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Lista capitoli: Capitolo 1: *** Don’t have to close your eyes *** Capitolo 2: *** Only one who blows your mind *** Capitolo 3: *** Ready to love somebody *** Capitolo 4: *** Only half without you *** Capitolo 5: *** Teach me how to dance *** Capitolo 6: *** How could I know what you meant? *** Capitolo 7: *** You think I look the best when my hair is a mess ***
Era una faccenda
che lo Spaventapasseri non aveva mai capito.
Ogni mattina, a
colazione, Ozma e Dorothy sedevano insieme e si
scambiavano parole che lui non avrebbe mai potuto usare. Era piuttosto triste,
e anche un po’ seccante. Se c’era una cosa che odiava era il non poter condividere qualcosa con Dorothy:
soprattutto ora, ora che era tornata e che in ogni istante era grato a quella
tempesta che l’aveva strappata al suo grigio mondo e l’aveva fatta
tornare a casa.
Qualche volta le
aveva fatto delle domande. Dorothy rideva, gli diceva di non preoccuparsi: non
era poi così importante che sapesse cosa lei sognava di notte. Ma
restava il fatto che i sogni la portavano altrove – via da lui.
Di una sola cosa
era certo: funzionava soltanto a occhi chiusi. Così, quando volle
provare e la portò sul balcone più alto del palazzo di smeraldo e
le coprì le palpebre con i guanti scombinati, non capì perché
fosse rimasta così sorpresa.
«
Spaventapasseri, cosa stai facendo? »
« Ti
guardo sognare. » Tenne le mani ben ferme sopra i suoi occhi, attento
alla parte visibile del suo bel viso confuso. « Lo vedi il tuo sogno,
Dorothy? »
Passò
solo qualche istante prima che lei sorridesse, e gli abbassasse dolcemente le
dita con le dita, e gli si avvicinasse tanto da prestargli un po’ di quel
respiro che a lui non serviva ma che, be’, non
gli dispiaceva affatto sentire in volto.
Contestualizzazione: volume III, ‘OzmaofOz’, durante la
permanenza di Dorothy alla corte di Ozma
Un’altra raccolta Spaventapasseri/Dorothy. Sorpresi? Per
niente, giusto? xD
L’idea mi è venuta dopo aver riletto Quindici passi in cerca d’ispirazione.
Ho pensato inizialmente a una semplice raccolta di drabble
basata sulle lettere che componevano il nome ‘Dorothy’, come una
sorta di... ‘altra versione’ di quella prima raccolta sullo
Spaventapasseri; però sarebbe stato molto difficile iniziare una drabble con, ad esempio, la lettera y. Successivamente ho collegato le sette lettere alle sette note
musicali e mi è venuta l’idea di cimentarmi con una 10 songs challenge, ma potevano benissimo capitarmi canzoni
per nulla adatte a questo pairing – e non
volevo scrivere qualcosa che non fosse adatto al contesto del Mago di Oz.
Allora, con molta licenza poetica, ho semplicemente integrato le due idee. Sette
brevi storie, ciascuna ispirata a una canzone stabilita, e in particolare a un [frammento
di] verso che inizia ogni volta con una delle lettere succitate.
Sono pazza, vero? ♥
Ringrazio in anticipo chiunque vorrà seguirmi anche
qui. E vi prometto che le idee vi si schiariranno con i prossimi capitoli!
Non si era
neppure accorta di essersi soffermata tanto a lungo su di lui; dopotutto era
così normale guardarlo da non
costituire di per sé nulla di strano, o di diverso. Ma lo
Spaventapasseri sembrava stranamente a disagio, mentre camminavano insieme
sulla lunga strada di mattoni gialli che tante volte avevano percorso fianco a
fianco, e c’era una goffaggine in
più nel suo altalenarsi sulle lunghe gambe; sorrideva, come sempre,
ma la sfumatura del suo sorriso non era mai stata così nervosa.
« Ti
guardo come al solito » replicò Dorothy, incerta. Ed era vero, poi.
Lo
Spaventapasseri rise, un suono frusciante di fieno al sole e al vento: sapeva
così tanto di campagna, di fattorie, di casa.
«
Sì, infatti. Quando mi guardi mi fai, mmm, be’, sentire un
po’ stupido. Come prima. »
Dorothy si
fermò, sbalordita, nel centro del sentiero dorato. Lui forse si
preoccupò di averla offesa, perché subito si voltò a
tranquillizzarla.
« Oh, non
dicevo tanto stupido, Dorothy. Non tantissimo.
E in realtà non è neanche
questo... Mi viene solo voglia di smettere di pensare, ecco. Solo che – sai
– la cosa strana è che mi succede solamente con te. »
Lo guardò
ancora per un istante, in silenzio; non era sicura di capirne il motivo, ma in
qualche modo quel bizzarro ragionamento – come la gentilezza di quei
tratti dipinti – sembrava svuotare anche la sua testa.
Lo Spaventapasseri
si chinò al livello dei suoi occhi, ansioso. « Per tutti i corvi,
Dorothy, scusami... Non volevo ferirti. Ti senti ferita? »
Non poté
che ridere, allegramente e stupidamente,
e prendergli la mano e portarselo più vicino e ricominciare a camminare
al suo fianco. Non c’erano più le scarpette d’argento, ma i
mattoni gialli riflettevano la luce del sole nello stesso modo: e camminare
insieme era bello come allora.
E per una volta,
chissà perché, Dorothy era felice di non saper spiegare qualcosa al suo Spaventapasseri.
Contestualizzazione: un qualunque momento posteriore al ritorno
definitivo di Dorothy a Oz, nel volume VI, ‘The Emerald City ofOz’
Mio Dio, quanto li amo?! Troppo, credo. Sono
diventati di punto in bianco il mio OTP e non riesco a smettere di fangirlare a mille su di loro – e, ok, chi di voi
conosce Scraps mi dirà che lo
Spaventapasseri/Dorothy non è canon, ma non vi
ascolto: ècanon, e non si discute u__ù
... Uhm. Credo che andrò a inserire ‘Spoiler!’
tra gli avvertimenti. Non si sa mai. xD
Un grazie ricoperto di zucchero ad Alih per aver
commentato con tanta dolcezza il primo capitolo, ma anche a tutti i
gentilissimi lettori che mi fanno sempre tanto felice ♥
Il modo in cui
Dorothy dondolava le gambe, seduta sullo steccato che delimitava il suo vecchio
campo di grano, doveva avere ancora qualcosa a che fare con la magia, forse con
le scarpette d’argento o con la cintura magica del Re delle Rocce;
perché lui non riusciva a
distoglierne lo sguardo.
« Non mi
sorprende » sorrise la ragazzina, i lunghi capelli scossi dal vento;
« con un cervello come il tuo, non puoi non capire una cosa così semplice. »
Magico... Sì,
doveva trattarsi di un qualche incantesimo, perché in tutta
onestà non riusciva proprio a ricordare cosa gli avesse appena spiegato.
«
Però ci sono tante cose che ancora non capisco » si lamentò,
dondolandosi sulle gambe molli.
« Davvero?
Quali cose, ad esempio? »
« Ad
esempio... » La tela del volto gli si raggrinzì tutta, mentre rifletteva
profondamente. « C’è una cosa di cui il Boscaiolo parla di
continuo e che io non ho mai sentito nominare dai corvi. Dorothy, che cosa
significa amare? »
Il visetto di Dorothy
diventò molto rosso. Forse era solo il riflesso del tramonto; ma lo
Spaventapasseri conosceva troppo bene ogni dettaglio del suo viso per non
notare che la differenza nasceva da dentro.
« Oh...
Be’, quando ami qualcuno... Be’, è quando sai che non potresti
mai stare senza di lui. Quando la cosa che conta di più è vedere
che ti cammina accanto. E vorresti... vorresti che per lui fosse lo stesso.
» Sorrise, timida, alzando un po’ le spalle. « Lo zio Henry
dice che per lui e la zia Emma è così. »
Lo Spaventapasseri
ci mise un po’ per notare che le sue gambe avevano smesso di dondolare.
C’era qualcos’altro, ora,
a fargli dimenticare tutto: forse il rossore del suo viso, o forse
semplicemente il modo in cui gli sorrideva, dallo steccato del campo di grano,
dallo stesso punto in cui si erano
conosciuti.
« Oh.
» E avvertì una cosa strana, anche, come di un topo di campo che
gli rosicchiasse la paglia nello stomaco. « E... tu pensi che io potrei amare te? »
Dorothy
saltò giù dallo steccato, così, di colpo, e gli corse tra
le braccia.
Di quello che
successe dopo non capì moltissimo – già, neppure di questo; ma, oh, gli piaceva così tanto che
Dorothy fosse lì a spiegargli le cose che un cervello non poteva capire.
Contestualizzazione: volume III, ‘OzmaofOz’, durante la
permanenza di Dorothy a Oz dopo la missione a Ev
Questa è una delle canzoni più Spaventapasseri/Dorothy
che abbia mai sentito. Li rispecchia appieno. Appieno. Ci farò anche un video, presto, perché merita
troppo. ♥
Il riferimento allo zio Henry? Sarà anche un po’
OOC, ma dovevo scrivere di un
insegnamento che lui avesse dato a Dorothy sui sentimenti. Per me quell’uomo
è la dolcezza fatta persona. Parla poco, sorride meno, ma un singolo
abbraccio che dà alla nipotina è in grado di farmi sciogliere.
Grazie, come sempre, a chiunque passi da queste parti :)
Era solo una delle
tante occasioni, uno dei tanti momenti in cui senza parlare aveva cercato di
farle capire quanto gli fosse mancata. Lei ricambiava il suo abbraccio, il suo
sguardo, e senza parlare gli rispondeva. Quante volte era già successo? Troppe.
Nessuno dei due forse se ne ricordava
più.
« Devi
smetterla di andartene. Io non ho lacrime per te, lo sai. »
Era solo uno dei
tanti sorrisi, una delle tante risate umide che erano sorte sulle labbra di lei
dopo quei mesi in cui l’aveva lasciato solo, spaccato, vuoto di un pezzo che
non era un cervello e che forse
serviva di più.
« Se
smettessi, non potrei più neanche tornare. »
Era solo uno dei
tanti baci che gli aveva posato sul viso da quando aveva smesso di preoccuparsi
di sciupargli i colori. Solo, era
tanto, tanto più bello.
Scintillavano. Erano
piccole, silenziose e leggere, e se restava fermo abbastanza a lungo poteva
vederle avvicinarsi fino ad intrufolarsi curiose tra i bottoni della giacca che
gli fasciava l’imbottitura. Non era sicuro di aver capito cosa fossero;
almeno, non prima che Dorothy scendesse in giardino e le guardasse con lui.
« Si
chiamano lucciole. »
Lo
Spaventapasseri le fissava incantato. Pensò di girarsi verso la
ragazzina e dirle che avrebbe dovuto rientrare, avrebbe dovuto dormire, lei che
ne aveva bisogno – eppure era stata così gentile a venire da lui,
alla luce delle stelle, a dirgli cos’erano quelle creaturine
luminose. Era sempre gentile, Dorothy,
e non le era mai importato che lui avesse il cervello o meno.
« Sembrano
felici, vero? »
Dorothy
alzò lo sguardo, in attesa. Non capiva.
« Voglio
dire » e gliele indicò con un guanto imbottito, quello che non stringeva la mano di lei; «
guarda come ballano. »
La ragazzina
sorrise. Lo Spaventapasseri si concesse infine di voltarsi a guardare lei:
nient’altro al mondo era bello da guardare quanto il suo sorriso.
«
Perché? Ti sembra che ballino? »
Annuì.
« Sì. Non vedi? Anche loro sono felici che tu sia tornata. »
E il sorriso di
Dorothy si fece luminoso, molto più luminoso di quelle piccole cose
alate che si chiamavano lucciole; e allo Spaventapasseri sembrò
semplicemente la cosa più giusta e naturale prendere anche l’altra sua mano nei guanti imbottiti e
danzare con lei nel silenzio dei giardini di smeraldo.
Contestualizzazione: volume III, ‘OzmaofOz’, durante la
permanenza di Dorothy alla corte di Ozma
Devo confessarlo? Posso essere onesta con voi? Questa
è la mia preferita. Non per come è venuta, perché immagino
che avrei potuto scriverla molto meglio, ma per l’immagine che mi stampa
in mente ogni volta che ascolto Fireflies – lo Spaventapasseri che balla con Dorothy
alla luna. Cioè, dai, seriamente: to ten
million fireflies, I’m weird ‘cause I hate goodbyes... Vi dice niente? ♥
Capitolo 6 *** How could I know what you meant? ***
How could I know what you meant?
Il viso di tela
dipinta sembrava diverso, e se non fosse stato così impossibile Dorothy
avrebbe pensato che fosse imbronciato.
Aveva aspettato
il momento di stare un po’ sola con lui fin dal momento in cui aveva
visto il corteo giungere dal deserto dalla finestrella della torre. Il
Boscaiolo di Latta, col grande cuore che aveva, si era subito accorto di tutto,
e non era passato molto tempo prima che si decidesse a lasciarli soli nei
giardini di Langwidere; ma Dorothy non sopportava,
proprio non sopportava il silenzio
pesante dello Spaventapasseri. Eppure le aveva sorriso in modo così dolce, quando gli si era
gettata tra le braccia.
« Che ti
succede? Non sei felice che io sia qui? »
Lui
abbassò il volto incupito, e la tesa del cappello nascose i suoi occhi
di diverse grandezze. In piedi nel prato, si girava e rigirava tra i guanti un
lungo filo d’erba: era la prima volta, fin dal giorno in cui
l’aveva tirato giù dal palo, che non la guardava in viso – e Dorothy si sentì mancare
la terra sotto i piedi, si disse che avrebbe dovuto saperlo, si costrinse ad
accettare che ora c’era Ozma e che Ozma era tanto più carina e più solenne e
più importante di lei e... e soprattutto, Ozma
non l’aveva mai lasciato.
« Te ne
sei andata » disse, infatti, lo Spaventapasseri. « E non è
stato bello. Mi sei mancata tanto da fare male. »
Oh.
Si
sollevò, andò a stringersi al suo petto fragile e affondò
il viso nella stoffa e nella paglia. Non disse nulla, perché non
c’erano abbastanza parole per spiegargli che allora non aveva capito, non aveva immaginato che casa sua era
anche un po’ lui.
Ma lo
Spaventapasseri era troppo intelligente per aver bisogno di qualche stupida
parola; e fu con lo stesso indicibile affetto di sempre che la strinse a
sé, in un abbraccio che di fragile non aveva nulla.
Contestualizzazione: volume III, ‘OzmaofOz’, dopo il
salvataggio di Dorothy nel castello di Langwidere
Il terzo romanzo di Oz dice
chiaramente che, in quel primo giorno in cui si riunisce ai suoi vecchi amici,
Dorothy passa la maggior parte del tempo con lo Spaventapasseri e il Boscaiolo
di Latta, raccontando loro ciò che le è accaduto dopo la tempesta
che l’ha trasportata nel Paese di Ev e
ricevendo in cambio informazioni sulla rivolta femminile che ha spodestato lo
Spaventapasseri e messo sul trono la legittima erede, Ozma.
Fin da quando ho letto quel brano ho sempre avuto voglia di scrivere di quel
pomeriggio, di come dev’essere stato, per loro,
ritrovarsi finalmente da soli, e indagare eventualmente sulle prime impressioni
di Dorothy nei confronti di Ozma: non riesco a
smettere di pensare che, almeno all’inizio, doveva essere un pochino
gelosa di lei. Quando tieni tanto a qualcuno fa sempre un po’ male
pensare che, mentre tu non c’eri, lui ha vissuto tante straordinarie avventure
in compagnia di qualcun altro; giusto? Be’, forse non vale per tutti, ma
per una ragazzina di dodici anni deve essere più o meno così. E
poi lui è lo Spaventapasseri,
cavolo. Io sarei gelosissima. ♥
Vi lascio con questa nota preoccupante sulle mie
facoltà mentali (x3) e, come sempre, ringrazio tutti i gentilissimi
lettori.
Capitolo 7 *** You think I look the best when my hair is a mess ***
You think I look the best when my hair is a mess.
A pensarci bene,
era buffo che solo una minima parte degli ospiti del palazzo potesse davvero dormire. Ozma
sapeva bene che né Tiktok, né il
Boscaiolo di Latta, né lo Spaventapasseri avrebbero mai potuto chiudere
gli occhi e riposare; eppure aveva provveduto delle stanze a tutti loro,
perché era felice di averli con sé e perché, aveva detto, loro sarebbero stati felici di trovarsi
sempre con Dorothy.
« Buongiorno,
Dorothy! »
E sì, era
questo che le diceva la voce gioiosa dello Spaventapasseri, il suo tocco
gentile quando veniva a scuoterla piano, il buon profumo di paglia che le
lasciava addosso quando l’abbracciava e la tirava su tra le lenzuola
– che non erano mai morbide quanto i suoi abbracci; era felice di essere di nuovo e sempre con
lei.
« Lo sai,
un giorno o l’altro potrei anche arrabbiarmi per questa tua abitudine di
venire a svegliarmi ogni mattina. »
Quando glielo
disse, il pupazzo la fissò a lungo in un silenzio stupefatto; e lei
rise, perché era esattamente quel silenzio – la paura di non
capire, di non capirla, quando invece
sapevano entrambi che c’era tanto senno e tanto di lei in quella sua testa impagliata – che le era
mancato più di ogni cosa.
«
Perché mai potresti arrabbiarti? »
«
Be’, continui a vedermi spettinata e insonnolita... Anche le ragazzine
del Kansas hanno il loro contegno, sai. »
Lo
Spaventapasseri la guardò ancora, un’ombra di profonda riflessione
sul volto cucito. « Io penso
che tu sia bellissima. »
Gli bastava
così poco, in fondo, per convincerla ad alzarsi da quel letto; e no, nessuna coperta sarebbe mai stata
morbida quanto i suoi abbracci.
Contestualizzazione: volume III, ‘OzmaofOz’, durante la
permanenza di Dorothy alla corte di Ozma
E con questo squarcio di sliceof life si chiude anche questa raccolta. Spero che vi sia
piaciuta, che non vi sia parsa troppo melensa e che, soprattutto, non vi abbia
fatto rimpiangere il tempo che vi è servito per leggere. Mi rendo conto
di strafare, uhm, spesso, quando si
tratta di questo pairing, e trovo che siate a dir
poco meravigliosi a non mandarmi al diavolo ogni volta che pubblico un nuovo
trip mentale. ♥
Grazie a tutti di vero cuore per essere arrivati fino in
fondo. Follow the yellow brick road.