Infinitus Amor (infinito amore)

di Dreamerina
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il nuovo inizio ***
Capitolo 2: *** Odi et amo ***
Capitolo 3: *** Da mihi basium quod ego amore capi ***
Capitolo 4: *** Vale, Harry ***
Capitolo 5: *** Solus amor ***
Capitolo 6: *** Veritas ***
Capitolo 7: *** Animi somnun ***
Capitolo 8: *** Remedium ***
Capitolo 9: *** Ego et tu ***
Capitolo 10: *** Ante tempestatem ***
Capitolo 11: *** Harry et Harry ***
Capitolo 12: *** Post pugna ***
Capitolo 13: *** Infinitus amor ***



Capitolo 1
*** Il nuovo inizio ***


Un nuovo giorno ebbe inizio. Una giovane donna si alzò dal letto, indossò come ogni mattine le sue pantofole e si affacciò alla finestra. Il fresco vento mattutino le scompigliò i capelli, quei capelli castani che erano cresciuti, esattamente come lei. Tre anni erano passati da quando gli aveva detto addio, da quando lo aveva visto per l'ultima volta. Tre anni da quando il male era stato sconfitto portandosi via con sè il suo migliore amico. E non c'era stato un giorno in cui lei non gli avesse rivolto un minimo pensiero, di quelli felici, quando ancora non era accaduto. Una lacrima le solcò il viso.

Una mano le si posò sulla spalla.

-Buongiorno.- la ragazza sorrise al suono di quella voce, che ormai non la lasciava più.

-Buongiorno.- cercò di sembrare tranquilla e rilassata, ma quello che ormai era diventato un uomo la conosceva fin troppo bene per non capire che era triste, ancora.

-Come andiamo?-

-Bene.-finse la giovane donna.

-Non mentirmi, Hermione.-

-Non ti sto mentendo, Ron. Dai andiamo. E' tardi e tua madre ci aspetta giù per la colazione.- la donna gli rivolse un sorriso e si allontanò dall'uomo, dirigendosi verso l'armadio per prendere i suoi vestiti.

-Hermione, lo so che è difficile ma sono passati tre anni. Non possiamo vivere la nostra vita con l'ombra di Harry. Era anche il mio migliore amico. So che cosa è significato per me perderlo e capisco per te. Ma non puoi continuare a vivere la tua vita così. Lui non lo vorrebbe.- Hermione si bloccò immediatamente, la mano ferma sulla maniglia dell'armadio.

-Lo so. Ci sto provando. Non è facile. Ogni cosa mi ricorda lui, perchè ogni cosa è legata a noi tre. Dai libri in questa casa, a tua madre che ha una sua foto giù. Dalla soffitta con tutti i nostri ricordi al lavoro con tutti i suoi elogi e premi. Non posso farci niente, mi dispiace. Ma questo non significa che non sto vivendo la mia vita.- la donna ricacciò dentro le lacrime.

-Tu la stai vivendo, ma da sola. Ti stai isolando da tutto e da tutti.- Ron le si avvicinò, costringendola a guardarlo negli occhi.

-Non è vero, altrimenti non starei con te.-

-Ma tu non stai con me. Non ci sei, almeno mentalmente. Ogni volta che parliamo di una cosa più seria, tu è come se non fossi con me.-

-Non dire così. Lo sai che non è vero. Sei l'unica persona che mi è rimasta, pensi che non provi niente per te? Pensi che mi sei indifferente? Pensi che non sono contenta di vivere con te e con tutta la tua famiglia? Si che lo sono. Ed ora vado a cambiarmi, è veramente tardi.- gli diede un bacio a fior di labbra prima di rinchiudersi in bagno per prepararsi ad una nuova giornata.

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-Buongiorno, signorina Granger.-

-Buongiorno, Dean. Novità?- la giovane strega si sistemò alla sua scrivania, strapiena come al solito di numerosi fascicoli, libri e pergamene vuote.

-Ecco, veramente il capo dice che vuole vederti. Si tratta di una cosa importante.- il ragazzo, appena uscito da Hogwarts, ogni volta che aveva da dire una cosa ad Hermione, diventava tutto rosso e si impappinava, nonostante fosse uno dei migliori studenti del corso di addestramento auror.

-Va bene. Sai più o meno quando? Ma com'è che il caso sui magiamorte visti a Little Minor non è stato ancora risolto?- domandò la donna, concentratissima sui suoi nuovi biglietti appena comparsi sulla scrivania.

-Ecco, tra un po'. E per il caso, beh dice che...-abbassò il tono di voce avvicinandosi all'orecchio di Hermione. - Janet, non è stata molto abile a schiantarli. Almeno è quello che si dice.-terminò il ragazzo.

-Janet? Quale Janet? Non vorrai mica dire quella che...-il ragazzo annuiva vigorosamente. -Non è possibile! E' una degli aurors più accreditati!- ed entrambi scoppiarono a ridere. Un nuovo pezzo di pergamena comparve sulla scrivania di Hermione.

-E' di Alastor. Devo andare. Avvisami la prossima volta che Janet sbaglia ancora. Sai, così posso un po' prenderla in giro quando mi incontra per i corridoi camminando come un'oca!- e uscì dall'ufficio sorridendo.

Poco dopo si ritrovò davanti alla porta dell'ufficio del capo. Aprì la porta ed entrò. Era un uomo abbastanza anziano, che ricordava molto Moody sia per il nome che per l'apetto fisico. Aveva folti capelli bianchi e la sua sedia era abbastanza sollevata per permettergli di guardare oltre la sua scrivania, a causa della sua bassa statura.

-Buongiorno, signorina Granger. Prego, si accomodi. Ho una cosa importante da dirle.- Hermione fece come ordinato.

-Bene. Allora, ha visto nel suo ufficio? Stanno inserendo una nuova scrivania. Non so se l'ha notato.- l'uomo parlava fissando intensamente, con i piccoli occhi, attraverso i suoi occhiali minuti, i fogli presenti sulla sua scrivania.

-Ehm..ecco, non l'ho notato.- Hermione abbassò il capo.

-Non importa. Tanto glielo dico io. Ecco...è successo due settimane fa, ma ne abbiamo avuto la conferma solo ieri.- le avvicinò un fascicolo.

-M-mi scusi, di che si tratta?- domandò la donna aprendolo.

-Beh, Hogwarts. Nel senso che sono stati intravisti dei mangiamorte nei pressi della scuola. Con i tempi che corrono, bisogna stare molto attenti. Non si sa mai quanti credono ancora nel ritorno di Tu-Sai-Chi. Ma noi abbiamo avuto il nostro salvatore.- Hermione abbassò il capo sconsolata. -Comunque, bisogna controllata perchè par che possiedano un certo calice capace di ridare vita a chi vi beve. E sembra che loro abbiano intenzione di utilizzare del sangue e di farlo bere ad uno di loro per far tornare in vita il loro signore.- spiegò l'uomo fissandola.

-E io cosa dovrei fare?-Hermione chiuse il fascicolo, fermandosi a guardare anche lei l'uomo.

-Nulla, o almeno non da sola. Dovrete cercare questo calice e consegnarlo al Ministero.-

-Ha detto "dovrete"?-

-Si. La scrivania verrà ben presto occupata da una sua conoscenza di lunga data. Non le anticipo niente ma mi auguro che sia un bel lavoro di squadra. Adesso se non le dispiace. Dovrei andare giù al primo livello. Sa, la dirigente dell'Ufficio per l'Uso Improprio di Manufatti Babbani mi chiama. Ah, è un uomo.- e si smateriaizzò, lasciando Hermione a bocca aperta.

La giornata trascorse tranquilla più o meno come gli altri giorni, anche se Hermione era continuamente disturbata dai maghi che entravano continuamente nel suo ufficio per prenderne le misure per la scrivania.

Alle cinque stava per andarsene dall'ufficio quando incontrò nuovamente Dean.

-Ehi, Hermione, aspetta.- la donna si fermò e si voltò.

-Guarda. E' meglio che lo fai sparire da questo livello, prima che Janet e le sue amiche lo facciano vedere ad Alastor, e sai com'è fatto lui.- Hermione prese in mano il giornale che gli porgeva l'amico. Era un giornale sportivo che ritraeva in prima pagina lei e Ron sorridenti. La donna sfogliò il giornale.

Ed ecco che il signor Weasley, capitano della nazionale inglese e auror del secondo livello del Ministero della Magia, conferma le voci diffuse su tutti i giornali in questi giorni secondo le quali sarebbe in procinto di sposarsi con l'auror Hermione Granger...

Hermione chiuse il giornale stizzita.

-Quando smetteranno di scrivere queste fandonie non sarà mai troppo tardi. Grazie mille, Dean. Ora mi sente anche Ron. A domani. - e se ne andò, smaterializzandosi poco dopo per le strade grigie di Londra, in direzione di Diagon Alley.

Fantastico, pensò, non solo adesso ho da sopportare un nuovo collega come quello dello scorso anno che mi voleva saltare addosso, ma per di più Ron va a dire che abbiamo intenzione di sposarci. Ma mi sentirà. Non posso rischiare il lavoro per Janet e le sue amiche e per la stupidità di un ragazzo come Ron. Non crescerà mai. Gli voglio bene, però...- la sua attenzione fu catturata da una strega che mormorava entusiasta all'amica qualcosa vicino al locale di Madama Rosmerta. Hermione si avvicinò per sentire meglio, con un po' di curiosità.

-Si...si...dicono che è tornato. Ma non so se sono voci attendibili.- mormorava la prima strega.

-Magari...Non sai come saremmo tutti felici....lo abbiamo creduto morto per tanto tempo...- la voce della seconda catturò maggiormente la voce di Hermione, che intanto aveva preso posto ad un tavolo vicino a quello occupato dalle due.

-Si... e poi con questa storia dei mangiamorte ad Hogwarts sarebbe proprio ottimo averlo dalla nostra parte...-

-E poi era così affascinante che adesso non può che essere migliorato...Non vedo l'ora di rivederle John- ridacchiarono mentre Hermione sorseggiava la sua burrobirra. Si considerò una stupida. Era stata attratta da una conversazione che le ricordava molto....no, era impossibile in fondo. Doveva saperlo. Quanto era stata sciocca. Lui non sarebbe mai tornato con loro. Come aveva anche minimamente potuto pensare che quelle due streghe si riferissero ad Harry?

-Hermione!- una Ginny sorridente si avvicinò al suo tavolo, sedendosi con lei.

-Una burrobirra anche per me, grazie.- disse rivolta ad una cameriera. -Beh, che mi dici di nuovo? Come va con mio fratello?- Hermione sorrise al vedere l'amica. Non cambiava mai. Sempre con il sorriso sulle labbra, spensierata come una ragazzina.

-Bene, grazie. A parte il fatto che ha dichiarato alla stampa che stiamo per sposarci, per il resto...- e scosse il capo sconsolata.

-Non cambierà mai, vero?- domandò Ginny divertita mentre riceveva la sua burrobirra.

-Mai. E neanche tu. che mi racconti di nuovo?-

-Io? Niente.- rispose vaga la rossa.

-Niente, eh? E come mai si parla di te e di un certo Nelson al Ministero?- domandò divertita Hermione. A Ginny per poco non andò di traverso la su bibita.

-E-e tu come fai a sa-saperlo?-

-Ne parlano tutti. Non è poi molto difficile.- Ginny scosse il capo sconsolata.

-Lo sapevo, lo sapevo. Lo ha detto a tutti. vabbè che ci vuoi fare. L'importante è che è un uomo splendido.-e sorrise.

-Vabbè, messaggio ricevuto. Ora vado che è tardi. Ci si vede stasera.- Hermione salutò l'amica e se ne andò.

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-Mamma, smettila. Deve venire solo Lupin con Tonks. Non puoi essere così agitata!- Ron si stava spazientendo a vedere la madre così indaffarata.

-Buonasera.- Hermione era appena entrata in cucina, di ritorno da lavoro. Ron la salutò con un bacio mentre la signora Weasley la abbracciò calorosamente.

-Buonasera a te, Hermione cara. Come è andata?- domandò.

-B-bene, grazie.- Hermione guardò interrogativamente Ron, che rispose con un'alzata di spalle. Poco dopo la signora Weasley stava accogliendo in casa Lupin e Tonks, mentre tutta la famiglia Weasley era seduta a tavola e Ron ed Hermione parlavano in disparte.

-Ma che ha tua madre? E' tutta la sera che è agitata!-

-Non ho idea.-

-Comunque, ho letto l'articolo. Ma da dove ti è uscita la storia del matrimonio?!- domandò divertita Hermione. Ron arrossì.

-Beh ecco....io.... non so...è la prima cosa che ho pensato per far tacere il giornalista.-

-Ah ok...Però...-Hermione non potè terminare di parlare, perchè la signora Weasley richiamò l'attenzione di tutta la stanza.

-Si, grazie Molly. Ecco, è difficile da dire però... Oggi il mondo della magia ha di nuovo bisogno di lui. Sappiamo tutti che abbiamo sbagliato a tenerlo nascosto, specialmente a Ron ed Hermione. Però è stato necessario farlo credere morto, perchè altrimenti nessuno lo avrebbe più lasciato libero di vivere la sua vita. E' stata colpa sia mia che della Mc Granitt. Ma adesso è ora che affronti il suo mondo, quello al quale appartiene. Vieni, Harry.- Lupin terminò voltandosi verso la porta. Harry Potter, nel pieno dei suoi anni, entrò in casa, togliendosi di dosso il mantello che lo avvolgeva. Era cresciuto, poco più basso di Ron. Sembrava lo stesso, però. Tutti si alzarono immediatamente andando ad abbracciarlo. La signora Weasley scoppiò a piangere. Lo stesso fece Ginny e Ron, dopo un primo momento di sbalordimento, si avvicinò anche lui all'amico imitando gli altri.

L'unica che rimase in disparte, impassibile al suo posto era Hermione. Aveva voglia di piangere ma era arrabbiata. Lei lo aveva pianto per tanto tempo, e adesso veniva a sapere che era vivo da sempre, chissà dove. Improvvisamente Harry la guardò, cercando di decifrare il suo sguardo. Lei dal canto suo se ne andò in camera sua, lasciando tutti a bocca aperta, mentre le lacrime cominciavano a rigarle il viso.

-Hermione!-

Allora, sono tornata. Questa sarà una storia molto particolare, ve lo dico già da adesso. Ho finito questo primo capitolo e vorrei sapere cosa ne pensate, che sia bello o orribile (non preoccupatevi, al massimo scoppio a piangere!).Mi piacerebbe leggere i commenti dei miei più fedeli lettori ma anche i qualcuno nuovo. Ringrazio sin da ora chi lo farà e a presto se mi dite che questa storia vale la pena continuarla!

Un bacio!

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Capitolo 2
*** Odi et amo ***


Harry la guardò scappare via. Tutta la stanza improvvisamente tacque. Ron fece per andare da Hermione, ma Harry lo bloccò.

-Ci vado io.- disse. Aveva bisogno di parlare con Hermione. Erano tre anni che non la vedeva, tre anni durante i quali non aveva mai smesso di pensarla neanche per un secondo. Sapeva di aver sbagliato, di essersene andato facendosi credere morto per evitare che la gente lo vedesse come un salvatore e non semplicemente come Harry Potter. E l'aveva fatta soffrire. Aveva fatto soffrire la sua migliore amica, quella che insieme al suo migliore amico era la persona più importante della sua vita. Aveva bisogno di riflettere dopo la guerra, capire dove aveva sbagliato. Perchè lui qualche cosa l'aveva sbagliata, altrimenti non sarebbe stato così male dopo lo scontro.

-No, Harry. Ha bisogno di me.- disse Ron guardandolo negli occhi.

-Mi dispiace, ma sono io che devo parlarle.- e detto ciò salì anche lui le scale.

Si avvicinò lentamente ad una camera. Non sapeva quale fosse quella giusta perchè, anche se in tre anni la Tana non era per nulla cambiata, l'assenza di alcuni membri della famiglia aveva cambiato la sistemazione delle stanze. Improvvisamente sentì piangere e seppe che Hermione era li. Cercò di raggiungere la porta della stanza in maniera molto silenziosa, per non farsi udire dalla ragazza, quella che ormai era diventata una giovane donna. Mise la mano sulla maniglia, ma la ritirò immediatamente. Forse stava sbagliando, ancora una volta. Forse sarebbe stato meglio se fosse salito Ron a consolarla, perchè probabilmente lui non avrebbe fatto altro che farla piangere di più. Ma il suo cuore gli diceva di andare. Doveva parlarle, spiegarle, raccontarle tante cose. Non voleva che venisse a sapere dagli altri qualcosa che lui doveva dirle.

Riportò nuovamente la mano sulla maniglia e socchiuse la porta. La vide attraverso la fessura. Stava rannichiata a terra, con le gambe tra le braccia, sotto la finestra.

-Hermione.- nessuna risposta. La donna continuò a piangere.

-Ti prego, dì qualcosa. Lo sai che odio i tuoi silenzi.- si avvicinò a lei e le sfiorò i capelli. A quel gesto Hermione si alzò e fece per andarsene, ma il ragazzo la trattenne per un braccio.

-Non puoi fuggire. Dobbiamo parlare, e tu questo lo sai. Guardami, Hermione.- la costrinse a voltarsi. Hermione piangeva, aveva gli occhi gonfi e rossi per le lacrime e sfuggiva a quelli verdi di lui.

-Se non vuoi parlarmi, almeno ascoltami. Anche per me questi tre anni non sono stati facili. E' stato doloroso per tutti e due.- a questo punto la donna, che aveva taciuto fino ad allora, scatenò fuori una rabbia incredibile.

-Per tutti e due? Tu non hai idea di quello che io ho passato per te!- disse gridando.

-Hermione, io non vol...-

-Tu non volevi? Tu non volevi? Se non avessi voluto non l'avresti fatto, Harry! Sei cresciuto ormai, non sei più un bambino. O almeno io pensavo così.- ora urlava, ma non le importava. Avrebbe potuto perdere anche tutto il fiato che aveva. Aveva sempre voluto riaverlo al suo fianco, ma adesso sperava tornasse tutto come prima, quando lui non c'era. Stava con Ron e con lui aveva ritrovato un po' di pace, ed adesso la sua vita veniva scombussolata di nuovo. Erano cattiverie quelle che le passavano per la testa, ma non riusciva ad impedire che uscissero dalla sua bocca.

-Ero tua amica, eravamo tuoi amici! Non ci arrivi? Di cosa hai avuto paura, di noi, di me? Di cosa, dimmelo, perchè io non l'ho capito. Tu eri vivo e io ti ho creduto morto per tre anni! Tre anni, Harry! Non c'è stato un giorno in cui non sei stato nei miei pensieri, un solo giorno! Ho creduto addirittura che se avessi fatto qualcosa di più io, forse saresti sopravvissuto. Quando mi hanno detto che il tuo corpo non era stato trovato, mi sono sentita morire. E invece adesso vengo a sapere che era tutta una farsa, che eri vivo e vegeto e che andavi avanti, pur senza di noi! Ed io che mi sono rovinata la vita per te! Si, perchè in questi tre anni mentre tu facevi la bella vita io mi sono isolata da tutto e tutti, perchè non ce la facevo. L'unico che mi è stato accanto è stato Ron. Nessuno mi capiva meglio di lui. Ma non sarebbe stato mai te....- costrinse Harry a mollare la presa. Il giovane uomo la guardò colpito. Non pensava sarebbe stato così difficile. Le era mancata infinitamente, specialmente dopo quello che era successo quella sera di tre anni prima. Non voleva aprire l'argomento, stavano già male così. Si sarebbero solo fatti altro male.

-Io... E' stata una mia scelta, è vero, però devi ascoltarmi...-

-No, Harry, sono stanca di ascoltarti, sono stanca di credere alle tue sciocche promesse, a quello che dici...-

-Ma c'è un motivo valido, nessuno lo sa a parte me, Lupin e la Mc Granitt, e nessuno deve saperlo.- Harry cercò di guardarla negli occhi, in quegli occhi che gli avevano sempre sorriso quando erano ragazzi, che lo avevano sempre confortato.

-Appunto, nessuno deve saperlo. Ed io neanche e se hai intenzione di dirmelo, sappi che non lo voglio sapere. Non voglio avere più niente che mi leghi a te. Sali sopra, ci sono tutte le tue cose che abbiamo preso quando abbiamo lasciato Hogwarts...- Hermionè andò ad affacciarsi alla finestra, aprendola. Era una calda serata quella e le stelle brillavano luminose nel cielo.

-Ma tu devi saperlo, altrimenti....-

-Altrimenti cosa? Altrimenti non saprò mai il vero motivo della tua scomparsa, altrimenti non potrò trovare una giustificazione al tuo comportamento? Beh, non mi interessa affatto nessuna delle due cose.-

-Si, ma almeno devi ascoltarmi. Al diavolo Hermione! Eri la persona che più desideravo vedere!- Harry le si avvicinò.

-Beh, peccato. Perchè anche se gli altri sono felicissimi di averti ritrovato, io non lo sono per niente. Per me sei morto, Harry, tre anni fa. E con te hai portato via la sera della battaglia.- Harry non seppe cosa rispondere. Lo odiava veramente, allora. Lo odiava a tal punto da voler dimenticare quella sera, la sera in cui avevano fatto l'amore nonostante fuori la gente lottasse, la sera in cui lui le aveva promesso che avrebbe vinto per lei, per loro due, la sera in cui ancora in preda alle forti emozioni aveva sconfitto Voldemort all'apice del suo potere, pensando intensamente al futuro che avrebbero potuto avere insieme.

-Non puoi dire una cosa del genere...- Harry era veramente abbattuto. Non si sarebbe mai aspettato tutta questa cattiveria dalla donna, da Hermione.

-Non posso? Si che posso. Ti ho dato tutta me stessa quella sera, mi avevi promesso che se avessi vinto non mi avresti abbandonato. Dopo il tuo funerale non volevo lavarmi per paura che perdessi dal mio corpo il tuo profumo. Tu non hai idea di cosa ho provato io. Sai cosa penso adesso? Che tu l'abbia voluto solo perchè sapevi che non mi avresti più rivisto, per avere un qualcosa in più di me da portarti come ricordo...-Hermione gli stava vomitando addosso tutto quello che si era tenuta dentro in questi tre anni. Non aveva mai confessato a nessuno della notte con Harry, neanche a Ginny. E per di più ogni volta che Ron le si avvicinava di più, sentiva qualcosa dentro che la allontanava, pur sapendo che era sbagliato e che avrebbe dovuto vivere di più la sua vita.

-Non è vero, e lo sai benissimo!- anche Harry urlava adesso.

-Quello che io ho provato quella notte era vero, quello che io provavo per te era vero. Non mi sarei mai permesso di approfittare di te, mai. E tutto quello che ti ho detto quella notte mentre...- Hermione lo zittì.

-Non dirlo, perchè fa male.- ma Harry continuò. Doveva ascoltarlo, fosse l'ultima volta, ma doveva farlo.

-Mentre facevamo l'amore...era tutto vero. Sei stata tu a farmi vincere, sei stata tu con le tue parole, con quello che mi hai trasmesso, con i tuoi silenzi, con le tue carezze a darmi la forza necessaria.- Hermione lo guardò negli occhi.

-Se è vero quello che dici, perchè non sei tornato da me? Perchè Harry? Perchè?-

-Avevo paura.-

-Anche io, tanta. Ma non ti ho abbandonato. Anzi...-

-Io non sono forte come te.-

-Non dire stupidaggini, Harry. Tu non vuoi essere forte, non volevi prenderti le tue responsabilità con il mondo magico, con i tuoi amici, con me...-

-Lo sai che non è vero! Come puoi dirlo? Mi sono preso le mie responsabilità dall'età di undici anni. -

-Tu ti prendi solo quelle che vuoi!-

-Sei crudele, Hermione. Non sei la sola ad aver sofferto.-

-Sarò pure crudele, ma non ce la faccio a non provare odio per te, e rabbia, e ancora odio. E in questo momento vorrei non averti qui davanti a me, non vorrei star facendo questa conversazione con te, perchè è inutile e fa male. Perchè apre una ferita che ho cercato in tutti i modi di chiudere, perchè mi fa tornare in mente una cosa che...che mi sono pentita di aver fatto.- un colpo al cuore, un altro. Harry se lo immaginava. Ma non pensava sarebbe stato così terribile. Non solo non lo voleva con lei, ma aveva anche rinnegato la notte in cui erano stati una cosa sola, in cui si erano detti ti amo fra i sospiri affannati, in cui fuori una pioggia di schiantesimi uccideva migliaia di persone.

Harry la prese e la costrinse a voltarsi verso di lui.

-Dimmelo di nuovo, dimmelo di nuovo e ti lascerò in pace. Ma lo devi dire guardandomi negli occhi. Dimmi che ti sei pentita di aver fatto l'amore con me quella sera, e ti prometto che me ne andrò immediatamente.- Hermione lo fissò. Si stava facendo male da sola e lo sapeva. Ma doveva allontanarlo da lei, altrimenti sarebbe ricaduta in quel baratro dal quale a fatica era riuscita ad uscire fuori. Raccolse tutte le forze che aveva, pur sapendo che non ce l'avrebbe fatta guardandolo a lungo, perdendosi in quei meravigliosi occhi verdi.

-Mi dispiace, ma è vero, mi sono pentita. Mi sono pentita di essere stata con te, di aver fatto l'amore con te per la prima volta quella sera.- Harry la lasciò. Era stato troppo ferito da quelle parole. Non avrebbe retto un secondo in più in quella stanza. Voleva non essere mai tornato. Se gli avessero detto prima l'odio che Hermione avrebbe provato per lui, non sarebbe mai tornato.

Ho sbagliato, ancora una volta. Era l'unica cosa a cui riusciva a pensare.

-Spero sarai felice, Hermione.- voleva essere un addio. Andò ad aprire la porta e si ritrovò davanti un Ron perplesso. Anche Hermione lo vide.

-Ron, da quanto sei qui?- domandò spaventata la giovane donna. Fra i tre un silenzio teso come le corde di un violino ed un aria pesante li circondava. Il rosso non rispose.

-Ron, ti prego, dì qualcosa.- Hermione si avvicinò e strinse la sua mano in quella del ragazzo. Harry guardò la scena. Si sentiva di troppo. Aveva perso in pochi minuti la purezza di un bel ricordo e la speranza di poter far tornare tutto come prima.

-Voi due avete...-Ron stava cominciando a parlare quando Harry lo fermò.

-Noi non abbiamo fatto niente. Hermione si è pentita ed anche io. E' stato un momento di debolezza di entrambi. Ho sbagliato. Probabilmente non era neanche quello che volevo in quel momento. Eravamo due adolescenti. Diciamo che ci siamo semplicemente divertiti. Io me ne vado, non so se ci rivedremo.- la voce del moro sembrò essere fredda. Hermione rimase colpita dalle sue parole. Ci siamo semplicemente divertiti....anche io mi sono pentito... Forse era meglio così. Lo guardarono andar via, mentre Hermione si teneva stretta a Ron.

-Perchè non me l'hai detto?-

-Non ho voglia di litigare.-

-Perchè, Hermione?-

-Perchè non è stato nulla di importante.- nuove lacrime stavano per solcarle il viso ma doveva fermarle. Stava con Ron ora, Harry era il suo passato.

-Non è vero. E' per questo che in questi anni sei stata così male, vero?- la donna non rispose e l'uomo prese come un si il suo silenzio.

-Cosa vuoi che ti dica, che è vero?-

-Ma insomma Hermione! E' stata una cosa importante, deve essere stata tale!- Ron cominciava a riscaldarsi.

-Anche se lo fosse stato, adesso per me lui non conta più nulla.-

-Ma è il nostro migliore amico. Non possiamo perderlo di nuovo.- Hermione lo fissò negli occhi.

-E' il tuo migliore amico. Per quanto mi riguarda è morto e non tornerà mai più in vita.-

-Non puoi odiarlo così tanto.-

-Perchè tu no?-

-No. Avrà una buona giustificazione.-

-Non basterebbe.-

-Hermione, dov'è finita la tua parte razionale? Insomma, non puoi trattarlo così. E' tornato ed ha bisogno di noi.-

-Si, lo so. Ma lui viene solo quando ha bisogno di noi. Quando ne abbiamo noi di lui, sparisce dalla circolazione. E' tipico, lo abbiamo imparato ormai. Ed io non ho più intenzione di soffrire per lui, io non ho più intenzione di guardarlo negli occhi come...- si fermò improvvisamente.

-Come quella sera. Hermione, non può farti più male. Stiamo insieme ora, no? Quindi è il tuo passato. Anche se non accetterò mai quello che c'è stato tra voi, tu ora sei mia, stai con me. Ti giuro che ti proteggerò, anche da lui se necessario. Ma l'abbiamo voluto con noi per tanto tempo, non lo allontaniamo proprio ora.- Ron le baciò la testa ed Hermione si aggrappò a lui. Forse Ron aveva ragione, ma lei Harry non l'aveva mai dimenticato. Se lui non si fosse comportato in quel modo, forse loro due....Ma la vita non può essere fatta di forse, perchè troppi fanno male. Ron l'aveva già perdonato e lei? Possibile che non ci fosse una piccola parte del suo cuore contenta di riaverlo, di poterlo riabbracciare? O aveva paura che il suo cuore prendesse il sopravvento sulla ragione? Non se lo sarebbe mai perdonata. Ron non meritava di soffrire. Le era stato accanto in questi tre anni, non come Harry.

-Ron?- domandò Hermione dopo un po'.

-Si?-

-Non avevi detto a quella giornalista che stavamo per sposarci?-

-Era uno scherzo, te l'ho già spiegato.-

-Ma io non voglio che sia uno scherzo.- lo guardò negli occhi. -Perchè non ci sposiamo?-

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Allora, nuovo capitolo. Infinite grazie per le belle recensioni del primo, davvero. Mi hanno fatto un enorme piacere. Questo capitolo è un po' più intenso del precedente perchè quello spiegava un po' l'ambiente in cui si sarebbe svolta la storia.

Lo so, per gli auror sono stata crudele, ma è solo l'inizio....continuate a seguirmi però e non mi abbandonate!!!

Passiamo ai ringraziamenti personali:

ALETHEANGEL: spero di aver scritto bene il tuo nome...ho aggiornato... dimmi che te ne pare ok? e grazie mille per la recensione! alla prossima...

ETHER: grazie per il complimento... continua a seguirmi... un bacio....

KEKY: la comparsa improvvisa di Harry verrà spiegata con il tempo quindi se continui a seguirmi lo scoprirai! Grazie mille per la recensione... alla prossima...

ALESSIUCCIA: finalmente una nuova lettrice e stai sicura che sono talmente felice che non importa che tu sia nuova , perchè sono felice della tua recensione... e poi il tuo nome dovrebbe essere Alessia come il mio, o sbaglio? cmq hai avuto alcune risposte in questo capitolo... continua a seguirmi... ciao!

HERM88: grazie del consiglio, lo accetto molto volentieri. Quello era un capitolo introduttivo e non potevo far capire molto... che te ne pare di questo? Lo so che non è propriamente auror (anzi non lo è per niente), ma arriveranno, promesso, anche perchè sono la mia coppia preferita! Tu continua a farmi sapere cosa ne pensi...grazie mille ancora...alla prossima...

MILE: grazie per la recensione...un bacio...

DESDEUS: lo so, nessuna bella scena auror... però aspetta e vedrai... lo sai per chi tifo, no? grazie mille della recensione...come sai i tuoi commenti sono sempre ben accetti...il comportamento di Harry verrà spiegato con i capitoli... beh alla prossima! Grazie ancora...

LADY86: grazie per la recensione... seguimi e scoprirai con i capitoli che cosa è successo ad Harry. Intanto fammi sapere cosa ne pensi di questo! Ciao... e grazie....

BRYNDEN: grazie della recensione... continua a farmi sapere la tua opinione...alla prossima...

EMMA:ciao! hai visto, alla fine l'ho pubblicata la mia nuova ff!!! Spero davvero ti piaccia e di continuare ad averti fra le mie lettrici... un bacio!

GIMA: come sempre le tue recensioni sono belle accette.... grazie mille per i complimenti....spero questo capitolo ti abbia intrigato lo stesso... un bacio...alla prossima...

VALE82: grazie mille per la recensione...sei una delle mie nuove lettrici...ecco il seguito...mi raccomando, ci tengo a sapere che ne pensi...alla prossima...

FRA: anche io sono auror anche se questo capitolo non sembra molto, vero? ma era per dare un po' di pepe alla storia...comunque continua a seguirmi...un bacio!

JOANNADELLEPRATERIE: Ciao! Non ti conosco ma sono molto contenta della tua recensione...anche io spero di molti capitoli...si vedrà, dal momento che la storia la sforno man mano...grazie mille...alla prossima...

HARRYDIPENDENTE: grazie mille della tua recensione anche in questa storia...sono sempre contenta di conoscere il tuo parere... arriveranno le scene auror, te lo prometto...ma il tempo deve ancora passare un po'....ciao!

LOVEMAN: ciao! grazie mille della recensione...dai un'occhiata anche alla tua e fammi sapere...a presto!

Grazie mille a tutte le recensioni....mi avete davvero commosso perchè sono tantissime...mi auguro di non perdervi durante il corso della storia....Grazie anche a chi legge e non recensisce o per mancanza di tempo o perchè non gli va... vabbè ora basta perchè altrimenti vi annoio più di quanto ho fatto.

Un bacio...

Alla prossima!

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Capitolo 3
*** Da mihi basium quod ego amore capi ***


Hermione era davvero stanca la mattina seguente. Entrò nel suo ufficio e notò che fortunatamente avevano terminato di inserire la scrivania e che nessuno l'avrebbe pià disturbata quel giorno. Sbattè la borsa sul tavolo, faendo cadere un paio di fogli. Contemporaneamente entrò il suo assistente Dean, che notò il suo aspetto abbastanza stanco e triste.

-Qualcosa non va, Hermione?- la ragazza sorrise ironica.

-Se ti dicessi che ieri ho detto un no e un si alla persona sbagliata?- prese in mano i numerosi biglietti comparsi subito sulla sua scrivania.

-Caspita, arriva pure oggi il mio nuovo, come dire, collega...- sbuffò al pensiero. Era fin troppo stanca per dover essere cordiale anche con un altro.

-Dire no alla persona sbagliata significa non aver seguito il cuore, Hermione...-spiegò Dean mentre prendeva posto davanti a lei.

-Grazie, molto confortante.- disse ironica la donna. Sorseggiò la sua dose quotidiana di tè, anche se in quel momento non avrebbe disprezzato assolutamente una bella tazza fumante di caffè nero.

-Hai idea di chi sia questo auror?- proseguì.

-In realtà, no. Non se ne parla, almeno a questo livello. Alabard non ha spifferato niente a nessuno. Pare che sia stato a lungo lontano dalla scena, ecco.- ad Hermione andò di traverso il tè.

-Cosa significa?- spalancò gli occhi. Non poteva trattarsi di lui. Non doveva. Non avrebbe potuto lavorare al suo fianco.

-Perchè questa reazione? Comunque niente, è l'unica indiscrezione che sono riuscito a cogliere.- Hermione era ancora titubante. Possibile che...no, meglio di no...meglio non illudersi...ma che stava pensando? lei stava per sposarsi!

-Vabbè, io vado.- Dean si alzò e aprì la porta.

-Immagino che il si alla persona sbagliata sia a Ron, vero?- domandò con il sorriso sulle labbra.

-Dean, conviene andartene se non vuoi che ti scagli una bella fattura...-scherzò Hermione.

-Ok ok...me ne vado...promesso....a dopo.- ed uscì.

Hermione rimase sola nel suo ufficio. Che aveva combinato! E' vero che provava odio per Harry o forse era solo rabbia? Rabbia per averlo desiderato tanto e sofferto, per averlo perso dopo averlo trovato, per essersi isolata con i suoi pensieri dal mondo solo per evitare che ogni cosa le ricordasse lui. Ma non c'erano scuse per il comportamento avuto il giorno prima con lui. Gli aveva rinfacciato tutte le sue colpe, tutto quello che lei aveva sofferto per tre anni. Probabilmente era sbagliato, perchè anche lui doveva aver sofferto inevitabilmente. Ma per ora era il suo cervello a ragionare, non lasciando posto al cuore. Se questo avesse preso il sopravvento, probabilmente a quest'ora non stava pensando a nulla, se non a stare con lui. Il cervello però non sempre sbaglia e lei aveva la necessità di credergli, perchè si era fatta troppo male e poi aveva scoperto che era vivo.

Ma avrebbe potuto continuare così? Forse doveva fare come le aveva consigliato Ron. Doveva assolutamente dimenticare il male provato, perdonarlo se possibile e riaverlo come amico, solo come amico. Ma poteva dimenticare quella notte? Fino a due giorni prima era un ricordo candido del suo cuore, non macchiato dalla freddezza e durezza delle parole della sera prima. Però forse avrebbe dovuto comportarsi meglio con lui d'ora in poi. In fondo lui era il suo passato, mentre ora stava per sposarsi con Ron. Già, lo stava proprio per fare. Non seppe trovare una risposta al perchè di questo gesto. Gli voleva bene, anzi no, lo amava. Ma era davvero amore o solo ripicca? Non voleva fargli del male, le era stato vicino negli ultimi tre anni. Si era sentita amata da lui e lei doveva fare altrettanto. Doveva stare con Ron e dimenticare Harry. Sarebbe stato possibile? Solo il tempo le avrebbe dato una risposta.

I suoi pensieri furono interrotti dall'arrivo di due biglietti sulla sua scrivania, uno rosa e uno in carta semplice. Sbuffò alla vista del primo e lo aprì senza tanta voglia, conoscendo già il mittente. Era Ron.

Ciao amore.

Lo so che probabilmente ti disturbo però volevo solo dirti che non faccio altro che pensare al fatto che stiamo per sposarci. Non ci credo! Non riesco a convincermene. Eppure è vero! Comunque ti aspetto stasera a casa per andare a scegliere la Chiesa e la data, anche se mia madre vorrebbe una cerimonia a casa (la conosci....)

Un bacio

Tuo Ron

Hermione sorrise ma poi si rabbuiò. Dovevano già iniziare i preparativi e lei non sapeva se ne aveva voglia. Lasciò il bigliettino aperto vicino ad un libro che stava leggendo. Aprì l'altro. Era di Alabard. Diceva semplicemente che tra qualche minuto le avrebbe presentato il suo nuovo collega. Ed il momento non si fece attendere a lungo. La porta bussò di li a qualche secondo. Hermione alzò gli occhi dal foglio per vedere chi fosse e restò sbalordita nel vedere che si trattava del suo capo e di....

-Harry Potter! Il suo nuovo collega!- disse il capo sorridendo più del normale. Harry, che fino a qualche secondo prima sorrideva e parlava animatamente con Alabard, si zittì improvvisamente. Hermione non sapeva cosa dire. I suoi sospetti erano fondati, ma lei non avrebbe potuto....

-Che le avevo detto! Una sua vecchia conoscenza. Immagino vi siate già riincontrati. Ma perchè quelle facce? Oggi è un giorno importante per il mondo della magia. Harry Potter è tornato e per di più è un auror che lavora attivamente al Ministero. Su su io vado ora. Ci vediamo più tardi.- sventolò la sua mano e aprì la porta. -Ah, mi raccomando, voglio il meglio da voi due.- e andò via.

Harry ed Hermione erano rimasti soli. Gli occhi dei due erano sfuggenti e cercavano in ogni modo di non incrociarsi, anche se uno conosceva i movimenti dell'altra e viceversa. Harry non voleva litigare con lei, non un'altra volta. Il giorno prima era stato tremendo. Capiva i sentimenti di lei, ma non pensava avrebbe sfogato una rabbia come quella. Si era sentito davvero di troppo in quelle ore e aveva pensato più volte di ritornare a vivere da nascosto come aveva sempre fatto fino a quel momento, se non avesse accettato quell'incarico. Non gli era mai andato a genio il Ministero, ma non poteva continuare a vivere come aveva fatto negli ultimi tre anni. Aveva bisogno di ritornare tra i suoi amici. Ron lo aveva subito riabbracciato ed era felice del suo ritorno, esattamente come tutta la famiglia Weasley. Ma la persona che gli interessava davvero non era stata così disponibile. Gli aveva urlato contro tutto quello che avevano condiviso, la rabbia per la sua scomparsa. Ed ora, anche se aveva accettato di uscire definitivamente dalla sua vita, si ritrovava li, in quella stanza, a dover lavorare con lei.

Hermione non sapeva cosa dire. Non sapeva se essere contenta della situazione o scappare dal suo capo e dirgli di non aver nessuna intenzione di lavorare con Harry. La sua parte razionale le consigliava di non dare ascolto al suo cervello e di non fare una scenata dal genere, ma il suo cuore, ancora ricoperto di ferite non rimarginate, avrebbe voluto smettere di soffrire all'istante e cacciarlo da quella stanza.

Fu Harry a parlare per primo.

-E-ecco...Io...non sapevo di te...di me...di noi...-cercò di dire ma stranamente non riusciva ad esprimersi.

-Non c'è bisogno di spiegazioni. Non te le ho chieste.- la voce di Hermione era fredda, piena di risentimento, non intenzionata a collaborare. Harry lo capì immediatamente e, improvvisamente, le si avvicinò.

-Hermione, senti, non possiamo andare avanti così...-cercò di prenderla per un braccio, ma lei gli sfuggì.

-Smettila, Harry. Ti ho già detto come la penso.- lei lo guardò negli occhi. Harry non potè leggervi dentro altro che odio e rimase molto colpito da quello sguardo, ben diverso da quello che ricordava.

-Ma è possibile che mi odii così tanto?-

-Si.-

-Non ci credo.-

-Beh, fa' come vuoi. E ora, siediti, quella è la tua scrivania. Non voglio continuare questa discussione con te.- e si sedette anche lei. Harry sbattè entrambe le mani sul tavolo e cominciò ad innervosirsi.

-Eh no, invece noi continuiamo! Mi dovrai pur ascoltare una buona volta no?- Hermione alzò gli occhi dal foglio che stava leggendo.

-Eh se non volessi? Chi me lo obbliga?- adesso erano faccia a faccia.

-Io.-

-Davvero? E sai quanto mi importa di quello che hai da dire?-

-Ma ti deve importare almeno un po'! Capisco il tuo odio nei miei confronti, ma non può essere scomparso tutto da dentro di te!-

-Se intendi quello che provavo per te, si.- una boccettina di inchiostro cominciò ad agitarsi sul tavolo di Hermione ed entrambi vi puntarono gli occhi.

-Harry, controllati, altrimenti ti faccio un incantesimo.-

-Non ne saresti capace.-

-Tu dici?-

-Ne sono sicuro.- un sorriso spuntò sul viso di entrambi, un sorriso tenero che Hermione non aveva da molto tempo.

-Senti Harry, è difficile per me. So che dobbiamo lavorare insieme, ma io non ce la faccio a far tornare le cose come prima...-

-Quindi?-

-Quindi forse un giorno sarà diverso, ma per adesso, accontentati dell'auror Granger.-

-Significa che...-

-Nessuna emozione o sentimento, solo lavoro.- Harry si allontanò senza rispondere, ma allontanando la sua mano, fece cadere un foglio dalla scrivania di Hermione e lo raccolse immediatamente. La donna era distratta e lui notò la calligrafia di Ron. Lesse la lettera e si rabbuiò immediatamente.

-Perchè non me lo hai detto?- non c'era risentimento nella sua voce, solo tristezza.

-Che cosa?-

-Che ti stai per sposare.- Hermione solo in quel momento notò la lettera che Harry aveva tra le mani. Istintivamente gliela tolse di mano, nascondendola dietro la schiena.

-Come...-cercò di dire.

-Ti è caduta a terra e te l'ho raccolta.- Harry sembrava stranamente tranquillo. Nella sua voce nessun tono, nè di accusa o di dispiacere.

-In questo era incluso anche il leggerla?- Hermione era leggermente infastidita.

-Hermione, ci stiamo solo facendo del male.-

-Che vuoi dire?- Harry si passò una mano tra i capelli.

-Perchè lo stai sposando? Per ripicca nei miei confronti?- Hermione si innervosì ancora di più.

-Ma che cosa vai a pensare? Io lo sposo perchè lo amo. Amo Ron adesso, Harry, e tu devi fartene una ragione, che tu lo voglia o no. Sono finiti i tempi in cui...- ma non potè terminare di parlare perchè Harry le si avventò addosso, facendola sbattere sulla parete vicino alla cattedra e cominciando a baciarla. Hermione cercò di resistere in un primo momento, poi si lasciò trasportare dalle emozioni. Entrambi non seppero quanto durò quel bacio, ricco di tutto ciò che non si erano detti in quei due giorni, senza cattiveria. C'era di tutto dentro, dolore, sofferenza, amore, passione. Tutto quello che non avevano avuto negli ultimi tre anni.

Ma anche se passò tanto tempo, fu poco per entrambi. Hermione si fermò immediatamente, come se avesse finalmente realizzato cosa stava facendo. Si staccò da Harry e gli mollò uno schiaffo.

-Ehi, ma cos...-

-Vattene Harry. Sparisci di qui.- Hermione stava piangendo.

-No che non me ne vado. Qui io ci lavoro e poi se non volevi baciarmi non lo avresti fatto.- ora Harry cominciava ad innervosirsi. Come, prima lo baciava e poi gli tirava uno schiaffo? Aveva diritto ad una spiegazione.

-E' stato un errore. Per un attimo ho creduto che...-

-Che fosse tornato tutto come prima.- Harry le si avvicinò. -Hermione, lo sai che non ho smesso neanche un attimo di pensarti, di amarti, e di pensarti ancora. Quindi metti da parte l'orgoglio e...-

-E niente Harry. Non puoi pretendere che tutto torni come prima. La mia vita è un'altra adesso. Io mi sto per sposare e tu non hai un posto in questo momento. Se Ron ti sceglierà come testimone, sappi che sarai solo il suo, non il mio. Non ti devo dire grazie di niente. Non posso fare altro che...-abbassò gli occhi.

Harry decise di smetterla di continuare a farsi del male come stava facendo. E' vero, l'aveva baciato anche lei, e allora? Chissà quanti ne aveva dati a Ron. E poi voleva cercare in ogni modo di ricordarle quella notte. Che cosa rappresentava per lei in fondo? Nulla, anche perchè se stava per sposarsi chissà quante altre ne aveva passate con Ron. Pensò di essere stato uno stupido. Lei si era fatta un'altra vita adesso, come era giusto, ed anche lui doveva. Si allontanò da lei e andò a sedersi alla scrivania, sotto lo sguardo vigile di Hermione.

-Allora, auror Granger, da dove si comincia?-

Lo so, scusate per il ritardo. Ma tra scuola, compiti, pallavolo e venti mila cose da fare non ho avuto molto tempo. Che ne pensate? E' un po' più auror? Però capitemi, Hermione è arrabbiata davvero con lui quindi....però....

Vabbè non dico niente più altrimenti vi tolgo tutto il bello della storia.

Grazie mille a tutti quelli che hanno recensito e anche a chi magari ha solo letto (me lo lasciate un commentino???). Non posso ringraziarvi personalmente per mancanza di tempo ma grazie comunque, spero di farlo la prossima volta.

Un bacio a tutti!

Ciao!

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Capitolo 4
*** Vale, Harry ***


Erano trascorse circa due settimane da quando Harry era andato a lavorare con Hermione. Lavorare per modo di dire, dal momento che la mattina a malapena si salutavano e la sera aspettavano sempre che se ne andasse l'altro in modo che dovesse salutare per primo. I loro risultati erano sempre splendidi, anche perchè preferivano lavorare soli per cercare di essere meglio dell'altro. Harry era sicuramente imbattibile, ma aveva imparato che Hermione era diventata un ottimo auror e ricordava tutti gli incantesimi a memoria, compresi quelli che il primo ogni tanto dimenticava.

Harry aveva smesso di pensare ad Hermione. Se lei aveva deciso di non volerlo più considerare, lui non poteva continuare a tormentarsi. Le cose non potevano tornare come un tempo, esattamente come aveva immaginato. Per di più lei stava per sposarsi ora ed aveva diritto ad un po' di pace e tranquillità. Inoltre probabilmente aveva trovato l'amore da un'altra parte, in un'altra persona, in Ron, e lui avrebbe dovuto accettarlo, prima o poi. Non era assolutamente facile, però doveva, visto che l'amava.

Hermione dal canto suo non sapeva più cosa dire, fare o pensare. Aveva sempre sognato il suo matrimonio come la cosa più bella della sua vita, da attendere impazientemente, mentre ora sperava che i giorni non passassero prima della fatidica data. Inoltre la sera andava a dormire accanto a Ron e pensava ad Harry, si svegliava e pensava di nuovo a lui. Era una situazione assurda, dal momento che quando cercava di non ricordare se lo ritrovava ogni mattina in ufficio. Si era messa in un bel casino e non sapeva proprio come uscirne.

-Hermione.-Harry salutò la ragazza senza badarle più di tanto. Si sedette sulla sedia, sbuffò sonoramente e si passò una mano tra i capelli. Hermione, che come ogni mattina arrivava prima di lui, stava sistemando un libro nella libreria e non potè fare a meno di rivolgere il suo sguardo a lui. Era come se lo ricordava, solo più adulto. Harry si sentì osservato.

-Che c'è? Cosa ho fatto? Non sto vestito bene? Che c'è?- diceva continuamente. Hermione sorrise.

-Niente, calmati. Hai solo fatto una cosa che...che facevi sempre, insomma.-si girò subito verso la libreria e arrossì. Ma che cavolo ho detto? Sono impazzita?

Harry la fissò. Si era ricordata di una cosa di quando erano ragazzi. Allora non era totalmente vero che voleva dimenticare tutto, altrimenti non avrebbe accennato proprio a niente. Sorrise e tornò a guardare i suoi fogli.

In tarda mattinata bussò la porta. Harry andò ad aprire e vide.

-Janet, che ci fai qui?- domandò, mentre la ragazza gli si gettava letteralmente al collo.

-Niente, sono venuta a portarti questo. Tieni, è il tuo pranzo. Dal momento che immagino che Hermione ti lascerà senza niente, perchè è una donna senza cuore e specialmente molto fredda, ho pensato a te.- sorrise e contagiò anche Harry. Quella ragazza non l'avrebbe mai lasciato in pace. L'aveva conosciuta una settimana prima a lavoro e da allora non se la scollava più di dosso, anche se non aveva alcuna intenzione di uscire con lei, non adesso almeno.

-Grazie, ma...Insomma non dovevi.- Harry si grattò la nuca come faceva tutte le volte che era imbarazzato. Hermione non sapeva che dire. Non sapeva se essere sbalordita o altro. Janet? Quella Janet? Che se era un'oca! Ed Harry non frequentava ragazze come lei, almeno a quanto ricordava, a parte Cho Chang al quinto anno.

-Io sarei senza cuore e specialmente molto fredda? Beh sai una cosa, meglio essere come me che oca come te.- disse Hermione.

-Oca? Io oca? Guarda che sei tu quella che esce su tutti i giornali solo perchè è l'amica del celebre Harry Potter e la fidanzata del famoso Ronald Weasley!-

-Non certo per mia volontà.-

-Ah no? Però ti fa piacere, ammettilo. E poi stai chiusa in questa stanza con Harry. Pensi che non abbia idea di quello che tu possa fare?- Janet si avvicinò pericolosamente ad Hermione, che stava per scoppiare.

-E cosa potrei fare, sentiamo. Rubarti il ragazzo per caso? Da quando in qua stai con Harry? Se non ricordo male, non gli piacciono le ragazze come te!-

-Se è per questo meglio essere come me piuttosto che come te, che ti stai per sposare e non sembri per niente felice. Non mi dirai che ti stai sposando per interesse! Non mi sorprenderei.- concluse Janet fiera.

-Basta! Chi sei tu per parlare così della mia vita? Nessuno. Capito? Nessuno. E ora sparisci, altrimenti...-e prese in mano la bacchetta.

-Ok adesso basta.- intervenne Harry che non si aspettava che il discorso generasse. -Janet, grazie mille, ora puoi andare. Hermione, posa la bacchetta. Non credo sia il caso di creare un pandemonio per un litigio.- La prima fece come detto e uscì dalla stanza, mentre Hermione non si mosse neanche di un passo, la bacchetta ancora impugnata.

-Pandemonio? Mi ha dato della fredda e senza cuore e tu glielo hai lasciato dire!- cominciava ad ansimare.

-E che cosa avrei dovuto fare, sentiamo?- disse Harry stupito dalla sua reazione.

-Che ne so! Dire il contrario magari?-

-Se non sbaglio non ho appoggiato nè lei nè te.-

-Appunto. Avresti potuto...-

-Smettila, Hermione. Non mi hai detto che non mi volevi nella tua vita? Lo sto facendo, come vedi. E adesso me lo rinfacci pure. Il tuo problema è che non sai che cosa vuoi veramente. Prima mi baci e poi mi cacci, adesso viene Janet e fai la parte della gelosa. Che cosa vuoi, Hermione? Devi trovare una risposta nel tuo cuore. Io non posso per sempre inseguirti e prenderti quando poi mi sfuggi di nuovo. Ho diritto anche io ad avere la mia vita. E così non ce la faccio, capito? Anche io sono stanco, cosa ti credi? Pensi che mi piaccia il tuo modo di comportarti nei miei confronti? No, non mi piace per niente.- disse Harry, mantenendo un tono di voce abbastanza tranquillo.

-Io non sono gelosa di te, Harry. Puoi fare quello che vuoi, è la tua vita, hai ragione. Ma lei non è la donna giusta per te.-

-E chi sarebbe, sentiamo? Non mi importa se lo è o non lo è, chiaro? Ho bisogno di dimenticarti perchè non ce la faccio più ad andare avanti così. A guardarti tutti i giorni e a limitarmi a dirti solo ciao. Non vuoi che torniamo ad essere amici, non vuoi stare con me, allora io che ci faccio qui?-

-Non lo so, capito? Ma so solo che sarebbe stato meglio non rivederti mai più, non lavorare con te, ecco.- Hermione aveva alzato la voce ed Harry, ferito e disgustato dalle parole della ragazza, tornò alla sua scrivania.

-Accio baule.- tutte le cose della scrivania di Harrt caddero dentro e lui lo rimpicciolì.

-Che stai facendo?- domandò Hermione.

-Me ne vado. Ecco, così non devo più lavorare con te. Ma soprattutto sparirò dalla tua vita. Sii felice con Ron.- e uscì dalla porta, lasciando la donna imbambolata.

Harry camminava da un'ora ormai. Stava anche piovendo, ma non gli importava. La pioggia andava a mischiarsi alle sue calde lacrime. Aveva davvero sbagliato tutto. Sarebbe stato molto meglio se fosse rimasto lì dov'era. Anche se aveva apprezzato il calore di tutta la famiglia Weasley, aveva tanto desiderato poter stare con Hermione. Aveva pensato tante volte al fatto che lei si fosse impegnata con qualcun altro, e si era ripromesso di accettarlo. Ma sentirsi dire più volte che sarebbe stato meglio se non fosse tornato, beh non era per niente una frase piacevole, specialmente se detta dalla persona che ami.

Camminò ancora per poco e si sedette su una panchina. Da lontano vide due ragazzi al parco sotto un tendone che scherzavano tra loro e ogni tanto si baciavano. Quella scena gli riportò alla mente un'avvenimento di tanti anni prima.

-Hermione, dai è divertente!-

-Harry, smettila! Sta piovendo!-

-Appunto! Fidati di me, e poi abbiamo il mantello.-

-Si, facciamo assai. E se poi bagnato non ci rende più invisibili e ci scoprono?-

-Che vuoi che sia! Non è la prima volta che trasgrediamo le regole e poi si può vedere solo da lassù.-

-Ma ne ho visti tanti di arcobaleni!-

-Ma questo è speciale. Non ti far pregare!-

-Va bene, ma ad un patto. Se me ne torno bagnata e con la febbre...-

-Si, mi dai la colpa a me, dovrò prendere gli appunti per te, bla bla...- Hermione si avvicinò e lo baciò.

-Dovrai fare ben altro, perchè mi annoierò sola!-

Sorrise a quel ricordo. Se fosse potuto davvero tornare tutto come prima...

-Harry.- una voce destò l'uomo dai suoi pensieri. Una voce femminile, dolce, la voce di...

-Hermione, come...-

-Mi hai trovato? Semplice, questo è l'unico parco qui vicino e poi so che adori la pioggia quindi...-Harry era sorpreso ed Hermione sorrideva.

-Posso sedermi qui vicino?- chiese lei. Lui fece di si con il capo. Hermione notò i due ragazzi di prima e sorrise anche lei.

-Non ti ricordano nulla quei due?- disse sorridendo. Anche Harry sorrise.

-Si, qualcun di mia conoscenza.-

-Mi hai fatto beccare la febbre a quaranta!-

-Si, ma se non ricordo male ho trovato il modo per farti passare il tempo.- il viso di Hermione tornò ad essere serio.

-Harry, che ci è successo?- gli chiese guardandolo negli occhi.

-Perchè non ti sei fidato di me, perchè mi hai abbandonata? Non me lo meritavo L'unica cosa che volevo era starti accanto, non mi importava che tipo di vita avrei dovuto fare. Volevo solo stare con te.- non lo guardava ma Harry pensava stesse piangendo.

-Non ce l'ho fatta. Avevo paura del mondo, avevo paura di stare con te e di non esserne all'altezza...-il giovane uomo scaraventò un sasso con il piede lontano. Stava ancora piovendo e notò solo allora che anche Hermione era bagnata fradicia senza ombrello.

-Tieni. Copriti.- le si avvicinò e le avvolse le spalle con il suo mantello. Quel contatto fece tremare entrambi. Si guardarono per un po' negli occhi, poi Harry si scansò da lei.

-Tu non potevi avere paura di stare con me. Lo sapevi benissimo di esserne all'altezza, perchè sei stato il mio migliore amico per sette anni. Cosa ti passava per la mente, Harry? Cosa hai visto che ti ha sconvolto tanto? Cosa ti ha portato a prendere questa scelta?- Hermione gli si avvicinò, ma Harry continuava ad allontanarsi. Improvvisamente una luce nuova, diversa passò negli occhi del giovane uomo. Si alzò bruscamente dalla panchina.

-Va' a casa. Ron ti aspetta. E poi sei tutta bagnata, rischi di prenderti una polmonite.- disse con tono altezzoso. Hermione rimase spiazzata. Fino a pochi attimi prima stavano parlando senza problemi, mentre ora...Si alzò anche lei e lo raggiunse, facendo l'unica cosa che il cuore le consigliava.

-Non me ne vado senza di te.- lo abbracciò forte.

-Mi sei mancato, Harry. Mi sei mancato tanto.- Harry non si scompose.

-Stai per sposarti con il mio migliore amico, Hermione. Non possiamo, non adesso ormai.- Harry sembrava freddo, distaccato. E allora tutto quello che aveva sempre voluto che lei gli dicesse?

-Ma tu...-

-Io ho sbagliato a tornare, ad intromettermi nella vostra vita. Dovevo lasciare che le cose proseguissero come stavano andando. E invece io mi sono messo in mezzo. Ancora una volta.-

-Io non sposerò Ron. Non posso farlo.-

-Invece lo farai, perchè era quello che avresti fatto se io non fossi tornato. Lui non deve soffrire per colpa mia.-

-Soffrirebbe di più a stare con una donna che non lo ama.-

-Ma che lui ama. Hermione, ascoltami, è meglio così.- ma guardarla negli occhi, dirle tutte queste cose, non era assolutamente facile.

-E se io non volessi più?- disse lei in preda alle lacrime.

-E allora perchè gli hai detto di si quando te l'ha chiesto?- Harry aveva fatto quella domanda a proposito. Voleva sapere assolutamente, perchè era un qualcosa che gli stringeva lo stomaco impedendoli di dormire quasi tutte le sere.

-Non me lo ha chiesto.- Hermione si allontanò da Harry. -Gliel'ho detto io.-il giovane uomo rimase spiazzato. Ma che cos'era cambiato in quella donna? In tre anni era diventata una continuamente contraddittoria, o aveva semplicemente...

-Paura...ho avuto paura del tuo ritorno...Tutto quello che avevo fatto in tre anni, a partire dal riprendermi dopo la tua morte, era stato buttato via nel momento stesso in cui ti avevo rivisto. E siccome Ron...-

-Ti era stato accanto, hai pensato di sposarlo. Immagino anche dopo che è venuto a sapere di noi due, vero?- Harry era arrabbiato. Accidenti, dentro in fondo provava invidia per il suo migliore amico che stava per sposare la donna che amava, ma chi era diventata Hermione?

-Si. Quel giorno stesso.-le lacrime della donna ormai non si notavano più, poichè la pioggia le nascondeva.

-Allora, adesso sono io a dirti di sparire dalla mia vita, Hermione. Sei cambiata in questi tre anni. Io mi ero innamorato della ragazza razionale, quella So-tutto-io che in fondo di sentimenti non capiva assolutamente nulla, quella che dava sempre consigli agli altri e non ne accettava mai per se. Tu non sei così adesso. Mi dispiace per Ron. Non so se gli piaci così come sei, ma penso che sarebbe giusto che lasciassi anche lui. In fondo, lui ti ama, è vero, ma non vorrei mai vederlo infelice per causa tua.- Harry era stato freddo, e la sua freddezza colpì dritta Hermione.

-Io non sono cambiata a causa mia. La colpa è tua, Harry. Mi sono chiusa in me stessa pensando dove avevo sbagliato con te, svegliandomi la notte in preda ai peggiori incubi, salendo in quella benedetta stanza dove ho tutti i libri della scuola piangendo al solo vedere lo stesso foglio di pergamena da te scritto. Quindi, non mi venire a dire che sono cambiata, perchè non lo accetto da te. Anche tu sei cambiato, Harry, perchè tre anni fa probabilmente eri dispiaciuto di averci lasciato, mentre ora non lo rimpiangi nemmeno. Io sposerò Ron, esattamente per lo stesso motivo che oggi tu hai detto di Jane. Ho bisogno di dimenticarti, perchè è finito il tempo di rimpiangerti.- ora non piangeva più. Si tolse il mantello.

-Questo te lo riporto domani lavato e asciutto. Ti aspetto in ufficio. Non puoi andartene in fondo. Tutti contano su di te. Da oggi tu sei solo Harry Potter e io Hermione Granger. Niente storia di amici ad Hogwarts nè tantomeno altro, sai a cosa mi riferisco. Saremo solo due colleghi di lavoro.- si avvicinò e gli diede un leggero bacio sulle labbra.

-Addio Harry.- e si smaterializzò, lasciandolo li, impalato, sotto la pioggia, senza una parola da poter dire.

Finito anche questo capitolo. Lo so, non uccidetemi nè per il ritardo (vi chiedo infinitamente scusa!), nè per questa fine (non vi preoccupate, la storia è ancora agli inizi)

Grazie mille come al solito delle rcensioni, anche se mi sono accorta di aver perso qualche lettore...se non vi piace la storia basta che me lo dite, non me la prendo per i commenti negativi...servono tutti e poi non può piacere a chiunque questa storia, no?

Vabbè, mi auguro di poter aggiornare presto, anche se non sono sicura di farcela. Continuate a seguirmi. Un bacio!!!

ciao & grazie!!!

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Capitolo 5
*** Solus amor ***


-Ehi Hermione, fai attenzione. E' la seconda volta che fai cadere a terra la boccetta di inchiostro. Ma che ti succede? Sei distratta in questi giorni, è come se non ci fossi, non mentalmente almeno.- Ron si piegò, raccolse da terra la boccetta e la rimise sul tavolo.

-Ehm...si, scusa, hai pienamente ragione.- Hermione non badava molto alle sue parole. Aveva la testa che pensava, e i pensieri che navigavano oltre quella minuta stanza che da qualche mese condivideva con Ron. Pensava a quello che aveva detto ad Harry, al fatto che nonostante lavorassero insieme non si rivolgevano la parola, che nonostante non poteva stare sola con lui lo aveva invitato a casa sua quella sera stessa per preparare una pozione difficile ma necessaria.

-Ma sei sicura di stare bene? Non è che il lavoro...- Ron si avvicinò, ma la donna balzò subito in piedi dalla sedia andando vicino la finestra.

-No no tranquillo. E' tutto ok. Sono solo un po' stressata, ecco tutto.- ma le parole uscivano sole, e per Hermione non avevano significato, erano vuote, proprio come la sua testa in quel momento, proprio come il suo cuore.

-Guarda che se non ce la fai con i preparativi del matrimonio, posso chiedere a Ginny se...-

-No no, va bene, te l'ho già detto. E poi è il nostro matrimonio, voglio organizzarlo io.- sorrise e si avvicinò a lui. -Non preoccuparti, ok? Io ora devo andare.- si avvicinò alla porta e prese la giacca.

-A quest'ora? Dove devi andare?- Hermione rimase spiazzata. Non aveva detto a Ron di Harry e non immaginava avrebbe fatto domande, dal momento che non ne aveva mai fatte.

-Ehm...a casa...Devo preparare una pozione per domani. Ah, e mi servono anche degli ingredienti.- cercò di dire la donna.

-Perchè non me lo hai detto? Andiamo, ti do una mano.- e fece anche lui per prendere il giubbotto.

-No no. Non preoccuparti. E' semplice e poi sono anche un po' stanca. Ci vediamo domani, ok? Tanto devo venire a vedere la tua partita. A domani, notte.- gli diede un bacio sulla guancia ed uscì dalla porta.

-Ah, Hermione. Ho invitato anche Harry domani. Lo so che per te non è più il tuo miglior amico, però dovete riavvicinarvi, perchè ho intenzione di chiedergli di essere il mio testimone.- la donna rimase impalata sulla porta, poi si mosse.

-Va bene, cercherò di comportarmi bene con lui. Ci vediamo domani.- e se ne andò, smaterializzandosi nella cucina di casa sua.

Harry era pronto da mezz'ora. Doveva essere a casa di Hermione alle otto, ed erano ancora le sette e mezza. Camminava da un lato all'altro della stanza, pensando al fatto che avrebbe trascorso una, due, tre ore con lei. Non come in ufficio, dove non si rivolgevano la parola, ma vicini, a lavorare, esattamente come quando andavano ad Hogwarts, con i problemi fuori da quella casa. Inoltre quella era la sua casa, e non sapeva come sarebbe stata, come l'avrebbe trovata, come...Insomma, mille pensieri lo attraversavano, e mille emozioni non lo abbandonavano. Erano tre giorni, da quando lo aveva invitato perchè glielo aveva chiesto esplicitamente il capo, che continuava a riflettere sulla cosa più giusta da dire, su come evitare di rovinare la serata, su come iniziare un discorso che non parlasse di loro due, che non si riferisse al passato, che non si basasse su argomentazioni stupide...ah, troppe cose probabilmente. Ma voleva che Hermione avesse un nuovo giudizio su di lui, che lo considerasse nuovamente come aveva sempre fatto. Inoltre non poteva passare inosservato. Un jeans scuro, una camicia nera leggermente sbottonata e un po' di gel per tenere a bada i suoi capelli sempre ribelli. Era semplice, ma non indifferente. Guardò ancora una volta l'orologio. Diamine, pensò, sono ancora le sette e trentacinque.

Casa di Hermione era in completo subbuglio. L'aveva risistemata con la magia forse già cinque volte, e ogni volta ricominciava da capo, cercando di farla presentare al meglio. Lei non era ancora pronta, anche se non aveva intenzione di vestirsi chissà come. Non sapeva spiegarsi, ma qualcosa nel suo petto batteva forte. Era il cuore, ma che cosa voleva da lei?

Si avvicinò all'armadio, dopo essersi fatta una bella doccia e lavata i capelli. Optò per un semplice jeans stretto, un paio di scarpe da ginnastica e una camicetta smanicata di raso, con un fiore sul lato sinistro. Si legò i capelli, tirandoli un po' su e lasciandone altri cadere sciolti sulle spalle. Andò allo specchio e si mise un filo di trucco. Guardò l'orologio. Erano le otto meno dieci. Ancora dieci minuti e poi il suo cuore sarebbe esploso. Pensò ad Harry, a come si sarebbe vestito, a che cosa avrebbe detto, di che cosa avrebbero parlato. Ma che stava pensando? Lei odiava Harry, per averla lasciata sola. Ma quanto era vero questo odio? Dal momento in cui l'aveva rivisto avrebbe voluto solo che il tempo si fermasse per loro due. Ma che diamine, basta pensieri assurdi. Le otto. La porta sta per suonare e io sembro un'adolescente al primo appuntamento.

Drin. Hermione si avvicinò alla porta e aprì. Nessuno dei due riusciva a parlare. Erano uno più incantevole dell'altra.

-Ehm...Ciao...Ho portato alcuni ingredienti. Sai, non sapevo come presentarmi, quindi...- Harri si grattò la nuca ed Hermione notò che era non poco, ma abbastanza imbarazzato.

-Ehm...Si, accomodati, scusa. Grazie, dai a me.- gli prese il giubbotto e lo portò in salotto. Quando ritornò, calò un silenzio imbarazzante.

-Bella questa casa.- Harry disse la prima cosa che gli passò per la mente. La verità era che pensava a ben altro, ma doveva contenersi.

-Grazie. Andiamo in cucina, lì si lavora meglio.- lo portò in cucina e si sistemarono dietro al bancone dove un fuoco e un pentolone erano pronti per essere adoperati.

-Questa è casa tua e di...-

-No no. E' semplicemente casa mia. Lui vive sempre alla Tana. Non è mai voluto andarsene. Questa casa l'ho comprata subito dopo Hogwarts. E' in periferia, è carina, e la gente non bada a quello che faccio, quindi la magia è l'elemento che caratterizza questa casa.- Harry la guardò stranito e lei sorrise.

-Insomma, Harry! Voglio dire che la maggior parte delle cose sono trasfigurate, che il camino è collegato alla metropolvere, che gli orologi sono magici e tante cose così.- cadde una boccetta a terra ed entrambi si abbassarono per raccoglierla. Bastò che si sfiorassero le mani e incrociassero gli occhi per cadere nuovamente in imbarazzo. Hermione si alzò di scatto, accese il fuoco e iniziò a preparare la pozione.

-Prima facciamo, prima ci sbrighiamo...-

-E prima me ne vado. Hai ragione. Tieni.- lavorarono senza più parlare, troppo concentrati dal momento che la pozione era più difficile del previsto.

-Dovrebbe essere gialla a questo punto.- disse Hermione ad un tratto.

-Si, peccato che è rosso porpora. Ora servirebbe proprio il libro del principe mezzosangue.- la donna lo guardò gelida.

-Starai scherzando, spero? Era un libro pericoloso, e per di più apparteneva a Piton!-

-Si, ma al ragazzo, quello non ancora mangiamorte. E in fondo ci è servito. Ho ottenuto la Felix Felicis e voi vi siete salvati.-disse Harry.

-Tu sei pazzo. Non capisci che era un libro oscuro?-

-Hermione, smettila con questa storia.-

-E con quante storie dovrei smetterla? Non vuoi che si parli di questa, non vuoi che si discuta sul perchè te ne sei andato, ma insomma che cosa vuoi da me?- Hermione ormai urlava.

-Quello che ho voluto sempre. Diavolo Hermione non ci vuole molto a capirlo. So di averti fatto del male, molto male. Ma caspita, tu non sai che cosa provo. Metti da parte anche solo per un attimo l'orgoglio, lascia stare il cervello e segui il cuore. Perchè se hai davvero sofferto per me come dici, non mi dovresti respingere.- un secondo. Fu solo un secondo. Harry si avvicinò, le bloccò le mani sul tavolo e andò ad incontrare le sue labbra con quelle di lei. Le sorrise.

Sorride anche lei e si lascia andare. Bacio. Bacio morbido, bacio lento, bacio non irruente. Bacio al Traminer, bacio leggero, bacio di lingue in lotta, bacio surf, bacio sull'onda, bacio con morso, bacio vorrei andare avanti ma non posso [...]

da "Ho voglia di te"

Quando si staccarono, sembrò essere passata una vita. Hermione non sapeva che cosa pensare. In realtà, non voleva proprio che il cervello le parlasse, che le dicesse qualcosa. Voleva semplicemente vivere quello che le era stato portato via dalle circostanze, senza badare a cosa era giusto e cosa sbagliato.

-Allora, non mi odi proprio per davvero...-Harry sorrise, prima di ricominciare a baciarla. Hermione sorrise anche lei.

-Direi di no.-

-Allora, per stasera niente rimorsi nè rimpianti?-

-Facciamo che per stasera non esiste la mia parte razionale.-

-E quindi?-

-E quindi, Harry mi sei mancato, e non è vero che ti odio, e non è vero che non vorrei mai averti riincontrato, nè che vorrei vederti andare via, nè che vorrei sposarmi per dimenticarti, nè che vorrei dimenticarti, nè che non ti amo, nè che mi sono pentita di quella sera, nè che....-Harry le mise una mano sulla bocca.

-Basta. Mi basta sapere solo questo.-

-Potrei ripetertelo all'infinito.-

-Vorrei sentirmelo dire all'infinito....perchè ti amo anche io, perchè sei la prima persona alla quale penso la mattina e l'ultima prima di addormentarmi, quella che occupa fissa il mio pensiero, quella che con uno sguardo mi calma, quella che non ho smesso mai di pensare, quella che amo, quella che vorrei accanto a me pur sapendo che è la fidanzata del mio migliore amico...- Hermione a quelle ultime parole si allontanò da Harry, ma lui la riprese subito, bloccandola come prima.

-Ron...E' lui il problema. Io non voglio che soffra per causa mia.-

-Per causa nostra. E' anche colpa mia no?- le alzò la testa con le dita.

-Lo so che è difficile, che sarà difficile, che lo è già stato forse. Ma io non ce la faccio più a vederti con lui.-

-Ma non è giusto. Lui mi è stato accanto in questi tre anni mentre tu...-

-Abbiamo detto niente razionalità stasera, nè rimorsi.- Hermione abbassò il capo, e poco dopo Harry sbuffò.

-Non ho mai avuto un attimo di pace, e ora che l'ho trovato non possiamo stare insieme. Hermione, ma quando avremo la nostra occasione?-

-Non lo so, Harry. Forse non è destino.-

-Il destino non è mio amico. Hermione, io non ce la faccio a lungo a reggere una situazione così. Ti amo, voglio stare con te, voglio poterti vivere, voglio fare l'amore con te...-la donna si avvicinò e lo baciò.

-E allora che aspetti. Stasera abbiamo detto di non pensare. I problemi li affrontiamo domani.-

-Lo dirai a Ron?-

-Non so come, ma devo. E tu smetterai di frequentare Janet?- Harry sorrise e le diede un colpetto sulla fronte.

-Certo che sei scema. Scema e gelosa soprattutto. Janet non è nulla per me, solo una collega di lavoro.-

-Giuralo.-

-Lo giuro.- ma incrociò le dita, facendo arrabbiare Hermione.

-Dimostramelo.-

-Non dovevi dirlo. Adesso non puoi tirarti indietro. Devi fare tutto quello che ti dico io e specialmente lasciarti andare.- si avvicinò di nuovo a lei. Le sue labbra si incrociarono di nuovo con quelle della donna, le loro lingue danzarono di nuovo insieme. Harry la prese e la portò in camera. La spogliò piano, riempendola di baci.

-Harry, piano che ho paura.-

-Non è la prima volta.- le tolse via gli ultimi indumenti che le rimanevano addosso e prese ammirarla. Era cresciuta rispetto all'ultima volta, ma era sempre bellissima per lui. Hermione lo fermò un attimo, mentre lui la continuava a torturare di piccoli baci.

-No, però la mia prima e unica volta è stata tre anni fa.- Harry la fissò.

-Vuoi dire che...-

-Che non è mai successo con Ron? No, perchè mi ricordava troppo te e me, e sapevo che non ce l'avrei mai fatta.-

-Allora è la nostra seconda prima volta?-

-Direi di si.-

-Quindi....-

-Quindi ti amo Harry.-

-Ti amo anche io, Hermione, e non sai neanche quanto.-

-Si che lo so, lo sento.- e fu la loro seconda prima volta.

Allora, cosa ne pensate? Lo so che vi ho fatto penare un pochino, ma ho un preciso schema mentale di cosa fare e non credete sia finita qui! C'è ancora molto da raccontare....

Come al solito mille grazie delle recensioni....Mi tirate davvero su di morale e mi invogliate tanto a scrivere...Scusate gli errori di battitura, a volte non ho proprio il tempo materiale di rivedere il capitolo....e scusate anche se a volte i personaggi vi sembrano un po' OOC, ma la realtà è che io penso che Hermione non può essere subito felice del ritorno di Harry, nè può essere tanto facile e sistemata subito la loro situazione.

Vabbè basta....la citazione è presa dal libro di F. Moccia "Ho voglia di te" e mi sembrava proprio appropriata per loro due.

Va bene, ora vi lascio....ancora grazie per il fatto che leggete la mia storia...un bacio a tutti! a presto...

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Capitolo 6
*** Veritas ***


-Hermione, ma è possibile che non ti fidi neanche di me? E' assurdo! Ci stiamo per sposare ed io ancora non posso smaterializzarmi nella tua camera per farti una sorpresa!-

-Oh smettila, Ron. Lo sai che la mia camera è privata e poi, perchè presentarsi qui di prima mattina quando fra due ore devi andare a giocare a Quidditch?- chiese la donna indaffarata con la sua bacchetta a preparare la colazione. Harry era ancora di sopra a dormire e fortunatamente, Ron non poteva entrare in quella stanza perchè Hermione aveva messo un blocco con la magia.

-Cosa c'entra! Voglio prima sapere perchè. In fondo fra due settimane ci sposiamo quindi...- alla donna a momenti cadde tutto per terra.

-Due settimane?! Ma non erano due mesi?- Ron divenne tutto rosso.

-Beh ecco...vedi...io...insomma si è liberata una data e quindi....-

-Hai pensato bene di prenderla tu per noi senza neanche avvertirmi, vero? Ma come hai potuto! Hai detto che il matrimonio lo avrei organizzato io, non tu.- Hermione ora era proprio nervosa. Due settimane! Ma guarda un po'. Ora, come lo avrebbe detto ad Harry?

-Veramente è stata mia madre a...- ma non ebbe il tempo di finire, perchè Hermione si innervosì e cominciò a gridare.

-Tua madre? Vuoi dire che hai detto a tua madre di...- Ron annuì un po' con la testa.

-Ma come hai potuto? Caspita, mi avevi promesso che la tua famiglia sarebbe stata fuori dai nostri affari! Sono stanca, è chiaro? Hanno sempre deciso tutto loro per te, perchè evidentemente non sei ancora in grado di farlo da solo!-

-Ma che dici! Ho solo fatto fare questa cosa a mia madre, te lo giuro!-

-Ah si? E allora sentiamo, come mai la festa deve essere fatta al locale di Fred e George, le bomboniere le ha scelte Ginny, tuo fratello Bill ha deciso che Fleur mi deve fare da damigella con Ginny? Allora?- Ron non rispose. Hermione continuò a fissarlo.

-E va bene, hai ragione tu. Ma si può sapere perchè tutto questo? Perchè ti arrabbi tanto se ci danno una mano?-

-Una mano? Ron, non è una mano, decidono tutto loro per noi, e lo sappiamo bene che lo hanno spesso fatto. E' stata tua madre a convincerti a dire sui giornali che ci dovevamo sposare, vero? Così poi io e te avremmo preso in considerazione la cosa e bla bla bla...-

-Scusa se ti da tanto fastidio, eh? Ma si può sapere che hai? Ieri sembravi al settimo cielo all'idea di sposarmi, mentre oggi...Guardati, sei venuta a dormire sola a casa tua, sei vestita bene, sorridevi prima che io entrassi. Si può sapere che cosa è cambiato in una notte?- Hermione si rese improvvisamente conto di aver esagerato un po'. In questo modo si sarebbe fatta scoprire subito. Arrossì e abbassò gli occhi.

-Ehm, niente perchè? Guarda che mi sono vestita così per la tua partita e sorrido perchè ci sposiamo. E comunque, mi dispiace per quello che ti ho detto, però lo sai che odio essere aiutata dagli altri. Vai ora, che altrimenti non fai in tempo a prepararti e a giocare. In bocca al lupo.- si avvicinò e gli diede un leggero bacio sulla guancia.

-Va bene, vado. Anche se mi aspettavo un in bocca al lupo più concreto. Ciao!- e si smaterializzò.

Appena via, Hermione sospirò. Fortuna che si era ricordata di impedire che qualcuno si materializzasse nella sua camera, altrimenti sarebbe stato un grave problema. Due settimane. Il suo matrimonio era stato anticipato di nuovo. Guardò nervosamente le scale, incerta se dirlo ad Harry o aspettare che lo facesse Ron. Si avviò di sopra e aprì lentamente la porta. Entrò e non vide nessuno. Si avvicinò al letto e sfiorò con una mano la parte dove aveva dormito lui, che sapeva ancora di loro due. Un foglio comparve dove aveva poggiato la sua mano. Hermione lo raccolse e lo lesse. La calligrafia era di Harry.

Buongiorno! Scusa se sono andato via così, ma ho sentito che parlavi con Ron. Quindi ti sposi fra due settimane. Credo che abbiamo entrambi sbagliato questa notte. Ci sono tante cose che ci impediscono di stare insieme. Lo so che stai pensando che insieme ce la potremmo fare, ma credi che ne valga la pena? Tante persone soffrirebbero a causa nostra, a causa del nostro egoismo, di quello che vogliamo essere insieme. Io non so se smetterò mai di amarti, anzi sono sicuro che non accadrà mai. Però ho bisogno di riflettere, e credo anche tu.

Hermione terminò di leggere, prese la bachetta e incenerì letteralmente il foglio, mentre lacrime copiose cominciavano a scendere dai suoi occhi. Diavolo, possibile che lei ed Harry si lasciassero e si riprendessero e si lasciassero di nuovo ogni volta? Cosa c'era di sbagliato in loro due in fondo? E' vero che lei aveva deciso di sposare Ron, ma amava Harry. E adesso che aveva messo da parte l'orgoglio, il dolore di tre anni passati a rimpiangerlo credendolo morto, non era intenzionata a far finire tutto così, per colpa di altri, ancora una volta.

Con un colpo di bacchetta sistemò l'intera stanza e finì di prepararsi. La partita di Ron sarebbe cominciata solo dopo un'ora e mezza, ma voleva arrivare presto, sicura che Harry avrebbe fatto lo stesso per vedere la preparazione delle sue squadre. Andò allo specchio e legò i capelli in una semplice coda; poi si truccò leggermente ed uscì dalla porta. Non ci volle molto che si smaterializzasse su una piccola collina poco distante dal campo. Si incamminò per oltrepassare il bosco che la separava dal campo e giunse vicino ad un laghetto. Fu attratta dal colore chiaro e trasparente dell'acqua, colpita dai riflessi del sole che brillava luminoso sopra di lei. Si chinò leggermente e raccolse una piccola pietra, stringendola forte tra le sue dita. La pietra cambiò colore, diventando prima rossa e poi gialla. Una voce la fece voltare.

-Buongiorno! Vedo che anche lei è stata attratta dalla bellezza delle pietre del lago!- un uomo sulla quarantina, vestito con un lungo mantello rosso porpora, si avvicinò ad Hermione.

-Come, scusi?-l'uomo le si avvicinò.

-Io sono Rodulphus Finneas, Capo dell'Ufficio per la Cura e la Salvaguardia degli Ambienti Magici Leggendari.- le porse la mano.

-Piacere. Io sono....-ma non ebbe tempo di terminare la frase.

-Non c'è bisogno che si presenti. Hermione Granger, auror di primo ordine del Ministero, amica del celebre Harry Potter e promessa sposa dell'auror nonchè ottimo giocatore di Quidditch Ronald Weasley.- Hermione fece cenno di si con il capo.

-Non si sorprenda che io la conosca.- rispose l'uomo vedendo la donna fissarlo sbalordita. -Il trio di Hogwarts non è stato per niente dimnticato e, in fondo, lei ha catturato molti mangiamorte in questi ultimi tre anni, perciò la sua fama è una conseguenza della sua bravura. Comunque, tornando alla pietra, vuole sapere perchè ha cambiato colore?-

-Ah perchè, c'è un motivo?- Hermione fissò la pietra, incerta se credere o meno a ciò che stava per sentire.

-Assolutamente si! Molti maghi dimenticano che i luoghi leggendari come questi esistano ancora e siano puri e reali. Veda, la maggior parte di noi pens di avere tutto dalla vita, successo sul lavoro o nel Quidditch, amore, famiglia e così via. Perciò dimenticano che a volte non è tutto vero quello che li circonda. Questo è un lago molto speciale. Esiste da oltre mille anni e si manifesta solo a chi ha bisogno di certezze che non ha, a chi vuol sapere se sta facendo la scelta giusta, a chi è semplicemente curioso di sapere se la persona che ha al suo fianco la ama davvero oppure no. Questa pietra ha cambiato colore perchè mentre lei l'ha raccolta, la sua mente e il suo pensiero erano concentrati su una persona.- un sorriso comparve sul volto dell'uomo.

-E..e cosa significano questi colori?- Hermione riguardò la sua pietra.

-La persona alla quale stava pensando è innamorata di lei, e anche tanto. Vede, il rosso non è chiaro, ma forte. Poi c'è il giallo, che nel linguaggio dei colori rappresenta la gelosia. Questa persona è molto gelosa di lei, ma non di lei come persona perchè è sicura che prova lo stesso sentimento, ma gelosa di quello che la circonda, di qualcuno che la circonda. Si ritrova?- Hermione fece un timido cenno con il capo.

-Allora è tutto ok. Insomma, lei è innamorata di questa persona, e questa persona la ricambia. Basta solo superare le vostre paure. Ora è meglio che io vada, altrimenti non troverò più nessun posto sugli spalti. E' stato un piacere conoscerla, signorina Granger. Spero di rivederla.- e le porse la mano.

-Anche per me, e grazie.-

Che buffo quel mago. Rosso e giallo. Io non pensavo a Ron in quel momento. Pensavo ad Harry. Non mi ha mai detto di essere geloso. Beh, in fondo, dovrebbe essere logico no? Non fece in tempo a finire di pensare chesi ritrovò al campo. Porse il suo foglio di pergamena con il posto prenotato.

-Buongiorno. Ah si, posto in prima fila, curva est. Ecco, può andare. Il posto accanto al suo è già occupato.- e il mago all'ingresso le rivolse un grande sorriso.

-Grazie.- entrò. Harry era probabilmente già lì. Cominciò ad agitarsi e cercò di fare dei respiri profondi per allegerire la tensione, anche se non sembrava accennasse ad andare via. Lo stadio era molto grande e la gente già gridava e tifava, nonostante mancassero ancora molti minuti al fischio d'inizio.

Trovò il suo posto e si sedette. Harry non era ancora arrivato e nessuno accanto a lei aveva preso ancora posto. Meglio così, pensò. Almeno avrebbe potuto riflettere un po' da sola. Ron la vide da lontano e la salutò e lei ricambiò. Dopodichè prese nuovamente in mano quella pietra, che non accennava a tornare al colore originario. Se era veramente così, che motivo c'era di scrivere quel biglietto? Aveva intenzione di parlare con Ron, di dirgli che voleva stare con Harry, che lo amava, ma se lui se n'era andato, lasciandola sola, che motivo ci sarebbe stato?

Qualcuno la urtò e lei si girò infastidita.

-Scusa, ma non riesco a passare inosservato.- Harry. Nonostante tutto, era sempre uguale.

-Niente.- Hermione si girò. Non riusciva a parlargli. Lui la guardò molte volte, cercando un modo per iniziare il discorso, ma non riuscendoci, per paura di farla soffrire, ancora una volta. Ron li vide e si avvicinò con la sua scopa.

-Ehi, Harry! Alla fine sei venuto! Sono davvero contento. Comunque rimani che al termine della partita ti presento tutta la squadra.-

-Si, certo, non ti preoccupare.- Harry sorrise. L'amico non si era accorto di nulla.

-Ehi, Hermione. Ma ci vuoi almeno parlare con Harry? Non vi ho mica messi vicini per annoiarvi a vicenda! Su dai, è il nostro migliore amico!.- Hermione lo guardò infastidita e si alzò allontanandosi. Ron la guardò.

-Le donne. Tutte uguali.- sospirò e fece sorridere Harry.

-Che ci vuoi fare, ci piacciono per quello.-

-Si, ma ci piacciono anche per altro.- e gli sorrise.

-Scusa, devo andare, mi chiamano. Mi racomando, chiarite perchè non ce la faccio più!- e se ne andò. Harry decise di andarle incontro.

La trovò sotto le panchine dello stadio, dove la gente passava raramente, un luogo tranquillo per pensare.

-Ehi...- Harry le si avvicinò e le accarezzò i capelli.

-Lasciami stare, Harry.-Hermione non lo voleva guardare e lui non sapeva che dire nè tantomeno che fare.

-Mi dispiace, lo so che ho sbagliato, non dovevo andarmene così. Ma mi sento in colpa nei confronti di Ron.-

-E nei miei confronti? Perchè non ti senti in colpa?- Hermione lo guardava fisso.

-Ho avuto paura che volessi sposarti lo stesso.-

-Davvero? Non dire assurdità, sai benissimo che non lo farei mai. Di cosa hai paura?- Harry la guardò negli occhi. Forse quello era il momento per raccontarle davvero tutto. Si allontanò da lei.

-Quando ho sconfitto Voldemort, l'ho fatto solo grazie a te. Lui non poteva farmi del male, non avrebbe potuto, perchè io, anche se combattevo, continuavo a pensare a te, a noi, al fatto che avevamo fatto l'amore, alle emozioni e sensazioni provate. Era come se fosse una barriera. Questa barriera mi ha aiutato e l'ho sconfitto, ma mentre lui se ne andava via definitivamente, almeno il suo corpo, un pezzo della sua anima è rimasta viva.- Hermione lo fissava spaventata.

-Quel pezzo, quell'anima, l'ho dovuta risucchiare io, altrimenti avrebbe potuto cercare un nuovo corpo dove vivere e il mio sforzo e la guerra non sarebbero serviti a nulla.- La donna ora piangeva ed Harry si avvicinò ad abbracciarla.

-Quando mi sono risvegliato in infermeria, l'ho detto subito a Lupin. All'inizio non mi ha detto nulla, ma poi ha scoperto che molte volte un corpo che possiede due anime in lotta per prevalere può morire, oppure l'anima nascosta risvegliarsi.-

-Mi ha consigliato di allontanarmi un po' dal mondo della magia, per poter così lottare con questa cosa dentro di me e vincerla. Solo allora sarei potuto ritornare forte e sicuro.- Hermione lo fissò con gli occhi bagnati dalle lacrime.

-Ed ecco perchè questi tre anni. Io non ho sconfitto quell'anima, è ancora qui, dentro di me, da qualche parte, e ho sempre il terrore che voglia uscire fuori. In questi anni ho provato di tutto, pozioni, incantesimi contro di me, ma nulla. Io so che non potrà prevalere, almeno finchè io sarò il più forte. Ma avevo paura a stare ancora con voi, con te, mettendoti in pericolo.- A quel punto la donna si avvicinò e lo baciò. Forte, con passione, dolce, con tenerezza, piano, con mille emozioni, con la paura di perderlo di nuovo, con la convinzione di non abbandonarlo mai più, con la certezza di poterlo aiutare.

-Ti darò una mano, Harry. Te lo prometto. Mi dispiace di tutto quello che ti ho detto, di tutto quello che ho fatto.- Harry la abbracciò forte.

-Non importa. Quello è passato ormai.-

-Non c'è un modo per...-

-Per sconfiggerlo del tutto? Non lo so, e anche se ci fosse, io non l'ho mai trovato.- Hermione lo guardò con sicurezza.

-Allora lo troveremo insieme. E non mi lasciare mai più. Ho bisogno di te.-

-Non posso prometterti questo.- Hermione lo fissò dubbiosa.

-Sono tornato solo per salutarvi.-

-Cosa significa, Harry?-

-Il mio tempo sta per finire. Non c'è una cura a questo. Le mie due anime continuano a lottare e stanno per dirsi addio a vicenda. Quindi...-

-No, non te ne andrai. Tu starai con me.-

-Se ci fosse un modo, giuro che lo proverei.-

-E allora troviamolo questo modo, ti prego. Tieni, prendi questa. L'ho trovata la lago qui vicino. Ti ho pensata ed è diventata rossa e gialla...-

-Amore e gelosia.-

-Si. Ti prego, tienila tu e da domani cercheremo un modo per...-

-E se non lo riuscissimo a trovare?-

-Ce la faremo. Questa è una promessa.-

Ciao!!! Ecco il nuovo capitolo! Non ho impiegato molto, vero? Che ve ne pare? Capito perchè Harry è sparito tre anni? Allora, come al solito grazie mille delle recensioni e dei commenti positivi. Naturalmente la ff è auror e lo sta diventando man mano. Sono contenta che state continuando a seguirmi e non mi abbandonate per strada! No, scherzo. Mi raccomando commentate numerosi!!! Grazie mille ancora....

Alla prossima!

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Capitolo 7
*** Animi somnun ***


-Hermione, andiamo ora. Non si può fare più niente, mi dispiace. Abbiamo tentato, ma...-

-No...-continuava a piangere disperata la donna. -Non ci credo, non è possibile. Non avete fatto tutto quello che dovevate, altrimenti lui sarebbe ancora qui con me.-

-Abbiamo provato di tutto e tu lo sai perchè sei stata sempre con noi e non lo hai abbandonato neanche per un attimo.-due mani confortanti le cinsero le spalle, mentre altre lacrime scnedevano copiose dai suoi occhi.

-Non è possibile, non è possibile...-

-Devi stare tranquilla. Non c'è più niente da fare ora purtroppo. Ma l'hai amato, quello è l'importante, almeno quanto lui ti amava, se non di più. Ricordati di lui sempre, mantieni nel tuo cuore i momenti più belli, perchè Harry è morto, e tu non hai potuto far niente...-

Hermione si svegliò di soprassalto. Era affannata e istintivamente mise la mano sull'altra parte del letto, notando che era vuota. Si alzò e prese la bacchetta che teneva sempre sul comodino. Con un colpo di quella impedì alla sveglia magica di suonare.

-Tanto ormai sono sveglia.- abbandonò la stanza e scese giù in cucina.

-Perchè ti sei svegliata così presto?- domandò l'uomo.

-E tu perchè sei già giù?- rispose, prima di andarsi a sedere vicino a lui.

-Non avevo sonno.-

-E neanche io.- appoggiò la testa sulla spalla dell'altro.

-Hermione, che ti è successo? Si vede dal viso che non va tutto bene.-il giovane uomo la guardò con i suoi occhi verdi, quasi a voler cercare di trovare una risposta ai suoi dubbi.

-Niente, Harry. Niente.-ma le si inumidirono gli occhi.

-Non devi nascondermi le cose, lo sai.-

-Non ti nascondo niente. Ho solo fatto un brutto sogno, tutto qua.-

-Che sogno era?- la donna a quelle parole spalancò gli occhi.

-Dai, Hermione. Non farti pregare.- le prese la mano, ma lei la ritrasse.

-Ho paura, Harry. Non voglio che accada quello che ho sognato. Non ce la farei. Non ce la farei a vederti morire, a saperti morto. Non di nuovo.- scoppiò a piangere, mentre lui le si avvicinò e l'abbracciò.

-Hermione, io non posso prometterti nulla. L'unica cosa che mi sento di dirti è che ti amo, e che farò ogni cosa per rimanere con te. Ma per il resto, lo sai come vanno queste cose.-le baciò le labbra salate per il pianto.

-Dobbiamo trovarla una situazione, ti prego.-

-Ci proveremo.-

-E se non dovessimo trovarla?-

-Allora ci vivremo gli ultimi giorni insieme intensamente, come se fossero una vita. Ma prima di ogni cosa, dobbiamo parlare con Ron.-Hermione sembrò realizzare solo in quel momento che non avevano detto ancora nulla al giovane uomo, e che se non sbagliava i calcoli, tra una settimana si sarebbe dovuta sposare.

-Va bene. Ma adesso andiamo a dormire.- salirono insieme le scale, prima di chiudersi nella stanza che ormai era diventata loro.

-Hermione, che faccia. E' successo qualcosa?- domandò preoccupato Ron la mattina seguente, portandole dei cornetti nel suo ufficio. Harry non era ancora arrivato ed aveva detto alla donna che doveva andare da una parte, senza specificare dove. Per questo Hermione era distratta alle parole di Ron e continuava a fissare la scrivania davanti a lei.

-Ma mi hai sentito? Ci verresti con me?-

-Co-osa? Si, si.- la donna si alzò dalla sedia e sistemò con un colpo di bacchetta alcuni libri fuori posto.

-Allora è deciso. Dopo il matrimonio ci trasferiremo in Irlanda. Grazie, così avrò un posto nella nazionale irlandese di Quidditch e tu lavorerai lì. Ora vado. Un bacio.- e si smaterializzò. Hermione rimase sconvolta. Trasferirsi in Irlanda? Perchè diavolo aveva detto di si? Non stava proprio badando alle parole di Ron. Erano le dieci ed Harry non era ancora arrivato. Che gli fosse successo qualcosa? Cercò di scacciare via dalla testa quel pensiero e si risedette a studiare dei nuovi casi. Trovò difficile essere concentrata, così decise di andare a parlare con il suo direttore. Si avvicinò alla porta ma qualcuno al di fuori fu più rapido di lei e aprì la porta. Rimase sconcertata a vedere che non si trattava di Harry, bensì di Lupin accompagnato da Tonks e Ron.

-Che ci fate voi qui? Ron, tu non dovevi lavorare?-chiese sospettosa Hermione.

-Ti dobbiamo dire una cosa, anzi vi dobbiamo dire una cosa.- disse Lupin con il suo solito tono pacato di voce.

-Ma è successo qualcosa?- domandò Ron.

-Harry?- chiese Hermione, conoscendo già la risposta.

-Vedo che lo sai.- proseguì Lupin. Ron continuava a guardare tutti senza capire.

-Si può sapere che diavolo sta succedendo e perchè io non lo so?-domandò il rosso.

-Harry sta male, Ron. Quando vi ha abbandonato tutti, era perchè nel suo ultimo scontro con Voldemort, sconfiggendolo, ha accettato che una parte di lui gli entrasse dentro...-Hermione incominciò a piangere. -Ha dovuto lottare per far prevalere la sua di anima, ma è impossibile che quella di Voldemort venga sconfitta del tutto. Abbiamo da poco scoperto che lo sta lacerando dentro. Ed oggi...-Lupin guardò preoccupato Hermione, che ormai era sorretta da Tonks.

-Oggi? Che è successo oggi?- domandò Ron preoccupato.

-Oggi ha perso conoscenza. Noi sappiamo il perchè. Harry sapeva che, che...-

-Che non doveva ricominciare ad amare.- concluse Tonks vedendo Lupin in difficoltà.

-Che cosa significa questo?- chiese Ron prima di posare il suo sguardo su Hermione.

-Hermione, significa che tu...lui...voi....noi...insomma, ci stavamo per sposare!- continuò, diventando rosso di rabbia.

-Ron, non adesso. Dobbiamo essere tutti uniti ora. Venite, vi porto ad Hogwarts. E' lì che sta. Ah Hermione, mi servi lucida. Capisco che non è facile, ma c'è una cosa che si può provare a fare. Forza, aggrappatevi a questa passaporta.- Lupin estrasse dalla tasca un piccolo specchietto e tutti fecero come suggerito.

Fu un attimo. In poco tempo si ritrovarono all'esterno del castello. Hermione vide riaffiorire tutti i ricordi, tutte le esperienze vissute sia con Harry che con Ron e si setnì nuovamente triste. Si incamminarono per la foresta prima di giungere al portone, dove ad attenderli c'era Hagrid, il vecchio guardacaccia. Anche lui aveva gli occhi rossi. Entrarono dentro. Tutto era traquillo. Probabilmente gli studenti erano nelle loro aule a studiare, inconsci che l'uomo che ha sconfitto Voldemort rischiava la sua stessa vita.

-Buongiorno.- la professoressa Mc Granitt, anche lei provata dagli ultimi avvenimenti, venne loro incontro.

-Forse sarebbe meglio lasciarli soli poi, Minerva.- disse pacato Lupin, mentre Tonks asseriva con il capo.

-Certo. Seguitemi.- li condusse in una piccola stanza al sesto piano. Durante il tragitto nessuno parlava. Hermione pensava che era colpa sua, che non lo aveva rivoluto dall'inizio e che si erano presi e lasciati per troppo tempo. Ron si sentiva distrutto. La sua quasi moglie e il suo migliore amico insieme. Di nuovo. Forse doveva aspettarselo. Ma quante cose non gli avevano detto. Forse questo spiegava il comportamento della donna nell'ultimo periodo.

-Eccoci arrivati. Entrate.- la professoressa aprì la porta, che poi Ron chiuse alle loro spalle. Hermione non sapeva che fare. Non provava niente in quel momento. O forse non voleva provare niente a vederlo lì nel letto, privo di conoscenza, mentre qualche ora prima si erano addormentati insieme.

Ron non sapeva se essere contento o meno. Era pur sempre il suo migliore amico, ma dopo quello che gli aveva fatto, non sapeva se sarebbe riuscito a perdonarlo.

-Hermione, io e te dobbiamo parlare.- disse improvvisamente.

-Proprio ora? Non mi sembra il caso. Harry sta male e io...-

-Harry, Harry...sempre lui! Cavolo Hermione, come pensi che mi stia sentendo io, eh?-

-Lo so, Ron. Dovevamo dirtelo, ma...-

-Ma niente. Non c'è alcun tipo di giustificazione. Tra una settimana tu avresti avuto il coraggio di dirmi di si all'altare nonostante non mi ami?- Ron alzò la voce ed Hermione non rispose.

-Avanti, di' qualcosa almeno. Non ci credo che sei diventata così. Non me lo sarei mai aspettato da te, mai.-

-Mi dispiace tantissimo.-

-Allora quando non vi parlavate, era tutta una finta? E io che c'ho creduto. Stupido che sono stato.-

-Non sei stupido. Non ci parlavamo perchè io non riuscivo a....-

-A non amarlo ancora? E' questo che vuoi dirmi? Beh, allora sii chiara!-

-Questo non significa che io non ti voglia bene, Ron, ma l'amore è un'altra cosa.-

-Ho sempre sospettato che non lo avevi dimenticato. Avevo ragione.-

-Mi dispiace.-

-Sono stanco di sentire i mi dispiace! Mi hai tradito, il mio migliore amico mi ha tradito, pensi che mi può importare qualcosa che ti dispiace?-

-Non l'ho fatto per farti del male.-

-Che strano, l'hai fatto perchè mi vuoi bene, vero? Allora perchè mi hai proprosto di sposarci, dimmelo.- ora Ron era sarcastico.

-Perchè...ho sbagliato...-

-Te lo dico io perchè. Tu non riuscivi a dimenticarti di Harry e hai pensato che stano con me non saresti caduta di nuovo in quella storia che tre anni fa ti ha fatto soffrire tanto. Siete solo dei vigliacchi, tutti e due. Avete paura della vita, non della morte. E tu mi sembravi diversa. Quante cose mi avete nascosto, a partire da quando eravamo tutti e tre amici. Perchè non mi ha detto che stavate insieme quando eravamo ad Hogwarts?-

-Noi non stavamo assieme.-

-Ah no? Strano, perchè due persone che non stanno insieme non fanno l'amore a diciassette anni, a meno che non vi siate voluti semplicemente divertire.- Hermione, a quelle parole, si alzò e gli tirò uno schiaffo, lasciandogli la guancia dolorante.

-Non ci siamo divertiti. Non devi azzardarti a dire queste cose. Questa conversazione non è da fare qui, mentre sta per morire. Vuoi la verità? Te la dico io. Lo sapevi che non ti amavo, che ti volevo semplicemente bene. Eppure, hai deciso di stare con me. Al settimo anno quante volte non c'eravamo io ed Harry? Tante, ma tu non te ne sei mai accorto. Ti eri messo di nuovo con Lavanda, che te ne poteva importare di noi? Ci siamo amati, è vero, ma per paura, come dici tu, della vita, non ci siamo messi insieme. Tutto qui. E ora scusa, ma se non te ne importa nulla di come sta Harry, puoi andartene da questa stanza.-

-E' così che mandi all'aria tre anni insieme?-

-Ti ricordi che ti dissi all'epoca? Non sarei stata più quella di una volta, non avrei amato più.-

-Pensavo ti riferissi a lui come persona.-

-Ti sbagliavi. Ho provato, ma quando l'ho rivisto...Non ce l'ho fatta. Ho sbagliato con te, ho sbagliato con lui, ho sbagliato e lo ammetto. Ma adesso non riesco a farmene una colpa, non ora che sto per perderlo ancora una volta. Se vuo mettere da parte quello che stai provando, almeno fin quando non starà bene, te ne sarei grata, altrimenti, è brutto dirlo, ma esci dalla mia vita.- Hermione si avvicinò al letto dove stava Harry e si sedette sul bordo. Si avvicinò e gli diede un bacio sulla fronte e poi uno sulle labbra.

-Tranquillo, te l'ho promesso. Troverò il modo per farti stare bene.-

-Anche io.- una voce lontana si unì a quella della donna.

-Solo fin quando non starà bene. E' sempre il mio migliore amico. Ma sappi fin da ora che non vi perdono nè dimentico.-

Scusate infinitamente il mio ritardo. Mi rendo conto di aver deluso chi mi dice sempre che aggiorno presto, ma ho avuto dei problemi, diciamo di vita, e non ho trovato l'ispirazione giusta per scrivere. Credo che anche questo capitolo non si sia rivelato un granchè, ma mi auguro che tutto si risolva presto per il meglio così potrò tornare più forte di prima.

Come al solito ringrazio tutti coloro che recensiscono e anche chi non lo fa, ma legge semplicemente (un commentino no?!!?). Vi chiedo ancora scusa se questo capitolo non vi piace, ma sarei ugualmente felice di sapere che cosa ne pensate.

Un bacio e a presto (spero!)

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Capitolo 8
*** Remedium ***


-Hermione, sei ancora qui? Sono tre notti che non dormi. Dai, tornatene a casa, fatti una bella doccia, mangia e poi ritorna. Ci sono tante persone qui, non devi preoccuparti.-Lupin si avvicinò piano alla donna che era seduta sulla sedia vicino al letto dove giaceva ancora Harry.

-No, non ce la faccio. Nonostante tutto penso che lui ha bisogno di me in questo momento e io non me la sento di lasciarlo solo.-rispose piano Hermione.

-Ascoltami, abbiamo trovato forse un modo per far stare bene Harry, ma è estremamente difficile e richiede un enorme sforzo di energia.- Hermione sussultò a quelle parole, ritornandole in volto la luce della speranza che stava perdendo. -Calma calma, non sarà per nulla facile. Ora, siccome Harry non potrà usare la sua di forza, servirà la tua. Perciò torna a casa e riprenditi, ci vediamo domani qui.- la donna fece come suggerito, si alzò e diede un bacio frettoloso al giovane uomo che ancora giaceva nel letto.

-Io vado. Ci vediamo domani, va bene? Te l'ho detto, tranquillo. Non ti lascio qui. Ti riporterò da me.- salutò Lupin e tornò a casa.

-Io la vedo difficile.-

-Dobbiamo provare.-

-Ma Hermione, riuscirà a fare tutto ciò?-

-Ricordati che Harry sarà sveglio anche se non potrà esserle molto di aiuto. E poi si amano, questo è sufficiente.-

-Si, ma devono visitare prima i loro ricordi e accettare di perderli. Non so quanto accetteranno.-

-L'amore supera ogni cosa. Tutti i momenti più belli della loro vita dovranno andare nel corpo di Voldemort, ma li recupereranno. Ho fiducia in loro, e tutti noi dobbiamo averne.-

-Lo spero proprio, Remus. Non vorrei che li perdessimo entrambi.-

-Tranquilla Minerva, hanno affrontato prove più difficili. Ne usciranno sani e salvi anche da questa.-

Hermione aveva dormito dal pomeriggio precedente fino a quell'ora, dopo aver mangiato ed essersi fatta un bel bagno caldo. Guardò l'ora e vide che erano appena le sette del mattino. Si alzò e decise di andarsi a fare una bella doccia per svegliarsi completamente.

Quando scese giù, non aveva fame. In realtà aveva lo stomaco chiuso anche il giorno prima, ma aveva deciso di mettersi d'impegno e di buttare giù qualcosa, altrimenti presto si sarebbe ritrovata anche lei nel letto accanto ad Harry. Doveva sbrigarsi, così poteva stargli vicino e saperlo con lei anche se lontano. Inoltre Lupin le aveva detto che forse un modo per svegliare Harry e farlo continuare a vivere lo avevano trovato, perciò decise di mettere subito a posto la casa con un colpo di bacchetta e di smaterializzarsi fuori da Hogwarts.

Quando arrivò, Ron era già li. Nel suo sguardo non c'era traccia di rabbia, ed Hermione era molto felice per questo. Avrebbe affrontato tutti i problemi, solo che ne avrebbe risolto uno per volta, e adesso toccava salvare Harry.

-Hermione, vai c'è una sorpresa. Lupin ha detto che dovete sapere una cosa importante, tutti e due.- Ron le sorrise. Hermione, ancora confusa, entrò nella stanza e vide con enorme sorpresa che Harry era sveglio.

-Harry!-

-Hermione!-la donna lo abbracciò più forte che potè, e lui fece altrettanto. Le era mancato tanto in quei giorni, che adesso voleva averlo tutto per se, anche se immaginava che i problemi non fossero ancora terminati. Quando si staccarono, prese parola Lupin.

-Ragazzi, scusate ma dobbiamo dirvi una cosa importante.- il professore accennò alla professoressa Mc Granitt seduta poco distante, e a Tonks.

-Allora, crediamo di aver trovato un modo per salvarti, Harry, ma è estremamente pericoloso e non è sicuro che funzioni. In teoria, la tua anima malvagia, o meglio quella che appartiene a Voldemort, deve essere rimandata nel suo corpo.-

-In che senso?- chiese Harry, ancora molto debole.

-Ora vi spiego. Tu convivi con quest'anima da circa tre anni, cioè da quando hai definitivamente sconfitto Voldemort. In questi tre anni sono successe comunque delle svariate cose, in parte per volere della tua anima, e che quindi ti appartengono, e in parte per volere della sua anima. Ora questi ricordi devono essere cancellati in te e mandati in un altro corpo che servirà diciamo da contenitore. Una volta che ti sarai liberato di ogni cosa che avete in comune o avete fatto in comune, allora da una parte avremo Harry, quello vero, e dall'altra quello contaminato dall'anima di Voldemort. Allora potrai sconfiggere l'altra parte della tua anima.- Harry ed Hermione ascoltarono tutto il discorso. Alla fine il giovane uomo prese la parola.

-Non è poi così difficile. Devo solo liberarmi di una mia parte di anima.-

-No, Harry. Invece è proprio difficile. Ritornerai a tre anni fa, ti indebolirai perchè ti mancherà parte della tua anima, e sarai molto più vulnerabile, a tal punto che se non ti dovessi riprendere totalmente, l'altra tua anima potrebbe anche vincerti, e a quel punto si che sarebbe la fine. E' magia antica, si chiama incantesimo di scissione necessaria delle anime. Era praticata dai primi maghi, e molti di loro morirono per questa magia. E' pericolosa.- Hermione parlò con il suo solito tono da saputella, anche se era molto triste dentro. Sapeva che non sarebbe stato per nulla facile.

-Hermione ha centrato pienamente il problema. Non si tratta di trasferire l'anima e i ricordi, si tratta più che altro di indebilirsi. Harry, renditi conto che ogni volta ti sentirai sempre più debole e a volte non sarai in grado di reggerti in piedi. E quando tutto finirà, quando avrai abbandonato tre anni della tua vita, dovrai essere abbastanza forte da combattere contro te stesso.-

-Non ho alternative.-

-L'unica sarebbe vivere in attesa che l'altra anima si manifesti, e ciò può avvenire domani come tra dieci anni.- spiegò Lupin. Harry ed Hermione si guardarono preoccupati.

-Io credo che dovremmo lasciarli soli e permettere loro di fare la scelta migliore.- disse Tonks e si allontanò dalla stanza con la professoressa Mc Granitt e Lupin.

Rimasti soli, Harry ed Hermione non sapevano cosa dire.

-Harry, io...- iniziò la donna, ma fu subito fermata.

-Ho paura, Hermione. Significa perdere tutti i ricordi di noi due, significa tornare a tre anni fa, significa perdere le forze, significa...-la donna gli mise un dito sulle labbra per zittirlo.

-Sssh. Lo so cosa significa. Ma ce la farai, ce la faremo, insieme. Non posso perderti, non di nuovo, non adesso che ci siamo ritrovati.- si avvicinò di più ed Harry la baciò. Un bacio pieno di promesse, di parole non dette.

-Va bene. Ma tu non devi mai lasciarmi. Mai, promettimelo. Anche se non mi ricorderò nulla di noi, anche se io non sarò più io, anche se...-

-Non ce n'è bisogno, Harry. Ti amo per quello che sei. Vedrai, devi stare tranquillo. Tutto tornerà a posto, come era una volta e come sarà per sempre. Dobbiamo solo crederci.- Harry acconsentì, prima di rubarle un altro bacio.

-Allora, è deciso. Tu torni a casa tua, Harry. Il rituale diciamo inizierà la settimana prossima. Se non te la senti, se co ripensi, avvertici senza alcun problema. Siamo intesi?- chiese Lupin dolcemente, mentre il giovane uomo, con un colpo di bacchetta, riduceva la sia piccola valigia per poterla mettere nel taschino senza problemi.

-Si, ho capito. Non ti preoccupare. E poi c'è Hermione adesso.-

-Si, lo so. Ma è meglio ricordarti che...-

-...non sarà affatto una cosa facile, Harry. Si me lo ricordo.- sorrisero insieme. -Grazie, professore.-

-Di niente, Harry. A presto.-

-A presto.- Harry montò sulla sua scopa e tornò a Grimmuld Place.

-Harry! Finalmente! Ma quanto ci hai messo?- Hermione, con i capelli legati e un grembiule da cucina, si avvicinò alla porta, dove Harry stava entrando.

-Scusa, ma c'erano tantissimi babbani e ho dovuto deviare più volte per evitare che mi vedessero.-

-Non ti preoccupare, dammi tutto. Vado a sistemare.- Hermione si girò, ma Harry la fermò per un braccio.

-Hermione, non sono malato. Questa è casa mia. Ti comporti come se fossi tuo ospite. Non ce n'è bisogno, davvero.- la donna abbassò lo sguardo.

-Ma io...-balbettò.

-Almeno per questa settimana, puoi evitare di avere pietà per me?- Harry cominciava ad infastidirsi.

-Io non provo pietà per te.-

-Ah no? E allora, come spieghi il tuo comportamento?-

-Quale comportamento?-

-Questo, Hermione. Diamine, non riesci a capire che non ho bisogno di una persona che controlli ogni mio movimento, che mi metta a posto le cose per paura che da un momento all'altro Voldemort prenda il sopravvento. Io non voglio essere controllato, chiaro? non lo sono mai stato, e non intendo cominciare adesso. La mia vita non deve assolutamente cambiare, perchè invece tutti pensate sempre che starò malissimo e che tutti m dovete stare dietro?-

-Ma Harry, che stai dicendo? Noi non ti stiamo dietro, non abbiamo mica detto di comportarti diversamente. Che ti passa per la testa?- Harry la fissò per un attimo.

-Niente, lascia stare.- e si allontanò da lei.

-Harry, se devi dire qualcosa, dilla no? che fai così non risolvi la situazione!- Ma che aveva fatto? Era solo più carina con lui, semplicemente perchè sapeva che avrebbe attraversato un periodo difficile, e lei gli voleva stare accanto. Ma sembrava che lui non accettasse tutto questo affetto.

-Non ho niente da dire.-

-Adesso fai arrabbiare me, però. Qual è il problema insomma? Come vuoi essere trattato?-anche Hermione cominciava ad innervosirsi.

-Come prima, no? Non sono mica in punto di morte!- un silenzio angoscioso cadde per la stanza. Hermione scoppiò a piangere.

-Scusa.- le si avvicinò e l'abbracciò forte.

-Non volevo, davvero. Semplicemente, facciamo che non è successo nulla? Almeno per questa settimana. Voglio solo non pensarci finchè posso, va bene?- la donna asserì con il capo.

-Andiamo di la va, se stai con il grembiule addosso, qualcosa la vorra pur fare, no?- la guardò malizioso mentre le asciugava le lacrime e lei sorrise.

-Si, ma non credere che sarà così facile. Prima devi fare una cosa, e poi si vede!- si baciarono prima di allontanarsi dall'ingresso.

Scusate, scusate, scusate!!!! Un ritardo pazzesco! Ma capitemi, non ho avuto occasione di scrivere per problemi al computer e poi non ho avuto tanta ispirazione!

Questo è il capitolo...fatemi sapere cosa ne pensate...ho visto allo scorso che molti lettori mi hanno abbandonato...vi prego, non fatelo! Rimanete sempre con me, ve ne prego!!!

Vabbè vi lascio in pace...spero sia stata una buona lettura...un bacio a tutti...spero a presto!!!

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Capitolo 9
*** Ego et tu ***


capitolo 9 Devo fare una premessa...questa storia non è stata aggiornata per molto tempo. Non so come, ma improvvisamente avevo perso l'ispirazione. L'ho ritrovata qualche ora fa, scorrendo le pagine. Questo capitolo non contiene nulla di nuovo, è solo di transizione. Era stato iniziato tempo fa ma mai terminato. Ora,l avendo nuove idee, ho deciso di concluderlo per continuare la storia. Non so ogni quanto aggiornerò, ma spero di destare nuovamente interesse in voi, lettori vecchi e fedeli e anche quelli nuovi che magari ripescheranno la mia storia. Attendo i vostri commenti impaziente.

-Harry- la voce della donna raggiunse le orecchie dell'uomo. Erano passati più di due mesi ormai da quando Harry aveva iniziato a scindere la sua anima in due parti, come aveva suggerito Lupin; una, quella sua, quella che lo aveva accompagnato fin dalla nascita, che avrebbe dovuto rimanere con lui, e quell'altra, quella del Signore Oscuro, che era diventata parte di lui dopo che lo aveva sconfitto al termine del settimo anno.

-Come è andata oggi?- questa era la domanda che Hermione gli faceva ogni giorno ormai, anche se la risposta la conosceva già da sola. La situazione stava andando peggiorando. La aveva avvisata anche Lupin pochi giorni prima, quando la aveva incontrata nel suo ufficio.

-Come va con Harry?-

-Perchè questa domanda, Hermione?-Lupin si andò a sedere sulla sedia davanti alla scrivania della donna nel suo ufficio.

-Lui non me ne parla. Dice che non vale la pena di farmi soffrire inutilmente. Si è chiuso in se, e mi sta escludendo poco a poco. Non so più cosa fare.-

-Purtroppo non puoi fare proprio niente. Quello che sta vivendo Harry è un periodo davvero difficile, forse il peggiore che abbia mai affrontato...-

-Si, ma lui è forte, ci sono io...-

-Si, ma purtroppo è lui che deve accettare degli aiuti. Ma questo era previsto. Ogni giorno lui perde una parte di se, è sempre più smarrito e come se non bastasse...-ma Lupin si bloccò appena in tempo.

-Come se non bastasse? Cosa mi sta nascondendo, professore?- Hermione era davvero preoccupata.

-Ecco vedi...ci stiamo rendendo conto che tutti i nostri sforzi non stanno servendo a nulla. Harry non si libererà mai della sua parte malefica. O meglio, riuscirà a farlo, ma alla fine dovrà combattere di nuovo contro questo altro lui, e solo quello che vincerà rimarrà in vita. Purtroppo temiamo che Harry, indebolendosi per le nostre continue pressioni e per le scissioni giornaliere...-

-Vuole dire che non ce la farà? Vuole dire che tutto questo è inutile?- ad Hermione si appannarono gli occhi.

-Non voglio dire nulla di tutto ciò, Hermione. Sapevamo che sarebbe stato difficile, Harry ne era consapevole, ma non pensavamo tanto.- la donna rimase senza parole.

Questa conversazione era avvenuta giorni prima, ed Hermione si stava rendendo conto di quanto, in così poco tempo, Harry si fosse allontanato da lei. Non solo adesso a malapena si parlavano, ma ogni volta che lui tornava a casa preferiva rimanere solo piuttosto che stare con lei. Hermione non gli diceva nulla, pienamente consapevole che erano tutte conseguenze degli incantesimi potenti che ogni giorno subiva, ma non sapeva per quanto tempo questa situazione sarebbe andata avanti.

-Allora?-

-Come al solito. Nulla di che. Ora scusami, ma vado in camera. Non mi sento molto bene.-Harry si diresse verso le scale.

-Sei sicuro di stare bene?- Hermione gli si avvicinò e, vedendolo pallido, gli mise una mano sulla fronte per vedere se fosse accaldata, ma lui prontamente la evitò. La donna rimase sbalordita.

-Io..Io..-Harry cercava di giustificarsi, ma non trovava le parole.

-Harry, non possiamo andare avanti così, lo sai anche tu.- Hermione abbassò lo sguardo, per evitare di incorciare quello di lui.

-Che cosa pretendi da me, si può sapere? Lo sapevamo tutti e due che sarebbe andata così. Non dire ora che è colpa mia. Io non centro nulla, chiaro? Non sono io quello che ha dei problemi. Sto cercando di liberarmi una volta per tutte da un uomo che mi ha segnato la vita fin da quando sono nato, sai questo cosa significa? Hai idea di cosa si prova? No, non credo. E vuoi sapere perchè? Perchè tu hai avuto sempre tutto dalla vita. Hai avuto una famiglia che ti è stata accanto, sei stata la studentessa più in gamba che Hogwarts abbia mai avuto, sei uno degli aurors più richiesti. Cosa puoi capire di me? Cosa puoi capire di quello che sto provando io in questi mesi, di quello che ho provato io negli ultimi due anni, durante i quali, anche se avevo sconfitto il Signore Oscuro, sono venuto a sapere che lui era ancora parte di me, più di prima.-

-Io non intendevo...-Hermione ormai piangeva. Non sapeva cosa dire o cosa fare. Lei non voleva che si andasse a finire così. Non voleva litigare con Harry, non voleva sentirgli alzare la voce come lui stava facendo in quel momento.

-No, Hermione. Tu metti prima di ogni altra cosa me e te. Io non so se voglio continuare così, chiaro? Che cosa pretendi da me? Hai sempre voluto qualcosa che io non potevo darti, perchè ho sempre dovuto prodigarmi per salvare il mondo. E adesso sono io che desidero qualcosa, forseper la prima volta nella mia vita. Voglio uccidere per sempre Lord Voldemort, voglio finirlo deifnitivamente, e volgio farlo solo, senza nessuno. Una volta che il processo delle anime sarà terminato, io combatterò con lui, con quell'alta creatura che verrà a nascere. E lo voglio fare solo, senza nessuno.- Hermione rimase molto colpita dalle parole. Non era Harry a parlare, non era il suo Harry.

-E io allora? Cosa farò io?- domandò piangendo.

-Cosa ne posso sapere io? Lo sapevi che sarebbe andata così, lo sapevi perchè tu sai sempre tutto.-

-Ma cosa dici? Come potevo immaginare una situazione del genere? Io so come ti senti, ma...-

-Tu sai come mi sento? Cosa ne puoi capire tu? Tu non sei mica con me nel campo, tu non sei mica dentro di me per sapere cosa provo ogni volta che mi tolgono una parte di me. Mi sento vuoto, sento come se alla fine perderò tutto. Ma questo probabilmente tu lo sai, vero? Perchè avrai letto qualche libro su questo argomento. Ma un libro non sempre rispecchia la realtà, non sempre la presenta come è davvero.-

-Harry, ti prego...Non litighiamo per queste cose...sai benissimo che sto provando a capire cosa ti succede e non è facile neanche per me.-Hermione era sull'orlo di una crisi di pianto. Harry si rese conto di avere esagerato ma non disse nulla. La guardò negli occhi come non aveva mai fatto, come per chiederle scusa, come per pregarla di lasciarlo stare. Poi salì le scale e si chiuse nella sua camera. Hermione crollò a terra. Cominciò a piangere come non aveva mai fatto. Si sentiva sola adesso. Per la prima volta da quando stava con Harry si sentiva abbandonata, come se su di lui non potesse più fare affidamento. Possibile che tutto ciò che stava succedendo li avrebbe dovuti allontanare così tanto? Non se lo emritavano. Si erano sempre cercati, persi e ritrovati. Il destino non poteva volere loro così tanto male.

Harry ricomparve dopo una mezz'ora. Si fermò sulle scale a contemplare quella ragazza che riempiva le sue giornate. Quella giovane donna che aveva sostituito il suo grande sorriso con copiose lacrime. Si avvicinò lentamente, domandandosi come avesse fatto a trattarla così, quanto fosse stato stupido.

-Hermione...- la ragazza lo guardò. Lo sguardo spento, il volto rigato di lacrime.

-Hermione, scusa. Sono uno stupido, lo so. Credevo che questa cosa l'avrei saputa affrontare, e invece mi ritrovo qui, a prendermela con te come se tu ne fossi la causa, quando non capisco che tu sei la mia unica forza. Mi dispiace, lo so che non possiamo andare avanti così, perchè non sono presente come dovrei, perchè mi allontano senza dirti niente. Se fossi il ragazzo di qualche anno fa, ti chiederei di uscire dalla mia vita almeno finchè questa storia non sarà conclusa. Ma so che non voglio sia così. Ho bisogno di te. Mi perdoni?- Harry la guardò profondamente, i suoi occhi verdi dritti in quelli marroni di lei.

-Come potrei non farlo- Hermione si alzo di scatto e andò ad abbracciarlo. -Promettimi che non lo farai mai più, che non mi lascerai più fuori dai tuoi problemi, che mi amerai per sempre.-

-Non ho mai smesso di farlo e non lo farò mai.- La donna si alzò sulle punta e lo baciò. Un bacio morbido, desiderato, passionale ma delicato. Un bacio di scuse ma di voglia di vincere insieme, ancora una volta, il male.

-Dobbiamo rimanere ancora a lungo qui?- Harry la guardò divertito.

-Dove vorresti andare?-

-Beh io avrei un'altra idea. Sai, la mia stanza da letto è molto più comoda. E io ho una voglia pazza di te. Non so quanto continuerò a resistere.- Hermione sorrise e lasciandosi prendere in braccia, con un altro bacio, si fece portare nella stanza da letto.

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Capitolo 10
*** Ante tempestatem ***


capitolo 10 La mattina seguente Harry ed Hermione si svegliarono più rilassati. Il ragazzo si sentiva molto meglio. Finalmente era riuscito ad allontanare da sè tutte le paure di non poter più vedere quell'angelo sdraiato accanto a lui, ritrovando l'armonia del loro rapporto. Senza fare troppo rumore era sceso in cucina e aveva preparato una colazione abbondante giusto per lei. Hermione si era svegliata grazie al profumo di cornetti caldi.
-Mmh...Che risveglio. Dobbiamo litigare più spesso.- ancora assonnata si alzò e andò a dare un bacio ad Harry. Lo guardò negli occhi. Possibile che dopo essersi persi per tre anni e ritrovati rischiavano di lasciarsi per uno stupido litigio? Non su un problema di poca importanza, certamente. Il ragazzo rischiava ogni giorno di dover combattere contro il suo "Io" nascosto e malvagio, ma se Voldemort sarebbe potuto sparire ancora una volta con la forza dell'amore, a cosa sarebbe servito allontanarsi? In fondo, il suo obiettivo era proprio questo. Ma non era certo il momento di pensarci. Era stanca, aveva dormito poco, ma si sentiva come se fosse stata a letto tutto il giorno, E poi Harry la aspettava lì, seduto vicino a lei.
-In effetti, visti i risultati. No amore, sto scherzando. Ti chiedo ancora scusa per ieri sera.- Hermione lo zittì.
-Non devi. Ti sei già fatto perdonare. E poi è normale che ti stia così, non ci sono novità riguardo il procedimento di questo incantesimo. Agitarsi è il minimo.- prese un cornetto e lo inzuppò nel latte caldo.
-Si che devo. Non si tratta di agitarmi. Ti ho trascurata troppo e non te lo meriti. Ho fatto tanto per averti e poi mi comporto così. A volte penso che forse avrei dovuto lasciarti con Ron.- Hermione lo guardò torva.
-Cosa avresti concluso?- non amava che gli altri prendessero una decisione per la sua vita. -Nulla! Io di certo non sarei stata bene sapendoti vicino alla morte e soprattutto lontano da me.- si alzò e si diresse fuori dalla stanza. Possibile che Harry si tormentasse ancora con questi assurdi pensieri? Scese al piano inferiore e si sedette sul divano, nella speranza che le lacrime non prendessero ancora una volta il sopravvento.

Harry si diede nuovamente dello sciocco. Ma possibile che la faceva stare sempre male? L'amava?! Si, e allora al diavolo tutto e tutti. Lei doveva venire prima di ogni cosa. Scese in fretta giù e si sedette accanto a lei.
-Ok, è la seconda volta in meno di ventiquattro ore che mi comporto come un bambino e che devo chiedere scusa.- Hermione non si volse a guardarlo.
-Oh al diavolo, hai ragione tu. Ti amo, vieni prima di qualunque cosa a questo mondo, e io sono talmente bambino da non capire quanto stupide siano le cose che dico. Sono un auror, ma a volte sembra sia più stolto di un ragazzo che deve ancora affrontare i G.U.F.O. Mi perdoni anche per questo?- la ragazza si volse di scatto. Una nuova luce passò tra i suoi occhi, una luce nuova, diversa, maliziosa.
-Hai finito? No sai, perchè troppe scuse fanno male. Finirò con l'approfittarmene.- e gli rivolse un grande sorriso.
-Sei un bambino, e vuoi sapere perchè? Primo, perchè ti comporti così ed è uno dei punti a tuo favore perchè ti adoro quando fai così. Secondo, perchè credi di tenere tutto sotto controllo quando invece avviene l'eatto contrario. E tre, perchè nonostante io ti ami così tanto ancora non hai capito che senza di te non posso vivere.- si sporse un po' più avanti e gli diede un altro bacio, dapprima dolce e leggero, poi sempre più profondo. Un rumore però gli distolse da quello che si stava preannunciando essere l'inizio di qualcosa di molto più pronfondo.
-Chi sarà mai alla porta a quest'ora?- domandò Hermione.
-Non ho idea. So solo che ci ha interrotti.- e la guardò con un sorrisetto che non preannunciava nulla di buono, almeno per l'ospite. - E che ha tempo cinque minuti per dire cosa vuole perchè abbiamo ben altro da fare.- si alzò e si diresse verso la porta.

-Signor Potter, chiedo scusa per...ecco, l'interruzione.- il suo occhio punto oltre la porta del salone, dove Hermione era intenta a risistemarsi la camicetta da notte.
-Che cosa è successo, professor Moody?- Harry domandò curioso.
-Ecco ragazzo, Remus mi ha mandato a dirti che vuole incontrarti il più oresto possibile.-
-Riguarda il mio incantesimo?- il ragazzo chiese con un misto di paura e di contentezza.
-Non sono tenuto a dirtelo qui. Fai in fretta. Ci vediamo ad Hogwarts alle 11 in punto, non un minuto dopo. A presto.- e con un sonoro pop scomparve lì dove pochi minuti prima si era materializzato.

-Harry, chi era?- Hermione si avvicinò al ragazzo.
-Il professor Moody. Dice che Lupin ha qualcosa da dirmi. Dobbiamo stare ad Hogwarts alle undici.- la ragazza lo guardò preoccupata. Harry notò il suo sguardo.
-Che c'è?- Hermione fece spallucce.
-Niente. Solo, sicuro di avermi detto nulla, che non è niente di grave?- il ragazzo le prese il viso tra le mani.
-Hermione, non so nulla. Mi ha solo detto quello che ti ho riferito. Ma anche se lo fosse, io ho te e non ho per niente paura.- le posò un bacio veloce sulle labbra e poi le strinse forte la mano, intrecciandola alla sua.
-Dai, andiamo a cambiarci. Ah, e non dimenticarti che abbiamo un discorso in sospeso.- e le sorrise divertito, riuscendo a strapparle un sorriso.

Le undici arrivarono ben presto. Harry ed Hermione avevano indossato la divisa da auror. Non che avessero da svolgere un compito relativo alla loro professione, ma dovevano evitare di dare troppo nell'occhio. Si smaterializzarono fuori Hogwarts e raggiunsero ben presto il castello. Quanti ricordi, e non solo di loro due. Alla vista della loro seconda casa, i due ragazzi si scambiarono uno sguardo molto dolce e si presero per mano. All'esterno del castello, trovarono ad attenderli la professoressa Mc Granitt, Lupin, Moody e Tonks. Dopo un veloce saluto, Harry iniziò a parlare.
-Scusi professore- Lupin si voltò dalla sua parte. -Stamattina ha mandato il professor Moody a dirmi che aveva bisogno di incontrami, ma non mi ha dato spiegazioni. Potrei sapere cosa è successo di nuovo?- Hermione si avvicinò di più ad Harry, le mani ancora strette, tirandogli la tunica. Lupin fece una smorfia, un misto tra un sorriso e un velo di preoccupazione.
-Ecco Harry, abbiamo una novità riguardo il tuo incantesimo. Non sappiamo se sia bella o brutta. Lasciamo a te il giudizio. Ora, l'incantesimo ha avuto l'effetto sperato. La tua anima è pronta alla definitiva scissione. Con l'incantesimo di oggi, da questo pomeriggio in poi ci saranno due Harry, uno buono e uno malvagio.- Hermione si strinse più forte, con la consapevolezza che forse quegli sarebbero stati i suoi ultimi momenti con il ragazzo. Harry la accolse in un abbraccio, temendo non tanto per lui, quanto per lei.
-Signor Potter, sappiamo che ciò che le abbiamo appena riferito è doloroso, e ci creda, non solo per lei. Anche noi qui temiamo per lei, sappiamo che rischiamo di perdere non solo un grande mago, ma un grande uomo. Le siamo vicini anche in questo.- la voce della Mc Granitt vibrava. Nonostante l'aspetto burbero, anche lei aveva un cuore ed aveva sempre avuto una particolare attenzione nei confronti di Harry.
-Grazie professoressa.- il ragazzo non seppe che altro dire. Era giunto il momento tanto agoniato. Avrebbe combattuto una volta per tutte Voldemort, di nuovo. -Posso chiedervi una cosa?- tutti i maghi lì presenti, compresa Tonks dai cui occhi uscivano lacrime copiose, gli prestarono attenzione. -Avete detto che l'incantesimo avrà luogo nel pomeriggio.- guardò Hermione che tratteneva a stento le lacrime e faticava a staccarsi da lui. -Beh ecco, potrei intanto tornare a casa con Hermione? Vorrei almeno godermi questi ultimi momenti, dovessi non farcela.-tutti lo guardarono, colmi di tristezza. Lupin gli si avvicinò e gli poggiò una mano di conforto sulla spalla.
-Harry, puoi andare, è normale. Ma sappi una cosa. Ce l'hai fatta non una ma più volte e non solo da grande mago quale sei, ma anche quando ancora non conoscevi la magia. Questa è un'altra prova. Sappi che noi crediamo in te e che abbiamo acconsentito a questo incantesimo solo e soltanto consapevoli della tua forza e sicura che ce l'avresti fatta e sappiamo non ci deluderai. Vai ora, ci vediamo per le tre qui. - Harry salutò con un cenno gli altri e si allontanò con Hermione.

Durante tutto il tragitto fuori dal castello e finchè non arrivarono a Grimmuld Place, smaterializzandosi nella cucina, Hermione rimase vicino ad Harry e non proferì parola. Il ragazzo non pensava a quello che stava per accadere. Guardava lei, lì, mesta, con la paura che se non ce l'avesse fatta, l'avrebbe abbandonata, ancora una volta, in preda al suo dolore. Improvvisamente Hermione parlò.
-Hai paura?- il ragazzo la guardò stranito e sorpreso dalla domanda.
-Un po'. Ma non per me o per quello che potrebbe accadere. Ho paura per te.-
-Harry, ce la devi fare, ti prego, per me, per noi.- e lo guardò con gli occhi pieni di lacrime ma all'interno dei quali si leggeva una strana e nuova forza.
-Hermione, io non posso prometterti nulla. Non sono infallibile.- le prese il viso con le mani e le diede un dolce bacio. - Però una cosa posso promettertela. Farò il massimo, te lo giuro, per vincere anche questa battaglia, perchè voglio trascorrere il resto della mia vita con te, voglio stare sempre con te, voglio amarti ogni giorno di più, voglio vivere di te. E voglio chiederti una cosa.- la ragazza lo guardò. - Vorrei che, se vincessi questa lotta, tu diventassi mia moglie.- Hermione lo guardò con gli occhi colmi di gioia e improvvisamente la sua tristezza svanì. Gli cinse il collo con le braccia e lo strinse forte.
-Ah, ma certo che voglio. E ti prego, vinci anche per questo. Sei l'unico uomo che ho amato veramente durante tutta la mia vita, sei il primo e l'ultimo pensiero della mia giornata e so che sei anche l'unico uomo che voglio sposare, ora e per sempre.- gli diede un bacio, prima dolce, poi sempre più passionale.
-Lo so che avrei dovuto preparare il tutto, come nei grandi film d'amore. Ti avrei dovuto regalare un anello, ma non ero pronto a tutto questo.- Hermione lo zittì immediatamente.
-Ah, ma smettila Harry. Il mio regalo più grande sei tu. Hai affrontato di tutto nella tua vita e mi basta averti qui, vicino a me. Questo è il regalo più bello che tu avessi potuto farmi: tornare e stare con me.-un altro bacio prima che Harry la prendesse e la portasse sul divano con lui. Rimasero lì un po', teneramente abbracciati, senza parlare.
-Harry?-
-Mmh?-
-Voglio vincere con te.- Harry la guardò dolcemente e le diede un bacio.
-E' una sfida che devo affrontare solo.-
-Non è vero. Io voglio esserci. Lo chiederò ai professori.-
-Hermione, non fare la bambina.-
-Non dimenticarti che sono stata una Grifondoro anche io. Per di più sono un auror e soprattutto sono in grado di difendermi sola. Non ho bisogno che nessuno mi protegga. In fondo, loro interverranno al tuo fianco. Perchè io non posso?-
-Perchè non voglio che tu...beh, insomma, che tu ti faccia male.-
-Farò attenzione.-
-Hermione, per favore.-
-Non posso stare ferma a guardare. Ho deciso così. Oggi pomeriggio io sarò lì con te.- la ragazza lo guardò fiera. Harry seppe che non l'avrebbe mai convinta a non intervenire. Lo aveva sempre fatto, anche quando ancora conosceva un minimo della magia di allora. Ma era pur sempre Hermione. Sperò di coinvolgerla solo minimamente. La guardò, come se fosse l'ultima volta che lo facesse. La strinse più a sè, cercando così di imprimere nella sua memoria ogni songolo attimo di loro due insieme, forse per l'ultima volta. Non si era mai sentito così. Sì, l'altra volta che aveva sconfitto Voldemort temeva tantissimo che non ce l'avrebbe fatta, ma questa volta era peggio. Doveva combatterlo per una seconda volta. E per di più con metà della sua anima, indebolito.

Harry prese il volto di Hermione tra le mani e iniziò a baciarla. I baci man mano si approfondirono, fin quando non divennero una cosa sola. Si amarono come fosse la loro ultima volta, come se solo così avrebbero potuto sconfiggere il male che ormai li perseguitava senza lasciarli in pace da quando erano piccoli. Si dimenticarono per un attimo di tutto quello che li circondava, dell'imminente battaglia, del tanto dolore che li attanagliava. Cercarono conforto l'uno nell'altro, sperando così di resistere a quel mondo tanto avverso.

Harry ed Hermione non seppero quanto tempo fosse passato, ma soprattutto quanto mancasse alle tre. Si sveglio prima di Harry e si guardò attorno, cercando qualcosa che le indicasse l'orario. Non trovando nulla, si diresse piano, senza svegliare il ragazzo, in cucina. Erano già le due. La ragazza preparò qualcosa da mangiare, cercando di essere il più naturale possibile. Quando due lacrime furono lì lì per venir giù, si disse di dover essere forte anche per Harry. Le ricacciò in fretta dentro, prima che il ragazzo la raggiungesse abbracciandola da dietro.
-Questo è per te.-
-Grazie, ho una fame.-Hermione sorrise. Sembrava una delle tante giornate trascorse insieme.
-Di niente.-
-Hermione, almeno dimmi di averci ripensato.- la ragazza lo guardò interrogativa.
-Dimmi che non combatterai.-
-E invece lo farò, per noi. per te, per me perché non lo faccio da tanto e mi manca.- le sorrise, come per tranquillizzarlo. Il resto dell'ora passò molto velocemente. Come è strano il tempo. Quando vorresti, non passa mai. Quando invece preferiresti si fermasse, non conosce limiti. Magari si potesse fermare. Ma la vita ha un suo corso.

Le fiamme del camino improvvisamente cambiarono colore. La faccia di Lupin spuntò prepotente nel fuoco.
-Harry, sei pronto. Qui attendiamo solo voi.-il ragazzo raggiunse il camino, seguito da Hermione. Con una nuova consapevolezza, la voglia di vincere ancora, per il mondo e per lei, la donna della sua vita, indossò il mantello e prese per mano la ragazza.
-Professore, sono pronto.- e fu così che l'ora era giunta, il tempo trascorso e Hogwarts pronta ad una nuova battaglia.


Eccomi qui con un nuovo capitolo di questa storia. Spero vivamente vi piaccia. Ho trovato nuovi lettori che hanno recensito, che ringrazio vivamente, e mi sono anche accorta di averne persi altri, che spero di poter ritrovare. Non potrò aggiornare per la prossima settimana perchè devo partire e poi al ritorno dovrò avere il tempo di scrivere. Prometto che terminerò questa storia e che non la lascerò in sospeso. Intanto, mi auguro che vi abbia entusiasmato come capitolo. Fatemi sapere cosa ne pensate se ne avete voglia. Grazie. A presto.




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Capitolo 11
*** Harry et Harry ***


Infinitus Amor 11 Hogwarts era stata la vera casa di Harry ai tempi della scuola. Un luogo confortante e ristoratore allo stesso tempo, potremmo dire. Ma mai era sembrata al bambino sopravvissuto tetra e grigia come in quel momento. Grossi nuvoloni sulle teste dei maghi e delle streghe chiudevano la visuale di un cielo solitamente terso e illuminato dalla luce del sole. Il vento aumentava pian piano la sua intensità, scompigliando sempre più i capelli di Hermione. Le foglie degli alberi tendevano a staccarsi dai rami, come alla ricerca di un qualcosa di nuovo. Il tempo preannunciava l'inizio di una bufera, e non solo metereologica.

Hermione tirò Harry per un lembo della toga.
-Sei pronto?- Harry si limitò ad asserire con il capo, il viso rivolto avanti, gli occhi alti e fieri, la bacchetta in pugno, pronto alla battaglia.

-Ecco la pozione che devi bere- Lupin gli porse una fiala color oro, appena riempita dal calderone dove era stata preparata prontamente da Tonks che gli rivolgeva uno sguardo triste.

-Grazie, professore- il ragazzo prese la fiala, scrutandola.

-Harry, voglio che tu sappia una cosa prima che tu la beva e che il tutto abbia inizio. Noi siamo qui, come puoi ben vedere. Le nostre bacchette sono pronte a combattere al tuo fianco. Shh..-Lupin lo zittì, vedendo che il giovane tentava di interromperlo. -E' così. Noi combatteremo con te. Perchè ciò che tu non sai è che, non appena la tua anima si sdoppierà, i mangiamorte si smaterializzeranno qui, rispondendo al richiamo del Signore Oscuro. Perciò lasciarti combattere da solo sarebbe una gravissima stupidaggine.-

-Professore, che significa risponderanno al richiamo del Signore Oscuro? - Hermione guardò grave il professore. Fu Tonks a rispondere.

-Hermione, una volta che la sua anima sarà sdoppiata, da una parte ci sarà lui, dall'altra di nuovo Voldemort. Questi approfitterà dell'occasione che gli sarà data e chiamerà i mangiamorte, conscio che solo così potrebbe vincerlo. Per questo è meglio essere in molti. Tuttavia, poche persone sono a conoscenza di questo segreto di Harry e sono proprio queste che saranno qui presenti oggi. Abbiamo già avvisato la famiglia Weasley, Moody e alcuni menbri del Ministero che sanno tenere la bocca chiusa su certi argomenti e che hanno stentato all'inizio a crederci. Ah Harry, anche Ron sarà qui. Dopotutto, si considera ancora il tuo migliore amico.- Tonks sorrise apertamente ed Harry non potè essere più felice della notizia.

-Eccoli che arrivano.- La famiglia Weasley al completo. Tutti vestiti rigorosamente, come un combattimento ufficiale richiedeva. Harry fissò Ron che si avvicinava. Si guardarono negli occhi per un po', una piccola distanza li separava, come fosse un qualcosa di immenso. Alla fine il bambino sopravvissuto fece il primo passo, andando ad abbracciare l'amico.

-Grazie di esserci.-

-Avrei potuto fare il contrario? Stare a casa a guardare la telesivione che ha comprato da poco Ginny e non pensare che tu eri qui a combattere?-

-Televisione, Ron.- disse Hermione, sbuffando divertita. La scena ricordava molto il trio ai tempi della scuola.

-Non essere sempre la solita, Hermione. Tanto Harry aveva capito. Ah, comunque volevo chiedere scusa a tutti e due per come mi sono comportato.- Ron arrossì, assumendo un colorito talmente rosso da distinguersi poco e niente dai capelli.

-Ah, ma smettila. E' stata colpa nostra.- Hermione annuì di rimando all'affermazione di Harry.

-Beh io direi di smetterla. Lasciamo queste cose a dopo.- disse Lupin avvicinandosi al gruppetto.

-Allora, sei pronto, Harry?- il ragazzo annuì vigorosamente. Non si era mai sentito come in quel momento. Aveva lì tutte le persone che sentiva gli volevano davvero bene. Si era riconciliato con Ron. Si ripromise di chiedergli di fare da testimone. Sorrise al pensiero del rosso in giacca e cravatta. Pensò a Lupin, a quanto lo avesse aiutato in tutti quegli anni; a Tonks, a come fosse cambiata dal primo momento che l'aveva incontrata e a quanto fosse stata disposta pur di vendicare i suoi cari; a tutti i Weasley, che erano sempre lì con lui, che rappresentavano la sua famiglia; ad Hermione, la donna che gli aveva insegnato ad amare, che gli aveva aperto il cuore, che lo leggeva dentro più di chiunque altro, che avrebbe voluto sposare e trascorrere il resto della vita con lei. Tutti lì con lui, ancora una volta.

Harry aprì la fiala e la inghiottì tutta d'un fiato. Riuscì a pensare che aveva un sapore strano, molto vicino a quello del Veritaserum. All'inizio nulla cambiò. Tutto parve essere uguale. Riusciva a vedere i volti dei compagni guardarlo straniti, come dovesse accadere qualcosa da un momento all'altro. Improvvisamente si sentì leggero. Per quello che potè sentire, perse i sensi. E fu proprio in quel momento che sembrò il suo corpo stesse per scoppiare. Vari graffi iniziarono ad apparire sul suo corpo, le vesti si lacerarono e sembrò qualcuno stesse risucchiando via una parte di lui. Fu così che avvenne la scissione delle anime.

Hermione, Ron e tutti gli altri non capirono cosa accadde in quei pochi minuti che trascorsero. Videro prima il bambino sopravvissuto svenire, senza possibilità di soccorrerlo, e poi, avvolti in una nube, ne trovarono due. Due Harry all'apparenza uguali, ma che in realtà celavano due incarnazioni opposte, il Bene e il Male.

Come tutti si aspettavano, ben presto accanto all'anima malvagia cominciarono a materializzarsi dei mangiamorte. Molti di essi erano sconosciuti, dal momento che i più grandi erano stati sconfitti in passato, durante l'ultimo scontro contro Voldemort. Erano tantissimi, tutti desiderosi di ridare all'Oscuro Signore l'ardito potere e comando.

-Harry Potter, di nuovo tu.- udire la voce di Voldemort fu anche peggio del solito, dal momento che era la stessa di Harry e che sembrava, dunque, fosse egli a parlare.

-Non ti stanchi mai di tornare sapendo già verrai sconfitto? -il ragazzo domandò con un filo di voce, sorretto da Hermione e da Ron con la bacchetta impugnata. Gli faceva male ovunque, a stento riusciva a reggersi in piedi, ma avrebbe dovuto ugualmente combattere.

-Vedo che la tua insolenza è sempre la stessa. Non cambi mai. Peccato che stavolta io ho le tue forze fisiche e a te non è rimasto altro che sperare di non morire una volta per tutte per mia mano.-la sua risata fi anche più gelida del solito, se così si può dire. Una folata di vento freddo attraversò tutti i ragazzi.

Improvvisamente Harry si alzò.

-Stupeficium.- l'incantesimo non ebbe l'effetto sperato. O meglio, non colpì solo Voldemort. Due luci rosse schizzarono fuori dalla bacchetta di Harry, una in direzione del nemico, l'altra nella sua. Tentò di disarmarlo, ma volò via anche la sua bacchetta. Improvvisamente capì; lui e Voldemort erano la stessa persona, non sarebbe stato possibile scagliare l'incantesimo su uno senza che l'altro non ne fosse colpito alla stessa maniera. Sperò vivamente che Voldemort non avesse capito ciò, in modo da fargli utilizzare potenti incantesimi che si ritorcessero contro di lui. Purtroppo non fu così. Il Signore Oscuro aveva compreso il tutto, o forse già ne era a conoscenza.

-Che c'è, Potter? Non vedi? I tuoi incantesimi non servono a nulla. Più mi attacchi, più verrai colpito.- Harry era stremato dalle forze. Hermione cercò di aiutarlo, sussurrandoli qualcosa nell'orecchio. Ad un certo punto, mentre tutti lontanti combattevano i mangiamorte, si sentì urlare dalla ragazza il numero tre. Voldemort si trovò spiazzato, mentre Harry gli scagliò addosso velocemente un incantesimo di disarmo e varie fatture, mentre lui veniva protetto dal potente scudo evocato dalla ragazza. Ben presto però la stessa tattica venne adottata dal Signore Oscuro, mentre il bambino sopravvissuto, sempre più stremato dall'incantesimo subito, stentava ormai a tenere gli occhi aperti. Improvvisamente si sentì cadere a terra. Vedeva tutto buio intorno e credette per un secondo fosse quella la sua fine. Gridò, o forse fu il suo Io interiore in un momento di disperazione, -Stupeficium.- sapeva che avrebbe colpito anche lui quell'incantesimo, ma ad un certo punto seppe che così non era stato. Nulla aveva colpito il suo corpo, mentre Voldemort, col suo corpo vivente, urlava di dolore e disperazione. Ma così andando la battaglia non avrebbe mai avuto fine, finchè entrambi non si sarebbero uccisi. Ad un certo punto Harry potè lontanamente percepire la voce di Lupin rivolgersi ad una Hermione singhiozzante.

-Fallo! Sapevi già dall'inizio che avresti dovuto. Sei la strega più brillante, te lo dicono tutti. Ma studiare sempre comporta anche conoscere prima di tutti cosa può accadere. Devi farlo, Hermione. Soo così potrai liberare Harry da Voldemort per sempre.- il vecchio insegnante di D XD ifesa Contro le Arti Oscure si avvicinò alla giovane donna, scuotendola forte, nella speranza di farle riprendere coscienza di sè. Ella guardava la scena che le si presentava davanti agli occhi impassibile, incapace di proferire parola, libera solo di piangere. In cuor suo sapeva cosa avrebbe dovuto fare. Lì in fondo alla pagina di uno dei suoi maledettissimi libri vi era scritta la soluzione allo strazio che le si presentava davanti agli occhi. Avrebbe dovuto impugnare la sua bacchetta, scagliare quella dannata maledizione. E poi le vite dei due sarebbero andate in mano al destino. Un'anima si sarebbe dissolta all'istante, l'altra avrebbe continuato a vivere. Una cosa la frenava dal fare quanto doveva; era la paura di non poter più rivedere il suo Harry, di dover vivere di nuovo senza di lui come era successo negli anni precedenti. E questo dolore era talmente forte che le impediva di ragionare, di fare la cosa giusta.

-Hermione, non c'è soluzione. Se non fai così, finiranno col morire entrambi. Harry non ce la farà.- anche Ron, le vesti sgualcite e in più punti strappate, le si avvicinò.

-Fallo per lui, Hermione. Ha il diritto di avere una vita tranquilla.- le disse l'amico, abbracciandola.

-E se non ce la dovesse fare? -la ragazza singhiozzò più forte.

-Ce la farà. Stiamo parlando del grande Harry Potter, del ragazzo che ha sempre sconfitto tutto e tutti, che ha attraversato il mondo per averti accanto e amarti. Non gli impedire di farlo ancora, non spegnere la fiamma d'amore che riscalda il suo cuore e che ha il tuo nome.- Hermione lo guardò negli occhi e improvvisamente capì. Doveva farlo, per Harry, per lei, per il loro futuro insieme e per ciò che avrebbe dovuto dirgli una volta terminato il tutto.

Si staccò da Ron, si sistemò la toga e prese la bacchetta. Guardò in direzione dei due a terra, come svenuti, e decise che era giunto il momento. Cominciò a recitare un'antica formula in latino. Il cielo si oscurò, il vento nascose alla vista il paesaggio. Magia nera era quella che la giovane donna stava praticando.
Dalla sua bacchetta fuoriuscivano flutti neri, che andavano a finire sui corpi morenti di Harry e di Voldemort. Maledizioni sconosciute ai più, tranne a quei pochi che come lei, cultori della magia di tutti i tempi, osavano ancora dare un'occhiata ai libri antichi. Tutto divenne tetro. Il sangue si raggelò nelle vene dei presenti, un'oscura tristezza li invase. Sembrò per un attimo che tutto stesse per avere fine, che le vite di ognuno fossero sul punto di spegnersi. E poi fu di nuovo il sole. L'astro tornò a splendere forte e luminoso nel cielo, come mai aveva fatto quel pomeriggio, le nuvole furono spazzate via e il vento si calmò. Tutto improvvisamente tacque. Hermione si lasciò cadere a terra. Non osava guardare il campo occupato prima dal suo uomo e da Voldemort. Quando trovò le forze, sospirò. Il corpo occupato dall'animo del Signore Oscuro si era dissolto. La maledizione era stata eseguita al meglio e aveva avuto l'effetto sperato. Ma Harry non accennava a rialzarsi. Immediatamente tutti lo circondarono. Lupin gli si avvicinò per controllargli il respiro. Nessuno osava parlare.

Lupin si volse cupo.
-Dobbiamo portarlo al San Mungo.-

-Professore, ma starà bene?- domandò Ron. Lupin non rispose. Hermione si voltò. Non aveva il coraggio di guardare. Scoppiò nuovamente a piangere. ce l'avrebbe fatta Harry? Era uscito sempre da ogni situazione, ma quella sembrò essere la più difficile mai affrontata. Quando alcuni si allontanarono dal suo corpo, fece per avvicinarsi e gli strinse forte la mano tra le sue. Aveva il volto pallido, le labbra viola. Il corpo era freddo, come fosse congelato. Guardò Lupin che le volse lo sguardo preoccupato di rimando. Hermione strinse più forte le mani. Voleva trasmettergli un po' di calore, la sua presenza. Doveva farcela. Non poteva abbandonarla, non di nuovo, non ora. Pianse ancora più forte, per quanto fosse possibile. Nessuno le si avvicinò, nessuno tentò di sollevarla dal suo corpo, dal corpo dell'uomo che la faceva vivere, che l'amava. Immediatamente le passarono dinanzi agli occhi tutte le immagini di loro due. Doveva essere forte anche per lui, ma non trovava la forza. Svenne. L'ultima cosa che ricordò fu questa. Si risvegliò al San Mungo, con Ginny accanto. Stava bene, ma non le importava di lei quanto del bambino sopravvissuto.

-Harry?- Ginny la guardò triste.

-Hermione, veramente...- non potè finire di parlare. La ragazza era già uscita correndo dalla stanza, diretta a quella dell'uomo che amava.






Questo è il capitolo tanto aspettato. Chiedo scusa a chi mi segue per non aver aggiornato prima, ma il tempo a mia disposizione per scrivere è stato davvero poco e temevo uscisse un brutto capitolo. Spero vi piaccia e sia di gradimento la vostra lettura. Fatemi sapere cosa ne pensate. Un ringraziamento speciale va a tutti coloro che leggono e recensiscono la mia storia. Grazie a tutti. Alla prossima.

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Capitolo 12
*** Post pugna ***


Capitolo 12 Chissà perché la gente non ama molto gli ospedali. Quando era piccola, Hermione si era posta continuamente questa domanda, non riuscendo a trovare una risposta adeguta. Adesso, a soli 20 anni, aveva capito il motivo. Non era facile trovarsi in quel luogo senza lasciarsi invadere da brutti pensieri; in quel momento, il San Mungo sarebbe potuto essere messo a confronto con un dissennatore che ghiaccia le vene al solo passaggio.
Così si sentiva la giovane donna, mentre si incamminava nella stanza di Harry. In realtà, non sapeva neanche lei dove stesse andando, considerando che le era sconosciuta la stanza dove si trovava. Improvvisamente stette male. Dovette appoggiare immediatamente la mano ad una colonna della parete, cercando di sostenere il peso del suo corpo che tendeva a cadere per terra.

-Hermione, ti senti bene? O mio Dio, tu sei pallida! Devo chiamare un dottore.-Ginny la raggiunse di corsa, sostenendola e facendola sedere su una delle sedie della sala d'attesa.

-Dovevi stare a letto. Non hai le forze per alzarti e soprattutto stai troppo male psicologicamente. Hai bisogno di riposare.-

-No, Ginny, tranquilla. Sto bene, veramente.- la ragazza sorrise in direzione dell'amica.

-Tu dici di stare bene, ma la realtà non è questa. Altrimenti non ti saresti sentita male. Devi farti controllare.-disse la rossa, con una nota di rimprovero nella sua voce.

-Ascolta, ti sto dicendo che non ho bisogno di nessun dottore, nè tantomento di cure. E' normale che io stia così.- Hermione prese la tazza di camomilla calda che intanto Ginny aveva evocato con un incantesimo affinchè si rilassasse.

-Mi vuoi ascoltare per una buona volta? Ok, facciamo che io credo che tu stia bene. Ma un solo controllo, vuoi farlo? Non ti dirò più niente poi, te lo prometto.-

-No, non ne ho bisogno. L'unica cosa che voglio per stare bene è che Harry si risvegli e che io vada a trovarlo, all'istante.- Ginny sospirò sbuffando. Quando Hermione diceva una cosa, era impossibile farle cambiare idea. Era talmente testarda da tener testa ad Harry.

-E va bene, faremo come dici tu. La stanza è l'ultima porta in fondo a destra. Però promettimi che se dovessi vederti stare male di nuovo come poco fa, mi seguirai dal medico senza fare storie.- Hermione le si avvicinò srridenso teneramente e le baciò una guancia.

-Grazie, sei un'amica. A volte penso che ti preoccupi troppo per me.- e se ne andò diretta da Harry.


La stanza dove giaceva inerte il bambino sopravvissuto era molto diversa dalle altre che Hermione aveva avuto l'"occasione" di vedere durante le sue frequenti "visite" all'ospedale. Il letto si trovava al centro, mentre una serie di bacchette ruotavano da sole accanto al corpo disteso come a registrare le sue attività. Una sola sedia era al lato, occupata già da molti e in attesa di Hermione. Quando la giovane donna entrò, le sembrò quella essere una camera di puro dolore e sofferenza, così grigia, priva di illuminazione, tetra e scarna, senza nemmeno qualcosa che facesse riferimento a chi si trovasse lì dentro. Fu tutto molto angosciante.

-Buonasera, Hermione. Come stai?- il professor Lupin le si avvicinò.

-Meglio, grazie.- gli occhi della ex-Grifondoro puntati sul corpo di Harry, lucidi, sul punto di scoppiare in un fragoroso pianto, l'ennesimo.

-Mangia questo.- e le porse un pezzo della sua solita cioccolata. La ragazza sorrise, ricordando il primo incontro con il professore sul treno per Hogwarts. Aveva solo tredici anni e viveva la vita con grande spensieratezza, nonostante ogni anno a scuola succedesse un qualcosa che metteva in pericolo la loro vita.

-Professore, novità?- Lupin la guardò triste, scuotendo il capo.

-Ascolta, Tonks sta visionando una serie di volumi proibiti al Ministero, all'interno dei quali era citato l'incantesimo sotto il quale era stato posto Harry. Troverà sicuramene qualcosa. Ora io la raggiungo, magari in due è più semplice. Tu stai qui, nessuno verrà a disturbarti. Chiederò ai medici di non far entrare nessuno quì fino al momento della tua uscita.-detto questo salutò il bambino sopravvissuto quasi come se potesse sentirlo e uscì.

Hermione si sedette sulla sedia vicino al letto. Prese tra le sue le mani di Harry e cominciò a parlargli.

-Amore, mi avevi promesso che non mi avresti abbandonato.- una lacrima le cominciò a solcare il viso, mentre lei cercò di ricacciarla dentro. Guardò il ragazzo e le sembrò sbattesse le palpebre. Ben presto si rese conto che la sua era solo un'allucinazione, provocata dalla sua voglia di vederlo riaprire gli occhi presto.

-Dobbiamo ancora fare tante cose insieme. Dobbiamo andare insieme a scegliere le fedi. Dobbiamo sposarci perché tu sei l'unico uomo della mia vita. Non lasciarmi sola un'altra volta, morirei senza di te. Non posso andare avanti altrimenti, ho bisogno di te ora più che mai. Sai, c'è una cosa che non ti ho detto. Mi dirai che sono stata una stupida, perché avresti dovuto saperlo, ma non volevo che se tu non ce l'avessi fatta avresti avuto il rimorso di non aver lasciato solo me.- Gli prese la mano e se la portò sulla pancia.

-Sono incinta. Non lo sa nessuno, perché volevo tu fossi il primo, neanche i miei genitori ancora o Ginny. Solo tu. E' una bambina. Sai, sarebbe fiera di suo padre. Che strano, vero? Io e te genitori. Chi l'avrebbe mai detto. Quando mi hai abbandonato tre anni fa ho sempre sognato che un giorno io e te costruissimo una famiglia. Tanti piccoli Potter per casa.- Hermione emise un sonoro sbuffo tra le lacrime.

-Sembra stupido che io ne stia parlando con te proprio adesso che hai perso i sensi. Ma ho la speranza, forse vana, che tu possa sentirmi lo stesso e svegliarti. Forse un giorno, se tu non dovessi più svegliarti, avrò il rimorso di non averti detto di tua figlia. Ma tu devi aprire quegli occhi, per favore. Sei forte, amore mio. Lo sei sempre stato, non mollare proprio ora. Ho bisogno di te, abbiamo bisogno di te.- e così, dopo innumerevoli altre lacrime, si addormentò con il viso sul bordo del letto, la mano ancora intrecciata alla sua.


-Hermione...Hermione, su svegliati, abbiamo qualcosa da dirti.- Ginny scosse piano la ragazza. Aprì gli occhi, strofinandoseli un pochino. Ricordò immediatamente dove si trovasse e quando realizzò, lo sconforto la invase nuovamente.

-Ditemi.-

-Abbiamo trovato un rimedio per salvare Harry.- la donna si alzò di scatto.

-Che dobbiamo aspettare?- le speranze cominciarono a rifiorire.

-Ascolta- intervenne Lupin nella discussione.- Tonks ha scoperto che esiste un'antichissima pozione.- a Hermione cominciarono a brillare gli occhi.

-Non è così facile come si possa pensare. Questa pozione viene preparata soltanto con delle erbe mediche particolari da alcune streghe di un'antica generazione che si trovano nei boschi della Groenlandia. Bisognerebbe recarsi lì.-

-Ci vado subito.-

-Hermione, ascolta. Non è facile così come sembra. Bisogna superare delle prove una volta lì.-

-Ce la farò. Non mi ha mai fermato nessuno e per Harry questo ed altro, darei la mia stessa vita.-Tutti i presenti nella stanza la guardarono preoccupati.

-Vorremmo accompagnarti.- disse Ginny.

-Non c'è bisogno. Rischiare per una cosa così. Me la cavo da sola.-si alzò dalla sedia dov'era seduta.

-No, sei stata male poco fa. Non ti lasciamo sola. Ti accompagneremo io e Ron, in caso dovessi avere un malore.- Hermione sorrise in direzione dell'amica.

-Ginny, ti avevo detto di stare tranquilla. Non sto male, anzi. Va bene, ve lo dico. Mi sono sentita così perché...beh, perché sono incinta.- un sorriso apparve sul volto di tutti che cominciarono a farle gli auguri. L'amica la strinse più forte che potè, quasi come per stritolarla.

-Ehi, così mi fai male.- e scoppiarono a ridere entrambe.

-Beh, con un piccolo o piccola?-

-Piccola.-

-Bene, con una piccola Potter in arrivo bisogna salvare il padre. Su, va' a casa, datti una sistemata, prendi quello che devi e ci vediamo qui tra due ore.-Hermione sorrise come non faceva da tempo. Ringraziò tutti e andò a casa, felice come non lo era da qualche giorno.

Ancora non sapeva, però, che ciò che la attendeva era il più grande sacrificio che potessero mai chiederle.





Ecco il nuovo capitolo. Avrei dovuto forse scrivere l'epilogo di questa storia, ma ho avuto questa idea in testa quindi svilupperò un altro paio di capitoli. Spero sia di vostro gradimento. Fatemi sapere se vi va cosa ne pensate. Grazie a tutti quelli che recensiscono e anche a chi legge e basta. A presto.


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Capitolo 13
*** Infinitus amor ***


Capitolo 12 Hermione impiegò davvero poco tempo a darsi una sistemata e a preparare lo stretto necessario da portar con sé. Non si sentiva affatto stanca, nonostante non avesse dormnito più di tre ore a notte in quei giorni sulla minuta sedia accanto al letto dell'uomo che amava, Harry Potter. Sarà stata, forse, la notizia di un barlume di speranza perché il bambino sopravvissuto aprisse gli occhi con la pozione trovata da Tonks da andare a recuperare in Groenlandia che le donava una nuova forza, una voglia tremenda di salvare il suo Harry. Si toccò, quasi sfiorandola, la sua pancia, all'interno della quale un minuscolo esserino cominciava ad avere vita, il frutto del loro amore.

"Tranquilla, piccola. Salveremo insieme il tuo papà." e sorrise, smaterializzandosi in poco tempo al San Mungo.

Dopo un veloce saluto ad Harry, ancora giacente senza aver dato alcun segno di vita, raggiunse Ginny e Ron.

"Siamo pronti" disse il rosso.

"Tu sei sicura di sentirti bene? Siamo ancora in tempo a decidere di andare solo io e Ron. Non vogliamo che tu o la piccola possiate correre un qualche pericolo" Ginny la guardò apprensiva.

"Anche perché Harry non me lo perdonerebbe mai e soprattutto mi ridurrebbe in minuscoli pezzetti" disse Ron, sbuffando, facendo ridere le due ragazze.

"Ragazzi, lo so che lo dite per me, ma se veramente dobbiamo dire la verità, è compito più mio che vostro salvarlo. Sto bene e vi ringrazio per la vostra scelta di volermi accompagnare e non lasciare sola, ma vi prego smettetela di trattarmi come una malata, perché sono solo incinta, non moribonda. E adesso sbrighiamoci, Harry ha già aspettato troppo." e si avviarono fuori, dove c'erano Lupin e Tonks ad attenderli, dopo aver predisposto il tutto per loro.


Il viaggio non iniziò nelle migliori condizioni. Poterono smaterializzarsi soltanto fino al confine magico della Bretagna e lì dovettero salire una carrozza per attraversare gli altri paesi. Come aveva detto loro Lupin, sarebbero presto giunti al villaggio delle Mille Meraviglie, muniti di numerose pozioni preparate da Tonks affinché fossero in grado di scampare a qualunque pericolo.
Dovettero sorvolare i cieli stranieri per ben dieci ore, rese infernali e ancora più lunghe dalla pioggia che aveva iniziato a battere insistentemente a Londra, alla quale presto si erano aggiunti fulmini e tuoni. Ogni tanto Ron sussultava, impaurito da qualche fulmine che colpiva la carrozza volante oltre le nuvole, facendo sorridere le due ragazze. Sembrava tutto tranquillo, anche loro tre che scherzavano, forse troppo tranquillo. La solita quiete prima della tempesta, pensò Hermione.

I tre non aprirono gli occhi fin quando non sentirono la carrozza cominciare a scendere. Si ritrovarono in un luogo incantevole, almeno all'apparenza. Erano all'interno di una foresta e lo scorrere dell'acqua di un fiumiciattolo lì vicino rompeva l'equilibrio magico che attraversava il luogo. Sembrava lì non avesse mai piovuto e qualcosa di quasi fiabesco circondava l'intero paesaggio. Hermione, Ron e Ginny si soffermarono molto nel guardarsi intorno, non riuscendo né a vedere qualcuno né a sentire nulla.

"Questo posto mi mette l'angoscia" disse il rosso, la spada già sguainata.

"No, Ron. Questo posto incanta e affascina ed è proprio questo il punto. Nei libri di magia antica, l'incanto serve a rendere debole l'avversario, quasi a stordirlo. E' per questo che dobbiamo tenere maggiormente gli occhi aperti, per evitare qualsiasi tipo di insidia." spiegò Hermione.

"Chi siete? Che volete?" sentendo delle voci, si voltarono. Un gruppo di otto streghe aveva le mani protese in avanti, a mo' di scudo, come a voler scagliare un qualche incantesimo contro i nuovi arrivati. I tre indietreggiarono per timore.

"Ascolti, siamo tre maghi. Veniamo da Londra. Abbiamo bisogno di un vostro aiuto." Hermione tentò di parlare con un tono calmo e pacato, quasi a volerle rassicurare del loro essere innocui, ma le streghe non abbassarono la guardia.

"Diteci cosa volete, all'istante." a parlare era la strega avanti a tutte le altre, che la affiancavano a cerchio. Indossava una veste rosa e aveva dei capelli lunghi azzurri, abbastanza vecchiotta d'età.

"Sappiamo che voi vi tramandate di generazione in generazione un'antica pozione che può aiutare l'uomo che amo a risvegliarsi e siamo venuti quì con l'intento di chiedervene quel po' che basti a fargli riaprire gli occhi." Forse fu la maniera in cui la strega espose la questione, forse il loro modo di vestire in tenuta Auror, fatto sta che le streghe non si mossero, ma cominciarono a sogghignare.

"Sono Milla" la strega dalla veste rosa avanzò di qualche passo. " Voi ci chiedete un qualcosa che noi non possiamo darvi, forse." e sorrise. Ron non fiutava nulla di buono nell'aria.

"So cosa nasconde quel sorriso. Abbiamo avuto a che fare con molti maghi e streghe nella nostra vita e sappiamo benissimo che ciò maschera una qualche vostra richiesta. Avanti, diteci cosa volete in cambio per quello che chiediamo." disse con fare aggressivo.

"No, No. Così non va bene. Dobbiamo calmare i toni. Sapete di cosa ci nutriamo noi?" i tre scossero il capo.

"Bene, allora è giusto che voi sappiate che noi viviamo e ci tramandiamo le cose di generazione in generazione perché viviamo d'amore. E' questo che vi chiediamo." Le rimanenti streghe annuirono.

"In che senso?" domandò Hermione, sorpresa dalla richiesta.

"Innanzitutto, Sarah." la strega dalla veste oro come i suoi capelli e gli occhi vivissimi azzurri si avvicinò.

"Sai cosa devi fare" e in un nano secondo schioccò le mani, smaterializzando lei e Ginny e Ron.

"Che avete fatto a loro?" chiese la ex-Grifondoro, spaventata e con fare aggressivo.

"Stai tranquilla, staranno bene. Noi viviamo d'amore, non possiamo fare male. Inoltre, se continui ad agitarti troppo, la tua bambina potrebbe soffrirne." Hermione mise istintivamente la mano sulla pancia. Un attimo. Come facevano quelle streghe a saperlo?

"Come sapete..."

"Che sei incinta? Beh, noi percepiamo l'amore. E' quello è frutto di un grande amore, quello tra lei e il signor Potter." la strega la guardò. La Grifoncina non stava capendo più niente. Sapevano anche di Harry.

"Voi eravate a conoscenza che sarei venuta. Come conoscete tutto di me e della mia famiglia?"

"Abbiamo una Veggente tra noi" e indicò una strega vestita di azzurro come il mare "E lei ci avverte quando qualche mago ci fa visita, così che noi possiamo prepararci." Hermione rimase basita dalle parole della strega, non sapeva più cosa dire. Si limitò solo a richiedere il motivo per cui era lì.

"Che cosa devo fare per quella pozione? Conoscete tutto di me, non c'è bisogno che vi dica altro. Per favore." gli occhi erano quasi supplici, ma le streghe sembravano non smuoversi.

"Ti abbiamo detto cosa vogliamo. Amore." la Grifoncina immediatamente ricollegò tutte le parole delle streghe. Ecco cosa significava, ecco cosa volevano. Volevano la sua bambina.

"Mai! Piuttosto combattere contro tutte voi!" urlò.

"Non servirebbe a nulla sconfiggerci, anzi. Sai benissimo che solo noi possiamo creare quella pozione, con un goccio del nostro antichissimo sangue. Questo è quello che ti chiediamo. La tua bambina in cambio di Harry Potter." Hermione li fissò con occhi sbarrati.

"Quanto tempo ho per decidere?" non le sarebbe bastata un'eternità per sacrificare uno dei due, ma solo così poteva prendere tempo e trovare una soluzione.

"A quanto pare non molto. Signorina, non possiamo attendere quì a lungo."

"E' assurdo!" la voce si fece forte e risuonò per l'intera valle. "Non potete chiedermi di scegliere fra loro due! Sono entrambi la mia vita Possibile che voi vi nutrite d'amore e non riuscite a comprendere questo?" serrò con forza i pugni e tutto intorno cominciò ad agitarsi, comprese le acque del fiumiciattolo che prima scorrevano lente. Hermione, non curante di tutto ciò, continuò.

"Non posso e non voglio uccidere uno dei due! Passerete prima sul mio cadavere e non otterrete lo stesso quello che mi state chiedendo." Milla le si avvicinò.

"Siamo noi gli artefici del nostro destino, non te l'hanno mai insegnato signorina Granger? Entro questa notte dovrai scegliere quale strada seguire, se quella di mamma o quella di donna accanto all'uomo che ami. Non siamo noi che abbiamo deciso questa cosa. La nostra generazione ha dato origine a tutto questo e noi non possiamo impedirlo. Questa è la più grande dimostrazione d'amore che potremmo chiederti e come tale ci deve essere data in cambio di ciò che chiedi. Potrai dimenarti, urlare, scagliare incantesimi e anche ucciderci. Ma ricorda bene che nulla di tutto ciò potrà darti quel che cerchi." E così doveva scegliere. E decise di fare quello che le sembrava più opportuno in quel momento.

"Sacrificare Harry o la nostra bambina significherebbe sacrificare la mia vita. Preferisco morire io piuttosto che loro." abbassò la bacchetta. Il sua sguardò si velò, copiose lacrime cominciarono ad attraversarle il viso che tenne basso mentre deideva di morire per loro, per la sua famiglia. Mai motio fu più valido, questo credette.

"Lasceresti il tuo uomo senza la sua donna e la tua bambina senza sua madre?"gli occhi di Milla la fissarono a lungo.

"Harry potrà rifarsi una vita e la mia bambina sarà cresciuta da lui che potrà dargli tutto l'amore di cui avrà bisogno."

"E che pensi del fatto che vivrà memore del tuo ricordo?"

"Meglio il mio ricordo che la sofferenza per la perdita di una figlia o una figlia senza padre morto per salvare altro maghi e streghe. Sì, perché Harry giace in quel letto anche per salvare voi e tutto quello che sapete fare è rendergli grazie togliendomi la vita."

"Ti abbiao chiesto di scegliere, non abbiamo deciso noi"

"Sciocchezze!" Hermione riprese ad urlare. "E' come se aveste scelto voi per me. E adesso forza, voglio sapere cosa mi attende! Avete poco tempo per darmi tutto quello di cui ho bisogno. Dopodiché andrà via per spendere i pochi giorni che mi rimangono con loro." una lacrima le scese prepotente sulla guancia, andando a finire sul prato sottostante la donna caduta ormai in ginocchio. Improvvisamente tutto intorno ebbe nuova vita. Le piante e i fiori crebbero, il cielo divenne più azzurro, il sole più luminoso.

Hermione si guardò intorno.

Harry, so che non avresti voluto tutto questo. Ma è per noi che lo faccio, per te e per la nostra bambina. Ti amo, fosse l'ultima volta che io possa pronunciare queste parole. La mia vita è nulla in confronto alla vostra. Vi starò accanto per sempre. Ti terrò sempre la mano, anche nei momenti più difficili. Ti amerò per sempre, vivendo del nostro ricordo. Sei la mia forza e la mia vita. Ora più che mai. E per vederti in vita, coraggioso e pieno di speranza come sempre, farei di tutto. Morire per te e per la nostra bambina. Abbi cura di lei.

Tutto intorno parve riempirsi di una nuova luce, di nuova vita.

Perché quel che provo per voi è un amore infinito. Forse non sono stata mai abbastanza brava a dimostrartelo. Ma potessi leggere in me, capiresti quanto ti ho amato in questa vita.

Le streghe parvero rinascere. I colori delle loro vesti si accesero, i loro volti sembrarono ringiovanirsi. Una strana e antica magia era stata innescata in quel luogo. Anche loro sembravano sorprese da ciò che stava accadendo tutt'intorno. Mai nessuno con il suo amore donato aveva fatto sì che accadesse tutto ciò. Mai nessuno aveva dimostrato di tenere agli altri più di se stesso. Mai nessuno aveva amato come Hermione Granger.

Forse non è abbastanza tutto ciò. Ma io sono consapevole di una cosa. Ho vissuto tre anni della mia vita senza di te, amore mio. Tu ce la farai senza di me.

Improvvisamente attorno riapparvero tutte le creature magiche scomparse nel tempo in quel luogo ormai freddo e vuoto d'amore. Con loro anche Sarah e Ginny e Ron. La rossa piangeva commossa, il fratello la teneva stretta, occhi azzurri velati. Dal corpo di Hermione una grande aura rosa fuoriuscì, lasciata invadere quel luogo. Accasciatasi a terra, senza forze, col pensiero rivolto ad Harry e una mano sulla sua pancia poco poco gonfia, si ritrovò in mano un'ampolla. La pozione che cercava.

Le streghe le si misero attorno in cerchio, evocando il grande e famoso Harry Potter. L'uomo per cui quella donna aveva dato la vita. Comparve di lì a poco a terra accanto a lei, giusto in tempo prima che Hermione perdesse i sensi. Con l'aiuto di Ron e Ginny versò il liquido azzurro nella gola, sperando si risvegliasse presto.

Ti amo, Harry.

Dopo tutto divenne nero. Fu come se qualcosa la stesse inghiottendo, allontanandola dalla vita. Ma non si accorse che qualcuno le tendeva la mano. E quel qualcuno era Harry, tornato a vivere, e quelle streghe che le erano sembrate tanto malefiche. Riaprì gli occhi dopo un po', credendo di essere ormai in un altro mondo. Ma ciò che vide fu ancora più bello del paradiso. In un posto incantato, creazione del suo amore, tutti cercavano di svegliarla ed Harry le era accanto, con una mano sulla sua pancia.

"Hermione! Hermione, apri gli occhi." la voce calda e dolce di Harry la destò.

"Che è successo? Perché sono ancora in vita? Tu sei vivo, la bambina anche. Non doveva essere così" Milla le si avvicinò. Le sorrise, come non aveva mai fatto dal momento in cui i tre avevano raggiunto quel posto.

"Mi dispiace, Hermione. Dovevamo tutte avere una prova del tuo amore per poterci fidare di te e sapere che questa pozione sarebbe stata utilizzata a buon fine. Non so cosa hai fatto, ma questo è veramente un miracolo. Mai nessuno è riuscito in millenni a fare ciò che hai fatto tu a questo posto. Il tuo è un grande amore, un infinito amore. Harry è fortunato ad avere accanto una donna come te. Per questo non puoi morire, perché è destino che le donne e gli uomini che amano vivano. Per questo prima ti ho detto che siamo noi a scrivere il nostro destino. Tu hai scelto di morire per loro e questo ha fatto sì che la magia decidesse che tu fossi accanto a loro. Non stupirti di questo, piccola. La magia può tutto e sa accettare quando l'amore è più forte." le sorrise ancora.

E mentre tutti loro si allontanavavo in direzione della loro carrozza per poter finalmente tornare a Londra, Hermione ancora pensava a cosa era successo lì, in quel luogo, e credette si fosse trattato tutto di un sogno. Ma non era stato così. L'amore era stato più forte e aveva vinto sul tempo, quando lei ed Harry erano stati separati; sul male, perché il bambino sopravvissuto era finito in quel letto ancora a causa di Voldemort; e su quella strana magia.

E allontanandosi, qualche piccola goccia di pioggia cadde dal cielo, come qualche lacrima dagli occhi di Hermione. Perché si sa, anche il cielo sa piangere di felicità.




Spero questo capitolo sia stato di vostro gradimento. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate, considerando che è l'ultimo di questa storia, perché il prossimo sarà il definitivo epilogo. Ringrazio tutti i lettori e tutti coloro che reensiscono e che mi hanno accompagnato per l'intera stesura di questa storia che mi sono portata dietro oltre un anno, dopo aver perso ad un certo punto l'ispirazione. Vi lascio per adesso. Alla prossima.

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