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È un banale martedì mattina di novembre a Milano, Clelia
sta sorseggiando un espresso nel suo ufficio mentre rilegge un profilo che
aveva fatto anni prima ad un noto piromane, mentre sta mettendo in ordine
alcune scartoffie sente bussare alla porta del suo ufficio.
“Avanti” risponde la sua voce cristallina. La porta si
apre e il Capitano della polizia entra nel suo ufficio ansante.
“Buongiorno dottoressa Landini, le devo parlare!” cerca
di dirle l’uomo con la voce rotta dal affaticamento, dovuto forse alla rampa di
scale che ha salito in fretta o alla sua notevole stazza.
“Mi dica Capitano!” risponde la ragazza riponendo il
fascicolo che aveva in mano.
“Ricorda il profilo che ha fatto all’ Artista?” le chiede
l’uomo guardandola negli occhi.
“Certo! Avevamo fermato un uomo che rientrava nel
profilo, ma abbiamo dovuto rilasciarlo per mancanza di prove certe” la ragazza
inizia a frugare trale sue scartoffie
cercando il fascicolo di quel uomo.
“Si, Alessandro Gabella, non ce l’abbiamo fatta ad
incastrarlo il bastardo!” dice battendo il pugno sulla scrivania.
“Ha colpito ancora? Si era fermato, ma ero certa che
sarebbe tornato ad uccidere” chiede la ragazza abbandonando le ricerche e
guardando il Capitano negli occhi.
“È proprio di questo che le devo parlare. Sono stati
rinvenuti cinque cadaveri mutilati e marchiate nella stessa modalità delle
vittime dell’Artista.” La giovane profiler lo
interrompe:
“Stessa Firma e stesso modus operandi?” prendendo il suo taccuino
e iniziando a scriverci.
“Si. Ma la prego mi faccia finire…”
la ragazza lo interrompe di nuovo.
“Dove sono stati rinvenuti i cadaveri?” , il Capitano
inalberato le risponde alzando la voce di un tono:
“Se lei non mi interrompesse ogni secondo glielo avrei
già detto! I cadaveri sono stati rinvenuti nella contea di Madison in Virginia negli U.S.A.”
“In America? Pensate che l’artista sia arrivato fino in
America per uccidere!” chiede di nuovo la ragazza spalancando i suoi enormi
occhi blu.
“Non sappiamo se questo sia possibile, secondo il suo
profilo lo è?”
“Un attimo mi lasci riflettere…
il nostro è un uomo colto, raffinato e soprattutto ricco. Non avrebbe problemi
a lasciare il paese e trasferirsi in un’altra nazione. È un uomo molto furbo ed
intelligente, ha cercato di placare il suo istinto di uccidere per non essere
scoperto. Ma è ancheun codardo è per
questo è possibile che abbia deciso di cambiare scenario e scomparire, quindi
si è possibile che sia il nostro uomo!” conclude la ragazza.
“Bene, allora si prepari a partire domani mattina alle 10.30”
dice il Capitano alzandosi dalla sedia e dirigendosi verso la porta.
“A partire? Per dove?” la ragazza si alza dalla sua comoda
sedia in pelle confusa
“L’unità comportamentale di Quantico, notando delle
analogie ci ha chiesto il tuo profilo sull’artista giorni fa, poi questa
mattina ci ha chiesto di mandare da loro la profiler
che lo aveva fatto per farle analizzare le scene del crimine, scoprire se è lo
stesso assassino e nel caso fare un profilo più dettagliato.” Le spiega l’uomo
aprendo la porta.
“Quindi io dovrei partire domani mattina per l’America?”
la ragazza è incredula.
“Si Landini. In America hanno bisogno di lei. Passi tra 2
ore nel mio ufficio e le farò trovare i biglietti aerei, paga il Governo
Americano” dice strizzando l’occhio e chiudendo la porte alle sua spalle.
-andrò in America - bofonchia la ragazza lasciandosi scivolare
sulla sedia.
Unità Comportamentale, Quantico.
“È in arrivo una giovane Profiler
dall’ Italia” dice JJ sventolando un fascicolo davanti agli altri membri del
team.
“Wow, un italiana nella nostra squadra, sarà divertente”dice Morgan sorseggiano del caffè.
“Ho qui il suo curriculum: allora si chiama Clelia Landini,
ha 29 anni e si è laureata con il massimo dei voti in criminologia con un anno
di anticipo. Dopo la specializzazione in Profiling ha
subito trovato lavoro presso la polizia locale.” Legge la bionda
“Oh no un’altra ragazza prodigio” dice Prentiss facendo roteare gli occhi platealmente e
rivolgendo un sorriso divertito a Reid.
“Oh guardate c’èanche una sua foto. È carina” continua JJ, mentre tutta la squadra la circonda
per vedere la foto.
“Una rossa” dice Morgan,
“E guarda che occhi, sono blu come dei Lapislazzuli” dice
Emily
“Veramente ricordano di più l’azzurrite”dice il più giovane del gruppo sorridendo.
“Oh mi scusi!” gli risponde la mora.JJ chiude il fascicolo riportando tutti all’attenzione
dicendo:
“Arriverà domani sera e qualcuno di noi dovrà andare a
prenderla all’aeroporto”
“Nessun problema andremo io e Reid”
conclude Morgan rivolgendo un sorriso divertito al giovane che lo guarda
confuso.
ANGOLO
DELL’AUTRICE:
Avevo già pubblicato questa fan
fiction ma non mi aveva convinto perciò ho deciso di riscriverla cambiando
anche un po’ la trama. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate e se sia il caso di
andare avanti o no. Aspetterò i vostri commentiper aggiornare. Baci a tutti!!!
L’Aereo è
appena atterrato. Clelia con la sua pesante valigia fatta in tutta fretta il
giorno prima e senza troppa attenzione sta vagando per quell’ immenso aeroporto
in cerca di qualcuno. Le avevano detto che sarebbero andati due agenti a
prenderla ma, come si fa a riconoscere un agente del F.B.I. in quel marasma?
Subito le tornano in mente i personaggi dei telefilm che vedeva da piccola,
uomini vestiti di tutto punto con occhiali da sole scuri e un espressione
austera sul volto. Continua a guardarsi intorno spaesata, non sa da che parte
andare, o a chi rivolgersi; abbandonata ormai la speranza si sedie su una della
panchine. Non appena si siede sente la voce grave di un uomo chiamarla:
“Dottoressa
Landini, Clelia Landini!” la ragazza subito si gira in direzione della voce,
vede due uomini. Uno ha una sua foto in mano mentre l’altro le mostra il suo
distintivo. Subito si alza dalla panchina e a grandi falcate si avvicina a quei
due uomini. Uno è un uomo di colore, alto con un sorriso benevolo sul viso;
l’altro invece è un ragazzo molto giovane, deve avere più o meno la sua stessa
età, che la guarda con i suoi grandi occhi castani. Una volta arrivata davanti
a loro la ragazza sorride, e si presenta:
“Salve!
Clelia Landini” e porge la mano, il primo a stringerla è l’uomo di colore:
“Io sono
l’agente speciale Derek Morgan, e lui è il dottor Spencer Reid” indicando il
ragazzo alla sua sinistra. Sempre sorridendo Clelia porge la sua mano anche al
ragazzo che però la saluta semplicemente sventolando in aria la mano e
sorridendo, imbarazzata la ragazza ritrae la mano e gli sorride.
“Bene, la
porteremo alla centrale. La prego lasci a me la valigia!” continua Morgan
togliendo la valigia dalle mani della ragazza e facendo cenno di seguirlo.
Clelia segue quegli uomini in silenzio fino al loro SUV nero dai vetri
oscurati. Con un gesto innato apre la portiera posteriore e si sedie il tutto
nel più religioso silenzio.
Durante il
tragitto la ragazza continua a guardare fuori del finestrino, immersa nel
burrascoso mare dei suoi pensieri. I due agenti continuano a rimanere in
silenzio fino a quando l’uomo di colore dando una leggere gomitata al più giovane
gli sussurra tra i denti:
“Ehi da
dille qualcosa!” , il ragazzo tremendamente imbarazzato tenta di girarsi dietro
ma la ragazza è troppo assorta nei suoi pensieri per accorgersene, così
bisbigliando si rivolge al suo collega:
“Ma cosa le
dico?”, e guance leggermente colorate di imbarazzo, e l’altro cercando di
nascondere una risata:
“Ma dai, è
nostra ospite.” Il ragazzo rassegnato facendo roteare platealmente i suoi
grandi occhi castani si rivolse alla ragazza alzando esponenzialmente la voce:
“Lei capire
nostra lingua?” gesticolando esageratamente sotto lo sguardo divertito del suo
collega. La ragazza guardandolo e spalancando i suoi occhi si rivolge al
ragazzo in tono freddo:
“Guardi che
sono italiana non scema!” , poi sorridendo leggermente compiaciuta per aver
messo in imbarazzo il ragazzo replica: “Parlo molto bene la vostra lingua, ma
comunque grazie per avermelo chiesto, e poi la prego non mi dia del lei, mi fa
sentire tremendamente vecchia.” detto questo torna a guardare fuori dal
finestrino.
Arrivati alla
centrale Clelia avverte nel suo stomaco milioni di farfalle che svolazzano
cercando una via d’uscita che non c’è. Trovarsi davanti alla porta di quel
imponente palazzo la fa sentire tremendamente piccola. È tutto molto diverso
dal piccolo ufficio dove lavorava in Italia, dove tutti ti conoscono e ti
sorridono, dove si stila un profilo si e no una volta ogni sei mesi, dove si
può passare gran parte dei giorni a giocare a solitario con il computer, no, l’America
era tutta un’altra cosa. Oltre ad essere il suo più grande sogno, era anche
azione, adrenalina, tutte cose che in Italia era difficile trovare. Ferma davanti
a quel immenso portone Morgan poggiandole leggermente una mano sulla spalla:
“Non
lasciarti impressionare. Ci farai l’abitudine.” Percorrono la strada fino all’ascensore.
Quando le porte si aprono Clelia sente di nuovo il suo stomaco danzare, il suo
cuore batte sempre più forte nel suo petto e le sue mani continuano a sudare. Seguendo
sempre i due agenti la ragazza si fa strada con passi incerti :
“Vieni
adesso ti presenteremo la tua nuova squadra” dice sempre sorridendo l’agente Derek
aprendo una porta di vetro. Appena la ragazza varca la soglia tutti si girano
nella sua direzione sorridendo e avvicinandosi. La prima a parlare è una donna
bionda, con un viso che esprime dolcezza ed un sorriso rassicurante sul volto:
“Benvenuta
nella squadra io sono Jennifer Jereau, ma tutti mi chiamano JJ e sono l’addetta
alle comunicazioni” , dopo di lei le porge la mano un uomo dal viso famigliare:
“Io sono l’agente
Rossi, è un piacere conoscerla dottoressa Landini”, la ragazza che fino a quel
momento si era limitata a sorridere schiarendosi la voce dice:
“Il piacere
è tutto mio, gente Rossi. Ho letto i suoi libri e le faccio i miei complimenti”
, poi è il turno di una donna mora, elegante che con un espressione dolce:
“Io sono l’agente
Emily Prentiss.” La ragazza sorridendo risponde alla
vigorosa stretta di mano della donna. L’ultimo è un uomo, si nota da subito che
è il capo che le si avvicina e con un tono solenne e presenta:
“L’agente
supervisore Aaron Hotchner, benvenuta Dottoressa
Landini” , la ragazza scrutata da tutti e rossa in viso prende la parola:
“Grazie a
tutti per l’ospitalità. Vi prego di darmi del tu, come ho già detto il lei mi
fa sentire vecchia.” Strappando una risata agli altri. In quel istante la porta
sin apre ed entra nella stanza una donna vestita con un arcobaleno di colori,
solo guardarla metteva allegria. Tutta trafelata entra nella stanza dicendo
agli altri:
“Ehi è
arrivata la nostra belle italiana e non venite a chiamarmi!” poi posa lo
sguardo sulla ragazza che la guarda sorridendo e le dice:
“Ciao
Fragolina, io sono Penelope Garcia la vostra tecnica informatica, il tuo genio
della lampada, il tuo oracolo!” la ragazza divertita da quel soprannome buffo
ridendo le stringe la mano: “Piacere Clelia Landini”, la donna la sorridee poi sottovoce, ma facendosi sentire da
tutti le dice: “Hai dei capelli fantastici!” indicando il cespuglio di ricci indomabili
rossi della ragazza. La parola va poi alla bionda JJ che dice alla ragazza:
“Vieni con
me, ti mostro la tua scrivania.” La ragazza la segue nel open-space fino a
raggiungere una scrivania vuota la donna indicandola dice: “Puoi lasciare qui
la tua roba!” “Grazie” si limita a dire Clelia posando la sua pesante borsa sul
tavolo. Mentre sta per sedersi viene bloccata dal suono della voce di Hotch: “Ormai è tardi sarà meglio andare a casa e
riposarci, soprattutto lei Landini sarà stanca dopo in lungo viaggio.”detto
questo l’uomo sparisce nel suo ufficio. La ragazza prende la borsa e si avvia
all’uscita quando viene richiamata da Prentiss :
“Ehi dove
stai andando aspettaci!” raggiungendola e chiamando l’ascensore seguita da
Morgan e da Reid.
“Dove è il
tuo albergo?” chiede Morgan alla ragazza. Lei frugando velocemente nella sua
borsa estrae un foglietto e legge:
“Hotel Excelsior”,e l’uomo
con tono sorpreso: “Oh davvero, ma è vicino a casa tua Reid. Ti accompagneremo
noi!”la ragazza subito risponde:
“No no, ho
qui la mappa della metropolitana. Non voglio dare altro fastidio.”
“Ma quale
fastidio! È poi sai cosa vuol dire prendere la metro in America a quest’ora?”
dice retoricamente Morgan, Reid continuò per lui la sua frase:
“Le
statistiche dico che ogni nelle metropolitane solo qui in Virginia anno muore il…” immediatamente bloccato dall’ agente Prentiss
“Reid ti
prego! Non spaventiamo la nostra nuova arrivata!” per poi rivolgersi alla
ragazza sorridendo e scuotendo la testa.
“Comunque
insisto per accompagnarti. E poi ho la tua valigia in macchina e posso usarla
per ricattarti” scherzando continua Derek
“Se la mette
così. Allora non ho altra scelta!” risponde la ragazza.
In macchina
Clelia continua a parlare con Morgan senza mai rivolgere la parola a Spencer. Lo trovava estremamente noioso e antipatico,
era l’unico ad averle fatto una brutta impressione nella squadra. Morgan le
piaceva, era il solito maschio alfa e lo trovamolto
simpatico; Rossi è il suo mito, non poteva non piacerle; poi c’è JJ che con la
sua aria protettiva e dolce le incute sicurezza; Prentiss
nasconde sotto quell’aria fredda una personalità dolce, un po’ come lei, si,
Clelia si rivede molto in lei; Hotch è il classico
Leader con la sua personalità dominante e autoritaria e poi c’è lei, Gracia tra le due è stato amore ha prima vista,era decisamente la sua preferita. Arrivata nel
suo Hotel non ha nemmeno il tempo di rileggere i fascicoli sul caso che cade
sfinita tra le braccia della notte abbandonandosi all’oblio del sonno.
ANGOLO DELL’AUTRICE:
Ciao a tutti! Vi ringrazio per aver letto questo nuovo
capitolo. Mi ha fatto molto piacere vedere che siete stati in tanti a leggere
la mia fanfic , e ringrazio chi mi ha dedicato un po’
del suo tempo per lasciarmi un commento. A me questa storia piace molto e sono
molto curiosa di sapere cosa ne pensate voi. Critiche,suggerimenti e perché no,
anche complimenti sono bene accetti. Un bacio a tutti!!!
Le braccia
della notte l’hanno cullata ininterrottamente fino alle sei e mezza. Appena
apre gli occhi in quell’ attimo che intercorre tra l’incoscienza ed il
risveglio Clelia fa fatica a ricordare dove si trova. È in America. Sta
collaborando con l’Unità Comportamentale di Quantico per catturare il
pericoloso Serial Killer che poco prima aveva terrorizzato la sua città e che
adesso sta spargendo terrore e morte in Virginia. A stento crede che tutto
questo sia vero, ma appena si gira trova di fianco a sé i fascicoli con lo
stemma del F.B.I. stampato sopra e nella sua mente tutto si fa chiaro. È
veramente in America e sta veramente dando la caccia ad uno spietato criminale
e inoltre sta realizzando uno dei suoi sogni più grandi, collaborare con la
BAU. Butta un’occhiata distratta all’orologio sul comodino e in fretta scosta
le coperte dal letto e si dirige in bagno. Una frettolosa doccia bollente e poi
esce avvolta nel grande asciugamano dell’hotel, prende la valigia che ancora
non ha disfatto, estrae da essa un semplice maglia rosa confetto e uno dei suoi
completi classici di giacca e pantaloni rigorosamente neri e delle francesine
lucide. Dopo essersi vestita passa davanti allo specchio dandovi un’occhiata
distratta,cerca di pettinarsi quel cespuglio selvaggio che tutti chiamano
capelli, senza però riuscirci. Uscita di nuovo dal bagno prende la sua tracolla
nera Cartier, regalo fattogli da sua zia il giorno della laurea, e vi infila
tutta la documentazione portata dall’Italia sul caso, gli occhiali da vista, il
portafoglio ed il cellulare. Sono le sette e mezza, Clelia è pronta ma non sa
dove andare, l’avevano riaccompagnata i suoi nuovi “colleghi” il giorno prima e
anche essendo munita di una cartina con tutte le fermate del metrò non sa come
orientarsi, maproprio in quel momento
sente bussare alla porta della sua stanza, avvicinandosi alla porta chiede
schiarendosi la voce:
“Chi è?”
dall’altra parte è la voce di un uomo a rispondere
“Siamo
Morgan e Prentis siamo venuti a prenderti!”, subito apre
la porta e invita i due ad entrare mentre si appresta a prendere la giacca e la
sua borsa.
“Mi stavo giusto chiedendo come avrei fatto a
venire a lavoro!” dice Clelia infilandosi la sua giacca di pelle italiana nera
che decisamente stona con il resto del suo abbigliamento, ma lei era fatta
così, era la regina delle contraddizioni.
“Hai ragione
ieri sera abbiamo dimenticato di dirtelo. Ma sappi che per tutto il tuo
soggiorno qui saremo i tuoi autisti personali!” risponde Morgan con una leggera
risata, seguita da quella della sua collega e della ragazza che, infilatasi
anche la tracolla esce dalla stanza seguita dai due agenti e si dirige verso il
parcheggio. Arrivati alla macchina si siede sul sedile posteriore e come
d’abitudine durante tutto il tragitto rimane in silenzio.
“Tu sei una
persona di poche parole vero, Clelia?” si rivolge a lei Emily guardandola
sorridente
“Bè si,
diciamo che le conversazioni lunghe non sono il mio forte” risponde ricambiando
il sorriso.
In meno di
venti minuti sono già arrivati e scendendo dalla macchina Clelia avverte di
nuovo quella strana sensazione, le farfalle ricominciano a danzare nel suo
stomaco le mani cominciano a bagnarsi di sudore e respirare diventa sempre più
faticoso. Eppure è strano che ad una persona come lei succeda questo, Clelia
era un donna forte, che non si lasciava spaventare da niente, che non piangeva
mai, che non arrossiva mai, ma invece in quei due giorni le era capitato anche
di arrossire. Con quel cocktail di agitazione segue i due agenti fino
all’ascensore e una volta dentro l’ansia va scemandosi e con un respiro
profondo riprende il suo naturale autocontrollo. Appena le porte si aprono
davanti a loro si presenta JJ che salutandoli dice:
“Vi
aspettano tutti i sala riunioni, siete in ritardo!”
“E io che
pensavo fossimo in anticipo!” dice Clelia guardando JJ e poi Prentiss che le
rispondono con una leggera risata.
La ragazza
si toglie subito la giacca e la poggia su quella che sarà la sua nuova
scrivania e seguendo la bionda si dirige nella sala. Seduti intorno al grande
tavolo posto al centro della stanza ci sono tutti i suoi colleghi: l’agente
Rossi sta riguardando le ultime foto della scena del crimine, Hotch sta fissando la foto dell’ultima vittima attaccata
alla lavagna, Reid sta rileggendo un fascicolo mentre continua a girarsi sulla
sedia e Garcia muove ritmicamente le dite sulla tastiera di un portatile. Dopo
dei brevi saluti Clelia prende posto anche lei intorno a quel tavolo tra Garcia
che la guarda sorridente e l’agente Rossi. Il primo a parlare è Hotch che si rivolge proprio a lei:
“Dottoressa
Landini l’abbiamo chiamata perché abbiamo dei buoni motivi per pensare che
l’assassino che sta terrorizzando Madison sia lo stesso che alcuni mesi fa
uccideva le donne del suo paese. Questi sono i cinque cadaveri rinvenuti” così
dicendo appaiono sullo schermo i corpi di cinque donne tutte mutilate nello
stesso modo. Aprendo la sua borsa e estraendo le foto delle vittime italiane
Clelia prende la parola:
“Queste sono
le vittime italiane, come potete vedere riportano le stesse ferite sul corpo
delle donne sullo schermo. Queste sono state picchiate, strangolate e poi sul
loro corpo sono stati fatti dei ghirigori, la scientifica dice che alcuni sono
stati fatti con un bisturi, altri invece sono stati marchiati a fuoco per
questo lo chiamiamo l’Artista.”
“Stesso
modus operandi” dice l’agente Rossi guardandola e prendendo le foto delle sei
vittime italiane.
“Le vittime
sono state rinvenute vicino a cassonetti in quartieri malfamati” continua
Clelia
“Come qui in
America” le dice Prentiss , la parole passa poi a Hotch
“Per questo
abbiamo chiesto il suo intervento,lei conosce l’assassino da prima di noi ed è
stata la prima a stilare il suo profilo, abbiamo bisogno del suo aiuto.”
“Sappiate
che è un uomo estremamente intelligente e non si farà prendere facilmente” dice
Clelia guardando con rabbia le facce delle undici donne uccise da quel uomo.
“Qual è la
tipologia delle vittime?” chiede Morgan afferrando il profilo di Clelia
“Sono tutte
ragazze tra i 20 e i 30 anni di classe sociale medio - bassa”gli risponde Reid
“Ho pensato
che anche l’Artista abbia intorno alla loro età e che le uccida perché le
ritenga inferiori a sé. Anche il fatto di abbandonarle nude vicino a dei
cassonetti ci fa intendere il disprezzo
che prova per esse”dice l’italiana
prendendo il suo profilo e rileggendolo.
“Abbiamo
letto il suo profilo e lo troviamo attendibile, oggi pomeriggio si dirigerà con
Rossi e Reid presso l’ ultima scena del crimine per accertare se sia lo stesso
assassino, anche se ormai non ho più dubbi” dice l’agente supervisore uscendo
dalla sala con una cartella in mano.
“Avevate
anche un sospettato vero?” domanda Reid a Clelia
“Si,Alessandro Gabella, e sono certa che sia lui
l’ Artista.” Gli risponde porgendogli la cartella con la foto del ragazzo. Il
ragazzo leggendo ad una velocità che lascia basita la ragazza le dice
sorridendo appena:
“Bè devo
dire che rientra nel tuo profilo” detto questo il ragazzo si alza e si dirige
verso l’uscita. Non èmolto simpatico a Clelia, con
quella sua aria da saccente le dava sui nervi, chi si crede di essere, non lo
sopporta. Alzandosi anche lei dalla sedia girevole va a sedersi sulla sua
scrivania rimettendo in ordine i suoi fascicoli sul caso.
Poco più in
là nella sala relax Morgan, Prentiss , Garcia e Reid stanno prendendo il caffè
quando Morgan esordisce dando una gomitata al giovane
“Allora che
ne dici della giovane profiler italiana?” il ragazzo arrossendo gli risponde
accigliato:
“è una brava
profiler!” risponde ingenuamente
“Ma dai.
Tutto qui. Che ne dici del suo dolce viso tempestato di lentiggini incorniciato
da quel mare di ricci rossi.E i suoi
occhi? Di un blu quasi metallico” lo stuzzica enfatizzando il concetto
“Bè si è carina,
e i suoi occhi sono davvero belli” confessa il ragazzo diventando sempre più
rosso “Ma sinceramente non credo di essergli molto simpatico” ammette il
ragazzo bevendo un sorso di caffè.
“Senza
offesa Reid ma cosa ne sai tu di donne? Noi facciamo così per non fare capire
agli uomini che ci piacciono” dice Prentiss lanciando un’occhiata complice al
suo collega di colore.
“Dai su
portagli un caffè e digli qualcosa, ma sta attento a non farla arrabbiare come
hai fatto ieri!” dice Derek porgendoli una tazza di caffè e ridendo, sotto lo
sguardo interrogativo di Prentiss e di Garcia, mentre il ragazzo arrendendosi
esce dalla stanza e si dirige verso la scrivania di Clelia.
“Cosa è
successo ieri?” chiedono all’unisono le due donne all’uomo
“Vi spiego
tutto dopo, comunque veramente credi che a Clelia piaccia Reid?” chiede ancora
ridendo Morgan a Emily
“Assolutamente
no, anzi credo che lui avesse ragione quando ha detto che le è antipatico, ma
avvolte bisogna incoraggiare queste persone!”
“Oddio
Prentiss sei davvero subdola. Ma ora godiamoci la scena!”
Clelia sta
scrivendo dietro un foglio degli appunti quando vede avvicinarsi a lei un esile
figura che riconosce subito come quella del suo collega che tanto odia.
“Ehm ciao,
ho pensato che un po’ di caffè potesse esserti d’aiuto” farfuglia il ragazzo
imbarazzato, mettendo da parte i suoi sentimenti la ragazza alza lo sguardo
verso di lui e sorridendo accetta il caffè:
“Grazie!”
dice prima di portarsi alle labbra la tazza di caffè ,bevendone un sorso per
poi esclamare:
“Oh mio
Dio!! E questo lo chiamate caffè?!” posando la tazza sulla scrivania sotto lo
sguardo divertito del ragazzo.
“Non è
divertente” gli dice con un’espressione dura ma tradendosi facendosi scappare
un sorriso.
“Hai ragione
scusa ma la tua faccia è davvero esilarante!” prova a scusarsi il ragazzo
continuando però a ridere
“Immagino.
Ma il vostro caffè sembra acqua colorata, niente da paragonare all’ espresso
italiano. Comunque ti ringrazio per avermi portato questa cosa che chiamate
caffè!” sorridendo gli porge la tazza e torna a scrivere. Pensa però che
parlando normalmente con il giovane non è così antipatico come sembra, ma
rimane comunque quella sua aria da saputello che la infastidiva. Il ragazzo
intanto si allontana con ancora il sorriso stampato sulle labbra.
La mattina
trascorre normalmente per Clelia e i suoi colleghi. Mentre rimette in ordine la
propria scrivania vede arrivare davanti a lei l’agente Rossi.
“Landini
sarà meglio avviarci così torneremo prima!”
“Certo, ” dice
Clelia indossando la giacca di pelle e la sua borsa, e seguendo l’uomo anziano
verso l’ascensore. L’uomo frugando nelle sue tasche dice alla ragazza
“Landini
aspettami giù io vado a prendere le chiavi che ho lasciato nel mio ufficio!” in
quel momento le porte dell’ascensore si aprono e Clelia entra dentro e mentre
sta per schiacciare il pulsante per il piano terra sente un voce che la chiama:
“Landini
aspetta! “ era la voce di Reid, che entra anche lui nell’ascensore con Clelia.
Durante la discesa i due cadono preda di un terribile imbarazzo, il primo a
sciogliere il silenzio è il ragazzo:
“Rossi
dov’è?”
“Aveva
lasciato le chiavi dell’auto nel suo ufficio. Vieni anche tu con noi vero?” gli
chiede la ragazza per non ricadere in quel silenzio imbarazzante.
“Si”
risponde solamente il ragazzo, e di nuovo il silenzio. Fortunatamente le porte
dell’ascensore si aprono e i due escono da quell’angusto spazio. Dopo pochi
minuti d’imbarazzo, per lei perché non adorava la compagnia del ragazzo e per
lui perché si sentiva tremendamente a disagio sotto lo sguardo della ragazza,
arriva Rossi.
“Bene
andiamo ragazzi!” dice dirigendosi verso la macchina.
Durante il
tragitto i tre parlano del caso intervallando svariati minuti di silenzio. A
Clelia il silenzio è sempre piaciuto, la aiutava a pensare, a estraniarsi dalla
realtà che spesso, troppo spesso le aveva fatto male.
Arrivati
sulla scena del crimine Clelia estrae dalla borsa i suoi occhiali, è
dannatamente miope, ma odia portare gli occhiale e le lenti a contatto le
facevano maledettamente paura, poi a lei piace non vedere bene i contorni di
quello che la circonda, le sembra di vivere in un mondo evanescente .
“Non sapevo
portassi gli occhiali!” è di nuovo Spencer che le rivolge la parola, usando
come pretesto gli occhiali tanto per dirle qualcosa, Ma questo a Clelia la irrita
terribilmente e deve prendere un bel respiro prima di rispondergli:
“Si sono
miope ma non indosso quasi mai gli occhiali. Ma adesso devo analizzare una
scena del crimine e ho bisogno di tutti i particolari.” Alzando lo sguardo i
suoi occhi blu si incontrano con quelli del ragazzo che la sta guardando
sorridendo: ha il viso pallido e magro con due grandi occhioni dolci color
nocciola, i capelli castani leggermente mossi, un naso perfettamente scolpito,
dei particolari che le sono sfuggiti. Deve ammettere, malgrado l’antipatia che
nutre nei suoi confronti che è un bel ragazzo. Sposta lo sguardo altrove e
insieme al giovane alza il nastro giallo e vi passa sotto.
“Qui è stata
rinvenuta l’ultima vittima Martha Collins, era una barista, tre sere fa è
andata in discoteca con le amiche che l’hanno persa di vista intorno alla
mezzanotte pensando che fosse tornata a casa. Il giorno dopo è stata ritrovata
sotto questo cassonetto nuda,strangolata, con il corpo deturpato da un
intreccio di linee curve alcune marchiate e altre apportate con un bisturi. Il
medico legale dice che sono state inferte post mortem”
dice Spencer alla ragazza che è china sulla sagoma ricalcata dal gesso bianco
ormai sbiadita del corpo della ragazza.
“è
sicuramente l’Artista!In che posizione
sono stati ritrovati i corpi?”
“Sembrano
essere buttati a caso”
“Proprio
come sacchi di immondizia! “ dice Rossi con un’espressione di disgusto sul
viso. Clelia si alza e comincia a camminare intorno a quello spazio
circoscritto cercando qualcosa che però è impossibile da trovare.
“E’ troppo
furbo! Non lascia traccia” dice la ragazza arrendendosi e togliendosi gli
occhiali per buttarli nella borsa. I tre profiler tornano in macchina affranti
per non aver trovato prove ma sicuri che quello che stanno cercando sia
l’Artista.
Sono quasi
arrivati che l’agente Rossi dice a Clelia
“Ti
riportiamo in hotel ormai è inutile che torni con noi è tardi”
“Grazie
Rossi” risponde la ragazza ancora demotivata per non avere prove. In meno di
dieci minuti arrivano all’hotel di Landini.
“Grazie!” ha
solo la forza di dire uscendo dalla macchina. Chiudendo però lo sportello sente
quella voce tanto odiava dirle:
“Buonanotte
Clelia!”
Salve a tutti!! Eccomi con il nuovo capitolo, spero
vi sia piaciuto e che troviate un minutino per lasciare qualche commento.
Voglio ringraziare tutte quelle che hanno messo la mia storia tra le seguite-preferite-ricordate. Avevo già postato questo
capitolo ma c’erano troppi errori così l’ho corretto…
bacioni a tutti!!!
Clelia si sta guardando allo specchio. I capelli rossi
arruffati, profonde occhiaie sotto gli occhi blu, il viso pallido colorato solo
da una scia di lentiggini. Si sente diversa. Da quando è arrivata in America è
diversa. Non è più la ragazza fredda come il ghiaccio e dura come il diamante
che si costringeva a sorridere per nasconderlo, adesso sorridere le è naturale.
Non è più la ragazza apatica, indifferente, egoista. Sta cambiando. Oggi giorno
che affronta scopre nuove emozioni, le è capitato di emozionarsi, imbarazzarsi
e perfino di arrossire; cose che alla vecchia e indolente Clelia non sarebbero
mai successo.Uscire dalla sua
dimensione, l’Italia che nella vita le ha fatto più volte male le ha fatto
bene. È felice, non ricorda
bene come sia sentirsi felice, ma è sicura che sia così che ci si sente. Forse
le catene che attanagliano da anni il suo cuore stanno cominciando a
sciogliersi. Forse ora sta rinascendo. Distoglie lo sguardo dalla sua immagine riflessa
scuotendo la testa come per liberarsi dai suoi pensieri e inizia a passare
ritmicamente lo spazzolino sulla sua dentatura perfetta, con un sorso d’acqua
si sciacqua la bocca e si avvia verso la doccia. In quel istante sente il suo
cellulare squillare. La suoneria della “Cavalleria Rusticana” risuona per la stanza
mentre la ragazza rovista tra le sue cose per ritrovare il cellulare che non
smette di squillare. Finalmente lo trova sotto il suo cuscino, è un vecchio
Nokia con lo schermo in bianco e nero rigato e ammaccato, si affretta a
rispondere:
“Pronto?”
risponde in Italiano convinta che si tratta di qualche membro della sua
famiglia.
“Landini,
sono JJ” le risponde una voce squillante
“Ah
buongiorno, dimmi JJ” dice Clelia mettendosi a sedere su letto ancora avvolta
nel suo accappatoio.
“Hanno
trovato un’altra vittima, devi venire subito. Adesso mando qualcuno a
prenderti, devi prepararti in fretta.” Dalla voce della bionda è facile intuire
che non ci sia tempo da perdere.
“Certo. A
dopo!” la ragazza riaggancia e rinunciando alla doccia sceglie senza cura i suoi
vestiti: una camicia bianca e pantaloni neri. In meno di due minutiÈ pronta e decide di aspettare sotto i suoi
colleghi ma quando apre la porta si trova davanti proprio lui.
“Ah
buongiorno Landini. Sei già pronta per andare?” le guance del ragazza si tingono
subito di rosso cercando di non incrociare lo sguardo con quello della ragazza.
Clelia
guardandolo con sufficienza chiude la porta dicendo: “Secondo te vado a dormire
vestita così?” cercando di usare il tono più sprezzante che può, si dirige
verso l’uscita seguito dal ragazzo enormemente imbarazzato. Arrivati alla
macchina la ragazza sale sbuffando sedendosi sul sedile di fianco al posto di
guida,vicino al suo odiato collega. Come sempre Clelia resta il silenzio
perdendosi nei suoi pensieri, ma viene richiamata alla realtà dal suo collega
che con la voce tremante cerca di nuovo di parlarle:
“Clelia tu
guidi?” la chiama di nuovo per nome, cosa che irrita moltissimo la ragazza,
come la sera prima che le aveva detto “Buonanotte Clelia”, non sopportava che
lui la chiamasse per nome, il suo modo di pronunciarlo con il suo accento
americano la innervosisce. E poi le da fastidio che lui la consideri come una
amica e che quindi si sia preso la libertà di chiamarla per nome.
“No” una
risposta secca che lascia intendere al ragazzo che lei non ha nessuna voglia di
parlare, tantomeno con lui. Arrivano alla centrale restando in silenzio, la
ragazza si è ormai abituata alla strana sensazione che le veniva allo stomaco
anzi è diventata quasi piacevole, la fa sentire viva, capace ancora di provare
emozioni, sente dentro di lei che il blocco di ghiaccio da cui deriva la sua
freddezza si sta sciogliendo.
Appena
entrata nella sala riunioni il suo sguardo si sofferma subito sul corpo della
ragazza sullo schermo.
“Buongiorno
a tutti” farfuglia prima di sedersi.
“Buongiorno
Landini, come vede è stata ritrovata un’altra vittima: Caroline Jackson, 22
anni, viveva con la madre in una roulotte, ieri sera è uscita per andare a fare
la spesa e non è più tornata a casa” le dice Hotch.
“e il numero
sale a 12” dice l’agente Rossi.
“Siamo in un
vicolo cieco, l’S.I. non lascia traccia. Sto quasi pensando che il delitto
perfetto esista.” Questa volta è Prentiss a parlare.
“Noi avevamo
un sospettato, rientrava perfettamente nel profilo. “ dice Clelia porgendo a
tutti il fascicolo italiano.
“Alessandro
Gabella, il Capitano me ne ha parlato. Ma ha detto che aveva un alibi di ferro
e noi adesso non abbiamo tempo per le supposizioni” le dice duramente Aaron.
“Gliel’ha
detto lui vero? Che la mia era solo una supposizione e che ho solo intralciato
le indagini. Ma io sono convinta che l’ S.I. sia Gabella, non mi è mai capitato
di trovare un sospettato che rientrasse perfettamente nel profilo ma che fosse
innocente.”replica Clelia
“Adesso non
abbiamo tempo,e credo che non abbia abbastanza esperienza per dirlo. Ora
dobbiamo andare subito a Madison. Rossi quanto tempo ci avete messo ieri?”
chiede Hotch al suo collega. Mentre la ragazza dopo quello che ha sentito si
costringe a non replicare, ha sentito da Hotch le stesse parole che il Capitano
le aveva detto.
“All’incirca
un’ora e mezza” gli risponde
“Bene allora
dobbiamo partire subito.” Tutti escono dalla stanza tranne lei che rimane a
fissare le vittime, dietro di lei Reid le dice:
“Per quello
che vale, io ti credo. Anche secondo me è Gabella l’S.I.” le dice con tutta la
dolcezza di cui è capace, la ragazza intenerita da quel gesto risponde:
“Grazie
Reid!” sorridendogli.
La squadra
si divide in due SUV nel primo vanno Clelia, JJ e Hotch, nell’altro invece
prendono posto Reid, Morgan, Prentiss e Rossi. In quest’ultimo i quattro
colleghi chiacchierano beatamente fino a quando Emily rivolgendosi a Spencer
esclama:
“Ehi Reid
come è andata con la dolce Italiana?”
“Tu hai il coraggio
di chiamarla “la dolce Italiana?, lasciamo stare…”
cerca di sviare il discorso e di nascondere il rossore sulle sue guance girando
la testa verso il finestrino.
“Perché dici
questo? Mi sembrava che stesse andando bene ieri…”
prende la parola Morgan.
“Lo pensavo
anche io. Intervalla momenti in cui è dolce e simpatica con momenti in cui è
fredda e scostante. Ho quasi la certezza che soffra di disturbo della
personalità multipla.” Nel veicolo scoppia una risata collettiva, quando riesce
a prendere fiato Morgan si rivolge di nuovo al ragazzo:
“Bè bisogna
anche capirla. È appena arrivata in America non possiamo aspettarci che ci
accolga a braccia aperte. Anche se mi sembra di scorgere una ragazza dolce
sotto quello sguardo di ghiaccio, deve aver avuto dei trascorsi difficili…”
“Ehi ehi
smettila adesso. Non puoi farle il profilo” lo interrompe bruscamente Emily,
poi Reid rivolgendosi al uomo di colore replica:
“Non
parliamo del suo sguardo, mi da i brividi, è terrificante” ,dopo quel affermazione prende la parola
l’agente più anziano del gruppo che fino a quel momento è stato un silenzioso
ascoltatore:
“Hai ragione
Reid, gli occhi di Clelia ti danno i brividi, ma non per il terrore. Devi
ammettere che lei ti piace.”
“Ma vuoi
scherzare!” dice il ragazzo alzando la sua voce come per cercare di
discolparsi, il volto in fiamme sotto lo sguardo divertito di Emily e di Derek.
“Questo tuo
modo di rispondere avvalora la mia tesi. E poi non è da te dire : “buonanotte
Clelia”, quella ragazza deve proprio farti un brutto effetto”
“WOWOWO il
nostro piccolo genietto vuole fare colpo sull’ italiana” si intromette Morgan,
“Basta
adesso, volevo solo essere amichevole con lei. E non mi piace affatto” conclude
il ragazzo tornando a guardare fuori dal finestrino.
Nell’altra
auto tra Hotch, JJ e Clelia regna il silenzio, la prima a romperlo è la bionda
che con la sua voce cristallina si rivolge alla ragazza che continua a fissare
il paesaggio come se volesse marchiare a fuoco ogni centimetro del paesaggio
per non dimenticarli mai.
“Allora
Landini come ti trovi qui?” la ragazza si ridesta dai suoi pensieri:
“Benissimo,
grazie per avermelo chiesto JJ” sorride Clelia.
“Mi fa molto
piacere. Con la squadra tutto bene?” continua JJ
“Si si tutto
bene. Sono contenta di lavorare con voi.” , la bionda intanto afferra il
telefonino per controllare l’ora e Clelia scorge sul display un’immagine della
donna con un bambino tra le braccia
“è tuo?” le
chiede
“Si, si
chiama Henry,”
“è davvero
bellissimo” si complimenta Clelia guardano la foto con un immenso sorriso sulle
labbra.
“Grazie. E
tu? Sei fidanzata?” le chiede la bionda guardandola e rimettendo il cellulare
nella borsa.
“Oh no, non
più ormai” dice affranta la rossa tornando a guardare fuori. Per il resto del
viaggio i tre rimangono in silenzio, JJ è dispiaciuta per aver toccato un tasto
che evidentemente faceva male all’ italiana, Clelia era troppo infuriata per
rivolgersi a Hotch dopo quello che le aveva detto e lui era troppo maschio alfa
per parlarle.
Dopo un
viaggio in macchina di un’ora e mezza la squadra arriva sul luogo del delitto.
In un quartiere fatiscente, con strade sporche e muri imbrattati con graffiti e
scritte oscene, odori forti che si insinuano nelle narici, barboni che dormono
avvolti negli scatoloni. In un vicolo tra l’odore nauseante dei rifiuti, vicino
ad un cassonetto c’è un corpo senza vita coperto da un lenzuolo bianco.La squadra oltrepassa il nastro giallo e si
addentra nella scena del crimine, un uomo va loro incontro, a prendere la
parola è l’agente supervisore Hotch:
“Salve
detective Foster, siamo del F.B.I., io sono l’agente Hotch, e loro sono
l’agente Morgan, Prentiss,Rossi, Jereau, poi ci sono il dottor Reid e la
dottoressa Landini che lavora con noi come consulente per questo caso.”
“è un
sollievo per me vedervi qui, è la sesta donna che questo bastardo uccide” dice
Foster stringendo la mano di tutti,
“Veramente è
la dodicesima vittima, l’S.I. ha ucciso sei donne anche in Italia” prende la
parola Clelia
“Oh mio Dio,
non ci posso credere.” Farfuglia il detective sconvolto per quello che la
ragazza ha appena detto.
Clelia si
allontana dal gruppo e con la montatura viola degli occhiali da vista sul naso,
e un mare di sangue freddo e coraggio scosta dal viso della vittima il
lenzuolo. La scena che le si presenta davanti turberebbe chiunque ma non lei,
lei ha il potere di rimanere completamente fredda davanti a situazione del
genere e di mantenere perfettamente il controllo. Osserva il viso scialbo della
giovane, lo sguardo perso nel vuoto, le labbra livide e il corpo deturpato
dalle orribili ferite.
“Il medico
legale ha detto che la morte risale alle tre della notte scorsa. La causa del
decesso è strangolamento ma le forti escoriazioni e lacerazioni fanno intendere
che sia stata picchiata prima di essere uccisa. E poi ci sono i disegni sul suo
corpo, effettuati post mortem, ci farà sapere tutto
con certezza dopo l’autopsia”dietro di
lei è Rossi a parlare
“Il nostro
Artista ha colpito ancora”esclama
Clelia allontanandosi dal cadavere. Come ha fatto il giorno prima comincia a
girare intorno al perimetro circoscritto per tentare di trovare qualcosa.Avvicinandosi verso uno dei cassonetti e
posando lo sguardo a terra nota uno strano oggetto brillare a terra.
“Ehi tu mi
presti i tuoi guanti?!” si rivolge al giovane Reid
“Comunque mi
chiamo Reid” protesta il ragazzo sfilandosi i suoi guanti di lattice blu e
porgendoli delicatamente alla ragazza che non aveva ascoltato una sola parola
di quello che lui le aveva detto. Clelia si infila velocemente i guanti e si
china a terra per raccogliere lo strano oggetto, esaminatolo una morsa le
stringe lo stomaco.
“Landini
cosa hai trovato?” le chiede il ragazzo che era rimasto lì ad osservarla.
“Niente Reid
torna al tuo lavoro” sbuffa la ragazza riprendendo fiato.
“Ma quello è
un ciondolo” continua imperterrito il ragazzo puntando il dito verso l’aggetto
che la ragazza aveva tra le mani.
“Oh ma
davvero? Eh dimmi ci sei arrivato da solo o te l’ha suggerito qualcuno?” gli
risponde la ragazza con il tono più acido che ha, non sopporta chi cerca per
forza di intromettersi.
“Senti io
sto solo cercando di aiutarti quindi se vuoi dirmi cos’è quello ti ascolto
altrimenti me ne vado” le risponde il giovane cercando di essere più antipatico
possibile, anche se con scarsi risultati. Detto questo gira i tacchi e fa per
andarsene quando Clelia lo chiama:
“D’accordo
te lo dico. Tanto tu sei l’unico che mi crede. Guarda questo ciondolo non ti fa
pensare a niente” mostrandogli il piccolo ciondolo
“è una A”
esclama il ragazza,
“Si, la A di
Alessandro, Alessandro Gabella. Ho partecipato io stessa al interrogatorio e
giurerei di aver visto questo ciondolo al suo collo”
“Ci sono
tantissime persone che hanno un nome che comincia con la lettera A, se pensiamo
alle percentuali direi che…” comincia a parlare il
ragazzo velocemente
“Si si non
mi interessano le percentuali.” Lo interrompe bruscamente la ragazza “io sono
convinta che questo ciondolo appartenga a lui”
“Landini di
questi tempi questi ciondoli sono di moda, ce l’hanno tutti…”
“Allora,a te
piacciono le statistiche no?, allora mettiamola così: quante percentuali ci
sono invece che questo ciondolo appartenga all’Artista dato che l’abbiamo
trovato sulla sua scena del crimine e che il maggiore sospettata abbia il nome
che inizia con la lettera A , e che una fonte attendibile, cioè io, è sicura di
aver visto questo ciondolo al collo di codesto indiziato?”
“Bè si la
percentuale sale, ma non è comunque la certezza che sia dell’Artista” dice il
ragazzo dopo aver fatto velocemente dei conti con la mente.
“Pensala
come vuoi ma per me questo è solo un'altra prova che urla a tutti che ho
ragione” dice la ragazza con un sorrisetto compiaciuto sulle labbra e guardando
per la prima volta da quando avevano iniziato la conversazione, il ragazzo
negli occhi. Scrutando quei grandi occhi color nocciola rimane per un momento
ferma a fissarli sentendo piano piani le sue guance colorarsi. Lo stesso è per
il ragazzo cheincrociando lo guardo con
quello della ragazza siritrova
pietrificato da quegli occhi blu che lo fissano, le sue guance vanno in fiamme
e una strana sensazione attanaglia il suo stomaco. Schiarendosi la voce sposta
lo sguardo altrove ridestando anche la ragazza dal fissarlo.
“Ehm,
comunque sia Landini dovremmo dirlo a Hotch” dice tenendo la testa basta e
guardandosi le scarpe.
“Non ci
penso nemmeno! Dopo quello che mi ha detto prima puoi scordartelo” esclama la
ragazza riacquistando il tono freddo e tagliente della sua voce.
“Ma è una
prova. L’abbiamo trovata sulla scena di un delitto.” Cerca di farla ragionare
il ragazzo
“Eh no bello sono stata io a trovarla, e quindi ci faccio quello
che voglio” dice la ragazza mischiando alla sua perfetta pronuncia americana
anche una parola in italiano facendo per andare.
“Va bene, so
già che mi pentirò per quello che sto per dire ma, cosa intendi fare adesso?”
la richiama il ragazzo arrendendosi, non riesce nemmeno a lui a capire perché
si sta lasciando trascinare da quella ragazza, il suo cervello è troppo
razionale per farlo, eppure ha appena accettato di aiutarla.
“Ti ricordo
che non sei costretto, posso benissimo cavarmela da sola. Comunque voglio fare
delle ricerche su Gabella e vedere cosa riesco a scoprire”
“So chi può
aiutarci! “ dice il genietto
“Chi?” domanda
la rossa
“Garcia”
risponde il ragazzo con accento di ovvietà nella frase.
“Bene allora
quando torneremo alla centrale ci andremo a parlare” dice la ragazza
allontanandosi dal ragazzo e dirigendosi verso i suoi colleghi.
“Questa
storia mi farà perdere il lavoro,lo so” bisbiglia tra sé e sé dirigendosi anche
lui verso i suoi colleghi.
Ciao
a tutti!!Ringrazio ancora una volta
tutti quelli che leggono la mia storia. Un grazie speciale a tutte quelle persone
che si sono fermate a commentare, mi ha fatto davvero piacere sapere cosa ne
pensate, continuate a farlo se vifa
piacere! Baci a tutti!!!
La squadra
si trova nell’ ufficio della polizia di Madison, davanti a loro lo sceriffo
Ford discute con il detective Ford, l’uno scettico verso i profiler l’altro
invece fiducioso verso di loro. La stanza è affollata da un battaglione di
poliziotti impazienti di catturare l’assassino, con in mano blocchetti per
appunti e matite con le orecchie tese ad ascoltare le parole degli agenti. Con un
passo avanti prende la parola l’agente Rossi, che austero si rivolge a loro:
“Vi abbiamo
convocato qui perché siamo pronti per fornirvi il profilo del S.I.”, detto
questo tocca alla brillante profiler italiana parlare.
“E’ un uomo
bianco tra i 20 e i 30 anni, di alta borghesia. Uccide donne giovani che
ritiene “inferiori” a sé. “ si ferma in un attimo di esistazione
“Infatti le
sue vittime sono ragazze che fanno parte di una classe sociale bassa, sono
extracomunitarie, o ragazze che vivono in quartieri degradati” spiega meglio
Emily
“Presumiamo
sia un uomo di bell’aspetto, abborda le donne la sera, le convince ad andare
con lui, le tramortisce picchiandole e poi le porta, presumiamo, a casa sua
dove le uccide e infligge loro queste ferite” continua Clelia, mostrando le
foto dei corpi delle vittime.
“è convinto
di essere superire a loro, per questo le uccide e cerca di abbellire i loro
corpi con questi strani disegni” dice Reid
“Si è
trasferito da poco in città, ha un accento italiano, simile al mio” dice Clelia,
dopo essere stata interrotta dal ragazzo.
“è un
narcisista per questo abbiamo indetto una conferenza stampa. Sapere che ha
anche un soprannome lo farà sentire sotto le luci della ribalta e lo spingerà a
venire allo scoperto, così lo prenderemo” spiega Hotch.
“Cercate di
parlare con le ultime persone con cui hanno avuto contatti le vittime,
probabilmente una di quelle è l’Artista” consiglia Rossi ai poliziotti
“Se notate
qualcuno che fa troppo domande, o è troppo insistente, state allerta potrebbe
essere l’S.I.” dice Morgan
“Fate
attenzione, secondo i suoi ideali quello che fa è giusto. Sta combattendo per
una giusta causa e se non vi ritiene abbastanza importanti per la società non
ci penserà due volte a farvi fuori.” Conclude Clelia con la sua solita espressione
fredda.
I poliziotti bisbigliando tra di loro escono
dalla stanza, quando tutti sono fuori dalla stanza Hotch si riferisce alla sua
squadra:
“Morgan,
Prentiss e Landini andate al supermarket dove è andata l’ultima vittima e
chiedete se hanno visto qualcuno parlare con lei” i tre diligentemente si
dirigono verso il piccolo supermercato. Una volta entrati, un uomo di colore
con un grembiule sozzo dietro la cassa li saluta scortesemente con un cenno
della mano.
“Salve,
siamo del F.B.I. siamo qui per farle alcune domande” si presente Emily
estraendo il distintivo e mostrandolo all’uomo.
“Ci avrei
giurato che foste sbirri.” Borbotta l’uomo chiudendo la rivista che stava
leggendo.
“Per caso ha
visto questa donna ieri sera sul tardi?” gli mostra la foto della vittima
Morgan
“Si,
Caroline, viene spesso qui. Cosa ha combinato questa volta?” risponde l’uomo
con un’ accenno di risata.
“Veramente… è morta. È stata assassinata una volta uscita da
qui.” Si rivolge a lui Clelia
“No, non può
essere vero.” Bofonchia l’uomo lasciandosi cadere sulla sgabello dietro di lui
con lo sguardo perso.
“Lui può
aiutarci a trovare l’assassino. Mi dica,ha visto Caroline parlare con qualcuno
la scorsa notte?” cerca di incoraggiarlo l’italiana
“No.”
“Ci pensi
bene. Ogni minimo dettaglio può essere utile” lo esorta la ragazza
“Bè ora che ci
penso, c’era un ragazzo. Aveva in mano un caffè, credo, e glielo ha rovesciato
addosso. Lei credeva che non l’avesse vista ma io ho capito subito che lui
l’aveva fatto a posta. Ma nonho pensato
a niente di male, sa i soliti trucchetti per fare colpo su una ragazza, per
attirare l’attenzione. Caroline ha pagato seguita dall’uomo e poi sono usciti
insieme parlando”, i tre si guardano negli occhi, quell’uomo era lui l’Artista.
“Aveva già
visto quest’uomo prima?” chiede Morgan scrutando il commesso.
“Si. Da
qualche mese bazzica per questo quartiere.”
“Che aspetto
ha?” chiede Prentiss estraendo il suo blocchetto nero e prendendo appunti
“Bè è un
uomo che in questo ambiente risalta. Indossa sempre vistiti eleganti e anche il
suo modo di fare è raffinato. Insomma un uomo che stona con l’ambiente.
Fisicamente è alto, magro, capelli neri e occhi chiari ma non ricordo bene il
colore” cerca di sforzarsi l’uomo
“Non fa
niente ci è stato di grandissimo aiuto” gli dice Clelia, per poi salutare e
uscire insieme ai suoi colleghi dallo squallido supermarket. Clelia però è
turbata da quello che le ha riferito l’uomo, l’S.I. ha i capelli neri, no, non
può essere, Gabella ha capelli biondi, lo ricorda bene. I capelli ramati, gli
occhi di ghiaccio ed un sorriso compiaciuto stampato sulla faccia, non riuscirà
mai a togliersi dalla testa quel viso, il volto di un assassino. Questo è l’unico
dettaglio che fa vacillare l’ipotesi della ragazza.
Tornati alla
centrale riferiscono quanto scoperto al resto della squadra.
“Sarà meglio
andare. Torneremo domani.” Dice Hotch dirigendosi con gli altri verso l’uscita.
La squadra
si divide in due gruppi come prima. Quando sono quasi arrivati Hotch si
rivolge, per la prima volta durante tutta la giornata a Clelia.
“Landini è
inutile che torni con noi, ti lascio al tu albergo”
“Preferirei
di no. Ho lasciato alcune cose che mi servono, provvederò poi io a tornare” risponde la ragazza con tono
scortese. Non poteva tornare in albergo doveva andare da Garcia per cercare
Gabella.
Arrivati
alla centrale la ragazza si dirige verso la sua scrivania fingendo di
raccogliere alcune carte, poi con la borsa a tracolla si avvia verso la stanza
di Penelope.
“Ehi stai
andando da Garcia?” le dice sottovoce Reid correndole incontro
“Ma perché
tu fai sempre delle domande ovvie? Certo che sto andando da Garcia!” dice la
ragazza facendo roteare gli occhi.
“Aspettami
là, io vado prima a prendermi un caffè” il ragazzo sembra non sentire le
provocazioni della ragazza che sbuffando apre la porta della stanza e facendo
capolino con la testa chiede:
“Posso?”
“Ma guarda guarda chi è venuto a trovarmi! La nostra cara italiana!
Entra pure tesoro!” sorride la ragazza seduta davanti a decine di monitor
“ Garcia ho
bisogno di un favore!”
“Tutto
quello che vuoi fragolina!” Clelia adorava il soprannome che le aveva dato.
“Mentre
stavamo esaminando la scena del crimine ho trovato questo ciondolo, io e Reid
pensiamo che sia dell’Artista, il cui nome del sospettato in Italia inizia
proprio con la lettera A, dovresti cercarmi informazioni su questo Alessandro
Gabella!”
“Consideralo
già fatto!” comincia a battere le dita sulla tastiera davanti a lei “Allora
stai collaborando con il nostro genietto?”ammicca la donna all’italiana.
“Chi scusa?”
chiede la ragazza sinceramente sorpresa.
“Woo la nostra bella italiana non sa delle capacità del
nostro dottor Reid” le risponde la ragazza facendosi sfuggire una risata
“Capacità?
Quali capacità?”
“E no mia
dolce fragolina! Lascio a te il piacere di scoprirlo!” e mentre pronuncia
questa frase fa la sua entrata nella stanza il giovane ragazzo con una tazza
fumante di caffè in mano
“Scoprire
cosa?” chiede per cercare di intromettersi nel discorso delle ragazze
“Niente”
rispondono all’unisono.
“Bene,
comunque ci vorrà un’po prima che il computer elabori
tutti i dati, vi farò avere i risultati domani mattina” dice Garcia
“Grazie,
Garcia, ti devo un favore… ah un’ultima cosa,
potresti non dire niente a Hotch?” la saluta l’italiana poggiando la sua mano
sulla spalla di Penelope
“Si
tranquilla ma perché?”
“Storia
lunga” taglia corto Reid dirigendosi con la riccia verso la porta. Usciti dalla
piccola stanzetta, regno dell’eccentrica informatica, i due camminano di fianco
senza parlare, Clelia guarda dritto davanti a sé con lo sguardo duro mentre
Reid le lancia delle occhiate credendo di non essere visto, poi prende un
respiro profondo e decide di tentare, di rivolgere ancora una volta la parola
alla gelida Italiana:
“Ehmm chi ti riaccompagna in hotel?” dice schiarendosi la
voce
“Non so,
penso Morgan come al solito” risponde l’italiana senza guardarlo.
“Sai il tuo
hotel non è molto lontano da dove abito io, potrei accompagnarti io” non riesce
a capire perché le stia dicendo questo, si maledice ogni volta che una frase
esce dalla sua bocca
“No ti
ringrazio.” Il solito tono freddo, sentirlo è come farsi trapassare da una lama
affilata. In quel istante Prentiss corre incontro ai due giovani dirigendosi
verso Clelia:
“Landini,
Morgan mi ha detto di dirti che non può riaccompagnarti perché ha avuto un
contrattempo, ma ti riaccompagno io
tranquilla “
“No no,
Prentiss mi è di strada, riaccompagno io Landini” si intromette Spencer non
riuscendo, ancora una volta, a trattenersi.
“Fantastico!
Allora a domani” risponde Emily andandosene, senza lasciare a Clelia tempo per rispondere.
“Splendido!”
dice la rossa facendo roteare platealmente gli occhi e sbuffando dirigendosi
verso l’auto.
Durante il
tragitto la ragazza continua ancora a pensare a quello che il commesso le aveva
detto, e Spencer accortosi del espressione pensosa della ragazza, ancora una
volta non riuscendo a trattenersi le chiede:
“Landini,
tutto bene? “
“Si, è solo
che c’è qualcosa che non torna…” le risponde la
ragazza scostando un ciocca riccia finitagli sul viso
“Cosa?”
“Il commesso
del supermarket ha detto di aver visto uscire la vittima con un’ uomo dai
capelli neri, mentre Gabella li ha biondi ne sono certa!”
“Bè dov’è il
problema? Può averli tranquillamente tinti.” Le risponde il ragazzo con
naturalezza.
“Oh mio Dio
ho ragione, come ho fatto a non pensarci prima. Reid sei un genio!”le dice la ragazza sorridendo,
“Lo so!” le
risponde il ragazzo con un sorriso compiaciuto sulle labbra. Sapeva che Clelia
non era a conoscenza delle sue “capacità” e questo gli permetteva di essere più
naturale con lei, senza la paura che lei lo considerasse come un fenomeno da
baraccone.
“A
proposito, come mai alcuni ti chiamano genio?” chiede la ragazza ricordandosi
quello che le aveva detto Garcia poco tempo prima.
“è solo un
soprannome ironico” risponde il ragazzo. Non vuole mentirle, ma qualcosa dentro
di lui, ancora quel,’impulso che non riesce a controllare, lo fa mentire spudoratamente.
La ragazza continua a guardarlo mentre il ragazzo ha gli occhi puntati sulla
strada, e le viene in mente una cosa e senza pensare dice:
“Sai cominci
a piacermi Reid!” , solo dopo aver pronunciato quello parole si rende conto
della gravità della cosa. Le vecchia Clelia non l’avrebbe mai detto, avrebbe
giurato guerra a quell’uomo per tutta la vita, ma ora lei comincia a
sciogliersi e la vecchia Clelia a scomparire. Il ragazzo risponde con un
sorriso mentre ha il volto in fiamme. Fortunatamente arrivano al albergo della
ragazza.
“Allora a
domani! Buonanotte Landini!”
“Buonanotte
Dottor Reid!”
Ciao
a tutti!!! Chiedo scusa per i ritardo, ma sono stata impegnata con gli studi. Ecco
il quinto capitolo di questa storia che continua a piacermi sempre di più,
forse è troppo lungo ma non riuscivo a fermarmi. Vorrei sapere che ne pensate a
come sta andando fino ad ora, se vi ha deluso, se vorreste cambiare qualcosa ecc… ringrazio ancora una volta quelli che leggono, siete
in tanti anche se pochi si fermano a commentare, e tutti quella che l’hanno
messa tra le seguite-preferite-ricordare, e un grazie
speciale a tutti quelli che lasciano delle recensioni, non so come farei senza
i vostri incoraggiamenti. Baci a tutti!!!!
Un’altra
intensa giornata sta per cominciare per Clelia, dalle serrande abbassate della
finestra cominciano a trapelare i primi raggi del alba, illuminando leggermente
il viso placidamente addormentato della ragazza. Dal suo vecchio telefono suona
la sveglia, lentamente apre gli occhi ancora assonnati, e scostando una ciocca
di capelli dal viso si alza dal letto stiracchiandosi. Dentro il suo pigiama color
glicine, si avvia tranquilla a piedi nudi verso il bagno; una violenta doccia
fredda aiuta la ragazza a svegliarsi definitivamente ed esce la bagno
canticchiando una delle sue canzoni preferite, Paradise City dei Guns n Roses. Era di nuovo felice,
strano per lei esserlo per due giorni di seguito,passa di fronte allo specchio,decide
di fermarsi un istante a guardarsi: Clelia non si è mai piaciuta, anzi si è sempre
definita brutta fin dalla adolescenza, e a poco valevano i continui complimenti
ricevuti per il blu dei suoi occhi e per il rosso fragola dei suoi capelli; lei
continuava insistentemente a vedersi brutta e i pochi chili in più alimentavano
la sua convinzione, non è infatti un giunco ma ha il classico corpo della donna
mediterranea con tutte le forme al posto giusto anche se con una taglia in più.
Ma quel giorno guardandosi si vedeva migliore, più bella e sorridendo alla sua
immagine si dirige verso l’armadio, prende il solito modello classico nero di
pantalone, abbina su di esso una camicia verde acqua a cui arrotola le maniche
e un gilet nero. Prepara la sua borsa e proprio mentre indossa gli occhiali da
sole, dei Ray-Bana goccia scuri, sente
bussare alla porta, subito si dirige ad aprirla:
“Buongiorno
Landini!” il suo adoratoamato collega, che le
sorride e la saluta sventolando in aria la mano.
“Buongiorno
Reid! Come mai sei venuto tu?” chiede la ragazza un po’ seccata ma dentro di
lei, anche se non voleva ammetterlo felice.
“La squadra
sta andando a Madison, ma sono venuto io perché dobbiamo passare da Garcia non
ricordi?”
“Oh certo!
Bene andiamo allora!”chiude la porta
alle sue spalle e si avvia lungo lo stretto corridoio seguita dal suo giovane
collega.
Una volta in
macchina è Spencer il primo a rompere il silenzio:
“Landini ti
vadi fare colazione prima di andare a
lavoro? Una buona dose di zuccheri è l’ideale per iniziare la giornata”
“Dovrei bere
quella schifezza che voi americani avete il coraggio di chiamare caffè?” gli
risponde la ragazza con tono di voce acido ma sorridente “Ci sto!” continua poi
la ragazza sorridendo al ragazzo “ Ma non voglio spendere neanche un euro,
voglio dire un dollaro per quella schifezza!” dice al ragazzo ridacchiando
“Questo vuol
dire che io devo offrirti la colazione?” domanda retoricamente il ragazzo
ridendo anch’egli
“Certo!”afferma la ragazza guardandolo mentre sorride
con gli occhiali da sole sul volto, in quel istante la ragazza sente una fitta
allo stomaco e il suo cuore saltare un battito, non provava una cosa del genere
da molto tempo. Intanto la macchina si ferma davanti a un piccolo locale, i due
scendono dall’auto ed entrano.
“Pensavo che
gli americani facessero colazione con uova e pancetta!” dice la ragazza
addentando la sua ciambella seduta al tavolo di fronte al Reid.
“Bè non
tutti!” risponde il ragazzo con un sorriso sghembo e sorseggiando il suo caffè,
“Mamma mia è
davvero disgustoso!” esclama la ragazza con un espressione di disgusto sul
volto dopo aver bevuto anche lei un sorso del suo caffè.
“Vorrei
tanto sapere cos’ha di diverso il caffè italiano?” ride Spencer
“Bè intanto
ha sapore. E comunque la cucina italiana non teme rivali”
“Si certo,
pizza, spaghetti, mozzarella” dice il ragazzo con il suo stano e alquanto
bizzarro.
“Una
settimana in Italia e ingrasseresti anche tu bello!” ride la ragazza mischiando all’americano anche un po’ di
italiano
“Comunque il
tuo accento italiano fa schifo!” lo pizzica la rossa alzandosi dal tavolo e
buttando il bicchiere di carta contenente il caffè.
“Oh credimi
neanche il tuo americano è perfetto!” ribatte il ragazzo per niente offeso
dalla battuta della ragazza.
I due si
dirigono verso la macchina continuando durante il tragitto a parlare e a
scherzare, finché arrivati alla centrale assumono un’ espressione seria e in
silenzio si avviano verso la stanzetta dell’informatica.
“Ehi Garcia,
è tutto pronto?” entra nella stanza Clelia con un brillante sorriso impresso
sul volto che le illuminava ancora di più gli occhi blu.
“Certo mia
dolce fragolina di bosco!” dice l’altra rossa digitando delle cose sulla sua
tastiera e facendo apparire sullo schermo del suo computer il volto
dannatamente bello di Alessandro Gabella, i capelli color dell’oro gli incorniciavano
il volto dalla carnagione chiara sul quale brillavano i terribili gli occhi
cerulei.
“Allora,
Alessandro Gabella nato a Milano, ha 29 anni. È il figlio di Carlo Gabella il
grande magnate italiano. È molto ricco, è laureato in ingegneria ma non ha mai
lavorato. Ha sempre fatto parte di gruppi nazisti, e ha 17 anni è stato
incriminato per aver massacrato un barbone, poi è stato arrestato da voi ma è
stato rilasciato per mancanza di prove”
“Si ma
queste cose le so già vai avanti!” la esorta l’italiana
“La sua
ragazza circa un anno fa è stata uccisa da una tossicodipendente in una rapina
finita male” continua la ragazza
“quando è
successo?” chiede Clelia
“Il 23
settembre”
“Ad un mese
dal primo omicidio!” dice la ragazza guardando il suo collega
“Potrebbe
essere il fattore scatenante” esclama il ragazzo
“Dal
settembre invece, di quest’anno in Italia si sono perse le sue tracce, sembra
essere sparito!” dice la donna affranta guardando i due giovani.
“Quando il
bastardo è venuto in America. Adesso sono sicura che sia lui l’Artista” dice
Clelia
“Aspettate,
ho trovato qualcosa. Ha usato la sua carta di credito per un prelievo a Madison
proprio due settimane fa, ma qui non esiste nessun Gabella deve aver cambiato
nome”
“Anche lui
commette degli errori. Garcia non puoi accedere ai video della sorveglianza
della banca?” dice Spencer sorridendo all’italiana per incoraggiarlo.+
“Ma certo, cucciolotto.” Risponde l’informatica cominciando di nuovo a
battere le dita sulla tastiera e facendo comparire dopo qualche minuto il video
della banca
“Allora il
nostro SI ha fatto il suo prelievo intorno alle sette, quindi avanti veloce
fino a quell’ora e, eccolo li, mi sembra lui!” dice Penelope puntando il dito
contro la tastiera.
“Si si è
proprio lui. Ha i capelli neri ma è lui. Non scorderò mai il suo sguardo.” Dice
la ragazza.
“Ma siamo in
un vicolo cieco, sappiamo che è lui il nostro S.I. ma non sappiamo dove si
trova adesso, che nome ha” continua l’italiana
“Aspetta,
siamo dei profiler, allora, proviamo ad entrare nella sua mente. Ha sempre
vissuto nel lusso, e quindi avrà sicuramente acquistato una casa grande e
bella. Che però si trovi vicino al quartiere dove è stata trovata l’ultima
vittima. Quindi Garcia puoi cercare le case che negli ultimi mesi sono state
comprate lì?” le chiede Spencer dopo aver fatto il suo ragionamento
“Certo! Sono state acquistate cinque case”
“Bene,
elimina quelle che sono da ristrutturare, e quelle che si trovano in posti
affollati, ha bisogno di una casa isolata perché è lì che porta le sue vittime”
continua la sua spiegazione il giovane genio
“Ecco ne
rimane solo una, questo è l’indirizzo!” esclama trionfante l’informatica.
“Bene io
vado lì!” dice Landini con un espressione corrucciata sul volto uscendo velocemente
dalla stanza, inseguita dal ragazzo.
“Non puoi
andare lì da sola! Dovremo chiamare Hotch!” la prende per un braccio il ragazzo
costringendola a voltarsi.
“No, è
escluso. Non possiamo chiamare Hotch, lui non mi crede e se mi sbagliassi anche
questa volta non potrei sopportarlo” ammette la ragazza abbassando lo sguardo.
“Allora io
verrò con te!”le dice il ragazzo
“Non ho
bisogno di una balia so cavarmela da sola.” Dice la ragazza guardandolo e
cercando di liberarsi dalla stretta del ragazzo
“Chi ti
porterà se non sai guidare?”
“Ho preso la
patente, e se sai guidare tu posso farlo tutti” cerca di essere cattiva la ragazza,
ma il ragazzo non demorde:
“Non sei
neanche armata. Io invece si”
“Oh perché questa
è vera? Pensavo fosse di plastica” dice la ragazza con un sorriso beffardo sul
volto sfiorando l’arma che il ragazzo aveva attaccato alla cintura.
“Le tue
battutine non mi faranno cambiare idea. Verrò con te, e basta” conclude il
ragazzo con il volto diventato ormai paonazzo.
“D’accordo. Andiamo!”
dice la ragazza sbuffando.
“è una
pessima idea.” Si lamenta Spencer , quando sono ormai arrivati davanti alla
residenza del probabile S.I.
“Sei stato
tu a insistere per venire!” dice la ragazza facendo per aprire lo sportello, ma
la mano affusolata del ragazzo la blocca.
“Se è lui l’Artista
potrebbe essere pericoloso. Fai attenzione!” Il mare blu degli occhi di Clelia
incontra il calore di quelli di Reid, quegli occhi che sono in grado di
sciogliere il ghiaccio intorno al cuore della ragazza, le guance di entrambi
iniziano a colorarsi di rosso per quel lungo sguardo, il cuore di entrambi
batte forte ed entrambi provano qualcosa che durante la loro vita non hanno mai
provato. Ha sciogliere l’incantesimo di quel istante è Clelia che con la sua
solita glacialità batte tre colpi sulla mano morbida del ragazzo sopra la sua e
dice sorridendogli:
“So badare a
me stessa. Tu piuttosto sta attento a te!” ed esce dalla macchina.
Salvee!! Esordisco dicendo subito che questo nuovo capitolo non mi
convince molto, sarà il delirio della febbre, ebbene si, sono l’unica capace di
prendersi la febbre ad aprile con queste bellissime giornate di sole. Ma non
voglio annoiarvi con inutili ciance, ringrazio tutti quelli che mi leggono e
che mi seguono, siete in molti e i ringrazio, ma una grazie speciale va a chi
si ferma ogni volta a commentare, davvero un milione di bacii…
fatemi sapere cosa ne pensate, perché ripeto, a me non è piaciuto molto. Grazie
ancora e BACI!!
A guardia
dell’immensa residenza vi è un imponente cancello di ferro battuto con affianco
un video citofono. Clelia preme il pulsante, attende, nessuna risposta. Spencer
cautamente poggia una mano sul cancello, è aperto. Brutto segno. Senza parlare
fa un cenno con la testa alla sua collega e entrando istintivamente poggia la
mano sulla fondina della pistola che tiene attaccata in vita. Ora i due
profiler si muovono a passo cauto, un piede dietro l’altro attenti a non fare
rumore. Arrivano vicino alla porta, la ragazza passa avanti al giovane, sale i
tre gradini e si avvia inspirando profondamente verso il secondo campanello.
Suona. Ancora una volta non ottiene risposta. Con uno sguardo grave, preoccupato
si volta verso il suo collega che la guarda con i suoi immensi occhi
spalancati. Uno sguardo basta per capirsi, la situazione sta degenerando,
l’auto del ipotetico padrone di casa è parcheggiata all’interno del garage e,
se quella è la dimora dell’Artista probabilmente sa che sono lì e sono in grave
pericolo.
“Dobbiamo
dividerci. Io vado di là!” sussurra al suo collega la rossa muovendo la testa
piena di ricci verso destra.
“Non
pensarci nemmeno! Rimaniamo uniti.” Al ragazzo non può non tornare in mente l’esperienza
trascorsa, quando per un errore del genere venne rapito da un S.I.e torturato.
“Smettila
Reid! Voglio solo dare un’occhiata dentro!” comincia ad inalberarsi la ragazza
che odia essere contraddetta
“Quando
questa storia sarà finita ti racconterò perché l’idea di separarci è pessima.
Non è il momento di metterci a litigare, vai avanti tu io ti guardo le spalle!”
Facendo
roteare platealmente gli occhi e sbuffando la ragazza a grandi falcate si
dirige verso l’angolo destro della casa, con il suo collega con la pistola
sguainata tra le mani che continua a guardarsi intorno. Le finestre della villa
sono tutte oscurate da pezzi di stoffa neri, non si riesce a vedere niente.
Dopo aver attraversa tutto il lato destro la ragazza svolta verso il lato posteriore
della casa, il ragazzo rimasto in dietro la perde di vista solo per un attimo.
Appena
svoltato l’angolo la ragazza sente premersi contro la bocca e il naso una
fazzoletto di seta bianco. L’odore dell’etere etilico le inonda le narici e la
bocca, cerca di opporre resistenza ma la presa è troppo salda. Respirare
comincia a diventare pesante, le gambe a cedere, le palpebre cadono davanti
agli occhi. La testa è pesante la forza nelle braccia si perde, e tutto diventa
buio.
Spencer che
era rimasto in dietro di pochi passi, dopo aver perso dalla propria visuale
l’italiana accelerail passo. Poi ode un
mugolio sordo, un grido strozzato, il rumore di piedi che stridono sul
selciato. Il tutto in una frazione di secondo. Comincia a correre, e grida,
grida il suo nome, come non ha mai gridato : “Clelia!” “Clelia rispondimi”, i
pochi metri che lo separano da lei gli sembrano decine di migliaia di miglia, e
il tempo per percorrerlo sembrava essere lungo migliaia di anni. Quando
finalmente gira l’angolo ha solo il tempo di vedere i piedi della ragazza
coperti dalle scarpe nere laccate di lucido, il corpo dentro casa in mezzo alla
porta del retro; poi un rumore sordo un dolore lancinante alla testa, il calore
del sangue che cola dalla ferita su di essa e poi il buio.
“Dovediavolo sono Reid e Landini?” chiede Hotch
agli altri membri della sua squadra. Sono tutti nella centrale della polizia di
Madison tranne loro due.
“A quest’ora
dovrebbero essere già arrivati, anche se Reid guida ad una velocità pari al
passo di una lumaca!” scherza JJ certa di vedere il suo collega in compagnia
della rossa entrare a minuti.
“Sono due
ragazzi, sapete com’è si saranno fermati a….
“parlare”” dice Morgan enfatizzando la sua frase e bagnandola di un chiaro
doppio senso, ignorando anche lui la gravità della cosa.
“Smettila,
questa storia non mi convince. Prova a chiamare Reid” Prentiss è più
preoccupata.
“D’accordo.
“ L’uomo di colore estrae dalla tasca il suo cellulare e digita velocemente il
numero di Spencer per poi portarsi il cellulare all’orecchio. Squilla. Dopo
cinque squilli la telefonata viene interrotta.
“Ha spento,
probabilmente stanno arrivando, o sonoimpegnati in altro.” scherza di nuovo Derek rivolgendosi a Prentiss.
“Ora sto
iniziando a preoccuparmi anche io!” dice Morgan alla sua collega sorseggiando
del caffè “è passata quasi un’ora, e sinceramente non credo che il nostro
ragazzo possa reggere fino a tanto” cerca ancora di buttarlo sullo scherzo
nascondendo una forte preoccupazione.
“Smettila di
fare lo stupido a chiama ancora” lo riprende Emily, Morgan riprende il telefono
a attiva la chiamata rapida. Questa volta il cellulare di Reid è morto.
“Hotch,
abbiamo richiamato Reid e il suo cellulare non dà segni d vita” corrono verso
gli altri agenti.
“Calmiamoci,
questo non significa che sia successo qualcosa di brutto” si alza l’agente
Rossi,
“Proviamo a
telefonare a Landini, il suo numero dovrebbe essere nel suo fascicolo” dice JJ
aprendolo ansiosamente e digitando il numero sul telefono dell’ufficio. Anche
il cellulare di Clelia è morto.
L’odore di
muffa le entra nel naso. A stento riesce ad aprire gli occhi, l’ambiente intorno
a lei comincia a definirsi. È seduta a terra, la schiena contro il muro, le
mani legate alla parete da due vecchie manette, la sua testa ancora pesante e
poggiata sul qualcosa. È la spalla ossuta di Reid. I suoi occhi blu cominciano
ad abituarsi all’oscurità, cerca di guardare in faccia il suo collega, è
svenuto e ha del sangue rappreso sulla fronte. Cerca di svegliarlo. Poi cerca
di forzare le manette che la tengono legata al muro, non ci riesce. L’ambiente
in cui si trova è sudicio, l’aria umida puzza di muffa, il muro è senza
intonaco e il pavimento sporco, le sembra di sentire anche lo squittire dei
topi, nel buoi si intravede l’ombra di una scala che porta verso l’alto,
probabilmente si trovano in una cantina. Il ragazzo di fianco a lei comincia a
muoversi e a mugugnare qualcosa di indecifrabile.
“Reid! Reid
sei sveglio? Stai bene? Oh mio Dio Parlami Reid!”dice la ragazza in preda agli isterismi, cosa
che a lei non si addice proprio.
“Calmati
Clelia, sto bene. Mi fa solo male la testa” la chiama per nome, ora le sembra
così rassicurante sentire la voce del suo collega chiamarla per nome.
“Reid siamo
in una specie di cantina.” Mentre la rossa pronuncia queste parole la
portasopra la rampa di scale si apre,
facendo entrare della luce che brucia gli occhi dei due profiler rimasti per
troppo tempo al buio. Si richiude subito, e un passo felpato scende le scale.
“Ben
svegliati! Agente Reid e Landini!” una voce simile al ringhio di un lupo e un
paio di occhi azzurri compaiono di fronte la ragazza.
Cia
a tutti!!Questo capitolo è più corto
degli altri ma per dare suspense l’ho tagliato in tre parti. Devo ammettere che
sono molto soddisfatta di questo capitolo. E voi? Fatemi sapere le vostre
opinioni. Vi ringrazio ancora una volta e come sempre Baci a tutti!!!
Capitolo 8 *** Un fiore tra la neve del cuore. ***
Nel buio
della stanza rifulgono solo quei maledetti occhi celesti che ora la stanno
fissando. Lunghi brividi corrono lungo la schiena della ragazza insieme a perle
di sudore che scendono sul suo volto niveo. L’uomo nel buio si dirige verso
qualcosa,si avverte un piccolo clicchettio. La luce di una lampadina appesa al
soffitto illumina la stanza in cui si
trovano i due ragazzi: il muro scalcinato, residui di schizzi di sangue sulle
pareti, e un tavolo d’acciaio posto al centro di essa. La luce fioca illumina l’uomo
mostrandolo nella sua figura. La ragazza ha tutto chiaro, ha ragione, ha sempre
avuto ragione, fin dall’inizio, è Gabella l’assassino non ci sono più dubbi
ormai. Il capelli color del grano hanno lasciato spazio alla tintura corvina,
ma i lineamenti del volto e quegli occhi cerulei sono sempre li stessi. L’uomo rimane
in piedi a fissare dall’alto i suoi prigionieri, ha in mano i distintivi dei
due giovani, la pistola di Spencer e altri fogli.
“Clelia
Landini, non ci siamo già visti io e te?” si rivolge alla ragazza fingendo di scrutare ancora il distintivo
della ragazza per poi scoppiare in una rumorosa risata. La ragazza non risponde
alle provocazioni del maniaco, ha solo una espressione di disgusto sul volto e
i brividi nel incrociare lo sguardo con gli occhi di Gabella.
“E tu? Sei
l’agente speciale dottor Spencer Reid, piacere di conoscerti!” continua l’uomo
aprendo una di quei fogli cha ha in mano leggendolo.
“In Italia
mi chiamano Alessandro Gabella, qui sono James Green, ma tuttimi conosco ormai come L’Artista!” dice poi
come a volersi presentare,facendo un grosso inchino davanti ai due, mostrando
chiaramente il suo narcisismo, e poi mettersi di nuovo a ridere.
“Sai Clelia,
non pensavo che saresti mai riuscita a prendermi. Mi hai davvero sorpreso.
Quando ti ho vista arrivare con il tuo collega dalle telecamere di sicurezza
non riuscivo a credere ai miei occhi”
“Bè non ti
sei dimostrato furbo come credevo. Hai fatto anche tu un errore, ed è dentro la
mia tasca. Prendilo così vedrai!” lo intima la ragazza dopo aver riacquistato
la sua naturale freddezza, facendo cenno all’assassino verso la sua tasca.
L’uomo si fionda verso di lei e con foga infila la mano nella sua tasca ed
estrae il ciondolo che aveva perso sulla scena di un delitto. Per un attimo lo
guarda perplesso, e sul suo volto compare quasi un espressione umana, di
rammarico verso se stesso, ma subito nei suoi occhi si riaccendo lo stesso
barlume di pazzia e crudeltà che aveva avuto fino a quel momento.
“Lo
riconosci? È tuo…” lo stuzzica la profiler aprendo
anche lei questa volta la sua bocca in un sorriso compiaciuto e beffardo.
L’uomo in un
istante le è addosso e la affermarudemente per capelli, facendole piegare la testa all’indietro, tirando
con foga. La ragazza resta in silenzio mentre quel l’uomo la strattona per i
ricci rossi e continua insistentemente a guardarlo negli occhi. Reid che fino a
quel momento era rimasto in silenzio, vedendo L’Artista toccare la sua collega
non riesce a trattenersi.
“Lasciala
stare!” urla. Gabella si gira nella sua direzione, poi inaspettatamente lascia
i capelli della ragazza e si avvicina pericolosamente al viso di Spencer
“Ehi
ragazzino, cosa c’è? Ti importa di questa donna? È solo una donna. Io so delle
tue capacità, non dovresti nemmeno parlare con gente come lei. Lei è un
assassina!” Gli enormi occhi di Reid continuano a guardare quelli del uomo non
capendo a cosa si riferisca, così come lo sguardo di Clelia si posa
interrogativo sui due uomini. Alessandro intuito che Clelia non sapeva, si alza,prende
di nuovo i fogli che aveva in mano e legge:
“Spencer
Reid, ha un quoziente intellettivo di 187, si è diplomato a soli 12 anni ed è
laureato in chimica, ingegneria e matematica, ha poi dei dottorati in
psicologia e sociologia. È entrato a far parte del F.B.I. a soli 24 anni.”
Mentre ascoltava queste parole la ragazza guardava il suo collega che con il
viso corrucciato cercava di distogliersi dalla vista della ragazza.
“Clelia non
lo sapevi? Probabilmente non ti avrà ritenuto all’altezza. Ho preso
informazioni anche su di te, molto tempo fa. E so tutto di te, so anche che sei
una sporca assassina.”
Questa volta
è Spencer a guardare la ragazza,che con gli occhi pieni di odio dice:
“Ti ucciderò
brutto figlio di puttana! “ quasi urla.
“No, sarò io
ad ucciderti!” dice l’uomo girando i tacchi e salendo le scale dicendo “Ora
vado a sentire i notiziari. Vediamo se si parla di me, poi vedrò cosa fare con
voi” detto questo apre la porta ed esce.
I due
ragazzi si guardano, la prima a parlare è Clelia:
“Hai un Q.I.
di 187 e non me l’hai detto? Ora si spiega quella tua aria da saputello
saccente del cavolo!”
“Clelia, non
è il momento di parlarne. Dobbiamo andarcene da qui!” dice il ragazzo cercando
di forzare le catene. La ragazza rimane ferma a pensare,poi guarda il giovane
con gli occhi gonfi di lacrime:
“Smettila
Reid! Non funziona!”
“No, deve
funzionare. Dobbiamo andarcene da qui!” il ragazza continua a muoversi
“Reid è
inutile. Ci Ho già provato io!” gli ripete questa volta la voce è graffiata dal
pianto.Ma il ragazzo non ha nessuna
intenzione di fermarsi.
“Reid
finiscila, smettila, ti prego!” gli urla la ragazza, esplodendo in un pianto
amaro. Aveva dimenticato quando è stata l’ultima volta che ha pianto. I suoi
occhi blu annegano nelle lacrime, i contorni arrossati li fanno risplendere
ancora di più, Spencer guardandoli, così belli ma così pieni di sofferenza
vorrebbe abbracciarla e dirle che va tutto bene ma la situazione e le catene
glielo impediscono.
“Reid ho un
piano. Ma devi promettermi che farai qualsiasi cosa io o lui ti chieda di fare.
Solo così potrai salvarti e arrestare quel bastardo,”
“Ma… ma cosa stai dicendo?” balbetta il compagno
“Reid
conosco quel uomo, so quali sono i suoi punti deboli, fa come ti dico e non ti
capiterà niente di male”
“Perché
parli solo di me? Io non vado da nessuna parte senza di te. Ti tirerò fuori da
qui..”
“Reid, non
c’è via di scampo da quest’uomo. Mi ucciderà e lo farà davanti a te, anzi,
molto probabilmente ti chiederà di aiutarlo perché ha una forte stima di te, e
tu dovrai farlo! Ti prego, devi farlo! Così riuscirai a scappare e a prenderlo.
“Non pensare
nemmeno che io ti lasci morire. Starò al piano ma quando mi avrà liberato lo
ucciderò”
I due si
scambiano un lungo sguardo, nel perdersi in quello sguardo la ragazza ritrova
un po’ della sua pace, il calore di quegli occhi era l’unico capace di far
nascere un croco tra la neve del suo cuore.
Nella
centrale della polizia si sta diffondendo il panico, più i minuti passavano
senza Reid e Landini, più la certezza che fosse loro successo qualcosa
serpeggiava nella mente dei loro colleghi. Morgan E Prentiss sono usciti con il
suv per la città con la speranza di trovarli. JJ continua a telefonare a tutti
gi ospedali della contea per accertarsi che i due non siano stati coinvolti in
un incidente. Hotch e Rossi, insieme col detective Foster continuavano a
formulare delle ipotesi.
“Proviamo a
telefonare a Garcia, forse lei sa qualcosa!” l’idea brilla nella mente del più
anziano della squadra, mentre Hotch annuisce con la testa ed estrae il suo
cellulare chiamando l’informatica, che subito risponde con voce piuttosto
tranquilla.
“Pronto!
Parla il genio della lampada, chiedete e vi sarà dato…”
“Garcia, hai
per caso visto Landini e Reid? Sai dove posso essere andati?” la voce grave di
Hotch fa intuire subito alla ragazza che le cose vanno male, e lei essendo a
conoscenza della verità rimane gelata nella sua postazione e le parole le
muoiono in gola. Dopo aver ripreso fiato riesce a biascicare:
“P-perché? È successo qualcosa?”
“Sarebbero
dovuti arrivare qui due ore fa. Cominciamo a preoccuparci! Pensavamo che tu
sapessi qualcosa..” la ragazza lo interrompe
“Oh mio
Dio!”
“Garcia, sai
qualcosa? Parla ti prego!”
“Le avevo
promesso di non dire niente ma ora c’è la sua vita in pericolo. Clelia e Reid
hanno indagato da soli su quel sospettato italiano, Gabella, e l’hanno trovato.
È davvero qui in America.Abbiamo
trovato il suo nuovo indirizzo e ho sentito che loro si sarebbero diretti là… oh mio Dio li ha presi lui!”
Salve!!!!
Ecco un nuovo capitolo! È abbastanza corto ma ho deciso di farlo così per
aumentare la tensione! Fatemi sapere cosa ne pensate perché c’è qualcosa che
non mi convince in questo capitolo! Comunque sia una grazie straordinario a
tutti quelli che leggono ma soprattutto a chi ogni volta mi lascia un
commento!! Baciiii
La porta in
cima alle scale si apre di nuovo. Passi pesanti scendono le scale, L’Artista è
tornato. Non guarda i suoi ostaggi, posa sul tavolo d’acciaio la pistola presa
a Reid, una corda e un bisturi, con estrema lentezza, allineando perfettamente
gli oggetti.
“Ehi
bastardo, ce ne hai messo di tempo!” gli urla Clelia, nascondendo la
preoccupazione che ha nel cuore e gli occhi lucidi, con un sorriso spavaldo.
“Clelia
dovresti moderare il linguaggio sai. Ma comunque adesso non ha importanza visto
che stai per morire” si gira di scatto con la pistola in mano, il dito sul
grilletto, ma invece di puntarla verso la ragazza, contro ogni loro aspettativa
la punta su Spencer. Il cuore della ragazza comincia ad accelerare.
“Mi
dispiace, ma devo farlo. Spero che Dio mi perdoni per aver sottratto al mondo
un uomo come te!”si rivolge Gabella al ragazzo sinceramente rammaricato.
“Ehi
aspetta! Vuoi davvero farlo fuori? Ha un Q.I. di 187, è un genio! Non puoi
ucciderlo!” Clelia segue il suo piano; è convinta che L’Artista non farà alcun
male al suo collega per le sue capacità.
“Sta zitta!”
la guarda di sfuggita, mentre Reid fissa ad occhi spalancati la pistola che ha
davanti alla testa.
“Non puoi
ucciderlo, lui serve al mondo. Io invece, uccidi me. Io sono una donna, un
assassina,ho passato la mia vita a vivere in uno squallido appartamento in un
quartiere popolare, sono povera, non ho una grande cultura. Io sono una
nullità! E merito di morire, non è vero?” la voce le trema un po’, ma sente di
aver la situazione sotto controllo. Sta mettendo in crisi la psicosi del
assassino e sa bene che cederà.
“Sta zitta!”
urla di nuovo alla ragazza,
“Si, lei è
feccia! Devi ucciderla. Persone come te e me non dovrebbero neanche parlare con
lei” Spencer recita bene la sua parte, rivolgere la parola a quel uomo e dire
quelle cose di Clelia gli provocano un forte senso di nausea, ma deve farlo,
deve riuscire a salvarla, e solo così potrà riuscirci. Il viso di Gabella si
contrae per gli spasmi dovuti alla sua psicosi.
“Devi risparmiarlo!”continua a torchiarlo la
rossa.
“Sta zitta!”
urla a squarcia gola l’S.I., spostando la mano armata verso la ragazza.
Lo sparo di una pistola. Il rumore del
proiettile che cade a terra e ancora l’eco di quel rombo.
“OH mio Dio
Hotch! Li ha presi lui! L’Artista ha rapito sicuramente Reid e Clelia.” Garcia
è in preda al panico, dentro di lei sente che qualcosa è andato storto, e un
forte senso di colpa le attanaglia lo stomaco. Avrebbe dovuto dirlo prima a
Hotch, ora si colpevolizza per aver girato la testa dall’altra parte mentre
quei due andavano praticamente verso il suicidio.
“Calma. Non
è detto che l’abbia presi, lo staranno ancora interrogando” cerca di calmare
l’informatica e se stesso Hotch. È arrabbiato con i due colleghi che lo hanno
tenuto all’oscuro di tutto, ma si sente anche colpevole, per non aver dato
ascolto alla ragazza che evidentemente aveva ragione.
“Ho un
brutto presentimento!” dice con un filo di voce la donna
“Si anche
io!” sussurra prima di riattaccare e rivolgere uno sguardo grave ed eloquente a
Rossi.
Il rumore
dello sparo gli riecheggia ancora nelle orecchie. Un bruciore lancinante al
braccio, l’odore di carne bruciata si fa spazio tra le sue narici, un rivolo di
sangue traccia una linea sottile lungo il suo braccio marmoreo.Clelia è stata colpita. La pallottola le
ha,fortunatamente, solo sfiorato il braccio.
“Questa
volta non ho voluto ucciderti schifosa!” L’Artista si volta verso il tavolo in
cerca di qualcosa che non trova, poi fruga nelle tasche. Nel frattempo Reid
guarda Clelia spaventato e gli sussurra: “Stai bene?”
“Certo che
sto bene. Tu pensa a concentrarti sul caso,”risponde col suo solito tono
freddo,sentendosi arrossire però, quando vede gli occhi color nocciola di Reid
guardarla pieni di dolore, rammarico e angoscia. L’uomo su gira di scatto,
l’oggetto che ha nelle mani produce un tintinnio metallico. Si piega su
Spencer, poi il suono delle manette aperte. Reid è libero. Dentro la ragazza
esplode un tripudio di emozioni, è felice, non le importa se lei morirà, è felice
che il suo collega sia salvo e che molto probabilmente verrà risparmiato. Per
una volta dopo tempo, non pensa solo a se stessa, con il suo solito egoismo e
indifferenza, adesso la vita del SUO collega importata più di qualsiasi cosa.
“Mi dispiace
ammetterlo ma ha ragione. Non potrei mai perdonarmi se ti uccidessi. Tu sei di
vitale importanza per la società, non come lei, che ruba solo spazio a persone
migliori come te.” Gli dice tendendogli la mano per aiutarlo ad alzarsi.
Recitando ancora la sua parte il ragazzo accetta con un sorriso l’aiuto del
mostro. Quanto gli costa quel gesto. Lui è libero, ma la SUA collega è lì ,a
terra, con il sangue che scende copioso dall’abrasione sul braccio destro che
le ha provocato il proiettile, e i sente così impotente di fronte a quel uomo.
Ha paura di non riuscire a salvarla, di vederla morire senza poter aiutarla.
“Mi dispiace
per quello! Ma era necessario, sai io non sapevo che tu fossi….
Tieni pulisciti” lo ridesta dai suoi pensieri Alessandro porgendogli un fazzoletto
di seta bianco indicando la ferita che gli aveva provocato in testa. Il ragazza
accetta, e si asciuga il sangue misto al sudore che gli colava dalla fronte.
“Rossi,
Garcia mi ha detto che Reid e Landini sono andati a far visita a Gabella questa
mattina.” Si rivolge al suo collega Hotch
“Gabella, ma
come hanno fatto a scoprire dov’è?” esclama l’anziano sinceramente sorpreso.
“Ne
parleremo dopo. Resta comunque che l’italiana aveva ragione. È Gabella
l’Artista, ed io non ho voluto crederle.” Si nasconde il viso tra le mani e
scuote la testa, come a volerla svuotare dei brutti pensieri che stanno
affiorando.
“Non è colpa
tua. Ti sei solo attenuto alle regole” gli poggia una mano sulla spalla Rossi.
“Mancano da
quasi tre ore, è troppo per una semplice chiacchierata. Dobbiamo andare lì,
Garcia ci sta mandando l’indirizzo” ammette Hotch, prendendo dalla tasca il
telefono leggendo l’indirizzo.
“Chiamo
Morgan e Prentiss, loro sono già sulla strada” dice Rossi estraendo il
cellulare.
“Dimmi Rossi!
Si è fatto vivo il magnifico duo?” risponde Morgan al cellulare messo in
vivavoce nel auto, augurandosi di ricevere buone notizie.
“Morgan,
Prentiss vi stiamo mandando un indirizzo. Dove andarci subito, noi vi
seguiamo!” la sua voce lascia intendere che non c’è tempo da perdere.
“Rossi è
successo qualcosa?” l’uomo di colore comincia a preoccuparsi.
“Reid e
Landini hanno indagato con Garcia sul Gabella, il sospettato italiano. Hanno
scoperto che è lui l’S.I.e questa
mattina si sono recati a casa sua. Se quel uomo è pericoloso quanto crediamo i
nostri colleghi potrebbero essere nei guai”
“Oh mio Dio
siamo subito lì!”,Morgan chiude il
telefono rabbiosamente e accende la sirena del auto e sfrecciando tra il
traffico americano.
“Credi che
lui li abbia presi?” gli domanda Emily tenendosi stretta alla maniglia della
portiera.
“Ne sono
certo! Dovevamo pensarci subito! Doveva essere lui per forza, rientrava
perfettamente nel profilo, dovevamo darle ragione fin dall’inizio…”
dice battendo il pungo sul volante della macchina.
“Tranquillo.
Sono certa che stanno bene!” cerca di tranquillizzarlo la mora, cercando di
sembrare convincente, ma nemmeno lei credeva a quello che stava dicendo.
“Prentiss ma
hai letto il fascicolo di Clelia? È una ragazza semplice, ha vissuto in un
quartiere popolare, è la vittima perfetta per l’artista. Per Reid non mi
preoccupo, sono certo che non lo ucciderà ma per Clelia potrebbe già essere
troppo tardi.”
“Lo so…” emette un sospiro la mora.
“Spencer,
amico mio! Adesso togliamoci dai piedi questa immondizia!” dice dando delle
pacche sulla schiena al ragazzo, che continua a guardare la ragazza a terra.
sarebbe pronto a dare la sua vita per lei, non capisce bene il motivo, ma
darebbe la sua anima per trovarsi al posto suo.
Clelia è a terra,
il bruciore al braccio si sta attenuando, comincia ad assuefarsi al dolore. Ha
la certezza che da lì a pochi minuti sarebbe morta, ma sarebbe stata solo lei a
morire, lo avrebbe salvato. Anche se questo significava prendersi una
pallottola in un braccio, essere brutalmente uccisa, le interessa soltanto
vedere brillare gli occhi grandi del suo collega di nuovo al sole.
“Allora
ragazzo, so perfettamente che in vita tua, con questo mestiere ne avrai viste
tante, ma ti consiglio di allontanarti e di non guardare, di solito gridano
parecchio queste schifose!” il ragazzo si allontana ingoiando rumorosamente,
deve trovare un modo per uccidere Gabella, per fermarlo. Non farà del male a
Clelia neanche se dovesse dare la vita per lei.
“Allora,
Clelia sei pronta per morire?” si dice mentre con la chiave apre anche le sue
manette, ma subito le sostituisce con della corda. Lega stretti i polsi della
ragazza l’uno contro l’altro e prendendola per i capelli la costringe ad
alzarsi. La ragazza resta impassibile davanti a tanta crudeltà, rimane ferma a
fissarlo. A guardare quegli occhi così azzurri e spaventosi, rabbrividisce al
pensiero che per dodici ragazze quegli occhi sono stati l’ultima cosa che hanno
visto e che presto lo saranno anche per lei. Con una forte spinta la spinge
contro il muro facendole battere rumorosamente la testa, la ragazza si sente
frastornata ma non ha intenzione di darlo a vedere, infondo lei sa bene come
nascondere i propri sentimenti. Gabella afferra di nuovo la ragazza per la
camicia e la sbatte per terra spingendola lontano da lui,la ragazza cade ai
piedi del suo collega che la fissa rammaricato, mentre cerca di aiutarla la
ragazza gli mima prontamente con le labbra:” Non ci provare!” e per gli rivolge
un sorriso, di quelli veri, di quelli caldi, di quelli che facilmente si
scordano.
I SUV neri
sfrecciano lungo le strade della Virginia a velocità assurde con le sirene che
urlano nel traffico. Gli auricolari nelle orecchie i giubbini antiproiettile
pronti, le pistole cariche, i volti seri, stanno andando a salvare i loro
compagni.
I primi a
arrivare a casa dell’assassino sono Morgan e Prentiss, parcheggiato di fronte
al enorme cancello c’è il Suv che ha in dotazione Reid, i due colleghi, con le
pistole sguainate, si guardano negli occhi. Ora sono sicuri i loro colleghi
sono là dentro, e devono salvarli. Il cancello è ancora aperto, si dirigono
correndo verso la porta d’ingresso, mentre sentono in lontananza la sirena del
auto di Hotch e Rossi che si avvicina, seguita dagli altri veicoli della polizia.
Clelia è a
terra. L’Artista le si avventa contro. Le sferra un potente pugno in pieno
viso, facendole uscire dal naso il sangue copioso. Il dolore non le permette di
rialzarsi, l’uomo continua a infliggerle potenti pugni per poi passare a calci.
La colpisce in faccia, nello stomaco, continua a tirarle i capelli. Clelia non
ha più voglia di combattere, cerca di muoversi per incrociare il suo sguardo
con quello del suo collega per un ultima volta. Ma non ci riesce. Respira a
fatica, il suo corpo è percosso dal dolore, la testa diventa pesante, le
palpebre si abbassano contro la sua volontà. Tutto sta diventando buio. Avverte
un certo torpore alle gambe, si sta abbandonando al sua destino. Per lei è
quasi la fine.
Hotch e
Rossi scendono al volo dall’auto, fiondandosi verso la porta dove sono appena
arrivati gli altri due colleghi. Senza indugiare un solo secondo Morgan con un
calcio butta giù la porta,ed entra in casa, seguito dai suoi colleghi. La casa
è apparentemente vuota, girano per le stanze, cercando di trovare qualcosa ma
poi dei rumori provenienti dal piano di sotto portano la loro attenzione verso
la piccola porta di legno che conduce verso la cantina. La squadra vi si fionda
la apre.
Un rumore.
La porta che cade a terra dopo essere stata buttata giù da Morgan. L’Artista
distoglie l’attenzione da Clelia, che è riversa a terra priva di sensi, e si
dirige verso il tavolo cercando la pistola. Spencer ha capito, i suoi colleghi
stanno arrivando. Gabella carica la pistola e si prepara a sparare a chiunque
apra la porta. Il ragazza in un attimo gli è addosso, anche sapendo di essere
fortemente in svantaggio con Gabella. Partono alcuni colpi, poi finalmente
riesce a disarmare l’assassino buttando lontano la pistola. La porta sopra le
scale si spalanca, il primo ad entrare e Morgan,”Alessandro Gabella, fermo o
sparo”
L’uomo non
ha intenzione di arrendersi, con uno scatto di reni è sul ragazzo, lo colpisce
fortemente in faccia. Con uno scatto fulmineo si alza e corre,afferrando la
pistola, anche sapendo di essere sotto tiro. L’intera squadra è arrivata, tutti
con le calibro 38 puntate contro di lui, “Sparategli!” urla il ragazzo a terra
con la bocca piena di sangue. L’Artista afferra la pistola. Uno sparo. Il tonfo
di un corpo morto che cade a terra.
Salve!!
Buona Pasqua a tutti!!!!! Che ne pensate di questo capitolo? C’è abbastanza
azione e suspense? Finalmente questo S.I. ha avuto quello che si merita. Nel
prossimo capitolo si capirà qualcosa in più sulla storia di Clelia! Ringrazio
tutti quelli che commentano come sempre.Vi aspetto al
prossimo!
Mi
permetto di fare un po’ di pubblicità ad una storia che ha scritto una mia
amica, GiuniaPalma, la storia si chiama Aria, io non l’ho ancora letta
ma sono sicura che sarà fantastica.
Spencer è
all’ospedale. Sono passate soltanto tre ore, da quando Morgan ha ucciso Gabella
e lui è finalmente riuscito a portare fuori da quella fatiscente cantina
Clelia. Era andato verso di lei, era priva di sensi, l’aveva presa tra le sue
braccia portandola fuori. I medici gli avevano detto che non c’erano stati
danni interni. Quei ricordi ronzano nella testa del giovane, l’immagine del
viso livido della ragazza, del sangue che le bagnava la pelle sono marchiate a
fuoco nei suoi occhi, scuote la testa come a volersene liberare, ma non ci
riesce. Neanche lui ha riportato gravi lesioni, solo qualche medicazione alla
ferita in testa e a quella al labbro inferiore. Ma di lui non gli importa.
Vuole andare da Clelia, vuole accertarsi che stia bene, che sia salva. Anche
avendo un quoziente intellettivo fuori dalla norma non riusciva a capire il
motivo per cui quella ragazza, che conosceva da meno di una settimana, fosse così
importante per lui. Adesso sta andando a trovarla, i medici gli hanno detto che
si è appena svegliata. Si aggira per i corridoi cercandola, poi sente la sua
voce cristallina imprecare in modo burbero contro i medici, non può evitare di
sorridere tra se e sé.
“Ma non vede
che sto bene! Se ne vada. La smetta con quel disinfettante!” “Ahia! Maledizione
vuole stare attenta! Vada via! Mi lasci riposare in pace, incompetente” Mentre
Reid si avvicina alla porta vede l’infermierauscire dalla stanza della ragazza sbuffando e alzando gli occhi al
cielo. Con la testa fa capolino nella stanza, vede la testa rossa della ragazza
immersa nei cuscini bianchi del letto, mentre è intenta a slegarsi la
fasciatura che ha al braccio.
“Ehi,
posso?” chiede sommessamente il ragazzo rivolgendole un sorriso.
“Che ci fai
tu qui? “ chiede la ragazza, aggrottando la fronte ma ricambiando il sorriso,
cercando sempre si slegare la fasciatura.
“Non
dovresti toglierla, lo sai?” le consiglia avvicinandosi a passo incerto al suo
letto.
“Oh per
Favore non iniziare anche tu! Voglio solo dare un’occhiata!” sbuffa la ragazza.
“Potresti
andare incontro ad un infezione” il ragazzo posa leggermente la mano su quella
della ragazza che cerca l’apertura per sciogliere la benda. Un scossa. Una
scossa che avvertono entrambi. La ragazza alza lo sguardo, le guance di
entrambi cominciano a colorarsi di rosso, poi la ragazza con il suo solito fare
si allontana da quella presa e risponde con tono antipatico:
“Sei tu il
genio!” alzando le braccia, come a volersi arrendere al suo volere.
“Volevo
parlarti proprio di questo. Mi dispiace di non avertelo detto, ma sai non è mai
stato facile per me…” la ragazzo lo blocca subito
“Non eri
tenuto a dirmelo. Infondo io non sono nemmeno una tua collega, sono cose
private ti capisco. Ma mi sarebbe piaciuto saperlo, e credimi non ti avrei
giudicato”
“Grazie. Mi
fa piacere saperlo.” le sorride
“Ma spiegami
meglio, sai, la mia attenzione non era al massimo in quel momento…”si interessa la ragazza rivolgendogli uno
sguardo curioso.
“Cosa devo
dirti di più? Ho un Q.I. di 187, riesco a leggere 20.000 parole al minuto e
ricordo tutto quello che leggo o che sento, o che vedo”
“Wow! Deve
essere davvero bello ricordarsi tutto. Io avvolte dimentico persino il mio
nome.” dice Clelia lasciandosi scappare una risata.
“Sai per me
non è stato bello come credi! La mia vita non è stata facile. Ero diverso dagli
altri…” lentamente confessa il giovane, prima di
essere bloccato da una frase della ragazza.
“Non sei tu
ad essere diverso, sono gli altri che sono fin troppo uguali” e sorride. Per
poi tornare seria, e il suo sguardo si fa pensoso.“Ora vorrai sapere come mai
Gabella mi ha detto che sono un’assassina” si schiarisce la voce.
“Non
preoccuparti. È la tua vita e non sei tenuta a dirmi nulla” dice il ragazzo
sedendosi su una sedia vicino alla ragazza.
“No no,
voglio dirtelo. Mi fido di te. Non so perché ma mi fido.” Prende un respiro,
guarda di nuovo il ragazzo, abbassa lo sguardo e inizia a parlare. ” Devi
sapere che la mia vita è stata piuttosto travagliata. Non ho mai conosciuto mio
padre, e mia madre è morta per delle complicanze dovute al parto. Questo è il
primo omicidio che ho commesso. Ho vissuto tutta la mia infanzia con mia nonna
colpevolizzandomi. Accusandomi di averla uccisa, fino all’età di sedici anni ho
dato un mucchio di problemi a mia nonna. Poi ho deciso che avrei studiato
criminologia per dare la caccia agli assassini, perché quelli che uccidono
devono pagare, non come me. Cinque anni fa, ho incontrato un uomo, Michele. È
stata l’unica persona che io abbia mai amato in vita mia, avremmo dovuto
sposarci ma io…. Io… l’ho
ucciso!” rimembrando gli occhi cominciano a pizzicarle, ha bisogno di fermarsi
un attimo per prendere un respiro, per poi continuare “Una sera,l’anno scorso, stavamo tornando da un
ristorante. In macchina abbiamo iniziato a litigare, l’ho strattonato, la
macchina è andata a finire fuori stradae siamo andato a sbattere contro un’enorme quercia. Io ne sono uscita
incolume, mentre lui è morto sul colpo. Ho provocato io l’incidente,sono stata
io ad ucciderlo. L’unica persone che mi abbia mai amato, ed io l’ho uccisa. Non
ho mai saputo cosa sia l’essere apprezzati, amati, solo lui mi ha fatto sentire
importante, ed io l’ho ucciso. Da allora mi sono nascosta dietro una maschera
di cinismo e freddezza. Ho deciso di non volere più bene a nessuno, perché
faccio del male a tutti quelli che me ne vogliono.” Timide lacrime cominciano a
scendere dagli occhi blu come l’oceano. Spencer ha ascoltato la confessione
della ragazza, e ad ogni parola desiderava sempre di più abbracciarla. Poi si
decide e la stringe a se, la spinge contro il suo petto. Sorprendendolo la
ragazza ricambia il suo abbraccio, sfogandosi in un pianto liberatorio sulla
spalla esile del ragazzo.”Reid mi dispiace per averti coinvolto in questa
storia!” dice tra le lacrime stringendosi ancora di più al giovane.
“Non
pensarlo neanche. È stata una mia scelta, e la rifarei altre milioni di volte,
ma questa volta, non permetterei che quel uomo ti faccia del male.. sei tu che
devi perdonarmi, sono rimasto lì a guardare senza fare niente…”
“Smettila.
Per una volta in vita mia, sono riuscita a proteggere qualcosa a cui tengo, e
non a distruggerla. “ gli sussurra nel orecchio prima di slegarsi dal abbraccio
e di dire tirando su rumorosamente con naso e sorridendo al giovane:
“Adesso
basta. Non mi sono mai piaciute le smancerie!” poi scosta le coperte e fa per
alzarsi.
“Ehi Ehi Ehi, dove credi di andare?” la blocca Spencer.
“Me ne vado.
Non riusciranno a tenermi un solo giorno qui dentro!”
“Non puoi.
Devi rimanere una notte sotto sorveglianza, domani mattina ti rimanderanno a
casa.”
“Come dice
lei Dottor. Reid” Lo sbeffeggia la ragazza rimettendosi a letto e
sorridendogli.
“Ah Reid,
cosa ne è stato dell’ Artista?” gli chiede la ragazza, mentre Spencer si dirige
verso la porta.
“Morgan gli
ha sparato!” si gira un attimo.
“Bene!
finalmente quel bastardo ha smesso di uccidere!”
La mattina
dopo Clelia è pronta per uscire dall’ospedale. Ha diversi ematomi lungo il
corpo ma, poteva andarle peggio, la ferita sul braccio le fa ancora male, ma
infondo non credeva che sarebbe uscita viva da quella cantina. È dolorante ma
felice. Spencer la sera prima era andato in camera sua a prenderle dei vestiti
puliti da mettere quando sarebbe uscita, le aveva preso un orribile maglia
color vinacce che pensava avesse buttato e un paio di pantaloni grigi. Mentre
li indossa sorride,maledicendosi per aver mandato proprio lui, e per non
avergli dato delle istruzioni precise su quali abiti prenderle. Esce dalla
stanza, il ragazzo la sta aspettando per portarla alla centrale:
“I vestiti
che hai scelto sono orribili” lo accusa subito la ragazza, guardandosi ancora.
“Scusami se
non sono uno stilista!” si affretta a rispondergli il ragazzo.
“Si ma se
sei un genio dovresti sapere quali colori stanno meglio insieme!”
“Li ho
scelti secondo il mio gusto personale!” cerca di discolparsi Spencer
“Si vede!”
dice la ragazza afferrando la cravatta annodata al collo del giovane.
“Sei odiosa,
lo sai?” gli dice Reid scherzando.
Le porte del
ascensore si aprono, la squadra è tutta unita che aspetta impaziente Clelia.
Appena entra tutti le corrono incontro, abbracciandola.
“Oh
Fragolina, che bello rivederti!” Garcia stritolandola in un abbraccio.
“Grazie,
senza di te non ce l’avremmo fatta!”Le dice l’italiana ricambiando l’abbraccio
e dandole un leggero bacio sulla guancia.
“Morgan,
grazie. Mi hai salvato la vita!” dice poi fiondandosi verso l’uomo di colore e
aggrappandosi al suo collo.
“Capita!”
scherza abbracciandola anch’esso. “Ma devi dire grazie anche al tua amichetto
Reid, se non si fosse fiondato verso Gabella disarmandolo qualcuno di certo non
sarebbe qui” continua Morgan, mentre il ragazzo, rosso in viso cerca di
allontanarsi.
“Davvero??
Questo non me l’avevi detto. Uffa me lo sono perso.” Si rivolge a ragazzo
schernendolo ancora una volta. “E grazie anche a tutti voi ragazzi. Mi sono
comportata da irresponsabile e vi chiedo scusa.” Rivolgendosi al resto della
squadra.
“L’importante
è che lo abbiamo preso. Tranquilla.” Le dice Rossi dandole un buffetto sulla
spalla e sorridendole.
Alla squadra
manca solo Hotch che è nel suo ufficio. Appena vede la ragazza, esce fuori
dalla stanza e la chiama:
“Landini, mi
dispiace interromperti. Posso parlarti un momento?”
La ragazza
preoccupata di dirige verso l’ufficio del suo superiore. Lui è seduto nella sua
scrivania, e facendole segno di accomodarsi inizia:
“Landini,
sono molto arrabbiato con te. Con il tuo comportamento irresponsabile hai messo
in pericolo la tua vita e quella di uno dei miei agenti.”
“Scusa, credimi…” Hotch la interrompe con un gesto della mano
“Lasciami
finire. Il Tuo non è stato certamente un comportamento encomiabile, ma devo
ammettere che senza di Te, forse nonlo
avremo mai preso. Per questo ti ringrazio. E …“ si schiarisce la voce “ti porgo le mie scuse. Mi sono lasciato
influenzare dagli altri, avevi ragione...”
“Scuse
accettate” dice la ragazza sorridendo, facendo per alzarsi. Ma l’uomo la ferma
e mettendosi a sedere sulla scrivania di fronte a lei continua:
“Un’ultima
cosa. Hai dimostrato di saper essere un ottima “agente”, coraggiosa, temeraria,
pazza” si lascia scappare un sorriso “ Volevo solo dirti che c’è un distintivo
qui anche per te!”
“Credo di
non aver capito” balbetta la ragazza.
“Puoi unirti
alla squadra, Landini. Se lo desideri da oggi sei ufficialmente un agente
federale!” le dice Aaron cercando di nascondere il suo entusiasmo.
“Oh mio Dio,
credimi, sono senza parole. Sono felicissima, Dire che è un sogno che si avvera
sarebbe poco. Ma accettare quel distintivo sarebbe come tradire la mia nazione.
Non me la sento di farlo,Mi vedo quindi costretta a rifiutarlo.” Dice la
ragazza con il magone ormai.
“Mi dispiace
molto, sai. Saresti stata un ottimo elemento per la squadra.”il suo entusiasmo
andava scemandosi.
“Dispiace
anche a me lasciarvi. È stato comunque un piacere lavorare con voi, chissà
magari un giorno avrete di nuovo bisogno di me…” dice
la ragazza alzandosi e porgendo la mano a Hotch
“Lo spero”
gli sorride l’uomo ricambiando la stretta di mano.
Clelia esce
dall’ufficio di Hotch turbata e a passo incerto, Pensando che forse ha commesso
l’errore più grande della sua vita. Deve tanto all’America, Lei che l’aveva
cambiata, e adesso la stava lasciando per tornare nella sua patria. Tutta la squadra
le corre incontro aspettandosi di sentirsi dire che da oggi anche lei farà
parte della squadra.
“Allora? Da
oggi possiamo chiamarti Agente Speciale Clelia Landini!” le dice Prentiss
mettendole una mano sul braccio sorridendo.
“No, mi
dispiace ragazzi. Ho rifiutato” tra loro scoppiano battute di disapprovazioni.
Ma quello che più colpisce la ragazza è lo sguardo di Spencer che da euforico
si trasforma in triste e affranto, si sente quasi tradito dalla ragazza. Il
mondo gli crolla addosso, non riesce a credere che oggi sarà l’ultimo giorno in
cui vede la ragazza, poi lei andrà via e si dimenticherà di lui, ma per lui non
sarà facile dimenticarsi di lei. Gli stessi pensieri scuotono la mente della
ragazza, pensare che non vedrà più il suo odiato collega le gela il cuore, non
ricorda di aver mai provato una simile sensazione, e la consapevolezza di aver
commesso un errore è sempre più forte.
Dopo aver
scambiato altre battute con la squadra ed aver raccontato il triste episodio
del giorno prima, si avvia verso la sua scrivania per svuotarla. Gli occhi le
pizzicano, non vuole piangere, vuole tornare forte, come era prima di partire.
Ma le dispiace andarsene, e sa bene che non tornerà più. Da dietro sente la sua
voce calda e morbida dirle:
“Quando è
che parti?” in essa vi è un evidente nota di disperazione.
“Dopodomani.
Non c’erano voli disponibili per domani!” fa spallucce, ma non si gira, è
consapevole di non riuscire a sostenere lo sguardo abbattuto del ragazzo.
“Eh ti
credo, sai che giorno è domani?” gli chiede, cercando di distogliersi dal
pensiero di perderla.
“No, che
giorno è domani? Gli fa eco la ragazza raccogliendo dei fogli e infilandoli in
un fascicolo.
“è il25 novembre!” esclama il ragazzo.
“Quindi?”
replica la ragazza, non capendo ancora cosa voglia dirgli il ragazzo.
“è il quarto
giovedì di novembre!” dice ancora con naturalezza il giovane.
“D’accordo.
Quindi?” comincia ad inalberarsi la ragazza.
“è la Festa Del Ringraziamento! Non lo sai? “ridacchia il ragazzo punzecchiando
la giovane.
“No che non
lo so. Non sono americana io” risponde la ragazza irritata dalla risposta del
ragazzo.
“Ehmm che fai domani?” le chiede il ragazzo dopo averci
pensato un po’ su ed aver combattuto una violenta lotta interiore, tra la
logica della mente e le sensazioni del cuore.
“Secondo te?
Niente,me ne starò in albergo a fare le valige”la voce della ragazza si affievolisce un po’ sull’ultima parola. Valige,
allora è proprio la fine, è proprio il momento di dire addio.
“Se ti va,
potremmo cenare insieme. Io sarò a casa da solo, volevo andare a Las Vegas da
mia madre, ma con tutto quello che è successo non ho avuto tempo di prendere i
biglietti, quindi sempre se ti va, potresti venire a casa mia per cenare e
festeggiare insieme il ringraziamento” dice il ragazzo tutto d’un fiato, alla
fine del suo invito la faccio gli va praticamente a fuoco.
“A cena da
te?” la ragazza finalmente si gira, con un’espressione tra il sorpreso e
l’interrogativo stampata sul volto marmoreo.
“Sisi, sempre se ne hai voglia!” cerca di nascondere il suo
viso il ragazzo.
“Va bene. Si
mi farebbe molto piacere.” Gli risponde la ragazza senza esitare.
“Magnifico!
Allora a domani sera!” la bocca di Reid si spalanca in un enorme sorriso,
allontanandosi dalla ragazza.
“Aspetta,
non cucinerai tu, vero?” lo richiama lei
“Tranquilla,
cercherò di non avvelenarti” gli risponde lui continuando ancora a sorridere.
Salve
a tutti!! Che ve ne pare di questo nuovo capitolo?? Nel prossimo vedremo i
nostri eroi impegnati nella cena del ringraziamento. Non ne sono sicura ma
credo che il prossimo sarà l’ultimo capitolo, ma tranquilli, ha già pronto un
sequel! Ma per ora non voglio anticiparvi nulla ;-) come sempre mando un bacio
a tutti quelli che leggono, e se vi fa piacere vi invito a lasciarmi una
recensione! Baciiii
Dozzine di
patate dolci, sbucciate, tagliate, bruciate occupano l’intero piano cucina,
accanto ad esse risiede assopito nella sua teglia il tacchino ripieno
carbonizzato ancora fumante, su muri verniciati di bianco miriadi di schizzi di
salsa di mirtilli. Il ragazzo, disperato si porta alla bocca uncucchiaio colmo di salsa per assaggiarla ma
repentinamente compare sul suo volto un’ espressione di disgusto, e subito anche
la salsa prende posto sul piano cucino accanto a tutte le altre vittime della
battaglia che il dottor Reid sta combattendo, la cena per il ringraziamento. Il
ragazzo si guarda attorno con aria avvilita: Sono le 18:30 e la sua cena per il
ringraziamento è un disastro, l’unica cosa commestibile sarebbe stata la torta
di zucca che aveva prenotato in pasticceria, se solo non si fosse dimenticato
di ritirarla. Scuotendo la testa afferra il telefono e compone in tutta fretta
un numero.
“Ehi Spence, cosa c’è?” trilla la voce dall’altro capo del
telefono.
“JJ è ancora
valida la tua offerta?” azzarda il giovane
“Certo! Tra
mezz’ora sarò da te con la cena! Sapevo che avresti avuto bisogno di me!”
esulta trionfante la bionda
“Grazie!” le
risponde il giovane, tranquillizzato.
Sono le
18:30, Clelia è seduta sul bordo del letto, avvolta nel suo accappatoio. Sta fissando
le valigie aperte davanti a lei, una morsa le attanaglia lo stomaco, sta per
lasciare tutto.Si trova sul ciglio di
un precipizio, sa che se salterà per lei sarà la fine, e potrebbe evitarlo se
solo facesse un piccolo passo indietro, ma invece decide di saltare. Sa che se
tornerà in Italia, perderà tutto quello che ha trovato in America. Questa nazione
che finalmente le ha fatto riscoprire il piacere di vivere, le ha fatto
riscoprire delle sensazioni che da anni non provava più, il dolore, la
felicità, l’amicizia, In meno di una settimana ha vissuto quasi un’intera vita,
ma una volta salita sul aereo dovrà dire addio a tutto questo. È consapevole di
stare per compiere quello che forse, sarà il più grande errore della sua vita,
eppure decide di non tornare indietro. Strofinandosi gli occhi pieni di lacrime
e scuotendo la testa si dirige a passo svelto verso le valige, oggi è il 25
novembre,in America si festeggia il Ringraziamento, e lei deve andare a cena a
casa del suo collega Reid. Reid. Pensare a lui le provoca un’altra fitta allo
stomaco, questa volta più forte. Sta per lasciare anche lui. Lui che le ha
salvato la vita, i suoi occhi che hanno più volte sciolto il ghiaccio intorno
al suo cuore, le sue braccia che l’hanno sorretta quando non ce la faceva ad
andare avanti. Non riesce ha capire come possa provare una cosa simile per un
uomo che conosce da meno di una settimana e che per di più non le era nemmeno
simpatico all’inizio. Sospirando rumorosamente, apre la valigia, incerta su
cosa indossare, non avrebbe mai sospettatodi essere invitata a cena, quindi di dover portare un abito elegante.
Mentre con le mani si fa largo tra i vestiti, qualcosa le cattura la vista.
Nascosto sotto il monte di abiti, timidamente poggiato sul fondo della valigia vi
è un elegante vestito nero. Estrae il vestito: è nero, senza spalline e
leggermente svasato alla fine, è perfetto,anche se odia indossare vestiti, lo indossa velocemente, con un sorriso
stampato sul pallido viso, pensando ce forse sia stato il Destino a metterglielo
in valigia. Vi abbina un golfino rosso come i suoi indomabili ricci, indossa le
scarpe e sempre sorridendo si avvia verso casa del suo collega felice, se pur
con il cuore pesante.
È davanti ad
un edificio con l’intonaco grigio, da alcune finestre traspare la vita delle
persone al suo interno. L’attenzione della ragazza viene catturata dal leggero
bagliore che si intravede nella finestra al terzo piano, l’appartamento del suo
collega. Trattenendo il respiro suona il campanello e la voce del ragazzo,
smorzata dall’imbarazzo ma colorata dal entusiasmo risponde: “Si?”
“Reid, sono
Clelia.” Risponde tutto di un fiato la ragazza, riprendendo finalmente a
respirare. Il portone davanti a lei si apre, e a passo incerto si dirige verso
le scale. Ha di nuovo quella sensazione che le attanaglia lo stomaco, quella
sensazione che ormai sentirla le è diventato un piacere.Sale ritmicamente le scale, arrivata ormai al
terzo piano, vede, appoggiato allo stipite della porta, Spencer che la guarda
sorridendo. Appena i loro sguardi si incrociano le guance di entrambi
cominciano ad arrossire.
“Bè buona
Festa del Ringraziamento!” esclama la ragazza aprendo le braccia sorridendo,
cercando di smorzare la tensione.
“Oh anche a
te!” risponde il ragazzo ricambiando il sorriso e ridestandosi dopo la visione
della ragazza, ancora più bella del solito. “Prego entra!” le dice poi
facendole un cenno con la mano. La ragazza a passo lento attraversa la soglia
della porta, entrando nel piccolo appartamento del ragazzo: davanti a lei
compare un enorme libreria straripante di enormi tomi, vi sono libri ovunque,
sul piccolo mobile del salotto, sulla poltrona e persino a terra, e Sul piccolo
tavolino posto ai piedi della poltrona risiede una scacchiera aperta. La ragazza
continua a guardarsi attorno, curiosando nel piccolo salotto del ragazzo,
mentre lui è tornato in cucina.
“Sai Reid,
dovresti leggere di più!” dice sarcastica la ragazza afferrando con aria
disgustata un saggio di mille pagine.
“Bè sai come
si dice, “Un uomo che legge ne vale due” “ risponde ridacchiando il ragazzo
dall’altra stanza.
“Allora tu
ne vali almeno quindici!” risponde la ragazza, per poi continuare “Perché compri
tutti questi libri se tanto ricordi tutto quello che leggi?”
“Hai
ragione, ma mi piace tenerli e rileggerli!” risponde entrando nella stanza con
il vassoio di patate dolci. L’attenzione della ragazza si era intanto spostata
su un’altra cosa, la collezione di Cd di musica classica del ragazzo.
“Oh mio Dio,
tu ascolti questa roba?”esclama, con aria leggermente inorridita.
“Si, perché tu
no?” risponde il ragazzo avvicinandosi a lei.
“Certo! Quando
ho l’insonnia!”
“Bè se
adesso hai finito di criticarmi, possiamo mangiare!” le dice il ragazzo
sorridendole.
“Non hai
cucinato tu vero, Reid?” domanda la ragazza sedendosi.
“Certo che
ho cucinato io!” cerca di mentire il ragazzo.
“Si certo!”
gli risponde lei ancora una volta sarcastica.
“Credimi!”
esclama lui ridacchiando, per poi proseguire, cambiando argomento “Comunque
chiamami Spencer!”
“D’accordo,
Spencer, tu chiamami Clelia! Come hai sempre fatto d’altronde!”dice la rossa
addentando un pezzo di tacchino.
“Cercavo
solo di essere amichevole!” si giustifica il ragazzo, “malgrado tu non fossi il
massimo della simpatia!” la provoca il ragazzo.
“Se è per
questo, neanche tu mi eri molto simpatico, anzi non lo sei neanche ora!”risponde
la ragazza mentendo e sorridendo.
“La penso
come te!”dice ridacchiando il ragazzo, seguito dalle risate della rossa. Dopo
un attimo di silenzio, Reid si fa serio e si rivolge a Clelia:
“Ti fa molto
male?” indicando la ferita al braccio e lividi marchiati sul volto della
ragazza.
“No, tranquillo.
Non fanno molto male. E a te?” chiede dolcemente la ragazza
“ Neanche a
me, ma credo che mi resterà la cicatrice!” risponde il ragazzo arrossendo e
abbassando lo sguardo.
“Ah
tranquillo, le donne adorano le cicatrici!” scherza Clelia, per poi tornare
seria “Spencer grazie veramente! Senza di te non sarei mai riuscita viva da
quella cantina, ti devo la vita!”
“Scherzi? Sei
tu che ti sei presa il proiettile al posto mio, sono io che devo ringraziarti!”.
Tra i due ricade di nuovo il silenzio, si sentono solo i rumori ferrosi delle
forchette che battono sui piatti.
“A che ora è
il volo domani?”chiede Spencer con la
voce leggermente rotta
“Alle nove!”
risponde secca la ragazza, cercando di non pensare a quanto sia vicino quel
orario.
“Ti serve un
passaggio per l’aeroporto?” chiede tutto d’un fiato
“No,
tranquillo. Andrò in taxi!” .
“Ok” si
limita a rispondere, con la voglia di dirle, anzi di urlarle di non partire. Di
restare lì con lui! ma sarebbe troppo irrazionale, come è del resto provare
quello che prova lui per una donna che conosce da così poco, e che non vorrebbe
perdere.
“Comunque,
non è così tanto male la vostra cucina!” cerca di cambiare discorso Clelia,
afferrando un’altra patata.
“Mi fa
piacere che ti piaccia!” risponde quasi entusiasta il ragazzo.
“Anche se la
cucina italiana non ha rivali. Dovresti venire a trovarmi!” dice poi la ragazza,
facendo una piccola parte, per poi riprendere, “si, devi venire da me in Italia
quest’estate!”
“Se il
lavoro me lo permetterà, verrò di sicuro!” risponde il ragazzo.
La cena
continua tra discorsi di vario genere, risate, battute, aneddoti di vita, fin
quando l’orologio batte la mezzanotte.
“Oh mio Dio
è tardissimo!”esclama la ragazza guardando l’orologio. “Devo andare!” mentre fa
per alzarsi.
“C-certo! Ti accompagno alla porta” bofonchia il ragazzo. Arrivati
ala porta i due restano a fissarsi, inaspettatamente il primo a parlare è Reid:
“Allora
questo è un addio!”
“Dipende da
te. Vuoi che sia un addio?” domanda la ragazza fissando i grandi occhi del
giovane.
“Io no, e
tu?” risponde sommessamente il giovane, diventato rosso con al solito.
“No”tra i due cala di nuovo il sipario del
silenzio, fin quando prende la parola Clelia:
“Spencer
vorrei darti una cosa” gli dice aprendo la chiusura del braccialetto che tiene
al polso, e legandolo intorno a quello esile del ragazzo, una fine catenella d’argento
con il ciondolo di un TAO “é l’unica cosa che mi resta di mia madre. Vorrei che
l’avessi tu, così ti ricorderai di me. Tu sei lo Yang il principio positivo, il
bianco, e hai portato la luce nella mia oscurità”
“Ma Clelia,
io non posso accettarlo” dice il ragazzo emozionato
“Allora,
prendilo come una garanzia! Così per restituirmelo dovrai venire da me!” dice
la ragazza con gli occhi lucidi, alzandosi sulle punte per posare un leggero
bacio sul angolo della bocca del ragazzo, prima di uscire dall’appartamento.
Ciao
a tuttii!!! Lo so, sono imperdonabile, scusate il
ritardo!!! Ma purtroppo ho avuto il computer rotto! Comunque, che ve ne pare di
questo ultimo capitolo?? A me non convince molto e a voi?? Ma forse è
solo il mio dannato pessimismo e la mia stramaledetta criticità che mi fa
vedere questo cap così disgustoso…aspetto impaziente i vostri pareri! E vorrei
sapere da tutti quelli che mi hanno seguito cosa ne pensate di questa storia
ormai giunta al termine.Ma state
tranquilli, ho già pronto il seguito, lo pubblicherò la settimana prossima, e
mi aspetto di rincontrarvi tutti!! Concludo mandando un enorme bacio a tutti
quelli che mi hanno fatto sempre sapere cose ne pensavano, grazie mille senza
di voi, non ce l’avrei mai fatta!!! Davvero grazie con tutto il cuore. E poi un
grazie alla mia adorata Martina che mi ha sempre spronato ad andare avanti e a
credere in me stessa!! Ti voglio bene!adesso concludo veramente, mando un bacio a tutti, e vi aspetto alla
prossima storia!