La Torre di schwarzlight (/viewuser.php?uid=91417)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Condannati ***
Capitolo 2: *** Separazione ***
Capitolo 1 *** Condannati ***
La Torre cap.1
La Torre
Capitolo 1: Condannati
Ci sono due modi per uscire dalla Torre:
arrivare in cima o morire.
"Papà è nella Torre, vedrai che presto arriverà in cima e tornerà a casa."
Erano tutte balle.
Papà era morto, da anni. Ma anche ora che aveva diciassette
anni, sua madre continuava a ripetere quella bugia, più a
sé stessa che al figlio, probabilmente.
"Papà è nella Torre, ancora poco e arriverà."
Lui la Torre l'odiava.
In principio perché gli aveva portato via il padre, in seguito perché non era affatto vero.
Ma la verità l'aveva capita da tempo: era morto in mare. Quel
giorno, quando la nave cargo su cui lavorava come macchinista era stata
sorpresa da una tempesta.
Era caduto fuori bordo, e la furia delle onde l'aveva inghiottito. Non era mai stato ritrovato.
Non c'era nemmeno una tomba da visitare, non gli avevano fatto il funerale.
"Papà è nella Torre, papà è nella Torre."
Sua madre era una sciocca se sperava di vederlo tornare da lei.
I marinai imbarcati col marito le avevano riferito che era stato scelto
per entrare nella Torre, e lei ci aveva voluto credere. Tuttora ci
credeva, in un modo così disperato che faceva male.
Sua madre era una sciocca.
- Allora siamo d'accordo! Duke, non sognarti di darci buca!
E Louise era una stupida. Lei e le sue altrettanto stupide idee.
Stupida come il professore, arrivato in anticipo rispetto al solito.
Stupida come Jaz, che gli aveva sussurrato un "Ci vediamo dopo" prima di tornare nella sua classe.
Stupida come Rag, con quell'espressione indecifrabile sempre stampata in faccia.
Ma quel giorno tutto era
stupido per Duke, perfino l'ottimo voto preso nell'ultimo compito. La
sua irritabilità era alle stelle, a causa di quel gruppo di
idioti che aveva incrociato recandosi a scuola: come potevano credere a
una stupida leggenda come quella della Torre? Non c'era alcuna stupida
entrata, e nessuno stupido desiderio da esprimere in cima.
Era tutta una scusa per coprire la scomparsa misteriosa di alcune persone, tutto qua.
La stupida bugia creata da chi era rimasto, per attenuare il dolore.
Chi meglio di lui poteva saperlo? Lui l'odiava, quella stupida bugia.
L'odiava.
Jaz era al limite.
Cinque ore di lezione erano troppe, anche quando nel calendario settimanale risultavano poche rispetto agli altri giorni.
Almeno fosse stato nella stessa classe degli altri si sarebbe divertito
a stuzzicare Duke, o a progettare il pomeriggio con la bionda Louise, o
a fare idiotissimi giochi di parole con Rag. E invece no. Doveva
sorbirsi le lezioni su "cosa dovrete fare e non fare all'esame finale".
L'ultimo anno era una rottura.
Al suonare della campanella, si precipitò nel corridoio
trascinandosi dietro la borsa più vuota del solito, per poi
incontrarsi con i tre compagni all'entrata dell'accademia.
- Ok, ricordatemi dov'è che ho accettato di seguirvi oggi.
- Aah, Duke, non stavi ascoltando di nuovo, eh... - Gli rispose Jaz
massaggiandosi il collo indolenzito - Faremo un giretto di esplorazione
alla Torre.
- ...oh, no. No, no, no. Lo sai come la penso a proposito.
- Eddai, Duke, non fare lo scontroso come sempre! - intervenne Louise - Andiamo a dare solo un'occhiata, niente di che!
- Non me ne frega nulla, io con quel posto non voglio averci niente a che f-
- Non è che hai paura?
Duke aveva un orgoglio spropositato su certe cose, e Rag lo sapeva.
Per questo aveva pronunciato quella frase: lui non avrebbe mai sopportato
di esser definito un fifone - cosa che, tra l'altro, non era - e
difatti, seppur continuando a inveire contro la loro stupida idea e la loro stupida creduloneria, li seguì fino a destinazione, camminando in testa per giunta.
Sì, Duke era un orgoglioso, e Rag era un manipolatore.
Louise non aveva mai visto da vicino la Torre.
Solitamente le girava bene alla larga, a dire il vero, ché
l'imponente struttura l'intimoriva. Ma quel giorno no, non era sola, e
quindi si era arrischiata ad avvicinarvisi. Il motivo era geniale
quanto idiota: Jaz non aveva ancora uno straccio di idea su che
argomento utilizzare nella relazione per l'esame di maturità,
quando in un afoso pomeriggio - precisamente l'afoso-pomeriggio-del-giorno-prima - lo aveva colto l'illuminazione. "La Torre nei secoli".
Lei l'aveva subito supportato con tutto l'entusiasmo di cui può
esser capace una ragazza innamorata, e dopo aver organizzato passo per
passo il piano d'azione per le prossime due settimane in una sola
mattina - perché le lezioni sono noiose, oh sì! - eccola
lì, a osservare da vicino la leggenda.
La Torre si estendeva per un'altezza spropositata, e per fare un giro
completo attorno al suo perimetro ci volevano almeno venti minuti.
Enormi lo erano pure i blocchi di pietra che la componevano, rendendo
le pareti lisce e prive di appigli.
Non c'erano entrate.
Molti studiosi avevano analizzato l'edificio, e tutti erano giunti alla
stessa conclusione: l'enorme costruzione era totalmente sigillata, non
c'era modo di penetrare al suo interno.
L'unica traccia che spiegasse il suo scopo era una scritta, residuo di tempi remoti.
Chi arriverà in cima alla Torre vedrà esaudito qualunque suo desiderio,
sia esso dominare il mondo o distruggerlo.
Inutile dire che quella cantilena aveva incantato molti.
Tutti avevano dei desideri, tutti volevano realizzare i propri sogni.
E alcuni ne avevano la possibilità. Si diceva che
periodicamente, ad alcune persone era dato il permesso di entrare, per
mettersi alla prova al suo interno.
Ma cosa fossero, queste prove, nessuno lo sapeva: in tutti i secoli,
forse millenni, di esistenza della Torre, nessuno era mai riuscito a
raggiungere la cima e uscire. Per questo alcune persone, come Duke,
credevano si trattasse solo di una favola, una scusa per coprire i casi
irrisolti di persone scomparse.
Però Louise ci credeva. Non sapeva spiegarne il perché,
ma sentiva chiaramente che quel luogo era magico, particolare.
- Bene, e ora cosa dovremmo fare, grande capo?
Jaz ignorò volutamente il tono ironico con cui Duke aveva accentuato le ultime due parole.
- Direi che possiamo cominciare ad analizzare il territorio.
- Cosa?!
- Jaz, dimmi che stai scherzando...
- Non sto affatto scherzando. - rispose a Rag passandogli un cappellino
con visiera. - Finora tutti si son concentrati sempre e solo sulla
Torre in sé, senza pensare che anche l'ambiente circostante
può riportare delle tracce rilevanti. Quindi forza e coraggio,
datevi una mossa!
Poteva anche avere ragione a pensarla in quel modo. Forse, però,
il parco circostante la Torre era un filino troppo vasto per soli
quattro ragazzi, tra l'altro inesperti in quel campo.
Ma in fondo, questo a Louise importava poco.
Rag era uno che prendeva le cose con molta filosofia.
Alcuni lo definivano indifferente a tutto, ma si trattava di
semplice e infinitamente infinita calma. Che bisogno c'era di agitarsi per ogni cosa?
Se aveva qualcosa da dire la diceva, e se non voleva fare qualcosa non
la faceva. Il tutto senza urlare.
- Che diavolo, questa è l'ultima volta che mi faccio coinvolgere in queste scemenze!
Con un gesto svogliato della mano indicò a Duke il posto accanto
a sé, sistemandosi poi meglio il berretto sul viso, in modo che
lo proteggesse bene dalla luce. L'altro si sdraiò sull'erba, appoggiandosi contro il tronco del
pioppo imitando l'amico.
Non passò molto prima che Louise
rovesciasse addosso ai due una delle bottigliette d'acqua che si era
portata dietro, svegliandoli di soprassalto.
Ma se Duke cominciò subito a malmenare verbalmente la ragazza -
che tra l'altro si difendeva piuttosto bene - Rag non si scompose
affatto, se non per proferire un annoiato "Ti odio." diretto alla vivace bionda.
Poi tornò alla sua non-occupazione.
Ecco, Rag era questo tipo di persona.
E la sua nemesi era l'attivissimo e carismatico Jaz, che come al solito era giunto a rovinare la sua quiete.
Non che gli dispiacesse, poi.
- Embè, non avete fatto nulla per tutto il tempo?
- Ci ho provato, ma non combino. E poi fa caldo.
- Ma come, Duke, e la doccia che ti ho offerto non ti ha rinfrescato?
Rag ignorò la discussione tra i due appena ravvivata da Louise.
- Jaz, sinceramente, non siamo degli esperti: non sappiamo nemmeno da
dove cominciare. Quindi è ovvio che anche se andiamo a caso non
combineremo nulla, ti pare?
- Oh, lo so. Non c'è proprio alcun problema. L'unica cosa che mi
interessa è far vedere che ci ho lavorato. Poi non possono
prendersela se degli studenti inesperti non hanno trovato nulla, ti
pare?
Se Duke era un orgoglioso e Rag un manipolatore indifferente... Jaz era
un leader furbastro. "Il massimo effetto con il minimo sforzo" era il
suo motto.
Poi Louise era l'innamorata, ma questo gli altri non lo sapevano.
E fu un urlo della ragazza a richiamare l'attenzione dell'indifferente e del furbastro.
Il terreno sotto di lei si era trasformato in una melma densa e nera,
che la stava facendo sprofondare. A nulla servivano gli sforzi di Duke
per tirarla fuori, era come se qualcosa la stesse trascinando sempre
più giù. I due non fecero in tempo a raggiungerli che
anche il ragazzo si trovò invischiato in quella sostanza.
Il successivo fu Rag, che venne bloccato proprio mentre si affrettava a
raggiungerlo. E in breve tutti e quattro si ritrovarono a
sprofondare in quel fango, annaspando in cerca di un appiglio per
uscire, finché il buio non li avvolse completamente.
Louise fu l'ultima a svegliarsi.
Si guardò attorno confusa e ancora scossa dall'esperienza, senza capire dove si trovasse.
Oltre ai suoi compagni, c'erano altre dodici persone, tutte
altrettanto disorientate. Girovagavano per la grande stanza dalle
pareti di pietra, cercando un'uscita. Ma senza successo.
Nessuno si ricordava esattamente cosa fosse successo e come fosse
finito lì; Louise avvertiva solo una vaga sensazione di un
qualcosa di viscido che le avvolgeva le gambe.
Fra i quattro, però, Duke sembrava quello più scosso: se
ne stava immobile a fissare un punto indefinito di fronte a sé,
con un'espressione a metà tra l'atterrita e l'incredula.
- Non può essere.
- Ehi, che ti prende? Stai bene? - la domanda cadde nel vuoto.
E poi una voce indefinibile risuonò nella sala.
Benvenuti nella Torre.
Lo stupore si dipinse sui loro volti a seguito della realizzazione dei fatti.
Duke sgranò gli occhi, ancor più incredulo, ancor più atterrito.
- Siamo perduti.
Salve a voi :3
Questa è la prosecuzione di La Torre - La Compagnia dei
Distruttori. Non serve averla letta per comprendere la storia, ma non
sarebbe male andare a farci un salto, ecco... ;)
E se l'avete già letta... bentornati, spero vi piaccia pure la storia principale 8D
Partiamo subito con un piccolo appunto sui nomi: sono tutti riferiti al mondo del jazz.
Louise -> Louis Armstrong u.u
Duke -> Duke Ellington
Rag -> da rag-time
Jaz -> ...non credo di doverlo spiegare, dai.
Non siamo ancora nel vivo, ma dal prossimo capitolo le cose si faranno più... movimentate XD
E... niente, non ho molto da dire se non: aggiornerò ogni
due/tre settimane. Perché ho aaaltre quattro storie da portare
avanti y_y
Ma cercherò il più possibile di rimanere nelle due, o magari anche meno °_°/
Quindi grazie di aver letto, e... fatemi sapere cosa ne pensate, se vi va =D
Al prossimo capitolo!
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Capitolo 2 *** Separazione ***
La Torre cap.2
Capitolo 1: Separazione
Un'arma per distruggere,
un'arma per proteggere.
E voi, come la userete?
Si guardarono l'un l'altro increduli e confusi.
La Torre? Quella Torre?
Com'era possibile, pochi istanti prima si trovavano a casa, al lavoro,
in giro per città. E ora, dopo esser caduti in uno stato di
incoscienza, si svegliavano
in quella sala immensa, assieme a degli sconosciuti mai visti prima e
con un... fantasma, spirito, o chiunque fosse il proprietario di quella
voce che
riecheggiava nell'aria, che diceva loro di essere appena entrati nella
Torre.
Regnava un silenzio assoluto: nessuno ancora si era ripreso dallo shock
della notizia, o comunque non riusciva ad accettare l'idea di esser
intrappolato in quel posto.
Specie Duke, era in uno stato di apatia assoluta. Non c'era più il panico iniziale, né la comprensibile isteria che avrebbe potuto seguirlo, o rabbia. Non c'era rassegnazione, risentimento, tristezza. Nulla.
Era come se si fosse svuotato. La cantilena ricorrente di tutta la sua
infanzia si era presentata nella sua realtà nel modo più
inaspettato, scalfendo e frantumando tutto ciò in cui
aveva creduto fino a quell'istante.
Louise, invece, era atterrita. Crollò a terra tenendo le mani
premute sulla bocca, cercando di trattenere i singhiozzi e le lacrime
al pensiero di essere totalmente isolata dalla propria famiglia.
Rag si accucciò accanto alla ragazza, circondandole le spalle
con un braccio, e guardò Jaz stringere i pugni convulsamente.
- Noi non abbiamo desideri. - esordì quest'ultimo avanzando a
passi decisi verso il centro della sala. - Non vogliamo partecipare a
questo... gioco. Quindi lasciaci andare!
Quando l'eco della sua voce accentuata dalla rabbia si spense, un'altra domanda vibrò flebile nell'aria.
Quindi volete andare a casa?
- Certo che lo vogliamo!
Dopo la risposta di Jaz, di fronte al ragazzo l'aria si condensò
in una sorta di nebuloso vapore, prendendo una forma quasi umana.
Afferrò Jaz dietro le orecchie con entrambe le mani,
avvicinandosi pericolosamente.
- E questo - gli sibilò sul volto. - non è forse un desiderio?
Senza accorgersene si era messo in trappola da solo, e prima che
potesse ribattere in qualunque modo la personificazione del loro
cicerone svanì, lasciando che la sala si trasformasse. Enormi
rastrelliere e banconi ricolmi di armi di ogni genere invasero lo
spazio centrale, per poi espandersi fino alle mura di fondo come
un'onda, infrangendosi contro la parete e risalendola sotto forma di
scaffali. Infine, oltre i colonnati posti ai lati si andarono a creare
dei portali in legno, uno per ogni persona presente.
Prendete ciò che più trovate consono e scegliete una porta.
Buona fortuna nella vostra ascesa.
La voce, tornata incorporea, parlò per l'ultima volta.
I sentimenti dei presenti erano contrastanti: ora che la situazione era
stata assimilata, alcuni di loro si fiondarono subito sulle armi,
prendendone anche tre o quattro, esaltati dalla prospettiva di riuscire
a farcela ad arrivare in cima, di poter esprimere qualunque desiderio
volessero. Altri rimanevano sconvolti dalla notizia, e qualcuno fra
loro meditava perfino di rimanere ad attendere in quella sala.
D'altronde non c'era un limite di tempo per scegliere, giusto? E poi
lì erano al sicuro.
Se le storie sui pericoli della Torre erano vere, quella era la soluzione migliore.
Jaz tornò dai propri compagni dopo aver osservato gli entusiasti
della situazione sparire dietro le porte che si erano scelti, che
tornarono a fondersi con la pietra una volta oltrepassate.
Osservò il volto spento di Duke e quello in lacrime di Louise,
per poi soffermarsi sull'espressione neutra di Rag. Non sapeva cosa
dire per confortarli. Nemmeno lui si sentiva fiducioso sul da farsi,
quindi come poteva sperare di esser convincente con gli altri?
Si inginocchiò anche lui di fronte a Louise e le asciugò
delicatamente le lacrime con la manica della felpa, cercando di
consolarla stringendola a sé, rimanendo così per qualche
secondo.
- E' meglio se ci muoviamo. Non possiamo restare qui. - disse infine dopo aver sciolto l'abbraccio con la ragazza.
"E dove vorresti andare, genio?"
Quella sarebbe stata la risposta ideale di Duke, ma non arrivò nessuna protesta. Solo un livido silenzio.
- Vero, non potremo mai andare a casa se ce ne stiamo in questo posto.
- aggiunse Rag. - E poi, non so voi, ma non mi fido troppo a rimanere
qui con quella... cosa vaporosa che potrebbe tornare da un momento all'altro.
- Sì, hai ragione... Louise, ce la fai ad alzarti?
Al cenno affermativo di lei, Jaz si girò verso Duke, ma non era
più lì. Mentre nessuno gli dava bada, lui si era
già avviato in mezzo ai banconi e agli scaffali, per decidere di
cosa armarsi, per poi dirigersi subito verso una delle porte, la
più vicina che avesse a disposizione.
Fu lì davanti che lo videro, poco prima di aprire il passaggio
verso una nuova stanza. Lo chiamarono, urlando il suo nome, ma lui pareva non sentirli; e
Rag, che era scattato in corsa per raggiungerlo, si vide quasi sbattere
contro la parete: l'entrata si era già richiusa, inghiottendo
l'amico.
- Dannazione a quell'idiota! - si sfogò Rag in un inaspettato
scoppio di rabbia, calciando là dove l'altro era scomparso.
- E ora come facciamo? - mormorò Louise con un filo di isteria nella voce.
- ...non importa, lo raggiungeremo. - rispose il maggiore dei tre. -
Cerchiamo solo di mantenere il sangue freddo e armiamoci, forza.
I due ragazzi si inoltrarono nell'armeria, scegliendo con cautela
ciò che ritenevano sarebbe stato utile; ritornarono dopo una
decina di minuti, Jaz con tre pistole, di cui una, più piccola e
leggera delle altre, la porse a Louise. Anche Rag si era orientato
verso le armi da fuoco, sistemandosi un bel fucile in spalla, ma non
solo: ai fianchi aveva agganciato quelli che parevano due pugnali di
medie dimensioni, ognuno dalla forma triangolare molto allungata, e una
spada, che porse a Jaz. Era meglio prendere anche qualcosa che non
avrebbero dovuto ricaricare, o sarebbero rimasti fregati. E poi le lame
gli piacevano.
- Però come facciamo ad esser sicuri di capitare nello stesso
punto di Duke? - intervenne la ragazza una volta pronti a partire. -
Insomma, non è detto che tutte le porte conducano allo stesso
posto...
Aveva ragione, in precedenza non si erano posti il problema di un'eventuale separazione. E prima di preoccuparsi di "quel deficiente che era andato avanti da solo", come lo definiva Rag, dovevano pensare a come rimanere uniti.
- Bè... possiamo andare insieme. Voglio dire... nessuno ha mai
detto che può passare solo una persona alla volta, no?
- ...oh, Jaz, hai ragione! Non ci avevo pensato! Aspettate solo un momento, torno subito!
- Dove vai, Lou?
- Ho dimenticato una cosa!
Rag la guardò correre via, con i biondi capelli raccolti in due
code basse che ondeggiavano sulla schiena. Pensò che sapeva
anche essere carina, ma che a volte fosse davvero troppo, troppo
esuberante.
Qualche minuto dopo la videro rispuntare dai banconi che l'avevano
inghiottita con una sacca-zaino tenuta a tracolla. Così sarebbe
stato più facile per lei trasportare gli oggetti.
Si prepararono a oltrepassare il varco verso l'ignoto. Louise prese per
mano i due ragazzi, mentre Jaz esercitava una leggera pressione sulla
porta senza maniglia per poterla spalancare.
- Ok, ora. Non mollate la presa e cerchiamo di entrare contemporaneamente.
Il passaggio era abbastanza ampio perché potessero avanzare
allineati fianco a fianco. Si trattava di compiere davvero un passo nel
nulla: oltre la soglia non si riusciva a scorgere niente, non una luce,
un'ombra, nemmeno suoni o odori. Nulla. Era solo un grande buco nero.
Si fecero coraggio a vicenda e mossero il primo passo verso la loro avventura.
Altrove, in una
città costruita sotto un cielo di pietre, un giovane dai capelli
biondi si avvicinò al grande fuoco centrale, dove l'attendeva un
uomo parecchio anziano, conosciuto da tutti come Grendell.
- La volta è più luminosa, eh?
- Già. Pare ci siano nuovi arrivi, giù al livello zero... pensavo di dare un'occhiata.
Grendell lo addocchiò da sotto i folti sopraciglioni grigi, lisciandosi i baffi all'austriaca.
- Pensi ne valga la pena?
Il biondo sbuffò divertito.
- Non si sa mai... magari potrei assistere a qualcosa di interessante. Al massimo ci rivedremo fra qualche mese.
Salutò il vecchio, che intanto se la rideva non visto al
pensiero del giovane nei panni della balia, e si diresse verso il
grande arco alle spalle del falò, oltrepassandolo sicuro e
svanendo al suo interno, lasciando solo una lieve increspatura su una
superficie invisibile.
- Ahia, ma dove... cosa sono questi rami?!
Louise tentò di
districarsi dalle numerose fronde che l'attorniavano, bloccandole i
movimenti più del necessario e facendole rischiare una bella
caduta più di una volta. Sembrava fosse finita in un cespuglio
molto alto, o una siepe, più verosimilmente. E la cosa peggiore
era che pungeva pure.
Quando finalmente riuscì a emergere da quel labirinto verde, si
guardò attorno smarrita: non c'era nessuno a parte lei. Era sola
nel mezzo di un sentiero ghiaioso circondato da alte siepi scure, che
generavano una sensazione claustrofobica.
Dov'erano gli altri?
La ragazza provò a chiamare i nomi degli amici diverse volte, ma non ottenne mai una risposta.
Non sapeva cosa fare. Magari, stando ferma, prima o poi l'avrebbero
trovata loro... però non si trattava di essersi persi nel bosco.
Per quanto ne sapeva, ognuno poteva esser stato mandato in un luogo
differente, senza la possibilità di mettersi in contatto con il
resto del gruppo.
Si ranicchiò contro una siepe abbracciando le proprie gambe.
Tentava di pensare a una soluzione, ma più di sforzava, e
più perdeva la speranza.
Un fruscio la ridestò dai propri pensieri.
Si guardò attorno per capire la provenienza di quel rumore,
saltando in piedi per l'agitazione. Dal fondo del sentiero, là
dove si incrociava con una viuzza trasversale, fece la sua apparizione
una persona, che in primis non riconobbe.
- Louise...?
Il suo volto si illuminò in un sorriso di sollievo.
- Duke! Duke, sei qui!
Si lanciò verso il ragazzo, appendendoglisi al collo. Lui si
distolse quasi subito dalla stretta di lei, allontanandola da sé.
- Cosa ci fai qui da sola? E gli altri?
- Non lo so, siamo entrati assieme, ci tenevamo per mano, ma... non so, non c'era nessuno dopo!
Era sollievo quello che leggeva nei suoi occhi scuri? Probabilmente era
sollevato, sì, dal sapere che non doveva ancora affrontare Jaz e
la sua personale versione del Sacro Tribunale dell'Inquisizione
Spagnola.
Aveva i suoi motivi per essersi allontanato così, da solo, ma non aveva intenzione di parlarne con loro.
Non ancora, almeno.
Per lo stesso motivo, decise di ignorare le domande seguenti di Louise
e di continuare per la sua strada. Alla ragazza non rimase che seguirlo
docilmente, se non voleva rimanere indietro. Non era difficile intuire
che non avrebbe parlato con lei.
Solo... non capiva.
- Hai un'arma? - esordì Duke di punto in bianco.
- ...Oh. Oh, sì!
- Bene, allora tirala fuori e tieniti pronta.
Non parlarono più.
Rag si guardò attorno, soffermandosi in particolare su un arco
in pietra all'apparenza molto antico. Non c'era altro di notabile, in
quella che si poteva definire una piccola piazzetta erbosa. In
opposizione al portale, delle grandi siepi dividevano cinque percorsi
che riconducevano a un grande labirinto, simile a quelli che si
trovavano nei giardini dei palazzi nobiliari di una volta, ma in
proporzioni molto, ma molto più vaste. Una parte era addirittura
visibile, essendo il territorio non perfettamente piano, ma frammentato
da continui dislivelli anche abbastanza accentuati.
Studiò di nuovo l'arco.
Sembrava una semplice decorazione, non c'era nulla davanti, nulla
dietro, nulla in mezzo. Rag prese un sasso, lanciandolo all'interno.
Scomparve una volta oltrepassata la soglia.
Poteva trattarsi dell'arrivo di quell'ipotetico percorso.
Poteva benissimo essere che ognuno di loro fosse finito in un punto diverso del labirinto, scelto a caso.
Poteva più che benissimo essere che se li avesse aspettati, prima o poi si sarebbe ricongiunto agli altri.
Si sdraiò su una delle panchine in pietra poste attorno ai
confini del piazzale: nel frattempo avrebbe fatto un pisolino.
Ma non si accorse che la superficie invisibile dell'arcata aveva cominciato a incresparsi.
- Louise! Raaag!
Si stava sgolando ormai da una decina di minuti, ma degli altri nessuna traccia.
Com'era possibile che si fossero persi di vista così? Nessuno si
era accorto di nulla, nonostante si stessero perfino tenendo per mano.
Girovagò in cerchio per controllare che non fossero nelle vicinanze, ma le sue ricerche non diedero frutto.
Era solo.
Così decise di proseguire. Non era detto che fossero in luoghi diversi, magari semplicemente in punti diversi.
Al termine di una salita, intravide degli uomini, che riconobbe come due delle persone che si trovavano nella sala dell'inizio.
- Ehi! Scusate, avete per caso...
Non avevano intenzione di stare ad ascoltarlo. Uno di loro lo
caricò in corsa, e fu solo per fortuna che Jaz riuscì a
evitare di esser trafitto da una sciabola, benché rimase
comunque ferito di striscio.
- Che diavolo state facendo! Vi ha dato di volta il cervello? -
esclamò il ragazzo infuriato. I due risposero con un ghigno.
- Ah! Sei stupido? Qui siamo tutti avversari... ci stiamo solo semplificando le cose eliminando dei possibili intralci futuri.
La risposta lo sconcertò, ma non poté ribattere. Lo
attaccarono di nuovo, questa volta entrambi. Jaz stesso si stupì
della destrezza con cui riuscì a evadere i vari affondi e colpi
laterali, ma si ritrovò lo stesso con le spalle al muro.
Non aveva molta scelta se non rispondere all'aggressione.
Così estrasse la spada che gli aveva consegnato Rag, ignorando le pistole.
Si mise in posizione.
Non aveva la minima intenzione di morire lì.
Salve =3
Scusate questo enorme gap nell'aggiornamento del secondo capitolo, ma
per mesi non ho avuto la forza, né la motivazione a scrivere. Ho
ricevuto una certa mazzata (niente di serio, eh XD) e ne ho
risentito un po'.
Comunque spero di essermi rifatta presentandovi un capitolo interessante.... più o meno.
Cominciano a emergere i problemi nel gruppo, uh?°_* Uhuh, è
uno dei pochi motivi dell'esistenza del personaggio di Duke, che mi sto
divertendo abbastanza a caratterizzare **
E credo che, in generale, questa sia la storia a cui sto ponendo
più attenzione (finora, eh.) riguardo lo sviluppo emotivo dei
vari protagonisti... non che da altre parti manchi, ma qui è uno
dei punti cardine, quindi mi richiede il quadruplo dello sforzo
u_ù
Ok, non...credo di aver altro da dire se non...chi è il misterioso personaggio biondo?=D
Ohohoh, mi diverto a mettere questi indizi bastardi in giro °_*
E poi me ne son accorta solo ora rileggendo, ma pare che nessuno voglia
dare la possibilità a Jaz di ribattere X°°°D
Poi, riguardo gli aggiornamenti.
Avranno una frequenza normale d'ora in poi, tranne forse in questo periodo, che per me significa ESAMI.
Però vi posso assicurare almeno un capitolo al mese... due sarà difficile per ora.
Se mi avete seguito fin qua sotto, bravi, vi meritate un biscotto e un bel ringraziamento per aver letto!!^^
Al prossimo aggiornamento =)
*Angolino delle storie in difficoltà*
COFF.
La pubblicità spudorata non manca mai u_u
C'è questa mia storia, nella sezione fantasy, che ha bisogno di seguito 8D
Fateci un saltino, mi farebbe piacere sapere che ne pensate!>_<
...e se no pazienza, non vi mangio mica XDD
I Signori d'Europa
Adios!<3
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