I’m beginning to see the light

di F l a n
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Portrait ***
Capitolo 2: *** Baci Alcolici ***
Capitolo 3: *** Secrets ***
Capitolo 4: *** The Only Reason ***
Capitolo 5: *** Nell'attesa della prossima chiamata ***
Capitolo 6: *** Under the rain ***
Capitolo 7: *** Ogni giorno con te ***
Capitolo 8: *** Abitudini ***
Capitolo 9: *** Without You ***
Capitolo 10: *** Farfalle di carta ***
Capitolo 11: *** Wrong Choices ***
Capitolo 12: *** Rapimento ***
Capitolo 13: *** Changes ***
Capitolo 14: *** Sunday Morning ***
Capitolo 15: *** Shot ***
Capitolo 16: *** Gel ***
Capitolo 17: *** Questioni di arredamento ***



Capitolo 1
*** Portrait ***


Note generali: Considerando che spesso mi capita di scrivere piccole flashfic, ho pensato di pubblicare questa raccolta anziché metterle tutte separate. Comincio con delle Klaine che ho scritto per la 'Notte bianca' di Maridichallenge, ma non escludo di poter sfociare in altri pairing. I commenti sono sempre ben graditi.

Titolo: Portrait
Fandom: Glee
Pairing: Kurt/Blaine
Prompt: ritratto di [info]sara_woig 
Rating: PG13
Warning: Slash, What If, AU
Disclaimer: I personaggi non mi appartengono, sono tutti di RM e le vicende raccontate non sono mai avvenute.
Note: Non betata causa tempo XD
(Mi sono vagamente ispirata al Ritratto di Dorian Gray, ma non si nota, quello è una meraviglia, questo no X'D)
Wordcount: 582 ([info]fiumidiparole )

La mano di Blaine scattava abilmente da una parte all’altra della tela, il pennello sembrava poter danzare su di essa e la punta delineava tratti delicati, dai colori tenui e rosati.
Kurt era un modello perfetto, il suo volto delicato, le sue labbra rosee e quegli occhi azzurri che lo facevano diventare il vero e proprio ideale di perfezione. Le sue mani erano adagiate sulle sue stesse gambe, la sua schiena era dritta e l’espressione completamente immutabile.
Il pittore intinse di nuovo il pennello nella tavolozza dopo averlo sciacquato nel bicchiere pieno d’acqua lì vicino.
Blaine era sicuro che nonostante la sua esperienza, non sarebbe sicuramente riuscito a dipingere il suo sguardo; erano l’unico punto rimasto nero sulla tela, aveva appena finito di delineare le labbra con un ultimo accenno di luce, per quanto esse stesse gli siano risultate difficili. Guardandolo così, a prim’occhio, Blaine avrebbe potuto giurare che sarebbe stato uno dei suoi più bei capolavori, ma sapeva perfettamente che catturare quell’espressione, quel colore, quel sentimento che c’era dentro agli occhi del ragazzo che aveva davanti, era tutt’altro che semplice.
Estrasse un po’ di azzurro dal tubettino mescolandolo con un’altra tonalità di verde e cominciò, con lentezza, a delineare il contorno della pupilla.
Ora che lo guardava bene, vedeva nello sguardo di Kurt qualcosa che non aveva visto in nessun’altra persona.
Normalmente i clienti che gli si presentavano davanti per un ritratto erano ricconi che volevano incrementare la propria figura grazie ad uno di essi – possedere un ritratto era simbolo d’importanza e prestigio, - invece, negli occhi di quel ragazzo, non solo c’era la perfezione estetica si poteva vederne persino l’anima. Era un’anima pura, buona ed infinitamente delicata.
Quella delicatezza si era evidentemente rispecchiata sull’aspetto fisico, che ne giustificava i lineamenti aggraziati e appena femminili.
Blaine tornò a concentrarsi sulla tela, facendo attenzione ad inserire le luci nel punto giusto dell’iride; c’era quasi.
Sospirò sollevato quando poté finalmente allontanarsi dal dipinto e paragonarlo con il suo proprietario. Si sentiva soddisfatto, davvero, nonostante le sue paure iniziali era uscito bene, anzi, forse era il suo miglior capolavoro.
Aprì lievemente le labbra, stupito da se stesso.
“Finito?” chiese il giovane uomo di fronte a lui.
“Sì,” acconsentì il pittore, invitandolo a guardare il suo stesso ritratto.
Blaine vide un’espressione soddisfatta apparire sul volto del suo cliente, il quale si portò una mano al volto con un gesto elegante.
“È magnifico,” commentò con voce gentile.
“Tutto merito del soggetto,” rispose sinceramente il giovane pittore, prendendo uno straccio e pulendosi le mani.
“Ha davvero fatto un ottimo lavoro, quando lo posso ritirare?”
“Questione di 3-4 giorni, tempo che si asciughi per bene e le possa fare la cornice.”
“Benissimo,” rispose Kurt afferrando il proprio capotto ed indossandolo. Blaine guardava le sue mani passare di bottone in bottone, mentre se lo agganciava; erano così delicate...
Poi, un pensiero folle balenò nella sua mente, qualcosa che tutto sommato non avrebbe dovuto chiedere ma di cui non si sarebbe mai pentito.
“Senta, Kurt, le va se stasera ci incontriamo per un tè?”
Kurt sorrise, e oh, aveva uno splendido sorriso.
“Certamente Blaine. Lo berremo nel suo splendido giardino?”
Blaine sorrise, forse arrossendo un po’.
“Sì, se lo desidera,”
Kurt si avviò verso la porta e si chinò verso di lui, baciandolo lievemente sulla guancia.
“Allora a stasera. E, la prego, mi dia del tu.”
Blaine lo salutò con la mano, ancora paralizzato da quel gesto, ed osservò l’uomo allontanarsi da lui, lanciando poi un’occhiata al quadro e sentendo il suo cuore sciogliersi in una marea di emozioni sfumate.

Improvvisamente, quel ritratto sembrava soltanto una pallida e misera copia di fronte alla bellezza del suo modello.

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Capitolo 2
*** Baci Alcolici ***


Note: Seconda flashfic scritta per la notte bianca, un piccolo missing moments della 2x14 :)

Titolo: Baci alcolici
Pairing: Kurt/Blaine
Prompt: Baci da sbronzo, di nefene
Rating: PG13
Warning: Slash, What If?, Missing Moments 2x14
Disclaimer: I personaggi non mi appartengono, sono tutti di RM e le vicende raccontate non sono mai avvenute.
Note: Non betata causa tempo XD
Wordcount: 454 ([info]fiumidiparole )


C’erano diversi motivi per i quali Kurt odiava l’alcool; uno di questi era quello legato all’odore della gente sbronza, era pungente e non gli piaceva. Ed a giudicare dall’odore del suo alito, ma non solo, Blaine era davvero ubriaco perso quella sera.
Non era riuscito a controllare quanti cocktail e porcherie di vario genere avesse ingurgitato il suo amico della Dalton, la cosa certa era che aveva esagerato – per baciare in quel modo Rachel Berry bisognava per forza aver esagerato.
Così, aveva optato di tenerlo a dormire a casa sua, nonostante il disappunto iniziale di Finn; in fondo era soltanto la cosa migliore – e più responsabile – da fare. O così credeva.

Quando le labbra di Blaine però, furono sulle sue, non riuscì più ad esserne tanto sicuro; erano calde e morbide, proprio come se le era sempre immaginate, ma non era così che lo desiderava. Non con quei baci da sbronzo.
“Blaine sei ubriaco!” tentò di dire con voce tremante Kurt, ma fu del tutto inutile.
Si ritrovarono distesi sul letto, Blaine salì sopra e gli afferrò il volto baciandolo passionalmente.
Kurt provò a respingerlo, ma non ci riuscì. Un po’ perché era l’occasione che aspettava da sempre, un po’ perché era completamente paralizzato ed imbarazzato. Non era così che si era immaginato il primo bacio con il ragazzo, ma egoisticamente non riuscì a pensare che forse quella era la sua unica occasione possibile.
Mentre assaggiava le labbra di Blaine, Kurt sentì il bisogno di essere onesto con se stesso; quei baci non erano il massimo. Erano lussuriosi, questo sì, ma quel sapore… quel sapore non era quello che avrebbe voluto sentire sulle proprie labbra.
Blaine era vorace, si era fiondato su di lui e pareva non accennare a smettere, passava da un bacio all’altro, sussurrava parole incomprensibili – e probabilmente senza senso – ed ogni sua mossa sembrava dettata dal semplice istinto.
Gli aveva lasciato baci confusi son la labbra, a volte aveva usato la lingua, a volte si era limitato a scorrere fino alla guancia per poi arrivare al collo. Kurt era schiacciato dal suo peso e dalla sua lussuria, non riuscì ad opporsi neanche in seguito, si lasciò baciare fino a che l’altro lo desiderava, sperando che la sua coscienza smettesse di martellargli nella testa dicendogli che era ‘completamente sbagliato’.
Blaine smise lentamente, abbandonando il proprio peso sul corpo di Kurt ed addormentandosi su di lui; Kurt gli accarezzò la schiena, lentamente, sperando che un giorno quello che era stato un episodio piuttosto imbarazzante, – e di cui sperava col cuore che l’altro ragazzo il mattino dopo si sarebbe dimenticato – magari diventasse un altro tipo di realtà.
Si abbandonò al sonno con un forte mal di testa ed il sapore alcolico delle labbra di Blaine sulla propria bocca.

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Capitolo 3
*** Secrets ***



Note Generali: Questa è la terza ed ultima fic che ho scritto per la notte bianca, ciò non toglie che abbia altre flash in mente e che la raccolta non continuerà :). Grazie a coloro che leggono e recensiscono, al prossimo cap.

Titolo: Secrets
Fandom: Glee
Pairing: Kurt/Blaine
Prompt: "Non aprire quel cassetto!" di [info]nefene 
Rating: PG
Warning: Slash
Disclaimer: I personaggi non mi appartengono, sono tutti di RM e le vicende raccontate non sono mai avvenute.
Note: Non betata causa tempo XD
Wordcount: 461 [info]fiumidiparole 

Kurt teneva particolarmente nascosti i suoi affetti ed anche le cose di cui si vergognava.
Camera sua era una sottospecie di tana con duemila posticini introvabili dove poteva riporre le cose più personali; a partire dal diario segreto per concludere anche con semplici oggetti della sua infanzia.
Sapeva benissimo che nascondere le cose non serviva a niente, Burt non avrebbe mai rovistato tra i suoi affetti, ma in qualche modo lo faceva sentire più tranquillo, quasi come se tutto ciò fosse un gesto d’intimità.
“Posso lasciarti solo un attimo? Dovrei andare in bagno.”
Quel giorno Blaine era andato da lui – come ormai faceva spesso – e Kurt aveva fatto il madornale errore di lasciarlo da solo in camera sua. Lui si fidava di Blaine, non pensava che fosse un maledetto curiosone – ed infatti si sbagliava.
Blaine allungò le mani verso il primo cassetto del comodino del ragazzo, aprendolo. Lo stava facendo così, per passare il tempo e sapeva benissimo che Kurt non aveva niente da nascondergli. Sbriciò un po’, trovando un paio delle sue foto di quando era piccolino, mano nella mano con Burt e sua madre, era veramente bellissima.
Ripose le foto e chiuse il cassetto, scorrendo con le dita a sfiorare la maniglia del secondo, prima di essere interrotto da un urlo spaventoso.
“NO!”
Blaine sussultò e sgranò gli occhi, guardando Kurt incredulo.
“C-cosa?”
“Non aprire quel cassetto!”
Blaine alzò un sopracciglio, più curioso e sospettoso.
“Perché?”
“Non farlo e basta,” rispose Kurt, con la voce un po’ tremante e le mani sudate.
“Kurt lo sai che non dobbiamo nasconderci niente,” disse sorridendogli, Blaine e camminando verso di lui per poi dargli un bacio leggero sulle labbra.
Kurt abbassò lo sguardo verso il cassetto e fece una smorfia di disappunto.
“C-ci sono delle cose che avevo comprato… sai, nell’eventualità fosse successo qualcosa io… volevo essere pronto,”
Kurt stesso si avvicinò al cassetto e lo aprì lentamente, lasciando Blaine a bocca aperta durante quel gesto perché, oh, era dannatamente lento e lui moriva di curiosità.
Kurt ne estrasse una scatola impacchettata – perché mai doveva essere impacchettata? – e gliela porse;
“Auguri!” esclamò, baciandolo sulle labbra con uno schiocco.
“Eh? Auguri?” Blaine si accigliò per un attimo, osservando il cambio repentino di espressioni del suo ragazzo, prima parlava di cose imbarazzanti e ora gli dava un regalo… per cosa, di preciso? Soltanto poco dopo, quando lanciò un occhio al calendario, riuscì a comprendere che ah, già, era il suo compleanno!
Blaine sorrise poggiando il pacchettino sul comodino e lanciandosi tra le braccia di Kurt; era decisamente un ottimo attore.
“Ora dovrai dirmi cosa c’è nel pacchetto, contiene davvero cose scandalose?”
“Scoprilo da solo. Ma…” Kurt gli sfiorò le labbra con l’indice, “credo che in realtà non ci sarà fretta di aprirlo,” mormorò vicino al suo orecchio, per poi tornare a baciarlo passionalmente.
Blaine aveva il presentimento che sarebbe stata una bellissima giornata.

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Capitolo 4
*** The Only Reason ***


Questa fic è stata scritta per la 'notte bianca 3' di maridichallenge, per cui, viste le ore restrittive in cui si poteva scrivere NON è betata.

Titolo:
The Only Reason
Fandom: Glee
Pairing: Fem!Kurt/Fem!Blaine (Kurt = Kate)
Rating: PG
prompt: Fem!Kurt/Fem!Blaine, Prom
Parole: 579 (FdP)
Warning: FemSlash, What If, Genderswap
Disclaimer: I personaggi non mi appartengono, ciò che ho descritto è completamente falso e non ci guadagno 'na cippa.
Note: 1- La fic è narrata dal POV di Blaine, alcuni passaggi al 'passato' sono necessari. 2- Kate è il nome al femminile di Kurt.
Non betata per questioni ovvie, ovvero di tempo XD spero non ci siano troppe boiate.
3- E questa è tutta dedicata a te mia consorte, spero ti piaccia, è un po' un ringraziamento per tutto...
PS: potete collegarla a http://flanflame.deviantart.com/art/Klaine-Prom-Genderswap-213238864 questa fanart fatta sempre da me medesima, sempre per la notte bianca.


La vedi scendere dalle scale di casa sua ed è magnifica; non riesci a dire molto, non riesci a fare un complimento sensato, ti limiti a fissarla a bocca aperta perché oh, ti ha lasciata davvero senza fiato.
Improvvisamente ti senti un po’ una merda per come l’hai trattata, perché non eri così sicura di accompagnarla al ballo. Non perché tu non lo volessi, ma avevi paura; paura degli sguardi delle persone, paura di sentirti urlare qualche parolaccia –il che succedeva spesso, anche l’ultima volta che l’avevi accompagnata a scuola.
Ma dal momento in cui l’hai vista su quella scalinata non ti era importa più di niente.
Te lo aveva accennato, si sarebbe messa un abito elegante, bello, rappresentativo per il suo essere; aderisce bene ai fianchi, al suo seno non troppo prosperoso ed è in tinta con i suoi occhi di un bell’azzurro chiaro pastello.
“Kate sei...”
Lei non ha fatto altro che sporsi verso di te e baciarti con gentilezza, beh, lei era sempre gentile. Ti ha fatto anche un complimento riguardo al tuo abbigliamento, ma tu non sei bella come lei e lo sai. Lei ha le labbra sottili e delineate, ha lo sguardo dolce, la voce gentile e la sua anima è pura ai tuoi occhi. Tu non sei così bella, non sei così pura, ma non t’importa.
“Andiamo?” ti chiede compiaciuta, intrecciando le dita con le tue e facendo ondeggiare i suoi lunghi e morbidi capelli castani; provi un desiderio irrefrenabile di toccarli, ma preferisci tener stretta la sua mano. È dolce e trovi che sia perfetta per te. Pensi che ci siano persone perfette per questo, perfette da vedere al tuo fianco e quando riesci a specchiarti con lei prima di uscire, vedi le vostre figure unite in qualche modo e sembra che niente possa esser diverso da questo, che niente possa mai cambiare. Stringi di più la presa nella sua mano e le sorridi.
“Sei splendida,” le dici e glielo dirai ancora, altre mille volte, finché non ti implorerà di smetterla. Tu non vorresti altro che ricoprirla di complimenti, dirgli quanto ti piace, quanto ti fa sentire al sicuro.
Sì, al sicuro. Perché mentre danzi in quella stanza affollata con lei, sai che è l’unica tua certezza. E ti penti di ogni volta che la fai soffrire, di ogni volta che sei un po’ stronza, di quelle volte in cui le hai gridato contro senza che se lo meritasse.
Un giorno, mentre sognava per l’ennesima volta riguardo a quel ballo scolastico, Kate ti aveva detto che le sarebbe piaciuto esser baciata in mezzo alla pista da ballo, un po’ come succede nei film. Tu avevi storto il naso, dicendole che non era esattamente possibile.
Ed invece lo hai fatto, alla faccia di tutti coloro che vi guardano con quello sguardo truce o che mormorano qualche sommesso “finocchie”, “lesbiche” e cose così. Ma che importava delle loro voci quando le sue labbra morbide erano sulle tue? Cosa importava delle voci mentre senti scorrere le sue mani sulla tua schiena, abbracciarti, premerti contro di lei?
Niente, non importava più niente.
Quando ti stacchi da lei capisci che non potresti amarla più di così; le stringi le mani e riprendi a dondolare al ritmo del lento che stanno cantando.
Non c’è nessun’altra ragione di esser lì, se non per lei.

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Capitolo 5
*** Nell'attesa della prossima chiamata ***


Altra fic scritta per la Notte Bianca 3, anche questa non betata per questioni di tempo ristretto.
La fic ha una specie di sequel, che sarà la shot che pubblicherò dopo questa.
Titolo:
Nell’attesa della prossima chiamata
Fandom: Glee
Pairing: Kurt/Blaine
Rating: PG
prompt: “Muro”
Parole: 335
Warning: What If, Slash (Dopo la 2x12, prima della 2x16)
Disclaimer: I personaggi non mi appartengono, ciò che ho descritto è completamente falso e non ci guadagno 'na cippa.
Note: Note: perdonate il traboccare di angst di questa inutile fic... ma la scena finale è la prima che mi è venuta in mente ed ha ispirato tutto questo XD
Non è betata per questioni di tempo, sorry /o\ spero non ci siano troppi sfondoni.

Ci sono giorni in cui non sai come scatenare la tua rabbia, la tua frustrazione, il tuo bisogno di accettare che sì, questa è la tua vita, questa è la tua condizione attuale, questo sei tu.
Provi a stringere qualcosa, a mordere un cuscino, a chiamare la tua migliore amica ma la situazione non migliora. Sei frustrato, frustrato da morire, non ce la fai ad andare avanti così, non ce la fai a vederlo ogni santa mattina davanti a te, a sperare che ogni suo sorriso sia per te con la consapevolezza, però, che potrebbe essere di chiunque altro.
Alla fine finisci inevitabilmente per piangere, te la prendi con ogni cosa, arrivi anche a quel punto in cui batti i pugni contro il muro perché non ce la fai più, perché stai male, perché ti senti soffocare, perché non ti ha dato l’attenzione che tanto desideravi.
Ti fermi non appena senti il cellulare squillare, sai che è lui perché deve esser lui. Provvidenzialmente ti chiama per chiederti un appuntamento al Lima Bean, come sempre.
Uscite insieme, fate duetti insieme, vi rivolgete sorrisini, vi offrite il cappuccino, pranzo, cena, qualunque altra cosa l’un l’altro ma sei conscio del fatto che vivi in una specie di illusione creata nella tua testa. E devi confessare a te stesso che ogni tanto è bello pensare “mi ha invitato al Lima Bean perché gli piaccio e vuole star con me,” ma sai perfettamente che stai fingendo.
Ti vuole bene certo, probabilmente te ne vuole tanto ma non quanto gliene vuoi tu.
Comunque, vince sempre lui. Non affronti mai l’argomento perché probabilmente farlo poterebbe soltanto ad una perdita totale della sua amicizia, però non puoi negare a te stesso di star male.
Così alla fine ti riaccompagna sempre a casa, ti lascia con un bacio sulla guancia e poi va via, lasciandoti lì come un cretino, impalato sulla porta di casa.
“Ci vediamo domani, Kurt,”
“Certo, a domani Blaine.”
Ed a te non rimane altro che andare a sbattere i pugni contro il muro un altro po’ nell’attesa della prossima chiamata.

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Capitolo 6
*** Under the rain ***


Titolo: Under the rain
Fandom: Glee
Pairing: Kurt/Blaine
Rating: PG
prompt: Bacio rubato sulla porta.
Parole: 541
Warning: Slash, What If
Disclaimer: I personaggi non mi appartengono, ciò che ho descritto è completamente falso e non ci guadagno 'na cippa.
Note: Potrebbe esser considerata il seguito della fic con il prompt “Muro” ma alla fine non è legata per niente a quella…
PS: non betata di nuovo per questioni di tempo.

Pioveva, anzi no, stava letteralmente venendo giù il mondo e loro da bravi incoscienti non si erano portati l’ombrello, nonostante le previsioni negative.
“Dannazione!” Kurt era alquanto alterato perché i suoi magnifici e curatissimi capelli si stavano rovinando a causa di quell’ondata di maltempo e Blaine era costretto ad ascoltare le sue lamentele senza proferir parola. Si sarebbe aspettato una risposta del tipo: “Ah ma tu non usi questo prodotto costosissimo…” e così via. Così si limitò a correre il più veloce possibile, prendendolo sottobraccio e stringendolo a sé. Avevano beccato non sapevano bene quante pozzanghere prima di arrivare vicino a casa di Kurt.
“Maledetta pioggia!” imprecò ancora, passandosi una mano tra i capelli castani.
Blaine lo guardò con un vago sorriso, aveva un’espressione crucciata ed ai suoi occhi davvero molto buffa.
“Che c’è? Perché ridi?” chiese, probabilmente sul punto di piangere.
“Sei buffo,” ammise, togliendosi la giacca della Dalton e strizzandola, era davvero una pozzanghera con le gambe.
“Non sono buffo! Sono irrimediabilmente bagnato e pure tu!” ribadì innervosito, mentre cercava convulsamente le chiavi nella borsa. Erano solo andati a prendersi un caffè al Lima Bean, ma tempo venti minuti ed il cielo aveva deciso che no, non era la loro giornata ideale per uscire.
“Sono inguardabile,” mormorò tra sé e sé Kurt mentre cercava ancora le chiavi, sentendosi realmente in imbarazzo per le condizioni in cui era. Che avrebbe pensato Blaine? Stava ridendo, doveva essere davvero ridicolo in quello stato, e come poteva piacere ad una persona che ride di te? Kurt buttò la borsa a terra innervosito. Suo padre non era in casa e lui non trovava quelle fottute chiavi. Per fortuna la tettoia sopra la porta li stava riparando, ma ciò non gli avrebbe evitato di prendersi un raffreddore.
“Moriremo congelati qua fuori…” piagnucolò Kurt, accasciandosi contro la porta e scivolando giù.
Blaine si chinò su di lui.
“Sono ridicolo, vero?”
“Non sei affatto ridicolo, perché dici sciocchezze?”
“Mi sarà andato via tutto il make up,” si lagnò, toccandosi il viso e fissando poi quello di Blaine.
Erano vicinissimi e nemmeno se ne era accorto. Stava letteralmente per morire sull’uscio di casa sua, completamente bagnato e con l’aria da sfigato.
Poi successe quel che non si aspettava, quel che aveva desiderato mille volte ma non era mai successo. Blaine si era inginocchiato tra le sue gambe divaricate, aveva sollevato il suo viso, scostato una ciocca di capelli bagnati e lo aveva baciato.
Kurt tremò; non si aspettava una mossa del genere ed ebbe paura. Cosa doveva fare? Come si doveva muovere?
Blaine portò una mano al suo viso e tutto fu più naturale, per quanto continuasse a tremare appena.
Si staccarono poco dopo, Kurt aveva uno sguardo smarrito ed innamorato assieme. Si scordò persino di esser bagnato da capo a piedi.
“Cos’era?” chiese ingenuamente, toccandosi le labbra assicurandosi di non essere in un sogno.
Blaine non rispose, aprì la cartella di pelle e ne estrasse una maglia un po’ fine, ma pur sempre una maglia.
“Mettila, stai tremando,” gli disse con riguardo, avvolgendogliela attorno alle spalle.
Ci fu un minuto di silenzio in cui si fissarono intensamente.
“Posso baciarti di nuovo?” chiese Kurt, con voce tremula.
“Non chiederlo, fallo e basta.”
Blaine si sporse di nuovo e si baciarono ancora, stavolta con più sicurezza ed audacia.
Kurt pensò che in fondo non odiava più quella giornata, anzi, era diventata improvvisamente molto interessante.

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Capitolo 7
*** Ogni giorno con te ***


Altra fic scritta per la 'Notte Bianca 3' :)

Titolo:
Ogni giorno con te
Fandom: Glee
Pairing: Kurt/Blaine
Rating:PG
prompt: Glee, Kurt/Blaine, passato
Parole: 471
Warning: Slash, Future!FIC
Disclaimer: I personaggi non mi appartengono, ciò che ho descritto è completamente falso e non ci guadagno 'na cippa.
Note: Anche questa non è betata per questioni di tempo :/

Blaine ogni mattina si sveglia per primo. Guarda Kurt al suo fianco, sorride felice e comincia ad accarezzargli lentamente i capelli che ricadono amorevolmente sul suo volto, beandosi di trovarli morbidi e lisci senza alcuna traccia di gel o lacca.
Lo osserva e non dice niente, non vuole assolutamente svegliarlo, gli piace di più sgattaiolare via dal letto, scendere le scale e preparargli una calda colazione da portargli. È sempre così gratificante vedere la sua faccia soddisfatta davanti ad un bicchiere di latte caldo con qualche biscotto.
Per Blaine la felicità di Kurt è diventata la cosa più importante perché se lui sta bene, riesce a sentirsi felice a sua volta. Kurt è estremamente bello quando sorride, è dolce, emana una sorta di calore che gli scalda il cuore. Blaine fa ogni cosa in funzione di farsi abbracciare da lui o nella speranza di ricevere qualche complimento. Kurt non è mai stato troppo eloquente e non ha mai elargito troppi complimenti, spesso si limita a sorridere o semplicemente a baciarti; a volte invece speri in un suo grazie o in qualche legame più fisico, ma sai che è così ed ormai lo hai accettato.
Comunque è tutto migliorato. Ricordi che in passato il vostro rapporto era bello, dolce, ma forse meno corporeo. Adesso è radioso, caldo, riesci a percepire ogni sfumatura della sua espressione forse perché hai imparato a conoscerlo. A volte pensare al futuro fa paura, ma a Blaine non importa. È così bello vivere in quel presente, quello in cui si alza ogni mattina per fargli la colazione, che non potrebbe trovare una versione della sua vita migliore di quella.
Kurt e lui stanno assieme da sette anni, eppure sembra ieri il giorno in cui si sono scambiati il loro primo bacio alla Dalton. Blaine sorride al ricordo, stringe la busta del latte e si emoziona un po’, sentendo dei brividi percorrere la sua schiena.
Mette tutto su un vassoio e risale le scale, trovando un Kurt mugugnante che si struscia le mani sugli occhi e farfuglia qualcosa sulla luce mattutina che filtra dalla finestra.
“Mh, mh Blaine,” mormora con la voce ancora impastata dal sonno.
Il compagno poggia il vassoio sul letto, tornando a sedersi accanto a lui.
“La colazione è pronta,” gli dice, accarezzandogli il viso e dandogli un veloce bacio sulle labbra, trovandole morbide e calde.
Kurt si tira un po’ su, afferrando il bicchiere di latte ed addentando una brioches mentre Blaine lo guarda sognante, come se non desiderasse vedere altro nella sua vita.
Ed è effettivamente così, gli basta quella visione per cominciare bene la sua giornata.
Kurt amorevolmente assonnato ed al suo fianco, che tenta di comporre qualche discorso sensato senza riuscirci.
Blaine non poteva far a meno di chiedersi come sarebbe ora la vita senza di lui, se non lo avesse baciato sette anni fa.
“Ti amo,” mugugna, accasciandosi sulla sua spalla.
“Ti amo anch’io, Kurt.”

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Capitolo 8
*** Abitudini ***


Altra fic scritta per la 'Notte Bianca', cronologicamente parlando questa era l'ultima che avevo scritto, ma le sto pubblicando in ordine sparso... anzi, forse gli sto dando un ordine, considerando che anche quella precedente era una future!fic
Anyway, spero vi piaccia.

Titolo: Abitudini
Fandom: Glee
Pairing: Kurt/Blaine
Rating: PG
prompt: Coccole di Mezzanotte
Parole: 394
Warning: slash, Future!Fic
Disclaimer: I personaggi non mi appartengono, ciò che ho descritto è completamente falso e non ci guadagno 'na cippa.
Note: non betata al solito, per questioni di tempo. Eventuali sfondoni = colpa della stanchezza e dell'ora ç_ç
PS: Blaine e Kurt dovrebbero essere trentenni o giù di lì.


C’erano cose a cui Kurt si era abituato. Una di queste erano le coccole di mezzanotte.
Blaine lavorava fino a tardi, ma tornava sempre in tempo per portargli un bicchiere di latte caldo, -sua abitudine dai tempi in cui viveva ancora con la sua famiglia e Finn – e delle coccole, o del sesso, ma quella sera Blaine stava ritardando e lui si sentiva solo in quel letto e sotto quelle coperte blu.
Kurt aveva sempre paura che Blaine non tornasse, forse perché non era sicuro di esser sopportabile. Non dubitava dell’amore di Blaine verso i suoi confronti, dubitava semplicemente di se stesso. Doveva essere un santo o qualcosa del genere per sopportarlo con tutti i suoi sbalzi d’umore e le lacrime.
Si accoccolò stringendo il cuscino e mugugnando qualcosa, fissando il cellulare con la speranza che il compagno si facesse sentire. Ma niente, neanche una telefonata.
Kurt vide l’orologio segnare l’una di notte e perse definitivamente le speranze. Aveva paura, si sentiva solo ed il cellulare di Blaine sembrava esser spento. Stava bene? Era successo qualcosa? Cominciò a piangere come un bambino impotente di fare qualunque cosa.
Quando sentì la porta di casa aprirsi, sussultò; corse in salotto e vide Blaine sano, integro e salvo con i vestiti composti e l’aria davvero stanca.
“Scusami amore, ho dovuto riparare dei danni fatti dai miei colleghi…” mormorò, abbracciandolo e stringendolo forte, mostrandogli poi il cellulare, “e la batteria ha deciso di morire in un momento poco opportuno. Stavo morendo all’idea di non poterti chiamare,” disse, seppellendo il volto nell’incavo tra il suo collo ed il viso. Aveva visto Kurt con gli occhi arrossati e non gli aveva dato il tempo di reagire, rispondendo subito alle sue domande perché oh, lo conosceva così bene.
Kurt si accoccolò nel suo abbraccio per poi dargli un bacio appassionato sulle labbra.
“Vai a cambiarti e mettiti a letto, sarai stanco. Ti porto qualcosa da bere di caldo, okay?” disse Kurt, asciugandosi gli occhi e sorridendogli felice.
Blaine annuì grato e si diresse verso il bagno.
Per una volta sarebbe stato lui a prendersi cura di Blaine e non il contrario, il che gli faceva piacere.
Lo faceva sentire utile, importante.
“Ti amo tanto, lo sai Blaine?” Kurt si accoccolò nel suo abbraccio, alla ricerca di conferme.
“Certo tesoro, anch’io,” lo baciò sulla fronte con dolcezza.
Si addormentò aggrappato a lui, ascoltando il battito regolare del suo cuore.
Certe abitudini, Kurt, non poteva proprio perderle.

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Capitolo 9
*** Without You ***


Penultima fic scritta per la 'Notte Bianca'. È angst, angst potentissimo, ma tengo particolarmente a questa fic. La prossima fic che pubblicherò sarà l'ultima scritta in quella notte, ma ovviamente non della raccolta, che continuerà. Vi premetto che sarà fluff e dolce e ripagherà il dolore che proverete dopo questa ;)
Grazie a chi mi segue!

Titolo:
Without You
Fandom: Glee
Pairing: Kurt/Blaine
Rating: PG
prompt: Tazza sbeccata, angst.
Parole: 512
Warning: Slash, What If, Death Fic
Disclaimer: I personaggi non mi appartengono, ciò che ho descritto è completamente falso e non ci guadagno 'na cippa.
Note: Io... non incolpatemi per aver scritto questa tragedia. Sono stata malissimo io stessa mentre la scrivevo, probabilmente perché dentro stavo male male male.
Se ci sono degli errori me ne scuso, non è betata!

Kurt si alza ogni mattina da solo. La sera programma la sveglia per le 7:00 in punto, scende le scale, apre la credenza e ne tira fuori due tazze sulle quali sono incisi due nomi, naturalmente il suo e quello di Blaine. Kurt non beve mai nella tazza con il proprio nome, ma con quella di Blaine. È sbeccata, rovinata, graffiata, ma non gli importa. È sua.
Kurt versa sempre del latte e caffè in entrambe, prepara porzioni di biscotti per due –ben bilanciati, sia mai che troppi facciano ingrassare,- e poi si toglie il grembiule bianco ricamato e si siede, impugnando la tazza con il nome del compagno.
Fissa il vuoto davanti a sé, ogni tanto sorride e guarda la sedia di legno vuota. Poi comincia a parlare, non si capisce bene se con se stesso o se con l’immagine di Blaine, che è ancora lì, vivida. Reale.
Blaine, tesoro, vuoi altro latte?” Kurt aspetta sempre una risposta, ma non la riceve mai.
Per cui getta il latte via dalla sua tazza e la riempie di nuovo, come se quel gesto potesse renderlo di nuovo materiale, di nuovo lì, per lui. Kurt vive in una falsa illusione, fatta di ricordi, rumori, gesti, oggetti, espressioni, luoghi e fotografie.
Kurt pensa di avere ancora Blaine lì con lui, per cui apparecchia per due e quando va a fare la spesa prende sempre porzioni doppie, per tutto. Ma quando Kurt va al cimitero, sa che è da solo. Sa che non c’è la mano di Blaine pronto a stringerlo perché è Blaine quello per cui sta pregando. E così fissa la sua fotografia, piange sulla sua tomba, si tiene le mani al petto e si sente soffocare.
Poi torna a casa ed ogni cosa è come prima, lui è lì, anche se non c’è. Kurt apre la credenza, prende la tazza e si versa un po’ di latte. Accarezza il lato sbeccato, sbeccato da Blaine una volta in cui stava lavando i piatti e gli era sfuggita di mano;
“Dai tesoro, non preoccuparti, ne compreremo un’altra… non è una tragedia.”
“No, Kurt, le avevamo comprate a coppia queste tazze, se la tua è anche solo lievemente rotta, romperò anche la mia. Devono essere uguali, l’un per l’altro, sai…”

Blaine lo aveva fatto veramente, aveva preso la sua tazza con il nome di Kurt inciso sopra e aveva tentato di sbeccarla allo stesso modo – ma si sa, le cose volontarie non vengono o vengono peggiori, in quel caso gli fece solo una lieve crepa facendola cadere dentro l’acquaio. Ma non ricomprarono più quelle tazze.
Poco dopo Blaine se ne era andato. Se ne era andato senza preavviso, per un qualche male di cui Kurt non voleva saperne di più.
Lo aveva lasciato solo in quella casa troppo nuova, in quel mobili troppo grandi per lui, in quel salotto spazioso, in quel letto esageratamente grande, in quel posto così immenso per lui che era solo un piccolo individuo, se ne sentiva schiacciato.
A Kurt rimaneva solo quella tazza, era il suo ricordo più intimo, l’ultimo.
A Kurt rimaneva solo l’illusione di vederlo ancora lì davanti a lui, ogni mattina.

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Capitolo 10
*** Farfalle di carta ***


Ed ecco l'ultima fic della Notte Bianca 3. L'ho lasciata per ultima perché in verità è la mia preferita, per cui spero che piaccia a voi quanto è piaciuto a me scriverla :)
Naturalmente la raccolta non finisce qua, arriveranno altre flashfic su questa coppia, non temete!

Titolo:
Farfalle di Carta
Fandom: Glee
Pairing: (Child!Kurt/Child!Blaine)
Rating: PG
prompt: Farfalle di carta
Parole: 991
Warning: What If, Slash accennato,
Disclaimer: I personaggi non mi appartengono, ciò che ho descritto è completamente falso e non ci guadagno 'na cippa.
Note: Questo prompt mi ha ispirata per una cosa un po' inusuale, però mi dava un senso di tenerezza ed avevo assolutamente bisogno di scrivere questa cosa che non ho idea come possa risultare, spero non troppo fluff o smelensa o assurda! XD Anyway, spero vi piaccia.
Naturalmente non è betata nemmeno questa per le solite questioni di tempo, chiedo venia!

Le lezioni a scuola erano sempre noiose. La maestra parlava, parlava e parlava, sembrava davvero che non sapesse far altro.
Blaine si era trasferito in quella scuola da poco, da quando aveva cambiato casa. Per un bambino di otto anni non è mai facile traslocare; si perdono gli amici, i contatti, le conoscenze. Blaine si sentiva solo in quella nuova classe, dove ormai tutti i bambini avevano già fatto gruppo e non si erano particolarmente preoccupati di integrarlo. Le maestre ci avevano provato, ma fu solo un tentativo iniziale.
C’era anche un altro bambino che rimaneva sempre in un angolo da solo durante la ricreazione.
Il suo banco era vicino alla finestra e solitamente non usciva mai, gli piaceva soltanto guardare dall’alto. Il piccolo Blaine non sapeva il suo nome, ma era sicuro che dovesse esser davvero molto bello. Non sapeva precisamente perché, doveva esserlo e basta.
Nonostante tutto, Blaine non si era mai avvicinato a lui durante le pause, rimaneva al suo banco in compagnia delle sue forbici con la punta arrotondata e dei fogli di carta; una delle sue più grandi passioni erano proprio gli origami, ne faceva sempre moltissimi e poi li regalava alla sua mamma o alle persone che gli erano simpatiche. Blaine però in quella classe li faceva solo a se stesso, o a volte li faceva con la speranza che il bambino con gli occhi azzurrissimi – così lo aveva identificato perché oh, erano davvero molto chiari, - si avvicinasse a lui e gli chiedesse di regalargliene una.
Continuò così per un mese, ma il bambino non si era mai avvicinato a lui e Blaine stava lentamente perdendo le speranze, erano brutti? Eppure a lui piacevano le sue creazioni di carta.
Un giorno a scienze avevano studiato le farfalle, così aveva deciso che nella pausa di quella mattinata avrebbe fatto delle farfalle di carta.
Si tirò su le maniche, prese due fogli bianchi, li piegò e cominciò a tagliuzzare con l’espressione molto concentrata; alla fine buttò via i residui di carta e guardò soddisfatto il suo operato.
“Sono molto carine,” una voce interruppe i suoi pensieri e gli fece alzare lo sguardo.
Accanto a lui il bambino dagli occhi azzurri lo stava guardando con un lieve sorriso dipinto sul volto. Blaine si accorse che aveva la pelle molto chiara e dei capelli ben curati, era un bambino apparentemente molto dolce e forse di buona famiglia.
“G-grazie,” balbettò imbarazzato e regalandogli un sorriso.
“Mi chiamo Kurt Hummel,” disse il bambino, porgendo la mano verso di lui.
“Io sono Blaine Anderson, piacere Kurt.”
Kurt gli sorrise un po’ impacciato, non sapeva cosa fare.
“Sai… ti vedevo qua da solo tutte le mattine, durante le pause, a fare questi origami… sei bravo, ma queste farfalle mi piacciono davvero tanto!”
Il cuore di Blaine si riempì di gioia, il bambino con gli occhi azzurri ora aveva un nome ed era stato il primo ad avvicinarglisi; prese una delle farfalline e gliela porse.
“Te la regalo,” disse, prendendogli la mano e appoggiandola su di essa.
“Grazie!” Kurt la toccò come se fosse un piccolo tesoro di cristallo, fragile ed importante.
Blaine lo guardo con sincera felicità, ci fu un secondo di silenzio in cui il piccolo Hummel aveva fossilizzato lo sguardo sulla creaturina di carta. Kurt si allontanò un poco dal suo banco non appena suonò la campanella per l’inizio della seconda lezione di quella giornata, ma prima che potesse esser troppo lontano, Blaine afferrò la sua mano con paura, paura che quello potesse essere solo uno sfuggevole momento.
“Se diventi mio amico ti faccio tutte le farfalle che vuoi!” gli disse, urlando più del dovuto quelle parole. Il cuore di Kurt si fece piccolo piccolo dall’emozione; annuì.
“Voglio essere tuo amico, anzi, lo ero già dal momento in cui ti ho visto solo in questa aula durante la ricreazione la prima volta, sapevo che avevamo qualcosa in comune,” disse, semplicemente, guardandolo dritto negli occhi e sentendo ancora la mano stretta alla sua.
Blaine lasciò la presa ed il suo cuore tornò a battere normalmente. Non aveva mai provato una sensazione del genere; inconsciamente, diventare amico di quel bambino era diventato il suo più grande sogno e si era avverato.
Kurt tornò a sedersi, mettendo sul proprio quaderno la farfallina di carta ed osservandola sognante, Blaine lo notò. Si scambiarono uno sguardo colmo di innocenti sentimenti.

*

“Non ci posso credere, ce l’hai ancora!” Blaine era a casa di Kurt, seduto sul suo letto e stava curiosando con gli occhi tra le varie mensole della sua libreria.
“Che cosa?” chiese, togliendosi l’asciugamano dai capelli, visto che era appena uscito dalla doccia.
“La farfallina di carta che ti regalai la prima volta che ci siamo parlati!”
Kurt annuì, contento. Erano cambiate molte cose, ormai erano passati dieci anni e la loro semplice amicizia, beh, si era trasformata in qualcosa di più.
La farfallina era stropicciata e la carta ingiallita, ma Blaine era felice di sapere che il ragazzo non l’aveva buttata e probabilmente aveva provato a costudirla con cura.
“Non posso buttare il ricordo più prezioso che ho. La vita non mi ha mai dato niente di meglio... se non incontrare te. Eravamo, siamo, entrambi degli emarginati, ma insieme siamo forti, insieme possiamo… fare tutto. Ed io, quel giorno che mi avvicinai a te sapevo che il fatto che fossimo soli entrambi non era solo una coincidenza, eravamo destinati a stare insieme,” concluse, sedendosi sul letto accanto a lui ed intrecciando la mano con la sua.
“Ti va se proviamo a costruire qualche farfallina di carta assieme?”
“Sai che non so farle, Blaine…” rispose Kurt, un po’ dispiaciuto.
“Ti insegnerò io.”
“Allora direi che possiamo provare.”
Presero due fogli di carta bianca, Kurt tentava di imitare le mosse di Blaine, con un successo però più scarso. Il risultato finale non era soddisfacente, ma Kurt era felice di poter regalare la propria farfallina a Blaine.
“La costudirò con cura, come tu hai fatto con la mia,” gli aveva risposto, Blaine, e Kurt gli aveva sorriso, baciandolo dolcemente.

Non c’erano più banchi vuoti, non c’era più il senso di solitudine.
C’erano soltanto quelle farfalle di carta, accanto, a farsi compagnia.

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Capitolo 11
*** Wrong Choices ***


Titolo: Wrong Choices
Fandom: Glee
Pairing: Kurt/Blaine
Rating: PG
Warning: Bullismo accennato, Future!fic alla fine, Slash
Wordcount: 988 (FdP)
Scritta per: la tabella del [info]bingo_italia col prompt 'insonnia'
Betareader: [info]naripolpetta
Note: L'ho scritta in un momento di particolare malinconia, non so cosa ne sia uscito fuori. È l'ennesimo cammino attraverso l'evoluzione di Kurt e del suo personaggio, spero l'apprezzerete.

Kurt Hummel ha troppi pensieri che non lo fanno dormire.
Ha un peso nel cuore e nello stomaco e gli sembra che la sua vita dipenda sempre dalle decisioni degli altri; gli altri decidono se buttarlo in un cassonetto o se salvare la sua giacca di Alexander McQueen, gli altri decidono se deve essere spintonato contro gli armadietti oppure no, gli altri decidono sempre tutto per lui. Normale, non normale, depravato, frocio, finocchio, gli altri hanno sempre deciso tutto per lui, anche come doveva essere chiamato.
Sembrava improvvisamente spogliato della sua identità, e sembrava privato anche del briciolo di dignità che aveva provato a mantenere.
Kurt sentiva il suo cuore schiacciato ogni volta che veniva spinto contro gli armadietti, ogni volta che veniva guardato dagli altri come se fosse un alieno ed ogni volta che Finn lo osservava impotente, come se non potesse muovere un solo dito.
Kurt era oppresso, stressato, demoralizzato e demolito internamente.
Come se lui avesse potuto scegliere, come se lui avesse deciso un giorno della sua vita di alzarsi e diventare gay, così, perché era divertente farsi spingere contro gli armadietti o innamorarsi della persona sbagliata.
Kurt finiva sempre per interessarsi alla persona sbagliata e neanche lo desiderava; sembrava semplicemente che il suo destino decidesse per lui dicendogli “ehi, no, non puoi vivere una vita normale ed innamorarti di un ragazzo gay. Sarai costretto a morire solo e vivere il resto dei tuoi giorni con tuo padre.” E non che avesse qualcosa in contrario nel rimanere con suo padre, ma Kurt aveva dei sogni, tanti sogni ed erano splendenti nella sua mente; avrebbe potuto avere un ragazzo un giorno, magari trasferirsi a New York con lui, studiare in una prestigiosa scuola di canto o magari di moda. Il suo cuore faceva sempre un tuffo a quei pensieri.
Quando però si ritrovava col culo sul pavimento freddo del McKinley con due granite ghiacciate in testa, sapeva benissimo che aveva sbagliato ogni suo calcolo e che per lui non c’era futuro.
“Smettila di guardare il culo a Finn Hudson, finocchio.”
L’unica cosa che a Kurt rimaneva era rinchiudersi nel suo religioso silenzio e farsi lavare i capelli da Tina e Mercedes.
Era davvero quella la sua vita? Era davvero quello il suo futuro?
Innamorarsi delle persone sbagliate era certo il suo – forse unico - talento.

“Non dormo la notte, praticamente… credo di non farcela più, Mercedes,” Kurt sorseggiò la sua bevanda calda ed abbassò lo sguardo.
“Ho incubi di continuo, sto male, mi sento perennemente sotto torchio e…” spezzò il discorso col nodo alla gola, posando il bicchiere sul tavolo.
“Che intendi fare? Noi ti siamo vicini, lo sai,” Mercedes strinse la sua mano.
Kurt le sorrise grato, ma non rispose.
L’indomani Burt Hummel, suo padre e Carole Hudson si sarebbero sposati.

*

Kurt Hummel sapeva di avere un talento per innamorarsi delle persone sbagliate, perlomeno finché non aveva incontrato Blaine.
Blaine era ciò che aveva sempre desiderato, la cura ad ogni suo male, il suo principe azzurro senza macchia e senza paura, anche se all’inizio non poteva certo sapere che anche lui aveva delle macchie, molte macchie e che anche lui aveva paura.
Ma a Kurt andava bene, andava bene sentirlo al suo fianco, andava bene uscire per prendere un caffè al Lima Bean, a Kurt andava bene esser trattato come un umano, finalmente.
Tutto sembrava andare bene e Kurt si stava anche illudendo di avere una qualche possibilità con Blaine; era gay, affascinante e sembrava aver sviluppato un sincero interesse per lui. Sembrava che, finalmente, Kurt avesse imparato a fare la scelta giusta.
Aveva anche ripreso a dormire, sembrava che la sua insonnia fosse passata nel momento in cui aveva messo piede alla Dalton, come se ogni problema precedente fosse sparito e vaporizzato nel nulla, annientato dall’alone magico che quel luogo esprimeva.

Kurt sentì un’altra delusione attanagliargli il cuore non appena vide il ragazzo di cui si era perdutamente innamorato fare una serenata ad un altro.
Illudersi era il secondo talento di Kurt Hummel e non era una cosa di cui andava fiero. Non poteva neanche affogare i suoi dispiaceri nell’alcol, o magari nel cioccolato, visto che il primo non lo reggeva ed il secondo lo faceva irrimediabilmente ingrassato.

E così Kurt si era ritrovato di nuovo nella sua stanza buia ad osservare il soffitto con le lacrime agli occhi, sicuro che il giorno dopo ci si sarebbe voluta una grossa dose di cosmetici belli coprenti per nascondere le sue occhiaie.
Era davvero destinato ad innamorarsi sempre delle persone sbagliate?

*

Ma Kurt non avrebbe avuto incubi per sempre e nemmeno problemi di insonnia. La sua vita forse era destinata a cambiare, ed a discapito di tutto ciò che sembrava annunciare il contrario, lui era fiducioso. Ci sperava e sapeva che sperarci non era mai troppo.

Quel giorno arrivò, il giorno in cui ogni male sembrava potesse rimarginarsi in cui ogni ferita, ogni armadietto, ogni pavimento freddo ed ogni granita gelata sembravano poter sparire dalla sua vita.
Quel giorno Blaine Anderson lo baciò per la prima volta e non aveva mai sentito tante farfalle nello stomaco come quella volta.
Non era il suo primo bacio, ma era senza dubbio quello che contava.

*

Kurt si risvegliò alle dieci del mattino con le lenzuola aggrovigliate tra le gambe e con il braccio di Blaine a peso morto sul suo stomaco. Il sole filtrava dalle tende bianche e fuori si sentivano già i rumori della città;
New York era a dir poco un posto infernale, ma incarnava i suoi sogni e quindi non aveva detto di no.
Afferrò la mano di Blaine, che stava ancora placidamente dormendo al suo fianco con le gambe allargate e l’aria decisamente rilassata.
Da quando stavano assieme, Kurt non aveva avuto più problemi d’insonnia, ed ormai erano ben sei anni.

Da quando stavano assieme, Kurt aveva appurato di non innamorarsi sempre e solamente delle persone sbagliate perché Blaine era tutto ciò che di più giusto potesse incontrare nella sua piccola vita.

Sorrise abbandonando la testa contro il cuscino e chiudendo gli occhi.
Le urla ed il disprezzo erano solo cose lontane.

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Capitolo 12
*** Rapimento ***


Titolo: Rapimento
Fandom: Glee
Pairing: Kurt/Blaine
Rating: R
Warning: Lime, Slash
betareader:  [info]naripolpetta
Prompt: 'Rapimento', rating R, massimo 300 parole. Dato dal menù della sagra del kink di [info]kinkmemeita
Wordcount: 300 FdP (tonde tonde, sì.)
Note: Purtroppo il prompt era limitativo e non è stato facile sviluppare qualcosa con Rapimento ed avendo solo 300 parole a disposizione, ho dovuto anche tagliare dei pezzi della fic per far tornare il conteggio. Mi spiace se da l'impressione che possa mancare qualcosa.
Nonostante la difficoltà, sono piuttosto contenta del risultato.

Normalmente Kurt avrebbe dissentito, ma quando il rapitore era il suo ragazzo, non poteva proprio tirarsi indietro.

*

Una figura scura l’aveva trascinato in macchina dopo scuola e per poco Kurt non moriva d’infarto.
E se era un violentatore? Un omofobo? Un pazzo? Un cannibale?
Vide la sua vita sfrecciare davanti ai suoi occhi più veloce della luce.
“I-io chiamo la polizia!” gridò nella macchina, mentre l’uomo incappucciato ammanettava i suoi polsi.
“Credo che non sarà necessario” Kurt conosceva quella voce, la conosceva!
“B-Blaine?”
“In persona!” rispose l’altro, togliendosi la maschera e sfoggiando un sorriso a trentadue denti che Kurt voleva fargli sparire.
“Non ci posso credere.”
“Ieri sera mi hai detto che dovevo provare ad essere innovativo, ebbene, eccomi qua. Più innovativo di così… il roleplay non l’abbiamo mai provato.”
“Ripeto: non ci posso credere.”
“Ti piacerà…” Blaine si mise a cavalcioni su di lui, accarezzandogli una guancia e baciandolo sensualmente.

E Blaine mantenne la sua promessa, perché a Kurt stava piacendo pure troppo. Le sue mani erano ancora ammanettate ed il fidanzato si stava prendendo cura di ogni dettaglio; leccava, leccava e leccava. Dalle labbra al collo, dal collo ai capezzoli, dai capezzoli al suo membro.
Kurt venne nella sua bocca quasi senza accorgersene e guardandolo con aria disperatamente affamata.

“Non credo che ti libererò” annunciò Blaine ancora su di lui, ma adesso soltanto abbracciato e senza far alcun movimento.
“Intendi tenermi ammanettato tutto il giorno?”
Blaine rise.
“Forse sì, e magari tornare su di te per fare cose indecenti ogni volta che mi viene in mente.”
“Non ti serve tenermi ammanettato per questo, lo sai” Kurt gli sorrise malizioso, allungandosi per dargli un altro bacio.
Blaine gli tolse le manette, lanciandole di lato e lasciando che l’altro si avvinghiasse completamente a lui, stringendolo.
“Comunque… dovremmo farlo più spesso” mormorò Kurt, tra un bacio e l’altro.
“Che cosa?”
“Il roleplay.”
“Ti piace essere rapito, mh?”
“Mi piace il mio rapitore.”

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Capitolo 13
*** Changes ***


Titolo: Changes
Fandom: Glee
Rating: R
Pairing: Kurt/Blaine + Burt, Finn, Carole
Avvertimenti: Lime, Slash,
Betareader: [info]naripolpetta
Scritta per: il prompt 'vestiti' di [info]hmirai per il [info]kinkmemeita per la sagra del kink.
Wordcount: 1261 (FdP)
Note: Questa fic è assurda, assolutamente no sense, e dovevo pubblicarla qualcosa come 17 giorni fa ma poi è rimasta a vegetare nel mio pc.

“Dobbiamo far piano o mio padre se ne accorgerà…” mormorò Kurt dopo che Blaine si era letteralmente attaccato al suo collo per leccarlo con lentezza.
“Tranquillo… abbiamo chiuso la porta a chiave, faremo pianissimo,” Blaine carezzò la sua schiena, scendendo lentamente con la mano verso il suo sedere.

Kurt e Blaine stavano assieme da circa sette mesi e non era certo la prima volta che facevano l’amore; troppo spesso però, si ritrovavano a farlo scomodamente in macchina – visto che fino a poco tempo prima, Burt non accettava molto l’idea che Kurt ospitasse il suo ragazzo in camera con la porta chiusa - per cui in quel momento era confortevole l’idea di avere un letto sotto di loro.
Kurt ebbe occasione di scoprire, con il tempo, che il suo fidanzato era decisamente un tipo a dir poco passionale.

Scivolarono dalla porta al letto con velocità, senza rendersi conto e totalmente presi da ciò che stavano facendo e ciò che stavano per fare.
Il modo in cui Blaine spingeva dentro di lui era sempre molto irruento e Kurt amava stare sotto; amava vedere di scorcio le mani del fidanzato premute contro il materasso e sentirsi circondato e pieno di lui.
Non ne aveva mai abbastanza.
Quando il compagno venne, riversandosi dentro il preservativo, Kurt sentì una scossa pervaderlo da cima a piedi nel vedere la sua fronte corrugata, gli occhi serrati e le labbra aperte per un grido roco.

“È stato bello…” mormorò Kurt, accarezzandogli la guancia e baciandolo con dolcezza, sentendo l’altro stretto stretto a lui “come ogni volta.”
Tutte le volte che facevano l’amore sentivano il bisogno di coccolarsi e riprendere le forze assieme o magari pulirsi l’un l’altro.
“Vorrei rimanere qua con te per sempre” Kurt si accoccolò vicino al suo petto, stringendosi ancora di più mentre Blaine passava le mani nei suoi capelli; era l’unico a cui era concesso fare una cosa simile.

“Kurt, Blaine, è pronta la cena!” la voce di Burt interruppe la loro calma facendoli scattare seduti immediatamente.
“Arriviamo subito papà!”
Ringraziò gli Dei del cielo che la porta fosse chiusa perché se mai l’avesse aperta, anche solo per caso, sarebbe stata letteralmente la loro fine. Burt sapeva, probabilmente, che suo figlio aveva perso la verginità, ma vederlo poteva essere un colpo troppo duro da reggere.
Si rilassarono entrambi soltanto quando sentirono i suoi passi allontanarsi dalla camera.
“Me la sono vista brutta,” confessò Blaine, portandosi una mano al cuore che batteva ancora velocemente per lo spavento.
“Non lo dire a me, non ci avrebbe più permesso di uscire senza un’opportuna guida.”
L’ex studente della Dalton rabbrividì all’idea e diede un bacio sulla fronte di Kurt.
“Vestiamoci, se lo facciamo aspettare sospetterà ancora di più.”
“Giusto!” concordò Kurt, afferrando il primo maglione che gli capitò sotto mano, considerando che avevano buttato tutto all’aria e si erano spogliati decisamente di fretta.
Si guardarono velocemente negli occhi ed aprirono la porta, fiondandosi in bagno a lavarsi le mani – perlomeno quelle – prima di scendere in sala.

Kurt non fu sorpreso di trovare il suo fratellastro già a tavola e pronto a gustarsi qualche squisito piatto di Carole, che aveva amorevolmente cucinato ogni tipo di pietanza esistente; dava sempre del suo meglio quando sapeva che Blaine era ospite a cena.
“Umh, che buon profumo!” commentò l’ex Warbler, annusando da lontano le pietanze di Carole e complimentandosi. La donna gli sorrise riconoscente.
“Oh, finalmente vedo che ci siamo tutti e finalmente voi siete-“ Burt apparve dietro di loro e strinse gli occhi, fissandoli con intensità. Tutti i presenti si fermarono, magnetizzati dal silenzio portato da Burt.
“Kurt quella non è la tua felpa…”
Kurt si guardò e no, quella non era la sua felpa. Amava Blaine ma quelli non erano assolutamente i suoi vestiti e… occazzo si erano scambiati i vestiti.
“E quello non è il tuo maglioncino…” concluse il padre, rivolgendosi poi a Blaine, che stava seguendo la scena inorridito e stava preparando una serie di preghiere da dire prima di morire sotto le forti mani del signor Hummel. Pregò in aramaico che Kurt trovasse una soluzione.
“Ah, emh, sai papà stavo facendo provare a Blaine i miei vestiti e… lui mi ha prestato il suo maglione, tutto qua.”
Burt inarcò un sopracciglio, cercando il sostegno di Carole che, invece, aveva continuato a cucinare ridacchiando tra sé e sé. Finn, dal canto suo, fisava i due senza dire – e forse nemmeno pensare, - niente di troppo malizioso.
“Volete prendermi per stupido? Dio solo sa cosa facevate in quella camera e perché vi siete scambiati i vestiti… oddio no, vi prego, non voglio saperlo. Facciamo finta che non sia successo,” Burt si portò una mano sul volto con disperazione.
Il suo bambino aveva perso la verginità davvero, allora. Un buco nero si aprì davanti a lui, un vortice di totale disperazione.
“Papà non è come credi,” enunciò Kurt, con voce tremula ed afferrando la mano di Blaine per sentirsi più sicuro.
“Già… emh, signor Hummel, forse è meglio se si siede,” disse Blaine, scansando una sedia dal tavolo e facendo sedere l’uomo, che lo guardava come se fosse un alieno. Avrebbe potuto odiare quel ragazzo con tanta facilità, ma perché farlo quando faceva star meglio suo figlio? L’uomo sospirò.
“Oh andiamo Burt, sono solo due ragazzi che si amano molto,” disse Carole, mentre metteva in tavola le ultime pietanze con un sorriso, “dovresti esserne felice.”
L’uomo sentì le sue parole e la guardò senza dire niente, perfettamente consapevole del fatto che sua moglie avesse ragione.
Kurt e Blaine si sedettero con lentezza, guardandosi con un po’ d’indecisione; entrambi non potevano far a meno di chiedersi se Burt avrebbe riaperto bocca da lì a poco.
“Buon appetito!” disse Finn, rompendo il silenzio ed avventandosi sulle prelibatezze cucinate da sua madre, ricevendo una risposta da tutti i presenti; da lì fu di nuovo silenzio.
Burt posò la forchetta, pulendosi la bocca con il tovagliolo e rivolgendo uno sguardo chiaramente imbarazzato a Kurt e Blaine.
“U-usate le protezioni, vero?”
Ci fu uno scroscio di forchette contro i piatti; Kurt, Blaine e Finn si voltarono simultaneamente.
“P-papà!”
“Ah. Era quello che facevate?” chiese Finn, ridacchiando e sentendosi un po’ inferiore; con Rachel erano arrivati a malapena alle palpatine.
“Sì…” rispose Blaine a bassa voce, guardando Kurt con sincero amore e rivolgendosi poi al padre del suo fidanzato. In fondo prima o poi quella storia doveva finire.
“Ma signor Hummel, so che le mie scuse non bastano così come non basteranno le mie parole; io amo suo figlio, noi… noi ci amiamo e non facciamo niente contro la volontà di uno o dell’altro…” disse il giovane, stringendo la mano di Kurt sotto il tavolo e ricevendo uno sguardo intenerito ed incoraggiante da parte di Carole.
Burt spostò lo sguardo dal piatto al ragazzo, incontrando il suo sguardo determinato e la sua mascella serrata; anche Finn li stava guardando con un certo – e piacevole – stupore.
“Dovresti dar loro ragione, tesoro…” mormorò Carole, poggiando una mano sul braccio di suo marito con tenerezza.
I grandi occhi azzurri di Burt Hummel, - così simili a quelli del figlio, a detta di Blaine, - si posarono ancora una volta su di lui dopo aver guardato la moglie. Sospirò, prendendo un sorso d’acqua.
“Diciamo che… sì, se va bene per mio figlio. Ma devi rispettarlo,” la sua voce era evidentemente aspra ed insicura, ma i due ragazzi apprezzarono perlomeno l’intento dell’uomo.
Blaine drizzò la schiena senza lasciare la mano di Kurt, così perfettamente unita con la propria ed elargì un sorriso.
“Non la deluderò signor Hummel.”
Burt guardò i due ragazzi, ora vicini, ora uniti e con un grosso sorriso sulle labbra; sospirò, riprendendo a mangiare la sua cena.
Ci avrebbe fatto l’abitudine, prima o poi. E se ciò aiutava suo figlio, non poteva non esserne almeno un po’ contento.

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Capitolo 14
*** Sunday Morning ***


Titolo: Sunday Morning (NA: No, questo titolo non c'incastra con la canzone)
Fandom: Glee
Pairing: Kurt/Blaine
Rating: PG
Beta: [info]naripolpetta
Parole: 536 (fdp)
Avvertimenti: Slash, Future!fic
Note: È tutta colpa di questa: fanart (click) che mi ha ispirato la scena seguente nella fanfiction. Kurt e Blaine sono sposati e quella che ho deciso di descrivere è una scena di vita totalmente quotidiana. In realtà non ha un senso preciso se non quello di mostrare un loro spaccato di relazione futura. E quindi, finalmente libera dagli esami (anche se per poco) ho voluto provare a dedicarmi a questa piccola shottina che stava nella mia testa ma proprio non voleva scriversi. Spero vi piaccia!

“Mhnmenn” Kurt sente il mugolio di Blaine, proveniente dalla camera, fino in cucina.

Ogni mattina, a casa Anderson-Hummel è sempre la solita storia; Blaine si presenta nel salotto con una tazza vuota in mano – rigorosamente azzurra e disegnata, insomma, la sua tazza – e si avvicina cautamente a Kurt strusciando i piedi per terra e borbottando qualcosa con voce impastata, incapace di dire anche solo mezza parola.
“Buongiorno amore,” risponde Kurt con affetto, ormai conscio delle abitudini del marito.

Blaine si alza dal letto ogni giorno, perfettamente in coma, con la vestaglia allacciata male e gli occhi semi chiusi. Kurt ama il suo essere così perfettamente disordinato, è praticamente tutto il suo opposto.

Ogni mattina, Kurt si alza per primo, si fa una doccia veloce, cerca qualche abito carino da mettersi, si allaccia il grembiule e si prepara per cucinare qualche pietanza per il suo adorato marito che, come previsto, si presenterà da lui con quella benedetta tazza vuota aspettandosi un po’ di latte e caffè e riceverà, invece, una tavola totalmente imbandita di ogni tipo di cibo.
C’è qualcosa di intimo nel loro parlare sotto voce, nel tentativo di Blaine di formulare qualche frase di senso compiuto mentre si strofina un occhio ed addenta l’ennesima fetta biscottata con marmellata.

E ci sono alcuni tipi di conversazione che Blaine Anderson può riuscire ad affrontare di mattina;

Quelle sul lavoro:

“Oggi ti aspetta una lunga giornata di lavoro,” afferma Kurt, spalmandosi una dose di marmellata su una fetta biscottata con 0% di calorie.
“Mhmh,” mugugna Blaine in risposta, ancora con gli occhi quasi serrati mentre mangia tutto ciò che trova sotto mano.
“Non sembri molto attivo…”
“T-tu credi?” cerca di biascicare, con tono strascicato.
“Oh sì, stai praticamente per mangiare un tovagliolo” afferma Kurt, ridendo e togliendoglielo di mano, per poi pulirgli la bocca con cura, proprio come si farebbe con un bambino.

Ma Kurt lo ama anche per questo.

E le conversazioni della domenica… quelle che beh, sono un po’ meno formali, un po’ meno lavorative, ed un po’ più… intime.

“So già cosa vuoi chiedermi” mormora Kurt, guardandolo negli occhi, che sono stranamente più aperti rispetto agli altri giorni della settimana.
“In che senso?” risponde Blaine, sorpreso.
“Nel senso che so già cosa vuoi chiedermi.”
“Ah… Ah,” vocalizza, deluso.
“Vuoi chiedermi se facciamo l’amore.” Afferma Kurt, slacciandosi il grembiule e lanciandolo di lato.
Kurt Hummel sa per certo che non vedrà mai sveglio suo marito come la domenica mattina, pronto e stranamente sveglio per chiedergli l’unica cosa che gli interessa veramente.
“Sì. Volevo solo chiederti se facevamo l’amore. Ma ormai…”
Kurt ride ogni volta nel veder la sua faccia un po’ offesa ed irritata, poi lo attira a sé, lo bacia, e lo conduce nella camera da letto, lasciando sul tavolo la sua tazza azzurra e facendogli completamente dimenticare anche solo l’odore che può avere una colazione.
E beh, quella è la mattina della settimana che entrambi preferiscono.
Perlomeno finché, dopo il sesso, lo stomaco di Blaine non comincia a reclamare cibo facendo pentire Kurt di non averlo fatto strafogare di cibo prima di ricondurlo a letto.


E seppur sia una responsabilità un po’ seccante quella di dover sfamare il proprio marito, Kurt è onorato di farlo ogni giorno, ogni mattina, ogni pomeriggio ed ogni sera e non può che sperare che possa durare per sempre.

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Capitolo 15
*** Shot ***


Titolo: Shot
Beta: [info]naripolpetta
Wordcount: 348 (fdp)
Pairing/Personaggi: Kurt/Blaine subtext, Rachel.
Rating: PG
Genere: Angst
Avvertimenti: Spie!Au, Angst, Death di un personaggio principale.
Note: DEATH. Scritto grosso come una casa.
Non posso negare di aver desiderato per 5 minuti di scrivere una trama più ampia, e non escludo che mi venga voglia di scriverci un 'prequel'.
- Scritta per il 3° prompt dell'auvvento! Spie!AU
Riassunto: Sono i rischi del mestiere. È il rischio dell'essere una spia. È il rischio di donare il proprio cuore alla patria.


“Questo è ciò che comporta il nostro mestiere, Kurt,” sussurrò la donna al suo fianco, mettendogli una mano sulla spalla. Teneva tra le dita il manico di un ombrello nero, mentre la pioggia picchiettava.
Kurt teneva il capo chino e si mordeva il labbro inferiore talmente forte da farlo sanguinare. Le lacrime, proprio come la pioggia, scorrevano sul suo volto.
“Allora avrei preferito rifiutare, tanti anni fa. Almeno non… non lo avrei conosciuto e non avrei… dovuto soffrire per la sua morte,” rispose con rabbia, stringendo dei fiori bianchi tra le dita. Rachel lo guardò con il cuore stretto, mentre stringeva il proprio cappotto all’altezza del cuore.
“Non dire così, non lo pensi veramente.”
“Lo penso eccome, Rachel. Avrei dovuto rifiutare, avrei dovuto… scegliere un altro mestiere. Dimmi, dimmelo! Perché?! Perché lui… e non io! Non sono stato in grado di proteggerlo e quel proiettile è arrivato più veloce della luce e si è schiantato contro di lui. Quel proiettile era destinato a me! A me! Non doveva… non doveva mettersi davanti,” ringhiò con rabbia, mentre le lacrime rigavano sempre di più il suo volto ed il labbro sanguinava copiosamente.
Rachel chinò lo sguardo e scosse la testa.
“Lui… lui mi stava chiedendo di sposarlo, capisci?” sussurrò, piano. “Nessuno lo avrebbe saputo, soltanto io e lui. Saremmo scappati dalla nostra vita da spie. Avremmo ricominciato… da qualche altra parte, con qualche identità falsa. Una vita nuova. Era una bella, meravigliosa, solare prospettiva.”
Kurt sorrise amaramente, appoggiando i fiori ai piedi della lapide.
“Chi mai si metterebbe un giubbotto antiproiettile durante una proposta di matrimonio, Rachel? Nessuno, nemmeno la gente che fa il nostro mestiere, di certo Blaine non si aspettava che qualcuno conoscesse la sua reale identità e nemmeno io. Ma ormai… che importa?” sussurrò, piano, chiudendo gli occhi.
Il suono del cellulare dell’amica lo risvegliò da tutti quei pensieri.
“È il generale Will,” disse Rachel, guardando il numero e la foto comparsa sul suo Iphone, “dobbiamo andare, Kurt.”

Il ragazzo si alzò in piedi e guardò il cielo grigio sopra la sua testa.
Ormai gli rimaneva soltanto il suo paese ed un testamento da spia da leggere, nient’altro.

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Capitolo 16
*** Gel ***


Titolo: Gel
Pairing: Kurt/Blaine
Prompt: "fisso" 
Note: è... una flash scemissima su Blaine ed il suo rapporto con il gel. Giuro, non so come mi sia uscita, in ogni caso è post 3x19, per il prom.


Blaine aveva un chiodo fisso e si chiamava gel.
Tutti avrebbero potuto pensare che la sua fissazione fossero i papillon ma c’era qualcosa che sembrava essere addirittura più importante e quelqualcosa era proprio il gel.

Non usciva mai di casa senza metterlo e lo aggiustava sempre con cura, lisciando ben bene i capelli: in realtà la sua fissazione era aumentata con il passare degli anni, perché durante la sua permanenza alla Dalton era quasi riuscito a disintossicarsene.
Non era una brutta cosa, ma spesso e volentieri Kurt lo pregava di provare a metterne meno o di ignorarlo almeno durante il sesso ma no, non poteva proprio farne a meno: doveva metterlo sempre.
Kurt ci provava a dirgli che a trent’anni sarebbe rimasto pelato di quel passo, ma Blaine aveva sempre ignorato quell’affermazione con un’alzata di spalle. Non ci credeva ed in ogni caso, di capelli ne aveva pure troppi.
 
La verità era che tutto quel gel era per il bene di Kurt: aveva paura di sembrare ridicolo con quei ricci selvaggi e se c’era qualcosa a cui teneva, era piacergli. Il suo fidanzato gli aveva ripetuto più volte che lo avrebbe amato in ogni caso, ma non riusciva a cederci mentre di fronte allo specchio, dopo una doccia, si guardava quel groviglio di ricci scomposti.
 
Ma quella sera, forse tutto sarebbe cambiato, forse Kurt lo avrebbe cacciato e lasciato per colpa di uno stupido ballo.
 
Di fronte allo specchio si guardò, nel suo smoking nero, affranto e con aria rassegnata: doveva togliersi il gel per una regola stabilita da una stupida rappresentante d’istituto che non sapeva nemmeno fare due più due o distinguere gli squali dai delfini.
 
Si sciacquò i capelli, ripulendoli dal gel come poteva negli spogliatoi maschili e cercò di asciugarli per poi guardarsi allo specchio.
Non si piaceva ed aveva paura di non piacere nemmeno a Kurt, che era sempre così bello e curato, con il ciuffo in ordine e con la giusta quantità di brillantina.
 
Prese il respiro e cercò di calmarsi: non doveva farsi ulteriori paranoie, doveva solo tornare in sala e farsi vedere così, per quello che era, sperando che Kurt non rimanesse negativamente sconvolto.
 
Ed in effetti, nonostante le previsioni negative di Blaine, Kurt non si sconvolse affatto: o meglio, si stupì ma contrariamente a ciò che pensava, non sembrava affatto disgustato, anzi. Aveva passato la serata a ridacchiare – e non c’era niente di più bello del sorriso di Kurt -  e ad intrecciare le mani con i suoi capelli, non facendo altro che ripetergli nell’orecchio quanto gli sarebbe piaciuto tenerglieli durante il sesso.
La cosa aveva reso la serata più movimentata ed eccitante, tanto che Blaine sperava di poter concludere qualcosa dopo il ballo.
 
Di certo non rimase deluso.
 
Quando il mattino dopo si risvegliò nel letto con i capelli tutti scompigliati e Kurt al suo fianco ancora addormentato ma con un’espressione felice, pensò che in fin dei conti non era stato poi così male. Aveva scoperto che le mani di Kurt nei suoi capelli libri dal gel erano piacevoli, specialmente quando li stringeva durante un bacio passionale.
 
Sorrise, perché da quel momento forse avrebbe potuto imparare a mettere un po’ meno gel: certo lo avrebbe fatto ancora, ma magari quando era con Kurt avrebbe potuto fare un’eccezione ogni tanto.

Si sfiorò la testa e per una volta non la trovò liscia, senza il suo chiodo fisso.
Già, in fin dei conti non era così male.

Note finali: anche se è corta spero vi sia piaciuta, l'ho scritta per una specie di challenge e stranamente mi ha divertita molto :) se vi va lasciate un commentino!
Domani aggiorno con un'altra flashfic!

Qui potete trovare la mia pagina autrice per qualunque notizia: 
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Capitolo 17
*** Questioni di arredamento ***


Titolo: Questioni di arredamento
Pairing: Kurt/Blaine
Rating: PG
Warning: Future!Fic
Note: scritta col prompt "mobile" per il cow-t squadra cavalieri, su maridichallenge.


Kurt era sempre stato meticoloso nella scelta dell’arredamento della propria camera, ogni mobile era scelto con cura e particolare attenzione al resto dei colori presenti nella stanza, da quello del lampadario a quello di accessori superflui come il telefono o la tappezzeria delle pareti.
Blaine lo sapeva, per questo aveva deciso di non opporsi quando avevano deciso di andare a vivere assieme, ma non riusciva nemmeno ad immaginare che andare a comprare l’arredo per la casa fosse un’impresa così ardua.
C’era sempre qualcosa che non andava bene.
C’era il legno troppo scuro, troppo chiaro, il cassetto troppo piccolo, il poco moderno, il troppo antico, il colore troppo acceso e non intonato a quello del pavimento…
Blaine non ce la faceva più.
Amava Kurt, davvero, lo amava da morire e da lì a poco si sarebbero sposati ma non riusciva a credere che forse la loro prima lite sarebbe avvenuta per la scelta di un paio di mobili da mettere in camera.
Sospirò, di fronte all’ennesimo letto.
 
“Mi piace!” esclamò finalmente, guardandolo con aria entusiasta. Blaine lo osservò ed avrebbe voluto dirgli che non era il migliore tra quelli che avevano visto fino a quel momento, ma decise che tacere sarebbe stato meglio se non avesse voluto ricominciare da capo.
“Ed a te piace?” chiese poi.
Si morse il labbro inferiore: odiava le domande di Kurt perché erano sempre indagatorie e perché i suoi occhi riuscivano a capire quando mentiva.
Dannato Kurt.
Dannata sintonia.
“Certo!” esclamò, cercando di sembrare convincente.
Kurt drizzò subito le antenne invisibili che aveva sulla testa.
“Okay non ti piace.”
“Certo che mi piace Kurt!” esclamò, cercando di convincerlo: ma ormai era fatta, avrebbero passato il resto della giornata a cercare il loro dannato arredamento.
“Deve piacere ad entrambi Blaine e se ormai ti conosco, quel ‘certo’ non è affatto sincero. Continueremo a viaggiare finché non avremo trovato l’arredamento perfetto.”
Blaine sospirò.
“Ma non è… necessario, mi fido del tuo gusto, ed è davvero bello!”
Kurt cercò di calmarsi, perché in realtà i suoi occhi erano diventati lucidi e Blaine non riusciva a capire perché.
“Kurt non volevo.. offenderti, scusami davvero, va bene qualunque cosa tu scelga, okay?” gli prese le mani, “va tutto bene, finché vivremo assieme, nessun mobile o nessun colore potrà davvero farci litigare, okay?”
Kurt tirò su col naso.
“Non… non è questo.”
“Allora cosa?”
“È che vorrei che fosse tutto perfetto, sai? Il nostro matrimonio, la nostra convivenza. Perché ti amo da morire e vorrei soltanto sapere che… che sei felice con me,” disse, arrossendo appena.
Blaine a quel punto aprì appena la bocca e tenendogli ancora le mani, si avvicinò per baciarlo lievemente sulle labbra.
“Sarà tutto perfetto.”
“Lo sarà?”
“Finché ci sarai tu, sì. Lo sarà. Anche con una parete amaranto ed un letto stupidamente coordinato,” commentò con dolcezza.
Kurt tirò un sospiro di sollievo.
“Allora continuiamo a cercare? Riguardandolo meglio… non convince nemmeno me.”
“Okay.”
 
Ripensandoci, Blaine era disposto a sopportare tutto, anche quelle incredibili fisse che soltanto Kurt aveva ma che lo rendevano dannatamente speciale.
 

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