L'Ospite e la Terrestre

di Silene Nocturna
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Neo-spazio ***
Capitolo 3: *** In viaggio ***
Capitolo 4: *** Non un qualunque Saiyan ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Da accanita lettrice, passo finalmente a potenziale scrittrice sulla coppia che ho da sempre adorato/venerato/amato!!! La mia iscrizione ad efp è stata dovuta appunto dalla curiosità che mi spingeva a leggere su Vegeta e Bulma, e adesso a distanza di tanto tempo provo a cimentarmi in una piccola long-fic sulle origini del loro rapporto. Sono tre giorni che riguardo le puntate alla ricerca di indizi ed ispirazione, ma finalmente oggi è arrivata e sono riuscita a scrivere questo piccolo prologo (sono prolissa ahimè).

Ci tenevo a dedicarlo alle mie due autrici/amiche virtuali e sostenitrici del sano pOrn, nonché paladine anti-OOC: BlueMary e Giulz. Grazie ragazze *O*

Non mi resta che augurarvi buona lettura!

 

 

L’Ospite e la Terrestre

 

Un terribile urlo squassò la tormenta ed il cielo rossastro sopra di sé parve tingersi dello stesso colore del sangue. Le nubi dense, grigie come non mai si addensarono in maniera scomposta sopra le teste di chi osservava uno spettacolo agghiacciante. Gemette, osservando un disco luminoso e chiaro farsi ancora largo tra quella mistura di colori spenti, simboli di rabbia, odio e vendetta.

Il grido della bestia catapultò nel panico gli esseri umani che momentaneamente incolumi osservavano il suo avanzare distruttivo, mentre con possenti falcate l’animale distruggeva ogni abitazione e struttura sul proprio cammino. Quel suono le parve ancor più assordante dal momento in cui assisteva da muta spettatrice. La coda dell’essere oscillò pericolosamente, sparpagliando così la folla in cerca della salvezza, poi quella sorta di primate assunse una posizione differente, sistemando una delle zampe inferiori sul tetto di uno dei bianchi palazzi e levando i pugni al cielo fece saettare la propria lingua fuori, scoprendo una chiostra spaventosa di denti affilati come spade, il cui morso avrebbe potuto spezzare qualsiasi materiale.

La stranezza di quel mostro era tale da indurle un solo e raccapricciante pensiero; notò gli atipici abiti di cui il corpo animalesco sembrava esser fasciato.

In quello scenario apocalittico, la sua bocca riuscì solo a spalancarsi alla ricerca d’ossigeno di cui l’atmosfera sembrava ormai priva, mentre l’enorme gorilla rideva sadicamente… Rideva appagato, rideva assetato di quel sangue che adesso riluceva sulle proprie mani guantate. E in quello stesso istante si rese conto a chi appartenesse quella voce resa dalla trasformazione quasi del tutto inumana…

***

- Coraggio, sveglia tesoro!-

La povera ragazza si ritrovò a sobbalzare per lo spavento con un urletto stridulo, girando ansante il capo a destra e sinistra per realizzare che il luogo in cui si trovasse non era nient’altro che la sua ampia camera da letto. Con le lenzuola ancora strette convulsamente tra le mani, ruotò gli occhi azzurri in direzione della figura che ridacchiava sommessamente accanto al suo letto; sospirò sollevata per il semplice fatto che quello che aveva vissuto era soltanto un sogno.

“Un incubo terribile!” Pensò fra sé.

- La sveglia ha suonato circa un’ora fa’, e tuo padre si stava chiedendo dove fossi finita, cara. Ma cos’è quell’espressione spaventata, hai fatto un brutto sogno?- Chiese la Signora Brief, sua madre, che senza aspettare una risposta aveva delicatamente mormorato un “Oh cielo” alla vista della fronte imperlata di sudore della figlia.

Con uno scatto nervoso, Bulma si ritrovò a scostare le coperte e quindi recarsi in bagno senza dare una risposta precisa alla madre che con un’alzata di spalle l’aveva lasciata sola, diretta probabilmente in giardino.

Dal canto suo, la scienziata aveva preferito farsi una doccia prima di scendere al piano sottostante e quindi far colazione; non aveva quasi voglia di rinchiudersi nei laboratori, pensò osservando il cielo limpido in cui troneggiava la splendente stella di fuoco. Dopotutto la stagione estiva era alle porte e chissà se ce l’avrebbero fatta i guerrieri a sconfiggere i temibili cyborg che si sarebbero presentati. Sarebbe stato decisamente meglio godersi quegl’attimi, avrebbe organizzato a breve un barbecue.

Si presentò dopo qualche minuto al cospetto della madre, intenta ad occuparsi dei fiori, esplicitando così il suo interesse per la tintarella, piuttosto che per i laboratori; avrebbe aiutato il Dottor Brief coi suoi nuovi progetti nel tardo pomeriggio. Oltrepassando quel breve tratto di giardino, situato sulla parte anteriore della struttura, lanciò un’occhiata alla Gravity Room posta al centro del prato rigoglioso. Arrestò il suo incedere rimanendo coi piedi nudi sull’erba, tra le mani crema solare ed asciugamani. Batté le palpebre più volte chiedendosi se con quel caldo il suo ospite fosse lì dentro alle prese con l’allenamento estremo, tutto per raggiungere il suo rivale. La figura terribile di quel gorilla gigantesco le si parò dinnanzi agli occhi facendola sobbalzare, quindi pensò a dirigersi verso il retro con grandi falcate, allontanandosi il più velocemente possibile dai rumori che provenivano dalla Capsule 3.

Una volta stesa su un comodo lettino, le risultò facile dimenticare tutte quelle stupide visioni angosciose per dedicarsi alla sua tintarella; indossati gli occhiali da sole e il due pezzi, giaceva comodamente al sole con le braccia incrociate dietro la testa e le gambe semiaperte, in una posizione del tutto rilassata e poco pudica. Dopotutto a volte Bulma dimenticava di non convivere più soltanto coi propri genitori; ma la presenza di Vegeta era così rara che poteva permettersi certi atteggiamenti, come quando aveva iniziato il suo viaggio insieme a Goku, non c’era poi molta differenza.

“Quei due sono soltanto maniaci della guerra”.

Con le palpebre serrate riuscì a percepire il breve oscuramento del sole, dovuto forse al passaggio di qualcuno; riaprì gli occhi lucenti e sotto le lenti scure individuò la figura del suo ospite allontanarsi a torso nudo. Si issò mettendosi a sedere posizionando gli occhiali tra i capelli.

- Hai già finito il tuo allenamento?- Considerando che fosse soltanto mezzogiorno e che il pranzo non fosse pronto, trovò inevitabile punzecchiarlo con quella domanda. Dal canto suo, il Principe dei Sayan si prodigò di riservarle un’occhiata sprezzante prima di tornare a volgere la sua attenzione alla struttura, ma Bulma non demorse.

- Che male c’è, hai finalmente capito che c’è un limite a tutto!- Ciò che guadagnò fu soltanto l’ennesima frase lanciata con disprezzo ed alterigia, contornata da un’espressione del tutto calma.

- Voi inutili terrestri non siete altro che dei buoni a nulla.- Pronunciò atono il saiyan riferendosi all’inutile occupazione della donna.

Osservando la sua schiena allontanarsi, lo sguardo limpido scivolò inevitabilmente laddove prima doveva esserci la coda animalesca del pericoloso guerriero. Rabbrividì lasciandosi ammutolire dalla sua risposta sprezzante; se non fosse stato per quel sogno non si sarebbe lasciata scappare l’occasione di prolungare un possibile dialogo. Era troppo testarda per lasciar correre e pareva che lui accogliesse la sfida quasi sempre, tuttavia l’ospite si era già allontanato e lei con stizza aveva deciso di distendersi ancora al sole con un’espressione corrucciata. Ma la sua quiete era stata interrotta; stavolta l’ombra dinnanzi non accennava a spostarsi. Riaprì gli occhi ritrovandosi di fronte Iamko che la salutava con malcelata calma.

- Ehi Bulma, quello scimmione ti ha infastidita?-

La giovane donna sospirò pesantemente esprimendosi con un:

- Ti dispiacerebbe spostarti di lì? Non si può nemmeno prendere il sole in pace oggi!

Il nuovo arrivato si ritrovò ad osservare la donna perplesso; cosa le passasse per la testa da quando era tornato in vita non l’aveva ancora capito, fatto sta che adesso sembrava decisa a voler abbandonare la sua postazione per dirigersi verso la struttura a cupola più nervosa del solito. Iamko osservò i suoi movimenti stranito, commentando con un “Chi la capisce” e pensando che a volte somigliasse terribilmente ad uno di quegli scimmioni.

 

 

Grazie per avermi dedicato un po’ di tempo.

Ovviamente i veri capitoli saranno leggermente più lunghi. E… Massì, incoraggiamento a me stessa che ho deciso di inoltrarmi in quest’altra avventura! XD

A presto,

Nihila.

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Capitolo 2
*** Neo-spazio ***


Buonasera miei cari lettori!

Sono felice di presentarvi il primo capitolo della mia prima long fiction… Mi auguro davvero di essere riuscita a soddisfare le aspettative di ogni lettore, con la speranza di non aver commesso chissà quanti errori, dovuti purtroppo alla distrazione o alla stanchezza, siccome mi capita sempre di scrivere durante le ore notturne XD

Bèh che dire, mi sono divertita ad inserire qualche elemento di fantascienza; a voi l’ardua sentenza!

Buona lettura a tutti^^

 

Neo-spazio

 

Al termine dell’ennesima giornata di routine, la giovane donna a capo della più importante azienda tecnologica del pianeta azzurro, nonché brillante scienziata ed avventuriera, si ritrovò stremata sul divano di salotto immersa nella lettura di una rivista alquanto priva di informazioni importanti; le pagine erano più ricche di belle donne ricoperte da gioielli che di argomenti seri ed in qualche modo interessanti. Pensò a richiuderla in malo modo per arraffarne un’altra ben più importante. Diede un’occhiata alle azioni in borsa controllando se il nuovo prototipo di stereo, al quale suo padre stava lavorando dalla prima impresa su Namecc, fosse davvero così importante per il mercato azionario in cui versava l’intero pianeta; poi un rumore alla finestra attirò la sua attenzione più del dovuto.

Quello scansafatiche di Iamko giocava con la testa fra le nuvole nel vasto giardino nelle ore pomeridiane in cui quel fracasso sembrava triplicarsi, giocava lanciando una palla al proprio compagno d’avventure Pual, trascorreva la maggior parte del suo tempo nella palestra della Città dell’Ovest riservando davvero poca importanza alle nefaste previsioni future dichiarate dal misterioso ragazzo giunto da un’altra dimensione.

La donna digrignò i denti diretta verso l’ampia vetrata e dopo aver spalancato le imposte non si preoccupò di esternare il proprio disappunto.

- Tutti stanno trascorrendo il tempo a disposizione allenandosi duramente, possibile che tu debba giocare a palla in un momento simile?! Ringrazia che c’è Goku tra noi, sono sicura che ha già fatto nuovi progressi. Se non fosse per lui a quest’ora saremo sicuramente spacciati!-

Per tutta risposta l’uomo di fronte a quella sfuriata pensò fosse opportuno esibirsi in una risata per alleviare il malumore della compagna, a differenza di Pual che levitando nascondeva il volto dietro le zampe anteriori.

- E dai Bulma, non fare così. Lo sai bene quanto duramente mi stia allenando in palestra, con tutti quegli aggeggi infernali!-

La giovane incrociò le braccia al petto decisa a continuare il suo discorso, ora più che mai seria.

- Conosco l’allenamento che stai seguendo, e ad essere sincera devo ammettere che la mia stima va’ perfino nei riguardi di Vegeta. Almeno c’è qualcuno con un briciolo di buon senso.- Disse cambiando tono sull’ultima frase, andando a toccare come al solito il punto debole di Iamko.

- Che cosa vorresti dire?!- Rispose immediatamente lui risentito da quell’ambigua confessione.

A dirla tutta Bulma aveva ormai raggiunto il suo scopo, inutile rispondere ancora per le rime al proprio fidanzato. Poteva perfino vederlo alle prese con i suoi “aggeggi” nella palestra frequentata, ne aveva abbastanza delle scuse che cercava di accantonare. Si allontanò velocemente dalla finestra lasciando correre il suo pensiero a colui che in quel momento trascorreva la convalescenza all’interno della stanza adibita ad infermeria. Quel saiyan era stato talmente incosciente da ridursi in fin di vita a causa degli allenamenti estenuanti a cui si sottoponeva ogni giorno. Anche se il suo scopo si distaccava totalmente dall’intento di salvare la sua razza e dunque il proprio pianeta, non poté fare a meno di pensare che l’ostinazione di Vegeta fosse degna di ammirazione. Le fredde luci dei corridoi che conducevano ai laboratori illuminavano ormai la struttura da qualche ora, siccome il sole cominciava ad inabissarsi verso l’orizzonte. Guardò l’orologio da polso scoprendo che fosse ormai giunta l’ora di cena; prima di portare lei stessa il pasto al cinico guerriero, avrebbe dato un’occhiata al fisico provato dalla precedente esplosione. Soltanto qualche giorno prima aveva rischiato di dire addio al suo ospite solitario, e le condizioni in cui giaceva nel letto erano pressoché preoccupanti. Si apprestò a spalancare la porta determinata, stando ben attenta a non far rumore, nel caso il guerriero avesse deciso di riposare, e invece ciò che le si presentò dinnanzi agli occhi le diede di che pensare.

Il Principe dei Saiyan giaceva eretto al centro della stanza, costernata di chiari colori, coi pugni convulsamente serrati e uno sguardo severo ad accentuare i lineamenti marcati. La donna spalancò la bocca lasciandosi scappare un verso d’incredulità. Possibile che quel tipo fosse così incosciente? O avrebbe dovuto dire pazzo?

- M-ma… Che cosa ci fai in piedi?!- Riuscì a biascicare vedendolo alquanto nervoso, ossessionato da chissà quali pensieri. Parve accorgersi della presenza della terrestre soltanto nel momento in cui quella tonalità acuta raggiunse il suo fine udito; rilassò i pugni stendendoli lungo il busto, tenendoli costantemente chiusi. Il saiyan rivolse lo sguardo accigliato verso l’esile donna digrignando ancora una volta la mascella.

- Dovresti essere a letto, a riposare! Non ti è bastata quella terribile esplosione? E’ stata mia madre a dirti che la Gravity Room è stata riparata da mio padre, vero? Ah, non riesce a tenere la bocca chiusa…-

Arrestando quel fiume di parole, si rese presto conto che l’uomo di fronte a sé, incurante dei propri dinieghi, l’aveva ancora una volta ignorata procedendo con passo lento e deciso verso la porta spalancata.

- Mi stai ascoltando?! Cosa pensi di fare?- Continuò incoscientemente, parandosi di fronte a Vegeta costretto ad arrestare il suo incedere poiché il passaggio gli veniva ostacolato da quell’impertinente creatura con le braccia spalancate. Per un attimo fu pervaso dall’immagine di quel groviglio di capelli disteso sulla scrivania, accanto al proprio letto; solo in quell’occasione aveva provato a domandarsi il perché di un simile gesto, dettato forse da qualcosa di cui era all’oscuro, oppure dallo stato d’animo che era riuscito a trasmettere alla terrestre durante un momento di assoluta debolezza.

- Levati!- Non riuscì a reprimere la repulsione ed afferrandole velocemente un polso gli bastò strattonarla per evitare che intralciasse ancora il suo incedere.

La scienziata sopportò l’impatto con la parete soltanto perché il saiyan non aveva utilizzato neanche un briciolo della sua potenza, difatti il risultato non era neanche voluto. Più indispettita che mai, Bulma restò a fissare il pavimento portandosi le mani serrate davanti al volto.

- Che troglodita sconsiderato!

Il guerriero raggiunse in fretta il portellone della struttura sferica rimessa a nuovo e scrutandola per qualche secondo fu ancora una volta fu tentato dal passarvi dentro più tempo possibile. Aveva perso fin troppo tempo a rimuginare su di un materasso, tre giorni di convalescenza erano bastati, ora doveva lasciare spazio solamente alla sua preparazione.

***

- Basta, fermati un attimo! Non ti puoi stancare in questo modo. Sei proprio cocciuto, sai?! Non vedi che non ti sei ancora ripreso? Che cosa pensi di fare? Sei un testone!

L’insistenza di quella donna gli parve fin troppa, pertanto si trattava di un essere talmente debole da poter eliminare con un solo colpo; questo era ciò che tutti avevano il buonsenso di realizzare, trovandosi al suo cospetto. E invece quella sconsiderata si permetteva il lusso di interromperlo e inveirgli contro da un inutile schermo posto all’interno della complessa struttura.

- Dai smettila, non ti sopporto più! Sei arrogante e presuntuosa.

Coi nervi a fior di pelle, il saiyan venne costretto sul freddo pavimento a causa della notevole gravità impostata sui pannelli del marchingegno. L’epidermide pareva ardere e tutti i suoi sforzi li percepiva in ogni singolo muscolo ormai allo spasimo.

- Che cosa ti dicevo io? Hai visto che sei uno zuccone? Vuoi rimetterci la pelle per caso?!-

Perfino la testa gli doleva; forse non avrebbe dovuto…

- Non parli più adesso eh? Ma guarda come ti sei ridotto, non hai neanche più fiato per rispondere ad una bella signorina.

Essere una “bella signorina” non era un motivo valido per preservare la sua incolumità.

- Ehi donna, tu invece ci tieni alla tua pellaccia?-

Dal canto suo, Bulma rifletté sulla possibilità di essersi spinta troppo oltre, che fosse adirato? La domanda inizialmente, parve sorprenderla.

- Bèh… Ma che domande mi fai, mi prendi in giro? E’ chiaro che ci tengo! Una ragazza giovane e carina come me ha il dovere di essere attaccata alla vita.

Il culmine era che una conversazione simile potesse addirittura prenderla sul serio. Quella donna era del tutto impazzita.

- E allora chiudi subito quella bocca!- Urlò quindi, mettendola finalmente a tacere.

La scienziata sembrò accusare il colpo dispiacendosi non poco per l’esito di quel possibile dialogo. Infondo ci teneva ad avere scontri diretti con il saiyan; piuttosto che litigare con Iamko, con cui finiva per lasciar cadere il discorso nel momento in cui il ragazzo esplicitava le più svariate scuse, Vegeta si era dimostrato un’abile controparte. Le piaceva provocare le sue reazioni.

Tuttavia la delusione che pulsava all’altezza dello stomaco era per così dire vivida, vedendolo privo di difese disteso su quel letto, che con voce rotta invocava il nome del suo acerrimo rivale, le aveva fatto pensare che le sue supposizioni non fossero del tutto errate. Nonostante non dovesse sottovalutare l’indole pericolosa di un guerriero votato al male.

Chiuse il collegamento dirigendosi così all’interno della propria immensa casa; dalla cucina proveniva un ottimo profumo di stufato.

- Oh cara! Sei andata ad avvisare Vegeta? Sarà così affamato, poverino.-

- Ha detto che non viene.- Rispose con un’alzata di spalle.

***

Il giorno seguente il saiyan decise che fosse giunto il momento di andare in ricognizione sul pianeta Terra, spinto dalla smania di trovare qualche arnese utile agli sviluppi del suo allenamento. Decollò di mattina presto, lasciandosi alle spalle un paio di occhi azzurri che l’osservavano dubbiosi, mentre a tutta velocità pensò a dirigersi dall’altra parte della città facendo vagare lo sguardo verso le strutture sottostanti. Scorrevano veloci davanti ai suoi occhi attenti ed imperscrutabili ma, dopo un attento esame di aure, gli parve che nessuno fosse degno di particolare attenzione.

“Questi terrestri sono così deboli da aver bisogno della protezione di stupide macchine per salvaguardare l’incolumità del proprio pianeta!”

- Carni, ossa, nulla di più ad altri esseri. Eppure così infimi e indifesi da essere rivoltanti! Avrei dovuto sbarazzarmene la prima volta che ho messo piede su questo sasso.

A nulla era valsa la sua perlustrazione. Il principe tornò alla Capsule Corporation in tarda mattinata, ma durante il tragitto aveva avuto modo di pensare al da farsi; non sarebbe rimasto con le mani in mano ancora per molto.

Per prima cosa pensò a captare la postazione di quel vecchio scienziato, trovandolo come al solito alle prese con un nuovo robot da lavoro. Prima che l’anziano potesse dargli il bentornato però, Vegeta si prodigò di esternare i suoi pensieri:

- Voglio che tu riproduca il modello della mia tuta da combattimento.- Ordinò con voce decisamente calma.

- Come? Vuoi dire quella che è andata distrutta? Ma Vegeta, ci vorrebbe tanto tempo per riprodurre lo stesso materiale e…-

- Ti do tre giorni.-

Il Dottor Brief non poté fare a meno di osservarlo con aria sconvolta, lasciando cadere il cacciavite dalle proprie mani. La schiena di Vegeta era ormai lontana dalla sua persona, tuttavia al guerriero bastò voltare il capo per proferire poche ed agghiaccianti parole:

- A meno che tu non voglia dire addio alla tua misera esistenza ti conviene sbrigarti.- E così detto, con un singolo gesto della mano pensò a distruggere il robot a cui lo scienziato stava lavorando.

I giorni gli parvero interminabili; non riusciva ancora ad accettare quello stato di immobilità a cui la Terra lo condannava. Certo, la casa della terrestre era davvero spaziosa e la maggior parte del suo tempo la trascorreva allenandosi o mangiando, solitamente proprio in giardino, ma non era abbastanza. Percepiva la necessità di vagare per lo spazio, alla ricerca di nuovi popoli, nuove conquiste. Solo così avrebbe raggiunto finalmente lo stadio del guerriero leggendario. Gli avvertimenti allo scienziato dovevano averlo messo in allarme poiché, abbandonati temporaneamente i progetti degli stupidi robot, aveva dedicato meticolosa attenzione allo studio di quell’elastica tuta; l’under-suit era quasi pronta allo scadere del terzo giorno. Per quanto riguardava la corazza, Vegeta si sarebbe accontentato del vecchio modello trovato nella base di Freezer, reso di nuovo utilizzabile dalla bravura di quell’isterica donna; pareva assai interessata a ciò che comprendeva lo studio di nuove tecnologie. Fatto sta che il Principe dei Saiyan non avrebbe mai affrontato la sua impresa vestito come un volgare terrestre; chissà perché teneva tutti all’oscuro delle proprie intenzioni.

All’alba del quinto giorno, il guerriero si recò in prossimità della navicella con tutta l’intenzione di abbandonare ancora una volta la Terra, stavolta la ricerca avrebbe dato i suoi frutti.

Il portellone della camera gravitazionale, che fungeva anche da nave spaziale, si aprì lentamente riversando una grossa rampa di scale ai piedi del principe, che accompagnato da quella fresca brezza mattutina, si prodigò di percorrere senza alcuna esitazione. Per sua fortuna il padre della terrestre aveva pensato di rifornirla di carburante sufficiente dopo la sua ultima avventura galattica, adesso non gli restava altro che impostare la rotta. Si sedette al posto di controllo azionando lo schermo su cui erano impostate le coordinate della Terra, quadrante alfa, cambiandole poi con la nuova traiettoria da seguire.

“Se la memoria non m’inganna dovrebbero essere 40173° del quadrante beta.”

Impostò i dati velocemente dedicandosi poi alla chiusura del portellone; quasi in procinto di premere il pulsante dal colore scarlatto, una voce alle sue spalle gli fece arrestare il movimento della mano, costringendolo a voltarsi ed aspettare le parole sprezzanti che quella donna osava rivolgergli.

- Adesso ho capito il perché di tutta quella fretta mio caro saiyan!-

- Ti consiglio di spostarti, a meno che tu non voglia essere incenerita dai motori.- Ghignò lui alzandosi dalla propria postazione, mentre la terrestre l’osservava a braccia conserte.

- Si può sapere adesso dove sei diretto? Goku è qui, chi altro devi cercare nello spazio?- Disse con voce altezzosa.

- Levati di lì, donna!-

- Ancora non hai imparato a pronunciare il mio nome?! E’ questo il ringraziamento per averti sistemato la tuta in meno di quattro giorni? E’ con la migliore scienziata del pianeta che ti rivolgi, anzi, scommetto dell’intera galassia!-

Per tutta risposta il guerriero tornò a volgere la sua attenzione al pulsante rosso, deciso a premerlo il più velocemente possibile e quindi lasciarsi indietro quell’assurdo pianeta con tutti i suoi strani abitanti. Furono soltanto le ultime parole pronunciate dalla terrestre a farlo desistere.

Il trambusto provocato da Bulma era riuscito ad attirare perfino l’attenzione dei simpatici coniugi e di Iamko che, stiracchiandosi per l’ennesima nottata passata a dormire all’aperto, guardò meravigliandosi la compagna in procinto di dire addio al saiyan. Non poté che essere sollevato, tuttavia la giovane donna pareva turbata. Ancora una volta, Bulma si ritrovò al cospetto di Vegeta come era accaduto su Namecc e come al solito pareva che le sue intenzioni fossero tutt’altro che rassicuranti. Arretrò di qualche passo chiedendosi cos’avesse fatto per meritarsi una fine così terribile, riconoscendo però che il guerriero l’avesse avvertita più di una volta. Nulla poté quando Vegeta la sollevò di peso, incurante delle proteste gettate al vento, mentre veniva trasportata all’interno della navicella con l’addome premuto sulle possenti spalle dell’uomo. Credeva volesse ucciderla e invece… Stava escogitando un rapimento?

- M-mettimi giù! Lasciami andare. Iamko, cosa fai lì impalato? Aiutami!- Biascicò mentre il saiyan tratteneva le sue gambe e lei scaricava una dose di pugni su quella possente schiena. Il terrestre restò ad osservare quel susseguirsi di gesti con occhi sgranati, tremante e senza avere il fegato di reagire. Dopotutto non avrebbe mai potuto sfidare Vegeta.

Decisamente diverso fu l’atteggiamento della madre che si prodigò di farle qualche raccomandazione ribadendo di farsi viva al più presto, mentre suo padre osservò la scena decisamente perplesso; erano ormai abituati ai viaggi avventurosi in cui la figlia si andava a cacciare, ritenne invece più importante precisare che l’impianto stereofonico era finalmente completato.

Il portellone si richiuse davanti alla mano tremante della scienziata, il computer di bordo stava annunciando l’imminente decollo e Vegeta si prodigò di lasciarla cadere sul freddo pavimento per poi recarsi ai comandi ed abbassare la leva dando il via alla partenza. Attanagliata da mille domande, Bulma riuscì solo ad avere il tempo di completare un’ultima richiesta d’aiuto, ritrovandosi infine schiacciata al suolo dalla forza di gravità. Gli oblò della navicella lasciarono intravedere quella vertiginosa salita, raggiungendo in men che non si dica la mesosfera, toccando la termosfera ed abbandonando infine l’esosfera. L’accelerazione verticale parve diminuire, dando modo alla giovane donna di aggrapparsi tremante alla sporgenza di un oblò; davanti ai suoi occhi increduli si stagliava ancora una volta lo spazio aperto. Osservò la magnificenza del Sole, notò qualche sonda vagare liberamente con la scritta delle più importanti aziende tecnologiche e si chiese il perché di un così folle gesto. Trovò la forza di issarsi sulle proprie esili gambe per voltarsi in direzione del saiyan vistosamente preoccupata.

“Sono in partenza verso chissà quale pianeta insieme ad un pazzo criminale.”

Di tutt’altro parere era Vegeta che sembrava essersi momentaneamente dimenticato della presenza dell’ospite. Con un sorriso sbieco ed un’espressione feroce osservava l’immensità della galassia stagliarsi dinnanzi alle sue iridi profonde come la nera materia di cui era costituito lo spazio circostante. D’un tratto riaffiorarono i ricordi del principe più fiero di una razza gloriosa, come un dominatore silente che attende il momento più propizio per estendere il proprio potere.

***

 

Ci tenevo come sempre a ringraziare tutti coloro che si sono prodigati di lasciarmi una recensione (ben 8 persone! Grazie mille) e di aver soddisfatto anche i lettori silenziosi^^ Chi ha inserito questa fanfic tra le seguite, ovvero babydgv, Bluemary, BulmaMiky, Pinklink, ssaphiras e Vegeta90…

Spero vivamente di essere riuscita a catturare l’interesse di qualcuno inserendo elementi un po’ fantascientifici… Ma chissà su quale pianeta sono diretti i nostri amati XD Qualche idea?? Sicuramente l’ho scelto in base al complesso universo di Dragonball! Il mio timore è sempre quello di rendere Vegeta troppo diverso dalla realtà, ma le sue faccette durante l’arrivo dei cyborg sono davvero impossibili da tralasciare! E dopo la nascita di Trunks il suo io è mutato ancora una volta… Tornando ad essere spietato, cinico ed egoista (siamo in molte a preferirlo così XD.. ed è forse ciò che succederà anche qui).

Detto ciò mi appresto a salutarvi con la speranza di ritrovarvi in un prossimo capitolo^^ Vado a seguire le imprese di un temibile e famoso Pirata <3

Nihila.

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Capitolo 3
*** In viaggio ***


Buona sera a tutti! Sono ritornata da un periodo decisamente “sterile” per quanto riguarda la scrittura, e posso dire che al 90% è colpa della scuola e dell’imminente esame di maturità, quindi ne approfitto per scusarmi con tutti i lettori per non essermi più fatta viva, ma durate questo ponte sono riuscita in breve tempo a farmi trasportare dalla fantasia e quindi donarvi qualcosina…

Ringrazio tutti coloro che mi hanno lasciato una recensione!

Vi auguro buona lettura^^

 

In viaggio, coi nervi a fior di pelle

 

Ore inevitabilmente lunghe erano trascorse dall’improvviso decollo della navicella targata Capsule; i motori bruciavano il carburante, espellendo fiammate dal colore azzurrino in quello spazio aperto e sterminato, i cui pianeti apparivano come sfere dai colori sfumati, sospesi in un immenso vuoto.

Il rumore che di lì a poco aveva cominciato a dilaniare i timpani dei due passeggeri contribuiva a rendere la situazione pericolosa ed indescrivibile; la giovane scienziata se ne stava accucciata in un angolino con la testa appoggiata alle ginocchia, come se volesse occultare la propria presenza dinnanzi ad uno spietato guerriero che pareva coi nervi a fior di pelle. Il ronzio, non causato dalla suddetta donna, pareva non avere fine, e una miriade di note stonate si infrangevano sulle pareti metalliche producendo un’eco insopportabile.

Bulma roteò lo sguardo assottigliato in direzione del proprio compagno di viaggio, paralizzata e decisa a non lasciare per nessuna ragione ciò che riteneva il suo spazio vitale. I contorni del saiyan le apparivano chiari e distinti, anche se si trovava esattamente dal lato opposto della sala comandi. Le sue ansie e le sue paure girovagavano prepotentemente nella testa, riversandosi all’altezza dello stomaco mentre cercava di studiare ogni mossa compiuta dall’uomo. Sapeva che nello spazio nessuno avrebbe potuto sentirla urlare…

- Dannazione!- ruggì improvvisamente Vegeta, quanto basta per far trasalire la scienziata che mutò il proprio sguardo, inarcando ambedue le sopracciglia. La bocca si schiuse andando ad accentuare ancor più la sua espressione quasi sorpresa: dopotutto quelle note non erano poi così terribili.

- Non lo sopporto più!-

Ma rifletté sul fatto che probabilmente il guerriero non fosse abituato ad ascoltare musica durante una traversata spaziale. Cos’era venuto in mente al suo sciagurato padre quando aveva montato l’impianto stereo? Ma ancor più sciocco era stato da inserire quella miriade di tasti colorati che componevano il pannello di controllo, decisamente troppo per la pazienza e l’intelletto di uno scimmione, irto davanti la moltitudine di tasti, indeciso su quale premere per mettere fine a quell’inferno. Titubante, non sapeva se alzarsi e provvedere alla ricerca di un telecomando, venì subito richiamata dal possente pugno del saiyan infranto su uno dei pannelli. D’istinto si drizzò per correre e fermare il prossimo colpo micidiale, dovuto alla frustrazione dell’allenamento interrotto, vedendo l’acciaio attorniato da piccole scintille che non prometteva nulla di buono.

- Vuoi farci ammazzare?!- disse afferrandogli l’arto, senza pensarci due volte. La voce acuta e stridula sovrastò per un attimo la musica assordante, tanto da farsi sentire da Vegeta, preso ad osservare accigliato i suoi lineamenti. La terrestre aveva osato toccarlo in un gesto quasi del tutto spontaneo, presa a guardarlo negli occhi ed a preoccuparsi per le improvvise turbolenze, ma quel pensiero l’attraversò soltanto per una frazione di secondo.

- Metti fine a questo chiasso.- le rispose vistosamente innervosito dalla situazione.

Bulma si concesse un secondo per osservare i sedili e i possibili luoghi in cui potesse trovarsi il telecomando di spegnimento, anche perché lo stereo doveva pur essersi attivato in qualche modo, ma osservando al di fuori del grosso vetro della cabina di pilotaggio si accorse che probabilmente le interferenze ed i rumori metallici provenienti dalle casse fossero dovuti a qualcos’altro: poco aveva a che vedere coi comandi centrali. Le limpide pupille intravidero qualcosa che l’indusse a sospettare delle coordinate inserite e della rotta tracciata. Erano finiti in una tempesta elettromagnetica.

Uno scossone le fece perdere l’equilibrio, distendendola scompostamente sulla poltrona di pilotaggio; i neon abbaglianti si spensero lasciando visibili soltanto alcune luci d’emergenza e l’assordante vociare divenne un bisbiglio confuso. Vedere il saiyan ancora così padrone del proprio equilibrio ed a braccia conserte le diede maggior forza nel rimettersi in piedi, pur rimanendo ancorata allo schienale della poltrona. Vegeta la guardava con alterigia e impazienza, quasi come se ai suoi occhi ci fosse un servo imbranato, aspettandosi forse che la scienziata gli spiegasse l’accaduto, trovando una soluzione a quel trambusto.

Dal canto suo, Bulma parve disorientata e confusa dal volto quasi indecifrabile del suo compagno di viaggio, celato ancor più dall’assenza di luce.

- Ti decidi o no?!- tuonò lui, articolando le sue parole con un alzata di mento.

- Si dà il caso che io non ci veda al buio!- gli rispose insolente, accompagnata da attimi di silenzio. Non capiva se in presenza di Vegeta dovesse tenere a freno la lingua –poiché rischiava di ritrovarsela mozzata- o non temere la sua ira, dato che da quando l’aveva ospitato nella sua casa, pareva una rara specie selvatica costernata di vincoli. Se avesse osato toccare lei, i suoi genitori o l’intera popolazione, l’eroe della Terra non ci avrebbe pensato due volte ad intervenire, salvando la situazione. Tuttavia, Vegeta sembrava aver temporaneamente rimosso quella priorità; da quando Goku aveva raggiunto lo stadio di super saiyan, per il Principe non c’era altro scopo se non quello di raggiungerlo e sconfiggerlo una volta per tutte e lei poteva essere essenziale per i suoi piani.

“Non ho considerato il fatto di star aiutando un nemico!”

Grazie alle piccole luci d’emergenza, mantenendosi salda al rivestimento della poltrona a causa degli insopportabili scossoni, la scienziata osservò il guerriero dirigersi con passi lenti nella direzione da cui proveniva ancora quel fastidioso ronzio. Vegeta scrutò il marchingegno, le casse acustiche, e dopo aver appurato che non avrebbero causato alcun danno alla struttura tecnica di quella navicella, mise fine al suono affondando l’intera mano tra i circuiti della cassa rettangolare, traendovi da essa una moltitudine di fili che adesso stringeva nel proprio pugno, assaporando di nuovo il silenzio.

Prima che Bulma potesse articolare qualche parola, il monitor posizionato al centro della stanza cominciò a lampeggiare rivelando colui che tentava di mettersi in contatto coi passeggeri.

- B-Bulma? M-i s-s-sent-i?-

- Papà!- esclamò la scienziata posizionandosi di fronte allo schermo. – Come sono contenta di vederti!-

- Come… sta procedendo il viaggio?- la figura parve mutare insieme alle strisce che guastavano la visione, ma ugualmente la donna riuscì a delineare i contorni di quel viso baffuto e del piccolo micio intento ad arrampicarsi sul camice da lavoro del Dr. Brief.

- Uhmpf…- mugugnò il saiyan appoggiandosi alla parete.

- Siamo in una tempesta elettromagnetica e…- le luci si accesero ad intermittenza. – come vuoi che stia andando?!-

- Tua madre ti saluta. Dice che Vegeta è in buone mani e se vuoi può darti una nuova ricetta. Moglie, ma ti pare il momento?!-

Per poco la giovane non si appiattì sul pavimento, cominciando a sentire il bisogno di terminare quella conversazione. Serrò i pugni dinnanzi al volto, ma prima che potesse dar sfogo ai suoi pensieri, il Dr. Brief continuò…

- Bulma, indicami le coordinate della vostra rotta, potrei suggerirti la scorciatoia per questa tempesta elettromagnetica.

Senza farselo ripetere due volte, la donna voltò il capo in direzione del saiyan che ad occhi chiusi se ne stava appoggiato alla parete metallica dell’astronave e pareva non avesse intenzione di collaborare. Passò quindi in rassegna dello schermo principale, dove una moltitudine di linee gialle si stagliava sul nero dell’immensità spaziale. Non ci volle molto per calcolare la destinazione, ed a confermarglielo fu la voce metallica del computer centrale.

- Yardrat?!- esclamò a gran voce, indirizzando la domanda più a Vegeta che a suo padre. La scienziata trasse un profondo respiro, mentre alla mente le tornavano le immagini di Goku che grazie all’aiuto di quegli alieni era stato in grado di imparare la tecnica del teletrasporto e poi si era ricongiunto ai suoi cari, in seguito all’esplosione di Namecc. Si trattava di un popolo pacifico, a quanto ne sapeva; temé per l’incolumità degli abitanti, ma ascoltò silente le indicazioni riferitele dal padre ed in un lasso di tempo abbastanza lungo, col pilota manuale, si ritrovarono finalmente fuori dalla traiettoria delle onde rilasciate da qualche stella nelle vicinanze. Osservò rapita Giove ed i suoi satelliti, stupita ancora una volta del fatto che la Terra sembrasse un minuscolo sasso al confronto.

Chiusa la video conversazione e decisa a soddisfare i suoi bisogni primari, si avviò in quell’angusto bugigattolo adibito a cucina, lasciandosi dietro le porte automatiche un Vegeta palesemente concentrato, intento a compiere la cinquecentesima flessione.

Aprendo il minifrigo che celava scorte sufficienti soltanto per una settimana, alla donna venne voglia di metter mano ai comandi per fare immediatamente retro front o atterrare sul pianeta più vicino per procurarsi i viveri necessari. Facendo qualche piccolo calcolo mentale, la razione di cibo sarebbe bastata soltanto per due giorni, considerando che a bordo c'era chi avesse lo stomaco più simile a quello di Goku, forse più regale. Sbuffò afflitta, erano in viaggio da appena un giorno e già non ne poteva più. Agguantò un cibo precotto pensando stancamente che quella notte non aveva chiuso occhio; Vegeta era decisamente silenzioso, ma non sapeva se quando dormiva fosse tutta una finta o se il saiyan riposasse sul serio. Non aveva il coraggio di attendere le ore notturne per manomettere la rotta, dopotutto quella sala veniva costantemente occupata dall’uomo. Fortunatamente a lei era spettato il letto!

Assaporò il cibo strano trovandolo decisamente gustoso…

“Chissà quante calorie conterrà”

Non credeva che starsene con le mani in mano le procurasse tanto stress, sentiva la necessità di sfogare la propria frustrazione e di buttarsi in qualcosa che le tenesse la mente occupata. Guardando l’oblò e l’oscurità spaziale ripensò a Iamko.

Chissà se sarebbe mai corso in suo aiuto, vagando in lungo e in largo, approdando su ogni pianeta della galassia in cerca della sua bella fidanzata.

Ma a chi voleva darla a bere?

Era da tempo che sentiva la necessità di staccarsi da lui e dai suoi modi infantili. Averlo intorno era frustrante quanto una mosca; quando era tornato in vita credeva che le cose sarebbero state esattamente come un tempo, ma qualcosa inevitabilmente era cambiato. Trovava asfissiante la gelosia nei suoi confronti e in quelli di Vegeta, per di più ripagata con il continuo atteggiamento da Don Giovanni ed adulatore… nei confronti di ragazze più giovani di lei.

Uscita dalla cucina, si ritrovò con un orecchio accostato alla parete metallica della sala comandi, riuscendo così ad ascoltare l’allenamento del guerriero. Poteva anche darsi che qualcosa si era incrinata a causa dell’arrivo di Vegeta. Ne era certa, non aveva mai conosciuto una persona come lui e la cosa peggiore era che nonostante i suoi difetti, nonostante l’assassino spietato che era, lei ne sembrava incuriosita, attratta .

I capelli oscillarono fluenti e voluminosi prima che Bulma si voltasse dando le spalle alla massiccia porta. Un movimento di stizza accompagnò il suo incedere, disturbata da quei pensieri alquanto balordi. Vegeta aveva ucciso il suo –ormai ex- fidanzato, sterminato interi pianeti, commesso chissà quali crimini in passato: era cinico e spietato. Anche se lei trovava divertente il loro pungente battibeccare o metterlo in imbarazzo con dei curiosi abiti terrestri, non sarebbe mai cambiato nulla. Ma tanto valeva godersi quegli attimi, per quanto ne sapeva, quello poteva anche essere il suo ultimo viaggio. Accennò un sorriso convincendosi ad aprire la porta più sollevata, dopotutto anche lui aveva bisogno di cibo, non l’avrebbe disturbato stavolta.

Con l’espressione più cordiale che avesse mai sfoderato, decisa ad utilizzare anche il proprio fascino come mezzo di seduzione, fece capolino dallo stipite semiaperto dalle proprie esili mani.

- Vegeta, che ne diresti di venire a mangiare qualcosa? Posso preparati una squisita cenetta-

Finita la frase, non ebbe neanche il tempo di accorgersi cosa stesse succedendo che un ki-blast esplose a qualche centimetro dal suo volto, lasciandola a dir poco spiazzata. Oltre la lieve cortina di fumo, il saiyan se ne stava a petto nudo con indosso soltanto i pantaloncini comodi e consumati evidentemente dai troppi allenamenti, ma ciò che irritò la scienziata fu il ghigno di scherno dell’uomo, mentre lei tossiva convulsamente con una mano poggiata sul petto, sporca qui e lì. Dopodiché, ripresasi dallo spavento e riempiti i polmoni di ossigeno, digrignò i denti pronta ad inveirgli contro.

- Ma che ti salta in mente razza di scimmione troglodita?! Potevi ammazzarmi!-

Ma come sempre Vegeta si era dileguato, sorpassandola con lo sguardo dritto davanti a sé.

- Ho fame. Vedi di sbrigarti, donna. La mia pazienza ha un limite e non intendo ascoltare le tue chiacchiere.- disse poi dall’angusta cucina, in cui a malapena i due sarebbero riusciti a muoversi insieme. Come suo solito, Vegeta si sedette in attesa di essere servito, mentre Bulma rimuginava ancora sulle sue parole e su ciò che era accaduto. L’avrebbe volentieri lasciato a digiuno per tutta la traversata, ma non poteva conoscere la reazione che ne sarebbe scaturita.

“Meglio un saiyan con lo stomaco pieno, che uno nervoso e a stomaco vuoto!”

Raccattò abbastanza cibi precotti dal minifrigo mentre un’idea geniale le attraversò la mente e accendendo tutti e quattro i fornelli elettrici, si dedicò alla cucina per distendere i nervi.

In attesa che il saiyan fosse con la bocca piena, tentò il suo approccio parandosi dinnanzi a lui ed esponendo quindi la “questione cibo”. Spalancò l’elettrodomestico indicandolo come “pieno a metà, quasi del tutto vuoto”, ma Vegeta sembrava non ascoltarla neanche.

- La questione è seria: se non atterriamo subito su un pianeta vicino per fare scorte di cibo, entro domani ce ne ritroveremo senza! Yardrat dista sette giorni dalla nostra posizione, non possiamo rischiare di…-

- Quindi?-

Bulma esitò:- Q-quindi…quindi dobbiamo fare rotta su…- in effetti questo non l’aveva calcolato.

- Facciamo rotta su Kanassa, l’atterraggio è previsto tra otto ore… e tu hai un’ora di tempo per cercare provviste, vedi di non sprecarla.-

Il saiyan la liquidò tornando ancora una volta nella stanza più ampia della navicella, lasciandosi alle spalle una Bulma dubbiosa e risentita. Decisamente pareva che avesse sempre e costantemente un atteggiamento alquanto marziale, come avrebbe fatto a cercare cibo a sufficienza in un’ora?

Non sapendo scegliere tra il recarsi nella sua stanza o tentare un nuovo approccio, si chiuse nelle spalle più mesta di prima. Pareva non esserci modo di scamparla, tanto valeva escogitare un piano per quando sarebbe atterrata su Kanassa; nel lasso di tempo concesso, avrebbe potuto fare appello alla popolazione ed imbarcarsi su una navicella diretta sulla Terra, al sicuro e lontano da quell’assurda impresa. Così, dopo aver fatto una doccia ed essersi preparata per la notte, si sistemò nella propria cuccetta rannicchiandosi su sé stessa ed accogliendo piacevolmente le ore di riposo.

***

L’impatto turbolento servì a destarla con un sobbalzo, mentre riuscì a chiedersi se quella fosse o meno la fine del mondo. Un rombo assordante la indusse a schiacciare il viso contro l’oblò per assicurarsi che non vi fosse alcun problema ai motori. Raccattò i propri vestiti –gli stessi, da quando era partita- e spalancando la porta si riversò nella sala principale, scoprendo il pavimento della navicella inavvertitamente obliquo. Ai comandi se ne stava un Vegeta decisamente tranquillo, con indosso la tuta da combattimento e un’espressione accigliata sul volto. Il paesaggio che Bulma riuscì ad intravedere non le parve per nulla accogliente, tutt’altro: una distesa rocciosa e deserta, smisuratamente ampia si stagliava dinnanzi ai suoi occhi, facendole quasi percepire il caldo asfissiante che emanavano le rocce bianche e granitiche, simili a quegli enormi grattacieli che vedeva in lontananza, dall’inusuale forma a parallelepipedo. Spaccature e dislocamenti arricchivano il suolo, quasi come se qualcuno avesse lasciato la propria impronta anni prima.

Gli scossoni dovuti dell’atterraggio erano cessati quasi subito, mentre Bulma si era immediatamente precipitata al portellone, spalancandolo trafelata, riversandosi poi sul suolo alieno e respirando a pieni polmoni. Non solo l’aria pareva decisamente pulita, ma era una sensazione di liberazione quella che provava adesso che non era più rinchiusa tra mura sferiche e metalliche. Vegeta sopraggiunse subito dopo, attirando la sua attenzione; si guardava intorno circospetto e probabilmente era già intento a captare auree, dopotutto sembrava che oltre quel tratto desertico ci fosse una città.

“Che esseri troveremo?” si chiese la scienziata, poi si voltò a guardare nuovamente la navicella su cui avevano viaggiato, accertandosi di qualcos’altro.

- Abbiamo carburate a sufficienza?-

- Non sono uno sprovveduto.- ma Vegeta pareva interessato al dislocamento del suolo, piuttosto che alle sue parole. Agilmente era atterrato con un balzo su di una roccia poco distante da Bulma, mentre un vento tiepido aveva cominciato a spirare, scompigliandogli la chioma.

La donna non sapeva se iniziare la propria ricerca o attendere che lui impartisse altri “ordini”. Che il conto alla rovescia fosse già iniziato?

D’un tratto, un rumore proveniente da un ammasso di rocce attirò l’attenzione di entrambi. Bulma fremette spaventata: era appena arrivata, possibile che dovesse spuntare un mostro alieno proprio in quell’istante? Dal canto suo invece, Vegeta sferrò una sfera d'energia che bastò a polverizzare esattamente la roccia da cui emersero due figure che, per la lontananza e la stranezza delle vesti, entrambi non riuscirono ad identificare o a delinearne i contorni.

- Ehi voi, non andate via!- gridò Bulma vedendoli darsela a gambe levate e riconoscendoli come forme di vita non ostili: piuttosto bassi, questo c’era da dire. Quasi pronta a lanciarsi in corsa per non perderli di vista, un avvertimento le arrivò come una stilettata al petto. Vegeta l’ammonì con una frase che le fece gelare il sangue nelle vene, portandola quasi ad immaginare il destino a cui potesse andare incontro.

- Non ti conviene dartela a gambe, terrestre. Sappi che non ci sarà posto su questo pianeta in cui nasconderti.-

Ammonita sul posto, a Bulma non restò che guardare inerme l’avanzata del saiyan, che grazie alla supervelocità si era ritrovato a sbarrare il cammino ai due alieni avvistati poco prima.

Parevano poco più che adolescenti, anche se le forme erano tozze ed i colori oscillavano tra l’azzurrino ed il verde, rendendoli assai spiacevoli alla vista.

- E’-è uno di loro, Yoshi!-

- Zitto Zura, loro non ci fanno più paura!- dichiarò risoluto l’astioso baby-alieno mentre sul volto di Vegeta compariva un ghigno sadico. Una scena a cui Bulma stava assistendo con paura e curiosità, ma al contempo decise di intervenire.

- L-loro chi? Vegeta, è vero che tu sei il Principe dei Saiyan, ma non mi aspettavo fossi così conosciuto.- Bisbigliò la donna avvicinandosi ai tre, forse non ancora del tutto consapevole della gravità della situazione e per questo ne guadagnò soltanto un ringhio da parte del guerriero.

- Cosa?! Il Principe?- chiesero sbalorditi i due mostriciattoli. –Scappiamo Zura! Dobbiamo avvertire…-

- Voi non andrete da nessuna parte.- affermò Vegeta sovrastandoli minaccioso, e prima che il più intraprendente dei due potesse tentare la fuga, il saiyan gli afferrò saldamente il cranio, sollevandolo da terra e portandolo quindi ad un palmo dal proprio naso.

- Quindi tu avresti già visto alieni della mia razza.- disse assumendo un’espressione disgustata. – Sai bene di cosa siamo capaci. Ti conviene non sfidare la mia pazienza, chi è che vorresti avvertire?- Domandò inquisitorio, ascoltando le urla di disperazione dell’altro mostriciattolo. Per tutta risposta, l’esserino verdognolo che Vegeta teneva per il cranio, scaricò inavvertitamente una sorta di elettricità che attraversò il corpo del saiyan, lasciandolo interdetto. Era stato colto di sorpresa, ed anche se il colpo ricevuto non gli aveva fatto un graffio, ugualmente aveva percepito l’iniziale paralisi dovuta a quell’insulsa tecnica d’energia.

Bulma si scostò appena in tempo; vedendo la vena contrarsi sul collo del guerriero, pensò che se una cosa simile fosse capitata a lei probabilmente sarebbe stato difficile riprendersi del tutto, o sopravvivere. Quanti volt aveva sprigionato? Pur non soddisfacendo la sua curiosità di scienziata, si ritrovò ad osservare ogni azione di Vegeta, indecisa se intervenire tentando di fermarlo o meno dato che a quanto pareva, quei due esseri sembravano ostili.

Vegeta, spazientito per l’offesa subita da un mostriciattolo rivoltante come quello che osava ancora rivolgergli uno sguardo di sfida, tenendolo saldamente per il cranio tondo e privo di capelli, accentuò la propria presa prima di scaraventarlo lontano da sé e metterlo quindi fuori gioco.

Zura, l’alieno rimasto per tutto il tempo ad osservare sconvolto l’accaduto, si precipitò velocemente sul corpo del fratello, scuotendolo appena. Yoshi era ancora vivo, anche se debole e ricoperto di tagli e lividi. Entrambi guardarono verso quella figura oscura e minacciosa, decisi più che mai a dare l’allarme a tutta la popolazione, avvertendoli del pericolo incombente.

Un sottile boato, un lampo ed una luce accecante squassarono per un secondo quella strana quiete.

Bastava poco a privare della vita un essere debole. L’aveva fatto per anni, era stato il suo lavoro, era la sua natura.

Il corpo minuto dell’alieno si accasciò a terra, mentre all’orizzonte si stagliavano le costruzioni della città più vicina.

- Ne basta soltanto uno a riferire un messaggio.- esclamò gelido il Principe dei Saiyan, sotto lo sguardo attonito di Bulma.

 

 

Grazie mille per aver letto questo terzo capitolo!

Come avete notato i risvolti sono stati un po’ comici e un po’ tragici ^^” Per chi soffre alla vista di uccisioni e spargimenti di sangue… tra l’altro, sangue innocente in questo capitolo. Ma Vegeta se non ha il fascino del mercenario, ahimé perde di molto! Ecco quindi il Vegeta che mi piace XD Spero di non aver deluso le vostre aspettative, e soprattutto di aggiornare abbastanza in fretta!

*Kanassa: ricordate il pianeta in cui Bardack ha ricevuto il dono della preveggenza? Bene, è lo stesso. Mi sono ispirata alle immagini viste nel film e ovviamente a quelle del manga… (Grazie Bluemary XD)

Fatto sta che spiegherò nel prossimo capitolo cosa sia successo in realtà, secondo la piega che prenderà la mia storia.

C’è la possibilità che non sia l’unico pianeta a comparire! Non anticipo altro^^

Grazie di cuore a tutti^^

Nihila

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Capitolo 4
*** Non un qualunque Saiyan ***


Sono tornata con un mostruoso ritardo… Non aggiorno questa fan fiction dall’estate e quasi me ne vergogno, ma ahimé l’ispirazione tardava ad arrivare. Mi sono concentrata sui contest e su altri tipi di storie, lasciando nel dimenticatoio quest’ultima. Ho corretto il precedente capitolo in quanto vi era la presenza di errori che non so neanche spiegarmi ._. Però, carissimi lettori e lettrici, sono qui adesso pronta a tornare alla carica! Ho tre long in ballo, e credo proprio che il prossimo aggiornamento riguarderà End o fan Era poiché ho deciso di alternarmi con la stesura.

Qualcosa da dire su questo capitolo? Béh, avevamo lasciato la nostra coppia su di una navicella diretta verso Kanassa… Ricordate il pianeta in cui Bardak ha ricevuto quello strano potere? Bene, non dimenticatelo XD Parto dicendo che in effetti, il nostro Principe si trova ad affrontare una quasi convalescenza, perché sì, mi sono ispirata alle Origini del Mito: è vero che Bardak aveva anche combattuto strenuamente con i… Kanassiani? E per questo dopo è stato sottoposto alle cure mediche, fatto sta che subito dopo aver ricevuto il colpo è stramazzato a terra quindi… Ho voluto rendere questa cosa, anche se Vegeta è decisamente più potente, soprattutto per favorire l’intreccio! Che dire di Bulma? Vedrete che sarà combattuta e… Leggete per scoprire!

Buona lettura^^

 

 

 

 

Non un qualunque Saiyan

 

 

La giovane rimase con le sottili labbra spalancate in un urlo muto osservando il cadavere fumante dell’alieno riverso sulla terra arida a pochi passi di distanza e soltanto qualche istante dopo familiarizzò che il colpo scagliato da Vegeta era stato fatale. Non aveva pensato a questo quando aveva cominciato il viaggio; si era lasciata trasportare solo da quei reconditi pensieri sul suo ritorno, appurando che non vi fossero viveri sufficienti e soprattutto che Ianko la dovesse salvare… Sì, salvare da quel guerriero cinico. Riconobbe in Vegeta lo spietato saiyan che aveva seminato morte e, seppur indirettamente, causa di svariate uccisioni. Ricordò la sorta di alleanza su Namecc e la paura che la pervadeva ogni volta che, recuperata una sfera, da un momento all’altro il guerriero potesse scovare lei, Gohan e Crili per sottrarre gli oggetti mistici nel modo più cruento che conoscesse. La consapevolezza di ciò si mostrò come un gelido brivido quando fece saettare le iridi chiare sul corpo irto dinanzi a sé, col braccio ancora teso e la mano aperta in direzione della città bianca: era facile per Vegeta decidere della vita o della morte di una persona, si ritrovò a constatare sbalordita. Il saiyan non si scompose e, ritraendo l’arto, pareva stesse valutando svariati inconvenienti in cui potessero imbattersi.

“Il primo è sistemato, forse avrei dovuto disfarmi di entrambi.”

Dopotutto non aveva il tempo di badare alle schiere di alieni che si fossero presentati nel tentativo di annientarlo, anche se dovette ammettere a sé stesso che la gloria ed il proprio nome non erano ancora scivolati del tutto nel dimenticatoio: quegli esseri non erano tanto sciocchi da affrontarlo. Assicurandosi che la scienziata lo seguisse, la richiamò per procedere con sicurezza verso le strutture formulando l’ipotesi che nelle zone limitrofe avessero trovato ciò di cui avevano bisogno.

Più tardi, l’espressione schifata di Bulma contribuì a fargli venire i nervi a fior di pelle, dato che tutto quello che le era stato offerto, l’aveva malamente rifiutato.

- E’ troppo viscido… No, troppo duro. Insomma, non hai qualcosa di commestibile?

Fortuna volle che il principe le elargì minacciosamente un ultimatum che la costrinse a raccattare velocemente il cibo e lasciare la minuscola locanda messa velocemente a soqquadro. Varcata la porta però, i due si ritrovarono a fronteggiare una schiera di alieni dai tratti marcati ed i colori azzurrini, che con cipiglio astioso puntavano le armi, simili a lance, nella loro direzione; Bulma fremette, indecisa se rifugiarsi oltre le spalle del guerriero o tentare di comunicare con gli abitanti di quel pianeta proclamandosi vittima.

- Andatevene. Perché siete approdati su Kanassa? Le nostre terre sono già state rase al suolo dai saiyan al servizio di Freezer- disse contraendo i muscoli quello che appariva come il comandante del plotone.

La scienziata ascoltò attentamente le parole per poi osservare il paesaggio circostante; a parte il deserto roccioso, non vi erano altre costruzioni all’orizzonte, simbolo che evidentemente la città dinanzi ai suoi occhi fosse l’unico centro abitato.

- Non siamo al servizio di Freezer- pronunciò Vegeta apprestandosi a percorrere la via del ritorno e tralasciando la nota di minaccia presente nel timbro di quell’essere, inutile sprecare fiato mettendolo al corrente della dipartita del dominatore dell’Universo; erano fin troppo deboli per attaccarlo, la sua ricerca era appena cominciata.

- Dove credi di andare, saiyan?!- pronunciò ancora il più ostile, sbarrandogli velocemente la strada.

Un solo dubbio s’insinuò nella mente del principe, prima di passare all’attacco scaraventando l’alieno lontano da sé: difficile capire a che razza appartenesse ora che non vi era traccia della coda, eppure non ci avevano messo molto a riconoscerlo.

- Vi conviene lasciarci andare- pronunciò con un’esasperante calma che indusse i guerrieri avversari ad attaccare tutti insieme.

Bulma si distanziò dal campo di battaglia rientrando velocemente nella locanda. Era reduce di svariati combattimenti che rasentavano l’assurdo e non era mai una cattiva idea allontanarsi, evitando così sbalzi spropositati di energia; il saiyan era momentaneamente accerchiato. Ogni essere aveva afferrato saldamente una parte del corpo mentre lui rimaneva ancora aggrappato a quella lucidità che non faceva presagire nulla di buono. Osservò quegli esseri investiti da un potente bagliore e con il dorso della mano pensò di schermare gli occhi sensibili; quando tornò a volgere lo sguardo su Vegeta, era già sparito. I guerrieri combattevano ad una velocità impressionante, era difficile seguire i movimenti anche se una moltitudine di corpi erano già riversi al suolo e quando l’uomo veniva scagliato contro una delle rocce che costernavano il paesaggio arido, stringeva le palpebre nonostante l’immancabile sicurezza che ispirava Vegeta in duello. Quando il campo visivo riscontrò quello che doveva essere uno degli alieni irrompere della sua direzione, si ritrovò ad urlare spaventata, nascondendosi al di sotto del davanzale, sfondato dal cranio nerboruto dell’abitante di Kanassa. L’essere appariva privo di conoscenza e la ferita mortale infertagli sul collo zampillava ancora copiosamente, imbrattando il pavimento. Bulma si coprì gli occhi con orrore, appurando che, ormai morto, non avrebbe potuto nuocerle; rivide in quello sguardo spento l’indole del suo compagno di viaggio ed abbracciandosi quanto poteva si fece forza scacciando i neri pensieri che le affollavano la mente, zampillando sulle palpebre serrate. Erano nemici, solo nemici, ripeteva come una cantilena. Abitanti che proteggevano il loro pianeta dall’ennesima invasione.

Quando anche l’ultimo degli alieni si fu accasciato al suolo, il saiyan iniziò la sua lenta discesa verso il terreno scosceso, abbandonando così la levitazione; si guardava intorno, certo che nessuno fosse stato tanto caparbio da sfidarlo ancora. L’attorniavano scompostamente, grondanti di liquido violaceo e lui asciugò un rivolo di sangue dal labbro, pronto a raggiungere nuovamente la navicella per lasciarsi alle spalle quel miserabile pianeta. Avvertiva la presenza della terrestre, rannicchiata ancora nella locanda ormai distrutta e senza perdere altro tempo si apprestò a richiamarla con tono imperioso.

- Alzati.- disse soltanto, conscio che in quel silenzio tombale l’avrebbe udito.

- Alzati, avanti.- ripeté incrociando le iridi buie come la notte con quelle limpide e timorose della donna.

Bulma si issò sulle tremolanti gambe pronta a raggiungerlo. Tenendo lo sguardo fisso sul poderoso corpo dell’uomo era certa che se l’avesse distolto per osservare quel disastro, sarebbe crollata sui suoi passi incerti.

Accadde in un attimo: quando le rocce scoscese cominciarono lentamente a sgretolarsi alle spalle degli inconsueti visitatori, una figura possente spiccò un balzo che colse entrambi di sorpresa. Un colpo fu fatale. L’alieno di Kanassa scagliò l’attacco diretto alla vulnerabile nuca di Vegeta facendolo piombare a terra quasi del tutto privo di sensi; egli avvertì distintamente l’urlo della donna, prima di rendersi conto che le forme del paesaggio stavano diventando sempre più indistinte, poi buie. La condizione di svantaggio venne avvalorata dalla risata minacciosa dell’essere mentre dinanzi le pupille quasi cieche del saiyan si materializzò l’aura del guerriero misterioso, colui che aveva sconfitto Freezer sulla Terra… Perché quella visione? Si chiese prima di passare una mano sulla fronte nel tentativo di rialzarsi.

- Adesso sarai tu a perire, Principe dei Saiyan! Accetta il mio dono come una condanna: la precognizione, grazie alla quale saprai il destino e tutto ciò che ti attende… Osserva bene e soffri!- urlò esasperatamente prima di squassare il silenzio con una risata diabolica, bruciando tra le fiamme scaturite dal colpo di Vegeta.

La scienziata tremò osservando l’alieno ardere a pochi metri di distanza prima di volgere lo sguardo sul guerriero. Quando tutto tacque, ascoltò dalle sue labbra una sola domanda:

- Precognizione?

- M-Ma che cosa voleva dire?- chiese di rimando prima di ritrovarsi nuovamente a seguire la sua scia.

Tratteneva il respiro, decisa più di ogni altra cosa a non farsi pervadere dall’odore di morte e, stringendo convulsamente a sé i viveri, si affiancò a Vegeta, seguendolo sulla via del ritorno. Deglutì sonoramente quando gli occhi cozzarono inavvertitamente contro i guanti bianchi macchiati del suo sangue, misto a quello degli alieni, e salì a bordo della navicella senza proferire una sola parola. Credé di essere al sicuro, una volta abbandonato il suolo di Kanassa, e con l’intenzione di farlo il più presto possibile si mise ai comandi sistemando distrattamente le vivande su di un ripiano; avendo lasciato indietro Vegeta, non si rese conto dello stato in cui fosse, né si preoccupò dato che non aveva accusato particolarmente i risvolti dello scontro, ma, una volta calcato il suolo del veicolo, si era accasciato del tutto privo di sensi, con un tonfo tale da attirare nuovamente l’attenzione della scienziata che si voltò interdetta. Impostate le coordinate, slacciò la cintura pronta a soccorrerlo, se solo avesse saputo quale fosse il malore che l’aveva colto nel breve frangente, siccome non presentava alcun tipo di ferita; gli alzò istintivamente la nuca quasi convinta dell’idea che l’ultimo colpo potesse essere stato fatale. Scoprì le dita cosparse del caldo e vischioso liquido, ciò che l’indusse ad allarmarsi: raccattando tutte le energie in suo possesso, trascinò il pesante corpo di Vegeta fino alla camera da letto, adagiandolo sul materasso per poi munirsi velocemente di materiale medico. Asciugò un rivolo di sudore prima di fasciare accuratamente il punto leso ma, osservando il volto contratto dell’uomo, si chiese se non avesse qualche altro e sconosciuto malessere; i muscoli erano bollenti, il sudore discendeva lento bagnandogli quasi interamente il collo… le sembrò opportuno tentare di raffreddarlo con qualsiasi cosa le capitasse, anche se dovette ammettere che le proprie capacità fossero maledettamente limitate. Con l’assenza dei giusti macchinari ed il mancato aiuto di suo padre, abbassò le braccia, impotente. Lanciò un’occhiata sbieca al pannello di controllo, oltre lo stipite della porta: quello poteva essere il momento più adatto per manomettere la rotta e tornare sulla Terra, anche se… Si voltò verso Vegeta. Una volta sveglio gliel’avrebbe fatta pagare amaramente; deglutì prima di osservare il corpo inerme disteso sul materasso. Aveva ancora la battle suit indosso, indumento che gli donava un aspetto vagamente più minaccioso del solito. Da quando si era stabilito alla Capsule Corp. non aveva fatto altro che portare gli abiti terrestri procurati dalla giovane. Ella sospirò: era così incuriosita da quell’uomo e neppure sapeva spiegarsi il perché. Avendolo visto compiere simili gesta, polverizzando ed uccidendo dinanzi ai suoi occhi però, si sentiva come svuotata; la curiosità aveva lasciato il posto al timore… Non doveva considerare l’ipotesi che Vegeta potesse mutare. Era già successo in passato, nonostante la remissione di Junior fosse avvenuta sì, gradualmente e soprattutto egli era consapevole della propria scelta. Il saiyan invece appariva saldamente ancorato a quel passato di cui si era nutrito per anni sotto il dominio dell’alieno che, a quanto aveva capito, era il fautore della distruzione del pianeta Vegeta-sei. Abbandonò mestamente l’idea di cambiare le coordinate andando a preparare qualcosa da mettere sotto i denti con tutta l’intenzione di distrarsi: per sua fortuna vi erano ancora delle scorte terrestri a bordo e smistando nel frigorifero quel cibo raccattato velocemente sul pianeta visitato, si apprestò ad accendere il microonde per poi aprire una lattina di birra che tracannò velocemente nel silenzio rotto soltanto dagli ansiti di Vegeta.

Trascorsero molteplici ore dal decollo avvenuto senza intoppi ed i motori ancora forniti di carburante sfavillavano nello spazio infinito lasciandosi velocemente alle spalle pianeti d’ogni genere… il saiyan pareva profondamente addormentato, anche se alcune sconnesse parole erano affiorate da quelle labbra contratte. Immagini mescolate e frammenti di vita gli affollavano la mente imbrigliata in un innaturale torpore da cui sembrava non vi fosse uscita. Aveva rivissuto la battaglia su Namecc, la sua disfatta contro Freezer quando, trapassandogli violentemente il torace, aveva messo fine alla sua esistenza; precipitò in un baratro senza fine per essere bruscamente scaraventato sul campo di battaglia insieme a quel misterioso ragazzino che dinanzi ai suoi occhi aveva sconfitto l’alieno, privandolo nuovamente della personale vendetta. Ancora una volta i suoi occhi scuri si ritrovarono a scrutare le pupille chiare e severe con astio; aveva detto di appartenere alla sua specie, anche se pareva fin troppo giovane per essere un reduce dell’esplosione e l’insolito colore predominante non faceva che aumentare i suoi dubbi. Velocemente lo scenario mutò per donargli un’immagine a cui non vi fu spiegazione razionale, soltanto il corpo riverso ai suoi piedi di quello stesso saiyan con il torace sfondato e fiotti di sangue sgorgare dalla bocca contratta a causa di dolorosi conati. Riprese conoscenza nel buio della camera e, in un primo momento faticò per mettere a fuoco i tratti del mobilio, colto da un’inconsueta sensazione di malessere; voltò la testa di lato osservando l’oblò oltre cui svettavano scie luminose. Decise di alzarsi e togliersi di dosso l’aderente tuta da combattimento che, oltre ad essere quasi del tutto sporca, cominciava ad infastidirlo causandogli sudorazione. Si liberò della corazza gettandola in un angolo della stanza prima di riversarsi oltre l’uscio a petto scoperto; la terrestre dormiva sui sedili dell’abitacolo e lui vagando alla ricerca di cibo, sedette al buio, nell’angolo cottura, rimuginando su cosa fosse accaduto durante lo scontro avvenuto su Kanassa. Era risaputo che gli abitanti avessero particolari poteri, tuttavia le parole dell’alieno gli ronzavano in testa come una muta minaccia che si portava al seguito… Era stato maledetto? Ghignò al pensiero, ma improvvisamente rivide la salma di quel giovane costretto al suolo in una pozza di sangue. Non seppe spiegarsi il motivo di una tale visione, soprattutto, constatò quanto facesse caldo, insopportabilmente.

- Vegeta...- mormorò la donna, attirandosi il suo sguardo tagliente addosso.

Da tempo non affrontava un viaggio, lui, ma poco aveva a che vedere col suo attuale malessere; respirò profondamente prima di addentare nuovamente il pasto, attendendo che l’orologio digitale segnasse un’ora accettabile per iniziare gli allenamenti. Non chiuse occhio, rimanendo costantemente vigile.

***

Il sonoro sbadiglio di Bulma si propagò tra le pareti metalliche; la scienziata aprì gli occhi tra abbaglianti neon ed i versi del saiyan contribuirono a farle storcere il naso, appurando che si stesse allenando a pochi passi da lei.

- Non si può neanche dormire in santa pace- disse sbadigliando ancora ed apprestandosi a raggiungere il bagno, rigorosamente in biancheria intima.

Superò Vegeta senza degnarlo d’attenzione e poi osservò il proprio volto riflesso nello specchio e per poco non si spaventò: era pallida, con una massa informe di capelli e le violacee occhiaie accentuavano ancor più i segni di quella nottata trascorsa male. Era andata a dormire dopo aver tracannato tre lattine di birra, spossata e con la speranza che il guerriero si riprendesse. Quel pensiero la pervase come una scossa d’energia e senza neanche infilarsi sotto la doccia si diresse nuovamente nell’abitacolo osservano Vegeta intento ad issare ed abbassare la propria schiena.

- Possibile che tu debba essere sempre così masochista? Ieri hai perso conoscenza e sembrava avessi la febbre. Perché non ti preoccupi di capire cosa ti ha fatto quell’essere?- ma subito dovette tapparsi la bocca al ricordo di quanto accaduto sul pianeta. - I-insomma, volevo dire…- Bulma balbettò prima di vederlo alzarsi dal pavimento e raggiungerla, piantando il suo sguardo serio nelle sue iridi; ciò l’indusse a sigillare completamente le labbra.

- Non ti è chiaro, terrestre, che quando ho deciso di trascinarti a bordo il tuo compito era quello di restartene in silenzio a meno che non ti ordinassi il contrario?

Lei distolse lo sguardo e stringendo i pugni dovette trattenersi dal commentare quella domanda che non ammetteva alcuna replica: era una constatazione, nient’altro che un ordine e doveva stare attenta a rispettarlo.

- Basta giocare all’ospite mescolatosi con i futili amici di un perdente, questa non è la Terra. Non è casa tua. Qui c’è solo il Principe dei Saiyan e tu, razza di sciocca impudente, imparerai finalmente ad assecondarmi…- Bulma si morse le labbra, inconsapevolmente tremava. Schiuse la bocca per riprendere il fiato quasi del tutto perso, quando le spietate parole del saiyan tornarono a trafiggerle i timpani insieme al pugno scagliato sulla parete ad un solo centimetro di distanza: -…Senza opporre inutili obiezioni.- le donò un crudele ghigno prima di completare del tutto quel malsano discorso. – Mostrami la tua intelligenza, potrebbe aiutarti a non compiere azioni di cui potresti pentirti.

Sarebbe stato l’unico avvertimento, la scienziata lo lesse nell’espressione intimidatoria sul volto di Vegeta che andò ad afferrarle saldamente il volto con la stretta della mano nuda. La giovane acconsentì a quella smania di potenza, come se si fosse d’improvviso destata con un secchio d’acqua gelata ricevuto sulla testa: non solo aveva assistito ad una strage, doveva ascoltare quelle minacce costretta tra la parete ed un corpo bollente, del tutto impossibilitata, spaventata, solo uno sciocco non avrebbe provato timore; delusa, dai suoi stessi e sciocchi pensieri riguardanti Vegeta; arrabbiata, con sé stessa per essersi ritrovata sottomessa a quell’essere che le stava dettando ordini nonostante lei fosse stata l’unica a tendergli la mano quando Crilin, gli amici ed i namecciani erano pronti a mettere fine alla sua maledetta esistenza. Attese soltanto che le lasciasse andare il volto, volendo al più presto disfarsi di quella stretta inconsueta e violenta. Diede uno scossone, accentuando l’espressione derisoria di Vegeta prima di mollare del tutto la presa ed acconsentì quindi a soddisfare le sue richieste.

“Osserva e soffri!” aveva detto l’alieno prima di morire, ebbene, grazie alle capsule che portava sempre con sé riuscì a farne scaturire dalla numero venti un’intera enciclopedia strutturata su di un pannello sottile e vitreo; un accessorio ideato esclusivamente dal padre. Fece scorrere il pollice sulla voce “Kanassa” prima di leggere con attenzione le particolarità di quel popolo… Si diceva che gli abitanti fossero dotati di ambigui poteri psichici, alcuni la definivano “preveggenza”, altri “precognizione”, il tutto ottenuto da svariate leggende dato che erano quasi estinti. Probabilmente, pensò Bulma, quell’alieno poteva aver trovato il modo di trasferire la precognizione a Vegeta e per questo condannarlo a… cosa? Non seppe darsi una spiegazione dato che il saiyan non era stato eloquente sulla faccenda; lasciò correre, assumendo un tono più professionale lo richiamò all’attenzione esprimendosi pacatamente: - Dalle mie fonti si può ipotizzare soltanto che quell’alieno ti abbia donato il potere della preveggenza o precognizione, un modo per farti “osservare”.

- Questo mi è chiaro. C’è altro?- chiese non degnandola di uno sguardo mentre tornava ad occuparsi delle flessioni interrotte.

- Dovremmo cominciare a preoccuparci se avessi anche delle visioni…- concluse spostando le pupille azzurre sulla schiena del suo interlocutore, non ricevendo risposta.

Archiviò momentaneamente quel capitolo. – Ho finito.- disse spegnendo il pannello ed adagiandolo sul primo ripiano che trovò, per poi dirigersi lentamente nel bagno, con la speranza che Vegeta non la fermasse ancora. Si disfò degli ultimi indumenti intimi per metter piede sul pavimento gelido della doccia e facendosi pervadere dal getto caldo dell’acqua tentò di liberarsi anche dell’odore del saiyan che percepiva intorno a sé. Rifletteva senza inibizioni ora, doveva trovare una via di fuga da quella situazione, prima che fosse diventata troppo pericolosa da gestire.

 

 

 

 

 

 

 

Ci tenevo a ringraziare le persone che hanno recensito lo scorso capitolo e le 19 persone che hanno inserito questa fanfiction tra le seguite! ^^

1 – ania2692

2 – babydgv

3 – bluemary

4 – cicacica

5 – Giulz87

6 - Ifera Black

7 - ilaria _ MANGA _

8 – jeginnybells

9 – Maia74

10 – mammaemoglie

11 – margulka

12 – NeDe

13 – Perry1000

14 – Pinklink

15 – Polly98

16 – Seele

17 – Shinichina

18 – ssaphiras

19 – Vegeta90

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