LE RAGIONI DEL CUORE

di aresian
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** CAP. 1 - Rimpianti ***
Capitolo 2: *** CAP. 2 - Una seconda possibilità. ***
Capitolo 3: *** CAP. 3 - Due cuori tormentati. ***
Capitolo 4: *** CAP. 4 - Ti voglio bene... Trunks. ***



Capitolo 1
*** CAP. 1 - Rimpianti ***


Le ragioni del cuore

Dragon Ball, Dragonball Z, Dragonball GT, Bulma, Vegeta e tutti gli altri personaggi sono proprietà di Akira Toriyama, Bird Studio e Toei Animation.
Questa fanfiction è stata creata senza fini di lucro, per il puro piacere di farlo e per quanti vorranno leggerla.
Nessuna violazione del copyright si ritiene, pertanto, intesa….

_ LE RAGIONI DEL CUORE __

“La richiesta d'affetto di un figlio venuto dal futuro”

Prologo

By Aresian.

Trunks. Un paffuto bimbetto di un anno e mezzo. Da pochi mesi aveva imparato a camminare con quell’andatura buffa e caracollante tipica di tutti i bambini. Era la gioia incondizionata della madre e dei nonni. Un ciuffetto irriverente di capelli color lavanda e occhi di un azzurro intenso e profondo. All’apparenza un bambino normale e particolarmente vivace ma la realtà nascondeva una forza straordinaria che solo col tempo si sarebbe manifestata. Nelle sue vene scorreva un sangue speciale, il sangue dei guerrieri saiyan. Un popolo guerriero che non lasciava spazio alle emozioni e a nessuna forma d’amore ancor meno quello figliale o paterno. Ma quel frugoletto avrebbe stravolto un credo millenario e avrebbe abbattuto tutte le difese del più fiero dei saiyan in questa e in un’altra dimensione . . . .

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Cap. 1 - Rimpianti

Una tranquilla giornata di primavera. Le piante, nel giardino della Capsule Corporation, risplendevano di miriadi di fiori colorati. Era il periodo dell’anno che preferiva. Con un sospiro di beatitudine Bulma si volse ad osservare il figlio intento a demolire l’ennesimo giocattolo. Le sfuggì un sorriso. Quel monello. Era il quarto robottino meccanico che sfasciava in una settimana. Pareva divertirsi un mondo a demolirli. Avrebbe dovuto pensare a un tipo di gioco più resistente, pensò.
Un improvviso boato attirò la sua attenzione. Vegeta quel giorno si stava dando particolarmente da fare. Se andava avanti di quel passo a fine giornata avrebbe dovuto ripristinare l’intera Gravity Room. Scosse la testa tale padre, tale figlio. A quanto pareva non potevano fare a meno di distruggere qualcosa.
Con un sospiro la donna si rilassò contro lo schienale della sedia sdraio. In soli tre anni e mezzo aveva vissuto più intensamente che nel resto della sua vita. L’avventura su Nameck. L’incontro con Vegeta, tutt’altro che edificante. La forte attrazione nei suoi confronti. La loro disastrosa relazione sfociata nella nascita di quel marmocchietto indisponente. Il suo abbandono. Lo scontro con i cyborg e contro Cell. Un brivido gelido l’attraversò al ricordo che quel mostro verde si era preso la vita del suo adorato Trunks. Non del fagottino imbronciato di sei mesi ma di quell’adorabile ragazzo di vent’anni venuto dal futuro con l’intento preciso di salvare la sua gente, la sua famiglia, il suo mondo. Lei lo sapeva, doveva moltissimo a quel giovane coraggioso. Più di quanto non avrebbe mai pensato. Non solo gli aveva dimostrato che suo figlio era un essere buono e gentile nonostante il suo focoso sangue guerriero. Ma di più gli aveva ridato Vegeta, gli aveva riconsegnato un compagno che credeva perso per sempre. Ora stava a lei riuscire a placare il suo animo tormentato e scontroso. E ci sarebbe riuscita, anche per lui.
L’ennesimo boato riscosse la giovane donna.
“Sentito, Trunks. Tuo padre ha deciso di fare sul serio” disse ironica prendendo in braccio il piccolo. Era ora di rientrare in casa. Tra poco il famelico saiyan sarebbe uscito dalla Gravity Room pretendendo a gran voce la cena.

Dopo cena, come suo solito, il saiyan si eclissò. Aveva preso l’abitudine di recarsi su un promontorio naturale a nord della città, lontano dalle luci e dalla confusione. Era passato un anno da quando Kaharoth era morto e quell’impiastro del suo moccioso aveva sconfitto Cell. Ogni volta che pensava a quella battaglia il suo animo s’infervorava furioso e frustrato. Ricordava bene quel giorno. Il giorno in cui Mirai no Trunks era morto facendo provare al saiyan, per la prima volta nella sua vita, il vuoto angoscioso della perdita di qualcosa di caro e di prezioso, della perdita di un figlio. Se qualcuno gli avesse detto, un paio di settimane prima, che avrebbe sofferto così tanto a vedere morire quel ragazzo gli avrebbe dato del pazzo. Lui il fiero e indomabile principe dei guerrieri saiyan non teneva a niente e a nessuno forse nemmeno a se stesso. Quanto si sbagliava...
“Trunks...”. Ogni volta che pensava a lui il suo cuore sussultava. Non era ancora riuscito a capire esattamente cosa lo avesse scosso tanto alla vista del figlio morente ma era certo di non avere mai provato prima niente di simile. Si era chiesto più volte se fosse quello l’”amore paterno” di cui blaterava spesso Bulma ma non era sicuro della risposta. I saiyan non amano, non sanno amare. Era anche vero però che quell’idiota di Kaharoth sembrava stravedere per Gohan e sembrava sinceramente legato alla moglie. Bha! Più ci pensava e più il suo animo ne usciva confuso.

FUTURO:
“E’ tutto finito, mamma. Anche Cell non rappresenta più una minaccia” disse Trunks entrando in casa.
Gli occhi di Bulma erano imperlati di lacrime.
“Tesoro, ero così in pensiero. Sei sicuro?” chiese ancora scossa. Dopo la distruzione dei due cyborg C-18 e C-17, il figlio si era messo subito alla ricerca del misterioso mostro verde. Sapendo quanto li avesse fatti penare nel passato, la donna aveva temuto molto per la vita dell’unico figlio.
“Tranquilla. Non c’è più niente che minacci la pace adesso” le disse sorridendo il ragazzo.
Così dicendo il giovane si avviò verso la cucina, aveva perso energia nel fronteggiare l’androide e adesso aveva bisogno di mettere qualcosa di nutriente sotto i denti.

PRESENTE:
Un cigolio e l’abbassarsi del materasso. Confusa Bulma lanciò un’occhiata alla sveglia sul comodino. Le due.
“Qualcosa ti preoccupa, Vegeta?” chiese dolcemente voltandosi a guardarlo incrociando i suoi occhi d’ebano.
“Ma non stavi dormendo?” borbottò irritato l’uomo.
La donna sorrise. Come sempre quando lo coglieva in flagrante, attaccava per difendersi.
“Sì, ma poi un saiyan delicato quanto un elefante in un negozio di porcellane mi ha svegliata” disse ironica.
Vegeta inarcò un sopracciglio, unica reazione manifesta alla sua provocazione.
“Non mi pareva che mi considerassi così bifolco quando ti strusciavi contro di me in cerca di piacere” disse maligno.
Bulma incassò l’offesa piuttosto confusa. Era da diverso tempo oramai che aveva smesso di offenderla premeditatamente. Cosa gli stava succedendo? Adesso si stava realmente preoccupando.
“Non è offendendo la sottoscritta che risolverai i tuoi problemi, saiyan. Si può sapere cosa ti rode?” gli chiese decisa.
Un lampo attraversò gli occhi dell’uomo quando, senza preavviso, rotolò sopra la donna schiacciandola con il suo peso contro i cuscini.
“Vegeta…!!!!!” esclamò sgomenta la donna non riuscendo a comprendere le sue intenzioni.
“Mi sono stancato di discutere, ti voglio donna” disse il saiyan con tono roco impossessandosi delle sue labbra con un bacio carico di passione.
Confusa la giovane donna impiegò qualche istante a reagire. Raccogliendo tutte le sue forze fece pressione con la mani contro il suo petto nel tentativo di allontanarlo da sé. Sapeva per esperienza che non possedeva forza sufficiente per farlo ma anche che Vegeta aveva sempre saputo interpretare i suoi gesti e comportarsi di conseguenza. Anche questa volta non fece eccezione. Dopo un attimo l’uomo smise di baciarla e si sollevò leggermente in modo da poterla vedere in viso.
“Che c’è?” le chiese calmo.
“Prima m’insulti e poi pretendi che faccia l’amore con te? Insomma, Vegeta. Non puoi risolvere ogni discussione portandomi a letto. Il fatto che non riesca a resistere alle tue avances non significa che non sia irritata con te. Se c’è qualcosa che non va. Se hai un problema dimmelo, ti prego. Non desidero altro che dividere con te ogni cosa. Io ti amo, testone, perché non riesci a capirlo” disse iniziando a piangere. A volte le sembrava di combattere contro i mulini a vento.
Il saiyan restò in silenzio per qualche minuto poi disse semplicemente “Tu dici di amarmi ma io non so cosa significa. Chiedimi cos’è l’odio e te lo saprò descrivere in tutte le sue forme ma “amore” per me è un termine senza senso. Non so associarlo a niente e a nessuno perché non lo conosco”.
Bulma fissò il suo volto corrucciato e più cupo del solito. Le si strinse il cuore.
“Ascolta, proverò a descrivertelo. Vedi ci sono tanti tipi di amore. L’amore che un figlio ha verso i propri genitori, quello che si prova per un caro amico, quello di un padre o di una madre verso i propri figli, quella per il compagno della tua vita...” disse carezzandogli il viso. I suoi occhi erano diventati attenti, anche se non commentava sapeva che la stava seguendo con attenzione.
“L’amore che provo per te e quello che si prova per il proprio compagno. Io soffro se tu soffri, io gioisco se tu gioisci. Se ti dovesse accadere qualcosa mi sentirei morire dentro” sussurrò la donna “E’ come se perdessi una parte della mia anima. Quando te ne sei andato, dopo la nascita di Trunks, ho sofferto molto. Mi sentivo dilaniare. Una parte di me voleva odiarti e l’altra invece agognava il tuo ritorno. Questo è amore” concluse, mentre una furtiva lacrima scendeva sulle sue gote arrossate d’emozione. Non era stato facile aprire in quel modo il suo cuore. Lui era sempre stato capace di darle l’estasi ma anche il tormento.
Vegeta non disse niente si limitò a voltarsi e scendere dal letto ponendosi innanzi alla finestra con le spalle rivolte alla compagna. Ecco, al solito si chiudeva in se stesso. Quella confessione accorata pareva essere scivolata sopra di lui come l’acqua sulle pietre di un fiume.
“E l’amore di un padre, cos’è?” chiese dopo qualche istante.
Bulma sussultò. Allora era questo che lo tormentava. Mise da parte la delusione personale e cercò di rispondere nel modo più semplice ed esauriente possibile.
“Non saprei dirti. Io posso solo spiegarti cosa prova una madre. Suppongo che siano simili”.
Vegeta annuì sempre senza voltarsi.
“I primi mesi vivevo nel terrore che potesse morire nel sonno. Lo so. Dirai che sono le fisime di una stupida terrestre ma forse non sai che la mortalità infantile è molto alta proprio nel primo periodo. Mi ripetevo che era un saiyan e che come suo padre sarebbe stato forte e robusto ma la paura non mi lasciava. Poi sono arrivati i cyborg e i miei timori sono diventati incubi che mi tormentavano. Avrei voluto essere un guerriero anch’io per poterlo proteggere. Io so solo che darei la mia vita per lui non c’è niente, niente che non farei pur di proteggerlo” disse con foga “E se dovessi perderlo ... io”.
“Ti sentiresti come se ti dividessero il petto in due” concluse per lei Vegeta voltandosi.
Bulma lo fissò attonita, aveva trovato il paragone giusto per descrivere quello che aveva provato.
“Sì”.
Uno strano silenzio calò tra i due. Bulma osservava la schiena curva del compagno e lo sguardo profondamente addolorato dei suoi occhi con annichilita sorpresa. Non si era mai mostrato così vulnerabile, neanche a lei.
“Vegeta...” sussurrò avvicinandosi a lui.
“Maledizione” sbottò l’uomo fracassando con un pugno il vetro della finestra. “Sono un saiyan. Non posso provare dei sentimenti, sono sintomo di debolezza e io non posso permettermela”.
“Ma che stai dicendo. Goku ha sempre provato amore e amicizia e non è per nulla debole, anzi sono la sua forza” disse Bulma spaventata dal corso dei suoi pensieri.
Il saiyan si voltò di scatto stringendo le spalle della compagna in una stretta dolorosa “Non capisci. Mio padre mi ha venduto . . . venduto è questo l’”amore paterno” per un saiyan. Non c’è posto per altro” urlò rabbioso.
Gli occhi di Bulma si sgranarono per l’orrore celato dietro quelle parole. Suo padre aveva avuto il coraggio di vendere il proprio figlio... la cosa le sembrava talmente mostruosa da stentare ad accettarla.
“Vegeta, ma non capisci. Se veramente credessi in quello che dici il fatto che tuo padre ti ha ...” non riusciva a dire quella parola “Insomma la cosa non ti ferirebbe. E’ naturale che tu sia ferito, chiunque lo sarebbe al tuo posto. Ma non commettere lo stesso errore di tuo padre. Hai un figlio che ti adora. Ti rendi conto Vegeta, la prima parola che ha imparato non è stata “mamma” come naturale sarebbe visto che sono sempre io che mi prendo cura di lui, no lui ti ha indicato e ha detto “papà”. Tu hai sempre provato dei sentimenti Vegeta solo che hai passato la tua vita a reprimerli. Dimmi cos’hai provato quando Cell ha ucciso Trunks?” gli chiese a bruciapelo.
Vegeta sbiancò in viso. Davanti agli occhi quella scena che ogni volta aveva il potere di farlo sentire vile e in colpa. Non era stato capace di difenderlo e neanche di vendicarlo. Lentamente lasciò la presa liberando la donna dalla sua stretta dolorosa.
“Amore. Hai rimpianti per quello che non hai detto o fatto con l’altro Trunks, non permettere che il tuo orgoglio ti porti a rifare lo stesso errore. Il nostro bambino ha bisogno di te. Non “venderlo” anche tu” disse la donna prima di allontanarsi e lasciandolo solo con i suoi tormentati pensieri.

- continua -

N.D.A: Attendo, speranzosa, vostri commenti al riguardo di questa storia. E’ un po’ vecchia, nel senso che l’ho scritta più di un anno fa ma sono ad essa particolarmente legata. Spero che vi piaccia.

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Capitolo 2
*** CAP. 2 - Una seconda possibilità. ***


Le ragioni del cuore

Un ringraziamento sentito a tutte/i coloro che hanno recensito il primo capitolo, eccovi il secondo e spero proprio che non deluda le vostre aspettative.

Dragon Ball, Dragonball Z, Dragonball GT, Bulma, Vegeta e tutti gli altri personaggi sono proprietà di Akira Toriyama, Bird Studio e Toei Animation.
Questa fanfiction è stata creata senza fini di lucro, per il puro piacere di farlo e per quanti vorranno leggerla.
Nessuna violazione del copyright si ritiene, pertanto, intesa….

_ LE RAGIONI DEL CUORE __

“La richiesta d'affetto di un figlio venuto dal futuro”

Ca. 2 - Una seconda possibilità

By Aresian.

“Basta, Trunks. Mi stai facendo diventare matta” sbottò Bulma esasperata. Il figlio si era accampato nella cucina e ora stava allegramente intrattenendo un concerto rock con i coperchi e le padelle che aveva astutamente tirato fuori dell’armadio e dai cassetti.
“Gha... gha” fu la risposta che ricevette mentre il frastuono aumentava di un decibel.
“Ma si può sapere cos’è quest’assordande frastuono?” sbottò Vegeta facendo irruzione nella cucina.
“Tuo figlio ha deciso di fare il percussionista” spiegò Bulma passandosi una mano sulla fronte. Con malcelata impazienza si chinò verso il piccolo e cercò di togliergli il cucchiaio dalle mani. L’unico risultato che ottenne fu quello di riceverlo dritto in testa.
“Ahio! Ma sei diventato matto? Io non sono una pentola” disse la donna carezzandosi la fronte dolorante. Ignorandola completamente il piccolo riprese a percuotere i coperchi.
Notando la scena il saiyan decise di intervenire. Le sue sensibili orecchie non avrebbero tollerato ancora a lungo una simile tortura. Con decisione si chinò di fronte al figlio e gli strappò di mano il cucchiaio. Trunks osservò perplesso in padre per un attimo poi diede fiato ai polmoni irritato per quell’intrusione.
“Oh, kami” sussurrò la donna lasciandosi scivolare a terra. Non ne poteva più. Aveva un mal di testa martellante e il figlio quel giorno si era dimostrato particolarmente irrequieto e indisponente. Era stata costretta a tenerlo con sé tutto il giorno anche in laboratorio dove aveva combinato di tutto e di più. Ora, sfinita non aveva più energia per arginarne l’isterico pianto.
“Adesso basta. Smettila immediatamente” intimò Vegeta con tono duro e autoritario rivolto al figlio. Sorpresa Bulma si volse a guardarlo era la prima volta che lo vedeva alle prese col figlio e la cosa doveva ammetterlo la incuriosiva.
Trunks interruppe gli strepiti per cinque secondi per poi riprenderli più forte di prima. A Bulma venne da ridere. L’espressione offesa sul volto di Vegeta era più eloquente che mille parole. Era curiosa di vedere cos’avrebbe fatto adesso.
“Ti credi tanto furbo marmocchio” disse il saiyan con tono ironico. Senza preavviso agguantò il figlio per un braccio e lo trascinò in cortile. Bulma, vagamente preoccupata si affrettò a seguirli.
“Ecco. Qui puoi strepitare fino a farti scoppiare i polmoni. Ma bada, moccioso, che non rientrerai in casa e non vedrai cibo finché non la pianti” disse duramente l’uomo prima di scaricarlo sull’erba. Detto questo tornò sui suoi passi senza voltarsi portandosi dietro la compagna che confusa non oppose resistenza.
Trunks pianse per una buona mezz’ora senza muoversi dal punto dove il padre lo aveva lasciato. Vegeta, nel frattempo si era tranquillamente seduto a tavola e si stava abbuffando d’ogni ben di dio. Bulma preoccupata non si allontanava dalla finestra e teneva d’occhio il figlio.
“Non credi sarebbe meglio farlo entrare. In fondo è così piccolo” disse dubbiosa.
“Col tuo modo di fare lo renderai un rammollito. Sta benissimo anche fuori” disse Vegeta senza scomporsi.
Dopo poco il piccolo smise di piangere e tirandosi in piedi si avvicinò alla porta di servizio picchiettandola leggermente. Un sorrisetto ironico apparve sul volto del saiyan.
“Lascia. Vado io” disse alzandosi.
Aperta la porta guardò in basso per incontrare gli occhioni arrossati del figlio.
“Cosa vuoi?” gli chiese duramente.
“Papà... fame” disse il piccolo tirando su col naso.
“Entra e va da tua madre e ricorda che quando ti dico basta è basta. Chiaro?”.
Il piccolo annuì e con il capo chino si sedette a tavola aspettando che la madre gli servisse la cena.

FUTURO:
“Tesoro, qualcosa non va?” chiese Bulma osservando il volto serio del figlio. Che se ne rendesse conto o meno il figlio amava isolarsi dal mondo esterno e rifugiarsi in cima al tetto della Capsule Corporation esattamente come tanti anni prima amava fare Vegeta.
“No. Tutto a posto” disse il giovane con un sorriso.
“Rimpianti?” le chiese la donna intuendo il corso dei suoi pensieri.
Trunks sospirò.
“No. Non rimpianti piuttosto dubbi. Sai ho riflettuto molto in quest’ultimo periodo, specie da quando non ho avuto più la preoccupazione di scovare Cell e di distruggerlo. Nel passato ho conosciuto mio padre. Ho combattuto con lui e mi sono allenato con lui, ma non sono riuscito a capirlo” disse seriamente tornando a fissare le stelle.
Bulma sorrise e gli si sedette accanto.
“Beh! Tuo padre non è mai stato un uomo facile da capire” interloquì sorridendo.
“Già. Sai, quando siamo stati nella Stanza dello Spirito e del Tempo ho avuto paura di lui. Lo temevo, capisci. Temevo mio padre” disse il giovane contrito.
“Caro, ma è naturale. In fondo non lo conoscevi e il primo approccio che hai avuto con lui non è stato certo idilliaco” disse la madre comprensiva.
“Quei dodici mesi sono stati un inferno. Quando andava bene m’ignorava, quando andava male mi picchiava come se fossi il suo peggiore nemico e mi lasciava stordito a terra accusandomi di essere un impiccio, un fallito” disse dando sfogo ad un dolore a lungo celato nel suo cuore. Quell’atteggiamento freddo e offensivo del padre lo aveva ferito. Bulma lo ascoltava in silenzio senza fare commenti. Era un bene che si fosse deciso a parlarne.
“Un giorno gli chiesi perché mi trattasse in quel modo e mi rispose – Un saiyan non ha legami di nessun genere. Il mio contributo alla tua nascita è stato accoppiarmi con tua madre, nient’altro. Non mi interessa affatto sapere chi sei. Ai miei occhi sei solo un potenziale rivale e un potenziale nemico. Un saiyan può uccidere chi lo ha generato senza rimorso alcuno quindi puoi star certo che non ti darò mai le spalle e che ti ucciderò se sarà necessario –“.
Bulma annuì. Aveva proferito un discorso simile anche a lei quando gli aveva confidato di essere incinta.
“Mi ero quasi convinto che mi odiasse ma poi, durante lo scontro contro Cell qualcosa è cambiato. Non mi ha più tenuto a distanza. Anche se sempre in tono offensivo e sprezzante ad iniziato a darmi dei consigli. E poi... quando Cell mi ha ucciso si è scagliato contro di lui, Yanko dice per vendicarmi. Ma perché se per lui non contavo nulla? Ed è stato veramente così o era solo il suo orgoglio ad essere ferito?” scosso il giovane si mise le mani intorno alla testa iniziando a singhiozzare sommessamente.
Bulma osservò preoccupata il figlio. Tutti quei perché e quei ma lo stavano distruggendo. Lei non aveva risposte per le domande che lo tormentavano solo una persona le aveva...
“Vai da lui. Ora qui non corriamo più alcun pericolo. Se il dubbio ti fa soffrire vai da lui e pretendi delle risposte. Domani ti preparo la macchina del tempo” disse risoluta carezzandogli la testa faceva quando aveva solo cinque anni.

PRESENTE:
“Papà” gridò il piccolo tentando di correre dietro al padre. Poiché era ancora piuttosto maldestro nella corsa finì lungo disteso a terra scoppiando a piangere. Vegeta, indispettito, si fermò e tornò indietro.
“Razza d’impiastro. Non ti sei fatto niente quindi smettila di piangere e rimettiti in piedi”.
All’istante il piccolo smise di frignare e si rimise prontamente in piedi. Bulma da dietro la porta del soggiorno sbirciava incuriosita la scena.
“Cosa volevi?” lo apostrofò il principe.
“Volo” disse il piccolo tendendo le braccine verso il padre.
“Ho ben altro da fare adesso che portarti in giro. Va da tua madre” disse scostante voltandogli le spalle.
“Io voglio sapere volo” disse il piccolo deciso.
A quelle parole il saiyan si volse di scatto e con maggior interesse s’inginocchiò davanti al figlio.
“Fammi capire. Vorresti che t’insegnassi a volare?” gli chiese calmo.
“Sì”.
“Fammi vedere a che punto è la tua forza” disse il saiyan posando una mano sulla testa del figlio. Un attimo dopo un’energia invisibile ma potente si sprigionava dal corpo del piccolo saiyan facendogli agitare i capelli e i vestiti come se fosse stato investito dal vento. Poi, come era apparsa quell’energia scomparve.
“No, Trunks. E’ ancora troppo presto, non ci riusciresti. Quando sarà il momento ti porterò con me” disse al figlio prima di alzarsi “Adesso va da tua madre”.
“Va bene” anche se deluso il piccolo non osò obiettare.
Bulma sorrise tra sé. A quanto pareva aveva abbastanza sale in zucca da non pretendere l’assurdo dal figlio. Meglio così.

Vegeta stava per entrare nella Gravity Room quando l’improvvisa comparsa di un’aura ben nota lo scosse profondamente.
“Trunks” pensò allibito. Era assurdo. Lui era tornato nella sua epoca da più di un anno non poteva essere lì. Ma per quanto tentasse di razionalizzare la cosa era quanto mai convinto che quell’aura potente e cristallina fosse quella di Mirai no Trunks. Risoluto uscì immediatamente da casa attirandosi un’occhiata perplessa di Bulma e si diresse verso le montagne.

“La Terra. In qualunque epoca io la visiti mi produce sempre lo stesso effetto. Amo questo pianeta” pensò il giovane M. Trunks (d’ora in avanti l’ho indicherò così per non confonderlo con il piccolino – n.d.a.). All’improvviso la sentì quell’aura inconfondibile. A quanto pareva suo padre aveva già percepito la sua presenza e stava arrivando di gran carriera. Il suo cuore sussultò. Si rese conto che, esattamente come un anno prima aveva timore e nello stesso tempo ansia di vederlo. Chissà quali risposte avrebbe ottenuto il suo cuore...

- continua -

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Capitolo 3
*** CAP. 3 - Due cuori tormentati. ***


Le ragioni del cuore

Dragon Ball, Dragonball Z, Dragonball GT, Bulma, Vegeta e tutti gli altri personaggi sono proprietà di Akira Toriyama, Bird Studio e Toei Animation.
Questa fanfiction è stata creata senza fini di lucro, per il puro piacere di farlo e per quanti vorranno leggerla.
Nessuna violazione del copyright si ritiene, pertanto, intesa….

_ LE RAGIONI DEL CUORE __

“La richiesta d'affetto di un figlio venuto dal futuro”

Ca. 3 - Due cuori tormentati

By Aresian.

Non si era sbagliato. Ecco laggiù la macchina del tempo. Ma che diamine ci faciva lì, in quell’epoca, suo figlio? Senza esitare scese rapidamente a terra piazzandoglisi davanti.
“Che ci fai qui?” lo apostrofò tentando di mitigare la sorpresa.
- Il solito benvenuto – pensò amaramente il giovane.
“Mia madre ha pensato che, forse, qualcuno di voi fosse in pensiero per il nostro destino e mi ha mandato a rassicurare tutti giacchè ho battuto sia i cyborg che Cell” disse il giovane ferito.
“Di sicuro Bulma farà i salti di gioia per la tua visita” commentò ironico il saiyan, come a sottolineare che per lui la cosa era indifferente. Non gli era sfuggita la velata nota di rimprovero nel tono del figlio “qualcuno di voi” stava a significare “non certo tu”. Del resto non poteva biasimarlo visto che nemmeno lui sapeva se era felice di vederlo o meno.
“Visto che non sei venuto a preannunciare nuove catastrofi possiamo anche andare” proseguì poi con fare sbrigativo spiccando il volo diretto verso casa.
Trunks osservò la sua figura allontanarsi all’orizzonte prima di scuotere la testa e spiccare il volo a sua volta. Forse sua madre non aveva avuto una buona idea a rispedirlo lì.

Non va neanche detto che Bulma andò letteralmente in brodo di giuggiole nel rivedere il suo adorato “bel ragazzo”.
“Tesoro, non sai come sono felice di rivederti. Mi sei mancato” disse con le lacrime agli occhi.
Il giovane si schermì dicendo “Ma se mi hai intorno tutti i giorni”.
“Sì, è vero. Ma è difficile comunicare con un bimbetto di un anno e mezzo. Tu sei un uomo fatto e i discorsi che posso fare con te sono di altro spessore” disse la donna strizzando l’occhio.
Passata l’euforia dell’incontro, e la mega cena organizzata dalla donna affinchè il figlio potesse salutare tutti i suoi amici, la Capsule Corporation venne finalmente immersa nella quiete e nel tepore di quella serata d’estate.
Bulma aveva appena messo a letto il piccolo Trunks ed ora, assaporando una bibita fresca, stava godendosi il meritato riposo accanto al ragazzo.
“Mamma, mio padre è tornato a vivere qui?” chiese dopo un attimo il giovane.
“Sì, tesoro. Subito dopo la tua partenza ci siamo rimessi insieme. Perché?” chiese incuriosita.
“Niente” bofonchiò il ragazzo arrossendo leggermente.
“Sei tornato per lui, vero?” le disse dolcemente la madre. Lo sguardo sorpreso e colpevole del figlio le confermò che aveva visto giusto.
“Già, ma a giudicare da come stanno andando le cose credo di avere commesso uno sbaglio”.
In effetti, da quel pomeriggio, Vegeta era letteralmente scomparso. Per questa ragione al giovane era venuta spontanea la domanda circa la sua permanenza in quella casa.
“Una cosa ho imparato a conoscere di tuo padre. Quando si sente confuso e vulnerabile tende a nascondersi. La solitudine lo fa sentire al sicuro e nello stesso tempo gli consente di leggere dentro di sé. La tua venuta qui, oggi, lo ha spiazzato. Tornerà quando si sentirà pronto ad affrontarti” gli spiegò Bulma sorridendo alla sua espressione allibita.
“A domani e cerca di riposare un po’” disse poi allontanandosi e lasciandolo solo.

A conti fatti aveva a disposizione due settimane prima che la macchina fosse pronta per il viaggio di ritorno. Sperava per quel momento di essere riuscito a parlare con il padre. Stava passeggiando tranquillo nel parco quando sentì la risata cristallina della madre e istintivamente alzò il viso verso il balcone della sua stanza. La vide seduta a terra intenta a giocare con l’altro se stesso. Li osservò per un po’ divertito poi si appoggiò ad un albero e prese a fissare le nuvole che correvano leggere nel cielo azzurro. Dopo poco si rese conto che i gridolini del bambino erano scemati e incuriosito levò il viso. Sbiancò nel momento in cui vide il piccolo oscillare pericolosamente sul corrimano della ringhiera. Non fece in tempo ad avvertire la madre che il piccolo mancò la presa e precipitò verso il suolo. Con tutta la velocità di cui era capace si precipitò sotto il terrazzo, pronto a soccorrere il bambino, ma non fu necessario. Sgomento vide la figura del padre sospesa a mezz’aria che teneva tra le braccia un fagottino urlante.
Bulma accorse immediatamente e notando la scena sbiancò visibilmente balbettando.
“Trunks... Vegeta sta bene vero?”.
“Certo che sta bene. Questa peste ha un po’ troppa fretta di imparare a volare, da domani gli insegnerò a controllare l’aura almeno non correremo più di questi rischi” così dicendo il saiyan diede il piccolo alla madre che lo strinse protettivamente al seno.
“Credi sia prudente?”.
“Oramai è pronto” disse semplicemente il saiyan prima di voltarsi e lanciare uno sguardo penetrante verso M. Trunks che fissava allibito la scena.
“In quanto a te, hai intenzione di trascorrere due settimane nell’ozio?” chiese con tono arrogante.
Scosso da quel rimprovero il giovane rispose prontamente “No. Non è mia abitudine. Quando posso usare la Gravity Room?”.
“Hai paura di misurarti con me?” gli chiese il principe sardonico.
M. Trunks fissò attonito il padre. Stava sognando o gli stava praticamente chiedendo di allenarsi con lui?
“No. Mi piacerebbe molto” disse non appena riuscì a riacquistare l’uso della parola.
“Allora seguimi”.
Bulma ossevò i due allontanarsi rapidamente verso nord. “Sai tesoro, mi auguro che quel testone di tuo padre si decida a lasciar parlare il cuore e non l’orgoglio” disse sorridendo.

Si stavano battendo da più di un’ora. Nessuno dei due si era trasformato in Super Saiyan, Vegeta aveva voluto uno scontro a pari livello. Trunks non aveva obiettato. In quel modo il padre non si sarebbe accorto che era più potente di lui.
“E’tutto qui quello che sai fare?” chiese il principe ironico respingendo senza problemi il ki-blast del figlio.
M. Trunks strinse gli occhi. Aveva visto suo padre combattere contro Cell e perciò si era fatto un’idea della sua tecnica ma adesso era disorientato dinnanzi ai suoi attacchi e alla sua tattica. Era totalmente imprevedibile. Tra i due quello che aveva preso più pugni era sicuramente lui, il padre sembrava ancora fresco e riposato.
“Sei una delusione” disse il principe abbassando le braccia lungo i fianchi. “Questo allenamento mi sta annoiando” concluse poi sarcastico volgendogli le spalle.
Trunks si sentì ferito da quelle parole. Voleva la sua approvazione, la sua considerazione e invece aveva perso anche quella chance per ottenerle.
“Aspetta. Non ti ho ancora mostrato tutto quello che so fare” disse il giovane bloccandogli la strada.
Vegeta innarcò un sopracciglio.
“Cosa. La potenza del Super Saiyan che trascende il limite che hai sfoderato contro Cell?”.
Gli occhi azzurri del giovane si colmarono di stupore.
“Tu lo sapevi?” chiese balbettando.
“Credevi davvero di potermi ingannare? Sciocco. In quei mesi trascorsi insieme nella Stanza dello Spirito e del Tempo ho seguito ogni istante del tuo allenamento. Misurare la tua aura con la mia era il passatempo migliore per affinare i miei colpi e le mie tecniche. Se stavo al passo con la tua aura pur perfezionando colpi nuovi voleva dire che stavo migliorando. Tu ti sei limitato ad incrementare la potenza ignorando completamente la tecnica, la velocità, la tattica. Ricordo perfettamente il giorno in cui mi hai superato. Divertente. Cell è stata una dura realtà vero? Ma non abbastanza, continuavi a ripetere lo stesso errore, solo al Palazzo del Supremo, dopo avere avvertito l’aura di Kaharoth, hai compreso“ lo redarguì il padre duro.
“Ma se sapevi che stavo sbagliando perché non mi hai detto niente?” gli chiese il ragazzo perplesso.
“Tutto quello che so, tutte le conoscenze, le tecniche e l’abilità in battaglia che mi sono proprie le ho imparate sul campo, battaglia dopo battaglia studiando gli avversari, analizzando e memorizzando i dettagli di ogni scontro. E’ così che progredisce un guerriero. L’idea di venire dal futuro e di conoscere gli eventi in anticipo ti aveva dato un senso di superiorità. Sbattere il naso contro la potenza di Cell avrebbe ridimensionato i tuoi ardori.” disse tranquillo il saiyan.
“Ora sono stanco di parlare. Io torno a casa tu fai quello che ti pare” e detto questo Vegeta si allontanò lasciando un quanto mai scornato M. Trunks a fissare le nuvole.

Per tre giorni il giovane non osò chiedere al padre un nuovo allenamento. Si sentiva uno stupido e sospettava che questo fosse lo scopo che voleva raggiungere il padre. Del resto, anche avesse voluto allenarsi sarebbe stato impossbile, visto che Vegeta si era rinchiuso nella Gravity Room con l’altro se stesso. Dagli sforzi che il piccolo stava facendo era chiaro che gli stava insegnando a conoscere il suo “ki”. Dovette ammettere che lo invidiava, almeno lui aveva la considerazione del padre.

- Mi sono rimasti dieci giorni – pensò il giovane quella sera. A parte quell’allenamento e qualche battuta sporadica ai pasti il padre lo aveva completamente ignorato. Se era possibile era confuso più di quanto non lo fosse prima.
“Ciao” disse la vocetta del piccolo Trunks.
“Ciao” disse il giovane sorridendo in pratica a se stesso.
“Giochi?” chiese il piccolo sventolandogli sotto il naso un pallone più grande di lui.
“Perché no” rispose il giovane alzandosi. Almeno si sarebbe distratto un po’ dalle sue lugubri elucubrazioni.

“Vegeta” disse Bulma avvicinando il compagno. Lo aveva sorpreso sulla terrazza intento ad osservare i due Trunks che giocavano nel giardino.
“Che vuoi?” le chiese con la solita “cordialità”.
“Qualche giorno fa abbiamo fatto un discorsetto circa l’”amore paterno” e altre sciocchezze simili. Se hai rimpianto di non aver potuto risolvere la cosa con quel Trunks, adesso hai l’occasione per farlo, non lasciartela scappare”.
“So io come devo comportarmi con mio figlio, donna. Non ti intromettere” e così dicendo si allontanò.
“Uff. Vegeta, se sei testardo. Ma sarà meglio che ti sbrighi o lo rimpiangerai per il resto dei tuoi giorni” ribattè piccata la donna seguendolo.
“Maledizione, Bulma. Cosa pretendi che faccia, eh? Che scenda la sotto e come se niente fosse gli dica “Ti voglio bene, Trunks”?” sbottò il saiyan frustrato.
“Sarebbe così difficile?” gli chiese la donna di rimando.
“Per me è impossibile. Io non voglio bene a nessuno, nemmeno a me stesso” e con questa frase il saiyan si eclissò.

- continua -

N.D.A.: Ringrazio sentitamente tutti coloro che stanno leggendo e recensendo la mia fanfictions. Ringrazio anche Mia per la sua critica costruttiva legata alla sintassi ed alla grammatica errata di alcuni passaggi della fanfiction. Spero che questo nuovo capitolo vi piaccia e grazie ancora!!!

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Capitolo 4
*** CAP. 4 - Ti voglio bene... Trunks. ***


Le ragioni del cuore

Un ringraziamento sentito a tutte/i coloro che hanno recensito il primo capitolo, eccovi il secondo e spero proprio che non deluda le vostre aspettative.

Dragon Ball, Dragonball Z, Dragonball GT, Bulma, Vegeta e tutti gli altri personaggi sono proprietà di Akira Toriyama, Bird Studio e Toei Animation.
Questa fanfiction è stata creata senza fini di lucro, per il puro piacere di farlo e per quanti vorranno leggerla.
Nessuna violazione del copyright si ritiene, pertanto, intesa….

_ LE RAGIONI DEL CUORE __

“La richiesta d'affetto di un figlio venuto dal futuro”

Ca. 4 - Ti voglio bene... Trunks

By Aresian.

Da quella sera non ebbero più notizie di Vegeta per diversi giorni. A M. Trunks era rimasta meno di una settimana, poi sarebbe ripartito. Quel viaggio si era rivelato un vero disastro. Sarebbe stato meglio tenersi i dubbi al posto di quella dolorosa consapevolezza. Se suo padre ci avesse tenuto a lui avrebbe sfruttato quei giorni per conoscerlo meglio, magari anche solo per allenarsi ma li avrebbero trascorsi insieme. Invece se n’era andato.
Stava facendo un piccolo esercizio di meditazione quando improvvisamente il suo pettò sembrò prendere fuoco. Il dolore era lancinante e tremendo. Annaspando il giovane tentò di raggiungere il corridoio principale della casa. Aveva bisogno di aiuto.
“Mamma ... aiutami” riuscì a dire entrando nel laboratorio.
“TRUNKS!!!” preoccupata la donna gli corse incontro e sorreggendolo lo aiutò a sdraiarsi su un lettino.
“Che ti succede, tesoro” chiese subito allarmata.
“Il petto ... è come se avessi un incendio ... non riesco a respirare” disse il giovane rantolando.
“Oh Kami. Dov’è finito tuo padre. Non c’è mai quando mi serve, maledizione” disse la donna correndo a prendere una caraffa d’acqua fresca.
“Cerca di bere, Trunks. Forse allevierà il senso di bruciore” disse, porgendogli un bicchiera, ma in realtà non aveva la più pallida idea di cosa fare. Poteva chiamare un dottore ma come spiegare che suo figlio non aveva un’anatomia normale, che la sua temperatura corporea standard era di 42°C?
Come tentò di bere il dolore aumentò ancora. Con il volto contratto in una smorfia il giovane si piegò su un lato iniziando a tremare visibilmente.
“Tesoro ... “ Bulma era agitatissima. Provò a mettergli una mano sulla fronte e si rese conto che era rovente, decisamente aveva la febbre, una febbre saiyan e lei non aveva la più pallida idea di come curarlo.
Provò a fare il numero di telefono di Chichi, forse a Gohan in passato era capitata una cosa simile, o magari a Goku, ma purtroppo nessuno rispose.
Quando tornò al capezzale del figlio si rese conto che era privo di conoscenza e che il suo corpo era in un bagno di sudore.
“Trunks ti prego, rispondimi” lo supplicò la donna con le lacrime agli occhi, ma cosa gli stava succedendo.

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“Papà. Perché non vuoi allenarti con me? Se ci esercitiamo in due sarà più facile raggiungere il limite del Super Saiyan e superarlo”.
“Cosa ti fa credere che abbia bisogno di un mezzo sangue come te. Ce la farò benissimo da solo e adesso levati dai piedi, mi dai fastidio”.
Padre perché mi respingi, perché? Mamma mi avevi detto che a modo suo Vegeta ci amava ma in nelll’uomo freddo e insensibile che ho di fronte non riesco a vedere amore, solo odio.
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“Pa ... pà. Aiu ... tami ...” un gemito strozzato e quell’invocazione sulle labbra. Bulma serrò tra le proprie mani quelle del figlio.
“Dannazione, Vegeta dove sei?” sbottò la donna rabbiosamente.
“Qui” disse all’improvviso una voce alle sue spalle.
“Vegeta” Bulma balzò in piedi e gli si precipitò contro “Trunks sta male. Ha la febbre altissima, delira e diceva di sentire un incendio nel petto” disse tutto d’un fiato.
“Lo so”.
“Come lo sai?” chiese perplessa la donna.
“Per i saiyan è normale soffrire in questo modo quando si raggiunge il “kayalar”” aggiunse l’uomo avvicinandosi al figlio.
“Il “kayalar”? Che diamine sarebbe?” chiese la donna preoccupata. Che a lei risultasse Vegeta non aveva mai sofferto di febbri improvvise e violente.
“E’ quella che voi chiamate “pubertà”. Il suo problema è che non possiede la coda e pertanto il suo metabolismo non riesce a reagire alla mutazione in atto nel suo corpo” spiegò pazientemente il saiyan sedendosi sul letto e studiando attentamente le condizioni del figlio.
“Ma si può fare qualcosa, vero?”.
“Devo riequilibrare il suo “ki” o morirà”.
Bulma sbiancò in viso e si lasciò cadere su una delle sedie. Non il suo Trunks, non un’altra volta. Il Drago non avrebbe più potuto riportarlo in vita.
“Vegeta, ti scongiuro salvalo” disse la donna in lacrime.
“Devi uscire dalla stanza e fai evaquare la Capsule Corporation. Potrei provocare dei danni” disse deciso.
Bulma non esitò un istante e con la praticità dettata dalla disperazione fece quello che il saiyan le aveva chiesto.

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“Sei solo un impiastro. Togliti dai piedi”.
Perché, padre. Perché mi tratti in questo modo. Dolorante il giovane aveva teso una mano verso il padre che con un ghigno diabolico, dipinto sul viso, l’aveva respinta.
“Sei pietoso” e ridendo ironico si era allontanato.
Il dolore era quasi insopportabile. Respirare gli costava fatica, il caldo era insopportabile. Aveva tentato di raggiungere la stanza ma era così lontana. Si era sentito sprofondare in un baratro senza fine. Il dolore fisico quasi una carezza al confronto della straziante agonia del suo cuore.
“Padre, ti prego” un sussurrò appena udibile. Ma Vegeta non si era mai voltato indietro a guardarlo.---------------------

“Papà ... ti prego ... non lasciarmi solo” Trunks stava delirando e annaspava alla ricerca di aria.
“Sta calmo, Trunks. Ora mi prenderò cura di te. Andrà tutto bene” disse Vegeta iniziando ad espandere la propria aura e sincronizzandola con quella del figlio.
“Papà ... per ...chè mi ... odi?” disse il giovane contorcendosi per il dolore.
Vegeta sussultò. Suo figlio credeva che lo odiasse. Come biasimarlo, non aveva certo fatto nulla per dissuaderlo, ma lui sapeva perfettamente che non era odio quello che provava per il figlio. O kami, odio lo aveva provato per Freezer non per quel ragazzo.
“Non ti ho salvato da Cell, ma ti salverò da te stesso” disse il saiyan determinato prendendo il corpo febbricitante del ragazzo tra le braccia e traformandosi seduta stante in SSJ. Mano mano che le fluttuazioni del “ki” di suo figlio si alternavano lui modificava la potenza del proprio per adattarlo al suo.

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Strano aveva la sensazione di galleggiare. Un’avvolgente e rassicurante sensazione di calore. Non stava più soffrendo. Qualcosa di morbido sorreggeva la sua schiena martoriata. Com’era appagante lasciarsi andare a quel tepore. Qualcosa di fresco gli sfiorava il viso. Troppa fatica aprire gli occhi e vedere dove si trovava. No, doveva capire cosa stava succedendo. Solo un attimo, il tempo per vedere una fugace immagine allontanarsi.
“Padre” un sussurro.
La figura indistinta si fermò ma non potè vederne il volto.
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Ci vollero più di tre ore a Vegeta per riuscire a stabilizzare il “ki” del figlio ed alla fine anche lui era esausto. Gli era occorso un notevole sforzo fisico e mentale.
Sapendolo ora al sicuro il saiyan riadagiò il corpo del ragazzo sul letto e fece per allontanarsi. Adesso aveva solo bisogno di riposo.
“Padre” un flebile lamento ma chiaramente distinguibile per il suo finissimo udito.
Si fermò e si volse nella sua direzione. Vide i suoi occhi azzurri fissarlo con sgomento.
“Eri tu?” farfugliò il ragazzo.
“Come?” gli chiese Vegeta confuso.
“Quel giorno nella Stanza dello Spirito del Tempo, quando mi dicesti che ero “pietoso”. Sei stato tu a soccorrermi quando ho perso i sensi?” chiese di nuovo il giovane.
Vegeta si rese conto che o vuotava il sacco adesso o non lo avrebbe fatto mai più.
“Quando sei arrivato nella nostra epoca ti ho odiato perché eri tutto quello che non ero io. Eri potente, coraggioso, avevi ucciso Freezer e avevi osato salvare la mia vita. Poi, quando ci siamo ritrovati in quella Stanza ho scoperto che non riuscivo più ad odiarti, mi stavo abituando a te. Feci l’unica cosa che mi è stata insegnata, ti spinsi ad essere un saiyan fino all’anima. Avrei dovuto farlo in modo distaccato ma ho commesso l’errore di lasciarmi coinvolgere. Sì, sono stato io a curarti, ma solo quando ti ho visto a terra morente ho capito che ... ho capito che ti volevo bene, Trunks” disse Vegeta voltando le spalle al giovane, quasi si vergognasse di quella confessione “Quel giorno ho fatto quello che andava contro tutto il mio credo, contro il mio modo di essere e di vivere, ho seguito le ragioni del cuore ... troppo tardi” c’era rimpianto e dolore nella sua voce.
Trunks lo fissava con le lacrime agli occhi. “Ti voglio bene” aveva detto, cielo non avrebbe mai pensato che suo padre potesse dirlo.
Vegeta lesse sollievo e gioia negli occhi del figlio.
“Non è più tempo dei rimpianti, Trunks. Sei un uomo adesso. Sii un padre migliore di me. Io cercherò di esserlo per l’altro te stesso” fu tutto quello che disse, poi si allontanò.

Nel giro di un paio di giorni il giovane si rimise completamente. Non venne fatto cenno a quella conversazione tra i due ma Bulma, anche se non ne era al corrente, sospettò che qualcosa doveva essere accaduto perché entrambi avevano un’espressione più serena e rilassata. Si allenarono ancora e ogni volta il principe non gli lesinò duri rimproveri per quello che a suo dire era sbagliato o non era ... saiyan, ma questa volta i suoi duri commenti non lo ferirono più. Ora sapeva cosa si celava dietro quella fredda facciata.
“Papà. Avrò ancora crisi come quella?” chiese il giovane mentre osservavano il tramonto dal tetto della casa.
“No. Il “kayalar” per i saiyan è un mutamento fisico immediato, non un periodo di tempo come per i terrestri, e accade una volta sola nella vita” gli spiegò il padre.
“Se fossi stato nella mia epoca non sarei sopravvissuto” constatò il ragazzo osservando la prima stella della sera spuntare all’orizzonte.
“Sciocchezze. Avresti sofferto molto di più ma te la saresti cavata, come me e Kaharoth” disse ironico il padre.
"Ma ...” il giovane non pareva molto convinto.
“Un vero saiyan sopravvive sempre al “kayalar”” sentenziò tranquillamente il principe “Sono intervenuto perché tua madre sarebbe morta prima di preoccupazione a vederti rantolare sul letto”. Un ghigno sardonico si delineò sulle labbra del principe – E con tutta probabilità mi avrebbe sbattuto fuori dal suo letto per il resto dei miei giorni – pensò ironico.
- O forse non volevi vedermi soffrire – pensò il giovane alzandosi.
“A domani, papà” disse tornando nella sua stanza. Aveva finalmente trovato tutte le risposte che cercava il suo cuore.

La Macchina del Tempo era pronta. Quello era davvero un addio. Gli occhi azzurri del giovane saiyan cercarono ancora una volta quelli neri come la notte del padre. Bulma li osservò col fiato sospeso, il cuore colmo d’amore per entrambi. Un’attimo e poi le linee del tempo li divisero per sempre. Il fiero Principe dei Saiyan, che non sapeva cosa voleva dire “amore”, ancora ignorava che aveva imparato ad amare grazie a un ragazzo dai capelli color lavanda che alcuni avevano chiamato “SPERANZA”. Sarebbe stato un ragazzino di sette anni, con gli stessi occhi di cielo, a rivelargli quella verità che avrebbe cambiato per sempre la sua vita.

- FINE -

N.d.A.:
Poiché i saiyan hanno una vita media molto più lunga di quella dei terrestri o presupposto che la “pubertà” o come l’ho definita “kayalar” arrivasse più tardi.
In questo capitolo ho inserito alcuni passaggi racchiusi tra due ------------------ questo per indicare quello che Trunks riviveva nel suo delirio. Si tratta di sorte di flash back di quando era stato nella Stanza dello Spirito e del Tempo con il padre. Ricordi che in parte erano rimasti imprigionati nel suo subconscio e che ora riemergono.

Grazie a tutti coloro che hanno letto e recensito questa fanfictions. Questo capitolo ha, lo ammetto, una struttura meno discorsiva, ma si tratta di una cosa voluta perché lo scopo è quello di creare confusione ed al contempo un incalzante susseguirsi degli eventi nel lettore. Forse ci sono riuscita, forse ho fallito questo starà a voi dirmelo. A presto.

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