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Hermione Granger, boccoli castani e luminosi occhi d’oro, ardenti come
tizzoni e spenti come fumo
Hermione Granger, boccoli castani e luminosi occhi d’oro,
ardenti come tizzoni e spenti come fumo.
Occhi svelti e limpidi in un mare di angosciosa
insicurezza, di frustrazione, a volte di rimorso.
A volte di paura.
Mangiamorte per scelta, scienziata per vocazione.
Ma una scelta difficile, tormentata, presa dopo notti
insonni a fissarlo nei suoi occhi argento, signore dei signori, algida presenza
nel suo letto caldo, a volte incredibilmente freddo. Adesso c’era ancora, la
mano tiepida accostata alla sua, in un contatto troppo debole eppure
assurdamente proibito.
Ma è troppo tardi, Hermione.
Troppo tardi per svegliarsi la mattina in tiepide lenzuola
oro e rosse, troppo tardi per scendere la scale di pietra fredda a giungere al
camino, e galoppare sulla schiena flessuosa della stanchezza. Troppo tardi per
salutare Harry e Ron, e scrutarli imperiosa per gli occhiali storti, o il naso
sporco di marmellata.
È troppo tardi.
*§(°)§*
-Non ci posso credere… sei uno sporco ricattatore!!-
strillò lei, il volto congestionato a chiazze rosse e bianche, e i capelli
sconvolti.
-Sai benissimo che anche tu lo vuoi.- chiarì lui con un
semplice gesto della mano.
Il vuoto si creò fra di loro.
-Tu mi desideri.- e con tale constatazione, Draco Malfoy
uscì dalla stanza.
A fare compagnia ad Hermione, solo il rumore scemante dei
suoi passi svelti.
*§(°)§*
Tu non sai dove loro siano.
E loro ti odiano, così profondamente, anche da aver
dimenticato tutto quello che hai fatto per loro. Perché tu sei dalla parte
sbagliata.
Che poi.
Aver capito qual è, questa parte sbagliata.
Ma alla fine, ritorni sempre lì, Hermione Granger, occhi
da cerbiatta. Alla sua mano tiepida contro la tua.
E i nasi sporchi, e i capelli rossi come sole, e gli occhi
verdi. Tutto sparisce.
Tutto ridotto ad uno scambio di calore fra due corpi.
E a te basta così, Hermione, dea della ragione, perché la
conoscenza della magia oscura è importante per te.
E venne il tempo in cui potere e conoscenza si fusero
insieme.
Un legame inscindibile.
Come la sua mano sulla tua.
Fine primo capitolo.
Allora, direi che si scinde in più parti, breve come
questa.
Un flash back, che prenderà la prossima.
E un eventuale, anzi sicura terza, che concluderà la
vicenda.
Bacio Mew
I personaggi non mi appartengono, e J.K. Rowling ne
detiene i diritti.
Hai provato a ribellarti ai suoi occhi argenti, dannatamente intriganti,
ma il brivido freddo che ti scorreva lungo la schiena
Hai provato a ribellarti ai suoi occhi argenti,
dannatamente intriganti, ma il brivido freddo che ti scorreva lungo la schiena
non potevi certo fermarlo.
Inutile, come cercare di dissimulare.
Dannata pozione a cui è impossibile trovare antidoto,
incantesimo difficile da bloccare.
Lui, lui ti ha fatto tutto questo. E prima che potessi
accorgertene, Hermione Jane Granger, era troppo tardi.
*§(°)§*
-Granger, svegliarti la mattina presto non fa certo bene
alle tue già apocalittiche occhiaie. Pensi che prima o poi scomparirai dietro
di esse…?-
Pausa.
-Malfoy, se bastasse a non vederti mai più, credimi, lo
farei molto volentieri.-
Le guance pallide di lui si erano leggermente tese, in uno
sbuffo trattenuto. Un vano tentativo di non esplodere davanti a lei, esternando
la sua rabbia davanti a mezza Sala Comune. Gli occhi argentei mandarono lampi.
Lei rabbrividì, in un fremito non solo immaginario,
nascosto da una scrollata indifferente di capo.
-Ti si seccherà la lingua, Granger, prima o poi.
Vedi come saprò approfittarne.-
-Spero proprio di no. Baciarti è l’ultimo punto della
lista delle cose da non fare. Se trovi un modo per ribaltarla, fammelo
sapere, così magari avrò la soddisfazione di scoppiarti a ridere in faccia.-
Un buco nero si creò al centro della Sala Comune, origine
i due metri scarsi che dividevano la tavolata Grifondoro e quella Serpeverde.
Tutti, dal primo all’ultimo, Corvonero e Tassorosso, trattennero il respiro,
nel vano tentativo di non respirare le esalazioni velenose che sembravano provenire
dalle anime torbide dei due.
-Oca.-
-Deficiente.-
-Ma come ti permetti?!?- strillarono in coro i due, quasi
sputandosi in faccia, e facendo indietreggiare tutti i presenti. I capelli di
lei sembravano levitare dall’ira, e la pelle serica di lui aveva assunto una
colorazione rosata.
-Sei solo uno sporco razzista, Malfoy.-
-Non ti permettere, sai, MezzoSangue Zannuta!!- aveva
sbraitato, facendo un passo avanti a facendo istintivamente indietreggiare gli
altri. Tutti tranne lei.
-Non sai neanche cosa vuol dire la parola razzista,
Malfoy. Per come la vedo io, potrebbe anche essere un complimento.- fece con
aria rassegnata, gli occhi d’ oroche
brillavano divertiti, a simulazione di una calma quasi apparente.
-Basta!!- l’ultimo ringhio provenne dalla gola bianca del
ragazzo. Infine, lasciò che l’ ira si spandesse in tutto il suo corpo. Con
tutte le forze che aveva urlò –Semprerdia!!-
L’incantesimo che trasforma in vegetali schizzò nella
Sala. Avrebbe sicuramente colpito in pieno la Grifondoro, se solo questa non
avesse avuto la prontezza di estrarre la bacchetta, e scagliare un –Wingardium
Leviosa!!- che sortì l’effetto sperato.
Il metro e 85 di carne che formavano Draco Malfoy
cominciarono a levitare, compiendo graziose piroette in aria al ritmo dell’
instancabile bacchetta di Hermione.
Il colore del viso, dal roseo al verdastro, faceva
presagire un’ imminente defaillance dello stomaco del ragazzo.
L’ incantesimo di Draco, dopo aver attraversato almeno una
decina di fantasmi e fatto quasi crollare un prezioso vaso sfiorandolo, aveva
perso potenza. La sua traiettoria instabile cominciò a tendere verso il basso,
proprio mentre Harry Potter entrava nell’enorme Sala.
La ragazza sgranò gli occhi, alcune lanciarono gridolini,
e un paio di serpeverde si esibirono in grottesche rotolate per terra.
25 gennaio. Il giorno in cui
Il-Bambino-Che-E’-Sopravvissuto scese in Sala comune e dopo un attimo si trovò
una deliziosa orchidea al posto della testa.
Tradotto nella lingua di Hermione, una gran bella grana a
cui rimediare personalmente.
Per Ron, una gran figata.
Per Draco Malfoy, una ghiotta occasione per un testa a
testa con la Mezzosangue.
-Tu non sai cosa stai dicendo,
Ron!!- l’incalzò Hermione, una faccia contrita a distorcerle i tratti
solitamente tranquilli del viso. –Devi essere completamente pazzo per ritenere
questa orribile vicenda una… una…-
-Una gran figata, Hermione!!-
completò per lei Ronald Weasley. Stava cercando di contenere, con scarsi
risultati, il sorriso che minacciava di dilagare sul suo viso. –Non ti pare,
Harry?- sbatté la mano sulla spalla dell’amico, adagiato su un lettino
dell’infermeria, facendo ondeggiare i petali dell’orchidea che quello si
ritrovava al posto della testa.
-Scusalo, Harry… in realtà non sa quello che dice.-
replicò lei seccamente, lanciando al rosso un’occhiata di puro disprezzo. –Mi
dispiace tanto, non pensavo di fare un simile guaio…-
Una foglia si staccò dal busto, scuotendo l’estremità in
un fare di perdono.
-Sei davvero carino!! Posso farti
una foto?-
-Le troppe risate lo hanno stordito!- ruggì, afferrando
l’amico per un orecchio e trascinandolo fuori dall’infermeria.
Nel frattempo, il suo cervello lavorava alacremente, non
di certo rallentato dai brontolii di protesta di Ron. Lei aveva fatto questo
apocalittico guaio, e sempre per colpa sua adesso Harry stava lì sdraiato con un’ orchidea al posto della testa. Urgeva trovare una
soluzione, e anche rapidamente. Molto rapidamente, prima che si venisse a
sapere di tutto ciò, e soprattutto prima che i professori prendessero in
considerazione l’idea di farla espellere.
-Diavolo, Ronald, vuoi chiudere quel
forno prima che io sia a farlo?- sbottò lì seccamente, continuando a
marciare con ritmo instancabile.
-Posso davvero suggerirti un modo per farlo…?- cinguettò
lui tutto occhioni, lanciandole uno sguardo da diabete e carenza di affetto.
–Suppongo tu sia inesperta in questo campo… che ne dici?-
-Se non vuoi ritrovarti un’erbaccia al posto della testa,
caro il mio esperto, segui il mio precedente consiglio.- sfiatò, raggiungendo
un delizioso color rosso sulle guance.
-Oh, solo un’erbaccia…- mormorò platealmente deluso lui, nell’ atto scenico di mettersi una mano sul cuore. –Così mi
ferisci… nemmeno una margherita?- insisté.
-Un’ erbaccia è l’unica cosa che troverebbe fertile il
vuoto dentro la tua testa.- ribatté seccamente, sventolando una mano con
noncuranza.
-Ma nemmeno…-
-RONALD WEASLEY!!!! Mi sembra
strano tutto questo improvviso amore per la botanica!!
Se ti trovi tanto a tuo agio con le piante perché non ti trasformi in concime e
le aiuti a crescere?!?- sbraitò incollerita,
sputandogli in faccia tutto il livore che le si era accumulato nel sangue.
Il ragazzo si fermò in mezzo al corridoio, e altrettanto
fecero un paio di inattesi spettatori.
-Dannazione!!- sibilò Hermione
Jane Granger, dandogli le spalle e proseguendo verso la biblioteca trincerata
nel silenzio più assoluto.
Inutile nascondere che quello che le aveva dato fastidio
non erano state le continue insinuazioni di Ron. In maniera alquanto imbarazzante,
dovette ammettere, il suo pensiero ritornava al breve scontro con Draco Malfoy.
Urgeva trovare un rimedio. Possibilmente, sebbene lo ritenesse improbabile, cercando
di conciliare i suoi due problemi.
Draco Malfoy & Harry Potter.
Una piacevole novità
nella monotonia della sua vita a scuola, tra basilischi, centauri, e senza
contare l’imminente compito di aritmanzia.
*§(°)§*
Dopo due ore di immersione nei libri, Hermione faticava a
riemergere dal bunker che lei stessa aveva eretto intorno a sé. Libri di
aritmanzia uniti a quelli di incantesimi e maledizioni senza perdono. Ma non
riusciva a capire che assurdo anatema avesse usato Draco Malfoy per colpire
Harry Potter.
In realtà, per colpire lei…
Il suo cuore ebbe un leggero fremito, che lei ebbe la
prontezza di calmare premendovi sopra con la mano destra. Fece un breve
respiro, scosse la testa, lasciando che i ricci castani scivolassero ribelli
nello spazio.
Stupido, arrogante Draco Malfoy…
-Ehi Granger.-
Bellissimo….
-Vedo che non hai ancora trovato la soluzione al tuo
problema.- fece arrogante, appoggiandosi di fianco a lei, un gomito sul libro
di aritmanzia e uno sul tavolo di legno di cedro.
-E in un improvviso momento di compassione hai deciso di
darmi una mano?- chiese scettica in uno sbuffo, abbandonando la testa contro il
piano. Un ricciolo di lei andò a scontrarsi contro la guancia pallida del
ragazzo.
-Non qui. Stasera, al dormitorio serpeverde.- le sussurrò
in un secondo, alzandosi con un movimento fluido e degno di una serpe qual era.
Tempo un secondo, e di lui non era rimasto che il profumo.
*§(°)§*
-Perché…?- si chiese piagnucolando Hermione Granger. –Perché
sono così scema? Non so nemmeno cosa ci faccio qui…-
Era ferma davanti al ritratto di una donna dall’ aspetto altero e raffinato. Gli occhi di ghiaccio di
lei che l’osservavano. Letizia Creanza, il quadro di accesso a Serpeverde.
Se non fosse stato che la donna non aveva la minima
intenzione di farla passare.
-Non è proprio possibile, signorina. Non sei chiaramente
una serpeverde!- aveva obbiettato con occhio scettico e un volto
imperturbabile, quasi di marmo. –Commetterei un grave errore a farti passare… e
poi chi lo sente il professor Piton!-
-Ma io ho un appuntamento con…-
-Con?- insisté la donna, piegando un sopracciglio.
-Con… lui, insomma… ecco…- la sua bocca era impastata, i
movimenti scoordinati, così come i suoi pensieri. –Con Draco Malfoy.- disse
mestamente, non senza vergogna.
-Impossibile.- osservò Letizia. –Draco Malfoy non potrebbe
mai avere un appuntamento con te.-
-Tante grazie.-
-Dico sul serio.-
-Senta, signora…-
-Signorina!-
-Si, va bene, quello che è! Devo passare, un mio amico ha un’ orchidea al posto della testa…-
-Mai sentita scusa più banale.-
-Insomma, per aiutare Harry Potter, il mio amico, ho
bisogno di parlare con Draco Malfoy, che ha promesso
di aiutarmi.- riuscì finalmente a terminare, rossa in volto per l’ ira.
-Questa è l’apoteosi dell’ impossibilità!!-
ridacchiò la donna, scuotendo i capelli neri e continuando a fissare lo
specchio.
-No, davvero, lo so che non sembro molto credibile però…-
-Ah, Draco Malfoy… mi ricorda vagamente un mio vecchio
pretendente… bello, perfetto… se solo non lo avessi avvelenato per invidia…
povero Marco, non sapeva proprio cosa lo aspettava… ma
si sa, insomma! Fare il doppio gioco contro di me!!-fece un sospiro, a corona di un’ aria mesta e
fintamente disperata.
-Senta, io non vorrei…-
-Mio povero amo…-
-Silentio!!- il corridoio tornò silenzioso, mentre le labbra
della nobildonna continuavano a muoversi. Il volto aveva assunto un’ espressione imbronciata, quasi offesa.
-Mi spiace.- sussurrò Hermione, riuscendo dopo un po’ a
forzare la guardia del quadro. –Ma non stavi proprio mai zitta!!.
*§(°)§*
-è permesso…?-
La porta in vetro e metallo, di foggia stranamente
moderna, si era aperta silenziosamente, senza un cigolio. Una corrente d’aria
fredda si era intrufolata nella stanza, sfogliando pagine di libri aperti. Poi
Hermione Jane Granger l’aveva chiusa alle sue spalle, scrutando curiosa
all’interno della Sala. Non aveva mai visto dall’interno la stanza di un
serpeverde.
Non era così fredda come se l’era
immaginata, con un enorme letto a baldacchino e le lenzuola chiare. Una
finestra enorme, gotica, bucava la parete e conferiva al
tutto una luce forte ma abbastanza delicata, quasi rispettosa della
pelle chiara del proprietario.
E poi, libri ovunque.
Non era un ambiente asettico, privo di vita. Testimoni il
letto sfatto e il camino accesso, nell’angolo a sinistra.
Sentì le sue guance arroventarsi. Il pensiero di essere
nella sua stanza le aveva
improvvisamente colpito la mente. Era rimasta impreparata. Il nome di Draco Malfoy
scottava nella sua testa come le fiamme del camino sulla sua mano fredda. E
rotolava, rimbalzava, senza mai perdere di intensità. Dilagava, prima verso lo stomaco e giù, fino ai piedi, fino a pervadere ogni
cellula del suo corpo.
-Granger…?- lui comparve da dietro una poltrona, un libro
dalla copertina scura in mano, a contrasto con la pelle diafana.
-Sono qui. Devo dire che la vostra entrata è ben
presidiata. Ho rischiato di finire stordita dalle chiacchere di Letizia.- fece
imbarazzata, con la lingua che articolava parole in libertà. Sorrise
nervosamente.
-Non ti mangio, Granger.- fece sospettoso. –Pensavo di
venirti a prendere fra un po’.-
-In ritardo.- sottolineò lei.
-In ritardo.- concesse il biondo, limitandosi ad alzare le
spalle.
-Siamo veloci, Malfoy. Dimmi che incantesimo gli hai
scagliato contro.-
-Uh, non ti aspetterai che io te lo dica così.- disse
pigramente lui. La sua mano si agitò pigra, in uno svolazzo, aumentando in
maniera esponenziale il terrore della Grifondoro. Le gambe affusolate di
Hermione divennero improvvisamente rigide.
-E allora?- incrociò le braccia al petto, ma l’occhiata
arroventata che lui le lanciò la fecero desistere dal fare la
superiore.
-Devi seguirmi. Al lato oscuro.-
Improvvisamente, per Hermione, quella stanza divenne
un’enorme trappola per topi, di cui lei non riusciva a scorgere l’ uscita.
Purtroppo mi vedo costretta a fare un’altra parte… grazie
per i commenti!!
Il sangue
defluì dal suo viso. Il colorito scemò, passando da un delicato rosa ad un
pallore grigiastro. Serrò i denti.
Fece
vagare gli occhi d’oro lungo tutto il perimetro della stanza, accorgendosi, non
senza disappunto, di non saperne uscire.
Aveva
un’insana voglia di piangere. Voleva che calde, rassicuranti lacrime
scivolassero lungo le guance, scaldandole un po’.
Non lo
fece.
Vi era
qualcosa che, dal profondo, le impediva di mostrarsi debole e insicura.
Così, in
un impeto di irrazionalità balenato dal profondo, rialzò lo sguardo e lo lasciò
cadere sulla figura arrogante e quasi fastidiosa di Draco Malfoy.
Sogghignava,
divertito. Lo sguardo di metallo che si scontrava con quello simile di
Hermione, solo più preparato, più accorto. Quello di lei, però, era più libero.
La ragazza, infastidita, si morse un labbro con dedizione, stringendo forte i
pugni, lasciando i segni delle unghie curate sul palmo.
Poi
qualcosa si accese in lei. Come una piccola scintilla, le pervase tutto il
corpo.
-Divertente,
Malfoy.-
-Non sto
scherzando. Mi dovrai seguire, al Lato Oscuro.-
La
scintilla divenne un incendio. Non riuscì a controllarsi.
-Non ci posso credere… sei uno sporco ricattatore!!- strillò lei, il volto congestionato a chiazze rosse e
bianche, e i capelli ora sconvolti.
-Sai benissimo che anche tu lo vuoi.- chiarì lui con un
semplice gesto della mano.
Il vuoto si creò fra di loro.
-Tu mi desideri.- e con tale constatazione, Draco Malfoy
uscì dalla stanza.
A fare compagnia ad Hermione,
solo il rumore scemante dei suoi passi svelti.
*§(°)§*
-Mia cara, hai una faccia sconvolta!-
Il quadro di Serpeverde, tale Letizia Creanza, si lisciò i
capelli neri in un gesto fluido della mano. La sua aria di sufficienza irritò un’ Hermione già alterata.
-Stai zitta…- sibilò, oltrepassandola velocemente. Non si
voltò nemmeno ad osservarla. Il suono della sua voce, graffiante,
l’infastidiva.
-Non te lo permetto!- piagnucolò, lanciandole uno sguardo
di puro odio. Poi tornò, maniacale, ad osservarsi le mani. -Prima hai osato
addirittura zittirmi!! È inammissibile!!- squittì, troppo impegnata nel curarsi le unghie per
vedere lo sguardo della Grifondoro. Non ottenne nessuna risposta.
-MI ASCOLTI ?!?- la testa di
Hermione fumò. Voleva solo farla tacere, zittirla, ridurla al silenzio.
-Crucio!!!!- la Maledizione
Senza Perdono saettò veloce verso il quadro. Lo colpì con
forza, lasciando solo qualche pezzo di tela a penzolare lungo la cornice
scheggiata. Letizia Creanza osservò con aria terrorizzata, da un quadro a
fianco, quello che restava della sua stanza da toeletta.
-Tu sei pazza…- alitò. –Silente saprà tutto!! Non puoi utilizzare le Maledizioni!!
Pazza!!- poi cominciò a gridare, quasi ululare, per
rendere nota a tutti la sua disgrazia.
Hermione corse. Corse fino a che non ebbe più un briciolo
di coscienza, di ragione, nemmeno di speranza.
Sette anni di scuola, tra i libri, e la fatica. Tutto
buttato in un attimo, in una parola, in un gesto. Per colpa sua. E adesso? E
adesso, che cosa… cosa poteva fare? Come poteva discolparsi…?
Crucio…
crucio…
Le girava la testa. Aveva usato una Maledizione Senza
Perdono. Senza pensarci. Istintivamente. Forse non era la buona che tutti
credevano. Lo aveva nel sangue. Uccidere. Far diventare la sua coscienza
torbida, senza più luce. Con lui. Draco Malfoy. Colpa sua.
-Draco Malfoy…- e poi prese di nuovo a correre.
*§(°)§*
Lo trovò in giardino, vicino al portico. Fumava
tranquillo, un’espressione assorta sul viso. Quasi delicata.
Assurdamente, in quel momento di stordimento, l’unico
pensiero razionale che le colpì la mente fu che Draco Malfoy era dannatamente
bello. Ed inaccessibile.
Il ragazzo l’osservò, con occhio critico.
-Che pasticcio, Granger…- disse quasi deluso. –Una cosa
così rozza… proprio non è da te.-
Era così tranquillo… come se se
lo fosse aspettato.
La mente di Hermione non la tradì, ancora una volta.
-Avevi programmato tutto.- fece con aria incolore, gli
occhi fissi in un punto dietro di lui. –Tutto. Dall’incantesimo quasi
sbagliato, al fatto che io avrei reagito così.-
-Brava, Granger… ancora una volta il tuo cervello
funziona. So di te quello che mi serve per attuare il mio piano.-
-E cosa, Malfoy…? Come pretendi di conoscermi, se hai
passato sette anni solo a prendermi in giro?- ringhiò irosa, muovendo un passo
in avanti. –Ti credi meglio di me, solo perché stai qui a fumarti una
sigaretta? Solo perché secondo te, sei dalla parte giusta?- non voleva
ammetterlo, eppure sapeva l’ascendente che lui aveva su di lei. –Hai sbagliato
persona, Malfoy.-
-Draco.- la corresse il biondo.
Lei ebbe un brivido.
-Tu mi chiami Granger.-
-Allora Hermione.-
Un altro mattone della sua fortezza crollò, rotolando
nell’abisso degli occhi di ghiaccio di Draco. Hermione Jane Granger tremò, la
speranza di uscirne illesa improvvisamente instabile. Quasi sull’orlo di un
baratro.
Vacillò, ma poi rimase in piedi.
-Allora, Draco…-
cominciò, ironica. –Cosa sai di me che ti ha indotto a
pensare a tutto questo piano…?- era ben conscia del fatto che stava correndo,
nemmeno camminando, sull’orlo di un precipizio.
-So che sei intelligente.- Hermione pensò che sembrava quasi un complimento. Doveva stare attenta. Non
doveva cedere.
-So che vivi per la cultura. Più è irraggiungibile,
migliore è la sfida. E le arti oscure mi sembrano una meta sufficientemente
lontana.-
La ragazza inclinò un sopracciglio. Allora forse lo aveva
sottovalutato. Oppure era lei ad essere prevedibile?
-C’è il tuo amico Potter. Se fossi stata smistata a
Serpeverde, magari lo avresti lasciato così… ma sei
una Grifondoro, e visto che nemmeno Silente sa cosa fare… beh, non potresti mai
abbandonarlo.-
-E poi… beh, Hermione…
so che ti attraggo. Non vale la pena di rischiare?-
Si, valeva la pena. Fu quello che Hermione pensò, così,
all’improvviso.
Al diavolo Harry…
Solo Draco. Draco. Non più Malfoy. Draco.
All’improvviso, ebbe un sussulto. Si era alzato, in un
movimento fluido, silenzioso.
-Stai lontano, Malfoy.- gli intimò minacciosa, la voce
leggermente incrinata.
-Draco.- avanzò di un altro passo, mantenendo lo sguardo
fisso sulla bacchetta tremolante di lei.
-Stammi lontano!!!-
-Se no, cosa fai? Mi lanci un’ altra
maledizione senza perdono…?-
L’orrore si quello che aveva
fatto colpì la Grifondoro
con ritrovata energia. Le venne da vomitare, tanto che si chinò su se stessa,
ripiegandosi come un foglio di carta esposto al vento.
-Hermione…?-
-Stai INDIETRO!- ebbe la forza di rialzarsi, gli occhi
d’oro grondanti di lacrime. Lui era ad un passo. Le bloccò il braccio destro,
serrandolo in una morsa.
-Col tempo, imparerai a farlo, Hermione. Non avere paura.-
È vero, l’orgoglio è una qualità dei buoni. Ma i buoni che
diventano cattivi… loro sono i peggiori.
-L’ho sempre saputo, Hermione.-
-Cosa…?- la sua disperazione è in forma di lacrime, che
incendiano i suoi occhi d’oro. Presto saranno spenti. –Che non eri nata
Grifondoro.-
Ancora una volta, la cosa più importante per me è la sua
mano stretta nella mia.
FINE.
Non ho ritenuto “giusta” per questa storia una scena
romantica, o almeno nel vero e proprio senso del termine. Non aveva senso che
Hermione baciasse Draco nel giardino. Non vi erano gli
estremi. Spero di non avervi deluso.