano il viso e un lieve ghigno, che forse avrebbe voluto essere un sorriso, si delineò sulle labbra sottili.
Naruto schiuse la bocca spalancando ancor più gli occhi cerulei. Incredulo di fronte alla persona che ora si stagliava di fronte a lui.
Lo vide posare le pallide mani sul cappuccio e con un’ elegante movenza svelarsi il volto.
Inclinò lievemente il capo posando dopo un’infinità di attimi lo sguardo intenso sull’amico.

Quegli occhi, Naruto, non avrebbe mai potuto dimenticarli. Semplicistico dire che sono neri.
Drammaticamente racchiudono la potenzialità inespressa di ogni colore.



“Sas’ke.”



















Angolino Autrice:

Sì, ecco, dichiaro solennemente che lo strazio, ehm volevo dire la storia, è finita. u_ù
Il finale è quello che è, per lo meno o per lo male sono rimasta fedele alla mia idea iniziale. Probabilmente è strano, come penso strana sia stata tutta la fan fiction, spero originale e che non vi abbia deluso più di tanto. Non è un lieto fine, ma non penso nemmeno tragico, anzi, secondo me non poteva finir meglio se non con il ritorno di Sasuke, da intendere come preferite in tutte le sue sfumature. Il finale aperto è fatto proprio per questo, per interpretarlo a proprio piacere.

Ho corretto tutti i capitoli precedenti, ma senza stravolgerli. Più che altro ho cercato di eliminare il più grosso: errori ortografici e frasi eccessivamente distorte.

Vorrei ringraziare con tutto il cuore i lettori, coloro che hanno inserito la storia tra i preferiti, le seguite e ricordate, e i recensori: Vaius, Ainsel, Missredlights, wari e Lisely91.
Un ringraziamento particolare va assolutamente a wari e a Vaius:

Vaius
, perché hai seguito la mia storia fin dall’inizio commentando ogni capitolo. Apprezzo lo sforzo xD, ma soprattutto ti ringrazio per l’enorme e stupendo sostegno che hai saputo darmi, invogliandomi a continuare! ^-^


wari
, perché le tue recensioni mi sono state utilissime, e in modo molto sincero e gentile hai saputo dirmi dove sbagliavo e in che modo poter migliorarmi. Grazie a te ho cercato davvero di rendere più bella e corretta questa storia. Quindi, un enorme grazie per il tempo che hai speso tu stessa per aiutarmi e per il tuo grandioso supporto.




Il titolo di questo capitolo è tratto dal nome dell'album della band giapponese Envy.














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