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di Ofelia20
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Clelia Landini ***
Capitolo 2: *** Presentazioni... ***
Capitolo 3: *** Particolari ***
Capitolo 4: *** La dolce italiana... ***
Capitolo 5: *** Genio!? ***
Capitolo 6: *** Blue eyes ***
Capitolo 7: *** Catturati ***
Capitolo 8: *** Un fiore tra la neve del cuore. ***
Capitolo 9: *** Tu ricordati di me ***
Capitolo 10: *** L'Ombra del Passato ***
Capitolo 11: *** Thanksgiving Day ***



Capitolo 1
*** Clelia Landini ***


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                                                      Nella vita tutto può succedere

 

È un banale martedì mattina di novembre a Milano, Clelia sta sorseggiando un espresso nel suo ufficio mentre rilegge un profilo che aveva fatto anni prima ad un noto piromane, mentre sta mettendo in ordine alcune scartoffie sente bussare alla porta del suo ufficio.

“Avanti” risponde la sua voce cristallina. La porta si apre e il Capitano della polizia entra nel suo ufficio ansante.

“Buongiorno dottoressa Landini, le devo parlare!” cerca di dirle l’uomo con la voce rotta dal affaticamento, dovuto forse alla rampa di scale che ha salito in fretta o alla sua notevole stazza.

“Mi dica Capitano!” risponde la ragazza riponendo il fascicolo che aveva in mano.

“Ricorda il profilo che ha fatto all’ Artista?” le chiede l’uomo guardandola negli occhi.

“Certo! Avevamo fermato un uomo che rientrava nel profilo, ma abbiamo dovuto rilasciarlo per mancanza di prove certe” la ragazza inizia a frugare tra  le sue scartoffie cercando il fascicolo di quel uomo.

“Si, Alessandro Gabella, non ce l’abbiamo fatta ad incastrarlo il bastardo!” dice battendo il pugno sulla scrivania.

“Ha colpito ancora? Si era fermato, ma ero certa che sarebbe tornato ad uccidere” chiede la ragazza abbandonando le ricerche e guardando il Capitano negli occhi.

“È proprio di questo che le devo parlare. Sono stati rinvenuti cinque cadaveri mutilati e marchiate nella stessa modalità delle vittime dell’Artista.” La giovane profiler lo interrompe:

“Stessa Firma e stesso modus operandi?” prendendo il suo taccuino e iniziando a scriverci.

“Si. Ma la prego mi faccia finire…” la ragazza lo interrompe di nuovo.

“Dove sono stati rinvenuti i cadaveri?” , il Capitano inalberato le risponde alzando la voce di un tono:

“Se lei non mi interrompesse ogni secondo glielo avrei già detto! I cadaveri sono stati rinvenuti nella contea di Madison  in Virginia negli U.S.A.”

“In America? Pensate che l’artista sia arrivato fino in America per uccidere!” chiede di nuovo la ragazza spalancando i suoi enormi occhi blu.

“Non sappiamo se questo sia possibile, secondo il suo profilo lo è?”

“Un attimo mi lasci riflettere… il nostro è un uomo colto, raffinato e soprattutto ricco. Non avrebbe problemi a lasciare il paese e trasferirsi in un’altra nazione. È un uomo molto furbo ed intelligente, ha cercato di placare il suo istinto di uccidere per non essere scoperto. Ma è anche  un codardo è per questo è possibile che abbia deciso di cambiare scenario e scomparire, quindi si è possibile che sia il nostro uomo!” conclude la ragazza.

“Bene, allora si prepari a partire domani mattina alle 10.30” dice il Capitano alzandosi dalla sedia e dirigendosi verso la porta.

“A partire? Per dove?” la ragazza si alza dalla sua comoda sedia in pelle confusa

“L’unità comportamentale di Quantico, notando delle analogie ci ha chiesto il tuo profilo sull’artista giorni fa, poi questa mattina ci ha chiesto di mandare da loro la profiler che lo aveva fatto per farle analizzare le scene del crimine, scoprire se è lo stesso assassino e nel caso fare un profilo più dettagliato.” Le spiega l’uomo aprendo la porta.

“Quindi io dovrei partire domani mattina per l’America?” la ragazza è incredula.

“Si Landini. In America hanno bisogno di lei. Passi tra 2 ore nel mio ufficio e le farò trovare i biglietti aerei, paga il Governo Americano” dice strizzando l’occhio e chiudendo la porte alle sua spalle.

-andrò in America -  bofonchia la ragazza lasciandosi scivolare sulla sedia.

 

Unità Comportamentale, Quantico.

“È in arrivo una giovane Profiler dall’ Italia” dice JJ sventolando un fascicolo davanti agli altri membri del team.

“Wow, un italiana nella nostra squadra, sarà divertente”  dice Morgan sorseggiano del caffè.

“Ho qui il suo curriculum: allora si chiama Clelia Landini, ha 29 anni e si è laureata con il massimo dei voti in criminologia con un anno di anticipo. Dopo la specializzazione in Profiling ha subito trovato lavoro presso la polizia locale.” Legge la bionda

“Oh no un’altra ragazza prodigio” dice Prentiss facendo roteare gli occhi platealmente e rivolgendo un sorriso divertito a Reid.

“Oh guardate c’è  anche una sua foto. È carina” continua JJ, mentre tutta la squadra la circonda per vedere la foto.

“Una rossa” dice Morgan,

“E guarda che occhi, sono blu come dei Lapislazzuli” dice Emily

“Veramente ricordano di più l’azzurrite”  dice il più giovane del gruppo sorridendo.

“Oh mi scusi!” gli risponde la mora.  JJ chiude il fascicolo riportando tutti all’attenzione dicendo:

“Arriverà domani sera e qualcuno di noi dovrà andare a prenderla all’aeroporto”

“Nessun problema andremo io e Reid” conclude Morgan rivolgendo un sorriso divertito al giovane che lo guarda confuso.

 

 

 

ANGOLO DELL’AUTRICE:

Avevo già pubblicato questa fan fiction ma non mi aveva convinto perciò ho deciso di riscriverla cambiando anche un po’ la trama. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate e se sia il caso di andare avanti o no. Aspetterò i vostri commenti  per aggiornare. Baci a tutti!!!

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Presentazioni... ***


L’Aereo è appena atterrato. Clelia con la sua pesante valigia fatta in tutta fretta il giorno prima e senza troppa attenzione sta vagando per quell’ immenso aeroporto in cerca di qualcuno. Le avevano detto che sarebbero andati due agenti a prenderla ma, come si fa a riconoscere un agente del F.B.I. in quel marasma? Subito le tornano in mente i personaggi dei telefilm che vedeva da piccola, uomini vestiti di tutto punto con occhiali da sole scuri e un espressione austera sul volto. Continua a guardarsi intorno spaesata, non sa da che parte andare, o a chi rivolgersi; abbandonata ormai la speranza si sedie su una della panchine. Non appena si siede sente la voce grave di un uomo chiamarla:

“Dottoressa Landini, Clelia Landini!” la ragazza subito si gira in direzione della voce, vede due uomini. Uno ha una sua foto in mano mentre l’altro le mostra il suo distintivo. Subito si alza dalla panchina e a grandi falcate si avvicina a quei due uomini. Uno è un uomo di colore, alto con un sorriso benevolo sul viso; l’altro invece è un ragazzo molto giovane, deve avere più o meno la sua stessa età, che la guarda con i suoi grandi occhi castani. Una volta arrivata davanti a loro la ragazza sorride, e si presenta:

“Salve! Clelia Landini” e porge la mano, il primo a stringerla è l’uomo di colore:

“Io sono l’agente speciale Derek Morgan, e lui è il dottor Spencer Reid” indicando il ragazzo alla sua sinistra. Sempre sorridendo Clelia porge la sua mano anche al ragazzo che però la saluta semplicemente sventolando in aria la mano e sorridendo, imbarazzata la ragazza ritrae la mano e gli sorride.

“Bene, la porteremo alla centrale. La prego lasci a me la valigia!” continua Morgan togliendo la valigia dalle mani della ragazza e facendo cenno di seguirlo. Clelia segue quegli uomini in silenzio fino al loro SUV nero dai vetri oscurati. Con un gesto innato apre la portiera posteriore e si sedie il tutto nel più religioso silenzio.

Durante il tragitto la ragazza continua a guardare fuori del finestrino, immersa nel burrascoso mare dei suoi pensieri. I due agenti continuano a rimanere in silenzio fino a quando l’uomo di colore dando una leggere gomitata al più giovane gli sussurra tra i denti:

“Ehi da dille qualcosa!” , il ragazzo tremendamente imbarazzato tenta di girarsi dietro ma la ragazza è troppo assorta nei suoi pensieri per accorgersene, così bisbigliando si rivolge al suo collega:

“Ma cosa le dico?”, e guance leggermente colorate di imbarazzo, e l’altro cercando di nascondere una risata:

“Ma dai, è nostra ospite.” Il ragazzo rassegnato facendo roteare platealmente i suoi grandi occhi castani si rivolse alla ragazza alzando esponenzialmente la voce:

“Lei capire nostra lingua?” gesticolando esageratamente sotto lo sguardo divertito del suo collega. La ragazza guardandolo e spalancando i suoi occhi si rivolge al ragazzo in tono freddo:

“Guardi che sono italiana non scema!” , poi sorridendo leggermente compiaciuta per aver messo in imbarazzo il ragazzo replica: “Parlo molto bene la vostra lingua, ma comunque grazie per avermelo chiesto, e poi la prego non mi dia del lei, mi fa sentire tremendamente vecchia.” detto questo torna a guardare fuori dal finestrino.

 

Arrivati alla centrale Clelia avverte nel suo stomaco milioni di farfalle che svolazzano cercando una via d’uscita che non c’è. Trovarsi davanti alla porta di quel imponente palazzo la fa sentire tremendamente piccola. È tutto molto diverso dal piccolo ufficio dove lavorava in Italia, dove tutti ti conoscono e ti sorridono, dove si stila un profilo si e no una volta ogni sei mesi, dove si può passare gran parte dei giorni a giocare a solitario con il computer, no, l’America era tutta un’altra cosa. Oltre ad essere il suo più grande sogno, era anche azione, adrenalina, tutte cose che in Italia era difficile trovare. Ferma davanti a quel immenso portone Morgan poggiandole leggermente una mano sulla spalla:

“Non lasciarti impressionare. Ci farai l’abitudine.” Percorrono la strada fino all’ascensore. Quando le porte si aprono Clelia sente di nuovo il suo stomaco danzare, il suo cuore batte sempre più forte nel suo petto e le sue mani continuano a sudare. Seguendo sempre i due agenti la ragazza si fa strada con passi incerti :

“Vieni adesso ti presenteremo la tua nuova squadra” dice sempre sorridendo l’agente Derek aprendo una porta di vetro. Appena la ragazza varca la soglia tutti si girano nella sua direzione sorridendo e avvicinandosi. La prima a parlare è una donna bionda, con un viso che esprime dolcezza ed un sorriso rassicurante sul volto:

“Benvenuta nella squadra io sono Jennifer Jereau, ma tutti mi chiamano JJ e sono l’addetta alle comunicazioni” , dopo di lei le porge la mano un uomo dal viso famigliare:

“Io sono l’agente Rossi, è un piacere conoscerla dottoressa Landini”, la ragazza che fino a quel momento si era limitata a sorridere schiarendosi la voce dice:

“Il piacere è tutto mio, gente Rossi. Ho letto i suoi libri e le faccio i miei complimenti” , poi è il turno di una donna mora, elegante che con un espressione dolce:

“Io sono l’agente Emily Prentiss.” La ragazza sorridendo risponde alla vigorosa stretta di mano della donna. L’ultimo è un uomo, si nota da subito che è il capo che le si avvicina e con un tono solenne e presenta:

“L’agente supervisore Aaron Hotchner, benvenuta Dottoressa Landini” , la ragazza scrutata da tutti e rossa in viso prende la parola:

“Grazie a tutti per l’ospitalità. Vi prego di darmi del tu, come ho già detto il lei mi fa sentire vecchia.” Strappando una risata agli altri. In quel istante la porta sin apre ed entra nella stanza una donna vestita con un arcobaleno di colori, solo guardarla metteva allegria. Tutta trafelata entra nella stanza dicendo agli altri:

“Ehi è arrivata la nostra belle italiana e non venite a chiamarmi!” poi posa lo sguardo sulla ragazza che la guarda sorridendo e le dice:

“Ciao Fragolina, io sono Penelope Garcia la vostra tecnica informatica, il tuo genio della lampada, il tuo oracolo!” la ragazza divertita da quel soprannome buffo ridendo le stringe la mano: “Piacere Clelia Landini”, la donna la sorride  e poi sottovoce, ma facendosi sentire da tutti le dice: “Hai dei capelli fantastici!” indicando il cespuglio di ricci indomabili rossi della ragazza. La parola va poi alla bionda JJ che dice alla ragazza:

“Vieni con me, ti mostro la tua scrivania.” La ragazza la segue nel open-space fino a raggiungere una scrivania vuota la donna indicandola dice: “Puoi lasciare qui la tua roba!” “Grazie” si limita a dire Clelia posando la sua pesante borsa sul tavolo. Mentre sta per sedersi viene bloccata dal suono della voce di Hotch: “Ormai è tardi sarà meglio andare a casa e riposarci, soprattutto lei Landini sarà stanca dopo in lungo viaggio.”detto questo l’uomo sparisce nel suo ufficio. La ragazza prende la borsa e si avvia all’uscita quando viene richiamata da Prentiss :

“Ehi dove stai andando aspettaci!” raggiungendola e chiamando l’ascensore seguita da Morgan e da Reid.

“Dove è il tuo albergo?” chiede Morgan alla ragazza. Lei frugando velocemente nella sua borsa estrae un foglietto e legge:

“Hotel Excelsior”,  e l’uomo con tono sorpreso: “Oh davvero, ma è vicino a casa tua Reid. Ti accompagneremo noi!”  la ragazza subito risponde:

“No no, ho qui la mappa della metropolitana. Non voglio dare altro fastidio.”

“Ma quale fastidio! È poi sai cosa vuol dire prendere la metro in America a quest’ora?” dice retoricamente Morgan, Reid continuò per lui la sua frase:

“Le statistiche dico che ogni nelle metropolitane solo qui in Virginia anno muore il…” immediatamente bloccato dall’ agente Prentiss

“Reid ti prego! Non spaventiamo la nostra nuova arrivata!” per poi rivolgersi alla ragazza sorridendo e scuotendo la testa.

“Comunque insisto per accompagnarti. E poi ho la tua valigia in macchina e posso usarla per ricattarti” scherzando continua Derek

“Se la mette così. Allora non ho altra scelta!” risponde la ragazza.

In macchina Clelia continua a parlare con Morgan senza mai rivolgere la parola a Spencer.  Lo trovava estremamente noioso e antipatico, era l’unico ad averle fatto una brutta impressione nella squadra. Morgan le piaceva, era il solito maschio alfa e lo trovamolto simpatico; Rossi è il suo mito, non poteva non piacerle; poi c’è JJ che con la sua aria protettiva e dolce le incute sicurezza; Prentiss nasconde sotto quell’aria fredda una personalità dolce, un po’ come lei, si, Clelia si rivede molto in lei; Hotch è il classico Leader con la sua personalità dominante e autoritaria e poi c’è lei, Gracia tra le due è stato amore ha prima vista,  era decisamente la sua preferita. Arrivata nel suo Hotel non ha nemmeno il tempo di rileggere i fascicoli sul caso che cade sfinita tra le braccia della notte abbandonandosi all’oblio del sonno.

 

 

 

ANGOLO DELL’AUTRICE:

Ciao a tutti! Vi ringrazio per aver letto questo nuovo capitolo. Mi ha fatto molto piacere vedere che siete stati in tanti a leggere la mia fanfic , e ringrazio chi mi ha dedicato un po’ del suo tempo per lasciarmi un commento. A me questa storia piace molto e sono molto curiosa di sapere cosa ne pensate voi. Critiche,suggerimenti e perché no, anche complimenti sono bene accetti. Un bacio a tutti!!!

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Particolari ***


Le braccia della notte l’hanno cullata ininterrottamente fino alle sei e mezza. Appena apre gli occhi in quell’ attimo che intercorre tra l’incoscienza ed il risveglio Clelia fa fatica a ricordare dove si trova. È in America. Sta collaborando con l’Unità Comportamentale di Quantico per catturare il pericoloso Serial Killer che poco prima aveva terrorizzato la sua città e che adesso sta spargendo terrore e morte in Virginia. A stento crede che tutto questo sia vero, ma appena si gira trova di fianco a sé i fascicoli con lo stemma del F.B.I. stampato sopra e nella sua mente tutto si fa chiaro. È veramente in America e sta veramente dando la caccia ad uno spietato criminale e inoltre sta realizzando uno dei suoi sogni più grandi, collaborare con la BAU. Butta un’occhiata distratta all’orologio sul comodino e in fretta scosta le coperte dal letto e si dirige in bagno. Una frettolosa doccia bollente e poi esce avvolta nel grande asciugamano dell’hotel, prende la valigia che ancora non ha disfatto, estrae da essa un semplice maglia rosa confetto e uno dei suoi completi classici di giacca e pantaloni rigorosamente neri e delle francesine lucide. Dopo essersi vestita passa davanti allo specchio dandovi un’occhiata distratta,cerca di pettinarsi quel cespuglio selvaggio che tutti chiamano capelli, senza però riuscirci. Uscita di nuovo dal bagno prende la sua tracolla nera Cartier, regalo fattogli da sua zia il giorno della laurea, e vi infila tutta la documentazione portata dall’Italia sul caso, gli occhiali da vista, il portafoglio ed il cellulare. Sono le sette e mezza, Clelia è pronta ma non sa dove andare, l’avevano riaccompagnata i suoi nuovi “colleghi” il giorno prima e anche essendo munita di una cartina con tutte le fermate del metrò non sa come orientarsi, ma  proprio in quel momento sente bussare alla porta della sua stanza, avvicinandosi alla porta chiede schiarendosi la voce:

“Chi è?” dall’altra parte è la voce di un uomo a rispondere

“Siamo Morgan e Prentis siamo venuti a prenderti!”, subito apre la porta e invita i due ad entrare mentre si appresta a prendere la giacca e la sua borsa.

  “Mi stavo giusto chiedendo come avrei fatto a venire a lavoro!” dice Clelia infilandosi la sua giacca di pelle italiana nera che decisamente stona con il resto del suo abbigliamento, ma lei era fatta così, era la regina delle contraddizioni.

“Hai ragione ieri sera abbiamo dimenticato di dirtelo. Ma sappi che per tutto il tuo soggiorno qui saremo i tuoi autisti personali!” risponde Morgan con una leggera risata, seguita da quella della sua collega e della ragazza che, infilatasi anche la tracolla esce dalla stanza seguita dai due agenti e si dirige verso il parcheggio. Arrivati alla macchina si siede sul sedile posteriore e come d’abitudine durante tutto il tragitto rimane in silenzio.

“Tu sei una persona di poche parole vero, Clelia?” si rivolge a lei Emily guardandola sorridente

“Bè si, diciamo che le conversazioni lunghe non sono il mio forte” risponde ricambiando il sorriso.

In meno di venti minuti sono già arrivati e scendendo dalla macchina Clelia avverte di nuovo quella strana sensazione, le farfalle ricominciano a danzare nel suo stomaco le mani cominciano a bagnarsi di sudore e respirare diventa sempre più faticoso. Eppure è strano che ad una persona come lei succeda questo, Clelia era un donna forte, che non si lasciava spaventare da niente, che non piangeva mai, che non arrossiva mai, ma invece in quei due giorni le era capitato anche di arrossire. Con quel cocktail di agitazione segue i due agenti fino all’ascensore e una volta dentro l’ansia va scemandosi e con un respiro profondo riprende il suo naturale autocontrollo. Appena le porte si aprono davanti a loro si presenta JJ che salutandoli dice:

“Vi aspettano tutti i sala riunioni, siete in ritardo!”

“E io che pensavo fossimo in anticipo!” dice Clelia guardando JJ e poi Prentiss che le rispondono con una leggera risata.

La ragazza si toglie subito la giacca e la poggia su quella che sarà la sua nuova scrivania e seguendo la bionda si dirige nella sala. Seduti intorno al grande tavolo posto al centro della stanza ci sono tutti i suoi colleghi: l’agente Rossi sta riguardando le ultime foto della scena del crimine, Hotch sta fissando la foto dell’ultima vittima attaccata alla lavagna, Reid sta rileggendo un fascicolo mentre continua a girarsi sulla sedia e Garcia muove ritmicamente le dite sulla tastiera di un portatile. Dopo dei brevi saluti Clelia prende posto anche lei intorno a quel tavolo tra Garcia che la guarda sorridente e l’agente Rossi. Il primo a parlare è Hotch che si rivolge proprio a lei:

“Dottoressa Landini l’abbiamo chiamata perché abbiamo dei buoni motivi per pensare che l’assassino che sta terrorizzando Madison sia lo stesso che alcuni mesi fa uccideva le donne del suo paese. Questi sono i cinque cadaveri rinvenuti” così dicendo appaiono sullo schermo i corpi di cinque donne tutte mutilate nello stesso modo. Aprendo la sua borsa e estraendo le foto delle vittime italiane Clelia prende la parola:

“Queste sono le vittime italiane, come potete vedere riportano le stesse ferite sul corpo delle donne sullo schermo. Queste sono state picchiate, strangolate e poi sul loro corpo sono stati fatti dei ghirigori, la scientifica dice che alcuni sono stati fatti con un bisturi, altri invece sono stati marchiati a fuoco per questo lo chiamiamo l’Artista.”

“Stesso modus operandi” dice l’agente Rossi guardandola e prendendo le foto delle sei vittime italiane.

“Le vittime sono state rinvenute vicino a cassonetti in quartieri malfamati” continua Clelia

“Come qui in America” le dice Prentiss , la parole passa poi a Hotch

“Per questo abbiamo chiesto il suo intervento,lei conosce l’assassino da prima di noi ed è stata la prima a stilare il suo profilo, abbiamo bisogno del suo aiuto.”

“Sappiate che è un uomo estremamente intelligente e non si farà prendere facilmente” dice Clelia guardando con rabbia le facce delle undici donne uccise da quel uomo.

“Qual è la tipologia delle vittime?” chiede Morgan afferrando il profilo di Clelia

“Sono tutte ragazze tra i 20 e i 30 anni di classe sociale medio - bassa”  gli risponde Reid

“Ho pensato che anche l’Artista abbia intorno alla loro età e che le uccida perché le ritenga inferiori a sé. Anche il fatto di abbandonarle nude vicino a dei cassonetti ci  fa intendere il disprezzo che prova per esse”  dice l’italiana prendendo il suo profilo e rileggendolo.

“Abbiamo letto il suo profilo e lo troviamo attendibile, oggi pomeriggio si dirigerà con Rossi e Reid presso l’ ultima scena del crimine per accertare se sia lo stesso assassino, anche se ormai non ho più dubbi” dice l’agente supervisore uscendo dalla sala con una cartella in mano.

“Avevate anche un sospettato vero?” domanda Reid a Clelia

“Si,  Alessandro Gabella, e sono certa che sia lui l’ Artista.” Gli risponde porgendogli la cartella con la foto del ragazzo. Il ragazzo leggendo ad una velocità che lascia basita la ragazza le dice sorridendo appena:

“Bè devo dire che rientra nel tuo profilo” detto questo il ragazzo si alza e si dirige verso l’uscita. Non èmolto simpatico a Clelia, con quella sua aria da saccente le dava sui nervi, chi si crede di essere, non lo sopporta. Alzandosi anche lei dalla sedia girevole va a sedersi sulla sua scrivania rimettendo in ordine i suoi fascicoli sul caso.

 

Poco più in là nella sala relax Morgan, Prentiss , Garcia e Reid stanno prendendo il caffè quando Morgan esordisce dando una gomitata al giovane

“Allora che ne dici della giovane profiler italiana?” il ragazzo arrossendo gli risponde accigliato:

“è una brava profiler!” risponde ingenuamente

“Ma dai. Tutto qui. Che ne dici del suo dolce viso tempestato di lentiggini incorniciato da quel mare di ricci rossi.  E i suoi occhi? Di un blu quasi metallico” lo stuzzica enfatizzando il concetto

“Bè si è carina, e i suoi occhi sono davvero belli” confessa il ragazzo diventando sempre più rosso “Ma sinceramente non credo di essergli molto simpatico” ammette il ragazzo bevendo un sorso di caffè.

“Senza offesa Reid ma cosa ne sai tu di donne? Noi facciamo così per non fare capire agli uomini che ci piacciono” dice Prentiss lanciando un’occhiata complice al suo collega di colore.

“Dai su portagli un caffè e digli qualcosa, ma sta attento a non farla arrabbiare come hai fatto ieri!” dice Derek porgendoli una tazza di caffè e ridendo, sotto lo sguardo interrogativo di Prentiss e di Garcia, mentre il ragazzo arrendendosi esce dalla stanza e si dirige verso la scrivania di Clelia.

“Cosa è successo ieri?” chiedono all’unisono le due donne all’uomo

“Vi spiego tutto dopo, comunque veramente credi che a Clelia piaccia Reid?” chiede ancora ridendo Morgan a Emily

“Assolutamente no, anzi credo che lui avesse ragione quando ha detto che le è antipatico, ma avvolte bisogna incoraggiare queste persone!”

“Oddio Prentiss sei davvero subdola. Ma ora godiamoci la scena!”

 

Clelia sta scrivendo dietro un foglio degli appunti quando vede avvicinarsi a lei un esile figura che riconosce subito come quella del suo collega che tanto odia.

“Ehm ciao, ho pensato che un po’ di caffè potesse esserti d’aiuto” farfuglia il ragazzo imbarazzato, mettendo da parte i suoi sentimenti la ragazza alza lo sguardo verso di lui e sorridendo accetta il caffè:

“Grazie!” dice prima di portarsi alle labbra la tazza di caffè ,bevendone un sorso per poi esclamare:

“Oh mio Dio!! E questo lo chiamate caffè?!” posando la tazza sulla scrivania sotto lo sguardo divertito del ragazzo.

“Non è divertente” gli dice con un’espressione dura ma tradendosi facendosi scappare un sorriso.

“Hai ragione scusa ma la tua faccia è davvero esilarante!” prova a scusarsi il ragazzo continuando però a ridere

“Immagino. Ma il vostro caffè sembra acqua colorata, niente da paragonare all’ espresso italiano. Comunque ti ringrazio per avermi portato questa cosa che chiamate caffè!” sorridendo gli porge la tazza e torna a scrivere. Pensa però che parlando normalmente con il giovane non è così antipatico come sembra, ma rimane comunque quella sua aria da saputello che la infastidiva. Il ragazzo intanto si allontana con ancora il sorriso stampato sulle labbra.

La mattina trascorre normalmente per Clelia e i suoi colleghi. Mentre rimette in ordine la propria scrivania vede arrivare davanti a lei l’agente Rossi.

“Landini sarà meglio avviarci così torneremo prima!”

“Certo, ” dice Clelia indossando la giacca di pelle e la sua borsa, e seguendo l’uomo anziano verso l’ascensore. L’uomo frugando nelle sue tasche dice alla ragazza

“Landini aspettami giù io vado a prendere le chiavi che ho lasciato nel mio ufficio!” in quel momento le porte dell’ascensore si aprono e Clelia entra dentro e mentre sta per schiacciare il pulsante per il piano terra sente un voce che la chiama:

“Landini aspetta! “ era la voce di Reid, che entra anche lui nell’ascensore con Clelia. Durante la discesa i due cadono preda di un terribile imbarazzo, il primo a sciogliere il silenzio è il ragazzo:

“Rossi dov’è?”

“Aveva lasciato le chiavi dell’auto nel suo ufficio. Vieni anche tu con noi vero?” gli chiede la ragazza per non ricadere in quel silenzio imbarazzante.

“Si” risponde solamente il ragazzo, e di nuovo il silenzio. Fortunatamente le porte dell’ascensore si aprono e i due escono da quell’angusto spazio. Dopo pochi minuti d’imbarazzo, per lei perché non adorava la compagnia del ragazzo e per lui perché si sentiva tremendamente a disagio sotto lo sguardo della ragazza, arriva Rossi.

“Bene andiamo ragazzi!” dice dirigendosi verso la macchina.

Durante il tragitto i tre parlano del caso intervallando svariati minuti di silenzio. A Clelia il silenzio è sempre piaciuto, la aiutava a pensare, a estraniarsi dalla realtà che spesso, troppo spesso le aveva fatto male.

Arrivati sulla scena del crimine Clelia estrae dalla borsa i suoi occhiali, è dannatamente miope, ma odia portare gli occhiale e le lenti a contatto le facevano maledettamente paura, poi a lei piace non vedere bene i contorni di quello che la circonda, le sembra di vivere in un mondo evanescente .

“Non sapevo portassi gli occhiali!” è di nuovo Spencer che le rivolge la parola, usando come pretesto gli occhiali tanto per dirle qualcosa, Ma questo a Clelia la irrita terribilmente e deve prendere un bel respiro prima di rispondergli:

“Si sono miope ma non indosso quasi mai gli occhiali. Ma adesso devo analizzare una scena del crimine e ho bisogno di tutti i particolari.” Alzando lo sguardo i suoi occhi blu si incontrano con quelli del ragazzo che la sta guardando sorridendo: ha il viso pallido e magro con due grandi occhioni dolci color nocciola, i capelli castani leggermente mossi, un naso perfettamente scolpito, dei particolari che le sono sfuggiti. Deve ammettere, malgrado l’antipatia che nutre nei suoi confronti che è un bel ragazzo. Sposta lo sguardo altrove e insieme al giovane alza il nastro giallo e vi passa sotto.

“Qui è stata rinvenuta l’ultima vittima Martha Collins, era una barista, tre sere fa è andata in discoteca con le amiche che l’hanno persa di vista intorno alla mezzanotte pensando che fosse tornata a casa. Il giorno dopo è stata ritrovata sotto questo cassonetto nuda,strangolata, con il corpo deturpato da un intreccio di linee curve alcune marchiate e altre apportate con un bisturi. Il medico legale dice che sono state inferte post mortem” dice Spencer alla ragazza che è china sulla sagoma ricalcata dal gesso bianco ormai sbiadita del corpo della ragazza.

“è sicuramente l’Artista!  In che posizione sono stati ritrovati i corpi?”

“Sembrano essere buttati a caso”

“Proprio come sacchi di immondizia! “ dice Rossi con un’espressione di disgusto sul viso. Clelia si alza e comincia a camminare intorno a quello spazio circoscritto cercando qualcosa che però è impossibile da trovare.

“E’ troppo furbo! Non lascia traccia” dice la ragazza arrendendosi e togliendosi gli occhiali per buttarli nella borsa. I tre profiler tornano in macchina affranti per non aver trovato prove ma sicuri che quello che stanno cercando sia l’Artista.

Sono quasi arrivati che l’agente Rossi dice a Clelia

“Ti riportiamo in hotel ormai è inutile che torni con noi è tardi”

“Grazie Rossi” risponde la ragazza ancora demotivata per non avere prove. In meno di dieci minuti arrivano all’hotel di Landini.

“Grazie!” ha solo la forza di dire uscendo dalla macchina. Chiudendo però lo sportello sente quella voce tanto odiava dirle:

“Buonanotte Clelia!”

 

 

 

 

Salve a tutti!! Eccomi con il nuovo capitolo, spero vi sia piaciuto e che troviate un minutino per lasciare qualche commento. Voglio ringraziare tutte quelle che hanno messo la mia storia tra le seguite-preferite-ricordate. Avevo già postato questo capitolo ma c’erano troppi errori così l’ho corretto… bacioni a tutti!!!

 

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Capitolo 4
*** La dolce italiana... ***


 Clelia si sta guardando allo specchio. I capelli rossi arruffati, profonde occhiaie sotto gli occhi blu, il viso pallido colorato solo da una scia di lentiggini. Si sente diversa. Da quando è arrivata in America è diversa. Non è più la ragazza fredda come il ghiaccio e dura come il diamante che si costringeva a sorridere per nasconderlo, adesso sorridere le è naturale. Non è più la ragazza apatica, indifferente, egoista. Sta cambiando. Oggi giorno che affronta scopre nuove emozioni, le è capitato di emozionarsi, imbarazzarsi e perfino di arrossire; cose che alla vecchia e indolente Clelia non sarebbero mai successo.  Uscire dalla sua dimensione, l’Italia che nella vita le ha fatto più volte male le ha fatto bene. È felice, non ricorda bene come sia sentirsi felice, ma è sicura che sia così che ci si sente. Forse le catene che attanagliano da anni il suo cuore stanno cominciando a sciogliersi. Forse ora sta rinascendo. Distoglie lo sguardo dalla sua immagine riflessa scuotendo la testa come per liberarsi dai suoi pensieri e inizia a passare ritmicamente lo spazzolino sulla sua dentatura perfetta, con un sorso d’acqua si sciacqua la bocca e si avvia verso la doccia. In quel istante sente il suo cellulare squillare. La suoneria della “Cavalleria Rusticana” risuona per la stanza mentre la ragazza rovista tra le sue cose per ritrovare il cellulare che non smette di squillare. Finalmente lo trova sotto il suo cuscino, è un vecchio Nokia con lo schermo in bianco e nero rigato e ammaccato, si affretta a rispondere:

“Pronto?” risponde in Italiano convinta che si tratta di qualche membro della sua famiglia.

“Landini, sono JJ” le risponde una voce squillante

“Ah buongiorno, dimmi JJ” dice Clelia mettendosi a sedere su letto ancora avvolta nel suo accappatoio.

“Hanno trovato un’altra vittima, devi venire subito. Adesso mando qualcuno a prenderti, devi prepararti in fretta.” Dalla voce della bionda è facile intuire che non ci sia tempo da perdere.

“Certo. A dopo!” la ragazza riaggancia e rinunciando alla doccia sceglie senza cura i suoi vestiti: una camicia bianca e pantaloni neri. In meno di due minuti  È pronta e decide di aspettare sotto i suoi colleghi ma quando apre la porta si trova davanti proprio lui.

“Ah buongiorno Landini. Sei già pronta per andare?” le guance del ragazza si tingono subito di rosso cercando di non incrociare lo sguardo con quello della ragazza.

Clelia guardandolo con sufficienza chiude la porta dicendo: “Secondo te vado a dormire vestita così?” cercando di usare il tono più sprezzante che può, si dirige verso l’uscita seguito dal ragazzo enormemente imbarazzato. Arrivati alla macchina la ragazza sale sbuffando sedendosi sul sedile di fianco al posto di guida,vicino al suo odiato collega. Come sempre Clelia resta il silenzio perdendosi nei suoi pensieri, ma viene richiamata alla realtà dal suo collega che con la voce tremante cerca di nuovo di parlarle:

“Clelia tu guidi?” la chiama di nuovo per nome, cosa che irrita moltissimo la ragazza, come la sera prima che le aveva detto “Buonanotte Clelia”, non sopportava che lui la chiamasse per nome, il suo modo di pronunciarlo con il suo accento americano la innervosisce. E poi le da fastidio che lui la consideri come una amica e che quindi si sia preso la libertà di chiamarla per nome.

“No” una risposta secca che lascia intendere al ragazzo che lei non ha nessuna voglia di parlare, tantomeno con lui. Arrivano alla centrale restando in silenzio, la ragazza si è ormai abituata alla strana sensazione che le veniva allo stomaco anzi è diventata quasi piacevole, la fa sentire viva, capace ancora di provare emozioni, sente dentro di lei che il blocco di ghiaccio da cui deriva la sua freddezza si sta sciogliendo.

Appena entrata nella sala riunioni il suo sguardo si sofferma subito sul corpo della ragazza sullo schermo.

“Buongiorno a tutti” farfuglia prima di sedersi.

“Buongiorno Landini, come vede è stata ritrovata un’altra vittima: Caroline Jackson, 22 anni, viveva con la madre in una roulotte, ieri sera è uscita per andare a fare la spesa e non è più tornata a casa” le dice Hotch.

“e il numero sale a 12” dice l’agente Rossi.

“Siamo in un vicolo cieco, l’S.I. non lascia traccia. Sto quasi pensando che il delitto perfetto esista.” Questa volta è Prentiss a parlare.

“Noi avevamo un sospettato, rientrava perfettamente nel profilo. “ dice Clelia porgendo a tutti il fascicolo italiano.

“Alessandro Gabella, il Capitano me ne ha parlato. Ma ha detto che aveva un alibi di ferro e noi adesso non abbiamo tempo per le supposizioni” le dice duramente Aaron.

“Gliel’ha detto lui vero? Che la mia era solo una supposizione e che ho solo intralciato le indagini. Ma io sono convinta che l’ S.I. sia Gabella, non mi è mai capitato di trovare un sospettato che rientrasse perfettamente nel profilo ma che fosse innocente.”  replica Clelia

“Adesso non abbiamo tempo,e credo che non abbia abbastanza esperienza per dirlo. Ora dobbiamo andare subito a Madison. Rossi quanto tempo ci avete messo ieri?” chiede Hotch al suo collega. Mentre la ragazza dopo quello che ha sentito si costringe a non replicare, ha sentito da Hotch le stesse parole che il Capitano le aveva detto.

“All’incirca un’ora e mezza” gli risponde

“Bene allora dobbiamo partire subito.” Tutti escono dalla stanza tranne lei che rimane a fissare le vittime, dietro di lei Reid le dice:

“Per quello che vale, io ti credo. Anche secondo me è Gabella l’S.I.” le dice con tutta la dolcezza di cui è capace, la ragazza intenerita da quel gesto risponde:

“Grazie Reid!” sorridendogli.

 

La squadra si divide in due SUV nel primo vanno Clelia, JJ e Hotch, nell’altro invece prendono posto Reid, Morgan, Prentiss e Rossi. In quest’ultimo i quattro colleghi chiacchierano beatamente fino a quando Emily rivolgendosi a Spencer esclama:

“Ehi Reid come è andata con la dolce Italiana?”

“Tu hai il coraggio di chiamarla “la dolce Italiana?, lasciamo stare…” cerca di sviare il discorso e di nascondere il rossore sulle sue guance girando la testa verso il finestrino.

“Perché dici questo? Mi sembrava che stesse andando bene ieri…” prende la parola Morgan.

“Lo pensavo anche io. Intervalla momenti in cui è dolce e simpatica con momenti in cui è fredda e scostante. Ho quasi la certezza che soffra di disturbo della personalità multipla.” Nel veicolo scoppia una risata collettiva, quando riesce a prendere fiato Morgan si rivolge di nuovo al ragazzo:

“Bè bisogna anche capirla. È appena arrivata in America non possiamo aspettarci che ci accolga a braccia aperte. Anche se mi sembra di scorgere una ragazza dolce sotto quello sguardo di ghiaccio, deve aver avuto dei trascorsi difficili…

“Ehi ehi smettila adesso. Non puoi farle il profilo” lo interrompe bruscamente Emily, poi Reid rivolgendosi al uomo di colore replica:

“Non parliamo del suo sguardo, mi da i brividi, è terrificante” ,  dopo quel affermazione prende la parola l’agente più anziano del gruppo che fino a quel momento è stato un silenzioso ascoltatore:

“Hai ragione Reid, gli occhi di Clelia ti danno i brividi, ma non per il terrore. Devi ammettere che lei ti piace.”

“Ma vuoi scherzare!” dice il ragazzo alzando la sua voce come per cercare di discolparsi, il volto in fiamme sotto lo sguardo divertito di Emily e di Derek.

“Questo tuo modo di rispondere avvalora la mia tesi. E poi non è da te dire : “buonanotte Clelia”, quella ragazza deve proprio farti un brutto effetto”

“WOWOWO il nostro piccolo genietto vuole fare colpo sull’ italiana” si intromette Morgan,

“Basta adesso, volevo solo essere amichevole con lei. E non mi piace affatto” conclude il ragazzo tornando a guardare fuori dal finestrino.

 

Nell’altra auto tra Hotch, JJ e Clelia regna il silenzio, la prima a romperlo è la bionda che con la sua voce cristallina si rivolge alla ragazza che continua a fissare il paesaggio come se volesse marchiare a fuoco ogni centimetro del paesaggio per non dimenticarli mai.

“Allora Landini come ti trovi qui?” la ragazza si ridesta dai suoi pensieri:

“Benissimo, grazie per avermelo chiesto JJ” sorride Clelia.

“Mi fa molto piacere. Con la squadra tutto bene?” continua JJ

“Si si tutto bene. Sono contenta di lavorare con voi.” , la bionda intanto afferra il telefonino per controllare l’ora e Clelia scorge sul display un’immagine della donna con un bambino tra le braccia

“è tuo?” le chiede

“Si, si chiama Henry,”

“è davvero bellissimo” si complimenta Clelia guardano la foto con un immenso sorriso sulle labbra.

“Grazie. E tu? Sei fidanzata?” le chiede la bionda guardandola e rimettendo il cellulare nella borsa.

“Oh no, non più ormai” dice affranta la rossa tornando a guardare fuori. Per il resto del viaggio i tre rimangono in silenzio, JJ è dispiaciuta per aver toccato un tasto che evidentemente faceva male all’ italiana, Clelia era troppo infuriata per rivolgersi a Hotch dopo quello che le aveva detto e lui era troppo maschio alfa per parlarle.

Dopo un viaggio in macchina di un’ora e mezza la squadra arriva sul luogo del delitto. In un quartiere fatiscente, con strade sporche e muri imbrattati con graffiti e scritte oscene, odori forti che si insinuano nelle narici, barboni che dormono avvolti negli scatoloni. In un vicolo tra l’odore nauseante dei rifiuti, vicino ad un cassonetto c’è un corpo senza vita coperto da un lenzuolo bianco.  La squadra oltrepassa il nastro giallo e si addentra nella scena del crimine, un uomo va loro incontro, a prendere la parola è l’agente supervisore Hotch:

“Salve detective Foster, siamo del F.B.I., io sono l’agente Hotch, e loro sono l’agente Morgan, Prentiss,Rossi, Jereau, poi ci sono il dottor Reid e la dottoressa Landini che lavora con noi come consulente per questo caso.”

“è un sollievo per me vedervi qui, è la sesta donna che questo bastardo uccide” dice Foster stringendo la mano di tutti,

“Veramente è la dodicesima vittima, l’S.I. ha ucciso sei donne anche in Italia” prende la parola Clelia

“Oh mio Dio, non ci posso credere.” Farfuglia il detective sconvolto per quello che la ragazza ha appena detto.

Clelia si allontana dal gruppo e con la montatura viola degli occhiali da vista sul naso, e un mare di sangue freddo e coraggio scosta dal viso della vittima il lenzuolo. La scena che le si presenta davanti turberebbe chiunque ma non lei, lei ha il potere di rimanere completamente fredda davanti a situazione del genere e di mantenere perfettamente il controllo. Osserva il viso scialbo della giovane, lo sguardo perso nel vuoto, le labbra livide e il corpo deturpato dalle orribili ferite.

“Il medico legale ha detto che la morte risale alle tre della notte scorsa. La causa del decesso è strangolamento ma le forti escoriazioni e lacerazioni fanno intendere che sia stata picchiata prima di essere uccisa. E poi ci sono i disegni sul suo corpo, effettuati post mortem, ci farà sapere tutto con certezza dopo l’autopsia”  dietro di lei è Rossi a parlare

“Il nostro Artista ha colpito ancora”  esclama Clelia allontanandosi dal cadavere. Come ha fatto il giorno prima comincia a girare intorno al perimetro circoscritto per tentare di trovare qualcosa.  Avvicinandosi verso uno dei cassonetti e posando lo sguardo a terra nota uno strano oggetto brillare a terra.

“Ehi tu mi presti i tuoi guanti?!” si rivolge al giovane Reid

“Comunque mi chiamo Reid” protesta il ragazzo sfilandosi i suoi guanti di lattice blu e porgendoli delicatamente alla ragazza che non aveva ascoltato una sola parola di quello che lui le aveva detto. Clelia si infila velocemente i guanti e si china a terra per raccogliere lo strano oggetto, esaminatolo una morsa le stringe lo stomaco.

“Landini cosa hai trovato?” le chiede il ragazzo che era rimasto lì ad osservarla.

“Niente Reid torna al tuo lavoro” sbuffa la ragazza riprendendo fiato.

“Ma quello è un ciondolo” continua imperterrito il ragazzo puntando il dito verso l’aggetto che la ragazza aveva tra le mani.

“Oh ma davvero? Eh dimmi ci sei arrivato da solo o te l’ha suggerito qualcuno?” gli risponde la ragazza con il tono più acido che ha, non sopporta chi cerca per forza di intromettersi.

“Senti io sto solo cercando di aiutarti quindi se vuoi dirmi cos’è quello ti ascolto altrimenti me ne vado” le risponde il giovane cercando di essere più antipatico possibile, anche se con scarsi risultati. Detto questo gira i tacchi e fa per andarsene quando Clelia lo chiama:

“D’accordo te lo dico. Tanto tu sei l’unico che mi crede. Guarda questo ciondolo non ti fa pensare a niente” mostrandogli il piccolo ciondolo

“è una A” esclama il ragazza,

“Si, la A di Alessandro, Alessandro Gabella. Ho partecipato io stessa al interrogatorio e giurerei di aver visto questo ciondolo al suo collo”

“Ci sono tantissime persone che hanno un nome che comincia con la lettera A, se pensiamo alle percentuali direi che…” comincia a parlare il ragazzo velocemente

“Si si non mi interessano le percentuali.” Lo interrompe bruscamente la ragazza “io sono convinta che questo ciondolo appartenga a lui”

“Landini di questi tempi questi ciondoli sono di moda, ce l’hanno tutti…

“Allora,a te piacciono le statistiche no?, allora mettiamola così: quante percentuali ci sono invece che questo ciondolo appartenga all’Artista dato che l’abbiamo trovato sulla sua scena del crimine e che il maggiore sospettata abbia il nome che inizia con la lettera A , e che una fonte attendibile, cioè io, è sicura di aver visto questo ciondolo al collo di codesto indiziato?”

“Bè si la percentuale sale, ma non è comunque la certezza che sia dell’Artista” dice il ragazzo dopo aver fatto velocemente dei conti con la mente.

“Pensala come vuoi ma per me questo è solo un'altra prova che urla a tutti che ho ragione” dice la ragazza con un sorrisetto compiaciuto sulle labbra e guardando per la prima volta da quando avevano iniziato la conversazione, il ragazzo negli occhi. Scrutando quei grandi occhi color nocciola rimane per un momento ferma a fissarli sentendo piano piani le sue guance colorarsi. Lo stesso è per il ragazzo che  incrociando lo guardo con quello della ragazza si  ritrova pietrificato da quegli occhi blu che lo fissano, le sue guance vanno in fiamme e una strana sensazione attanaglia il suo stomaco. Schiarendosi la voce sposta lo sguardo altrove ridestando anche la ragazza dal fissarlo.

“Ehm, comunque sia Landini dovremmo dirlo a Hotch” dice tenendo la testa basta e guardandosi le scarpe.

“Non ci penso nemmeno! Dopo quello che mi ha detto prima puoi scordartelo” esclama la ragazza riacquistando il tono freddo e tagliente della sua voce.

“Ma è una prova. L’abbiamo trovata sulla scena di un delitto.” Cerca di farla ragionare il ragazzo

“Eh no bello sono stata io a trovarla, e quindi ci faccio quello che voglio” dice la ragazza mischiando alla sua perfetta pronuncia americana anche una parola in italiano facendo per andare.

“Va bene, so già che mi pentirò per quello che sto per dire ma, cosa intendi fare adesso?” la richiama il ragazzo arrendendosi, non riesce nemmeno a lui a capire perché si sta lasciando trascinare da quella ragazza, il suo cervello è troppo razionale per farlo, eppure ha appena accettato di aiutarla.

“Ti ricordo che non sei costretto, posso benissimo cavarmela da sola. Comunque voglio fare delle ricerche su Gabella e vedere cosa riesco a scoprire”

“So chi può aiutarci! “ dice il genietto

“Chi?” domanda la rossa

“Garcia” risponde il ragazzo con accento di ovvietà nella frase.

“Bene allora quando torneremo alla centrale ci andremo a parlare” dice la ragazza allontanandosi dal ragazzo e dirigendosi verso i suoi colleghi.

“Questa storia mi farà perdere il lavoro,lo so” bisbiglia tra sé e sé dirigendosi anche lui verso i suoi colleghi.

 

Ciao a tutti!!  Ringrazio ancora una volta tutti quelli che leggono la mia storia. Un grazie speciale a tutte quelle persone che si sono fermate a commentare, mi ha fatto davvero piacere sapere cosa ne pensate, continuate a farlo se vi  fa piacere! Baci a tutti!!!

 

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Capitolo 5
*** Genio!? ***


La squadra si trova nell’ ufficio della polizia di Madison, davanti a loro lo sceriffo Ford discute con il detective Ford, l’uno scettico verso i profiler l’altro invece fiducioso verso di loro. La stanza è affollata da un battaglione di poliziotti impazienti di catturare l’assassino, con in mano blocchetti per appunti e matite con le orecchie tese ad ascoltare le parole degli agenti. Con un passo avanti prende la parola l’agente Rossi, che austero si rivolge a loro:

“Vi abbiamo convocato qui perché siamo pronti per fornirvi il profilo del S.I.”, detto questo tocca alla brillante profiler italiana parlare.

“E’ un uomo bianco tra i 20 e i 30 anni, di alta borghesia. Uccide donne giovani che ritiene “inferiori” a sé. “ si ferma in un attimo di esistazione

“Infatti le sue vittime sono ragazze che fanno parte di una classe sociale bassa, sono extracomunitarie, o ragazze che vivono in quartieri degradati” spiega meglio Emily

“Presumiamo sia un uomo di bell’aspetto, abborda le donne la sera, le convince ad andare con lui, le tramortisce picchiandole e poi le porta, presumiamo, a casa sua dove le uccide e infligge loro queste ferite” continua Clelia, mostrando le foto dei corpi delle vittime.

“è convinto di essere superire a loro, per questo le uccide e cerca di abbellire i loro corpi con questi strani disegni” dice Reid

“Si è trasferito da poco in città, ha un accento italiano, simile al mio” dice Clelia, dopo essere stata interrotta dal ragazzo.

“è un narcisista per questo abbiamo indetto una conferenza stampa. Sapere che ha anche un soprannome lo farà sentire sotto le luci della ribalta e lo spingerà a venire allo scoperto, così lo prenderemo” spiega Hotch.

“Cercate di parlare con le ultime persone con cui hanno avuto contatti le vittime, probabilmente una di quelle è l’Artista” consiglia Rossi ai poliziotti

“Se notate qualcuno che fa troppo domande, o è troppo insistente, state allerta potrebbe essere l’S.I.” dice Morgan

“Fate attenzione, secondo i suoi ideali quello che fa è giusto. Sta combattendo per una giusta causa e se non vi ritiene abbastanza importanti per la società non ci penserà due volte a farvi fuori.” Conclude Clelia con la sua solita espressione fredda.

 I poliziotti bisbigliando tra di loro escono dalla stanza, quando tutti sono fuori dalla stanza Hotch si riferisce alla sua squadra:

“Morgan, Prentiss e Landini andate al supermarket dove è andata l’ultima vittima e chiedete se hanno visto qualcuno parlare con lei” i tre diligentemente si dirigono verso il piccolo supermercato. Una volta entrati, un uomo di colore con un grembiule sozzo dietro la cassa li saluta scortesemente con un cenno della mano.

“Salve, siamo del F.B.I. siamo qui per farle alcune domande” si presente Emily estraendo il distintivo e mostrandolo all’uomo.

“Ci avrei giurato che foste sbirri.” Borbotta l’uomo chiudendo la rivista che stava leggendo.

“Per caso ha visto questa donna ieri sera sul tardi?” gli mostra la foto della vittima Morgan

“Si, Caroline, viene spesso qui. Cosa ha combinato questa volta?” risponde l’uomo con un’ accenno di risata.

Veramente… è morta. È stata assassinata una volta uscita da qui.” Si rivolge a lui Clelia

“No, non può essere vero.” Bofonchia l’uomo lasciandosi cadere sulla sgabello dietro di lui con lo sguardo perso.

“Lui può aiutarci a trovare l’assassino. Mi dica,ha visto Caroline parlare con qualcuno la scorsa notte?” cerca di incoraggiarlo l’italiana

“No.”

“Ci pensi bene. Ogni minimo dettaglio può essere utile” lo esorta la ragazza

“Bè ora che ci penso, c’era un ragazzo. Aveva in mano un caffè, credo, e glielo ha rovesciato addosso. Lei credeva che non l’avesse vista ma io ho capito subito che lui l’aveva fatto a posta. Ma non  ho pensato a niente di male, sa i soliti trucchetti per fare colpo su una ragazza, per attirare l’attenzione. Caroline ha pagato seguita dall’uomo e poi sono usciti insieme parlando”, i tre si guardano negli occhi, quell’uomo era lui l’Artista.

“Aveva già visto quest’uomo prima?” chiede Morgan scrutando il commesso.

“Si. Da qualche mese bazzica per questo quartiere.”

“Che aspetto ha?” chiede Prentiss estraendo il suo blocchetto nero e prendendo appunti

“Bè è un uomo che in questo ambiente risalta. Indossa sempre vistiti eleganti e anche il suo modo di fare è raffinato. Insomma un uomo che stona con l’ambiente. Fisicamente è alto, magro, capelli neri e occhi chiari ma non ricordo bene il colore” cerca di sforzarsi l’uomo

“Non fa niente ci è stato di grandissimo aiuto” gli dice Clelia, per poi salutare e uscire insieme ai suoi colleghi dallo squallido supermarket. Clelia però è turbata da quello che le ha riferito l’uomo, l’S.I. ha i capelli neri, no, non può essere, Gabella ha capelli biondi, lo ricorda bene. I capelli ramati, gli occhi di ghiaccio ed un sorriso compiaciuto stampato sulla faccia, non riuscirà mai a togliersi dalla testa quel viso, il volto di un assassino. Questo è l’unico dettaglio che fa vacillare l’ipotesi della ragazza.

Tornati alla centrale riferiscono quanto scoperto al resto della squadra.

“Sarà meglio andare. Torneremo domani.” Dice Hotch dirigendosi con gli altri verso l’uscita.

 

La squadra si divide in due gruppi come prima. Quando sono quasi arrivati Hotch si rivolge, per la prima volta durante tutta la giornata a Clelia.

“Landini è inutile che torni con noi, ti lascio al tu albergo”

“Preferirei di no. Ho lasciato alcune cose che mi servono, provvederò  poi io a tornare” risponde la ragazza con tono scortese. Non poteva tornare in albergo doveva andare da Garcia per cercare Gabella.

Arrivati alla centrale la ragazza si dirige verso la sua scrivania fingendo di raccogliere alcune carte, poi con la borsa a tracolla si avvia verso la stanza di Penelope.

“Ehi stai andando da Garcia?” le dice sottovoce Reid correndole incontro

“Ma perché tu fai sempre delle domande ovvie? Certo che sto andando da Garcia!” dice la ragazza facendo roteare gli occhi.

“Aspettami là, io vado prima a prendermi un caffè” il ragazzo sembra non sentire le provocazioni della ragazza che sbuffando apre la porta della stanza e facendo capolino con la testa chiede:

“Posso?”

“Ma guarda guarda chi è venuto a trovarmi! La nostra cara italiana! Entra pure tesoro!” sorride la ragazza seduta davanti a decine di monitor

“ Garcia ho bisogno di un favore!”

“Tutto quello che vuoi fragolina!” Clelia adorava il soprannome che le aveva dato.

“Mentre stavamo esaminando la scena del crimine ho trovato questo ciondolo, io e Reid pensiamo che sia dell’Artista, il cui nome del sospettato in Italia inizia proprio con la lettera A, dovresti cercarmi informazioni su questo Alessandro Gabella!”

“Consideralo già fatto!” comincia a battere le dita sulla tastiera davanti a lei “Allora stai collaborando con il nostro genietto?”ammicca la donna all’italiana.

“Chi scusa?” chiede la ragazza sinceramente sorpresa.

Woo la nostra bella italiana non sa delle capacità del nostro dottor Reid” le risponde la ragazza facendosi sfuggire una risata

“Capacità? Quali capacità?”

“E no mia dolce fragolina! Lascio a te il piacere di scoprirlo!” e mentre pronuncia questa frase fa la sua entrata nella stanza il giovane ragazzo con una tazza fumante di caffè in mano

“Scoprire cosa?” chiede per cercare di intromettersi nel discorso delle ragazze

“Niente” rispondono all’unisono.

“Bene, comunque ci vorrà un’po prima che il computer elabori tutti i dati, vi farò avere i risultati domani mattina” dice Garcia

“Grazie, Garcia, ti devo un favore… ah un’ultima cosa, potresti non dire niente a Hotch?” la saluta l’italiana poggiando la sua mano sulla spalla di Penelope

“Si tranquilla ma perché?”

“Storia lunga” taglia corto Reid dirigendosi con la riccia verso la porta. Usciti dalla piccola stanzetta, regno dell’eccentrica informatica, i due camminano di fianco senza parlare, Clelia guarda dritto davanti a sé con lo sguardo duro mentre Reid le lancia delle occhiate credendo di non essere visto, poi prende un respiro profondo e decide di tentare, di rivolgere ancora una volta la parola alla gelida Italiana:

Ehmm chi ti riaccompagna in hotel?” dice schiarendosi la voce

“Non so, penso Morgan come al solito” risponde l’italiana senza guardarlo.

“Sai il tuo hotel non è molto lontano da dove abito io, potrei accompagnarti io” non riesce a capire perché le stia dicendo questo, si maledice ogni volta che una frase esce dalla sua bocca

“No ti ringrazio.” Il solito tono freddo, sentirlo è come farsi trapassare da una lama affilata. In quel istante Prentiss corre incontro ai due giovani dirigendosi verso Clelia:

“Landini, Morgan mi ha detto di dirti che non può riaccompagnarti perché ha avuto un contrattempo,  ma ti riaccompagno io tranquilla “

“No no, Prentiss mi è di strada, riaccompagno io Landini” si intromette Spencer non riuscendo, ancora una volta, a trattenersi.

“Fantastico! Allora a domani” risponde Emily andandosene, senza lasciare a Clelia tempo per rispondere.

“Splendido!” dice la rossa facendo roteare platealmente gli occhi e sbuffando dirigendosi verso l’auto.

Durante il tragitto la ragazza continua ancora a pensare a quello che il commesso le aveva detto, e Spencer accortosi del espressione pensosa della ragazza, ancora una volta non riuscendo a trattenersi le chiede:

“Landini, tutto bene? “

“Si, è solo che c’è qualcosa che non torna…” le risponde la ragazza scostando un ciocca riccia finitagli sul viso

“Cosa?”

“Il commesso del supermarket ha detto di aver visto uscire la vittima con un’ uomo dai capelli neri, mentre Gabella li ha biondi ne sono certa!”

“Bè dov’è il problema? Può averli tranquillamente tinti.” Le risponde il ragazzo con naturalezza.

“Oh mio Dio ho ragione, come ho fatto a non pensarci prima. Reid sei un genio!”  le dice la ragazza sorridendo,

“Lo so!” le risponde il ragazzo con un sorriso compiaciuto sulle labbra. Sapeva che Clelia non era a conoscenza delle sue “capacità” e questo gli permetteva di essere più naturale con lei, senza la paura che lei lo considerasse come un fenomeno da baraccone.

“A proposito, come mai alcuni ti chiamano genio?” chiede la ragazza ricordandosi quello che le aveva detto Garcia poco tempo prima.

“è solo un soprannome ironico” risponde il ragazzo. Non vuole mentirle, ma qualcosa dentro di lui, ancora quel,’impulso che non riesce a controllare, lo fa mentire spudoratamente. La ragazza continua a guardarlo mentre il ragazzo ha gli occhi puntati sulla strada, e le viene in mente una cosa e senza pensare dice:

“Sai cominci a piacermi Reid!” , solo dopo aver pronunciato quello parole si rende conto della gravità della cosa. Le vecchia Clelia non l’avrebbe mai detto, avrebbe giurato guerra a quell’uomo per tutta la vita, ma ora lei comincia a sciogliersi e la vecchia Clelia a scomparire. Il ragazzo risponde con un sorriso mentre ha il volto in fiamme. Fortunatamente arrivano al albergo della ragazza.

“Allora a domani! Buonanotte Landini!”

“Buonanotte Dottor Reid!”

 

 

Ciao a tutti!!! Chiedo scusa per i ritardo, ma sono stata impegnata con gli studi. Ecco il quinto capitolo di questa storia che continua a piacermi sempre di più, forse è troppo lungo ma non riuscivo a fermarmi. Vorrei sapere che ne pensate a come sta andando fino ad ora, se vi ha deluso, se vorreste cambiare qualcosa ecc… ringrazio ancora una volta quelli che leggono, siete in tanti anche se pochi si fermano a commentare, e tutti quella che l’hanno messa tra le seguite-preferite-ricordare, e un grazie speciale a tutti quelli che lasciano delle recensioni, non so come farei senza i vostri incoraggiamenti. Baci a tutti!!!!

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Capitolo 6
*** Blue eyes ***


Un’altra intensa giornata sta per cominciare per Clelia, dalle serrande abbassate della finestra cominciano a trapelare i primi raggi del alba, illuminando leggermente il viso placidamente addormentato della ragazza. Dal suo vecchio telefono suona la sveglia, lentamente apre gli occhi ancora assonnati, e scostando una ciocca di capelli dal viso si alza dal letto stiracchiandosi. Dentro il suo pigiama color glicine, si avvia tranquilla a piedi nudi verso il bagno; una violenta doccia fredda aiuta la ragazza a svegliarsi definitivamente ed esce la bagno canticchiando una delle sue canzoni preferite, Paradise City dei Guns n Roses. Era di nuovo felice, strano per lei esserlo per due giorni di seguito,passa di fronte allo specchio,decide di fermarsi un istante a guardarsi: Clelia non si è mai piaciuta, anzi si è sempre definita brutta fin dalla adolescenza, e a poco valevano i continui complimenti ricevuti per il blu dei suoi occhi e per il rosso fragola dei suoi capelli; lei continuava insistentemente a vedersi brutta e i pochi chili in più alimentavano la sua convinzione, non è infatti un giunco ma ha il classico corpo della donna mediterranea con tutte le forme al posto giusto anche se con una taglia in più. Ma quel giorno guardandosi si vedeva migliore, più bella e sorridendo alla sua immagine si dirige verso l’armadio, prende il solito modello classico nero di pantalone, abbina su di esso una camicia verde acqua a cui arrotola le maniche e un gilet nero. Prepara la sua borsa e proprio mentre indossa gli occhiali da sole, dei Ray-Ban  a goccia scuri, sente bussare alla porta, subito si dirige ad aprirla:

“Buongiorno Landini!” il suo adoratoamato collega, che le sorride e la saluta sventolando in aria la mano.

“Buongiorno Reid! Come mai sei venuto tu?” chiede la ragazza un po’ seccata ma dentro di lei, anche se non voleva ammetterlo felice.

“La squadra sta andando a Madison, ma sono venuto io perché dobbiamo passare da Garcia non ricordi?”

“Oh certo! Bene andiamo allora!”  chiude la porta alle sue spalle e si avvia lungo lo stretto corridoio seguita dal suo giovane collega.

Una volta in macchina è Spencer il primo a rompere il silenzio:

“Landini ti va  di fare colazione prima di andare a lavoro? Una buona dose di zuccheri è l’ideale per iniziare la giornata”

“Dovrei bere quella schifezza che voi americani avete il coraggio di chiamare caffè?” gli risponde la ragazza con tono di voce acido ma sorridente “Ci sto!” continua poi la ragazza sorridendo al ragazzo “ Ma non voglio spendere neanche un euro, voglio dire un dollaro per quella schifezza!” dice al ragazzo ridacchiando

“Questo vuol dire che io devo offrirti la colazione?” domanda retoricamente il ragazzo ridendo anch’egli

“Certo!”  afferma la ragazza guardandolo mentre sorride con gli occhiali da sole sul volto, in quel istante la ragazza sente una fitta allo stomaco e il suo cuore saltare un battito, non provava una cosa del genere da molto tempo. Intanto la macchina si ferma davanti a un piccolo locale, i due scendono dall’auto ed entrano.

“Pensavo che gli americani facessero colazione con uova e pancetta!” dice la ragazza addentando la sua ciambella seduta al tavolo di fronte al Reid.

“Bè non tutti!” risponde il ragazzo con un sorriso sghembo e sorseggiando il suo caffè,

“Mamma mia è davvero disgustoso!” esclama la ragazza con un espressione di disgusto sul volto dopo aver bevuto anche lei un sorso del suo caffè.

“Vorrei tanto sapere cos’ha di diverso il caffè italiano?” ride Spencer

“Bè intanto ha sapore. E comunque la cucina italiana non teme rivali”

“Si certo, pizza, spaghetti, mozzarella” dice il ragazzo con il suo stano e alquanto bizzarro.

“Una settimana in Italia e ingrasseresti anche tu bello!” ride la ragazza mischiando all’americano anche un po’ di italiano

“Comunque il tuo accento italiano fa schifo!” lo pizzica la rossa alzandosi dal tavolo e buttando il bicchiere di carta contenente il caffè.

“Oh credimi neanche il tuo americano è perfetto!” ribatte il ragazzo per niente offeso dalla battuta della ragazza.

I due si dirigono verso la macchina continuando durante il tragitto a parlare e a scherzare, finché arrivati alla centrale assumono un’ espressione seria e in silenzio si avviano verso la stanzetta dell’informatica.

“Ehi Garcia, è tutto pronto?” entra nella stanza Clelia con un brillante sorriso impresso sul volto che le illuminava ancora di più gli occhi blu.

“Certo mia dolce fragolina di bosco!” dice l’altra rossa digitando delle cose sulla sua tastiera e facendo apparire sullo schermo del suo computer il volto dannatamente bello di Alessandro Gabella, i capelli color dell’oro gli incorniciavano il volto dalla carnagione chiara sul quale brillavano i terribili gli occhi cerulei.

“Allora, Alessandro Gabella nato a Milano, ha 29 anni. È il figlio di Carlo Gabella il grande magnate italiano. È molto ricco, è laureato in ingegneria ma non ha mai lavorato. Ha sempre fatto parte di gruppi nazisti, e ha 17 anni è stato incriminato per aver massacrato un barbone, poi è stato arrestato da voi ma è stato rilasciato per mancanza di prove”

“Si ma queste cose le so già vai avanti!” la esorta l’italiana

“La sua ragazza circa un anno fa è stata uccisa da una tossicodipendente in una rapina finita male” continua la ragazza

“quando è successo?”  chiede Clelia

“Il 23 settembre”

“Ad un mese dal primo omicidio!” dice la ragazza guardando il suo collega

“Potrebbe essere il fattore scatenante” esclama il ragazzo

“Dal settembre invece, di quest’anno in Italia si sono perse le sue tracce, sembra essere sparito!” dice la donna affranta guardando i due giovani.

“Quando il bastardo è venuto in America. Adesso sono sicura che sia lui l’Artista” dice Clelia

“Aspettate, ho trovato qualcosa. Ha usato la sua carta di credito per un prelievo a Madison proprio due settimane fa, ma qui non esiste nessun Gabella deve aver cambiato nome”

“Anche lui commette degli errori. Garcia non puoi accedere ai video della sorveglianza della banca?” dice Spencer sorridendo all’italiana per incoraggiarlo.+

“Ma certo, cucciolotto.” Risponde l’informatica cominciando di nuovo a battere le dita sulla tastiera e facendo comparire dopo qualche minuto il video della banca

“Allora il nostro SI ha fatto il suo prelievo intorno alle sette, quindi avanti veloce fino a quell’ora e, eccolo li, mi sembra lui!” dice Penelope puntando il dito contro la tastiera.

“Si si è proprio lui. Ha i capelli neri ma è lui. Non scorderò mai il suo sguardo.” Dice la ragazza.

“Ma siamo in un vicolo cieco, sappiamo che è lui il nostro S.I. ma non sappiamo dove si trova adesso, che nome ha” continua l’italiana

“Aspetta, siamo dei profiler, allora, proviamo ad entrare nella sua mente. Ha sempre vissuto nel lusso, e quindi avrà sicuramente acquistato una casa grande e bella. Che però si trovi vicino al quartiere dove è stata trovata l’ultima vittima. Quindi Garcia puoi cercare le case che negli ultimi mesi sono state comprate lì?” le chiede Spencer dopo aver fatto il suo ragionamento

“Certo!  Sono state acquistate cinque case”

“Bene, elimina quelle che sono da ristrutturare, e quelle che si trovano in posti affollati, ha bisogno di una casa isolata perché è lì che porta le sue vittime” continua la sua spiegazione il giovane genio

“Ecco ne rimane solo una, questo è l’indirizzo!” esclama trionfante l’informatica.

“Bene io vado lì!” dice Landini con un espressione corrucciata sul volto uscendo velocemente dalla stanza, inseguita dal ragazzo.

“Non puoi andare lì da sola! Dovremo chiamare Hotch!” la prende per un braccio il ragazzo costringendola a voltarsi.

“No, è escluso. Non possiamo chiamare Hotch, lui non mi crede e se mi sbagliassi anche questa volta non potrei sopportarlo” ammette la ragazza abbassando lo sguardo.

“Allora io verrò con te!”le dice il ragazzo

“Non ho bisogno di una balia so cavarmela da sola.” Dice la ragazza guardandolo e cercando di liberarsi dalla stretta del ragazzo

“Chi ti porterà se non sai guidare?”

“Ho preso la patente, e se sai guidare tu posso farlo tutti” cerca di essere cattiva la ragazza, ma il ragazzo non demorde:

“Non sei neanche armata. Io invece si”

“Oh perché questa è vera? Pensavo fosse di plastica” dice la ragazza con un sorriso beffardo sul volto sfiorando l’arma che il ragazzo aveva attaccato alla cintura.

“Le tue battutine non mi faranno cambiare idea. Verrò con te, e basta” conclude il ragazzo con il volto diventato ormai paonazzo.

“D’accordo. Andiamo!” dice la ragazza sbuffando.

 

“è una pessima idea.” Si lamenta Spencer , quando sono ormai arrivati davanti alla residenza del probabile S.I.

“Sei stato tu a insistere per venire!” dice la ragazza facendo per aprire lo sportello, ma la mano affusolata del ragazzo la blocca.

“Se è lui l’Artista potrebbe essere pericoloso. Fai attenzione!” Il mare blu degli occhi di Clelia incontra il calore di quelli di Reid, quegli occhi che sono in grado di sciogliere il ghiaccio intorno al cuore della ragazza, le guance di entrambi iniziano a colorarsi di rosso per quel lungo sguardo, il cuore di entrambi batte forte ed entrambi provano qualcosa che durante la loro vita non hanno mai provato. Ha sciogliere l’incantesimo di quel istante è Clelia che con la sua solita glacialità batte tre colpi sulla mano morbida del ragazzo sopra la sua e dice sorridendogli:

“So badare a me stessa. Tu piuttosto sta attento a te!” ed esce dalla macchina.

 

 

 

 

Salvee!! Esordisco dicendo subito che questo nuovo capitolo non mi convince molto, sarà il delirio della febbre, ebbene si, sono l’unica capace di prendersi la febbre ad aprile con queste bellissime giornate di sole. Ma non voglio annoiarvi con inutili ciance, ringrazio tutti quelli che mi leggono e che mi seguono, siete in molti e i ringrazio, ma una grazie speciale va a chi si ferma ogni volta a commentare, davvero un milione di bacii… fatemi sapere cosa ne pensate, perché ripeto, a me non è piaciuto molto. Grazie ancora e BACI!!

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Capitolo 7
*** Catturati ***


A guardia dell’immensa residenza vi è un imponente cancello di ferro battuto con affianco un video citofono. Clelia preme il pulsante, attende, nessuna risposta. Spencer cautamente poggia una mano sul cancello, è aperto. Brutto segno. Senza parlare fa un cenno con la testa alla sua collega e entrando istintivamente poggia la mano sulla fondina della pistola che tiene attaccata in vita. Ora i due profiler si muovono a passo cauto, un piede dietro l’altro attenti a non fare rumore. Arrivano vicino alla porta, la ragazza passa avanti al giovane, sale i tre gradini e si avvia inspirando profondamente verso il secondo campanello. Suona. Ancora una volta non ottiene risposta. Con uno sguardo grave, preoccupato si volta verso il suo collega che la guarda con i suoi immensi occhi spalancati. Uno sguardo basta per capirsi, la situazione sta degenerando, l’auto del ipotetico padrone di casa è parcheggiata all’interno del garage e, se quella è la dimora dell’Artista probabilmente sa che sono lì e sono in grave pericolo.

“Dobbiamo dividerci. Io vado di là!” sussurra al suo collega la rossa muovendo la testa piena di ricci verso destra.

“Non pensarci nemmeno! Rimaniamo uniti.” Al ragazzo non può non tornare in mente l’esperienza trascorsa, quando per un errore del genere venne rapito da un S.I.  e torturato.

“Smettila Reid! Voglio solo dare un’occhiata dentro!” comincia ad inalberarsi la ragazza che odia essere contraddetta

“Quando questa storia sarà finita ti racconterò perché l’idea di separarci è pessima. Non è il momento di metterci a litigare, vai avanti tu io ti guardo le spalle!”

Facendo roteare platealmente gli occhi e sbuffando la ragazza a grandi falcate si dirige verso l’angolo destro della casa, con il suo collega con la pistola sguainata tra le mani che continua a guardarsi intorno. Le finestre della villa sono tutte oscurate da pezzi di stoffa neri, non si riesce a vedere niente. Dopo aver attraversa tutto il lato destro la ragazza svolta verso il lato posteriore della casa, il ragazzo rimasto in dietro la perde di vista solo per un attimo.

Appena svoltato l’angolo la ragazza sente premersi contro la bocca e il naso una fazzoletto di seta bianco. L’odore dell’etere etilico le inonda le narici e la bocca, cerca di opporre resistenza ma la presa è troppo salda. Respirare comincia a diventare pesante, le gambe a cedere, le palpebre cadono davanti agli occhi. La testa è pesante la forza nelle braccia si perde, e tutto diventa buio.

Spencer che era rimasto in dietro di pochi passi, dopo aver perso dalla propria visuale l’italiana accelera  il passo. Poi ode un mugolio sordo, un grido strozzato, il rumore di piedi che stridono sul selciato. Il tutto in una frazione di secondo. Comincia a correre, e grida, grida il suo nome, come non ha mai gridato : “Clelia!” “Clelia rispondimi”, i pochi metri che lo separano da lei gli sembrano decine di migliaia di miglia, e il tempo per percorrerlo sembrava essere lungo migliaia di anni. Quando finalmente gira l’angolo ha solo il tempo di vedere i piedi della ragazza coperti dalle scarpe nere laccate di lucido, il corpo dentro casa in mezzo alla porta del retro; poi un rumore sordo un dolore lancinante alla testa, il calore del sangue che cola dalla ferita su di essa e poi il buio.

 

“Dove  diavolo sono Reid e Landini?” chiede Hotch agli altri membri della sua squadra. Sono tutti nella centrale della polizia di Madison tranne loro due.

“A quest’ora dovrebbero essere già arrivati, anche se Reid guida ad una velocità pari al passo di una lumaca!” scherza JJ certa di vedere il suo collega in compagnia della rossa entrare a minuti.

“Sono due ragazzi, sapete com’è si saranno fermati a…. “parlare”” dice Morgan enfatizzando la sua frase e bagnandola di un chiaro doppio senso, ignorando anche lui la gravità della cosa.

“Smettila, questa storia non mi convince. Prova a chiamare Reid” Prentiss è più preoccupata.

“D’accordo. “ L’uomo di colore estrae dalla tasca il suo cellulare e digita velocemente il numero di Spencer per poi portarsi il cellulare all’orecchio. Squilla. Dopo cinque squilli la telefonata viene interrotta.

“Ha spento, probabilmente stanno arrivando, o sono  impegnati in altro.” scherza di nuovo Derek rivolgendosi a Prentiss.

 

“Ora sto iniziando a preoccuparmi anche io!” dice Morgan alla sua collega sorseggiando del caffè “è passata quasi un’ora, e sinceramente non credo che il nostro ragazzo possa reggere fino a tanto” cerca ancora di buttarlo sullo scherzo nascondendo una forte preoccupazione.

“Smettila di fare lo stupido a chiama ancora” lo riprende Emily, Morgan riprende il telefono a attiva la chiamata rapida. Questa volta il cellulare di Reid è morto.

“Hotch, abbiamo richiamato Reid e il suo cellulare non dà segni d vita” corrono verso gli altri agenti.

“Calmiamoci, questo non significa che sia successo qualcosa di brutto” si alza l’agente Rossi,

“Proviamo a telefonare a Landini, il suo numero dovrebbe essere nel suo fascicolo” dice JJ aprendolo ansiosamente e digitando il numero sul telefono dell’ufficio. Anche il cellulare di Clelia è morto.

 

L’odore di muffa le entra nel naso. A stento riesce ad aprire gli occhi, l’ambiente intorno a lei comincia a definirsi. È seduta a terra, la schiena contro il muro, le mani legate alla parete da due vecchie manette, la sua testa ancora pesante e poggiata sul qualcosa. È la spalla ossuta di Reid. I suoi occhi blu cominciano ad abituarsi all’oscurità, cerca di guardare in faccia il suo collega, è svenuto e ha del sangue rappreso sulla fronte. Cerca di svegliarlo. Poi cerca di forzare le manette che la tengono legata al muro, non ci riesce. L’ambiente in cui si trova è sudicio, l’aria umida puzza di muffa, il muro è senza intonaco e il pavimento sporco, le sembra di sentire anche lo squittire dei topi, nel buoi si intravede l’ombra di una scala che porta verso l’alto, probabilmente si trovano in una cantina. Il ragazzo di fianco a lei comincia a muoversi e a mugugnare qualcosa di indecifrabile.

“Reid! Reid sei sveglio? Stai bene? Oh mio Dio Parlami Reid!”  dice la ragazza in preda agli isterismi, cosa che a lei non si addice proprio.

“Calmati Clelia, sto bene. Mi fa solo male la testa” la chiama per nome, ora le sembra così rassicurante sentire la voce del suo collega chiamarla per nome.

“Reid siamo in una specie di cantina.” Mentre la rossa pronuncia queste parole la porta  sopra la rampa di scale si apre, facendo entrare della luce che brucia gli occhi dei due profiler rimasti per troppo tempo al buio. Si richiude subito, e un passo felpato scende le scale.

“Ben svegliati! Agente Reid e Landini!” una voce simile al ringhio di un lupo e un paio di occhi azzurri compaiono di fronte la ragazza.

 

 

Cia a tutti!!  Questo capitolo è più corto degli altri ma per dare suspense l’ho tagliato in tre parti. Devo ammettere che sono molto soddisfatta di questo capitolo. E voi? Fatemi sapere le vostre opinioni. Vi ringrazio ancora una volta e come sempre Baci a tutti!!!

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Capitolo 8
*** Un fiore tra la neve del cuore. ***


Nel buio della stanza rifulgono solo quei maledetti occhi celesti che ora la stanno fissando. Lunghi brividi corrono lungo la schiena della ragazza insieme a perle di sudore che scendono sul suo volto niveo. L’uomo nel buio si dirige verso qualcosa,si avverte un piccolo clicchettio. La luce di una lampadina appesa al soffitto illumina  la stanza in cui si trovano i due ragazzi: il muro scalcinato, residui di schizzi di sangue sulle pareti, e un tavolo d’acciaio posto al centro di essa. La luce fioca illumina l’uomo mostrandolo nella sua figura. La ragazza ha tutto chiaro, ha ragione, ha sempre avuto ragione, fin dall’inizio, è Gabella l’assassino non ci sono più dubbi ormai. Il capelli color del grano hanno lasciato spazio alla tintura corvina, ma i lineamenti del volto e quegli occhi cerulei sono sempre li stessi. L’uomo rimane in piedi a fissare dall’alto i suoi prigionieri, ha in mano i distintivi dei due giovani, la pistola di Spencer e altri fogli.

“Clelia Landini, non ci siamo già visti io e te?” si rivolge alla ragazza  fingendo di scrutare ancora il distintivo della ragazza per poi scoppiare in una rumorosa risata. La ragazza non risponde alle provocazioni del maniaco, ha solo una espressione di disgusto sul volto e i brividi nel incrociare lo sguardo con gli occhi di Gabella.

“E tu? Sei l’agente speciale dottor Spencer Reid, piacere di conoscerti!” continua l’uomo aprendo una di quei fogli cha ha in mano leggendolo.

“In Italia mi chiamano Alessandro Gabella, qui sono James Green, ma tutti  mi conosco ormai come L’Artista!” dice poi come a volersi presentare,facendo un grosso inchino davanti ai due, mostrando chiaramente il suo narcisismo, e poi mettersi di nuovo a ridere.

“Sai Clelia, non pensavo che saresti mai riuscita a prendermi. Mi hai davvero sorpreso. Quando ti ho vista arrivare con il tuo collega dalle telecamere di sicurezza non riuscivo a credere ai miei occhi”

“Bè non ti sei dimostrato furbo come credevo. Hai fatto anche tu un errore, ed è dentro la mia tasca. Prendilo così vedrai!” lo intima la ragazza dopo aver riacquistato la sua naturale freddezza, facendo cenno all’assassino verso la sua tasca. L’uomo si fionda verso di lei e con foga infila la mano nella sua tasca ed estrae il ciondolo che aveva perso sulla scena di un delitto. Per un attimo lo guarda perplesso, e sul suo volto compare quasi un espressione umana, di rammarico verso se stesso, ma subito nei suoi occhi si riaccendo lo stesso barlume di pazzia e crudeltà che aveva avuto fino a quel momento.

“Lo riconosci? È tuo…” lo stuzzica la profiler aprendo anche lei questa volta la sua bocca in un sorriso compiaciuto e beffardo. 

L’uomo in un istante le è addosso e la afferma  rudemente per capelli, facendole piegare la testa all’indietro, tirando con foga. La ragazza resta in silenzio mentre quel l’uomo la strattona per i ricci rossi e continua insistentemente a guardarlo negli occhi. Reid che fino a quel momento era rimasto in silenzio, vedendo L’Artista toccare la sua collega non riesce a trattenersi.

“Lasciala stare!” urla. Gabella si gira nella sua direzione, poi inaspettatamente lascia i capelli della ragazza e si avvicina pericolosamente al viso di Spencer

“Ehi ragazzino, cosa c’è? Ti importa di questa donna? È solo una donna. Io so delle tue capacità, non dovresti nemmeno parlare con gente come lei. Lei è un assassina!” Gli enormi occhi di Reid continuano a guardare quelli del uomo non capendo a cosa si riferisca, così come lo sguardo di Clelia si posa interrogativo sui due uomini. Alessandro intuito che Clelia non sapeva, si alza,prende di nuovo i fogli che aveva in mano e legge:

“Spencer Reid, ha un quoziente intellettivo di 187, si è diplomato a soli 12 anni ed è laureato in chimica, ingegneria e matematica, ha poi dei dottorati in psicologia e sociologia. È entrato a far parte del F.B.I. a soli 24 anni.” Mentre ascoltava queste parole la ragazza guardava il suo collega che con il viso corrucciato cercava di distogliersi dalla vista della ragazza.

“Clelia non lo sapevi? Probabilmente non ti avrà ritenuto all’altezza. Ho preso informazioni anche su di te, molto tempo fa. E so tutto di te, so anche che sei una sporca assassina.”

Questa volta è Spencer a guardare la ragazza,che con gli occhi pieni di odio dice:

“Ti ucciderò brutto figlio di puttana! “ quasi urla.

“No, sarò io ad ucciderti!” dice l’uomo girando i tacchi e salendo le scale dicendo “Ora vado a sentire i notiziari. Vediamo se si parla di me, poi vedrò cosa fare con voi” detto questo apre la porta ed esce.

 

I due ragazzi si guardano, la prima a parlare è Clelia:

“Hai un Q.I. di 187 e non me l’hai detto? Ora si spiega quella tua aria da saputello saccente del cavolo!”

“Clelia, non è il momento di parlarne. Dobbiamo andarcene da qui!” dice il ragazzo cercando di forzare le catene. La ragazza rimane ferma a pensare,poi guarda il giovane con gli occhi gonfi di lacrime:

“Smettila Reid! Non funziona!”

“No, deve funzionare. Dobbiamo andarcene da qui!” il ragazza continua a muoversi

“Reid è inutile. Ci Ho già provato io!” gli ripete questa volta la voce è graffiata dal pianto.  Ma il ragazzo non ha nessuna intenzione di fermarsi.

“Reid finiscila, smettila, ti prego!” gli urla la ragazza, esplodendo in un pianto amaro. Aveva dimenticato quando è stata l’ultima volta che ha pianto. I suoi occhi blu annegano nelle lacrime, i contorni arrossati li fanno risplendere ancora di più, Spencer guardandoli, così belli ma così pieni di sofferenza vorrebbe abbracciarla e dirle che va tutto bene ma la situazione e le catene glielo impediscono.

“Reid ho un piano. Ma devi promettermi che farai qualsiasi cosa io o lui ti chieda di fare. Solo così potrai salvarti e arrestare quel bastardo,”

Ma… ma cosa stai dicendo?” balbetta il compagno

“Reid conosco quel uomo, so quali sono i suoi punti deboli, fa come ti dico e non ti capiterà niente di male”

“Perché parli solo di me? Io non vado da nessuna parte senza di te. Ti tirerò fuori da qui..”

“Reid, non c’è via di scampo da quest’uomo. Mi ucciderà e lo farà davanti a te, anzi, molto probabilmente ti chiederà di aiutarlo perché ha una forte stima di te, e tu dovrai farlo! Ti prego, devi farlo! Così riuscirai a scappare e a prenderlo.

“Non pensare nemmeno che io ti lasci morire. Starò al piano ma quando mi avrà liberato lo ucciderò”

I due si scambiano un lungo sguardo, nel perdersi in quello sguardo la ragazza ritrova un po’ della sua pace, il calore di quegli occhi era l’unico capace di far nascere un croco tra la neve del suo cuore.

 

Nella centrale della polizia si sta diffondendo il panico, più i minuti passavano senza Reid e Landini, più la certezza che fosse loro successo qualcosa serpeggiava nella mente dei loro colleghi. Morgan E Prentiss sono usciti con il suv per la città con la speranza di trovarli. JJ continua a telefonare a tutti gi ospedali della contea per accertarsi che i due non siano stati coinvolti in un incidente. Hotch e Rossi, insieme col detective Foster continuavano a formulare delle ipotesi.

“Proviamo a telefonare a Garcia, forse lei sa qualcosa!” l’idea brilla nella mente del più anziano della squadra, mentre Hotch annuisce con la testa ed estrae il suo cellulare chiamando l’informatica, che subito risponde con voce piuttosto tranquilla.

“Pronto! Parla il genio della lampada, chiedete e vi sarà dato…

“Garcia, hai per caso visto Landini e Reid? Sai dove posso essere andati?” la voce grave di Hotch fa intuire subito alla ragazza che le cose vanno male, e lei essendo a conoscenza della verità rimane gelata nella sua postazione e le parole le muoiono in gola. Dopo aver ripreso fiato riesce a biascicare:

P-perché? È successo qualcosa?”

“Sarebbero dovuti arrivare qui due ore fa. Cominciamo a preoccuparci! Pensavamo che tu sapessi qualcosa..” la ragazza lo interrompe

“Oh mio Dio!”

“Garcia, sai qualcosa? Parla ti prego!”

“Le avevo promesso di non dire niente ma ora c’è la sua vita in pericolo. Clelia e Reid hanno indagato da soli su quel sospettato italiano, Gabella, e l’hanno trovato. È davvero qui in America.  Abbiamo trovato il suo nuovo indirizzo e ho sentito che loro si sarebbero diretti là… oh mio Dio li ha presi lui!”

 

 

Salve!!!! Ecco un nuovo capitolo! È abbastanza corto ma ho deciso di farlo così per aumentare la tensione! Fatemi sapere cosa ne pensate perché c’è qualcosa che non mi convince in questo capitolo! Comunque sia una grazie straordinario a tutti quelli che leggono ma soprattutto a chi ogni volta mi lascia un commento!! Baciiii

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Capitolo 9
*** Tu ricordati di me ***


La porta in cima alle scale si apre di nuovo. Passi pesanti scendono le scale, L’Artista è tornato. Non guarda i suoi ostaggi, posa sul tavolo d’acciaio la pistola presa a Reid, una corda e un bisturi, con estrema lentezza, allineando perfettamente gli oggetti.

“Ehi bastardo, ce ne hai messo di tempo!” gli urla Clelia, nascondendo la preoccupazione che ha nel cuore e gli occhi lucidi, con un sorriso spavaldo.

“Clelia dovresti moderare il linguaggio sai. Ma comunque adesso non ha importanza visto che stai per morire” si gira di scatto con la pistola in mano, il dito sul grilletto, ma invece di puntarla verso la ragazza, contro ogni loro aspettativa la punta su Spencer. Il cuore della ragazza comincia ad accelerare.

“Mi dispiace, ma devo farlo. Spero che Dio mi perdoni per aver sottratto al mondo un uomo come te!”si rivolge Gabella al ragazzo sinceramente rammaricato.

“Ehi aspetta! Vuoi davvero farlo fuori? Ha un Q.I. di 187, è un genio! Non puoi ucciderlo!” Clelia segue il suo piano; è convinta che L’Artista non farà alcun male al suo collega per le sue capacità.

“Sta zitta!” la guarda di sfuggita, mentre Reid fissa ad occhi spalancati la pistola che ha davanti alla testa.

“Non puoi ucciderlo, lui serve al mondo. Io invece, uccidi me. Io sono una donna, un assassina,ho passato la mia vita a vivere in uno squallido appartamento in un quartiere popolare, sono povera, non ho una grande cultura. Io sono una nullità! E merito di morire, non è vero?” la voce le trema un po’, ma sente di aver la situazione sotto controllo. Sta mettendo in crisi la psicosi del assassino e sa bene che cederà.

“Sta zitta!” urla di nuovo alla ragazza,

“Si, lei è feccia! Devi ucciderla. Persone come te e me non dovrebbero neanche parlare con lei” Spencer recita bene la sua parte, rivolgere la parola a quel uomo e dire quelle cose di Clelia gli provocano un forte senso di nausea, ma deve farlo, deve riuscire a salvarla, e solo così potrà riuscirci. Il viso di Gabella si contrae per gli spasmi dovuti alla sua psicosi.

 “Devi risparmiarlo!”continua a torchiarlo la rossa.

“Sta zitta!” urla a squarcia gola l’S.I., spostando la mano armata verso la ragazza.

 Lo sparo di una pistola. Il rumore del proiettile che cade a terra e ancora l’eco di quel rombo.

 

“OH mio Dio Hotch! Li ha presi lui! L’Artista ha rapito sicuramente Reid e Clelia.” Garcia è in preda al panico, dentro di lei sente che qualcosa è andato storto, e un forte senso di colpa le attanaglia lo stomaco. Avrebbe dovuto dirlo prima a Hotch, ora si colpevolizza per aver girato la testa dall’altra parte mentre quei due andavano praticamente verso il suicidio.

“Calma. Non è detto che l’abbia presi, lo staranno ancora interrogando” cerca di calmare l’informatica e se stesso Hotch. È arrabbiato con i due colleghi che lo hanno tenuto all’oscuro di tutto, ma si sente anche colpevole, per non aver dato ascolto alla ragazza che evidentemente aveva ragione.

“Ho un brutto presentimento!” dice con un filo di voce la donna

“Si anche io!” sussurra prima di riattaccare e rivolgere uno sguardo grave ed eloquente a Rossi.

 

Il rumore dello sparo gli riecheggia ancora nelle orecchie. Un bruciore lancinante al braccio, l’odore di carne bruciata si fa spazio tra le sue narici, un rivolo di sangue traccia una linea sottile lungo il suo braccio marmoreo.  Clelia è stata colpita. La pallottola le ha,fortunatamente, solo sfiorato il braccio.

“Questa volta non ho voluto ucciderti schifosa!” L’Artista si volta verso il tavolo in cerca di qualcosa che non trova, poi fruga nelle tasche. Nel frattempo Reid guarda Clelia spaventato e gli sussurra: “Stai bene?”

“Certo che sto bene. Tu pensa a concentrarti sul caso,”risponde col suo solito tono freddo,sentendosi arrossire però, quando vede gli occhi color nocciola di Reid guardarla pieni di dolore, rammarico e angoscia. L’uomo su gira di scatto, l’oggetto che ha nelle mani produce un tintinnio metallico. Si piega su Spencer, poi il suono delle manette aperte. Reid è libero. Dentro la ragazza esplode un tripudio di emozioni, è felice, non le importa se lei morirà, è felice che il suo collega sia salvo e che molto probabilmente verrà risparmiato. Per una volta dopo tempo, non pensa solo a se stessa, con il suo solito egoismo e indifferenza, adesso la vita del SUO collega importata più di qualsiasi cosa.

“Mi dispiace ammetterlo ma ha ragione. Non potrei mai perdonarmi se ti uccidessi. Tu sei di vitale importanza per la società, non come lei, che ruba solo spazio a persone migliori come te.” Gli dice tendendogli la mano per aiutarlo ad alzarsi. Recitando ancora la sua parte il ragazzo accetta con un sorriso l’aiuto del mostro. Quanto gli costa quel gesto. Lui è libero, ma la SUA collega è lì ,a terra, con il sangue che scende copioso dall’abrasione sul braccio destro che le ha provocato il proiettile, e i sente così impotente di fronte a quel uomo. Ha paura di non riuscire a salvarla, di vederla morire senza poter aiutarla.

“Mi dispiace per quello! Ma era necessario, sai io non sapevo che tu fossi…. Tieni pulisciti” lo ridesta dai suoi pensieri Alessandro porgendogli un fazzoletto di seta bianco indicando la ferita che gli aveva provocato in testa. Il ragazza accetta, e si asciuga il sangue misto al sudore che gli colava dalla fronte.

 

“Rossi, Garcia mi ha detto che Reid e Landini sono andati a far visita a Gabella questa mattina.” Si rivolge al suo collega Hotch

“Gabella, ma come hanno fatto a scoprire dov’è?” esclama l’anziano sinceramente sorpreso.

“Ne parleremo dopo. Resta comunque che l’italiana aveva ragione. È Gabella l’Artista, ed io non ho voluto crederle.” Si nasconde il viso tra le mani e scuote la testa, come a volerla svuotare dei brutti pensieri che stanno affiorando.

“Non è colpa tua. Ti sei solo attenuto alle regole” gli poggia una mano sulla spalla Rossi.

“Mancano da quasi tre ore, è troppo per una semplice chiacchierata. Dobbiamo andare lì, Garcia ci sta mandando l’indirizzo” ammette Hotch, prendendo dalla tasca il telefono leggendo l’indirizzo.

“Chiamo Morgan e Prentiss, loro sono già sulla strada” dice Rossi estraendo il cellulare.

 

“Dimmi Rossi! Si è fatto vivo il magnifico duo?” risponde Morgan al cellulare messo in vivavoce nel auto, augurandosi di ricevere buone notizie.

“Morgan, Prentiss vi stiamo mandando un indirizzo. Dove andarci subito, noi vi seguiamo!” la sua voce lascia intendere che non c’è tempo da perdere.

“Rossi è successo qualcosa?” l’uomo di colore comincia a preoccuparsi.

“Reid e Landini hanno indagato con Garcia sul Gabella, il sospettato italiano. Hanno scoperto che è lui l’S.I.  e questa mattina si sono recati a casa sua. Se quel uomo è pericoloso quanto crediamo i nostri colleghi potrebbero essere nei guai”

“Oh mio Dio siamo subito lì!”,  Morgan chiude il telefono rabbiosamente e accende la sirena del auto e sfrecciando tra il traffico americano.

“Credi che lui li abbia presi?” gli domanda Emily tenendosi stretta alla maniglia della portiera.

“Ne sono certo! Dovevamo pensarci subito! Doveva essere lui per forza, rientrava perfettamente nel profilo, dovevamo darle ragione fin dall’inizio…” dice battendo il pungo sul volante della macchina.

“Tranquillo. Sono certa che stanno bene!” cerca di tranquillizzarlo la mora, cercando di sembrare convincente, ma nemmeno lei credeva a quello che stava dicendo.

“Prentiss ma hai letto il fascicolo di Clelia? È una ragazza semplice, ha vissuto in un quartiere popolare, è la vittima perfetta per l’artista. Per Reid non mi preoccupo, sono certo che non lo ucciderà ma per Clelia potrebbe già essere troppo tardi.”

“Lo so…” emette un sospiro la mora.

 

 

“Spencer, amico mio! Adesso togliamoci dai piedi questa immondizia!” dice dando delle pacche sulla schiena al ragazzo, che continua a guardare la ragazza a terra. sarebbe pronto a dare la sua vita per lei, non capisce bene il motivo, ma darebbe la sua anima per trovarsi al posto suo.

Clelia è a terra, il bruciore al braccio si sta attenuando, comincia ad assuefarsi al dolore. Ha la certezza che da lì a pochi minuti sarebbe morta, ma sarebbe stata solo lei a morire, lo avrebbe salvato. Anche se questo significava prendersi una pallottola in un braccio, essere brutalmente uccisa, le interessa soltanto vedere brillare gli occhi grandi del suo collega di nuovo al sole.

“Allora ragazzo, so perfettamente che in vita tua, con questo mestiere ne avrai viste tante, ma ti consiglio di allontanarti e di non guardare, di solito gridano parecchio queste schifose!” il ragazzo si allontana ingoiando rumorosamente, deve trovare un modo per uccidere Gabella, per fermarlo. Non farà del male a Clelia neanche se dovesse dare la vita per lei.

“Allora, Clelia sei pronta per morire?” si dice mentre con la chiave apre anche le sue manette, ma subito le sostituisce con della corda. Lega stretti i polsi della ragazza l’uno contro l’altro e prendendola per i capelli la costringe ad alzarsi. La ragazza resta impassibile davanti a tanta crudeltà, rimane ferma a fissarlo. A guardare quegli occhi così azzurri e spaventosi, rabbrividisce al pensiero che per dodici ragazze quegli occhi sono stati l’ultima cosa che hanno visto e che presto lo saranno anche per lei. Con una forte spinta la spinge contro il muro facendole battere rumorosamente la testa, la ragazza si sente frastornata ma non ha intenzione di darlo a vedere, infondo lei sa bene come nascondere i propri sentimenti. Gabella afferra di nuovo la ragazza per la camicia e la sbatte per terra spingendola lontano da lui,la ragazza cade ai piedi del suo collega che la fissa rammaricato, mentre cerca di aiutarla la ragazza gli mima prontamente con le labbra:” Non ci provare!” e per gli rivolge un sorriso, di quelli veri, di quelli caldi, di quelli che facilmente si scordano.

 

I SUV neri sfrecciano lungo le strade della Virginia a velocità assurde con le sirene che urlano nel traffico. Gli auricolari nelle orecchie i giubbini antiproiettile pronti, le pistole cariche, i volti seri, stanno andando a salvare i loro compagni.

I primi a arrivare a casa dell’assassino sono Morgan e Prentiss, parcheggiato di fronte al enorme cancello c’è il Suv che ha in dotazione Reid, i due colleghi, con le pistole sguainate, si guardano negli occhi. Ora sono sicuri i loro colleghi sono là dentro, e devono salvarli. Il cancello è ancora aperto, si dirigono correndo verso la porta d’ingresso, mentre sentono in lontananza la sirena del auto di Hotch e Rossi che si avvicina, seguita dagli altri veicoli della polizia.

 

Clelia è a terra. L’Artista le si avventa contro. Le sferra un potente pugno in pieno viso, facendole uscire dal naso il sangue copioso. Il dolore non le permette di rialzarsi, l’uomo continua a infliggerle potenti pugni per poi passare a calci. La colpisce in faccia, nello stomaco, continua a tirarle i capelli. Clelia non ha più voglia di combattere, cerca di muoversi per incrociare il suo sguardo con quello del suo collega per un ultima volta. Ma non ci riesce. Respira a fatica, il suo corpo è percosso dal dolore, la testa diventa pesante, le palpebre si abbassano contro la sua volontà. Tutto sta diventando buio. Avverte un certo torpore alle gambe, si sta abbandonando al sua destino. Per lei è quasi la fine.

Hotch e Rossi scendono al volo dall’auto, fiondandosi verso la porta dove sono appena arrivati gli altri due colleghi. Senza indugiare un solo secondo Morgan con un calcio butta giù la porta,ed entra in casa, seguito dai suoi colleghi. La casa è apparentemente vuota, girano per le stanze, cercando di trovare qualcosa ma poi dei rumori provenienti dal piano di sotto portano la loro attenzione verso la piccola porta di legno che conduce verso la cantina. La squadra vi si fionda la apre.

Un rumore. La porta che cade a terra dopo essere stata buttata giù da Morgan. L’Artista distoglie l’attenzione da Clelia, che è riversa a terra priva di sensi, e si dirige verso il tavolo cercando la pistola. Spencer ha capito, i suoi colleghi stanno arrivando. Gabella carica la pistola e si prepara a sparare a chiunque apra la porta. Il ragazza in un attimo gli è addosso, anche sapendo di essere fortemente in svantaggio con Gabella. Partono alcuni colpi, poi finalmente riesce a disarmare l’assassino buttando lontano la pistola. La porta sopra le scale si spalanca, il primo ad entrare e Morgan,”Alessandro Gabella, fermo o sparo”

L’uomo non ha intenzione di arrendersi, con uno scatto di reni è sul ragazzo, lo colpisce fortemente in faccia. Con uno scatto fulmineo si alza e corre,afferrando la pistola, anche sapendo di essere sotto tiro. L’intera squadra è arrivata, tutti con le calibro 38 puntate contro di lui, “Sparategli!” urla il ragazzo a terra con la bocca piena di sangue. L’Artista afferra la pistola. Uno sparo. Il tonfo di un corpo morto che cade a terra.

 

 

Salve!! Buona Pasqua a tutti!!!!! Che ne pensate di questo capitolo? C’è abbastanza azione e suspense? Finalmente questo S.I. ha avuto quello che si merita. Nel prossimo capitolo si capirà qualcosa in più sulla storia di Clelia! Ringrazio tutti quelli che commentano come sempre.Vi aspetto al prossimo!

Mi permetto di fare un po’ di pubblicità ad una storia che ha scritto una mia amica, GiuniaPalma, la storia si chiama Aria, io non l’ho ancora letta ma sono sicura che sarà fantastica.

Baci a tuttii!|!!!!

 

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Capitolo 10
*** L'Ombra del Passato ***


Spencer è all’ospedale. Sono passate soltanto tre ore, da quando Morgan ha ucciso Gabella e lui è finalmente riuscito a portare fuori da quella fatiscente cantina Clelia. Era andato verso di lei, era priva di sensi, l’aveva presa tra le sue braccia portandola fuori. I medici gli avevano detto che non c’erano stati danni interni. Quei ricordi ronzano nella testa del giovane, l’immagine del viso livido della ragazza, del sangue che le bagnava la pelle sono marchiate a fuoco nei suoi occhi, scuote la testa come a volersene liberare, ma non ci riesce. Neanche lui ha riportato gravi lesioni, solo qualche medicazione alla ferita in testa e a quella al labbro inferiore. Ma di lui non gli importa. Vuole andare da Clelia, vuole accertarsi che stia bene, che sia salva. Anche avendo un quoziente intellettivo fuori dalla norma non riusciva a capire il motivo per cui quella ragazza, che conosceva da meno di una settimana, fosse così importante per lui. Adesso sta andando a trovarla, i medici gli hanno detto che si è appena svegliata. Si aggira per i corridoi cercandola, poi sente la sua voce cristallina imprecare in modo burbero contro i medici, non può evitare di sorridere tra se e sé.

“Ma non vede che sto bene! Se ne vada. La smetta con quel disinfettante!” “Ahia! Maledizione vuole stare attenta! Vada via! Mi lasci riposare in pace, incompetente” Mentre Reid si avvicina alla porta vede l’infermiera  uscire dalla stanza della ragazza sbuffando e alzando gli occhi al cielo. Con la testa fa capolino nella stanza, vede la testa rossa della ragazza immersa nei cuscini bianchi del letto, mentre è intenta a slegarsi la fasciatura che ha al braccio.

“Ehi, posso?” chiede sommessamente il ragazzo rivolgendole un sorriso.

“Che ci fai tu qui? “ chiede la ragazza, aggrottando la fronte ma ricambiando il sorriso, cercando sempre si slegare la fasciatura.

“Non dovresti toglierla, lo sai?” le consiglia avvicinandosi a passo incerto al suo letto.

“Oh per Favore non iniziare anche tu! Voglio solo dare un’occhiata!” sbuffa la ragazza.

“Potresti andare incontro ad un infezione” il ragazzo posa leggermente la mano su quella della ragazza che cerca l’apertura per sciogliere la benda. Un scossa. Una scossa che avvertono entrambi. La ragazza alza lo sguardo, le guance di entrambi cominciano a colorarsi di rosso, poi la ragazza con il suo solito fare si allontana da quella presa e risponde con tono antipatico:

“Sei tu il genio!” alzando le braccia, come a volersi arrendere al suo volere.

“Volevo parlarti proprio di questo. Mi dispiace di non avertelo detto, ma sai non è mai stato facile per me…” la ragazzo lo blocca subito

“Non eri tenuto a dirmelo. Infondo io non sono nemmeno una tua collega, sono cose private ti capisco. Ma mi sarebbe piaciuto saperlo, e credimi non ti avrei giudicato”

“Grazie. Mi fa piacere saperlo.” le sorride

“Ma spiegami meglio, sai, la mia attenzione non era al massimo in quel momento…  si interessa la ragazza rivolgendogli uno sguardo curioso.

“Cosa devo dirti di più? Ho un Q.I. di 187, riesco a leggere 20.000 parole al minuto e ricordo tutto quello che leggo o che sento, o che vedo”

“Wow! Deve essere davvero bello ricordarsi tutto. Io avvolte dimentico persino il mio nome.” dice Clelia lasciandosi scappare una risata.

“Sai per me non è stato bello come credi! La mia vita non è stata facile. Ero diverso dagli altri…” lentamente confessa il giovane, prima di essere bloccato da una frase della ragazza.

“Non sei tu ad essere diverso, sono gli altri che sono fin troppo uguali” e sorride. Per poi tornare seria, e il suo sguardo si fa pensoso.“Ora vorrai sapere come mai Gabella mi ha detto che sono un’assassina” si schiarisce la voce.

“Non preoccuparti. È la tua vita e non sei tenuta a dirmi nulla” dice il ragazzo sedendosi su una sedia vicino alla ragazza.

“No no, voglio dirtelo. Mi fido di te. Non so perché ma mi fido.” Prende un respiro, guarda di nuovo il ragazzo, abbassa lo sguardo e inizia a parlare. ” Devi sapere che la mia vita è stata piuttosto travagliata. Non ho mai conosciuto mio padre, e mia madre è morta per delle complicanze dovute al parto. Questo è il primo omicidio che ho commesso. Ho vissuto tutta la mia infanzia con mia nonna colpevolizzandomi. Accusandomi di averla uccisa, fino all’età di sedici anni ho dato un mucchio di problemi a mia nonna. Poi ho deciso che avrei studiato criminologia per dare la caccia agli assassini, perché quelli che uccidono devono pagare, non come me. Cinque anni fa, ho incontrato un uomo, Michele. È stata l’unica persona che io abbia mai amato in vita mia, avremmo dovuto sposarci ma io…. Io… l’ho ucciso!” rimembrando gli occhi cominciano a pizzicarle, ha bisogno di fermarsi un attimo per prendere un respiro, per poi continuare “Una sera,  l’anno scorso, stavamo tornando da un ristorante. In macchina abbiamo iniziato a litigare, l’ho strattonato, la macchina è andata a finire fuori strada  e siamo andato a sbattere contro un’enorme quercia. Io ne sono uscita incolume, mentre lui è morto sul colpo. Ho provocato io l’incidente,sono stata io ad ucciderlo. L’unica persone che mi abbia mai amato, ed io l’ho uccisa. Non ho mai saputo cosa sia l’essere apprezzati, amati, solo lui mi ha fatto sentire importante, ed io l’ho ucciso. Da allora mi sono nascosta dietro una maschera di cinismo e freddezza. Ho deciso di non volere più bene a nessuno, perché faccio del male a tutti quelli che me ne vogliono.” Timide lacrime cominciano a scendere dagli occhi blu come l’oceano. Spencer ha ascoltato la confessione della ragazza, e ad ogni parola desiderava sempre di più abbracciarla. Poi si decide e la stringe a se, la spinge contro il suo petto. Sorprendendolo la ragazza ricambia il suo abbraccio, sfogandosi in un pianto liberatorio sulla spalla esile del ragazzo.”Reid mi dispiace per averti coinvolto in questa storia!” dice tra le lacrime stringendosi ancora di più al giovane.

“Non pensarlo neanche. È stata una mia scelta, e la rifarei altre milioni di volte, ma questa volta, non permetterei che quel uomo ti faccia del male.. sei tu che devi perdonarmi, sono rimasto lì a guardare senza fare niente…

“Smettila. Per una volta in vita mia, sono riuscita a proteggere qualcosa a cui tengo, e non a distruggerla. “ gli sussurra nel orecchio prima di slegarsi dal abbraccio e di dire tirando su rumorosamente con naso e sorridendo al giovane:

“Adesso basta. Non mi sono mai piaciute le smancerie!” poi scosta le coperte e fa per alzarsi.

“Ehi Ehi Ehi, dove credi di andare?” la blocca Spencer.

“Me ne vado. Non riusciranno a tenermi un solo giorno qui dentro!”

“Non puoi. Devi rimanere una notte sotto sorveglianza, domani mattina ti rimanderanno a casa.”

“Come dice lei Dottor. Reid” Lo sbeffeggia la ragazza rimettendosi a letto e sorridendogli.

“Ah Reid, cosa ne è stato dell’ Artista?” gli chiede la ragazza, mentre Spencer si dirige verso la porta.

“Morgan gli ha sparato!” si gira un attimo.

“Bene! finalmente quel bastardo ha smesso di uccidere!”

 

La mattina dopo Clelia è pronta per uscire dall’ospedale. Ha diversi ematomi lungo il corpo ma, poteva andarle peggio, la ferita sul braccio le fa ancora male, ma infondo non credeva che sarebbe uscita viva da quella cantina. È dolorante ma felice. Spencer la sera prima era andato in camera sua a prenderle dei vestiti puliti da mettere quando sarebbe uscita, le aveva preso un orribile maglia color vinacce che pensava avesse buttato e un paio di pantaloni grigi. Mentre li indossa sorride,maledicendosi per aver mandato proprio lui, e per non avergli dato delle istruzioni precise su quali abiti prenderle. Esce dalla stanza, il ragazzo la sta aspettando per portarla alla centrale:

“I vestiti che hai scelto sono orribili” lo accusa subito la ragazza, guardandosi ancora.

“Scusami se non sono uno stilista!” si affretta a rispondergli il ragazzo.

“Si ma se sei un genio dovresti sapere quali colori stanno meglio insieme!”

“Li ho scelti secondo il mio gusto personale!” cerca di discolparsi Spencer

“Si vede!” dice la ragazza afferrando la cravatta annodata al collo del giovane.

“Sei odiosa, lo sai?” gli dice Reid scherzando.

 

Le porte del ascensore si aprono, la squadra è tutta unita che aspetta impaziente Clelia. Appena entra tutti le corrono incontro, abbracciandola.

“Oh Fragolina, che bello rivederti!” Garcia stritolandola in un abbraccio.

“Grazie, senza di te non ce l’avremmo fatta!”Le dice l’italiana ricambiando l’abbraccio e dandole un leggero bacio sulla guancia.

“Morgan, grazie. Mi hai salvato la vita!” dice poi fiondandosi verso l’uomo di colore e aggrappandosi al suo collo.

“Capita!” scherza abbracciandola anch’esso. “Ma devi dire grazie anche al tua amichetto Reid, se non si fosse fiondato verso Gabella disarmandolo qualcuno di certo non sarebbe qui” continua Morgan, mentre il ragazzo, rosso in viso cerca di allontanarsi.

“Davvero?? Questo non me l’avevi detto. Uffa me lo sono perso.” Si rivolge a ragazzo schernendolo ancora una volta. “E grazie anche a tutti voi ragazzi. Mi sono comportata da irresponsabile e vi chiedo scusa.” Rivolgendosi al resto della squadra.

“L’importante è che lo abbiamo preso. Tranquilla.” Le dice Rossi dandole un buffetto sulla spalla e sorridendole.

Alla squadra manca solo Hotch che è nel suo ufficio. Appena vede la ragazza, esce fuori dalla stanza e la chiama:

“Landini, mi dispiace interromperti. Posso parlarti un momento?”

La ragazza preoccupata di dirige verso l’ufficio del suo superiore. Lui è seduto nella sua scrivania, e facendole segno di accomodarsi inizia:

“Landini, sono molto arrabbiato con te. Con il tuo comportamento irresponsabile hai messo in pericolo la tua vita e quella di uno dei miei agenti.”

“Scusa, credimi…” Hotch la interrompe con un gesto della mano

“Lasciami finire. Il Tuo non è stato certamente un comportamento encomiabile, ma devo ammettere che senza di Te, forse non  lo avremo mai preso. Per questo ti ringrazio. E …“ si schiarisce la voce  “ti porgo le mie scuse. Mi sono lasciato influenzare dagli altri, avevi ragione...”

“Scuse accettate” dice la ragazza sorridendo, facendo per alzarsi. Ma l’uomo la ferma e mettendosi a sedere sulla scrivania di fronte a lei continua:

“Un’ultima cosa. Hai dimostrato di saper essere un ottima “agente”, coraggiosa, temeraria, pazza” si lascia scappare un sorriso “ Volevo solo dirti che c’è un distintivo qui anche per te!”

“Credo di non aver capito” balbetta la ragazza.

“Puoi unirti alla squadra, Landini. Se lo desideri da oggi sei ufficialmente un agente federale!” le dice Aaron cercando di nascondere il suo entusiasmo.

“Oh mio Dio, credimi, sono senza parole. Sono felicissima, Dire che è un sogno che si avvera sarebbe poco. Ma accettare quel distintivo sarebbe come tradire la mia nazione. Non me la sento di farlo,Mi vedo quindi costretta a rifiutarlo.” Dice la ragazza con il magone ormai.

“Mi dispiace molto, sai. Saresti stata un ottimo elemento per la squadra.”il suo entusiasmo andava scemandosi.

“Dispiace anche a me lasciarvi. È stato comunque un piacere lavorare con voi, chissà magari un giorno avrete di nuovo bisogno di me…” dice la ragazza alzandosi e porgendo la mano a Hotch

“Lo spero” gli sorride l’uomo ricambiando la stretta di mano.

Clelia esce dall’ufficio di Hotch turbata e a passo incerto, Pensando che forse ha commesso l’errore più grande della sua vita. Deve tanto all’America, Lei che l’aveva cambiata, e adesso la stava lasciando per tornare nella sua patria. Tutta la squadra le corre incontro aspettandosi di sentirsi dire che da oggi anche lei farà parte della squadra.

“Allora? Da oggi possiamo chiamarti Agente Speciale Clelia Landini!” le dice Prentiss mettendole una mano sul braccio sorridendo.

“No, mi dispiace ragazzi. Ho rifiutato” tra loro scoppiano battute di disapprovazioni. Ma quello che più colpisce la ragazza è lo sguardo di Spencer che da euforico si trasforma in triste e affranto, si sente quasi tradito dalla ragazza. Il mondo gli crolla addosso, non riesce a credere che oggi sarà l’ultimo giorno in cui vede la ragazza, poi lei andrà via e si dimenticherà di lui, ma per lui non sarà facile dimenticarsi di lei. Gli stessi pensieri scuotono la mente della ragazza, pensare che non vedrà più il suo odiato collega le gela il cuore, non ricorda di aver mai provato una simile sensazione, e la consapevolezza di aver commesso un errore è sempre più forte.

Dopo aver scambiato altre battute con la squadra ed aver raccontato il triste episodio del giorno prima, si avvia verso la sua scrivania per svuotarla. Gli occhi le pizzicano, non vuole piangere, vuole tornare forte, come era prima di partire. Ma le dispiace andarsene, e sa bene che non tornerà più. Da dietro sente la sua voce calda e morbida dirle:

“Quando è che parti?” in essa vi è un evidente nota di disperazione.

“Dopodomani. Non c’erano voli disponibili per domani!” fa spallucce, ma non si gira, è consapevole di non riuscire a sostenere lo sguardo abbattuto del ragazzo.

“Eh ti credo, sai che giorno è domani?” gli chiede, cercando di distogliersi dal pensiero di perderla.

“No, che giorno è domani? Gli fa eco la ragazza raccogliendo dei fogli e infilandoli in un fascicolo.

“è il  25 novembre!” esclama il ragazzo.

“Quindi?” replica la ragazza, non capendo ancora cosa voglia dirgli il ragazzo.

“è il quarto giovedì di novembre!” dice ancora con naturalezza il giovane.

“D’accordo. Quindi?” comincia ad inalberarsi la ragazza.
“è la Festa Del Ringraziamento! Non lo sai? “ridacchia il ragazzo punzecchiando la giovane.

“No che non lo so. Non sono americana io” risponde la ragazza irritata dalla risposta del ragazzo.

Ehmm che fai domani?” le chiede il ragazzo dopo averci pensato un po’ su ed aver combattuto una violenta lotta interiore, tra la logica della mente e le sensazioni del cuore.

“Secondo te? Niente,me ne starò in albergo a fare le valige”  la voce della ragazza si affievolisce un po’ sull’ultima parola. Valige, allora è proprio la fine, è proprio il momento di dire addio.

“Se ti va, potremmo cenare insieme. Io sarò a casa da solo, volevo andare a Las Vegas da mia madre, ma con tutto quello che è successo non ho avuto tempo di prendere i biglietti, quindi sempre se ti va, potresti venire a casa mia per cenare e festeggiare insieme il ringraziamento” dice il ragazzo tutto d’un fiato, alla fine del suo invito la faccio gli va praticamente a fuoco.

“A cena da te?” la ragazza finalmente si gira, con un’espressione tra il sorpreso e l’interrogativo stampata sul volto marmoreo.

Sisi, sempre se ne hai voglia!” cerca di nascondere il suo viso il ragazzo.

“Va bene. Si mi farebbe molto piacere.” Gli risponde la ragazza senza esitare.

“Magnifico! Allora a domani sera!” la bocca di Reid si spalanca in un enorme sorriso, allontanandosi dalla ragazza.

“Aspetta, non cucinerai tu, vero?” lo richiama lei

“Tranquilla, cercherò di non avvelenarti” gli risponde lui continuando ancora a sorridere.

 

 

 

Salve a tutti!! Che ve ne pare di questo nuovo capitolo?? Nel prossimo vedremo i nostri eroi impegnati nella cena del ringraziamento. Non ne sono sicura ma credo che il prossimo sarà l’ultimo capitolo, ma tranquilli, ha già pronto un sequel! Ma per ora non voglio anticiparvi nulla ;-) come sempre mando un bacio a tutti quelli che leggono, e se vi fa piacere vi invito a lasciarmi una recensione! Baciiii

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Capitolo 11
*** Thanksgiving Day ***


Dozzine di patate dolci, sbucciate, tagliate, bruciate occupano l’intero piano cucina, accanto ad esse risiede assopito nella sua teglia il tacchino ripieno carbonizzato ancora fumante, su muri verniciati di bianco miriadi di schizzi di salsa di mirtilli. Il ragazzo, disperato si porta alla bocca un  cucchiaio colmo di salsa per assaggiarla ma repentinamente compare sul suo volto un’ espressione di disgusto, e subito anche la salsa prende posto sul piano cucino accanto a tutte le altre vittime della battaglia che il dottor Reid sta combattendo, la cena per il ringraziamento. Il ragazzo si guarda attorno con aria avvilita: Sono le 18:30 e la sua cena per il ringraziamento è un disastro, l’unica cosa commestibile sarebbe stata la torta di zucca che aveva prenotato in pasticceria, se solo non si fosse dimenticato di ritirarla. Scuotendo la testa afferra il telefono e compone in tutta fretta un numero.

“Ehi Spence, cosa c’è?” trilla la voce dall’altro capo del telefono.

“JJ è ancora valida la tua offerta?” azzarda il giovane

“Certo! Tra mezz’ora sarò da te con la cena! Sapevo che avresti avuto bisogno di me!” esulta trionfante la bionda

“Grazie!” le risponde il giovane, tranquillizzato.

 

Sono le 18:30, Clelia è seduta sul bordo del letto, avvolta nel suo accappatoio. Sta fissando le valigie aperte davanti a lei, una morsa le attanaglia lo stomaco, sta per lasciare tutto.  Si trova sul ciglio di un precipizio, sa che se salterà per lei sarà la fine, e potrebbe evitarlo se solo facesse un piccolo passo indietro, ma invece decide di saltare. Sa che se tornerà in Italia, perderà tutto quello che ha trovato in America. Questa nazione che finalmente le ha fatto riscoprire il piacere di vivere, le ha fatto riscoprire delle sensazioni che da anni non provava più, il dolore, la felicità, l’amicizia, In meno di una settimana ha vissuto quasi un’intera vita, ma una volta salita sul aereo dovrà dire addio a tutto questo. È consapevole di stare per compiere quello che forse, sarà il più grande errore della sua vita, eppure decide di non tornare indietro. Strofinandosi gli occhi pieni di lacrime e scuotendo la testa si dirige a passo svelto verso le valige, oggi è il 25 novembre,in America si festeggia il Ringraziamento, e lei deve andare a cena a casa del suo collega Reid. Reid. Pensare a lui le provoca un’altra fitta allo stomaco, questa volta più forte. Sta per lasciare anche lui. Lui che le ha salvato la vita, i suoi occhi che hanno più volte sciolto il ghiaccio intorno al suo cuore, le sue braccia che l’hanno sorretta quando non ce la faceva ad andare avanti. Non riesce ha capire come possa provare una cosa simile per un uomo che conosce da meno di una settimana e che per di più non le era nemmeno simpatico all’inizio. Sospirando rumorosamente, apre la valigia, incerta su cosa indossare, non avrebbe mai sospettato  di essere invitata a cena, quindi di dover portare un abito elegante. Mentre con le mani si fa largo tra i vestiti, qualcosa le cattura la vista. Nascosto sotto il monte di abiti, timidamente poggiato sul fondo della valigia vi è un elegante vestito nero. Estrae il vestito: è nero, senza spalline e leggermente svasato alla fine, è perfetto,  anche se odia indossare vestiti, lo indossa velocemente, con un sorriso stampato sul pallido viso, pensando ce forse sia stato il Destino a metterglielo in valigia. Vi abbina un golfino rosso come i suoi indomabili ricci, indossa le scarpe e sempre sorridendo si avvia verso casa del suo collega felice, se pur con il cuore pesante.

È davanti ad un edificio con l’intonaco grigio, da alcune finestre traspare la vita delle persone al suo interno. L’attenzione della ragazza viene catturata dal leggero bagliore che si intravede nella finestra al terzo piano, l’appartamento del suo collega. Trattenendo il respiro suona il campanello e la voce del ragazzo, smorzata dall’imbarazzo ma colorata dal entusiasmo risponde: “Si?”

“Reid, sono Clelia.” Risponde tutto di un fiato la ragazza, riprendendo finalmente a respirare. Il portone davanti a lei si apre, e a passo incerto si dirige verso le scale. Ha di nuovo quella sensazione che le attanaglia lo stomaco, quella sensazione che ormai sentirla le è diventato un piacere.  Sale ritmicamente le scale, arrivata ormai al terzo piano, vede, appoggiato allo stipite della porta, Spencer che la guarda sorridendo. Appena i loro sguardi si incrociano le guance di entrambi cominciano ad arrossire.

“Bè buona Festa del Ringraziamento!” esclama la ragazza aprendo le braccia sorridendo, cercando di smorzare la tensione.

“Oh anche a te!” risponde il ragazzo ricambiando il sorriso e ridestandosi dopo la visione della ragazza, ancora più bella del solito. “Prego entra!” le dice poi facendole un cenno con la mano. La ragazza a passo lento attraversa la soglia della porta, entrando nel piccolo appartamento del ragazzo: davanti a lei compare un enorme libreria straripante di enormi tomi, vi sono libri ovunque, sul piccolo mobile del salotto, sulla poltrona e persino a terra, e Sul piccolo tavolino posto ai piedi della poltrona risiede una scacchiera aperta. La ragazza continua a guardarsi attorno, curiosando nel piccolo salotto del ragazzo, mentre lui è tornato in cucina.

“Sai Reid, dovresti leggere di più!” dice sarcastica la ragazza afferrando con aria disgustata un saggio di mille pagine.

“Bè sai come si dice, “Un uomo che legge ne vale due” “ risponde ridacchiando il ragazzo dall’altra stanza.

“Allora tu ne vali almeno quindici!” risponde la ragazza, per poi continuare “Perché compri tutti questi libri se tanto ricordi tutto quello che leggi?”

“Hai ragione, ma mi piace tenerli e rileggerli!” risponde entrando nella stanza con il vassoio di patate dolci. L’attenzione della ragazza si era intanto spostata su un’altra cosa, la collezione di Cd di musica classica del ragazzo.

“Oh mio Dio, tu ascolti questa roba?”esclama, con aria leggermente inorridita.

“Si, perché tu no?” risponde il ragazzo avvicinandosi a lei.

“Certo! Quando ho l’insonnia!”

“Bè se adesso hai finito di criticarmi, possiamo mangiare!” le dice il ragazzo sorridendole.

“Non hai cucinato tu vero, Reid?” domanda la ragazza sedendosi.

“Certo che ho cucinato io!” cerca di mentire il ragazzo.

“Si certo!” gli risponde lei ancora una volta sarcastica.

“Credimi!” esclama lui ridacchiando, per poi proseguire, cambiando argomento “Comunque chiamami Spencer!”

“D’accordo, Spencer, tu chiamami Clelia! Come hai sempre fatto d’altronde!”dice la rossa addentando un pezzo di tacchino.

“Cercavo solo di essere amichevole!” si giustifica il ragazzo, “malgrado tu non fossi il massimo della simpatia!” la provoca il ragazzo.

“Se è per questo, neanche tu mi eri molto simpatico, anzi non lo sei neanche ora!”risponde la ragazza mentendo e sorridendo.

“La penso come te!”dice ridacchiando il ragazzo, seguito dalle risate della rossa. Dopo un attimo di silenzio, Reid si fa serio e si rivolge a Clelia:

“Ti fa molto male?” indicando la ferita al braccio e lividi marchiati sul volto della ragazza.

“No, tranquillo. Non fanno molto male. E a te?” chiede dolcemente la ragazza

“ Neanche a me, ma credo che mi resterà la cicatrice!” risponde il ragazzo arrossendo e abbassando lo sguardo.

“Ah tranquillo, le donne adorano le cicatrici!” scherza Clelia, per poi tornare seria “Spencer grazie veramente! Senza di te non sarei mai riuscita viva da quella cantina, ti devo la vita!”

“Scherzi? Sei tu che ti sei presa il proiettile al posto mio, sono io che devo ringraziarti!”. Tra i due ricade di nuovo il silenzio, si sentono solo i rumori ferrosi delle forchette che battono sui piatti.

“A che ora è il volo domani?”  chiede Spencer con la voce leggermente rotta

“Alle nove!” risponde secca la ragazza, cercando di non pensare a quanto sia vicino quel orario.

“Ti serve un passaggio per l’aeroporto?” chiede tutto d’un fiato

“No, tranquillo. Andrò in taxi!” .

“Ok” si limita a rispondere, con la voglia di dirle, anzi di urlarle di non partire. Di restare lì con lui! ma sarebbe troppo irrazionale, come è del resto provare quello che prova lui per una donna che conosce da così poco, e che non vorrebbe perdere.

“Comunque, non è così tanto male la vostra cucina!” cerca di cambiare discorso Clelia, afferrando un’altra patata.

“Mi fa piacere che ti piaccia!” risponde quasi entusiasta il ragazzo.

“Anche se la cucina italiana non ha rivali. Dovresti venire a trovarmi!” dice poi la ragazza, facendo una piccola parte, per poi riprendere, “si, devi venire da me in Italia quest’estate!”

“Se il lavoro me lo permetterà, verrò di sicuro!” risponde il ragazzo.

La cena continua tra discorsi di vario genere, risate, battute, aneddoti di vita, fin quando l’orologio batte la mezzanotte.

“Oh mio Dio è tardissimo!”esclama la ragazza guardando l’orologio. “Devo andare!” mentre fa per alzarsi.

C-certo! Ti accompagno alla porta” bofonchia il ragazzo. Arrivati ala porta i due restano a fissarsi, inaspettatamente il primo a parlare è Reid:

“Allora questo è un addio!”

“Dipende da te. Vuoi che sia un addio?” domanda la ragazza fissando i grandi occhi del giovane.

“Io no, e tu?” risponde sommessamente il giovane, diventato rosso con al solito.

“No”  tra i due cala di nuovo il sipario del silenzio, fin quando prende la parola Clelia:

“Spencer vorrei darti una cosa” gli dice aprendo la chiusura del braccialetto che tiene al polso, e legandolo intorno a quello esile del ragazzo, una fine catenella d’argento con il ciondolo di un TAO “é l’unica cosa che mi resta di mia madre. Vorrei che l’avessi tu, così ti ricorderai di me. Tu sei lo Yang il principio positivo, il bianco, e hai portato la luce nella mia oscurità”

“Ma Clelia, io non posso accettarlo” dice il ragazzo emozionato

“Allora, prendilo come una garanzia! Così per restituirmelo dovrai venire da me!” dice la ragazza con gli occhi lucidi, alzandosi sulle punte per posare un leggero bacio sul angolo della bocca del ragazzo, prima di uscire dall’appartamento.

 

 

 

Ciao a tuttii!!! Lo so, sono imperdonabile, scusate il ritardo!!! Ma purtroppo ho avuto il computer rotto! Comunque, che ve ne pare di questo ultimo capitolo??   A me non convince molto e a voi?? Ma forse è solo il mio dannato pessimismo e la mia stramaledetta criticità che mi fa vedere questo cap così disgustoso…  aspetto impaziente i vostri pareri! E vorrei sapere da tutti quelli che mi hanno seguito cosa ne pensate di questa storia ormai giunta al termine.  Ma state tranquilli, ho già pronto il seguito, lo pubblicherò la settimana prossima, e mi aspetto di rincontrarvi tutti!! Concludo mandando un enorme bacio a tutti quelli che mi hanno fatto sempre sapere cose ne pensavano, grazie mille senza di voi, non ce l’avrei mai fatta!!! Davvero grazie con tutto il cuore. E poi un grazie alla mia adorata Martina che mi ha sempre spronato ad andare avanti e a credere in me stessa!! Ti voglio bene!  adesso concludo veramente, mando un bacio a tutti, e vi aspetto alla prossima storia!

 

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