Brr,
accidenti! Sono contenta di vedere che la storia sia di vostro
gradimento. Questo fandom butta un po' giù se non si scrive
dell'amore di Stefan/Elena e tutte le coppie possibili ed
inimmaginabili che la serie presenta. Doralice: Ci avevo pensato
ma ho voluto mantenermi sul semplice (tutte le mie energie creative
sono rivolte alla precedente storia – in lavorazione e quasi
finita, devo solo rifinire prima di aggiornare il prox capitolo –
per non creare troppe situazioni ingestibili. Nel libro, Elena cede a
Damon … prima o poi dovrò leggerlo! :D Troppe
romanticherie dopo po' stufano, ho subito lo stesso processo
azione-reazione con la serie di Heroes quando ho scritto BNW e SSE.
Verdi88: credo che Kat sia disperata e che crederebbe anche a
Babbo Natale se scalasse il camino e l'aiutasse a fuggire! Ili91:
grazie, grazie. Troppo buona! =)
Joy:
spero di non averti deluso negli ultimi capitoli. Anche io adoro Kat,
a parte essere una vera bastarda, ha un lato forte che Elena non
mostra (come scrisse Doralice, fa la Madre Superiora negli ultimi
episodi) e che ha dovuto rafforzare in tutti gli anni di lotta contro
Klaus.
Buona
lettura e smettetela con tutto quel cioccolato che rovina la linea e
fa venire i brufoli!
"Fai
ahh!"
Katherine
infilò la cannuccia fra le labbra con un'occhiata che non
aveva bisogno di parole. Succhiò il sangue finché la
sacca non fu vuota e quando passò la lingua sulle labbra, il
dolore era svanito. La pelle era di nuovo perfetta e illesa.
Katherine scostò i lunghi capelli dal volto. La sua bellezza
era intatta. Damon era seduto di fronte a lei e la guardava con
disprezzo velato. Roteava il sangue nel bicchiere di cristallo come
se fosse vino. “Madame è stata accontentata. Quella è
la porta.”
Katherine
strinse la labbra, la lingua incollata al palato. "Klaus non è
più nel corpo di Alaric."
"Lo
so."
La
vampira lo fissò immusonita e strofinò le braccia fra
loro. Non riusciva più a sorprenderlo? "Ha preso Jenna."
Damon
alzò un sopracciglio, irritato. "Stai mentendo."
Forse
era ancora in grado di tenerlo in scacco matto. Katherine sorrise di
disprezzo e l'odio per Elena salì. "Klaus ha intenzione
di prendere la tua principessina questa notte.”
Damon
impallidì, la pelle alabastrina si fece ancora più
chiara “e hai aspettato tutto questo tempo per dirmelo?!”
Katherine
sbuffò scrollando le spalle. “Mi hai seccato,
Salvatore...” Damon l'afferrò per il braccio e lei
rimpianse di non aver bevuto altro sangue.
“Se
non fosse stato per me, saresti ancora mummificata in quella
stanzetta d'albergo. Mi devi qualcosa, bellezza.”
Vero,
aveva un debito di riconoscenza, ma non aveva onorato uno nella sua
vita e non avrebbe cominciato in quel momento. “Non ti devo
proprio niente. Non aspettarti ringraziamenti. Non ho intenzione di
rimetterci la vita mentre cerchi di salvare la sua!”
“Non
riesci proprio ad essere diversa, eh?!”
“Se
non fossi come sono, Klaus avrebbe vinto.”
“Perché
me l'hai detto? Tu vuoi che Elena muoia.” Damon la tirò
ancora di più verso di se. Faceva resistenza, ma a differenza
del solito, era meno complicato lottare con lei. “Perchè?”
Katherine
si rifiutò di rispondere, le labbra serrate, e il respiro
ansioso e arrabbiato di Damon sul viso. “Stai sprecando tempo
prezioso.”
Damon
la lasciò andare di colpo e Katherine cadde sulla poltrona.
Quando il vampiro si piegò su di lei, Katherine alzò il
mento.
“Se
Elena muore, torno qui...”
“Quando
tornerai, io non ci sarò.”
“...
e ti strappo il cuore” la minacciò continuando a
fissarla negli occhi. “Facciamo un po' per uno.”
“Non
ti amerà mai. Lei ama Stefan!” esclamò esausta.
Ma che problema aveva a capire una cosa così semplice?!
“Tutte
amano Stefan” sibilò posandole le mani attorno al collo
in un modo che Katherine aveva imparato a conoscere e che presagiva
uno scoppio d'ira. “Ti ho aiutato solo per potertelo
rinfacciare” mormorò stirando le labbra con difficoltà.
Cercava di sorridere ma la furia dentro di lui saliva. “Stefan
non sarebbe mai corso da te.”
“Sei
corso da me, Salvatore?” lo provocò non riuscendo
a fare altrimenti. Damon provocava il suo lato più dispettoso
e feroce. Si era intromesso fra lei e l'uomo che aveva amato troppo
volte e anche ora la tediava con quella ragazzina che le
rassomigliava.
“Sta
zitta, Kat. Per il tuo bene, taci.”
Katherine
lo spinse via. E come al solito, come era sempre stato fra loro, il
sangue si incendiò all'istante e la lotta si fece intensa.
Sapeva di essere in svantaggio per la recente defaillance da
esposizione solare, e quando si trovò sdraiata sul divano, il
vampiro su di se, allargò le mani. Letteralmente. “Perchè
sei ancora qui e non sei corso da lei?”
“Perchè
ti interessa tanto che corra a salvarla quando hai un bisogno
disperato di me?”
Katherine
allargò gli occhi, ammutolita. Per la prima volta in 125 anni,
Damon riusciva a toglierle le parole di bocca. “Io non voglio
niente da te.”
“Raccontalo
ad un altro” sibilò infilando un braccio sotto la
schiena.
Katherine
sentì la colonna vertebrale inarcarsi e assecondò il
movimento con un disagevole senso di illanguidimento generalizzato ma
più diffuso a livello celebrale. “Ora cosa fai?”
Damon
stava armeggiando nella tasca dei pantaloni. Katherine lo vide far
comparire un cellulare da nulla mentre la vicinanza col vampiro
cominciava a fare il suo effetto.
“Klaus
è nel corpo di Jenna. Corri da Elena.” Damon gettò
il telefono fra i cuscini e le spostò una ciocca dalla fronte.
“Ad ognuno la sua damigella in pericolo.”
“Io
non sono in pericolo” mormorò socchiudendo le palpebre
quando le sfiorò il viso. “Cosa vorresti fare?
Baciarmi?”
“A
te non piace essere baciata. Non da me.”
“Ti
sbagli.”
Damon
la guardò incupito ma non si mosse, ne la lasciò
andare. “Bugiarda” sibilò infine spostando il
braccio e facendola ripiombare sul divano. Katherine osservò
la volta decorata del soffitto per un lunghissimo istante, lo mandò
al diavolo e si mise a sedere abbracciando le gambe.
“Oh
dio, non fare... quello!” esclamò balzando verso
l'armadietto dei liquori “whisky?”
“Bourbon.
Non fare cosa?”
Damon
le passò il bicchiere stando ben attento a non sfiorarle le
dita. “Bevi e vattene. Non farti più vedere a Mystic
Falls. Cambia continente.”
“E
credi che riuscirai a dimenticarmi, Damon?”
“Bevi.
E vattene” ripetè piegandosi su di lei. “Sei
stata la mia dannazione.”
“Mi
dispiace.”
Damon
non udì il suo bisbiglio, all'inizio. Era troppo arrabbiato
per capire davvero le parole. “Non te ne frega niente di me.”
“Ti
sbagli...” bisbigliò con la gola annodata.
“Li
conosco i tuoi giochetti. Sono sempre gli stessi da 150 anni.”
Katherine
gli sfiorò il viso notando un drastico cambiamento in lui.
Damon le afferrò il polso e lo strinse. Le ossa sottili si
sarebbero rotte con niente, se avesse stretto di più.
D'improvvis,o l'odio per lei crebbe così tanto che la mano si
mosse da sola e Katherine gridò. Risistemò il polso con
un altro gemito mentre Damon la guarda adombrato. “Non sono
tanto diverso da Klaus.”
“Lui
non è così stupido.” Katherine udì il
bicchiere creparsi, lo fissò con aria di sfida, pronta a
lottare.
“Hai
ottenuto quello che volevi. Vattene.”
“Damon...”
Il
vampiro le arrivò sui piedi in meno di un istante. L'afferrò
per la vita e la spinse verso la porta. Quando Katherine oppose
resistenza, Damon rise beffardo. “Hai paura che ti trovi
un'altra volta?”
“Non
è così!” sbottò mordendosi la lingua.
“Sarò
paziente e ascolterò le tue...” Damon si zittì
quando Katherine lo baciò prosciugando il resto della frase.
La lasciò fare senza ricambiare, l'afferrò per i
capelli e la fissò accigliato. Era un gioco, un altro modo per
prenderlo in giro? Aveva imparato a riconoscere le espressioni delle
donne intrise di desiderio. Ma Katherine non era come le altre. E non
aveva alcun desiderio per lui. Voleva semplicemente un cane da
guardia. “Te lo potevi risparmiare” sussurrò con
le sue braccia ancora avvolte intorno al collo. Non l'aveva toccata
durante tutto il bacio. Prima per la sorpresa. In seguito per non
concederle la soddisfazione che cercava. “Ti venderesti a
chiunque fosse in grado di proteggerti da Klaus.”
Katherine
assorbì l'accusa. Il suo cedimento non era stato inteso nella
giusta maniera. Non aveva bisogno di protezione, era sfuggita al
vampiro per 500 anni e avrebbe continuato a farlo. Aveva voglia di
fare l'amore con Damon, per lussuria, per scusarsi di tutto quello
che gli aveva fatto passare, perché era indebolita dal sole e
si era sentita perduta finché non era entrato nella stanza con
i suoi soliti modi da bulletto della scuola, perché aveva
bisogno di qualcuno che le dicesse che era tutto ok e che non avrebbe
dovuto più preoccuparsi di nulla. Katherine si accorse di
essere stanca. Di aver sempre vissuto nella paura. Di non avere più
la forza di giocare con nessuno. Damon la guardava come se fosse un
oggetto ripugnante e non aveva sentore dei suoi reali desideri. Di
nuovo, sorrise. Rassegnata. “Hai ragione.”
“Klaus
non verrà qui. Va in camera mia, spogliati e fa una doccia”
mormorò con voce ancora sottilmente dura. Voleva essere un
consiglio, le stava impartendo un ordine. “Elena ha lasciato
dei vestiti. Cambiati. Dormi. Fa quel che vuoi” borbottò
tornando verso il caminetto acceso. “Prendi qualche sacca di
sangue e sparisci dalla mia vita per sempre” disse
fissando il fuoco. “Parlo per me, con Stefan agisci come ti
pare.”
“Come
ho sempre fatto.”
“Come
hai sempre fatto...” ripetè voltandosi a guardarla.
Poteva sentire il suo profumo anche a quella distanza. Aromatico,
speziato e così femminile. I capelli, lunghi e morbidi da
riempire i palmi delle mani. Damon irrigidì la mascella e si
staccò baldanzoso dal camino.
“Dove
vai?”
“Da
Elena. Stefan non può fare tutto da solo. Qualcuno deve
distrarre Klaus mentre la porta via.”
Katherine
strinse i pugni arrabbiata. “Moriresti per lei?!”
Damon
scrollò le spalle come se la cosa non lo riguardasse. Afferrò
la giacca di pelle per il colletto, stringendola nella mano destra.
“Riformula la domanda.”
“Moriresti
per me?” sussurrò in tono dimesso.
Lo
sguardo di Damon si assottigliò pericolosamente. “No.”
“Allora
perchè sei venuto a cercarmi?”
La
giacca volò a terra e un momento dopo, Katherine era di nuovo
stesa sul divano con le mani di Damon avvolte attorno alla gola. “Non
riesci a starmi lontano...” ansimò in cerca di aria.
“Sta
zitta, Kat. Non so cosa mi fermi dal prosciugarti il sangue ora che
sei così ridicolmente debole...”
“Fallo.
Mordimi. Rompimi il collo. Vendicati” lo provocò
artigliando il dorso delle mani con le unghie.
“Ti
porterò da Klaus e ti lascerò a lui. Un'altra volta.”
Katherine
sbiancò. L'idea che scoprisse la sua fuga e la sottoponesse ad
una nuova serie di castighi, la fece tremare. Cominciò a
lottare contro di lui, pentendosi di non aver bevuto l'altra sacca di
sangue. Dopo 150 anni, Damon attuava la sua vendetta.
“Sto
scherzando. Sto scherzando! Calmati.”
Katherine
si accorse di aver ceduto al panico. Aveva le guance bagnate di
lacrime e Damon la guardava come se fosse da ricoverare.
“Calmati...”
ripetè toccandole il viso. “Stavo scherzando.”
Stupido
idiota di un Salvatore senza spina dorsale! Brutto bastardo, figlio
di...
“Calma”
ripetè quando quando l'abbrancò al collo stritolandolo
nella presa. Katherine si stava comportando in modo mai visto prima.
Era terrorizzata, tremava e piagnucolava contro il suo collo. Mh,
quel tipo doveva saperci fare con le donne, se addirittura lei
reagiva a quel modo.
Il
corpo di Damon era ancora rigido, ma si rilassò mentre la
stringeva. La coccolava e pensava che avrebbe dovuto farsi dare
qualche lezione da Klaus: era riuscito ad addomesticare Katherine,
equivaleva a fare rete da metà campo. Sospettoso, abbassò
la testa e la guardò. Gli si era rannicchiata contro ma non
piangeva più. Tirava su col naso, a tratti, come una bambina.
Poi, come se un'illuminazione l'avesse colpita – o avesse
ricordato chi era e il ruolo che ricopriva nella storia - si
scostò da lui e balzò via, marciando verso la porta
d'ingresso.
“Dove
vai?”
“Via.
Lontano da te.” Katherine avrebbe voluto mordersi la lingua
quattro volte.
“Buon
viaggio e ricordati di non spedire cartoline!” le gridò
dietro. “Hai scordato questa!”
Se
l'era cavata perchè Damon era uno stupido. Katherine si voltò
e afferrò al volo la sacca di sangue che le lanciò.
“Non voglio nulla da te” affermò rilanciandola
verso il vampiro. Continuava l'escalation di bugie e cedimenti.
Damon
la scaraventò sul tavolo con un sogghigno. Si appoggiò
ai cuscini del divano allungando le gambe e prese a sorseggiare il
sangue dal bicchiere.
Quella
posa rilassata e irrisoria la disturbò. La voglia di prevalere
su di lui un'altra volta – di metterlo al suo posto –
la vinse. Katherine si avvicinò lentamente, gli tolse il
bicchiere di mano e bevve con gusto mentre Damon la guardava –
un po' seccato, detestava che facesse quelle cose – e
dondolava lentamente il piede accavallato sull'altro. “Ha un
altro sapore” disse carezzevole.
“Le
cose degli altri hanno sempre un altro sapore” rettificò
con un sorriso afferrandola per l'avambraccio.
Katherine
piombò a sedere accanto a lui. Solo perché gliel'aveva
permesso. Damon non otteneva mai nulla se Katherine non lo
permetteva.
Damon
si riappropriò del calice, sorrise e le lasciò il
braccio. “Ora puoi andartene.”
Katherine
si accorse di stare sorridendo finché non udì la frase.
Gli angoli della bocca si piegarono fino a linearizzarsi in una
smorfia dura.
“Non
arrabbiarti, ti vengono le rughe” la prese in giro sorridente.
Allungò la mano verso di lei e le accarezzò le labbra
tirando un angolino verso l'alto. “Mh... no” borbottò
scuotendo un po' la testa. Intinse l'indice nel bicchiere mentre
Katherine lo guardava vagamente furibonda. Le passò il dito
sporco di sangue sul labbro inferiore, colorandolo con un gesto
allegro. “Meglio.”
“Ti
stai divertendo?” sussurrò risucchiando il liquido.
“Moltissimo”
ammise e gli occhi di Katherine si incendiarono e la pelle delle
guance si arrossò di rabbia.
Katherine
alzò la mano per colpirlo, Damon afferrò polso e
capelli in un attimo e la tirò a se. Katherine si puntellò
sul divano per non cadergli addosso e restò a fissarlo. Era
diventato più duro. Gli era passato sopra con uno
schiacciasassi per 150 anni. Aveva imparato la lezione. “Spero
tu abbia un fine ultimo, Salvatore...” sussurrò
provocatoria “in caso contrario...”
“Cosa?”
sussurrò stringendo di più la base dei capelli. “Cosa
fai?”
“I
tuoi giochini da uomo macho non hanno mai funzionato con me.”
“Sicura?”
Damon le lasciò il polso e Katherine si sbilanciò. I
capelli tirarono alla base della nuca e poi si allentarono di colpo
mentre Damon falciava via l'ultimo punto di appoggio che le restava.
Un attimo dopo, giaceva sul divano, il vampiro su di lei che la
guardava con espressione impenetrabile. “Tutto qui?”
domandò con un filo di voce. Damon era eccitato, poteva
sentirlo contro la gamba destra. “Tutto qui, Salvatore?”
“Non
stai mai zitta...” mormorò intingendo di nuovo il dito
nel bicchiere e sfiorandole la labbra. Katherine lo risucchiò
con un mugolio. Gli accarezzò la mano e inarcò la
schiena mentre le sfiorava il collo con l'indice bagnato.
|