Una storia mai raccontata di Heart InRussia (/viewuser.php?uid=133706)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1:La protagonista ***
Capitolo 2: *** Gelida Russia ***
Capitolo 3: *** "Ce ne hai messo di tempo..." ***
Capitolo 4: *** Like a Rolling Stone ***
Capitolo 5: *** How does it feel? ***
Capitolo 6: *** E poi ***
Capitolo 7: *** Una ragazza ***
Capitolo 8: *** la tempesta ***
Capitolo 9: *** In the morning ***
Capitolo 10: *** To Be Hurt ***
Capitolo 11: *** Sometimes goodbye's the only way ***
Capitolo 12: *** Shut Up And Let Me GO ***
Capitolo 13: *** Inizio del campionato ***
Capitolo 14: *** Reach Out ***
Capitolo 15: *** capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** E adesso cosa ci resta? ***
Capitolo 17: *** Gettin'Over You ***
Capitolo 18: *** Penultimo capitolo ***
Capitolo 19: *** This is it ***
Capitolo 20: *** EPILOGO (ebbene sì!) ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1:La protagonista ***
De
Non
so se
qualcuno leggerà mai quello che sto per scrivere.Il mio
racconto è
inserito nel contesto di Beyblade(Se vi piace l'anime ,credo che la
storia possa piacervi :parola di fan )un cartone che io personalmente
ho adorato quando ero più piccola ma che probabilmente
(penso)oggi
seguono in pochi. Ma se qualcuno per caso passasse per questa pagina
e volesse dare un occhiata,lo prego di farmelo sapere,di farmi sapere
che scrivo per qualcuno, fosse anche una sola persona e questo per me
basterà per sapere che posso andare avanti col racconto. Per
idearlo
e inventare la trama ci sono voluti più giorni: per favore,
se
leggete questo racconto dando così senso al mio lavoro,
fatemelo
sapere.
Questo capitolo è un po'strano, sembra da qui di poter già intuire come andrà avanti la storia... Ma non è così :P
Grazie
mille :)
Capitolo 1
La protagonista
La
protagonista di questo racconto è
un personaggio nuovo, ”catapultato” nella prima
serie di Bey
Blade. Khris è una ragazza orfana che ha vissuto l infanzia
in un
monastero femminile inglese dove viene insegnato alle bambine ad
usare il BeyBlade. Non è un contesto facile ,ma un ambiente
di
rivalità e competizione, nel quale nonostante tante
insicurezze lei
è riuscita a crescere sul piano del gioco, diventando un
abile
giocatrice. All'età di quindici anni fugge con delle sue
compagne
con le quali forma una mini-squadra di BeyBlade, ma dopo due anni
passati a viaggiare disputando tornei di poca importanza la squadra
giunta in Francia si scioglie perchè le compagne desiderano
affermarsi come singole blader e lei, che si trova ora da sola senza
prospettive, viene rapita dal Team delle Tenebre che vogliono avere
un ostaggio per ricattare i blader europei. Ma tre giorni dopo
(periodo che lei passa in una sorta di riposo senza sogni indottole
da sonniferi) la squadra dei Blade Breakers (che si trova in Germania
per disputare un torneo contro i blader europei)a cui è
giunta
notizia del rapimento della giovane, incappando nel T.d.T lo
sconfigge e decide di accudirla finchè non si
sveglierà e uscirà
da questo sonno.
NB:I
miei commenti sono quelli in
corsivo, per il resto a narrare sono i personaggi, contraddistinti
dal loro colore.
Khris
Buio. Buio improvviso. Dove
sono?
Probabilmente stavo dormendo. Probabilmente dovrei svegliarmi.
Ma...questa è una coperta?In Francia?
Apro gli occhi. Da una
finestra con la
tapparella quasi del tutto abbassata entra un po' di luce nella
stanza. Mai vista prima. Mi siedo sul letto. Non riesco a ragionare,
è come se la testa non riuscisse a funzionare, il mio
cervello non
si è ancora acceso del tutto. Bene,direi che la cosa
migliore da
fare è ricordare come sono arrivata fino a qui,
perchè di sicuro
non sono nella nostra casa in Francia....Le ragazze! La casa
!Affiorano lentamente ricordi del discorso di Kate. Una fitta in
mezzo al petto mi ricorda che ormai non siamo più una
squadra.
Ricordo di essere uscita dalla casa piangendo, dirigendomi verso il
bosco fuori città. E poi...un furgoncino. Nero. Quattro
individui
che ne scendono e vengono verso di me. E poi...
Buio. Buio improvviso.
Il colpo della porta mi
riporta al
presente. Un ragazzo biondo mi fissa qualche istante e poi, parlando
con accento giapponese(Ricordate, lei è inglese),grida:
“E'sveglia, è sveglia!” Altri tre lo
seguono guardandomi
incuriositi, ma è la mia volta di stupirli: ci ho messo un
po' ma li
ho riconosciuti: “Ma io vi conosco, siete i Blade
Breakers!”
Takao(nooo ragazzeeeee sono davanti a Takao!!) sorride: ”Puoi
dirlo, cara ,tu hai riconosciuto ME, ammettilo senza temere di
offenderli!” “Ma siete proprio voi! Max,Takao,tu
sei Rei....e
tu....” Il ragazzino mi guarda incoraggiante “Io
sono il tecnico
della squadra, comprensibile che tu non mi conosca! Comunque sono il
Prof kappa”.Pazzesco! Dev essere un sogno, sono con i BLADE
BREAKERS!!
Un pizzicotto sul braccio
che fa
realmente male mi lascia un po'perplessa. Rei ride e dice qualcosa in
giapponese a Max: “Non preoccuparti-afferma questo-non stai
sognando! Ti abbiamo liberata ieri dal Team delle Tenebre e
sì,
siamo proprio noi: manca Kei ma....”Kei? Non ricordo chi sia.
Quando ormai una settimana fa ho scoperto chi sono i Bleade Breakers
guardando le loro partite alla tv ho visto solo Takao e Max. Mah.
Un quarto d ora
è quanto serve per
raccontare ai ragazzi chi sono e la mia situazione: in un quarto d
ora rivedo scorrere davanti agli occhi le immagini della scuola tanto
odiata e delle compagne che così tanto mi hanno fatto
soffrire
lasciandomi sola in mezzo alla Francia.
Andrei ancora avanti a
rispondere alle
loro domande, quando Takao afferma in un inglese un po'incerto:
“Non
preoccuparti,puoi rimanere con noi il tempo che serve!”
Vedere gli
altri che sorridono e annuiscono confermando il suo invito è
la cosa
più bella degli ultimi tre giorni, forse degli ultimi tre
mesi.
Mi sto dirigendo verso la
sala
ristorante dell'hotel, dove mi aspettano gli altri. Non mi ci
è
voluto molto a sistemarmi: quanto a vestirmi,bè non mi sono
neanche
cambiata, perchè quando sono stata portata via dalla Francia
non
avevo con me niente e gli unici abiti che ho sono quelli che indosso.
Per fortuna-penso tra me e me-devo avere in banca l eredità
dei miei
nonni. Dovrebbe bastarmi per comprarmi un cambio.
Nell entrare quasi vado a
sbattere
contro quello che deve essere un giocatore di calcio o
pallanuoto(così si direbbe dal fisico). Mi guarda un
po'seccato
mentre esce dal ristorante senza dire una parola. Sono il solito
impiastro! Per fortuna una volta entrata nella sala c è il
braccio
che sventola e il sorriso di Takao a indicarmi dove sono i ragazzi.
Grazie a loro, le cose sembrano andare per il verso giusto.
“Ragazzi,
grazie mille, siete una squadra fantastica” mi sorge
spontaneo. E’
Max a rispondermi: “E non hai ancora conosciuto
Kei!” Scoppiano
tutti a ridere ; giusto, chissà com è
l’ultimo membro della
squadra. Mentre affondo la forchetta negli spaghetti mi accorgo con
orrore che il pallanuotista/giocatore di prima è rientrato
in sala, guardandosi intorno con aria sprezzante e, incrociando il mio
sguardo, fulminandomi alla grande; e non ci sono parole per
descrivere il mio stato d animo quando Takao indicandolo mi
dice:”
Non ci vorrà molto per conoscerlo, perché sta
arrivando!”
Mannaggia.
Kei
Deve
essere la
mia serata sfortunata. Innanzitutto perché sono stato quasi
travolto
da una stordita che non riusciva a beccare la porta per la sala; poi
perché me la sono trovata al tavolo. Mentre tra me e me
maledico le
insane idee dei Blade Breakers, mi chiedo chi cavolo abbia avuto la
geniale idea di invitarla al mio
tavolo. Ma
chi voglio che sia
stato?? Takao, ovvio, preso dai suoi soliti istinti di
facciamo-l’amicone-con-le ragazze. Che NERVI! Mi siedo a
capotavola, cercando di calmarmi e notando che comunque la ragazza
non è male. E’sceso il silenzio. Sentitevi in
colpa, inetti. Ma
che cavolo di idee vi vengono?? Poi lei chiede qualcosa a Takao. Ma
in che lingua parla? Inglese? Splendido, splendido!! Stordita, carina
(e di sicuro senza cervello) e neanche comprensibile quando parla. Di
sicuro è qualche commento nei miei confronti. Cosa
avrà infastidito
miss puntiamo-a-farci-mantenere-da-qualche-blader ?Il fatto che non l
abbia invitata al tavolo? O è perché avrei dovuto
scusarmi con lei
perché a momenti mi ammazzava nel tentativo di entrare in
sala?
Inutile e pettegola. Takao intanto le annuisce e…le passa l
acqua.
Aehm.
Takao
“Bene
Kei,
immagino ti sia accorto che oggi c è qualcosa di
nuovo”
“Sgrunt”
E’
la risposta. Oggi sembra particolarmente nervoso. Bè, non
posso
stare ad aspettare che gli venga il buon umore, perciò vado
subito
al sodo. Al massimo se risponderà male lo farà in
giapponese e lei
non capirà niente. “Vedi, lei è la
nostra nuova compagna di
squadra acquisita a tempo indeterminato”. Nessuna reazione.
Bo’,
io vado avanti. “Khris è inglese ed ha passato
quindici anni in un
monastero dove ogni giorno si usava il bey, quindi è di
sicuro in
gamba e non ci sarà di peso. Inoltre, adesso che stiamo per
partire
per la Russia ci sarà utile avere qualcuno che sa parlare l
inglese
con molta facilità ed inoltre lei ci ha detto di sapere il
russo.”
Forse è una mia impressione, ma sembra più
interessato. Guarda
Khris e intanto mi dice :”Dille che a me non importa se resta
con
noi. Sarà strano poter avere un interprete
decente.” Il solito
carino! Max, lievemente offeso perché di solito è
lui l’interprete,
ripete in inglese il messaggio alla nostra nuova compagna (a
proposito, ma quanto è carina?) Lei sorride a Kei, che
distoglie
subito lo sguardo, un po’imbarazzato. Ah,furbone! Un
sorrisone mi
sorge spontaneo. “Eh dai Keiiii, non fare il sostenuto e
ammettilo
che sei contento del nuovo acquisto!” Sguardo carico di odio
profondo. Non ho ancora visto Kei interessato seriamente a una
ragazza, neanche stasera, ma se non è amore a prima vista
sono
sicuro che gli sarà simpatica.
Dopo la loro prima
cena insieme, i
ragazzi si lasciano per andare a dormire. Il giorno dopo Khris va a
comprarsi vestiti e un dizionario di russo, lingua che ha studiato
qualche anno prima. Ora i ragazzi si trovano sul treno diretto verso
la russia, e stanno passando la notte in uno scomparto dotato di sei
cuccette.
Khris
Il paesaggio scivola veloce
dietro al
finestrino mentre io lo guardo distratta non riuscendo a dormire. La
sensazione di far parte di un piccolo gruppo che ti accetta senza
fatica è per me nuova e bellissima. Sto troppo bene con
loro.
Loro….Diciamocelo, loro meno Kei, che è di tutti
il meno
accogliente. Ma affezionerò anche a lui comunque. Ieri mi ha
persino
rivolto la parola, per chiedermi del monastero: la storia sembra
averlo particolarmente colpito, come se la sentisse affine alla sua
ma non saprei dire perché (kei ha dimenticato di
essere cresciuto
anche lui in un contesto simile: lo riscoprirà proprio
durante
questo viaggio in Russia quando tornerà al monastero dopo
averlo
visitato con gli altri). Sono contenta che non mi abbia
mostrato
ostilità, il che fra l’altro ha colpito tutti:
Takao già scherza
fa battutine allusive dicendo che tra noi c’è
affinità, ma non è
vero: nonostante lui sia terribilmente carino, è troppo
distante da
me. Freddo, glaciale, sempre coperto da una maschera, da
un’aria da
duro che (ne sono certa) non gli appartiene. Il suo passato sembra
non esserci mai stato; il suo presente lo vive con freddezza: lungi
da me, Kei Hiwatari! Non è della tua glacialità
che ho bisogno, ma
di qualcosa che mi faccia sentire a casa, come i caratteri degli
altri, anche se ho paura a fidarmi troppo di loro: questi diciassette
anni sulla Terra mi hanno insegnato che molto difficilmente la gente
ti si affeziona così, gratuitamente. Nessuno mi ha mai
voluto così
bene da amarmi, le mie compagne hanno scelto se stesse piuttosto che
la nostra squadra; i Blade Breakers sono buoni, ma non li
biasimerò
se, conclusa la finale mondiale di Bey Blade e con essa la
necessità
di una compagna di squadra, torneranno ognuno a casa loro. E io, dove
andrò?
Il pensiero mi fa
rabbirvidire, ma non
solo quello: in questo scomparto fa davvero freddo. Scendo dalla
cuccetta e senza far rumore tento di recuperare il mio zaino, sul
pavimento; una volta riuscitaci cerco la felpa che ho comprato ieri.
Kei
“Freddo,eh?”
La ragazza sussulta, trattenendo per qualche istante il respiro.
L’ho
spaventata. Alza lo sguardo e mi fissa, senza sapere cosa aspettarsi.
“Cosa ci fai ancora sveglio?” Ecco una domanda che
non mi sarei
mai aspettato. Come la mia risposta, che viene spontanea e sincera:
“Non riesco a dormire. L’andare in Russia mi fa
strano”. Tace
qualche istante e poi riprende a cercare qualcosa nello zaino.
“Anche
a me. Ma del resto non ci siamo mai stati e di sicuro c è
solo da
guadagnare. Anche se rimango un po’tesa per come
andrà la finale”
“Ma neanche gareggi….giusto?”
“Si, ma io sono tesa per voi.
Trovato!” Sussurra entusiasta mentre estrae dallo zaino una
felpa.
Sorrido: ingenua. “Quella cosa non basterà a
riscaldarti-affermo-siamo in RUSSIA e qui la temperatura va parecchio
sotto lo zero.” Mi guarda ferita: di sicuro si sente una
stupida
completa.
Mi sento una stupida
completa. Non ho
pensato a comprare qualcosa di caldo caldo caldo. E adesso? Questo
interrogativo deve trasparire così tanto dal mio volto che
persino
Kei si accorge di avermi colta alla sprovvista. Si siede sulla
cuccetta e afferra il suo zaino, estraendone qualche secondo dopo una
coperta di pile. “Tieni”. Sul serio? “Sul
serio?” Fa le
spallucce. “Non la uso da così tanto, forse non l
ho mai usata. Io non soffro il freddo.”
E terminando il discorso
più lungo
tenuto con me, si sdraia e si gira, dandomi le spalle. Mi rimane una
coperta ai piedi che deve essere così calda….
“Grazie”
sussurro alle spalle di Kei, ma non giunge alcuna risposta. Che tipo.
Se solo avesse potuto immaginare gli eventi del giorno dopo, di certo Khris avrebbe pensato in modo diverso a quello strano compagno di squadra... |
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Capitolo 2 *** Gelida Russia ***
Grazie a chi ha letto il primo capitolo e a chi ha lasciato il
suo
commento scrivendo cosa ne pensava ( Kiki3ciento, ValentineRomance, Giulia Hiwatari, Henya )Sono davvero contenta che a molti
di voi interessi questa storia e spero di non deludervu con questi
nuovi capitoli!!
Memories
La mattina dopo i
ragazzi arrivano
in Russia. Passeggiano per la città ma, dopo aver assistito
a una
partita di Bey Blade in un parco, incontrano Vorkov, che li invita al
monastero. Takao a nome di tutti accetta ma l’incontro a cui
assistono una volta entrati lascia tutti scossi, in particolare Kei,
a cui tutto sembra così familiare…il fatto che
Vorkov, mentre
spiegava i severi meccanismi degli incontri nel suo stile (es. chi
perde deve essere punito) si sia rivolto a lui, dicendo :”Non
è
vero Kei?” E’ciò che fa esplodere in lui
una serie infinita di
interrogativi. Perché gli sembra di essere già
stato in quel luogo
ma non lo ricorda? Il ragazzo passa una notte tormentata da incubi e
la mattina dopo esce dall’hotel dove tutti alloggiano in
camere
singole per cercare una risposta alle sue domande. Entrato nel
monastero, finalmente ricorda: lui vi ha vissuto l infanzia!! A
venirgli incontro è il perfido Vorkov, che conferma
ciò che il
ragazzo ha appena ricordato e gli racconta che lui era uno dei
migliori giocatori, finché non era venuto a conoscenza
dell’esistenza di Black Dranzer, un bey potentissimo. Deciso
a
renderlo il suo bey, Kei una notte se ne era impossessato e aveva
provato ad usarlo, ma la potenza del bey si era ritorta contro di
lui, ancora piccolo e non alla sua altezza, in un modo così
violento
da tramortirlo e causargli una perdita di memoria, causa del ritorno
di Kei ancora piccolo in Giappone. Ma ora che il ragazzo ha ricordato
tutto, l’uomo gli fa una proposta: tornerebbe nella squadra
russa,
a pochi giorni dell’inizio della finale mondiale di Bey, se
in
cambio avesse Black Dranzer, la trottola più forte del mondo?
Nel frattempo i
Blade Breakers,
giunta la mattina seguente, inziano a essere preoccupati per il loro
compagno, uscito senza più dare sue notizie.
Ps. Chiedo scusa
per tutti questi
riassuntini, ma se non sintetizzassi alcuni tratti del racconto
più
che una fan fiction scriverei un romanzo lungo come la saga de
“Il
Signore degli Anelli”
Takao
Ma
dove è
andato? E’ da ieri che manca, ha anche saltato gli
allenamenti e
non è mai successo che lo facesse e io inizio a preoccuparmi
sempre
di più e fra una settimana inizia la finale mondiale e noi
non siamo
ancora pronti e se non torna non dormirò né
allenerò per niente
causa tensione e domani idem e insomma io sono il capitano la
vittoria della squadra è responsabilità mia e
sono già le nove e
lui non è ancora arrivato….
”AAAAAAARGH!!!” L’urlo di sfogo
mi è uscito quando l’ansia ha toccato il limite di
sopportazione
umana. I ragazzi mi guardano ma nessuno dice niente, perché
sono
tesi quanto me, persino Rei che di solito è il
più serafico. Anche
Khris che è arrivata da poco. Basta, basta non ne posso
più!!!Questo
clima non lo reggo, devo fare qualcosa. Ma cosa?? “Ragazzi,
devo
fare qualcosa, devo cercarlo!” Khris mi guarda: è
una tipa
sveglia, e anche se ho parlato in giapponese credo che abbia capito
quale fosse il tema della mia affermazione. “Vuoi fare
qualcosa?-dice-Vuoi forse cercarlo? Ma dove andresti?”
“Non lo
so-rispondo- dove potrebbe essere andato?” E’ il
turno del Prof
di intervenire: “E’ andato via così di
colpo…credo che
qualcosa l’abbia scosso. Di sicuro qualcosa che ha visto
l’altro
ieri. Cosa potrebbe essere stato?” “Il monastero,
di
sicuro-afferma Khris-non avete visto come era silenzioso dal momento
in cui siamo usciti?” “MMM qualche differenza con
il suo essere
silenzioso prima di entrarci?” La battuta di Max fa ridere
tutti e
per qualche istante ci rilassa. “Però è
vero che era più strano
del solito- dice Rei-e poi…avete visto che quel tipo
lì l’ha
chiamato per nome? Ragazzi, quel Vorkov non mi piace per niente, come
non mi piace affatto che sembrava che conoscesse Kei….Se
qualcosa
l’ha scosso, comunque, è lì.”
“Bene, allora ci
andremo-affermo decisissimo-lo troveremo e lo riporteremo a
casa…come
minimo quel pazzo l’ha rinchiuso in qualche cella o cose del
genere.” “Ma dove vai?-afferma il cinese-Ci sono
fior fior di
bladers in quel monastero pronti a impedirti di entrare. Non
concluderemmo niente.” La verità delle sue parole
ci colpisce come
uno schiaffo.
“Come facciamo a
entraree?” Dice
Takao in tono piagnucoloso esprimendo la domanda che tutti ci stiamo
facendo. “Quel posto è una
fortezza…”
Una fortezza….il
monastero….Per la
prima volta oggi sorrido: sono o non sono colei che riuscì a
fuggire
dal monastero di EastCoast?? “Ragazzi, si può
fare”. Rei, Max,
Kappa e Takao mi guardano incuriositi. Proseguo:
”Probabilmente
appena dimostreremo di voler entrare nel monastero un gruppetto di
bravi bladers ci verranno incontro per bloccarci. Almeno, a EastCoast
funzionava così. Ma quello che è scontato ma di
cui di solito non
si tiene conto è che è in quel gruppetto di
infallibili giocatori
che sta il più grande ostacolo. Se un gruppo di noi li
affronta, la
sorveglianza del monastero sarà concentrata su
quell’ incontro, e
ad altri sarà possibile entrare. Lo scontro con chi fa da
“guardia”
insomma sarà un diversivo che distrarrà la
sorveglianza.”
“Geniale!” Esclama Kappa mentre gli altri si
complimentano per
l’idea. “Ma chi di voi entrerebbe?”
Chiedo. Gli sguardi si
abbassano, Max esprime un “mmmm”scettico.
“A me quel luogo
mette i brividi” E’la sua risposta. Rei aggiunge:
”E poi non lo
conosciamo per niente. Chissà quali meccanismi interni,
quante
guardie appostate negli angoli per sicurezza….”
Takao lo
interrompe: “Meglio lasciare perdere, sapete”.
“No!!-esclamo
(ma da dove mi arriva tutta questa decisione?)-Fidatevi, si
può
fare! Conosco quell’ambiente, io sono cresciuta in un
monastero
simile. Andiamoci stasera col buio. Non ci saranno sentinelle, i
blader saranno tutti ad allenarsi. Io….Che ne dite se
andassi io?
Penso di avere un’idea di cosa troverei là dentro,
ed inoltre se
mi prendessero non mi farebbero niente, perché io non sono
un blader
importante e non avrebbero interesse a impedirmi di partecipare alla
finale…” “Non dire
sciocchezze….”Mormora Rei, ma è
inutile: ormai li ho convinti.
***
Monastero
Vorkov, ore
18:30
Fa un freddo assurdo, e la
notte scende
veloce su Mosca. Ma la decisione che sento dentro non è
svanita:
voglio scoprire che fine ha fatto Kei, voglio con tutta me stessa che
questa squadra domani possa riprendere gli allenamenti senza che
nessun pazzo la ostacoli. Chi è Vorkov per sabotare i Blade
Breakers? Ho visto come tratta i suoi blader, e non mi è
piaciuto
per niente. E’ pazzo.
Come devo esserla io per
decidere di
entrare da sola in un monastero esclusivamente maschile di notte.
Meglio agire prima che io cambi idea. Raccolgo i capelli a coda, un
gesto che mi dà sicurezza mentre continuiamo a camminare
verso
l’ingresso, finchè non giungiamo davanti
all’imponente portone
trovandoci davanti a….
Rei
Giungiamo
davanti
all’ingresso e ci troviamo davanti a un citofono. Max preme
il
pulsante e alla voce che risponde in russo (Khris traduce:
“Non si
accettano visitatori”) lui risponde:
“Dov’è Kei?”
La
città sembra
ancora più fredda, lei mi sembra ancora più esile
e fragile mentre
accosta il volto al citofono ripetendo la domanda in lingua russa.
“Ridateci Kei,
sappiamo che è qui.
Fateci entrare” La risposta è una fragorosa
risata. “Una delle
due richieste possiamo accoglierla, l’altra no.”
Il portone si apre
lentamente.
Prevedibile che non
volessero
restituirci lui.
Ho
una fifa
assurda, che a intervalli regolari si alterna alla voglia di
distruggere chi ha imprigionato Kei. Ci addentriamo nel grande
chiostro del monastero che segue all’ingresso, guardandoci
quasi
maniacalmente intorno. Dov’è la trappola? La porta
per entrare
nell’edificio vero e proprio è in fondo al
giardinetto. Siamo
quasi a metà percorso quando dall’ombra escono due
ragazzi. Uno lo
conosco: è Ivan, un membro della squadra di Bey Blade russi.
Chi lo
affianca è il suo capitano, che evidentemente è
stato aggiornato
da chi ci aperto della nostra visita. Dico
“evidentemente” perché
ha un auricolare all’orecchio ed è ovviamente,
come aveva previsto
Khris (che adesso secondo i piani si sta allontanando), uno dei
blader più forti, nientemeno che…
…La seconda
persona bella e fredda
che vedo da quando mi sono svegliata tre giorni fa. Un ragazzo sui
diciannove-venti anni che è decisamente di
bell’aspetto ma il
fatto che stia dicendo ai ragazzi “Dove credete di
andare?” mi fa
pensare che non sia così accogliente. Bene caro, adesso
vediamo di
trovare chi ha il tuo stesso carattere. Mentre loro escono allo
scoperto, io mi rifugio nel buio del chiostro, entrando sotto un
portichetto e percorrendo il lungo corridoio che si conclude con una
porta aperta. Posso vedere il mio respiro che si condensa mentre
cammino cercando di non essere notata, posso sentire il mio cuore che
martella il petto. Tre secondi, due, uno e sono dentro
all’edifico.
Fase 1 conclusa. Adesso devo trovare Kei.
|
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Capitolo 3 *** "Ce ne hai messo di tempo..." ***
Nel
monastero
Il buio del grande
corridoio in cui mi
trovo è interrotto ogni pochi metri da fiaccole. Davvero
tetro. Una
voce giunge da in fondo al corridoio. Non ci sono stanze, il che
significa che non è una zona per i blader e quindi qui si
trova chi
dirige il monastero. Percorro terrorizzata il corridoio, sentendo la
voce sempre più nitida dare ordini. Ma a chi?
A chi potrebbe dare ordini?
“Molto bene, ti
vedo dalla telecamera
esterna. Sì Yuri, attaccali, sono i compagni di
Kei…” Il bellone
là fuori aveva un auricolare, ora che ci penso! Quindi il
Grande
Capo sta comunicando con l’iceberg rosso! So che dovrei
muovermi e
cercare di capire dov è il mio compagno invece che rimanere
qui a
origliare, ma è più forte di me, voglio capire
come sta andando
l’incontro.
“E con Ivan il
biondino è
sistemato….”Max! ”Yuri, quello
è il loro capitano, sconfiggilo
ma senza usare neanche metà del tuo potenziale!”
Che presuntuoso!
Come se fosse così facile battere Takao! “Loro
sono qui per
cercare Kei, digli che sta male, che ha la febbre, che hanno
sbagliato a venire qui e che quando guarisce tornerà da
loro…”
Il mio cuore ha perso un battito. Sono attentissima.
“….poi
raggiungilo nella sua camera….Sì, quella al
secondo piano…sì.
Sì.” Mi sto già avviando quando poche
parole mi raggelano il
sangue. “Ivanov, mettici poco…la ragazza che era
con loro è
sparita”.
Salire
le scale
mentre il tuo istinto ti grida di fermarti e tornare indietro
è
veramente un’impresa. Cerco di non pensare al fatto che tra
poco
uno qualunque dei blader di quest’edificio mi sarà
alle costole e
che allora io sarò solo una stupida pazza che nel cuore
della notte
si trova in un monastero maschile gestito da un folle. Primo
piano….le scale sono davanti a me, a separarci pochi metri
che mi
sembrano chilometri… Un passo, due, tre, sette, diciannove,
venticinque, trentaquattro, quarantasette, cinquantasei e io ci sono
davanti. Un gradino, due, dieci, diciannove, trenta e io sono al
secondo piano. E ora?
Mentre il panico mi sta per
assalire
vedo una luce provenire da dietro un angolo. Percorro il percorso che
mi avvicina ad esso e poi mi giro a destra e la vedo. La stanza di
Kei.
E’ la corsa di
una ragazza spaventata
e speranzosa insieme quella che mi porta qualche istante dopo alla
sua porta. Lui è seduto su un letto e in quel momento alza
lo
sguardo verso di me.
“Cosa ci fai
qui?” L’ha detto in
russo, freddo e distaccato. “Tu, TU, cosa fai TU qui!-esclamo
mantenendo un tono di voce basso- Dov’eri finito? Eravamo
preoccupatissimi per te! Per fortuna ti ho trovato! Dai,
andiamocene.” Mi guarda impassibile. “Io non voglio
andarmene.”
Yuri
Mai
visto un
avversario che se la prende così poco. E pensare che quel
giapponese
sembrava così teso all’inizio…Se ne
è andato come se ancora
sperasse in qualcosa. Ma questo non mi riguarda più, adesso
devo
trovare la bambina che ha pensato di entrare qui. Per che motivo, non
lo so. Forse nessuno le ha detto che non è un luogo per
giocare e
che se vuole una partita a nascondino ha già perso.
Perché nessuno
conosce questi luoghi meglio di me. Forse la cosa migliore da farsi
è
chiedere a Kei che l’ha avuta in squadra in questi ultimi
giorni se
ha un’idea di dove potrebbe essere. Ma da dove è
spuntata? Salgo i
sessanta gradini che mi separano dal secondo piano. Ma chi sta
parlando? Sembra una voce femminile, ma è impossibile, qui
siamo
tutti ragazzi. Eppure non può essere qualcuno di esterno,
parla in
russo.
“Kei, non
puoi.” Anzi, IO non posso
pensare che il tuo racconto sia vero. “Kei, la squadra ha
bisogno
di te. Dici di aver il beyblade più forte del mondo, ma sei
dalla
parte sbagliata. Sei cresciuto qui forse, ma la squadra di cui fai
parte ora non è questa. I compagni con cui hai combattuto
negli
ultimi mesi in questo momento sono la fuori in pena per me e per
te.”
“Ciò
che dici non mi interessa.
Adesso si preoccuperanno, ma quanto vuoi che realmente interessi loro
che fine ho fatto? Ciò che interessa a tutti è
diventare i
migliori. E io voglio diventare il migliore” Il suo
è uno sguardo
di sfida, ma forse è anche una domanda.
“Tu VUOI
diventare il migliore? Lo
diventerai, forse, ma resterai solo. Kei, non posso credere che tu
stia parlando realmente. Non sai cosa ho dovuto fare per arrivare
qui, mentre forse a quest’ora potrei essere sotto le mie
coperte
nella camera dell’hotel, lì piuttosto che in
questo luogo di pazzi
dove sono arrivata preoccupandomi per un insensibile come te!”
“Temo-dice
qualcuno alle mie spalle,
un qualcuno con una voce fredda e un russo perfetto-che le coperte
nella tua camera aspetteranno ancora un bel po’”.
Il mio terrore raggiunge
l’apice
quando Kei, guardando oltre alle mie spalle, sorride. “Ce ne
hai
messo di tempo, Ivanov”.
|
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Capitolo 4 *** Like a Rolling Stone ***
Grazie a tutti
quelli che hanno
commentato il racconto fino a qua, grazie a chi l’ha segnato
come
“da seguire”, sono contentissima che lo seguiate!
Henya e ValentineRomance, grazie mille per i complimenti e per avermi
fatto sapere cosa ne pensate :)! Grazie anche a
te, lettore, che stai leggendo queste righe, per l’attenzione
e il
tempo che mi dedichi. Spero di non deluderti! Per favore, fatemi
sapere cosa pensate di come sta andando la storia… vuol dire
molto
per me!
Like
a Rolling
stone
Trovare
la
componente mancante di chi stanotte è entrato nel monastero
non è
stato difficile. La fuggitiva che dovevo cercare è in questo
momento davanti a Hiwatari, paralizzata dallo spavento, dalla paura e
dalla sorpresa perché Kei, indovina un po’,
l’ha abbandonata e
non ha intenzione di tornare con lei dai suoi amichetti. “Ce
ne
hai messo di tempo,Ivanov” “Le ragazze non vanno
mai troppo
lontano in questo monastero, Hiwatari.” Una ragazza che
avrà sui
sedici-diciassette anni si gira in quel momento, senza darmi
più le
spalle: cosa vuoi fare, ragazzina? Dovrei chiamare Vorkov ma mi
dà
fastidio. E’ solo una sprovveduta , niente di pericoloso, una
piccola sprovveduta in pericolo che in questo momento mi sta fissando
come se dovesse dire qualcosa.
“Non
chiamarlo.” E’ l’unica
cosa che mi viene da dire. Non chiamare quel pazzo.
Come
ha fatto a
capire che ci stavo pensando? Un po’ mi dispiacerebbe farle
questo
torto. E’solo una ragazza, indifesa e impaurita, e lui un
uomo
violento e crudele. Chissà cosa potrebbe farle. Ucciderla, o
peggio.
Le sto per rispondere quando la vedo distogliere lo sguardo, in una
smorfia di dolore. Kei guarda in una direzione vicina alla mia e
sembra aver perso la sua sicurezza. Vorkov, al mio fianco, sorride.
“Molto bene, Ivanov”.
Squadra
la
ragazza, come se fosse un prodotto da vendere a cui dare un prezzo.
Ma è così. Chissà qual è il
suo prezzo. Chissà cosa le farà
passare.
“Una
ragazza.
Sola nel monastero. Cosa hai in tasca?” Lei estrae un bey.
Una
ragazza col bey! Lui guarda il disegno del bit power impresso sulla
trottola. “Non una ragazza qualunque”. Sogghigna,
soddisfatto.
Gli è capitato tra le mani un animale da macello di grande
valore.
Chissà quanto farlo pagare, sta pensando sicuramente.
“Farti
male o
torturarti-prosegue-non mi porterebbe a niente. Non mi importa di te.
Ma ai tuoi compagni sì, ed è per questo che
rimarrai qui fino alla
finale. Se uno dei Blade Breakers dovesse pensare di vincere il
Torneo, ti uccideremo. Se i tuoi amici decidessero invece di usare la
testa e lasciarci vincere, sarai libera.”
E’paralizzata. Chissà
cosa sta pensando.
E nel frattempo?
“Nel
frattempo-
prosegue- rimarrai in custodia da Ivanov.”
COSA?No,
non è
possibile! Che non provi ad affidarmi ragazzine fuori di testa! Sono
il migliore blader di tutto questo monastero, il capitano della
squadra, non un baby-sitter! Vorrei protestare,ma come al solito non
posso, sono impotente. Quella ragazza si pentirà di aver
messo piede
qua dentro. Già, la ragazza. Mi giro verso di lei nella
speranza che
per una volta nella Storia uno sguardo possa uccidere. Ma
ciò che
vedo mi ferma. Credo che lei si trovi in una situazione peggiore
della mia. E' sconvolta. Terrorizzata, paralizzata dallo spavento e
da ciò che l'attende. E fai bene, vorrei dirle. E dove
dormirà, in
corridoio? Sto per scoprirlo, Vorkov non ha concluso di enunciare la
sua punizione. Ma... perché si gira verso di me?
“E' un'ospite
importante-afferma-non posso affidarla che a te. Le darai una tunica
per vestirsi e degli abiti per dormire. Dormirà nel
letto.” Nel
letto! Nel MIO letto! No, non posso accettarlo.
“Signore...” Mi
fulmina con gli occhi prima di uscire dalla stanza. Come potrebbe
compensare la responsabilità che mi affida? Cosa
potrà mai farmi
accettare questo? “E'una ragazza ed ha il privolegio di stare
nella
tua camera, Ivanov. E dormirà con te. Il minimo che
può fare è
servirti e obbedirti. Qualsiasi cosa le chiederai di fare,
dovrà
farlo.”
La
stanza è
invasa dal silenzio. Un silenzio innaturale, di quelli che fanno male
alle orecchie, denso di rabbia (la mia, che mi ritrovo una ragazza
sotto la mia responsabilità) e la sua paura. Non si muove.
Non mi
guarda. Il suo sguardo è lì, fisso dove un
secondo fa c'era lui,
non c'è segno di ripresa. Se è così
delicata non reggerà molto
l'ambiente qui. Guardo Hiwatari, che però non mi aiuta in
alcun
modo. Non fa niente, rimane seduto, forse un po' scosso. Ma no,
è
stata solo una mia impressione, non gliene frega niente. Ehi,
indovina perchè lei è qui? Indovina
perchè ha appena messo la sua
squadra nei guai? Per colpa tua, Kei. Ma cosa voglio che gliene
importi, quel ragazzo ha una coscienza che facilmente mette a tacere.
Lui gioca a farsi rincorrere, lei lo cerca. E poi i casini arrivano
tutti a me.
“Andiamo”
le
dico. Risponderà? E' immobile, ma a fatica le esce un
monosillabo
dalla bocca. “Sì” mi dice. Usciamo nel
corridoio avviandoci
verso le scale. Lei cammina meccanicamente, quasi non respira.
Saliamo i gradini che tante volte ho già percorso, sotto la
luce di
torce fisse a queste mura che mi hanno visto crescere. Dopo un sacco
di tempo che non accadeva, affronto la loro luce chiedendomi cosa
devo fare. Cosa dovrei fare. Cosa si aspetta lei. Cosa si prova a
raggiungere il terzo piano nel panico completo. Un attimo, questo
l'ho provato anch'io. Ma sono passati così tanti anni.
Raggiungiamo
la camera.
Questa
dev'essere
la sua camera.
Uno,
due, tre
giri di chiave. Clac. La porta non ha mai fatto così rumore.
Mi
dirigo verso l'armadio, apro le ante, afferro una divisa, la prima
maglietta che mi capita e un paio di pantaloncini. Che Vorkov non
possa dire che non le ho dato da vestirsi. Mi giro. Finalmente mi sta
guardando. Le poggio i capi in un angolo del matrimoniale. Devo
sbrigarmi, tra cinque minuti devo essere ad allenarmi. “Devo
scendere ad allenarmi”
Bene,
così la
mia esecuzione aspetterà.
Tace.
Io vado
avanti. Sono di fretta, non posso aspettare che la miss si riprenda
dallo shock. “Questi sono i tuoi vestiti e questo-pausa per
realizzare cosa mi tocca dire-è il tuo lato del letto. Ti va
bene?”
Ehi, ci sei?
Cosa
vuoi che mi
importi? Cosa potrebbe cambiare questo o quel lato del letto?
Mi
capisce, mi
segue con lo sguardo, quindi mi ascolta. Ma si trattiene. Non mi
scoppiare a piangere davanti agli occhi. Nei miei piani di due
secondi fa avrei dovuto correre giù a questo punto, ma
è troppo
shockata. Devo dirle qualcosa.
Sta
già uscendo,
ma si gira sulla soglia della porta. Ti prego, non dire niente,
vattene. “Mmm non essere tesa. Condivideremo il letto, niente
di
più.”
Molto
meglio,
ora.
Si
sblocca.
“Grazie” risponde con voce umida. Chiudo la porta
dietro di me
subito, non voglio assistere a scene di pianto femminile, non saprei
che dirle. In fondo al corridoio mi aspetta Hiwatari. Non mi aspetto
che dica niente. “Uh-uh” E invece purtroppo parla.
“Aspetta che
lo sappia Boris”. Boris. Boris no, cavolo. Tutto, ma non
questo.
“Non farlo, Hiwatari.” Sorride beffardo. Prima che
aggiunga altro
lo blocco. “Me li becco io i tuoi casini. Ma l'hai messa tu
in
questa situazione. Lei e i tuoi amichetti”. Tace. Uh-uh.
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Capitolo 5 *** How does it feel? ***
Ringrazio tutti
quelli che
continuano a leggere questo racconto, chi l’ha recensito e
chi
l’ha messo tra quelli da seguire. Grazie, grazie mille!
Non mancate di farmi sapere che ne pensate
;)!
Finalmente sola. Sola con
me stessa.
Sola con tutte queste lacrime inespresse. E mi manca un respiro. Poi
un altro. Un altro ancora. Mi siedo sul letto, al posto del cuscino,
appoggio la schiena al muro. E poi scoppio a piangere ripensando a
tutto quello che è successo in quest’ultima ora:
ho messo nei guai
il miglior gruppo di bladers del mondo, che mi avevano accolto
gratuitamente ….ecco la loro ricompensa! ; sono stata
rinchiusa nel
peggior monastero che possa esistere sulla faccia della terra,
diretto da un pazzo che vorrebbe che io sottostassi alle voglie di
uno dei più glaciali e senza cuore dei suoi ragazzi; Kei,
tanto
carino e gentile, mi ha consegnata nelle mani di un fuori di testa e
del suo soldatino senza che gliene dispiaccia almeno un
pochino…
Sono un disastro e la situazione non poteva andarmi peggio di
così!!
Ho perso tutto quel poco
che avevo:
degli amici, la libertà, a momenti la
dignità… Chissà quando
Takao e gli altri verranno a sapere del terribile ricatto di cui
saranno vittime… in ogni caso, mi odieranno. E’
tutto così
terribile, ed è solo colpa mia!!
Tutto sembra crollarmi
addosso, mi
sembra di aver perso anche quel poco che avevo. Ma cosa avevo, in
fondo?
Ricordi,
pochi: i
miei morirono presto, la zia era un’insegnate del monastero
di
Eastcoast, dove mi accolsero per non farmi andare in qualche
orfanotrofio: la zia… l’unica persona cara a cui
io davvero mi
sia legata. Non mancava mai di coccolarmi un po’, quando
poteva: la
vita nella scuola non era rigidissima, però avevamo orari da
rispettare, tra cui quello di andare a dormire, ma grazie a lei
potevo rimanere alzata sempre un po’ di più per
conversare…
Ciò che mi
è davvero mancato sono
state amicizie durature: pur non essendo un monastero rigido, la
regola che lo governava non poteva essere infranta: rimanevano solo
le migliori. E così vidi molte mie amiche andarsene, tornare
a casa…
E poi la zia
morì. Non lo dimenticherò
mai, fu terribile: avevo tredici anni e il mio piccolo mondo parve
implodere: ero sola, in mezzo a un turbine di persone che se ne
andavano o salivano di categoria, prese da se stesse, fredde e senza
desiderio di fare amicizia… Ognuna presa dal suo piccolo
mondo. Due
anni d’inferno, due anni a sentirmi sola: e poi conobbi tre
ragazze
che come me desideravano andarsene, fuggire ma non potevano: le
blader forti come me e loro venivano controllate e ormai si trovavano
nel monastero da parecchi anni: cosa avrebbero trovato al di fuori,
fuggendo da sole? Sapere che ce ne saremmo andate in compagnia
aiutò
a maturare la decisione di scappare: e così andò,
in una notte
fuggimmo eludendo la sorveglianza e sfruttando passaggi poco
conosciuti.
Ma poi anche loro si fecero
prendere
dalla smania di arrivare sempre più in alto, diventare le
più
forti: ognuna pensava a sé e fu così che in
Francia la nostra
piccola squadra si sciolse… Cos’ avevo prima di
entrare qui? Cosa
mi è stato tolto? Quattro amici, la speranza di potermi
rialzare, di
andare avanti…
Devo cercare di riprendermi
da questa
situazione. Cerco di calmarmi pensando a cosa poteva andarmi peggio:
avrei potuto non incontrare Kei… ma questo sarebbe stato
positivo:
mi sarebbe rimasto il dubbio che mi considerasse di più e
ora avrei
un’immagine di lui molto meno negativa… Magari mi
sarei potuta
perdere e mi avrebbe trovato qualcuno dei pazzi che si allena
qui….
Sì, questo sarebbe stato terribile! Ripenso a cosa ha detto
Yuri :
“Niente di più…” Forse sono
stata fortunata ad essere affidata
a lui. Ha detto che non approfitterà della situazione: spero
solo
che mantenga la parola. Guardo i vestiti appoggiati al bordo del
letto: e così perderò anche la libertà
di vestirmi come voglio. Se
questa è la situazione che devo affrontare, meglio abituarsi
subito
all’idea.
Mi viene in mente
“Like a Rolling
Stone” di Bob Dylan: “Come ci si sente ad essere
senza casa/ a
sentirsi dei perfetti sconosciuti/ come una pietra che continua a
rotolare?” Forse ci si sente così mio caro Bob,
proprio come me
ora. Senza più niente, incapaci di pensare che
l’esistenza possa
davvero andare avanti.
***
Takao
Max
mi guarda
ansioso. Cosa vuoi che faccia? Vorrei tanto dirgli. Anch’io
son
teso come te! Siamo usciti dal monastero quattro ore fa e di Khris
nessuna notizia. Sono le undici e mi sento peggio di stamattina alle
nove, quando Kei non c’era. Ma ora non c è neanche
lei. L’avranno
trovata? Ogni volta che lo penso mi viene una fitta acutissima nello
stomaco. No, non può. No, mi sto solo spaventando per
niente.
Sobbalziamo
tutti quando il mio cellulare inizia a vibrare. Lo estraggo
immediatamente
dalla tasca, sentendomi addosso gli sguardi di tutti. Dai, Khris,
dimmi che sei tu che mi avvisi che stai tornando.
“E’ Kei!”
Esclamo! Stamattina aveva il telefono spento…. Ma
allora…. Lo
sapevo, stanno tornando! Apro il messaggio e leggo. E vorrei non
averlo mai fatto.
Rei
Takao
non dice
niente. Ha uno sguardo fisso sullo schermo del Samusung e trattiene
il respiro. Ha in mano la risposta ai milioni di dubbi che mi hanno
lacerato in queste ultime quattro ore ma non la dice. Devo sapere! Mi
alzo e afferro il cellulare. Nessuna resistenza del ragazzo, in
compenso il Prof e Max sono già di fianco a me e stanno
leggendo.
Non può essere.
Non
aspettarla. Non tornerà. Domani saprai tutto.
Domani…
Domani
inizia l’amichevole promosso da Vorkov a cui parteciperanno
tutti
i blader radunati qui per la finale di settimana prossima! Ma cosa
vuol dire? Dov’è Kei?
“Chiamalo” dice una voce spenta che
viene da qualcuno di fianco a me. Premo il pulsante verde senza
esitare. Dove sei, compagno?
“L’
utente da
lei desiderato non è al momento
raggiungibile…”
***
Le
dieci. La fine
degli allenamenti di oggi. Non vedo l’ora di andare a dormire
e
dimenticarmi questa giornata cadendo nell’incoscienza del
sonno,
fosse solo per qualche ora. Domani affronteremo gli americani ma non
me ne frega niente. Percorro il corridoio velocemente, seguito dagli
altri coi quali oggi non ho proprio voglia di parlare.
“Ansioso di
andare a letto, Ivanov?” Non l’ha detto. Non
può averlo detto.
Hiwatari, uno di questi giorni ti ammazzo. Boris, accidenti a lui,
coglie subito lo strano tono della sua voce. “Questa domanda
cosa
vuol dire, Kei?” “Il nostro capitano non
è esattamente da
solo stanotte.”
Mi allontano, non
voglio sentire altro. Non voglio sentire i commenti di Boris. Voglio
solo addormentarmi. Arrivo al secondo piano e non sento le loro voci,
forse li ho seminati. Ancora trenta gradini… in fondo al
corridoio
riecheggia una risata. Non voglio immaginare a cosa mi
toccherà
rispondere domani finita la prima parte del torneo. Accidenti a
quella ragazza. Accidenti a Vorkov e alle sue privilegiataggini, a
Hiwatari che fa quello che vuole e le conseguenze me le becco io.
Poi
improvvisamente mi viene in mente che forse
l’indesideratissima
ospite vorrà farmi delle domande oppure, da vera ragazza
inutile,
sfogarsi e raccontarmi i suoi dispiaceri, perché
vorrà parlare con
qualcuno. Bene, si arrangia. Uno, due, tre giri di chiave. Luce
spenta. Non è in giro per il monastero, spero. Io non
l’aspetto
alzato. Premo l’interruttore e mi preparo al peggio.
Sdraiata
sotto le
coperte, sul bordo del letto più vicino alla finestra, una
giovane
donna che veste una maglietta decisamente grande per lei respira a
intervalli regolari ed è da almeno un’ ora nel
mondo dei sogni. Ed
io sospiro di sollievo. La giornata è davvero finita.
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Capitolo 6 *** E poi ***
Dopo lo scontro vs
gli All Star
Kei
Lo
stadio è
silenziosissimo. Non si aspettavano niente di tutto ciò. Non
si
aspettavano di vedere i blader più forti d’America
stracciati in
pochi minuti dai campioni locali. E soprattutto non si aspettavano ME
e la MIA esibizione. Ivan e Sergei sono stati discreti, niente di
nuovo. Ma io… io, signori, sono stato a dir poco
eccezionale. Black
Dranzer è davvero forte come ricordavo. Una meraviglia. Di
questo
passo non mi ci vorrà molto a diventare il giocatore
più forte del
mondo e di tutti i tempi. Lo scontro è finito qualche
secondo fa e
mi sto godendo l’espressione carica di stupore e dispiacere
del
capitano degli americani. Hai perso, bello. Ma il mio momento di
gloria è disturbato dalla presenza di un moscerino che corre
nella
mia direzione. Alzo gli occhi al cielo sperando che quello che io
vedo arrivare non sia davvero il giapponese.
Takao
“Keiiiii!”
Non ci ho pensato un attimo a scendere dagli spalti per correre verso
quel ragazzo. E del resto gli altri erano troppo shockati dopo averlo
visto in una squadra sbagliata per fermarmi. L’ ho raggiunto.
“Kei!!
Tu….cosa…..Khris….dove…..PERCHE’??”
Un
futuro coperto
di gloria e un presente zeppo di analfabeti, questo sono io.
“Ah,
tu.”
Che
cavolo è
successo? “Che cavolo è successo? Questa non
è la tua squadra,
Kei. Tu non fai parte di loro
. E neanche Khris. Dov’ è lei?”
Non
mi risponde
neanche, il vigliacco. Al suo fianco è arrivato Yuri, il
capitano
dei Demolition Boys. Nonostante io sia abituato a un carattere
freddo e intrattabile come quello di Kei , questo Ivanov mi fa
davvero paura.
“La
tua amica
in questo momento è chiusa nel monastero. Bella trovata,
quella di
farla andare nel posto più pericoloso di Mosca. Ma non
disperare,
potrà tornare tra voi. A una condizione- mi fissa qualche
secondo
minaccioso, come ad accertarsi che capisca e che non faccia scherzi-
se per caso voi finiste in finale, tra qualche giorno…Non vi
conviene vincere. Dato che è Vorkov che deve decidere cosa
fare di
quella ragazza, fossi in voi non gli darei il dispiacere di vedere la
sua squadra faticare per vincere. Mi ritirerei proprio.”
“Dobbiamo
perdere per rivedere Khris????? E’ una minaccia la tua??Mi
stai
forse ricattando sotto gli occhi del pubblico?”
“Non
sei così
stupido, allora. Se davvero sei così intelligente come mi
hai fatto
credere qualche istante fa, allora io e te e soprattutto lei non
avremo problemi.”
E
dandogli le
spalle per tornare dagli altri, lo lascio a meditare sul da farsi. Ma
non penso abbia molta scelta.
***
Sdraiata
sulla mia parte
di letto, le mani incrociate dietro alla testa, posso quasi vedere
proiettato sul soffitto cosa sta succedendo in questo momento: Kei
che va a cercare i Blade Breakers per dirgli se e quando mi
rivedranno; Takao che alza gli occhi al cielo e impreca pensando in
che casino li ho cacciati; Rei che si rimprovera per non aver capito
prima che avrebbero dovuto cacciarmi subito dalla squadra; Max che
rimpiange di sapere l’inglese e di aver così
potuto stabilire un
contatto con me, la loro rovina.
Fa
così male pensarci.
Continue fitte allo stomaco mi ricordano che io sono un impiastro,
che affezionarmi alle persone mi fa soffrire e basta. Devo smetterla
di farlo, devo prenderne atto: meno persone entrano in contatto con
me, meglio è. E a proposito di fitte…ho fame!
Come funzionerà
qui? A chi devo chiedere? La porta, non molto distante da me, fa
‘clac’. Qualcuno l’ha chiusa. Bene. No,
aspetta…..e chi l’ha
aperta? Mi alzo bruscamente mettendomi a sedere, trovando lo sguardo
sprezzante di Yuri che…ma quando è entrato?
“Oh”
E’ tutto
quello che riesco a dire al ragazzo che mi sta davanti un po’
perplesso. A proposito, perché è perplesso?
“Mmm ho fatto
qualcosa?”
Mi
guarda strano : “Non
dovresti essere giù a mangiare?”
Giù?
Mangiare? “Non
capisco”.
Ho
la fortissima
sensazione che gli venga da scoppiarmi a ridere in faccia.
“Nessuno
ti ha detto che la mensa è aperta dalle 11 alle 12 per chi
non fa
parte della squadra?”
Ehi,
ehi russo. Finiscila
immediatamente di usare questo tono sprezzante. “No. Che ore
sono?”
“Le
due”.
Oh
cavoli. “Oh cavoli”.
Mi
manca solo che questa schiatti di fame e Vorkov mi ammazza.
Guarda
l’orologio con
aria evidentemente seccata. “Forse riesco a portarti su un
panino.
Però non ne sono sicuro”. Appoggia lo zaino sulla
sua sezione di
letto e va verso la porta. Bè, è un pensiero
gentile. “Grazie”
dico alla felpa bianca che sta uscendo nel corridoio e che, convinta
che io non lo possa sentire, sbuffa.
Quando
si dice…la goccia che fa traboccare il vaso. Anche questa.
Non è
possibile. Prima le devo cedere metà letto, poi portarle su
il cibo.
Inizio a credere che non sia stordita come sembra, ma anzi molto
furba. Fra quanto tempo riavrò la mia vita? Sbuffo entrando
nella
mensa, quasi vuota se non per un tavolo dove tre persone con le quali
proprio non vorrei parlare stanno conversando tra loro. Prendo un
vassoio e due
panini (a pensarci mi viene ancora un nervoso….) e mi siedo
tra
loro. Forse se mi vedranno preso dal mangiare eviteranno di iniziare
quella spiacevolissima raffica di domande che, lo so, mi aspetta.
Addento il pollo ma no, non funziona. Quel cretino di Boris
è già
sul piede di guerra.
“Allora, capo, non ci dici niente della
novità?”
Deglutisco.
C’è Sergei, forse lui non sa niente. Posso
farcela. Ma perché mi
guardano con quel sorriso maligno?
“Quale…novità?”
C’era un
boccone di pollo tra le due parole. Ragazzo, non vedi come sono
affamato? Non pensi che sia il caso che io non parli?
“Quella
novità che sta in camera tua.” No, non lo pensa.
“Senti…”
Mentalmente insulto quella ragazza e tutti i casini che mi sta
procurando. “….Lunga storia. Non voglio parlarne
né sentire
parlare. Vorkov mi ha nominato suo responsabile, e io
sosterrò
questo compito finchè quella
non se ne andrà. Non le deve succedere niente, badate. Il
primo che
le mette le mani addosso è finito.” Silenzio.
Ogni
tanto dimentico che non è semplicemente un compagno che ho
visto
crescere, ma il capitano dei Demolition Boys. E che è
così
orgoglioso ed autoritario che forse è meglio evitare ste
battute per
un po’.
***
Finalmente
in camera, finalmente al riparo sguardi inquisitori che avrei
volentieri evitato. Lei è seduta nella stessa posa di prima:
seduta
sul letto, i capelli castano chiaro raccolti, la schiena appoggiata
alla parete; ma da quando me ne sono andato non si è
più mossa? Prima che possa dire qualcosa, le porgo i due
panini. Sorride. “Ehi,
grazie mille”. Due secondi dopo i panini non ci sono
più. Però. “Stasera ricordati di
scendere alle ottooo……”Accidenti,
perché ho lasciato la frase in sospeso? Sono abituato a
concludere
gli avvisi con il nome della persona con cui sto parlando, ma io non
so come si
chiama. “…Khris”
finisce la frase lei per me.
“Non è un nome di qua.”
Sospira.
“Eh no. Io sono inglese. Se stai per chiedermelo, sappi che
non so
chi di preciso mi abbia dato questo nome né
perché lo abbia fatto.”
Orfana.
E adesso che le dico? Devo cambiare argomento o è capace di
raccontarmi tutte le sue sventure, no grazie. “Vado, ho gli
allenamenti. Stasera alle 8 devi essere in mensa!” Chiudo la
porta
dietro di me, pensando che è tutto il giorno che scappo da
discorsi
che non posso evitare: presto o tardi dovrò sapere chi
è. E cosa
cavolo l’ha spinta a venire tra queste mura. Bè,
ma questo posso
intuirlo, la causa dei miei mali è sempre la stessa:
Hiwatari.
|
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Capitolo 7 *** Una ragazza ***
Grazie mille a chi continua a
seguirmi, e un ringraziamento particolare alle mitiche Kiki Hiwatari ed
Henya che non mancano mai di farmi sapere cosa pensano. Grazie anche a
chi semplicemente legge dedicandomi del suo tempo. Non dimenticate di
farmi sapere che pensate dei capitoli, indipendentemente da un parere
positivo o negativo!
I
pensieri di Kei
Quel
ragazzino è rimasto davvero sconvolto. Ma non per aver visto
la mia
esibizione, non per aver visto in azione il bey più forte
del mondo,
ma perché la sua amichetta non è tornata a casa e
io neppure.
Proprio non capisco che gliene freghi: l’importante
è essere il
più forte, no? Questo non è un gioco di squadra,
questo è un
“tutti contro tutti”: vince chi si dimostra
migliore degli altri
e quello sarò io. Proprio non li capisco: fossi in loro mi
darei da
fare, e chissenefrega se un membro del loro gruppo rischia di non
uscire più dal monastero: non è certo in mano a
lei la sorte della
squadra.
Vorkov
è rimasto impressionato dal suo bey, ma è una ragazza,
non può certo essere così forte!
Lei è un’altra persona che non capisco: cosa
cavolo le è saltato
in mente di venire a cercarmi? Per chi mi ha preso? Stare rinchiusa
quindici anni in un monastero di blader non le ha insegnato che
ognuno deve pensare a se stesso? La cosa divertente della faccenda
è
che adesso se ne deve occupare Yuri.
In
un certo senso lui può capirla: è orfano e ha
passato gran parte
della sua esistenza tra queste mura. Ma per quanto lei abbia potuto
vivere in un monastero non potrà mai aver sperimentato
quello che ha
patito lui: rimasto orfano prestissimo, della sua famiglia gli
è
rimasto solo il cognome ed è stato abbandonato qui dalla
direttrice
suo orfanotrofio quando, vista la sua capacità di giocare il
bey,
hanno capito che avrebbero potuto togliere una bocca da sfamare alla
lista della mensa. Non so molto dei suoi primi cinque anni di vita,
in realtà: ma ricordo che avevamo le stesse idee, ci eravamo
trovati
subito simili: entrambi puntavamo tutto sui bey, concentravamo tutte
le nostre forze lì, dove c’era la nostra
possibilità di riscatto,
di dimenticare la sofferenza che avevamo intorno. Ma io e lui abbiamo
fatto scelte diverse: eccolo, il burattino di Vorkov, disposto a
tutto pur di rimanere il più forte qui dentro, anche ad
accollarsi
la responsabilità di una ragazzina.
Mi
viene da ridere a ripensare alla sua faccia quando ha ricevuto
l’ordine di ospitarla: geloso com’è dei
suoi spazi, dividerli
con qualcuno non gli fa certo piacere! Se la tira tutto il giorno
perché è il più forte (anzi lo era
prima che io ottenessi Black Dranzer) e poi gli tocca occuparsi di
una ragazza… Ma lui è il solito soldatino che
vuole portare a
termine qualsiasi ordine di Vorkov, andrà così
anche stavolta. E’
capace di ucciderla senza neanche uno scrupolo, nel caso i giapponesi
dovessero metterlo in difficoltà alla finale. Diversamente
sarebbe
andata se fosse stata affidata a Boris… non
l’avremmo potuto
vedere più contento di ricevere una
responsabilità! Lui, che se
solo potesse passerebbe le giornate e le notti circondato da
ragazze…
Quasi quasi sono contento che a lei non sia andata così.
Arrivano
gli altri, segno che si iniziano gli allenamenti.
Devo
smetterla di pensare a quella inglese.
***
Chiudo la porta dietro le
mie spalle.
La cena più agghiacciante a cui abbia mai assistito. Decine
e
decine di ragazzi, ragazzini e bambini seduti a lunghi tavoli, ognuno
col proprio vassoio, nel silenzio più assoluto. Terribile.
Meno male
che questa lunga tunica nera che devo tenere di giorno col suo
cappuccio mi copre in viso. Non avrei potuto sopportare gli sguardi
freddi accusatori di quegli infelici nei confronti dell’
unica
ragazza del monastero. Meno ci penso e meno mi sento spaventata.
Nessun ragazzino dovrebbe mai essere cresciuto così! Io
almeno a
tavola potevo parlare con le mie compagne; non erano discorsi molto
amichevoli ma meglio che quel silenzio soffocante. No, io non posso
farcela qualche altro giorno così! Devo trovare qualcuno con
cui
parlare…. Sorrido tra me e me pensando che questo
è semplicemente
impossibile. Che pensiero ingenuo! E a proposito di persone con cui
è
impossibile parlare, a che ora tornerà il mio tutore? Anche
se non
mi considera rappresenta una figura umana che non mi lascia da sola.
In ogni caso, è abbastanza presto, perciò ho il
tempo di farmi una
doccia.
***
Le
dieci… fine
dell’ ennesima giornata di allenamenti. Entro in camera
agognando
una doccia. Entrato nella camera, mi rendo conto che dovrò
aspettare, dal momento che una ragazza vestita con la mia
maglietta da
allenamento estivo e i
miei calzoncini
mi viene incontro, i lunghi capelli sciolti e bagnati, chiedendomi se
ho un phon. Vado a prenderlo, pensando che però a me t-shirt
e
pantaloncini non stanno così bene.
Meno male, il progresso
è arrivato sin
qui e i phon esistono anche nel luogo più sperduto del
mondo. Ma
perché mentre andava a prenderlo sorrideva tra sé
e sé?
*
La
doccia calda!
L’invenzione migliore del mondo dopo i beyblade! Giuro, mi
sento un
altro. Come se mi fossi ripulito da sudore e dal nervosismo insieme.
Mi asciugo i capelli davanti allo specchio, gesto assolutamente senza
senso dal momento che è stra appannato. Ho già il
pigiama indosso,
se non per la maglietta che ho lasciato sul letto. E va bè,
quando
sarò in camera la metterò. Sono troppo rilassato
per rimproverarmi
della mia sbadataggine. Esco dal bagno e mi ritrovo in camera.
Yuri.Ivanov.devi..ricordarti.che.non.sei.in.camera.da.solo.e.che.queste.cose.non.puoi.più.farle.
Fallo un'altra volta, entra
ancora in
camera senza maglietta e io non mi dichiarerò più
responsabile
delle mie azioni.
Infilarmi
la
parte restante del pigiama in tutta fretta non rimedierà
alla
perdita del contegno che avevo fino a un secondo fa. La mia compagna
di stanza per fortuna stava leggendo uno dei libri che tengo vicino
al letto, non si è accorta di nulla… ma allora
non mi spiego quel
sorriso che cerca di trattenere che le è comparso sul volto.
Merda.
Ma….quella
cicatrice sul braccio….
“Cos’è quella?”
Sbaglio o mister palestrato
mi ha
appena rivolto la domanda? Guardo cosa possa aver visto sul mio
braccio da procuragli quell’ espressione perplessa. Ah.
Sì.
“Niente, un
piccolo segno della mia
permanenza a Eastcoast. Lo fanno a tutte quelle che entrano per
‘segnarle’.”
Eastcoast?
“TU vieni dal
monastero inglese?”
Sembra proprio sconvolto. Ehi carino, perché tu invece non
ti sei
reso conto che questo edificio non è esattamente una scuola
materna?
“Sì,
fino a due anni fa. Dopo che è
morta mia madre alcuni miei parenti mi hanno portato lì
perché non
potevano mantenermi. Dieci anni dopo sono fuggita con alcune ragazze
perché non sopportavo più
l’ambiente.”
E
io che ti
credevo una sprovveduta completa! “E come avete fatto a
fuggire?”
“Coprendoci la
cicatrice sul braccio
e sfruttando i passaggi nascosti che la direttrice non conosceva a
differenza mia che in quel luogo sono cresciuta.
Quando uno è determinato a fare qualcosa e la
vuole
veramente, è disposto a tutto e così si ingegna
al massimo per
raggiungere i suoi scopi. Per questo per me è stato
possibile
andarmene. ”
Fine della
spiegazione, riprende il libro in mano considerando il discorso
chiuso. Capito, non devo fare domande a riguardo. Mi sdraio e prima
ancora che possa meditare su ciò che mi ha detto, mi sono
addormentato.
|
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Capitolo 8 *** la tempesta ***
In mattinata sfida
tra Demolition
Boys e la squadra della Cina, che viene sonoramente sconfitta.
Vorkov ordina a
Khris di seguire gli
allenamenti pomeridiani dei ragazzi perché vuole spaventarla
e
convincerla che i Bey Breakers verranno sicuramente sconfitti;
così
per lei, nel caso venga deciso di farle mandare un messaggio ai
ragazzi, sarà più facile convincere loro che
è il caso di
rinunciare a lottare.
La sala dove si allenano
è davvero
enorme: grande come uno stadio, al centro c’è un
enorme spazio
dove lanciare le trottole. Tre ragazzi che non conosco, di nome Ivan,
Boris e Sergei sono in piedi vicino a questa arena proprio come Yuri
e Kei.
Kei! Chissà se
sa che sono qui. Chissà
cosa pensa, se un pochino non gli dispiace pensare in che situazione
sono finita per venire a cercarlo.
Io e Vorkov siamo su uno
spazio
sopraelevato, una specie di balcone dal quale possiamo vedere i
ragazzi, uno-due metri sotto di noi, lanciare le trottole. Io,
coperta dal cappuccio della tunica, sono irriconoscibile; credo che
solo Yuri sappia che sono qui.
“Uno, due,
tre…lancio!!” E’
proprio il capitano a dare il via allo scontro. Le cinque trottole
entrano nell’arena, girando su loro stesse a
velocità incredibili;
iniziano a scontrarsi tra loro, ma è una bella lotta
stabilire chi
sia il più forte.
Passano i minuti: cinque,
dieci,
venti… Sono sconvolta: tutti i bey dimostrano una potenza di
attacco devastante, eppure sono così forti anche in difesa
da non
risentire dei fortissimi e numerosi attacchi che subiscono!
Imbattibili.
Un’ora dopo il
lancio, le trottole di
Sergei e Ivan, dopo l’ennesima cozzata tra loro, si fermano.
Una
performance invidiabile…Un’ ora di scontro
così e hanno
resistito!! Boris e gli altri due continuano a lottare e devo
aspettare ancora una buona mezz’ora perché il
ragazzo dai capelli
lilla venga espulso dall’ arena. Ora la sfida è
tra Yuri e Kei.
Che però ha una trottola che non ho mai visto
prima…
“Quella
è un bey invincibile, il
più forte del mondo-afferma Vorkov alla mia sinistra-per
ottenerlo
ci sono voluti anni e anni di studi e ricerche in laboratorio. Solo
Kei, che l’ha desiderato così tanto, ha la forza
per sostenere la
sua immensa energia.” In effetti il mio ex-compagno di
squadra
sembra molto sicuro di vincere.
Queste trottole sono
davvero
fortissime, più vado avanti a seguire l’incontro
più mi preoccupo
per i Bey Breakers… come potranno sostenere scontri tanto
duri?
Yuri comunque non demorde; segue con gli occhi il suo Wolborg mentre
questo riceve colpi sempre più secchi. “Ivanov,
facciamola finita”
E’ il commento del suo avversario. Hanno lanciato le trottole
in
campo ormai due ore fa: devono essere stanchissimi, inoltre hanno
avuto un incontro anche stamattina. I ragazzi eliminati seguono lo
scontro senza parlare, sapendo già che sarà Black
Dranzer a
vincere: ma deve passare ancora un’ora prima che Wolborg,
ricevuto
l’ultimo attacco rallenti la sua rotazione fermandosi
lentamente,
seguito qualche secondo dopo dalla trottola di Kei.
*
Arrivata in camera dopo
aver cenato,
rifletto su cosa ho visto oggi pomeriggio: non ho mai visto ragazzi
così forti né bey così potenti. Non
hanno ancora smesso di
allenarsi e questa per loro è normale routine: nessuno
dovrebbe
essere esposto a turni di allenamento così pesanti, ma loro
non se
ne rendono conto. Questi giocatori devono sostenere ritmi di
allenamento durissimi già da bambini e chissà a
quell’età quanta
competizione c’è tra loro; prevale la regola del
“va avanti solo
chi è più forte” e i cinque ragazzi che
ho visto oggi lottare non
sono ciò che resta delle decine e decine di bambini della
loro età
che si sono presentati al monastero… Un pensiero terribile.
E Kei…ha
lasciato la sua squadra per
un bey. Ce l’avrà un cuore quel ragazzo? Come
è possibile che non
si sia affezionato a nessuno della sua squadra?
Forse qui è
così per tutti… non
esistono i sentimenti ma solo le statistiche di gioco.
Mi preparo per andare a
dormire e,
entrata nel letto, mi sento già crollare dal sonno:
l’ultima cosa
che vedo guardando davanti a me sono le mura oltre la finestra,
illuminate dagli ultimi raggi di sole, alte e lisce, il confine tra l
brutalità di questo posto e Mosca che sta fuori.
Là, da qualche
parte, ci sono le
quattro persone migliori del mondo, che oggi si sono allenate senza
immaginare a cosa vanno incontro.
Un colpo fortissimo mi
sveglia
improvvisamente.
Dev’essere notte
fonda, c’è un
buio pesto quando dalla finestra d’improvviso mi arriva il
flash
di un fulmine. La pioggia batte incessante sul vetro della grande
finestra che sta proprio di fianco a me.
Qualche secondo dopo, un
altro tuono.
La terra sembra tremare
qualche istante
sotto di me, gli alti alberi che posso vedere al di là delle
mura
del monastero sono piegati dal vento.
Fuori da queste pareti la
natura è
scossa da una violenta tempesta e questa agitazione posso sentirla
anche dentro di me, che ho una fifa assurda dei temporali. Non so
perché, ma mi fanno paura, mi terrorizza quel loro far
vibrare il
terreno, colpire con l’ acqua tutto. E adesso quando
finirà? Non
riuscirò certo ad addormentarmi. Che sfortuna, sono proprio
nella
parte di letto più vicina alla finestra! Cerco di girarmi
dando la
schiena al vetro, ma non mi aiuta per niente: a tratti vedo comunque
la stanza illuminata dai fulmini che là fuori, da qualche
parte,
raggiungono la terra bagnata.
Non serve a niente, dare le
spalle alla
pioggia mi agita ancora di più. Così mi rigiro,
ma in questo modo
rivedo gli alberi che si chinano sotto l’azione del vento e
ciò
non mi aiuta per niente. Tiro la coperta sugli occhi, ma sento
comunque i tuoni. Non funziona.
Da qualche parte in fondo
al letto
arriva una voce impastata di sonno che chiede cosa succede. Oh
cavoli. Forse se non rispondo si riaddormenta.
Passa ancora qualche
istante di
silenzio, ma non sento il respiro di Yuri che quindi è
ancora
sveglio. Bel casino che ho combinato, adesso siamo svegli in due. E
intanto la pioggia continua a correre contro il vetro… Un
lampo. Mi
stringo nella coperta. “Hai paura del temporale?”
Non mi volto
neanche, però gli rispondo di sì.
Silenzio. “Non fa
niente, adesso mi
passa.” Classica risposta di chi sa perfettamente che non si
riaddormenterà entro qualche ora. La voce dietro di me
respira
pesantemente ( o forse sbuffa).
“Senti, facciamo
cambio
parte-del-letto. Così tu senti di meno la tempesta e ci
riaddormentiamo tutti e due.” E’ una proposta o un
ordine? “No,
non importa” dico alla finestra. Il materasso si piega un
istante,
poi qualcuno appoggia i piedi per terra. Sento dei passi che si
avvicinano e qualche istante dopo mi trovo Yuri Ivanov davanti alla
finestra. “Dai che ho sonno” afferma. E va
bene… scivolo
indietro fino a raggiungere il suo cuscino, mentre lui si infila
sotto le coperte dove ero io un istante fa. Chiudo gli occhi. Ma la
pioggia continua a battere, il tuono mi raggiunge comunque. In ogni
caso è meglio di prima, perché non posso vedere
la finestra e se
anche mi giro nella sua direzione c’è Yuri che la
copre un po’.
Accidenti a me, non riesco a rilassarmi…spero non se ne
accorga. E
invece passato qualche minuto si gira verso di me :”Non
riesco a
dormire, quasi non respiri più, emani tensione. Ascoltami:
il
temporale è là fuori, capito? FUORI. Non
può succedere niente. Di
cosa hai paura?”
Io…
“Ho paura che mi faccia male.
Ho paura che un fulmine possa arrivare qui vicino, che il vento e la
pioggia non finiscano mai di esserci….”
“Vieni
più vicina.” E’ quello
che volevo sentirmi dire. Non voglio rimanere da sola in
quell’angolo, non mi sento per nulla sicura, anche se so che
le mie
sono paure decisamente irrazionali. Mi avvicino fino ad averlo a una
quindicina di centimetri da me.
“Il fulmine non
ti farà niente, se
anche entrasse in questa stanza colpirebbe me. La pioggia puoi
sentirla ma adesso non riesci a vederla, cerca di pensarla come solo
un suono che concilia il sonno e così anche il tuono. E
adesso
dormi, per piacere, che ho un sonno assurdo.” Mi sento molto
più
tranquilla ora. Vorrei ringraziarlo ma non gliene fregherebbe niente,
meglio addormentarsi subito che è ciò che
potrebbe farlo più
contento.
Trascorso
qualche
minuto, il suo respiro torna profondo e regolare. Meno male, temevo
non si addormentasse più.
|
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Capitolo 9 *** In the morning ***
Vorrei ringraziare tutti quelli che seguono questa storia, leggendo semplicemente o commentandola. Un grazie a chi mi fa sapere di leggerla mettendola tra le preferite, mille volte grazie a chi mi commenta ogni capitolo. E’ molto importante per me sapere che ne pensate di come procede la storia, quindi per favore anche se è noioso se vi capita lasciatemi il vostro parere, ovviamente anche negativo…
Oggi vi lascio con un capitolo decisivo per la storia... ma per vedere come effettivamente la determinerà e che ripercussioni avrà sulle vicende della povera Khris dovrete aspettare la prossima puntata (ma quanto sono perfida!)
Grazie ancora e buona lettura :D!
Deve essere mattino, sento il tocco caldo del sole sulla schiena. Due secondi per raccogliere ricordi di ieri e dati su cosa mi aspetta oggi. Allenamenti tutto il giorno. Non c’ho tanta voglia di alzarmi stamattina.
Ma cos’ho sotto il braccio? Troppo duro per essere il cuscino, che comunque non potrebbe certo trovarsi all’altezza della mia mano.
Apro gli occhi.
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Com’è potuto succedere? Khris stamattina è più vicina a me di quanto fossi abituato… il suo naso sfiora il mio petto e i suoi capelli sono sparsi tutt’intorno. Con il braccio le sto cingendo la schiena.
Come è possibile? Cos’è successo ieri? Cerco di fare mente locale… ricordo che c’era il temporale e non riusciva a riaddormentarsi, allora mi si è avvicinata… il che spiegherebbe perché stamattina è di fianco a me. Ma perché la sto abbracciando? Probabilmente l’ho fatto mentre dormivo… lei comunque non se ne è accorta perché sta ancora riposando. Ricordo a me stesso che sono il capitano della squadra russa e che devo mantenere una certa distanza da lei…però se mi dicessi che è stato un risveglio sgradevole mentirei a me stesso.
Mi sento bene…è come se mi fossi preso cura di qualcuno, come se davvero avessi protetto dal temporale questa piccola ingenua…
Delle campane suonano in lontananza le sette. E’ora di alzarsi, una dura giornata di allenamenti mi aspetta.
La stessa mattina Kei ha programmato di sfidare i BladeBreakers: vuole dimostrare loro la sua potenza e vuole definitivamente battere Takao, l’unico ragazzo che non è mai riuscito a sconfiggere.
Manda un elicottero all’hotel dei ragazzi insieme a degli uomini che li avvisano che Kei vuole parlare loro. Takao &co accettano l’invito e salgono sul veicolo che li conduce sul lago Bajkal, uno dei più grandi della Russia. Una volta giunti lì, scoprono che il motivo della convocazione è sfidarli: l’abbandono del ragazzo a questo punto è proprio definitivo.
I ragazzi, addolorati, accettano di sfidarlo ma vengono sconfitti quasi immediatamente, a eccezione di Max a cui sua mamma ha dato un nuovo bit power, Draciel fortness, dotato di un’eccezionale difesa. Il ragazzo riesce a tenere testa a Kei e a sconfiggerlo, ma gli scontri dei Bey provocano una rottura del ghiaccio che fa cadere il padrone di Black Dranzer nel lago: i quattro BladeBreakers afferrano immediatamente il ragazzo e lo salvano dalle acque gelate. Kei è colpitissimo: nonostante abbia tradito la sua squadra questa non si è fatta problemi a soccorrerlo; l’episodio lo colpisce moltissimo e capisce l’importanza di avere veri amici e così decide di riunirsi al loro team (Evvai!!) . Prima però vuole tornare al monastero per chiudere i conti.
Nel frattempo i Demolition Boys hanno passato una giornata di allenamenti intensissimi e quando Kei li raggiunge loro hanno finito e si dirigono nelle loro camere esausti, addormentandosi al primo contatto col cuscino… Un’altra dura giornata tra quelle che precedono la finale tra BladeBreakers e Russi si è conclusa. Ma quella che li aspetta sarà ancora più particolare…
Mamma che sonno. Perché Vorkov ha voluto che stamattina scendessi a vedere gli allenamenti dei ragazzi? Mentre scendo le scale rimpiango il mio letto caldo lasciato dieci minuti fa. Dormivo così bene prima che uno scagnozzo del pazzo venisse a chiamarmi e a dire di scendere. Uff.
Bè- mi consolo- non sono l’unica che in questo monastero deve alzarsi presto, probabilmente sono già tutti svegli. Apro la porta d’ingresso alla sala allenamenti, dove trovo Vorkov ad aspettarmi. Dietro a lui, i Demolition Boys si stanno già allenando, ma quando lui li richiama si fermano. Cos’è successo? Perché il pazzo mi guarda strano e non saliamo sull’impalcatura a vedere le sfide come l’altra volta? Perché quando sono entrata si è fermato tutto?
“Ti ringrazio- esordisce- di essere scesa come avevo chiesto. Come puoi vedere, la squadra dei campioni russi si sta allenando in vista della finale. Conoscono la potenza di ogni singolo bey che c’è in questo monastero e le sue mosse caratteristiche. Tra tre giorni c’è la sfida contro i Bladebreakers che stabilirà chi è il campione del mondo. Ma vedi-gli brillano gli occhi- c’è ancora un bey che non conoscono e con cui misurandosi possono valutare la loro oggettiva preparazione. Il tuo.” Coosa? “Ecco perché stamattina ti batterai contro i ragazzi.”
Non è possibile.
Cosa gli salta in mente?
Non posso. “Non lancio il bey da almeno tre settimane, io…non posso.”
“Possiedi un bit power. Non cercare di farti passare per una da niente. E se anche sei un’incapace questo si scoprirà subito. Ti sfiderai con Boris.”
Non credo di avere molta scelta. Ancora una volta, mentalmente ringrazio di avere un cappuccio, perché sono convinta che dai miei occhi possa essere visibilissima la rabbia che provo ora per questa ingiustizia…. Questi ragazzi si allenano da settimane ogni giorno e sono i cinque bladers più forti della Russia! E non ci tengo a sentirmi presa in giro un’altra volta da Kei.
In ogni caso, vado verso l’arena, verso la grande pista dove Boris mi aspetta.
Impugno il lanciatore della trottola bianca sentendomi come una che sta per buttarsi in mare senza saper nuotare.
“Uno, due, tre…lancio!!”
I bey entrano in campo iniziando a scontrarsi fin da subito. Non ho intenzione di evocare il bit, se Vorkov pensa che evocherò l’ Aquila Bianca si sbaglia di grosso. Vuole vedermi perdere miseramente? Ci sto! E non ho intenzione di sprecare energie, di combattere, di crederci, non serve a niente. Tempo di qualche minuto e il bey esce dallo stadio. Lo stesso nello scontro con Ivan. Quando è il turno di sfidare Sergei, questo si rivolge a Vorkov: “Non posso sfidarmi con lei. E’ una ragazza e non è neanche forte.” “Taci” é la freddissima risposta. Non so in cosa speri quell’uomo, in ogni caso l’incontro si svolge come i precedenti.
“Tocca a te, Kei.” Fitta allo stomaco. Tra qualche istante mi ritroverò faccia a faccia con lui. Ma il mio ex-compagno di squadra non si è mosso: guarda il suo superiore con aria quasi di sfida. “Io non vado contro di lei.” L’ha detto sicuro, convinto, con un tono che non ammette regole.
Non me ne frega niente di cosa mi dirai. Sei costretto a tenermi in una squadra da cui non vedo l’ora di uscire. E me ne andrò, dopo essermi vendicato. Io non vado contro di lei e voglio vedere cosa mi dici.
“Non farmi arrabbiare Kei.”
“Io non sfido una ragazza senza allenamento che oltretutto non gareggerà nella finale, dove io sono sicuro di vincere. E’ più giusto che lasci andare avanti il capitano: è lui che ha bisogno di sentirsi certo di battere chiunque avrà davanti tra tre giorni. Siamo anche a un livello simile, sfidare lui non sarà poi così diverso dallo sfidare me.”
“Sei il solito testardo. Ivanov, tocca a te: almeno tu non deludermi.”
Come se ci fosse bisogno di raccomandarglielo! Yuri mi passa di fianco e si piazza sull’estremità a me opposta del campo.
“Uno, due, tre… Lancio!” Stavolta sono più interessata all’incontro: voglio vedere quanto riesco a resistere senza uscire dal campo contro il ragazzo più forte della Russia.
Loro l’hanno battuta in tre secondi; io devo mettercene uno al massimo. E’ bene rimarcare che sono più forte di loro; del resto non sembra tanto restia a perdere. In ogni caso, devo eccellere anche in una vittoria facile. Certo che se decidesse di combattere sul serio sarebbe più divertente batterla.
E mentre lo guardo, lo vedo: vedo il suo sguardo annoiato, da vincitore che si considera già tale e non valuta nemmeno un secondo l’idea di dare importanza allo scontro. E all’improvviso
all’idea di resistere il più a lungo possibile in campo si sovrappone quella di dimostrare a questa sala chi sono davvero: se devo perdere, penso, almeno voglio farlo dopo aver combattuto.
Ed è così che sferro il mio primo attacco della giornata a un avversario: la mia trottola acquista velocità percorrendo il bordo dell’arena, fino a staccarsi dalla superficie ritrovandosi a roteare nell’aria; mentre scende inizia ad accelerare fino ad atterrare colpendo Wolborg.
Il capitano si rianima un po’ e dà il via a una serie di tentativi finalizzati a colpire Arcticeagle che però le evita alla grande.
Venti minuti così e poi succede: l’aria si riempie di luce e dalla trottola russa emerge un gigantesco lupo… il bit power di Yuri. Non è la prima volta che lo vedo, quando l’altro giorno ho assistito agli allenamenti ho potuto vedere gli spiriti di tutti i bey; ma trovarselo così vicino fa una certa impressione.
La voglia di lottare davvero ed affrontare seriamente questo ragazzo miste alla rabbia perché Kei mi ha evitato fanno sì che anche il mio bit power esca dal bey bianco: e qui succede l’imprevisto, ciò a cui non avevo mai assistito: nonostante Yuri inciti Wolborg ad attaccare ed io mi prepari alla difesa le trottole non si attaccano.
I ragazzi, dietro a noi, iniziano a mormorare tra loro; Yuri impartisce attacchi, ma i Bey rimangono separati, roteando in cerchio, senza più sfiorarsi. Passa qualche istante e poi il grido minaccioso di Vorkov fende l’aria: “Ivanov, COSA STAI FACENDO? DISTRUGGI QUEL BEY!!”
Yuri a questo punto grida, quasi esasperato :”Dai, WOLBORG!!” La sua trottola si avvicina alla mia, ma qui accade qualcosa di incredibile: il grande lupo si volta verso il suo padrone, percorre a falcate la distanza che li separa e il Bey gli si lancia addosso, tagliandoli il braccio.
La sala è nel silenzio più totale.
I bey stanno ancora girando, il mio nell’arena e il suo di fianco a Yuri,
sconvolto come mai devono averlo visto, che respira a fatica mentre un largo rivolo di sangue inizia a scorrergli dalla ferita, percorrendo il suo braccio e gocciolando a terra.
Silenzio.
Un silenzio che rimbomba nelle orecchie.
Ed il suo sangue.
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Capitolo 10 *** To Be Hurt ***
TO BE HURT
Alcuni
pensano che Yuri sia il capitano severo ma buono. Altri che sia
cattivo ma tenga alla sua squadra. Entrambe le fazioni si sbagliano.
Ivanov ha un ghiaccio al posto del cuore, e inizia a vivere solo
mentre il bey gira in campo. Il beyblade è la sua infanzia,
cosa lo
ha reso diverso da altri, il bey è l’unica cosa
che per lui c’è
stata e l’unico obbiettivo che si è posto nella
vita.
Distruggete
il monastero, tagliategli le gambe, se ne farà una ragione.
Ma non
azzardatevi a offenderlo sul campo di battaglia. Mai.
“Alzati, Ivanov.
Tu per ora hai
finito.”
“No.”
Si rialza, pallido. “Io
vado avanti ad allenarmi.”
Ma cosa stai dicendo?
“Almeno
tamponati la ferita. Tutto quel rosso mi disgusta.”
Poi Vorkov si rivolge a me:
“Va bene,
non ci servi più. Puoi uscire ora.” Seguo Yuri
verso la porta di
ingresso, ma non si volta né dimostra di sapere che sono qui
con
lui. Lo raggiungo. Ormai sono di fianco a lui. Guardo il suo braccio.
“Lascia che ti fasci.” “No. Non voglio
medicamenti. Non ne ho
bisogno.” Parla seriamente? “Stai perdendo sangue e
sei già
pallido. Tamponare non basta.” Smette di camminare.
Si volta verso di me e mi
fissa.
Rimango paralizzata dalla
sorpresa e
dallo spavento. Mi guarda come una che gli ha rovinato tutto, ha
battuto lui che vuole essere invincibile. Uno sguardo di rabbia. Uno
sguardo cattivo.
“Non ho bisogno
del tuo aiuto. Non
ho bisogno di te. Faresti bene a preoccuparti di te stessa invece che
per chi se la sa cavare anche da solo. Tu invece dipendi dagli altri,
tu in questo momento hai bisogno che i tuoi amichetti decidano di
salvarti o altrimenti sei così in gamba che verrai uccisa
entro
qualche giorno. Cerchi di aiutare gli altri, ma continui a sbagliare:
per aver cercato di far uscire Hiwatari da qui, hai incasinato la tua
squadra e la loro sorte. E cosa hai ottenuto? Niente, hai solo
peggiorato le cose. Lasciami stare, va’.”
Sono sconvolta. Come ha
potuto dire
cose tanto superficiali e maligne?
“Sei solo uno
stupido, Yuri. Stupido
e insensibile. Io sbaglio perché penso agli altri, tu invece
ti
concentri solo su te stesso e il tuo piccolo mondo. Anzi ormai non
ascolti neanche più te stesso: ti concentri solo su queste
stupidissime sfide come se fossero chissà cosa; Vorkov ti ha
reso il
suo soldatino, il tuo stesso bit-power, a differenza tua, si rifiuta
di seguire i suoi insensati comandi: non sei molto più di un
robot.
E sei insensibile uguale, insensibile e freddo e stupido a
comportarti così e a colpirmi con le tue cattiverie
gratuite! Non
puoi sapere quanto soffro per quello che ho causato ai miei amici,
quanto soffro per non poter cambiare la situazione, quanto vorrei
tornare indietro nel tempo e non rimettere piede qua dentro; a me
dispiace di ciò che ho fatto, tu le tue cattiverie le hai
dette
senza farti un solo scrupolo. Continua a perdere sangue, vediamo un
po’ chi tra me e te è il più furbo,
facciamo la gara a chi vive
di più!”
E detto questo mi giro e
inizio a
correre, senza pensare più a niente, desiderando solo di
lasciare
tra me e lui una distanza più estesa possibile; corro, corro
più
che posso, desiderando che scompaia, scappando con più
energia
possibile da quei freddissimi occhi di ghiaccio, mentre ricaccio in
gola la lacrime di rabbia che bussano agli occhi.
*
“Lei non
c’entra con quello che è successo. Lo
sai.”
“Vattene.”
Un
ragazzo molto
pallido più avanti lo guarda, carico di rabbia e
umiliazione. Quel
ragazzo ha un senso della responsabilità che l’ha
sempre
schiacciato, obbligandolo a portare a termine ogni compito
affidatogli. Lo stesso senso di responsabilità che oggi gli
fa
capire che la colpa di ciò che lo fa tanto arrabbiare
è solo sua.
Accanto
a lui,
uno che lo conosce fin troppo bene. Gli vado incontro e anche lui si
avvicina a me.
E
girando a
destra dello specchio lascio di Yuri Ivanov solo con la sua grande,
inutile rabbia.
No,
tu non sai com’è
quando niente sembra a posto
Non
sai come è essere
come me
Essere
feriti
Sentirsi
persi
Essere
lasciati fuori
nell’oscurità
Essere
colpiti quando si
è a terra
…
Benvenuto nella mia
vita
(Simple
plan, Welcome to
my life)
Seduta in questa stanza
vuota, ho visto
il sole scendere durante il pomeriggio durato troppo poco, del quale
ho odiato ogni singolo secondo che trascorrendo mi avvicinava alla
sera.
Non voglio rientrare in
camera, non
voglio andare a dormire, non voglio rivedere quel ragazzo. Ormai
l’orario per cenare è trascorso, di dormire nella sua
camera
non ho voglia, non posso! Come può dirmi cose tanto crudeli?
Ho
ripensato un sacco a cosa è successo stamattina mentre ero
in questa
specie di soffitta vuota. Cosa può averlo fatto tanto
arrabbiare?
Era furioso, non lo si può negare. Forse il fatto di non
essere
riuscito a battermi: quell’orgoglioso del…. !
Giuro, non lo
sopporto e vorrei non rivederlo più. Le ombre calano, si
è fatta
notte e ancora non mi sono alzata. Sono seduta da almeno otto ore,
ormai. Comunque non voglio dormire qui: ogni tanto si sentono
squittii e qualcosa nel buio illuminato solo da una finestra si
muove.
L’orologio di un
campanile lontano
suona le dieci. L’ora in cui i ragazzi finiscono gli
allenamenti.
Perfetto, entro un quarto d’ora saranno tutti addormentati e
potrò
rientrare in camera senza dover parlare con quello lì.
Trascorsa
un’eternità, decido di
alzarmi. Grande errore…mi fa male dappertutto, le gambe non
mi
funzionano più. Cammino a fatica ripercorrendo il percorso
che mi ha
portato fin qui fino a ritrovarmi nel corridoio del terzo piano.
Trovo la porta della camera
ed entro
nella stanza, illuminata solo dalla luna piena fuori dalla finestra,
la luce spenta. Meno male, deve essersi già addormentato.
Vado in bagno a lavarmi e
mi metto il
pigiama: rientrata in camera mi infilo sotto le coperte dandogli le
spalle, pronta a cercare di addormentarmi.
Mi sfugge un sospiro e in
quel momento
mi rendo conto del respiro per nulla profondo e da addormentato che
c’è dall’altra parte del letto.
E’sveglio.
“Khris……
-mormora qualcuno dietro
di me -quelle cose che ho detto… non le penso.”
Lo ha detto in inglese.
Dovrei
detestarlo e invece sono contenta di sentire la sua voce. Quando si
dice coerenza.
Silenzio. “E
io… Insomma…” Una
voce maligna dentro di me dice di non fare niente, non aiutarlo,
lasciargli dire ‘mi dispiace’. Ma so che non
riuscirà a dirlo, è
troppo orgoglioso. Dentro di me l’ ho già
perdonato dopo le prime
due parole. Così mi giro e lo guardo. Oh no cavolo, mi viene
da
sorridere… nonpossononpossononposso devo trattenermi e fare
la dura
ancora un po’ ma non riesco a trattenermi e gli sorrido.
Sorride
anche lui di rimando. “…Ho un
po’esagerato”.
“Anch’io-ammetto in russo-ero
troppo arrabbiata per riflettere su quello che dicevo. Non ricordo
neanche cosa ti ho detto. “
Guardo il braccio.
“E il tuo
braccio?”
“Mi fa un
po’male, sta ancora
sanguinando… non è che…” Non
ci posso credere, vuole che lo
medichi. Orgoglio di Yuri- Khris 0-1!!! Senza dire niente scendo dal
letto dopo aver acceso la luce, prendo dall’armadio il kit e
mi
siedo sul letto davanti a lui. “Dammi il braccio.”
Obbedisce,
sembra quasi un bambino. Verso un po’ di disinfettante nel
batuffolo di cotone e gli prendo il braccio per poi iniziare a
tamponare. La ferita in effetti non si è ancora
chiusa… spero che
non gli bruci a contatto con il cotone. Sollevo un attimo il viso
incrociando il suo sguardo. Caspita, quanto è bello. Ed
è così
vicino. Senza accorgermene ho smesso di tamponare la ferita. Ma credo
che non se ne sia accorto neanche lui. Continuo a guardare quegli
occhi e quasi non mi rendo conto che si sta avvicinando. Non mi ero
mai resa conto che fossero così azzurri,
così belli.
Ormai sento il suo respiro leggero sul volto. Ho smesso di respirare,
con tutta me stessa inizio a desiderare il contatto che
arriverà ed
il suo viso è ormai a neanche un centimetro dal mio quando
Qualcuno bussa alla porta.
Mi giro ma non riesco a
ragionare, non
rispondo neanche… Posso solo detestare chiunque abbia
interrotto un
attimo così bello.
E poi la porta si apre e
Kei si
affaccia sulla stanza.
E
poi è arrivato
Hiwatari. Ha fatto capolino dalla porta con aria seria, ma ora gli
è
apparso un ghigno sul volto.
“Ah.
Ivanov.”
“Cosa vuoi, Hiwatari?”
il
suo tono è freddo, glaciale. E’ lo Yuri di sempre.
Kei torna serio
e mi guarda. “Voglio parlare con te.” Con me?
“In privato”.
*****
Ta-Taaaan!!
Prima
o poi Kei
sarebbe rispuntato… ovviamente in un momento in cui avrebbe
fatto
meglio a non rispuntare, ma questi sono dettagli xD!!
Cosa
avrà da
dire? Quali conseguenze avrà questo sulla storia?
….
….
Suspance!
Ho
aggiornato
abbastanza in ritardo, ma solo perché
c’è stato un casino tra
ferragosto e lo studio da recuperare… già
perché il temutissimo
esame di riparazione si avvicina D:!! AArgh!!!
In
ogni caso
questo capitolo è abbastanza decisivo per la storia e volevo
fare
un ringraziamento a chi mi ha avuto la pazienza di leggerlo fino in
fondo e seguirmi fin qui, chi li ha letti tutti e a chi ha perso
tempo per commentare questa storia o inserirla tra le quelle seguite
o addirittura le preferite!
Quindi
un enorme
ringraziamento a
Henya
e Kiki Hiwatari, (che
oltre a essere
pazienti commentatrici sono anche ottime scrittrici.. aspetto i
vostri aggiornamenti!)Zakurio
(graditissima new entry
nelle recensioni
:D), ValentineRomance
e Giulia
Hiwatari (che
mi hanno seguito dall’inizio) TeaChan,
Eugy,
Tamakisskiss (che
mi seguono tutt’ora… mitici!! :D) e
a tutti gli altri ^^
Credo
che
comunque già mercoledì prossimo o al
massimomassimo giovedì
prossimo ci sarò col prossimo capitolo… E voi? Ci
sarete?
Un
saluto a tutti
e grazie per la pazienza
|
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Capitolo 11 *** Sometimes goodbye's the only way ***
E
poi è arrivato
Hiwatari. Ha fatto capolino dalla porta con aria seria, ma ora gli
è
apparso un ghigno sul volto.
“Ah.
Ivanov.”
“Cosa vuoi, Hiwatari?”
il
suo tono è freddo, glaciale. E’ lo Yuri di sempre.
Kei torna serio
e mi guarda. “Voglio parlare con te.” Con me?
“In privato”.
Aspetta una mia risposta
che non
arriva. Dentro di me il cervello si sta riaccendendo mentre il cuore,
sveglissimo, grida di rabbia. Cosa? Tu, che mi hai abbandonato a me
stessa quando sono venuta qui a cercarti ti ripresenti qui per
infrangere un attimo che ormai è perso per sempre e non si
ripeterà,
pensando che ti ascolterò come se niente fosse?
“No, Kei. Non
credo di volerti
parlare.” E mentre lo dico risento nella mia voce lo stesso
tono di
Yuri.
“Credimi,
è davvero importante.”
Mi fissa, mentre lo dice, mi guarda dritto negli occhi. “Devo
assolutamente parlartene in privato.”
Non so che fare. Sembra
davvero
urgente, forse dovrei dargli ascolto. “Che sia una cosa
veloce”.
Sono decisamente troppo buona. Indosso la tonaca
sopra il
pigiama. “Tornerò subito” dico a Yuri.
Lui lancia un occhiata
verso Kei, rivolgendosi più a lui che a me “Ci
conto”.
Una volta fuori dalla
camera, seguo il
ragazzo in un corridoio secondario e poi in una stanzetta a cui non
avevo mai fatto caso. Entriamo e poi richiude la porta dietro di
sé.
“Grazie per
essere uscita. E’
davvero importante”.
“Non
ringraziarmi, ancora non so
perché lo sto facendo. L’ultima volta che ci siamo
parlati tu non
sei stato esattamente molto disposto ad ascoltarmi.” Sono
passati
un po’ di giorni da quella sera in cui sono entrata qui per
cercarlo, è vero, ma la cosa ancora mi brucia. Quella volta
mi aveva
tranquillamente consegnato alla volontà di un pazzo.
“Sì. E
sono qui per rimediare- mi
guarda deciso-io e te dobbiamo fuggire. Mancano due giorni alla
finale e i Bladebreakers non sembrano intenzionati a perderla, si
sono allenati molto…”
Una fitta al cuore. Quindi
non ci sono
molti dubbi su cosa mi aspetta…
“…anche perché sanno che io
voglio portarti fuori di qui, ieri li ho incontrati. Io ho deciso di
andarmene. Ho i miei motivi- dice prevenendo la mia domanda- e
già
che io me ne vado non voglio lasciarti qui. In fondo sono io che ti
ho messo in questa situazione, io ti tirerò fuori. Non mi
sono
comportato bene con te-sono stato un vero deficiente. Ti chiedo di
perdonarmi e di fidarti di ciò che ti chiedo di
fare.”
Non so cosa dire. Sono
contenta che
l’abbia capito ma improvvisamente ho paura di sfidare le
leggi del
monastero. Forse ho paura di andarmene. Comunque annuisco: anche se
l’idea di andarmene mi getta in un mare di preoccupazioni,
è la
cosa giusta da fare.
“Dobbiamo agire
al più presto, Khris
(prima volta che usa il mio nome!). Domattina all’alba ci
troveremo
in fondo al corridoio. Ti basterà seguirmi ma nessuno deve
vederti.
In ogni caso vestiti indossando il cappuccio, non devi essere
riconosciuta. Io sarò già passato nella sala dei
monitor delle
telecamere e li avrò già messi fuori
uso.”
Ma…
“La colpa ricadrà su Yuri.
Sono sotto la sua responsabilità.”
“Vero. Ho pensato
anche a questo.
Apri la mano.” Mi appoggia sul palmo una bustina.
“Cos’è?”
“Sonnifero. Molto
potente. Trovarlo
addormentato sotto il suo effetto sarà sufficiente a
considerarlo
innocente, capiranno subito che gliel’ abbiamo dato noi per
impedirgli di non lasciarci fuggire. Glielo darai appena tornata in
camera. Non dovrà sapere niente.”
“Ma…”
“Meno sa e
più evidente sarà la sua
innocenza. Faglielo bere il prima possibile, è
meglio”.
Guardo la bustina bianca
sulla mano. E
così me ne andrò senza salutarlo. Come se niente
fosse.
Mentendogli.
“Che
c’è?-Kei mi guarda strano-Che
problema ti fa?” Poi sorrisetto “Avevate in
programma altro
stasera?” Come se avessi voglia di scherzare in questo
momento.
“Riaccompagnami
in camera, và”.
*
A
volte la soluzione non
è così semplice
A
volte l’unico modo è
dire addio.
(Linkin
Park, “Shadow of the day”)
Non ce la farò
mai. Come riuscirò a
fargli bere quella roba? Con che scusa? E se anche riuscirò
a fargli
bere sta roba… mi odierà. Si sveglierà
senza me e Kei e mi
detesterà, lui così furioso perché
oggi l’ho battuto, chissà
quanto si arrabbierà per essere stato ingannato. Questo
avvelenerà
il ricordo che gli resterà di me. Del resto il mio compagno
di fuga
è stato esplicito su questo punto. Non so cosa fare. Ho
davanti a me
la strada per la libertà ma sono troppo incapace, troppo
un’inetta,
riuscirò a rovinare tutto.
“Qual
è il
problema?” Senza togliere le mani dai capelli, si volta verso
di me
ma non risponde. Quasi come se fosse combattuta tra parlare e non
dirmi niente.
Sospira. “Ti ha
detto di non dirmelo, vero?”
Stessa
espressione di prima, ma è ancora più tesa.
Uh-uh.
“Dai,
dammi.”
Non
se
l’aspettava.
“Intendi
‘dimmi’.”
“Ce
l’hai in mano, forse?” Ma
come cavolo….
“Ascolta,
c’è un solo motivo per
cui lui potrebbe iniziare a rifiutare di seguire gli ordini di
Vorkov, allenarsi senza voglia e parlarti chiedendoti di non dirmi
niente. E poi non è da te essere così tesa, mi
stai nascondendo
qualcosa per forza. Non ti farò domande, rispetterai gli
accordi con
lui. Ma per favore, tranquillizzati. Te l’ho già
detto, quando sei
tesa trasmetti la tua tensione anche a chi ti è
vicino.”
Sembra
sorpresa.
Ma ancora non si muove.
Non dice più
niente, si avvicina e mi
afferra la mano, chiusa a pugno. Senza farmi male, delicatamente, ma
scommetto che se la ritraessi stringerebbe la presa. Quasi con
dolcezza apre le dita che si stringono sulla bustina e la prende per
leggere cosa c’è scritto sopra. “Bene,
si è ingegnato. Niente
di violento, nessuna droga o robe del genere.”
Mi guarda.
“E’ doloroso?”
“Non lo
so…”
“Tu vuoi
che io beva il suo
contenuto?”
Momento di incertezza. Lo
voglio?
“Sì”.
“Va bene. Adesso
stai tranquilla,
però.”
Lui sa e lo accetta. Mi
sento
decisamente tranquilla. “Vado a prenderti
un bicchiere.”
La polverina bianca si
scioglie
nell’acqua con uno strano rumore. Ci siamo. Sento che dovrei
dire
qualcosa, ma non so cosa. Non ci vedremo più dopo che
avrà bevuto. Ma non riesco a parlare, è come se
ci fossero troppe cose che sento
per essere espresse a parole.
Ma lui sta già
bevendo. “Tieni”
Mi porge il bicchiere vuoto. “Yuri, io…”
“Tra stare qui e
andartene hai scelto
di essere libera. Di cosa devi scusarti?” Sanno di rimprovero
queste parole. Chiude gli occhi.
E così finiscono
i momenti passati con
lui.
Per
colpa tua,
Kei. Lui gioca a farsi rincorrere, lei lo cerca. E poi i casini
arrivano tutti a me.
*
Un
campanile
lontano suona le tre. E’ l’ora. Scendo dal letto
già pronta. Per
l’ultima volta apro la porta della stanza, per la prima
percorro il
corridoio buio sperando di non doverci passare mai più.
Kei mi sta aspettando
all’ inizio
delle scale. Mi fa un cenno e inizia a scenderle. E dopo queste, ne
scendiamo altre. E ancora ed ancora. Chissà dove siamo, di
sicuro
sotto il piano terra. A un certo punto ci troviamo davanti a una
porta minuscola, quasi mimetizzata col muro. Kei si gira, si assicura
che io ci sia ed entriamo. Corridoi mai visti e bui vengono percorsi
nel silenzio più totale.
Ho paura. Paura che ci
scoprano, paura
che se la prendano con Yuri, paura che a qualcuno di noi facciano
male per questo. Quasi evito di respirare, il cuore che batte
così
forte che deve sentirlo anche Kei, che in questo momento si
è
fermato.
Che l’abbia visto
qualcuno?
Ma no, in realtà
è chino su una
botola. Mi avvicino a lui e lo aiuto ad aprirla.
“Ce
l’abbiamo quasi fatta”
sussurra.
Un’altra
infinità di tempo passata a
camminare nell’oscurità più completa,
guidata solo dal mio
compagno che continuamente mi dice dove mettere i piedi, poi succede.
Apre una porta, percorriamo
una scala
verticale e
lui scompare. Continuo a
salire,
gradino dopo gradino quando…
l’aria fresca di
Mosca inizia di
colpo ad accarezzarmi il viso. Siamo fuori. “Siamo
fuori!!”
Finalmente posso dirlo senza dover tenere la voce bassissima. Kei
sorride e, una volta che sono uscita completamente, chiude
l’uscita
(un tombino). “Andiamo in albergo-dice- i ragazzi ci stanno
aspettando.”
Sono le cinque di mattina
quando busso
a una porta che non rivedevo da tempo. “Kei, credo si siano
addormentati… non voglio svegliarli, passerò da
loro domattina.”
Le ultime parole famose.
La porta si apre di colpo
e un
“Welcome Back!!” gridato da qualcuno (Max credo)
rivela che sono
svegli ma prima che possa rispondere mi ritrovo tra le braccia di
Takao, e poi vengo abbracciata da Rei, Max e persino il prof. Quanto
è bello essere di nuovo qui!!
Nella stanza si rincorrono
i “Grande
Kei!” “Ci sei mancata!” “Cosa
ti hanno fatto? Sicura di star
bene?” “Bisogna festeggiare!” Takao mi
conduce a un tavolo,
ricco di dolci e bibite. Devo aspettare venti minuti buoni
perché i
ragazzi si calmino e io riesca a far chiarezza sulla situazione.
A quanto pare, ieri Kei e i
ragazzi si
sono incontrati e lui ha deciso di riunirsi ai
Bladebreakers… ma è
tornato al monastero per prendersi una piccola vendetta (“
Distruggere qualche macchinario e ridare quella trottola malefica,
frutto dei laboratori di Vorkov col quale non voglio più
avere
niente a che fare”) “e per venire a
riprenderti” conclude lui
prima di finire la poca birra rimasta nel bicchiere. “Wow
ragazzi,
grazie! E’ strano sentirsi di nuovo libera, poter di nuovo
andare
dove voglio… Soprattutto, non mi aspettavo che voi mi
riaccettaste
di nuovo in squadra dopo i danni che vi ho preoccupato!”
“See come se a
noi spaventassero i
ricatti di quel pallone gonfiato!” Ride Takao.
Mentre i ragazzi parlano
tra loro
inizio a rendermi conto di cosa è successo, del fatto che
sono di
nuovo tra loro, libera…. Una sensazione fantastica, lo
ammetto. Mi
sento molto più leggera. Mezz’ora dopo il
presidente della squadra
giapponese, entrato nella stanza un quarto d’ora prima per
darmi il
“bentornata” inizia ad invitare i ragazzi ad andare
a dormire:”
Dopodomani inizia la finale, ragazzi!!Come farete ad alzarvi se
andate a dormire troppo tardi? A letto, presto!!”
E in effetti mi accorgo di
avere un
sonno assurdo… Ci salutiamo e poi ognuno va nella sua
camera,
troppo provato dagli eventi della giornata per fermarsi a riflettere
su cosa è successo.
****
Ok,
devo
essere pazza per essere qui, oggi, a pubblicare il capitolo
11. PAZZA! Sì,
perché dopodomani ho il temutissimo esame di mate!!
Però ve
l’avevo promesso, e “ogni promessa è
debito” (E ogni debito
rappresenta qualcosa per cui ora dovrei studiare ma vabbè)!
Che
dire?
Khris
è a
“casa”, sana e salva …ma Yuri
è al monastero. La finale è
alle porte. La domanda è: si ritroveranno? Perché
a pensarci quello
che c’è stato tra loro è stato
così veloce e improvviso…. Ma
poi c’è stato qualcosa tra loro? Non è
il caso di lasciar perdere
il loro rapporto?
(La
sanità mentale di certa gente che si fa da sola le domande
sulla propria
fanfic…. Dev essere lo stress da esame, sicuuuro!)
Bien,
se avete
dubbi a proposito di ciò (il rapporto Yuri-Khris, non la mia
sanità
mentale… lì non ci sono molti dubbi)direi che col
capitolo di settimana prossima si risponde a un po’ di
domande! Sì, perché
il capitolo 12 ci chiarirà un po’di cose sul
nostro Ivanov preferito ;)!
Per
il resto
vi auguro buon inizio di Settembre … a mio parere uno dei
mesi più
belli dell’anno per clima e giornate!
Grazie
mille
per l’attenzione… Se siete particolarmente di buon
umore, vi serve una scusa per non studiare per qualche esame o avete
tempo da
perdere, fatemi sapere che ne pensate!
|
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Capitolo 12 *** Shut Up And Let Me GO ***
Shut
up and let
me go
Un pomeriggio di
tanti anni prima
Un ragazzino in un
cortile spoglio,
chiuso da mura alte e grigie, stava guardando un bey girare. Era
seduto su gradini che portavano all’interno
dell’enorme edificio
contenuto nelle mura.
Guardava la
trottola roteare su se
stessa e si chiedeva chi avrebbe affrontato quel pomeriggio. A
chiunque l’avesse visto, quel piccolo sarebbe parso strano.
Lineamenti delicati, sguardo intelligente, un bel bambino che avrebbe
dovuto essere in qualche parco giochi a giocare coi compagni di
scuola; e invece, a otto anni compiuti da un mese, era da solo,
chiuso in uno strano silenzio, estraniatosi dalla compagnia dei
coetanei.
Non erano rimasti
molti bambini
della sua età ma il signor Vorkov continuava a ripetere che
erano
troppi. Dovevano continuare a combattere finchè sarebbero
rimasti
solo i migliori.
Il suo meditare
venne
improvvisamente interrotto dai passi di qualcuno che arrivava. Non si
girò, sperando che chiunque fosse stato l’avrebbe
lasciato in
pace.
“E’
andata via.” Riconobbe la
voce. Era uno che aveva un anno meno di lui, uno dei più
forti della
sua età. Non ricordava il nome- Boris forse. Ci aveva
parlato il
giorno prima.
Il piccolo Boris
osservò il
compagno, chiedendosi se l’avesse sentito e decise di sedersi
vicino a lui. “Natasha- riprese- se ne è andata.
L’ha sconfitta
quello giapponese. E’ forte”.
“Non mi
interessa” rispose lui.
“Vorkov
l’ha portata via.
Piangeva. L’ha cacciata.- cercava di vedere una sua reazione.
A lui
dispiaceva per lei e anche a Yuri, sicuramente- Era tua amica,
no?”
“No”.
“Ma-
Boris era stupito. Natasha
gli parlava sempre di lui…- lei ti adorava! Pensavo foste
fidanzati”
L’impassibile
bambino distolse un
attimo gli occhi dalla trottola e li rivolse al suo interlocutore.
“Fidanzati-
ripetè in tono
disgustato-puah”
“Ma ora
non ci sarà più! Non ti
dispiace?” Non doveva essersi spiegato bene.
“No. Non
m’interessa. Però
spero di non dover affrontare quel giapponese, come si chiama,
Kei”
Boris era
sorpreso. Natasha… Era
così bella…
“Ora
puoi lasciarmi in pace? Devo
allenarmi!”
“Ciao.”
Una volta da solo,
pensò a quanto
era strano Boris. Che gli interessava di quella femmina
quando c’era la prospettiva di doversene andare dal
monastero.
Ecco, quella era una cosa che lo terrorizzava. Tornò a
concentrarsi
sulla trottola, che roteava sempre più velocemente.
“Bravi
ragazzi. Oggi è passata
una delle nostre benefattrici ed è rimasta soddisfatta di
come
lavorate”.
I ragazzi, ormai
undicenni, erano
allineati in fila e seguivano Vorkov che camminava davanti a loro
guardandoli uno ad uno. La signora Karkarov, dipendente di Hito
Hiwatari, era una donna incaricata dal suo superiore di controllare
se i ragazzi che si allenavano al monastero finanziato da lui fossero
abbastanza forti da considerarsi temibili per i concorrenti degli
altri stati. Pur essendo un giudice severo quasi quanto Vorkov non
aveva la minima idea di quanto duramente dovessero allenarsi ogni
giorno gli allievi e nei suoi giudizi era sempre un
po’materna.
Questi ora
aspettavano i commenti
che lei aveva dato loro parlando con Vorkov, che ora passava
guardandoli uno ad uno e riportando ciò che la signora aveva
detto
su di loro.
“Sergei…
Migliora la tecnica e
aumenta la velocità. Ivan… Più
determinato negli attacchi, non
avere paura di distruggere ciò che il bey incontra.
Vladimir…. Il
tuo bey è troppo lento e non lo controlli affatto bene.
Yuri…
migliorabile.”
“Ha
detto solo questo, signore?”
si lasciò sfuggire il piccolo, visibilmente deluso.
“Fammici
pensare… Ah sì”
Vorkov sorrideva maligno.
“Ha
detto che sei proprio un bel
ragazzino.”
Tutti i compagni
sorrisero e
iniziarono a sghignazzare tra loro mentre Vorkov andava avanti coi
giudizi e Yuri si sentiva morire dalla vergogna.
“Un’amichevole
con delle
ragazze?”
Sergei sembrava
scocciato almeno
quanto lui. “Ma quando mai?”
Ivan, ambasciatore
che rischiava di
portar pena, ripetè il messaggio: “Sì,
vengono dall’Inghilterra
e hanno tutte quattordici anni come voi”
Yuri prese parola
per la prima
volta:” Sono forti?”
“Credo
di sì, vengono da
Eastcoast. Bè, sono anche abbastanza famose: Ellen, Lucy,
Gloria,
Anne. Sono le ragazze più forti d’Inghilterra! E
pensano di
poterci battere. O forse hanno proposto la sfida per studiare i
vostri metodi di combattimento. In fondo il mondiale è tra
cinque
anni…”
“Le
batteremo subito.”
“Vorkov
sarà fiero di noi”
Aggiunse Yuri.
In effetti la sua
avversaria non
sembrava molto forte. Continuava a perdere la concentrazione, non
evitava gli attacchi e Yuri si chiese come mai nessuno la
rimproverasse. L’incontro iniziava a farsi noioso. Distolse
qualche
istante lo sguardo dal bey e guardò verso la panchina
avversaria incuriosito da questa assenza di minacce che per lui
c’erano sempre
state ogni volta che non riusciva a dominare un incontro.
La sorpresa fu
ancora più grande
quando vide che le sue compagne neanche prestavano attenzione ai bey:
guardavano lei e ridacchiavano, scambiandosi commenti su
chissà
cosa.
Si
sentì infastidito: davvero erano
così convinte che l’avrebbe sconfitto?
Alzò lo
sguardo verso Ellen Rose
che non sembrava impegnarsi molto nello scontro; lei
ricambiò lo
sguardo arrossendo e in quel momento lui avvertì una
sensazione di
disagio. Stavano perdendo tempo.
Chiuse la sfida in
un secondo, con
un colpo ben deciso sferrato da Wolborg. Quella ragazza, ne era
sicuro, aveva potenzialità e avrebbe potuto combattere
seriamente ma
non si era neanche sforzata di dare il massimo. Non aveva capito
proprio niente di come andavano le cose.
Conosceva quel
modo adorante di
comportarsi: era proprio tipico delle ragazze e comportava sempre
battute da parte dei compagni. In genere, moine del genere
precedevano una presentazione della ragazza che si dimostrava sempre
interessata a chi fosse lui e se nel pomeriggio potesse allenarsi con
qualcuno. Boris si divertiva un sacco a prenderlo in giro e diceva
che lui era troppo fissato col bey; la verità era che a Yuri
annoiava questa eccessiva attenzione nei suoi confronti da parte chi
neanche lo conosceva.
La
verità è che lo irritava. Molte
volte, nei rapporti con gli altri (anzi, con le altre), lui era un
‘bel ragazzino’ ancora prima che un bravo blader.
Ciò in cui
investiva quasi tutte le sue energie passava in secondo piano, come
se non fosse così importante. Lui era uno dei demolition
boys, i
ragazzi più ammirati di Russia, soggetti delle foto che
occupavano
le copertine dei giornali quando c’era qualche scontro a
livello
internazionale, orgoglio della patria, campioni russi. Il rispetto
che si era guadagnato doveva limitarsi a questo. L’etichetta
da
“bel ragazzo” non gli sarebbe mai piaciuta.
E poi, quella sera
aveva incontrato
il suo sguardo e non vi aveva letto né
ammirazione nè le
solite cose. Solo paura, terrore addirittura quando era stata
affidata lui. E la cosa l’aveva colpito.
Non sembrava
interessata
eccessivamente alla sua esistenza, non gli si era appiccicata, non
era arrossita condividendo il suo letto. Non lo aveva guardato con
malizia, mai. Non lo fissava con lo sguardo perso, ma era attenta e
piano piano aveva iniziato a fidarsi di lui. Rispondeva sempre
sinceramente. Era fragile e non lo nascondeva. Era diversa dalle
altre.
Davanti a lei era
solo Yuri Ivanov e
tutto quello che lui si era sempre sentito. Non un bel ragazzo, non
un diciannovenne famoso e ammirato, non una qualsiasi facciata. Era
lui in tutte le sue sfaccettature.
E poi
l’aveva sconfitto. Una
ragazza l’aveva sconfitto. E non si era presa gioco di lui,
l’aveva
cercato per medicargli la ferita. E lì davvero non aveva
capito più
niente: perché faceva così? Come poteva volerlo
aiutare? Era lui lo
sconfitto, ora non valeva più niente. Aveva perso. Aveva
dimostrato
la sua inferiorità. Avrebbe dovuto disprezzarlo per questo.
E invece
lo voleva aiutare.
E lui le aveva
urlato dietro quelle
cose. Sì, è vero, un pochino le aveva pensate, ma
non così.
Uscendogli dalla bocca le aveva ingigantite, amplificate e dicendole
le aveva cancellate dalla sua testa. Perché guardandola
negli occhi
si era reso conto di non aver capito niente.
E riguardo a come
aveva
perso… Yuri Ivanov non era riuscito a mentirsi riguardo a
questo:
c’era un motivo dietro al comportamento di Wolborg che non
aveva
voluto attaccare. E ciò che più lo aveva reso
furioso era il fatto
di conoscerlo.
Nessun blader
ignora che tra lui e
il bit power c’è un intensissimo legame:
ciò che la testa non
capisce, lo spirito del bey lo sa già da tempo. E la
verità è che
lui non voleva attaccarla. Non avrebbe potuto farle
del male,
desiderare che la sua rabbia la spazzasse via; non era riuscito a
provare rancore o disprezzo o voglia di vincere nei suoi confronti. E
così il bit power si era fermato, testardo, deciso a non
attaccarla.
E quando la testa, la pura ragione che obbediva a Vorkov, gli aveva
gridato di agire…. Il bit si era ribellato.
Questa
consapevolezza e il senso di
aver sbagliato nel gridarle dietro gli avevano invaso i pensieri di
tutto quel pomeriggio. Non voleva ammettere di aver sbagliato ma
sentiva di non essersi comportato nel modo giusto. E
poi
quella sera entrando in camera non l’aveva vista. E una
nuova,
fastidiosa consapevolezza l’aveva colpito: gli dispiaceva.
Sì,
gli dispiaceva non averla a fianco, non poterle parlare per chiarire.
Non voleva che lei pensasse che lui davvero la reputasse come le
aveva gridato quel pomeriggio.
E mentre la sua
parte razionale lo
prendeva in giro per questo senso di colpa e lo obbligava a cambiarsi
e entrare nel letto, la parte più spontanea e sincera di lui
sapeva
di soffrire.
E poi…
lei era entrata in camera.
Gli aveva sorriso. Aveva accettato le sue scuse. Aveva accettato lui,
Yuri Ivanov, con tutto quello che le aveva fatto perché era
lui e
perché le andava bene.
E quando le aveva
lasciato prendere
il braccio e sentito il suo tocco caldo, aveva provato qualcosa di
nuovo, la sicurezza di quel contatto, la sensazione che lei volesse
prendersi cura di lui, lei così piccola e ingenua. E
l’aveva
guardata e si era reso conto di quanto fosse bella. Ma in modo
speciale, nella sua interezza e non solo perché fosse
carina. E poi
aveva sentito il suo profumo. E lì aveva, per la prima volta
in vita
sua probabilmente, ordinato alla sua parte razionale di tacere,
affidandosi solo a quello che lui sentiva di voler fare. E voleva
baciarla, respirare il suo respiro, abbracciarla e sentirla vicina,
voleva lei. In quel momento tutti i tasselli della sua vita
combaciavano, si dimostravano giusti, perfetti, perché lo
avevano
portato a trovarsi con lei in quella camera in quella situazione in
quel momento.
E poi qualcuno
aveva bussato alla
porta, lei si era girata di scatto arrossendo e il tempo aveva
ripreso a scorrere. L’aveva persa.
**
Sorry,
sorry,
sorry. Sono perfettamente cosciente del fatto che avevo promesso che
avrei aggiornato settimana scorsa e non è stato
così. La verità è
che c’è stato di tutto: il compleanno, il
ri-inizio della scuola,
qualche giorno via in vacanza… That’s why aggiorno
solo ora.
Sorry sorry sorry. Prometto che la prossima volta che faccio una
previsione sull’aggiornamento successivo cercherò
di essere più
precisa.
Ah,
volevo
ringraziare Henya e Kiki Hiwatari che mi hanno fatto un “In
bocca
al lupo” per l’esame. Grazie ragazze, è
andato bene e io sono
passata, non potevo non ringraziarvi ^^!!
……Ma
veniamo
a noi!
Questo
capitolo
non era assolutamente previsto quando ho immaginato la storia, ma una
sera mi sono messa a scriverlo e mi è piaciuto,
cioè non tanto lo
scritto in sé, ma immaginare come fosse Yuyu da piccolo
(bello lui!)
e come fosse diventato… Me lo sono sempre vista come uno
freddo e
razionale…Ai lettori l’ardua sentenza!!
Ah,
nota: “Shut
up and let me go” è una canzone dei Ting Tings
(mmm ditemi che si
scrive così!) il cui testo non c’entra con la
storia, volevo usare
il titolo che tradotto letteralmente significa “Taci e
lasciami
andare” perché… boh secondo me sarebbe
una frase che Yuri
potrebbe dire alla sua parte razionale… “Smettila
di farmi
ragionare su tutto e lascia che io segua quello che voglio! Taci e
lasciami andare!”
Di
sicuro c’erano
titoli più intelligenti xD però non me ne
venivano in mente… Eeeh
oggi sono addirittura più deludente del solito! Davvero,
scusatemi…
Ah,
spazio
domande (dell’autrice ai lettori e non viceversa, giustamente
--“
) : un grande quesito che mi
toglie il sonno la notte mi
faccio ultimamente è:
Perché
alcuni
scrittori di Fanfiction vedono come coppia Yuri e Julia, la blader
spagnola?
Capisco
Key e
Hilary perché mi ricordo di aver visto un episodio in cui
lui la
proteggeva; ho capito che anche la Max-Mariam ha avuto origine da una
qualche vicenda vista in Beyblade; ma Yuri e Julia (sarà che
il
cartone non me lo ricordo più) proprio non ho presente
perché
potrebbero essere considerati una potenziale coppia.
Qualcuno
si
ricorda e può rispondermi?
Grazie
in
anticipo :D!
Previsioni
sul
prossimo capitolo, se qualche anima buona e coraggiosa avesse in
mente di leggerlo:
Credo
che lo
posterò entro due settimane, se non in settimana Domenica 2
Ottobre…
Spero
che non vi
siate stufati troppo e che dopo questo aggiornamento siate ancora
disposti ad andare avanti con la storia! Vi aspetto!!
|
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Capitolo 13 *** Inizio del campionato ***
Buio. Buio improvviso. Dove
sono?
Probabilmente stavo dormendo. Probabilmente dovrei svegliarmi. Che
sonno assurdo.
Apro gli occhi. Da una
finestra con la
tapparella quasi del tutto abbassata entra un po' di luce nella
stanza. E’ quella dell’hotel. Mi siedo sul letto.
Non riesco a
ragionare, è come se la testa non riuscisse a funzionare, il
mio
cervello non si è ancora acceso del tutto. Devo aver dormito
un
sacco. Che ore saranno? Cerco, tastando il comodino, la sveglia. LE
DUE! Oh cavoli ma è TARDISSIMO!! E i ragazzi? Si saranno
svegliati?
Un attimo, un attimo, fermiamoci a ragionare, niente panico! Le due
è
l’orario a cui di solito si andava a mangiare, se non
sbaglio.
Quindi adesso mi vesto, con calma e poi li raggiungo. Napoleone
diceva :”Ho fretta, quindi vado lentamente” e devo
seguire questo
principio. Niente-panico!
E’ strano poter
ancora scegliere come
vestirmi. Opto per maglietta e jeans, mi lavo e scendo.
E’
strano poter
ancora pranzare tutti e sei. Khris è entrata che sembrava un
po’
spaesata, ma contenta di essere tra noi. Kei… bè,
loquace è
loquace come prima (cioè quanto un comodino) però
oserei dire che
anche lui sembra contento di essere tra noi. Da
quell’incontro sul
lago Bajkal si è fatto molto più
amichevole…e a proposito di
amicizie! Chissà se le mie previsioni sulla coppia K+K (Kei
+Khris)
si avvereranno!! Sarebbe fantastico, lo vedremmo meno imbronciato!
Takao
mi guarda e
ridacchia. Che cavolo vuole? Forse è mangiare pollo che lo
mette di
buon umore… Vorrei ricordargli che domani inizia la finale!!
Però
non servirebbe a nulla perché tanto siamo tutti
tranquilli… da
quando la squadra si è riunita ci si sente tutti
più sereni.
Aspetta un attimo… Takao sta mangiando ancora il pollo!? Ma
non lo
stava facendo anche un quarto d’ora fa? Ma quanti bocconi ha
già
mangiato?
Il pomeriggio
viene passato ad
allenarsi. Kei deve riabituarsi ad usare la sua trottola di prima,
non più l’invincibile Black Dranzer mentre gli
altri bladers si
allenano come hanno sempre fatto.
Verso sera ci si
trasferisce tutti
in un grande appartamento vicino allo stadio dove si terrà
la
finale, un edificio la cui costruzione è stata pagata in
gran parte
da Vorkov e il nonno di Kei, il suo superiore… E’
chiaro che i
ragazzi russi saranno avvantaggiati, ma i Bladebreakers sono
abbastanza fiduciosi e sperano di poterli battere. E così si
conclude la giornata prima della finale, con i ragazzi stanchi che
cenano velocemente per poi andare a dormire esausti… tutti
tranne
Khris.
E così la stanza
ristorante inizia a
svuotarsi, io stessa esco ma non ho per niente sonno. Così
mi dirigo
verso il balcone dell’ hotel, sperando di trovarvi silenzio e
poter
pensare. Una volta raggiunta la grande balconata mi siedo su una
fredda sdraio abbandonata lì per riflettere in pace. Sto
così bene,
sono così contenta di essere tornata e a pensare a come sono
stata
accolta... bè, capisco che questa è la squadra
migliore del mondo.
Eppure non riesco a non pensare a quante cose sono cambiate in queste
ultime ore, a cosa ho lasciato dietro di me, non riesco a levarmi
dalla testa i momenti passati nel monastero…
Non riesco a evitare di
ricordare i
momenti passati con Yuri: quando si è scusato, quando mi ha
chiesto
di medicarlo (stretta allo stomaco)… la sua
comprensività, il suo
aiutarmi… il momento in cui si è addormentato,
lui,
orgogliosissimo e obbedientissimo che ha bevuto del sonnifero dicendo
che era perché trasmetto tensione, andando contro la
volontà di
Vorkov…
“Certe cose non
si possono
dimenticare subito, vero?” La voce di Kei interrompe
bruscamente il
flusso di pensieri e ricordi, e il suo proprietario si siede di
fianco a me, per terra. “Quello hai passato negli ultimi
giorni non
ti lascerà dormire bene per parecchio, vedrai.”
Sono tutti
convinti che al monastero abbia passato qualcosa di
terribile…E un
po’ è vero, eppure … Argh! Devo
smetterla di pensare a quel
ragazzo.
Nessuno dice niente per un
po’, poi
Kei sorride tra sé e sé. “Ivanov ha
sempre avuto qualcosa di
più”.
Cosa?
“Cosa…?”
” Ho visto molta
gente uscire
sconvolta da quelle mura. I Bladebreakers stessi quando hanno
conosciuto Vorkov erano sconvolti. Tu no. Non stasera. Sei
pensierosa, e a cosa mai potrai mai pensare se non a qualcosa che hai
conosciuto là…”
“Ciò
che dici è privo di ogni
fondamento” rispondo, non troppo convinta.
“E’
sempre piaciuto un sacco alle
ragazze… non devi scusarti di niente.”
Meglio cambiare argomento,
non riuscirò
a convincere lui (né me) che non sto pensando a quel
ragazzo. “Tu
e lui vi chiamate sempre per cognome… perché? Non
vi conoscete da
tanto? Come mai questa antipatia?”
Sorride.
“Antipatici? Io e lui siamo
quasi come fratelli… ci conosciamo sin da quando eravamo
piccoli e
tra noi non c’è antipatia, solo
rivalità.Se ci chiamiamo per
cognome è per darci un tono e per prenderci in
giro”.
“Devi volergli
davvero bene”
“Perché?”
Si volta a guardarmi tra lo
stupito e
il seccato (come a dire: ma-che-stai-dicendo-?).
“E’ la
conversazione più lunga che abbiamo tenuto finora. Non parli
mai
volentieri, ma se l’argomento è lui conversare ti
diventa più
piacevole”
“Vero… Ma scommetto che conosco
una persona a cui non dispiace sentir parlare di
lui…” Colpita e
affondata. Mi alzo intenzionata ad andare a dormire. E prima di
uscire dal balcone mi volto verso quel ragazzo che sta sorridendo con
aria da io-ti-ho-capita-a-me-non-sfugge-niente: “A domani,
Hiwatari”.
“Ci
rendiamo conto del reale valore che le cose hanno per noi quando le
abbiamo perse o le stiamo perdendo” (G. Leopardi)
Inizio della
finale di Blade breakers
Andata
“Khris, sei
pronta?” Takao non
bussa più, è la terza volta che me lo chiede da
dietro la porta del
bagno. E la risposta non cambia: “Sì,
sì arrivo subito, davvero!”
La verità è mi sono svegliata cinque minuti fa,
mentre lui era in
cucina a far colazione, convinto che fossimo tutti svegli . Ecco
perché mi sto vestendo, pettinando e lavando quasi
contemporaneamente, mentre una voce con forte accento giapponese si
allontana dalla porta con fare rassegnato: “Donne!”
Due minuti dopo esco e
chiudo la porta
mentre infilo una scarpa e mi precipito giù per le scale
fino ad
arrivare all’ingresso. Il presidente Daitenji sbuca proprio
in quel
momento dall’ingresso: “Dai ragazzi! E’
arrivato il pullman,
salite, veloci!”
Qualche minuto di
confusione perché
Takao si accorge in quel momento con orrore di aver dimenticato lo
spuntino ( Sei panini farciti) in camera e torna indietro per
recuperarli e poi si parte. Seduta di fianco a Max, osservo come i
ragazzi combattono la tensione: il capitano sgranocchia uno dei
panini mentre Kappa rilegge (in giapponese) i dati raccolti negli
ultimi vent’anni sulle trottole russe; Rei sembra riposare,
comunque pensa ad altro ed ha infilato un paio di cuffie nelle
orecchie per non sentire il prof (che sta mettendo ansia anche a me);
Max fa un cruciverba e Kei guarda il paesaggio.
A me non sembra vero non
essere più un
peso per la squadra, è fantastico che non siano obbligati a
perdere
per il ricatto di Vorkov; e sono curiosa di vedere come si
svolgeranno gli incontri. I ragazzi hanno già stabilito che
il primo
a scendere in campo sarà Kei seguito da Rei o Takao. In caso
di
parità ci sarà una terza sfida combattuta di
sicuro da Takao.
Ritorno
Nonostante la sconfitta i
ragazzi non
hanno perso la voglia di parlare né le speranze. In fondo,
come
ricorda Takao, non si è trattato di una sconfitta sonora ed
immediata: Sergei ha dovuto sudarsi la sua vittoria, e pensare che
Kei non era neanche più abituato a lanciare il suo
Dranzer… Non è
ancora detto niente! Mentre i ragazzi vanno avanti a confabulare tra
loro programmando al sfida di domani (Che ansiaaaa) ripenso alla
cornice dello scontro: la folla sugli spalti; i numerosi tifosi dei
Bladebreakers (erano tantissimi); l’entusiasmo dei ragazzi,
sempre
incitanti Kei, contrapposto al silenzio nella zona degli avversari,
dove i Demolition Boys stavano seduti e silenti… tutti
tranne Yuri
che era assente. Ripenso alla reazione di Kei alla
sconfitta… mi
aspettavo che fosse deluso o furioso, invece si è rivelato
abbastanza tranquillo: perché “quel damerino ha
avuto filo da
torcere ed ho combattuto per la mia squadra, non per Vorkov o mio
nonno… ho combattuto da solo, senza usare i loro
mezzucci”.
Chissà come
andrà domani. Spero tanto
che Rei ce la faccia.
Un urlo arriva dai primi
posti del
pullman: ”Siamo a cavallo!” Allungo il collo
incuriosita: a
gridare è stato Takao… che qualche dato raccolto
da Kappa…
Il ragazzo guarda noi tutti
che lo
stiamo osservando e sorride:” Sono salvo! Ho ancora due
panini
nello zaino!” Un minuto di silenzio e poi scoppiamo tutti a
ridere
per la faccia che ha fatto Kei dopo questa dichiarazione. Adoro
questa squadra!
Seconda giornata
Stamattina mi sono alzata
stra presto,
innanzitutto per non dover fare tutto di corsa come ieri e poi
perché
la tensione mi ha impedito di dormire rilassata e a lungo. Sono la
prima ad entrare nella cucina, a quanto pare: preparo la caraffa di
caffè per tutti e poi vado a sedermi, ancora in pigiama e
mezza
addormentata. Poco dopo entra anche Rei, calmissimo e serafico,
già
lavato e vestito, con l’aria di chi stamattina va a farsi una
gita
per raccogliere funghi.
“Non sei
teso?” Mi viene da
chiedergli appena si siede.
Risposta alla Rei:
“Perché? Mi sono
allenato a sufficienza e sono determinato a mettermi in gioco il
più
possibile oggi. Metterò tutto me stesso in questa sfida:
comunque
andrà, avrò giocato come meglio ho potuto.
“
“Ma
smeeeettila!” Takao entra nella
stanza in quel momento, appoggiando la caraffa sul tavolo insieme a
parecchie brioches.
“Non capisco
perché ti fai tutte ste
pare, Rei, andrà benissimo! Tu sei un giocatore fortissimo e
noi
saremo tutti lì a sostenerti! Tranqui, lascia perdere le
frasone ad
effetto!! ” Io e Rei ci scambiamo un sorriso come a dire
quel-ragazzo-non-cambierà-mai e poi beviamo il nostro
caffè. Cinque
minuti e poi la cucina è piena perché si sono
svegliati tutti:
decido che è il momento di andare a cambiarmi prima che il
bagno
serva a tutti.
Ma il viaggio non
è tranquillo quanto
la colazione: Rei è tranquillo, ma tutti noi no. Kappa sta
ri-consultando gli stessi dati che ieri, a furia di leggere, ha
imparato a memoria; Max è al telefono con sua mamma,
allenatrice
degli All starz ed è l unico di cui riesca a capire cosa
dice; Takao
tartassa Kei di domande, ma non ho idea su che cosa, dal momento che
parlano in giapponese.
Ma non ci vuole molto per
scoprirlo,
dato che dopo un po’ che quest’ultimo risponde a
monosillabi il
primo si alza e viene vicino a me dicendo: “Kei non vuole
dirmi
molto sui Demolition Boys, ma tu? Hai mai visto i loro bey in campo?
Sai dirmi qualcosa sulle loro tecniche?”
MMM
be’…
“Non
saprei… Tu sai chi sfiderà
oggi Rei?”
“Boris, penso.
Può essere?”
Boris… in
effetti era abbastanza
forte. “Sì, può
darsi…“
Due occhi si illuminano.
“E come
gioca? E’ forte? Tanto forte? Che bit
ha? Secondo te Rei ha
la possibilità di farcela? Secondo me sì, anzi, di
sicuro
può farcela…” Alzo gli occhi al cielo
sotto questo fiume di
parole, pensando tra me e me che io adoro Takao, ma che se alla
mattina fosse un po’ più addormentato lo adorerei
ancora di più…
Faccio tempo a rispondergli
che è già
ora di scendere. Un improvviso silenzio cala su tutta la squadra e
lentamente dal fondo dello stomaco si fa sentire quella fitta di
paura che non provavo neanche ieri… Perché se
anche oggi
perdessimo, la finale finirebbe così, con la nostra
sconfitta…
Ritorno
Saliamo tutti in silenzio
sul pullman,
troppo shockati per parlare. E poi l’urlo di Takao fende
l’aria:
“CE L’ABBIAMO FATTAAAAAAAAAAAAAAAAA!”
“YEEEEEEEAH!” Risponde Max
sferrando un pugno nell’aria. E’ troppo bello per
essere vero!!
“Sei stato un
grande, Rei!”
“Sì,
sì però non fare troppo
casino Takao, eh!” Il cinese è esausto…
la battaglia è stata
durissima e forse anche lui qualche volta ha vacillato e dubitato di
farcela.
“E
l’avete vista la faccia di
Boris?? Scon-vol-to! Finché non gli hai sferrato
quell’attacco
finale, Rei, era convinto che fossi sfinito ed era certo di avere la
vittoria in pugno!”
Sorride “Ma io
sono sfinito e
lui davvero aveva la vittoria in pugno!”
“Ma vaaaaaa non
fare il modestooooo
sappiamo tutti che hai usato la vecchia tattica del logoramento
lasciandolo stancare un po’ per poi colpirlo
all’improvviso!”
“In
realtà sì, se non fosse che
mentre lo ‘lasciavo stancare’ l’ho quasi
visto vincere!”
In effetti è
stato uno scontro davvero
intenso, Rei si è dimostrato fortissimo già solo
per aver tenuto
testa a Boris. La partita è durata un’ora,
tantissimo se si
considera quanto forti fossero gli attacchi del russo. Fossi in Takao
sarei tesissima per domani.
“Era troppo di
sasso ragazzi! E anche
Vorkov aveva una faccia da fotografare! Nel caso domani vincessi, vi
prego di scattargli una foto perché se fa una faccia come
quella di
oggi la posterizzo e me l’appendo in camera per farmi due
risate
quando sono triste!”
“Non essere
così tranquillo- dice
Kei alla mia destra- domani andrai contro Yuri, non
prenderlo
sottogamba… la potenza di Boris non è neanche
paragonabile a
quella del suo capitano.”
“Uffiii Keii
stavo così bene… bè
ma tanto lo so che oggi ti allenerai con me per essere sicuro che
vincerò!” Takao gli strizza l’occhio.
“Preparati,
dilettante!” E’ la
risposta di Kei a cui viene da ridere.
“Ci saremo anche
noi Takao!-afferma
Max- e anche gli All Starz si sono offerti di venire ad allenarsi con
te oggi! Il mondo non ci tiene a veder vincere quegli sbruffoni
russi! (Si gira verso Kei) Senza offesa, ovviamente!”
“Si si lo devo
battere per forza!
Quel ragazzo non mi piace per niente… è
così silenzioso, così
freddo… Mai che faccia una battuta o cose del genere,
è troppo
fissato coi beyblade! L’ultima persona al mondo che potrebbe
risultarmi simpatica!”
“Dì
come stanno veramente le cose-
dice Max- non sopporti quel blader perché quando entra nello
stadio
le ragazze non ti filano neanche di striscio!” Ridiamo tutti
mentre
Takao diventa di una sfumatura purpurea-violacea in volto, a conferma
che quello che ha detto Max forse non è così
lontano dalla realtà.
“Sì, sì ridete quanto volete, intanto
lui è simpatico come due
dita negli occhi e io ho un carattere assolutamente carismatico e
affascinante e le ragazze guardano certamente più a questo!
Tu che
ne dici, Khris?” (Kei accenna una risata)
“Mmh credo me
dovresti concentrarti
di più sulla tua bravura che sul tuo fascino! Non deludermi
le tue
fans!”(Gomitata da parte mia a Kei)
“Questa ragazza
ha ragione!-Afferma
Takao- ridete pure, ne riparleremo quando, dopo aver vinto, apriranno
migliaia di fan club solo in Giappone in mio
onore!”
“Oh gosh”
Sospira Max.
Spero che domani vada tutto
bene.
Eccomiii! Stavolta sono
puntuale!!
Premetto che sinceramente
la prima parte del capitolo non mi piace molto... Diciamocelo, scrivere
quando c'è Yuri è molto più
bello ;)! La seconda parte é stata più facile da
scrivere, però ripeto, la storia con Yu era più
bella, mi piaceva di più!! Passiensa, ci sono sacrifici che
bisogna sopportare u.u
Vi ringrazio per le
recensioni, mi famolto piacere sapere cosa pensate dei capitoli e mi
è dispiaciuto dover scrivere risposte più corte,
ma la verità è con la scuola faccio
più fatica a trovare il tempo per stare su Internet!!
Perciò per favore scusatemi, Zakurio, Kiki Hiwatari e Henya
:(
Ma
voi come state? Com'è andato settembre? Io sto tenendo le
dita incrociate perché le temperaure si abbassino e ci sia
un po' di fresco... Non ne posso più di queste temperature
quasi estive!! Nel frattempo sto facendo il conto alla rovescia per i
prossimi giorni di vacanza.... Non so voi ma io sono già
stufa di studiare :P!
Sperando
di sentirvi presto vi auguro buona fine di settembre e buon inizio di
ottobre, e buona serata se state leggendo il capitolo quando
è stato pubblicato da poco... E come disse Jim Carrey in
"The Truman Show" (film spettacolare!) "Nel caso non ci rivedessimo
buon pomeriggio, buona sera e buona notte!"
See
you :)
|
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Capitolo 14 *** Reach Out ***
Se
le nostre braccia si stessero allungando
Se
le nostre parole potessero solo colmare il dubbio
Perderemmo
ancora quest’occasione?
Strane
strade con indicazioni opposte
Non
so neanche dove ci dividiamo
Sei
con me o contro di me?
Perché
io non ti conosco e tu non conosci me
C’è
lo stesso sole che sorge
Noi
semplicemente guardiamo il cielo
Andata
“Khriiiis esci
dal bagnoooo”
“Scusa Takao
(voce maschile
scocciata) ma tu non ne sei uscito due minuti fa?”
“Maax (aria
piagnucolosa) secondo te
posso presentarmi in mondovisione così
?”
“(Tono
scettico-scocciato) Non vedo
cosa ci sia di tanto scioccante… Non crederai mica che
saranno
tutti li a guardare come sei conciato! Riprenderanno solo i
bey!”
“Ma quanto sei
vanitoso, Takao (tono
divertito)”
“Non mettertici
anche tu, Rei! Qui
ironizzate ma intanto sono io il capitano dei Bladebreakers , io ho
la responsabilità di dare un’immagine da ragazzo
serio…e non
ridere, Max, dalla mia reputazione dipende anche la vostra! Sono pur
sempre il frontman della squadra”
“Ehi frontman,
scommetto che quello
dell’altra squadra non si guarderà neanche allo
specchio oggi,
prima di uscire”
“Non nominare
quel bellimbusto di
Ivanov, Max!”
“E’
troppo divertente conoscere
qualcuno di cui sei invidioso, hahahahah!!”
“Io non ne sono
invidioso (tono
invidioso)”
“Ehi Takao io sto
uscendo ora dal
bagno, ti interessa ancora la cosa?”
“Sisisisisisisissisii!!!
Grazie,
Khris! A proposito, voglio sentire un parere femminile: come mi
trovi? Vado bene per la diretta?”
“Direi di
sì, cosa c’è che non
va?”
“Niente, niente,
bè allora mi fido,
usa pure il bagno se ti serve ancora!”
Dev’essere
davvero teso per
concentrarsi su un dettaglio come quello estetico…
“Andrai alla
grande, Takao!”
Si volta
riconoscente:” Grazie,
Khris! L’unica che mi apprezza qua dentro!”
“Ma no-dice Max
ancora divertito-
che dici! La biondina che abita qui vicino sembrava apprezzarti anche
lei!”
“Peccato che
fosse francese” gli
ricorda Rei che, come Max, si sta divertendo un mondo.
“MMMMMM e
bastaaa!!!”
I ragazzi si stanno
riferendo a una
ragazza che deve abitare qui nei dintorni che ieri ha sorriso a Takao
mentre rientravamo a casa; ma qui abitano moltissimi stranieri che
parlano lingue che un giapponese medio non conosce…
purtroppo per
Takao.
“Non è
colpa mia se la finale è
stata collocata in un luogo dove nessuno conosce il beyblade
né il
giapponese e parlano inglese in tre!” I ragazzi sono
incorreggibili, tra tre ore c’è la finale e sono
qui a scherzare
come se fosse un giorno qualunque… Chissà cosa
sta succedendo in
questo momento al monastero.
In quel momento entra
Daitenji: “E’ora
di andare ragazzi!” “Ma comeeeee non ho neanche
fatto
colazione!!” “Portatela dietro, dai! Veloceee il
pullman sta per
partire!”
“
‘cavolo è ‘sto casino?”
Borbotta Kei che esce dalla camera in pigiama appena svegliatosi.
*
La mattina più
agitata che io abbia
passato finora coi Bladebreakers. Finalmente siamo sul pullman che
porta allo stadio; anche se Kei è ancora un po’
addormentato e
Takao si sta autocommiserando perché per colazione non ha
“quelle
sei o sette brioches che aiutano a iniziare bene la giornata”.
Guardo il paesaggio
scorrere da dietro
il finestrino: ultima volta che percorriamo questo tragitto carichi
di aspettative, ultima volta che ci interroghiamo su come
andrà.
Chissà se mi
farà strano rivedere
Yuri; chissà se Takao riuscirà a batterlo.
. Oggi avrò il
piacere di rivederlo,
poi basta, chiusa lì… Tutto scorre, lo
dimenticherò prima o poi.
Occhio non vede, cuore non duole. Via il dente, via il dolore.
Credo. Spero. Il pullman
si ferma
davanti allo stadio: il momento tanto temuto e atteso insieme
è
arrivato.
*
Percorriamo il solito
ingresso
circondati da fotografi e cameramen, per poi addentrarci nella parte
dove il pubblico e la stampa non possono entrare.
Continuiamo in silenzio a
percorrere il
grande corridoio, accompagnati dal rimbombo dei nostri stessi passi.
Ogni altro rumore è soffocato dalla tensione,
finché non sbuchiamo
nello stadio.
La folla inzia ad urlare:
grida il
nome di Takao, tra fischi ed applausi, mentre noi ci sediamo sulla
panca a noi adibita.
Seduti dietro di noi ci
sono i
familiari dei ragazzi e il presidente Daitenji.
Dj Man è al suo
solito posto, dal
quale ha un’ampia panoramica dello stadio e non manca di far
notare
il loro ingresso. “Ma sono i BLADEBREAKERS! Un applauso,
signori,
per gli ospiti che sono riusciti ad arrivare alla
finalissima!” La
folla obbedisce prontamente all’invito ma Takao,
anziché
rilassarsi, inizia davvero a sentire l’ansia per
l’incontro.
“E
dall’altra estremità
dell’edificio arrivano i DEMOLITION BOYS, campioni
locali!” Altro
boato, uguali applausi.
“I due sfidanti
di oggi si facciano
avanti verso l’arena d gioco!” Cerchiamo tutti di
incoraggiare il
capitano mentre va verso l’enorme spazio adibito allo
scontro, dove
lo aspetta Yuri Ivanov, tremendamente bello e glaciale come lo
ricordavo e… “Kei, cos’è quel
livido sotto l’occhio?”
Vorkov.
“Non
saprei” risponde.
“Non è
che l’hanno picchiato dopo
che noi…”
“Non lo
so”. Ma dal suo sguardo si
intuisce che pensa che sia andata così. Riprendo a guardare
la
partita con un mal di pancia che nulla ha a che fare con lo scontro.
“Pronti? 1, 2,
3…LANCIO!”
Ci siamo. I bey iniziano a
roteare
nell’arena, mandando scintille tutt’intorno.
I due contendenti sono
presissimi
dalla partita, gridano attacchi ai loro bey, come se il loro mondo si
fosse ristretto a quello scontro.
La folla grida, acclama,
urla
suggerimenti o apprezzamenti, Dj man commenta ogni singolo gesto.
Buffo quanto avessi aspettato questo momento e quanto sia banale.
Nessuno dei due ragazzi
cede: per un
colpo che Takao sferra un altro ne riceve subito dopo.
I bladebreakers gridano
incitamenti e
sembrano rasserenati dallo scoprire che i due avversari sono allo
stesso livello.
E poi accade.
Dal bey di Yuri, che stava
girando in
tondo, inizia a uscire ghiaccio, che forma una circonferenza
più
ampia comprendente le trottole e i bey. E continua, continua,
continua a formarsi ghiaccio, fino a che si crea uno strato sopra
quello già steso, fino all’erigersi di vere e
proprie mura…
Ormai non riesco
più a vedere Takao,
un muro di spessa acqua gelata si frappone tra lui e noi.
“Ma che
succede?” dice il
presidente. E le mura salgono, salgono, fino a chiudersi sopra i due
sfidanti, all’interno di questa strana e oblunga cupola di
ghiaccio.
Lo stadio è
colmo di uno stupore
generale; gli unici che sorridono tranquilli sono, appunto, gli
avversari.
“Ho
capito” sibila Kei.
“Cosa stanno
facendo?” gli chiede
Max preoccupato.
“Lo vogliono isolare.
Vogliono
fargli mancare il sostegno del pubblico e della sua squadra, cosa che
è sempre stata essenziale con lui. Chissà cosa
gli starà dicendo
Ivanov in questo momento per scoraggiarlo. Puntano a demoralizzarlo,
sanno che può vincere ma non vogliono che lui ci
creda.”
Vorkov sorride soddisfatto
mentre Dj
man non parla ancora, colto alla sprovvista.
Vigliacchi.
E così mi trovo
in questo enorme
stadio, circondata da sconosciuti e con amici a fianco, a fissare
impotente l’enorme cupoloide di fitto ghiaccio che sta in
mezzo
alla pista, chiedendomi cosa stia succedendo lì dentro. Come
starà
andando la partita? Qualcuno sta prevaricando sull’altro?
Mentre il
pubblico fissa la montagna in bilico tra stupore, ammirazione ed
orrore, Daitenji seduto dietro a me mormora:
“Vorkov”.
“Cosa
succede?” Chiede Kei.
“Non mi piace per
niente. Non so
cos’abbia in mente quell’uomo ma sono sicuro che
è una sua idea,
un’idea strana che non può portare a nulla di
buono. Lo sto
tenendo d’occhio da un po’ e temo che quello a cui
aspira oggi
sia più che il titolo di campioni del mondo”
“Cosa
intende?”
“E’
già da un po’ che si parla
di un’arma segreta che Vorkov andrebbe progettando,
un’arma
commissionatagli da...tuo nonno per la quale sarebbero necessarie le
energie dei bey più forti del mondo.”
“Non mi
stupirebbe- Kei assume un
tono freddo- Probabile che abbia qualcosa in mente.
Cos’é?”
“Di questo non ho
idea… Ma tenetelo
d’occhio ragazzi, tenetelo d’occhio.”
Quell’uomo
è a
capo della più grande industria di armi da guerra della
Russia.
Se
davvero sta
complottando qualcosa spero che si scopra, che si sappia, che
finalmente sia lui ad andare in cella e a pagare le sue scelte!
E così quella a
cui stiamo assistendo
è più che una finale.
Dei contendenti non si sa
più nulla.
Di cosa gli aspetti non ne
abbiamo
idea.
Ho paura, ho paura di
ciò che potrebbe
succedere e che non so cosa sia.
“ATTENZIONE!
ATTENZIONE PUBBLICO!”
Il grido di DjMan interrompe tutti i mormorii, sussurrati in migliaia
di lingue diverse, del pubblico. “Abbiamo stabilito un
collegamento!”
Una miriade di visi si
volta verso il
megaschermo dello stadio. In effetti si intravede qualcosa nel buio.
Sembrerebbe neve. E poi (trattengo il respiro) Takao. E Yuri che gli
sta di fronte. Entrambi infreddoliti e pallidi. In effetti sono
già
passati trenta minuti dall’inizio dello scontro.
“Faresti
bene…. ad arrenderti- gli
sta dicendo in inglese- sei…..
stremato….Takao.” Yuri sembra
esausto mentre pronuncia a fatica le parole. “Chiudiamola
qui…..
Sei esausto e infreddolito…. E sei solo.”
Migliaia di persone
trattengono il
respiro. La tensione si può quasi toccare.
“No-
è la risposta del capitano dei
Bladebreakers, che fatica a stare in piedi-non lo farò. I
miei amici
hanno dato tutto quello che avevano per portarmi qui dove sono: Kei
ha rinunciato a Black Dranzer; Rei ha dato ogni stilla di energia per
sconfiggere Boris. Se sono qui, contro di te, lo devo a loro, loro
che da qualche parte, là fuori, mi stanno aspettando. Dici
che sono
solo: non è vero, ti sbagli! Solo perché non vedo
gli altri, non
posso dubitare del loro sostegno. Dici che dovrei arrendermi: sarebbe
egoistico, non trovi? Penserei solo a me e alla fatica che sto
facendo. Ma c’è molto di più di questo:
c’è chi spera che io
vinca; chi mi ha concesso il suo tempo e si è allenato con
me, con
me ha creduto di potercela fare; ci sono i miei compagni che si sono
impegnati per far vincere i Bladebreakers. Ed è per
questo…”
Sembra pronto a lanciare un
attacco.
Forse l’ultimo. “…che
io…” la trottola giapponese aumenta
la sua velocità di rotazione
“…Yuri…”fino
a formare un
vortice, un piccolo tornado
“…Ivanov…” Takao agisce con
le
ultime forze che gli rimangono
“…ti
dichiaro…” Wolborg non
sembra pronto a difendersi. Entrambi i combattenti devono essere
davvero stanchi.
“...sconfittoooo!”
L’urlo di
Takao fende l’aria, trapassa lo schermo, arriva con impeto
nel
cuore di chi ascolta e spera che questo giovane lottatore possa
farcela, mentre la sua trottola colpisce con veemenza quella russa,
avvolgendola in tumultuoso vortice.
E poi
Gli occhi degli spettatori
si spostano
sull’iceberg nello stadio che inizia ad essere attraversato
da
crepe sempre più numerose, finchè la massa di
ghiaccio si frantuma
in migliaia di pezzi lasciando due ragazzi in mezzo allo stadio,
esausti, mentre la trottola di uno di loro compie le sue ultime
rotazioni vicino al bey dell’altro, già fermo.
Strane
strade con indicazioni opposte
Non
so neanche dove ci dividiamo
Sei
con me o contro di me?
Nessun
dubbio su
chi abbia vinto, sono stata fedele all’anime fin qua. Ma dal
prossimo capitolo… dal prossimo inizia una parte che
già mi piace
un po’ di più! Il peggio è
passato!
Prometto,
questo
era l’ultimo che non mi piace tanto a essere pubblicato,
dagli
altri andrà meglio perché si capisce che piega
prende la storia!
Anche se forse si potrebbe capire anche da questo.. Uhmm…
SUSPANCE!!
Ah,
il testo di
apertura e chiusura altro non è che la traduzione di alcuni
tratti
di “Reach Out”, una canzone dei Take
That… A parte che quella
canzone per il testo mi piace un sacco ma l’ho inserita
perché a
mio parere c’entra molto con questo capitolo (Capitan ovvio!
Pensavamo invece che l’avessi messa perché non
c’entrava
assolutamente niente ndTutti) e può rendere un
po’lo stato d’animo
della povera Khris… Un momento, perché dico
“povera”?
Che
c’entri col
prossimo capitolo?
Forse
sì
Forse
no
…Io
passerei a
controllare Sabato 5 Novembre, giusto per togliermi il dubbio ;)!
Passo
ora ai
ringraziamenti, che non ne faccio mai abbastanza:
Grazie
a chi ha
avuto la forza e il coraggio di arrivare a leggere fin qui
Grazie
a te,
anche se stai mentalmente ringraziando che il capitolo sia giunto a
conclusione perché ti sembrava non finisse più
Grazie
soprattutto a chi non solo si legge tutto fino alla fine ma si prende
anche la briga di scrivermi che ne pensa! Kiki
Hiwatari,
Henya e
Zakurio, sto
pensando a voi!
Grazie
a chi
segue la storia, la trova interessante o l’ha messa tra le
preferite perché per me vuol dire davvero tanto;
Ci
sentiamo tra
due settimane, sempre che vi vada!
…And
that’s all (per ora) folks!
See
you soon!!
|
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Capitolo 15 *** capitolo 15 ***
Gli occhi degli spettatori
si spostano
sull’iceberg nello stadio che inizia ad essere attraversato
da
crepe sempre più numerose, finchè la massa di
ghiaccio si frantuma
in migliaia di pezzi lasciando due ragazzi in mezzo allo stadio,
esausti, mentre la trottola di uno di loro compie le sue ultime
rotazioni vicino al bey dell’altro, già fermo.
Lo stadio è nel
silenzio. Gli occhi di
tutti stanno registrando cosa è appena successo, cosa
significa
Wolborg fermo vicino al bey di Takao. E poi un boato. Un insieme di
grida, intense, colme di esultazioni e soddisfazione, mentre Takao
crolla sulle ginocchia sfinito ma sorridente davanti a un ragazzo che
lo guarda tremante di fatica e di paura per cosa dovrà
affrontare.
“Signore e
signori, ragazzi e
ragazze, abbiamo il nome della squadra vincitrice- grida con troppa
foga DjMan, cercando di mantenere la calma- e sono i
Bladebreakeeers!!”
Kei, Max, Rei e il prof si
scaraventano
giù dagli spalti, correndo al massimo per arrivare dal loro
capitano, mentre Vorkov dall’altra parte grida di rabbia.
Nonostante il frastuono ciò che dice arriva sin qui, al lato
opposto
:”Yuri!”
Non vedo più
Takao, non vedo più i
ragazzi, il mio campo visivo è ristretto alla figura di un
uomo che
afferra per il bavero un ragazzo alto almeno come lui che non si
regge in piedi per poi tirargli un pugno fortissimo sullo zigomo.
Ciò
che dice non posso sentirlo ma ciò che vuol dire
quell’immagine mi
è arrivato benissimo. Mi sento impotente, vorrei gridare ma
sono
presa dal panico. Devo calmarmi, devo riuscire a parlare, devo
lanciare un urlo sopra questa folla perché
quell’uomo sta
picchiando un suo blader qui davanti a tutti e chissà cosa
potrebbe
fare giunto al monastero a lui troppo stanco anche solo per
parlargli.
La mano del presidente
Daitenji si posa
sul mio braccio: mi guarda comprensivo per la frazione di un secondo,
quindi scende dagli spalti dirigendosi verso quel pazzo. Lo seguo
terrorizzata.
La folla si sta diradando,
tutti
seguono Takao e i suoi compagni che stanno uscendo dallo stadio: in
centro a questo, spicca la figura di Vorkov che alterna insulti a
minacce verso Yuri, mentre in preda alla collera non smette di
picchiarlo.
“Inetto! Ti sei
lasciato sconfiggere
da un ragazzino di sedici anni! SEDICI ANNI! (Pugno sullo zigomo)
Questa è la tua fine, Ivanov! Avresti dovuto sconfiggerlo,
avresti
dovuto rubargli il bey, fornendomi l’energia di quel
dannatissimo
bit power, ma NO! Ti sei fatto SCONFIGGERE!”
Altro pugno e Daitenji
esclama: “E’
proprio quello che volevo sentirti dire.”
Vorkov si volta, furente:
“Se ne
vada! Vattene, decrepito!”
“Credo che questo
sarà più facile
per lei che per me.”
Una squadra di poliziotti
si avvicina e
blocca il russo. Yuri, che sta perdendo i sensi, si accascia al
suolo. Prima che me ne sia resa conto, gli sono corsa incontro
afferrandogli una spalla per impedire che cada troppo forte sul
pavimento. I suoi occhi semichiusi mi guardano la frazione di un
secondo per poi chiudersi. Boris gli arriva vicino e fa cenno a
Sergei di aiutarlo a sollevare il corpo. E io rimango lì,
inutile,
io che non posso seguirli, io che non sono più in quel
monastero
dove lo stanno aiutando e dove potrei assisterlo. “Lei
è in
arresto, Vorkov.” Sul volto di quest’ultimo
scorrono più
emozioni: Sorpresa, stupore, rabbia e rancore. I due ragazzi, nel
frattempo, stanno portando il loro capitano fuori dallo stadio. E
questa è l’ultima volta che vedo Yuri Ivanov.
“E’ da
un po’ che la tenevamo
d’occhio, sospettando che avesse in mente qualcosa di
disonesto per
questa finale. E così era, e lei stesso l’ha
confessato qualche
istante fa mentre percuoteva questo giovane. In questo momento
un’altra squadra sta arrestando il suo complice, Mr.
Hiwatari.”
“Ma
come… No, non è possibile…”
Il presidente giapponese si volta verso di me:” Vai, vai pure
a
festeggiare coi tuoi amici. Di quel ragazzo ce ne occupiamo
noi.”
Mi dirigo verso
l’uscita, scossa e
sentendomi inutile. Festeggiare, festeggiare cosa se dentro di me mi
sento morire? Se devo dare le spalle a chi sta male e non posso
soccorrere? Mi preparo a sorridere a Takao che è con gli
altri
nello spiazzo davanti all’ uscita, mentre reprimo quelle
migliaia
di lacrime che spuntano sugli occhi.
“Sei stato
grande, Takao!” Khris sorride e insieme un po’
piange per la
gioia. Abbraccia lui, abbraccia Max lì vicino e poi
abbraccia me.
Non me l’aspettavo. Il volto sulla mia spalla, continua a
piangere.
E’ davvero contenta di questa vittoria, le fa onore. Ma non
accenna
a smettere, è scossa dai singhiozzi. “Dai,
è tutto a posto”
mormoro, anche se sinceramente non mi aspettavo una reazione
così
commossa e non so cosa fare. Non si calma, inizia a respirare a
scatti, proprio come quando uno piange seriamente e non riesce
più a
parlare. Qualcosa non va. “Khris, va tutto bene?”
Si stringe a
me, come se volesse dirmi qualcosa, ma non smette. “
SMETTILA!”
Cerca di calmarsi, lo sento, ma non riesce. Ora basta. Non ci capisco
niente. La afferro per le spalle, la guardo in volto e mi manca un
respiro: la consapevolezza che sia successo qualcosa di grave giunge
accompagnata da un senso di terrore.
“Yuri…”
mormora, “Yuri…”
“Cos’ha
Yuri?”
“Vorkov
(respiro) l’ha-l’ha quasi ammazzato (respiro,
respiro) prima di
essere a-a-arrestato e-e ora non so neanche se è vivo o
che… Kei!”
Mi
abbraccia
ancora, mentre mi rendo conto di cos’ha detto. Hanno
arrestato
Vorkov? E lui deve aver picchiato Ivanov… Pazzo! Era
esausto,
sfinito! Tipico da parte sua! Una cosa è certa, anche se non
ci
capisco niente: lei non può stare qui, deve andarsene a
casa.
“Max,
accompagno Khris a casa, torno subito”
“Ok”
E poi mi passa un braccio
per la vita,
conducendomi lontano da ‘sto casino, da questa folla che non
riesco
neanche a distinguere, questi volti offuscati dalle lacrime. Meno
male che c’è Kei.
*
“Adesso rimani
qui e cerca di
calmarti” Dice secco lasciandomi seduta sul divano. Come
potrò
calmarmi se là fuori c’è un ragazzo
più morto che vivo?
“Va
bene.”
Una volta uscito inizio a
pensare cos’è
successo: non mi aspettavo che vederlo stare male mi sconvolgesse
così tanto… Eppure pensare che Vorkov avrebbe
potuto andare avanti
a picchiarlo… Avrebbe potuto ucciderlo! Il pensiero mi
scaraventa
in un vortice di paura ed angoscia.
Perché?
Me l’ero
promessa, avrei dovuto non
pensarci più. E devo non pensarci
più! Devo andarmene in
fretta, dimenticarlo. Del resto lo lascio in buone mani…
almeno
credo. Oh, come vorrei essere lì ad assisterlo, invece che
stare qui
inutilmente! Come potranno aiutarlo, in quel monastero senza
infermeria?
E se davvero mi sto
preoccupando
troppo, che fine farà ora che non c’è
Vorkov? Forse se ne potrà
andare? Ma dove? Chissà se ha dei genitori ad aspettarlo e
dove
sono…
Ma che m’importa!
Se la saprà
cavare… Sì, se la saprà cavare, che io
sia lì a seguire cosa fa
o no! Stare nella sua stessa città non può che
farmi soffrire,
stare qui mi ricorda lui… Non avrei dovuto affezionarmi a
Yuri così
tanto. Affezionarmi? Devo essere sincera con me stessa: ci penso
troppo, il mio umore dipende troppo da lui… direi che ne
sono
innamorata persa. Per questo devo andarmene, per non soffrire
ulteriormente... Eppure solo di amore deve trattarsi, non ci sono
altre spiegazioni per giustificare la tenerezza con cui ripenso ai
momenti passati al monastero… Davvero, che ingenua sono! Si
è
comportato con me in maniera normale, come il compito affidatogli da
Vorkov gli imponeva!
Bè tranne
quella sera in cui quasi ci
siamo baciati… Solo a ripensarci mi viene una fitta allo
stomaco e
mi sento avvampare le guance…Potessi tornare
indietro… invece no,
tutto è iniziato e finito in quei pochi secondi!
Quanto può
essere crudele ricordare….
La verità
è che quel ragazzo è
troppo lontano da me, legato a quel monastero,
irraggiungibile…
Devo andarmene per dimenticarlo...Ma di una cosa devo
accertarmi: devo sapere che sta bene e che ha ripreso i sensi.
Chiederò a Kei quando torna o magari controllerò
sul giornale di
domani… Pensare a lui mi ha tranquillizzata, come mi ha resa
calma
il chiarire tra me e me le cose e decidere di
andare…è la
soluzione migliore. Chiudo gli occhi sentendomi avvolgere da un
morbido torpore, scivolando verso sogni che, come da già tre
notti
ormai, mi faranno rivivere i momenti passati con la persona che
più
amo e più vorrei allontanare da me.
“Se
è ancora nella tua mente è ancora nel tuo
cuore”
(P.
Cohelo)
Boris
Immagina
che nel
momento peggiore della tua esistenza la figura che ti ha sempre
guidato svanisca dalla tua vita. Non possa più esserci,
parlarti,
prendere in mano la situazione.
Immagina di
esserti allenato con Yuri Ivanov per giorni e giorni in allenamenti
che hanno sfibrato il tuo corpo, facendoti arrivare a fatica fino al
letto la sera. Di aver combattuto una partita durissima alla finale
mondiale sapendo che per te è finito il lavoro e lui si sta
allenando come un animale in vista dell’ultimo scontro. Ora,
immagina che questo sia il più duro di tutti, in condizioni
tremende, a temperature bassissime e contro il futuro campione del
mondo che tiene testa per un’eternità. E vince. E
tu vedi il
capitano che rimane con la sola forza che gli rimane per respirare. E
poi vedi Vorkov, che di umano non ha proprio niente, accanirsi contro
di lui, assestandogli colpi che stenderebbero anche un uomo nel pieno
della salute. Che faresti?
Io
mi sono
sentito morire.
Poi
l’ho visto
accasciarsi e lì… lì veramente ho
pensato al peggio. Una ragazza
che era con Daitenji lo ha afferrato prima che colpisse il pavimento.
Ma lui era lì, inerme, immobile. Come morto.
Non
l’ho mai
visto così. Non si è mai mostrato debole, non ha
mai vacillato.
Da
qualche parte
lontanissima ho sentito Vorkov gridare. Se avessi potuto mi sarei
messo a urlare anch’io.
Mentre
con Sergei
trasportavamo il corpo verso il monastero non osavamo neanche
parlare. Anche se la testa stava per esplodere per le mille e
più
domande che vi pulsavano. Avevamo in mano l’ultima
fragilissima
scintilla di vita di Yuri Ivanov e c’era da aver paura che
anche un
suono potesse spezzarla. Per fortuna che il monastero è
lì vicino.
Sembrava un funerale per il silenzio e il clima che c’era tra
noi.
E una volta entrati, una volta posato Yuri sul suo letto è
iniziata
la parte peggiore. Quella delle domande. Quella del “E ora
cosa
facciamo?”
Ringraziando
il
Cielo, Ivan era nel monastero e lui sa medicare o comunque sistemare
il ghiaccio e bendare le ferite. Non c’è stato
neanche bisogno di
chiamarlo, quando ci ha visti arrivare ci è subito venuto
incontro
con il materiale essenziale.
“Dovremmo
chiamare l’ospedale” ha mormorato mentre asciugava
il viso di
Ivanov pulendolo dal sangue.
“Sei
pazzo?- E’
intervenuto Sergei-se lo vedono in queste condizioni faranno
domande…
Magari chiamano la polizia… Se Vorkov lo viene a
sapere….Dovremmo
fare il suo nome e… No no no…”
Che
prospettiva
agghiacciante. Non oso neanche pensarci. Ma Vorkov…
“L’hanno
arrestato, sapete?”
Ivan
mi guarda
incredulo. “Sì, sì-conferma Ser-
E’ vero, è successo mentre
eravamo lì noi! Glielo stava dicendo il tipo
giapponese….”
“E’
troppo
bello per essere vero. Non ci credo.”
“Giuro!
L’unica
cosa è … Che fine farà il
monastero?… E’ suo, no?”
Il clima si appesantisce di domande inespresse e una notizia bella
come quella dell’arresto in effetti è troppo bella
per essere
reale. Non riesco a realizzare. E’ troppo bella e
rivoluzionaria
insieme. Non siamo ragazzi che esultano o sperano o fanno progetti.
Siamo ragazzi vissuti nella paura, cauti e realisti
Che
ne sarà di
noi? Guardo Yuri, immobile. Che ne sarà di te, compagno?
E’
il nostro
pseudo-medico il primo a parlare, una decina di minuti dopo:
“Ragazzi
io più di così non posso fare. Ormai il danno
è stato fatto e noi
non possiamo intervenire in nessun modo. Spero solo- gli manca la
voce per un istante-che abbia la forza per superare tutto quello che
ha passato oggi. O ce l’ha lui o nessuno può
dargliela. Aspettiamo
stasera per vedere se migliora.”
Silenzio.
Silenzio di piombo. Si deposita proprio in fondo ai polmoni e
d’improvviso respirare diventa più faticoso di
quanto lo sia mai
stato prima.
“E
noi?”
“Non
lo so,
Ser, non lo so. Non so più niente.” E lasciandosi
cadere si siede
con le spalle appoggiate all’armadio.
Non
abbiamo il
coraggio di guardare lui sul letto. Non abbiamo il coraggio di
lasciarlo solo. Non abbiamo la forza di farci domande e pensare alle
risposte. Non abbiamo una sola certezza su cosa succederà
ora.
Non
abbiamo più
niente.
------------------------------
Eccomi
qua!!
Capitolo un po’ più lungo del solito, è
vero, però era da un po’
che non scrivevo più niente e poi non volevo separare le
diverse
visioni di Khris e di Boris…. Sinceramente spero che non
siate
arrivati annoiatissimi a fine capitolo perché le trovo
importanti
tutte e due.
Ma
veniamo a noi!
Ho due notizie, una buona e una cattiva:
La
buona è che
non mancano molti capitoli alla fine della storia e siete ancora in
tempo per segnalarmi errori o suggerirmi quello che volete;
la
cattiva è che
non mancano molti capitoli alla fine della storia!! Postarli mi
mancherà un sacco T.T!!
Vabbè
vabbè del
resto dovevo saperlo che prima o poi sarebbe finita, i ragazzi
sarebbero tornati in Giappone ecc. ecc. ecc.
Se
oggi non sono
loquace come al solito ( I lettori alzano gli occhi al cielo e
ringraziano) è perché sono presissima dalla
scuola…. Non so come
stia andando a voi, ma a me il liceo sta letteralmente sottraendo
ogni briciola di energia! Spero che a voi ne sia rimasta abbastanza
per essere arrivati a leggere fin qui
aspetto i vostri pareri (ultime settimane per darli!!) che danno
valore al questo lavoro e mi gratificano sempre…
E
a chi mi scrive
Chi
legge
Chi
mette nelle
seguite
Grazie!
|
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Capitolo 16 *** E adesso cosa ci resta? ***
D’improvviso
vengo svegliata da dei rumori alla porta, qualcuno sta entrando. Apro
gli occhi: ma che ore sono? La stanza è già buia,
dev’essere ora
di cena… Miseria quanto ho dormito!
Nel frattempo la porta si
apre e Max
accende l’interruttore: “Oh, ciao Khris.”
“Ciao Max!
Rientrate ora dai
festeggiamenti?”
Sorride “Exactly
Però la mia
idea di festeggiamenti include anche l’uscire stasera invece
che
starmene tappato in casa! Io e il mio socio stiamo già
organizzando
dove andare…. Ah poi non so, tu vorresti venire? Mi sa che
Rei e
Kei stanno a casa a ripigliarsi.”
“MMM Max me lo
chiedi davvero o è
una forma di cortesia? Da come me ne stai parlando pare che
sarà una
serata tra uomini di cui non vorrei ascoltare il resoconto…
”
Occhiolino
“Può darsi! Però non
voglio farti sentire esclusa o offenderti…”
“Ma vaa non
scherzare! Sono riuscita
già a rovinare il clima di questo pomeriggio e..”
“No no
don’t worry, Kei ci ha detto
subito di non preoccuparci e ci siamo fidati.”
Nel frattempo sono entrati
anche i
restanti membri della squadra, tra cui Takao che, premuroso, mi
chiede: “Tutto bene? Ho visto che a un certo punto sei
tornata
qua…Ma è tutto a posto, no?”
. “Tranquillo,
sto benissimo, non so
che mi sia preso ma in ogni caso è tutto passato.”
“Bene!” E mentre i ragazzi
rientrano nelle camere e stabiliscono i turni per fare la doccia,
cerco istintivamente lo sguardo di Kei. Mi ero ripromessa che avrei
fatto finta di essere tranquilla, ma sono troppo in ansia e non
riesco a soffocare la speranza di sapere qualcosa su Yuri da lui. Una
volta incrociato il suo sguardo mi fa le spallucce.
“Cioè?”
“Sta bene, ho
sentito Boris.”
**Un’ora prima**
Passi.
Nel
corridoio. Chi può essere?
Mentre
salgo le
scale cerco di riconoscerli. Sembra… No,
impossibile…. Ma una
volta che me lo trovo davanti devo arrendermi all’evidenza.
“Tu
qui?”
“Come
sta?”
Mi chiede fermo nel corridoio, davanti alla sua camera.
“Meglio,
direi.
Tu come fai a ….?” Ma poi mi rispondo da solo. La
ragazza! Quella
che ha “”soccorso”” Yuri!
Dev’essere stata lei ad
avvisarlo, è in squadra con lui, non ci avevo pensato.
“Be’
ma
entra, sei lì davanti.”
E’
strano, ma
non mi sembra così innaturale rivedere Kei nel monastero
dopo la
vittoria della sua squadra. Non sarà mai un estraneo, qui.
Intanto
entro in
camera anch’io. Yuri ha gli occhi ancora chiusi ma respira
meglio
di prima. Da questa mattina è passato dallo stato di
quasi-morto al
sonno. Non so come abbia fatto. In ogni caso appoggio il piatto col
brodo sul comodino, in modo che se servisse l’avremmo
già qui.
“Che
ne pensi?-
Gli chiede Ser- Adesso sembra uno schifo, ma avresti dovuto vederlo
stamattina. Comunque si sta riprendendo!” Sembra una di
quelle
mamme che parlando col medico della guarigione del figlio cercano di
autoconvincersi che è forte e ce la farà meglio
degli altri
pazienti.
“Mmmm.”
Kei
non sembra troppo colpito. O se lo è, non lo dà a
vedere. “Gli ci
vorrà un bel po’per riprendersi.”
Mi
vien quasi da
ridere. Ma va? “Minimo una settimana” afferma Ivan.
“Fatemi
sapere
quando sta meglio.”
“Torni
in
Giappone?”
“Ah-ha”.
Continua a guardare Yuri. Rivolgo lo sguardo nella stessa direzione.
Sì, vederlo così fa un po’effetto.
**
“E’
vero, adesso che ne sarà del
monastero?”
“Bisogna capire
se ora è proprietà
dello Stato o se passerà ai ragazzi… Ma alla fine
diventerà loro,
Vorkov cercherà di fare in modo che vada così,
convinto che loro
proseguirebbero quello che lui ha iniziato.”
“E lui come
sta?”
Lo vedo indugiare su quello
che sta per
dire.
“Si
riprenderà, ma ci metterà un
bel po’.”
“Mh.”
“Mi
dispiace.”
“Perché?”
“Non penso
proprio che lo rivedremo
prima di partire. Conviene tornare a Mosca fra qualche mese
e…”
“Vorrà
dire che me lo saluterai”
“Non so come
vorresti salutarlo tu
dopo mesi che non lo vedi…”
“Eddai Kei, basta
con questa storia!”
“Guarda che a me
puoi dirla la
verità, sai”
“Non
c’è nessuna verità da dire!
La verità è che il mio unico problema
è stabilire dove me ne
andrò una volta che partiremo!”
“Certo”
Gli tirerei un cuscino
dritto sulla
fronte tanto volentieri, ma in quel momento entra Takao in sala
sorridendo tra sé e sé. “No no-ci dice-
andate pure avanti a
parlare, non volevo interrompervi! Io sto andando in cucina!”
Aaaaah
ma quanto
sono cariiini! E’ fatta, è fatta, la coppia K+K,
come da me
previsto, si sta realizzando! Non ci sono altre spiegazioni: seduti
sullo stesso divano, lui che sorride e lei che sta
arrossendo…
Senza contare che appena sono entrato si sono zittiti! Ma quanto sono
teneri!
Devo
stare
attento a non interromperli più con la mia
presenza… Appena ho
finito questo panino schizzo di là in un lampo! Eeh chi non
vorrebbe
un amico premuroso come me? Quando si sposeranno verrò a
ricordargli
i meriti dello Zio Takao, non si sa mai che mi facciano fare da
testimone (e privilegiato al banchetto nuziale!) …. EEh
l’amour….
Abbasso la voce
“La verità,
Hiwatari, è che anche tu eri preoccupato per lui”
Si irrigidisce:
“Ma figurati, ha
quasi vent’anni, può badare a sé stesso
“
“Ah-ha e
così verresti a raccontarmi
che tu, anima premurosa, chiami Boris per sapere ciò che
potrebbe
dirti qualsiasi quotidiano domattina?”
Non lo ammetterà
mai, non ammetterà
mai che anche a lui dispiacerebbe vedere quel ragazzo in cattive
condizioni; del resto, come lui stesso ha detto, sono quasi come
fratelli: ma è talmente orgoglioso che vorrebbe dimostrarsi
estraneo
a qualsiasi sentimento d’affetto.
“Perché
no? In ogni caso riguardo al
problema di dove andare, direi che potresti venire in Giappone anche
tu e poi decidere cosa fare…”
Sospiro, guardando Rei che
sta venendo
verso di noi. “Sì, e cosa
posso fare?”
“Serve
aiuto?” Chiede lui
gentilissimo come sempre e si siede subito vicino a me.
“Scusami
Rei, è che stavo pensando adesso a cosa fare una volta in
Giappone.”
Ci pensa un attimo.
“Bè, puoi
prenderti tempo per pensarci e intanto trovarti un lavoro, magari
insegnare inglese, prendere in affitto un appartamento e nel
frattempo farti un’idea di cosa fare in futuro.”
Non è una
cattiva idea. “Non è una
cattiva idea, sai… Grazie Rei.”
“Ma
figurati.”
Perché
Takao
continua a farmi segnali di andarmene? Si può sapere che ha?
********
Sì,
lo so, non
aggiorno un sacco…. Ma vi assicuro, la scuola mi ha privato
di ogni
stilla di tempo ed energia!!
Cercherò
di
aggiornare prima, promesso!
Voi
come state?
Pronte alle tanto attese vacanze?? Io non vedo l’ora di non
dover
studiare più
e pensare a un po’come finiranno le vicende di
khris…. Ehehe no
non è vero, già lo so!!
In
ogni caso
A
tutti voi
auguri di
Buon
Natale e
Buon Anno!!
Ps.
Nell’altro
capitolo avete recensito in tanti, mi ha fatto davvero molto
piacere!! Grazie a tutti, spero di sapere i vostri pareri anche
stavolta!!
|
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Capitolo 17 *** Gettin'Over You ***
“People in the place
If you’ve ever felt love
Then You know, yeah you know
What I’m talkin’about
There’s no getting’over…”
(Fergie, “Getting over You”)
Che ore sono? Deve essere prestissimo, fuori è ancora buio. Guardo la sveglia sul comodino. Le sei. Potrei restare a letto, ma sono certa che non riuscirei a dormire, così mi alzo e mi dirigo verso al cucina.
E così inizia il mio penultimo giorno a Mosca.
Seduta al tavolo della cucina, guardo fuori dalla finestra con una tazza di cappuccino lasciando che i miei pensieri vaghino per quelle case addormentate che posso da vedere da qui, invidiando chi vi abita. Chi può dire di aver e una casa, una sua famiglia, un qualcosa di suo. Qualcosa che io non ho mai avuto.
Come se tutto quello che io ho passato finora, come se questi diciassette anni mi siano scivolati addosso senza lasciarmi niente attaccato. Avere qualcuno a casa che ti aspetta, una madre che ti prepara la colazione ogni mattina, un padre che ti segue crescere, dei passi che puoi riconoscere… non riesco a immaginare tutto ciò senza sentirmi male, senza sentire dolore per quello di cui sono stata privata. Perché?
Nessuno dovrebbe mai sentirsi abbandonato, in particolare nessun bambino. Sono sicura di essere sbagliata io: come è possibile non aver mai raggiunto un riparo stabile? Tutto quello che ho è come sabbia che mi scivola tra le dita, destinato a durare poco.
Sono contenta per i Bladebreakers e questa vittoria che possono godersi e contemporaneamente mi sento triste guardando a tutto ciò che sto perdendo. In poco tempo sono passata dal non avere niente ad avere tutto; e ora, seguendo il ciclo crudele che questo mondo segue, sto di nuovo per perdere ciò che ho. O forse questa è solo una paura: forse questa fine rappresenterà un nuovo inizio e da dopodomani inizierò una vita fantastica in Giappone. Non so, non sono mai stata una ragazza ottimista.
E poi, destino crudele, ho incontrato lui. Yuri Ivanov. Che cattiveria lasciarmi conoscere qualcosa di così bello anche se è destinato a svanire dalla mia vita. Sembra il lavoro di un regista pazzo, il romanzo di un autore crudele, un traguardo che si allontana, una palude che non mi lascia.
Devo tirarmi un po’ su, stamattina continuo a lamentarmi e basta... Sarà l’effetto del tra-tre-giorni-lascio-Mosca. Sarà che non mi fa bene alzarmi presto la mattina. Sarà che non ho ancora assunto zuccheri.
Una sorsata di cappuccino.
Molto meglio ora.
Parecchi sorsi dopo entra Rei in cucina. “Cosa ci fai già sveglio?”
“Boh. Ma io sono abbastanza mattiniero, sai.”
Mette su il caffè e sorride.
“Che c’è?”
“E’ la situazione della volta in cui avevo la semifinale contro Boris. Anche allora siamo stati i primi a svegliarci.”
Sorrido. “E’vero”.
Stamattina è parecchio silenziosa. Sembra la sorella di Kei.
Si siede dalla parte del tavolo in fronte a me. “Ehi, che succede?”
Cosa? “Cosa?”
“Non è da te essere così silenziosa. Qualche pensiero che ti tiene sveglia?”
“Mmm no. Sono più i pensieri di quando sono sveglia. Ma non è niente di che.”
“Dai, sfogati. Tanto non abbiamo tanto da fare stamattina e hai l’occasione di parlare prima che arrivino gli altri.”
“Ma no è che… Boh, era ieri che partivo con voi dalla Russia e già oggi si deve partire. Il tempo sembra passare così velocemente… Dopodomani arriveremo in Giappone e io dovrò costruirmi una vita nuova partendo da zero. Ho paura di non farcela, di sprecare il tempo in tentativi sbagliati, di non costruire niente e rimanere sola.”
Ecco, l’ho detto. E mi sento davvero meglio dopo aver espresso questi pensieri ad alta voce.
“Tu non sei sola. Non lo sarai mai. Nessuno è mai solo. Andremo in Giappone e ci saremo tutti noi a sostenerti, vedrai che ce la farai. Non devi dubitarne.”
“Grazie Rei.”
“Ah, mi dirai mai chi è?”
“Chi?”
“Lui.”
Eh?
“Andiamooo, a me puoi dirlo!”
“Ma di che parli?”
Sento la temperatura del viso salire pericolosamente mentre Rei sorride con aria da uomo saputo.
“Colui a cui pensi da giorni ormai. Sei troppo tra le nuvole ultimamente, non credere che non l’avessi notato!”
Probabilmente le guance stanno superando i 100 °C e hanno un colore melanzana, ora.
“Ma… Rei… (contegno, Khris, contegno!) Guarda che ti sbagli! Non penso a nessun…”
Occhiata scettica.
“Ok, ok forse c’hai azzeccato ma… non dire niente a nessuno.”
“Mh”
Guardo la tazzina da caffè ormai vuota cercando di riflettere.
“Ma si vede tanto?”
Riflette un attimo. “No, non tantissimo. Adesso mi dici chi è?”
Ridacchia. “No, perché non è importante. Chiunque sia, me la devo far passare.”
“Perché? Lui non ricambia?”
“Non credo proprio. Credo di piacergli un po’, ma più da amica. Non è il tipo da ricambiare.”
“Del tipo che… se anche ricambiasse sarebbe troppo orgoglioso per ammetterlo?”
“Sì, esatto!”
“Capito.”
Non è che è Kei, vero?
*
Normalmente andarsene da luoghi in cui si è state bene comporta due sentimenti: entusiasmo e tristezza. Entusiasmo di tornare, di raccontare tutto, di portare a casa tutto ciò che si è vissuto e tristezza perché comunque il periodo vissuto tanto serenamente sta finendo.
Nel mio caso, c’è solo l’ultimo periodo. Davanti a me, tanto buio. Comunque mi sento molto meglio di stamattina: a colazione coi ragazzi mi hanno detto che certo, davano per scontato che tornassi in Giappone con loro e Takao si è offerto di ospitarmi per qualche giorno.
Mi mancheranno, mi mancheranno un sacco.
In ogni caso abbiamo fatto un po’ di planning per questi due giorni: precisamente, oggi è dedicato alle valige, domani alla pulizia della casa e “ai souvenir!” per citare Max.
In questo momento sono in camera mia e sto posizionando i vari indumenti che ho comprato in questi giorni sul letto, per poi decidere quali tenere per il viaggio e infilare i restanti in valigia.
Takao e Max sono usciti per comprare i biglietti; Kei è sparito. Per la casa, a sistemare valige e recuperare oggetti nostri dalle varie stanze, ci siamo io e Rei. Che in questo momento, mentre ci incrociamo passando in salotto, sorride. “Sei troppo, troppo pensierosa, cara mia!”
“Mh?”
“Non è da te! Eeh, ma prima o poi scoprirò chi è!”
“Vedremo” gli sorrido. Quel nome, per quanto lo rifugga, aleggia nella casa, tra le vie di Mosca, fuori dalla finestra, qui in Russia sua madrepatria in cui ogni via sembra gridarmi il suo nome.
Dicono che per dimenticare amori che hanno fatto soffrire faccia bene cambiare aria: questo pensiero improvvisamente mi conforta, mi rende più serena alla prospettiva di andare in Giappone.
Questa giornata dedicata ai preparativi si rende sempre più accettabile.
Rieccomiiiii!!! Capitolo di transizione anche questo (quanto non mi piacciono!) però, come tutti i capitoli del genere, necessario… In realtà faceva parte di un capitolo più lungo, ma non ho pubblicato insieme perché era davvero troppo lungo! Sarebbe stato troppo pesante da leggere (Ciccia, già così non è che sia il massimo del divertimento! ndLettori)
Vabbè, già inizio ad anticipare qualcosa del prossimo capitolo…. Che riguarderà ancora il nostro amico Rei, che qui fa tanto la parte dell’amico saggio ma in realtà qualche questione da risolvere ce l’ha anche lui… Di cosa si tratta potete immaginarlo… Ma non potete saperlo ehehe a meno che non decidiate di sorbirvi anche il prossimo capitolo! Al quale, già lo anticipo, seguirà l’ultimo della storia! Preparateviii!!
Mi dispiace davvero aver aggiornato così tardi e prometto che la prossima volta sarò più puntuale! Che ne dite se ci diamo appuntamento al 25 Febbraio?
Nel frattempo ne approfitto per salutarvi tutti, chi recensisce e non, chi legge chi continua a farlo, chi è capitato qui per caso e chi invece segue la storia…
Grazie a tutti di cuore
Appuntamento al 25 allora ;)!!
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Capitolo 18 *** Penultimo capitolo ***
Quando a un tratto suona il
campanello.
Chi può essere? I ragazzi sono fuori e avevano detto che
sarebbero
tornati per pranzo: sono appena le dieci…
Rei è di sopra e
credo non abbia
sentito, quindi vado io.
Apro la porta trovandomi
faccia a
faccia con una ragazza mai vista prima mi guarda un po’
strana,
quindi sussurra:” Ciao! C’è Rei in
casa?”
“Sì
ma…”
“Ssst!- Mi fa
segno di abbassare la
voce- Voglio fargli una sorpresa!”
La guardo leggermente
sorpresa e
sorride:” Comunque io sono Mao! Sono un’amica di
Rei e so che
domani sera partite così ho pensato di passare a dargli un
saluto!
Devo esserti sembrata una pazza! I ragazzi mi avevano raccontato di
te ieri dopo la partita ma non sapevo fossi in casa, pensavo di
beccare direttamente lui! Ma dato che così non è
stato direi che
potremmo coglierlo di sorpresa! Ci stai?”
Ho capito ben poco comunque
annuisco.
“Che devo
fare?”
“Fammi entrare in
casa, quando mi
vedrà gli verrà un colpo!” Sghignazza
tra sé e sé.
“Non offenderti,
ma come faccio a
sapere che lo conosci davvero e non è una scusa?”
“Hai
ragione…. Mmm direi che non
c’è modo per provartelo… puoi solo
fidarti! No bè aspetta posso
dirti che tu sei Khris e che ieri sei stata male dopo la partita, me
l’ha raccontato Max, e ti ha portata a casa Kei…
Sai il russo ma
tu sei inglese e…”
“Ok ok mi fido!
Entra pure, non penso
abbia sentito suonare il campanello! Vieni in cucina così lo
chiamo
con la scusa che gli ho preparato il caffè.”
Sorride.
Che
ci fosse lei
ad aprire non me l’aspettavo. Che assecondasse le mie pazzie
senza
conoscermi non ci avrei creduto se non l’avessi visto!
Questa ragazza è
strana forte ma
sembra simpatica. Adesso siamo sedute al tavolo della cucina e mentre
lei si trattiene dal ridere grido verso il piano di sopra:
“Rei, ti
va un caffè?”
Istante di silenzio.
“COSA?” Devo
ripetere la domanda, poi si affaccia dalle scale e dice di
sì.
“Scendo tra
qualche minuto! Ho quasi
finito la valigia comunque!”
Torno a sedermi vicino alla
strana
ospite. “Bè, non so che dirti, mi presenterei ma
sembra che tu
sappia già tutto…”
“Oh
sì, ieri i ragazzi mentre
eravamo fuori dallo stadio hanno chiesto di te a Kei e così
già che
c’eravamo io e i miei compagni di squadra ci siamo fatti
raccontare
di te… “
“Giochi a
Beyblade?”
“Sì,
da praticamente sempre! Non hai
visto le semifinali?”
“MMM in
realtà no, non ero coi
ragazzi allora.” Ero nel monastero ma meglio non rievocare
quel
periodo. Ancora mi illudo di poterlo dimenticare.
“Scusami-aggiunge-devo
averti fatto
una cattivissima impressione, mi avrai preso per pazza! Il punto
è
che boh, io sono così, ogni tanto ho queste
“trovate geniali” e
non mi faccio scrupolo di coinvolgere la gente un po’
più a posto
di me.”
Mi viene da
ridere:” Figurati! No no
tranquilla, anzi col tuo fare metti buonumore! Aspetta, adesso lo
chiamo.”
Mi alzo e vado alla porta:
”E’
prontooo!” “Arrivoarrivoarrivo!”
Passi di corsa che scendono
le scale e
poi al voce di Rei che si avvicina: “Comunque grazie mille!
Ho
chiuso la valigia adesso mi sa che esco anch…”
Si blocca, entrato in
cucina, alla
visione di Mao che gli sorride mentre si alza per andargli incontro:
“Sorpresaaa!”
“Ma
tu… quando… chi….
Cosa….”
Guarda me e poi Mao confuso, finchè la ragazza lo abbraccia:
“Volevo
proprio vedere che faccia avresti fatto!”
“Tu…
Tu sei sempre la solita! “
“Eddai, non dirmi
che avrei dovuto
non farlo!”
“Sì!”
“Quindi sei
dispiaciuto di
vedermiii?”
“S…No!
Ma avresti dovuto avvisarmi
perlomeno!”
“HAhaha non
cambierai mai!”
Ho la forte tentazione di
andarmene, mi
sembra di non c’entrare più molto qui dentro:
“Bè io vad….”
“No, Khris rimani
con noi!”
“Sì-
esclama sincera Mao-vieni a
fare un giro!”
“Don’t
worry, ci troviamo a pranzo…
tu resti qui a mangiare, vero Mao?”
“No!”
esclama Rei tradendo la sua
risposta con un sorriso divertito.
“AAh è
così! Grazie Khris accetto
volentieri, a patto che questo pomeriggio vieni a fare un giro per
negozi con me così ci facciamo una sana chiacchierata tra
donne!”
“Ma io non voglio
che ti fermi a
pranzo!”
“Saresti
più convincente senza quel
sorrisino idiota, Rei Kon! Allora ci vediamo dopo?”
“Sì
sì-annuisco divertita-
divertitevi!”
Saluto dei due che poi
escono…
Ripenso al discorso con Rei di stamattina e penso che neanche lui me
la racconta giusta.
**
“Allora-
esordisce Mao sei ore più
tardi mentre ci avviamo verso il centro- che mi racconti di te? Non
capita spesso di trovare un'altra ragazza nel campo dei
Beyblade!”
“Non so neanche
se ci resterò!
Domani torno coi ragazzi in Giappone e non ho idea di cosa fare, di
come organizzarmi.”
“Tranquilla,
adesso ti sembra
difficile decidere perché non sei ancora lì, non
sei ancora… come
si dice in inglese? Nell’ambiente. Don’t worry, sei
fortunata a
essere con loro! Sono tutti così gentili”
“Mh? Tutti?
O uno in
particolare?”
Sorriso nervoso:
“Si vede tanto, eh?”
“No,
l’ho intuito dalla sua
reazione… Si vede che gli piaci. Ho pensato potesse essere
una cosa
reciproca.”
“Davvero pensi
che io gli piaccia?”
sembra stupita, ma poi torna amara: ”Ti sbagli… io
penso che
abbia capito di piacermi e come al suo solito fa il gentile per non
ferirmi.”
“Naaa non penso,
secondo me sarebbe
più imbarazzato… Invece è molto a suo
agio con te”
Sorrisetto. “Eeh
mi piacerebbe! E
tu?”
“Io?-stretta allo
stomaco- io sono
nel campo degli amori impossibili.”
“Mh?”
“Sì.”
“Posso fidarmi?
Chi è lui? Lo
conosco?”
“Sì,
di fama… ma non credo che tu
ci abbia mai parlato. Continuo a dirmi che non devo pensarci e invece
più me lo dico più penso a lui.”
Sorride: “Aah,
sei proprio cotta! Ma
sei sicura di non piacergli? Daiii perché dovrebbe essere
come dici
tu?”
“Perché
è lontano, in un posto da
cui non può andarsene…”
Mao mi accarezza il
braccio,
comprensiva: “Dai non preoccuparti. Io credo nel destino,
credo che
ci sia un disegno su di noi: se una cosa deve essere,
sarà”
“Grazie
mille… Mh, propongo di
parlare di qualcosa di un po’ più
allegro!”
“Ad
esempio?”
“Quel bellissimo
vestito che c’è
in quella vetrina!” Mao segue il mio sguardo:
“Molto bello
davvero! Ma non potrei mai metterlo!”
“Perché?”
“Dovrei essere
più alta, più magra,
più scura… più tutto! Guarda come
è stretto, bisogna avere il
fisico perfetto!”
“Capita
l’antifona…. Piuttosto
guardare vestiti per modelle mancate meglio andare nella gelateria
più vicina!”
Sorride:
”Esatto”.
Mosca, la città
delle cose bellissime
che posso contemplare ma non potrò mai avere.
**
“Ragazzi, voi
avete finito le
valige?”
Takao si interrompe dal
masticare: ”Sci
che l’abbiamo fatto, Max! Tu no?”
“No, I
haven’t. Non è che dopo mi
daresti una mano?”
“Ok. Passami il
sale per favore!”
Rei interviene nel
discorso,
sentimentale: “La nostra ultima cena in Russia!”
Fitta allo stomaco.
Già.
“Per fortuna!-
esclama Takao che non
ha ancora mandato giù tutto il boccone- non vedo
l’ora di
riassaporare il mangiare di casa!”
“Per festeggiare
oggi mi aiutate a
rigovernare!”
“Certo, Khris!
Lui si offre anche per
pulire il pavimento!”
“Guarda che
potrei decidere di non
aiutarti più con la valigia….”
“Ormai hai
promesso! Parola data!”
“Ti aiuto io, se
vuoi”
“Come sei di
buonumore oggi, Rei!”
“Ma no
è solo…”
“Seee seee dicci
un po’ Khris, era
così anche stamattina prima che passasse Mao a
salutarlo?”
Rei mi fulmina, il che,
dato oltretutto
il fatto che si è reso disponibile ad aiutarmi a sistemare,
mi
blocca: “Sì sì, anche a
colazione”
“Ragazzi, non
è possibile, solo
perché sono sereno un po’ più di
solito! E’ il fatto di tornare
a casa domani!”
“Ma ceeerto o
magari le stelle
favorevoli! Tu non ce la conti giusta!”
“Takao veloce che
il secondo è
pronto!”
“Comecosacome?!
SI si si aspetta
Khris!”
*
“Grazie,
Khris!”
“Per
cosa?”chiedo mentre faccio
partire la lavastoviglie. Solo due istanti fa la cucina si è
davvero
svuotata, tra Max che mi veniva a chiedere cosa era meglio mettere in
valigia e cosa no e Takao che cercava di sgraffignare qualche
cioccolatino.
“Per prima-
è la risposta di Rei- a
tavola. Quei ragazzi si sono fatti mille castelli in aria ipotizzando
chissà cosa tra me e Mao…”
“Non a torto,
dai”
Rimane un attimo
interdetto: “Sì,
invece”
“Peccato- dico
pulendo il lavandino
con più vigore del normale, cercando di apparire naturale-
vi avrei
visti bene insieme.”
“Per stare bene
insieme bisogna
considerarsi tutti e due allo stesso modo.”
Che intende? Che per lui
Mao è solo un
amica o il contrario?
“Bè…
forse l’uno non sa cosa
l’altra pensa di lui e viceversa…magari si scopre
che hanno la
stessa visione lui di lei e lei di lui.”
“Non credo
proprio.” Non riesco a
capire se lui sa di piacerle e la vuole solo come amica o se invece
non pensa di piacerle e lo vorrebbe. Che casino!
“Ci ho parlato
oggi, sai. Quindi so
che valore hai per lei.”
“Lo so
anch’io per quello.” Oh.
Quindi lei non si sbagliava…
“….Sono
un amico per lei. Punto.”
Sospiro di sollievo e
sorrido.
“Che
c’è?”
“Che stupido che
sei Rei!”
“Che vuoi
dire?”
“Che dovresti
parlarle.”
“Parlarle? Lo
faccio sempre.”
“Dille che ti
piace!”
“Cosa?”
“Fidati,
fidati.”
Rei finisce di pulire il
pavimento in
silenzio, rimuginando tra sé e sé
chissà cosa.
Uscendo dalla cucina,
comunque, mi
arriva un “Thanks” che mi fa pensare che vorrei
tanto essere
nella situazione di Mao ora. Bè, magari con un Rei alto,
rosso e
tanto bello che parla russo e si chiama Yuri.
“Se
le nostre braccia si potessero avvicinare, se le nostre parole
potessero colmare il dubbio, perderemmo ancora questa occasione?
Strade
strane con diverse indicazioni, non so neanche dove ci
dividiamo…
Sei con me o contro di me? Perché io non ti conosco e tu non
conosci me…”
(“Reach
Out”, Take That)
|
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Capitolo 19 *** This is it ***
Eccomi
eccomi
eccomi!
Vi
ho fatto
attendere un po’ ma questo capitolo è lungo, penso
il più lungo
di questa storia!
Con
questo si
conclude la vicenda della nostra protagonista a Mosca!
Vi
piacerà il
finale?
Spero!
E’
quello che
pensate?
Certo
che sì. A
patto che voi l’abbiate pensato come l’ho pensato
io.
Buona
lettura!
E così ti
lascio, Mosca.
Stamattina appena alzata
pretendevo di
sentire tutto a posto, ma poi dopo essermi seduta per
l’ultima
volta al tavolo per fare colazione ho sentito riemergere tutta la
solitudine di questa stanza vuota che cercavo di non sentire, di
ricacciare dentro.
Vuota, vuota, priva di
emozioni o di
sentimenti. I miei. Perché lui manca. Accidenti a te, Mosca,
che
l’hai visto nascere e vedi me ora riempire questo bicchiere e
mai
ci vedrai insieme. Tu, silenziosa spettatrice del momento in cui
l’ho
incontrato, tu, amica perfida che non mi hai avvisato di come sarebbe
andata a finire.
Ma sai che ti dico? Sai che
cosa penso
stamattina, guardando i tuoi tetti illuminarsi sotto il tocco caldo
del sole? Che è così che deve essere e
così sarà.
Io credo che ci sia un
destino, che
niente sia a caso e che troverò la mia armonia prima o poi.
E che
ciò che deve farmi soffrire… te lo lascio, sai.
Lo lascio a te, in
braccio alle tue mura, perché sono stufa di soffrire di una
tristezza che non mi porterà a nulla. Stasera parto, da
stasera
niente più potrà ricordarmelo. E sai che ti dico?
Io lo
dimenticherò. La vita mi ha dato
molte lezioni e l’ultima è imparare a non farsi
male da sole. La
vita va avanti, sai. Io proseguo, io cerco la mia strada che non
è
qui. E non avrei mai pensato di dirlo ma va bene così.
“Annnnnghrspaaasnmmm”
è il verso
che esce dalla bocca di Takao che entra in cucina stiracchiandosi.
“Buongiorno, Khris! Pronta a partire??”
“Ma certo e tu?
Ti vedo entusiasta di
lasciare la Russia!”
“Ehehe
più che altro nostalgia di
casa, sai… E’ da un sacco che non dormo nel mio
letto!”
Apre l’antina e
ne estrae una
brioches, la scatola di biscotti, il cacao e i cereali e mentre li
appoggia sul tavolo mi chiede il programma di oggi.
“Bè-
ci rifletto un attimo cercando
di fare il planning ad alta voce- io stamattina devo pulire la
casa…”
“Ah, ok, quindi
noi ne staremo fuori!
Max vuole andare a prendere i souvenir, penso che ne
approfitterò
per farmi un giro per Mosca con lui, Kappa e Rei! Riguardo a Kei non
so cos’abbi intenzione di fare…”
L’appena nominato
sta entrando
proprio ora in cucina. “Che
c’è?” chiede con cipiglio
minaccioso.
“Tu cosa fai
oggi? Lei deve pulire la
casa e così noi quattro andiamo a farci un
giro…”
“Penso che
farò un giro anch’io….”
Nel frattempo mi alzo e
infilo la tazza
della colazione nella lavastoviglie. Che giornatina che mi
aspetta….
**
“Allora noi
andiamo, eh!” Grida
Takao dall’ingresso preparandosi a lasciare la casa
ufficialmente
libera.
“Ok, ci vediamo
per pranzo! Venite
per le due!”
“A
dopo!”
Guardo l’orologio
mentre la porta
viene chiusa: sono le nove. Ho cinque ore per pulire la casa
così da
lasciarla pulita. Uscendo dalla camera mi trovo faccia a faccia con
una ragazza riflessa dallo specchio: ha un’aria serena oggi,
è da
tanto che non gliela vedo sul volto. Sorrido vedendo come si
è
conciata per fare le pulizie: canotta, calzoncini e infradito mentre
là fuori anche se è giugno il termometro non
arriva ai 20°C. Meno
male che non mi vede nessuno conciata così! Del resto, penso
facendo
le spallucce al mio riflesso, non posso certo pensare di mettermi a
pulire vestita decentemente.
La prima stanza che
pulirò sarà la
cucina, seguita dalla sala e così avrò fatto il
piano superiore.
Prendo la scopa e inizio a
dare una
passata al pavimento, quindi sento il campanello suonare. Chi
può
essere?
Vado ad aprire e mi trovo
davanti a un
Takao piuttosto ansimante. “Che corsa! Hai già
iniziato a pulire?
No perché avevo lasciato il portafoglio in
camera…”
“Tranquillo,
entra pure!”
“Corro!”
Tempo due minuti e il
ragazzo sta di
nuovo uscendo:” Devo fare di corsa, i ragazzi mi stanno
aspettando!
Ah e anche Max ha dimenticato il portafogli, aspetta a pulire che
arriverà a momenti anche lui, a meno che Rei non abbia soldi
a
sufficienza da prestargli con sé… Ciao a
dopo!”
Chiudo la porta e torno a
pulire il
pavimento della cucina. Finito quello, passo a quello della sala.
E’
strano vedere la casa così vuota e silenziosa, non sono
abituata a
questa tranquillità.
Dlin-dlon. Lo sapevo, ho
parlato troppo
presto. Vado all’ingresso per la seconda volta in
mezz’ora e una
volta aperta la porta smetto di respirare. Perché davanti a
me sta
un ragazzo, di una bellezza struggente che neanche i miei migliori
ricordi erano riusciti a rendere; più pallido e magro
dell’ultima
volta che l’ho visto, ma abbastanza meraviglioso da provocare
un
crampo alla pancia e una fitta al cuore. Yuri mi guarda incerto e poi
abbozza un :”Ciao”.
“Ciao…”
è il sussurro che esce
in un leggerissimo soffio dalla mia bocca. Respira, Khris, re-spi-ra.
Vorrei chiedergli cosa ci
fa qui,
vorrei sapere come sta, vorrei chiudergli la porta in faccia e non
dover rivedere gli occhi di ciò che sto lasciando. Invece
riesco
solo a dirgli un “Tu…”
“E’ per
via dei vestiti- risponde
alla mia tacita domanda sollevando la mano che tiene una maglietta e
un jeans appesi a mo’ di appena-usciti-dalla-lavanderia- te
li eri
dimenticati al monastero.”
Che storditaaaaa! Che
figuraaaa!! E’
vero, ero uscita con la tunica del monastero la notte in cui sono
fuggita. “Che scema, scusami… Ma tu? Come
stai?”
Sei reale, vero?
“Non molto
bene… Sai, sono fuggito
dal monastero anch’io stamattina… -sorride
divertito-Se i ragazzi
sapessero che non sono in camera mi
ammazzerebbero…”
Già, solo
l’altroieri ho pensato di
vederlo morire…
“E quindi- chiedo
curiosa- sei dovuto
fuggire? Mi dispiace di averti procurato sto casino”
Sorride: “Stavo
soffocando là
dentro… Sarei uscito comunque, avevo bisogno di una boccata
d’aria!
Sono convinti che io stia dormendo… Ho un po’ di
minuti prima
che scoprano che non sono lì.”
Ha un livido sotto un
occhio. Sussulto.
L’avevo visto anche il giorno della finale. “Quella
botta…”
Istintivamente mi tocco l’occhio destro per indicargli a cosa
mi
riferisco.
Non risponde. Aspetta che
io vada
avanti con la domanda. Sono io la causa di quel livido?
L’hanno
picchiato quando hanno scoperto che ero fuggita? “Te
l’hanno
fatta dopo che io….”
“Non è
niente.” Risponde secco. Ma
in questa non-risposta leggo un ‘sì’.
“Pensavo che
darti un sonnifero
mentre me ne andavo ti avrebbe fornito un alibi…”
L’ accenno di un
sorriso amaro gli
increspa il viso. “Vorkov non aveva voglia di pensarci,
credo”
Che cosa ho portato, alla
fine? Per
colpa mia è dovuto venire fin qui, per colpa mia
è stato picchiato…
Pare che, ovunque io vada, riesca a danneggiare chi mi sta intorno.
“L’hanno
arrestato, lo sapevi?”
“Sì…Ero
lì quando Daitenji l’ha
fatto portar via dalla polizia… E’ stato quando
hai perso i
sensi…”
“Sì,
lo ricordo.”
Lo ricordi? In effetti
prima di svenire
mi aveva guardato ma non pensavo fosse ancora cosciente…
“E ora?- la
domanda mi sorge
spontanea, una domanda di cui mi interessa moltissimo conoscere la
risposta- che ne sarà di voi? Il monastero
chiuderà o…?”
“No” Lo
dice secco, quasi mi stia
sfidando “Il monastero ormai è casa nostra e ora
che non c’è
Vorkov sarà molto più facile abitarci.
L’edificio è di sua
proprietà e aveva stabilito che sarebbe rimasto a noi, se ce
ne
andassimo quel luogo morirebbe. Rimarremo. E poi avevamo progetti su
quel posto…”
E così ti ho
perso davvero, Yuri.
“E tu?”
Già, e io?
“Io…
seguirò i ragazzi in
Giappone. Devo iniziare la mia vita… Meglio tardi che
mai”.
Sospiro.
Mi guarda, tranquillo:
“E’ una
buona scelta, immagino. Ce la puoi fare.”
Lancia
un’occhiata all’orologio e
spalanca gli occhi. “Devo andare“
“Grazie per
essere passato...- ok,
Khris, dimmi che non l’hai detto sul serio. Ripigliati- per i
vestiti, davvero..”
“Di niente. Ma
quindi questo è
l’alloggio anche di Hiwatari? Dormiva qui?”
Delle ragazze delle case
vicine, me ne
accorgo ora, sono affacciate ai balconi e stanno guardando il mio
interlocutore e sorridono tra loro.
“Sì.
Vuoi aspettarlo?”
Esita. Come se dovesse
decidere e non
ne fosse tanto sicuro.
“No, non importa.
Me lo saluterai”.
Ma il tono è strano, atono.
Quanto
tempo che
passerete, ancora insieme.
“Certo.”
Un brivido mi riscuote. Ma
che freddo
fa?
“Ehi, ma tu che
ci fai in maniche
corte?- esclamo- Ricorda che fino all’altroieri eri a
letto!”
“Se è
per questo, anche prima di
venire.” Sorriso amaro. Ci guardiamo qualche istante, poi
cede e
Sìsi rimette la
felpa mormorando: “Non
c’ho voglia di tornarmene là”
“Non
andare!” Mi sfugge.
Mi guarda strano:
“Perché?”
Ehm! Perchè io
vivo solo se ti ho
accanto, Ivanov. Ma questo ovviamente glielo rispondo solo nella mia
mente. “Non ci rivedremo più… e
poi… era da tanto che non
parlavo più in russo” Mi sento stra in imbarazzo
dopo averlo
detto, soprattutto dato che un po’ di persone dei palazzi
vicini,
me ne accorgo ora, sono affacciate alle finestre e ci stanno
guardando divertiti. In questo quartiere non succede mai niente e
vedere la faccia di una che se ne è appena uscita con la
più
stupida delle scuse deve essere divertente, immagino.
Sorride e mi abbraccia. Un
abbraccio
caldo, inaspettato… questo rende tutto più
difficile. Non mi
scollerei più da lui. E’ un momento
perfetto… e io sono in
calzoncini e canotta. Mi vien da ridere.
“Che
c’è?” Mi chiede staccando
il viso dalla mia spalla.
“No è
che… è l’ultima volta che
ci vediamo e io sono in canotta e pantaloncini... Bel ricordo che ti
rimarrà di me!” Mi guarda, guarda come sono
vestita, ancora
tenendomi la mano sul fianco.
I vicini iniziano a urlare
qualcosa in
lingue sconosciute e a fischiare, la situazione si fa sempre
più
paradossale. Ma perché non taccio mai??
“Ti ho vista
anche con i miei di
vestiti… ricordi? La maglietta con la manica che ti arrivava
al
gomito, i calzoncini fino al ginocchio… Ora sei
più scoperta e
devo dire che mi piaci molto di più
così”
Sento il viso avvampare.
Sorride,
mentre con una mano risale la mia schiena fino ad arrivare al collo,
mi attira a sé e… mi bacia.
Da dietro le sue spalle
arrivano
applausi ed esclamazioni in lingue sconosciute dei nostri vicini
affacciati dalle loro case. La cosa dovrebbe imbarazzarmi al massimo,
ma non me ne frega. Mi sento chilometri sopra al cielo.
“In effetti tu mi
piaci molto”
mormora sulle mie labbra.
“Se tutto
il resto perisse, tranne lui, continuerei ad esistere; e se tutto il
resto rimanesse, e lui fosse annientato, l’universo mi
sarebbe
estraneo.”
(da “Cime
tempestose” di E. Bronte)
-
Quella
mattina, al monastero in effetti si preoccuparono molto. Ivan
raccontò per mesi, divertito, di come Boris si aggirasse per
le varie stanze col cellulare in mano, digrignando tra i denti e
alternando “Non è neanche qui” a
“Non risponde neanche al cellulare”. Probabilmente
fu Sergei a ricevere il messaggio di Kei. Fu il primo che
scoppiò a ridere, il primo in tutta la mattinata.
“Ma
BENE!”
Sollevo la testa dal collo
di Yuri, ma
ho già riconosciuto la voce. “E’
Takao” mormoro.
“Lo
vedo” Risponde.
“Dici che
potrebbe sospettare
qualcosa?” Chiede ironico.
Seduta in braccio a lui sui
gradini
davanti a casa, le sue dita tra i miei capelli. Assolutamente
no.
Takao si avvicina a grandi
passi e
dietro di lui, molto dietro di lui, arrivano Rei e Max, sorridenti e
sereni.
“E lui
che ci fa qui?” Al
contrario di Takao che in questo momento la serenità neanche
sa cosa
sia.
Il capitano dei
Bladebreakers ha l’aria
di chi ha appena mangiato uno spicchio d’aglio.
“E’
venuto a ridarmi dei vestiti…
li avevo lasciati in camera sua.”
Due spicchi
d’aglio.
“Lui..
cosa… cosa ci faceva lui con
i tuoi vestiti, scusa?”
Yuri ridacchia.
“Se dici così gli
fai pensare male” mi sussurra.
Cavoli, è vero.
“No, Takao, devo
spiegarti”
“Ma
BENE” Esclama una voce ben nota
a tutti. Stesse parole del capitano, ma tono decisamente diverso.
“Hiwatari”
saluta Yuri divertito.
“Ivanov. Bello
lasciare le ragazze
sole in casa quando tu sei nei paraggi.”
“No, ma qui non
ci siamo ancora
chiariti!- sbuffa Takao- cosa ci fa lei con lui?-
Guarda minaccioso Kei- Io credevo che tu…”
Lo guardiamo incuriositi.
Sembra
spaesato. Guarda me e poi Kei e viceversa. “Insomma, che voi….”
“Khris, il
cellulaaareee!”
“Rispondi
tu!”
Grida sopra il rumore dell’acqua. Che palle, deve essere
l’ufficio
immigrazione o qualcosa del genere, sono già tre sere da
quando è
arrivata che riceve chiamate. Spero che la facciano restare in
Giappone il più possibile, lontano dalle grinfie di
quell’idiota
russo.
Il
nome però non
è in rubrica… Boh speriamo in bene. Premo il
tasto verde e
rispondo.
Spengo l’acqua e
cerco di sentire se
Takao ha risposto.
Il cellulare smette di
squillare due
secondi prima che lui dica: “Aha?”
Istante di silenzio.
“E secondo te io
so il russo e ho
capito che cosa mi hai detto?”
*
“Fai rispondere
Takao ancora una
volta al telefono e non mi senti più per qualche
giorno” afferma
la voce al telefono.
“No, non lo
faresti” Nonostante
tutto sono divertita dal la scenetta di Takao che gli sbatte il
telefono in faccia e credo dalla mia voce si possa sentire che sto
sorridendo.
“Sarei capace di
mettere giù anche
adesso” afferma Yuri gelido.
“E allora cosa ci
fai al telefono?”
chiedo sempre ironica ma cercando di non irritarlo.
Sospira. “Stasera
danno temporale
dove sei tu. Come potrei sentirmi tranquillo mentre sei lì
da
sola?”
“Mi
raccomando,
ricorda i tuoi doveri di blader, Ivanov!”
Scusa?
Ivan e
Sergei, seduti con noi al tavolo, sghignazzano.
“Non
dedicare
all’altro sesso più di un’ora al
giorno”
Calmo,
Yuri,
calmo.
“Non
dilapidare
i risparmi del monastero in telefonate.”
Caaaaaaaaaaalmo.
“Eeh, stiamo
perdendo il nostro capitano- dice in un finto sospiro Sergei- il
nostro Yuri sta crescendo…”
“Dato
che
stasera siete così tanto di buonumore immagino vi
farà ridere anche
sapere che domani inizierete voi due a ristrutturare l’ala
est dei
sotterranei…”
Silenzio.
“Se
becco quello che dice che gli innamorati vedono tutto in
rosa…”
-
Il primo
biglietto per Mosca l’aveva preso qualche mese dopo, con i
primi guadagni presi insegnando inglese. Aveva avvisato tutti, ma
esitava ancora a farlo sapere a lui, che ancora non
aveva accettato la loro relazione. Qualche sera prima di partire lo
chiamò per avvisarlo che non ci sarebbe stata qualche
giorno.
“Ah”.
“Takao…”
Silenzio.
“…Speravo
mi dicessi qualcosa di
più che un ‘Ah’. Perché fai
così?”
“Io…
Non so Khris, succede tutto
così in fretta… Ieri ti conoscevamo e domani
parti per la Russia.
Non potete continuare a sentirvi? Non puoi rimanere ancora un
po’
con noi?”
“ Dai, non sono
ancora andata una
volta a trovarlo. E mi ha invitato lui, non è una mia
iniziativa…”
Sospira. “Se ti
chiede di venire a
Mosca è una cosa seria. Immagino che dovrò
accettarlo…”
Sorrido. Takao alla fine ha approvato.
“Chissà
chi sta aspettando Yuri
Ivanov” mormora esaltata una donna non lontana da me.
Oh cavolicavolicavoli.
Scendendo
dall’aereo compongo il
numero. Avrà con sé il cellulare, vero? Per
fortuna risponde
subito: “Khris?”
“Torna al
monastero, ti raggiungo
lì. Qui è pieno di paparazzi” Non
riesco a finire la frase, due
braccia mi stanno cingendo le spalle mi arriva un baciò tra
l’orecchio e la guancia.
“Dicano quel che
gli pare”
risponde Yuri.
Diranno
che sono
pazzo. Rimarranno scandalizzati quando sapranno che gliel’ho
chiesto. Io stesso non so perché lo stia per fare.
Non
lo capiranno
mai. Forse lei stessa, così fragile e timida, mi
rifiuterà dopo
oggi. Ma ormai non torno indietro su questa decisione.
Chiederanno
perché. Perché è l’unica,
perché è da sola, perché io la
prendo seriamente. E voglio che non abbia di me solo parole, ma anche
fatti, cose concrete.
E
poi diciamolo,
lo faccio anche per me. Perché lo voglio e ne sono certo.
Era il 15 Novembre.
Ta-daaaann!!
Vi
è piaciuto?
Ve l’aspettavate?? E’stata dura non dire niente per
tutti questi
capitoli maa alla fine sono riuscita a farlo finire come volevo!
Un
mini mini mini
indizio ve l’avevo lasciato, daii! Il particolare dei
vestiti, si è
detto che lei scappa dal monastero con su la veste che le han dato ma
non è detto che prende su i vestiti! (L’autrice si
tappa le
orecchie per non sentire gli insulti)
Bene,
ma veniamo
a noi!
Devo
assolutamente ringraziare tutti voi che avete avuto la pazienza di
seguirmi fin qui e mi avete dedicato un po’del vostro tempo!
Un
mega GRAZIE a:
-
Henya
e Kiki Hiwatari che mi hanno seguito e commentato fin
dall’inizio, e a tutti quelli ch hanno recensito,facendomi
sempre sorridere e dandomi una mano con questo lavoro…
-
Aky Ivanov, Eugy, Lady H, reinNyaa,
scarlettheart, tamakisskiss, teAngel, Valentine Romance, sa92, Zakurio,
Fantasy Tani, lettori che anche quando erano silenziosi segnandosi
questa fanfiction come seguita/ricordata o addirittura preferita mi
hanno comunicato tantissimo!!!!
Che
dire su
questo finale “misterioso”? Che non è
misterioso per niente!
Questo era l’ultimo capitolo… ma settimana
prossima c’è
l’epilogo!
Di
che cosa si
tratta?
Vi
piacerà?
Spero!
E’
quello che
pensate?
Certo
che sì. A
patto che voi l’abbiate pensato come l’ho pensato
io.
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Capitolo 20 *** EPILOGO (ebbene sì!) ***
Grazie a chi mi ha accompagnato fin qui...Grazie a voi, lettori, che avete seguito questa storia per più di un anno, fino in fondo.
Questo è proprio l'ultimo capitolo... Chissà cosa ve ne parrà! Mi scuso, ad alcune recensioni non ho risposto ma mi riprometto di farlo.... Grazie per avermele scritte, mi ha fatto tanto tanto piacere.
Non aggiungo niente ai ringraziamenti nello scorso capitolo (non ne potrete più!) ma sappiate che vi sono davvero grata per come e quanto mi avete seguito... Mi mancate già!! Questa é la conclusione della storia: gustatevela,
é tutta per voi.
Sono cambiate tante, tantissime cose da quel freddo Novembre, ed è passato tanto tempo…Più di venticinque settimane, sei mesi. Mi chiedo se un anno fa avrei immaginato di cambiare in modo così radicale la mia vita. Probabilmente no.
“Tu CHE COSA?” Kei ormai gridava al telefono.
Khris urlò ancora più forte la risposta, ancora piangendo, perché le lacrime le impedivano di scandire bene le parole. Era Novembre, era arrivata a Mosca da qualche ora e quei duecentoquaranta minuti erano bastati per sconvolgerle la vita.
Kei non capiva. Stava forse sorridendo lei dall’altra parte del telefono? E come poteva?
Il suono della campana mi riporta sulla Terra e qualche secondo dopo lo stridere delle sedie sul pavimento e le mille voci dei bambini che escono dall’aula mi ricordano che è intervallo.
Rimango in piedi appoggiata alla cattedra. Davvero, quante cose sono cambiate. Non avrei mai immaginato che sarei venuta in Russia ad insegnare, né che qui, nella capitale russa, avrei passato novantacinque centesimi del mio tempo a pensare a Michael. Mancano pochi mesi e poi lo vedrò…
“Michael?” Yuri la guardò con un’espressione indecifrabile.
“Sì, ho scelto ormai”.
Passi ben noti risuonano per il corridoio deserto e qualche istante dopo un giovane uomo si affaccia alla porta. “Buongiorno preside”
“Chiamami pure Yuri-ironizza con aria seria-senti, mi ha chiamato Kei… Ha detto che Takao verrà.”
“Verrà? Ha detto proprio così?”
“Sì, se lui me la conta giusta. Ultimamente mi sembra poco preciso”
“E’ quella Hilary-affermo convinta-dammi retta. E’ da qualche mese che ti risparmia le solite battutine e che parla ancora meno del solito. E guarda caso, lei è lì da tante settimane.”
“Brutta faccenda-afferma- questi blader eccellenti che si fanno intortare dalla prima furba che passa…”
Sguardo truce. Sorride. Tre mesi che insegno qui in questa scuola per blader fondata dagli ex-allievi di Vorkov, sei che sono a Mosca e ancora non mi sono abituata al suo sorriso.
Khriiiis, riprenditi! Il primo pensiero che riesco a formulare non è neanche troppo intelligente… Insomma, Takao che viene! Solo qualche mese fa quando l’ha saputo mi avrebbe ammazzata…
“Ma sei SERIA?”
“Takao, io…”
“Ma…Ma come è successo? QUANDO?”
Yuri prese la cornetta dalle mani di Khris cercando di non ridere: “’Quando’ non lo potrebbe stabilire nessuno. Sul ‘come’ avrei qualche idea”.
Yuri sembra dover ancora dire qualcosa. “Che c’è?” Gli chiedo.
“Guarda che stasera non torno a casa subito, ci sono i ricevimenti”
“Che cosa?! E non dovrebbero andare gli insegnanti?”
“E io chi sono, se non il più importante degli insegnanti? Professoressa Khris- si avvicina pericolosamente. Ecco, odio quando fa così e lui lo sa. Perché non riesco più a ragionare e poi non sopporto vedere dal suo sguardo quanto la cosa lo diverte-da quando siamo così gelose?”
“Da quando per tutto il mondo sono la signora Ivanov e da quando ai ricevimenti vengono soprattutto mamme giovani e bionde”.
“Sì, sono molto carine” Ancora quell’aria divertita sul volto.
“Yuri Ivanov, ti ricordo che sei sposato da sei mesi e tra altri tre padre di Michael!”
“Vero… Ma chi mi dice che mia moglie faccia la brava?”
Sorrido. “Oh, per forza. C’è sempre il preside che la controlla.”
La campana di fine intervallo suona, i primi bambini rientrano nell’edificio per tornare nelle aule, quando un urlo riecheggia nel corridoio. I piccoli alunni accorrono incuriositi, mentre da qualche parte oltre le spalle di mio marito la piccola Mary Ann grida ancora scandalizzata:” Guardate! Il preside e la maestra si stanno baciando!”
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