Take my heart, take my soul. Take everything I am.

di alessia21685
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 : Lacrime d'odio. ***
Capitolo 2: *** Cap 2: Back to 1942 ***
Capitolo 3: *** Cap 3: Occhi verde veleno ***
Capitolo 4: *** Cap 4: In the darkness ***
Capitolo 5: *** Cap 5: Un nuovo inizio? ***
Capitolo 6: *** Cap 6: La spilla ***
Capitolo 7: *** Cap 7: Acqua e sangue ***
Capitolo 8: *** Cap 7: Falling in the dark ***
Capitolo 9: *** Cap 9: Killing me softly ***
Capitolo 10: *** Cap 10- Il diario ***
Capitolo 11: *** Capitolo Extra : In my dreams ***
Capitolo 12: *** Cap 12: Vorresti... ***
Capitolo 13: *** Cap 13: Un sole che sorge ***
Capitolo 14: *** Cap 14 : Kisses and tears ***
Capitolo 15: *** Cap 15:Pelle di serpente ***
Capitolo 16: *** Cap 16:Tutto crolla ***
Capitolo 17: *** Cap 17: Prendimi l'anima ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18: Sangue chiama sangue ***
Capitolo 19: *** Cap 19: Condannata all'inferno ***
Capitolo 20: *** Cap 20 :Sospetti e bugie ***
Capitolo 21: *** Cap 21: Innocente? ***
Capitolo 22: *** Cap 22: Avada Kedavra ***
Capitolo 23: *** Cap. 23 : Per sempre ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 : Lacrime d'odio. ***


Questa è la mia prima Fanfiction...quindi siate clementi!! :)
è una Tom x Hermione... lo so che l'idea è strana...ma spero che possa comunque piacere a qualcuno... 
detto questo buona lettura!
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Take my heart, take my soul...
Take everything I am.



Capitolo 1 : Lacrime d'odio

Le lacrime rigavano il viso pallido della ragazza,appoggiata contro il freddo muro di pietra accanto alla finestra del dormitorio delle ragazze.

Hermione lo sapeva, che piangere non sarebbe servito a nulla.

Non sarebbe servito a riportare in vita Silente, non sarebbe servito a cancellare  il terrore che sempre più rapidamente stava inghiottendo tutto il suo mondo.

Ma soprattutto, le lacrime non avrebbero potuto cancellare la decisione che ormai aveva preso, e che dopo la morte del Preside, era ormai l’unica decisione possibile.

Si asciugò il viso bagnato con la manica della divisa scolastica, lo sguardo fisso sul sole che tramontava sulla foresta proibita.

La sua mente vagò indietro, alla sera di pochi giorni prima, quando aveva parlato con Silente per l’ultima volta.  Il ricordo le sembrava incredibilmente lontano, come se fosse accaduto epoche fa, e non poche ore prima della notte in cui Silente…

L’ennesimo singhiozzo scosse il suo corpo stanco, mentre con lo sguardo perso nel vuoto, ricordava.


Aveva percorso agitata la strada fino all’ ufficio del preside, la mano stretta attorno al rotolo di pergamena che le era stato consegnato da una ragazza del secondo anno, e nella quale c’era scritto in una elegante grafia scarlatta che era richiesta la sua presenza per un colloquio privato, alle otto e mezzo di sera, nell’ufficio di Silente.

 Non capiva il motivo di quella convocazione, fino ad allora era sempre stato Harry, ad essere chiamato dal preside per colloqui e ‘lezioni’ segrete.

Arrivata davanti alla porta dell’ufficio esitò, prese un bel respiro e bussò.

“Avanti!” le rispose una voce gioviale.

Quando aprì la porta vide Silente in piedi, di spalle, intento a scrutare qualcosa attraverso la finestra, dalla quale penetrava la flebile luce del crepuscolo.

Quando si voltò, la luce tremolante delle candele illuminò il suo volto , piegato in uno stanco, forzato sorriso.

Sembrava terribilmente invecchiato, le rughe attorno ai suoi occhi preoccupati più marcate.

“Oh, buonasera signorina Granger.” Esclamò facendole cenno di sedersi.

“Buonasera Preside, ho ricevuto…” rispose lei tutto d’un fiato, ma Silente la anticipò.

“…la mia lettera di convocazione, lo so.”

Hermione si sedette, un po’ a disagio. Non le era mai capitato di stare da sola in quell’ufficio con Silente.

I precedenti presidi di Hogwarts la scrutavano di sottecchi dai quadri appesi alle pareti, facendo finta di dormire, e lei si sentiva terribilmente osservata.

“Credo che la mia improvvisa convocazione  deve averle messo una grande curiosità addosso…” Silente si interruppe bruscamente “ oh, ma che maleducato…gradirebbe una tazza di tè?” Mormorò  guardandola con i suoi azzurri occhi gentili.

“No…grazie.” Balbettò lei, stupita da quella domanda così normale da sembrare fuori posto in quel frangente.

“Si, suppongo che l’abitudine di offrire del tè a tutti sia tipica di noi vecchi.” Rispose lui con un sorriso sornione.

Poi, il suo viso tornò serio, come se si fosse ricordato di qualcosa di molto spiacevole.

“Vede signorina Granger, sarò breve. L’ intelligenza e l’ arguzia che ha sempre dimostrato da quando la conosco, non potrà non portarla alla conclusione che, se l’ho convocata qui a quest’ora, e in gran segreto per di più , il motivo deve essere importante.”

 Hermione sentì un fiore di apprensione sbocciarle nel petto.

“Lei sicuramente, in quanto migliore amica di Harry Potter, sarà già al corrente delle informazioni alle quali siamo giunti,io ed Harry durante i nostri incontri. Mi riferisco, ovviamente, alla creazione degli Horcrux, da parte di Lord Voldemort.”

La ragazza annuì, stringendo le mani a pugno.

Era ancora incredula di quello che Harry aveva scoperto. Il professor Lumacorno aveva dato imprudentemente delle informazioni sugli Horcrux vitali al giovane Voldemort, ed egli le aveva sfruttate per creare non uno, ma bensì sei Orcrux. Aveva lacerato la sua anima in sette, ben sette parti!

Hermione rabbrividì .

“E sarà anche al corrente, insieme al signor Weasley, che ora la missione di Harry, la nostra missione, sarà quella di scovare gli altri Horcrux, e distruggerli.”

“Si, signore. Harry ci ha raccontato tutto. E noi siamo pronti a seguirlo. Non lo abbandoneremo nel momento in  cui ha più bisogno di noi.”

Il preside sospirò, guardando apparentemente nel vuoto, come se pensasse tra sé.

“Ci ho pensato molto, signorina Granger, da quando sono tornato dal mio ultimo viaggio. Da quando ho trovato qualcosa , che ora le mostrerò.” Così dicendo aprì un cassetto dalla sua scrivania, e ne estrasse una scatola di legno scuro. Mentre la apriva con grande delicatezza , continuò. “Ho pensato molto al modo, in cui questa mia scoperta potesse tornarci utile, e oggi forse, l’ho trovato”.

Girò la scatola aperta sul tavolo, rivolta verso Hermione, e lei poté vedere che all’interno, adagiata sul velluto rosso porpora, stava un medaglione dorato con all’interno una piccola clessidra.

“Una giratempo!” esclamò Hermione. “Ma io… credevo che fossero state tutte distrutte l’anno scorso! Durante l’incursione al ministero!”

Silente sorrise,con una pacata aria trionfante.

“Mi spiace contraddirla ,ma questo è errato due volte.

Errato in  primo luogo,anche se solo in parte,  perché questa non è una semplice giratempo.

Normalmente ci si aspetta che una giratempo  porti indietro il tempo di qualche ora, al massimo giorni.

Questa è una delle poche, forse l’unica mi azzarderei a dire, che può andare a ritroso, o avanti, nel tempo di anni, addirittura decenni.

Ed è errata la sua ultima affermazione, in quanto come vede, sono riuscito a salvare questo unico esemplare di giratempo, che non era custodito al ministero, ma in un luogo haimè, assai più sgradevole da visitare.”

Hermione fissava sgomenta il medaglione adagiato nella scatola,guizzi di luce danzavano sulla catena dorata al quale era attaccata.

“Ma… se può portare indietro così tanto nel tempo…” balbettò la ragazza meditando sul significato di quella scoperta straordinaria.

“Vedo con piacere che anche lei sta cogliendo l’occasione unica, che questo ritrovamento può donarci.

È la possibilità di colpire Voldemort su due fronti. Se Harry  dovesse fallire, se fosse in seria difficoltà nella ricerca degli Horcrux, noi avremo una seconda speranza. L’occasione di sconfiggere l’Oscuro Signore prima che egli sia diventato invulnerabile.”

Nonostante le parole enigmatiche del preside, Hermione già intuiva quello che le avrebbe chiesto. Anche se avrebbe dato qualsiasi cosa, per sbagliarsi al riguardo.

“Lei mi sta chiedendo…”

“Di estirpare il Male alla radice, si.”

La ragazza deglutì, un sudore freddo le colava lungo la schiena.

Così i suoi timori erano fondati.

Silente voleva che lei tornasse indietro nel tempo, per porre fine all’ascesa – e probabilmente anche alla vita- del giovane Voldemort, o forse, avrebbe dovuto dire, del giovane Tom Riddle, come si faceva chiamare allora.

Se fosse riuscita nell’intento,la guerra sarebbe stata vinta, anzi, non sarebbe mai neanche iniziata, dato che non sarebbe mai esistito Lord Voldemort.

Capiva che quella era un’occasione unica. Ma perché, perché proprio lei? Perché non Harry?

Quasi leggendogli nel pensiero, Silente continuò.

“Harry Potter è il bambino che è sopravvissuto. L’eletto, secondo la Profezia -anche se personalmente, non ho mai creduto molto nella scienza della Divinazione- ed è l’unico che può sconfiggere Lord Voldemort nel nostro tempo.

Ma nel 1942 la profezia non era stata ancora pronunciata. Il Signore Oscuro era ancora giovane,vulnerabile.

Non possiamo permetterci di sbagliare. Come dicevo la battaglia sarà combattuta su due fronti, se lei dovesse fallire, avremmo sempre Harry, la nostra speranza per il futuro.

Ma se invece fosse  Harry a fallire , sarà lei, signorina Granger la nostra speranza. La nostra speranza nel passato.”

Hermione annuì, lo stomaco che le si contorceva.

“Non posso portare…Ronald Weasley con me vero?” Chiese in un sussurro .

“Credo che purtroppo non sarà possibile. Non solo Ronald sarà indispensabile ad Harry nei giorni che verranno, ma la sua missione, signorina Granger, è e deve assolutamente rimanere segreta.”

Anche l’ultimo filo si speranza abbandonò il cuore di Hermione.

Sola. Sarebbe dovuta andare da sola, affrontare il futuro mago più Oscuro di tutti i tempi, e sperare di rimanere in vita per raccontarlo. Assurdo. Se Silente le aveva chiesto questo, vuol dire che in realtà, le possibilità che Harry sconfiggesse Voldemort una volta per tutte erano davvero scarse, e che la situazione era davvero disperata. Lei era l’ultima spiaggia.

“Quindi dovrò andare indietro nel tempo… nell ‘anno?” Chiese con un filo di voce.

“1942. Al primo di settembre, l’inizio dell’anno scolastico. Il quinto anno, per Tom Orvoloson Riddle, e  faremo in modo che sia quello che frequenterà anche lei signorina Granger.”

Il quinto anno! Avrebbe dovuto ripetere il quinto anno! Ripetere i GUFO!

Un nodo le bloccò la gola.

“Questo perché sarà più facile avvicinarsi a Riddle, se frequenterà gli stessi suoi corsi. Sempre per questi motivo, le consiglierei anche di fare in modo di convincere il cappello parlante perché la assegni alla casa dei Serpeverde, una volta giunta nel passato. Dovrà controllare tutti i movimenti di  Tom Riddle e scoprire i suoi punti deboli. La conoscenza del nemico è la prima regola in guerra.”

Oddio! Pure questa! Sarebbe diventata una Serpeverde? La casa che lei ,Harry e Ron avevano sempre disprezzato e visto come un covo di futuri maghi oscuri?

Strinse i denti. Non poteva cedere a queste stupide motivazioni, doveva farlo, che le piacesse o meno.

La vita di Harry, di Ron, e probabilmente di tutti i suoi amici e del mondo intero dipendeva da lei.

Sapeva che non sarebbe stato difficile farsi mettere nei Serpeverde dal cappello. Dopotutto, anche Harry le aveva confessato che era stato lui a chiedere al cappello di farsi assegnare alla casa dei Grifondoro, al suo primo anno.

All’improvviso un pensiero le balenò nella mente, come una scossa elettrica.

“Ma signore! Il 1942!Non è stato l’anno in cui la Camera dei Segreti è stata aperta?”

Silente si chinò sulla sedia, avvicinandosi a lei, e la guardò intensamente negli occhi.

“Come le ho già detto una volta, parecchio tempo fa, signorina Granger, se agirà correttamente, più di una vita potrà essere salvata.” E così dicendo le strizzò l’occhio.

 

 

D’un tratto Hermione si scosse dai suoi ricordi. Si ritrovava ancora nel dormitorio delle ragazze, la testa appoggiata al vetro della finestra, appannato dal suo respiro e dal calore del suo viso bagnato di lacrime.

Quelle erano state le ultime parole  che le aveva rivolto Silente. E ora Silente era morto.

Doveva farlo. Quella notte stessa.

Se prima aveva qualche dubbio, se  prima aveva paura, ora questi erano spariti dal suo cuore, dove le sembrava ci fosse ormai posto solo per due sentimenti: la tristezza e l’odio.

L’avrebbe fatto, avrebbe ucciso Voldemort, l’avrebbe annientato quando era ancora un arrogante bamboccio che non sapeva neanche smaterializzarsi.

E avrebbe vendicato Silente.Avrebbe vendicato tutti coloro che erano morti a causa della ferocia di quel mostro.

“Lo giuro” sussurrò tra i denti stringendo i pugni.


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Capitolo 2
*** Cap 2: Back to 1942 ***



 

 Cap 2- Back to 1942

“Partire è un po' morire
rispetto a ciò che si ama
poiché lasciamo un po' di noi stessi
in ogni luogo ad ogni istante.

           Edmond Haracourt

 

Era passata ormai una settimana dalla sera della decisione di Hermione, e da allora aveva cercato di sfruttare tutto il tempo che le rimaneva per prepararsi adeguatamente al suo viaggio.

Passava la maggior parte delle ore in biblioteca, per informarsi sui principali avvenimenti del mondo magico  tra gli anni ’20  e i ’40. 

Era anche riuscita a trovare l’annuario scolastico  del 1942 nell’archivio.

Ogni sera, prima di dormire lo sfogliava, cercando di familiarizzare a poco a poco con i nomi e con i volti che le sorridevano dalle foto in bianco e nero.

Si soffermò a lungo su quella di Hagrid, sapere che avrebbe ritrovato almeno un amico le scaldava un poco il cuore, 

anche se lui ovviamente non avrebbe potuto riconoscerla.

Tutti i volti nelle scolorite illustrazioni color seppia le sorridevano, facevano dei gesti di saluto con le mani. Tutte tranne una.

Sotto lo stendardo verde raffigurante un serpente dalle fauci spalancate, c’era la foto del prefetto dei Serpeverde.

Hermione scorse le dita sulle lettere impresse sulla pergamena in bella calligrafia: Tom Orvoloson Riddle.

Un ragazzo distinto, dai capelli neri ben pettinati da una parte e dai tratti del viso raffinati  guardava verso di lei,

 in piedi sotto il faggio dei giardini esterni. La foto era statica, come se fosse stata scattata da una macchina fotografica babbana.

 Nessun’espressione trapelava dal suo sguardo freddo, o dalle labbra carnose che rimanevano immobili, la mascella contratta.

L’unico movimento era la leggera brezza che increspava la divisa scolastica.

La ragazza rabbrividì, chiudendo i fretta il libro e appoggiandolo sul comodino.

Cosa avrebbe dato per parlare con Harry, o con Ron in quel momento.

Ma entrambi erano già partiti da Hogwards.

Avevano creduto alla sua storia, che i suoi genitori  sarebbero stati in Francia fino a Lunedì prossimo 

e che quindi lei avrebbe aspettato a scuola il loro ritorno, per poi andare a casa via camino  una volta che i suoi fossero ritornati.

Si sentiva incredibilmente sola, nella scuola  ora deserta – se si faceva eccezione per i pochi professori che erano rimasti ad Hogwards 

per sistemare le ultime cose prima di partire per le vacanze-.

Ma forse era meglio così. Non avrebbe sopportato di stare con i suoi amici, sapendo che a breve li avrebbe lasciati, forse per sempre.

Era riuscita a raggruppare un po’di libri di testo obsoleti e di vestiti anni ’40 dal vecchio armadio degli oggetti smarriti.

Pensò che era incredibile che Gazza si aspettasse ancora  che quelle cose potessero un giorno essere reclamate dai legittimi proprietari.

Varie gonne a pieghe, camicette, e nastri per i capelli. Trovò anche un bel vestito da ballo di seta  verde, e sorrise amara.

 Sicuramente non le sarebbe servito ,stava per compiere una missione omicida –o forse, suicida-

 e di sicuro non ci sarebbe stata un occasione per metterlo…

Ciononostante lo mise nel suo baule, insieme al materiale scolastico ( almeno a quello che poteva essere compatibile con quello usato negli anni ’40).

I giorni, così pieni di studio e preparativi, scorrevano come sabbia fra le sue dita, finchè arrivò la sera in cui aveva programmato la sua partenza.

Si mise nella tasca la scatola della giratempo e la lettera che aveva scritto Silente, la sera del loro colloquio, indirizzata all’allora preside di Hogwarts,

 Armando Dippet, dove era spiegato del trasferimento di Hermione dall’ Accademia di Beauxbatons.

Hermione era ora  tremendamente grata per il fatto che i suoi genitori le avessero fatto studiare il francese da piccola.

Prese il suo baule e uscì dalla sala comune dei Grifondoro con il cuore pesante, cosciente del fatto che probabilmente non avrebbe mai più rimesso piede in quel luogo, che era stata la sua casa per sei anni indimenticabili.

“Wingardium Leviosa” mormorò con gli occhi lucidi di lacrime, facendo levitare il baule davanti a sé mentre scendeva le scale.

Arrivò all’ingresso e si nascose in un angolo dietro una armatura impolverata.

Aprì la scatola di legno che conteneva la giratempo, e se la mise al collo.

Silente la aveva già caricata, in modo che la portasse esattamente indietro al 1 settembre del 1942, alle 8 in punto di sera, 

doveva solo farla scattare, premendo sulla levetta dorata.

Quando sarebbe arrivata, avrebbe dovuto precipitarsi nell’ingresso, e mescolarsi alla folla degli studenti in arrivo dalla stazione di Hogsmeade.

Con il cuore che le martellava pesante come un macigno nel petto, prese un bel respiro e con un “click” metallico avviò il marchingegno magico.

All’improvviso attraverso la finestra vide  la luce solare alternarsi al buio notturno sempre più velocemente,

 mentre sagome indistinte di muovevano a una rapidità da capogiro nella sala davanti ai suoi occhi. 

La velocità aumentò in maniera progressiva, fino ad un punto in cui non potè distinguere più nulla, né la luce, né il buio né le sagome.

Tutto vorticava come un tornado intorno a lei, l’unica cosa stabile era il pavimento di pietra sotto i suoi piedi.

Ebbe un capogiro e cadde a terra.

Poi tutto sembrò di nuovo rallentare. Quando finalmente il vortice di fermò, riprese fiato, e si guardò intorno ancora stordita.

Decine di giovani studenti in divisa si stavano affannando ad entrare dal portone principale.

Il familiare vociare allegro risuonava nella sala di ingresso.

Possibile che il mondo fosse cambiato così poco?

Se non fosse stato per i volti sconosciuti e per i vestiti fuori moda – o almeno fuori moda per i canoni degli anni 90 - degli studenti, 

Hermione non avrebbe saputo distinguere questa Hogwards da quella a cui era abituata.

Uscì dal suo nascondiglio, mise il baule accando a quelli che erano già stati depositati all’ingresso e si mescolò ai ragazzi che si salutavano e si raccontavano le ultime notizie .

Molti si voltarono a guardarla, mentre lei avanzava rossa in viso fra la folla, sentendosi tremendamente fuori posto.

Entrò nella sala grande dove si stavano dirigendo tutti e riconobbe in fondo alla sala in preside Dippet, seduto alla tavolata dei docenti.

Quando la vide arrivare, egli inarcò le sopraciglia sorpreso.

“Buona sera signor Preside, mi chiamo Hermione Granger, sono appena stata trasferita dall’accademia di  Beauxbatons" disse porgendogli la lettera.

Lui la lesse più volte con aria perplessa per quello che a Hermione parve un’eternità.

Poi la guardò a metà fra il sorpreso e il rammaricato “Ma signorina…non ero stato informato di questo tras…”.

Una voce familiare interruppe le parole del Preside.

“Via via Armando, non mi sembra questo il modo di accogliere una nuova studentessa! 

Sono certo che ci deve essere stato qualche disguido della posta via gufo…se la signorina è venuta fin qui con l’Espresso di Hogwards vuol dire che è riuscita a passare nel binario 9 e ¾… e sai bene che questo è impossibile se non si è stati ammessi alla scuola!”

Hermione trattenne il fiato, il cuore all’improvviso leggero come una piuma.

Accanto a Dippet, in un completo color prugna alquanto bizzarro ,si stagliava Silente, il volto sorridente sotto la barba grigia.

La ragazza lo fissò con gli occhi lucidi. Non aveva previsto che le avrebbe fatto un tale effetto rivedere il Preside, morto pochi giorni prima , vivo, vegeto e sorridente.

“Si, d’accordo Albus…credo tu abbia ragione” mormorò Dippet  con un espressione più serena.

“Signorina, può andare ad accomodarsi insieme a quelli del primo anno… la cerimonia di Smistamento inizierà fra qualche minuto.”

Hermione prese un bel respiro e si avviò verso il gruppo di ragazzini nervosi seduti attorno allo sgabello che avrebbe ospitato il cappello parlante.

Dopo una buona mezzora, che servì a tutti gli studenti, ritardatari compresi, a prendere posto, il Cappello Parlante fu portato in sala, 

e la ragazza notò che  già allora era logoro e rattoppato , anche se un po’ meno malconcio di quello che Hermione aveva già una volta indossato,

 tanto tempo fa -o forse bisognerebbe dire tanto tempo dopo- pensò tra se e sé.

Vari ragazzini furono chiamati, e come al solito grandi scrosci di applausi esplodevano dalle tavolate delle varie case,quando veniva assegnato loro un nuovo studente.

Armand, Barty, Catwel, Devis, Gowen, Farrel…

Hermione si accorse con un nodo alla gola di non essere stata chiamata, aspettò fino a quando anche l’ultimo dei ragazzini fu assegnato a Grifondoro 

e cominciò a torcersi nervosamente le mani. Era stata scoperta?

Poi vide Silente avvicinarsi al cappello e sussurrargli qualcosa a quello che –a quanto pareva-doveva essere il suo orecchio.

“Hermione Granger” Urlò il cappello.

Hermione si sentì al tempo stesso sollevata e nervosa.

Si avviò verso lo sgabello e di sedette, mentre il cappello gli veniva posto sulla testa.

“Oh, una ragazza piena di talento, e coraggiosa! Dentro il tuo petto batte un cuore da leone, ragazza mia!” le disse il cappello nella sua testa.

Lei si concentrò più che poté, cercando di convincere il cappello a non metterla nei Grifondoro.

“Ma perché non vuoi entrare nella casa dei Grifondoro? È perfetta per te! No?

Oh, allora… potrei metterti nei Corvonero, dopotutto con il tuo talento e la tua intelligenza potresti trovarti bene fra loro! No?”

“No,ti prego, devo entrare nei Serpeverde!” pensò disperata Hermione.

“Nei Serpeverde? Sei sicura? Scusa ma non mi sembra proprio la Casa adatta a te!”

“Ti prego, è di vitale importanza! Devo entrare nei Serpeverde!”

Il cappello esitò, Hermione temette per un attimo che non l’avrebbe ascoltata.

Ma poi, con voce squillante il cappello esclamò “SERPEVERDE!”

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Cap 3: Occhi verde veleno ***


Voglio ringraziare tutte/i coloro che stanno seguendo questa mia neonata Fanfiction, e soprattutto un grazie a coloro che commentano!
Siete fantastiche ragazze!! Spero di non deludervi ! :) 
Ecco a voi il nuovo capitolo...a presto il prossimo! 


Capitolo 3: Occhi verde veleno


Hermione non riusciva a dormire.

Si girava e rigirava nelle lenzuola cercando inutilmente di prendere sonno, ma era così strano trovarsi nel dormitorio dei Serpeverde, così diverso da quello a cui era abituata.
La sala comune e i dormitori si trovavano nei sotterranei, sotto il Lago Nero, e tutto le sembrava buio e intriso di odore di muffa.
Cominciò a pensare che il brutto carattere dei ragazzi di quella Casa,per i quali cominciava a provare comprensione,  fosse in parte dovuto all’ambiente in cui vivevano.
Non c’erano finestre, e le stanze erano buie e fredde, così diverse da quelle inondate di luce della torre.
Nonostante tutto comunque,quella  sera aveva scoperto che non tutti i Serpeverde erano antipatici e spocchiosi.
Sarah, la ragazza che la aveva fatta accomodare accanto a lei subito dopo che fosse stata smistata, era stata molto gentile.
Forse perché le ricordava tanto Ginny, a causa dei capelli di un rosso acceso così familiare, le era andata subito a genio.
Ovviamente il fatto di essere la “nuova studentessa arrivata da Beauxbatons”  aveva regalato ad Hermione un breve momento di celebrità, in particolare fra quelli del quinto anno, che iniziarono a tempestarla di domande e che la guardavano incuriositi bisbigliando commenti fra di loro. 
“Sai, non dimostri sedici anni, sembri più grande” le aveva sibilato contro un ragazzo biondo dall’aria snob.
“I tuoi parenti sono maghi?” continuò senza accorgersi degli sguardi di rimprovero che gli stava lanciando Sarah.
-Ancora quella idiota mania del sangue puro!-  pensò amara tra sé e sé Hermione , e rispose senza esitazione  a quella domanda : “Si”.
Aveva già lavorato a quella risposta ancora prima di partire.
Non era il caso di correre rischi ancora più grandi di quelli a cui già stava andando incontro.
E dichiararsi figlia di babbani l’anno in cui la Camera dei Segreti sarebbe stata aperta… non le pareva una idea grandiosa.
“La pianti Cam? Perché non torni ad abbuffarti di budino e la lasci un po’ stare?” le abbaiò contro Sarah.
Hermione le fu grata, stava già ridendo sotto i baffi per l’espressione irritata del ragazzo biondo, quando all’improvviso,  con la sensazione di aver appena ingoiato un grosso cubetto di ghiaccio,  si ricordò dell’obbiettivo della sua missione.
Forse perché l’ “obbiettivo” la stava fissando dal fondo della tavola, con uno sguardo così intenso e raggelante da obbligarla ad abbassare lo sguardo. 
Fra l’agitazione per la cerimonia e il timore di farsi scoprire dai suoi nuovi compagni, Hermione si era completamente dimenticata che Voldemort  sedeva alla sua stessa tavolata.
Nascondendo dietro i capelli boccolosi il suo improvviso rossore, ci mise un po’ per calmare il battito del suo cuore e mascherare il suo stato d’animo di terrore e odio.
“Hey Hermione! Tom Riddle ti sta fissando!” Bisbigliò al suo orecchio Sarah , con tono incredulo.
Hermione non potè fare a meno di alzare il volto e constatò che il futuro Signore Oscuro la stava ancora fissando.
I  suoi occhi verde veleno lampeggiarono freddi  nei suoi, e lei per la seconda volta si sentì un nodo allo stomaco. Si voltò di scatto sistemandosi un ricciolo di capelli castani dietro l’orecchio.
L’aveva scoperta? Aveva capito che era lì … per  ucciderlo?
- No, impossibile- disse a sé stessa cercando di calmarsi. –Non è ancora un Legilimens. Silente me lo ha assicurato. –
Mentre cercava di riacquistare una respirazione regolare, Sarah continuò.
“Strano. Di solito è sempre troppo snob per notare qualcun altro tranne sé stesso. Questa è davvero la sera delle novità a Hogwards!” esclamò ridacchiando Sarah.
Hermione cercò di sorridere alla nuova amica, ma il suo battito era ancora accelerato.
Doveva stare calma. Probabilmente Voldemort era semplicemente curioso, come tutti quanti.
Prese un sorso di succo di zucca e la familiare sensazione del liquido fresco e delizioso che le scendeva nella gola ebbe il potere di calmarla.
Mentre Sarah continuava a parlare di sciocchezze, come del motivo per il quale aveva recentemente deciso di cambiare il proprio taglio di capelli, Hermione  pensava  a tutte le cose orribili che Colui-che-non-deve-essere-nominato aveva commesso, come se caricarsi d’odio contro l’erede di Salazar Serpeverde servisse  per darle coraggio.
-Goditi i tuoi ultimi giorni,piccolo bastardo!- Pensò stringendo i denti.
Con un moto d’odio alzò di nuovo lo sguardo, ma Riddle non la stava più guardando.
Hermione notò stupita che era il più bel ragazzo della tavolata, i capelli neri pettinati con cura da una parte, il viso pallido dai lineamenti nobili e ben disegnati. Non dimostrava affatto sedici anni, poteva benissimo passare per uno dell’ultimo anno.
Eppure nessuno sembrava osare guardarlo, o rivolgergli la parola.
Sembrava fuori posto, seduto fra i rumorosi studenti che ridevano e scherzavano tra loro, come avvolto in una bolla invisibile, mentre in silenzio,con il volto impassibile e lo sguardo vuoto, si portava educatamente la forchetta alla bocca con movimenti aggraziati .
Senza rendersene conto, Hermione stava fissando le sue labbra carnose chiudersi sulla forchetta d’argento con la quale aveva appena portato alla bocca una fragola.
“Uh oh… lo so cosa stai pensando…” le mormorò Sarah nell’orecchio risvegliandola improvvisamente dal trance. “Tutte noi all’inizio abbiamo perso la testa per Riddle. Credimi, non ne vale la pena…”
Hermione sentì le guance andare a fuoco. Non lo stava guardando perché lo trovava bello o attraente,no?
Era il dannato TU-SAI-CHI! Come potevano le altre ragazze prendersi una cotta per un tale mostro?
“Non… stavo affatto avendo quel tipo di pensieri!” Ribattè lei con foga, forse eccessiva.
Sarah la guardò sgranando gli occhi, un po’ spaventata dal suo scatto d’ira.
“Beh, meglio così. Cose brutte sono successe alle ragazze che hanno infastidito  Riddle con le loro continue moine….”
 Hermione rabbrividì. Così era già iniziato? Il mostro era già ben radicato dentro quel ragazzo apparentemente ben educato, e che tutti i professori idolatravano come il migliore studente della scuola?
-Fin troppo educato e taciturno- pensò Hermione mentre quella sera si girava senza tregua nel letto scomodo.
  Il ricordo del suo sguardo inespressivo e calmo,che assomigliava troppo alla calma prima della tempesta, la tormentava.
–Fa raggelare il sangue, ecco perché tutti lo evitano- .
Rassegnata  all’idea che per quella sera addormentarsi sarebbe stato impossibile, scostò le tende del letto a baldacchino e afferrò la bacchetta che aveva appoggiato sul comodino.
“Lumus” sussurrò per non svegliare le compagne di stanza, e scese dal letto avvolgendosi in una vestaglia.
Guidata dalla tenue luce che si sprigionava dalla punta della bacchetta afferrò dal suo baule la vecchia copia usata di “Storia di Hogwards” che aveva scovato nell’armadio degli oggetti smarriti, e si diresse alla porta del dormitorio.
Leggere l’avrebbe rilassata, ne era certa.
Era l’unico modo per smettere di pensare e per fingere di essere altrove, nella casa di Grifondoro, e in un'altra epoca…negli anni ’90.
Mentre scendeva la scala a chiocciola dirigendosi verso la sala comune, ancora illuminata dal fuoco morente del camino, sentì una voce.
Hermione si fermò, spense la luce che proveniva dalla bacchetta e rimase in ascolto con il fiato sospeso.
Era la voce di un ragazzo, ma non sembrava completamente umana.
Un brivido scosse il suo corpo mentre ascoltava la voce fredda e inquietante, pronunciare parole a lei incomprensibili, più simili a sibili che a sussurri.
Hermione aveva già sentito quella lingua,quattro anni prima. Era accaduto quando Harry aveva parlato al serpente che Malfoy aveva fatto apparire durante un loro duello.
“Voldemort” pensò Hermione in preda all’agitazione.
Il ragazzo che stava parlando in serpentese doveva per forza essere lui.
In preda al terrore e all’agitazione, il primo istinto fu quello di fuggire, di tornare al sicuro nel suo dormitorio.
Poi però una vocina interiore le ordinò di calmarsi e di analizzare con calma la situazione.
E la curiosità prese il sopravvento.
Che cosa ci faceva Tom Riddle sveglio a quell’ora della notte in sala comune? E soprattutto a chi –o che cosa- stava parlando?
Decisa a svelare il mistero si accucciò sul gradino e vi appoggiò il libro, poi strisciò più sotto lungo la scala, stando attenta a non farsi vedere né sentire.
Sbirciando da sopra la balaustra di pietra, vide la sagoma di un ragazzo stagliarsi nella luce del camino.
Hermione si fece quasi sfuggire un gemito, quando vide che tra le mani teneva un serpente.
Lo accarezzava con delicatezza, come se di fosse trattato di un gattino, e gli sussurrava parole in Serpentese, in quello che a Hermione  parve un tono quasi dolce.
Poi il ragazzo si voltò. Il bagliore delle braci del camino proiettava delle ombre scure sotto i suoi occhi, e il volto pallido dai lineamenti attraenti sembrava intagliato nell’avorio.
Si diresse verso una vasca di vetro appoggiata su un mobile antico e vi depositò con attenzione il serpente, che scivolò con grazia dalle sue braccia sulla ghiaia.
Tom chiuse il coperchio del terrario e rimase per  un attimo a guardare fisso il muro davanti a sé.
Hermione si sentiva stupida, rannicchiata sui freddi gradini di pietra in attesa di una sua mossa.
Forse Riddle non stava facendo nulla di strano e oscuro, dopotutto. Forse anche lui, come lei, non riusciva a dormire.
Ma un istante dopo fu costretta a rimangiarsi quel pensiero, perché il ragazzo aveva raggiunto a grandi falcate l’ingresso della sala comune Serpeverde, e ne aveva varcato la soglia.
Anche se si trovavano negli anni ’40, Hermione era sicura che anche allora fosse proibito agli studenti aggirarsi di notte per il castello.
Sospetto e paura attanagliarono il suo cuore, mentre vedeva il bordo del mantello scuro  del ragazzo scomparire dall’apertura nel muro.
Un pensiero orribile le invase la mente:
“La Camera dei Segreti!” 


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Capitolo 4
*** Cap 4: In the darkness ***


Ciao a tutti/e! eccomi con il nuovo capitolo!
Grazie ancora per le bellissime recensioni! Mi gasano parecchio! :)
Mi raccomando continuate a leggere,commentare,criticare e consigliare! Non vedo l'ora di sapere il vostro parere!
Siccome questo capitolo è la continuazione del capitolo precedente, includo qui le ultime righe, per collegare la storia. Buona lettura!!

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(...) Ma un istante dopo fu costretta a rimangiarsi quel pensiero, perché il ragazzo aveva raggiunto a grandi falcate l’ingresso della sala comune Serpeverde, e ne aveva varcato la soglia.

Anche se si trovavano negli anni ’40, Hermione era sicura che anche allora fosse proibito agli studenti aggirarsi di notte per il castello.

Sospetto e paura attanagliarono il suo cuore, mentre vedeva il bordo del mantello scuro  del ragazzo scomparire dall’apertura nel muro.

Un pensiero orribile le invase la mente:

“La Camera dei Segreti!”

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Capitolo 4: In the darkness

Automaticamente, senza che il suo cervello avesse impartito l’ordine alle sue gambe, si alzò da terra e si mosse anche lei verso l’uscita.

Sgusciò  fuori dalla sala comune e intravide il futuro Signore Oscuro che si avviava deciso lungo il corridoio, il mantello frusciava dietro di lui in un modo che a Hermione ricordò profondamente  il professor Piton.

Stando attenta a non farsi sentire, iniziò a seguirlo lungo il corridoio, poi su lungo le scale.

Era diretto verso il primo piano, dove Hermione sapeva c’era il bagno delle ragazze, quello che in futuro sarebbe stata la casa di Mirtilla Malcontenta, una ragazza che in quello stesso momento –pensò con agoscia Hermione- era viva, e stava dormendo al sicuro nel suo letto, ignara di quello che si stava per abbattere sulla sua giovane vita.

Sempre seguendo la sagoma del ragazzo che avanzava nell’oscurità, Hermione avanzò  strisciando lungo la parete di pietra del corridoio del primo piano e si nascose dietro la statua di un Goblin per non essere vista. Quando cautamente vi fece capolino, il sangue le si ghiacciò nelle vene.

Il corridoio davanti ai suoi occhi era deserto.

Hermione rimase immobile, come paralizzata,un filo di sudore gelido le colava lungo la schiena.

 All’improvviso si accorse di stare respirando affannosamente per la paura, e fece per coprirsi la bocca con la mano, ma il gesto le morì sul nascere quando sentì una voce  dietro di lei, una voce fredda e incredibilmente calma.

“Voltati.” Le ordinò la voce, mentre Hermione sentiva la pressione di una bacchetta dietro la schiena.

Lei si voltò, tremando di paura.

Tom Riddle la guardò, i suoi occhi tradirono per un attimo una vena di stupore.

“Tu!” mormorò impietrito.

Poi i tratti del suo volto tornarono freddi e imperscrutabili, con un moto di rabbia spinse Hermione contro il muro,afferrandole il  collo con una mano mentre con l’altra le puntava la  bacchetta alla gola.

“Perché mi stavi seguendo?” Sussurrò cercando a stento di dominare la rabbia nella sua voce.

Hermione non riusciva a parlare, in preda al terrore.

Lo  sguardo del ragazzo era folle, gli occhi  spiritati di un verde scuro e minaccioso.

 “Parla!” Le ordinò lui, con un tono autoritario che non si addiceva ad un ragazzo di sedici anni.

La ragazza sentì la punta della bacchetta premerle ancora più profondamente nella pelle candida del suo collo, e il corpo di lui la spinse con ancora più violenza contro la parete fredda.

“I-Io non ..stavo…c-cercavo…il bagno…” Balbettò lei tremando come una foglia.

Il volto del ragazzo si fece ancora più feroce, Hermione poteva vedere i muscoli della mascella contrarsi.

“Bugiarda.” Le sibilò a pochi centimetri dal suo viso.

Il suo fiato caldo  le lambì le labbra, ed Hermione sussultò.

Una strana sensazione di scossa elettrica le percorse il corpo,facendola tremare. 

“COSA STA SUCCEDENDO QUI?!” Urlò una voce gracchiante dietro di loro.

Tom rilasciò Hermione all’istante, e lei vide un vecchio in abiti sudici e rattoppati avanzare verso il loro con una lanterna in mano.

“Oh… Studenti in giro per i corridoi di notte! Una bella espulsione non ve la leva nessuno!” Gracchiò la voce rasposa ridacchiando soddisfatta.

Hermione capì subito che si doveva trattare del vecchio custode –che tra l’altro somigliava tantissimo al futuro custode di Hogwards,il signor Gazza-  ma nonostante fosse infinitamente grata per il suo intervento , si domandò preoccupata che cosa avrebbe fatto se l’avessero espulsa.

Diamine, a quei tempi erano davvero così severi con gli studenti? Quante volte lei , Harry e Ron erano usciti di notte e avevano trasgredito le regole!

“Sei proprio sicuro, Wallace?” Disse Tom con voce gelida puntando il suo sguardo arrogante sull’omino cencioso, che quando  riconobbe il ragazzo  abbassò immediatamente gli occhi a terra, balbettando.

“Oh… io…io…”

Hermione era esterrefatta, sembrava che anche il custode fosse terrorizzato, come tutti, da Riddle.

Poi una voce diversa, più calma e benevola rimbombò nel corridoio.

“Non sarà necessario Umilus” .

Hermione riconobbe subito, con un vuoto al petto ,la voce di Albus Silente.

“Professore…” iniziò l’omino piegandosi così profondamente in un inchino da arrivare quasi a toccare terra.

“Professore i due ragazzi… sono stati colti in flagrante ad aggirarsi per i corridoi di notte…” Mormorò con voce  servile Umilus Wallace.

Hermione alzò gli occhi sul viso calmo e rassicurante di Silente.

“Sono sicuro che Tom e la signorina Granger  avranno una più che valida spiegazione per il fatto di trovarsi fuori dalla loro sala comune a quest’ora. Non è così?”.

“Io…” cominciò a balbettare Hermione, ma subito Tom la interruppe, con un tono sciolto e pacato.

“Professore, la signorina Granger non ha colpe, è nuova e non conosce ancora il castello e le sue regole. Stava solo cercando un bagno. Io sono semplicemente venuto a cercarla per riportarla ai dormitori. Hogwards può essere un luogo pericoloso,per chi non lo conosce, soprattutto di notte.”

La sua parlantina educata e calma stupirono Hermione ancora di più delle sue parole.

“Non volevo certo  che le succedesse… qualcosa di male.” Aggiunse in un sussurro, fulminandola con lo sguardo.

Hermione rabbrividì silenziosamente a quella occhiata, e spostò subito lo sguardo verso Silente, che non sembrava molto convinto da quella spiegazione.

Tuttavia, dopo un attimo di silenzio,parlò .

“Bene Tom, è stato molto saggio e responsabile da parte tua. Hai svolto eccellentemente il tuo dovere di Prefetto… tuttavia capirete entrambi che un tale comportamento, non è, e non deve diventare accettabile.

Signorina Granger, farebbe bene a informarsi delle regole scolastiche presso il professor Lumacorno, che è direttore della vostra Casa.

Ed entrambi dovrete svolgere una punizione.”

A quelle parole Hermione ebbe un piccolo, spasmo involontario. Il suo vecchio spirito di studentessa modello fu per un attimo orripilato all’idea di essere messa in punizione.

“Svolgerete la punizione sabato, alle 19 in punto,presso la capanna di Wolf, il guardiacaccia. E ora a letto! Op op!”

Hermione si girò a testa bassa verso la direzione da cui lei e Tom erano venuti.

Non poteva credere che avrebbe dovuto svolgere una punizione insieme a Riddle.Sarebbero rimasti soli? Al solo pensiero le si accapponò la pelle.

Per lo meno non era stata espulsa.

Mentre si allontanava in silenzio dal punto in cui il custode e Silente stavano ancora parlando, si domandava terrorizzata che cosa le avrebbe fatto Riddle, non appena avessero sceso le scale e  fossero usciti dalla loro visuale.

I suo nervi si tendevano sempre di più al suono di ogni passo dietro di lei,che rimbombava lungo il corridoio vuoto.

Eppure, nonostante i suoi timori, Tom non disse nulla appena iniziarono a scendere giù per i gradini, e nemmeno mentre percorrevano il corridoio che li avrebbe portati nei sotterranei.

-Forse- pensò speranzosa - non vuole  altri guai, per stasera-

Eppure, quando furono a pochi metri dall’apertura nel muro che portava alla sala comune di Serpeverde, Hermione si voltò di scatto verso di lui, in un gesto improvviso che non aveva razionalmente programmato con la mente.

“Sei bravo a mentire.” Disse , ascoltando la propria voce come se le parole fossero appena state pronunciate da qualcun’altro.

Lui si fermò, come congelato, lo sguardo stupito .

Sembrava incredulo dell’audacia della ragazza, e  nello stesso istante lo fu anche Hermione.

Non sapeva  nemmeno lei cosa le fosse preso, perché non avesse approfittato di averla scampata e non fosse corsa nel suo dormitorio senza voltarsi… aveva forse manie suicide?

Tom la guardò senza espressione per un tempo  che a Hermione parve interminabile.

“Mai quanto te, Granger.” Sussurrò  tenendo i suoi occhi innaturalmente immobili incollati al suo viso.

Poi distolse lo sguardo  e si infilò nel buco della porta senza una parola.

Hermione lo seguì, ma quando raggiunse la sala comune, lui era già scomparso nel dormitorio maschile.

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Capitolo 5
*** Cap 5: Un nuovo inizio? ***


Ciao a tutte/i! Lo so il capitolo scorso era corto,spero di farmi perdonare postando in anticipo il nuovo! :) Grazie per i commenti e a presto!! 


Cap-5 : Un nuovo inizio?

Il giorno seguente Hermione si stava recando in Sala Grande per la colazione.

Non aveva chiuso occhio quella notte, e aveva dovuto racimolare tutta la sua buona volontà per alzarsi dal letto, lavarsi e infilarsi la divisa scolastica.

Il ricordo vivido degli avvenimenti del giorno prima - soprattutto quelli della sera prima- le riempiva la testa di domande  alle quali non riusciva a darsi risposta, e avrebbe tanto voluto poter sfilare con la bacchetta quella miriade di pensieri che le affollavano la testa,per depositarli in una delle fialette che Silente teneva nel suo ufficio, vicino al pensatoio.

Dove si sarebbe recato il giovane Voldemort, nel cuore della notte, se lei non lo avesse interrotto?

Aveva già iniziato a cercare la Camera dei Segreti? Aveva già capito,di essere l’erede di Salazar Serpeverde?

E perché non l’aveva nemmeno sfiorata con un dito, una volta che si erano ritrovati soli,e lei era priva della protezione di Silente? Quando si era ritrovata schiacciata contro il muro, con la bacchetta di Riddle alla gola, era certa che lui le avrebbe fatto del male. Che le avrebbe fatto pagare con il sangue la sua curiosità.

Rabbrividendo, raggiunse la Sala Comune,dove il familiare profumo di pane tostato,bacon, marmellata e caffè,la rilassò  un poco…sembrava tutto così normale!

Dal soffitto nuvoloso sovrastante cadeva una fine pioggerellina, che si dissolveva appena prima di bagnare gli studenti e i tavoli imbanditi.

“Hey Hermione!!” la chiamò Sarah sbracciandosi dal tavolo dei Serpeverde.

Hermione la salutò con un cenno e andò a sedersi vicino alla nuova amica.

“Wow! Non hai dormito bene? Hai due occhi!” le mormorò lei appena la vide in volto.

“No…solo un po’ di stress credo…” rispose Hermione sedendosi sulla panca vicino a lei.

“Beh,ci credo! Insomma dev’essere dura per te passare dalla Francia a qui! A proposito, come mai non hai l’accento francese?” Domandò Sarah mentre si serviva due fette di bacon nel piatto.

Hermione sapeva che non c’era malizia nella sua curiosità, ma non potè fare a meno di agitarsi a quella domanda.

“Beh,mio padre è Inglese, e in famiglia parliamo sempre così…” Balbettò.

“Oh! Certo capisco! Beh, è stata una fortuna per te no? Parli benissimo la nostra lingua!”

Hermione stava per risponderle quando sentì un fracasso infernale dietro di sé, come qualcosa di pesante precipitato.

Un improvviso scoppio di risa seguì subito dopo, e Hermione si voltò verso il tavolo di un'altra Casa, dove stavano guardando tutti.

Con  una stretta al cuore, vide un ragazzo enorme,terribilmente familiare, a terra,fra i pezzi di legno della panca distrutta. Si coprì la bocca con la mano, soffocando un grido.

Nonostante non portasse la barba, il suo viso tondo e gli occhi gentili –nonché ovviamente la stazza mastodontica- le fecero subito riconoscere il giovane Hagrid, che rosso di vergogna cercava di rimettersi in piedi,scostando le schegge di legno dalla divisa.

Era incredibile come una persona poteva essere tanto diversa e tanto familiare allo stesso tempo.

“Oh,poverino…” mormorò Sarah guardando compassionevole il giovane mezzo gigante, mentre tutti continuavano a ridere e a schernirlo.

“Ma perché devono sempre prenderlo in giro?” continuò con voce infastidita,guardando male il resto dei ragazzi della tavolata.

Con un moto di rabbia , Hermione si alzò e si avvicinò ad Hagrid porgendogli una mano per aiutarlo a sollevarsi. Lui la guardò con occhi spalancati,incredulo e quando si alzò-superando Hermione di parecchi centimetri, nonostante non avesse ancora raggiuntola stazza dell’Hagrid che lei conosceva- balbettò un

“g-grazie”.

Hermione gli sorrise dolcemente, e con un incantesimo  “Reparo” aggiustò la panca spezzata.

Era così bello trovare un volto amico, in quella Hogwards sconosciuta e minacciosa. Non che Sarah non si fosse dimostrata subito molto carina con lei…ma ritrovare Hagrid era un po’ come ritrovare un pezzo di casa.

Quando Hermione tornò al tavolo,Sarah le lanciò uno sguardo che poteva solo dire “Ben fatto”.

Il ragazzo biondo che tutti chiamavano Cam stava ancora ridendo, mentre diceva ai suoi compagni che questo era quello che succedeva ad ammettera ad Hogwards “gente come lui”.

Hermione strinse con rabbia i pugni sotto il tavolo.

Poi uno sbattere d’ali, subito seguito dal vociare dei ragazzi , precedette l’arrivo della posta.

Gufi, allocchi e barbagianni di tutte le razze e colori svolazzarono verso i rispettivi proprietari,  ma Hermione sapeva che non sarebbe arrivato niente per lei.

“Uffa…mamma dice che se non inizio a studiare fin dall’inizio dell’anno mi invierà una strillettera al giorno!” brontolò Sarah, mentre Hermione sporgeva il capo per cercare se qualcuno avesse ricevuto la Gazzetta del Profeta. Non le sarebbe dispiaciuto leggerla, era un po’ come tornare alle vecchie abitudini- o almeno provarci.

Il suo sguardo scorse tutto il tavolo, ma non vide nessun gufo con la copia del giornale fra gli artigli.

Poi, con una stretta allo stomaco lo vide.

Tom Riddle sedeva in silenzio, lo sguardo fisso sul suo piatto.

- Niente posta per lui- pensò Hermione.-E chi gli scriverebbe?-

Chissà perché, per un attimo, pensò ad Harry, ai suoi primi giorni di scuola. Anche lui era  orfano,come Tom,e non riceveva mai posta ai primi anni. Hermione ricordava che Harry non si era mai lamentato del fatto che nessuno gli scrivesse, eppure lei sapeva che ci stava male.

“Sarah chiama Hermione… Ci sei??” Non sapeva da quanto tempo Sarah la stava chiamando, e non potè fare a meno di arrossire quando si rese conto che si era incantata, persa nei pensieri e… nella compassione?

Per Voldemort?? Diamine! La stanchezza della notte in bianco si stava davvero facendo sentire!

“si?” mormorò arrabbiata con se stessa.

“Che lezioni pensi di frequentare quest’anno? Io voglio fare Divinazione! Dicono che la professoressa Dark sia fenomenale nel prevedere …” Ma Hermione non stava ascoltando una parola di quello che gli stava raccontando l’amica. Era ancora sconvolta per lo strano sentimento di empatia che aveva provato per l’essere spregevole che la sera prima l’aveva così brutalmente minacciata.

Il mostro che aveva ucciso i genitori di Harry,  Sirius…che aveva comandato ai mangiamorte di torturare fino alla follia i genitori di Neville…

Sapeva che Tom non aveva “ancora” fatto quelle cose terrificanti … ma le avrebbe fatte . Sicuramente,se lei non lo uccideva.

E poi aveva già commesso degli atti terribili no? Harry gli aveva detto che aveva ucciso suo padre e i suoi nonni…ma non ricordava bene quando.

Si spremette le meningi, per ricordare le parole di Harry.

“… e quando è tornato nella catapecchia di Morfin, ha incolpato lui per gli omicidi che aveva commesso , gli ha fatto un incantesimo di memoria e gli ha rubato l’anello di Orvoloson Gaunt…”

-Ma certo!- pensò Hermione quasi saltando dalla sedia. Sarebbe bastato guardare le sue mani. Guardare se indossava già l’anello. Questo le avrebbe permesso di sapere se Tom Riddle aveva già ucciso suo padre e i suoi nonni…le prime di tante vittime.

Non che questo facesse tanta differenza, lo avrebbe dovuto uccidere comunque giusto?

Sapere se Tom aveva o non aveva ancora ucciso qualcuno, non avrebbe modificato il fatto che comunque prima o poi lo avrebbe fatto.

Eppure… l’idea di assassinare a sangue freddo qualcuno, per qualcosa che –ancora- non aveva commesso , faceva rabbrividire di disgusto Hermione. Disgusto per sé stessa.

Poi però pensò alla morte di Silente e strinse i denti,scacciando dal suo cuore il senso di colpa. Aveva giurato di farlo. Aveva giurato che avrebbe vendicato Silente.

“Insomma…ma mi stai ascoltando?” pigolò con voce piagnucolosa Sarah.

Hermione ritornò bruscamente  alla realtà, annuendo all’amica.

“si, scusa…ho passato la notte in bianco e ora dormo in piedi!”

“Beh, mi spiace davvero Mione…anche perché alla prima ora abbiamo Storia della Magia…sarà dura per te rimanere sveglia col professor Ruf!”

 

La previsione di Sarah non si rivelò esatta.

Nonostante avesse già seguito lo stesso programma di Storia della Magia un anno prima, Hermione trovò estremamente rilassante tornare a prendere appunti e impegnare il cervello con concetti che non trattassero degli argomenti “Morte”,“Oscuro Signore” e “Missione omicida”.

Era strano trovarsi davanti un professor Ruf in carne ed ossa,invece che fantasma, ma la noia che incuteva nella classe con le sue lezioni era sempre la stessa.

Certo, le mise un po’ di malinconia il fatto che non ci fossero  Ron ed Harry , lì di fianco, come al solito intenti a giocare a tris o mezzi addormentati sul banco –anche se quest’ultimo ruolo lo stava svolgendo egregiamente Sarah- e Hermione si chiese sospirando che cosa stessero facendo ,in quel momento- 50 anni più avanti- i suoi amici.

Quando suonò la campanella fu trattenuta dal professore, che si lamentava del fatto che il suo nome non fosse presente sul registro.

Quando finalmente Hermione riuscì a fargli capire che si doveva trattare di un  disguido, per il fatto che era stata appena trasferita, e il professore la lasciò andare, si accorse di essere in tremendo ritardo per la lezione di Difesa contro le Arti Oscure.

Si mise velocemente la cartella di cuoio a tracolla e arraffò i libri che aveva lasciato sul banco stringendoli al petto,correndo fuori dall’aula.

Ma non appena varcò la porta, si scontrò violentemente contro qualcuno  e crollò a terra, rovesciando rovinosamente libri, pergamena e bacchetta sul pavimento.

Anche il ragazzo che aveva travolto era a terra, massaggiandosi la testa, e aveva rovesciato a sua volta i libri che teneva in mano.

Hermione iniziò subito a scusarsi, rossa di vergogna e mortificata, ma le parole le morirono in gola quando riconobbe gli occhi verdi che la fissavano con astio.

“Puoi almeno guardare dove vai?” mormorò Riddle con voce gelida. Il suo sguardo era così sprezzante e crudele che le tolse un battito.

“Ho chiesto scusa.” Si giustificò tremando Hermione, raccogliendo i libri, mentre lui faceva lo stesso.

-Sei insopportabile, arrogante e maleducato!- pensò lei furiosa,mentre infilava i libri nella cartella.

Furiosa più che altro con se stessa, perché odiava l’effetto che lui le faceva ogni volta, non sopportava di tremare come una foglia ad ogni suo sguardo.

Era terribilmente umiliante, perché di sicuro lui sentiva la sua paura.

-Ma le pagherai tutte! – pensò stringendo così forte la bacchetta da far sbiancare le nocche delle dita.

Ora più che mai, era fermamente decisa a proseguire la sua missione, ogni stupido dubbio e senso di colpa si dissipò dalla sua mente come fumo,mentre la rabbia verso Riddle montava dentro di lei.

All’improvviso-non sapeva se si trattava di un allucinazione causata dalla mancanza di sonno- le risuonarono  nelle  orecchie le parole del vecchio Silente.

“Dovrà controllare tutti i movimenti di  Tom Riddle e scoprire i suoi punti deboli. La conoscenza del nemico è la prima regola in guerra”

Un’idea improvvisa le balenò in mente, e si sentì strana, quando un attimo dopo sentì la sua stessa voce parlare con tono gentile .

“Sai, credo che io e te siamo partiti con il piede sbagliato. Possiamo ricominciare da capo?”

Riddle la guardò corrugando la fronte, come se non capisse di cosa diavolo  stesse parlando.

Hermione gli porse una mano, decisa ad andare fino in fondo. “Mi chiamo Hermione Granger.”

Lui guardò la mano, nessuna espressione trapelava dal suo viso, ma non si mosse.

Hermione si morse nervosa il labbro, mentre aspettava con la mano a mezz’aria che lui facesse qualcosa.

Ma nulla accadde. Tom continuava a starsene lì immobile,congelato.

Hermione cercava di capire cosa provasse in quel momento,ma la sua espressione era illeggibile, e non avrebbe potuto dire se stesse considerando la sua offerta di amicizia o se stesse tramando un modo lento e crudele per ucciderla lì,in mezzo al corridoio.

Dopo qualche secondo abbassò la mano, delusa.

“Ora capisco perché tutti ti evitano.” Esclamò  glaciale .

Per un attimo le parve quasi di vedere un ombra di sofferenza balenare negli occhi del ragazzo, ma sicuramente era un gioco di luce.

Si voltò, e fece per avviarsi lungo il corridoio, quando una voce la fece trasalire e si bloccò di colpo.

“Tom.” 

La voce era straordinariamente normale, da ragazzo. Non c’era traccia dell’arroganza e della freddezza che l’aveva caratterizzata prima.

“Tom Riddle.”.

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 6
*** Cap 6: La spilla ***


Scusatemi se non ho avuto il tempo di rispondere ai commenti,  domani ho un esame all'uni e sono un pò presa! Quindi dovrete apprezzare doppiamente questo capitolo visto la fatica che mi è costato (Dio... spero non sia venuto una schifezza!Già il titolo non mi veniva!! )  :P Grazie ancora a tutte/i siete troppo troppo buoni con i vostri commenti! 
Un bacione e a presto !! :)

Cap 6: La spilla 


“Tom. Tom Riddle ”  .

Quelle tre parole continuavano a risuonarle nella mente,come l’eco di un sogno tormentato, durante la lezione di Difesa contro le Arti Oscure.  - O basta! – pensò stizzita Hermione , quando dopo la sua ennesima distrazione aveva  schizzato maldestramente di  inchiostro tutta la pergamena.

 Con la punta della bacchetta assorbì la macchia di liquido nero,che evaporò dalla carta porosa ,rendendola di nuovo immacolata.

-Si è presentato , e allora? Non cambia niente. Assolutamente niente.-

Eppure per quanto cercasse di non pensarci, la scena di poco prima continuava a proiettarsi ancora e ancora nella sua mente, come un vecchio film in bianco e nero.

Hermione si era bloccata a metà strada, immobile e senza fiato, quando aveva udito dietro di sé  la voce del giovane Voldemort.

Poi si era voltata, incredula, verso il ragazzo. Anche lui era immobile, un ciuffo di capelli neri era sfuggito dalla pettinatura impeccabile e gli ricadeva sul viso, nascondendo il suo sguardo, che era fisso sul pavimento.

 Le parve di intravedere un tremito nelle braccia stese rigidamente  lungo i fianchi, le mani strette a pugno. Poi alzò la testa lentamente, l’ombra scura proiettata dal ciuffo di capelli ribelli si spostò gradualmente sul suo viso cereo, dalle labbra perfette agli zigomi ben delineati, fino ai suoi occhi di un verde trasparente come il vetro.

 La prima volta che Hermione aveva visto quegli occhi, il bagliore verde che emanavano  le aveva subito fatto pensare al lampo di un Avada Kedavra.

Eppure in quell’istante le era parso di notare qualcos’altro, come l’ombra fugace di un sentimento logorante. Un sentimento che Hermione riconobbe subito, perché era quello che provava lei stessa giorno e notte, da quando era morto Silente. Una infinita, spossante e rabbiosa  tristezza.

Hermione  era così stupita  che non riuscì a dire nulla, quando dopo qualche secondo provò a rispondere  lui si era già voltato e se ne stava già andando, marciando di  gran carriera lungo il corridoio,con il mantello nero dell’uniforme che frusciava dietro di lui.

“Signorina Granger!”

Hermione si ridestò con orrore dai suoi pensieri , alla voce severa del professor Drewish.

“Si, professore?” rispose  lei debolmente, le guance gli andavano a fuoco. Diamine! non le era mai successo di distrarsi durante una lezione.

“Data la sua prolungata e scrupolosa attenzione alle mie parole, lei ovviamente  sa dirmi che differenza c’è fra un’incantesimo Incarceramus e il Pietrificus Totalus. Non è vero?” Nella voce del professore, vibrava un tono di malcelata soddisfazione, come se fosse sicuro al cento per cento  che Hermione,non avendo prestato attenzione,non avrebbe saputo rispondere.

“L’incantesimo Incarceramus crea delle corde magiche,che bloccano l’avversario imprigionandolo,ma senza pietrificarlo, a differenza di quello che accade con l’incantesimo Pietrificus Totalus. Il controincantesimo per l’incantesimo Incarceramus è l’incantesimo Diffindo.”

Il sorriso odioso sulle labbra del professore  sparì , mentre -fra i vari bisbigli da parte degli altri studenti - fu costretto ad assegnare 10 punti a Serpeverde.

Hermione si voltò e vide Sarah strizzargli l’occhio. Gli altri ragazzi la guardavano con un misto di rispetto e curiosità.

Si morse il labbro nervosa, quando si rese conto che il suo sguardo,che vagava nell’aula a lei così familiare, non stava cercando Sarah, ma lui.

Perché non era a lezione? Difesa contro le Arti Oscure era una materia obbligatoria,per quelli del quinto anno.

-Non che mi importi il fatto che lui ci sia o meno- si affrettò subito a pensare. Per quanto fosse rimasta stupita dal fatto che poco prima  si fosse  presentato, rimaneva sempre l’arrogante bastardo che era.

-Ma se non è a lezione dove diavolo è?- si passò una mano fra i capelli riccioluti, cercando di schiarirsi le idee. Poteva davvero stare complottando qualcosa? Forse in quello stesso istante era nel bagno di Mirtilla… forse avrebbe liberato il Basilisco…

No. Non glielo avrebbe permesso,avrebbe fatto tutto quello che era in suo potere per impedirglielo.

E avrebbe escogitato un piano,quella sera stessa. Un piano per ucciderlo.

Hermione deglutì a vuoto.

Ogni volta che ci pensava,sentiva  un fastidioso nodo alla gola, come se avesse ingoiato una caramella Mou con strani effetti collaterali, tipo quelle inventate da Fred e George per “I tiri vispi Weasley”.

Da quando era arrivata nel passato, la sua mente aveva evitato come la peste  l’idea di mettersi a tavolino per escogitare il suo piano omicida.

Ma ci avrebbe dovuto pensare. Una volta che lei e Riddle fossero stati da soli… come avrebbe agito? Incantesimi? Veleno? Quella forse era l’ipotesi migliore. La soluzione più rapida e meno cruenta.

Con un tuffo al cuore le venne in mente quando Ron era rimasto avvelenato, bevendo l’Idromele nell’ufficio del professor Lumacorno. – Anche quello, è stata colpa tua. – Pensò amara Hermione. Se non fosse stato per Voldemort, Draco non avrebbe mai ricevuto l’ordine di uccidere Silente, e non avrebbe mai fatto consegnare la bottiglia avvelenata al professore…

Quel pensiero le diede un po’ di coraggio.

Dopotutto non lo avrebbe ucciso per togliersi una soddisfazione personale.  Lo doveva fare.

Per salvare i suoi amici, Harry , Ron…e tutti gli innocenti che sarebbero caduti nelle sue grinfie.

Eppure il ricordo di quello sguardo tormentato le balenò per l’ennesima volta davanti agli occhi.

-è il Signore Oscuro Hermione! Il dannatissimo Signore Oscuro !- e mentre si ripeteva queste parole, la lezione finì.

Si stava recando in Sala Grande per il pranzo,quando sentì una vocina squillante e terribilmente familiare chiamare il suo nome da un angolo del corridoio. “Hermione Granger?”

Una ragazzina pallida, con occhiali spessi come fondi di bottiglia e un grosso foruncolo sul mento la fissava timida, porgendole un piccolo rotolo di pergamena.

“Mirtilla!” Esclamò Hermione stupefatta, non si era ancora abituata alla strana sensazione di vedere le persone che lei aveva conosciuto come fantasmi, presentarsi davanti a lei in carne e ossa.

La ragazzina spalancò gli occhi . “Mi conosci?”

Avrebbe fatto meglio a mordersi la lingua, non era il caso di destare sospetti già dal primo giorno di scuola!

“Io… ehm…” si inventò una scusa su due piedi “Beh ho sentito tanto parlare di te!” disse sperando di rendere felice la ragazza, facendole credere di essere così popolare.

Invece, con una smorfia che Hermione conosceva fin troppo bene, i suoi occhi si riempirono di lacrime.

“Oh, certo. Cosa ti hanno detto? Mirtilla la musona puzza come una cacca di troll? O ti hanno raccontato che sono caduta in un calderone pieno di linfa di Bubotubero da piccola?” Singhiozzò scacciandosi una ciocca di capelli unti dalla faccia con fare melodrammatico.

“Oh no!” si affrettò a dire Hermione.

“No, veramente mi hanno solo detto che…ehm … sei molto simpatica!”

“Si certo!” piagnucolò Mirtilla tirando su col naso. Chiaramente non credeva a una sola parola.

“Beh, io ti trovo simpatica!” aggiunse  subito sperando di frenare il nubifragio di lacrime.

“Ma se non mi conosci neanche!”  Ok. Era abbastanza, anche da viva era una lagna. Hermione era davvero stufa di stare lì a discutere, rischiando di esporsi sempre di più. “Insomma che cosa volevi dirmi?” Le domandò  alla fine, con tono esasperato.

“Ho una lettera da parte del Professor Lumacorno”. Mormorò Mirtilla con voce nasale porgendole il piccolo rotolo di pergamena.

 La notizia la scioccò. Che cosa poteva volere da lei il professore di Pozioni?  Possibile che avessero scoperto la sua bugia e volessero espellerla? No… se così fosse la avrebbero fatta chiamare dal Preside…

 “Grazie.” Sussurrò prendendo la pergamena e avviandosi con il cuore in gola verso il bagno delle ragazze, mentre Mirtilla continuava a piagnucolare nel corridoio dietro di lei.

Quando entrò nel bagno deserto si chiuse la porta alle spalle e strappò il timbro di ceralacca che sigillava la pergamena.  Una bella grafia verde le chiedeva di partecipare a un colloquio quel pomeriggio stesso,alle 6, nell’ufficio del professore.

   --

 

Quella sera, Hermione non aveva proprio fame, si sentiva lo stomaco chiuso.

Prese giusto una fetta di pane tostato dal tavolo dei Serpeverde  e si avviò  verso la biblioteca.

Era ancora incredula per quello che le aveva detto il professor Lumacorno poco più di mezzora prima.

A quanto pareva la ragazza che fungeva da Prefetto per la casa dei Serpeverde era dovuta tornare urgentemente a casa, a causa di una malattia acuta della pelle…e  lui aveva chiesto a lei di prendere il suo posto. La notizia la aveva presa completamente impreparata.

“Ma professore… è proprio sicuro? Io sono appena arrivata, non so niente di Hogwarts!” Aveva mentito sperando di fargli cambiare idea. Era già stata Prefetto dei Grifondoro, per ben due anni, ma c’era qualcosa in quella proposta inattesa che incomprensibilmente la terrorizzava .

“Sono certa che ci sarà qualche altra ragazza più idonea a quel ruolo.”

Ma il professore non aveva voluto sentire ragioni. “Oh, ma il suo curriculum scolastico è il migliore di tutta la scuola!Davvero eccellente! Credo sia al pari solo di quello di Tom Riddle!”

Ecco. Appunto.

Hermione sapeva che avrebbe dovuto essere entusiasta di quella opportunità. Diventare Prefetto della Casa, non le avrebbe solo fatto guadagnare rispetto e reputazione, ma sarebbe stata l’occasione che stava cercando, perché le avrebbe permesso di avvicinarsi al nemico più di quanto si sarebbe mai potuta sognare.

Eppure …

“Oh suvvia! Sicuramente sarà un ottimo Prefetto,Signorina Granger non può rifiutare questa occasione! Non lo sa che essere stati Prefetti a Hogwards può aprire molte porte nel mondo del lavoro? Oltre alle amicizie giuste si intende! Lei non sarebbe interessata a entrare nel Ministero? ” Le sorrise con occhietti vispi Horace Lumacorno.

“Veramente...” Balbettò torcendosi nervosamente le mani.

“Ma certo che lo è! A proposito…se è libera sabato sera avrei organizzato una cenetta! Sa, sono solito organizzare delle cene con i miei studenti migliori…”

Hermione sapeva esattamente dove il discorso sarebbe andato a finire.

Dall’anno scorso era venuta a conoscenza – e aveva frequentato- il peculiare “Lumaclub” che il professore formava ogni anno con gli studenti più talentuosi, e con quelli imparentati con personaggi autorevoli.

“Mi spiace, ma sabato sono in punizione.”

Già. Insieme a Riddle. Yuppy.

“Oh, che peccato.” Mormorò il professore. “Beh, l’importante è che lei abbia accettato il posto da Prefetto!”

Hermione non aveva fatto in tempo a dire che veramente non aveva ancora deciso, perché il professore la congedò bruscamente ficcandole in mano il distintivo a forma di P dorata. “A presto Signorina, non vedo l’ora di vederla a lezione!” e l’aveva spinta fuori dalla porta.

 

Ora, mentre percorreva i corridoi deserti, e il vociare rumoroso dei ragazzi a cena nella Sala Grande si attutiva dietro di sé, si domandava nervosa che cosa avrebbe fatto.

Sicuramente avrebbe dovuto parlare con Riddle. Forse non sapeva di quel cambiamento.

Hermione si domandò come l’avrebbe presa. Poi lo stomaco le si chiuse ancora di più pensando a tutte le ore che avrebbero dovuto passare insieme… l’organizzazione delle decorazioni di Halloween e di Natale, la sorveglianza dei ragazzi del primo anno, la supervisione delle punizioni…

E poi cosa era successo veramente alla ragazza che avrebbe sostituito? Chissà perché a Hermione non convinceva quella scusa della malattia della pelle.

Non appena varcò la porta della biblioteca però, il familiare  odore di pergamena, libri polverosi e legno le invase le narici e si sentì subito immensamente felice. Nella vita ci sono poche cose, per cui vale la pena vivere, e per lei leggere era una di queste. La biblioteca era stata dal suo primo giorno di scuola, il luogo del castello che preferiva.

Si avviò con il toast in bocca e i libri sotto il braccio , percorrendo con  cuore leggero il corridoio deserto fra gli scaffali altissimi, per raggiungere quello che ormai da anni era diventato il suo tavolino.

Quando però svoltò attorno allo scaffale  della lettera U, notò con stizza che il posto era già occupato.

Il toast gli cadde di bocca.

Tom Riddle, aveva alzato la testa dai libri e la fissava con aria ancora più sorpresa della sua.

Hermione sentì il cuore pulsargli veloce, e le mani le pizzicarono.

-Cavolo. Possibile che me lo trovo sempre davanti!?-

A quanto pare lo stesso pensiero nacque nella mente del giovane, perché dopo un attimo di sgomento riacquistò tutta la sua tempra e  la fissò malevolo.

 “Granger.Sembra quasi che tu non faccia che pedinarmi da quando sei arrivata qui.”

Hermione sentì il battito del cuore aumentare all’impazzata. Possibile che lui sapesse? 

Il terrore le fece torcere lo stomaco, e in quel momento fu felice di non avere mangiato nulla.

Il suo sguardo sprezzante le dava letteralmente sui nervi. “ Non ti sembra un pochino paranoico?e presuntuoso?”

 Riddle alzò le sopraciglia, e Hermione rimase letteralmente spiazzata quando vide le sue labbra piegarsi in un debole sorriso divertito.

“E chi l’ha detto che la presunzione è un difetto?” Hermione non rispose, ipnotizzata dal suo sorriso velenoso.

“Come mai non sei in Sala Grande? Tutti i  ragazzi della tavolata si chiederanno dove sia finita la loro nuova amichetta.” Pronunciò l’ultima parola con disprezzo.  Hermione diede un occhiata al tavolino a cui era seduto, su cui c’erano appoggiati i libri e una mela. 

Si chiese se quella fosse la regola per lui, cenare da solo in biblioteca per studiare fino a notte fonda.

-Beh, se è così è quello che si merita- pensò con un moto di stizza

“Veramente, la tua prima impressione era giusta. Stavo cercando te.” Mentì.

-A dire il vero ero venuta qui per studiare un piano per annientarti. Ma dato che ci sono…-

Le sopracciglia di lui si sollevarono, disegnando una ruga di sorpresa sulla sua fronte liscia.

“Me?” Il tono di voce era stranamente più morbido, come se a pronunciare le parole fosse stato un ragazzo più giovane.  Poi il suo volto ritornò apatico, e la sua voce tagliente come il ghiaccio.

“Non vedo per quale motivo tu debba cercarmi, Granger. A meno che tu non mi stia nascondendo qualcosa.”

-Soffre forse di qualche disturbo di personalità?- si domandò lei spazientita.

“Cos’è? Trovi così strano che un altro essere umano voglia parlarti  senza avere qualche secondo fine nascosto?” .Non aveva mai conosciuto un ragazzo così asociale.

Alle sue parole però, notò i muscoli del suo viso contrarsi e per la seconda volta, un lampo di sofferenza baluginò nei suoi occhi. E stavolta non poteva essere stato un gioco di luce.

Diamine! Perché doveva sentirsi così dannatamente in colpa? Aveva cominciato lui no?

Si morse le labbra ,ma non potè trattenere le parole che già uscivano dalla sua bocca.

“Tom.”  Mormorò con voce mortificata.

Lui non si mosse, fissava immobile  il tavolo,come se non la avesse neanche sentita.

Lei si avvicinò timidamente .

“Volevo  chiederti scusa per oggi, non avrei dovuto dirti quelle cose.” Cavolo, le dispiaceva davvero.

A quelle parole lui sollevò il viso, e Hemione vide gli occhi scintillare chiari attraverso le sue ciglia scure, che la fissavano sgomenti.

“Perché mi stai dicendo questo?” mormorò con voce roca.

Hermione non sapeva cosa rispondere. Forse perché in quel momento, concentrata sulle strane ombre che le ciglia proiettavano sulle sfumature verde acqua dei suoi occhi , si sentiva la testa leggera come se fosse stata piena di elio.

“ci deve essere per forza un motivo, per cercare di essere gentili?” Balbettò infilandosi senza accorgersene una mano in tasca, dove iniziò a giocare nervosamente   con il  distintivo da prefetto.

Lui non rispose. Abbassò il capo e fece finta di rimettersi a leggere.

“Beh, grazie.” Disse alla fine con un sussurro.

Hermione spalancò gli occhi. La stava davvero ringraziando?

Senza accorgersene,strinse tra le dita il distintivo così forte da stritolarlo, e una fitta di dolore acuto le fece scappare un gemito.

Si era punta con l’ago di metallo della spilla.

Il verso di dolore fece voltare Tom all’istante, che guardò sgomento mentre Hermione si portava il dito sanguinante alla bocca.

“Che diavolo stai combinando Granger? Speravo di riuscire a studiare.” Sibilò.

“Mi sono tagliata razza di stupido!”  Gridò lei esasperata agitando la mano per farle aria.

“E come hai fatto a tagliarti da sola così dal nulla!?”  Ma perché gridava tanto?

E perché finivano sempre per litigare? Dio quanto lo odiava!

Tirò fuori dalla tasca la spilla e la getto con rabbia proprio sul libro che lui stava leggendo.

Tom la scrutò in silenzio, poi un sorriso scaltro comparve sulla sua bocca.

“Violet è stata mandata a casa eh?” Chissà perché a Hermione quel sorriso fece gelare il sangue .

“Se per Violet intendo la poveraccia che dovrò sostituire come Prefetto,sì.”

Il sorriso di Tom non svanì mentre la guardava con aria divertita.

“Bene. Ti consiglio di non iniziare a scocciarmi se non vuoi fare la stessa fine.” Sembrava divertirsi come un gatto col topo.

-è una minaccia?- pensò Hermione con aria di sfida.

“Non mi fai nessuna paura Riddle. Sappilo.”

Lui rise,una risata amara,falsa.

Lei lo fulminò con lo sguardo. Era furiosa, con lui e con se stessa. Come aveva potuto pensare di chiedergli scusa?

“A presto Granger. Magari ci troviamo stanotte, nei corridoi. Forse stavolta il custode non interromperà così bruscamente la nostra piacevole  conversazione”. Il viso di lei avvampò.

– Ti cancellerò dalla bocca quel sorriso arrogante.Fosse l’ultima cosa che faccio.-

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Capitolo 7
*** Cap 7: Acqua e sangue ***


Ciao a tutti/e! Mamma mia ragazze, è tardi e mia mamma mi grida che devo andare a dormire...ma io devo pubblicareeeeeee!!!! o__0
Grazie a tutte!!!!! commentate! ora scappo se no mamma mi uccide...e poi come fate a sapere come continua la storia? :)

Cap. 7 : Acqua e sangue

 

Rumore di acqua e odore di ruggine.

Avanzava scalza,il contatto con il pavimento di pietra nera e liscia sotto i piedi nudi  la faceva tremare, l’acqua gelida le arrivava alle caviglie e il  freddo le gelava le ossa fino al midollo.

Non capì dove si trovava, la sua vista era offuscata, come un vetro di una finestra appannato dal vapore del respiro.

Poi lentamente, come se il vapore si stesse dissolvendo piano, vide le pareti bianche,le mattonelle crepate e i lavabi di ceramica e capì che si trovava in un bagno.

I rubinetti erano aperti al massimo ed i lavandini erano pieni d’acqua, che traboccava da essi  in rivoli simili a piccole cascate.

Hermione si strinse le braccia attorno al petto, mentre il suo respiro formava nuvole di vapore nell’aria gelida. Il rumore scrosciante dell’acqua si mescolava ad una strana litania, in una lingua sconosciuta.

Sollevò  i bordi della camicia da notte inzuppati e pesanti mentre si muoveva per guardarsi attorno.

Il suono della voce aumentò ,freddo,sibilante e monotono nel suo ripetersi simile a una filastrocca.

Non capiva se venisse da qualche parte in particolare o fosse solo nella sua testa,come un ricordo  sfumato nel sogno.

Poi,all’improvviso riconobbe la lingua misteriosa, ma non ebbe il tempo per darle un nome,perché in quello stesso istante notò che l’acqua in cui si spostavano i suoi piedi stava diventando rossastra.

Il fiato le si bloccò nei polmoni quando capì che quello era sangue.

Seguì con lo sguardo la scia vermiglia, con il cuore che le pompava frenetico in gola.

Il sangue proveniva dalla sagoma di un corpo,prono sul pavimento  a pochi metri da lei.

Accasciato con il viso sommerso nell’acqua ,l’unica parte visibile era la schiena insanguinata,una schiena forte, con spalle larghe, da ragazzo.

Hermione si precipitò verso di lui,e con fatica voltò il corpo mettendolo supino, e lo guardò.

Vide il volto di un ragazzo bellissimo. I suoi lineamenti le ricordarono quelli di certe statue di angeli,che aveva visto quando era stata in vacanza con i suoi genitori, in Italia.

Anche la pelle sembrava quella di una statua,levigata e marmorea.

I capelli corvini grondavano acqua e si appiccicavano alla pelle della fronte e delle guance, la curva dolce appena sopra le sue labbra piene,regalava alla sua bocca un’aria quasi infantile.

Le ciglia incredibilmente lunghe e scure erano imperlate di goccioline d’acqua che scivolavano come lacrime sugli zigomi alti e perfettamente scolpiti.

Hermione non sentiva quasi più alcun suono,a parte il battito pulsante del suo cuore  mentre contemplava senza respirare il volto dell’angelo.

Ma la litania in serpentese aumentava di pari passo, diventando sempre più incalzante .

Una morsa lancinante di dolore le strinse il petto facendola sussultare,quando si rese conto di quello che era accaduto.L’angelo era morto.

Non poteva sopportarlo,non poteva sopportare di fissare quella bellezza uccisa,rovinata, come un fiore calpestato .Non poteva sopportare l’idea che non avrebbe mai potuto vedere il suo volto animarsi e guardarla. Eppure non riusciva a staccare gli occhi da lui.

Chi era quel ragazzo? Chi l’aveva ucciso? Era stato Voldemort? Erano state le zanne del basilisco a dilaniare il suo petto? Eppure Hermione sapeva che non era quella, la tecnica che il mostro usava per uccidere.

Gli bastava un sguardo,per togliere la vita a qualunque fosse stato così sfortunato da trovarselo davanti.

All’improvviso, un fiotto di acqua e sangue uscirono dalla bocca del ragazzo, e un terribile gemito di dolore e sofferenza ruggì nel suo petto.Poi i suoi occhi si spalancarono. Occhi verdi, carichi di terrore.

Hermione sussultò e si allontanò di scatto. Conosceva quegli occhi. Conosceva l’espressione di dolore e sofferenza che baluginava dentro di essi,sentimenti  mai espressi, fantasmi nascosti  che si mostravano solo a lei e a nessun’altro. Le sue labbra sporche di sangue si mossero, senza emettere alcun suono. Ma Hermione vi lesse lo stesso quello che volevano dirle,perché la stessa domanda disperata  traspariva chiaramente  dai suoi occhi feriti.  “Perché?”

All’improvviso un dolore acuto le trafisse il palmo della mano destra.

La aprì e  qualcosa cadde dalla sua mano, schizzando acqua ovunque, mentre precipitava sul pavimento allagato e con un tonfo sordo toccava il fondo di marmo.

Hermione di guardò la mano,un lungo taglio le correva lungo il palmo.

Davanti a sé vide il suo riflesso distorto su uno specchio rotto,le crepe simili a una grande ragnatela dividevano la superficie lucida in tanti frammenti.Da ogni frammento poteva vedere il suo riflesso.Tante Hermione la guardavano , gli occhi carichi di orrore e gonfi di lacrime, la labbra tremanti che si muovevano frenetiche. Le labbra non smettevano di muoversi,allo stesso ritmo della voce fredda e sibilante che continuava la sua macabra litania. Il riflesso di una di quelle  Hermione  la fissava anche da sotto l’acqua. Un pezzo di specchio insanguinato, caduto poco prima ai suoi piedi.

 

Hermione si svegliò di scatto, sudata e ansimante.

Sbattè gli occhi nel buio. Non c’era nessuna luce in quel sotterraneo simile a una tomba.

Un improvviso senso di nausea le annodò le viscere, e trattenne a fatica un conato.

-Era solo un sogno. Solo un sogno- Continuava a ripetersi, mentre con la manica della camicia da notte si asciugava il sudore sulla fronte.

Ma sapeva che non era vero. Non era solo un sogno. Era un chiaro, orripilante squarcio del futuro che  le aspettava. Si nascose il volto tra le mani, mentre singhiozzi silenziosi scuotevano il suo corpo febbricitante.

Non ce la avrebbe fatta. Sapeva che non sarebbe mai riuscita a compiere la missione che Silente le aveva affidato.

Il ricordo degli occhi di Tom Ridde, pieni di terrore e paura le faceva stringere il cuore.

-è solo un ragazzo- mormorò fra le lacrime.

Come avrebbe potuto?

Aveva tanta voglia di tornare a casa.

Ma sapeva che se fosse tornata ora, tutto era perduto.

Forse, non ci sarebbe più stata una casa. Non ci sarebbe più stata neanche  Hogwards,perché il Voldemort del futuro avrebbe distrutto tutto il suo mondo.

Non avrebbe potuto uccidere un ragazzo innocente… ma Tom era davvero innocente?

Avrebbe dovuto accertarsene. Non poteva continuare a piangersi addosso in preda a questi sentimenti contrastanti,o sarebbe impazzita.

-Domani guarderò se ha l’anello al dito. Scoprirò se ha ucciso suo padre e i suoi nonni. Capirò se è innocente…-

Forse se avesse saputo che Riddle era un assassino, se lo avesse scoperto mentre apriva la Camera dei Segreti, avrebbe trovato la forza per ucciderlo.

Appoggiò la guancia bollente sul cuscino fresco, e cercò di respirare profondamente per calmarsi.

A poco a poco,le sue membra si rilassarono, e il respiro diventò regolare. Pensieri confusi e ricordi di infanzia le danzavano nella mente,come per confortarla e cullarla nel sonno.

Eppure,per un attimo prima di addormentarsi, nella sua mente vagò una domanda,timida e inattesa quando improbabile.

E se Tom non avesse ancora ucciso nessuno?Se non avrebbe mai ucciso nessuno?Allora non avrebbe dovuto ucciderlo. Si poteva cambiare il destino di un uomo? Si poteva salvare la sua anima?

 Ma non si sarebbe nemmeno ricordata di quei pensieri una volta sveglia al mattino seguente,perché certi desideri sono così fragili e delicati, come ali di farfalle, che se espressi ad alta voce e a mente lucida si sgretolano in mille pezzi, riducendosi in polvere .

 

 

“Wow! Prefetto! Mione non posso crederci!” Esclamò Sarah per quella che a Hermione parve essere la dodicesima volta.  Lei alzò gli occhi al cielo,mentre addentava un pezzo di pane spalmato di burro e marmellata di lampone,ma non poteva non trovare piacevole la compagnia di Sarah, anche se la chiamava “Mione” .

Era strano per lei avere una amica femmina, di solito passava tutto il suo tempo con Harry e Ron. Aveva sempre sentito di non appartenere a quella tipologia di ragazze che spettegolano tutto il tempo di ragazzi e vestiti, ma effettivamente spesso sentiva che le sarebbe piaciuto parlare con qualcuno con un filo di “sensibilità” in più, cosa che i ragazzi di solito non sapevano neanche dove stava di casa. A volte le sembrava proprio che maschi e femmine parlassero due lingue diverse.

“è pazzesco! Sei appena arrivata e bum! Prefetto!” disse la ragazza mimando un’esplosione con le mani.

“Si…l’hai già detto.” Mormorò lei sorridendo.

Quella mattina si era  svegliata incredibilmente riposata. Probabilmente il pianto e la stanchezza l’avevano fatta sprofondare in un sonno profondo e ristoratore.Le sembrava quasi che il sogno e la disperazione della notte prima fossero lontani anni luce.

Ad un tratto il viso di Sarah, concentrato sul soffitto nuvoloso sopra le loro teste, si adombrò.

“Chissà cos’è successo a Violet, però.”

Hermione fece una smorfia. Ricordava le parole minacciose che le aveva rivolto il prefetto dei Serpeverde nella biblioteca la sera prima. Ma non poteva essere certa che fosse stato lui il responsabile…

Forse in quell’istante Sarah giunse alla stessa conclusione, perché  il colorito già chiaro della sua pelle lentigginosa sembrò scomparire del tutto.

“Oddio. è stato lui.” Sussurrò con un filo di voce.

Hermione non capì se fosse una domanda o un affermazione.

“Cosa te lo fa pensare?” Domandò mentre l’amica la guardava con occhi sgranati di paura.

“Oh Mione! Perché sono stata così stupida! È ovvio!”

“Ma cosa stai dicendo? Calmati!” Hermione sapeva che la paura della ragazza era ben giustificata. Dopotutto era del tutto lecito essere terrorizzata da Voldemort.

 “Ma si! Tutto quadra!” Esclamò Sarah .

“Prima delle vacanze avevamo fatto un pigiama party! E Violet aveva confessato a tutte che avrebbe trovato il modo per fare suo Tom Riddle!”

Hermione spalancò gli occhi.

Fare suo Tom Riddle?” L’idea le parve comica e irritante allo stesso tempo.

Sarah annuì. “Diceva che avrebbe studiato tutta l’estate per creare un filtro d’amore. Un filtro d’amore così potente che ne sarebbe bastata una goccia, per farlo cadere ai suoi piedi.”

“Che idiozia!” commentò Hermione. Aveva sempre trovato deplorevoli le ragazze che cercavano di stregare con filtri e incantesimi i ragazzi di cui si erano prese una cotta. Era completamente contrario a qualsiasi principio morale e etico. Obbligare una persona a fare quello che si voleva… costringerla a provare sentimenti che in realtà non voleva provare…

Terribile.

Era praticamente come un’ Anatema senza perdono, l’Imperius. Anzi peggio.

“è quello che le ho detto anche io! Lui non è uno stupido. Non si sarebbe fatto propinare un filtro,la avrebbe scoperta. La avevo avvertita che era pericoloso!Non è la prima volta che lui…” Sarah bloccò la frase a metà, come se avesse temuto di avere parlato troppo. Hermione era esterefatta del fatto che anche allora, sembrava che tutti temessero Tom Riddle, e che cercavano quasi di non nominarlo. Certo, non eravamo già giunti al livello di chiamarlo Tu-sai-chi, ma era chiaro che Sarah non si trovasse a suo agio a parlare di lui.

Non poteva biasimarla.

“Caspita quanto è tardi! sarebbe ora di andare a lezione!” Disse Hermione cercando di chiudere l’argomento.

“Oh, Mione! Non mi piace questa cosa del Prefetto!” Piagnucolò lei fissandola con gli occhi sbarrati.

“Ma se è da un ora che continui a dire ‘Wow ‘?”

“Si, però ora che ci penso potrebbe essere rischioso! Insomma, con Riddle…” balbettò lei tremando leggermente. “Promettimi che starai attenta! E che cercherai di stargli alla larga!”

“Come faccio a stargli alla larga se abbiamo praticamente il settanta percento di lezioni in comune, dobbiamo svolgere insieme il lavoro da Prefetti e abitiamo nella stessa Casa? Ho pure una punizione con lui sabato…cioè tra due giorni!” Hermione si accorse che forse aveva parlato troppo,la ragazza la guardava sbigottita,con una forchetta a mezz’aria.

“Punizione? Come hai fatto a farti mettere in punizione? Eh…aspetta un attimo! Con Riddle??”

Hermione si morse le labbra.

“Beh…è una storia lunga…”

Per fortuna in quel momento la professoressa Guillian battè le mani gridando che era ora che ognuno si dirigesse verso le proprie aule.

Le due ragazze presero le cartelle e si incamminarono verso l’uscita.

Alla prima ora avevano Erbologia,con la professoressa McFarrel.

Hermione deglutì, pensando che avrebbe rivisto Tom. Una corda invisibile le strinse la bocca dello stomaco,ripensando all’incubo.

Anche se era stato solo un sogno era stato terribilmente reale, e lei sentiva ancora il bruciore del senso di colpa roderle lo stomaco come acido. Perché nel sogno,era stata lei il mostro, non Voldemort.

Anzi, era ancora peggio di lui. Perchè  non aveva ucciso la sua vittima con un Avadakedavra, un lampo di luce verde e poi più nulla.

No.Lei lo aveva accoltellato alle spalle,con un pezzo di specchio,per chissà quante volte, e lo aveva lasciato a morire dissanguato,mezzo annegato in una pozza del suo stesso sangue. Lo aveva fatto soffrire come un cane.

No. Quella non era lei. Il sogno mentiva.Non avrebbe mai potuto fare una cosa simile…

E ora lo avrebbe rivisto. Si chiese per un attimo se  dopo aver visto il terrore e il dolore nei suoi occhi, l’avrebbe guardato con occhi diversi. Per un istante fugace come un battito di ciglia,si chiese se avrebbe rivisto la bellezza sconvolgente dell’angelo. Ma subito cancellò quest’ultimo pensiero.

Siamo ancora in guerra Hermione. 

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Capitolo 8
*** Cap 7: Falling in the dark ***


Ciao ragazze! Visto che lo scorso capitolo era corto, voglio farmi perdonare,postando in anticipo! Anche questo non è lunghissimo, ma aggiornerò presto,promesso!! 
Grazie infinite per le recensioni, soprattutto ringrazio le fedelissime Stella 13,Willow Malfoy, Derret, Cherolain e Lady Darcy, ma anche tutte le nuove lettrici e tutti quelli che leggono senza commentare :)
Buona lettura!

Cap 8: Falling in the dark


Erano passati due giorni, dall’incubo, ma Hermione non aveva dimenticato.

 Non aveva dimenticato il sangue che aveva colorato l’acqua come un fiore vermiglio che schiudeva i suoi petali, non aveva dimenticato la paura e la tristezza negli occhi dell’angelo.

Eppure quando il giorno dopo aveva rivisto Tom Riddle, nei suoi occhi non vi era più alcuna traccia della vulnerabilità che aveva intravisto nel sogno. Anche la bellezza dei suoi lineamenti, contorti nella sua espressione fredda e controllata,non conservava lo splendore fulgido e marmoreo del ragazzo ferito.

Aveva osservato a lungo le sue mani, durante l’ora di Erbologia, mentre lavoravano per potare i germogli di aconito. Mani affusolate,con  dita da pianista. Hermione aveva notato delle cicatrici su di esse,delicati fili color madreperla che si avvolgevano sul dorso e sulle dita, e si era chiesta cosa poteva avergliele procurate. Ma aldilà di questo,niente anelli. Certo, questo non significava niente.

Poteva benissimo esserselo tolto per lavorare in serra.

Ma in quell’istante  Riddle la guardò con occhi freddi e ostili e lei dovette distogliere in fretta lo sguardo dalle sue mani. 

Quella era stata l’ultima volta che i loro occhi si erano incrociati.

Hermione cercò più e più volte di avvicinarsi a lui, di parlargli ,ma sembrava che il futuro Signore Oscuro facesse di tutto per evitarla. Come evitava tutti gli altri del resto.

Tutto questo non aveva fatto che aumentare la tensione di Hermione, che agognava la possibilità di parlare con lui, di guardare se prima o poi avesse indossato l’anello.

Ed era arrivato sabato sera, la sera della punizione.

Mancavano pochi minuti alle sette. Hermione non aveva mangiato nulla,l’agitazione le aveva chiuso lo stomaco e dovette utilizzare tutto il suo coraggio per afferrare il mantello pesante e dirigersi fuori dal castello, verso il capanno del vecchio guardiacaccia.

Quando varcò il portone dell’entrata principale, il vento freddo e pungente le morse il viso e lei rabbrividì,tirandosi su il cappuccio del mantello.

Mille domande e pensieri si affollavano nella sua mente come piccole api agitate, mentre calpestava l’erba soffice e bagnata ,profumata di pioggia.

Sarebbe restata sola con lui… e quel pensiero era insieme terrificante e fastidiosamente  eccitante. Si domandò se avrebbe avuto la possibilità di parlargli, se avrebbe scoperto alcuni dei suoi segreti.

Ma in verità non sapeva bene cosa aspettarsi.

Quando intravide la capanna del guardiacaccia ,una dolorosa sensazione di nostalgia la colpì in pieno petto. Non era affatto diversa dalla capanna di Hagrid che lei conosceva bene.

Una luce tenue fuoriusciva dalla finestra e il fumo bianco si levava dal camino stagliandosi come uno spettro sul cielo notturno, dove avevano iniziato a fare capolino le stelle.

Avvicinandosi ulteriormente vide due sagome,stagliarsi sull’uscio della porta, un omino gobbo e piccolo,che all’inizio le parve un elfo domestico,  e un ragazzo, appoggiato al muro con le braccia incrociate sul petto.

La stavano aspettando.

Affrettò il passo,con il cuore in gola  fino a raggiungere i due .

“è la signorina Granger?” chiese l’omuncolo ,con voce gentile.

“Si. Scusate il ritardo.” Mormorò lei .

Alzò lo sguardo verso Riddle, ma lui stava guardando fisso davanti a sé,come se non avesse neanche notato il suo arrivo.Hermione sospirò,insieme delusa e irritata. Aveva forse intenzione di ignorarla per sempre?

“Bene, possiamo cominciare allora. Prendete questi.” Disse loro il guardiacaccia porgendo a loro dei lunghi pali di legno a cui era legato sulla cima un retino.

Tom afferrò  bruscamente il suo con fare sdegnato, quasi facendo cadere l’esile vecchietto , e Hermione  volse  un’occhiata  di scuse al pover’uomo,prendendo anch’essa il suo bastone.

- Evidentemente all’orfanotrofio non insegnano le buone maniere…- pensò seccata ,ma subito dopo il pensiero le parve terribilmente cattivo. Cosa ne sapeva lei di cosa insegnavano in un orfanotrofio?

Wolf,il guardiacaccia, fece loro cenno di seguirlo, e entrambi si avviarono silenziosamente dietro di lui.

Arrivarono su una sponda del lago, dove c’erano i pontili a cui attraccavano le barche che al primo di settembre conducevano gli studenti del primo anno alla scuola.

Hermione ricordava ancora quella sera di tanti anni fa,quando aveva solcato per la prima volta il lago su una di quelle barche. Come si era sentita felice, elettrizzata, pronta per iniziare la sua favolosa avventura nel mondo della magia, un mondo che non aveva saputo esistesse fino a pochi mesi prima.

Ora, ripensando alla spensieratezza di quella bambina,non poteva che stringere i denti amara. La bambina non avrebbe mai immaginato che in quella stessa scuola ,avrebbe dovuto diventare un’assassina.

“Raccoglierete le alghe e  pulirete il fondale e le barche. Senza usare la magia. Verrò a riprendervi a mezzanotte.”

Un’ondata di panico si impossessò di Hermione quando le parole pronunciate dal guardiacaccia iniziarono a prendere significato nella sua mente. La avrebbe lasciata lì da sola. Con Riddle.

Ne era consapevole dal momento che Silente li aveva messi in punizione, eppure solo in quel momento comprendeva appieno tutto ciò che questo comportava.

“Buon lavoro!” esclamò l’omino sorridendo. Lasciò a terra una delle  lampade ad olio che teneva in mano e si voltò, allontanandosi nell’oscurità.

Per un breve,eterno momento nessuno si mosse e nessuno parlò.

In quel silenzio Hermione  fu improvvisamente  conscia della presenza di Tom a pochi metri da lei. Conscia del suo respiro, del sangue che scorreva veloce nelle sue vene. Sangue che nel sogno aveva macchiato le sue mani…

“Bene ,Granger. Forse è il caso che tu inizi a lavorare.”

La sua voce,fredda e tagliente come un rasoio la scossero dai suoi pensieri.

“Cosa? “ mormorò mentre guardava incredula il ragazzo,che saliva su una barca e si sedeva  sulla panca di legno al suo interno.

“è per colpa tua che ci ritroviamo qui,ricordi?” disse il ragazzo scacciando dagli occhi  un ciuffo di capelli ribelli con la mano. Poi si sdraiò  con nonchalance sulla panca, con le mani dietro la testa e la guardò con aria di sfida e superiorità, un ghigno arrogante piegò l’angolo della sua bocca .

“Stai scherzando vero?” Domandò Hermione  furiosa.

“Non ho nessuna intenzione di fare tutto il lavoro da sola, mentre tu ti rilassi!” Sibilò  decisa a non fargliela passare liscia. Chi si credeva di essere per darle ordini?

“Fossi in te non perderei tanto tempo in recriminazioni …le alghe non si raccolgono da sole.” Mormorò lui osservandosi le unghie della mano destra.

Un moto di rabbia e indignazione montò dentro il petto di Hermione. Era troppo.

Lanciò il suo bastone sulla barca, mancando di poco Tom, che guardava stupito ora il retino sul fondo della barca,ora Hermione.

“cosa credi di fare Granger?” esclamò acido.

Hermione salì sulla barca e si piazzò davanti alla panca, sovrastando Tom con le mani puntate sui fianchi.

“Te l’ho già detto una volta,Riddle. Non mi fai nessuna paura.”

Ed era vero, in quel momento non lo temeva. Non vedeva il pericolo che stava correndo. Voleva solo prendere a schiaffi quel ragazzo prepotente e presuntuoso, che ora la fissava  esterrefatto .

“Tu…tu non sai niente della paura.” Sibilò il ragazzo raddrizzandosi fino ad alzarsi fino a sovrastare di una decina di centimetri Hermione.

I suoi occhi bruciavano nei suoi come acido. Hermione rabbrividì, l’improvvisa vicinanza col suo viso le trasformò le gambe in gelatina, e lo stomaco le sembrò trasformarsi in un pezzo di ghiaccio.

“Io ho visto morire i miei amici,Riddle.So cosa significa la paura. ” Sussurrò lei incapace di trattenersi. Tecnicamente non era del tutto vero, dato che non aveva visto personalmente morire Cedric, Sirius e Silente…ma trovava insopportabile restare lì a subire il suo sguardo sprezzante e accusatorio senza dire nulla in sua difesa.

“Sei mai stata rinchiusa in un buco sottoterra,senza sapere se avresti più rivisto la luce?Hai mai provato a gridare così a lungo da non avere più la voce? Hai mai ridotto le unghie e moncherini insanguinati per cercare di scappare sapendo che tutto sarebbe stato inutile? ”

La sua voce era acida,ma aveva improvvisamente perso la sua calma freddezza, tradita da un fremito di rabbia ,che animava di furore e rancore le sue parole.

Hermione non sapeva cosa rispondere, quello che Riddle  le aveva appena detto poteva sembrare semplicemente una minaccia per spaventarla,ma lei vi lesse altro. Era qualcosa che lui stesso aveva provato?

“Io…” balbettò indietreggiando. Il suo sguardo era così caustico che temeva quasi le bruciasse la pelle del viso.

Ci fu una breve pausa, durante la quale le labbra del ragazzo si piegarono in un sorriso amaro.

“Lo sospettavo.”  Il suo tono di voce sembrava quasi soddisfatto, come se l’espressione di paura e smarrimento sul volto della ragazza fossero una vittoria personale.  Sicuramente si aspettava che ora Hermione distogliesse lo sguardo, chiudendo ogni comunicazione con lui.

Eppure, contrariamente a tutte le sue aspettative, Hermione parlò, con un filo di voce appena udibile ma determinato.

“Perché fai sempre così?” . La domanda aleggiò per un breve momento nell’aria umida e intrisa dell’ odore di alghe morte.

Lui non rispose, lo sguardo sorpreso e orripilato allo stesso tempo.

“Ti piace terrorizzare la gente. Ami il fatto che nessuno osi parlarti o avvicinarsi a te . Tutti ti temono e ti evitano. Eppure io vedo che non sei felice. Perché lo fai?”

Tom la guardò all’inizio stupito,preso in contropiede. Ma subito riprese il controllo di sé, ritrovando tutta la sua imponenza.

“Tu non sai niente di me. Essere temuto è la cosa migliore che io sia mai riuscito a ottenere nella mia vita. Perché è l’unico modo,per avere il potere.”

Hermione era sbalordita. Davvero l’odio e la paura erano le cose migliori che gli erano mai capitate? Come doveva essere stata orribile la sua vita,per farlo giungere a una costatazione del genere?

Un moto di pietà gli strinse il cuore, e  sentì l’improvviso, strano, desiderio di accarezzare il suo volto, anche se quest’ultimo  era ancora contratto nella sua solita freddezza inumana.

“Tom…” mormorò Hermione chiamandolo col suo nome di battesimo per la prima volta, con il cuore che le pulsava frenetico nelle orecchie.

Stavolta fu lui a indietreggiare, spalancando i suoi occhi in un’espressione  attonita e quasi terrorizzata. Davvero aveva paura di lei?

La mano destra di Hermione, che si era mossa di pochi centimetri nell’impulso improvviso e  folle di toccarlo, ritornò lungo i suoi fianchi,e si strinse a pugno.

Cosa diavolo le stava capitando? Perché improvvisamente sentiva i suoi occhi pizzicarle di lacrime e un dolore sordo  le stringeva il petto togliendole il respiro?

Doveva smetterla, riprendere il controllo di sé. Quello davanti a lei dopotutto era Voldemort, dannazione!

Senza accorgersene, il suoi occhi scesero a guardare le sue mani, strette a pugno lungo i fianchi.

Un moto di sollievo le gonfiò i polmoni come aria fresca, nel vedere che non portava l’anello. Non ancora.

Ma questo poteva significare tutto e nulla. Il fatto che non lo indossasse non significava che non lo possedesse comunque, ben nascosto nel suo baule.

Alzò lo sguardo verso il suo viso, ma lui non la stava guardando,non più.

I suoi occhi erano fissi verso le acque del lago, nere e immobili come una pozza di inchiostro. Poi all’improvviso, parlò.

“Perché quella notte mi stavi seguendo,Granger?”

Le guance di Hermione avvamparono. Non si aspettava quella domanda. Non ora,almeno.

“Te l’ho detto,stavo…cercando il bagno” rispose lei con voce tremante.

“Non ti credo.” Rispose lui asciutto. “mi stavi seguendo, e voglio sapere perché.”

Ora il suo volto era girato verso di lei. I raggi serici della luna illuminavano di un bagliore madreperlaceo la sua pelle, proiettando ombre scure sotto i suoi occhi verde mare.

“io…” stava iniziando a dire Hermione, quando all’improvviso udì uno scroscio di acqua e si sentì risucchiare, sprofondare in un mondo gelido e pieno d’acqua.

Non capiva cosa era successo, sentiva solo due mani fredde e viscide, forti come l’acciaio, trascinarla con se, non capiva più dov’era il cielo e la terra, tutto era diventato nero, freddo e senz’aria.

Emise un grido,ma tutto ciò che udì fu lo strano suono attutito e distorto della sua voce, i suoi polmoni si svuotarono di tutto l’ossigeno,tramutato in una schiuma di fitte bollicine che le sfiorarono il viso.

Quando cercò di riprendere fiato l’acqua gelida le bruciò in gola e tutto divenne completamente buio.

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Capitolo 9
*** Cap 9: Killing me softly ***


Mi scuso per il ritardo...settimana impegnativa tra uni e lavoro!
C'è solo una cosa da dire su questo capitolo: o è venuto benissimo o è una vera schifezza...non so non ho ancora deciso! 
Voi che ne dite? 

Buona lettura!!



Cap 9: Killing me softly

Tutto quello che Hermione riusciva a sentire era il freddo e il dolore.

Ogni fibra del suo essere gridava, dilaniata dall’agonia causata dall’ assenza di ossigeno nel suo corpo.

La fame d’aria la stava letteralmente facendo impazzire. Tutto era buio.

Dal profondo di quella tenebra, sentiva una voce, lontana e soffocata, come se provenisse da un'altra dimensione.

Hermione si voleva aggrappare al suono di quella voce, con tutte le poche forze che le erano rimaste,ma essa sfuggiva inevitabilmente, come fumo fra le dita.

Poi d’un tratto, sentì un fiotto d’acqua  fuoriuscire dalla sua bocca,abbandonando il suo corpo come se una forza misteriosa l’avesse aspirata via. Il suono della voce si fermò.

Con un rantolo disperato  l’aria fresca le riempì di nuovo i polmoni, facendole alzare e abbassare il petto in modo frenetico. Il dolore si attenuò lentamente fino a scomparire del tutto.

Le sue dita ghiacciate si mossero leggermente,affondando nella terra molle.

Dove si trovava? Cos’era successo?

L’aria gelida le accarezzava la pelle bagnata,avvolta dai vestiti fradici e pesanti,facendole accapponare la pelle.

Nelle narici sentiva ancora l’odore acre e nauseante di fango e acqua morta.

Emise un gemito, e lentamente cercò di aprire gli occhi,ma appena lo fecero, si spalancarono di sorpresa e orrore, alla vista del viso di Tom Riddle, chino su di lei, la bacchetta puntata al suo petto.

“Cosa diavolo?!...” mormorò con voce rauca, ma non appena lo fece, un dolore bruciante le trafisse la gola come una lama rovente.

Tom la guardava paralizzato, mentre piccole gocce d’acqua gelida cadevano dai suoi capelli fradici sul viso di Hermione.

I suoi occhi erano stranamente vivi, angosciati.

Hermione si domandò se aveva mai avuto un’espressione così umana da quando lo aveva conosciuto. Ma cosa diamine stava facendo con quella bacchetta puntata al suo sterno?E perché era completamente fradicio?E a petto nudo per di più! Appena se ne rese conto,Hermione arrossì violentemente .

Lui distolse la bacchetta dal suo petto, il suo viso era tornato senza espressione.

 “Penso che ‘grazie’ sia la parola che stai cercando,Granger.” Disse  mentre si alzava.

Hermione si sollevò sui gomiti, ma il movimento troppo brusco le fece girare la testa.

“Cos’è successo?” mormorò a fatica,cercando di non fissare il petto di Tom, dai muscoli ben delineati e imperlato d’acqua.

“Il professore di Cura delle Creature Magiche ci aveva assicurato che in questo lago gli Avvincini si erano tutti estinti. A quanto pare si sbagliava.” Rispose lui con tono pacato e accademico.

Avvincini? Hermione comprese all’improvviso quello che probabilmente era successo.

Mentre era in piedi vicino al bordo della barca, era stata afferrata da un avvincino, che l’aveva trascinata con sé nel lago. E Tom era intervenuto, tuffandosi in acqua e salvandola dalle grinfie del demone acquatico. Probabilmente aveva usato un incantesimo per liberarle i polmoni dall’acqua, ecco perché le aveva puntato contro la bacchetta. Le aveva salvato la vita.

Quest’ultimo pensiero cadde sul suo cuore come una lastra di piombo. Davvero l’aveva salvata?

Voldemort, il futuro mago più Oscuro di tutti i Tempi aveva rischiato la propria vita per salvare quella di un altro? Per salvare lei?

Lo shock fu così grande che per un attimo rimase senza parole.

Lui si voltò,dandole le spalle, e lei rimase muta ad osservare il chiarore serico della pelle della sua schiena illuminata dalla luna.

Con un moto di sorpresa, notò delle cicatrici segnare la pelle di porcellana altrimenti perfetta, formando lunghe strisce perlacee che dalle spalle larghe e muscolose seguivano la curva snella della sua schiena.

“Tom!” mormorò Hermione con un filo di voce.

Il dolore bruciante nella sua gola non la dissuase dal pronunciare la parola che voleva dirgli.

“Grazie.” Sussurrò in modo appena percettibile.

Non capì se lui l’avesse sentita, perché per qualche secondo non si mosse ,dandole le spalle.

Poi fece un impercettibile segno del capo, e iniziò a camminare allontanandosi da lei.

Hermione si sentiva a pezzi, come una bambola di stracci buttata in  un tombino.

“Aspetta!” gridò, ma tutto quello che uscì dalla sua gola era un suono gracchiante, la voce svanita.

Lui si fermò, mentre lei si rialzava a fatica e lo raggiungeva rabbrividendo per il vento gelido.

Gli afferrò il braccio con la mano tremante, e sentì i muscoli sotto la sua pelle tendersi.

Come se il suo tocco l’avesse bruciato, lui si retrasse, voltandosi di scatto, gli occhi spalancati di sorpresa e orrore.

“Cosa diavolo vuoi da me, Granger?” Sibilò acido, mentre lei indietreggiava delusa.

“Io…non lo so.”  Ed era vero. Non sapeva perché in quell’istante il suo cuore batteva rapido contro le sue costole. Non sapeva perché sentiva l’irresistibile desiderio di toccare con le dita la sua pelle candida come l’avorio. Tutto quello che sapeva era che quello che le stava succedendo, tutto quello che in quel momento provava, era sbagliato. 

Senza riuscire a fermarsi fece un altro passo verso di lui, e questa volta Tom non indietreggiò, la osservava in silenzio, immobile.

L’espressione calma e apatica che di solito caratterizzava il suo viso si incrinò, come una superficie d’acqua stagnante increspata dal cadere di una foglia.

Gli occhi di Tom erano acqua verde e scura, ed Hermione ne era al contempo attirata e terrorizzata.

Le sue ciglia scure e appiccicate le une alle altre dall’acqua si mossero impercettibilmente,mentre il suo sguardo si spostava sul volto di  Hermione ,come studiandola.

Hermione sentì qualcosa dentro di lei andare in pezzi.

Non aveva mai provato niente del genere. Mai aveva sentito il bisogno disperato di accarezzare un volto, non aveva mai provato così intensamente il desiderio di baciare le labbra di un ragazzo. Un desiderio così intenso da divenire insopportabile mano a mano che si avvicinava a lui sempre di più.

Lui non si muoveva ma nonostante la sua calma apparente Hermione poteva sentire la sua agitazione, il suo respiro accelerato trattenuto a stento.

-Oddio perché non riesco a fermarmi?

Senza che il cervello avesse impartito l’ordine, la sua mano tremante  si mosse verso il suo viso e lui spalancò gli occhi terrorizzato.

-Mi ucciderà.- pensò una piccola parte –quella ancora sana-del suo cervello.

Ma la parte restante la fece tacere. Con una mossa improvvisa e inaspettata si avvicinò a lui e premette le labbra sulle sue. Il silenzio che seguì era rotto solo dal canto di un gufo poco lontano.

 Non sapeva cosa aspettarsi, ma di certo non questo.

Tom rimaneva immobile, nessuna reazione di umanità, né rabbia né sgomento…niente.

Era come baciare una statua, una statua viva, dalle labbra morbide e calde.

Se lui l’avesse respinta con uno schiaffo si sarebbe sentita meglio.

Una sensazione di gelo penetrò nelle ossa di Hermione, che staccò la sua bocca da quella di lui, e si allontanò respirando affannosamente .

Ora non riusciva a guardarlo in faccia, una profonda sensazione di vergogna,delusione e qualcos’altro le trasformarono il cuore in un pezzo di pietra.

Senza che neanche se ne rendesse conto, gli occhi le si velarono di lacrime e si voltò di scatto, decisa a scappare via. 

Via da Tom Riddle, via da se stessa.

Ma in quell’istante qualcosa le afferrò il polso con una presa d’acciaio obbligandola a voltarsi.

Oltre la nebbia delle lacrime vide Tom che la fissava , gli occhi brucianti di rabbia.

-Ora mi ucciderà- pensò lei incredibilmente calma. L’idea quasi la confortava. Forse si meritava la morte.

Aveva tradito tutti , Silente, Harry, Ron… tutti.

Chiuse gli occhi,facendo rotolare le lacrime calde lungo il suo viso, in attesa del lampo mortale di luce verde che l’avrebbe stroncata. Sperò solo che lui facesse in fretta.

Ma all’improvviso si sentì strattonare, e si schiantò contro qualcosa di caldo e forte.

Il profumo di lui la avvolse- sapone misto a qualcosa di più caldo e muschiato- e si sentì avvolgere dalle sue braccia forti.

Hermione voleva aprire gli occhi ma era terrorizzata. Poi sentì il tocco caldo e morbido delle sue labbra sulle sue e un vortice di emozioni la sommerse.

Le sue labbra non erano più immobili e morte, ma prepotenti e violente. E le piaceva.

Tom la stava baciando. Tom la stava uccidendo.

Entrambe le affermazione erano vere.

Le  labbra di Tom  schiusero a forza  le sue e lei sentì il  fiato caldo nella sua bocca, il tocco eccitante della sua lingua.

Gemette senza fiato, pensando che sarebbe svenuta, e lui la strinse ancora più forte a sé.

Ma in quell’istante lui emise un suono strano,sbagliato.

Hermione spalancò gli occhi.

Con ancora la testa che girava guardò  Tom in viso, e venne assalita dal panico quando vide i suoi lineamenti contorti in una smorfia di dolore.

Tom si piegò su se stesso gemendo , e la sua mano destra andò a stringere il fianco sinistro.

Hermione lo fissava sgomenta, terrorizzata.

“Tom! stai male?! fece un passo in avanti per aiutarlo, ma lui la respinse.

“Non è nulla.” Mormorò con voce ferma cercando di raddrizzarsi.

Quando la sua mano si sollevò dalla pelle del fianco, Hermione vide una piccola ferita nella sua pelle. La ferita spurgava un liquido nero.

“Oddio.” balbettò . “Veleno.”

Hermione aveva letto abbastanza libri sulle creature acquatiche per sapere che certe razze di Avvincini erano velenosi. Il loro morso poteva rapidamente portare all’infermità … o alla morte se iniettato in quantità adeguate.

“Devi andare subito in infermeria!”

“No.” Ribattè lui gelido.

“ non è nulla te l’ho detto. Credi che basti così poco per ferirmi?”

“Ti prego Tom… devi…” cercò di supplicarlo, ma in quel momento, il ragazzo ribaltò gli occhi all’indietro,mostrando solo il bianco, e cadde a terra.

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Capitolo 10
*** Cap 10- Il diario ***


Ciao ragazzuole!!

Grazie davvero per i commenti dell'ultimo capitolo! Mi avete davvero sollevato il morale!!

Spero che vi piaccia anche il prossimo! Un bacione e un grazie megagalattico a tutte!!

Cap-10 : Il diario

La pallida luce dell’alba filtrò attraverso il vetro impolverato della finestra  illuminando la corsia dell’infermieria,  silenziosa come una tomba a quell’ora del mattino.

Hermione non aveva dormito, non era riuscita a chiudere occhio neanche un secondo.

La sedia di legno su cui si era raggomitolata era tremendamente scomoda,ma non era quello il motivo per il quale non riusciva a trovare pace.

Si sentiva da schifo, come se un troll le avesse strappato il cuore dal petto e lo avesse preso a randellate ,per poi restituirglielo ammaccato e dolorante, tuttavia non abbastanza malridotto da evitare di battere come un ritmo frenetico ogni volta che i suoi pensieri vagavano alle ore precedenti.

Non credeva fosse possibile provare allo stesso tempo emozioni e sentimenti tanto contrastanti.

Odio, tenerezza, paura, desiderio, disprezzo per sé stessi, gioia, rimorso.

Cosa diavolo le era saltato in mente? Baciare Voldemort… la sola idea le rivoltava lo stomaco.

Ma baciare Tom Riddle…

Hermione sentì una vampata di calore bruciarle il viso.

Era stato come mangiare di nascosto una dose spropositata di gelato al cioccolato. Sapeva che era sbagliato, che le avrebbe fatto male, che non avrebbe dovuto farlo…ma nonostante questo non era riuscita a fermarsi.

Ed era stato incredibile… come un viaggio sulle montagne russe.

In quell’istante si udì un gemito provenire dal letto davanti a lei, e  una morsa di angoscia e senso di colpa le schiacciò il petto.  Tom giaceva inerte, il volto bianco come il lenzuolo in cui era avvolto, i capelli corvini gli si incollavano al viso bagnati di sudore e incrostati di fango.

Dio solo sapeva se si sarebbe ripreso. E lei se ne stava lì a pensare ai suoi baci!

Con un nodo di apprensione alla gola si sporse verso di lui e gli spostò una ciocca di capelli dalla fronte sudata.

L’infermiera, la signora Humbert, gli aveva somministrato un antidoto potente contro la maggior parte dei veleni di avvincini e mostri acquatici, ma non sapendo con esattezza la razza che l’aveva attaccato, c’era comunque il rischio che non funzionasse.

-Ti prego, fa che sopravviva- ripeteva allarmata una vocina nel suo cuore, eppure non riusciva a pronunciare a voce alta quelle parole. Se solo Silente l’avesse vista adesso…

Doveva uccidere Voldemort , e invece eccola lì a pregare perché vivesse.

Un breve movimento del corpo di Tom la fece sobbalzare, e il suo respiro accelerò.

Le sue ciglia scure tremarono, e pian piano si schiusero scoprendo due occhi liquidi, di un verde stranamente chiaro e calmo.

Lei tremò, il cuore le palpitava in gola come se stesse cercando di uscire dalla sua bocca.

Non l’aveva mai visto così, l' espressione di smarrimento sul suo viso lo rendeva così simile a un bambino indifeso  che Hermione pensò per un attimo che ci fosse stato uno scambio di persona. Non poteva essere il futuro Signore Oscuro, che la guardava in quel modo attraverso le ciglia socchiuse.

“Her…mione…” sussurrò, muovendo le sue labbra in un modo così dolce, come se stesse baciando ogni lettera del suo nome mentre usciva dalla sua bocca,che Hermione arrossì.

Poi una smorfia di dolore gli fece strizzare gli occhi e lei si piegò subito su di lui in panico.

“Tom!” Esclamò terrorizzata accarezzandogli il viso.

Lui al suo tocco si ritrasse, e questo le fece sprofondare il cuore nel petto.

“Sto bene.” Sibilò.

Il suo sguardo ritornò duro, come se avesse di nuovo indossato la sua solita maschera di gelida indifferenza, e lei fece automaticamente un passo indietro.

“Sei stato ferito Tom. Quell’avvincino…”

“come sono finito qui?” domandò lui a fatica,guardandosi intorno.

“Ho dovuto chiamare il guardiacaccia perché ti portasse in infermeria, la signora Humbert ti ha somministrato un antidoto al veleno,ma ha detto che ti avrebbe messo fuori combattimento per un po’…”

Lui annuì, e guardò attentamente Hermione.

L'intimità del suo sguardo la sconvolse, i suoi occhi danzavano senza fretta sul suo corpo, come se  stesse cercando di leggerle dentro l'anima e la stesse spogliando contemporaneamente . A quello stupido pensiero si sentì andare a fuoco, e voltò il viso dall’altra parte, spaventata che lui vedesse quanto era avvampata.

“Sei rimasta qui tutta la notte?” mormorò con voce roca.

“Si.” Rispose lei studiando le mattonelle del pavimento.

“Non avresti dovuto.”

Le sue parole aleggiarono per un po’ nell’aria immobile della stanza deserta.

Hermione alzò lo sguardo verso di lui. 

"Cosa vuoi dire?" domandò osservando il volto di lui indurirsi.

“Forse è meglio che tu te ne vada.” 

Il tono gelido della sua voce  la fece raggelare, ma ancor di più lo sguardo di lui, apatico, fisso verso il nulla.

Hermione non disse nulla,si alzò, e si avviò fuori dalla stanza, la vista appannata dalle lacrime.

Mentre si avviava correndo verso il suo dormitorio non riusciva a smettere di rimproverarsi.

-Stupida,stupida, stupida…-

C’era cascata. Era come tutte le altre, si era stupidamente innamorata di quello stupido ragazzo così schifosamente bello e seducente e…

-Dio quanto lo odio!-

Entrò nel dormitorio e affondò il viso nel cuscino per soffocare i singhiozzi e le lacrime.

Dopo un buon quarto d’ora di pianto finalmente, il respiro divenne regolare, e si addormentò.

 

Non sapeva per quanto avesse dormito. Un ora? Cinque? Ma quando si svegliò il dormitorio era vuoto.

Oddio! Non si era svegliata in tempo per le lezioni! 

Eppure dopo un iniziale momento di sconcerto, il pensiero non la preoccupò più di tanto.

Aveva bigiato le prime ore? Chissenefrega. Tanto sapeva già tutto il programma che  avrebbero affrontato per il resto dell’anno.

E poi sicuramente non si sarebbe concentrata quella mattina, non con Tom che entrava e usciva dai suoi pensieri, un attimo prima dolce e ferito, l’attimo dopo crudele e di ghiaccio.

Chissà qual’era il vero Tom. Forse non esisteva affatto il Tom dolce e ferito, forse se l’era solo immaginato.

Si alzò dal letto e dopo essersi lavata e cambiata frugò nella cartella alla ricerca del libro di Rune Antiche. Ripassare forse le avrebbe tolto dalla testa ogni pensiero collegato alla sera prima.

Ma mentre scorreva con le dita i vari libri e i rotoli di pergamena, le cadde lo sguardo su un quaderno nero, che non aveva mai visto.

-E questo da dove spunta?-

Lo tirò fuori e guardò la copertina di cuoio scuro e rovinato.

Per poco non le venne un colpo.

Sulla copertina  spiccavano delle lettere dorate in stampatello, in parte scolorite dall’uso.

TOM MARVOLO RIDDLE.

-Per la barba di Merlino! È una persecuzione questa!-

Un flash la riportò indietro nel tempo, al suo primo giorno di scuola, quando si era scontrata con Riddle nel corridoio e entrambi avevano rovesciato a terra i libri e le pergamene. Sicuramente era stato allora che aveva preso per sbaglio il quaderno e lo aveva infilato in cartella.

Per un breve,lungo momento rimase basita, immobile e indecisa se buttare il quaderno nel fuoco.

Ma poi un’orribile consapevolezza la investì, togliendole il fiato.

Sapeva cos’era quel quaderno.

-Il diario di Tom Riddle- sussurrò con voce strozzata.

Così era quello il diario di Riddle, quello che avrebbe un giorno portato Ginny a venire posseduta da Voldemort… il diario che si era poi rivelato essere un Horcrux.

Emise un grido e dalla paura il diario le cadde dalle sue mani, precipitando sul pavimento, e si aprì.

Hermione trattenne il respiro, quasi aspettandosi di udire un grido mostruoso o di vedere il pallido volto senza naso di Voldemort emergere dalle pagine ingiallite.

Ma non accadde nulla.

-Se non ha ancora ucciso nessuno non può essere un Horcrux…- pensò cercando di controllare il ritmo del suo respiro.

Lo raccolse da terra tremante e lo osservò cautamente. Sembrava un normalissimo diario.

Senza pensarci due volte, Hermione estrasse la sua bacchetta. Doveva sapere.

“Specialis Revelio!”

Soffocando un grido, Hermione vide le pagine illuminarsi d’oro come se stessero prendendo fuoco.

Lentamente  il bagliore si smorzò, e si iniziarono a distinguere piccole parole infuocate, tracciate in un'infantile scrittura corsiva, che si imprimevano sulle pagine diventando normali lettere di inchiostro.

Hermione lesse la prima pagina.


26 dicembre 1934

 

Non ho mai avuto un diario,e non so come dovrei incominciare.

Forse con “caro diario”. Ma non ho mai chiamato nessuno “caro”. Tutti mi odiano.

Cosa devi sapere di me?

Ho otto anni, sono un orfano e mi chiamo Tom Marvolo Riddle.

Tom Riddle era il nome di mio padre.

 Gli altri bambini dicono che sono un bastardo,che mio padre ha messo incinta quella baldracca di mia madre e che poi l’ha abbandonata in mezzo alla strada.

Mia madre è morta mettendomi alla luce. Forse è stata colpa mia.Forse sono stato io a ucciderla.

Forse è per questo che mio padre, pur essendo vivo e sapendo che sono rinchiuso in questo buco,non è mai venuto a prendermi.

Le educatrici dicono che non mi viene a prendere perché sono cattivo, e che nessun genitore mi adotterà mai.

A volte vorrei non essere mai nato.

Hermione  deglutì e lesse le prime pagine del diario tutte d’un fiato,finchè le lacrime le annebbiarono la vista.

Senza riuscire a finire chiuse il diario e se lo strinse al petto.

“Oh mio Dio.”

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Capitolo 11
*** Capitolo Extra : In my dreams ***


Ok, questo ragazze è un regalo per tutte voi, per ringraziarvi dei bellissimi commenti che mi fanno sempre tanto ,tanto piacere! (e anche perchè mi sono divertita molto a scrivrerlo :P 
Quindi,ecco a voi un capitolo "extra" ( lo chiamo così perchè è corto, e perchè  non è un vero e proprio capitolo, dato che non fa proseguire la storia rispetto all'ultimo capitolo)
Spero che ve lo gustiate, nell'atteso del prossimo ! Buona lettura!



31 Dicembre 1934

Oggi è il mio compleanno.

Non ho ricevuto alcun regalo.

La signora Wilks dice che non me lo merito.

Sai, per via dell’incidente con Susan Doyle.

È ancora all’ospedale.

Dicono che la spalla le è uscita dalla clavicola quando è caduta.

Anche se non so come diavolo è successo, sono contento che si sia fatta male.

Quasi mi spiace di non essere stato davvero io a spingerla dalle scale, come pensano le educatrici.

Quando ha cominciato a insultare mia madre non ci ho visto più.

La vista mi si è appannata e ho sentito come uno strano formicolio alle mani,mentre con tutto me stesso immaginavo di vederla soffrire.

 Soffrire come lei stava facendo soffrire me.

Poi all’improvviso una specie di folata di vento l’ha spinta giù, facendola rotolare sui gradini, e sono scappato.

Il suo grido mi rimbomba ancora nelle orecchie.

Non so perché mi capitano queste cose.

Perché a volte le cose che desidero di più ,magicamente si avverano.

Credo di avere dei poteri. Se solo riuscissi a controllarli…

Potrei vendicarmi di tutto quello che mi fanno. Potrei scappare.

Potrei avere tutto.

 

Era tutto così confuso eppure al contempo così limpido. Hermione sapeva che doveva trattarsi di un sogno.

Non solo perché nonostante si trovasse sott’acqua riusciva a respirare benissimo, ma per via di quella strana patina opaca e soffice come bambagia, tipica dei sogni,  che circondava il mondo intorno a sé.

I suoi capelli ondeggiavano nell’acqua come alghe,trasportate dalla corrente, e subito dopo una forza misteriosa la trascinava su, in un mulinello, lasciandola distesa su una spiaggia di sabbia finissima.

Rimase sdraiata ,le dita che affondavano nella sabbia fresca, lo sguardo al cielo nero, senza stelle. Due lune gigantesche rischiaravano tutto,gettando strane ombre attorno a lei.

Decisamente un sogno.

D’un tratto intravide la sagoma di un ragazzo, in piedi davanti a lei, le dava le spalle.

Due ferite nere spiccavano sulla pelle lattea della schiena, a livello delle scapole, come se qualcuno gli avesse strappato le ali.

Hermione sentì la sua voce fuoriuscire da sola dai polmoni, suonando estranea, stranamente disperata.

“Tom!”

Il ragazzo non si voltò.

Lei cercò di sollevarsi da terra ma non vi riuscì e ricadde sulle ginocchia. Si sentiva così debole…

 Ma doveva raggiungerlo, doveva toccarlo, doveva…

Strisciò a fatica verso di lui lungo il metro di spiaggia che li separava.

Afferrò con le mani i suoi  pantaloni, bagnati e appiccicati ai muscoli delle sue gambe.

“Tom!” Ripetè disperata,aggrappandosi a lui.

“Vattene.”

La sua voce, anche se distorta e ovattata dalla tenebra del sogno, feriva il suo cuore come se lo stesse trafiggendolo con una lama arroventata,torturandola, con sadica lentezza.

  “No!” Gridò lei,soffocando le lacrime.

“No, tu non sei così! Non sei cattivo!”

Il ragazzo si voltò, e lei sollevò il suo viso verso di lui, che la stava guardando pieno di disprezzo.

I suoi occhi ardenti avevano lo stesso colore dell’assenzio.

Da qualche parte aveva letto che si trattava della più letale delle droghe, ti stordiva, ti ubriacava, ti rendeva dipendente, fino ad ucciderti.

 “Non sei cattivo. Fai così per via di quello che ti hanno fatto. Quelle ferite…”

Il ragazzo ebbe un fremito a quelle parole, i suoi occhi lampeggiarono increduli e furiosi.

Con un gesto fulmineo e violento afferrò Hermione per il collo della camicetta e la tirò su a forza.Lei non oppose resistenza, facendosi sollevare come una bambola di pezza.

Sentiva le dita forti di lui stringerla sul fianco, affondando roventi nella  striscia di pelle scoperta  tra la cintura della gonna e il bordo della camicia.

“Tu…” sibilò, avvicinando il suo viso al suo.

“Tu non sai niente di me” Le sussurrò all’orecchio con voce roca,  facendola tremare dalla testa ai piedi. Un brivido rovente le scivolò lungo la spina dorsale,e Hermione gemette.

Subito il sangue le imporporò le guance, quando si rese conto del  verso di estasi  che si era lasciata scappare dalle labbra, e incredula si coprì la bocca con la mano.

Ma ormai era troppo tardi. L’espressione soddisfatta e divertita sulla faccia di lui lasciava intendere che aveva udito il suo assurdo verso di piacere e aveva sentito sotto i polpastrelli la sua pelle d’oca.

Sapeva che era in suo potere, e questo gli piaceva. Tom Riddle amava il potere.

Un angolo della sua bocca carnosa si alzò in un sorriso malizioso .

“Non hai idea di cosa sono capace” continuò lui, mentre suo fiato caldo le lambiva la pelle tenera del collo.

“Non hai idea delle cose che potrei farti…”  le sue labbra morbide si mossero sfiorando il lobo del suo orecchio.

Soffocando un altro gemito, il respiro di Hermione si fece più veloce, come se non riuscisse a assumere abbastanza ossigeno per evitare di perdere i sensi.

Il suo cervello era come in cortocircuito. Tutto quello che riusciva a pensare era quanto le sarebbe piaciuto scoprire tutte le cose che lui avrebbe potuto farle, le cose che lei avrebbe voluto che lui le facesse.

Sapeva che era orrendamente sbagliato, ma non poteva farci niente, lui le faceva quell’effetto…come se perdesse totalmente il controlle di se stessa.

 Quella sensazione… al contempo ne era terrorizzata e attratta, come se fosse l’unico modo per sentirsi veramente viva.

Il suo profumo, sapone e pepe nero,  le faceva girare la testa.

Quandò sentì il tocco rovente delle sue labbra  sul collo trasalì.

“Si…” mormorò mentre la vista le si annebbiava.

“Si.”

 

“Hermi!!”

La voce stridula di Sarah la fece sobbalzare.

“Cosa diavolo…?” balbettò Hermione alzandosi di soprassalto.

Mise a fuoco il viso dell’amica,respirando affannosamente.

“Stai bene?!” Domandò la piccola rossa seduta sul suo letto.

 “Stavi avendo un incubo.Continuavi ad agitarti e respiravi a fatica! E continuavi a mormorare “Mi sta uccidendo”! “

Hermione arrossì.

Il ricordo del sogno la colpì in pieno petto, facendole così male da mozzarle il fiato.

Ma quel che era peggio, era che non stava male per il senso di colpa,o per il disgusto, ma  per il fatto di essere stata svegliata.

-Mi sta davvero uccidendo- pensò massaggiandosi le tempie con le dita sudate.

 

Nota dell'autrice: 

Ho deciso che metterò un pezzo del diario di Tom come prologo di ogni capitolo, che ne dite? 

 

 

 

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Capitolo 12
*** Cap 12: Vorresti... ***


Eccomi qui con un nuovo capitolo! Scusate se ci ho messo tanto!! è tempo di esami e sto impazzendo!

Buona lettura a tutte e grazie mille per i bellissimi commenti che mi regalate sempre! :)


 17 gennaio 1934

Oggi è venuto il prete. Volevano che mi vedesse.

Ha cercato di parlare con me ma io avevo paura,continuava a parlare in latino e a puntarmi il crocifisso addosso.

Non ho aperto bocca.

Il direttore dell’orfanotrofio ha bisbigliato qualcosa alle istitutrici, non so bene cosa, ma suonava come “stupido”.

Mi hanno afferrato per le spalle e mi hanno scosso ,facendomi male.

Le unghie nere e affilate del prete mi entravano nella carne delle braccia, proprio sulla pelle ustionata dall’olio bollente che mi è schizzato ieri sul braccio destro al turno di punizione in cucina.

Continuava a scuotermi e a gridare, il dolore mi faceva appannare gli occhi di lacrime, ma non piansi.

Ero  così arrabbiato.

Ho sentito di nuovo quello strano formicolio alle mani, quella sensazione di potere.

D’un tratto la Bibbia appoggiata sul tavolino accanto a me ha preso fuoco.

Fiamme rosse e blu alte quasi un metro, che fecero gridare le istitutrici, mentre il prete cercava di spegnerle buttandoci sopra l’acqua santa della sua bottiglietta.

Ovviamente, credono che sia stato io, anche se non sanno bene come.

Magari avessero preso  fuoco tutti, l’intero orfanotrofio,  insieme al libro.

Hanno detto che prenderanno provvedimenti, visto che non voglio collaborare.

“Una punizione che ti farà passare la voglia di fare scherzi” così han detto.

Evidentemente hanno capito che le bacchettate con la stecca di bambù non mi fanno più né caldo né freddo. Ci vuole altro.

 Ma io l’ho  giurato: Non riusciranno, a vedermi piangere.

 

Cap. 12: Vorresti...


Le giornate, alla vecchia Hogwards, passavano veloci come non mai.

Hermione si rendeva a malapena conto di quello che capitava attorno a lei.

Passava le sue giornate in una sorta di automatismo, andava a lezione, studiava, parlava con Sarah e con qualche altra ragazza simpatica.

Ma era come se non esistesse, come se non vivesse veramente.

Quando si prova, anche solo per un attimo, l’ebbrezza della vera felicità, quella che ti scuote dentro riempiendo le tue vene di pura linfa vitale, è come se tutto il resto venisse sostituito da un vago,appannato senso di vuoto. Una esistenza priva di vita, come il guscio vuoto, abbandonato, di una crisalide .

Da quella mattina all’infermeria, non era più riuscita  a parlare con Tom.

Lui non glielo permise.

Ogni volta che era andata a trovarlo al suo letto d’ospedale,  lui dormiva –o fingeva di dormire-, e lei si era dovuta accontentare di sedersi per un po’ a guardarlo mentre respirava lentamente sul cuscino, sperando che prima o poi si svegliasse, o si stufasse di quella pantomima.

Alla fine, si decideva ad andarsene, con una profonda sensazione di vuoto e delusione nel petto.

L’infermiera diceva che si stava rimettendo in fretta, era una ragazzo forte, diceva, e che ne aveva viste di peggio.

Quando Hermione le chiese a cosa alludesse, lei si limitò ad alzare le spalle, e quindi non approfondì l’argomento con ulteriori domande.

D’altronde poteva intuire facilmente a cosa alludesse.

Dopo aver visto le cicatrici che sfregiavano la sua pelle, sia sulle mani che sulla schiena, e soprattutto dopo aver letto alcune pagine del suo diario, si era fatta un’idea.

Quel ragazzo era stato sottoposto a ogni genere di punizione fisica, già dalla tenera età di sei, sette anni.

Hermione si chiese se fosse  per questo che non riusciva a evitare di andarlo a trovare mattina e sera.

Sapeva che aveva un debole per le ingiustizie, per le vittime di soprusi , e soprattutto per le cause perse.

Glielo avevano ripetuto più e più volte Ron e Harry, fin dai tempi della fondazione del C.R.E.P.A.

Eppure, anche se non voleva ammetterlo, c’era qualcosa di più, qualcosa di molto più grosso e spaventoso della pietà, a spingerla a pensare a lui sempre, notte e giorno.

Qualcosa per cui, lo sapeva bene, sarebbe dovuta andare all’inferno.

Dopo il sogno che aveva fatto la notte dopo il loro… “incidente” , si era imposta di non pensare più al loro bacio.

Si era obbligata con tutte le sue forze di dimenticare tutto. Lo doveva fare, se non voleva impazzire.

Si era messa a studiare come una matta, non solo sui libri di scuola, tra l’altro ormai obsoleti e di cui conosceva i paragrafi a memoria, ma su qualsiasi libro della biblioteca le capitasse a tiro.

Certo, teneva anche sempre un occhio aperto su ogni possibile “stranezza” o segnale d’allarme. Dopotutto, quello era l’anno in cui la Camera dei Segreti era stata aperta, e la consapevolezza che un Basilisco si nascondeva tranquillamente sotto le fondamenta del castello in attesa di essere liberato non era molto tranquillizzante.

Eppure con Tom ancora in infermeria poteva stare  tranquilla, per ora.

Ma quanto sarebbe durata? Ormai era passato più di un mese, un tempo incredibilmente lungo per una degenza in infermeria. Il veleno di Avvincino era molto potente, certo. Ci volevano settimane per depurare il sangue e molti giorni per recuperare le forze.

 

Mentre pensava a tutto ciò, Hermione sedeva al tavolo dei Serpeverde, succhiando la punta della penna  tra le labbra.

Era pomeriggio, e la Sala Grande era piena di ragazzi che ripassavano, o che per lo più chiacchieravano allegramente.

Mancavano poche settimane ad Halloween , e lei in quanto Prefetto doveva occuparsi dell’allestimento delle decorazioni.

Sarebbe stato tutto molto più semplice se mentre scriveva le varie  idee che le venivano in mente non ci fosse stato Cam, a infastidirla con le sue occhiate lascive.

Non sapeva da quando fosse iniziata quella storia,forse dalla cena col Lumaclub che aveva frequentato  lo scorso sabato.

Mentre Hermione si gustava il suo soufflé alla vaniglia e zenzero, aveva notato due occhi azzurri fissarla, attraverso il ciuffo di capelli dorati. Non era un occhiata casuale, né uno sguardo casto.

Lei era arrossita e aveva subito abbassato lo sguardo.

Poi aveva sentito sotto il tavolo un piede che si strusciava sulla sua gamba e aveva fatto un salto all’indietro sulla sedia, alzando la testa di scatto verso di lui, che le faceva l’occhiolino e si leccava le labbra sporche di zucchero a velo.

Da allora, anche se lei cercava di evitarlo come la peste,se lo ritrovava sempre fra i piedi.

Qualsiasi ragazza della scuola avrebbe ucciso per essere al suo posto, Cam era uno dei più ricchi, arroganti e affascinanti  figli di buona donna di Hogwards.

Ma a lei dava solo il vomito. Era una persona disgustosa, viscida. Poteva percepire il male dentro di lui.

Eppure nessuno sembrava accorgersene. Tutti vedevano il male in Tom Riddle, era lui, quello da evitare, da temere.

Ma Hermione sentiva che dietro quella facciata gelida e impenetrabile,dietro la maschera del futuro mago più oscuro di tutti i tempi, forse si nascondeva solo un orfano spaventato.

Ci doveva essere del buono in lui, dopotutto le aveva salvato la vita!

“Un penny per i tuoi pensieri!” Sarah si era seduta di fianco a lei, con il suo sorriso a trentadue denti a illuminarle il faccino spruzzato di lentiggini color caramello.

Hermione sbuffò.

“meglio pipistrelli vivi o zucche incantate per decorare il salone?” mentì.

“Hum… tutti e due…” mormorò Sarah tamburellando le dita sulla pergamena scribacchiata di Hermione.

“Lo sai che Cam Middleton ti sta fissando vero?” aggiunse con una vocetta sottile ed eccitata.

Dall’altra parte del tavolo, Cam mosse le dita della mano per salutare, e con le labbrà  schioccò un bacio in sua direzione.

“E tu lo sai che non me ne importa un accidente vero?” ribattè lei, aggiungendo subito dopo un sorriso per non apparire troppo acida. Dopo tutto non era colpa di Sarah se a lei invece Cam piaceva da morire.

“Lo so che pensi sia un figo da paura, però…io davvero non lo sopporto!”

“Un… figo?” mormorò Sarah sollevando un sopracciglio in modo interrogativo.

Già, Hermione spesso di dimenticava che negli anni quaranta certi termini non erano ancora in voga, fra gli adolescenti.

“A volte parli davvero strano…comunque non preoccuparti, lo so che  Suor Hermione non si abbasserebbe mai alle avance di uno dei più belli e affascinanti ragazzi della scuola.”

Hermione stava per sbuffare, ma si trattenne.

“Ah, a proposito di…  “fighi” come dici tu…” continuò Sarah mentre si mordicchiava le unghie della mano destra. “Lo sai chi è appena ritornato dal quasi-aldilà?”

Stupidamente, Hermione non capì a chi stava alludendo.

“Tom Riddle…” bisbigliò alla fine l’amica, quasi spaventata dal pronunciare quel nome.

Per un attimo Hermione  sentì una strana sensazione di testa vuota e dolore al petto. Poi si accorse che aveva smesso di respirare, e prese una bella boccata d’aria per riprendersi.

Cercando di comportarsi nel modo più disinvolto possibile, gracchiò un “Ah si?” poco convinto.

A  Sarah brillarono gli occhi. “Lo sapevo! Lo sapevo che ti piaceva!” mormorò piano per non farsi sentire.

“No!” si affrettò a gridare Hermione. “Non mi piace affatto.”

“Va bene, come vuoi tu…” disse l’amica con un tono di voce accondiscendente, come quando di parla con un bambino o con un matto.

“Allora non ti spiacerà se lo invito al ballo di Halloween?”

Hermione quasi non si strozzò con la saliva. “Cosa!!”

“Hey, Hey! Stavo scherzando!” disse Sarah ridacchiando. “Figurati se io inviterei mai lui al ballo…nessuno lo farebbe. Lo sai com’è… strano.” Si scostò un ciuffo di spaghetti color carota dal viso.

“Sarà come tutti gli altri anni. Tom non  ci è mai andato al ballo, con nessuna. Ed è meglio così.”

 “Fate spesso un ballo, per Halloween?” Domandò perplessa. Nella Hogward a cui era abituata, non avevano mai organizzato balli, a parte quello del ceppo.

Ad Halloween il massimo che si poteva fare era il banchetto.

“Si, certo, tutti gli anni. è una tradizione millenaria!” Ribattè Sarah con gli occhi sognanti.

“Chissà chi mi inviterà quest’anno…”

Tutti gli anni. Tutti gli anni organizzavano una festa con un ballo per Halloween. E Tom non vi aveva mai partecipato. Non che la cosa la stupisse.

Eppure si chiedeva come mai la tradizione del ballo di Halloween non fosse stata mantenuta anche ai tempi moderni.

Forse per qualcosa che era successa durante una di quelle feste? Qualcosa di terribile,come un omicido?

Hermione non poteva non pensare a Mirtilla, agli enormi occhi del basilisco che lei aveva visto solo attraverso uno specchio, e che pure le avevano fatto gelare il sangue.

Proprio mentre le stava venendo la pelle d’oca, sentì una mano, appoggiarsi sulla sua spalla, e prima di voltarsi un fresco odore di sapone e spezie le solleticò le narici.

“Dobbiamo parlare.” La sua voce vibrò sulla sua pelle come una scossa elettrica.

Quando sollevò il viso, vide il volto bianco e liscio di Tom, dagli occhi stanchi e segnati da occhiaie bluastre, che la fissavano.

Non rispose, non aveva abbastanza fiato in gola per farlo, come se la sua sola vicinanza le avesse aspirato tutta l’aria dai polmoni. Si limitò ad annuire, e sentì le sue gambe molli come gelatina alzarsi in modo autonomo, per seguire il ragazzo che ora procedeva rapido verso l’uscita della sala.

Il suo corpo sembrava così robusto e forte, nonostante avesse passato l’ultimo mese a letto, mentre sfilava fra i tavoli, ignorato da tutti, come se nessuno volesse incrociare il suo sguardo.

Hermione lo seguì fuori dalla Sala Grande,fino alla biblioteca ,stranamente deserta visto l’ora.

L’odore di pergamena,legno vecchio e polvere la avvolse come in un abbraccio, calmandola un poco.

Per un attimo rimase a fissare la schiena di Tom,il silenzio interrotto solo dai tuoni attutiti di un temporale imminente.

Poi lui si voltò, e il cuore le rischizzò in gola.

“Volevo ringraziarti.” La sua voce era flebile, il suo tono così diverso dal solito che per un attimo Hermione non lo riconobbe.

 “Grazie per avermi portato in infermeria quella notte.”

I suoi occhi color giada erano fissi alle assi di legno liso del pavimento.

Hermione era così sorpresa che per un attimo fu come se avesse perso la parola.

“Grazie?” Balbettò.

“Se non fosse stato per te sarei morto.” Mormorò lui tra i denti, come se odiasse ammettere a se stesso, quanto doveva essere apparso debole in quel momento.

“Ma sei tu che mi hai salvato la vita, sei tu l’eroe Tom, non io!” esclamò con forza Hermione.

Lui ridacchiò amaro.

 “Non sono affatto un eroe,credimi. Tu non mi conosci. Non sai cosa sono capace di fare.Le cose che ho fatto.”

Hermione fissò addolorata la ruga che si formava sulla sua fronte, una piega di dolore che le strinse il cuore.

“Non ti sei mai chiesta, perché qui tutti mi temono?”

Un bagliore sinistro baluginò nei suoi occhi,facendo rabbrividire Hermione fino al midollo.

“Perché mi hai salvata?” disse Hermione tutto d’un fiato, incapace di trattenersi.

La domanda lo prese alla sprovvista.

Per un attimo i suoi occhi si spalancarono in modo terrificante ed Hermione temeva potesse colpirla o scappare da un momento all’altro.

Si voltò verso la finestra, osservando le gocce di pioggia che avevano iniziato a scorrere come lacrime sui vetri opachi .

Il bagliore di un lampo illuminò il suo profilo, i suoi riccioli neri perfettamente pettinati da una parte, il suo naso dritto , la bocca carnosa e infantile. Poi un tuono rimbombò lungo le pareti di pietra,facendole tremare la cassa toracica.

 “Perché  sei la prima persona a cui sembra importi qualcosa di me.”

La semplicità e la fragilità di quelle parole la sconvolsero. Nel cervello le apparvero i caratteri di inchiostro impressi sul suo diario con una scrittura infantile, i cupi pensieri e le paure di un bambino abbandonato.

“Oh, Tom…” mormorò facendo un passo avanti per prendergli la mano, ma lui si retrasse.

“Ma non capisco il perché.” Continuò lui, con voce gelida.

“Perché sei così diversa dagli altri, persino dalle altre ragazzine stupide e infatuate? Perché mi hai portato all’infermeria quella notte? Perché venivi sempre a vedere come stavo?Che ti importa di me?”

Il cuore di Hermione sussultò. Allora lui sapeva, la aveva sentita quando andava a trovarlo. Arrossì pensando a tutte le volte che era rimasta ore a fissarlo mentre fingeva di dormire.

“Non lo so.” Rispose con un soffio flebile fra le labbra secche.

Ed era la verità. Non sapeva perché aveva fatto quelle cose, mentre in teoria il suo compito era quello di ucciderlo.

Non sapeva perché anche  in quel momento  sentiva stringersi il cuore,guardando il dolore e la solitudine nei suoi occhi, o perché mentre lo fissava, bello come un angelo alla tenue luce del cielo grigio, le sue labbra formicolassero, nell’incalzante desiderio di baciarlo, di sentire ancora le sue labbra farsi avide e bollenti sulle sue.

Sapeva solo due cose.

Odiava Lord Voldemort.  Amava Tom Riddle.

“Io…non lo so. Davvero.” balbettò Hermione mentre il suo cuore galoppava .

Tom la fissò per un attimo, contraendo la fronte per la concentrazione .

Poi come niente fosse si voltò e si avviò verso la porta in silenzio.

“Tom!”

Lui si bloccò sulla porta.

“Vorresti venire al ballo con me?”

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Capitolo 13
*** Cap 13: Un sole che sorge ***


Ho perso completamente il controllo sul mio vecchio HTML editor... e purtroppo i risultati con il nuovo non sono incoraggianti!

Mi spiace ragazze! spero vi piaccia lo stesso il capitolo!

Buona lettura!


20 gennaio 1934

Non mi vedranno mai più piangere, lo giuro.

Non sarò mai più così debole.

È stato più forte di me, mi hanno rinchiuso nel vecchio pozzo e ho avuto paura, così tanta paura da impazzire.

Mi hanno lasciato laggiù per una notte intera, e non sapevo se mi avrebbero mai fatto risalire.

Il buio ,la fame, il freddo e i ratti mi facevano impazzire.

Ho cercato di arrampicarmi, ma è stato tutto inutile.

Quando mi hanno tirato su, la signorina Wilks sorrideva.  Rideva della mia paura.

Non sarò mai più così debole, preferisco morire.

Ma mi vendicherò. Vedranno di cosa sono capace.

 

Cap.13 –

“Hai invitato Tom Riddle al ballo? Ma sei impazzita?!” sbottò Sarah mentre Hermione rimescolava col cucchiaio la sua zuppa di funghi ormai gelata.

“Sssh!!”  le intimò con un occhiata assassina. “Per le mutande di Merlino!Vuoi che lo sappia tutta la scuola?”

“Scusa…” bisbigliò l’amica guardandosi intorno preoccupata. “Ma sul serio sei impazzita? Vuoi finire come Violet? E lui cosa ha risposto?”

Hermione si morse il labbro inferiore, nervosamente. “Ha detto che ci avrebbe dovuto pensare”

Quella risposta la aveva delusa e piacevolmente stupita allo stesso tempo. Certo, non era un sì ma neanche un no!

“Oh cavolo!” esclamò Sarah. “Oh cavolo! Questo vuol dire… vuol dire che sicuramente un po’ gli piaci! Pazzesco!”

 ma vedendo lo sguardo offeso di Hermione subito si affrettò a dire “Voglio dire, pazzesco per uno come Riddle,

 insomma, non che tu non possa piacere a un ragazzo Mione! È lui che è uno strambo!”

Hermione annuì, con un sorriso nervoso sulla faccia.

Non sapeva perché aveva deciso di dire dell’invito a Sarah, forse aveva semplicemente bisogno confessare a qualcuno le sue colpe. 

Anche se ovviamente Sarah non sapeva nulla, del motivo per il quale l’invito di Hermione la rendeva così tremendamente colpevole. Colpevole di tradimento.

“Quindi… Cam è libero? Se Tom accetta,intendo…” domandò Sarah arrossendo un po’ sulle guance.

“Ma certo, non ho mai avuto intenzione di andarci con lui!” esclamò Hermione indignata, mentre si alzava dalla sedia.

“Devo andare a studiare per il compito di Pozioni, ci vediamo più tardi ok?” mentì, mentre salutava l’amica e si dirigeva verso la porta della Sala Grande.

Aveva un disperato bisogno di riflettere.

 Da quando aveva rivisto Tom, il pomeriggio, era come se tutta l’ansia e l’agitazione di quella notte in infermeria l’avesse assalita di nuovo, non permettendole di pensare ad altro.

Non si era aspettata di essere ringraziata, come non era stata preparata alla vista di quegli occhi di solito così freddi e apatici riempirsi di qualcosa… di così vivo e palpitante.

Le sue parole continuavano a suonare nella sua testa come un disco rotto.

Sei la prima persona a cui sembra importi qualcosa di me.

Davvero non era mai stato amato da nessuno? Come poteva crescere un bambino completamente solo e senza amore? Rabbrividì. 

La sola idea le parve agghiacciante.

Poi le ritornò alla memoria la follia…

l’idea improvvisa e sventata di invitarlo al ballo,che era lievitata dal suo cervello alla sua bocca senza darle il tempo fisico di fermarsi.

L’espressione negli occhi di lui a quella domanda la sconvolsero. Smarrimento, incredulità, paura persino.

Forse non avrebbe dovuto farlo. Dannazione non avrebbe dovuto assolutamente farlo!

Cosa diavolo le era saltato in mente?

Cosa sperava di ottenere? Un altro bacio?

Al solo pensiero un brivido le percorse la schiena, e non era un brivido di freddo.

-Oddio Hermione smettila di comportarti come una ragazzina in preda a una tempesta ormonale!- si rimproverò mentre si accorse di essersi persa.

A che diavolo di piano era finita? Diamine! 

Era stata così assorta in quei pensieri da aver vagato a vuoto nel castello. Dopo un attimo di smarrimento, però si orientò. Riconobbe la porta del Bagno dei Prefetti .

Mentre ammirava gli intarsi dorati sul pomello della porta, un’idea lentamente si fece strada nella sua mente.

 Visto la piega che avevano preso i suoi pensieri su Riddle, avrebbe avuto bisogno di una doccia fredda, ma anche un bel bagno caldo probabilmente avrebbe disteso i suoi nervi.

Aveva sempre adorato quel bagno, dai tempi in qui era stata prefetto alla vecchia-futura- Hogwards.

Dopotutto le avrebbe fatto bene rilassarsi un po’ nell’acqua calda e profumata, prendersi una mezz’ora tutta per se, senza pensare a nulla.

Oltretutto a quell’ora tutti erano a cena, non sarebbe stata disturbata da nessuno.

Così si fece coraggio, disse la parola d’ordine, “Uva Fragola” 

-che le era stata rivelata da Lumacorno la prima settimana di scuola - alla statua di Boris il Basito,prese un bel respiro ed entrò.

Il bagno era identico a come la ricordava, una sala meravigliosa, interamente in marmo bianco, con un' enorme vasca rettangolare posta al centro della sala circondata da almeno un centinaio di rubinetti in oro.

Hermione si chinò ad aprire una decina di rubinetti dai quali iniziò a sgorgare acqua mischiata a diversi tipi di bagnoschiuma,ognuno di un colore e un profumo diverso : viola ,glicine, gelsomino, ambra…

In men che non si dica l’aria si saturò di vapore profumato e bolle di sapone, ed Hermione cominciava  già a rilassarsi.

Si sfilò la divisa ripiegandola accuratamente e appoggiandola di fianco alla pila di asciugamani candidi e soffici.

Poi, si immerse nella vasca ormai quasi piena, e il contatto dell’acqua calda al punto giusto la fece sospirare di piacere.

Chiuse i rubinetti e si immerse del tutto nell’acqua,  nuotò un poco in apnea e riemerse con il fiato corto, sentendosi veramente rigenerata. Avrebbe dovuto andarci prima, si disse.

Mentre giocava con la schiuma colorata si rilassò ammirando il dipinto della bellissima sirena che dormicchiava pacifica.

Stava quasi per rituffarsi sott’acqua quando un rumore le fece andare il battito a mille. C’era qualcuno nella stanza?

“Ciao Granger, ti spiace se mi unisco a te?L’acqua sembra deliziosa.”

 Hermione rabbrividì.

Era la voce di Cam.

“Sai, ho visto che uscivi come una furia dalla Sala Grande, e mi chiedevo dove andassi di tutta fretta. Così ti ho seguito. 

Non credevo ne sarebbe valsa …così tanto la pena.” Mormorò allusivo studiando attentamente il corpo di Hermione, che lo fissava sgomenta dalla vasca.

Improvvisamente conscia della sua nudità Hermione arrossì e si immerse nella schiuma più che poteva. “Vattene Cam!” Gridò in preda all’isterismo.

“Come sei entrato qui?Non sei un prefetto!”

Lui ridacchiò e si avvicinò al bordo della vasca con un’espressione maliziosa e arrogante sul viso.

“Già, è una gran fortuna che questo posto sia aperto anche ai  Capitani delle squadre di Quidditch, non credi? Una fortuna per te intendo… “

concluse con fare allusivo, mentre si sfilava il maglione e si allentava la cravatta.

“Ma è il bagno delle donne!” Controbatté Hermione ,sempre più nervosa.

“Già, è quello che affermava anche quel babbeo di Boris…l’ho visto un po’ “basito” quando gli ho chiesto di entrare!” 

Mentre rideva da solo alla sua stupida battuta si pettinò indietro il ciuffo di capelli biondi, con una mossa studiata e collaudata per affascinare le ragazze.

“Ovviamente ho dovuto ricordargli chi fosse mio padre, per convincerlo.” continuò mentre lentamente si slacciava i bottoni della camicia e rimaneva a petto nudo.

Hermione distolse subito lo sguardo. Se sperava che sarebbe rimasta a fissare i suoi muscoli sospirando languida, come una delle stupide ragazzine che gli sbavavano dietro, si sbagliava di grosso.

Cam si  chinò sul bordo e allungò una mano per immergerla nell’acqua, pericolosamente vicino ad Hermione.

“Si sta raffreddando…vuoi che entri a tenerti calda?” sussurrò alzando un sopracciglio con fare da sbruffone.

Le guance di Hermione assunsero una tonalità vermiglia preoccupante,mentre goffamente si allontanava spostandosi nell’altra parte della vasca coprendosi il petto nudo con le braccia.

“Vattene o giuro che mi metto a urlare.” Sibilò.

Lui scoppiò in una fragorosa risata. “Sono tutti in Sala Grande, ad almeno quattro piani di distanza,chi credi che ti sentirebbe?”

“Io.”

La voce che era risuonata nel buio dell’ingresso era roca e fredda come il ghiaccio, ma Hermione nell’udirla non potè che provare una sorta di sollievo.

Cam si voltò di scatto, con tutti i muscoli del corpo irrigiditi.

“Riddle. Che diavolo ci fai qui?”

Tom, immobile sulla porta di ingresso non rispose.

Cam sogghignò. “Loquace come al solito eh? Vattene mezzosangue.Non c’è niente che ti possa interessare qua dentro. Tornatene a parlare ai tuoi serpentelli.”

Tom  rimase in silenzio, ma Hermione vide  il guizzo  del muscolo della sua mascella che si contraeva.

Sembrava combattuto, come se stesse vivendo un duello interiore.

Poi, come se fosse arrivato alla conclusione che quello non era davvero affar suo, si voltò verso la porta.

“Tom!” gridò Hermione.

Avrebbe voluto chiedergli aiuto, ma non trovò le parole.

Non la avrebbe mai aiutata. Che cosa si aspettava? Il fatto che una volta l’avesse salvata non significava nulla.

Nulla. Lei non era nulla per lui. Lui era Voldemort. E Voldemort amava solo se stesso.

A quel pensiero un singhiozzo le uscì dalle labbra  e quel suono risuonò sulle mattonelle appannate di condensa.

Tom si voltò . I suoi occhi avevano lo stesso colore del mare prima della tempesta.

“Ti sta importunando, Hermione?” disse , con un tono stranamente calmo e pacato.

“Non ti riguarda Riddle. Vattene.” Hermione notò che a  Cam, nonostante le parole arroganti ,tremava la voce. Anche lui aveva paura di Tom. Ma forse non ne aveva abbastanza.

Hermione vide il viso dell’erede di Serpeverde trasformarsi in una maschera di odio e ferocia. Non l’aveva mai visto così e una morsa di paura le strinse il petto.

I suoi occhi erano spalancati e folli d’ira, e Hermione si chiese se avessero potuto uccidere un uomo solo fissandolo.

Poi tutto accadde velocemente.

Hemione vide la mano destra di Tom muoversi sotto il mantello ma Cam aveva già sfoderato la sua bacchetta dalla tasca dei pantaloni.

Hermione gridò a Tom di stare attento, ma in quell’istante la sua voce venne sovrastata dalle grida dei due ragazzi e un lampo di luce rossa la accecò.

“STUPEFIC…”  “EXPELLIARMUS!”

La bacchetta di Cam volò in aria  e venne  gettata a una decina di metri da lui.

Lui  cadde a terra disarmato, mentre Riddle lo sovrastava , puntando la bacchetta alla sua gola.

Cam alzò il viso, terrorizzato ed Hermione poteva sentire il suo respiro accelerato dalla paura.

Gli angoli della bocca di Tom si piegarono in un sorriso crudele.

“CRUCI…” aveva iniziato a gridare, ma l’incantesimo cruciatus venne interrotto dalle grida di Hermione.

“Non farlo Tom! Ti prego !!”

Tom si voltò verso di lei e questo bastò a distrarlo,  Cam con un balzo gli saltò al collo, disarmandolo.

“Ti ammazzo lurido bastardo!” Gridava Cam stringendo l’avversario alla gola. Probabilmente Tom non avrebbe avuto problemi a difendersi, in condizioni normali, ma Hermione vide con orrore la sua mano stringersi il fianco,proprio dove l’aveva morso l’avvincino.

Un gemito di dolore fuoriuscì dalle sue labbra mentre una smorfia di sofferenza deformava il suo volto.  “Tom!” esclamò Hermione terrorizzata.

Senza farsi vedere da Cam, che comunque era troppo fuori di sé per accorgerse, Hermione si sporse sul bordo e raccolse la bacchetta di Tom. “LEVICORPUS!”

In un attimo il corpo di Cam era appeso in aria e Tom si rialzava faticosamente.

Hermione lasciò cadere a terra il suo assalitore,che avvilito e frustrato imprecò.

Tom riprese dalle mani tremanti di Hermione la sua bacchetta e la puntò contro Cam , ma non concluse la maledizione che prima aveva inziato.

Lo fissò adirato e gli intimò di andarsene.

“Ve ne pentirete, tutti e due!” sibilò lui, ma poi girò i tacchi e fuggì dalla porta.

 Tom riprese fiato, ma si piegò di nuovo in due gemendo dal dolore, la fronte imperlata di sudore.

“Tom!” Gridò  Hermione preoccupata. “Stai bene?”

Lui si raddrizzò, riprendendosi, e si voltò verso di lei.

E accadde.

Quando i suoi occhi incontrarono quelli di Hermione una strana luce,limpida e bellissima, illuminò il suo sguardo.

Le sue labbra si mossero piano, gli angoli della sua bocca di sollevarono in un sorriso timido e dolce.

Era la prima volta,che Hermione lo vedeva sorridere.

Certo, tante volte aveva riso, o sogghignato con arroganza e spregio.

Ma questo era diverso, questo sorriso assomigliava al sole che sorge fra le nuvole dopo un temporale, aveva un calore che Hermione non aveva mai visto in nessun sorriso.

Eppure, come il sole si nasconde in fretta dietro un'altra nuvola, anche il suo sorriso non durò che un battito di ciglia.

E un’arcana angoscia prese il suo posto, mentre i suoi occhi si abbassavano a terra, senza più luce.

Hermione era così sconvolta che rimase immobile, muta.

Tom si mosse verso la pila di asciugamani puliti e gliene porse uno.

Come risvegliandosi da un coma, riprese coscienza della situazione imbarazzante in cui si trovava, e arrossì, afferrando in fretta l’asciugamano che lui le porgeva.

Tom di voltò per permetterle di uscire dalla vasca e di avvolgersi con il telo.

La stanza era immersa nel silenzio, rotto solo dal rumore delle goccioline di acqua che cadevano dal corpo e dai capelli fradici di Hermione.

“Grazie Tom. Se non fossi arrivato tu…”

Vide i muscoli delle braccia di Tom irrigidirsi.

“Non avrei mai permesso a quel viscido verme di toccarti.” Sibilò ancora di spalle.

Poi si voltò e si avvicinò a Hermione , ancora grondante gocce d’acqua e avvolta solo da un minuscolo asciugamano che a malapena le copriva le coscie.

 Il suo sguardo era come una carezza rovente, che lentamente scorse dai suoi occhi al suo corpo, per poi soffermarsi alle sue labbra.

Hermione sentì dentro di sé riaccendersi il fuoco che da un mese la divorava, consumandola lentamente.

“Tom…” mormorò, solo per assaporare la sensazione del suo nome sulle labbra.

A quel suono lui sembrò ridestarsi da un sogno, e la fissò spaventato negli occhi.

“è tardi. Faremo meglio a tornare al dormitorio.” Disse con voce spenta, voltandosi.

Hermione avrebbe voluto fermarlo. Avrebbe voluto afferrargli la mano e stringerlo a sé.

Avrebbe voluto fare un’infinità di cose che non era lecito neanche immaginare,ma non potè fare altro che annuire e attendere che lui uscisse per rivestirsi.

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Capitolo 14
*** Cap 14 : Kisses and tears ***


Ciao ragazze!
 Lo so, sono imperdonabile per il ritardo, ma davvero non riuscivo a scrivere nulla di decente, quindi ho aspettato che l'ispirazione arrivasse...
 ...e alla fine è arrivata! (meno male!) 
Ancora grazie per la pazienza con cui aspettate i miei porci comodi (o i porci comodi della mia vena poetica...'sta infame) e per i bellissimi commenti! Buona lettura!!! :)

Dal diario di Tom Orvoloson Riddle:

20 Agosto 1938:

Oggi è accaduto qualcosa di straordinario.

È arrivato un uomo all’orfanotrofio e chiedeva di me.

Ho subito pensato si trattasse di un dottore, perché da un po’ di tempo le istitutrici sussurrano fra di loro sul mio presunto “problema di sanità mentale”.

L’uomo è stato stranamente gentile con me, ma non mi fido lo stesso.

Non mi posso fidare di nessuno.

Ad ogni modo, quello che mi ha detto è stato incredibile, anche se in parte l’ho sempre saputo.

Io ho dei poteri, poteri magici, e quell’uomo lo sapeva.

Sa che sono diverso.

Ha detto che anche lui era “diverso”, come me.

Io non gli credevo,fino a quando non ha appiccato il fuoco, avvolgendo il mio armadio nelle fiamme con la sola forza del pensiero. Magia, così l’ha chiamata. Io lo chiamo potere.

Ha detto che vuole farmi frequentare una scuola, Hogwarts.

Non ho nemmeno considerato l’idea di rifiutare. Qualsiasi cosa, pur di uscire da qui.

E se davvero quello che ha detto l’uomo è vero, se davvero questa scuola può insegnarmi a controllare i miei poteri…ah, Dio sa quanto potrei diventare grande!

Sicuramente , per essere quello che sono, uno dei miei genitori doveva essere un mago, e io sono certo che si tratti di mio padre. Non può essere stata mia madre, perché se avesse avuto poteri magici non sarebbe morta come un cane, abbandonandomi in questo inferno.

No. Deve essere mio padre. E se anche lui ha frequentato questa scuola, troverò qualche notizia su di lui.

Lo troverò, e vendicherò mia madre, per averla abbandonata. Lo ucciderò, per avere abbandonato entrambi. Non avrò pace finchè non l’avrò trovato.


Cap 14: Kisses and tears

“Per l’ennesima volta, Julia, non possiamo far entrare dei veri Folletti della Cornovaglia nel salone! Farebbero un caos assurdo e a questo già ci pensa Pix ogni anno!”

La ragazzina mora, prefetto dei Corvonero abbassò il viso delusa mentre la sua idea veniva bocciata con impazienza dal prefetto di Tassorosso, Tom Ravenwood.

“Potremmo far scendere una pioggia di mais candito allo scoccare della mezzanotte” propose Mark Tunderwall mentre Hermione scribacchiava distrattamente sulla sua pergamena. “Che ne pensi Hermione?”

“Cosa?”

A sentire il suo nome Hermione alzò di scatto il capo,lasciando cadere a terra distrattamente la sua piuma appena intinta nel calamaio, che schizzò di inchiostro nero le scarpe di una ragazza dei Grifondoro.

“Oh!Scusa Rose!” mormorò Hermione sentendosi una completa idiota. Tirò fuori la bacchetta ed effettuò un incantesimo Gratta e Netta, mentre la ragazza  le sorrideva comprensiva.

“Non fa niente” mormorò la biondina. “Non fosse stato per te Hermione, saremmo stati costretti a far venire Riddle alla riunione sulle decorazioni per la festa, quindi te ne siamo infinitamente grati!”

Hermione sentì come un nodo bloccarle la bocca dello stomaco.

Sapeva che non era colpa loro, se odiavano tutti i Serpeverde, e in particolare mister Faccio-venire-la-pelle-d’oca-Riddle.

Eppure quel commento non faceva che incrementare il suo senso di compassione per Tom. Perché nessuno riusciva a vedere quello che era in realtà, un ragazzo triste e solo ?

Eppure lei lo vedeva. Dietro quella facciata di oscura indifferenza, si celava un ragazzo sensibile e ferito.

Aveva passato abbastanza serate a leggere il suo diario di nascosto, per sapere quante pene e ingiustizie aveva subito, e se questo non bastasse , il suo comportamento la sera prima la aveva piacevolmente stupita.

Non solo la aveva salvata da quel viscido di Cam, ma non aveva eseguito la maledizione Cruciatus.

E la cosa più incredibile, era che non la aveva eseguita perché glielo aveva supplicato lei.

Un fiore di speranza le era nato nel petto. Perché quel gesto, per la prima volta da quando lo aveva conosciuto, aveva portato alla luce la sua umanità. Beh, anche quando la aveva ringraziata nella biblioteca per la verità, Tom le era parso diverso, cambiato.

“Forse dovreste essere più comprensivi con lui. Nessuno gli ha mai offerto una mano d’amicizia dopotutto.”

Il rumoroso gruppetto di ragazzi si azzittì all’istante, proprio mentre stavano discutendo le decorazioni delle lanterne, e si voltarono tutti con occhi spalancati in sua direzione.

“Cosa?!” Mormorò un ragazzo moro che Hermione riconobbe come suo compagno di banco a Rune Antiche.

“Stai scherzando spero! Se qualcuno osasse avvicinarsi quello psicopatico gli lancerebbe una maledizione Imperius, nella migliore delle ipotesi!”

Tutti gli altri annuirono e iniziarono a raccontarsi le storie di fantomatici “incidenti” accaduti a varie ragazze della scuola.

Forse avevano ragione loro. Forse il ragazzo incompreso e dolce che lei vedeva in Riddle era solo un’invenzione della sua testa. Perché era troppo innamorata di lui per vedere la realtà.

Hermione arrossì e si pentì amaramente di aver parlato.

Cercò  inutilmente di cambiare discorso,quando un’affermazione di Julia le fece venire la pelle d’oca.

“Sapete come fa, con le ragazze che sono abbastanza pazze e stupide da corteggiarlo?” Sussurrò come se stesse rivelando un segreto terribile e agghiacciante. Il resto dei ragazzi la ascoltava rapito, il silenzio rotto solo dalla pioggia che batteva sui vetri della biblioteca.

“Prima le incoraggia, fa credere loro di provare interesse nei loro confronti, tipo con  sorrisetti e moine. Poi ci gioca come il gatto col topo. Le poverine ci cascano come pere mature, si innamorano come idiote.”

“Beh,Non c’è da stupirsi! È bello come un dio!” commentò con una risatina una ragazza riccia rompendo la tensione, mentre tutti i ragazzi si voltavano verso di lei guardandola male.

“Che c’è?” domandò lei arrossendo, quindi Julia proseguì nel suo racconto.

“Poi le attira nella sua trappola, come un serpente attira nella sua tana le  prede. Le convince a venire con lui in un posto tranquillo, senza testimoni.”  Sussurrò, mentre tutti pendevano dalle sue labbra.

“E poi?” balbettò la ragazza dei Corvonero.

Julia la guardò compiaciuta, come crogiolandosi dell’atmosfera spaventosa e intrigante che aveva creato.

“Poi… la ragazza finisce al San Mungo, o in infermeria nella migliore delle ipotesi. Mi hanno detto…”

Hermione si sentì il cuore pesargli nel petto come un macigno, e gli occhi iniziarono a pizzicarle furiosamente.

Si alzò bruscamente dalla sedia e corse fuori dalla stanza con la borsa sotto il braccio, mentre tutti la guardavano ad occhi spalancati.

Non riusciva distinguere bene le voci che la chiamavano, non riusciva a sentire più niente se non il dolore.

Possibile che fosse tutto vero? Era caduta anche lei in quella trappola come una stupida ragazzina del primo anno?

Mentre le lacrime che le scorrevano sulle guance si tramutavano in singhiozzi violenti, le sembrò di non riuscire più a respirare.

Aria. Aveva bisogno di aria.

Si precipitò verso il portone di ingresso e corse fuori.

Il freddo era pungente, e la pioggia gelida sulla pelle la fece tornare alla realtà, calmandola un poco.

In giro non c’era nessuno, era quasi ora di cena e tutti erano dentro, al caldo.

Camminò a lungo sotto la pioggia, ma poi si fermò, sotto un salice,senza sapere dove andare.

Voleva così tanto tornare a casa, nel futuro. Voleva che Harry le parlasse, le desse dei consigli con la sua voce rassicurante e sincera. Voleva che Ron cercasse di consolarla, dicendo invece qualche fesseria.

Ma non poteva tornare, perché il futuro che l’aspettava era forse ancora più orribile del presente.

Voldemort avrebbe distrutto tutto, la guerra che si accingevano a combattere contro le forze del male era persa in partenza.

Crollò a terra, affondando le dita nell’erba bagnata e inzaccherandosi i vestiti già fradici.

Tremava come un pulcino,ma non riusciva a trovare la forza per tornare al castello, perché significava anche affrontare la realtà, cioè accettare il suo fallimento, su tutti i fronti.

Le lacrime e la pioggia si mescolavano sul suo viso, quando sentì una mano calda posarsi sulla sua spalla, come una carezza rassicurante.

Nella confusione dei suoi sentimenti, si illuse, convinta che si trattasse di Harry, e strinse a sé la mano, appoggiandovi la guancia calda di pianto.

Solo dopo un istante si rese conto che non poteva essere lui, e si voltò .

Attraverso la nebbia delle sue lacrime,due occhi stupiti e indifesi la fissavano, incredibilmente vivi e profondi. Tom.

“Tutto bene?” La sua voce era così diversa dal solito, quasi tremante.

Il cuore di Hermione batteva come un pazzo contro le sue costole.

All’improvviso non le importava più niente, né di quello che dicevano gli altri su di lui, né del pericolo a cui andava incontro.

Finchè lui l’avesse guardata in quel modo, nulla poteva importarle.

Hermione annuì, mentre la testa le si faceva leggera, e sognava che il tempo si fermasse, bloccandosi in quell’istante per sempre, senza conseguenze, senza più lacrime e paura, senza futuro.

Non riusciva e non voleva dire nulla, aveva paura che se avesse detto qualcosa, lui sarebbe cambiato come all’infrangersi di un incantesimo, tramutandosi di nuovo in un essere freddo e senz’anima.

Sbattè le palpebre per eliminare il velo di lacrime che le impediva di vedere l’unica cosa che voleva vedere: Tom Riddle, che la guardava come un cieco che vede il cielo per la prima volta.

Poi qualcosa di tremendamente sbagliato ma al contempo dannatamente giusto accadde.

Tom si inginocchiò a terra davanti a lei, e l’abbracciò.

Sembrava che il suo calore la avvolgesse da ogni angolo, e lei voleva affondare nel suo abbraccio, annegare in lui.

Sentì la sua guancia calda contro la pelle del collo, il suo respiro affannato nel suo orecchio.

“Hermione…” mormorò stringendola ancora più stretta.

Sentiva il calore del suo petto attraverso la stoffa bagnata della divisa, il suo cuore batteva veloce, all’unisono con il suo.

“Tom.” Sussurrò lei mentre intrecciava le dita fra i suoi capelli scuri e grondanti acqua.

Al suono della voce di lei, Tom tremò, e le prese il viso fra le mani.

Il suo sguardo era scuro e agitato come il mare in tempesta, e lei sapeva che non poteva salvarsi dal suo sguardo, non poteva salvarsi da quello che stava per accadere.

Chiuse gli occhi e sentì le sue labbra calde e morbide sulle sue. Sapeva di pioggia, e profumava come il bosco bagnato attorno a loro.

Le sue labbra non erano più immobili e gelide e nemmeno focose e arroganti,come il loro primo bacio.

La baciava delicatamente, con una dolcezza che Hermione non aveva mai sperimentato, in nessuno dei suoi baci precedenti.

Una scossa elettrica percorse la sua spina dorsale, ed Hermione si spinse contro di lui,stringendogli le dita nei capelli, perché voleva di più, voleva sentire Tom fino in fondo, voleva baciarlo come aveva sempre voluto, morire nel suo abbraccio. Le sue labbra aprirono quelle di lui, cercando assetate il tocco della sua lingua. Tom emise un gemito, e come una scintilla che scatena l’inferno,il bacio divenne di fuoco.

Hermione non poteva sentire più nulla tranne Tom, le sue labbra che si muovevano voraci sulle sue, il tocco sublime e febbrile della sua lingua e il suo respiro caldo in bocca, le sue mani bagnate che le accarezzavano il viso, e il suo cuore che le pulsava nelle orecchie come se fosse lì lì per esplodere.

Era così felice che non capì perché un singhiozzo le scuoteva il petto e le lacrime le scendevano sulle guance.Ma poi si rese conto che non era lei che stava piangendo, ma Tom.

Eppure non interruppe il bacio, che invece divenne ancora più disperato, come se interrompendolo sarebbe potuto morire soffocato, come un pesce fuori dall’acqua.

La baciava piangendo, con una tale passione e disperazione che Hermione si sentì il cuore scoppiare d’amore mentre le lacrime e le goccioline di pioggia si mescolavano sulle sue guance.

“Hermione…” mormorò sulle sue labbra con voce rotta.

Lei non ce la faceva più, gli prese i viso fra le mani e lo scostò per guardarlo negli occhi.

Doveva vederlo, doveva vedere il ragazzo di cui si era innamorata, quello che era fin troppo spesso nascosto dietro una maschera.

“Non capisco cosa mi sta succedendo…” Mormorò lui disperato mentre Hermione lo guardava con il cuore a pezzi.

Era lei che gli provocava un tale dolore?

“Dio Hermione! Io…credo di stare impazzendo!”Si morse le labbra nervoso, mentre Hermione lo fissava ancora con il fiato corto dopo il bacio.

 “Non posso smettere di pensarti. Non riesco a mangiare, non riesco a dormire. Continuo a seguirti dappertutto. È assurdo. E adesso guardami!”  Gridò furioso.

“Mi ero giurato, che non avrei mai più pianto.”  Aggiunse scuotendo la testa e socchiudendo gli occhi.

“Non so più chi sono.”

Hermione si sentì stringere il cuore, di tristezza ma anche di gioia.

Tom stava male, perché aveva paura.  Aveva perso la sua corazza, la dura armatura che si era costruito in sedici anni di solitudine e odio, aveva appena dichiarato di provare qualcosa per lei, e questo lo rendeva vulnerabile. Ma lei non gli avrebbe mai fatto del male, mai.

“Tu sei Tom. E sei la persona più intelligente, dolce e in gamba che io conosca.” Rispose lei, accarezzandogli una guancia. Il suo sguardo baluginò attraverso le ciglia umide di lacrime, pieno di speranza.

Nella sua vita non aveva mai avuto nessuno che si prendesse cura di lui. Ora l’avrebbe fatto lei.

“anche per me è lo stesso Tom. Ho paura. Ho paura perché non posso fare a meno di pensarti continuamente. Ho paura perché quando prima mi hai baciato ho pensato che se fossi morta in quell’istante non me ne sarebbe importato niente.”

“Ma io non posso!” mormorò lui disperato . “Io ho…dei piani da eseguire, dei giuramenti da mantenere, che ho fatto a me stesso! Non posso farmi coinvolgere così…”

Hermione tremò. Sapeva bene i piani a cui si riferiva, e avevano tutti a che fare con morte, vendetta, dilaniazione della sua anima in sette parti e dannazione eterna.

Non poteva lasciarglielo fare. Doveva impedirlo, a tutti i costi.

“Potresti provare.” Sussurrò, bianca in volto. “Prova a lasciarti amare Tom. Se poi scopri che non ne vale la pena, potrai tornare ai tuoi piani iniziali. Ma dammi la possibilità di farti provare.”

“Provare…cosa?” sussurrò lui confuso, come ipotizzato dalle sue labbra.

“Questo.” Mormorò lei accarezzandogli il viso e baciandolo dolcemente sulla guancia, sul mento, sulla fronte.

“Questo.” Disse un secondo prima di baciarlo sulle labbra tremanti.

Lui si irrigidì e si discostò da lei, fissandola indeciso e mordendosi furiosamente il labbro inferiore.

Poi però i suoi occhi ebbero un lampo e le sue labbra si piegarono in un sorriso.

“Oh, al diavolo!” e la riafferrò per baciarla.

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Capitolo 15
*** Cap 15:Pelle di serpente ***


Ciao ragazze! Eccomi qui col nuovo aggiornamento! Siamo nella fase "tenera" della storia, e spero di non essere stata troppo zuccherosa, d'altronde sono una romanticona, e Tom in versione "cucciolosa" mi piace troppo *__* .
Ad ogni modo sappiate che presto accadranno fatti ed eventi imprevisti che sconvolgeranno i protagonisti, quindi non temiate che la storia si trasformi in una stucchevole smancieria da "donnicciole" (che termini ottocenteschi! XD ) che presto ci saranno morti (non dei protagonisti, tranquille) , sangue e ... beh lo scoprirete!

Buona lettura!

 

Cap 15:  Pelle di serpente


Era tornata al castello insieme a Tom verso le otto di sera, entrambi bagnati fradici dalla pioggia, ma ad Hermione non importava, non provava freddo, ma una soffice sensazione di calore e formicolio in tutto il corpo.

Sentiva ancora l’ardore dei suoi baci sulle labbra, il profumo di Tom sulla sua pelle.

Non avevano più parlato, lasciando ai loro sguardi e sospiri quel compito.

Hermione si sentiva viva, più viva, felice e elettrizzata di come non era mai stata prima.

Aveva letto spesso dell’amore, di come la gente perdesse la testa e si sentisse leggera come se camminasse a due metri da terra, ma  aveva sempre creduto che quelle storie fossero esageratamente romanzate, che sentimenti così forti non potessero davvero nascere nella vita di tutti i giorni.

Si sbagliava.

Non era affatto preparata a quella sensazione di felicità irrazionale e folle, a quell’impulso irrefrenabile che provava di toccare Tom, di accarezzare con le punte delle dita i suoi lineamenti cesellati e le sue labbra umide, gonfie e arrossate dai baci, di sfiorare con le labbra la sua pelle liscia e febbricitante, ovunque, dagli zigomi sottili, alle palpebre ornate dalle ciglia scure e imperlate di pioggia, all'attaccatura dei capelli sul retro del suo collo. 

Era come se il suo profumo la ubriacasse, quel profumo di spezie ed erba bagnata che emanavano i suoi capelli fradici, che si appiccicavano alla sua fronte e che erano così soffici e sottili fra le sue dita.

Il cuore le aveva battuto così in fretta e così a lungo che temeva non sarebbe più stato lo stesso, che il ritmo non sarebbe più tornato normale.

Non sarebbe voluta più andare via dal piccolo rifugio sotto il salice, dove l’erba sotto le sue ginocchia nude era soffice e l’aria fresca e frizzante di pioggia.

Eppure  erano dovuti tornare, perché come aveva fatto notare Tom, stava calando la notte, e la punizione per chi non tornava nei dormitori entro l’ora stabilita poteva essere dura, arrivando anche all’espulsione.

Così ora Hermione si girava senza pace nel letto,incapace di prendere sonno, così agitata da avere l’impressione di prendere  fuoco insieme alle lenzuola, mentre la mente ripercorreva senza tregua quei minuti di paradiso e follia.

Doveva essere molto tardi, quasi mattina. Le sembrava un eternità che era rinchiusa nella stanza del dormitorio delle ragazze.

Non aveva mangiato e si sentiva la testa leggera, e per un attimo le parve di sentire una voce, delicata e sospirata come un alito di vento.

Le venne un brivido, perché quella voce era troppo familiare, la aveva udita così tante volte nei suoi sogni.

Si alzò, scese piano le scale e vide Tom in sala comune, su una poltrona di raso rossa.

Fra le mani bianche e affusolate teneva un serpente, e lo accarezzava con delicatezza, come se fosse stato delicato come un guscio d’uovo.

Un flash back la fece tornare al ricordo della sua prima sera, a Hogwards, quando aveva sorpreso Tom uscire di nascosto dalla sala comune. Il ricordo le provocò inaspettatamente un brivido. Non sapeva ancora quello che Tom combinava quando usciva di nascosto o non partecipava alle lezioni.

Ma non appena Tom si voltò verso di lei e i suoi occhi si accesero della stessa luce che avevano avuto per lei quella sera nel bosco, il brivido le scivolo via, come una seconda pelle inutile e ingombrante.

Tom le sorrise, e le sue guancie si fecero più scure. Ma forse era l’effetto del calore del fuoco del camino.

“Ciao.” Sussurrò.

Hermione rispose con un cenno della mano, e gli sorrise a sua volta.

“Ciao.Non riuscivo a dormire.” Mormorò Hermione, avvicinandosi con cautela.

“Neanche io.” Rispose Tom, con un sorriso di intesa.

Il serpente si avvolse ancora più stretto sul suo braccio, come se fosse agitato, e Tom gli sussurrò qualcosa in serpentese, le parole che uscivano dalle sue labbra erano pronunciate con tanta dolcezza che a Hermione fecero pensare che si stesse rivolgendo a un gattino appena svezzato, e non a un pericoloso serpente. Alle sue parole l’animale si calmò.

“Cosa gli hai detto?” domandò Hermione affascinata.

Tom inarcò le sopracciglia, come stupito dal suo interesse.

“Le ho detto di non avere paura, che sei un amica e non le avresti fatto del male.”

Hermione spalancò la bocca incredula. Questo lato di Tom Riddle, così tenero e affettuoso era del tutto nuovo e inaspettato.

“Io fare del male …a lui?” balbettò a quell’idea comica.

“è solo un cucciolo” rispose Tom del tutto serio. “è molto più spaventata lei di te, che il contrario, te lo posso assicurare.”

Hermione sorrise, anche se dubitava seriamente delle sue parole.

“Vuoi accarezzarla?” le domandò lui,fissandola negli occhi.

Hermione esitò. Poi, lentamente annuì e si avvicinò cauta all’animale, mentre Tom sussurrava in serventese parole sconosciute, ma con un tono calmo e rassicurante.

Quando la sua mano toccò la pelle del rettile, Hermione sussultò. Era stranamente morbido e caldo,e non era affatto viscido come se lo aspettava, ma asciutto, e stranamente piacevole al tatto.

Il serpente la osservava, con i suoi piccoli occhi neri come l’inchiostro.

“Come si chiama?” bisbigliò Hermione, avendo paura di innervosire la bestia parlando a un tono di voce troppo alto.

“Nagini.” Rispose Tom, nei suoi occhi brillava una luce calda, come quella di un padre che parla del proprio bambino.

“è il tuo serpente?”

“Si può dire così. Ma non l’ho comprato. È stata lei a trovarmi.”

“è una femmina? ” le sembrava strano come parlava del serpente, come se fosse stato una persona.

Tom annuì.  “è con me dal primo anno, a volte…” continuò abbasando lo sguardo sul serpente aggrottando la fronte. “A volte credo sia l’unica che mi capisca veramente. A lei posso parlare per ore senza mai stancarmi. E lei mi ascolta. Sempre.”

Hermione rimase a fissare il serpente- o la serpentessa- accarezzare con le sue spire il collo di Tom, mentre i suoi occhi piccoli e intelligenti fissavano il suo padrone, era come innamorata, incantata da lui.

Dopo un attimo di silenzio Tom si alzò e si avvicinò al terrario, per depositare delicatamente Nagini sul ramo di legno adagiato sulla sabbia al di là del vetro. La salutò nella lingua che solo loro potevano capire e chiuse il coperchio .

“Tom, volevo chiederti una cosa”. Disse Hermione torcendosi le mani in un’improvviso moto di nervosismo.

Senza più il serpente a dividerli, percepiva fin troppo chiaramente la sua presenza, a pochi metri da lei e si era resa conto che erano soli, nella sala comune nel bel mezzo della notte.

Anche se fino a poche ore prima non avevano fatto altro che assaporarsi a vicenda pelle e labbra sotto la pioggia, era ancora una novità spaventosa e eccitante rimanere soli .

Anche Tom sembrava più nervoso, e i suoi occhi la guardavano nella luce tenue del fuoco morente in attesa della sua domanda.

“Non mi hai ancora dato una risposta. Sai, per il ballo.”

Tom si rabbuiò tutto d’un tratto e abbassò lo sguardo a terra.

“Non lo so Hermione io… non credo che sia una buona idea.”

“Perché?” Domandò Hermione delusa.

“Non credo di essere il benvenuto. E non mi interessa neanche esserlo. Odio quel ballo. E odio tutti gli stupidi che vi partecipano.”

Ma Hermione non voleva mollare.

“Non me ne importa niente degli altri. Voglio andarci con te, per stare con te.”

Tom era combattuto. Restò un attimo in silenzio e alla fine parlò.

“Va bene, ci verrò. Ma non starò molto. E non ballerò.”

Hermione scoppiò quasi a ridere. “Non ballerai? Ma cosa ci andiamo a fare a un ballo se non vuoi ballare?”

Sul viso di Tom comparse un’espressione offesa.

“Allora non verrò affatto. Mi dispiace. Buonanotte Hermione.”

Se ne stava quasi andando quando lei lo bloccò parandosi davanti a lui.

“Eh no signor Riddle! Ora non te ne vai finchè non mi dai una buona ragione per la quale non desideri ballare con me.”

“Ho, levati di mezzo Hermione!” brontolò lui indeciso se arrabbiarsi o scoppiare a ridere per la sua caparbietà.

“Non se ne parla!”

“Perché sei così cocciuta?” esclamò lui esasperato.

“E tu perché cerchi sempre di scappare?”

“Non so ballare!!Contenta?” Sibilò Tom sconfitto. Il suo sguardo era carico di vergogna e rancore.

Hermione restò a bocca aperta. Era stata proprio una stupida.

Era ovvio, di certo all’orfanotrofio non davano dei corsi di danza gratuiti. E Tom non aveva mai partecipato a nessun ballo perché nessuno lo aveva mai invitato.

Senza dire una parola si avvicinò a lui lentamente, così vicino che i suoi corpi potevano toccarsi.

Alzò il viso verso quello di Tom, che la guardava senza fiato e sorpreso.

Allungò un braccio, fino a prendere la mano destra di Tom. Al suo tocco sentì una scossa elettrica partirle dai polpastrelli e fremette.

Tom la fissava impietrito, ma il battito accelerato del suo cuore la spronò ad andare avanti.

Spinse la mano destra di Tom a cingerle la vita e sentì le dita di lui premere sul tessuto sottile della sua camicia da notte e stringerla a sé. Erano così calde e tremanti che per un istante il suo corpò non sentì nient’altro, ma poi cercò di schiarirsi la mente, per proseguire quello che voleva fare.

Con la mano destra cercò la mano sinistra di lui, vi intrecciò le dita e la sollevò, così che alla fine si ritrovarono nella posizione base del ballo da sala.

Solo allora si rese conto di quanto i loro corpi fossero vicini, e per un attimo il desiderio di baciarlo e stringerlo a sé si fece prepotente nella sua testa, ma si trattenne, perché voleva mostrare a Tom come si ballava. Voleva insegnargli qualcosa che si sarebbe ricordato per il resto della vita.

“Fai un passo avanti col sinistro” bisbigliò Hermione mentre Tom ubbidiva.

“E ora uno di lato con il destro”.

Tom eseguiva, facendosi guidare da lei.

“Ora unisci il sinistro al destro”

“così?” domandò Tom esitante.

“Si, bravo. Da capo. Un, due,tre, un,due,tre…Bravissimo!”

Tom imparava molto velocemente, in pochi minuto avevano assunto un’armonia perfetta.

I loro corpi si muovevano in silenzio, al ritmo di una musica immaginaria e in quell’istante Hermione dimenticò tutto il resto del mondo.

“Hai visto? Sai ballare.” Sussurrò Hermione al suo orecchio.

Lui sorrise,e la strinsè a sé con il braccio intorno alla sua vita.

Hermione appoggiò la guancia sulla camicia della sua divisa, e chiuse gli occhi, sognando.

Sognò di essere in una favola, dove lei e Tom erano soli al mondo, senza nessuno a giudicare e senza nessun futuro oscuro, o passato orribile, solo il presente.

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Capitolo 16
*** Cap 16:Tutto crolla ***


Eccomi qui, pronta con il casco per evitare i pomodori... perchè me li meriterei davvero, dopo più di un mese di assenza!
Ma fra le vacanze, il sole e la mancanza di ispirazione ...!
Sperando sia rimasta ancora qualche d'uno  che legga... Buona lettura!

Cap 16: Tutto crolla



“Wow Mione! Sei bellissima!!” esclamò Sarah mentre Hermione si ammirava nervosa nello specchio.

“Non lo so… mi sento così … nuda!” ribatté lei cercando di coprirsi le spalle scoperte con gli sbuffi di tulle delle spalline.

Quel  vestito era un po’ troppo scollato per i suoi gusti , soprattutto per l’epoca in cui si trovava.

Non ci aveva affatto pensato quando nel lontano futuro lo aveva preso dall’armadio degli oggetti smarriti di Gazza, ma d’altronde allora non aveva neanche considerato l’idea che l’avrebbe indossato veramente.

All’epoca non aveva considerato tante cose.

“Ma se sembri una principessa!Farai innamorare tutti!”

In effetti il vestito era meraviglioso. Sembrava rubato a una dama dell’ottocento.

La seta verde smeraldo,impreziosita qui e là da inserti di strass e da piccole perle , formava un ampia gonna a balze  e si stringeva in vita come un corsetto, mettendo in evidenza le forme femminili che di solito teneva sempre ben nascoste sotto la camicia della divisa scolastica.

Hermione arrossì e si voltò verso l’amica.

“Grazie!Anche tu sei stupenda Sarah” commentò sinceramente , ammirando la ragazza nel suo vestito rosa confetto .

“Oh! Se solo avessi i tuoi riccioli, allora si che sarei davvero stupenda! Ma mi accontento!”

Hermione le sorrise scuotendo la testa. Se solo avesse saputo quanto aveva odiato i suoi capelli cespugliosi fin da piccola…!

Poi però l’aria spensierata e allegra di Sarah scomparve, lasciando il posto a uno sguardo serio e preoccupato.

Dopo aver controllato di essere rimaste sole nella stanza, si avvicinò all’amica e le bisbigliò cauta.

“Sai, volevo chiederti… sei proprio sicura che sia una buona idea andarci con Riddle?”

Hermione si morse le labbra in preda al nervosismo.

“cosa intendi dire?”

“Beh, lo sai. Lo sai che non mi piace questa storia.”

Non sarebbe piaciuta a nessuno “quella storia” , Hermione lo sapeva bene. Non sarebbe piaciuta a Ron, e nemmeno a Harry… e soprattutto non sarebbe piaciuta a Silente.

Silente, che avrebbe sicuramente partecipato alla festa di quella sera, allegro e spensierato.

In un certo senso, mostrarsi al futuro preside mano nella mano con la persona che un giorno avrebbe causato la sua morte , la faceva sentire a disagio, anche se ovviamente lui non poteva indovinare nulla.

“Non è come pensano tutti, Sarah. Tom con me è diverso…è gentile, è…”

“Affascinante, sexy e pericoloso. Capisco bene perché ti senti attratta da lui.” Rispose l’amica con un sospiro.

Non appena però vide lo sguardo di rimprovero di Hermione, cambiò tono.

“Va bene, cercherò di dargli una chance. Ma tu stai attenta va bene?”

Non sapendo cosa rispondere Hermione cambiò bruscamente argomento.

“ma tu non dovevi incontrarti con quel ragazzo dei Tassorosso alle otto?”  .

L’amica saltò su dalla sedia con un gridolino.“Cosa? Oddio è tardissimo! Ralph mi ucciderà!”

Si  infilò le scarpette col tacco e si precipitò di sotto.

Hermione  sospirò, gustandosi il silenzio del dormitorio vuoto.

Dopo un intero pomeriggio in cui si era dovuta sorbire le chiacchiere e i gridolini di eccitazione delle sue compagne , il silenzio era come una boccata di aria fresca.

Si diede l’ultima occhiata allo specchio , esaminando l’acconciatura  complicata che le aveva fatto l’amica e si fece coraggio per scendere di sotto.

Esitò un attimo sulle scale, in preda a una paura e a un’agitazione assolutamente fuori luogo.

Cosa aveva da temere? Si fidava di Tom, ora.

Sapeva che non  le avrebbe mai fatto del male.

Eppure aveva come un brutto presentimento su quella serata.

-Smettila di fare la stupida- pensò mentre prendeva coraggio e scendeva attentamente le scale ,sollevando i bordi della gonna per non inciampare. Si sentiva così strana e impacciata in quel vestito!

Chissà se sarebbe piaciuta a Tom, aveva così paura di apparirgli frivola o stupida…

Non appena  scese nella sala comune dei  Serpeverde, qualcosa le parve fuori luogo.

Il silenzio.

La sala era vuota, dovevano essere già usciti tutti per la festa.

Poi lo vide. Un ragazzo seduto elegantemente su una poltrona di velluto verde bottiglia.

Non appena udì il rumore dei suo tacchi,Tom si voltò verso di lei.

Hermione arrossì, sorridendo timidamente.

Gli occhi di Tom si spalancarono, increduli e ammaliati.

Si alzò dalla poltrona e le andò incontro prendendole la mano minuscola tra le sue, grandi  e forti.

I suoi occhi erano così belli, di un verde tanto luminoso da metterla quasi a disagio, e non si staccavano neanche per un attimo dal suo viso,come se temesse che, battendo le palpebre, lei  sarebbe potuta scomparire come un miraggio.

Senza interrompere il contatto visivo con gli occhi di lei, Tom le sollevò delicatamente la mano e la portò alle sue labbra, depositando un bacio caldo e delicato sulla pelle delicata del dorso.

La schiena di Hermione fu percorsa da un brivido .Poteva un semplice baciamano  essere così intimo e sensuale?

“Sei bellissima.” Le sussurrò lui avvicinandosi.

“Anche tu.” Rispose lei senza fiato. Ed era vero.

Tom non indossava un vestito da ballo, ma la sua solita divisa scolastica. Eppure la sua figura alta e snella non necessitava di vestiti firmati o smoking per apparire slanciata ed elegante.

E poi c’era qualcosa, nel suo viso, nel suo sguardo che lo facevano apparire ancora più bello e irresistibile del solito.I  suoi occhi verde smeraldo spiccavano sul pallore levigato della sua pelle, ma non era questo.

Poi Hermione capì.

Le occhiaie che di solito segnavano il suo volto erano sparite, anzi, tutto il suo volto sembrava come rinato, i muscoli del suo volto rilassati. Come se si fosse tolto una maschera.

 -Sono davvero stata io a fargli questo? Sto  davvero distruggendo Voldemort? Scacciandolo dall’anima di Tom?- La domanda vagò per un attimo nella mente di Hermione, mentre lui le accarezzava il viso, prendendolo fra le mani.

Il contatto delle sue labbra calde sulle proprie la fece sospirare, e un’idea allettante si fece strada nella sua mente.

“Sai, non siamo obbligati ad andare sul serio. Possiamo anche restarcene qui.” Gli sussurrò all’orecchio.

Sentì sotto le mani il petto di lui che tremava in una risata roca.

“Non posso dire che l’idea mi dispiaccia…” mormorò con voce bassa e sensuale.

“Soprattutto considerando il fatto che non ci sarà nessuno qui, fino a notte fonda…nessuno si perde mai  il questo ballo. Nessuno a parte me.”

Pronunciò quelle parole sfiorando il suo collo con le labbra, mentre Hermione  sentiva le sue mani accarezzarle la pelle nuda della schiena.

Ma nonostante il suo corpo volesse tremendamente rimanere lì, da sola con lui per tutta la sera, la sua mente la obbligava a considerare le sue parole.

Nessuno si perdeva mai questo ballo, a parte Tom.

Tom, che aveva sempre passato la notte di Halloween da solo, isolato nella sua stanza a studiare  o ad accarezzare Nagini.

No, non poteva fargli perdere questa occasione. Tom avrebbe partecipato al suo primo ballo.

Si fece forza e si ritrasse da lui e dai suoi baci, cercando di schiarirsi la mente.

“Ma allora tutte quelle lezioni di ballo andrebbero sprecate…”

Tom la guardò un po’ deluso, ma poi un abbozzo di sorriso piegò le sue labbra.

“D’accordo. Se è quello che vuoi Hermione, andiamo.”

Hermione esitò. Si vedeva che Tom non era entusiasta di partecipare alla festa.

Non gli piaceva stare in mezzo alle persone. 

Ma forse se ci avesse provato non sarebbe stato tanto male no? E gli altri avrebbero incominciato a pensare a lui come a uno di loro.

Avrebbero smesso di evitarlo  e di temerlo. Non era questo un bel passo avanti per scacciare Voldemort  una volta per tutte?

“Sono sicura che  ti piacerà.” Disse Hermione stampando un bacio sulle sue labbra.

Lui le prese la mano e non la lasciò fino a quando furono arrivati.

La Sala Grande era addobbata nel più tradizionale stile di Halloween Hogwartiano.

Zucche vuote con all’interno fuochi fatui galleggiavano sopra la testa della gente, mentre fantasmi , ragnatele e folletti completavano l’arredamento  della festa.

I tavoli erano stati spostati ai bordi della sala, ricoperti di vassoi colmi di ogni ben di Dio, in modo che la gente potesse servirsi da sola e al centro della stanza rimanesse lo spazio per la pista da ballo.

Al momento però nessuno ballava,  i ragazzi  e le ragazze  più piccoli chiacchieravano timidi a gruppetti separati, come se avessero paura gli uni delle altre, mentre gli studenti più grandi facevano baccano tra loro,  e diverse coppiette si sbaciucchiavano di nascosto negli angoli- cosa che provocava continui rimproveri da  parte della vecchia professoressa  Guillian.

Hermione vide il professor Silente intento ad addentare una pannocchia al burro, mentre chiacchierava allegramente con una professoressa bassa e cicciotta , e una fitta di dolore la traversò.

Poi però fu distratta dal grido di Sarah, che strillava il suo nome dalla parte opposta della sala.

Hermione la salutò e poi guardò Tom, che ancora non aveva aperto bocca. Sembrava a disagio.

Si guardava intorno come se si fosse trovato in un covo di ragni giganti.

Hermione strinse forte la sua mano sperando di confortarlo e metterlo a suo agio.

Sarah li raggiunse.

“Ciao!!” esclamò tutta elettrica.

Teneva a braccetto un ragazzo moro dall’aria annoiata.

“Ciao Sarah! Vi state divertendo?” domandò Hermione all’amica.

“Un mondo! Ci sono un sacco di cose deliziose da mangiare! Ma il bello deve ancora venire!”

Hermione vide che il ragazzo di Sarah guardava ostentatamente dall’altra parte, come se si sentisse a disagio lì con loro.

Soprattutto, lì con Tom Riddle.

Per fortuna Sarah non si fece intimidire, e anzi, rivolse un sorriso a Tom,rompendo il silenzio imbarazzante.

“Felice di vederti Tom. Non pensavo che Hermione ti avrebbe davvero convinto a venire!”

Tom esitò un attimo,ma poi contraccambiò il sorriso.

“Già. Sa essere molto… persuasiva”.

Hermione  rise nervosa.

Lanciò un occhiata all’amica, ringraziandola con lo sguardo per quello che aveva fatto, e lei annuì con un sorriso .

Quando i due se ne andarono , Tom e Hermione si avvicinarono ai tavoli colmi di dolci e focacce di zucca.

Dopo aver mangiato e fatto l’ultimo brindisi, Hermione notò con piacere che Tom si stava pian piano rilassando.

Aveva persino chiacchierato con lei e una coppia di ragazzi di Grifondoro a proposito del bizzarro modo di parlare del professore di Incantesimi.

“Allora? Non è così male no?”  bisbigliò al suo orecchio dopo  avergli sistemato un ciuffo di capelli scuri che gli era sfuggito davanti agli occhi.

Quel gesto così intimo sembrò spiazzarlo.

“No. Non è affatto male.” Rispose lui rapito nel suo sguardo. Ma forse da come la stava guardando, non si riferiva alla festa.

Hermione lo guardò, mentre le sue labbra si avvicinavano e pensò che era impossibile, che era assurdo che Tom Riddle stesse davvero per baciarla in pubblico.

In quel momento però  la voce arrogante di Cam la raggiunse alle spalle.

“Guarda ,guarda, guarda. Così per una volta Tom Riddle ha trovato il coraggio di uscire dal suo buco.

Cos’è, il tuo stupido serpente ti ha dato buca stasera? ”

Hermione sentì il corpo di Tom irrigidirsi accanto a lei.

Uno sguardo gelido e tagliente nacque nei suoi occhi ed Hermione  non potè non pensare che quegli occhi non erano i suoi.

Cam  sembrò quasi soddisfatto della sua reazione. Cercava il conflitto.

“Sai Hermione, la prima volta che ti ho visto mi eri parsa una ragazza molto intelligente. Ma è chiaro che se hai rifiutato il mio invito per  venire alla festa  con uno come lui… non puoi essere che una stupida.”

Hermione era così furiosa che avrebbe potuto prenderlo a schiaffi.

Si avvicinò a lui in modo che gli altri non potessero sentire quello che aveva da dirgli.

“Cosè che ti brucia di più Cam? Che io ti abbia rifiutato o che Tom ti abbia quasi mandato al San Mungo  l’altra sera?”

Cam strinse gli occhi pieni di rabbia.

“Fossi in te Granger, non scherzerei tanto volentieri su chi potrebbe finire al San Mungo  questa sera. Ricorda con chi sei venuta alla festa” .

Poi guardò Riddle con disprezzo.

“… un emarginato, spostato che nessuna ha mai avuto il coraggio di invitare.”

A quelle parole Tom ebbe uno scatto, muovendo la mano verso la tasca dove teneva la bacchetta, ma prima che potesse raggiungerla Hermione lo bloccò, parandosi davanti a lui.

“Ignoralo Tom. Non ne vale la pena”.

Tom la guardò, il petto che si alzava e abbassava ritmico dalla rabbia. Ma rimase immobile.

Deluso, Cam continuò, sperando di riuscire finalmente a provocare il suo avversario.

“ma  forse non è mai andato a nessuna festa semplicemente perché non aveva nessun  vestito decente a parte la sua divisa di seconda mano.” .

Hermione notò con orrore che intorno a loro si era formato un piccolo pubblico di studenti, che li accerchiavano in silenzio   in attesa di una bella rissa.  Notò anche che Cam aveva già la mano pronta sulla bacchetta. Probabilmente voleva prendersi la rivincita per l’altra sera, oppure solo mettere nei guai Tom.

Perché Hermione sapeva che se fosse successo qualcosa la colpa sarebbe andata a lui. Nessun ragazzo avrebbe testimoniato a suo favore.

“Andiamocene via Tom.” Mormoro Hermione  stringendo forte Tom per il braccio.

Lui esitò, ma infine strinse la mano nella sua e voltò le spalle a Cam.

Ma la sua voce arrogante e aggressiva li raggiunse un'altra volta.

“Come mai tua madre non ti ha spedito nessun vestito per la festa Riddle?”

Non appena udite quelle parole, Tom si bloccò,immobile come una statua di ghiaccio.

“Ah, è vero!La baldracca è morta!” esclamò Cam con una risatina.

Fu un attimo. Hermione sentì la mano di Tom scivolare via dalla sua e lo vide scaraventarsi verso Cam.

Lo gettò a terra con un pugno in faccia, mentre le ragazze attorno a loro strillavano isteriche e i ragazzi incitavano alla rissa.

Cam era a terra e guardava Tom esterrefatto, mentre il sangue gli colava dal naso.

“Hai appena firmato la tua espulsione,Riddle.”

Gli occhi di Tom erano come due pozzi d’ira e terrore.

Hermione temette che avrebbe colpito di nuovo Cam, quando sentì la voce agitata di Lumacorno.

“Che sta succedendo qui!!?”

-Grazie a Dio- pensò Hermione.

Il professore guardò esterrefatto i due ragazzi – Cam a terra e con il viso sporco di sangue, e Tom, in piedi con la bacchetta già sguainata.

“Tom! Esigo una spiegazione!” balbettò il professore , quando gli altri docenti lo raggiunsero.

“è un pazzo! Mi ha aggredito senza motivo!” Gridò Cam con voce stridula.

“Certa gente non dovrebbe stare in una scuola ma ben rinchiusa in un manicomio!”

Hermione intervenne, incapace di stare zitta.

“Non è colpa di Tom. È stato provocato. Ripetutamente. Sono pronta a testimoniarlo.”

Lumacorno sembrava in panico. Non sapeva che fare.

Sicuramente Tom era uno dei suoi studenti preferiti, anche se aveva più volte dovuto sorvolare sui suoi atteggiamenti  un po’ inquietanti.

“Forse è meglio se il signor Riddle e la signorina Granger mi seguano in presidenza.” Disse il preside Dippet con voce severa.

“Il signor Middleton può andare in infermeria, dove gli saranno prestate le cure del caso.” Sentenziò voltandosi e dirigendosi verso l’uscita della Sala Grande.

Hermione guardò Tom, immobile e con lo sguardo a terra.

Cam venne aiutato ad alzarsi per recarsi in infermeria, scortato da una ragazza dei Serpeverde.

Ma non appena passò accanto a loro, Hermione lo sentì sibilare tre parole all’orecchio di Tom.

“Me la pagherai.”

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Capitolo 17
*** Cap 17: Prendimi l'anima ***


Mamma mia che belle recensioni che mi avete lasciato ragazze! Sono commossa! *__*
 è davvero un piacere scrivere per voi! 
Visto che l'ispirazione per una volta non si è fatta desiderare, eccomi qui a postare subito subito! 
Sono sicura che adorerete questo capitolo (o almeno spero! perchè io ho adorato davvero scriverlo!)
Grazie ancora infinite per il vostro entusiasmo !|


Cap 17 : Prendimi l'anima

Il suono dei  passi rimbombava lungo le pareti dei sotterranei,interrompendo il silenzio del corridoio deserto.

Le parole dure e autoritarie del preside risuonavano ancora nelle orecchie di Hermione.

-Non tolleriamo questo genere di comportamenti nella nostra scuola. E non è il primo incidente che sembra correlato a lei, signor Riddle. -

A nulla erano servite le parole di Hermione, quando aveva riferito la sua versione dei fatti.

Se non fosse stato per Lumacorno, sicuramente Tom sarebbe stato espulso all’istante.

Ma la sua convinzione che Tom non meritasse l’espulsione, ma solo una solenne punizione, non era stata accettata di buon grado da Dippet.

“E sia.” Aveva  infine sbottato. “Non verrà espulso seduta stante. Ma molti fattori dovranno essere valutati. Provvederò io stesso a sentire altri testimoni, compreso il signor Middleton. E se i fatti deporranno all’unanimità contro di lei, non potrò che confermare la sua espulsione.”

Hermione si torse le mani in preda al nervosismo. Tom non era ancora salvo.

Se tutti gli altri studenti avessero testimoniato contro di lui, come era probabile, l’espulsione sarebbe stata inevitabile.

Ed era tutta colpa sua.

“Tom!” gridò cercando di rincorrerlo lungo il corridoio che portava alla Sala Comune dei Serpeverde.

Tom non aveva aperto bocca da quando erano usciti dall’ufficio del preside.

Si  era messo a camminare come una furia, muto e senza  espressione, lasciando Hermione dietro di sé.

Lo sentì pronunciare con voce monocorde  la parola d’ordine all’ingresso, e poi proseguì senza voltarsi , mentre e si dirigeva a passo deciso verso il dormitorio dei ragazzi.

 “Ti prego Tom, fermati!”

Finalmente, a metà scala lui si bloccò. Hermione lo raggiunse.

Quando alzò lo sguardo sul suo viso, un brivido ghiacciato le scese lungo la schiena.

Il volto di Tom era inespressivo, muto. Un volto che lei ancora vedeva nei suoi incubi.

Gli afferrò la mano, incapace di trattenersi. Era fredda e inerte tra le sue dita.

“Mi dispiace. Non avrei dovuto portarti alla festa… io…”

“Non è colpa tua.Non fa niente.”

Il suo tono freddo e privo di vita la fece trasalire. Gli occhi le pizzicarono.

“Tom mi dispiace!”

Lui non le rispose, si voltò e proseguì fino al dormitorio dei ragazzi, sbattendo la porta dietro di sé.

Ma Hermione non si diede per vinta.

Pur sapendo che non avrebbe dovuto farlo, salì le scale che portavano al dormitorio maschile, grata per il fatto che tutti gli altri studenti fossero ancora alla festa .

Quando aprì la porta, vide Tom accucciato contro una parete, la faccia tra le mani.

Tutto in lui sembrava fragile e spaventato.

Hermione si avvicinò .

Tom sollevò in fretta il capo e si rialzò in piedi.

Hermione non poteva più sopportare lo sguardo terrorizzato dei suoi occhi.

“Tom, ti prego…”

Sollevò  una mano tremante per accarezzargli il viso,  ma lui si retrasse, voltandosi  verso il muro e aggrappandosi ad esso con la mano.

Appoggiò la fronte alla parete di pietra e con un grido soffocato  vi tirò un pugno .

Non appena Hermione vide il sangue che colava caldo dalle sue nocche  una stretta gli strangolò il cuore.

“Fermo!” gridò bloccando il suo polso, mentre stava per scagliarsi di nuovo contro la pietra grezza con la mano insanguinata.

Lui ringhiò, tirò a sé la mano cercando di liberarsi dalla sua presa, trascinando Hermione con sé, facendola finire schiacciata tra il suo corpo e il muro.

Hermione ebbe un flash-back della prima sera che si erano conosciuti, quando lui l’aveva stretta alla parete puntandole la bacchetta alla gola.

“Tu…” disse lui  con voce tremante. “ Tu non hai idea…se mi dovessero espellere…”.

I suoi occhi sembravano liquidi,trasparenti come una pozza di acqua verde e scura.

“Io… non ho dove altro andare.” Disse infine.

Il cuore di Hermione sembrava sanguinare da tanto  le faceva male.

Poi Tom cercò di calmarsi, alzando lo sguardo al cielo e prendendo un bel respiro.

Quando la guardò di nuovo la sua espressione era amareggiata, rassegnata.

“Io non ho nessuno.”

Allentò la presa e si allontanò da lei.

 Hermione ripensò alle parole scritte con calligrafia tremante e infantile del suo diario.

Rivide davanti agli occhi la stanza grigia e lugubre dell’orfanotrofio, che lui aveva descritto così bene da fargliela sembrare reale e dolorosa.

“No.” Sussurrò Hermione con la gola chiusa.

Tom si voltò.

“Non è vero che non hai nessuno Tom.” Buttò fuori Hermione tutto d’un fiato.

“Hai me.” Continuò avvicinandosi.

Lui non si mosse.Non osava muoversi per non interrompere quello che forse dopotutto poteva essere solo un sogno. Poi però scosse la testa.

“Non sono degno di te.” Sussurrò . “Tu non sai…”

“Non mi importa.” Esclamò Hermione  bloccando la sua frase sul nascere.

Non le importava quello che lui aveva fatto, o quello che aveva  avuto intenzione di fare.

Non le importava più nulla ormai, solo una cosa contava: Tom stava soffrendo.

E lei avrebbe fatto qualsiasi cosa, avrebbe anche venduto la sua anima al diavolo, pur di vedere quella sofferenza scomparire dal suo volto.

Si avvicinò a lui con gli occhi lucidi di lacrime e alzò una mano verso il suo viso.

Lo accarezzò e sentì le sue guancie arrossire al suo tocco, calde di vita.

E seppe che non sarebbe mai più tornato quello di prima, freddo e insensibile. Lei non glielo avrebbe permesso.

“Io ti amo.” Sussurrò Hermione mentre una lacrima le ruzzolava giù lungo la guancia.

Gli occhi di Tom si spalancarono increduli, inondati di luce.

Hermione sentiva che Tom non stava respirando, le sue labbra tremavano, mentre la guardava come se da quel momento dipendesse la sua intera vita.

E non aveva importanza se lui non le avesse detto che anche lui l’amava, perché i suoi occhi le dicevano tutto ciò che la sua bocca non riusciva ad esprimere.

Le prese il viso fra le sue mani calde e la baciò come se fosse stata l’ultima cosa che avrebbe fatto prima di morire. Come se si stesse cibando di lei, del suo amore per lui, del suo calore .

Hermione si sentì leggera e perfetta tra le sue braccia, assaporando le sue labbra carnose e morbide.

Leggera, così leggera…

Si rese a malapena conto che Tom l’aveva presa per i fianchi e l’aveva sollevata , adagiandola delicatamente sul letto.

Si abbandonò totalmente a lui, stringendolo forte a sé  e intrecciando le dita nei suoi capelli di seta scura.

Sentiva la sua bocca sensuale ovunque, sul suo collo, sul suo viso,sulle palpebre, sulle guance.

Le sue labbra ingorde le asciugavano le lacrime.

 “Ho bisogno di te, Hermione… Ho così tanto bisogno di te…”

Hermione sentì le sue guance andare in fiamme, e il calore diffondersi lentamente a tutto il suo corpo, incendiandosi.

“Oh Tom…” sospirò mentre lui le baciava il collo e la pelle sensibile della gola.

Nell’udire il suo nome pronunciato in quel modo , Tom ebbe un fremito.

Hermione armeggiò con i bottoni della sua camicia e gli allentò la cravatta.

Quando la camicia scivolò a terra Tom sussultò, il petto gli si alzava e abbassava  ritmicamente , come se avesse appena fatto una corsa sfrenata.

Hermione accarezzò la pelle morbida e vellutata delle due spalle, guardandolo negli occhi .

In quegli occhi screziati di verde,azzurro e blu che sembravano leggerle dentro l’anima.

Poi con la punta delle dita accarezzò le cicatrici che segnavano la sua schiena, e rabbrividì.

Quanto dolore aveva dovuto subire… quante ingiustizie. E sembrava che ad esse non ci fosse mai fine.

“Giuro che farò di tutto,perché nessuno ti faccia più soffrire”.Gli sussurrò a fior di labbra.

“Allora non smettere di baciarmi. Non smettere di stringermi Hermione.”

Lei gli obbedì, stringendolo a se e baciandolo come aveva sempre voluto baciarlo,lentamente e assaporando ogni suo movimento,ogni suo respiro caldo nella sua bocca.

Ad un tratto però un grido acuto squarciò il silenzio della stanza. Un grido di terrore che fece accapponare la pelle ad Hermione.

Lei e Tom balzarono in piedi, guardandosi in preda alla confusione.

“Che succede?” sussurrò lei.

Poi altre grida si unirono al primo. Venivano dal piano di sotto, dalla Sala Comune.

“Non lo so.” Rispose Tom serrando la mascella.

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Capitolo 18
*** Capitolo 18: Sangue chiama sangue ***


Sono davvero imperdonabile, sono sparita per mesi senza dare più notizie...a mia discolpa posso solo dire che ho appena passato i mesi più faticosi e duri della mia vita...in quanto mi sono appena laureata in medicina... e fra tesi, esami e internati in ospedale di 12 ore veramente l'ispirazione mi era finita sotto le scarpe e anche se l'avessi avuta non avevo neanche un minuto di tempo da dedicarmi alla FF!

Anche se (giustamente) sarete arrabbiate con me spero leggerete lo stesso il nuovo capitolo... come dire... meglio tardi che mai!!


Cap. 18: Sangue chiama sangue



Con dita tremanti, Hermione si aggiustò il vestito e scese di corsa dalla scala a chiocciola del dormitorio maschile, subito seguita da Tom.

Le urla femminili si mischiavano alle esclamazioni disgustate dei numerosi Serpeverde che si stavano velocemente riunendo in sala comune, attratti dalle grida e dalla confusione.

Un gruppetto di ragazzi in abito da sera si era riunito davanti al terrario e in preda al panico Hermione ebbe un orribile presentimento.

Una ragazzina mora del primo anno era svenuta a terra e due sue amiche la stavano cercando di rianimare.

Hermione si fece strada fra i ragazzi ammassati e urlanti.

“Cosa è tutto questo chiasso? Fatemi passare! Sono Prefetto!”

Quando finalmente gli studenti si fecero da parte per farla passare, quello che Hermione vide fu uno spettacolo raccapricciante.

Un grido le morì in gola, mentre si portava le mani sulla bocca.

Adagiato sulla sabbia tinta di rosso porpora, c’era il corpo decapitato di un serpente.

Sul vetro la scritta “Siamo pari, lurido mezzo babbano” era tracciata in lettere vermiglie grondanti goccie di sangue.

Hermione sgranò gli occhi terrorizzata e di voltò più in fretta che potè.

“Tom, non guardare!”

Ma era troppo tardi.

Gli occhi di Tom erano già fissi su quel macello, spalancati dall’incredulità e dal terrore.

Il cuore di Hermione si strinse penosamente nel vedere il suo sguardo.

Lo sguardo di un bambino che vede tutto ciò che aveva mai amato nella vita distrutto, ridotto in cenere.

“Tom!” Gridò Hermione gettandosi su di lui per portarlo via, stringendolo forte mentre tutti i presenti indietreggiavano ammutoliti.

In un angolo della sala, Hermione vide Cam, con il volto ancora contuso per il pugno ricevuto poche ore prima, che ridacchiava sprezzante insieme ad alcuni suoi compagni, fissando lei e Tom.

-Bastardo!- Pensò Hermione disgustata mentre un’ondata di odio le montava dentro come un fiume in piena. Fortunatamente, Tom non poteva vederlo, avendo il volto affondato nel suo abbraccio.

Se lo avesse visto, Hermione era certa che gli sarebbe saltato addosso e lo avrebbe ucciso, o nella migliore delle ipotesi, sarebbe riuscito a confermare la sua espulsione. Il che era esattamente quello che Cam voleva.

Non lo avrebbe permesso. Avrebbe protetto Tom ad ogni costo.

All’improvviso sentì sotto le dita il corpo di Tom tremare e subito alzò lo sguardo cercando il suo viso.

Si aspettava di trovarlo in lacrime, o sconvolto dall’ira e dal dolore.

Invece il suo volto era immobile, il suo sguardo fisso e privo di qualsiasi emozione, come quello di una statua.

La paura si insinuò in Hermione, come un brivido lungo la schiena.

“Tom!”  lo chiamò accarezzando il suo volto con una mano, delicatamente come se stesse toccando qualcosa sul punto di spezzarsi.

Ma lui non le rispose, abbassò appena lo sguardo verso di lei, uno sguardo freddo come il ghiaccio.

Gli occhi di Hermione si appannarono di lacrime.

“Tom.Ti prego…”

Sotto i suoi polpastrello Hermione sentì il volto di Tom contrarsi, tendendo i muscoli della mandibila.

Poi lui le tolse bruscamente la mano e si voltò dandole le spalle per tornare al dormitorio maschile.

 Hermione sentì il suo petto dolere come se glielo avessero appena aperto per strappargli il cuore.

“Tom!” gridò per l’ennesima volta mentre osservava la sua schiena scomparire su per le scale.

All’improvviso la porta della Sala Comune si spalancò e un rubicondo Horace Lumacorno comparve rumorosamente sulla soglia, subito seguito da uno stuolo di professori e dal preside Dippet.

“Per la barba di Merlino! Che diavolo sta succedendo qui?” Esclamò il professore di pozioni sgranando gli occhi.

Il gruppo di studenti si fece da parte lasciando passare i professori e permettendo così la visione orribile del terrario insanguinato.

La professoressa Porfit si portò una mano alla bocca, mentre un mormorio inquieto si levava nella stanza.

“Chi è il responsabile?!” Gridò autoritario il preside, facendo indietreggiare parecchi studenti.

Il silenzio che seguì sembrò farlo infuriare ancora di più.

“Dove sono i Prefetti?”

Hermione si fece avanti.

“Eccomi Professore.” Rispose pallida in viso.

“E Riddle?” Domandò il preside mentre cercava con lo sguardo fra la folla.

Il professor Lumacorno sospirò.

“Oh! Povero ragazzo! Aveva cresciuto lui quel serpente fin da quando era un uovo!Ne sarà rimasto distrutto! Anche io da studente avevo un rospo! E un bel giorno quando mi svegliai lo trovai stecchito nel…”

“Basta così Horace.” Lo rimproverò il professor Rufus.

“Quindi il serpente decapitato apparteneva al signor Riddle? È così?”

Hermione annuì, e in quel momento si sentì la voce stridula di Cam  alzarsi dall’angolino dove era rimasto nascosto fino ad allora.

“è stato lui professore! Vuole incastrarmi! Ha ucciso il suo stesso serpente per incolpare me e vendicarsi per essere stato quasi espulso!”

“Vigliacco! è una sporca bugia!” gridò Hermione con rabbia.

“Signorina Granger! Moderi il linguaggio!” esclamò scandalizzata la professoressa Porfit.

Il preside sbuffò alzando gli occhi al cielo.

“Ora basta! Sono arcistufo di questa storia! Cosa diavolo vi è preso questa sera? Prima una rissa e poi un atto…disgustoso e crudele verso una creatura innocente! Tolgo seduta stante 100 punti ai Serpeverde!”.

Un coro di lamentele si alzò dagli studenti della Casa.

“Silenzio! Dovreste vergognarvi! Atti come questi non possono passare impuniti in una scuola rispettabile come la nostra!Vista l’ora tarda ordino a  tutti gli studenti di andare a dormire.

Domani provvederò io stesso a scoprire il colpevole. Voglio vedere nel mio ufficio tutti gli studenti di Serpeverde per interrogarli uno per uno! A partire da Tom Riddle, Cam Middleton e Hermione Granger.

Ora a letto tutti, e in silenzio.”.

Quando i professori se ne furono andati, Hermione provvedette a calmare gli studenti più piccoli e si assicurò che tutti tornassero noi loro dormitori.

Quando finalmente la sala comune si svuotò, si accasciò sul divano, esausta e avvilita.

Accarezzò la sottile seta verde del suo vestito, pensando a quanto era stata felice poche ore prima mentre lo aveva indossato.

Doveva essere una serata speciale, il primo ballo di Tom, un occasione per farlo integrare e per mostrargli per la prima volta che anche lui poteva divertirsi come tutti gli altri ragazzi.

E invece era stato un disastro, anzi un incubo.

 

All’improvviso un rumore la fece scattare, ma quando si voltò si rese conto che si trattava soltando degli elfi domestici che erano venuti a ripulire il terrario e a rimuovere i resti della povera Nagini.

Una fitta di pena e disgusto le contorse lo stomaco.

Ripensò per un istante allo sguardo amorevole che la serpentessa aveva rivolto al suo padrone e con che dolcezza lui la accarezzasse e le parlasse.

Quale vigliacco può fare una cosa del genere?

Poi ripensò con apprensione all’espressione vuota negli occhi di Tom, poco dopo aver visto la sua preziosa e amata bestiola decapitata.

Era tutto come prima?

Possibile che il trauma subito avesse fatto riaffiorare Voldemort? Aveva perso Tom per sempre?

Mille dubbi la assilavano riempiendole la testa di angosciose domande.

Avrebbe voluto così tanto poter salire al dormitorio maschile, per vedere Tom, per capire come stava, per consolarlo.

Ma era impossibile, fino alla mattina non poteva fare nulla.

Esausta, continuò a pensare fino a che non gli si chiusero gli occhi e senza neanche accorgersene si addormentò.

Dopo un tempo indefinito, fu svegliata da un rumore e spalancò gli occhi.

Si rese conto di essere ancora in sala comune,sul divano, con indosso il vestito da sera.

Poi lo vide.

La sagoma scura che stava oltrepassando la soglia per entrare nella sala comune non poteva che essere Tom.

Dove era stato? Perché era uscito nel castello nel bel mezzo della notte?

Mille dubbi si insinuarono nel cuore di Hermione come una miriade di spine.

Tom notò la ragazza che lo fissava dal divano e la guardò stupito.

“Hermione? Che ci fai qui? Perchè non sei a letto?”

La sua voce era fredda, ma i suoi occhi tradirono per un attimo la rabbia e la disperazione che cercava di nascondere.

“Che ci fai tu qui piuttosto! E dove sei stato?”

 “Non è affar tuo.” Rispose lui arrossendo e guardando altrove.

“Si che è affar mio! Sono preoccupata per te!” Esclamò Hermione alzandosi in piedi e avvicinandosi a Tom per prendergli la mano. Ma lui si retrasse.

“Non devi preoccuparti per me. Nessuno l’ha mai fatto, e io non ne ho mai avuto bisogno. Così come non ne ho bisogno ora.”

 

Le sue parole crudeli la fecero sussultare.

“NO!” esclamò lei  furiosa. “Smettila di fare così!Capisco che sei sconvolto ma io posso aiutarti! Insieme risolveremo tutto! Spiegherò a Dippet che non c’entri nulla e faremo espellere il vero responsabile, Cam Middleton!”

“Io non ho bisogno di nessuno chiaro? Non sono un debole. E non ho bisogno di te.” Disse infine lui voltandole le spalle.

Le parole la colpirono come uno schiaffo.

In preda al dolore si voltò e si diresse verso il dormitorio femminile, senza voltarsi indietro.

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Capitolo 19
*** Cap 19: Condannata all'inferno ***


Ciao a tutte!! Wow davvero non ci credo di avere ancora così tante seguaci! T__T Davvero non lo merito!
Ringrazio tutte per le bellissime recensioni! E anche per chi legge senza commentare :)
Premessa al prossimo capitolo: State calme.
Lo so che gli eventi stando prendendo una piega che non vi piacerà... ma non sempre quello che appare è ciò che sembra!
Quindi rassicuro subito tutte: il lieto fine ci sarà, per entrambi i protagonisti.
Una breve risposta a tutte coloro che mi hanno (giustamente) fatto notare che questo Tom è OOC... Avete ragione... all'inizio volevo essere più fedele possibile al personaggio ma poi, cercando a tutti i costi di "giustificare" il brutto carattere (per essere gentili) di Tom Riddle con il fatto che non aveva mai conosciuto né amicizia né affetto né amore mi sono fatta prendere la mano...mea culpa! Spero che comunque la storia e il capitolo nuovo vi piacciano!
Bacioni e buona lettura!

Capitolo 19: Condannata all'inferno

La mattina seguente, Hermione sedeva al rumoroso tavolo dei Serpeverde imbandito per la colazione.

Il soffitto era carico di nubi cupe e tempestose, che promettevano l’arrivo di un temporale di lì a poco e che riflettevano perfettamente l’atmosfera di trepidante agitazione che aleggiava fra gli studenti.

Ovviamente tutte le conversazioni erano incentrate sugli sconcertanti avvenimenti della sera prima.

Con il cuore pesante e la testa che le pareva venisse presa a randellate da un Troll di montagna, Hermione si sforzava di mandare giù almeno qualche sorso di tè zuccherato, anche se il suo stomaco protestava vigorosamente.

Non riusciva a togliersi dalla mente lo sguardo che le aveva riservato Tom appena qualche ora prima, non riusciva a dimenticare nemmeno per un attimo la totale assenza di umanità nel tono della sua voce.

L’unica fonte di sollievo derivava dal fatto che, origliando qualche conversazione, si era accorta che molti studenti dubitavano fortemente sulla versione fornita da Cam Middleton sull’accaduto.

Probabilmente molti di loro- tra cui Sarah e alcune compagne di stanza di Hermione- odiavano Cam, e lo ritenevano perfettamente in grado di compiere un gesto del genere.

Purtroppo, vi erano anche ragazzi convinti che fosse stato proprio Tom a mettere in scena l’assassinio della povera Nagini. Ovviamente si trattava dei tirapiedi di Cam e di quelli sottomessi al suo potere e a quello dei Middleton.

Ma non era tutto perduto.

Hermione in cuor suo nutriva la speranza che, se buona parte degli studenti avessero testimoniato in favore di Tom, il preside lo avrebbe scagionato e avrebbe attribuito il delitto al suo reale responsabile.

Oltretutto c’era la sua testimonianza, che sarebbe stata fondamentale: Tom non poteva aver commesso il fatto in quanto Hermione non l’aveva lasciato solo nemmeno per un istante quella sera.

Certo, avrebbe dovuto confessare di essersi intrufolata nel dormitorio maschile - rischiando lei stessa l’espulsione- ma come altro avrebbe potuto dimostrare l’innocenza di Tom?

E se non fosse stato sufficiente, avrebbe scovato qualsiasi mezzo pur di far emergere la verità.

Anche a costo di rubare a Lumacorno una fiala di Veritaserum e versarla di nascosto nel succo di zucca di Cam.

Sospirò massaggiandosi le tempie doloranti. Non aveva dormito affatto quella notte, con le parole fredde e ostili di Tom che si ripetevano nella sua testa ancora e ancora. Sapeva che era stato il trauma subito a farlo comportare così. Quello non era il suo Tom.

L’unica cosa da fare era riuscire a evitare che venisse espulso, non poteva permettere che venisse rispedito allo squallido orfanotrofio dove era cresciuto. Non avrebbe sopravvissuto al dolore.

Sperava con tutta l’anima che una volta risolta quella faccenda tutto sarebbe tornato come prima e il Tom dolce e sensibile che aveva conosciuto sarebbe tornato in superficie, smettendosi di nascondersi dietro alla maschera fredda e crudele che lui stesso si era costruito fin dall’infanzia, per difendersi.

Lanciò l’ennesima occhiata ansiosa all’entrata della Sala Grande sperando di vederlo entrare, ma sapeva che era inutile. Tom non faceva mai colazione insieme a tutti gli altri.

Era terribile il pensiero di non poter far nulla fino alla fine delle lezioni, quando il preside avrebbe interrogato lei e gli altri studenti Serpeverde nel suo ufficio.

Si fece forza e si alzò dalla tavola in silenzio, subito seguita da Sarah che quella mattina aveva rispettato l’umore dell’amica e aveva evitato stupide domande o chiacchere.

“Pozioni?” le domandò cautamente l’amica mentre uscivano dalla Sala Grande.

“Già. E poi devo andare a Rune. Ma ho tutt’altro per la testa…”

“Io ti credo Mione. Credo a Tom. Ho visto la faccia di Cam quando…Oddio, è stato orribile!”

Hermione si fermò e abbracciò forte l’amica che all’epoca della morte di Silente non avrebbe mai creduto di trovare,lì in quella Hogwards del passato, estranea e minacciosa.

“Grazie Sarah. Vuol dire molto per me. Ma devi parlare anche agli altri. Dobbiamo convincerli a dire la verità davanti al preside.”

Sarah annuì.

“Non preoccuparti. Ho già parlato con Greta,Sue e Tabatha. E loro a loro volta stamattina stavano discutendo con altri a colazione…”

Non aveva finito la frase che un grido terrificante rimbombò per il corridoio paralizzando all’istante tutti gli studenti indaffarati a raggiungere le aule.

Il grido proveniva dal bagno delle ragazze lì vicino.

Un campanellino d’allarme si mise a trillare nella testa di Hermione, una sensazione di gelo che la paralizzava da capo a piedi.

Il grido echeggiò di nuovo lungo le pareti di pietra in un lungo e straziante singhiozzo di terrore.

Senza pensarci due volte, Hermione si mise a correre e raggiunse il bagno delle ragazze da cui il grido si era propagato.

 Non appena varcata la soglia, tutti i peli del suo corpo si drizzarono all’istante.

Mille volte le avevano raccontato quella storia e mille volte ci aveva perso il sonno di notte.

Eppure si sentì completamente impreparata quando vide il piccolo corpo senza vita di Mirtilla Malcontenta accasciato a terra con gli occhi sbarrati .

Tutto il sangue di Hermione defluì dal suo volto e per un istante si sentì sul punto di svenire.

Purtroppo però non lo fece. Il suo cervello cominciò ad analizzare i dati registrati dai suoi occhi e iniziò ad elaborarli  lentamente e inesorabilmente.

Mirtilla era morta.

Era stato il Basilisco. Per forza.

La Camera dei Segreti era stata aperta.

E poteva essere stata solo una persona ad aprirla.

Un conato di vomito le salì dallo stomaco, e la  stanza prese a girarle tutto intorno.

Sentì altre voci e le ombre di molte persone attorno a lei ma tutto era sfocato e attutito.

Sono un pensiero era chiaro e cristallino, ma doloroso come una pugnalata al cuore.

Tom aveva ucciso Mirtilla. La sua prima vittima.

E se non lo avesse fermato ce ne sarebbero state altre, centinaia di altre.

Sentì il pavimento farsi molle e si sentì precipitare, poi tutto divenne buio.

 

Quando si svegliò sentì le lenzuola fresche sotto le dita e la luce del sole che penetrava attraverso le spesse finestre  le ferì gli occhi.

Riconobbe la familiare stanza dell’infermeria, ma come e perchè ci era finita? Era così confusa…

Poi ricordò tutto.

Il bagno bianco e il cadavere nella divisa scura abbandonato a terra. L’opera di Voldemort. L’opera di Tom.

All’improvviso il respiro le sembrò mancare nel petto.

No. Non ci voleva credere.

Non poteva essere stato Tom!

Eppure era l’unica spiegazione possibile.

Se non fosse bastata l’ovvietà del fatto che solo Tom Riddle, erede di Salazar Serpeverde, avrebbe potuto aprire la Camera ove era custodito il basilisco, Hermione avrebbe dovuto insospettirsi per le ripetute assenze di Tom alle lezioni.

Per non parlare delle numerose uscite notturne… e soprattutto di quella della sera prima!

Come aveva potuto essere così cieca?

Si era scioccamente innamorata del Tom dolce e sensibile che esisteva solo nella sua testa!

Gli occhi le si annebbiarono di lacrime, ma subito le respinse.

Non poteva essere debole, doveva combattere.

In ballo c’era molto di più del suo cuore spezzato, c’erano centinaia di vite umane, c’era il destino del mondo intero.

Sapeva quello che doveva fare, quello che le era stato ordinato da Silente.

Doveva essere forte, la situazione aveva bisogno della sua lucidità e di tutto il suo coraggio.

Ma come poteva avere coraggio se ogni particella del suo corpo desiderava morire piuttosto che compiere quello che fin dall’inizio doveva essere lo scopo del suo viaggio nel tempo?

Avrebbe dovuto ucciderlo prima. Così sarebbe stato mille volte più facile.

Ucciderlo allora sarebbe stato terribile, ma ora era una cosa insopportabile, inconcepibile.

Il cuore si strinse nel suo petto fino a mozzarle il fiato dal dolore.

Non poteva farlo, non poteva uccidere Tom.

Avrebbe trovato un’altra soluzione, avrebbe parlato con Silente.

Poteva denunciare Tom e farlo rinchiudere ad Azkaban.

Così non sarebbe più stato in grado di fare del male a nessuno.

Non sarebbe mai più uscito, non sarebbe mai potuto diventare il Signore Oscuro, rinchiuso nella terribile prigione sorvegliata da Dissennatori.

Nonostante quella soluzione avrebbe dovuto confortarla Hermione continuava a sentirsi morire dentro.

Rivide davanti agli occhi il sorriso di Tom, quando gli aveva insegnato a ballare.

Sentì i suoi baci bagnati di lacrime e pioggia sulle labbra, come quella sera sotto il vecchio faggio, e rabbrividì al ricordo delle sue carezze roventi di passione della sera prima, poco prima che tutto il suo mondo le crollasse addosso.

E poi pensò ai Dissennatori, alla faccia che aveva Agrid quando era tornato da Azkaban, alle voci che dicevano che era meglio la morte piuttosto che sopportare anche solo un ora di quel tormento.

Ripensò al bambino impaurito che aveva riversato nel diario i suoi sogni e le sue angoscie.

Come aveva potuto quel bambino, quel ragazzo dolce e timido che le aveva salvato la vita e di cui si era inesorabilmente innamorata, uccidere una ragazzina innocente a sangue freddo?

Era davvero così malvagio? Era davvero Voldemort?

Un singhiozzo le sfuggì di bocca mentre affondava la faccia nel cuscino,e desiderava di morire lì in quell’istante o almeno di svenire.

Poi sentì una mano accarezzarle delicatamente i capelli e tutto il suo corpo si tese come un arco.

“Hermione.”

Un brivido le corse lungo la schiena.

La voce che la chiamava era tremante e piena di apprensione, e lei non poteva e non voleva più credere che la voce appartenesse davvero al ragazzo che aveva appena ucciso Mirtilla solo per creare un Horcrux.

Sollevò lentamente la testa, esausta, e attraverso i capelli  aggrovigliati e le ciglia appannate di lacrime vide Tom, inginocchiato al suo capezzale, con il viso pallido e gli occhi stanchi e arrossati.

Non era preparata all’effetto che gli avrebbe fatto rivederlo, conscia del fatto che aveva davvero commesso quel crimine orrendo.

Aveva pensato che la sua sola vista la avrebbe disgustata e terrorizzata.

E invece l’unica cosa che provava era la necessità- l’assoluto bisogno- di stringerlo a sé, e baciarlo finchè non avrebbe più avuto fiato, e tenerlo stretto finchè non fosse stata certa che nessuno avrebbe mai potuto portarglielo via.

Sarebbe andata davvero all’inferno.

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Capitolo 20
*** Cap 20 :Sospetti e bugie ***


Ciao ragazzuole! Buon 25 Aprile!!
Spero che vi piaccia il nuovo capitolo...lo so che non ci capirete più niente ehehe! Tom è cattivo o è buono? a voi le supposizioni! 
Beh neanche Hermione è più molto sicura di capirci qualcosa! Poveraccia XD !!
Il titolo è davvero scontato...uffa faccio sempre più fatica a dare un titolo ai capitoli che a scriverli!!
Beh, un bacione e buona lettura!!!

Capitolo 20: Sospetti e bugie


Hermione non sapeva da quanto tempo erano abbracciati, minuti? Ore?
Il tempo non aveva più alcuna importanza.
L'unica cosa importante era il suono del battito del cuore di Tom contro le sue costole, il calore della sua guancia premuta contro la sua spalla, le dita che affondavano fra i suoi capelli e il profumo inconfondibile di lui, dolce e speziato, che la inebriava, annebbiandole la testa e i pensieri  mentre la cullava per pochi attimi in uno stato di beatitudine e pace.
Poi l'amara consapevolezza di quel che era appena successo la strappò bruscamente a quelle sensazioni ed Hermione si retrasse dal suo abbraccio.
Quello che vide la spiazzò.
Si aspettava di trovarlo cambiato. Si aspettava di ritrovarsi davanti la sua maschera di fredda ostilità e odio, lo sguardo vuoto e crudele, il volto un assassino.
E invece tutto ciò che vide fu un ragazzo spaventato, sconvolto.
Per un attimo, senza volerlo, ripensò alle pagine scritte sul diario da un bambino, un orfano abbandonato e odiato da tutti.
I capelli scuri di Tom, di solito perfettamente pettinati e curati, erano arruffati e selvaggi, diversi ciuffi corvini gli incorniciavano il volto pallido gli cadevano sugli occhi di un verde liquido e trasparente,solcati da profonde occhiaie bluastre. 
Le sue labbra erano gonfie e rosse, come se le avesse morse ripetutamente, torturandole per ore.
"Oddio Hermione.Pensavo che...che tu..." balbettò senza riuscire a finire la frase.
Chiuse gli occhi e prese un bel respiro per calmarsi.
Hermione non potè resistere dal prendergli la mano gelida fra le sue.
Cosa stava dicendo Tom? Era così sconvolto perchè era pentito? Poteva davvero essersi reso conto che l'azione che aveva compiuto - aprire la Camera dei Segreti per liberare il basilisco- era stata una follia?
O magari non si aspettava che aprendo quella stanza avrebbe causato la morte di qualche innocente?No. Impossibile. Il basilisco obbediva solo agli ordini dell'erede di Salazar Serpeverde. Non avrebbe mai attaccato senza un ordine ben preciso.
Ma allora perchè Tom sembrava tanto sconvolto?
"Stavo andando a lezione quando ho sentito tutte quelle grida.Sono corso subito dove si stavano radunando tutti, in quel bagno, ma c'era molta confusione e non riuscivo a superare la folla per entrare.
Continuavano a gridare che era morta una ragazza."
Mentre parlava lo sguardo di Tom era fisso al pavimento, come paralizzato dall'orrore di quel ricordo.
" Gridavano che era stata uccisa, e io ero scioccato, incredulo.Poi ho sentito Sarah gridare il tuo nome e mi sono sentito morire."
Ora Tom la guardava, gli occhi come pozze di giada liquida.
"Pensavo che eri tu.Credevo che fossi morta. E in quel momento ho pensato che la mia vita non sarebbe valsa più a nulla. Ti avevo perso, e con te avrei perso anche me stesso. Oh Hermione!"
Con uno slancio improvviso Tom si inginocchiò a terra di fianco al letto e afferrò Hermione attirandola a sè. Le sue dita si aggrapparono al suo collo e hai lunghi capelli castani mentre la sua bocca trovava le sue labbra e le baciò con disperazione.
Per un lungo istante tutto ciò che Hermione riuscì a provare era gioia pura, esaltazione, desiderio.
Poi però un'amaro sapore di tradimento gli riempì la gola, la bocca e tutto il suo essere. Interruppe il bacio, incapace di sopportarne la dolcezza per un altro secondo.
Le stava mentendo? Come poteva dichiarare di essere rimasto scioccato dalla notizia della ragazza morta?
Non era stato proprio lui a intessere la trama di quell'omicidio?O forse era solo sconvolto perchè temeva che il Basilisco avesse frainteso i suoi ordini e avesse ucciso lei al posto della mezzosangue?
Oltretutto sarebbe davvero potuta andare così. Anche lei era una mezzosangue, anche se Tom non lo sapeva.
Se si fosse trovata nel posto sbagliato, al momento sbagliato, poteva esserci lei accasciata sul pavimento del bagno quella mattina.
"Sei sicuro che non hai idea di cosa abbia ucciso quella ragazza?" domandò Hermione con una voce glaciale,a lei estranea.
Tom sembrava confuso,gli occhi sgranati e dall'aria disorientata.
"Cosa? No! Perchè dovrei?" 
Hermione sentì un dolore sordo stringergli la bocca dello stomaco. Come poteva mentirle così spudoratamente? E come poteva sembrare così dannatamente calmo e sincero mentre le stava raccontando la peggiore bugia che Hermione aveva mai sentito?
E se le mentiva su una cosa così grave, come poteva credere a ogni singola parola che usciva dalla sua bocca?
Aveva appena dichiarato di non potere vivere senza di lei. Era anche quella una bugia?
Era stato tutto un inganno, fin dall'inizio? La rabbia e la frustrazione le bruciavano in angolo del suo corpo.
"Non posso crederci. Come puoi mentirmi così?"
Sapeva che stava per far saltare tutta la sua copertura, ma non le importava.
Voleva ferirlo, gridargli contro quanto fosse meschino e bugiardo.
"Di cosa stai parlando?" 
"Lo sai di cosa parlo. Sei stato tu a uccidere quella ragazza. Ti ho visto l'altra sera mentre tornavi alla Sala Comune nel cuore della notte. Avrei dovuto capirlo subito, fin da quella prima volta che ti ho inseguito per il castello.
Tom ora non parlava. Era incredulo, sbalordito, ferito.
"Hai aperto la Camera dei Segreti e hai ordinato al Basilisco di attaccare qualsiasi mezzosangue avesse incontrato lungo il cammino. E poi cosa farai?Darai la colpa a qualcun'altro? Qualcuno come Agrid?"
Hermione sapeva che stava parlando troppo ma non riusciva a fermarsi. Il dolore e la rabbia erano tali da accecarla e impedirle qualsiasi ragionamento sensato. Non si era mai sentita mai così in preda alle sue stesse emozioni in tutta la sua vita, lei, di solito così riflessiva e pacata.
"Non so di cosa stai parlando" rispose Tom all'improvviso freddo e distaccato.
"Mi hai mentito fin dall'inizio vero?" aggiunse poi lei con cocenti lacrime di rabbia che le rigavano le guance.
Hermione vide un lampo d'ira folle baluginare nei suoi occhi.
"Pensi davvero questo di me?Credi che ti abbia mentito?Credi che io sia un assassino?"
Le gridò lui con gli occhi divenuti di brace.
Con uno scatto le afferrò la testa fra le mani, e spinse il suo volto a pochi centimetri da quello di lei, in una presa d'acciaio.
Hermione ora aveva paura.
Ma provava anche vergogna, perchè anche così, sapendo che lui le aveva sempre mentito e che probabilmente la avrebbe uccisa ora che lei aveva rivelato i suoi piani, l'improvvisa vicinanza con il suo viso bello da mozzare il fiato la fece rabbrividire di desiderio.
"Vuoi davvero sapere dove vado ogni notte?" le sibilò sul viso, la voce carica di rancore.
Con uno strattone, fece alzare Hermione dal letto e la spinse sulla soglia dell'infermeria.
Hermione fece per gridare, ma Tom la spinse veloce contro lo stipite della porta e le chiuse la bocca con un bacio famelico. E nonostante la paura e l'odio, Hermione per un attimo cedette abbandonandosi a quel bacio violento e disperato.
"Come puoi credere che io non ti ami? Come puoi solo pensare che quello che c'è tra di noi sia una finzione?" le ringhiò lui sul collo mentre Hermione si abbandonava ai suoi baci ardenti che le percorrevano la gola e la base del collo.
"Ti prego vieni con me.Devo farti vedere una cosa."
Hermione sapeva che non avrebbe dovuto fidarsi, che probabilmente era una trappola, ma c'era qualcosa nella sua voce tremante, nel suo sguardo simile a quello di un predatore in trappola,nel battere frenetico del suo cuore contro il suo petto che le fece per un attimo credere a quello che Tom le stava dicendo.
Perchè dopotutto quello che lei voleva con tutta l'anima, era potergli credere.

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Capitolo 21
*** Cap 21: Innocente? ***


Ciaooo!
Che belle le scorse recensioni! Grazie di cuore!
 Il capitolo scorso era corto, avete ragione... quindi questo sarà più lunghetto!
Devo dire che mi sono divertita molto a sentire le vostre ipotesi sul reale responsabile dell'omicidio di Mirtilla! e sono molto contenta che non ci avete azzeccato! Fiuuu! meno male non mi avete rovinato il colpo di scena! Questo capitolo è bello caliente (almeno spero!)
Finalmente capirete chi ha aperto la Camera dei Segreti! Non siete contente? Eh eh!
Spero di avervi fatto venire l'acquolina in bocca ... quindi buona lettura!!

Capitolo 21: Innocente?

Quando Tom prese la sua mano, Hermione ebbe un brivido.

Aveva detto che l’avrebbe portata nel posto in cui andava ogni notte, e questo non le ispirava proprio niente di buono. Eppure qualcosa nell’urgenza del suo tono di voce, nel modo in cui l’aveva appena guardata, la obbligava a seguirlo.

Era confusa, stordita dai baci e dal comportamento folle di Tom.

La avrebbe condotta nella Camera dei Segreti? Avrebbe ucciso anche lei, come la povera Mirtilla?

Poi, con stupore, si accorse che Tom non la stava conducendo al bagno del secondo piano.

Un peso si sollevò dal suo petto e sentì se stessa emettere un sospiro di sollievo.

La confusione però aumentava sempre di più nella sua testa, mentre saliva le scale, un piano dopo l’altro.

Tom le stringeva la mano con forza, e Hermione non capiva se fosse per la paura che lei scappasse o se fosse per aggrapparsi a qualcosa, a qualcuno.

La sua espressione era dura, quasi inespressiva, ma lei riusciva a leggere nei suoi lineamenti  contratti anche la paura e la disperazione, come se tutto il mondo gli stesse crollando addosso e lui non riuscisse a evitarlo.

Dopo un tempo che le parve interminabile, finalmente si fermarono, davanti a un arazzo che Hermione conosceva bene. Barnaba il babbeo. Erano al settimo piano.

Un’intuizione prese velocemente piede nel cervello di Hermione, e subito seppe quello che sarebbe successo dopo.

Tom lasciò la sua mano, e all’improvviso lei si sentì come nuda, senza la sua presa calda e forte.

Poi lo vide camminare per tre volte davanti al muro spoglio fino a far comparire una porta.

Era la porta della Stanza delle Necessità.

Senza dire nulla, Tom vi entrò, ed Hermione lo seguì, torturata dalla curiosità e con il cuore che le pulsava frenetico nel petto. La porta si chiuse pesantemente dietro di lei, facendola sobbalzare.

Non sapeva che cosa aveva cercato Tom la prima volta che era entrato in quella stanza, ma quello che circondava Hermione era un’ampia camera di pietra completamente spoglia, se si faceva eccezione per  una decina di candelabri dai quali si irradiava una tenue luce tremolate, e per una specie di enorme quadro appoggiato a una parete e coperto da una pesante coperta di velluto rosso.

Hermione non riusciva a capire. Cosa poteva avere spinto Tom a recarsi in quel luogo ogni singola notte, rischiano l’espulsione, mettendo a rischio la sua permanenza nell’unico posto in cui si era mai sentito a casa?

Stava per aprire bocca e chiedergli di persona che cosa significava tutto quello, quando lui iniziò a parlare, lo sguardo perso nel vuoto, l’espressione indecifrabile.

“Il mio primo giorno di scuola, qui a Hogwards, fu il più memorabile della mia vita. Mentre gli altri stupidi bambocci del primo anno non sapevano nemmeno far sollevare una piuma con un incantesimo di levitazione, io stupii tutti quanti sollevando l’intera cattedra, con tanto di libri e calamaio sopra.

Il professore era quasi impazzito, mi idolatrava. Diceva che nessuno ci era mai riuscito al primo tentativo e nemmeno al centesimo. Quella era roba avanzata, da studenti dell’ultimo anno.

Tutta la classe rimase scioccata e i miei compagni iniziarono a guardarmi con sospetto, a evitarmi. Ma a me non interessava. Sapevo che non erano degni di me, non avrebbero mai raggiunto quello che invece avrei ottenuto io.

La sensazione di essere temuto e invidiato da tutti quegli idioti mi esaltava.

Ma sapevo che il mio dono naturale da solo non sarebbe bastato per ottenere ciò che volevo, senza una perfetta preparazione accademica. Iniziai a studiare giorno e notte,quasi non dormivo, raramente mangiavo. Lessi e rilessi tutti i libri di testo del primo semestre fino a conoscerli a memoria e subito feci lo stesso con i testi del secondo.

Ma sapevo che mi mancava qualcosa. La teoria non era sufficiente senza una buona pratica e un quotidiano esercizio.

Ovviamente le poche ore che ci concedevano i professori nelle esercitazioni pratiche in classe erano ridicole per me.

Così un giorno scoprii questa stanza. Era tutto ciò di cui avevo bisogno.Un posto segreto dove poter esercitarmi per ore senza essere disturbato.

Però, con mia grande sorpresa, quel giorno trovai anche qualcos’altro in questa stanza.”

Tom smise di parlare per camminare verso il quadro appoggiato alla parete. Hermione si accorse di avere la pelle d’oca. Non sapeva se era preparata a quello che Tom stava per mostrarle, qualsiasi cosa fosse.

Le sue dita pallide e affusolate afferrarono un lembo del pesante tessuto color porpora e scoprirono un enorme specchio dalla cornice dorata. Hermione sussultò leggendo la scritta incisa sulla cornice.

Emarb eutel amosi vout linon ortsom.

“Quando quella sera trovai questo specchio per poco non mi venne un colpo. Non era uno specchio qualunque. Dentro di esso vidi me stesso, adulto e magnifico. Il mio sguardo era imponente, incuteva timore e adorazione in coloro che mi stavano intorno. Perché c’erano molte persone intorno a me. Centinaia. Alcuni si inginocchiavano per baciarmi il lembo del mantello e altri mi pregavano di risparmiarle. Non mi ero mai sentito così potente, così grandioso in vita mia. Ero come un dio per loro.

Ero la luce dei loro occhi  ma allo stesso tempo ero anche il buio che poteva magnanimamente porre fine alle loro  miserabili vite.Capii subito che quello che vedevo non era reale, lo specchio rispecchiava soltanto miei desideri, ma in quel momento decisi che un giorno avrei potuto avere tutto quello. Quella forza ultraterrena, quel potere. Avrei potuto avere tutto, come in quelle immagini nello specchio. Anche l’immortalità. Il mondo intero si sarebbe inchinato a me.”

Ora Hermione aveva davvero paura. Quelle non erano parole di Tom. Era Voldemort.E lei era lì con lui chiusa in una stanza senza possibilità di fuga,davanti allo Specchio delle Brame.

Conosceva la storia di quello specchio, aveva letto sul libro “Storia di Hogwards” che era stato custodito  per anni nella Camera delle Necessità, finchè Silente non lo prelevò e ne cambiò l’ubicazione.

Aveva letto che lo specchio rifletteva solo quello che una persona voleva davvero con tutta sé stessa.

Harry le aveva raccontato che una volta lo aveva trovato e vi aveva visto i suoi genitori.

E quello che Tom voleva davvero era diventare Voldemort.

D’un tratto Tom si voltò verso di lei, il suo sguardo folle di rabbia ma anche di disperazione e sconfitta.

“Vuoi sapere cosa vedo ora in questo specchio, Hermione? Cosa vi ho visto fin dalla prima notte in cui ti ho scoperta a inseguirmi per i corridoi?”

Hermione iniziò a indietreggiare, ma lui fu più veloce, e la afferrò per le braccia trascinandola davanti allo specchio, obbligandola a guardare lei stessa nell’oggetto magico.

Terrorizzata, Hermione chiuse d’istinto gli occhi, come se temesse di trovare davanti a sé gli occhi da serpente e il volto senza naso di Voldemort che la fissavano minacciosi dallo specchio, poi però ricordò a se stessa che ovviamente quelli che avrebbe visti riflessi non erano i desideri di Tom, ma i suoi.

Eppure, ancora non osava guardare, non  aveva il coraggio per affrontare quello che sapeva avrebbe visto.

“Guarda!!” Gridò Tom alle sue spalle, sollevandole il volto con le mani.

“Guarda” le sussurrò poi piano all’orecchio con una disperazione nella voce che costrinse Hermione ad aprire gli occhi.

Quello che vide era proprio quello che temeva, eppure la perfezione dei dettagli del suo desiderio fattosi reale, anche se solo in uno specchio magico, la sconvolse.

Sentì il sangue imporporargli le guance e le labbra formicolare, mentre un improvviso calore si impossessava del suo corpo e sentiva il sangue pulsargli nelle tempie.

“Da quando ti ho vista quella prima sera alla cena dopo la cerimonia di Smistamento, lo specchio cambiò immagine. Non c’ero più io ammantato dalla gloria e dal potere. Puoi immaginare cosa vi ho visto? Cosa continuo a vedere?”

Hermione non aveva il coraggio di rispondere, ma il tremore nella  voce di Tom, il battito del suo cuore nel torace poderoso che le premeva contro la schiena  e il modo in cui le sue labbra le sfioravano il collo mentre le sibilava quelle parole, le suggerirono la risposta. Vedeva quello che vedeva lei.

Oltre il vetro dello specchio Hermione osservava rapita sé stessa avvinghiata fra le braccia di Tom, le sue unghie affondavano nella pelle nuda della schiena muscolosa di lui, mentre piegava la testa all’indietro, i lunghi riccioli scompigliati che cadevano come una cascata fra le sue dita forti e virili, mentre si arrendeva a lui,  ai lunghi e sensuali movimenti della sua bocca e della sua lingua lungo il suo collo e il suo seno.

“Cosa mi hai fatto Hermone? Che ne hai fatto di me?” La voce di Tom era vicino al suo orecchio, e le fece correre un brivido lungo la spina dorsale. “Da quella sera vengo qui ogni notte, ogni momento in cui riesco a scappare dalle lezioni. Non riesco a smettere di venire qui a guardare.”

Hermione non riusciva a staccare gli occhi dallo specchio, come ipnotizzata.

Davvero era questo quello che aveva visto nello specchio Tom fin dalla prima sera in cui la aveva vista? Quando lei ancora stava escogitando il modo migliore per ucciderlo? L’aveva sempre desiderata come lei ora desiderava lui?

“Hermione  vedi anche tu quello che vedo io? Perché se così non fosse non credo che potrei sopravvivere.”

Hermione non rispose. Non voleva sprecare tempo con delle stupide parole.

Si voltò verso di lui e osservò rapita la bellezza sconvolgente del suo viso.

Sollevò una mano tremante e accarezzò i suoi lineamenti come se avesse voluto impararli a memoria.

Al suo tocco, Tom emise un sospiro e chiuse gli occhi.

I polpastrelli le formicolavano di piacere mentre con lentezza sfioravano la sua pelle levigata come l’avorio, tracciando un percorso che andava dalle sue palpebre, le cui ciglia scure e incredibilmente lunghe fremevano al contatto con le sue carezze, agli zigomi pronunciati, fino alla sua bocca sensuale.

Quando le sue dita arrivarano lì, le labbra di Tom si schiusero con  e i suoi occhi si spalancarono ammaliandola. I suoi occhi avevano lo stesso colore di quando si erano baciati per la prima volta, un verde scuro e pericoloso, come gli abissi del lago.

All’improvviso, la consapevolezza di essere chiusa in quella stanza da sola con lui, senza che nessuno potesse sentire le sue urla per venire a salvarla, non era più fonte di terrore.

Un’onda di eccitazione la pervase.

Tom la afferrò e la strinse a sé tenendola per la vita e iniziò a baciarle voracemente il collo, mentre lei sentiva le sue gambe divenire molli come gelatina.

Hermione gemette con il fiato corto, e il suono rimbombò nel silenzio della stanza.

A Tom questo piacque molto, e lei poteva sentirlo dal rinnovato vigore con cui la stringeva a sé e la baciava. Hermione aprì gli occhi e lo sguardo le cadde di nuovo sullo specchio, dal quale non riusciva a  staccare lo sguardo. Tom se ne accorse.

“Dimmi quello che vedi Hermione. Voglio sentirlo dalla tua bocca”.

Lei arrossì violentemente.

Nonostante la sua mente fosse confusa aveva vergogna di descrivere dettagliatamente quello che lei e Tom stavano facendo nello specchio. “Te. Vedo te Tom. Io e te, insieme…abbracciati.”

Lui ridacchiò e la risata le vibrò sulla pelle del collo riempiendola di strani brividi lungo tutto il corpo.

“Si vede che le tue brame sono molto più caste delle mie…”

Hermione rabbrividì a quelle parole e le sue guance si tinsero di un rosso ancora più accesso.

“Ma forse sei solo una cattiva bugiarda…” continuò lui osservandola con una strana espressione divertita sulla faccia.

Tom la afferrò per le coscie sollevandola da terra, e lei strinse le gambe intorno alla sua vita mentre lui la spingeva con la schiena contro il muro.

Hermione era senza via di fuga, ma la cosa non le dispiaceva, anzi.

Affondò le dita nei capelli neri e scompigliati di Tom, mentre lui la baciava come lei aveva sempre desiderato che lui la baciasse, senza freni, con passione e desiderio.

“Ti voglio Hermione, sei l’unica cosa che voglio.” Mormorò lui sulle sue labbra senza staccare la bocca da quella di Hermione.

Il cervello di Hermione andò in panne.

Rispose con foga al suo bacio e con le dita iniziò a sbottonare la camicia della divisa di Tom.

       Senza capire bene come ci erano finiti, si ritrovarono a terra, lui sdraiato sulla schiena e lei sopra di lui.

 Mentre Tom la osservava mordendosi le labbra e con diversi ciuffi di capelli neri scompigliati che gli      cadevano sugli occhi, lei finì di sbottonargli la camicia, scoprendo il suo petto muscoloso dalla pelle liscia come il marmo. Hermione passò le dita lungo le sue numerose cicatrici, facendolo rabbrividire.

Il pensiero che qualcuno gli avesse fatto del male divenne inconcepibile e insopportabile.

Non lo avrebbe più permesso, non ora che aveva scoperto che era innocente.

Perché se era quello il posto in cui andava ogni notte, non poteva essere stato lui ad aprire la Camera dei Segreti. Doveva essere stato qualcun’ altro. Tom era innocente. Glielo aveva giurato. E lei gli voleva credere.

Accarezzò con la mano la pelle sottile che ricopriva i muscoli tesi dell’addome e si morse le labbra.

Tom gemette al suo tocco e tenendola per i fianchi rotolò sopra di lei.

Le prese i polsi con una mano e li tenne fermi sopra la sua testa, immobilizzandola.

I suoi occhi color abisso la guardarono lentamente studiandola come se fosse un dolce delizioso da addentare.

Con la mano libera iniziò a sbottonare i bottoncini della sua camicetta e ad ogni bottone Hermione rabbrividiva sempre di più.

Quando anche l’ultimo bottone d’avorio si sganciò dall’asola, sentì le mani di lui avere un fremito e lo vide deglutire nervoso.

 “Sei sicura che è quello che vuoi?” le domandò con voce roca.

Hermione annuì incapace di opporre alcuna resistenza.

 La sua camicia si aprì rivelando la sua pelle candida e il suo seno coperto solo da un sottile reggiseno nero di cotone.

Tom la osservava ammaliato, e Hermione sentì improvvisamente l’urgenza di avere le sue mani, le sue labbra sul suo corpo.

“Toccami Tom, voglio sentirti sulla pelle.” Sussurrò Hermione, e Tom la accontentò.

Liberandole le mani, Tom riprese a baciarla, accarezzando la lingua di lei con la sua, e facendole emettere strani versi mentre le sue mani caldi e forti le accarezzavano il corpo.

I loro respiri si facevano sempre più affannati, mentre Hermione accarezzava la schiena muscolosa di Tom e lo stringeva a sé, incitandolo a continuare.

Mentre la sua lingua le accarezzava la pelle sensibile al di sopra della clavicola, sentì attraverso la stoffa sottile del reggiseno il tocco delicato delle sue dita calde,e di istinto strinse le unghie nella pelle della sua schiena. Voleva di più.  “Oh Tom…” mormorò mentre un sorriso trionfante si dipingeva sulle labbra di lui.

Le sue labbra scesero lungo il suo collo e le percorsero la pelle dell’addome fino all’ombelico.

Hermione stava per pregarlo di smetterla di torturarla, quando una voce nella stanza li fece entrambi sobbalzare.

“Bene, Bene, Bene. Vedo che ci stiamo dando da fare.”

Il cuore di Hermione di fermò, tutto il suo sangue sembrò cristallizzarsi come ghiaccio nelle vene.

Non era possibile, non poteva crederci!

Cosa ci faceva Lui lì?

La voce calma e melliflua continuò a parlare.

“Spero di non essere arrivato troppo tardi.Povero Me. Una lurida figlia di babbani!”

Tom si alzò da terra e guardò l’intruso con occhi furenti “Chi diavolo sei tu?”

Hermione era in panico, non riusciva a muoversi dall’orrore.

Davanti all’entrata della stanza, c’era Voldemort.

 

 

 

 


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Capitolo 22
*** Cap 22: Avada Kedavra ***


Ciao!! scusate scusate tantissimooooooo! Lo so che sono in super ritardo ma non mi veniva l'ispirazione e questo è un capitolo fondamentale non potevo buttarlo giù tanto per!! spero che non rimarrete deluse!
Un megabacione e grazie per le recensioni stupende come sempre!!

Cap 22: Avada Kedavra


Hermione si coprì frettolosamente con la camicetta, il terrore e la sorpresa le impacciavano i movimenti.

Come poteva Voldemort essere lì? Lì insieme a Tom, a se stesso nello stesso momento?
Silente glielo aveva detto una volta, tanto tempo prima, nella Hogwarts del futuro: cose terribili possono succedere a chi incontra l'altro "se stesso" nel passato. C'era il rischio di impazzire, o peggio.
Eppure l'essere sfigurato dagli occhi rossi come tizzoni ardenti e dal volto simile a un serpente non poteva che essere lui.
Era in piedi al centro della stanza, e guardava con sguardo amoroso Tom, lo guardava come un pittore poteva ammirare la sua opera d'arte. E poi guardò lei, uno sguardo sprezzante, crudele, che le fece venire la pelle d'oca.
Come aveva fatto a venire nel passato? Come aveva fatto a scoprire la missione segreta che le aveva affidato Silente?
"Granger. Credo che sia questo il tuo nome vero? risponderò brevemente ai tuoi dubbi."Sibilò Voldemort avanzando verso di lei.
All'improvviso si ricordò che Voldemort poteva leggerle nella mente e in panico cercò di azzerare i suoi pensieri, ma non era facile.
"Sai è da un pò di tempo che faccio strani sogni. " Continuò il Signore Oscuro con voce melliflua, facendo un altro passo avanti verso di lei."Ricordi...strani ricordi a me estranei, parassiti, che mi disturbavano nei momenti più impensati. All'inizio non ci davo troppa importanza, ma quando ho visto il corpo della povera Nagini scomparire da sotto i miei occhi...svanendo letteralmente nel nulla, beh, ho cominciato a capire."
Così la aveva scoperta. Se lo sarebbe dovuta aspettare. Non si può interferire con il passato senza modificare il futuro.
"Così ho pensato di venire a controllare che tutto fosse a posto. Silente non è l'unico a possedere certi gingilli magici..."
Hermione di trasse in piedi e indietreggiò in panico, la mano a cercare invano la bacchetta, che aveva lasciato sul comodino della sua stanza nel dormitorio.
Subito Tom si parò davanti ad lei, facendole scudo con il suo corpo. "Non ti avvicinare a lei!"
Tom dunque non aveva riconosciuto Voldemort come il suo futuro sè stesso.
La cosa confortò in parte Hermione.
Voldemort alzò una mano dalle dita scarne e pallide e accarezzò con affezione una guancia di Tom, scostandogli dal viso i capelli scarmigliati.
"Non avrei mai pensato di rivedere la bellezza di questo volto. Quanto sei forte,Tom. Tu non hai idea di quello che diventerai. Di quello che sei. Tu sei magnifico."
Le parole di Voldemort erano dolci come melassa, ipnotiche. Hermione sentì il corpo di Tom rilassarsi.
Ora il suo tono di voce non era più aggressivo come prima, ma intriso di curiosità.
"Chi sei tu?"
Voldemort sogghignò . "Sai, forse quello che davvero devi sapere non è chi sono io. Ma chi è la ragazza che stai proteggendo.Non è quella che pensi."
Il cuore di Hermione iniziò a battere come un orologio impazzito.
Tom si voltò verso di lei con sguardo interrogativo.
"Non ascoltarlo Tom. Lui è il Male. Non devi fidarti di quello che dice."
A quelle parole Voldemort scoppiò in una fragorosa risata. Il suono le vibrò nelle ossa facendole venire un senso di vomito.
"Oh, Granger, sapevo che i babbani erano ipocriti, ma ora scopro che i figli di babbani sono ancora peggio."
"Una figlia di babbani?" Tom la guardò stupito e lei si sentì avvampare le guance. Sapeva che la situazione stava precipitando, e lei non poteva fare nulla per evitarlo.
"Si, Tom. Non sono stata sincera con te. Non sono una figlia di maghi. E non vengo dall'accademia di Beauxbaton." La voce le tremava, gli occhi fissi in quelli scuri, dubbiosi di lui.
Tom sembrò accigliarsi per un attimo, ma poi le prese il volto tra le mani appoggiando la fronte contro la sua. "Non importa Mione. Non mi importa chi sei o di chi sei figlia. Questo non cambia quello che provo per te."
Il tempo sembrò fermarsi e Hermione aveva quasi dimenticato che dietro di loro c'era Voldemort, che subito emise un risolino crudele.
"Pensi di esserci riuscita, eh Granger? Credi che le tue stupide moine e i tuoi bassi trucchi da ... donna di facili costumi... abbiano avuto la meglio su di me? Su di noi?"
Hermione indietreggiò stringendo forte la mano di Tom.
"Ma questo era il piano B non è vero? Quando hai scoperto che non avevi il fegato per compiere la missione che ti era stata inizialmente affidata da Silente hai pensato bene di ricorrere alle tue capacità femminili manipolatrici..."
"NO! Non è andata così!" Gridò Hermione.

Tom la guardava esasperato. "Cosa sta dicendo Hermione? Di cosa sta parlando?"
"Diglielo Hermione. Digli come ogni singola parola che è uscita dalle tue labbra era una menzogna, digli perchè sei venuta qui dal futuro con una Giratempo."
Tom era totalmente confuso, disorientato. "Dal futuro? Sei venuta qui dal futuro?"
Voldemort aveva un sorriso malvaglio dipinto sul suo volto mostruoso. Chiaramente si stava godendo il suo trionfo. Sapeva bene che distruggendo l'amore che Tom provava per Hermione avrebbe vinto, lo avrebbe fatto tornare come prima, come lui.
"Tom, posso spiegarti tutto..."
"Davvero? puoi anche spiegargli come sei venuta qui con un unico obbiettivo? Ucciderlo?"
Quella parola fu come un pugno nello stomaco per Hermione.
Tom indietreggiò bruscamente allontanandosi da lei. "COSA?"
"No! Tom non è così! forse all'inizio...ma poi ci siamo baciati e io..."."
Gli occhi sgranati di Tom la guardavano sconvolti e accusatori.
"Tu! Tu volevi uccidermi! è per questo che mi seguivi ovunque?"
Hermione non sapeva cosa rispondere.
"Dimmi la verità!" Gridò lui disperato.
Hermione chiuse gli occhi, facendo ruzzolare una lacrima sulla sua guancia. "Si. Era quello il piano. DOVEVO ucciderti. Ma tu non sai perchè dovevo farlo..."
"Smettila di piangere!" Sibilò Tom allontanandosi da lei, gli occhi folli di rabbia.
Hermione fece un passo avanti per prenderlo per mano ma lui si retrasse come se fosse stata un tizzone ardente. "Non mi toccare!"
"Ti prego Tom. Io ti amo." 
"NON DIRLO!" Gridò lui fuori di sè.
"Non osare dire quella parola!" Tom la guardò incredulo, ferito, scuotendo la testa. "Come hai potuto? " sussurrò con un filo di voce.
Gli occhi di Hermione bruciavano di lacrime. L'aveva perso. L'aveva perso per sempre.
"è così Tom. L'amore è qualcosa di crudele ed inutile. Lei ti ha ingannato fin dall'inizio.Ti ha fatto credere di potere essere diverso da quello che sei."
Attraverso gli occhi appannati Hermione vide Tom voltarsi verso Voldemort, il suo sguardo era gelido, senza espressione, come sempre quando cercava di nascondere i suoi veri sentimenti.
"Ti rivelerò un segreto ora Tom. Anche io vengo dal futuro. In quell'epoca io sono il Signore Oscuro, colui che non può essere nominato tanto sono temuto e adorato."
Tom lo osservava ammaliato, pendendo dalle sue labbra.
"Chi sei tu?" mormorò Tom con un filo di voce.
"Oh, Tom. Io sono il tuo presente, passato e futuro. Io son Lord  Voldemort ."
Mentre pronunciava quell'ultima frase, tracciò quelle parole nell'aria con la bacchetta in caratteri incandescenti.
Poi, con un rapido movimento della sua mano scarna, i caratteri si ricombinarono formando la scritta " Tom Orvoloson Riddle".
Tom lo guardò con occhi sgranati, incredulo.
"Tu. Tu sei me. Noi siamo..."
"La stessa persona." concluse Voldemort con una risata agghiacciante .
"Tu non hai idea di quanto sarai potente Tom! Avrai il mondo ai tuoi piedi! L'immortalità sarà tua! Devi solo continuare a percorrere la strada che il destino ti ha assegnato!"
Lo sguardo di Tom sembrava estatico,folle.. Quello era quello che aveva sempre sognato, il potere, il mondo intero ai suoi piedi. E ora sapeva che sarebbe davvero potuto essere suo.
"Dimmi solo cosa devo fare." replicò con voce fredda e crudele. "Farò qualunque cosa."
"No! Tom! Non credergli! La sua è una vita malvagia, priva di amore e di qualsiasi felicità! Ha ucciso un sacco di innocenti, uomini, donne e bambini! Vuoi davvero una vita così?"gridò Hermione disperata.
Ma Tom non la sentiva, non si voltò nemmeno nella sua direzione.
Voldemort iniziò a girare intorno a Tom, con le mani dietro la schiena, come un professore che sta per iniziare una lezione ad uno scolaretto.
"Vedi, Tom, per avere l'immortalità l'unico sistema è quello di dividere l'anima. Hai mai sentito parlare di Horcrux?"
Tom annuì con vigore. "Si, ho letto qualcosa a riguardo, nella sezione Proibita.Per dividere l'anima il mago deve compiere un omicidio.Così il pezzo di anima può essere costudito e nel caso si venisse feriti a morte, non si può morire, finchè l'Horcrux è al sicuro".
"Ottimo. Il problema è, cosa succede se l'Horcrux viene distrutto?"
"Si muore." rispose Tom con voce asciutta.
"E noi non possiamo permetterlo vero?" sussurrò Voldemort accarezzando con devozione i capelli del suo "sè" del passato.
"Quindi perchè non fare qualcosa si più grandioso? Qualcosa che nessun'altro ha mai fatto. Creare non uno ma ben sette Horcrux."
Tom a quelle parole sussultò, ma Hermione non poteva dire se fosse per l'esaltazione o per la ritrosia all'idea di compiere sette omicidi.
"Quindi devo uccidere sette persone? è questo che devo fare?" . Voldemort sorrise malvagio. "Beh, a dire il vero, ne bastano sei. Il tuo primo omicidio - quella stupida ragazzina mezzosangue- l'ho già sbrigato io ieri notte. "
"Sei stato tu a uccidere quella bambina? Quella che stava distesa sul pavimento del bagno?"
La voce di Tom non faceva trapelare nessuna emozione. Una voce estranea, aliena.
"Oh, si."
Quindi era stato lui. Lui aveva aperto la Camera dei Segreti. L'erede di Salazar Serpeverde. Voldemort.
"Ieri sera era la data precisa in cui l'avevo-in cui  l'avrest i- fatto, se non fosse stato per le "distrazioni" a cui sei stato soggetto. " Pronunciò le ultime parole con diprezzo, guardando Hermione come si può guardare uno scarafaggio.
"E questo mi fa tornare in mente! Potresti iniziare già da ora con il prossimo Horcrux! Quale occasione migliore per vendicarti di colei che ti ha ingannato e che ha cercato di rubarti il tuo futuro radioso! Pensa se davvero fosse riuscita nel suo intento! Non avresti mai potuto conoscere il potere! La gloria!"
Hermione non riusciva a muoversi. Accasciata sul pavimento freddo contro la parete, il viso rigato di lacrime, aspettava solo la morte. Quasi la invocava. Non poteva vivere senza di Tom. Il dolore la avrebbe uccisa comunque.
Voldemort la osservava, e quando vide Hermione lanciare un ultimo sguardo ferito verso Tom scoppiò a ridere.
"Povera sciocca! Anche se era venuta per ucciderti, si è perdutamente innamorata di te.Quello stupido sentimento l'ha spinta a tradire tutti quelli che si fidavano di lei. Ma d'altronde non posso biasimarla se è rimasta folgorata dalla tua bellezza. Non sai quante porte mi ha aperto il mio aspetto quando ero giovane." Poi Voldemort si avvicinò a lei e le sussurrò all'orecchio. "Cosa penserebbe di te il grande Silente? E i tuoi amici? Harry Potter?" Il suo alito era acido come l'aceto, e Hermione soppresse un conato di vomito. " Te li saluterò tutti. Prima di guardarli morire."
Hermione continuava a guardare Tom, ma lui fissava il pavimento.
"Coraggio. Prendi la mia bacchetta e uccidila. Sarà come un opera di carità. In questo momento la sua mente mi sta pregando di porre fine al suo dolore."
Voldemort passò la sua bacchetta a Tom che la ammirò riconoscendola come la propria.
Hermione chiuse gli occhi aspettando il lampo di luce verde.
Il silenzio che seguì sembrò interminabile. Poi Hermione udì la voce di Tom gridare "AVADA KEDAVRA!" e strinse i denti.
Ma nessun dolore seguì, nessuna sensazione. Forse la morte non era così male.
Eppure poteva ancora sentire il pavimento freddo sotto le sue ginocchia, e subito dopo, udì qualcosa di pesante cadere a terra.
Titubante, aprì un occhio, poi l'altro.
Quello che vide la spiazzò. Tom era in piedi davanti a lei, la bacchetta sguainata. A terra, c'era il corpo di Voldemort.







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Capitolo 23
*** Cap. 23 : Per sempre ***



Ragazze eccomi qui....... scusate il ritardo! Ecco il lieto fine :) come promesso! Non mi dilungo troppo perchè ho già scritto molto alla fine nell'angolino finale: leggetelo! ci sono tutti i miei ringraziamenti x voi :) 

E ora buona lettura!


Capitolo 23 : Per sempre


Silenzio.

Non sapeva da quanto tempo era lì ferma, ancora inginocchiata sul pavimento mentre guardava attonita verso il corpo esanime di Voldemort disteso sul pavimento.

Poi come per incanto il cadavere si sgretolò  come un castello di sabbia, tramutandosi in polvere e infine scomparendo davanti ai suoi occhi.

Hermione alzò gli occhi sgranati verso Tom, che ancora fissava il punto del pavimento  ove era scomparso il corpo del suo futuro se stesso. All’improvviso lui alzò il viso verso di lei, gli occhi verdi la fissavano baluginando nella penombra della stanza.

“L’hai ucciso.”  Balbettò lei alzandosi da terra ancora tremante.

Lui annuì serrando la mandibola. “è quello che avresti dovuto fare tu molto tempo fa. Non appena sei arrivata qui.” La sua voce era dura e carica di disprezzo.

Hermione non sapeva cosa rispondere. Lo osservò muoversi verso di lei con la bacchetta di Voldemort ancora nel pugno.

Lentamente Tom sollevò una mano e le prese dolcemente il mento fra le dita.

“perché non l’hai fatto Hermione? Come hai potuto permettere che una cosa così  ripugnante…potesse continuare a vivere?” disse indicando il luogo in cui il cadavere era appena sparito.

“Cosa stai dicendo Tom?” ribattè lei confusa. Cosa le stava suggerendo? Che avrebbe dovuto obbedire agli ordini di Silente? Che avrebbe dovuto assassinarlo a sangue freddo la prima sera che si erano conosciuti?

Lo guardò smarrita, mentre i suoi occhi color giada le studiavano il viso accarezzandolo con  sguardo ipnotico, lentamente, come se volesse imprimerlo nella memoria. Mentre con il pollice le accarezzava il labbro inferiore, emise un sospiro lungo e tormentato.

“Fin da piccolo ho sempre avuto un piano. Ho sempre creduto di avere in serbo un grande avvenire. Ero disposto a tutto per ottenerlo, per ottenere quello che credevo mi spettasse di diritto: prestigio, potere, denaro. Ma non avrei mai creduto che sarei potuto arrivare a tanto. Che mi sarei trasformato in un mostro. Non ti biasimo se volevi uccidermi. Avresti dovuto farlo subito. Forse dovresti farlo adesso. Uccidere il seme del male che c’è dentro di me.”

Hermione stava per controbattere ma lui le serrò la bocca con un bacio. La baciò con rabbia e disperazione. Le sue labbra bollenti la divoravano lentamente sfamandosi di lei, ed il cervello di Hermione per un attimo si rifiutò di elaborare quello che gli aveva appena detto. Senza interrompere il bacio Tom afferrò la sua mano e gli infilò tra le dita la bacchetta, fu in quel momento che Hermione  si ridestò, mentre Tom crollava in ginocchio sul pavimento davanti a lei.

“Fallo Hermione. Fallo e basta.” La esortò con voce roca stringendole i fianchi tra le mani.

Lei lo guardava basita, mentre i suoi occhi determinati la fissavano dal basso verso l’alto attraverso le folte ciglia scure.

Lei scosse la testa e fece scivolare la bacchetta dalla mano facendola tintinnare sul pavimento di pietra.

“Non posso Tom. Non sono riuscita a farlo allora e non lo farò adesso.”

“Ma devi farlo! Io non voglio diventare quell’essere disgustoso!”

Hermione si abbassò inginocchiandosi davanti a lui, in modo da poterlo guardare negli occhi. “Ma tu non lo diventerai Tom! Non più! Non capisci? Il suo corpo è sparito nel nulla! E Voldemort non può essere ucciso con un  Avada Kedavra!Non è stato l’anatema ad ucciderlo! Sei stato tu!”

Tom la osservava senza capire. “io? Cosa vuoi dire?”

Hermione emise un sospiro di impazienza, possibile che non ci arrivasse?

“Quando hai capito che non saresti mai voluto diventare Voldemort, quando hai deciso di non uccidere me e di uccidere lui, è stato in quel momento che Voldemort è stato distrutto! Perché non esisterà mai se tu non vuoi più diventarlo!”

Gli occhi di Tom si illuminarono di una luce chiara, abbagliante.

“Lo sai perché Voldemort era diventato così?” gli chiese Hermione accarezzandogli la guancia. Lui scosse la testa.

“Perché non aveva mai avuto nessuno che l’avesse amato. E io ti amo Tom. Ti amo più della mia stessa vita. Ti ho amato anche quando credevo che sarei andata all’inferno per i sentimenti che provavo per te. Ti amo e ti amerò sempre.” Così dicendo lo baciò dolcemente, con gli occhi umidi di lacrime di gioia e di amore.

Lui tremò sotto il suo tocco, gemendo il suo nome.

“Tu mi hai salvato Hermione.Dirti che ti amo non sarebbe sufficiente per descriverti quello che provo per te. Tu sei la mia vita.” All’improvviso però un ombra  calò sul suo viso.

“Ma tu probabilmente fra non molto te ne dovrai andare…”

Un ondata di panico si impossessò del cuore di Hermione. “Cosa vuoi dire?”

Tom la guardò triste. “Tu vieni dal futuro Hermione. Non appartieni a questo mondo. Non puoi rimanere qui per sempre. Sicuramente avrai una famiglia e degli amici a cui fare ritorno…”

Hermione rifiutava quel pensiero da tempo, il suo sub inconscio lo scacciava come una zanzara fastidiosa, una zanzara portatrice di una malattia letale, che le avrebbe spezzato per sempre il cuore.

Era vero, non sarebbe potuta restare lì per sempre. Non poteva sparire nel nulla senza far avere sue notizie ai suoi genitori, ai suoi amici… sua madre e suo padre sarebbero morti dal dolore pensandola perduta per sempre, o peggio , morta. Non poteva fare una cattiveria simile alle persone che tanto la avevano amata e che lei amava. “No. Non posso restare qui per sempre” sussurrò con un filo di voce.

Ma non poteva nemmeno vivere senza di Tom. Il pensiero era assolutamente inconcepibile.

 “Non posso andare via. Non posso vivere senza di te.” Esclamò scoppiando in lacrime.

Tom la abbracciò forte cercando di calmarla. “Hey ! Calmati piccola! Non crederai davvero che io ti permetta di andartene così! D’accordo che non sono piu in lizza per il posto di “Signore del Male”, ma non sono mica diventato un santo! Non ti lascerò andare via senza di me, sono troppo egoista per farlo. “

Hermione lo guardò smarrita. “Ma allora…”

“Hermione tu hai di sicuro qualcuno che ti aspetta nel futuro, ma io qui nel passato non ho niente senza di te. Sono solo, niente e nessuno mi trattiene qui.”

Un guizzo di speranza illuminò il viso di Hermione. “Ma … non ci saranno conseguenze sul futuro se vieni con me? Voglio dire, nei viaggi nel tempo se si modifica il passato sicuramente si avranno ripercussioni sul futuro!”

Tom la guardò con un mezzo sorriso. “Si, hai ragione, ma non credi che nel mio caso questo sia… un bene? Insomma, se lasciando tutto com’era io mi sarei trasformato in quel mostro – che a quanto ho capito nel futuro avrebbe compiuto ogni sorta di nefandezza per conquistare il mondo-  forse il fatto di far scomparire Tom Riddle dal “passato” non è una idea tanto malvagia!”

Hermione si soffermò un attimo a pensare, in effetti non aveva ancora riflettuto su cosa avrebbe comportato nel futuro il fatto che Voldemort non sarebbe mai esistito.

In un attimo ripensò a tutte le persone che sarebbero state sue vittime e che invece ora non lo sarebbero state più… i genitori di Harry, Cedric Diggory, Sirius Black, Silente! Li avrebbe trovati tutti vivi giusto? Chissà quante cose erano cambiate nel futuro! Di certo non era un bene sconvolgere il passato, ma quando il futuro poteva essere così tremendo come quello che si era realizzato grazie a Voldemort, niente poteva essere peggio.  Comunque sarebbe andata aveva risparmiato migliaia di vite.

E se ora Tom l’avesse seguita sarebbe cambiato qualcosa? Hermione ne dubitava.

Forse era solo un pensiero egoistico per giustificare il bisogno che aveva di lui, ma non credeva che l’assenza di Tom Riddle dal passato avrebbe avuto conseguenze negative sul futuro. E se davvero fosse venuto a vivere nel futuro…oh, Hermione non riusciva neanche a pensarci. Avrebbe davvero potuto avere una vita normale insieme a lui, frequentare insieme la scuola di Hogwards e amarlo per sempre!

Hermione guardò Tom che la fissava con sguardo pieno d’amore e di speranza.

“Vorresti davvero lasciare tutto per venire con me?” Domandò anche se conosceva la risposta.

Lui si avvicinò e sorridendo – un sorriso così sereno e bello che Hermione non avrebbe mai pensato potesse comparire sulle sue labbra di solito così tese e imbronciate- le prese il volto fra le mani.

“ Io verrei in capo al mondo per te Hermione.Non mi fermerai, non ti libererai di me così facilmente…”

Hermione era incantata dal suo sorriso e dalla luce nuova e gioiosa che illuminava il suo viso perfetto.

“Non è come se…ti strappassi al tuo mondo? Come se mi prendessi la tua vita?”

Lui sorrise giocoso e si avvicinò alle labbra di Hermione sbattendo le lunghe ciglia nere sui suo occhi color smeraldo con un battito da farfalla.

“Prendi la mia vita…prendi il mio cuore…prendi la mia anima. Prendi tutto quello che sono.”

 

FINE

Angolino Autrice per commento finale:

Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaahhhhhhhhhhhhh ce l’ho fatta!!!!!!!!!!!!!!!!

Non lo credevo possibile!! Dopo più di un anno sono riuscita a finire questa FF!! Ragazzi sono troppo troppo felice!!

Spero solo che il finale non sia stato troppo precipitoso…ma davvero non sapevo come altro fare! Ero stanca di vedere soffrire questi due!

Giusto per chiarire il finale:

allooooora… dunque se non si fosse capito (ma di sicuro avrete capito) Hermione si porterà con sé Tom nel futuro.

Ora, non so se sia possibile farlo “magicamente” parlando ma credo (e spero) di si! D’altronde come avrei potuto fare un lieto fine altrimenti? Dai concedetemi questa licenza artistica!

Non so come faranno a far vivere Tom  nel futuro ma ce la faranno (altrimenti mi  arrabbio) : ipotesi numero 1: Fanno passare Tom per uno studente straniero. Ipotesi 2: Fanno passare Tom per uno che ha perso la memoria……… insomma dai usate la fantasia!

Poi…… nella mia visione idilliaca ecco cosa Hermione troverà nel futuro: Harry, Ron e tutti gli altri suoi amici vivi (compresi Cedric, Silente, Sirius….) …vi immaginate che bello? *__* Tra l’altro Harry avrà ancora i genitori e non sarà il “ragazzo sopravvissuto” ma un normale ragazzo come tanti che comunque sarà amico di Ron ed Hermione. Hagrid, che non è mai stato espulso dalla scuola sarà professore di Creature Magiche, Sirius avrà un figlio che sarà amico di Harry…..ok mi sto lasciando prendere la mano. OVVIAMENTE Nessuno saprà chi è Voldemort o Tom Riddle (non essendo mai esistiti) e quindi nessuno saprà mai la vera storia di Tom ed Hermione! Nemmeno Silente (beh…su questo punto ho qualche dubbio…quello sa sempre tutto!!)  insomma così io mi immagino il tutto…se avete comunque domande, dubbi, critiche non esitate a scrivermi!! Per il momento è tutto!! Un bacione e un abbraccio grande grandissimo a tutti, ma davvero tutti coloro che hanno seguito stoicamente la storia, hanno sopportato i miei ritardi…-ehm ehm…potrete mai perdonarmi? – e hanno sempre letto, commentato e sognato insieme a me questa storia creata dalla mia immaginazione. Siete stati fantastici, e senza di voi questa storia non sarebbe andata oltre il primo capitolo.

Ora, permettetemi un piccolo sfogo di disperazione (se volete unitevi a me):

TOOOOOOOOOOOOM…………..!!!!!!!!!! T___T come farò senza di te??? Senza scrivere più dei occhi  verdi, del tuo volto d’angelo, dei tuoi baci ardenti e dei tuoi atteggiamenti da psicopatico bipolare?? Mi mancherai!!!! Trattamelo bene Hermione!! T___T

OK. Ho finito. Chiamate pure la neuro per 1 ricovero coatto.

 

Baciozzi a tutte!

Ale

P.S: se volete un capitolo extra fatemelo sapere! Magari dicendomi cosa volete che ci sia nel capitolo! ;)

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