Fratelli

di anonima K Fowl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Scomparsi! ***
Capitolo 2: *** Dov'è Polledro quando serve?! ***
Capitolo 3: *** Il messaggio ***
Capitolo 4: *** Riflessioni intelligenti... ***
Capitolo 5: *** Come procedere ***
Capitolo 6: *** In viaggio\Considerazioni ***
Capitolo 7: *** Alla sede della Libera Eroica Polizia ***
Capitolo 8: *** Gem Koboi ***
Capitolo 9: *** Una telefonata ***
Capitolo 10: *** Trappola? ***
Capitolo 11: *** James street ***
Capitolo 12: *** Ecco il messaggio... ***
Capitolo 13: *** Siamo messi male, molto male ***
Capitolo 14: *** Ormai siamo dentro e più non si esce! ***
Capitolo 15: *** Botola d'argento ***
Capitolo 16: *** Ti stavo aspettando ***
Capitolo 17: *** Gioco ***



Capitolo 1
*** Scomparsi! ***


Capitolo 1 – Scomparsi!
 
Era una mattina normale per Artemis Fowl.
Si era svegliato alle 7.30 esatte e dopo aver indossato mocassini neri, pantaloni neri, camicia azzurra e cravatta era sceso nella grande ed elegante sala di Casa Fowl.
La fedele guardia del corpo, Leale, gli aveva preparato un’ottima colazione e il ragazzo aveva letto un grosso e antico tomo in attesa che i fratellini si svegliassero.
 
Tutte le Domeniche, infatti, Artemis era solito a tenere loro una piccola lezione su come comportarsi in diverse situazioni.
Ricordava perfettamente quando, pochi mesi prima, aveva chiesto ai fratelli cosa avrebbero fatto se in un bar a Montmartre avessero dovuto attirare l’attenzione di un cameriere. Il piccolo Beckett, infatti, aveva risposto che in tale occasione avrebbe chiesto a Leale di “bumpare” la testa al cameriere.
 
Sorrise, un sorriso simile a un ghigno, a tale ricordo.
Passò del tempo ma i piccoli ancora non davano segno d’esser svegli e Artemis si innervosiva sempre di più.
Una reazione sciocca data dal nervosismo, pensò. Solitamente, i due bambini si svegliavano prima…
In quel momento, Leale lo risvegliò dai suoi pensieri.
 - Vado in camera dei gemelli a controllare, Artemis. So che non dovrebbe esserci niente di cui preoccuparsi, ma il mio sesto senso mi dice che c’è qualcosa che non va.

Artemis sperò che per una volta il sesto senso della propria guardia del corpo si sbagliasse e attese.
Non passò molto che Leale tornò di corsa.

 - Beckett e Myles non sono nei loro letti!

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Capitolo 2
*** Dov'è Polledro quando serve?! ***


Capitolo 2 – Dov’ è Polledro quando serve?!
 
Con l’aiuto delle molte telecamere e della conoscenza di Artemis e Leale di Casa Fowl non ci volle molto perché i due si accorsero che i gemelli erano letteralmente scomparsi.
Non scomparsi, si corresse il ragazzo, solo non presenti all’interno del perimetro della proprietà dei Fowl.
- Cosa facciamo, Artemis?
- Chiamiamo Spinella. Abbiamo bisogno della tecnologia del Popolo.
Prese la ricetrasmittente che Spinella gli aveva dato dopo al loro secondo scontro con Opal, dopo che Artemis aveva recuperato i propri ricordi in precedenza smarriti per via dello spazzamente di Polledro.
- ….Pronto, Artemis?
- Spinella! Ci serve il tuo aiuto. Beckett e Myles sono scomparsi!
- I tuoi fratelli? Ma com’è possibile? Casa Fowl non ha delle telecamere? Guardate le registrazioni!
- Nei video i due gemelli spariscono. Un secondo prima sono nei loro letti e in quello dopo non c’è nessuno.
- D’Arvit! Deve essere opera di qualcuno del popolo.
- Stranamente, Spinella, ci avevo già pensato.
Leale li interruppe.
- Mentre voi parlate il tempo passa! Fate in fretta.
Mentre parlava ricaricava la Sig Sauer, come era solito fare nei momenti di tensione.
Spinella gli diede ragione.
- Arrivo e apro un contatto con Polledro.
 
Polledro però al momento non rispondeva ad alcuna chiamata.
Il lavoro alla LEP era sempre meno e gli spiritelli prendevano sempre più l’abitudine di fargli “umoristiche battutine”, tanto che aveva deciso di prendersi un giorno di pausa da passare con Cavallina.
 
Il centauro non rispondeva. Spinella sbuffò.
- Chissà dov’è Polledro quando serve!

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Capitolo 3
*** Il messaggio ***


Capitolo 3 – Il messaggio
 
Artemis Fowl II non riusciva a pensare.
Non gli era mai successo prima d’ora.
Poi ricordò un’altra circostanza in cui si era sentito così.
Quando io e Spinella siamo stati inseguiti da un branco di troll facevo fatica riflettere, rammentò, ma era una situazione ben diversa…
Sospirò, da solo in camera dei gemelli, e lasciò vagare lo sguardo per la stanza.
Alle pareti, foto dei due bambini da più piccoli.
Le lampade spente.
I due lettini di legno scuro con le coperte azzurre poggiavano su un tappeto lussuoso bianco e celeste.
Le finestre con le tende bianche di seta, dalle quali trapelava una luce tenue ma soffusa.
E poi gli scaffali. Pieni di giocattoli quelli di Beckett; di libri e piccoli esperimenti quelli di Myles.
Artemis corrugò la fronte.
C’era qualcosa che mancava… un dettaglio di cui prima non si era accorto…
Ovviamente! Il pupazzo di Myles, Professor Primate, non si trovava al suo posto al centro della mensola più in basso, realizzò Artemis.
Quasi automaticamente, di riflesso, si avvicinò e cominciò a cercare il peluche preferito del fratello.
Proprio quando cominciava a credere che non si trovasse più dentro a Casa Fowl, proprio come i suoi fratelli, lo scorse.
Era appena visibile dietro a una piccola costruzione di LEGO.
Allungò la mano verso la scimmia.
Quando la prese, si accorse subito del foglietto di carta ripiegato più volte in malo modo che la sua coda legava.
Eccitato (nessuno che lo avesse visto avrebbe mai detto che il pallido ragazzo serio fosse emozionato…) sciolse il nodo della coda e aprì il foglietto.
Dentro c’era una scritta della calligrafia di Myles.
 
Artemis vieni quello con le orechie a punta vuole portare me e beket via.
Dice che ci porterà sototerra e si vendichera

 
Corse –o meglio camminò veloce, non era molto bravo in queste cose – in sala da Leale con il foglio in mano, le dita lunghe da pianista stringevano forte la carta.
Quando vi giunse, scoprì che Spinella era arrivata.

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Capitolo 4
*** Riflessioni intelligenti... ***


Dedico il capitolo a Prue786 che ha recensito tutti i capitoli di questa storia, grazie!


Capitolo 4 – Riflessioni intelligenti… 

 - Spinella! È bello rivederti. Comunque, pensavo avresti impiegato più tempo ad arrivare.
 - Ho avuto fortuna: c’era una vampa in arrivo e non ho dovuto aspettare.
Ma adesso aggiornami; senza tralasciare alcun dettaglio, per una volta.
 - Ti ho già spiegato la situazione. Ora, però,
   abbiamo anche un indizio.
Artemis Fowl mostrò il messaggio a Leale e a Spinella.
Quest’ultima non sembrava affatto sollevata.
 - Non ci dà alcuna informazione importante su come rintracciarli.
 - Non su come rintracciarli, è vero, ma intanto è un inizio.

Ci informa che il “rapitore”, chiamiamolo così, è qualcuno che vuole vendicarsi. Ci sono quindi l’85% delle probabilità che sia qualcuno che già conosco.
Il restante della possibilità è che sia comunque una persona vicina a qualcuno che conosco, in quanto la voglia vendicare.
Inoltre, ci informa che la situazione che si è creata è per via di un sequestro di persona, anche se questo già potevamo immaginarlo.
Spinella lo guardò irritata. Odiava quando Artemis parlava come se le persone che gli stavano davanti non fossero in grado di capire, in particolare quando fra queste vi era lei.
Leale fece un’osservazione.
 - È possibile che la faccenda sia collegata in qualche modo a Opal Koboi?
Spinella imprecò tra sé. Se c’era Opal sotto, le cose si sarebbero potute mettere male in fretta.
 - C’è questa possibilità, sì.
Artemis annuì.
 - Ma non sono comunque da escluderne altre…

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Capitolo 5
*** Come procedere ***


Capitolo 5 – Come procedere
 

 - Polledro, sei in ascolto?
Artemis non attese di ricevere una risposta: era certo che il peloso centauro lo stesse ascoltando.
 - Accertati che Opal - entrambe le Opal, sia quella del presente che quella del passato – si trovino nella propria cella. Se si dovessero trovare al loro posto, allora effettua delle ricerche su eventuali amici o parenti della folletta.
Questo sarà il punto di partenza, dato che Opal è la più pericolosa fra i sospetti di chi potrebbe aver rapito i gemelli.
 Spinella tossicchiò.
 - In verità, Artemis… Ho provato a chiamare Polledro, ma non risponde.
 - Strano.
Inarcò un sopracciglio, vagamente divertito.
 - Potevi dirmelo prima che parlassi all’aria.
Hai qualche contatto utile?
Spinella rifletté velocemente.
 - Potrei chiamare Vinyàya, ma dubito che ci aiuterebbe.
Anche se sei un amico del Popolo, da quando Vinyàya è diventata comandante ha molte più responsabilità e non ha tempo per prestare attenzione a faccende che non riguardino direttamente la sicurezza degli abitanti di Cantuccio e Atlantide.
Leale era impaziente di riportare Beckett e Myles a Casa Fowl.
Preferibilmente, prima che Angeline e Artemis Fowl senior tornassero dal loro viaggio a Parigi fra pochi giorni.
 - Allora dovremo andare di persona ad accertarci che la nostra "cara amica" Koboi sia al proprio posto; ma smettiamola di stare fermi a conversare.
Leale era già pronto ad entrare in azione, ma Artemis sospirò, sconfortato.
 - Ci vorrà molto più tempo.
Sarebbe più facile se potessimo andare direttamente ai computer alla LEP di Polledro, dove sarò io a cercare le informazioni di cui abbiamo bisogno.
I suoi occhi, azzurro ghiaccio e marrone caldo, si rivolsero verso Spinella.
 
Nello stesso momento, ma in tutt’altro luogo, un bambino provava a rassicurare il fratello.
 - Verrà Artemis sempli-ciotto e ci porterà a casa, dove io farò sperimenti e giocheremo insieme.
Myles pronunciò sicuro quelle parole.
Beckett annuì in modo incerto, gli occhi rossi a causa di un pianto recente.

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Capitolo 6
*** In viaggio\Considerazioni ***


Capitolo 6 – In viaggio / Considerazioni
 
Dedico il capitolo a Holly97 che apprezza la mia storia e ne sta scrivendo una su Artemis fantastica!!
Ma soprattutto perché è fan della coppia Arty\Spinella ;)

 
 
 
I tre avevano appena preso posto nella navetta.
Leale, accucciato e in ginocchio, cercava di valutare i rischi che quella missione avrebbe potuto portare al suo protetto.
Diversamente dal suo solito si deconcentrò, pensando…
Artemis per lui non era più solo un principale, lo sapeva bene.
Era come un fratello più piccolo ma molto intelligente; e un amico, anche.
Chissà cosa avrebbe detto di lui Madame Ko. Di certo non avrebbe gradito, ammise a sé stesso.
 
Spinella si concentrava sulla guida del mezzo, ma non poteva non pensare al fatto che Artemis si trovava lì accanto. Era così strano: non si vedevano da poco ma c’era davvero silenzio e non sapeva cosa dirgli (ammesso che dovesse dire qualcosa).
Chissà se sarebbe successo qualcosa, qualcosa… …fra loro…
Trattenne a stento che un vago rossore la salisse sulle guance, e sperò che nessuno la notasse.
Ma cosa sto pensando?!
Cosa dovrebbe accadere, poi?

Nulla. Assolutamente nulla.
Siamo semplicemente amici, se così posso definire un fangosetto che mi ha rapita non molti anni fa.

No, non è vero. Artemis è un amico, non un fangoso qualsiasi. Ma non più che un amico.
 
Artemis si sentiva a disagio.
Non aveva mai provato quella alquanto singolare sensazione, a parte alcuni mesi fa alla presenza di Spinella.
La guardò, solo un attimo.
È impossibile che in una simile situazione non dedichi ai miei fratelli tutta la mia attenzione. È un atteggiamento alquanto insensato, riconobbe.
La pubertà sta cercando di deconcentrarmi.
Sorrise di un sorriso da vampiro, fra sé.
Vedremo chi l’avrà vinta. Artemis Fowl II non ammette ostacoli.
In quel momento, finalmente, il suo pensiero si rivolse completamente ai fratelli ed al risolversi della faccenda, che prometteva di rivelarsi ardua; anche se, in fondo, lui assieme Leale e a Spinella (e magari anche all’occasionale aiuto di Bombarda) aveva saputo superare sfide ben più complicate.
Chiuse gli occhi e si massaggiò le tempie con la punta delle dita, concentrandosi.

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Capitolo 7
*** Alla sede della Libera Eroica Polizia ***


Capitolo 7 – Alla sede della Libera Eroica Polizia
 
Finalmente, si trovavano davanti agli schermi della LEP.
Artemis riuscì, senza troppe difficoltà, a superare i sistemi di sicurezza inventati da Polledro e a trovare la password (astutequino) per entrare nel sistema.
Cercò rapidamente le informazioni che gli servivano.
Scoprì così che Opal era ancora in cella (e arrabbiata: stando all’agente che la tiene sotto controllo non fa che urlare). Anche quella del passato.
Cercò un po’ tra i detenuti ma non ne riconobbe nessuno.
Intanto, Leale e Spinella osservavano in modo alternato lui e lo schermo, cercando di capire se Artemis stesse trovando qualche dato interessante.
Passò un po’ di tempo.
Leale sbuffò, spazientito.
- Allora, Artemis? Hai trovato qualcosa?
- Non è necessario che tu mi metta fretta. E sì, credo di aver “trovato qualcosa”.
Sentite qua:
- “Opal Koboi:


I parenti più stretti della pericolosa folletta Opal Koboi sono tre: Selvaggio Koboi, il padre, che possiede un’azienda ormai in bancarotta; Crystal, la madre, che morì 20 anni fa
” eccetera eccetera...
Ah, ecco: “e il fratello Gem Koboi, lavorava presso la sorella Opal all’azienda di elettronica. Attualmente abita in superficie in Irlanda grazie ad un permesso regolare” …e via di seguito con informazioni che non ci sono di alcuna utilità.
 
Artemis si voltò verso gli altri due, trionfante.
Spinella, sorpresa, gli disse:
-Non sapevo che Opal avesse un fratello.”
-Nemmeno io- replicò Artemis, poi ghignò: -Ha proprio un bel nome.
Spinella ribatté, ironica: -Perché Artemis è un nome bellissimo.
Il ragazzo si sentì in dovere di spiegare, offeso:
- Artemis è un ottimo nome e inoltre “cacciatore” è decisamente meglio di “gemma”.
Spinella si arrese all’evidenza : -E va bene, è migliore il tuo nome.
- Lieto che tu lo abbia ammesso.
Leale, divertito, chiese:
- Avete finito voi due? Ora potremmo sbrigarci?

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Capitolo 8
*** Gem Koboi ***


Capitolo 8 – Gem Koboi
 

Fin da piccolo Gem Koboi non era ritenuto in grande considerazione.
Suo padre lo riteneva semplicemente come l’erede dell’azienda Koboi&Co e per questo lo istruiva nel campo dell’elettronica e dell’industria.
Ma al giovane non interessava ereditare l’azienda e non si dimostrò mai particolarmente dotato nel lavoro che volevano svolgesse.
Anzi, Gem Koboi non era affatto abile in quel campo e niente in lui prometteva di poter essere all’altezza del compito che lo attendeva in futuro.
Pigro, svogliato e amante del lusso e dello sfarzo.
Quando sua sorella, Opal, alla giovanissima età di dieci anni diede prova della sua precocità e della sua grande intelligenza qualcosa cambiò in Gem.
Quando prima tutti gli prestavano attenzioni particolari ora a nessuno sembrava interessare minimamente.
I genitori parlavano agli amici solo della figlia di cui erano orgogliosi e dei suoi progressi.
Gem Koboi, che era stato messo da parte, scartato, giurò che un giorno si sarebbe vendicato.
 
Gli anni passarono e Opal Koboi si laureò con il massimo dei voti, lasciò la propria famiglia e la propria casa e creò i laboratori LabKob che subito riscosse successo e mandò in bancarotta la vecchia Koboi&Co diretta da Selvaggio.
Il padre della folletta era caduto in disgrazia ma a Opal non importò perché il padre le aveva sempre consigliato di smettere di studiare e di dedicarsi ad attività più adeguate a una ragazza di quell’età e lei ora lo avrebbe punito abbandonandolo al suo destino di povertà.
E Gem Koboi fece lo stesso, indifferente alle situazioni del padre e concentrato solo sulla propria vendetta personale.
Grazie a qualche lavoretto criminale aveva ricavato una piccola fortuna e stava lavorando al suo piano quando scoprì che un tale di nome Artemis Fowl, un miserabile fangoso, aveva fatto in modo che Opal fosse messa in una cella a stretta sorveglianza.
Quel giorno Gem urlò di rabbia alla scoperta che non avrebbe potuto prendersi la propria rivincita sulla sorella, lo scopo che aveva perseguito in tanti anni.
Aveva così deciso che Artemis Fowl l’avrebbe pagata cara. E aveva iniziato a progettare una nuova vendetta.
 
- Tutto precede esattamente come aveva previsto, signore.
- Ottimo. Attua la seconda parte del piano.
- Subito, signore.
Gem Koboi osservò il proprio complice allontanarsi rigirando un calice d’oro nella mano e ghignò, soddisfatto.
Adorava fare le cose in grande stile e certo la sua vendetta sarebbe stata lenta e soprattutto molto teatrale.
Il suo sorriso si allungò.

 
 
 
 
 
Vorrei ringraziare tutti coloro che seguono e recensiscono la mia fan fiction e anche specificare che dal prossimo capitolo si ritornerà a parlare di Arty, Spinella e Leale.
 
Anonima K Fowl

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Capitolo 9
*** Una telefonata ***


Capitolo 9 – Una telefonata

 
Tornati alla navetta, Spinella controllò la prossima vampa del pozzo E31.
 - Manca ancora mezz'ora, poi potremo partire.
Artemis, afflitto, non seppe cosa rispondere.
Provò:
 - Se andiamo a un altro pozzo…
L’elfa scosse la testa.
 - Sono tutti abbastanza lontani e le vampe arriveranno almeno tra 40 minuti in quelli più vicini.
Leale, per risollevare il morale del ragazzo, disse:
 - Forza, facciamo un riassunto della situazione. Cosa abbiamo? E cosa sappiamo?
Artemis rispose prontamente:
 - Sappiamo che molto probabilmente…
Fece un rapido calcolo.
 - Molto probabilmente, al 90% circa delle possibilità, Gem Koboi ha rapito i miei fratelli.
Spinella si introdusse nel discorso:
 - Anche se non sappiamo il perché…
 - E abbiamo una navetta e gli occhiali per rendere visibile la schermatura del popolo.
Leale aggiunse:
 - Io ho 14 colpi con la Sig Sauer.
 - E io ho la Neutrino.
D’improvviso, lo squillo di un telefono interruppe il discorso.
 - Io ho il mio cellulare – concluse Artemis e prese il telefonino dalla tasca.
 - Strano che anche qui, sottoterra, ci sia campo.
Rispose alla chiamata:
 - Pronto?
 - Sei Artemis Fowl, vero?
Il ragazzo si raddrizzò di scatto.
Non riconosceva la voce. Una voce bassa, ovviamente appartenente a un uomo.
O magari a un elfo, o a un folletto…
 - In persona. Artemis Fowl II. E lei chi sarebbe?
Dall’altro capo della linea provenne il suono di una risata.
 - Non intendo dirtelo, ma credo tu conosca già il nome del mio capo. Lui è certo che tu abbia già fatto una ricerca e abbia tratto delle conclusioni.
Ad ogni modo, abbiamo ciò che cerchi.
I miei fratelli!
La mente di Artemis lavorava in modo frenetico.
 - Suppongo vogliate un qualche riscatto in cambio della loro restituzione.
Spinella, col suo udito fine da elfo, aveva ascoltato tutta la conversazione e guardava l’amico, preoccupata.
Leale, invece, solo in quel momento si rese conto della gravità del momento.
Si trattenne dallo strappare ad Artemis il telefonino dalle mani e scambiò un’occhiata carica di tensione con Spinella.
Un’altra risata dall’altro capo della linea.
Artemis strinse la mano sul cellulare e irritato interruppe l’ilarità dell’interlocutore.
 - Potrei fare altre ipotesi su cosa vogliate da me o dai miei fratelli o da chiunque altro ma credo che lei abbia chiamato apposta per parlarmene. Non è così?
Dall’altro capo della linea, provenne un seccato:
- Esattamente.
 
Spinella ascolto sempre con maggior turbamento il discorso.
Le cose non andavano affatto bene.
Il suo sesto senso le urlava che stavano cadendo in una qualche trappola, come puzzovermi nella tela di un ragno.
 - Il mio capo vuole che tu sappia che delle indicazioni su come trovarlo ti aspettano a Dublino, a James street.
La sensazione che aveva Spinella divenne ancora maggiore.
Ascoltò Arty dire:
 - E come mai mi state fornendo queste informazioni?
 - Non è necessario che tu lo sappia.
La conversazione venne interrotta bruscamente.
L’elfa rimase per un po’ ad ascoltare i “bip” del telefono.
Poi Artemis chiuse la telefonata e si volse a guardarla.
Aveva un’espressione impenetrabile ma la fronte corrugata tradiva il fatto che era molto teso.
Continuarono a guardarsi, poi il ragazzo mormorò:
 - Allora, si va a James street?

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Capitolo 10
*** Trappola? ***


Capitolo 10 - Trappola?

- Non starai parlando sul serio, Artemis.
   È evidente che è una trappola!
 - Lo so.
Spinella lottò con un improvviso nodo alla gola.
 - È il modo più veloce per rintracciare Beckett e Myles.
 - Allora… Allora… Aspettiamo almeno di avere un contatto sicuro con Polledro e magari anche una squadra LepRecupero.
Spinella frugò nella tasca in cerca del dispositivo per contattare la LEP.
Artemis le si avvicinò e le afferrò il braccio, delicatamente, ma con una presa salda.
 - Non ci aiuterà nessuno, Spinella.
L’elfa rimase sconvolta da questa affermazione e si chiese perché fosse così in ansia.
Intercettò un’occhiata del pallido ragazzo e fissò i suoi occhi blu e marrone.
 - Perché?! – chiese esasperata.
 - Perché nella telefonata non c’è nulla che provi che sia uno del popolo ad aver rapito i miei fratelli, o anche solo che siano effettivamente stati rapiti.
Spinella lo guardò senza capire.
 - Se anche chiamiamo la LEP, abbiamo bisogno di provare la situazione in cui ci troviamo in modo concreto. Si potrebbe ricostruire la conversazione appena avuta con il Retimmagine, o con qualche altra invenzione di Polledro, ma chi mi ha telefonato ha fatto attenzione a non lasciarsi sfuggire alcun dato particolarmente utile. Ad esempio, non ha mai detto la parola “fratelli”; ha detto “abbiamo ciò che cerchi”. Non ha nemmeno parlato del Popolo, o di qualcosa che lo riguardi.
L’elfa lo guardò a bocca aperta.
Certo, ha ragione! Come ho fatto a non accorgermene? Non devo perdera la concentrazione in momenti come questo. Le venne in mente Juliet, chissà perchè.
- Quando la mafia russa mi aveva inviato il video di mio padre - Artemis si fermò un attimo prima di proseguire: - era stato possibile rintracciarlo e non credo che questa telefonata potrebbe mai esserlo. Potremmo farlo notare alla LEP ma non è abbastanza come prova che il Popolo sia effettivamente coinvolto.
Spinella fece un respiro profondo e ritrovò la calma.
 - Ho capito.
Si divincolò dalla stretta di Artemis.
 - Quindi vogliamo andare a Dublino?
Il ragazzo annuì.
Entrambi guardarono Leale.
Era evidente che il suo istinto di guardia del corpo di Artemis stava lottando con l’importanza di recuperare i gemelli Fowl.
Seccato, l’omone disse:
 - E va bene. Prima però passiamo una notte a casa Fowl. E quando andremo a James street voglio che tu, Artemis, mi stia sempre vicino.
 - Non sono un infante. Non c’è bisogno che ti stia attaccato. – gli rispose il ragazzo con un tono di sdegno, palesemente irritato.
Spinella ridacchiò.

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Capitolo 11
*** James street ***


Capitolo 11 – James street
 
Avevano passato la notte a casa Fowl, ma Artemis aveva dormito ben poco.
Quella mattina, abbastanza presto, erano partiti per James street e ora stavano camminando per le case di Dublino.
Artemis guardò Spinella, accanto a sé.
L’elfa era schermata, ma con gli occhiali che portava il ragazzo era ben visibile.
Volava a più o meno mezzo metro da terra e guardava la strada attorno a loro. Ancora pochi metri e sarebbero arrivati a James street.
Il ragazzo con gli strani occhiali strinse i pugni.
Non voleva mettere in pericolo Spinella ma doveva ritrovare i suoi fratelli.
Pensò ad Angeline e ad Artemis senior, che ignari della situazione si godevano un viaggio a Parigi, città degli innamorati.
Aveva una gran voglia di parlare con Spinella, di chiederle a cosa pensava, di sentire la sua risata cristallina, di vedere il suo sguardo nocciola e ghiaccio assieme, lo sguardo che aveva lui stesso. Occhi di un dolce color marroncino e di un gelido azzurro.
Ma sarebbe sembrato strano ai cittadini di Dublino se un ragazzo avesse cominciato a parlare all’aria.
Artemis pensava anche alle vicende che avevano vissuto assieme e come sempre si soffermò sulla sua avventura del viaggio nel tempo.
Era un ricordo che gli tornava in mente spesso, molto spesso.
Forse addirittura troppo spesso? si chiese.
La guardò di nuovo.
Stavolta Spinella se ne accorse e accennò un sorriso.                                               
Artemis abbassò lo sguardo, imbarazzato.
Poi ricambiò con un sorriso tirato che sembrava molto una smorfia.
L’elfa ammiccò e trattenne una risatina.
Finalmente Artemis si aprì in un vero sorriso e anche lui dovette soffocare una risata.
Leale li guardò interrogativo, ma non disse niente.
 
James street.
Finalmente, pensò Artemis.
Spinella gli si avvicinò e gli sussurrò all’orecchio:

 - A me sembra una strada uguale alle altre.
  Secondo te cosa dovremmo cercare?
 - Non lo so…
L’elfa gli disse sarcastica:
 - Non dovresti essere un genio?
Artemis sapeva che era solo una provocazione ma ugualmente rispose:
 - E infatti lo sono.
Cominciarono a cercare qualcosa. Qualsiasi cosa.
Dopo 30 minuti avevano controllato tutti i campanelli e non avevano trovato niente di sospetto, avevano osservato i muri e i passanti e non erano arrivati ad alcuna conclusione.
Artemis si appoggiò a un muretto, visibilmente seccato dall’esito delle ricerche.
Chiuse gli occhi e cercò di concentrarsi.
Avevano scordato di guardare qualcosa?
Oppure non avevano capito il messaggio che era stato dato loro?
O ancora, erano arrivati a un vicolo cieco e a James street non avrebbero trovato nulla?
Valutò le lettere della parola “James street”, cercando di comporre una parola o trovare un qualche acronimo.
Niente.
Deciso a non arrendersi, Artemis aprì gli occhi e ricominciò a cercare un qualche segno.
 
Spinella vide Artemis poggiare la schiena contro un muretto e chiudere gli occhi dietro gli occhiali.
Sembrava quasi un ragazzo normale, stanco dopo una giornata di scuola, magari.
Ma Arty non è un ragazzo normale, si disse l’elfa.
Si rattristò pensando che il Popolo era stato la fonte di molte delle sue preoccupazioni ed era stata la sua conoscenza a dividere definitivamente Artemis dai ragazzi fangosi comuni.
Anche se in effetti era stato Artemis stesso a crearsi i propri problemi col Popolo.
Spinella sorrise al pensiero di quanto era cambiato l’amico dalla prima volta che si erano conosciuti.
Pensò al loro bacio, che si erano dati solo pochi mesi fa.
Il suo ricordo la allietava, anche se non avrebbe dovuto.
Basta, pensò Spinella, è ora di accettare la realtà. Pensare ad Artemis mi fa sentire felice – realizzata, come - e ormai è ora che lo ammetta.
Bisogna che io accetti le cose come stanno.
Ma questo non deve deconcentrarmi. Lui ha bisogno del mio aiuto.
Accantonò i pensieri e ritornò alla ricerca.
Alla ricerca di cosa, poi?!
Guardò ancora una volta le case, la strada.
E finalmente si accorse di una cosa.
Su ogni casa, vicino al portone, vi era un piccolo graffito.
Non lo aveva notato prima perché pensava che fosse dovuto ad atti di vandalismo di giovani fangosi del luogo. Piccolo, anonimo, si trascurava facilmente.
Si avvicinò ad esaminarne uno.
In azzurro c’era scritto “che”.
Che senso ha?
Guardò il graffito della casa precedente a quella.
“salvo”
Corse fino ad arrivare alla prima casa della via, e lesse.
“nel”
La facciata della casa di fronte recava la scritta “parco”.
Nel parco…
È un messaggio!

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Capitolo 12
*** Ecco il messaggio... ***


Dedico il capitolo a Holly97 -di nuovo!- nella speranza che non mi uccida se ci metterò altri cent'anni a finire la fanfiction.


Capitolo 12 - Ecco il messaggio...


I tre fissavano quello che avevano scritto su un foglietto, pensando a ciò che avrebbe potuto significare.
“Nel parco vicino a casa Fowl troverete ciò che cercate e che volete salvo. Avete tempo fino a stanotte, fino alle 12.00.”.
La frase era stata costruita leggendo le parole sulle case in ordine dalla casa numero 1 a quella numero 15.
Leale citò:
 - “Ciò che cercate”… Di certo intende Beckett e Myles.
Artemis annuì. Non rispose a voce temendo di avere un esitazione o un tremito che lo avrebbero smascherato.
Quella era la parte del messaggio che più lo turbava.
Poteva anche non riferirsi solo a lui, Artemis, ma anche a Spinella e a Leale: “ciò che cercate e che volete salvo”… Poteva trattarsi non solo di Beckett e Myles ma anche di altro. La sua era solo un’ipotesi, ma poteva essere vera.
Si accorse che la sua fidata guardia del corpo lo stava osservando.
Di certo doveva aver intuito che Artemis gli stava tenendo nascosto qualcosa. Lo intuiva sempre.
Il ragazzo sorrise amaro. Almeno Spinella non sospettava niente e di certo lui non aveva in mente di preoccuparla con le sue teorie.
 - Chiama un taxi, Leale, andiamo al vecchio parco abbandonato a qualche isolato di distanza da casa Fowl.
Rassegnato, Leale fece ciò che gli era stato detto.
Se Artemis non si intende confidare con me nè con Spinella avrà le sue ragioni.
Quando decide di parlarmi delle sue idee è sempre il momento più adatto.
Si ripeté queste due frasi come una specie di mantra ma non poté non chiedersi se questa volta non stesse sbagliando a non dire loro tutto ciò che sapeva, in particolare ora che le sue intuizioni avrebbero potuto essere d’aiuto per vederci più chiaro nella faccenda e salvare i gemelli Fowl.
 
Arrivati a destinazione, i tre amici rimasero a bocca aperta.
 - Ma cosa…?
Anche il taxista, spaventato, osservava il parco.
Spinella capì che doveva intervenire.
Tolse la schermatura e fissò il fangoso negli occhi.
 - Non preoccuparti. Hai appena visto un vecchio parco con qualche panchina e molti alberi, nient’altro.
L’uomo annuì, visibilmente sollevato. Ora aveva molto più senso!
 - Certo. Un parco. Tutto normale.
 - E tu non mi hai mai visto. Nell’auto ci sono solo il ragazzo e suo padre.
Leale si chiese come fosse possibile –con o senza fascino- scambiarlo per il padre di Artemis.
Il taxista, allegro, li salutò:
 - Bene, siamo arrivati. Passate un bel pomeriggio al parco.
Leale lo pagò e uscì dall’auto, seguito da Artemis e Spinella.
Il taxi ripartì verso il centro della città con un rombo leggero.
Rimasero in silenzio a fissare le altissime siepi nel parco (Artemis stimò che fossero alte almeno 6 metri e 23 centimetri).
Un labirinto.

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Capitolo 13
*** Siamo messi male, molto male ***


Capitolo 13 – Siamo messi male, molto male

 
 - Siamo ancora in tempo a ritirarci. – disse Spinella, in tono esitante.
 - Ma Beckett e Myles?
 - Arty, chi ci assicura che siano davvero nel labirinto? Questa situazione è davvero pericolosa e se entriamo lì dentro – indicò con un cenno il parco e le siepi – sarà facile non uscirne mai più.
Leale, anche lui suo malgrado impressionato, commentò ragionando:
 - Non so se ci sia un altro modo di recuperare sani e salvi i gemelli Fowl, ma se entriamo…- scosse il capo – o andremo fino in fondo alla faccenda o più probabilmente moriremo nel tentativo di risolverla lasciando i tuoi fratelli nelle mani di un folletto pazzo.
Artemis si strinse la testa nelle mani.
Doveva meditarci sopra.
Sapeva di non avere alcuna certezza di trovare i due bambini là dentro, ma le probabilità vertevano in quella direzione: ormai gli era chiaro che il suo nemico, con ogni probabilità Gem Koboi, era un esibizionista nato, la sua era un’azione ben diversa da quelle scaltre e il più possibile segrete della sorella. Artemis aveva persino pubblicato un articolo in una rivista di psicologia sul tema dell’”esagerazione cronica”.
Molto probabilmente Gem (o chiunque sia) non avrebbe rovinato la teatralità del labirinto senza poi scatenare in quel luogo così perfettamente scelto e accuratamente preparato la “vendetta finale”, l’uccisione sua… e non solo la sua.
Non che questo lo rassicurasse granché.
In qualunque modo esaminasse la situazione si sentiva senza possibilità di scampo.
C’era un altro modo di salvare i gemelli, senza dover addentrarsi in quella trappola mortale? No.
No.
Non puoi arrenderti così. Continua a riflettere. Ci deve essere un asso che puoi ancora sfruttare a tuo favore.
C’era un altro modo per raggiungere il centro del labirinto? Volando. O comunque proseguendo sempre in linea retta tagliando le siepi.
Ma non avevano nulla con cui tagliarle.
Avevano però delle ali. Forse Spinella poteva indicar loro la strada da imboccare di volta in volta sorvolando dall’alto il labirinto.
Ma era davvero possibile che il loro nemico, forse Gem Koboi, avesse scordato un dettaglio così importante? Non avesse messo in conto la loro possibilità di volare? No, certo che no.
Chissà con cosa avrebbe tolto loro tale opportunità.
Guardò l’orologio. Erano le 2.14.
Artemis cominciò a credere di essere in una situazione disperata. Com’era possibile che fossero finiti in una situazione del genere in così poco tempo, senza accorgersi di quanto in realtà le cose si stessero mettendo male?
Nessun piano ingegnoso stavolta, nessun’idea brillante. Non c’era via di scampo.
Cadde in ginocchio e premette le mani sulla faccia. Non pianse.
No.
Assolutamente no.
 
Spinella vide Artemis accasciarsi a terra, come se d’improvviso si fosse sentito male.
Stava per cacciare un urlo e andare a sostenerlo, quando si accorse che il ragazzo piangeva.
Una sola lacrima solitaria gli solcava il volto e la sua scia gli bagnava la guancia. Arty non faceva cenno di volerla asciugare. Di volerla cancellare.
Turbata e sbalordita da ciò che vedeva, l’elfa rimase ferma a guardarlo. Non lo aveva mai visto così… così… indifeso. Disperato.
Si accorse che anche Leale lo osservava stupefatto.
Finalmente, Artemis si alzò passò il dorso della mano sulla guancia e li guardò con espressione imperscrutabile.
Prese dalla tasca gli occhiali scuri a specchio con i filtri per vedere le schermature e, copritosi gli occhi con quelli, affermò rigidamente:
 - Credo che ormai l’unica cosa da fare sia entrare nel labirinto e porre fine a questa storia. Potremmo andare a casa Fowl, ma non troveremmo nulla che potrebbe aiutarci. Un jet è troppo grande. Potremmo rifornirci di armi, ma non ci sarebbe di grande aiuto. Non così tanto.  E rischieremmo di sprecare del tempo prezioso.
Leale prese parola interrompendolo: -E se ci procurassimo qualcosa che bruci o tagli quelle irritanti siepi?
Artemis sbuffò con aria di sufficienza.
 - Bruciarle? Troppo rischioso. Ucciderebbero Beckett e Myles se si sentissero minacciati e forse rischieremmo di ucciderli noi stessi con le fiamme…. Che, sempre teoricamente parlando, si propagherebbero a molti territori circostanti, forse anche allo stesso giardino di casa Fowl, con un po’ di sfortuna.
Dobbiamo entrare e non dividerci a   qualunque costo. Ma intendo avvisarvi che abbiamo poche possibilità di successo.
 - Quante ti risult…?
 - Poche.
Detto così, Artemis si alzò con indifferenza, quasi fingendo che non fosse successo niente, spazzolò le ginocchia per togliere la terra dai pantaloni e si avviò. Gli venne in mente che per quanto ne sapeva lui i suoi fratellini avrebbero potuto già essere stati uccisi. Un po’ tardi per pensarci – si rimproverò, e scacciò l’idea.
Di colpo si bloccò e chiese a Spinella:
 - Riesci a metterti in contatto con qualcuno della LEP? Chiunque.
L’elfa ci provò. E scoprì che effettivamente era impossibile alcuna chiamata. C’era come un blocco, un’interferenza molto forte, che non riusciva a superare.
Vedendo la sua aria corrucciata, il ragazzo fece un sorriso spento:
 - Non ci speravo poi molto. Davvero.
Ricominciò ad avvicinarsi al labirinto. Spinella lo seguì con un sospiro.
Se Artemis ha avuto quella reazione alla vista del labirinto, pensò, significa che siamo davvero messi male. Molto male.
Pensò alla sua breve vita - solo sugli ottant’anni! - e ancora una volta si trovò a pensare di non voler morire. Ma aveva forse scelta? Non avrebbe mai lasciato due bambini indifesi in mano a un folletto pazzo, in particolare al folletto pazzo FRATELLO DI OPAL.
Spinella era certa che a questo punto avrebbero avuto l’appoggio della LEP, ma il tempo era loro nemico.
Come sempre.
Pensò Numero 1, ma quasi subito le vennero in mente anche i motivi per cui non potevano farsi aiutare da lui. Ancora un viaggio nel tempo ed erano fritti a forza 5 della neutrino. Altro che andata e ritorno…!

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Capitolo 14
*** Ormai siamo dentro e più non si esce! ***


Un grazie infinito a tutti coloro che seguono, ricordano, leggono ecc... la mia fanfiction, sopportando il fatto che posto i capitoli a distanza di mesi.
Inoltre stavolta il capitolo è per Nanu_san che con pazienza ha recensito ogni capitolo!



Capitolo 14 – Ormai siamo dentro e non si esce più!

 
Erano proprio davanti all’entrata del labirinto.
Sembrava come emanare un’aura di mistero e angoscia, circondato com’era da una sottile nebbiolina.

 - Senti, Artemis, dimmi almeno questo: pensi che sia rischioso che io sorvoli il labirinto per darvi informazioni?
 - Sì. Non vedi la foschia che è nell’aria? Qui in basso non la si trova, circonda solo la parte più alta delle siepi.

Anche Leale ci aveva già pensato.
 - Dev’essere un veleno immesso nell’aria, o qualcosa di simile…
 - Già, lo avevo immaginato… Ma è così frustrante non poter far altro che entrare dritti dritti in una trappola! Mancherebbe solo uno zerbino “benvenuti nella trappola più evidente che esista” e il quadretto sarebbe perfetto…

L’elfa era visibilmente frustrata.
Artemis le rispose con un sorrisetto tirato.

 - Non sei d’aiuto, Spinella.
 - Beh, nemmeno tu se è per questo. – borbottò alludendo alla scenata di poco prima.

Il ragazzo non ribatté. Non si era certo comportato in modo molto confortante pochi attimi fa e non aveva argomenti con cui replicare.
Lievemente imbarazzato, si scoprì a chiedersi se Spinella lo avesse giudicato eccessivo o infantile nella sua reazione.

 - Beh, ci muoviamo? – sbuffò Spinella, incapace di aspettare un momento di più lì fuori nell’indecisione.
 - Sì. Andiamo.

Quasi senza accorgersene, tutti e tre trattennero il respiro con il primo passo con cui varcarono la soglia del labirinto.
Altrettanto senza accorgersene, Artemis e Spinella si erano presi per mano.
Quando ne presero atto non sciolsero le dita intrecciate ma si guardarono intensamente, e annuirono.
Era un cenno che venne loro spontaneo e quasi in perfetta sincronia, significava che erano contenti di trovarsi assieme anche se in una situazione del genere, che temevano per ciò che sarebbe avvenuto, che ormai la loro strada era tracciata e non restava che percorrerla. Assieme.
Si conoscevano da così tanto ormai che bastava il silenzio per intendersi.
A Leale non sfuggirono i loro gesti e pensò con un sorriso che era ora che il ragazzo si accorgesse di quanto in realtà si fosse affezionato all’elfa.
Non riuscì a trattenersi dal dare un’occhiata dietro di sé, guardare la luce pomeridiana e il mondo ignaro che lavorava incessantemente mentre loro si addentravano in quelle fitte siepi che sembravano separarli dalla realtà.
Ma che pensiero poetico, si disse con una punta di ironia.
Il mio compito è quello di proteggere Artemis, Spinella se ci riesco e salvare i due gemelli.Non poco, anche per una guardia del corpo del suo calibro.

 - Come procediamo?- chiese, scontento di dover interrompere il silenzio pieno di sottintesi che era sceso fra i due giovani. Beh; fra il giovane e l’elfa un po’ meno giovane, in realtà.
 - Giriamo sempre a destra e cerchiamo di segnare il nostro passaggio a ogni svolta, anche se dubito che qualunque indicazione che tracceremo non sarà cancellata.
 - La tua fiducia nella riuscita dell’impresa è sempre presente, vedo. – ribadì ancora Spinella, senza scostare la mano da quella del ragazzo che camminava accanto a lei.

Artemis non se la prese.
E non ci volle molto perché si incontrassero i primi problemi. Meno di un minuto di cammino ed erano già davanti a una biforcazione del sentiero.

 - Destra. – mormorarono tutti.
Leale afferrò una grossa manciata di foglie e rametti dalla siepe più a destra, senza particolare difficoltà li strappò e li buttò in terra creando così un notevole varco tra i cespugli.
E così è contrassegnata, annuì tra se l’omone.
Ancora un minuto abbondante e di nuovo si trovarono costretti a spostarsi verso destra.
Tutti sapevano che prima o poi avrebbero imboccato un vicolo cieco ma non si diedero troppa pena: era una cosa scontata; oltre al fatto poi che il loro obiettivo era più probabilmente al centro del labirinto e che andando sempre a destra sarebbero riusciti a non perdersi ma certo non avrebbero raggiunto la loro meta. Prima o poi avrebbero dovuto comunque cambiare strada.
Continuarono a procedere attraverso l’intricato percorso da loro scelto, per compagnia solo il suono dei passi smorzato dall’erba e le mani strette di Artemis e Spinella.
 
 - Artemis?
Il giovane scosse la testa e non rispose, mormorando fra sé qualcosa.
Spinella si divincolò dalla sua stretta, per mettersi di fronte a lui e chiedergli cosa mai stesse facendo; ma Artemis aumentò la presa sulla sua mano impedendole di allontanarsi da lui. Le lanciò un’occhiata strana, che l’elfa on riuscì a decifrare, ma credette comunque fosse meglio zittirsi. Diede invece un’occhiata al cielo sopra di loro: lei era claustrofobica e le dava molta ansia il trovarsi chiusa così tra due pareti, per quanto di fogliame. Ma la vista del cielo non la rasserenò affatto, poiché era coperto da una foschia opaca innaturale. Chiuse gli occhi e cercò di concentrarsi sul calore della mano di Artemis.

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Capitolo 15
*** Botola d'argento ***


Questa volta il capitolo è per artemide98 e SpinellaTappo98, che hanno recensito i miei ultimi capitoli, oltre al fatto che anche io sono del 98!
Grazie ad artemide98 per aver messo la mia storia tra le preferite (sìììì!) e a SpinellaTappo98 per averla messa tra le seguite come anche altre persone: siete in non pochi ormai! :D


Capitolo 15 - Botola d'argento


Era ormai passata mezz’ora e svariati vicoli ciechi e diramazioni di strade quando Artemis si fermò.
Lungo tutto il tragitto non aveva proferito parola ed era rimasto assorto in quella che sembrava una silenziosa meditazione. Talvolta a Spinella parve di sentirlo mormorare qualcosa come se parlasse a sé stesso: da quanto riusciva a sentire, sembrava che stesse ripetendo sempre una stessa parola, o qualcosa di simile.
Speriamo che abbia un piano di qualche genere e che non sia semplicemente impazzito, pensò l’elfa con stizza lanciando un’occhiata all’amico che sembrava impegnato a guardarsi i mocassini con ostinazione senza degnarla di uno sguardo.
Anche Leale aveva notato qualcosa di strano ma aveva preferito non parlarne in caso Artemis avesse avuto bisogno di concentrazione.
Fortunatamente, la corpulenta guardia del corpo aveva ragione.
Quando Artemis si fermò nel bel mezzo di un vicoletto gli altri due si fermarono anch’essi in attesa che dicesse qualcosa.
 - Mille e zero-otto- annunciò il ragazzo compiaciuto.
Leale lo fissò alzando un sopracciglio e aggrottando la fronte impercettibilmente. Spinella invece lo guardò come se avesse parlato in un linguaggio ignoto al suo dono delle lingue.
 - Beh? Aspettiamo spiegazioni dal tuo impareggiabile genio, Artemis. Vedi di sbrigarti.- gli intimò lei da un lato spazientita e dall’altro incuriosita all’idea di scoprire ciò che aveva in mente.
Artemis si lasciò sfuggire uno sbuffo poco decoroso: nessuno lo capiva ultimamente!
Per un istante gli venne la voglia di intavolare una conversazione scientifica con Polledro e accantonò il pensiero ripromettendosi di segnarselo da qualche parte, quando e se ne avesse mai avuta l’occasione.
 - Allora- esordì con enfasi:- non c’è molto da dire. Un giorno quando ero… più giovane… mia madre mi portò qui in questo inutile campo nella speranza forse che socializzassi con altri bambini, o che facessi una attività di puro svago-. Fece una piccola pausa, giusto per lasciare il tempo agli altri due di capire quanto fosse assurda l’idea.
 - Ricordo.- si intromise Leale. – Hai passato un intero pomeriggio a vagare svolgendo calcoli e, nei rari momenti in cui ti interrompevi, a lamentarti con Angeline.
Spinella pensò ancora una volta che Artemis da piccolo era stato veramente un fangosetto solo e fuori dal comune.
 - Non proprio… ma in sostanza, sì.- confermò il giovane e proseguì con una punta di orgoglio: - Ho riflettuto sulla formula E=mc2 e posso confermarvi che è esatta, teoricamente parlando… Ma non divaghiamo. Mentre ero lì e non avevo nemmeno un blocco per appunti e una penna con cui lavorare ho cominciato, quasi senza accorgermene, a misurare in passi le distanze del parco, che è molto vasto.
Camminando qui nel labirinto ho contato i miei passi, calcolando le maggiori dimensioni della mia falcata rispetto a quando ero bambino, sottraendo i passi quando trovando un vicolo cieco retrocedevamo sulla stessa strada, valutando i tratti di percorso in cui procedevamo non verticalmente.
Artemis spalancò le braccia: - Ed ora siamo qui, a mille e otto passi dall’entrata, secondo i miei calcoli.
 - Il centro del labirinto…- sussurrò Spinella.
 - Precisamente. Solo un poco decentrati verso destra.
Leale annuì e concluse: - E dato che Gem è un folletto teatrale la sua base sarà al centro esatto di questo campo, basta che procediamo sempre dritto a sinistra passando attraverso le siepi e saremo arrivati.
 
 - Che baroni!- constatò il folletto in questione con un sospiro lungo e ben scandito.
 - Non è così che si vince un labirinto. Se loro barano in questo modo, potrei decidere di farlo anch’io…- lasciò in sospeso la frase e guardò dritto davanti a sé i due bambini stretti l’uno all’altro che lo fissavano di rimando dietro a una teca.
Gem battè la mano sul vetro con dei colpetti misurati, riflettendo.
Ormai era il tempo di dimostrare la sua superiorità a quell’arrogante fangoso.
 - Si alzino i sipari! - annunciò eccitato.
 
Spinella estrasse con dimestichezza la sua neutrino.
 - Fatevi da parte.
Artemis non se lo fece ripetere due volte e si scostò dalla siepe di qualche passo.
Allora l’elfa premette il grilletto e così facendo creò un foro di qualche centimetro tra le foglie.
Il buco venne allargato con una serie di colpi aggiuntivi dell’utile pistola e con l’aiuto manuale di Leale.
- Una è andata. – commentò a lavoro terminato l’omone.
Ne mancano solo altre otto, o forse nove, pensò Artemis contrariato.
Spinella gli lesse il giudizio in faccia e passando attraverso il varco nel fogliame commentò:
 - Sai com’è, Arty, non siamo tutti dei viziati senza un briciolo di pazienza. Se vuoi che ci sbrighiamo ancor più velocemente, vieni e datti da fare.
E con questo, Artemis sospirò e si ficcò le mani in tasca, un atteggiamento da adolescente indispettito che non era suo solito ma che in quel momento gli si adeguava.
 - Aspetterò. – bofonchiò sul vago, ricordando che l’ultima volta che aveva dovuto fare qualcosa di impegnativo era stata solo qualche mese prima, la scalata dei tralicci a Rathdown Park nella Dublino del passato.
Troppo lavoro fisico, pensò.
Poi però smise di esitare e si costrinse ad aiutare Leale e Spinella a forza di strappare rami e foglie, un lavoro in fin dei conti non così faticoso ma comunque impegnativo. E soprattutto inadatto per delle mani ben curate come le sue, che impegnate in un compito del genere si graffiavano e arrossavano.
Sperò che tutto questo gli sarebbe servito almeno a fare una buona impressione sull’amica.
Leale gli sorrise:
 - Ti sei deciso a darci una mano, Artemis? Quasi non lo avrei creduto possibile.
 -  Nemmeno io. – soggiunse il ragazzo.
 
Quando finalmente i tre si trovarono di fronte ad una botola argentata Artemis dovette trattenersi dal sospirare di sollievo.
Avvicinò le mani al volto, e girandole lentamente davanti agli occhi le esaminò. Taglietti a parte, sembravano abbastanza a posto.
Spinella gli diede una pacca sulla spalla e con un ghigno gli precisò:
 - Sappi che questa era la parte facile, ora viene il bello.
Artemis notò che gli occhi le brillavano mentre lo diceva, lasciando trapelare un piacere nell’affrontare le sfide che il giovane già sapeva essere parte del suo carattere.
Non disse niente per qualche istante, chiedendosi se era a causa di quel gusto con cui si lanciava nelle imprese e della sua determinazione che, nonostante avessero gli occhi degli stessi esatti colori, a lei sembravano sempre dare un tocco di luce in più, mentre i suoi erano impassibili e non comunicavano nulla.
Riscuotendosi da quegli strani pensieri, Artemis rispose al ghigno e con rinnovata risolutezza commentò:
 - Lo immagino.
Leale non s’intromise in quello scambio di battute, troppo influenzato dalla vicinanza che sapeva esserci con la conclusione della missione. Vittoria o disfatta che fosse.
Tenendo pronta la Sig Sauer si avvicinò alla botola e la sollevò a due mani senza alcuno sforzo. Non era chiusa a chiave.
Ciò che vide gli fece spalancare gli occhi e un fischio sommesso gli usci di bocca.
 - Niente male.
 - Artemis e Spinella avanzarono contemporaneamente e osservarono all’interno.
Spinella storse le labbra.
 - A quanto pare i rifugi dei cattivi non si limitano più a cantine buie o manieri infestati.
Il giovane genio non potè che dimostrarsi d’accordo.

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Capitolo 16
*** Ti stavo aspettando ***


Premetto che questo capitolo è un po' ingarbugliato, quanto a descrizioni. Spero perdonerete la sua pessima qualità in acconto al fatto che la storia è ormai arrivata al suo punto focale!
C'è comunque una dedica: è rivolta ad alpha_omega, che ha recensito la fanfiction e che sta scrivendone una geniale! :D (non offenderti per il capitolo in sè, io li dedico senza pensare al contenuto! ^^' )




Capitolo 16 – Ti stavo aspettando

 
Scesero le scale in fila: Leale davanti, Artemis centrale e per ultima Spinella. Questa era una disposizione scelta da Leale, che si sentiva in dovere di assicurarsi che il suo protetto fosse il più possibile salvaguardato.
Spinella non aveva protestato, anche se era palese che avrebbe preferito fare diversamente. Lei per prima con la neutrino bell’e carica, per esempio.
Nemmeno Artemis aveva contestato, sebbene si sentisse leggermente in imbarazzo sapendo di essere l’elemento più “vulnerabile” della squadra. Con un moto di stizza si era sistemato in modo secco il colletto della camicia e si era detto che l’unico vero motivo per il quale era preso in minore considerazione era la mancanza di un’arma.
Non che comunque l’avrebbe saputa usare. In passato gli era sempre bastata la presenza di Leale e non gli era sembrato né utile né decoroso imparare l’arte dell’uccidere.
La lunga sala era immersa nel buio.
Quanto allo stile… Di certo non si poteva dire che non fosse sfarzoso.
Ma ad Artemis non piaceva affatto.
Era l’esatto contrario di casa Fowl, con la sua eleganza, la sobria semplicità delle pareti bianche, i mobili pregiati di legno scuro e lucido, i raffinati e costosi dipinti, il design di ogni oggetto…
Lì invece la superficie delle pareti e del soffitto era rivestita di seta fucsia. Fucsia!
Il pavimento era composto da lucide piastrelle bianche e nere, tanto lustre da potercisi specchiare.
Riflettori dalle luci di vari colori erano disposte in modo da illuminare strategicamente le lunghe scale che stavano scendendo.
Arrivato all’ultimo gradino Artemis notò che la volta del soffitto era molto, molto alta…
E non poté più ignorare un’arma dall’aspetto di un grosso e pericoloso fucile puntato verso una grossa struttura che somigliava in modo bizzarro a un tavolo alto cinque metri.
Sul piano di quel… tavolo… era poggiata una cupola di vetro azzurrognolo e all’interno della cupola, circondati da una rete di fili elettrificati, stavano…
 - Beckett. Myles. - mormorò Artemis, il viso rivolto verso l’alto, lo sguardo attento sulle loro sagome in modo da cercare di vederli meglio e assicurarsi che fossero realmente loro.
Leale ripeté i loro nomi gridandoli, cercando di chiamarli, ma forse non lo udirono all’interno di quella cupola perché dovette richiamarli una seconda volta prima che i due bambini si voltassero nella loro direzione.
Ad Artemis parve di vederli spalancare gli occhi, ma non poteva esserne certo. Ciò di cui era sicuro era che i suoi fratellini non potevano rispondere in alcun modo, legati assieme ed imbavagliati com’erano.
E si accorse che il “fucile” che aveva notato in precedenza era puntato direzione delle tempie di Beckett, poggiate a quelle Myles.
Per farla breve, se quell’arma avesse sparato avrebbe centrato in un sol colpo i due gemelli in un punto delicato, così delicato da ucciderli all’istante.
Scombussolato da quella vista, osservò senza fare una piega la cupola di vetro sollevarsi per mezzo di alcune catene che pendevano dal soffitto al quale era agganciata, sollevarsi sempre di più e scoprire definitivamente i due bambini.
Allora Artemis li riconobbe immediatamente: senza più alcun dubbio erano i suoi fratelli.
 
Anche Spinella era rimasta troppo sorpresa dalla scena alla quale stavano assistendo per ricordarsi di fare alcunché.
In quel momento i suoi pensieri erano rivolti interamente ai piccoli fangosi legati e circondati da fili che emanavano scintille e scariche d’energia.
Poi si fece strada nella sua mente il pensiero che Artemis in quel momento stava certamente soffrendo. Questa riflessione la fece stare ancora più male.
Solo quando la cupola terminò di alzarsi l’elfa si ricordò di essere un agente qualificato della LEP e che era suo dovere intervenire.
Sì, intervenire, ma come?
Proveniente da alcuni altoparlanti disposti nella sala si udì rimbombante una voce maschile, beffarda.
 - Artemis, ti stavo aspettando. Accomodati.

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Capitolo 17
*** Gioco ***


Ormai la fanfiction sta per concludersi (l'ultimo capitolo sarà il ventesimo, credo). Chi l'avrebbe mai detto? Se sono riuscita ad arrivare fin qui, sul traguardo, è solo grazie al sostegno trassmessomi da chi ha scritto recensioni sulla storia, oltre che a chi segue la mia storia, e tanto più a chi l'ha messa nelle "preferite" e nelle "ricordate". Grazie davvero!! :D

AKF



Capitolo 17 – Gioco

 

La voce proseguì: - Nessuno provi ad utilizzare un’arma. Se l’elfa o l’umano che sono con te oseranno anche solo spostare di qualche millimetro le armi che tengono in mano io premerò il pulsante che comanda la mia e tu potrai dire addio ai tuoi fratellini.
I tre rimasero impietriti al loro posto.
Gem, ormai era chiaro chi stava parlando, continuò il discorsetto.
  - Rinfoderate le armi, da bravi.
 
Il tono canzonatorio di quella voce fece infuriare Leale.
Non gli succedeva spesso di farsi travolgere dalle emozioni, cosa assai sconsigliabile per una guardia del corpo che doveva essere capace di ragionare a mente fredda in ogni momento, ma la vista dei due bambini indifesi, legati dopo essere stati rapiti, della famiglia Fowl…
Perse le staffe.
Stava per gridare qualcosa, o forse stava per sparare a tutto ciò che lo circondava con la Sig Sauer, quando Artemis gli poggiò una mano sul braccio e strinse.
Leale si voltò controvoglia verso il suo protetto.
Artemis stava scuotendo quasi impercettibilmente la testa.
Trapassandolo da parte a parte lo sguardo penetrante gli sussurrò:

 - Rinfodera la Sig Sauer con movimenti lenti e misurati. Lo so che è difficile, credimi. È quasi impossibile impedirsi di fare qualcosa ma… dobbiamo trattenerci. Per il bene di Beckett e Myles.
 
Artemis sapeva che l’unico bersaglio a cui Spinella o Leale avrebbero potuto mirare era quel grosso fucile puntato sui due gemelli. Ma sapeva anche che per prendere una mira decente, che avesse anche solo una misera possibilità di far smettere di funzionare quel grosso arnese, ci voleva almeno qualche secondo. Qualche secondo per posizionarsi, per valutare la distanza, premere il grilletto…
Qualche secondo di troppo, che avrebbe permesso a Gem Koboi di sparare.
Fortunatamente però Artemis capito il punto debole del folletto. Lo aveva capito sin dal primo istante.
Era la teatralità. La mania di fare le cose in grande. Se lo avessero assecondato in quel suo piano folle reagendo come di certo lui si aspettava gli avrebbero fatto solo un favore.
Invece dovevano coglierlo di sorpresa con una calma glaciale, essere superiori a lui e dimostrarglielo in modo chiaro.
Se non potevano fermarlo, dovevano fargli cambiare idea sui suoi progetti. Era l’unica soluzione.
E poiché Gem non era uno che si gettava anni di rancore alle spalle, non lo avrebbero convinto a lasciare liberi i gemelli e smetterla con quella follia.
Invece avrebbero rovinato la sua vendetta, non gli avrebbero dato motivo di godere di quello spettacolino che aveva deciso di inscenare.
Avrebbero fatto in modo che Gem si convincesse che l’unico modo per gustarsi appieno la “meritata” vendetta fosse quella di rimandarla riprogettandola a dovere.
Ma prima di tentare nell’impresa, che Artemis riteneva avere non troppe probabilità di successo, avrebbe tentato un'altra cosa.
Era il momento di vedere se aveva qualche capacità come attore.
Mormorò a Leale e a Spinella:

 - Lasciate fare a me, voi assecondatemi.
Aspettò che gli amici avessero rinfoderato le rispettive armi, quindi senza darlo a vedere mise la mano in tasca.
Tastò il proprio cellulare fino a premere il bottone che cercava.
Quello della chiamata simulata.*
La sua era impostata per partire dopo quaranta secondi.
Mentalmente, iniziò a contare.
Intanto che gli amici rinfoderavano le rispettive armi, la voce ricominciò a uscire dagli altoparlanti:
 - Ottimo, allora. Ci siamo capiti subito. Ti propongo un affare... Un gioco, per così dire. – ogni parola era ben scandita, quasi venisse valutata e soppesata prima di essere pronunciata.
 - Un gioco? Sì, perché no? – Artemis alzò le spalle.
Trentaquattro, trentatré, trentadue…
 - Infatti: on è una magnifica idea? – la voce di Gem possedeva ora un’inflessione che ad Artemis parve irritata. Irritata dalla calma indifferente che aveva dimostrato poco prima.
 - Ti lascerò una scelta. Hai trenta secondi per decidere chi tra i tuoi amici morirà per primo: chiunque sceglierai dovrà stare fermo mentre lo punterò con il mio gioiellino.- Lo sguardo di Artemis scattò verso il grosso fucile.
Venti, diciannove, diciotto…
 - Se non sceglierai entro il giusto tempo, o non verranno rispettate le regole, io premerò il pulsante giusto ed entrambi i tuoi fratellini se ne andranno per sempre. Ciao ciao.
Ah, ovviamente tu non puoi offrirti volontario. –
Gem si concesse una piccola risata maligna, quindi iniziò a scandire:
 - Trenta, ventinove, ventotto -. Otto, sette, sei…
 
Spinella era agghiacciata. Il conto alla rovescia le ricordava orribilmente la morte di Julius Tubero.
Le vennero le lacrime agli occhi.
 
Leale sapeva cosa doveva fare. Era preparato a questo momento. Una buona guardia del corpo doveva dare la vita per i suoi protetti, senza esitare.




*Per chi non lo sappia, la chiamata simulata permette di ricevere una “falsa chiamata” sul cellulare: squilla la suoneria finche tu non rispondi, ma in realtà non c’è nessuno che ha telefonato.

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