eternal flame,

di FatallyxFragile
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I'll take care of you. ***
Capitolo 2: *** being jealous mean be in love. ***
Capitolo 3: *** I'm attracted to you, i want you. ***
Capitolo 4: *** I will love you, a l w a y s. ***
Capitolo 5: *** I'd do anything for you. ***
Capitolo 6: *** Really love you, but you can't understand.. ***
Capitolo 7: *** Six in every part of me. ***
Capitolo 8: *** We say goodbye in the pouring rain. ***
Capitolo 9: *** Six billion souls, and sometimes.. all you need is one. ***
Capitolo 10: *** I need you, now. ***



Capitolo 1
*** I'll take care of you. ***


- Capitolo 1 -


- Stefan cosa? -

Damon era seduto sulla poltrona di Casa Salvatore. La sua espressione accigliata lasciava trasparire tutto il suo disappunto per il gesto tanto eroico quanto insensato del fratello.

- E' così Damon. Stefan è riuscito a rimediare una cura per guarirti dal morso di Tyler ma in cambio ha dovuto rinunciare a tutto ciò che amava... -

Elena era disperata. Stefan, il suo Stefan, aveva davvero rinunciato a tutto...Alla sua umanità, ritrovata dopo tanta fatica, al loro amore.

Il nostro amore, pensò Elena.

I suoi occhi si riempirono di lacrime che a fatica riusciva a contenere. In così poco tempo aveva perso così tante persone che, per la prima volta nella sua giovane vita, si sentiva completamente sola. Sola a dover affrontare qualcosa più grande di lei. Ma non poteva, non doveva piangere. Doveva essere forte, per sé stessa e per Jeremy. Adesso doveva prendersi cura di lui, doveva proteggerlo da tutto e tutti.

- Credo - s'intromise una voce alle sue spalle - che dovresti riposare, Elena. Sei troppo debole, questo discorso può attendere ma il tuo corpo no. -

Alaric sembrava davvero preoccupato per lo stato di salute di Elena. Continuava a camminare nervosamente per il salotto, tanto che Damon dovette alzarsi dal divano e volgere il suo sguardo fuori dalla finestra.

- Sto bene. - Disse secca - Non abbiamo tempo per riposare. Dobbiamo organizzarci, dobbiamo aiutare Stefan. -

Si voltò a cercare un qualche tipo di consenso da parte di Damon. Ma nulla. Lui guardava fuori dalla finestra, lo sguardo perso nel vuoto, il viso inespressivo. A cosa stava pensando? Cosa stava provando?

- Ma non sarai di alcun aiuto quando ti sentirai male, Elena. -

Alaric si fermò per guardarla, le mani sui fianchi. Ma Elena non lo stava ascoltando. Aggrottò le sopracciglia perplesso e seguì lo sguardo della ragazza puntato sulla figura eretta davanti alla finestra.

- Damon - Alaric cercò di richiamare la sua attenzione - Damon, per l'amore del cielo, dille qualcosa.-

Mantenendo lo sguardo fisso fuori dalla finestra, Damon rispose:

-Ha ragione -

Finalmente si voltò a guardare Elena, era serio, era determinato.

- Hai bisogno di riposo assoluto. Penseremo domani come agire...-

Elena rimase a guardare Damon per qualche secondo, e Alaric guardò entrambi senza fiatare. Ovviamente, come succedeva molto spesso quando conversavano in tre, Damon e Elena sembravano isolarlo dalla conversazione, come se nella stanza ci fossero solo loro due. Sentendosi quasi a disagio per quell'affinità che emanavano i loro sguardi, Alaric si voltò dall'altro lato, mentre Elena si alzò avvicinandosi a Damon.

- Promettimelo. Promettimi che riusciremo a salvare Stefan. -

Damon la guardò semplicemente negli occhi, nessun gesto plateale, nessun contatto fisico.

- Te lo prometto. -

Rimasero a fissarsi per qualche secondo. Elena sapeva che non stava mentendo. Lo percepiva dal suo sguardo, dall'intensità e dalla caparbietà che le trasmettevano. Fece cenno di si con la testa. Ma cera qualcosa che le impediva di manifestare la sua gratitudine...Non riusciva a muovere un muscolo, si sentiva fortemente a disagio dinanzi a lui. Poi ricordò...per qualche istante si era dimenticata quello che poco prima era accaduto fra loro, quando credeva di dover perdere Damon per sempre...quando aveva manifestato il suo amore nei confronti di qualcuno che non era Stefan, quando, senza pensarci più di tanto, istintivamente lo aveva baciato, temendo di non poterlo fare mai più....Non avevano ancora affrontato quell'argomento e si chiedeva come avrebbe spiegato a Damon a cosa era dovuto quel bacio...neanche lei ancora era riuscita a capirlo...o forse non voleva capirlo...All'improvviso sentì una strana sensazione pervaderle il corpo. Era stranamente agitata, il cuore stava battendo troppo velocemente, forse più del dovuto. Non riuscì a mantenere lo sguardo sui suoi occhi azzurri e lo abbassò. Improvvisamente capì a cosa era dovuta quella reazione...ma non fece in tempo a metabolizzarla in quanto il suo corpo non resse a tutte quelle emozioni. Un piccolo mancamento la colse alla sprovvista e le sue gambe cedettero. Ma qualcosa o meglio qualcuno, la sorresse appena in tempo prima che cadesse a terra. Sentì una stretta salda e poi una spalla sulla quale poggiò la testa. Aprì gli occhi e si accorse che il suo salvatore era Damon. La teneva fra le sue braccia e, preoccupato, la fissava sperando riprendesse conoscenza.

- Portala di sopra, svelto... L'avevo detto io che aveva bisogno di riposo. -

La voce spaventata e inconfondibile di Alaric spinse Damon ad accompagnarla nella prima stanza che contenesse un letto. Chiuse nuovamente gli occhi, anche volendo non riusciva a mantenere le palpebre aperte...si sentiva troppo debole. Dopo poco, la sua pelle entrò in contatto con qualcosa di morbido e freddo...le lenzuola di un letto, il letto di Damon. Cercò di aprire leggermente gli occhi e intravide Damon poggiarle una pezza inumidita con acqua sulla fronte, poi i suoi occhi si chiusero e per qualche ora il buio ebbe il sopravvento.

[To be continued...]

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Capitolo 2
*** being jealous mean be in love. ***


- Capitolo 2 -


Elena aprì lentamente gli occhi e dopo averli strofinati per bene con le mani, si stiracchiò per risvegliare ogni muscolo sopito… I raggi del sole filtravano da una finestra e il cinguettio degli uccelli dimostrava che era l’alba. Sorrise per la sensazione di pace e serenità che stava provando. Poi si voltò sul letto e, mettendosi di fianco e stringendo il cuscino fra le mani, notò che quello non era il SUO letto e quella non era la SUA stanza. Alzò leggermente la testa per dare una sbirciatina alla camera e cercare di capire dove si trovasse. Non le occorse molto tempo per realizzare che si trovava nella camera da letto di Damon. Ma cosa ci faceva? Cosa era successo fra loro? Si sforzò in tutti i modi di ricordare ma la sua concentrazione venne richiamata dal profumo di quelle lenzuola. Era un profumo maschile, il profumo di Damon, notò Elena. Era inconfondibile. Le piaceva così tanto… Così rimase qualche minuto a contemplare la morbidezza del lenzuolo e il meraviglioso e sublime odore che emanava.

- Ti piace? -

Una voce alle sue spalle la richiamò alla realtà. Damon era seduto sul letto, chissà da quanto tempo, e lei non se n’era accorta, non aveva neanche percepito la sua presenza. La guardava sorridendo, sembrava compiaciuto dall’interesse di Elena per qualcosa che lo riguardava.

- Damon! Mi hai spaventata. Non ti hanno mai detto che è maleducazione entrare senza bussare? -

- In realtà ho bussato, ma tu eri così concentrata a…rigirarti fra le lenzuola che non te ne sei neanche accorta.. Sono venuto per controllare se ti eri ripresa…a quanto pare si! -

Elena si sentì leggermente in imbarazzo per essere stata colta sul fatto ma cercò di non darlo a vedere… Intanto Damon la esaminava come i dottori fanno con i loro pazienti.

Ripresa da cosa? pensò Elena.

E improvvisamente i ricordi le tornarono in mente…era svenuta e Damon si era preso cura di lei…l’aveva sorretta e portata nel suo letto, poi tutti i ricordi erano sfocati e indistinti… Ricordava la premura con cui Damon le passava sulla fronte qualcosa di freddo per farla riprendere, e poi le sue mani che le accarezzavano i capelli con estrema dolcezza. Era stato gentile e non si era approfittato di lei mentre era in quello stato di estrema vulnerabilità. Sembrava quasi che lui era riuscito a leggerle nella mente poiché sfoderò uno dei suoi migliori sorrisi. Elena si sentiva arrossire ma sperava che lui non lo notasse.

- Oddio, Jeremy!! Non sono tornata a casa, non so come sta, non l’ho potuto avvertire, sarà preoccupato per me…-

Si alzò di scatto, ma Damon poggiò le mani sulle sue spalle facendola distendere nuovamente.

- Calma, calma. E’ tutto sottocontrollo, è rimasto Alaric ad occuparsi di Jeremy. Tranquilla…-

Le accarezzò i capelli, esattamente come aveva fatto quando era svenuta, ed Elena rimase affascinata dalla sicurezza e dalla tranquillità che la sua voce le trasmetteva.

- Damon…hai già qualche piano in mente per riportare Stefan a casa? -

Il volto di Damon si rabbuiò non appena udì quelle parole, fermò la mano a mezz’aria e abbassò lo sguardo.

- Ho chiesto a Bonnie se poteva fare qualche incantesimo di localizzazione e lei ha detto che ci avrebbe raggiunto fra mezz’ora. Se tutto andrà per il verso giusto presto Stefan sarà di nuovo insieme a noi… Te l’ho promesso Elena. E io mantengo sempre la parola data. -

- Lo sò - disse Elena - e so anche che non lo fai perché te l’ho chiesto io, ma perché tu vuoi bene a Stefan, come lui ne vuole a te. -

Damon la guardò semplicemente negli occhi ma non rispose…era evidente che però concordasse con lei. Potevano aver finto di odiarsi per secoli, ma l’amore che nutrivano l’uno per l’altro andava oltre le semplici apparenze. Elena ricordava perfettamente tutte le volte in cui uno dei due era in pericolo e l’altro era subito accorso per salvarlo, rischiando perfino la propria vita. Potevano litigare per la diversità dei caratteri, per i diversi modi di pensare e agire, ma niente e nessuno era riuscito a spezzare il loro legame…neanche il tempo.

- Allora, mentre tu hai passato l’ultimo quarto d’ora a contemplare le mie lenzuola- disse ironicamente -io t’ho preparato questa succulenta colazione. -

Damon prese il vassoio alle sue spalle e lo poggiò sulle gambe di Elena che nel frattempo si era messa a sedere e ammirava il tutto stupita. La prima cosa che notò era un piccolo vaso dal quale fuoriusciva una bellissima rosa rossa. Poi al centro del vassoio, adagiato su un fazzoletto di seta, un pancakes caldo e appena sfornato, riempiva la sua visuale. Accanto vi erano due bicchieri, uno riempito con latte e un altro con la spremuta di arancia, e infine adagiati all’estremità, vi erano diverse confezioni di marmellata, di ogni gusto.

- Allora? Vuoi che t’imbocchi io? - disse con tono sarcastico.

Elena era ancora sorpresa.

- Ti ringrazio, ma non dovevi scomodarti tanto.. -

Damon alzò le spalle e sorrise.

- Nessun disturbo. Fai colazione con calma, e poi a destra trovi il bagno, se vuoi farti una doccia, io ti aspetto di sotto. -

Disse alzandosi dal letto.

- Ok. -

Rispose Elena mentre lui uscì dalla stanza. Non sapeva da dove cominciare. Optò per il pancakes e ne assaggiò un pezzettino. Era davvero invitante. In poco tempo aveva terminato la colazione e prese la rosa nelle mani. L’ammirò estasiata, ma sullo stelo la rosa nascondeva una spina. Si punse e, digrignando i denti la lasciò cadere guardando il dito. Una goccia di sangue affiorì dal piccolo taglio ed Elena ricordò quando solo poco tempo fa, Stefan si nutriva con quella quantità irrilevante del suo sangue. Una strana malinconia la sorprese, ma non aveva tempo per essere triste, doveva trovare la forza per combattere e riaverlo indietro. E ci sarebbero riusciti. Lei e Damon. Si alzò dal letto scrollandosi di dosso tutti i pensieri negativi e si diresse nel bagno per la consueta doccia mattutina. Dopo qualche minuto uscì dalla doccia e, non riuscendo a trovare un accappatoio, avvolse il suo corpo dentro un asciugamano che a malapena riusciva a coprire le sue parti tabù. Adesso cosa avrebbe indossato? Si ricordò di aver lasciato dei vestiti di ricambio nella camera di Stefan…aprì leggermente la porta sporgendo la testa, per controllare che il corridoio fosse totalmente libero. Appurato che non ci fosse nessuno, camminando sulle punte dei piedi si diresse nella stanza di Stefan. Damon, dal canto suo, stava seguendo tutta la scena dal piano di sotto. Aveva percepito l’odore della pelle bagnata di Elena e i suoi passi sul pavimento di legno che qualche volta emetteva dei lievi scricchiolii. La mente di Damon cominciò ad offrirgli gratuitamente un’anteprima di Elena con addosso solo un asciugamano, con i capelli raccolti in una coda di cavallo, la gola completamente nuda dalla quale scivolavano piccole gocce d’acqua che, birichine, scendevano sulla sua pelle delicata, intrufolandosi sotto l’asciugamano.

Che spettacolo, pensò Damon.

Il suo corpo avrebbe voluto constatare di persona i morbidi lineamenti di Elena, ma non poteva di certo…non poteva per rispetto a Stefan che adesso era lontano dalla donna che ama solo per avergli salvato la vita. Roteando il sangue all’interno della tazzina di terracotta, Damon ne bevve una piccola quantità prima di posare il bicchiere e correre all’ingresso a spalancare la porta. Bonnie era rimasto con il pugno serrato, pronta a bussare, ma Damon l’aveva preceduta e le fece cenno con la testa di accomodarsi. Una volta oltrepassata la soglia dell’ingresso Damon richiuse la porta e seguì Bonnie che si era già avviata verso il salone.

- Allora, puoi fare quello che ti ho chiesto giusto? -

Bonnie si fermò davanti al basso tavolino e vi poggiò le mani trasudando sicurezza da ogni poro.

- Mi serve qualcosa che appartiene a Stefan e poi una cartina. -

Damon si stava già avviando a cercare quello che le aveva chiesto…

- Oh, e un coltello, affilato se è possibile. - aggiunse, e Damon si voltò a guardarla con un’espressione interdetta per poi salire al piano di sopra.

Elena si era rivestita, jeans e top blu, poi si guardò allo specchio , prese la spazzola e si pettinò i lunghi capelli castani che le ricadevano lungo le spalle. All’improvviso la porta si spalancò ed Elena sobbalzò per lo spavento. Era la seconda volta che Damon era entrato senza che lei gli avesse dato il consenso…

- Cosa cerchi? -

chiese Elena voltandosi quando lo vide rovistare fra la roba di Stefan.

- Ho bisogno di qualcosa che gli appartiene se vogliamo trovarlo. -

Elena non riusciva a capire come un oggetto appartenente a Stefan potesse essere utile con la ricerca.

- Qualcosa in generale? Come per esempio, un libro? - chiese ingenuamente Elena.

- No.. -

Damon stava mettendo letteralmente sottosopra la stanza e Elena sembrava quasi infastidita dal disordine che stava creando.

- Qualcosa di più formale, qualcosa che lega Stefan a noi e che quindi possa permetterci di localizzarlo. -

Elena ci pensò un attimo, poi prese Damon per un braccio e lo trascinò con sé fuori dalla stanza.

- Non preoccuparti, ho io quello che ci serve. -

Damon la fissò aggrottando le sopracciglia scure ed entrambi scesero al piano inferiore. Elena corse in salotto raggiungendo Bonnie, mentre Damon si procurò la cartina e il coltello che occorrevano a Bonnie, raggiungendo le due ragazze.

- Ok, adesso hai tra le mani tutto quello che hai chiesto, tocca a te agire.. -

Bonnie tornò seria, prese la cartina e la aprì sul tavolino, poi pretese l’oggetto che riguardava Stefan. A quel punto Elena fece un passo in avanti e allungò un braccio esponendo la mano aperta.

- Il mio sangue.. -

Bonnie guardò Damon che sembrava essersi improvvisamente ammutolito, poi prese il coltello e le fece un piccolo taglio sul palmo della mano dalla quale cominciò a sgorgare il sangue che prese a cadere come piccole gocce d’acqua sulla cartina. Bonnie chiuse gli occhi e cominciò a sussurrare frasi incomprensibili…le luci cominciarono a subire un forte calo di tensione e si spegnevano e riaccendevano in continuazione. Nel frattempo Elena si concentrò sul sangue che si muoveva sulla cartina in maniera incontrollata… non appena Bonnie spalancò gli occhi e smise di parlare, il sangue arrestò il suo percorso su una località non poco distante da Mystic Fall’s.

- E’ lì che si trova Stefan. -

Aggiunse infine Bonnie volgendo lo sguardo su un’incredula ma entusiasta Elena.

- Fantastico! Damon? Adesso sappiamo dove si trova dobbiamo solo andarlo a riprendere.. -

Disse Elena ma Damon si era allontanato da loro e volgeva lo sguardo altrove.

- Perfetto, domani si parte. -

Disse semplicemente e prima di sparire dalla stanza mormorò un grazierivolto a Bonnie. Elena non riusciva a comprendere cos’era accaduto in quella frazione di secondi. Sembrava quasi che la sua presenza lo irritasse, non la guardava neanche in faccia mentre parlava. Cosa lo aveva fatto tanto innervosire? Bonnie le passò un fazzoletto sulla mano ancora aperta…

- Elena, la ferita sta ancora sanguinando, avvolgi la mano su questo fazzoletto per bloccare la fuoriuscita del flusso sanguigno, altrimenti non si rimarginerà mai…-

Elena la guardò, poi fissò la mano con il fazzoletto e lo avvolse attorno al palmo per poi fare un piccolo nodo…

- Grazie Bonnie per tutto quello che hai fatto e che continui a fare per me…-

- Figuarati, sei la mia migliore amica…farei di tutto per aiutarti e renderti felice. -

Elena le mostrò un debole sorriso e Bonnie capì che cera qualcosa che la turbava.

- Elena che succede? Ti conosco bene e so riconoscere quando qualcosa ti turba..-

-Niente è che….perchè si è comportato in quel modo?-

Bonnie cercò di capire di chi stesse parlando, poi realizzò.

- Ah, dici Damon? Oh beh, avevi del sangue che riempiva la tua mano e la sua visuale, e nel caso non te lo ricordassi è un vampiro…cosa ti aspettavi? -

Elena la guardò con stupore…aveva reagito in quel modo solo per la vista del suo sangue? Eppure non era la prima volta che la vedeva ferita e non aveva mai reagito così prima d’allora. Perché adesso il suo sangue aveva questa influenza su di lui? Bonnie la vide pensierosa, scrollò le spalle e cercò di cambiare argomento. Si sedettero sul divano e cominciarono a parlare di quello che era successo a Jeremy mentre lei era impegnata a salvare Damon la notte della proiezione di Via col vento. Elena ascoltava il racconto di Bonnie ma la sua mente vagava altrove…tra una chiacchierata e l’altra il tempo passò velocemente ed era già il tramonto..Bonnie ringraziò l’amica per l’ospitalità e ritornò a casa. Elena rimase ad aspettare che Damon tornasse e cercò di prepararsi un discorso adeguato per affrontare la spiacevole situazione del pomeriggio. Ma nessun argomentazione sembrava valida così decise di lasciar perdere e improvvisare al momento…Fissava le lancette dell’orologio in continuazione e le ore passavano così lentamente che Elena cominciò a snervarsi, ma di Damon ancora nessuna traccia. Come per incanto, alle 22:30 la porta di casa si aprì per poi richiudersi.

Alla buon’ora, pensò Elena irritata.

Attese qualche secondo ma nessuno avanzava all’ingresso, così si alzò e decise di prendere lei l’iniziativa. Ma quello che vide la turbò profondamente. Damon era in compagnia di una ragazza, snella, abbastanza alta, con i capelli biondi, ma era di spalle e non riuscì a capire chi fosse. Damon le cingeva la vita con le mani e sorrideva mentre lei avvinghiava le sue labbra contro quelle di Damon. Elena si sentì mancare il respiro, le sue gambe tremarono i suoi occhi divennero lucidi. Non poteva credere ai suoi occhi…aveva visto Damon con altre donne prima di allora, ma non in atteggiamenti intimi come quelli. Damon le spostò con una mano i capelli dalla gola e cominciò a dargli dei piccoli baci sensuali mentre lei si stringeva a lui. Poi Damon alzò lo sguardo e incontrò quello di Elena. Lasciò andare la ragazza che però sembrava piuttosto dispiaciuta.

- Perché ti sei tirato indietro? -

chiese la donna guardandolo, poi quando notò che il suo sguardo era fisso su qualcosa alle sue spalle, si voltò ed Elena finalmente riconobbe il volto della donna.

- Elena, che piacere rivederti. Non ci conosciamo di persona ma io ho sentito molto parlare di te. -

La donna sorrise ed Elena strinse i pugni per contenere la rabbia. Cera molta tensione nell’aria, la donna se ne accorse molto presto.

- Io sono Andie. Piacere di conoscerti. -

[To be continued...]

P.S
Vi ringrazio per i complimenti e le recensioni positive sul primo capitolo, spero che anche questo vi aggrada.
Questa è la prima fanfiction che pubblico, essendo una fan Delena fin dal loro primo incontro, mi sto ispirando a quello che
potrebbe accadere fra loro nella terza stagione. Se avete consigli o dubbi su qualcosa non esitate a scriverli nelle
recensioni, quando posso risponderò a tutte le vostre domande. Grazie e a presto per il 3 capitolo ;)
Francy. 

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Capitolo 3
*** I'm attracted to you, i want you. ***


- Capitolo 3 -

Avanzando nella penombra della stanza, Elena allungò la mano stringendo quella di Andie, la giornalista televisiva che aveva intravisto parecchie volte uscire da Casa Salvatore. Adesso riusciva a capire il motivo di quelle visite. Andie dal canto suo, cominciò a sentirsi fortemente a disagio…Nessuno proferiva una sola parola, così cercò di rompere il ghiaccio per prima.

- Elena scusaci, pensavamo di essere soli in casa, non volevamo di certo disturbarti, perciò togliamo subito il disturbo vero? -

Si voltò a guardare Damon in cerca di approvazzione. Ma lo sguardo del vampiro era ancora puntato su Elena, quasi come se fosse ipnotizzato dai suoi occhioni da cerbiatta. Poi, senza risponderle, salì le scale e si rifuggiò nella sua stanza, lasciando le due donne completamente sole l’una di fronte all’altra. Andie si sentì nuovamente umiliata, ancora una volta si era illusa di poter conquistare un ruolo importante nella vita di Damon e invece lui l’aveva utilizzata per non pensare alla ragazza del fratello di cui è perdutamente innamorato. D’altronde, non era la prima volta che lo faceva, ma questa volta, per un solo istante, ci aveva creduto.

-Credo che tu debba seguirlo, Elena. Lui ha bisogno di qualcuno che gli stia vicino, sò che può sembrare assurdo, ma Damon non è quello che finge di essere. Ha solo bisogno di amore. Ma vorrebbe riceverlo da una sola persona. E quella persona non sono io…Adesso starà sicuramente aspettando che qualcuno lo raggiunga. E fidati, apprezzerà molto di più la tua presenza…-

Senza lasciare ad Elena il tempo materiale di formulare una risposta sensata la donna si voltò chinando la testa e uscendo di casa. Elena rimase ancora qualche minuto a fissare la porta, poi si voltò a guardare le scale…doveva andare da lui…ma aveva paura. Una paura che neanche lei riusciva a decifrare. Portò la mano destra all’altezza delle tempie e tirò indietro i capelli inspirando profondamente. Quasi senza rendersene conto, si ritrovò a salire le scale e ad ogni gradino la tensione aumentava. Quandò arrivò davanti alla sua camera la porta era già aperta. Lui era seduto sull’estremità del letto intento a slacciarsi i lacci delle scarpe.

-Credo che tu e io dovremmo parlare…-

Con estrema accuratezza, Damon si sfilò le scarpe di vernice nera, facendo attenzione a non graffiarle o sporcarle.

-Non c’è nulla da dire…-

-No? Allora dimmi perché sei sparito per tutta la giornata senza neanche preoccuparti di avvisarmi! E’ tutta la sera che ti aspetto, e adesso neanche mi guardi…si può sapere che ti ho fatto? Fino a questa mattina era tutto ok, spiegami cos’è cambiato nel giro di poche ore perché io non riesco proprio a capirlo…-

Alzadosi dal letto Damon si sfilò la giacca di pelle e la ripose nell’armadio.

-Non è successo nulla Elena, sono stanco ed ho bisogno di riposare…ti dispiacerebbe andartene? Grazie…-

Elena era basita, si chiedeva perché mai continuasse a comportarsi così invece di esternare il problema. Decise quindi di imporsi…non riusciva neanche a sopportare l’idea che Damon la odiasse senza un motivo valido.

-No, non me ne vado fino a quando tu non mi guarderai in faccia e mi spiegherai qual’è il tuo problema.-

Damon le passò accanto senza neanche rivolgergli un solo sguardo, come se si trovasse completamente da solo nella stanza. Come se lei non fosse lì con lui. Spense le luci principali e ad illuminare la stanza rimase solo la tenera luce della bajour sul comodino. Infine si distese sul letto su di un fianco dandogli le spalle. Elena era sbigottita. Quando si comportava in quel modo riusciva a innescare un sorta di meccanismo dentro di lei che la portava a compiere gesti stupidi e insensati, che a mente lucida non si sarebbe mai immaginata di fare. Infatti sciolse il nodo del fazzoletto che avvolgeva attorno alla mano e fece una leggera pressione con le unghie sulla ferita ancora aperta che riprese a sanguinare, poi si sedette sul letto rimanendo in attesa di una qualche riscontro. Ma nulla. Damon sembrava completamente indifferente a tutto quello che la riguardava ed Elena si sentiva come ferita dalla mancanza di attenzioni da parte sua. Proprio quando aveva ormai abbassato la guardia sentì un ringhio che sembrava più felino che umano. Lo guardò, era ancora di spalle e gli sfiorò un braccio per constatare che stesse dormendo. Ma Damon scattò improvvisamente sbattendola con forza sul letto.

-Devi andartene…-

Disse Damon, la sua voce era rauca e scomposta. Elena spalancò gli occhi e la bocca terrorizzata per quella reazione improvvisa e del tutto inaspettata. Poi cercò di farlo calmare.

-Damon è per questo motivo allora che mi hai evitato per tutta la giornata?-

Damon non rispose ma ormai Elena aveva capito che era così. Istintivamente lui si ritrasse e cercò di tenersi a distanza da lei.

-Ho detto vattene!-

Gli urlò contro, e il suo torace si muoveva ritmicamente in maniera incontrollata quasi come se non riuscisse a respirare. I suoi occhi erano rossi, le sue pupille dilatate, le sue gambe erano pronte a scattare in qualsiasi momento per agguantare la preda.

-Damon…-

-Lo capisci che se non te ne vai potrei non rispondere di me stess…..-

Elena lo interruppe.

-Puoi prendere quello di cui hai bisogno…-

E allungò il braccio esponendo il palmo della mano aperto. Se Damon non avesse soddisfatto quella necessità l’avrebbe evitata nei giorni a venire e non poteva sopportare quella distanza fra di loro. Semplicemente perché aveva bisogno di lui, e non solo per salvare Stefan…ma per le piccole e costanti attenzioni che lui le rivolgeva e che la facevano stare bene. Senza farselo ripetere Damon si fiondò letteralmente su di lei, afferrò il polso e con la punta della lingua leccò il sangue che fuoriusciva dalla ferita. Ma quello non sarebbe di certo bastato per saziarlo, Elena ne era perfettamente consapevole e chiuse gli occhi preparandosi al peggio. Damon si distese sopra di lei, Elena sentiva le sue gambe toniche poggiarsi sulle sue e i suoi addominali scolpiti sfiorare la sua pancia, poi chinò la testa sulla sua gola e, con un morso deciso, i canini penetrano la pelle lacerando la carne, insinuandosi sempre pià in profondità. Elena sussultò per il dolore che le stava provocando, era troppo forte, tanto che credeva sarebbe svenuta da un momento all’altro. Invece, miracolosamente, quando il sangue cominciò a fluire della gola al suo palato il dolore cessò e venne sostituito da una piacevolissima sensazione di piacere. Elena si ritrovò inspiegabilmente a spingere la testa di Damon contro la sua gola affinchè continuasse a nutrirsi del suo sangue. Sembrava del tutto fuori controllo, le piaceva, le piaceva provare quelle sensazioni indescrivibile che si impadronivano della sua anima e stimolavano ogni cellula del suo corpo. E non pensava razzionalmente quandò si abbandonò completamente al piacere, chiudendo gli occhi e sospirando affannosamente. E poi d’improvviso la sua testa si lasciò cadere di lato, le sue labbra si contrassero in un sorriso di completo appagamento e tutto intorno a lei smise di esistere.

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Capitolo 4
*** I will love you, a l w a y s. ***


- Capitolo 4 -
 

Le palpebre si aprirono e richiusero diverse volte prima che Elena si svegliasse del tutto e riprendesse conoscenza. Sentiva la gola secca , deglutì a fatica mentre voltava la testa sul cuscino e rimase a fissare il soffitto immersa nei suoi pensieri. Sapeva benissimo cos’era accaduto quella notte, fra quelle lenzuola, e adesso si domandava perché si fosse lasciata andare così tanto, perché si fosse spinta così oltre…come poteva aver lasciato che il suo cuore avesse la meglio sulla ragione? Che battesse così forte per qualcuno che non fosse Stefan? Perché, perché adesso era così terrorizzata da quel sentimento che sentiva crescere in modo sproporzionato dentro di lei e, che per quanto si sforzasse, non riusciva a frenare, controllare? Erano troppi i “perché” a cui non riusciva a trovare risposta. Si massaggiò le tempie con le dita prima di tentare ripetutamente di alzarsi dal letto senza alcun esito. Ogni qual volta che ci provava una sensazione di vertigini la obbligava a dover rinunciare ponendo la testa fra le mani. Stava davvero male, si sentiva debole e il mal di testa le provocava un forte senso di nausea. Trascorsero diversi minuti prima che Elena ritentò di alzarsi e stavolta, nonostante le condizioni non fossero migliorate in alcun modo, riuscì nel suo intento. Barcollando si diresse nel bagno. Quando oltrepassò la soglia poggiò le mani sul lavandino cercando di reggersi in piedi, e si guardò allo specchio posto di fronte a lei. Il suo volto era pallido e stremato, le labbra quasi violace, le occhiaie profonde ed evidenti…Scostando lo sguardo verso il bassò intravide due piccoli fori all’altezza della gola e li sfiorò con la punta delle dita. Al tocco quasi impercettibile delle dita Elena sussultò e ritrasse subito la mano. Le facevano ancora male. Aprì il rubinetto dell’acqua fredda e vi immerse il viso per qualche secondo, poi lo richiuse e, con gli occhi ancora chiusi, tastò il mobiletto alla ricerca di un’asciugamano ma il passaggio era ostruito da qualcosa. Una mano. Indietreggiò intimorita. Sapeva benissimo chi fosse ed era in preda al panico per quello che sarebbe potuto accadere. La presenza aveva trovato l’asciugamano e adesso le stava asciugando con delicatezza il viso. Elena aprì lentamente gli occhi sapendo con certezza chi si fosse ritrovata davanti. Lui finì di asciugarle con accuratezza i lineamenti del viso, poi le sorrise con estrema dolcezza.

-Buongiorno.-

La sua voce era calma e rilassata, sembrava essere sparita ogni sorta di traccia dell’ostilità che lo aveva dominato la sera precedente. Elena non sapeva come comportarsi…tra loro stavano succedendo troppe cose e troppo velocemente. Abbassò lo sguardo ma lui le alzò il mento con un dito e lei finì inevitabilmente per guardarlo negli occhi.

-Scusami per quello che ho fatto ieri sera, ero fuori di me, non sono riuscito a controllarmi e non avrei dovuto morderti…mi dispiace…-

Elena non riusciva a credere a quello che aveva appena sentito, Damon era cambiato davvero tantissimo dalla prima volta che l’aveva incontrato, quando presuntuosamente aveva creduto di poterle rubare un bacio e di poterla conquistare solo con il suo fascino che, beh di certo non gli mancava. Adesso si stava scusando, qualcosa che fino a pochi mesi fa non si sarebbe mai sognata di udire dalle sue stesse labbra.

-N-non preoccuparti…- Si arrabbiò con sé stessa per aver balbettato all’inizio. -per me è già acqua passata…-

Lui abbassò lo sguardo sulla sua gola ancora mal ridotta per i segni visibili che erano rimasti sulla sua pelle, poi lo rialzò e la guardò profondamente dispiaciuto.

-Dovrei proteggerti, e invece guarda come ti ho ridotto! E’ sempre colpa mia, Elena…-

Le lasciò il mento e si allontanò da lei. Elena sapeva che lui si sentiva in colpa per tutto quello che era accaduto nell’ultimo periodo e cercò di confortarlo.

-Damon non parli seriamente, mi auguro! Come puoi ritenerti responsabile di qualcosa di cui non hai colpa? Quello che è successo ieri è stata anche opera mia…ti ho lasciato campo libero quando tu mi hai espressamente avvertita di andarmene. E’ anche colpa mia…-

Damon la stava scrutando cercando di percepire qualcosa di più dalla sua espressione. Avrebbe voluto chiederle cosa l’avesse spinta a rimanere nella stanza insieme a lui quella notte, perché non era fuggita quando ne aveva avuto la possibilità. Quanto a lui, sapeva benissimo perché si era comportato in quel modo. La sua freddezza era dovuta in realtà alla forte attrazzione fisica che sentiva per lei e che stava disperatamente cercando di reprimere.

-Non cercare di difendermi, non ho scusanti…-

-No è la verità, Damon. Quando…quando hai cercato di evitarmi…Io ho sentito la necessità di riavere la tua attenzione…quella che mi hai sempre dato e che mi faceva sentire…bene, protetta…-

Gli occhi di Elena erano ormai ricolmi di lacrime, bastò il movimento quasi impercettibile delle folte ciglia nere per farle scivolare sul suo viso.

-E se tu ti allontani da me ponendo questo muro fra di noi io non riuscirei a sopportarlo…perché ho bisogno di te Damon, più di quanto potessi immaginare.-

La sua voce era spezzata dai singhiozzi che non riusciva a contenere. Elena non riusciva a credere di aver detto quelle cose…forse le perdite che aveva subito nel giro di pochi mesi l’avevano destabilizzata così tanto da non poter più sopportare di perdere qualcun'altro che… amava. Damon istintivamente si avvicinò e l’attirò a sé stringendola fra le sue braccia. Era la prima volta che succedeva, di solito era sempre stata Elena ad abbracciarlo, ma quelle parole erano riuscite a smuovere qualcosa dentro Damon sciogliendo le barriere che anteponeva come difensiva per non soffrire. La strinse forte contro il suo corpo, accarezzandole lentamente i capelli per farla calmare. Conosceva i suoi punti deboli e sapeva con certezza che lo sfiorarle i capelli la rilassava e tranquillizzava. Ma Elena singhiozzava a tremava come una bambina impaurita e terrorizzata da una forza più grande di lei, una forza che la legava a Damon. In quel momento però, con quel pianto liberatorio stava sfogando tutto quello che si era tenuto dentro per troppo tempo e che alla fine non riuscì più a contenere. Damon le prese il viso fra le mani e la guardò negli occhi ancora pieni di lacrime.

-Io non ti abbandonerò mai Elena. Hai capito? Mai! Anche se tu dovessi odiarmi in futuro io non me ne andrò. Troverò il modo di starti accanto anche se tu non lo vorrai. Sò che ho commesso tanti errori…ma avevo paura di poterti perdere. E non lo accettavo perché perdere te avrebbe comportato perdere una parte di me, una parte della mia umanità che ho ritrovato da quando tu sei entrata nella mia vita stravolgendola radicalmente. Mi sono comportato da egoista ma non volevo e non potevo perderti lo capisci? E sò che non potrò mai competere con Stefan, che sarà sempre e solo Stefan…ma io ti amo e l’unica cosa che voglio e che tu sia felice, farei di tutto per renderti felice…rinuncerei a qualsiasi cosa, perfino alla mia stessa vita se fosse necessario.-

Con il pollice le asciugò una lacrima solitaria che solcava la sua guancia, poi le sorrise e lentamente si avvicinò al suo viso. Elena non riusciva a tirarsi indietro o respingerlo. Ancora una volta stava lasciando che fosse il suo cuore ad avere la meglio mettendo in un angolino la ragione. Chiuse gli occhi e socchiuse le labbra senza neanche rendersene conto, pronta ad accogliere le labbra di Damon sulle sue. Ma Damon era cauto, non poteva permettersi di commettere un altro errore con lei, e prima di baciarla attese qualche secondo, come conferma che Elena non lo avrebbe rifiutato. E dopo si lasciò andare, la baciò. Al contatto con le sue labbra fredde Elena sentì un brivido risalire lungo la schiena, era completamente paralizzata ma il suo cuore no, quello continuava a battere ritmicamente con una velocità fuori dal comune. Il bacio fu lungo ma non rude o selvaggio, era sansuale e per Elena fù elettrizzante e gradevole allo stesso tempo. Divenne quasi un gioco divertente ed emozionante, l’intrecciare le lingue l’una sull’altra in un vortice di assoluta dolcezza e intensità che la scuoteva fin nelle ossa. All’improvviso l’incanto svanì. Elena sentì Damon ritrarsi improvvisamente e aprì gli occhi per constatare cosa stesse accadendo. Damon guardava qualcuno fermo alle sue spalle che aveva assistito a tutta la scena e si sentiva evidentemente imbarazzato per essersi intrufolato nella stanza proprio in quel momento. Elena si voltò e quasi le manco il respiro. Alaric si stava schiarendo la voce abbassando lo sguardo quasi dispiaciuto per averli interrotti.

-Scusate forse non è il momento più opportuno…-

-No va bene…- aggiunse Damon subito dopo passandosi una mano fra i capelli per nascondere l’imbarazzo. -Eravamo d’accordo che saresti rimasto tu con
Elena, per qualsiasi problema non esitare a chiamarmi.-

Elena lo guardò interdetta.

-Cosa? Perché dove vai…?- Dovette seguirlo per farsi sentire.

Damon si era diretto nella sua stanza e si guardava allo specchio mentre s’infilava il suo immancabile giubbotto di pelle, poi si voltò e le sorrise.

-Vado a riprendere Stefan.-

-Cos.. ? Vengo anche io!-

-No! Tu resterai qui, tornerò presto sta tranquilla.-

-Ma io voglio venire.-

-Elena sarebbe inutile la tua presenza non credi? E poi non sei nelle condizioni per affrontare un viaggio del genere.-

La superò e si diresse verso Alaric.

-Fai attenzione e non farla scappare per favore.-

-Damon!!!-

Alaric le ostruì il passaggio per raggiungere Damon che stava già scendendo le scale e si preparava ad uscire di casa.

-Elena lascialo fare ok? Devi fidarti di lui, vedrai che fra poche ore sarà quì con noi insieme a Stefan.-

Elena sbuffò sentendo la porta di casa richiudersi dopo quelle parole. Damon era andato via. E lei non avrebbe più potuto raggiungerlo per raccomandargli di fare attenzione e di non provocare Klaus. Alaric si spostò dalla porta e le indicò con la testa di scendere al piano inferiore.

-C’è qualcuno che ci aspetta perché non lo raggiungiamo?-

Elena aggrottò le sopracciglia e scese in cucina seguita da Alaric. Jeremy aveva appena finito di riscaldare dei biscotti già pronti e li poggiò sul piatto posto sul tavolino imbandito per la colazione.

Avevano già preparato tutto nei minimi particolari prima che lei si svegliasse, pensò Elena correndo ad abbracciare Jeremy.

-Ehi vacci piano così non riesco a respirare.-

-Hai ragione scusa..- disse ridendo e sciogliendo l’abbraccio -sono così felice che tu stia bene, Bonnie mi ha raccontato cos’era successo quella sera…Dio, non so davvero cos’avrei fatto se avessi perso anche te.-

Jeremy le sorrise e la riabbracciò, cullandola fra le sue braccia.

-Sorellina, sono morto due volte ma sono ancora quì…non ti libererai mai di me!-

Elena lo spinse ridendo e Jeremy in risposta le scompigliò i capelli con una una mano ignorando le proteste di Elena che ha sempre avuto una privilezione per l’ordine, poi entrambi si sedettero a tavola per la colazione, chiacchierando e scherzando. Alaric rimase a guardarli sorridendo, era estasiato dall’entusiasmo e dall’allegria che sprigionavano… Nonostante tutto riuscivano ancora a guardare al futuro con ottimismo.

-Ehy hai saputo che Alaric ha praticamente preso residenza a casa nostra? Non ho nulla in contrario amico, ma la notte a causa tua ho dovuto tapparmi le orecchie con il cotone per non sentire la bella sinfonia che proviene dalla tua stanza..-

Elena guardò Alaric cercando di astenersi dallo scoppiargli a ridere in faccia..Lui li raggiunse sedendosi proprio di fronte a Jeremy.

-Ah-ah, divertende, davvero! Ma vogliamo parlare delle ore intere che passi al telefono con Bonnie a decidere chi per primo deve riattaccare?- Cominciò ad imitarli. -Dai, attacca prima tu. No prima tu. No prima tu. Dai prima tu…-

Jeremy e Elena risero insieme per la mimica facciale di Alaric durante l’imitazione di Bonnie.

-Oh, dai! Lo sapevo che spiavi!- si difese Jeremy ridacchiando.

-La prossima volta riattaccherò io, così evitiamo questo lungo e faticoso calvario.-

Elena li guardò mentre scherzavano e si punzecchiavano a vicenda e rimase molto colpita dal rapporto che si era instaurato fra i due in così poco tempo. Le sembrava di ritornare indietro nel tempo quando suo padre Grayson si burlava di un Jeremy ragazzino, inesperto negli approcci con le coetane.

-Elena, cos’hai sulla gola?-

La domanda di Jeremy la riportò bruscamente alla realtà.

-Cosa?- Elena si mise una mano sulla gola per nascondere i segni.

-Nulla, non ho nulla….-

-Elena li ho visti! Cosa sono? Chi te li ha fatti?-

-Non so di cosa tu stia parlando…-

Ad Elena era sempre risultato difficile mentire, lei che era sempre stata la paladina della giustizia e della verità adesso si trovava in grave difficoltà.

-Cosa vuoi che sia? Le sarà rimasto il segno del cuscino, a me capita spesso quando rimango per troppo tempo a dormire nella stessa posizione.-

Salvata in extremis, pensò Elena dopo il commento di Alaric che era riuscito in qualche modo a placare la curiosità de Jeremy. Al momento opportuno i loro sguardi si incrociarono, e Alaric sembrò mostrarle tutto il suo disappunto per l’evoluzione del rapporto con Damon…Elena cominciò a ipotizzare cosa stesse pensando di lei: che si fosse subito consolata fra le braccia del fratello maggiore, che si fosse concessa a Damon fino a dargli l’opportunità di nutrirsi con il suo sangue, che fosse una ragazza facile…Immerse il biscotto nella tazzina stracolma di latte e lo addentò mentre i suoi pensieri vagavano ad una velocità inaudita, poi, sentendosi osservata, finì di bere il latte e si alzò dalla sedia inventandosi una scusa per allontanarsi e poter avere un po’ di privacy.

-Scusate, ho bisogno di una doccia per svegliarmi completamente, vi dispiace se vi lascio soli?-

-No figurati, continueremo la nostra discussione sulle domande che ha intenzione di inserire al prossimo test vero Rick?-

-Non ti darò le risposte se è questo che intendi-

-Puoi farlo anche in maniera indiretta, potresti…-

-Non se ne parla proprio…-

Elena sorrise e si avviò al piano superiore, ma Jeremy richiamò la sua attenzione mentre saliva le scale.

-Oh Elena, ti ho portato il diario, pensavo che visto che sei rimasta quì avevi bisogno di aggiornarlo un pò, è dentro la mia borsa.- Le indicò la borsa sul divano del salotto.

-Non l’hai letto vero?-

-Oltre la parte che parlava della tua prima volta con Stefan intendi?-

Elena spalancò gli occhi.

-Scherzavo!-

Esordì Jeremy ed Elena tirò un sospiro di sollievo, poi prese il diario stringendolo sul petto, finalmente avrebbe potuto sfogare le sue preoccupazzioni con qualcuno che non l’avrebbe giudicata, il suo confidente più intimo che conosceva gran parte dei suoi segreti.
 

Damon aveva trascorso tutto il viaggio in auto con la testa fra le nuvole, in balia dei ricordi di quello che era accaduto con LEI, e che non poteva di certo ignorare. La stazione radiofonica stava trasmettendo le note di Always, Bon Jovi (http://www.youtube.com/watch?v=FtaI2g7mc70 se volete ascoltarla) ma Damon di romantico aveva ben poco, era sempre stato un tipo istintivo e passionale, eppure in quel momento non sentiva la necessità di andare alla disperata ricerca di una canzone rock o metal che lo accompagnasse nella sua spedizione. In quel preciso istante, quella melodia e quel testo, combaciavano perfettamente con il suo stato d’animo e con i flashback che la sua mente gli offriva ripetutamente. Le parole di Elena, la sua infinità bontà d’animo, il soave profumo della sua pelle, le sue labbra…era tutto perfettamente scolpito dentro di lui. Indissolubile. Come quando ascolti una canzone per la prima volta e ti emoziona, ti attrae, la senti tua. Ecco, Damon la sentiva sua. Poco importava se Stefan sarebbe stato sempre la sua prima scelta. Le loro anime così come i loro corpi si appartenevano l’un l’altro. Si ritrovò a sorridere per quel pensiero intenso che balenò nella sua mente, poi alzò il volume per godere a pieno ogni singola emozione che scuoteva la sua anima e i suoi pensieri. Tamburellando con le dita sul volante, abbassò la testa per controllare che la segnaletica indicasse la giusta zona in cui era diretto. La strada era semideserta, e una fitta vegetazione si estendeva su ambedue i lati. All’improvviso qualcosa si schiantò sull’auto, facendolo uscire fuori strada. Damon spinse il piede sul pedale del freno ma il terriccio umido gli impedì di arrestare la corsa e l’auto andò a schiantarsi contro un’albero. Per fortuna la velocità si era ridotta gradualmente durante la frenata e l’auto non aveva riportato alcun danno particolare, poteva benissimo ricondurlo a casa, ma quello che lo proccupava era il corpo senza vita che si era abbattuto sul parabrezza come un fulmine a ciel sereno. Damon scese dall’auto per esaminare il corpo. La sua pelle emanava ancora calore, sintomo che era stato ucciso da poco e che qualcuno stava cercando di sbarazzarsi della sua vittima. I segni sul collo parlavano chiari. Un vampiro gli aveva letteralmente squarciato la gola e a giudicare dall’espressione sul volto dell’uomo non si era preoccupato minimamente del dolore atroce che gli stava infliggendo. Damon conosceva una sola persona che era in grado di ridurre così il proprio pasto.

-Che ci fai quì?-

Damon si voltò appena riconobbe la voce alle sue spalle e rimase completamente scioccato dalla sconcertante visione che si ritrovò davanti.

-Stefan?-

[To be continued...]

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Capitolo 5
*** I'd do anything for you. ***


- Capitolo 5 -


Gli abiti di Stefan erano completamente ricoperti di sangue così come il suo viso, sembrava spaesato e totalmente fuori controllo.

-Che diavolo stai facendo? Ti metti ad uccidere gli innocenti adesso?-

Stefan cominciò sogghignare gradualmente e la sua risata assunse un non sò che di malefico.

-Non credo tu sia nella posizione giusta per fare il moralista con me.-

-Non è moralismo, sto esprimento il mio sgomento per come sei ridotto…-

A Damon per un’attimo, sembrò di essere ritornato nel passato, quando per Stefan il sangue umano era la sua unica ragione di vita, quando uccideva qualcuno solo per puro divertimento…

-Torniamo a casa, forza.-

Gli fece segno con la testa di entrare in auto ma Stefan rimase perfettamente immobile.

-Non posso…-

-Come sarebbe a dire non puoi, Stefan? Non pensi ad Elena? Ha bisogno di te!-

-Ho fatto un patto, Damon. La tua vita in cambio della mia. Klaus ha voluto che entrassi a fare parte del suo Team, ha un piano che sto cercando di scoprire…Non posso andarmene…-

-Dì pure che stai mollando, che hai smesso di lottare, che ti sei completamente abbandonato al tuo lato oscuro…perché in realtà hai ancora una possibilità di salvezza, e sono io! Credevi davvero che avrei accettato la tua dipartita senza fiatare? Che ti avrei lasciato nelle mani di Klaus senza prima aver fatto tutto il possibile per farti ritornare a casa? O che non mi svegliassi ogni giorno, ogni santissimo giorno, con i sensi di colpa che mi divorano l’anima e che diventano sempre più opprimenti ogni qual volta incrocio lo sguardo sofferente di Elena che non vede l’ora di poterti riabbracciare…? Perciò adesso muovi il culo e ritorni con me a Mystic Fall’s perché io non ho alcuna intenzione di lasciarti qui! Sono stato abbastanza chiaro?-

Damon si era avvicinato quasi innervosito per il comportamento di Stefan che sembrava non voler cedere.

-Voglio proprio vedere cosa farai per farmi venire con te visto che io non ho alcuna intenzione di muovermi da quì…-

Ci fù un lungo silenzio in cui le aure dei due fratelli si fronteggiarono a spada tratta, senza esclusione di colpi…almeno fino a quando un’appaluso li costrinse a deporre le armi. Klaus era appoggiato ad un’albero, le braccia incrociate al petto, un sorriso sinistro e inquietante, lo sguardo e il tono di voce irritati per l’incursione di Damon sul suo territorio.

-Che bel quadretto famigliare, è una scena davvero commovente! Peccato che ho dimenticato di fare la scorta di Kleenex!- a Klaus piaceva ironizzare nonostante il suo umore non fosse dei migliori -A quanto vedo la cura ha avuto il suo effetto…sai Damon, se non fosse per il tuo caratterino irruento e impulsivo avrei accettato di collaborare anche con te, ma sfortunatamente per te non ho alcuna intenzione di rinunciare al mio diamante grezzo…-

-Cavoli, allora è un gran problema amico, perché neanche io ho alcuna intenzione di mollare…-

Il sorriso sornione di Damon fece scattare Klaus in avanti e in un’istante i loro visi si ritrovarono a pochi centimetri di distanza l’uno dall’altro.

-E’ molto coraggioso da parte tua avventarti nella tana del lupo…-

Klaus aveva smesso di sorridere, era serio, divorato da una rabbia ostile, pronto a strappare il cuore dal petto di Damon in qualsiasi istante.

-Klaus, lascialo andare- Stefan s’intromise cercando di dividerli…-Io resterò qui, abbiamo fatto un patto e ho intenzione di rispettarlo…-

-Sta zitto Stefan!-
gli urlò contro Damon, non sopportava la sua intromissione, il suo voler per forza sacrificare sé stesso per apparire come un’eroe, un martire agli occhi della gente, per redimersi dal senso di colpa di averlo condannato a vivere una vita che non voleva. Non era solo colpa di Stefan se era diventato un vampiro, Damon né era perfettamente consapevole.

-Calmate i toni, quì l’unico che può permettersi di urlare sono io- disse Klaus tornando a sfoggiare il suo funesto sorriso. -Quindi tu Damon, vuoi che io lasci andare Stefan giusto? Ma in cambio che benefici ne ritraggo?-

Damon ci riflettè qualche secondo prima di pronunciare quelle parole che probabilmente lo avrebbero definitivamente condannato a vivere nelle tenebre per sempre.

-Ho una proposta per te.-

-mmh, dimmi tutto…ti ascolto!-

Caro Diario;
rileggendo le vecchie pagine non posso far altro che pensare: Oh mio Dio, ma ero davvero io? Ho davvero scritto io quelle cose? Com’è possibile che non riesca a riconoscermi? E’ come se quella parte di me fosse completamente svanita, annullata. Mi rendo conto solo adesso dei cambiamenti che ho subito e che mi hanno reso la persona che sono ora. Non sono più la piccola Elena. Sono cresciuta, sono cambiata. Ma adesso che quella ragazzina spaventata non esiste più…beh, mi manca. Perché ci sono tante cose che vorrei dirle. Di stare tranquilla, di non aver paura perché tutto andrà bene. Vorrei dirle di combattere per quello in cui crede, di non lasciarsi scalfire da banali insicurezze. Vorrei dirle semplicemente di VIVERE. Esatto, proprio così. Di vivere la vita, di godere a pieno ogni singolo istante…perché non ritornerà. Ed è quello che sto facendo adesso.. Non lascio più che la paura di quello che potrebbe accadere mi impedisca di vivere. E questo rende tutto più complicato… Perché non riesco più a fingere con me stessa, a nascondere la verità. Io provo qualcosa per lui. Lo sò, lo sento…lo sento ogni volta che siamo vicini e non parliamo, quando basta un solo sguardo per permettergli di toccare qualcosa nel mio profondo che mi dà i brividi, quando siamo distanti e mi sento lentamente morire dentro se non lo sento, se non lo vedo… e per quanto questo sentimento mi terrorizza non posso più scappare. Devo imparare ad accettarlo. Sò che forse non avrei dovuto lasciare che mi baciasse..”è un’errore”, continua a ripetermi la ragione. “Come hai potuto lasciarti andare, come hai potuto lasciare che qualcun altro entrasse nel tuo cuore. Non c’è spazio a sufficienza. Non sei Katherine. Non puoi giocare con i loro sentimenti, non è giusto. Tutto questo è sbagliato. Devi sbarazzarti di questi sentimenti prima diventino troppo importanti da non poterli accantonare.” Ma il cuore, l’istinto, mi dicono di vivere. Di vivere questi sentimenti che giorno dopo giorno metteno radici più solide e robuste nella mia anima e di cui non posso più fare a meno. Fare a meno della sua presenza, del suo amore che mi fa stare bene.


Elena smise di scrivere e volse il suo sguardo al di fuori della finestra. Dal nulla, il viso di Damon sembrò materializzarsi fra le fitte foglie dei rami di betulle del giardino.

Oh Dio!! Perché penso sempre a lui? Perché non posso smettere! Forse mi sto…

-Disturbo?-

La voce di Alaric che era entrato nella stanza bussando, riportò Elena alla realtà. Chiuse rapidamente il diario lasciando la pagina incompleta.

-No, no…affatto! Avevo appena finito, non preoccuparti.-

-Senti,Elena…sò di non essere nessuno per te, fra noi non cè alcun legame di sangue ma…io mi preoccupo seriamente per te e la tua salute. Non tanto per ciò che ho intravisto stamattina…per carità, è la tua vita, devi decidere tu cosa è meglio per te. Permettimi però di esprimere il mio dissenso per il tipo di rapporto troppo…- cercò di trovare una parola adatta per esprimere meglio il concetto – intimo (?) che si è instaurato fra te e Damon…intendo, lo scambio di sangue…E’ pericoloso se non viene gestito bene, e quando si tratta di te..beh, Damon non è molto razzionale, credo che tu te ne sia accorta.-

Elena si sentiva del tutto a suo agio con lui, non aveva vergogna nell’affrontare quell’argomento imbarazzante, anche perché Alaric sembrava davvero molto più preoccupato per le conseguenze che derivavano dallo scambio di sangue che dalla relazione con Damon di per sé. Non la stava giudicando per quello che aveva fatto…Stava esprimendo un dato di fatto. Si stava comportando quasi come…un genitore in pena per le sorti della propria figlia.

-E’ successo solo una volta Alaric, non è nulla di allarmante..- gli sorrise cordialmente – più che altro è stato…un’insieme di fattori concatenanti che c’ha portati a questo punto. Ma non credo che succederà più…a meno chè…Damon…non sentisse un’impellente necessità…-

Non continuò la frase ma per Alaric non fù molto difficile comprendere quello che volesse dire.

-D’accordo..ok, mi va bene…Insomma, sei sempre stata una ragazza molto prudente quindi…confido in te. Ma fa attenzione, ti prego…me lo prometti?-

-Certo. Te lo prometto.-

Alaric sorrise felice di aver avuto quel tipo di discussione con Elena, era stato rassicurato e si sentiva molto meglio. Poi leggermente imbarazzato e impacciato si avviò verso la porta.

-Perfetto, allora ti lascio continuare…vado…-

-Alaric?-

Elena lo richiamò prima che richiudesse la porta.

-Si?-

-Grazie! Per tutto…-

Alaric sorrise semplicemente, poi richiuse la porta lasciandola da sola con i suoi pensieri.

 
Damon stava trascinando l’auto di nuovo sull’asfalto, seguito dall’interminabile predica di Stefan che sembrava non aver digerito l’accordo fra Damon e Klaus.

-Credi di risolvere tutto così? Non vuoi che io rinunci alla mia vita ma è quello che stai facendo adesso della tua! Ti rendi conto dell’immenso errore che hai appena commesso..ehy, mi stai ascoltando?-

Damon era riuscito finalmente ad uscire dalla foresta e aveva riportato l’auto in carreggiata. Mollò la presa, si sistemò il giubotto di pelle e, sedendosi sul sedile, inserì le chiavi nell’auto, tirò il freno a mano e schiacciò il piede sull’acceleratore. Una coltre nube di fumo fuoriuscì dalla marmitta e il motore emise un potente boato, sintomo che era in ottime condizioni, ed era pronta a riportarlo a casa. Damon scese dall’auto sorridendo e poggiò entrambe le mani sulle spalle del fratello.

-In realtà no! Ma poco importa, tanto non lo faccio mai, dovresti sapere che faccio sempre di testa mia no?-

-Non ti permetterò di rovinarti la vita, l’ho già fatto una volta…-

-Perché ti ostini a credere che tutto quello che accade a questo mondo è sempre colpa tua? Sai, l’universo non ruota attorno a te, Stef. Non è colpa tua se sono diventato un vampiro…è colpa mia! Tu hai lottato per secoli, per riuscire a ritrovare la tua umanità, qualcuno che dia senso alla tua vita. Io mi sono semplicemente lasciato travolgere dagli eventi. Sono questo Stefan. Non desidero vivere circondato da amici, essere amato e osannato come un’eroe…quello spetta a te. Ed è per questo che devi tornare a casa. Tu riprenderai la tua vita, io la mia.-

-Che dici Damon! Lo sappiamo entrambi che la vita che desideri non è diversa dalla mia…-

-Forse si…o forse no! Chi lo sà…- gli diede una pacca sul braccio -cerca di resistere per altri due giorni, poi sarà tutto finito.-

Lo lasciò andare ed entrò in auto.

-Damon no, aspetta Damon!-

-2 giorni fratellino.-

Urlò Damon uscendo la mano fuori dal finestrino e, facendo segno di saluto a Stefan, tolse il freno a mano, poggiò il piede sull’acceleratore e sfrecciò sull’asfalto a tutta velocita non lasciando al fratello il tempo di replicare. Era già il tramonto, avrebbe impiegato diverse ore prima di tornare a casa, probabilmente Alaric sarebbe andato su tutte le furie…Damon aveva spento il cellulare, non voleva essere disturbato, e adesso che lo aveva riacceso si era ritrovato diversi messaggi sulla segreteria telefonica. Nulla di allarmante per fortuna, pensò Damon. Elena non era fuggita, non aveva cercato di raggiungerlo e non si era sentita male. Solo Alaric che voleva sue notizie. Era fuori casa dall’alba e non si era fatto sentire completamente, chiunque si sarebbe preoccupato. Tranne me, pensò Damon sorridendo. Non era così…ma sembra volersi autoconvincersene. Da quando aveva ritrovato la sua umanità, da quando era arrivato a Mystic Fall’s aveva imparato a tenere a cuore le persone, gli importava di loro, di ferire i loro sentimenti. Era pazzesco, aveva spento la sua umanità per tutti quei secoli ma era bastato l’incontro con Elena per riesumarla dal profondo della sua anima.

-Sto davvero diventando un pappamolle, meglio non pensarci.- Disse con tutto il sarcasmo che possedeva, e ne possedeva davvero parecchio. Alzò il volume dello stereo che emetteva finalmente una canzone più allegra e divertente (everybody loves me; one republic), che non gli permetteva di pensare ma soltanto di canticchiare e godersi il viaggio in tutta tranquillità.


Seduto sulla poltrona di Casa Salvatore, Alaric era intento a gustare il suo consueto bicchierino di bourbon, ma era evidentemente preoccupato per l'assenza fin troppo prolungata di Damon. Era già passata la mazzanotte da un pezzo e non aveva risposto a nessuna delle sue chiamate. Non poteva di certo aspettare che gli eventi facessero il loro corso senza intervenire. Poggiò le labbra sul bicchiere e, tirando indietro la testa, bevette tutto d'un sorso il suo contenuto. Poi si alzò, poggiando il bicchiere sul tavolino, e si diresse all'ingresso infilandosi il giubotto. Proprio in quell'istante la porta si spalancò e Damon rientrò a casa completamente solo.

-Cos'è successo? Cominciavo a preoccuparmi..-

-Tu piuttosto, che stavi facendo? Ti avevo detto che saresti dovuto rimanere quì fino a quando sarei tornato e invece adesso stavi uscendo di casa...-

-Si, per cercare te!- lo interruppe Alaric.

-Dov'è Elena?-

-Di sopra. Anche lei è stata in ansia per tutto il pomeriggio, faresti meglio ad andarla a tranquillizzare, anche se...vedo che sei solo...Non sei riuscito a trovare Stefan?-

-Si e ho sistemato le cose, domani sera sarà di ritorno..-

-Come hai fatto a convincere Klaus?-

-Ho i miei metodi di persuasione…- Disse Damon facendogli l’occhiolino.

-Damon…-

-Non ha importanza, ok? Stefan sarà libero di nuovo ed Elena sarà felice, anzi probabilmente lo sarete tutti…Adesso posso andare o ha qualche altra domanda da pormi ispettore?-

-In effetti ce ne serebbero una sfilza, ma direi che una in particolare si trova in cima alla lista…Cosa c’è tra te e Elena? Che diamine stai combinando Damon!-

-Lo sapevo che prima o poi questa domanda sarebbe saltata fuori…-

-Damon è soltando una ragazzina confusa e spaventata, non puoi approfittarti della sua vulnerabilità per…-

-Non ho intenzione di affrontare quest’argomento con te.-

-Damon, maledizione torna indietro!-

Ma era troppo tardi…evidentemente infastidito dalle accuse di Alaric, Damon era salito al piano superiore, convinto di trovare la sua stanza vuota…Invece Elena era distesa sul letto, il diario sul petto, la penna fra le mani. Si era addormentata per la stanchezza, e il solo pensiero che lo avesse aspettato per tutto quel tempo lo fece quasi rabbrividire. Elena era la creature più dolce e meravigliosa che avesse mai conosciuto. Ed era convinto adesso più che mai che la scelta che aveva preso era quella più giusta per il bene di tutti, soprattutto di Elena. Si avvicinò facendo attenziona a non urtare nulla durante il tragitto per non svegliarla. Le alzò con delicatezza le mani e le sottrasse furtivamente il diario posandolo sul comodino. Lo chiuse senza neanche leggerlo. Probabilmente se si fosse trovato in un’altra situazione lo avrebbe sfogliato senza troppi problemi. Ma in quel momento la sua completa attenzione era riposta su lei. Si sedette sul letto e rimase a contemplare la sua bellezza, sotto ogni aspetto, ogni minimo particolare. Con le dita le sollevò un ciuffo di capelli che le era scivolato sul viso e con accuratezza lo lasciò ricadere di lato, sul cuscino. Poi, con il tocco quasi impercettibile della punta delle dita, sfiorò le sue tenere labbra, soffermandosi sulle piccole fossette che emergevano all’estremità della bocca e che illuminavano il suo splendido viso ogni qual volta sorrideva. Nel silenzio della stanza riusciva perfino a percepire il suo battito cardiaco. Era così bello poterla osservare minuziosamente senza che nessuno lo interrompesse…Quando però le sue dita risalirono lungo le guancie, Elena sussultò e voltò lentamente il volto al cospetto di Damon.

-Sei tornato…- Sussurrò con una vocina tenera.

-Si, sono qui…ma adesso riposati ok? Parleremo domani…-

Le sorrise mentre con riluttanza allontanò la mano dai suoi capelli che aveva preso ad accarezzare  da quando si era svegliata. Elena lo trattenne poggiando una mano sul suo braccio prima che si alzasse.

-Non andarte…rimani insieme a me…per favore…-

Dio, era un’angelo, un meraviglioso angelo sceso sulla terra e bisognoso d’affetto.

-D’accordo.-

Si sdraiò accanto a lei abbracciandola e stringendola sul suo petto, cercando di trasmetterle tutto l’amore di cui aveva bisogno. Con una mano le cingeva la vita, ma con l’altra si divertiva ad accarezzarle il braccio partendo dalla mano e risalendo lungo la spalla. Elena rabbrividiva per la sensazione di assoluto benessere che il corpo di Damon riusciva a donare al suo.

-Se solo potessi Elena, farei di tutto per fermare il tempo adesso, in questo istante, per poterlo rivivere in eterno.-

Come poteva una qualsiasi fanciulla non emozionarsi a quelle parole così piene d’amore? Elena ormai aveva sciolto tutte le barriere che aveva anteposto fra loro. In quel momento non esisteva nient’altro. Niente aveva più importanza se non che loro due fossero insieme. Elena alzò il viso per guardarlo negli occhi, gli accarezzò la guancia con la mano e sorrise timidamente mentre Damon si lasciò cullare dal calore che Elena riusciva a donargli solo attraverso lo sguardo. Poggiarono le fronti l’una contro l’altra cercando di reprimere ogni impulso fisico. E rimasero semplicemente così, abbracciati a guardarsi negli occhi, a condividere i lenti respiri, fino a quando le palpebre non si appesantirono e il sonno prese il sopravvento.

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Capitolo 6
*** Really love you, but you can't understand.. ***


- Capitolo 6 -


Damon si era risvegliato, dopo tanto tempo, con il calore di un corpo umano fra le sue braccia. Era stato con altre donne prima di allora, le aveva soggiogate e manipolate a suo piacimento, si era nutrito di loro, ma non si era mai trattenuto oltre. Puntualmente, dopo aver ottenuto ciò che desiderava, fuggiva...e adesso si ritrovava a stringere fra le mani quel corpo esile che per tanto tempo aveva sognato di poter accarezzare, baciare...amare. Durante la notte Elena si era rigirata nel letto, e Damon ricordò perfettamente tutte le volte che dovette rassicurarla e confortarla quando si risvegliava in preda al panico per un incubo che l'aveva turbata...Adesso era voltata di spalle e Damon, che la teneva ancora stretta contro il suo corpo, si accorse di aver perfino intrecciato una mano con la sua...Alzò lentamente la testa, il giusto necessario per constatare che stesse ancora dormendo, poi, attirato da una voglia incontrollabile di sentirla sua, avvicinò le labbra sulla sua spalla e le diede un piccolo bacio. Elena aprì gli occhi proprio in quell'istante, mentre sentiva le fredde labbra di Damon percorrere ogni millimetro della sua pelle, fino a risalire sulla gola. Sentì un calore improvviso sprigionarsi all'interno del suo corpo travolgendola in piena. Socchiuse le labbra cercando di regolarizzare il respiro e di ricavare più ossigeno della quale sembrava essere completamente a corto. Involontariamente strinse la mano di Damon che scattò improvvisamente indietro rilasciando la presa e improvvisando un brusco risveglio. Elena si voltò palesemente imbarazzata, entrambi sapevano cosa stava accadendo ma nessuno dei due sembrava voler affrontare l'argomento. Fingevano di essersi appena risvegliati, sbadigliavano e si stiracchiavano sul letto.

-Buongiorno dormigliona, hai idea di quanto abbiamo dormito?-

Elena si strofinò gli occhi con una mano.

-No, che ore sono?-

-Le 10!-

-Oh, ma bene...e anche oggi niente scuola! Un ulteriore passo indietro nella ricostruzione della mia nuova vita, grande..!-

-Se ti può consolare in qualche modo, almeno tu sei riuscita a riposare, io non ho potuto, tu russi!-

Elena spalancò quasi contemporaneamente occhi e bocca.

-Cosa?!? Ma non è vero! Ritira subito quello che hai detto, bugiardo!- così dicendo si munì di cuscino e lo colpì ripetutamente sul viso.

-Ma è la verità- replicò lui -sei anche riuscita a far tremare le finestre, e io che temevo si trattasse di uno scossa sismica!-

La schermì cercando di ripararsi il più possibile dalle cuscinate. Poi, con uno scatto repentino, la "disarmò", la spinse sul letto e le bloccò entrambi i polsi con una mano.

-Ah-ah, mai sfidare Damon Salvatore, dovrai pagare le conseguenze del tuo gesto impulsivo e totalmente sconsiderato, perché vedi Elena, se c'è un bugiardo quì fra noi due, non sono affatto io...-

-Damon lasciami andare immediatamente o mi metto a urlare!-

Un ampio sorriso malizioso prese forma sul volto di Damon

- Oh, ti assicuro che saprei come farti tacere.-

-Non ci provare o giuro che...-

-Cosa Elena, dimmi! Cosa potresti fare contro di me..?-

-Non ti rivolgerò mai più la parola!-

-Mai è un tempo sconsideratamente lungo, quasi come il per sempre... Sei sicura di riuscire a resistere così a lungo?-

-Certo che sì...-

-Bene, allora vediamo quanto riesci a resistere a...questo!-

Prese a solleticarle i fianchi con le mani ed Elena cominciò a dimenarsi per fuggire mentre rideva incontrollatamente.

-No, il solletico no! Ti prego, Damon!-

-Dovrai chiedermi scusa se vuoi che la smetta.-

-Scusa scusa scusa, ma ti prego basta!-

ripeteva riuscendo a malapena a trattenere le lacrime per le risate. Damon si fermò improvvisamente ridacchiando compiaciuto e cercando di riprendere fiato.

-E va bene, ti perdono solo perché sei tu!-

Elena mise le mani sulla pancia, i muscoli del ventre erano perfino indolenziti per le contrazioni così frequenti che dovette subire. Damon preoccupato mise le mani sulle sue.

-Cosa c'è che non và? Ti fà male?-

Elena trasalì per quel gesto tanto improvviso quanto spudoratamente dolce.

-No, sto bene...- riuscì soltanto a sussurrare.

Non occorse molto tempo prima che la scintilla assopita si riaccendesse scatenando un vero e proprio incendio. Damon si stava avvicinando al suo viso ed Elena non riusciva a distogliere lo sguardo dai suoi incredibili occhi azzurri come l'oceano nella quale si sentì sprofondare. E poi accadde...le loro labbra si scontrarono, si sfiorarono, si dischiusero per accogliere il frutto di quelle fiamme che divampavano e possedevano i loro corpi, le loro anime. Una fiamma eterna, che era destinata ad ardere nonostante le insidie nascoste lungo il tragitto. Elena si sentì quasi sul punto di svenire per l'intensità della passione che era scoppiata fra di loro. Era troppa, indomabile. Eppure riuscì a sottrarsi appena in tempo, prima che le fiamme distruggessero le sue difensive. Voltò di lato la testa cercando di riprendere fiato, sentiva il sangue fluire all'impazzata nelle vene, le guancie assumere un colorito più acceso. Anche Damon non era da meno...sembrava stravoltoda quello che nel giro di pochi minuti si era creato fra di loro.

-Damon, per favore....non possiamo...- la voce di Elena sembrò trafiggerlo come una lama.

-Lo sò...ma io non riesco a controllarmi quando siamo insieme e...- la guardava, ma Elena aveva ancora la testa voltata, lo sguardo perso nel vuoto.

Un uomo riusciva sempre a capire quando la sua presenza diventata troppo opprimente ed era quello che Damon sentiva di essere diventato per lei. Si alzò liberandola dalla stretta e, sedendosi sul letto, non proferì parola. Elena dopo aver ripreso pieno controllo delle facoltà mentali si rialzò e cercò di tranquillizzarlo.

-Va tutto bene Damon, non preoccuparti! È stato solo un impulso...-

-Già- rispose lui tenendo lo sguardo basso -non ha significato nulla né per te, né per me.-

-Esattamente...- rispose lei sorpresa dall'improvviso cambiamento di Damon

-Bene...- proseguì lui...poi seguì qualche secondo di silenzio -Allora io scendo di sotto a fare colazione, tu sentiti libera di raggiungerci quando meglio credi, così ti racconterò dell'incontro con Stefan...- concluse freddamente per poi scendere al piano inferiore.

Elena rimase qualche minuto frastornata. Non riusciva a decifrare il comportamento di Damon, e si sentiva quasi ferita dalle parole con cui l'aveva liquidata...per lui non aveva significato davvero nulla quel bacio? Tutto quello che avevano vissuto in quei giorni, la dolcezza con cui si era preso cura di lei, la delicatezza con cui si era fatto spazio nel suo cuore , l'amore che le aveva donato e che non avrebbe di certo dimenticato...come poteva aver distrutto tutte quelle certezze con un semplicissimo “non ha significato nulla per me”? Forse si era solo illusa di essere riuscita a tirar fuori l'amore dall'animo di Damon, ma evidentemente non era così...Lui non era ancora pronto ad amare...si convinse di questo prima di richiudersi amareggiata nel box doccia a scrollarsi di dosso momentaneamente quei pensieri che la turbavano profondamente.
 

***
 

-Tu cosa? Hai letteralmente perso il lume della ragione?-

-Shh abbassa il volume, non voglio che Elena ci senta.-

Damon stava roteando con tutta tranquillità del sangue in un bicchiere di vetro, sorseggiandone una piccola quantità ogni qual volta Alaric dava di matto..

-Abbassare il volume? Come credi che la prenderà Elena quando verrà a scoprire tutto quello che vuoi nasconderle?-

-Non dovrà saperlo.. quando le parlerò dell’incontro con Stefan non andrò di certo ad approfondire quel piccolo dettaglio.. è irrilevante.. ciò che m’importa è che Elena sia felice, che abbia una vita..normale..e per farlo ha bisogno di Stefan.-

-Forse stai tralasciando un piccolo particolare..Stefan è uno squartatore adesso.. Non riesce a controllarsi, come può renderla felice se ogni qual volta che stanno insieme avrà voglia di strapparle perfino la carne dalla gola pur di nutrirsi del suo sangue! Hai un concetto un tantino particolare della parola “normalità”..-

-Senti, Elena aiuterà Stefan a controllarsi, lui riprenderà ad essere il fratello sobrio, noioso e puritano di sempre, riprenderà la caccia contro gli animaletti indifesi della foresta e tutti vivranno felici e contenti per l’eternità.-

-Mentre tu sarai dannato per sempre…-

-Dettagli…-

Alaric rimase incredulo dalla serenità con il quale Damon affrontava quel discorso così delicato.

-Tu credi davvero che saremo tutti contenti di riavere Stefan sapendo il prezzo che dovrai pagare per questo? So che può sembrarti strano ma ci sono tante persone che hanno imparato a volerti bene nonostante tu sia uno stronzo…-

-Se per persone intendi te, beh amico mio dovrai imparare a cavartela anche senza di me. Infondo adesso sarai occupato a fare il padre a tempo pieno, le responsabilità e bla bla bla…-

-Per persone intendo Bonnie, Caroline, Jeremy…-

-Credo che tu stia sbagliando lista, quelle sono le persone che mi odiano. D’altronde come dargli torto, a uno di loro ho pure spezzato l’osso del collo…-

-E ad un’altra hai salvato la vita rischiando la tua… hai dimenticato il morso?-

-L’ho salvata solo perché credevo che avrei potuto posticipare il sacrificio.-

Alaric alzò le mani in segno di arresa.

-Ok, io mollo… è totalmente inutile cercare di farti ragionare, tanto vuoi sempre avere ragione tu!-

-Finalmente l’hai capito!-

-Capire cosa?-

Intervenne Elena mentre scendeva le scale e li raggiunse in cucina.

-Capire che oggi qualcuno fra noi ha appena raggiunto la maggiore età!! Auguri Elena!-

Disse Alaric abbracciandola, mentre contemporaneamente sia Damon che Elena rimasero sorpresi per motivi completamente differenti. Se Elena non si aspettava di certo che Alaric ricordasse una data così importante, Damon era rimasto sorpreso all’idea che Elena fosse diventata maggiorenne. Quando Alaric la disciolse dall’abbraccio Elena improvvisò un sorriso di circostanza…

-Emh.. ti ringrazio, non credevo che ti saresti ricordato del mio compleanno.-

-Devo tutto a Jeremy, è lui che mi ha avvertito.-

Disse sinceramente Alaric ed entrambi si misero a ridere.

-Ah ecco,  ora si spiega tutto..-

Alaric si voltò verso Damon facendo segno con gli occhi di dirle qualcosa.

-A-auguri- balbettò semplicemente Damon.

-Wow, devo ammettere che la tua vitalità è incredibilmente contagiosa.. non sforzarti troppo.-

Rispose Elena con una sorta di risentimento per quanto era accaduto solo qualche minuto fa in camera di Damon. Alaric si schiarì la voce cercando di cambiare argomento per evitare che quella tranquilla giornata si trasformasse in una lite a suon di battute aspre e sarcastiche.

-Allora, hai già deciso dove festeggiare? Grill?-

-In realtà non ho proprio voglia di festeggiare… non mi sembra il caso quest’anno…-

-La vita và avanti Elena…-

-Lo so ma…non mi và, davvero…-

-Ok, va bene…-

Aggiunse Alaric e per un attimo la stanza venne dominata dal silenzio assoluto. Damon, che non aveva partecipato a quella discussione, aveva però cominciato ad organizzare mentalmente qualcosa per la serata…ma per realizzarla avrebbe bisogno di soccorsi…e sapeva benissimo a chi rivolgersi. Così facendo, con un salto scese dal tavolino, posandovi il bicchiere e recandosi all’ingresso. Elena e Alaric lo seguirono con lo sguardo.

-Dove stai andando?- Domandarono all’unisono.

-Mi sono appena ricordato di una faccenda lasciata in sospeso, credo che non tornerò prima di sera.-

-Come? Aspetta dovevi raccontarmi di Stefan!-

-Ti spiegherà tutto Alaric. Ci vediamo stasera. –

Aprì la porta e uscì senza attendere la risposta. Elena guardo Alaric.

-Ti prego, dimmi cosa sai, ho bisogno di sapere come sta Stefan.-

-Ok, siediti e ti racconterò tutto.-
 

***
 

Sedute fra i banchi di scuola, Caroline e Bonnie cercavano disperatamente di seguire con interesse la lezione di trigonometria. Durante le ore scolastiche dedicate a quella materia, in aula la stramaggioranza degli alunni era distratta, e una piccola percentuale veniva cullata fra le braccia di Morfeo. Mentre Caroline era immersa nei suoi pensieri, il cellulare nascosto dentro la borsa s'illuminò indicandole la recezione di 1 sms...da parte di Bonnie.

Hai notizie di Elena?

Caroline alzò il viso puntando lo sguardo sul banco vuoto di Elena poi rispose.

No, a dire la verità non la sento da giorni. Credi che le sia successo qualcosa di grave?

Non ne ho idea, io l'ho vista due giorni fà e sembrava in ottima forma...

Dopo aver letto il messaggio Caroline guardo Bonnie alzando le spalle e scuotendo la testa, quando all'improvviso la sua attenzione venne attirata da un corvo appollaiato su un albero fuori dalla finestra. Era enorme e sembrava davvero che le stesse osservando. A sua volta anche Bonnie si voltò a guardare cosa avesse fatto corrucciare la fronte di Caroline in quel modo. Il corvo inclinò leggermente la testa, quasi a volersi burlare di loro... Poi spalancò le enormi ali prendendo il volo e scendendo in picchiata verso il basso. Bonnie e Caroline si scambiarono un occhiata fulminea, entrambi avevano intuito che si trattava di Damon.

Se si era precipitato fino a scuola per cercarle doveva essere successo qualcosa di grave, pensò Bonnie e nello stesso tempo ricevette un messaggio da parte di Caroline.

Dobbiamo scoprire cosa vuole.

Ma come facciamo ad uscire? Il professor Sulez non ci darà il permesso di allontanarci insieme fuori dall'aula.

Dimentichi che il mio potere di persuasione non conosce ostacoli! rispose Caroline poi alzò la mano aspettando che il professore le desse il permesso di parlare.

-Si signorina Forbes?-

-Professore non mi sento molto bene e mi chiedevo se...- lo guardo intensamente negli occhi - potesse dare il permesso a me e Bonnie di allontanarci dall'aula per prendere una boccata d'aria fresca-

Il professore chiuse e riaprì gli occhi un pò frastornato

-Certo, andate pure.-

Caroline sorrise prendendo Bonnie per mano e, trascinandola con sé fuori dall'aula, liquidò il professore con un semplicissimo “La ringrazio”. Mentre comminavano lungo i corridoi Bonnie puntualizzò:

-Forte, dovresti utilizzare più spesso questa cosa dell'ipnosi!-

Caroline la strattonò ridendo

-Andiamo, dai!-

Usciti sul portico si guardarono intorno.

-Damon?-

-C'è ne avete messo di tempo..- le canzonò lui da dietro le loro spalle. Si voltarono quasi in contemporanea.

-Che è successo? Come mai sei quì?-

-Si tratta di Elena...-

-Oddio!- aggiunse Caroline con voce stridula -Si è sentita male? Ha avuto un mancamento? L'hai morsa?-

Damon e Bonnie la guardarono con un'espressione interrogativa stampata sul volto

-Giuro che se le hai fatto del male ti strappo quell'anello e ti uso come torcia umana.-

-Se solo mi lasciassi spiegare...-

-Oppure, ancor meglio, ti pianto un paletto dritto nel cuore!-

-CAROLINE!- la richiamò Bonnie -Dagli il tempo di spiegarsi..-

Caroline incrociò le braccia al petto

-D'accordo, sù avanti parla..-

-Ti ringrazio...- Un sorriso tanto finto quanto fulmineo balenò sul suo viso -Dunque...sapete che oggi è il compleanno di Elena giusto? Voglio organizzare per stasera una piccola festicciola, solo amici intimi niente cose sfarzose. Dovrete fingere di aver dimenticato questa ricorrenza per tutta la giornata. Di certo sarà molto più sorpresa stasera quando ci ritroverà tutti lì per lei non credete?-

Caroline sollevò un sopraciglio meravigliata almeno quanto Bonnie.

-Quindi tu sei venuto quì, perché hai bisogno del nostro aiuto?-

-Oh non lo definirei proprio così...diciamo che è più un...risarcimento! Ti ho salvato la vita ricordi?-

Bonnie intervenne per evitare che la discussione prendesse una brutta piega.

-Va bene, lo faremo..-

-Lo faremo?- chiese Caroline guardandola sorpresa

-Certo, è di Elena che stiamo parlando.-

Caroline si arrese accennando un "si" con la testa.

-Bene, ci vediamo a casa di Elena alle 15.. E non tardare!-

Prese Caroline per mano e insieme ritornarono in classe. Damon invece si avviò a casa di Elena e, nell’attesa, si sedette su un albero, aspettando che il tempo trascorresse mentre una leggera brezza invernale lo cullava.
 

***

 
‎- Mio Dio..-

Delle lacrime involontarie sgorgarono dagli occhi di Elena riservandosi lungo le guancie

-Starà soffrendo tantissimo..-

Alaric poggiò una mano sulla spalla di Elena in senso di conforto.

-Sta tranquilla Elena, domani sarà a casa,è tutto risolto..-

-Ma come fai ad essere certo che Klaus lo rilascerà? E se avesse mentito? E se si fosse preso gioco di noi?-

-Non lo sapremo mai con certezza...devi solo attendere qualche ora per scoprirlo..ma Klaus è un uomo d'onore, in un modo o nell’altro mantiene sempre le sue promesse...-

Ripensando all'accordo fra Damon e l'originale, Alaric abbassò la testa pensieroso e preoccupato...Elena non tardò a percepire il cambiamento d'umore dell'uomo

-Alaric? Cosa c'è che non và? Mi stai nascondendo qualcosa?-

Alzò improvvisamente il viso sorpreso dall'arguta percettibilità della ragazza...

-No, assolutamente, cosa te lo lascia credere...-

-Sei cambiato improvvisamente...non mentirmi Alaric, tu sai cosa vuol dire trovarsi nella mia posizione, ad assistere impotente agli eventi senza poter intervenire...ti prego, se sai qualcosa...dimmela!-

-Mi dispiace Elena, ma non posso.....-

-Ne ha combinata un'altra delle sue vero? Che ha fatto! Ti sto supplicando Alaric, è importante che io lo sappia.-

-L'unica cosa che posso dirti è che Damon ha proposto un accordo a Klaus pur di liberare Stefan...non posso sbilanciarmi oltre...se vuoi sapere di più non è a me che devi chiedere spiegazioni, ma al diretto interessato…-

-Lo sapevo, ha fatto qualcosa di stupido, è proprio da Damon, non riesce a stare fuori dai guai...-

Alaric la guardò sorpreso per quella reazione...era vero che Elena tenesse a Damon almeno quanto lui, ma qualcosa era cambiato in lei...la sua paura era direttamente proporzionata all'amore che nutriva per Damon..era abbastanza evidente che Elena si stesse innamorando di lui, o che forse lo era già...solo che non se n'era ancora accorta.

-Ho bisogno di parlargli immediatamente...-

Alaric guardò le lancette dell'orologio, era già tardo pomeriggio, il sole stava per tramontare.

-Facciamo così, Jeremy stamattina mi ha chiesto di te...perché non passiamo a casa tua così vediamo se sta bene e se ha bisogno di qualcosa, e poi ritorniamo quì? Tanto Damon ha detto che non sarebbe rientrato prima di sera ed è totalmente inutile che provi a contattarlo sul cellulare tanto non risponderà, credimi, ne sò qualcosa...-

Elena sorrise per l'espressione buffa assunta da Alaric

-Ok, va bene...andiamo?-

-Andiamo.-

Rispose Alaric munendosi di chiavi e, precedendo Elena, le aprì la porta da vero gentil'uomo per poi seguirla e richiuderla dietro di sé.


***
 

In casa Gilber tutti gli amici più intimi di Elena si stavano dando da fare per sistemare la sala da pranzo. Ma non fra tutti gli invitati scorreva buon sangue...Tyler Lockwood era seguito a vista dall'occhio vigile di Damon che non digeriva la sua presenza.

-Invece di restare lì a guardarci perché non ci dai una mano?-

Esordì Caroline richiamando l'attenzione del vampiro che rispose a tono alla provocazione.

-Perché se avessi voluto sistemare tutto io non avrei richiesto la vostra presenza non credi?-

Caroline si limitò a fulminarlo con lo sguardo e Damon sorrise soddisfatto di averla messa a tacere. Improvvisamente il campanello suonò e tutti allarmati cominciarono a spegnere le luci e nascondersi dietro i mobili sparsi per la casa, una volta accertato che tutti avessero assunto una posizione strategica Damon aprì la porta, ma il sorriso sul voltò lasciò spazio all'incredulità per la persona che si ritrovò davanti.

-Ehy, è quì la festa vero?-

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Capitolo 7
*** Six in every part of me. ***


- Capitolo 7 -

Breve premessa:
Ragazzi vi sembrerà assurdo, ma ho scritto ben due versioni di questo capitolo.
Una più soft e l'altra decisamente più "movimentata" :3
Ho optato per la seconda versione che è quella che ho pubblicato quest'oggi.
Mi sento abbastanza soddisfatta del risultato anche se ero un pò incerta sul finale...
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate, se sono riuscita a trasmettervi qualcosina,
anche una piccola emozione, e se avete qualche critica costruttiva o meglio ancora dei
suggerimenti/consigli sono ben accetti. Non mi prolungo molto perciò vi lascio alla
vostra comoda lettura anticipandovi che questo capitolo è denso di momenti Delena
ma il prossimo credo che porterà qualche lacrimuccia o cuore infranto (fidatevi, temporaneamente.)
Ne approfitto anche per ringraziare di cuore tutte le persone che seguono il mio racconto
riempiendomi di complimenti, ma anche quelli che lo fanno silenziosamente.
Buona lettura.

Francy.
 

Alaric parcheggiò l'auto sul vialetto di casa gilbert, poi rivolse lo sguardo ad Elena che silenziosamente, per tutto il viaggio, aveva osservato il paesaggio in movimento immersa nei suoi pensieri.

-Elena siamo arrivati...sei sicura di stare bene?-

Elena sembrò ridestarsi dallo stato ipnotico in cui era entrata.

-Si, scusami...ero solo sovrappensiero..-

Alaric decise di azzardare un'ipotesi che si rivelò esatta.

-Sei preoccupata per Damon non è così?-

-Io...è solo che ho paura che possa aver commesso l'errore più grande della sua vita...lui è impulsivo, agisce senza pensare alle conseguenze delle azioni...avrei voluto che mi consultasse prima di prendere una qualsiasi decisione, non sopporterei di perderlo o peggio ancora di essere la causa delle sue sofferenze...-

-Damon ti ama Elena, e quando ami talmente tanto una persona sacrificheresti qualsiasi cosa pur di vederla felice. L'amore e irrazionale, ogni gesto, ogni tua mossa, per quanto sbagliata possa essere è dettata dall'impulsività, dalla paura di poter perdere la persona amata...con questo non voglio giustificare il fatto che ti abbia obbligata a bere il suo sangue, ma non si può neanche condannare. Si fanno sempre tante cose stupide quando si è innamorati, non credi?-

Elena rimase ad ascoltare attentamente il discorso di Alaric, poi abbassò lo sguardo.

-Non ho mai condannato Damon per quel gesto, né l'ho incolpato… Per quanto mi avesse fatto rabbia il fatto che mi avesse privato della possibilità di scegliere non sono riuscita ad odiarlo, nemmeno per un secondo... E non riesco a spiegarmi come la sua presenza sia diventata così fondamentale per me...-

Alaric sorrise per aver intuito tutto fin dal principio.

-Ti ricordi quando Stefan venne rapito dai vampiri della cripta per essere torturato e tu e Damon vi rivolgeste a me per aiutarvi a liberarlo? In quel momento mi accorsi che c'era qualcosa che vi legava, qualcosa che andava oltre la semplice amicizia fra uomo e donna...-

Elena alzò lo sguardo improvvisamente, corrucciando la fronte. Dove voleva arrivare?

‎-Rispetto Stefan e la sua persona, ma se devo essere sincero ho sempre avuto la netta sensazione che, mentre a lui importasse più di suo fratello, come d’altronde ha dimostrato sacrificandosi, ogni azione di Damon invece fosse dettata solo ed esclusivamente dall'amore che nutriva per te, e che lo ha reso la persona che è adesso. Io credo che sia Damon quello realmente innamorato di te, Elena… e credo anche che se ascoltassi maggiormente il tuo cuore sapresti che ho ragione...non puoi odiarlo semplicemente perché lo ami..-

In maniera particolarmente esplicita Alaric stava cercando di aiutarla a fare chiarezza sui suoi sentimenti.

-Lo sai, sono davvero contenta di quello che stai facendo per noi, per me e Jeremy intendo...lui si è particolarmente affezionato a te, credo che abbia proiettato nella tua persona una sorta di figura paterna di riferimento, ed ora riesco a capire perché...sei davvero una brava persona e sarei davvero felice se continuassi a seguire Jeremy nella sua crescita...ne ha bisogno...-

-Ti ringrazio Elena. Sono sempre a vostra disposizione, lo sai, quando avrai bisogno di parlare o di sfogarti o di ricevere un consiglio, io ci sono...-
 
Elena e Alaric sorrisero simultaneamente prima di scendere dall'auto per dirigersi verso la porta. Elena rovistò nella borsa in cerca della chiave e non appena riuscì a trovarla, la infilò nella serratura e aprì la porta. Tutte le luci erano spente e la casa sembrava essere desolata, ma Alaric nella penombra notò dei movimenti strani e fermò Elena poggiandole una mano sul braccio. Avanzando nell'ingresso seguito da Elena, Alaric tastò il muro alla ricerca dell'interruttore per accendere la luce ma qualcuno lo precedette e tutti i ragazzi saltarono fuori dai loro nascondigli urlando: Sorpresa!! Elena si sentì gelare il fiato in gola per l'emozione. Erano tutti lì riuniti ad applaudire la festeggiata. Bonnie, Caroline, Jeremy, Tyler e perfino Matt. Caroline le corse incontro abbracciandola affettuosamente.
 
-Credevi davvero che ci saremmo dimenticati di questo giorno? Lo aspettavamo con ansia da quando avevamo 13!-
 
Anche Bonnie si era avvicinata ed Elena, commossa, abbracciò entrambe.
 
-Non ci posso credere ragazze, non me l’aspettavo… vi voglio troppo bene.-
 
-Ehy, ehy risparmia la dose di affetto per il tuo fratellino.-
 
Elena corse ad abbracciarlo.
 
-Tanti auguri sorellina.- le disse stringendola fra le braccia.
 
Dopo aver ringraziato calorosamente tutti, si spostarono nella sala da pranzo per dar vita alla festa. Elena si sentiva davvero felice, le sembrava di essere ritornata una semplice teenager alle prese con i problemi adolescenziali e nulla più. Rimase a chiacchierare allegramente con tutti gli invitati, e tra un bicchierino e l'altro cominciò a sentirsi un pò brilla e su di giri, l'alcool le dava subito alla testa. Ma non le importava, si stava davvero divertendo.
 
-Con questo è meglio farla finita..- disse Bonnie togliendole dalle mani il bicchiere -sei già abbastanza andata per stasera!-
 
-Non sono ubriaca! Sono solo scatenata!!!- Urlò alzando le braccia al cielo e saltando.
 
Caroline si mise a ridere, non vedeva quel lato di Elena ormai da tempo.
 
-Damon sarebbe strafelice di vederti così! A proposito...- si guardò attorno -sembra essere svanito..-
 
-Damon è quì?-
 
-Si- rispose prontamente Bonnie -è stato lui ad aver avuto l'idea per questo party. Mi sembra di averlo visto uscire sul retro con quella donna, come si chiama? - schioccò le dita cercando di riesumare il nome nascosto in un angolino remoto del cervello, ma proprio in quel momento la donna comparve alle loro spalle.
 
-Elena, tanti auguri di buon compleanno.-
 
Il sorriso sul volto di Elena si spense alla vista di Andie.
 
-Spero non ti dispiaccia se mi sono unità a voi.-
 
No, non mi dispiacerebbe se il tuo unico obbiettivo in questa serata non fosse di sedurre Damon e portartelo a letto, ripetè mentalmente un pò irritata dalla sua presenza.
 
Damon comparve subito dopo dietro di lei, con un portentoso sorriso e un'espressione appagata sul volto. Ad Elena sembrò crollarle il mondo addosso... aveva paura, una paura enorme di quello che potesse essere successo tra loro. Si sentì improvvisamente arrabbiata, irritata e scontrosa, se qualcuno l'avesse contraddetta in quell'istante l'avrebbe di sicuro attaccato.
 
-Allora, tutto sta procedendo liscio come l'olio a quanto vedo...ti è piaciuta la sorpresa?-
 
-Dove sei stato tutto questo tempo?-
 
-Non hai risposto alla mia domanda.-
 
-E tu alla mia.-
 
Bonnie e Caroline si scambiarono delle occhiate furtive senza intervenire, dopo tutto non sapevano neanche perché Damon e Andie si erano intrattenuti così a lungo fuori dal loro campo visivo.
 
-Elena è stato con me, abbiamo solo parlato non è successo quello che stai pensando.- Intervenne in sua difesa la donna che aveva già percepito la gelosia prorompente di Elena.

-Io non stavo pensando proprio a nulla, e non ci tengo neanche a sapere quello che avete fatto, non m'interessa ok?- alterata, anche dall'effetto dell'alcool, Elena si allontanò dalla festa uscendo fuori e sbattendo la porta.
 
Tutti si voltarono a guardare in direzione di Damon che, senza pensarci sù due volte, uscì di casa per raggiungerla. Elena stava camminando nervosamente lungo il vialetto cercando di scaricare la tensione accumulata.
 
-Si può sapere che ti prende? Sono venuti quì per te e tu ti comporti in quel modo?-
 
-Andie non è mia amica, non è nulla per me, quindi non vedo perché tu l'abbia invitata a partecipare.-
 
-Io non l'ho invitata, si è presentata lei qui! Cosa avrei dovuto fare,sbatterle la porta in faccia?-
 
-Avresti cordialmente dovuto chiederle di andarsene...-
 
-Stai scherzando vero?-
 
-Ti sembra che ho la faccia di una che scherza?-
 
-Non capisco perché te la stai prendendo tanto, non è colpa sua se siamo arrivati in ritardo, ci siamo intrattenuti più del dovuto ma avevo già in mente un modo per farmi perdonare..-
 
-Oh, vi siete intrattenuti...certo, e magari lei ti ha fatto qualche moina, si è avventa addosso come una piovra e ti ha offerto la sua gola in bella mostra no?-
 
Damon aggrotò le sopraciglia scure riuscendo finalmente a svelare l'enigma celato dietro quella reazione.
 
-Aspetta...tu sei...gelosa?-
 
-Gelos..pff chi io? Ma per favore, sai quanto m'importa di lei, puoi andare con tutte le donne che vuoi a me non cambia nulla...-
 
-Ah,ah...quindi se ti dicessi che ci siamo baciati ed eravamo sul punto di finire la serata a letto a te non importa giusto?-
 
Elena lo guardò seria.
 
-Sei uno stronzo!-
 
Damon sorrise felice di aver finalmente scoperto un lato di Elena geloso di lui...era indice di un sentimento di base che l'aveva portata a reagire così. Si avvicinò a lei con passi lenti e felpati.
 
-E tu sei gelosa, avanti...ammettilo, almeno questo!-
 
-Non sono gelosa maledizione!!!- gli urlò voltandosi con l'intenzione di andarsene ma Damon l'afferrò per un braccio tirandola con forza verso di sé.
 
-Ti dà fastidio anche solo l'idea che potrei avvicinarmi ad un'altra donna che non sia tu, perché non lo ammetti e la facciamo finita, perché in questo momento la mia unica priorità è quella di baciarti e sono certo che anche tu lo desideri...-
 
-Perché non vai a baciarti Andie? Lei non aspetta altro...o forse l’avete già fatto prima? Non volevi finire la serata a letto con lei? Non vedo perché dovresti perdere tempo con me...-
 
-Quante domande... Credo di poter riassumere la risposta in un’unica frase: perché ti amo! L’unica che voglio sei tu, l’unica che voglio baciare, l’unica con cui voglio fare l’amore...non capisci che è te che desidero?-
 
Elena sentì le guancie divampare, divenire rosse e infuocate...deglutì a fatica e i suoi occhi riuscirono a fissare le labbra di Damon per pochissimi secondi prima ritrovarsele avvinghiate contro le sue. Dopo lo stupore iniziale, si riprese sorprendentemente bene. Si alzò sulle punte dei piedi per raggiungere la sua altezza, gettandogli le braccia intorno al collo e ricambiando con estremo ardore quel bacio passionale. Le loro lingue si ricercavano e si intrecciavano ad una velocità impressionante, tanta era la voglia che avevano l’uno dell’altro. E non le importava di essere scoperta, l’unica cosa che desiderava era essere completamente sua. Quando le loro labbra si separarono per riprendere fiato, Damon poggiò la fronte contro quella di Elena sorridendo fra un respiro affannato e l’altro.

-Ti voglio... adesso.-
 
Il tripudio di emozioni viscerali che Elena stava provando era indescrivibile. Lui la desiderava, in tutti i sensi, ed Elena non sapeva bene cosa rispondere, come comportarsi...si sentì una stupida, le sembrò di essere ritornata una ragazzina impacciata alla scoperta dei piaceri del divenire donna.
 
-Damon c’è la festa...-
 
Che razza di risposta è? Elena sei un’idiota,  chissà cosa starà pensando di te.La sua mente la incitava a parlare per porre rimedio alla portentosa figuraccia, ma le sue labbra si ostinavano a rimanere serrate e non volevano saperne di separarsi.
 
-E’ vero...ma al termine avremo tutta la notte a diposizione.-un sorriso sghembo illuminò il suo volto.
 
Elena non sapeva cosa dire, in preda al panico sviò l’argomento e ne propose immediatamente un altro.
 
-Sempre se Andie non voglia trattenersi anche per il dopo party...-
 
-Oh, ma dai! Cosa vuoi che m’importi di lei...-
 
-Il giusto necessario per intrattenerti più del dovuto sul retro a scambiarvi tenere effusioni!-
 
-Te lo ripeto, abbiamo solo parlato. Mi piace quando fai la gelosa sai?-
 
-Ancora con questa storia? E chi è gelosa...non di certo io.-
 
-Certo, certo...dai, vieni qui.-
 
Le prese il viso fra le mani e la baciò nuovamente, stavolta con più dolcezza...poi  le indicò il cielo.
 
-Mmh..- impiegarono qualche secondo prima di separarsi di nuovo -vuoi vedere il mio regalo da una posizione più privilegiata?-
 
-Come scusa?- Lo guardò interdetta.
 
-Tieniti forte.-
 
Elena obbedì stringendo con più fermezza le braccia dietro la nuca del vampiro che si piegò sulle gambe, la prese in braccio, e con uno straordinario salto raggiunse il tetto della casa atterrando con grande accuratezza. Elena che si era aggrappata con tutte le sue forze a Damon, aveva chiuso gli occhi terrorizzata, reprimendo l’impulso di urlare per lo spavento.  A Damon venne spontaneo sorridere,  gli sembrava di stringere fra le mani un koala, un piccolo cucciolo di koala indifeso che si aggrappa con le unghie affilate al tronco di un albero e non lo mollava più.
 
-Puoi aprire gli occhi adesso.- le sussurrò all’orecchio.
 
Elena alzò leggermente la palpebra sinistra per constatare che fossero realmente fuori pericolo, poi spalancò entrambi gli occhi estasiata dalla vista sublime che si ritrovò davanti. Erano seduti sul cornicione del tetto, e di fronte a loro si estendeva un panorama da mozzare il fiato. Il cielo era cosparso di stelle, piccole ma luminose, che contornavano una maestosa mezza luna. Elena non si accorse neanche di aver socchiuso le labbra per lo stupore mentre era intenta a guardarsi intorno.
 
-Oh mio Dio!- esclamo con occhi lucidi e trasognanti -ma è uno spettacolo.-
 
-Sapevo che l’avresti apprezzato.. sai, molti preferiscono vivere di giorno, con i raggi del sole che ti attraversano l’epidermide, il tepore che emana... ma io no! Io preferisco di gran lunga la notte, misteriosa e affascinante. Non trovi?-
 
Elena era ancora meravigliata da tutto ciò che i suoi sensi visivi registravano.
 
-E’ il regalo più bello che qualcuno potesse fare per me.-
 
 Damon poggiò il mento sulla sua testa e si guardò attorno anche lui sorridendo.
 
-Sono contento che ti piaccia, era proprio questo l’obbiettivo.- replicò, e quando Elena gli rivolse lo sguardo stracolmo di felicità le diede un tenero bacio sulla punta del naso.

-Lo sai che farei di tutto per vedere il tuo splendido sorriso vero?-
 
D’improvviso Elena si rattristì al pensiero di quello che Damon avesse potuto concordare con Klaus e che non voleva dirle.
 
-Damon, tu sai che io non sopporterei di perdere anche te vero?-
 
-Non succederà...- rispose poco convinto.
 
-Ma se succedesse e tu me lo staresti nascondendo non so se te lo perdonerei. Perché ho bisogno di te nella mia vita, non posso neanche immaginarmi in un futuro prossimo senza te...-
 
Damon si sorprese di udire quelle parole pronunciate dalla bocca di Elena.
 
-Elena ascolta...-
 
L’inizio non prometteva nulla di buono, pensò.
 
-Se dovesse succedermi qualcosa, ricordati che io sarò sempre con te, ti basterà guardare la luna per sentirmi vicino, perché in qualsiasi posto o dimensione ultraterrena sarò puoi star certa che anche io la starò osservando, e starò pensando a te..-
 
Elena adesso più che mai si sentiva preoccupata per le sorti di Damon.
 
-No, non dire così Damon, ti prego...cos’hai fatto? Qual è l’accordo con Klaus?Non abbandonarmi ti supplico, io voglio averti accanto, ho bisogno di te.-
 
-E’ di Stefan che hai più bisogno, voi vi amate e non voglio mettermi in mezzo, non voglio renderti infelice, e soprattutto non voglio che lui sacrifichi la sua vita per me...Non è giusto!-
 
-Ed è giusto che tu sacrifichi la tua vita per noi?  Ci dev’essere un altro modo...-
 
-Purtroppo non ne conosco nessuno...anche se volessi battermi con Klaus non avrei nessuna possibilità di uscirne vincitore.-
 
Elena scosse la testa con decisione.
 
-No, io non ti permetterò di farlo.-
 
-E io non permetterò che tu rovini questo giorno importante con inutili sciocchezze...perchè non ti godi questo bel panorama?-
 
Elena appoggiò la testa sulla sua spalla, guardandolo intensamente negli occhi.
 
-Come posso star tranquilla se sò che da un momento all’altro non potrò più vederti, accarezzarti e farmi cullare dal tuo dolce abbraccio?-
 
Damon la guardò negli occhi ma non rispose.  Dopotutto era vero, probabilmente quella sarebbe stata l’ultima sera che avrebbero trascorso insieme, proprio per questo non voleva rovinarla. Voleva godere a pieno di ogni istante, assaporarlo a lungo fino a quando avrebbe avuto la certezza che quelle scene sarebbero rimaste ben impresse nella sua mente e avrebbe potuto riviverle ogni volta che, in preda allo sconforto e alla disperazione, si sarebbe sentito solo e senza nessuno che lo amasse. Le loro affettuose tenerezze vennero interrotte dagli invitati che, non vedendoli rientrare, si erano precipitati fuori assistendo a quella scena increduli. Cosa ci facevano sul tetto?
 
-Ehy ma che ci fate lassù? Scendete, ci siamo anche noi...o ve lo siete dimenticati?- urlò Caroline.
 
Elena sorrise per la veridicità di quelle parole. Quando stavano insieme il resto del mondo scompariva. Esistevano solo loro due e nient’altro. Si crogiolò ancora qualche secondo fra le sue braccia, non voleva scendere, voleva rimanere lì con lui, ma non poteva...diede una rapida occhiata a Damon, anche lui sembrava piuttosto dispiaciuto di dover abbandonare il loro “nido d’amore”, ma poi con un movimento fulmineo si ritrovarono di nuovo con i piedi sull’asfalto. Elena si sistemò rapidamente gli abiti assumendo un’espressione calma a rilassata.
 
-Scusatemi per il comportamento di prima, voi avete fatto davvero tanto per me e non mi sembra giusto che io vi tratti così. Su, avanti. Riprendiamo a divertirci.- Disse con un’enorme sorriso stampato sul volto.
 
Entrarono tutti in casa riprendendo i festeggiamenti laddove erano stati bruscamente interrotti. La serata proseguì alla grande, fra risate e chiacchierate divertenti, la comicità di Jeremy ed un’Alaric ubriaco che animava la festa.  Nonostante cercasse di non darlo a vedere, gli atteggiamenti espliciti di Andie nei confronti di Damon le davano molto fastidio. Tutto sommato veniva rassicurata dal comportamento impeccabile del vampiro che non sembrava interessato alle sue avance. Il tempo trascorse molto velocemente e a fine serata tutti gli invitati ritornarono alla loro abitazioni, ad eccezione di Alaric che si era addormentato insieme a Jeremy sul divano dopo la sbronza. Elena scosse la testa raccogliendo dal pavimento le bottiglie di birra rimaste vuote e raggiungendo Damon in cucina che l’attendeva comodamente seduto sul tavolo.
 
-Sembrano due bambini, non è vero?- disse Damon non appena percepì la presenza di Elena arrivare in cucina -Rick poi è uno spasso quando si ubriaca.-
 
-Si davvero, però lo preferisco nettamente sobrio, sà dare ottimi consigli.- disse gettando le bottiglie nella pattumiera.
 
-Ah si? E quali dubbi ti tormentavano? Sono molto curioso...-
 
-Non ti illudere- aggiunse munendosi di spugna e, aprendo il rubinetto del lavello, lasciò scorrere l’acqua sui piatti sporchi -non riguardano te.-
 
Però, quando voglio sò mentire davvero bene, pensò dandogli le spalle e ridacchiando silenziosamente.
 
-No?- aggiunse lui con voce suadente, e in pochi istanti ritrovò le sue mani stringerle il ventre e le sue labbra dietro l’orecchio a sussurrarle -che peccato, tu sei sempre il mio argomento preferito, speravo di esserlo anche io per te.-
 
Elena rimase in silenzio cercando di non scomporsi alle sue provocazioni, anche se era difficile...molto difficile.
 
-La festeggiata non dovrebbe mettersi a pulire il giorno del suo 18esimo compleanno sai?-
 
-Ma i piatti non si lavano da soli.- rispose prontamente.
 
Damon allora immerse le sue mani nell’acqua fredda raggiungendo quella di Elena e aiutandola a manovrare la spugna. Elena sentiva il suo respiro caldo sul collo, era piacevolmente agitata. Ma Damon distrusse la tensione raccogliendo una notevole quantità di schiuma sul palmo della mano e strofinandola sulla guancia di Elena.
 
-Dai Damon,no!- Disse Elena ridendo e per vendicarsi gli schizzò dell’acqua addosso.
 
Damon girò il pomello e l’acqua smise di scorrere, sollevò Elena da terra, incurante delle sue proteste e la poggiò sul bancone della cucina, baciandola con ardore. I suoi baci erano sempre così travolgenti che, nonostante Elena cercasse in tutti i modi di resistervi, cedeva immediatamente in preda al piacere. Damon scese sulla gola ed Elena piegò leggermente la testa di lato facilitandogli l’operazione.
 
-Dai Damon, smettila...se si svegliano potrebbero vederci...-
 
-E lascia che ci vedano...-sussurrò lui sfiorandole la pelle con la punta della lingua.
 
A quel punto Elena si lasciò scappare un sospirò di piacere intenso, mise una mano fra i suoi capelli pressando la testa affinchè Damon procedesse, provocandole un’insieme di sensazioni devastanti che si accavallavano fra di loro portandola a vette inesplorate di godimento. Strinse le gambe sui suoi fianchi e tirò indietro la testa preparandosi a sentire i suoi canini affondare nella carne. E Damon non tardò ad appagare il suo desiderio, con un morso deciso i suoi canini lacerarono la pelle e si introdussero in profondità,  riuscendo finalmente a trovare una vena disposta a rilasciare abbastanza flusso sanguigno sul suo palato. Elena si morse il labbro inferiore con forza, provocandosi un piccolo taglio dal quale fuoriuscì del sangue, per poi chiudere gli occhi ed emettere un gemito di dolore soffocato fra i denti. Dannazione, all’inizio faceva maledettamente male, aveva perfino pensato di chiedergli di fermarsi, di liberarla da quella tortura. Ma poi una sensazione netta e chiara, esplose dentro di lei come una bomba ad orologeria portandola a sospirare prolungatamente e ininterrottamente. Cresceva con vigore, impadronendosi del suo corpo e portandola alla completa perdita dell’inibizione iniziale. Damon la strinse con forza e si nutrì a lungo del suo sangue  per poi rilasciarla in preda al timore di ridurla come la prima volta. Elena respirò a pieni polmoni cercando di recuperare la quantità di ossigeno necessaria a regolarizzare il respiro, ma sentì ancora la voglia di continuare quell’intenso rapporto fisico che si era innescato.
 
-Se ne hai voglia, puoi prenderne ancora...-
 
Gli sussurrò ma lui si oppose fermamente.
 
-No, va bene così...-
 
Damon chiuse gli occhi per pochi istanti inspirando profondamente. La sua pelle si ridistese, i canini si ritirarono e i suoi occhi assunsero nuovamente il colorito azzurro di sempre. Poi li riaprì avvicinandosi a lei.
 
-L’unica cosa che voglio sei solo tu.-
 
Elena aveva capito benissimo cosa intendesse Damon con quella frase, ma come poteva donarsi completamente a lui? Come poteva intrattenere due relazioni con due persone tanto diverse fra loro? Non voleva comportarsi come Katherine, era fuori discussione. Venne distolta dai suoi pensieri non appena Damon riprese a baciarle le labbra, ripulendole dal grumulo di sangue che sgorgava dalla ferita che si era auto-inferta. Poi sentì le mani di Damon scivolare sotto di lei, sollevandola nuovamente e spostandola con rapidità nella sua stanza. Si ritrovò distesa supina sul letto ma lui, notando la sua espressione incerta, esitò a proseguire.
 
-Non farò nulla che tu non vorrai...-
 
-Io...è che ho paura...-
 
-Paura di cosa?-
 
-Paura di ferirvi in qualche modo...non sono Katherine, non voglio giocare con i sentimenti di nessuno.-
 
-Stai giocando con me?-
 
-NO!- rispose con decisione -assolutamente no, tutto quello che ho detto era vero, così come tutto quello che ho provato...-
 
-Allora non devi avere paura di lasciarti andare se il sentimento è reale.-
 
Elena era ancora titubante ma non poteva lasciar aspettare Damon fino a quando le sue perplessità si fossero dileguate.Gli accarezzò istintivamente una guancia e Damon si lasciò lentamente  ricadere su di lei. A quel punto ormai, la frenesia innescata dai baci di Damon sul suo petto,  non le permisero di tirarsi indietro. La temperatura si stava decisamente surriscaldando, Elena se ne accorse subito. Damon aveva infilato una mano sotto la sua maglietta sfiorandole il piatto ventre mentre Elena si ritrovò ancora una volta pervasa dalla potente e inebriante sensazione di piacere che aveva provato precedentemente. Il suo cuore cominciò a batterle velocemente, quasi fosse sul punto di esplodere per le troppe emozioni che vi aveva riservato. Le sue mani senza accorgersene si ritrovarono sui bordi della maglietta nera aderente di Damon e in raptus di passione cercò di sfilargliela. Lui l’aiutò alzando le braccia in alto mentre da sotto la maglietta svettarono gli addominali scolpiti e un fisico atletico. Elena li sentì aderire contro il suo ventre quando Damon si era avvicinato per abbassarle la spallina della maglietta cospargendo di baci la spalla. Ancora più elettrizzata, Elena sollevò il lembo della sua maglietta e Damon, incitato da quel gesto inaspettato, l’aiutò a sfilarsela. Prese a baciarle i seni ancora nascosti dall’intimo in pizzo nero che Elena indossava e la ragazza finalmente si lasciò completamente andare. Adagiò la testa sul cuscino sospirando e stringendo il corpo di Damon contro il suo. Lui, dopo diversi tentativi miseramente falliti, riuscì finalmente a sganciarle il reggiseno lasciandolo scivolare di lato, sul pavimento, ammirandola in tutta la sua bellezza. Elena adesso si sentiva leggermente imbarazzata, si trovava nuda di fronte a lui, mentre i suoi occhi sembravano divorarla con crescente desiderio. Damon aveva percepito il suo disagio perciò riprese a baciarla con dolcezza per farla rilassare. Il tentativo ebbe buon esito e in pochi secondi la fiamma della passione riprese ad ardere più forte di prima. Lei munendosi di un insolito coraggio, prese ad armeggiare sul bottone dei suoi pantaloni, tentando con impaccio di liberarsene. Damon sorrise e cercò di aiutarla come meglio poteva. Finalmente ci riuscirono credendo di poter esultare...ma avevano omesso un piccolo particolare: mancavano ancora i jeans di Elena. Damon cercò di abbassarli, ma la dimensione del lettino singolo non li aiutava di certo con i movimenti e ci impiegarono parecchio prima di liberare le sue gambe da quell’indumento superfluo. Elena si mise a ridere comprendo il viso con le mani.
 
Com’era bella, pensò Damon osservando il suo tenero e innocente imbarazzo prendere forma sul suo viso illuminato dalla debole luce della lampadina sul comodino.
 
Le tolse le mani dal viso notando un leggero rossore sugli zigomi. Damon li baciò candidamente ed Elena chiuse gli occhi sorridendo, attorcigliando le braccia dietro la sua nuca.  Dopo essersi liberati anche degli ultimi indumenti intimi, Damon tastò con la mano il comodino alla ricerca dell’interruttore e spense la luce. E in un istante i loro corpi si fusero insieme, muovendosi all’unisono sotto le lenzuola bianche che aderivano alla perfezione sulle loro curve. Il bacino di Damon si muoveva a velocità regolare, qualche volta rallentava i movimenti per insinuarsi più in profondità dentro di lei, mentre Elena stringeva con veemenza le gambe sui suoi fianchi esponendo l’enorme piacere arrecato affondando le unghie sulla sua schiena. I loro corpi stavano intraprendendo una danza sotto il chiarore della luna che filtrava dalla finestra e che lasciava trasparire i corpi adagiati sotto il lenzuolo. Quando la passione si stava addensando raggiungendo il culmine, Damon intrecciò le mani con quelle di Elena, spingendo con forza e aumentando il ritmo. Elena non riusciva più a ragionare razionalmente era solo pervasa  dall’amore e dal piacere intenso che stava ricevendo. Mentre si baciavano, dovette separarsi dalle sue labbra, affondare la testa sul cuscino e stringere le mani di Damon, finchè la stanza venne riempita dai loro gemiti simultanei e piuttosto rumorosi. Poi i movimenti sotto il lenzuolo rallentarono vertiginosamente fino ad arrestarsi del tutto. Damon si accasciò appagato sul corpo di Elena che era ancora scossa dallo stimolo proveniente dal basso ventre e che, come una scossa elettrica si diramava su tutto il corpo, facendola sussultare in preda a spasmi. Rimasero in quella posizione per diversi minuti, emettendo grandi sospiri affannati mentre cercavano di recuperare più ossigeno possibile. I loro corpi sudati e stremati rifiutavano di allontanarsi l’uno dall’altro, come se non riuscissero più a vivere separatamente. Elena si sentiva così bene, non ricordava nemmeno quanto tempo era passato dall’ultima volta che si era sentita così. Voltò la testa verso Damon che aveva la fronte impregnata da gocce di sudore. Riusciva a intravedere appena il suo volto nell’oscurità della stanza, e si accorse di quanto fosse bello. I suoi capelli arruffati, gli occhi azzurri, la labbra carnose appena dischiuse e quel dolce sorriso che si sforzava di prendere forma sul suo viso stremato. Era inutile negarlo. Damon era semplicemente bellissimo. Non solo esteticamente. Dopo i giorni che avevano trascorso insieme era riuscita a scorgere anche le minuzie del suo carattere che lo rendevano irresistibile. Non era quello che voleva far credere, quella maschera di freddezza che indossava continuamente per nascondere il suo animo. Era molto sensibile, dolce e buono. Si era solo adeguato a quella nuova natura, quello che lui definiva come “mostro”.  Avevano ancora le dita intrecciate, ma Damon liberò una mano per scostarle un ciuffo di capelli dietro l’orecchio.
 
-Ti amo.- le sussurrò dolcemente.
 
Elena stava ascoltando quelle due semplici parole che ogni donna avrebbe voluto sentirsi dire al termine di un rapporto fisico con un uomo. Per lei il timore di un possibile confronto con le altre donne, specialmente con Katherine incombeva come un peso opprimente. Ma con quella semplice frase, Damon aveva disciolto tutti i dubbi e le paure che la dominavano.
 
-Anche io.- rispose.
 
Ed era vero! Aveva finalmente trovato il coraggio di ammetterlo, non solo con sé stessa ma anche con lui. Damon rimase sorpreso dalla risposta, non si sarebbe mai immaginato che Elena ricambiasse i suoi sentimenti.  Si rigirò nel letto non appena riuscì a ritrovare le forze, ed Elena poggiò la testa sul suo petto lasciandosi accarezzare la schiena dalle mani di Damon. Restarono abbracciati a scambiarsi tenere effusioni per tutta la notte, fino a quando esausta, Elena crollò addormentandosi fra le sue braccia. Damon non riusciva a chiudere occhio, se da una parte si sentiva euforico e felice per quanto era accaduto fra loro, dall’altro lato la sua coscienza lo faceva sentire in colpa per essersi approfittato dell’assenza di Stefan. E se Stefan sarebbe rimasto? Se non fosse mai andato via? Elena si sarebbe lasciata andare lo stesso con lui? Lo avrebbe amato lo stesso? La guardava dormire stretta fra le sue braccia e le sue paure, i suoi timori svanirono improvvisamente. Elena non si sarebbe mai spinta oltre se non avesse realmente capito di amarlo, se non era fermamente convinta dei suoi sentimenti. Quello che c’era fra loro era reale, e non voleva rinunciarci...ma doveva. Per il suo bene. E per suo fratello. Dei rumori provenienti dal piano inferiore lo ridestarono dai suoi pensieri. Sembrava che qualcuno avesse forzato la porta per entrare. Si alzò facendo attenzione a non svegliare Elena, la coprì con il lenzuolo e si infilò rapidamente i pantaloni scendendo a controllare. Si accertò che Jeremy e Alaric stessero dormendo, in effetti erano immobili sul divano ed Alaric russava abbastanza rumorosamente. Inarcò le sopracciglia sorridendo, almeno non avevano sentito lui ed Elena mentre erano intenti a.... beh, a darsi da fare. Un’ombra si mosse alle sue spalle, Damon si voltò. Camminando lentamente s’inoltrò in cucina guardandosi intorno, quando improvvisamente qualcosa emerse da dietro il tavolino. A luce spenta, nonostante la vista sviluppata da vampiro, non riuscì a decifrare di chi si trattasse. Si scagliò contro di lui sbattendolo al muro. La debole luce della luna illuminò il suo volto. Damon lo rilasciò sconcertato.
 
-Stefan?-

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Capitolo 8
*** We say goodbye in the pouring rain. ***


- Capitolo 8 -

-Che c'è Damon, ho per caso interrotto qualcosa?- l'ironia accentuata da Stefan, portò subito Damon sulle difensive.
 
-No, e che...non ti aspettavo quì! Come sei riuscito a fuggire?-
 
Stefan gli girò attorno esaminandolo.
 
- Non sono fuggito, hai già dimenticato l'accordo? È colpa tua se sono quì, sono trascorsi due giorni...e Klaus mi ha lasciato andare promettendo a se stesso che, se non avessi mantenuto fede alla parola data, avrebbe raso al suolo l'intera Mystic Fall's...-
 
Stefan si fermò alle sue spalle e Damon si voltò irritato dal suo atteggiamento.
 
-Io rispetto sempre gli accordi. Perciò partirò non appena il sole sorgerà...tu invece potresti smetterla di guardarmi così? Lo sò che sono affascinante, ma a me piacciono le donne, fratellino.- rispose sarcasticamente.
 
Stefan gli mostrò un sorriso tanto falso quanto eloquente.
 
-Sei sempre lo stesso eh? Non cambierai mai!-
 
-Dovrei? Insomma, guardami...sono perfetto.- aggiunse mostrando un sorriso sghembo.
 
-Già, e immagino che quello- gli indicò il petto scoperto -sia compreso nel pacchetto di compleanno per Elena non è così?-
 
Damon smise di sorridere.
 
-Da quanto tempo precisamente sei tornato?-
 
-Abbastanza da riuscire a sentire quello che è accaduto al piano di sopra.-
 
Damon rimase qualche secondo in silenzio, non sapeva come affrontare l'argomento.
 
-Quando ti ho salvato la vita, non immaginavo che saresti stato così vile da approfittarti della mia assenza e della vulnerabilità di Elena per portartela a letto...-
 
Proseguì Stefan, il suo tono di voce era piatto, del tutto tranquillo, ma dai suoi occhi si percepiva tutta la rabbia repressa che a stento riusciva a contenere.
 
-Senti, mi sta bene che tu te la prenda per quello che è successo fra noi, ma io non ho approfittato di nessuno, Elena sapeva quello che faceva, era del tutto consenziente...poi perché dovrei giustificarmi? Sono giorni che mi prendo cura di lei, che le sto accanto, che la rassicuro, che la proteggo... mi sono sempre messo da parte, perché credevo che non avrei mai avuto una possibilità con lei. Ma desso le cose sono cambiate... Tu non sai nulla di quello che ha passato, di quanto ha sofferto!-
 
L'ostilità fra i due stava di nuovo emergendo e Stefan a quelle parole scattò in avanti avvicinandosi minacciosamente al viso del fratello.
 
-Tu non capisci. Non l'avrai mai. Lei amerà sempre me, io sarò sempre la sua prima scelta. Quando andrai via ricominceremo la nostra vita e lei dopo un pò di tempo si abituerà alla tua assenza e poi ti dimenticherà del tutto. Credevi davvero che sarebbe bastato così poco per sminuire l'amore che prova per me? Lei è stata con te solo perché era... ubriaca!-
 
Damon ringhiò sbattendolo contro il muro e Stefan si difese spingendolo con forza sul tavolino. Nella collisione urtò il vaso al centro del tavolo, che venne scaraventato a terra rompendosi e risvegliando così Alaric dal sonno profondo in cui era sprofondato. L'uomo scattò subito in piedi e, barcollando, si diresse in cucina. Stefan e Damon si stavano fronteggiando... Le braccia protese, le mani sulle spalle altrui, i muscoli delle gambe tesi come corde di violino. Nonostante Damon fosse sempre stato più forte, stavolta non riuscì a tenere testa al fratello che sembrava aver recuperato la forza di un tempo. Stefan stava avendo la meglio e Damon si piego sulle ginocchia cercando di resistere. Alaric, che nel frattempo aveva raggiunto la cucina,  accese la luce poggiandosi al muro.
 
-Ehy, che succede quì?-
 
Stefan mollò la presa e Damon scivolò a terra di conseguenza. Entrambi si voltarono verso colui che si era permesso di interrompere la disputa.
 
-Stefan? Che diavolo ci fà lui qui?- chiese a Damon indicando il più giovane dei Salvatore.
 
Era ancora sotto l'effetto dell'alcool e non riusciva a connettere bene. Damon si rialzò rivolgendo uno sguardo pieno di disprezzo verso Stefan.
 
-Il figliol prodigo è ritornato.- disse semplicemente, ma nel suo tono di voce balenò un tocco di ironia che non sfuggì all’arguta percezzione del fratello.
 
Alaric si avvicinò abbracciandolo.
 
-Amico, che piacere rivederti, come te la passi?- in realtà si era gettato letteralmente su di lui in cerca di sostegno, non riusciva neanche a reggersi in piedi.
 
Stefan guardò Damon con aria interrogativa, Damon roteò gli occhi sbuffando e, sedendosi sul bancone della cucina, rimase ad attendere gli sviluppi comici che sarebbero scaturiti da quella scena.
 
-Amh, non male, ti ringrazio per averlo chiesto...- lo assecondò aiutandolo a raggiungere una sedia.
 
-Dov'è Elena?- chiese a Damon.
 
-Dove vuoi che sia...- disse, l’angolo destro della sua bocca si estese in  un sorriso malizioso.
 
Stefan senza prolungarsi troppo nel discorso lasciato in sospeso, salì le scale e s'intrufolò nella camera di Elena. Il più silenziosamente possibile si avvicinò al letto prendendo posto accanto a lei.
 
-Elena?- le accarezzò i capelli tentando di risvegliarla.
 
Lei impiegò diversi minuti prima di riuscire ad aprire gli occhi.
 
-Damon?-
 
-No, sono Stefan...-
 
Elena trasalì non appena udì quel nome.
 
-Oh mio Dio...- alzò il busto all’istante e lo abbracciò con tutta la forza che riusciva a ricavare dai muscoli stanchi e assopiti. -Stefan, sei quì...tu sei tornato..- ripeteva quella frase quasi a voler convincere il suo subconscio della realtà in cui si era bruscamente ritrovata al risveglio.
 
Piccole lacrime solcarono le sue guancie, raggiungendo il mento per poi scivolare fra le lenzuola che avvolgevano il suo corpo. Stefan le accarezzava i lunghi capelli che ricadevano sulle spalle nude.
 
-Shh, non piangere angelo mio...sono quì accanto a te adesso...- le disse prendendole il viso fra le mani.
 
-Mi sei mancato così tanto.- rispose lei singhiozzando.
 
-Anche tu amore mio, non ho smesso neanche per un secondo di pensarti...-
 
Damon seguì il loro discorso dal piano inferiore...a stento riuscì a contenere le lacrime quando li sentì abbandonarsi sotto le lenzuola per recuperare il tempo perduto... Strinse i pugni e scese dal bancone avviandosi all'uscita. Alaric alzò la testa che aveva abbandonato pesantemente sul tavolo e seguì Damon con lo sguardo.
 
-Dove stai andando?-
 
-A casa.-
 
-A quest'ora? E senza maglietta?-
 
-Non posso prenderla, non vorrei disturbare i piccioncini...-
 
Alaric cercò di ragionare razionalmente nonostante le condizioni in cui si trovasse non fossero delle migliori.
 
-Non te ne andrai senza dire nulla, vero?-
 
Damon uscì sbattendo la porta.
 
-Credo proprio che lo farai...- si diede la risposta da solo.
 
Poi alzandosi cercò di raggiungere Elena per avvisarla prima che fosse stato troppo tardi.
 

***

 
Damon rientrò a Casa Salvatore completamente distrutto. Si diresse subito in salotto riempiendo il bicchiere di scotch e ingurgitandolo in pochi istanti. Voleva spegnere tutte quelle emozioni, tutto quel dolore che strazziava il suo cuore. Faceva maledettamente male, amare una donna che non avrebbe mai potuto avere. Si convinse di essere condannato all'infelicità eterna, di non avere nessuna via di salvezza. In tutta la sua vita, solo tre donne aveva amato con tutto sé stesso, e probabilmente solo una di loro lo aveva ricambiato. Elena, Katherine e...e lei! La donna più importante della sua vita, quella che le aveva donato amore senza chiedere nulla in cambio. La donna che lo aveva messo al mondo e che era morta dando alla luce il fratellino di cui, aveva promesso, si sarebbe preso cura. Damon ricordò le volte in cui il padre lo maltrattava, lo picchiava per aver disubbidito ai suoi ordini, per aver combinato qualche guaio, e la madre interveniva per difenderlo a spada tratta, asciugandogli le lacrime e curandogli le ferite, restando a dormire insieme a lui e cullandolo nel suo dolce abbraccio. Quanto le mancavano le sue carezze, le sue parole piene d'amore, il suo sorriso contagioso. Senza accorgersene strinse la presa sul bicchiere di vetro che si frantumò in mille pezzi. Alcune schegge si introdussero nella carne che prese a sanguinare. Ma la ferita inferta al suo cuore era molto più profonda e dolorosa di quella. Si strappò via i pezzi di vetro che avevano trafitto la sua mano e si accorse che in breve tempo le ferite si cicatrizzarono. I vantaggi dell’essere un vampiro, pensò. Un senso di vuoto assoluto si era prepotentemente insinuato dentro di lui. Si abbandonò pesantemente sul divano, poggiando un braccio sulla fronte. Mentre il suo sguardo vuoto e totalmente inespressivo era rivolto al soffitto, i suoi occhi rilasciarono controvoglia, le lacrime che aveva trattenuto per troppo tempo, e che silenziosamente adesso rigavano il suo viso.
 

FlashBack
Mystic Fall’s, 1847.

-Signorino Damon, per favore si sieda, al momento non è possibile far visita alla Signora Salvatore.-

La domestica Trude, richiamò all’ordine il piccolo Damon che, udendo le urla provenienti dalla stanza della madre, si era precipitato sulla porta con l’intento di entrare. Non era la prima volta che disubbidiva alle severe regole imposte dal padre, era sempre stato, fin da piccolo, ribelle e sprezzante del pericolo. In particolar modo, adesso che la madre sembrava soffrire parecchio, voleva far qualcosa per lenire il suo dolore, per farla smettere di urlare. Giuseppe Salvatore poggiò la mano sul pomello della porta ancora prima che Damon, alzandosi sulle punte dei piedi, arrivasse a toccarlo. Il piccolo voltò lo sguardo verso il padre che, prendendolo per un polso, lo trascinò fra le braccia robuste della domestica. Anche lui sembrava essere particolarmente ansioso e preoccupato. Camminava nervosamente avanti e indietro per il corridoio, con le braccia dietro la schiena e lo sguardo rivolto alle assi del pavimento di legno. Non aveva mai visto suo padre in quello stato, forse solo una volta quando, incurante dei suoi avvertimenti, aveva tentato di salire in sella al puledro bianco più bello che avesse mai visto, scivolando e battendo la testa così forte da perdere i sensi. Al risveglio il padre lo teneva fra le braccia scuotendolo con vigore, timoroso di aver perso il primogenito in giovane età. Ma neanche all’ora sembrava  angustiato come lo era adesso. Un altro urlo straziante fece sussultare il corpicino di Damon fra le braccia della domestica. Non sopportava più quelle urla, non sopportava di rimanere con le mani in mano mentre la madre stava così male.

-Non si preoccupi signorino, è solo questione di tempo, poi potrà ammirare ed accarezzare il suo fratellino. Non è contento?-

-No!!- disse Damon stringendo fra le mani la stoffa del vestito di Trude -io non lo voglio più, sta facendo stare male la mia mammina...è cattivo!-

Quell’affermazione fece allentare la tensione fra i presenti che sorrisero per l’innocenza e la purezza con le quali vennero scandite. Trude lo abbracciò così stretto che a stento il piccolo Damon riusciva a respirare.

-Oh com’è dolce e ingenuo il mio piccolo ometto. Vedrà, quando arriverà il nuovo membro della famiglia dovrà ricredersi.-

Damon non aveva nessuna intenzione di farlo. Era convinto che nessun bambino buono avrebbe fatto piangere così tanto la propria madre. Doveva sicuramente trattarsi di un bambino cattivo, non c’erano altre spiegazioni.

-Trude, tu non capisci...-

Che domestica insulsa e impertinente gli avevano affibbiato.

La porta della stanza si aprì e Damon scattò in avanti per cercare di guardare all’interno, ma la stretta di Trude lo riportava di nuovo a doversi sedere fra le sue gambe.

-Lasciami, lasciami andare...voglio vedere la mia mamma!-

Il medico sussurrò qualcosa all’orecchio di Giuseppe che, scomparve all’interno della stanza richiudendo la porta dietro di sé. Damon cominciò a scalciare per cercare di fuggire dalle braccia della domestica.

-Signorino, per favore! Ancora un attimo di pazienza.-

Che diavolo blaterava quella stupida, doveva andare ad assicurarsi che sua madre stava bene.

La porta si riaprì dopo poco, ed il padre uscì dalla stanza mostrando con orgoglio il secondo frutto uscito dal grembo materno. Una folla si accalcò intorno a lui. Guardavano e sussurravano frasi con vocine irritanti a quel bambino che non riusciva neanche a comprenderli.

-Hai visto Damon, andiamo a dare il benvenuto a quel piccolo angioletto.-

Disse Trude liberandolo. Ma Damon si precipitò immediatamente dentro la stanza, incurante delle urla del padre che gli ordinavano di uscire immediatamente.

-Ti ho detto di tornare indietro, piccolo demonio!!-

Era sempre così che lo definiva Giuseppe. Damon si era anche abituato a sentirlo sbraitare per tutta la casa, insinuando che quel figlio doveva sicuramenteessere stato risputato dall’inferno stesso. Damon si arrampicò sul letto avvicinandosi al corpo debole e senza forze della madre che stava riposando.

-Mamma, come stai?- Sussurrò dolcemente poggiando la piccola testolina sul petto freddo della genitrice.

-D-Damon...-

La voce rauca della madre lo fece rabbrividire. Si sforzava di sorridergli ma non riusciva ad alzare gli angoli delle labbra. Era completamente stravolta.

-Si sono io...ora tu devi dormire, poi domani starai meglio vedrai...andremo di nuovo a giocare nel giardino, all’aria aperta, cercando di catturare le farfalle, come facciamo sempre.-

La domestica si era addentrata nella stanza sollevando Damon dalle candide lenzuola.

-No, lasciami...mamma voglio stare con te!-

Allungò le mani mentre cercava in tutti i modi divincolarsi dalla stretta.

-Lasciatelo qui. Lasciatemi abbracciare mio figlio per l’ultima volta, vi prego.-

Giuseppe ordinò alla domestica di obbedire e Damon corse subito fra le braccia della madre che faticava a respirare. Poco dopo il padre entrò nella stanza depositando il fagotto sul cuscino affinchè la pover donna potesse godere per l’ultima volta della presenza dei suoi due figli. Infine uscì lasciandoli soli.

-Damon vieni qui...ti devo presentare una persona- disse la madre accarezzando le piccole dita affusolate del neonato.

Damon non aveva nessuna voglia di conoscerlo. Era lui la causa dei suoi malesseri, perché avrebbe dovuto accoglierlo nella sua famiglia?

-Avanti, non avere paura...- Melinda prese fra le braccia il piccolo arrivato e lo avvicino al volto del figlio.

Damon storse la bocca e mise sù il broncio. Le labbra del neonato s’inarcarono in un sorriso singolare per una bambino appena nato. Le ciglia nere sbattevano ritmicamente e le sue manine si muovevano in continuazione, quasi volesse allungarsi per sfiorare il volto del fratello.

-Damon ti presento...Stefan, il tuo fratellino.-

Damon alzò le spalle e si presentò come il protocollo richiedeva. Strinse la manina del bambino.

-Piacere di conoscerti.-

Melinda si mise a ridere e lo avvicinò a sé baciandogli la fronte.

-Bravo il mio ometto, ora però devi promettermi una cosa va bene?-

Damon guardò la madre.

-Certo, tutto quello che vuoi.-

-Mi devi promettere che qualsiasi cosa succederà in futuro, tu ti prenderai cura di tuo fratello, che crescerete insieme, che lo aiuterai quando si troverà in difficoltà, che non permetterai a nessuno di distruggere l’amore che vi lega. Puoi farlo?-

A Damon quel bambino non andava molto a genio, ma per sua madre avrebbe fatto qualsiasi cosa.

-Te lo prometto.-

Trude bussò alla camera socchiudendo la porta.

-Signora, vostro marito mi ha ordinato di prelevare Damon, avete bisogno di riposare.-

-Ancora un attimo.- rispose Melinda ma poi cominciò a tossire forte, e dovette coprirsi la bocca con una mano.

Quando l’allontanò, Damon riuscì a notare dei rivoli di sangue sul palmo che la madre cercava di nascondere.

-Ascoltami bene Damon.- Disse respirando a fondo e cercando di ricavare le ultime forze per riuscire a parlare -Non ascoltare mai quello che dice tuo padre, non lasciare che l’odio s’insinui dentro di te, e ti distrugga. Tu sei buono, tu puoi amare, e se riesci a sconfiggere le tenebre che cercheranno di far vacillare le tue difensive, allora sarai l’uomo che io mi aspetto diventerai. L’amore è più forte di tutto, ricordalo.-

Damon ascoltò attentamente il discorso anche se non gli era molto chiaro. Abbozzò un “si” con la testa e si strinse forte fra le sue braccia, condividendo il corpo della madre con il fratellino che aveva promesso di proteggere. Si sforzò di trattenere le lacrime che, birichine, si erano accumulate e rimasero imprigionate fra le piccole ciglia. Non poteva piangere, doveva essere forte, perché doveva mantenere fede alle sue promesse. Doveva essere l’uomo di casa. Sentì le mani di Trude cingerlo per i fianchi, non si oppose nemmeno quando lo sollevò dal freddo corpo della madre e l’allontanò dalla stanza.

Quella fù l’ultima volta che la vide.

***

Erano passati mesi, anni, secoli da allora, e Damon sentì di non essere riuscito a portare a termine nessuna delle due promesse che la madre aveva richiesto sul letto di morte. Aveva fallito, si era abbandonato al suo lato oscuro, non aveva lottato. E non si era preso cura del fratello. In nessuna circostanza, anzi ricordava di aver cercato di mantenere le distanze da lui, in quanto lo riteneva responsabile della morte della madre. Ma non l’aveva odiato da piccolo. Era solo arrabbiato, perché riusciva sempre a portargli via tutte le persona che amava. Prima la madre, poi il padre e crescendo Katherine...Adesso anche Elena...Damon scosse la testa sorridendo, sembrava che Stefan avesse sempre avuto qualcosa in più, tutti lo amavano e lo osannavano senza che lui facesse il minimo sforzo. Un tuono lo ridestò dai pensieri che opprimevano la sua mente. (A questo punto vi consiglio durante la lettura di ascoltare questo http://www.youtube.com/watch?v=jNn6EugSTNAinsieme a questo http://www.youtube.com/watch?v=FqvIDwor_DQ contemporaneamente. Vi aiuteranno a calarvi ancora di più nella scena.) Si era scatenato un potente temporale, le gocce d’acqua si scagliavano a velocità sui vetri delle finestre e i lampi squarciavano il cielo. Le lancette dell’orologio indicavano le 5 del mattino..Era l’alba. Doveva partire. Almeno avrebbe adempito, anche se in ritardo, ad una delle sue promesse. Il prendersi cura di Stefan. Anche se avrebbe significato rinunciare a qualcosa di estremamente importante. Elena. La sua umanità. S’infilò velocemente una camicia nera ma mentre si guardava allo specchio un dubbio lo assalì. Doveva scrivere qualcosa ad Elena? Una lettera d’addio forse...qualcosa che gli spiegava perché era sparito nel bel mezzo della notte dopo aver fatto l’amore insieme a lei. No, era meglio risparmiarle altro dolore. Fortunatamente ogni scena della serata trascorsa con lei era ben impressa nella sua mente, ogni odore, ogni sospiro, ogni bacio. Non l’avrebbe mai dimenticato, e gli avrebbe fatto compagnia durante le notti solitarie e tristi della vita che lo attendeva. Non appena l’ultimo bottone della camicia venne richiuso, Damon aprì la porta guardandosi attorno per l’ultima volta. E poi uscì di casa, sotto la pioggia battente. Mosse alcuni passi incerti ma una luce accecante lo abbagliò. Un’auto si era fermata dinanzi a lui ed Elena era scesa correndogli incontro.

-Non ti lascerò andare...- urlò Elena per farsi sentire.

I suoi capelli bagnati aderivano al suo viso ed Elena dovette scostarli con le mani per riuscire a guardarlo.

Che fortuna che stesse piovendo, pensò Damon. In questo modo non avrebbe notato le lacrime che sgorgavano dai suoi occhi.

-Elena, non rendere tutto più difficile...-

Lei intrecciò le sue dita a quelle di Damon, si alzò sulle punte dei piedi e lo baciò. Un bacio puro, dolce e casto. Damon allontanò di pochissimi centimetri le labbra da quelle di Elena e la guardò negli occhi.

-Ti amo.- disse lei.

Damon non riuscì a contenere la gioia che quelle cinque lettere riuscivano a donargli. Elena sorrise e riprese a baciarlo stavolta con più ardore, con una passione travolgente. Poi lui le sussurrò fra le labbra.

-Chiudi gli occhi.-

Era l’unico modo.

Elena obbedì, convinta che lui avesse deciso di ricambiare i suoi baci precedenti...Invece Damon rimase a contemplare la sua bellezza ancora per qualche secondo, poi abbandonò le sue mani e velocemente si dileguò sotto la pioggia. Elena aprì gli occhi e la figura di Damon non c’era più. Non c’erano più i suoi occhi azzurri, le sue labbra carnose, i suoi abbracci, le sue carezze...era andato via e con sé aveva portato via una parte del cuore di Elena. Le sue gambe non ressero, si lasciò scivolare a terra e a poco a poco i mugolii appena accennati si trasformarono in un pianto a tutti gli effetti.

-DAMON!!!- il suo urlo straziato si estese per tutto il quartiere.

Il dolore per la perdita di Damon l’aveva completamente distrutta. Stefan cercò di farla alzare, di riportarla in casa ma lei non ne voleva sapere.

-Lasciami andare!- gridava spingendo le mani di Stefan.

Né Stefan né Alaric sapevano come comportarsi. Sembrava che niente avrebbe potuto sanare la ferita inferta al cuore di Elena. Alzarono lo sguardo guardando verso l’orizzonte, dove Damon era scomparso. E rimasero lì, sotto la pioggia battente fra le urla lancinanti di Elena che non voleva rassegnarsi alla perdita dell’amato Damon.
 

N.B:
Non odiatemi, per favore ahahah posso spiegarvi tutto. Allora Damon è andato via comunque, nonostante Elena gli abbia esplicitamente detto che lo amasse per svariati motivi che poi vi spiegherò nel prossimo capitolo. Sicuramente la sorpresa è Elena, che ha finalmente capito che senza Damon non può vivere, e non starà con le mani in mano. Adesso che Stefan è libero, sappiamo benissimo di avere una possibilità per uccidere Klaus definitivamente...Elijah e la sua famiglia ;) Aspetto di sapere cosa ne pensate di questo capitolo, se non vi è piaciuto qualcosa ditelo apertamente.

P.S: i nomi che ho utilizzato nei flashback (la domestica e la madre) sono puramente inventati. Baci.

Francy.

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Capitolo 9
*** Six billion souls, and sometimes.. all you need is one. ***


- Capitolo 9 -

Breve premessa:
Ragazzi vi chiedo anticipatamente perdono per questo capitolo..
Non è scritto molto bene, ne sono perfettamente consapevole..
Ultimamente devo sforzarmi molto per scrivere qualcosa di discreto :(
Spero comunque che vi piaccia..
Buona lettura.

Francy.
 

Seduta sulla poltrona di Casa Salvatore, Elena stringeva fra le mani un tazza di latte caldo. Il suo viso era illuminato dalle fiamme che ardevano con crescente vigore e che divoravano la legna del caminetto, fino a ridurla in polvere. Il suo sguardo vuoto era puntato sul contenuto della tazzina, che però non aveva il coraggio di ingerire. I suoi vestiti umidi, aderivano perfettamente con le sue esili forme e i suoi capelli ancora bagnati, adornavano un viso stremato e privo di emozioni. Era come se una parte di Elena fosse morta. Come se una porzione considerevole del suo cuore, dei suoi sentimenti, della sua personalità, fossero stati strappati brutalmente dal suo corpo per inseguire Damon nel suo lungo viaggio verso l’oscuro mondo in cui si stava addentrando.

-Avanti Elena, devi berlo o ti ammalerai...-

Stefan si era preoccupato di ricoprirle le spalle con un plaid di lana. Ma Elena scosse la testa, in segno di dissenso.

-Non voglio nulla...- disse.

Per la prima volta in tutta la sua vita, le parole coincidevano perfettamente con il suo stato d’animo. Non voleva nulla, a parte che Damon fosse lì insieme a lei, al sicuro dalle tenebre che volevano cancellare tutti i ricordi più belli legati alla sua umanità ritrovata, protetto dall’amore che Elena sarebbe finalmente stata in grado di  donargli. Come aveva potuto non rendersi conto prima di quanto Damon fosse perfetto per lei? Di come grazie a lui era riuscita a crescere, cambiare, a diventare una donna, in grado di prendere decisioni accettando le conseguenze delle proprie scelte. Certo, Damon non era perfetto. Commetteva errori, molti errori...e il più delle volte non riusciva neanche a rendersene conto. Era testardo, orgoglioso, presuntuoso, permaloso, arrogante...avrebbe avuto una lunga lista di difetti da elencare. Ma ai suoi occhi svanivano tutti quando stavano insieme. Come se Elena riuscisse a leggere perfettamente nel cuore di Damon le debolezze che tentava inutilmente di nasconderle. Riusciva a vedere ben oltre la maschera che Damon indossava per eclissare se stesso, per apparire forte e determinato, quando invece era solo insicuro e terrorizzato dai sentimenti che cominciava a nutrire per le persone che gli stavano intorno. Con lei riusciva ad esternare il vero Damon, quello stesso Damon che era sempre stato alla ricerca di qualcuno che lo amasse con tutto se stesso, che lo accettasse così com’era, pregi e difetti inclusi.

-Mi dispiace Elena, avrei dovuto fare qualcosa, oppormi maggiormente...invece ho lasciato che facesse di testa sua e...-

-Non importa...- Elena interruppe Alaric -Sappiamo entrambi che quando Damon si mette in testa qualcosa, niente e nessuno può fargli cambiare idea....lui è fatto così....-

-In realtà è tutta colpa mia! Sarei dovuto rimanere io con Klaus, lui non doveva intromettersi...-

Stefan si alzò dandogli le spalle. Era arrabbiato con se stesso...si era accorto che Elena cominciava a nutrire dei sentimenti abbastanza forti nei confronti di Damon. Ormai era evidente che si fosse innamorata.

-Non dire sciocchezze Stefan, Damon avrebbe fatto qualsiasi cosa per salvarti...sò che forse ti sembrerà incredibile, ma lui ti vuole bene...esattamente come tu ne vuoi a lui...solo che non lo dimostra molto spesso...-

-Si ma non è un buon motivo per rovinarsi la vita...lui ha sempre sacrificato tutto per colpa mia...forse non ha mai voluto farmelo pesare, ma mi ha sempre ritenuto responsabile della morta di nostra madre...io non l’ho mai conosciuta ma, Damon era attaccatissimo a lei. Credo che il suo odio nei miei confronti, sia scaturito da lì, e poi si sia rafforzato con il passare del tempo, dopo che l’ho condannato a vivere questa vita da mostro assassino.-

-Ti prego Stefan, smettila di rivangare il passato. Mettici una pietra sopra, se fosse come dici tu, adesso Damon sarebbe stato felice di essersi liberato di te...invece si sentiva in colpa, voleva proteggerti.-

-Si sentiva in colpa perché non poteva amarti liberamente come voleva...-

Alaric abbasso lo sguardo, mentre nella stanza cominciò ad aleggiare un silenzio assordante. La discussione stava prendendo una piega decisamente inaspettata, e sembrava irritare parecchio Stefan.

-Non è di questo che stavamo parlando...-

-No? Allora come spieghi questa reazione? Ti sei vista Elena? Tu sei distrutta! Hai perso la tua solarità, la tua allegria il tuo sorriso...l’ultima volta che ti ho vista così è stato...è stato quando hai perso i tuoi genitori nell’incidente stradale.-

-Cosa vuoi che faccia? Che mi metta a festeggiare?  Che mi metta a brindare per la dipartita di Damon? E questo che vuoi?-

-No, voglio che tu sia completamente sincera e onesta! L’hai detto tu stessa prima...tu lo ami! Lo ami come io amo te...con l’unica differenza che anche lui ti ama.... altrimenti non ti saresti concessa completamente a lui come hai fatto.-

Elena sospirò, coprendosi il viso con le mani.

-Ti prego basta, basta, basta! Non ce la faccio più, lasciatemi in pace!-

Si alzò dalla poltrona correndo verso la porta per tornare a casa. Era stanca, voleva stare da sola con i suoi pensieri, voleva staccare la spina e mettere in stand bye il suo mondo, almeno fino a quando la sua mente avrebbe ritrovato la lucidità di un tempo. Stefan la raggiunse velocemente, stringendole i polsi con forza e sbattendola contro la parete. La sua presa le bloccava il flusso sanguigno, le stava facendo male.

-Stefan lasciami, mi fai male!-

Elena si accorse ben presto che la persona che si trovava di fronte non era più lo Stefan che conosceva. I suoi occhi erano rossi, la pelle raggrinzita, i canini in bella mostra. Cercò in tutti i modi di scappare, ma la potenza di Stefan era di gran lunga superiore alla sua.

-Stefan no!!-

Urlò, appiattendo il corpo sulla parete per allontanarsi da lui che si avvicinava minacciosamente, puntando dritto alla gola. Alaric cercò di intervenire ma Stefan lo spinse con forza contro il mobiletto dell’ingresso, perdendo conoscenza. Poi afferrò i capelli di Elena dalla radice, costringendola ad inarcare indietro il capo e ad esporre la gola. Ignorando le urla di dolore della ragazza, introdusse i canini dentro la pelle con decisione, dilaniando la prima vena disponibile e nutrendosi con avidità del suo sangue. Più Elena cercava di opporsi, spingendo le mani sulle spalle di Stefan, più il dolore del morso diveniva insostenibile. Inutili furono le sue proteste per cercare di risvegliare in qualche modo la coscienza di Stefan, succube del mostro che le squarciava la gola. Le sue forze la stavano lentamente abbandonando, la sua vista divenne sfogata, i suoi sensi non riuscivano più a percepire nulla. E alla fine si arrese. Il suo corpo non riuscì a sostenere quel supplizio e perse i sensi.

***

Damon aveva ormai raggiunto la meta, se così poteva essere definita. Rimase sorpreso dell'accampamento creato fra i boschi, in cui si era stabilito Klaus. Era abbastanza distante dalla città, un nascondiglio perfetto per la colonia di vampiri che aveva radunato. Ogni vampiro era provvisto di una tenda spaziosa e piena di ogni comfort. Mentre s'incamminava fra la fitta vegetazione si guardava intorno, cercando di scorgere tutti i particolare che i suoi accentuati sensi visivi riuscivano a registrare. Una tenda maestosa sembrava arredata come una comune sala da pranzo. Le portate? Ragazze soggiogate che offrivano le loro vene per sfamare i predatori più perfidi. Damon rimase sconvolto dalla crudeltà che albergava in quel luogo.

-Damon, ti stavamo aspettando.-

La voce di Klaus lo ridestò dalle scene abominevoli alla quale stava assistendo.

-Sei un uomo d'onore, devo ammetterlo. Hai adempito all'accordo prestabilito. Sono sorpreso, pensavo volersi fregarmi.-

Klaus continuava a scrutarlo, girandogli attorno, fino a quando arrestò la sua camminata di fronte al suo volto. Un sorriso inquietante si insinuo sul suo viso.

-Lascia che ti spieghi come funziona quì da noi.-

Damon lo seguì silenziosamente mentre s'inoltrarono all'interno della tenda che aveva intravisto in precedenza. Al suo interno corpi senza vita di giovani donne erano addossati l'uno sull'altro, con la pelle dilaniata da morsi profondi. Il disgusto di Damon per tale visione era palesemente visibile dall'espressione che aveva assunto. Altre ragazze stavano offrendo, con una naturalezza fuori dal comune, i loro polsi alle fauci dei vampiri.

-Questa è la sala da pranzo comune, ci piace condividere il pasto in compagnia... tuo fratello faceva delle brutte indigestioni avvolte, sai? Ad ogni modo...- schioccò le dita ed una ragazza si affrettò a raggiungerlo. -dopo questo lungo viaggio sarai affamato, se vuoi favorire Michelle sarà molto felice di offrirsi volontaria, non e vero mia cara?-

La biondina sorrise e allungò un braccio esponendo il palmo della mano.

-Prego, è tutta tua, non fare complimenti.-
 
-In verità...- disse alzando lo sguardo verso Klaus -sono esausto...credo che la cena possa aspettare...potresti indicarmi la mia tenda? Vorrei riposare.-
 
-Certamente- Klaus poggiò una mano sulla spalla di Damon -devi recuperare le forze! Stanotte c'è la grande festa.-
 
-Woah, adoro i party.- rispose con un marcato sorriso ironico.
 
-Oh, sono sicuro che questo ti piacerà particolarmente.- aggiunse Klaus evidenziando quell’ultima affermazione con particolare enfasi.
 
Damon aveva ben capito che quella “festa” sarebbe stata insolita almeno come una sala da pranzo allestita per vampiri psicologicamente instabili. Beh, prima si sarebbe abituato, meglio sarebbe stato, pensò. Dopo aver finalmente raggiunto la sua nuova "dimora", Damon si sdraiò sul lettino traballante e parecchio scomodo. Sospirando, si guardò attorno. Sembrava che non fosse l'unico ad alloggiare in quella tenda. Voltato di spalle, il suo coinquilino stava già dormendo...o almeno così sembrava.  Eppure quei capelli ricci li aveva già visti. Gli ricordavano qualcuno...sembravano così simili a quelli di...
 
-Elena?- suggerì la voce che stava leggendo nei suoi pensieri.
 
Damon rimase spiazzato, anche la voce era uguale a quella della donna tanto amata. Spalancò gli occhi non appena realizzò di chi si trattasse. Katherine si voltò sedendosi sul letto e scoprendo di proposito le gambe sotto lo sguardo estasiato di Damon.
 
-Che bella sorpresa, prima Stefan, adesso tu. Mi piace condividere il mio letto con entrambi, proprio come ai vecchi tempi.-
 
-Che ci fai quì? Tu eri...
 
-Fuggita?-
 
-Avevi detto che saresti scappata il più lontano possibile.-
 
Katherine sbuffò, passandosi una mano fra i capelli.
 
-Lo sò. Ma poi Klaus mi ha trovava. Lui vuole che io paghi per essermi trasformata in vampira impedendo così che il sacrificio si adempisse 500 anni fà...e bla bla bla...Non è noioso? Devo restare quì a pugnalarmi, fino a quando soddisfatto, non decida di dedicarsi ad altro.-
 
Damon si ridistese sul materasso. Ci mancava solo lei, pensò infastidito.
 
-Oh, avanti Damon! Un tempo la mia compagnia ti allettava molto di più.- disse fingendo indifferenza e arrotolando una ciocca di capelli su un dito.
 
-Hai detto bene, un tempo...ora le cose sono molto diverse.-
 
-Perché? Perché ti sei innamorato di Elena? Oh, a proposito, si è già lasciata consolare? Scommetto che ha fatto la difficile...-
 
Damon la fulminò con lo sguardo.
 
-Che c'è, volevo solo sapere gli sviluppi del nuovo triangolo amoroso.-
 
-E io vorrei che chiudessi il becco. Sono stanco e vorrei dormire.-
 
-Hai ragione. Insomma, anche Stefan dormiva di giorno ma di notte devo dire che si dava parecchio da fare- sottolineò con fare provocatorio quella frase.
 
-Come scusa?-
 
-Come se non lo sapessi.-
 
Katherine si liberò definitivamente delle lenzuola che coprivano i suoi sensuali indumenti intimi, scoprendo così il corpo sinuoso e prosperoso.
 
-Aspetta tu e Stefan...-
 
-Esatto! È stato bellissimo riprendere ciò che avevamo lasciato in sospeso in passato... ma tu non sembri esserne contento come lui... Insomma mi sarei aspettata la bocca spalancata e un'espressione da ebete alla vista di tutto questo ben di Dio.- disse accarezzandosi una gamba.
 
Damon ruotò gli occhi annoiato, prima di voltarsi di fianco e donargli le spalle. Katherine, risentita da quelle mancanze di attenzioni, si ricoprì voltandosi dall'altro lato. Entrambi si ignoravano a vicenda. Damon però non riusciva a chiudere occhio. Stefan aveva tradito Elena con Katherine... Come aveva potuto farle una cosa simile!? Una rabbia improvvisa lo assalì. Strinse i pugni e respiro a fondo cercando di calmarsi. Il solo pensiero di Stefan che se la spassava a letto con Katherine mentre Elena aveva sofferto terribilmente per la sua assenza lo faceva infuriare. E in più aveva osato profanare la notte d'amore che avevano passato insieme. Quella notte in cui le loro anime si erano congiunte esplodendo in un vortice di passione. Quella notte in cui si era sentito di nuovo vivo, nonostante fosse morto da tempo. Chissà cosa stava facendo adesso la sua dolce Elena. Se si era ripresa, se la presenza di Stefan fosse riuscito a lenire in qualche modo il dolore che involontariamente le aveva inferto. In qualche modo, i pensieri rivolti ad Elena erano riusciti a calmarlo. Il suo profumo, le sue carezze, i suoi occhietti vispi, e quel sorriso che illuminava la sua giornata, erano ben impressi nella sua mente. Dio quanto le mancava. Come sarebbe riuscito a resistere per sempre senza di lei? Sarebbe riuscito a sopravvivere? Mentre si rigirava nel letto, i suoi muscoli rilassati, si lasciarono definitivamente andare sul materasso, le sue palpebre si abbassarono lentamente,  e la sua mente riuscì ad estraniarsi da tutto ciò che lo circondava. In pochi secondi, il suo intero universo venne risucchiato da una forza sconosciuta e Morfeo lo accolse fra le sue possenti braccia.
 

***

Gli occhi di Alaric faticarono a riaprirsi... Impiegarono diversi minuti prima di riuscire ad offrirgli una visuale nitida di ciò che gli stava intorno. Si accorse che i suoi muscoli indolenziti richiamavano qualcosa di morbido. Non era disteso sul suo letto...ma bensì sul pavimento. Riuscì a percepire le fredde assi di legno, quando le sue mani fecero pressione su di esse per rialzarsi.  Finalmente, dopo diversi tentativi miseramente falliti, riuscì a ricavare la giusta dose di forza per alzare il torace.  Sentì del sangue scivolare lungo la guancia, mentre, contemporaneamente, portò le dita sulla tempia ferita che prese a massaggiare con vigore. Cos’era successo? Non ricordava nulla....solo la partenza di Damon.... la pioggia e... e delle urla. Allungando una mano, riuscì ad aggrapparsi all’angolo del mobiletto contro il quale aveva urtato, sollevandosi e barcollando. Dopo aver ristabilito l’equilibrio, si diresse in salotto.
 
-C’è nessuno? Stefan? Elena?- nessuna risposta.
 
Ritornò immediatamente al punto di partenza, cercando di ricostruire quello che era avvenuto, di mettere insieme i tasselli del puzzle per risolvere l’arcano mistero. Il pavimento era cosparso di sangue che risaliva lungo gli scalini. Urla, sangue, Elena, Stefan. Il quadro era al completo. Adesso finalmente ricordava quello che era accaduto. Stefan aveva perso il controllo aggredendo Elena. Ma dov'erano finiti? E come stava Elena? Seguendo le tracce lasciate, si ritrovò al piano superiore. La scia di sangue proseguiva fino alla camera di Stefan. Il più silenziosamente possibile aprì la porta, cercando di non farsi sentire. La scena che si ritrovò davanti era agghiacciante. Elena era distesa sul letto, completamente ricoperta di sangue. Impulsivamente s'inoltrò nella stanza, e le sollevò la testa con una mano.
 
-Elena? Elena mi sentì?- la ragazza non dava cenno di vita.
 
Alaric preoccupato le voltò una mano poggiando il pollice sul polso per constatare che il flusso sanguigno fosse ancora in movimento e che il cuore pulsasse ancora. Era viva.
 
-Dio, ti ringrazio.- disse quasi sollevato.
 
C'era poco da rallegrarsi, era pur sempre in pessime condizioni, pensò.
 
-Io non volevo farle del male...te lo giuro.- una voce alle sue spalle gli gelò il respiro in gola.
 
Voltandosi riconobbe una figura rannichiata in un angolo, accanto l'enorme armadio. Stefan tremava come un bambino, un bambino spaventato. Aveva portato le ginocchia al petto, stringendole con le mani. Grosse lacrime solcavano il suo viso, scivolando sulle labbra ancora ricoperte di sangue.
 
-Non sò cosa mi sia successo, ho perso il controllo...avevo fame, tanta fame...e il suo sangue era così delizioso...- l'alquanto accentuato nervosismo di Stefan intimoriva Alaric.
 
Se solo avesse fatto un passo falso, sarebbe di certo divenuto un perfetto digestivo per il vampiro. Doveva cercare di calmarlo, di riportarlo a ragionare lucidamente.
 
-Va tutto bene Stefan, non l'hai uccisa, è viva...é indebolita. Dev'essere portata all'ospedale, lo capisci?-
 
Stefan alzò i suoi occhioni verdi puntandoli dritti sulla figura di Elena.
 
-No...non ne ha bisogno...le ho dato una piccola quantità del mio sangue...si riprenderà...-
 
Alaric s’irrigidì dopo quell’affermazione . E se Stefan l'avesse uccisa con in circolo il suo sangue? Questo significava che Elena sarebbe diventata...NO! Non poteva, non doveva succedere. Era un'ipotesi da non escludere, ma che non poteva essere presa in considerazione.
 
-Stefan tu ti sei fermato in tempo vero?-
 
-Io...non lo sò, non lo ricordo. Ricordo solo che più mi nutrivo del suo sangue più lo desideravo...-
 
Alaric era terrorizzato. Doveva aspettare che Elena si risvegliasse per constatare che...non fosse nella fase transitiva. Se così fosse, non se lo sarebbe mai perdonato. Era solo un ragazzina, aveva un'intera vita davanti. E lui aveva permesso che questo accadesse, non era riuscito a proteggerla. Che razza di tutore era! Non era in grado neanche di evitare che qualcuno le facesse del male. Se solo ci fosse stato Damon...tutto questo non sarebbe successo. Perché quando aveva bisogno di lui non c'era mai?
 
-Ascolta Stefan, tu devi calmarti, tra poco Elena si sveglierà, starà bene...vedrai.-
 
Qualcosa balenò negli occhi di Stefan, come un guizzo rosso. In pochi istanti Alaric si ritrovò contro il muro, con la mano di Stefan stretta al collo. Non riusciva a respirare, cercò di liberarsi spingendo le mani sulle braccia tese di Stefan, ma niente riusciva a placare l'ira del vampiro. D'improvviso Stefan lo rilasciò, spalancando occhi e bocca. E poi si accasciò a terra, con una siringa conficcata sulla schiena. Elena era in piedi di fronte all'uomo, gli occhi lucidi, le occhiaie particolarmente evidenziate, del sangue che ancora scivolava lungo i vestiti. Alaric la guardò negli occhi qualche secondo mentre riprendeva fiato. Quello sguardo debole e impaurito l'avrebbe riconosciuto ovunque. Era Elena. La piccola e coraggiosa Elena. Non era morta. Non era un vampiro. Era viva. E l'aveva salvato. I suoi piccoli singhiozzi con il trascorrere dei minuti divennero più marcati, trasformandosi in un pianto liberatorio mentre si gettò fra le braccia dell'uomo, stringendosi forte a lui. Alaric cercò di tranquillizzarla, di calmarla. Ma la ragazza era in preda a una crisi. Aveva subito troppo in pochissimi giorni. Quella era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso. Alaric lasciò che si sfogasse poi l'aiuto a sedersi sul letto.
 
-Devo rinchiudere Stefan nei sotterranei, altrimenti non solo noi, ma l'intera Mystic Fall's sarà in pericolo.-
 
Elena trovo la forza di sussurrare qualcosa in segno d'accordo, poi, mentre il tutore trascinava il corpo fuori dalla stanza aggiunse:
 
-Ho bisogno di Damon, ti prego aiutami a ritrovarlo.-
 
-Quando ti sentirai meglio, partiremo insieme per cercarlo, ma per adesso, devi pensare solo a riprenderti.-
 
Elena si sforzò di sorridere, ma non riusciva neanche ad alzare gli angoli della bocca. Alaric rinchiuse Stefan nei sotterranei, poi la raggiunse per accertarsi sul suo attuale stato di salute.
 
-Ehy, come ti senti?-
 
Elena sfiorò la gola con le dita
 
-Mi fà male...-
 
-Lo vedo, è ridotta piuttosto male. È meglio che andiamo in ospedale, forse hai bisogno di qualche punto, la pelle è troppo lacerata...-
 
-No, ti prego non voglio andare in ospedale. Disinfettiamola! A casa ho la cassetta del pronto soccorso. Jenna le teneva conservata, in caso di evenienza...-
 
-No Elena, dobbiamo andare in ospedale, non possiamo prenderla alla leggera..ho già lasciato che ti riducesse così, non posso permettermi di commettere un'altro errore...se dovessi peggiorare, se dovesse accaderti qualcosa...hai ancora il sangue di Stefan in circolazione...potresti trasformarti in vampiro...-
 
-Non succederà! Adesso mi riaccompagni a casa, chiamerò Caroline e Bonnie e sarò al sicuro. Disinfetterò la ferita e riposerò tutta la notte. Domani il mio organismo avrà già smaltito il sangue superfluo...starò bene..- disse poggiando una mano su quella di Alaric -..ho ancora te al mio fianco.-
 
-Me? Non sono stato in grado neanche di evitarti questa tortura...ho lasciato che Jenna morisse...sono inutile...-
 
-No, non è vero! Sei stato un tutore perfetto, se avessi dovuto scegliere qualcuno a cui affidare la mia vita e quella di Jeremy saresti stato proprio tu. Non avrei potuto desiderare di meglio. Sei come...un padre per me.-
 
Quelle parole avevano sortito il loro effetto. Alaric era visibilmente emozionato.
 
-Non sai quanto significhi per me quello che hai appena detto..-
 
Elena sorrise abbracciandolo, ma un mancamento la colse alla sprovvista e Alaric si ritrovò a doverla sorreggere fra le sue braccia.
 
-Ti prego, accompagnami a casa.- riuscì a sussurrare debolmente.
 
Alaric esaudì il suo desiderio. Infondo non poteva costringerla a fare qualcosa che non voleva. Era maggiorenne e doveva decidere lei cosa era meglio per sé stessa. La condusse a casa, depositando il corpo sul letto ancora disfatto. Jeremy, vedendola in quelle condizioni, si alterò parecchio e, mentre uscivano dalla stanza, diede libero sfogo alla sua rabbia.
 
-Guarda come l’ha ridotta! Giuro che gli pianto un paletto dritto nel cuore.-
 
-Sta calmo...- aggiunse Alaric sottovoce, chiudendo la porta della stanza di Elena -  ora come ora non saresti in grado di fare nulla. Ti spezzerebbe la spina dorsale ancora prima che tu riuscissi a muovere un solo passo...-
 
-Non m’importa! E’ mia sorella, non permetterò a nessuno di farle del male.-
 
Alaric lo trattenne poggiando una mano sul suo braccio, mentre Jeremy infuriato, stava scendendo le scale pronto a dirigersi verso morte certa.
 
-Tu non ti muovi di qui, chiaro? Non hai idea di quello che è in grado di fare Stefan... io e tua sorella siamo vivi per miracolo. Se sei arrabbiato, sfogati parlandone, la violenza non servirà a nulla e in più non nè usciresti vivo in uno scontro diretto con Stefan.-
 
Jeremy cercò di sbollire la rabbia accumulata, scendendo al piano inferiore e parlando con Alaric su come avrebbero dovuto agire con Stefan.
 
-Non ne ho la più pallida idea...- disse Alaric -credo che abbia bisogno di disintossicare il proprio corpo dall’abuso di sangue umano...ha bisogno di tutto l’aiuto possibile...-
 
Proprio in quel momento qualcuno bussò alla porta. Caroline e Bonnie entrarono in casa visibilmente preoccupate.
 
-Dov’è Elena, come sta?- chiese immediatamente Caroline raggiungendo Alaric in cucina.
 
-Sta meglio...è nella sua stanza, lasciatela dormire...deve recuperare le forze.-
 
Bonnie raggiunse Jeremy accarezzandogli una guancia.
 
-Dai sta tranquillo, Elena è forte! Sono sicura che domani sarà in ottima forma.-
-Ma com'è possibile che Stefan abbia perso il controllo così, sopratutto con Elena?...dice di amarla ma poi ha quasi rischiato di ucciderla...-
 
-Beh,- s'intromise Caroline -guarda che non è facile controllare i propri istinti. Ci vuole molto, molto tempo prima di riuscire a creare una sorta di tolleranza al sangue umano, e anche in quel caso non puoi mai esserne del tutto certo. Voi non sapete cosa voglia dire essere un vampiro. Io invece lo sò perfettamente..-
 
-Ma da che parte stai?-
 
-Non sto dalla parte di nessuno. Io voglio bene ad entrambi, e nessuno è colpevole. Sono entrambi delle vittime. Stefan del suo essere, e Elena del predatore. Ma io sono sicura che possiamo aiutare Stefan. Ci sono riuscita io, a gestire la mia nuova natura, anche lui imparerà di nuovo a controllarsi. Fidati...sono sicura che può farcela.-
 
-Quindi saresti disposta a correre il rischio di essere uccisa?-
 
-L'ho già fatto con Tyler, non vedo perché non dovrei farlo con Stefan...-
 
Caroline era determinata più che mai. Stefan era stato l'unico a prendersi cura di lei quando era fuori controllo, quando non sapeva su chi poter fare affidamento, quando era impaurita. Lui c'era stato per lei e adesso lei non poteva negargli il suo sostegno.
 
-Ragazzi calmatevi, non abbiamo bisogno di ulteriori tensioni fra di noi.-
 
-Bonnie ha ragione. Dobbiamo essere uniti.- aggiunse Alaric.
 
Caroline pose fine a quella discussione.
 
-Vado a vedere come sta Elena...- disse, e poi si allontanò dal gruppo.
 
-Aspettami...vengo con te!- Bonnie le corse dietro scomparendo dalla cucina.
 
Alaric guardò Jeremy.
 
-Dovresti chiederle scusa. Hai esagerato. Caroline voleva solo essere d'aiuto.-
 
-Ah perfetto, quindi è colpa mia se voglio difendere mia sorella invece di un completo estraneo?-
 
Senza attendere la risposta, anche Jeremy uscì risentito dalla sala da pranzo, chiudendosi in camera sua. Inutili furono i richiami di Alaric.
 
Che situazione incresciosa, pensò tutto questo poteva benissimo essere evitato se solo ci fosse stato Damon...
 

***

Damon venne risvegliato dai lamenti provenienti al di fuori della tenda. Aveva dormito tutta l’intera mattinata, risvegliandosi nel tardo pomeriggio. Il sole era ormai tramontato, e il cielo si stava apprestando a riempirsi di stelle. Quando si voltò sul letto, Katherine non era più accanto a lui. Era sparita. Altre urla ridestarono la sua concentrazione. Uscì dalla tenda per controllare cosa stesse accadendo. Una donna insieme ai propri figli, erano circondati da un gruppo ristretto di vampiri, pronti ad attaccarli. Uno di loro si avventò sul più piccolo, un ragazzino di appena 8 anni. Damon d’impulso si precipitò davanti al ragazzo, scaraventando il vampiro contro un albero. Il vampiro si rialzò immediatamente, scagliandosi a velocità su chi si era permesso di umiliarlo di fronte a tutti. Damon riuscì ad evitarlo, poi lo prese per un braccio, girando dietro la sua schiena e sbattendogli il viso con forza verso il suolo polveroso. Quello che era ritenuto il braccio destro di Klaus,era appena stato sottomesso dal nuovo arrivato. Gli altri vampiri indietreggiarono, timorosi di fare la stessa fine.
 
-Scappate, forza!- disse Damon, rivolto ai ragazzi.
 
I bambini cercarono di aiutare la madre a rialzarsi, ma la donna non riusciva a reggersi in piedi. Quei vampiri l’avevano brutalmente picchiata e adesso si trascinava con forza con le mani.
 
-Andate via, correte il più lontano possibile...- disse la madre accasciandosi definitivamente al suolo.
 
I figli non avevano alcun intenzione di lasciare la madre. Piangevano e cercavano di sollecitarla ad alzarsi. Distratto da quella scena, il vampiro riuscì a liberarsi dalla stretta di Damon e a capovolgere la situazione. Damon sentiva le sue mani esercitare un’elevata pressione sulla gola, impedendo quindi alla bocca di inalare l’aria di cui i suoi polmoni avevano bisogno. Il suo volto assunse un colorito sempre più acceso, la sua forza si dimezzò di parecchio. Riusciva indistintamente a sentire i compagni incitarlo a farla finita. E poi improvvisamente il vampiro si tirò indietro. Damon cominciò a tossire, inspirando a fatica l’ossigeno presente nell’aria. Scostando leggermente lo sguardo, riuscì a notare una figura eretta di fronte a lui. Klaus gli porse una mano, aiutandolo a rialzarsi.
 
-Si è messo in mezzo.- si giustificò immediatamente il vampiro. -Stava facendo scappare la nostra cena.-
 
Klaus voltò di poco il capo.
 
-E a quanto pare ci è riuscito.- disse.
 
I bambini erano fuggiti, ma la madre era ancora distesa a terra semi-cosciente.
 
-Vedi? E’ lui che merita di essere ucciso.-
 
-Calma, calma.- riprese Klaus, mostrando un sorriso macabro -abbiamo ancora la portata principale. Credo che sia giusto, che il nuovo arrivato cominci a capire come funziona quì da noi.- si rivolse verso Damon  -tu non devi fare l’eroe...devi solo...ucciderla! Quella donna è stata condotta con l’inganno verso il nostro covo, ricordi la festa? Consiste nell’uccidere chiunque ci capiti a tiro, uomo, donna, vecchi e ... bambini! Soprattutto bambini! Non devi avere pietà di nessuno. Ed meglio che cominci ad esercitarti. Perciò...prego, a te l’onore.-
 
Damon non mosse un solo passo.
 
-Cosa dovrei fare, ucciderla? Divorarla? Strapparle la carne e nutrirmi del suo sangue fino a quando il suo cuore cesserà di battere?-
 
Klaus sorrise.
 
-Esattamente.-
 
-Non ho intenzione di farlo.-
 
-Oh beh, ma non è una richiesta. E’ un ordine... Ti ricordo che sei tu che hai scambiato la tua libertà con quella di tuo fratello. Adesso devi fare tutto quello che ti dico. Altrimenti non ci penso due volte a strapparti il cuore dal petto. Sono piuttosto bravo in questo sai? Mi esercito da secoli.-
 
-Puoi fare quello che vuoi, se mi uccidi mi farai solo un favore.-
 
Il volto di Klaus divenne improvvisamente serio. Con un segno del capo indicò al vampiro di portare la donna da lui. Il predatore la sollevo da terra, incurante dei suoi lamenti, lasciandola ricadere sotto i piedi di Damon. La donna in ginocchio guardò Damon implorando pietà. Klaus si abbassò, e infilò le unghie nella carne della donna che prese a sanguinare.
 
-Per favore, lasciatemi andare!- urlava la donna piangendo.
 
Poi la sollevo dal suolo avvicinando la gola ferita alle labbra di Damon.
 
-Avanti, non lo senti anche tu? Quella voglia di infilare i denti fra sua pelle, di strappare la carne, di sentirla gemere mentre risucchi via una notevole quantità di quel liquido denso e caldo che ti manda in estasi. Puoi farlo, adesso...-
 
Klaus con voce suadente ero riuscito a far focalizzare l’attenzione del ragazzo sulla ferita sanguinante. Damon fissava le gocce si sangue che scivolavano sulla candida pelle, infilandosi sotto il pullover. Senza rendersi conto, quasi ipnotizzato avvicinò le labbra alla gola, poggiandole sul sangue che affioriva dal taglio. Con la lingua riuscì ad assaporare il caldo liquido, lo assaporò a lungo. Poi con una scatto repentino, avvolse una mano dietro la nuca della donna e inoltrò i canini all’interno della gola nutrendosi del suo sangue fino a quando la vittima smise di ribellarsi, perse i sensi, e scivolò a terra sorretta dalle braccia di Damon che non aveva nessuna intenzione di lasciarla andare. Klaus sorrise soddisfatto. Aveva finalmente portato Damon alla riscoperta del suo lato oscuro. Adesso sarebbe stato tutto più semplice, e niente e nessuno avrebbe potuto fermare la sua scalata verso la conquista del mondo insieme ai suoi vampiri diurni.
 
-Lo spettacolo è finito, andate tutti a cercarvi una nuova preda!- aggiunse poi ritirandosi nella sua tenda.
 
La folla si dileguò nella foresta alla ricerca di una vittima in grado di sfamare il loro impellente bisogno di sangue. Damon riuscì finalmente ad allontanare il viso dalla gola della donna. Il sangue scivolava sul suo mento, ricadendo sul corpo senza vita della donna. In preda ai sensi di colpa si allontanò dalla povera vittima, scivolando diverse volte sul terriccio. Le lacrime inondavano il suo viso,mentre affondava le unghie sulla terra. Era stato debole, non era riuscito a resistere. E adesso il senso di colpa di aver strappato a quelle piccole creature la propria madre, gli stavano logorando l’anima. Sapeva cosa volesse dire perdere la propria madre, dover crescere senza l’affetto materno. Ed era la sensazione più brutta del mondo. Adesso chi si sarebbe preso cura di quei piccoli bambini, chi li avrebbe confortati, coccolati, amati. Perché, perché aveva permesso a quel mostro di avere il sopravvento. Alzò lo sguardo verso la mezza luna che, maestosa, si inalzava lentamente nel cielo. Ricordava ancora l’ultima volta che l’aveva ammirata, l’ultima volta che ne aveva contemplato la bellezza insieme ad Elena. Chissà se lei adesso lo stava pensando. Se anche lei la stava guardando...
 
 
Elena si era risvegliata con accanto le amiche, Caroline e Bonnie, che si erano assopite. Si alzò lasciando che i loro corpi si adagiassero meglio sul materasso, lasciando loro lo spazio necessario per riuscire a riposare meglio. Ormai aveva recuperato un po’ di forze e si avvicinò alla finestra scostando la tenda.
 
Se dovesse succedermi qualcosa, ricordati che io sarò sempre con te, ti basterà guardare la luna per sentirmi vicino, perché in qualsiasi posto o dimensione ultraterrena sarò puoi star certa che anche io la starò osservando, e starò pensando a te..

Le parole di Damon riecheggiavano nella mente di Elena alla vista di quella splendida mezzaluna, che imponente, splendeva nel cielo nero cosparso di piccole stelle.

In questo momento ci sono 6.470.818.671 di persone nel mondo.
Qualcuno ha paura. Qualcuno è tornato a casa. Altri mentono per superare la giornata.
Altri stanno affrontando una verità. Alcuni uomini sono cattivi e fanno la guerra ai buoni.
Altri sono buoni e lottano contro il male.
Sei miliardi di persone nel mondo.
Sei miliardi di anime.
E qualche volta... te ne serve UNA sola."


One Tree Hill;

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Capitolo 10
*** I need you, now. ***


FlashBack
Mystic Fall’s, 1852.

-Aspettami, voglio venire con te!-

Il piccolo Stefan Salvatore, stava scendendo a piccoli passi, le rampe di scale della vecchia tenuta dei Salvatore, stringendo le gracili dita sul passamano di marmo, corroso dalla pioggia, per paura di perdere l'equilibrio. Qualche volta, alzava lo sguardo per constatare che Damon non si fosse allontanato troppo dal suo campo visivo. Munendosi di un insolito coraggio, saltò l'ultimo gradino, atterrando con estrema destrezza. Lo stesso Stefan si voltò indietro incredulo per quello che era riuscito a fare, per poi proseguire spedito verso il giardino che Damon stava attraversando di corsa. Perché poi stesse fuggendo, non era ancora riuscito a capirlo. Sapeva solo che voleva raggiungerlo per capire cosa avesse in mente. Lo inseguì, per tutto il tragitto senza perderlo mai di vista, nonostante la distanza fra i due sembrasse abissale. Una volta raggiunta la scuderia, Damon s'intrufolò all'interno e si nascose dietro un cumulo di fieno. Stefan arrestò la corsa proprio davanti quell'enorme casa di legno, dal quale fuoriusciva un odore particolarmente sgradevole. Aveva ancora il fiatone quando con forza, cercò di spostare le assi di legno che erano adagiate all'ingresso.

Chissà chi ci viveva dentro, pensò Stefan.

Trude gli aveva sempre proibito di oltrepassare quella soglia, ma non era mai riuscita a dargli una spiegazione plausibile e del tutto concreta del perché quella struttura fosse così pericolosa. Quando un verso poderoso e stridulo, fuoriuscì dall'interno dell'abitazione, Stefan rilasciò le assi indietreggiando intimorito. Quello doveva essere un mostro. Uno di quei mostri giganteschi che Damon narrava nei suoi racconti prima di addormentarsi. E adesso Damon era entrato per combattere e salvare non solo la sua famiglia, ma l'intera Mystic Fall's. Questa era l'immagine che la fervida fantasia di Stefan, proiettava nella sua mente.

Per Stefan, il fratello maggiore era sempre stato un eroe. Non aveva mai paura di sfidare il padre, di restare fuori casa fino a tarda sera o di dormire senza la luce di una candela che illuminasse la stanza, scacciando via i demoni della notte di cui tanto parlava Giuseppe.

Stefan però era preoccupato, non voleva lasciare il fratello da solo con il mostro, voleva aiutarlo in qualche modo. Si avvicinò nuovamente alle assi di legno e, cercando di fare poco rumore, si abbassò attraversando il piccolo pertugio che aveva creato con tanta fatica. Quando raggiunse l'interno, Stefan si guardò intorno trattenendo il respiro. I mostri erano molti di più di quelli che credeva. Erano enormi e di varie stazze. Uno era nero come la notte, altissimo ma in ottima forma, quello accanto era più basso, ma notevolmente più obeso. Uno in particolare attirò la sua attenzione. Era bianco, e nella penombra della stanza emergeva maggiormente rispetto agli altri. Quando però emise un potente nitrito, Stefan si appiattì contro la parete di mattoni e lentamente si addentrò nel covo del nemico, alla ricerca di Damon, sperando che fosse sopravvissuto. Damon riuscì a scorgere il fratellino dal suo nascondiglio.

-Si può sapere perché mi stai sempre attaccato? Lasciami in pace, non ti voglio fra i piedi...- disse ad alta voce.

Stefan poggiò l'indice sul naso, come a volergli indicare di fare silenzio. Damon alzò un sopracciglio.

-Ti sei fatto seguire come uno stolto, vero?-

Stefan mosse gli ultimi passi incerti prima di gettarsi letteralmente su Damon.

-Ma che fai sei impazzito?-
 
Damon lo spinse.

-Ma ci sono i mostri, se ti metti a parlare così forte ci troveranno- sussurrò allarmato.

-Sei pazzo almeno quanto nostro padre! Di quali mostri parli, questi sono cavalli!-

Stefan si sedette accanto al fratello tirando un sospiro di sollievo. Ma poi, pensandoci bene, non sapeva nemmeno cosa fossero.

-Cos'è un cavallo?- domandò ingenuamente a Damon.

-È un'animale, ma di sicuro è molto più intelligente di te-

-Ne dubito, non mi hanno neanche catturato.-

-I cavalli non catturano gli uomini! Servono per trasportarci in luoghi lontani oppure per andare a caccia...-

-Ahhh, ho capito...- seguì qualche secondo di silenzio, poi aggiunse - e a caccia di cosa?-

Damon ruotò gli occhi sbuffando.

-Dio, quanto parli! Vuoi chiudere il becco!?-

Stefan obbedì, abbassando lo sguardo e portando le gambe al petto. Dopo qualche minuto di silenzio, Damon riuscì a sentire le voci dei servitori poco distanti dalla zona. Sicuramente si erano accorti della sua assenza e Giuseppe aveva ordinato loro di perlustrare ogni angolo remoto della tenuta.

-Ti hanno visto mentre venivi quì?- chiese a Stefan.

Il piccolo Salvatore lo guardò senza proferire parola.

-Puoi parlare adesso!!-

Stefan rispose immediatamente.

-No, ti giuro...papà era impegnato a parlare nel suo studio con degli uomini e Trude stava ripulendo la camera. Non si sono accorti di nulla.- sorrise contento. -ma perché sei scappato?-

-Perché non volevo studiare...-

-Ma papà si arrabbierà!-

-Come se fosse la prima volta... Prova tu a studiare 20 pagine di latino, senza distrazioni, poi ne riparliamo...-

-Io ancora sono piccolo, ho solo 5 anni tu ne hai 9!-

-Lo sò e sei pure stupido!-

Stefan si rattristì.

-Perché mi tratti così? Io ti voglio bene...-

Damon lo guardò negli occhi un pò dispiaciuto per averlo ferito.

-Va bene dai, ti faccio accarezzare fulmine, così siamo pari...-

Stefan tirò indietro le lacrime e sorrise.

-Fulmine è il tuo cavallo?-

-Non proprio...ma lo diventerà- disse Damon avvicinandosi al puledro e sistemandogli la folta criniera nera.

Stefan mantenne le distanze di sicurezza.

-A meno che tu non abbia un braccio estensibile, non vedo come potresti accarezzare fulmine da quella distanza..-

-Ho paura...- disse avvicinandosi timoroso.

-Ma quanto sei fifone!- lo canzonò Damon -Cosa vuoi che ti faccia, ci sono io quì, non ti farebbe del male...-

Stefan si sentiva rassicurato da quelle parole. Infondo aveva Damon, lui l'avrebbe protetto da chiunque avrebbe tentato di fargli del male, anche da quel mostro...o cavallo che sia! Damon lo seguì passo passo mentre si avvicinava, allungandosi sulle punte dei piedi scalzi e poggiando la mano sull’addome del cavallo...più di tanto non riusciva ad arrivare.

-Vedi? Non è successo nulla...- disse Damon osservando il fratellino sorridere felice.

-Aspetta un attimo, vado a controllare che si siano allontanati...- aggiunse, avvicinandosi all’ingresso.

Accadde tutto in pochissimi istanti. Fulmine si alzò da terra reggendosi su gli arti posteriori e scalciando con quelli anteriori. Stefan indietreggiando, cadde a terra, fissando impotente l'ira del cavallo che si dirigeva spedito verso di lui. Damon riuscì a sollevare il fratello e a gettarsi sul fieno appena in tempo, prima che fulmine lo travolgesse in piena. Il cavallo nitrendo era riuscito a spaventare gli altri suoi simili che lo seguirono, distruggendo le assi di legno poste all'ingresso, e dileguandosi nella prateria. Damon rimase attonito per quanto era accaduto in quella frazione di secondi. Non occorse molto tempo, prima che i servitori li raggiunsero e li trascinassero dritti da Giuseppe che li attendeva preoccupato. Una volta raggiunto lo studio del padre, i due ragazzi abbassarono lo sguardo senza fiatare.

-Li abbiamo trovati nelle scuderie, signore. Hanno spaventato i cavalli che sono fuggiti via terrorizzati.-

Giuseppe si alzò dalla poltrona avvicinandosi ai figli.

-Chi è stato?-

Nessuno dei due osava aprire bocca, anche se entrambi sapevano chi era il vero colpevole.

-Sei stato tu, Stefan?-

Il bambino scosse prontamente il capo, impaurito per la rigida punizione che il padre avrebbe inflitto al responsabile.

Giuseppe sorrise accarezzandogli i capelli.

-Certo che non sei stato tu, sei troppo piccolo per avventarti da solo in un luogo del genere.-

Tornando serio, volse lo sguardo severo e autoritario verso l'altro figlio.

-Al contrario Damon è un esperto in questo campo, non è vero?-

Damon alzò lo sguardo quasi a voler sfidare l'autorità del padre

-Non sono stato io!- disse secco.

-Vuoi farmi credere che i cavalli sono fuggiti da soli?-

-No, ma non è colpa mia! Fulmine ha imparato a rispettarmi da quando avevo 5 anni e passavo i miei pomeriggi a giocare in giardino!-

-A rispettarti? E’ un'animale, sono degli esseri inferiori e stupidi, non provano sentimenti! Ed è per questo che li utilizziamo per i nostri interessi..-

-Non è vero, gli animali riescono a provare più emozioni di quanto crediate, padre! E sono addirittura più intelligenti di voi!-

Giuseppe lo schiaffeggiò pesantemente, tanto che la testa di Damon scattò di lato, e la guancia divenne immediatamente rossa.

-Come osi, rivolgerti così a tuo padre.-

Stefan seguì silenziosamente la scena mentre Damon voltò la testa guardando il padre con disprezzo.

-Portatelo di sotto e impartitegli 5 frustate sulla schiena.- disse rivolto ai servitori. Poi, guardando Damon aggiunse -così ci penserai due volte prima di parlare.-

Damon venne accompagnato fuori dalla stanza mentre Stefan, che scalpitava perché lo rilasciassero, venne trattenuto dalle braccia del padre, avvolte intorno alla vita. 

‎-Padre ma non è stato lui, è colpa mia... ti prego non fargli del male...- disse Stefan in lacrime stringendo fra le mani la giacca di stoffa del padre.
 
-Non ha importanza, questo gli servirà da lezione. E vale anche per te! Dovete imparare a rispettare le mie regole, altrimenti correrete incontro a queste severe punizioni...sono stato abbastanza chiaro?-
 
Stefan abbassò il capo sedendosi sulla poltrona mentre il padre riprese la lettura dei documenti lasciati nella scrivania, comodamente seduto sulla sua sedia di legno. Nel silenzio che albergava in quella stanza, Stefan riuscì a sentire chiaramente la frusta scagliarsi contro la carne del fratello. Ma non lo aveva sentito gridare, neanche una volta. Provò ad immaginare il dolore che potesse sentire ad ogni colpo. Almeno fino a quando il silenzio tornò ad aleggiare nella tenuta. I 5 colpi erano stati inferti e adesso Damon stava per essere condotto nella sua stanza. Stefan attese qualche minuto prima di scendere dalla poltrona e chiedere al padre il permesso di tornare in camera sua. Dopo aver ricevuto il consenso, lasciò la stanza correndo immediatamente nella cameretta del fratello. La porta era socchiusa e Stefan entrò senza doversi sforzare per aprirla. Damon era disteso sul letto, con la schiena deturpata rivolta verso l'alto. Non riusciva neanche a scorgere l’espressione del suo viso, poiché era completamente affondato sul cuscino. Trude si era preoccupata di ripulire le ferite con una pezza inumidita di acqua, per alleviare in qualche modo il dolore al povero ragazzo. Stefan si avvicinò lentamente senza fare troppo rumore.
 
-Buonasera signorino Stefan, può avvicinare quella bacinella per favore?-
 
Stefan fece quello che gli era stato chiesto. Voleva in qualche modo contribuire ad aiutare Damon nella guarigione. Trude immerse la pezza dentro l'acqua gelida, strizzandola accuratamente, fino a quando l'acqua assunse un colorito piuttosto acceso. Poi la passò nuovamente sulle ferite aperte e profonde, incurante dei sussulti di Damon per il bruciore che gli provocava. Dopo aver cosparso le ferite con un'erba medicinale in grado di cicatrizzarle in pochi giorni, Trude ripose la pezza dentro la bacinella e diede un bacio sul capo di Damon.
 
-Ho finito signorino, vuole che rimanga con lei stanotte nel caso si sentisse male?-
 
Damon scosse lievemente la testa, senza parlare.
 
-Va bene- disse la domestica. Poi rivolta a Stefan aggiunse sottovoce -chiamami se dovesse peggiorare.-
 
Gli diede un bacio sulla guancia e uscì dalla stanza portando con sé la bacinella ormai ripiena di sangue. Stefan si sedette sul bordo del letto aspettando silenziosamente che Damon si voltasse. Trascorsero secondi, minuti, ma Damon rimase immobile nella stessa posizione iniziale e Stefan cominciò a giocherellare muovendo le gambe penzolanti avanti e indietro contemporaneamente. Alla fine il piccolo salvatore si arrese e parlò per primo.
 
-Damon... Mi dispiace, è tutta colpa mia... Sei arrabbiato con me?-
 
Damon continuò quell'estenuante gioco del silenzio. Stefan era ormai certo di aver perso la fiducia del fratello maggiore per sempre...e la fiducia era l'unica cosa che li legasse... in tutti quegli anni, Damon non aveva mai dimostrato affetto o amore nei suoi confronti. Era sempre stato distante, freddo, scontroso... pensandoci meglio, Stefan ricordò di non averlo mai visto esternare i suoi sentimenti verso qualcuno... forse perché aveva più bisogno di ricevere amore che di donarlo... All'improvviso, Damon alzò la testa voltandola verso il fratello. I ricci neri che, solitamente, contornavano i suoi lineamenti, aderirono sulla fronte sudata, gli occhi ancora lucidi e le palpebre pesanti faticavano a rimanere aperti, gli zigomi, particolarmente rossi, emergevano da un viso pallido e stremato.
 
-Vattene via... lasciami solo...- sussurro tentando di impartire un tono autoritario nella voce debole.
 
-No, voglio rimanere con te...-
 
-Io non ti voglio quì! Non voglio nessuno! Lasciatemi in pace...- disse, e finalmente una lacrima solitaria emerse dalle piccole ciglia che, fino a quel momento, ne avevano ostruito il passaggio.
 
-Vattene via ho detto!!- urlò con la voce spezzata dal pianto.
 
Stefan si alzò immediatamente fuggendo dalla camera e lasciandolo solo come aveva richiesto... o meglio imposto. E proprio quando la porta si richiuse, Damon diede finalmente libero sfogo alle sofferenze a stento contenuta fino a quel momento! Le lacrime scivolarono una dietro l'altra sulle sue guancie, senza una direzione ben precisa... alcune finivano per scontrarsi con le lenzuola del morbido cuscino, altre s'insinuavano sotto la camicia bianca ormai ridotta a brandelli, altre ancora s'intrufolavano fra le calde labbra dischiuse per poi essere inghiottite dalla lingua ad una velocità impressionante. Era a pezzi... in tutti i sensi! Fisicamente e psicologicamente.
 
Non aveva bisogno di nessuno, continuava a ripetergli la sua mente. Ma in realtà c'era solo una persona che avrebbe voluto accanto a sé... quella stessa persona in grado di proteggerlo dal male che lo circondava... dalle tenebre che lo avvolgevano, e da quella sensazione di malessere interiore che lo estraniava sempre di più dalle persone intorno a lui. Solo lei, avrebbe potuto aiutarlo a imboccare la strada giusta, a non farsi dominare dalla rabbia e dall'odio che opprimevano il suo cuore e divoravano lentamente la sua anima. Solo di lei aveva bisogno.
 
Ma lei non c'era più.
 

***

Damon si svegliò di soprassalto dall'incubo che lo aveva assillato per tutta la notte. Alzò di scatto il torace dal letto, ansimando con affanno. Non ricordava cos'era accaduto, perché si fosse risvegliato nella sua tenda dopo quello che era avvenuto la sera precedente. Sapeva benissimo quello che aveva fatto, ma non riusciva a capire chi l'avesse trasportato sul suo letto, dopo essersi assopito al suolo mentre ammirava la luna. Improvvisamente sentì delle labbra poggiarsi sulla sua spalla. Scostò lo sguardo incontrando quello di Katherine.

-Buongiorno campione.- sussurrò Katherine.

Damon si allontanò immediatamente ponendo una doverosa distanza fra loro.

-Che ci fai quì? Cos'è successo?-

Katherine sorrise maliziosamente e, gattonando sul letto, si avvicinò nuovamente a lui, puntando dritta sulle sue labbra.

-Non ricordi?- sussurrò -eppure mi hai detto tante frasi dolci prima di infilarti sotto le lenzuola con me...-

Il suo indice risaliva lungo i tortuosi addominali del bel vampiro, per poi soffermarsi a disegnare qualcosa sul petto. Damon deglutì a fatica voltando il capo di lato, prima che le labbra di Katherine si scontrassero con le sue.

-Non mentire!- rispose prontamente alla sua provocazione -non avrei mai fatto una cosa simile.- le prese la mano allontanandole dal suo torace.

Katherine però non si arrese. Poggiando entrambe le mani sulle sue spalle, si avvicinò all'orecchio sussurrando con voce sensuale:

 -Se vuoi far finta che non sia successo nulla...per me va bene!- Scese a baciargli la guancia -ma io non dimentico mai notti come queste...-

Damon, infastidito, la spinse sul letto afferrandole la gola con una mano.

-Io non sono Stefan! I tuoi trucchetti con me non funzionano...non più. Perciò ti consiglio di non provocarmi e di essere del tutto sincera.- la liberò alzandosi dal letto. -Mi hai riportato tu quì?- chiese.

Katherine si massaggiò il collo arrabbiata,  sedendosi per bene sul materasso.

-Si, ti ho riportato dentro, e tu vaneggiavi! Credevi fossi Elena e non facevi altro che ripetere frasi sdolcinate e smielate. Poi ti sei...addormentato. Contento così?-

-E’ la verità?-

-E’ quello che vuoi sentirti dire!-

-Voglio soltanto che tu sia sincera e onesta, almeno per una vola nella vita...-

Katherine abbassò lo sguardo prima di rispondere sinceramente.

-Ti ho trovato disteso per terra, in preda ad una crisi per quello che avevi fatto a quella donna... ti ho portato dentro, e mentre tu vaneggiavi invocando il nome di Elena, ti ho ripulito il viso sporco di sangue, fino a quando sei sprofondato in un sonno profondo...- lo guardò negli occhi -è questa la verità.-

Damon ricambiò lo sguardo nella speranza di poter cogliere qualcosa di vero nei suoi occhioni castani. E, in effetti, quella versione sembrava la più realistica...se avesse fatto qualcosa con Katherine l'avrebbe di certo ricordato...

-Ti credo... però perché sei sparita ieri pomeriggio?-

-Klaus...-

-Klaus cosa?-

-Sono costretta a passare alcune ore nella sua tenda...-

Damon aggrottò le sopracciglia nere, perplesso sul reale motivo che spingesse Klaus a dedicare giornalmente il suo prezioso tempo alla Petrova.

-Damon... ci sono delle novità che dovresti sapere e....non credo ti piaceranno!-

10 Ore Prima.

‎-Quindi: riassumiamo brevemente quello che devi fare durante la mia assenza...-
 
Caroline seguiva freneticamente Elena che, indaffarata, stava sistemando gli ultimi occorrenti dentro la borsa.
 
-Punto primo: preoccuparti di non entrare da sola nello scantinato. Porta con te Bonnie, con lei sarai al sicuro. È una pur sempre una strega, no? Punto secondo: chiamarmi e tenermi costantemente aggiornata sugli sviluppi riguardanti Stefan. Spero davvero che il tuo piano funzioni e ritorni ad essere lo Stefan che noi tutti conoscevamo e amavamo. Punto terzo: Tieni...-
 
-Tieni d'occhio Jeremy ed evita che si metta nei guai.-
 
La interruppe Caroline terminando la frase al posto suo. Elena la guardò sorridendo.
 
-Molto bene, vedo che hai imparato bene la lezione.-
 
-Già, è praticamente tutta la mattinata che continui a farmi queste raccomandazioni.-
 
-Mi preoccupo per voi, io sarò assente e devo accertarmi che siate ugualmente al sicuro.-
 
-Sta tranquilla, non siamo noi quelle che si stanno avventando in un luogo sconosciuto, alla ricerca di un vampiro che in questo preciso istante potrebbe essere diventato psicologicamente instabile almeno quanto il fratello, grazie alle amorevoli cure di un ibrido di nome Klaus, che ti ha ucciso su un altare sacrificale per diventare l'essere più potente e invincibile del mondo.-
 
Caroline ed Elena si scambiarono delle occhiate fulmine, prima che Elena richiudesse la borsa e si dirigesse spedita sull'auto ferma davanti al vialetto di Casa Gilbert.
 
-Elena, non dimenticarti anche tu di fare attenzione...- aggiunse Caroline mentre l’amica si apprestava a salire in auto sul lato passeggero e abbassava il finestrino.
 
-Sta tranquilla, sono al sicuro. Ho il miglior cacciatore di vampiri con me!- sottolineò quella frase voltandosi verso Alaric.
 
L'uomo alzò un sopracciglio e inarcò l'angolo sinistro della bocca in un sottile quanto ironico sorriso.
 
-Ti ho mai detto che adoro il tuo senso dell'umorismo Elena?-
 
Elena cominciò a ridere e Alaric mise in moto l'auto, pronto a partire.
 
-Mi raccomando Caroline...- ‎
 
-Anche a te, Elena.- riuscirono a dirsi.
 
Poi Alaric fece una leggera pressione sull'acceleratore e l'auto sfrecciò velocemente sull'asfalto. Elena si sedette comodamente sul sedile, godendosi le prime ore del viaggio in tutta serenità al contrario di Alaric che era visibilmente preoccupato per l'attuale stato di salute della ragazza.
 
-Secondo me è una pazzia! Non ti sei ancora ripresa del tutto, Elena. Questo viaggio doveva essere posticipato almeno di un altro giorno.-
 
-Ti assicuro che sto molto meglio... la mia unica priorità in questo momento è di evitare che Damon si riduca nelle stesse condizioni di Stefan. Non voglio che soffra ancora, lo sai-
 
-Ok, va bene. Ma ricordati che se dovessi sentirti di nuovo male non esiterò a cambiare direzione e portarti dritta all'ospedale.-
 
Elena sorrise, voltando lo sguardo fuori dal finestrino ad osservare il paesaggio in movimento. Con il trascorrere delle ore, le vetrine dei negozi e le luci delle case si affievolirono, fino asvanire del tutto, lasciando spazio a strade sterrate, e a una discreta vegetazione dai colori sgargianti e affascinanti. Elena sembrava incantata da tutto ciò che i suoi occhi incontravano lungo il cammino. Dalle foglie che, al loro passaggio, si scuotevano con vigore dai rami degli alberi, dai piccoli fiori gialli che emergevano sull'erba verde e rigogliosa, dal sottile cinguettare degli uccelli in grado di trasmetterle una sensazione interiore di pace e tranquillità. Chiuse per un momento gli occhi, poggiando la testa sulla portiera dell'auto, e lasciandosi cullare dal caldo vento primaverile che le scompigliava i lunghi capelli castani. Erano già abbastanza distanti da Mystic Fall's e l'aria era del tutto priva di smog, era limpida e di un odore particolare, probabilmente dovuto all'erba bagnata dalla pioggia della mattina precedente. Quel temporale che si era abbattuto su di lei, distruggendo tutto quello che, con fatica, aveva cercato di ricostruire in quei mesi. Distruggendo le sue certezze, e il suo cuore. Perché da quando Damon era andato via, si era aperta un'enorme voragine nel suo petto e non aveva avuto la forza di reagire. Era Damon che aveva cambiato il suo mondo, migliorandolo notevolmente. Si era messa in discussione ad ogni passo e Damon le era stato accanto sempre, senza pretendere nulla in cambio. Se non il fatto che fosse felice. Molto probabilmente Damon era l'unico in grado di conoscere cosa fosse il vero amore. Quell'amore che ti fà crescere, rinunciando a tutto ciò che hai di più importante nella tua vita, solo per vedere felice la persona che ami. Con Katherine, Damon aveva rinunciato alla sua umanità, nutrendosi del suo sangue per poter vivere per sempre insieme a lei. Con Elena aveva rinunciato alla sua libertà, convinto di riportare la tranquillità nella sua vita con il ritorno di Stefan. Ma si sbagliava, perché Elena non era disposta a rinunciare a quell'amore che l'aveva resa la donna forte e sicura di sé che era diventa. Adesso era sicura di poterlo amare, di essere in grado di regalargli le stesse emozioni e le stesse sensazioni che aveva provato lei ogni volta che stavano insieme. Non avrebbe permesso a nessun'altro di farlo soffrire.
 
Mentre era sovrappensiero si accorse che Alaric aveva gradualmente rallentato la velocità, fino ad arrestare completamente la corsa.
 
-Che succede?- chiese Elena preoccupata.
 
Alaric non distolse lo sguardo dal cadavere posto sul ciglio della strada.
 
-A quanto pare, abbiamo quasi raggiunto la metà. Da un'occhiata!-
 
Elena rimase sbalordita perla visione sconcertante che si ritrovò davanti. Sembrava davvero che fosse stato ucciso. Elena e Alaric scesero contemporaneamente dall'auto avvicinandosi al corpo senza vita, di quella che a prima vista poteva sembrare una vittima. E invece l'uomo si alzò aggredendo Alaric e scaraventando Elena contro l'auto, facendogli perdere i sensi. Altri vampiri uscirono dai loro nascondigli, trascinando con sé i corpi dei due avventurieri nel loro covo e liberandosi dell'auto per occultare le prove.
 

***

-No, non può essere vero..-
 
Damon s’infilò immediatamente la maglietta nera, pronto a setacciare ogni angolo remoto della zona. La rivelazione di Katherine lo aveva allarmato, non riusciva ad assimilare il racconto narrato solo pochi secondi fa.
 
-E’ così, Damon. Li hanno trovati questa mattina, ma non so dove li abbiano portati...probabilmente sono già stati uccisi.-
 
Damon uscì immediatamente dalla tenda guardandosi attorno. Cercò di affinare l’udito per captare la voce di Elena, o anche solo qualche frase sconnessa che gli avrebbe permesso di individuarli. Riuscì indistintamente a sentire l’urlo di Elena provenire dalla tenda di Bryan, il vampiro con cui aveva avuto uno scontro la sera precedente. Rapidamente s’inoltrò all’interno dell’alloggio del vampiro che si era avventato su Elena pronto a morderla. Damon lo agguantò per la gola stringendo le unghie nella carne che prese a sanguinare. Poi lo scaraventò fuori dalla tenda e si avvicinò a lui con passi felpati e uno sguardo carico di rabbia per quello che aveva osato fare verso la donna che ama.
 
-Se provi anche solo a sfiorarla con un dito, ti massacro, ti torturo, ti strappo via il cuore con le mie stesse mani, chiaro?-
 
Elena, Katherine, Klaus e tutti gli altri vampiri si precipitarono fuori dalle loro tende cercando di assimilare quello che stava accadendo.
 
Bryan si rialzò, pronto a farla pagare allo stesso vampiro che per ben due volte lo aveva messo in ridicolo di fronte a tutti. La situazione sembrava essere davvero pericolosa. Damon non riusciva più a ragionare razionalmente, aveva perso il controllo divorato dall’ira e dalle tenebre che si erano nuovamente insinuate dentro di lui. Un conflitto letale stava per iniziare.

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