Papà, ho messo incinta Victoire

di fri rapace
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Papà, ho messo incinta Victoire ***
Capitolo 2: *** Pluffe e galline ***



Capitolo 1
*** Papà, ho messo incinta Victoire ***


Papà, ho messo incinta Victoire Teddy guardò spaurito il padre.
“Papà, ho messo incinta Victoire,” mugolò con un groppo in gola.
Aveva provato a confessare quel guaio prima alla mamma, perché lei, quando si arrabbiava, faceva molta meno paura di lui. Ma le cose non erano andate come aveva sperato: era uscita del tutto di testa invece di correre a dirlo a papà, evitandogli così quello spaventoso faccia a faccia.
Dopo dieci minuti si era stufato di aspettare che la piantasse di singhiozzare con la faccia schiacciata sul tavolo della cucina e, raccolto tutto il suo coraggio, era andato a cercarlo lui.
Una volta rintracciatolo sul divano del soggiorno, aveva esordito dicendo che la mamma era impazzita e che per evitargli la stessa imbarazzante sorte gli avrebbe riferito del guaio con tutto il tatto possibile.
“Ho messo incinta Victoire,” ripeté, convinto di averne usato anche troppo, di tatto, visto che suo padre non solo non era diventato matto, ma pareva calmissimo.
“Ti avevo sentito anche la prima volta, Teddy,” gli disse infine papà, mordicchiandosi l’interno delle guance. “Ti spiacerebbe spiegarmi come è successo?”
Teddy si sentì cascare le braccia. Dopotutto, forse era impazzito anche lui, era solo molto più bravo della mamma a nasconderlo.
“Perché? Tu lo sai già come funziona! Insomma… hai fatto me, no?”
Il papà non si scompose minimamente, limitandosi ad annuire adagio.
“Ho fondati motivi per ritenere che io e la mamma ti abbiamo concepito in una maniera un po’… diversa.”
Teddy aggrottò la fronte, dubbioso.
“Fidati,” aggiunse papà, spronandolo a confidarsi.
Così, alla fine, si arrese. Se non altro per sbloccare quella situazione tanto surreale.
“Ok, papà. Come vuoi tu,” disse contrito. “Io… ho come… ecco… hobaciatovictoiresullabocca!” arrossì violentemente, fissandosi i piedi.
“Ehm… Potresti, per favore, dirlo più lentamente?”
Teddy tirò un sospirone.
“Ho-baciato-Victoire-sulla-bocca!”
Sentì la mano calda del papà posarsi sulla sua spalla.
“Va tutto bene,” gli mormorò dolcemente. “Ora vado dalla mamma e la faccio smettere di ridere prima che si soffochi, così poi ne parliamo un po’ tutti assieme.”
“Della mia punizione?” miagolò tremante.
Il papà fece la sua faccia da professore, quella che metteva su quando voleva insegnargli qualcosa.
“Di come nascono i bambini, Teddy.”
“Ma papà! Ormai è troppo tardi!” sbottò esasperato. “Ho nove anni suonati e il danno l’ho già fatto!”





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Capitolo 2
*** Pluffe e galline ***


Pluffe e galline “Allora, Teddy…” iniziò il papà, facendolo accomodare al tavolo della cucina. Dovevano parlare di come i suoi genitori credevano che nascessero i bambini e Teddy, seppur poco convinto, aveva accettato di ascoltarli.
La mamma, che finalmente aveva smesso di ridere a sproposito, iniziò ad agitarsi tutta:
“Oh! Oh! Posso iniziare io?” esclamò, sventolando le braccia.
“Dora…”
“Non rido più. Promesso.”
Il papà valutò la sua proposta per un lungo istante, prima di annuire:
“Vacci piano, però, va bene?”
Teddy sospirò con impazienza: quante storie per spiegargli una cosa che, ci scommetteva, si sarebbe rivelata come una grandissima cavolata. Tutte le cose che i grandi sembravano ritenere Molto Importanti o addirittura Decisive - tipo lavarsi la faccia tutte le mattine o tenere in ordine la propria cameretta - finivano con l’essere più inutili che altro.
La mamma aggrottò la fronte, osservando di sbieco il papà.
“Piano quanto?” indagò cauta. “Non pretenderai di certo che tiri in ballo api e fiori, vero?”
“No, non così piano,” concordò papà.
Lei si rilassò contro lo schienale della sedia.
“Ok… Teddy, hai presente le tue belle Pluffette?”
Il bambino sbuffò: come al solito, ci aveva visto giusto. Voleva tanto bene a mamma e papà, ma erano così prevedibili!
“Sì, certo,” rispose, cercando di non apparire troppo annoiato.
“Beh, servono solo a riempirti le mutandine.”
“Sì, lo so. Così si capisce che sono un maschio.”
La mamma annuì solennemente, con l’aria di chi stava per fare una grande rivelazione.
“Esatto, perché sono fuori servizio. Ma non sarà sempre così.”
Teddy si rivolse al papà, senza nascondere un certo scetticismo:
“Cioè… un giorno le mie Pluffe si accenderanno?” Forse non era una cavolata totale, rifletté. I bambini grandi, a scuola, grugnivano spesso che quel professore o quell’altro le aveva fatte loro girare. Aveva sempre creduto che fosse una parolaccia metaforica, ma ora non ne era più tanto convinto. “E… sarà doloroso?” aggiunse un po’ allarmato.
Il papà lo rassicurò con un sorriso:
“Non ti preoccupare, è un processo del tutto indolore.”
“Oh. Quindi quando saranno accese mi serviranno a qualcosa? Perché girare quando un insegnante mi sgrida o punisce non mi sembra molto utile.”
Per un attimo gli sembrò che la mamma fosse di nuovo sul punto di scoppiare a ridere, ma sgonfiò le guance senza emettere un suono e il papà sembrò molto orgoglioso del fatto che si fosse trattenuta.
Teddy si limitò a registrare il loro scambio di sguardi senza capirci nulla.
“Tutto quello che abbiamo serve a qualcosa di importante, Teddy. La natura non ci aggiunge parti anatomiche a casaccio perché le sono avanzati dei pezzi e non sa cosa farsene.”
Gli parve ragionevole come spiegazione, ma…
“Ok. È molto interessante. Davvero. Ma ora possiamo tornare a parlare di come nascono i bambini, per favore? È un po’ imbarazzante questa riunione sulle mie Pluffe…”
La mamma allargò le braccia con enfasi.
“Ma loro sono le coprotagoniste della nostra storia! È lì dentro che abitano i semini che i papà mettono nella pancia delle mamme.”
“Oh…” fece Teddy, poco convinto. “Papà?”
“La mamma dice la verità.”
“Oh.”
“Sì,” proseguì papà, con tutta l’aria di stare scegliendo con cura le parole giuste da usare, scartando quelle troppo complicate. “I papà hanno questi semi, mentre alle mamme, una volta al mese, nascono delle uova nella pancia e quando semi e uova si incontrano…”
Teddy lo interruppe, deluso. Era inutile proseguire oltre il discorso.
“Sì, ho capito, papà. In pratica la mamma è una specie di gallina. E io lo so già come funzionano le galline: zia Molly ne ha un sacco, di quelle.”

***

“Dai, fai finta di non vederle. Sai che le femmine a volte sono un po’ matte. Credo che sia per via delle uova che hanno nella pancia,” disse Teddy in tono professionale.
Harry annuì tremebondo, senza però smettere di lanciare sguardi supplichevoli verso la cucina, dove la mamma e Ginny non facevano altro che darsi di gomito prese da una ridarella da sciocchine.
Teddy capiva che il suo padrino si sentiva un po’ preso alla sprovvista.
Quella sera, quando aveva annunciato di avere messo incinta Ginny, non poteva prevedere che Teddy capisse tutto al volo: Harry non aveva una mamma e un papà, quindi non sapeva che per fare un bambino non era sufficiente baciare Ginny sulla bocca.
“Harry, io ci sono già passato con Victoire,” lo confortò con doloroso contegno. “Ma partiamo dall’inizio: hai presente le tue belle Pluffette?”




Ecco aggiunta la spiegazione di come nascono i bambini ^^
Oh, mi sono presa una piccola licenza poetica: quando Teddy aveva nove anni James Sirius era già nato (credo abbiano sette anni di differenza. Credo), ma mi serviva Harry. Perché Teddy che gli spiega come nascono i bambini era un'idea troppo gustosa per rinunciarci XD!



Prima classificata: 'Papà, ho messo incinta Victoire', di fri rapace.
Grammatica: 14,5/15
Sintassi:10/10
Stile:15/15
Originalità: 10/10
Parere personale: 5/5
Risate: 9,5/10
Totale: 64/65
Come vedi, sono tutti voti molto alti, perché in generale la tua storia mi è piaciuta molto, mi ha fatto ridere e l' Originalità era al massimo. Per la Grammatica, invece, ho trovato un solo errore, ripetuto più volte. Nella frase:'“Ho messo incinta Victoire,” ripeté', e in alcune delle seguenti, la virgola andrebbe messa dopo le virgolette di chiusura del discorso. Mi sembrava ingiusto toglierti di più comunque.
Insomma... per i giudizi buoni non c' è bisogno di molte spiegazioni, a meno che tu non voglia qualche centinaio di righe piene di altri 'la tua storia mi è piaciuta molto', o 'mi ha fatto molto ridere', cose che ho già scritto all' inizio.
Quindi... Complimenti! Se comunque hai qualche dubbio -mi sembrerebbe un po' strano, ma con me non si sa mai...-, sono qui.

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