E le fiamme divorarono il cielo di schwarzlight (/viewuser.php?uid=91417)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** E le danze si fermarono ***
Capitolo 2: *** E il silenzio inondò la foresta ***
Capitolo 1 *** E le danze si fermarono ***
e le fiamme divorarono la luna - capitolo 1
E le danze si fermarono
A quei tempi erano due i clan che si contendevano la regione tedesca.
Wassenberg e Rosenberg, questi i loro nomi. Ma mentre i primi erano un
gruppo formatosi in tempi relativamente recenti, i Rosenberg erano una
dinastia antica e potente, che governava il territorio da ben
milleottocento anni, ben prima che quei luoghi divenissero teatro di
guerre di successione al trono, e prima ancora che i romani inglobassero la
Germania nella già lunga lista di province che contava il loro
impero. Il loro dominio non era mai stato influenzato dalla politica, anzi, si
era esteso e rafforzato sempre più con il passare del tempo.
Fin dalle origini avevano fissato la loro dimora principale nella
regione settentrionale del territorio da loro controllato, non molto
distante dai confini con il regno danese. Il maniero da loro stessi
costruito, portava i segni del cambiamento delle epoche negli
ampliamenti apportatogli, e dall'alto delle sue torri lo sguardo
spaziava su una distesa che sembrava infinita di alberi, i cui
confini erano segnati da un accenno di catena montuosa. Il rilievo
collinare
su cui sorgeva lo rendeva una roccaforte difficilmente espugnabile.
Il clan dei Wassenberg, invece, era originario delle Alpi
austriache, e contava diversi elementi provenienti dalla Francia e
dalla zona renica. Più che un vincolo di parentela, li legava
uno scopo comune: il controllo sull'Europa.
Questa loro ambizione li aveva portati inevitabilmente a scontrarsi
più volte con i Rosenberg, la famiglia più potente di
quel periodo.
Era il 1319 quando gli scontri si inasprirono.
Era il 1319 quando una fanciulla ammantata fece il suo ingresso nella
misera locanda di Rhotburg, piccolo villaggio ai margini della foresta.
Al suo ingresso la padrona del locale, una donna robusta dall'aria
stanca e scorbutica, abbandonò il pentolone della minestra sul
fuoco e si avvicinò diffidente alla nuova arrivata.
- Chi siete?
La ragazza si guardò attorno prima di rispondere. Non c'era
molto da osservare a dire il vero... due grandi tavolate e delle panche
occupavano lo spazio che intercorreva tra la porta e il focolare,
accanto al quale si intravedevano le scale che portavano alle stanze
al piano superiore. Era rimasto un solo avventore, un vecchio cacciatore che beveva la sua zuppa.
Lei si tolse il cappuccio del mantello rivelando una cascata di capelli
biondi e degli occhi di un azzurro molto chiaro, come sbiadito, ma che
impreziosivano il suo delizioso viso.
- Vengo dal villaggio più a sud... cerco solo un pasto caldo. - disse sorridendo lievemente.
Le venne indicato un posto alla tavolata vicina e dopo essersi seduta,
le fu servita la stessa zuppa che si stava sorbendo il vecchio
dall'altra parte della stanza. La ragazza ringraziò e
posò delle monete sul tavolo, di cui la padrona di casa prese
solo un paio. Era povera ma onesta.
Il silenzio era rotto solo dal crepitio del fuoco e dal rumore di
stoviglie, creando un'atmosfera molto pacata e tranquilla. Alla ragazza
tutto ciò ricordava la propria casa, prima che fosse costretta a
fuggire in seguito all'attacco di una banda di mercenari. Per rompere
il flusso di pensieri e nascondere il disagio che stava cominciando a
sentire, chiese alla locandiera a proposito del castello che si intravedeva in
lontananza.
- E' dei Rosenberg, ma per quanto ne so potrebbe anche essere disabitato... qui non s'è mai visto nessuno.
- E c'è una strada che porti fin laggiù?
Dopo aver ricevuto le indicazioni, si alzò, porse i suoi saluti
e, nonostante la donna cercasse di convincerla a rimanere data l'ora
tarda, uscì nella sera, decisa a raggiungere quel luogo.
D'altronde non aveva una meta precisa, quindi tanto valeva proseguire
finché ne avesse avuto la possibilità.
Ma poco prima di uscire dal villaggio, qualcuno la afferrò per
il braccio, costringendola a fermarsi. Girandosi constatò che ad
averla raggiunta era il vecchio cacciatore della locanda, che ansimava
ancora per la corsa fatta.
- Voi... non vorrete davvero andare in quel posto?
- Perchè non dovrei? - Il suo tono calmo cozzava con l'espressione allarmata e la voce tremante dell'uomo.
- Quel posto è maledetto! Ci vivono dei demoni che usano la
magia, io li ho visti! Non ci vada, nessuno è mai tornato!
I farnetichii del vecchio vennero interrotti dalla locandiera, che l'aveva seguito.
- Smettila con queste idiozie, vecchio! Scusatelo, ma poco tempo fa
è stato attaccato dai lupi, e non si è ancora ripreso
dallo shock.
- Non erano lupi, erano demoni, demoni!
La donna riuscì a riportarlo indietro, cercando di calmarlo,
lasciando la ragazza perplessa, ma pur sempre decisa a continuare.
Dopotutto, ormai non c'era più nessun pericolo di cui dovesse
preoccuparsi.
C'era un fiume che scorreva nel mezzo della foresta. D'inverno si
ghiacciava quasi totalmente, rendendone possibile l'attraversamento a
piedi. D'estate le sue acque rimanevano gelide, ma sebbene fossero per
la maggior parte del tratto impetuose e violente, c'erano anche delle
zone in cui si ammansivano creando dei guadi, e uno di questi si trovava proprio nelle
vicinanze del maniero della casata dei Rosenberg, obbligandone
l'attraversamento a chiunque giungesse da sud.
Era ormai l'alba, e la fanciulla era appena giunta sulle rive del
grande fiume, cercando il punto più favorevole per passare.
Quando finalmente trovò una sorta di sentiero di ciottoli e
pietre appena sotto il pelo dell'acqua, e raccolse la gonna e il bordo
del mantello preparandosi a percorrerlo.
Uno, due, tre passi. Dopo l'arrancamento iniziale era divenuto facile avanzare.
Quattro, cinque, sei. La corrente ogni tanto si faceva sentire, e
rendeva i suoi passi più incerti, costringendola a un notevole
sforzo per non fare un bel tuffo in acqua, quando al settimo passo
quasi scivolò.
Otto, nove. Al decimo passo, che segnava oltre metà della
distanza, il piede destro la tradì, facendola cadere
definitivamente nel fiume.
Si ritrovò seduta su un letto di ghiaia e ciottoli,
completamente inzuppata e tremante, con il sottofondo musicale di una
risata maschile. Si voltò cercando colui che la stava
sbeffeggiando, e a pochi metri da lei vide un giovane uomo dai corti capelli biondo scuro accovacciato
sulla riva, che si tratteneva la pancia dal ridere.
- Perchè non mi soccorrete invece di denigrarmi? - esclamò lei indignata.
- Ahah...Vogliate perdonarmi, avete perfettamente ragione... non muovetevi.
- Oh, per quello non c'è pericolo...
Il ragazzo non sentì l'ultima frase sussurrata della donna, e si
levò l'ingombrante mantello adagiandolo lì vicino, prima
di avventurarsi sul percorso in precedenza effettuato da lei. In pochi
secondi la raggiunse e, dopo averla aiutata a rialzarsi, la
sollevò senza sforzo trasportandola all'asciutto.
- Perdonate l'impertinenza, ma... chi siete? E cosa vi ha portato nelle terre dei Rosenberg?
Lei accolse ben volentieri il mantello che le posò sulle spalle
intirizzite, e si soffermò a pensare prima di rispondere. Cosa
poteva dire? In fondo era pur sempre da sola, ogni scusa che avrebbe
accampato sarebbe suonata falsa.
Intanto il giovane l'aveva aiutata a risollevarsi e, complice la netta
differenza d'altezza fra i due, cominciava a sentirsi in soggezione
sotto lo sguardo indagatore di lui, così decise di sviare
completamente il discorso.
- E voi? Siete uno dei demoni che abitano il castello?
Gli occhi scuri di lui si assottigliarono rendendo la sua espressione
più tagliente e sospettosa. La squadrò per un
interminabile secondo prima di avvicinarsi a lei e piegare le labbra in
un sorriso quasi beffardo.
- Se anche lo fossi? Avreste paura?
- ...No, direi di no. - rispose lei abbassando gli occhi, prima di
risollevarli con sguardo deciso. - Io stessa sono uno di
quei mostri.
Le avevano dato una camera splendida, degna di una regina. Il letto a
baldacchino era soffice e caldo, con lenzuola di seta e delle pesanti
coperte finemente ricamate. Le ampie finestre ai lati del letto avevano
tendaggi color porpora, e i tappeti che ornavano il pavimento
erano così elaborati che dovevano esser costati una vera fortuna. La
stanza era provvista anche di un caminetto, di fronte al quale erano
poste due poltroncine e un divanetto a due posti. C'erano
perfino una piccola libreria e una scrivania addossate alla parete
accanto il focolare, mentre sul lato opposto era posizionato un enorme
armadio ricolmo di abiti raffinati per ogni occasione, così come
i vari scrigni e cofanetti posati sul tavolino da toilette custodivano
gioielli di ogni forma e colore.
La ragazza si trovava seduta proprio di fronte al grande specchio che
lo ornava, mentre le due cameriere a cui era stata affidata le
acconciavano i fluenti capelli biondi e l'adornavano con gemme preziose
e nastri di raso.
Erano umane, poteva avvertirlo. La loro presenza era diametralmente
opposta rispetto a quella del ragazzo che giorni prima aveva incontrato al fiume. E la stessa sensazione che
provava alla sua vicinanza, le aveva pizzicato i sensi quando, mentre
la guidava per la prima volta attraverso i vasti corridoi, si era fermato a conversare con
altre due donne, presentandola.
La servitù invece era diversa. Erano tutti umani, dal primo all'ultimo.
Non come gli altri... non come lei.
- Abbiamo finito, mia signora.
Guardò il suo riflesso.
Non era ancora abituata a vedersi così... perfetta. Anche prima
era bella, e il suo aspetto effettivamente non era cambiato. Ma c'era
un qualcosa che la rendeva ancor più affascinante. Irresistibile.
Provò a sorridere, ma tutto ciò che ne uscì fu una
smorfia incerta. Cosa era andata a fare lì? Certo, era con dei
suoi simili, e questo non poteva che farle piacere... si era sentita
tremendamente sola fino a quel momento, senza qualcuno che potesse
comprenderla.
Però le faceva uno strano effetto esser stata accolta in quel
clan così facilmente, che seppur fosse composto da demoni come
lei, sempre nobili rimanevano, mentre lei in fondo era sempre stata una girovaga, fin da quel momento.
Tirò ancor di più il finto sorriso, e fissò i suoi
denti. Erano bianchissimi e perfettamente allineati. E poi c'erano i
canini che risaltavano per la loro lunghezza anormale. Le sue zanne.
Sospirò.
Lei non era più umana e quei denti erano lì per ricordarglielo.
Poi si alzò e si diresse verso il salone, dove la sua nuova famiglia era riunita per una festa.
Dove la sua nuova vita l'aspettava.
Quella sera, nella dimora principale del clan dei Rosenberg, era stato indetto un ballo.
L'occasione era il ritorno del futuro capofamiglia, Ludwig von
Rosenberg, fino a quel momento impegnato nella lotta contro il clan
nemico ai confini del territorio.
Le danze erano già iniziate quando Ulrich Wiegrefstein fece il
suo ingresso in sala. Dopo aver posto i suoi saluti agli anziani, si
mise subito a cercare l'amico, che trovò impegnato in una
conversazione con alcune attempate nobildonne. Si fermò a
osservarlo: lunghi capelli neri che gli ricadevano pigramente
sulle spalle, una postura eretta e fiera, l'espressione attenta e
cordiale, i lineamenti forti e eleganti, sorriso di circostanza. Solo
gli occhi grigi lasciavano intravedere l'immensa noia di cui era preda.
Stava quasi per cadere nella tentazione di alzare i tacchi e lasciarlo
in quella situazione tutto sommato divertente, quando il suo animo da
buon samaritano prevalse su quello del sadico sbeffeggiatore.
- Mie care dame, permettiate che vi sottragga il piacere della
compagnia del nostro Ludwig. Ci sono delle questioni d'affari di cui
dobbiamo discutere. - si intromise, afferrando Ludwig per una spalla e
trascinandolo via fra mille scuse.
- Ulrich, amico, non sono mai stato così felice di rivederti! - esclamò allegramente il moro.
- Oh, bè - rise l'altro - sarebbe stato un problema se fossi morto di noia... sai che casini con la successione poi!
Si spostarono verso le vetrate che davano sul parco, aggirando la pista da ballo.
- E poi credevo ti piacesse esser circondato dalle donne.
- Certo, magari più giovani però... e a proposito di
donne - si interruppe per versarsi del vino, osservando il compagno
sorridendo sornione - mi hanno detto che hai portato qui un'orfanella...
- Ah... e quindi lo sai già. speravo di poter essere io stesso a
riferirtelo, ma pazienza. In ogni caso dovrebbe essere qui da qualche
parte...
Ulrich si guardò attorno alla ricerca della ragazza del fiume.
Era sicuro che fosse ancora alla festa: riusciva a percepire la sua
presenza, seppur confusa da quelle degli altri invitati. Ma non aveva
difficoltà a riconoscerla, anche in mezzo a tutte quelle persone.
Lei era particolare. Avrebbe potuto ritrovarla tra mille altri.
E difatti non passò molto prima che l'intravedesse oltre i ballerini che li separavano.
- Christel!
Appena sentì il proprio nome la ragazza si girò a
osservarli. Non vide subito la loro posizione, ma appena Ulrich
riuscì ad attirare la sua attenzione, si avviò subito
verso i due.
Quella sera indossava un abito azzurro chiaro e bianco, stretto appena
sotto il seno da un nastro di raso blu. I capelli biondi erano raccolti
in un'elaborata pettinatura che le lasciava scoperto il collo adornato
da un pendente in acquamarina. Tutto in lei richiamava l'acqua, perfino
il suono del suo nome.
Era splendida, come sempre lo era.
Nel mentre Ludwig continuava a parlare con l'amico e a sorseggiare il proprio vino, quasi noncurante della ragazza che avrebbe incontrato a breve.
Poi lei arrivò.
Lui si girò.
I loro occhi si incontrarono.
E le danze si fermarono.
In quel momento era come se l'esistenza di tutti gli altri fosse svanita. Non c'era più nessuno oltre a loro due.
Solo i loro occhi, azzurro e grigio che si fondevano in un solo sguardo.
Solo le loro voci, lui che le chiedeva di ballare e lei che con vergogna ammetteva di non saper danzare.
Solo le loro mani, quando lui prese la sua e la portò sulla grande terrazza.
Solo i loro passi, quando la musica riprese e con ritmo cadenziato
accompagnava i loro volteggi, dapprima incerti, poi sempre più
eleganti e leggeri.
Solo uno sguardo, solo un bacio.
Solo loro.
E le danze si fermarono.
Questo capitolo me lo son veramente sudato °-°
prova ne è il fatto che dovevo pubblicarlo almeno una
settimana fa, ma a un certo punto mi son bloccata e non sapevo come
continuare ;w;
Per fortuna ho risolto e quindi....siore e siori ecco a voi il primo degli spin-off dedicati a "La Bambina e il Lupo"!*_*/
Spero he possiate apprezzare, perchè io sono molto, molto, ma molto soddisfatta di come è venuto fuori *_*
(tra l'altro non credo di aver mai scritto un singolo capitolo così lungo °°)
Questa storia si articola in soli tre capitoli, ma il prossimo
arriverà alla fine di gennaio...motivo: due concorsi in atto e
esami >_<
Quindi vogliate perdonarmi in anticipo ;_;
Poi: la colonna sonora.
perchè sì, c'è una colonna sonora XDD e più
precisamente di tratta di Pale, dei Within Temptation. Appena ho
sentito questa canzone me ne sono innamorata, e vi assicuro che
è adattissima come atmosfera a questa storia **
La scena del ballo, invece, l'ho immaginata con questa canzone: The best is yet to come - Metal Gear Solid ending theme
vi sembrerà strano, ma fateci un saltino ad ascoltare u.u
E detto questo spero davvero tanto che abbiate il cuore di fermarvi a lasciare un piccolo commentino, anche solo di due righe :3
mi farebbe immensamente felice sapere la vostra opinione *_*
Grazie di aver letto!
Alla prossima!
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Capitolo 2 *** E il silenzio inondò la foresta ***
e le fiamme divorarono la luna - cap.2
E il silenzio inondò la foresta
Quanto tempo era passato?
Qualche ora, qualche mese. Ogni giorno era uguale ma diverso dal precedente, monotono ma eccitante, normale ma stupefaciente.
Era come galleggiare in un sogno, una dimensione ovattata in cui tutto era perfetto e bello e gioioso.
E lei ci sguazzava in questo sogno, in questo luogo ormai familiare in cui era piombata all'improvviso.
Per caso, per disgrazia.
Perchè la memoria dell'inizio della sua nuova esistenza si manteneva ancora vivida.
E a volte, quand'era sola, il ricordo di quegli occhi neri come la
pece, imperscrutabili, che la fissavano, sempre più vicini,
sempre più minacciosi e gelidi, la incatenava dal terrore. Il
dolore provato quella notte le pungeva ancora i sensi, come se fosse
appena accaduto.
E poi si guardava attorno, guardava Ludwig, e si tranquillizzava.
Nessuno avrebbe potuto nuocerle ora, nemmeno un'ombra del passato.
Lei ora era forte, era protetta, era amata.
Sì, lei era amata. E amava.
Nei suoi sogni di primogenita di una famiglia di contadini non avrebbe
mai potuto immaginare di esser corteggiata dall'erede di un casato
nobiliare. Specie se i componenti del casato in questione erano quelle
misteriose creature denominate "vampiri".
Eppure questa era la realtà. E lei ricambiava, oh, se ricambiava!
Come stregata da un incantesimo, si ritrovava a cercarne costantemente
lo sguardo, a bramare il contatto fisico, le sue mani, i suoi baci, i
suoi capelli di seta e gli occhi di quel grigio così freddo ma
così caldo.
E la dolcezza con cui lui la trattava, la sua voce così
carezzevole quando si rivolgeva a lei... si sentiva bruciare, ardere al
suo cospetto.
Nemmeno il sangue le era così necessario.
Ludwig le aveva insegnato tutto: come muoversi nel territorio, come
combattere, come nutrirsi e quando; le aveva insegnato a modificare la
materia - perchè lei vampira non lo era nata, non poteva usare
gli elementi - e, ironicamente, quello stesso argento che secondo gli
umani doveva avere degli effetti negativi su di loro.
E le aveva insegnato nuovamente a vivere. Ad alzare la testa e procedere fieramente su quel suo nuovo cammino.
- Christel!
La ragazza si guardò attorno, cercando chi l'aveva chiamata, e
sobbalzò dalla sorpresa quando un'enorme aquila planò ai
suoi piedi, prendendo subito dopo le sembianze di un uomo.
- Ulrich! Mi hai spaventata!
- Ahah, scusa, non era certo mia intenzione!
Ulrich era sempre così. Sempre pronto a scherzare, a stupirla.
C'erano giorni in cui non faceva altro che poltrire pigramente in un
angolo del parco, solitamente sulle sponde del fiume dove si erano
incontrati per la prima volta, oppure sotto una grande quercia presso
l'ala ovest del castello.
Seguiva solitamente un periodo di intensa attività frenetica,
durante i quali era capace di sparire per giorni interi in
perlustrazione dei confini e di cui l'apice era costituito dai violenti
scontri con Ludwig, che mettevano in mostra la feroce indole combattiva
della loro razza. E nonostante queste battaglie a due non fossero altro
che allenamenti, lei si sentiva ribollire il sangue nelle vene ogni
qualvolta un attacco di Ulrich raggiungeva l'amico.
Era in quelle occasioni che sentiva davvero il bisogno di nutrirsi, di
ottenere la forza per proteggere colui che ormai era diventato il suo
compagno, a tutti i costi. Era solo un attimo, un attimo che la
spaventava, ma sul quale bastava esercitare un po' di autocontrollo per
esser soppresso. E tornava a fare da spettatrice, come se nulla
l'avesse turbata.
Poi c'erano delle volte in cui il carattere gioviale di Ulrich
veniva sostituito da un atteggiamento distaccato, uno sguardo lontano
che si fermava a riflettere su questioni sconosciute, che solo lui
poteva vedere e comprendere. In quei momenti era inavvicinabile,
perfino per lei, perfino per Ludwig.
- Pensavo che tutti nel clan dei Rosenberg si trasformassero in lupi...
- Mh, vedi... - esitò nella risposta - perlustrare la
foresta dall'alto è molto più semplice che non a piedi.
Tu piuttosto cosa fai ancora qui? Ci sono due ragazze della
servitù che ti stanno cercando disperatamente da qualche ora
ormai...
- Oh, non pensavo avrei creato dei problemi! Grazie per avermi avvertito!
Si alzò in un fruscìo di vesti dalle radici dell'abete
sotto al quale aveva passato il pomeriggio, raccogliendo il libro
che si era portata dietro, ma prima che potesse affrettarsi a tornare
al castello, una domanda la trattenne sul posto.
- Sei nervosa per stasera?
- ...a dire il vero sì. Ho un po' paura.
- Non vuoi farlo?
Christel sorrise radiosa, come solo lei sapeva fare.
- Sarei una bugiarda se lo ammettessi. E' solo che... tutta quella gente mi mette ansia.
- Oh, non preoccuparti per quello, concentrati su di lui e non avrai
problemi. E nel caso in cui cambiassi idea... ci sono sempre qua io!
Risero entrambi, dopodiché si separarono. Quella che si sarebbe
svolta al calare del sole era una cerimonia importante, di cui la
ragazza era la protagonista assoluta.
Una semplice cerimonia, sì... che gliel'avrebbe portata via per sempre.
Christel, Christel, Christel.
La dolce Christel, la bella Christel.
Avrebbe voluto averla solo per sé, tenerla con sé.
L'avrebbe tenuta al sicuro, dove gli altri non l'avrebbero ferita, dove
gli altri non l'avrebbero spaventata. Quei suoi occhi irrequieti che
ogni tanto adombravano il suo volto erano dolorosi, solitari. Avrebbe
distrutto il mondo per quegli occhi, avrebbe distrutto chiunque per lei.
L'elegante Christel, la leggiadra Christel.
Ma non era sua.
Eccola che scendeva la scalinata, con l'abito rosa antico che ondeggiava seguendo le sue movenze delicate.
E ad aspettarla, alla base, c'era lui. Ludwig.
Come avrebbe voluto essere al suo posto, essere lui a prenderle la mano
e ad accompagnarla al centro della sala, dove il loro legame eterno
sarebbe stato stabilito.
Avrebbe voluto andare lì e strapparla dalle mani dell'amico.
Rubargliela, come lui l'aveva rubata a lui, con un solo ballo, senza
alcuna parola. Avrebbe voluto averla, baciarla, prenderla, anche con la
forza se necessario. Spezzare la bella, fragile Christel.
Pensieri osceni come quello erano insopportabili, lo disgustavano di sé stesso.
E intanto lei era lì, di fronte agli anziani, insieme all'altro, che le mordeva leggermente il polso per bere il suo sangue, per stabilire il loro appartenersi reciproco.
Quando lei fu in procinto di ripetere il gesto, Ulrich non
riuscì più a sopportare la vista del suo sogno che gli
veniva irrimediabilmente e definitivamente recluso, negato, e
uscì nel freddo della notte, verso la foresta.
Ma ciò che gli faceva più male, era che ormai non avrebbe più potuto salvarla.
Loro erano già condannati... e lei con loro.
Era notte inoltrata, la festa per l'erede del casato e la sua compagna
andava avanti imperterrita, ma senza i suoi due protagonisti.
Passi leggeri risuonavano nel gazebo al limitare del parco del
castello. Passi di una danza in cui Christel era ormai esperta, una
danza lenta e cadenziata, elegante e armoniosa. Nel silenzio di quel
luogo c'erano solo loro, il rumore della loro musica, il suono delle
loro risate lievi.
Ludwig strinse la sua sposa a sé.
Due semplici parole prima di baciarla con passione, circondandole la vita, carezzando le sue morbide curve.
Christel si aggrappò a lui, carica di passione, stringendo le sue spalle forti.
Le mani che scorrevano sulla pelle, i respiri affannosi, gli abiti di troppo.
La condusse verso i loro appartamenti.
E il silenzio inondò la foresta.
Più lontano, più a ovest, un messaggero stava tornando.
Le notizie che portava non erano buone. Erano notizie di attacchi feroci e di uccisioni.
Il nome dei Wassenberg li aveva raggiunti.
Il Cacciatore si stava recando alla tana del Lupo.
Ma il messaggero era stanco, aveva viaggiato per giorni e giorni senza fermarsi.
Fortuna volle che incontrò un compagno in perlustrazione, a cui
chiese di portare a termine l'incarico mentre lui si riprendeva.
Certo che l'avrebbe fatto, poteva stare tranquillo e riposare in pace.
L'ignaro corriere si distrasse un momento, e una scarica elettrica lo colpì a morte.
Ulrich Wiegrefstein raccolse il rotolo di pergamena dal cadavere.
Di fronte a lui un'aquila reale lo osservava indagatoria.
Un cenno d'intesa e un fruscio d'ali.
Due aquile lasciarono la scena.
E il silenzio inondò la foresta.
...coff.
Ebbene sì, non sono morta, ma operativa come non mai.
Se volete potete picchiarmi, vi presto io le mazze.
In compenso ho già cominciato il terzo e ultimo capitolo, che
conto di postare lunedì o martedì, quindi...risparmiatemi
almeno le mani 8°D
Uhm, per il resto...Ludwig è...alquanto in disparte .-.
Ma c'è un motivo °_°/
Il primo era il capitolo di Christel (aah, sono stufa di scrivere
questo nome D<), questo il capitolo di Ulrich...il prossimo
sarà il capitolo di Ludwig, e chi ha già letto La Bambina e il Lupo credo possa immaginare il perchè ._.
Bene, fine delle ciance.
Grazie alle persone che mi seguono ;_;
E che hanno commentato lo scorso capitolo <3
Alla prossima settimana!
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