Maledetta gelosia

di rose07
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Gelosia ***
Capitolo 2: *** La partita ***
Capitolo 3: *** Ammiratore ***
Capitolo 4: *** Confidenze ***
Capitolo 5: *** Fuori dai piedi ***
Capitolo 6: *** Possessività ***
Capitolo 7: *** Trionfo d'amore ***



Capitolo 1
*** Gelosia ***








Mimi Tachikawa e Taichi Yagami passeggiavano tranquillamente per le strade di Odaiba. Il sole era splendente in cielo, il calore estivo si sentiva nell’aria. Era tutto così perfetto, pensò Mimi, tutto. Lei, il suo Tai, la giornata, le persone... Sospirò e si avvicinò per scoccare un bacio a sorpresa sulle labbra del suo fidanzato. Quello la guardò dapprima con stupore, poi ricambiò felice. Mimi non era tipo da smancerie in pubblico, o almeno dipendeva dai giorni. Se era nervosa nemmeno si avvicinava, se era spensierata, come in quel momento, poteva saltargli addosso senza alcun ritegno. E Tai fece un ghigno beffardo immaginando alcune situazioni non proprio caste. Mimi lo riscosse dai suoi pensieri, indicandogli un bar con dei tavolini al fresco. Si sedettero un po’ esausti.
«Che caldo!» commentò la castana facendosi aria con le mani «Sono tutta sudaticcia, che schifo!»
«Non dirlo a me» Il ragazzo cercò di sistemare in qualche modo la sua enorme chioma castana con scarsi risultati.
«Hai un elastico?»

Mimi lo guardò alzando un sopraciglio scettica.
«Amore, quante volte ti ho detto di tagliare quei capelli impossibili? Cielo, ho caldo solo a guardarli!»
«Eddai Mims, ancora con questa storia! Lo sai che non li taglio!»
Mimi scosse la testa contrariata, cercando un elastico nella sua borsa. Ne trovò uno fucsia abbastanza grande. Lo esaminò un attimo, poi lo passò al ragazzo.
«Tò, lega quel cespuglio»
Tai fece una coda bassa, sorridendo.
«Amore, non ti piaccio così?»
Mimi s’imbronciò incrociando le braccia.
«Sembri uno spaventapasseri»
«Stronza!»
La castana scosse nuovamente la testa, indispettita. Odiava quando Tai non le dava ascolto. Insomma, erano mesi che tentava di convincerlo ad andare dal parrucchiere, ma niente, lui non ne voleva sapere. Eppure adesso stava morendo di caldo. Ben gli stava.
La cameriera arrivò quasi subito. Era una bella ragazza bionda con una coda di cavallo e un sorriso smagliante. Rivolse lo sguardo verso Tai.
«Ordinate?»
Mimi la guardò di sottecchi, poi tossicchiò per richiamare l’attenzione del suo fidanzato che la guardava anch’egli con un sorrisino da ebete. Tai si ridestò immediatamente.
«Oh, certo... Cosa vuoi, amore?»
La ragazza scosse la testa mostrando un pugno. Poi si rivolse alla cameriera con un sorrisino tirato.
«Due aranciate, grazie»
Tai non fu d’accordo.
«Ma ehi, io voglio una birra!»
«Due aranciate, grazie, non lo badi»
 La ragazza con la coda segnò e se ne andò ancheggiante. Mimi le rivolse un ultimo sguardo scettico prima di concentrarsi sul suo fidanzato.
«Perché non hai lasciato ordinare me?» chiese quello a braccia conserte «Che me ne frega della tua aranciata?»
Mimi cercò di mantenere la calma «Te ne frega invece perché dovrai pagarla tu» lo zittì prontamente con un gesto della mano  «e inoltre fa bene alla salute. Anche agli ormoni se è per questo»
Tai la guardò perplessa, poi scoppiò a ridere. Certo che la sua fidanzata era una continua sorpresa. Non credeva fosse gelosa di una semplice cameriera. Okay, una cameriera davvero figa, ma dai... Mimi Tachikawa non faceva scenate di gelosia. O almeno dai tempi in cui aveva scoperto che non aveva ancora mollato Jun Motomyia.
«Se non ti conoscessi penserei che sei gelosa, scema»
Mimi alzò la testa con superiorità «Io non sono gelosa. Lo sai benissimo»
«A me è sembrato tutto il contrario!» rise ancora «Gelosona! Mimi Tachikawa è gelosa!»
«Taichi Yagami è un completo idiota»
Le aranciate furono servite da un cameriere. Mimi rivolse uno sguardo soddisfatto a Tai, che controllava ogni singola mossa del ragazzo. Quando questo se ne andò facendo un cenno cortese di saluto a Mimi, fece per alzarsi dalla sedia. Lei lo fermò da un braccio ridendo.
«Ehi, dove credi di andare?»
«A suonargliele!»
«Ma dai?!» Mimi sogghignava vincente «Chi era il più geloso?»
Tai si risedette accigliato, afferrando la sua aranciata e mandando giù un sorso.
«Ci stava provando...»
Mimi alzò gli occhi al cielo, poi piegò la testa d’un lato sorridente. Tai rimase incantato a pensare quant’era bella.
«Si da il caso che abbia salutato con gentilezza. Cosa che a te manca» sottolineò bevendo «E poi amore, credi davvero che mi piaccia uno così? Era goffo»
Tai incrociò le braccia borbottando.
«Non si sa mai...»
Mimi sorrise, poi si avvicinò sporgendosi un po’ dalla sua sedia. Gli mise una mano sulla guancia attirandolo a sé.
«Mi prometti che non farai lo sciocco geloso?» Tai grugnì in risposta «Eh? Me lo prometti, testina cespugliosa?»
Quello annuì poco convinto, lasciandosi baciare. Non avrebbe comunque mantenuto la promessa, non era da lui.
Poco distante da loro, un ragazzo con una bici verde, dei capelli a caschetto castani e degli occhialoni rossi li osservava.
 
 
 
 
 
 
 
Altrove, Sora Takenouchi baciava con trasporto Yamato Ishida sopra di lui. Era da tempo che i due ragazzi non passavano un pomeriggio da soli, o meglio, era da tempo che non facevano l’amore. Ne avevano molto bisogno entrambi, sentivano di volersi più dell’aria e quel pomeriggio era perfetto. Soli, in spiaggia, bella giornata e passione.
Sora continuava a baciarlo, mentre lui le accarezzava la schiena da sotto la maglietta. Gliela tolse del tutto, baciandole il seno che lui amava tanto. La ragazza sospirò e sbottonò la camicia del biondo lasciandolo a petto nudo. I suoi pettorali scolpiti erano merito delle giornate in palestra passate con Tai. Li baciò e scese più giù, lì in fondo. Fece un ghigno malizioso. A volte non credeva di essere davvero così provocante e pervertita, eppure si riscopriva davvero in quel modo in certe situazioni.
Matt rise perché adorava quando prendeva lei l’iniziativa, spiazzandolo, e fece cenno verso i suoi pantaloni. Sora glieli sbottonò, puntando lo sguardo verso i suoi boxer. Forse immaginando cosa ci fosse dentro i suoi boxer.
«Guarda che non sei obbligata a farlo» se ne uscì Matt ridacchiando sotto i baffi. Tanto sapeva che Sora gli avrebbe fatto tutto.
«Ma sta' zitto che sai che mi piace un sacco!» Un po’ si vergognò di quella frase, ma rise senza pensarci. Poi accarezzò le mutande gonfie del ragazzo, e tirò fuori il suo membro eccitato. Andò su e giù con una mano, dapprima piano, dopo aumentando il ritmo, senza mai staccare gli occhi di dosso dal biondo. Matt si morse un labbro tentando di contenersi. Era diventata molto brava da quando l’aveva fatto la prima volta, lo faceva eccitare subito.
Sora, dal suo canto, sapeva che Matt lo voleva con tutto il cuore, per questo si abbassò all’altezza del suo membro e lo prese in bocca, sta volta fecendolo gemere. Succhiava, leccava, andava su e giù ormai esperta. Matt, eccitato, le mise una mano sopra la testa come per manovrarla ma lei andava come voleva. Lei seguiva il ritmo che preferiva.
Fece in tempo a spostarsi e Matt venne, liberandosi con un sospiro. Poi guardò Sora con un sorriso. Lei piegò la testa da un lato come per chiedergli com’era andata.
«Sei stata bravissima amore, davvero»
Lei si posizionò di nuovo sopra di lui, baciandolo.
Matt l’amava davvero quella ragazza. Matt moriva dal desiderio di farlo con lei. Matt la voleva ora e subito. Cominciò a toccarla dappertutto, voleva prenderla in quel momento. Quella spiaggia deserta era perfetta. Un cellulare squillò tutto d’un tratto, facendo sobbalzare entrambi. Sora sbuffò piano, afferrò la sua borsa e prese il suo telefonino.
«E’ un messaggio» Aprì il testo leggendo velocemente.
«Chi è?» chiese Matt sporgendosi per vedere. Da qualche tempo era diventato terribilmente geloso e possessivo, aveva constato Sora.
«Ehm, è Narciso, Matt» disse quasi in colpa.
Il biondo aggrottò le sopracciglia. Odiava quel fanatico rampollo, l’ex fidanzato di Sora, quello che non si faceva mai i cazzi suoi, che rovinava tutti i momenti più belli.
«E che cazzo vuole, si può sapere?» domandò brusco, cacciando Sora da sopra di lui.
«E’ colpa mia, amore, avrei dovuto portargli il libro. Mi sono dimenticata»
«Di che libro parli?»
Sora sospirò. Matt non poteva soffrire quel povero ragazzo, che al dire il vero di povero non aveva proprio niente. Era pieno di sé e anche arrogante, però con lei si era sempre comportato bene. Aveva dimenticato di portargli il libro di storia a causa della sua sbadataggine, alla fine non aveva fatto niente di male.
«Un libro di scuola, amore, dovevo prestarglielo. Ci sono le interrogazioni finali»
Matt odiava la calma della sua ragazza. Odiava la calma con cui stava proferendo quelle parole. Perché lui non era affatto calmo. Lui stava esplodendo dentro. Voleva spaccare qualcosa. Non poteva contenersi ad una cosa del genere, Sora sapeva che tra lui e Narciso Shigetaka non correva buon sangue da sempre. E sì, era geloso.
«Che cazzo l’ha chiesto a fare a te?!» quasi urlò «E poi tu per quale cazzo di motivo glielo presti?!»
Sora rimase basita dal comportamento del suo fidanzato.
«Amore, mi ha chiesto un favore, non avrei mai potuto dire di no»

«E invece sì Sora, sei sempre la solita!» esclamò «Te lo difendi sempre il tuo amato Cisso, a lui dai tutto, a lui obbedisci sempre!»
«Ma è solo un libro, amore!»
Matt sentiva la rabbia percorrergli le viscere. Nemmeno gliel’aveva detto, quella sbadata! Come poteva pretendere che adesso lui non si incazzasse?
«Dammi qua!» le strappò il cellulare dalla mani, leggendo il messaggio. Fece una smorfia infastidita.
“ Smemorata, quando mi dai il libro di storia?  Sono al Victory, se passi portamelo. Baci”
Non sapeva se era più incazzato o se si sentiva morire. Entrambi. Baci... Baci? Quali baci?! Strinse i pugni.
«Matt, dai, non fare così…»
«...baci?» disse ridendo falsamente. Tornò subito serio «Baci?! Glieli ficco in cu...»
«MATT!»
Il biondo scosse la testa. Si passò una mano sulla fronte, nervoso. Quella dannata gelosia nei confronti di Sora lo devastava. Ma Sora era solo sua. Lui lo sapeva. Eppure, pur avendo la certezza che era così, odiava chi osava avvicinarsi a lei, anche solo con un messaggio, anche solo un saluto. Perfino se Joe le dava il solito bacino del cazzo sulla guancia.
Si alzò, sistemandosi la camicia e i pantaloni. Sapeva che per uno stupido libro stava rovinando quel momento così magico, ma non ce la faceva a continuare. Troppi pensieri gli si affollavano in testa e voleva andare via. Ebbe l’istinto di andarsene senza aspettarla, ma si fermò dandole il tempo di alzarsi e di prendere la sua borsa.
«Io non ti capisco» disse Sora, con gli occhi umidi «Non capisco cosa ci sia di male!»
Matt si fermò, voltandosi di scatto. Poteva leggergli tutta la rabbia, tutta la gelosia in faccia.
«Sai che c’è Sora? Che quello mi sta sui coglioni e tu non fai altro che peggiorare la situazione!»
Alle urla del fidanzato, la ramata si fermò facendosi piccina. Poi si asciugò una lacrima prepotente e sorpassò il ragazzo. Non avrebbe mai creduto una reazione del genere.
E nemmeno Matt ci poteva credere. Si sentiva un perfetto idiota ma nello stesso tempo l’orgoglio gli impediva di cercarle scusa.






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Capitolo 2
*** La partita ***








Mimi chiuse inorridita Facebook. Di certo era un pazzo. Ma certo, quel tizio era un pazzo, un maniaco sessuale forse. Le aveva inondato la posta a messaggini e la stressava in chat. Che poi uno con un nome del genere, chissà che scellerato!
Dolce Toly Bellavita. 
Ma chi cavolo era? Sentì la suoneria di Sakura Kiss e prese il cellulare tra le mani. Numero sconosciuto. Indugiò a rispondere. E se era Tai? O magari Sora con il numero di casa, d’altronde doveva essere dieci minuti fa da lei perché dovevano andare a vedere la partita di Tai. L’ultima partita del campionato, precisamente.
Rispose dubbiosa.
«Sì, chi parla?»
Non sentì alcun rumore dall’altra parte. Poi una voce parecchio tamarra fece capolino.
«Pronto, sono Tolomeo Barto Kido, il cugino di Joe Kido. Sono molto interessato a te, tesoro. Guarda, non vorrei fare un torto a Taichi, ma mi piaci, bambola, penso sempre a te. Il mio cuore si riempie di gioia a vederti. Inoltre ti penso la notte, e mi arrotolo con il cuscino... La mano mi va là e... Oh sì, sensazioni straordinarie, bambolina, straordinarie. Tu sai fare mica le seghe? Guarda se le sai fare sei perfetta per me. Non per darti della troia, bella mia, ma quando penso alle tue mani di fata me lo sento più lungo e grosso.. Scusa se sono diretto, ma mica sai fare i pomp...-»
La castana chiuse schifata ed offesa il telefono. Oddio, era lui! Quel maniaco di facebook! Come faceva ad avere il suo numero? E poi che zotico, che tamarro... Doveva dirlo subito a Tai. Quell’idiota la inquietava!
Prese la borsa ed uscì guardandosi alle spalle, sentendosi pedinata, andando da Sora che l’aspettava sotto casa.
«Mims, alla buon’ora, eh?» la rimproverò quella accigliata «Sono passati venti minuti. Tra poco inizia, chi lo sente Tai!»
Mimi la trascinò velocemente per la strada, guardandosi intorno impaurita.
«Si può sapere che ti prende adesso?» La ramata si fermò con le mani sui fianchi.
La castana diede un’ultima veloce occhiata nei dintorni, poi a voce bassa le raccontò la disavventura di prima. Il maniaco e tutto il resto.
Sora era confusa. «Come hai detto che si chiama?»
«Kido, un certo Tolomeo. Ma chi cavolo può essere?»
Sora scosse la testa.
«Te lo dico io chi è. Sta in classe con me, è il cugino di Joe, quello con i capelli a caschetto e gli occhiali. Quel cafone di Tottori, hai capito?»
Mimi negò con la testa.
«No, Sory, ma sinceramente ho paura. Mi ha chiesto se so fare i pom... hai capito no? E se mi vuole violentare?»
Sora scosse la testa con un sorrisino. «Ma va, è un idiota, te lo garantisco. Non capisco però come mai ci provi con te, dato che ha paura di Tai»
Camminarono per un po’, poi Mimi disse:
«Io glielo dico, mi impaurisce questa storia!»
«Se hai paura di Tolomeo stai messa male. E’ più imbecille di Joe» disse scettica l’altra. Poi scorse in lontananza il campo dove si sarebbe disputata l’ultima partita decisiva. Provò una leggera nostalgia dei tempi in cui giocava a pallone. Beh era ancora una bambina. Sospirò. Si sentì stranamente inquieta quando il pensiero della scenata del giorno precedente di Matt le tornò in mente. Aveva quasi paura di incontrarlo, ma cosa davvero strana, era che aveva una voglia matta di fare l’amore con lui.
 
 
 
Arrivate al campo, presero posto sugli spalti insieme agli altri. Sora si sedette vicino a Matt, ma questo non la degnò nemmeno di uno sguardo. Joe sventolava in aria un grande cartellone con scritto “Taichi segna per noi”.
«Tanto lo so che è uno scarsone!» aveva detto «Ho solamente consumato i pennarelli. Quel frocio non segnerà nemmeno un goal»
Mimi arricciò il naso. «Sai, potresti prendere il suo posto!»
«Certo!» tuonò il corvino, sistemandosi gli occhiali «Io sono un partito eccezionale in tutte le attività. So giocare dal calcio alla scherma! Yaaaah!» fece un gesto come per imitare una spada, inciampò sui suoi piedi e cadde sopra Izzy.
«Ma se finisci sempre in porta!»
«Stai zitta, Mimi, non sentirti otto patate e mezzo solo perché il tuo fidanzato è un calciatore, peraltro scarso!»
«Taci, Joe, non dare aria alla bocca» si voltò Izzy infastidito di lato a lui. Doveva dire che non sopportava più quella voce acuta.
Il ragazzo si voltò di botto lanciando il cartellone per aria.
«Chiudi il becco stupido rosso tinto, ufo robot che non sei altro!» urlò inviperito. Come sempre. «Cos’è, oggi l’adsl non andava?! Eh? Sei solo un avatar di merda, Koushiro, guardati allo specchio, sei deformato!»
Izzy, da buon pacifista, guardò Mimi sospirando.
«Beh, se non altro non sono un burino idiota»
Poi si voltò verso la sua ragazza, Frankie, ignorandolo. Joe borbottava tra sé piuttosto indignato. Come sempre.
«...cibernetico di merda! Un nano pomodoro mi impone ciò che fare! Ma chi si crede di essere eh?! Un signore di classe come me!»
Venne richiamato in tempo prima del fischio dell’arbitro, segno che la partita stava per iniziare. In campo entrarono la squadra di Tai al completo. Lui, Ken, Davis, altri ragazzi e anche Narciso Shigetaka.
Matt strinse i denti appena lo vide con la divisa rossa in mezzo agli altri. Odiava quel ragazzo come nessun’altro. Il problema era che Sora non lo capiva, o forse non lo voleva capire...
I capitani delle due squadre si strinsero la mano per augurarsi buona fortuna. In fondo Matt sapeva che Tai nella sua mente stava maledicendo l’avversario. Lo conosceva troppo bene. Mimi guardava il fidanzato con un sorriso e, al fischio dell’arbitro che diede inizio alla partita, congiunse le mani come stesse pregando. Speriamo vincano, pensò.
Joe sbraitava ancora. Sta volta per la perdita del cartellone caduto di sotto.
«La mia opera d’ arte, porca merda!»
Sora tentò di avvicinarsi a Matt che guardava la partita attento. Tai aveva la palla tra i piedi e stava andando dritto verso la porta. Un avversario gli cavò il pallone a sorpresa.
Ci fu un grido di delusione. Tai fece un gestaccio, Matt sbuffò, Joe urlò.
«Ma vaffanculo! Ridagli la palla, stoccafisso!»
La partita continuò per un altro quarto d’ora. Mimi seguiva confusamente tutti i passaggi senza capire effettivamente nulla. Di calcio non se ne intendeva.
Chiese alcune cose a Sora, dato che Joe non era in grado di spiegargliele.
«Forse il rigore si fa quando cadono soli... Può essere! Per questo si buttano per terra, per fare una finta! Arbitro, stanno barando, porco cane! Li fermi, simulano un rigore!»
All’urlo di Joe, parecchi gli fecero segno di zittirsi. Lui, indignato, obbedì.
Dopo altri venti minuti, Tai passò la palla a Narciso che, superando gli avversari con agilità, arrivò dritto in porta segnando. Tutti esultarono. Sora battè le mani quasi senza accorgersene. Matt la guardò male, poi si girò subito. Lei si morse il labbro, sbuffando. Mannaggia a lei e alla gelosia di Matt!
Questo guardò Tai e gli altri saltare addosso al ragazzo lodandolo. Beh, effettivamente di calcio se ne intendeva, ma era lo stesso un coglione.
Appena la partita riprese, Mimi si sentì chiamare da lontano. Si voltò perplessa ma non vide nessuno. Joe stava saltando a più non posso dagli spalti, impedendo alle altre persone di vedere.
«Segna per noiii, Taichiii Yagamiii! Segna per noiii, Yagami Taichiii! Segna per noiii, frocio di merda… E segna, stronzo, muoviti!»
Venne allontanato immediatamente. Lui imprecò più volte prima di adocchiare la sua amata Luchia Van Gogh nascosta tra la gente.
«Mia carissima dea! Anche tu qui?!»
«Purtroppo» sussurrò quella tentando di dileguarsi. Lui la inseguì correndo come un coyote. Si allontanarono dalla visuale di Mimi che ancora si guardava intorno.








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Capitolo 3
*** Ammiratore ***








La partita stava procedendo bene. Le azioni della squadra di Tai erano ben fatte. C’era lavoro di squadra e c’era voglia di vincere. Il problema era che Mimi si sentiva osservata. Così osservata da voltarsi alla sua destra e incontrare il volto di uno sconosciuto che le sorrideva da ebete. Cacciò un gridolino.
«Ciao Mimi, non ti spaventare» disse il ragazzo con dei capelli a caschetto e degli occhiali da vista «Io sono Tolomeo, piacere, quello del telefono»
Gli porse la mano che lei non strinse.
«Io ti vorrei conoscere, sei la più bella femmina che abbia mai visto»
 Mimi era schifata. Fece per allontanarsi da lui, ma quello la tirò da un braccio.
«Guarda, io rispetto molto Taichi. E’ un ragazzo che mena, ma io so che non se la prenderebbe se io ci provassi con te... Perché mi vuole bene»
Mimi tentava di scollarsi «Scusa, puoi lasciarmi andare?!»
Tolomeo si avvicinava sempre di più. 
«Ma io sono il cugino di Joe Kido, quello con i capelli blu. Perché hai paura di me? E’ solo un innocuo bacetto!»
La castana urlò dalla paura. Ma che voleva quell’energumeno tamarro da lei? Che la lasciasse in pace! Dov’era Tai quando serviva?!
Proprio in quel momento, il ragazzo segnò un goal da centrocampo. Fu acclamato da tutti, perfino il mister gridò di entusiasmo. Tutti gli saltarono addosso facendolo cascare per terra. Matt si voltò verso Sora esultante, baciandola sulle labbra. Poi si ridestò ignorandola nuovamente, dato che era ancora arrabbiato con lei. Lei scosse la testa.
Appena Tai riuscì a liberarsi dai compagni alzò gli occhi in direzione della castana, unendo le mani a cuoricino. Le stava dedicando il goal. Ma appena vide Tolomeo che teneva Mimi dal braccio fece una faccia strana. Che diamine ci faceva lei con quell’idiota? Si fermò a guardarli scosso da mille sensazioni strane, quasi volesse salire sugli spalti ad uccidere quell’idiota. Mimi si voltò verso di lui facendo una faccia sconvolta. Il ragazzo non fece in tempo a fare un passo in avanti, che l’arbitro fischiò nuovamente e fu costretto a tornare in campo.
Sora si voltò verso Mimi e la vide in balìa di Tolomeo. Si avvicinò e tirò l’amica in sua direzione.
«Tolly, vai a provarci con qualcun’altra della tua specie, sai la mia amica è già impegnata!»
Quello fece un sorrisino «Lo so mia cara, ma l’avrò lo stesso!»
«Non so se hai presente chi è il suo ragazzo» canzonò Sora facendo finta di pensarci su, fronteggiando Tolomeo e spedendo Mimi vicino a Matt «Mh, fammi pensare... Il ragazzo che ha appena segnato, Tai Yagami? Il tuo compagno di scuola che ti sfonda il sedere. E adesso ciao Tolomeo, va a giocare con il tuo cuginetto Joe»
Se ne andò verso gli altri, lasciando Tolomeo con un ghigno.
«Se non la potrò avere io, non l’avrà nemmeno Taichi» e rise sotto i baffi.
Mimi abbracciò Sora grata, durante la fine del primo tempo.
«Grazie, Sory, quel tipo mi mette ansia. Che vorrà mai da me?»
«E’ solo un cretino, Mims, lascialo perdere e dillo subito a Tai»
Matt si avvicinò alle due, guardandole interrogative.
«Cos’è successo?»
Sora si voltò verso Mimi, aspettando una sua risposta. Ma questa non parlò, e fu costretta a farlo lei.
«Tolomeo... La perseguita»
Matt fece una faccia strana.
«Che vuole da te?»
«Non lo so...»
«Ci prova, Matt, cosa vorrebbe, sennò?»
Matt guardò la ramata freddamente. «Se lo sa Tai è morto. Ed è morto pure qualcun altro...» aggiunse a bassa voce, ma sia Sora che Mimi sentirono. La castana fece cenno all’amica se era tutto apposto. Lei disse di sì.
Il secondo tempo non fu un granché. Proseguì normalmente. I compagni di squadra di Tai non facevano segnare nessuno degli avversari, bloccando la porta. La partita finì due a zero per l’Odaiba. La squadra di Tai era euforica, il mister si congratulò con tutti.
Sora, Matt, Mimi e gli altri scesero dagli spalti per raggiungere il castano. Matt lo abbracciò scompigliandogli i capelli.
«E bravo la mia testina, sempre semplice ed efficace!»
Sora fece lo stesso. «Bravo fenomeno, ti voglio bene!»
Mimi si avvicinò per baciarlo. Lui la bloccò.
«Alt! Spiegami una cosa tu» disse sospettoso «Che cavolo ci facevi con Tolomeo, prima?»
Ci furono dei secondi di silenzio in cui Mimi, spaventata, guardò Sora. Le serviva aiuto, non voleva che Tai pensasse male. Lui continuò ad attendere una risposta. Risposta che non arrivò, dato che Narciso lo abbracciò da dietro sollevandolo.
«E adesso si festeggia, ragazzi!» esclamò «Pizza, birra e musica!»
Vide Sora e le sorrise.
«Ehi, grazie per il libro, eh!»
Matt lo guardò malissimo. Lui se ne accorse, e fece finta di niente.
«Scusa avrei dovuto portartelo»
«Fa niente, chi se ne frega» Insieme agli altri compagni trascinarono via Tai dove stavano incominciando i festeggiamenti. Matt strinse i pugni sentendo la rabbia assalirlo nuovamente.
«Morirà dalle mie mani, quell’idiota del cazzo!»
Sora lo scosse un braccio.
«Smettila, Matt!»
Il biondo la guardò male. Come sempre non lo capiva.
«Fammi un favore Sora. Non farti vedere da me per tutto il resto della serata»
Se ne andò lasciando le due ragazze sole. Sora e Mimi si guardarono con un sospiro. Cosa dovevano fare per non far ingelosire quei testoni dei loro ragazzi? Andarono alla festa sconsolate, mentre una musica da discoteca si espandeva nell’aria.
Sora asciugò di nascosto una lacrima caduta all’improvviso.






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Capitolo 4
*** Confidenze ***








La musica era abbastanza forte e urla, festeggiamenti, cori rimbombavano per tutto il campo. Sora e Mimi stavano sedute con una coca cola in mano. La prima guardava Matt da lontano intento a festeggiare con Tai. La seconda aspettava quest’ultimo per parlare. La castana continuava a guardarsi intorno pregando di non incontrare nuovamente il corteggiatore di Tottori. Poi spostò lo sguardo verso Sora, che continuava ad osservare il biondo.
«Ehi, Sora che c’è? Mi sembri molto pensierosa»
Quella si ridestò facendo spallucce.
«Niente, tranquilla... O almeno credo»
Mimi sospirò scuotendo la testa. La conosceva molto bene, sapeva quando qualcosa non andava.
«Tutto okay con Matt? L’ho visto un po’ freddo nei tuoi confronti, prima»
«No, non è tutto okay in effetti»
«Dai, cosa c’è?» Mimi si avvicinò, cercando di incutere conforto all’amica.
Sora sospirò continuando a guardare il fidanzato.
«E’ geloso di Narciso. E’ esageratamente geloso di lui, non so che fare»
«Non mi sembra un grossa novità»
«Infatti, ma in questo periodo lo è un po’ di tutti. Non so cosa gli sia preso, fa scenate senza motivo... Lo sa che amo solo lui, perché si comporta così?»
«Per il tuo stesso motivo, credo» La ragazza si grattò la testolina, incerta «Anche lui ti ama e il pensiero di te con un altro lo fa impazzire»
Sora alzò gli occhi al cielo, scuotendo la testa. Il fatto era che si era stufata di quegli attacchi di gelosia così assidui e inutili. Okay, poteva capire che Narciso era il suo ex ragazzo e Matt non poteva vederlo. Come era vero che non poteva vederlo per il semplice fatto che Narciso continuava a parlarle come fossero in grande confidenza. Però la doveva smettere con questa gelosia! Questo significava che lui non si fidava di lei.
«Sory, tutti i ragazzi sono così. Naturalmente poi hanno il coraggio di dire che le più gelose siamo noi! Ma non è vero. L’altro giorno Tai stava per pestare un povero cameriere solo perché era stato gentile con me. Non mi sembra una cosa normale no?»
Sora annuì. Forse la sua migliore amica aveva ragione.
«Poi includendo il fatto che sono Tai e Matt... beh questo spiega molte cose!»
«Infatti!» La ramata annuì vigorosamente dato che Taichi Yagami e Yamato Ishida non era due persone esattamente normali. Gettò un ultimo sguardo proprio a loro due che stavano mangiando una pizza e tenevano in mano una birra prima di alzarsi da dove era seduta.
«Senti, Mims, mi sono stufata. Se hanno voglia di parlare che vengano loro!»
«Giusto, andiamo» Mimi la imitò a testa alta. Non erano tipe da farsi mettere i piedi in testa. Voltarono i tacchi e salirono nuovamente sugli spalti per stare un po’ tranquille.
 

Nel frattempo, Tai e Matt avevano visto tutto. Si guardarono interrogativi, poi finirono di bere la loro birra.
«Secondo te dove stanno andando?» chiese il castano all’amico. Matt negò con la testa, ancora arrabbiato con lei.
«Senti, non m’importa!» sbottò. Tai lo guardò meravigliato.
«Ehi, amico, ma che ti prende? Di solito non vuoi lasciare Sora da sola per più di due minuti»
Matt si morse un labbro pensieroso. Amava troppo Sora per lasciarla andare, specie per una sciocchezza. Però il suo orgoglio maledetto gli impediva di seguirla. Eppure lo voleva tantissimo. Gettò uno sguardo verso gli altri componenti della squadra. Vide Narciso che stava flirtando con una ragazza e quasi si sentì più sollevato. Poi strinse i denti facendo finta di niente.
«Matt, ti conosco troppo bene. Non mentirmi, dai, testina. Lo so che straodi Shigetaka, si vede lontano un miglio!»
Il biondo grugnì scazzato.
«Quel coglione... Non gli è bastato il pugno dell’estate scorsa, no, vuole di più!»
«Non è poi così male»
 Matt guardò il suo migliore amico di sottecchi «Ehm, intendo che non è antipatico... Forse dovresti smettere di essere geloso di qualcosa che non c’è e non ci sarà mai, dato che Sora vuole solo te»
Matt si voltò osservando il suo amico, che aveva un’espressione ovvia sul volto. Quasi si calmò, pensando che in fin dei conti aveva ragione. Stava per dire che effettivamente non aveva tutti i torti, quando Tai spalancò la bocca.
Tolomeo e un altro ragazzo stavano andando verso la direzione in cui erano sparite Mimi e Sora. Che diamine voleva quell’idiota del cugino di Joe dalla sua ragazza?!
«Senti, Matt» quello si voltò verso di lui interrogativo «Non credi siano passati più di due minuti?» fece cenno verso gli spalti.
Si guardarono e annuirono piano. Poi lasciarono la festa senza farsi vedere.







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Capitolo 5
*** Fuori dai piedi ***








«Vuoi?» Sora porse una sigaretta a Mimi. Quella dapprima la guardò strano, poi la prese. Non fumava, ma voleva fare un' eccezione.

«Ne ho bisogno per calmare gli spiriti bollenti» rabbrividì «Oggi ce l’hanno contro di me»
Sora accese la sua sigaretta, poi passò l’accendino a Mimi.
«E io che dovrei dire?» scosse la testa.
Mimi fece un tiro tossendo un po’. L’ultima volta che aveva fumato era stato alla festa di compleanno di Izzy. Precisamente sette mesi fa.
Erano sedute sugli spalti, osservando il campo vuoto. Le voci, la musica in lontananza si sentivano ancora forti. Le due fumavano tranquillamente in silenzio. Serviva ad entrambe un po’ di tranquillità. Appena gettarono il mozzicone per terra, sentirono dei rumori provenire da sotto. Si guadarono, poi si sporsero di più per vedere chi era. Non videro nessuno. Un attimo di distrazione e  due ombre comparvero alla loro destra. Tolomeo e un altro tizio si avvicinarono.
«Salve donne!» urlò Tolomeo pavoneggiandosi e facendo un inchino «eccoci arrivati! Cosa ci fanno due giovani femminucce come voi qui da sole?»
Guardò Mimi ammiccando. Quella si strinse a Sora. Le metteva un certo timore quel maniaco!
«Stavamo per andarcene, Tolomeo. Perciò puoi anche sloggiare!» esclamò Sora, scocciata. Perché continuava a fare lo stupido quello lì?
«No, Takenouchi, sta’ zitta» disse il ragazzo avvicinandosi «Noi siamo qui per voi, per darvi aiuto, per soddisfarvi! Lo sappiamo che i vostri uomini non hanno abbastanza doti. Noi invece siamo qui apposta per voi, oh donne!» fece cenno al suo amico. Quello annuì, poi si avvicinò a Sora baciandole la mano. Quella la ritrasse schifata.
«Lui è Nino Deik Solano, un mio caro amico d’infanzia» spiegò Tolomeo «Tu avrai l’onore di farlo con lui, Takenouchi»
Sora si alzò arrabbiata, mentre Mimi stava dietro di lei.
«Senti, Tolomeo, hai rotto le palle con questa storia del cazzo! Lascia stare la mia amica perché non è interessata a te, okay? Né tantomeno io a questo... questo energumeno! Lasciateci in pace o...»
«O?» Tolomeo la incitò a parlare, mentre lei si voltava la castana non sapendo come continuare «Che significa “o”?»
Sia lui, che Nino ghignarono. Poi afferrarono le due ragazze per mano, mentre quelle cacciarono un urlo. Partì una canzone latina quasi in coincidenza, i due tamarri misero al collo delle due delle collane di fiori hawaiane e le fecero ballare insieme a loro.
La fecero volteggiare di qua e di là, mentre entrambe cercavano di dimenarsi gridando.
«Lasciaci in pace Tolomeo, o sarà peggio per te!»
«Zitta Takenouchi e ballate! “Con la mano arriba, cintura sola, de media vuelta, danza kudurooo!”»
 
Tai e Matt salirono sugli spalti. Camminarono un po’ sentendo strillare. Cominciarono a correre. Indietreggiarono. L’unica cosa che videro furono Joe e Luchia che se la intendevano. Lo stavano facendo sulle tribune.
«Luchia, mi fai sognare! Sei una dea! La mia dea del cuore! La mia musa ispiratrice! La mia fata Morgana! La mia Ginevra! Il mio Gaius! Oh, cazzo, sto godendo come una cagna arrapata e mi escono fuori frasi da poeta! Porca merda!»
Luchia stava sopra di lui e si muoveva velocemente. Anche se ai due ragazzi pareva voler scappare via dal burino. In effetti era lui che la teneva stretta. Li sorpassarono velocemente.
«Cazzo!» sussurrò Tai, stralunato «Abbiamo visto il burino fare sesso! Rimarrò sotto shock per tutta la vita!»
«Capita a tutti prima o poi» scosse la testa Matt. Poi sentì nuovamente delle urla  «Sssh. Sono loro!»
Corsero verso un certo punto e li videro. Tolomeo teneva Mimi stretta per le braccia. Lei era come paralizzata dalla paura, nemmeno si muoveva. Sora, invece, tentava di staccarsi da Nino, che le stringeva i polsi. I due cafoni ballavano beatamente.
Tai e Matt si guardarono. Entrambi sentirono la rabbia crescere e divorarli come un vortice. Scossero la testa con un ghigno che significava “ siete fritti”.
Nino Deik Solano non fece in tempo a spostarsi che Matt lo travolse con un pugno e lo fece quasi rotolare giù dagli spalti. Poi strinse a se Sora con fare possessivo.
Tai si avvicinò a Tolomeo, che ancora teneva stretta la sua Mimi.
«Tolomeo, qual buon vento?» disse sarcastico.
«Taichi, buonasera, bella partita ver-?» nemmeno lui fece in tempo a proferire parola che fu messo k.o da un calcio sugli stinchi e un pugno sulla pancia.
«Guarda, Tolomeo, la faccia te la volevo spaccare appena ti ho visto alla partita, ma ho preferito dare tempo alla tua stupidità di evolversi. Visto che bravo Taichi Yagami?!»
Tolomeo si rialzò dolorante, prese per il braccio Nino ed entrambi scapparono via urlanti.
Gliel’avevo detto che era peggio per loro, pensò Sora. Si voltò verso Matt che la guardava malissimo. Abbassò lo sguardo sbuffando. Ecco, nuovamente un’altra scenata...
Ma stranamente, quando i quattro rimasero soli e si sentiva solo la musica in lontananza, Matt la prese per mano e la trascinò con sé.








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Capitolo 6
*** Possessività ***








Scesero dagli spalti velocemente. Poi entrarono negli spogliatoi, e solo lì Matt si fermò spingendo leggermente Sora in avanti. Questa lo guardò sospirando. Lui era arrabbiato. Lo era molto. Ma vederla così, in quel momento... Guardando il suo seno, le sue curve, il suo sedere... Lo facevano impazzire di desiderio. Tanto che non riusciva nemmeno a rimproverarla. E in fondo nemmeno voleva farlo.
«Per quale motivo eri con quell’idiota di Tolomeo? Che ci faceva lui con voi?» chiese solo.
«Voleva Mimi...» disse lei a bassa voce «Ci hanno seguite»
«Ah sì?» Matt si avvicinò a lei di più, sempre di più, fino a quando entrambi sentirono i respiri dell’altro.
Sora deglutì. Il cuore le batteva forte, le batteva sempre forte quando stava con Matt. E in quel momento lo voleva con tutta sé stessa, da togliere il fiato. Entrambi stavano lottando contro il desiderio.
Matt cercò di rimanere ancora rigido, ma non ce la faceva più.
«E che cavolo vi siete allontanante a fare voi due da sole?»
Sora strinse i pugni. «Forse perché un idiota non mi rivolgeva la parola e aveva detto di non farmi vedere da lui per tutto il resto della serata?! Che diamine sei venuto a fare da me?!»
Matt stette in silenzio. Era stata colpa sua se Sora adesso ce l’aveva con lui. Lui e la sua stupida gelosia del cazzo. Ma lei era sua... Solo lei lo faceva stare bene, solo con lei sognava di far l’amore... La voleva. La voleva da morire.
«Scusa tanto se sono venuto a portarti via da quell’idiota! Scusami! Se vuoi puoi ritornare a ballare la samba con lui!» Matt si passò una mano tra i capelli nervoso.
«Beh, almeno lui non è come te... Non è geloso e non se la prende con me pur sapendo che lo amo!» urlò forte, talmente forte da far rimbombare la sua voce per lo spogliatoio.
Matt si sentiva eccitato. Quelle parole gli avevano fatto cambiare idea. Beh, forse aveva cambiato idea da sempre. Era solo uno stupido. La strinse a sé forte, fortissimo.
«Sei solo mia Sora, di nessun’ altro» le sussurrò all’orecchio. Lei sentì una sensazione espandersi dalla pancia al suo basso ventre. Matt le baciò il collo frenetico, la mordeva, l’assaggiava, era sua. La baciò in bocca con urgenza, le strappò dal collo la collana di fiori, poi la fece sdraiare sopra una panca e si posizionò sopra di lei, continuando a baciarla. Le tolse la maglietta e il reggiseno, baciò e leccò i suoi seni. Lei lo abbracciò lanciando un gemito. Matt sentì la sua erezione premere nei pantaloni. Non ce la fece più, le tolse i jeans e le mutandine di getto, poi le allargò le gambe e la penetrò violentemente, facendola urlare di dolore, di piacere. La stava prendendo come non l’aveva mai presa, tutto per farle intendere una cosa. Lei era sua.
 
 
Ancora sugli spalti, Tai stava seduto guardando il campo illuminato di fronte a sé. Mimi lo guardava preoccupata. Gli si sedette accanto, aspettando una sua reazione. Il castano fu scosso da una rabbia improvvisa. Si alzò puntandole il dito contro.
«Adesso mi spieghi che cazzo ci facevi con Tolomeo!»
Mimi rimase spiazzata. Insomma, credeva che l’avrebbe confortata, lei aveva avuto paura.
«Io... Non lo so amore. Oggi ero collegata su facebook e mi mandava messaggini in chat, poi una chiamata anonima... Infine mi ha raggiunta al campo durante la partita. Non so come faceva a sapere che ero là. Sora lo ha mandato via, ma poi è ritornato con quel suo amico... Tai io ho paura, quello mi inquieta! Mi ha detto un sacco di cose sporche per telefono...»
«Che cosa ti ha detto?!» sbottò il ragazzo. Mimi gli raccontò quanto sentito.
Tai stette in silenzio a rimuginare. Non era finita là con Tolomeo Barto Kido, l’avrebbe ammazzato di botte dopo gli esami. Questo era sicuro. Ma Mimi... anche lei! Sempre così ingenua, sempre così frivola... Ci credeva che attirava i ragazzi come le mosche!
«Tu eri là con lui Mimi, poteva saltarti addosso! Perché ve ne siete andate dalla festa?»
«Tu te ne sei andato con i tuoi compagni, volevo stare in tranquillità»
Tai urlò di rabbia. «E che cazzo volevate trovare qui da sole al buio?! Sei sempre la solita imprudente Mimi, fai sempre ciò che cazzo ti pare senza chiedere prima un mio parere!»
La ragazza si sentì offesa. Lo guardò con occhi sbarrati. Perché se la stava prendendo con lei, adesso? Lei non aveva fatto assolutamente nulla di male.
«Ero con Sora, non potevamo immaginare che quegli stupidi ci avrebbero seguite fin qui»
«E pensavate male, come al solito!» si alterò il ragazzo «Soprattutto tu, Mimi! Che cazzo sei venuta a fare qui, sapendo che quel tipo ti pedinava! Non ti rendi conto?! E tutto alle mie spalle, complimenti, io come al solito non so mai un cazzo!»
La castana s’irritò dopo quelle parole. Ma come si permetteva? La stava accusando?
«Io stavo per dirtelo, Tai, sei tu che mi hai lasciata per andare a festeggiare con i tuoi amici!»
«Non dovevo farlo?»
«Mi avresti potuto ascoltare!»
«Nemmeno parlavi, Mimi, non sapevi che dire! E’ ovvio perché ti piaceva...»
Lei si fermò a guardarlo con gli occhi sbarrati. Cosa stava insinuando? Che a lei piaceva quell’energumeno di Tolomeo? Ma si era forse bevuto il cervello, non c’era altra soluzione!
«Senti, Tai, mi sono rotta le scatole di venire incolpata! Io non c’entro nulla con quello, io nemmeno lo conoscevo, lui mi ha seguita e ci voleva provare! Io non ho fatto niente!»
Tai non ci vedeva più dalla rabbia. Non pensava di essere geloso marcio.
«Lo hai aggiunto su facebook e nemmeno me lo hai detto. Sei stata tu a dargli confidenza, è solo colpa tua!»
«Ma non potevo sapere che era quel cretino!»
«Non me ne frega, cazzo, è tutta colpa tua! Devi sempre metterti in mostra!»
Mimi si sentì offesa e umiliata.
«Che diavolo vuoi dire?! Io sono una ragazza normale, non vado certo a flirtare con gli altri ragazzi!»
«Eppure loro vengono da te, ciò significa che è colpa tua!»
«Il tuo ragionamento non ha né capo né coda, Tai, ti sei solo bevuto il cervello!»
Tai la prese da un braccio stringendolo forte. «Adesso sta’ zitta! Non parlare se hai torto!»
Mimi si mollò da lui, arrabbiata, umiliata. Non poteva credere che lui, il suo fidanzato, poteva accusarla in quel modo senza sentir ragioni. 
«Adesso basta, non voglio vederti più!»
«Certo l’unica cosa che riesci a dire è questa! Non sai difenderti altrimenti!»
Mimi cacciò un urlo d’ira, si scontrò con una figura alta ed esile che portava qualcosa in mano.
«Mimi, digli a Tai che devo dargli quest-» non finì la frase che la ragazza prese in mano il vaso viola che le porgeva e lo gettò giù per gli spalti, facendolo frantumare in mille pazzi. Se ne andò correndo, con le lacrime che le colavano dalle guance.
«Vattene, brava... E’ finita? L’hai voluto tu...» la voce di Tai si fece flebile, si sedette e si passò una mano sopra la fronte. Che cazzo aveva fatto? L’aveva fatta arrabbiare, adesso non voleva vederlo più... Complimenti, Taichi, sempre il solito genio, disse la vocina della sua coscienza. Fenomeno con il pallone, una schiappa con la sua donna.
Sentì il grido di Joe prima di accendersi una sigaretta e passeggiare per le gradinate.
«Che cazzo fai, Mimi?! Era il regalo per la squadra, cazzona troia! Tutte a me, porca merda, andatevene a fanculo tutti! Vi odio! Vi detesto! Caini! Puh!»







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Capitolo 7
*** Trionfo d'amore ***








Passarono tre giorni dalla partita. Tai, Matt e Sora erano impegnati con lo studio per gli esami.
Tai chiuse il libro stufato. Non riusciva proprio a studiarla biologia, era impossibile. E poi pensava a lei... Si erano lasciati da quattro giorni, non si erano più sentiti. Tutto per quella gelosia.

«Sei un’idiota anche tu» gli aveva detto Sora «Non capite che così ci fate allontanare da voi?»
Pensò molto a queste parole. Scese da casa sua e raggiunse il fioraio più vicino. Acquistò un mazzo di rose e si diresse verso casa sua. Doveva tentare di farsi perdonare.
Suonò più volte, ma nessuno gli rispose. Stava perdendo le speranze, quando la voce di Mimi rispose dal citofono.
«Sono Tai. Puoi aprirmi?»
Lei indugiò qualche secondo.
«Cosa vuoi?»
«Solo parlarti»
«C’è mia madre»
«Smettila, Mims, lo so che non c’è di martedì»
Mimi sospirò ed aprì. Lui salì le scale speranzoso. Arrivato sul pianerottolo fece un grande respiro, poi entrò. Lei lo aspettava in salotto, bellissima come sempre. Non sapeva come dirle che l’amava e che non voleva offenderla l’altra sera.
Le porse le rose, che lei accettò. Le annusò e lo guardò aspettandosi qualcosa.
«Mimi, davvero, io...Non so come sia potuto accadere. Sono uno stupido!»
«Stronzo rende l’idea» Lui annuì, perché sapeva che aveva ragione.
«Sappi che se ti ho trattato in quel modo non l’ho fatto mica per ferirti»
«Ah, no? E per cosa allora, sentiamo? Dato che te lo sei ricordato dopo quattro giorni!»
Tai si sentì in difficoltà. Lei se ne accorse e smise di essere rigida.
«Mims, ti amo troppo e lo sai... Sono geloso, ho perso la ragione. Ma non volevo, non volevo prendermela con te perché so che tu mi ami... o almeno, lo spero»
Mimi annuì, sospirando. «Sì che ti amo, testone, ma tu devi sempre rovinare tutto»
Si alzò e posò le rose dentro un piccolo vaso pieno d’acqua. Lui la seguì e le circondò la schiena con un abbraccio. Lei sentì il cuore accelerare e socchiuse gli occhi. Non poteva chiudere con Tai per quella sciocchezza, era stata troppo avventata pure lei.
«Voglio stare con te e basta» sussurrò la ragazza «Mi avevi promesso che non saresti stato geloso e non hai mantenuto la promessa»
«Lo so, scusami sono fatto così. Sono fatto male»
«No, non è vero, sciocchino» Lei si voltò verso di lui con un sorriso radioso «Mi piaci così come sei. E sai una cosa?»
«Che cosa?» chiese lui, incantato a guardarla.
«Mi è venuta voglia di fare l’amore» Lo baciò piano. Lui le mise una mano dietro la nuca, l’attirò maggiormente a sé e finirono sul divano. Le slacciò la camicetta, continuò a baciarla sul collo. Lei ansimava, moriva di piacere. Poi lo fermò.
«Che-?»
«Sssh, voglio fare una cosa»
Si abbassò all’altezza del basso ventre del ragazzo. Tai spalancò gli occhi. Mimi non era tipo da prendere iniziativa in quelle cose. Non su due piedi. Stava forse sognando? Gli slacciò i pantaloni, poi gli scese i boxer.
Vide il suo membro e lo volle prendere in mano andando su e giù, come non aveva mai fatto, provocatrice. Tai gemette e lei sorrise. Continuarono un po' fino a quando non sostituì la mano con la sua bocca. Il castano boccheggiò, preso alla sprovvista. Chiuse gli occhi. Gli piaceva da morire. Poi la fermò per evitare di venire subito.
La prese dalle braccia e la posizionò nuovamente sotto di sé. Le slacciò il reggiseno, le baciò i seni e in fine le tolse i pantaloncini con le mutandine. Piano entrò in lei, spinse profondamente, procurando piacere a tutti e due. Cos’è che avevano pensato entrambi? Non poteva finire per una sciocchezza.
 
 
Matt finì dalle prove tardi. Non sentiva Sora da tre giorni ed aveva bisogno di vederla, di toccarla. Passò da casa sua e si fermò. Forse era troppo tardi per suonare. Vide l’orologio, erano le 21.oo. La madre di Sora non c’era, e lei stava sicuramente studiando per l’esame. Senza pensarci suonò il citofono.
«Chi è?» la voce di Sora lo faceva stare bene.
«Io» Lei aprì. Salì le scale ed i due si ritrovarono faccia a faccia sul pianerottolo.
«Matt» sussurrò lei «Come mai sei passato?»
Lui posò la sua chitarra sul divano e fece spallucce, tentando di fare l’indifferente.
«Così...»
«Non dire sciocchezze»
«Ho detto così»
Sora lo guardò arrabbiata, dopodiché entrò in cucina. Non aveva voglia di litigare di nuovo per il suo caratteraccio.
«D’accordo, fa come se fossi a casa tua»
Matt alzò gli occhi al cielo e la prese per mano. Non voleva star lontano da lei nemmeno un minuto.
«Sono venuto per fare pace»
«Era ora!»
«Smettila, Sora»
«No, smettila tu!» esclamò quella «Io ti amo da morire, non ti sostituirei mai con nessun altro! Perché continui a essere geloso di Narciso? E di quel tamarro? Basta sono stanca...»
Matt la strinse a sé. «Non voglio perderti... Ti amo anche io, Sora, ma voglio che mi capisci...»
«Cosa, Matt? Cosa c’è da capire?!»
«Non voglio che parli con lui. Non voglio! Lui vuole provarci con te, ne sono sicuro...»
Sora sbuffò. «Sempre la stessa storia, basta Matt!»
«Basta niente!» sbottò quello. Poi si avvicinò di più a lei «Promettimi che non lo baderai. Promettimelo, Sora!»
«Tu devi fidarti di me! Se non ti fidi di me, come facciamo a stare insieme?!»
«Io mi fido di te!» esclamò Matt, arrabbiato «E’ di quel coglione che non mi fido!»
Sora pensò di diventare pazza. «Ma io ti ho detto che ti amo! Io ti amo! Ti amo!»
Lo spinse contro il muro, lo baciò prepotentemente senza dargli il tempo di parlare. Poi gli sbottonò la camicia e gli baciò i pettorali. Scese più giù fino a scendergli i boxer e prenderlo tutto in bocca, quasi senza respirare. Matt godeva da morire. La tirò leggermente dai capelli come per dominarla. Le venne in bocca, ma lei se ne fregò. Anzi si fece prendere in tutti i modi per dimostrargli ancora una volta che lei era di sua proprietà. Lui leccò la sua femminilità, facendola gemere dal piacere.
«Mia e di nessun’altro»
«Tua e basta»






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