I Love You To Death di kannuki (/viewuser.php?uid=1781)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una cosmica presa per il culo ***
Capitolo 2: *** Il fatto del locale ***
Capitolo 3: *** Il nodo gordiano ***
Capitolo 4: *** Negoziamo ***
Capitolo 5: *** Fino alla morte. E oltre ***
Capitolo 6: *** Il concetto romantico dell'amore ***
Capitolo 7: *** Come un filmato in HD ***
Capitolo 8: *** Il grande bluff ***
Capitolo 9: *** Le relazioni sbagliate ***
Capitolo 10: *** Lasciami entrare ***
Capitolo 1 *** Una cosmica presa per il culo ***
Longwood,
5 maggio 1821
'Sei un bravo
ragazzo, voglio farti un regalo...'
'La ringrazio,
signore, ma...'
'Zitto zitto.
Prendilo. Ti porterà fortuna...ha una bella storia dietro...'
'Ma è
d'oro massiccio, non posso...'
'Ascolta,
invece di interrompere. Ce l'hai l'innamorata?'
'No...'
'Chi ne indossa
uno, è destinato ad incontrare l'altro. Ci sono sempre due
coppie d'anelli, un maschio e una femmina. La mia Joséphine
aveva la femmina... ma non la vedo più da così tanto
tempo...'
'Mi dispiace ,
signore.'
'Prendilo. Ti
porterà l'amore...'
Firenze,
5 maggio 2010
La mano formicola
da morire. Dragan sfila l'anello d'oro massiccio e lo posa sul
tavolino. Vibra producendo un tintinnio metallico. Il vampiro lo
osserva incuriosito e quando si ferma, solleva la testa strofinando
il mento. Gli anelli magici non si animano di vita propria. Lo fanno
nelle vicinanze dei loro simili. Mh. Sta arrivando qualcuno
che ha il suo gemello. La storiella che gli ha raccontato quel
vecchio francese era carina da ascoltare ma Dragan non ci ha mai
creduto molto. L'amore. Bah. Ad un anno esatto dal suo
'divorzio', quel coso si è messo a vibrare. Davvero una
cosmica presa per il culo!
Mystic
Falls, 5 maggio 2011
“Beh,
ti sei addormentato?”
Quanto
gli sta sui coglioni quel vampiro. “Perchè, è il
tuo turno?”
Damon
fa una smorfia, osserva il mazzo di fiori che Luka ha deposto in
mezzo al prato, nel punto presunto della tomba di Caroline e guarda
il proprio con sospetto. E' più grosso.
Luka
si solleva sulle ginocchia con la fronte aggrottata. L'erba è
ricresciuta e non vede ombra di tosaerba da un anno. Ha comprato la
casa per evitare di perderla del tutto. La cosa non l'ha consolato,
ha solo fermato il dolore per un po'. Ci sono sempre fiori freschi
quando va a trovarla. “Grazie...” mormora rivolto al
vampiro che ancora osserva il prato con malcelato dispiacere.
“Lo
faccio per lei, non per te” borbotta posando delicatamente i
fiori a terra. “I suoi amici vengono qui, di tanto in tanto...”
Damon alza gli occhi per un breve istante “i cacciatori. Quel
tipo tatuato e il prete.”
Proprio
in quel momento, un camioncino si ferma poco distante, appena
all'imbocco del vialetto. I due vampiri scambiano un'occhiata
interrogativa e si voltano con espressione truce.
“Toh,
c'è il pienone, stasera!” Lorenzo alza gli occhi al
cielo, sbuffando e irrigidendo la mascella quando si alzano entrambi
in sincronia perfetta. “Sera, signori.” Ha una pala sulla
spalla massiccia e muscolosa. Non reca fiori con se. Ha l'aria
arrabbiata. Dietro di lui, Orlando cammina compostamente, le mani in
tasca. Sembra piuttosto nervoso.
Lorenzo
gira il sigaro in bocca, lo accende e sposta Damon con un colpetto.
“Ti dispiace, secco?” domanda diretto a Luka che lo
guarda furibondo. “Mi ringrazierai, fidati.”
“Non
t'azzardare ad infastidire Caroline, sacco di sangue!” Damon
afferra Lorenzo per la camicia e digrigna i denti. Rimedia uno sbuffo
fumoso negli occhi e il vampiro lo omaggia con un'imprecazione.
Luka
sposta lo sguardo cupo sul prete e ferma la pala che ferisce la terra
con un piede. “Siete sulla mia proprietà, posso farvi
arrestare entrambi.”
Lorenzo
lascia andare l'attrezzo con un brontolio “la tua ragazza non è
morta.”
“E'
bruciata al sole.”
“Pensala
come ti pare.”
Luka
si volta verso Orlando e lo guarda intensamente mettendogli una paura
tremenda addosso. “Poco dopo la vostra sparizione, è
arrivata una donna, una di voi... ha minacciato di morte me e la mia
famiglia se avessi rivelato che Caroline era ancora viva.”
Damon
sposta lo sguardo dall'uomo al vampiro. “Dove è finito
l'anello?”
“L'abbiamo
seppellito con lei. Ci sembrava la cosa più giusta da fare.”
Luka
ha un vago sentore di chi sia la donna in questione ma non vuole fare
nomi. Non può essere stata Phoebe, lei sapeva quanto amava
Carol. “Se è rimasta sottoterra un anno, avrà
bisogno di molto sangue per riprendersi...”
“Digli
il resto!”
E'
un filino incazzato anche il cacciatore di nome Lorenzo.
“Forbes
è viva e cammina alla luce del sole” sussurra Orlando a
mo di scusa. “La donna ha preso l'anello e l'ha portata via con
se. Ho mantenuto il segreto per un anno, ma la coscienza non mi fa
dormire.”
“Dovevi
farti uscire il fiato prima!”
“Tu
non hai famiglia!” sbotta in direzione di Lorenzo. “Ho
avuto paura!”
“Bravo
stronzo” borbotta riprendendo la pala. “Solo per esserne
certi, che dite?”
La
fossa è vuota. I due vampiri guardano il buco che si spalanca
sotto i loro piedi. L'odore della terra mista alla rugiada e all'erba
divelta entra nelle narici. Si guardando nello stesso momento, mentre
Lorenzo si asciuga la fronte con la manica della camicia “grazie
dell'aiuto...” sibila ironico ai tre astanti che non hanno
mosso un dito. “Ora che siamo tutti convinti che Forbes sia
viva, dove possiamo ripescarla?”
Firenze,
5 maggio 2011
“FORBES!!!”
Ahia,
se n'è accorta. Caroline azzarda un 'si?' mettendo
di poco la testa fuori della porta della stanza da letto.
“Il mio
Plume Dazzle 103! Come può essere già finito se l'ho
comprato appena una settimana fa?!”
Phoebe è
raffinata anche quando è incazzata come un furetto. Caroline
batte le ciglia velocemente. Afferra il gloss vuoto che Phoebe le
sventola davanti agli occhi e assume un'aria innocente. “Non so
come...”
“Patti
chiari amicizia lunga, amica” sussurra minacciosa “esauriscilo
di nuovo e scoprirai cosa vuol dire restare senza biancheria pulita
per un mese!”
“Faccio da
me il mio bucato...” sussurra imbronciata.
“E
dimentichi sistematicamente di appenderlo ad asciugare. Sei
avvisata!”
“Scusa”
mormora alzando gli occhi al cielo come gira le spalle.
“Ti vedo!”
“Ma non ho
fatto niente!!”
Phoebe le rivolge
un'occhiata azzurra minacciosa. Caroline scrolla i capelli e si
infila di nuovo in camera sua. Liz non era così attaccata a
quelle cose, pensa gettandosi sul letto a pancia in giù. Batte
due tasti sul portatile e dondola le gambe nude. Indossa calzini
rossi ai piedi, un paio di pantaloncini bianchi e un top rosso fuoco.
Ha i capelli neri e con gli occhi verdi sembra 'una gattina
lussuriosa', citando il suo ultimo non - ragazzo.
Imbecille. Phoebe si è quasi sentita male quando ha
coperto il suo biondo naturale.
“Quale donna
sana di mente lo farebbe?!”
“Quella che
vuole cambiare vita” aveva risposto un po' mesta. Poi si era
guardata allo specchio e si era piaciuta. Ma non li aveva tagliati,
no. A lei piacevano lunghi e arricciolati. Vada al diavolo Katie
Holmes e il suo 'bob'!
Carol sta cercando
di capire come funziona la nuova app del suo cellulare mentre
corregge la relazione che deve consegnare l'indomani. Phoebe l'ha
segnata all'università, le organizza la vita per non farle
sentire il peso dell'eternità. Caroline le è grata.
Così grata che si collega alla pagina internet dell'azienda
produttrice del gloss ordinandone qualche confezione. Phoebe l'ha
'adottata' ma le ci è voluto un bel po' per adattarsi al
cambiamento. Riprendersi dallo shock di essere ancora viva e doverlo
al sangue di Louis, era stata tosta da digerire.
“Come
è finita con quel tipo carino?”
Quale
tipo carino? Caroline muove la bocca in una smorfia, la
fisionomia piacevole del suo compagno di università le balza
in mente e dopo un attimo scrolla le spalle. “Mah...”
“Mah
cosa? Ti piaceva.”
“Mi
piaceva finché non ha cominciato a parlare.”
Nessuno
è all'altezza del sarcasmo di Damon, della tenerezza di Louis
o dell'intelligenza sagace di Luka. Chiunque destinato al confronto
con le tre figure, perde miseramente dopo pochi minuti. Caroline
sospira, mette il telefono in carica e afferra l'accappatoio,
liberandosi dei vestiti. Guarda l'Iphone, colorato, tentatore,
malandrino. E' il suo consulente, no? Può aver bisogno del
consulente? Non le funziona la app e lui è un drago con quelle
robe da nerd. “Spiacente, nessuno all'orizzonte.”
Se provasse a
contattarlo, Phoebe le spezzerebbe le dita. Cosa ha combinato Luka
per farla arrabbiare a quel modo?
“Cara...”
“Sì?!”
sbotta nascondendo il telefono dietro la schiena.
Ha l'aria
colpevole. “Tutto a posto?”
“Certo!”
esclama un po' troppo velocemente.
“Sto
uscendo...”
“Ciao!”
Phoebe stringe un
po' di occhi. “Non torno per cena.”
“Perfetto!”
Andiamo bene.
Non può obbligarla a non pensarlo. Quando scoprirà –
se mai avverrà - che l'ha lasciata morire senza muovere un
dito, ci penserà da sola a farsi passare la cotta. A lei
toccherà ascoltarla mentre piagnucola e mangia biscotti al
cioccolato intinti nel gelato alla vaniglia.
Il cellulare
tweeta e Caroline sbianca. Ci mette un po' a leggere il messaggio.
Mrgh. La compagna di studi che le chiede una dispensa. Lancia
l'Iphone sul letto e si mette a sedere con aria sconsolata. Deve
prendere una decisione, ha rimandato fin troppo.
Giovedì
E'
geniale, semplicemente geniale. Caroline nasconde il libro nella
rivista di moda che ha infilato nello zainetto e si guarda intorno.
Sta divorando quel libro da giorni, è quasi arrivata alla fine
e non può attendere di tornare a casa. Mangia il pranzo con
gli occhi inchiodati alle righe. Conta il numero di paginette che
mancano alla fine. Ha bisogno di un happy end ma
sa che non ci sarà: ha già pronto il secondo tomo sul
comodino. Se non riesci ad avere una storia d'amore,
consolati con quelle scritte dagli altri.
“Carol!”
Caroline trasale e
chiude il libro di scatto.
“Che cavolo
fai qui?! Non avevi lezione di storia finanziaria?! Quel bastardo
prende le firme, se salti una lezione, non puoi dare l'esame!”
Merda! Caroline
scatta in piedi, infila il libro nello zainetto e corre dietro
l'amica. Era talmente assorbita dalla storia che non si è resa
conto del tempo che passava.
“Ha chiuso
la porta, come facciamo?!”
“Niente
panico. Abbiamo un infiltrato all'interno.” Caroline digita un
sms che rimbalza in un Nokia vecchio modello. La ragazza è
seduta nelle ultime file, si alza lentamente e si avvicina alla porta
facendola scattare. Il professore sta spiegando e da le spalle
all'aula. Caroline e l'amica scivolano negli ultimi posti disponibili
e si siedono col batticuore.
“Come
facciamo per le firme?”
“Gli diremo
che siamo arrivate all'ultimo momento e non volevamo disturbare la
lezione” farfuglia in fretta aprendo il quaderno. “Già
lo odio questo esame” sussurra nel momento stesso in cui il
professore si volta verso la classe.
Dragan stringe la
mano più volte. Formicola da morire, l'anello sembra
impazzito. Lo infila in tasca sentendo ancora la vibrazione lieve
contro il tessuto dei jeans. Ad un certo punto si interrompe come se
avesse esaurito la carica. Comincia ad avere paura di quella
ferraglia.
Caroline ha la
schiena gelata: c'è un vampiro in quell'aula... e
qualcos'altro che prima non aveva notato. L'anello sta vibrando, è
impercettibile ma lo sente. Gli è scaduta la garanzia? Bonnie
è morta e la protezione è cessata?! Si sposta sulla
sedia, a disagio, e si guarda attorno. Non capisce da dove
proviene la sensazione. Amico, nemico? Osserva i compagni uno
ad uno. La maggior parte sta dormendo per colpa di un pranzo
particolarmente abbondante, altri sono annoiati e solo quelli in
prima fila sono davvero attenti alla lezione. Non c'è nulla di
strano. Tranne che per il fatto che il riverbero le drizza i
capelli sotto la nuca e non la fa quasi respirare. Mare, onde,
nausea. Grida di pescatori, canti marinai. Non ha più bisogno
di mordere un vampiro da quando Phoebe l'ha nutrita col suo sangue.
Riesce a vedere la loro vita senza sgradevoli contatti fisici.
Non ha incontrato molti vampiri da quando è arrivata in quel
paese, è troppo soleggiato per i gusti della maggior parte di
essi. Phoebe le ha spiegato che si trovano per lo più in
Inghilterra e nei paesi dell'Est, dove il sole è poco
appariscente o malato di nuvole cariche di pioggia. Caroline si
aggrappa al tavolo sudando, lo sguardo fisso sulla spalla del
compagno di fronte a lei. Dovrebbe usare uno shampoo antiforfora o
evitare di indossare colori scuri. Batte le palpebre chiudendo
un'altra volta gli occhi e cercando di concentrarsi sul vampiro ma
sebbene l'aula sia silenziosa e oda solo la voce del professore...
“Mangiato
troppo all'ora di pranzo?”
L'anello ha smesso
di ronzare. Caroline apre gli occhi e alza lo sguardo verso l'alto.
E' troppo figo per essere un professore. L'uomo sorride e mette in
mostra denti bianchissimi. Ha lo sguardo celestiale, i capelli neri
un pò lunghi, non così tanto da poter essere legati in
un codino, ma abbastanza da regalare un'aria rilassata e attraente.
Bracciali di pelle ai polsi, un anello al pollice destro e maglietta
stropicciata su jeans stracciati a regola d'arte. Caroline oltrepassa
le ciglia nere, si infila in fondo ai suoi occhi e sente il sangue
salire alle guance e alle labbra. Il respiro si blocca sotto il
diaframma e i muscoli del corpo tremano facendola saltare in piedi.
Sembra che studiare sia IL passatempo vampiresco. “Ho sbagliato
aula” mormora radunando i quaderni mentre le sue amiche la
guardano sbalordita.
“Sei
Caroline Forbes, giusto?”
Non è una
buona cosa che un vampiro sappia il tuo nome. L'uomo dispiega un
foglio di fronte a se. Prima non l'aveva notato. “Annalisa
Quattrocchi, Marina Tedeschi e Caroline Forbes. Tutte e tre in
ritardo.” mormora soppesando Caroline che è rimasta in
piedi e le sue amiche che sono sprofondate nelle vergogna. Il vampiro
sorride. Non è buon segno quando un vampiro sorride. “Per
favore, firmate il foglio delle presenze e cercate di arrivare prima,
la prossima volta.” Gira lo sguardo su Caroline e batte le
palpebre privandola per un istante dell'azzurro sconfinato dei suoi
occhi. Quando partorisce la frase, si rende conto di aver letto
troppi libri d'amore e si siede con lo sguardo fisso nel vuoto.
Phoebe sa che quell'uomo è un vampiro? Deve avvertila?
“Il martedì
è giorno di ricevimento. Se hai problema con la lingua...”
“Non ho
problemi con la lingua” mormora scollando le labbra “ho
lavorato in Italia per molti anni...”
“Che lavoro
facevi?”
Il cacciatore
di vampiri. “La cameriera.”
L'uomo la fissa,
di nuovo. Caroline ha l'impressione che sappia che è una
bugia. Le porge il foglio, manca solo la sua firma. Le tremano le
mani quando afferra la penna. Sta firmando con l'inchiostro fucsia.
Dove è finita la sua BIC nera?
“Non
importa” mormora osservando lo svolazzo tremante che risalta
come un bacio in fondo ad una lettera d'amore. Dio, ma come le è
uscita questa?!
“Ricordatevi
che il vostro prof di storia finanziaria è un vero bastardo e
prende le domande dalle didascalie in fondo al capitolo!” grida
tornando verso la cattedra.
Caroline lo guarda
allontanarsi cercando un particolare... eccolo lì. Un bello
strappo orizzontale sotto la natica destra.
“Che ti è
successo?!”
E' troppo figo per
essere un vampiro. Troppo sorridente e gentile. Solo gli Anziani
possono permettersi di essere così accondiscendenti verso gli
altri vampiri. Non hanno nulla da temere.
“Mi viene da
vomitare” sussurra alle amiche col cuore che batte nelle vene
dei polsi e nel collo. Il vampiro la guarda proprio in quel momento.
Ha sentito il richiamo del sangue?
***
Cinquanta minuti
dopo, l'aula è vuota. Caroline non è riuscita a
schiodargli gli occhi di dosso e le gambe si rifiutano di rimetterla
in piedi. Continua a fissarlo a tratti e quando si accorge di essere
studiata a sua volta, batte le palpebre in fretta interrompendo il
contatto visivo. Ma una volta non era difficile incontrare un
anziano?! Sta litigando con lo zaino mentre cerca di far entrare
tutto il materiale e il libro. Mancano dieci pagine alla fine. Dovrà
rassegnarsi a portarlo in mano.
“Credevo
fossi morta.”
La fase la raggela
sul posto. È sicura di essere impallidita e quando il vampiro
si avvicina Caroline deve fare uno sforzo enorme per non gettargli
addosso dell'acqua santa. Se ne avesse lo farebbe. No, se le gambe
non la tradissero, scapperebbe all'istante. Da quando è
tornata in vita - un anno fa - e beh, dopo i sogni, non
tollera più la presenza di alcun vampiro. Phoebe è
un'eccezione. Le vuole bene. “Ero...” sussurra sulle
spine.
“Non ti
ricordi per niente di me, eh?”
Caroline nota solo
in quel momento la giacca di pelle marrone e la borsa del tipo che
portano gli studenti come lei. Non è la classica valigetta da
professore.
“Ero quello
nel panico, sull'altare” mormora osservando la sua espressione
cambiare.
Merda! Il
vampiro a cui avevano rovinato il matrimonio nel castello della
Loira! Come si chiamava?
“Studi
in questa facoltà?”
Caroline annuisce
senza aprire bocca.
“Ti
ricordavo più loquace” mormora osservando la sua
espressione terrorizzata. “Tranquilla, sono contrario al morso
a scopo ludico.”
“Devo
inchinarmi o... qualcosa del genere?” bisbiglia stringendo il
libro contro lo stomaco.
“No, no.
Minimo lo scambiano per un pompino in cambio di un bel voto”
borbotta e Caroline arrossisce e si schiarisce la voce. Non l'ha
detto davvero. Posa lo sguardo sulle sue mani. Ha un anello al medio
sinistro. È piuttosto bello e antico.
Il vampiro segue
la traiettoria del suo sguardo e fa lo stesso con lei. Una strana
espressione si dipinge sul volto. “Posso vederlo?
Caroline lo fissa
agitata. Il suo anello protettivo. Osserva il sole dietro le
finestre. Titubante, lo sfila e lo lascia cadere sul palmo della
mano. L'uomo lo rigira con una buffa espressione.
Caroline nota solo
in quel momento che sono simili. Il taglio dei suoi petali è
tondeggiante mentre l'altro è squadrato. Sporge un po' la
testa per osservare altri particolari in comune. Lo sguardo celeste
si infila nel suo e Caroline si tira indietro di scatto.
“Credo siano
stati forgiati della stessa mano. Puoi lasciarmelo? Vorrei risalire
all'artigiano che li ha creati.”
“Non posso”
mormora a bassa voce “quell'anello...”
“E' un
anello incantato.” Le prende la mano infilandolo all'anulare
destro della ragazza. “Andrò a memoria.”
Caroline sente il
cuore bloccarsi. Per il gesto, lo sguardo limpido e le mani calde. Se
l'avesse spogliata non avrebbe ottenuto quell'effetto arrapante.
“Come va... la vita matrimoniale?”
“Sai come
succede, gli dai il tuo cuore e loro lo calpestano miseramente”
sospira con un sorriso comico. Infila la borsa a tracolla e le fa
cenno di precederlo all'uscita. “Vieni a cena una sera di
queste e porta Lutoin.”
“Chi
è?”
“Quel
coglione maniaco del lavoro che hai preso a ceffoni al mio
matrimonio” risponde allegro “è stato davvero
divertente. Inaspettato, soprattutto!”
Lutoin. E' questo
il vero nome di Luka? Un po' impronunciabile. “Non
posso...”
“C'è
un limite a tutto, quel ragazzo lavora troppo.”
“No... è
che noi... non stiamo più insieme” farfuglia perdendo la
presa sul libro. “Non siamo mai stati insieme...”
Il vampiro si
ferma in mezzo al corridoio e la analizza. Non crede alle sue parole?
“Perchè stupisce di più che sia single...
piuttosto che viva?” domanda timidamente come se fosse troppo
sfacciata nel chiederlo.
“Conosco il
mio pollo” annuncia infilando le mani in tasca. “Che stai
leggendo?” Il vampiro le sottrae il volume senza che possa
impedirlo. Per forza, ha una paura folle che la tocchi.
“Mh... di
cosa parla?” domanda osservando la copertina e leggendo
all'interno il sunto in breve.
Caroline
arrossisce e riporta il libro con lo stomaco dopo averglielo sfilato
dalle mani. “E' una storia... d'amore, morte e disperazione”
borbotta impacciata. Sta regredendo ai dodici anni.
“Non ne hai
avuto abbastanza dei drammi, nella tua vita?” domanda di punto
in bianco lasciandola senza parole. “Si baciano, alla fine?”
Perché ha
tanto l'impressione che la stia prendendo in giro? “Sì...”
“A chi non
piacciono gli happy end...” sussurra sorridendo. “Vieni
a cena da me, una sera di queste?”
Caroline lo fissa
ancora senza parole. Gli occhi azzurri sorridenti le ricordano Damon,
ma non hanno quella malizia che li accendeva ad ogni battuta. Emana
una specie di aura protettiva che la scioglie dentro e la fa sentire
al sicuro. L'ultima volta che si era sentita così...
“Ti hanno
detto che Louis è morto? E' una cosa assurda, non capita mai.”
Ora sviene. O
vomita. Caroline annuisce e distoglie lo sguardo. Sa che è
morto, ma non sa come. Phoebe non le ha rivelato nulla.
“Senti,
Caro...” sussurra guardandosi attorno “non è il
luogo per una rimpatriata amichevole... e non posso farmi vedere con
te essendo il tuo docente del semestre...”
Per fortuna!,
pensa sentendo il sollievo scivolare lungo la schiena.
“Però
pensa a quella cena” mormora porgendole un fogliettino di
sottobanco.
Caroline lo prende
in fretta. Quando il vampiro si allontana, sempre con un sorriso
disarmante e la gentilezza che intride ogni gesto, infila la mano in
tasca ed estrae l'indirizzo. Sta per stracciarlo in quattro parti
quando un movimento attira il suo sguardo. La borsa le scivola lungo
il braccio e Caroline abbassa le spalle. Ma che... oh mio dio...
Il vampiro è
fermo sotto il sole. Si è tolto gli occhiali scuri e ha tirato
indietro la testa inclinando il collo. Anche a quella distanza, può
udirlo sospirare di piacere, immerso nella luce.
Dragan sogghigna
un po' prima di scoppiare a ridere. L'anello gemello che doveva
portargli il grande amore è arrivato... indosso a una ragazzina
romantica che crede ancora alle favole della buonanotte!
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Capitolo 2 *** Il fatto del locale ***
Vorrei
ringraziare Doralice e Gweiddi at Ecate per aver avuto voglia di
recensire la storia. Vi pregherei di consigliarmi se cambiare il
fandom o meno, in quando i personaggi di TVD sono quasi tutti
scomparsi e sono rimasti solo personaggi originali.
Ps: il titolo è la traduzione originale di 'Ti amerò... fino ad ammazzarti', vecchio film comico con K.Kline. Buona lettura.
Non c'è
verso. In alcun modo, neppure sperando in una riforma universitaria
improvvisa potrebbe eludere l'esame di quel tipo. Caroline sbuffa di
frustrazione, analizzando il piano di studi. Impossibile da aggirare
ed è l'unico docente di riferimento. Ha scoperto il suo nome
senza sforzi: è bastato chiedere in copisteria le dispense di
storia finanziaria. Eccolo lì, in piccolo, quasi
impronunciabile. Dragan Skjalgsson. Da dove diavolo verrà,
quel vampiro? La ragazza della copisteria l'ha corretta sulla
pronuncia un paio di volte. Si vede lontano un miglio che ha una
cotta per lui. Non lo giudicheresti così carino se sapessi
cosa è realmente, pensa sospirando per la diciottesima
volta. Un paio di Hogan nere si fermano sotto il suo naso, Caroline
alza la testa di scatto e il vampiro le sorride affabile. Ripone le
dispense nello zaino, si alza dalla panchina e lo aggira tenendo gli
occhi fissi nei suoi. Solo un vampiro potentissimo riuscirebbe a
stare fermo in quel modo sotto il sole. Neppure Phoebe arriva a
tanto. Sembra sempre abbronzata perché usa una crema speciale
colorata e ultra protettiva.
“Perchè
hai così paura di me? E' la prima volta che mi capita, mi
sento un po' a disagio” mormora con una smorfia. Ha scordato di
mettere il deodorante o ha indossato la stessa maglia due giorni di
fila?
A disagio, lui?!
“Non faccio amicizia facilmente...” borbotta guardandosi
attorno. Deve muoversi con cautela, non può dare nell'occhio.
“Non mordo,
sono un bravo ragazzo!”
“Sei un
Anziano” rettifica con voce lugubre.
Come accidenti
avrà fatto a capirlo? “Ehi, lo fai sembrare una
condanna!” esclama sorridendo. “Non è colpa mia se
vago su questa terra da un po', sto simpatico alla gente e nessuno mi
è mai corso dietro armato di fiaccole e forconi!”
Caroline si morde
le labbra per non sorridere. “Che cosa vuoi da me?”
“Niente. Non
credi che il nostro incontro sia stato casuale?”
“No.”
Dragan la fissa
stringendo gli occhi. “Sei sempre così scostante e
malfidata?”
“Ho i miei
buoni motivi” mormora sentendosi un po' stupida a porre tutto
quel muro fra loro. E' simpatico davvero e la battuta non era niente
male.
“Mi piace
incontrare altri vampiri, ci si racconta sempre un sacco di aneddoti
interessanti. Ma se non vuoi... estranei come prima!”
Caroline si
rilassa un po' e smette di stritolare la cinghia dello zainetto. “Non
è colpa tua. Non sono molto socievole al momento.” Il
momento dura da otto anni.
“Ricominciamo
da capo?” domanda allungando la mano. Caroline la fissa
dubbiosa e distoglie lo sguardo.
“Wow,
proprio scottata...”
“Sai
com'è... gli affidi il tuo cuore e loro lo calpestano”
borbotta incrociando le braccia sul seno.
“E' la
vita.”
“Ma noi non
siamo vivi.”
“Parla per
te” mormora con un altro sorrisetto “e studia le
didascalie. La verità spesso si cela nei dettagli”.
***
Caroline stampa la
relazione e la inserisce in una cartellina. Quel tipo assegna anche i
compiti in classe! Sperava fosse finita l'epoca del liceo, invece
eccola lì, di nuovo china sul dizionario dei sinonimi e
contrari.
Phoebe è
seduta sul divano con un enorme ciotola di gelato sulle gambe,
concentratissima sul suo telefilm preferito. Non le ha chiesto
neppure come è andata la giornata, le ha solo passato un
cucchiaino. Peccato avesse lo stomaco chiuso e l'impellente bisogno
di restare sola. “C'è rimasto un po' di gelato?”
domanda a bassa voce.
“Certo.”
Caroline
si avvicina compiendo un gesto che la lascia senza parole. Le si
rannicchia contro, come se fosse davvero sua madre.
Phoebe
le accarezza i capelli meccanicamente. “Come è andata
oggi?”
Caroline scrolla
le spalle, la testa sulle sue gambe. “Aspetto la pubblicità
per raccontartelo.”
“Mi
passi una caramella?”
Caroline
le porge il barattolo quasi vuoto “l'ho riempito due giorni fa.
Hai carenze affettive?”
“Al
contrario, mi sono sbarazzata del mio ex marito. Ho festeggiato!”
Questo vuol dire
che non avrà più il vecchio Melkart fra i piedi?
Evviva! Caroline solleva silenziosamente le braccia in cenno
di esaltazione e torna ad accucciarsi sul divano, stavolta in
posizione eretta. La guarda di sottecchi, indecisa se metterla al
corrente o meno della novità. “C'è un vampiro
nella facoltà” annuncia sperando in un moto di sorpresa.
Phoebe si limita a guardarla. “Si chiama Dragan - qualcosa. È
il mio professore di storia finanziaria.”
Lo sguardo della
donna si illumina. Sorride. “Dag! Non lo vedo da anni! E' un
simpaticone, fa morire dalle risate! Ha ancora quel culo da urlo?!”
Caroline alza gli
occhi verso la frangetta. Quella donna è terribile. “Sì.”
“L'hai
notato, eh?” sogghigna maliziosa.
“Tutta la
facoltà l'ha notato. Sembra che l'università non paghi
abbastanza e sia costretto a comprare solo jeans sdruciti...”
Phoebe scoppia a
ridere di gusto mentre Caroline sorride e torna subito seria. “Da
dove viene?”
“Dall'estremo
Nord della Norvegia. E' un Normanno...”
“E quanti
migliaia di anni ha?”
Phoebe solleva le
spalle e cambia canale. “Come sta Laura?”
“Non stanno
più insieme.”
“Avete
chiacchierato.”
“Mi ha
abbordato in classe e mi ha invitato a cena con... Lutoin... che a
quanto sembra è il vero nome di Luka.”
“Ailenach
Lutoin” rettifica sicura della pronuncia. “Mi dispiace
per Laura, erano così carini.”
Caroline capisce
che non caverà un ragno dal buco. “Perchè cambi
sempre discorso quando lo nomino?”
Phoebe non
risponde, si limita a smorzare la tv.
“Una volta
gli volevi bene, cosa è successo...”
“Ti ha
lasciato morire” mormora guardandola negli occhi. “Era
lì, poteva impedirlo e non ha mosso un dito per aiutarti.”
Caroline
sbianca e diventa verdognola un attimo dopo. Sta per vomitare sul suo
bellissimo divano. Era presente il giorno in cui aveva ceduto
stupidamente al fascino di Louis. Sa cosa è successo fra loro?
"Perchè non me l'hai detto?"
"Per
evitare questa reazione."
Caroline
la guarda incredula. "Grazie tante!" esclama con gli occhi
lucidi e la voce strozzata. Schizza verso la camera da letto ficcando
portafogli e cellulare nella prima borsetta a portata di mano.
Phoebe ode la
porta sbattere e resta a fissare il monitor LCD 32 pollici contando
fino a dieci. Le passerà, prima o poi.
***
Non
ci credo. Non può essere vero!
Luka
non l'avrebbe lasciata morire senza intervenire! Caroline è
scioccata e non riesce a concentrarsi su nient'altro. E' assurdo!
Louis si era preso una scarica di proiettili di legno per proteggerla
e le aveva addirittura proposto di essere la sua compagna per
l'eternità! E' una menzogna di Phoebe. Digita un messaggio che
tweeta nell'etere informatico e finisce in un HTC nero e monolitico
di ultima generazione. E' l'unico numero che possiede. Il gestore
dice che è ancora attivo.
Caroline
aspetta inutilmente la risposta e fissa il cellulare come una pazza.
La gamba dondola istericamente sul trespolo su cui è
appollaiata, il locale diffonde musica ad altissimo volume e il suo
drink è ancora intatto. Lo butta giù di colpo
ordinandone un altro e facendo sgranare gli occhi a barista. Continua
a guardare il cellulare che resta muto. No, non può restare
lì! Deve prendere il primo aereo per la Romania e...
“Ciao,
matta!”
Caroline
trasale e quasi cade dalla sedia. Dragan la raddrizza al volo, prima
che voli a terra poco signorilmente. “T'ho spaventato?”
“Non
si arriva alle spalle della gente così!” urla
sovrastando il rumore della musica “che cavolo ci fai qui?”
“Sono
con i miei amici!”
“Tzè!
Non raccontare cazzate, mi stavi seguendo!”
Il
vampiro alza gli occhi al cielo e scuote la testa “va be... fa
come ti pare...”
Caroline
schizza verso l'uscita lasciando la borsetta sul bancone.
“Sciroccata”
borbotta a bassa voce. “Torno subito” urla in direzione
di un branco di loschi figuri ubriachi fino alle orecchie. E'
schizzata. Deve essere morta da poco.
In ordine. Vai
a casa, fai la valigia, prenoti un aereo per domattina...
accavolo, dove la prende la carta di credito per pagare il volo?!
Dovrà chiederla a Phoebe e lei rifiuterà! “Merda!”
esclama battendo un piede a terra. Abbassa il braccio per prendere il
cellulare dalla borsetta e si accorge di non averla più.
Un'altra parolaccia e si affretta a tornare verso il locale. A
quell'ora l'avranno bella che rubata!
Dragan esce in
strada, strofinando un dito nell'orecchio. La musica a quel volume è
un po' una dannazione per loro. Guarda a destra e poi a sinistra, la
borsetta di Caroline stretta in una mano. Andiamo a naso.
Caroline
sospira, infila le mani in tasca e si appoggia al lampione che la
illumina. A quest'ora di borsette ce ne troverà tre. E poi
dove credeva di andare, senza un piano preciso in mente?
“Cerchi
di arrotondare la serata?”
Non
è possibile! Caroline alza gli occhi sul suo professore di
storia finanziaria, vede la borsetta ciondolare dalla mano e la
prende con un gesto minuscolo di ringraziamento. “Ho provato ad
alzare un paio di clienti ma ho gusti piuttosto difficili”
scherza osservando il display del cellulare tristemente vuoto di
telefonate o messaggi. Caroline storce il naso e struscia un dito
sugli occhi. Un momento dopo sente una mano pesante strofinarle i
capelli. Possibile che quei tipi siano tutti così paterni?!,
si domanda allontanandolo con un gestaccio. “Stammi lontano.”
“E'
più forte di me, se vedo una donna piangere mi commuovo...”
“Non
farlo.”
“Allora
smetti di piangere.”
La
sua voce è gentile e Caroline si accorge di avere le guance
bagnate. Ci passa sopra il dorso delle mani con tutta la dignità
di cui dispone.
“Ti
accompagno a casa?”
“No”
borbotta. Non ha alcuna voglia di andare a casa. “Dove sono i
tuoi amici?”
“Dentro
a fare baccano. Sono simpatici, ti piaceranno.”
A
Caroline non interessa stringere amicizia. Ha solo voglia di perdere
tempo in giro in cerca di una soluzione. Annuisce e lo segue nel
locale, sempre tenendolo a debita distanza. Quando le cede il passo,
Caroline gli tiene gli occhi puntati addosso e solo nella confusione
abbassa la guardia dandogli le spalle. Si trova davanti un muro di
persone alterate e la musica la confonde quel tanto che basta a farle
perdere la concentrazione. Dragan l'afferra alla vita e la sposta con
decisione a sinistra, incuneandola verso il gruppo di amici. Ha le
mani bollenti e Caroline sente il torace che le struscia sulla
schiena costringendola ad irrigidirsi.
“Sono
un branco di zotici, non badare a quel che dicono” grida nel
suo orecchio per sovrastare la musica. “Credono che il giovedì
si rimorchi di più perché è la serata libera
delle ragazze.”
Caroline
chiude gli occhi per un istante. Ha sentito di nuovo il riverbero.
Ha visto il mare e il cielo grigio piombo quando si è
chinato su di lei. Giusto, il week end è riservato ai
fidanzati. Ma se ne avesse uno, non guarderebbe certe cose.
“Carol?”
Caroline apre gli
occhi quando ode il suo nome. Dragan la sta scrutando come se fosse
un animale raro e curioso. Voltata dalla sua parte non può
sentire il calore del respiro che si confonde con l'afosa atmosfera
del locale. E' stordita e riesce a pensare solo che Luka l'ha
lasciata morire senza impedirlo.
“Che c'è,
piccola?” mormora e Caroline lo sente in mezzo a tutta la
confusione e il frastuono che li circonda. Il mento le trema e gli
occhi si riempiono di lacrime. “Non c'è sempre l'happy
end...”
No, non
piangere... non... porc! Dragan odia vedere le donne piangere.
Gli fanno lo stesso effetto dei gattini abbandonati sotto un
acquazzone! Le strofina pesantemente la nuca cercando di scacciare la
visione di quegli occhioni umidi e poi l'abbraccia, mormorando un
'non dirlo a me.'
Caroline è
triste ma sente di nuovo il suo corpo reagire alla presenza di
quell'uomo. Dimentica troppo spesso che è un vampiro. Quando è
a lezione, è solo un docente come gli altri. Poi, quando sta
per abbandonare l'aula e la guarda per una frazione di secondo, ode
di nuovo il rumore delle onde nelle orecchie. E' sempre l'ultima ad
andarsene. Il loro cammino non si divide prima di cinque metri
abbondanti. Dragan sa che lo sta studiando, ma non rallenta mai il
passo, non si volta mai e quando lei va a destra e lui a sinistra,
sente finalmente la tensione alla nuca allentarsi. L'anello non ha
più dato cenni di vita. Chissà perché.
“Ti accompagno a casa?”
Caroline scuote la
testa e si guarda attorno, il muro di persone la fa sentire ancora
più sola di quello che è in realtà. Gli pianta
gli occhi nelle pupille nere. Quell'uomo fa sbavare tutte le ragazze
del corso. Se sapessero che la sta abbracciando...
Dragan le
accarezza il viso con il dorso dell'indice. L'effetto gattino bagnato
è svanito ed è tornata in se. Le alza il mento con un
gesto gentile. “Sicura?”
Non è
normale che un perfetto estraneo compia dei gesti così intimi
con tutta quella noncuranza. Come non è normale che lei sia
così a suo agio da non volere che smetta. L'anello manda un
bagliore accecante, ma forse è solo la luce di un riflettore
che lo colpisce.
Dragan segue il
suo sguardo e gira la mano sinistra a sua volta. Quella ferraglia
è indemoniata! “Chiamiamo un esorcista?”
domanda con un sorriso preoccupato mostrandole l'anello che
risplende. E' rimasta a bocca aperta anche lei. “Non l'ho mai
visto accadere prima d'ora.”
“Neanche
io.”
“Dove l'hai
trovato?”
“Nel baule
della strega che l'ha incantato... credo.”
“Mrgh...
streghe! Ti fanno quella cosa al cervello... brrr!” esclama
abbassando la mano.
Caroline continua
a guardare il riflesso, rapita. Un calore piacevole sale lungo in
braccio espandendosi dentro di lei. “Lo senti?”
La vampata di
calore neanche fossero ai Tropici?! “Sì...”
“E'
bellissimo” ansima godendosi la sensazione. Un ballerino
inopportuno la urta, Caroline gli finisce di nuovo addosso e quando
lo tocca, il piacere raddoppia d'intensità.
La sua espressione
illanguidita e sognante ha tutto un altro effetto su di lui, ora. E'
attrazione fisica allo stato puro. Altro che amore! Strappa
via l'anello infilandolo in tasca ma la sensazione non si
affievolisce, ne smette di pulsare. Stringe le dita e le rilascia più
volte. “Toglilo” le ordina con voce roca. “Carol,
togli l'anello.” Sta parlando a vuoto. Caroline continua a
fissarlo rapita. Non muove un muscolo quando il vampiro glielo
sottrae con un gesto brusco. Alza lo sguardo su di lui, il viso
languido di una donna che vuole essere baciata. “Perchè?”
Questi affari
hanno qualcosa di strano, pensa aprendo bocca e richiudendola
dopo un istante. Ce l'ha tutto lì, sulla punta della lingua.
Caroline sente le
labbra schiacciarsi contro le sue, aprirsi per accoglierlo e
assorbirne il sapore. E' stordita ma può sentire i centri del
piacere - in sciopero da secoli - riattivarsi uno alla volta.
Le sue dita si
piegano attorno alla chioma, le ciocche si tendono dietro la nuca
esponendo il collo. Caroline sente la scia umida delle sue labbra
finire sulla gola, baciarla e la testa piegarsi da una lato. Se la
tocca in quel modo, le fa dimenticare chi è e il motivo per
cui deve restarne lontano.
Dragan la sta
baciando dietro l'orecchio sinistro. Anche attraverso il frastuono
può udire i suoi gemiti eccitati. Ha un profumo paradisiaco e
sente l'istinto del vampiro prendere il sopravvento e i canini
graffiarle la pelle. Apre la bocca tastando i denti con la lingua e
poi serra la labbra tentando di tornare in se. Anche se in realtà,
il vero io di un vampiro è fatto di voglia omicida.
Caroline sta ricambiando il suo abbraccio con più foga di
prima. Si stanno trasmettendo eccitazione a vicenda. I polpastrelli
vengono sostituiti da unghie. Qualche istante dopo, Caroline sente il
respiro interrompersi. L'urto contro la superficie solida alle sue
spalle la strappa dal piacere offuscante solo per un breve attimo.
Dragan le sta dicendo qualcosa che non ha alcuna voglia di
interpretare e mettere in pratica.
“Caro, è
l'anello... toglilo...” ansima baciandola lungo tutto il viso.
Le sue mani vagano
sotto la camicia fino alla cintura e tentano di infilarsi sotto di
essa. “L'hai preso tu...”
Oh... è
vero... pensa facendo cadere la spallina del vestito lungo il
braccio sinistro.
Caroline gli
infila le dita fra i capelli e lo spinge contro di se. Ha perso il
controllo e non ha alcuna voglia di ritrovarlo, neppure quando sposta
il tessuto intriso di eccitazione strappandole un gemito. No, così
è troppo... è... dio...
E' umida, calda e
vischiosa e quasi impossibile dominarla. Il suo corpo non gli da
alcuna via d'accesso. Non subito, ci vuole qualche altro bacio per
ammansirla e abbatterne le difese. Una fiammata di calore violento e
stordente la attraversa nell'attimo in cui riesce a conquistare
l'angolino inaccessibile. Caroline gli nasconde la testa contro e
ringrazia il frastuono della musica che smorza il suo grido.
E' troppo facile
prenderla ora. Dragan la tiene contro di se quando la sente gridare
ancora, la bocca affondata contro il torace e le braccia che lo
stanno stritolando. La tiene stretta finché non smette di
tremare e la presa si fa languida e quasi inesistente. La testa
ciondola sulla sua spalla mentre le accarezza la schiena. Ha gli
occhi chiusi ma il cuore batte ancora a precipizio e sente la sua
erezione premerle contro. Gli infila una mano in tasca, lo sfiora
sentendo i muscoli delle braccia indurirsi e il torace gonfiarsi
quando prende un respiro profondo, estrae l'anello e chiude il pugno.
“Grazie...” bisbiglia nel suo orecchio. Dragan la
trattiene per una mano finché le dita non si sciolgono una ad
uno. Gli occhi bluastri in quel momento sembrano quasi neri. La sta
guardando in modo diverso ma Caroline non se ne accorge. La sua testa
ha traslocato su un altro pianeta.
***
Ferraglia
indemoniata. Ora che non c'è, non fai più tanto casino,
eh? Dragan lancia l'anello nel cassetto della scrivania e lo
chiude con un tonfo. Per 190 anni non gli ha dato alcun problema –
ha fatto l'oggetto inanimato come è nella sua natura –
e ora, proprio ora che ha incontrato una ragazza carina, comincia a
fare il matto.
Dragan la vede a
lezione ogni mattina – sempre sul fondo dell'aula a
chiacchierare con le amiche e a prendere appunti in fretta e furia
durante le spiegazioni – la incontra nei corridoi mentre
scarabocchia sul quaderno con le cuffie nelle orecchie, persino nella
caffetteria all'ora di pranzo. Caroline ordina sempre un tramezzino
al tonno, acqua frizzante e un fior di fragola. Sarà stato
quello ad attirare la sua attenzione? O il sorriso che le illumina
gli occhi quando il cassiere le porge il resto? No, era proprio il
fior di fragola. Rosa e panna su labbra rosse. E il suo modo di
evitarlo. E' l'unica ragazza di tutta l'università che cambia
strada quando lo incontra. Dragan non sa perché la vuole,
forse per tutti questi motivi. O forse nessuno di loro. La sua
decisione è illogica e irrazionale. Prova quell'insana
passione che corrompe tutti gli uomini, in un momento random della
loro vita. Vuoi essere il massimo per lei, vuoi darle tutto quello di
cui ha bisogno e che ha sempre cercato. Una di quelle cose che stanno
scritto sui suoi libri, senza tutta la parte degli sbaciucchiamenti e
delle romanticherie varie. Dragan mugugna riaprendo il cassetto, gira
l'anello fra le dita e lo scruta per un po'. Non ci sono scritte
all'interno, ne formule magiche, niente. “Il mio tessssoro”
ridacchia infilandolo al dito. 'mbecille, sussurra a se stesso
afferrando un pacco di fogli.
***
L'orario di
ricevimento è passato da un pezzo. Caroline bussa e senza
attendere risposta, si infila nell'ufficio, chiudendo la chiave a
porta. C'è odore di sigarette e caffè. Libri
accatastati uno sull'altro, fogli sparsi ovunque e una manciata di
matite a cui fare la punta. E' esattamente quella l'occupazione del
vampiro al momento. Gira lentamente il temperino attorno alla matita
Faber Castel e la guarda stupito. No, stupito non è la parola
giusta. Incredulo? Allibito? Caroline resta sulla porta, le mani
strette su un libro davanti allo stomaco. “Posso avere una
spiegazione?”
Come no. Puoi
anche sdraiarti nuda sulla scrivania, pensa passando alla seconda
matita. Prima era tutto un popipop di luci e dopo un popipop di
ormoni arrazzati e ora viene a chiedergli spiegazioni sulla materia.
“Certo, siediti” mormora riponendo le matite in un
bicchiere colorato e gettando gli scarti del cestino.
Caroline dondola
sulle gambe e poi decide di sedersi sul bordo della sedia. Di solito
sorride sempre... è per quello che le ragazze lo adorano.
Oltre al naturale fascino vampiresco. Ora è serio e il
suo atteggiamento freddo, dopo il fatto del locale, la
disorienta. “Mi capita di udire un riverbero quando sono
vicina a qualcuno di voi. Con alcuni è più forte di
altri...”
“Oh. Una
spiegazione in quel senso.” Ha completamente cancellato
l'avvenimento. Lui ce l'ha ancora tatuata addosso. “Fico,
continua.”
Fico. “E'
come se la voce formasse delle immagini nella mia mente... sono da
ricovero?” domanda sempre più rossa in volto. Regge come
scusa? Non ne aveva un'altra per presentarsi lì.
“Na”
borbotta sistemando un faldone di fogli “che cosa vedi?”
“Il mare.”
Dragan la guarda
stupito. “Le hai prese le pasticche che ti ha prescritto il
medico?”
“Non sono
matta, mi capita solo con i vampiri. Conosco la loro storia senza
bisogno di morderli!”
“E' una
figata di potere, goditelo” esclama allegro.
Mai incontrato un
Anziano inutile prima d'ora. “Grazie dell'aiuto!”
borbotta malmostosa voltandosi per aprire la porta. Caroline
percepisce uno spostamento d'aria e si irrigidisce.
“La scusa
regge, ora dimmi la verità. Perché sei qui?”
Caroline ingoia,
tornando ad appoggiarsi all'uscio. Si morde le labbra, sistema i
capelli dietro le orecchie e si schiarisce la voce. “Io... non
mi comporto mai...”
“Neppure io”
mormora avvicinandosi. “Non sarai mica venuta a scusarti
per...”
Essermene
andata,
pensa con una mezza occhiata. “Più o meno...”
Caroline strofina il collo a disagio. Non riesce ad allontanarsi da
lui ed è una sensazione che lei, maniaca del controllo, non
può dominare. Ha passato il sabato e la domenica a pensare
all'evento. Sono
due notti che non ci dorme. “Mi hanno raccontato
una storiella” mormora cambiando argomento. “Sembra che
nessuno di voi riesca a resistere ad una damigella in
pericolo...”
“Dipende
dalla taglia di reggiseno. Pericolo o no, siamo uomini, siamo
cacciatori - nel vero senso del termine - e ci piace aiutarvi. Che
c'è di male? Sono femminista. Adoro le donne, sono creature
meravigliose. Chi altro potrebbe sanguinare cinque giorni senza
morire?”
Caroline
si strozza con la saliva e arrossisce.
“Siete
adorabili, piene di problemi, di strane convinzioni e manie... gli
uomini non sono così, sono di una noiosa linearità. Con
una donna non sai mai cosa ti aspetti.”
Paroliere.
“Un'altra
volta mi hanno detto che siete possessivi, arroganti e viziati.
Quando vi mettete in testa una cosa, non pensate ad altro finché
non la ottenete...” Caroline lascia in sospeso le parole fra
loro. Si è resa conto solo in quel momento che il suo discorso
ha due obbiettivi: capire il comportamento di Luka e scoprire se si è
cacciata in un guaio... dopo... il
fatto del locale.
Dragan stringe un
poco le palpebre e incrocia le braccia, appoggiandosi alla scrivania.
“Non stiamo più parlando della stessa cosa.”
“Perchè
ti sei sposato?” domanda di punto in bianco spostando la
frangetta dagli occhi.
“Lei mi dava
tutto ciò di cui avevo bisogno... almeno finché non se
n'è andata.”
E' una cosa
bellissima, a lei non hanno mai detto nulla del genere.
“Perchè
continui a cambiare argomento?” domanda sedendosi sul tavolo e
dondolando le gambe.
Caroline osserva
la sua postura un po' troppo a lungo. “Forse perché non
ho le risposte...”
“Ti faccio
io, una domanda” mormora con gli occhi fissi nei suoi “perchè
mi hai ringraziato?”
L'ha presa in
contropiede. “E' importante?”
“E' il tuo
modo di eludere la domanda?”
“Sì.”
“Ti va di
andare a caccia?”
Non caccia più
in coppia da una vita. “Insieme?”
|
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Capitolo 3 *** Il nodo gordiano ***
La caccia. Sono
passati molti anni da quando andava a caccia con Damon nei boschi di
Mystic Falls. La campagna toscana è piuttosto vasta e
rigogliosa. Si celano molti predatori e prede al suo interno. Anche
quella sera è uscita senza salutare Phoebe. Non le rivolge la
parola da tre giorni, ne lei la incoraggia a farlo. Sa per certo che
nel suo cuore cova rabbia e risentimento. Caroline vive le passioni
umane con la stessa intensità e ferocia di quando era viva. Ma
ora basta poco perché un pensiero doloroso svanisca come la
notte all'alba. Ha forse imparato a spegnere i sentimenti? Oppure a
dare la giusta importanza ad ognuno di essi?
Ora è ferma
sul prato, in attesa. Indossa abiti comodi, neri, elasticizzati. Il
tramonto è stato lento ed infuocato, le ha riempito la vista
di arancione e violetto prima di inabissarsi al di la delle colline.
Caroline è inquieta come una vergine la prima notte di nozze.
Tormenta la felpa gualcita sulle maniche, il collarino le cinge la
pelle, la verbena arrossa la cute. Un po' alla volta, aveva
detto Damon. Da al tuo corpo il tempo di abituarsi. All'inizio
farà male ma dopo sarà più facile gestire il
dolore ustionante alla gola.
All'inizio fa
sempre male. La sua nuova vita, i sogni di vetro opaco e sporco che
la trafiggono nel dormiveglia, così vivi da sembrare reali.
Così reali da essere ricordi. Untuosi, spessi,
violenti. Nauseanti. All'inizio non facevano male. La consapevolezza
è venuta dopo. Dopo è stato peggio.
Caroline ha un po'
paura a cacciare insieme a lui. Quando compare, silenzioso
come una pantera che aggira la preda per capire qual è il suo
punto debole, Caroline trattiene il respiro, non scioglie la
posizione rigida che ha assunto e i piedi sembrano diventati tutt'uno
al terreno.
Dragan la
affianca, lezioso come un gatto che calpesti un terreno che gli è
proprio, sfrontato e sferzante. Il suo volto è in ombra,
nessun luccichio che ne ravvivi gli occhi, nessuna lama di luce a
sfiorare il volto perfetto.
E' bellissimo,
come tutti i vampiri. Perfetto e immortale. Quando la guarda,
Caroline sente l'inquietudine aggredirle le membra, ricorda le sue
labbra sul collo – così orribilmente arrossato e
sofferente, ora – ricorda il dolore minuscolo che l'ha
attraversata quando l'ha riportata al mondo e deglutisce, illudendosi
di sentire il suo sapore in bocca.
“Umani o
animali?”
Quando parla,
sembra che tutta la campagna si fermi ad ascoltare.
“Animali”
risponde e il mondo riprende a scorrere, l'erba torna a piegarsi al
vento leggero, le formiche si annidano sotto le rocce per dormire e
resta solo il battito del suo cuore a violare il silenzio.
“Cosa c'è
in palio?”
Me,
risponde a se stessa. Se vorrai, avrai me. “La vita.”
Dragan si avvicina
al suono del suo respiro che cambia. Le accarezza il viso con la
stessa dolcezza con cui l'ha accarezzata al locale, solleticandola
finché non chiude gli occhi, stordita. Riprova quella pienezza
irritante perché imperfetta e incompleta.
“Spogliati...”
sussurra le labbra sulla tempia destra, le braccia che le circondano
la vita.
Caroline freme
lasciando sfuggire un gemito. “Perchè?”
“La preda,
di solito, è nuda...” risponde scivolando lungo la
guancia fino alle labbra seccate dal vento ma calde come fornaci
ardenti.
Caroline si lascia
baciare, inebetita dalla richiesta, immobile come un albero nel
terreno. Sta ponendo una domanda a se stessa.
“Prima la
cena” le concede tirandosi indietro, soggiogato dalla sua
stessa audacia.
“Sì”
risponde, rispondendo a due domande.
***
La caccia al cervo
è stata violenta e passionale. Le è quasi dispiaciuto
toglierle la vita – era una femmina ed era incinta – ma
poi ha pensato alla legge del più forte. Non hanno avuto pietà
con lei. Perché deve averne?
Dragan l'ha
lasciata sfogare finché non ha abbrancato la preda. Ha
condotto il gioco e il cervo nella tana del serpente. Quando Caroline
gli ha affondato i denti nella gola, ha sentito il cuore dell'animale
impazzire di paura e fermarsi un po' alla volta. Quando ha smesso di
succhiarle il sangue, piangeva per quello che aveva fatto.
Ora è
sovraeccitata e nervosa. Ha cacciato il cervo mentre Dragan cacciava
lei. Più di una volta è inciampata con l'intento di
farsi prendere. Lui ha capito e ha deviato i suoi sforzi
sull'animale, prostrandola di frustrazione. “Prossimo
obbiettivo?”
“Non sei
ancora sazia?”
Le sue parole sono
maliziose, solleticanti. “No...” sussurra lasciando
scivolare lo sguardo sulle braccia e sul torace. La saliva si
accumula in bocca, costringendola ad inghiottire. Sangue e desiderio.
Sposta lo sguardo sul cervo morto e accenna un passo laterale. I
capelli neri risplendono nel buio. Vuole affondarci le dita dentro.
Di nuovo. Mentre lui affonda dentro di lei.
“Comincia a
scappare.”
Caroline assorbe
la frase e lo guarda battendo piano le palpebre.
“Ti manca un
po' stare dall'altra parte.”
“Ci sono
stata fin troppo...”
“Non nel
modo giusto.”
La sua voce le
sollecita i lobi delle orecchie come le labbra di un' amante
raffinato. “Vuoi affondarmi i denti nel collo?”
Dragan si
avvicina, fin quasi a sfiorarla. “Sono un cacciatore magnanimo,
non ti toglierò la vita. Ma se ti prenderò, farò
quel che vorrò di te” mormora osservando le ciglia
fremere di piacere.
***
Caroline ha perso
il conto delle ore. Ad ogni passo lo sente sempre più vicino
ma quando si volta non c'è nessuno e ora ha davvero paura e si
sente come il cervo, poco prima di essere... “ah!”
Caroline geme quando le balza addosso e la fa cadere a terra. Rotola
sull'erba e si ferma un metro più avanti, proteggendo il
collo.
Un collarino
protettivo? Non ci aveva fatto caso. Riconosce l'odore di verbena
nella parte in pelle delle decorazioni, lo solleva e scopre la cute
arrossata al di sotto di esso. “Per me? Non dovevi...” lo
slaccia e lo getta da un lato restando accucciato su di lei.
Caroline non
reagisce. Sente le dita scivolare sulla pelle liscia e sottile, fino
al mento e poi di nuovo giù e su, finché non le afferra
il collo e stringe la mano attorno.
“Se operi in
modo giusto, bastano pochi secondi per far svenire una persona.”
Caroline resta
immobile aspettando che prema quel tanto che basta per mandare il
cervello in carenza di ossigeno.
“Sei
fortuna, con noi non funziona” mormora allargando le dita.
“Ok...”
sussurra col batticuore.
“Hai avuto
paura?”
“Sì...”
“Bene, ti
mantiene reattiva. Perché ti sei lasciata prendere?”
“Mi hai
colto di sorpresa...”
“Davvero?”
Dragan sorride e si piega su di lei. “Ora posso fare tutto
quello che voglio di te...”
Caroline artiglia
l'erba sotto le dita, ne strappa una manciata e gliela getta in
faccia. Il vampiro si limita a soffiare via i fili verdi. Un gesto
istintivo. Ha avuto paura di lui. Il desiderio è un sentimento
difficile da imbrigliare. Servono le giuste redini. Lente non
conducono da nessuna parte. Tirarle troppo è un errore. Domare
con la forza chi si offre così spontaneamente, un atto
assolutamente crudele e non necessario. Dragan le afferra le mani e
le porta sulla sua testa sentendo il seno gonfiarsi. Sta trattenendo
il respiro ma è morbida come una gattina. Le accarezza i polsi
scivolando lungo le braccia nude. Brividi, gemiti che si perdono nei
recessi della gola. Il suo sguardo è languido e supplicante.
Dragan le solleva la nuca sfiorandole le labbra. Sono calde e umide.
Le sue mani si infilano fra i capelli, lo tirano verso di se. Lo
circonda con una gamba, spinge il bacino contro di lui. Dragan si
distacca e la osserva, sotto la pallida luna celata dagli alberi.
Scivola, schiacciandole il pube contro. La schiena si inarca sotto le
sue mani, la gola non più arrossata si scopre invitante. “Non
lo farò” mormora accarezzandole lo stesso la pelle con
le labbra e la lingua.
“Perchè
no...”
“Il morso
deve essere diverso...” sussurra e le membra si irrigidiscono e
il corpo si ribella attraversato dall'inquietudine scatenata dalla
sue parole. Caroline cerca di spingerlo via, in preda ad un illogico
terrore. Geme, la gola strozzata di paura e gli occhi di nuovo
lucidi. Ha sentito qualcosa che prima non aveva mai udito provenire
da lui. Ricorda. Uomo, vampiro e Anziano. La combinazione
peggiore. Il desiderio si è diluito in paura. Ricorda un
sogno sporco di luci violente. Lo spinge via, zoppicando lontano da
lui. La caviglia le fa male. Ha inciampato davvero prima che la
prendesse.
Dragan è
seduto a terra e la guarda. Ha il volto accigliato di chi non ha
capito e teme di non capire.
Caroline fa finta
di niente. Scrolla la terra dal fondo schiena e ha le foglie nei
capelli. “C'è un fiume da queste parti? Un
fiumiciattolo, una fontanella....”
“C'è
un mare intero.”
Il mare. Non lo
vede da una vita. Da quando l'aveva attraversato correndo per tornare
a Mystic Falls da Parigi. Quando arrivano sulle coste sabbiose,
Caroline sente un riverbero fortissimo nella mente. Rabbrividisce e
si stringe nei vestiti. E' la sua vicinanza, pensa quando
Dragan le si affianca e si siede sulla sabbia. È notte e c'è
la luna piena, il cielo è sgombro di nuvole e puntellato di
stelle. Molto bello e molto romantico. Caroline scalcia le
scarpe e si toglie la felpa e i pantaloni. Ha dimenticato la paura
che l'ha abbrancata cinque minuti prima. Sbircia il suo compagno con
la coda dell'occhio. “Vieni con me?”
Dragan scuote la
testa, continua a rigirare fra le dita un pezzetto di legno trovato
sulla sabbia e traccia geroglifici arzigogolati fra le gambe piegate.
“Caro...”
Caroline si
inginocchia a poca distanza, osservando l'acqua.
“Perchè
non mi racconti la tua storia?”
Caroline si
allontana verso l'acqua con il cuore dolente. Non ha risposto. La
ferita fa male, ci struscia le nocche sopra fino ad arrossare la
pelle. Nuota per un po' per non pensare, l'acqua è nera e il
cielo cupo non le alcun punto di riferimento. Assapora la sensazione
di essere persa e irrecuperabile, prende un respiro e va a fondo. Ode
un suono strano sul fondo del mare. Un sibilo, un bisbiglio. Il
minuscolo rumorino delle molte vite che lo abitano. È
affascinata. Non ha mai frequentato molto il mare, ma ne è
sempre stata attratta. Caroline nuota per un bel po' senza mai
tornare a galla. Ha quasi voglia di restare lì per sempre.
L'acqua si muove in fondo ai suoi piedi. Caroline gira la testa, i
capelli si agitano come quelli di una sirena dei film disneyani e un
istante dopo, qualcuno la riporta a galla. Caroline tossisce quando
prende una boccata d'aria e capisce di essere arrivata al limite. I
polmoni le fanno male.
“Sei sparita
da più di mezz'ora, pensavo fossi annegata!”
“Non me ne
sono accorta” tossisce sconquassando i polmoni. “Va
tutto... coff … bene...”
“Eh,
proprio! Hai la tendenza all'autolesionismo!”
“E tu hai la
sindrome del principe azzurro!” ribatte quando le sposta i
capelli dietro la testa e li strizza dall'acqua. È fin troppo
piacevole essere abbracciata in quel modo, anche se le sta urlando in
faccia la sua stupidità. Caroline si abbassa fulminea,
raccoglie una manciata di sabbia e gliela tira addosso.
“Tu...”
Dragan chiude la bocca sputando un po' di sabbia un attimo dopo. “Sei
morta...” un'altra manciata lo colpisce sul petto e in pieno
collo “... sirenetta del cazzo.”
Ops!
Caroline sguscia via con un
tuffo.
E' nel suo
elemento, pensa di passarla liscia?
Le
nuvole hanno coperto la luna e Caroline deve affidarsi ai sensi
vampiro per capire da che parte è la terra ferma e da dove
arriverà il suo assalitore. Sembra di essere in un film con
gli squali. Manca solo il zan zan zan
della colonna sonora. Ha freddo, la pelle d'oca e il reggiseno
struscia i gancetti sulla schiena dolorosamente. Per non parlare
delle spalline, dure come filo spinato. Caroline punta nella
direzione in cui l'acqua si abbassa. Arriva ai polpacci quando sente
un movimento, si volta cadendo sul fondo sabbioso e battendo poco
dignitosamente il posteriore. Affonda la mano sinistra nella sabbia e
gli tira un'altra manciata di sabbia subendo la stessa sorte un
istante dopo. Ride sommessamente, strizzando i capelli “ok, ok,
credo di essermela...” Caroline sputa la sabbia che le è
finita in bocca e negli occhi e sospira “moccioso imperti...”
stavolta non è sabbia ma un'ondata d'acqua. “E dai!”
“Non sono
stato io, si sta alzando la marea.” Allunga la mano per
aiutarla e Caroline l'accetta senza fiatare.
Dragan la
sbilancia e Caroline finisce sul bagnasciuga, rotolando sulla
schiena. Un momento dopo, è sdraiato su di lei con una gamba
infilata fra le sue.
Caroline smette di
sorridere e infila le dita nella sabbia, caricando le 'munizioni'.
Dragan l'accarezza
sulla fronte cercando di non graffiarla con i granellini di sabbia.
Ode il battito del cuore che cresce e il suo respiro diventare
affannoso. “Scusa, sono scivolato” mente con un sorriso
sfacciato.
“Capi...
ta!” Caroline ha un singulto quando si gira portandola su di
se. Ora gli siede a cavalcioni sul bacino, i capelli bagnati e pieni
da sabbia che le spiovono sulle spalle. Dragan si solleva a sedere
con un altro colpo di reni e la tiene stretta contro di se. L'ha
visto in un film, quella scena. Ma i protagonisti erano nudi.
Caroline abbassa la testa, eccitata fino alla punta dei capelli e
sprofondata nella timidezza. Nessuno di loro fa mai quelle cose.
Damon sarebbe stato capace di farlo. Lui era capace di fare molte
cose.
Dragan si sostiene
puntando un braccio a terra mentre l'accarezza sollevandole il mento.
E' eccitato e non fa nulla per nasconderlo.
“Dov'è
l'anello?”
“L'ho
lasciato a casa” mormora sfiorandole il viso. Uno stupido e
puerile tentativo di capire se gli piace davvero o se è
soggiogato dalla ferraglia stregata. “Non ne ho bisogno, dopo i
primi mille anni puoi fare tutto quello che vuoi” sussurra
accarezzandole la labbra. Sanno di sale e sangue.
I muscoli sono
induriti dalla posizione. Non sa definire la sensazione che
l'attraversa nei polpastrelli, le piace e basta. Posa entrambe le
mani sul torace nudo e bagnato e lo accarezza.
“Uhm...”
“Ti
piace...?”
“Molto.”
Dragan la lascia fare e solo quando sente la pressione della bocca
allentarsi, preme una mano contro la sua nuca. Caroline geme a quel
contatto forzato e la pressione sanguigna sale di colpo alla testa
mandandola in tilt. “Fe... fermo...” biascica cercando di
sottrarsi al bacio. Dragan continua ad inseguirla, baciando ogni
centimetro di pelle del viso e del collo, finché non la
sbilancia per la seconda volta e la riporta sotto di se. La stoffa
bagnata dei jeans preme contro l'incavo delle mutandine. Il suo
gemito è un po' troppo forte e spiazzante. Dragan attende che
si esaurisca e poi spinge di nuovo, continuando a muoversi, lento,
oscillante. Sono piccoli gridolini di chi non ha più
autocontrollo e lo esaurisce in un sospiro violento e bagnato di
lacrime. Dragan le solleva la schiena e la stringe a se. Stenta a
credere che sia così sensibile. Il rumore del cuore gli invade
la coscienza, le orecchie e fa scorrere il sangue. Le labbra sono
inerti ma quando le sfiora, si chiudono attorno alle sue finché
non si spostano, serrandosi.
Il respiro sa di
vergogna. Dolce e irritante vergogna. Caroline scivola via fino a
raggiungere il cumulo dei vestiti. Ha paura di se stessa, non ha mai
reagito così con nessuno.
“Non
scappare.”
“Non sto...”
Caroline inghiotte e trattiene contro lo stomaco il tessuto
elasticizzato della tuta. “Devo tornare a casa, è quasi
l'alba...”
“Resta a
vederla con me.”
Caroline si
riveste in silenzio, ignorando la sabbia che le graffia le gambe, il
ventre gonfio e umido, il tremito che la scuote.
Dragan la osserva
come ha sempre fatto. Abbandonarsi è la cosa che le riesce
meglio, ma quando il suo corpo reagisce al piacere e la mente si
perde, non vuole che ammiri la madreperla che la ricopre. Come se
non se lo meritasse, pensa osservando i gesti bruschi con cui si
riveste. “Ti sei mai innamorata?”
Caroline
rabbrividisce fino ai piedi. Se l'è chiesto un sacco di volte.
Era certa di amare Damon, quando erano a Parigi e Luka, prima che
succedesse tutto quel macello...
“Ci stai
pensando da troppo tempo.”
“E tu ti sei
mai innamorato?” ribatte per distogliere l'attenzione da se.
“Sì.
Tre volte.”
Odia chi le
risponde a tono e senza esitazione. “Disse quello divorziato”
mormora tirando su la zip della felpa.
“Io almeno
ho provato, tu sei scappata.”
“Non sono
scappata, sono morta.”
“Una scusa
mai sentita prima. Funziona un po' di più del 'non posso
uscire con te, devo lavarmi i capelli' e ancora meglio del
'stasera no, tesoro, ho mal di testa'. Quando mi racconterai
la tua storia?”
“Mai”
mormora leggera. Finisce di allacciare la seconda scarpa e si
allontana correndo.
Dragan la osserva
sparire in strada, lancia in acqua il pezzetto di legno che ha in
mano e si sdraia sullo stomaco, posando il mento sulle braccia
incrociate. Il nodo gordiano è un uomo del suo passato,
pensa osservando i granellini di sabbia. Il vampiro che l'ha
trasformato o colui che l'ha uccisa. Adora la depravazione della
carne e vuole che sia lui a corromperla. Finché non lo fa
davvero, pensa tracciando un disegno sulla sabbia. Dragan scava
il cuoricino che ha disegnato esattamente al centro e la sabbia si
infila sotto l'unghia. Beh, ha tutto il tempo per farle cambiare
idea. Il tempo non è mai stato nemico, decide
assaporando il sole sulla pelle.
***
Phoebe solleva i
vestiti umidi e pieni di sabbia con un moto di perplessità.
Macchie scure rapprese costellano il tessuto. Ne riconosce l'odore: è
sangue di animale. Le scarpe da ginnastica, una volta immacolate,
sono infangate, insabbiate e insanguinate a loro volta. Le ha
nascoste in un sacchetto della spazzatura. Le era sembrato di aver
udito lo scrosciare della doccia, ma non aveva prestato molta
attenzione. E' andata a caccia senza dirle nulla. “Tesoro, sei
finita in un episodio di Dexter?”
Caroline è
seduta sul letto avvolta dall'asciugamano. La pelle asciutta odora di
rosa e vaniglia. Ha i capelli ancora bagnati.
“Tesoro?”
La porta è socchiusa, la spinge piano con i polpastrelli.
“Sono andata
al mare” mormora pettinando le ciocche con le dita. “Ho
cacciato e ho fatto una nuotata...”
Phoebe la guarda
attentamente. Segue i movimenti lenti delle mani, le gambe piegate,
la schiena appoggiata al cuscino. Ha il suo diario accanto. La penna
posata sulla copertina. “Sei andata sola?”
Caroline scuote la
testa piano, il busto si inclina. Abbraccia le gambe e posa la testa
sulle ginocchia.
“Sei andata
con lui?”
Caroline annuisce
con lo sguardo offuscato dal ricordo del momento in cui ha perso se
stessa. Il piacere violento che l'aveva vinta. Il modo in cui l'aveva
guardata.
“Gli hai
proposto tu di andare a caccia?”
“No, è
stato lui...”
Phoebe fissa il
vuoto per un lungo istante trattenendo il respiro “ti ha
morso?”
“No....”
Sa riconoscere lo
sguardo di una donna che ha appena fatto qualcosa di proibito.
“Carol... Dag un uomo del Nord. Non è abituato a
mostrare i suoi sentimenti e tu hai bisogno di qualcuno che ti ami
apertamente e te lo dimostri...” azzarda aspettandosi una
rispostaccia che tuttavia non arriva.
Caroline la guarda
con occhi vacui.
“E' l'unico
uomo a cui porti un po' di rispetto... e' una brava persona... e non
si approfitterebbe mai di...”
“Di...?”
la incita con un mormorio.
“Di una
giovane donna ferita” conclude a bassa voce. “Ti puoi
fidare di lui.”
“Mi ha
chiesto di raccontargli la mia storia ed io ho rifiutato.”
“Perchè?”
Lo sguardo si
rianima in una smorfia ironica “perchè sono ferita...”
|
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Capitolo 4 *** Negoziamo ***
Ardeal,
Romania Martedì
Luka
odia il martedì. Il martedì è sempre uno schifo.
Troppo traffico, troppo lavoro da sbrigare. La gente si odia di più
il martedì. Il tasso dei suicidi è più alto del
resto della settimana. Aveva stabilito un giorno di tregua per
analizzare il grafico delle cazzate passate, ma la torta è al
novanta per cento dalla parte di Caroline. Non ha idea in che parte
di mondo sia finita. Ha sempre il suo cellulare, ha pensato
scandagliando la rubrica. Poi è arrivata Phoebe e il problema
si è risolto da se.
“Ciao,
Lutoin. Ti trovo dimagrito.”
Deve
sempre rimproverargli qualcosa. “Dovevi dirmelo che Caroline
era viva.”
Phoebe
si siede di fronte a lui con la solita eleganza. Guarda a terra,
sorride, poi lo guarda negli occhi “credi di meritartela?”
Phoebe
è capace di farti sentire una merda quando meno te l'aspetti.
La
donna sorride di nuovo, paziente. Batte le palpebre e inclina la
testa. “Ti esonero dal tuo incarico.”
Luka
alza un sopracciglio piuttosto incredulo “ok. Il manoscritto è
in cassaforte.”
“Portalo
a quest'indirizzo.”
Luka
legge l'indirizzo e per una frazione di secondo si domanda se troverà
Caroline. “Lei è qui?” domanda indicando il
biglietto.
Lo
conosce da una vita, ma quello sguardo non gliel'ha mai visto.
“Forse.” Phoebe accavalla la gamba sinistra, dondolando
il piede. “Hai dimenticato tutto quel che ti ho insegnato.
Quella cravatta è orribile.”
“Che
ha che non va?”
“La
fantasia, santo cielo. Assumi un personal shopper invece di
fare di testa tua”
“Non
ho tempo.”
Phoebe
stringe le palpebre, seccata. Nessuno le ha mai risposto in quel
modo, men che meno un pecoraio delle Highlands che ha trasformato per
pietà. “Caroline è sotto la mia protezione...”
“Carol
è sempre stata mia, da quando l'ho vista per la prima volta!”
esclama ad alta voce, prendendola di sorpresa per un lungo attimo.
“Me l'hai tenuta lontana un intero anno, quando sapevi quel che
stavo passando!”
Phoebe
lo guarda accalorarsi con un certo piacere. E' bello vedere un uomo
preso, ce ne sono pochi al giorno d'oggi. “Questo è lo
spirito giusto” sorride alzandosi in piedi. “Con quel
completo ci vuole una cravatta rossa.”
“Provvederò”
sibila tornando a guardare il biglietto. “Carol è a
quest'indirizzo?”
“Dovrai
essere parecchio convincente e presente. Ha ricominciato a guardarsi
in giro.”
“Mi
inviterai ad entrare o dovrò restare sullo zerbino?”
“Credi
sia rimasta fedele al tuo ricordo in tutti questi anni?”
“Nessuno
di noi lo fa mai” rispose guardando il monitor del computer
senza vederlo. Il colpo di coda non lo risparmia mai a nessuno.
Insieme alla puntura del pungiglione.
“E
se le circostanze l'avessero costretta a dover scegliere?”
Luka
la guarda senza capire una cosa parola. Quali circostanze?
“Caroline
non ti ha cercato per un motivo che non ha niente a che vedere col
mio divieto di contattarti” rivela contando le parole una ad
una. “Hai ucciso l'uomo che è arrivato a lei prima di
te.”
Ha
ucciso molte persone, nelle sua vita. Ha ucciso molti vampiri,
anche...
Phoebe
lo vede sbiancare e poi diventare terreo in volto. “Si è
tolta l'anello perché non aveva alcuna ragione per vivere. Si
sentiva in colpa per averti 'tradito' sebbene fossero passati molti
anni dal vostro ultimo incontro. Sua madre era morta, era sola,
stanca... non riesco a biasimarla, povera piccina.”
“E
dopo tutto questo non hai ritenuto necessario...”
“No.
Doveva dimenticare, oltrepassare la soglia e ricominciare da capo.”
“Perchè
me lo stai dicendo ora?”
Phoebe
la guarda, indecisa. Lui è il male minore. E' innocuo e le
vuole bene. “Se provi a farla soffrire di nuovo, ti uccido.”
***
'Giacché
le donne della mia terra non erano abbastanza belle per te, ho creato
una donna nata dal fiore della terra. Guarda. I suoi capelli sono
biondi come il grano, i suoi seni sono dei bianchi melograni e i suoi
fianchi sanno di nettare...' *
Era bionda, la
prima volta che l'aveva vista. Era apparsa dal nulla e dove prima
c'era un muro compatto di giacche scure, di colpo, una macchia rossa
ne aveva attirato lo sguardo. Ma il panico d'altare gli aveva fatto
distogliere lo sguardo sull'apparizione, aveva affondato gli occhi
sulla donna che procedeva raggiante verso di lui e l'aveva
dimenticata.
L'anello è
caldo e formicola. Dragan sposta la mano che sta sorreggendo il mento
e la appoggia fra le pagine del libro. Ha posato la spesa sulla sedia
accanto a se. Non sentire i sapori non vuol dire rinunciare al
piacere di vedere un piatto preparato a regola d'arte. Ha il suo
caffè accanto e l'ipod diffonde musica evocativa. Sposta la
gamba sinistra avanti e piega la destra, chinandosi a strofinare un
punto che prude all'improvviso. Le sue dita sfiorano qualcosa di
peloso con le orecchie grosse e appuntite. Dragan si sporge al
guardare il mini gatto che sta cercando di scalarlo. Ha sentito
l'odore del cibo, pensa raccattandolo per la collottola e
portandolo di fronte al viso. Il gattino bianco miagola con gli
occhioni verdi grandi come palline da golf, le zampe tese avanti e le
unghiette sfoderate. E' un cucciolo scappato da chissà dove.
Dragan lo posa sulla gamba destra, costringendolo a restare immobile.
I vampiri ci sanno fare con quelle creature del mondo di mezzo. I
gatti stanno un po' di qua e un po' di là. Dopo molti
secondi, il gattino si quieta ma è ancora troppo piccolo e non
sa come manifestare il suo piacere. Non ronfa ma tenta di
mordicchiargli le dita. Dragan lo lascia giocare cercando di
concentrarsi sul libro. Non c'è verso di andare avanti,
continua a distrarsi e a guardarsi intorno. E' irrequieto,
infastidito e dondola un po' troppo la gamba. Il micetto si aggrappa
con le unghie, Dragan abbassa uno sguardo di rimprovero su di lui e
quando alza gli occhi, un sorriso beffardo illumina le comete celesti
di Phoebe. “Ci hai sempre saputo fare con gli animali e i
bambini” mormora occhieggiando la palla di pelo posata sulla
sua gamba. “E le donne.”
Penny ha quel modo
di parlare per enigmi che a volte lo fa sentire scemo. “Belle
cose da dire ad un amico abbandonato da una moglie fedifraga e che
non vedi da una vita...”
“Sono
passati solo otto anni, non essere petulante” mormora
sedendosi. “Stai tormentando la mia protetta?”
Dragan batte le
palpebre con sincera curiosità. “Chi?”
“Huhm...”
Phoebe strizza gli occhi al sole e sorride. “Puoi fermare quel
grazioso cameriere e chiedergli di portarmi un aperitivo?”
“Puoi anche
chiamarlo da te. Stai parlando di Caroline?”
Phoebe rotea gli
occhi su di lui, abbranca il ragazzo che scrive la sua ordinazione
tenendole gli occhi fissi addosso e appena è lontano, torna a
voltarsi con un ringhio. “Non è per te. Non cercare di
portartela a letto e non t'azzardare a morderla!”
“Non ho mai
morso ness...”
“Ah!”
esclama puntandogli un dito addosso “guarda che me le ricordo,
le tue nottate brave con quei quattro scimuniti che ti portavi
appresso.”
“Stiamo
parlando del Medioevo: secoli bui, morte, lebbra e pestilenza!”
“Beh, ora
siamo nel XXI secolo, Caroline è sotto la mia tutela e guai a
te se provi anche solo a toccarla con un dito!”
Dragan si rabbuia
acuendo lo sguardo ma non profferisce verbo. Caroline è
scomparsa un'altra volta, non è venuta neppure a lezione. E'
colpa di quel che è successo in spiaggia.
“Perchè
la coinvolgi in un evento importante come la caccia?”
Dragan è
amichevole e sorride sempre. Ma non stavolta. La fissa duramente con
gelide scaglie di vetro al posto degli occhi.
“Qualsiasi
cosa tu stia facendo, smettila immediatamente. Questo ridicolo
giochetto deve cessare. Lutoin sta venendo qui per riprendersela.”
Una lama di
stupore lo attraversa. Phoebe lo vede scurirsi ancora di più.
Quando parla, la voce è calma ma vibra di collera trattenuta.
“Lei lo sa?”
“A quest'ora
credo proprio di sì” mormora fissando l'orologio da
polso.
Due
ore prima
Quell'uomo
la innesca come una bomba ad orologeria e non sa che tasti premere
per fermare l'esplosione. La voglia di rivederlo è accecante.
Ha evitato la lezione - rischiando di non essere ammessa all'esame
– perché sarebbe stato impossibile guardarlo senza
ricordare il disastro della spiaggia. Ha
ceduto miseramente e c'è mancato poco che le chiedesse di
prenderla lì, come un adolescente pruriginosa. Alla fine è
quello che è, le sue esperienze sono ferme ai 18 anni, visto
che continua a morire e a non godersi la sua giovinezza! Caroline
si alza dalla poltroncina su cui è stata a rimuginare fino a
quel momento e si dirige nella stanza da letto per mettere un po' in
ordine. Ha un mare di vestitini nuovi tutti acquistati cercando di
rispondere alla domanda 'gli
piaceranno'?
Il cellulare trilla. Non ha riconosciuto il numero. “Pronto?”
“Ciao,
Carol.”
Caroline
resta sospesa per un istante e stenta a rispondere al saluto. Siede
sul letto, cauta. E' Luka. Ha trovato il suo messaggio. “Ciao...”
“Sei
a casa?”
“Sì...”
“Scendi.”
Caroline
sente la comunicazione cadere e guarda il nulla accigliata.
Scendi? E' sotto casa sua? Infila le scarpe e si blocca di fronte
alla porta. Che storia è? Uno, poteva citofonare, due... oh,
ma chi se ne frega, pensa con passo veloce ed elastico. Prima di
uscire in strada si ferma, tira un sospirone, si guarda attorno ma
non c'è nessuno. Beh? Il cellulare trilla di nuovo. “E'
un gioco?”
“Sì.”
Caroline
alza un sopracciglio. “Perchè?”
“Non
vuoi giocare un po' con me?”
La
domanda le entra nel cervello solleticandola. “C'è il
rischio di farsi del male?”
“No...”
“O
di morire?”
“Ti
preoccupa?”
Caroline
dondola sulle gambe. “No. Devo parlarti anche io di una cosa
importante...”
“Parlami.”
“Non
possiamo farlo di persona?” Caroline passeggia per la strada.
Strano, non c'è nessuno a quell'ora della giorno.
“Gira
a destra.”
Caroline imbocca
la via centrale, c'è molta più gente lì.
Coppiette che si stringono, anziani che portano a spasso i cani.
“Sta
arrivando un camion, fossi in te mi sposterei.”
Caroline
si rende conto di essere finita quasi in mezzo alla strada e fa
velocemente un passo indietro, tornando sul marciapiede.
“Sta
più attenta, la prossima volta.”
“Mi
suona come un avvertimento...” borbotta col batticuore. Ha
avuto un po' di paura. “Dove sei?”
“In
giro.”
La
donna alza gli occhi al cielo e sorride. “La telefonata la
paghi tu.”
“Ho
i miei benefits.”
Non
lo metto in dubbio, pensa restando ferma accanto alla cassetta
delle lettere. “Phoebe ti ha detto che Louis è morto?”
Non
pensava avrebbe toccato l'argomento. “Lo sapevo.”
“Le
voci circolano in fretta.”
“L'ho
ucciso io. Va a destra.”
“Come
hai fatto?”
“Il
suo cuore si è fermato.”
“Di
nuovo?”
“E'
finito in un posto diverso dal resto del corpo” ammette con un
certo piacere.
“Perchè
l'hai fatto?!”
“Se
lo meritava. Prosegui fino in fondo alla strada e poi...”
“Non
vado da nessuna parte finché non mi dici perché
l'hai... pronto?” Caroline pensa che sia caduta la
comunicazione, non sente più nulla, spinge il pulsante di
termine chiamata e infila il cellulare in tasca. Dov'è finita?
L'ha fatta girare per interi quarti d'ora e non sa più dove si
trova. D'istinto, si infila in una stradina. Il cellulare squilla di
nuovo.
“A
che gioco stai giocando?! Se provi a mordermi o a fottermi in
qualsiasi maniera...”
“Fotterti...
sì. L'idea era proprio quella.”
Caroline
si blocca e abbassa la testa lasciando spiovere i capelli sul viso.
“E credi che te lo lascerò fare?”
“Sì.”
Alla
faccia della sicurezza in se stessi, pensa avvampando. “Non
penso accadrà.”
Luka
giocherella col cellulare in tasca, il bluetooth nell'orecchio. “Ho
commesso un errore, non dovevo lasciarti vicino a lui.”
Le
sopracciglia si contraggono lievemente. Caroline si stacca dalla
saracinesca polverosa e sporca.
“Non
hai idea di quel che è successo fra noi...”
“So
che effetto fa Louis a una donna.”
Una
rasoiata ha lo stesso effetto delle sue parole. “Non lo sai...
non lo sai finché non è lì con te...”
“Ti
tormenta. Ti seduce, ti porta allo stremo finché non sei tu a
desiderarlo...” bisbiglia nel suo orecchio. “Ti ha morso
e non sei riuscita a resistergli...”
Caroline
inghiotte cercando di mantenere il controllo. La sua mente ha una
versione diversa da quella del sogno ricorrente. “Non...
riuscivo... a fermarlo...”
“Non
riuscivi a fermarti.”
Il
sangue comincia a scorrere, offusca il sogno, lo ricopre, la soffoca.
“Non volevo...”
“Lo
volevi eccome.”
“Non
hai idea di come mi sentivo!” esclama con la voce rotta. “Sei
tanto intelligente ma non capisci un cavolo delle donne! Come
potresti, mi hai lasciato morire!”
Colpo
bassissimo. Luka sente l'inquietudine inondargli le vene.
“Che
cosa stavi facendo mentre bruciavo al sole, telefonavi? Mandavi
mail?” insiste senza più voce. Non risponde. Per forza,
come può giustificarsi? “Non chiamarmi mai più”
borbotta e spegne il cellulare del tutto. Caroline si addossa al muro
e chiude gli occhi con l'impellente bisogno di piangere che non la fa
respirare. L'hai già fatto una decina di volte. Basta
rimandare indietro il sogno, negarlo e far finta che non sia mai
accaduto. Infila il telefono in tasca ed esce dal vicolo nel quale
era nascosta. La
mano dell'anello le prude da morire mentre torna dritta a casa.
Caroline infila le chiavi nella porta, sente una presenza dietro di
se e chiude gli occhi, arrabbiata. “Non ti avevo detto di
starmi lontano?”
“Ottengo
sempre quello che voglio, dovresti saperlo.”
Già.
Sempre. “Avevo bevuto il sangue di Louis prima di flambarmi
al sole” mormora dandogli le spalle. “Ecco perché
sono ancora viva...”
“Ne sono
felice.”
Caroline è
insicura perché sotto quei bei vestiti sexy e l'aria matura,
ha ancora diciotto anni e l'inesperienza dell'età. Uccidere un
uomo in sette modi diversi, è un'abilità acquisita che
in quel momento non l'aiuta. Le basta sentire la sua voce per
ricordare i brevissimi momenti passati insieme. “Che cosa sei
venuto a fare?”
“A rendere
una cosa e a prendere qualcosa.”
Me?, si
domanda voltandosi dalla sua parte. Perché è tornato
proprio adesso? Proprio adesso che ha incontrato qualcuno che
potrebbe essere quello che cerca da una vita. “Dove si trova il
manoscritto originale del libro che mi hai dato? La vecchia edizione
del manuale del vampiro” domanda di punto in bianco evitando il
suo abbraccio.
“È in
cassaforte.”
“Andiamo a
trovare a cassaforte.”
“La
cassaforte è a casa mia.” Checché ne dica Phoebe,
non intrattiene rapporti con le donne umane per un semplice motivo.
Non perde mai il controllo di se. Caroline tira fuori il suo lato più
nascosto. Non è proprio sicuro che potrebbe piacerle. Si è
sempre limitato a guardarla. Ad immaginare come sarebbe stato il
corpo sotto il suo. Dentro di lei. Ora vuole il pacchetto completo.
L'aria è ferma, elettrica e rarefatta nel mezzo metro che li
divide. Ha voglia di affondarle i denti nel collo e succhiarle via la
vita. Ha voglia di affondare nella sua carne e prendersi un po' di
lei. “Che cosa hai fatto ai capelli?”
Caroline
è arrabbiata e
delusa e manca poco perché il suo affetto si trasformi in
odio. Ma non vuole arrivare a tanto. Non riesce a digerire il fatto
che Luka l'abbia lasciata morire senza muovere un dito. Sente la
ferita pulsare. Ci struscia le nocche sopra ma il dolore non accenna
a smettere.
Luka abbassa lo
sguardo sul movimento reiterato che sta facendo e riporta gli occhi
nei suoi.
Caroline sente il
cuore arrivare in gola, restare lì per un po' a soffocarla e
poi finire nello stomaco in attesa di essere digerito. “Non ti
piacciono?”
“Non sei più
tu” mormora avvicinandosi e sfiorandole le braccia.
Caroline lo guarda
scoraggiata. Intravede lo sguardo bramoso di Luka che la sta
divorando a settori e si chiude a riccio, a disagio. “Torna a
casa.”
“Io voglio
stare con te.”
“Dovevi
pensarci un anno fa” mormora intristita, scacciando la mano
quando le sfiora il viso. “Adesso è tardi... smettila...
”
Luka l'abbraccia e
nello stesso momento, Caroline gli posa la testa sulla spalla. La
sensazione non è più la stessa. E' tutto tremendamente
sbagliato, fuori tempo e inopportuno. Si irrigidisce, puntandogli le
mani contro e quando cerca di baciarla, gira il collo inghiottendo.
“Va via...”
“Invitami ad
entrare.”
“Non posso
farlo, solo Phoebe...”
“Mi ha
chiesto lei di venire qui” rivela stringendo un manichino
gelido. “Carol, fammi entrare...”
“No!”
esclama allontanandolo da se. Prima gli fa credere che è morta
per tenerlo lontano, poi … è per Dragan,
sussurra una vocina dentro di lei. E' per colpa sua.
“Vuoi
il manoscritto? Allora negoziamo.” I
suoi occhi metallici brillano innaturalmente.
Negoziare? Lei non
è assolutamente capace di farlo! “Non mercifico il mio
corpo per un rotolo di fogli del Mar Morto e non sarà una
cassaforte a fermarmi” promette aprendo la porta di casa che
non può oltrepassare senza l'invito di Phoebe.
Luka continua a
guardarla, le mani in tasca e l'aria da brutto ceffo che ha appena
ideato il piano del secolo. Deve giocare sporco. Deve chiamare Sem.
* T.Lee, il
Signore delle Notte.
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Capitolo 5 *** Fino alla morte. E oltre ***
Il
sonno di Caroline è agitato e gli incubi in cui sguazza
sembrano così reali che si sveglia più volte durante la
notte. Alle quattro del mattino è ridotta uno straccio. Con la
comparsa di Luka sono affiorati tutti i brutti ricordi di otto anni
prima. No buono.
La
stanza è stranamente calda, sta sudando come se fosse il
quindici di Luglio. Si denuda restando al di sopra delle coperte.
L'anello ha ripreso a vibrare, sente il formicolio risalire lungo il
braccio. Ma perché fa così? Caroline lo sfila,
restando a guardarlo nella penombra della stanza. La visione dei
petali tondeggianti la rassicura. Lo zaffiro al centro le ricorda il
blu degli occhi di... oh dio, smettila, pensa posandolo sul
comodino con le sopracciglia aggrottate. La sua assurda timidezza
deve cessare insieme alle visioni disastrose. Andrà tutto
bene! Non deve convincersi, sa che stavolta sarà diverso.
Lui è diverso, lui... Caroline sente uno sfioramento
leggero lungo la colonna vertebrale che la fa inarcare. Le dita sul
seno, i suoi capelli che le sfiorano il collo... Caroline trasale e
balza a sedere, accendendo la luce. Non c'è nessuno. Ma l'ha
sentito. C'è una presenza nella stanza. “Vieni fuori”
mormora con i sensi tesi e in allerta. Si sente stupida a parlare al
nulla, ma sa che c'è qualcuno che la sta spiando. L'ha
toccata, non se l'è sognato. La stanchezza si fa sentire dopo
quasi un'ora di veglia forzata, in attesa che il suo ospite non
gradito venga fuori. Caroline si rassicura, torna a sdraiarsi e
chiude gli occhi sperando di addormentarsi davvero, stavolta. Ma dopo
qualche istante, sente una carezza calda e profonda risalire dallo
stomaco al seno. La sorpresa le toglie la favella. Nessuno può
entrare senza l'autorizzazione di Phoebe, neppure Luka. E' una
questione di gerarchia.
Muove
una mano nel punto in cui dovrebbe esserci quel qualcuno dal tocco
così squisito da farla sciogliere e le dita vanno a vuoto.
Però lo sente. E non riesce ad opporsi perché non sa
come fare. Non può attaccare il buio. Caroline trasale di
paura. Conosceva una sola persona capace di utilizzare le ombre a
quel modo. Ma Louis è morto!
La
carezza umida continua leggera e senza posa e un fiume liquido e
caldo si rovescia dal corpo, facendola tremare. Le sensazioni si
amplificano. Le sta accarezzando le labbra, sente chiaramente il
calore che emana la sua pelle. Cattura un polpastrello con i denti e
dopo un istante la mente va in allarme. E' reale. Caroline lo sente
ora, tutto su di se, i contorni perfetti di un uomo e cerca di
spingerlo via. Non ha odore, non ha sapore. Ma chi è?!
L'alba che rischiara la stanza le permette di intravederne
qualcosa. Quando cerca di toccarlo, le mani vanno a vuoto, eppure lui
riesce a immobilizzarla.
“Luka...
basta... non è divertente...” farfuglia nel panico. E'
un maledetto giochetto che gli farà pagare, l'indomani
mattina. Caroline non ha idea dei poteri che nasconde. Quella specie
di ombra solida potrebbe comandarla lui!
Io
mi chiamo Sem.
Non
ha parlato ma l'ha sentito a
livello mentale. Ha tradotto la sua lingua strana senza bisogno di
conoscerla. “Chi... cosa sei?! Perché non riesco
a toccarti...”
Abbandonati.
Sta
scherzando?! Caroline si irrigidisce e cerca di divincolarsi finché
non si rende conto che le sta entrando nella pelle. E' come infilare
la faccia nell'acqua calda, una strana pressione su tutto il corpo
che non la fa respirare. C'è una persona in più dentro
di lei, pensa quando la sensazione la riempie fino alla cima dei
capelli e subito cola fuori svuotandola della rabbia e dal terrore
che provava. L'essere le ha tolto tutte le energie. Se avesse
intenzione di farle del male, non potrebbe difendersi.
Caroline
apre gli occhi. E' mattina piena, la stanza al chiarore del sole non
porta i segni dell'avvenimento della notte e lei è nuda, sopra
le coperte. Rabbrividisce afferrando il pigiamino e infilandolo con
gesti bruschi. Ogni movimento le costa uno sforzo non indifferente.
Agguanta l'anello e lo infila all'anulare destro stringendo la mano e
insaccando la testa nelle spalle. Quando si guarda allo specchio, ha
gli occhi spiritati e le occhiaie profonde.
***
La
colazione è abbondante, Caroline continua ad ingurgitare cibo
per riprendere le energie. Non ha fame ma non ha toccato la razione
di sangue occultata nelle profondità del frigo. E' sconvolta e
fa cose che normalmente non farebbe. Ha dimenticato il suo essere
vampiro. Un'altra volta. Risponde al telefono prima che la
vibrazione cessi e si inneschi la suoneria. Non conosce il numero.
“Che cosa mi hai fatto, chi era quell'essere?!” risponde
frastornata e con la voce ricolma di terrore e odio.
“Salta
un'altra lezione e ti stronco all'esame!”
Dragan?
Come ha fatto ad avere il suo numero?! Caroline allontana il
cellulare dalla faccia, lo guarda temendo di essere morsa e si ravvia
i capelli come se potesse vederla. “Dove hai trovato il mio
numero?”
Essere?
“E' scritto nella domanda di esame insieme alla mail.”
La
domanda d'esame è depositata in segreteria e nessun professore
si avventura mai nella giungla della burocrazia universitaria.
“Che
sta succedendo?”
Caroline
si umetta la labbra, spaventata. “Stanotte ho avuto un...
ospite inatteso… ha detto di chiamarsi Sem... che... che
cos'è?”
Non
vede Sem da migliaia di anni e per ottime ragioni. Se ha deciso di
usarlo, ha imparato a giocare sporco. “E' un Succubo, un demone
che seduce gli uomini per avere rapporti sessuali. Secondo la
leggenda i Succubi assorbono l'energia per alimentarsi, portandoti
alla morte.”
Luka
vuole ucciderla? O solo renderla malleabile? E' talmente sconvolta
che in quel momento crederebbe anche a Babbo Natale.
“Sem
è qualcosa di indefinito. Assume forma di uomo o di donna, a
seconda della vittima designata dal suo padrone. Come sei arrivata a
costringerlo a tirarlo fuori dopo secoli di dormienza?”
Come
fa a sapere che Luka è tornato? “L'ho rifiutato.”
Dragan
sente un enorme nodo sciogliersi all'improvviso. Credeva di conoscere
Luka - è un bonaccione - mai avrebbe pensato
all'extrema ratio. “Non ti addormentare per le prossime
settantadue ore. Non puoi sopportare le sue visite per tre notti di
seguito.”
“Settantadue
ore?! Stai scherzando? Devo riposare, ho un esame domattina!”
sbotta con la voce roca e tremante. E' nel panico. Strofina la fronte
in cerca di una soluzione e tira su col naso. “Perchè lo
sta facendo?”
Se
uno è stronzo, è stronzo. “E' disperato. Non
piangere...”
“Non
sto piangendo...” mormora soffiando il naso “sta cercando
di cogliermi con la guardia abbassata, ma col cavolo che mi lascio
fregare da quello stupido vampiro transilvano!”
Quella
ragazza ha la testa dura. Se dice no, è proprio no.
“Poche donne resistono al fascino vampiresco.”
“Ho
un'idea molto romantica dell'amore e non mi lascio incantare dai
bellimbusti che provano a ricattarmi sessualmente.” Caroline
ficca il pugno in bocca e lo morde innervosita. Sente un lungo
silenzio provenire dall'altra parte. “Sei svenuto e/o morto di
noia?”
Infastidito,
in verità. E' come costruire un bellissimo castello di sabbia
e vederlo franare miseramente sotto i piedi di un bambino dispettoso.
“Vuoi che resti con te, stanotte?”
Se
stesse ancora mangiando si strozzerebbe. I
muscoli facciali che fino a quel momento era rimasti tesi, si
rilassano all'improvviso. Fosse in un cartone animato, le sarebbe
caduta la mascella. “Lo faresti?”
Quella voce roca e
stanca gli scatena un senso di protezione non indifferente. Luka è
suo amico ma sta invadendo un territorio già occupato. “Farei
molte cose per te.”
***
La
testa ciondola a vuoto un paio di volte, prima che i muscoli del
collo scattino e la riportino in posizione eretta. Caroline sta
cedendo al sonno e il consiglio di Dragan risulta impraticabile. Si
addormenta di colpo, il libro aperto accanto alla sua mano e le gambe
nude sopra le coperte. Si sveglia dopo qualche ora, ancora avvolta da
un sogno che non mette a fuoco. Si trascina in bagno, lava il viso a
lungo per far svanire la sensazione ovattata del sogno ma non serve a
niente. Il suo vestito in terra la fa avvampare di sdegno. Il
prodotto interno lordo del Burundi non raggiunge la cifra che l'ha
pagato! Lo solleva adagiandolo delicatamente sullo schienale della
sedia. Torna a letto gattonando e schiantandosi sulle lenzuola a
faccia in giù. Di nuovo, la sensazione di essere immersa in un
bagno bollente la aggredisce, la privazione delle forze e il piacere
concupiscente la fanno gemere. Quell'essere la fa vibrare fino nelle
ossa. Caroline si abbandona ad una forza superiore alla sua, non
prova neppure a combattere, si lascia succhiare le energie mentre le
dita oscure di Sem aprono passaggi dentro di lei, la rovesciano, la
fanno urlare silenziosamente. La mente si fonde, si riplasma nel
nulla e Caroline comprende l'avvertimento: non può sopportare
un'altra volta quel bizzarro amplesso senza morire. L'essere parla in
una lingua sconosciuta. La mente comprende e il corpo reagisce
sottomettendosi, finché una voce aspra contrasta la lussuria
dell'essere su di lei. Caroline sente la tensione abbandonarla, il
piacere esaurirsi, giace sul letto prostrata dalla mancanza di forze,
le braccia flesse ai lati del corpo. Crede di averla sognata, la
voce. Vattene e dì
al tuo padrone che farò tutto quello che vuole.
Sia
come vuoi tu.
Un bisbiglio
stizzoso. Caroline volta la testa verso la finestra. Il buio nella
stanza non è totale e le consente di intravedere i suoi
contorni. I capelli un po' lunghi, il riflesso di un anello che
conosce bene. Aspira odore di detersivo per vestiti, un'essenza
maschile a cui non sa dare un nome, polvere e metallo. Il lento
brillare della lampadina lo illumina un po' alla volta.
“Quale
parte della conversazione non hai capito? 'Non dormire per le
prossime settantadue ore' è stato
automaticamente tradotto in 'sdraiati
a pelle d'orso sul letto e fatti la più gloriosa dormita della
tua vita?!'” la
sgrida sottovoce tenendogli gli occhi fissi nei suoi, appannati di
piacere e stanchezza. “Come ti senti?”
“Svuotata...”
bisbiglia. E piuttosto nuda. “L'hai cacciato?”
“E' andato
via, non tornerà più” sussurra coprendola con una
coperta. “Dovresti nutrirti.”
“No...”
“Su, non
fare storie” mormora porgendole il braccio. Caroline lo guarda
e lo ignora.
Testarda.
“Dovete cessare quest'assurda lite.”
“Ha
cominciato lui...”
“Non mi
interessa. Sarai tu a farti male.”
“Gli ho solo
chiesto il manoscritto, il manuale del vampiro... sto cercando
un'informazione...”
“Hai mai
pensato che una volta in tuo possesso non sapresti cosa farci? Sai
almeno in che lingua è scritto?”
“No...”
“Cosa stai
cercando?”
“Il modo per
uccidere un Anziano.”
“Ce l'hai
con me?” domanda scherzoso.
“Devo
proteggermi da voi...”
“Detesto
quel voi,
fa tanto vecchi bavosi pedofili” mormora aggiustandole una
ciocca oltre il viso. “Puoi
tornare a dormire, non verrà più.”
Il suo sguardo
opaco si sposta sul fondo della stanza. Il modo dolce in cui le parla
è troppo, da sopportare. “Non te ne andare...”
Non si aspettava
un bacio ardente e nemmeno un 'grazie per avermi impedito di
morire un'altra volta.' Ma non si aspettava neppure che gli
chiedesse di restare.
Caroline gli
scivola fra le braccia chiudendo gli occhi mentre tritura fra i denti
un singhiozzo depresso ed esausto. La ferita le duole e l'anello le
sta ustionando il dito.
Ha cominciato a
fidarsi di lui. Dragan le accarezza la schiena stringendola
dolcemente. Non serve neppure che frigni per scatenare l'effetto
gattino inzuppato.
Caroline gli
afferra la mano e la porta al livello del viso, premendo le labbra
sul palmo. La sua mente è un guazzabuglio di sensazioni
confuse.
Dragan le solleva
il mento, baciandola a fior di labbra. Se la tocca, la rassicura.
Quando la carezza arriva a livello del cuore, Caroline preme la mano
contro il seno, sulla ferita.
Non è un
gesto erotico, anche se ha la pelle d'oca e tutti i segni di
un'evidente eccitazione.
“Fa male...”
bisbiglia notando il suo sguardo dubbioso.
Fa parte della
storia che non racconterà mai. Dragan le accarezza il viso e
la culla contro di se. “Ti racconto una storia... la vuoi
sentire?”
Annuisce, posa la
testa sul torace illudendosi di udire il battito del cuore. Sarebbe
bello. Potrebbe quasi pensare a lui come al suo ragazzo umano.
“Nel 1821,
incontrai un vecchio francese morente che mi diede un anello e mi
disse di conservarlo con cura perché un giorno mi avrebbe
portato l'amore...”
Che assurdo senso
di pienezza! Come se avesse mangiato troppa cioccolata ma invece di
essere finita nello stomaco, fosse rimasta tutta lì, fra il
cuore e i polmoni.
“Disse che
ogni anello aveva il suo gemello, un maschio e una femmina, destinati
a stare insieme fin oltre la morte...”
Caroline apre gli
occhi sentendo un sussulto diverso al cuore. Diverso dagli altri, più
profondo e avvolgente. “Era destino che ci incontrassimo?”
“Mi piace
pensarlo” mormora accarezzandola di nuovo lungo la mandibola.
Caroline sfiora le
sue dita e le tiene premute contro la guancia. “Anche a me...”
***
“Come è
andato l'esame?”
Due pupille rosse
e iniettate di sangue si scagliano violente sul visetto della
compagna di classe. La ragazza chiude la bocca e si schiarisce la
voce, consapevole di aver appena fatto una gaffe.
Il mondo fa fin
troppo rumore per i suoi gusti. Caroline è di malumore, ha
dimenticato di nutrirsi e di fare colazione, è debole e in
preda alla visioni di se stessa sovreccitata che aggredisce Dragan e
lo costringe a fare sesso con lei mentre schianta di mazzate il
cranio di Luka. Per concludere in bellezza, non è stata in
grado di soggiogare la prof di statistica per farsi mettere un voto
decente che non le rovini la media. Chiederle 'come è
andato l'esame' in quel momento, vuol dire rischiare la vita. La
prova è propedeutica a molte altre, compreso quella di storia
finanziaria. Caroline alzerebbe ironicamente il pollice a se stessa,
se non fosse così stanca. E' stata inglobata dalla panchina
del parco dell'università e non ha neppure la forza di
prendere un bel... “caffè...” sussurra quando un
odore paradisiaco le accarezza i turbinanti del naso. Qualcuno le
mette in mano un bicchiere cartonato un po' caldo che la fa sorridere
comicamente. “Grazie...”
“Prego.”
Quando riconosce
la voce, abbassa le spalle, conta fino a tre perché è
troppo esaurita per arrivare a dieci, assaggia il liquido testandone
il grado di ustione e con immensa calma lo rovescia sui vestiti di
Luka che la guarda senza battere ciglio.
“Ho
sbagliato la quantità di zucchero?” domanda un po'
allegro e poco stupito dal suo gesto.
“Hai
sbagliato a tornare” borbotta alzandosi con immensa calma. Quel
dispetto glielo farà pagare caro, ma non può aggredirlo
di fronte a tutti. Soprattutto non quando è così debole
e assonnata.
“Carol...”
“Caroline.
Non Carol” sibila voltandosi dalla sua parte “sono sotto
esame, non puoi farmi uno scherzo del genere! Mi sei appena costato
un semestre!” passata la rabbia, Caroline torna ad afflosciarsi
su se stessa.
“Scusa...”
“Sai cosa ci
faccio con le tue scuse? Le arrotolo e le fumo!” esclama con un
sospirone “tornate a casa, vattene, non abbiamo proprio nulla
da dirci...”
“Mi manchi”
mormora pensando che la verità di solito è ben accetta.
Caroline si
infuria lentamente, ma quando lo fa, mantiene il punto per molte ore.
“Non ti sono mancata per sette anni, non ti sono mancata il
giorno in cui mi hai visto morire, non hai mosso un dito per farmi
cambiare idea...”
“Ho
mantenuto la promessa.”
Quale promessa?!
Quando mai lei ha...
“Hai detto
'se muoio o resto in fin di vita non v'azzardate a salvarmi'.”
Caroline batte le
palpebre velocemente. Non può aver preso alla lettera quella
frase! Il contesto era diverso, come può aver creduto che
dicesse sul serio?! Lo fissa sperando di causargli un aneurisma
celebrale. Mah, vana speranza.
“Dimmi tu
cosa avrei dovuto fare” mormora infilando le mani in tasca ed
estraendo un fazzoletto che passa sui vestiti con poca convinzione.
“Potevi
farti vedere” sussurra con un groppo in gola. “Forse non
l'avrei fatto. Saperlo da Phoebe mi ha spezzato il cuore”
continua con la voce rotta. “Io non voglio più...”
“A-ah.
Qualcuno mi ha bisbigliato una frase completamente diversa
nell'orecchio qualche ora fa” le ricorda con un sorriso
bastardo. “Devo ordinargli di tornare da te anche stanotte?”
Caroline prova la
stessa sensazione del cervo quando è stato braccato. “Sei
un bastardo figlio di puttana...”
“Ti piacevo
per questo!” esclama allargando le braccia. “Eddai,
Carol!”
“Fottiti!”
“Hai dato la
tua parola.”
“Me ne
sbatto, non voglio stare con te” sibila tornando verso di lui.
“Aveva ragione Eileen, portate solo.. mghf!” Caroline
lascia quasi andare lo zainetto quando la bacia. C'era un motivo per
cui Luka le piaceva tanto. Faceva quelle cose quando meno se
l'aspettava. Quelle cose da film che ogni ragazza sogna. Sente le
braccia avvolgerle la vita, sente le proprie piegarsi per
circondargli il collo ma fermarsi a livello dei bicipiti. Prova
l'immensa nostalgia di un tempo passato, un tempo che non può
più tornare. Riconosce il sapore di un desiderio rimandato
troppo a lungo e si ammorbidisce rendendo più semplice il
bacio. La sera della festa, il piacere violento che la riscaldava
mentre la neve le cadeva addosso. Piacevole, ma non ai livelli di
quelli scambiati con...
Caroline sente una
lama gelida che trafigge le costole e attraversa il cuore
conficcandosi a fondo. Apre gli occhi e lo vede, fermo sotto il sole
a guardarli. Immobile, inespressivo.
“Ah!”
Luka la stacca da se quando lo morde. La guarda ma vede solo
disprezzo indirizzato a se stessa. Segue il suo sguardo e gli occhi
si allargano visibilmente. “Dag? Che ci fai qui?”
“Insegno ad
un branco di incapaci” mormora senza manifestare alcun
sentimento. Da perfetto vampiro. “Allora, Forbes, come è
andato l'esame?”
“Meravigliosamente.
Mi ha bocciato” afferma raccogliendo lo zainetto da terra. “Voi
due vi conoscete. Perché non vi sedete a parlare del
Paleolitico da cui provenite?”
“Te la
ricordi quella storia della gerarchia? Ogni tanto sarebbe il caso di
rispettarla” le suggerisce a bassa voce, piegandosi un po'
verso di lei.
Caroline gli
spinge via la faccia con una manata. “Non ti avvicinare mai più
a me.”
Appena è
lontana e fuori dalla portata di orecchio, Dragan la indica col
pollice. “L'esame che le hai appena fatto saltare col tuo
scherzetto ha causato un guaio al sottoscritto!”
“In che modo
ti coinvolge?” mormora sedendosi sulla prima panchina libera
come se fosse ad una riunione di lavoro. “E come fai a sapere
di Sem?”
Dragan scuote la
testa dentro di se. Ingessato pure sul cesso, quel tipo. “Me
la ritroverò fra i piedi di nuovo fra tre mesi. Quell'esame è
propedeutico alla mia materia. Sai quanti di loro” sussurra
indicando l'ambiente giovanile “affollano la sessione estiva?
Prova a dire un numero, non ci arriverai vicino.”
“Sei troppo
severo. Rendi l'esame più semplice” borbotta scrollando
un piede. “Come va il matrimonio?”
“Fantastico,
mi ha lasciato” annuncia rovistando nella borsa. “Fumo?”
“E' una
canna, quella?”
“Volgarissimo
tabacco arrotolato. Li mette a loro agio” continua indicando i
ragazzi della facoltà. “Ogni volta che ti incontro c'è
una donna che ti prende a schiaffi.”
“E' sempre
la stessa di otto anni fa” mormora osservando la direzione che
ha preso Caroline. “Non me la perdonerà mai...”
“Cosa hai
fatto?” Se non riesci ad avere informazioni da una parte,
prova dall'altra.
“Ti ha
mollato dopo tutto quel casino?!” esclama come se avesse udito
la frase solo in quel momento. “Perchè?”
“Era più
giovane e più bello” sorride appena gettando la
sigaretta spenta a terra. “Posso sentire il cancro che
rosicchia i polmoni, ogni volta...”
“Allora
smetti di fumare.”
“Devo avere
un vizio. Laura diceva che ero troppo rigido.”
Luka lo guarda
senza commentare, alza lo sguardo al cielo e stira le labbra in un
sorrisetto che Dragan ricambia dopo un istante. I due uomini
scoppiano a ridere attirando l'attenzione di un paio di ragazze che
passano nel parco.
“Dai,
serio...” borbotta schiarendosi la voce. Dragan lo colpisce sul
ginocchio e scuote la testa. Aveva una mezza intenzione di fargli
passare un brutto quarto d'ora, ma da quel che ha sentito, Caroline
è stata bene chiara con lui. “Non sei stanco di correre
dietro la stessa donna da otto anni?”
“E'
questione di chimica, mi sveglia quella femmina.”
“Maschilista.”
“Scherzi?
Amo le donne, non so come farei senza di loro...”
“Tu le
paghi, le donne!”
“Tu le sposi
per non pagarle!”
I due vampiri si
guardano e scoppiano a ridere di nuovo, per così tanto tempo
da avere i crampi allo stomaco.
“Fare il
professore ripaga? Quante studentesse attiri nel tuo antro con
la scusa delle 'spiegazioni'?” ridacchia dandogli di gomito.
L'occhiata che gli arriva è seria e anche un po' arrabbiata.
“Scherzo, scherzo. Sei la correttezza fatta persona!”
“Non ti
farebbe male un po' di moralità in più” borbotta
alzandosi dalla panchina. “Forse quella ragazza non sarebbe
così prevenuta contro di te.”
Il riferimento a
Caroline lo stizzisce. “E tu cosa ne sai, professore?”
“Conosco un
po' la sua storia” si lascia sfuggire, attirandosi uno sguardo
di fuoco. Un po' si traduce in 'quasi niente'. Ma lui non può
saperlo.
Conoscere la sua
storia vuol dire averle bevuto il sangue. La molla della gelosia
scatta violenta. Luka si alza a sua volta con le labbra esangui.
“L'hai morsa?”
“No”
sussurra alzando un sopracciglio e parando il suo cazzotto al volo.
Dragan lo rivolta su se stesso mandandolo a terra. “Vuoi
litigare con me? Sul serio?”
“No, per
niente!”
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Capitolo 6 *** Il concetto romantico dell'amore ***
“Ahio...”
“Non t'ho
fatto niente, non fare la scena!”
“Mi hai
caricato, pecoraio della malora!” sibila stringendo la testa
fra le mani. “E tutto per una donna!” esclama chiamando
il cameriere del bar. “Che vuoi?”
“Un bastone
da ficcarti su per il culo!”
“Due caffè
e un po' di ghiaccio a parte...” ordina colpendolo con il piede
sotto il tavolino. “Cafone!”
“Tu hai
morso la mia ragazza!”
“Non l'ho
morsa, c'è stato uno scambio di sangue puramente casuale”
si difende ripensando al loro bacio troppo passionale e al piccolo
morso che le aveva inflitto nel labbro inferiore.
“E sentiamo,
come sarebbe avvenuto questo casuale scambio?! Si è
ferita e ti ha sanguinato addosso?”
“Abbassa la
voce” soffia guardandosi attorno. “Dove è finita
la tua innata discrezione?”
“Stronzo...”
sibila di nuovo fuori di se. “Me ne sbatto della gerarchia,
voglio la tua parola...”
“Hai la
mia...”
“... che non
le hai infilato la lingua in bocca!”
Dragan lo guarda,
una brevissima esitazione e una smorfia. “Ehm...”
Luka si inalbera e
la pelle si arrossa fino alla fronte. “Brutto figlio di
puttana!”
Caroline allunga
la mano verso il cellulare e manda quasi al diavolo la sua amica,
mentre trangugia tre tramezzini maxi per riacquistare un po' di
forze. La voce concitata nell'orecchio le trapassa il cervello e la
fa mugolare di dolore. Due vampiri che fanno a pugni. Ridicoli.
Osserva a bocca aperta il video caricato quasi all'istante su YouTube
e stira le labbra, riconoscendo il punto della facoltà in cui
sta avvenendo lo scontro. Quei due picchiano forte, sembrano due
zotici da taverna! Caroline balza via dalla sedia e comincia a
correre verso il prato.
Dragan lo schiva
più che parare i colpi. La cosa comincia a diventare ridicola.
“La tua reazione è decisamente esagerata!” Gli
occhi azzurri si fanno quasi blu. L'aria si sta raffreddando, sta
arrivando un temporale.
Due vampiri che
litigano come adolescenti in pieno scompenso ormonale? Adesso le
ha viste tutte. Caroline si nasconde fra la folla. E' la prima volta
che due ragazzi fanno a botte per lei. Invece di sentirsi lusingata,
ha paura che si lascino prendere la mano o che voli qualche parola di
troppo. Le sue amiche patteggiano spudoratamente per Dragan. Sono
troppo eccitate. E quel discorso che hanno fatto sui cafoni che
alzano le mani per un nonnulla?! Una scazzottata non è certo
attraente per... uhm... un pubblico femminile particolarmente
recettivo. Caroline inclina la testa socchiudendo le palpebre. L'aria
è fresca ma lei comincia ad avere caldo. Perché deve
scegliere, non può averli tutti e... oooh! Ma santiddio!
Quei due sprigionano nuvole di testosterone, per di più
amplificato dal fascino vampiresco. Li deve fermare prima che mandino
in pappa il cervello di ogni donna nell'arco di un chilometro. Che
peccato, però. “Luka, smettila subito!”
Luka si volta
verso di lei nel momento stesso in cui para un cazzotto con la
faccia.
Quello deve
fare male, pensa sibilando fra i denti. Caroline sente qualcuno
tirarla indietro. Guarda le amiche con una smorfia allibita. “Non
è il momento!”
“Lo
conosci?!”
“E' il mio
ex ragazzo.”
“Forbes, ci
stupisci ogni giorno di più.”
Caroline sgrana
gli occhi battendo velocemente le palpebre. “Spiegazioni, ora.”
“Beh, noi
credevamo che fosse... che so, morto da come non ne
parlavi...”
Per essere
morto, è morto. “Non è finita bene.”
“Perchè?”
“Prova a
raccontare la verità se ne hai il coraggio!”
Caroline
impallidisce. Se apre bocca, è fottuta. Seccatissima, si volta
verso Luka con le mani sui fianchi. “Lo sai, il perché!”
“Un
minuscolo errore e mi hai cancellato dalla tua vita!”
“Minuscolo?!”
“Va bene, ho
toppato! Dammi un'altra possibilità.”
“Scordatelo!”
sbotta voltando su se stessa e cercando di attirarlo lontano dalla
folla. “Vattene via!” Sta cercando un modo per salvare il
salvabile ma non le viene in mente nulla. “Non puoi piombare
qui e picchiare i miei professori per gelosia! Che cavolo ti sei
messo in testa?!”
“Ti amo, che
diavolo credi abbia in testa?! Solo tu, sempre tu da otto anni!”
Caroline si blocca
digrignando i denti. Quello fa male.
Le ragazze
saettano lo sguardo sulla coppia e persino Dragan fa una smorfia.
Sgonfia la guancia che stava tastando e li guarda a sua volta. E'
proprio curioso di vedere la sua reazione e udire la risposta.
Caroline ha la
stessa espressione che si usa con un bambino petulante. “Io non
ti amo” sussurra a bassa voce. “Ti ho voluto bene, ti
voglio bene, ma devo dimenticare” mormora risoluta. “Sai
cosa vuol dire essere viva grazie al sangue di quel...”
Caroline risucchia il labbro inferiore e sente gli occhi inumidirsi
“dopo tutto quello che mi ha fatto devo anche dirgli
'grazie'... lo capisci?”
Si è
sfilata l'anello di sua spontanea volontà, a parte rubarle i
ricordi, non le ha mai causato alcun danno. C'è qualche
tassello mancante. “Ti ha soggiogato e costretto ad esporti al
sole?”
Potrebbe averla
convinta a suicidarsi? Caroline fissa il nulla rimestando fra i
ricordi che le riporta la notte. “Non lo so... mi ha costretto
a fare molte cose...”
“Che cosa
hai dovuto fare?”
Caroline risucchia
il labbro inferiore stringendo gli occhi. “Cose” ripete
vaga.
“Ricordi le
mattine in cui dovevo buttarti giù dal letto per farti andare
a lavoro?” mormora abbassando la voce e rendendola dolce.
Le ricorda eccome,
non ha mai odiato tanto doversi alzare così presto. Annuisce,
gli occhi sempre più lucidi.
Ha abbassato la
guardia. Luka si avvicina sfiorandole le spalle. “Ti ho
raccontato la mia vita, non merito un po' di fiducia?”
“Non mi
crederesti...” bisbiglia triste. “Non ci credo neanche
io...”
“Potete
andare a parlare da un'altra parte?”
L'invito di Dragan
non viene registrato da nessuno dei due. Caroline continua a guardare
Luka con aria affranta. “Non potevi arrivare dieci minuti
prima?”
“Ho sempre
avuto un tempismo di merda” mormora abbracciandola. La sua voce
irrompe nel fiume di pensieri e la riporta al presente. Caroline lo
guarda senza vederlo e dopo qualche attimo sospeso, ricambia il suo
abbraccio.
Dragan ha staccato
gli occhi dalla scena, non vuole vedere la donna che ama abbracciare
il suo 'compare' di una vita. Si rassetta la camicia e afferra la
borsa da terra, inginocchiandosi per controllarne il contenuto.
“Mi sei
mancata tanto, piccola...” Luka accompagna le parole da un
gesto molto romantico e molto simile a qualcosa che ha letto nel suo
ultimo romanzo d'amore. La bacia dolcemente sulla fronte ma Caroline
non da segni di gradimento o fastidio. È del tutto assente.
“Dag ha ragione, andiamo via.”
“Non puoi
entrare in casa senza il permesso di Phoebe” bisbiglia
meccanicamente.
“Fa niente.
Ho l'albergo a due passi...”
Un altro tuono
scoppia poco lontano da loro rendendo elettrica l'aria.
“Stiamo
andando, non c'è bisogno di arrabbiarsi!” esclama
voltandosi verso Dragan.
Caroline sposta lo
sguardo sul vampiro inginocchiato a terra e sgrana gli occhi. Lo sta
provocando lui? Il cuore si stringe lentamente, mentre si solleva
sulle gambe e si allontana, tenendo lo sguardo fisso sulla strada.
L'acqua comincia a scrosciare violenta, si infila fra i capelli,
sotto la maglietta e nelle scarpe.
Ci
sei arrivata, finalmente.
Caroline si
riscuote con un brivido violento, si sottrae alla stretta di Luka e
corre via.
***
Oh, dio.
Odia quell'espressione!
“E' andata
male, eh?”
Luka lascia andare
lo zainetto sulla porta di casa e resta a fissare Phoebe con le mani
in tasca. “Posso entrare?”
“No. Se
Caroline non vuole stare con te, non puoi importi. Quindi... bye
bye.” Phoebe gli sbatte la porta in faccia, sposta lo sguardo
da Caroline al soffitto che sta fissando e lo ripiomba sulla
figuretta sdraiata sul divano. “Se n'è andato.”
“Bene”
mugugna con gli occhi spalancati e le dita a tamburellare lo stomaco.
“Non ha ancora smesso di piovere?”
“No. Sei
sulla mia parte.”
“Scusa.”
“Hanno
chiamato le tue amiche e mi ha chiesto se è vero che hai una
relazione con Dag.”
Phoebe ha più
ascendente di lei sulle ragazze. Soprattutto da quando le ha portate
in quel locale esclusivissimo in cui era impossibile accedere. Per
loro è una dea.
“Ho negato e
mi hanno raccontato una storiella quando meno inverosimile su una
scazzottata avvenuta fra lui e Luka.”
Non è la
prima volta che le sue amiche la mettono in mezzo a quel discorso.
L'hanno sempre considerata una ragazza molto carina, ma vicino a
Dragan - forse per il loro pallore mortale, i capelli scuri
e gli occhi chiari – la sua bellezza è risaltata
agli occhi di tutti. Hanno perso il loro anonimato. Caroline si sente
sempre osservata quando entra in classe, e l'unica disgraziata volta
in cui aveva azzardato una spiegazione, Gan le aveva sorriso un po'
troppo apertamente, il ricordo del loro bacio l'aveva fatta arrossire
e farfugliare, così era risultato evidente che avesse una
cotta per lui. Quello sarebbe stato il meno, tutte le ragazze lo
erano, ma poi erano cominciati i punzecchiamenti.
“Se non
fosse un docente ti direi di provarci!”
“Siete
troppo belli insieme. Odiosamente perfetti!”
“Stessi
capelli corvini, stessi occhi...”
“Veramente
io sono bionda...” aveva rivelato per annientare argomento.
“Una bionda
che si tinge di nero? Sei impazzita?!”
Carol si era
stretta nelle spalle “volevo cambiare...”
“Che state
dicendo?!” La nuova arrivata si era catapultata nel gruppetto
sedendo pesantemente al tavolino.
“Forbes è
una bionda naturale!”
“Voleva
cambiare!”
Caroline aveva
guardato la sua amica con viso teso. “Non è argomento su
cui ridere.”
Le ragazze avevano
taciuto all'istante. Caroline si era alzata per andare al bar a
comprare un tramezzino, anche se aveva lo stomaco chiuso. Peccato,
anche l'ultimo al tonno era finito. Il tonno era una delle poche cose
di cui poteva sentire il sapore. Dietro consiglio di Phoebe aveva
provato un po' tutto, ma le uniche cose che riusciva a gustare erano
il caffè, il tonno sottolio, le mandorle tostate e le fragole.
Tutto il resto sapeva di carta o vetro. Non avete mai passato la
lingua sul vetro? Fatelo, non ha alcun sapore.
Caroline era quasi
fuori dal bar quando se l'era ritrovato davanti. Il cuore aveva
ricominciato a battere disordinatamente. Anche ora teneva banco agli
specializzanti e agli assistenti. Uno di essi l'aveva quasi
tramortita invece di cederle il passo. Caroline gli aveva scoccato
un'occhiata furibonda. La cavalleria è proprio morta, aveva
pensato alzando gli occhi di colpo sull'uomo di fronte a se.
Dragan le aveva
sorriso spostandosi per lasciarla passare.
“Le
cavallette hanno spolverato tutto, prof!”
Ti sta bene,
aveva pensato malignamente.
“Forbes, hai
ripulito la mensa?”
Sette paia d'occhi
si erano voltati a guardarla. Caroline si era sentita tremendamente
in imbarazzo. Invece di rispondere alla battuta simpatica, Caroline
li aveva sfidati a prenderla in giro. Ce l'aveva da qualche mese,
quella reazione di difesa. Da dopo che aveva messo a fuoco il suo...
sogno ricorrente.
“Va bene
signori, tutti fuori. Si va in pizzeria, offro io.”
Caroline lo stava
sorpassando quando aveva sentito qualcosa finirle in mano. Non si era
azzardata a guardare finché non era scomparsa dietro l'angolo
del palazzo. Solo allora aveva aperto il sacchetto bianco. Un
tramezzino al tonno fatto in casa, non una schifezza da bar. Come
faceva a saperlo? Caroline l'aveva addentato dopo una lunghissima
occhiata scettica e impaurita e la fame era tornata.
Non è
abituato a mostrare i suoi sentimenti e tu hai bisogno di qualcuno
che ti ami apertamente e te lo dimostri.
Beh... non poteva
dire che l'amasse ma almeno si preoccupava che non morisse di fame.
Era tornata dalle sue amiche dopo aver spazzolato in piccoli morsi il
tramezzino. Non avevano tirato fuori altri argomenti scottanti ma
Caroline non era riuscita a rilassarsi. Gan stava cercando di
conoscerla un po' alla volta, senza ricorrere a trucchi biechi e
morsi inopportuni. Si comportava come qualsiasi altro uomo sulla
faccia della terra. E Caroline continuava a dimenticare che era un
vampiro. Continuava ad abbassare la guardia ogni volta che lo
incontrava.
Caroline le porge
il cellulare con il video caricato. Phoebe osserva il filmato con un
sorrisetto malizioso. “Hanno litigato per te? Molto romantico
ma lo sarebbe stato di più nel diciassettesimo secolo. Guanti
di sfida, spade affilate e duelli all'alba...”
“Hai detto a
Luka dove mi trovavo...” mormora laconica. “Perchè?”
“Ho provato
a mettermi nei tuoi...”
“Stronzate.
Non vuoi che giri intorno al tuo 'amico'” borbotta
spostando lo sguardo su di lei.
“Non è
mio amico in quel modo, non usare virgolette.” La voce
di Phoebe è sferzante e arrabbiata “è come un
fratello.”
“Ma non ti
va giù che sia preso da me.”
“Lo è?”
domanda con tono leggero “è innamorato di te? Ha detto
di amarti?”
Non l'ha mai detto
ma Caroline sente che è così. E' una di quelle poche
volte in cui è sicura di qualcosa.
“Ne sarei
felice, te lo meriti” mormora facendole sgranare gli occhi.
“Non sei...
infastidita?”
“Scarpe di
piombo” mormora con un sorrisetto. “Vacci piano e non
maltrattarlo. Ha il cuore debole, quel ragazzino...”
Quel ragazzino.
Gan è la somma perfetta di tutto ciò che cerca in un
uomo.
“Dove vai?”
“Esco con le
ragazze... penso che mi ubriacherò per dimenticare...”
“Portati
l'ombrello e sta attenta ai malintenzionati.”
Sono loro che
devono stare attenti a me, pensa con un sogghigno.
***
E' ubriaca. Tre
drink bastano per mandarla fuori e se aggiungi una razione extra di
sangue, la frittata è fatta. Caroline prende tre o quattro
respiri, cercando di alzare il braccio e di bussare alla porta. I
braccialetti tintinnano attorno al polso, tira indietro i capelli
fradici di pioggia e incrocia le braccia.
Dragan apre la
porta con un moto di sorpresa. Si blocca un po' dentro e un po' fuori
ma non sorride. Di solito sorride così tanto che può
contargli i denti.
“No grazie,
preferisco restare sulla porta” mormora ironica appoggiando una
mano contro il muro per non perdere l'equilibrio. L'assenza di
reazioni la scoraggia e le fa tremare le gambe. E se si fosse
sbagliata e avesse scambiato degli innocui bacetti per qualcos'altro?
“Hai
bevuto?”
“Un sacco.”
“Entra”
mormora occhieggiando oltre la sua spalla.
“Non invado
il territorio di un altro vampiro arrabbiato con me.”
“Ti sto
invitando ad entrare, non è una violazione” borbotta
spalancando la porta. “Ciononostante, lo trovo molto...”
“Sconveniente?”
scherza scrollando i capelli con una mano. Non poteva dare
un'occhiata allo specchio prima di passare? Sente gli occhi
appiccicosi. Il trucco sta colando?
“Crudele. Da
dove vieni, tutta carina e piena di alcool fino alle orecchie?”
Caroline sta per
sciorinare il programma, quando decide di lasciare perdere: hanno
esagerato con gli aperitivi e la carenza di sonno ha acuito l'effetto
stordente dell'alcool. Mettici il simpaticone che ha provato a
rimorchiarla e che se ne tornerà a casa dalla fidanzata con un
bel succhiotto sanguinante sul collo, a completare il tutto. “Avete
litigato per me?”
Ha cominciato
lui” risponde battendo le palpebre e facendole il verso.
Dragan la scruta da capo a piedi. E' venerdì e sa che il
venerdì quelle quattro matte che frequenta si lanciano in
discoteca a tirar l'alba. Ha il timbro del locale sul dorso della
mano. “Dai, entra.”
Caroline lo guarda
fosca. “Mi ha baciato lui.”
Dragan sorride e
si appoggia alla cornice della porta. “E allora? Vuoi la mia
benedizione?”
“Non voglio
perderti” mormora contrita e imbarazzata. E' la prima volta che
dice una cosa del genere ad un uomo che le piace.
“Non puoi
averci entrambi.”
“Non
voglio...” Caroline chiude gli occhi e pizzica la radice del
naso con i polpastrelli delle dita. “Vuoi che torni con lui?”
“Tu cosa
vuoi?”
'Te'. E'
facile, dillo.
Dragan la guarda
accigliato. Ha voglia di baciarla, non di arrabbiarsi con lei.
“Entra, o fra poco i vicini daranno un parere alla vicenda.”
Caroline fa un
passo indietro scuotendo la testa. “Rispondimi ed io
entrerò...”
“Devi essere
sicura dei tuoi sentimenti. Mi è già capitato in
passato e non è andata molto bene.”
Oh. Quindi
anche lui è stato scaricato. “La tua ex moglie?”
“Lei è
stata l'ultima di una lunga serie.”
La sua stessa
risposta.
“Tu credi
che io sia uno stronzo insensibile perché ho qualche secolo in
più...”
Caroline soffoca
la domanda 'quanti?' sul nascere.
“... non hai
idea delle cose che ho visto, o che ho provato o che mi sono state
gettate addosso. Odi la categoria perché un coglione ti ha
spezzato il cuore. Hai attaccato una bella etichetta su ognuno di noi
e ti sei rifiutata di vedere al di sotto della superficie. La prima
cosa che hai fatto quando mi hai visto: sei quasi scappata.”
Caroline distoglie
lo sguardo incupita “c'era un motivo...”
“Mi hai
incontrato e quando ho provato ad avvicinarmi a te per fare –
oh, che parola grossa 'amicizia' - cosa hai detto?”
“Sei un
Anziano.”
Dragan allarga le
braccia e le lascia ricadere con un sospiro. “Non avere un
cuore che batte non significa non restarci di merda quando la donna
che ami bacia un altro!”
Caroline ha
trattenuto il respiro per tutta la ramanzina. Ma con l'ultima frase,
il fiato gliel'ha proprio tolto.
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Capitolo 7 *** Come un filmato in HD ***
Gweiddi:
usalo pure, mica è di mia proprietà! :D Stel:
c'era! Da qualche parte è finito. Tagliuzzando e cambiando ho
eliminato quella parte, vediamo più avanti se riesco ad
inserirla. Doralice: quando si fabbricheranno ne ordinerò
un paio (caso mai il primo di rompesse) ;) Questo capitolo è
un po'... uhm... beh, giudicherete voi! Buona lettura!
“Vederti
abbracciata a lui è stato troppo anche per me. Senza contare
l'invito nella suite presidenziale...”
“Come sai
che ha preso la suite?” mormora con un filo di voce. La frase
'donna che amo' risuona come una campana nella sua testa e le
impedisce di concentrarsi sul resto.
“Sceglie
sempre la soluzione più costosa. Tipico degli uomini che
devono riempire il vuoto della loro esistenza senza esporsi
emotivamente.”
“Mh, pensavo
rispondessi 'perché ce l'ha piccolo'...”
“Non siamo
così amici.” Dragan sorride amabilmente
strappandole un sorrido.
“Il
temporale l'hai provocato tu?”
“Inconsciamente”
ammette strofinando il labbro superiore con un dito. Quando si
accorge della sua vicinanza, l'agguanta per la vita e la trasporta in
casa, chiudendo la porta a chiave. Ce l'appoggia contro, osservandola
da capo a piedi. “Puzzi di fumo, droghe e sesso” mormora
con voce roca “hai fatto sesso con lui prima di venire qui?”
la provoca osservando con piacere la sua reazione offesa.
“N-no!”
esclama arrossendo “non abbiamo mai fatto sesso e certamente
non accadrà ora!”
L'agitazione sale
a ritmi vertiginosi. Può udire il battito del cuore che le
scava il torace. “Cosa c'è di diverso, ora?”
domanda accarezzando la scollatura del vestito. “Non è
strano andare a letto con un vecchio fidanzato” continua
lasciando scivolare le spalline del vestito. “Sei tutta
bagnata...”
Caroline lo
guarda, ha le labbra incollate.
“Sei
talmente bagnata che riesco a sentire il tuo odore da qui...”
mugola passando le labbra sul collo. Le sue mani si infilano sotto il
vestito, lo risalgono e accarezzano la pelle strappandole un gemito.
“Dov'è finito il collarino?”
Carol si rende
conto di non aver aperto bocca per tutto il tempo che c'è
voluto ad ammansirla. La frustrazione per non essere stata in grado
di rispondere a tono senza balbettare, la costringe a scansarlo con
un gesto brusco. “Non funziona con voi. Non ci sono molti
vampiri qui e di solito ci stiamo alla larga...”
“Noi
Anziani?” sussurra sentendo la sua voce vibrare.
Caroline socchiude
le palpebre, sente il mento spostarsi e si ritrova a guardarlo negli
occhi. Lo fissa per un brevissimo istante e di nuovo distoglie lo
sguardo. La carezza al mento si è spostata sulla guancia.
“Peccato,
era sexy. Togli la giacca, è fradicia...”
Il tessuto di
pelle e raso sintetico della giacca scivola dalle spalle. Dragan
l'appende accanto ad un altro giubbotto che riconosce al volo, e il
gesto le sembra terribilmente intimo. Come se stessero insieme da
anni.
Caroline si guarda
intorno. E' bellissimo, lì. Caldo, confortevole. Il suo
arredatore è straordinario. Non ci sono foto, solo dipinti e
tanti soprammobili di tutte le epoche. E libri. Mucchi di libri in
tutte le condizioni. Farebbe la fortuna di un antiquario. Caroline si
ferma a rimirare una statuina delle fecondità. L'ha vista in
un libro d'arte al liceo. “E' autentica?”
“Sì.”
Domanda
stupida. “Quanti anni hai?”
“Mille,
duemila... è importante?”
Solo lui poteva
dire una cosa del genere.
“Non rivelo
mai la mia vera età perché vi intimidisce. Caffè?”
Caroline lo guarda
battendo velocemente le palpebre. L'alcool la stordisce ancora. “Se
torna la tua ex moglie e mi trova qui, mi uccide?”
“Non la vedo
da secoli.”
Caroline si chiede
se la battuta sia letterale o meno. Individua il divano e si siede
sul bordo. “Perchè ti ha mollato?”
“Perchè
le donne ti piantano?”
“Perchè
non ci ascoltate quando parliamo” borbotta afferrando il
cuscino per i lati e girandolo su se stesso. “La trascuravi,
non le prestavi attenzione, eri una frana a letto?”
Dragan le strappa
il cuscino di mano e glielo sbatte in testa con un sorriso
malandrino. “Provami prima di sparare cazzate.”
Caroline
ammutolisce e assorbe il colpo senza reagire. Qualche istante dopo,
soffia via i capelli dalla bocca e passa le mani sul viso, inebetita.
“Occavolo, devo andare via... ho l'aereo domattina...”
farfuglia estendendo il braccio oltre la schiena, ad indicare la
porta “... e la macchina in doppia fila...” si alza un
po' tremante sulle gambe e Dragan la sospinge a sedere con un gesto
brusco. “Alzati da quel quadrato e la tua morte avverrà
in modo atroce e violento. Sono stanco dei segretucci, raccontami la
tua storia.”
Caroline
ammutolisce e si fa piccola piccola sotto l'urlaccio. “Non è
interessante...”
“Comincia
dal principio” esclama scavalcando il divano agilmente. “E
dal principio intendo dal primo morso.”
***
Due ore dopo,
Caroline ha la gola secca, la testa vuota e ha consumato la scorta di
fazzoletti per un anno.
Era meglio
morderla, pensa all'ennesima soffiata di naso. “Oh, hai
finito?”
“Ti ho
svegliato? Scusa...” borbotta ficcando il fazzoletto in tasca.
“Dottore, che ne pensa? C'è rimedio?”
“Mi sa che
hai bisogno di bere forte” sghignazza abbandonando il divano.
“Tre resurrezioni e ci sei arrivata grazie alla tequila. Non è
da tutti” afferma allungandole bicchiere e bottiglia. Caroline
lo ignora e torna a fissare il soffitto. “C'è una
macchia di umidità, lassù...”
“Dove?!”
“Sinistra.”
“Non c'è
nessuna macchia. Devi smetterla di piagnucolare, hai la vista
appannata.”
“Commenti a
proposito della mia vita?”
“Smettila di
uscire con i vampiri e soprattutto con gli Anziani” afferma
sedendo accanto a lei. “Come diavolo hai fatto ad incontrarne
così tanti, è un mistero. Vatti a sciacquare la faccia,
dai...”
Quando torna,
Caroline è senza parole per quello che ha intravisto del resto
della casa. “Nella vasca da bagno centrano tre persone”
esclama facendolo voltare. Ha una strana espressione sul volto.
Sembra preoccupato.
“Forse l'ha
fatta mettere proprio per quello” borbotta servendosi a sua
volta dalla bottiglia. “Che cosa si prova ad essere morsi?”
domanda di punto in bianco
“Dolore,
perdita, liberazione... piacere...” quando era stata appena
trasformata non capiva nulla di quel che le stava accadendo o di
quello che provava. Dopo otto anni ha potuto stilare una classifica
del tutto oggettiva.
“E'
soggettivo, lo sapevi?”
Ecco, appunto.
“No.”
“Molte
volte, essere morsi è l'unico mezzo che abbiamo per lasciar
uscire i nostri demoni...”
“Tu hai
molti demoni?”
“Uno solo,
la mia ex moglie.”
“Esiste un
livello di paura da raggiungere, prima di sclerare del tutto?”
L'alcool ha quasi finito la sua carica stordente. Aveva un pensiero
in testa, girava da tanto tempo. Solo ora riesce a trovare le parole
per esprimerlo. “Sai cosa mi terrorizza? La crudeltà.
Siamo l'unica razza che si fa del male gratuitamente. Gli animali non
sono così. Cacciano, si accoppiano, lottano per il territorio.
Non si alzano la mattina escogitando trucchi e inganni da perpetrare
al prossimo...” mormora a bassa voce.
Dragan vede
frustrazione, rabbia e dolore alternarsi sul suo volto. “Ok.
Ora il resto. Quello che non mi hai detto, il vero motivo per cui sei
come sei.”
Caroline gli
scocca un'occhiata dubbiosa che si fa subito cattiva. “Non c'è
altro!”
“C'è
ben altro di un paio di vampirucole sceme che si accapigliano per un
bel ragazzo e dei dispettucci che ti hanno fatto.”
Chiamalo
dispettuccio trapassarla da parte a parte! Caroline tira giù
i piedi dal divano e si alza arrabbiata. “La tua ex ha tutta la
mia simpatia!”
“Perchè
ci odi tanto?”
Caroline mugugna
fra i denti, allontanandosi verso la porta. “Vuoi altre
ragioni?!”
“Chi è
stato? Luka?”
“Ma per
favore, Luka è innocuo!” soffia esasperata.
“Hai pensato
di perdonarlo?”
“Non lo
farò.”
“Lo ami?”
“Non ami la
persona che ti fa soffrire!”
“Lo
desideri?”
“Non
desidero qualcuno che non amo.”
“Il
desiderio prescinde dall'amore e dell'odio.”
“Il
desiderio si può controllare, anche quando è pressante
e insopportabile.”
“Ma prima o
poi si raggiunge il limite.”
“Sono molto
brava nel controllo” ribatte esausta dallo scambio di battute.
“Non
precluderti la possibilità di essere felice perché hai
incontrato persone sbagliate.”
“Tu non sai
di cosa parli!” urla infuriata. Perché ha dovuto
smuovere la fanghiglia che ricopre i cadaveri del passato? “Uno
di voi è morto per colpa mia... e sai cosa ti dico?
Sono felice! Felice felice felice! Se potessi tornerei indietro e lo
ucciderei con le mie mani! Io mi fidavo e lui...” Caroline
smette di parlare, irrigidisce la mascella e distoglie lo sguardo,
ingoiando lacrime e rancore.
“Non hai
nulla da temere da me.”
Per una frazione
di secondo, un sottofondo di 'come no!' le riempie lo sguardo.
“Tu mi
guardi e vedi un vampiro. Io ti guardo e vedo una donna bellissima...
indovina fra i due chi è più fortunato?”
Se la sta facendo
sotto dalla paura, non le hanno mai detto una cosa del genere e c'è
quella microscopica parte di lei che la incita a dargli un briciolo
di fiducia.
“Perchè
non mi guardi mai negli occhi?”
“Non è
vero...”
“Allora
fallo.”
“No”
bisbiglia sperando di penetrare nelle fessure del legno e sparire
dall'altra parte.
“Carol...”
“Ho detto di
no!”
“Tu hai
paura che possa ammaliarti come ha fatto lui” mormora
insinuante e la vede, la reazione. Diventa cinerea, gli occhi
brillano e il mento comincia a tremare. “Sei molto brava nel
dominare te stessa. Voglio vedere fino a che punto riuscirai a
mantenere il controllo” la stuzzica per avere quella reazione
violenta che la farà uscire fuori del tutto.
Caroline si
assottiglia fino a scomparire mentalmente. Resta un involucro che si
agita in preda alla paura e al disgusto.
“Che cosa ti
ha fatto?” Dragan si muove verso di lei così velocemente
che non trova la forza di reagire. “Che cosa ti ha fatto?!”
esclama battendo una mano sul muro, sopra la sua testa. Caroline
sobbalza e chiude gli occhi ritirandosi di qualche centimetro.
C'è voluto
un po' per far tornare il ricordo. Qualche nottata di incubi nel
giusto ordine e zac, si scopre che solo un vampiro potente può
alterare le tue percezioni e farti credere di essere pienamente
consenziente mentre si approfitta di te. Bastardo vigliacco, che
bisogno c'era?! I ricordi erano netti, troppo precisi. Come un
filmato in HD. C'è voluto un pò perché il
potere di Louis si affievolisse, dopo la sua morte. All'inizio non
voleva crederci, sembrava solo un sogno come un altro. Un po' più
forte degli altri e un po' più a luci rosse. Poi l'immagine
era cominciata a comparire anche in pieno giorno. Caroline aveva
iniziato a sentirsi sempre più a disagio quando un ragazzo la
guardava un po' troppo insistentemente. Era seguita una reazione di
rifiuto silenzioso durato molti mesi. Non ne ha mai fatto parola con
Phoebe. Quelle cose fra loro non capitano mai perché non ce
n'è bisogno, un vampiro ottiene sempre quello che vuole grazie
al proprio fascino naturale. Gli umani sono attratti da loro, è
innegabile. Luka non le crederebbe mai. Sapeva quando adorasse
quel... figlio di... madre ignota. Sapeva che gli sarebbe bastato
schioccare le dita per farla cadere ai suoi piedi... Caroline
irrigidisce la mascella e manda giù la saliva, così
forte che Dragan ne ode il rumore proveniente dalla gola. Mai, mai
gli racconterà quella storia. Ha smesso da tempo di essere la
vittima.
“Dov'era il
tuo signore mentre accadeva? Perché non ti ha protetta?”
“Non lo so!
Chiedilo a lui! Era a telefonare o a mandare m...” Caroline
raggela quando ode la propria risposta. “Non lo sa. Non
dirglielo. Sarebbe capace di resuscitarlo per ucciderlo di nuovo.”
Osserva il volto del vampiro indurirsi e perdere qualsiasi traccia di
gentilezza. E' furibondo. Dragan si allontana di tre passi
continuando a guardarla. Pensava che fosse dura, con lei. Non
durissima. “Penny lo sa?”
“Chi è
Penny?”
“La tua
amica Phoebe è la mia amica Penny.”
Caroline scuote la
testa, cercando un fazzoletto nella borsetta.
“E' per
questo che stai cercando il manoscritto?”
Annuisce ma i
denti feriscono il labbro inferiore quando prova a parlare.
“E' stato
Louis?”
Caroline sbianca
quando ode il suo nome. Stringe le braccia contro il petto e alza il
mento grinzoso.
E' una risposta
sufficiente. “C'è qualcuno a conoscenza del fatto?”
Lorenzo. Non
darà il suo amico in pasto a quella gentaglia... o a lui che
appena l'ha saputo, l'ha trattata come una lebbrosa.
Dragan le prende
il viso fra le mani, tirandola a se. Se la tiene in quel modo può
sentire le vene del collo pompare sangue a fiotti. Se si concentra,
ode il battito impazzito del cuore e i minuscoli gemiti che strangola
in gola. “E' per questo che a volte hai paura di me?”
Caroline annuisce
sconsolata e Dragan l'abbraccia, soffocandola. Ci mette un po' a
reagire ma si limita a posare le mani sulla schiena perché non
sa bene cosa farci.
“Se le cose
stanno così, devo metterti al corrente di un fatto”
sussurra nel suo orecchio. L'Associazione per cui lavoravi non è
mai stata vista di buon occhio. Vi abbiamo tollerati, ma molti di noi
hanno cambiato idea, quando è stato ucciso Louis”
mormora accarezzandole la schiena “Melkart ha fatto ricadere la
colpa sulla Congregazione Italiana ed è stato deciso di
scoraggiare...”
“Usa le
parole giuste: volete sterminarci” mormora glaciale,
irrigidendo il corpo.
“Uccidere
Louis ha creato un casino di proporzioni bibliche. Melkart vuole
vendetta e vuole la testa del colpevole."
Caroline pensa ai
suoi amici. Orlando ha famiglia. Sarebbero stati così infami
da prendersela anche con loro? “Posso raccontare
la mia versione dei fatti... ma non ci crederanno...”
“Ci vorrà
qualcosa di più” mormora guardandola negli occhi
“Vorranno il tuo sangue.”
Caroline batte le
ciglia e si rabbuia. “Una pinta basta o devo recidermi le
vene?”
“Credi di
essere sola, ma hai tre persone dalla tua parte” mormora
avvicinandosi. “Puoi almeno provare a fidarti di me?”
“Come mi
sono fidata di lui?”
Dragan si acciglia
così bruscamente da costringerla a fare un passo indietro.
“Farò
finta di non averti sentito” sibila guardandosi attorno.
Caroline lo spia
mentre marcia verso il cordless. “Chi stai chiamando?”
“Penny e
quell'idiota di Lutoin” borbotta a bassa voce.
Ora la morde. O
la pesta. “Non volevo dirlo... scusa...”
“Non devi
avere paura di me” mormora prendendole la mano e la baciandola
dolcemente col suo solito sorriso d'incoraggiamento.
Ha di nuovo la
sensazione di rimpicciolire come Alice dopo aver mangiato il fungo,
quando scosta con un dito un capello ribelle che è finito
sulla gota sinistra. “Se qualcuno deve mordermi, preferisco sia
tu...”
“Avrei
chiesto a Phoebe di farlo. Non ti avrei lasciata toccare da nessun
altro.” Dragan le accarezza le labbra strappandole un gemito.
Non ha mai ceduto al fascino vampiresco, da quando è stata
trasformata. Non finora. Ora il desiderio sembra crescere e
divorarla, togliendole la ragione. Da quando è una vampira, i
suoi desideri sono accentuati. La sua espressione cambia, è
eccitata oltre ogni previsione e lui continua finché non gli
succhia il dito, avvolgendolo con le labbra. Stordita, gli avvolge le
braccia contro il collo e gli schiaccia le labbra contro. Sente le
sue dita risalire le costole e concentrarsi sulla spina dorsale. Un
fiume di brividi la fa gemere un'altra volta. Caroline sente i
muscoli indurirsi sotto le sue dita e crolla psicologicamente. Il suo
bacio diventa rabbioso e concitato, sente il sapore del sangue in
bocca e le unghie lo stanno graffiando. Rumore di tessuto strappato.
Un bottone che rotola a terra. Caroline sbircia il disastro che ha
combinato e fa una smorfia ma quando intravede la pelle al di sotto
della camicia lacerata, perde la testa e gli affonda la bocca contro
la clavicola, risale il collo e trattiene l'impulso di morderlo. Lo
abbraccia forte, chiudendo gli occhi. Quel che vuole in quel momento,
non ha niente a che fare col sangue. La prospettiva della stanza si
allontana, la penombra la avvolge e gli odori cambiano. Caroline lo
stringe più forte ma sta tremando di inquietudine anche se la
solita vocetta fastidiosa le suggerisce di fidarsi. L'antro del
vampiro è piuttosto intimo e accogliente. Ha uno scompenso
cardiaco non indifferente. Caroline resta a guardarlo e sente il
desiderio salire fino a colmarla. La sua espressione cambia e si fa
quasi dolorosa. Ha raggiunto il limite che una donna può
sopportare mentre le carezze risalgono verso le ginocchia e poi
oltre.
Dragan l'accarezza
sul viso scivolando dal collo fino al seno e poi sullo stomaco.
Risale il fianco e sente il cuore esploderle, le membra muoversi e
dopo un attimo la ritrova su di se, ansimante di eccitazione, la
bocca a pochi centimetri e i capelli che le spiovono attorno al viso.
“Tocca a me...” Il suo tocco sul torace è languido
e possessivo. Quando slaccia i restanti bottoncini, si rende conto di
quanta concentrazione ha bisogno per non strapparli.
Una donna che si
accinge a scoprire il corpo di un uomo non teme vergogna, non ha
paura di apparire bramosa o inesperta. Si sottrae alla propria
timidezza ubbidendo al desiderio. Essa semplicemente è, mentre
scivola fra i tessuti rivelando forme diverse dalle proprie.
Un uomo che sia
così fortunato che la scoperta avvenga con gioia e curiosità,
non teme di mostrare la propria vulnerabilità. Chiude gli
occhi quando le labbra lo sfiorano, l'accarezza rilassando la punta
di inquietudine che ancora giace dentro di lei, la solletica finché
la paura non svanisce, offuscata dal desiderio. E il bacio, che
suggella ogni vittoria e spalanca la porta del conoscenza, si fa
dolce e profondo avvolgendo i due amanti con braccia amorevoli.
Caroline è
vinta, conquistata, fino all'ultima parte di se stessa. Lucidi, gli
occhi. Lacrime di piacere le sfiorano le ciglia mentre le labbra si
socchiudono e si posano, leggere e ardenti sulla pelle perfetta del
suo amante. Lente, le dita. Scorrono fra i muscoli, nella vallata
dello stomaco, risalgono esitanti, si spingono di nuovo in basso,
fino al sesso celato dagli ultimi lembi di tessuto, cercano, si
appropriano di ciò che le è negato da molto tempo, si
adagiano su di lui e ne godono il contatto.
Un uomo che la ha
fortuna di vivere una simile manifestazione di desiderio, si
prodigherà in tutti i modi per fare sì che l'unione
avvenga senza che alcun dubbio penetri nell'animo della sua donna. Il
vestito risale lungo le gambe, oltre il bacino, oltre il seno teso,
fino alle braccia che abbandonano con un gesto languido. Dragan
l'accarezza scivolando fra le colline dei seni, lungo le costole
sottili, fra la carne calda delle cosce dischiuse. Svela il tesoro
che nascondono, mentre il corpo si piega sul suo, sopraffatto dal
desiderio liquido. La adagia sul letto, dedicandosi completamente a
lei. Caroline non ha alcuna esitazione, lo incoraggia a fare tutto
quel che vuole, mentre lui la incoraggia silenziosamente a lasciarsi
andare. Poi l'onda sale ricoprendola, annaspa in cerca d'aria, si
aggrappa alle sue spalle, supplichevole, bisbigliante, arresa.
La sta baciando
sul collo, quando la ode pregare e poiché è nella sua
natura esaudire i desideri della donna amata, le scosta dolcemente le
gambe godendo del suo gemito di desiderio.
Il piacere si
confonde troppo spesso con la brama di sangue. Caroline sente i
canini allungarsi e annaspa per mantenere il controllo quando Dragan
l'afferra alla nuca e le schiaccia la bocca aperta contro la gola.
Nello stesso momento in cui il sangue spilla dalle ferite, la prende.
Una spinta sola, lenta, inesorabile, perfetta. Non ha ancora iniziato
a bere ma il sangue gocciola sulla lingua e il doppio piacere la fa
gridare, un gemito di gola, da animale. Dragan la tiene stretta,
muovendo solo il bacino perché è nella sua natura di
uomo e non può fare altrimenti. Si fa spazio in lei – è
così piccola, le stai facendo male, fermati – ma
Caroline dimentica il sangue che le sta gocciolando addosso,
dimentica l'umiliazione passata e si dona, senza alcuna paura o
esitazione.
***
L'alba non penetra
fra le finestre chiuse, finché qualcuno non scosta le tende
pesanti, così la coscienza di Caroline non si risveglia finché
un tocco delicato non le accarezza la pelle. La stanchezza profonda
l'ha avvolta fra le sue spire. Ha dormito. Per mille e più
anni. Ha sognato. Nessun sogno di vetro opaco, ma limpide acque e
risa gioiose. La felicità è troppo e tracima dalle
ciglia chiuse, si riversa sulle guance in un bisbiglio, il corpo
molle si raggomitola contro un altro, solido e caldo e si racchiude
in attesa di svegliarsi del tutto. Un bacio sulla spalla e uno sulla
tempia. Caroline batte le palpebre appiccicose di sogni di miele e
inspira. Odore di uomo, di sesso, di piacere. Si costringe a tornare
alla vita mentre l'accarezza dolcemente sulla guancia e lungo il
braccio piegato. Nessuna malinconia, nessun rimorso, pura e autentica
felicità. Le labbra si aprono incerte. E' quel momento.
Quello in cui poter dire... “ti amo...”
“Anche io ti
amo” mormora e ode quell'inflessione tenera che ha solo la
gioia mal contenuta. Dragan la racchiude in un abbraccio in cui si
nasconde, in cerca di amore, coccole, serenità. La culla
accarezzandole i capelli, premendo le labbra sulla fronte liscia,
desiderando ancora fare l'amore con lei, perché è stato
bello ma non è stato sufficiente. Quando sono una sola persona
la vita assume un significato e ha vissuto troppo tempo senza una
ragione, vagando sulla terra in solitudine, domandandosi il perché
delle cose, sfidando la morte e proclamandosi stupido dio di se
stesso. Le soffoca, quasi, stringendo troppo per paura che si
allontani, allaccia le gambe fra le sue, di nuovo sveglio,
stupidamente innamorato. “Resta con me...”
Caroline assorbe
le parole, solleva il viso baciandolo sulla gola, lì, dove
l'ha morso ma non ha bevuto. “Per sempre?”
“Per tutto
il tempo che vorrai” risponde con un sospiro, le dita infilate
fra i capelli profumati.
“Per
sempre...” ripete catturando il labbro inferiore e legandolo a
se per la seconda volta.
|
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Capitolo 8 *** Il grande bluff ***
Doralice:
mi chiedevi un volto per Dragan. Che ne dici di Jeffrey Dean Morgan?
Magari con qualche anno di meno e gli occhi azzurri. Stel: grazie
grazie... è impossibile scrivere di nuovo una scena come
quella... sono fiera di me! :D Petitecherie: mi sono sciolta come
una scema mentre lo scrivevo... :')
Roma,
Italia
Orlando non li ha
sentiti arrivare. Se li è ritrovati di fronte, nella cucina di
casa sua. Milena sta dando da mangiare al più piccolo, i
bambini urlano e si accapigliano. Sente la voce della moglie gridare
di piantarla. Orlando implora con lo sguardo. I due vampiri sono
privi di espressioni.
“Tesoro, non
vieni a cena?”
La voce di Milena
è sempre più vicina. No, non entrare! “Sì...
ora vengo.”
***
Quella merda non
piace proprio ai vampiri. Lorenzo si è tolto i guantoni con un
rantolo di godimento, quando ha mandato al tappeto il suo avversario.
Sotto la doccia conta i lividi che ha sul torace. L'heavy metal
arriva ad un volume abbastanza alto, negli spogliatoi. Quando chiude
la zip della sacca blu Adidas, Lorenzo impreca. Indossa la giacca di
pelle e li ha guarda senza sorpresa alcuna. Doveva succedere prima o
poi.
Toscana,
Italia
Non
ti voltare.
Caroline
cammina veloce per la strada senza guardarsi alle spalle. Ha quasi
raggiunto l'automobile quando si ferma con le mani sulle chiavi. Ha
un brutto presentimento.
Non
ti voltare!
Sua madre
glielo diceva sempre che aveva il brutto vizio di non ascoltare i
consigli.
Caroline si
volta.
Caroline si
sveglia di colpo. Un brivido scivola lungo la schiena quando schizza
fuori dal letto in cerca del telefono. Il sole è sorto e
tramontato. Sette chiamate perse e quattro messaggi. Si sofferma
sull'ultimo, il terrore che ha provato in sogno aumenta e le riempie
la testa. 'Non tornare a casa.'
Sua madre glielo
diceva sempre che aveva il brutto vizio di non ascoltare. Torna nella
stanza dove l'amore della sua vita sta dormendo e raccoglie i vestiti
da terra. Si riveste in fretta, quando vorrebbe di nuovo rituffarsi
fra le sue braccia, dormire, fare l'amore, passare l'eternità
insieme. Ridere, raccontarsi stupidaggini. Giocare a obbligo e
verità e per penitenza riempirsi di baci fino ad averne la
nausea. E' un buon piano. Gan le ha ribadito più volte che si
può fare. Lo farà. Ma prima lo scrolla gentilmente
ricevendo un sorriso e un abbraccio che le fanno perdere la
concentrazione necessaria per esporgli il problema.
Sarà il
sesso, sarà l'amore che l'annebbia, sarà la sua
espressione tesa. Gan le sfiora la fronte, aggrotta le ciglia
offuscando l'azzurro dei suoi occhi. “Che c'è?”
Caroline gli
mostra il messaggio senza fiatare. Si morde il labbro inferiore,
stringe la mano di riflesso. “Che devo fare?”
“Segui il
consiglio, resta qui.”
E' tentata.
Nessuno può entrare senza il suo permesso. “Non rischio
di metterti nei guai?”
Dragan non
risponde. Caroline schizza giù dal letto, cogliendolo di
sorpresa. “Ti amo troppo per immischiarti in questo casino”
mormora camminando a ritroso verso la porta.
“Caro...”
Caroline batte le
ciglia furiosamente ricacciando la paura in fondo alla gola. “Ti
amo.” Non ha mai detto così tante volte ti amo in
vita sua. Soprattutto non alla stessa persona. Caroline ha quasi
raggiunto l'auto quando li sente arrivare. Sente il riverbero e tre
storie passate si accapigliano per avere la 'prima visione'.
“Buonasera
Miss Caroline.”
Non è mai
una buona cosa se un vampiro Antico ti viene a cercare. “Buonasera,
Melkart.”
“Non si dia
pena di usare il mezzo meccanico, venga con noi.”
Caroline chiude
gli occhi per un istante. Bluffa, si dice. Lui non sa leggere
nel pensiero. “Perchè?”
“E'
richiesta la sua presenza al Consiglio.”
“Che cosa ho
fatto?”
“Louis è
morto e noi vogliamo sapere chi è stato ad ucciderlo.”
Da
qualche parte nel mondo
Lorenzo si sta
cagando addosso. Sono tanti e sono tutti fottutamente pericolosi. Ha
scambiato un'occhiata con Orlando. Non l'ha mai visto così
preoccupato. “Chi manca?”
“Carlito...”
sussurra l'ex prete a bassa voce. “Forbes. I ragazzi delle
pulizie.”
“Mhg!”
Lorenzo soffia aria dal naso e ride dentro di se. “Non si
mordono fra cani.”
La sala è
piacevolmente illuminata da un mix di candele e luce artificiale.
Lorenzo vorrebbe guardarsi attorno per capire dove si trovano. Quella
è la crème, ben diversa dai vampirucoli che uccidono
quotidianamente. Non si abbassano ad aggredire la gente per strada.
“Quasi quasi mi innamoro” mormora osservando una vampira
dall'aria esotica e lunghi capelli neri.
“Per favore,
cerca di non farti uccidere.”
“Non ci
hanno neppure perquisiti, ci credono innocui...”
“Hai armi
con te?” Lo sguardo di Orlando è implorante. Lorenzo
alza le spalle, si accende il sigaro e fa una smorfia. “Neppure
una”
“Perfetto.
Siamo morti.”
“Na. Credo
ci interrogheranno o qualcosa del genere...” sbuffa fumo,
drizzando la schiena e fissando la vampira. “Magari mi faccio
mordere come quel porco e...”
“Sta zitto”
scandisce in un sibilo. “Credo che il problema si sia creato
proprio da quel tipo!”
“Sti cazzi,
era legittima vendetta.”
Orlando lo guarda
contrariato.
Lorenzo muove il
sigaro ignorando la domanda che aleggia muta fra loro.
"Rispondimi o
ti prendo a calci in quest'istante!" alza la voce attirando
l'attenzione dei carcerieri.
“Il giorno
in cui Caroline è morta! Gli ho scaricato addosso due
caricatori per fermarlo.”
“E' per
quello che ne aveva così tanti in corpo?”
Lorenzo si
rabbuia, il tatuaggio esce di qualche spira dal colletto e gli da
l'aria da brutto ceffo. “Le ha fatto il lavaggio del cervello,
quel figlio di puttana...”
“La stava
violentando e lei non se n'è accorta?”
“No”
sibila guardandolo negli occhi “e noi non glielo... Porca
troia! Forbes!”
Caroline li
osserva distaccarsi dal gruppetto e resta a guardarli a bocca aperta.
Se ci sono anche loro, la situazione è più grave di
quanto pensasse.
Lorenzo
l'abbraccia strizzandole fuori tutto l'ossigeno. “Porca troia,
le botte che vorrei darti!”
Caroline si fa
piccola piccola sotto l'urlaccio di Lorenzo. Il tatuaggio si muove in
maniera drammatica sul collo, i capelli neri ricadono sugli occhi
azzurri, li scosta con uno sbuffo infastidito. “Ti lascio sola
cinque minuti e quando torno...” Lorenzo si interrompe e guarda
il vecchio Melkart alle spalle di Caroline. “Che hai da
guardare, vampiro? E' una discussione fra amici!”
Caroline raggela.
“Questa è gente capace di farti ribollire il sangue con
uno schiocco di dita! Non farli arrabbiare, per favore!”
sussurra disperata verso il compagno “son abbastanza
terrorizzata, non mettertici anche tu... ti prego...” Sono
tutti lì. Tutti contro di lei.
Lorenzo la scruta
di sottecchi e le cinge le spalle con un braccio. “Ti dispiace
se continuo a cazziare la mia amica? Ha fatto un casino un anno fa.
Ce l'ho sul gozzo da un anno!”
Melkart lo fissa
senza rispondere e il cacciatore lo prende come un sì.
“Ti ho
lasciato cinque cazzo di minuti da sola insieme a quel damerino col
bluetooth nell'orecchio e come ti ritrovo?! In cenere!”
“Mi
dispiace...”
“Ti
dispiace?! Porca puttana, Caro, mi hai fatto quasi saltare l'arteria
principale!”
“Scusa...”
“Scusa un
cazzo, dovrei dartele fino a farti uscire quelle idee malsane dalla
testa! C'è gente che ti vuole bene e si preoccupa per te, non
puoi fare scherzi del genere!”
Caroline lo guarda
con gli occhi lucidi. E' calato un bel silenzio nella sala e li
stanno guardando tutti.
“Non ho mai
visto piangere un uomo come ho visto piangere il tuo amichetto... ed
è stato veramente brutto da vedere!”
Damon? Ci crede
che è stato lui. “Non lo faccio più, promesso.”
Quando l'uomo
l'abbraccia, strappandole un gemito muto che si trasforma in un mezzo
piagnucolio, il vampiro la sta osservando. Caroline non se ne
accorge, ha nascosto il viso contro la spalla di Lorenzo.
“Finitela
con le smancerie” erutta avvicinandosi alla coppia abbracciata.
“Il suo anello, miss Caroline”
Caroline fa un
passo indietro e lo fissa malmostosa. “Non vi appartiene, è
mio. Non ve lo darò.”
“Come osa
alzare la voce con me?!”
“Alzo la
voce quanto mi pare e piace!” urla agitata “non ho fatto
niente, non sono stata io ad uccidere Louis!”
“Sono stato
io.”
Caroline sbianca e
si volta verso il vampiro alle sue spalle. Luka?
Lorenzo si
aggiusta i vestiti mentre Caroline tira indietro i capelli. E'
affogato nella paura come lei. “Posso parlare con uno che
conta, qui?!” esclama ad alta voce. Orlando impallidisce,
Caroline vorrebbe morderlo per farlo tacere. “Non ho nemmeno un
avvocato!”
“Non le
serve” mormora una voce pacata.
Lorenzo abbassa lo
sguardo su Melkart e sbuffa fumo e noia. “E mi sa proprio di
sì, nonno. Se siete incazzati per quel vampiro, sappiate che è
stata legittima difesa.”
Caroline vorrebbe
sbattergli la testa al muro. “Ma tu mi ascolti quando parlo?”
“Dici un
mare di cazzate, stella” borbotta tornando a fissare Melkart
“la piccola ha avuto un problema di carattere...”
“Comportamentale”
conclude Orlando per lui. “Quel vampiro era un po'...”
“Schizzato e
ha aggredito la mia amica...”
“... contro
il suo volere...”
Il senso di nausea
le sale dallo stomaco tutto insieme. Non in quel modo, per favore...
“C'è
uno che legge nel pensiero qui?” Lorenzo lo guarda incattivito,
Caroline è verdognola.
“Non sfidi
la sorte buon uomo. Siamo stati fin troppo pazienti con voi.”
Melkart è quasi sorridente. Non le piace. Per niente. Luka è
arrabbiato con lei. La aiuterà?
Il vampiro è
infuriato. Non gli piacciono le notizie di seconda mano. Carol non ha
avuto il fegato di confidarsi con lui. E' arrabbiato per essere stato
messo di fronte alla verità dall'uomo che gliel'ha portata
via. Carol ha scelto un altro al posto suo. Qualcuno che non l'ha mai
delusa. Il minimo che può fare, è aiutarla. E' la prima
volta che Luka mette piede nel Consiglio. È anche l'ultima.
Non gli piacciono quelle pagliacciate da film. Luka è
arrabbiato per tutti questi motivi. L'ultimo lo manda in bestia.
“Louis ha alterato le tue percezioni, il trucco più
vecchio del mondo. Circuire la vittima e farle credere che stia
agendo secondo la sua volontà. Caroline era sotto la mia
protezione, Louis era diventato pericoloso ho preso la decisione che
ritenevo più opportuna.”
Caroline ascolta
senza riuscire a credere alle sue orecchie. Il vecchio la guarda
ponendo una domanda. Non lo sente, è affogata in se stessa,
nella paura, nel ricordo, nella gratitudine ma infila insieme le
parole sperando che siano quelle giuste. “Sette anni fa, si è
preso metà dei miei ricordi per fare un esperimento...”
“Che genere
di esperimento?”
“Mi ha
costretto a dimenticare l'uomo che amavo... per... vedere come mi
sarei comportata... mi ha tormentato... per pure piacere... e quando
è ricomparso...” Caroline struscia violentemente la mano
sul collo, sul vecchio morso. E' paonazza.
“E non è
forse vero che lo stavate cercando per ucciderlo?”
Caroline non
riesce quasi a parlare. “Non ho mai voluto ucciderlo... volevo
semplicemente riavere i miei ricordi.”
"Non è
mai capitato che un Anziano sia morto accidentalmente” insiste.
"Come avete fatto?"
“Ci sono
voluti due caricatori - quarantotto pallottole sante in tutto
- più un non ben precisato quantitativo di acqua santa,
sanguisughe... c'è voluto un po', sì...”
“E' stato
torturato” traduce serioso rivolgendosi ai cacciatori che si
sono intromessi nella risposta.
Lorenzo lascia
cadere le spalle e sorride “doveva evitare di fare lo stronzo
con la mia amica! Nel vostro mondo prendete troppo male i rifiuti.”
La sua
affermazione non è piaciuta a nessuno. Caroline sente i
brividi lungo la schiena.
“Gli ho
strappato il cuore e poi l'ho bruciato.”
L'affermazione di
Luka la riscuote. Lo guarda con cuore in gola.
“Nel 1750
c'è stato un caso simile e il colpevole è stato
punito.”
“Dal
Consiglio, non da un singolo membro.”
“Dettagli.
Questo concilio è solo una farsa per mascherare la tua rabbia”
sibila in faccia al vampiro. “Non è vero? Il tuo pupillo
è morto e devi prendertela con qualcuno!”
Melkart non
risponde, si limita a spostare lo sguardo oltre le loro spalle. “Tu
cosa ne pensi? Come membro Maggiore, la tua opinione è l'unica
che conta.”
Caroline sgrana
gli occhi e fissa Dragan, giunto silenziosamente alle loro spalle.
Non riconosce il vampiro solido e freddo che saetta lo sguardo fra
lei e Melkart. E' addirittura più vecchio del Greco?
“Sono
nauseato” ammette a bassa voce. “Queste cose non accadono
mai.”
“Stavolta è
accaduto e c'è andata di mezzo una mia amica!”
Caroline afferra
Lorenzo prima che possa fare qualcosa di sconsiderato. Lo guarda
accigliata. “So difendermi da sola.”
“Sa
difendersi da sola” mormora Dragan a sua volta avvicinandosi.
Caroline se lo
ritrova sui piedi e lascia andare l'uomo. Dragan le osserva il collo
e sposta una ciocca con un dito. “Posso?”
Caroline fissa il
fondo della stanza. Vorrebbe prendersi la colpa di tutto, implorarlo
di non morderla. Quando Dragan le tocca il viso, deve fare uno sforzo
immenso per non chiudere gli occhi.
“Non mi stai
aiutando” sente sussurrare nell'orecchio.
“Non voglio
aiutarti, non voglio essere morsa da te...” bisbiglia.
“Non ti farò
male.”
“Bugiardo,
fa sempre male...”
Dragan le cinge la
vita e il corpo di Caroline aderisce al suo senza opporre resistenza.
Orlando deve placcare Lorenzo quando scorge l'espressione di rabbia
impotente funestargli il viso. Caroline lo vede con la coda
dell'occhio. Niente capricci, ne va della vita dei suoi compagni.
Dragan le
accarezza i capelli e li porta oltre la spalla sinistra. La volta su
se stessa, esponendola agli sguardi dei vampiri presenti. Se avesse
continuato ad abbracciarla sarebbe stato molto difficile mantenere la
facciata onesta e imparziale.
Gli occhi grigi di
Luka si bloccano nei suoi. E' rigido, neanche gli avessero inamidato
troppo la camicia. Va tutto bene, sillaba muovendo solo le
labbra. Ti voglio bene.
Caroline mormora
un 'ti voglio bene anche io' a fior di labbra. Non sente i
denti entrare nelle pelle ma lascia sfuggire un gemito quando ode
Dragan ansimare, mentre succhia il sangue. Sempre di più,
sempre più fondo. Prova un freddo glaciale all'interno delle
membra e l'aria nei polmoni svanisce. Il battito del cuore si fa
lento, il rimorso e il rimpianto scivolano via, si sente di nuovo
leggera. Sta leggendo la sua storia. Impiccione. Caroline
ghigna e il volto si accartoccia su se stesso.
E' quasi arrivato
al primo vagito, quando si stacca da lei con uno sforzo sovrumano. E'
stato orribile. Il racconto non rende giustizia a ciò che ha
vissuto. Non ha esasperato le situazioni, è stata piuttosto
oggettiva. E' crudele che una donna abbia sopportato tanto, ed è
terribile che riesca a raccontarlo così lucidamente.
Caroline sente
colare le lacrime lungo le guance e il mento le trema quando capisce
che è tutto finito. Il morso ti lascia sospesa nel fugace
limbo da cui tutti devono tornare. Le sensazioni sono amplificate, si
sente terribilmente debole e indifesa. E al sicuro. E' bello sentirsi
così, con lui.
Caroline gli si
affloscia addosso, non sente più le gambe e il mondo è
stranamente ovattato. Ode solo la voce irata di Dragan oltre il suo
orecchio.
“Questo
concilio è una farsa. Non osare mai più scomodarci per
insulsaggini del genere!”
Ollalà,
come si arrabbia.
“Dovevi
controllare il tuo pupillo e hai lasciato che facesse del male ad una
di noi.”
Caroline passa
dalle braccia di Dragan a qualcuno molto più nervoso di lui.
Luka. Non vorrebbe essere nei suoi panni, sarà schiacciato dai
sensi di colpa.
“Mi
dispiace, Carol...” bisbiglia coccolandola contro di se.
“Perdonami.” La carezza sui capelli si ferma per un
momento e riprende come prima. “Spero tu riesca ad essere
felice, stavolta.”
Eh, sì.
Farebbe piacere anche a lei. Caroline si stacca da lui un po'
barcollante. Passa le dita fra i capelli e struscia la ferita
osservando la minuscola quantità di sangue residuo. Luka le
porge un fazzoletto immacolato.
“Non ci
avevo fatto caso.” Luka le prende la mano dove indossa l'anello
e la gira su se stessa. “E' uguale a quello di Dag...”
“E' una
paccottiglia trovata in un baule della nonna.... non vale nulla...”
mormora arrossendo.
“Veramente è
d'oro massiccio e vale circa... mh... fammi controllare a quanto è
quotato l'oro...”
“Sei capace
di fare una stima al grammo?”
“Eggià!”
esclama con un sorrisetto. “Gli anelli simili si attirano, non
lo sapevi?”
Caroline alza la
testa verso il soffitto quando ode un frinire di pipistrelli. Phoebe.
In ritardo e arrabbiata oltre che preoccupatissima. Piomba su di lei
abbracciandola e tartassandola di domande.
“Tesoro,
stai bene? Ti hanno fatto del male? Perché non mi avete
aspettato?!”
Lorenzo gira lo
sguardo sulla donna. E' bellissima, una vera prelibatezza. “Wow....
E tu chi sei? La fata madrina?”
Phoebe vorrebbe
staccargli la testa per il solo fatto di aver osato interrompere il
suo monologo preoccupato, ma sorride amabilmente, gli occhi azzurri
si fissano in quelli celesti del cacciatore e gli rimandano la sua
immagine avvolta di lussuria.
Sa interpretare lo
sguardo di una donna arrapata. Si avvicina a Phoebe sfilando il
sigaro dai denti. “Che fai dopo il concilio punitivo?"
Gli uomini
italiani, pensa fissando il tatuaggio sul collo che si muove
quando respira. Afferra il sigaro e ne aspira una boccata.
Riesce a flirtare
anche in quell'occasione, è assurdo! Orlando lo riacciuffa per
il braccio e lo tira via “smettila, la situazione è
seria!”
“Sto
sdrammatizzando. Questi leggono nel pensiero ed io non ho nulla da
temere” sibila fra i denti. “Mi piace una donna che
riesce a tenere qualcosa di così grosso in bocca.”
“Datti una
controllata!”
"Sto
scherzando..." ridacchia chinandosi verso Phoebe. "Come ti
chiami? Di solito lo chiedo dopo, ma per te farò
un'eccezione."
“Amico tuo?”
Caroline annuisce
strofinando via le lacrime. Un po' di sollievo, un po' di paura. La
battuta era incommentabile.
“Mi
piacciono i tuoi amici” sussurra avvicinandosi al cacciatore.
“Sei una di
quelle che morde mentre fa sesso? Ho sempre voluto essere morso”
insiste mentre Orlando alle sue spalle è in fase di suicidio
avanzato.
“Se avete
finito di giocare e ridere, potete tornarvene a casa!”
La voce di Dragan
li fa scattare sull'attenti. Eccolo, il cipiglio del professore che
tenta di mettere in ordine un branco di indisciplinati. “E'
incredibile, riuscire a scherzare anche in una situazione seria come
questa!”
“Non c'è
niente di serio, qui!” Phoebe lo guarda arrabbiata. “Caroline
è una vittima e avete cercato di farla passare per il
carnefice! Branco di maschilisti dal primo all'ultimo!” sibila
fissando lo sguardo su Melkart. E' cupo, per nulla soddisfatto del
verdetto.
“Abbiamo
chiuso la questione. Non continuare” insiste riportando
l'attenzione su di se. Il suo sguardo dice 'portala via'.
Phoebe detesta che
sia superiore di lei di una settimana. Non glielo perdona proprio.
Gli rimanda un 'poi facciamo i conti' a suo modo. Prende
Caroline per la mano e scompare in un nugolo di pipistrelli.
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Capitolo 9 *** Le relazioni sbagliate ***
“Perchè
non me l'hai detto?”
"Ci
ho messo un pò a mettere tutto a fuoco e poi non ero sicura
che fosse la verità." Caroline sposta il secchio del
gelato ormai vuoto e riprende la sua bevanda preferita, sorseggiando
il sangue dalla cannuccia corta e nera.
Phoebe
le accarezza i capelli con la stessa dolcezza di Liz mentre la
ragazza la guarda di sottecchi. "Mi sei mancata, la dentro..."
mormora posandole la testa contro la spalla.
“Siamo
ancora amiche?”
“Certo
che sì...”
“Lascia
stare.”
Caroline
si irrigidisce. “Stai parlando di Gan?”
“Sto
parlando di tutti loro. I ragazzi. E i vampiri” borbotta con
una smorfia. “Non farci molto affidamento... conta solo su te
stessa.” Phoebe tace quando intravede la sua espressione. “Non
correre e non aprirgli subito il tuo cuore. Sarà carino e
adorabile, ma è pur sempre il nemico.”
Troppo
tardi. Caroline inghiotte passando le mani sul viso. “Beh,
ormai il danno è fatto...”
“Cosa
hai fatto?”
“Quando
incontri un ragazzo che non sa nulla di te e del tuo passato, è
meraviglioso. Puoi vestirti come una darkettona anche se sul letto
hai il coperta di Barbie. Puoi essere tutto quello che vuoi... Gan
non sapeva nulla di me, fino a stasera. Ora mi sento nuda”
conclude tirando le gambe contro di se e strusciando la mano sul
punto in cui l'ha morsa. “Non ho ancora capito se mi piace o
meno...”
“Tesoro,
il nemico spesso è molto intelligente” sospira
sistemando i cuscini attorno a se. Quando lo fa, Caroline la paragona
a Cleopatra. Non è da escludere che sia stata lei a ispirare
Liz Taylor nel famoso film. “Di cosa credi si sia innamorato?
Dei tuoi capelli, di questi bei vestitini che hai rubato dal mio
armadio o del tuo essere?”
“Del
mio essere, spero...” farfuglia piena di dubbi. “Spero.”
Martedì
“E' sempre
così?”
“E' martedì,
giorno di ricevimento” annuncia con un lungo sospiro “odio
il martedì, mi viene voglia di toglierli dal mondo...”
Laura sogghigna
sentendo il brusio fuori della porta. Posa il mazzo di chiavi sulla
scrivania e sorride “stammi bene, tesoro.”
“Non
divorare quel poveraccio, non tutti hanno la pazienza che ho io...”
Caroline è
appoggiata al muro, all'estrema destra del corridoio e ha una buona
visuale dei suoi compagni. Per confondersi nella folla degli studenti
in attesa di spiegazioni, ha portato il libro con se, ma non ha
l'aria di una che ha bisogno di un'ulteriore chiarimento di carattere
letterario. Ha gli occhiali da sole sul naso, il piede destro
appoggiato al muro e le braccia incrociate sul seno. Dondola in
attesa che sia il suo turno. Quando la porta si spalanca e l'indiana
esce sul corridoio, Caroline volta la testa di tre gradi, la
riconosce, sente il cuore esplodere, cerca di rimettere insieme i
pezzi, torna a fissare la porta davanti a se - guarda caso proprio
l'aula della prof di statistica – e prende un sospiro per
calmarsi. Quella è stata una brutta botta di gelosia mista a
paura.
“Forbes,
tira giù i piedi dal muro, l'hanno appena riverniciato!”
Caroline non si
aspettava che le rivolgesse la parola e non a quel modo. Si raddrizza
controllando la situazione. No, non ha lasciato segni visibili.
“Ma quanti
siete?” lo sente esclamare ad alta voce “ma sono così
imbranato a spiegare?!”
Se ti mettessi
un paio di jeans meno indecenti la situazione migliorerebbe,
pensa poggiata al muro. Vedere Laura le ha fatto passare la voglia di
restare. L'indiana la doppia proprio in quell'istante, la squadra, si
ferma alla macchinetta del caffè e sceglie una bevanda. “Sei
quella Caroline? Quella di cui tutto il Consiglio parla?”
Caroline annuisce
senza perdere la sua espressione remota. “Cosa dice di me?”
mormora schiarendosi la voce.
“Pettegolezzi,
il sale della vita.” Laura gira la stecchetta nel caffè
con fare svogliato “E' vero? Stai con Dag?”
“No.”
La donna la guarda
dal suo metro e cinquantotto con espressione conciliante. E'
bellissima, come tutti i vampiri. Indossa un vestito chiaro che
accentua la carnagione color caramello. “Non sono qui per
rimettermi con lui. Le nostre storie non durano mai molto.”
Non ha intenzione
di darle spago, ne di fare amicizia con la ex moglie dell'uomo che
ama.
“C'è
un motivo per cui 'osservano senza interferire'...”
“Per il
vecchio detto 'chi si fa gli affari propri campa cent'anni'?”
borbotta senza riuscire a tenere a freno la lingua.
“I vampiri
giovani sono così pieni di vita...”
Mi stai
prendendo per il culo?, pensa osservando la folla dei ragazzi che
si assottiglia di fronte all'ufficio. Perché non se ne va?
Perchè non la lascia in pace?!
“...
problematici, fragili... bambolotti da stringere al seno, se capisci
la sensazione...”
Capisce, capisce.
Ha avuto un cane a quattro anni.
“Ci sono
stati ben tre matrimoni negli ultimi settecento anni...”
Uno sproposito.
“E sono
tutti cominciati allo stesso modo. Se vedo un bel ragazzo ho voglia
di portarmelo a letto, lo uso e poi lo riporto dove l'ho trovato.
Illeso. Ma loro no. Si innamorano, diventano svenevoli, pieni di
attenzioni. Non riescono a farne a meno. Si appassionano e più
la donna è in difficoltà, più diventano....”
Ci piace
aiutarvi. Che c'è di male?
“Paterni?”
“Già!”
esclama con una smorfia “devono avere qualche problema
irrisolto con la madre.”
Un discorso del
genere l'ha udito in bocca a Phoebe. Non poche volte, a dire il vero.
“Gan è
magnifico, adorabile, diverso da tutti gli altri..”
Sono sempre
diversi dagli altri. “Se è così magnifico
perché l'hai lasciato?”
“Quando
hanno risolto il tuo problema, svaniscono, perdono interesse e ti
fanno sentire inadeguata” mormora gettando il bicchierino vuoto
nel cestino apposito. “Non farci affidamento. Conta solo su te
stessa.”
Laura si allontana
a piccoli passi fluidi. Ha usato le stesse parole di Phoebe. Allora
c'è un fondo di verità. Appena la porta dell'ufficio
della prof di statistica si apre, Caroline afferra la borsa che ha
posato a terra e si avvicina all'entrata, nello stesso momento in cui
Dragan sbatte fuori gli ultimi studenti.
Quando hanno
risolto il tuo problema, svaniscono e perdono interesse.
Gan non l'hai mai
chiamata dopo il Concilio. Non s'è fatto più sentire.
Non ha mai bussato alla sua porta. Luka l'ha chiamata e lei non ha
neppure risposto. Le ha mandato un sms che ha cancellato senza
leggere.
Stupida.
“Allora
Forbes, qual è il tuo problema?”
Vorrebbe saperlo
anche lei. Caroline lo guarda senza neppure togliere gli occhiali da
sole, si infila nella stanza della professoressa e chiude la porta
alle spalle. Ora deve inventare una scusa con l'insegnante di fronte
a se.
Ardeal,
Romania Venerdì
E' venerdì.
Il venerdì è casual e Luka ha addosso una semplice polo
chiara e un paio di jeans scuri. Mai avuto problemi a scegliere le
polo. E' quasi ora di chiusura, sta impacchettando le sue cose quando
l'interfono suona. “C'è una visita per lei.”
“Digli di
ripassare lunedì” annuncia staccando il dito dal
tastino. Il solito scocciatore degli ultimi cinque minuti.
“Mi spiace,
non può riceverla. ”
Caroline la guarda
come se avesse appena detto qualcosa di molto inaccettabile. Annuisce
ma è a disagio. E' carina, ha un foulard al collo, la borsa
nuova nel catalogo primaverile. Una mosca bianca in quell'ambiente
grigio e superefficiente. Slaccia il cappotto e la donna le lancia
un'occhiata insistente. Sì, ha messo il vestito più
corto e sexy che ha trovato nell'armadio, allora? Caroline ha posato
il trolley con l'etichetta dell'aeroporto vicino al muro all'entrata.
Ora come la risolve? Beh, a meno che non abbiano costruito un'uscita
d'emergenza, dovrà passare per forza di lì. La
receptionist non ha annunciato il suo nome.
Luka infila il
cappotto, ricorda che è venerdì e che l'autista ha la
giornata libera, fruga nelle tasche in cerca delle chiavi della
macchina ed esce nel corridoio salutando i suoi collaboratori. Vede
il trolley posato all'entrata, scorge un paio di gambe lunghissime e
nude che finiscono troppo tardi in un abitino cortissimo. Incontra lo
sguardo di Carol e si ferma. Caroline smette di strofinare il collo
in preda al nervosismo e sente il cuore pompare sangue e arrossarle
il viso.
Luka batte la
palpebre velocemente e si incupisce. “Va tutto bene? Stai
bene?”
“Volevo
chiederti scusa per... un po' di cose” mormora girando lo
sguardo sulla donna che sta seguendo la conversazione.
Luka vacilla
pericolosamente. Caroline gli piace ancora. Annuisce e le fa cenno di
precederlo all'uscita.
Appena sono chiusi
in macchina, Caroline si guarda attorno. E' ancora più
lussuosa della precedente. Ci scommette la testa che è piena
delle cavolatine tecnologiche che adora.
Luka è
inebetito. Poi mette in moto concentrandosi sul blocchetto e la
chiave. “Carol...”
“Ho ignorato
la tua telefonata.”
“Non
importa.”
“E il
messaggio... non l'ho neppure letto” ammette con un sospiro.
“Mi dispiace...”
“Se l'avessi
saputo, l'avrei fatto soffrire di più.”
“Quello che
mi piace di te, è che sei sempre propositivo” scherza
con un mezzo sorriso. Non esprime alcuna emozione mentre prima era un
susseguirsi di espressioni facciali. E un po' come Damon, pensa
inclinando la testa. Quando è ferito, tende a non mostrarlo.
“Sei qui da
sola?”
“Sì.”
“Posso...”
“Invitarmi a
cena? Puoi.”
“Alle otto?”
“Mancano due
ore. Lo sai quanto ci metto a restaurarmi” scherza allacciando
la cintura.
“Nel tuo
mondo fa alba alle dieci.”
“E il tuo
non dorme mai!” lo canzona sullo stesso tono. “Workaholic!”
***
Bene,
pensa guardando l'orologio. Ha ben dieci minuti di ritardo. Luka
lancia le chiavi al fattorino che gli apre la portiera, si infila fra
le porti girevoli e appena entra, attira l'attenzione dei clienti
dell'albergo. Che c'è, l'ha fatto in maniera troppo decisa? Ha
la carta igienica appiccicata sotto una scarpa? “Avverta la
signorina Caroline che la carrozza è arrivata”
sciorina divertito al concièrge.
“La
signora Forbes non è nella sua stanza. Può trovarla al
bar.”
La scova seduta al
bancone a rimescolare un liquore aranciato. Incontra il limite del
vestito di Carol e si ferma. E' da stupro.
Caroline lo sente
dietro di se e si volta con un sorrisetto. “Sei in anticipo!”
“Sono in
ritardo” ribatte osservandola bene. Ma è ubriaca? Ha
l'aria di una che ha bevuto troppo, pensa sottraendole il bicchiere.
No, sembra un qualsiasi aperitivo da due gradi e mezzo che non
ubriacherebbe neppure un bimbo di due anni. “Sono in ritardo ma
tu non hai trovato neppure il tempo di vestirti.”
Il barista
sorride, la guarda appena e gira le spalle. “Che cosa ha bevuto
finora?” domanda con tono pericoloso.
“Acqua”
risponde la diretta interessata con sguardo limpido “vero,
Antonio?"
“Verissimo.”
“Parli bene
l'italiano.”
"Mh... mi
arrangio."
Luka scuote la
testa e chiama il barista “la stessa cosa che ha preso prima
di questo” mormora indicando l'aperitivo. “Sei molto
carina.”
“Lo so. Ho
un momento di esaltazione personale e mi sento superfiga” ride
abbracciandolo.
Appena la tocca,
sente una sottile eccitazione invaderlo. Il bustino è stretto
e ne mette in risalto le forme. E' veramente bella. Caroline
accavalla le gambe strusciandole una sull'altra. Luka la guarda con
desiderio malcelato. Odia quei trespoli per piccioni. “Siediti
laggiù” ordina indicando delle poltroncine isolate.
“Appena
arrivato e già da ordini...” borbotta scendendo dallo
sgabello. Caroline lo guarda intensamente. Luka sorride, seducente.
“Ti ho sempre detto cosa fare.”
“L'ho mai
fatto?”
“Non hai mai
detto no.”
Aveva dimenticato
la sua boccaccia d'inferno. Se le piaceva un motivo c'era.
Luka alza la testa
quando il cameriere gli porge il cocktail. Lo tiene fra le mani e la
guarda dritto negli occhi. Il punto che ha scelto ha un buon lato di
penombra. I suoi occhi sembrano quelli di un gatto di notte.
“Non ti ho
mai visto con meno di un maglione addosso.”
Quasi si strozza
per la dose massiccia di alcool che ingurgita nel minuscolo sorsetto
e per la sua domanda. “Non posso mostrarmi nudo, la mia
dirompente bellezza non me lo consente” risponde a tono. “Ti
stai proponendo?”
“Ti
piacerebbe” ribatte sentendo la testa leggerissima. Si sta
ubriacando. Caroline sente le gambe aprirsi leggermente quando lo
sguardo si posa sulle sue mani o sulla bocca. Chiama il cameriere e
ordina un altro giro.
“Stai
cercando di farmi ubriacare per rendermi inoffensivo?” E'
intrigato dalla situazione e dal suo comportamento.
“Al
contrario” sussurra bevendo di colpo. “Norok!”
“Qualcuno ha
studiato rumeno.”
“L'ho
googlata” ridacchia battendo il bicchiere contro il suo.
***
Sono rimasti
inchiodati nelle poltroncine per ore. Gli è finita in braccio
ad un certo punto della serata. La guarda come ogni uomo dovrebbe
guardare la propria donna. La fa sentire desiderata. Mentre gioca con
i suoi capelli, Caroline pende dalle sue labbra, le piace la
vibrazione che accarezza il timpano destro quando parla. L'alcool si
mescola all'eccitazione latente portandola alla superficie. Prima era
solo 'stimolata', ora se lo farebbe davanti a tutti. La sua mano è
finita sotto il vestito, risale piano lungo l'interno della coscia,
incontra un limite di satin. Caroline mugola impercettibilmente.
L'indice si muove accarezzando, il pollice si infila sotto
l'elastico. Luka la vede mordersi le labbra e si alza, portandola con
se. Caroline lo prende per mano e si lascia condurre verso gli
ascensori. Si sforza di guardare dritto davanti a se. Non vuole
vedere la sua immagine allo specchio. Quando Luka le solleva il mento
e la bacia, si intravede con la coda dell'occhio. Ma ha sempre
quell'espressione lì, quando è eccitata?, si domanda
aderendo al suo corpo. Il bacio le taglia le gambe e la rende
incapace di reagire. Luka le solleva un po' il vestito sui fianchi e
l'accarezza leggermente. Caroline mugola e si tira indietro. Non è
venuta per quello, ma non riesce a non assecondarlo. L'ascensore si
ferma al piano. Ha la chiave magnetica nella borsetta. La moquette
smorza il suono dei suoi tacchi. Caroline ha un attacco di panico.
Perché non riesce a dire 'no'? Luka la guarda aggrottando un
po' la fronte, la tira a se, il bacio stavolta è più
passionale. Fruga nella borsetta, apre la porta e la costringe ad
entrare nella stanza sconosciuta. La temperatura è perfetta.
Il corpo sta ribollendo. Non sente più il mondo che la
circonda ed è ad un passo da fare la cazzata del secolo,
proprio ora che ha incontrato l'uomo giusto per lei. Ma Gan non l'ha
più cercata. Neppure dopo la breve apparizione fuori
dell'ufficio.
“Tu non
riesci ad avere una relazione, non riesci ad essere fedele ad un solo
uomo, è per questo che sei qui.”
Di nuovo, ha
l'impressione che la conosca più di se stessa. Luka l'afferra
alla vita, la solleva di un centimetro e Caroline gli sale
letteralmente sui piedi. “Perchè stai cercando di
mandare a puttane la tua storia?” Il passato gli ha più
volte suggerito di non mettersi a chiacchierare con lei, quando c'è
la possibilità di conoscersi biblicamente. Chiudi quella
cazzo di bocca, idiota!
“Avevo...
bisogno di parlare con qualcuno... e tu sei fantastico quando si
tratta di sbattere la verità in faccia...” singhiozza.
“Non sono venuta qui... per questo.”
“Non sono
stato io a cominciare” si difende a bassa voce. E' davvero un
perfetto cretino. Ha ragione Phoebe. “Avete rotto?”
“Non... l'ho
più sentito dalla sera del concilio punitivo... non l'ho mai
chiamato… ho aspettato il momento giusto, ho scelto un
territorio neutro...”
“Cioè?”
“Ricevimento
del martedì.”
“Ottima
mossa.”
“... e ho
incontrato Laura.”
Luka la guarda con
un sopracciglio alzato. Quella Laura?
“Abbiamo
parlato, mi ha detto... delle cose... ha usato le stesse parole di
Phoebe...” sussurra dispiaciuta “credo che sia tutto
vero, che abbiano ragione loro...”
“Riguardo
cosa?”
“Appena il
mio problema s'è risolto è svanito.”
“Sei tu, il
tuo problema.”
Le parole si
accatastano nel cervello, acquistano il giusto ordine e la
costringono ad annuire. Stavolta ha superato se stessa.
“Non dar
retta a quelle vecchie comari inacidite dall'età e dalle
relazioni sbagliate. Parla con lui” mormora gentile aiutandola
a sedersi sul letto.
“Ho paura
della verità” ammette battendo le palpebre.
“Senso di
colpa” borbotta sollevandole il mento “dovevo stare zitto
e approfittare del tuo momento di debolezza.”
Carol si incupisce
poco alla volta. “Avresti fatto bene...”
“E già...”
sospira inclinando la testa “siamo ancora in tempo?”
“No.”
“Risposta
giusta. Carol, io ti voglio bene e sarò sempre qui per te...”
“Non è
giusto”
“E' la mia
scelta, devi rispettarla” mormora scrollandola un po' “se
un giorno sarò stufo di aspettare, ti rapirò, ti
porterò nel mio castello...”
“Hai un
castello?”
“Certo che
ho un castello, sono un vampiro e quell'anno c'è stata una
svendita immobiliare...” Luka si interrompe quando sente le
spalle di Caroline tremare dalle risate. La guarda e gli occhi
brillano di malizia
“Non cercare
di infilarti nel mio letto, principessa. Non lo sopporto.”
Principessa. Quel
termine le ricorda la prossima prenotazione del suo volo. Damon non
ne sa nulla. Sarà felice o arrabbiato? Minimo le urlerà
contro. Ha sempre pensato di essere una vittima, ma anche lei ha
fatto del male a molte persone. Deve rimediare.
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Capitolo 10 *** Lasciami entrare ***
Mystic
Falls Sabato
Eccheccavolo! Ma
che diavolo hanno da suonare, a quell'ora del mattino?! Non sono
nemmeno le… mh... le cinque. Damon salta giù dal
letto con un grugnito, la tentazione di staccare il dito dell'ospite
fastidioso che pulsa nelle vene e il malumore da sveglia anticipata.
Non si degna neppure di infilare un paio di jeans. Spalanca la porta
con un grugnito. Caroline è ferma sulla soglia, sgrana gli
occhi e sorride fissando i boxer neri. “Apri sempre così?
Avercene di vicini del genere...”
Damon la guarda da
capo a piedi a bocca aperta. Caroline tira indietro i capelli e il
volto arrossato si apre in un timido sorriso.
“Che hai
fatto ai capelli?” domanda guardingo.
“Il tempo di
prendere appuntamento dal parrucchiere e tornerò al mio colore
naturale!” esclama ad alta voce. Ha i vestiti bagnati, non ha
l'ombrello e la tempesta infuria su Mystic Falls. “Posso
entrare?”
“Dipende.
Intendi restare?”
Caroline lo guarda
un po' dispiaciuta “Damon, per favore...”
Il vampiro
sobbalza sentendo il suo nome. La molla scatta e Damon l'afferra
stringendola contro di se. Ha il cuore in gola e l'emozione che lo
strangola. “Ti ho visto... morta... bruciata...”
bisbiglia staccandola da se e toccandola per assicurarsi che sia viva
e non un sogno.
“Mi hai
visto morire?”
Damon scuote la
testa e la stringe di nuovo. “Se fossi arrivato un po'
prima...”
“Me
l'avresti impedito?”
“Ti avrei
preso a calci per tutta Mystic Falls per farti passare la crisi
esistenziale!”
Caroline sorride
ma non riesce a smettere di lacrimare dalla felicità. “Ce
l'hai un asciugamano?”
“Certo che
ce l'ho, ho tutto quello che vuoi, anche un randello da schiantarti
in testa” borbotta baciandola sulla fronte e cullandola contro
di se. “Ho voglia di prenderti a schiaffi, ho consumato tutte
le mie lacrime per te!”
“Hai bagnato
il cuscino?” scherza seguendolo nella stanza, ancora stretta al
suo fianco.
“Tutte le
sante notti!”
***
“Porca
miseria!”
“Eggià...”
Le immagini del
film scorrono sullo schermo e si riflettono sul viso dei due
telespettatori. “Altro popcorn?”
“Na. Sono
sconvolto. Sconvolto!” ripete più volte con una smorfia.
Caroline gli
sottrae la ciotola quasi vuota e la poggia sul grembo. “Stai
pensando che sono una donnaccia?”
“Mostrami
qualcosa che non ho ancora visto e ti darò cento dollari”
borbotta piluccando dalla ciotola. “Mi hai stupito.”
Caroline scrolla
le spalle e si stiracchia. “Mi conosci, mi lascio andare
difficilmente...”
“Questo tipo
ti piace?”
“Molto...
proprio per questo non farò nulla per alterare lo stato delle
cose. Se non vuol stare con me, devo accettarlo.”
“Ho paura
che la prossima mossa sarà coinvolgermi in tutto questo.”
Caroline
sogghigna. “Ti piacerebbe, ma no. Non accadrà.”
“Perchè
no?” Damon solleva le sopracciglia invitante, Caroline soffoca
un'esclamazione di indignazione e il vampiro l'abbraccia tirandola
verso di se. La bacia sulla fronte, la donna chiude gli occhi e si
rilassa sulla sua spalla.
“Il tuo
silenzio mi inquieta” ridacchia nel suo orecchio. “Quando
stavi con me...”
“Nel
Neolitico.”
“Eri casta e
pura. Una vera noia... ahia!” esclama quando Caroline lo morde.
“Ti piaceva
stare con me, non provare a negare!” ribatte colpendolo sullo
stomaco.
“Oh, sai la
novità?!”
“Che
novità?” domanda accigliata “Non dirmi che Stefan
ed Elena si sposano?!”
Damon fa una
smorfia e mugugna uno 'yep' fra i denti. “Che gli
regaliamo?”
Il cellulare
squilla allegramente. Caroline allunga il braccio, sbianca leggendo
il nome sul display e lo colloca lontano da se, impaurita.
“Mi
infastidisce.”
“Lascialo...
no. No, Damon, è lui...”
Damon sbuffa
sottraendole il telefono. “Segreteria vivente di Caroline
Forbes. Lascia il messaggio e ti farò richiamare.”
“Mh... ciao
segreteria, la tipa incazzosa è lì?”
“Sta per
partire il segnale del bip! Bip!”
“E'
arrabbiatissima e ha il broncio?”
Damon guarda la
ragazza con la coda dell'occhio. In realtà sembra abbia appena
visto un cadavere dissezionato, tanto è pallida.
“Avvertila
che se salta un'altra lezione la stronco all'esame!”
“Ok”
sussurra infilando del pop corn in bocca e tornando a guardare la tv.
Caroline lo fissa
sulle spine. Perché non dice niente? “Che cosa voleva?”
“Ha
minacciato di non farti dare l'esame se continui a saltare le
lezioni.”
L'ha chiamata per
una sciocchezza del genere?
“Ti fai il
tuo professore? Porcella!”
Caroline porta il
cellulare all'orecchio e fa una smorfia, un po' arrabbiata. Appena
sente la voce di Dragan al telefono, resta immobile e muta. Damon la
studia con un sorriso malizioso, sente il suo cuore battere in preda
all'emozione. Alza il pollice in segno di apprezzamento e abbandona
il divano in cui è inglobata.
“E' questa,
l'unica scusa ridicola che riesci a trovare?!” esclama
concitata e con voce stridula.
“Minacciare
la tua media? Sì...” mormora conciliante. “Se
provi ad attaccare il telefono, ti sveno. Credevo volessi parlare con
me, perché te ne sei andata?”
Ha la voce calda.
Non è arrabbiato e la fa sentire un po' stupida. Caroline
inghiotte una rispostaccia stonata e abbassa il tono. “Laura è
stata esaustiva...” mormora udendo un mugolio strozzato e
un'imprecazione. “Vi interessate a noi solo quando abbiamo un
problema...” borbotta alzando il mento caparbia “... e
sei scomparso appena risolto...” conclude in un mormorio
flebile.
Un buon 50% di
buonsenso lo incitava a recarsi da lei la notte stessa, mentre la
restante percentuale gli suggeriva di restarsene in disparte per
darle tempo di rimettersi. Non era stata una serata facile. Caroline
non amava parlare di se e succhiarle il sangue aveva distrutto il
mistero in cui si avvolgeva. La sua copertura era saltata. Ora sapeva
che amava i film romantici, aveva lo spazzolino fucsia in bagno e il
suo primo bacio era stata una vera schifezza. Non si era vergognata a
quel modo, quando l'aveva spogliata. “Quando torni?”
“Non lo
so... ahio!” Caroline salta dal divano quando Damon le da uno
scappellotto dietro la nuca. “Ma sei scemo?!”
“Dammi qua!”
esclama strappandole il telefono di mano “te la rimando a casa
prima di domani” promette sentendo un cupo silenzio dall'altro
lato. “Tranquillo, sono il suo amico gay.”
“Ma cosa
stai dic... mmmfg!!” Damon le schiaccia il palmo della mano
contro la bocca e Caroline annaspa cercando di arrivare al telefono.
“Se ti
racconta un paio di cazzate tipo 'non ti amo' o cose del genere, non
crederle! E' pazza di te e non vede l'ora che farti cose sconce e...”
Dragan sposta
l'orecchio dal rumore sordo che sente all'improvviso. Un urlo
disumano si leva dal telefono e lo fa rabbrividire.
“Io ti
ammazzo!”
“Eddai, ho
fatto metà del lavoro!”
“Sei morto,
Salvatore. Morto, mi hai sentito?!”
Simpatico.
Dragan attacca con un sorrisetto. Gira su se stesso nella stanza
solitaria rischiarata dalla piantana che emana una tenue luce arancio
ed estrae della libreria un manoscritto monumentale. L'edizione
originale del manuale del vampiro. Le strapperà molto più
di un bacio per questo.
Domenica
Sera
E' venuta davvero.
Dragan apre la porta con un gesto galante. Caroline resta sul
pianerottolo con le mani in tasca e un'ansia che non la fa respirare.
“Phoebe mi ha detto che hai il manoscritto.”
“Vero.
Entra.”
Caroline prende un
respiro prima di infilarsi nella tana del vampiro. L'ultima volta che
è stata lì, l'atmosfera era ben diversa.
Dragan si dirige
verso la libreria, trae un enorme tomo in pelle e pergamena e lo posa
sul tavolo davanti a lei. Fa un passo indietro e le fa cenno di
sedersi.
Caroline resta in
piedi, muove piano le pagine per paura che si sgretolino sotto le
dita. In che cavolo di lingua è scritto? “Non ci capisco
niente...”
“Questo
è greco, un pò di latino, molto sumero...”
Bene.
Anche se l'avesse trovato non avrebbe saputo cosa farci. La
frustrazione non la fa quasi respirare. “Ho buttato via sette
anni a cercare quest'affare incomprensibile... sette anni a cercare
quel figlio di puttana per farmi restituire i miei ricordi, ad
interrogare ogni vampirucolo che si è messo sulla mia
strada... ho abbandonato Liz per non metterla in pericolo, l'ho
soggiogata facendole credere che andavo al college mentre lei
'combatteva il crimine', non l'ho protetta come avrei dovuto”
mormora strofinando la fronte con la mano fino ad arrossare la pelle.
“Tutto per trovare... questo coso senza senso!”
“Hai
avuto quel che volevi, il resto non ha importanza” mormora
radunando i fogli. “L'ho riletto attentamente, non c'è
mai stato un modo unico per uccidere un Anziano. Chi ha composto le
pagine si è occupato degli effetti delle sostanze chimiche e
fisiche sull'organismo, delle abitudini dei vampiri, dei territori di
caccia. Ci ha studiati, ha fatto la sua relazione ed è passato
ad altro.”
“Perché
succhiate il sangue alle vergini e come fate a capire che sono
vergini?”
“Le donne
sono più recettive alla nostra malia e in altri tempi le
ragazze non erano così disponibili, amore mio. Va da se che la
maggior parte di loro era vergine. Un caso. Niente di perverso.”
Amore mio?
“Dovresti stare più attento a come parli.”
Quell'uomo si muove come una scheggia impazzita provocando danni
incalcolabili. “Sai come sono le donne, le chiami amore mio
e loro pensano...”
“Caro, non è
cambiato niente. Io ti amo.”
Caroline inghiotte
mentre un grido di gioia le esplode nel cervello. “Mi hai fatto
venire qui solo per questo? Potevi dare il manoscritto a Phoebe.”
“L'ho fatto,
le ho ordinato di tradurtelo ma lei ha rifiutato. Leggere il sumero
la fa sentire vecchia.”
Caroline sbianca.
“Cosa... vuol dire che hai ordinato a Phoebe... anche lei... ma
quanti anni hai?” domanda con un filo di voce.
“Sono
maggiore di lei di una settimana. Non me lo perdona” ridacchia
sorvolando la domanda.
“Quanti?”
“E' così
importante?”
No, per niente!
“Direi... continuo a
crepare e non godermi la mia giovinezza, non puoi pretendere tanta
esperienza da me...”
Fantastica! Deve
fare uno sforzo per non mettersi a ridere.
“Hai un buon
odore per essere morto da mille e più anni. Sicuro che non
devo fare la riverenza quando ti incontro per strada?”
“Sicuro.
Così come sono certo che riuscirò a corrompere di nuovo
la più irreprensibile fanciulla del mio corso, prima o poi.”
Caroline
arrossisce virando al viola. Le torna in mente Luka. “Non sono
così irreprensibile come credi... anzi. Sono piena di
difetti...”
Dragan la guarda
con un 'e allora'? dipinto sul viso. Ma se lo dice ad alta
voce, la smonta.
“Stavo...
per... fare qualcosa che non avresti approvato, giorni fa...”
“Tipo
portarti a letto il tuo amico gay?” ridacchia un po' teso.
“Non lui.
Luka” bisbiglia e lo vede fissare un attimo il vuoto prima di
concentrarsi su di lei.
“Un bel
sospeso fra voi...” mormora. Sta cominciando ad agitarsi.
Caroline sente la
pelle gelare inspiegabilmente. “Credevo di averti perso, avevo
bisogno di parlare con qualcuno… lui è bravissimo a
sbatterti in faccia la verità.”
“E l'ha
fatto prima o dopo?”
Caroline sente un
tuono rompersi in lontananza. “Non è successo niente.”
Il tuono esplode
più vicino. L'aria è gelata. Caroline vorrebbe ingoiare
una colata di cemento. Certe verità non andrebbero mai
raccontate. “Grazie per avermi mostrato il libro...”
“Posso
proporti una partita di caccia?” domanda di punto in bianco.
Qualsiasi cosa pur
di uscire dal discorso. “Umani o animali?”
“Vampiri.”
Caroline lo guarda
con la fronte aggrottata. “Chi dobbiamo cacciare?”
“Tu”
afferma facendole rabbrividire. “Se hai qualche potere,
comincia a tirarlo fuori, perché non mi fermerò finché
non ti avrò preso.”
“E una volta
che mi avrai preso?” domanda con un filo di voce.
“Ti
sbranerò” promette abbassandosi su di lei. “Ti
priverò del sangue fino ad indebolirti, fino a quando non mi
lascerai entrare dentro di te.”
Ha il suono del
battito cardiaco nelle orecchie. È come la preda che messa di
fronte all'impossibilità di fuga, sceglie di subire
passivamente senza lottare. Quando un vampiro è spaventato,
attacca. Lei non ha alcuna reazione.
“Ti sei
preso tutto di me...” mormora distante anni luce da lui. Sta
facendo violenza su se stessa per parlare. “Non ti basta?”
Dragan si avvicina
e la sente quasi ansimare mentre il cuore batte in tutte le vene
superficiali. “I demoni ti tormentano ancora?”
“Non....
sì....”
“Lasciami
entrare, Caroline. Lasciami entrare qui” mormora sfiorandole il
seno, all'altezza del cuore. Caroline lo guarda, raggelata dal gesto
e dalla sua richiesta. Muove la labbra, le distende in una smorfia,
va nel pallone ma non sa come rispondere.
“Devi
fidarti di me, non avere paura...”
Ha la gola chiusa.
Non risponde e dopo qualche istante, assume un'espressione confusa e
nervosa. “La caccia è già cominciata?”
***
Il ramo si spezza
sotto il suo piede e Caroline si ferma acuendo l'udito per carpire
segnali del predatore. Ha uno scompenso cardiaco ed è
diventata puro istinto. Se si fosse nutrita, avrebbe potuto eluderlo
diventando nebbia. Ha provato ad arrampicarsi ed è caduta dopo
pochi metri. Si sono allontanati dalla città. Caroline correva
ma sapeva che era dietro di lei, la tallonava, il fiato sul collo. La
pineta è fitta e più si inoltra, più perde il
senso dell'orientamento e del tempo. La notte è nuvolosa ma
fresca. Lo vede comparire fra gli alberi, lo lascia avvicinare e
scappa nella direzione opposta. Non è una caccia, è
una danza di corteggiamento, pensa arrestandosi all'improvviso.
Dragan la travolge, l'afferra per la vita e la trascina lontano dalla
pozza gettandola a terra e restandole inginocchiato sopra. “Ti
fai desiderare.”
Caroline alza il
ginocchio di scatto, lo colpisce senza esitazione, gira su se stessa
e cerca di sgusciare via quando la blocca di nuovo impedendole di
muoversi. Aspira l'odore della terra umida, degli aghi caduti, sente
il peso del corpo sul suo e infila le dita nel terreno col
batticuore.
“Mi sto
annoiando” l'avverte sollevandosi e girandola verso di se. È
molto buio e non può vedere la sua espressione di piacere.
“Cercare di afferrare un gatto è più divertente.
Sei ancora troppo controllata.”
“Io sono
così!”
“No, non è
vero. Il tuo amico Damon l'aveva capito, il tuo potenziale. L'ho
visto a New Orleans, al Mardì Gras."
I ricordi tornano
come lampi violenti. I tamburi, la cerimonia voodoo, le danze
frenetiche. La pelle d'oca le attraversa il corpo, con uno scatto
muscolare sguscia via ricominciando a correre.
Dragan l'osserva
allontanarsi restando seduto a terra. Ha toccato qualche tasto. Come
si dice, non esistono donne frigide, esistono uomini incapaci di
accenderle.
Merda!
Caroline si ferma sentendosi una completa cretina. Ha corso così
tanto che non si è accorta di essere finita di nuovo sulla
spiaggia. Spiaggia. Mare. Piattume completo e nessun posto in cui
nascondersi. Era sconvolta, non ha pensato di tornare in città,
ha corso e basta... e ha finito l'ossigeno e le energie. Si accascia
sulle ginocchia sentendo il terreno sabbioso cedere e adattarsi alla
forma delle gambe.
“Mossa
sbagliata.”
Caroline apre gli
occhi e scatta verso l'acqua, la ferma quando ancora non ha raggiunto
i polpacci, perde l'equilibrio e finisce a terra.
“Ti
arrendi?”
“No!”
esclama divincolandosi e sferrando una manciata di sabbia che vola
verso il predatore. “Letale!” la prende in giro
stringendola fra le braccia. “Non hai perso il controllo in
tutte queste ore e sì che mi sono impegnato a fare il maschio
alfa...”
“Non sei
credibile” mormora guardando oltre la sua spalla. “Hai
vinto, posso tornare a casa?”
“No.”
“Ho fame,
sono stanca e voglio restare da sola!”
“No no, l'ho
visto cosa fai quando sei sola...”
Caroline avvampa e
se potesse lo prenderebbe a schiaffi. Ma in quella posizione, l'unica
cosa che può fare è sparargli una sequela di offese che
cessano appena le posa un dito sulle labbra. Caroline sente il cuore
esplodere e la bocca aprirsi.
“Chiedimi
scusa.”
“Per cosa?”
“Per la tua
insopportabile isteria.”
“No.”
Dragan la schizza
sul viso e Caroline volta la testa. Le è andata l'acqua nel
naso. “Ma quanti anni hai, dieci?”
“Anche meno,
a volte.” Le sposta i capelli dal collo e le accarezza la cute.
E' un gesto tenero ma Caroline sente l'agitazione tranciarle il
respiro. L'ha 'presa' la prima volta che l'ha visto. “Voglio
bere il tuo sangue” mormora, battendo le ciglia sorpresa dalla
sua stessa richiesta. “Voglio conoscere tutto di te.”
Dragan annuisce e
si lascia mordere. E' piuttosto delicata e le labbra sul collo lo
eccitano da morire.
Caroline intravede
quello che già sa con qualcosa in più. “Hai un
figlio...”
Il corpo si
irrigidisce ma i lineamenti sono ancora ammorbiditi dall'eccitazione.
“Avevo. E' morta quando ero ancora vivo.”
Era una bambina.
“Non ne hai avuto altri?”
“Non ho
fatto in tempo” borbotta dispiaciuto. “Fra tutto quello
che potevi sbirciare...”
Caroline è
sinceramente colpita dalla sua reazione. Non può capire cosa
si prova a perdere un figlio ma ricorda bene la disperazione di Liz.
Dragan scuote la
testa più per liberarsi della sabbia che per le sue parole.
“Vieni qui” mormora indicando il cerchio formato dalle
gambe.
Caroline gli da le
spalle mentre le passa le dita nei capelli.
“Ero sempre
in mare, non la vedevo mai... non giocavo mai con lei... mi temeva.”
La solita legge
del contrappasso. Le loro qualità rispecchiano le mancanze
della precedente vita. “Però adesso hai un grande
successo con le ragazze.”
“Già”
borbotta fermando il movimento. “Non è la stessa
cosa...”
“Ti manca?”
“Sì.”
Caroline lo fissa
con una strana espressione sul volto. “Hai mai pensato di
adottarne uno?”
“No, mi
limito a staccare qualche assegno a 'Save the Children'”
E' amaro e le fa
male il cuore vederlo così. “Perché sei un
vampiro?”
“Ti sembra
una ragione trascurabile?” domanda con espressione sofferente.
“Torniamo a casa.”
Caroline si rialza
strofinando via la sabbia dalle ginocchia. “Mi accompagni ad un
matrimonio fra due mesi?”
“Certo”
mormora allargando il braccio. Caroline lo guarda sospettosa, non
dice nulla e si infila fra le sue braccia.
Due
mesi dopo
Non attira
l'attenzione. No. Finora è stata solo l'americana solitaria,
ora è l'americana stramba. “Permesso, permesso....
scusate!” Caroline scivola fra la folla intimorita, la
sorpassa, alza il mento e si lancia contro la cattedra. “Posso
essere interrogata per prima?” domanda con la voce ferma.
Conoscendo i suoi compagni, sono più che lieti di farle aprire
le danze.
“Rispetta il
tuo turno, Forbes” Dragan alza gli occhi dalla lista degli
esaminandi, scorre l'abito che indossa, l'acconciatura elegante e da
un'occhiata al calendario. “Non è carnevale.”
“La mia
migliore amica si sposa col fratello del mio migliore amico. Devo
andare al loro matrimonio e ho bisogno di essere interrogata prima di
tutti” mormora consapevole di essere piuttosto ridicola vestita
a quel modo in mezzo ad un branco di studenti in tenuta anti caldo.
C'è poca aria condizionata, la dentro.
“Siediti.”
“Rimango in
piedi.”
“Siediti!”
ordina alzando la voce e Caroline si schianta a sedere non per paura
ma per farla breve.
“Hai passato
l'esame di statistica?”
“Venti
minuti fa” ammette porgendogli il libretto.
Due esami nello
stesso giorno? Ha fatto la chiusa, come dicono i suoi
studenti. “Mi fai caldo solo a guardarti...” mormora
aprendo il libro davanti a se. “Comincia con un argomento a
piacere...”
***
“Grazie.”
Caroline gli strappa il libretto di mano, lo ficca nella borsetta e
sta per fuggire in una nuvola di seta azzurra, quando un ringhio di
indignazione le fa alzare lo sguardo sul suo professore.
“Non l'ho
firmato!” sibila allungando la mano.
“Oh!”
sussulta sentendo frecciate d'odio dai suoi compagni. L'ha messo di
malumore e loro ne pagheranno le conseguenze.
Dragan le lancia
un'occhiataccia mentre firma con uno svolazzo il libretto. “A
che ora si sposano?”
“Alle 16.
Bocciali tutti e sbrigati” sussurra a un livello di voce che
può udire solo lui.
“Togliti
dalla mia vista, Forbes” sospira e la segue con lo sguardo
mentre si allontana. “Il prossimo.”
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