Gli Occhi Di Ginny

di lunarossa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** cap 1 ***
Capitolo 2: *** cap 2 ***
Capitolo 3: *** cap 3 ***
Capitolo 4: *** cap 4 ***
Capitolo 5: *** cap 5 ***
Capitolo 6: *** cap 6 ***
Capitolo 7: *** cap 7 ***
Capitolo 8: *** cap 8 ***
Capitolo 9: *** cap 9 ***
Capitolo 10: *** cap 10 ***
Capitolo 11: *** cap 11 ***



Capitolo 1
*** cap 1 ***


Ciao a tutti ragazzi. Lo so che vi avevo promesso una storia tempo fa, ma l’ho cestinata perché era davvero brutta. Spero che questa nuova vi piaccia, anche se è seria, e non ironica come Rosso. Ne ho un’altra in serbo per voi abbastanza divertente…spero di non cestinare anche quella. Aspetto le vostre recensioni. Grazie a tutti ciao.

Lunarossa

 

 

Gli occhi di Ginny

 

Cap 1

 

Naturalmente la prima che si accorse che qualcosa non quadrava fu Hermione.

 

Me lo fece notare una mattina a colazione, mentre Ron era intento a litigare con Dean sull’ultima partita dei Cannoni di Chudley.

 

“Guarda Ginny, ma senza che Ron se ne accorga per favore.” Disse mentre mi passava una fetta di pane imburrato.

 

Guardai prima Ron e, appurato che la conversazione con Dean lo stava assorbendo completamente, mi voltai verso di lei.

 

Si stava versando del caffè con gesti lenti e deboli.

 

Il suo viso sembrava esausto e profonde occhiaie le solcavano gli occhi.

 

Non si servì nulla da mangiare.

 

Zuccherò il caffè e vi aggiunse del latte.

 

Era estremamente dimagrita, ma questo lo aveva notato anche Ron qualche giorno prima.

 

Lei aveva giustificato la cosa dicendo di essere a dieta.

 

Sospirò e chiuse gli occhi dopo aver bevuto un sorso della bevanda calda.

 

Sembrava sfinita ed il suo volto era incredibilmente … preoccupato, triste e angosciato tutto insieme…no non poteva essere una sciocchezza a ridurla così, doveva essere qualcosa di più grave, di pauroso.

 

Guardai Hermione con sgomento. Come potevo non essermi accorto di niente? Da quanto tempo Ginny era in queste condizioni?

 

“Avevi altre cose a cui pensare, Harry, non sentirti in colpa.” Disse Herm leggendomi nel pensiero, ed io pensai che non aveva tutti i torti, ma almeno a loro tre potevo anche prestare attenzione no? Loro con me l’avevano sempre fatto…Erano sempre lì quando avevo bisogno di loro.

 Mi tornò alla mente la biblioteca e l’uovo di cioccolato della signora Weasley, mentre Ginny cercava un modo per farmi parlare con Sirius.

 

“Da quanto tempo è così?” sussurrai.

 

“Io mi sono accorta di qualcosa un paio di settimane fa…ma non so se sia cominciata ancor prima.”

 

“Due settimane?” dissi con sgomento cercando di controllare la voce per non attirare l’attenzione di Ron, “e perché me lo dici solo ora?!”

 

“Ho cercato di chiedere prima a lei se qualcosa non andasse, ma è muta come un pesce. Dice solo di studiare troppo per i G.U.F.O.”

 

“Ma è solo dicembre, non può essere già in questo stato!” Hermione non rispose nulla, mi guardò solo con fare preoccupato.

 

“Dovremmo farlo sapere a Ron.” Dissi con decisione. Non volevo che se ne accorgesse da solo e si sentisse tradito.

 

Tolsi gli occhiali e mi stropicciai gli occhi. Mi stava venendo un gran mal di testa.

 

“Cosa facciamo con lei?” Domandai rimettendo gli occhiali.

 

“Pensavo che potresti avvicinarla tu…Ron dovrà anche essere informato, ma non mi sembra adatto a cavarle qualcosa.”

 

“E ti sembro adatto io?”

 

“Bhè, aiutare qualcuno mi sembra un bel modo per ritrovare anche se stessi.” Disse con un piccolo sorriso.

 

“In che senso?”

 

“Avete lo stesso sguardo Harry…magari se aiuti lei a ritrovarsi, lei aiuterà te.”

 

“Io so benissimo chi e dove sono…non ho bisogno di…”

 

“Non è vero Harry?” …Ron e il suo tempismo perfetto.

 

“Ehmm, certo, giusto!” risposi cercando di essere il più naturale possibile.

 

“Visto Dean, anche Harry mi dà ragione.” Disse con aria di superiorità.

 

Mi alzai contemporaneamente ad Hermione che disse:

 

“Dai, muoviamoci o Piton ci spolperà vivi.”

 

Ron si mise in bocca un altro pezzo di pane imburrato e si alzò recuperando tutti i suoi libri. Ci incamminammo verso l’uscita, ma mi voltai verso il posto in cui era seduta Ginny. Era vuoto.

 

Ma quando si era alzata? Mi incamminai verso il sotterraneo con un gusto leggermente amaro in bocca. L’avrei cercata nel pomeriggio.

 

Ma lei mi avrebbe voluto tra i piedi?

 

***

 

Sentivo scorrere il getto della doccia su di me ad una temperatura altissima.

 

Volevo sciogliere tutte le preoccupazioni che avevo sulle spalle…Sirius, la profezia, Ginny.

 

Sarebbe stato bello rimanere lì sotto per sempre, ma mi premeva parlare con lei. Non l’avevo mai vista così.

 

 Di solito era lei che tirava su tutti, senza che nessuno le chiedesse niente. Era sempre lì quando le persone erano a terra e riusciva sempre a farle sorridere, anche solo con quel suo sguardo così dolce e allegro. Dov’era quello sguardo ora?

 

Mi sorpresi di pensare che lo rivolevo. Lo rivolevo per me.

 

Chiusi l’acqua e rimasi inebetito a fissare le manopole della doccia.

 

Da quando pensavo che lo sguardo di Ginny fosse dolce e allegro?

 

Il freddo mi fece ridestare così mi asciugai e mi misi addosso qualcosa per scendere in sala Comune, lasciando il bagno a Ron e a Dean.

 

Incontrai Hermione che stava scrivendo il lungo tema che Piton ci aveva assegnato quel giorno con i capelli più gonfi che mai.

 

“Hai lavato i capelli?” le chiesi dandole un bacio sulla guancia.

 

“Già, ho finito la crema sgonfiante…Ginny è già scesa.”

 

“Ok, grazie. Mi siederò accanto a lei, tu mentre spiega qualcosa a Ron.”

Hermione annuì e mi sorrise.

 

“In bocca al lupo.”

 

“Crepi.” E mi avviai in sala Grande.

 

Gli addobbi di Natale erano stupendi, come sempre e tutti gli studenti erano indaffarati a scegliere i regali per i vari fidanzati, amici e parenti.

 

Appena posai lo sguardo sul tavolo dei Grifondoro la vidi.

 

Era accucciata sul tavolo, con il viso nascosto tra braccia ed era sola.

 

Ero fortunato, non aveva nessuna delle sue amiche invadenti tra i piedi.

 

Mi sedetti accanto a lei e rimasi guardarla. Sembrava addormentata e non si accorse di me fino a quando la sfiorai sulla testa, ma non se lo aspettava e si spaventò, facendo saltare dalla sedia anche me.

 

“Harry, scusa…Io mi ero…”

 

“Ti eri addormentata.” Terminai io guardandola divertito.

 

“Già, scusa.” Disse stropicciandosi gli occhi.

 

“Scusa di che?” Il mio sorriso non riusciva a farle salire gli angoli della bocca. Non avevo il suo stesso potere…

 

“Ron e d Hermione?” chiese non guardandomi negli occhi.

 

“Scendono più tardi.” decretai con noncuranza.

 

“Perché non li hai aspettati?”

 

“Volevo parlarti.” dissi senza preamboli. Non credevo che a Ginny piacessero le persone che girano attorno alle cose, almeno dall’ultima impressione che mi aveva dato di sé, ed avevo ragione.

 

“Oh…” lei era letteralmente incredula e ma non riuscii a capire se fosse anche infastidita.

 

“Di cosa?” aggiunse continuando a guardare dappertutto tranne che verso di me.

 

“Delle tue occhiaie, della tua debolezza e del fatto che non mangi. Credi che ci siano argomenti sufficienti?” risposi io serio prendendole il volto tra le mani e obbligandola a guardarmi.

 

Lei allontanò in fretta le mie mani dal suo volto, quasi scottassero e divenne bianca come un cencio.

 

 Mi spaventai, mi spaventai a morte e cominciai a chiamare aiuto ad alta voce.

 

Lei era tra le mie braccia priva di sensi ed era così bianca che sembrava morta.

 

In un lampo ricordai la camera dei segreti e lei distesa sul pavimento.

 

 

 

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Capitolo 2
*** cap 2 ***


 

Cap 2

Arrivarono parecchi studenti ad aiutarmi e la portammo da madama Chips che ce la fece distendere sul letto e ci cacciò fuori.

 

Gli altri studenti andarono a cena e Justin mi mise una mano sulla spalla prima di andare via dicendo:

 

“Non preoccuparti, è solo svenuta. Madama Chips la rimetterà a nuovo in dieci minuti.”

 

Gli sorrisi e lui scese e scale, scomparendo dalla mia vista.

 

Dopo forse cinque secondi vidi Ron ed Hermione raggiungermi di corsa e gli spiegai brevemente cos’era successo.

 

Madama Chips uscì dopo quelle che a me sembrarono ore, ma che erano sicuramente non più di quindici minuti.

 

“Non preoccupatevi ragazzi. Ha solo bisogno di una buona dormita. Le ho dato un potente sonnifero, dovrebbe riuscire a dormire così. Da quanto tempo ha questi incubi che non la fanno dormire?”

 

Ci fissammo increduli. Incubi? Ron diede voce ai miei pensieri.

 

“Noi non ne sapevamo nulla, non ce ne ha mai parlato…”

 

“Bhè, è normale, è passato poco più che metà anno da quando è successo tutto quel pasticcio al Ministero, magari è ancora impressionata. Non preoccupatevi e andate a cena. Ora ve la rimetto a nuovo.”

 

Aveva un sorriso rassicurante madama Chips.

 

Sì, senza dubbio era la migliore persona a cui affidare Ginny, almeno il suo corpo. Già, ma la sua mente? Forse era lì che qualcosa non andava, un po’ come era stato per me per tutta l’estate, quando pieno del dolore per Sirius non potevo fare a meno di auto distruggermi.

 

Per fortuna lei, Hermione e Ron avevano evitato che lo facessi fino in fondo.

 

Ora era il nostro turno di aiutare lei, e poco importava che lei non volesse.

 

Hermione ci seguì in camera nostra e si mise seduta con le gambe incrociate sul letto di Ron.

 

Io e lui la imitammo.

 

Ci guardavamo tutti e tre con scritta in viso la stessa identica frase:

 

“Che facciamo?”

 

Ron non fece domande, segno che Hermione l’aveva già informato di tutto…

 

Fu il primo a parlare con una voce un po’ tremolante.

 

“Ma che razza di incubo può ridurla così?”

 

Non sapevo cosa dire e così rimasi in silenzio, ma lui continuò…

 

“Lo odio, lo odio profondamente. Ha rovinato la vita a troppa gente.”

 

Non c’era bisogno che gli chiedessimo di chi stava parlando, ma io ero convinto che non fosse lui il problema.

 

Ginny non era una che si faceva spaventare da qualche incubo su Voldemort.

 

Magari lui c’entrava, ma non erano incubi, c’era qualcos’altro.

 

Quella fu una notte strana. Continuai ripetutamente a sognare e a svegliarmi, ma prima di poter ricordare, il sogno era già svanito. Così al mattino mi alzai esausto.

 

Ron era già via.

 

Mi vestii in fretta e corsi in infermeria.

 

Hermione e Ron erano seduti ai piedi del suo letto e ridevano con lei.

 

“Eilà Harry, alla buon’ora…” scherzò lei.

 

Rideva e sembrava in forma.

 

Le occhiaie erano notevolmente diminuite, anche se non scomparse e sembrava decisamente più in vita della sera precedente.

 

Ma non mi ingannò nemmeno per un attimo. Quello non era il suo sorriso, e dallo sguardo lanciato ai miei due amici, non ci erano cascati nemmeno loro.

 

“Sai, Madama Chips ieri mi ha fatto bere un intruglio ipercalorico e poi mi ha dato un sonnifero. Ha fatto un miracolo vero? Ora capisco cosa intendevate l’anno scorso. Questi G.U.F.O. sono pazzeschi.”

 

Io mi sedetti sull’unico triangolo di letto ancora libero, e dissi solo:

 

“Facciamo così, ora facciamo finta di crederti, ma appena stai meglio ci racconti cosa capita, ok?”

 

Il sorriso scomparve dalle sue labbra e gli occhi le si riempirono di lacrime, ma lei non le lasciò cadere.

 

“Ok.” Disse solo, con un filo di voce.

 

Le accarezzai la testa e lei mi disse scostandomi la mano e sorridendo:

 

“Guarda che non sono mica un cane, sai?”

 

Ridemmo tutti e quattro, ma lei smise subito…e poi mi buttò le braccia al collo e scoppiò a piangere.

 

Non so perché non rimasi paralizzato come quando lo fece Cho, perché non mi limitai a darle delle pacche sulla spalla. L’abbracciai forte, mentre lei

nascondeva il viso sul mio torace.

 

Guardai Ron ed Hermione e trovai i loro occhi uguali ai miei: gonfi e rossi.

 

Durò poco, lei si riprese subito e mi chiese scusa, imbarazzata e impacciata.

 

Noi andammo a lezione senza dire una parola, ma tutti con la mano al fazzoletto per soffiarci il naso per le lacrime trattenute.

 

Era un passo avanti, sicuramente, ma non ci aveva ancora detto cosa capitava, ed eravamo preoccupatissimi.

 

Intanto io, non sapendo bene perché, continuavo a sentire sotto il naso il profumo dei suoi capelli.

 

Per fortuna c’era storia della magia, avrei potuto dormire un po’…e in effetti mi addormentai, con quel profumo nella testa.

               

 

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Capitolo 3
*** cap 3 ***


 

Cap 3

 

Ginny fu dimessa appena il giorno dopo, ma questo non la salvò da una bella ramanzina da parte di Ron per essersi ridotta in quello stato.

 

Io cercavo di venire a capo dei suoi incubi, ma senza un suo aiuto, seppur piccolo, era impossibile capire cosa le stava accadendo.

 

Lei cercava di sembrare più allegra per non farci preoccupare, ma evitava di stare sola con noi, inventando ogni volta una scusa diversa anche se, naturalmente, la scusa più gettonata erano i G.U.F.O. con la paura di doverci raccontare il motivo di tanta angoscia.

 

Decisi così di affrontarla di nuovo. Mancavano solo 2 giorni a Natale, e non sapevo se far passare le vacanze natalizie prima di parlarle, ma quando la vidi a colazione non ebbi più dubbi.

 

 Era di nuovo un piccolo cadavere ambulante che si versava del caffè con gli occhi gonfi e rossi per aver pianto tutta la notte.

 

La sua compagna di stanza cercava di consolarla, ma non aveva un granché successo.

 

Andai di volata giù nelle cucine, senza più pensare, e chiesi a Dobby un pezzo di cioccolata. Lui arrivò un minuto dopo con un’enorme tavoletta di cioccolato con le nocciole e un sorriso compiaciuto.

 

“Ecco la cioccolata per Harry Potter signore…”

 

Lo ringraziai e schizzai di nuovo in sala Grande con la paura che fosse già andata a lezione, ma fui fortunato. Si era appena alzata e stava andando via con la sua amica.

 

La chiamai e corsi verso di lei.

 

“Ginny, Ginny, aspetta!”

 

Si voltò e mi rispose imbarazzata e nervosa.

 

“Harry, perché corri?”

 

“Ti cercavo.” Dissi senza preamboli.

 

Sul suo volto si dipinse il panico.

 

“Dovevi dirmi qualcosa di importante, perché io e Chasey dovremmo…”

 

Ma non le diedi il tempo di finire la frase. Presi i libri dalle sue braccia e li deposi tra quelli della sua amica, che mi sorrideva speranzosa.

 

Ginny cercava di protestare tanto vivamente quanto noi la ignoravamo…

 

Poi la presi per mano e la portai via, mentre lei cercava ancora di obiettare, ed io continuavo a ignorarla, fino a che ci sedemmo sugli spalti della torretta di Grifondoro al campo di Quiddich.

 

Con quel freddo eravamo completamente soli e questo andava a mio vantaggio, ma avrei dovuto fare in fretta, non potevamo rimanere troppo tempo a congelare lì su e questo era uno svantaggio…

 

“Allora?” mi chiese lei guardandomi dritto negli occhi, col tono più stizzito che riuscì a fare ed ebbi paura di stare per beccarmi una fattura orcovolante.

 

Io per tutta risposta scartai un pezzo di cioccolato e glie lo porsi.

 

“Mi hai portato qui per darmi del cioccolato?”

 

Mi resi conto dalla sua espressione che non sapeva se ridere o schiantarmi.

 

Per fortuna rise.

 

Poi prese il cioccolato e lo mangiò prima di alzarsi in piedi.

 

“Allora, ho mangiato il cioccolato, così anche per oggi non sverrò, contento? Posso andare ora?”

 

Io le presi la mano e la trascinai verso il basso obbligandola nuovamente a sedersi.

 

“Dimmi perché non riesci a dormire. Cosa c’è che non va Ginny?”

 

“Harry, ti prego, io…”

 

“Allora hai mentito in infermeria quando hai detto che mi avresti detto cosa non andava?”

 

“Non ho mentito, ma ho…ecco, ho bisogno dei miei tempi.” Disse con appena un filo di voce.

 

“E credi che riuscirai a dirmelo prima di 2 o 3 anni?” dissi con un lieve sorriso divertito, ma comprensivo.

 

Lei rispose al mio sorriso poi sospirò e disse:

 

“Mi stai facendo fare tardi a lezione sai?”

 

Stette in silenzio per un paio di minuti prima di iniziare, e quando lo fece si guardava nervosamente le mani, che non riusciva a tenere ferme.

 

“E’ che quando mi addormento, bhè, io vedo delle cose. In genere non belle…che poi…che poi…”

 

Si fermò, si morse un poco il labbro inferiore e dovette farsi violenza per dire:

 

“…che poi a volte accadono.”

 

Rimasi impietrito.

 

“E da quanto tempo fai questi sogni?” chiesi sbigottito.

 

“Dalla notte al Ministero.”

 

“Perché non ce ne hai mai parlato?”

 

“É che all’inizio pensavo fossero coincidenze, sognavo delle sciocchezze, tipo che mia madre rompeva un piatto o che Ron si picchiava per scherzo con Bill e finiva per rompersi la clavicola…”

 

Ecco perché quando era accaduto era rimasta così male…Non riuscivamo a capire perché se la fosse presa tanto dato che la signora Weasley aveva messo a posto Ron in meno di un minuto.

 

“Poi un mese fa ho cominciato a vedere altre cose.”

 

I suoi occhini riempirono di lacrime.

 

“Cosa Ginny?” fui costretto a chiederle, dato che non parlava più.

 

Le lacrime cominciarono a cadere, ma lei non emise alcun suono, come se stesse facendo uno sforzo sovraumano per non piangere, ma senza successo.

 

Sentii come se qualcuno mi avesse preso il cuore e me lo avesse strizzato. Volevo che smettesse di stare così male immediatamente, non riuscivo a sopportare di vederla così.

 

La presi per le mani e l’abbracciai e lei si aggrappò a me come in infermeria qualche giorno prima.

 

“Quali altre cose hai cominciato a vedere Ginny?” le chiesi all’orecchio.

 

E lei rispose al mio, sussurrando, quasi avesse paura di dirlo ad alta voce.

 

“I mangiamorte. Vedo i mangiamorte che uccidono. Ma ne ho talmente paura che a volte non sono vere visioni, ma incubi e non so più distinguere in anticipo cosa accadrà e cosa è solo frutto della mia paura.”

 

Io non riuscii a dire nulla, la strinsi solo più forte.

 

“Quando hanno ucciso quelle 2 babbane a Piccadilly, l’ho sognato la notte prima, e anche quando hanno preso il padre di quella del 5° anno di Corvonero. Ogni volta che leggo il giornale ho paura di trovarci un mio incubo…”

 

Lei si divincolò dal mio abbraccio. Tremava.

 

“Ne parleremo a Silente.” Dissi come se fosse la cosa più ovvia, e in effetti lo era.

 

“Mi prenderà per pazza, no, non voglio che creda che sia una visionaria.”

 

Io le sorrisi.

 

“Hai così poca fiducia in lui?”

 

Lei aprì la bocca per parlare, ma poi sorrise abbassando lo sguardo.

 

“Hai ragione, sono…io sono solo una stupida a non averci pensato prima.”

 

“Avevi paura.” Le dissi in tono comprensivo. Lei ebbe un altro brivido di freddo.

 

“Andiamo, ti prenderai un malanno, poi madama Chips ci urlerà dietro per una settimana per aver preso tutto questo freddo.” Le dissi porgendole la mano.

 

Lei la prese, ma mi guardò smarrita, forse per tutto quel contatto fisico tanto inusuale tra noi.

 

“Oltre la punizione che ci beccheremo per aver fatto tardi a lezione?” mi disse sorridendo.

 

Era un bel sorriso, come di una persona che si è liberata da un peso enorme condividendolo con qualcuno…

 

Già era un bel sorriso, e mi cominciai a chiedere perché mi sentissi così bene e con nel cuore uno strano calore buono.

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Capitolo 4
*** cap 4 ***


In effetti Piton mi tolse ben 50 punti per la mezz’ora di ritardo che feci per aver ascoltato Ginny alla torretta dei Grifondoro, ma pensai che ne era, comunque, valsa la pena. Nemmeno questo infatti riuscì a togliermi il sorriso ebete che si era dipinto sul mio volto e che neanche io riuscivo ad interpretare.

 

Avevo avuto il permesso di Ginny di raccontare tutto a Ron e Hermione, per lei sarebbe stato difficoltoso ripetere queste cose a suo fratello…

 

Così li trascinai in camera mia dopo cena e feci un sunto della situazione.

 

Ron rimase a bocca aperta per lo stupore ed Hermione assunse un’aria davvero preoccupata.

 

“Hai fatto davvero bene a consigliarle di andare da Silente, Harry. Credo che sia l’unica soluzione sensata.”

 

Ron non emetteva alcun suono. Sembrava davvero arrabbiato.

 

Forse gli seccava che Ginny avesse detto a me queste cose prima di dirle a lui…

“Ginny non riusciva a dirtelo, Ron.” Dissi allora di getto…

 

“Aveva troppa paura che credessimo che fosse una pazza visionaria ed io l’ho dovuta quasi costringere…”

 

Ron borbottò qualcosa, una sorta di grugnito incomprensibile, ma cominciò gradatamente a sembrare più sollevato.

 

Non volevo che litigassero o che Ron non le desse il sostegno necessario…Ginny aveva bisogno di tutto il nostro appoggio per riuscire a superare questo momento.

 

Scendemmo in sala comune, sperando di vederla e lei fece capolino dal ritratto verso le 21:00.

 

Sorrideva.

 

Ok, l’avevo vista sorridere un sacco di volte, perché il mio cuore doveva battere in quel modo mostruoso?

 

Cercai di convincermi che fosse solo perché la vedevo sollevata dopo tanto penare, ma quando il suo sguardo incontrò il mio e il mio stomaco si contorse paurosamente, capii che erano tutte balle.

 

Venne verso di noi e cercò lo sguardo di Ron.

 

I suoi occhi si riempirono di lacrime e gli si gettò tra le braccia.

 

Ron la strinse forte e quando la lasciò le chiese :

 

“Come stai?”

 

Lei annuì, come per dire “Bene”, poi si rivolse a tutti e tre dicendo:

 

“Prenderò lezioni private da Fiorenzo…da domani, due volte alla settimana. Silente ha detto che devo imparare a controllare questa cosa, se no mi farà impazzire.”

 

Non si capiva se era preoccupata o contenta, ma forse era tutt’e due.

 

“Sono molto stanca. Credo che andrò a dormire. Silente mi ha dato questa per non fare brutti sogni. Ha detto che ho bisogno di riposare.” E ci mostrò una bottiglietta blu che conteneva, sicuramente, una pozione soporifera.

 

La nostra serata continuò sul tema di trasfigurazione tra i battibecchi di Ron e Hermione per i suggerimenti che non voleva darci lei (ma che alla fine riuscivamo sempre a sfilargli…).

 

I giorni a venire furono una tortura per me.

 

Per le feste natalizie tutti gli amici di Ginny erano partiti, e lei stava sempre con noi.

 

Mi ritrovavo sempre più spesso a guardarle le labbra e, un paio di volte, mi aveva anche beccato, guardandomi con fare interrogativo e facendomi diventare rosso come le orecchie di Ron.

 

Ma le vacanze durarono troppo poco e nei giorni a venire mi resi conto che, se era una tortura averla vicina, starle lontano era da suicidio.

 

Lei doveva studiare per i G.U.F.O. e anche andare alle lezioni supplementari, così non riuscivo assolutamente a vederla, se non di sfuggita dove lei sorrideva e mi salutava con la mano, ma scappava subito a prendere pergamene o libri per studiare.

 

Il suo volto era sicuramente più sereno e le mattine in cui aveva un’aria afflitta e cercava di leggere disperatamente il giornale erano scomparse.

 

Fu lei ad avvicinarmi il giorno prima del fine settimana ad Hogsmeade.

 

“Domani che fai?”

 

Mi disse senza preamboli fermandomi nei corridoi.

 

Preso alla sprovvista cominciai a balbettare “Nu- nu- nu- lla. Pe- pe- rchè?” e lei sorrise divertita.

 

“Andiamo ad Hogsmeade insieme? Così ti dico delle lezioni…”

 

“Devo chiedere a Ron e a…” dissi senza più balbettare, ma lei mi mise un dito sulle labbra, interrompendomi.

 

“No, io voglio andarci con te. Non con te, Ron ed Hermione.”

 

Non so quanto rosso diventai, solo sentii tutto di colpo un gran caldo e dovetti allentarmi il nodo della cravatta.

 

“Ok.” Dissi quasi bisbigliando.

 

Lei sorrise e mi disse, mentre già correva via:

 

“Alle 10:00 in cortile. Ciao!”

 

Bhè, che non dormii quella notte era logico e, il mattino dopo mi vestii in fretta per non fare tardi.

 

Arrivai in anticipo di mezz’ora per non rischiare, ma quello che vidi mi gelò il sangue.

 

Lei era già al tavolo per la colazione, con gli occhi rossi di pianto e la Gazzetta del Profeta in mano.

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** cap 5 ***


Mi scuso per non aver ringraziato tutti voi nello scorso capitolo, lo faccio ora sperando di non avervi dispiaciuto.

Ringrazio

Pepero( spero di spiazzarti ancora…di solito è un buon metodo per interessare la gente, grazie 1000),

MaryAngel (grazie 1000, sono contena che ti siano piaciuti),

fluffy90 (già un Harry diverso…fammi sapere se continua a piacerti, grazie),

Lu (ah ah ah, questo capitolo è ancora peggio…fammi sapere se mi odi o meno…),

Lily Prongs (questa volta sono stata più celere, hai ragione scusa…),

Ellie (ecco a te cosa Ginny scopre sulla gazzetta…ma quello che succede alla fine è più interessante credo!),

MagicaAlessiuccia (Lo sai che io sono un po’ sadica, no?),

SATANABAAN (ecco il “poi”),

lilistar (grazie davvero),

Ginny (grazie anche a te)

e Luna (grazie 1000, la continuo non preoccuparti…).

Ringrazio anche quelli che leggono senza recensire e che sopportano i miei scritti.

Spero che non mi uccidiate per come finirà il capitolo…buona lettura e ancora grazie. Ciao, Lunarossa.

 

 

 

Mi avvicinai immediatamente e le sedetti accanto.

 

“Ginny…” sussurrai “Tutto bene?”

 

Per tutta risposta lei scagliò lontano il giornale i cui fogli volarono alla rinfusa.

 

Lo richiamai con un incantesimo d’appello e lessi un trafiletto in prima pagina che diceva:

 

Ennesima sparizione sotto gli occhi degli Auror.

Questa volta è toccato al giornalista Arnold McMellyd.

Un paio di suoi articoli scottanti avevano permesso di

 anticipare le mosse di Voi Sapete Chi e di sventare i suoi piani.

Continua a pag 3.

 

Lei si era alzata di scatto e stava per andarsene di corsa.

 

“Ginny ti prego!” dissi trattenendola per il braccio

 

“Lasciami Harry, devo andare d Silente, non è morto e so dov’è.”

 

La lasciai subito capendo la gravità della situazione dal suo sguardo e sentii la mia voce dirle:

 

“Andiamo!”

 

Il sorriso che mi regalò in quel momento fu spettacolare. Un misto di gratitudine, gioia e sollievo che mi riempirono di una prepotente voglia di baciarla.

 

Ma non lo feci. Tre minuti più tardi, infatti, bussavamo alla porta di Silente.

 

Entrò da sola e uscì con lo sguardo ancora preoccupato.

 

“Ha detto che manderà qualcuno dell’ordine a verificare. Mi ha detto che ora devo solo andare a Hogsmeade a divertirmi e di stare tranquilla. Come se fosse facile”

 

“Chi è la persona che hanno preso? Lo conosci?”

 

“È il papà di Chasey. É stato rapito da alcuni mangiamorte, stamattina all’alba.”

 

“La tua compagna di stanza?”

 

“Già.” Disse lei sconvolta.

 

“Silente mi ha chiesto di non parlargliene, ma io mi sento un verme.”

 

Le presi le mani e la guardai dritto negli occhi.

 

“Ora andiamo a Hogsmeade, come ha detto Silente, poi torniamo qui e gli chiediamo se ci sono novità. Se non ce ne sono lo dirai a Chasey.”

 

“Come posso andare a divertirmi Harry! Il padre della mia compagna di stanza è con i mangiamorte, io lo so e non posso dirle nulla!” e si liberò dalla stretta delle mie mani nelle proprie.

 

La guardai per un attimo.

 

“Se resti qui cambierà qualcosa?” dissi infine.

 

Lei aprì la bocca per replicare, ma, forse, si rese conto che non poteva dire nulla di sensato e sospirò lasciando cadere un po’ le spalle.

 

“D’accordo, ok, mi hai convinta. Ma tra 2 ore al massimo facciamo ritorno.”

 

Sorrisi.

 

“Ok!” e ci incamminammo verso il villaggio.

 

Non avevo detto a Ron e a Hermione della nostra uscita temendo la reazione del primo e i sorrisetti ironici che tanto odiavo della seconda, così, quando li incontrammo nel cortile, arrossii violentemente, colto sul fatto.

 

Venero verso di noi sorridendo, come se ci stessero aspettando.

 

“Allora, che facciamo. Andiamo al villaggio o rimaniamo qui?” chiese Ron.

 

Ginny mi guardò di sbieco, poi si rivolse a loro:

 

“Harry non ve l’ha detto?”

 

Ron e Hermione mi guardarono con la faccia a punto interrogativo e Ginny aggiunse:

 

“Dobbiamo comprare qualcosa che tu non puoi vedere Ron, perciò andremo al villaggio solo noi due.” E poi si rivolse ad Hermione che stava per controbattere “ e tu Hermione puoi tenere compagnia a mio fratello mentre noi siamo via, no?”

 

L’imminente compleanno di Ron mi aveva salvato dal linciaggio, ma mi aveva lasciato l’amaro in bocca. Era per questo che Ginny voleva uscire con me, non per chissà quale altro improbabile motivo …

 

Rimasi mogio per tutto il percorso senza guardarla e mi fermai davanti al negozietto sportivo.

 

“Potresti prendergli un boccino…Secondo me gli piacerebbe.” Dissi guardandolo in vetrina che cercava di uscire dalla scatola di vetro nella quale era stato messo.

 

“Cosa?” disse Ginny ancora con lo sguardo preoccupato per il padre della sua amica.

 

Mi sentii un verme.

 

Lei era giù per un motivo davvero serio ed io, invece di consolarla e distrarla le tenevo il muso.

 

“Il boccino…per Ron. Io il regalo glie l’ho già preso.” Dissi col tono più dolce che riuscii a fare.

 

“Anche io, quella del regalo era una scusa per non dare troppe spiegazioni, e per evitare i sorrisetti di Hermione, non li sopporto.” E mi regalò un altro sorriso dei suoi, un po’ triste veramente, ma del tutto rivolto a me.

 

Anch’io sorrisi sentendo lo stomaco in subbuglio. Come ogni volta che mi sorrideva lei d'altronde…

 

“Allora Tre Manici di scopa?”

 

“Ok.”

 

Ma lei aveva la testa da un’altra parte.

 

Dopo l’ennesima mia domanda senza risposta mi alzai e le tesi la mano.

 

“Cosa?” disse lei stupita.

 

“Dai, andiamo a chiedere a Silente se hanno trovato il papà della tua amica.”

 

“Harry io…”

 

Era un po’ mortificata come se si fosse resa conto in quel momento che la sua mente era stata tutto il tempo da un’altra parte.

 

“Dai, poi ti sfido a scacchi, magari a te riesco a batterti!”

 

“Non ci contare!” disse lei prendendomi la mano e alzandosi dal tavolo.

 

Il contatto mi fece infuocare le viscere e abbassai lo sguardo perché non riuscivo più a sostenere il suo.

 

Ritrassi la mano per la paura di non riuscire a trattenermi dal tirarla nelle mie braccia e ci incamminammo verso il castello.

 

Andammo subito da Silente.

 

Aspettando che lei uscisse dal suo ufficio pensai a come era cambiato il mio modo di vederla, come erano cambiate le mie reazioni accanto a lei, a come erano cambiati i miei sentimenti.

 

Ma lei non mi ricambiava più, forse.

 

Cioè, era voluta venite con me a Hogsmeade, ma questo non centrava nulla.

 

All’improvviso lei uscì dall’ufficio di Silente correndo e mi…bhè, letteralmente, mi saltò addosso, abbracciandomi e facendomi cadere per terra.

 

“È vivo e l’anno liberato, Harry, l’hanno liberato!”

 

E i nostri sguardi si incontrarono e il tempo si bloccò sia per me che per lei.

 

Lì per terra, lei sopra di me, non respiravamo più e i nostri visi erano così vicini che potevo vedere chiaramente le pagliuzze dorate nelle sue iridi nocciola.

 

 

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Capitolo 6
*** cap 6 ***


Cap 6

Allungai una mano, come in trance, verso il suo viso, e mi avvicinai a lei socchiudendo gli occhi.

Vedevo la scena dall’alto e a rallentatore, come se non fossi io a viverla, come se fossi uscito dal mio corpo.

Ma Silente uscì dal suo ufficio prima che le mie labbra riuscissero a posarsi sulle sue.

Immediatamente lei si alzò in piedi, rossa come un pomodoro, ma con un certo autocontrollo e mi porse la mano per aiutarmi ad alzare il mio sedere da terra.

Silente rimase immobile a guardarci divertito, poi disse:

“Scusate l’interruzione ragazzi, devo andare ad informare l’amica di Ginny di cosa è accaduto a suo padre.”

Poi guardò Ginny e la sua voce divenne seria.

“Lei sa delle tue nuove capacità?”

Ginny annuì.

“Allora le spiegherò quello che è successo e che non le hai detto nulla su mio ordine. Va bene?”

“Sì, va bene – rispose lei sorridendogli – Grazie professore.”

Ma lui era già sparito.

Su di noi scese un silenzio davvero imbarazzante ed io decisi che era ora di tornare ad essere un minimo intelligente davanti a lei, dato che, ultimamente, mi capitava sempre di fare la figura dello sfigato se era più vicina di 20 metri….

“Andiamo in sala comune, ti va? Se non vuoi giocare a scacchi magici potresti aiutarmi ad inventare qualche nuovo sogno per il diario della Cooman.”

Lei rise.

“Inventi i sogni?”

“Certo, tanto qualsiasi cosa scriva lei vede la mia morte!”

Ridemmo insieme e ci avviammo verso la sala Comune.

I giorni a venire lei riuscì sempre a trovare almeno 10 minuti al giorno per stare con noi tre. Di solito in sala Comune dopo cena, prima di iniziare a fare la montagna di compiti che aveva per i GUFO.

Ma non riuscivamo più a vederci da soli.

Cominciai a sognarla e non sempre in modo casto, tanto che cercai indizi da Dean e Neville per capire se parlavo nel sonno, ma, per fortuna, non ero ancora arrivato a quei livelli.

Le sue lezioni con Fiorenzo procedevano bene e stava cominciando a controllare la sua emotività per non avere incubi ma solo premonizioni.

Per un po’ di tempo non successe nulla.

I mangiamorte si erano calmati, ma c’era una sensazione di quiete prima della tempesta che aleggiava nella mia testa e che non mi abbandonava da un po’.

Il nostro rapporto era sempre più strano, come se nessuno dei due potesse stare senza l’altro, ma fosse ancora troppo presto per dirselo schiettamente.

Ma io mi ero stufato.

Il fatto è che avevo una voglia matta di abbracciarla e guardarla quando mi pareva e non solo mentre lei non se ne accorgeva, (tanto mi beccava sempre…) avevo voglia di baciarla, di toccarle i capelli e di prenderla in giro e di qualcos’altro che non sto a dire…

Naturalmente Hermione se ne accorse (e quando mai!) e forse anche Ron, anche se faceva finta di nulla da bravo fratello geloso marcio.

Così mi decisi e pianificai di braccarla nei sotterranei all’uscita dalla lezione di Piton.

Dovevo solo chiedere un piccolo aiutino a Chasey che interpellai appena riuscii a trovare da sola.

Lei mi strizzò l’occhio e mi disse di non preoccuparmi.

Tre giorni dopo Ginny aveva lezione con Piton.

Non la vidi a colazione e cercai di autoconvincermi che non significava assolutamente nulla.

Magari si era solo svegliata tardi, no?

Dopo Incantesimi schizzai fuori dall’aula trovando una banalissima scusa con Ron e Hermione (“Ho dimenticato il libro di trasfigurazione in camera, faccio un salto velocissimo a prenderlo!”).

Per fortuna avevamo 15 minuti di intervallo tra una lezione e l’altra…

Mi nascosi dietro una colonna in un punto buio e invisibile, a cui sarebbe dovuta passare per forza davanti.

La vidi arrivare con Chasey che la fermò nel corridoio. Parlarono un attimo, poi vidi Ginny tornare indietro e Chasey andare verso la scalinata.

Quando tornò indietro il mio stomaco si contorse.

Bene, era arrivato il momento… “Ora o mai più”, pensai.

E quando Ginny passò vicino a me, la presi per un braccio, la tirai dietro la colonna e la baciai.

Non so che espressione abbia avuto lei. Io chiusi gli occhi, più per la paura di leggervi nei suoi qualcosa che non volevo che per il trasporto, ma poi sentii la risposta al mio bacio e le sue mani che si aggrappavano al mio collo e tutto andò al posto giusto.

Fino a che sentimmo una voce untuosa dire con un certo piacere:

“Bene bene, Potter e Weasley…Direi che vi siete meritati una bella punizione, oltre a 20 punti in meno per Grifondoro, a testa!”

Appoggiai la testa sulla spalla di Ginny.

“Dimmi che non è Piton, ti prego.”

Ma sapevo già perfettamente la risposta…

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Capitolo 7
*** cap 7 ***


Cap7 La punizione, naturalmente, non fu per niente equa. Due settimane di assenza dagli allenamenti di Quiddich. L’aveva studiata per bene quel viscido verme. Infatti scadeva il giorno prima dell’incontro con i Serpeverde e noi gli avevamo offerto la vittoria su un piatto d’argento. Ma più guardavo la mano di Ginny nella mia, più pensavo che non me ne fregava niente e che ne era valsa la pena… Peccato che la squadra non la pensò proprio allo stesso modo quando li informammo dell’accaduto! Ron rimase alquanto inebettito e non mi parlò per tutto il giorno, mentre Hermione lanciò una sottospecie di gridolino e mi saltò addosso dandomi un bacio sulla guancia. A letto poi io cercai di attaccare bottone chidendogli se era poi tanto dispiaciuto che mi piacesse sua sorella. Lui mi guardò un po’ torvo, ma poi si sciolse in un sorriso. “Bhè, in fondo meglio tu che qualcun altro, no?” Ci stringemmo la mano ma poi, da bravo fratello maggiore, mi tirò più vicino a sé e mi disse: “Se la fai soffrire ti ammazzo, capito? E deve anche rimanere vergine fino a che la sposi!” Inutile dire che non ero molto d’accordo sul secondo punto, ma bastava non farglielo sapere e sarebbe andato tutto bene, no? Finalmente non l’avei avuta per me solo nei ritagli di tempo…ma in realtà le cose non migliorarono molto. Ginny era sempre sui libri e di tempo insieme ne passavamo davvero poco, anche se saltavamo gli allenamenti. Piton ci marcava stretti, non ci perdeva di vista un attimo per verificare che non andassimo ad allenarci di nascosto (cosa che in realtà avevamo programmato di fare se lui non fosse stato peggio di una zecca!). Solo i sogni di Ginny andavano bene. Prevedeva solo più fatti che i verificavano tra noi studenti, senza molta importanza e, in realtà, nemmeno tanto spesso. Anche la Gazzetta del Profeta taceva. Più però lei era contenta che i Mangiamorte si fossero calmati, più io mi sentivo agitato. Possibile che non facessero più nulla? Cosa stavano tramando? Hermione, Ron e Ginny continuavano a dirmi di darmi una rilassata, che dovevo godermi quel momento di quiete, ma io non riuscivo a farmi quadrare le cose. Ultimamente i Mangiamorte erano usciti parecchio allo scoperto, sia nel mondo magico che in quello babbano. Come mai si erano fermati così, di colpo? E se si fossero bloccati per progettare qualcosa di mirato? D’altronde fino ad ora avevano agito spesso perché non avevano bisogno di piani prestabiliti, dato che agivano solo per scatenare il panico e per far vivere la gente nel terrore di Voldemort. Ma piano piano, mi convinsero che gli Auror stavano facendo un buon lavoro, sventando i piani prima che riuscissero a metterli in pratica. La partita con i Serpeverde non andò così male. Perdemmo, sì, ma di poco e, soprattutto, io soffiai il boccino a Malfoy per un soffio, facendolo andare su tutte le furie (anche se il premio migliore fu dopo, quando riuscii a trascinare Ginny in un’aula vuota al secondo piano…) e rimanemmo lo stesso primi in classifica dato che avevamo accumulato un buon vantaggio nelle partite precedenti. Non vi dico la faccia di Piton. Bhe anche quella fu una bella soddisfazione… Poi giorni sempre uguali tra baci di corsa nei corridoi tra una lezione e un’altra e gli interminabili compiti. Finalmente arrivò un nuovo fine settimana ad Hogsmeade. Non faceva più tanto freddo perciò fu piacevole fare un bel giro della piccola cittadina. Fu davanti a Madama Piediburgo che Ginny si bloccò e sbarrò gli occhi fissando il vuoto. La chiamai, la tirai per la mano, ma non mi diede risposta. Mi spaventai e cominciai a scuoterla chiamandola per nome e attirando l’attenzione di parecchi studenti. Lei perse quello sguardo vacuo e si accasciò tra le mie braccia, non svenuta, ma spossata, come se quella brevissima trance le avesse risucchiato l’energia. “Harry, io ho visto i Mangiamorte…” mi disse piano, all’orecchio, con voce terrorizzata. “Com’è possibile, sei sveglia come puoi…” “Non lo so. Ma saranno qui a momenti.” “Cosa stai…, come può essere, come lo sai?!” “Non so come faccio a saperlo, lo so e basta!” disse un po’ più forte. “Dobbiamo avvertire tutti…” e prese fiato come per mettersi a gridare, ma non ci riuscì. Un boato enorme fece accasciare tutti a terra con le mani sulla testa. Immediatamente grida e gente che scappava furono le sole cose che si intravedevano e sentivano attraverso una spessa coltre di fumo. Cercai subito la sua mano e la tirai verso di me, ma fummo bloccati da un Mangiamorte che ci chiuse la strada per scappare. Tirai fuori la bacchetta ma lui fu più veloce. Mi schiantò ed andai a sbattere contro la parete, restando senza fiato. Poi venne accanto a me e l’ultima cosa che riuscii a vedere prima di perdere i sensi, fu un biglietto che mi fece cadere addosso. Mi ripresi pochi minuti dopo. Ron mi scuoteva gridando il mio nome. “Dov’è Ginny.” chiesi immediatamente. Hermione piangeva silenziosamente accanto a me e mi porse il biglietto del Mangiamorte. Ora vieni a riprendertela. Lord Voldemort.

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Capitolo 8
*** cap 8 ***


Cap 8

Non riuscivo ancora a credere che l’avessero presa.


Silente mi guardava e stava in silenzio, mentre io facevo avanti e indietro nel suo ufficio dietro le sedie di Ron e Hermione.


Cominciai ad innervosirmi e mi bloccai.


“Perché è ancora lì?!” dissi al Preside. “Non può smaterializzarsi e fare qualcosa per portarla indietro??! Sono già passate 2 ore da quando l’hanno portata via!”


“Non è così semplice, Harry. Come ti ho già detto mezz’ora fa ho già avvertito gli Auror e stanno facendo tutto il possibile. Ora la cosa più importante è che stiate tutti e tre calmi e non perdiate la lucidità.”


“Calmi? Calmi?” era la voce di Ron carica di rabbia e terrore. “Come può dirci di stare calmi. Mia sorella è in mano ai Mangiamorte!”


“Capisco benissimo cosa provate, ma stiamo facendo esattamente il gioco che Voldemort si aspetta da noi. Potremmo salvarla solo mantenendoci lucidi.” Silente alzò la mano bloccando la parola a Ron che stava per ribattere. “Non ho detto che sia facile! Non lo è, ma è importante che ci riusciate. Ne va della vita della signorina Weasley.”


Rimanemmo tutti e tre in silenzio, consci del fatto che, come sempre, Silente aveva ragione, poi lo sentimmo continuare.


“Per questo vi ho impedito di andare subito a cercarla. Avete bisogno di calmarvi per riacquistare tutte le vostre capacità. Credete di poterla salvare in stato di shock?”


Capii che le sue parole ne nascondevano altre.


“Perciò non vuole impedirmi di andare a salvarla.”


“No, Harry, non voglio. E non posso. Voldemort vuole che tu vada a prenderla e mandare qualcun altro significa solo far rischiare la vita di Ginevra.”


“Non credere che ti lasci salvare mia sorella da solo!” disse Ron alzandosi in piedi.


“Sì, Harry, noi verremo con te.” Aggiunse Hermione con sguardo serio.

Mi accorsi che le tremavano le mani e mi avvicinai a lei per prenderle tra le mie.

“Ok, allora dobbiamo studiare un piano.” Disse Ron avvicinandosi a noi.

“Veramente prima dovremmo scoprire dove la tengono. Ed è del tutto impossibile riuscirci in fretta…” Risposi io.

Ma Hermione sorrise sorniona e combattiva.

“Non è detto Ragazzi, non è detto.”

“Hai in mente qualcosa?” chiese Ron.

“Diciamo che potremmo non dover cercarla per niente…”

Solo Silente sorrise.

“Ottima idea signorina Granger, ottima idea!”

Non ci capivo niente ed Hermione se ne accorse, perché sbuffò e fece segno a me e a Ron di avvicinarsi cominciando a spiegarci cosa voleva fare.


♪ ♪ ♪ ♪ ♪



Avevamo aspettato Malfoy tutto il giorno fuori dalla Sala grande.

Io fremevo di impazienza e Ron stava diventando matto. Batteva col piede da più di un’ora, facendomi chiedere come fosse possibile che non gli fosse ancora venuto un crampo.

Hermione era quella tra noi che mascherava meglio, ma il leggero tremito delle sue mani non si era ancora placato.

La prima a vederlo fu lei che sobbalzò leggermente, rivelandoci il suo arrivo.

Lui rideva di gusto con Tigre e Goile, e il suo viso tradiva la soddisfazione e la felicità di quanto era accaduto.

Io e Ron andammo verso di lui con decisione e gli bloccammo la strada.

“Sei ancora qui Potter?” disse con il suo solito strascicare le parole. “Credevo che fossi già andato a salvare la tua stracciona. Ma è da te far risolvere tutto a Silente, come sempre.”

Hermione mi prese la mano, che tremava di rabbia e mi sorrise per ricordarmi cosa eravamo venuti a fare.

“Dì a Voldemort di aspettarmi alle 3 di stanotte davanti alla tomba di suo padre e di portare Ginny. Mi farò vedere solo quando sarò sicuro che c’è anche lei. Non ho tempo da perdere nel mettermi a cercarlo!”

“Come osi pronunciare il nome del grande Signore, tu lurido…”

“Sei ancora qui Malfoy?!” disse Ron con un ghigno sprezzante sul viso. “Se tardi a portare il tuo messaggio Voldemort si arrabbierà, non credi?”

Guardai Ron sbigottito. Era la prima volta che lo chiamava per nome e ne ero fiero.

Malfoy riprese il controllo e disse ad alta voce.

“Non capisco di cosa parliate, non posso certo comunicare con Voi Sapete Chi…perciò toglietevi di torno, feccia, devo andare a cena!” e ci oltrepassò dando una forte spallata a Ron che gli era di fronte.

“Ok.” Disse Hermione. “Ora dobbiamo prepararci. I mangiamorte saranno informati tra meno di mezz’ora.”


Tutti e tre, in modo automatico e veloce, ci avviammo verso lo studio di Silente.

Lì c’erano già Tonks, Lupin e numerosi altri Auror pronti a darci man forte.

In mezzo alla scrivania del Preside c’era un vecchio annaffiatoio di latta.

La nostra passaporta per arrivare a destinazione.

Silente disse.

“Siete pronti ragazzi?”

Annuimmo.

“Avvicinatevi, allora.”

Tutti noi agguantammo saldamente un pezzo di annaffiatoio o la mano di un compagno, e sentimmo Silente dire:

“Tre, due, uno…”
Eccolo, lo strattone che mi avrebbe permesso di rivederla e, speravo fortemente, di salvarla.

Volevo ringraziare tantissimo tutti quelli che hanno recensito e darvi una notizia bella bella, anche se non dovrei....aspetto una bimba...e non vedo l'ora di poterle leggere Harry Potter! Un bacio a tutti e, promesso, la prosssima volta risponderò ad ognuna delle recensioni. A prestissimo!

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Capitolo 9
*** cap 9 ***


 

 

Atterrai malamente, ma riuscii, per fortuna, a non schiacciare Hermione, che era attaccata al mio braccio.

Anche lei era a terra e le allungai la mano per aiutarla a sollevarsi.

Era parecchio buio, ma riuscii a scorgere qualche casa in lontananza.

Eravamo atterrati in un campo a qualche Km dal cimitero. Il piano di silente comprendeva il praticarci un incantesimo evanescente per non farci scorgere nella notte.

Parte fondamentale di tale piano era rimanere in silenzio e così avevamo fatto tutti dal primo momento in cui eravamo piombati a terra.

Dopo l’incantesimo ci incamminammo verso il cimitero.

Il cuore mi batteva all’impazzata.

Era questo il giorno della resa dei conti?

Dentro di me speravo di no.

Mi aggrappavo con tutte le mie forze all’illusione che avremmo potuto portarci a casa la mia Ginny senza dover arrivare allo scontro finale.

Avevo paura.

Avevo paura di perdere.

Non mi sentivo pronto come mago per poter competere con Voldemort e avevo paura che le conseguenze di questo portassero alla morte le persone che amavo.

Pieno di questi pensieri  non mi ero reso conto che eravamo ormai vicino al cimitero e sbattei contro la schiena di quello che doveva essere Ron, che si era fermato.

Silente doveva aver dato il segnale, ma io non lo avevo sentito, troppo concentrato com’ero sulle mie paure.

Ci dividemmo ed entrammo nel cimitero, nascondendoci tra le tombe, circondando quella di Tom Ridde.

Non so quanto tempo passò, so solo che mi sembrò un’eternità.

Stare fermo per me era una sofferenza.

Tutti i muscoli del mio corpo erano talmente tesi che mi dolevano, ma non osavo muovermi  di un millimetro per paura di fare rumore.

Rumori inconfondibili di materializzazione cominciarono a sentirsi tutto intorno.

Anche i Mangiamorte dovevano essersi disposti a circondare la tomba in questione, ma non si vedevano. Non riuscii a capire se perché con i mantelli neri si confondevano nell’oscurità o perché avevano utilizzato l’incantesimo come noi.

Ed ecco apparire 2 sagome davanti alla lapide.

Voldemort ed un altro Mangiamorte.

Dal mantello di quest’ultimo uscì come una furia una piccola figura, ma venne bloccata.

I capelli di Ginny erano arruffati e sul suo viso c’erano tracce di sangue secco.

Stavo automaticamente per muovermi verso di loro quando sentii una mano stringersi sulla mia spalla.

La riconobbi subito, forte e decisa, era quella di Lupin.

Quel semplice gesto riuscì, non a placare, ma a farmi controllare l’ira che si era impossessata di me e rimasi fermo al mio posto, come concordato.

La paura che provavo prima era quasi del tutto scomparsa lasciando il posto ad una miriade di sentimenti. Rabbia più degli altri.

Rabbia per tutto ciò che questo individuo aveva osato rubare a me e ad altri e per ciò  che ancora voleva continuare a portarci via.

Respirai a lungo quando tirarono una sberla a Ginny perché si dimenava e cercava di graffiare e mordere il Mangiamorte.

La voglia di spaccargli quella lurida mano era tanta, ma cercai di controllarmi, aiutato dalla mano di Remus che si era di nuovo stretta attorno alla mia spalla.

Pensai a Ron, a come doveva sentirsi  a vedere sua sorella in mano a quei vermi.

E poi eccolo,  il segnale di Silente, un suono che solo noi potevamo sentire grazie ad un incantesimo fatto nel suo studio prima di partire.

Lo sentii accanto a me, togliermi l’incantesimo evanescente e potei di nuovo vedere il mio corpo.

Mi feci coraggio e avanzai verso di loro e, con la bacchetta in pugno gridai:

“Eccomi Voldemort!!”

 

 

 

eccomi qui. Dopo ben 2 anni dall’ultimo aggiornamento. Mi scuserete se do un’unica risposta alle recensioni, tutte bellissime, che mi avete mandato, ma la risposta è comune…perdonatemi per il lunghissimo tempo d’attesa, ma tra gravidanza, parto e ora pargola pestifera, di tempo non ne ho proprio. Vi abbraccio e ringrazio tutti.

Tornando al capitolo…

Harry è ad una svolta o no? Riuscirà a salvare Ginny senza scontrarsi all’ultimo sangue con Voldemort? Ma il piano di Silente cosa prevede?

Non so se il prox capitolo risponderà a tutte queste domande perché non ho ancora deciso se dividerlo in due…vedrò…ciao

 

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Capitolo 10
*** cap 10 ***


Cap 10

 

Il viso di Ginny era pietrificato dal terrore.

“Harry vattene…”

ma il suo grido venne interrotto da un’altra sberla in pieno viso dello scagnozzo di Voldemort.

Intravidi i capelli argentei di Lucius Malfoy e l’unica cosa  che mi fece rimanere immobile al mio posto fu il pensiero di come mi sarei vendicato su di lui una volta preso.

Voldemort si illuminò e gli comparve un ghigno di soddisfazione  che avrei voluto cancellare a suon di pugni.

“Eccolo qui il nostro caro Harry Potter, pronto ad immolarsi per la sua sgualdrinella!”

“E chi ha detto che mi immolerò Voldemort, magari sarai tu a lasciarci!” risposi con tono di scherno.

Silente era stato chiaro…Voldemort era vanitoso, presuntuoso e arrogante e la cosa che lo faceva più arrabbiare era che si mettesse in dubbio il suo potere. E la rabbia era una cattiva alleata in guerra.

Malfoy rispose indignato per lui:
”Come osi usare quel tono con l’oscuro signore sciocco ragazzino!”

Ma Voldemort bloccò le sue parole con un gesto della mano.

Non sorrideva più.

Silente aveva ragione…Bastava davvero poco per farlo arrabbiare!

“Vieni avanti!” ordinò.

“Perché non vieni tu? Hai paura?” risposi sempre con tono arrogante.

Percepii un leggerissimo tremore del mento che mi fece capire di essere andato a segno.

Io invece rimasi impassibile, con lo sguardo più neutro possibile. Non volevo che capisse che la mia era una tattica e che in realtà me la stavo facendo sotto dalla paure. Non guardai mai nella direzione di Ginny. Avevo troppa paura di tradirmi se l’avessi fatto.

Finalmente parlò, dopo quella che mi sembrò un’eternità.

“Sei tu che sei venuto riprenderti qualcosa. O no?” disse sorridendo di nuovo.

“Ora puoi lasciarla andare. Sono qui, non volevi questo?”

Cercai di dirlo con tutta la noncuranza possibile, come se non mi importasse nulla della sua liberazione, naturalmente continuando a non guardarla.

“E chi ha detto che voglio lasciarla andare. Devo dire che la tua ragazza mi piace molto anzi…moltissimo.”

Silente mi aveva detto che anche lui avrebbe cercato di farmi arrabbiare e che avrebbe puntato sul bene che volevo alle persone, ma mi costò comunque un enorme sforzo di volontà guardare Ginny con freddezza , rimanere impassibile e dire:

“Va bene, tienitela. Sono qui perché mi hai sfidato, con lei mi sono solo divertito un po’.”

Non riuscii a staccare gli occhi  da Voldemort. Sperai vivamente, pregai che Ginny si rendesse conto che l’amavo così tanto da fingere pur di salvarla.

“Allora…vuoi conversare ancora molto? Devo far apparire il the?”

Il suo viso si corrugò dalla rabbia.

“Come osi tu, insulso ragazzino!”

e lanciò l’anatema che uccide verso di me, ma mi buttai di lato e riuscii a schivarlo.

Non avevo mai usato l’Avada Kevadra e sperai vivamente di riuscire a farlo se mi fosse servito…in caso il piano fosse fallito.

Vidi Malfoy prendere Ginny per i capelli e trascinarla via. Voldemort doveva avergli ordinato di tenerla in vita.

Un altro lampo verde mi sfiorò. Dovevo stare più attento.

Come da ordine di Silente nessun Auror intervenne, si sarebbero mostrati solo se anche i mangiamorte mi avessero attaccato.

Immaginai Hermione che tratteneva Ron chiedendogli di stare calmo e Remus con le mani tremanti per la frustrazione di non poter intervenire.

Cercai di lanciare qualche incantesimo di difesa, ma servì solo a rendermi ridicolo agli occhi di Voldemort che rideva sguaiatamente, come un folle.

Riuscivo però a resistere bene e a non farmi colpire e questo lo stava mandando su tutte le furie.

Lentamente, ma inesorabilmente, lo stavo portando lontano dal punto in cui avevamo iniziato lo scontro.

Cercavo di non far entrare in conflitto le bacchette e non era facile visto che dovevo stare attento a dove andare, per portarlo a destinazione.

Finalmente vidi lo stivale.

Fu un attimo. Mi smaterializzai per riapparire dietro di lui e dire immediatamente:

“Accio stivale!”

Nell’attimo esatto in cui lo stivale toccò la mia mano io afferrai Voldemort per la veste e lo stivale ci portò dove forse, finalmente, il tutto si sarebbe concluso.

 

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Capitolo 11
*** cap 11 ***


Dopo anni di inattività sono tornata…mi mancavate ragazzi, in queste ultime 2 settimane ho fatto un pieno di Efp, tanto che mi è tornata la voglia di scrivere.

Ed ecco l’ultimo capitolo de “Gli occhi di Ginny”. Buona lettura

 

Cap 11

 

 

Lo stivale ci portò a destinazione e nell’attimo in cui Voldemort si rese conto di essere in aperta campagna, circondato da diversi membri dell’ordine e da Silente, lanciò un urlo sovraumano.

Si voltò e mi allontanò da sé facendomi cadere a terra.

Lanciò diverse volte l’anatema che uccide, ma Silente si era messo tra me e lui ed aveva creato uno scudo protettivo che respingeva gli attacchi.

Il suo sguardo era come quello di una tigre circondata dal fuoco.

Si guardava intorno, affannato, in cerca di una via d’uscita che non riusciva a scorgere.

Io ero ancora a terra.

Gli Auror stavano in cerchio attorno a noi e schivavano gli incantesimi non senza fatica.

“E’ finita Tom” disse Silente

“Non chiamarmi così, io sono Voldemort, Voldemort!” gridò come un pazzo continuando a lanciare anatemi.

Tonks fu colpita da un Cruciatus.

Si accasciò a terra gemendo di dolore e la mia angoscia salì.

Tonks no! Lurido verme schifoso che non sei altro.

La mia rabbia crebbe quando riuscì a colpire per due volte atri Auror.

Tonks si era rialzata, a fatica ma fiera con lo sguardo deciso e acceso e continuò ad attaccarlo.

Piano piano Silente mi stava spostando con un incantesimo di levitazione ed io non me n’ero nemmeno accorto.

Ci unimmo al cerchio degli Auror e cominciammo ad attaccarlo anche noi.

Le grida di rabbia di Voldemort riecheggiavano nella notte e mi penetrarono nelle orecchie fino a farmi scoppiare la testa.

Qualche Auror cadde e non si rialzò più.

Poi colpì Silente, non so con quale anatema, ma lui si accasciò a terra e mi venne il panico.

Guardai Voldemort e vidi che rideva come un folle per essere riuscito a colpirlo e questo mi fece muovere inconsapevolmente. L’odio si era impossessato di me.

Lanciai l’anatema che uccide senza pensare e lo colpii.

Voldemort cadde a terra, morto.

Lasciai cadere la bacchetta, inorridito. L’avevo ucciso. L’avevo ucciso.

Poi divenne tutto molto confuso. Alcuni Auror andarono da Voldemort per accertarsi che fosse morto, altri da Silente ancora accasciato a terra e Tonks venne da me e mi scosse, forte.

Tornai in me.

Silente! Ginny!

Silente si stava rialzando.

Dio ti ringrazio… ed io gli volai tra le braccia.

Lo abbracciai forte quell’ uomo che tanto mi era stato vicino in tanti modi diversi, ma che mai mi aveva abbandonato.

Barcollava allora lo aiutai a tenersi in piedi.

“Ho avuto paura di perderla Professore.” Dissi così piano che forse non mi aveva nemmeno udito.

“Non oggi Potter, grazie a te non oggi.”

Mi aveva sentito.

Dio, chissà cosa stava succedendo al cimitero dove avevamo lasciato Ginny.

“Vai Harry, vai ad aiutare i tuoi amici” disse Silente sorridendo leggendomi nel pensiero.

Un Auror si sostituì a me nel sorreggerlo ed io guardai Tonks che mi sorrise.

Ci smaterializzammo un poco distante e corremmo perdifiato fino al cimitero.

E lì la vidi.

Era seduta su una tomba e Ron cercava di pulirle una ferita sulla fronte e di asciugarle il sangue dal naso gonfio, probabilmente rotto, con gran disappunto di lei che gli sbraitava contro.

Hermione le era seduta accanto e le accarezzava le spalle.

Gli Auror stavano portando via i Mangiamorte. Li avevano catturati o uccisi quasi tutti. Altri erano scappati.

A terra purtroppo c’era anche qualcuno dei nostri.

Cercai Remus con lo sguardo e lo vidi avvicinarsi a Ginny e tirai un sospiro di sollievo misto al dispiacere per quelle persone che non ce l’avevano fatta.

Poi mi vide.

Si alzò in piedi.

Non so quale dei due si mosse prima verso l’altro, ma ci corremmo incontro.

Ci abbracciammo e ci baciammo.

“Scusami, scusami per quello che ho detto” dissi tra un bacio e l’altro.

“Non ci ho creduto nemmeno per un attimo” mi rispose lei.

La stringevo forte, non l’avrei lasciata andare mai più.

“Non mi chiedi com’è andata con Voldemort?” le chiesi guardandola stranito.

“Non ne ho bisogno” mi disse lei, “lo so.”

Sorrisi. C’incamminammo abbracciati verso Ron, Hermione e Remus che ci guardavano sorridendo.

Da oggi in poi la mia piccola veggente avrebbe avuto solo belle visioni, niente più morti o attacchi o rapimenti.

Vidi passare Malfoy e lasciai Ginny che mi guardò interrogativa.

“Torno subito” dissi andando verso di lui e l’Auror che lo teneva fermo per portarlo ad Azkaban.

Gli andai molto vicino ed alzai un ginocchio colpendolo in mezzo alle gambe sentendolo accasciarsi con un gemito di dolore.

“Questo è il metodo babbano per ringraziarti delle attenzioni che hai avuto per la mia ragazza” dissi piano vicino al suo orecchio.

“Devo portarlo via Harry” mi disse l’Auror.

Mi spostai e si allontanarono, Malfoy barcollando.

Pensai a quanti membri dell’ordine e a quanti Auror non conoscevo che si erano battuti accanto a noi quella notte e li ringraziai tutti mentalmente.

Cominciammo ad aiutare chi ne aveva bisogno e a portare via chi ci aveva valorosamente lasciato.

 

 

 

 

Il sole splendeva e Silente parlava con voce ferma alla folla che aveva preso parte ai funerali. Stava ringraziando tutte le persone che si erano sacrificate per la liberazione del mondo, magico e non, da Voldemort.

Stava ringraziando i feriti e quelli che ne erano usciti indenni.

Tonks non riusciva più a muovere il braccio sinistro e le avevano dato poche speranze che lo avrebbe recuperato.

Silente era su una sedia a rotelle. Le sue gambe non riuscivano più a reggerlo.

Ron aveva una cicatrice che andava dal fianco destro alla schiena.

Il bilancio, per quanto basso dal punto di vista numerico, era, comunque, di dolore, perchè anche una sola persona morta faceva soffrire tutte le persone che l’amavano.

Come se mi avesse letto nel pensiero, sentii Silente dire:

“All’inizio di questa guerra pensavamo che avremmo avuto più perdite, ma è comunque con immenso dolore, ma anche immensa gratitudine, che ricordiamo e ricorderemo per sempre le persone che ci hanno aiutato a sconfiggere il male e che non sono più qui con noi.”

La piccola mano di Ginny stringeva forte la mia.

Sentivo il sole caldo sul viso e non ci credevo che avremmo potuto iniziare una vita senza quel senso di terrore con cui avevamo dovuto convivere per tutti questi anni.

Non ci credevo che avremmo potuto far finta di essere veramente degli adolescenti spensierati. Finta, sì, perché certe cicatrici che hai dentro te le porti dietro per sempre, ma, perlomeno, avevamo la consapevolezza che avremmo potuto costruirci un futuro.

Vidi Hermione stretta al braccio di Ron, che le teneva la mano.

Ginny invece si fece seria come quando aveva una delle sue visioni e si aggrappò al mio braccio per non cadere.

Mi pietrificai preoccupato.

Durò una decina di secondi al massimo. Il mio respiro era ansioso, ma lei stranamente non aveva un’espressione preoccupata, piuttosto imbarazzata. Mi guardò con gli occhi sgranati e divenne rossa come un pomodoro.

“Cos’hai visto?”dissi piano.

“Qualcosa che una sorella non dovrebbe mai, e dico MAI vedere.”.

“In che senso scusa?”

Sghignazzò piano.

“Non credo che Ron tornerà a casa stanotte”.

Sorrisi.

“Bene così avremo la camera libera.”

Si ricominciava a vivere.

 

 

 

 

 

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