Star Trek Ardito - Nuovo Inizio

di lames76
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Epilogo ***
Capitolo 6: *** Epilogo 2 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Nota: finale del trio di storie. Tutti i nodi vengono al pettine, come si suole dire ed alla fine, preparatevi per una sorpresa!



Il computer posto sulla scrivania trillo’. Il simbolo della flotta stellare lampeggio’ come scosso dal vento.
"Comunicazione in arrivo", sentenzio’ la macchina.
Nello studio privato di Deran Nos a Capitol City c'era un'incredibile calma. Le luci erano spente e tutto era a posto. La finestra lasciava entrare poca luce, visto che le persiane erano abbassate. Un po' di polvere iniziava a coprire i vari oggetti posti sulla scrivania del bajoriano.
Il computer trillo’ ancora.
Nessuno rispose alla chiamata.

"Non riusciremo ad eluderli ancora per molto", disse Benson.
Sulla plancia della nave di classe Defiant la tensione si poteva tagliare con un coltello. Le luci rosse lampeggiati continuavano a baluginare e l'atmosfera era cupa.
"Eric ho appena rilevato una caverna sottomarina", disse O'Connor che ora occupava la postazione scientifica, "Se riusciamo a portarci dentro la Thypoon forse riusciremo a farla franca"
"Tento d'entrare", rispose il timoniere.
La nave scivolo’ silenziosa all'interno dell'antro, poi si poso’ su fondo. I suoi supporti per l'atterraggio sprofondarono all'interno della melma per qualche metro, ma poi trovarono un appoggio e sostennero il peso della nave senza problemi.
"Ed ora che facciamo?", chiese Erik girandosi.
"Aspettiamo", rispose Renae.

"E cosi’ sono stato sostituito", disse il vulcaniano, "Affascianante..."
Deran aveva appena finito di raccontargli tutto cio’ che era successo dall'avventura avuta contro i pirati d'orione fino ad ora. Era strana la situazione, Nos e Terik erano a poco piu’ di due metri l'uno dall'altro ma se avessero provato a spostarsi, anche di pochi centimetri, avanti sarebbero finiti in mezzo ai campi di forza delle rispettive prigioni. Una prospettiva non molto allettante.
"Si spiega tutto in questa maniera", disse il bajoriano, "Soprattutto la mia visione dello spazio, Terik...", si fermo’ confuso, "...cioe’ il tuo sostituto...", si corresse, "...e’ stato promosso al grado di capitano e gli e’ stata affidata la USS Renegade. Se e’ la nave che ho visto, portera’ alla distruzione un'intera flotta della Federazione"
"Questo non giovera’ alla mia reputazione", sentenzio’ il vulcaniano.
Nos lo guardo’ incerto se ridere o piangere.
"Cercavo solo di esercitare il mio ‘umorismo’", si scuso’ Terik sollevando un sopracciglio.
Deran fece una smorfia e si ritiro’ sul suo lettino. Si sfilo’ uno stivale, riuscendoci nonostante le fitte che ancora provava allo stomaco, e tiro’ fuori un piccolo oggetto di metallo dalla forma cilindrica.
"Un comunicatore subspaziale", si stupi’ il vulcaniano, "Comandante lei e’ pieno di sorprese"
Il bajoriano gli sorrise ed attivo’ il suo strumento.
"Renae, ascoltami bene perche’ la trasmissione non durera’ ancora molto tempo", disse rivolto al comunicatore, "Devi portare la nave di nuovo nello spazio federale e fermare la flotta in cui si trova la USS Renegade. Il capitano Terik non e’ lui, ma un mutaforma che ha assunto il suo aspetto! Se non lo farai migliaia di persone moriranno. Non pensare a me, la prigione e’ piccola e male controllata, riusciro’ a fuggire facilmente con il vero Terik. Non provare nemmeno a recuperarmi, non perdere tempo e torna indietro!", fece mente locale per capire se doveva dire dell'altro, "Ti amo", aggiunse infine, poi spense lo strumento.
"Comandante mi permetta di dissentire sulla sua analisi tattica della nostra situazione", lo apostrofo’ Terik, "Io non penso che sara’ facile fuggire"
"Neanche io lo penso", rispose Deran, "Ma non potevo dirglielo"

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


L'ufficio privato del comandante della stazione medica numero 5 era un ufficio spartano, senza fronzoli e senza oggetti inutili. All'interno il dottore stava leggendo un DiPAD con aria interessata ed ogni tanto scrutava un monitor con apprensione.
Il campanello trillo e la porta si apri’.
"Dottor Blair, ha sentito che il comandante Deran e’ sparito da Bajor?", chiese Relok con voce calma irrompendo nella sala.
"Non ne sapevo niente...", inizio’ evasivo il dottore nascondendo il DiPAD dietro al schiena con un movimento fluido.
"Allora perche’ la Flemming e’ stata preparata per la partenza nonostante non ci siano emergenze mediche in atto e tutti i voli siano sospesi?", lo interruppe il vulcaniano guardandolo negli occhi.
"Non le sfugge nulla vero?", chiese Kennet, senza aspettarsi risposta, "Spero pero’ che non voglia fare rapporto alla Commissione Disciplinare..."
"Certo che no", rispose Relok, "Pero’ vorrei venire con lei"
"Perche’?", gli chiese in risposta Blair.
"Sicuramente il viaggio avra’ a che fare con il comandante Deran", spiego’ l'altro, "Ed io vorrei conoscerlo, come le ho gia’ detto"
"E va bene", si convinse il dottore, "Andiamo, stiamo per partire"
Insieme uscirono dalla stanza.

Nel laboratorio di Melixa Haret nei cantieri navali di Utopia Planitia era presente solo la giovane ragazza. Aveva appena ricevuto al notizia della scomparsa di tre dei suoi amici ed era incerta sul da farsi. Avrebbe voluto fare qualcosa, ma aveva paura di rovinare tutto cio’ per cui aveva lavorato. Si sposto’ verso il visore della stanza. Al di la’ dello schermo trasparente si poteva scorgere, ammantata dalle ombre della notte marziana, la sagoma della sua nave. O per meglio dire, del primo prototipo della classe di navi da lei progettata. In verita’ lo scafo esterno era quello di una nave di classe Charleston, ma l'interno era stato tutto progettato da lei. Si acciglio’, all'esterno c'erano tre diverse squadre d'operai in tuta spaziale che stavano lavorando sullo scafo esterno della nave. Strano, fino all'indomani mattina non erano previste riparazioni. Aguzzo’ lo sguardo e noto’ che stavano dipingendo lo scafo con quella che le sembro’ una vernice color verde bottiglia. Scosse il capo confusa. Il campanello della porta trillo’ e la fece ridestare dai suoi pensieri. Quando l'uscio si apri’ con un sibilo, la ragazza rimase per un attimo sconcertata. Nella sala entrarono la dottoressa Brahms, un l'ammiraglio della Flotta Stellare ed un comandante romulano.
Lei sbatte’ gli occhi per la sorpresa, per un attimo penso’ di essersi sbagliata e che quello fosse un vulcaniano, ma poi noto’ la divisa brillante di metallo e la mostrina a forma di falco bicefalo posta sul petto dell'uomo.
"Computer attivare i protocolli d'isolamento, autorizzazione Hayes tango-3", disse l'ammiraglio con voce roca. Melixa lancio’ uno sguardo sorpreso a Leah Brahms.
"Va tutto bene", la conforto’ la dottoressa.
"Ingegner Haret...", inizio’ a parlare l'ammiraglio, "...quello che diremo non dovra’ uscire da questa stanza. Almeno per ora..."

"Ho ricevuto una comunicazione da Deran!", esclamo’ Renae, "Ci ordina di tornare nello spazio federale", continuo’ spiegando al compagno il contenuto del messaggio.
"Ma prima dobbiamo salvarlo...", inizio’ a dire il timoniere.
"No", lo interruppe la ragazza, "Dobbiamo andare subito!"
Si sedette sulla poltrona del capitano e degluti’ a fatica.
"Traccia una rotta d'uscita dall'atmosfera e poi verso la base stellare piu’ vicina, massima curvatura", ordino’ con l'amaro in bocca.

Dei passi risuonarono cupi nel corridoio. Deran si sposto’ verso l'uscita incuriosito, poi si penti’, perche’ poteva solo essere la persona che doveva interrogarlo. E lui ne aveva gia’ abbastanza delle 'buone maniere' cardassiane. Sulla soglia si presentarono tre persone. Due erano guardie Jem'Hadar, l'altro era un cardassiano dagli occhi azzurri.
Nos trasali’ dallo stupore, conosceva quegli occhi e quel macellaio.
"Strano il destino vero?", disse il cardassiano, "Ci rincontriamo signor bajoriano"
"Gul Gelok ", mormoro’ il capitano federale con un profondo odio nella voce.
"Sono contento che ti ricordi di me", gli rispose l'altro freddamente, "Ma dimmi come sta la bajoriana?", Deran si trattenne a stento, "O l'umano, il tuo amico...", Nos scoppio’ e si lancio’ contro il suo carceriere.
Fu una cosa stupida.
Dopo pochi passi incontro’ il campo di forza che era posto come 'deterrente' per le fughe e venne respinto indietro. Si rialzo’ a fatica mezzo bruciacchiato dalla corrente elettrica.
"Fastidiosi questi campi di forza non trovi?", ironizzo’ il cardassiano, "Non ti sciupare troppo, voglio per me quel piacere..."
Detto questo si allontano’ ridendo di gusto. Quando i passi si furono persi nel corridoio Deran si porto’ di fronte a Terik.
"Vi conoscete?", chiese il vulcaniano.
"Purtroppo si", rispose Nos dopo aver ripreso il controllo, "Tanto vale che ti racconti tutto. Ti ho gia’ detto che Jaxa e’ stata creduta morta dopo una missione a bordo dell'Enterprise", l'altro annui’, "Due anni dopo il ed il mio migliore amico, nonche’ ex fidanzato di Sito, scoprimmo che era tenuta prigioniera in una campo di prigionia cardassiano..."
"Questo", mormoro’ Terik, Deran annui’.
"I particolari della sua fuga non sono importanti, ma lo e’ il fatto che Gul Gelok uccise a sangue freddo David davanti agli occhi di Jaxa...", si fermo’ stringendo i pugni con rabbia.
Terik sollevo’ un sopracciglio e poi annui’ con la testa.
"Forse il suo odio per lui ci potra’ essere d'aiuto", disse il vulcaniano.

"Non per fare la menagrama ma io penso che questa sia il miglior modo per essere uccisi", disse l'infermiera Sonya.
La nave medica di classe Olimpic, USS Flemmig stava viaggiando a velocita’ di curvatura verso il confine con lo spazio cardassiano decisa a proseguire nella sua marcia. Il dottore sedeva sulla poltrona del capitano mentre l'infermiere occupava quella del consigliere.
"Ma non posso lasciare degli amici in mano ai cardassiani", ruggi’ il dottor Blair.
"Ha ragione", convenne la ragazza con un sorriso, "Ma questa e’ una nave ospedale e non potrebbe resistere un minuto in combattimento contro la piu’ piccola delle navi nemiche"
"Pensa che non lo sappia?", disse Kennet sedendosi, "Ma non potevo rimanere con le mani in mano senza far nulla"
"Una comunicazione in arrivo dalla USS Hurricane", disse l'addetto ai sensori e la passo’ sullo schermo. Sul visore apparve il viso di una bajoriana dai capelli neri che indossava un'uniforme azzurra della federazione.
"Sono il consigliere Luh Kendar della Hurricane", spiego’, "Siamo alla ricerca di una nave di classe Defiant, la Thypon, che e’ stata rubata da tre ufficiali delle Flotta Stellare poco tempo fa"
"Io sono il capitano Kennet Blair della USS Flenmmig", spiego’ il dottore, "Non abbiamo rilevato la presenza di nessuna nave, mi dispiace"
"Ma la comunicazione...", stava iniziando a dire Relok.
"Mi dispiace", ribadi’ il dottore lanciando un'occhiataccia al vulcaniano.
L'immagine sullo schermo spari’ e la Hurricane si allontano’ a velocita’ curvatura.
"Signor Relok", spiego’ Blair, "Diremo a quella nave dove trovare la Thypon dopo che i miei amici saranno a bordo"

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


"Maledetti l'avete ucciso!", urlo’ Deran in piedi davanti all'uscita della sua cella. Di fronte a lui, nell'altra galera, Terik era steso a terra privo di sensi. Il bajoriano continuo’ ad urlare per un po' ed alla fine Gelok e le due guardie tornarono a vedere cosa succedeva.
"Perche’ fai tanto rumore cane bajoriano!", lo insulto’ il cardassiano.
"Le vostre torture alla fine lo hanno ucciso maledetti!", urlo’ Nos infuriato.
I carcerieri si girarono ed un Jem'Hadar, dopo aver spento la barriera di energia, entro’ nella cella di Terik a controllare. Uso’ il fucile per girare il corpo esanime del vulcaniano con noncuranza.
"E' morto", disse freddamente.
"Maledetto!", urlo’ ancora Deran scagliandosi verso il cardassiano.
Come la prima volta scontro’ il campo di forza e fu respinto indietro. Ma diversamente dalla prima volta non si alzo’. Rimase a terra’ ed inizio’ a contorcersi come un matto digrignando i denti.
"Convulsioni!", esclamo’ Gelok, "Non posso permettere che si faccia del male da solo, devo essere io ad infliggerglielo", mormoro’ sollevando gli occhi al cielo, "Vai a dargli un sedativo", ordino’ all'altro Jem'Hadar. Il guerriero disattivo’ l'ingresso, entro’ e si mise di fianco a Deran posando il fucile da un lato. Quando si accuccio’ per bloccare il bajoriano questi prontamente si impossesso’ dell'arma e gli sparo’ in pieno petto da distanza ravvicinata. Il raggio lo scaglio’ contro il muro dove rimase esanime. Intanto Terik si era alzato silenziosamente da dietro il suo nemico e l'aveva steso con la famosa presa vulcaniana.
"Sembra che il gioco sia cambiato", disse Nos rivolto al cardassiano, poi gli si avvicino’ e gli punto’ la canna del fucile alle spalle.
"Non riuscirete mai ad uscire vivi", rispose il Gul digrignando i denti infuriato.
Dai corridoi accorsero decine di guardie armate e Gelok sorrise soddisfatto.
"Hai poco da ridere", gli mormoro’ Deran spingendolo con l'arma, "Se non ci conduci sani e salvi ad un hangar sarai il primo a morire"
Il sorrise scomparve immediatamente dalla bocca del cardassiano.

La Thypon usci’ dall'atmosfera del pianeta con agilita’ e si lancio’ a velocita’ curvatura verso lo spazio federale, come un cavallo in vista del traguardo. Due caccia Jem'Hadar si misero immediatamente sulla sua scia.
"Erik passa tutta l'energia alla propulsione", ordino’ O'Connor andando ad occupare la consolle ingegneristica, "Lascia acceso solo il supporto vitale"
"Stiamo accelerando", disse il timoniere dopo aver eseguito il comando, "Ora siamo a Curvatura 9.8"
"Le navi nemiche viaggiano alla nostra stessa velocita’", disse ancora la ragazza, "Disattivo i dispositivi di sicurezza dei motori"
"Curvatura 9.9", continuo’ a dire Benson, "Curvatura 9.99"
"Siamo gia’ nello spazio federale!", esclamo’ Renae con gioia, "Ma i Jem'Hadar ci continuano ad inseguire"
All'improvviso la plancia comincio’ a tremare violentemente, una consolle all'ingresso del ponte di comando esplose. Immediatamente i campi di forza automatici spensero le fiamme.
"Attenzione!", sentenzio’ la voce artificiale del computer di bordo, "Sovratensione sullo scafo esterno, spegnimento dei motori iniziato"
La nave, con un tremendo scossone, attutito a malapena dagli smorzatori inerziali, scese a velocita’ subluce. Tutti i sistemi si bloccarono senza vita non piu’ sorretti dall'energia del nucleo di curvatura. I caccia nemici si avventarono su di lei dando energia alle armi.
"Erik lancia una sonda con le informazioni di Deran", ordino’ O'Connor, "Almeno la nostra morte sara’ servita a qualcosa"
I vascelli nemici si avvicinarono minacciosi ed assunsero la formazione standard d'attacco, poi fecero un rapido dietro front e tornarono nello spazio cardassiano a velocita’ curvatura.
"Ma cosa diavolo...", inizio’ a dire Benson.
Non fini’ la frase perche’ un raggio teletrasporto lo fece scomparire insieme alla sua compagna.

Interludio
La stanza era bene illuminata da diverse luci artificiali. Da una finestra si potavano scorgere fuori le stelle, che sembravano fluire come un liquido da prua a poppa, la tipica immagine che si poteva ammirare quando una nave viaggiava a velocita’ curvatura. Un'immagine splendida.
La donna che occupava l'alloggio, pero’, non sembrava accorgersene. Indossava un'uniforme da cerimonia perche’ aspettava la visita di un'importante autorita’ della flotta. Il campanello della porta emise il suo suono e lei disse di entrare.
Nella stanza entro’ la persona che stava aspettando, lei gli si mise di fronte sull'attenti.
"Sono venuto per dirle quale sara’ il suo nuovo incarico, sub-comandante", disse l'uomo, "Dovra’ restare servizio come primo ufficiale su di una nave della Federazione..."
"Che cosa?", ruggi’ la donna strabuzzando gli occhi, "Ma non e’ possibile..."
"Mi lasci finire!", gli intimo’ l'altro, "Che lo voglia o no per il bene dell'Impero accettera’ questo incarico!", fini’ porgendogli un piccolo e verde DiPAD. Poi si giro’ ed usci’ dall'alloggio.
La donna, ancora incredula lesse i particolari della sua nuova assegnazione. A mano a mano che leggeva, la rabbia aumentava dentro di lei ed alla fine non la trattenne piu’.
"Maledizione!", urlo’ e poi lancio’ lo strumento contro la porta mandandolo in mille pezzi.
Fine Interludio
"Questo e’ il nostro hangar principale", mormoro’ Gelok.
Camminando lentamente per i corridoi, sempre osservati con odio dalle guardie Jem'Hadar e cardassiane erano giunti fino alla loro meta. Nonostante fosse passato solo poco piu’ di un quarto d'ora, per Deran era stato il percorso piu’ lungo della vita. Ad ogni istante si aspettava che i suoi nemici avrebbero assalito lui e Terik.
Ma la cosa non successe, evidentemente Gelok era molto importante per loro.
Salirono su di una navetta, un piccolo caccia cardassiano e chiusero il portello.
"Terik tu sorveglia il nostro prigioniero", ordino’ il bajoriano, "Io mi metto alla guida", infine attivo’ gli scudi.
Le porte esterne dell'hangar si aprirono lentamente e la nave comincio’ a scivolare verso l'esterno sospinta dai motori. Quando fu tutta fuori, Nos punto’ diritto verso il cielo, attivo’ i motori al massimo e poi si rilasso’.
Fu un errore.
Due Jem'Hadar apparvero sulla plancia della navetta con le armi spianate. Terik fu prontissimo a fare fuoco con il suo fucile, mettendone fuori combattimento una. L'altra sparo’ a Deran, afferro’ Gelok e si teletrasporto’ fuori. Per fortuna del bajoriano il colpo lo manco’ e distrusse invece una consolle alla sua destra.
I due federali rimasti soli si guardarono per un attimo negli occhi.
"E' meglio che ci affrettiamo ad andarcene", disse il vulcaniano con calma.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


"Capitano se entriamo nello spazio cardassiano saremo distrutti", obietto’ l'infermiera Sonya. La USS Flemming era giunta al confine con lo spazio nemico e poi aveva ricevuto una chiamata da una nave cardassiana. Questa gli aveva detto che se avessero osato entrare nel loro spazio sarebbero stati distrutti immediatamente.
"Ma questa e’ una nave ospedale priva d'armamento, non possono impedirci d'avanzare...", inizio’ a protestare il dottor Blair.
"Dottore noi siamo in guerra con loro e nessun simbolo medico gli impedira’ di distruggerci appena ci capteranno", spiego’ Relok dopo essersi messo al fianco del capitano.
"Ma non posso lasciare i miei amici in mano loro...", mormoro’ Kennet.
"Signore una nave federale di configurazione sconosciuta ci sta chiamando", intervenne l'addetto alle comunicazioni.
Sullo schermo apparve il viso di una ragazza bionda.
"Dottore e’ bello rivederla", esordi’ con un sorriso la giovane.
"Non sapevo che prestasse servizio su una nave", rispose il dottore piacevolmente sorpreso.
"Sono stata incaricata di eseguire una missione di salvataggio", rispose evasiva l'altra, "Abbiamo gia’ a bordo due persone che erano ritenute disperse ed abbiamo avvertito una flotta federale del pericolo che corre...", si fermo’ a guardarli, "Vuole venire anche lei a salvare gli ultimi due dispersi?", chiese infine.
"E' una domanda che non ha bisogno di risposta", gli disse il dottore, "Mi trasporti quando vuole"

"Non riusciremo ad eluderli ancora per molto", affermo’ il bajoriano attivando alcune manovre evasive dalla consolle del timone. La navetta cardassiana su cui stavano scappando fu scossa da un altro colpo delle armi dei tre caccia Jem'Hadar che li stavano inseguendo. Terik si allontano’ dalla postazione tattica un istante prima che questa esplodesse. Poi, come se non fosse successo nulla, prese posto in quella scientifica. Un'altra salva di siluri colpi’ la nave ed i motori a curvatura smisero di funzionare. La navetta piombo’ in velocita’ subluce.
"Ora siamo veramente nei guai", mormoro’ Deran tergendosi, con la manica mezza strappata, il sudore dalla fronte.
Ormai il fumo aveva invaso tutto l'abitacolo di comando e si riusciva a stento a vedere l'esterno, gli occhi bruciavano irritati. Le navi nemiche si prepararono a colpire il loro obiettivo che era immobile davanti a loro. Un bersaglio molto facile da centrare.
"Sembra che sia la fine", sentenzio’ Terik con una calma irritante.
Improvvisamente davanti alla navetta un'astronave usci’ dall'occultamento. Era una nave federale ma non era la Defiant. Aveva una sezione a disco, una zona ingegneria piu’ arrotondata di quelle delle navi di classe Galaxy e le gondole a curvatura, poste su agganci semovibili avevano i collettori Bussard al centro. La cosa piu’ strana era il fatto che non fosse bianca come le altre navi federali, ma verde bottiglia.
Il vascello sparo’ con dei cannoni disgregatori verso i caccia Jem'Hadar ed uno esplose in mille scintille colpito dai raggi color smeraldo. Poi esegui’ con agilita’ una manovra d'accerchiamento e fini’ le altre due navi a colpi di siluri quantici. Alla fine si fermo’ sotto la navetta dei fuggiaschi.
"Una nave federale con dispositivo d'occultamento e cannoni disgregatori", penso’ Deran, "Ho paura che sia di mezzo il Servizio Segreto Federale...", ma i suoi dubbi furono subito fugati. La luce della stella di quel sistema illumino’ la zona disco della nave e lui lesse il nome.
Nos si ritrovo’ a strabuzzare gli occhi. La nave era marcata come USS Ardito, NX-74707.
"Affascinante", affermo’ Terik di fianco a lui dopo aver scorto anche lui il nome.
Poi un raggio teletrasporto li porto’ via.

Riapparirono in una grande sala teletrasporto. Ad aspettarli c'era tutto l'ex-equipaggio della prima nave Ardito. La sala era abbastanza grande e ben illuminata, con sei pedane.
"Capitano Deran", gli disse Melixa, "Benvenuto a bordo della mia nave!"
Gli altri si fecero piu’ vicini e si misero a congratularsi con lui e con Terik. Il bajoriano fu sopraffatto dalla folla e si guardo’ intorno confuso.
"Volete spiegarmi...", tentenno’ un attimo cercando le parole, "...cosa significa tutto questo?"
"Nos sei di nuovo capitano!", gli disse Renae abbracciandolo, "Congratulazioni!"
"Questa e’ il prototipo delle navi che ho progettato", spiego’ ancora Haret, "Classe Ardito capitano!", fini’ sorridendo.
"La flotta federale e’ stata salvata grazie a lei signore ed il mutaforma e’ stato catturato!", continuo’ Benson, "Questa e’ la sua nuova assegnazione!"

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Capitolo 5
*** Epilogo ***


Deran dopo essersi ripreso dalla confusione iniziale ando’ nel suo nuovo alloggio e si cambio’. Fu un enorme piacere poter indossare di nuovo una divisa federale, e fu un piacere ancora superiore potersi fissare al colletto quattro mostrine. Si guardo’ ancora una volta nello specchio e poi usci’. Ad aspettarlo nel corridoio c'era Renae che lo prese sotto braccio e lo guido’ a visitare la nave.
"E' una nave sperimentale", gli spiego’, "Ha a disposizione due batterie phaser tipo XII e ben otto di tipo X..."
"Ho visto che usava anche due cannoni disgregatori ed e’... verde!", la interruppe il bajoriano.
"Si, adesso ti spiego", gli disse la ragazza con calma, "Questo vascello sara’ il primo ad ospitare un equipaggio misto federale romulano"
"Che cosa?", esclamo’ Deran strabuzzando gli occhi, "Non che abbia qualcosa contro i romulani ma..."
"E' una decisione del Comando di Flotta in collaborazione con la Flotta Imperiale Romulana", lo interruppe O'Connor.
"Se e’ cosi’ penso che dovro’ abituarmi all'idea", si rassegno’ Nos sorridendo.
"L'Ardito ha a anche, come hai visto, due cannoni disgregatori ed un dispositivo di occultamento", continuo’ come se nulla fosse Renae, "E' spinta da motori sperimentali progettati da Melixa... scusa, dal tenente comandante Haret in persona"
Parlando erano entrati in un turboascensore e stavano filando verso la plancia. Le porte si aprirono ed i due fecero il loro ingresso a bordo. La plancia era circolare, come tutte quelle delle navi della federazione degli ultimi cento anni. La disposizione delle consolle era la solita, davanti ai sedili del capitano e del primo ufficiale stavano la postazione operazioni e quella di navigazione, il tattico era posto alle spalle. Deran si guardo’ intorno estasiato respirando a pieni polmoni come se si trovasse sulla cima del piu’ alto dei monti.
"Visto che Terik e’ ormai un capitano come me, chi sara’ il mio numero uno?", chiese sorridendo.
"Io", rispose una voce di donna alle sue spalle.
Il bajoriano si giro’ e rimase senza parole. Di fronte a lui stava una donna che portava una grigia divisa romulana adornata al centro dalla spilla raffigurante il falco bicefalo. Aveva i capelli biondi nella tipica acconciatura della razza, occhi azzurri freddi come il ghiaccio e l'unica altra cosa che faceva presagire la sua natura romulana erano, oltre al vestito, le sue orecchie a punta. Molti capitani federali pero’ conoscevano quel viso e soprattutto il capitano Picard che si era piu’ volte scontrata con lei... come nemico.
"Sara’ il mio primo ufficiale?", chiese il bajoriano sperando in uno scherzo.
"Si", rispose la romulana, "Sub-Comandate Sela a rapporto capitano", continuo’ lei.

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Capitolo 6
*** Epilogo 2 ***


Nota: avevo dimenticato di chiudere la storia...

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