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Seguito di Cedric's Friends and
the Order of the Phoenix.
Cedric's
Friends and the Half-blood Prince.
C'era del sangue da qualche parte… le sue mani ne erano
sporche... era
qualcuno che conosceva bene, ma chi?Perché non riusciva a
pensare? Le parole
gli rotolavano via dalla mente… Forse era suo. Forse stava
morendo, per questo
era immobile e non faceva che fissarsi le dita, e poi una goccia di
sangue si
staccò e cadde a terra. La seguì con gli occhi e
la vide sparire nella pozza
sotto di lui, da cui emergevano pietre come iceberg. Pietre che erano
macerie. «Va
bene, resto... resto!» strillò qualcuno, una
donna, mentre il rosso sotto di lui si ingigantiva e poi lo investiva
completamente, come se anche lui fosse diventato soltanto sangue e non
potesse
vedere altro. Qualcun
altro stava parlando ora, una voce diversa
dall'altra, ma non riusciva a sentire bene ovunque fosse. Era
una voce familiare... e sapeva che il sangue non
era suo, era di qualcun altro. Molti
altri. «Dovevo
per forza morire oggi!» sbottò una voce
alterata. Questa
persona era sul punto di pestare i piedi e
scoppiare in lacrime... era arrabbiata. Poteva capirla, anche lui si
sarebbe
arrabbiato. «...
giusto! Non è giusto!» continuò e
adesso
piangeva; riusciva ancora a sentire l'eco
dei
suoi lamenti, ma non riusciva a vedere, tutto era diventato buio, il
rosso
sparito a favore del nero. Cominciavano a fargli male gli occhi. Ancora parole che
non riusciva ad afferrare, qualcosa su Harry Potter...
poi un urlo disperato. E fu il caos, si
sentì schiacciare a terra, o ovunque fosse, e tantissime
grida gli rimbalzarono contro. Sapeva che qualcosa si stava avvicinando
ma era
bloccato nell’oscurità… era morto anche
lui? «Non
voglio mori-» «Dì
a... che lo amo e... ispiace...» «... Ti
prego, scappa!» «Mi
dispiace.» «AVADA
KEDAVRA!» Stephen si
svegliò di soprassalto, rischiando di cadere dal letto.
Prese
qualche respiro profondo, cercando di dare un senso a ciò
che aveva sognato. Quel giorno era andato al
funerale di Amelia Bones e sicuramente l'aver
abbracciato una Susan devastata dalle lacrime lo aveva colpito troppo e gli
aveva
fatto fare quello strano incubo. Fortunatamente lo stava
già dimenticando, quindi se ne tornò a dormire,
lasciando che quelle voci straziate lo abbandonassero definitivamente.
Un piccolo prologo per voi, e con "per voi" intendo proprio in ogni
senso, dato che di tutti i sogni di Stephen ho scelto uno che lui non
ricorderà... ma voi sì.
Sto cominciando a pubblicare questa storia senza averla ancora finita,
quindi la pubblicazione dei capitoli non sarà
particolarmente frequente.
Quel Senso di Costipazione - Che
Attanaglia la Nazione!
«Adesso capisco perché Ollivander è scappato.» commentò Robert
mentre Georgia, Charlotte e Megan ridevano allegramente, «Quando Tu-Sai-Chi verrà a sapere di questo
raderà al suolo DiagonAlley.»
«Puoi lasciarci qui, Rob. Tanto abbiamo appuntamento con Sally-Anne e gli altri qua
davanti.» disse Georgia, «Ci vediamo questa sera.»
«A stasera.» la salutò anche lui, dandole un'affettuosa pacca sulla spalla,
«Megan, tienile d'occhio.»
«Sissignore.» disse lei accennando il saluto militare. Charlotte invece lo
abbracciò come al solito, urtandolo con la busta che
conteneva la nuova divisa presa da madama McLan.
Robert esitò un momento.
«Vai, sei in ritardo.» ripeté Georgia con una sfumatura di tristezza nella
voce.
Alla fine, tra pianti e urla, si era arresa all'evidenza che il fratello
volesse con tutto il cuore tornare operativo, specialmente ora che Voldemort
era di nuovo ufficialmente tra loro. L'unica cosa che era riuscita a lenire la
sua preoccupazione almeno in parte era stata l'arrivo di Megan a casa sua, che
a quanto pare si era chiarita con i nonni e con suo padre nel limite del
possibile e che quindi era meno scontrosa del solito.
Luglio era quasi finito e Sally-Anne aveva scritto loro dicendo che sarebbe
tornata per due giorni, perché i genitori volevano parlare con Gah, giacché il fratello aveva deciso di portarla in giro
per il mondo senza uno straccio di avvertimento, e quindi ne avevano
approfittato per decidere di darsi appuntamento lì.
Ora Georgia non vedeva l'ora di riabbracciare Michael, anche se non era
sicura che si sarebbe trovata perfettamente a suo
agio; inoltre lei e Charlotte erano curiose di scoprire come si sarebbero
comportati Wayne e Megan, che si erano sentiti giusto per telefono fino a quel
momento dato che Megan era impegnata nel costruirsi una vera famiglia e Wayne e
Walter avevano i problemi con la loro.
«Entriamo?» chiese Charlotte, eccitata; non vedeva sicuramente l'ora di
rincontrare i gemelli Weasley, che per lei erano già dei miti incontrastabili:
come diceva Michael, del resto, tutti amavano i
Weasley.
«Non toccare
nulla. Per l'amor del cielo, non rompere o rubare nulla.»
si raccomandò Georgia, aprendo le porte del negozio. Charlotte la guardò
scandalizzata mentre Megan rideva alle loro spalle.
C'erano già diverse persone nel negozio nonostante mancasse un mese
all'inizio della scuola e fosse mattina presto, di sicuro di lì a poco sarebbe
stato pieno.
«Fred, abbiamo finito i Torroni Sanguinolenti un'altra volta.» disse George
quando si avvicinarono al bancone.
«Omonimo!» esclamò Georgia entusiasticamente.
George si voltò di scatto e, riconoscendola, le fece un enorme sorriso: «Omonima! E... Charlotte, vero?
Primo anno. Anzi, secondo, ora.»
Charlotte arrossì nell'essere riconosciuta dal suo idolo e si nascose
dietro i capelli chiari, salutandolo con un gesto della mano.
«E tu sei quella Hufflepuff cattiva...» proseguì
lui, cercando di ricordarne il nome.
«Conosciuta anche come Megan.» disse la ragazza in questione.
«Megan, sapevo che non avresti potuto fare a meno di venirmi a trovare!» la
salutò Fred, raggiungendole raggiante.
«Non lo negherò, specie con quel completo.» ribatté lei con un'occhiata di
apprezzamento mentre Georgia alzava gli occhi al cielo e Charlotte la guardava
ammirata.
Fred si fermò per un momento come se non avesse considerato una risposta
affermativa, poi sorrise felice.
«Sempre detto di essere il più bello, George.»
«A me basta la mia omonima.» replicò lui, «Qui per acquisti o solo per un
saluto?»
«Entrambi,
suppongo. Volevamo salutarvi prima di gettarci tra gli scaffali.» spiegò Georgia, con un cenno del capo alla sorella che
subito si allontanò.
«Siete sorelle?» chiese Fred e lei annuì, «Non
l'avrei mai detto, è una tipetta… irascibile.»
«Eppure è appena scappata perché in imbarazzo.» disse lei, con un’occhiata
alla ragazzina.
«Davvero?» George ridacchiò, «Ci credo solo perché
lo dici tu. Ricordo ancora certe urla contro le sue compagne...»
Georgia annuì comprensiva e sentì Fred mormorare: «Sarà come Ginny…»
«Che roba è?» domandò Megan, a cui Charlotte stava
mostrando una scatola di “Incantesimo Sogno ad Occhi Aperti Brevettato”. George
si lanciò in una veloce spiegazione che terminò con Megan che ne prendeva
cinque.
«Ma che hai
fatto, hai rubato dal portafogli di tua nonna? Ora che ci penso, non voglio
saperlo.»
«No, idiota.» sbottò Megan mentre i gemelli sghignazzavano, dato che
purtroppo sembrava verosimile, «Credo che mio padre
voglia comprarmi e non sono così scema da non accettare. Dio, mi sento come
Sally-Anne, ora.»
«Georgie...» chiamò Charlotte con voce
improvvisamente dolce. Georgia si affrettò a raggiungerla, allarmata.
«Cosa c'è?»
«Posso avere
una Puffola Pigmea? Sono così carine...»
«Io-Megan, cos'è quello?»
L'amica stava arrivando da dietro una tenda.
«Detonatore
Adescante. Sono sicura che mi servirà.»
«Io-io non voglio
neanche chiederti per cosa. Sì, puoi prendere una Puffola
Pigmea. Una soltanto, Charlotte.»
Charlotte sorrise e corse a prenderlo senza ovviamente ringraziare; Georgia
sospirò.
«Tu non ti prendi nulla per te?» domandò Megan, perplessa.
«Nah, non ho abbastanza soldi. Questo
elimina brufoli non mi dispiacerebbe, ma se Charlotte vuole la Puffola...»
«Te lo prendo
io. Non seccare, non ti ho preso nulla per il compleanno. Ti prendo questo e...
Prendo anche a te uno di questi sogni a occhi aperti o
quello che è.» tagliò corto, marciando di nuovo verso le scatole.
«Non hai bisogno di sognare ad occhi aperti quando hai già me!»
Tutte le ragazze si voltarono verso Michael, che aveva appena fatto il suo
trionfale ingresso con un gran sorriso; dietro di lui c'erano Walter, Wayne,
Jack, Rent e Sally-Anne, quest'ultima che era già partita spedita verso la zona
per ragazze del negozio, visibile da lontano grazie al rosa che stonava col
resto dell’arredamento.
«Mike!» strillò Georgia, facendo quasi cadere la scatola e correndogli
incontro. Gli saltò al collo e lui l'abbracciò subito,
sollevandola per aria.
Un secondo dopo la mise nuovamente giù, tesissimo quanto lei era rossa in
viso, e si schiarì la gola.
«Quindi... ciao...» mormorò lui, guardandola
mentre si tenevano a distanza a vicenda. Un secondo dopo le diede una virile
pacca sulla spalla, terminando il saluto: «… Amica!»
«Ciao.» salutò anche lei con voce fioca, «Oh, Wayne!» esclamò poi con
palese sollievo, andando ad abbracciarlo. Michael si affrettò a raggiungere i
Weasley, scompigliandosi i capelli con una mano, mentre Megan mormorava un “amica?”
rivolto a Rent, che era sbalordito quanto lei.
Walter si voltò per scambiare un'occhiata incuriosita con Jack e Rent, e
trovò soltanto il moro. Jack stava già salutando affettuosamente Charlotte con
un abbraccio e qualche pacca sulla testa come quelle che avrebbe dato a un
animale da salotto.
«Michael!» lo salutarono i gemelli.
«Sapevamo che prima o poi saresti venuto anche
tu!»
«Uno dei nostri maggiori contribuenti!»
«Ci hanno detto che c'eri tu dietro la prima classe vomitante della rospa!»
«Stai bene?» sussurrò Wayne e Georgia annuì nervosamente. Non sapeva
spiegarsi come, ma l'istinto era stato quello di baciare Michael invece che
abbracciarlo soltanto. Walter e Rent stavano già salutando Megan in quel
momento e Sally-Anne raggiunse uno dei gemelli.
«Quanto costa questo?» domandò, porgendo un profumo che attirava
temporaneamente i malcapitati di sesso opposto come un filtro d'amore.
«Tre gale-Due galeoni, ma tu non ne hai sicuramente bisogno.»
si corresse Fred con un sorriso affascinante appena incontrò i suoi occhi
azzurri.
«Fred.» cominciò George, notando poi Sally-Anne, «Infatti, nessun bisogno!»
«Non provateci.» disse subito Michael, «Non ha un'anima.»
«Mi sei mancato anche tu, Stebbins.» salutò lei con disgusto, «Com'è che ti vedo ancora rosso? Cos'è, tutta quella astinenza non ti permette neanche più di
abbracciarla? Forse dovrei parlarci e spiegarle la situazione...»
«Due galeoni avete detto? Te lo pago io,
Sally-Anne cara.»
Megan riuscì in quel momento a raggiungere Wayne: «Ciao, fidanzato.»
Questo fece voltare tutti verso di loro un’altra
volta, compresi i gemelli che poco sapevano di lei ma molto avevano intuito.
«Cia... Come?»
«I miei nonni
dopo l'esibizione alla stazione vogliono conoscerti. Ho detto loro che sei
scozzese anche tu quindi regolati con l'accento. Non puoi parlare come una
checca inglese.» spiegò lei, dandogli qualche pacca
sulla spalla e tornando alle sue compere.
«Io... Oh, lasciamo stare.»
«È quello che si era finto Prefetto.» sussurrò George, «Quello a cui abbiamo detto come raggiungere le cucine.»
«Avrei dovuto immaginarlo.» commentò Fred, che cercava di non ridere per le
parole brusche di lei.
«Anche se mi hai involontariamente dato della checca perché sono un vero inglese ti saluto anche io, Megan.» disse Jack, ilare.
«A te l'avrei dato comunque, visto che sei
ufficialmente fidanzato con Rent. Puoi avere di meglio, peraltro. Walter, che
diavolo ci fai qui, ora che ci penso? Non dovresti essere a cercare draghi e
cose così?»
«MEGAN!» urlò Michael, abbracciandola, «Quanto mi
sei mancata! Aho! Mi hai morso! Morso!»
«Non abbracciarmi a caso.» si giustificò lei.
«Voglio diventare così da grande.» decretò Charlotte, che era tornata
accanto a loro.
Georgia la guardò con orrore.
«Non solo è terribilmente malvagia e ha amiche senz'anima, ma travia anche
giovani menti.» osservò Fred con ammirazione, «Ci serve un aiutante qui, non è
che sei libera?»
Megan sembrò sul punto di dire di sì, poi si incupì:
«Devo tornare a Hogwarts.»
«Già, è vero!» esclamò George, «Beh, ne troveremo
una comunque. Tutto bene coiG.U.F.O?
E voi coi M.A.G.O.?»
Tutti gemettero, a parte Charlotte e Wayne che erano tranquillissimi e
Michael che rideva.
«Tu perché stai ridendo?» domandò Fred pregustando qualcosa di divertente.
«Niente di
così bello in realtà: mi sono fatto bocciare. Non ho dato gli esami.»
Fred e George spalancarono la bocca per un secondo, poi scoppiarono a
ridere entrambi.
«Benvenuto nel nostro mondo!»
«Vuoi
lavorare tu qui? Anche se avrei preferito una ragazza...»
«No, io continuerò.» rispose Michael ridacchiando.
«Certo, lui vuole continuare per passare un anno in più con Georgia.»
spiegò Sally-Anne altezzosamente.
«Ovvio che sì!» esclamò Michael, «E anche con
Megan! Mi sono ripromesso che sarei stato con loro il più possibile e non c'è
niente di male!»
«Come se ti importasse di Megan.» ribatté lei.
«Come se ti importasse di me.» convenne Megan,
«Cosa accidenti è quella roba rosa?»
«C'è scritto che è una Puffola Pigmea.» rispose
Sally-Anne, «Non è graziosa?»
Michael si voltò a guardare i gemelli con esasperazione, ma naturalmente
loro ridevano a sue spese mentre davano il resto a un ragazzino.
«È quello che stava comprando Charlotte.» aggiunse Georgia.
Megan storse il naso: «Troppo dolce.»
«Ecco lei...» borbottò Wayne, ricevendo
un'occhiataccia, «Cominciamo a uscire? Ti devo parlare.»
«Fammi pagare e arrivo.»
«Posso vedere lo sbuffolo o come si chiama?»
chiese Jack avvicinandosi a Charlotte, che chiaramente arrossì e gliela mostrò.
«La chiamerò Jackie in tuo onore.» decretò.
Jack sperò di non essere arrossito al suono della risata di Rent, «Grazie?»
Lei sorrise, poi guardò Rent e il suo divenne un ghigno feroce: «Non
riderei di me qui dentro se fossi in te.»
Rent smise di ridere subito, spaventato da quello che la piccoletta poteva
fargli.
«Ha dodici anni e già ti controlla.» commentò Jack vittorioso, «A
proposito, sai che voglio che tu mi scriva ogni giorno, vero?»
«Sì?» domandò lei, illuminandosi.
«Ma certo che
sì, piccoletta! Te l'avevo promesso o no? Anche se sono sicuro che quest'anno
ti farai dei veri amici.» aggiunse e Charlotte lo
guardò scettica.
«Ho i miei dubbi.»
«Se Megan Jones ha trovato amici, li troverà
chiunque.» commentò Rent, e Megan gli diede una gomitata mentre passava.
«Così ti interessano i draghi, eh?» domandò Fred a
Walter, «Perché io ho un certo contatto in Romania...»
Sally-Anne si voltò di scatto, fingendo poi di aver trovato quello che
cercava in una scatola a caso. La verità era che, per quanto non l'avrebbe mai
ammesso, avrebbe sentito un po' la mancanza dei suoi insulti a Walter, che
comunque le coloravano le giornate. Walter stesso ogni tanto le mandava un
messaggio o le scriveva direttamente qualche lettera, sempre meno offensiva e
sempre più contenente qualche dettaglio delle sue giornate.
Il pensiero che lui andasse a vivere in Romania la faceva sentire strana,
in qualche modo. Come quando Gah se n’era andato di
casa.
Intanto Megan e Wayne erano usciti fuori.
«Cosa succede?»
«Walter ha deciso che vuole conoscere nostra sorella.»
«Vostra cosa?
Oh, già, l'altra famiglia...»
Wayne annuì, «Non so se andare anche io. Di mio
padre non mi importa nulla, ovviamente, e non ho alcun
legame con la sua altra famiglia, anzi. Però loro non hanno colpa e lei è anche
mia sorella, anche se solo a metà...»
«Tu vuoi
andare o non vuoi andare? Lascia perdere tuo padre.»
tagliò corto lei.
«Sarei curioso di conoscerla.» ammise, «Potresti venire... anche tu.»
Megan lo guardò sorpresa: «Con te? Beh, d'accordo,
basta che me lo fai sapere prima.»
Wayne apparve immensamente sollevato. «Bene. Mi
sei mancata, se non sono troppo svenevole.»
«No, non lo sei, è stato abbastanza uno schifo tornarmene a casa così
all'improvviso, non avevo neanche nessuno con cui prendermela come faccio con
te, i nonni avrebbero pianto...» ribatté lei, per poi
sospirare, «Non è lo stesso senza te da maltrattare.»
Lui la guardò ironico: «Vacci piano con le dichiarazioni, sai che non sono
per le melensaggini.»
«Vaffanculo.»
«Ecco, appunto.»
Si avvicinò a lei, inizialmente un po' incerto nel caso decidesse di
colpirlo, poi la baciò. Lei rispose subito, poggiando le buste a terra mentre
una mano di lui si infilava tra i suoi capelli e le
sfiorava il collo.
Qualcuno si schiarì la gola e si separarono con espressione scocciata:
Stephen, Susan, Quill, Hannah, Ernie e Justin erano arrivati.
«Dovevamo entrare.» si scusò Stephen con un'alzata di spalle, tenendo Susan
a braccetto. Lei aveva un sorriso un po' assente ma sembrava stare molto meglio, considerata la morte di sua zia che le veniva
ricordata dalle sparizioni che stavano avvenendo ogni giorno.
«E allora entrate.» sbottò Megan, assottigliando lo sguardo. Tutti fecero
un passo indietro.
«Ma ci siete voi davanti e urtarvi sarebbe stato
peggio.» tentò Hannah.
Wayne spostò Megan con sé, ignorando le risatine che provenivano da dentro
il negozio.
«È sempre un piacere, eh.» salutò Ernie beffardo.
Quill lanciò un'occhiata a Megan e li salutò con un gesto della mano.
«Cosa c'è che non va in Quill?» mormorò lei avvicinandosi all'orecchio di
Wayne.
«C'è mai stato qualcosa che andasse?» domandò lui, ancora
torvo per essere stato interrotto, «Sinceramente non lo so, sembra
sempre spaventato a morte da qualcosa. Ma non l'abbiamo mai visto fuori da
Hogwarts, magari è sempre così nel mondo reale.»
«Dopotutto chi se ne frega.» decretò Megan, «Reggimi le buste ora.»
«Credevo fossi fiera della tua forza.»
«Non andare per il sottile.»
Dentro il negozio i ragazzi che avevano
frequentato l'ultimo anno coi gemelli stavano ancora chiacchierando con loro,
tranne Michael che si era spostato di nuovo verso Georgia, con cui prima aveva
riso alla vista di Megan e Wayne che si davano da fare.
«Così quest'anno ce li dovremo sorbire a pomiciare in sala comune?» esordì
Michael con fare casuale.
«Non ne ho idea, non riesco a immaginare quei due da fidanzati, lei sembra
crudele come sempre.» commentò Georgia, come soppesando le parole, «Le ho
chiesto da quanto stavano insieme ma lei ha risposto
soltanto che c'è stato qualche bacio e basta quando studiavano. A te Wayne ha
detto qualcosa?»
Michael rise: «Chi a chi?»
«Giusto, domanda stupida.»
«Però sono
sinceramente curioso. Almeno finché non diventeranno imbarazzanti per noi che
stiamo a guardare.»
«Figurati, non eravate imbarazzanti tu e Sandy...»
Georgia si interruppe e gli lanciò un'automatica
occhiata preoccupata. Lui ricambiò a disagio.
«Se ne può
parlare, tranquilla. Tra l'altro ho più o meno
chiarito con lei.»
«Nel senso... che siete tornati assieme?» chiese lei, chiedendosi perché
mai stesse sussurrando.
«NO!»
Georgia trasalì e anche gli altri lanciarono qualche sguardo confuso a
Michael prima di tornare alle loro faccende, «No, nel
senso che ora siamo civili. Non tornerò con Sandy, non mi interessa
minimamente più.»
Lei pensò che si sarebbe uccisa se si fosse sentita ancora sollevata per
questo: Michael era e sarebbe rimasto solo un amico.
«Capisco.» disse quindi in tono diplomatico, «È
giusto che restiate amici se ve la sentite, dopotutto. E vedrai che Megan e
Wayne non saranno-»
«Tu e quel
Dorian invece? Uscirete? Lo chiedo per curiosità, sai, sono il tuo migliore
amico...» farfugliò Michael, passandosi di nuovo una
mano tra i capelli.
«Non lo so.» rispose Georgia, che non ne aveva la minima intenzione
ma non era riuscita a trattenersi. L'espressione di Michael si adombrò e lei
continuò: «Di sicuro non finirà come con Martin. Non
ho idea di cosa farò quest'anno, però. Comunque ti
farò sapere.»
«Certo.» disse Michael, sorridendo nervosamente. Lei rispose con
altrettanta titubanza.
«Mia sorella...» cominciò Georgia, cercandola con
lo sguardo. Charlotte la notò e cominciò a raggiungerla.
«Sì, io vado a salutare Fred e George di nuovo.» disse subito lui,
scappando.
Georgia lo seguì con gli occhi e poi sentì picchiettare alla sua spalla;
abbassò il viso verso la sorella.
«Cos'era
quella tensione? Si vedeva da qui che lui era scioccato.»
«Non ne ho idea... Era stranissimo, vero?» mormorò
lei, «E se mi stesse nascondendo qualcosa? E se fosse arrabbiato con me per
qualche motivo?»
«E se la nonna avesse avuto un manico sarebbe
stata una scopa. Va' a chiedergli le cose quando hai
dubbi invece che star lì a pensare ai “se” e ai “ma”.» tagliò corto Charlotte,
«Io e Jackie andiamo con Jack.»
Georgia restò a guardarla basita finché Rent non le poggiò un braccio sulle
spalle: «Non posso credere che sia entrata a Hogwarts
solo quest'anno e me la perderò quando crescerà. Diventerà un fiore di ragazza.»
«Già.»
Alla fine Megan si era ritrovata in macchina tra Walter e Wayne, con alla guida il signor Hopkins che non sapeva chiaramente
a chi rivolgere la parola e aveva malauguratamente scelto lei.
«Sei parente di Gwenog Jones, la giocatrice delle Arpie?» domandò così lui.
«Eh? Oh, sì,
è mia cugina!»
«Quindi immagino che tu tifi le Holyheads... e
dimmi, giochi a Quidditch?»
«Faccio la
battitrice. Mi piace tentare di buttare giù gli avversari dalla scopa a suon di
bolidi.»
Il signor Hopkins ridacchiò, non prendendola in parola. Wayne e Walter si
scambiarono un'occhiata da sopra la testa di lei.
«E cosa vorresti fare finita Hogwarts?»
«Oltre alla
possibile carriera come battitrice? Esorcizzatrice di spiriti maligni.»
«Oh, interessante!»
«Eh?» fecero Wayne e Walter.
«Non ve
l'avevo detto? Perché pensate che seguissi demonologia, per sport?»
«Perché sei strana.» rispose Wayne.
«Perché ti piacciono le cose macabre.» rispose Walter.
«Vero.» concesse lei, «Ma pensavo anche al futuro.
Non mi ci vedete ad andare per case ed eliminare ghoul? O a sezionare cadaveri di mostriciattoli per
scoprire nuove cose biologiche?»
«Ora che mi ci fai pensare...» ammise Wayne.
«Ma tu... non sarai la stessa di cui mi ha parlato
Walter, quella che aveva preso a pugni qualcuno?» domandò il signor Hopkins.
«Ne ho presi a pugni molti.»
Lui la guardò dallo specchietto, perplesso. «Come siete finiti assieme tu e
Wayne?»
«Per cominciare frequentiamo solo noi stessi e non abbiamo altri fidanzati
in giro per scuole.» disse Wayne, e gli altri gelarono. Poi Megan, con notevole
faccia tosta, rise.
«Sì, c'è quello, e poi il fatto che Wayne è la
persona più divertente damaltrattare al
mondo, perché non si fa vincere ma non se la prende neanche per davvero. E poi
lui mi ha aiutata con gli esami, non potevo che
ringraziarlo concedendogli la mia splendida presenza.»
«Vorrei commentare, ma considerato che non posso
saltare fuori dalla macchina per proteggermi, mi asterrò.» disse Wayne, alzando
lo sguardo verso il tettuccio.
«Io ho colto un vago complimento.» disse Walter, «È già qualcosa, Wayne.»
«Come
accidenti sarebbe a dire? È più che qualcosa.»
borbottò Megan.
«Siamo arrivati.» annunciò il signor Hopkins, sudando freddo all'idea del
viaggio di ritorno.
«Ci smaterializziamo per tornare a casa.» dichiarò Walter, aprendo la
portiera.
«Ovvio.» aggiunse Wayne.
«Io non mi so smaterializzare.» precisò Megan.
«Io sì. È praticamente l'unica cosa che ho passato l'anno scorso.»
replicò Wayne, «Oh, cazzo.»
Megan sobbalzò, perché era difficile sentire Wayne imprecare, e lo guardò.
Seguì il suo sguardo, e vide una bambina dai capelli rossi che saltava la corda
in giardino.
«Tua... Wow.»
La bambina stava facendo il giro del giardino e la videro in viso. Più che
a una Hopkins somigliava a una Weasley, con grandi occhi azzurri e tantissime
lentiggini.
Walter trasalì e poi la guardò con sospetto, tenendosi appoggiato all'auto.
«Lei è Jennifer.» la presentò il signor Hopkins in tono vagamente
orgoglioso. L'occhiata di Wayne lo fece ammutolire, mentre Walter si avvicinava
a lei e si chinava a terra.
«Ciao Jenny, io sono Walter.»
La bambina smise di saltare e fece qualche passetto indietro: «Lo so. Mamma ha detto che sei mio fratello. Ho visto le
foto.»
«Ciao, io
sono Wayne. Quanti anni hai?» domandò Wayne in tono gentile, e il padre fece
per aprire bocca, «Zitto, lo voglio sentire da lei.»
«Sei.» rispose lei, lanciando un'occhiata al padre, «E
tu? Voi?»
«Io ne ho
diciassette, Walter diciotto. E questa ragazza qui è Megan, la mia... ragazza. E ne ha sedici.»
«Ciao.» salutò Megan, un po' incerta, dando poi un calcio alla caviglia di
Wayne, «Non esitare, tu.»
Jennifer ridacchiò e Walter con lei. In quel momento una donna si affacciò
dalla casa, e Megan riuscì giusto a vedere una voluminosa e lunga chioma rossa
e un grembiule su un abito marrone prima che lei sparisse di nuovo dentro.
«Shannon è un po' in imbarazzo, non sa se volete
incontrarla o meno.» spiegò il signor Hopkins.
«Non vogliamo infatti. Siamo venuti a conoscere
lei.» rispose Walter, «Giochiamo un po' insieme qui in giardino, Jennifer?»
«Sai giocare a basket?» domandò lei, indicò il canestro.
«A cosa?»
«Sport babbano.» rispose Megan, «Vieni Jenny, facciamogli vedere come si fa e battiamoli.
Ricorda: i ragazzi sono deboli.»
«Er... Meg...» cercò di chiamarla Wayne.
Walter si voltò verso il padre: «Se vuoi andare dentro con quella donna vai, noi restiamo qui in giardino.»
Lui annuì, decidendo di lasciarli soli.
Dopo un'ora di giochi in giardino, principalmente tentando di fare
canestro, ed era inutile dire che Megan fosse praticamente
imbattibile e Wayne avesse invece tentato di rinunciare più di una volta,
scoprirono che la piccola Jenny era una bambina molto allegra, molto
maschiaccia e soprattutto molto affettuosa anche con gli sconosciuti.
«I ragazzi
sono deboli! I ragazzi sono deboli!» strillò
all'ultimo canestro di Megan, con le braccia sollevate e saltellando. Wayne,
che era seduto a gambe incrociate e terra, sporcando tra l'altro i jeans di
terra, sbuffò una risata e Walter si coprì gli occhi.
«Merlino, appena conosciuta e l'hai già rovinata.»
«Ti dirò, pensavo peggio per oggi.» commentò Wayne, e in quel momento la
porta di casa si aprì.
«Deficiente.
Non dovevi dirlo.» disse Megan notandola e guardandolo
male. Jennifer incrociò le braccia e annuì.
«Non darle ragione tu, pulce.» rise Walter, dandole
un buffetto sulla testa.
«Io...» disse la donna appena arrivata, «Jennifer
dovrebbe pranzare, se voleste restare anche voi...»
Wayne la guardò: anche lei capelli rossi, lentiggini e occhi azzurri, era
una bella donna e soprattutto era molto, molto più giovane di quanto si
aspettasse.
«Quanti anni hai?» domandò Walter bruscamente, e Megan e Wayne si irrigidirono e lo guardarono: aveva la mascella serrata
così tanto che doveva fargli male e il suo viso stava velocemente perdendo
colore.
«Ventisette.»
«Ventise...» cominciò
Megan, sgranando gli occhi.
«Cioè sei rimasta incinta a vent'anni... E quando l'avresti conosciuto,
esattamente, nostro padre?»
«Walter.» disse subito Wayne, e
Megan prese una mano a Jennifer.
«Mentre i tuoi fratelli chiacchierano, fammi vedere che altri giochi hai.»
Wayne la ringraziò mentalmente mentre anche il padre si intrometteva:
«Walter, ora non fare una scenata.»
«Una scenata?
Perché non mi hai chiesto di presentarti direttamente una delle mie compagne?
Tanto l'età è quella, anche se dubito di trovarne una che accetterebbe,
considerato il tipo.» e lanciò un'occhiata di puro disgusto alla donna, «Papà,
amante di mio padre, alla prossima emozionante volta, posto che ci sia.
Wayne, andiamocene a casa.»
Wayne si alzò e spolverò i jeans, poi fece un mezzo inchino: «Buon pranzo. Arrivederci.»
Sorrise sfrontatamente al padre e andò a prendersi Megan, che stava
chiacchierando con Jennifer.
«Ci smaterializziamo.» sentì dire a Walter. Megan si voltò a guardare Wayne
con esasperazione.
«Glielo dici tu a tuo fratello che non mi fido della sua
smaterializzazione?»
«Guarda, io ho passato l'esame da poco, non mi fido neppure io.» replicò
Wayne.
«Dai, Megan, ci spostiamo a casa mia, se ti spezzo mamma
aggiusta tutto. Ciao, Jenny.» salutò con più dolcezza,
arruffandole i capelli.
«Tornate a trovarmi?» domandò lei.
«Forse.
Vedremo.» rispose Wayne.
«Io sicuramente.» disse Walter.
«Portate anche Megan.»
Megan trattenne una risatina, «Ovvio che vuoi i
migliori, no? Ci vediamo. Tua mamma ti sta chiamando
per pranzare.»
Jennifer sbuffò, salutò con la mano e poi corse dalla madre e dal padre.
Wayne ebbe un brivido a vederli come una famigliola felice, sebbene non
fosse proprio così, con lei che era nell'imbarazzo completo, la bambina che
ignorava il quasi litigio appena avvenuto e suo padre che fulminava,
ricambiato, Walter con gli occhi.
«Walter, proprio oggi dovevi tirar fuori le palle,
per dirla alla Megan?» domandò, e Megan lo guardò sconcertata.
«Cosa gli hai
fatto? Di solito è molto più educato.» osservò, sogghignando,
e Walter le prese un braccio.
Si smaterializzarono davanti a casa loro, la casa
vera con la loro madre e le loro cose, e Wayne ebbe la tentazione di
abbracciare un muro.
«Quella bambina non mi è molto più di Charlotte.» decretò, «Non ne ha
colpa, ma non la sento una sorella.»
«Io sì, dal primo momento che l'ho vista.» sospirò Walter, «Potere dei bambini su di me. Certo, vorrei anche strozzare
quella donnaccia.»
«È innamorata.»
«WAYNE!»
«Lo è, non hai visto come guardava il “fidanzato”?» domandò lui, ironico, «E ha accettato di stare con lui nonostante tutto questo. È
stupida, ma è innamorata. Io preferisco prendermela con lui, è lui che ha
scelto di tradire.»
«Facciamo che io odio lei da parte tua.» disse Megan, «Walter, puoi
parlarne male con me.»
«Ah, beh. Vado a dire a mamma che siamo tornati.»
li avvisò lui, lasciandoli soli.
Wayne si aggiustò la maglietta e poggiò la schiena contro il muro,
incrociando le braccia, e poi sospirò tetramente, «Grazie per essere venuta,
hai reso tutto molto più facile per entrambi.»
«È stato un piacere stracciarvi a basket.» ribatté lei.
«Sai che grandiosità, la prima volta che giocavamo...»
«Poche storie.»
Wayne chiuse gli occhi e sorrise, poi li riaprì e allungò una mano verso di
lei, che gliela prese con aria interrogativa. «Grazie, davvero.»
«Prego. Puoi
anche baciarmi invece che parlare. Occupi la bocca in modo più-»
Lui la baciò ed entrambi risero prima di riuscire ad approfondire davvero
il discorso.
Walter, più tardi, chiese a Megan di raccontargli a voce della discussione coi nonni e col padre che era avvenuta quando lei era
tornata casa da Hogwarts.
«Siediti. Se
vuoi.» disse il padre, a disagio.
Megan prese posto a tavola, cercando di non
guardare i nonni perchè si sarebbe probabilmente
sentita in colpa; non li vedeva dall'estate precedente, e anche allora era
rimasta quasi sempre chiusa in camera a piangere.
«Sono contenta che tu sia tornata mora.» esordì la nonna, «Ti trovo meglio. Più in carne.»
«Non è proprio un complimento se lo si dice a una
ragazza.» scherzò lei, ammorbidendo le parole con un sorriso. Sua nonna e suo
nonno le sorrisero esitanti.
«Leonard ci
ha detto tutto. Di quello che è successo a Natale, intendo.»
disse suo nonno.
Megan si raddrizzò e fissò prima lui e poi il padre con fierezza: «Se state
per negare risparmiate il fiato.»
«Non stiamo per negare.» replicò suo nonno, «È vero, ciò che hai detto.»
Megan si sgonfiò di colpo, «Oh.»
«Ma lasciami spiegare, per favore.»
Megan annuì.
«Io, tua
nonna, Leonard... tutte le nostre vite sono state distrutte da quello che è
accaduto a tua madre. Cordelia era tutto
per noi. Poi sei arrivata tu, ed anche tu, come tua madre, eri il nostro mondo.
Quando ci hanno tolto tua madre, abbiamo riversato tutto l'amore su di te,
pensando anche che tu fossi l'unico collegamento rimasto con lei, vedendola in
te. Ma questo era sbagliato e ce ne siamo resi conto.»
suo nonno si schiarì la gola, «Tu sei completamente diversa da lei. Certo,
entrambe avete un gran cuore, siete entrambe persone un
po'... difficili e fisicamente vi somigliate, ma siete due persone distinte. E
noi ti amiamo esattamente come sei, una ragazza forte, un po' sboccata devo dire, che sa quello che vuole... Queste cose le
sappiamo, ovviamente, e le amiamo. Per quanto cercassimo lei in te abbiamo sempre amato te anche come te stessa, non solo
come figlia di Cordelia.»
«E per questo vogliamo tutti implorare il tuo perdono.» disse la nonna in
tono fermo. Megan non l'aveva mai vista così seria, e pensò di aver capito da
chi avesse preso la sua espressione più arcigna,
dopotutto, «Perché non siamo stati in grado di farti sentire amata come meriti.
E perché non ti conosciamo bene come dovremmo, tanto eravamo impegnati a vedere
solo quello che volevamo.»
«Nel mio caso...» si intromise suo padre, e Megan
rabbrividì quando si accorse che la guardava, guardava lei direttamente
dall'inizio del discorso, «Io ho fatto di peggio. Ti ho rifiutato perché le somigli tanto, almeno fisicamente, ho cercato lavori il più
lontano possibile... noi due non ci conosciamo. Perciò non posso chiederti di
volermi bene o di perdonarmi... ma vorrei chiederti di
conoscermi. Perché sei mia figlia, e ti voglio bene in quanto
tale, ma voglio voler bene anche a Megan, e so che mi basterebbe pochissimo per
farlo. Mi sono sempre piaciute le persone capaci di urlarmi contro in pubblico.», e le sorrise, per la prima volta forse, mentre suo nonno
rideva a bassa voce.
«Già,
ricordo. Megan, anche noi vorremmo tanto parlare con te, vorremmo
poter recuperare un po' il possibile. Non che questo sistemi
le cose, non potremmo mai farci perdonare del tutto, ma visto che non possiamo
farci nulla, potremmo tentare di cominciare qualcosa di nuovo.»
«Cosa ne pensi, tesoro?» domandò sua nonna, porgendole un fazzoletto.
Megan lo afferrò e si asciugò le guance bagnate di
lacrime. Non era mai stata così confusa in vita sua, felice e triste al tempo
stesso, e a vedere che anche suo padre prendeva un fazzoletto la fece quasi
singhiozzare.
«Va bene... ma non so come.» riuscì a dire. Avrebbe preferito qualcosa di più
“da Lady Megan” come dicevano i suoi amici, ma fare la sbruffona ora sarebbe
stata solo una forzatura, e non era nel suo stile obbligarsi a tenere un
qualsiasi atteggiamento che non sentisse proprio.
«Parliamo.
Raccontiamoci un po' di tutto. Facciamo quello che ci viene più spontaneo.» propose sua nonna, l'unica con gli occhi ancora
perfettamente asciutti. Megan non aveva mai avuto dubbi che portasse lei i
pantaloni in casa, ma vederla dare pacche sulle spalle a suo nonno e a suo
padre era quasi comico.
«Chiedetemi
voi qualcosa!
«Chi era il ragazzo che hai baciato alla stazione?» domandò immediatamente
il nonno.
Megan lo guardò inespressiva: «Dovevo immaginare
che sarebbe stata la prima domanda. Wayne Hopkins. Era il mio migliore amico,
penso sia il mio ragazzo. È scozzese anche lui.»
«Wayne Hopkins... ti ho sentita nominarlo spesso,
no? Era quello con cui litigavi ogni giorno?» azzardò
la nonna, e lei annuì.
«Sì, ma è finita meglio di quanto mi aspettassi.»
«Vuoi dirci qualcosa sugli amici che sono venuti quest'estate?»
Parlarono da mattina a notte, pranzando, cenando e giocando a scacchi, e
lei raccontò loro tutto sui suoi amici e vari episodi
che la vedevano protagonista.
«Stebbins... sua madre non è ad Azkaban solo per
mancanza di prove.» osservò suo padre a un certo punto, «Mentre
il padre era molto amico di Cordelia. James Stebbins,
l'abbiamo perso di vista molto presto, ma era anche il migliore amico e il
testimone del marito di Jane.»
«Chi?» domandò Megan, «Jane, la migliore amica di
mamma? I nonni me ne hanno parlato a volte.»
«Sì, la signora Goldstein.» rispose sua nonna, spolverando.
«Ho già sentito questo cognome...»
«E lo
sentirai ancora, li vedrai a cena qualche volta. Hanno un figlio della tua età,
Anthony, no?» disse suo nonno.
«Vedi,» spiegò il padre alla sua occhiata confusa,
«Dopo quel giorno alla stazione mi hai fatto aprire gli occhi, e mi sono reso
conto di voler cambiare. Così ho anche chiamato i vecchi amici che non sentivo da tempo. La cosa incredibile è che nonostante fossero più
amici di tua madre e che io abbia chiuso i ponti per
quasi quattordici anni con tutti, non ce n'è uno che non mi abbia risposto. Era
come se li avessi sentiti il giorno prima. Jane e Carl in particolare. Jane non
vede l'ora di poterti vedere... è la tua madrina.»
«Se è la mia madrina perché non l'ho mai vista?» domandò Megan, sorpresa.
«Perchè... li ho allontanati tutti e non osavano
venire a trovarti.» spiegò lui, vagamente imbarazzato.
«Vedo che non sono l'unica ad avere un caratteraccio...»
borbottò lei.
«Dovresti invitare Wayne a cena, qualche volta!» esclamò sua nonna,
sedendosi accanto a loro.
«Okay.»
«Qual'è il tuo colore
preferito?» domandò a bruciapelo suo padre.
«Cos... Oh. Credo il rosso.»
«Qual'è il tuo animale
preferito?» domandò suo nonno, preparando delle carte.
«Il mio... il cane.»
«La tua materia preferita?»
«Pozioni. Ma non penso che continuerò.»
«Perché?»
«Perché non
mi serve per fare l'esorcizzatrice. Tra l'altro la McGonagall mi ha detto che i
M.A.G.O. si possono prendere anche senza seguire le
lezioni ma è altamente sconsigliato, però se
continuassi il club di Pozioni sarebbe fattibile. Se ne fossi il capo.»
«Qual'è il tuo
professore preferito, quello di Pozioni?» cambiò argomento la nonna.
«Già. Ma non per la materia, mi piace il modo in cui è serio,
insegna bene, e ha sempre qualche battutina sarcastica e maligna per tutti. In
realtà ci sarebbe anche il professor Lupin, lui era quello ironico ma era anche
dolce, ed era gentile con tutti e anche lui molto preparato. L'unico
preparato tra gli insegnanti di Difesa.»
«Chi è la tua migliore amica?»
«Georgia.»
«E il tuo migliore amico, ora che Wayne è il tuo ragazzo?»
«Sempre
Wayne. Subito dopo credo venga… Michael. Però è solo
una questione di maggiore presenza e di come mi trovo con loro, anche
Sally-Anne non è male, come Walter... Rent e Jack fanno ridere, Justin è
divertente da spaventare, Hannah e Susan sono sempre molto gentili, Ernie è
divertente da prendere in giro...»
«Qual'è la tua stagione
preferita?» domandò suo padre.
«L'inverno.» rispose lei senza dubbio, «C'è il mio
compleanno, il Natale, le vacanze e soprattutto non ci sono insetti. Niente
api.»
«Api?? Hai ancora paura delle api?» domandò suo nonno, sorpreso.
«Il mio molliccio era un’ape.» le confessò suo padre, guardando altrove con
disgusto.
Megan spalancò gli occhi: «Anche il mio, anche il
mio! Beh, poi dipende. A volte sembra un Dissennatore...»
«Oh cielo!» esclamò sua nonna, che sapeva bene cosa fossero
dato che sua figlia aveva lavorato per il Ministero, «Ma non ne hai mai visti,
no?»
Megan e suo padre si scambiarono un'occhiata, pensando alla fuga di Sirius Black e ai Dissennatori a
Hogwarts: «No.»
«Spostati, passo le carte.» disse il nonno, e la nonna cambiò posto.
Suo padre la guardò, e poi sussurrò: «Niente di meglio di un segreto per
legare, eh?»
«O una bugia.» sorrise lei.
«Quindi va tutto bene coi tuoi.» osservò Walter,
steso sul suo letto. Megan e Wayne era seduti sul
letto di Wayne, e lei stava osservando i modellini di draghi sugli scaffali del
maggiore, unica cosa rimasta di quando era bambino.
«Già. Certo,
mi hanno lasciata andare due settimane a casa di
Georgia e sono eccessivamente permissivi, ma di quello proprio non mi lamento.
Anche tu con tua madre, no?»
«Già. Sembra
che tutto si sia sistemato. Certo, un po' tardi visto che
a settembre parto in Romania da Charlie Weasley, però almeno so che tutte le
cose si stanno mettendo sulla strada giusta. Questo sarà probabilmente l'anno
più tranquillo di sempre.»
«Non dirlo.» lo bloccò Wayne immediatamente.
«Ma dai, cosa vuoi che succeda ancora?»
Sally-Anne sapeva benissimo che era una pessima idea girare da sola la sera
per DiagonAlley,
specialmente se si era una ragazza, specie se si aveva successo con gli uomini.
Almeno quelli che non la conoscevano, loro erano sempre incantati,
mentre i compagni di scuola sapevano benissimo che era inutile. Anche lei
sapeva benissimo che il suo carattere non era semplice, considerato
che si innervosiva anche da sola, e ora si pentiva un po' di questo suo
difetto, considerato che aveva dimenticato la borsetta col portafogli in un
locale e non aveva chiesto a nessuno di accompagnarla. In teoria avrebbe potuto
domandare almeno a una delle ragazze, ma Megan e
Georgia sembravano molto prese dalle loro cose e Hannah non lasciava mai sola
Susan, che da parte sua aveva paura di uscire di casa la sera e la stava
superando a fatica.
«Ooohh...» disse un
ragazzo accanto alla porta del locale, in compagnia degli amici, «Ma che bella
ragazza abbiamo qui!»
«Non posso darti torto.» replicò lei, aprendo la porta. Le risate allegre
dei ragazzi alle sue spalle le fecero pensare che era una sciocca paranoica, dato che per un momento si era spaventata nel vederli.
Marciò direttamente verso il piano di sopra e cercò tra i posti che avevano
occupato; trovò la borsa dietro un cuscino e quando si voltò
quasi sbatté contro il petto di uno di quei ragazzi che l’avevano apostrofata
poco prima.
«Sicura di
te, eh? Tu saresti…?»
«Una fuori dalla tua portata.» rispose lei gelidamente, «Spostati.»
«Aspetti qualcuno?» domandò un altro di quei ragazzi, mettendosi alla
sinistra del primo e bloccandole la strada. Sally-Anne si guardò intorno: il
proprietario era nell'altra sala e questa era ormai vuota.
«Il mio ragazzo e i nostri amici, quindi...»
«Ma no, dai, chi è che ti fa venire qui tutta
sola? Perchè non vieni un
po' in giro con noi?» propose un terzo ragazzo.
Sally-Anne fece un passo indietro, allarmata; mantenne l'aria fredda che la
contraddistingueva ma dentro di sé cominciò a sentirsi
spaventata. Una parte di lei diceva che era
impossibile che le succedesse qualcosa: il gestore era nell'altra sala, c'erano
ancora le luci a illuminare il posto e la strada e poi era lei. L'altra
le suggeriva di correre.
«No,
preferisco aspettare il mio ragazzo. Grazie comunque.»
«È diventata gentile adesso.» rise un altro del gruppetto.
Lei si rese conto di avere le gambe contro il divano dietro di lei e di
essere bloccata.
«La ragazza gentile comincerà a urlare e cercare di schiantarvi tutti se
non vi togliete di mezzo.» li avvisò, mettendo mano alla bacchetta. Solo che
loro erano in sei, ne avrebbe potuti stendere al massimo...
«Scusa il ritardo.» disse una voce maschile, ben alta. Tutti si voltarono e
Sally-Anne vide un altro gruppetto di ragazzi, alcuni visibilmente più grandi,
fermi vicino alla porta che la guardavano, e molto più vicino
Goldstein, un Ravenclaw del loro anno con cui non aveva mai parlato, amico del
suo ex Terry Boot. Si accorse che nell'altro gruppo c'erano anche Terry, ChoChang e Michael Corner e tirò
un sospiro di sollievo, «Vi spiacerebbe far passare la
mia ragazza, prima che io decida di darle una mano in modo più evidente? Non mi
sembra il caso di dare spettacolo.»
E detto questo fece un gesto al suo gruppo, che fece un passo avanti. Sally
notò che c’era il resto dei Ravenclaw del loro anno e
un paio di Hufflepuff più grandi.
«Ce ne stavamo andando.» disse immediatamente il primo ragazzo che l'aveva
importunata, e tutti fecero marcia indietro mentre lei raggiungeva di fretta
Goldstein.
«Meglio.» disse lui, e poggiò con delicatezza una mano sulla schiena di
Sally-Anne per guidarla via, «Ti hanno fatto qualcosa?» le sussurrò.
«No, non hanno fatto in tempo.»
Raggiunsero gli amici di Goldstein e lui mormorò qualcosa a due dei più
grandi, che si dileguarono.
«Ti accompagno al camino più vicino o stai davvero aspettando il tuo
ragazzo?»
Sally-Anne scosse la testa, rendendosi conto solo marginalmente di quanto
forte stringesse la propria borsetta: «Devo solo tornare a casa.»
«Allora vieni con me.»
Lei sollevò il viso e lo guardò per la prima volta in faccia da vicino; di
solito era più intenta a chiacchierare con Terry – prima di scaricarlo almeno -
e lasciava perdere gli altri, specialmente Goldstein
che continuava sempre a farsi i fatti suoi senza degnarla mai di un'occhiata,
cosa che non era proprio comune con gli altri amici dei ragazzi che frequentava
e che stonava con quel Kevin che si intrometteva sempre. Stavolta invece lo
guardò negli occhi e scoprì che erano neri, e anche che era molto bello.
«D'accordo.» acconsentì docilmente, e lui le rivolse un'occhiata strana.
L'accompagnò
fino al negozio accanto, scambiò due parole col padrone e poi i due furono
fatti entrare sul retro.
«Non dovresti andartene in giro da sola a quest'ora.» le fece presente.
«Io penso di essere libera di uscire quando voglio.» ribatté lei irritata,
innervosendosi ancora di più quando lui le sorrise. Anche il suo sorriso era
bello, ma in quel momento fin troppo sarcastico, come se la credesse stupida.
«A tuo
rischio e pericolo. Sono sicuro che quei ragazzi fossero terrorizzati dalla tua
minaccia.»
«E tu li hai lasciati liberi di tormentare qualche altra ragazza.» gli fece
notare Sally tetramente.
«No, ricordi
quando ho parlato con quei miei amici che se ne sono poi andati? Ebbene, sono
andati direttamente dal gestore. A quest'ora se quelli che ti hanno importunata sono minorenni ci staranno pensando i genitori,
se sono maggiorenni qualcuno del Ministero. Erano ubriachi, possono portare
problemi, e Merlino sa che non abbiamo bisogno di altri problemi.»
«L'hai detto.» sospirò lei, prendendo la polvere volante, «Grazie per
avermi aiutata.» aggiunse per pura educazione.
«Dovere, non si lascia una ragazza in difficoltà.»
Dal suo tono non era sicura che la stesse
prendendo in giro o meno, quindi gli rivolse uno sguardo sprezzante prima di
entrare nel camino.
«In tal caso raggiungi in fretta la Chang, prima
che crolli in un mare di lacrime per la tensione.»
Goldstein, al contrario di quanto si aspettava, scoppiò a ridere, «Giusto,
immagino non ti vadano giù le sue scelte romantiche da brava Hufflepuff... Beh,
che dire, probabilmente neanche lei approva le tue, visto che
hai piantato il povero Terry.»
«Non mi sembri molto dispiaciuto per il tuo amico.»
«Ho sempre
detto a Terry di non incastrarsi con donne troppo difficili per lui. Gli ho
sempre detto di cercarne una che avesse un cuore.»
Sally-Anne spalancò gli occhi: «Come... come osi?»
«Oso, è il
mio migliore amico e rispondo solo al tuo commento su Cho.
Ma del resto non devo essere io a insegnarti che un
bel faccino non ti permette di dire ciò che vuoi senza che gli altri ti
rispondano, no? Ora, ti ricordi come si usa la polvere volante?»
«Certo che mi
ricordo! E guarda che vale anche per te ciò che hai appena detto!»
«Ah, insinui forse che io abbia... un bel faccino?» domandò lui,
incrociando le braccia e sogghignando.
«Insinuo che due schiaffi non te li toglierà nessuno se ti avvicini ancora
a meno di due metri da me.» replicò lei, sentendosi molto Megan e molto poco Sally-Anne.
E la cosa più orribile era che anche un millesimo di secondo prima di
sparire in una fiammata verde, lo vide sorridere come se nulla fosse, gli occhi
scuri ancora sfacciatamente su di lei.
«Stronzo!»
«Sally-Anne!» trasalì suo padre dal soggiorno.
«NON CE L'HO CON TE!» strepitò lei, correndo a chiudersi in camera e
sbattendo la porta.
Giusto perché siete persone meravigliose e pazienti anticipo la
pubblicazione del primo vero capitolo della storia.
Dopo aver scritto questo
capitolo ho scoperto che probabilmente la ragazza sconosciuta che nel
videogioco è nel club di Pozioni è Megan Jones. Misteri della vita.
Tra l’altro Hermione non
aveva più una gira tempo e ha preso comunque undici GUFO, quindi alcuni si
possono prendere evidentemente senza frequentare. Megan non ha mai avuto
bisogno di seguire particolarmente le lezioni, considerato
che può fare le cose per contro proprio al club, e il fatto che si
arrangiasse da sola e fosse creativa – oltre al fatto che non calcolasse Harry Potter
– è il motivo per cui Snape non ha niente contro di lei. E cose così.
Se qualcosa non vi torna,
chiedete come sempre nelle recensioni, in ogni caso nella mia testa una
spiegazione c’è.
Okay, per quanto
riguarda Megan e le lezioni, ho sempre pensato che dopo i GUFO l’impostazione
fosse un po’ a livello universitario, cioè la presenza è molto richiesta ma non
obbligatoria. Hermione segue tutto perché Hermione avrebbe volentieri seguito
anche classi in più e vuole essere perfetta, ma Harry e Ron non hanno più
finito il settimo anno e lavorano come Auror… Certo,
Harry è il Ragazzo Sopravvissuto, ma Ron e gli altri? Penso si possa studiare e
dare i MAGO privatamente al Ministero, così come se un adulto avesse bisogno di
cambiare lavoro e quel lavoro richiedesse, per esempio, Aritmanzia,
dubito che lo farebbero tornare a Hogwarts ma probabilmente ci sarebbe una
commissione a parte, oppure dovrebbe dare l’esame da esterno dopo aver studiato
per conto proprio. Inoltre Megan è perfetta in Pozioni, unica materia che le
piace e in cui riesce bene, tra l’altro, ed è il capo del club, quindi sta in
un certo senso solo seguendo un programma più avanzato.
Demonologia è la
mia traduzione della materia Ghoulstudies, esistono anche Art studies,
musicstudies, un coro… c’è anche sulla wikipedia
inglese, immagino siano informazioni date dalla Rowling.
Vi lascio al
capitolo.
Capitolo 2
Quando Megan sentì la porta aprirsi si precipitò al piano di sotto, curiosa
di conoscere la famosa Jane di cui i nonni avevano sempre parlato, l'amica di
sua madre.
Vide subito una donna salutare suo padre, e dietro di lei un uomo e un
ragazzo: Anthony Goldstein. Non le stava né simpatico né antipatico, non
l'aveva mai veramente calcolato, tutto ciò che sapeva di lui era che le
rivolgeva la parola quando aveva bisogno di qualcosa e che era molto educato.
E ovviamente che era nel gruppo di difesa segreto di Potter, l'esercito di
Dumbledore o quel che era.
Poi guardò Jane: erano passati praticamente quattordici anni dallo scatto
dell’ultima foto che la ritraeva con sua madre ma non era cambiata molto:
stesso viso rotondo e stessi capelli castani, lucidi come se fosse appena
uscita dalla parrucchiera e con qualche riflesso biondo, stessi occhi nocciola
e stesso sorriso.Le uniche differenze
erano che aveva messo su un po' di peso, non vestiva più come una strega appena
uscita da una rivista di moda, e, quando si avvicinò per baciarle le guance,
Megan notò che aveva anche già qualche piccola ruga d'espressione; con una
stretta al cuore pensò a sua madre: chissà se lei ne avrebbe avuto, se sarebbe
ingrassata o rimasta esile, se sarebbe cambiata o meno col passare degli anni.
«La mia figlioccia.» sussurrò Jane, abbracciandola, «È un piacere vederti
finalmente da vicino. Sei tutta tua madre. Beh, quasi.» aggiunse con un
sorriso, lasciandola andare del tutto, «Hai gli occhi di tuo padre. E la sua
carnagione. Oh, e un caratterino niente male, a quel che Anthony mi ha detto.»
Megan spostò lo sguardo su Anthony, che la salutò con un cenno del capo, e
poi notò che c'era anche una bambina con loro, di non più di sette o otto anni,
con corti capelli neri legati in due codette. Si accorse anche che, a parte
Jane, tutti avevano gli occhi neri e che i due figli somigliavano molto al
padre, un bell'uomo che le porse la mano e le sorrise con simpatia.
«Carlton Goldstein, molto piacere di rivederti. Immagino che tu non ti ricordi
di noi.»
«No, mi spiace.»
«Ma venite, Carl, Jane, avrete di sicuro tanto da raccontarci!» li invitò
sua nonna, «Mary Claire, ho una sorpresina per te... Megan, tu e Anthony andate
a giocare di sopra, la cena sarà pronta tra mezz'ora!»
«Sì, andiamo a giocare, Anthony.» disse lei ironica, e il ragazzo le
rivolse un sorriso divertito.
«Hai le costruzioni? Ti avverto che sono imbattibile. Almeno finché i
mattoncini non cominciano a diventare troppo polemici.»
«Diventa uno stress quando stanno lì a correggerti, vero?» convenne lei,
facendogli strada, «Così… ho un “bel caratterino”?»
«Ammetterai che le poche volte che ti ho sentito parlare stavi raccontando
di sogni in cui massacravi persone, a divinazione, o ce l'avevi sempre e
comunque con qualcuno.» ribatté lui, evitando di nominare le volte in cui si
era fatta notare per i suoi pianti all'inizio dell'anno seguente, «Non che sia
negativo, mi piacciono le persone che si fanno valere.»
Megan gli lanciò un'occhiata, «Anche a me. Ecco la mia stanza. Non fare
come se fossi a casa tua.»
«Non ne avevo intenzione.» sorrise Anthony, che poi le fece cenno di
entrare per prima. Quando furono dentro lui si guardò attorno, «Bei poster. Holyheads come tua cugina, vero?»
«Già, che squadra tifi?» domandò sospettosamente.
«Ammetto di non essere molto esperto di Quidditch. Non sono un fan delle
scope.»
Megan si lanciò a sedere sul letto, indicandogli la poltrona girevole
davanti alla scrivania, «Prego.Non sei
un bravo volatore?»
«Sono un pessimo volatore. Mi terrorizza l'idea di lasciare il terreno.»
ammise lui candidamente, «Tu, d'altro canto, sei famosa per il contrario.
Battitrice, no? Qualche volta ho visto delle partite a scuola, ricordo che
eri... piuttosto presa?» azzardò.
Megan annuì con determinazione: «Do il massimo…
non c'è gusto se non ci si mette l'anima.»
«L'anima e la ferocia.» precisò lui, divertito, «Credo che solo i
Gryffindor non si preoccupino di giocare contro di te.»
«Non mi sarei mai messa a uccidere Gryffindor con i bolidi, avrei potuto
rovinare i gemelli.» replicò lei scandalizzata, «Mentre delle altre case non
m’importa di nessun giocatore. E se non si è brutali non si va da nessuna
parte!»
Anthony represse un ghigno: «Avrei giurato che questo fosse il tuo
pensiero. Quindi vuoi fare la giocatrice di Quidditch professionista?»
«Non lo so. Certo, se mi prendessero le HolyheadsArpies andrei volentieri, ma ne dubito. Intanto penso
di provare con l'esorcizzatrice.»
«Violento e pericoloso. Sicura di non aver pagato il Cappello Parlante? Mi
suoni piuttosto Gryffindor.»
«Tu invece sei un sano e pacato Ravenclaw, eh?»
«Ci provo.» fece spallucce lui.
«E anche cavaliere.» aggiunse, indicandogli la porta con un cenno della
testa.
«Sono stato cresciuto con l'idea che bisogna essere sempre cavallereschi.
Nonostante io sia certo che tu potresti uccidermi in duello anche senza
bacchette, ti aprirò rispettosamente la porta se ciò non sarà un problema per
te.» disse Anthony in tono serio, ma poi sorrise divertito, «È più forte di me.
Susan mi prende parecchio in giro per questo.»
Megan stava già ridendo per la premessa e annuì, «Non ne dubito, penso ti
prenderò in giro anche io, damerino. Anzi, principino. Forse dovrei presentarti
la nostra principessa.»
Lui la guardò incuriosito.
«Lascia stare, pensavo a Sally-Anne. Perks.» specificò lei, e Anthony si
guardò per un momento attorno, prendendo tempo.
«Diciamo che ho già avuto il... piacere di parlarci.» disse lentamente, e
Megan lo fissò, «Anche se devo ammettere che ho perso un po' della mia
cosiddetta galanteria già alla sua prima provocazione. Di solito non succede,
reggo bene e cerco di fare ironia solo coi ragazzi che conosco bene, non certo
con le ragazze semi-sconosciute, ma non sono riuscito a trattenermi.»
«Oh, la principessa fa sbroccare chiunque.» lo
consolò lei con un gesto della mano, prima di illuminarsi, «Aspetta, aspetta,
aspetta, che le hai detto?»
Anthony scosse la testa, «Lascia stare. Conoscendola, almeno per quel che
ne so, assisterai a qualche replica a scuola. Non che mi sia pentito, mi spiace
perché è una ragazza ma non ci posso fare comunque nulla. Oltretutto mi diverte
alquanto, devo ammetterlo.»
«Ti diverte? Farla arrabbiare?» ridacchiò Megan.
«Stuzzicare le persone che si infiammano subito.»
«Oddio, un altro Wayne.» sghignazzò lei, «Ecco chi ti dovrei presentare,
siete uguali in questo. E hai pure maltrattato Sally-Anne, ma dove ti eri
nascosto?»
«Non conosco nessun Wayne... per quanto riguarda Sally-Anne, non sarebbe
una tua amica?»
«E con questo?» domandò lei, sorpresa, «Non ti aspetterai che mi metta a
difenderla? Sono sicura che si meritava qualunque cosa tu le abbia detto, e
sarà divertente vederla con le penne arruffate una volta tanto. Non mi stupirei
se il suo patronus fosse un pavone.»
Anthony la guardò a bocca aperta, poi scoppiò a ridere: «Peccato non avere
ragazze come te a Ravenclaw!»
«Spero sia un commento amichevole e non una battuta da rimorchio, grazie a
Stebbins non le riconosco più.» lo ammonì lei, «Wayne è il mio ragazzo ed è al
nostro anno da quest'anno perché è ripetente.»
«Tranquilla, non era assolutamente una frase da rimorchio!» la rassicurò
continuando a ridere, «Ma “ripetente”?»
«Mi ha dato ripetizioni, hai visto com'ero l'anno scorso, non fare finta di
nulla... e ha fatto passare l'anno a me perdendolo lui.»
Anthony si fece serio: «Già, mi dispiace, a proposito. Anche se non vale
molto. E capisco per Wayne, dev'essere una persona
davvero gentile, nonostante l'irritante abitudine di provocare gli irascibili.»
aggiunse con leggerezza. Megan sogghignò.
«Solo me, provoca solo me. Sally-Anne la lasciamo a te. Ma come mai è
riuscita a farti innervosire?»
«In realtà non ha fatto molto... ma stava uscendo col mio migliore amico e
l'ha mollato come se niente fosse... E Terry ovviamente ci è rimasto parecchio
male. In più non ho mai apprezzato... quel tipo di ragazza, perciò l'ho
accusata di non aver cuore, cosa esagerata da parte mia.»
Megan annuì, incrociando le gambe sul letto, «In effetti, per quanto mi
scocci ammetterlo, Sally-Anne mi ha ospitata a casa sua senza che le chiedessi
niente, ha ospitato persino Michael, che odiava, e tutto questo solo per darci
una mano dopo... l'anno scorso, a Natale. Ci ha ospitato allora. E anche dopo
ogni tanto ha fatto... gesti gentili sempre col solito atteggiamento da arpia,
per cui ci siamo accorti solo dopo di quanto in effetti cercasse di farci stare
meglio. È una persona strana.»
Anthony la ascoltava con il mento poggiato su una mano, concentrato.
«Interessante.» disse infine.
Megan inarcò le sopracciglia, «Quando è un Ravenclaw a dirlo, c'è di che
preoccuparsi.»
«In effetti tendiamo a studiare chi e cosa ci sembri tale.» convenne lui,
«Potresti non riferirle questo particolare?»
«D'accordo, sarà divertente.» disse subito lei, «Ma com'è che allora me
l'hai detto? Voi intelligentoni dovreste sapere cosa
tenervi per voi.»
Anthony le rivolse un sorriso strano, «Non prendermi per un maniaco, se te
lo dico, ma... sto pensando che se le cose fossero andate come dovevano, se tua
madre fosse viva... noi due probabilmente saremmo come fratelli ora. Cresciuti
assieme, vicini di casa, sempre l'uno a casa dell'altra... Bada bene, non ci
sto provando. Sei molto carina ma non ti conosco. Voglio solo dire che... si
supponeva che fosse così, sarebbe dovuto essere così.» disse, indicando loro
due e la stanza, «E non lo è, e solitamente non sono così irrazionale da farmi
guidare dalla suggestione, ma considerato che stiamo solo parlando da qualche
minuto e mi sento già perfettamente a mio agio, oltre che divertito, mi viene
spontaneo comportarmi come se davvero fossimo stati amici per tutto questo
tempo. Ha senso per te?»
Megan lo guardò affascinata; «Non mi era venuto in mente! Certo che ha
senso!» approvò sinceramente, «Tra l'altro vale anche per me. Il che è strano.
Neanche tu sei il mio tipo. Oddio, sei bello e tutto quanto, ma sono presa da
Wayne.»
Anthony rise, «Non amo nessuno, ma grazie del complimento, ricambio.»
«Grazie. Comunque, intendevo dire, adesso che me lo fai notare in effetti,
queste pareti dovrebbero essere piene di foto nostre e noi dovremmo chiamarci
per nome e non per cognome... è un peccato.» disse infine, alzandosi in piedi e
gironzolando per la stanza, guardando le foto sue e dei suoi amici appese ai
muri, scattate quasi tutte a tradimento perché si era sempre rifiutata di
mettersi in posa, «Sai, penso saresti stato un buon fratello per me. Maggiore o
minore che sia.»
«Maggiore, penso, sono nato il due settembre.»
«Maggiore allora.»
«Beh, penso che saresti stata una sorella divertente.» convenne lui, «Posso
chiamarti Megan?»
«Ma sì, io ti chiamerò Anthony. Anche se è un nome piuttosto lungo.»
considerò contrariata.
«Ti chiedo scusa?» rise lui, «A scuola mi presenterai questo Wayne. E io ti
presenterò Kevin, ti piacerà.»
«Non è quel tuo compagno di casa che se ne frega dello studio? Sembra divertente!»
approvò lei.
Poi sentirono Leonard chiamarli e Anthony balzò in piedi.
«Sai, i tuoi nonni a volte sono venuti a casa mia, ma non sapevo che tuo
padre fosse il mio padrino.»
«Mio padre è il tuo padrino?»
Anthony la guardò e poi si strinse nelle spalle, «Sarà una serata piena di
sorprese, eh?»
«Quindi Anthony Goldstein è praticamente un... cugino acquisito?» domandò
Rent, riempendosi poi la bocca con gamberetti fritti.
«È colazione.» gemette Walter, inorridendo, «Ma da dove li hai presi?»
«Dal mio frigo, gli avanzi di ieri notte.» rispose per lui Jack, «Se li è
portati dietro.»
«Sono in crescita!» ribatté Rent a bocca piena.
Gli altri risero, tutti seduti intorno ai tavoli di legno del parco in cui
stavano facendo colazione. Mancavano solo Sally-Anne e Michael all'appello.
«Come ti è sembrato?» domandò Susan, «A me piace molto!»
«Stephen!» fece Quill, allarmato, dandogli pacche sulla schiena mentre
l'amico cominciava a tossire e quasi soffocava.
«Sì, certo. Anche se odio essere qui! Avete idea di quanti insetti
potenzialmente portatori di malattie mortali ci sono!» protestò lui, lanciando
un'occhiata di fuoco a Susan per un momento.
Justin si schiarì la gola teatralmente, indicandole Wayne.
Wayne lo guardò sorpreso; «Cosa? Oh! Ehi, devo essere geloso?» domandò poi
a Megan, che scosse subito la testa.
«No!»
«Okay.»
«Spero che quando avrò il ragazzo sarà così anche per me.» commentò Georgia,
che da parte sua mangiava un gelato. Charlotte annuì.
«Se ci fosse motivo per essere geloso lei me lo direbbe. Ridendo.» precisò
Wayne.
«Anche questo è vero.» convenne Walter.
«Non che non sia un bel ragazzo.» aggiunse Megan, e Wayne la guardò storto,
«Anzi. Ed è anche galante... voglio dire, non pomposo come Ernie.»
Ernie allargò le braccia, come a dire “sono qui”, e gli altri risero.
«Intendo in modo piacevole. Ma non... non è quello. È più come... ve lo
immaginate come sarebbe scoprire di avere un fratello e andare a conoscerlo? Il
che è un esempio orribile.» aggiunse, coprendosi gli occhi mentre gli altri
guardavano Walter e Wayne e non sapevano se ridere o meno.
Walter risolse per loro, ridendo ad alta voce mentre Wayne le dava qualche
pacca sulla spalla.
«Beh, comunque.» Megan si schiarì la gola, «È come aver ritrovato il
gemello separato alla culla, quello con cui si supponeva crescessi assieme. Mi
ci sono trovata subito bene. E non in modo malizioso. In più ha zittito
Sally-Anne.»
«COSA?» fecero tutti.
Wayne si lasciò cadere contro lo schienale della sedia di legno che aveva
trasfigurato per sé, fresco dei suoi diciassette anni e della possibilità di
usare la magia fuori da scuola, «Ecco perché. E io che pensavo già a chissà
quale connessione data dal destino...»
«Credo che Anthony sarà un buon avversario per lei, se hanno deciso di
scontrarsi.» considerò Hannah, «Anche durante le riunioni non si faceva zittire
mai da nessuno, Zacharias Smith lo odiava.»
«Ma tutti odiano Zacharias Smith, quindi non conta.» replicò Georgia con
decisione.
«Wayne, pensa che quest'anno ce l'avrai in camera.» sghignazzò Megan.
«Grazie per avermelo ricordato.» borbottò lui.
«Scommetto che protesterà perché siamo troppi in camera.» commentò Justin.
«Ciao a tutti.» salutò Sally-Anne, raggiungendoli con aria altera.
«Tuo fratello è ripartito?» domandò Georgia, facendole posto.
«Stamattina, mi ha dato giusto un passaggio. Credo voglia fare un giro in
Romania, non ho idea del perché.» sospirò lei, «Novità?»
«Megan si è fatta un nuovo amico!» esclamò Jack, entusiasta, e tutti
cercarono di non ridere o perlomeno di non farlo in modo troppo visibile.
Sally aggrottò la fronte, «Chi potrebbe mai voler essere tuo amico?»
«Anthony Goldstein.» rispose Megan dolcemente e lei si irrigidì.
«Quel cretino?» sibilò, punta sul vivo, e poi trasalì portandosi una mano
alle labbra, «Maledizione, mi stai contagiando! Guarda come mi fai parlare! E
non c'è niente da ridere!»
«Scommetto che quest'anno ti siederai più spesso al nostro tavolo, nanetta.» commentò Rent, dando un pizzico a Charlotte, che
strillò e gli versò un bicchiere di succo di frutta in testa.
Tutti scoppiarono a ridere forte, stavolta anche Sally-Anne, e non
sentirono il rumore della materializzazione; così, molti di loro sussultarono
trovandosi Michael davanti.
«Sei in ritardo!» urlò Rent, indicandolo.
«Cos'è quella faccia da demente?» domandò Megan, notando il suo sorriso
raggiante.
«Ragazzi, pensavo di aspettare a darvi la notizia, ho aspettato mesi prima
di parlarvene, ma non ce la faccio più, perché da ieri sera la mia vita è
cambiata!»
«Da ieri o da mesi?» domandò Georgia perplessa.
«È iniziato mesi fa ma è ieri che la cosa è diventata ufficiale!»
«Ma dai.» disse Wayne con indifferenza, prendendo il succo di zucca da
tavola.
«Ti hanno comprato un cervello?» domandò Sally-Anne.
«Ti hanno comprato la virilità?» azzardò Megan.
«Ti sei finalmente preso una casa per conto tuo come volevi?» tentò Walter,
più serio.
«E con quali soldi?» sbottò Rent.
«Ho parlato con mio padre.» spiegò Michael frettolosamente, «Sono rientrato
a prendere le mie ultime cose da casa, una sera, mia madre mi ha anche
aggredito tra l'altro, ma prima di questo mio padre mi ha detto che ha sempre
depositato soldi per me in una camera alla Gringott e
che sono libero di disporne, quindi volendo di case me ne compro due. Ma non è
questa la notizia splendida e meravigliosa!»
«Grazie per non averci detto di tuo padre.» disse Georgia, ma sorrideva,
«Dai, dicci!»
«Rendici partecipi.» convenne Ernie e Justin rise.
«Vedi che sei pomposo ogni tanto?»
«Ogni tanto?» fece Megan.
«Michael?» sospirò Stephen.
«Mi sono fidanzato! Nel vero senso della parola!»
Vi voglio bene? Oh,
so che mi volete morta comunque. In ogni caso fidatemi di me, so cosa scrivo.
Michael rise a sua volta, poi annuì: «Ma io sono
serio! Lo so che è strano detto da me, però sono innamorato e lo voglio gridare
al mondo! Finalmente sento di poter essere di nuovo felice, Cedric sarebbe
contento per me!»
Aveva nominato Cedric.
Fu questo a far capire a tutti che non stava scherzando; Walter lanciò un
urlo e saltò ad abbracciare l'amico e gli altri ragazzi lo imitarono immediatamente,
congratulandosi, mentre Wayne si alzava con qualche secondo di ritardo e Rent,
invece che seguire subito Jack, lanciò prima un'occhiata di leggero smarrimento
a Georgia. Charlotte si era già voltata di scatto verso la sorella, che era a
bocca aperta.
«Ma chi è?
Voglio dire, tutto ciò è meraviglioso, qualcuna che ti prende è una santa o una
pazza...» cominciò Sally-Anne, stringendogli
rigidamente una mano. Lui la tirò a sé e le baciò le guance; la strega lo
lasciò fare, arrossendo leggermente e guardandolo storto.
«È bionda, vero?» domandò anche Jack, divertito.
«Che anno fa?
La conosciamo?» investigò anche Hannah, curiosissima.
Megan si alzò solo quando lo fece anche Georgia, e le passò accanto nel
caso avesse bisogno di una mano. Sapeva che Georgia ci era andata a letto,
sapeva anche che continuava a dire che Michael era il suo migliore amico e
sembrava crederci, ma se una ragazza si fosse avvicinata a Wayne con cattive intenzioni le avrebbe come minimo cavato gli occhi, perciò
si rendeva conto che se lei non faceva i salti di gioia non era riuscita a
negarsi il fatto di star male per questo.
Incontrò lo sguardo serio di Wayne e capì che erano sulla stessa lunghezza
d'onda.
«Si chiama
Monica Ladgewolf, quest'anno è al settimo anno ed è una Ravenclaw. No, non è
bionda! Ma è sempre così, no? Sei
convinto che l'amore della tua vita sarà una donna come dici tu e poi ne
appare l'opposto e tu te ne innamori come un deficiente!»
«Deficiente è una parola chiave qui.» commentò
Stephen a bassa voce.
Wayne stavolta apparve disorientato, «Monica?»
Michael annuì entusiasticamente, passandosi una mano tra i capelli e
sorridendo smagliante: «Strano, eh? Non so neanche
cosa sto dicendo, sono scioccato!»
«Non sarai sotto filtro d'amore?» suggerì Rent con voce allegra.
«Penso che se lo fossi ti avrei già picchiato per averlo suggerito.» gli
ricordò lui, poi si voltò verso Megan, «No?»
«Già, se sei convinto di amarla è abbastanza potente da renderti fuori di testa in poco tempo... E non hai aggredito il
Sally-Anne per il “pazza”.» sospirò lei.
«In più la
conosco dall'anno scorso, lei era cotta di me da sempre, non so come ho fatto a
non ricambiare, forse ero distratto, forse ero solo stupido... comunque abbiamo
cominciato a vederci dalla fine dell'anno scorso. All’inizio come amici ma
abbiamo capito subito di essere perfetti assieme e io
ho capito solo in ritardo che lei mi piaceva tutto il tempo, praticamente è
tutta l’estate che sono a conoscenza del fatto che la amo.» spiegò Michael,
escludendo così la possibilità di un filtro d'amore.
O quasi, quindi Wayne decise di fare una
prova: «E se lei ti chiedesse di scegliere tra lei e noi?»
Michael lo guardò inorridito: «Non lo farebbe mai!
Ma se le saltasse in testa le spiegherei che siete la
mia famiglia, cosa che sa già, per inciso. Non farò più errori come con Sandy.»
«Niente filtro.» concluse meccanicamente Megan.
«Posso abbracciarti o mi colpisci?» le domandò lui, brioso.
Sorrideva così spensieratamente che Megan si lasciò abbracciare e poi si
allontanò con aria ancora più scocciata. Stephen si sporse per stringergli la
mano e poi guaì perché aveva sporcato la maglietta di salsa, e Charlotte gli
diede due cerimoniosi baci sulle guance. Lui dovette inchinarsi di molto per
raggiungerla e poi si voltò verso Georgia, che era rimasta l'ultima.
«La frequenti da un paio di mesi e parli di fidanzamenti e matrimonio?»
domandò Justin, distraendolo.
«Per i maghi purosangue o comunque cresciuti tra maghi
è diverso, ci possiamo sposare dai diciassette anni e i miei si sono sposati subito
dopo Hogwarts perché c'era la guerra... Poi per noi è un’età come un’altra.»
gli rispose Susan.
«Vero, e anche ora c'è. O quasi.» convenne Michael seriamente, «E per
questo voglio approfittare di tutta la felicità che la vita mi può dare, come
la McGonagall mi ha suggerito.»
«Solo lei?» domandò Megan indignata. «Te lo diciamo da vent’anni che devi
approfittarne!»
Michael si sedette accanto a Georgia, «Sconvolta?»
«Come mai prima.» sussurrò lei, «Non mi hai mai parlato di lei.»
«Era solo un'ammiratrice che non conoscevo bene, prima. Ho avuto occasione
di conoscerla meglio l'anno scorso, ricordi quando sparivo?»
«Infatti, a noi l'ha nominata!» ricordò Walter e Wayne gli diede una
gomitata, «Cosa?»
«Georgie, tu sarai sempre la prima donna per me, sei la mia migliore amica
e mia sorella. E io e Monica ci sposeremo dopo Hogwarts, alla fine di
quest'anno... Se volessi essere il mio testimone sarei onorato. Sei l'unica con
cui dividerei l'altare.»
«E io sarò fiera di essere in piedi accanto a te il giorno del tuo
matrimonio.» disse lei, e le sue labbra si aprirono lentamente in un sorriso
mentre gli occhi le brillavano di lacrime, «Sono così felice per te!» pigolò,
gettandogli le braccia al collo.
«Questa è la mia Georgie!» rise lui, stringendola a sé.
«Sto per piangere.» si commosse immediatamente Hannah.
«Sto per vomitare.» ribatté Sally-Anne.
«Sto per incazzarmi.» sbottò Megan, «Ma come può essere felice se-»
«Facciamo una passeggiata!» esclamò con urgenza Wayne, afferrandola per un
braccio prima che lei dicesse qualcosa d’irreparabile con la sua solita
insensibilità.
«Adesso andare a pomiciare si dice “passeggiata”?» sghignazzò Michael, che
aveva fortunatamente sentito solo lui.
«Noi restiamo qui a spettegolare!» li salutò Rent agitando una mano.
«Io invece vado in bagno a darmi una sistemata. Vieni con me, Charlie!»
esclamò Georgia, e sua sorella scattò subito, rischiando di inciampare e
venendo afferrata al volo da Jack. Rossa come un papavero si aggrappò alla
veste di Georgia e si allontanò con lei, seguendo Wayne e Megan.
«Georgia, che cazzo! Mi aspettavo che almeno tu gli facessi notare che è
pazzo!» si lamentò Megan.
«Io volevo restare con J... gli altri
però! Non potevi chiedere a Sally-Anne di accompagnarti? A Sally-Anne non piace
stare con la gente!» protestò Charlotte.
Wayne sospirò pesantemente, «Georgia, hai portato un'altra Megan a scuola,
non ti perdonerò mai.»
«Me ne rendo conto. Comunque non ho nulla da recriminare contro di lui, ha
sempre detto che non ha senso aspettare quando trovi la tua metà, evidentemente
lui l'ha fatto!» replicò Georgia in tono sereno.
Tutti e tre le lanciarono un'occhiata e lei sorrise.
«Ma sei veramente così cretina? Persino io ho capito che ti piac-»
«MEGAN!» la interruppe Wayne.
«Cosa?»
«Non è servito a molto trascinarla via per tapparle la bocca, eh? Comunque
puoi farla parlare, non importa. Megan, per l'ultima volta: non mi piace Mike.
Non così. E sono felice per lui.» decretò Georgia, per poi sorridere di nuovo
allegramente.
«Il tuo sorriso mi fa paura.» le fece presente Wayne, che ora aveva la
pelle d'oca. Era quel genere di sorriso che ci si aspettava da qualcuno che
stava per afferrare un tavolo e lanciartelo contro.
«Ma aspetta, io pensavo volessi davvero trascinarmi via per baciarmi!»
esclamò di punto in bianco Megan.
Wayne aprì la bocca con aria esasperata, poi la chiuse e si strinse nelle
spalle.
«Possiamo farlo.» approvò, deviando il percorso.
«Che schifo.» disse subito Charlotte.
«Se ci fosse Jack non lo diresti!» ribatté Megan, lasciandosi spingere via.
«Non è vero!» strillò subito lei.
«Eh no, devi ammetterlo! Devi ammetterlo e sbatterlo in faccia a tutti,
così la gente smetterà di stupirsi di quello che fai e non ti calcolerà più e
tu potrai essere te stessa! Impara a dire ciò che vuoi!»
«Che consigli le dai!» protestò Wayne.
«Non insegnarle a diventare come te!» le urlò dietro Georgia, allarmata.
«Lei faceva così?» domandò Charlotte, sorpresa, «E ha guadagnato Wayne? Non
è il mio tipo, lui, però è un osso duro...»
«Cosa stai dicendo...» cominciò Georgia senza neanche la forza di
domandarlo, solo mormorandolo come un’affermazione senza speranza.
«È molto timida, non penso la convincerò prima dell'inizio della scuola,
quindi a meno che tra due settimane non vi presentiate alla stazione solo per
lei, direi che aspetterete le vacanze di Natale.»
«Di lei ricordo solo che era molto… bianca.» disse Rent, assente.
«E timida, sì. Ti riempiva ogni anno di bigliettini e cioccolatini a san
Valentino.» aggiunse Walter.
«Ha sempre detto di sentire un legame con me.» disse Michael, servendosi
una generosa porzione di tutto, «E aveva ragione, si è solo svegliata prima di
me.»
«Non me ne stupisco.» sentenziò Sally-Anne.
«Comunque le piace molto leggere, è una Ravenclaw in tutto e per tutto, è
molto dolce e quando vuole va d'accordo con tutti, anche se è molto chiusa e
non ha moltissime amiche... Si può dire che Sandy se le sia prese tutte e lei,
non essendo un'oca, ha preferito stare sola che con loro.»
«È vero, divide la camera con Sandy... Non si uccideranno?» domandò
Stephen, cercando di smacchiare la camicia. Susan gli tolse la bacchetta di
mano e se ne occupò al posto suo.
«Tanto la traccia porta a qui e qui ci sono maggiorenni.» commentò alla sua
occhiata allarmata.
«Monica è più forte di quello che sembra, non le conviene.» disse Michael
con orgoglio, «È così buona e gentile...»
«No, i discorsi da cagnolino scodinzolante evitameli.» tagliò corto
Sally-Anne.
«Ma dai, quanto poco romanticismo!» rise Michael, «Questa ragazza ha sempre
sentito che era legata a me, io finalmente la conosco, tra l'altro nel periodo
in cui più mi comporto da... beh, coglione, e lei non solo mi accetta così come
sono, ma mi aiuta a calmarmi con poche parole che mi danno di che pensare anche
a mesi di distanza, perché ammetto che sul momento la consideravo addirittura
un fastidio, e poi la rivedo e mi rendo conto che è quella giusta... Non si può
dire che non ci abbia preso!»
«Perché non ce l'hai detto già l'altro giorno?» domandò Jack, «O meglio,
mesi fa?»
«A scuola avevamo troppo a cui pensare e ancora non mi rendevo bene
conto... durante l'estate non volevo parlarne per lettera e dopo non volevo...
diciamo che non volevo rischiare tutto parlandone prima, volevo essere certo. E
ieri notte le ho chiesto di fidanzarsi con me ufficialmente, aspetteremo la
fine della scuola... anche se per me non ha senso farlo, voglio dire, se
capisci che è la persona giusta perchè aspettare? Un giorno ci siamo e il
giorno dopo no! Ma purtroppo lei compie gli anni il trentuno agosto, quindi a
meno che non ci sposiamo sul treno mentre andiamo a Hogwarts...»
«Aaahh...» dissero tutti.
«E poi avevo un po' paura che mi piacesse anche Georgia, fino a qualche
tempo fa.»
«Ah?» esclamarono tutti, terminando il verso di comprensione di poco prima
in uno allarmato.
Michael ridacchiò imbarazzato, «Ero un po' confuso. Alla fine ho fatto
chiarezza coi miei sentimenti, come Georgia aveva fatto già da tempo, e ora so
chi amo e chi invece amo come si ama una sorella.»
Sally-Anne inarcò un sopracciglio e poi afferrò un tramezzino e lo morse
prima di mettersi a parlare.
«Sarà bello conoscere la ragazza che ti ha calmato.» disse infine Quill,
che per paura di Michael si era mantenuto silenzioso.
«Grazie.» disse subito lui, «Sono felice di sapere che non ce l'hai con me
per come ti ho trattato l'anno scorso, sono stato orribile.»
«Guardalo, innamorato e maturo.» sghignazzò Rent.
«No, no, va tutto bene! A volte lo meritavo!» disse subito Quill, guardando
altrove e sentendosi davvero colpevole.
«Allora, non dobbiamo brindare oggi?» domandò Georgia, prendendo posto con
Charlotte e sorridendo allegramente. Stephen e Sally-Anne si ritrassero nel
vederla prendere posto tra loro con quella faccia, e Quill deglutì sonoramente.
Charlotte si sedette accanto a Jack invece, e Rent non perse l'occasione:
«Ma come, non ti siedi vicino a zio Rent?»
«No.» rispose subito lei con un'occhiataccia, «Tu non mi piaci.»
A Jack scappò una risata alla faccia dell'amico, ma arrossì quando lei
aggiunse: «Jack invece mi piace molto.»
«Ti stai dichiarando, piccoletta?» la stuzzicò Walter.
«Non sono così tanto più piccola di voi. Vedrai.» minacciò lei.
«Oddio, che le è successo? Non dovrebbe restare zitta e imbarazzata?»
domandò Rent, sbalordito.
«Megan le dava lezioni di sfacciataggine.» disse Georgia tetramente.
«Oh cielo!» fece subito Sally-Anne.
Charlotte si voltò verso Jack e annuì con determinazione.
«D'accordo, ne riparliamo quando sei maggiorenne, va bene?» disse lui, a
metà tra la risata e una leggera sensazione di ansia: la bambina non diceva sul serio, vero?
«Sì.» approvò lei.
«Com'è andata?» domandò Robert, che era seduto a prendere il té coi nonni e
il padre di Megan; dopo aver ospitato quest'ultima era infatti venuto qualche
volta a parlarci, e loro invitavano spesso a loro volta Georgia e Charlotte.
«Meravigliosamente!» esclamò Georgia con un sorriso.
Robert la guardò confuso: «Perché sei così... furiosa?»
«Buonasera...» salutò Wayne, che era stato invitato a cena.
«Ho detto “meravigliosamente”.» precisò Georgia, sostenuta, «Andiamo a casa
ora? Sono veramente stanca.»
«Sì.» disse Robert, alzandosi con aria inquieta, «Charlotte?»
Charlotte si fermò all'ingresso: «Te lo ricordi Jack?» domandò, e non gli
diede tempo di rispondere: «Lui sarà mio.»
E poi sparì in uno svolazzare di capelli lunghi.
«Eh? Cosa? Cosa?»
Dopo dieci minuti in cui i Runcorn erano finalmente riusciti a lasciare la
casa, per ultimo Robert che ancora urlava cose come “sei troppo piccola!” “chi
è questo tizio?” “Georgia, fa qualcosa!”, Wayne restò a sostenere lo sguardo
del padre di Megan mentre la fidanzata se ne lavava le mani e seguiva il nonno
per raccontargli dell'ultima di Michael.
Leonard e Wayne si fissarono.
«Non posso farti alcun discorso da uomo a uomo perchè non ne ho il diritto,
non sono mai stato abbastanza presente per lei, e ad ogni modo da ciò che Megan
ci ha raccontato di te non c'è motivo che ti minacci perché tu non la faccia
soffrire, se stai con lei sai benissimo che la tua fine sarà per mano sua in
quel caso. Perciò mi limito a dirti che è un piacere conoscerti e che ci
penseranno i suoi nonni a farti il terzo grado.»
«Grazie, signore.»
«E anche a ringraziarti per essertene preso cura.»
«È stato un piacere.»
«Sebbene non capisca neppure come tu ci sia riuscito.»
«Onestamente neanche io, signore.»
«Puoi chiamarmi anche Leonard.»
«Non penso ci riuscirò, preferirei optare per un “Signor Jones”.»
«Fa ciò che ti mette a tuo agio.»
«Grazie.»
«Così!» esclamò la nonna di Megan, arrivando tra loro di punto in bianco
con un vassoio ripieno di stuzzichini, «Tu sei il fidanzato di Megan!»
«Auguri.» commentò Leonard, guardando altrove.
«Mangia qualcosa, sarai affamato dopo la scarpinata!» esclamò la nonna,
lanciando all'uomo un'occhiataccia mentre offriva, «Megan ci ha detto che bevi
solo succo di zucca, lì c'è una caraffa apposta per te.»
«Non dovevate...» si schernì subito lui, notando come si sentisse un po'
più leggero ora.
«Dicci qualcosa di lei! A scuola è impertinente e scorbutica come lo è
qui?»
Wayne ci pensò: «Probabilmente peggio.»
«Oh, non è adorabile?» si inorgoglì immediatamente la nonna.
Lui cominciò a capire un po' meglio la Megan –bambina capricciosa e
convinta di essere sempre nel giusto- dei primi anni di scuola.
«Vado in camera.» annunciò Georgia.
«Sicura di non voler cenare?» domandò Robert.
«HO DETTO CHE NON HO FAME!» urlò lei, sbattendosi dietro la porta.
Robert e Charlotte si scambiarono un'occhiata.
«Come pensate che sarà quest'anno?» domandò Terry, fissando il soffitto e
allungando una mano verso la busta di patatine tra le mani di Michael Corner, a
cui sfiorava la testa con la propria.
«Ci sarà molto da studiare.» disse subito Michael.
«Forse faremo nuove amicizie.» commentò Anthony.
«Boh.» rispose Kevin, che aveva le gambe sopra il letto di Dorian, la
schiena a terra e un braccio sopra Anthony, «Di sicuro ce la spassiamo.»
«L'orgoglio dei Ravenclaw.» sghignazzò Terry, «Spero di trovarmi un'altra
ragazza.»
«Anche se non sono un Ravenclaw…» commentò Dorian, «Spero che sia un
bell’ultimo anno.>>
«Spero che tutto vada bene con Cho.» mormorò Michael.
«Spero di avere sempre delle patatine a disposizione.» commentò Kevin.
«E io spero di riuscire a contenermi.» disse Anthony.
«Già. No, aspetta, eh?»
«Chissà quando tornerà di nuovo il signorino Gah...» disse Milpy, che
lavava i piatti e aveva una ghirlanda di fiori intorno al collo, regalo appunto
del “padroncino”.
«Mi ha promesso presto e io gli credo.» disse Sally, finendo di scrivere i
compiti lasciati all'ultimo.
Sua madre emise un suono di incredulità che volle far passare per uno
schiarirsi la gola, poi borbottò: «Imparerai che tuo fratello dieci ne dice e
una ne mantiene.»
«Non è colpa sua.» ribatté suo padre.
Tutte e tre si voltarono verso di lui con aria incredula, mentre lui
sfidava la moglie con lo sguardo e poi chiudeva la valigietta, «Andiamo,
Talpy.»
«Non osare... Non osare dare la colpa a me!» gli gridò lei, facendo
sobbalzare Sally-Anne e andando a chiudersi di sopra.
«Papà?» chiamò Sally-Anne con un filo di voce.
Lui tenne gli occhi sulla valigietta a cui stava mettendo un lucchetto,
«Imparerai, Sally, che anche gli adulti hanno un passato e molte cose da
raccontare, anche se quando si è più piccoli si pensa che le cose capitino solo
a noi e mai ai genitori. E che non sempre ci sono buoni e cattivi, ma che ci
sono sbagli da tutte e due le parti perché si è umani e si fanno errori.» e le
porse il permesso firmato per prelevare i soldi della Gringott dal loro conto,
«Prendi quel che ti serve. E salutami Gabriel, quando gli scrivi. Digli solo
questo, d'accordo?»
«Sì, papà.» disse lei, troppo sconvolta per dire di più.
Suo padre le sorrise in modo strano, «Stai diventando grande... Mi chiedo
quando sia successo... Mi ricordo ancora i miei, di diciassette anni...» disse
in tono nostalgico, prima di andare via.
Persino Talpy si era incantato e dovette corrergli dietro.
Infine lei sbottò con un poco principesco: «Ma la miseria, l'hai
sentito?»
Susan, Hannah, Justin ed Ernie erano rimasti insieme e stavano mangiando un
gelato nel giardino di casa Bones, chiacchierando del più e del meno. Susan era
la più silenziosa, ovviamente, e Justin le aveva poggiato un braccio sulle
spalle mentre l'altro era su quelle di Hannah, ed Ernie invece si era alzato e
faceva avanti e indietro.
Era una serata normale, tra normali amici che parlavano di cose normali,
come tante altre, e Hannah l'avrebbe rimpianta amaramente non troppo tempo
dopo, ma in quel momento non lo sapeva e perciò di tanto in tanto guardava
l'orologio, perché voleva essere a casa in tempo per studiare un po' ora che
mancava poco al rientro a scuola.
«Vorrei fare l'Auror.» se ne uscì Ernie, «Devo continuare Pozioni e
purtroppo anche Incantesimi, ma va bene così.»
«Questa è nuova!» esclamò Susan, riscuotendosi dal torpore.
Ernie arrossì leggermente, «So che di solito sono i Gryffindor coloro che
si sentono coraggiosi e abbastanza forti da-»
«Non dire idiozie, se vuoi essere un Auror lo diventerai di sicuro, tu
riesci sempre in tutto!» esclamò Justin, incoraggiante, «E poi avremo materie
in comune, credo, io voglio continuare con la mia idea di spezzaincantesimi...»
«Vuoi andare in giro per tombe maledette per conto della Gringott? E a
recuperare tesori in giro per il mondo?» domandò Hannah, che non era veramente
stupita.
«Beh, dopo essere stato pietrificato diciamo che non mi piacciono le
maledizioni di nessun genere.»
Tutti si incupirono al ricordo.
«Io proseguirò per magisprudenza, anche se ci vorranno molti anni...» disse
infine Susan, «Voglio seguire le orme di mia zia.»
«Sai che non è detto che ci vogliano molti anni, vero? Più i tempi si fanno
pericolosi e più gli anni di specializzazione diminuiscono perché c'è sempre
più bisogno di aiuto, senza parlare del fatto che chi è un genio nel proprio
campo può lavorare praticamente subito! Me l'ha detto Megan.» spiegò Hannah,
«Sua madre ha cominciato a lavorare per il Ministero dopo aver studiato per i
M.A.G.O privatamente e dopo pochi anni di apprendistato.»
«Sì, ma non mi piace sperare nell'allarme rosso solo per saltare anni di
studio... E spero che Ernie stesso non si ritrovi sul campo prima di essere del
tutto pronto.» replicò Susan.
Ernie rabbrividì, «Anche io preferisco essere pronto, certo, però sono
sicuro che anche gli Auror saranno meno selettivi se ci sarà la guerra quando
sarò, che ne so, al secondo anno del corso, e mi faranno andare in missione
prima ancora di aver finito.»
«Ma pensi che ci sarà davvero una guerra così presto? Addirittura in tre o
quattro anni?» domandò Justin dubbioso.
«No, era per dire...» fece spallucce lui.
«Stephen, quante volte ti ho detto che solo perché tu soffri di insonnia
non puoi drogare i tuoi amici col caffé?» sbuffò sua madre e lui fece
spallucce, lanciando un'occhiata a Quill che si dondolava avanti e indietro sul
letto e muoveva la testa a scatti.
«Tieni la camomilla, figliolo. Se non funziona dagli un colpo di tazza
sulla nuca, qui.»
«MA COSA DICI!»
Stephen ringraziò il padre e si allontanò in fretta mentre sua madre lo
sgridava, porgendo la camomilla a Quill che gli sorrise all'istante e poi tuffò
la faccia dentro.
«Tu hai notato differenze tra Wayne e Megan ora che stanno insieme?»
domandò poi, stendendosi sul letto e guardando fuori.
«Che differenze?» domandò Quill in tono leggermente isterico.
«Non lo so, ma non so neanche cosa mi aspettavo, del resto. Mi sembrano
molto felici assieme.» osservò.
«Spero di trovare anche io una ragazza, magari però più dolce.» disse
l'altro, parlando fin troppo veloce.
Stephen sospirò e prese il suo bicchiere di latte con cannuccia, «Magari.
Più dolce ma comunque forte.»
«Tipo Georgia.»
«No, tipo... Ti piace Georgia?» domandò con una punta di terrore, ma Quill
stava facendo già frettolosamente cenno di no con la testa.
«Credevo piacesse a Stebbins, ma ovviamente non è così.»
«Già.» convenne Stephen debolmente, «Le cose non stanno andando come mi ero
aspettato, dopotutto.»
«Lo spero bene, visto che a Divinazione predici morti a caso!»
«Non è colpa mia!» protestò l'altro, «Giochiamo a scacchi.»
«E a te piace qualcuno?» domandò Quill, per poi schizzare a prendere la
scacchiera, non notando l'altro arrossire.
«Neanche per idea. Le ragazze si truccano e il trucco irrita la mia pelle.»
«Ma a Hogwarts non posso truccarsi quando ci sono le lezioni!»
«È uguale!»
«Allora state già vivendo assieme tu e Monica?» domandò Walter, porgendo la
burrobirra a Rent.
Michael scosse la testa, «No, lei vive coi genitori. Io per conto mio.»
«Ecco, nel caso avessi mentito anche su questo punto.»
«Ehi! Non mentivo, omettevo!» ridacchiò lui, e poi si fece serio, «Sarei
andato a vivere con Cedric dopo la scuola, ma visto che le cose sono andate
diversamente preferisco solo. E voi?»
«Sto per partire in Rom-»
«Lo sappiamo, Walter! Chiedeva a noi!» lo interruppe Rent, «No, noi restiamo
dai nostri genitori, sempre fianco a fianco... Ho trovato lavoro in un locale
babbano anche se solo un mese, c'è anche una cameriera carina... E sai quant'è
facile usando la magia senza che i babbani notino nulla?»
«Io adesso farò il corso per entrare nel Ministero, dipartimento dei
manufatti babbani, quindi mi trasferirò solo quando mi prenderanno al
Ministero.» spiegò Jack, «Sperando che per allora non sia corrotto. Del resto
se ne faceva parte la Umbridge...»
«Comunque è un bel posticino il tuo.» approvò Rent, guardandosi attorno.
«Soldi di papà.» si strinse nelle spalle Michael.
«Ma che è successo davvero a casa tua?» domandò Jack, un po' preoccupato.
«Nulla di cui debba preoccuparti.» ghignò lui.
Al rumore dei passi hanno appena fatto in tempo a puntarsi le bacchette
alla testa, e poi suo padre abbassa la propria mentre lui resta in guardia.
«Cosa fai qui?» sussurra James Stebbins, dall'alto della fine della rampa,
e poi nota la borsa sulle spalle del figlio.
«Ho preso le ultime cose rimaste in soffitta. Hai intenzione di svegliare
la bestia?»
E poi c'è un guizzo negli occhi del padre che fa chiudere la bocca a
Michael, e James fa un movimento con la bacchetta. Un attimo dopo una piuma e
una pergamena gli stanno volando incontro e lui si mette a scrivere
furiosamente, appoggiandosi al passamano.
«Papà?»
«Te lo chiederanno alla Gringott. C'è una camera blindata che appartiene
soltanto a te, l'ho presa poco prima che nascessi senza dire nulla a tua madre.
Prima che lei perdesse la testa. Tieni, metti in tasca.» ordina, e Michael
afferra subito il pezzo di pergamena e ubbidisce, sconvolto, «Non tornare più
Michael, quella donna sta peggiorando.»
«Vieni via con me!»
«No, non ce la farei... Non mi aspetto che tu capisca, ma è una mia scelta
restare. Ma tu stalle lontano, non voglio che ti faccia del male o che se ne
faccia da sola. Io le resterò vicino.»
«Papà-»
«Noi ci vedremo presto, te lo prometto.»
«Papà-»
«TU! COSA STAI FACENDO QUI? SCHIFOSO TRADITORE BASTARDO!»
Le urla di sua madre improvvisamente riempiono la casa e lei gli si avventa
contro così in fretta che anche suo padre non riesce a bloccarla per la
sorpresa, e Michael riesce a bloccarla per entrambe le braccia senza un vero
sforzo, sorprendendosi di quanto sia debole, chiedendosi se sia sempre stata così
e rispondendosi da solo di no, basta guardare i secchi capelli crespi che un
tempo erano bellissimi e ora scendono come una ruvida criniera sino alla
vestaglia bianca, un colore che la fa sembrare ancora più malata, e gli occhi
sgranati e pieni d'odio. Ha i polsi piccolissimi, stanno nei suoi pugni, e non
ha più molto della bellezza che vantava nel passato, la donna nella foto che
ride abbracciata a sua sorella e suo fratello; del resto nessuno di loro c'è
più, la sorella maggiore uccisa dalla sua stessa figlia dopo aver sterminato la
famiglia in onore del Signore Oscuro e il fratello – insieme al figlio anche
lui Mangiamorte - perso in Azkaban. La pazzia deve essere ormai qualcosa di
comune nei Purosangue imparentati da vicino coi Black, specialmente nelle
donne, visto che sua sorella ha ucciso il marito dopo averlo sposato e aver
scoperto che non era di sangue puro, e poi ha fatto la stessa cosa col figlio
piccolo e ci ha provato con la maggiore che l'ha avuta vinta, e ora c’è anche
lei che di anno in anno è peggiorata sempre di più.
E poi lei con un impeto inaspettato si libera e le sue unghie tendono verso
il suo occhio destro. Michael ritrae la testa di scatto e la mano di lei si
chiude su una sua guancia lasciando una scia sanguinolenta. Lui quasi salta,
perde l'equilibrio e fa le ultime scale cadendo mentre suo padre afferra lei
per la vita prima che faccia la stessa fine. Rotola e si rialza, guardandola
per accertarsi che sia rimasta dov'è, e poi fugge nella notte.
Non sa bene dove andare, forse i Diggory, forse persino Megan o Sally-Anne
perché gli Hopkins e i Runcorn non possono permettersi un fuggiasco e non
ricorda dove Rent e Jack vivano, e poi si rende conto che Monica non è lontana
e che è tutto ciò di cui ha bisogno.
«Come sarebbe a dire “ho dimenticato di comprare un libro”?» domandò
Leonard, rischiando di strozzarsi con la cena.
«Senti, vado e torno prima che i negozi chiudano, d'accordo? Ci metto un
secondo solo con la polvere volante!» disse Megan, infilando un mantello rosso,
«Sembro Cappuccetto Rosso con questo coso...»
«Aspetta, vengo con te!»
«No, tu finisci di cenare e non scocciare, e poi non posso aspettare, se
oggi chiude domani dovrò salire sul treno con un libro in meno!» gli urlò
dietro lei, prima di tuffarsi nel camino e lanciare la polvere, «D-ia-gon
Alley!» esclamò, ma un po' di polvere le era finita in bocca e finì col
dire il nome tossendo.
Fece giusto in tempo a portarsi una mano alle labbra, rendendosi conto
dell'errore, e poi fu risucchiata per il camino. Si rialzò tossendo e sperando
di non essersi persa, e poi constatò che peggio ancora era finita in un qualche
negozio di articoli di magia oscura.
Un uomo stava percorrendo Nocturn Alley, stringendosi nel mantello, il viso
attraversato da una grande cicatrice non aveva più molto di umano, e quando
lanciò un'occhiata dall'alto in basso al barista che stava sollevando le
serrande del Covo del Lupo, lui rientrò in tutta fretta borbottando un saluto.
Del resto lo superava di una testa abbondante ed era grosso due volte tanto;
perdipiù il nome del locale sembrava quasi invitarlo a entrare, considerato chi
fosse e cosa fosse.
Alla fine si fermò accanto a una strega all’angolo della strada che gli
porse un vassoio di unghie umane e che gli sorrise mettendo in mostra la
dentatura ormai gialla e nera. Lui sorrise di rimando, mettendo in mostra i
denti scheggiati e macchiati di un rosa malsano, segno di tutto il sangue che
li aveva toccati senza essere lavato via.
«Hai visto Fenrir?» le sussurrò. Non aveva bisogno di offrirle galeoni per
una risposta, considerato che avrebbe potuto spezzarle il collo con una mano
sola.
«L'ultima volta era da Borgin. Prova a chiedere lì.»
Megan non vide il proprietario e si fiondò fuori cercando di non sfiorare
nulla, pregando con tutta se stessa di non essere finita dove temeva, e fece
qualche passo avanti: la strada sembrava deserta, il ché era meglio che essere
assalita da qualche assassino, considerato che era davvero finita a Nocturn
Alley. Si guardò indietro e lesse il nome del locale, “Borgin and Burke”, e la
sua attenzione fu catturata per un momento da una collana in vetrina. Aveva una
luna piena come ciondolo, e le venne in mente Stephen.
Nella luna piena poi comparve il riflesso di un lupo e lei sobbalzò,
voltandosi di scatto: era il riflesso di un viso di uomo sfregiato che le stava
addosso. Sembrava davvero un lupo ora che lo guardava, con la nuca che sfiorava
il vetro tanto aveva dovuto sollevare la testa per vederlo e tanto le era
vicino da non lasciarle spazio per spostarsi.
Poi lui ghignò: «Ma che bell'antipasto... Ciao bambina.»
Lei restò pietrificata per un momento e poi la porta dietro di lei si aprì
e una voce maschile disse: «Stiamo per... Oh, non volevo disturbare, prego.»
«Dopo dobbiamo parlare, Borgin. Sai chi sto cercando.» rispose l'uomo in
tono di normale conversazione.
Megan si voltò velocemente verso il proprietario del locale, che stava
dicendo “sai dove trovarmi”, e tentò di entrare per nascondersi, ma lui le
chiuse la porta in faccia e girò la chiave.
«Cosa? Non sarai spaventata dal grande, brutto lupo cattivo?» la prese in
giro l'uomo senza neanche darsi la pena di fermarla.
“Lupo”, come quello delle predizioni di Divinazione.
Strillò e passò sotto il suo braccio teso, grande quasi quanto il suo busto
intero, precipitandosi per la strada. Lo sentì ridere e poi lui scattò
all'inseguimento.
Ed era molto, molto più veloce di lei.
*Borgin è Sinister di Magie
Sinister
E voi vi lamentavate per la
fine dello scorso capitolo…
Che tra l’altro era molto
“Eric/Hayama telefona Rossana/Sana e dice che è fidanzato con Funny/Fuka”
Ma a nessuno ora interessa,
so che state tutti pensando a cosa diavolo accadrà ora… e volevo anche
avvertirvi, a chi di voi mi ha su facebook, che ho creato un gruppo per 70’s
students e Cedric’s friends, quindi se qualcuno vuole parteciparvi deve solo
chiedere, io non ricordo mai chi devo invitare e chi no! Lo dico qui perché
altrimenti sembra che il gruppo voglia escludere alcuni lettori solo perché non
li ho invitati, ma non è così.
Non aveva mai corso così veloce in vita sua. Non riusciva a pensare ad
altro che alla reazione che avrebbero avuto i suoi amici al suo posto, la sua
mente si era come bloccata.
Quill sarebbe svenuto, forse morto, Hannah avrebbe strillato come una
pazza, Susan sarebbe stata la più veloce di tutti, Stephen lo avrebbe stordito
a parole facendogli presente che stuprarlo avrebbe comportato il rischio di prendersi malattie, Wayne gli avrebbe lanciato un'occhiata
raggelante e poi avrebbe usato qualche incantesimo sconosciuto, Michael lo avrebbe
preso a pugni anche a costo di soccombere, Georgia avrebbe corso esattamente
come lei, magari in lacrime ma meno nel panico, cercando una via d’uscita
veloce, Sally-Anne avrebbe cercato aiuto ovunque, Rent non avrebbe neanche
capito cosa stava succedendo, Jack avrebbe avuto la scopa con sé e sarebbe
volato via, e lei... lei aveva la bacchetta nella tasca dei jeans e cercare di
aprire il mantello e di raggiungerla avrebbe voluto dire rallentare o rischiare
di farla cadere nel tentativo di sfilarla, qualcosa che non si poteva
permettere, e per quanto fosse aggressiva non era stupida, sapeva che se avesse
dato un pugno con tutte le sue forze a quel licantropo lui le avrebbe riso in
faccia.
Ma poteva
rallentarlo.
Lei non rallentò, ma afferrò il primo banco pieno di boccette che vide al
lato della strada e lo scagliò indietro, colpendo il mostro, perchè era un mostro,
e facendolo volare a terra. Nell'istante in cui la prima bottiglietta di vetro
era esplosa contro il suo petto del fumo si era
sprigionato tutto attorno a lui e la vecchia strega che possedeva il banco
aveva strillato oltraggiata. Lui invece scivolò, ma nel secondo in cui i palmi
delle mani toccarono terra si diede una spinta verso
di lei e Megan tornò a guardare avanti per non rischiare di inciampare e farsi
prendere. Riusciva a vedere la fine della strada prima della svolta a destra: o
c'era Diagon Alley oppure si stava per infilare nel
cuore di NocturnAlley.
E poi si chiese come avrebbero reagito alla sua morte, se Wayne avrebbe
pianto, se Michael lo avrebbe fatto. Georgia di sicuro. I pensieri
morbosi si moltiplicarono e già s’immaginava sopravvissuta allo scontro ma
distrutta a vita...
La afferrò per un gomito, costringendola a voltarsi con violenza, un ghigno
osceno dipinto in volto e i vestiti che ancora fumavano,
rotti in più punti come se corrosi da acido. Lei per riflesso lasciò che lo
strattone le permettesse di avere una sorta di ricorsa e sfruttandone la forza
lo colpì al petto con un pugno, raggiungendo quasi il collo. La sua mano le
intrappolò il polso, trattenendolo contro il suo petto massiccio.
«Oh, sì, mi piace proprio così...» gemette lui, ma
gli occhi erano brucianti d'ira. Megan lo guardò disgustata; lui non dovette
fare alcuno sforzo per scaraventarla a terra.
Sbatté la schiena contro un muro e sentì che qualcuno chiudeva le
tapparelle per non vedere. Cerco di rimettersi in piedi e un dolore orrendo le
esplose sulla faccia. Si portò le mani la viso,
sospettando di avere un naso rotto e forse anche le labbra spaccata, e vide lui
fare un passo indietro dopo il calcio, e un attimo dopo si sentì afferrare e
sollevare per la vita.
«Già finito,
bambina? Mi stavo eccitando un po', finalmente...»
Megan sollevò la testa per guardarlo, con gli occhi pieni di lacrime di
dolore e paura: si stava leccando le labbra, e lei pensò di essere sul punto di
morire o peggio. Soprattutto peggio.
Non aveva quindi molto da perdere.
«Anghedua
madre si eggidagosìfagilmende, figlio di puddana?»
E poi lo colpì a un occhio, che non era la mossa più coraggiosa ma neanche
la più stupida, e nel momento in cui lui si ritraeva di scatto
tentò di dargli una ginocchiata tra le gambe e scappò di nuovo.
Zoppicava un po' ma la paura le permetteva di non fermarsi, e Megan arrivò
alla fine della strada.
Purtroppo però era pieno di persone dall'aspetto non più raccomandabile di
quello del mostro, anche se naturalmente meno minaccioso, e tutti le puntarono
gli occhi addosso avidamente. Uno stregone stava già per sfiorarla quando sentì
ringhiare alle sue spalle: «No!»
Si guardò indietro e lo vide arrivare, apparentemente divertito, e rendersi
conto che tutti quegli scherzi della natura si ritraevano
era ancora più agghiacciante. Di cosa potevano avere paura i rifiuti di NocturnAlley?
E ora riusciva a vedere Diagon Alleyoltre tutti loro, ci era arrivata così vicina...
Riprese a correre disperatamente e alla cieca, intravedendo un passaggio
tra due case costruite storte, un piccolo varco che poteva anche essere un
vicolo cieco, e saltò su una cassa per infilarcisi
dentro. Il ginocchio quasi la tradì e si piegò in due, ficcandosi nel piccolo
spazio e torcendo il busto per non incastrarsi.
Il licantropo l'afferrò a un piede e lei strillò,
cercando di scalciarlo via mentre lui la trascinava
fuori con forza incontrastabile: riuscì a bloccarlo con un calcio al viso
mentre si agitava per liberarsi e cadde in avanti con una capriola, scuotendo
appena la testa per riprendere il controllo e poi rialzandosi in tutta fretta.
Ormai doveva trascinare la gamba e pregò che lo spazio non fosse abbastanza per
lui, che non riuscisse a seguirla, mentre cercava di capire dove fosse finita.
C'erano soltanto muri, il retro delle case di Diagon Alley
a sinistra e quelle di NocturnAlley
a destra, ed era in trappola, ma perlomeno aveva il tempo di prendere le
bacchetta.
«Sei in trappolaa...»
canticchiò lui.
Megan si voltò di scatto e lo vide: era dentro una delle case il cui muro
storto le aveva permesso di passare. Doveva essere entrato come se fosse il
padrone, o per quel che ne sapeva lo era, e ora stava
scavalcando la finestra.
«SDAMMI
LONDANO! SDUBEFICIUM!»
Era ovvio che non avrebbe funzionato col naso
rotto, lo sapeva anche lei.
Sapeva anche che Wayne ce l'avrebbe fatta senza
parlare.
«Oohh, ti preferivo prima, tutta botte e
lingua lunga... Chissà com'è poi, la tua lingua, te lo chiedi mai? Oggi
potresti avere l'occasione di vederla...» la infornò
lui in tono colloquiale.
«SDUBEFICIUM!»
«L'ultima ragazza era un regalo di mio padre, beh, non proprio padre, di chi ha fatto di me ciò che sono. Forse dovrei
cederti a lui, che ne pensi? Sono venuto qui proprio
per trovarlo e lui adora le ragazzine... Più i bambini, ma sa divertirsi anche
con le ragazzine. Forse è un segno. Credi nei segni?»
«Adesso gome adesso sì.» rispose lei con
un filo di voce, facendo tanti passi indietro quanti lui ne faceva in avanti.
Non sentiva più le gambe e le braccia, ma sospettava che presto le avrebbe
sentite di nuovo eccome.
«Però lui potrebbe essere lontanissimo ora,
sprecarti sarebbe un peccato. Quanti anni hai?»
«Gazzi miei.»
«Oh, mi piace
quando parli sporco. Ce l'hai il fidanzato, piccola?
Hai mai fatto la sporca anche con lui? Spero di no, mi piace quan-»
Non poté continuare perché un fascio di luce rossa lo spedì a terra, non
svenuto ma stordito e colto di sorpresa. Lei spalancò gli occhi e poi una voce
familiare le disse: «Prendi la mia mano!»
Si voltò e vide che gliela tendeva sporgendosi dalla finestra: gli si
aggrappò subito e cercò di darsi una spinta poggiando
il piede sano contro il muro e stringendo le dita contro il bordo del
davanzale.
Lui si ricordò di essere un mago, evidentemente, perché con un colpo di
bacchetta la fece lievitare dentro e poi, nel momento in cui lei poggiava i
piedi sul solido e si lanciava dentro la stanza scoprendo che era un bagno,
lanciò una fattura contro l'altra dietro il suo assalitore, che si ritirò di
corsa.
Megan si lasciò scivolare a terra, poggiando le mani tremanti sul pavimento
freddo e prendendo respiri profondi. Poggiò la schiena contro il muro e lo
guardò: «Gosa ci fai qui?»
«Mi serviva il bagno.» rispose lui, chiudendo la finestra.
Lei si guardò attorno: «Dove siamo?»
«Sei
all'Emporio del Gufo. Stavo comprando un gufo. Il mio è morto.»
«Mi sbiage.»
«Non preoccuparti, era anziano, ha avuto una lunga vita.» rispose lui, «Vado a chiamare aiuto, d'accordo? Stai sanguinando, molto. Sei ferita anche al petto? O è tutto dalla bocca e dal naso?»
«Niente beddo.» disse la ragazza,
abbassando lo sguardo e accorgendosi che in effetti il
sangue era colato sino allo stomaco. Le venne la nausea, e si accorse di avere
i brividi freddi nello stesso momento in cui gli arti tornavano a segnalare la
loro presenza e il naso le pulsava più dolorosamente.
«Tra te e
Perks non si può dire che non mi teniate occupato. Sai, quando ho detto di
sentirmi legato a te non intendevo diventare una specie di eroe alla Harry Potter nel tempo libero. Intendevo più una cosa
tranquilla.» spiegò lui, porgendole un asciugamano pulito, «Senza bastardi di
mezzo. È una cosa del vostro gruppetto o è solo un caso?»
Megan lo guardò in faccia e si rese conto in quel momento di quanto fosse
pallido e furioso, con le labbra sottili tirate come per trattenere una
smorfia.
«È una gosa del nostro grubbeddo.
Sei foddudo, Andony.»
Anthony sorrise per un momento, e poi dopo averle lanciato un'ultima
occhiata, aprì la porta e corse a cercare aiuto.
Megan cominciò a rendersi conto di ciò che le era
appena successo, e si lasciò cadere stesa a terra, cercando di non piangere e
anche di capire se il naso le fosse proprio stato staccato dalla faccia, visto
quanto le faceva male.
Quando lui tornò, col proprietario, lo guardò da terra e poi proclamò: «Guandode lo ghiedono,
c'erano drelubi
mannari e io ne ho sdeso
uno gon un galgiovolande.»
«Come nuova.» disse la donna, una passante che si era accorta della ragazza
seduta all'Emporio con una borsa del ghiaccio sul naso. Megan si sfiorò il
ginocchio e poi le sorrise.
«Grazie.»
«Ho preso il libro che ti serviva.» disse Anthony, avvicinandosi al bancone
e prendendo la gabbia del gufo, «Ti accompagno a casa.
Sicura di non volerlo denunciare?»
«E che vuoi
che dica? Che c'era un lupo mannaro a NocturnAlley? Tanto vale che vado a dire che c'è un mago idiota a
Hogwarts.» sbuffò lei, «Stava cercando qualcuno da Burgin,
è tutto quello che so. Burgin e Borgles o qualcosa del genere.»
«Borgin and Borke.» la corresse il proprietario
dell'Emporio.
«Quello. Non
dirlo neanche ai tuoi, Anthony, o lo diranno ai miei.»
«E tu non hai intenzione di dirlo?»
«Domani torno
a Hogwarts, si preoccuperebbero per nulla. Voglio solo dimenticare.»
«Ti accompagno comunque.» offrì lui, porgendole un gomito. Lei lo prese a
braccetto e salutarono il proprietario e la donna, che ripresero a parlare
mentre loro se ne andavano.
«Cosa stavi dicendo di Sally-Anne? Anche lei è
stata attaccata in quel modo?»
«Quasi. Era
un gruppo di ragazzi nel suo caso. Credevo te l'avesse detto.»
«Diciamo che ci sono state altre notizie che ci hanno distratti
nel frattempo.» borbottò lei, pensando a Michael, «Grazie, eh.»
«Prego.» sorrise lui, «È stato un piacere darti una mano.»
Megan annuì e poi si morse le labbra, «Mi chiedo
cosa l'abbia fatto diventare un tale mostro. Non può essere solo l'essere un
lupo mannaro, professor Lupin non era così.»
«Credo che non dipenda da ciò che si è ma da come si è.
Sicuramente lo stato di degrado in cui i licantropi sono costretti a vivere ha
contribuito, particolarmente nel caso di questo, che aveva già una certa età e
quindi ha probabilmente vissuto in tempi persino peggiori del nostro per quanto
riguarda il modo in cui vengono considerati. Però da
come me l'hai descritto sembrava essere anche abbastanza pazzo e perverso e
comunque capisco che la miseria ti faccia diventare un ladro ma non uno
stupratore, perciò di sicuro era guasta già la materia prima. Era già rovinato
come essere umano prima ancora di avere i suoi problemi. O almeno, io non
riesco a concepire che una brava persona possa diventare un mostro sadico per
via dei suoi problemi. Non in questo modo. Ma forse sono solo troppo giovane e ingenuo
sull'argomento.»
«Preferisco
essere ingenua e continuare a pensare bene dai licantropi, che non aspettarmi
il peggio da tutti loro. E già non mi aspetto molto.» ribatté Megan, «E non mi
sembri così inesperto. Sarà che sei Ravenclaw e quindi sembra che ne sai a
prescindere.»
«Dovrei
scrivermelo in una maglietta questo slogan. Ravenclaw: sembra che ne so a
prescindere.»
Megan sorrise, e poi entrarono assieme nel locale notturno accanto alla
gelateria di Florian, ormai chiusa
dato che il proprietario era scomparso.
«Sono di casa qui.» le disse dopo aver salutato decine di persone, «È una succursale della torre Ravenclaw. Qui c'è la polvere
volante, non preoccuparti, pago io.»
Lei si bloccò a guardare il camino e poi guardò
lui.
«Cosa c'è?»
«Ho... Non vorrei sbagliare di nuovo.» bofonchiò.
Anthony la guardò per qualche secondo, pensando, e poi annuì, «Andiamo,
prendiamo il Nottetempo.»
«Prendiamo?» ripeté lei.
«Ho detto che ti avrei accompagnata. Ti pare che
ti faccio rientrare da sola a quest'ora? Vorrà dire che poi prenderò io la
polvere volante da casa tua. Diremo ai tuoi che ti ho voluta
accompagnare dopo averti trattenuta per un caffè.»
«D'accordo.» accettò subito Megan, sollevata.
Non riuscì a chiacchierare molto durante il viaggio, aveva ancora freddo
nonostante la temperatura fosse più alta del solito e lui, dopo averle
assicurato che no, non era una mossa per provarci con lei, le aveva appoggiato
un braccio sulle spalle dopo averle dato il suo mantello.
«Ma tu dov'è che vivi?» domandò lei alla fine del
viaggio.
«A Diagon Alley, vicino a quel locale che ti ho detto essere la succursale della torre Ravenclaw.»
La strega spalancò la bocca e quasi cadde dal gradino del nottetempo, «Ma sei scemo? E perché mi hai accompagnata?»
«Perché mi faceva piacere farlo.» ribadì lui,
divertito, «Andiamo.»
Nessuno si mostrò sospettoso nel vederlo lì, a quanto pare tutti loro
sapevano che Anthony non avrebbe mai lasciato rientrare una ragazza da sola, e
dopo avergli detto più di una volta di salutare la famiglia lo lasciarono
finalmente andare e Megan si rifugiò in camera, buttandosi sul
letto sicura che non avrebbe dormito per nulla. Era terrorizzata, per
quanto lo trovasse imbarazzante.
Gli occhi le caddero sul cellulare: sentire Wayne o Georgia o uno qualunque
degli altri l'avrebbe rassicurata forse, ma non voleva farli preoccupare né fare la figura della bambina spaventata.
A meno di non chiamare Quill, che avrebbe sicuramente capito.
“Ehi! Sono andata a Diagon per un libro che mi ero dimenticata e son finita a Nocturn. Per poco non mi
ha mangiata un licantropo pazzo, che col culo che ho
voleva anche farmi la festa. Mi ha solo sbattuta un
po' a terra ma poi Goldstein mi ha aiutata a scappare. E boh, non riesco a
dormire per l'adrenalina. Tu eccitato per domani? Se già dormi,
notte.”
Wayne rimase per un minuto in piedi in silenzio a leggere il messaggio, col
rubinetto del lavandino ancora aperto, cercando di capire se lei fosse seria e,
nel caso lo fosse, se fosse uscita di testa per lo
spavento.
O se fosse, appunto, così terrorizzata da aver
scritto pur di poterne parlare con qualcuno.
Megan aveva fatto in tempo a mettere il pigiama prima che il cellulare
vibrasse per una chiamata in arrivo. Ci mise qualche secondo a premere il
pulsante per accettare la chiamata, e poi la voce di Wayne disse: «Apri la
finestra.»
Lei guardò subito fuori, quasi aspettandosi di vederlo volare lì davanti,
cosa impossibile perché Wayne aveva abbastanza paura delle altezze e faceva
pena nel volo, il suo molliccio poteva benissimo essere una scopa, e in effetti lo vide fluttuare lì davanti col cellulare
ancora in mano. Si precipitò ad aprire e lui entrò un po' traballante.
«Mi sono smaterializzato in giardino, ma non potevo bussare a quest'ora.»
spiegò alla sua faccia scioccata, scendendo e cadendo sul letto. Si rialzò
subito e corse ad abbracciarla.
«Hai volato.» mormorò lei contro la sua spalla.
«Non
ricordarmelo. Avete del dittamo? Mi sono un po' spezzato.»
Megan lo spinse subito indietro, squadrandolo dalla testa ai piedi, e lui
spinse indietro i capelli e le mostrò un orecchio rosso di sangue, «Lo dirò
direttamente a Madama Pomfrey perché me lo faccia ricrescere.»
La strega cercò di nascondere la spontanea smorfia intenerita e poi lo
baciò. Wayne si dimenticò piuttosto in fretta del pezzo di orecchio mancante.
«La Piattaforma Nove e Tre Quarti… non è strano
non dover partire?» domandò Rent a voce alta, guardando le persone passargli
attorno.
«Già. Bella
giornata comunque.» commentò Jack, prima di notare
Charlotte tra la folla e sorriderle.
«Jack!» strillò lei, finendo urtata da un ragazzino. Lo spintonò
con inaudita violenza prima di fiondarsi tra le sue braccia.
Walter e Rent quasi caddero a terra dal ridere e Megan, dietro di loro con
Wayne, sollevò un pollice in segno di approvazione mentre Jack scuoteva la
testa e mormorava: “cos'hai fatto...”
«Tanto è uno Slytherin.» fece spallucce lei. «Ciao Rent.» salutò poi
dignitosamente e lui le scompigliò i capelli.
«Ciao tesoro, dov'è tua sorella?»
«Indietro coi bagagli.» rispose Georgia per lei,
in arrivo mentre spingeva i suoi e quelli della sorella, e Walter subito si
lanciò ad aiutarla.
«Siete qui.» disse Stephen, abbandonando i genitori senza neanche
salutarli. Georgia notò che la madre si metteva le mani sul viso e sogghignò.
«Converrà salire e prendere posti da ora?»
domandò.
«No!» rispose subito la sorella.
«Per i posti
hai detto? Sfratteremo qualche deficiente.» affermò Megan, «Ciao Helen!»
Helen, la Hufflepuff un anno più piccola che
spesso le ricordava Georgia ma sapeva essere persino più dolce, sobbalzò e poi
la notò, sorridendo subito, «Buongiorno a tutti. Avete visto Lance, Rowan o...»
«Ho visto Gerard di là.» disse Megan, indicando.
«Geoffrey.» la corresse Wayne.
«E anche il francese, Chardonnay.»
«Sheldon. Chardonnay è un vino.» gemette lui.
Helen rise: «Grazie! A dopo!»
«Chardonnay....» ripeté Georgia, incredula, «Un
attimo, e voi tre che ci fate qui?»
«Ci mancava venirvi a salutare...» rispose Jack
con aria malinconica.
«Ehi, Stephen...» chiamò Megan, e lui si distrasse
dallo stirarsi le maniche con la bacchetta.
«Sì?»
«A proposito di Divinazione...»
«E voi cosa
ci fate qui? Walter, non dovevi essere in Romania?»
domandò Sally-Anne, raggiungendoli.
«Ho ritardato la partenza di mezzora solo per salutarvi.» spiegò lui
orgogliosamente.
Lei continuò, ignorandolo: «Quindi siete qui per vedere la fidanzat-»
«Certo che siamo qui per la fidanzata di Michael.» la interruppero i tre in
coro.
Georgia ghignò di nuovo, stavolta in un modo che fece arretrare Stephen.
«Ragazzi!» salutò Michael, sbracciandosi, «Qui!»
Tutti si scambiarono uno sguardo, poi Walter, Rent, Jack, Charlotte e Megan
partirono di corsa verso di lui, seguiti da Wayne e Sally-Anne che camminavano
nel modo più veloce possibile e infine Georgia, che prese un respiro profondo e
prese di nuovo i bagagli.
Michael era il suo migliore amico, non aveva ragione di sentirsi messa da
parte; anche quando stava con Sandy aveva dimostrato
di non avere intenzione di mollarla alla prima fidanzata. Però, se questa era
davvero la donna che considerava la sua metà, ed era
anche una che non conosceva, avrebbe dovuto per forza farsi da parte...
«Att-» cominciò un ragazzo che aveva urtato, e
poi Georgia si ritrovò faccia a faccia con Martin Travers. Due anni prima aveva fatto l'errore di accettare
un suo invito a uscire, e quando l'aveva infine rifiutato accorgendosi delle
sue idee razziste lui aveva cominciato a trattarla
peggio di quanto non facesse coi nati-babbani.
L'aveva presa abbastanza in odio da provocarla di continuo, venendo
ignorato sempre e a maggior ragione da quando suo padre era comparso sulla
Gazzetta del Profeta e lei aveva scoperto che era figlio di un famoso
Mangiamorte, ma alle volte provava di nuovo ad avvicinarsi quasi gentilmente
come se volesse convincerla a uscire.
«Runcorn.»
«Travers.» salutò a denti stretti.
Lui fece un passo verso di lei, «Tutta sola?»
«Non sono
affari tuoi. Lasciami in pace.» disse lei a voce alta
e Travers si guardò attorno.
«Tutto bene qui?» domandò una voce profonda.
Georgia si voltò e vide che era Rowan, più alto e abbronzato che mai, con
gli occhi azzurrissimi puntati su Travers.
Le era sempre piaciuto Rowan; prima di tutto era discepolo di Michael e gli
somigliava tantissimo, poi era sempre gentile con lei e con le donne in
generale, nonostante a volte avesse la sensazione che
ci fosse un muro a dividerli; inoltre era incredibilmente divertente nonché una
delle persone più coraggiose e leali che conoscesse, che non aveva lasciato
andare Michael neppure quando l'anno prima era stato lui stesso a scacciare via
tutti.
«Ovvio.» disse Travers, con uno strano sorriso,
prima di allontanarsi.
«Ciao, Georgia.» la salutò poi Rowan, ancora contrariato.
Perlomeno non mi chiama più Signora Maestra, pensò lei, salutandolo con un cenno stanco.
Lui la guardò sospettoso: «Non ti ha fatto niente, vero?»
A volte le ricordava anche Megan nel suo essere schietto e onesto, non
poteva non starle simpatico. Era curiosa di sapere come avrebbe reagito alla
notizia del suo maestro fidanzato, ma non volendo rovinare il momento a Michael
si limitò a sorridere.
«Niente. Sono
solo stanca. Vado.» disse, dirigendosi verso le teste
ben visibili dei suoi amici più grandi e infilandosi tra Sally-Anne e Megan.
Monica Ladgewolf era una ragazza fisicamente
minuta, molto magra e con gli occhi grigi un po' sporgenti. La sua pelle era di
un biancore quasi malato e aveva lunghi capelli color ebano belli e curati. Non
era brutta, né fastidiosamente carina come Sandy, e probabilmente non erano gli occhi a essere sporgenti ma il viso troppo smagrito
per degli occhi grandi e oggettivamente belli come i suoi. Sembrava una
bellezza rovinata da qualche tragedia e chissà, forse lo era, e ogni volta che
Michael parlava sorrideva istintivamente, mentre quando gli altri le
rivolgevano qualche parola si avvicinava appena a lui
e arrossiva, rispondendo sempre in modo molto gentile.
«Ci conviene salire sul treno ora. Tra poco
partirà.» notò Michael guardando l'orologio, «Ragazzi, vi scrivo presto.»
«È stato un piacere conoscervi, finalmente.» aggiunse Monica con un
sorriso, «Spero di rivedervi presto.»
«Anche noi!» esclamò Rent per tutti.
«Prendiamoci uno scompartimento per noi, facciamo smammare qualche
deficiente.» propose Michael e Wayne alzò gli occhi al cielo.
«L'ho già sentita questa.»
«Se vuoi restare con loro non c'è problema.»
mormorò Monica.
«Al massimo tutti assieme.» disse Georgia, «Potete restare con noi.»
Monica la guardò sorpresa, poi arrossì appena, «Forse...»
«Se non troviamo uno scompartimento per noi vi
veniamo a cercare.» decretò Michael, prendendola per mano e trascinandola via.
Lei salutò con un gesto della mano a cui tutti
risposero.
«A dopo!» disse Sally-Anne acutamente, poi smise di sorridere, «Scarlatta
da quattro soldi.»
«SALLY-ANNE!» urlarono tutti, increduli.
«In qualche modo me l'aspettavo.» commentò
Stephen, che non si era scordato chi lei fosse.
«Eh.» convenne Wayne.
Sally-Anne poggiò una mano sulla spalla di Georgia e parlò a bassa voce:
«La odierò anche per te.»
«Non ce n'è bisogno!» esclamò subito lei, allarmata.
«È brutta.» decretò Megan.
«Meg, non si dice...» tentò Wayne.
«Ma lo è!
Perché devo dire che è bella se non mi piace?»
«Non ha tutti i torti.» convenne Rent.
«Io la trovo carina, è delicata.» ribatté Walter.
«Ma non è il tipo di bellezza che attirerebbe Michael.» disse Jack, «Quindi...»
«Quindi fa sul serio.»
«Oh, poveri noi.»
«Michael è stato fregato, alla fine.»
«Santa mucca!» esclamò Stephen, ignorando tutti, «È
quasi ora! Correte!»
«Siamo qui da
due anni e riusciamo comunque a salire in ritardo? Ma...»
e cominciando ad imprecare Megan lo seguì.
Rent, Jack e Walter seguirono il treno e li salutarono, seguendolo
mentre questo partiva. Charlotte fu l'ultima a scomparire, quasi in lacrime
mentre salutava Jack.
«Poveretta,
non la invidio. Senza di noi Hogwarts non vale niente.»
disse infine Rent.
«Ci dimenticherà in un paio di mesi.» replicò Jack, realista.
«Spero che Wayne se la cavi.» sospirò Walter, «Beh, i draghi mi aspettano,
quindi...»
«Vai, vai. Mi
occupo io di tuo fratello.» ghignò Rent.
«Merlino…» rise Jack.
Il treno era già in viaggio da un'ora quando Michael si mise in testa di
parlare con Rowan di Monica. Ovviamente non aveva trovato scompartimenti vuoti
così si erano tutti seduti nel vagone comune con tanti sedili divisi in coppie
che permettevano ai gruppetti di guardarsi in faccia ma non di avere privacy, e
Megan si era seduta davanti a loro trascinando Wayne prima che ci finisse
Georgia. C'erano ancora due posti liberi, uno accanto alla coppia e uno accanto
a loro, e prima che Michael chiamasse la strega Megan
ordinò a Stephen di sedersi accanto a lui e a Sally di prendere posto accanto a
lei, permettendo così a Georgia di sedersi nel sedile dal lato opposto al loro,
insieme a Susan, Quill, Justin, e ai due posti liberi in attesa del ritorno di
Hannah ed Ernie dalla ronda.
Charlotte era andata da Euan e Mary, i compagni
del suo anno, abbandonandoli con aria molto affranta.
Quando Michael decise di fare il suo annuncio, quindi, Monica pensò che
fosse il momento adatto per andare a cambiarsi, dato che era già abbastanza in
imbarazzo così, e lui invece proclamò: «Georgia, per Rowan sei una sorellona, vieni con me!»
«Sorellona?» ripeté Wayne, suonando molto
scettico.
«Se passa la signora col carrello prendetemi
qualcosa di sostanzioso.» borbottò Georgia.
«Fottuta.» commentò Megan tra sé e sé, «Quando
tornate vi racconto cos'è successo ieri.»
«Qualcosa di divertente?» domandò Michael.
«Da morirci.»
Un po' confuso dalla smorfia di Wayne, Michael uscì dal vagone, seguito
dagli sguardi molto curiosi di un gruppo di Gryffindor seduti nei posti più
vicini alla porta, si voltò subito verso Georgia con aria ansiosa: «Come ti
sembra?»
«Non lo so ancora, Mike. Mi devo fidare del tuo
giudizio.»
Lui rispose con l'aria da cane bastonato che la faceva sempre capitolare.
«Ma sembra molto dolce.» aggiunse lei.
«E noi siamo apposto, vero?» le domandò, abbassando la voce e arrossendo
leggermente, «Con quello che è successo l'anno scorso...»
«Non avevamo
già detto che non è successo nulla? Era uno sfogo, Mike.» ribatté lei con voce
acuta per l'imbarazzo, «Anche io ho normali pulsioni
umane, capita, ma è finito lì.»
«Sssht, Slytherin.» la zittì lui, guidandola via
dalla porta scorrevole prima che lei potesse guardare chi era seduto in quello
scompartimento.
Dopo qualche minuto trovarono Rowan, seduto con Helen, Lance, Sheldon, Amelia e un ragazzo di nome Liam
che Georgia conosceva poco. Michael, invece, di sicuro aveva confidenza con
tutti e spalancò la porta senza complimenti, facendoli sobbalzare.
«Buongiorno!» salutò allegramente e tutti per un momento lo fissarono
sbalorditi, forse memori del comportamento che aveva tenuto l'anno scorso con
loro. Poi Rowan fu il primo a ricambiare il saluto, raggiante, e gli altri dopo
di lui.
«Cosa ti porta qui, maestro?» domandò scherzosamente e Michael ghignò.
«No, seriamente.» si corresse da solo, smettendo di farlo e sorridendo in
modo normale, «Rowan, volevo dirti questo prima che lo sentissi da qualcun
altro, ma non volevo farlo per letterae l'anno scorso ancora nulla era
sicuro, così ho preferito aspettare di rivederti faccia a faccia e finalmente
di buon umore.»
Tutti si tesero verso di lui, incuriositi.
«Suona
melenso, ma era da tanto tempo che non ero così felicemente... felice, che me
ne frego! Mi sono innamorato, ho trovato la donna della mia vita, la mia metà,
mettetela come volete, fatto sta che per mia enorme fortuna lei ricambia,
perciò sono fidanzato e appena finiremo la scuola ci sposeremo!» annunciò con entusiasmo, mostrando loro l'anello.
Rowan spalancò la bocca.
Caitlin, la ragazza
dai capelli rossi che Georgia aveva sempre visto litigare con Rowan, era
arrivata proprio alle sue ultime parole e guardò prima l'uno e poi l'altro:
«Era ora che tu e Rowan vi dichiaraste!»
«Oi!» protestò il compagno, ancora troppo scioccato
per mettere su una vera risposta.
Helen squittì: «Georgia?» e lei sentì un tuffo al cuore: «No, sono qui in qualità di migliore amica.»
«Già, questo
confonde le cose. No, lei si chiama Monica ed è un anno più
piccola di me. Beh, ora che sono bocciato del mio stesso anno.» spiegò lui, divertito.
«Oh, certo... Congratulazioni!» esclamò la
ragazza, e i due si scambiarono un abbraccio.
Georgia incontrò per un istante lo sguardo di Rowan, che aveva la fronte
aggrottata e quasi boccheggiava ancora, e poi lui stirò il viso in un sorriso
beato: «Così si fa!»
«Allora si sposa davvero?» domandò Caitlin,
incredula.
«A fine scuola.» ripete Michael, dando il cinque a Rowan che ghignava.
«Ah, l'amour! È sgiusto così, due anime sgemelle
che si incontrono, porchéaspottare?»
convenne Sheldon con entusiasmo, ricevendo occhiate
sconcertate dagli altri.
«Non avere
bambini. I bambini fanno la cacca e poi devi pulire.»
decretò Amelia.
«Giusto! I bombini! Una familiolafelisce!»
«Sheldon, mi sta spaventano.» comunicò Rowan.
«È un po' presto per i bambini.» convenne Michael, sghignazzando e
stringendo la mano a Lance, che era chiuso in un cupo silenzio, e poi baciando
le guance di Caitlin e Amelia.
«Come sai che è vero amore?» domandò Liam,
interessato.
Michael si strinse nelle spalle: «È la prima
persona da cui voglio andare per sentirmi bene e poi se provo a pensare che
passerò il resto della mia vita con lei non ho paura, anzi, non riesco ad
aspettare. Certo, io sono cresciuto in una famiglia di purosangue e qualche
valore come quello del matrimonio è rimasto, quindi non è una gran cosa, ma il
fatto che senta che lei è quella giusta senza che la cosa mi spaventi, per come
sono io...»
«Vero.» concordò lui.
«Rowan, sarei
ovviamente onorato se tu fossi il mio testimone insieme alla mia Georgie. Sei
il mio fratellino e uno dei miei migliori amici e vorrei averti lì.» disse infine Michael, facendosi serio e portandosi una
mano al petto.
Rowan lo guardò ancora più sbalordito, poi sorrise, toccato, «Sono io
quello onorato.»
«Bene. La mia
fidanzata è un pochino timida ma ve la presenterò
prestissimo, ora vado a cercarla, si stava cambiando.» riprese in tono di
normale conversazione.
«Ci vediamo all'altare.» scherzò Georgia, ironica, e si sentì quasi a
disagio all'occhiata di Rowan, che aveva appena realizzato
che anche lei era appunto una testimone.
«A dopo!» salutò Michael, allegro.
Quando chiusero lo scompartimento subito il
discorso cadde su Michael e su quanto alcuni di loro lo trovassero affrettato
mentre gli altri lo capivano benissimo. Rowan e Lance non vi presero parte per
motivi diversi, e il primo cominciò a guardare il paesaggio fuori dal
finestrino con aria contrariata, tanto che neppure Caitlin
lo stuzzicò.
«CHE COSA?» quest'urlo e diverse variazioni sullo stesso tema si
accavallarono mentre tutti gli Hufflepuff che conoscevano Megan, compresi quelli un anno più piccoli e anche Charlotte e i
suoi due amici, erano rannicchiati a terra o poggiati sui sedili mentre lei
raccontava l'avventura del giorno prima.
Era l'ultima ora di viaggio quando lei aveva cominciato a raccontare e
nessuno sembrava intenzionato a prepararsi a scendere.
«Ve lo
ricordate Rent? Ecco, più grosso! E più alto! E aveva anche una cicatrice da
qui a qui e i capelli grigi e i denti strani. Ed era fortissimo, mi ha sollevata con un braccio solo e mi ha lanciata via!»
«Ti ha lanciata via?» ripeté Michael, pallido.
«Come una bambola!»
«E non ti sei fatta male?» domandò Helen, tremando come una foglia. Rowan
le diede qualche pacca sulla schiena, ma anche lui non era molto più
tranquillo.
«Certo! Alla
gamba! E poi mi ha dato un calcio quando ero a terra, dritto in faccia, e mi ha
sfasciata da qui a qui, naso, labbra, anche un po' qui
sulla guancia, e poi mi ha di nuovo tirata su e mi ha detto che l'avevo fatto
eccitare o qualcosa del genere quando ho cercato di fargli male.» spiegò in
tono cospiratorio.
«Ma eccitato proprio nel senso...» tentò Stephen,
disgustato.
«Sì, sì!
Voleva farmi male in ogni senso!» confermò lei con lo stesso tono deciso e
serio di un bambino di tre anni che voleva raccontare di come aveva battuto il
padre a braccio di ferro, «E io ho pensato “no, adesso
muoio, non ho più niente da perdere”. E allora gli ho chiesto se anche sua
madre si eccitava facilmente, perchè era un figlio di
puttana.»
Quill rantolò qualcosa mentre c'era chi si copriva il viso con le mani e
chi la guardava come se non l'avesse mai vista.
«Questa parte l'avevi saltata...» sussurrò Wayne
con gli occhi spalancati, atterrito come non mai, «COSA DIAVOLO C'È DI SBAGLIATO IN TE!»
«POTEVA... Poteva...» cominciò Georgia, incapace
di sgridarla per lo shock.
«Non era il
momento! NON ERA IL MOMENTO PER ESSERE MEGAN!» ululò
anche Michael. Monica, accanto a lui, stava scomparendo dentro il sedile.
«Sei fantastica.» decretò Rowan, «Pazza come un nargillo, ma fantastica.»
«Non complimentarti!» abbaiò Caitlin.
«Cos'è un nargillo?» domandò Mary, l'amica di
Charlotte che era nascosta dietro la ragazzina.
«Una creatura... boh, c'era nel Quibbler.»
rispose lui.
«Comunque poi gli ho quasi cavato un occhio.» continuò Megan
tranquillamente, mimando il gesto con Stephen che quasi si buttò a terra di
riflesso, «E gli ho dato una ginocchiata nelle palle,
che magari gli passava la voglia. Solo che penso di averlo eccitato pure di
più. E poi ho corso come una pazza.»
Michael si voltò per un secondo alla sua destra con un principio di sorriso
divertito, pronto a far notare a Cedric la pazzia della sua protetta, e poi si
ricordò che Cedric era morto e fece una smorfia, affondando il viso nei capelli
di Monica e ascoltando a occhi chiusi.
«Era pieno di gente strana che aveva paura di lui, così mi sono infilata in
uno spazietto fra due case e ho continuato a correre
tra i muri, praticamente dietro i negozi che si
affacciano su Diagon Alley. Alla fine mi sono dovuta
fermare e ho preso la bacchetta, ma avevo il naso rotto e gli incantesimi non
funzionavano. E ne è spuntato lui da una casa.»
«Da una casa?» ripeté Stephen, allarmatissimo, «È
tranquillamente entrato nella casa non sua?»
«Sfido a fermare un tizio del genere.» borbottò Caitlin.
«Infatti.» convenne con lei Megan, «E lui ha iniziato a dire cose strane
sul cedermi o meno al tizio che lo aveva morso per
primo o se tenermi con sé... E io ero spacciata, no? E poi invece ne sbuca
Goldstein che mi tira dentro un negozio e caccia via il tizio con la magia!»
«EH?» fecero tutti.
«Chi è Goldstein?» domandò subito Rowan.
«Ravenclaw del nostro anno.» rispose Georgia, «Ma cosa c'entra lui?»
«Sì, infatti!» esclamò Sally-Anne, indignata.
«Ero nel retro.» rispose direttamente Anthony, arrivando dall'altro vagone insieme a Terry Boot e Kevin Entwhistle,
«Ho sentito le urla e mi sono affacciato. Ho capito cosa stava succedendo e
l'ho tirata dentro. Poi sono andato a chiamare aiuto. Buona
sera a tutti, ad ogni modo. Sally-Anne.»
aggiunse con un cenno della testa.
«Sono Perks per te.» sibilò lei.
«E io sono Wayne per te.» disse Wayne,
raggiungendolo e stringendogli la mano, «Grazie per averla salvata.»
«Il famoso Wayne.» disse lui con un sorriso, «Molto piacere, finalmente.»
Tutti gli amici di Megan si presentarono e lo ringraziarono; Sally-Anne
invece fece solo un altero cenno della testa e incrociò le braccia. Terry
arrossì nel trovarsi accanto a lei e lei abbozzò un sorriso.
«Passata una buona estate?»
«Sì, grazie, spero anche tu.»
Anthony li tenne d'occhio per un secondo, assicurandosi che lei non lo
maltrattasse, e poi ricordò a tutti che stavano per scendere e conveniva che
prendessero le valigie.
«Ho sentito che sei imbattibile a scacchi, mi farebbe piacere sfidarti.»
disse poi a Wayne, appoggiandosi alla parete.
«Non so quanto io possa essere considerato imbattibile, viste le persone
con cui gioco…» e guardò Stephen, che finse di
lanciargli un'occhiataccia, «Ma certo, quando vuoi.»
«Non fraternizzate troppo, quello là non è cordiale come sembra.» sbottò
Sally-Anne, tirando le proprie valigie, come sempre molto grandi e troppo
pesanti.
«Sono cordiale solo con chi credo che lo meriti.» replicò Goldstein con un
sorriso sicuro.
«Dall'alto del tuo piedistallo?» domandò lei, contrariata.
«Dall'alto del fatto che non mi fermo solo al bel faccino
altrui, come ti ho già detto.»
«Anthony!» esclamarono Kevin e Terry, il primo entusiasta nel vederlo
comportarsi in modo diverso dal solito e il secondo scioccato per lo stesso
motivo.
«Meglio, non avrei voluto avere uno come te ai
miei piedi, non sei degno neanche di strisciarmi dietro, tu e le tue arie da
pavone spennato.» ringhiò Sally-Anne, aprendo con violenza la porta scorrevole
e rischiando di incastrarlo. Terry arrossì di nuovo, pensando che lui in effetti le era strisciato dietro, e Anthony se ne
accorse, poggiando una mano sulla porta che ora era contro il muro e chinando
appena il viso per parlare con lei occhi negli occhi.
«Io invece credo che ti piacerebbe parecchio avermi ai tuoi piedi, ma non
accadrà mai.» rispose serenamente, «Perché sarai anche una ragazza, ma sei più
insidiosa e pericolosa di uno schiopodosparacoda, e io non voglio
scottarmi.» aggiunse con una punta di divertimento, facendole cenno di poter
passare per prima.
«Te lo dico io dove ti puoi far bruciare da uno schiopodo!» sbottò lei, lasciando cadere le valigie e
cercando le bacchette. Anthony corse indietro ridendo e quando la strega
sollevò la bacchetta vide che si era già allontanato
troppo e digrignò i denti cercando di ingoiare la rabbia, afferrando poi le
valigie e attraversando la porta: «Stronzo!»
«Questo è uno dei più bei momenti della mia vita.» dichiarò Michael, che
era rimasto addirittura seduto per lo shock.
«Ha detto
“stronzo”, vero? L'ha detto!» stava dicendo Megan a
ripetizione.
«Ma si son
visti quando? Una volta? Neanche con Walter era arrivata a quel livello!» esclamò Georgia, esterrefatta.
«Noi torniamo a... oh, vabbé.» commentò Kevin,
stringendosi nelle spalle e tirando via Terry che
stava ancora indicando i punti da cui erano usciti senza riuscire però a
esprimersi.
«Quanto mi mancava Hogwarts...» sospirò Hannah e
tutti risero.
Scesi dal treno Georgia si affiancò a Megan, tentando di sfuggire a Michael,
e sbadigliò.
«Che fame... Ehi, alla fine eri andata a conoscere
i tuoi suoceri, tu?»
«Li ho visti entrambi, non te l'ho detto?» ridacchiò lei.
«Perché
quella faccia? È successo qualcosa di divertente quando eri a casa di Wayne?»
Wayne la sentì e si voltò a guardarle con espressione stranamente
inorridita: «Non è successo niente! Muovetevi, ci sono
le carrozze!»
Georgia lo guardò trascinare via Megan e scambiò
un'occhiata sgomenta con Susan e Hannah, mentre Sally-Anne le aspettava avanti
a braccia incrociate e con aria battagliera.
«Chissà perché, ma ho l'impressione che si stia divertendo.» commentò
Stephen, «Perché Wayne corre?»
«Ho solo chiesto se è successo qualcosa quando Megan è andata a casa sua.»
spiegò Georgia, «Ne sai niente?»
Stephen la guardò inespressivo.
«Di nuovo Gloria Rainor?» domandò Wayne,
sedendosi a tavola per mangiare il sandwich mentre le note di “I willsurvive” echeggiavano per la
casa.
«Cambio!» disse la madre, andando allo stereo.
«Tua madre fa i sandwich buonissimi...» constatò
Michael, rubandone uno di mano a Stephen che gli lanciò un'occhiataccia e prese
posto accanto a Megan.
«Barry White.» notò Walter, ascoltando la musica; lui e Michael erano
rimasti in piedi davanti al piano cottura, accanto alla porta che dava all'esterno
e si era messo a frugare in cerca di salse.
«Allora è di buon umore.» disse Wayne.
«Meglio così, vuol dire che mia suocera mi approva.» commentò Megan.
«Scherzi,
cara? Ho sempre voluto avere un'altra donna per casa!»
esclamò lei, danzando mentre andava a prendere la ciotola per il cane che aveva
comprato qualche mese prima.
«Allora dovrà aspettare che se ne trovi una il nostro Walter.» sghignazzò
Michael, prima che Megan lo colpisse con una violenta gomitata.
«Mamma... sembriamo a un concerto dal vivo.» si lamentò Walter, «Abbassa il
volume!»
«Scusa, è che mi piace tantissimo questa canzone!»
«Ma chi sono?» domandò Michael.
«Cantanti babbani, mamma ne va pazza.» spiegò Wayne.
«Senza motivo apparente.» grugnì il fratello.
Sua madre rise mentre andava al salotto, «Non dire così, se non fosse per
questa canzone non saresti neanche nato! L'ascoltavamo proprio quella sera, così romantica...»
La comprensione ci mise due secondi a filtrare nel cervello di Walter, che
stava chiedendo un «Cos...» e poi si strozzò.
Wayne sputò il succo di zucca sul tavolo e si portò una mano alla bocca,
prima di voltarsi bruscamente verso la porta e gracidare uno stridulo: «MAMMA!»
Megan cominciò a ridere accanto a lui mentre Stephen guardava la porta a
occhi spalancati e Michael si mordeva le labbra per non ridere, anche se gli
angoli puntavano inevitabilmente all'insù.
«Sei ancora sorpreso che abbia probabili danni
mentali e tanti problemi nelle relazioni?» domandò gravemente Walter a
quest'ultimo, che scosse la testa.
«No, non più.
Vostra madre è fantastica, però! Voglio dire, già è una sexy-mamma single, se poi dice certe co...»
si bloccò, notando le occhiate omicide dei due Hopkins, e si voltò verso la
porta che dava all'esterno: «Sì?» esclamò, fingendo che lo avessero chiamato e
uscendo di fretta.
Wayne sbatté la fronte contro il tavolo, ancora coprendosi la faccia con le
mani.
«Fa sempre un sacco ridere.» commentò Megan, dandogli una pacca sulle
spalle.
«Non
toccarmi. Non farlo.» mormorò lui, distrutto.
«Non può averlo detto.» decretò Walter, «Questo
non è successo. Lei non l'ha mai fatto.»
«Ne ha solo parlato, non è come se l'aveste beccata.» minimizzò Stephen con
voce neutra; poi continuò: «Con vostro padre... Di giorno...»
Wayne sollevò lentamente la testa e si voltò a guardarlo, mentre gli altri
facevano lo stesso; Stephen continuò a fissare dritto davanti a sé con
espressione sempre più contratta, «Ho bisogno di bere!»
Megan lo guardò fuggire via e poi commentò debolmente: «Questo spiega un
sacco di cose.»
«Oh Merlino!» gemette Walter ancora, scappando poi fuori.
Wayne sbatté di nuovo la testa contro il tavolo.
«No.» rispose Stephen, mentre la risata sguaiata di Michael faceva voltare
più di una persona.
«È pieno di sangue!» constatò Georgia a bocca
aperta, e subito tutti si voltarono a seguire il suo sguardo. Potter si stava
velocemente sedendo accanto ai suoi amici e Michael, Rowan e Megan si alzarono
in piedi, come altri, per cercare di vederlo. «Giù, giù!» sussurrò Georgia.
«Che gli sarà successo?» mormorò Ernie.
«Deve aver incontrato qualche Mangiamorte!» esclamò Michael.
«O forse qualche strana creatura...» azzardò
Quill, rabbrividendo.
«È sempre così eroico...» sospirò Hannah.
Wayne notò Malfoy mimare un pugno e tutta la tavolata Slytherin a festa, ma
preferì tacere.
«Uno scontro
fisico? Fico.» commentò prevedibilmente Megan,
tastandosi poi però l'addome.
«Ti fa male?» le domandò subito. Lei scosse la testa.
«È solo il ricordo.»
Mangiarono in fretta, affamati dopo il viaggio, e quando Dumbledore si alzò calò il silenzio.
«Auguro la miglior serata a tutti voi!» disse,
allargando le braccia.
«Ommioddio la mano!» disse Stephen con voce
stridula, «Cos'ha? È nera! È contagiosa?»
«Oh no.» mormorò Helen, accanto a lui.
«Moriremo tutti.» sussurrò Quill e Michael sentendolo si prese la testa tra
le mani.
«Spero stia bene.» borbottò Georgia, lanciandogli un'occhiata e poi
guardando per un momento Monica che stava seduta accanto a lui; non si era
persa le occhiate sconvolte di Sandy, Cho e delle
altre ragazze in sala quando la Ravenclaw si era unita a loro.
Il preside fece subito capire loro che non era il
caso di preoccuparsi e proseguì col suo discorso.
Megan lo ascoltò soltanto a metà, pensando a quello che le era successo la sera prima. Guardò Goldstein al tavolo
Ravenclaw, che seguiva attentamente con accanto a lui Kevin che si dondolava
sulla sedia, e poi tornò a fissare il preside.
«Siamo lieti di dare il benvenuto ad un nuovo
membro del personale insegnante per quest’anno, il Professor Slughorn.»
Si alzò un ometto grasso e pelato, e si scambiarono tutti un'occhiata.
«Che è un mio vecchio collega e che ha accettato di riassumere il suo
vecchio posto di Professore di Pozioni.»
«Pozioni?» ripeté Megan, sbalordita.
«Pozioni?» ripeterono anche altri.
Wayne sbuffò; lui aveva smesso di seguire da quando aveva deciso di fare il
giornalista.
«E Snape?» domandò Megan preoccupata.
«No.» mormorò Michael, «No, non può essere...»
«Il Professo Snape, invece, prenderà la cattedra di Difesa Contro le Arti
Oscure.»
«No!»
L'urlo di orrore e dolore di Harry Potter fece voltare anche Wayne, mentre
partivano gli applausi dal tavolo Slytherin.
«Sto per piangere.» disse Michael, annichilito.
«Avevamo deciso di seguire tutti, vero?» domandò debolmente Hannah, «Difesa. Può servire.»
Megan sorrideva e applaudì, insieme agli Slytherin e qualche riluttante
Ravenclaw; Sally-Anne poteva vedere Kevin che si lamentava
stava probabilmente tirando giù la buon'anima dei maghi defunti dal cielo, e
capiva il suo stato d'animo.
«Ma la maledizione sulla cattedra?» si domandò
Quill.
«Incrociando le dita magari schiatta anche lui.» commentò Rowan.
Megan tirò un frutto contro il tavolo con tanta forza e precisione che
questo andò in pezzi esattamente davanti alla sua faccia. Rowan si voltò molto
lentamente a guardarla, insieme a un gruppetto di Hufflepuff del quarto.
«Megan Jones è tornata!» disse qualcuno, non abbastanza a bassa voce.
«Scusa.» Rowan decise saggiamente di dire dopo un'occhiata di Michael. I
suoi amici erano visibilmente indecisi se ridere o prenderne le distanze.
Dumbledore attese pochi secondi per assicurarsi che il silenzio fosse
completo prima di continuare.
«Ora, come tutti in questa Sala sanno, Lord Voldemort e i suoi seguaci sono
ancora una volta in libertà e stanno riacquistando potere.»
Quill abbassò lo sguardo. I suoi genitori non erano Mangiamorte forse, ma
erano invischiati fino al collo nei loro traffici e nella corruzione del
Ministero.
«Non potrò mai sottolineare con sufficiente forza
quanto sia pericolosa l’attuale situazione, e quanta attenzione ognuno di noi
debba porre per assicurarsi di rimanere al sicuro dentro Hogwarts. Le difese
magiche del castello sono state rafforzate durante l’estate, e ora siamo
protetti in nuovi e più potenti modi, ma dobbiamo ancora guardarci scrupolosamente
dalla negligenza da parte di qualsiasi studente o membro del corpo insegnate.
Vi esorto, quindi, ad attenervi ad ogni restrizione
che i vostri insegnanti vi imporranno per la vostra sicurezza, per quanto
seccante possiate trovarla… in particolare la regola
di rimanere a letto oltre l’orario del silenzio.»
La faccia di Michael disse tutto ciò che pensava su questo, poi scambiò
un'occhiata complice con Monica, che arrossì. Sally-Anne tornò a guardare il
tavolo Ravenclaw cercando la Fawcett, e la vide spalancare
la bocca e voltarsi verso ChoChang.
Poi incontrò lo sguardo di Goldstein, che le rivolse un sorriso che era più un
ghigno beffardo, e voltò di scatto la testa.
«Vi prego vivamente, qualsiasi cosa strana o sospetta possiate
notare dentro o fuori del castello, di riferirla
immediatamente ad
un insegnante. Confido che vi comportiate, costantemente, con il massimo
riguardo per la vostra ed altrui sicurezza... Ma ora i
vostri letti vi attendono, caldi e confortevoli proprio come voi li desiderate,
e so che la vostra principale necessità è di riposarvi bene prima delle lezioni
di domani. Permettetemi quindi di augurarvi la buonanotte. Andate, andate!»
«Buonanotte.» borbottarono alcuni di loro.
Ci fu il solito baccano mentre gli studenti liberavano la Sala Grande, e
arrivati al punto in cui Ravenclaw e Hufflepuff dovevano dividersi, Michael si
fermò a baciare Monica e Georgia e Sandy Fawcett si
scambiarono un'occhiata, la prima rassegnata e tentando di sembrare
indifferente e la seconda come a chiedere spiegazioni prima di alzare gli occhi
al cielo e sfrecciare via con Cho.
«Spero che la nostra camera sia un po' più grande di quella dell'anno
scorso, non voglio ritrovarmi stretto perché qualcuno si è fatto bocciare...» brontolò Zacharias Smith.
«Ci devi solo dormire, Smith, non è che tu debba
portarci qualche ragazza, e non mi sembra che tu abbia un baule in più degli
altri solo per i vestiti, a giudicare da come ti conci, quindi tappati la
bocca.» ribatté Megan.
Zacharias le lanciò un'occhiataccia, «Ti fai difendere dalla tua ragazza,
Wayne?»
«Perché no?
La cavalleria è a Gryffindor, e in ogni caso se tentassi di fermarla
picchierebbe anche me. Mi basterà trarre soddisfazione dal modo in cui ti
ridurrà senza neanche usare la bacchetta, considerato che
tu non sei in grado di difenderti né con quella né senza. E per il futuro,
gradirei che tu ti rivolgessi a me quando hai intenzione di lamentarti
su situazioni che mi riguardano in prima persona in modo da darmi tempo di
rispondere, altrimenti temo che dovrò essere io quello a difendermi, e Megan di
certo non mi proverebbe a fermarmi come io invece
farei con lei ma si unirebbe al pestaggio. Grazie.»
Zacharias parve restare senza parole per qualche secondo, poi accelerò il
passo.
Megan diede il cinque a Wayne, poi i due ripresero a camminare a braccetto.
«Il fatto che ora siano una coppia rende tutto più inquietante.» constatò Stephen allegramente.
«Sono perfetti per stare assieme...» sospirò
Susan.
«Neville!
Ciao Neville!» si sbracciò Hannah, andando quasi a sbattere addosso a Justin ed
Ernie, che la guardarono increduli, «Beh? Non lo vedo da mesi!»
«Ciao, Charlotte!» salutò anche Georgia, e la sorella le rivolse mezzo
saluto prima di tornare a parlare con gli amici, «Ah beh...»
«Georgia!» salutò una voce familiare.
«Dorian!
Ciao!»
Dorian si avvicinò raggiante, «Ehi, ho sentito che abbiamo davvero
guadagnato anche Michael Stebbins in dormitorio...»
«Non so se è un guadagno, visto che avete perso
Wayne.» commentò Sally-Anne, tirando dritta; Dorian rise.
«Sompremoravigliosa
anche quando si limita a passore.» borbottò Sheldon.
«Non so neanche se lo vedrete, sarà di continuo con la fidanzata.» disse
poi Georgia, lanciando un'occhiata indietro.
«Ci perde
lui. No, in realtà no, quando comincio a parlare non
smetto più.» ammise Dorian.
«Ehi!» li salutò anche Cindy, la ragazza che Georgia aveva conosciuto alla
fine dell'anno scorso e che si era confidata con loro riguardo alla sua vita
sentimentale. Si era creato uno strano legame di sorellanza tra tutte loro,
grazie a questo, e lei fu lieta di rivederla; «Dorian,
non sapevo la conoscessi! No, scherzo, non fa che parlare di te.»
«Grazie, Cin.» disse Dorian, arrossendo.
Georgia rise e Rowan, di passaggio, le lanciò un'occhiata perplessa,
seguito da Sally-Anne che si era fermata ad aspettarle all'entrata del
dormitorio femminile.
«Ehi, coso, tu, James.» lo chiamò, e Rowan si avvicinò senza neanche avere
la voglia di prendersela, «Ma a te piace Monica?»
«È la fidanzata di Michael, ovvio che sì.» rispose lui.
Lei lo scrutò dall'alto in basso, quindi annuì tra sé. «Non
ti piace per niente. Bene. Ti conosco ormai, quindi sappi che se ti metterai in
mezzo quando discuterò con lei non avrò pietà.»
«Sally?» disse Susan nel tono che sottintendeva “non voglio sapere di che
parli ma già lo so”.
«Sai... credo che il Maestro possa difendere la sua fidanzata da solo,
dopotutto.» commentò Rowan a bassa voce, lanciando un'occhiata indietro.
«Bene, ci
conto. Megan, sbrigati! Hai tempo per baciare il tuo schiavo, muoviti!»
Megan sospirò, «Vado, vorrà mettere a punto
qualche piano per uccidere Anthony prima di addormentarsi.»
«Probabile.
Prevedo che sarà divertente, quest'anno.» commentò
Wayne.
«Ehi, Megan.» chiamò anche Stephen, e lei si voltò a guardarlo, «Credo che ora sappiamo che il lupo di Divinazione non era
così metaforico. Era questo che mi volevi dire alla Stazione, vero?»
Lei rabbrividì, «Continuerai?»
«No. Sono
sicuro che fosse soltanto una coincidenza, Divinazione è già penosa di per sé e
dovrò seguire fin troppi corsi rispetto a quelli che volevo, per entrare in Magisprudenza: Storia della Magia, Antiche Rune, Aritmanzia, Difesa e far parte di almeno un club.»
«Se vieni in quello di Pozioni ti do una mano io,
tanto non ho bisogno di seguire la materia ma il club lo frequenterò comunque.»
fece spallucce lei, «Non vivrei tutto l'anno senza calderoni.»
«Ma il M.A.G.O. lo puoi prendere comunque?»
«Posso
provare. Del resto c'è chi li prende dopo aver frequentato studiando da
privatista e andando al Ministero, figurati se non posso senza frequentare, è
solo molto difficile, ma mi applicherò al settimo anno e intanto studierò di
mio per andare avanti col programma. La Sprout mi ha detto che posso perché
Pozioni è il mio destino o qualcosa del genere...»
«Ma non volevi fare...» cominciò Wayne.
«Sì, infatti, ma ciò non toglie che nessuno è migliore di me in Pozioni e
che mi piace imparare, quindi il club è mio.»
«Alla faccia della modestia.» commentò Michael di passaggio, arruffandole i
capelli. Lei diede un calcio indietro.
«Allora ci vedremo al club.» salutò Stephen, sprofondando in una poltrona.
«Ci conto.
Buonanotte!» salutò Megan e tutta la sala comune
rispose.
«Come hai fatto a convincere Stebbins a uscire con te?» domandò Marietta, sconvolta.
«Non ti devo spiegazioni.» disse Monica, tirando le coperte.
«Ma era il fidanzato di Sandy!» protestò Cho,
«Non si ruba il ragazzo alle amiche!»
«Amiche?» ripeterono sia lei che Sandy.
«Beh, compagne di stanza...»
«Mi dispiace se questo ti mette a disagio...»
cominciò Monica.
«Non sono a disagio!» la interruppe immediatamente Sandy, «Sono solo
sorpresa!»
«Eravamo così convinte che le piacesse quella Runcorn...»
disse Marietta, lasciandosi cadere sul letto.
«Sono solo amici.» tagliò corto Monica, «È
innamorato di me, ed io di lui. E ci sposeremo alla fine della scuola.»
«COSA?»
La loro quinta compagna di stanza, Eddie, quasi cadde dal letto: «Una cosa
da Purosangue anche questa, lasciatemi indovinare.»
«Qualcosa del genere.» confermò Sandy con un filo di voce.
«Cos'era quello?» domandò Kevin a voce ben alta,
puntando la candela contro il viso di Anthony.
«Se non vuoi bruciarmi con la cera, mettila dritta.» ordinò l'amico, «Quello cosa?»
«Quel modo di fare da disgraziato con la mia ex?» suggerì Terry.
«Chi? Cosa?
Come?» domandò Michael Corner subito. Terry gli sorrise raggiante.
«Quando?» domandò Burt Chambers, che stava
sistemando la scopa con cura maniacale.
«Perché?» aggiunse Kevin sghignazzando.
«Senti,
Sally-Anne ti ha illuso e ti ha mollato, non mi piace. Fine del discorso.» spiegò lui rivolgendosi a Terry.
«Ma santo cracker di Merlino, tu sei sempre stato
quello che alle ragazze apriva la porta e si chinava al loro passaggio,
simpatiche o antipatiche non sei mai stato così inviperito!» sbottò Kevin,
saltando poi in piedi sopra il letto raggiungere il suo baule e prendere il suo
pigiama color porpora.
«Saresti più credibile se non inventassi esclamazioni.» fece presente
Terry, «E poi ti ho detto di fregartene, io sono
andato oltre! Che ti piaccia o no, quello era un attacco in piena regola!»
«L'ha attaccata?
Dov'ero io?» domandò subito Burt, «Sai attaccare le donne?»
«Le ho solo fatto presente che non striscerò ai suoi piedi come tutti!»
esclamò Anthony, esasperato.
«A me Perks
sembra in certa di attenzione e affetto. A guardarla.»
commentò Kevin, che si stava spogliando e lanciava gli abiti in giro.
Lo ignorarono.
«Cerca di contenerti, magari.»
«Terry, ti
giuro che ci sto provando! È solo che quando la vedo mi va il sangue alla
testa! È... così piena di sé e presuntuosa, perfida...»
Megan era per terra e rideva, mentre le altre ascoltavano con aria grave e
cercando di non seguire il suo esempio.
«Io ho sonno...» mormorò Susan.
«Non c'è
altra parola per definirlo! E quel sorrisetto? L'avrei preso a schiaffi! Ma già dall'anno scorso! Se n'è uscito
col “ti salvo io, oh oh!” ed io già pensavo “beh,
avrò avuto una prima impressione sbagliata!” e poi comincia a lanciare
frecciate perché ho offeso quella zoccola della Chang...»
«Cho non è...» cominciò
Georgia.
«E loro sono
amici! Capito? Ma chi se ne sbatte! Io ai suoi amici
ci sputo sopra se mi gira, non sono fatti suoi!»
«Ma se lui attaccasse noi anche tu...» tentò
Hannah.
«Lo odio! Non
ho mai odiato tanto nessuno, proprio a pelle! Mi libererò mai di queste persone
così irritanti e disgustose? Io lo distruggo! Schiopodo
a me?»
«E dire che sembri tanto un unicorno...»
sghignazzò Megan, prima di scoppiare di nuovo a ridere silenziosamente con le
lacrime giù per le guance.
«Certo!
Perché sono elegante, rara, splendida, di classe! È ovvio che io sia un
fottuto unicorno! STRONZO!»
… quindi come vedi già il viaggio di andata è stato interessante. Spero di non incontrare nessun
lupo mannaro, a parte quel famoso Lupin di cui Megan parla tanto, e di non
litigare con nessuno come Sally-Anne e Anthony, perché io l'avrei buttato giù
dal treno e avrei guardato le ruote maciullarlo.
Devo andare, è tardissimo!
Ti scriverò una lettera anche domani, se capita
qualcosa!
Salutami Rent anche se non lo merita.
Baci, Charlotte.
P.S. Io e i miei compagni stiamo già discutendo su
cosa tentare quest'anno, visto che dicono che ormai
Harry Potter fa tutto e gli altri più piccoli non mantengono alto l'onore della
casa. Io ho proposto di andare nella Foresta Proibita, anche se il preside ha
fatto tutto quel discorso sullo stare al castello e non uscire la notte... Pazienza! Siamo Gryffindor, no?
Oppure potremmo sgattaiolare a Hogsmeade se troviamo
qualche passaggio, ho sentito i fratelli Creveey
parlarne ma non sono riuscita a origliare bene, tu che dici?
«Maciullarlo.» ripeté Rent lentamente dalle spalle di Jack.
«La Foresta
Proibita? LA FORESTA PROIBITA?»
«Sì, leggi le righe prima, c'è scritto “le ruote maciullarlo” qui...»
«Meno male
che le ho detto di scrivermi ogni giorno o mi sarebbe arrivata direttamente la
lettera dal San Mungo il mese prossimo! Spostati, prendo subito la piuma!»
«Maciullarlo!
Quella ragazzina è pazza!»
Jack si strinse nelle spalle, «È una bambina.
Ricordi Megan?»
«Una bambina?» ripeté Rent perplesso, «Beh, forse è meglio se la vedi così,
altrimenti poi ti ci faresti fin troppi pensieri visto con quanta ansia aspettavi la lettera in questi giorni...»
«Dovrei chiederle di liberarmi di te.» sibilò Jack, «Almeno sarei sicuro di
non averti più qui a dire scemenze.»
«Quanto ti annoieresti...» ghignò Rent. Poi guardò
la pergamena con aria preoccupata: «Però non dirglielo, ok?»
E questo è quanto per il pre-Hogwarts.
Qualche precisazione: il lupo mannaro non era Greyback ma solo uno del suo
branco; Megan dice un sacco di parolacce, sempre, ma la maggior parte delle
volte le censuro perché non voglio “infastidire” nessuno. In questo caso, però,
credo che avesse tutto il diritto di sbottare e insultare come le veniva.
Importante: nel precedente capitolo mancava l’inizio. È la prima volta che
non controllo due volte ciò che posto e ovviamente non
potevo che dimenticarmene proprio quando ne mancava una parte, in ogni caso
chiedo scusa. Il capitolo era fortunatamente comprensibile senza quel pezzo, in
ogni caso ho aggiunto il pezzo mancante.
Scusate ancora!
5
Megan guardò i propri compagni con aria particolarmente scioccata: «Mi prendete per le pluffe? Non
abbiamo una classe in comune neanche ora che siamo nello stesso anno?»
Wayne si strinse nelle spalle e lanciò un’altra occhiata al suo orario: «Tu hai Incantesimi, Difesa, Antiche Rune, Erbologia e Demonologia. Io Storia della Magia,
Trasfigurazione, Incantesimi, Babbanologiae… Difesa. Abbiamo Difesa.»
«Ma Difesa lo fanno tutti, bella scoperta!»
«Anche Incantesimi.»
«Ecco, così ragioniamo.»
«Ci tenevi a sederti con Wayne?» domandò Michael, divertito, «Aspetta… Storia della Magia, hai detto?»
«Certo che ci tenevo, avrei potuto copiare Antiche Rune e farlo lavorare a Erbologia…» borbottò Megan, allontanandosi.
«Romantica.» sbuffò Wayne, «Sì, per fare giornalismo servono
basi storiche.»
«Io e Susan siamo tuoi compagni di sventura, dato
che Storia della Magia serve anche per Magisprudenza.»
disse Stephen, unico che non voleva suicidarsi alla prospettiva.
«Io ho un’ora libera, vado a prendere i libri per la lezione di Difesa.»
dichiarò Ernie.
«Chi altri haAritmanzia,
oltre a me, Susan e Quill?» domandò Stephen, incuriosito.
«Io, io!» esclamò Justin.
«Quill, Aritmanzia?» si stupì Hannah.
«Vorrei lavorare alla Gringott…» mugugnò il
ragazzo.
«Quill se la cava alla grande coi numeri!» esclamò
Susan e lui arrossì, «Probabilmente dovremo chiedere aiuto a lui!»
«Quando volete…» mormorò Quill.
«Oggi ho solo
Difesa e oh! Cura delle Creature Magiche… E sono
potenzialmente l’unica del mio anno a farla, perfetto.» commentò Sally-Anne, di
passaggio, «Se non altro non avrò nessuna persona mediocre a
cui dover spiegare che non si mettono le dita in bocca agli unicorni
quando gli si vuole offrire il cibo, se dopo non si vuole ricorrere alla magia
per poter scrivere…»
«Io seguo Megan ad Antiche Rune, abbiate pena per me.» li salutò Georgia
avvilita.
«Ti accompagno, visto che devo fare la stessa
strada! Che materie avrai?» annunciò la voce allegra
di Dorian, che sembrò materializzarsi dal nulla e prese Georgia a braccetto.
Lei sorrise, sollevata, e Wayne si voltò per guardare Michael, che seguì
l’avvenimento senza mostrare alcun interesse e poi salutò tutti per dirigersi
alla sua prima lezione di Incantesimi.
«Strano…» mormorò Wayne, abbassando lo sguardo
sul proprio orario: aveva una lezione di Babbanologia
alla seconda ora. Bighellonò un po’ per la scuola con gli altri e infine si avviò,
mentre Ernie andava a Pozioni.
Andando verso l’aula e si accorse di essere in compagnia di uno degli amici
di Anthony Goldstein, quello che aveva sentito chiamare Kevin, che al momento
guardava fuori dalla finestra con l’aria di voler
essere in giardinoaccentuata
dall’aspetto trasandato di chi pensava di essere ancora in vacanza: camicia
fuori dai pantaloni, capelli neri lunghi portati con disinvoltura e trattenuti
con una coda per la lezione, mani in tasca e borsa tenuta da una bretella
troppo lunga e che gli sfiorava le ginocchia tanto era in basso, grossa e da
cui spuntava un pezzo di copertina di quello che sembrava un fumetto.
«Ma tu…» disse Kevin, voltandosi a guardarlo con
un sorrisetto, «Sei il fidanzato di quella che voleva mordere il lupo mannaro,
no?»
«Credo la si possa definire così, sì. Sono Wayne
Hopkins.»
Il sorriso di Kevin si allargò subito e lui gli porse la mano: «Kevin Entwhistle, piacere! Babbanologia… vuoi lavorare al Ministero o…?»
«Mi interessa il giornalismo.» spiegò lui con un’alzata
di spalle.
«Ma piantala!» esclamò Kevin a voce alta, facendo
voltare una coppietta che gli camminava davanti, «Anche io! Vuoi far fuori la Skeeter anche tu?»
«Non sarebbe male.» ammise Wayne.
«Ma com’è che non ti ho mai visto prima?»
«Bocciato.»
«Figo! Quindi
ora sei al nostro anno e sei il fidanzato di quella tizia inquietante, Megan
Jones, no? E lei diventerà amica di Anthony che è il mio migliore amico, quindi
tu diventerai amico suo quindi anche amico mio. Bello,
mi piace.»
Wayne aprì bocca per ribattere, poi ci rinunciò, del resto era tristemente
abituato a conoscere la gente più strana: «Allora
siamo amici? Va bene.»
«Sì, è stata
una cosa inaspettata. Molto emozionale ma veloce, devo dire.» continuò lui,
indisturbato, «Abbiamo anche le lezioni assieme. Che palle, non posso credere
di dover fare Storia della Magia, ho sempre dormito a quell’ora…»
Wayne si fermò e lo guardò con aria sospettosa.
«Cosa?» domandò Kevin.
«Tu… sarai per caso quel Ravenclaw che non ha mai
voglia di studiare e passa sempre all’ultimo per pura fortuna?»
«Oh mio Dio, sono famoso!»
Michael raggiunse Monica, che lo stava aspettando al piano di sopra.
«Eccoti qui!
Potevi aspettarmi!» le disse, riprendendo fiato.
«Non volevo scocciarti mentre eri con i tuoi amici.» si giustificò lui,
arrossendo leggermente alla sua occhiata severa.
«Sono i
nostri amici da adesso, te l’ho detto. Sei di famiglia, ormai. Che stai
bevendo?» le domandò, notando che aveva preso una
piccola borraccia dalla borsa.
«Succo di mirtilli, ne vuoi un po’?»
« Ah, ovvio!»
sorrise lui, prendendo prima la borraccia e poi la sua mano per farle fare una
giravolta. Monica scoppiò a ridere ed entrambi sobbalzarono all’
“oooh!” intenerito o divertito che seguì.
Gli amici di Michael del quinto anno erano tutti lì, Helen e Rowan in
testa, la prima che li guardava con occhioni pieni di
approvazione e il secondo che lo stava vistosamente
prendendo in giro.
«Geloso.» gli disse Michael, ridendo e facendo fare
un’altra piroetta a Monica per ritrovarsela tra le braccia e tenerla stretta
col viso poggiato al suo. Monica diventò color mattone ma sorrise a Helen,
nascondendosi dietro i capelli scuri.
«Smielato.» ribatté Rowan.
«Represso.»
«La piantiamo?» domandò Lance, alzando gli occhi al cielo.
«Un altro represso.» sghignazzò Michael, facendo un innocente occhiolino
alle ragazze che ridacchiarono e guidando Monica via da loro.
«Devi sempre metterti in mostra?» domandò lei, suonando divertita.
«Sì, assolutamente.» confermò lui, bevendo un sorso del succo di mirtilli e
porgendoglielo.
«No, grazie.
Senti, forse dovremmo separarci prima di entrare in aula per evitarti problemi.»
«Tranquilla, non mi farò bocciare solo per un abbraccio, anche se l’abbraccio meriterebbe.» ridacchiò il ragazzo, lasciandola
andare.
Monica gli rivolse un’occhiata penetrante, «Non mi riferisco al professore,
mi riferisco che quest’anno sarai in aula anche con Sandy, Cho…»
«Oh, già. E
quindi? Pensi che ti faranno l’interrogatorio?»
«Già fatto stanotte... Vorrei solo evitare il caos.» sospirò lei, giocherellando
coi suoi capelli.
«Non hanno nessun diritto di darci fastidio, ci penserò io.» ribatté lui,
più duro del solito, guadagnandosi per questo un’occhiata allarmata, «Non intendo affatturare delle ragazze, rilassati. Dico solo
che non c’è ragione per cui si facciano i fatti
nostri.»
«Un po’ hanno ragione, loro sono così perfette eio…» mormorò lei.
Michael la fermò e le poggiò una mano su una guancia, «Non
c’è niente di più perfetto di te. Fidati di me, okay?»
Monica finalmente sorrise, rassicurata. Afferrò la borraccia, la mise in
borsa e lo seguì prendendogli la mano.
«Ricordi
quando abbiamo parlato davvero per la prima volta? Mi avevi offerto del succo
anche allora.» commentò Michael, quasi nostalgico, «Walter aveva appena
litigato malamente con Wayne per dei problemi di famiglia, io ero andato a
cercarlo e ho trovato te. E ti ho anche trattata
male.»
«Pazienza.» disse lei a bassa voce.
«Ma tu hai
continuato a seguirmi in silenzio e poi mi hai offerto un succo di zucca da
Aberforth. E mi sei rimasta in testa.» sorrise il ragazzo, «Anche se poi non ci
siamo parlati per un mese ho sempre voluto
ringraziarti, perché dopotutto sei una delle poche persone che mi accettava
così com’ero l’anno scorso, un idiota insomma, e che ha aspettato che tornassi
in me.»
«Sapevo che non eri così e sapevo che avresti reagito a quel modo, ti
conosco troppo bene.» ammise lei, «Quindi non hai di ché
stupirti.»
«Beh, mi stupisce che mi sia venuto così facile seguirti fino alla Testa di
Porco, con tutte le cose che avevo per la testa.»
«Sono stata fortunata.» sorrise lei, aprendo la porta dell’aula e prendendo
un respiro profondo. Sapeva che Sandy era più bella di
lei, più popolare, e che era stata il primo amore di Michael o qualcosa del
genere, ma non gliel’avrebbe data vinta, mai e poi mai.
Georgia si imbatté in Martin Travers
proprio mentre scendeva l’ultima rampa di scale e per un momento ebbe paura nel
vederlo in piedi da solo in mezzo al corridoio ormai deserto. Lui però non
diede segno di volerla attaccare, si limitò a salutarla educatamente. Lei
ricambiò, giustamente perplessa, ma il ragazzo non diede segno di volersi
muovere.
«Senti… penso di dovermi scusare.» borbottò e
Georgia lo guardò allibita, «Mi è stato fatto notare che mi sono comportato in
modo piuttosto idiota con te.»
«Oh, okay.» mormorò lei, cercando di passargli attorno e quasi sbattendo
contro il muro nel tentativo di prendere le distanze. Urtò invece un’armatura,
il cui elmo evidentemente rotto precipitò a terra con uno schianto.
«Accidenti!» sbottò la ragazza, avvicinandosi per raccoglierlo. Martin fece
lo stesso, e mentre si chinava mise mano alla
bacchetta.
«Che succede?» domandò una voce autoritaria; Georgia sobbalzò e si ritrovò
a guardare Ginny Weasley, la sorella di Ron Weasley.
«Niente.» rispose Martin Travers, «Che vuoi? Non sei neanche un prefetto.»
Ginny Weasley lo fissò torva: «No, ma tu hai la bacchetta in mano senza un
valido motivo.»
Georgia si accorse che era vero e sobbalzò, cercando la sua. Martin sollevò
le mani vuote.
«È un
riflesso, Weasley. Dacci un taglio, le stavo solo dando una mano.»
Lei guardò Georgia, che annuì e raccolse l’elmo, «Grazie,
Travers. Ora puoi andare.»
«Puoi chiamarmi anche Martin.» ribatté lui, per un momento supplichevole.
La strega non seppe cosa rispondere e restò in silenzio mentre lui si
allontanava, trucidando la Weasley con gli occhi.
Lei lo ignorò totalmente, avvicinandosi a Georgia, «Sicura
che non ti stava dando fastidio? Mio fratello è prefetto, potrebbe fargli
passare guai.»
«No, era stranamente gentile.» rispose lei, ed entrambe tentarono di
mettere a posto l’elmo, «Grazie comunque. I ragazzi
sono sempre strani, non si sa mai.»
«Nel caso degli Slytherin direi “pericolosi”, ma ho avuto l’impressione che
stesse per attaccarti alle spalle e volevo evitare di dover rimediare al
danno.» spiegò lei, spostando una ciocca di capelli dietro un orecchio. Georgia
si accorse che l’ultima volta che le aveva prestato attenzione era al suo
secondo anno, quando era stata salvata dalla Camera dei Segreti, e che ora era
diventata davvero bella.
«Non so se
l’avrebbe fatto. Uscivamo.» borbottò Georgia.
Ginny la guardò incuriosita: «Con uno Sl… Voglio dire… Ah. Beh, peggio
ancora. Quando esci con un ragazzo e poi ci si molla
lui tende sempre a diventare patetico.»
«Credo che questo
riassuma bene il tutto, sì. Anche perché abbiamo già avuto uno scontro
risultato con lui e il mio migliore amico che quasi si picchiavano
e la mia migliore amica volata giù dalle scale. Ma dato che
lui fa Travers di cognome preferisco pensare che siano
solo le solite scemenze da ragazzo respinto che non si dà pace.»
«Non sarebbe il primo…» commentò lei,
contrariata, e poi i suoi occhi si sgranarono: «Travers? Figlio del Mangiamorte Travers?»
«Sì, beh, all’epoca non si sapeva ancora… Per
quel che può valere credo davvero che tutto questo dipenda dal fatto che sia
solo un ragazzo stupido, non un delinquente.»
Lo sguardo dell’altra cadde sulla sua cravatta: «Hufflepuff, siete sempre
troppo fiduciosi.»
«E voi Gryffindor sempre pronti a dar battaglia.» replicò lei bonariamente.
Il viso di Ginny si illuminò finalmente di un
sorriso, che la rese ancora più bella e che fece sentire meglio anche lei,
dissipando la tensione, «Sapessi. Beh, ci vediamo…»
«Georgia.
Georgia Runcorn.»
«Ci vediamo, Georgia Runcorn. Io sono Ginny
Weasley, comunque.»
«Lo so, sei piuttosto famosa.» le fece presente
lei. Ginny rise come se avesse detto la cosa più divertente del mondo, e
Georgia si chiese come fosse vivere come lei, con un fratello e degli amici
sempre a salvare la situazione e lei stessa coinvolta in battaglie vere che lei
non riusciva a immaginare nei suoi peggiori incubi. Si domandò
anche se si rendesse conto di quanto lei, Longbottom, Lovegood e
ovviamente il famoso trio fossero diventati non solo delle celebrità ma delle
vere e proprie icone per tutti coloro che non li conoscevano se non di vista.
Forse non era cambiato nulla per i loro compagni di stanza o forse anche loro
erano in soggezione, ma di sicuro a lei faceva uno strano effetto parlare con
quella ragazzina più piccola, lo stesso che avrebbe provato faccia
a faccia con Merlino.
Si salutarono, e finalmente Georgia raggiunse l’aula di Antiche Rune, dove
Megan le aveva salvato un posto dietro Hermione Granger. Poco dopo furono
raggiunte anche da Stephen e Susan, e cinque minuti dopo arrivò Zacharias, che
per un attimo diede l’impressione di volersi sedere accanto a Hermione Granger,
poi captò il suo sguardo sconcertato e cambiò strada. Georgia soffocò una
risata mentre Megan non fece alcuno sforzo per nasconderla, attirando
l’attenzione della Granger che si voltò incuriosita.
«Ciao.» la salutò Georgia, dando una gomitata a Megan.
«Ciao.» salutò anche lei, un po’ confusa.
«Povero Smith, gli spezzi il cuore il primo giorno di scuola?»
«Megan.» disse Georgia in tono di rimprovero.
«Cosa? È
divertentissimo!»
«Megan!»
«Spezzargli cosa?» domandò Hermione Granger, improvvisamente allarmata e
rossa in viso.
«Posso?» chiese Terry Boot, per poi accomodarsi accanto a lei, «Comunque è
vero, Zacharias ha una cotta per te, è per questo che si era unito al…tu-sai-cosa in un primo
momento.»
Hermione Granger sembrò sul punto di svenire.
«Tutto ciò è stupendo!» sghignazzò Megan, «Tu-sai-cosa
cosa, amico di Anthony?»
«Sono Terry, e comunque non è niente di importante.»
«Lo sanno.» disse Susan dal banco dietro al loro.
«Oh, okay, all’ex D.A. E
a proposito, niente gruppo di Difesa quest’anno, vero? Con Snape a insegnarla…»
Hermione fece cenno di no con la testa, ancora sconvolta, poi si riprese di
colpo e guardò le due ragazze con aria ancora più scioccata:
«Voi sapete?»
«Gli altri Hufflepuff ce l’hanno detto e ci hanno
un po’ allenate prima degli esami e ci hanno aiutato anche durante l’estate.»
spiegò Megan, «Dopo che siete stati scoperti, e qualunque cosa tu avessi messo
dove loro hanno firmato era già svanita. Ho visto MariettaEdgecombe, ha ancora qualche segno sul viso, che
cos’hai usato?»
«Non
dirglielo, lo userebbe per il male. È malvagia.»
consigliò Georgia, suo malgrado divertita. Stava parlando con un’altra gigante
della storia contemporanea, che peraltro sembrava un pochino più “vicina”
rispetto a Ginny Weasley, forse perché la vedeva in classe da sei anni, con la
mano sempre alzata per poter rispondere per prima, e
per via del suo aspetto comune.
«Sei ancora destabilizzata per via di Zacharias,
vero? Tranquilla, non è che ti pensi dal Ballo del
Ceppo, ha avuto una ragazza nel frattempo.» la rassicurò Terry.
«E tu come lo sai?» chiese Georgia.
«Dal Ballo del Ceppo?» ripeté Hermione, persa.
«Chi è la pazza che è uscita con lui?» chiese Megan.
«Prima di tutto lo so non perché sono pettegolo.» cominciò Terry,
sentendosi al centro dell’attenzione e
inorgogliendosi, «Ho amiche pettegole, tipo Cindy, che mi ha detto che vi ha
conosciute da poco, e tipo Kevin che invece che studiare guarda gli altri.»
Georgia annuì divertita, chiedendosi perché Sally-Anne avesse piantato un
ragazzo con un sorriso così simpatico. Probabilmente, in effetti, proprio
perché era così simpatico e onesto.
«Secondo, ti ha notata dal Ballo del Ceppo,
Hermione. Eri veramente bella, persino Malfoy c’è rimasto male perché non ti
poteva offendere.»
Hermione diventò rossa ma sorrise e ringraziò con voce fioca, prima di
rendersi conto della prima frase, «No! Come “mi ha notata”?»
«E terzo, la pazza è…»
La professoressa entrò in quel momento, «Scusate
il ritardo, cominciamo subito! Aprite il libro…»
Megan rantolò e sbatté la testa contro il banco.
Georgia e Hermione si sorrisero brevemente e poi entrambe si fiondarono sul
primo capitolo del libro, che senza dubbio la Granger sapeva già a memoria.
«Hai intenzione di provare le selezioni per il Quidditch?» domandò Rose a
pranzo, cogliendo Charlotte di sorpresa.
«Neanche per
idea, non sono così brava e voglio che il team vinca. E tu?»
«Sì, come
cacciatrice. Pensavo che ti avrei avuta come
avversaria.» osservò lei con tranquillità, prendendo poi una fetta di crostata.
Charlotte valutò se tentare di parlarle ancora, come Jack del resto le
aveva consigliato per lettera dato che non aveva
praticamente amici ad eccezione di Euan e Mary, che
peraltro non considerava un’amica quanto una presenza stupidamente ridacchiante
al suo fianco, ma in quel momento fu quasi travolta da quest’ultima che subito
l’abbracciò in segno di saluto.
«È un fiocco quello che hai in testa?» domandò Mary con occhi già sognanti,
«Sei così carina…»
«Vero?» domandò Euan, sedendosi all’altro suo
fianco e dando a Charlotte una pacca in testa come se fosse un cane, «Sei
adorabile.»
«È come essere amici di una caramella gommosa
particolarmente caruccia.» convenne l’altra.
«Vado a salutare mia sorella.» annunciò Charlotte, battendo in ritirata.
«Ho l’impressione che abbia pianto anche tu.» fece presente Hannah,
esitante.
Sally-Anne arricciò le labbra, indispettita, «Beh,
vorrei vedere te se quel cretino andasse in giro a sgocciolare la sua tristezza
su chi vorrebbe semplicemente imparare! Scommetto che sperava che Potter fosse
uno dei suoi studenti! Lo ammazzerei!»
«A chi, a Harry?» rise Ernie, «Ma non è colpa sua, abbiamo già abbastanza
lezioni così…»
«Se proprio dobbiamo dirla tutta, Stephen e Susan hanno sia Antiche Rune cheAritmanzia e Storia della
Magia, quindi nessuno di noi si può lamentare.» fece presente Justin, sdraiato
pigramente su una panca del cortile interno davanti all’aula di
Trasfigurazione.
«Però abbiamo tutti molto più tempo libero.»
osservò Quill, «A parte i compiti.» aggiunse depresso.
«E gli allenamenti di Quidditch.» aggiunse Megan, in arrivo con Wayne a
braccetto.
«Uuh, che coppia…» li
sfotté debolmente Justin, aggiustando poi la borsa che teneva come cuscino.
«Ma sta bene?» domandò Wayne.
«Non proprio, ha appena finito Aritmanzia.»
spiegò Quill.
«Beh, allora vai e muori da un’altra parte.» disse Megan con tono risoluto,
«Stephen, andiamo. C’è il club di Pozioni.»
«Da oggi?» domandò Stephen, che era già esausto per via delle altre lezioni
e stava sbandando mentre arrivava con Susan.
Megan batté un pugno contro il palmo dell’altra mano, minacciosa.
«Su, in quanto mio migliore amico devi legare di
più con la mia ragazza.» lo invitò Wayne, chiaramente beffardo. Stephen alzò il
dito medio in risposta mentre veniva trascinato via da
Megan.
«Salve!» salutò Michael, raggiungendoli per ultimo, «Com’è che Megan e
Stephen vanno via assieme?»
«Club di Pozioni.» risposero tutti in coro.
«Oh, già, anche Monica ci va…»
«E com’è che ora voi due siete smielati?» aggiunse
Sally-Anne interrogativamente, «Mi riferisco a te e Megan.»
«Beh, è naturale che due persone in coppia cambino e si addolciscano.»
rispose Wayne, tirando fuori dalla borsa il libro di Babbanologia
per cominciare i compiti. Alzò lo sguardo e notò che tutti lo fissavano
scettici. «Voleva picchiare Buggin.» cominciò lui e vide parecchi di loro annuire,
del resto tutti detestavano quel bullo e la sua pettegolissima gemella, «E
volevo evitare che fosse espulsa il primo giorno.»
«Ah, ecco.» dissero tutti quanti.
«Questo ha molto più senso.» approvò Sally-Anne.
«Ehi, dov’è Georgie?» domandò Michael, spingendo via Justin, «Spazio,
spazio!»
«Georgie l’abbiamo persa in mezzo ai Ravenclaw, sta decisamente
prendendo a cuore l’idea di fare amicizia tra elementi di diverse case.»
rispose Susan, «Dorian e Cindy l’hanno trascinata con loro da Burt, Terry, Anthony
e Kevin e l’hanno mollata lì, credo abbia riscosso la curiosità di Kevin in
qualche modo.»
Wayne annuì comprensivo.
«Anthony?» sibilò Sally-Anne, «Sta fraternizzando col nemico?»
«Guarda che anche Megan…»
«Megan è strana!»
Wayne annuì di nuovo, concordando con l’ultimo commento, e lanciò
un’occhiata a Michael per capire come aveva preso la risposta di Susan, ma
sembrava tranquillo, e lui aggrottò la fronte.
«Sei strana.» osservò Stephen, notando come buona parte dei gruppi di
persone che normalmente gli sarebbero andati a sbattere addosso si aprissero al
passaggio di Megan.
«Perché?»
«Lascia stare… Dove ci incontreremo con gli
altri?»
«Biblioteca e poi ci spostiamo in un aula del
settimo. Prima però passiamo per la Sezione Proibita e tu mi aiuterai e prendere
i libri da passare agli altri, sei già stato promosso ad assistente, urrah per te.»
Il tono funereo con cui lei glielo spiegò non lo
rassicurò affatto.
«Sezione
Proibita? Hai il permesso, vero? E perché scegli tu i libri?»
«Perché sono io il capo.» rispose lei semplicemente, «E sì, il professor
Snape mi ha dato carta bianca.»
“Irresponsabile!” fu la prima parola che balenò nella mente di Stephen:
«Come hai fatto a ottenerlo?»
Lei lo guardò.
«Sì, domanda stupida da parte mia.» convenne il ragazzo.
«Sono la migliore in Pozioni.» disse lei, priva di modestia. «Non gli rispondo come Potter, magari. Anche se ammetto che
“non c’è bisogno di chiamarmi signore” era splendida, stamattina.»
«Certo.» disse lui atono, senza capire a cosa si riferisse, «Chi altri c’è
nel club?»
«La tipa di Michael, SeamusFinnigan,
Travers, sì, quello, Neville…
Non guardarmi così, ha scoperto che non fa schifo in Pozioni quando non c’è il
professor Snape di mezzo e voleva provare, Dorian e Cindy del settimo,
Charlotte, Euan che è un amico suo…»
«È incredibile che tu abbia veramente ricordato tutti i loro nomi!» esclamò
Stephen in tono veramente sorpreso. Megan annuì compiaciuta.
«Perché comunque li conosco abbastanza bene e poi sono miei sottoposti.»
«Non so se tu possa davvero definirli così…»
«Ascolta, il professore che se ne sarebbe dovuto
occupare è ovviamente il professor Snape, che appunto da’ il via libera ai
libri e decide gli argomenti in generalema lo conosci, ha sbolognato il lavoro a me e ogni tanto fa visite a
sorpresa per terrorizzare i membri del club, ma per il resto siamo praticamente
indipendenti. Io gli chiederò conferma della scaletta che preparerò e lui dirà
di fare come mi pare e togliermi di mezzo.»
«Non dovresti chiedere a Slughorn ora?»
«Forse… ma non lo considero. Non mi piace.»
Stephen pensò all’omaccione grasso seduto al tavolo degli insegnanti e
rabbrividì, «Neanche a me.»
Alla fine non ci misero molto a trovare i libri adatti, né a decidere i
gruppi: Charlotte ed Euan, sotto la supervisione
diretta di Megan che si era autoproclamata subito compagna di Stephen, Cindy e
Dorian, Seamus e Neville e Travers
e Monica assieme per esclusione.
«Scegliete un progetto.» disse Megan a Charlotte ed Euan,
«Sfogliate pure i libri e ricordate che le vostre
conoscenze sono pur sempre quelle del secondo anno, quindi eviterei il
Distillato della Morte Vivente. Se si parla di morte e sofferenze già nel nome,
saltate. Quando avete deciso, fatemi sapere. Naturalmente potete venire da me
quando volete, vi aiuterò anche passo passo.»
Stephen la guardò incredulo, perché Megan aveva un ché
di materno in quel momento che avrebbe fatto piangere Walter di commozione.
«Voi del settimo avete i M.A.G.O, prendetevi pure
il vostro tempo.» continuò Megan, rivolgendosi a Monica e poi fissando Travers con disprezzo, «Se Monica ha bisogno di aiuto sa dove trovarmi, ad ogni modo. Longbottom, se uccidi qualcuno la responsabilità è tua.»
Neville la guardò con orrore.
«Ma…» continuò lei, distogliendo lo sguardo,
«Visto come ti è andata agli esami direi che non avrai
davvero problemi.»
«Oh.» sfuggì al ragazzo, che poi assunse una colorazione più rosea e annuì
con determinazione.
«Cindy e… tu.»
«Dorian.» l’aiuto lui.
«Lo sapevo, merda! E dire che oggi me li ero ricordati tutti! Comunque, anche voi due non fatevi
troppi problemi coi tempi, ormai siete abituati, siete
in questo club da più tempo di me.»
«Basilarmente qui si creano le pozioni che si vogliono sotto la
supervisione dei compagni più bravi, aiutandosi a vicenda e con la possibilità
di avere praticamente aiuto privato.» commentò alla
fine Stephen.
«Sì, e non
dimenticare le pozioni che non sono nel programma. Nel nostro caso, noi del
sesto e del settimo, possiamo sperimentare quanto ci pare. Per Charlotte ed Euan sono invece approfondimenti, e stessa cosa per i
ragazzini delle altre classi che si aggiungeranno man mano, vedrai,
appena si abitueranno al carico di compiti delle classi normali ci sarà sempre
qualcuno che vorrà tentare. A te l’onore di decidere la prima pozione.»
Stephen ringraziò con un cenno del capo e cominciò a sfogliare il primo
libro:
«Pozione per colorare la pelle altrui?» lesse, e la guardò.
«Permanente.» aggiunse lei.
«Pozione per far parlare i libri!» lesse ancora, e gli brillarono gli occhi
all’idea.
«Si leggono da soli, in pratica, se vuoi…»
«Aspetta,
fammi continuare a leggere prima… Che strano libro,
guarda questa! Ne versi un paio di gocce su un oggetto, meglio se una collana o
un anello, e questo oggetto se indossato fa emergere
completamente il tuo lato oscuro, praticamente diventi malvagio!»
«È difficilissima da preparare.» notò lei, «E meno male!»
«Questa fa crescere più velocemente le piante.»
«Scommetto che la prova Longbottom.»
«Con questa tu la versi in una bacinella d’acqua e diventa come un pensatoio… Solo che non vedi i tuoi ricordi ma chiedi di
vedere il mondo con un “e se”.»
«E cosa vuol dire?» domandò lei, spingendolo via e leggendo, «AH! In pratica vedi come sarebbe il mondo con una
differenza che scegli tu. Per esempio io potrei dire…»
Il pensiero di entrambi andò a Cedric.
«Potrei dire: e se fossi un’amica di Harry Potter.» terminò lei, «E poi
guardare dentro e vedrei più o meno come sarebbe il
mondo.»
«Qui c’è
scritto che è molto pericolosa però, perché la persona che la usa potrebbe
infatuarsi di quella fantasia e non volerla lasciare, o essere così
terrorizzata dagli eventi possibili che potrebbe impazzire. O...»
«Saltala.» disse subito lei.
«Oh, questa… Leggere nel pensiero.»
«Può portare alla pazzia anche quella, immagino.»
commentò Megan.
«Sì, però dura solo una settimana.» fece presente lui, e poi notò una nota
scarabocchiata al margine, «E qui c’è scritto che se
diminuisci le gocce di sangue di topo…Sangue di
topo? Diminuisce anche la durata, il che permette di non avere
ripercussioni gravi. A parte lo scoprire magari che la tua fidanzata ti
tradisce o roba del genere.»
«Ah beh.»
«La proviamo?» domandò Stephen.
Megan lo guardò e poi sorrise radiosamente: «Certo!
E tu la bevi!»
«Perché io?»
«Perché se sbagliamo qualcosa io non voglio
morire!» rispose lei prontamente.
Stephen la guardò senza parole, poi annuì, per la verità molto curioso. «E
Snape ci segnerà crediti alla fine dell’anno se non sbaglio.»
«Quello, ed eventualmente Dumbledore dopo aver letto il programma potrà
segnare una sorta di raccomandazione… no, un
attestato, ecco, che dice che abbiamo fatto il club e che quindi ne sappiamo
parecchio di pozioni e affini, e poi ce lo danno a
fine settimo anno.»
«A patto che io continui l’anno prossimo… Ma chi
prendo in giro.» sbuffò lui, «Ovvio che continuo. Il
libro lo prendiamo con noi?»
«Per ricopiare le istruzioni, poi lo mettiamo a posto.» rispose Megan.
«D’accordo… Copiamo anche le note sotto, magari questo tizio… L. E. sa di cosa parla.»
«Vedremo
mentre la staremo facendo. Anche se è odioso pasticciare i libri…»
«Lo fai anche
tu! Ti ho vista!»
«Sì, ma non di Pozioni!» ribatté lei, avvicinandosi alla prima pagina dopo
la copertina, in cui ancora si notavano frasi tracciate calcando la matita e
poi cancellate, appena leggibili contro luce. Non erano consigli, ma semplici
annotazioni come quelle che lasciava lei, come “ne
parliamo dopo”. In questo caso c’era un “ti amo.”, un “studia”, un “L e J”
cancellato con una riga così pesante che aveva quasi rotto la pagina, un
piccolo “ho sonno”, un omino stilizzato con i capelli dritti come raggi di sole
disegnati da un bambino e occhiali tondi subito sotto,
un “lo dico io dopo a Occhi D’Oro” dove quell’ “io” era sottolineato due volte
e c’era un cuoricino finale, e un “dopo” al margine del foglio che non era
neppure stato cancellato del tutto, evidentemente scritto di fretta. «Madama Pince non gira molto per il Reparto Proibito o
avrebbe avuto un collasso. Che strano però… Ci pensi
che queste scritte ci sono da anni e anni? Questo “ti
amo” si vede benissimo che è stato scritto prima delle altre note, è molto più sbiadito anche se è praticamente l’unico non cancellato, a
parte quel dopo, magari chi l’ha scritto è già bello che morto…
E chissà chi sono L, J, Occhi d’oro…»
«“L” magari è
il ragazzo che ha corretto il “siero del pensiero”. Leonard e Jane, magari.»
«Complimenti, hai beccato il nome di mio padre e della migliore amica di
mia madre.» fece una smorfia lei, «Su, muoviamoci a ricopiare.»
Stephen annuì e si mise al lavoro, osservando Megan di tanto in tanto. Non
si sarebbe mai aspettato osservazioni simili da parte sua e forse Wayne aveva
ragione, era ora che la conoscesse meglio.
Tanto di sicuro quei due si sarebbero sposati, visto che litigavano come
marito e moglie dal primo anno.
Georgia si ritrovò a ridere forte per via del racconto di Terry e Burt Chambers, che erano particolarmente bravi nell’imitare
Kevin che si era addormentato durante Pozioni e il professor Snape che l’aveva
mangiato vivo. Kevin rideva con lei, senza la minima vergogna, e Anthony si era
coperto la faccia con le mani.
«Ma come avete fatto a diventare amici?» domandò
lei alla fine, guardando Anthony.
«È accaduto questo: mi sono presentato e lui ha detto, testuali parole: “parli in modo strano e hai maniere strane, sei mio amico da
adesso in poi”. E così non mi ha più mollato. Come un cane.»
«Parli in modo strano significa “educato”, ti faccio notare.» rise Terry.
Georgia pensò a Megan, «Sì, capisco bene.»
«E dopo che Terry ha avuto una disavventura-»
«Sono stato mollato per la prima volta, dillo pure.»
«Dopo che
Terry si è preso una cotta al primo anno per una del terzo e già pensava al
matrimonio, perché dopotutto aveva undici anni, e lei gli ha detto di no, Kevin
ha pagato, non scherzo, ha pagato Fred e George Weasley che erano i suoi eroi,
non so se li conosci, per andare a Hogsmeade e portargli cinque burrobirre. I
gemelli non hanno accettato i suoi soldi, sono andati alle cucine e hanno preso
le burrobirre e anche una torta, e lui ha tirato su di morale Terry in questo
modo e siamo diventati tutti amici.» terminò Anthony
con un sorriso che rivelava quanto in realtà tenesse a loro.
«Sensato.» commentò lei, guardando Kevin con divertimento.
Il ragazzo ghignò.
«Ora vado ad allenarmi un po’ a Quidditch prima di cena.» annunciò Burt.
«Di già?» domandò Georgia. Burt la guardò
serissimo e annuì.
«No, non farlo!» gemette Terry, vedendola aprire bocca.
«Non fare domande a Burt sul Quidditch.» precisò Anthony.
«Burt è un Quidditchofilo.» commentò Kevin.
«Il Quidditch è la mia vita.» dichiarò Burt, sollevando la camicia e
mostrando la canottiera con sopra stampata la frase che aveva appena
pronunciato.
«Credevo che i Ravenclaw fossero sani e studiosi.» osservò infine Georgia,
voltandosi dagli altri in cerca di aiuto.
«Anthony, Terry e Michael lo sono.» disse Kevin, ridendo, «Credo che ne troverai così anche negli altri anni, ma penso
che il Cappello Parlante si fosse bevuto il cervello sei anni fa. Oh, si può
usare questo modo di dire se parliamo di un cappello?»
«Sentite, ma posso chiedervi perché sono qui?» domandò alla fine lei,
guardando Burt andarsene velocissimo.
«Non
fissarlo, è già tanto se non torna indietro a mostrarti le mutande. C’è lo
stemma dei Puddlemere lì.» disse Terry
serissimo, «Comunque chiedi a Kevin. È lui che ha insistito.»
Kevin smise di sorridere e la guardò; Georgia si accorse che i suoi occhi
erano più piccoli di quelli di Anthony ma ugualmente magnetici, specialmente
ora che lui sembrava sul punto di dire qualcosa di serio.
«Cindy.
L’anno scorso sembrava completamente allo sbando e dopo una sola serata in
camera tua è improvvisamente tornata la mia… la
nostra Cindy. Ha lasciato Jeremy, e quelli non sono affari miei, e in qualche
modo è riuscita a non litigarci e a non farci litigare
me, salvando il gruppo intero che rischiava di dividersi del tutto. Credo che
tu possa capire se ti dico che il mio gruppo è un po’ come una famiglia, anche
se ho due genitori e tanti fratelli e sorelle non riesco a non pensare a tutti
i miei amici qui come tali: Anthony, Terry, Jeremy, Dorian e Cindy in
particolare. Ora, Hannah Abbott e Susan Bones erano
già sue conoscenti quindi non è proprio opera loro,
Megan voglio lasciarla conoscere prima ad Anthony anche perché mi spaventa un
po’ e Sally-Anne è apparentemente malvagia con tutti i miei amici, perciò tu
sei l’unica che ho potuto chiamare per ringraziarvi e a nome di tutti. Senza
contare che Dorian ha già deciso che ti adora, e che tu con Cindy non ci avevi
mai parlato prima eppure anche lei ora canta le tue lodi. Non potevo non conoscerti.»
«Ho capito.» disse Georgia, «E ti ringrazio.
Dovreste dare una chance a Sally-Anne, comunque. Quando non le
si chiede di essere una fidanzata sa essere una buona amica.»
«Dillo ad Anthony.» borbottò Terry.
«Appunto, non pensi mai a te.» sorrise Kevin, «Comunque
qualunque cosa ti servirà, io ci sarò. Ti devo un favore enorme, perciò non
farti problemi per qualsiasi cosa.»
«Sembra che oggi non faccia che riscuotere
successo.» commentò lei, sorridendo a sua volta, «E comunque, l’unica persona
da cui vorrei essere approvata è da qualche parte a sbaciucchiare la sua futura
moglie».
«Mi sembra
giusto, sei bella, simpatica e buona. Se non fossi un disgraziato
ci proverei subito con te.» approvò Kevin, tornato normale.
«Come sarebbe?» domandò Terry.
«Non chiedere.» si lamentò Anthony.
«Beh, io voglio le tipe strane, lo sapete.»
«Tu e Cindy non…» tentò Georgia, ricordando che
Cindy sembrava innamorata del suo cosiddetto migliore amico.
Kevin fece subito cenno di no con la testa, «Migliori amici.»
«Ah. La sento
spesso, questa.»
«Cosa?»
«Niente.
Quindi Burt ha davvero le mutande del Puddlemere?»
«Impazzirò prima della fine dell’anno e non riesco a ricordare a cosa serva
la telecamera.» annunciò Susan dopo la prima settimana, sbadigliando, «Inutile
il panico.»
«Invece che
scattare le foto e quindi prendere le immagini ferme, perché quelle dei babbani
sono ferme, prende direttamente tutto quello che succede da quando la fai
funzionare a quando la spegni. Con i suoni e i colori.»
disse Hannah, che aveva gettato il libro a terra e stava studiando piegata in
due sulla poltrona per leggere.
«Comodo avere un’amica che ha la madre babbana,
eh?» commentò Sally-Anne, «A me servirebbe una mano in Erbologia,
comunque.»
«Ci penso io.
E mia madre non è babbana, è nata-babbana.» precisò lei, mettendosi più comoda.
«Come si chiamano i tuoi?» domandò Quill, emergendo da dietro il divano.
«Ignatus Abbott e Alexis River.» rispose lei,
«Perché?»
«Perché ero convinto anche io che lei fosse babbana e tuo padre invece mezzosangue.»
«No, mio
padre è purosangue! Anche se il cognome si estinguerà con me visto
che non ho fratelli. Ormai la famiglia era ridotta a noi, ma c’è da
secoli.»
«Sapete che mio padre era amico del padre di Goldstein?» domandò Michael,
intromettendosi nel discorso, «Me l’ha detto Anthony Goldstein, erano
inseparabili a scuola!»
«Triste che si siano separati e riprodotti, se si fossero fidanzati tra loro avrebbero fatto un favore al mondo.» commentò
Sally-Anne e Megan sghignazzò, occupata a mescolare ogni dieci minuti la
pozione a turno con Stephen.
«Non ti rispondo perché sono un signore.»
«Ma avessi la decenza di tapparti la bocca invece
che uscirtene con cose simili…»
commentò Georgia, facendogli poi l’occhiolino. Michael rise e fece cenno di
volerle spettinare i capelli, lei gli sfuggì.
«Si sta bene però.» mormorò Stephen, che ora che toccava a Megan mescolare
si era potuto sedere accanto a Susan e Quill. I due annuirono, rilassandosi con
lui.
«L’hai più sentito tuo padre, Michael?» domandò Wayne, e il ragazzo fece segno
di no con la testa.
«Ma aspetto una lettera o qualcosa del genere.»
«E tu e tuo fratello?» domandò Ernie a Georgia, tanto per parlare.
«Già, vedo meno lettere in arrivo.» convenne Justin.
«È molto
occupato col lavoro, ma anche lui ha promesso di spedirmene presto. Sta facendo
una specie di allenamento per rimettersi in forma e poter affrontare le
missioni di persona, gli ci vorrà almeno un anno prima di tornare operativo.» spiegò lei, scambiando uno sguardo con Michael che diceva
quanto lei fosse sollevata da ciò.
«Auror…» disse Ernie, sognante.
Robert stava uscendo dalla Gringott quando fu
distratto dalla vista di una splendida ragazza dai capelli argentei che
salutava un tizio dall’aria familiare e i capelli rossi come il fuoco. Si chiese se lei fosse una
veela o qualcosa del genere, tanto era bella, e la guardò andare via piuttosto imbambolato prima
di portare l’attenzione al ragazzo in questione e trasalire.
«Bill?»
«Rob?»
I due si strinsero la mano e si diedero qualche
pacca sulla spalla a vicenda, non sapendo se abbracciarsi o meno, e Robert fu
felice di trovare il vecchio amico così raggiante.
«Ma tu pensa, quanti anni sarà che non ci vediamo?
Come stai?»
«Meno bene di te.» rispose Robert, lanciando un’occhiata alla ragazza che
si allontanava.
«Ah, Fleur… Ci sposiamo l’anno prossimo.» rivelò Bill, cercando di non suonare troppo compiaciuto e fallendo.
«Mi stai prendendo in giro.»
«Fatico a crederci anche io quando la vedo. E non parlo solo della bellezza esteriore, sia chiaro.»
«Grazie.» ridacchiò Bill, tenendolo d’occhio con fare incuriosito e ricevendo uno sguardo interrogativo per questo, «Sapessi quant’è
strano vederti sorridere così… O sorridere e basta. Tra l’altro sei invitato, avrei chiamato comunque tutti, anche se siete
così sfuggenti… Specialmente tu e Gabriel…
E Sarah, certo. Li vedi ancora?»
«Solo Sarah.» rispose lui con un’alzata di spalle,
«Ma Gah mi manda cartoline da tutto il mondo ogni
tanto.»
«E tu e Sarah…»
«No! No, no,
siamo solo migliori amici, proprio come allora.»
rispose Robert con sicurezza.
«Diavolo, mi ricordi… beh, mi ricordi quasi tutti
i miei fratelli.»
«In che senso?»
«Lascia stare…»
«E Tonks?» domandò poi Robert, «Lei non la inviti?»
«Ah, ma Tonks è già di casa.» rispose Bill, «Anche
se dubito che oltre a Charlie qualcuno abbia realizzato quanto vicini fossimo a
Hogwarts… Quando eravamo ragazzini chiamavamo Tonks “Dors” tutto il tempo per colpa di Gah,
per fortuna, o mia madre l’avrebbe ossessionata perché si sposasse con Charlie o
qualcosa del genere. E siamo tutti andati per la nostra strada dopo la scuola.»
«Ci siamo allontanati prima, con la morte dei miei.» lo corresse Robert, «Charlie
è in Romania, Gah era scappato di
casa subito dopo Hogwarts e chissà dov’è ora, Tonks fa l’Auror ma la vedo solo
ogni tanto perché lei è sempre sul campo, tu alla Gringott
e io e Sarah nella divisione d’ufficio.»
«Strano posto per una Slytherin.» sogghignò Bill, «Come stanno le tue
sorelle?»
«Bene, bene.
Charlotte mi ricorda inquietamente la piccola Tonks appena arrivata a Hogwarts,
senza amici della sua età, tutta scontrosa e ribelle, ma
pazienza. Troverà un Charlie, un Bill e un Gah, immagino.»
«Sei fiero di lei.»
«Ci puoi
giurare. Georgia invece è tranquillissima, è più matura lei di me. E i tuoi? È
tuo fratello quello che è finito a dar battaglia nel Dipartimento dei Misteri
mesi fa, no?»
«C’era anche mia sorellina.» si incupì Bill, «Hai
tempo per bere qualcosa?»
«E perché no…» accettò Robert, un po’ in pena per
Bill. Se fossero state le sue sorelle, quelle finite sul giornale per aver
affrontato dei Mangiamorte, lui avrebbe come minimo avuto un collasso nervoso.
Non riusciva più a non lottare per ciò che era giusto, ma d’altro canto
cercava di correre meno rischi possibili, perché capiva la paura della sorella.
Però, proprio per proteggere lei e Charlotte, sapeva che avrebbe dato anche la
sua stessa vita con piacere e che avrebbe dovuto combattere per
poter permettere loro di vivere vite normali.
«Quindi esistono altre bambine col carattere che aveva Tonks?»
«Beh, lei non odia davvero il mondo…spero.»
Bill sorrise e pensò che avrebbe dovuto spedire già quel giorno una lettera
a Gah, nella speranza di trovarlo ovunque lui fosse,
e invitare anche lui al suo matrimonio.
Per quanto riguarda Zacharias
Smith, c’è da dire che Hermione, al party, dice a Harry
che non sapeva se invitare lui o McLaggen per infastidire di più Ron, e
sembrava abbastanza sicura di poter ottenere un sì da entrambi.
Inoltre, se per curiosità
volete sapere quali materie stanno seguendo:
«Come sono andate le selezioni?»
domandò Wayne, restando chino sul suo libro. Nessuno dei ragazzi commentò il fatto che Megan fosse nel dormitorio maschile.
«Ovviamente sono in squadra. Zacharias avrebbe fatto di tutto per tenermi
fuori, ma gli altri lo avrebbero picchiato perché senza di me non possono
vincere.» rispose lei, sedendosi accanto a lui, «Che materia è?»
«Babbanologia.»
«Se qualcosa non ti è chiaro,
avvisa.»
«Ho sempre pensato che nel Quidditch
il ruolo più importante fosse quello del cercatore.» osservò Justin.
«Ho sempre osservato che devi stare
zitto.» ribatté Megan, «Stephen, la pozione sarà
pronta tra dieci giorni, dovrà solo riposare ora. E ci aggiungerò cose man
mano.»
«Che pozione?» domandò Ernie,
incuriosito.
Zacharias rientrò in quel momento e
lui e Megan si scambiarono un’occhiataccia.
«La pozione “tua
mamma”. Fatti i fatti tuoi.»
«Sei di buon umore?» domandò Wayne,
ironico.
«Il nuovo cercatore andrebbe scuoiato
vivo.» si lamentò lei, lasciandosi scivolare dal letto a terra. Zacharias
grugnì dal suo baule.
«Vedo che concordate…
Perché è in squadra allora?»
«È il più decente.» rispose il ragazzo, afflitto, «Come capitano dovevo sceglierne uno e persino Jones concordava sul fatto
che perlomeno sapesse volare. Ora capisco perché hanno anticipato di tanto le
nostre selezioni, così avremo più tempo per allenarli a restare seduti su una
scopa senza cadere dopo tre secondi…»
«Stiamo per perdere così malamente…» commentò
Justin, non troppo colpito dalla situazione.
«Tutto bene?» domandò Stephen.
Lui gli rivolse un pigro sorriso e giocherellò con una piuma, «Presto
avremo finito il sesto anno-»
«Di già?» fece Wayne.
«-e poi il settimo e poi finalmente mai più libri, andrò in giro per il
mondo a spezzare maledizioni, conoscere straniere e assaggiare i piatti
migliori di ogni luogo che visiterò.»
«Justin, hai battuto la testa?» domandò Ernie cautamente.
«È solo che mi sembra ieri che siamo arrivati e invece son già passati
giorni, anche l’anno passerà velocissimo!»
«Ti dirò…» cominciò Stephen, «Non è successo
ancora niente di niente, se continua così sarà l’anno
più tranquillo di sempre, considerato che non ci sono troll, camere leggendarie
che si sono riaperte, tornei da affrontare, pazzi scappati da Azkaban o peggio di tutto i G.U.F.O.»
«Ma tutte queste cose sono quasi sempre cominciate
ad Halloween e gli effetti si sono visti dopo.» fece presente Wayne.
Tutti gemettero.
Quill emerse dalle coperte sotto cui era accucciato
per studiare: «E di solito coinvolgono i Gryffindor.»
«Dettagli…» borbottò Megan.
Georgia era di ritorno dalla sua lezione di Erbologia
quando si accorse di Dorian, seduto nel cortile nonostante il freddo di quella
sera di ottobre. Si sedette accanto a lui senza dir nulla, e il ragazzo le sorrise e tornò a guardare avanti.
Cindy, Kevin e Jeremy stavano passeggiando vicino al lago, capì che erano
loro per via del modo in cui Dorian li guardava e per il
fatto che fossero in tre, con la biondina in mezzo.
«Tutto bene?»
«Sì.» rispose Dorian dopo qualche secondo.
«E come mai
non li raggiungi? Se posso chiedere…»
«Puoi chiedermi tutto.» disse lui con un breve sorriso che si spense
subito. Georgia gli appoggiò una mano sulla spalla, esitante. «Di solito eravamo io, Cindy e Kevin. Jeremy si è aggiunto
dopo, perché gli piaceva Cindy e lui e Kevin erano più o meno
amici, stessa cosa con me… Poi, come sai, io e Cindy
ci siamo baciati. È stato un enorme errore, ma non era neanche un bacio di
quelli davvero romantici, era un modo strano di… Non
te lo so spiegare, comunque non sono interessato a lei a quel modo, e lo sanno
sia lei che Kevin. Ora lei ha lasciato Jeremy del
tutto e sono rimasti comunque amici, perché Jeremy un po’ l’ha sempre saputo… Ma penso non reggeranno a lungo, penso che Jeremy prima o poi scoppierà perché vuole di più e li mollerà.»
«Ed è un problema?» chiese Georgia, confusa.
«Dipende.» Dorian sorrise di nuovo debolmente, «Perché
so che tra Kevin e Cindy è tutto diverso… sin dal
primo momento, al secondo anno, il primo treno, è come se le due persone più
speciali del mondo si fossero incontrate… E sono come
un fratello e una sorella per me. Mi preoccupa cosa accadrà tra loro, perché se
le cose andassero male li perderei, e se anche
andassero bene sarei escluso… è egoista da parte mia,
lo so.»
«Non così egoista, è molto normale!» esclamò subito la ragazza, «Hai paura di perdere i tuoi migliori amici, è normalissimo!
Io sono fortunata perché Megan e Wayne come coppia sono…
perché sono una coppia dall’inizio, l’unica differenza
è che ora si baciano. E Mike…Michael…Mike ha già dimostrato che non lo perderemo, sta invitando Monica anche
nella nostra sala comune... anche voi troverete un vostro equilibrio. Kevin e
Cindy sembrano superficiali a una prima occhiata, ma sanno cos’è importante
mantenere.»
Dorian annuì, poi cominciò a ridere: «Dio, odi quella
Monica così tanto…»
«Chi, tu?» si stranì lei.
«No, tu! Tu
la vorresti uccidere!»
Georgia sbiancò e lo colpì subito a una spalla, «Non è
affatto vero, è adorabile e-»
«Ed è quella che ti ha fregato Mike.» la interruppe lui.
«Michael non mi piace in quel modo!» negò subito la strega.
«Sai cosa? Io
sono un ragazzo, si suppone che non debba fare la comare che convince la gente
a non negare i propri sentimenti, ma possibile che io conosca solo gente
repressa che dice “sei il mio migliore amico” a
chiunque ami? E Kevin e Cindy, e tu e Stebbins…»
Georgia lo guardò basita.
«Ehi Georgie!
Sanders…» salutò Michael
allegramente, facendo sobbalzare entrambi. Stava arrivando con un braccio sulle
spalle di Monica, e pareva che nessuno dei due, fortunatamente, avesse sentito
di cosa lui stesse parlando.
«Stebbins.» salutò Dorian con un piccolo cenno della testa, «Ladgewolf.»
«Ciao.» mormorò Georgia, sorridendo ai due.
Una folata di vento fece stringere tutti nei mantelli. Michael si guardò
attorno; Georgia sorrise debolmente a Monica, Dorian si fissò le mani e tutti e
tre si chiesero se l’atmosfera potesse diventare più tesa di così.
Sally-Anne spedì la lettera a Gah e si affacciò a guardare il panorama. Sentì dei passi
alle sue spalle e si voltò, trovandosi per la prima volta in compagnia di Terry
Boot da quando l’aveva mollato.
«Oh, ehi! ‘sera!» salutò Terry, amichevole.
«Ciao.» salutò Sally-Anne,
arricciandosi istintivamente una ciocca di capelli intorno alle dita.
Terry la tenne d’occhio mentre lei
si tratteneva accanto al muretto, e dopo aver spedito la sua lettera
si fermò accanto a lei.
«Sembra che quest’anno ci
incontriamo più di quanto non facessimo in tutti gli altri anni messi assieme,
eh?»
«Immagino sia perché tutte le
persone con cui Megan e Georgia stringono amicizia finiscano
sempre col contare nella vita di tutto il gruppo, a differenza di noi comuni
mortali che abbiamo vite private.»
«Forse è perché danno più importanza
a queste persone di quanto non ne dia tu.» osservò lui e Sally-Anne assottigliò
lo sguardo, «Parlo anche di me. Anche Kevin è così, è
che ci sono persone che coinvolgono tutti gli amici appena conoscono qualcuno
perché reputano entrambi importanti, sia gli amici potenziali che quelli vecchi e vogliono che vadano d’accordo tra loro.»
«Non ci ho mai pensato.» ammise lei.
«Beh, a me invece ha dato molto da
pensare tutto questo.» ribatté Terry onestamente, «Tranquilla,
non ho intenzione di provarci con te, mi basta essere scaricato una volta sola.
A proposito, posso sapere il perché?»
Sally-Anne lo squadrò e poi sbuffò.
«Te l’ho detto il perché, non
sentivo niente.»
«Solo questo? Non è che stessimo insieme da tantissimo…
Perché mi hai detto di sì allora, all’inizio, se non intendevi provare?»
«Sinceramente?» lo sfidò lei.
«Sì…?»
«Perché mi piaceva il modo in cui mi guardavi. Mi hai sempre detto che sono
bellissima e mi piace sentirmelo dire. Sei un bravo ragazzo, ma non mi interessi minimamente.»
«Beh, te l’ho chiesto io.» commentò
lui, stringendosi nelle spalle, «Però rischi di far
soffrire qualcuno, in questo modo. Se qualcuno si innamorasse
di te…»
«Non accadrà perché non lascio
avvicinarsi nessuno, non abbastanza.» tagliò corto lei.
Terry la guardò disorientato: «E
come fai a sapere allora chi è giusto per te?»
«Qui a Hogwarts? Non c’è nessuno alla mia altezza.»
rispose lei sprezzante, ma si accorse di essere sforzata nel dirlo. Per la
prima volta si rese conto di non essere più certa di ciò che aveva sempre
proclamato e pensato.
«Ci stavamo chiedendo perché ci
mettessi tanto.» disse Anthony, finite di salire le scale, e si sfregò le mani coperte dai guanti, «Perks.»
«Goldstein.» sibilò Sally, irritata.
«Noi andiamo.» disse Terry, rosso in viso, battendo in ritirata. Rallentò accanto ad
Anthony, che gli fece cenno di proseguire e poi si avvicinò a Sally-Anne.
«Sei davvero come pensavo, quindi. Speravo di sbagliarmi.»
commentò lui.
«Origliavi?»
«No, ma siete soli e ho sentito per
forza mentre salivo gli ultimi gradini.» spiegò Anthony, stringendo i pugni al
pensiero della faccia mortificata di Terry e costringendosi a respirare
profondamente, «C’era bisogno di essere così dura?»
«Lui vuole stare con me solo perché
sono bella.» ribatté Sally-Anne, «Posso avere di meglio.»
«Non lo so.» disse lui, guardando il
cielo stellato. Poi estrasse la bacchetta; Sally-Anne sobbalzò, lui la ignorò e
trasfigurò una bottiglia vuota appoggiata al muretto in una rosa di vetro, e
glielo porse.
Lei accettò sorpresa.
«Sei sicuramente come questo fiore,
ed è difficile trovare qualcuno giusto per te.» commentò, guardando avanti a
sé.
Sally-Anne guardò prima lui e poi il
fiore, confusa dal gesto.
«Sei bellissima come questa rosa.» spiegò
Anthony, con un sorrisetto storto mentre si voltava a guardarla, il viso
pallido illuminato dalla luna piena, «E altrettanto vuota.»
Lei spalancò la bocca, inorridita,
ma il ragazzo si stava già allontanando.
«Tu non hai idea di cosa quel
bastardo mi abbia detto!»
Tutti gli Hufflepuff del sesto e
quinto anno, più Michael, Dorian, Cindy e Jeremy, seduti in sala comune per
studiare assieme, sollevarono la testa verso Sally-Anne, che aveva il mantello
aperto, gli splendidi e lunghissimi capelli biondi spettinati intorno al viso,
che sembravano lasciati cadere e arricciati ad arte invece che dal freddo, le
guance arrossate, gli occhi lucidi per via del freddo e stava ansimando per la
corsa.
Non era mai stata così bella, e
Stephen trasalì come se gli avessero dato uno schiaffo, Dorian spalancò la bocca
e si lasciò cadere di mano il libro e Sheldon e Rowan
caddero dalla doppia poltrona che stavano occupando, facendo crollare una pila
di libri in testa a Quill che non emise neppure un suono, limitandosi a
guardarla con gli occhi spalancatissimi. Wayne pregò
sinceramente che stesse guardando Megan, che era poggiata a lui, e si distanziò
appena.
«Chi è il bastardo?» domandò Michael
in tono gentile, evidentemente atterrito.
Lance era strisciato
dietro Amelia per nascondersi.
«ANTHONY GOLDSTEIN!» urlò lei,
facendoli sobbalzare, «RAGAZZE, CON ME!»
E calpestando la pergamena di
Jeremy, che non osò lamentarsi e la fissò andare via con aria parecchio ebete,
si precipitò in dormitorio.
«Toh, se volete farmi i compiti non mi lamento.» disse Megan, lanciando la pergamena
a Wayne e Stephen, «Ricordatevi di me.»
«Difficile scordarti.» replicò
Wayne, beffardo.
«Perché ho la sensazione che non sia positivo, detto così? Devo colpirti?»
«Risparmia le forze per Sally.»
mormorò Georgia, trascinandola via.
«Ciao ciao…» salutò tristemente Hannah, e Susan si
allontanò con lei un po’ depressa e un po’ preoccupata.
Stephen si accorse che Megan gli
aveva lasciato la scatola dentro cui teneva il calice
con la pozione sigillata al suo intorno e se la mise in tasca, mentre Rowan e Sheldon tornavano sul divano.
«Che diavolo di donna…»
borbottò il primo.
«Bella, però.» commentò Helen
serenamente.
«Bella?» ripeté Justin, sconcertato,
«Prova con attraentissimamente
sexy e stupenda!»
«E spaventosa.» aggiunse Ernie,
«Ammettiamolo.»
«Povere ragazze, dubito che
riusciranno a fare i loro compiti.» commentò Michael, ripresosi.
Tutti lo guardarono come se fosse
pazzo.
Era il pomeriggio della settimana
dopo quando Stephen decise di provare il “Siero del Pensiero”, che era
diventato denso e blu scuro con un giorno di anticipo grazie alle “amorevoli”
cure di Megan. Nessuno sapeva che intendeva provarlo eccetto lei e Wayne, ed
entrambi sapevano che l’avrebbero fatto il giorno successivo, ma rendendosi
conto che gli altri sarebbero fuggiti da lui pensò di
tentare senza avvertirli.
Si preparò al sapore disgustoso e
mandò giù il piccolo sorso, che sarebbe dovuto durare
solo un giorno. Mise il piccolo calice a posto e aspettò, poi si alzò per
andare in sala comune.
Quando rinvenne
scoprì di essere steso sul letto in orizzontale, a metà del materasso.
Sentì Zacharias chiedersi se fosse
quello il modo di dormire e si mise a sedere.
«Eh?»
«Cosa?» domandò Zacharias
scorbuticamente.
«Hai detto qualcosa?»
«No.»
«Oh.»
Leggermente esaltato si affrettò a
uscire in sala comune, dove tutti i compagni stavano facendo i compiti prima di
cena, o nel caso di Michael e Monica se ne stavano in panciolle a
chiacchierare.
Provò ad avvicinarsi a Wayne e
Megan, che stavano leggendo un giornale. Inizialmente non sentì altro che il
brusio di chi parlava più quello di tutti i pensieri, che erano lontani, come
se le persone sussurrassero tra loro, poi concentrandosi su Megan sentì la sua
voce senza che lei aprisse bocca.
“Mi sta sulle scatole questo tizio,” stava
pensando. E un attimo dopo disse: «Mi sta sulle scatole questo tizio.»
«Ci avrei scommesso.» commentò
Wayne, stiracchiandosi. “Dovrei prenderle la mano?
Voglio prenderle la mano. Chissà da cosa deriva il voler prendere la mano della
propria fidanzata, di sicuro non è qualcosa che aiuta il proseguimento della
specie, non dovrebbe essere istintiva quanto
dipendente dalla cultura, ma non mi risulta che nelle altre culture la gente
non si prenda per mano, sarà…”
“Ho
freddo,” pensò Megan, «Ho freddo, attaccati.»
«Voi due siete perfetti assieme.»
commentò Stephen con sentimento.
Entrambi lo guardarono sorpresi.
“Cosa gli
prende? Non è da lui,” pensò
Wayne.
“Certo che lo siamo,” pensò Megan.
«Okay.» disse Wayne.
“Vorrei cavarle gli occhi.”
Stephen si voltò verso la voce di
Georgia, che era seduta per terra con le braccia appoggiate alla poltrona su
cui stava Dorian, e guardava Michael e Monica che le davano le spalle e si
baciavano.
“ Non lo dovrebbe toccare. Zoccola.
No, no, no, sorridi, Michael è il tuo migliore amico, sorridi! Parla con Dorian, digli qualcosa!”
Dorian sfogliò una pagina del libro
che teneva sulle gambe, e pensava ai suoi amici Ravenclaw, “Dovrei dire
qualcosa a Kevin o starne fuori e vedere cosa fa?”
Sally-Anne
si accorse del proprio riflesso in un bicchiere in quel momento e si aggiustò
un ciuffo, “sono veramente bellissimi... Ho fatto bene a farli crescere
ancora. I capelli di Georgia non sono male
quest’anno, penso. Guarda Michael come si struscia con quella gatta morta
davanti a Georgia, dovrebbero staccargli via il c-“
«Steph, stai bene?» domandò Wayne, “Perché ride da solo? Cosa mi sono perso? Di solito ci accorgiamo di tutto assieme…”
“Prima c’era
Cedric, e quello andava bene, e Georgia, e quello andava meno bene. Ora prima di me viene anche questa tizia…” i pensieri di Rowan erano decisamente cupi.
«Sì, stavo ricordando cose…» rispose Stephen vago.
“C’è Stephen! Dovrei chiamarlo? No, forse vorrà restare per conto suo, non posso sempre
appiccicarmi a lui, lui non è venuto da me, magari non vuole parlarmi ora…” pensò Susan in quel momento e Stephen la cercò con
gli occhi. Era rivolta al fuoco e stava
pensando: “avrà visto che lo stavo fissando?”
«Devo andare.» disse a Wayne e
Megan, che cominciavano a preoccuparsi. O perlomeno Wayne, Megan lo aveva
semplicemente preso per scemo, ma non dubitava che presto
avrebbe capito la verità anche lei.
Raggiunse Susan, e mentre percorreva
la sala riuscì a sentire meglio parecchi pensieri, pur
senza voltarsi a cercarne i proprietari.
“Non finirò il compito in tempo,
sono un cretino! Perché ho aspettato?”
“Michael è così bello…
Sono così fortunata ad averlo!”
“La amo, senza dubbio.”
“Mi fa male la pancia, odio essere
una donna!”
“Devo ricordare ad
Hannah che abbiamo una ronda…”
“Non devo piangere, non devopiangere… Ogni volta che la
bacia, mi sento morire.”
“Ucciderò Anthony Goldstein!”
«Ciao, Susan.» salutò Stephen,
sedendosi accanto a lei, un po’ scioccato dall’intensità dei pensieri di
Georgia.
Susan gli
sorrise subito. “Mi preoccupo sempre troppo!” «Ciao, Step!»
«Che fai da sola?»
Lei fece spallucce, «Mi riposo un po’ prima di cena. Non pensavo che il sesto
anno fosse così difficile!» disse, fece una pausa e pensò: “Che begli occhi
che ha”, «E tu?»
Stephen sentì la sua faccia ardere,
chiedendosi se avesse capito bene: «Cosa?»
“Mi sta ascoltando?”
«Sì!» disse subito lui.
«Cosa sì?» chiese Susan, confusa.
“Mi sento spezzato a metà… Vorrei essere morto.”
Stephen si voltò lentamente verso
Quill, che era sul divano e sembrava dormire.
«Quill, sei
sveglio?» chiamò, ignorando involontariamente Susan.
“Stephen è strano,” pensò lei.
“Cosa faccio?”
si chiese Quill, e poi aprì gli occhi e annuì pigramente.
«Stai bene, amico?» domandò
preoccupato.
«Ho molta fame.» rispose Quill,
balzando in piedi, «È quasi ora di cena, penso che andrò!»
«Ti accompagno?»
“Lasciami solo e basta!”, «Non ce n’è bisogno…» si schernì lui in tono
molto tranquillo.
Stephen si ritrasse, sentendosi
rifiutato, «D’accordo.»
Lo guardò andare via e così Susan.
«Qualcosa non va con Quill?» domandò
poi lei.
«Credo non stia bene.»
«Allora dovresti parlargli.» suggerì
la ragazza, che pensava lo stesso e aveva completamente messo da parte le sue
insicurezze.
Stephen annuì e poi riportò la sua completa attenzione su di lei: «Dovremmo
andare a Hogsmeade insieme, è da tanto che non parliamo.»
«Mi farebbe piacere.» sorrise lei, «Prima però occupati di Quill.»
Georgia si alzò in quel momento insieme a Dorian e quasi corse via dalla
sala comune, pur cercando di mantenere un passo normale.
“Sta per piangere? Cosa dovrei fare se piange?” pensò freneticamente Dorian.
Michael non la notò, ma Monica sì.
“Staranno insieme? Lo spero, mi eviterebbe un sacco di problemi.”
Si chiese quanto la fidanzata di Michael dovesse essere gelosa del rapporto
tra lui e Georgia e quanto questo rapporto si fosse raffreddato a causa sua. In
ogni caso era gentile a non darlo a vedere per non far soffrire nessuno e a
limitarsi a sperare che lei uscisse con un altro, sicuramente più diplomatica
dei pensieri che Sally-Anne e Megan le stavano indirizzando in quel momento.
“Georgia dev’essere gelosa marcia” stava pensando la prima, “la storia del migliore amico è la cazzata del
secolo.”
“Se Georgia sta male per colpa di Monica giuro che le uccido entrambe.”
“Georgia sta per scoppiare,” pensò anche Wayne, “perché Michael non se ne accorge? Sarà anche
assorbito dal suo amore per Monica, però Georgia resta la sua migliore amica… Possibile che non abbia capito che lei ricambi? Ma dopotutto neanche lei c’è arrivata, continua a dirsi che
è la sua migliore amica, quante volte l’avrà detto questo mese? Sono come fratello e sorella…”
”Cosa sta pensando?” si domandò Rowan. “La Signora Maestra stava lì lì
per piangere e sono sicuro che è per lui… a cosa sta pensando? Maestro, girati!
Girati!”
Conoscendo Rowan, dopo aver chiamato Michael in quel modo
era naturale che lo pensasse ancora tale, ma era una novità per lui che anche
Georgia avesse un appellativo e che fosse saltato fuori nel momento in cui
metteva da parte la sua invidia verso di lei.
«Andiamo a cena anche noi.» propose Susan, “Com’è pensieroso, dev’essere per Quill... Vorrei poterlo aiutare…”
Girando per i corridoi di Hogwarts, Stephen scoprì che tutti gli studenti
avevano le loro grandi preoccupazioni e che molti vivevano le loro personali
avventure che non diventavano di dominio pubblico come quelle di Potter e del
trio. Certo, sapeva che ogni persona aveva una vita propria, ma essere
improvvisamente e involontariamente parte per qualche secondo lo aiutava a
rendersi conto di quanto la propria vita fosse una tra tante eppure irripetibile e quanto tutti fossero assorbiti dai loro
problemi.
Alcuni pensieri poi lo colpirono più degli altri: Draco
Malfoy lo sorpassò velocemente, pensando in maniera altrettanto frenetica e
soprattutto disperata: “Cosa farò? Cosa farò?”; il trio di Potter non era in condizioni
migliori: Harry Potter camminava davanti a Ron Weasley ed Hermione Granger e
pensava solo alla cena, la sua migliore amica stava minacciando Lavender Brown per qualche motivo e quasi contemporaneamente
mischiava a questo la sua preoccupazione per Ron che la trattava male senza un
vero motivo e una forte rabbia, mentre il Re Weasley era decisamente abbattuto:
“Come portiere faccio schifo, né più né meno di quanto faccio schifo a
lezione! Sono davvero lo scarto della famiglia!”
«Wow.» sussurrò tra sé e sé, entrando in Sala Grande. Barcollò per via
dello sciame di pensieri che lo colpì in pieno: era come se ci fosse il doppio
degli studenti, tutti impegnati a parlare contemporaneamente, e quando prese posto al tavolo Hufflepuff scoprì che Georgia si era
seduta accanto a Dorian mentre nel loro tavolo c’era Monica.
“So che è meglio di ciò che mostra…” stava pensando Goldstein, “deve esserlo se Georgia ne è convinta, da
quel che ho visto lei capisce bene le persone. Però non sopporto che abbia umiliato Terry! Ma se dipendesse da quella frase? Non riesco a smettere di pensarci… se crede che la usino solo per la sua bellezza, forse…”
“Non so se prendere l’agnello o il maiale”, fu
il semplice pensiero di Kevin, che poi lo comunicò alla tavolata.
Sandy Fawcett era confusa:
“Non avrei mai pensato di provare pena per la Runcorn.”
“Forse è Michael la persona giusta per me… devo
smettere di pensare a lui, non tornerà più…”pensavaChoChang.
“Da quando Georgia si siede con noi e Bruttonica con loro? Beh, ci abbiamo guadagnato”, si disse Terry, servendosi.
“Vorrei capire cosa sta pensando Lance, mi sta
evitando. Vorrei saper
leggere nel pensiero”, era Helen, che sospirò.
“Helen è preoccupata per Lance”, fu il
pensiero di Amelia.
“Guardami! Guardami!”
“Un altro brufolo? Mi scorticherò la faccia!”
Stephen chiuse gli occhi per qualche secondo, cercando di liberarsi di
tutti i pensieri che lo stavano assalendo senza permesso.
“Mi sento così sola… Vorrei che Jack fosse qui… anche Rent… mi mancano… loro parlavano sempre con me e ascoltavano quello
che dicevo… Georgia non pensa mai a me… tutta colpa di quel Michael, anche se è più divertente
adesso che è fidanzato, non può lasciarlo perdere? Euan sta solo dimostrando di essere coraggioso, altrimenti
non resterebbe vicino a me… Perché nessuno si accorge
che sono una persona? Non sono un animaletto a cui far
indossare vestiti carini e a cui pettinare il pelo! Dovrei imitare Mary? Sono
qui da due settimane e già non ne posso più!”
«Georgia.» chiamò Stephen, tenendosi indietro con la sedia in bilico e
rischiando di cadere per via di tutti i pensieri che lo stavano assalendo con
più forza di quanto avesse immaginato. Lei si voltò subito, con gli occhi
leggermente arrossati, «Se hai intenzione di cambiare
aria, dovresti portare Charlotte con te. La vedo un po’ depressa.»
Georgia spalancò subito gli occhi e cercò la sorella, con una raffica di
pensieri che costrinse Stephen a mettersi dritto per non cadere.
«Tranquilla!» disse, portandosi una mano a un orecchio, «Si
fa per dire. Tu falle compagnia e basta!»
“Nooo, mi piace Charlotte…” pensò Megan, che aveva quindi sentito, “Ci penserò anche
io!”
“Che taglia avrà Hannah? Perché non posso averle io così? Stupida genetica, se fossi nata da due
uomini e avessi preso da loro sarei meno piatta,” si lamentò Susan, e Stephen soffocò nel boccone di carne che aveva
tentato di prendere.
Wayne gli diede qualche pacca sulle spalle, e i pensieri di Quill
improvvisamente diventarono più allegri quandolui notò che la camicia di Hannah
aveva un bottone chiuso in meno.
«Ho bisogno d’aria…» borbottò lui, alzandosi in
piedi.
“E se mi costringessero a diventare un Mangiamorte?”
“Vorrei tanto che mi notasse… Cos’ha Hermione più
di me? È intelligente, va bene, ma snobba sempre me e
Parvati e crede di essere…”
“Quando il filtro d’amore avrà funzionato, Harry Potter sarà mio!”
“Vorrei che mio padre si degnasse di farsi sentire ogni tanto!”
“Chissà cosa succederà quando scoprirà che la sta tradendo con sua
sorella!”
“Non ho voglia di fare il tema…”
“Vorrei che la vita fosse un musical…”
“Cosa succederà a noi figli di babbani?”
“Buono…”
“Se qualcuno mi scoprisse…”
“Mi starò innamorando?”
“Non ne posso più!”
Stephen quasi cadde a terra dopo aver varcato l’uscita, e poi cominciò a
correre fino in fondo al corridoio, beandosi del silenzio. La testa gli pulsava
e aveva la nausea, si dovette appoggiare al muro per essere sicuro di mantenere
l’equilibrio. Alcuni pensieri era quasi sussurrati,
altri urlati, e non c’era mai una pausa. Non avrebbe
potuto resistere ventiquattro ore, sarebbe impazzito prima, considerato che
dopo mezzora aveva già il voltastomaco.
“Avrà bevuto la pozione?”
Si voltò verso Megan e annuì,
portandosi le mani alla testa: «Mi sta uccidendo.
Dimmi che ti ricordi di qualche antidoto miracoloso.»
«Non c’è di certo nei miei appunti… Ti conviene
chiuderti in camera e uscire fuori stanotte, così non sentirai nessuno.
Eventualmente chiediamo a Snape.»
«No!» si allarmò
subito lui, «Al massimo al professore nuovo!»
«Spediamo Ernie in quel caso.» borbottò lei, “Non ci parlo con lui.”
«Puoi non parlare anche con me, tanto tu dici esattamente ciò che pensi con
un secondo o meno di scarto.» fece presente lui.
«Sono troppo abituata a parlare.» replicò lei, «Vattene, ti porto io da
mangiare dopo.»
«Grazie.» mormorò lui, «Inventa una scusa con gli altri, se scoprono che ho
letto i loro pensieri…»
«Cosa pensa Wayne?» domandò lei, inarcando un
sopracciglio.
«Wayne riflette su qualsiasi cosa possibile e immaginabile.» disse Stephen,
arreso.
“E ti pareva…” pensò lei con affetto, «E
ti pareva.» disse, ma la sua voce era molto più sprezzante, «Vado.»
Lui annuì.
Ma dopo un’ora
Stephen stava peggio di prima, raggomitolato sul suo letto e bianchissimo in
volto. I pensieri cominciavano a filtrare anche dalle altre stanze come se la
pozione si stesse rafforzando, e quando i ragazzi rientrarono per dormire lo
trovarono completamente coperto fin sopra la testa e pensarono che dormisse. I
loro pensieri però lo fecero sobbalzare in modo visibile e Wayne gli tolse la
coperta.
«Ti senti male?»
«Madama Pomfrey?» suggerì Justin senza neanche guardarlo.
“Ha un aspetto orribile. Sembra sul letto di morte.”
«Grazie, Wayne.» borbottò lui, sudando freddo.
«Ti ho solo chiesto se stai male.» fece presente l’amico.
«Sì, ma hai pensato che ho un aspetto orribile e che sembra che io stia per
morire.»
Tutti si voltarono a guardarlo mentre Wayne si faceva sorpreso.
«Come lo sai?»
«Ho preso una
pozione che fa leggere il pensiero, per provarla, e mi sta uccidendo. Mandami
Megan, mi serve aiuto, altrimenti questo sarà davvero il mio letto di morte.»
«Sa leggere nel pensiero?» ripeté Zacharias.
«Sì, Smith.»
Un attimo dopo il ragazzo corse via.
«Vado a prendere Megan.» disse subito Wayne, allarmato.
«Io seguo l’esempio di Zacharias…» pensò Justin,
allontanandosi.
“Non devo pensare alle mie amiche nude… Hannah nuda! Susan nuda! Oddio… Non le
penso mai queste cose, Stephen, è solo che so che puoi sentirmi e non mi
controllo! Non voglio lasciarlo solo, e se muore per colpa mia? Oh no!”
«Ernie…» gemette Stephen, «Puoi anche pensare di
andare a letto con Hannah, non mi interessa…
leggi un libro magari.»
«Buona idea…»
Megan, non appena Wayne le comunicò che Stephen era peggiorato, si
precipitò nell’alloggio di Madama Pince e tentò il tutto per tutto; busso alla
porta della bibliotecaria e quando questa aprì le disse di essere stata mandata
da Snape con urgenza a prendere un libro della Sezione Proibita, lo stesso che
aveva avuto il permesso di prendere il mese prima.
«La prego, è per un compagno che sta male a causa di una di quelle
pozioni!» aggiunse, sperando di risultare disperata e
non strafottente come al suo solito. Sperò anche che Snape la coprisse, nel
caso, o che almeno non fosse espulsa per avere usato il suo nome.
«Domani voglio proprio chiedere al professore se è
vero…» si lamentò la donna, «A quest’ora poi… E non lo puoi portare via.»
«Lo apro davanti a lei.» promise Megan, seguendola e cercando di farla
camminare più veloce solo con la forza delle sue intenzioni. Se c’era una cosa
che la terrorizzava era l’idea di diventare pazzi,
peggio ancora che morire, e Wayne era più spaventato di quanto volesse dare a
vedere, probabilmente giunto anche da solo alla conclusione che sentire i
pensieri altrui non faceva bene alla salute.
«Di nuovo questo libro…» borbottò madama Pince
quando lei glielo indicò.
«Sì, gliel’ho detto.» convenne Megan, cercando di non suonare indisponente
nonostante i nervi.
«No, è che
l’ha preso anche quell’altra ragazza del tuo club. Non dovreste usare libri
così pericolosi.»
«Quale
ragazza? Quella coi capelli neri o la biondina?»
«Capelli neri.»
Megan corrugò la fronte, chiedendosi cosa se ne facesse Monica di quel
libro, poi giunse alla conclusione che aveva mollato
la pozione scelta per prima a Travers e ne avesse
presa un’altra per sé, come avrebbe di sicuro fatto lei.
Rilesse poi le istruzioni con attenzione, cercando di figurarsi cosa
potesse annullare l’effetto e cercando di decifrare anche tutte le note nel
caso queste potessero aiutarla. Alla fine si rese conto che con meno sangue di
ratto si diminuiva la durata della pozione perché questo bilanciava l’erba
rossa, e che più forte dell’erba rossa c’era solo la coda di granchio.
«Trovato!
Grazie!» e sorrise genuinamente alla bibliotecaria,
che la scacciò subito. Lei non se lo fece ripetere due
volte, considerato che il coprifuoco era scattato da un’ora e lei non era un
Prefetto.
Stephen sentì la voce di Megan prima che lei aprisse la porta: “Quel coglione…”, e poi la ragazza entrò in camera e lo apostrofò
col medesimo aggettivo.
«Potevi
chiamarmi prima! Che hai ora?»
«Comincio a sentire i pensieri di chi è nelle altre stanze, da qui a domani
sentirò tutta Hogwarts.» rantolò lui.
«Non ci
arrivi a domani. Nel senso che ti aiuto prima… oh, lascia perdere. Ernie, tu che fai pozioni, sai se ci sono
code di granchio nelle scorte di Slughorn?»
«I granchi hanno code?» domandò lui, confuso.
«È una pietra, deficiente!»
«Vado…Vado…»
«Devo ingoiare una pietra?» chiese
Stephen a fatica.
«No, la devo
mettere in un bicchiere d’acqua e aspettare dieci minuti. Hai scoperto molte
cose interessanti?»
«Te le dirò quando non mi farà male esistere.»
Ernie scese subito nei sotterranei in cerca di Slughorn, e lo trovò ancora
perfettamente sveglio e in vena di chiacchiere. Biascicò una spiegazione molto
vaga sul fatto che una pozione avesse fatto un brutto effetto a un suo amico e
che avesse bisogno di una coda di granchio, e il professore si complimentò con
lui per la sua conoscenza della pietra, pur insistendo per capire chi fosse
l’amico e che pozione avesse preso.
«A dire il
vero mi ha suggerito Megan Jones, una mia compagna di anno, signore. Lei è nel
club di Pozioni,non
ha bisogno del M.A.G.O. ma apprezza molto la materia…»
«Sarei curioso di conoscerla.» osservò l’insegnante, «Ed
è sicura che serva proprio questa pietra? Generalmente è usata per cancellare
l’effetto di poche, potenti pozioni…»
Ernie si trattenne dall’alzare gli occhi al cielo,
«È una pozione per leggere il pensiero, signore.»
«Oh, per la
barba di Merlino! Allora la situazione è grave! Perché non l’hai detto subito?
Se la coda di granchio non funziona significa che c’è
stato qualche errore nella preparazione e dovrà recarsi subito in infermeria,
capito? La tua amica Megan dovrebbe stare molto più attenta a ciò che fa…»
«Lei sembra abbastanza sicura che sia riuscita…»
disse Ernie debolmente.
«Ecco qui.
Deve metterla in un bicchiere d’acqua e aspettare dieci minuti.» lo interruppe
Slughorn, «Tienila lontana dal ragazzo, ha un odore terribile per chi è sotto
pozione. Più potente è la pozione e più sentirà un cattivo odore, si dovrà
tappare il naso prima di berla!»
Ernie annuì e fece per andarsene, poi si voltò
indietro: «Grazie. Professore, ma vale anche per le pozioni d’amore?»
«Non per cancellarne l’effetto, ma è ottimo per rivelare chi è sotto
pozione d’amore, sì.»
«Se qualcuno fosse sottoamortentia…»
«Sentirebbe
un odore abbastanza forte da fargli dare di stomaco, ovviamente. Anche se non è
Amortentia,i filtri d’amore sono forti per
definizioni, quindi in contrasto con la coda di granchio hanno un effetto molto
potente. Perché?»
«Curiosità.» rispose Ernie, «Ora vado.»
«Fammi sapere come si sente poi il tuo amico!»
Ernie annuì e tornò a correre per il corridoio,
rimproverato da qualche quadro. Entrò in sala comune e salì le scale, puntando
però alla stanza più in alto della sua.
Gli aprì Jeremy, coi capelli rossi sugli occhi e
in pigiama: «Che c’è?»
«Michael è qui?» domandò lui.
«Che c’è?» domandò Michael. Ernie gli mise la
pietra in mano.
«Odora: non è l’odore più terribile che tu abbia mai sentito?»
«No.» rispose lui dopo aver ubbidito, perplesso.
«Ah.» disse Ernie, sentendosi vagamente deluso.
Michael fece per continuare ma Megan spalancò la porta della sua camera: «Macmillan, che diamine fai?»
«Arrivo!» esclamò lui, allarmato, «Scusate,
notte!»
Jeremy e Michael lo guardarono correre via e chiudersi in camera, poi si scambiarono un’occhiata incredula.
«Non so se stupirmi della ragazza in camera loro o del fatto che abbia
bussato per questo.»
«Non ci pensare…» ridacchiò Michael, «Io vado a lavarmi le mani comunque. Non era l’odore
peggiore del mondo, ma era comunque come avere una caccobomba
in mano…«Ehi, Dorian, non
bere il mio succo di mirtilli o ti uccido. Prendi quello di zucca se vuoi, ma
lasciami quello di mirtilli, l’ho quasi finito!»
«Okay, grazie!»
E Michael andò a lavarsi le mani di buona lena, pensando al succo di
mirtilli che Monica gli faceva sempre avere, conoscendo i suoi gusti meglio di chiunque altro. Pensava sempre di amarla più di
quanto fosse possibile, eppure ogni giorno gli sembrava che quel sentimento
crescesse un po’.
«Ma che stavi facendo?» domandò Megan bruscamente,
stracciandogli la pietra di mano.
«Controllavo… Michael...»
borbottò Ernie, lanciando un’occhiata a Stephen.
Lei gettò la pietra in un bicchiere d’acqua e lo fece ondeggiare un po’,
guardandolo in tralice: «E…?»
«Non sentiva nessun odore.»
«Quindi ora siamo certi che Monica sia una ragazza
normale che l’abbia conquistato in modo normale e smetterla completamente coi sospetti… Che palle.»
«A me non dispiace, volevo solo essere certo che tutto fosse in regola.»
«Mi spiegate?» domandò Wayne.
«La pietra
emana un odore orrendo per chi è sotto pozioni potenti, io sento la puzza da
qui. Michael non ha sentito niente, quindi è proprio innamorato.» spiegò Megan, scocciata.
«Non riesco più a distinguere tutti i pensieri, inizio a sentire anche
quelli delle ragazze e quelli vicini come i vostri sono tutti mischiati… ho a malapena sentito Michael che si smielava
pensando a Monica e poi anche lui è svanito.» si lamentò Stephen, «È tutto un ronzio…»
«Reggi, ci
vorrà poco. Cioè, no, ma dopo averti fatto bere ti
schianto.» disse Megan.
«Lo faccio io.» la contraddisse Wayne, «Ci tengo ancora al mio migliore
amico intero.»
«Come ti pare.» convenne lei.
Stephen fu innervato due ore dopo, e già quasi non sentiva più alcun
pensiero. Riuscì anche ad addormentarsi, benché stremato, e fu grato che fosse
venerdì e che avesse solo una lezione da seguire, perdipiù
dopo pranzo. Decise comunque di fare almeno colazione e scese in Sala Grande,
scoprendo che i ragazzi avevano mantenuto il segreto per loro, anche perché
rassicurati dal fatto che il giorno prima non stessero pensando a nulla di
particolare, e nel caso di Zacharias anche per evitare una vendetta sanguinosa
da parte di tutti.
Quill non era in camera quando era stato avvertito di non salire e aveva
scoperto tutto a tarda notte, rischiando l’attacco di panico. Quando però aveva
visto Stephen sereno, si era fatto forza e si era avvicinato.
«Mi dirai cos’hai sentito?»
«Certo.» rispose subito Stephen, facendosi serio, «Dobbiamo
parlare. So che stai male per qualcosa.»
Lui annuì subito, tirando mentalmente un sospiro di sollievo e chiedendo
perdono alla buon’anima di Cedric perché lo avrebbe
usato come scusa. «Dopo incantesimi.»
«Ehi tesoro!» chiamò Michael in quel momento, un po’ scherzoso e un po’ con
affetto, «Non è che ti è rimasto un po’ di succo di mirtilli?»
Monica sbuffò altrettanto fintamente e poi si lasciò scappare un sorriso, «Mike, potresti berne meno? Fallo per me, se ti viene mal di pancia sai che mi sento in colpa…
Un sorso al giorno è una cosa, ma se esageri…»
«Promesso, sì…»
Stephen fu distratto, con sua gioia, dalla coppia quando si accorse che
Georgia era seduta nel posto davanti a quello di Charlotte, a pochi centimetri
dalla sua schiena. La sorellina era seduta storta e stava parlando animatamente
con lei, e Georgia rideva come Stephen non l’aveva vista fare da tempo.
Forse le cose stavano migliorando dopotutto, e non si pentiva di aver preso
quella pozione se questo aveva aiutato le due Runcorn a riavvicinarsi un po’.
«Vorrei unormi anch’io al clùb di posions.»
annunciò Sheldon.
«Oh, sì, d’accordo… lunedì alle sei e mezza sei libero?» domandò Megan distrattamente.
«Sì, io e Liam.»
«Bene, d’accordo…» disse lei, senza degnarlo di
un’occhiata mentre finiva di copiare velocemente degli appunti su una pergamena
e chiudeva il libro, «Bene, questo lo porto dal
professor Snape.»
«Cos’è?» chiese Stephen.
«Il libro da cui abbiamo preso la nostra pozione, lo vuole esaminare.»
rispose lei, «Mi ha quasi uccisa per il casino combinato, sono andata a
parlargli quasi all’alba per anticipare la Pince.»
«Mi spiace…»
«Nah, mi ha dato cinque punti per la pensata
della coda di granchio.» sogghignò Megan, «Quindi
suppongo non fosse proprio deluso. Ma penso che questo libro non finirà più
nelle mani di nessuno studente dopo che l’avrà bollato o qualcosa del genere.»
«E cos’hai copiato?» domandò lui.
Lei arrotolò subito la pergamena; «Solo un paio di
pozioni. Non per provarle, tanto per averle…»
Stephen la guardò scettico, ma Megan fece finta di
niente e mise tutto in borsa. Poi si alzò, pronta ad andare a Incantesimi, e
per buona misura diede uno scappellotto a Wayne mentre passava.
«Violenta.»
«Donnicciola.»
Rasserenata dalla normalità del momento, Megan riuscì quasi a sorridere. In
borsa aveva il libro da dare al professore, ma anche la pozione che le avrebbe
permesso di vedere un mondo possibile, un mondo
diverso. Non se ne sarebbe fatta ammaliare, di questo ne
era sicura, perché sapeva che era tutto falso, ma voleva sapere, voleva almeno provare…
Cosa sarebbe successo se
Rookwood non fosse mai passato a casa sua?
Prima di tutto parliamo del libro trovato nello scorso
capitolo.
-“In questo caso c’era un “ti amo.”, un “studia”, un “L e J” cancellato con
una riga così pesante che aveva quasi rotto la pagina, un piccolo “ho sonno”,
un omino stilizzato con i capelli dritti come raggi di sole disegnati da un
bambino e occhiali tondi subito sotto, un “lo dico io
dopo a Occhi D’Oro” dove quell’ “io” era sottolineato due volte e c’era un
cuoricino finale, e un “dopo” al margine del foglio che non era neppure stato
cancellato del tutto, evidentemente scritto di fretta.
«Madama Pince non gira molto per il
Reparto Proibito o avrebbe avuto un collasso. Che strano però…
Ci pensi che queste scritte ci sono da anni e anni?
Questo “ti amo” si vede benissimo che è stato scritto prima delle altre note, è
molto più sbiadito anche se è praticamente l’unico non
cancellato, a parte quel dopo, magari chi l’ha scritto è già bello che morto… E chissà chi sono L, J, Occhi d’oro…»”
Ora, in 70’s students c’era un capitolo in cui le ragazze e Frank dovevano
creare assieme una pozione per Slughorn, e Lily decide di voler tentare e
creare una pozione antilupo, quindi tutti se ne vanno in biblioteca a fare le
ricerche. Qualche volta sarà capitato che andassero anche solo le ragazze, no?
Del resto Remus, nel capitolo “L’ultima Partita di Quidditch” incontrare Mary che
sta uscendo dalla biblioteca.
Ora, il ti amo
è stato scritto molto tempo prima, anni, secondo Megan, prima delle altre
scritte, e quindi non ha niente a che vedere con Lily. “Studia” l’ha scritto Lily,
“L e J” l’ha scritto Mary ed è Lily ad averlo cancellato con una riga, “Ho
sonno” è Alice, l’omino stilizzato è James disegnato da Lily e ovviamente “lo
dico io a Occhi d’Oro” è Mary che vuole riferire qualcosa a Remus.
-Per ora non commenterò Monica e Michael nelle vostre
recensioni perché onestamente mi diverto molto a leggere le vostre teorie (e le
vostre paure XD), quindi mi limiterò ad ascoltare XD
-Sally-Anne ha volutamente la bellezza di una Mary Sue (una MarySue californiana di quelle per cui la gente si gira per
strada a bocca aperta), che viene bilanciata dal fatto che il suo carattere è
pessimo. E non solo perché i suoi “non c’erano”, ma perché lei è davvero snob e
via dicendo. E gli amici stretti hanno smesso di notare quanto sia bella, come
hanno fatto con Megan che, certo, non è bella quanto lei, ma è bella. Solo che a parte Wayne non credo che nessuno lo noterà
mai davvero XD
-Cercate di vedere le cose dal punto di vista di Anthony
(che sente sempre le frasi sbagliate), che si sta comportando come si comporterebbero Sally o Megan per difendere Terry
(sbagliando a tutto spiano). La persona a cui spesso
ispiro Sally-Anne è quella che mi ha suggerito quel genere di entrata da
disgraziato, tra l’altro. Se pensate alla psicologia di Sally, che calpesta
chiunque le faccia da tappeto e rispetta solo le persone di cui si è dovuta guadagnare l’apprezzamento strada facendo, noterete
che non si può fare diversamente per diventare suoi amici!
-Vedrete altre pozioni in giro quest’anno, questa del
pensiero immagino che la commenterò al prossimo capitolo, dopo aver letto cosa ne pensate voi.
Michael stava ridendo; la testa rovesciata indietro e il sole a
illuminargli il bel viso, sdraiato davanti al lago con soltanto i gomiti che
gli impedivano di finire con la schiena sull’erba macchiandosi la camicia
immacolata.
Georgia scosse la testa, portandosi un biscotto alla bocca e cercando di
non seguire il suo esempio, ma lui le tirò un codino e lei ci rinunciò, finendo
con l’accasciarsi contro di lui nel tentativo di schiacciarlo a terra.
«Sei pessima!» rise lui, e poi Georgia aprì gli occhi e si ritrovò a
guardare il libro di Antiche Rune, con i ciuffi liberi dall’elastico a coprirle
i lati del viso e una mano a nasconderle la fronte; se non fosse stato per il
supporto dato da quella mano avrebbe sbattuto di faccia contro il banco nel
momento in cui il braccio aveva ceduto per via del colpo di sonno.
Hermione Granger era all’interrogazione, per fortuna, così la professoressa
non sembrava aver notato nulla.
Quella notte non aveva fatto che rotolarsi sul letto tentando di addormentarsi,
ma tutto ciò a cui era riuscita a pensare era proprio l’oggetto del sogno
appena fatto. Le salirono le lacrime agli occhi e cercò in tutti i modi di
ricacciarle indietro, lanciando un’occhiata a Megan che era seduta accanto a
lei: l’amica stava prendendo appunti da ciò che Hermione diceva, evidentemente
decisa ad impegnarsi.
Quando la campana suonò la fine dell’ora lei scivolò dalla classe a tutta
velocità, andando a chiudersi nel bagno delle femmine del secondo piano per
piangere in compagnia. Saltò Trasfigurazione, consapevole che Wayne le avrebbe
fatto domande, ma pensò di tornare in sala comune prima che gli amici
rientrassero e la vedessero con la faccia devastata dalle lacrime.
Si controllò allo specchio e vide che non andava troppo male: era pallida,
aveva un po’ di occhiaie e gli occhi arrossati, ma aveva riguadagnato il peso
perso l’anno prima e quindi il suo viso era tornato pieno, togliendole un po’
dell’aria da malata del san Mungo che Megan aveva sfoggiato con lei. Si sciolse i capelli per coprirsi un po’ e trasfigurò il
legaccio in un cerchietto per tenerne parte indietro e non dare troppo
nell’occhio, poi si sciacquò la faccia e poi domandò a Mirtilla
se fosse passabile.
«Sei più bella di me.» rispose la fantasma,
tirando su col naso.
«Non è vero.» sospirò Georgia, uscendo mestamente dal bagno.
Camminò a passo svelto ma al primo piano incontrò la McGonagall, rendendosi
conto così di avere l’orologio indietro, perché contava di avere ancora dieci
minuti prima che lei uscisse dall’aula e invece la lezione era appena finita.
«Runcorn! Per
quale motivo ti sei assentata?» le domandò
contrariata.
In quel momento passò anche il gruppo dei ragazzi del quinto anno e Georgia
si chiese, frustrata, se per caso non sarebbero direttamente arrivati anche i
suoi compagni del sesto e Michael, Monica e i Ravenclaw ad assistere.
«Mi sentivo poco bene, professoressa.» rispose, sollevando la testa e
mostrandole il viso.
Il cipiglio della donna si ammorbidì, «Cerca di
non perdere altre lezioni. E recati in infermeria quando non stai bene.»
Lei annuì e la donna la superò, lasciandola alla mercé degli altri Hufflepuff.
Sentì la voce di Kevin in avvicinamento, seguita da risate che suonavano
orribilmente come quelle di Wayne e Megan.
Notò che tutti sembravano preoccupati, sia quelli con cui aveva parlato
rare volte che le persone che le stavano più a cuore, come Rowan, e sentì gli occhi farsi lucidi di nuovo.
«Sì… Potreste trattenere Megan e Wayne?
Per darmi un minimo di vantaggio.»
«Subito.» rispose Sheldon, partendo alla carica
con Amelia, che le sorrise incoraggiante. Tutti si
mossero tranne Rowan, che sembrava particolarmente a disagio.
«Senti… tu sei… Se vuoi
parlare…» offrì lui, che da una parte odiava vedere
una ragazza in difficoltà, specialmente se tanto amica
di Michael e di solito allegra come lei, ma dall’altra, in qualità di altro
migliore amico, non si era mai avvicinato a lei più del dovuto, perché si
sentiva strano in sua presenza e perché Michael aveva sempre avuto occhi solo
per lei.
«Parlare?» ripeté Georgia con voce tremante, sentendosi sempre più simile a
Mirtilla.
«A proposito del Maestro.», stavolta fu volontario chiamarlo per
soprannome, aveva la sensazione che lei sarebbe crollata solo a sentirne il
nome e davvero non voleva ritrovarsi a passarle fazzoletti e darle pacche sulla
spalla in mezzo al corridoio.
«Non posso.» sussurrò lei, voltandosi per un momento indietro: avrebbe
voluto parlarne con Megan, ma non era il suo campo, in un certo senso, e non
sapeva quanto Sally-Anne avesse veramente capito del suo rapporto con Michael o
fosse sensibile all’argomento. Wayne era sempre stato una valida alternativa,
ma era più vicino a lei che a Michael, come del resto gli altri due, e avrebbe
finito col prendere le sue parti e litigarci di nuovo come l’anno prima, «Non
voglio metterti in mezzo, lui è praticamente tuo fratello, non voglio farvi
litigare.»
Fece per incamminarsi da sola, ma Rowan la seguì.
«Ehi, non litigheremo certo per una cosa così!» ribatté, «Non
è neanche colpa sua se gli piace quella. Cioè… scusa,
gli altri me lo dicono sempre che dovrei pensare prima di aprire bocca.» borbottò e Georgia quasi rise, passandosi una mano sulla
guancia per raccogliere una lacrima che era appena sfuggita alle sue ciglia.
«No. Parlerei
volentieri con te, ma gli altri se ne accorgerebbero e mi farebbero domande.» fece presente, avvilita. «E io non posso parlarne con
nessuno perché loro sì che litigherebbero con Mike…»
«Vieni in camera mia.» offrì lui di slancio, «Abbiamo un’ora buca dopo pranzo
e posso cacciare i miei compagni di stanza, basta che nessuno venga a sapere
che siamo soli perché penserebbero che ci voglio provare,
e non è questo il caso.»
«Non sono abbastanza carina?» scherzò lei debolmente, e Rowan arrossì di
botto, «Non preoccuparti, puoi aspettarmi in sala
comune e da lì possiamo farci un giro per la scuola. Ho pianto abbastanza per
oggi, non penso lo farò ancora.»
«Okay. Però
devo andare a lezione adesso.»
«E io ho Erbologia. Si vede così tanto…?» domandò, e si indicò il viso.
Rowan si strinse nelle spalle: «Dì che hai qualche allergia.»
«Ah beh, Hannah potrebbe cascarci, ma Sally-Anne…»
«È lì?
Auguri.» disse lui, fosco, prima di invertire
bruscamente direzione.
«Rowan!» lo richiamò lei.
«Sì?» domandò, voltandosi e camminando all’indietro.
«Grazie.»
«Non ho fatto ancora niente.» le fece presente, rallentando un po’ il passo
e grattandosi la nuca, imbarazzato.
«Sì, invece.» ribatté lei, sorridendogli con un po’ più di convinzione, e
poi si affrettò a raggiungere Erbologia.
«Miseriaccia, stramaledetta Tentacula del cavolo!»
«Weasley è stato quasi mangiato, vero?» domandò Sally-Anne a bassa voce,
senza neanche voltarsi a controllare.
«Quasi.» confermò Hannah, alzando lo sguardo verso il ragazzo che stava
imprecando, «Sai chi altri?»
«Chi?»
«Georgia, se non presta un minimo di attenzione.»
Entrambe guardarono la ragazza, che stava tagliando l’aria; Sally-Anne
schioccò le dita davanti al suo viso e a Georgia caddero le cesoie: «Sì?»
«Non farti mangiare, mi servi per spettegolare.» ordinò la ragazza.
«A proposito di spettegolare, ma ho sentito bene o hai già un appuntamento
per Hogsmeade il mese prossimo, Sal?» domandò Hannah,
avvicinandosi.
«L’ho mandato al diavolo subito, l’ho sentito parlare con gli amici:
pensava di potersi permettere di portarmi alla Stamberga Strillante per farlo… Va bene, ha diciotto anni, ma io ne ho sedici e
sinceramente posso avere di meglio che una squallida prima volta in una
catapecchia infestata da fantasmi con uno appena conosciuto!»
«Prima volta?» ripeté Georgia a voce alta, poi abbassò la voce: «Credevo
l’avessi fatto!»
«E quando, al primo anno?» rise Sally-Anne, «Ti
pare che vado col primo arrivato? Che mi nascondo in qualche auletta come i depravati che…»
Georgia aveva sgranato gli occhi, colpevole, e notando che le altre se n’erano
accorte sentì il proprio viso andare a fuoco. Sally-Anne e Hannah la guardarono
allibite e lei spostò subito lo sguardo: «No, hai ragione.»
«Le mutande di Merlino!» strillò Hannah.
«Va bene imprecare, ma contenete la voce.» la sgridò la Sprout.
«Scusi!»
«L’hai fatto!» sussurrò Sally-Anne con voce più acuta possibile a quel
volume, «L’hai fatto! Con chi? Quando? Qui a Hogwarts?
Oh santo cielo, credevo avessi detto che Travers mentiva!»
«Non con Martin!» protestò Georgia, poi si tappò la bocca e Sally-Anne la
indicò rischiando di cavarle un occhio.
«L’hai fatto!
Davvero! Con chi allora?»
«Quando?
Quanti anni avevi?» si stranì anche Hannah.
«Oh no, non ve lo dico.» borbottò Georgia, «Dobbiamo concentrarci su-»
Sally-Anne le colpì la mano, facendole cadere di nuovo le cesoie.
«Sally! Non
ve lo dico! Specialmente a te, eri così contenta di spettegolare…»
«Non spettegolerei mai su qualcosa detto dalla mia migliore amica!»
protestò lei.
«Non vuol… Sono la tua migliore amica?» domandò Georgia, portandosi una
mano al petto.
«Certo! Tu,
Megan, Susan e Hannah siete le mie migliori amiche! E
gli altri sono miei amici, più o meno, ma non diteglielo.» aggiunse dopo un ripensamento.
«Ooh!» esclamarono lei e Hannah, abbracciandola. Georgia
si sentì particolarmente in colpa a non essersi voluta
confidare subito con lei a proposito dei suoi sentimenti contrastanti.
Ernie e Neville, che lavoravano assieme, le guardarono incuriositi.
«Allora, chi è?» incalzò Sally-Anne, liberandosi dell’abbraccio impacciatamente e con le guance arrossate.
Georgia alzò gli occhi al cielo e poi lanciò un’occhiata attorno per essere
sicura che ci fosse abbastanza baccano e che nessuno le ascoltasse. Fu in quel
momento che si accorse della McGonagall che parlava con la Sprout in un angolo,
e poi incontrò lo sguardo dell’ultima e fece finta di mettersi al lavoro.
«C’è la McGonagall.» avvisò a denti stretti.
«Perché?» domandò subito Hannah, interessata, poi sussurrò velocemente: «Si
sta avvicinando la Sprout!»
«Siamo indietro col lavoro…
Pazienza, resto comunque bella.» risolse Sally-Anne.
«Ma che c’entra!» rise Hannah.
«Sei veramente…» sospirò Georgia, lieta del
cambio di discorso.
«Hannah?» chiamò la professoressa Sprout, esitante.
«Sì, lo so, devo stare attenta con quest-»
«No, Hannah.», Hannah la guardò, e Sally-Anne realizzò
che tutta la classe ora le stava fissando, «Devi andare in presidenza. Prendi
le tue cose.»
Hannah gelò: «Ho fatto qualcosa…?»
«No, no, cara, ma devi andare.» rispose Sprout, con lo stesso spaventoso
tono dolce di poco prima.
La ragazza tolse in fretta i guanti, prese la bacchetta e il blocchetto per
appunti con la piuma, diede un ultimo sguardo
terrorizzato alle amiche e corse dalla McGonagall.
«Professoressa?» chiamarono tutti contemporaneamente appena lei si fu
allontanata.
La donna, sempre di cuore tenero quando si trattava
dei suoi alunni, si soffiò il naso in un fazzoletto.
«Purtroppo è accaduta una disgrazia, ragazzi.» li informò, e Sally-Anne
afferrò il braccio di Georgia e ci conficcò le unghie senza che lei le dicesse
una parola, «La madre di Hannah è stata trovata morta poco dopo l’alba.»
Georgia trasalì e poi scoppiò in lacrime, battendo le mani prima di
portarsele al viso: il tonfo risuonò per tutta la serra silenziosa.
«Potete andare per oggi.»
«Voglio andare anche io!» protestò Sally-Anne, pallidissima ma ferma nella
sua decisione.
«Per favore, chiamaci Justin.» ribadì Ernie, «So che siete amiche, ma
Hannah è cresciuta con noi…»
«Anche con me!»
«Qualcuno deve avvertire gli altri, in modo che non la investano di domande
quando rientra!»
«Sally…» mormorò Georgia, «Ha ragione.»
Lei lo scoccò un’occhiataccia, ma poi le sfiorò una guancia: «Forse dovresti andare tu. Tu sai cosa si prova.»
«Ero più piccola.» replicò lei stancamente, «È
diverso. Ma non ce la faccio ad avvisare tutti.»
«C’è qualcosa che posso dirle in particolare?» le domandò Ernie, smarrito.
Georgia scosse la testa, mordendosi le labbra: «Non lo so…
Mi dispiace così tanto per lei!»
Lui annuì, scuotendo la testa per cacciare via le lacrime, «Vado.»
«Vai.» mormorò Sally-Anne, prendendo Georgia per un braccio e trascinandola
verso la sala comune, che era piena perché ormai mancava un quarto d’ora al
pranzo. Entrambe erano terrorizzate a dare quella notizia, perché non sapevano come Megan, Michael e le persone più vicine a Cedric
l’avrebbero presa, in particolare chi aveva parenti o amici non di sangue puro,
che fossero anche loro amici di Cedric o meno.
«Siete in anticipo!» esclamò Justin, vedendole rientrare e aggiustandosi i
capelli ricci mentre le raggiungeva per primo: «Dove
sono Hannah ed Ernie? Gli devo dire… una cosa?» la frase terminò con una domanda alla vista delle loro
facce stravolte.
Georgia e Sally-Anne si separarono e la prima proseguì spedita, dirigendosi
verso Wayne che giocava a scacchi con Stephen.
Megan era seduta nella sua poltrona, quella che ormai tutti le lasciavano
automaticamente, e stava parlando con Rowan dato che l’aveva trovato accanto al
suo posto. Il gruppo del quinto anno era seduto per terra e i ragazzi stavano giocando
a quello che sembrava un gioco da tavolo babbano, e
accanto a loro c’era Michael, seduto con Monica sulle sue gambe, e Quill stava
illustrando qualcosa a Susan con ampi gesti e passione che di solito non
mostrava per nulla.
Megan alzò la testa in quel momento e vide Georgia, che li raggiungeva in
lacrime, e Justin che, dopo aver parlato con Sally-Anne, correva via; fu scossa
da un tremito violento e pensò a Cedric, rendendosi conto di aver chiamato
l’amica con un urlo e di essere scattata in piedi solo dopo un secondo, tempo
necessario perché tutti ammutolissero.
«Cosa?» continuò subito dopo,
sentendo il cuore battere all’impazzata.
Georgia si fermò e si portò una mano alle labbra, mano che poi le scivolò
al petto mentre tentava di parlare, perché sapeva che era proprio Megan quella
che sarebbe stata più colpita di tutti, lei figlia di un nato-babbano
come Hannah e già orfana di madre. Lei che non stava per niente bene, non lo
sarebbe mai stata ovviamente, e che stava ancora costruendo una base solida
grazie al loro aiuto ma che per il momento Georgia non poteva che vedere come
in equilibrio su un ago.
Sally-Anne la salvò dall’ingrato compito di portare il messaggio, parlando
per prima con voce distaccata, quella che assumeva sempre quando era sulla
difensiva, «Hanno convocato Hannah in presidenza, sua madre, che era una nata-babbana, è stata trovata morta.»
Alcuni trasalirono, Megan barcollò per la sorpresa e poi scoppiò il caos,
con tutti parlavano e molti affermavano di avere genitori nati-babbani
o di esserlo e si precipitavano a scrivergli.
Georgia avrebbe voluto chiedere a Sally perché avesse specificato cosa
fosse sua madre, ma poi capì che l’aveva fatto perché tutti, anche chi non la
conosceva, si rendessero conto della situazione. Si sentì abbracciare e pensò
che fosse Dorian, ma riconobbe il profumo di Michael e lo strinse forte a sé,
mentre Rowan attraversava la stanza di corsa per fare lo stesso con Helen, che
era scoppiata in lacrime ed era seduta lontana dagli altri, forse per un
litigio o semplicemente per ripassare; Georgia vide anche Megan aggrapparsi a
Wayne e poggiare la testa sulla sua spalla, ma non vide Sally-Anne che doveva
essere rimasta alle sue spalle, in piedi e da sola. Così si liberò della presa
di Michael, dandogli un buffetto su una guancia per ringraziarlo, e si voltò,
allungando un braccio verso di lei perché li raggiungesse. Fu superata da
Susan, che gettò le braccia al collo a Sally, e poi Georgia fu trascinata da
Dorian verso le poltrone e fatta sedere, mentre Michael salutava Monica che
diceva di volerli lasciare soli.
«Devo scrivere a mio fratello, secondo te?» domandò a Stephen, che si era
preso la testa tra le mani. Lui si riscosse e cercò di ricordare se il fratello
di Georgia fosse in pericolo, poi annuì.
«Se ti fa stare meglio, fallo.» affermò debolmente, dando qualche pacca a Quill
per fargli sentire che gli era vicino. Non la conoscevano, la madre di Hannah,
ma era la madre di uno di loro e quindi era famiglia, oltre che un altro colpo
andato a buon fine per i Mangiamorte.
«È la guerra, di nuovo.» disse Megan poco dopo, attirando qualche sguardo
su di sé. Gli Hufflepuff che erano amici di Hannah avevano rinunciato al pranzo
per aspettarla in sala comune, tutti uniti e silenziosi, «Prima tua zia,» continuò, e Susan annuì, «Ora la madre di Hannah,
chiunque sia dalla parte del bene o non abbia sangue puro è sulla loro lista
nera. Così in fretta… Mio padre è figlio di babbani,
cercherà di farmi ritirare?»
«Hogwarts è il posto più sicuro, sarebbe pazzo farlo.» replicò Rowan.
«Dumbledore non è sempre presente.» fece presente Wayne, «Ma penso che tuo
padre farebbe meglio a lasciarti qui e a nascondersi.»
«Justin neanche sa dove siano i suoi genitori.» convenne Susan e tutti la
guardarono sorpresi, «Davvero. Ha spiegato loro tutto
e li ha praticamente scacciati.»
«Anche il mio amico Kevin voleva allontanare la sua famiglia perché sono
tutti babbani.» disse Dorian, «Noi non capivamo come gli fosse saltato in mente
di pensare una cosa del genere, perché sembrava impossibile che accadesse
qualcosa a uno di noi… Ma nessuno è al sicuro.»
«Beh, meno male che quelli del primo anno non sono qui, o ricomincerebbero
a bagnare i letti a sentire i vostri discorsi.» sbottò Michael, «Questo deve semplicemente ricordarci che nessuno di noi è
intoccabile e che dobbiamo batterci perché questo finisca. Se dovessimo finire
come i nostri genitori, a combattere appena fuori da scuola, ma a questo punto
non è più questione di dire “se”, sappiamo che abbiamo tutti qualcosa per cui farlo,
ovvero la possibilità di vivere senza dover dimostrare di essere purosangue.»
«Facile parlare, ma tu sei il primo purosangue!» replicò Eloise Midgen, «Io non voglio rischiare che i miei genitori
vengano uccisi solo perché voglio fare la Gryffindor come te!»
«Non si tratta di essere Gryffindor, si tratta di essere Hufflepuff,
persone leali che non hanno paura di lottare per ciò
che vogliono!» fu la replica a sorpresa di Helen, particolarmente accorata
mentre lo diceva, «Stebbins ha perso più di me che sono, citando un’illustre
compagna Slytherin, una quasi sanguesporco!
Lui ha perso suo fratello e potrebbe benissimo rinunciare a combattere per
questo, per paura di perdere la vita, ma è ancora qui e sta dicendo le cose
come stanno, quindi non accusarlo di parlare a vuoto perché sappiamo tutti che
crede in ciò che dice! Non importa il mio sangue, non importa la mia casa,
importa il fatto che le persone che amo sono in pericolo e che è anche mio
compito proteggerle, anche se sono spaventata a morte come tutti, quindi io
sono con lui!»
«Ben detto.» sorrise Michael, «E quando ci sarà data la possibilità di
scegliere, ricordiamoci proprio di mio fratello, come disse Dumbledore.»
«Era davvero carino.» sospirò Amelia, «Anche tu lo sei, però è vero che tu
sembri sempre molto Gryffindor, senza mai paura.»
«Tu pensi che
io non abbia paura? Figuriamoci!»
«Siamo tutti spaventati.» convenne Megan.
«Anche tu?» si stupì Liam, dal fondo, e non era
l’unico a guardarla allibito.
«Ehi, il mio molliccio è un Mangiamorte.» replicò lei, un po’ compiaciuta
dal fatto che tutti la pensassero senza paura, «Beh, o
quello o un’ape. Comunque…» proseguì, confusa dai
suoi stessi pensieri e con un sorriso da parte di Helen, «Solo perché mi piace
picchiare la gente non vuol dire che non me la faccia sotto al pensiero di
dovermi battere con Mangiamorte veri. Però so già cosa sceglierò di fare.»
«Battersi fino alla fine.» disse la voce di Hannah, facendoli sobbalzare.
Era entrata senza che nessuno se ne accorgesse, con i due migliori amici al suo
fianco, «Non per vendetta, ma per salvare altre
persone come Cedric e come mia madre. Ragazzi, sta arrivando mio padre a
prendermi, credo abbia intenzione di farmi ritirare da Hogwarts.»
«NO!» urlò Susan, saltando in piedi.
«Non mi opporrò,Susie,
ha bisogno di me. Ma tornerò quando ce ne sarà bisogno.» replicò Hannah con
calma, «Vado a fare i bagagli prima di crollare, venite?»
Le ragazze si alzarono in piedi contemporaneamente, e Hannah salutò tutti e
abbracciò Helen, che aveva ripreso a piangere. Si diressero in camera e lì
furono loro a prepararle i bagagli, perché Hannah sembrava troppo persa per
poterlo fare.
«Non crollerò del tutto.» promise a Susan, che la guardava con apprensione,
«Non lascerò che questo mi distrugga, perché mia madre non vorrebbe.»
«Brava.» disse Sally-Anne, piegandole una maglia.
«Se hai bisogno di noi, qualsiasi cosa…» cominciò
Georgia.
«Ho sempre il
galeone del DA con me, avviserei Susan così. E vi scriverò ogni volta che
potrò.»
Megan annuì, tirando su col naso e tirando giù il suo poster delle WeirdSister: «Questo
è per te. Così ci penserai quando lo vedrai in camera e ti sembrerà di dormire
con noi.»
«Grazie, Meg.» disse lei con un sorriso tremolante.
Georgia aggiunse una delle sue magliette, Sally-Anne le donò un profumo e
Susan un bracciale, che le mise subito al polso prima di abbracciarla stretta.
«Per favore, parlate di qualcos’altro, distraetemi.» le supplicò Hannah,
«Voglio reggere prima di cominciare a piangere per i prossimi due mesi…»
«Stai andando bene, fattelo dire dall’esperta.» commentò Megan.
«Ho fatto sesso con Michael in un’aula del settimo l’anno scorso, per
questo lui e Wayne hanno litigato.» disse invece Georgia, e tutte la guardarono
sconcertate, compresa Megan che sapeva ma non si aspettava quella rivelazione
all’improvviso in un momento simile.
Hannah spalancò la bocca e poi rise tra le lacrime: «Ecco, tipo questo.»
«Ne stavamo parlando a Erbologia.» spiegò
Sally-Anne all’occhiata di Megan, arrossendo leggermente: lei aveva mentito ed
ecco che invece Georgia si apriva.
«Ah, ecco.» borbottò l’altra.
«Bene, continua, dicci di più.» mormorò Hannah con voce soffocata, «È stato
bello?»
E così Hannah se n’era andata, e un mese dopo tutti
erano ancora piuttosto depressi, in particolare Ernie, Susan e Justin. Hannah
scriveva ogni due giorni però, cosa che contribuiva a farli sentire meglio.
«Una ragazzina del primo anno è stata portata via dai genitori stamattina.»
annunciò Wayne, «Non posso crederci.»
«Figlia di babbani, immagino.» commentò Sally-Anne distrattamente,
impegnata ad aggiustarsi i capelli.
«Georgie, tutto bene?» domandò Michael, vedendola rientrare in quel momento
in sala comune bagnata fradicia.
«Una favola.» ringhiò lei, «È stato Buggin.»
«E chi è?» chiese Charlotte, sbucando da dietro una poltrona. Poco ci mancò
che Georgia svenisse per lo spavento, tanto aveva i nervi tesi.
«Cosa accidenti ci fai tu qui?» le abbaiò contro, attirando l’attenzione
anche di Rowan, che la teneva d’occhio da quando l’aveva vista piangere, e di
Amelia la Pazza, che sorrise comprensiva.
«Tua sorella?» le domandò quest’ultima.
«Sì, e non dovrebbe essere qui.» ringhiò Georgia.
«Ho incontrato Megan e sono venuta a farmi dare una mano in Pozioni visto
che siamo nel club insieme.» rispose Charlotte infastidita.
«Di domenica?
Vuoi farmi credere che stai studiando di domenica? Scommetto che sei venuta a
rubarmi un’altra felpa.»
«Tu non le usi mai!» ribatté lei, lasciando
perdere la commedia.
«E tu le usi per dormire e me le rovini! Quante
volte ti devo dire di non prendermi la roba senza avvertire? Usa il pigiama!»
«Il mio pigiama è orribile, non lo voglio!» ribatté Charlotte, indignata,
«È imbarazzante!»
«Imbarazzante?» ripeté Georgia, incredula, «Cos’è, adesso ascolti le tue
compagne di stanza?»
«Qualcuno dovrò pur ascoltare, se non voglio restare da sola come l’anno
scorso!» strillò lei, balzando in piedi, «Voglio un pigiama nuovo!»
«Prima la scopa, ora il pigiama! Credi che i soldi
crescano sugli alberi?»
«Ma la scopa alla fine infatti non me l’avete
comprata!» protestò Charlotte, arrossendo di rabbia, «Quindi voglio almeno il
pigiama!»
«Dovresti
prendergliene uno nuovo. Magari rosa, si adatta alla
sua carnagione.» suggerì Sally-Anne.
«Stanne fuori tu!» sbottò Georgia.
Sally-Anne le scoccò un’occhiataccia mentre gli altri la guardavano
increduli.
«Non mi piace il rosa.» precisò Charlotte.
«Non abbiamo
i soldi per accontentare ogni tua richiesta. Il pigiama ce l’hai.» decretò sua sorella, incrociando le braccia e sfidandola
con gli occhi.
«E come no, con le mucche disegnate… Odio essere povera…» mugugnò lei.
«Te lo prendo io un pigiama.» offrì Michael.
«NO!»
Il ragazzo sobbalzò, «Georgie, guarda che mio padre mi ha-»
«Lasciato un
sacco di soldi, lo so, ma non accettiamo l’elemosina di nessuno! Dammi la
felpa, Charlotte! Anche io non ho vestiti, figurati se
posso lasciare che tu mi rovini i pochi che ho!»
Charlotte la guardò con odio e poi lanciò la felpa a terra, che finì quasi
dentro il camino, salvata solo dai riflessi pronti di Megan. Georgia trasalì e
fece per colpire Charlotte, ma lei sgusciò via velocissima e scappò verso
l’uscita.
«TI ODIO!»
«Se ti prendo
ti gonfio di botte! Mi hai sentita?» le strillò dietro
Georgia, strappando la felpa dalle mani di Megan e scappando in camera.
«Ma… credevo che avessero almeno i soldi per i vestiti…» mormorò Sally-Anne, confusa, «Come si può non
averne abbastanza?»
«Non tutti hanno uno stipendio osceno come i tuoi, Sal.»
disse Megan, stringendosi nelle spalle, «Credo non gli diano
più la pensione dei suoi genitori perché suo fratello ora prende incarichi
attivi e non so cosa esattamente questo comporti ma gli hanno tagliato i soldi
che arrivavano dal Ministero per risarcimento. Ho detto bene?»
aggiunse, rivolgendosi a Wayne.
«Qualcosa del genere, sì.»
«Risarcimento?» ripeté Rowan.
«È orfana.» spiegò Michael, cupo, «Sono orfani,
cioè. Si è occupato di loro il fratello, che era appena maggiorenne, ma adesso
sono tutti e tre sul suo stipendio che non è quella gran cosa. Non sapevo che
le avessero tolto l’assegno. Proverò a parlare con mio padre per vedere se al
Ministero si può fare qualcosa per dargli una mano, lui mi ha scritto anche
l’altro giorno.»
«Tuo padre ti ha scritto?» si interessò subito Wayne.
«Sì, ha più libertà ora perché la mamma è andata.»
«Morta?» trasalì Megan.
«Ma no, solo
bloccata a letto da tutte le medicine. È come una specie di pianta. Carnivora.»
«Non dovresti parlarne così…» si lamentò
Sally-Anne. Anche Amelia sembrava molto turbata, una
volta tanto.
«E chissene, per poco non mi cavava gli occhi
l’ultima volta che ci siamo visti.» fece spallucce lui.
«Io…» tentò Rowan, con voce incerta, «Io non so
niente di tutto questo.»
Tutti lo fissarono per qualche secondo, realizzando di non averne mai
parlato davanti a lui. Per quanto non facessero mai mistero dei loro problemi,
o perlomeno per ciò che concerneva Megan e Michael, tutto era sempre rimasto nel
loro gruppo con qualche rara eccezione. Michael poi era sempre stato talmente
tanto privo di vergogna e ironico nel commentare la sua vita che nessuno lo
aveva preso mai sul serio. Certo, Rowan ne sapeva già molto di più, ma si era
sempre perso i dettagli perché non aveva mai voluto forzarlo a parlare, non
aveva mai fatto domande neppure su Wayne e non si era mai avvicinato troppo a Megan.
«I miei
genitori sono divorziati, io vivo con mia madre e mio padre ha un’altra famiglia.
Walter li odia entrambi, io soltanto lui perché è lui
il porco, la donna con cui sta è semplicemente innamorata.» ruppe il ghiaccio Wayne,
decidendo che Rowan era una delle poche persone che poteva rendere partecipe, e
chiedendosi anche se Megan l’avesse contagiato con la sua assenza di censure di
qualsiasi genere.
«Mia madre è morta quando avevo tre anni, torturata a morte, e mi hanno cresciuta i miei nonni.» disse Megan con noncuranza.
«I miei sono
entrambi vivi. Anche se non li vedo molto più di quanto non faccia Megan.» lo informò Sally-Anne, facendosi distante. «In ogni caso loro mi amano. Solo che non ci sono.»
«Mio padre è un albero.» si aggiunse Amelia, riguadagnandosi l’appellativo
“La Pazza” da parte di Michael, seppur in senso molto bonario, che le sorrise e
poi parlò a sua volta.
«Mia madre è
pazza, nel vero senso della parola però. Per questo ne parlo sempre così male,
mi ha sempre voluto morto perché non sono un fissato del sanguepuro
e di Tu-Sai-Chi. Lei lo era.
Non Mangiamorte, ma sorella di un Mangiamorte. Tutta la nostra famiglia è nata
da incesti e gente pazza, tranne giusto i miei perché mio padre l’ha messa
incinta per sbaglio quando lui ancora frequentava Hogwarts, durante le vacanze
di Natale, e lei ne ha approfittato perché era ricco.» raccontò Michael in tono
divertito, «Peccato che non sia venuto fuori il figlio che voleva. Comunque ora
è così pazza che non si può più muovere. Ah, mio padre era completamente
sottomesso a lei, quindi la lasciava fare.»
«Mamma e papà sono morti.» dichiarò Charlotte, e tutti sobbalzarono presi
di sorpresa, «Ho dimenticato qui gli appunti. Georgia
è andata in camera, vero?»
«Hai un bel fegato a farti viva.» notò Sally-Anne.
Charlotte indicò la propria cravatta: «Gryffindor.
Comunque i miei sono morti che neanche me li ricordo
più e Robert e Georgia mi hanno fatto da papà e mamma, solo che Rob era sempre al lavoro, quindi era più lei, e quando era
a Hogwarts c’erano i vicini. Evitiamo sempre lo zio perché anche lui è dalla
parte di Tu-Sai-Chi e perché
è viscido. E non abbiamo soldi, quindi non posso avere la scopa. Però a me di
solito va bene, non mi servono una mamma e un papà. È Georgia quella a cui non
va bene, lei dice che prima Rob era uno stronzo, che
poi è cambiato ed è diventato il fratello perfetto, ma che lei non lo voleva
forzare ad esserlo perché tanto già si occupava di me visto che mamma e papà
erano sempre in missione. Comunque vabbé, sono morti,
e quindi anche Rob ha incominciato a fare il
genitore, però adesso va in missione anche lui e abbiamo paura che muoia. Ma io
so che non succederà, perché lui è un Gryffindor e i Gryffindor se la cavano
sempre.»
Il suo tono era assolutamente tranquillo, il tono di chi era totalmente
abituato e non vedeva nulla di strano in tutto questo, con un tocco infantile
sul finale, forse perché era impossibile accettare che anche suo fratello
potesse morire dato che già i suoi genitori l’avevano fatto. Michael la
raggiunse e l’abbracciò, accarezzandole la nuvoletta di capelli chiari.
«Tutto okay, tutto okay.» lo consolò Charlotte, dandogli qualche pacca
sulla schiena. Era cresciuta un pochino, e ora gli
arrivava quasi a metà petto.
«Gli altri invece hanno tutti famiglie normali.»
terminò Wayne, che guardava Charlotte, «Ernie, Susan, Justin, Hannah fino a un
mese fa, Stephen, Quill, Zacharias, Dorian e adesso che li conosciamo meglio
posso dire con certezza anche Anthony Goldstein e Terry Boot…
e credo anche Kevin Entwhistle.»
«Anche Monica.» aggiunse Michael, lasciando andare Charlotte, «E tu, piccoletta, pensa a quello che hai appena detto.
Forse dovresti chiedere scusa a tua sorella, visto che lei fa il massimo e non
è colpa sua se non avete i soldi.»
«Ma perché è sempre così cattiva con me?» protestò lei, «Potrebbe essere
più gentile!»
«Era fradicia per colpa di quel bastardo di Buggin, tesoro.» le rispose
Megan, «È un bullo, quel tipo un po’ grasso coi
capelli rossi e le lentiggini all’ultimo anno; cambia strada quando lo vedi
perché non gli importa che tu sia maschio o femmina, ti attaccherà comunque. È
praticamente il mio nemico numero uno, lo ucciderò prima di diplomarmi. E poi
siete sorelle, credo sia normale così.»
«Tua madre voleva ucciderti?»
fiatò in quel momento Rowan. Gli altri si accorsero che era pallido e che non
aveva aperto bocca dopo le loro dichiarazioni.
Michael gli andò accanto e gli buttò un braccio intorno alle spalle: «Non dirlo troppo in giro, per quanto mi faccia suonare
tenebroso non è mai buona pubblicità. Amelia, mi posso fidare di te, vero?»
Le fece l’occhiolino e Amelia sorrise: «Certo.»
«E tua madre è stata torturata a morte?» mormorò Rowan rivolto a Megan.
«Davanti a me.» precisò lei, «Il che potrebbe
spiegare molte cose, forse. Certo che siamo sfigati, eh?»
«Credevo di essere io il tuo nemico numero uno.» disse Wayne, come se non
avesse ascoltato il resto del discorso.
«Non sei un
nemico che mi disgusta. Non eri, cioè. Mi facevi arrabbiare. Hansel Buggin mi
fa vomitare.»
«Ah, allora va bene.»
«Come potete parlarne così normalmente?» domandò Rowan alla fine,
esasperato.
«Perché che ne parli bene o male, me lo sogno comunque la notte.» rispose
Megan.
«Perché se ci rido sopra evito di piangere.» fu la risposta di Michael, e
tutti lo guardarono: «Che? Non ho mai detto che non
volevo una mamma normale, gente.»
«Puoi venire da me quando vuoi.» offrì immediatamente Rowan e Michael rise.
«Sono un po’
grandicello per questo, e poi la signora Diggory è un po’ una mamma per me.
Grazie comunque, fratello.» disse, arruffandogli i
capelli. Era quel genere di gesto affettuoso che ormai si concedeva solo con
lui, Georgia, Charlotte e Megan, nonostante nel caso di Rowan fosse un po’ strano ora che il ragazzo lo aveva superato in
altezza, «Di mamme se ne trovano in posti inaspettati, quando trovi donne che
sembrano fatte apposta per farti rigare dritto e che ti vogliono bene, non lo
sapevi?» e il suo sguardo cadde per un momento proprio su Megan, che aveva
preso la spazzola di Sally-Anne e stava aiutando Charlotte a sciogliere un nodo
tra i suoi capelli spettinati dalla corsa.
«Vi sentite bene a parlarne?» domandò Amelia, con voce spiritata e gli
occhi spalancatissimi come se dalla risposta ne
dipendesse la sua vita.
«Assolutamente
sì, l’ho scoperto due anni fa. Prima non l’avevo mai detto a nessuno.» ammise
Megan, «Ecco fatto. Vai da Georgia, ora.» disse poi
alla ragazzina.
«Non io, odio pensarci.» rispose invece Michael, «Ma dovevo pur dirlo io a
Rowan, prima o poi, visto che gli altri c’erano arrivati solo grazie a Cedric.»
Wayne percepì qualcosa di storto in quella frase, ma non riuscì subito a
capire cosa.
«Non sforzarti.» mugugnò Rowan.
«Al
contrario, mon ami, ti racconterò tutto. Susie, cucciola di zio Mike, ti unisci
a noi coi due zombie?» la salutò Michael, alludendo a Ernie e Justin che si
trascinavano con lei alle poltrone.
«Non mi piace stare qui senza di lei.» commentò Justin.
«Come dicono loro.» gemette Susan, lasciandosi cadere sulla poltrona.
Tutti restarono in silenzio, mentre Charlotte tornava in compagnia di
Georgia, che si era cambiata e sembrava più calma.
«Scusa se prima ti ho risposto male.» disse subito a Sally-Anne, che si
strinse nelle spalle.
«Fa niente.»
«Io ho qualcosa che vi tirerebbe su di morale…»
cominciò Michael.
«Droga?» domandò Justin.
«Alcol?» chiese Ernie.
«Donne?» azzardò Susan, per completare il quadretto.
«Tralasciando il fatto che ora ti immaginerò con
una donna, niente di tutto questo. Sapete tutti che facevo parte del coro, no?»
«Quale coro?»
«C’è un coro?»
«Tu eri con gli sfigati del coro?»
«Il professor Flitwich e la Burbage
lo dirigevano, ma ormai è più che altro diventato un momento ricreativo in cui
la gente suona, balla e canta la domenica.» spiegò Michael, ignorando Megan,
«Se venite con me, magari vi tornerà un po’ di allegria.»
«Non so cantare e non ho voglia di ballare.» replicò Susan, spenta.
«Io facevo danza classica e suonavo il piano, c’è qualcosa di tutto
questo?» chiese invece Sally-Anne.
«C’è il piano, ma non intendevo portarvi a esibirvi.» ribatté Michael, «Se
mi seguite, vi sorprenderò.»
Alla fine si lasciarono tutti convincere, incuriositi, e seguirono Mike per
i meandri della scuola.
Susan sospirò pesantemente per la terza volta: «Mike, con tutto il
rispetto, non capisco cosa ce ne fre-»
«Oh yeah, baby, io sarò il tuo mago nero… Il tuo mago nero… e unicorni
e inferi cadranno dal cielo!»
Una ragazzina attaccò con la chitarra elettrica mentre Stephen saltava sul
tavolo, con la giacca slacciata, i capelli sconvolti e quello che Justin e
Megan riconobbero come un microfono in mano, «VIENI
GIU’ CON ME, VIENI GIU’ CON ME! LE ARTI OSCURE NON SARANNO FORTI ABBASTANZA!
SALI IN SCOPA CON ME, TI MOSTRERÒ COS’È, LA PASSIONE CHE UN IMPERIO NON TI DA’
QUINDI VIENI VIENI CON ME SENZA MAGIA PERCHÈÈÈÈ… IO SARÒ IL TUO MAGO NERO, SOLO PER TE!»
Wayne, Megan, Susan, Justin, Ernie, Rowan, Sally-Anne, Charlotte e Georgia
lo fissarono con la bocca spalancata e gli occhi quasi fuori dalle orbite
mentre lui, in grado di tirar fuori una voce roca a un volume allucinante, ballava sul tavolo, con tutti i ragazzi che urlavano come
una folla a un concerto e ballavano tra loro.
Amelia si portò le mani al petto e cinguettò: «Io lo amo!»
«Potrei prendermi una cotta, sì.» convenne Charlotte senza cambiare
posizione o espressione e parlando atona, «Se non fosse sempre pazzo.»
«Ve l’ho detto!» rise Michael, «Rock fine anni settanta... Tra l’altro avete intuito il senso volgare di “vieni giù” e di “scopa”?»
Stephen li notò in quel momento, dopo aver indicato la folla: «E…e… WO!»
Il che non era un verso dalla canzone, ma la testimonianza di come fosse
caduto dai banchi come un sacco. La folla, imperturbata, continuò a fare il
tifo.
«Era quasi sexy.» commentò Megan, anche lei sempre a occhi
spalancati.
«Oh Merlino.» gemette Wayne.
«Sai cantare, Wayne?» domandò Ernie, cercando di vedere dove fosse finito
Stephen, «Perché credo ti servirà.»
«Se anche sapessi farlo non mi esibirei…»
Stephen riapparve dalla folla, chiudendo la giacca nervosamente e scappando
prima che qualcuno potesse abbracciarlo o prendergli la mano per
complimentarsi.
Justin stava tentando di non ridere e si dovette allontanare, mentre Susan
continuava a fissarlo incredula.
«Michael?» disse Stephen, accusatorio e stralunato.
«Volevo fargli sentire come canto io,
Steph.» replicò lui con assoluta innocenza.
«Sei stato grande!» esclamò Georgia, «Non sapevo
sapessi cantare! E ballare!»
«Io non so
cantare! Questo non è mai accad-Perché sei
qui?» domandò lui con orrore ad Amelia,
impallidendo.
«Credo di essermi innamorata di te.» rispose lei enfaticamente.
Stephen scappò subito, come al solito spaventato da lei, e quando arrivò
alla porta un ragazzo che stava portando uno scatolone soffiò via la polvere e
questa quasi lo colpì; lui strillò come una donna e continuo a correre verso la
salvezza.
Susan si voltò ridendo e abbracciò Michael: «Grazie!»
«Dovere!»
Wayne si rese conto all’improvviso di cosa avesse trovato di sbagliato
nella frase di Michael che voleva rassicurare Rowan sul fatto che avesse già
una madre: aveva nominato Cedric come se nulla fosse. Non aveva fatto una
smorfia anche se stava già parlando di qualcosa che gli faceva male. Possibile
che fosse così felice?
Scrollò la testa e per il momento decise di non pensarci.
«Nessuna delle ragazze è intonata?» domandò Ernie, interessato.
Tutte scossero la testa. «Ma manco per idea.» precisò Megan.
«Rowan, vieni.» lo chiamò Michael, e i due si separarono dal gruppo, mentre
Amelia veniva afferrata da Megan e trascinata con loro.
«Dimmi.»
«Senti, Rowie… Se ti va vorrei parlarti un po’
meglio di me e della mia famiglia.»
Rowan lo guardò sconcertato: «Sei sicuro?»
Michael annuì, «L’avrei fatto da prima se l’anno
scorso non fossi stato così preso da me stesso. Non è perché Cedric non c’è più
che voglio parlarne con te, ho solo aspettato che tu fossi più grande. Tu
andresti ora che sei al quinto a confidarti con uno che è al primo dei tuoi
problemi più seri? Non potevo caricarti di una cosa simile. Ma ho sempre avuto
intenzione di farlo.»
«Quindi…» mormorò Rowan, «Non è perché mi
consideri un fratellino da tenere al sicuro, ma solo perché volevi aspettare
che io capissi tutto appieno.»
«Esatto! Beh,
aspetta, credo che mi vorrà sempre spontaneo considerarti un fratello minore,
dopotutto sei più piccolo, ti ho visto crescere…»
ridacchiò lui, «Ma tu sei appunto un fratello e un migliore amico come lo era
Cedric, e questa, l’amicizia, è la cosa che conta di più al mondo, più della
fama, dei soldi, del divertimento, dell’orgoglio. L’amicizia viene prima di
tutto. Prima anche dell’imbarazzo nel parlare come donne.»
Rowan scoppiò a ridere: «Stavo giusto pensando più
o meno allo stesso. E qualcosa sulle linee di: non piangere, non piangere, non
piangere.»
Anche Michael cominciò a ridere forte.
«Se te la senti di parlarmene, allora, ci sono un milione di domande che
voglio farti.» riprese Rowan, e lui annuì.
«Andiamo assieme a Hogsmeade, se non hai già impegni.»
«Io no, ma Monica?»
«Passiamo la mattina assieme e lei la vedo la
sera. Anzi, potrei chiedere a Georgie se vuole passare la mattina con lei, così
magari si conoscono meglio. Mi piacerebbe che andassero d’accordo…»
«NO!», Rowan si schiarì la gola, «Voglio dire, non puoi spingerle, devono
farlo loro…»
«Oh, ma Monica è timidissima e Georgia è un po’ distratta in questo
periodo, quindi credo mi convenga almeno suggerirlo o non si avvicineranno mai…» fece spallucce lui.
Rowan alzò gli occhi al cielo.
Il giorno prima dell’uscita a Hogsmeade Wayne aspettò Megan, che era di
ritorno dal club di Pozioni.
Lei ufficialmente, e per ciò che ne sapeva il fidanzato, era occupata nel
dare una mano a Stephen con una pozione che dava allegria – il ragazzo aveva
colto l’insegnamento dato dal Siero del Pensiero, ovvero che tutti avevano i
loro problemi e che ne erano così assorbiti da non notare quelli degli altri, e
voleva qualcosa per tirarsi su dopo le cose orribili che aveva ascoltato il
mese precedente che continuavano a ronzargli in testa – mentre ufficiosamente e
segretamente era invece impegnata nel creare la difficilissima pozione per dare
una sbirciata al mondo che avrebbe voluto conoscere; a trovarsi davanti Wayne la Hufflepuff sobbalzò e poi lo colpì con un pugno a una
spalla.
«E ciao anche a te.»
«Mi hai fatto perdere vent’anni!»
«Ci vieni a
Hogsmeade con me, domani? Noi due da soli?» domandò
lui, serafico, massaggiandosi la spalla dolorante.
«Poi a pranzo se vuoi incontriamo anche gli altri, credo che Georgia ne
avrà bisogno.»
Megan si incupì: «Hai saputo?»
«Non so come l’abbia convinta a uscire con Monica…
C’è una parte di me che vorrebbe fargli aprire gli occhi e notare quello che
sta succedendo e l’altra che sa di non potersi impicciare in una cosa simile.»
disse Wayne, irritato, «Georgia non merita tutto
questo, ma non dovrebbe neanche accettarlo così passivamente. Non è mai stata
una persona incapace di imporsi, è sempre stata forte, indipendente, allegra…»
«Cedric…» soffiò Megan.
«No, è da
prima. Dal quinto. Cioè, dal vostro quarto, da quando ci siamo tutti avvicinati
gli uni agli altri… Sarà che stava bene perché ha
trovato tante amiche, perché ci siamo tutti trovati, ma si è calmata e poi si è
come spenta. Ti ricordi la battuta che aveva fatto e che aveva stupito tutti,
quella sulla panna e i giochi erotici?»
Megan annuì.
«Ecco, lei
era così di continuo prima. Io ero solo stupito di averla finalmente sentita
tornare normale, mentre gli altri credo fossero
sconvolti perché pensavano fosse innocentissima, e
non capisco come sia possibile. È come se nessuno la conoscesse davvero.»
«Forse si vergognava davanti a persone che erano abituate a vederla come santa… si vergognava di essere se stessa perché sapeva che tutti avremmo reagito così. Guarda, io non sono
brava a capire queste cose, non ho mai avuto amiche ragazze prima di lei. Non
ho mai avuto amici in generale prima di voi e me ne sono resa
conto giusto al quarto, del fatto che fossimo amici.»
Wayne la guardò incuriosito: «Mi sono sempre chiesto se non avessi amici
alla scuola elementare, mi avevi detto che i tuoi nonni te l’avevano fatta
frequentare.»
«Dovevo stare attenta a non usare magia accidentale, non è che potessi avvicinarmicitroppo…»
«Quindi non ne avevi neanche lì.»
Megan alzò gli occhi al cielo, pensierosa.
Sollevò il bambino sopra la testa e lo scagliò contro il materasso
appoggiato al muro della palestra, mentre gli altri scappavano urlando a pieni
polmoni tutti attorno a lei.
Lei rise, alzando i pugni al cielo: «Megan è la
più forte! Inchinatevi a lei! Inchinatevi a Megan Jones!»
«Nnno. Perché non
ero neanche interessatissima ad averne.»
«Oh. Com’è
che Stephen non è uscito, ora che ci penso?»
«Si è fermato a chiacchierare con Sheldon e Liam, credo.»
Wayne la guardò incredulo: «Ti sei ricordata i nomi!»
Anche Megan si illuminò: «Sono un genio!»
Lui rise, dandole un bacio, «D’accordo, genio, io invece mi sono appena
ricordato che devo rendere un libro che ho in borsa a Stephen, quindi…»
«Quindi vai, credo di poter fare gli ultimi scalini da sola, nonostante io
sia una fanciulla indifesa.»
«Certamente.»
Megan lo guardò allontanarsi sorridendo, poi si voltò e fece un respiro
profondo: «Okay, vieni fuori. So che stavi spiando.»
Hansel Buggin si fece avanti, l’espressione compiaciuta e gli occhietti
piccoli e azzurri fissi sui suoi. Era più alto di almeno venti
centimetri e grosso il doppio di lei, con le braccia grosse come querce.
Megan salì uno scalino per trovarsi in posizione più favorevole.
«Stavo solo
pensando ai fatti miei, non montarti la testa, Jones. Anche se ero curioso di
vedere la coppia più chiacchierata di Hufflepuff.»
«In pratica spiavi.» tagliò corto lei.
Hansel si strinse nelle spalle: «Voi eravate in
pubblico. Dovreste anche stare attenti a quello che dite, sapete, la gente
potrebbe sentirvi…»
Megan assottigliò lo sguardo: «Apri bocca e ti giuro che imparerai
cosa vuol dire dolore.»
«Che paura, nana…» rise il ragazzo, «Non sono interessato alla tua compagna, ero più curioso di
capire cosa ci fa Hopkins con te. Sembrava intelligente.»
«Oh, questo
mi fa veramente male. Credo che andrò a piangere in qualche angolo, se vuoi scusarmi…»
Fece per scendere ma lui le diede una spinta. Lei saltò nel gradino più in
alto per riprendere l’equilibrio e gli mollò un pugno che evitò per un pelo.
«Non sei
abbastanza. Lo sai, vero?»
Megan si bloccò e lo guardò malissimo; se c’era una cosa che odiava di
Hansel era che, a differenza del fratello maggiore che come bullo si limitava a
picchiare, lui apriva bocca su tutto.
«Non crederai di convincermi a mollarlo?»
«Non ne ho
bisogno, ti mollerà lui. Si vede che gli piace di più quella Georgia, dal modo
in cui ne parla, e lo sai anche tu che starebbero meglio insieme. Cosa puoi
offrirgli tu, a parte qualche litigata? Non sei neanche capace di aiutare la
tua amica perché sei sempre stata sola, cosa puoi dare come fidanzata?» replicò
Hansel, divertito, «Non hai quel granché di fisico, sei
violenta e a quel che mi dicono fatichi ad andare bene a scuola, sei
brava solo in Pozioni. Di cosa parlate, quando siete
soli? O ti limiti a fartelo perché non avete niente da dire? Anche quello
svanirà, comunque, e tu ti ritroverai sola come ti ho sempre detto che saresti
stata.»
Megan lo fissò, ammutolita.
«È troppo per
te. Fai bene a godertelo finché ce l’hai, perché prima o poi incontrerà una
ragazza intelligente e più simpatica di te, e se ne innamorerà. Ho sentito che
neanche tuo padre ti voleva, sai? Se persino tuo papà non vuole saperne di te,
come pensi che possa durare con qualcuno?»
La ragazza aprì bocca e poi la richiuse. Ragionò
un momento, valutando le opzioni, giunse a una soluzione e saltò giù dal
gradino, dandogli contemporaneamente un calcio allo stomaco al volo e
reggendosi al passamano mentre tornava a terra per evitare di cadere
all’indietro. Hansel boccheggiò e si piegò in due; Megan si sentì molto bene
per essere riuscita a dare un calcio volante.
«Mio padre mi
ama, grazie tante, e Wayne è troppo per me. Sì. Beh, pazienza, perché
vuole me. Chi è che vuole te, a parte tua madre? Se tua madre ti vuole,
ovviamente. Forse dovrei dire a parte tua sorella.»
Hansel scattò in avanti e quasi la schiacciò contro il passamano e i
gradini, lei scartò di lato e fu colpita dal dorso della sua mano che la spedì
a terra. Si rialzò subito e gli diede un calcio tra le gambe; Hansel emise un
suono soffocato e crollò in ginocchio.
«MEGAN!» urlarono Wayne e Stephen.
«Mi ha attaccata lui!» disse lei immediatamente,
indicandolo e portandosi l’altra mano al viso colpito.
«Figlio di una cagna!» urlò Stephen, lasciandola sbalordita.
Wayne saltò gli ultimi gradini e si chinò, senza frenare, afferrando Hansel
per il colletto e spingendolo avanti. Lo sbatté al muro, tenendogli una mano
alla gola.
«Ti ammazzo!»
«Wayne!» strillò lei, incredula.
«Dagliele!» lo incitò Stephen, raggiungendola,
«Stai bene?»
«Io sì!
Wayne, fermo! Ti espellono se lo uccidi!»
Wayne lo tenne fermo qualche secondo e poi avvicinò il viso al suo: «Se dici una sola parola di quello che è successo oggi in
giro, o se ti vedo anche solo guardarla per sbaglio, io ti uccido. Non sto
scherzando. Mi hai capito?»
Hansel annuì e Wayne lo lasciò andare, «Sparisci.»
Il ragazzo non se lo fece ripetere e si allontanò zoppicante. Megan si
accorse in quel momento che c’erano anche Sheldon e Liam con loro, entrambi pietrificati dalla sorpresa; non
poteva che capirli.
«Come può pischiare unrasgozza?» l’accento del francese si era
fatto ancora più forte, preso dall’indignazione.
«Già! Anche
se è Megan Jones!» convenne Liam.
«Non è che mi abbia picchiata, eh, non è la prima
volta che la finiamo a far rissa.» borbottò lei.
«Sì, ma Megan, una cosa è farlo quando siete ai primi anni e siete bambini
entrambi, un’altra è questo!» protestò Stephen.
«Cosa ti ha fatto?» domandò Wayne, avvicinandosi solo ora che si era
calmato e scostandole i capelli dal viso con una carezza per vedere meglio,
«Hai un segno in faccia.»
«Non mi sono
spostata abbastanza in fretta, comunque credo fosse diretto a un braccio. Non
mi voleva ammazzare, eh. Lui mi ha dato una spinta, abbiamo parlato, mi ha insultata e io gli ho dato un calcio volante, e poi lui ha
provato a colpirmi. Quindi era una cosa un po’ da
entrambe le parti… Wayne, gli ho dato un calcio al
volo! Mi sono lanciata dalle scale e bom!»
Il viso corrucciato di Wayne si distese appena e lui l’abbraccio: «Piccola
idiota.»
«Tua mamma.»
«Potevate usare le bacchette, tra l’altro.» precisò Stephen, «Io non so
come facciate a picchiarvi senza, mi fanno male le mani solo a vedervi.»
«Stephen, sbaglio o hai imprecato, tu?» domandò
lei.
«Non ricordo nulla di tutto ciò.»
Sheldon, che invece
stava maledicendo Buggin in francese, fu il primo ad andare via, seguito da Liam che cercava di calmarlo. Stephen li anticipò e Megan
trattenne Wayne.
«È stata la cosa più eccitante di sempre vederti picchiarlo.» affermò
gioiosamente.
«Sono un uomo d’azione.» disse lui sarcastico, «Anche quando non attacco
bulli con calci volanti in un corridoio deserto.»
«Ti annoieresti un sacco senza di me.» ribatté Megan, saltandogli
letteralmente addosso per baciarlo. Lui non poté che concordare mentalmente.
«BUGGIN COSA?» urlò Michael a
colazione, attirando come al solito l’attenzione di tutta la Sala Grande.
Megan, notando la colorazione porpora assunta da Sally-Anne e le facce di
Justin, Ernie, Dorian, Rowan, e praticamente tutti i ragazzi Hufflepuff del
quinto e settimo anno, contando persino Quill, pensò che Buggin fosse stato
veramente saggio nel non presentarsi.
Michael si alzò in piedi, sbattendo la sedia a terra, e la Sprout si alzò
dal tavolo degli insegnanti.
«Scusi!» esclamò Susan implorante, «Michael!»
«Vado ad ammazzarlo!»
«Michael, ci ha già pensato Wayne.» lo informò Stephen, orgoglioso.
«E io!
Io gli ho dato un calcio volante!» aggiunse Megan.
«Motivo per cui non possiamo denunciarlo subito al preside senza far
passare casini anche a te.» aggiunse Georgia in tono di rimprovero, «Il che in
un certo senso va anche bene, basterà incontrarlo da solo e massacrarlo.»
«Cos’hai fatto, Jonesy-Jones?»
domandò Kevin, spingendo la sedia su due gambe e rovesciando la testa indietro
per vederla dal loro tavolo.
«Hansel
Buggin l’ha attaccata! Non hai visto il livido che ha in faccia?» sputò fuori Michael, e Monica gli diede qualche pacca
sulla mano per calmarlo.
Kevin quasi cadde dalla sedia: «Non l’ha fatto!»
«L’ha fatto?» trasalì Terry, sconvolto.
«E Wayne l’ha… Wayne e Megan l’hanno
malmenato!» si corresse Georgia alla occhiata dell’amica.
«Non l’ho malmenato.» precisò Wayne, «Gli ho suggerito di
piantarla.»
«Dopo averlo sbattuto al muro e minacciato.» ribatté Megan in tono
sognante, «La cosa più sexy di sempre.»
«Ma io ci divido la camera con quel pezzo di merda, come faccio a non
ammazzarlo?» domandò Michael, disgustato.
«Infatti!» approvò Dorian, «Possiamo affogarlo nel
sonno? Un buon aguamenti…»
«Io ho visto che ignorarlo lo fa sentire ancora più frustrato.» ribatté
Cindy, preoccupata che l’amico si mettesse nei guai.
«E la soddisfazione dov’è?» replicò Kevin. Cindy lo fulminò con un’occhiata
piena di rimprovero, «Oh, giusto. No, Dorian.»
«Dai, se me ne frego io…» commentò “la vittima”.
«Megan…» gemette Susan.
«Jack ci raggiunge questo pomeriggio!» annunciò Charlotte, trottando da
loro, «E anche Rent e Walter!»
«Cosa?» esclamarono tutti, rallegrandosi di colpo.
«Ragazzi, perché non venite anche voi a pranzo ai Tre Manici?» domandò
Georgia, quasi implorante, a Dorian.
Dorian guardò gli altri Ravenclaw, che annuirono.
«Nessun problema.» accettò Anthony, più formale, e Sally-Anne sbuffò.
«Tu ci sei, no?» le chiese Georgia e Sally annuì
di malavoglia.
«Ma prima ho un appuntamento.»
«Nuovo ragazzo?» indagò Megan.
«No, qualcuno di molto più importante.»
«Chi?» domandarono tutti. Lei non rispose.
«Ciao mamma, ciao papà.»
«Buongiorno, Sally-Anne.»
Oh, lo ammetto, la canzone di
Stephen era per metà fanservice spietato per i
lettori di 70’s, che dovrebbero aver riconosciuto la canzone cantata da Sirius e
Mary. E sì, io so la musica e le parole ed è una cosa molto patetica. Ma per l’altra
metà c’è da dire che è del tutto normale cantare canzoni anni 70/80/90 e lui ha
semplicemente scelto una famosa hit.
L’ho detto, nello scorso
capitolo, che Ernie era ispirato a Xander di Buffy, col suo automatico pensiero alle amiche nude?
Hansel Buggin è un
personaggio che è stato in parte inventato da Akami,
e il fratello e la sorella sono completamente suoi personaggi. C’è sempre
stato, ma come capita leggendo i veri libri della saga, ci sono persone che a
volte non vengono menzionate perché non ci sono nei momenti importanti o perché
magari scrivo dal punto di vista di Megan ed è Georgia a incontrarlo e via
dicendo. Ora, per quanto riguarda la violenza, ci sono persone che non si
preoccupano che la persona colpita sia maschio o femmina, e tecnicamente lui le
ha dato una spinta, è lei che ha esagerato col calcio, anche se ovviamente non
è giustificabile e io l’avrei ucciso – ci sono passata XD – ma il punto era che
di solito in qualunque storia l’ “eroina” viene
affrontata verbalmente dal bullo o dalla tizia gelosa e le parole “non sei
abbastanza per lui” scatenano un bel guaio in cui lei davvero non si sente
abbastanza. Beh, volevo uccidere quel cliché, e con un calcio volante che è
qualcosa molto da Megan. E sì, i due si sono già picchiati in passato, c’è un
motivo se Megan ha quella reputazione. (Oltre a quello che ha fatto alle
elementari, il pugno a Pansy e via dicendo).
Comunque: anche se Hansel sembra
saltato fuori dal nulla io ho sempre saputo che c’era. Meritava le botte prese
ma, come sempre, a Hogwarts i professori sono gli ultimi a sapere le cose e
forse mai le sapranno tutte. Il fan-service credo non sia finito.
E amo far impazzire Wayne,
anche se capita una volta l’anno o meno.
Ah, e Michael è cugino di
primo grado di Dorcas da parte di madre. Sul gruppo di facebook
c’è l’albero genealogico, per chi c’è e vuole ricontrollare.
«I CarphillyCatapults
devono tutto al cercatore, ma dai…» si lamentò Megan,
«Non si può fare affidamento su una squadra che non fa gioco di squadra!»
«Perché, le Holyheads adesso non dipendono
assolutamente da tua cugina?» ribatté Wayne, calmo.
«Come osi!»
«Oso, oso.
Vieni, devo comprare dell’inchiostro.»
«Fuori?» inorridì lei, «Con questo vento?»
«Capisco il
tuo orrore. Georgia e Monica.»
«I-Cosa?»
«Fuori.» disse lui, indicando oltre la vetrina di Mielandia.
Le due stavano passando, strette nei loro mantelli.
«Parlano?»
«No.»
«Wow.
Immagina quanto Georgia sarà gioiosa ai Tre Manici.»
«Allora,
volete dirmi o no perché volevate vedermi? State divorziando?»
domandò Sally-Anne di punto in bianco, e suo padre quasi soffocò nella
cioccolata calda.
«Che dici!» inorridì sua madre, «Stavamo chiacchierando così amabilmente,
come ti salta in testa?»
«Appunto, non
è normale! Allora?»
«Sei diventata insolente come tuo fratello…»
borbottò lei.
«Lascia Gah fuori da questa storia.» ribatté
Sally-Anne.
«Ora, ora,
non litighiamo. Sono sicuro che Gabriel può aver avuto una buona influenza su
di te, nonostante tutto. Non ti ho mai vista rilassata
come dopo le tue vacanze con lui.»disse
suo padre, calmo.
Entrambe le donne lo guardarono sorprese.
«Quindi ammetti che anche lui ha lati buoni, no?»
Sua madre fece un gesto convulso con la mano: «Non essere ridicola, certo
che tuo fratello ha lati buoni. Sarebbe carino se
sapesse anche chiedere scusa, magari.»
«Ha preso da te.» borbottò suo marito da dietro la tazza.
«Reginald.»
«Il motivo per cui siamo venuti a parlarti è che abbiamo saputo quello che
è successo alla tua amica Hannah ed eravamo preoccupati per te.» dichiarò
infine l’uomo, «Abbiamo parlato con i Bones a cena,
sappiamo che siete tutti molto…»
I due si scambiarono un’occhiata incoraggiante mentre la figlia attendeva
con ansia.
«Perché non
ci hai detto che eravate tutti molto legati a Diggory? Molto?» domandò
infine sua madre e Sally-Anne si irrigidì, «È come se non ci conoscessimo. Con
Gabriel era diverso, nonostante tu pensi che fossimo orribili con lui.
Litigavamo, certo, ma sapevamo ciò che faceva, e pensavamo che tu fossi
semplicemente introversa, ma ci siamo resi conto che non sappiamo nulla di te.»
«Mi state prendendo in giro?» sbottò lei, basita.
«Prego?»
«Come avrei potuto parlarvene se voi non ci siete mai?»
«A volte partiamo in viaggio, è vero, ma durante le vacanze di solito
tentiamo di esserci il più possibile, e se avessimo saputo qualcosa…»
cominciò sua madre, offesa.
«Anche quando
siete a casa voi non… Non abbiamo mai parlato perché
tutto ciò di cui vi importa è che io faccia bella figura con gli estranei
importanti. Non ve ne importa nulla né di me né di Gah
come persone, come figli.» disse Sally-Anne lentamente, fissando prima l’uno e
poi l’altra, «E non fate quelle facce, ho accettato molto tempo fa che gli elfi
domestici sono gli unici con cui posso parlare.»
«Ma…ma…» boccheggiò
sua madre, «Ma io… Sei tu
che non parli con noi! Sin da quando eri piccola, tu…
tu ti sei sempre rifiutata persino di abbracciarci!»
«Perché voi parlavate soltanto di soldi e di gente importante, a me non
interessa soltanto questo, io volevo parlare di me, di voi…»
«Allora perché non ce l’hai mai detto?» domandò il padre, incredulo.
«Io devo venirvi a dire di
parlare con vostra figlia?»
«E noi
dobbiamo capire che dobbiamo obbligarti
a parlare quando tu vuoi evidentemente, o apparentemente, restare in silenzio?
Volevamo rispettarti! Non volevamo sbagliare come abbiamo fatto con Gah, lo opprimevamo troppo-»
«Io non lo opprimevo.» sentenziò la moglie, ma lui la ignorò.
«E non
volevamo perdere anche te, abbiamo deciso di rispettare il tuo volere!
Credevamo che a te stesse bene così, non ti sei mai lamentata!»
«Non mi sono lamentata perché pensavo non vi importasse di me!» ribatté lei,
altrettanto sorpresa.
«Come puoi
dirlo? Noi amiamo te e tuo fratello più di ogni altra cosa al mondo!» esclamò sua madre con veemenza.
Sally-Anne batté le ciglia un paio di volte, cercando di realizzare
ciò che aveva appena sentito. Sua madre non faceva che parlare male di Gah, perciò se ammetteva di amarlo doveva fare sul serio.
«Credo che siamo tutti un po’ confusi qui…»
mormorò suo padre, «Che ci siano una serie di
malintesi da chiarire. Sally-Anne, io ho sempre pensato che fossi tu a non
voler parlare con noi per qualche motivo che non mi era chiaro…
E ho sempre cercato di includerti nei nostri discorsi perché volevo che ti
sentissi parte della famiglia. Forse siamo stati troppi duri nel tentare di
farti piacere solo le persone giuste, ma non volevamo che tu ci lasciassi come
Gabriel.»
«Perché non mi hai mai chiesto se ce l’avevo con voi, allora?»
«E tu perché non l’hai chiesto a noi?» ribatté sua madre, «Siamo umani, possiamo sbagliare anche noi, come vedi. Non
puoi aspettarti che ti leggiamo nella mente o ci comportiamo come tu pensi che
i genitori debbano fare, specialmente se non ci informi prima di come credi che
stiano le cose.»
«Non ho chiesto perché siete sempre così fissati con Gahche…»
«Perché lo chiami sempre in quel modo?» la interruppe lei, aggrottando la
fronte.
Sally la guardò perplessa: «Perché lui dice sempre
di chiamarlo così. È come lo chiamavo io da piccola.»
«Tu e lui siete sempre molto legati… Ti scrive,
vero?»
«Ogni volta che può.» confermò lei.
Sua madre guardò altrove: «Io e lui litigavamo in continuazione per via dei
suoi amici, del suo rendimento, delle sciocchezze che faceva…
E del fatto che io ero fin troppo rigida, a detta sua.
Mi preoccupavo solo perché lui era il primo figlio e pensavo di poter decidere
della sua vita come se fosse mia. È per questo che se n’è andato. Lo so, che è
anche colpa mia.»
«Scappato è
il termine giusto. Ha parlato con te, ma a noi ha lasciato solo un biglietto. È
sparito da un giorno all’altro senza preavviso dopo una litigata come tante.»
aggiunse suo padre, lasciandola di stucco, «Ad ogni modo, Sally, siamo solo
persone anche noi e come tali possiamo sbagliare…
Avremmo dovuto parlare in questo modo dall’inizio…
Quando i genitori della tua amica Susan mi parlano di lei mi rendo sempre conto
che non abbiamo quel rapporto e che mi dispiace, e molto.»
Sally sentì gli occhi bruciarle e cercò di non piangere, premendo le unghie
nelle proprie braccia.
«Bando
all’orgoglio, mi sono detto, se voglio amore posso anche chiederlo, del resto
il troppo orgoglio non ha mai fatto bene a nessuno. Siamo venuti qui oggi perché vorremmo capire come stanno le cose tra noi,
se è possibile recuperare. E anche capire perché tu ci abbia sempre escluso
dalla tua vita. Certo, non ci aspettavamo che tu fossi convinta che noi avessimo escluso te.»
«Se nostra
figlia non ci dice neanche che è un suo amico, il ragazzo ucciso, qualcosa è
completamente storta. Non sapevo neppure che avessi invitato i tuoi amici
l’altro Natale.» commentò sua madre.
«Io conoscevo solo Stebbins di nomea e mi sono informato dopo averlo
trovato a casa… Era il migliore amico di Diggory,
vivevano assieme, non è così?» si informò il padre, «Non ho mai avuto occasione
di dirti quanto sono fiero di te per averli portati a casa e avergli dato un
po’ di conforto.»
«Certo che siamo fieri!» convenne sua madre, «Sally, hai fatto tutto senza
il nostro aiuto e guarda che persona sei diventata: qualcuno che ha buoni
amici, brave persone, non importa da che famiglia provengano, e che non si fa
problemi anche a invitarli a casa propria, a dividere tutto con loro… Ti ho sempre vista come la
mia bambina e non mi sono accorta di quanto tu sia cresciuta mentre io ero via… Pensi di poterci dare una chance?»
«Siete fieri di me?» ripeté Sally in un pigolio, ignorando il resto.
«Ti amiamo, principessa, certo che siamo fieri di te.» disse suo padre con
voce dolce mentre sua madre annuiva rigidamente, «Che ne dici di parlare un po’
con noi?»
«È triste che abbiano chiuso Zonko…Dev’essere per via dei gemelli Weasley.» commentò Georgia,
a disagio.
Monica annuì e lei si fermò.
«Senti, non hai parlato tutta la mattina…
Qualcosa non va?»
«No, scusami…» mormorò lei, abbassando lo
sguardo.
«Non devi
scusarti, vorrei solo capire che succede. Non vorrei che tu avessi problemi con
me perché Mike mi considera la sua migliore amica, ci sono già passata e non mi
è piaciuto.» mise subito in chiaro lei, scocciata.
Monica la guardò allarmata: «Quello non è un
problema, è che non ci conosciamo bene e mi vergogno un po’… tutto qui. Non
sono Sandy, io.»
«Bene allora.»
«Sei sempre così schietta?»
«Ci provo, cercando di non essere rude quanto Megan.» scherzò lei.
«Megan ha un carattere interessante… Non credo di
piacerle.» commentò lei distrattamente
«Non farne un fatto personale, a Megan non piace praticamente nessuno.»
ribatté lei, senza negare nulla, «Sai quando si dice “can che abbaia non
morde”?»
«Vuoi dire che lei fa solo chiasso ma non è pericolosa?»
«No, no. Lei
abbaia e morde. Ma non morderebbe te perché sei la fidanzata di Michael.» chiarì Georgia in tono rassicurante.
«Quando siete diventate amiche?» domandò Monica.
«All’inizio del quarto anno, prima non parlavamo quasi mai.» rispose lei
con un sorriso, «Vuoi diventare sua amica?»
«Non so se a
questo punto potrei diventare amica di uno qualunque di voi, sono arrivata
tardi e avete vissuto tante cose assieme… Sapevo
dall’inizio che anche avvicinandomi a Michael non avrei necessariamente
conquistato il gruppo. Non che mi importi davvero, a me importa solo di lui.»
ammise lei, con un tono di voce che ora aveva perso l’incertezza di poco prima.
Georgia si strinse nelle spalle: «Se ti sta bene
così, bene. Sono felice che tu non sia gelosa comunque, è bello essere
perlomeno civili tra noi.»
«Non ho bisogno di essere gelosa di te.» ribatté Monica serenamente, «Perché se anche mai Michael avesse avuto sentimenti diversi
dall’amicizia nei tuoi confronti, ora ama me e vuole stare con me
per sempre. Non lo lascerò andare perché io sento le stesso, perciò penso che tu ti debba solo preoccupare di riuscire
a ritagliarti un po’ d’attenzioni, ma io
no.»
«Oh. Beh,
neanche io devo preoccuparmi, come sai Michael tiene
ai suoi amici più di qualsiasi altra cosa al mondo, perciò…
E poi io ho Dorian, lui e gli altri sono entrati nel gruppo quest’anno
ma sono già praticamente amici di tutti,
perciò non ho bisogno di dovermi ritagliare attenzioni come dici tu, non sono
un animale da accudire. E non ho quel genere di sentimenti per Michael.»
«Spero di non averti offesa…»
«Affatto.» disse Georgia, sorridendo.
«E tu e Dorian siete una bella coppia.» riprese Monica, ricambiando il
sorriso.
«Non so come
le cose andranno tra noi ma penso che diventeremo amici molto stretti, ora che
gli altri sono tutti in coppia ho bisogno di qualche amico single come me. Poi
certo, è molto carino ed è anche molto buono, un punto fermo, insomma.» confermò lei, sincera.
«Ho visto.» affermò Monica, annuendo tra sé e sé con aria assorta. «Beh, a
me fa piacere conoscerti un po’ meglio.»
«Già.
Interessante.» approvò lei con un altro sorriso.
«Non siete obbligati a venire con me.» fece presente Kevin, «C’è la Perks,
Anthony.»
«Non ho nessun problema con questo e Georgia sembrava aver bisogno di tutto
il supporto possibile.» ribatté lui.
«Ci credo, era in giro con Bruttonica.»
«Terry, non chiamarla così…»
«Ma dai,
persino noi Ravenclaw aspettavamo di vedere Georgia e Michael insieme, e
neanche li conoscevamo! E abbiamo sempre tutti chiamato Monica “Bruttonica”, adesso non voglio certo diventare più gentile
con lei solo perché Georgia è troppo buona!»
«Sì, è troppo buona e continua a dire che sono migliori amici.» precisò
Dorian, «Cosa stupida. Se ami una persona è inutile
che continui a dire che siete solo migliori amici.»
La frecciata andò a segno e Kevin e Cindy gli rivolsero un’occhiata
sospettosa.
Poi lei annuì: «Sì, ma se lei dice che sono
migliori amici magari lo crede davvero. Magari sono solo migliori amici per
davvero e anche lei e Monica diventeranno amiche.»
«Cindy…» gemettero tutti.
«Ancora una
volta: capita che la gente menta. Come quando Greta Buggin ti ha detto di aver
ricevuto un Ordine di Merlino.» spiegò Terry.
«Veramente no, ne ha preso due, ma uno gliel’hanno
portato via perché dovevano venderlo e dare il ricavato ai babbani bisognosi.»
lo corresse lei, «Perché, non è così?»
Tutti si scambiarono un’occhiata e poi Kevin le mise un braccio intorno
alle spalle: «Sei fortunata ad averci.»
«Sì, lo so.» convenne lei, «Ma cosa c’entra?»
«Jack!» strillò Charlotte, andando ad abbracciarlo, «E Walter e Rent.
Ciao.»
«Sento l’amore.» commentò Walter allegramente; aveva una bruciatura su una
guancia ma sembrava felicissimo, oltre che abbronzato come non mai.
«Vado a salutare Rosmerta.» annunciò Rent, già sognante, ma prima di andare
tirò una guancia di Charlotte che rispose con un verso di protesta e un tentato
pugno.
«Hai tempo
fino all’arrivo degli altri. Sei in anticipo, pulce.»
disse Walter.
«Lo so.
Sally-Anne arriva tardi perché ci sono i suoi genitori!»
cinguettò lei.
Rent si bloccò e tutti la fissarono sorpresi: «Cosa?»
«Ah, e ieri
Buggin ha picchiato Megan e Wayne l’ha massacrato e l’ha minacciato di morte! O
così ho sentito!»
«COSA?» ripeterono tutti.
«Georgia invece è a un appuntamento con Monica, gliel’ha organizzato
Michael!»
«COSA?»
Rowan era seduto sullo steccato che delimitava la zona della Stamberga
Strillante e batteva debolmente le mani contro il legno. Per quanto alto a
Michael sembrava più giovane che mai, il quindicenne che era, con la testa
incassata tra le spalle e la cuffia premuta sui capelli scuri.
«Ho capito perché non me ne hai mai parlato prima…
Cioè, ti ha spinto giù dalle scale solo perché eri amico di Rent!»
«C’è un motivo se preferisco quando mi ignora.» ridacchiò Michael, il cui
viso era pallidissimo. Rowan aveva già notato che invece che piangere Michael
impallidiva sempre, aveva infatti pianto pochissime
volte da quando lo conosceva, e sapeva quindi che l’amico stava soffrendo a
parlarne così seriamente, lui che di solito si limitava a battute su quanto sua
madre fosse mostruosa, commenti che la gente prendeva appunto solo per battute
e che invece partivano da basi reali.
«Improvvisamente sento che la mia famiglia è meravigliosa.»
Michael rise sul serio: «Cedric lo diceva sempre.
Anche Georgia.»
«Parlando di Georgia… Tutto apposto?» cambiò
temporaneamente argomento lui, cercando di trovare qualcosa da dirgli per farlo
stare meglio.
«Certo!
Perché non dovrebbe?»
Rowan si strinse nelle spalle.
«Beh…» riprese Michael, «Devo ammettere che
quest’estate mi stavo quasi convincendo di avere una cotta per lei e la cosa mi
ha spaventato a morte.»
«Oh?»
«Già. Però
poi ho capito che era Monica la persona che stavo cercando, che era sempre
stata vicino a me senza che me ne accorgessi… E tutti quei dubbi su Georgia sono spariti in un secondo.
Georgia è rimasta solo un’amica normale, diciamo. Perché, mica ti piace?»
Rowan quasi cadde all’indietro: «NO!»
Ma Michael rideva già: «Lo so, ti prendevo in giro… Oddio, se ti piacesse, fa pure. Non sono geloso delle
mie amiche.»
«Non c’è bisogno che tu lo sia, comunque.» borbottò lui, rosso in faccia.
«Su, non
prenderla a male! Guarda che non c’è nulla di male a guardare le altre,
specialmente quando hanno il fisico di Georgia!»
L’amico lo guardò confuso.
«Va bene, non è alta, ma sapessi com’è sotto quei maglioni…» sghignazzò lui, e anche Rowan rise a voce alta,
una risata contagiosa che finì col far piegare in due Michael.
«E tu come lo sai, scusa?» domandò infine quando si calmarono, e l’altro si
irrigidì.
«Beh, dopo anni e anni ho notato…» mugugnò, e
Rowan assottigliò lo sguardo.
«Michael… Non avrai tradito Monica dopo tanti bei
discorsi?»
«Non dirlo
neanche per scherzo! Non lo farei mai!» protestò lui, «Vieni con me ai Tre
Manici, ci sono Walter, Rent, Jack e gli altri.»
«Oh, Michael!»
Michael si fermò, passandosi una mano tra i capelli corti che sfuggivano al
codino, ovvero quasi tutti.
«Guarda che
se vuoi venire a casa mia per me non ci sono problemi. So che hai un tuo
appartamento, ma mia madre cucina davvero bene…»
Lui rise di nuovo, annuendo: «Invito che non posso
rifiutare, quindi. Magari una domenica durante le vacanze di Natale, tanto per
terrorizzare i tuoi.»
«Guarda, i miei sanno così tanto di te che ormai ti conoscono.» replicò
Rowan.
«Anche i Diggory sanno moltissimo di te.» ridacchiò lui, «Avrai notato che
sono piuttosto chiacchierone.»
«Chi, tu?»
«Ed espansivo.»
«Io direi affettuoso.» lo stuzzicò Rowan e Michael fece una smorfia.
«Vero? Sono
quasi gay. Voglio dire, Cedric ogni tanto faceva discorsi sull’amicizia ma solo
perché io stavo male o cose così, Walter non è capace, Rent è un orso, a volte
è di peluche, d’accordo, ma non è che sia il migliore nel capire i sentimenti
della gente e Jack invece è bravo nel farlo ma non sta lì a parlarne. Il che è
giusto, perché siamo ragazzi, non è che passiamo il tempo a farci le trecce. Io
no, io parlo, parlo, e poi dopo mi accorgo di aver fatto la donna come stavo
facendo oggi sino ad adesso.»
Rowan stava ridendo e annuendo assieme.
«Tu abbracci anche tutti, maschi e femmine!»
«Appunto!
Tecnicamente non ho problemi neanche a baciare chiunque. Ma questo non è perché
sono affettuoso, quello è perché sono così sicuro di quanto mi piacciano le
ragazze che non ho problemi a scherzare sul fatto che possano piacermi gli uomini…»
«Ho notato
che non sei esattamente omofobico, sì. Aspetta, chi
hai baciato?»
«Cedric, un Natale.
C’era vischio e l’ho traumatizzato! Ma solo a stampo, eh!»
Rowan stava ridendo di nuovo, adesso fin quasi alle lacrime, immaginando la
scena: «Sai cosa, le ragazze ti vedono tutte come l’essere più virile e uomo di questa terra, ma tu sei una specie di cosa a metà…»
«Una specie
di cosa a metà. Penso che dovrei farmi una maglietta con scritta questa frase… Penso che anche mia madre me la farebbe.» considerò Michael, a metà tra l’amaro e il divertito.
«A proposito… So come…
funzioni e che quindi ti viene bene fare battute, ma ti offende quando le fanno
gli altri?» indagò lui.
«Certo che
no! Vuoi farne? Prego!»
«No, non
voglio farne! Ero solo curioso, non conosco molta gente incasinata come te…»
«Se facessi un sondaggio tra i tuoi amici magari ne saresti sorpreso.»
ribatté lui, «Hai visto Megan, Georgie e Sally-Anne,
no? Non se ne salva una. E neanche Wayne e Walter, il loro padre si è fatto
l’altra famiglia mentre stava ancora con la loro madre, l’ha scoperto Wayne coi
suoi occhi!»
«Pure!» esclamò Rowan, che non sapeva di quest’ultimo dettaglio, «Che schifo! È per quello che Walter gli aveva dato un pugno
l’anno scorso? Nel caos non si era capito bene cosa stesse succedendo…»
«Già. Ma ne sono usciti tutti bene e voglio fare lo stesso…
Merlino, non che Megan sia venuta su sanissima, e Sally-Anne…
Ma pazienza.»
«Ma come le hai conosciute?» domandò Rowan, «Quando ci siamo conosciuti noi
eri già amico loro, eppure non mi sembrano facili da avvicinare…»
«Wayne e Megan si sono scontrati dal primo giorno… era il fratellino di Walter quindi ho provato a
separarli e Megan mi ha detto qualcosa come: “come ti chiami? Stebbins. Bene, Stebbins, quando conoscerò le fatture ti verrò a cercare.”»
«Suona molto da Megan Jones.» ammise Rowan, non sorpreso.
«Con Georgia… Una volta, sempre al terzo, stavo prendendo in
giro uno dei Gryffindor, non mi ricordo chi… un
mocciosetto del primo. E lei, piccolissima e senza neanche conoscere nessuno
dei due, si è messa a difenderlo e abbiamo quasi litigato. Lei ha litigato, io
ero affascinato. Poi Wayne ci ha parlato qualche volta, dato che era sempre in
mezzo per via di Megan, sono diventati amici subito e lei ha deciso di provare
a conoscermi.»
«Georgia non la capisco bene.» dichiarò Rowan, «Sembra
buona e dolce come Helen, ma a volte l’ho sentita zittire la gente in un modo che… Ti fa capire, praticamente, che se ci si mettesse
minimamente di impegno ti schiaccerebbe a parole. E poi si vede che sta
benissimo anche quando sta da sola…»
«È molto indipendente e sa arrangiarsi, sì.»
«Ecco, però
non la capisco bene comunque. Tu hai detto che ha difeso uno sconosciuto, e per
farlo ha praticamente attaccato te che eri un altro sconosciuto più grande di
lei, ci vuole forza nel farlo. Però quando tu stavi male l’anno scorso lei
senza di te sembrava persa, non sembrava forte affatto. Non capisco il suo
carattere.»
«L’anno scorso ha fatto questa battuta sul fatto che Stephen è schizzinoso
e che non poteva di certo fare giochi erotici col cibo, una cosa del genere…»
«Chi, lei?»
«Sì! E mi ha
lasciato allibito! Poi però ho chiesto ad altri suoi amici, perché Georgia ha
amici ovunque a Hogwarts, è peggio di me, e loro mi hanno detto che con loro fa
sempre battute. Quindi devo ammettere che non la conosco completamente neppure
io, è più misteriosa di quanto non sembri, non è solo la persona che si
preoccupa per me quando faccio scemenze, è anche la prima che è rimasta fuori
dopo il coprifuoco al primo anno solo perché l’avevano sfidata a farlo e se n’è
andata a cercare le cucine. È strana.» Michael
sorrise, «Mi è sempre piaciuta per questo… Dovresti
conoscerla meglio.»
«Vedrò cosa posso fare…» mugugnò lui, pensieroso.
«Susan, ci sei?» chiamò Quill, facendola sobbalzare davanti alla vetrina.
«Sì, scusami… stavo pensando…»
«Ad Hannah?» suggerì Stephen, comprensivo.
«Pensa se Wayne fosse quello costretto a lasciare la scuola…»
mormorò lei, difensiva, «Mi sento così confusa…»
«Grazie per aver chiamato in causa Wayne e non me.» commentò Quill,
sarcastico.
«Oh, scusa!
Non ci ho pensato!»
«Stavo scherzando…»
«Ti trovo allegro in effetti.» osservò Stephen, «Che è un bel cambiamento
rispetto agli ultimi tempi.»
Quill si strinse nelle spalle: «I miei avevano problemi col lavoro ma
adesso è tutto apposto più o meno.»
«Che genere di problemi?» si incuriosì Susan.
«Colleghi
antipatici, semplicemente. Gente poco gentile. Ma quei colleghi ora li stanno
ignorando perché hanno altro da fare e anche il loro umore è migliorato, così
anche io sono più tranquillo.»
«Sei un bravo ragazzo.» commentò lei, sorridendogli.
Quill arrossì e si strinse nelle spalle.
«Buggin ti ha picchiata?»
«Hai picchiato Buggin?»
Jack, Walter e Rent avevano assalito Wayne e Megan appena li avevano visti entrare, con gli altri che se la ridevano alle
loro spalle.
«Ancora? Non
ho picchiato nessuno, è Megan quella.» rispose Wayne,
annoiato.
«Gli ho dato
un calcio volante! Volante!»
«Ah, fermi!» li bloccò Georgia, «Questi sono
Terry, Anthony e Kevin. Credo che conosciate già Dorian e Cindy…» presentò, dopo essersi aggrappata a Dorian come se fosse
un‘ancora di salvataggio.
«Ravenclaw, vero?» chiese Jack, «Sono amico di
Burt. Beh, rivale
forse è più corretto. Prende il Quidditch piuttosto seriamente.»
«Perché, lei no?» ribatté Terry, indicando Megan con aria divertita.
«Certo che tra lupi mannari e gente idiota tu stai sempre cercando di
finire o al san Mungo o ad Azkaban…» commentò Walter,
dando una pacca sulla testa a Megan.
«È un piacere.» salutò in quel momento Anthony, stringendo la mano a Rent.
«Che formali…» ridacchiò Justin.
«È Anthony, lo sai.» rise anche Terry.
Walter si rese conto di chi aveva accanto e cominciò a lamentarsi: «Rowan, piantala di crescere, facci il favore. Ci manca
giusto che tu raggiunga Rent.»
«Non è che possa farci molto…»
«Oh, ehi, sapete che ho un sacco di successo con le babbane?»
esclamò Rent, e più di una persona si voltò a guardare.
«Abbassa la voce, animale.» brontolò Jack.
«Sembri Sally-Anne… Dov’è la cara Perks? Sempre coi suoi?»
«Già… Monica, qui!» chiamò Michael, liberando il
posto accanto a sé dalla giacca.
«Ma possiamo occupare i posti in questo modo?» domandò lei, raggiungendolo
con aria felice.
«E chi se ne importa, purché paghiamo…» le
rispose Rent allegramente.
«Ernie, risorgi…» chiamò Stephen, che stava estraendo
un bicchiere dalla propria cartella.
«Non chiedere.» disse subito Wayne a Monica, che aveva notato e aveva
corrugato la fronte.
«Germi?» tentò Cindy, e Stephen la guardò con profonda stima.
«Non voglio morire giovane.» le confermò.
«Mi sembra giusto.»
«Quindi non ne è migliorato uno da quando ce ne siamo andati…»
commentò Walter a voce alta.
«Ma figurati…» commentò Wayne.
«Voglio una cioccolata calda!» annunciò Charlotte, aggrappandosi alla
sorella.
«Aspettiamo Sally almeno dieci minuti.» le disse Georgia.
«Non ce n’è bisogno, sta arrivando…» ribatté Wayne,
facedno un cenno verso la porta.
«Sempre bella.» commentò Rent, buttandosi sulla propria sedia.
«E in lacrime?» aggiunse Megan, alzandosi per vedere meglio.
Sally-Anne, appena entrata, si passò un fazzoletto sul viso, e lei notò che
era stranamente trasandata, con la sciarpa attorno ai capelli e senza guanti.
«Buggin?» le domandò quindi.
«Che è successo?» domandarono anche le altre ragazze.
«Chi ti devo picchiare?» chiese invece Michael in tono minaccioso.
«Oh, con questi Hufflepuff non ci si annoia mai.» commentò Kevin, e Terry
lo zittì con una manata sulla testa, «Perché?»
domandò, affranto.
Sally-Anne stava facendo segno di no con la testa.
«Sono lacrime di gioia?» azzardò allora Charlotte, vedendola sorridere
appena.
Lei fece segno di sì e si sedette tra loro, «Mi sento così scema ma non
riesco a non mettermi a piangere…»
«Cos’è successo di così bello?» domandò Megan,
piegandosi verso di lei con partecipazione.
«Ai miei genitori importa di me, mi vogliono bene!» esclamò la ragazza, «Ci
credi?»
«No, ma piantala!» ribatté lei, meravigliata, «È
bellissimo! So cosa provi, ci son passata pure io proprio quest’anno…»
«Lo so, per questo so che mi capisci…»
«È bellissimo!» convenne Susan, abbracciandola, «Finalmente qualcosa di
buono!»
«Mi hanno detto che sono fieri di me perché vi ho
ospitato e che non gli dispiacerebbe rivedervi… Mio
padre, lui l’ha detto, mia madre non vi ha visti.» farfugliò lei.
«Sì, lo sappiamo.» rise Michael, «Credevo che tuo padre fosse terrorizzato
da noi.»
«A quanto
pare quello è il suo modo di reagire standard, ci crederesti? Anche il tono di
voce indifferente, sai, è quello che mia madre ha sempre, è stata educata così,
ha detto, ma non è che non leimporti…
Ci sono stati un sacco di malintesi, hanno detto, e praticamente hanno detto
che mi amano!»
I Ravenclaw e gli Hufflepuff che non la conoscevano bene si scambiarono
un’occhiata preoccupata.
«Ma non è normale?» domandò Cindy, dando voce ai loro dubbi.
«Ti stupiresti di scoprire quanto non lo è.» le rispose Megan, «Non per noi almeno. Cos’altro ti
hanno detto? Ti hanno dato altri soldi?»
«Megan!» protestò Susan.
«Lei sa perché glielo chiedo!»
Sally-Anne sorrise raggiante: «No, non me ne hanno dati! Abbiamo solo parlato! Mi hanno anche spiegato
perché mio fratello non parla con loro… Anche loro
avevano paura che con me succedesse come con lui, che l’hanno soffocato e lui è
scappato di casa!»
«Spero sinceramente che ti si sistemi tutto.» affermò Jack sinceramente,
«Mike ci aveva accennato qualcosina e comunque visto
che persino Megan sta riuscendo a concludere qualcosa con suo padre, magari ce
la farai anche tu.»
Sally ricominciò a piangere e ci fu una sorta di abbraccio collettivo,
seguito da versi inteneriti.
Anthony non si mosse, ma la guardò con un mezzo sorriso, constatando quanto
fosse immensamente più bella quando naturale, e anche capendo di non sapere troppe cose sul suo conto.
Madama Rosmerta passò a prendere le ordinazioni, cercando di non sembrare
troppo incuriosita dal loro atteggiamento, e Sally-Anne si riprese in fretta
per evitare un’ulteriore figuraccia.
«Quanto sei tenera… a volte, con l’allineamento
dei pianeti…»
«Sta zitto, Hopkins. Peccato che i draghi non ti
abbiano bruciato la lingua.»
«Appunto.»
«Voi
Hufflepuff siete veramente particolari. La gente delle altre case non è così
legata con persone delle altre, anzi, neanche tra i membri della stessa casa.» osservò poi Anthony, sorseggiando la sua cioccolata.
«Questo è il
nostro tratto principale, no? Gryffindor voleva i coraggiosi, Slytherin i sanguepuro ambiziosi, voi Ravenclaw la ricerca di
conoscenza e noi Hufflepuff tutto ciò che resta.» disse Georgia, «Non abbiamo,
in teoria, pregiudizi, e accettiamo tutti. Siamo leali tra noi e non abbiamo
paura di lavorare sodo, lo dice anche il Cappello Parlante, no? Sembra la cosa
più stupida e scontata di tutte, ma in realtà è solo la meno appariscente.»
«Vero, noi Hufflepuff siamo una famiglia per chiunque ne voglia una.»
convenne Michael, «Anche se a volerla è uno Slytherin.»
«O un figlio di Slytherin.» precisò Quill, «Tipo
me, che non sono bravo a far niente e mi intimidisco per ogni scemenza. Eppure
tutti loro mi hanno sempre trattato d’amico.»
«Certo che sì!» confermò Stephen con stupore, «Tu sei un amico!»
«Eh, abbiamo visto!» confermò Rent, «Non sono sicuro di averti mai sentito
parlare così… o dire più di due frasi…»
«Veramente c’è il momento in cui mi ha praticamente urlato contro in Sala
Grande l’anno scorso.» precisò Michael e lui sbiancò, «No, ehi, resta felice!»
«Io sono del quinto e sono stato reclutato da Michael che ero al primo.»
fece presente Rowan, tornando al discorso “Hufflepuff e famiglia”, e i
Ravenclaw annuirono.
«Tecnicamente anche da Megan, al secondo.» precisò Michael.
«Chi?»
«Come “chi”?
Io.» gli rispose Megan bruscamente, «Mi sei sempre piaciuto.»
Rowan fu così scioccato da risultare inespressivo, limitandosi a fissarla.
«Wayne, e
così tu sei il fidanzato di Megan, eh? Che culo.»
commentò Kevin e tutti risero allegramente.
«Non
intendeva “piacere” in quel senso. Spero.»
«Non essere
idiota, deficiente. È più piccolo di me, non mi piace nel senso che voglio
farmelo, piace nel senso che mi piace il modo in cui risponde alla gente.»
«Tu sei meravigliosa.» commentò Terry di slancio, «E non lo dico come per
flirtare, dico che sei una persona che mi piacerebbe essere.»
«In effetti parlare senza peli sulla lingua come
lei non è per niente male.» concordò Dorian.
«No, il tatto secondo me non andrebbe sottovalutato.» ribatté Georgia,
«Anche se la capisco ogni volta che mi arrabbio.»
«Come quando hai tirato quello schiaffo alla Parkinson!» esclamò Charlotte
e Georgia avvampò.
«Cosa?» domandarono tutti, voltandosi verso le sorelle.
«Ah, sì, io la so quella storia!» ricordò Kevin.
«E quando mai, sei un tale pettegolo…» commentò Dorian,
alzando gli occhi al cielo.
«Sei tu che le hai fatto crescere le corna l’anno scorso?» domandò Cindy,
inclinando leggermente la testa con un dondolio di boccoli.
«Quella è
Megan. Megan le ha anche tirato un pugno al terzo anno, quando si è messa a
strillare che Lupin era un mannaro.»
«Povero professor Lupin, chissà che fine ha fatto!» esclamò Kevin,
accorato, «Era l’unico professore per cui studiavo… A
parte la McGonagall.»
«Ma come fai a farti promuovere se non studi?»
«Georgia, non
tentare di cambiare argomento! Vogliamo sapere!»
protestò Rent.
«Vogliamo
sapere! Vogliamo sapere!» cominciò il coro Michael,
seguito subito dagli altri che batterono le mani contro il tavolo.
«Ma dai… Eravamo al quarto e stava facendo
battute su noi due perché mi avevi portato via dal Ballo del Ceppo in braccio… Non sono la tipa che riesce a dare pugni come se niente
fosse, quindi le ho dato uno schiaffo e ho fatto l’errore di raccontarlo a
Charlotte, tutto qui.»
«C’è chi dice che la sua testa ha girato un paio di volte.» precisò Terry.
Cindy lo guardò inorridita.
«Non è vero, lascialo perdere…» borbottò Dorian.
«Lui ascolta sempre quello che si inventa Michael…
Corner, intendo.»
«Georgia, com’è che tutti sanno le tue gesta e i tuoi amici no?» domandò
Sally-Anne in tono di rimprovero.
«Ne stavo parlando proprio con Rowan prima.» confermò Michael.
«Ah, non lo so.» rispose lei, vaga, «E professor Lupin sta bene, credo,
l’abbiamo visto l’anno scorso alla stazione, penso stesse parlando con Harry
Potter.»
«Però davvero, come fai a farti promuovere?» domandò poi Megan a Kevin.
«Sono un
genio. Letteralmente. I miei mi hanno
fatto testare, pensavano fossi malato. Invece è venuto fuori che ho un Q.I. di
190. E praticamente basta che io mi metta d’impegno a metà maggio, per modo di
dire, e posso passare gli esami tranquillamente.»
«Sei una persona odiosa.» gli comunicò Ernie serenamente, «Io devo studiare
come un dannato.»
«Non solo tu.» rantolò Susan.
«Ah, io no.
Io leggo una volta e ricordo a memoria.» si intromise Stephen,
fiero della sua capacità. Molti gli rivolsero occhiatacce.
«Ma Ravenclaw non è appunto “voler conoscere”?» domandò Sally-Anne a Kevin.
«Io voglio conoscere quello che dico io.» rispose lui, «E
poi una cosa è conoscere, una è ammazzarsi di studio. Tra l’altro a undici anni
studiavo molto di più, poi ho visto che non mi serviva e ho diminuito l’impegno… Si cambia. Non tutti i Gryffindor arrivano al settimo anno coraggiosi, non credo che tutti gli
Hufflepuff siano come voi, basta pensare a Buggin…»
«A proposito, Wayne, ma l’hai picchiato o no?» riprese Walter, «Perché
sarei fiero di te!»
«È stato molto eccitante.»
«Megan, spero tu intenda “entusiasmante”.» disse Stephen, fingendosi
indifferente nonostante il leggero orrore.
«Stephen è nel coro.» dichiarò lei a mo’ di replica.
Lui quasi sputò il suo dolce.
«E canta benissimo!» aggiunse Georgia, pensando di essere d’aiuto.
«Ma perché, c’è un coro?» domandò Walter mentre tutti lo fissavano
scioccati.
«Io ero nel coro! Suonavo anche il piano!» gli ricordò Michael.
«Tu eri nel coro?» ripeté Rent.
«Ma chi
dirige il coro? Professori o studenti?» chiese Jack,
interessato.
«C’è qualcuno in questa scuola che mi conosce?» si lamentò Michael, «Moni, tu lo sapevi, vero?»
«Certo!
Venivo a sentirti cantare quando eri ancora al secondo!»
«Stalker.» tossì Sally-Anne, per fortuna coperta
dal rumore di Kevin che strisciava la sedia e si alzava annunciando di stare
andando a fumare.
«Puoi farlo?» domandò Wayne, chiedendosi perché Georgia e Megan ridessero e
Sally-Anne avesse una poco credibile aria innocente.
«Nessuno può
dirmi nulla se sono fuori dal castello. Vuoi venire? Te ne offro io.»
«Non fumo. Ero solo curioso.» spiegò lui.
«Sapete cosa
dovrebbero mettere qui? Un karaoke.» decretò Megan.
«Lasciami in pace…» gemette Stephen, con la
faccia sul tavolo.
«A me piace cantare.» affermò Cindy, «Una volta volevano farmi fare
un’audizione, ma Kevin non me l’ha permesso…»
«Scusa?» fece Sally-Anne, oltraggiata.
«Cindy, dille dov’era l’audizione…»
«Nel retro
del Paiolo. Ma quel tizio mi aveva assicurato che era un’audizione vera!»
«Oh, Cindy…» gemettero Dorian e Terry.
Justin si sbatté una mano in fronte: «Kevin, non lasciarla mai.» commentò.
Kevin annuì.
«E Jeremy dov’è?» chiese poi Rowan, guardandosi attorno.
«Con una ragazza, non lo so.» rispose Dorian.
«Non siete tutti amici?» chiese Sally-Anne con
un’occhiata a Kevin che si stava allontanando.
«Sì, beh, soprattutto io, dividiamo la camera da anni…»
rispose Dorian, suonando leggermente a disagio, «Anche
se non è che io e lui siamo uniti quanto lo siamo io, Kevin e Cindy. O Kevin,
Terry e Anthony.»
«Kevin fa parte di due trii.» notò Georgia, «Jeremy
è un po’ la versione Hufflepuff di Michael Corner, no? Il quarto amico che ogni
tanto manca.»
«Esattamente.» confermò Anthony.
«Però Michael è molto meglio di Jeremy.»precisò Terry. «E io considero Michael uno dei miei migliori amici,
quindi no, Jeremy è giusto un po’ fuori dal mondo, a volte.»
«Lasciate stare.» disse Sally-Anne a Quill, che stava mettendo mano al
portafogli, «Pago io per tutti.»
«Oh, non credo proprio.» protestarono subito Anthony, Stephen e Wayne. Gli altri
sapevano che era inutile insistere o non se ne curarono troppo.
«Offro io ho detto. Ho abbastanza soldi da
comprare I Tre Manici interi e voglio festeggiare.»
«Non opponetevi, non c’è scelta con lei.» suggerì Megan.
«La prossima volta offro io allora.» precisò Anthony, «Non mi piace che sia
la donna a pagare.»
«Cosa ti fa pensare che mangeremo ancora assieme?» ribatté Sally-Anne, ma
il suo tono non era acido, bensì scherzoso.
«Georgia è già innamorata di noi.» rispose Terry per lui e lei annuì
serissima.
«Allora mollerò Georgia.» replicò la Hufflepuff;
l’amica la guardò e lei le fece l’occhiolino prima di andare al bancone.
«È così ricca?» domandò Cindy.
«Era per modo di dire…» disse Dorian.
«Tecnicamente no, lei avrebbe davvero i soldi per comprarsi Hogsmeade
intera.» lo contraddisse Michael, «È ricca sfondata, peggio dei miei.»
«A proposito, ho visto tuo padre!» esclamò Rent, «Sono andato al Ministero
per vedere se possono procurarmi un attestato che dica che ho un diploma babbano per trovare lavoro e c’era anche lui, aveva una cera…»
«In che senso?» si irrigidì Michael, «Era ferito?
Sta morendo?»
«No! Cazzo,
Mike! Ti pare che te l’avrei detto così? Era solo molto dimagrito, ma proprio
molto.»
«Forse quella donna non lo lascia mangiare…»
ipotizzò lui, «O si sta ammalando anche lui.»
«Tuo padre è un uomo adulto.» gli fece gentilmente notare Jack.
«No, mio padre è succube di mia madre e se quella pazza decidesse di
pestarlo magari la lascerebbe pure fare perché secondo lui la ama… Forse dovrei aiutarlo a scappare come sono scappato io…»
«Se ti serve una mano noi ci siamo.» ribatté subito Walter, «Non per modo
di dire, intendo se vuoi entrare in casa tua con la forza e sistemare le cose
una volta per tutte…»
«Guarda che
mia madre ha fatto mettere schiopodi in giardino,
oltre ai cani da guardia. È diventata paranoica, l’ultima volta che ho cercato
di entrare per prendere le mie cose c’erano più trappole lì che alla Gringott.»
«Appunto.»
«Ragazzi...» li chiamò Wayne, facendo cenno di
guardare gli altri presenti.
I Ravenclaw, Dorian, Cindy, Justin, Ernie, Susan, Quill e Stephen li
stavano fissando a occhi spalancati. Gli altri già sapevano, e Rowan era felice
di non far parte della schiera di persone allibite per una volta; Charlotte,
che invece era all’oscuro come gli altri, mantenne un cipiglio serio.
«Oh…Beh… Dimenticate
quello che avete sentito, okay?» fece Michael con estrema disinvoltura, «Sapete che siete simpatici? Mi dimentico anche di stare
attento a quello che dico.»
«Grazie?» rispose Anthony.
«Cosa mi sono perso?» domandò Kevin, appena rientrato e infreddolito.
Tutti si scambiarono un’occhiata.
«Parlavamo della cioccolata.» rispose Megan per tutti.
«Che giornata oggi…» commentò Dorian,
precipitandosi al camino.
«Abituatici, se hai intenzione di stare spesso con noi.» disse Georgia,
spingendolo per prendere il suo posto. Lui scoppiò a ridere e le rese la
spinta.
Monica lanciò loro un’occhiata e si strinse a
Michael.
«Dove sono finiti Wayne e Megan?» chiese Susan,
guardandosi indietro.
«Da qualche parte a pomiciare di sicuro.» rispose Cindy.
«Avete sentito cos’è successo?» esclamò Zacharias Smith, attirando
l’attenzione su di sé.
«No, cosa?»
«Katie Bell è finita in infermeria, le hanno dato qualcosa di maledetto,
non ho capito bene cosa, ed è quasi morta, si è salvata solo perché aveva i
guanti bucati e la sua pelle ha toccato pochissimo la cosa…
Credo l’abbia salvata Harry Potter!»
«Ma chi è che gliel’ha dato?» domandò una del primo anno, terrorizzata.
«Non si sa!
L’amica è sottoshock, non si è capito bene…»
«Noi abbiamo visto Hagrid che la portava al castello in braccio!» disse uno
del secondo, «E li abbiamo seguiti, ma anche loro non sapevano bene cosa fosse
successo!»
«Wayne non sarà contento…» commentò Stephen,
allarmato, dato che l’amico aveva trascorso sei anni con Katie come compagna di
classe.
«Beh, almeno la squadra di Quidditch ha perso un altro elemento valido.»
«SMITH!»
«Rowan, ti unisci a noi?» chiamarono i ragazzi del quinto.
«No, non
ancora. Il dormitorio è vuoto?»
Tutti loro annuirono.
Rowan si trattenne ancora mezzora, assicurandosi che nessuno avesse
intenzione di salire in camera prima di cena, e poi raggiunse Georgia che ora
era rimasta sola accanto al camino.
«Vuoi parlare?»
Georgia si voltò lentamente a guardarlo e poi annuì.
«Camera mia è libera.»
Ora, non ho potuto rispondere
alle recensioni perché sono veramente impegnata con l’università, ma mi è stato
fatto notare che, per dimostrare quanto ci tengo a tutti voi lettori-recensori,
è più carino pubblicare invece che aspettare di avere il tempo di rispondere a
tutti!
Tra l’altro so che la media
di persone con famiglie schifose è alta, ma A parliamo di Harry Potter, è
normale e B, anche la mia classe era così alle superiori, sto un po’
riproponendo le situazioni vissute da me XD Sia chiaro che ne ho il massimo
rispetto, non è che perché Michael ne parli a quel modo ciò che dico non sia
comunque un abuso, e non è che non mi renda conto di quanto sia terribile, ma
ho conosciuto una persona in una situazione simile che ne parlava esattamente
così.
E al momento non mi viene in
mente nulla, è mezzanotte passata e sono scioccata dallo studio, quindi vi abbandono
fino alla settimana prossima!
Rowan, senza ragione apparente, arrossì: «Perché?»
Georgia scostò i capelli indietro: «Vorrei sfogarmi in modo fisico.»
«Scu-scusa?»
Lei scoppiò a ridere: «Ma dai, magari è perché voglio sedermi, no?»
Rowan riprese a respirare e poi rise a sua volta: «Peccato,
ci perdi tu. Quello.»
«Non fregherei mai il ragazzo di un’altra, come hai visto.»
Il ragazzo trasalì e la guardò di nuovo: «Cosa?»
«Che succede,
Rownie? Hai cercato di parlarmi più volte in questo
mese di quanto tu non abbia mai fatto prima.»
Lui arrossì di nuovo al modo in cui lo aveva chiamato e si sedette a più
distanza possibile: «Perché tu non sei mai stata male
prima. Di solito se ne occupa Michael, ma stavolta è colpa sua, quindi…»
«Sì, non capisco cosa succeda…» ammise lei, «Con
Wayne non è così.»
«Beh, mi sembra ovvio.» ribatté Rowan, «Wayne è tuo amico.»
«Pensi che io e Mike non siamo più amici?» domandò
lei, sgranando gli occhi, «Guarda che lui non se n’è accorto!»
«Non mi riferisco a…a…
Georgia, scusami, perché pensi di stare male?»
«Perché sono molto protettiva e possessiva.» rispose lei prontamente. «Sono
un’amica che si ingelosisce. Un po’ come Hannah.»
Lui fece una smorfia: «Come no.»
Georgia lo fissò e lui la guardò direttamente negli occhi, poi trasalì di
nuovo.
«Ma tu ci credi sul serio!» esclamò sconvolto.
«Oh, per
favore, non sono innamorata di
Michael. Non posso esserlo, lo sarei dovuta essere da prima che si fidanzasse…»
«Mainfa… Voglio dire… Certo che tu somigli proprio tanto a Helen.» borbottò,
sconfitto.
«Considerato che lei è più piccola, è lei che
somiglia a me.» commentò Georgia, tranquillissima.
Rowan si alzò in piedi: «Vedi? C’è un motivo se
non mi sono mai avvicinato prima! Tu sei sempre così perfetta in tutto che sei
fastidiosa! Sei bella, sei buona, sei simpatica, sei
gentile con tutti… Pensavo fossi noiosa!»
«Hai elencato anche qualità di Helen.» fece presente lei.
«Con lei è diverso.» ribatté subito Rowan, contrariato.
«Allora cos’è cambiato?» domandò Georgia,
inclinando leggermente la testa, «Se mi trovavi noiosa e hai usato il tempo
passato, devo aver fatto qualcosa di particolare.»
Rowan la guardò di sottecchi, dandole l’impressione di essere ancora in
imbarazzo, cosa veramente strana da parte sua: «Michael mi ha raccontato di
quanto tu non sia perfettina.»
«Co…Oh. Certo. Io l’ho
detto alle mie amiche dopotutto.» mugugnò lei, avvampando, «Ma ehi, avevo
sedici anni e siamo entrambi adulti e consenzienti…»
Rowan la guardò sbigottito e lasciò che lei continuasse a blaterare a
vanvera. Quando lei si bloccò, evidentemente in pausa di riflessione, sbottò: «Di
cosa accidenti stai parlando?»
«Di quando lo
abbiamo fatto in un’aula! Va bene, non era il posto migliore, ma non vuol dire
che io sia un ragazza che-»
«Fatto cosa?»
Si squadrarono sospettosamente e poi entrambi sobbalzarono e Georgia si
portò una mano alla bocca. Rowan si alzò e cominciò a camminare in una
direzione a caso.
«Non te l’aveva detto?»
«NO!»
«Ma allora tu di cosa parlavi?»
«Michael mi
ha detto cose in generale! Motivo per cui mi piacevi ancora meno!»
«Mi stai confondendo.»
«Sono confuso anche io.» ammise Rowan con un
sospiro, lasciandosi di nuovo cadere seduto accanto a lei, «Il fatto è che…»
«Che?» domandò lei, poggiando le mani sul letto e piegandosi verso di lui.
«Tu… Io potevo capire Cedric, ma tu… Tu sei sempre stata più un migliore amico di quanto non
lo fossi io, anche se sei una ragazza.»
«Vuoi dire che eri…»
Preferì non dire “geloso” ad alta
voce, e Rowan voltò la testa e annuì seccamente, fissando il muro.
«Senza offesa, ma questa è la cosa più carina che abbia mai sentito.»
Il ragazzo si portò una mano alla fronte con ostentata disperazione e poi
tornò a guardarla: lei stava sorridendo terribilmente divertita.
«Ed è un po’ quello che provo io con Monica, suppongo.»
Rowan scelse di ignorare il paragone per un momento e continuò:«Ma quest’anno Michael
è impazzito.»
Il sorriso di lei si incrinò.
Lui prese un respiro profondo, «E io sarò sempre
dalla sua parte, però avrei preferito che… avesse
scelto un’altra persona.»
«Non te, vero?»
«NO, NON ME!»
Georgia stava ridendo di nuovo e Rowan si lasciò cadere all’indietro: «Sei impossibile. Però, vedi, sei
divertente. Sei anche più cretina di quanto pensassi. Questo va bene. Questo posso accettarlo.»
«Grazie!
Comunque Monica non ha ancora parlato con te, vero?»
Si era fatta seria, e Rowan la guardò mentre faceva cenno di no con la
testa.
«Forse è
questo che dà fastidio a tutti, il fatto che non fosse nel gruppo dall’inizio.
Nei gruppi come il nostro è difficile accettare che uno di noi si leghi a una
persona completamente estranea, è come se se ne
portasse via una parte e lasciasse a noi solo metà amico…
Però penso sia anche naturale.»
«Immagino…»
«Anche se
sbaglia a non avvicinarsi a te. Ma è timida. Forse
dovresti avvicinarti tu. Insomma, per quanto sia un’estranea, tu sei sempre
stato un fratellino per Michael… Il che suona strano,
chiamarti così, considerato che sei, tipo, quanto,
venti centimetri più alto di me? Dicevo, sei sempre stato un po’ un fratello un
po’ un migliore amico per lui, se una ragazza decide di stare con Michael deve fare conto col fatto che tu sarai sempre nella loro
vita.»
Rowan si tirò a sedere e la fissò, cercando di capire se fosse sincera.
Aveva sempre temuto che quando Michael si fosse fidanzato con Georgia ci
sarebbe voluto poco perché loro entrassero nel loro mondo e scordassero tutti
gli altri. Certo, ora questo non poteva succedere, ma ciò non toglieva che ora
era curioso di sapere cosa lei ne pensasse.
«Se, solo per
esempio, tu fossi la fidanzata di Michael… Mi avresti
costretto a parlarci da prima? Con te?»
«No! Non ti
avrei costretto a far nulla, credo.» rispose lei, «Certo, però, avrei sempre
saputo che se ci fossimo sposati avremmo avuto una stanza per te a casa. O
magari saremmo vissuti nella stessa strada e saresti stato spesso a pranzo da
noi. No?» gli chiese conferma.
Rowan le sorrise e annuì: «Ovvio. Sai cucinare?»
«Da quando avevo otto anni.» rispose lei orgogliosamente. «Dovevo cucinare
per mia sorella, sai.»
«Ho sentito qualcosa del genere…»
«Anche tu hai una sorellina, vero?» domandò lei e Rowan annuì
entusiasticamente, «Ma nessun fratello o sorella maggiore.»
«A parte Michael.»
«Certo, a parte lui.» convenne Georgia in tono di chi aveva finito il suo
discorso, guardandosi attorno, «Bel fermaglio.»
«Cosa?»
Lei lo indicò: «Bel fermaglio, quello col
fiorellino. Nuovo tuo stile notturno che non ha niente
a che vedere con la ragazza che penso
io, vero?»
Rowan quasi sbiancò all’insinuazione: «È di Sheldon!»
mentì velocemente.
«Di…Sheldon?»
«Sì!» si affrettò a confermare lui, lanciandosi a razzo per prendere il
fermaglio e metterlo via, «Si veste da donna. È
francese, lì hanno abitudini diverse.»
«Non dirlo a Cindy, lei ci crederebbe.» rise lei.
«Senti…» disse lui, dopo aver chiuso il baule ed
essersi calmato, «Tutto bene stamattina con Monica?»
«Credo…» Rowan lo prese come un sì, ma Georgia
continuò: «Che ci siamo dichiarate guerra, tra sorrisi e tutto.»
«Cosa?»
«Beh, ci
siamo lanciate frecciate tutto il tempo, mascherandole da buoni consigli… A me non piace, te lo dico chiaro e tondo. Se
vuoi andare a dirlo a Michael… Beh, evita.»
«Ovvio che non lo vado a riferire a lui, non piace neanche a me.» borbottò
lui.
«C’è qualcosa
di sbagliato in lei, che va oltre il fatto che io sia gelosa. Ma non mi
crederebbe nessuno… Non sul serio, neanche io poi so
cosa esattamente sia… Forse è solo che non sono
abituata alla sua presenza… Ma so che quando lei è
con lui non mi sento più la benvenuta accanto a Michael.»
«E c’eravamo noi prima.» l’assecondò Rowan,
pensando che in effetti si sentiva allo stesso modo.
«Non voglio essere meschina, però sento che prima o poi
finirò con l’affatturarla anche solo perché mi ha guardata nel momento
sbagliato.»
«Chiedi a Megan di farlo.» le suggerì e Georgia rise.
«Lo farebbe.
No, penso che proverò a passare un po’ di tempo con Dorian e con gli altri.»
«Non ti innamorerai di Dorian.» sentenziò lui.
Georgia lo guardò.
«Non
riuscirai a farcela. Ti accontenterai e Dorian ci starà male.»
«Non preoccuparti, non ho intenzione di uscirci assieme in quel senso…» lo rassicurò lei, «E per
quanto riguarda l’amore… Non mi capisco, lo ammetto.
Non voglio neanche pensarci.»
«Ho provato a convincere Mike a non farti uscire con Monica ma niente.»
ricordò Rowan, «Se gli farete pensare di aver legato,
magari lui si convincerà che è così. Forse dovresti metterti d’accordo con lei.
Prima che lei gli dica che la odi, o cose del genere. Non che sia una cattiva
idea anche quella, magari si lascerebbero…»
«La vuole sposare,Rowan…
Sceglierebbe lei. Ha scelto lei. Se voglio restargli amica
devo sorridere.» replicò Georgia stancamente.
«Sì, beh, se sorridi come hai sorriso l’ultimo mese
non inganni nessuno, ti avverto che eri agghiacciante. Lance non è più pauroso come al primo anno ma è stato tentato di
cambiar strada più di una volta quando eri con quei due.»
Georgia sbuffò una mezza risata che sapeva di pianto: «Beh, ora ho un
alleato in più.»
«Chi?»
Lei lo guardò male e Rowan rise.
In quel momento i suoi compagni di stanza rientrarono, fermandosi tutti
alla vista di Georgia come se fosse un’apparizione.
«Sì, è esattamente come pensate.» disse lei, alzandosi in piedi.
«Io e Georgia ci amiamo.» concordò Rowan, poggiandole un braccio intorno
alle spalle.
«Ma va là…» sbottò
Geoffrey, andando al proprio letto. Gli altri si rilassarono e la salutarono.
«Beh, grazie per l’aiuto, co-testimone.» disse
Georgia, andando alla porta. Lui l’accompagnò.
«Come farai a fargli da testimone, a proposito?»
sussurrò lui.
«Mi drogherò
prima della cerimonia. Nah, preferisco quello che
finire col fare da damigella a tu-sai-chi.»
«Che detto così…»
«Grazie, Rowney.» disse lei, fermandosi a dargli
un bacio su una guancia: «Sei un amico. Un amico
strano che mi disapprovava fino all’anno scorso, ma comunque un amico.»
Lui arrossì appena e le sorrise: «Quando vuoi. E
non ti disapprovo più.»
«Ci credo, guarda la mia concorrenza…» rise lei.
«Ah, ah, non è proprio Hufflepuff questoatteggiamento…» la bacchettò scherzosamente lui.
Georgia gli mandò un bacio e scese le scale di corsa, salutando chi era
rimasto in sala comune, tra cui Megan che stava parlando con Stephen di una
qualche pozione, Wayne che preparava la scacchiera e Quill che leggeva una lettera appena arrivata. Non notò neanche le
occhiate delle ragazze più piccole, compresa la proprietaria del fermaglio in
camera di Rowan che la seguì con uno sguardo omicida.
Megan si era infilata nel bagno dei Prefetti per poterne usare la vasca,
dopo aver chiesto la parola d’ordine a Susan, che aveva dovuto prendere il posto di Hannah come Prefetto.
Aveva gettato la pozione nell’acqua e sapeva che sarebbe bastato immergerci
il viso per potersi ritrovare in quel mondo diverso. In fondo tutto ciò che voleva era sbirciare, non c’era nulla di male in questo.
“Voglio vedere cosa sarebbe successo se Rookwood fosse stato fermato prima
di arrivare a casa mia. Se i miei genitori fossero entrambi vivi…”
«Voglio vedere cosa sarebbe cambiato se Rookwood fosse stato fermato prima
che uccidesse mia madre!»
Era alla stazione nove e tre quarti ed era il primo settembre del primo
anno. Megan si trovò subito, una bambina bassa e magrolina coi
capelli legati in due codini. Accanto a lei c’erano i suoi genitori, entrambi,
e i Goldstein. Anthony era poco più alto della replica di se stessa e stava
dicendo qualcosa che lei non poteva sentire, immersa nel baccano com’era.
Megan si perse a guardare sua madre, alta, bella e coi
capelli identici ai suoi e i suoi stessi occhi. Suo padre era molto più giovane
e sorrideva come lei non ricordava di averlo più visto fare, mentre con una
mano accarezzava distrattamente i capelli della piccola se stessa.
Megan si sforzò di smetterla di fissare sua madre e fece un giro veloce,
cercando di vedere gli altri. Notò Wayne, imbronciato e stipato tra Walter e i
genitori, e vide Harry Potter aiutato dai gemelli Weasley che gli stavano dando
una mano a caricare il baule. Vide Malfoy che parlava a bassa voce con sua
madre e Narcissa Malfoy che si piegava per sentirlo, distinta e splendida. Vide
Cedric e distolse subito lo sguardo, cercando Georgia e Sally-Anne, e notando
quasi per caso Neville Longbottom che quasi inciampava nei gradini del treno.
«Ma voglio andare anche io!»
«Charlotte, per favore… Georgia, scrivi!»
Megan si voltò così in fretta da rischiare di cadere e vide la piccola
Georgia che salutava una coppia, e Charlotte, che era tenuta per mano dalla
donna che aveva appena parlato. La donna aveva i capelli tra il castano e il biondo
come Georgia e gli stessi occhi grandi, lo stesso sorriso. L’uomo era molto più
alto e aveva i capelli scuri; accanto a lui c’era una donnina anziana che
salutava agitando un fazzoletto.
«No…» sussurrò Megan, chiedendosi come fosse
possibile, cosa c’entrassero loro con Rookwood, e poi si ritrovò sbalzata in
Sala Grande, accanto al Cappello Parlante.
«GRYFFINDOR!» urlò il Cappello e l’altra Megan trotterellò al tavolo,
salutando Anthony con un gesto della mano, lui che era già tra i Ravenclaw e
che sembrava un po’ triste.
Si vide festeggiare con tutti per Potter, e poi anche Georgia fu smistata a
Gryffindor, con sua enorme sorpresa, e si sedette vicina a lei.
«Anche mia madre e mio padre erano Gryffindor!» annunciò la piccola Megan,
«Il Cappello era indeciso, ma io volevo essere come loro…»
«Anche i miei erano qui!» dichiarò Georgia, «Ehi, riesci a vedere la
cicatrice?»
La piccola sé si sporse, cercando di ammirare il segno distintivo del
Bambino Sopravvissuto. Megan restò a chiedersi quanto Georgia
fosse cambiata dall’esistenza dei suoi genitori nella sua vita.
Si vide dividere la camera con Hermione Granger - tutte le ragazze se ne
stavano per conto proprio, tranne Lavender e Parvati che sembravano aver legato
fin da subito – e si chiese se sarebbe diventata amica del trio. O se Georgia lo
sarebbe diventata, molto più probabile visto il suo carattere. Improvvisamente
tutto si mosse in modo brusco e nauseante e lei si
ritrovò a guardare la stanza e loro che vi si muovevano dentro a tutta velocità, mentre il sole sorgeva e calava ogni due
secondi. Pensò di aver rotto in qualche modo la vasca o che la pozione fosse
già arrivata alla fine del suo lavoro, ma poi tutto rallentò di nuovo.
«Weasley è solo un antipatico, lascialo perdere…» stava dicendo
Georgia, mentre Hermione piangeva disperata. La piccola Megan le stava passando
dei fazzoletti.
«Se vuoi te lo picchio.» le offrì, e la vera Megan
sogghignò. Questo non era cambiato neanche con sua madre viva.
«N-no…»
«Hai un aspetto terrificante.» annunciò Georgia, mancando considerevolmente
di tatto, «Vuoi che ti porti da mangiare in camera?»
«No, ho già passato il pomeriggio a piangere in bagno come una stupida, non
mi nasconderò più…» borbottò Hermione, «È anche Halloween… Voglio vedere la festa.»
«Io devo andare da Anthony!» esclamò la piccola Megan, che sembrava
esserselo ricordato solo in quel momento.
Lei pensò che non fosse comunque molto amica di quelle due, non ancora
almeno, e che forse sarebbe stata lei quella appiccicata ai Ravenclaw.
Poi accadde qualcosa che Megan non comprese: invece che vedere se stessa si
ritrovò in giardino accanto a Ron Weasley e Harry che si dividevanocioccorane. Il “Re” quasi soffocò e sollevò una
figurina: «Harry! Trovato!»
«Cosa?» domandò subito lui, e poi Megan vide la Sala Grande. Mentre ancora
si chiedeva cosa ci fosse di importante in quelle
piccole differenze, come loro che consolavano Hermione e festeggiavano il primo
Halloween assieme o Weasley che trovava una figurina nelle cioccorane,
e quali grandi cambiamenti avrebbero comportato, dato che se gli era stato
mostrato qualcosa doveva pur significare, la piccola se stessa andò a sbattere
contro Wayne.
«Scusa.» disse Wayne.
«Niente.» rispose inaspettatamente la piccola Megan.
«Ma noi eravamo così piccoli al primo anno?» si
domandò Michael a voce alta e Cedric nascose un sorriso dietro una mano. Megan
quasi svenne a rivederselo davanti vivo e felice.
«Come ti chiami?» domandò la piccola sé, con una voce innocente che non le
apparteneva.
«Io? Michael
Stebbins.»
«Michael Stebbins, quando imparerò le fatture ti
verrò a cercare.»
Megan vide la faccia di Michael e scoppiò a ridere, senza neanche realizzare che fino a un attimo prima piangeva, poi sentì
Walter dire: “Mi piace. Amichetta tua, Wayne?” e si ritrovò
in infermeria di colpo, stavolta senza neanche avvertire lo spostamento.
C’erano Georgia, in uno dei letti, accanto a Ron
che aveva la testa fasciata, Hermione e la piccola sé. Due letti accanto c’era
anche Harry Potter, che dormiva ed era molto pallido.
«Il preside Dumbledore ha detto di non dirlo a
nessuno.» stava spiegando Georgia a Ron, che si era evidentemente appena
svegliato.
«Ma io non ho capito come tu ci sia finita in mezzo.» ribatté la se stessa più giovane.
«Colpa mia.» annunciò Neville, che Megan notò solo in quel momento nel
letto accanto, «Io volevo seguire Hermione per darle una mano, Hermione ha seguito loro per fermarli-»
«Non ti fai mai i fatti tuoi, Granger.» precisò Ron Weasley, ma in un tono
di pura simpatia che fece sorridere la ragazzina. Megan pensò che da quel
momento sarebbero stati amici anche in quel mondo. Strano che non lo fossero
diventati da subito, forse era colpa della presenza di altre ragazze decenti in
camera con Hermione.
«E meno male
che eri con noi! Solo tu avresti potuto sistemare la Tentacula Velenosa!» esclamò Georgia, rivolta a Neville. «Io
sono andata subito a cercare aiuto, comunque. Per questo ci sono finita in
mezzo.» rispose poi alla piccola Megan.
«Ma cos’è che c’era lì sotto?» domandò allora lei.
«Non lo sappiamo.» risposero tutti all’unisono.
Megan ebbe l’impressione che stessero tutti mentendo, Neville compreso.
«Comunque io ho chiuso con questo genere di avventure.» annunciò Georgia,
che se aveva notato non aveva dato impressione di volerne sapere di più.
«A chi lo dici…» commentò Neville.
Hermione non aprì bocca; Ron la notò e il suo sorriso si fece più largo.
L’altra sé e Anthony erano seduti in una veranda,
e lei stava facendo le bolle con un giocattolo babbano.
«A che ora arriva Kevin?» gli domandò.
«Tra mezzora.
Si sta portando Cindy e Dorian.»
«E certo, perché non si porta dietro tutta Sfigapuff?»
sbottò lei.
Megan si sbatté una mano in fronte.
«A me stanno simpatici tutti.» disse Anthony diplomaticamente, «A parte
Perks.»
«A me stanno
sulle scatole tutti, a parte Susan e Hannah che mi sono indifferenti.
Soprattutto Wayne e quei suoi amici di merda. Tranne Diggory magari, lui si
salva.»
«Sapevo che l’avresti detto, hanno tutte una cotta
per lui.»
«Preferisco il professor Snape.» ribatté lei, facendo qualche altra bolla.
«Sicuramente meglio di Lockhart, lo ammetto.»
«Già.»
«Sai cosa dovremmo fare?» saltò su Anthony. Megan aspettò una spiegazione
ma l’altra Megan stava già annuendo, avendolo capito al volo.
«Lo vado a dire a mamma!»
Ci furono altre scene, in cui Megan notò che Georgia sembrava più immatura
di quella che conosceva: era naturale, del resto non aveva mai dovuto occuparsi
della sorellina né prendersi cura di sé stessa; aveva
una madre, un padre e potenzialmente un fratello maggiore, ecco perché era una
persona diversa, che invece che il lavoro duro preferiva l’avventura,
esattamente come tutte le persone adulte che conosceva. E se Georgia era
cambiata, chissà com’erano diventati i loro amici senza averle praticamente mai conosciute…
«Bottom, preparati!» gridò Michael in
mezzo al corridoio, causando non poche risa e un salto da parte di Neville.
“Appunto”, pensò Megan.
«Bottom
è proprio un nome adatto a lui!» rise Rent.
Michael puntò la bacchetta verso Neville, che sbiancò.
«Non c’è bisogno di affatturarlo, è già un disastro ambulante…»
commentò Malfoy di passaggio.
«Non voglio affatturarlo… Ti piacerebbero i
capelli gialli e neri?» sghignazzò lui.
«Ma lascialo in pace!» gridò Georgia, sbattendo la porta dell’aula da cui
era appena uscita, «Perché non te la prendi con uno della tua taglia?»
«Sto solo giocando!» protestò Michael, «E tu chi
sei, la fidanzatina? Il bambolotto non si sa difendere da solo?»
Megan assottigliò lo sguardo e poi si rese conto che Michael non era mai
stato tenuto a freno da Georgia né tenuto occupato da lei, era semplicemente
cresciuto solo con gli altri ragazzi ed era più selvatico del loro Michael effeminato.
Oltre che un imbecille ad un livello diverso e
superiore.
«Non sono la sua fidanzata e non ha bisogno del mio aiuto, ma tu sei
veramente irritante quindi stai infastidendo anche me.» sbottò Georgia, e Rent
e Jack fischiarono. Loro due erano chiaramente ancora allo stadio di “persona
unica divisa in due corpi”.
«Mike, che succede?» domandò Cedric, raggiungendolo. Megan si irrigidì ma notò che il ragazzo aveva fatto una smorfia,
come se non volesse farsi vedere così.
«Una del terzo, credo, vuole pestare Michael!» annunciò Walter esilarato.
«Non bastava Megan Jones…» commentò Wayne e la sé
più piccola fece la sua apparizione colpendolo con la cartella mentre passava.
«Tanto so che le piaccio già.» commentò Michael, tornato tranquillo, e
Georgia lo fissò truce.
«Le persone arroganti come te mi fanno vomitare.»
«Cos’hai detto?» si mise in mezzo anche Sandy Fawcett.
«Calma, calma, è una ragazzina…»
rise Michael, «Non te lo tocco il tuo amico, d’accordo? Voi Gryffindor dovete
fare di tutto una causa…»
«E voi Hufflepuff dovreste
essere brave persone… Sicuro di non aver sbagliato
casa? Prendi sempre in giro Harry, anche lui più piccolo di te, e anche Neville
che non ti ha fatto niente, solo perché sei più grande e puoi permettertelo…»
«Quanto sei permalosa!» protestò Michael, «Se sono così cattivo
non ti conviene provocarmi, potrei affatturare anche te.»
Georgia sorrise malignamente: «Se non mi affatturi
è perché sei furbo, non perché sei
buono.»
«Diglielo!» rise ancora più forte Rent. Walter lo
guardò con esasperazione.
Michael la stava guardando a metà tra l’ammirato e lo scioccato: «Ma chi sei? Amica di quella lì, vero?»
La piccola Megan sollevò il dito medio: «Quella lì ha un nome.»
«Il mio nome
non sono affari tuoi. È maleducazione chiederlo prima di presentarsi,
oltretutto.» rispose lei dignitosamente.
«E se infastidisci ancora Neville scriviamo a tua
madre.» aggiunge la piccola Megan, che stava chiaramente scherzando.
«Ah beh, tanto vivo con Cedric.» fece spallucce lui, ignorando la folla che
stava ascoltando.
«Scriverò alla signora Diggory.» ribatté Georgia, che non
sorrideva affatto, «E prima di farlo cercherò un incantesimo castrante.
Sei avvertito.»
E girò i tacchi.
Michael restò a bocca aperta mentre gli amici gli facevano
le condoglianze, e poi sorrise a Cedric: «Chi diavolo è quella ragazzina?»
«Non lo so, ma
hai smesso di infastidire quel povero ragazzino, quindi spero di rivederla
presto. Non è dello stesso anno di Megan Jones?»
Michael cominciò a dire qualcosa, passando oltre a Sandy Fawcett senza neanche rivolgerle uno sguardo. Del resto lei
e le sue amiche stavano già prendendo in giro una ragazza, e Megan riconobbe
che era Monica. Né Michael né nessun altro vi badò.
Non ebbe troppo tempo per rifletterci sopra perché ebbe una rapida visione
di Michael che cominciava a correre dietro a Georgia dappertutto, e poi si vide
litigare con Wayne e uscire con Anthony e gli altri Ravenclaw.
«Potter puzza!» sentì urlare quando il cambio di scene si fermò,
lasciandola in cortile.
«STEBBINS!» ululò Georgia.
Megan ebbe la netta impressione che lui stesse solo cercando di attirare la
sua attenzione, a giudicare dalla sua espressione vittoriosa.
Poi si rese conto di che anno fosse, quello con gli slogan anti-Potter, e gelò.
«Runcorn! Ehi,
Runcorn!»
Adesso le divise erano estive. Rabbrividì, sapendo cosa stava per
succedere.
«RUNCORN!»
«Cosa, Stebbins, cosa?» sbottò Georgia, alzando gli occhi al cielo.
Megan si accorse che ora con loro due c’era anche Wayne, e che sia lui sia
l’altra sé più giovane sembravano contrariati.
Evidentemente litigavano anche lì, tanto per far compagnia a Georgia e
quella versione mezzo-Slytherin di Michael.
«Vieni con noi
ad assistere alla terza prova? A sederti vicino a noi?»
domandò Michael, allegro.
Lei sentì un dolore sordo all’altezza dello stomaco.
«Preferisco sedermi vicino alla piovra gigante.» rispose Georgia lapidaria.
«Eddai!»
«Tu cosa fai?» domandò Wayne e l’altra sé si strinse nelle spalle.
«Se il giorno porti tu da mangiare e bere, io mi siedo con voi.»
«Sei allucinante, Jones.»
«Ora che ci penso c’è Cedric, non è niente male
come idea…»
Megan pensò di aver capito male, poi Michael si accodò al loro gruppo e
Georgia sbuffò sonoramente.
«Secondo me Cedric sarebbe stato un gran Campione.»
decretò.
«Mi stupisco che tu non l’abbia obbligato a partecipare.» commentò l’altra
Megan.
«Beh, ci ho provato, ma mi sono annoiato subito…»
rispose Michael con leggerezza.
«Mai sentito parlare di pazienza?» ribatté Georgia, alzando gli occhi al
cielo.
«Tutta la mia pazienza è nell’aspettare che tu decida di uscire con me.»
Megan non riuscì a seguire il resto del discorso e si accasciò a terra:
Cedric non era un Campione, non lo era diventato
perché Michael non aveva insistito. Michael non aveva insistito perché era un Michael diverso senza di loro, meno innocente, per quanto
fosse strano definirlo tale, meno dolce, più impulsivo e più distante.
E Cedric non sarebbe morto in questa realtà.
«Non sai altro allora?» domandò Georgia a Hermione, che era raggomitolata a
letto e accarezzava il suo gatto.
«Non so
nient’altro. So solo che se Harry dice che Tu-Sai-Chi
è tornato, dev’essere vero.»
«I miei vogliono farmi ritirare, si sono convinti subito appena gli ho
scritto quello che ha detto.» sbuffò l’altra Megan, «Perché
mia madre e mio padre sono figli di babbani… Ma che
c’entra? Chi li sta calcolando, vorrei sapere.»
«I miei per fortuna non stanno facendo storie, però mio fratello è
rientrato dalla missione in anticipo, credo voglia essere a casa per quando
rientro.» commentò Georgia.
«Già… Povero Harry però…
e meno male che Angelina è svenuta prima di arrivare alla Coppa.» sospirò Hermione.
Megan chiuse gli occhi. Quando li riaprì sentì la
propria voce stridula domandare:«Stai
uscendo con chi?» e vide che Hermione
era sparita e c’era soltanto Georgia, vistosamente in imbarazzo.
«Con Kevin!»
«Con chi?»
«Megan!» protestò lei.
«Ti rendi
conto del perché ci stai uscendo, vero? È ovvio che lui ti ricordi Michael!»
Georgia si incupì: «Non è così, Michael non è il
mio tipo e lo sai.»
«Bah, non so quanto ci si può fidare dei “tipi”… Wayne sta uscendo con la
Perks.» ribatté l’altra sé.
«CON CHI?» urlò Megan, quella vera.
«No, guarda che era Michael quello.» precisò Georgia.
«Oh…Cosa?» esclamò di nuovo la vera
Megan.
«Oh. Con chi
sta uscendo Wayne?» domandò la sé più piccola.
«Con Cindy.»
«Con chi?» bisbigliò la vera Megan, sconvolta.
«Sai che verrete piantati entrambi perché Kevin e
Cindy finiranno assieme, sì?»
Georgia sbuffò, «Me ne rendo conto. Certo, ci ho
messo più tempo di te. Tu hai questo sesto senso quando si parla di sentimenti…»
Megan, stralunata, guardò la sé più piccola: lei aveva cosa? Ma forse dipendeva dalla presenza di una madre, doveva
essere quello…
E come evocata, la scena si spostò su un Natale, non sapeva se quello del
quinto anno o quello del sesto, e lei e sua madre erano
sedute su un divano di un salotto che Megan non conosceva ma che era pieno di
oggetti che urlavano il suo nome e di foto. Suo padre stava parlando col padre di Anthony in cucina e c’era la sorellina di Anthony seduta
per terra a guardare la televisione, mentre di Anthony e sua madre non c’era
traccia. La vera Megan si sedette sul divano accanto alla madre, sapendo che
non avrebbe potuto vederla né toccarla, ma che perlomeno l’avrebbe sentita
vicina, anche solo per finta, e restò appoggiata accanto a lei per un po’,
limitandosi a guardarla.
«Siamo anche noi nel DA!» esclamò Georgia, con le mani piantate sui
fianchi.
Megan si guardò attorno: erano sul ponte e Harry e Hermione erano sporchi
di sangue. Erano tutti malconci in realtà.
«Ma non… Senza offesa, Georgia, ma non sei
esattamente la miglior duellante…»
«E allora? Se
ci ritroveremo contro i Mangiamorte nessuno di noi
avrà scampo a prescindere!» la difese Ginny.
Megan capì che era la fine del quinto anno e rabbrividì.
«Sentite, fate quello che vi pare.» sbottò Potter, «Megan, tu non vieni.»
«Co-»
«Vai a cercare
Snape, lui è legato a… a Sirius in un certo senso.
Digli che stiamo andando al Ministero! Georgia, accompagnala, nel caso la
squadra di Inquisizione si sia ripresa. Gli altri vengano con me.»
«Non ha bisogno di aiuto, Megan è capacissima di difendersi!» protestò
Georgia.
«D’accordo
allora! Ma qualcuno deve avvertire Snape che…»
«Ho capito, vuoi meno gente possibile.» sbuffò l’altra Megan, «Vado. Buona fortuna.»
Megan la guardò correre via e pregò che Georgia non ci lasciasse la pelle.
Fu accontentata, ritrovandosi in infermeria. Michael era al capezzale di
Georgia.
«Per fortuna sono arrivati subito il professor
Lupin e altri amici di Harry…» stava dicendo lei, «Non
posso credermi di essermi persa quasi tutto, però almeno Hermione è rimasta
illesa.»
«È incredibile che non sia morto nessuno.» mormorò Michael, «Tu non hai
idea di che paura abbia avuto quando Megan mi ha detto che eri andata via con
loro!»
«Mike…» sussurrò Georgia, accarezzandogli il viso
pallidissimo, «Sto bene, mi vedi?»
«Mi hai chiamato Mike.» sorrise lui, prendendole la mano, «Sono innamorato
di te.»
Georgia restò a bocca aperta. Megan incrociò le braccia, pensando che
questa non se la doveva perdere, visto che la sua realtà faceva schifo.
«Tu non sai cosa stai dicendo.» disse infine Georgia.
«Lo so invece, e credo che tu provi lo stesso per me.»
«Ti rendi
conto che stai per lasciare la scuola, Michael? Che senso ha dirmi una cosa
simile ora?» si lamentò lei, arrossendo e voltando il
viso.
«Ha senso,
perché che io sia a Hogwarts o meno non fa differenza. Voglio stare con te, non
importa dove siamo e con chi siamo temporaneamente,
voglio stare con te e se questo non è possibile voglio che almeno tu sappia che
mi sono innamorato di te dal primo momento in cui abbiamo litigato. Te lo
ricordi?»
Georgia ridacchiò: «Certo che me lo ricordo.»
«Così è come dovrebbe andare.» commentò Megan, pensando con fastidio a
Monica.
E poi ci fu un’accelerata temporale, di nuovo, e si ritrovò a vedere se
stessa che chiedeva a Wayne se sarebbe andato allo Slugclub.
«Io faccio pena in Pozioni.» confessò lui, «Tu sei invitata?»
«Già. Vuoi
venire con me?» domandò lei, e, con grande orrore
della vera Megan, arrossì.
«Se vuoi.» accettò lui, poi la guardò perplesso, «Come mai me lo chiedi?»
«Perché mi fa piacere andare con te.»
«Oddio…» gemette Megan, sentendola rispondere
questo e facendosi un giro per la Sala Grande per non sentirsi parlare come l’eroina
di una storia romantica. Fu in quel momento che notò che Quill era seduto da solo,
lontano da tutti, mentre Stephen era accanto a Wayne ma impegnato a leggere.
Capì subito, dall’occhiata rancorosa di Quill, che il fatto che nella
realtà lei avesse tenuto Wayne spesso occupato aveva permesso a Stephen di
restare con lui, e che il modo in cui il gruppo si era unito dal quarto anno in
poi aveva permesso a tutti di diventare più legati tra loro e di non lasciare
nessuno escluso. Qui, invece, Quill non aveva probabilmente nessuno,
considerato che non aveva una personalità ma solo un insieme di paure.
Si accorse anche che Anthony guardava verso l’altra lei e sorrideva
sornione, mentre Kevin e Cindy, tenendosi per mano, facevano i fidanzatini
appiccicosi.
Il tempo di girarsi e anche la scena era cambiata: sembrava fosse san
Valentino e Quill aveva offerto dei fiori a Susan, che sembrava molto a
disagio.
«Scusami, ma… Non posso. Non posso accettare,Rivers.»
«Capisco…» mormorò lui, e Megan pensò che non avesse capito affatto, a giudicare dalla sua faccia.
E poi si scatenò il finimondo e lei non comprese più nulla, sapeva solo di
trovarsi in mezzo a delle macerie che non riuscì a riconoscere, troppo occupata
a riprendersi dal capogiro che le aveva dato quel salto in avanti. Pensò che
fossero passati molti anni se aveva preso un tale colpo.
«WEASLEY, VIA DI LÌ!» sentì urlare e riconobbe
Cedric all’istante, com’era ovvio dato che quella voce la perseguitava nei suoi
incubi. Poco dopo ci fu un’esplosione orribile e lei si coprì gli occhi,
temendo di vedere cadaveri davanti a sé.
«FRED! PERCY!
STATE BENE?»
«SÌ! GRAZIE,
DIGGORY! RON?»
«TUTTO BENE!»
«STRAMALEDETTO
ROCKWOOD! PER POCO NON CI
AMMAZZA!»
Megan pensò con orrore che quella sembrava proprio Hogwarts; fu poi urtata
da un bellissimo uomo coi capelli neri e gli occhi
grigi, alquanto familiare, e fece per seguirlo, ma si ritrovò in una foresta, forse quella Proibita, e accanto a lei c’era
Stephen col fiatone.
Ci fu un movimento tra le fronde e apparve Quill.
Stephen alzò le mani: «Quill, ragiona! Sono i tuoi
genitori, non tu! Sono tuo amico!»
«TU NON SEI MIO AMICO!» urlò Quill, «Wayne è il
tuo amico, io sono nessuno! Spiegami perché dovrei rischiare di morire per voi!»
«Perché è giusto lottare per il bene!»
«Il bene è
quello della mia famiglia! Non lo sacrificherò per i miei compagni di scuola
che a malapena mi parlano!»
Megan rabbrividì alla vista della disperazione di Quill, che era magrissimo e i cui occhi sembravano fuori dalle orbite. Di
certo quello non era il Quill che conosceva lei, lo avevano cambiato in meglio,
lui di certo non li avrebbe traditi, qualunque cosa stesse succedendo.
Gliel’aveva letto in faccia, a Hogsmeade. Lo avevano completamente conquistato, genitori Slytherin o meno.
«Stupef-» cominciò Stephen, ma un fascio di luce
viola gli attraversò l’addome e lui crollò a terra, forse senza vita. Quill
strillò e scappò via.
Megan si accucciò accanto a Stephen e provò a sfiorarlo, ma le sue mani gli
passarono attraverso. Quando si rialzò in piedi stava guardando un letto su cui l’altra se stessa
riposava, e Wayne era accanto a lei. Sorrise, pensando al fatto che non
importava quanto fossero diversi, riuscivano sempre a essere insieme.
Poi si accorse che Wayne piangeva ed ebbe paura per quella Megan che non
aveva ancora conosciuto il dolore di sopravvivere a qualcuno. Ovunque e in
qualunque momento fosse avvenuta quella battaglia dovevano
aver lasciato da poco Hogwarts, erano giovanissimi…
«Wayne?» chiamò l’altra Megan,
mettendosi a sedere. Wayne la baciò senza il minimo preavviso, e fu strano
vedersi arrossire come se ci fosse motivo per farlo.
«Volevo farlo ora perché voglio che tu sappia che mi sei sempre piaciuta,
non è una conseguenza del volerti far sentire meglio.»
«Stanno ancora contando i morti.» cominciò Wayne. Entrambe le Megan si irrigidirono. «Michael Stebbins
è morto. Cedric è vivo e vegeto ma è sparito dopo che l’ha scoperto. Non
abbiamo ancora trovato Stephen dei nostri e Lavender dei vostri…»
Megan sapeva benissimo che tutto questo sarebbe cambiato per il semplice
fatto che lì Cedric era vivo e che erano persone diverse, eppure non poté
impedirsi di doversi sedere di nuovo a terra per non cadere, prendendosi la
testa tra le mani mentre i singhiozzi dell’altra sé riempivano la stanza.
«Georgia è sottoshock ovviamente…» continuò Wayne.
«Anthony?» domandò lei.
«Lui sta bene,
per fortuna… Kevin l’ha salvato, ma ha perso una
mano. È morto anche Rent, un amico di mio fratello, mentre Dean Thomas si è
ferito aiutando ChoChang e
pensiamo che potrebbe aver perso l’uso di una gamba per colpa della magia
oscura. Quando si usano certi incantesimi non ci sono
cure che valgono.»
«Oddio… Gli altri Gryffindor che conosco?»
Megan si chiese se tutti quelli del DA si fossero radunati per dar
battaglia, cosa probabile visto che erano stati
nominati praticamente solo i membri e chi era vicino a loro, o se molti
studenti di Hogwarts si fossero presentati per qualche motivo particolare. Forse
erano stati richiamati da Harry Potter…
«I Weasley
hanno perso la madre per colpa di Bellatrix Lestrange. Stava cercando di
salvare Ginny, ma Bellatrix era troppo per lei.»
«Michael…» sussurrò Megan, quella vera, «Cedric e
Georgia non si riprenderanno mai.»
«Anche se non avevo tutta quella confidenza con lui, mi sento comunque così
male…» mormorò l’altra sé.
E senza alcun preavviso la scena cambiò, e l’altra Megan stava piangendo
tra le braccia di sua madre, sempre nello stesso letto.
«Andrà tutto bene, tesoro, te lo prometto.» le disse sua madre,
accarezzandole i capelli, «Ci sono io ora.»
«Siamo così fieri di te.» aggiunse suo padre, guardandola con affetto.
«Mamma…» chiamò la vera Megan, e Cordelia si guardò per un momento attorno, confusa, prima
di continuare ad accarezzare i capelli dell’altra figlia.
Lei trasalì: «Mamma!»
«Leo, hai detto qualcosa?» domandò la donna.
Megan dimenticò completamente l’orrore appena provato, cancellò tutto ciò
che non fosse sua madre che era viva e le rispondeva e si avvicinò a lei.
«Mamma!»
Tutto ciò che voleva era prendere il posto
dell’altra Megan, per quanto egoista fosse. Quella Megan che non aveva mai
perso alcun amico stretto, che poteva ancora conoscere Cedric, che aveva
Anthony, Georgia e potenzialmente Sally-Anne e Stephen se non erano morti anche
loro, che aveva già combattuto la sua battaglia e aveva una famiglia normale a
darle forza.
Poi si ritrovò a tossire senza neanche sapere dove fosse e capì di essere
sdraiata a terra solo dopo qualche secondo di confusione. I capelli erano
appiccicati al suo viso e pensò di stare piangendo, ma si rese subito conto di
essere semplicemente fradicia, oltre che gelata e nauseata.
«E lo sapevo che avresti fatto una stronzata!»
«Respira?»
«Sì, è anche sveglia.»
«Devo chiamare qualcuno allora?»
«No, se non vuoi farla espellere.»
Megan si guardò attorno e vide Wayne quasi sopra di lei, e con lui Stephen,
Susan e Quill.
«Stephen ci aveva raccontato delle pozioni che avete visto, lo sapevo che
l’avresti provata.» riprese Wayne, furioso, «Appena Susan ci ha detto dov’eri era ovvio che non ti stessi facendo solo un bagno.»
«Perché, di solito non mi lavo?» sbottò lei, mettendosi a sedere, «Che è
successo?»
«Siamo entrati ed eri dentro la vasca, pensavamo
fossi annegata!» esclamò Susan in tono accusatorio, prima di cominciare ad
asciugarla con il getto d’aria calda della bacchetta.
«Devo essere caduta dentro mentre cercavo di avvicinarmi a… Comunque perché non me ne hai parlato, se sapevi che
l’avrei provata?» sviò Megan.
«Perché non
posso nominare ogni pozione potenzialmente mortale al mondo per dirti di non
provarla! Mi aspettavo che ne parlassi tu!»ribatté Wayne seccamente.
«Noi andiamo.» disse Quill, tirando Stephen per una manica.
«Stephen!» esclamò Megan, saltando in piedi. Wayne la aiutò a tirarsi su.
«Cosa?» domandò lui, allarmato, «Non hai mai detto
che avrei dovuto tenere segrete le pozioni!»
«Non volevo rimproverarti.» fece presente lei, chiedendosi perché avesse
sentito il bisogno urgente di abbracciarlo. Cercò di ricordare cosa avesse
visto ma sentì le ultime memorie sfuggire via come un sogno la mattina, perché
l’essere finita completamente dentro la vasca ed essere quasi affogata aveva rovinato i ricordi di buona parte di ciò che
aveva visto.
«E direi, visto che avresti una bella faccia tosta…» borbottò Wayne.
«Vuoi che ti chieda scusa?»
«Anche!»
«E che palle, scusa!»
«Che razza di scuse sono queste?»
Si avviarono verso il piano terra litigando, anche se Megan ogni tanto si interrompeva per guardare Quill. Alla fine il ragazzo,
terrorizzato, le domandò cosa avesse.
«Non riesco a ricordare molto di ciò che ho visto alla fine, ma so che tu
c’entravi qualcosa.»
«Lo dico quando ci sono tutti perché non avrò la forza di ripeterlo.»
rispose lei, cupa. Wayne le prese la mano, pur mantenendo l’aria alterata.
Quando passarono per il ritratto trovarono la sala
comune piena.
«Cosa sono quelle facce scure?» domandò Michael
allegramente, «Tra meno di un mese è Natale!»
«Non ricominciare con il conto alla rovescia.» lo pregò Ernie, ridendo.
«Dove lo passiamo?» chiese Justin, «Io direi non a
Hogwarts, così invitiamo Hannah. Potremmo prenotare da qualche parte…»
«No, venite a casa mia.» decise Sally-Anne.
«Megan stava affogando nella vasca dei Prefetti perché ha deciso di usare
una stupida pozione.» annunciò Susan, «E sì, andiamo a casa di Sally perché
così rivedremo Hannah.»
«Che pozione?» domandarono subito tutti.
«Una pozione per vedere come sarebbe il mondo se qualcosa fosse diverso.»
rispose Megan.
«Chiarissimo.» disse Georgia.
Lei sbuffò: «Se io dicessi che vorrei vedere come
sarebbe il mondo se fossi stata smistata a Slytherin, me lo farebbe vedere.
Solo che c’è qualche controindicazione.»
«Come il fatto che puoi cadere nella vasca e morire.» disse Wayne. «O anzi,
che è sicuro che finirai con l’immergerti e l’affogare.»
«O che ti ci butti spontaneamente quando ti rendi conto che la tua vita fa
schifo e che sarebbe potuta essere migliore
se qualcosa fosse stato diverso, in parole povere.» aggiunse Stephen, «C’era
scritto più o meno così nel libro.»
«MEGAN!» urlò Georgia, minacciosa.
«Volevo vedere i miei genitori vivi.» sbottò lei e calò il silenzio
improvviso.
«L’avrei fatto anche io.» ammise Michael,
«Pazienza. È sopravvissuta, no?»
«Non sei d’aiuto.» tagliò corto Wayne.
«Ricordo giusto un po’ l’inizio, poi diventa tutto confuso.» spiegò Megan,
appoggiando la schiena contro il gradino dietro di sé. Si trovavano nelle scale
che portavano alla torre Ravenclaw, giusto per evitare di essere sentiti in
Sala Grande, e con loro ora c’era il trio di Anthony e Monica.
«Hai chiesto di vedere i tuoi genitori vivi.» le ricordò Georgia.
«Ma di ogni cosa che succede ne parlate sempre con
tutti?» domandò Terry, interessato.
«Perché no?
Tanto lo verrebbero a sapere.» rispose Megan, facendo spallucce, «E no, ho
chiesto cosa sarebbe successo se Rookwood non fosse mai arrivato a casa mia.»
«Chi?» domandò Rowan.
«Quello che ha torturato mia madre e l’ha uccisa.»
A Kevin andò di traverso la Burrobirra.
«Rowan, ma la
tua ragazza? Com’è che sei sempre con noi?» domandò Ernie, perplesso, «Non che
non mi stia bene…»
I Ravenclaw si chiesero se volesse cambiare argomento di proposito o si fossero tutti abituati al modo di parlare di Megan.
«Stiamo litigando perché è gelosa.» rispose Rowan con un’occhiata a
Georgia.
«Sì, lo so, l’ha fatto presente anche a me.» commentò lei.
Gli sguardi di tutti andarono dall’uno all’altra.
«Mi spiace…» borbottò lui.
«Stai scherzando?» esclamò lei, «Stavo pensando di abbracciarti subito
dopo, se non fosse che non voglio creare problemi.»
«Creare
problemi? Mi ha imposto di non parlarti! Ci possiamo abbracciare stasera!»
«Siete diventati amici!» si rallegrò Michael, «Dov’ero io?»
«Con Monica.» rispose Sally-Anne in tono tutt’altro che felice.
Monica arrossì e Michael le mise un braccio attorno alle spalle: «Giusto. Ne vale sempre la pena.»
«Allora ti interessa!» esclamò Megan, indicandolo
con aria soddisfatta.
«No.» rispose lui per puro spirito di contraddizione.
«Beh, prima di tutto… non so quale sia il collegamento, ma, Georgia, i tuoi genitori erano vivi.»
Lei trasalì e si aggrappò a Dorian che era accanto a lei, come se la
rivelazione avesse avuto il potere di farla cadere dalle scale.
«Ma come! I
suoi sono morti anni dopo!» protestò Michael.
«Non lo so!
Forse l’avrebbero catturato loro e sarebbero stati promossi per questo, o hanno
rischiato la vita per colpa sua e hanno deciso di restare in casa con loro… O lui è rimasto in giro e quando è impazzito del tutto lo hanno arrestato loro invece che partire…»
«Com’erano?» la interruppe Georgia.
Megan assottigliò le labbra, vagliando le risposte e sapendo esattamente
cosa lei stesse provando.
«Molto orgogliosi
di te. Ho visto tipo una trentina di scene diverse, alcune con cose normali,
altre con cose che non capivano, principalmente mi venivano
mostrate le cose più importanti cambiate dal fatto che i miei erano vivi.»
«Eravamo amici.» disse Anthony, «Vero?»
Megan annuì, «Sì, passavamo le vacanze assieme,
credo tutte, e ci conoscevamo da sempre. Io ero diversa, ero più come Susan.
Arrossivo, ero sempre abbastanza schietta ma mi imbarazzavo…»
«Non riesco a immaginarlo…» commentò Wayne.
«Ero anche Gryffindor…»
«Che cosa?» la interruppe Sally-Anne, «Credevo avessi chiesto al Cappello
di mandarti qui.»
«In questa
realtà, nella realtà voglio dire, ho chiesto di mandarmi dove avrei fatto meno
danni. Ma con una famiglia tutta Gryffindor e felice perché avrei
dovuto preoccuparmene?» ribattè lei, «E anche
Georgia ci è finita.»
«Gryffindor?
Era indeciso anche con te?» si meravigliò Terry.
«No!» rispose Georgia, sorpresa, «Ma neanche per idea!»
«Se i tuoi fossero stati vivi non avresti dovuto
fare da mamma a tua sorella, Georgie. Tuo fratello, cresciuto da loro, era
Gryffindor, tua sorella cresciuta da voi due èGryffindor… Evidentemente nella tua famiglia si coltiva
quel genere di orgoglio. Tu sei Hufflepuff perché hai imparato soprattutto il
lavoro duro e la lealtà dalle tue esperienze.» disse
Michael.
«Ha ragione.» convenne Wayne, «È ciò che ho pensato subito anche io.»
«Ma questo significa che due ragazze Gryffindor erano qui ad Hufflepuff e che noi non ci siamo conosciuti?» domandò
Stephen, pensoso, «Quindi anche noi saremmo stati persone diverse.»
«Infatti… Oddio, io e Wayne ci conoscevamo,
stessa cosa poi con Michael. L’ho minacciato anche in quella vita la prima
volta che ci siamo parlati.»
«È una persecuzione!» rise Michael.
«E litigavamo?» si informò Wayne, non riuscendo a
nascondere l’interesse.
«Di continuo.
Georgia invece non vi conosceva bene, finché Michael, che era particolarmente
una merda-»
«Io?»
«Non ha preso
di mira Neville, che era il migliore amico di Georgia, così come Hermione la
sua migliore amica. Figo. E lei allora ti ha preso a
urla e tu ti sei preso una sbandata per lei. Non sono sicura se perché ti ha
trattato male o cosa.» spiegò Megan, insensibile al
disagio causato dalle sue parole. Monica era sbiancata.
«Mai uscito con lei perché era il terzo o quarto anno quando Georgia ti ha
risposto male e tu ti ci sei fissato.»
«Quindi hanno fatto subito coppia?» domandò Cindy
allegramente. Rowan si prese la testa tra le mani e Kevin guardò Monica e chinò
la testa, ridendo silenziosamente.
«No, no.
Georgia non lo poteva sopportare.»
«Oh.» fece la ragazza in questione, quasi sollevata.
«Beh, pazienza, in questo mondo di certo non ha il problema.» rise Michael.
Tutti gli altri gelarono, tranne Monica e Megan.
«Già, comunque io ero quella che andava dietro a Wayne ed ero gelosa perché
lui stava con Cindy.»
«COSA?» fu l’urlo comune di Wayne, Kevin, Dorian e Stephen.
Cindy spalancò la bocca e poi guardò Wayne con sospetto.
«Non ho capito bene perché, se per farmi ingelosire o cosa…»
continuò Megan.
«Ma quindi è perché tua madre è morta che tu e
Wayne non siete normali!» sbottò Sally-Anne.
«SALLY!» strillò Susan e Michael si tappò la bocca per non ridere a voce
troppo alta.
«Mentre Georgia usciva con Kevin.» proseguì Megan senza fare una piega.
«COSA?» ripeté Kevin, stavolta con Dorian, Georgia, e Terry.
«Mio Dio…» fu il commento sentito di Anthony.
«Credo perché le piacesse Michael, sotto sotto…
Stiamo parlando del quinto anno ormai.» prosegì Megan.
«E io frequentavo senza di voi?» domandò l’Hufflepuff,
sorpreso, «Credevo che dopo il mio sesto avrei mollato tutto…»
Lei restò in silenzio per qualche secondo, poi guardò Wayne come in cerca
di aiuto.
«Comunque, poi, altre coppie strane?» domandò lui, sviando per lei.
«Michael è uscito… con Sally-Anne.»
«NO! NO, NO,
NO, NO!»
«Sally, calma…» mormorò Georgia, più divertita
che infastidita.
«No! Cosa c’è
di sbagliato in me? Non ci siete voi due e sono impazzita?»
«Non è così strano.» constatò Rowan, «Siete
entrambi belli e non c’è nessun altro per nessuno dei due.»
«Vero.» concordò Kevin.
«Entrambi belli…» ripeté Terry, dubbioso.
«Sì, Michael è bello e Sally-Anne è bellissima.» riprese Rowan
tranquillamente.
«Come fai a dire se un ragazzo è bello?» si lamentò Terry, con le orecchie
che gli si tingevano di rosso all’idea.
«Non far caso a lui, è un po’ omofobico…»
commentò Kevin scherzosamente, guadagnandosi un’occhiata di fuoco che lo lasciò
sorpreso. «Non volevo insultare! Scherzavo!»
«Omofobico ci sei tu…»
borbottò lui.
«Bambini…» li richiamò Anthony.
«Continua, Megan, è molto
interessante la vita amorosa dell’altro universo.» rise Rowan; Sally-Anne,
appena gli altri si furono voltati per discutere tra di loro di questa notizia
inaspettata, gli tirò un calcio. Una risata soffocata attirò la sua attenzione
e si accorse che Goldstein l’aveva notata. Furiosa, voltò il viso dall’altra
parte e si ripromise di soffocare Rowan nel sonno.
«A fine quinto anno Georgia e Michael si sono fidanzati dopo che lei è
andata nel Dipartimento dei Misteri con Potter e gli altri.»
«Oh.» fu tutto ciò che Georgia riuscì a dire.
Monica scosse appena la testa, come a dire che era un’assurdità.
«Mi sarebbe venuto un colpo… Ecco perché ero lì,
se Georgia fosse stata con Potter… anche come amico
mi sarei sentito male.» ammise Michael, «Ma se ero già stronzo
di partenza non oso immaginare come fossi dopo il sesto anno…
Megan?» chiamò dopo che lei distolse lo sguardo ancora una volta.
«Cedric non ha partecipato al Torneo.»
Tutti la fissarono.
«Non so perché.» mentì, sapendo che dipendeva dall’insistenza di Michael,
che evidentemente in quel mondo era troppo impegnato a piacere a Georgia per
convincere Cedric a partecipare, «Ma Angelina Johnson
l’ha fatto al posto suo ed è svenuta prima di arrivare alla Coppa.»
«Oh, Megan…» mormorò Georgia. Dorian l’abbracciò, sfregandole un braccio per farle forza.
Michael guardò lei, poi Monica e poi si prese la testa tra le mani,
affondando le dita nei capelli e sembrando sul punto di crollare. Monica gli
accarezzò il viso con dolcezza.
«Non ricordo bene cosa sia successo dopo, è tutto molto confuso, forse
perché annegavo appunto, ma credo che un altro di noi abbia avuto un incidente
o qualcosa del genere, forse al posto di Ced.» mormorò lei, che ricordava
giusto che Quill li aveva traditi in qualche modo, ma che non doveva
preoccuparsene in quella realtà, e poco altro. «So però che mia madre per un momento
mi ha sentita parlare. La vera me
che era lì, intendo, anche se so che in teoria niente di tutto ciò era reale.
Io l’ho chiamata e lei si è guardata attorno.»
Wayne si sentì agitato senza capirne il perché, ma prese la mano di Megan,
che aveva abbassato la testa.
«Forse era un modo di tua madre di farti sapere che ti sente.» suggerì
Monica e Megan e gli altri la guardarono. Lei arrossì e si avvicinò
maggiormente a Michael.
«Non mi dispiace l’idea.» ammise Megan.
«Ma non
usarla più. Poteva anche ucciderti.» le ricordò Wayne.
«Okay.» acconsentì lei.
«Sono serio.» ribatté il ragazzo, «Giuramelo.»
«Giuro. Non
la userei comunque, col senno di poi.»
«Lo conoscevo.» disse infine Anthony, spezzando la tensione, «Ci ho
scambiato solo qualche parola per congratularmi, più che altro…»
«È strano.» commentò Wayne, «Era come se fossimo
destinati a conoscerti, Anthony. Saresti potuto essere il più caro amico di
Megan, abbiamo visto, ma anche senza esserlo l’hai salvata da quel lupo mannaro
a NocturnAlley, ed eri nel
DA con Susan e gli altri… io avrei comunque
conosciuto Kevin perché seguiamo le stesse materie, e Kevin porta a te.»
«Che sfortuna.» sospirò teatralmente Sally-Anne.
Anthony la guardò e poi le sorrise, neanche lontanamente toccato.
Sally-Anne voltò il viso dall’altra parte.
«Tutto ci porta sempre a dove siamo.» disse Kevin, guardando il soffitto.
«Cosa significa?» domandò Quill, confuso.
«Chissà…»
«Probabilmente voleva solo dire una frase ad
effetto.» lo smontò Terry.
Megan lanciò un’occhiata a Quill: «Io credo che invece le scelte possano cambiare
tutto.»
«A volte sì.» ammise Kevin, «Ma arrivi sempre al
dover scegliere, comunque, non puoi seguire un’altra via troppo a lungo.»
«Vero.»
«Tu hai veramente capito cos’ha detto?» domandò Stephen, senza nascondere
la sorpresa.
«Attento, Cornfoot.» lo ammonì Megan
minacciosamente.
«Tra l’altro se ho potuto salvare Megan è grazie a
Kevin,» precisò Anthony, «È lui che mi ha fatto entrare all’Emporio dei Gufi
anche se stava chiudendo, e anche se sapeva benissimo che mio zio aveva
intenzione di prendermene uno per il mio compleanno, come ha poi fatto.»
«Eh, cosa?» fece Kevin, «Io non ho idea di cosa
parli. Io quel giorno me ne sono andato a casa e basta, ti ho rivisto giusto
sul treno quando ci avete raccontato quello che era successo.»
Anthony, Terry e Dorian lo guardarono con pena.
«Avevi bevuto troppo, amico?» tentò Terry.
«Più probabile che avesse fumato qualcosa.» commentò Dorian.
Kevin ci pensò su un momento e poi fece spallucce: «Sarà.»
«Comunque noi Ravenclaw siamo neutrali, è normale che prima
o poi conosciamo tutti. Voi Hufflepuff siete più vicini ai Gryffindor.»
sentenziò Anthony, «Noi abbiamo amici in ogni casa.»
«Anche Slytherin?» domandò Michael, scettico.
«Zabini e Nott non sono male, del nostro anno. Un po’ snob…» commentò Terry.
«Io, in quanto figlio di babbani, mi sento di
dissentire.» precisò Kevin. «Non ho problemi con gli Slytherin finché non mi
chiamano con quella parola.»
«Al settimo c’è un Meadowes che non è male.»
saltò su Michael.
«Io ho un’amica Slytherin.» aggiunse Rowan, «È un
po’ stronza e molto ambiziosa… e a volte non sono
sicuro che abbia un’anima, ma è comunque okay. Voglio dire,
noi abbiamo Buggin.»
«Buggin uno e
due. Tre, se contiamo quello che c’era qualche anno fa.»
gemette Georgia.
«Ma perché, tu li conti separati i due gemelli?»
domandò Sally-Anne, disgustata.
«Solo perché una è femmina.»
«Cosa?» domandò l’altra, confusa, «Scusa, quale sarebbe la femmina?»
«Greta!» rispose Rowan con un brivido.
«È una ragazza?
Allora ho visto bene, ha davvero la gonna!»
Tutti scoppiarono a ridere, soprattutto quando si resero
conto che Sally-Anne non stava scherzando.
«Sei crudelissima…» commentò Kevin, ammirato.
«Perché, non ha ragione?»
«Georgie!» rise Michael.
Lei si strinse nelle spalle.
«Ora che ci penso anche tu hai un amico Slytherin, quel Travers…
più che un amico, anzi.» disse Kevin.
«No, guarda, l’errore più grande del mio quarto
anno.» sbuffò lei.
«Neanche della sua vita, del quarto anno.» sghignazzò Megan.
«Ma io ho sentito appunto Greta dire che state uscendo di
nuovo assieme.»
«Cosa?» lo aggredì Georgia, facendo sobbalzare tutti, «Quella…»
«No, gliel’ha
detto lui! Lei ha chiesto a lui!» specificò Kevin.
Michael, Dorian e Rowan si scambiarono un’occhiata.
«Te lo dobbiamo affatturare?» domandò il più piccolo a
nome di tutti.
«No, ci penso io.»
«Bene, perché faccio schifo nei duelli.» commentò Dorian.
Georgia rise, appoggiandosi alla sua spalla.
«Perché Travers dovrebbe mentire su questo?»
domandò Cindy innocentemente.
«L’hai incoraggiato?» suggerì Monica.
«Ma neanche per idea!» inorridì la ragazza.
«Perché è un poco di buono, stella.» Kevin rispose a Cindy, «Vuole avere
Georgia a tutti i costi e non si rassegna.»
«Non è male.» intervenne Monica di nuovo, «Io ci lavoro assieme al club di
Pozioni ed è molto gentile.»
«Non fidarti.» replicò Georgia aspramente, «È così all’inizio, ma se gli
dici di nodiventa…
sgradevole.»
«Appunto per questo, non andare a cercarlo da sola.» si raccomandò Michael,
«Non fare la Megan Jones.»
Megan sollevò il dito medio.
«Tranquillo.» lo rassicurò Georgia, incrociando le braccia.
«Ehi! Ehi,
Martin!»
Martin si voltò e Georgia quasi gli sbatté addosso, frenando all’ultimo.
«Sei andato in giro a dire che stiamo assieme?» domandò la ragazza,
cercando di mantenere un tono calmo.
«Aha.» confermò lui con notevole faccia tosta.
«Perché?» domandò lei, leggermente isterica.
«Perché mi piaci!» rispose schiettamente Martin, lasciandola basita, «Tra Fawcett e Monica, Stebbins
non ti guarderà mai! Perché non ti rassegni e mi dai un’altra possibilità?»
«Si può sapere perché sei così fissato con me?» sbottò Georgia, torva.
«Stavamo bene
assieme! Anche tu non puoi negare che c’era feeling tra noi due!» esclamò lui.
«No, c’ero io che ero gentile e che mi divertivo con te quando pensavo tu fossi un bravo ragazzo, poi ho scoperto che eri
diverso e che appena qualcuno ti contraddice diventi uno stronzo e lo resti
finché ti gira, e ti ho mandato al diavolo!» replicò lei, dandogli le spalle e
allontanandosi così che non vedesse che era la prima a stare male per quelle
parole vere ma crude, «Smetti di inventare stupidaggini, noi non torneremo mai
assieme! Anzi, erano solo un paio di appuntamenti, non siamo mai stati assieme!»
Martin la seguì tranquillamente: «Oppure speravi in Stebbins e hai mollato
per questo.»
«La vuoi piantare?» abbaiò lei, ferita.
«So che non è per lui, è perché hai paura.»
«Credi che
per dimostrarti il contrario uscirò con te? Scordatelo!»
Lui la superò e le si fermò davanti: «No. Sto
dicendo che tu ti divertivi con me perché stai benissimo con le persone come
noi. Tu sei repressa, sei anche brava a manipolare e,
se pensiamo a Monica, sei abbastanza falsa o diplomatica, chiamalo come vuoi,
da saperti mantenere neutrale agli occhi del tuo Stebbins. Ti divertivi con me
perché potevi essere te stessa, onestamente maligna come vorresti sempre essere
sotto quella falsa aria perbene. Ti sei spaventata solo perché ti sei accorta
di come sei davvero e di quanto ti piace essere senza limiti, senza alcuna
repressione.»
«Io sono come mi vedi, non sono come te!» ribatté lei, sconcertata, «Io sono davvero come mi mostro! Solo perché non dico tutte
le cattiverie che mi passano per la testa non vuol dire che non son sincera, sono solo civile! Tu invece sei insostenibile,
cambi umore ogni due secondi e mi vuoi con te solo perché ti ho detto di no e
vuoi dimostrare a tutti che sai prenderti chi vuoi! Ma
noi siamo due persone diverse, fosse anche solo perché per te conta chi ha il
sangue puro e per me no! Non nego che abbiamo riso assieme, ma tu tiravi fuori
il peggio di me e non voglio diventare quel genere di persona!»
«Sei già quel
genere di persona! Sei solo ferma ai pregiudizi
Hufflepuff secondo cui devi essere buona e farti calpestare!» protestò Martin,
«Dammi un’altra chance!» le ordinò.
«No! Non mi
piaci in quel modo!» si negò lei, stanca di ripeterlo praticamente
una volta al giorno. Cercò di superarlo di nuovo ma lui la fermò per un
braccio. Memore di quello che era successo a Megan lei
si preoccupò per un momento, ma poi si rese conto che Martin si limitava a
parlare, non metteva neanche mai mano alla bacchetta.
«Stai
mentendo. Tu non sei come la gentaglia di cui ti circondi, tu sei migliore.»
«La gentaglia di cui mi circondo è qui in questo corridoio in questo
momento!» ribattè Georgia, irritata, «E se c’è
qualcuno di cui sono migliore sei tu!»
Lui la lasciò andare bruscamente: «Sangue puro o meno non puoi negare che i tuoi amici non sono normali. Noi due insieme potremm-»
«Ma cos’è
questa fissa che hanno tutti? I miei amici sono perfettamente normali, grazie
tante! Mi sono scocciata di sentire gente ignobile che si riferisce a loro come
perdenti quando non è neanche degna di parlargli!»
esplose Georgia, ormai al limite, «Non uscirò mai più con te, Martin, ficcatelo
in testa. Tu non sei alla mia altezza!»
“Tu, Sandy, Monica potete tutti andare al
diavolo!” pensò, finalmente libera di
andarsene.
Martin la guardò allontanarsi e poi strinse i pugni. Gliel’avrebbe fatto
vedere lei, chi era il più in basso dei due. Sarebbe
tornata da lui strisciando.
«Non sei alla mia altezza!» trillò Megan, che era scivolata a terra e si
piegava contro il letto per ridere forte.
«Ripetilo, con lo stesso tono!» la pregò Sally-Anne, «È una frase così…»
«Così da Sally-Anne…» terminò Susan, che cercava
di non ridacchiare.
Georgia tentò di soffocarsi con la faccia contro il cuscino.
«Forse ha ragione lui, avrò un lato oscuro tutto da esplorare…»
borbottò.
«Non più di quanto lo abbiano Megan e Sally-Anne.» commentò Susan. «O io.»
«Solo nel tuo caso è ancora da esplorare, Susan.» precisò Sally-Anne.
«Io non sono cattiva, sono solo schietta!» protestò Megan.
«E dici cose cattive.» tagliò corto Sally.
«Ragazze…» le richiamò Georgia.
«Comunque io
dico che dovresti guardarti le spalle. Non sono cose da dire a uno Slytherin
che ha spinto, volontariamente o meno, Megan giù dalle
scale l’anno scorso.» disse Susan.
«Io starei attenta al veleno nel cibo.» commentò Megan.
«O agli agguati notturni.» aggiunse Sally-Anne.
Georgia annuì. Poi, contrariata, gettò via il cuscino.
«No! Non mi
butterà fuori dalla scuola! Ho diritto quanto lui di restare e di essere
lasciata in pace! Che vada al diavolo!»
«Così ci piaci!» rise Megan.
Susan tentò di fare da voce della ragione: «Ma stata facendo tutto voi…»
«Non lasciare che uno stupido maschio ti allontani dalla Sala Grande!»
approvò Sally-Anne.
Susan gemette.
So che può confondere un po’ la dicitura “Altra Megan” o “piccola
sé”, anche se si riferisce sempre e solo alla Megan non
reale. La Vera Megan è chiamata solo Vera Megan o Megan.
Comunque, esami o meno, se avete domande sul capitolo,
specialmente sulla parte AU, risponderò appena ho tempo o direttamente al
prossimo capitolo. Tutto ciò che ha scritto ha un
senso preciso nella mia testa, anche se non potevo mettere tutto per iscritto
perché Megan certe cose non le poteva sapere ma solo provare a indovinare,
quindi se qualcosa non vi torna, chiedete pure.
(Volevo davvero fare un AU, comunque, è stato molto
divertente per me XD)
(Oh, e il primo esame è andato. E
anche bene.)
Siamo in una scuola di magia, quindi anche
se non ci saranno altri capitoli come questo, ogni tanto aspettativi
incantesimi o pozioni non usati da Harry.
Inoltre non abbiamo visto TUTTO ciò che Megan ha visto, quindi qualcosa potrebbe essere menzionato in futuro,
se utile ai fini della trama che si svolge nella realtà.
E l’uomo bellissimo che si scontra con Megan dopo che Fred non
muore è Sirius, sì, Bella si è concentrata sia su di lui sia sulla sanguesporco
che era ancora in piedi, e così Sirius non è morto,
tanto per dirne una che non penso abbiate immaginato a meno che non siate
super-fissati come me.
I raggi del sole inondarono il cuscino di Rent, che aprì gli occhi e guardò
il cielo chiaro dalla propria finestra. Un uccellino cinguettò sul davanzale.
Lui tirò il cuscino contro la finestra chiusa, facendolo fuggire, e si tirò le coperte sulla testa imprecando.
«Buongiorno, cucciolo.» lo salutò sua madre.
«Trovati un lavoro.» lo salutò il padre.
«Non chiamarmi cucciolo!» si lamentò lui, sedendosi a tavola e prendendo un
giornale, «E tu dammi tempo, ho appena preso la patente!»
«Vuoi che aggiunga lo sciroppo alle cialde?» domandò sua madre,
indaffarata.
«Sono un adulto!» le ricordò Rent, «Sì, però, per
favore. Papà, lo mangi quel bacon?»
«No, l’ho lasciato da parte apposta per te.» rispose lui, gettandoglielo
nel piatto, «Trovati un lavoro, Rent.»
«Oggi vado a chiedere al Ministero come possono aiutarmi coi
lavori babbani, lo sai che non ho unvefodiblogma…»
disse Rent a bocca piena.
«Un diploma hai detto?» domandò sua madre, e lui annuì, «Hai idea di cosa
ti piacerebbe fare, adesso?»
«Nfo.» cercò di mandar giù l’enorme pezzo
di bacon per far spazio alle cialde, «Qualcosa coi
bambini. Il maestro d’asilo. Però ci vuole una grande preparazione, dovrei
andare all’università babbanacredo…
Non penso di riuscirci, non so niente.»
«Ehi, tu puoi fare qualsiasi cosa.» decretò suo padre, incoraggiante, «Ora
mangia e poi vai a cercarti un lavoro che tu possa fare ora, o troverai
il mio stivale nel tuo sedere.»
Rent si sbatté la porta alle spalle e urlò con tutto il fiato che aveva nei
polmoni: «CIAO, JACK!»
«CIAO, RENT!» ululò Jack dalla finestra della sua camera. Lui sorrise, aggiustandosi il giubbotto e salutando il
postino. Gettò il giornale in un cassonetto e sorrise a una bella
sconosciuta, prima di dare una mano alla signora Robosky
con la spesa.
«Che bravo giovanotto… Prendi questi.»
«Si figuri, signora.» rise lui, non accettando i soldi e sfuggendo con un
balzo dai gradini.
Si fermò davanti a un negozio di televisori e salutò il commesso,
controllando che ci fosse ancora la tv che voleva comprarsi come regalo di
Natale.
«Summers, guarda che oggi hanno riportato i dolci
al miele dalla signora Anderson.» lo avvisò McGuire,
il vigile del quartiere, mentre con una mano faceva cenno alle auto di fermarsi
per permettere ai bambini di attraversare la strada.
«Grazie!» esclamò lui, avviandosi quasi di corsa e canticchiando tra sé e
sé, finendo poi per il sollevare voce dopo aver acquistato i dolci che voleva per sé e per Jack. I passanti lo ignorarono,
conoscendolo bene.
«Canterino oggi?» domandò il fioraio, divertito.
Rent fece spallucce: «Me la dà una rosa? Lo vuole
un dolcetto?»
«Oh, grazie!» esclamò lui allegramente, per poi tornare verso casa e
portare tutto a sua madre.
«Ma…» cominciò la donna,
perplessa.
«Dai i dolci
anche a Jack quando passa. Toh.» fece, passandole la rosa.
«Rent, che sciocco…» ridacchiò lei, dandogli un
bacio su una guancia.
«Sei ancora
qui? Non sei a lavorare?» domandò suo padre e Rent
rise a voce ben alta in modo che lo sentisse anche lui.
«Ti voglio bene anche io, pa’!»
«Sparisci.» ribatté lui, «E porta dolci anche per
me la prossima volta!»
«Certo!
Prendo la tua macchina!»
«Stacci attento!»
Rent salutò con un gesto della mano e uscì, esclamando: «Che bella giornata
oggi!»
«Parli da solo?» domandò Jack, affacciato alla sua finestra.
«Ti h portato dolcetti al miele! Stai studiando?»
Jack annuì, «Ha detto mia madre di dire a tua madre che sta facendo il caffè se ne vuole.»
«MAMMA! ZIA
FA IL CAFFE’!»
«OKAY!» rispose lei con lo stesso volume.
Rent alzò un pollice verso Jack che rise.
«Ciao! Salve
di nuovo!» aggiunse, rivolto alla signora Robosky che stava ripartendo alla carica.
Si infilò
nell’auto del padre e mise dentro la cassetta con le canzoni dei film Disney,
canticchiando insieme a Odette.
«A Natale assumono…» canticchiò sulle note di
“Far LongerThanForever”, svoltando con l’auto mentre si sporgeva per
vedere un foglio appeso alla vetrina di un locale, cercando di capire se
fossero in cerca di camerieri.
Quando riaprì gli occhi era steso su un letto e la
faccia di Jack lo guardava dall’alto con espressione scettica.
«Un incidente?» domandò Rent, confuso.
«Un
incidente. Sei un mago o cosa?Come hai
fatto?»
«Non ne ho idea.» rispose lui, mettendosi a sedere, «Non
sento dolore. Sono morto?»
«Cosa stai… come potresti essere morto se sono qui con te e sei in
ospedale, idiota? Non senti dolore perché per fortuna l’altro non stava
correndo troppo, quel deficiente…»
«Fregatene…» commentò Rent, «Posso alzarmi e
andarmene?»
«No, vogliono
tenerti per dei controlli alla testa. Non si sa mai che tu diventi più scemo…» borbottò Jack, «Tua madre sta parlando col dottore.
Sei un mago, quindi sono sicuro che tu non ti sia fatto nulla, ma tuo padre era
un po’ isterico ed è svenuto, quindi hanno deciso di tenerti qui per sicurezza
tutta la notte.»
«Si è messo a piangere, vero?» sghignazzò lui.
«Sì, però tua madre gli ha dato uno schiaffo.»
«Ovvio.»
«Ah, domani siamo invitati a casa di Sally-Anne,
passiamo la vigilia con loro se tu non hai altri incidenti.»
Rent ghignò, «Dipende da quanto sono belle le infermiere qua dentro.»
Ma le infermiere non erano belle e soprattutto non erano neanche molto
gentili o presenti, considerato che volevano restare a
casa loro per addobbare, quindi Rent se la filò serenamente dalla sua stanza
appena si furono allontanate e fece un giro, cercando un po’ di compagnia.
Finì col girare due piani e poi si ritrovò in un reparto molto colorato,
che notò essere pieno di bambini.
«Sei un gigante!» esclamò una vocetta acuta e lui
si ritrovò a pensare a Charlotte per un momento. Ma
ovviamente non era la piccola Runcorn, era una bambina sconosciuta, in
vestaglia e con una cuffietta sulla testa.
«No, i giganti sono molto più alt…» Rent si interruppe e si schiarì la gola, «Voglio dire, certo!
Sono un amico di Babbo Natale, sono venuto a vedere se vi state comportando
bene.»
Tutti i bambini si voltarono verso di lui, improvvisamente sveglissimi.
Rent sogghignò e fece l’occhiolino alla bimba.
«Sembra proprio di sì…»
«Posso avere la neve?» domandò un bambino, «A
Natale? Qui non nevica mai!»
«Ci darai tutto quello che vogliamo?» domandò un altro.
Rent si inchinò a terra per parlargli, «Beh, non
si può sempre dare tutto, altrimenti poi gli altri bambini restano senza
niente. E poi se uno ha tutto non desidera più niente
e si annoia. Però quest’anno, solo quest’anno, io darò
una mano a Babbo e vedremo cosa portarvi. Ricordatemi cos’avete chiesto…»
«Perché stai
comprando tutti questi giocattoli? Non volevi risparmiare i soldi per prenderti
una macchina tutta tua e il televisore per la tua stanza?» domandò Jack,
confuso e mezzo scocciato dall’essere spintonato da tutti i babbani in cerca di
regali dell’ultimo minuto, «Stanotte arriva-»
«Arriva Walter e domani siamo tutti insieme da
Perks, lo so.» finì Rent per lui, prendendo una bambola, «Ma come si fa a
giocare con queste, mi son sempre chiesto. Cosa fai,
le pettini? Oh, guarda che capelli morbidi!»
«Rent…»
«Ah già. Non
posso dirti perché li sto comprando, è una missione top
secret. Comunque ho trovato un lavoro.»
«Bene. Aspetta,cosa?
Quando?»
«Stamattina,
prima di essere dimesso. Farò l’animatore per il reparto infantile
dell’ospedale, mi vestirò da clown e cose così, farò credere ai bambini di
saper fare le magie.» e fece un gran sorriso a Jack, «Praticamente
verrò pagato per giocare! Non è molto, ma penso che lo avrei fatto anche gratis…»
Jack abbassò lo sguardo sui giocattoli e sorrise. Rent sapeva che aveva già
capito tutto.
«Hai gironzolato molto?»
«Nah, ho passato la notte a farli addormentare
più che altro.»
«Pago metà.» decise l’altro, arrivati alla cassa.
«Ma non credo proprio, neanche tu hai un lavoro!»
«Ho una
paghetta. E se Walter fosse qui pagherebbe un terzo
anche lui, sapendo che è per i bambini dell’ospedale.»
La cassiera rivolse loro uno splendido sorriso.
«Sono qui!» esclamò Walter, facendoli sobbalzare.
«No, dai, ma come fai?» domandò Rent con tanto d’occhi. Poi si accorse
dell’aria seria di Walter, «Che è successo?»
«Paghiamo e
ve lo spiego. Quanto è un terzo di tutto questo?»
Saltò fuori che Michael appena arrivato da Hogwarts se n’era andato dai
Diggory e aveva scoperto che suo padre non andava al lavoro da quattro giorni,
dopo un periodo in cui ci si era trascinato più morto che vivo. Aveva quindi
telefonato Walter, dicendogli di chiamare anche Jack e Rent se avessero voluto,
per fare una sortita a casa sua.
«È convinto che sia opera di sua madre, che stava già dando i numeri più
del solito.» spiegò Walter, «Ha detto che sarà pericoloso ma…»
«Ma figurati.» sbottò Rent, poggiando i regali sul letto di Jack, «Andiamo
adesso.»
«È meglio aspettare ancora qualche ora perché sia notte.» suggerì Jack,
«Magari la madre dorme… o è in giro a uccidere.»
Tutti sorrisero nervosamente.
«Non me la sento di ridere perché magari è vero.» ammise Walter.
«Che problema
c’è, è solo una strega sola contro di noi. Andiamo, trasciniamo il padre di
Mike in salvo e poi domani festeggiamo la vigilia a
casa della Perks con tutti.» disse Rent, «E di notte io faccio una capatina dai
bimbi.»
«Rent…» chiamò Walter, guardando fuori dalla
finestra, «Ma tuo padre ha avuto un incidente? Che è
successo alla macchina?»
«Che problema c’è, è solo una strega contro tuttinoi…» borbottò Rent, mezzo congelato e fermo al buio tra i
cespugli, saltando per aria ad ogni rumore, «Una strega che ha messo trappole
in casa sua, che ha cani da guardia, un elfo psicotico e…»
Un basso ringhiare lo distolse dalle sue lamentele; si voltò e si trovò
davanti due enormi cani neri che non riusciva a distinguere bene ma che avevano
gli occhi rossi e i denti in vista.
Poi, tutto nello stesso momento, un esplosione
arrivò dal piano più in alto, uno strillo da bashee
dalla sua sinistra e un «JACK, ABBASSATI!» da qualche parte sempre in alto. I
cani scattarono e Rent con loro, correndo a perdifiato verso la porta.
«Ci hanno scoperti!»
«Grazie al ca…» fu la gentile risposta di Walter,
«Attento alle trappole!»
«Attento ai cani!» rimbeccò lui, lanciando loro le bistecche che si era portato. I cani le ignorarono. «Merda, nei film
funziona!»
«Vogliono carne viva!» urlò Michael, «Aiuto!»
Rent si sbatté la porta alle spalle e corse per le scale a dargli una mano
mentre l’amico trascinava il padre di peso, forse incosciente, e sembrava
spaventato a morte. In effetti a lui quella non
sembrava una casa in cui avrebbe potuto avere bei ricordi, sembrava piuttosto
una villa un tempo abitata da persone ricche che poi erano tutte morte di morte
violenta restando a infestarla.
«Ho legato l’elfo.» annunciò Jack in tono di scuse, con un occhio che si
stava gonfiando.
«Tua madre butterà giù la porta appena trova la bacchetta.» disse invece
Walter, guardandosi indietro, «Da dove usciamo?»
«La barriera anti-smaterializzazione finisce a diversi metri da qui e ci
sono i cani.» ricordò loro Rent, «Mi sento male a colpirli.»
«Io no, prendi mio padre.» disse Michael, «È svenuto, te lo metto sulle
spalle.»
«Ma cos’ha?» domandò Jack, ansioso.
«Credo, credo, che lo stesse avvelenando. Ricordatemi di non sposare
una pazza.»
«Dove lo portiamo?» domandò Walter, «A casa mia va bene? Mia madre dovrebbe
avere qualcosa per curarlo.»
«A casa tua sia.» accettò Michael, e poi sentirono il rumore di una porta
scardinata, «ORA!»
Rent pensò di non aver mai corso tanto veloce con tanto peso addosso, o
forse non era mai stato più consapevole di tutto quello che stava facendo, come
quando, inseguito da una strega potenzialmente omicida, due cani altrettanto
bendisposti e con il peso del padre di Michael sulle spalle, percorse tutto il
giardino illuminato soltanto dalla luce della luna e dagli incantesimi lanciati
da Michael e Walter, con Jack accanto a lui a controllare la strada davanti a
loro.
Era ovvio che, smaterializzandosi a casa Hopkins, si fecero tutti male, chi
perdendo un pezzetto di pelle di gamba, chi di braccia, chi quasi ci rimise le
orecchie e, per lo spavento, ruzzolò violentemente a terra come Walter.
«MAMMA!»
«SIGNORA MAMMA DI WALTER!» ululò anche lui e, con
enorme sollievo, vide le luci di due stanze accendersi.
«E che diavolo!» sbottò la voce di Wayne.
«Oh sì, Megan lo sta contagiando…» ridacchiò
Michael; Rent sentì dalla sua voce che stava piangendo, così evito di guardarlo
ma aggiustò la presa sul padre: «Walter, aprimi la porta che lo appoggio da
qualche parte.»
«Che è successo?» strillò la signora mamma di Walter, apparendo in
vestaglia pesante da notte.
Rent ormai era senza fiato quindi non poté neanche flirtare decentemente,
ma pensò come al solito che era una donna veramente bella e il signor Hopkins
era stato un immenso idiota, non importava quanti anni avesse la sbarbatella con cui aveva procreato di nuovo. Alla fine le
sorrise languido dopo aver poggiato il padre di Mike sul divano e lei lo salutò
con una piccola pacca sulla guancia. Notò distrattamente che Michael si
asciugava il viso con aria stupita. Tipico di lui non accorgersi di stare
piangendo l’unica volta all’anno in cui lo faceva.
«Sei dimagrito, Walter.»
«Mamma, non è il momento… Questo è il padre di
Michael.» spiegò lui.
«Oh, Wayne mi ha raccontato.» disse subito la signora mamma di Walter, «Che
gli è successo?»
«Lo stava…avvelenando…
credo!» spiegò Michael, senza fiato.
«Ci penso io.» decise lei, e poi cambiò immediatamente modo di fare.
«Walter, vai e prendi la cassetta del pronto soccorso che ho in camera mia, il
secondo cassetto del comò. Wayne, portami una bacinella, avrà la nausea.
Michael, avvisa i Diggory che resterai qui, vai a prendere le tue cose. Non
credo ci sarà bisogno di portarlo al san Mungo, dovrei avere tutto ciò che serve
qui. In ogni caso Jack, o Rent, o insieme, se vi scrivo un indirizzo, potreste
andare e dire che vi mando io? Un mio ex collega abita qui vicino e potrebbe
dargli un’occhiata anche lui, se non è al turno di notte.»
«Sissignora, signora!» saltò su lui, «Lavoravi al san Mungo?»
«Molti anni fa.» rispose lei nostalgica.
Il padre di Mike in quel momento gemette e aprì gli occhi, cercando di
mettersi a sedere.
«Stai giù!» esclamarono tutti.
«Papà, Hydra ti stava avvelenando, non potevo
lasciarti lì!» cominciò Mike, velocissimo.
«Lo so.» lo interruppe il padre, per poi sorridere, «Grazie, Mikey.»
Sembrava molto più giovane ora che i suoi capelli non erano tirati
severamente indietro e che sorrideva, col viso pallido che sembrava già
riprendere colore al pensiero di essere in salvo. Rent notò che Mike l’aveva
chiamato papà senza neanche fare una smorfia.
La signora madre tornò dalla cucina insieme a Wayne che mise un secchio a
terra. Lei asciugò il sudore dalla fronte del padre di Mike con un panno, ma il
padre di Mike la fermò.
«Faccio io…» borbottò.
«Ma si figuri! Lei deve riposare!» esclamò lei, dolcemente severa.
Fu in quel momento che lui e lei si guardarono in faccia ed entrambi
ammutolirono per qualche secondo, mentre la signora madre gli teneva ancora la
mano col panno asciutto sulla fronte. Poi lui abbozzò un sorriso, «La madre di…?»
«Di Walter e Wayne.» rispose lei, ritraendosi. Rent notò che adesso le sue
guance erano decisamente rosse, cosa che la rendeva ancora più attraente.
«Walter, sì…» ricordò lui.
Walter e Wayne spostarono lo sguardo dall’una all’altro, raccapricciati.
Michael era incredulo e Jack affascinato.
«Noi andiamo…» mormorò Jack alla fine,
trascinando anche lui quasi di peso.
«Ma hai visto?»
«Sshh!»
«Vado anche io!» sentirono esclamare a Michael.
«Io resto.» dissero contemporaneamente Walter e Wayne.
Al tono delle loro voci, Rent non poté fare a meno di ridere, rovesciando
la testa indietro e ululando alla luna.
«Sei sicuro?» domandò per l’ennesima volta Wayne.
Rent sbuffò.
«Vi raggiungo il giorno di Natale, va bene?» ripeté Michael, «Oggi resto
con mio padre, poi io e Monica veniamo per cena domani.»
«Sì, anche se mamma non sembra avere problemi a restare sola con lui anche
se si conoscono appena.» puntualizzò Wayne, che non sembrava più disgustato
all’idea.
Walter borbottò qualcosa di incomprensibile.
«Dobbiamo portare qualcosa?» domandò Jack.
«Boh.» rispose saggiamente lui, «Io so che dopo cena mi sposto un momento
per mandare i regali ai bambini.»
«Che bambini, Rent?» domandò subito Michael.
«Ti spieghiamo domani.» rispose Jack di fretta.
«Secondo me vuole vedere subito la sua fidanzata…»
commentò Walter.
«Non sono un pedofilo.» puntualizzò Jack.
«Sta per compiere tredici anni, eh.» fece presente Michael, cercando di non
ridere.
«La finite?»
«Mike, hai già mandato gente a prendere tua madre?» domandò poi Rent.
Michael si incupì e annuì, «Ci ha pensato il signor Amos.»
«Dai, Mikey.»
«Non chiamarmi così.»
Rent rise: «Tuo padre l’ha fatto ieri.»
Michael si passò una mano tra i capelli, chiaramente imbarazzato, «Non mi
chiamava così da quando ero un bambino.»
Alla fine si salutarono e si smaterializzarono tutti davanti a casa Perks,
già addobbata come l’anno precedente. Rent fu il primo a bussare e quando
Sally-Anne gli aprì, sempre splendida, le fece il baciamano.
«Principessa.»
«Finiscila, Summers.» lo rimbrottò lei, un po’
bonaria e un po’ altezzosamente compiaciuta, «Siete i primi, il che significa
che mi darete una mano a prendere altre sedie, i miei mi hanno lasciato la casa
libera ma non so più quanti siamo stasera. Michael?»
«È rimasto a casa mia con suo padre.» rispose Wayne.
Sally-Anne ci pensò un momento, poi scosse la testa: «Non ho capito.»
«Vieni, ti spieghiamo.» si intromise Walter, facendo capolino dalla porta.
«Hopkins.» lo salutò lei, non nascondendo un sorriso.
Rent pensò che fosse terribilmente cambiata dall’ultima volta che l’aveva
vista, e commentò a modo suo: «Vado un attimo al bagno.»
«Al piano terra c’è Charlotte che fa la doccia, vai al primo. Seconda porta
a destra.»
«Grazie.» rispose lui, felice che Charlotte fosse già lì.
Poi bussarono di nuovo alla porta, e mentre saliva le scale sentì
Sally-Anne accogliere Megan e un altro gruppo di invitati, forse Stephen, Susan
e Quill.
Si bloccò ad ammirare anche il bagno e la splendida vasca idromassaggio, e
poi, una volta uscito, sentì chiamare il proprio nome.
«Sei tu, Rent?»
Si voltò e vide Georgia affacciata a una porta. Notò subito che i suoi
capelli erano molto mossi, a differenza del solito, e che aveva qualcosa di diverso
che inizialmente non riuscì a definire.
«Sì, sei tu. Ciao, buona vigilia.» lo salutò lei con un sorriso, i denti
bianchi perfetti che spiccavano sotto le labbra rosse.
Rent capì in quel momento che era leggermente truccata, cosa che le donava
molto. «Ciao e buona vigilia a te, cara.»
I denti di Georgia sparirono di nuovo sotto le labbra, arricciate ora in
uno strano mezzo sorriso beffardo, uno che non era il suo solito sorriso da
brava ragazza. Gli fece l’occhiolino, e Rent notò anche quanto i suoi occhi
fossero belli sotto il trucco scuro, poi fece qualche passo sparendo dalla sua
vista, lasciando la porta aperta.
Rent la raggiunse, incuriosito, trovandosi nella camera da letto che
Sally-Anne le aveva preparato. Poi vide che Georgia indossava un vestito
nerosenza maniche, per la sua gioia, e
con una gonna un po’ più corta del solito, sempre per la sua gioia.
«Bellissimo vestito.» si complimentò infatti, entusiasta. Mike era un
idiota di prima categoria, senza dubbio.
«Chiudi la porta.» ordinò lei, e Rent ubbidì, sorpreso.
«Che devi farmi?» le domandò scherzoso.
Quando si voltò Georgia si era già avvicinata di nuovo, muovendosi sinuosa
come una gatta.
«Cosa vorresti che ti facessi?» domandò lei, scandendo bene le parole.
Lui si perse un momento tra il guardarle le labbra e il guardarle la
scollatura, poi si fece forza.
«Sapessi… Ma penso dovremmo scendere, è arrivata
Megan e…» tentò di dire, mentre lei continuava ad
avanzare e lui a indietreggiare, pensando a se fosse una cattiva idea aprire la
porta e scappare, piuttosto che approfittare del fatto che fosse ubriaca,
«Quanto hai bevuto, gioia?»
«Neanche un goccio. Senti odore di alcol?» disse lei, mettendo le mani sui
lacci del suo mantello e tirandolo giù, «Senti.»
E poggiando le labbra sulle sue, Rent poté constatare che diceva il vero e
che le sue labbra erano molto, molto morbide.
Il prossimo capitolo lo pubblico domani... perché non sono così disgraziata da
lasciarvi una settimana con una cosa simile. Grazie come sempre!
«È il re Weasley quello che sta succhiando la faccia della Brown?»
«Kevin, sei disgustoso!»
«E guardalo!»
«Preferirei di no.»
Megan quasi soffocò, ridendo del discorso tenuto alle sue spalle da Anthony
e Kevin. Non era l’unica, Michael Corner si era appoggiato a Terry e rideva,
mentre Susan si era coperta il viso.
«Come accidenti sarebbe a dire che tu resti a scuola?» sbottò Sally-Anne in
quel momento.
Wayne sospirò pesantemente: «Quando Megan è di buon umore
cominciano gli altri…»
«Aspetta, ma stai parlando con Georgia?» si allarmò
Michael, notando a chi Sally stesse indirizzando l’occhiataccia.
«Robert non rientra a Natale e Charlotte quindi resta qui…»
cercò di dire Georgia.
«Venite a
casa mia! Ho ospitato Megan e Michael l’anno scorso, figurati se non posso
ospitare gente normale!»
«Hai invitato anche i Ravenclaw, Dorian e Cindy?» sussurrò Susan.
«Ho detto gente normale, casa mia non è un canile.»
«Georgia, resti qui a Natale?» domandò Rowan a voce ben alta, in modo che praticamente tutta la Sala Grande lo sentisse. «Allora
festeggeremo assieme!»
«Ma...» cominciò Monica, dando un'occhiata di
sfuggita a Dorian.
«Rowan sta cercando di far arrabbiare la sua ragazza.» sghignazzò Michael a
bassa voce.
«Rowan James.» ringhiò Megan, «Ti darò questo
calcio che rientrerai in dormitorio con i denti in tasca. Georgia viene con
noi.»
«Di classe.» commentò Wayne. Megan gli urtò il bicchiere che teneva in mano
facendogli cadere il succo di zucca addosso; Stephen la guardò con orrore
inesprimibile a parole, Wayne fissò il bicchiere con aria tradita, e Rowan si nascose dietro Sheldon.
«Ti uccido, Georgia.» minacciò Sally-Anne, «Non
puoi lasciarmi con gli incivili. E ti perderai Hannah.»
«Lo so...» mormorò lei, che però non voleva
assistere alle smancerie delle varie coppie. E poi si divertiva parecchio sia
in compagnia di Rowan sia rilassandosi con Dorian o ridendo con i Ravenclaw.
«Vorrei restare con Dorian.» buttò lì come scusa.
Sfortunatamente i suoi amici avevano già attirato abbastanza la sua
attenzione e la sua frase non passò inosservata al resto del tavolo, tranne a
Dorian e Cindy stessi, che si erano seduti al tavolo Ravenclaw. Tutti quelli del
quinto e qualcuno del settimo, tra cui i gemelli Buggin, si fecero
attenti.
«Posso invitarlo!» propose Sally-Anne, improvvisamente disponibile, «Cindy e Dorian almeno. Magari anche Kevin.»
«No.» mugugnò lei, sia intuendo le intenzioni romantiche dell'amica sia
notando tutti gli occhi del tavolo su di sé.
«Georgia e Dorian si amanooo...»
canticchiò Charlotte sedendosi sulle gambe di Megan, che si era voltata apposta per farle da sgabello,
e lasciandosi accarezzare i capelli da lei.
«TI SENTO!»
Dopo il pranzo, Greta Buggin, settimo anno, tanto trasandata quanto pettegola, fu fermata da Martin.
«Ehi, ti accompagno a lezione.»
Lei lo guardò sospettosa, ma lui le tolse i libri di mano e se li mise
sottobraccio: «Cosa stavano dicendo i tuoi compagni di
casa a pranzo? Georgia rimane a Hogwarts?»
«Perché ti interessa?» domandò lei, già emozionata
dall’idea di un nuovo pettegolezzo.
Martin le sorrise di traverso. Greta deglutì nervosamente.
«Domani c'è mia cugina a scuola, per lo Slughclub.»
annunciò Megan, «Gli ha chiesto di invitarmi perché
vuole vedermi e mi serve un cavaliere. Vieni?»
«Perché no.
Scacco matto.» rispose Wayne.
«No!» rantolò Stephen.
«Devo mettere qualcosa di elegante?» proseguì lui.
«Boh, penso. Anche io.»
«Vuol dire che ti vedremo con un bel vestito?» domandò Dorian, incuriosito.
«Guarda che
ne aveva uno anche al Ballo del Ceppo. Forse non l'hai riconosciuta.» lo informò Georgia, seduta accanto a lui.
«Peccato non ci siano delle foto.» commentò
Stephen.
Michael si schiarì gloriosamente la gola: «Si dà il caso che il
sottoscritto ne abbia.»
«Vedere!» esclamò Megan. «Voglio farle vedere ai miei!»
«Cosa farai per Natale, allora?» sussurrò nel
frattempo Dorian.
Georgia sospirò: «Torno con gli altri. Non dirlo
ancora a nessuno però. Dovrò anche avvertire Rowan ora
che ci penso.»
«Beh, alla fine avrò un po' di tempo per Cindy e Jeremy.»
«Kevin rientra, vero?»
«Si sente troppo lontano dalla famiglia... Sai, stando nel mondo magico,
mentre loro sono babbani...»
«Scendiamo a
cena tutti assieme? Mi sto scocciando di stare qui con
le mani in mano.» disse Susan, che ormai non ne poteva più di stare senza
Hannah e contava i minuti. Tutti acconsentirono e, a metà cena, furono
raggiunti anche da Charlotte. Nel momento in cui la ragazzina stava arrivando si alzò anche uno Slytherin del suo anno,
anticipandola poco prima che arrivasse al loro tavolo. Lui inciampò strada
facendo, aggrappandosi con entrambe le mani alle sedie di Anthony e Megan che
si davano la schiena e attirando l'attenzione di tutti
loro, poi trotterellò da lei.
«R-Runcorn.» balbettò, arrossendo.
Lei lo squadrò con aria poco amichevole, «Che vuoi?»
«Volevo d-darti gli auguri di Natale, visto che io
torno a casa.»
Charlotte annuì, disorientata: «Anche a te, allora.»
Michael, come prevedibile, rise a voce alta, e tutti si voltarono a
zittirlo per sentire meglio. Nessuno guardava davanti a sé, quindi tanto meno
videro il bicchiere di Georgia. O la bacchetta di Martin
fuori dalla tasca della sua veste.
«Cos'era quello?» lo interrogò Monica, bloccandolo
accanto a un'armatura.
«Il mio esperimento di Pozioni.» rispose lui, «Nulla di velenoso, non
temere.»
«Un filtro d'amore?» domandò lei.
«Nah, solo qualcosa per scioglierla un po', è
troppo repressa... E visto che io non sono alla sua
altezza vedremo cosa farà quando tornerà da me strisciando solo perché l'ho
resa più sincera...»
«Un filtro
della verità? Uno della lussuria?»
«Esiste un filtro della lussuria?» sbottò Martin, «A
saperlo... No, è solo un qualcosa che risveglierà tutti i suoi istinti. Vedremo
chi è all'altezza di chi...»
«Dorian Varley ti ucciderà. E anche tutti i suoi amici.»
«Tanto non sapranno mai nulla, lei passerà il Natale qui e
io le darò l'antidoto prima che lei faccia danni... Dopo che sarà venuta da me.
E se dici una parola di ciò a qualcuno io rivelerò il
tuo segreto.»
Monica sbiancò del tutto e vacillò: «Di cosa parli?»
«Lo sai... Ho
visto che appunti hai preso dal libro di Pozioni che Jones ci ha portato via.
Quella è magia oscura da Azkaban.»
«Sta zitto.» sussurrò lei.
«Toglie la coscienza delle persone stregando un oggetto da indossare... E
non come la pozione che ho dato a Georgia, quella più che altro le toglierà la
scopa dal culo, ma con la tua, la persona perde tutti
i buoni sentimenti. Se la usi su un nemico lui ti darà
la caccia e sarà il più pericoloso di tutti, se la usi contro un amico lo
perderai, che senso ha? Nonusarla,Ladgwolf.»
«Fatti gli affari tuoi.» sibilò lei, «Lo stavo solo studiando, comunque.»
«D'accordo... E questa discussione non è mai avvenuta.»
Quando Georgia andò a letto quella sera, non si sentiva minimamente stanca
e finì con il rialzarsi di nuovo e andare a lavarsi i capelli. Rientrò con
l'asciugamano a mo' di turbante e sbatté la porta con un po' troppa forza,
svegliando Megan che aveva sempre il sonno leggero, incubi o
meno.
«Cosa succede?» domandò l'amica, assonnata.
«Non riesco a
dormire. Secondo te Sally-Anne si incavola se le
prendo lo smalto? Domani c'è lezione solo la mattina, non dovrebbe essere un
problema se ne metto un po'.»
«Sally-Anne se la prende solo se la svegli.» replicò la ragazza in
questione, irritata.
«Posso prendere anche la crema per capelli ricci?»
«Vuoi fare colpo su Dorian?» domandò Susan, svegliatasi a sua volta.
«Veramente rientro con voi.»
«Evvai!» festeggiò Megan. Anche Sally sorrise.
«È nel mio baule.»
«Non avete caldo?» domandò Georgia.
«Ho sonno.» rispose lei. «Ma sei sicura di stare
bene?»
Georgia tolse l'asciugamano e scosse i capelli bagnati, ravviandoli poi
indietro e sorridendo al proprio riflesso: «Ti dirò... Era da tanto che non
stavo così bene.»
Il giorno dopo Georgia saltò l'ultima lezione di Antiche Rune, dormendo
fino a tardi e decidendo con calma che vestiti indossare. Alla fine scelse una
gonna che era di un palmo più corta del ginocchio, e aprì due bottoni della
camicia invece che uno solo, sciogliendo anche i capelli mossi e mettendo un po'
di lucidalabbra e di mascara. Non era nulla di così eccessivo da allarmare la McGonagall, voleva solo sentirsi più carina per
una volta, non infrangere qualche regola e finire in punizione, quindi scese le
scale con leggerezza e andò direttamente verso la torre Ravenclaw per
incontrare gli amici davanti al ritratto.
Si trovò così accanto a Sandy Fawcett che
rientrava da una lezione e cercò di ignorarla.
«Devo chiamarti Goldstein e gli altri?» le domandò la Ravenclaw senza
guardarla.
«No, arrivano loro.» rispose Georgia in tono divertito, «Da quando mi
parli?»
Sandy quasi sbuffò. «Non ce l'ho con te
ormai.»
«Ma eri gelosa...» le ricordò Georgia quasi
cantando.
Lei arrossì e le rivolse un'occhiata gelida: «Sfacciata,
eh? Più che altro pensavo al fatto che Monica si è accaparrata
Michael anche alla faccia tua e che mi dispiace per te.»
«Anche alla faccia tua.»
«No, non è mai stato mio.»
«Io penso che
lo fosse e che non si sarebbe mai accorto di nessuna ragazza al mondo se tu non
fossi stata così idiota da costringerlo a mollarti. Quindi
tu l'hai abbandonato convinta di cederlo alla tua nemica numero uno, io, mentre
la tua nemica numero uno non te l'avrebbe mai toccato e lui non l'avrebbe mai
guardata... Fai bene a non avercela con me, dovresti avercela con te stessa. È
stato tutto inutile.» commentò Georgia.
Entrambe si fermarono davanti al ritratto; Sandy era sconvolta.
«Sei molto più insopportabile di quanto ti ricordassi.» osservò.
«Oggi non mi va di essere più gentile di quanto la gente non meriti.»
commentò lei, «Mi sento… schietta.»
«Vedi di esserlo anche con Monica, allora.» ribatté Sandy, rinunciando
anche a litigare. Aveva la sensazione che Georgia fosse su di giri e non voleva
certo farle un favore.
«Quell'altra ha le ore contate.» ribatté la Hufflepuff.
Il ritratto si aprì, rivelando i tre Ravenclaw in arrivo. Sandy si chiese
se avesse capito bene e se fosse il caso di chiedere ancora delucidazioni che,
di sicuro, non sarebbero arrivate ora che loro non erano più sole.
«Quell'altra?» ripeté quindi senza aspettarsi davvero una risposta.
Georgia si strinse nelle spalle: «Monica non ha
niente a che vedere con Michael ed io glielo porterò via. Sono meglio di lei,
con lui, almeno mille volte. E se lui non sarà d'accordo
allora è un idiota e lei se lo può tenere.»
Sandy spalancò la bocca mentre Anthony la guardava incuriosito. Kevin
fischiò in segno di approvazione, mentre Terry rideva allegramente.
Alla fine la Ravenclaw sollevò un pugno mentre rientrava e disse: «Tra te e
lei, se deve averlo qualcuno preferisco che sia tu. In
bocca al lupo.»
«Oh mio Dio, che succede?» domandò Kevin, incredulo, poi notò, con la
solita attenzione a quel genere di dettagli, qualche differenza nel suo modo di
vestire. «Hai veramente delle belle gambe.»
«Non le stai
guardando quelle. Le gambe sono più giù.» borbottò
Terry.
«Grazie, lo so.» fu la risposta tranquilla di Georgia, invece.
«Mi piacciono i tuoi capelli così.» commentò Anthony, «Come mai questo
cambiamento di stile?»
«Volevo sentirmi carina, una volta tanto.» rispose lei onestamente.
«Ma tu sei sempre carina.» obbiettò Kevin, «Non
che la cosa mi dispiaccia. Anzi, se tu volessi sbottonare un altro bottoncino
della camicia sarebbe cosa gradita.»
Georgia lo guardò, sorrise ammiccante e poi sbottonò il terzo; Kevin
fischiò, finendo col ridere e l’applaudire
festosamente: «Così si fa!»
«Georgia, sei sempre single?» s’informò Terry, scherzoso.
Anthony guardò galantemente altrove, pur sorridendo del loro modo di fare
giocoso: «Ti sei decisa con Michael?»
«Mi sono decisa a fare quello che mi pare.» ribadì
lei con fermezza, «E sì, sono single. Non so per quanto.»
«Sentito,
Terry? Datti una mossa.» ridacchiò Kevin.
«Non è Terry quello che dovrebbe darsela.» replicò lei.
«È una proposta?» ribatté lui, sogghignando.
Georgia ricambiò con un ghigno molto più cattivo: «Non
ho i capelli abbastanza chiari per te. Né gli occhi verdi o le lentiggini.»
Kevin incassò il colpo – il sorriso gli s’incrinò appena – e poi la guardò
incuriosito.
«Sei sicura di non aver bevuto?»
«Al cento per cento!» esclamò lei, scompigliandosi i capelli con una mano.
Passarono la giornata a ridere e scherzare, seduti sulla scalinata dietro
l’ingresso al castello, nel tepore della sala d’entrata illuminata da mille
fiaccole, guardando il via vai dei ragazzi che si preparavano a lasciare il
castello o a restare, aggiungendo qualche personale decorazione.
Cindy fece il suo naturale ingresso strabuzzando gli occhi alla vista di
Georgia e indicandole il seno: «Le hai enormi! Vorrei
averle anche io così!»
Dorian, che stava bevendo da una bottiglietta, sputò tutto addosso a Jeremy
che gli diede un calcio alle gambe in risposta, mentre
Terry e Kevin ridevano quasi rotolando sui gradini e Anthony si prendeva la
testa tra le mani, nascondendo il fatto che fosse arrossito quanto Dorian.
Georgia abbassò lo sguardo sorpresa, «Non sono
così grandi.»
«Rispetto
alle mie sì! E a parte Hannah le altre non le hanno così. A proposito, come sta
la Abbott?»
Jeremy rise con voce rauca: «A me andava bene anche l’altro argomento.»
«Vero. Il
fatto che tu indossi sempre roba larga è tristissimo.»
concordò Kevin tra sé e sé.
«Hannah… Lo scoprirò presto, stiamo per
rientrare.» disse Georgia, un po’ persa. Poi si portò
le mani alle tempie, «Wow, che mal di testa…»
«Madama Pomfrey?» suggerì Anthony.
«No, è solo stress, immagino… È tutto il giorno
che ho caldo, anche. E mal di schiena.»
«Ormoni.» disse Cindy, «È quel periodo del mese?»
Jeremy e Terry protestarono. Dorian
fece un inutile giro in tondo giusto per allontanarsi mentre Anthony restava
impassibile, come Kevin che aveva abbastanza sorelle da non mettersi problemi.
Georgia fece cenno di no con la testa, un po’ divertita. «Complimenti
per la maturità, Anthony e Kevin esclusi. Magari sta per venirmi il raffreddore… No, aspetta, quello mi darebbe freddo…»
«Forse dovresti riposarti per non farti buttare giù dal viaggio in treno di
domani.» le consigliò Anthony.
«Forse…» convenne lei, che ora iniziava a
sentirsi parecchio distrutta, «Non penso ci vedremo a cena, semmai direttamente
domani.»
«Che peccato, allora ti farò gli auguri ora?» domandò Cindy, immusonitasi,
prima di abbracciare Georgia.
«Anche io! Passa buone feste!»
le augurò Jeremy, saltando su e baciandole le guance.
«Ti accompagno in sala comune.» offrì Dorian.
Fecero la strada
assieme e nessuno li fermò, considerandoli praticamente una coppia, salutandosi
solo davanti al dormitorio femminile.
Georgia si tuffò a letto e si portò una mano alla fronte sudata, sentendosi
particolarmente euforica senza una ragione valida. Era troppo su di giri per
dormire e preparò i bagagli per il giorno dopo, poi crollò definitivamente e
non si svegliò neanche all’arrivo delle altre in camera.
Quando si svegliò era ancora più su di giri di
prima. Indossò un paio di jeans di Sally-Anne, sapendo che l’amica era più che
contenta di condividere con lei le sue cose, un paio di stivali e un’altra
maglietta, aderente e troppo leggera per la stagione.
«Come mai ti vesti di nero?» domandò Susan, «Sei di cattivo umore?»
«No, trovo solo che il nero mi si addica.» rispose
lei. Sally-Anne la guardò speranzosa. «Pensate che le giacche di pelle siano
volgari?» proseguì.
«No.» rispose subito Megan.
«Non lo so.
Dipende.» rispose Susan.
«Sì.» rispose invece Sally-Anne. Le tre si scambiarono un’occhiata
divertita.
A quel punto Georgia tentò di trasmutare in pelle la sua giacca.
«Vuoi essere volgare?» domandò Megan, perplessa.
«No, ho
chiesto per capire cosa ne pensa la gente, a me piacciono. Voglio essere
diversa anche fuori.» disse lei, sorridendo al proprio riflesso ancora una
volta, «Non è male essere guardate.»
«Anche fuori?» ripeté lei,
perplessa.
«Concordo.» fu la replica di Sally-Anne. «Ma non
farti sgridare.»
«Saremo sul treno tra pochissimo!» protestò Georgia, mettendo mano ai
trucchi, «Che c’è di male se mi trovo qualcuno da
baciare nel frattempo?»
«Eh?» fecero tutte e tre.
Georgia rise, una risata quasi derisoria, «Andiamo,
siamo quasi maggiorenni, non fate le bambine! Che male c’è a volersi divertire
un po’? E poi una volta andate oltre si ha sempre un po’ voglia, sapete… È qualcosa che capirete quando non sarete più
innocenti, suppongo.»
Ovviamente nessuna delle tre apprezzò il tono, ma
Megan cominciò a rifletterci sopra, mentre Sally-Anne cercava ancora di
decidere se ammettere o no di essere stata con Walter; Susan avrebbe potuto
replicare quanto stesse bene così, ma non era nel suo stile battibeccare con le
amiche per questioni simili ed era completamente stordita dall’atteggiamento da
‘cattiva ragazza’ di Georgia, che mai aveva apprezzato il genere, semplice
com’era, e che oltretutto non era mai sembrata una persona così egocentrica. O
antipatica, a dirla tutta.
«Ci vediamo a colazione?» chiese infine Megan, scocciata.
Georgia finalmente trovò la giacca di suo gusto e la infilò con aria
soddisfatta: «Perché no, ho tempo da perdere…»
Quando fu uscita, Susan si rivolse alle altre: «Preferisco la Georgia
normale.»
«Io non ne
sono sicura. È divertente vederla così. Almeno finché non si rigirerà contro di
noi.» ribatté Sally-Anne.
«Sì, ma se lei non si preoccupa più di trattar bene le persone, è tutto
sulle spalle di Susan.» obbiettò Megan, «Io non lo capisco e tu lo fai apposta,
quindi se adesso Georgia decide che lo fa apposta anche lei, Susan sarà sola
soletta e si deprimerà.»
«Grazie della preoccupazione, Meg.» sospirò l’amica.
A pochi passi dall’ingresso della Sala Grande, Georgia incontrò Caitlin del quinto anno e una ragazza con la cravatta
Slytherin, che doveva essere quella di cui Rowan le aveva parlato come di
un’amica.
«Non starai civettando con troppi ragazzi in una volta sola?» le domandò
quest’ultima, seccata, «Vuoi prendere in giro Rowan, quell’altro o entrambi?»
Georgia si fermò, ricambiando i loro sguardi con freddezza. Non aveva nulla
contro di loro, ma se pensavano di poterla calpestare sbagliavano di grosso.
«E se fosse?
Cosa mi faresti?» la sfidò.
«Non ho paura di te.» le fece presente la Slytherin.
«E fai male.»
«È una minaccia?»
«No, una mera constatazione.»
«Che succede?» domandò Rowan, in compagnia di Lance al portone. «Oh, ciao Edith! Ciao anche voi due, state litigando?»
aggiunse, rivolto a Georgia e Caitlin che ora si fronteggiavano.
«Ovvio che no.» rispose Georgia con un sorriso. Guardando meglio Rowan si rese conto che era veramente, veramente attraente. Non se n’era mai
resa conto prima, ma un ragazzo così ben piazzato, alto, con le spalle larghe e
due splendidi occhichiari…
Caitlin, furiosa
per via dell’interruzione, diede una spallata a Rowan, anticipandolo e tornando
in Sala Grande. Lance sospirò tetramente, borbottando
che ci avrebbe parlato, ed Edith le scoccò un’occhiata ammonitrice prima di
seguirla.
Restarono solo lei e Rowan, che le si avvicinò
confuso; lei guardò dentro, notò che Travers stava per
andare a prendere posto e sentì solo nausea.
«Sembrava steste litigan…do?» in quel momento
Rowan si accorse di quello che gli altri avevano chiamato “il suo cambiamento
di stile” – e dell’aderenza della maglietta - e la osservò incuriosito.
Georgia sollevò la testa per guardarlo meglio e sorrise.
«Tu saresti perfetto.» commentò pensierosa.
«Per cosa?» le chiese lui innocentemente.
La strega fece un altro passo avanti, arrivando quasi a sfiorarlo, e Rowan
automaticamente fece un passo indietro.
«Timido, Rowan James?»
«Certo che no!» rispose lui di slancio senza neanche pensarci, e poi la
guardò ancora più confuso. «Che succede?»
«Stavo pensando…» cominciò lei, costringendolo a
finire con le spalle al muro senza smettere di avanzare, e infine poggiandogli
una mano sulla cravatta, facendo scivolare le dita fino ad afferrarla, «Che la
tua ragazza ti lascia di continuo, e non è bello.»
Rowan aveva smesso di respirare e la stava guardando completamente
sconvolto. Fece cenno di no mentre lei parlava, rapito.
«Sei un ragazzo, non dovresti avere tanti problemi per un po’ di sano
divertimento.»
Rowan annuì automaticamente. La mano di Georgia tornò a salire,
aggiustandogli pieghe inesistenti della divisa che lui aveva continuato a
indossare nonostante fossero finite le lezioni.
«G-Ge…» balbettò lui, «Signora Maestra, sarebbe
meglio se tornasse indietro, appunto perché sono un ragazzo non mi sembra il
caso di avvicinarsi tanto…»
Georgia sogghignò, avvicinando il viso al suo, che ora stava diventando
rosso fiammante: «Mettimi le mani addosso… e
allontanami tu.» gli sussurrò con voce allettante.
Rowan deglutì nervosamente, agitando per un momento le mani con
l’intenzione di prenderla per le spalle, ma poi queste tornarono giù impotenti.
«Guarda che posso farlo, eh. Non dovresti
provocarmi.» le fece presente per puro auto-convincimento. «Posso toccarti
quando voglio senza problemi.»
«Fallo.» lo sfidò lei, sorridendo e sfiorandolo col proprio petto. Rowan
s’irrigidì quanto un ciocco di legno. «Puoi farmi quello che vuoi.»
Il ragazzo a quel punto le sembrò molto combattuto e ne sorrise.
«Io potrei farti quello che vuoi.» rincarò la dose lei, «Dove vuoi,
quando vuoi, per il tempo che vuoi…»
Allungò un braccio e gli sfiorò una ciocca di capelli, facendo scivolare le
dita lungo il suo viso.
Rowan mosse impercettibilmente la testa per fare segno di no.
«Michael…» le sussurrò.
«Cosa?» domandò lei, sporgendo le labbra in un broncio, «Mike
si sta sposando, ricordi? Lui si prende la sposa, noi testimoni possiamo far festa…»
«GEORGIA!»
Lei sobbalzò, separandosi di scatto da lui, non tanto infastidita per
l’interruzione quanto sentendosi arrabbiata con Michael come non mai. Rowan
espirò rumorosamente.
Wayne la raggiunse a grandi passi e la prese per
una mano, trascinandola via. «Cosa stavifacendo… proprio con Rowan?»
«Un bel niente, non hai una ragazza a cui
pensare?» si lamentò lei, guardandosi indietro.
Rowan era sparito.
«Ho anche una sorella.» ribatté Wayne in tono di rimprovero.
«Cosa c’entra lei?»
«Parlo di te, non di Jennifer!» sbottò lui, guardandola male e rallentando,
«Animale!»
«Sono tua sorella?» ripeté lei, con voce fioca e
gli occhi improvvisamente pieni di lacrime. «Oh, che cosa carina…
Ti voglio bene,Wayney!»
«Ti voglio bene anche io…»
mormorò lui, nello sconcerto totale, lasciandosi abbracciare e pensando che
Georgia fosse scoppiata del tutto dopo quei mesi a guardare Michael.
«Sta dormendo?» ripeté Michael, guardando Georgia che riposava con la testa
sulle gambe di Sally-Anne.
«Non penso stia benissimo.» disse lei, «Anche se ha mangiato qualunque dolce la signora avesse nel carrello, sembrava un animale
affamato. Ora tornatene ovunque fossi nascosto, ti faremo sapere se ci sono novità.»
Michael sghignazzò e le spettinò i capelli, evitò per un pelo di essere
accoltellato dalla sua bacchetta, e fuggì da Monica.
«Georgia sta tornando a casa?» gli domandò la fidanzata, che per qualche
ragione sembrava inorridita all’idea.
«Che male c’è?» chiese Michael, «Ascolta, a proposito, ti raggiungo io dai
tuoi e passiamo il Natale da Sally, va bene? Ho delle
cose da sbrigare con Walter, Rent e Jack, d’accordo?»
Monica annuì, sembrando ancora piuttosto sottosopra.
E, una volta tornati ognuno dalla propria famiglia, non restò che attendere
i pochi giorni che li separavano dalla vigilia di Natale prima di ritrovarsi a
qualche ora dalla cena a casa di Sally-Anne.
«Stiamo aspettando Hannah.» spiegò Sally-Anne a Jack che si chiedeva perché
nessuno si fosse ancora seduto. «Dovrebbe essere qui tra-»
In quel momento bussarono alla porta; tutti si precipitarono ad aprire e
ritrovarono finalmente Hannah, che non sembrava affatto
cambiata - non che sapessero cosa si aspettavano di trovarsi davanti - e che si
gettò subito ad abbracciare Justin ed Ernie. Susan si fece
strada praticamente a spintoni per piangerle su una spalla.
«Mi sei mancata tanto!»
«Anche voi!
Sapete, forse l’anno prossimo riesco a tornare a Hogwarts! Non ce la stiamo
cavando tanto male…»
«Sei così coraggiosa…» commentò Stephen con
sentimento.
«Chi manca?» domandò lei, guardandosi attorno.
«Michael ha salvato suo padre dalla grinfie di sua
madre ed è rimasto a casa nostra.» rispose Walter, «Te lo spiego a cena. Oh, e
Monica ovviamente… e dove sono Rent, Georgia e Quill?»
«Quill è in bagno, Rent c’è andato prima e non è ancora tornato e Georgia
si stava finendo di preparare…» rispose Sally-Anne,
impensierita dall’assenza prolungata del più grande.
Charlotte era invece finalmente comparsa e si era appiccicata a Jack come
da copione, mentre lui le dava qualche pacca sulla testa.
Rent fece la sua comparsa quasi di corsa e si aggrappò a Megan, che
barcollò di conseguenza.
«Che c’è?» domandò lei scontrosamente.
«Georgia. Devono averle dato un filtro d’amore sbagliato e ci serve
una mano, è impazzita.»
«Cosa?» esclamò buona parte dei presenti, mentre gli altri lo fissavano
sbalorditi.
«Oh, questo spiega tutto.» fu il commento tranquillo di Wayne, unico
rimasto impassibile, «Dov’è ora?»
«L’ho lasciata ammanettata al letto.»
«Allora
prendiamo subito un antidoto e… L’hai lasciata dove?
Cosa?» sbottò Hannah, sconcertata. «Mi
siete mancati tutti, ragazzi! Davvero!»
«Non è qualcosa di cui essere felici questo, Hannah.»
fece presente Justin.
«Dev’essere stato Buggin.» decretò Megan.
«Perché avrebbe dovuto farlo?» chiese Quill, tornato dal bagno appena in
tempo per le novità, «Ciao Hannah!»
«Perché è Buggin.» rispose eloquentemente l’altra.
«Cos’era
quella cosa che abbiamo usato per Stephen? La coda di granchio?» fece Ernie.
«Per Stephen?» si allarmò Susan; l’amico
impallidì.
«Oh, ehm…»
Stephen fu salvato dalla suoneria del cellulare di Megan.
«È Michael… Ciao, cosa vuoi? Siamo occupati.»
«Megan…» si lamentò Wayne.
«Ma da dove hai preso le manette?» domandò
Sally-Anne all’improvviso.
Rent fece spallucce: «Le ho trasfigurate. Georgia
le voleva usare per…»
«Okay, okay.» lo interruppe lei subito, disgustata.
«Sì, auguri a tutti da parte di Michael…no…sì… ah, no, è che Georgia è
sotto un filtro d’amore o qualcosa del genere e quindi adesso dobbiamo
aiutarla, infatti era strana da un po’… Cosa?… No, non
penso sia pericoloso… Oddio, tutti i filtri son
pericolosi, di sicuro è stato Buggin…»
«O Travers.» suggerì Susan, voltandosi poi verso
Hannah, «Sai, Georgia l’ha rifiutato malamente…»
«O Travers perché Georgia ha rifiutato le sue
nuove molestie…» continuò Megan al telefono.
«Megan, non dirglielo così!» protestò Justin.
«Pronto?
Michael? Pronto?»
«Appunto.» gemette lui.
Neanche un minuto dopo sentirono il rumore di una materializzazione, mentre
Sally-Anne andava a chiamare Milpy, borbottando che i
negozi erano chiusi a quell’ora del ventiquattro dicembre e che aveva bisogno
di trovare un’altra coda di granchio, qualunque cosa fosse. Milpy
assicurò che ci avrebbe messo un attimo.
«Praticamente, quindi, annulla l’effetto di
pozioni mediamente forti.»
«Esatto, Hannah.» confermò Megan, «E poi se uno è sotto un filtro molto forte lo si scopre perché quell’odore è nauseante da morire.
Uno vomita se è sotto Amortentia. Anche se in quel caso lo noti senza coda di granchio, perché un
improvviso amore barra ossessione per qualcuno che prima non calcolavi si vede.»
«Dov’è?» domandò Michael,
spalancando la porta.
Hannah lo indicò un gesto eloquente della testa e Megan sussurrò: «No,
Ernie ha già provato a fargliene sentire l’odore ma lui non ha percepito nulla
di puzzolente, quindi non c’è neanche la possibilità che Monica gli abbia dato
qualcosa di leggero… E poi qualcosa di così leggero
neanche avrebbe funzionato se di lei non gli fosse importato già da prima…»
«Non penso dovresti andare, Mike…» tentò di dire
Jack in quel momento, distraendole.
«A dire il vero sono curioso anche io…»
«ERNIE!»
«Ho detto curioso!»
Michael li ignorò e guardò Sally-Anne con decisione. Lei sospirò, in realtà
condividendo il sentimento di Ernie, e lo guidò per la stanza che aveva
lasciato a Georgia, in compagnia degli altri, che però si mantennero a
distanza.
Georgia era seduta sul letto, senza bacchetta, ammanettata per un polso
alla spalliera e palesemente infastidita. Alla vista di Michael, che per un
motivo o l’altro negli ultimi due giorni non aveva incontrato, si illuminò.
«Ciao, tesoro,
vuoi unirti a me? Io sono comunque bloccata qui, quindi…»
«Se vuole farsi tutti è più una pozione della
lussuria, no?» azzardò Wayne, avendola sentita dal corridoio.
«Ma non ha cercato di farsi te.» replicò Stephen, «O
me l’avresti detto. No?»
Wayne annuì, pensando dipendesse dalla mancata attrazione sessuale tra
loro, cosa che comunque non lo rassicurava: una pozione d’amore non spiegava perché
ci avesse provato sia con Rent che con Michael, quindi
non aveva idea di cosa potesse essere.
«Ti prometto che tra poco starai meglio.» disse
Michael, avvicinandosi alla finestra e restando a distanza nonostante lei fosse
bloccata, «Georgia, ti ricordi se qualcuno ti ha dato da bere qualcosa di
diverso dal solito? Buggin? O Travers?»
«No, perché?»
«Milpy è tornata!» esclamò l’elfo, trotterellando
da loro. Tutti si affacciarono alla porta della camera da
letto ora, sentendosi rassicurati dalla presenza dell’antidoto, e
Charlotte fu spedita a prendere un bicchiere d’acqua.
«Hai chiamato
supporto? A me sta bene. Più si è…»
cominciò Georgia.
«Quanto starai male per aver detto una cosa simile…»
ribatté Wayne, alzando gli occhi al cielo, «Tra
l’altro vedo che peggiori di giorno in giorno… Avrei
dovuto capire che non eri in te. Una cosa è tentare di fare la ribelle, cosa
che tra l’altro non è per niente da te, un’altra è andare così oltre.»
«Non tentavo
di fare la ribelle! Stavo solo provando a divertirmi un po’!»
ribatté lei, infiammandosi.
«Anche questo è poco caratteristico.» commentò l’amico, notando quanto si
fosse irritata facilmente.
«Nessuno sapeva che lei sarebbe dovuta tornare qui, si aspettavano che
restasse a Hogwarts.» fece presente Stephen, tentando di non guardarla troppo.
«Si aspettavano di poterla usare, forse?»
Justin ed Ernie non si fecero problemi ad affacciarsi alla porta per darle
un’occhiata ora che indossava vestiti provocanti ed era in quella posizione “inappropriata”.
Lei se ne accorse e gli fece l’occhiolino, e Susan li prese per le orecchie
mentre gli altri trattenevano a stento le risate.
«Era solo uno sguardo…» mormorò Justin. Ernie non
ebbe il coraggio di dire nulla, rosso in faccia.
«Volevano approfittare di lei.» ringhiò Michael, per nulla divertito.
«Oh, mi piaci quando ti arrabbi…» commentò la
ragazza, suadente.
«Georgie…» si lamentò lui, andando alla porta
mentre Charlotte tornava col bicchiere pronto.
«Cos’è quest’odore orrendo?» chiese subito Georgia, portandosi una mano al
naso, «Non sarà qualcosa per me, vero? Sto per
vomitare!»
«Michael, se vuoi andare da tuo padre puoi farlo,
ci prenderemo cura noi di lei e manderemo una lettera alla Sprout per dirle
cos’è successo.» offrì Ernie.
Michael lo guardò con espressione sofferente: «Immagino
di non poter fare nulla. Volevo solo essere sicuro che stesse bene, sempre se
quella bevanda immonda non la uccida invece che salvarla. Merlino, che puzza
orrida, sembra che ci sia morto qualcuno in quel bicchiere!»
E con questo commento si allontanò a grandi falcate, ignaro della decina di
occhi spalancati che lo fissavano.
Qualche piccola spiegazione:
io amo i vestiti di pelle e non li trovo volgari, ma dato che
parliamo di gironzolare per Hogwarts, dove anche tenere i capelli sciolti è
esagerato, Georgia sta “mostrando il suo sentirsi diversa dentro” a modo suo,
cambiando un po’ stile di vestiti e di capelli. Il che fa molto “ragazze dei
film che si scoprono cattive e si vestono di nero come se ci fosse connessione”.
No, nel suo caso è perché il nero le dona e di solito si veste in modo
colorato.
Non che Georgia sia una
persona “cattiva” secondo me, sia chiaro, ma è in una situazione difficile, e
non avendo alcuna remora a dire ciò che pensa è normale che l’abbia finita con
il mostrare “affetto” in modo spassionato a chi ama, come Wayne, a rispondere
senza giri di parole alle amiche… e a saltare addosso
al ragazzo carino che le sta facendo da migliore amico in vece di Michael e che
già trova attraente. Rent ci è passato perché è quello tra i “grandi” ad aver
mostrato meno simpatia verso Monica e più verso di lei, oltre che per il fatto che la pozione degenera e inizia a farle fare
cose su cui non è mentalmente d’accordo, come volere solo “mangiare-dormire-riprodursi”.
Alla fine non era più Georgia a parlare, era solo la sua parte animale che
stava vincendo del tutto sul cervello. La vera Georgia a parlare era quella in
compagnia di Sandy. E la ritroverete anche nel futuro, pozione o meno, perché
ci sono momenti in cui una può smettere di essere diplomatica, e questo lo sa
anche lei. Argomento correlato alla fine del capitolo,
questo, considerato che sì, ora tutti SANNO di Michael. Quindi aspettate con calma
il prossimo capitolo. P.S. Greta è un prestito da Akami.
Tutti erano seduti intorno al lungo tavolo apparecchiato da Milpy, ma nessuno aveva toccato cibo.
«Ripetimi cosa ti ha detto in giardino.» mormorò Justin ed Ernie sospirò
per l’ennesima volta.
«Mi ha detto
che l’altra volta lui ha risposto alla mia ingenua
domanda “non senti l’odore peggiore del mondo” con un “no” perché sentiva solo
un odore moderatamente cattivo. Ma lo sentiva. E ora ne sente tantissimo.»
«Il punto è che non ha senso!» sbottò Megan, «Se Monica gli avesse dato
l’Amortentia, ed è quello che stiamo pensando tutti, prima di tutto avrebbe
sentito subito un odore da vomito come quello che ha sentito stasera, e poi si
sarebbe comportato da pazzo in amore dal primo momento, ma lui è tranquillo
persino ora che non la vede da un paio di giorni!»
«Da ieri. Anche
lei è tornata a casa per le vacanze.» la contraddisse
Wayne; Megan lo guardò malissimo. «Comunque sì, hai
ragione. E immagino che non c’entri la quantità della pozione.»
«C’entra solo
un po’. Ma è talmente potente che comunque avrebbe preso possesso di lui e lui
avrebbe appunto sentito l’odore orribile, non solo “moderatamente” cattivo.»
«E se non fosse Amortentia?» azzardò Hannah, rientrata nel clima del gruppo
in un secondo, «Non esistono altre pozioni d’amore?»
«Sì, ma che
lo spingano a sposare una sconosciuta? E che contemporaneamente non lo facciano
diventare un maniaco dopo tutti questi mesi?» replicò Ernie,
scettico.
«E invece qualcosa che si possa dare a poco a poco, aumentando poi la dose
man mano, e lasciandola sempre uguale ora che lui è convinto di amarla?» tentò
Walter, «Perché se uno si convince di amare una ragazza, a volte continua a
esserne convinto anche quando il sentimento si affievolisce un po’.»
«Non possiamo neanche farlo testare da qualche guaritore, visto che potremmo sbagliarci.» commentò Sally-Anne, «Se la
stiamo accusando di una cosa simile e poi si scopre che lei è innocente saremmo
tutti in guai grossi, per non parlare di Michael che ci odierebbe a vita. Non
che a me interessi, sia chiaro, ma le lagne di voialtri poi…»
«Dovremmo chiedere a Fred e George Weasley se qualcuno dei loro filtri
d’amore sia forte abbastanza da volerlo farsi sposare ma non renda pazzi dopo
mesi.» suggerì Jack.
«No, è da prima che si è fissato con Monica,
ricordi? L’ha detto lui stesso che si frequentavano da prima di agosto.»
ribatté Hannah, sconfortata, «Forse Michael ha solo preso una pozione per
sentirsi meglio con quello che è successo a suo padre.»
«Mia madre ha lavorato al san Mungo come inserviente.» fece presente Wayne,
«E ha studiato come guaritrice prima di restare
incinta e mollare tutto. Conosce dottori che potrebbero visitare Michael,
potremmo dirgli che Georgia era contagiosa o qualcosa del genere per
convincerlo a sottoporsi a un controllo del sangue.»
«E al guaritore però cosa diremmo?» domandò Megan, «E
se poi è andata così, se davvero è un filtro d’amore e Monica era pronta a
sposarselo vuol dire che tanto sana non è, anzi.
Dovremmo dirlo al preside.»
«Travers o Buggin o chiunque sia stato a
dare a George questa pozione è un imbecille e deve pagare. » cominciò Rent,
pensoso, «Ma sono abbastanza sicuro che non avesse in mente nessuna conseguenza
pericolosa, era solo una specie di scherzo probabilmente, visto
che lei stava bene fino a che non è tornata a casa, a quel che mi avete
detto, e se il maniaco avesse voluto andarci a letto non gliel’avrebbe data
sapendo che lei doveva rientrare e avrebbe cercato di farsi qualcun altro.
Monica d’altro canto…»
«Non lo sapeva.» borbottò Sally-Anne, «Il maniaco
non lo sapeva che lei doveva rientrare, è stata una cosa improvvisa. L’ho
convinta io.»
«Oh.»
«Ma è brava
con le pozioni? Monica?» domandò Susan.
Megan annuì: «Sì. Forse potrebbe aver preparato la
pozione nel club stesso…»
«Non è colpa tua.» disse subito Stephen.
«Ovvio che
non lo è! Ma non mi pare di ricordare una pozione che avesse quell’effetto nel
libro di quest’anno, quello con la mia pozione per vedere quell’altra realtà… Eppure lei l’ha preso in prestito all’insaputa di
tutti, proprio quel libro, non un altro che magari aveva pozioni d’amore.»
«Lei che cosa?» fecero tutti.
«Sì, l’ho
scoperto poco tempo dopo. Questo dovrebbe darvi un’idea di quanto sia brava, ma
anche così, non usando l’Amortentia…»
«L’Amortentia
è troppo riconoscibile, lei voleva riuscire a prenderselo a vita, comprandosi
anche noi. Ha giocato bene.» commentò Sally-Anne, la
voce velenosa.
«Ma se ha usato qualcosa di debole come ha fatto a
convincere Michael a fare tutto questo dall’inizio?» domandò Charlotte.
«Davvero non l’avete capito?»
Tutti si voltarono verso Quill, che stava tagliuzzando nervosamente un
fazzoletto che teneva tra le mani.
«Illuminaci.» disse Wayne, perplesso.
«Immaginate
ora il vostro migliore amico del sesso opposto. Quello di cui non siete
innamorati, intendo. Wayne, tu pensa a Georgia e tu,
Megan, pensa a Michael.»
«Non so se ho un migliore amico del sesso opposto.» fece presente
Sally-Anne.
«Non importa se non è il tuo migliore amico in assoluto, basta che sia un
caro amico maschio che vedi spesso.»
Susan e Stephen si sorrisero, Rent guardò Jack che scosse la testa con
finto disgusto.
«Femmina, Rent.»
«Lo so.»
«Michael, infatti.» commentò Megan, ignorandoli.
«Non c’è bisogno di dirlo.» replicò Quill, «Fatto?
Ora immaginate di scoprire che siete innamorati di lui o lei, senza sapere se
lui o lei ricambia. Anzi, magari sapete che proprio non lo fa e che dovrete
affrontarlo a vita, abbracciarlo a vita e guardarlo fidanzarsi con qualcun altro… a vita.»
«Va’avanti…» borbottò
Stephen, cupo.
«Ora
immaginate una persona che si fa avanti e che, senza motivo particolare, vi
piace. E vi rendete conto che potrebbe piacervi così tanto
da annullare il vostro amore per il vostro migliore amico che non vi ricambia.
Che fate?»
«Mi ci butto completamente, scappando il più veloce possibile dalla mia
migliore amica.» disse Justin, «… Merda.»
«Vuoi dire che Michael…» cominciò Charlotte.
«Non dirlo a tua sorella, questo non spetta a noi.» la interruppe Jack, «Ma
il punto è che se Monica ha fatto il tuo stesso calcolo-»
«E potrebbe averlo fatto perché nessuno l’ha mai guardata e ha avuto tutto
il tempo per pensarci…» puntualizzò Quill.
«Potrebbe avergli dato una piccola spinta con una
qualche pozione debole da due soldi e Mike ci si è tuffato, anche
inconsapevolmente, innamorandosi come un deficiente giusto per cancellare i
suoi sentimenti per la sua migliore amica. E Monica ha dovuto dargli la pozione
spesso per essere sicura di mantenerlo accanto a sé, così se ha esagerato un
pochino in previsione del periodo separati per le vacanze, sapendo che lui
probabilmente sarebbe stato al capezzale del padre...»
«Michael ha sentito un odore orribile per questo.» concluse
Megan, vittoriosa, «Ma come ha fatto, senza che nessuno si accorgesse della
pozione? C’è qualcosa che Michael beve ed è di colore scuro?»
«Il succo di mirtilli, è il suo preferito.» rispose Georgia, scendendo le
scale con addosso una grossa felpa e un paio di jeans,
«Di cosa state parlando?»
«Stai bene?» domandò ansiosamente Charlotte, «Monica ha drogato Michael con
una pozione, lui non è mai stato innamorato di lei.»
«COSA?»
«Ho recuperato il succo di mirtilli dalla borsa di Michael, ne ha una
bottiglietta sempre con sé.» disse Walter, poggiandolo a tavola, «Megan, tutto
tuo.»
«Datemi qualche minuto, devo vedere come reagisce al contatto con il
pezzettino di coda di granchio rimasto.»
«Lo vuoi
uccidere? Sarà così assuefatto che potresti fargli saltare qualcosa.»
«Se c’è una pozione dentro manderò Milpy direttamente dalla Sprout.» disse Sally-Anne.
«Credo che
dovresti mandarlo dalla McGonagall invece, lei è la più vicina a Dumbledore.
Senza contare che la Sprout passa le vacanze fuori, me
l’ha detto lei l’anno scorso.» fece presente Hannah.
«Non posso crederci…» sussurrò Georgia, con le
mani tra i capelli.
Rent le offrì un bicchiere di latte caldo: «Toglie
il sapore di quella roba che ti abbiamo dato prima.»
Georgia arrossì miseramente: «Rent, non so quanto ringraziarti, non so
quanti mi avrebbero bloccata senza approfittarne…»
«Sapevo che
non eri in te, avevi gli occhi strani. Il nero degli occhi, come si chiama?»
«Pupilla.» suggerì Stephen.
«La pupilla
grande, fissa. Come se ti fossi drogata con algabranchia.»
«Come sai che i drogati le hanno così?» domandò Charlotte.
«In ogni caso…» riprese lui in tono di rimprovero
rivolto alla più piccola, «Nessun problema, davvero.
Non ho bisogno di approfittare di una donna quando ne ho decine che vengono da
me spontaneamente.»
«Vuoi dire uomini travestiti?»
«Charlotte,
ti lancio dalla finestra. E poi secondo me il sesso non serve a niente, uno o
fa l’amore o non ha senso. Impara, Charlotte, tu dovrai farlo solo dopo
il matrimonio con l’uomo che ami.»
Charlotte rise e Jack le scompigliò i capelli con una mano, «Non
vergognarti, George.»
«Eri terribilmente sexy, dovresti vestirti meno, a prescindere da come la
penso.» convenne Rent.
«Grazie… immagino.» disse lei, sorridendo, «Non
me lo dimenticherò, Rent.»
«Figurati… I BAMBINI!»
Tutti sobbalzarono.
«Scusate, devo andare a fare una cosa, torno presto!» vociò lui mentre
correva già alla porta.
«Che stile…» commentò Sally-Anne, bonaria,
poggiando una mano sul braccio dell’amica, «Tutto okay?»
«Un filtro d’amore.» ripeté Georgia, guardandola con occhi lucidi di gioia,
«Michael non era in sé e…e… oh, MERLINO! ROWAN!»
Jack tappò le orecchie di Charlotte alle seguenti imprecazioni della
sorella che correva a chiamare Wayne per chiedere consiglio su cosa fare con
l’altro amico che aveva quasi violentato.
«C’è una pozione dentro.» disse Megan, sentendo i brividi al solo pensiero,
«È davvero sotto pozione. Michael è davvero sotto
pozione.»
«Oddio…» mormorò Justin.
«Ma che genere di pozione può farlo innamorare
senza che lui appaia ossessionato?» domandò Georgia.
Nessuno ovviamente le riferì della teoria di Quill, tutti si limitarono a
mugugni insensati.
«Milpy, vieni qui.»
chiamò Sally-Anne.
Minerva McGonagall stava mettendo un delicatissimo strato di rossetto sulle
labbra, giusto per festeggiare il Natale in grande stile,
quando un elfo si smaterializzò accanto alla sua sedia facendole
involontariamente sporcare una guancia.
«Oh santo cielo! Cos’ha fatto quel benedetto
ragazzo stavolta?»
L’elfo, che poi era un’elfa con un adorabile
grembiule rosa, la guardò perplessa.
«Voglio dire, che succede?» si corresse la donna, maledicendo il sidro
offertole da Hagrid e pensando che Harry dovesse averne combinata una delle
sue.
«Non riesce a stare fuori dai guai, signorina Jones?» sbottò Snape.
«Buon Natale anche a lei, professore.» ribattè
lei, sorridendo smagliante mentre Michael veniva
condotto in infermeria con la scusa di un controllo per via della presunta
contagiosità della pozione di Georgia.
«Non posso credere che siamo tornati a Hogwarts…»
mormorò Georgia, «Mentre gli altri sono a casa, intendo.»
«Tu dovevi venire per forza, sei stata praticamente
drogata anche tu.» replicò Wayne, «Noi siamo supporto morale.»
«E testimoni.» aggiunse la fidanzata.
«Che ne sarà di Monica?» chiese lei, rivolgendosi a Snape.
«Ladgewolf è tenuta sotto controllo, non si preoccupi, Runcorn. Verrà condotta
qui non appena Stebbins sarà di nuovo in sé, per evitare ulteriori problemi. Da
questo momento non è più qualcosa che vi deve interessare in ogni caso.»
«Anche noi siamo vittime.» ribatté lei prepotentemente.
«Quello che Georgia intende dire…» si intromise Megan, «È che ci sentiremmo più al sicuro
sapendo che fine farà.»
«Questo può
saperlo soltanto il preside Dumbledore, che al momento non può presentarsi qui.
Avrete notizie dopo le vacanze.»
«Non possiamo tornare per Michael?» chiese Georgia, addolcendo il tono.
«Il signor
Stebbins resterà in infermeria, la disintossicazione dopo una tale assunzione
prolungata di un qualsiasi filtro è una questione delicata. In ogni caso lui
dormirà, sarebbe inutile passare.» rispose Snape
freddamente.
«Vi farò sapere quando sarà tornato normale.» promise la McGonagall, più conciliante,
«Vi chiedo però di non parlare con nessuno di ciò che
è accaduto, non ancora almeno. Aspettiamo il preside prima di prendere
qualsiasi decisione. Posso assicurarvi però che tale azione non resterà
impunita.»
«Se ci smaterializzassimo a Hogsmeade potremmo
passare a trovarlo?» domandò Wayne.
«Se il signor
Stebbins sarà fuori Hogwarts senza dubbio. Potete chiedere il permesso al
preside per entrare nel castello durante le vacanze, in ogni caso.»
«Scrivendogli?» chiese ancora Megan.
Snape alzò gli occhi al cielo: «Glielo chiederemo noi.» disse, con l’aria
di chi voleva finirla in fretta, e la McGonagall gli rivolse un’occhiata
incuriosita, «Ora via di qui, non vi terranno il
camino aperto tutta la notte. Anche Aberforth festeggerà il Natale, suppongo.»
E dalla sua faccia era chiaro che fosse disgustato alla sola idea di come.
La professoressa si schiarì la gola.
I tre la ringraziarono uscendo e poi percorsero la strada quasi di corsa,
non vedendo l’ora di tuffarsi nel riscaldato soggiorno di Sally-Anne.
«A fine vacanze Michael starà bene.» si ripeté
Georgia.
Gli altri due le sorrisero, dandogli qualche pacca sulla spalla.
Quando rientrarono a casa di Sally-Anne per cenare, nessuno sapeva bene
come comportarsi, se essere felice, preoccupato o semplicemente scioccato. Rent era tornato, finalmente, con una traccia di
rossetto su una guancia che non volle neanche spiegare, e fu lui a tirar fuori
il tacchino dal forno.
«Ai filtri di chi vuole rendere ridicola Georgia che poi fanno
scoprire che Michael è sotto filtro d’amore e gli salvano la pelle.» brindò il
ragazzo, e tutti risero brindando con lui.
Dopo cena si dispersero per casa e Wayne si fermò a ritirare il proprio
piatto del dolce. Megan si fermò accanto a lui, con le mani poggiate a tavola,
fissandolo con aria pensosa.
«Andiamo, siamo quasi maggiorenni, non fate le bambine! Che male c’è a
volersi divertire un po’? E poi una volta andate oltre si ha sempre un po’
voglia, sapete… È qualcosa che capirete quando non
sarete più innocenti, suppongo.»
«Che c’è?» domandò Wayne, raccogliendo anche il piatto che aveva lasciato
Stephen prima che l’amico tornasse e si mettesse a lavarli con gli elfi
domestici.
«Dovremmo fare sesso.»
A Wayne cadde tutto di mano.
«SUMMERS!» urlò Sally-Anne da qualche parte della casa.
«NON SONO IO!» le urlò Rent. «NON HO PIATTI!»
Walter sorrise, poggiandosi alla ringhiera per guardare il paesaggio
nevoso, «Ti trovo più allegra.» commentò.
«Andiamo, siamo quasi maggiorenni, non fate le bambine! Che male c’è a
volersi divertire un po’? E poi una volta andate oltre si ha sempre un po’
voglia, sapete… È qualcosa che capirete quando non
sarete più innocenti, suppongo.»
Sally-Anne si chiuse la porta alle spalle e arrossì: «Dì,
tu. Siamo andati fino in fondo due Capodanni fa?»
Walter trasalì.
«Al momento
non mi viene in mente niente. Qual è il tuo?»
«Eh?»
«Il tuo proposito per l’anno nuovo, Susan.»
«Andiamo, siamo quasi maggiorenni, non fate le bambine! Che male c’è a
volersi divertire un po’? E poi una volta andate oltre si ha sempre un po’
voglia, sapete… È qualcosa che capirete quando non
sarete più innocenti, suppongo.»
«Chiederò a Terry Boot di uscire con me.»
A Stephen andò di traverso l’acqua.
«Cosa?» domandò Wayne con voce leggermente stridula.
«Dovremmo
fare sesso. Ho visto come hai guardato Georgia quando lei si stava atteggiando
a zoccola del quartiere. Vuol dire che vuoi farlo e a me va bene, credo.»
spiegò Megan pazientemente, «Dovremmo farlo adesso?»
Wayne si guardò intorno, aspettandosi che saltassero fuori Rent e Jack per
dirgli che era uno scherzo, poi si sforzò di deglutire e ignorare il calore che
stava prendendo possesso delle sue guance.
«Fammi capire, tu vuoi venire a letto con me perché mi è caduto
l’occhio su Georgia in un unico momento in ci era stesa su un letto vestita
provocante?»
«Non proprio,
è che ho capito che anche tu sei un ragazzo come gli altri. Che hai organi
maschili e tutto.»
Wayne abbassò per un momento lo sguardo come per controllare, poi guardò
lei socchiudendo appena gli occhi: «Non te n’eri mai
resa conto, di questo?»
«Me ne sono resa conto quando ci baciavamo a
letto, ma tu non sembravi interessato ad andare oltre. Ma
voglio evitare che tu vada a cercare soddisfazione con altre più aperte di me.»
rispose Megan in tono ragionevole, cosa che rese Wayne ancora più incredulo.
«Che succede?» domandò Rent, affacciandosi a vedere.
«Stiamo
parlando. Ciao.» lo cacciò lui senza tanti
complimenti.
«Palloso.» fu la sua risposta mentre si allontanava.
Wayne si passò una mano sulla fronte, scostando i capelli indietro, e poi
si avvicinò a lei e le poggiò le mani sulle spalle:
«Ascolta, Megan. Prima di tutto non andrei mai a cercarmi un’altra, tu vai
benissimo per me, okay? E sono sempre stato un ragazzo con impulsi da ragazzo anche se non li dimostro come Michael, ma questo non
vuol dire che tu devi sentirti obbligata a fare niente. Devi farlo quando senti
che è giusto.»
Megan giocherellò con una ciocca dei suoi capelli ormai lunga fino alla
vita, «Ma io ho sempre sentito gli altri dire che
quando uno è innamorato è tutto molto naturale, però noi siamo a Hogwarts e non
possiamo certo essere naturalmente spinti a farlo in sala comune, perciò
bisogna approfittare delle feste. E secondo Susan una ragazza deve aspettare,
ma noi stiamo insieme da mesi ed io ogni tanto ci penso, quindi forse sono
pronta. Anche Rent prima ha detto che si deve fare l’amore e non sesso, e
quindi sembra giusto per tutti.»
«Sei innamorata di me?» le domandò Wayne,
guardandola affascinato.
«Certo.» rispose Megan, facendo spallucce, «Tu non lo sei?»
Wayne la lasciò andare e le sue labbra si distesero in un sorriso: «Come potrei non esserlo? Sei pazza.»
«Questa non è una scoperta del momento.» precisò lei, inarcando le
sopracciglia.
Il ragazzo scosse la testa: «No, non lo è. Mi ero
solo dimenticato di quanto tu fossi socialmente… di
quanto tu fossi una disadattata.»
«Ehi!
Disadattato ci sarai tu!»
«Non ora.» la zittì lui poggiandole un dito sulle labbra: «Credo che dovremmo aspettare. È la prima volta per entrambi,
direi, quindi come minimo deve essere speciale. Te lo devo. Ce
lo devo. E lo faremo nel fantomatico momento giusto, ovunque e quando sarà non importa.»
«Sempre cavaliere lui…» borbottò Megan, «Dai, te li porto io i piatti e tutto. E guarda che non
voglio trattamenti di favore quando cominceremo a giocare con gli altri.»
«No, promesso.» disse lui, aggiustando il piatto con un gesto della
bacchetta e porgendoglielo insieme a quello di Stephen,
che si era salvato per miracolo.
Appena la ragazza si fu allontanata, se ne andò direttamente alla porta.
«Dove vai?» domandò Jack, che stava giocando a carte con Rent nel salotto.
«A prendere aria!» esclamò lui, scappando in giardino.
«Ma c’è la neve, gelerai!»
«APPUNTO!»
«Ma cos’è, era davvero contagiosa la pozione?»
domandò Walter, sbalordito.
«Non ti sto
chiedendo di ripetere la cosa! Ma ero ubriaca e non
ricordo bene cos’è successo!» replicò Sally-Anne.
«Beh, questo è parecchio lusinghiero.» commentò lui, divertito.
«Dimmelo, Hopkins!» ordinò lei.
Walter poteva vedere benissimo quanto lei fosse a disagio, e sospirò, «Mi togli il gusto di tenerti sulle spine così. Non siamo
andati completamente in fondo, okay? In parte, ma non…
Tu sei ancora… come se niente fosse successo.»
«Oh grazie a Merlino…»
Il ragazzo alzò gli occhi al cielo.
«Non perché sei tu, ma una prima volta da ubriaca è squallida
per una come me. Certo, non mi aspetto che tu lo capisca perché…»
«Sally, Sally…» la bloccò lui, «È
meglio se non specifichi. Fermati a “non perché sei tu”, grazie.»
«Oh, okay.» disse la strega, annuendo, «Bene. È un
piacere rivederti, alla luce del fatto che non è successo nulla.»
«Sei stranamente pudica per essere una che ha baciato metà scuola.»
«Baciare non è certo dormirci assieme!»
«Okay, okay… Perché mio fratello sta girando in
tondo sulla neve alta?»
«Perché mai dovresti fare una pazzia simile?» sbottò Stephen, «È un Ravenclaw! Non è… igienico!»
Susan rise, senza prenderlo minimante sul serio mentre porgeva un’altra
scodella di budino a Quill che invece aveva perso l’appetito.
«Perché Terry
è alla ricerca del vero amore, dice, e quindi sta uscendo con chiunque. Ed io
voglio avere qualche appuntamento. Ora che c’è Hannah ho un sacco di tempo libero… E vorrei avere una vita da ragazza della mia età
con appuntamenti e cose del genere ogni tanto.»
Hannah annuì, stesa sul divano a guardare Jack, Rent e Charlotte giocare a
carte per terra, «Ha senso.»
«No che non ne ha!» protestò Stephen.
«È solo un
tentativo, mi sono scocciata di essere quella che non sa niente della vita! Non
ho mai neanche baciato un ragazzo!»
«Neanche io!
Una ragazza, intendo!»
Susan, Hannah, Quill e il gatto di Charlotte lo fissarono.
«Da sobrio!» aggiunse lui.
«Beh, io né da sobria né da ubriaca, non ho strani alter-ego che saltano
fuori quando bevo e voglio un po’ di esperienza in più rispetto a quella che
può avere una pedina degli scacchi!»
«A dire il vero il mio re e la mia regina
sembravano intendersela…» cominciò Hannah.
«Non stai aiutando.» le fece presente Stephen, «Susan, non puoi buttarti
via giusto per avere esperienza…»
«Buttarmi
via? Stephen, si parla di un appuntamento soltanto!» ribattè
lei, divertita, «E Terry è veramente carino, non
voglio usarlo, voglio davvero conoscerlo meglio, tutto qui.»
«Grandioso.» mugugnò Quill.
«Terry è orribile.» sentenziò Stephen, «Voi ragazze non avete senso
estetico.»
«Secondo me è gay, guarda Michael Corner in modo
strano.» aggiunse Quill.
«Mafinitela,
pettegole!» li sgridò Georgia di passaggio, «Terry è solo un ragazzo affettuoso
e dovreste prendere esempio da lui che non si vergogna di mostrarlo! Ed è anche
mio amico!»
«Sì, ma Susan vorrebbe frequentarlo!» si lamentò Stephen.
«Hai tutto il mio appoggio, cara.»
«Mi piacciono le donne aggressive.» commentò Rent a voce alta.
«Ma dove diavolo è Wayne?» esclamò Megan, che
stava aiutando Milpy a sparecchiare.
Michael era alla porta di casa di Sally-Anne già il ventotto di dicembre,
mortalmente pallido e torvo quanto era stato l’anno precedente.
Sally-Anne, che si aspettava i suoi genitori, di
ritorno quel giorno dal viaggio che gli aveva regalato per toglierseli di
torno, si era tuffata alla porta mentre gli altri ancora dormivano e aprì con
ancora i capelli raccolti in una coda spettinata, in vestaglia e lo spazzolino
alla mano, che le cadde mentre lei spalancava la bocca.
«Michael?»
«Perché hai sempre tutto rosa?»
«Sono una donna, figlio di…» Sally-Anne fece una
piccola pausa, riprendendosi dalla sorpresa, «Entra.
Accomodati.»
Con l’ombra di un sorriso impressa sul volto, Michael obbedì: «Gli altri stanno qui, vero? Non ho molto tempo. È tornato
Dumbledore e Monica è nel suo studio.»
Michael sentì il suo cuore mancare un battito, la tipica sensazione da
“presenza di Georgia”, e le andò incontro, abbracciandola e affondando una mano
tra i suoi capelli. Ne sentì il profumo di shampoo e chiuse gli occhi, mentre
lei lo stringeva allo stesso modo.
Quando si separarono anche gli altri li avevano
raggiunti, ma lui non vi badò, assorto nella contemplazione del viso di
Georgia, che da tanto non gli aveva dato nulla se non una sensazione di
affetto. Lei ricambiava l’occhiata con curiosità, chiedendosi cosa le avrebbe
detto.
«Ma con Dorian ci stai uscendo, adesso?»
Per un momento pensò di essersi sognata la domanda, poi sentì una risata
malamente trattenuta da Megan.
«No, cosa c’entra?» sbottò lei infine, un po’ irritata.
«Era per capire quanto fosse cambiato lontano dai miei occhi coscienti.»
mentì lui, un po’ più allegro, «Monica è in presidenza, voglio parlarci prima
che se ne vada.»
«Vada dove?» domandò Walter, «Se non fosse una ragazza, io…»
«Credo che
vogliano affidarla a un guaritore della mente, non sta bene. È troppo
ossessionata e del resto neanche io mi sarei fidato tanto avendola a Hogwarts,
per quanto mi senta ancora legato a lei. Tra l’altro non penso dipenda tutto
dalla pozione, dopo tanti mesi probabilmente mi ci sono affezionato, anche se
il pensiero di quello che stava facendo mi dà la nausea.»
la giustificò, e poi si morse la lingua. Era ancora troppo facile cercare di
darle ragione, e madama Pomfrey diceva che avrebbe dovuto darsi del tempo.
«Dev’essere orrendo…»
commentò Charlotte.
«Mi sento un po’… violato?» cercò di dire lui, «Pazienza.
Chi mi accompagna? Sono praticamente scappato
dall’infermeria, vi avverto.»
«Io vengo.
Dammi il tempo di prendere un cappotto.» disse Georgia
subito.
«Oh oh… Vengo anche io.»
disse Megan.
«Si ritorna…» sospirò Wayne.
«Oh, buon Natale, Michael!» salutò Hannah, con tanto innocente entusiasmo
che Michael andò ad abbracciarla.
«Buon Natale!
Come stai?» le domandò con dolcezza. Hannah arrossì
sotto i suoi occhi penetranti.
«Tiro avanti…»
«Voglio venire anche io…»
si unì a loro Quill.
«Ma tu come stai?» si intromise Stephen, «Che ti
ha detto Madama Pomfrey?»
«Che per fortuna mi dava dosi abbastanza piccole e per questo ho fatto più
in fretta di quanto si aspettassero.» rispose lui.
«Ma poi puoi tornare da noi?» chiese Jack,
speranzoso.
Michael si strinse nelle spalle: «Non lo so
ancora, ho bisogno di riposo… A proposito, posso
andare via col camino? Passo per la Testa di Porco. Ho già rischiato abbastanza
guai smaterializzandomi nel tuo giardino da solo.»
«Ma ovvio.» disse subito Sally-Anne, «Se mi dai il tempo di mettere qualche
vestito più decente vengo anche io.»
«Corri allora.»
«Siediti, intanto che aspetti.» ordinò lei.
«Un guaritore della mente è tipo uno psichiatra?» domandò Justin, mentre Michael
obbediva.
Tutti lo guardarono perplessi.
«A quel che ho capito sì.» rispose Megan.
«Sì.» rispose anche Rent, «A quella là ne serve più d’uno, penso.»
«Qualcuno sa
che eri a scuola? Tipo Rowan?» domandò Georgia,
arrossendo leggermente mentre infilava la sciarpa.
«No, ero praticamente in coma, figurati. Che c’è?»
domandò Michael alle ragazze, che erano scoppiate a ridere, ad
esclusione di Charlotte che le guardava con aria confusa.
«NIENTE!» strillò Georgia, facendoli sobbalzare.
«Sei pallidissimo.» constatò Rent, inchinandosi
accanto a Michael che era affondato in una poltrona.
«Vorrei veder te…» commentò lui, ma gli poggiò
una mano sulla spalla.
«Ecco, di Michael non lo dite che è gay solo
perché è affettuoso, no?» commentò Susan come se nulla fosse, e Stephen e Quill
arrossirono.
«Scusa?» domandò Michael.
«Ma anche perché del nostro anno l’abbiamo sempre detto di Jack e Rent.»
precisò Walter, «Altrimenti…»
«Senza un motivo valido!» aggiunse Jack, «Michael è molto, ma molto
meno virile di noi!»
«Grazie per il “ma molto”.» commentò lui.
«Ma è vero!
Con Cedric eri…» Rent s’interruppe alla smorfia
dell’amico, «Male da qualche parte?»
«No… è che… uno degli
effetti del filtro era che ero così occupato a pensare a quanto ero felice che mi sentivo meglio mentre ora… sento tutto il peso addosso,
tutto assieme, di nuovo.»
«Forse dovresti provare a pensare a quanto sei felice anche ora che non
vuoi sposarti.» suggerì Megan seccamente, «Idiota.»
«Beh, in ogni
caso sarò anche meno virile, ma sono l’unico che ha avuto due ragazze fisse
tanto a lungo. Voi due avete solo voi stessi come ragazze fisse.»
«Che faccia da…» cominciò Rent.
Megan si avvicinò a Michael, si chinò e gli baciò una guancia. Era da
quando aveva visto la realtà parallela coi suoi
genitori vivi che sentiva di dover essere grata per averlo tra loro, pur non
ricordando esattamente il perché, e saperlo tornato normale la riempiva di
gioia. Michael sollevò la testa per guardarla e inarcò un sopracciglio,
sorridendo appena.
«Perché?»
«Sono felice che tu sia qui.»
«Wayne, preoccupati.» disse Rent, fingendo di sussurrare.
«Nah… è il suo migliore amico gay.»
Michael rise: «Ma sentilo! E tu sei il fidanzato gay!»
Alla fine si misero tutti in marcia, causando non poche proteste di
Aberforth per l’uso del suo camino come se fosse il Nottetempo e avviandosi
verso il castello. Tutti avevano notato che Michael aveva preso a parlare dell’accaduto
già con la stessa ironia e rassegnazione di quando parlava di sua madre, perciò
cercarono di non forzarlo sull’argomento, limitandosi a chiacchiere leggere.
«È come se non ce ne fossimo mai andati.» commentò Walter, osservandolo con
affetto.
«Professor Flitwick!» salutò Jack allegramente, mentre lui apriva il
cancello.
«La sua vita non aveva più senso senza di noi, lo ammetta!» esclamò Rent,
gettandosi ad abbracciarlo e sollevandolo da terra.
Stavano ancora ridendo quando finalmente entrarono dal portone principale e
Michael urlò a qualcuno: «DOBBIAMO PARLARE!»
Georgia già sapeva che si sarebbe ritrovata Rowan davanti, era l’unico a cui Michael potesse essersi rivolto, e si girò con la
morte nel cuore. Lui e i suoi amici stavano guardando il gruppetto con aria
scioccata, e quando il ragazzo la notò arrossì di
colpo; Georgia finse di non vedere le espressioni di tutti quelli del quinto
anno e quasi spinse via Michael.
«Mi avevano dato una pozione e non ero in me, mi dispiace!»
Non era ben sicura del perché tutti i suoi amici fossero scoppiati a ridere
quanto loro stavano facendo alla vista del professore di Incantesimi in aria, ma Rowan restò a bocca aperta e poi annuì.
«Sì…certamente… questo
spiega molto…» mugugnò.
«Ma se avevi detto…» cominciò
Lance.
«ZITTO!»
«Cosa…Cosa avete
fatto?» domandò Michael, inorridito, «Voi due avete…»
«NO!» urlarono entrambi.
«Non l’avrei mai fatto!» saltò su Rowan mentre Georgia diceva: «Mi ha
fermato Wayne!»
«Non l’avrei maifatto un
bel paio di calderoni.» commentò Megan a voce alta.
«Muoviti!» sentirono dire a Wayne.
«Dopo parliamo!» disse Michael, rincuorato, sollevando un braccio in segno
di saluto. Il gesto però lo sbilanciò e finì quasi con lo sbattere contro
Walter, fermato sia da lui che da Rent e Georgia,
quest’ultima che gli aveva afferrato una manica con aria terrorizzata. Megan lo
prese a braccetto per trascinarlo via.
«Mike, non svenirmi addosso.» lo minacciò l’amico.
«Cos’hai?» domandò subito Rowan.
«Vieni con noi.» disse Georgia senza guardarlo in faccia, «Dopotutto sei
del gruppo.»
«Ci vediamo dopo.» salutò subito Rowan senza dare nessuna spiegazione agli
altri e raggiungendo Michael, «Sei pallido come un morto.»
Michael gli lanciò un’occhiata eloquente e Rowan si morse la lingua, «Già,
pensa prima di parlare, giusto?»
«Non importa.» lo rassicurò lui, «Dobbiamo salire fino al piano con la
presidenza.»
«Ma stai bene?» riprese Rowan a voce più bassa, «Sembri depresso.»
«Mi sono svegliato da un bel sogno in cui non c’era più dolore…»
mormorò lui, abbassando gli occhi sul polso di Megan, che lo teneva per il
braccio, su cui spiccava il braccialetto con il quadrifoglio.
«Cosa?»
«Sapete la parola d’ordine?» domandò Wayne, raggiunti i gargoyle.
«Pallini acidi.» disse stancamente Michael.
Ovviamente con Michael non si esaurirà tutto
ora, solo perché fa finta di niente. E avrei altro da dire ma sono
troppo, troppo stanca, quindi vi ricordo soltanto che Sally-Anne e Walter sono “stati
assieme” in CF and the GobletofFire, capitoli di Natale e Capodanno.
In bocca al lupo a
chi sta per affrontare la prima prova! (Non fate come me che ho portato i
libri anche alla terza e quasi mi cacciavano, mi raccomando!)
«Parlo un momento con Monica e con
il preside e dopo ci parlate anche voi, se volete.»
«Io sono venuta a farti da supporto morale, non per parlare con quella
maniaca.» precisò Sally-Anne.
Michael la guardò, intuì ciò che Sally-Anne voleva dirgli e le sorrise.
«Monica?» ripeté Rowan, confuso.
«Ti spiego io.» disse Georgia, facendogli cenno di avvicinarsi.
«Mi raccomando, non parlatene in giro finché non ho finito con Dumbledore.»
si raccomandò il ragazzo, liberandosi della mano di Megan; poi notò
l’espressione innocentemente perplessa di Rowan e tornò indietro,
abbracciandolo velocemente: lui gli diede due pacche sulla schiena, stupefatto
ma sorridente, e poi Michael entrò nell’ufficio del preside.
Tutti si raccolsero attorno a Rowan e cominciarono a bisbigliargli
l’accaduto.
«Signor Stebbins…» lo accolse Dumbledore. Monica
era seduta davanti alla sua scrivania con le mani strette attorno a una tazza
di tè e la testa bassa. Stava piangendo in silenzio e Michael si sentì male e
pur sapendo che era ancora leggermente influenzato dal filtro d’amore pensò che
fosse anche perché lei aveva dei problemi, e lui non era mai stato bravo a
infierire contro una ragazza già a terra che aveva fatto del male solo a se
stessa. E un po’ a lui, sì, ma non era solo a causa sua se stava da schifo.
«Preside.» salutò.
«Ho parlato
con Madama Pomfrey, spiegandole che hai chiesto a me il permesso di lasciare il
castello per questi minuti. Non ne era molto felice.»
Le labbra del ragazzo si incresparono in un quasi
sorriso, «Mi dispiace che si sia beccato un rimprovero per me.»
Dumbledore ridacchiò piano. «I tuoi amici sono fuori?»
«Sì, mi
aspettano. Credo vorrebbero parlare anche loro con Monica. Anche a me
piacerebbe parlarle prima di andare, e con lei, signore.»
«Devo andare a fare le valigie…» sussurrò lei,
«Puoi parlare ora col preside.»
«Valigie?» ripeté Michael.
«La signorina Ladgewolf lascerà il castello di
Hogwarts immediatamente.»
«Può dirgli tutto, signore.» mormorò Monica, «Io vado a fare le valigie, se
posso.»
«Non lasciare il castello.» la ammonì Michael, «Non senza di me, dobbiamo
parlare.»
«Parlare di cosa?» replicò lei, senza mai alzare la testa, «Mi dispiace, ma
non posso offrirti altro che le mie scuse.»
«Non le voglio le tue scuse, voglio una
spiegazione.» ribatté il ragazzo, sedendosi. Dumbledore si alzò e si spostò di
qualche passo, come per dargli privacy. Michael gli lanciò un’occhiata
preoccupata e il preside sfiorò la propria bacchetta con le dita; in quel
momento lui si rese conto che Monica non aveva la sua, probabilmente
sequestrata fino all’arrivo dei suoi genitori per evitare altri problemi, dato che era chiaro che la strega aveva qualche problema
mentale.
«Non ho spiegazioni.»ribadì lei.
«Guardami negli occhi.»
Lei scosse la testa e singhiozzò.
«Diamole
qualche minuto. Vieni con me, Stebbins.» lo chiamò
Dumbledore e lui si alzò.
Il preside aprì la porta del proprio ufficio e trovò tutti gli altri
Hufflepuff stipati lì davanti; i ragazzi quasi caddero gli uni sugli altri e si
allontanarono di tutta fretta.
«State
uscendo? Possiamo parlare con Ladgewolf?» domandò Megan senza mostrare il minimo imbarazzo.
«A dire il vero vorrei parlare con voi e poi lasciare un po’ da soli il
signor Stebbins e la signorina Ladgewolf, prima che
lei lasci il castello.»
«Per Azkaban?» sbottò Georgia, «Onestamente non
mi fido a lasciarli soli, vorrei poter entrare anche io.
Le sue azioni hanno in ogni modo influenzato anche la mia vita, credo di avere
il diritto di scambiarci due parole.»
«Georgia…» cominciò Rowan.
«No.» lo zittì lei, furibonda, «Se non fosse per chi mi ha versato quella
roba nel cibo, cosa ne sarebbe stato di Michael e di tutti noi?»
«Non mi
permetterei mai di lasciare un mio studente in una situazione di pericolo. La
signorina Monica non ha la bacchetta, ed inoltre ha
capito i propri errori e si è offerta spontaneamente di lasciare la scuola.
Andrà in una struttura che l’aiuterà a guarire e,
proprio per questo, vorrei chiedervi di non riferire quello che è successo in
giro, di non farne un pettegolezzo, perché questo potrebbe distruggere le sue
possibilità di un futuro e lei perderebbe anche la spinta a migliorarsi,
sapendo che non troverebbe comunque un posto per sé una volta uscita.»
«Insomma, dobbiamo reggerle il gioco mentre è in manicomio così nessuno la prenderà per pazza quando sarà guarita.»
tagliò corto Megan, «Dobbiamo avere pena per lei e cose del genere e non
infierire. E ci sta. Non voglio infierire, vorrei solo capire cosa le è passato
nella testa.»
«Megan…» mormorò Wayne.
Il preside le rivolse una lunga occhiate e,
qualunque cosa avesse visto, dovette decidere cheil suo cuore era al posto giusto, anche se la
sua lingua no.
«Non volevo insultarla, signor preside, non mi
sognerei di dire che lei non prende tutte le sue dovute precauzioni, ma il solo
pensiero di loro due ancora da soli mi fa stare male. Io non riferirò nulla a
nessuno se questo è il suo ordine, ma vorrei comunque entrare.» ribadì Georgia, guardando Michael, che fece spallucce.
«Per me può far entrare anche tutti, ma Monica non parlerà comunque, non
credo lo farà neanche con me.»
«A maggior ragione voglio esserci.» ribatté Georgia.
«La lasci entrare e facciamola finita, per favore…» disse Sally-Anne in tono annoiato.
«Georgia può parlare per noi.» approvò Stephen.
«Forse la presenza di Georgia la farà sentire meno inibita, andavano
d’accordo.» ammise Michael.
Gli altri alzarono gli occhi al cielo.
La voce di Monica li raggiunse dalla scrivania: «Per me va bene.»
Georgia guardò il preside, che annuì distrattamente. Wayne, guardandolo,
ebbe la sensazione che stesse già pensando a tutt’altro.
Michael e Georgia tornarono dentro e lei si chiuse la porta alle spalle e
restò lì, mentre il ragazzo andava a sedersi.
«Ti senti meglio adesso?» le domandò gentilmente.
«Non mi sentirò mai bene.»
Georgia represse un commento su quanto la cosa la rendesse soddisfatta e
incrociò le braccia. Michael invece si passò una mano tra i capelli.
«Perché l’hai fatto?»
«Perché sono innamorata di te!» pigolò lei con
voce rotta. Georgia chiuse gli occhi, intimandosi di starne fuori.
«No! L’hai
fatto prima ancora di conoscermi!» ribatté Michael, alzandosi di nuovo in piedi
e facendo qualche passo, «Cosa ti è saltato in mente? Credevi che avrebbe
funzionato per sempre? Ti sarebbe bastato?»
«Sì.»
«“Sì” cosa?»
«Sì, mi
sarebbe bastato. So che non è giusto, ma tu eri finalmente di nuovo felice…»
«Non era reale!» la interruppe lui esasperato, «Mi innamorerò
di nuovo, prima o poi, e sarò di nuovo felice senza bisogno di pozioni! Se
volevi conoscermi meglio potevi provare in modo più
tradizionale!»
«Credi che non ci abbia provato?» lo accusò lei con tanta forza che Georgia
mise per un momento mano alla bacchetta, «Io ti
conoscevo già, sei tu che non conosci me! Nessuno mi conosce! E ti ho sempre
parlato ma tu non mi hai mai ascoltata e sapevo che
non mi avresti mai dato alcuna chance! Però io sapevo anche che saremmo stati
perfetti insieme, e lo eravamo!»
«Perché ero tuo schiavo d’amore!» urlò lui e
Monica si ritrasse. Michael fece una smorfia e poi prese un respiro profondo, «Ascoltami, mi dispiace di non averti mai…
calcolata prima. Sul serio. E mi dispiace anche di aver alzato la voce. Credo
che tu però abbia bisogno di aiuto, perché devi capire
che non puoi controllare le altre persone a tuo piacimento. E poi se hai
bisogno della magia per farti amare da qualcuno significa che quel qualcuno non
è la persona giusta.»
Monica strinse gli occhi: «Lo so che ho bisogno di
aiuto. So anche di non essere abbastanza per te.»
«Non sei tu sbagliata in questo senso, è solo che non siamo compatibili
come vorresti… Troverai di sicuro una persona che ti
ami quanto tu la ami senza usare pozioni. Se vuoi io ti aiuterò, quando avrai finito di farti aiutare da
persone che lo fanno di mestiere. Non dirò a nessuno quello che è successo e
neanche gli altri lo faranno, ascolteranno Dumbledore, perciò non devi
preoccuparti di niente se non di guarire.»
«Sei troppo buono…» singhiozzò lei, coprendosi il
viso con le mani.
Michael lanciò un’occhiata a Georgia, la cui espressione era impassibile, e
poi appoggiò una mano sulla spalla di Monica, «Non
sono buono. Credo che tu mi abbia idealizzato fin troppo.»
«No, io ho visto come sei, l’ho sempre visto, ho sempre saputo come saresti
stato se ti fossi innamorato di me, e anche se era per via di una pozione ho potuto constatare che era vero, che eri il
fidanzato e l’amico migliore che si potesse desiderare…»
replicò lei appena i singhiozzi furono diminuiti, «Io ho visto nel tuo cuore...
Non mi stai neppure maltrattando dopo quello che ti ho fatto, sei davvero il
ragazzo perfetto.»
«È inutile
che mi arrabbi con te, sarei dovuto stare più attento prima, piuttosto, quando
mi hai parlato. Io mi rendo conto che spesso eri vicina a me, ma ero troppo
preso dalle mie cose e questo non è molto Hufflepuff…»
Georgia alzò gli occhi al cielo.
«Mi hai però sempre difesa da chi mi prendeva in
giro, mi hai sempre sorriso, non mi hai chiamata Bruttonica
e hai fatto smettere anche gli altri di farlo, tu hai fatto tutto quello che potevi… Mi dispiace tanto, Michael…
Ero solo così felice con te che ho perso il controllo…
E volevo davvero rendere felice anche te, liberarti da tutti i tuoi pensieri… quando ho visto che la pozione stava funzionando
così bene anche se era pochissima ho pensato che già da prima fossi a un passo
dall’innamorarti davvero, perché magari eravamo davvero perfetti assieme…»
«Quando hai capito che non era così?» sviò lui.
«Poco fa.» ammise Monica, con voce di nuovo rotta, «Quando
hai detto di non conoscermi neppure. E anche prima, il preside aveva accennato
qualcosa sul fatto che tu stessi trasferendo le tue emozioni nel finto amore
per sentirti meglio.»
Michael si ripromise di chiedere spiegazioni a Dumbledore. «Ma i tuoi
genitori verranno a prenderti, giusto?»
«Sì, stanno
già arrivando. Devo fare i bagagli…»
«Ecco, hai smesso di piangere, brava.» disse lui, porgendole un fazzoletto
e sorridendole, «Ascoltami ora, voglio essere sincero con te.»
Monica annuì, asciugandosi il viso.
«Io sono già innamorato di qualcuno e credo che tu lo sappia.» sussurrò lui
in modo che Georgia non lo sentisse, e Monica annuì. «È
parte di me. Sarei una persona diversa se non lo fossi.»
«Lo so, perché lo sei sempre stato…» mormorò lei.
Michael annuì e alzò la voce: «Comunque, penso
davvero che tu sia una brava ragazza, nonostante tutto. Hai avuto i tuoi
problemi e non ti sei resa bene conto delle conseguenze, ma hai intenzione di
farti aiutare e so che ti riprenderai. Avrai tutto il mio supporto in questo. E
credo anche che nessuno possa chiamarti Bruttonica
perché sei molto carina, non esistono ragazze brutte, e soprattutto sei dolcissima
e sei una fidanzata fantastica, pozione a parte. Ma
non potrò mai innamorarmi di te, mi dispiace. Non è qualcosa che posso decidere
né qualcosa su cui posso permettermi di mentire ora. E
mi sento male se penso a questi mesi, anche se ero in pace, perché mi sento
violato. Questo non vuol dire che io ti odi, te l’ho già detto, voglio solo
essere sincero e spero che tu abbia capito fino in fondo quanto tutto questo
sia sbagliato. Credo anche che tu debba capire meglio come funziona l’amore e
che troverai la persona giusta per te. Ti aiuterò quando vorrai, ma solo come
amico. Però prometto che sarò un buon amico, almeno.»
Monica abbozzò un sorriso: «So che lo sei.»
«So che sono stato un po’ ripetitivo e confusionario, ma questo non è
qualcosa che succede tutti i giorni…» borbottò il
ragazzo, stropicciandosi i capelli scuri.
«Non
preoccuparti, sei stato chiaro. Grazie.» disse lei, alzandosi, «Però io devo
davvero fare le valigie.»
«Ti accompagno.» annunciò Georgia. «Gli altri sono ancora qui fuori.»
Michael le lanciò un’occhiata apprensiva che lei ignorò.
Uscendo dallo studio trovarono tutti attorno al preside; gli Hufflepuff erano
in silenzio, mentre Dumbledore parlava con Rowan di figurine delle cioccorane. La piccola folla sobbalzò al rumore della
porta, rivolgendo l’attenzione ai tre.
«Avevamo finito il discorso serio…» spiegò Rowan,
guardando Monica con palese irritazione.
Dumbledore aveva detto loro che dovevano mostrare
tutto il loro tatto, la loro comprensione e la loro simpatia, perché Monica era
una persona molto fragile e molto poco equilibrata che aveva preso l’importante
decisione di lasciare la scuola e curarsi e che andava supportata per questo, e
non condannata per le sue azioni passate di cui già si pentiva per quanto le
era possibile. Ma era difficile non provare astio
verso una persona che aveva rischiato di mandare all’aria la vita già
problematica di un amico e aveva fatto soffrire un’amica per i suoi comodi.
Alla fine fu Megan a fare il primo passo, letteralmente: si piantò davanti
a Monica e le porse la mano, che la ragazza accettò aspettandosi una stretta
dolorosa. Megan invece si limitò a salutarla.
«Beh, cerca
di non ammazzare nessuno ovunque tu vada. Riguardati.»
Monica la guardò sbalordita, così come gli altri, escluso Wayne che le
sorrise quando lei tornò indietro – e Dumbledore che stava quasi ridendo – e
commentò: «Molto dolce da parte tua.»
«Vero?» chiese conferma lei allegramente.
«No!» rispose Rowan scioccato, «Quello non era per niente-»
«Beh, spero che Michael non ci sia comunque andato troppo leggero.»
commentò Sally-Anne, guardando altrove e incrociando le braccia.
«Io ti avrei uccisa.» confermò Megan, e Wayne non
fece nulla per fermarla.
Susan si schiarì la gola e lui si affrettò a cambiare espressione.
«Mi dispiace per tutti i problemi che vi ho causato.» disse Monica,
chinando la testa in segno di pentimento, «So che non è abbastanza ma non ho
altro da offrire per il momento.»
«Sai qualcosa su chi ha avvelenato Georgia con una pozione per renderla più
selvaggia?» domandò Rowan bruscamente, che era stato informato meglio dagli
altri. Georgia arrossì.
«No.»
«Di sicuro è Buggin…» riprese Megan.
«Per te è sempre Buggin.» rise Rent. «Buona
fortuna, Monica.»
Charlotte si voltò a guardarlo come se fosse un cretino e lui si strinse
nelle spalle.
«Davvero.» concordò Jack, e Charlotte pensò che forse era
giusto seguire le raccomandazioni di Dumbledore, se lui lo riteneva
opportuno, «Andrai al san Mungo?»
«Non ne sono sicura, dipende anche dai miei.» rispose la ragazza,
guardandoli con gratitudine.
«Facci sapere quando stara bene.» disse Ernie, «Puoi scriverci una lettera.»
Se si preoccupasse per lei o per loro stessi non
era ben chiaro, ma Monica annuì e poi si congedò, tallonata da Georgia.
«Signore, posso parlarle?» chiese Michael, tenendo gli occhi puntati sulle
due, «Solo un minuto.»
«Anche io credo che Michael sia stato troppo
buono.» disse Georgia di punto in bianco, «Io non ti perdonerò mai. L’avresti
sposato e lasciato legato a te con la forza senza il minimo rispetto per i suoi
sentimenti e per i sentimenti umani in generale, per
puro egoismo. Non volevi che lui stesse bene, volevi
che lui stesse bene con te, forzatamente. E non mi interessa
se apparirò cattiva, né che tu sia pentita, non cambia ciò che provo.»
«E cosa provi?» la incalzò Monica, assottigliando lo sguardo.
Le due si fronteggiavano davanti al ritratto della torre Ravenclaw, dopo
aver percorso la strada in silenzio.
«Disgusto, rabbia, pena per te, e non credo minimamente che tu sia pentita,
tu sei solo dispiaciuta che le cose siano andate
male.»
«E tu sei fin
troppo soddisfatta che le cose mi siano andate male, perché ora potrai averlo
tu. È colpa tua del resto, se non fosse stato per te…»
Monica si interruppe e Georgia la fulminò con
un’occhiata velenosa, «Non importa ormai. Puoi anche goderti Michael ora,
nessuna avrà più il coraggio di toccartelo. Meno male che era solo il tuo
migliore amico…»
«Non devo
certo rendere conto a te di come stanno le cose. Non sono arrabbiata con te
perché sono gelosa di voi due ma perché sei stata meschina a livello di essere
umano, non di rivale in amore. Fai bene a volerti curare, forse ti renderai
conto di quanto tu sia stata malata a fare questo.»
«Ho sempre
saputo che per quanto io fossi gentile con te e tu fossi falsa non saremmo mai
diventate amiche. Anzi, che ci saremmo sempre detestate. La verità è che tu
consideri Michael come tuo e al tempo stesso vuoi Dorian, vuoi
i miei compagni di casa e vuoi pretendere che siete solo amici perché non hai
neanche il fegato di provarci con lui. Io sarò malata, ma tu sei quella di cui
si dovrebbe aver pena.»
«Tieni almeno Dorian fuori da questo discorso, considerato che sei gelosa
del fatto che io abbia altri amici o eventuali
spasimanti.» tagliò corto lei freddamente, «Mi chiedo perché tu non abbia
mostrato questo lato di te a Michael, piuttosto.»
«Perché Michael non me lo fa tirar fuori, mentre tu…»
«E non sono
falsa, sono gentile. Diplomatica, se
vuoi.» puntualizzò Georgia, «Noterai che non sto fingendo che tu mi vada giù adesso,
ti sto dicendo esattamente come la penso. Non so quanta pozione ci sia ancora
in circolo, francamente mi chiedo quanta ancora ne avesse in corpo Michael per
non sputarti in faccia, ma non posso negare che non mi dispiace poterti dire che sei stata orribile. Questa mattinata
compresa, visto che hai fatto l’angioletto innocente
solo per accaparrarti un po’ di compassione.»
Monica non rispose, si limitò a fissarla gelidamente per qualche secondo,
come soppesando le sue opzioni. Infine disse: «Se hai finito, io me ne andrò. Sono comunque felice anche io di aver finalmente visto la vera te. Ho sempre
pensato che ci fosse lei, sotto tutto quel “sono una Hufflepuff adorabile”. E
hai ragione, non sono pentita. Non so quanto un guaritore mi possa aiutare, ma
non ti augurerò alcun bene di certo.»
«Non voglio che tu mi auguri nulla.» replicò Georgia, «Addio.»
E detto questo se ne andò. Monica la guardò scendere le scale e poi
sorrise.
«Quindi tutto ciò che provavo per Monica grazie alla pozione
erano praticamente i miei sentimenti per un’altra persona buttati lì così nudamente…nudisticam… così
brutalmente.» cercò di capire Michael, «Senza le mie paure, senza problemi,
semplicemente ciò che sentivo incanalato verso la persona sbagliata, più
qualche aiuto da parte della pozione messa nel mio succo di mirtilli che mi
faceva diventare smielato.»
«In realtà i suoi amici giurano che lei fosse smielato
anche prima.» precisò Madama Pomfrey con espressione stoica.
Michael la guardò male e poi si sorrisero; erano anni che si ritrovavano a
chiacchierare, tra un incidente e l’altro.
«Vero. Quindi
tutto questo c’era già, e la persona per cui li provo è quella che penso che
sia, no?»
«Se pensi di sapere chi sia, sarà sicuramente lei.» confermò Dumbledore con
un sorriso, «Se posso permettermi, tutto quell’amore
non può che essere un bene per te, per quanto possa farti paura. La signorina Ladgewolf ha cominciato a somministrarti la pozione già
alla fine dell’anno precedente, ma in dosi così piccole da stimolarti solo un
leggero affetto nei suoi confronti con conseguente calo di sentimento verso la
vera persona che ami, in modo da non destare sospetti. L’impennarsi improvviso
invece è stato ad agosto.»
«Già un po’ a giugno avevo dubbi su Monica, forse perché ne ho avuti anche
sull’altra persona che amo.» ammise Michael, «E ad
agosto il dubbio si è trasformato, come ha detto lei, in paura, perché ho
capito che non potevo farci niente e che ero innamorato. E improvvisamente mi
sono ritrovato innamorato perso di Monica e pensavo di essermi confuso in
qualche modo, non riuscivo a ragionarci bene sopra.»
«I sentimenti hanno trovato un’altra via di uscita per non essere più repressi e per sfogarsi senza problemi con qualcuno che
ricambiava.» convenne la professoressa Sprout, «Ma ora non mi sembri più così
spaventato, Michael.»
«Non lo sono.» confermò lui, sorridendo, «Sono
ancora scombussolato forse, ma non mi tirerò indietro. Ora so come mi potrei
sentire se quella persona ricambiasse, so che vale la pena di rischiare e so
che forse, dopotutto, potrebbe anche ricambiarmi, e se lo facesse
so anche che sarebbe la persona del “per sempre”. Cavolo,
è vero che sono smielato…»
«Sei sempre stato smielato anche quando parlavi di lei come della tua
migliore amica.» commentò Madama Pomfrey.
Michael arrossì: «Sapete tutti di chi parlo?»
«I quadri e i professori chiacchierano…» si
giustificò Dumbledore, divertito.
«Beh, comunque, persino in un altro universo so che siamo metà.»
«Cosa?» domandò la professoressa Sprout, perplessa.
«NIENTE!» si affrettò a rispondere lui, allarmato,
«In ogni caso ho ancora paura ma devo essere uomo e affrontarla. Vi ringrazio
per avermi spiegato bene come sono andate le cose, comunque. Wayne mi aveva già
parlato di una teoria simile, mentre venivamo qui.»
«Figuriamoci… E comunque saresti dovuto essere
ancora a letto…» si lamentò Madama Pomfrey.
«Ma credo che Michael si troverà bene anche a casa con la sua famiglia.» la
interruppe Dumbledore, che poi gli fece l’occhiolino, e Michael seppe che era a
conoscenza della fuga di suo padre, «E specialmente con la compagnia delle
persone che più ama.»
«Sì, la amo davvero, l’avrei anche sposata dopo qualche mese, anche senza sapere
che era lei…» rise il ragazzo, alzandosi in piedi, «Anzi, sapevo che era Georgia sin da quando l’ho incontrata
per la prima volta. È sempre stata lei e sempre lo sarà.»
«Deja-vù…» mormorò Madama Pomfrey.
«Vi farò sapere come va.» scherzò infine lui, «Buone feste!»
«Facci sapere davvero!» si raccomandò la professoressa Sprout senza alcuna
vergogna.
«Buone feste a te!» lo salutò il preside.
«Come “buone
feste”? Devi prendere ancora le medicine, Stebbins!»
Michael mandò un bacio all’infermiera.
«Svergognato!»
Qualche minuto dopo fu Georgia a parlare con Madama Pomfrey, rassicurata
ancora sul fatto che Travers sarebbe stato
severamente punito. A quanto pare il ragazzo aveva confessato appena li aveva
visti arrivare al castello prima di Natale, come l’aveva informata il preside appena lei era tornata a cercare Michael e aveva
saputo che era già uscito e l’aspettava con gli altri.
«Non era, in realtà, un filtro che doveva scatenare…ehm…» cominciò la McGonagall, e poi l’infermiera levenne in soccorso.
«Non solo la
lussuria, perlomeno. Era un filtro che annullava il tuo autocontrollo, il
ragazzo si aspettava che tu ti buttassi tra le sue braccia per rifiutarti. Il
fatto che tu te ne sia andata non gli ha permesso di darti l’antidoto,
chiaramente, e il filtro ha cominciato a degenerare, toccando diverse corde…»
«Ma… quindi tutte le
cose che ho cercato di fare erano cose che ho sempre voluto fare?» inorridì
lei.
«No, in
realtà, questo particolare filtro annulla la razionalità, per cui sei portata a
fare ciò che vuoi sul momento e la tua fame aumenta. Fame di qualsiasi cosa,
naturalmente, perciò in qualche giorno avresti finito col mangiare tutto ciò
che desideravi, attaccare chi non ti piace con la violenza fisica, amare di più
chi già ami, avere reazioni completamente sincere ed elementari…
Ma quando si parla di attrazione fisica il discorso è
un po’ diverso. Era già passato abbastanza tempo da portarti a cercare di avere
rapporti più fisici con chiunque in quel momento ti andasse a genio o ti
permettesse di trarre una minima soddisfazione.»
Georgia pensò al fatto che Rowan era sempre stato attraente per lei, anche se
solo a un livello di apprezzamento che poteva paragonare a quello per un
quadro, non per un ragazzo, una semplice constatazione, e che Rent era stato
quello stranamente più sensibile riguardo i suoi
sentimenti, con la faccenda di Monica, anche subito dopo averla incontrata alla
stazione. Se se lo ricordava coscientemente ora era
chiaro che quando gli era saltata addosso aveva proprio questo in mente… prima di offrirsi a praticamente qualsiasi essere
respirante giusto perché voleva divertirsi.
Arrossì al ricordo.
«Naturalmente se fosse passato molto tempo, parliamo di settimane, i danni
sarebbero stati tristemente immaginabili, considerato che
ti saresti comportata come un animale selvaggio, uccidendo chi senti come
minaccia e pensando soltanto alla sopravvivenza tua e della…
specie.» precisò la McGonagall prima di borbottare: «Quel Travers…»
«Aveva l’antidoto sempre con sé.» aggiunse Dumbledore, «Abbiamo
trovato anche una pergamena anonima nella sua borsa in cui confessava, in modo
da poterti curare subito. Non ha avuto il coraggio di consegnarla ma ritengo
che fosse sul punto di farlo quando vi ha visti arrivare e ha rinunciato all’anonimato
andando a parlare con il professor Snape, che ha atteso il mio ritorno per
parlarne, in quanto sapevamo già che eri stata curata
dalla signorina Jones. Ciò non scusa il suo comportamento…»
Georgia pensò a ciò che aveva voluto: sentirsi donna, attraente e non solo
lo stereotipo della Hufflepuff, uccidere Monica, far
capire alle amiche che dovevano rispettarla, andare a letto con più di un
ragazzo principalmente per ripicca e poi per divertimento, ma questo poteva
essere attribuito al degenerare del filtro, comportarsi in modo un po’ più
ribelle, ma anche questo poteva dipendere dal tempo trascorso…
e avere la persona sbagliata, quella
a cui non voleva pensare in quel modo perché non voleva perderla.
«Signorina Runcorn?» la chiamò la McGonagall, notando che si perdeva per la
seconda volta.
«Ci sono. In
ogni caso, se Martin ha capito ciò che ha fatto e se davvero voleva solo
rifiutarmi, qualunque punizione scegliate per lui a me
va bene, anche senza espellerlo come è successo con Ladgewolf.
Ormai tanto sta per finire l’anno e credo che sia solo
un…» e si bloccò, sia rendendosi conto di cosa stava
per dire, biasimando Megan e il suo vocabolario, sia di quanto fosse ipocrita
con Michael visto quanto fosse indifferente alla punizione che lo Slytherin avrebbe
ricevuto.
«Irresponsabile?» suggerì Dumbledore con un luccichio malizioso negli
occhi.
Georgia annuì, «Sì, diciamo che quell’aggettivo è più accettabile del mio.»
In realtà aveva pensato a Kevin, ma dopo l’ultimo commento di Georgia e
visto il loro legame e la fortuna di averlo incontrato in corridoio, aveva finito col parlare con lui e dirgli che stava lasciando
la scuola perché la sua famiglia aveva problemi, e che lei e Michael avevano
rotto già da qualche tempo perché lui non l’amava.
«Mi dispiace…» mormorò lui, cercando qualche
altra parola.
«Sei sempre stato il più gentile con me, tra tutti, non so come
ringraziarti.» disse Monica, aprendo il proprio baule e fingendo di frugarci
dentro, «Voglio farti un regalo.»
«Non ce n’è bisogno, ma ti pare!»
«No, no,
voglio fartelo perché volevo farlo da sempre. Io non ho mai avuto molti amici… anzi, non ne ho mai avuti, e non ho mai incontrato nessuno caro come te.» la ragazza gli porse una collana del
tutto anonima, «Questa me l’aveva regalata un mago anziano e molto potente ed è
un portafortuna che funziona davvero. Non metterla ancora, d’accordo? Magari la
puoi indossare a fine anno, dato che hai i M.A.G.O., oppure prima di un appuntamento con una ragazza…» gli suggerì, prendendo tempo, «Ti porterà davvero
tanta fortuna, Dorian, e forza d’animo, e mi farebbe piacere se lo avessi tu
perché sei davvero un bravo ragazzo. La persona più buona che io conosca, dopo
Michael.»
«Se è così importante per te non so se posso accettarla… anche perché non ho fatto niente di speciale.
Però se mi guardi così…» aggiunse con un sorrisetto,
mettendola in tasca, «La metterò per gli esami.»
Monica sorrise a sua volta: «Tienila nascosta, è
antica e… personale. Vedrai che ti cambierà letteralmente
la vita.»
Dorian la guardò confuso, ma poi si strinse nelle spalle e promise che
l’avrebbe tenuta per sé fino al momento in cui l’avrebbe indossata. Monica sapeva
già che l’avrebbe fatto e sperava solo di essere abbastanza vicina da sapere
esattamente cosa avrebbe fatto dopo. E abbastanza lontana da non esserne
coinvolta, del resto era a questo che le serviva l’avere abbastanza tempo, per
questo voleva che aspettasse almeno un po’.
«È Georgia che mi ha ispirata nel regalartela,
sai? Parla sempre così bene di te… Quando la indosserai…faglielo sapere,
d’accordo? Voglio che sappia che sarà anche grazie a lei che ti sentirai così
bene.»
Il ragazzo le sorrise e le diede un breve abbracciò. Monica s’irrigidì ma
poggiò per un momento il mento sulla sua spalla, fingendosi di abbandonarsi a
quel gesto amichevole, e poi fece levitare i bagagli.
«Ci vediamo.»
«Ci vediamo!»
Il prossimo capitolo sarà un
extra, come ormai metto praticamente in ogni anno.
Ora, venitemi
a dire che Dumbledore non si comporterebbe così dopo aver letto gli ultimi due
libri, specialmente occupato com’è con la ricerca
degli Horcrux e sperando che Monica diventi una
persona migliore e che Travers abbia imparato la
lezione, venendo nei suoi pensieri che davvero non intendeva stuprare Georgia (drogare
e andarci a letto grazie a questo è stupro, lui voleva solo che lei lo
desiderasse per dirle di no e prenderla in giro per sempre. Non è cattivo, è
deficiente). Tra l’altro non è praticamente
mai stato espulso nessuno in quei sette anni, quindi…
Lo so che tutti vi state dicendo: “E chi se ne frega di Travers!
Ci dirai di Monica, ora? Cos’era quella collana esattamente?”
Beh, la risposta è NO. No, non ve lo dico, sto solo perdendo tempo.
Però questa settimana aggiornerò anche 70’s students,
quindi non odiatemi.
Ringraziamenti.
Inoltre volevo ringraziarvi.
So che ci sono tante persone che si lamentano di recensioni poco…
sentite? E in effetti ci sono tante ficwriter che ricevono magari recensioni con solo “aggiorna”.
Io volevo ringraziarvi tutti tantissimo perché le vostre recensioni sono sempre
le più belle che si possono volere, non tanto (non
solo) per i complimenti, ma soprattutto perché mi parlate di cosa vi piace e
cosa no, che coppie tifate e quali odiate, che personaggi vi piacciono e non,
tirate a indovinare quello che accadrà… Insomma, è un
vero piacere pubblicare ciò che scrivo perché so che ci siete sempre tutti voi
a dirmi tutto quello che voglio sapere a farmi anche divertire. Scrivo per me
stessa, come credo tutti, però pubblico per avere un contatto con chi legge le
mie storie, e non solo per sentirmi dire “brava” ma perché è bello divertirsi
tutti assieme. Sono fondamentalmente una bambina che gioca con la tastiera, lo
so, però io mi diverto ed è questo quello che conta,
immagino. E poi c’è il fatto che mi date ispirazione e
che spesso magari cambio qualcosina o scrivo parti
nuove anche come “regalo” per chi legge.
Ci pensavo tutta la
settimana, mentre leggevo le varie recensioni, e al fatto che ormai leggo i
vostri nomi e sorrido d’istinto perché è come se vi conoscessi, e ho pensato di
dirvi che so quanto sono fortunata ad avere lettori/recensori che si fanno
prendere dalla storia quanto l’egocentrica sottoscritta e che lasciano sempre lunghe
recensioni con qualsiasi cosa gli venga in mente, ritagliando il loro prezioso
tempo e sforzandosi di dirmi sempre tutto Hufflepuff-style.
N.B. linguaggio più scurrile del solito nella prima parte.
Capitolo 14 Altri Natali, altri problemi.
Kevin lasciò cadere a terra un piatto, che si frantumò in mille pezzi, e
tutti si voltarono a guardarlo.
«Kev, cosa…?» cominciò
sua sorella maggiore Dana.
«Ross e Phoebe! Ross e Phoebe! Per poco
non lo fanno!»
«Sta guardando le cassette?» domandò suo fratello minore, Russel, facendo capolino dalla porta. «Kev,
dacci una mano a portare dentro le luci.»
«Kev, muovi il culo!» urlò
sua sorella, Joey, «Che se passa la polizia non so
come glielo spieghiamo stavolta!»
«Dove l’avete rubata tutta questa roba?» domandò Kevin, precipitandosi a
dar loro una mano.
«Dal signor Rondell, penso sia morto. Non si è mosso neanche quando ce
ne sono cadute.» rispose lei con indifferenza.
«Mo-to!» ripeté l’altra sorellina, Janet, battendo le manine e precedendoli
con la sua andatura barcollante dovuta anche al pannolino troppo grande.
«Russel, hai portato Janet?» li raggiunse anche
Dana, che coi lunghi e voluminosi capelli neri
scompigliati e le gambe lunghe gli ricordò una pantera che si lanciava
all’inseguimento della preda ormai spacciata, analogia in effetti non così
casuale visto che era lei quella che comandava: «Non ha neanche due anni!»
«Joey ne ha otto, ed è lei che mi ha obbligato a
venire.» precisò lui. «E prima la tenevo in braccio.»
«Se il vecchio è davvero morto possiamo prendergli
il frigo.» suggerì Joey, dando un colpetto a Kevin
per richiamarne l’attenzione.
«Hai dato fuoco alla casa?» domandò Jason, il fidanzato
di Dana, affrettandosi a prendere Janet in braccio.
«No.»
«Joey, hai dato fuoco a
qualcosa dentro o intorno o vicino alla casa?» indagò sua sorella, bloccandola.
«No! Ho detto
che non brucio più niente!»
«Certo, adesso tortura…» commentò Russel, aggiustandosi gli occhiali storti sul naso prima di
rivolgersi a Kevin, «Non puoi fare ancora magie fuori scuola, vero?»
«No, ma non avrei saputo far comparire un albero dal nulla.» rispose lui,
osservando le decorazioni con aria scettica, «Ma sarà
stato ubriaco anche quando le ha comprate? Qualcuno ha sigarette?»
«Ce l’abbiamo l’albero!» lo informò Joey, brandendo un coltello da cucina e tirando fendenti
all’aria, «Con questo potrei sventrare qualcuno, come un pirata.»
«Non farlo.» disse lui, sapendo che era inutile; non tanto perché lei
l’avrebbe fatto comunque, cosa vera, ma perché lei preferiva comunque fare a
botte alla vecchia sana maniera. «Da dove sbuca? L’albero?»
«Chiedilo a Brittany.»
La quarta sorella comparve in quel momento, capelli biondi corti legati male,
maglietta troppo larga e non sua e un grande sorriso:
«Mi sono scopata Richard per averlo, ma ne è valsa la pena!»
«Cazzo, Brit…» borbottò lui, ma poi scoppiò a
ridere: «Aspetta, ma non quel Richard con cui andavi
al liceo? Quello che adesso tua madre se vi scopre ti farà sposare?»
«La mamma ci ha scoperto.» gli fece sapere lei, sogghignando.
«Ma piantala! E che ha fatto, ha provato a
pugnalarti con una croce?»
«Apparentemente anche alla mamma piacciono le tette.» sghignazzò lei, «Mi sono fatta entrambi. Da dove pensi che arrivi il
tacchino?»
«Ringraziamo che nostra sorella sia una facile, adesso…»
fu il commento di Dana, che aveva tappato le orecchie a Joey,
mentre Russell aveva fatto tutto da solo nell’inutile tentativo di non
ascoltare le avventure amorose di sua sorella maggiore, «Guarda che se resti incinta-»
«E me ne
vanto! Amore libero!» replicò contemporaneamente Brittany, ignorando l’inizio della minaccia.
«-Io non ti
mantengo per un cazzo. Vai e chiedi i soldi a tuo padre, quello vero, se lo
trovi.»
«Porca di quella…» la sequela di
improperi di Jason che si era versato una lattina di birra addosso si
fermò solo quando Janet cominciò a piangere, battendo le manine contro il
seggiolone.
«Posso assaggiare la birra?» domandò Joey,
prendendo uno straccio per pulire il pavimento.
«No!» risposero tutti in coro.
«Vado a cambiare il panno a Janet.» annunciò Jason, «Ne abbiamo?»
«Te ne procurò io!» esclamò Joey, infilando un
tovagliolo a mo’ di bandana e mettendo il coltello tra i denti. Russel le diede un pugno sulla spalla e lei spalancò la
bocca, facendolo cadere; Dana lo afferrò automaticamente al volo mentre passava
e lo gettò nel lavandino, mentre Brittany porgeva la
confezione di pannolini a Jason.
«Li ho comprati io, sai?» annunciò Russel
fieramente.
«Hai trovato
qualcuno che ti assume? A tredici anni e senza genitori che ti accompagnino per
raccomandarti?» domandò Kevin, poco convinto.
«Bado alla
nonna di una mia compagna. Praticamente la signora
dorme tutto il tempo e io faccio i compiti.»
«Secchioneee…» canticchiò Joey.
Kevin ridacchiò e le fece posto, abbracciandola quando lei si sedette
accanto a lui. Era una piromane violenta e maleducata e anche una bambina di
otto anni, per cui potenzialmente l’essere più fastidioso in quella casa, ma
gli era immensamente mancata. A volte la sorella di
Georgia gliela ricordava un po’, perché anche Joey
era minuta e aveva tantissimi capelli, anche se i suoi erano castani come il
cioccolato e la sua pelle era più scura. In ogni caso la furbizia era negli
occhi di entrambe, sebbene nel caso di Charlotte sembrasse meno pericolosa.
«Come va con
i nuovi amici? Gli Hufflepuff?» domandò Brittany, gettandosi sul divano accanto a loro.
«E con Cindy?» aggiunse Jason, ovviamente nel tono più malizioso che riuscì
a trovare.
La voce di Dana giunse dalla cucina: «Ah, Kevin, guarda che ti ho preparato
le patate per stasera!»
«La mamma ha scritto.» disse Russel, sedendosi
sulla sua poltrona con un libro grosso quanto la sua testa, «È di nuovo
incinta.»
«Che culo!» rise Kevin, «Di chi, stavolta?»
«Boh.
Comunque forse son gemelli.»
«Non vedo l’ora di giocarci!» cinguettò Joey.
«Ehm…Jo…»
«Non voglio
dargli fuoco! Ho detto che ho smesso!»
«Ti rendi conto quanto sia inquietante che tu debba specificarlo?» domandò Russel.
Kevin li lasciò battibeccare e sbadigliò. Probabilmente i vicini pensavano
che fossero solo una famiglia di disgraziati, ma
Natali calorosi e felici come il loro erano rari da trovare. Secondo lui non
era possibile che esistesse una famiglia unita quanto la loro, non una nelle
loro condizioni almeno, con la madre in giro a cercare uomini ricchi con cui
stare per un po’, giusto il tempo di restare incinta, e un padre spesso in
prigione perché così fatto da combinare guai. Anzi, detto così
sembrava scontato che stessero tutti soffrendo e che la gente dovesse avere
pena di loro, ma la verità era che si divertivano da matti e che tutti
contribuivano, chi lavorando e chi rubacchiando, e che l’unico problema era
giusto il comportamento di Joey a scuola.
E a lui mancavano in ogni momento, sia quel secchione
di Russel che la sua bella sorella maggiore che gli
aveva anche fatto da madre, dieci anni più grande di lui, e la sua piccola
piromane, e poi la dolce Janet che era ancora una piccola polpetta con le
gambe, Jason che era come un fratello maggiore, Brittany
che andava a letto con qualsiasi cosa respirasse ed era sempre pronta a ridere
di sé e di tutto e il loro cane Bomba, ovunque fosse nascosto in quel momento,
tutti loro. Gli scriveva ogni settimana e raccontava loro tutto, esattamente
come loro facevano con lui.
E poi li aiutava anche con le “finanze”.
«Ecco, questi sono tutti quelli che sono riuscito a trovare.» disse Jason,
porgendogli uno zainetto pieno di orologi rotti, cd, autoradio e altri oggetti
ormai da buttare.
«È tutto nel mio baule come sempre.»
A Hogwarts la tecnologia babbana non funzionava,
ma lui portava comunque con sé o si faceva mandare rottami di ogni genere, che
aggiustava con incantesimi tra le mura del castello; una volta spediti di nuovo
fuori la sua famiglia controllava che tutto fosse andato a buon fine e li rivendeva
come se fossero nuovi; in questo modo non solo arrivavano alla fine del mese ma
mettevano anche da parte i soldi per gli studi di suo fratello e delle sorelle.
«Cosa c’è che non va?» domandò infine Dana, a cena, puntando su di lui i
suoi bellissimi occhi ambrati; Stranamente era l’unica ad averli ereditati
dalla mamma e a volte faceva strano guardarla. «Lo so che c’è qualcosa.»
Tutti misero giù forchette e coltelli e lo fissarono in attesa.
Gli raccontava tutto perché avevano un legame
fortissimo, ma aveva sempre evitato di nominare Tu-Sai-Chi
dalla fine del suo quarto anno, preferendo credere che Potter si fosse
inventato tutto, anche se sentendo dentro di sé che non era vero, che era
tornato. Era più facile pensare che la sua famiglia
interamente babbana non fosse davvero nei guai che
non dir loro di doversi preparare al peggio.
«Me lo chiedi ogni volta…»
«E ogni volta menti.» lo anticipò Brittany, «Non
sarò un genio come te ma fanculo, ti conosco.»
«Devo spaccare il culo a qualcuno?» domandò Joey, sollevandosi il colletto fino a coprirsi la bocca e
infilando il cappuccio.
«Non dire parolacce.» la rimproverò distrattamente Dana, togliendole il
piatto da davanti.
«Scusa.» pigolò lei.
«Come sono felice che non sia tu la strega in famiglia…»
sospirò Russel.
Joey gli mostrò
il dito medio e Dana sbuffò.
«Continui a dire che non è nulla?» domandò Jason, dando a Janet un piccolo
assaggio di budino. «Tanto lo sappiamo che è per Cindy.»
«Pettegolo.» replicò Kevin.
«Tu osi dirlo a lui?» Dana scoppiò a ridere, aggiustando il bavaglino della
sorella, «A proposito, sai con chi ha una tresca il
fratello della moglie dell’infermiere che abita in fondo alla strada? Non ci
crederai mai…»
«Aspetta.» la bloccò Kevin, seppur curioso, «Me lo
dirai dopo, quando potrò concentrarmi. Prima vorrei parlarvi di una cosa seria
e che non ha a che vedere con Cindy o con Dorian. Né con i Ravenclaw. Beh, non direttamente e non ora, almeno.»
«Riunione in salotto?» propose Dana.
«Mi devo alzare?» gemette Russel, massaggiandosi
lo stomaco.
«Riunione in salotto.» confermò Kevin, sentendo che per qualche motivo era
arrivato il momento. Non poteva pensare di aspettare altri sei mesi, dopotutto.
«E mi sa che dopo questo ci toccherà pure pagare la
cauzione a papà.»
«Ha di nuovo rubato una macchina.» lo informò Joey,
«Da grande voglio fare la poliziotta e prenderlo a manganellate ogni volta che
ne fa una.»
Tutti la guardarono impensieriti.
«Beh, meglio di quando diceva che voleva fare l’incendiaria.» commentò Russel.
Kevin annuì con sentimento e poi prese un respiro profondo.
«Cosa ricordate a proposito di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato?»
Terry rientrò in camera in anticipò e trasalì quando trovò il letto di
Michael occupato dal suo proprietario; era convinto che si
sarebbe ritrovato da solo in camera, il che era sempre un evento legato
alle feste. I ragazzi Ravenclaw erano sei, invece che cinque come quelli delle
altre case, e del resto non si potevano sempre avere quaranta ragazzi precisi
ogni anno, ma ciò non toglieva che non potevano mandare il sesto in una camera
da solo e quindi la loro era piuttosto affollata, specie considerando che Kevin
offriva sempre burrobirre a tutti e quindi quelli degli altri anni passavano a
trovarlo di continuo, bilanciando il fatto che l’altro
ragazzo, di cui Terry non era amico e da cui si teneva alla larga per via della
sua reputazione, fosse una presenza fantasma.
«Michael, che ci fai in camera?» gli domandò, inquieto all’idea che fossero
soli senza neanche saperne il perché. Non era neppure la prima volta, del resto
lui faceva parte di un trio, e com’era naturale c’era
sempre una combinazione più compatibile, ovvero Kevin e Anthony, mentre lui,
per quanto loro migliore amico, ogni tanto spariva in compagnia di Michael e i
due si aggiornavano sulle rispettive vite. Anche quando Potter e Granger
avevano avuto l’idea di creare un gruppo di difesa segreto era stato lui a unirsi a Michael, che seguiva la
fidanzata, e Anthony si era quindi accodato a sua volta.
«Penso.» fu la risposta dell’amico, che suonava alquanto depresso. Terry
conosceva tutte le inflessioni della sua voce e capì che non andava lasciato
solo in quello stato.
«Pensi a cosa, Corner?» gli domandò, sedendosi sul suo letto con voluta
forza.
Michael, che aveva le braccia incrociate a nascondersi il viso, fece
capolino per lanciargli un’occhiataccia, «A Cho.»
Ecco, Terry non aveva voglia di sentire discorsi smielati, così si schiarì
la gola e annuì, facendo per alzarsi.
«Abbiamo rotto.»
Lui spalancò la bocca: «Cosa? Ma
andavate così d’accordo!»
«Lei dice che
non si è data neppure un po’ di tempo per stare sola, che ha cominciato a frequentare
Harry quando ancora stava male per Cedric e che dopo è uscita con me perché le
piacevo, ma senza aver ancora elaborato il lutto e senza sapere cosa voleva
davvero. Ha detto che voleva restare single per un po’.»
Michael si mise a sedere e lo guardò con un sorriso strano, «A te non piaceva Cho, vero?»
Terry, colto di sorpresa mentre cercava qualcosa di intelligente
da dire, si limitò a guardarlo sconvolto.
«Ti conosco.» riprese l’altro.
«Non è che
non mi piaceva, è che mi è sembrato tutto molto veloce…
come ha detto lei in pratica. Ma mi dispiace per te,
sul serio. Tu meriti di meglio.» spiegò lui con convinzione, «Avrai di meglio.
Posso fare qualcosa per aiutarti? Cioccolato?»
C’era questa cosa per cui le ragazze erano convinte che i ragazzi mollati
prendessero bene le rotture o che perlomeno si arrabbiassero senza ridursi ad
ammassi patetici che erano pronti anche a strisciare per riavere la loro donna,
a corromperla con regali e a piagnucolare mentre gli amici tentavano di distrarli
o alla peggio scappavano. Terry sapeva che questi uomini pieni di dignità
esistevano, probabilmente, ma la verità era che nel corso della sua vita lui
aveva incontrato – o era stato parte di – soltanto la
seconda categoria.
«Nah… Non ho fame…
Non ho neanche sete. Penso che mi lascerò morire.»
borbottò Michael, lasciandosi cadere di nuovo indietro.
Lui, impacciatissimo, cercò di ricordare come
Georgia avesse reagito quando lui le aveva raccontato di Sally-Anne, del fatto
che non era un cuore spezzato vagante perché non ne era innamorato ma che ci
fosse rimasto un po’ male quando lei aveva declinato la sua offerta di
amicizia. Non che fosse ingiustificabile, del resto erano ex...
“Sto divagando,”
pensò Terry, e poggiò una mano sul polso di Michael, senza prenderlo ma senza
neanche ritrarsi, sebbene sentisse un fiotto di calore inondargli le guance.
Anche le orecchie di Michael si colorarono, ma perlomeno erano orecchie,
non era imbarazzante e visibile come la sua faccia.
«Devi pensare che sono proprio un idiota, vero?»
«Chi, io?
Perché?»
Michael sospirò pesantemente: «Perché dopo tutto
quello che mi hai detto riguardo a Cho io ci sono
uscito lo stesso e adesso sono stato mollato come un cretino.»
«Non è andata così!» protestò Terry, dandogli qualche colpetto consolatorio
al dorso della mano, «È colpa di Cho.»
«A dire il vero non ce l’ho con lei, ha senso ciò
che ha detto.» mormorò lui.
«Col cavolo!
La odierò io per te, allora! Da buon amico!» ribatté
lui con intensità.
Michael ridacchiò, «Sei l’unica persona con cui
posso parlare di questo senza vergognarmi…troppo.
Sai, sentimenti e cose così. È come parlarne con una
ragazza.»
La faccia di Terry prese quasi fuoco, e lui lo guardò offeso: «Grazie mille. Forse la prossima volta dovresti
parlare con Burt allora.»
«Ma non è un’offesa!» replicò Michael, tornando a
sedere e mettendogli un braccio intorno alle spalle prima di avvicinarlo a sé,
«Vedi? Capisci cosa intendo?»
«C-cosa?»
«Questo gesto
non lo potrei mai fare con un ragazzo… con Burt! Mi
guarderebbe così male che non potrei mai più guardarlo in faccia dopo! Non
posso neanche parlare di queste cose con Anthony perché non siamo così vicini
come siamo invece noi due, né con Kevin perché quello non prende niente sul
serio-»
«Kevin in realtà-»
«Con te è
diverso. Non sei un ragazzo, sei Terry,
non ti metti problemi idioti, quindi sono a mio agio anche facendo il cretino
mollato o questo.» e diede una piccola stretta alla spalla di Terry, «Sei solo
Terry, non è imbarazzante. E non starei mai a spiegare una cosa simile a
nessuno degli altri ovviamente, ma so che tu mi capisci. E che apparentemente
hai bisogno di fartelo spiegare.»
Terry lo guardò sbalordito: «Non sono un ragazzo?»
«Beh, fisicamente sì, però siamo più vicini di quanto non siano i ragazzi
di solito, no?» replicò Michael, con un’alzata di spalle indifferente, «È una bella cosa. Ti ricordi quante volte abbiamo dormito
assieme al primo anno, quando ti mancava casa e avevi gli incubi?»
Forse perché oltre il possibile livello di imbarazzo,
invece che arrossire Terry si sentì sbiancare.
Michael rise invece, apparentemente senza accorgersi di nulla, «Ti pare che tu abbia sentito di altri ragazzi che lo fanno?
Ma se tu avessi gli incubi non mi metterei problemi a
farti dormire con me adesso, perché sei come un fratello. Basta non dirlo in
giro, magari. E uccidere i compagni di stanza dopo.»
Terry scattò in piedi con tanta forza da mandarlo quasi a terra, «È
esattamente come la penso anche io!» esclamò in tono
di incredibile allegria ed entusiasmo, col cuore che stava battendo così forte
da fargli venire male al petto, «Come fratelli! Sentimenti fraterni, no?»
«Sì, è quello che stavo dicendo.» rispose Michael in tono cauto, forse temendo
che fosse impazzito.
«Sai cosa
dovremmo fare? Andare a cena in Sala Grande con tutti quanti per dimostrare che
stai bene!»
Michael distolse lo sguardo, perché preso dai ragionamenti su cosa gli
convenisse di più, e Terry fece qualche respiro profondo cercando di darsi una
calmata.
“Sono sentimenti fraterni ed io non ho una ragazza da un po’, è normale che
mi senta strano, non devo mettermi strani dubbi proprio
ora… è come al solito, Michael metterebbe dubbi a chiunque, non c’è niente di
diverso dalla solita sensazione strana che…”
«Non so se me
la sento, a dire il vero. Non puoi scendere da solo? Magari mi rubi un
dolcetto.» domandò Michael in tono supplichevole.
Terry lo guardò negli occhi nocciola e deglutì.
«Se non scendi tu non scendo neanche io.»
Fu sorpreso nel vedere l’altro sorridere come se non aspettasse altro: «Mia
madre mi ha mandato un sacco di roba, potremmo mangiarla insieme qui.»
“Adesso? Perché oggi hai dovuto dire cose che erano implicite, brutto
idiota? Come ti aspetti che io sia a mio agio ora? Ma
guardalo, felice e tranquillo… Ci sono cose che non
c’è bisogno di dire! Perché sei diventato chiacchierone all’improvviso? Già era
difficile prima! Era difficile prima?”
«… e anche i bastoncini di zucchero.» stava dicendo Michael, «Ti va?»
«Certo.» borbottò Terry in tono accusatorio, e Michael gli fece spazio nel
letto.
«Apri il mio baule, è la busta rossa.»
Lui ubbidì e depositò tutto sul letto, restandoci però seduto sopra senza
distendersi mentre Michael mordicchiava un bastoncino con l’aria di essere a un
picnic.
«Non sembri molto affranto.» commentò alla fine Terry, suonando fin troppo
acido per i suoi gusti.
«Va’ a ondate.» replicò Michael, «Ti ricordi
quando Burt è stato piantato da Patil?»
Terry ebbe una rapida visione dell’amico con la chitarra alla mano che,
rannicchiato in un angolo della stanza buia, suonava qualche nota depressa e
parlava ogni due giorni per dire che la sua vita era finita e cose simili.
«Aha.»
«Ogni tanto
sprofondo in quello stato. Vado poi anche nella zona “sono sentimentale” come
hai notato, e poi in quella “me ne frego”.»
«Capito.» mugugnò lui, finendo con l’avvicinarsi di più al cuscino per poter poggiare almeno la schiena.
«Grazie per aver saltato la cena per me.» disse Michael qualche tempo dopo,
quando finalmente Terry si sentiva di nuovo in pace accanto all’amico come lo
era di solito.
«Figurati.» mormorò lui, sforzandosi di ingoiare l’ennesimo cioccolatino
nonostante non avesse minimamente fame, con gli occhi puntati verso il
baldacchino. «Siamo come fratelli, l’hai detto.»
Dorian, Jeremy e Cindy erano rimasti per il loro ultimo Natale a Hogwarts,
e per Dorian era piuttosto imbarazzante vedere Jeremy così cotto di Cindy
mentre lei non se ne rendeva minimamente conto, specie considerato quanto lui
fosse amico di Kevin, mentre quest’ultimo e Jeremy fingevano di esserlo ancora
solo per non far male a Cindy. O così sembrava dal punto di vista di Jeremy, perché
era difficile dire cosa Kevin stesse pensando, menefreghista com’era. Poteva anche
darsi che fosse completamente tranquillo come sempre.
Non vedeva l’ora che Georgia fosse lì, anche se l’ultima volta che l’aveva vista
era molto più aggressiva del solito e lui si era sentito a disagio per questo. Ma
se Monica e Michael si erano lasciati forse avrebbe
finalmente rivisto la solita Georgia gentile, quindi...
«Mi manca Kevin.» disse Cindy, sospirando pesantemente.
Dorian pensò che si sarebbe cavato gli occhi piuttosto che guardare Jeremy
in quel momento, così si limitò a camminare dritto e rigido come un palo.
«Sarà a spassarsela con altre, non dovresti pensarci.» ribatté Jeremy
cupamente.
«Tu credi?» domandò Cindy, e Dorian poteva immaginare gli occhi celesti
sgranati come galeoni.
«No.» ammise Jeremy, perché non solo Cindy non
vedeva le bugie, ma con la sua espressione faceva anche sentire i bugiardi in
colpa. «Credo che l’unica donna della sua vita sia tu.»
«E sua mamma.» offrì lei allegramente.
«E le sorelle.» precisò Dorian, «Parlando d’altro…»
«Ha sorelle?» domandò Jeremy, «Non lo sapevo.»
«Mi pare ne
abbia tre o quattro, ha anche due fratelli. O di più. Io ne ho incontrata solo
una.»
«Guarda, sono Hermione Granger e Luna Lovegood!» squittì Cindy, «Anche lei era al Dipartimento dei Misteri, Luna! Con Harry Potter
e l’altro!»
«Beh, frequentano Hogwarts anche loro dopotutto, quindi…»
tentò Dorian, ma si rese conto di parlare con Jeremy perché Cindy le stava già
raggiungendo a grandi passi. «Dovremmo metterle un guinzaglio.»
«So che vuoi dire…» borbottò Jeremy.
«Ciao!» salutò Cindy con voce alta e squillante.
Granger e Lovegood si fermarono, la prima perplessa e sospettosa, la
seconda incantata. Dorian notò che la Granger sembrava aver appena pianto e
guardò altrove.
«Ciao.» ricambiò il saluto quest’ultima, incerta.
«Tu sei la
vera Hermione Granger e tu sei Luna Lovegood, vero? Ho sentito sempre parlare
di voi, beh, almeno di te, Hermione Granger, però non mi sono mai avvicinata
perché eri sempre con Harry Potter e l’amico e non volevo disturbarvi perché
magari stavate pianificando come salvare il mondo! Posso stringervi la mano? Lo
volevo fare dall’anno scorso ma siamo sempre lontanissime e alla fine mi
dimentico sempre!»
Hermione Granger spostò lo sguardo sbigottito da lei a Dorian e Jeremy. Jeremy
arrossì e abbassò la testa e Dorian si portò una mano al viso, mentre Lovegood
le stringeva la mano con entusiasmo.
«Mi piacciono
molto i tuoi orecchini! Sono cipolle?»
«Sì, ho anche ravanelli, sai?»
Cindy offrì la mano anche a Hermione Granger: «Sono
una tua fan! Tu sei la strega più intelligente che si sia mai trovata a
Hogwarts, lo dicono tutti! Su di me dicono il contrario!»
Hermione Granger arrossì e le strinse finalmente la mano, «La gente esagera
per quanto riguarda me… e per quanto riguarda te sono
sicura che sbaglia.»
«Oh, non
credo proprio! È vero che hai preso undici G.U.F.O.?
Una mia amica si chiama Georgia Runcorn e fa Antiche Rune con te, mi ha detto
che segui tantissime materie!»
«Cindy, lasciale andare a pranzo…» disse Jeremy,
tentando di allontanarla.
«Oh,
scusatemi! Non volevo disturbarvi!»
«Nessun problema!» squittì subito Hermione Granger, ora molto rossa in viso.
«Ciao!» salutò Luna, decisamente più a suo agio.
Dorian rise a bassa voce mentre Jeremy trascinava via
Cindy, anche lui ormai in imbarazzo, e ricambiò il saluto con un gesto della
mano, pensando che Hermione Granger fosse più carina di quanto non ricordasse.
«Vado al bagno e vi raggiungo.» avvisò gli altri, e poi si avviò,
canticchiando un jingle tra sé e sé.
Una volta in bagno gli sembrò di sentire un rumore ma non vi badò; un momento
prima di tirare lo sciacquone però lo sentì ancora, e aprì la porta pianissimo,
affacciandosi a vedere: il rumore, che sembrava un lamento, proveniva dal bagno
più lontano, e Dorian fece qualche altro passo per sentire meglio.
Si rese conto che era qualcuno che piangeva, un ragazzo, e si tuffò nella
prima porta libera quando l’altro tirò giù la propria maniglia e fece per aprire;
si rese conto che sarebbe andato ai lavandini dal lato opposto e ne approfittò
per coprirsi velocemente con la porta, lasciandola socchiusa per
poter vedere chi fosse.
Il ragazzo in lacrime tirò su col naso e si lavò
il viso e le mani, schiarendosi poi anche la gola. Dorian si appiattì contro lo
spiraglio della porta, notò che aveva i capelli castani, quasi biondi, la
figura familiare anche di spalle, e trattenne il fiato.
Quando Terry fu uscito dal bagno si chiese cosa
accidenti stesse succedendo tra le file Ravenclaw per giustificare una cosa
simile.
«Quest’anno tanti ragazzi piangono in bagno.» commentò una voce femminile.
A Dorian scappò un urlo, sbatté la testa contro il muro e poi si voltò in
tempo per vedere un fantasma tuffarsi nello scarico ridendo.
Anthony stava leggendo sul proprio letto mentre sua sorella colorava
qualcosa sul pavimento; quando finì il capitolo poggiò
la testa contro il cuscino e cercò di pensare, dato che era inutile tentare di
capire cosa aveva sotto gli occhi.
Aveva parlato con praticamente tutti i ragazzi che
erano usciti con Sally-Anne, e tutti avevano detto le stesse cose: “è bella ma
ha un carattere insopportabile” e simili. Così si era ritrovato a chiedere: “ma allora perché ci sei uscito?” e la risposta era sempre
stata “perché è bella, no?”.
Una ragazza con un tale carattere e in quella situazione non poteva che
finire col peggiorare e trattare tutti i ragazzi male, compreso
Terry.
C’era anche il fatto che apparentemente la sua famiglia non era stata molto
unita, e ciò lo provava il fatto che lei avesse pianto
davanti a tutti solo perché i genitori avevano ammesso di volerle bene. Anthony
era rimasto sbalordito dal cambiamento e anche dal modo in cui questo aveva
influenzato anche lui, perché vederla così felice e sorridente, un po’ come
alla stazione quando l’anno prima era venuto a prenderla il fratello, gli aveva
tolto il fiato.
Non che biasimasse solo i genitori di lei, si
capiva benissimo che era nel suo carattere quel fare l’arpia e quel fregarsene
di chiunque non fosse nelle sue grazie, però Anthony doveva ammettere che non
gli dispiaceva incontrare una persona così forte da non lasciarsi trascinare
dagli altri pur di avere amici, considerato che prima del quinto anno sembrava
non averne neppure uno, se non Susan e Hannah che erano occasionalmente gentili
con lei.
Anthony si lamentò contro il cuscino e Mary Clare
sollevò la testa dal disegno.
«Che c’è?»
«Sono confuso su cose che non puoi capire…» borbottò
lui.
«Smetti di pensare tanto.» ribatté la sorella.
«A volte pensare fa bene, sai?»
Mary Clare lo guardò e poi fece semplicemente
spallucce, riprendendo a colorare.
Anthony si tirò su lentamente, e poi sgranò gli occhi: «Stai colorando i
miei libri?»
Lei saltò in piedi, scappò verso la porta e Anthony le lanciò il cuscino e
le corse dietro.
«MAMMAA!»
È tornato l’extra
anche quest’anno.
Kevin è davvero felice, non si sta illudendo, sono una
famiglia così. Tra l’altro è parzialmente ispirata a gente che conosco, non è
così assurda, come penso anche molti di voi sapranno per esperienza.
Per quanto riguarda Terry penso che tutti abbiate
capito qual è il suo problema, e sono mediamente preoccupata dalla vostra
reazione (ormai l’ho già scritto ed era così dall’inizio, quindi…)
in ogni caso ci tornerò, è ovvio.
A proposito Michael C. penso si sia
capito che con chiunque altro non avrebbe parlato in quel modo, a voi il tirar
le somme e decidere perché. E ChoChang
dal mio punto di vista in questo aveva ragione, detesto Marietta
ma con lei non ho problemi XD
Parlando di Dorian, l’ultima volta che lui ha visto Georgia era
quando lei era ormai all’estremo per via del filtro, quindi è normale che ne
pensi così. E quando incontra Mirtilla è perché lei è saltata nei bagni maschili, visto che può andarsene in giro per le tubature. (Lei spia anche Cedric al quarto)
Hermione piangeva per Ron e Lavender, è ovvio, e non era
alla Tana con loro perciò ho pensato di farla restare a scuola con Luna, che
del resto è la stessa che l’ha consolata quando Ron l’ha sfottuta davanti a
tutta la classe e fatta scappare in lacrime prima della festa da Slughorn.
E per quanto riguarda Anthony non c’è niente da dire,
immagino, era una normale giornata di vacanza. E hanno urlato sia lui che la sorella, alla fine.
E sì, è un Ravenclaw, quindi ha indagato su Sally-Anne e i
ragazzi usciti con lei per capirne di più.
E per quanto riguarda voi, al prossimo capitolo, che tornerà
ai personaggi più conosciuti.