Sette note

di Feel Good Inc
(/viewuser.php?uid=2986)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Don’t have to close your eyes ***
Capitolo 2: *** Only one who blows your mind ***
Capitolo 3: *** Ready to love somebody ***
Capitolo 4: *** Only half without you ***
Capitolo 5: *** Teach me how to dance ***
Capitolo 6: *** How could I know what you meant? ***
Capitolo 7: *** You think I look the best when my hair is a mess ***



Capitolo 1
*** Don’t have to close your eyes ***


Don’t have to close your eyes.

 

 

Era una faccenda che lo Spaventapasseri non aveva mai capito.

Ogni mattina, a colazione, Ozma e Dorothy sedevano insieme e si scambiavano parole che lui non avrebbe mai potuto usare. Era piuttosto triste, e anche un po’ seccante. Se c’era una cosa che odiava era il non poter condividere qualcosa con Dorothy: soprattutto ora, ora che era tornata e che in ogni istante era grato a quella tempesta che l’aveva strappata al suo grigio mondo e l’aveva fatta tornare a casa.

Qualche volta le aveva fatto delle domande. Dorothy rideva, gli diceva di non preoccuparsi: non era poi così importante che sapesse cosa lei sognava di notte. Ma restava il fatto che i sogni la portavano altrove – via da lui.

Di una sola cosa era certo: funzionava soltanto a occhi chiusi. Così, quando volle provare e la portò sul balcone più alto del palazzo di smeraldo e le coprì le palpebre con i guanti scombinati, non capì perché fosse rimasta così sorpresa.

« Spaventapasseri, cosa stai facendo? »

« Ti guardo sognare. » Tenne le mani ben ferme sopra i suoi occhi, attento alla parte visibile del suo bel viso confuso. « Lo vedi il tuo sogno, Dorothy? »

Passò solo qualche istante prima che lei sorridesse, e gli abbassasse dolcemente le dita con le dita, e gli si avvicinasse tanto da prestargli un po’ di quel respiro che a lui non serviva ma che, be’, non gli dispiaceva affatto sentire in volto.

« Adesso lo vedo. »

 

[ 240 parole ]

 

 

 

 

 

_________________________________________________________________

 

 

 

 

 

Credits: Truly madly deeply, Savage Garden

 

Contestualizzazione: volume III, ‘Ozma of Oz’, durante la permanenza di Dorothy alla corte di Ozma

 

Un’altra raccolta Spaventapasseri/Dorothy. Sorpresi? Per niente, giusto? xD

L’idea mi è venuta dopo aver riletto Quindici passi in cerca d’ispirazione. Ho pensato inizialmente a una semplice raccolta di drabble basata sulle lettere che componevano il nome ‘Dorothy’, come una sorta di... ‘altra versione’ di quella prima raccolta sullo Spaventapasseri; però sarebbe stato molto difficile iniziare una drabble con, ad esempio, la lettera y. Successivamente ho collegato le sette lettere alle sette note musicali e mi è venuta l’idea di cimentarmi con una 10 songs challenge, ma potevano benissimo capitarmi canzoni per nulla adatte a questo pairing – e non volevo scrivere qualcosa che non fosse adatto al contesto del Mago di Oz. Allora, con molta licenza poetica, ho semplicemente integrato le due idee. Sette brevi storie, ciascuna ispirata a una canzone stabilita, e in particolare a un [frammento di] verso che inizia ogni volta con una delle lettere succitate.

Sono pazza, vero?

Ringrazio in anticipo chiunque vorrà seguirmi anche qui. E vi prometto che le idee vi si schiariranno con i prossimi capitoli!

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Only one who blows your mind ***


Only one who blows your mind.

 

 

« Non guardarmi così. »

Non si era neppure accorta di essersi soffermata tanto a lungo su di lui; dopotutto era così normale guardarlo da non costituire di per sé nulla di strano, o di diverso. Ma lo Spaventapasseri sembrava stranamente a disagio, mentre camminavano insieme sulla lunga strada di mattoni gialli che tante volte avevano percorso fianco a fianco, e c’era una goffaggine in più nel suo altalenarsi sulle lunghe gambe; sorrideva, come sempre, ma la sfumatura del suo sorriso non era mai stata così nervosa.

« Ti guardo come al solito » replicò Dorothy, incerta. Ed era vero, poi.

Lo Spaventapasseri rise, un suono frusciante di fieno al sole e al vento: sapeva così tanto di campagna, di fattorie, di casa.

« Sì, infatti. Quando mi guardi mi fai, mmm, be’, sentire un po’ stupido. Come prima. »

Dorothy si fermò, sbalordita, nel centro del sentiero dorato. Lui forse si preoccupò di averla offesa, perché subito si voltò a tranquillizzarla.

« Oh, non dicevo tanto stupido, Dorothy. Non tantissimo. E in realtà non è neanche questo... Mi viene solo voglia di smettere di pensare, ecco. Solo che – sai – la cosa strana è che mi succede solamente con te. »

Lo guardò ancora per un istante, in silenzio; non era sicura di capirne il motivo, ma in qualche modo quel bizzarro ragionamento – come la gentilezza di quei tratti dipinti – sembrava svuotare anche la sua testa.

Lo Spaventapasseri si chinò al livello dei suoi occhi, ansioso. « Per tutti i corvi, Dorothy, scusami... Non volevo ferirti. Ti senti ferita? »

Non poté che ridere, allegramente e stupidamente, e prendergli la mano e portarselo più vicino e ricominciare a camminare al suo fianco. Non c’erano più le scarpette d’argento, ma i mattoni gialli riflettevano la luce del sole nello stesso modo: e camminare insieme era bello come allora.

E per una volta, chissà perché, Dorothy era felice di non saper spiegare qualcosa al suo Spaventapasseri.

 

[ 314 parole ]

 

 

 

 

 

_________________________________________________________________

 

 

 

 

 

Credits: Say it again, Marie Digby

 

Contestualizzazione: un qualunque momento posteriore al ritorno definitivo di Dorothy a Oz, nel volume VI, ‘The Emerald City of Oz

 

Mio Dio, quanto li amo?! Troppo, credo. Sono diventati di punto in bianco il mio OTP e non riesco a smettere di fangirlare a mille su di loro – e, ok, chi di voi conosce Scraps mi dirà che lo Spaventapasseri/Dorothy non è canon, ma non vi ascolto: è canon, e non si discute u__ù

... Uhm. Credo che andrò a inserire ‘Spoiler!’ tra gli avvertimenti. Non si sa mai. xD

Un grazie ricoperto di zucchero ad Alih per aver commentato con tanta dolcezza il primo capitolo, ma anche a tutti i gentilissimi lettori che mi fanno sempre tanto felice

Follow the yellow brick road!

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Ready to love somebody ***


Ready to love somebody.

 

 

« Be’, questo credo di averlo capito. »

Il modo in cui Dorothy dondolava le gambe, seduta sullo steccato che delimitava il suo vecchio campo di grano, doveva avere ancora qualcosa a che fare con la magia, forse con le scarpette d’argento o con la cintura magica del Re delle Rocce; perché lui non riusciva a distoglierne lo sguardo.

« Non mi sorprende » sorrise la ragazzina, i lunghi capelli scossi dal vento; « con un cervello come il tuo, non puoi non capire una cosa così semplice. »

Magico... Sì, doveva trattarsi di un qualche incantesimo, perché in tutta onestà non riusciva proprio a ricordare cosa gli avesse appena spiegato.

« Però ci sono tante cose che ancora non capisco » si lamentò, dondolandosi sulle gambe molli.

« Davvero? Quali cose, ad esempio? »

« Ad esempio... » La tela del volto gli si raggrinzì tutta, mentre rifletteva profondamente. « C’è una cosa di cui il Boscaiolo parla di continuo e che io non ho mai sentito nominare dai corvi. Dorothy, che cosa significa amare? »

Il visetto di Dorothy diventò molto rosso. Forse era solo il riflesso del tramonto; ma lo Spaventapasseri conosceva troppo bene ogni dettaglio del suo viso per non notare che la differenza nasceva da dentro.

« Oh... Be’, quando ami qualcuno... Be’, è quando sai che non potresti mai stare senza di lui. Quando la cosa che conta di più è vedere che ti cammina accanto. E vorresti... vorresti che per lui fosse lo stesso. » Sorrise, timida, alzando un po’ le spalle. « Lo zio Henry dice che per lui e la zia Emma è così. »

Lo Spaventapasseri ci mise un po’ per notare che le sue gambe avevano smesso di dondolare. C’era qualcos’altro, ora, a fargli dimenticare tutto: forse il rossore del suo viso, o forse semplicemente il modo in cui gli sorrideva, dallo steccato del campo di grano, dallo stesso punto in cui si erano conosciuti.

« Oh. » E avvertì una cosa strana, anche, come di un topo di campo che gli rosicchiasse la paglia nello stomaco. « E... tu pensi che io potrei amare te? »

Dorothy saltò giù dallo steccato, così, di colpo, e gli corse tra le braccia.

Di quello che successe dopo non capì moltissimo – già, neppure di questo; ma, oh, gli piaceva così tanto che Dorothy fosse lì a spiegargli le cose che un cervello non poteva capire.

 

[ 382 parole ]

 

 

 

 

 

_________________________________________________________________

 

 

 

 

 

Credits: Somebody like you, Keith Urban

 

Contestualizzazione: volume III, ‘Ozma of Oz’, durante la permanenza di Dorothy a Oz dopo la missione a Ev

 

Questa è una delle canzoni più Spaventapasseri/Dorothy che abbia mai sentito. Li rispecchia appieno. Appieno. Ci farò anche un video, presto, perché merita troppo.

Il riferimento allo zio Henry? Sarà anche un po’ OOC, ma dovevo scrivere di un insegnamento che lui avesse dato a Dorothy sui sentimenti. Per me quell’uomo è la dolcezza fatta persona. Parla poco, sorride meno, ma un singolo abbraccio che dà alla nipotina è in grado di farmi sciogliere.

Grazie, come sempre, a chiunque passi da queste parti :)

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Only half without you ***


Only half without you.

 

 

Era solo una delle tante occasioni, uno dei tanti momenti in cui senza parlare aveva cercato di farle capire quanto gli fosse mancata. Lei ricambiava il suo abbraccio, il suo sguardo, e senza parlare gli rispondeva. Quante volte era già successo? Troppe. Nessuno dei due forse se ne ricordava più.

« Devi smetterla di andartene. Io non ho lacrime per te, lo sai. »

Era solo uno dei tanti sorrisi, una delle tante risate umide che erano sorte sulle labbra di lei dopo quei mesi in cui l’aveva lasciato solo, spaccato, vuoto di un pezzo che non era un cervello e che forse serviva di più.

« Se smettessi, non potrei più neanche tornare. »

Era solo uno dei tanti baci che gli aveva posato sul viso da quando aveva smesso di preoccuparsi di sciupargli i colori. Solo, era tanto, tanto più bello.

« Questa era l’ultima volta. Te lo prometto. »

Era solo per sempre.

 

[ 150 parole ]

 

 

 

 

 

_________________________________________________________________

 

 

 

 

 

Credits: If only tears could bring you back, Midnight Sons

 

Contestualizzazione: un momento posteriore al ritorno definitivo di Dorothy a Oz, nel volume VI, ‘The Emerald City of Oz

 

Questa è la flash centrale della raccolta, e voleva essere diversa per questo. Perché è qui che comincia il loro per sempre.

Sono tremendamente assuefatta da loro. E finché esisteranno persone della dolcezza di Alih probabilmente non guarirò. *^*

A tutti grazie, come sempre.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Teach me how to dance ***


Teach me how to dance.

 

 

Scintillavano. Erano piccole, silenziose e leggere, e se restava fermo abbastanza a lungo poteva vederle avvicinarsi fino ad intrufolarsi curiose tra i bottoni della giacca che gli fasciava l’imbottitura. Non era sicuro di aver capito cosa fossero; almeno, non prima che Dorothy scendesse in giardino e le guardasse con lui.

« Si chiamano lucciole. »

Lo Spaventapasseri le fissava incantato. Pensò di girarsi verso la ragazzina e dirle che avrebbe dovuto rientrare, avrebbe dovuto dormire, lei che ne aveva bisogno – eppure era stata così gentile a venire da lui, alla luce delle stelle, a dirgli cos’erano quelle creaturine luminose. Era sempre gentile, Dorothy, e non le era mai importato che lui avesse il cervello o meno.

« Sembrano felici, vero? »

Dorothy alzò lo sguardo, in attesa. Non capiva.

« Voglio dire » e gliele indicò con un guanto imbottito, quello che non stringeva la mano di lei; « guarda come ballano. »

La ragazzina sorrise. Lo Spaventapasseri si concesse infine di voltarsi a guardare lei: nient’altro al mondo era bello da guardare quanto il suo sorriso.

« Perché? Ti sembra che ballino? »

Annuì. « Sì. Non vedi? Anche loro sono felici che tu sia tornata. »

E il sorriso di Dorothy si fece luminoso, molto più luminoso di quelle piccole cose alate che si chiamavano lucciole; e allo Spaventapasseri sembrò semplicemente la cosa più giusta e naturale prendere anche l’altra sua mano nei guanti imbottiti e danzare con lei nel silenzio dei giardini di smeraldo.

 

[ 235 parole ]

 

 

 

 

 

_________________________________________________________________

 

 

 

 

 

Credits: Fireflies, Owl City

 

Contestualizzazione: volume III, ‘Ozma of Oz’, durante la permanenza di Dorothy alla corte di Ozma

 

Devo confessarlo? Posso essere onesta con voi? Questa è la mia preferita. Non per come è venuta, perché immagino che avrei potuto scriverla molto meglio, ma per l’immagine che mi stampa in mente ogni volta che ascolto Fireflies – lo Spaventapasseri che balla con Dorothy alla luna. Cioè, dai, seriamente: to ten million fireflies, I’m weird ‘cause I hate goodbyes... Vi dice niente?

Sempre grazie per le letture.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** How could I know what you meant? ***


How could I know what you meant?

 

 

Il viso di tela dipinta sembrava diverso, e se non fosse stato così impossibile Dorothy avrebbe pensato che fosse imbronciato.

Aveva aspettato il momento di stare un po’ sola con lui fin dal momento in cui aveva visto il corteo giungere dal deserto dalla finestrella della torre. Il Boscaiolo di Latta, col grande cuore che aveva, si era subito accorto di tutto, e non era passato molto tempo prima che si decidesse a lasciarli soli nei giardini di Langwidere; ma Dorothy non sopportava, proprio non sopportava il silenzio pesante dello Spaventapasseri. Eppure le aveva sorriso in modo così dolce, quando gli si era gettata tra le braccia.

« Che ti succede? Non sei felice che io sia qui? »

Lui abbassò il volto incupito, e la tesa del cappello nascose i suoi occhi di diverse grandezze. In piedi nel prato, si girava e rigirava tra i guanti un lungo filo d’erba: era la prima volta, fin dal giorno in cui l’aveva tirato giù dal palo, che non la guardava in viso – e Dorothy si sentì mancare la terra sotto i piedi, si disse che avrebbe dovuto saperlo, si costrinse ad accettare che ora c’era Ozma e che Ozma era tanto più carina e più solenne e più importante di lei e... e soprattutto, Ozma non l’aveva mai lasciato.

« Te ne sei andata » disse, infatti, lo Spaventapasseri. « E non è stato bello. Mi sei mancata tanto da fare male. »

Oh.

Si sollevò, andò a stringersi al suo petto fragile e affondò il viso nella stoffa e nella paglia. Non disse nulla, perché non c’erano abbastanza parole per spiegargli che allora non aveva capito, non aveva immaginato che casa sua era anche un po’ lui.

Ma lo Spaventapasseri era troppo intelligente per aver bisogno di qualche stupida parola; e fu con lo stesso indicibile affetto di sempre che la strinse a sé, in un abbraccio che di fragile non aveva nulla.

« Non sono così stupido da non perdonarti, sai? »

Sorrise. Sì che lo sapeva.

 

[ 330 parole ]

 

 

 

 

 

_________________________________________________________________

 

 

 

 

 

Credits: About you now, Sugababes

 

Contestualizzazione: volume III, ‘Ozma of Oz’, dopo il salvataggio di Dorothy nel castello di Langwidere

 

Il terzo romanzo di Oz dice chiaramente che, in quel primo giorno in cui si riunisce ai suoi vecchi amici, Dorothy passa la maggior parte del tempo con lo Spaventapasseri e il Boscaiolo di Latta, raccontando loro ciò che le è accaduto dopo la tempesta che l’ha trasportata nel Paese di Ev e ricevendo in cambio informazioni sulla rivolta femminile che ha spodestato lo Spaventapasseri e messo sul trono la legittima erede, Ozma. Fin da quando ho letto quel brano ho sempre avuto voglia di scrivere di quel pomeriggio, di come dev’essere stato, per loro, ritrovarsi finalmente da soli, e indagare eventualmente sulle prime impressioni di Dorothy nei confronti di Ozma: non riesco a smettere di pensare che, almeno all’inizio, doveva essere un pochino gelosa di lei. Quando tieni tanto a qualcuno fa sempre un po’ male pensare che, mentre tu non c’eri, lui ha vissuto tante straordinarie avventure in compagnia di qualcun altro; giusto? Be’, forse non vale per tutti, ma per una ragazzina di dodici anni deve essere più o meno così. E poi lui è lo Spaventapasseri, cavolo. Io sarei gelosissima.

Vi lascio con questa nota preoccupante sulle mie facoltà mentali (x3) e, come sempre, ringrazio tutti i gentilissimi lettori.

Appuntamento all’ultimo capitolo!

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** You think I look the best when my hair is a mess ***


You think I look the best when my hair is a mess.

 

 

A pensarci bene, era buffo che solo una minima parte degli ospiti del palazzo potesse davvero dormire. Ozma sapeva bene che né Tiktok, né il Boscaiolo di Latta, né lo Spaventapasseri avrebbero mai potuto chiudere gli occhi e riposare; eppure aveva provveduto delle stanze a tutti loro, perché era felice di averli con sé e perché, aveva detto, loro sarebbero stati felici di trovarsi sempre con Dorothy.

« Buongiorno, Dorothy! »

E sì, era questo che le diceva la voce gioiosa dello Spaventapasseri, il suo tocco gentile quando veniva a scuoterla piano, il buon profumo di paglia che le lasciava addosso quando l’abbracciava e la tirava su tra le lenzuola – che non erano mai morbide quanto i suoi abbracci; era felice di essere di nuovo e sempre con lei.

« Lo sai, un giorno o l’altro potrei anche arrabbiarmi per questa tua abitudine di venire a svegliarmi ogni mattina. »

Quando glielo disse, il pupazzo la fissò a lungo in un silenzio stupefatto; e lei rise, perché era esattamente quel silenzio – la paura di non capire, di non capirla, quando invece sapevano entrambi che c’era tanto senno e tanto di lei in quella sua testa impagliata – che le era mancato più di ogni cosa.

« Perché mai potresti arrabbiarti? »

« Be’, continui a vedermi spettinata e insonnolita... Anche le ragazzine del Kansas hanno il loro contegno, sai. »

Lo Spaventapasseri la guardò ancora, un’ombra di profonda riflessione sul volto cucito. « Io penso che tu sia bellissima. »

Gli bastava così poco, in fondo, per convincerla ad alzarsi da quel letto; e no, nessuna coperta sarebbe mai stata morbida quanto i suoi abbracci.

 

[ 264 parole ]

 

 

 

 

 

_________________________________________________________________

 

 

 

 

 

Credits: I could get used to this, The Veronicas

 

Contestualizzazione: volume III, ‘Ozma of Oz’, durante la permanenza di Dorothy alla corte di Ozma

 

E con questo squarcio di slice of life si chiude anche questa raccolta. Spero che vi sia piaciuta, che non vi sia parsa troppo melensa e che, soprattutto, non vi abbia fatto rimpiangere il tempo che vi è servito per leggere. Mi rendo conto di strafare, uhm, spesso, quando si tratta di questo pairing, e trovo che siate a dir poco meravigliosi a non mandarmi al diavolo ogni volta che pubblico un nuovo trip mentale.

Grazie a tutti di vero cuore per essere arrivati fino in fondo. Follow the yellow brick road.

Aya ~

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=729137