Among the stars

di _Lightning_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** In Pieces ***
Capitolo 2: *** Points Of Authority ***
Capitolo 3: *** Forgotten ***
Capitolo 4: *** Cure For The Itch ***
Capitolo 5: *** One Step Closer ***
Capitolo 6: *** By Myself ***
Capitolo 7: *** Don't Stay ***
Capitolo 8: *** Somewhere I Belong ***



Capitolo 1
*** In Pieces ***


I

In Pieces



La Taverna "Occhio di Gatto" era stracolma di gente urlante, per la maggior parte ubriaca.
Esseri di tutte le razze e tutti i pianeti brindavano e ridevano sguaiatamente, in un miscuglio di lingue e risate che creava un'atmosfera allo stesso tempo accogliente e malsana. Ai tavolini più appartati erano seduti piccoli gruppetti di persone che confabulavano con fare cospiratorio, molte volte con passaggi di denaro da una mano all'altra e complici strizzatine d'occhio; il barista, un ometto piccolo e magro, quasi del tutto calvo, osservava indifferente quel gran caos, limitandosi a servire da bere e a sistemare i liquori in perfetto ordine sul sudicio scaffale dietro il bancone.

"Un luogo perfetto per trovare un imbarco." pensò soddisfatto Jim, ringraziando tra sé la vecchia tartaruga spaziale che glielo aveva consigliato.

Affondò le mani nelle tasche del giubbotto di pelle nero e si avvicinò con passo deciso verso il bancone, controllando prudentemente di non essere spiato e sedendosi con naturalezza su uno sgabello traballante. Il barista lo osservò con un misto di curiosità e sospetto e Jim non potè dargli torto. Dopotutto, non si vedono spesso ragazzini di quindici anni in covi loschi come quello.

«Cosa ti servo, ragazzo?» domandò burbero, guardandolo dall'alto al basso.

«Un whisky Calaniano,» rispose lui in tono fermo.

Il barista sollevò scettico un sopracciglio, poi alzò le spalle e prese la bottiglia semivuota dallo scaffale, afferrando un bicchiere dal vetro opaco da sotto il bancone. Gli riempì il bicchiere a metà di un liquido rosso fiammante con sfumature arancio cangiante, che lui tracannò in un sorso, ignorando l'inferno che gli scatenò in gola e che gli corse lungo le vene. Il barista ripose la bottiglia con malagrazia e fece per tornare alle sue occupazioni, quando Jim lo richiamò.

«Ehi,» iniziò, titubante, passando distrattamente il dito sul bordo umido del bicchiere e producendo una nota sottile e vibrante.

«Sì?» lo invitò a continuare, mettendosi subito sulla difensiva.

«Sa per caso dove posso trovare un imbarco?» chiese, cauto.

«Che tipo di imbarco?» domandò, storcendo il naso nel sentirsi dare del lei.

«Il tipo che non fa troppe domande,» buttò lì, decidendo di giocarsi il tutto per tutto.

Il barista arricciò appena il labbro e si chinò sul bancone, borbottando a mezza voce.

«Non credo che tu abbia molte possibilità, ma so che ci sono molti veterani che cercano mozzi per le loro navi,» disse, con aria divertita.

«Non cerco un imbarco come mozzo!» ringhiò lui, sbattendo un pugno sul banco e rendendosi conto di non essere preso sul serio.

Alcune teste si voltarono, per poi ritornare a farsi i fatti propri. 
Il barista lo squadrò corrucciato, ma, preso atto che non stava scherzando, gettò la maschera.

«C'è un cyborg che cerca una nuova ciurma. Non so se ti vorrà ingaggiare o meno, di questo dovrai discutere con lui. Viene sempre qui ogni giovedì verso l'una, se vuoi parlarci,» concluse, allontanandosi da lui e andando in fretta verso un Quasariano che chiedeva a gran voce alcool.

Jim rimase seduto per qualche altro minuto, rimuginando sulle informazioni appena ricevute, poi si riscosse e scivolò dallo sgabello, dirigendosi verso l'uscita. Spinse la porta, che si aprì con un cigolio penetrante, e venne investito dall'aria fresca della sera, che gli scompigliò i capelli castano scuro. Camminò lungo la banchina del porto per un lungo tratto, poi si sedette su un ormeggio vuoto, fissando la distesa sconfinata di stelle e galassie davanti a lui.

Lasciò vagare lo sguardo su quei milioni di puntini luminosi, sperando ardentemente di non andare verso un altro vicolo cieco.

 

Note Dell'Autrice:

Penso che abbiate capito che ho un'attrazione malsana per i fandom poco popolati (questo è anche peggio, in senso di numero, di quello de Il Gladiatore... devo essere un'autolesionista.)
Comunque, questo film mi ha affascinato fin da quando ero ancora piccola e ingenua. L'altro giorno stavo risistemando i DVD e, quando mi sono ritrovata in mano "Il Pianeta del Tesoro" sono stata folgorata da un'illuminazione improvvisa che mi ha portato a scrivere questa follia.

Ah, probabilmente avrò molte difficoltà ad aggiornare regolarmente e i capitoli saranno in generale piuttosto corti ... causa scuola (ma tanto chi legge?)
Ringrazio chiunque lascerà una recensione! ^^

-Light-


 

-Tutti i diritti appartengono a Robert Louis Stevenson per la storia originale "L'Isola del Tesoro" e alla Disney per il film remake  "Il Pianeta del Tesoro"; questa storia è scritta senza scopo di lucro-

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Capitolo 2
*** Points Of Authority ***


II

Points Of Authority



«E così, vorresti entrare nella mia ciurma,» esordì con voce roca il cyborg, bevendo un sorso di birra Celeste dal suo boccale.

Jim annuì appena, tentando inutilmente di non fissare le articolazioni meccaniche del pirata, che nel frattempo esplose in una fragorosa risata.

«Tu? Un ragazzino?!» lo schernì tra le risa, accasciandosi sul tavolo.

Il ragazzino in questione non rispose, aspettando pazientemente che il cyborg si ricomponesse.

«Scordatelo,» rispose infine, dopo essersi asciugato le lacrime dall'occhio buono, mentre quello artificiale non lo perdeva di vista un secondo e continuava a trapassarlo da parte a parte.

Jim incassò il colpo impassibile. Non si era certo aspettato che accettasse così facilmente.

«Ho già esperienza sul campo,» affermò, assumendo un tono convinto.

Il cyborg si lasciò scappare un'altra risatina, per poi tornare serio.

«Esperienza? Non farmi ridere, ragazzo, quanti anni hai? Sedici? Diciassette?» tirò a indovinare, scettico, osservando il suo viso dai tratti ancora imberbi.

«Quindici,» ammise a malincuore l'altro, arrossendo e abbassando lo sguardo, preferendo puntarlo sulle mani intrecciate davanti a sé sul tavolo.

«Quindici!» sbottò l'altro, incredulo. «Andiamo, vuoi scherzare? Ho una reputazione da difendere, se si sapesse in giro che prendo con me sbarbatelli senza alcuna esperienza, diventerei lo zimbello dell'Eterium!»

«Ti ho detto che ho già esperienza!»

Il pirata sospirò. Non si sarebbe liberato così facilmente come credeva di quel ragazzino cocciuto. Si tolse il tricorno dal capo e iniziò a giocherellarci distrattamente.

«E sentiamo, che genere di esperienza?» chiese, senza apparente interesse.

«Il nome Billy Bones ti dice qualcosa?»

A quelle parole il cyborg rimase interdetto e un lampo d'ira passò sul suo volto, poi sbattè il pugno meccanico sul tavolo, facendo oscillare pericolosamente i boccali di birra.

«Quel vecchio traditore rimbambito! Certo che lo conosco! Se l'è filata con metà del mio bottino!» sbraitò infuriato, attirandosi gli sguardi degli altri frequentatori del locale.

"Acc...mossa sbagliata!" pensò Jim, spaventato dalla sua reazione e scostandosi un poco con la sedia.

Il pirata lo guardò minaccioso, il pugno ancora serrato, poi si calmò e si appoggiò allo schienale, continuando a squadrarlo.

«Un punto a tuo sfavore, ragazzo. Vediamo quanto ti ci vuole per capire che non ti prenderò a bordo,» dichiarò con voce ora fredda, ticchettando le dita metalliche sul tavolo in un gesto impaziente.

Jim riavvicinò con cautela la sedia, mentre pensava a cosa dire. Nei giorni precedenti aveva chiesto in giro se c'erano imbarchi disponibili, ma aveva ricevuto sempre risposte negative; la sua unica possibilità era in quel vecchio cyborg, che sembrava tutto, meno che disposto a prenderlo con sé. Rabbrividì al pensiero di quel che sarebbe successo se non avesse concluso niente entro sabato e sentì un velo di sudore freddo sulla fronte. Al cyborg non sfuggì il suo nervosismo e lo fissò incuriosito, l'occhio laser che lampeggiava di tanto in tanto mentre lo esaminava. Si rimise il tricorno in testa e si sistemò meglio sulla sedia, in attesa. Jim deglutì e ri cominciò, esitante:

«Tralasciando il mio vecchio, uhm, datore di lavoro...» fece una pausa, cercando le parole giuste, «Non sono molto abile in combattimento, ma sono un' ottima vedetta e un discreto timoniere. In caso di necessità so anche usare un cannone laser e sono rapido a spiegare e ammainare le vele. Ero timoniere, con Bones,» concluse, molto meno sicuro di prima.

Il pirata aveva assunto un'espressione indecifrabile. Jim decise che non era nelle condizioni di essere esigente e aggiunse, sottovoce:

«Mi va bene anche l'incarico di mozzo.»

Se possibile, lo sguardo del cyborg si fece ancora più sospettoso e sembrò deciso più che mai a rifiutare.

«Sai mantenere la rotta in una nebulosa?» chiese a sorpresa il cyborg.

Jim alzò lo sguardo, interdetto.

«Penso di sì, ma non ho mai avuto l'occasione per farlo.»

L'altro grugnì qualcosa in tono scocciato, sembrando quasi rivolto a qualcuno, e Jim afferrò a malapena un nome che assomigliava a "Tarlest". Si convinse di esserselo immaginato, e rimase in attesa della risposta del pirata, che aveva assunto un'espressione indecifrabile.

«Non hai particolari qualità che mi convincerebbero a prenderti a bordo,» iniziò, diretto. «Un'altra cosa che mi frena dall'accettare, perchè in effetti avrei bisogno di un mozzo, è una vocina mi sta dicendo: perchè, con un posto sicuro sulla nave di Bones, che un buco nero se lo porti, stai cercando un altro incarico?»

Jim trasalì. Ecco la domanda che si aspettava. Non poteva certo dirgli la verità... ovvero che aveva rubato buona parte del bottino – che a quanto pareva era ironicamente il bottino del cyborg – mentre erano in viaggio e che era fuggito su una scialuppa di salvataggio facendo perdere le proprie tracce. Non per sua volontà, ovviamente.

«Non mi piaceva il resto dell'equipaggio,» mentì spudoratamente, dicendo la prima cose che gli passò per la testa, sapendo che ormai era una battaglia persa, ma con ancora un briciolo di speranza.

«Non sai mentire,» lo smontò subito l'altro, una sfumatura metallica nella voce in tono con le sue parti meccaniche. «Un altro punto, anzi due, a tuo sfavore. Una delle qualità del pirata è saper mentire in caso di cattura, l'altra è essere sincero con il proprio capitano.»

Jim si sentì sprofondare sottoterra. Il cyborg si alzò e si sistemò il pastrano, rimanendo leggermente sbilenco sulla sua gamba meccanica mentre si calcava di nuovo i ltricorno i ntesta.

«Non posso prenderti a bordo, è la mia risposta definitiva. In teoria, dovrei eliminare chiunque venga a conoscenza della mia presenza in porto e non faccia parte del mio equipaggio, ma per stavolta farò un'eccezione. Ma se provi ad avvicinarmi ancora sta' pur certo che non sarò altrettanto clemente,» concluse, non aspettandosi una risposta.

Jim rimase in silenzio, poi annuì, a occhi bassi, senza guardare il pirata che si avvicinava zoppicando alla porta. Quest'ultimo si fermò sulla soglia, osservando di sottecchi il ragazzo, che adesso gli dava le spalle. Non lo avrebbe mai ammesso, ma l'aveva colpito.  Sembrava disposto a tutto pur di ottenere quel che voleva, e lui aveva intuito che non lo stava facendo di sua iniziativa, ma che c'era qualcosa di più grosso, dietro. Qualcosa di oscuro.

Uscì dalla taverna, ripetendosi che non era affar suo, e che avrebbe fatto meglio a preoccuparsi della taglia sulla sua testa, ma in fondo aveva già deciso che l'avrebbe tenuto d'occhio, se non altro per scoprire se aveva davvero qualche dote come pirata. Sospirò profondamente.

"Maledizione a me e alla mia scempiaggine!" si rimproverò esasperato, mentre si dirigeva alla sua nave attraverso il porto spazzato dal gelido vento solare.

 

Nota dell'autrice:

Sono piuttosto (e sottolineo: piuttosto) soddisfatta di questo capitolo.  Silver mi è sempre piaciuto come personaggio, e mi sono divertita a descriverlo. Jim per ora sembra finito nei guai per qualche misteriosa ragione che svelerò (?) nel prossimo capitolo, ma se la caverà...   Magari lo maltratterò un pochino...  *aria da sadica*
Vi basti sapere che ho un stravolto il ruolo di un po' tutti i personaggi, ma non penso che andrò mai OOC, cioè, lo spero.
Anticipazioni: vedremo presto in scena Doplett e (forse) l'Ammiraglio Amelia.
Come vedete ho le idee chiare!
Grazie a: JuliaSnape e Evey_f che hanno gentilmente recensito lo scorso capitolo ^^
A domenica! *è una minaccia

 


-Tutti i diritti appartengono a Stevenson, per la storia originale "L'Isola del Tesoro, e alla Disney per il film 'remake'  "Il Pianeta del Tesoro"; la storia è scritta senza alcun scopo di lucro-

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Capitolo 3
*** Forgotten ***


III
 
Forgotten



La pila di fogli pericolosamente accatastati sulla scrivania crollò con un tonfo frusciante sul pavimento, spargendo gli appunti del povero Dottor Doppler per tutto il salone. Quest'ultimo, con indosso una pesante vestaglia rossa e un paio di pantofole, si alzò stancamente e con un lamento cominciò a recuperare le carte spiegazzate finite in ogni dove. Terminato il tedioso compito, poggiò con cura i fogli sulla scrivania e li bloccò con un pesante sasso proveniente dal lontano pianeta Venom, non curandosi del fatto che fosse un prezioso oggetto di studi scientifici. Fatto questo, si stiracchiò, la schiena irrigidita dalle lunghe ore passate a scrivere, e andò in cucina per prepararsi una meritata tazza di tè. Aveva appena messo su il bollitore quando sentì lo squillo del campanello che infrangeva i suoi sogni di relax sulla sua poltrona vittoriana. Alzò gli occhi al cielo e si diresse ciabattando alla porta,  deciso a liquidare lo scocciatore con una scusa degna del Dottor Delvert Doppler. Aprì la porta, ostentando un sorriso contrito che si abbinava con le sue scuse altrettanto contrite, ma cambiò subito espressione quando riconobbe l'ospite inatteso.

«Jim!» esclamò, spiazzato.

«Salve, dottore, ehm, la disturbo?» chiese esitante il ragazzo, strusciando nervosamente le scarpe sulla soglia.

Doppler si affrettò a scostarsi dalla porta, facendogli cenno di entrare.

«È un bel po' che non ti fai vedere da queste parti!» commentò dopo che si furono accomodati nell'ampio salone, il dottore seduto compostamente sulla poltrona e Jim semi sdraiato sul divano, lo sguardo fisso sul fuoco scoppiettante che ardeva nel caminetto.

Dall'enorme vetrata si poteva vedere la gigantesca luna crescente dello spazioporto.

«Dunque, Jim, qual buon vento ti porta qui?» chiese Doppler, congiungendo le punte delle dita davanti agli occhialetti rotondi che gli schermavano gli occhi color nocciola.

«Mi era soltanto venuta un po' di nostalgia di un vecchio amico di famiglia,» rispose lui, sorridendo. 

Dopotutto, era una mezza verità: aveva davvero bisogno di avere una persona affidabile accanto, in un momento come quello. Doppler sospirò, si tolse gli occhiali e li strofinò sulla vestaglia per pulirli.  

«Dici sempre così, e poi scopro che c'è qualcosa sotto...allora, in che guaio ti sei cacciato, questa volta?» chiese ancora, comprensivo.

Si ricordava fin troppo bene quando, da bambino, si rifugiava da lui se combinava qualche marachella e, in tempi più recenti, era stato spesso suo ospite quando finiva nei guai con la polizia per le sue audaci incursioni sul suo surf solare e la minaccia del riformatorio incombeva su di lui. Aveva il nitido ricordo di un ragazzo più spensierato, con un'aria a metà tra il divertito e il colpevole che chiedeva asilo politico, come lo definiva lui stesso, e "consultazioni professionali", allo scopo di trovare un modo per spiegare alla madre in che pasticcio era finito quella volta.

"Sarah..." pensò, gli occhi annebbiati per un attimo da un velo di tristezza.

La voce di Jim lo riportò al presente, strappandolo dai ricordi.

«Come scusa? Mi ero distratto.»

«Ho detto che non c'è niente che non va ed è veramente una visita di piacere,» ripetè Jim, sempre sorridente.

Doppler lo guardò poco convinto, deciso a non mollare l'argomento, ma un fischio assordante lo interruppe, facendolo sobbalzare.

«Il tè!» esclamò, precipitandosi in cucina e spegnendo appena in tempo il gas sotto il bollitore.

Tirò un sospiro di sollievo e versò l'acqua dentro due tazze, tuffandoci poi dentro le bustine di tè, una varietà che si era fatto spedire direttamente dalla Fascia Esterna. Tornò in salone, e vide che Jim si era alzato dal divano e guardava concentrato il grande dipinto di una nave solare appeso sopra il caminetto. Doppler sorrise appena e poggiò le tazze sul tavolinetto di fronte al divano: ricordava che Jim aveva sempre amato quel quadro, fin da bambino, e non mancava mai di ammirarlo quando gli faceva visita.

«Questa nave è esistita veramente?» chiese all'improvviso, indicando la targhetta del nome sullo scafo, con il dito a pochi centimetri dalla tela.

«Certo, cioè... sì, credo di sì,»- rispose vago Doppler, preso alla sprovvista e avvicinandosi per vedere meglio.

Esaminò per qualche secondo il nome e ricordò:

«Ah, la RLS Valiant! Aveva una storia molto interessante, te ne ho mai parlato?»

«Credo di sì, ma è stato molto tempo fa,» rispose il ragazzo, scrollando le spalle.

In realtà, ricordava a grandi linee la storia, ma aveva l'impressione che gli sfuggisse qualcosa, un particolare che si potesse ricollegare agli ultimi fatti avvenuti. Era proprio per quello che era venuto lì. Doppler gli fece cenno di sedersi, mentre lui sprofondava nella poltrona e, dopo aver raccolto le idee per qualche minuto, iniziò a parlare.

«La RLS Valiant apparteneva alla flotta della Marina Imperiale, come puoi intuire. Era una nave da guerra incaricata di trasportare armi e munizioni a un avamposto sul confine Nord-Occidentale e questo era già di per sé una missione piuttosto pericolosa, essendo un bottino allettante per i pirati. All'ultimo momento, proprio allo spazioporto di Crescentia, si decise di imbarcare insieme agli armamenti anche le paghe dei soldati al fronte, data la scarsa disponibilità di navi atte a compiere un viaggio così lungo e pieno di pericoli. La Grande Guerra Galattica stava volgendo al termine, e si stava lasciando dietro molte cicatrici,» aggiunse, con un mezzo sospiro addolorato. «Tutto questo fu fatto, naturalmente, in gran segreto... ma la notizia arrivò in qualche modo alle orecchie dei pirati, che forse avevano assoldato e corrotto qualcuno della Marina per passargli informazioni. O forse qualche ammiraglio incauto si era lasciato sfuggire qualcosa senza volerlo... probabilmente non lo sapremo mai.» 

Doppler fece una pausa a effetto e sorseggiò lentamente il suo tè, poi riprese:

«Il fronte aveva bisogno al più presto di quelle armi, così la Valiant fu costretta a seguire una rotta che passava attraverso territori molto inospitali e pericolosi, come per esempio la Grande Fascia di Meteore e la Nebulosa Starlast...»

Jim per poco non cadde dal divano, a quel nome. L'aveva pronunciato il cyborg, probabilmente sicuro di non essere sentito... piuttosto imprudente, da parte sua, e adesso quel passo falso poteva tirarlo fuori dai pasticci: almeno sapeva dove aveva intenzione di andare quella canaglia. Sarebbe stata una carta a suo favore per... beh, per sabato. Doppler lo fissò, incuriosito.

«Tutto bene, Jim? Hai fatto un salto di due metri!»

«Sì, sto bene, era solo un... brivido di freddo,» mentì lui, sfacciatamente.

Doppler sollevò un sopracciglio, per nulla convinto, ma lasciò correre.

«Dicevo... furono costretti a costeggiare la Nebulosa Starlast, cercando di passare il più possibile vicino al centro per accorciare le distanze, ma lontano abbastanza per non finire in avaria... sai meglio di me che le radiazioni emesse dalle nebulose interferiscono con le vele solari, dopotutto.»

Jim annuì e invitò il dottore a continuare.

«Quindi, attraversarono la Grande Fascia di Meteore, uscendone quasi indenni secondo il diario di bordo, e l'Ammiraglio Wrack sperò per il meglio, non aspettandosi di certo quel che successe in seguito...» Altra pausa ad effetto, altro sorso di tè. «Vicino alla nebulosa c'era una catena di isolotti, che correva lungo gran parte del suo bordo per poi piegare al suo interno, e l'Ammiraglio decise di costeggiarli, in modo da avere un punto di riferimento sicuro. Così si ritrovarono tra la roccia delle isole e nei gas della nebulosa e le vele avevano già perso potenza, riducendo la velocità; a circa metà della catena, furono assaliti dai pirati, che prima li accerchiarono poi abbordarono la nave, che fece appena in tempo a lanciare dei messaggi di SOS.  In uno degli ultimi c'era anche il diario di bordo, grazie al quale sappiamo che la flotta pirata era composta da sette navi piccole e veloci e da un galeone. La nave da guerra, pur essendo decisamente meglio armata di quelle pirata, stava per avere la peggio, schiacciata dalla superiorità numerica degli avversari. Proprio quando i pirati stavano per prendere il controllo della Valiant, si scatenò una tempesta solare di proporzioni inimmaginabili, una delle più violente degli ultimi dieci anni; i pirati, vedendola arrivare, non ci pensarono due volte e abbandonarono la Valiant e il bottino, fuggendo sulle loro navi più veloci e rinunciando perfino a portare in salvo il galeone, troppo lento per sfuggire alla tempesta. 
Fecero appena in tempo ad allontanarsi, che la tempesta si abbatté sulla nebulosa. La nave da guerra, già lenta di per sé, era ulteriormente appesantita dal carico e non ebbe scampo: fu sbattuta di poppa contro gli isolotti dalla violenza della tempesta e il timone si spezzò, rendendola ingovernabile; i venti solari misero fuori uso le vele, poi cambiarono improvvisamente direzione, scagliando la Valiant nel bel mezzo della nebulosa. La tempesta cambiò ancora direzione, ma ormai si era indebolita e la forza non fu sufficiente per spingere la nave fuori dai gas.  Così, si ritrovarono bloccati laggù, con le vele rese inutilizzabili per l'azione combinata dei venti solari e delle radiazioni, senza timone e incapaci di chiedere aiuto.
Da allora, si è persa ogni traccia della RLS Valiant e le spedizioni di recupero organizzate fino ad oggi non hanno mai osato spingersi troppo all'interno della Nebulosa Starlast, temendo di fare la stessa fine di quegli sventurati.»
 
Doppler terminò il racconto e intrecciò le dita, soddisfatto della propria interpretazione. Jim rimase pensieroso per un po', poi chiese:

«Quindi, si cerca ancora oggi di recuperare la nave con il carico?»

«L'incidente non è avvenuto poi molto tempo fa... se non sbaglio direi una decina d'anni al massimo.»

«Non è esagerato? Tutte quelle spedizioni per una nave... tra l'altro, la Guerra è finita da più di due anni...» buttò lì, con noncuranza.

«Stai scherzando, Jim?! Lì ci sono ancora le paghe di buona metà dell'esercito in oro puro, senza contare le armi nuove di zecca! Quel carico ha un valore enorme, di molto inferiore ai soldi spesi per le spedizioni... anche se recentemente si son fatte meno frequenti. Immagino che la Regina abbia intimato agli alti ufficiali di moderarsi nel dilapidare fondi, ma per la Marina è anche una questione di principio,» aggiunse, serio.

Jim non insistette e annuì.

«Credo che ci vorrà ancora un bel po', prima che la Valiant possa essere recuperata: siamo lontani dall'inventare un congegno per rendere le vele immuni alle radiazioni.»

Ci fu un attimo di silenzio, durante il quale si udì solo lo scoppiettio del fuoco ormai morente. Jim guardò la pendola appesa al muro, rendendosi conto che era quasi mezzanotte.

«Dottore, grazie per la serata e per il racconto, ma ora devo proprio andare,» disse, alzandosi intorpidito.

«Oh, di niente Jim! Lo sai che sei sempre il benvenuto e mi ha fatto piacere tornare per un attimo all'infanzia e raccontarti una storia,» scherzò Doppler, accompagnandolo alla porta.

«Dottore, sa per caso il nome del capitano pirata che assaltò la Valiant?» chiese, già con un piede sullo zerbino.

Il dottore riflettè un attimo prima di rispondere.

«Il nome no, ma delle voci dicono che fosse un cyborg.»

"Bingo," esultò tra sé Jim, ringraziando il dottore e incamminandosi sulla stradina che conduceva alla sontuosa e isolata villa a Montressor.

Alzò gli occhi allo spazioporto di Crescentia, osservando le navi che ancora salpavano e attraccavano nonostante l'ora tarda, in un circolo senza sosta. Immaginò di essere su una di quelle navi e quella notte sognò di essere nella ciurma di un cyborg, nel bel mezzo di un arrembaggio e con lo sfondo di una terribile tempesta solare tra le polveri di una nebulosa.


 

Note Dell'Autrice:

Fiuuu, finalmente questo lunghissimo (in confronto agli altri) capitolo è finito *arriva una pioggia di pomodori e ortaggi vari in faccia all'autrice*

Ehm...sìììì, avevo anticipato che ci sarebbe stato l'Ammiraglio Amelia...ma alla fine ho preferito non inserirla, ma arriverà presto (?). Nel prossimo capitolo capirete perché Jim abbia tanta paura che arrivi sabato...spero di sorprendervi!
Questa parte è un po' "di passaggio" come avrete notato... ci sono indizi per la trama sparsi un po' ovunque (solo in 2 righe, in verità') e spero di aver stuzzicato la vostra curiosità :D

Mmmm...non credo di aver altro da dire, a parte che Doppler ricoprirà un ruolo secondario per i prossimi ??? capitoli E non sono soddisfatta della conclusione. Ma essendo preda del temuto blocco dello scrittore, l'ho lasciata così u.u

Per scrivere alcune parti, data la mia scarsa memoria, ho dovuto rispolverare il mio centenario videogioco del Pianeta del Tesoro, che giaceva ormai da 6-7 anni nello "scatolone-cimitero dei videogame". E ho scoperto che il libretto d'istruzioni, dove era scritto tutto quel che mi serviva era sparito, ergo: ho dovuto ricominciare il gioco solo per ricordarmi come accidenti era fatta una tempesta solare/pioggia di meteore. È stato un bel tuffo nel passato, devo dire che ha retto molto bene nonostante sia ormai vetusto, come gioco.
Ringrazio Evey_f, Piccola Letty e JuliaSnape per aver recensito e per aver aggiunto la storia tra le seguite! :D Mi sento realizzata <3
Alla prossima puntata! *parte jingle dello spot televisivo*

-Light-

 
-Tutti i diritti appartengono a Stevenson, per la storia originale "L'Isola del Tesoro, e alla Disney per il film 'remake'  "Il Pianeta del Tesoro"; la storia è scritta senza alcun scopo di lucro-
-Alcune informazioni sono prese dal videogioco Disney "Il Pianeta del Tesoro - Battaglia su Procyon"-

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Capitolo 4
*** Cure For The Itch ***


IV
 
Cure For The Itch




«B.E.N., Bio Intelligenza Elettronumerica al suo servizio, Capitano Silver!»

«Chiudi quella bocca di latta arrugginita, idiota!» lo azzittì Silver, tappandogli la suddetta con la mano meccanica nel modo più discreto possibile.

Si guardò rapidamente intorno, temendo che qualcuno l'avesse sentito, ma nella taverna nessuno sembrava aver notato l'urlo del robot.

«Chiedo perdono,» biascicò quest'ultimo mentre gli occhi elettronici lampeggiavano a intermittenza.

«Nessuno deve sapere il mio nome, quindi d'ora in poi ti rivolgerai a me chiamandomi "capitano", chiaro?»

Silver lo fulminò con un'occhiata omicida e B.E.N. annuì freneticamente. Silver tolse la mano, lasciandolo libero di parlare.

«Bene, capitano... perché mi ha chiamato?» chiese, la voce metallica che tradiva una certa apprensione.

«Non dovresti essere così sorpreso, fai parte della mia ciurma da lungo tempo, dopotutto,» osservò l'altro.

«Precisamente undici anni, tre mesi e diciotto giorni, capitano,» confermò il robot, gli occhi che prendevano la forma di un orologio ticchettante.

«Sì, va bene, adesso però torna in te che mi fai girar la testa!» sbottò Silver, dandogli una manata in testa e ripristinandogli gli occhi del consueto verde brillante. «Tornando a noi, ho un compito per te!» dichiarò, senza mezzi termini.

«Che... che genere di compito?» chiese B.E.N., sospettoso.

«Ah, niente di pericoloso, devi solo tenermi d'occhio una persona...» lo rassicurò, benevolo.

«L'ultima volta che mi ha detto di pedinare qualcuno, era un Tuskrus con problemi di gestione della rbabia, e mi sono ritrovato mezzo smontato in un bidone della spazzatura...» obiettò debolmente il robot.

Il cyborg lo trapassò da parte a parte con il suo occhio artificiale.

«Stai contestando un mio ordine?» chiese, minaccioso.

B.E.N. si rese conto dell'errore e si affrettò a correggersi:

«Oh, no! Non mi sognerei mai di disobbedirle, capitano! Comunque, chi dovrei seguire, esattamente?»

«Non so il suo nome. È un ragazzino, quindici anni, statura media, capelli castano scuro con una treccina sulla nuca e un orecchino al lobo destro. Ieri indossava una giacca scura e una maglietta marrone chiaro,» elencò Silver, focalizzando il volto del ragazzo nella mente.
 
«Non posso assicurarle di trovarlo in tempi brevi, con una descrizione così vaga. ha idea di quanti ragazzi girino a Crescentia?» affermò B.E.N., cauto.

«Farai meglio a trovarlo entro domenica, se vuoi mantenere tutti i bulloni al loro posto. Non sono un tipo paziente. E comunque non mi sembra una descrizione "vaga".»

B.E.N. sospirò, in modo molto robotico.

 
«Dovrei cercarlo solo qui allo Spazioporto? O anche a Montressor?»

«Dovunque in zona,» tagliò corto Silver, alzandosi.

«Oh, Santa Brugola,» piagnucolò B.E.N., vedendosi già smontato e ammucchiato in un angolo della strada.

«Ricorda: entro domenica,» ribadì Silver, allontanandosi e ordinando una birra al bancone.

"Entro domenica sarò un robot pronto per la fonderia," pensò tristemente l'altro, annegando la disperazione in un bicchiere di olio per motori.


 

Note dell'Autrice:

Non ho molto da dire su questo capitolo, solo che adoro B.E.N. e che, anche se non sembra, avrà un ruolo fondamentale nel prossimo ;)

-Light-


 
-Tutti i diritti appartengono a Stevenson, per la storia originale "L'Isola del Tesoro, e alla Disney per il film 'remake'  "Il Pianeta del Tesoro"; la storia è scritta senza alcun scopo di lucro-

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Capitolo 5
*** One Step Closer ***


V

One Step Closer



Jim passeggiava lentamente lungo le banchine dello spazioporto con lo sguardo perso malinconicamente nel vuoto, verso il tramonto verdastro che sfumava dolcemente nel blu profondo dello spazio. Arrivato davanti alla taverna "Occhio di Gatto" sospirò sconsolato, rendendosi conto che mancavano ormai poche ore all'ora del fatidico incontro. Scrollò le spalle, ripetendosi che l'informazione ottenuta la sera prima sarebbe stato il suo asso nella manica e che se la sarebbe cavata.

Continuò a camminare e, giunto quasi alla fine del molo, svoltò in Shrouds Alley [1], una stradina secondaria che conduceva dall'altra parte dello spazioporto, ai cantieri navali. Non avendo altro da fare per quasi tre ore, aveva già deciso di andare a dare un'occhiata alle navi in costruzione; sapeva che nei giorni scorsi aveva attraccato una StarHammer della Marina Imperiale, bisognosa di riparazioni urgenti, ma non aveva ancora avuto modo di ammirarla. Un'occasione del genere capitava raramente, visto il ridotto numero di navi di quel tipo. Il pensiero dell'imponente vascello gli risollevò un po' il morale, distogliendolo dalle sue cupe preoccupazioni.

Affrettò il passo, ansioso di riuscire a vedere il mortaio Nova di cui era provvista la nave, l'arma più potente attualmente esistente nell'Eterium, ma dopo pochi passi udì un rumore metallico e improvviso dietro di sé che attirò la sua attenzione, facendolo voltare di scatto. La strada era tranquilla e deserta, ma Jim non si rilassò: sebbene il cyborg gli avesse promesso di non fargli del male, non era prudente abbassare la guardia. Ricominciò a camminare, e stavolta udì chiaramente un rumore di passi dietro di sé, che lo convinse a passare all'azione, o perlomeno a svignarsela. Si bloccò improvvisamente, accostandosi al muro e rimanendo coperto da una bidone della spazzatura, fingendo di allacciarsi una scarpa.
 
Si ricordava che dietro il bidone c'era l'entrata di servizio del locale "Andromeda"[2], gestito da Hubble [4], un suo conoscente, perfettamente camuffata con il muro, dato che era utilizzata per scopi non proprio legali, come lo spaccio di Dumbell [5] – che a quanto pare stava facendo faville tra gli Arturiani.
Così si appoggiò con noncuranza alla porta-muro, che si aprì senza un rumore, lasciandolo scivolare dentro la piccola anticamera senza esser visto.  La porta si richiuse da sola altrettanto silenziosamente. Jim non perse tempo e, dopo essere entrato nelle cucine ed averle attraversate rapidamente e, dopo aver salutato di sfuggita Hubble, uscì dal locale, il cui ingresso si affacciava sul molo di Crescentia.

Rapidamente, svoltò di nuovo in Shrouds Alley e si avvicinò di soppiatto all'entrata nascosta, deciso a sorprendere il suo misterioso inseguitore e, se possibile, a dargli una lezione.

 
***

 
B.E.N. sbirciò dietro il bidone, sicuro di vedere il ragazzo che aveva appena trovato tanto faticosamente, e rimase a bocca aperta nel vedere che era sparito. Rimase immobile, sconcertato. La prospettiva della fonderia gli sembrò più vicina che mai. Fece un profondo sospiro metallico, rassegnato, e si girò... trovandosi faccia a faccia con l'oggetto del suo pedinamento, che sembrava in procinto di saltargli addosso.

«Waaah!»- fece un balzo indietro, andando a sbattere contro il bidone e rovesciandoselo addosso, e cadde poi rovinosamente a terra, coperto di rifiuti meccanici; strisciò velocemente all'indietro e si rialzò deciso a darsela a gambe, ma il ragazzo riuscì a bloccarlo afferrandolo per un piede. 

B.E.N. tentò di divincolarsi, invano, e scivolò su un bullone, trascinando anche il ragazzo nella caduta.  Entrambi frastornati, rimasero immobili per qualche secondo. Il ragazzo fu il primo a riprendersi e immobilizzarlo il robot.

«Perchè mi stavi seguendo?!» sibilò, infuriato.

«Non sono stato programmato per rispondere a questa domanda,» gracchiò il robot, gli occhi roteanti in cerca di una via di fuga.

«Se non me lo dici ti smonto pezzo per pezzo e ti lascio qui!» lo minacciò spazientito, afferrando una chiave inglese uscita dal bidone e sventolandogliela davanti.

B.E.N. la fissò con orrore. Possibile che tutti fossero decisi a ridurlo a un mucchietto di rottami?! 

«Diciamo che non lo sto facendo di mia volontà. Posso andare adesso?» chiese speranzoso, indicando debolmente l'imbocco della stradina.

«No che non puoi andare! Ti ha mandato quel cyborg? Ti ha detto di uccidermi, vero?» lo interrogò a raffica.

«Ucciderti? Certo che no! Non ho nemmeno il circuito dell'omicidio installato, e poi, perchè dovrebbe volerti morto?!»

Jim si rese conto dell'assurdità della sua domanda: quel robot non era in grado di pedinare qualcuno senza farsi scoprire, figuriamoci di uccidere.

«Insomma, sono solo un robot! Il vecchio Silver mi ha...» si bloccò di scatto, a bocca aperta, rendendosi conto di quello che aveva appena detto.

«Si chiama Silver?» chiese sbigottito Jim, sapendo di aver già sentito quel nome. «Quel Silver?»

B.E.N. gettò la maschera: ormai era inutile continuare a mentire.

«Già, proprio uno dei pirati più ricercati dell'Eterium; e ora sta cercando di mettere insieme una nuova ciurma dopo il fallimento dell'ultima scorreria,» disse laconico.

Jim annuì: ricordava di aver letto un articolo di giornale al proposit. A quanto pareva, Silver aveva attaccato a testa bassa una flotta mercantile, ignaro del fatto che fosse scortata da una buona dozzina di navi della Marina, così aveva perso più di metà delle navi ed era scampato per un pelo alla cattura. Rabbrividì nel rendersi conto di aver parlato con uno dei più temibili pirati che avesse mai solcato l'Eterium.

«Ma se è come dici, che cosa vuole? Che se ne fa uno come lui di uno come me?»

«Chiedi all'androide sbagliato: io sono nella sua ciurma ed obbedisco agli ordini, tutto qui. Mi ha detto solo di seguirti, non di farti del male.» 

Jim sospirò di sollievo: l'idea di inimicarsi un tipo come Silver non gli sorrideva affatto.


«Comunque sono B.E.N., Bio Intelligenza Elettro Numerica. Piacere, ehm... ragazzo di Montressor?» allungò esitante la mano tesa.

Jim lo lasciò andare, concludendo che non era una minaccia, e strinse guardingo la mano metallica.

«Jim. Jim Hawkins,» disse semplicemente.

«Ecco... adesso dovrei fare rapporto al capitano dicendo che ti ho trovato, perchè non mi risparmi un po' di fatica e non vieni di persona?»

Jim si soffermò su quella proposta: l'idea era allettante. Da quel che aveva capito, nonostante il loro primo fallimentare incontro, Silver l'aveva preso in simpatia, o aveva almeno un certo interesse in lui, visto che si era preso la briga di farlo pedinare. Riflettè per un attimo e un'illuminazione folgorante gli brillò in testa. In effetti, conosceva Silver piuttosto bene, e non ne aveva letto il nome soltanto sul giornale... l'aveva sentito dire, con tono rabbioso, anche da una certa "persona"... che non aveva mai rivelato null'altro su di lui, lasciando la sua figura ammantata nell'ombra della leggenda, ma si chiese comunque come avesse fatto a non collegare prima i due fatti. Quanti pirati-cyborg potevano esistere a quel mondo?

«B.E.N.? Credi di potermi aiutare?» chiese, guardandolo speranzoso.

«Può darsi... è un sì?» rispose esitante lui.

«Puoi far venire Silver alla taverna "Occhio di Gatto" stasera verso le nove? Digli che ci sarà probabilmente un suo conoscente,» spiegò, mantenendosi sul vago.

Stava davvero tentando di raggirare il famigerato Long John Silver? Evidentemente sì, e la propsettiva gli sembrava molto meno allarmante delle possibili alternative.

 
«Certo, dovevamo andarci comunque: ci mancano ancora parecchi componenti della ciurma,» rispose sicuro il robot.

«Bene. Dovrete aspettare fuori dalla saletta privata numero 7... in teoria sarebbe vietato, ma vedrai che un paio di dobloni convinceranno il proprietario a chiudere tutti e quattro gli occhi.»

«Non sarà un problema,» lo rassicurò B.E.N.

«Ma chi sarebbe questo... conoscente?- aggiunse, curioso.

«Diciamo che è un...» in quel momento  passò sopra di loro una nave solare, e il rombo dei motori coprì quasi del tutto la voce di Jim. «...–voriano piuttosto iracondo.»

B.E.N. chiese di nuovo chi fosse, ma Jim si rifiutò di ripetere il nome e gli fece cenno di andare da Silver e riferirgli il tutto, ribadendo il numero della sala e l'orario. Il robot annuì rassegnato e partì di gran carriera verso il molo, girò l'angolo e scomparve.

Jim si incamminò nella direzione opposta, con l'animo più leggero. C'era ancora una StarHammer che attendeva la sua visita.


 

Note:
[1] Shrouds Alley: letteralmente: Via delle Sartie
[2] Andromeda: una galassia
[3] Hubble: un telescopio posizionato negli strati esterni dell'atmosfera.
[4] Dumbell: una galassia; il nome originale era Dumbbell con due "B". Mi è sembrato adatto perchè in inglese Dumb vuol dire intontito/stupido, e  bell= campana. Lett. CampanaIntontita dà l'idea della droga, dai.
Mi sono divertita a cercare nomi di galassie/pianeti/stelle e quant'altro per dare i nomi a cose/persone nel mondo di Jim :)  Ce ne saranno altri nel prosismo episodio!


Note dell'Autrice

Sì, sono una sadica u.u  Neanche in questo capitolo saprete chi è il misterioso personaggio che spaventa tanto Jim!  *i lettori si riducono a zero*
*passa una palla di fieno*
Va bene, a parte questo, visto che sarebbe troppo sadico farvi aspettare fino a domenica prossima per avere una risposta, credo che aggiornerò prima, se avrò il tempo, perchè il prossimo capitolo è già tutto nella mia testolina. B.E.N. è sempre il solito imbranato e lo rimarrà per tutta la FF u.u  Altro da dire?
Ah, sì, grazie a  JuliaSnape, Evey_f e Piccola Letty per aver commentato la storia, mi fate felicissima <3

Alla prossima puntata! *peppepereperepeppepereeee* -musichetta del circo-

-Light-



 
-Tutti i diritti appartengono a Stevenson, per la storia originale "L'Isola del Tesoro, e alla Disney per il film 'remake'  "Il Pianeta del Tesoro"; la storia è scritta senza alcun scopo di lucro-
-Alcune informazioni sono prese dal videogioco Disney "Il Pianeta del Tesoro - Battaglia su Procyon"-



 

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Capitolo 6
*** By Myself ***


VI
 
By Myself


Erano le nove meno cinque e Jim stava osservando con una smorfia la porta scrostata di fronte a lui, con un grande sette, bianco e sbiadito dipinto sulla superficie di legno. Si guardò brevemente alle spalle, per assicurarsi che non ci fosse nessuno nel corridoio. Tra più o meno cinque minuti, sarebbero arrivati Silver e B.E.N. O almeno, così sperava, altrimenti sarebbe stato spacciato.

Appoggiò la mano sulla maniglia della vecchia porta, prese un respiro profondo e l'abbassò con decisione, entrando in una stanzetta fiocamente illuminata da una lanterna a petrolio poggiata sul tavolino centrale. Un forte odore di chiuso lo prese alla gola, mischiato a quello che sembrava fumo di Dumbell, dall'odore acre e inconfondibile; l'aria era irrespirabile e offuscata dai fumi del sigaro, dando l'impressione di essere immersi in una densa nebbia azzurrognola. Jim trattenne un colpo di tosse e chiuse la porta dietro di sé, precludendosi l'unica via di fuga e rendendo più buia la stanza, non più illuminata dalla luce proveniente dal corridoio.

«Spegni quel sigaro, Gant!» abbaiò una voce strascicata e roca, in tono irato.

Jim sobbalzò; non si era ancora completamente abituato alla semi-oscurità e stentò a distinguere due sagome, una piuttosto corpulenta, seduta nella poltroncina nell'angolo, l'altra che sembrava deforme, in piedi dietro il tavolino quadrato. Colse il brillio dei due grandi occhi gialli di quest'ultima e udì le imprecazioni di Gant che spegneva scocciato il sigaro, rendendo a breve l'aria più respirabile, anche se il fumo azzurrino continuava ad aleggiare inquietante attorno a loro.

«Avanti, Jim, ragazzo. Accomodati,» lo invitò la prima voce, viscidamente cordiale.

Lui si sedette guardingo sulla sedia davanti a lui e stette in silenzio per un po' per guadagnare tempo, poi iniziò a parlare.

«Salve, Scroop. Vedo che hai conservato la predilezione per i posti oscuri e fatiscenti,» commentò sarcastico, scoccando un'occhiata eloquente al soffitto che sembrava in procinto di cadere a pezzi.

«Io non parlerei in tono così sfrontato, Hawkins,» sibilò minaccioso Skroop, portando il volto alla luce soffusa delle candele e rivelando lineamenti da ragno e due lunghe zanne che sporgevano micidiali dalla mascella inferiore.

Jim ebbe un brivido di ribrezzo e provò l'impulso di allontanarsi dal tavolo. 

"Mantavoriani... quanto li odio," pensò disgustato.

«Allora, Jimmy... Cosa ci racconti?» chiese, mellifluo.

Jim storse il naso a quel nomignolo ed esitò un attimo, lanciando uno sguardo fugace al vecchio orologio appeso alle spalle di Skroop. Le nove e due minuti. Pregò che l'orologio andasse bene e che il cyborg e il suo accompangatore robotico fossero già lì fuori. Riportò la sua attenzione sull'aracnoide davanti a lui e rispose diretto:

«Non ho trovato un imbarco.» 

Sentì un formicolio di paura da qualche parte in fondo allo stomaco e aspettò la reazione del suo "capo".

 
«Pensavo di essere stato chiaro...forse hai bisogno di una spiegazione più... dettagliata.» 

La sua voce vibrava di rabbia repressa mentre faceva schioccare le chele. Gant emise un grugnito, muovendosi insofferente sulla poltroncina come se non vedesse l'ora di menare le mani.

«Sei stato chiarissimo, Begli Occhioni, ma non c'era nessuno che avesse bisogno di qualcun altro nella ciurma...-

Scroop ringhiò minaccioso nel sentire il suo "soprannome" e Jim capì di essersi spinto troppo oltre, così si affrettò ad aggiungere:

«È vero, non ho l'imbarco, ma ho delle informazioni che ti interesseranno sicuramente!»

«Sentiamo cosa ti inventerai questa volta,» replicò lapidario Scroop, suonando estremamente divertito.

«Vedi... pochi giorni fa, ho chiesto un imbarco a un pirata – non ti dirò adesso il suo nome – che si è lasciato incautamente sfuggire la meta della sua prossima spedizione. Ed è roba che scotta. Può interessarti?»

«Forse. Vai avanti,» lo incitò impaziente l'altro, senza celare il suo interesse palesato da un brillio avido nelle pupille verticali.

«La spedizione in questione è diretta alla Nebulosa Starlast.»

Negli occhi di Scroop si accese una scintilla di interesse.

«La Valiant, vero?»

«Esatto.»

«E chi sarebbe questo folle che vorrebbe recuperarla, dopo che qualsiasi spedizione della Marina ha miseramente fallito?»

«Un cyborg.»  Le zampe scheletriche di Scroop fremettero. «Si chiama Silver,» concluse, indifferente.

«Silver... Silver...» ripetè Scroop, la voce traboccante d'ira. «Così è ancora vivo...pensavo fosse morto dopo il suo ultimo, avventato attacco alle navi della Marina... che peccato.»

«Lo conosci?» chiese innocentemente Jim, preparandosi a una sfuriata ma al contempo pronto a raggranellare dettagli sul suo – sperava – salvatore.

«Ma certo che lo conosco... lascia che ti racconti una storiella divertente,» rispose Scroop, sibilando attraverso un ghigno e sfregando appena una chela affilata. «Molti anni fa, quando ancora infuriava la Guerra Galattica, entrai nella sua ciurma dopo che il mio precedente capitano fu catturato e appeso per il collo. Un vero peccato, ma erano bei tempi, quelli... arrembaggi e scorrerie a non finire, navi senza scorta,  isole indifese, bottini da conquistare senza muovere una zampa. Bastava cannoneggiare gli avamposti sguarniti e passare a fil di spada qualche dozzina di campagnoli armati di zappe e archibugi solari...» a quel punto abbattè la chela stretta a pugno sul tavolo, facendo traballare la fiamma della lampada. «Ma no! Troppo meschino, diceva il cyborg: aveva un codice d'onore, lui. Solo la Marina, solo i mercantili, possibilmente niente vittime. Ridicolo! Alla fine, uno dei suoi fedelissimi decise di prendermi di petto per rimettermi in riga... pessima mossa. Ne nacque un diverbio e Silver mi buttò fuori a calci dalla ciurma, accusandomi di averlo ucciso.»

«Ed eri innocente?» chiese allora il ragazzo, sicuro di conoscere già la risposta.

Scroop lo guardò minaccioso e Jim pensò di aver osato troppo, ma poi vide un sorriso distorto allargarsi sulla bocca deforme di Skroop.

«In realtà, non ha mai avuto le prove che fossi stato io.: h fatto le cose per bene, non sono certo uno sprovveduto. I Cragoriani dovrebbero davvero imparare a non contare troppo sulla loro costituzione graniticaNon riuscirono neanche a ritrovare il corpo... sì, i buchi neri sono veramente degli ottimi alleati,» mormorò, dolcemente, quasi con aria sognante, sfregando ancora tra loro le chele con uno sfrigolio nauseante.

Jim sentì la pelle d'oca e desiderò con tutte le sue forze di trovarsi fuori di lì.

"Perchè non arrivano? Dove sono?!" si ritrovò a pensare disperato, e si diede dello stupido per sver creduto veramente che sarebbero venuti, o che gli importasse veramente qualcosa di un ragazzino nei guai fino al collo.

«Oltre al fatto che non hai portato a termine il tuo incarico, rivelandoti una risorsa inutile, adesso sai anche più di quel che dovresti... desolato, ma non credo proprio di poterti lasciare in vita,» sussurrò mellifluo Scroop, con finto rammarico.

Jim, fino a pochi istanti prima paralizzato dall'orrore, si alzò di scatto in piedi ribaltando la sedia, ma prima di poter fare qualsiasi cosa si ritrovò sollevato da terra, con la chela di Skroop stretta attorno alla gola. Una piccola pressione e sarebbe morto nel giro di pochi secondi con la giugulare recisa. Chiuse con forza gli occhi e proprio in quel momento udì uno schianto provenire dalla porta.  Non si soffermò a chiedersi cosa fosse stato: approfittò dell'attimo di distrazione di Scroop per rifilargli un calcio e liberarsi dalla stretta, rimediandosi però un taglio appena sopra lo sterno, tra le clavicole. Sentì un fiotto di sangue caldo incollargli la maglietta alla pelle.
 
Si trascinò carponi fuori dal raggio di azione di Scroop e si voltò, vedendo due sagome, una decisamente enorme e l'altra scheletrica che facevano irruzione nella stanza. Riconobbe all'istante Silver e B.E.N., entrambi armati; il robot teneva Gant sotto tiro con un blaster mentre il cyborg aveva inchiodato al muro Scroop con il braccio meccanico trasformato in una pistola laser rosseggiante.

«Tu, schifoso essere!» urlò rabbioso quest'ultimo, premendogli con forza la canna sotto il mento. «Ero certo che fossi stato tu! Con questa confessione hai firmato la tua condanna a morte, Scroop!»
Il ragno tentò di dire qualosa, ma gli uscì solo un rantolo strozzato dalla pressione della pistola contro la trachea. Silver lo scagliò a terra con un manrovescio della pistola, sempre tenendolo sotto tiro. 

«Questo è per Galena, traditore

Intuendo quel che stava per accadere, Jim si girò dall'altra parte, ma non ci fu nessuno sparo, solo un colpo sordo. Sentì il petto attanagliato in una morsa di terrore e dolore e si girò di nuovo verso i due. Scroop era ancora a terra, ma sembrava svenuto e anche Gant era accasciato sulla poltroncina, apparentemente esanime.

«Non posso certo abbassarmi al suo livello, non credi, ragazzo?» disse Silver, con la voce ancora tesa come una corda di violino stridente, quasi che non ucciderlo gli fosse costato uno sforzo immane.

Jim ringraziò mentalmente il cielo, sia per essere scampato per un pelo alla morte, sia per non aver dovuto assistere a un assassinio. Fece per alzarsi, ma la ferita al petto sanguinava più di quanto si aspettasse ed ebbe un giramento di testa, ricadendo a terra mentre la vista gli si oscurava in mille puntini.

«Prendilo e portalo alla Galatia, B.E.N. Io devo scambiare due paroline col proprietario del locale... non vorrei che qualcuno facesse domande indiscrete.»

La vista di Jim si oscurò, e si sentì sollevare goffamente dal robot prima di cadere nell'incoscienza.

 
***
 
 
Stazione della Marina Imperiale Montgomery, Montressor
 
«Landon Weathmore!»

«Sì, Signora!»

«Sono lieta di comunicarti che sei stato scelto, in seguito ai risultati degli esami sostenuti il mese scorso, per una missione di verifica sulla RLS Arrow, sotto il mio comando.»

«Sarà un onore, Ammiraglio Amelia.»

«La missione, come sicuramente già sai dalle voci di corridoio, consisterà nell'individuamento e recupero della RLS Valiant, dispersa da ormai pù di otto anni nella Nebulosa Starlast.» L'Ammiraglio piantò una mano affusolata sulla mappa stellare davanti a sé, dipingendosi un accenno di sorriso sul muso affilato. « I nostri ricercatori hanno finalmente sviluppato un materiale per le vele solari che resiste più a lungo alle radiazioni delle nebulose: questo ci permetterà di spingerci molto più all'interno di quanto non abbiamo mai fatto prima. In quanto ingegnere solare appuntato per la missione, avrai il permesso per visionare i progetti top-secret al riguardo, così da garantire la corretta manutenzione delle vele. Ti verrà consegnata in giornata una lettera con ulteriori dettagli e la data di partenza della nave.»
 
«Sissignora, non la deluderò.»

«Lo spero bene, Weathmore. Puoi andare.»
 
Il ragazzo fece un ultimo saluto militare con uno schiocco di tacchi e uscì dall'ufficio dell'Ammiraglio col cuore che gli scoppiava di gioia. Non riusciva a crederci: finalmente sarebbe partito per la sua prima missione! Arrivò velocemente ai suoi alloggi e si sedette alla scrivania, prendendo carta da lettera e penna per informare sua madre della notizia. Fissò con impazienza lo spazioporto di Montressor che si stagliava fuori dalla finestra, desiderando di essere già su una delle navi ormeggiate, pronto a partire.

 

Angolo dell'Autrice:

Finalmente sapete chi è il misterioso tizio che perseguitava Jim! Sì, è il ragno psicopatico (psicopatico! psicopatico! [cit. Morph] E sì, lo ammetto, ve l'ho fatto sospirare ma sono sadica, e tenere sulle spine i miei lettori è una delle soddisfazioni della vita!
Ecco a voi un nuovo personaggio, che svolgerà un ruolo chiave per tutto il resto della storia... Nel prossimo capitolo spiegherò meglio come Scroop sia arrivato a ricattare Jim e i piani di Silver. Ma non anticipiamo troppo! ;)
Ringrazio tutti coloro che hanno recensito fin qui e/o aggiunto la storia alle loro liste <3

-Light-

 

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Capitolo 7
*** Don't Stay ***


VII

Don't Stay




 
 



Le fiamme erano tutt'intorno a lui. Divampavano con violenza, scottandogli la faccia e arroventandogli i polmoni.

Non c'era via di fuga, in quel cerchio di fuoco invalicabile.

Girò su sè stesso, cercando comunque un varco tra le fiamme, un punto dove sembrassero meno alte e potenti. Individuò uno stretto passaggio non ancora bruciato e si scagliò in quella direzione, saltando oltre il fuoco e pregando di non morire bruciato. I suoi piedi atterrarono con un tonfo dall'altra parte; si guardò brevemente intorno e si rese conto di essere in un corridoio apparentemente senza fine, anch'esso completamente tinto di rosso e arancione per il riverbero delle fiamme: sembrava quasi un miraggio tremolante per il calore.

Il fuoco dietro di lui avanzava più velocemente di quanto avrebbe dovuto, come se lo stesse inseguendo. Cominciò a correre, senza riuscire a scorgere chiaramente la fine di quel tunnel infuocato, a parte un puntino di luce appena visibile in quel bagliore che gli faceva lacrimare gli occhi. Corse con tutte le sue forze, ma la distanza dall'uscita sembrava solo aumentare... il fuoco dietro di lui gli bruciava il collo in vampate dolorose e presto si sentì la schiena in fiamme... ma era quasi arrivato, ancora pochi passi e sarebbe uscito. Ma la luce di fronte a lui fece un repentino balzo all'indietro, sottraendosi da lui e tornando a essere un vago puntino in lontananza.

Per lo stupore, inciampò e seppe che era la fine. Le fiamme lo avvolsero...


Jim aprì di scatto gli occhi, tremando incontrollabilmente. La luce gli ferì gli occhi, e dovette sbatterli più e più volte per riuscire a mettere a fuoco il soffitto di legno sopra di lui. Era sdraiato in un letto che non era sicuramente il suo, e sembrava aver ingaggiato battaglia con le lenzuola, che si erano aggrovigliate in una specie di camicia di forza che ostacolava i suoi movimenti. Si sentiva estremamente debole, non sapeva dire se la causa fosse l'incubo che aveva appena fatto o qualcosa accaduto nella realtà. Era stranamente difficoltoso concentrarsi sugli eventi accaduti il giorno prima – almeno credeva che fosse il giorno prima – e non aveva la minima idea di come fosse capitato lì, a parte la vaga consapevolezza di aver avuto un incidente.

Ancora scosso, voltò lentamente la testa di lato e distinse i contorni sfocati di una stanza piuttosto piccola. Davanti a lui c'era una vetrinetta stracolma di strumenti di navigazione: sestanti, cannocchiali, bussole e un astrolabio che sembrava d'oro dall'aspetto piuttosto antico. Alla destra della vetrinetta scorgeva una porta di legno, chiusa con un chiavistello a combinazione; alla sinistra della porta, addossata all'angolo, c'era una massiccia scrivania sopra la quale era appesa una carta nautica che mostrava l'area di Montressor e dello spazioporto. Il piano era ingombro di quel che a prima vista sembravano carte nautiche, ma da quella distanza non ne era del tutto sicuro.

Si mise a sedere sul letto e una fitta lo punse allo sterno, si portò una mano al punto dolente e si rese conto di avere delle fasciature che lo stringevano al petto. Improvvisamente ricordò come si fosse procurato quella ferita, anche se non riusciva ancora a capire dove fosse finito. Forse nell'alloggio di Silver? No, gli sembrava inverosimile che un pirata ricercato come lui potesse avere una casa lì a Montressor, oppure affittare una stanza in una locanda senza destare sospetti. Mise per un attimo da parte quelle riflessioni, dicendosi che prima o poi Silver e B.E.N. sarebbero tornati e gli avrebbero spiegato tutto... anche se in effetti era lui quello che aveva molto da spiegare.

Si alzò cautamente dal letto e scoprì con piacere che, a parte le fitte al petto, riusciva a stare in piedi senza problemi, così mosse qualche passo incerto per la stanza, sgranchendosi le gambe intorpidite e avvicinandosi alla scrivania. Vide che molti fogli erano fittamente coperti da una scrittura piccola e precisa, mentre altri erano scritti con una grafia disordinata e a stento comprensibile. Era abbastanza sicuro che quest'ultima appartenesse a Silver e si chinò per leggere meglio. C'erano molti appunti di latitudini e longitudini, nomi e orari e delle rotte erano tracciate sulle varie carte nautiche sparse un po'ovunque, insieme a delle annotazioni ai bordi. Ben presto però, si stufò di decifrare i geroglifici di Silver, così voltò le spalle alla scrivania e vide con stupore che alla parete di fronte a lui era appesa un'enorme mappa stellare che la copriva quasi del tutto. Rappresentava nei minimi dettagli l'intero Eterium, fino ai confini attualmente conosciuti.

Si avvicinò, scrutò a lungo la mappa e finalmente individuò Montressor, così piccolo da essere pressocchè invisibile. Jim si sentì estremamente piccolo e insignificante, di fronte all'enormità dell'Eterium. Persino i grandi imperi di Terran e Procyon sembravano occuparne solo una minuscola porzione. Affascinato, continuò a cercare i nomi di alcune zone o pianeti che conosceva, stupendosi dell'estrema accuratezza con la quale era stata disegnata la mappa. 

Seguendo l'istinto, cercò la Nebulosa Starlast. Non fu difficile trovarla: era a poca distanza dai confini Nord-Occidentali dell'Impero e Jim, dando un'occhiata alla scala sul bordo della mappa, capì perchè non erano mai riusciti ad addentrarsi fino al centro di quel ammasso di gas e polveri. Era semplicemente sterminata e confrontandola con alcune delle altre centinaia di nebulose sparse per l'Eterium, vide che era una delle più enormi, seconda solo alla Nebulosa Cassius, più grande di qualche chilometro e loro prima difesa per il confine settentrionale.

Jim era così preso dalla mappa che non si accorse del ticchettio della serratura a combinazione e venne colto alla sprovvista dalla porta che si apriva di colpo. Sobbalzò violentemente, si girò di scatto e vide che la soglia era occupata dall'imponente sagoma di Silver. Questi lanciò uno sguardo al letto, poi si accorse che Jim era già in piedi e gli rivolse un sorriso che lui ricambiò debolmente.

«Vedo che ti sei finalmente ripreso,» esordì il pirata, entrando nella stanza e chiudendo la porta dietro di sé.

«Sì, adesso mi sento molto meglio,» rispose cauto, spostando il peso da un piede all'altro in imbarazzo.

Non sapeva se dovesse ringraziarlo per averlo salvato o se dovesse invece scusarsi per averlo costretto a vedersela con Scroop. Nell'indecisione, si fissò le punte dei piedi nudi, che si stavano congelando sul pavimento freddo. Silver percepì il suo disagio e ruppe quel silenzio teso:

«Stavi sbirciando la mappa, eh?»

«Sì...» Jim si schiarì un poco la voce. «È interessante, non ne avevo mai visto una così grande e precisa.»

«Ti direi che l'ho pagata fior di dobloni, ma non mi crederesti mai. Così, ti dico che l'ho rubata a un ricco mercante Calaniano in una delle mie prime scorrerie. Un vero affare, credimi. È stata disegnata da uno dei cartografi più abili dell'ultimo secolo, non è un oggetto che puoi comprare al primo negozio nautico che vedi.»

Si avvicinò alla cartina e puntò il tozzo dito su una sottilissima linea dorata che percorreva un'area non molto distante da Montressor e che si intrecciava con altre linee, formando un intricato groviglio che Jim, a prima vista, aveva preso per decorativo.

«Qui sono riportate le tutte rotte sicure per spostarsi nell'Eterium. Un lavoro immenso... devo molto a quel cervellone: se non fosse stato per lui, sarei già in galera da anni!» 

Qui scoppiò in una risata fragorosa che scosse l'aria. 
Jim era lieto che l'atmosfera si fosse alleggerita, ma non poteva fare a meno di pensare che tra poco avrebbe dovuto spiegare molte cose al vecchio cyborg...

«Dove siamo?» chiese, per allontanare il momento della verità.

«Su una nave mercantile ormeggiata a Crescentia. Sei a casa, si può dire.»

Jim lo guardò leggermente stupito. Non si era reso conto di essere su una nave, e non si aspettava certo che Silver ne usasse un tipo così pesante e lento. Notando la sua perplessità, il cyborg si affrettò a spiegare:

«Andiamo, sono un pirata ricercato, non posso attraccare con il mio galeone come se niente fosse! E non ho nemmeno un galeone, al momento...» sospirò affranto, e Jim credette di udire un flebile, acuto sospiro a fargli eco. «Già, la Calico Jack mi ha abbandonato dopo otto anni di onorato servizio, pace al suo scafo. Diciamo che ho preso in prestito questa nave per avvicinarmi al porto e reclutare una nuova ciurma... e sì, anche quella è stata quasi tutta catturata nella mia ultima spedizione. Mi sto rammollendo, per le Perseidi! Quei cani della Marina ci hanno teso un'imboscata a tradimento, avrei dovuto prevederlo!» s'inalberò agitando il pugno meccanico, evidentemente furente per l'accaduto.

Jim mise un preventivo passo di distanza tra loro, e Silver parve rendersi conto solo allora di essersi lasciato andare alle escandescenze, riprendendo così un contegno.

 
«Comunque, la Marina non penserà mai che abbia il fegato di avvicinarmi a uno dei più grandi porti esistenti. Inoltre, l'ho fermamente convinta che mi trovi da qualche parte vicino al Confine Est. A sbrigare tutte le pratiche burocratiche per l'attracco ci ha pensato B.E.N., mentre io mi limito a girare di notte per i pub del porto... sai, lì tutti hanno l'abitudine di tenere la bocca chiusa ed entrare nella mia ciurma costituisce un buon incentivo per non spifferare tutto a quelli della Marina,» aggiunse con fare confidenziale, schermandosi la bocca con una mano quasi a spifferargli un segreto.
 
Ci fu un attimo di silenzio, durante il quale Jim pensò disperatamente a un modo per prolungare la conversazione ed evitare così le domande del cyborg, ma quest'ultimo fu più rapido:

«Ora che ti ho parlato di me, credo che sia il tuo turno di raccontarmi qualcosa, non trovi?» 

Il tono di Silver non sembrava ostile, né irato, ma lasciava trasparire indubbiamente una vena di diffidenza che non si curò di nascondere. 
Gli fece cenno di sedersi sul letto, mentre lui afferrava la sedia per lo schienale e la posizionava di fronte ad esso, sedendosi con le massicce braccia incrociate. Jim deglutì e si sedette a sua volta, trovandosi faccia a faccia con il pirata. Sentendosi pervadere una spiacevole sensazione di gelo, cominciò a parlare.


 


Angolo dell'Autrice

Prima di tutto, ribadisco che mi dispiace molto per non aver aggiornato la settimana scorsa, ma era veramente sommersa dai compiti e non ero proprio nell'umore per scrivere...mi stupisco di me stessa per aver buttato giù queste quattro orribili righe. Tornando al capitolo in sé...sì, in pratica è solo una lunga e noiosa descrizione, avevo intenzione di scrivere anche il dialogo tra Jim e Silver, ma non avevo cuore di farvi aspettare così tanto...
Insomma, codesta parte è di passaggio! La potreste tranquillamente saltare a piè pari... sarò sincera: quando non sono nell'umore per scrivere, mi perdo nelle descrizioni :'D
Abbiate pazienza, la prossima volta non vi deluderò! 

-Light-

P.S. L'incubo è un dettaglio importante, non è lì per caso u.u 



 
-Tutti i diritti appartengono a Stevenson, per la storia originale "L'Isola del Tesoro, e alla Disney per il film 'remake'  "Il Pianeta del Tesoro"; la storia è scritta senza alcun scopo di lucro-
-Alcune informazioni sono prese dal videogioco Disney "Il Pianeta del Tesoro - Battaglia su Procyon"-

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Capitolo 8
*** Somewhere I Belong ***


VIII
 
Somewhere I Belong



«Scroop era...una specie di datore di lavoro. Anche se sarebbe meglio definirlo "ricattatore",» esordì Jim, spiando di sottecchi la reazione del cyborg.

«Spiegati meglio.»
 
«Il mio compito era farmi arruolare nella ciurma di una qualche nave pirata e poi sottrarre il bottino di nascosto e portarlo a lui.»

«Quante volte hai fatto questo bel lavoretto?» chiese sarcastico il pirata.

«Solo due.»

«E io sarei stato il terzo, giusto?»
 
Jim abbassò di nuovo lo sguardo, mormorando un "sì" soffocato. Silver sospirò, non sapendo come comportarsi... il suo orgoglio e codice d'onore gli diceva di sbatterlo fuori bordo all'istante, ma voleva prima sapere il perché di tutta quella strana storia.
 
«Rubare il bottino è l'atto più spregevole che si possa compiere su una nave pirata, lo sai?» disse dopo un po', con un'espressione corrucciata.

«Non avevo scelta. Quando trovavo un imbarco, Gant si imbarcava con me e mi teneva d'occhio per tutto il viaggio, nel caso avessi deciso di fuggire o di disobbedire agli ordini,» spiegò, atono.

«E si può sapere perchè, tra tutti i poco di buono che gironzolano per i porti, Scroop abbia scelto proprio te, un bimbetto, per fare il lavoro sporco?»

A questa domanda Jim rimase a lungo in silenzio, cercando le parole adatte per rispondere.

«È una storia lunga.»

«Non ho impegni urgenti,» replicò prontamente il cyborg.

Si cavò di tasca una pipa, ci pigiò dentro un po' di foglie di iyetl [1] e la accese distrattamente con un acciarino. Sbuffò una boccata di fumo azzurrino e rimase in ascolto.

 
«Prima di trovarmi al servizio di Scroop, vivevo con... con mia madre, in una locanda a Montressor,» mormorò, Jim, facendosi forza. «Gli affari non vanno molto bene da quando mio padre se n'è andato,» spiegò, senza riuscire a nascondere una sfumatura d'odio nella voce, «ma tiravamo avanti e c'era comunque un amico di famiglia – il dottor Doppler... è un noto astrofisico, forse ne hai sentito parlare.» Silver si limitò ad annuire. «Come puoi immaginare, è molto benestante, e ci ha aiutato nei tempi più difficili, durante la Guerra Galattica. Non potevamo lamentarci e la nostra situazione non era peggiore di quella di tanti altri. Un giorno, però, mia madre decise di chiedere un piccolo prestito, perchè i soldi non bastavano per pagare le bollette e non aveva alcuna intenzione di ritardare il pagamento, e neanche di chiedere di nuovo aiuto a Doppler... ed è da lì che è iniziato tutto.»

Si sfrgò il naso, sentendosi lo sguardo di Silver addosso.

 
«Andò in città, cercando qualcuno disposto a fornirle i soldi, che contava di restituire al più presto. Tornò a casa con una buona somma di denaro, più di quanto avesse sperato e sufficiente a risolvere i nostri problemi economici per quel mese. Sembrava che tutto avesse ripreso a girare per il meglio, e gli affari stavano andando così bene che stavo addirittura pensando di arruolarmi in Marina, visto che mia madre sembrava non ave rpiù così bisogno del mio aiuto. Il problema si presentò alla nostra porta un paio di mesi dopo: Scroop. Era lui che ci aveva concesso il prestito usando un prestanome di cui mia madre era all'oscuro. Il documento che aveva firmato richiedeva la restituzione immediata dei soldi entro due mesi, e l'avevamo fatto... ma delle clausole nascoste imponevano degli interessi triplicati e noi non eravamo in grado di saldare il debito, A Scroop questo non fece per niente piacere. Diede fuoco alla locanda, dopo averci storditi. Un monito per chi osava non dargli ciò che pretendeva. Quando ripresi i sensi, mia madre era scomparsa e io ero intrappolato nella locanda in fiamme... in qualche modo riuscii a scappare, anche se non ricordo come.- Si interruppe e tirò un attimo il fiato, sopraffatto dai ricordi. «Appena mi fui ripreso, tentai di scendere in città per chiedere aiuto... ma Gant, lo sgherro di Scroop, mi bloccò a metà strada e mi portò da lui. Mi disse che, visto che ero ancora vivo, dovevo saldare io il debito e se volevo continuare a vivere avrei dovuto eseguire i suoi ordini. Gli chiesi dove fosse mia madre, ma non ottenni solo risposte vaghe... credo sia morta, oppure lei crede morto me e ha deciso di costruirsi una vita altrove, oppure... oppure l'ha portata da qualche altra parte,» disse, mangiandosi le parole.

«Temi che l'abbia venduta?» intervenne Silver, captando la sua difficoltà.

«Lo temo e lo spero. Non lo so, è uno dei motivi per cui non ho mai tentato di scappare... perché forse, se avessi saldato il debito, avrei potuto rivederla,» mormorò lui, affranto. «E così, eccomi qua,» concluse, rialzando lo sguardo su Silver.

Quest'ultimo diede un'ultimo tiro di pipa, poi rispose, calmo:

«E adesso cosa hai intenzione di fare?»

Jim fu preso alla sprovvista da quella domanda.

«Io... non ne ho idea.»

«Non sei in una bella situazione: probabilmente i pirati che hai derubato ti stanno dando la caccia in lungo e in largo. Prima o poi risaliranno a Scroop e a te, ti acciufferanno e nel migliore dei casi ti sbatteranno ai ferri nella stiva.»

«Lo so,» rispose Jim, vagamente preoccupato.

«E tua madre...» Jim si accartocciò quasi su se stesso alla sua sola menziona. «C'è una possibilità che sia ancora viva, e adesso saresti libero di metterti sulle sue tracce. O perlomeno di scoprire la sua sorte.»

«Sì... anche se non saprei nemmeno da dove cominciare.»

Silver gli puntò contro l'indice tozzo e abbronzato dalle radiazioni dell'Eterium.


«Per questo, ora dovrai starmi bene a sentire. Sto per farti una proposta. Non ne faccio spesso, quindi pensaci bene.»

Jim si umettò nervosamente le labbra.

 
«Ti ascolto.»
 
«Puoi rimanere nella mia ciurma come mozzo. Ma così diventerai un pirata a tutti gli effetti, dovrai fare i conti con la Marina e non ti assicuro che potrai mai più rivedere i tuoi conoscenti, o addirittura Montressor e Crescentia. Ultimamente qui intorno hanno rafforzato i pattugliamenti e diventa sempre più difficile attraccare passando inosservati,» lo avvertì, serio. «E ho degli agganci validi a cui rivolgermi per cercare di rintracciare tua madre. Non ti prometto nulla, ragazzo, ma è un inizio.»
 
Jim rimase in silenzio, riflettendo su quell'inaspettata opportunità che gli si presentava davanti, decisamente più allettante di una vita passata a nascondersi qua e là, senza mai poter uscire allo scoperto e con una continua minaccia di morte sulla testa. Con un dubbio a perseguitarlo e la coscienza sporca.

«En on ti nascondo che non sarà una vita facile: siamo braccati in continuazione dalla Marina e spesso corriamo pericoli che molti potrebbero solo immaginare... ma in cambio vedrai l'intero Eterium e, se sarai fortunato, potresti vivere come un pascià per il resto dei tuoi giorni quando deciderai di "ritirarti dalla carriera".»

Il ragazzo lo guardò negli occhi, e in un lampo comprese che non poteva arrendersi e rimanere in quella situazione per sempre; doveva decidere cosa fare della sua vita e non aveva dubbi su quale fosse la scelta migliore per lui.

«Accetto,» disse sicuro, con gli occhi che gli brillavano e la mano subito tesa verso il cyborg.

Silver lo fissò, un stupito per la sua rapidità, per poi scoppiare in una risata profonda. Gli tese la mano meccanica, stringendo vigorosamente la sua.

«Ah! Non avevo dubbi sulla tua scelta! E ora preparati, perchè da qui in poi inizia la tua nuova vita!»


 



Note:

[1] Nome esotico per fare scena: in realtà è la parola in Nahuatl (azteco) per "tabacco".


Note dell'Autrice:

Ehm ehm...sì, è quasi un mese che non aggiorno *si rintana nell'angoletto* ma finalmente sono tornata su questi lidi, con l'attesissimo (?) capitolo che spiegerà i tanti guai del nostro povero Jimbo. Sì, ammetto che la mia vena Angst è venuta alla luce, me che FF è senza un po' di tragedia? :D
E così, (con un bell'inizio in medias res che farebbe prendere un colpo alla mia prof di italiano ) ecco che vediamo Jim prendere in mano la situazione e tirarsi fuori dai guai!
Questo capitolo non è scritto al meglio ed è anche piuttosto corto, me ne rendo conto, ma sono stata ferma a lungo e ora mi serve un po' per "ingranare" xD Chiedo ancora una volta la vostra pazienza ò__ò  xDD

Il titolo l'ho preso da una canzone dei Linkin Park (:Q__) ai quali mi sono da poco appassionata e la stavo ascoltando a loop mentre scrivevo...e mi sembrava anche adatta alla situazione :D
A parte questo, ringrazio tantissimo le mie lettrici, che hanno atteso pazientemente il mio aggiornamento e hanno aggiunto la storia tra le seguite <3

-Light-

EDIT: La storia non verrà purtroppo portata a compimento: sono passati anni e anni dall'ultima votla che l'ho presa in mano e, nonostante avessi sviluppato la maggior parte della trama, mi è impossibile riprenderne tutti i fili, soprattutto partendo da questi primi capitoli che ho leggermente risistemato, ma che sono comunque invecchiati piuttosto male. Grazie a tutti coloro che l'hanno recensita, anche a distanza di così tanto tempo <3
(Non escludo la possibilità di riadattare il tutto a una semi originale, considerando che amo le avventure piratesche... ma richiederebbe un lavoro enorme e un grosso sforzo di fantasia e riadattamento, essendoci forti elementi dell'universo fantasy del Pianeta del Tesoro, primo tra tutti il concetto di Eterium)
 

 

 

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