IL CORSARO DELLA SEDUZIONE

di Mei91
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PROLOGO..... ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 1 ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO 2 ***
Capitolo 4: *** capitolo3 ***
Capitolo 5: *** CAPTOLO 4 ***
Capitolo 6: *** CAPITOLO 5 ***
Capitolo 7: *** Qual' è il misterioso passato di Ace e Rufy? ***
Capitolo 8: *** capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** UN BACIO AL SAPORE SHAKESPIRIANO. ROBIN, CHI SCEGLI ACE O JUSTIN? ***
Capitolo 10: *** capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** CAPITOLO 10 ***
Capitolo 12: *** capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** una stanza da incubo ...ma... ***
Capitolo 14: *** capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** avrò il tuo cuore! ***
Capitolo 16: *** capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** CAPITOLO 17 ***
Capitolo 18: *** Vedremo chi l' avrà vinta! ***
Capitolo 19: *** MAI SFIDARE UNA DUPREE' ***
Capitolo 20: *** Bon appetit! ***
Capitolo 21: *** capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** RINGRAZIAMENTO... ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** capitolo 25 ***
Capitolo 26: *** un dovere da mantenere... ***
Capitolo 27: *** cap 25 ***
Capitolo 28: *** Felicità ***
Capitolo 29: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** PROLOGO..... ***


 

  

 

SALVE A TUTTI.  QUESTA è LA MIA SECONDA  FANFICTION SU ONE PIACE SPERO VI PIACCIA UN KISS MARRION

BUONA LETTURA.

 

                                                            Prologo

 

Dal diario di lady Ashton.

1775.

Portuguese D. Ace, detto anche Ace pugno di fuoco è il pirata più feroce che abbia solcato gli oceani assieme a suo fratello Monkey D. Rufy, detto anche cappello di paglia, appunto perché indossa sempre un capello di paglia regalatogli da un amico tempo fa. Non c’è marinaio che osi pronunciare i loro nomi a voce alta per paura di evocarli dalle viscere dell’ inferno.

Si dice che avvistare le loro navi significhi andare incontro alla morte. Ace e Rufy sono due pirati,capitani di due navi che viaggiano sempre assieme alla ricerca di One piece, il tesoro di Gol D. Roger e di suo fratello Dragon.

Ace Pugno di fuoco non lascia scampo, non conosce la pietà. Una volta individuata la preda,è infaticabile nell’ inseguirla  e non si ferma finche non ha ottenuto la vittoria.

Portuguese  D. Ace è un uomo intorno a cui aleggia un aura di fuoco e una legenda misteriosa. Un uomo dotato di molti talenti e un potere potente : il fuoco, avendo mangiato uno dei frutti del mare. Come lui anche il fratello Rufy cappello di paglia ha mangiato uno dei frutti del mare acquisendo anche egli un potente potere : la possibilità di avere il corpo di gomma e i proiettili non gli fanno nulla.

Questa notte ho incontrato quell’ uomo, ho incontrato Portuguese D. Ace e ho sperimentato personalmente che creatura ammaliante sia. Come me anche la mia migliore amica,è rimasta affascinata da Monkey D. Rufy ma è testarda come me e ci ostinavamo a pensare che erano dei mostri.

Però, in effetti, sia Ace che Rufy erano fieri, selvaggi, e indomiti, ma soprattutto erano due straordinari esemplari di mascolinità, be forse Ace pugno di fuoco un po’ più di Rufy cappello di paglia,ma Nami è rimasta affascinata da quello li, che ci posso fare io.

Però, benché io muoia dal desiderio di avere Ace tutto per me, so fin troppo bene che nessuna donna potrà  mai vantare dei diritti su di lui.

Con la morte nel cuore, mi sono rassegnata al fatto di aver trascorso un’ unica, sola, straordinaria notte con il Maestro di Seduzione. Per un attimo ho ottenuto l’ impossibile e ho assaporato a pieno i piaceri del mio sesso. Non esiste uomo che possa reggere anche lontanamente il confronto con Portuguese D. Ace alias Ace pugno di fuoco.

Così concludo questa breve annotazione con lo stesso tono triste con cui ho concluso quella della notte scorsa.

Addio, Ace. Ti auguro di riuscire a sfuggire per sempre alla marina e per sempre alla forca.

Auguro lo stesso anche a te Monkey D. Rufy, creatura che è riuscita ad affascinare il cuore di ghiaccio della mia migliore amica, che considero come una sorella.

Addio.

Lady Ashton.

 

Allora che ne pensate come prologo fatemi sapere se continuare oppure eliminarla definitivamente

Un Kiss

Marrion

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Capitolo 2
*** CAPITOLO 1 ***


 

  

 

  CIAO SONO TORNATA SI LO SO PRESTO MOLTO PRESTO MA CHE DIRE L’ ISPIRAZIONE VINE E QUANDO VIENE BISOGNA COGLIERLA AL VOLO. RINGRAZIO CHI HA MESSO QUESTA STORIA TRA LE PREFERITE E TRA LE SEGUITE E RINGRAZIO DI CUORE CHI L’ HA COMMENTATA E CHI LA COMMENTERà UN KISS

MARRION

 

 

Charleston, South Carolina.

1780.

Quella era la notte del suo completo trionfo.

Robin Dupree sorrideva soddisfatta mentre Justin Wallingford la faceva volteggiare sulla pista da ballo affollata. In quella stessa pista sua sorella Nami ,stava volteggiando con un altro gentiluomo. Sembrava un generale della marina. Però, Nami da cinque anni a questa parte era diversa. Sempre a scrutare l’ orizzonte marino alla ricerca di qualcosa o qualcuno. Da quando cinque anni prima era uscita per la prima volta di sera con Lady  Ashton  era cambiata. Sembrava che aveva la testa fra le nuvole.

Chissà che pensava sua sorella minore, Nami Dupree? Robin era abbastanza preoccupata e decise che più tardi avrebbe parlato con lei. Erano cinque anni che non parlavano più e le mancava. Ma in quel momento lei doveva pensare a divertirsi. Dopo quegli anni di attesa,di consapevolezza profonda, aveva finalmente ricevuto la sua proposta di matrimonio.

E che proposta era stata! Indossando la sua immacolata uniforme della marina, Justin aveva battuto ripetutamente il monocolo sul bicchiere di vino che aveva in mano finche non aveva ottenuto l’ attenzione di tutti i presenti. Quindi l’ altero, ricercatissimo  viceammiraglio  aveva chiesto la mano di Robin al cospetto di tutta la buona società di Charleston.

Oh, era stata una serata fantastica! Robin ne avrebbe conservato il ricordo per tutto il resto della sua vita.

La musica si irruppe, e mentre lasciava la pista da ballo al braccio di Justin, Robin colse il sorriso compiaciuto di suo padre. Sir Charles Dupree , che aveva da poco passato la sessantina ed era il più celebre esponente del partito Tory di Charleston, non aveva ancora perso la notevole bellezza che lo aveva contraddistinto da giovane.

“Vado a prenderti una tazza di punch” si offrì Justin prima di allontanarsi da lei. Mentre si faceva strada fra la folla ,diversi uomini gli diedero una pacca sulla spalla, accennando con lo sguardo a Robin.

Lei si fermò davanti a suo padre.

“Hai un aria soddisfatta, questa sera” gli disse in tono scherzoso.

Il sorriso dell’ uomo si allargò “  E tu, Piccola Nico Robin ”  disse prendendo la mano che lei gli porgeva e sfiorava le nocche con un bacio paterno. “Sei splendida piccola mia, come tua madre.”

Lei arrossì al complimento . Il padre le tenne la mano e la strinse forte tra le sue. L’ aveva fatto spesso quella sera, quasi temesse che l’ imminente matrimonio della figlia, avrebbe potuto separarli in qualche modo.

Nulla si sarebbe potuto frapporre tra lei e il suo adorato padre. O almeno questo era quello che Robin pensava.

“Che mi dici di tua sorella Nami?”

“Oh, padre è così diversa da quella sera di cinque anni fa, ma sia lei che lady Ashton non ne vogliono parlare. Avevo deciso di parlare con lei sta sera ,ma non posso lasciare la festa. Lei se ne sta sempre fuori a scrutare l’ orizzonte e non capisco il perché padre.”

“Capisco bambina mia. Temo che la nostra piccola Nami si sia innamorata di qualcuno che non può avere. Ma Dio solo sa chi è questo tizio che ha reso la mia bambina così infelice.”

“Ma padre come è possibile che Nami si sia innamorata. Cinque anni fa lei aveva solo diciotto anni e ora ne ha solo ventitre, non può innamorarsi.”

“Tu ne hai ventiquattro eppure stai per sposarti. Robin l’ amore non si può programmare e tu questo dovresti saperlo visto che stai per sposare Justin.”

“Uhm, non saprei e poi io non…”

“Com’è che Justin  ti ha lasciata?” La irruppe il padre.

“Temo sia colpa del mio papà, non voglio abbandonarlo.”

Il padre sorrise. “ Be, ma ricordo che i balli li avevi riservati tutti per lui.”

“Si, papà ,ma i miei piedi hanno qualcosa da ridire.”

Entrambi scoppiarono a ridere poi Robin notò Nami.

“Se vuoi scusarmi padre ho visto Nami e…”

“Vorresti andare a parlare con lei. Si, vai pure figlia mia questo povero vecchio ormai è stanco di ballare, te anche con il dolore ai piedi sei ancora piena di energie io no.”

“Oh, scusa papà ma è così divertente parlare e ballare con te che avevo dimenticato il dolore ai piedi.”

“Io, purtroppo non posso dire altrettanto. Benché sia molto divertente parlare con te, la vecchiaia Robin, si fa sentire.”

“Grazie Papà” Robin baciò la guancia del padre ed andò da sua sorella.

Robin uscì sulla terrazza e vi trovò Nami i gomiti appoggiati al balconcino e che continuava a guardare imperterrita l’ oceano e l’ orizzonte.

“Nami?”

La ragazza si girò di scatto e si trovò di fronte Robin.

“Nico Robin!” esordi Nami

“Ciao, come va?”

“Oh, bene. Auguri per le tue imminenti nozze, sorella.”

“Cinque anni fa mi chiamavi sorellina, Robin oppure Ro –Ro. Adesso sorella o addirittura Nico Robin? Nami ma che ti è successo?”

“Nulla!”

“Non è vero! Cosa ti è successo quella sera di cinque anni fa. Hai incontrato qualcuno che non puoi avere, nee chan?”

“ E tu come fai a saperlo?”

“Allora è vero!”

Nami annui mesta.

“E chi è?”

“Non posso dirtelo!”

“Oh, Nami sono io Robin!”

“Non posso e non insistere! Ti prego” disse Nami facendosi triste e nostalgica.

“Ma Nami… ci sono tanti bei uomini che potresti avere, chi è costui che ti ha ghermito il cuore?”

“Robin, gli uomini che possiamo frequentare sono tutti cani che pensano a farsi una carriera e guadagnarsi medaglie a discapito …anf lasciamo perdere”

“No, continua!”

“No, Robin.”

“Ma guarda che non tutti gli uomini sono così, per esempio Justin …”

“Il tuo Justin è il secondo cane di pattuglia e ….scusami adesso devo andare. Trattala bene Justin merita il meglio.”

Infatti Justin era uscito in terrazza nella sua uniforme di vice ammiraglio della marina.
“No, Nami asp…”

“Scusala  Justin è innamorata ma a quanto pare non può avere quel l’ uomo. E non mi ha detto nemmeno chi è ,uffa!”

“ Uhm. E così io sarei un cane?” chiese Justin con una scintilla divertita in fondo agli occhi azzurri.

Invece di mostrarsi mortificata per il comportamento della sorella , Robin rise .

“Qui Fido,vieni. A cuccia.”

Lui sedette con aria ubbidiente sulla balaustra di marmo dove lei aveva battuto la mano, poi emise un piccolo uggiolio canino.

Il sorriso di Robin si allargò. E gli diede una pacca sulla testa sui morbidi capelli biondi.

“Bravo ragazzo.”

Justin l’ afferrò , attirandola tra le braccia.

“Dammi un bacio signorina.”

Scotendo la testa, Robin gli posò le mani sui bicipiti e si sciolse dal suo abbraccio.

“Assolutamente no.”

“Perché no?”

“C’è una festa all’ interno qualcuno potrebbe vederci.”

“E va bene entriamo.”

“Ma come siamo ubbidienti!”

“Bauu!”

 

 

Zoro Ronoloa  si fermò sulla soglia del salone dove si svolgeva la festa al fianco del suo famoso amico :Sanji.

Le persone riunite li quella sera, in particolar modo gli ufficiali della marina, che davano sistematicamente la caccia a  Portuguese  D. Ace e a Monkey  D. Rufy, sarebbero rimaste interdette se avessero scoperto che si trovano  in mezzo a loro due dei pirati più famosi delle ciurme di Ace pugno di Fuoco e di Rufy cappello di Paglia. Ace amava sfidare il destino e Rufy non era certo da meno. Affrontavano di continuo rischi mortali con un sorriso noncurante. Anche Rufy e Ace si erano infiltrati in quella festa ed erano pronti a comminarne un'altra.

Molte volte Zoro li aveva visti stringere la mano a questo o a quell’ ufficiale che miracolosamente non li avevano riconosciuti ma che avevano giurato di catturare e intascarsi le taglie di quei maledetti pirati a  costo di morire  nel tentativo, magari avrebbero avuto l’ onore di averli catturati.

A salvare Ace e Rufy dalla forca era la loro incredibile capacità di mimetizzarsi.

“Che nome userai questa sera, Ace?” chiese Zoro al primo dei suoi capitani

“ John Smith” proruppe Ace con un sorriso noncurante.

“ E tu, Rufy?” chiese Sanji al secondo capitano.

“Tom Smith, mi sembra logico sono suo fratello, e anche nella menzogna resto tale” esordì Rufy indicando Ace.

“Ma che devo fare con te fratellino. Mi stai attaccato come una sanguisuga.”

“ Eh, eh. Non dire che ti dispiace. Quante volte ti ho salvato la vita!”

“Ehi, ti ho ripagato anche il doppio per questo Rufy!”

“Non è vero ti ricordi quando stavi per essere ucciso da quell’ ufficiale tutto fumo e niente arrosto, chi ti ha salvato la vita, Ace!” disse Rufy sorridendo e prendendo in giro il fratello.

“Oh,ma devi continuamente ricordarmelo. Tu, e non sai che vergogna farsi salvare dal fratello più piccolo.”

“Smettetela! Abbiamo un compito da assolvere!”

“Hai ragione Zoro”

“Bene vi auguro buona caccia! Forse anche con qualche pollastrella!”

“Già!” convenne con un sorriso sornione Ace.

“Già.” Disse tristemente Rufy ripensando a una donna in particolare conosciuta cinque anni prima.

“ Ehi, fratellino che hai?” chiese preoccupato Ace.

“Nulla.” Rispose velocemente Rufy.
“Pensi ancora a Nami?” proruppe Pugno di fuoco

“No.” Mentì capello di paglia

“ Si certo come no!” disse in tono sarcastico Ace.

“Andiamo.” Esordì Rufy infuriato.

“Va bene dividiamoci!”

Gironsolando  per la sala Ace guardava con disgusto tutti quegli ufficiali. Ma proprio in quel momento andò a sbattere contro qualcuno.

“Oh, Perdonatemi, mademoiselle. Spero che non vi siate fatta male!”disse con un sorriso che disarmò la giovane.

Robin ricambiò il suo sorriso intrigante e finalmente riuscì ad alzare il viso e rispecchiarsi in un paio di occhi neri come la pece, poi finalmente sciolse il nodo che gli si era formato in gola e riuscì a parlare.

“Sto bene, vi ringrazio. Spero solo di non avervi fatto sorridere con la mia goffaggine.”

Ace scoppiò in una profonda risata. Profonda e sensuale alle orecchie di Robin e le suscitò un brivido.

“Vi prego, sentitevi libera di gettarvi tra le mie braccia tutte le volte che desiderate.”
“Eccoti qui Robi” disse Justin entrando e osservando Ace.

“Non credo di conoscervi, signore. Chi siete?” chiese Justin gelido.

“Conte” Lo corresse Ace con voce altrettanto gelida. “ Conte  John Smith!” poi rivolse la sua attenzione   a Robin, che si sentì avvampare sotto il suo sguardo penetrante.

“E voi, Mademoiselle?”

Robin avvertì la rabbia e la gelosia di Justin , che però, troppo gentiluomo per comportarsi in modo meno corretto, rispose in sua vece.

“Permettetemi di presentarvi  …” fece una pausa per sottolineare la parola “ la mia fidanzata Nico Robin Dupree”

Robin tese nervosamente la mano al conte alias Ace e si proruppe in una riverenza.

 

To be continued

 

ALLORA CHE VE NE PARE FATEMI SAPERE UN KISS MARRION

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Capitolo 3
*** CAPITOLO 2 ***


 

  

 

ECCOMI TORNATA CON UN NUOVO CAPITOLO. Ringrazio tutte le persone che hanno letto questa storia e messa nelle preferite e seguite. Ringrazio di cuore chi l’ ha commentata o anche chi la ha semplicemente letta un kiss marrion .

Buona lettura”

 

                      

                       ACE E ROBIN

 

 

 

 

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               NAMI E RUFY.

 

Capitolo 2

 

 

 

La mano calda di lui coprì la sua. Le dita lunghe e bene curate appartenevano senza dubbio a un gentiluomo,eppure Robin avvertì sul palmo delle callosità che contrastavano con il suo titolo nobiliare.

L’ uomo si chinò sulla mano . il suo respiro caldo le solleticò la pelle, trasmettendole brividi di piacere in tutto il braccio. Quando le sue labbra si posarono sul dorso della mano,le diedero un piccolo morso impudente. Interdetta, Robin sentì il sangue scorrere più veloce nelle vene e un punto segreto del suo corpo pulsare improvvisamente di desiderio.

“ E’ un grande piacere conoscervi, mademoiselle.” Le disse con tono di voce che oscillava tra il fragore del tuono e la dolcezza del miele. Dal momento che Ace non accennava minimamente a lasciarle la mano, Justin scattò sull’ attenti e fece un piccolo inchino  per attirare l’ attenzione del conte.

“Io sono il vice ammiraglio  Justin Wallingford.”

Il conte lasciò andare la mano di Robin. I suoi lineamenti si irrigidirono e la sua espressione si fece guardinga,mentre lo scintillio di fuoco nei suoi occhi tradiva una viva emozione. Era un sentimento istintivo e primordiale e se Robin non avesse saputo che era impossibile, avrebbe giurato che si trattasse di odio.

“Così voi siete il figlio più giovane di Gabriel Wallingford.”

“Conoscete mio padre?” chiese Justin, raddrizzando la schiena con orgoglio.

Ace conosceva molto bene Gabriel Wallingford. Era l’uomo che per poco non lo aveva ucciso se non fosse intervenuto suo fratello Rufy.

Il sorriso del conte era freddo, formale.

“Si lo conosco. E’ un vecchio amico di famiglia” forse era meglio dire nemico di famiglia. Si perché era nemico suo e di suo fratello.

Quelle parole nascondevano qualcosa, Robin ne era certa.

Il conte percorse con lo sguardo la folla “ E’ per caso presente, questa sera?”

Justin scosse la testa. “ No, sbarcherà tra una settimana. E’ per mare a dare la caccia a qui maledetti pirati. Ne avrò sentito parlare Ace pugno di Fuoco e  Rufy cappello di paglia. Maledetti. Li vorrei catturare con le mie stesse mani e vederli penzolare dalla forca. Sa, Cappello di paglia e Pugno di fuoco sono fratelli sarebbe veramente una fortuna incredibile catturarli e vederli penzolare insieme sulla forca. Insieme fino alla morte.”

I lineamenti del conte tradivano un moto di disappunto. I lineamenti di Ace tradivano odio puro. Si lui sarebbe morto insieme al fratello ma di certo non per mano della marina e di quello stupido idiota che non si rendeva conto di chi aveva davanti. Poi riprese un espressione impassibile.

“Peccato! E si ho sentito la fama di quei due pirati!” poi si rivolse a Robin. “Vedo che le coppie si preparano per il prossimo ballo. Posso avere il piacere, signorina Dupree?”

“A Robin non piace ballare” intervenne Justin, prima che lei potesse aprir bocca. Il conte lo ignorò e rivolse a Robin uno sguardo audace e intenso.

Medamoiselle?”

“con molto piacere.” Rispose lei senza riflettere.

Guardando il viso di Justin, si rese conto di aver dato la risposta sbagliata. Pazienza. Sapeva bene come gestirlo. Il giorno dopo l’ avrebbe perdonata. Lo faceva sempre.

Accettò il braccio che Ace le offriva e si lasciò condurre sulla pista da ballo. Non appena ebbero preso posizione, la musica incominciò.

Circondata dalle sue braccia possenti, Robin si sentì tesa ed emozionata come una ragazzina al suo primo ballo da debuttante. L’ attraente profumo di legno di sandalo e tabacco pregiato del conte le dava alla testa. A ogni passo perfetto che eseguiva, lei ne avvertiva la forza trattenuta. Mentre la faceva volteggiare sulla pista, intravide Nami con un altro signore. Sembrava sempre triste,  ma per lo meno aveva accettato di ballare con qualcuno. Bene. Ace voltò lo sguardo nella direzione in cui era voltata Robin e notò suo fratello che danzava con una fanciulla. Nami! E poi diceva che non le  interessava e che non pensava più a lei. Ma Nami non lo aveva riconosciuto e per tutti i Kami sembrava che stesse al funerale di sua madre. Non la ricordava così.

“Signorina Dupree posso farle una domanda?”

“Mi dica.”

“la giovane ragazza dai capelli rossi che balla laggiù con quel signore …”

“Oh, intende Nami mia sorella?”

Sua sorella. La scoperta sconcertò Ace ma continuò e le chiese .

“E’ sempre stata così? Voglio dire qui tutti si divertono , lei sembra che sia al funerale di sua madre!”

“Anf, signor conte, Nami è così da cinque anni a questa parte.”

Cinque anni. Proprio cinque anni fa Nami e Rufy  avevano passato una serata a parlare e a scherzare  mentre lui era nella sua cabina con lady Ashton a passare una rovente notte. Ricordava anche che fra i due si era istaurata una profonda amicizia che sembrava essere destinata a trasformarsi in qualcosa di più. Ma Nami non aveva riconosciuto Rufy perché quel cretino non indossava il cappello e lui aveva penato sette camice per farglielo togliere o lo avrebbero scoperto subito, ma lui sie è pure voluto mettere una stupida maschera. Ah, Rufy era veramente un idiota.

“Come mai?”
“vede mia sorella cinque anni fa è uscita per la prima volta da sola di sera con una mia vecchia amica, lady Ashton, non so se la conosce. Quando  l’ indomani sera è tornata a casa non faceva altro che piangere e scrutare l’ oceano e l’orizzonte alla ricerca di qualcuno o qualcosa. Le abbiamo chiesto cosa avesse ma lei non ha parlato per tre mesi. Non ha proprio parlato non ha spiccicato parola. Poi dopo tre mesi riprese a parlare e noi le chiedemmo cosa le fosse successo ma lei non diceva nulla. Non sembrava che le fosse successo qualcosa di brutto, ma sembrava che volesse proteggere qualcuno o qualcosa ma non ha mai detto nulla. E’ da allora che è così. Parla  pochissimo,mangia pochissimo e la sera piange sempre. Solo sta sera, dopo cinque anni, ho scoperto la causa del suo malessere.”

Ace si irrigidì e la scrutò con attenzione e paura. Poi lei continuò.

“ Il problema è che si è innamorata. Si è innamorata di un uomo che non può avere. Le ho chiesto chi era costui che le aveva ghermito il cuore ma non mi ha detto nulla. Non mi ha detto nemmeno il suo nome. Niente. Niente di niente eppure cinque anni fa eravamo così unite e ora. Anf. Chi è questo uomo è un mistero ma giuro che se me lo trovo fra le mani gli spezzo il collo solo perché ha fatto penare le pene dell’ inferno a mia sorelle e ancora tutt’ ora pena. Conte, si rende conto che è arrivata a denominare gli ufficiali della marina cani solo perché pensano di far carriere e conquistarsi medaglie a discapito …”

“ A discapito?”

“Eh non lo so. Nami ha lasciato la frase in sospeso.”

“Capisco.”

 Che caratterino che aveva quella Robin.  Ace sapeva cosa intendeva Nami. A discapito dei pirati. E in particolar modo a discapito suo e di Rufy. Oh, suo fratello si era trovato una ragazza devota e a quanto pare innamorata. Era arrivata a definire gli ufficiali cani, cose da matti. Nami era un angelo e sua sorella anche  ma lui…

“be in un certo senso do ragione a vostra sorella. Justin sembra un tipo insignificante. Non è l’ uomo adatto a voi.”

“ Justin non è insignificante! E che genere di uomo ritenete adatto a me?” chiese Robin con aria civettuola. “Forse ,voi stesso!”

Le braccia di Ace si irrigidirono attorno a lei. E  i suoi occhi assunsero un espressione imprescrutabile.

“Perdonatemi ,medamoiselle. Ho oltrepassato il limite.”

Ace smise di colpo di ballare  e si allontanò lasciandola sola al centro della pista da ballo.

Robin si accigliò. Non si era aspettata un comportamento del genere.

 

TO BE CONTINUED

ALLORA CHE VE NE PARE CHE FA CONTINUO OPPURE NO?UN KISS MARRION 

FATEMI SAPERE E SE VI VA LASCIATE UN COMMENTINO

KISS KISS

MER…

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Capitolo 4
*** capitolo3 ***


 

  

 

SALVE ECCOMI TORNATA . MI FA IMMENSAMENTE PIACERE CHE QUESTA STORIA PIACCIA. RINGRAZIO TUTTE LE PERSONE CHE LA HANNO COMMENTATA , CHI L’ HA MESSA TRA LE PREFERITE E CHI TRA LE SEGITE. VI RINGRZIO VERAMENTE DI CUORE E RINGRAZIO ANCHE CHI L’ HA SEMPLICEMEMNTE LETTA.

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CAPITOLO 3

La sera seguente, la taverna era piena di fumo e gremita di più corpi maleodoranti di quanti Robin avesse  mai annusato in tutta la sua vita. Nelle ultime due ore era stata impegnata ed evitare mani rudi e pericolose e a respingere rozze proposte, mentre ascoltava le conversazioni dei marinai, attenta a cogliere qualsiasi allusione a Portuguese D. Ace .

A pensarci, l’ idea le dava un po’ i brividi. Due di quegli uomini potevano essere i pirati che si diceva avessero ucciso più gente dell’ epidemia che aveva decimato Charleston l’ anno prima.

Che aspetto potavano avere due pirati del genera? Erano alti o bassi? Biondo a bruno?

Di certo il viso avrebbe tradito i loro animi brutali.

Oppure no?

Robin si avvicinò al tavolo intorno al quale sedevano gli ultimi quattro arrivati.  Posò davanti a loro i boccali di birra.

“E’ tutto?” chiese, imitando la parlata rozza di una cameriera di taverna. “O volete qualcosa da mangiare?”

Uno di loro le occhieggiò il fondoschiena.

“Penso che prenderò un po’ di questa pietanza succulenta!”

Con abilità recentemente acquisita, Robin schivò la pacca che stava per arrivarle sul sedere.

“Stai attento, tesoro” lo ammonì “ Questa pietanza ti farà venire una bella indigestione, senza contare il sonoro ceffone che ti mollerò se non mi tratti come si deve.”

Gli altri tre uomini seduti al tavolo scoppiarono a ridere.

“Farai meglio a darle retta” commentò uno di loro, sulla sessantina.” Ha l’ aria di essere capace di farlo sul serio.”

Robin si appoggiò il vassoio sul fianco. “ E se non lo faccio io, state pur certi che ci penserà il mio uomo, quello dietro il bancone, a staccarvi la testa.”

I quattro si voltarono all’ unisono verso il proprietario della taverna, che stava sollevando un enorme barile di rum per posarlo in un ripiano sopra la sua testa.

“tu staresti con quel vecchio bastardo?” disse il più giovane dei quattro seduti al tavolo con un sorrisetto sarcastico.“Non ci credo.”

Robin si infilò il vassoio sotto il braccio e assottiglio i grandi occhi blu.

“Ehi, Karl “ gridò per farsi sentire al di sopra del forte brusio delle conversazioni che c’era nella taverna.

“Chi è il tuo amore?”

Il viso da orso di Karl accennò la parvenza di un sorriso.

“Solo tu, mia dolce Robi. Solo tu.”

“Visto. Vuoi ancora assaggiare la mia mercanzia?”

Per tutta risposta l’ uomo si concentrò sul suo boccale di birra e Robin si fece un giro per i tavoli. Mentre si avvicinava in fondo al locale, Robin si occorse dello sguardo furioso di Justin. Così decise di avvicinarsi.

“ Sei pallido,tesoro” gli disse Robin con aria impertinente.”hai bisogno di un altro boccale di birra?”

Justin declinò l’ offerta “Ricordati che sei qui sotto mentite spoglie. Notizie di Ace pugno di fuoco o Rufy cappello di paglia?” mormorò.

Robin scosse la testa e smise di contraffare la voce, mentre si chinava fingendo di asciugare il tavolo.

“Ci sono un paio di pirati,qui, ma nessuno è Ace o Rufy.”

“Ace o Rufy?”

“Ehmm capello si paglia e Pugno di fuoco.”

“Robin che mi nascondi?”
“Niente!” dichiarò Robin.

“Ok, sta attenta.” Le raccomandò

“Stai tranquillo Justin. Con te, i tuoi uomini e Karl? Chi oserebbe farmi del male?”

Justin le afferrò il braccio, fissandola intensamente negli occhi.

“Robin” la mise in guardia, attirandola a sé. “Questo non è uno dei giochi che facevamo da bambini. Ace pugno di fuoco e Rufy cappello di paglia ci metterebbero un attimo a ucciderti.”

Robin arricciò il naso e osservò la sorella seduta al tavolo con gli uomini e lo sguardo triste. Robin aveva notato che quando Justin aveva nominato quei due pirati, il viso della sorella si era incupito, ma per iul momento lasciò perdere e rispose a Justin.

“Prima dovrebbero prendermi, e devo ancora incontrare l’ uomo capace di farlo.”

Justin era preoccupato ma le lasciò andare il braccio, permettendole di allontanarsi.

Prima che Robin si allontanasse del tutto …

“Robin?” chiamò Nami con un filo di voce la sorella.

“Nami! Dimmi?” rispose preoccupata Robin

“Potrei parlarti?” chiese Nami.

“Si, dimmi! Di che si tratta.” Chiese Robin curiosa

“Andiamo in un posto più riservato.” Disse Nami supplicante.

“ok, vieni fuori.” Acconsentì  Robin

Le due sorelle uscirono dalla taverna  e Nami cercò di parlare con lei

“Robin, vorrei spiegarti cosa mi è successo cinque anni fa.” Rivelò timidamente

“Oh, Nami sorellina, finalmente. Su forza parla, ti ascolto.” Disse Robin quasi con le lacrime agli occhi.

“Non piangere nee sama. Vedi cinque anni fa  con lady Ashnton abbiamo incontrato due persone e … e io mi sono perdutamente innamorata di uno di loro. Ma se lo verrebbe a sapere papà o anche Justin lo ucciderebbero subito.”
“Nami non puoi saperlo.” Disse Robin cercando di difendere Justin

“Si invece. Robin l’uomo di cui mi sono innamorata si  chiama  R…”

“Guarda un po’ che abbiamo qui! Due bellissime fanciulle”

Due uomini si erano avvicinati a loro e puzzavano di alcool e birra. Uno di loro afferrò Robin.

“Lasciami andare!” ordinò Robin con tono imperioso che aveva fatto sussultare molti uomini. Non riusciva a vederlo. Lui allungò una mano sudicia per palparle i seno, mentre su sorelle era nelle sue stesse condizione con l’ altro uomo.

“Ti ho detto di lasciarmi andare. Nami reagisci come face di piccola un colpo e via.”

A quelle parole Nami sorrise si girò e sferrò all’ uomo un calcio nella parti basse che lo fece svenire. La stessa cosa non poteva fare Robin perché lei era girata di schiena e l’uomo gli teneva le braccia intrappolate.

“Robin!”

“Nami scappa!” urlò Robin cercando di salvare la sorella.

“No non ti lascio sola.” Si rifiutò Nami
“Scappa!”Urlò

“Lasciami brutto bestione” urlò Robin riferendosi all’ uomo che la teneva prigioniera

L’uomo  stava per alzarle il vestito fin quando…

“Questa donna ti ha fatto una richiesta dovresti obbedirle.”

Nonostante  il tono basso, la voce dal timbro profondo sembrò echeggiare per tutto il paesaggio. Bassa,carica e potente. C’era qualcosa di familiare in quella voce.

Robin vide sua sorella sussultare e fare un accendo di sorriso rilassata. Sembrava che conoscesse l’ uomo che l’ aveva salvata.

Robin sollevò lo sguardo …

Il cuore gli si fermò nel petto.

La prima cosa che vide furono due occhi neri come la pece, scuri, profondi. Occhi peltro al chiarore della luna, un nero che dava anche sull’ argento e una fiamma di fuoco rispecchiava all’ loro interno. Occhi che reprimevano una furia terribile.

Impossibile.

Il conte John Smith.

Invece dell’ impeccabile abito da corte, indossava solo un paio di pantaloncini fino al ginocchio neri e una cintura arancione  in vita con una lettera “A” sulla gamba destra teneva un pugnale e il torace era nudo con i muscoli al vento adornati solo da una collana rossa a palline. In testa indossava un cappello da cowboy color cuoio e con alle estremità i lacci uniti da un cerchio con un toro che dava le corna verso il basso. L’ uomo che la teneva prigioniera appena lo vide gli si tuffò addosso con un coltello. L’ uomo lo schivò e gli assesto un pugno in pieno stomaco e subito si accasciò a terra. Aveva la maglietta bruciata, ma Robin non ci fece molto caso. Dopo 5 minuti l’ uomo si rialzò e scappò immediatamente portando con se anche l’ amico svenuto ai piedi di Nami . Intanto Nami sorrideva.

Perché sorrideva? Robin non riusciva a capirlo.

“Vi chiedo scusa signorina,per le maniere rozze di certi uni.” Disse il conte con voce profonda.

“Uhm. Che fine ha fatto il vostro accento.”

Il conte la squadrò con un mezzo sorriso

“Ma di cosa state parlando?”

“Di voi? Perché vi trovate qui,vestito in questo modo? E perché parlate così?

L’ uomo corrugò la fronte come se Robin fosse uscita di senno.

“Mi dispiace. Dovete avermi confuso con qualcun altro” disse Ace guardandola e poi guardando Nami sorridendo.

Robin allora lo osservò  e ciò che vide la fece impallidire. Sul braccio nudo l’ uomo aveva un tatuaggio e vi era scritto …

A

X

C

E

AXCE – X = ACE

Mio Dio, è Ace pugno di fuoco.

Lo sapeva. Sentiva, con ogni molecola del suo essere  e con ogni granello  di istinto che avesse mai posseduto, che quell’ uomo astuto era l’ unico che poteva aver eluso tanti tentativi di catturarlo e lei aveva ballato con lui! Accidenti!

Si rese conto che l’ unico modo per uscire da quella situazione era assecondarlo.

“Avete ragione. Io … devo essermi sbagliata. Grazie per avermi aiutata. Nami andiamo.”

“Robin vai io resto un pò qui a prendere una boccata d’ aria.”

“Sta attenta!” disse preoccupata continuando ad osserva con la coda dell’ occhio il pirata.

“Ah Ah ah si tranquilla Ro- Ro.”

Nonostante tutto Robin era contenta Nami aveva ripreso a chiamarla Ro Ro.

“Quante volte ti devo ripetere di non chiamarmi Ro Ro.

“Tante,tante Ro Ro, devi ripetermelo ancora  tante volte. Abbiamo cinque anni da recuperare.”

“Povera me!” disse con un sospiro Robin

Ace accennò un sorriso. Quella ragazza sembrava simpatica. Ace si fece da parte, mentre Robin si allontanava in fretta e rientrava.

Nami e Ace erano rimasti soli e …

“Ciao Nami.” Disse con un sorriso dolce Ace alla ragazza.

Nami aveva le lacrime agli occhi.  Non riusciva a credere che fosse la.

“Ciao Ace.”disse la ragazza, cercando di trattenere le lacrime.

“Su, su non piangere!Sono qui adesso no?” disse Ace , cercando di sdrammatizzare.

Nami non ce la fece più si girò di scatto e si buttò fra le braccia di Ace piangendo e stringendolo forte a se.

“Ciao. Ciao Ace, Oh, amico mio quanto tempo. Mi sei mancato tanto.” Disse stritolandolo sempre di più.

“Nami su n…” cercò di risponderle Ace ma Nami aveva un altro pensiero fisso in testa. E come biasimarla.

“E Rufy? Ace, Rufy come sta ? Dov’è ? perché non è con te? Ha sentito la mia mancanza? Io da morire. Lo voglio vedere.  Ace! Dove è ?  Dove è Rufy!”

“Ohi, ohi, calmati Nami Mi stai stritolando.  Per ora Rufy non c’è ma ti prometto che lo rivedrai! Presto.”

“Uffa!” disse Nami allentando la stretta sul corpo di Ace, ma, tendendolo sempre vicino a se legato in un abbraccio.

“Nami sei una bambina!” la prese in giro il pirata.

“Senti chi parla. Il pesce lesso o meglio il pirata lesso.” Lo prese in giro la piccola Nami.

Entrambi scoppiarono a ridere.

“Nami, ascolta io oh…lascia perdere…”

“Ace dimmi?”
“No, nulla adesso rientra prima che tua sorella venga qui con tutta la marina e mi uccida seduta stante.”

“No. Non lo premetterei.” Disse sicura la ragazza.

“lo so Nami. Ti voglio bene.” Le sussurrò dolcemente quelle parole all’ orecchio Ace.

“Anche io, tanto, tanto.” Disse Nami con fare da bambina.

Ace sorrise e la strinse a se.

“Oh, ascolta Ace, Io vorrei parlare di Rufy a Robin, lei …”

“Nami, No!” Ace si staccò da lei e la guardò preoccupato.

“Oh, ma perché ,mi sento così sola …” sussurrò triste.

“Nami ti dirò la verità. Metteresti in pericolo Rufy perché lei lo andrà a dire al suo futuro maritino e addio Rufy.”

“Ace, Robin non lo farà!” disse sicura Nami conoscendo il vero carattere della sorella. Quello che mostrava solo a lei

“Ne sei sicura?” chiese titubante.

“Si!” affermò lei.

“allora puoi dirglielo!”

“No, Ace non lo farò.” Dichiarò Nami

“Ma se fino a cinque secondi fa…”

“Ascoltami bene Ace, ho pensati a Robin i questi cinque secondi.”
Ace la guardò confuso. Nami sospirò e gli spiegò tutto.

“Ace,Robin non ama Justin lo sposa solo per dovere. Lei ancora non lo sa di non amarlo. Lo considera il suo migliore amico, sono cresciuti insieme e lei prima o poi si doveva sposare no. Se io le dico di Rufy e ciò che provo per lui e come mi sento con lui, non credi che metterei mia sorella a conoscenza di qualcosa che non può avere?”disse Nami triste per la sorella. Ace annuì comprendendo Nami e sentendo un dolore al petto per Robin. Per Ace nessuno si doveva sposare.

“Si, hai ragione ma cosa non può avere Robin?” chiese Ace preoccupato per Nami e triste per Robin. Era terribile un esistenza senza amore ma lui non si sarebbe mai sposato e quindi non c’erano problemi, ma Robin …

“L’ amore Ace. Robin non conoscerà mai l’amore e io non voglio farla soffrire, capisci?”

“Si credo di si” No, non ci capiva molto su argomento amore ma sapeva che bisognava sposarsi  solo se c’era l’ amore e Robin a quanto pare non lo stava facendo.

“Grazie Ace è stato bello rivederti. Adesso è meglio che vada ciao.” Disse Nami felice.

“Ciao, futura cognatina.”

A quella parole Nami si bloccò e si girò verso Ace..

“Co ..Co ..Cosa significa?” disse Rossa come un peperone Nami.

“Lo capirai molto presto. Ciao” Disse Ace con un sorriso noncurante in volto.

“Ace!” ma lui era già scomparso.

e Nami rientrò pensierosa.

 

ALLORA CHE VE NE PARE FATEMI SAPERE UN KISS MARRION a presto.

Fatemi sapere se continuare un kiss  Mar…

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Capitolo 5
*** CAPTOLO 4 ***


 

  

 

Eccomi tornata con un uovo capitolo del il corsaro della seduzione. Ringrazio tutte le persone che hanno messo questa storia tra i preferiti …

PREFERIT I…

1 - akagami95 [Contatta]
2 - Mymoon96 [Contatta]
3 - wans [Contatta]

 

 

Chi l’ ha messa nelle Seguite …

1 - aliena [Contatta]
2 - Allen_Anne_Black [Contatta]
3 - benny92 [Contatta]
4 - ChibiRoby [Contatta]
5 - Erichan [Contatta]
6 - fenicex8 [Contatta]
7 - kamura86 [Contatta]
8 - Lalla91 [Contatta]
9 - RuNami 4 ever [Contatta]
10 - SARAHPOXY [Contatta]
11 - wans [Contatta]
12 - xXFedeXx [Contatta]

 

E chi tra le ricordate …

1 - wans [Contatta]

 

E CHI L’ HA COMMENTATA GRAZIE, GRAZIE DI CUORE

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ADESSO BUONA LETTURA UN KISSONE MARRION

Robin lanciò uno sguardo di trionfante a Justin

“Hai visto? E’ Ace Pugno di fuoco. Ha appena colpito un uomo senza alcuna ragione apparente.”

“Per quanto ne sappiamo quell’ uomo potrebbe avergli sedotto la moglie.”

Robin si raddrizzò e gli lanciò un occhiataccia “ Oh, andiamo Justin. Ti dico che è lui! Non lo riconosci,dal’ altra sera? Fingeva di essere il conte Smith, sicuramente per raccogliere informazioni su …”

“Robi, ti prego” la irruppe lui, con voce spazientita.

“Quell’ uomo non assomiglia affatto al conte. E’ palesemente un povero marinaio entrato a bere qualcosa. Il conte era molto più alto e dotato di portamento regale.  Quell’ uomo non è certo un nobile. Usa la testa Nico Robin: perché mai Ace pugno di fuoco dovrebbe lanciarsi in aiuto di una sgualdrina da taverna?”

“Se permetti” tenne a precisare Robin “ non sono una sgualdrina.”
“Sai bene cosa intendevo.”
Lei sollevò le mani in un gesto di rassegnazione. Come poteva, Justin, essere così ottuso?

Infuriata Robin si voltò dall’ altra parte

“Vuoi una prova? Te la darò”

Robin avanzò tre passi verso Ace.

“Ehi, Ace pugno di fuoco” gridò

L’ uomo che osservava non si mosse.

“Hai visto?” sbottò Justin “ Non ha battuto ciglio. Te l’ ho detto che non era lui.”
Robin si morse le labbra. L’ uomo non si era mosso, ma tutti gli altri, nella taverna, si erano voltati a guardarlo. Aveva avuto la prova che cercava.

“Vai ad arrestarlo. Se mi sbaglio, puoi sempre rilasciarlo.”

“Impel Dow cambia un uomo Robin. Non si può catturare qualcuno senza esserne sicuri al cento per cento  e poi dopo un paio di mesi  lasciarlo andare dicendo – Oh, scusa mi sono sbagliato mi sembrava tu fossi Ace pugno di fuoco- e poi se ti sbagliassi, sarò lo zimbello di tutti.”

 

“Che cosa facciamo?” chiese Shenk ad Ace, cercando con poco successo di assumere un aria disinvolta.

Ma  Ace ,come suo fratello, era fin troppo abituato a trovarsi in situazioni del genere per lasciarsi turbare da quell’ ennesimo tradimento.

“Voglio che tu esca da qui come se niente fosse, Shenk. Nessuno , a parte questo idiota svenuto sul pavimento ,sai chi sei, quindi non corri alcun rischio.”

“E tu?”

“Non preoccuparti per me.”

“Ace …”

“Posso essere finito in un pantano, Shenk, ma non ci affogherò dentro. Ora vai, mettiti in salvo.”

Con riluttanza, Shenk si alzò dalla sedia. Solo dopo che si fu chiusa la porta alle spalle, Ace osò lanciare un occhiata nella direzione in cui Robin stava discutendo con Justin.

Quella si che era una scena divertente!

Senza dubbio, quell’ idiota l’ aveva portata li per sentire se qualcuno nominava Ace pugno di fuoco o Rufy capello di paglia, e ora che la ragazza ne aveva trovato uno, quell’ idiota si rifiutava di crederle.

Che cosa ma trovava la ragazza in quell’ uomo? Si è vero lo stava per sposare, ma se quello che Nami gli aveva detto era vero, Robin non conosceva l’ amore. Lanciò un’ occhiata a Nami seduta di fianco alla sorella e notò l’ espressione triste, e capì che era per lui che si stava preoccupando, ma anche per sua sorella. Lei aveva detto di aver visto Ace e Justin non le voleva credere e in più lei non poteva capire cosa si provava a volere qualcuno che non si potrebbe avere. Robin non sapeva cos’ era l’ amore e di questo Ace era triste per lei.

Le donne! Non sarebbe mai riuscito a capirle.

Sapeva di doversela filare prima che l’ ufficiale si rendesse conto della situazione. Ma si stava godendo troppo quella piccola sceneggiata per andare via. Inoltre, non esisteva imboscata alla quale sia lui che suo fratello, che per fortuna non era li, non fossero in grado di sfuggire.

Non esisteva uomo o donna che potesse trattenerlo.

Certo un a donna nuda nell’ letto poteva trattenerlo un po’, se la trovava attraente.

E Ace trovava Robin Dupree estremamente attraente.

Percorse la schiena della ragazza con un lungo sguardo di apprezzamento. La gonna che indossava era abbastanza corta da lasciar intravedere le caviglie. Erano eleganti e sottili. Non riusciva a vedere le gambe perché coperte dalla gonna, ma il corsetto lasciva spazio alla fantasia. Legato con dei nastrini sulla schiena riusciva a mettere in evidenza il seno. Il capelli erano lunghi e neri per niente somiglianti a quelli rossi di Nami, anche lei, come la sorella li portava lunghi, ma non si somigliavano per niente. Gli occhi da quella distanza non riusciva a vederli ma sapeva che erano blu come l’oceano .

La ragazza, furente ,fece un segno nella sua direzione , poi ammutolì quando i loro sguardi si incontrarono.

Ace si sentì come se fosse stato colpito da un fulmine. Il tempo sembrò rimanere sospeso, mentre continuavano a fissarsi ininterrottamente. Il brusio delle voci scomparve finchè Ace riuscì a sentire il battito del proprio cuore accelerato.

Santo cielo! C’era della magia nello sguardo di quella donna! Un potere sconosciuto che non aveva mai incontrato prima. Desiderava solo attraversare la stanza, prenderla tra le braccia e portarla su un letto per fare l’ amore con lei tutta la notte.

In quel momento prese una decisione.

Non aveva avuto intenzione di coinvolgere Robin e Nami in quella storia. Ma se Wallingford e il damerino accanto a lui che corteggiava Nami, volevano che fossero coinvolte, l’ avrebbe accontentato. Il destino aveva messo Robin sul suo cammino e Nami su quello del fratello per ben due volte, e lui non aveva intenzione di mettere in discussione  quello che il destino aveva messo in serbo.

Wallingford si alzò in piedi. Con il viso rosso di rabbia, si avvicinò a lui con passi rigidi.

Ace dovette ricorrere a tutto il suo autocontrollo per distogliere gli occhi da Robin  e ricambiare lo sguardo dell’ ufficialetto.

“Perdonatemi, signore” disse Wallingford, lanciando un occhiata di superiorità a Robin.

“Mi dispiace disturbarvi, ma potete dirmi, per favore, se siete Ace pugno di Fuoco?”

“Si, viceammiraglio” rispose Ace con un sorriso malizioso “ Avete trovato il vostro uomo. Ma la questione è: siete capace di prenderlo?”

Justin spalancò gli occhi, cercando di sfoderare i fretta la spada.

“Uomini, è lui!” Gridò terrorizzando Nami. “Prendetelo!”

Ridendo della sua inettitudine, Ace reagì in una frazione di secondo. Spinse via Wallingford. I due uomini che erano seduti con lui stavano scortando Robin e Nami alla porta.

Ace lanciò un urlo…

“Rufy! Vieni con me!”

Da fondo del locale un ragazzo si tolse il mantello rivelando la sua faccia e il suo cappello.

Rufy Cappello di paglia il fratello di Ace pugno di fuoco.

Ace diede fuoco alla taverna che nel frattempo si era svuotata intrappolando però con le fiamme gli altri marinai. Rufy frattempo lo proteggeva delle pallottole nonostante gli facessero male lui resisteva.

“Rufy !” Ace sapeva che Rufy non stava bene ancora gravemente ferito dall’ ultimo combattimento contro i pirati di barbanera, ma nonostante tutto lo proteggeva. Era il fratello migliore del mondo e Ace non voleva perderlo.

Ace vide il fratello accasciarsi un attimo a terra senza respiro lo avevano colpito gravemente. Ace afferrò per la vita Robin  e la trascinò versò di se raggiungendo il fratello poi si sentì un urlò …

“RUFYYYYYYYYYY!”

“NAMI!” urlò di rimando cappello di paglia poi come una furia Nami si buttò sul pirata proteggendolo.

Notando tutto questo Robin osservò prima NAmi, poi Rufy e infine Ace e allora decise. Avrebbe usato il suo potere per salvare quei tre.

“Fior fior” urlò Robin.

Tante mani spuntarono sotto il corpo di Rufy e Nami e Ace che li trasportato in cinque minuti  ai piedi della nave di Pugno di fuoco.  Ace, però, con uno scatto prima di essere trasportato chissà dove,m aveva trascinato con se Robin, rapendola.

Ma nonostante li avesse salvati e non si sapeva come Robin odiava ancora Ace,anche se adesso era sulla sua nave. Ma voleva una  spiegazione da Nami. Dopo tutto se la meritava. Ma mentre era aggrappata ad Ace notò qualcosa di umido su un fianco  e si preoccupò. Toccò quella macchia e …

ERA SANGUE!

“Provate a toccare quella ferita “ L’ avvertì Ace dolorante “e vi farò frustare!”

Robin si obbligò a ritirare la mano anche se lo voleva curare con tutte le forze. Ancora non capiva perché quando era fra le braccia di quel pirata gli smuoveva qualcosa dentro. Era meglio lasciarlo morire dissanguato che le importava fin quando …

“Ace fidati. Lasciala fare è in gamba. Robi, ti prego aiutalo !”

Ace corrugò la fronte e Robin guardò con rabbia la sorella.

“No. E tu mi devi delle spiegazioni, Nami!”

“Si, ok, Robin ma prima aiutalo! Ti prego” poi Nami fece gli occhi dolci e da cucciolo smarrito a cui Robin non sapeva resistere e ..

“Dai … dai … Nee Sama … ti prego ..almeno fallo per me … Ti prego salva Rufy e Ace.”

“Uff e va bene … posso curare cappello di paglia perché credo di aver capito che è lui che ami, ma, perché pure questo qui” disse Robin indicando con il dito Ace.

“Ehi, questo qui ha un nome:” esordì Ace

“Oh, semplice Nee Sama perché è il fratello di Rufy e poi perché io gli voglio un mondo di bene..”

“Oh, Kami a tutti e due “ disse schioccata Robin, fraintendendo il rapporto che c’era fra i tre.

“ Ma  … Ma che Accidenti hai capito Nee Sama. Non  intendevo in quel senso. Io l’ intimità c’è la ho solo con Rufy. Ace , lui è…”

“Intimità? Nami!” urlò Robin con un espressione di orrore in volto

“Robin io amo Rufy  e Ace è solo un amico. Robin, Amico!” Nami cercò di far comprendere il significato di quelle parole alla sorella anche se era difficile.

“uff ok. Accidenti!  non ti so dire mai di no! Vai a prendermi l’occorrente. Credo tu conosca questa Nave. Vero?” disse la sorella maggiore con un sospiro di rassegnazione.

Nami annuì felice e corse nello studio medico di Chopper e prese l’ occorrente.

Nel frattempo Ace e Rufy erano distesi sanguinanti a letto. Robin li osservava furiosa.

“Be, ciao io sono Ace e lui è …” tentò di conversare Ace nonostante il dolore.

“Sta zitto ,pirata! Non lo faccio per te!” disse Robin Risentita mentre sbottona la camicia ad Rufy.

“Oh, già lo fai per Rufy.” Disse maliziosamente
“No, nemmeno per lui!”

Robin era contrariata da quella situazione. Non sopportava di fare conversazione con lui anche se doveva ammetterlo : Ace pugno di Fuoco era davvero attraente, nonostante la profonda e sanguinante ferita.

“E allora per chi?”

 Ace distrasse Robin dai propri pensieri riportandola brutalmente alla realtà e facendole ricordare dove si trovava e per chi faceva tutto questo.

“Per Nami!”

Robin si avvicinò ad Ace e notò che teneva la mano sudicia e piena di terra sulla ferita al fianco destro.

“Vuoi togliere quella mano da li che mi infetti la ferita! Hai delle mani sudice sai!” disse spazientita e nervosa, Robin.

“Ti stai preoccupando per me, mocciosa?”

“Io? Preoccuparmi per uno come te? Non sia mai! Non hai portamento ne eleganza e figurarsi classe!”
“Sono  un pirata che pretendi!” disse sarcastico
“Che stai zitto!”

“Ma mi hai fatto tu una domanda e io rispondo!”

 

“Sta zitto!” lo rimproverò Robin mentre gli toglieva la mano dalla ferita.

“Ace! Smettila è sta zitto! La ragazza ha ragione!” Esordì capello di paglia che aveva appena riaperto gli occhi e fissava il fratello serio.

A Robin, Rufy fu subito simpatico al contrario di quel mascalzone del fratello. Nami aveva buon gusto. Dolcemente sorrise a Rufy e poi gli chiese..

“Ma non avete un medico a bordo? E Poi quanto ci mette Nami, Rufy?”

“Si,Robin il medico l’ abbiamo, Chopper è in gamba come medico ma al momento è impegnato! E poi così è tutta questa confidenza con mio fratello, signorina perfettina?” esordì Ace facendo infuriare Robin.

“prima cosa: non sono la signorina perfettina. Seconda cosa la domanda l’ ho fatta a capello di paglia e non ha te e terza cosa ma non per questo meno importante FATTI GLI AFFARACCI TUOI!”

“Oh, si certo!”

“Come ti pare.”

“Ace a me non dispiace che mi chiami Rufy! Ehi, dopotutto sono il ragazzo di sua sorella!”

“giust … aspetta … aspetta … aspetta …Rufy  ecco be tu e Nami siete … ecco vi siete mai baciati?”

“E ovvio che si sono baciati signorina perfettina e forse hanno fatto anche di più!E Robin quando dico di più, intendo nudi in un letto!”

Robin arrossì di bottò e le mancò l’ aria mentre Rufy

“Ace!” Urlò furioso Rufy “ Ti ammazzo!” Rufy tento di alzarsi per massacrare il fratello ma Robin “ Rufy No! Sei ferito!”

Il pirata si stese a letto e disse

“Lascia che mi riprenda, Ace e non vedrai sorgere un altro sole!” disse arrabbiato nero

“Dici sempre così, ma poi non lo fai mai!” lo prese in giro Ace

“Sta volta lo faccio lo giuro Ace! Robin non siamo mai andati oltre i bacio credimi!”

“Ti credo! E a quello li che non credo e che odio con tutte le mie forze!” disse Robin indicando Ace steso sul letto accanto.

“La cosa  è reciproca, mocciosa”la insultò Ace

“Mocciosa a chi!” Robin era pronta a dargli un pugno ma Rufy…

“Lascialo stare Ro è sol …” ma venne interrotto da ..
“Ecco RO l’ ho trovati!” esultò Nami entrando nella cabina e restando pietrificata. Rufy teneva la mano della sorella.

“Era ora NA!” disse Robin lasciando la mano di Rufy.

“Ma … che …che significa?”

“Oh, Nami non fraintendere ho solo cercato di separare tua sorella pronta a saltare a dosso ad Ace.” Disse con un filo di voce Rufy. Le sue condizioni stavano peggiorando.

“Pronta a saltare a dosso ad Ace? Robin!” disse Nami facendo finta di essere disgustata.

“Si, gli volevo saltare a dosso ma per lincialo di botte!” disse furiosa la ragazza.

“O meglio che dici per scoparmi, signorina perfettina!” la prese in giro Ace.

“AGHR ! NAMI LA VALIGETTA!”

“Ok, Ho capito un po’ di pazienza!”
“Nami ne ho avuta anche troppa di pazienza! Ora lo ammazzo sto tizio.”Robin era rossa di rabbia.

Nel mentre Rufy si era appisolato e con il rumero fatto dalle due sorelle e Ace si sveglio

 

“Ehi, ma cos’è questo fracasso!” urlò Rufy

Nami si distrasse dalla sorella e urlò

“Rufy!”

“Na … Nami?”

“Si, sono io amore. Ti sei svegliato finalmente.” disse Nami con le lacrime agli occhi

“OH, Nami amore mio!”

Rufy baciò NAmi e Robin si voltò dal lato opposto sotto lo sguardo divertito di Ace.

Robin decise che per quel momento era meglio curare Ace,anche se lo odiava a morte. Rufy era … come dire … un po’ impegnato.

“Leva quella mano o te la taglio.”

“Oh, scusi dottore!” disse Ace spostando la mano.

Robin prese il bisturi e lo disinfettò ma Ace…

“Ehi, no cos’è quello già il taglio c’è!” disse Ace preoccupato

“Devo togliere la pallottola si o no? Idiota!”

“Uhm. Ok!”

Robin affondò il bisturi nella ferita e …

“ Ahi, ma che diavolo …sta ferma strega mi fai male!” urlò Ace.

“Io? Io non faccio mai male a nessuno al contrario di te!” disse con sarcasmo e sadicismo nei suoi gesti.

“No, stai solo cercando di togliermi le budella. Cribbio Robin Fai male!”

“Non è vero!”

Mentre diceva questo Robin Affondò ancora di più il bisturi e sorrise. eAce Urlò.

“Dannata strega … esci quella spada da mio corpo. Strega Dannata!” Ace era sudato fradicio.

Quell’ urlò desto sia Rufy che Nami dal loro bacio appassionato e amorevole.

“Robin dagli l’antidolorifico e fa qualcosa non stare con quella lama infilzata nel suo corpo!”

“Se lo merita ,Nami! Lui  mi ha insultata.”

“Non fare la bambina.Robin essendo un medico non puoi essere sadica, fai il tuo lavoro che poi tocca al mio Rufy.”
“Per carità Nami non c’è ne bisogno.” Disse RUfy terrorizzato vedendo come quella donna aveva conciato il fratello ma Robin disse.

“Questo, cappello di paglia, fallo decidere a me!” poi gli sussurrò “Non ti farò male tranquillo.”

Robin disse quelle parole con tranquillità mentre affondava di più il bisturi nel corpo di Ace che urlò.

“Nami!” urlò terrorizzato Rufy.

“è lei il medico!” disse Nami con un sorriso sulle labbra e diventando sadica un po’ come la sorella. Nami sapeva che Robin non avrebbe mai fatto male a Rufy al contrario di Ace, ma sapeva cosa faceva.

“Vorrai dire l’ assassina ,Nami?”

“Oh, su Ace vedrai passera  subito!” disse Nami

“Uhm.” Annuì Ace.

“Ne dubito!” disse sadica Robin. Ace si spavento e Nami non stette più al gioco.

“Nico Robin!” urlò furiosa Nami.

“Oh, e va bene. Ma Nami non posso dagli l’antidolorifico o fargli  l’anestesia se mi si addormenta sotto i ferri rischia di non svegliarsi più. O forse dovrei farlo? Sarebbe meglio non credi.”

“Fallo ! Daglielo!” la sfidò Nami.

Ace  a quella prospettiva si preoccupò e ..

“Nami!” urlò Ace.

“Shh.” Disse La rossa.

“Si, lo farò!” disse Robin

Mentre stava per iniettare sul braccio di Ace l’antidolorifico si bloccò di colpo ripensando alle sensazioni provate stando e guardando lui.

Ace!

Robin buttò indietro la siringa con l’ anestesia e operò con gli occhi lucidi.

Dopo l’ estrazione della pallottola, le urla di Ace, Robin Fasciò la ferita di Ace e  lo fece accompagnare da Nami nella sua stanza mentre lei pensava a curare la ferita di Rufy.

“Perché non lo hai fatto?” chiese cappello di paglia

“Cosa?”

“Perché non gli hai iniettato l’ anestesia?”

“Non lo so, Cappello di paglia.”
“Rufy, chiamami Rufy , Robin. Prima che arrivasse Nami e c’era Ace mi chiamavi così”

“Ok, RUfy so solo che non l’ho potuto fare.  E poi tu mi sei più simpatico di tuo fratello.Adesso dormi che qui ho finito.”

“ ehi, ma non ho sentito niente.Grazie.”

“Di Niente. Ma non credere Nami mi deve delle spiegazione e io vi odio ancora tutti! Be forse a te un po meno.”

Detto questo si sedette sul divanetto e aspettò Nami. Appena Nami rientrò trovò Rufy addormentato con un sorriso sulle labbra e Robin la guardava seria.

Era giunto il momento doveva chiarire con la sorella.

 

ALLORA CHE VE NE PARE FATEMIO SAPERE UN GROSSO KISS MARRION

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Capitolo 6
*** CAPITOLO 5 ***


 

  

 

SALVE ECCOMI TORNATA CON UN NUOVO CAPPY DEL CORSARO DELLA SEDUZIONE. RINGRAZIO TUTTI QUELLA CHE HANNO LETTO E MESSO NELLE PREFERITI E SEGUITE QUESTA STORIA. RINGRAZIO DI CUORE CHI LA HA COMMENTATA O SEMPLICEMENTE LETTA UN KISSONE MARRION…

 

Nami osservava la sorella seduta sul divano con un espressione che faceva paura. Lentamente si avvicinò al letto dove Rufy era addormentato, gli depose un casto bacio sulle labbra senza svegliarlo poi si sedette accanto la sorella. Un silenzio di tomba era piombato in quella stanza interrotto solamente dal lento ticchettio dell’ orologio. Nami non sapeva come spigare la situazione alla sorella, ma le voleva bene e dopotutto aveva aiutato sia Ace che Rufy. Le doveva una spiegazione.

“Robin io …” Tentò di cominciare la rossa.

“Perché, Nami?” la irruppe Robin.

“Io lo amo!” esordì seria Nami “ So che è un pirata e Justin e la marina lo cercano, ma Robin è successo e ..”
“Non intendevo questo. Perché non me lo hai detto prima?”
“Perché tu stavi per sposare Justin e credevo che non avresti mai capito o accettato questo mio amore per Capello di paglia.”

“Nami, io non conosco l’ amore e questo tu lo sai. Però, dovresti conoscermi. Io non giudico dalle apparenze e magari avrei cercato di capire i tuoi sentimenti.” Disse triste la sorella maggiore.

“Non volevo farti soffrire.” Disse tristemente Nami.

“Ma su cosa dovevi farmi soffrire?”

“Tu stai per sposare Justin, ma sappiamo entrambe che non lo ami. Tu sposi Wallingford solo per dovere e io non volevo metterti a parte di determinate cose che tu non avresti potuto avere.”

“Io amo Justin! E poi di cosa avresti dovuto mettermi a parte?”

“Robin, hai mai guardato Justin come se fosse la persona più importante del mondo?” tentò di farle capire Nami.

“Nessuna persona è la più importante del mondo!”

“Oh, Robin si invece. Quando c’è l’ amore, la persona che ti fa provare determinate sensazioni diventa la persona più importante del mondo.” Tentò ancora Nami.

“Quali sensazioni?”

“Vediamo mi spiego meglio.” Nami si fermò un attimo a pensare volgendo lo sguardo verso Rufy  addormentato  nel letto e il suo cuore cominciò a battere all’ impazzata.

“Quando vedi Justin, Il cuore ti batte fortissimo, Robin?”

“Perché dovrebbe? Justin è una persona come tante altre. Come me, te, Capello di paglia e quel cretino di Pugno di fuoco.

“Lo odi proprio eh?”

“Si!” disse convinta Robin.

“Robin sai che fra odio e amore il confine è sottilissimo?”

“No, non lo so. Ma stanne certa io odio quello li!”

“Ok. Dimmi è Justin la persona che pensi interrottamente?” chiese ancora la rossa.

Robin pensò che dalla sera del ballo non aveva fatto altro che pensare al conte che poi però si era rivelato Ace pugno di fuoco. E adesso mentre curava cappello di paglia pensava a quanto  Pugno di Fuoco era odioso, maleducato, irrispettoso, affascinante e irresistibile e mascalzone di un pirata. Ma no! Non poteva essere ne era fermamente convinta.

“Come si fa a pensare ventiquattro ore su ventiquattro a una persona!” disse titubante Robin.

Però lei l’ aveva fatto con Ace la sera prima. Ma non significava niente.

“Non ti faccio nessun altra domanda per ora Robin rischierei di confonderti, ma stanne certa tu non ami Justin!”
“Nami!”

“No, Nami niente non lo ami e qualcuno deve dirtelo. Adesso dimmi cosa senti quando vedi Ace!”
“be, niente lo odio, è maleducato, ostinato, dispettoso, focoso, cribbio se è focoso. Inoltre non ha classe, mi insulta, mi chiama mocciosa e signorina perfettina e io odio essere chiamata così.”

“La domanda non era questa, ma lasciamo perdere. Lo trovi attraente?”

“…”

Robin non rispose la sorella la stava confondendo ma lei odiava Ace e si cribbio lo trovava dannatamente attraente.

“Robin?”
“Si, Nami è dannatamente attraente ma questo non cambi l’ odio che provo per lui e che vorrei vederlo penzolare dalla forca.”

“Ahaha. Questo non è vero se no non lo avresti curato anche se te lo avrei chiesto io, ma Robin tu …”

Nami lasciò in sospeso la frase ma aveva già capito. Ace Pugno di fuoco non era affatto indifferente alla signorina Robin Dupree e Nami avrebbe fatto in modo, prima o poi, che anche lei se ne accorgesse.

“Nami, come ti sei innamorata di cappello di paglia?”

“Non lo so è successo è basta.  Però, quella sera di cinque anni fa du brutti ceffi mi volevano rapire sia me che la signorina Ashnton ma Ace e Rufy ci hanno salvato e portate sulla loro nave da li io e Rufy abbiamo parlato a lungo e ci siamo scoperti innamorati. Dio come bacia bene il mio Ru! Da  quella sera abbiamo continuato a vederci per più di un mese ed è così che mi sono innamorata sempre di più di lui.”
“Ma la sera tornavi sempre triste!” affermò Robin.

“Si è vero perché sapevo che il mio era un amore impossibile e che presto lui sarebbe partito e io avrei dovuto scegliere fra la famiglia e l’ amore”

“E tu hai scelto la famiglia.”

“Si, Robin. Ma adesso basta io scelgo l’ amore che tu capisca o no.”

“Capisco e accetto e condivido la tua scelta. Ehi, dopotutto Rufy è simpatico!” disse contenta per la sorella Robin

“Oh, Nee Sama sei la sorella migliore del mondo e tu verrai con me!”

“Cosa?Cosa? NO Nami di a quello li che io resto!”

“No! Non dirò ad Ace che resti. Tu vieni con noi! Robin ti devo far conoscere l’ amore!”

“Ma ….”

“Niente ma….”

Detto questo Nami si alzò e si andò a stendere vicino a Rufy. Robin  sconsolata decise di uscire dalla cabina con in mente una mezza idea.

“Devi fargli conoscere l’ amore eh Nami?”

“Si, Rufy!” disse Nami stringe dosi al corpo del suo uomo facendo attenzione a non fargli male

“E chi sarebbe il cavo espiatorio?”
“Ma ovvio, ACE! Quei due sono attratti l’ uno dall’ altro e nemmeno se ne rendono conto.” Disse Nami convinta.

“Povero Ace e Povera Robin! Quando ti ci metti Nami, sei pericolosa.”

“Si, lo so.”

Dopo poco entrambi sprofondarono in un sonno profondo.

Intanto nella cabina di Ace …

“Ace so che hai …”

“Ascolta “ Lo irruppe Ace, mentre ripresosi dalla ferita si alzava dal letto sorpreso che le cure di Robin avessero fatto effetto così presto, decise di tornare sul ponte superiore.

“Ho bisogno che tu recapiti per me un messaggio al vice ammiraglio Justin Wallingford.”

“Non mi importa se è per … Wallingford?”

“Una delle nostre ospite è la fidanzata del figlio dell’ ammiraglio Wallingford.”

Morgan impallidì “ Non puoi pensare quello che stai pensando.”

Ace si massaggiò il fianco ferito, che gli doleva si, ma molto meno di prima. Robin era molto brava come medico. Doveva convincere  Morgan a scendere dalla nave prima di farsi medicare, sta volta da Chopper anche se Robin era brava non si fidava abbastanza di lei per chiederle un favore.

“Morgan, non ho tempo di scrivere la lettera di pugno. Ho bisogno che lo faccia tu. Di a Wallingford che lo aspetto all’ isola della Anime Perdute.”

“E’ un suicidio, Ace.

“No” disse lui, fissando con aria intenta le chine del porto. “ E’ una vendetta.”

 

ALLORA CHE VE NE PARE …FATEMI SAPERE….UN KISSONE MARRION

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Capitolo 7
*** Qual' è il misterioso passato di Ace e Rufy? ***


 

  

 

.

ED ECCOMI DI NUOVO QUI CON UN NUOVO AVVINCENTE CAPITOLO DEL CORSARO DELLA SEDUZIONE.

RINGRAZIO ANCORA TUTTE QUELLE PERSONE CHE HANNO LETTO QUESTA STORIA E CHE LA HANNO COMMENTATA E MESSA TRA LE SEGUITE E LE PREFERITE. UN GRAZIE VERAMENTE DI CUORE LA VOSTRA

MER ….

 

Morgan lo scrutò per diversi secondi, prima di parlare.

“Sai che barba bianca non approverebbe.”

La mascella di Ace si irrigidì al pensiero del vecchio Barba Bianca. Era un uomo mite e gentile ma quando si infuriava erano guai per tutti. Era un marinaio divenuto perita per scelta. Avevano fatto amicizia dopo che Ace era scappato e si era unito alla ciurma del pirata Robert Dreck. Quando Dreck aveva abbandonato la pirateria, il vecchio Barba Bianca deciso di imbarcarsi su una nave pirata, che si era votata alla causa dei patrioti  e Ribelli guidati da Dragon, all’ inizio di quella maledetta e sanguinosa guerra tra pirati e marina. Una nave che Wallingford aveva catturato otto mesi prima.

Da allora, Ace e Rufy davano la caccia a quel bastardo.

Con uno sguardo gelido, fissò Morgan.

“So per certo che Barba Bianca non ha approvato di essere legato all’ albero  maestro della Moby Dick, mentre Wallingford dava fuoco alla nave”

Cercò di oltrepassarlo, ma l’ amico lo afferrò per un braccio e lo costrinse a voltarsi verso di lui.

“So che volevi bene a quell’ uomo, ma lascia perdere, prima di farti ammazzare, Ace.”

Con un sorriso amaro, Ace si liberò il braccio dalla sua stretta.

“Lasciar perdere? Detto dall’ uomo votato a distruggere Isai Wiston? Da quanto tempo lo stai braccando?”

“E’ diverso. Lui ha ucciso mio padre.”

“E cosa credi che fosse Barba Bianca per me e Rufy?”

Ace detestava avvertire quella nota di dolore nella propria voce. Si gloriava del fatto che nulla riuscisse mai a toccare il suo cuore. Ma Barba Bianca e Rufy lo avevano fatto. In una vita di dolore, erano stati gli unici conforti che avesse mai avuto.. Barba Bianca e suo fratello Rufy, erano da sempre stati parte di lui. La saggezza e la bontà d’ animo del vecchio e … e … semplicemente Rufy  erano state le uniche due cose che gli avevano permesso di rimanere sano e salvo. C’erano momenti in cui Ace lo detestava per non essersi unito al suo equipaggio come aveva fatto Rufy diventando anche lui un capitano. Se lo avesse fatto, sarebbe stato ancora vivo. Invece Barba Bianca aveva dato a lui e a Rufy tutto ciò che si potesse desiderare e poi si era unito a quella maledetta nave pirata-patriota e si era fatto catturare.

Non c’erano stati superstiti. Wallingford aveva ordinato di sparare a chiunque fosse sfuggito alle fiamme.. Ace e Morgan rimasero a fissarsi, finchè Morgan non emise un sospiro.

“Mi dispiace ,Ace. Mi dispiace davvero per te e Rufy. Ma questo non ti farà trovare la pace, proprio come morire non riporterà in vita Barba Bianca.”

Quelle parole gli ricordarono l’ultima cosa che Barba Bianca aveva detto a lui e a suo fratello – Badate a non farvi uccidere prima di aver trovato la pace, figli miei. Sono in molti che si condannano all’ inferno senza che il diavolo debba alzare un dito.-

Ace e Rufy non si erano condannati all’ inferno. Per loro ci aveva pensato il mondo,tanto tempo prima. Era arrivato il momento che si compisse la profezia di sventura che loro madre aveva sussurrato loro all’ orecchio fin da bambini.

“Scriverai quella lettera, Morgan?”

L’ amico sospirò.

“TI devo troppo per rifiutare.” Il suo sguardo si fece di pietra. “ Accidenti a te! Non ti perdonerò mai, se farai la Fine di Barba Bianca. E questo Ace, vale anche per Rufy.”

Ace annuì. Avrebbe voluto dire qualcosa di rassicurante all’ amico ma il destino era tremendamente volubile.

Un giorno quel destino, come tutti coloro che avevano fatto parte della sua vita, lo avrebbe tradito.

Era inevitabile.

“Vai, adesso. Ho mille cose da fare.”

“Dagli appuntamento all’ isola delle Anime Perdute … Sei folle Ace Pugno di Fuoco. Che Dio abbia pietà della tua anima.”

Ace lo guardò andare via. Morgan era l’ unica persona che comprendeva il significato di quell’ isola. L’ unica persona che conosceva quella parte del passato suo e di Rufy.

Quella parte dell’ loro futuro.

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Capitolo 8
*** capitolo 7 ***


 

  

 

Eccomi di nuovo qui( Uffa ma che noia sempre qui sei Nb Voi – scusate se non volete non aggiorno, quindi se volete un continuo l’ unico modo per convincermi a farlo è commentare!NBme – Si si come no tanto aggiorni sempre presto Nb Voi – Bene, credete così? Perché non mi mettete alla prova! Se non trovo almeno 5 recenzioni e dico 5 non aggiorno Più.Nb Me.- staremo a vedereNb voi.)

Dopo questo piccolo dialogo tra me e voi che tra parentesi farò per davvero, ringrazio di cuore tutti quelli che hanno letto e commentato questa fan fiction. Chi l’ ha messa tra le seguite e chi tra le preferite e anche chi l’ ha semplicemente letta. Un grazie di cuore la vostra Marrion.

 

 

 

 

Capitolo 7

Robin si sedette al tavolo di legno posto al centro della stanza e appoggiò il  mento sulle braccia incrociate. Erano passato due giorni dalla discussione con Nami. Rufy si era ripreso subito e avevano fatto amicizia. Certo i rapporti all’ interno della nave erano tesi, ma Robin aveva trovato due amici Rufy il capitano per cominciare e un certo Sanji, il cuoco di bordo,che non faceva altro che fare le moine e corteggiarla in una maniera alquanto divertente. Non aveva niente da ridere su ciò che cucinava, perché ciò che Sanji cucinava era sempre sublime a detta di Nami. Lei non aveva toccato cibo per due giorni e non aveva intenzione di farlo. Nami era attaccata come una sanguisuga al suo “Ru”come lo chiamava lei, e lui di certo non se ne lamentava. Il ragazzo di gomma dopo tutto le stava un tantino simpatico. Al contrario, il fratello, Ace, era veramente odioso, scorbutico, si sentiva chissà chi e faceva lo spaccone con lei. Lo odiava. Ma allora perché erano due giorni che non smetteva di pensare al lui, ai suoi occhi neri come la pece ma che nascondevano un passato pieno di dolore. Questo anche Robin lo aveva notato. Al interno dei suoi occhi era sempre presente una fiammella Blu quando era calmo e scherzoso, ma che diventava rossa quando era furioso o doveva affrontare qualcosa di serio. Robin continuava a pensare a lui. Aveva una ripresa formidabile, sia lui che il fratello. Il giorno prima quei due erano stati feriti  gravemente e il giorno dopo sia Rufy che Ace erano sul ponte a impartire ordine. Quella mattina Robin aveva notato Ace dall’ interno della cabina. Era diverso dal giorno prima, ma non riusciva a individuare su cosa. La cabina era più larga di quanto avesse immaginato, con un lavabo in un angolo e un piccolo letto alla sua sinistra. Davanti a lei, grandi vetrate le consentivano di vedere il ponte della nave e di scorgere le luce del faro che era spento. La nave era ancora ormeggiata al porto solo che nessuno poteva vedere quella nave perché ricoperta di una resina che la rendeva invisibile. Era passata più di un ora da quando il pirata l’ aveva richiusa in quella cabina. Lei, aveva tentato la fuga qualche ora prima, ma il pirata se ne era accorto e l’ aveva richiusa nella cabina. Mentre lei veniva trasportata di peso nella cabina, aveva lanciato uno sguardo a Rufy che per la prima volta da quando lo aveva conosciuto, non aveva il sorriso sul viso. Poi volse lo sguardo alla sorella e ciò che vide le fece provare un brivido lungo la schiena. Nami aveva gli occhi freddi come il ghiaccio mentre la osservava venir trascinata. La sue espressione era un misto di delusione e preoccupazione per la persona che da poco aveva potuto amare liberamente. Sapeva cosa pensava Nami. Credeva che avesse spifferato tutto a Justin e che facendo così avrebbe perso l’ uomo della sua vita e quella del suo migliore amico. Ace Pugno Di Fuoco ! Il fratello di  Rufy Capello di Paglia. Robin aveva deluso Nami quella mattina, l’ aveva fortemente delusa. Non solo perché aveva tentato la fuga e messo in pericolo tutti i pirati presenti ma anche perché a quanto pareva, a dir di Nami, lei non voleva conoscere l’ amore. Ma lei ne era convinta. Conosceva un solo amore ed era quello che provava per il padre che era lo stesso di quello che provava per Justin. Se quello non era amore allora cos’ era?. Robin riusciva anche ad osservare le onde del mare notturno, mentre la costa di Charleston si allontanava, facendosi sempre più piccola. Quella sera la nave stava salpando e l’ allontanava da casa sua, da suo padre, e da Justin e dall’ imminente matrimonio. Ace l’ aveva rinchiusa li dentro per auto difesa e protezione propria e della sua ciurma e le aveva detto che doveva rimuginare su ciò che stava per combinare e sul proprio futuro e su cosa avrebbe voluto farne della sua vita. Se vivere la vita in una prigione dorata o avventurosa ed emozionate. Le aveva detto che la prima specie di vita l’ aveva vissuta per ventiquattro anni ma che non era più una bambina e che doveva crescere e scegliere cosa fare della propria vita. Quelle parole la fecero riflettere molto, ma ancora non era riuscita a trovare una risposta.

Tremava, scossa dall’ incertezza. Non sapeva che fare. Povero Justin. Si sarebbe rimproverato per sempre di quanto era accaduto. Non avrebbe avuto pace fin quando non l’ avesse ritrovata, in qualunque condizione Ace la lasciasse.

In cuor suo, Robin avrebbe voluto dargli la colpa, ma era lei che aveva identificato Ace Pugno di fuoco.

Ace fece il suo ingresso. Si era lavato e cambiato d’ abito. Anche dall’ altro lato della cabina, Robin riusciva a sentire il suo profumo fresco. Adesso indossava una camicia bianca che gli lasciava mezzo petto nudo e un paio di pantaloni stretti. La sua espressione era al tempo stesso decisa e acuta, intensa e rapace. Se lei non avesse saputo chi e che cos’ era. L’ avrebbe trovato un uomo incredibilmente bello.

“Che cosa volete?” gli chiese allarmata piazzando una sedia tra loro. Quello che era successo quella mattina l’ aveva terrorizzata e gli aveva fatto abbassare un po’ la testa.

“Non vi fidate ancora di me, vedo?”

“Dovrei?”

Il suo sorriso si fece serio.

“No” Ace avanzò verso di lei.

Istintivamente, Robin indietreggiò verso l’ altro lato della cabina, finchè non si ritrovò con le spalle contro la parete.

Con sua grande sorpresa Ace si fermò al tavolo al quale era seduta prima del suo arrivo e vi posò sopra una piccola chiave di ottone. Quando sollevò il viso per guardarla, il suo sguardo era freddo e serio.

“Questa è l’ unica chiave di questa cabina.”

Robin la guardò: scintillava alla luce della candela.

“Potete tenere la porta chiusa per tutto il viaggio, se lo desiderate.”

“Davvero non intendete abusare di me?”

Chiudendo gli occhi, Ace strinse i denti, con l’aria di un uomo che si sforza di essere paziente senza riuscirci più di tanto.

“No, non ho intenzione di abusare di voi’”

Erano di nuovo passati al voi dopo la bravata di Robin.

Poteva fidarsi?

Lui stesso le aveva detto di non farlo.

“ E’ solo un inganno? State cercando di conquistarvi la mia fiducia per poi torturarmi tradendola?”

“Avete sentito delle storie su di me, vero? Comunque per tutto questo e per la chiave dovete ringraziare vostra sorella.”

“Si, ho sentito delle storie. Sono vere, non è così? E poi che significa che dovrei ringraziare mia sorella per questo, anche lei deve dormire  qui no?”

Ace si strinse nella spalle “Immagino dipenda dalle persone a cui lo chiedete. Nel corso degli anni ho imparato che la verità non è mai univoca, e che ognuno percepisce una realtà diversa. E poi, mia cara Robin siete proprio ingenua se credete che Nami venga a dormire con voi dopo cinque anni  che non vede Rufy. Lei dormirà con lui, non con voi.”

Robin restò meravigliata da tale rivelazione,  ma non disse nulla solo annuì.

“vi piace giocare con le percezioni della gente, vero?”

Ace non rispose. Poi disse.

“Ho una domanda per voi. Come avete fatto a salvarci’”

“Ho mangiato per sbaglio un frutto del mare, quando ero in vacanza da piccola sull’ isola di Ohara”
“Capisco. Che frutto era?”

“Il frutto fior fior.”

“Si. Lo conosco,”

“Anche voi ne avete mangiato uno e se non erro è il frutto del fu…”

“Il frutto foco foco. Creo il fuoco da dove voglio. Mentre Rufy ha mangiato il frutto Gam gam che lo ha reso elastico, lui può allungarsi per quanto vuole e come bene hai visto il proiettili gli fanno ben poco.”

Ace alzò una mano e accese la candela che si era spenta, poi l’ avvicinò al viso di Robin. Lei lanciò un occhiata alla porta terrorizzata, chiedendo se fosse riuscita ad oltrepassarla e magari raggiungere Nami e scappare da lui prima che la prendesse. Ace le sfiorò una guancia con le dita.

Nonostante il tocco fosse, molto lieve, fu sufficiente, insieme al calore che emanava dal suo sguardo, dal profondo dei suoi occhi neri una fiamma blu ardeva, a catturala. Le dita erano calde conto la sua pelle.

“Piccola Robin” Mormorò Ace “ Con il nome di una dea e la forza interiore di un guerriero. Non voglio che abbiate paura di me.
“in qualche strano modo, le sue parole la tranquillizzarono. Contro ogni logica  e prudenza, gli credeva.

“Che cosa volete da me? “ chiese.

Lui le sfiorò le labbra con lo sguardo ,poi parlò con voce calda e gentile.

“voglio che sappiate che nessuno a bordo della mia Nave vi farà del male. Soprattutto, non io.

Robin deglutì, emozionata dalle sue parole e da quella sorta di incantesimo che sembravano gettare su di lei.

Che cosa c’era in quell’ uomo che la induceva a fidarsi di lui? Il profumo e il calore che emanavano dal suo corpo la turbavano. La delicatezza delle sue dita sulla pelle accendeva in lei una vampata di desiderio che la terrorizzava molto più della reputazione di cui godeva quell’ uomo.

Ace abbassò la mano sul suo petto, indugiando sul punto in cui sentiva il cuore di lei pulsare sotto le sue dita.

“Allora” Chiese a bassa voce “ Niente più paura, Robin?”

“Solo un po’.”

La sua sincerità gli strappò una risatina.

La porta si spalancò, e distrasse i due, ma Ace non tolse la mano dal cuore di Robin e  le due figure sulla porta erano rimaste a bocca aperta.

“Robin!!!”

“Nami!” si spaventò lei, che subito fece un passo indietro allontanandosi da Ace. La seconda figura invece.

“Ace! Ma che diavolo ti prende?”
“Piantala Rufy!”

“No, vedi  di dart…”

“Rufy non è successo niente. Davvero!”

“Robin?”

Si sentì bussare alla porta e dalla porta entrò una donna di colore alta ed elegante.

“ Buon giorno. Questa è la povera ragazza che avete strappato alla sua famiglia. Dovreste vergognarvi di aver fatto una  cosa simile, capitani Ace e Rufy. Ah, bentornata Nami. Probabilmente avete spaventato a morte la povera piccola.”

Con stupere di Robin Ace e Rufy avevano un aria imbarazzata.

“No,  Ti Presento Robin, mia sorella.”

“Oh. Oh, si, ma questo non cambia niente. Ora farete meglio ad andare.” Disse la Donna ad Ace, Rufy e Nami. “ Tarik dice che gli inglesi si stanno avvicinando e che fareste meglio ad andare sul ponte per la battaglia, voi due, bei capitani.”

“Battaglia?” Chese Robin. Il cuore riprese a all’ impazzata.

 

To be continued

 

ALLORA CHE VE NE PARE FATEMI SAPERE UN KISS MARRION E MI RACCOMANDO 5 COMMENTI O NON CONTINUO.

 

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Capitolo 9
*** UN BACIO AL SAPORE SHAKESPIRIANO. ROBIN, CHI SCEGLI ACE O JUSTIN? ***


 

  

 

Eccomi di nuovo qui con un nuovo capitolo. Grazie dei commenti che avete lasciato inoltre. Ringrazio tutte le persone che la hanno letta e commentata grazie di cuore e ringrazio anche chi l ha messa tra le preferite e le seguite un kiss marrion alla prox e grazie di cuore.

Capitolo 8

                          

                       JUSTIN         WALLINGFORD                                                                              ACE PUGNO DI FUOCO

 

                                                                                           

                       

Ace scrollò le spalle con noncuranza.

“Che cosa posso dire? C’è una guerra in corso. Siamo su una nave pirata che lascia una città occupata nel cuore della notte…

MA quanto tempo era stata chiusa in cabina con Ace da non accorgersi che già era notte? Pensò furiosa Robin.

“Come potete trovare divertente tutto questo?” chiese Robin, sconvolta dalla scintilla di buon umore che aveva scorto nei suoi occhi.

“Non abbiate paura. Non c’è nulla di cui preoccuparsi.”

“La morte!” ribattè lei in tono alterato. “LA MORTE è DECISAMENTE QUALCOSA DI CUI PREOCCUPARSI!” urlò terrorizzata la mora.

Ace si posò una mano sul cuore “Allora deponete ogni timore, milady. Mia dolce fanciulla. Per la vostra salvezza spazzerò via quelle navi demoniache.”Indicò la finestra. “ le farò inabissare nelle più remote profondità dell’ oceano, darò loro fuoco con un solo gesto della mano, e da li Milady non potranno mai più rappresentare una minaccia per la vostra persona.

Le prese la mano destra e si inchinò profondamente, prima di sfiorarne con un bacio le nocche. Il suo fiato le sfiorò la pelle e Robin si morse un labbro per tenere a bada l’ ondata di sensazioni che quel gesto le aveva procurato.

“Vi saluto,mia dolce fanciulla” continuò Ace raddrizzandosi, le lanciò un sorriso.” Ma prima che io vi lasci per andare ad affrontare il m io peggior nemico, non volete prendere congedo da me con un bacio?”

Robin non ebbe il tempo di protestare. Lui la prese tra le braccia e posò le labbra sulle sue. Troppo interdette per opporsi, Robin avvertì le sue braccia che le stringevano la vita , mentre la sua bocca la induceva a schiudere le labbra.

Robin sentì che le girava la testa, mentre Ace le esplorava la bocca con l’ arte di un maestro. Circondata dal suo odore virile, dal profumo dell’ oceano e dalla sensazione dei muscoli possenti di lui sotto le proprie mani, rimase come incantata. Justin non l’ aveva mai baciata in quel modo. Non le aveva mai trasmesso sensazioni simili.

Quel bacio la toccò ben oltre le labbra. Il suo calore le si diffuse per tutto il corpo, incendiandole il sangue e facendole provare una sensazione di doloroso languore nei punti più segreti.

Proprio quando Robin stava per vacillare,Ace si tirò indietro e la guardò negli occhi. “Ora, anche se la morte mi attende, posso scendere felice nella tomba.”

“Voi siete pazzo!”

“No, mia carissima Robin; sono solo un uomo che ha assaggiato il frutto del paradiso oltre a quello del mare o meglio dire del diavolo. E se il destino mi sarà propizio, domani assaggerò i monti …” Abbassò lo sguardo sui seni di Robin, che si irrigidì sotto il suo sguardo intenso. Poi scese oltre lo sguardo “ E la valle.”

Robin si sentì arrossire e fece un passo indietro.

“Mai” disse con voce strozzata.

Il sorriso di Ace si fece più largo. “ Mai più, mai più, mai più,mai più, mai più.” Declamò Ace allungando la mano verso il corpino dell’ abito di lei, dove una fila di piccoli bottoni chiudeva la stoffa che le copriva il corsetto. “Vi prego, slacciate questo bottone”

Rossa in viso per la rabbia e l’ imbarazzo, Robin socchiuse gli occhi nel riconosce la citazione dal Re Lear .

Per la prima volta si sentì riconoscente per la passione di suo padre , che l’aveva obbligata sia lei che Nami, a studiare le opere di Shakespeare.

“Occhi guardatela un ultima volta” replicò lei con aria maliziosa “Via,Via canaglia ammuffita!”

Ace scoppiò in una risata forte, potente e musicale.

“State mescolando Giulietta e Romeo con l’ Enrico IV.”

Robin aprì la bocca per ribattere.

Alle esterno si sentì esplodere un colpo di cannone.

Ace corse verso la porta, poi si fermò, voltandosi verso di lei.

“che vi allietino pensieri serene e ore felici”

Poi Ace se ne andò

To be continued

Fatemi sapere un kiss Mei… so che breve ma non ho molto tempo a presto e grazie di cuore a tutti....

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Capitolo 10
*** capitolo 9 ***


 

  

 

Salve eccomi di nuovo qui con un nuovo capitolo di IL corsaro della seduzione. Ringrazio tutte le persone che hanno messo questa storia tra le preferite e chi tra le seguite e ricordate e ringrazio di cuore anche tutte quelle persone che puntualmente commentano questa mia storia ad esperimento. Spero che venga bene un kissone Mei…

 

 

 

Capitolo 9

Interdetta, Robin rimase immobile al centro della cabina. Non sapeva che cosa pensare riguardo ad Ace. Da un lato possedeva la raffinatezza di un uomo in grado di citare il grande bardo, dall’ altro era un’ assassino. Il suo nome e quello del fratello erano associati alla morte.

“Non fate quella faccia crucciata, non si sta poi cos’ male, qui.” Disse la donna, posando sul tavolo il mucchio di vestiti che teneva fra le braccia. Si aria amichevole  “Mi chiamo Boa. Boa Hancook.”

“Sei anche tu una prigioniera?” chiese Robin, chiedendosi come mai viaggiasse con una ciurma di pirati.

Boa scosse la testa. “Non ci sono prigionieri, sulla nave del capitano Rufy. E be, si anche di Ace. Sono la moglie del loro timoniere, Tarik.”

“Ace pugno di fuoco e Rufy capello di pa … ehmm no Ace Pugno di fuoco ti permette di viaggiare con Tarik?”

“Naturalmente. Sono una delle mogli a bordo della nave. Conoscerai le altre domani.”

“Non capisco.”

“Be  vediamo un po’, a bordo abbiamo Zoro che è uno spadaccino, il migliore. Franky che è il carpentiere, Sanji il cuoco, sta alla larga da lui e un Don Giovanni scarso, Usop il secondo carpentiere, non credere mai a quello che ti racconta è un gran ciarlatano, Tarik, io sono sua moglie, ed è adorabile, ma, be io sono di parte riguardo a lui, ma io so anche combattere, Brook be lui …lasciamo perdere è solo il musicista di bordo ecc… poi te li presenterò gli altri in seguito ok.”

“Non capisco” disse Robin, confusa. “ Pensavo che i pirati tenessero prigioniere o sfruttassero le donne, a bordo delle loro navi, non che le sposassero.”

Boa rise. “Non dare retta a quelle chiacchiere piccola, alcuni pirati lo fanno, ma non i capitani Ace e Rufy.”

Le si avvicinò e  la prese per un braccio “ Credi che Nami, tua sorella, si sarebbe mai innamorata di un pirata del genere che descrivi tu? Vieni, è meglio che ci spostiamo dalle finestre e spegniamo le luci. Gli inglesi sparano a tutto quello che vedono.”

Fece sedere Robin sul letto,poi spense la lampada. La cabina rimase immersa nel chiarore lunare, mentre fuori si sentivano esplodere altri colpi di cannone.

“Non ti preoccupare, piccola. Boa resta con te.” Disse la donna sedendosi accanto a lei. Robin cercò di calmarsi ma poi…

“Signora ..ehmm Nami, Nami dov’è?”

“Non ti preoccupare, con lei c’è Rufy e sta tranquilla quando si tratta di proteggere qualcuno che ama, Rufy diventa imbattibile.”

A quelle parole Robin desiderò avere un uomo come quello che aveva trovato la sorella. Più tranquilla, Robin si calmò e si schiarì la voce nel tentativo di sciogliere il groppo di paura che la stava soffocando.

“Succede spesso?”

“Non troppo spesso. Non aver paura. Nessuno ti farà del male.”

“E’ quello che ha detto Ace.”

“Uhm. Ma ancora tu non gli credi, vero?”

“Posso fidarmi di lui?”
“Uhm vediamo. Ascolta il tuo cuore, piccola. Che cosa ti dice?”

“Dice che sarei dovuta restare a casa ,questa sera, e non sognarmi neanche di uscire dalla mia stanza.”

 

Il cielo notturno era punteggiato di luci, mentre le due fregate inglesi davano loro la caccia. Ace ordinò di issare le vele nere, cosa che rendeva più difficile agli inglesi riuscire a vederli.

Ancora pochi minuti e sarebbero stati fuori pericolo. In piedi vicino alle reti di antiabbordaggio, Ace lasciò che i pensieri si rivolgessero alla ragazza che aspettava nel ponte sottostante. Non aveva mai incontrato, prima di allora, una donna capace di rispondergli per le rime anche quando citava Shakespeare. D’ altro canto, probabilmente Robin non aveva mai incontrato un pirata prima di allora,men che meno un pirata che sapesse leggere e scrivere. Doveva ringraziare Barba Bianca , per quello. E si chiese chi dovesse ringraziare Robin. Qual’ era il suo vero sogno. Era stata un alunna riottosa come lo erano stati lui e suo fratello? O si era dimostrata entusiasta di imparare? Qualcosa gli diceva che il suo tutore aveva dovuto penare con lei, e forse anche con Nami, proprio come  Barba Bianca aveva penato con lui e con Rufy.

Non riusciva ad immaginare una persona vivace e ribelle come Robin che se ne stava seduta solo a leggere e a scrivere. Certo anche a lui certe volte piaceva rintanarsi nella sua cabina a leggere un buon libro, ma non dalla mattina alla sera. No, era senz’ altro un tipo che oltre a leggere, preferiva comminare marachelle, proprio come Nami. Ah, quante gliene aveva fatte passare Nami cinque anni fa e Rufy che gli rideva in faccia.

“Arriva!”

A quel grido, Ace si voltò di scatto.

I suoi occhi si erano abituati all’ oscurità e scorsero una palla di cannone stagliarsi nel calore della luna e descrivere un arco nel cielo, diretta contro la nave. Sembrava che procedesse a rallentatore e nonostante tutto, con il suo potere, lui non riuscì a farla esplodere in aria. Con suo grande orrore, Ace la vide volare dritta nella finestre del ponte di seconda.

La cabina in cui aveva lasciato Robin.

To be continued

Fatemi sapere un grossimo kiss e grazie di cuore Mei...

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Capitolo 11
*** CAPITOLO 10 ***


 

  

 

Buon giorno a tutti. Rieccomi qui con un nuoco aggiornamento della Fanfiction “Il corsaro della Seduzione.” Che Sarà successo a Robin vi domanderete voi, be, leggete il capitolo e forse lo saprete. Ringrazio di cuore tutte quelle persone che hanno letto e commentato questa storia che sinceramente non pensavo prendesse questa piega e che piacesse così tanto quindi Grazie, Grazie di cuore. Ringrazio anche tutte quella persone che pazientemente mi seguono e che hanno messo questa storia tra le seguite, le preferite e le ricordate. Grazie veramente di cuore e adesso non mi rimane che auguravi buona lettura un kissone

Mei…

 

                   

                TARIK                                                                                                                                                                  BOA HANCOOK

 

 

 

 

                   

 RUFY E NAMI                                                                                  NAMI E ROBIN ALL' ATTACCO                                       ACE E ROBIN

 

 

Capitolo 10

Senza più pensare ne agli inglesi ne alla battaglia. Ace si precipitò giù per la scaletta che conduceva ai ponti inferiori, seguito da Tarik. Volò giù per le scale senza quasi toccare i ripidi scalini, quindi percorse a gran velocità lo stretto corridoi. Entrambi in preda al panico, si precipitarono verso la cabina dove si trovavano le due donne. Ace non si preoccupava più di tanto per la battaglia, aveva lascito il fratello e la sua donna, Nami, al comando. Anche se poco Nami era estremamente d’ aiuto al suo Rufy.

Con il cuore che gli batteva all’ impazzata, Ace spalancò la porta, aspettandosi il peggio..  Una voce che oscillava tra l’ ira e l’ incredulità attrasse la sua attenzione sullo spettacolo che desiderava trovarsi davanti:Robin sana e salva in piedi di fronte a Boa.

“Non posso credere che fosse una palla di cannone” ripetè la sua prigioniera. Sollevato più di quanto fosse disposto ad ammettere, Ace non si accorse che aveva una ferita abbastanza grave all’ spalla, gli doleva si, ma il sollievo di trovare Robin sana e salva era maggiore. Ace rimase sulla soglia, mentre Tarik entrava e si precipitava a stringere Boa tra le braccia in un possente abbraccio.

“Ah, donna” la rimproverò Tarik “ Mi hai fatto spaventare da morire.”

“Non devi preoccuparti, Tarik. Non ci è nemmeno passata vicino.

Robin si avvicinò ad Ace, con gli occhi spalancati prima solo di terrore, ora di terrore e preoccupazione.

“Era grande … così “ disse Robin a Ace allargando le braccia. Poi notò la ferita e…

“Testa di rapa ti sei fatto ferire di nuovo. Ehi, non sono il tuo medico personale che ti salva il culo con un bella cucitura raffinata. Ace non mi fare incazzare e la prossima volta sta più attento. Adesso siediti che ti medico la ferita.”

“Credo che la povera piccola sia fuori di se ,Ace” disse Boa sciogliendosi dall’ abbraccio del marito. “Ha iniziato a farfugliare da quando è entrata la palla e adesso ti vede ridotto così … be, era comprensibile che reagisse così.”

“Boa, grazie di tutto. Adesso puoi andare ho da fare qui a curare questo cretino.”

Boa Annuì e prese per mano Tarik e uscì dalla stanza. Con grande sorpresa di Ace, Robin gli prese i lembi della camicia Bianca che indossava e lo strinsero a se facendo sedere insieme a lei sul letto. Le sue dita soffici che gli sfioravano la pelle del collo per togliergli la camici gli causarono un brivido di piacere. Tirandolo a se fino a che i loro nasi si sfiorarono, Robin lo fissò negli occhi.

“Vi è mai passata una palla di cannone così vicino da poter scorgere il marchio del produttore?” chiese lei togliendogli la camici sporca di sangue.

“In effetti, si”

Robin spalancò gli occhi e si alzò dal letto e prese la valigetta medica vicino la scrivania poi si sedette di nuovo sul letto. Prese del disinfettante e lo passò delicatamente sulla ferita del pirata. Ace sussultò. Quella cosa faceva una puzza terribile e bruciava da morire.

“Signorina, questa schifezza brucia e puzza.”

“il bruciore ti dovrebbe essere familiare, visto che ardi come un fuoco su cui è stata sparsa della benziana. Dopo tutto sei fatto di fuco.”
“Ehi, vacci piano con quel disinfettante, brucio si, ma questo non vuol dire che non senta dolore con una pallottola nella spalla. Il mio elemento è il fuoco non la polvere da sparo o le palle di cannone e via dicendo di li …se non lo hai ancora capito mi posso fare male e posso anche morire non sono immortale, sai”

Robin spalancò ancora di più gli occhi, poi si chino sulla valigetta e prese della tintura, gliela passò sulla ferita poi prese ago e filo e cominciò a suturare .

“Bene. Voi adesso rimanete qui che appena finisco io vado a casa.”

“C’è un problema, Robin”

La ragazza si voltò a guardarlo con i suoi splendi occhi color dell’ oceano “ Quale?”

“L’ unico modo per tornare di nuovo indietro, sarebbe attraversare di nuovo il blocco inglese.”

Lo sguardo di Robin si offuscò e si concentro con rabbia su di lui.

“Vi odio Ace Pugno di Fuoco. Vi odio con tutte le mie forze.”

Ace si limitò a sorridere, troppo divertito, troppo sollevato e quella medicina che gli aveva messo sulla spalla sembrava funzionare, ed era anche stanco, per sentirsi offeso.

“Fintantochè suscito in voi delle emozioni tanto forti, non posso lamentarmi. E’ l’ indifferenza che temo, non l’ odio.”

Robin strinse i pugni e un minuto più tardi la porta si spalancò facendo entrare una rossa super preoccupata.

“Ro-Ro tesoro, stai bene ? che è successo? Sei ferita?”

“No; No, Nami tranquilla sto bene è tutto a posto”

“Oh, Grazia ai Kami.”

“Ace, fratello tutto ok?”

“Si, Rufy. Quest’ angelo seduto accanto a me mi ha medicato la spalla e ora sta decisamente meglio. Tu R…”

“Ahhh ahhh”

“Robin che hai?” chiese Nami preoccupata.

“Tu,  Tu pirata senza un briciolo di cervello. Ma dico uno non me ne bastava.  RUFY SANGUINI”

“COSA!” urlò Nami terrorizzata.

“Oh, questo taglio alla gola. E’ stato solo che un proiettile di striscio ma abbastanza vicino da ferirmi. Sono di gomma ma mi posso ferire. Robin tranquilla è solo un graffio.”

“questo lo decide lei!” urlò Nami furiosa con se stessa per non essersene accorta prima.

“Già. Lo decido io. E tu Pugno di fuoco  Sloggia che tocca a Rufy tu sei già stato medicato.”
“Ro…”

“Niente storie sloggia. La medicina è il mio dominio quindi non intralciarmi Ace. E tu Rufy, ti vuoi sedere Cribbio.”

Ace si alzò e Rufy si avvinò e si sedette. Robin gli disinfettò la ferita e lui come un bambino si dimenava gli mise la tintura la medicine e la fasciatura.

Dopo che Robin ebbe finito che le medicazioni, Nami e Rufy uscirono dalla stanza lasciando Ace e Robin da soli.

To be continued.

Allora che ve ne pare fatemi sapere un kissone

Mei..

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Capitolo 12
*** capitolo 11 ***


 

  

 

Salve eccomi tornata con un nuovo capitolo del corsaro della seduzione. Un po in ritardo ma rieccomi. Ringrazio tutte le persone che hanno commentato questa storia chi l’ha messa tra le preferite e chi tra le seguite. Grazie a tutti.

Un kiss Mei

Buona lettura.

                    

Ace vide la rabbia negli occhi di Robin trasformarsi in preoccupazione quando si rese conto che erano rimasti di nuovo soli. Detestava vederla spaventata. Era il fuoco del suo sguardo che lo infiammava. Il fuoco che ardeva dentro di lei che lo eccitava.

“Vi siete spaventata, non è vero?” le chiese Ace.

Lo sguardo di Robin avrebbe liquefatto un iceberg. Ma come era possibile il fuoco era il suo elemento, ma quello sguardo … era davvero infuocato. Ace non riuscì a resistere a stuzzicarla ancora un po.

“ Su, ammettetelo. Sentite il sangue scorrere forte nelle vene, e per la prima volta nella vostra vita siete inebriata dal senso dell’ avventura.”

“non so davvero che cosa intendiate.” Rispose lei, sollevando il mento con aria altezzosa.

Ace le si avvicinò, poi la costrinse con delicatezza a sollevare il viso  e a incrociare il suo sguardo.

“Si che lo sapete. La nostra fuga è stata esaltante, e ho colto abbastanza del vostro carattere per sapere che l’ avete apprezzata.”

“Sciocchezze.” Fu la risposta.

Lui le percorse con un dito la linea delicata della mascella e non potè fare a meno  di chiedersi quanto sarebbe stata più morbida la sua pelle all’ altezza del ventre.

“Ditemi, il vostro inglese della marina dal viso pallido vi ha mai fatto sentire così viva?”

“Viva? Mi avete quasi fatto uccidere.”

“Quasi, non conta. Eravate quasi riuscita a sfuggirmi, sul molo, ma non c’è l’ avete fatta.”

Robin indietreggiò di un passo e incrociò le braccia sul petto come a proteggersi da lui.

“Siete un uomo crudele.”

Quello Ace non poteva negarlo. Era un uomo crudele. E anche con intenzione disdicevoli, per quanto riguardava quella donna in particolare. Le girò attorno lentamente, resistendo alla tentazione di attirarla a se.  Si chinò per parlarle all’ orecchio.

“Già, un uomo crudele che vi ha appena regalato una delle esperienze più memorabili della vostra vita.  Un avventura che di certo racconterete una dozzina di volte ai vostri figli e ai vostri nipoti.”

Le scosto una ciocca dei morbidi capelli lisci e neri dalla spalla e notò il piccolo brivido che le percorreva le braccia. L’ inturgidirsi dei seni sotto la stoffa sottile del corpino dell’ abito. Chiuse gli occhi e immaginò come sarebbe stato assaporarne i capezzoli eretti, accarezzarli con la lingua …

“scommetto che Jason non vi ha mai fatto battere il cuore in questo modo” disse per distrarsi, prima di cedere all’ eccitazione che gli infuocava i lombi.

Quel commento la fece indignare di nuovo. Scosse via la sua mano e si allontanò di un paio di passi.

“Justin mi protegge!”

Ace imitò la sua posa, incrociando a sua volta la braccia sul petto “ Non ho visto Jason proteggervi, ieri alla taverna. Dov’ era mentre quei bestioni palpeggiavano voi e vostra sorella Nami? Robin il tizio che palpeggiava Nami mi dovrebbe ringraziare visto che non ho detto nulla a Rufy se lo avessi fatto quel bestione sarebbe in guai seri.”

Robin arrossì e abbasso il viso poi lo alzò di scatto con un espressione battagliera

“Stava aspettando voi e vostro fratello.”

“Bene,. Sono onorato di sapere che per lui la mia cattura e quella di mio  fratello conta più della vostra virtù.”

Robin si tappò le orecchie con le mani “ Smettetela subito. Non ascolterò una parola di più su questo argomento. Justin mi ama più della sua vita e voi state solo cercando di confondermi.”

Ace le prese le mani e se le portò alle labbra una alla volta, deponendo un lieve bacio sulle nocche.

“ La verità spesso confonde, Robin.”
Robin si irrigidì e ritrasse le mani “ No, la verità non confonde mai.”
“Allora ditemi: qual è la verità?”

“LA verità e che voi siete un mascalzone dal cuore malvagio che deve essere consegnato alla giustizia. Voi attaccate equipaggi indifesi e li fate morire.”

Ace scoppiò in una risata amara. Le afferrò il viso con una mano e la costrinse a voltarsi verso di lui.

“Da quando una nave piena di uomini armati fino ai denti e considerata indifesa? E cosa vogliamo dire delle navi inglesi? Le considerate indifese?”

Robin si accigliò “ Ma voi …”

“Mi sembra di essere io quello con la schiena ferita, mentre Justin e i suoi uomini mi hanno teso un imboscata. Ditemi, vi prego,come si fa a tendere un imboscata a mare aperto? Credete che sia una specie di mago, che possiede il potere del fuoco e una nave volate e la fa calare dal cielo a suo piacimento?”

“Smettetela! Non intendo ascoltare oltre. Conosco la verità. Voi state solo cercando di farmi dubitare di Jason.”

“Justin.”

Lei tacque di colpo, rendendosi conto dell’ errore che lui l’ aveva spinta a fare. Arrossì violentemente.

“Voglio che mi riportiate a casa. Adesso.”

“Riportarvi a casa. Nel vostro piccolo mondo dorato e protetto dove potete giudicare le persone senza conoscere i fatti. Sinceramente, Robin, mi deludete.”

“Credete che mi importi se vi ho deluso o no , Ace Pugno di fuoco?”

“So che non vi importa. Sono solo un vile pirata, indegno di qualsiasi cosa che non sia il vostro disprezzo.”

“Esattamente”

“Esattamente” ripetè Ace con un sospiro esagerato “ Allora venite, Lady Robin. Vi accompagno nella vostra stanza , dove potrete nascondervi  dalle dure realtà della vita. Deve essere davvero piacevole crescere così protetti. Io e mio fratello non lo abbiamo mai provato.”

 TO BE CONTINUED

 Come mai Ace si è infuriato tanto?

Come sarà la stanza della nostra lady Robin?

E cosa succederà fra quei due; Ace e Robin?

E fra Nami e Rufy, sarà sempre tutto rose e fiori.?”

 

Che ve ne pare fatemi sapere un kiss Mei…

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Capitolo 13
*** una stanza da incubo ...ma... ***


 

  

 

Salve eccomi tornata con un nuovo capitolo del corsaro della seduzione. Ringrazio tutte quelle persone che hanno letto e commentato questa  storia. Ringrazio chi l’ ha messa  tra le seguite e chi tra le preferite. Ringrazio anche chi l’ ha messa tra le ricordate un grazie di cuore Mei91

 

 

 

Ace non sapeva perché lo irritava tanto che Robin fosse così pronta a giudicarlo, sua

 sorella non era così aveva aspettato di conoscerlo prima di giudicarlo. Fin dalla più tenera età insieme a Rufy, aveva imparato a cavarsela da solo persino nelle difficoltà più assurde. Aveva imparato anche a ignorare gli epiteti brucianti con cui la gente apostrofava lui e suo fratello Rufy, e con il passare del tempo avevano finito con l’ apprezzarli.

 

Gli epiteti di ….

 

Ace Pugno di Fuoco

 

Rufy Cappello di paglia.

 

Robin lo vedeva come un pirata, mentre lui desiderava che lo voleva  che lo considerasse un amante.

Le donne lo adoravano. L’ avevano sempre fatto, e lui aveva imparato ad aspettarsi vhe assecondassero i suoi  umori e i suoi desideri. Ma Robin non era così. La sua resistenza non era solo cocciuta. Non era solo irritante.

Rappresentava una sfida.

E Ace pugno di fuoco sapeva apprezzare una sfida.

A patto che le cose non andassero per le lunghe.

Non voleva dover aspettare troppo. Era tempo  di infrangere le altezzose difese di Robin e reclamarla per se. Percorsero il piccolo corridoi e busso tre volte a una porta.

Perplessa e trepidante, lei fece un passo indietro.

 

“Chi c’è li dentro?”

“Nessuno”

“Allora perché avete bussato.”

Ace si chinò su di lei e le parlò in modo cupo.

 

“Sto spaventando gli spiriti, in modo che non vi disturbino mentre dormite.”

assaporò la confusione che si dipinse sul suo viso, poi staccò una delle lanterne del corridoio dal suo sostegno. Appoggiò la schiena alla porta, l’ apri ed entrò nella stanza camminando all’ indietro, per poter vedere la faccia di Robin.

A ogni passo indietro che faceva, illuminando la stanza, il viso della ragazza si faceva più pallido.

Vittoria. La vittoria, dolce e inebriante, era quasi sua. Stava per assaporarla. O per la precisione, stava per assaporare Robin.

Lo sguardo di Robin saettava da un macabro totem a l’ altro.

 

“Che  cosa sono … quelle?” chiese con un filo di voce.

“Teste.”rispose Ace con semplicità, lanciando un occhiata alle pareti a cui erano appese circa trenta teste scure con espressioni veramente contorte.

 

“Teste essiccate per la precisione. Le abbiamo prese un po di tempo fa su un isola su un isola di cacciatori di teste.

Con espressione incredula, Robin gli puntò gli occhi addosso.

 

“Non hanno essiccato le vostre teste, però.”

“Vero, ma solo perché io ero più feroce del capo tribù e dei suoi uomini”

“Perché tenete qui tutte queste teste?”

Ace posò la lanterna sul cassettone impolverato accanto al letto e la guardò negli occhi.

“Stavamo seppellendo un tesoro su un isola lontana, non segnalata dalle carte,quando ci siamo ritrovati circondati da indigeni.”

 

Era una clamorosa menzogna.. Prima di tutto Ace non aveva mai seppellito un tesoro in vita sua. Preferiva investire i suoi guadagni illeciti e anche Rufy. In secondo luogo le teste le avevano prese a una nave commerciale spagnola. L’ equipaggio di Ace e Rufy aveva deciso di appenderle in quella stanza per spaventare i prigionieri e indurli a rivelare eventuali segreti. Tuttavia, Ace non aveva mai permesso ai suoi uomini di usare la stanza  a quello scopo; aveva sempre pensato che quell’ idea fosse del tutto ridicola. Il mattino dopo avrebbe dovuto aumentare la paga di chi aveva avuto quell’ idea, ovvero Zoro , Sanji e Francky e si un po anche Brook , si disse.

 

“Erano dei selvaggi, completamente nudi, che gridavano e cercavano di ucciderci con lunghe lance. Ma non c’è voluto molto a ribaltare la le sorti dello scontro. Qualche fendente della mia spada, un po di fuoco creato da me, pugni di Gomma ecc … creati da Rufy, qualche calcio da partesi Sanji, e qualcuno fatto a fettine dalla spade di Zoro e Dai proiettili di Francky e li abbiamo sistemati per le feste.”

 

Vedendo sorgere il sospetto negli occhi di Robin, Ace si rese conto di aver unpo esagerato. Battendo in ritirata prima di tradirsi, completò la storia.

 

“Dopo che li avevamo sbaragliati, il capo tribù mi ha offerto le loro teste, a patto che gli risparmiassimo la vita e lasciassimo l’ isola. Sosteneva che se avessi decorato la mia nave con queste teste.

 

Robin si morse il labbro inferiore, obbligandosi a dare un’ occhiata alla stanza. Senza dubbio, riflettè lui soddisfatto, la signorina Dupreè iniziava trovare più attraente l’ idea di dormire nella cabina di un pirata.

Con una punta di malizia, Ace staccò uno dei totem scuri e rugosi dalla parete.

 

“Volete dare un occhiata più da vicino?”

lanciando un grido lei fece un balzo indietro.

 

“Non vi faranno del male. Sono morti, dopotutto.”

“Siete disgustoso.”

“Forse. Ma non quanto questa stanza, vero?”

 

Coraggiosamente, Robin si eresse in tutta la sua statura, come una regina in procinto di rivolgersi alla sua corte, Prima di parlare, squadrò Ace con una smorfia di disprezzo.

 

“Preferirei passare l’ eternità in questa stanza, piuttosto che altri cinque minuti in vostra compagnia.”

 

Ace sollevò un sopracciglio. Aveva davvero detto così? A lui? Al bel Ace pugno di fuoco, il più grande amante di tutti i mari? Nessuna donna gli aveva mai dette una cosa del genere, prima di allora!

Ferito ne suo orgoglio maschile, la fissò incredulo.

“Preferireste davvero passare la notte qui dentro che nella comodità della mia cabina?

 

Robin rispose senza esitazione

 

“La vostra cabina andrebbe benissimo, a condizione che non ci foste dentro voi.”

“e se invece ci fossi?”

“allora direi alle teste mozzate di farmi posto, perché questa sera avranno un ospite?”

“Oppure potrei dormire con Nami?”

“Nami è alloggiata nella stanza di Rufy e non penso tu voglia fare il terzo incomodo.”

“Gia. Allora resterò qui.”

 

La cosa lo coglieva del tutto impreparato. Ace aveva erroneamente supposto che una sola occhiata a quella stanza l’ avrebbe indotta a precipitarsi fra le sue braccia in cerca di salvezza.

Nessuna donna si era mai mostrata così riluttante nei suoi confronti. Dopotutto, era un uomo celebre per il suo fascino. Non che fosse vanitoso, ma in passato le donne avevano trovato affascinante anche quel dettaglio. In effetti il fatto di trovarsi a letto con un uomo pericoloso aveva superato la retrosia  di molte.  Decise che Robin stava bluffando. Non poteva essere altrimenti.

 

“Allora preferite dormire con tutti questi uomini che con me?”

 

“Come avete osservato poco fa, loro sono morti, mentre voi …”

“Mentre io sono decisamente vivo.”

“Si”

“allora immagino che la questione si ponga in questi termini: Di chi avete più paura ? di loro o di me?”

“Non è una questione di paura, signore, ma di preferenza. Preferisco la loro repellente compagnia che la vostra.”

 

Di impulso Ace allungò una mano e le sfiorò con kle nocche il lato del mento. Robin abbassò lo sguardo. Però anche lui si rese conto che il contatto non la lasciva indifferente. Come poteva essere altrimenti?

 

“Trovate davvero repellente la mia compagnia?”

 

“Si … e anche spregevole.”

 

“Mi ritenete spregevole? E’ un vero peccato, perché io sono prigioniero del vostro fascino, mia cara dottoressa.

 

Robin si spostò di un passo

 

“Io sono prigioniera e basta; è questa la differenza fondamentale. Ora, se volete scusarmi, ho bisogno di restare sola.”

 

“Sola? Mia cara, avrete un intero esercito di ospiti a farvi compagnia questa notte,mentre dormite. “ disse Ace , indicando le teste appese

 

Robin rabbrividì

 

“Siete ancora in tempo a cambiare idea”

“Riguardo a voi? Non cambierò mai Idea su di voi, Ace Pugno di fuoco.”

“Varia e mutavo cosa è sempre la donna …”

“Sleale e orribile cosa è sempre un uomo”

“La definizione include anche Justin?”

“No di certo”

“Ah, proprio come pensavo. Non è veramente un uomo.”

Robin arrossi “ Quella è la porta. Usatela.”

“Come desiderate.

La vide impallidire, e per un attimo sembrò smarrita.

Ace osservò stupito  il suo pallore

“Non ditemi mai più quelle parole.” Sussurrò Robin

Perplesso, Ace annuì. Che cosa l’ aveva spinta a reagire in quel modo?

Si schiarì la voce.

“Molto bene. Vi lascio con i vostri nuovi amici. Ma se dovreste cambiare idea, la mia cabina è in fondo al corridoio.” Disse indicandole la porta corrispondente.

“Non c’è bisogno che bussiate.”

“Non aspettatemi alzato.”

“D’ accordo. Fate come foste a casa vosta.

“Lo farò.” Rispose Robin, poi gli chiuse la porta in faccia.

 

Ace strinse i denti e ingoiò il boccone amaro di dover ammettere di essere arrivato a un punto morto. Robin era decisamente una ragazza piena di risorse. Aveva carattere ed era assolutamente deliziosa

“Buca, fratellone?”

“Piantala Rufy e va a dormire, Nami ti aspetta.”

“Oh, certo. Io ho qualcuno nel letto mentre tu no! AH !”

“Rufy finiscila e non mi fare arrabbiare!”

“Se no che mi fai!” Rufy si girò di spalle intento a tornare nella sua stanza ,da Nami, ma Ace lanciò un pugno di fuoco e il sedere di Rufy Prese fuoco.

“SCOTTAAAAAAAAA!”

“Rufy tesoro che succede?” chiese Nami.

“Niente tesoro tua sorella ha dato buca a mio fratello e lui mi brucia vivo senza che gli ho fatto nulla!”

“Uhm”

“Se la piantassi d provocare, Rufy, forse il tuo sedere sarebbe meno ustionato. Scusalo Ace, certe volte fa proprio l’idiota.”

“Lo so Nami.” Disse Ace “ E’ mio fratello.”

“Ace, non preoccuparti per Robin, dalle tempo.”

Ace Annuì.

Però la resistenza di Robin non avrebbe fatto altro ce rendere più gustosa la sua resa. Sarebbe stata la vendetta più grande, il suo più grande trionfo.

E nonostante quello che pensava Robin, lui l’ avrebbe fatta sua. Dopotutto,non aveva maisubito una sconfitta in vita sua.

 

To be continueed

 

 

Allora che ve ne pare fatemi sapere un Kiss Mei 

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Capitolo 14
*** capitolo 13 ***


Salve a tutti ragazzi eccomi tornata con un capitolo del corsaro della seduzione. Vi chiedo infinitamente Venia per il ritardo madornale che ho messo ad aggiornare questa storia, ma i vari impegni mi hanno proibito di scrivere e pubblicare qualcosa prima. Ringrazio di cuore tutti quelli che seguono le  avventure del nostro Ace della nostra Robin, di Nami e di Rufy e di tutta la ciurma di cappello di paglia e Ace pugno di fuoco.  Ringrazio chi ha messo questa storia tra le preferite e chi tra le ricordata ma soprattutto tutte quelle persone che pazientemente hanno aspettato e commentato questo agoniato capitolo. Adesso vi auguro una buona lettura.

 

 

Quando fu finalmente sola, Robin tirò un sospiro di sollievo. Fino a che non si voltò e non si trovò davanti le teste appese.

“Coraggio” mormorò, pur facendosi piccola per la paura. “ I morti non possono farti del male, lo ha detto anche Ace.” Aspetta da quand’è che aveva cominciato a chiamarlo Ace? Chi lo sa ma era meglio  non pensarci in quel momento o sarebbe fuggita a gambe levate da quella stanza per rifugiarsi nelle possenti e calde braccia di Ace. Non c’erano più di tre dozzine di teste appese alla parete, ma le facevano comunque paura.

“Avanti Robi! Sei Robin Dupree che motivo hai di spaventarti di un paio di teste appese alle parete. E’ solo un ornamento di pessimo gusto. Sua nonna certo non si sarebbe lasciata intimorire da quelle stupide teste. No, lei avrebbe preso il toro per le corna e lo avrebbe affrontato. Con quel pensiero in mente, staccò uno dei disgustosi  reperti, a  detta di Ace, dal muro, mantenendolo per la cordicella e avrebbe sconfitto quella testa e la sua paura di essa.  Arricciò il naso per il disgusto e tenendolo il più lontano possibile da sé, si diresse verso il letto.

In quel momento senti bussare con forza. Con un grido Robin lasciò cadere a terra la testa e si voltò verso l’ ingresso, che si spalancò di colpo facendola sussultare dal terrore e pronta a correre nella cabina di Ace. Sulla soglia però, si stagliò  la sagoma di Ace, che aveva un aria seria e preoccupata.

“Che cosa c’è?”

“Che cosa c’è? “ ripetè Robin posandosi una mano tremante sul cuore, che le batteva a mille all’ ora.

“Canaglia, mi avete fatto morire di paura!”

Ace rise

“Non è divertente ,pirata!”

“Lo è, dal mio punto di vista cara Robin.”

Ace pugno di fuoco. Diavolo, pirata, canaglia e ….

Bello. Era una caratteristica superficiale, ma non per questo meno vera. Era anche affascinante e intelligente. Ben diverso dall’ uomo descritto dalla marina o dalla popolazione sociale altolocata.

“Chi sei in realtà, capitano Ace ?”

“Un uomo come un altro, solo senza peli sulla lingua e con più muscoli di quelli a cui sei abituata tu! “

“Non Intendevo quello Ace!”

“Ace? È la prima volta che mi chiami per nome.”

“Poco importa, quello che intendevo io è che sei molto diverso da come ti dipingono la marina “

“ e come mi dipinge la marina, un farabutto che non pensa ad altro se non al proprio piacere?”

“Be, si …insomma…oh, dov’è mia sorella devo parlare con lei!”

“Nami? Con Rufy, lasciali stare. Comunque Robin non dovresti prestare molta attenzioni alle chiacchiere della gente o della marina, perché il più delle volte mentono per farsi un nome a discapito di altri.” Concluse serio Ace.

“me ne sto rendendo conto.”

“Bene.” Ace tornò a mostrare il suo sorriso ma a Robin non dava più fastidio, anzi cominciava a piacerle. Poi lui continuò. “ allora Madamigella, vuole stare ancora qui dentro, con i morti, o vuole venire con me?”

“Sedurmi fa parte della vostra vendetta contro Justin, vero? E’ lo scopo di questo elaborato rapimento, non è così? Avreste potuto rapire Justin con la stessa facilità con cui avete rapito me.”

Ace annuì. “ Siete molto astuta.”

“state perdendo il vostro tempo ,capitano.”

“Davvero, Robin?”

“Io amo Justin.”

“Amore.” Commentò lui in tono sarcastico “ Che cos’è l’ amore? L’ amore è solo una bugia che hanno inventato gli uomini per attirare le donne nei loro letti senza sensi di colpa.”

“Lo credete davvero?”

“Crederlo? So che è così!”

“Allora vi compatisco. Una vita senza amore è una vita vuota.”

“Una vita senza amore è una vita felice, Robin.”

Santo cielo era davvero ottuso. Suo fratello c’ era arrivato che senza Nami non poteva vivere, lui perché era così ottuso? O diceva quelle cosi solo per farla infuriare?

“Perché odiate Justin Wallingford?”

“Io non odio Justin wallingford, ma suo padre?” chiarì Ace.

“E perché?” chiese ostinata Robin

“Perché mi piace odiarlo!”

“Che razza di risposta è?”

“E’ una risposta Robin, contentatene.”

Rendendosi conto che non sarebbe riuscita a strappargli altro da quella bocca che quando doveva parlare non parlava e quando invece doveva  non parlare parlava anche troppo, Robin, decise di cambiare tattica.

“Vi rendete conto, ovviamente ,che ci  sarebbero stati altri modi per attirare la sua attenzione.”

“Certo. Avrei potuto uccidere uno dei suoi figli.”

“Non intendevo quello. Dannazione!”

“E cosa intendevate!”

“Ah, lasciamo stare. Comunque sono convita che senza amore non si possa vivere.”

“Robin, l’ amore porta solo sofferenza. Solo sano e puro sesso quello si che è qualcosa di buono.”

“Vi compatisco. Non avete mai conosciuto l’ eccitazione di essere innamorati?” lo incalzò Robin “ non avete mai sentito il vostro cuore battere più veloce quando una persona speciale vi si avvicina? Mai desiderato passare ogni momento e ogni istante con quella persona?”

“Si, si chiama passione!”

“no, si chiama amore!” ribattè Robin

“Allora si, sono stato innamorato un numero infinte di volte. Per la verità, lo sono anche adesso. Perché  tutto quello a cui riesco a pensare è tenere il vostro corpo nudo fra le braccia e abbracciato al mio, assaporare….”

“Non intendevo questo, Ace!”

“ E’ quello che avete detto!”

 

To be continued

Allora ke ve ne pare fatemi sapere un kiss mei

 

 

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Capitolo 15
*** avrò il tuo cuore! ***


 

  

 

Turbata, Robin, fece un respiro profondo per tenere a bada la rabbia che il suo comportamento le ispirava. Lo sguardo di Ace si fece più intenso, mentre le posava una mano su una guancia rosata e iniziava a carezzarle il mento con il pollice.

Il suo sguardo era pece fusa, un pozzo senza fondo, un buoi illimitato ma colmo di qualcosa che Robin non riusciva a comprendere. Robin dovette chiamare a raccolta tutta la sua forza di volontà per non girare il viso contro  la sua mano e assaporare la pelle del suo palmo.

 La ragazza sentiva dentro di se una marea di strane e nuove sensazioni a cui ella non sapeva proprio dare un nome. Aveva bisogno di un aiuto, insegnamenti, spiegazioni, e chi meglio di Nami le poteva fornire tutto questo?

 Il problema è che Nami era più piccola di lei, e la natura voleva che dovesse essere lei a insegnare certe cose alla sorella, non il contrario.

 A quanto pare sta volta la natura ha fatto le cose alla rovescia.

Uhm, il suo tocco  era caldo e …

Invitante.

Tutt’ d’ un tratto, Robin, si rese conto che desiderava accettare quell’ invito .

Ace l’attirò contro il proprio petto possente  e la imprigionò posandole un braccio introno alla vita .

“Potrei farvi provare delizie  di cui non avete mai avuto idea, mia cara. Mai, tutte le volte che voi, e le vostre amiche ridacchiato insieme, avete anche solo immaginato quello che io potrei darvi.  Vostra sorella ne avuto un assaggio da Rufy e chiedetele se adesso è in grado di rinunciare a quelle sensazioni.”

Robin sentì lo stomaco stretto in una morsa di desiderio, e una parte di lei era impaziente di essere iniziata alla passione. Come sarebbe stato stringere a sé un uomo cos’ bello? Un uomo bello come Ace? E così pericoloso al contempo…

Un uomo il cui tocco la riempiva di desiderio ardente.

Era una follia, e lo sapeva bene. Lei era fidanzata e lui era un fuori legge, un pirata, un ricercato dalla marina militare.

Un ricercato, che avrebbe perso la vita non appena lei fosse stata liberata.

A prescindere da quello che pensava il suo corpo, lei era una creatura logica, e la logica imponeva che mantenesse una netta distanza tra di loro; ma la tentazione…uhm brutta bestia.

“il mondo giungerà alla fine, prima che io possa permettere che ciò accada. L’ unica cosa che desidero è che stiate lontano da me.”

Ace inclinò la testa, fingendosi dispiaciuto.

“ops, mi dispiace. Proprio l’ unica cosa che rifiuto di concedervi mia adorate ribelle…”

“allora, mio caro pirata, andrete incontro a una cocente delusione. Una bella e buona.”

I suoi occhi erano divertiti. “lo credete davvero, madamigella?”

“Ne sono assolutamente certa!”

“Adesso chi è che presumo troppo?”

“Sempre voi, signore. Io dico solo come stanno le cose.”

Ace scoppiò  in una fragorosa risata che penetro non cuore di Robin riscaldandola. Sapeva che non doveva farlo, ma il suo cuore non aveva voluto sentire ragioni. Il suo cuore aveva voluto imprimere in se stesso la meravigliosa risata di Ace.

“Anche io, Robin dico sempre come stanno le cose e ciò che penso. L’ esperienza però è dalla mia parte. Sapete che cosa dice, dice che non esiste una donna che possa resistermi. Nemmeno la più pudica. Ricordate lady Ashnton. Nessuno mi resiste, quanto meno non a lungo.”

Che arroganza! Pensò Robin, m a quel pirata aveva veramente fascino da vendere e se era riuscito veramente a sedurre lady Ashnton… Aiuto!

“vi assicuro capitano, che posso tranquillamente resistere a vostro discutibile fascino. Vi inginocchierete per dichiararmi il vostro eterno amore ben prima che io mi conceda a voi!”

Quando mai, era già un problema così e Robin a quanto pare si era cacciata in un pasticcio più grande di lei. Il suo fascino discutibile? Quando mai, sul fatto che fosse attraente e avesse fascino non c’ erano dubbi, ma Robin doveva inventarsi una scusa plausibile.

“E’ una sfida?”

Robin riflettè  un attimo. Lo era? Lei l’ aveva intesa solo come una provocazione, forse uscita un po maluccio, ma ora che aveva pronunciato quelle parole,si fermò a ponderarle.

“non esiste uomo che io non possa rigirarmi come voglio” pensò Robin.

“Si, è una sida, mio caro. Conquisterò il vostro cuore ben prima che voi riusciate a conquistare il mio corpo.”

“Ohi, Ohi, che pretese ragazzina, il mio cuore? “ disse Ace in tono scherzoso.

“Si, lo voglio; anzi no lo pretendo per poi schiacciarlo!” disse sicura, ma non troppo. Se avrebbe avuto il cuore di Ace lo avrebbe conservato e custodito dentro di se come la più preziosa delle gemme, ma questo non glielo poteva dire. Assolutamente no!

Ace si irrigidì un attimo e serio disse

“No. No, Robin, il mio cuore non si tocca!”

Robin lo guardò negli occhi e ci vide riflesso tanta sofferenza che sparì subito e che venne sostituita da quel sorriso di strafottenza e negli occhi quella finta allegria che ormai lei aveva imparato a riconoscere. Ace non era felice. Ace scocciò a ridere.

Le risuonò nelle orecchie la risata profonda di Ace e il suo cuore cominciò a palpitare più velocemente. Ma che le stava succedendo? Qui c’è proprio bisogno di Nami.

“Ace pugno di fuoco inginocchiato davanti una donna a dichiarare il suo eterno amore. Questa si che è un’ ipotesi di mera fantasia.”

“Al contrario. Gli uomini, per quanto si sforzino di negarlo, provano le stesse emozioni delle donne. Perfino più intense.”

Ma siamo sicuri che è vero? Si chiese Robin.

“e come fate a saperlo?”

“voi vivete per ottenere vendetta. Io per trovare pace e tranquillità. Ditemi, quale vita vi sembra più guidata dalle emozioni, più mutevole?”

“Di certo posso dirti quale delle due è più noiosa!” concluse Ace. Robin stava per parlare quando…

“Ro, ancora con te tue filosofiche deduzioni?”

“Nami?”

“si, e per ora compatisco Ace; certe volte sei asfissiante.”

“Nami, io …io…  ti devo parlare.” Disse Robin arrossendo di botto e facendo sorridere la sorella.

“Oh, posso ben immaginare di che cosa, vero nee chan?”

“Nami, ti prego non anche tu!”

“che ho detto?”

“Ti devo parlare e importante!”

“Va b…”

“Nami!” un grido proveniva dal ponte.

“Si, Rufy?”

“Puoi venire un attimo?” gridò di nuovo Rufy.

“Arrivo, amore mio!”

“Ma…”

“Parliamo un'altra volta, ok nee?”

“Certo, certo.”

Mamma mia, ma quella non è più Nami; per me è una sconosciuta, pensò Robin mentre vedeva la sorella sparire.

“Di nuovo soli!” esordì Ace ma Robin non lo ascoltava. Robin aveva gli occhi lucidi di lacrime.

“Eh? No, no, Oh, per favore Ro, niente lacrime.” Disse Ace preoccupato.

A quel nomignolo gentile che solo la sua famiglia usava con lei, Robin sentì il bisogno di stringersi ad Ace. La ragazza si voltò verso di lui e corse ad abbracciarlo riversando sul suo petto una quantità indefinita di lacrime. Robin era tutto un fremito, scossa dai singhiozzi continua a stringersi ad Ace in cerca di conforto.

“Robin, che succede?”

“Ace non Robin, ti prego; chiamami come prima?”

“Signorina Dupreè?” chiese Ace più confuso che mai. Perché voleva che tornasse a chiamarla con il cognome. Robin però interruppe i suoi pensieri.

“No, almeno oggi, chiamami Ro, ne ho bisogno.”

Ace Arrossì. Non si era accordo di averla chiamata Ro, ma a quanto pare nei momenti un cui erano soli a Robin, alla signorina Dupreè, piacevano i modi poco convenzionale e preferiva farsi chiamare Ro, come segno di amicizia e libertà.

“MA certo. Dimmi Ro, che succede?”

Robin riprese a piangere sul petto di Ace.

“Oh, grazie, grazie Ace. Grazie di cuore.”

Ace era più confuso che mai.  Perché quella reazione? Perché quel pianto? Perché con lui?

“Ro, ti prego…se ti posso aiutare…”

“Mi stai già aiutando” Lo interruppe Robin “Stammi vicino e abbracciami per un po’ Ace, ti prego.”

“Certo, tranquilla, piccola” disse Ace non riconoscendosi. Ma che gli stava succedendo? Piano trascinò Robin sul letto e si sedettero insieme. Lui, prese a carezzarle il lunghi capelli neri, mentre Robin rilassata da quel contatto aveva chiuso gli occhi stringendosi di più al pirata e lasciandosi coccolare fin quando…

“Ah, eccoti qui piccola.”

Robin si svegliò di colpo e alzò la testa di scatto dal petto di Ace che fulminò con lo sguardo la donna che era appena entrata…

“Boa!” esclamò Ace risentito.

To be continued

Allora che ve ne pare…chiedo scusa infinitamente per il ritardo, ma i vari problemi e la mancanza di tempo mi hanno completamente proibito di aggiornare prima. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto. E fatemi saper un grosso kiss Mei chan

Fatemi sapere

Baci baci.

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Capitolo 16
*** capitolo 16 ***


 

  

 

Robin alzò di scatto la testa dalla spalla di Ace e vide Boa che stava sulla porta con in mano un piccolo cesto di vimini coperto da una tovaglietta rossa e bianca a scacchi.

“Ti stavo portando del pane e del formaggio, Robin, per la colazione, ma forse non è il momento più propizio” disse Boa con un piccolo sorriso stampato in volto.

Ace aveva uno sguardo minaccioso e Boa arretrò di qualche passo.

“Non ti preoccupare ero solo un po’ stanca e ho usato il capitano Ace come appoggio.” Disse Robin staccandosi da Ace e avvicinandosi a Boa. Ace sbuffò visibilmente.  Ma sia Robin che Boa lo ignorarono.

Robin ringraziò Boa per la sua gentilezza e prese il cestino.

“Grazie. In effetti avevo un certo languorino. Poi Boa si rivolse ad Ace.

“Come va la spalla, capitano?”

“Si agita un po’.” Disse Ace tranquillo

“Dite sempre così.”

“Spalla?” domandò Robin.

“Si, signorina.  La spalla di Ace è rimasta ferita durante il combattimento.”

“Non è nulla di grave Boa. Smettila di preoccuparti sempre. Anche un mese fa sia io che Rufy siamo rimasti feriti e tu ci hai assillato per settimane dicendo che dovevamo andare a controllo da Chopper!” esclamò Ace tra il divertito e l’ infastidito.

“Io…io Sarei un medico!” si intromise Robin timidamente.

“Oh. Allora madamigella, la prego, potreste controllare la spalla ferita di Ace?”

“Non ce ne bisogno!” esclamò Ace stufo di essere trattato come un bambino.

“Non sono un bambino!” continuò

“Non si direbbe!” disse Robin in un sussurro.

“Oh, non lo sono madamigella e se vuole glielo posso provare tra le lenzuola.”

Robin lanciò ad Ace uno sguardo furioso e si avvicinò a lui.

“leva quella maglia!” esclamò la lady.

Ace la guardò con uno sguardo malizioso e provocatorio.

“Che audacia Lady Dupreè, non la facevo così sfacciata!” disse Ace.

Robin arrossì da testa a piedi, ma ignorò deliberatamente la provocazione del capitano della nave.

“non per altro capitano, ma per caso vi credete un dio greco?” domandò beffarda Robin. La ragazza si sentiva anche in colpa perché lei era stata per tutto quel tempo appoggiata alla spalla ferita di Ace e lui non si era lamentato. Nemmeno un gemito.

“No, ma qualcosa di molto simile lo sono!”

Viva la modestia, pensò la ragazza.

“A che cosa sareste?” domandò Robin con un certo divertimento nella voce.

“Un fusto!” esclamò Ace.

“Che alta stima di  voi che avete capitano!” Esclamò lei cercando di non ridere poi tornò seria e disse “Adesso via quella maglia Ace!”

“Non vi darà mai retta cosi, Robin!” disse Boa.

“Uff..” si lamentò Robin.

Ace e Boa scoppiarono a ridere; poi Ace si alzò e si diresse verso le due donne.

“Adesso, signore, se volte scusarmi io avrei delle cose da sbrigare.” Salutò Ace chinando il cappello in segno di saluto e di rispetto, poi scomparve dietro la porta della cabina.

“Ace, aspetta la feri… niente è andato” disse Robin sconsolata.

Boa osservò la ragazza e scoppiò a ridere.

“Incredibile, si comporta proprio come un bambino.” Esclamò risentita Robin.

“Andiamo signorina le faccio conoscere il resto della ciurma.” Disse Boa prendendo per mano la ragazza e cominciando a camminare.

Durante il giro turistico della nave Robin conobbe tutti i pirati tra cui lo spadaccino Zoro che ricordò avere una taglia molto alta. Sanji che oltre a essere un cuoco provetto era anche un dongiovanni con la D maiuscola e un combattente provetto. Conobbe Franky il carpentire di bordo e sua moglie Kesi. Conobbe Usopp il secondo carpentire. Conobbe Chopper il medico di bordo. Con lui andò subito d’ accordo. Iniziarono a scambiarsi opinioni mediche e a parlare su cure sperimentali. In seguito conobbe anche la moglie di Chopper, Oleandra. Iniziò a imparare molte delle mansioni che facevano le donne all’ interno della nave e in seguito venne per sbaglio di Boa venne presentata a …

“E per infine questi sono Nami la navigatrice di Bordo e il nostro secondo capitano Rufy.”

Nami, Robin e Rufy non resistettero e scoppiarono a ridere sotto sguardo dubbioso di Boa che chiese.

“Che c’è da ridere capitano, ho fatto solo le presentazioni alla signorina.”

“Mio Dio Boa dove vivi! Nami è la sorella di Robin e io conosco già Robin visto che è stata lei a curarmi.” Esclamò Rufy trattenendosi a mala pena dal ridere.

Boa era arrossita dalla testa ai piedi e guardò Robin che lentamente annuì.

“Non importa Boa, può capitare. Nami, noi dobbiamo parlare. Rufy,di a quel testone di Ace che si deve far curare quella maledetta ferita e che se non viene subito da me per la medicazione, si può considerare un pirata morto.” Esclamò sicura Robin.

“Mamma mia è qui da poco più di una settimana e già detta legge.” Disse Rufy ridendo.

“l’ avevo detto io, datele il tempo di abituarsi a una nuova situazione e poi mette tutti sotto bacchetta. Robin è fatta  così” esclamò Nami ridendo.

“Fallo. O me la prendo anche con voi due!” esclamò Robin.

Rufy e Nami si dileguarono e andarono a cercare Ace. Quando Robin voleva una cosa era meglio esaudirla al più presto. Sotto caldo consiglio di Nami, Rufy andò a cercare  il fratello.

Robin e Boa si diressero di nuovo alle cucine dove Sanji stava rimproverando un bambino di circa 8/9 anni. Capelli scuri e occhi di un blu profondo. Quel bambino sarebbe diventato proprio un bel ragazzo che ci faceva su una nave pirata?

“piccolo mascalzone, torna qui e posa quell’ affare! Esclamò Sanji lasciando ciò che stava cucinando per voltarsi verso il bambino.

“ti darò un bella passata di legnate sul fondoschiena se non posi quell’ aggeggio affilato!” esclamò Sanji avvicinandosi al bambino che aveva un coltellaccio appuntito in mano. Il bimbo si nascose dietro la gonna di Robin. Robin si chinò e sussurrò all’ orecchio del bambino.

“mi daresti quel coltellaccio?”

“No, ti devo difendere madamigella. Sappiamo tutti come è fatto Sanji, fa il cascamorto con tutte!” disse il bimbo. Quel bambino la voleva proteggere. Che tesoro!

“Vieni qua piccola peste!” Disse Sanji e il bimbo si mise a correre volatizzandosi con dietro Sanji.

“Che bambino strano e al contempo dolce.” Sussurrò Robin, poi rivolta a Boa disse “ Chi è?”

“Un piccolo diavolo, a dire la verità.” rispose Boa, poi guardò negli occhi Robin e disse sospirando “ Quello è Kit, il figlio del capitano Ace.”

Quello era il figlio di Ace. Quel bambino così dolce e protettivo nei suoi confronti era il figlio di Ace? E la madre dov’ era?

“La madre del ragazzo dov’è?” chiese Robin. Un pensiero le balenò in testa: voleva essere lei la madre di Kit.  Scacciò immediatamente quel pensiero.

“Non lo so. Mi è stato detto che era morta prima che io arrivassi qui. Zira, la moglie di Zoro…” disse indicando una ragazza dai lunghi capelli biondi su ponte “ Zira dice che da allora il capitano Ace ha preso con se il ragazzo.” concluse Boa.

“un po’ strano non trovi?” chiese Robin. BOA si limitò ad annuire.

 

To be continued…

Scusate se questo capitolo è breve ma i vari impegni mi impediscono di scrivere qualcosa di più lungo e per non lasciarvi aspettare ancora molto ho deciso di aggiornare.

A presto e un bacione.

Mei Chan

 

 

 

 

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Capitolo 17
*** CAPITOLO 17 ***


 

  

 

Buon giorno a tutti.

Scusate il madornale ritardo nell’ aggiornare questa storia. Purtroppo gli impegni, lo studio, l’ università e gli sport e si anche un po la mancanza di ispirazione ni hanno proibito di aggiornarla più presto. Spero che questo capitolo vi piaccia e che non sia una delusione madornale come debutto per la mia ricomparsa e adesso non mi rimane che augurarvi  Buona lettura. Spero che la storia vi stia piacendo. Fatemi sapere e se volete lasciate qualche commentino alla prossima Mei Chan

 

 

 

 CAPITOLO  17

 

   

          ACE                                                    ROBIN

 

Robin era in piedi appoggiata alla murata, e fissava tranquillamente e nostalgica l’ oceano davanti a lei. I raggi del sole giocavano sulle onde coronata di schiuma bianca, mentre la possente nave fendeva la superfice dell’ acqua. Era stata per ore a cucire con Boa e ora sentiva tutto il corpo indolenzito. Massaggiandosi il collo, piegò la  testa di lato per distendere i muscoli contratti.

“posso essere d’ aiuto?”

Si guardò alle spalle e vide il capitano Ace in piedi dietro di lei.

“Che cosa volete?” gli chiese.

Ace le rivolse un sorriso che la rasserenò suo malgrado. Senza dire nulla, fece un passo avanti e le posò con gentilezza le mani sulle spalle. Con una delicatezza che la lasciò interdetta, prese a massaggiarle i muscoli dolenti. Robin chiuse gli occhi, assaporando il piacere crescente di quel tocco. Le sue mani sembravano dotate di poteri magici, calde e rassicuranti, disperdendo la tensione che aveva accumulato e facendola rilassare.

“Meglio?” chiese Ace.

“Mmm” mormorò lei, troppo piacevolmente rilassata per riuscire ad articolare una risposta. Dal canto suo Ace apprezzava la delicatezza della sua pelle mentre cercava di ammorbidire la rigidità dei muscoli del collo. Il vento sollevava le ciocce dei suoli lungi e mossi capelli neri, facendole svolazzare intorno a loro, come in un caldo abbraccio; la luce del sole che tramontava  si riverberava sul suo candido viso.  Ma l’ unica cosa su cui Ace era concentrato veramente, era la lunga fila di bottini che chiudeva il corpetto attillato di Lady Robin. Bottoni che immaginava di slacciare uno a uno, esponendo così più porzione di pelle da poter accarezzare. Moriva dalla voglia di sfiorare con le labbra ogni centimetro del suo corpo, assaporando il suo profumo, e la morbidezza di quella pelle candida e al contempo dorata.

“Ditemi”  le sussurrò in un orecchio Ace “ A cosa stavate pensando quando sono arrivato?”

“A Justin”

Ace strinse i denti in un moto di frustrazione. Fosse l’ ultima cosa che faceva, avrebbe cancellato il nome di quell’ uomo dalla mente di Robin.

“E adesso?” chiese ancora.

“Sto pensando che Justin vorrebbe uccidervi, se vi vedesse con le mani sul mio collo.”

Il primo istinto di Ace fu quello di togliere le mani dal collo della fanciulla, ma che fosse dannato se lo faceva, inducendola a credere che avesse paura di Justin Wallingford. Avrebbe fatto freddo all’ equatore prima che lui arrivasse a temere un cucciolo come quello.

“E voi piangereste, se mi uccidesse?” non riuscì a trattenersi dal chiedere.

Robin s’ irrigidì di botto per poi dire “ Per voi?” domandò Robin con un finta risatina “ Perché dovrei…?”

La sua voce si spense con grande sorpresa di Ace, il suo sguardo si addolcì. “ Si, capitano Ace. Piangerei per voi.”

Stava recitando. Ace lo sapeva bene.

Eppure quelle parole gli riecheggiarono dentro insieme al pensiero che in verità, se Portuguese D. Ace fosse morto, nessuno avrebbe pianto per lui.

“Siete una bugiarda molto dotata, signora. Dovrò tenerlo in mente.”

Robin s’ irrigidì e si scostò di un passo. “ Allora sia in due, conte John Smith.”

“Ah ,si, il conte.” Disse Ace scoppiando a ridere. Poi parlò modulando un accento aristocratico.

“Ma ditemi la verità, milady, se vi avessi chiesto di fuggire con me, quella notte, non mi avreste seguito fino in capo al mondo?”

“Non vi avrei seguito nemmeno fino alla fine del corridoio, messere.

Quella strega aveva sempre la risposta pronta e non era un impresa facile metterla in difficoltà. Cosa può fare un povero pirata per averla vinta con lei. Ace non aveva mai conosciuto una donna dalla mente tanto brillante, e adorava quel lato della sua personalità.

“Robin, Robin, Robin, quando ammetterete che vi piacevo, nei panni del conte? Se fossi stato uno dei vostri nobili dal viso pallido, avreste sgomitato per starmi accanto, proprio come tutte le fanciulle presenti a quella festa.”

Robin lo guardò sollevando un sopracciglio “Davvero? Mi sembra di ricordare che siete stato voi a cercarmi.” Lo scrutò attentamente, come a cercare di leggergli nell’ anima “ E perché lo avete fatto?”

“Eravate adorabile”

“un lampo di sorpresa le attraverso gli occhi “Adorabile?”

“Si. Vibrante e eterea.” Disse Ace, risistemandole una ciocca di capelli dietro l’ orecchio. “Stavate fuggendo da Justin.”

Le sgranò gli occhi e poi sorrise “ Stavo fuggendo dagli stivali di Justin, se proprio volete saperlo. Non da lui.”

“Dai suoi stivali?”

Robin si schiarì la gola e chinò il viso, in modo che lui non potesse più guardarla negli occhi.

“Continuava a pestarmi i piedi.”

Ace sollevò un sopracciglio, a quella scoperta” per questo mi avete detto che non vi piaceva ballare… Molto nobile da parte vostra cercare di non ferire i suoi sentimenti. “ La derise “ Non è vero, però…giusto?”

“Non è vero cosa?” disse Robin sollevando lo sguardo.

“che non vi piace ballare?”

Robin non disse nulla ma il suo sguardo aveva già risposto per lei. “Così siete disposta a una vita di piedi pestati pur di avere il titolo di “Signora Wallingford?”

Il viso di Robin rifulse di determinazione “ Mi condannerei a una vita di ossa rotte pur di avere Justin.”

Quel commento ferì Ace più di quanto avrebbe dovuto. “ E cosa ha fatto il caro Justin per suscitare una così sconfinata lealtà?”

“Mi fa ridere.”

“Ridere?”

“Si. E’ il mio migliore amico e il mio confidente.”

“Sapete” disse Ace chinandosi verso di lei “ I confidenti non sono dei buoni amanti. Conoscono tutti i vostri segreti.”

“Non so nulla di queste cose.”

Ace le sfiorò il lobo dell’ orecchio sinistro con la punta del dito. “Potrei istruirvi facilmente.” Dichiarò infine.

“Sono certa che vi piacerebbe provare. Ma, come vedete, non sono interessata.”

Quello di cui Ace si accorgeva con chiarezza era la pelle d’ oca che le sue carezze le avevano suscitato  e il suo respiro accelerato. Che Robin lo ammettesse o no, non era indifferente al suo tocco.

“D’ accordo” disse per assecondarla, raddrizzandosi e allontanandosi. “ Dal momento che non siete interessata a me, permettetemi di scortarvi in camera vostra in modo che possiate cambiarvi per la cena.”

“preferisco cenare in camera mia.”

“E io preferisco che la cena sia servita al tavolo” O meglio, per essere precisi, avrebbe preferito che lei gli fosse servita su un tavolo: avrebbe potuto assaporarla per settimane e settimane.

“Allora preferisco digiunare.” Replicò Robin come se gli avesse letto nel pensiero.

“non siate infantile. Non c’è bisogno che vi trascuriate. Sono sicuro  che non vorreste che Justin vi vedesse tutta pelle e ossa. Dovete mangiare, altrimenti non vi rimarrà la forza per respingermi.”

“In questo caso…”

Robin accettò il braccio che lui le offriva  e gli permise di scortarla di sotto.

“Guarda, Guarda chi si vede?” dichiarò una voce molto conosciuta sia alle orecchie di Ace che a quelle di Robin.

“Rufy, togliti dai piedi!” disse risentito Ace dal sarcasmo che aveva fatto il fratello.

“Ciao Rufy.” Disse dolcemente Robin.

“Ciao piccola milady. Spero che il mio fratellone qui presente non ti causi troppi problemi.”

“Solo un pochetto ma niente che non sappia tenere a bada. Dimmi Rufy,con Nami?”

Rufy aveva abbassato la testa in segno di sconfitta poi piano sussurrò.

“Abbiamo litigato!”

Robin non riuscì a trattenere una risata. Lasciò il braccio di Ace e si avvicino a Rufy. Prendendolo sotto braccio disse

“Allora, neo cognatino, facciamo quattro passi e mi racconti che hai combinato con Nami!”

“Cognatino?” dissero insieme Ace e Rufy.

“Be, si Rufy. Non stai con mia sorella? Si? Quindi sei mio cognato e i cognati parlano con le cognate dei problemi che hanno con le fidanzate.”

Rufy sollevato scoppiò a ridere e strinse in un abbraccio fraterno Robin che in un primo momento ,sorpresa, tentò di scostarsi in seguito lo strinse anche lei in un abbraccio.

“Robin grazie di tutto.”

Una strana gelosia s’ impossessò di Ace. Robin era aperta ed espansiva con RUfy. Con lui rideva e scherzava ed era come se fossero amici di vecchia data. Con Rufy era calda, solare, gentile e divertente, con lui l’ esatto opposto. Ace prese tre boccali di birra e ne dette uno a Rufy e l’ altro a Robin, il terzo lo tenne lui. Robin assaggiò la birra e la gustò.

“Allora Rufy qual’ è il problema con Nami?” disse Robin sedendosi accanto ad Ace con nella panchina di fronte Rufy. Sia Ace che Robin bevvero un sorso di birra…

“Nami vuole che la sposi!” dichiarò risoluto Rufy e Robin e Ace gli sputarono la birra addosso.

“Ehi!” si lamentò Rufy,.

“Spo…sposarsi? Rufy ascolta domani parlerò io con mia sorella tu tranquillo, ok?”

Rufy annui con sguardo basso e si alzò abbraccio Robin e Ace strinse un pugno sulla sua coscia, poi Rufy si volatilizzò e Ace offrendo di nuovo il braccio a Robin si avviarono verso la sua camera.

“Sposarsi? Mia sorella ha proprio perso la testa!” dichiarò Robin.

“Concordo è ancora un pochino troppo presto per parlare di matrimonio.” Disse Ace concordando per una volta con Robin. Arrivati davanti la stanza di Robin, la ragazza chiese al pirata.

“Come mai sapete comportarvi da gentiluomo?” gli chiese lei sulla porta.

“Come fate a sapere che non sono un gentiluomo?”

“Siete un pirata!” rispose Robin, semplicemente, come se quell’ informazione bastasse a conoscere  tutto di lui.

“non tutti i pirati sono di umili origini ”le ricordò Ace.

“allora siete un gentiluomo?”

“Sono l’ ultimo degli ultimi, Robin” disse lui inchinandosi, come se si stessere presentando per la prima volta. “ Avete davanti a voi il figlio bastardo di una prostituta alcolizzata.”

Come era sua intenzione quelle parole la sconvolsero. E prima che potesse trattenersi gli sfuggì il resto della storia.

“Io e mi fratello siamo cresciuti nel retro di un sordido bordello  dei Caraibi, pulendo le camere dopo che le prostitute e i marinai le avevano usate.”

Gli occhi di Robin si riempirono di lacrime “ Mi dispiace tanto . Non ne avevo idea…”

Ora toccava a lui essere sconvolto, mentre con dita tremanti le asciugava le lacrime. Aveva fornito una sintesi eccessivamente semplificata del proprio passato, ma in sostanza non aveva mai cercato di negarlo. Non nascondeva quello che era stata sua madre. Nascondeva solo com’ era lui stesso. E chi era suo padre e quello di Rufy. Ma la reazione di Robin lo confondeva. Nessuno aveva mai reagito con tanta emotività  al racconto del suo passato. Nemmeno lui stesso o suo fratello.

“Non dispiacetevi.  Mi ha fatto diventare il pirata che avete davanti oggi.”

“Allora sono doppiamente dispiaciuta” sussurrò Robin.  “ Con il vostro intelletto e i vostri  talenti, sono certa che se le circostanze fossero state migliori sareste andato lontano nella vita.”

Ace si fermò a guardarla a lungo. Ferito e irritato dalle sue parole. “Sono andato da un capo a l’ altro della terra. Ci sono poche cose che non ho visto, e ancora meno che non ho fatto.”

“Ma non avete mai amato”

Ace si trattenne da alzare gli occhi al cielo “ Tornate sempre a quello, non è vero?”

“secondo me, che vogliate ammetterlo o no, tutto alla fine dipende da quello.”

“Siete un inguaribile romantica. “ Ace si voltò di spalle pronto ad uscire dalla stanza di Robin, ma prima di andare disse.

“Si mangia tra un ora. Manderò Zoro a prendervi.” Detto questo andò via.

To be continued.

 

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Capitolo 18
*** Vedremo chi l' avrà vinta! ***


 

  

 

 

 

Robin osservò Ace dirigersi verso la propria stanza. Quell’ uomo la faceva proprio infuriare. Era insopportabile.

Non sapeva che cosa pensare di lui. E che cosa credere. Era un intrigo di contraddizioni. Ne profondo del suo cuore, però, doveva ammettere che le piaceva la sfida che quell’ uomo rappresentava.

Entrò del tutto nella sua cabina e rimase interdetta. Qualcuno si era dato molto da fare nel pomeriggio. Il piccolo giaciglio era sparito e al suo posto c’era un letto di legno intagliato. Il cassettone era stato sostituito da un armadio intonato al letto, mentre una bacinella e un tavolino da toletta  erano stati sistemati alla destra della porta.

Tutto splendeva, lucidato di recente, e nell’ aria aleggiava il profumo  dell’ essenza del limone. Qualcuno aveva persino messo un vaso di fiori freschi sul tavolino. Robin chiuse la porta, senza parole.

Poi notò il colore del letto e dei centrini di pizzo: giallo. Tutta la stanza era stata arredata usando il suo colore preferito.
Ace!

“Che cos’hai in mente ,Ace?”  sussurrò ben sapendo che lui era l’ unico a bordo della nave oltre a Rufy, che avesse l’ autorità di fare una cosa simile.

Alla fine, ecco almeno spiegata la strana domanda di Kit.

Ma di certo no trovava spiegazioni per comprendere le azioni del pirata. Prima la sistemava in quella stanza con le teste mozzate per spaventarla, e ora la trasformava in un rifugio accogliente.

Stava giocando con lei?

Era un modo di chiederle scusa?

L’ ultima ipotesi le fece quasi venire da ridere. Ace pugno di fuoco che si scusava con lei. Era quasi più probabile che le dichiarasse eterno amore durante la cena.

si disse poi parlò ad alta voce , come per rivolgersi a lui attraverso le pareti.

“ma io non sono una delle tue amanti ,capitano, non lo sarò mai!”

No. Sarebbe stata lei ad averla vinta su di lui, non il contrario.

Poteva farcela ad avere la meglio, a patto di rimanere lucida. Ma ogni volta che si trovava con lui, la sua volontà sembrava annullarsi e le sue intenzioni venivano spazzate via. Tornò a guardare i fiori e notò un bigliettino tra le rose gialle. Lo prese e lo lesse.

“Indossate l’ abito di velluto verde. Ace.”

“Neanche per sogno!” fu il grido di Robin. Come osava quell’ uomo dirle cosa indossare? Era un oltraggio! Non era certo un cagnolino che obbediva ai suoi comandi. No! Proprio No!

Lei era …

Rimase un attimo interdetta quando spalancò la porta dell’ armadio, che si rivelò essere pieno di vestiti, abiti, cappelli, e sottane eleganti. E tuttavia l’ abito verde a cui aveva  alluso Ace si notava tra tutti.

Era bello. Decorato con ricami dorati e fili di perle. Davvero un abito prezioso. Era un indumento adatto a una regina. Suo malgrado, lo accarezzo con un mano, colpita dalla morbidezza e  dalla stoffa pregiata.

Forse non sarebbe stato male indossare quell’ abito. Dopotutto il suo scopo, era piegare Ace alla propria volontà.

Ma si poteva anche assecondarlo per raggiungere i suoi scopi. Per quella sera lo avrebbe accontentato.

“E’ proprio come faresti con un cane, devi fare in modo di stabilire fin dall’ inizio chi comanda. E quella sono io!”  pensò Robi  sorridendo.

Quella sera sarebbe stata lei a comandare.  Povero  Ace.

To be continued.

Be, scusate se questo capitolo è un po corto ma è transitorio. Siamo in una fase di svolta, di passaggio. Spero che però anche questo capitolo vi sia piaciuto. Fatemi sapere a presto Mei chan.

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Capitolo 19
*** MAI SFIDARE UNA DUPREE' ***


 

  

 

 

 

VESTITO ROBIN

 

 

 

Ace si osservò nello specchio mentre si annodava la cravatta . non vedeva l’ ora di sedersi a cena per avere un altro scontro verbale con il suo ostaggio. Non riusciva ad immaginare una donna come quella vincolata per sempre, in un inferno matrimoniale, a un uomo come Justin Wallingford.

Più tempo passava con Robin, più ne rimaneva affascinato.  Era deciso a non vederla soffrire per essersi legata a un uomo che le pestava i piedi. Chissà a quali dei suoi passatempi preferiti aveva rinunciato Robin per stare al fianco di un uomo come quello. Un idiota! Il solo pensiero lo faceva fremere di rabbia incontrollata.

E per cosa lo faceva, poi?

Per amore. La solo idea gli dava la nausea. Perché le donne si illudono sempre coltivando pensieri sciocchi. Il matrimonio e l’ amore non sono altro che una forma legale per l’ accoppiamento.

Bleah!

“Oh, ma lui mi ama” disse Ace facendo una smorfia al proprio viso riflesso nello specchio. Aveva fatto il verso a ciò che gli aveva detto Robin e ne era rimasto disgustato. Dovette fare uno sforzo per non vomitare.

E la colpa era tutta degli esponenti del suo sesso. Erano loro che alimentavano nelle donne sciocche fantasie d’ amore eterno e piacere sublime. Alimentavano le fantasie delle donne solo per conquistarsi una notte di piacere. Per la seconda opinione poteva pure essere d’accordo, ma nessuno era più bravo di lui in quello sport orizzontale, ma per la prima erano tutte fesserie.

Un lieve senso di colpa gli pungolò la coscienza ma Ace lo ricacciò indietro all’ istante: non era il padre di Robin. Quella ragazza sapeva bene che lui aveva intenzione di sedurla.

-Fa solo che non si innamori di me- pensò Ace con una fitta allo stomaco. Se solo Robin avesse osato dichiarargli sentimenti del genere, l’ avrebbe gettata in pasto agli squali. Non voleva finire come quello scapestrato di suo fratello che senza riflettere si era ritrovato con una futura moglie nelle vicinanze.

“Che idiota che sei Rufy!” esclamò risentito.

“Perché?”

Ace si voltò di scatto e vide Rufy che stava entrando nella sua stanza, seguito da qualcuno.

“Perché ti stai per rovinare la vita sposandoti con Nami…” esordì Ace sicuro per poi bloccarsi all’ istante.

“Ma davvero? Sono una donna così ripugnante da non poter sposare?” dichiarò furiosa Nami entrando nella cabina di Ace e tenuta in vita da un Rufy divertito. Rufy sapeva che se Nami si scagliava su Ace, sarebbe finito seduta stante nella cabina di Robin o di Chopper e cercare di curare le sue molteplici ferite. Ace infatti aveva deglutito. “

“No, Nami... io…”

La ragazza si era bloccata all’ istante e guardò Ace furibonda.

“Basta, me ne vado! Ma Ace questa non la passi liscia! Ti ricordo che ho una sorella che è medico e durante la notte può succedere di tutto… anche ucciderti con una semplice siringa con un particolare fluido dentro, o ben guardati dal cibo della colazione, del pranzo, e della cena! Ace preparati  te la farò pagare! Ricordati una cosa , capitano: Mai sfidare una Dupreè! E questo vale per me come anche per mia sorella Robin! Sta bene attento Ace pugno di fuoco, capitano dei miei stivali!” aveva dichiarato Nami liberandosi dalla prese del fidanzato e correndo fuori sbattendo la porta. Rufy le corse dietro ma non prima di aver lanciato al fratello uno sguardo glaciale e pericoloso. Ace deglutì ignaro. L’ aveva combinata grossa. Ace lasciò vagare a lungo i suoi pensieri finchè non senti  qualcuno bussare la porta della cabina.

“Avanti”

Tarik si affacciò alla porta della cabina del suo capitano.

“la cena è pronta, capitano. Sono tutti seduti ad aspettarla. C’è anche il capitano Rufy che stranamente non scalpita per mangiare e la sua futura consorte, Nami, sembra talmente furiosa che…” Ace era impallidito e Tarik se ne era accorto.

“Capitano, va tutto bene?”

“Eh? Ah, si, si…”

Tarik annuì “Vado a prendere la ragazza nella sua cabina?” chiese.

“Si, grazie” Tarik sparì per andare a prendere la giovane signorina Dupreè.

 

to be continued...

ciao ragazzi come va? scusate il madornale ritardo ma purtroppo sto studiando come una matta per l' università e tempo di aggiornare non ne ho proprio, spero che questo capitolo anche se piccolo vi possa piacere e spero di non avervi delusi, spero di poter aggiornere presto...alla prossima e grazie a chi mi segue ...

Mei chan

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Capitolo 20
*** Bon appetit! ***


 

  

 

Mentre seguiva Tarik lungo il breve tragitto la separava dalla sala da pranzo del capitano, Robin non potè fare a meno che chiedersi se i cristiani del quarto secolo provassero le sue stesse emozioni quando venivano condotti al Colosseo, perché di certo lei stava entrando nella tana del leone.

Un leone molto intelligente, bello e con la criniera nera, affascinante e letale.

E determinato a divorarla, in un modo o nell’ altro.

Eppure non aveva intenzione di evitarlo. Suo padre aveva sempre insistito sul dovere di affrontare le proprie paure e di accettare le sfide. Il pirata non l’ avrebbe obbligata, su questo era stato molto chiaro. Fino a che lui si fosse attenuto a quanto diceva, lei poteva mantenere il controllo sulla situazione. Lei era diversa da sua sorella Nami.

Il problema era : come farlo innamorare di lei? Non era certo un impresa facile, ma se era riuscita ad indurre l’ inafferrabile Justin a dichiararsi, di certo poteva spingere Ace Pugno di Fuoco a inginocchiarsi davanti a lei.

Tarik apri la porta e Robin entrò. Era una stanza perfetta per una seduzione; quanto meno era certa che così pensasse il pirata.

“Bene” disse Ace, emergendo dalla penombra. Le ci volle un momento per riconoscerlo, perché indossava di nuovo il suo leggero abito scuro, con una camicia candida e il panciotto color crema. Si era dimenticata quanto fosse attraente e il raffinato conte rispetto al trasandato Portuguese D. Ace.

“Avete indossato l’abito verde. Non ero certo che l’avreste fatto.”

Ricordandosi della parte che doveva recitare ,Robin sorrise con aria seducente e si accarezzò con una mano il corpino ricamato con fili d’ oro.

“Era una richiesta ragionevole, perché non avrei dovuto assecondarla?”

Ace sollevò un sopracciglio e le si avvicinò, con un braccio piegato dietro la schiena in una classica posa da gentiluomo.

“Ada momento che non vi dispiace assecondare i mie desideri,potete porgermi la mano?”

Sospettosa,Robin esitò “A quale scopo?”

Ace si fermò davanti a lei e Robin colse il profumo di sandalo che ben conosceva. Era un odore che dava alla testa, specie se combinato con l’ ari del mare.

“Ho avanzato una piccola richiesta. Di certo non vorrete deludermi.”

Robin si morse il labbro “molto bene” disse e gli porse la mano guantata.

Ace chiuse gli occhi, come assaporando qualcosa di gradevole poi depositò un bacio sulle nocche.

“avete scelto l’ acqua di rose?”

“vi piace?”

“molto”

Le sfiorò le dita con il pollice e subito Robin si sentì percorrere da una profonda scarica elettrica. Si passò la lingua sulle labbra secche e subito cercò  di tenere a bada il turbine d’emozioni che Ace scatenava in lei.

Doveva fare qualcosa per scacciare l’attrazione che provava per lui e smorzare il desiderio.

Il capitano le fece appoggiare la mano sul proprio braccio e la scortò verso il tavolo. Ace le scostò la sedia e lei sedette compostamente. Una volta seduta Ace si chinò su di lei alitandole sul collo e facendola agitare più di quanto già lei non fosse.

“Mi avete già affascinato,mia cara, sappiamo entrambi che quello che desiderate in realtà è respingermi.”

Robin voltò lentamente la testa verso di lui e colse uno sguardo malizioso nei suoi occhi neri come la notte.

“Non è così! Ho detto che vi avrei fatto innamorare di me, e così sarà!”

“Io invece ho detto che vi avrei sedotta…”

Istintivamente Robin gli posò le dia sulle labbra per impedirgli di dichiarare ancora una volta le sue intenzioni.

“vogliamo rendere la cosa più interessante?” chiese pensando che un ulteriore incentivo avrebbe potuto contribuire a rendere entrambi più cauti. “ Che ne dite di aumentare la posta in gioco?”

Ace le prese una mano tra le sue e l’accarezzò dolce mentente e delicatamente i bottoncini  che chiudevano il guanto sul polso.

“Aumentare la posta? Pensavo che le donne odiassero le scommesse.”

“Non questa donna, mio caro. Ma gli uomini le adorano, non è forse vero?”

“D’accordo sentiamo questa posta in gioco”

“Se vinco io e vi innamorerete di me, smetterete di essere un pirata”

“Non è equo, Robin” protestò Ace con una risata lasciandole andare la mano.

“Raramente le scommesse lo sono”

“ D’accordo, Accetto, ma, se vinco io, voi vi rifiuterete di sposare Justin.”

Robin rimase perplessa a quella richiesta e al sottinteso che colse nella sua voce.

“perché il mio fidanzamento con Justin vi preoccupa tanto?”

Mantenendo un espressione imperturbabile, Ace assunse un tono sprezzante.

“non mi preoccupa affatto!”

“Ah,no?”

“E’ solo una scommessa,Robin. Voi avete chiesto una cosa assurda e io in cambio ne chiedo un'altra altrettanto assurda.”

“se lo dite voi” concluse Robin.

“E’ così! Allora accettate?”

Robin annuì e Ace prese posto a sedere e iniziarono a gustarsi l’ anatra.

To be continued. Scusate il capitolo corto ma ultimamente il tempo mi scarseggia e i vari impegni mi proibiscono di aggiornare con regolarita. Spero che comunque questo capitolo possa piacervi. E' solo il preludio della cena.

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Capitolo 21
*** capitolo 21 ***


 

  

 

Robin attese pazientemente che li servissero, poi decise di parlarle. La ragazza era stufa dello strano silenzio che albergava in quella stanza.

“Oggi ho incontrato vostro figlio” disse lei dopo aver bevuto un sorso di vino rosso. “Ma questo lo sapete già? Lo avete mandato a scoprire quale fosse il mio colore preferito.

Ace si asciugò le labbra con il tovagliolo prima di rispondere.

“Si. Non ero sicuro che me lo avreste detto !”

“Perché volevate saperlo?”

Ace si chinò leggermente in avanti, come se stesse per rivelarle un segreto.

“Vi trovo affascinate e voglio sapere tutto di voi.”

“Ah.” Disse Robin con tono di comprensione. “ Certo, la conoscenza del potere. Più cose sapete di me più facile vi verrà sedurmi.” Imitandolo si sporse verso di lui e sostenne il suo sguardo.

“E concederete anche a me lo stesso vantaggio?” gli chiese con fare suadente, Robin.

Lui si ritrasse leggermente. “Forse.”

In Robin si accese una scintilla di speranza. Era certa che la sua risposta sarebbe stata un “No” secco e deciso e invece….

Rassicurate le fece la domanda che la tormentava da quella mattina.

“Allora ditemi, chi è la madre di Kit?” gli chiese

“Non lo so”

“Non lo sapete?” rispose lei incredula. “ Signore, si può essere incerti su chi sia il padre, ma la madre è sempre nota, a meno che voi…” Sgranò gli occhi “ L’ avete rapita?”

“No! Certo che no! Kit è mio figlio. Questo è tutto quello che c’è da sapere sull’argomento.”

Robin lo osservò in silenzio. Se Ace  non aveva rapito Kit, ed era suo padre, allora aveva dovuto conoscere la madre del ragazzo…intimamente.

“un amore passeggero? O Forse una signora che conoscevate da poco?

“Lei non vi riguarda e non ha nulla  a che fare con me!” da suo tono Robin capì che l’argomento era chiuso. Ulteriori domande lo avrebbero solo irritato. Ma quanto avrebbe voluto conoscere la verità! Perché Ace era così reticente sulla questione? Aveva amato molto la madre di Kit?

Le venne quasi da ridere all’idea. No, il capitano disprezzava troppo l’amore per non  averlo mai provato. Il che rendeva la questione di chi fosse la madre di Kit ancora più intrigante.

Seguendo il corso dei propri pensieri, passò a fargli domande su un altro argomento che la incuriosiva.

“allora ditemi perché siete diventato un pirata”

Ace fece ruotare il vino nel bicchiere e sospirò.

“Queste sono tutte domande noiose, Robin. Sono diventato un pirata per fare soldi.”

“Perché non arruolarsi in marina anziché fare il pirata!” dichiarò Robin.

“Perché mi rifiuto di obbedire ad un uomo o a un governo. Su questa nave la mia volontà e quella di Rufy sono legge. Comunque ci sono molti modi per definirmi Robin…stai diventando monotona.” Dichiarò Ace e Robin assottigliò lo sguardo. Ed era proprio così. Robin lo aveva verificato sul ponte quella mattina. La volontà dei due capitani di quella nave, era la pura e sacrosante legge.

“Pirata? Corsaro? Che differenza fa? Sempre un fuori legge siete!” dichiarò risoluta Robin.

 Ace sospirò afflitto. “Non intendevo questo, ma lasciate perdere.”

“Adesso tocca a me!” esclamò Ace, sistemandosi meglio sulla sedia e posando il bicchiere sul tavolo. “Ditemi:  a parte pensare a Justin, che cosa vi piace fare?” le chiese e Robin sgranò gli occhi. Robin fu sorpresa dalla stranezza della domanda.

“Che cosa mi piace fare?”£

“Si, quando siete sola a casa e non dovete assecondare i desideri di quei pomposi gentiluomini, o fare il medico ventiquattro ore su ventiquattro, che cosa vi piace fare? Che cosa fate per rilassarvi?”

Era una domanda innocua, ma detta da Ace e per come l’aveva detta lui poteva diventare un arma a doppio taglio. Ace la conosceva da pochissimo tempo e già l’aveva inquadrata e questo la terrorizzava. Lei adorava leggere, scrivere, fare lunghe passeggiata a cavallo, adorava anche il  mare. Doveva trovare una risposta che non avrebbe causato nessuna conseguenza.

“Leggere.” Rispose

Lo sguardo di Ace si accese di interesse e per un attimo Robin deglutì dubitando della sua scelta.

“E che cosa vi piace leggere?” le chiese Ace.

“Soprattutto poesia. Mi piace in particolare Anne Bradstreet.”

Ace inclinò leggermente la testa, poi recitò una delle poesie preferite da Robin.

 

Hai grande bramosia di ricchezza?

Guarda quanti tesori ci sono al mondo.

La terra ha più argento, perle e oro

Di quanto gli occhi possono vedere e le mani afferrare.

E il piacere che cerchi? Prendine a volontà.

Non lasciarti sfuggire quello che puoi trovare

Per cose ignote che esistono solo nella tua mente.

 

Robin sorrise ,colpita del fatto che lui conoscesse i versi a memoria , e toccò a lei continuare.

 

Stai zitta, tu parte non rigenerata,

non turbare più il mio cuore ormai quieto.

Perché ho giurato( e così farò)

Di perseguitarti per sempre come una nemica.

Dovrò combatterti e lo farò

Finché non ti vedrò riverso nella polvere.

 

Poi conclusero insieme.

“Siamo sorelle, si, quasi gemelle, eppure tra te e me c’è una contesa mortale.”

“Siete molto colto” osservò Robin.

“Per essere un pirata.”
“Mmm”

“ Anche a me piace leggere, Robin.”

“ E fare citazioni”

“Esatto, Robi.”

Affascinata dalla sua capacità di ricordare a memoria i versi e per la sua passione per la letteratura, Robin non riusciva a comprendere la  sua opinione sull’amore.

“come è possibile che un uomo che legge tano possa dichiararsi così all’ amore? La maggior parte delle opere più grandi si basano sull’amore.”

“C’è un vecchio proverbio francese che riassume efficacemente la mia opinione al riguardo. L’amore fa passare il tempo, il tempo fa passare l’amore .” rispose Ace tranquillamente.

Robin scosse la testa e sospirò scuotendo la testa. “ Siete davvero un cinico.”

“E voi siete una sognatrice romantica  che crede ancora nell’illusione dell’amore. Ditemi il vostro più, intimo, oscuro segreto. Quale passione brucia in un anima così romantica?  Qual è la cosa che desiderate sopra ogni altra cosa?” le chiese Ace.

La risposta era molto semplice, ma Robin non era sicura di volerla condividere con lui. Era un sogno che le aveva procurato già abbastanza dispiaceri da parte di suo padre e di Justin, non voleva che anche Ace la criticasse. Già Justin e suo padre le avevano  detto che , la consideravano un enorme perdita di tempo. Solo sua nonna l’aveva incoraggiata, pur nutrendo a sua volta delle riserve.

Tuttavia, poteva anche aiutarla a mantenere il controllo di sé aggiungere i commenti sarcastici di Ace agli altri che aveva dovuto sopportare. Dopotutto, le  importava davvero che cosa pensava di lei un pirata?

Che cosa sarebbe cambiato se anche lui l’avesse presa in giro come tutti gli altri? In fondo ben presto sarebbe stata lontana.

“Se vi rispondo sinceramente, farete lo stesso anche voi?” gli chiese.

Ace fece un cenno di assenso. Preparandosi ad affrontare la sua inevitabile reazione, Robin cominciò a parlare.

“Il mio segreto è che vorrei diventare una grande pittrice.” Gettò li chiudendo gli occhi.

“Davvero? Vi immagino benissimo, coperta di colore, con quell’ espressione particolare sul viso, mentre cercate di catturare una scena. Vi immaginerei benissimo. Un medico artista, meglio di così.” Dichiarò Ace appoggiandosi maggiormente allo schienale della sedia.

“Quale espressione?” chiese Robin, ignorando la parte finale della frase di Ace ma, che sarebbe rimasta per sempre scolpita dentro di se. Ace non l’aveva criticata o presa in giro.

“Quando arricciate in naso in quel modo” le rispose Ace sorridendo.

“Io arriccio il naso?”

“Lo state facendo anche adesso. Inarcate leggermente le sopracciglia e socchiudete gli occhi, come se cercaste di arrivare all’essenza più intima delle cose.”

Robin sbatte le ciglia che le incorniciavano gli occhi azzurri diverse volte, per cancellare, qualunque fosse l’ espressione a cui Ace si riferiva.

“Non so cosa intendiate.”
“E’ un vero peccato. Vi dona moltissimo.”

Suo malgrado, Robin apprezzò il complimento.

“E cosa pensa Justin del vostro desiderio di diventare un artista.”

Robin abbassò lo sguardo sul piatto, troppo imbarazzata per rispondere.

“Suvvia, siate onesta con me”

Rifiutandosi di alzare il viso, Robin iniziò a giocare con i cavoletti che aveva nel piatto.

“perché dovrei rispondervi, quando so che non farete altro che prendermi in giro?”

“Quindi ritiene che sia solo una sciocca fantasia.”

Robin deglutì imbarazzata. Come cavolo aveva fatto a capirlo. Quell’ uomo era un continuo mistero. Deglutì di nuovo cercando di dissipare la tristezza che le formava un groppo alla gola, e parlò in difesa di Justin.

“In realtà ha perfettamente ragione. Quando saremo sposati, non avrò tempo per simili futilità.”

“E perché, Rò?” dichiarò Ace utilizzando il nomignolo preferito di Robin inconsciamente. Robin preferiva essere chiamata Rò. Non Robi, o Ro Ro.

“Dovrò occuparmi della casa e badare ai bambini.”

“Mentre Justin prosegue la sua carriera militare.”

“Si.”

“Un po’ ingiusto, non credete?”

“Così va il mondo” rispose Robin anche se nel suo intimo non aveva mai accettato la cosa. Rassegnata, sollevò il viso. “ Ora tocca a voi. Qual è la cosa che vi piace di più?”

“Uccidere  la gente.”

A Robin sembrò che le si fermasse il cuore. Era la verità? Non né era certa ma nel viso ne il corpo di Ace tradivano quale fosse il suo vero pensiero.

“Non vi credo.” Dichiarò sforzandosi di dimostrarsi convinta.

“No? Dopotutto sono un pirata.”

“E’ vero. Ma non siete un pirata come gli altri. Ne, voi  ne vostro fratello o giuro che non avrebbe messo le mani su Nami se Rufy  fosse stato come gli altri.” Dichiarò convinta Robin.

Ace sorrise.

“Come fate ad esserne sicura?”

“Viaggiate con vostro figlio, e consentite agli uomini dell’ equipaggio di tenere con se le loro mogli. Perché lo fate?”

“Perché la vita è troppo breve e potremo morire in qualsiasi momento. L’ultima cosa che desidero per i miei uomini è che muoiano da soli.”

“E voi?”

“Io sono solo.”

“Non vi piacerebbe cambiare questa situazione?”

“No di certo. Sono felice della mia vita.”

“Davvero?”

“Assolutamente entusiasta.”

Sentendo che si stava chiudendo a riccio, Robin,  dedicò in silenzio alla sua cena.

Quando ebbero finito, Ace, si alzò dal tavolo e l’aiuto ad alzarsi. Come un vero gentiluomo. Poi la condusse alla finestra, dove si vedeva la distesa tranquilla del mare. La musica che proveniva dal ponte continuava ad aleggiare nell’aria. La leggera brezza marina le scompigliava i capelli.

“Da dove viene questa musica?”

“il mio equipaggio. Suonano tutte le sere al tramonto.”
Ace si appoggiò alla trave di sostegno della finestra e si mise ad osservarla. Cercando di ignorare quanto fosse attraente in quella posizione, lei si sforzò di mantenere lo sguardo fisso sull’oceano.

“E’ molto bello, non è vero?”

“molto.”

Robin era consapevole di ogni dettagli di lui. Ace teneva le lunghe gambe stese davanti a se, e lei trovava affascinate il fatto che i pantaloni aderissero alle sue cosce snelle e muscolose, come una seconda pelle. La giacca sottolineava l’ampiezza delle sue spalle.

Sentiva, quasi tangibile, il suo sguardo su di lei. C’erano tante cose che le piacevano e tante altre che avrebbe voluto conoscere.

Il silenzio si prolungò, rendendola sempre più nervosa. Gli lanciò un occhiata e sentì che le guance le andavano in fiamme. Cercò di concentrarsi sulla superfice scura del mare, ma dopo pochi secondi si voltò di nuovo, scoprendo lo sguardo di lui ancora fisso su di lei.

“Che cosa c’è’” chiese in tono quasi disperato e nel tentativo di dissipare il suo disagio. “ Mi è per caso spuntata una testa supplementare?”

Ace si scostò dalla finestra e si avvicinò fermandosi alle sue spalle. Robin rimase in silenzio. Iniziò a mordicchiarsi nervosamente il  labbro inferiore, quando avvertì il calore del suo corpo. Sentì sprigionarsi tra loro una specie di corrente elettrica, di cui la soprese l’intensità.

“Ditemì Rò …” Le chiese Ace “ un uomo vi ha mai baciata qui? Le sfiorò il collo sotto l’orecchio, dove lei aveva sollevato i capelli, raccogliendoli in una cascata di boccoli.

“E’ un complimento molto audace, il vostro.” Commentò Robin in tono sostenuto. Ace le sfiorò il collo con la punta delle dita, trasmettendole un immensa sensazione di calore.

“E’vero. Vi è mai successo?”

Robin vibrava, desiderosa del suo tocco, pur sapendo che avrebbe dovuto respingerlo.

“No”

“Che peccato. E’ molto piacevole. Posso?”

“assolutamente no!”

“un giorno mi chiederete di baciarvi li!”

Cercando di raccogliere i brandelli del proprio buon senso, Robin ridacchiò.

“Un giorno anche il mondo finirà, e oserei dire che quel giorno arriverà molto prima del momento in cui vi permetterei di baciarmi li.”

“E le labbra?” le chiese accarezzandole con il pollice. “ Posso baciare quelle?”

“Lo avete già fatto.”

“ E vi è piaciuto?”

“L’ ho detestato.” Replicò Robin con un filo di voce.

“Vogliamo fare un altro tentativo, tanto per essere sicuri?” le chiese.

Prima che potesse tirarsi indietro, Ace, la baciò. Sentì la testa che le girava al contatto con le sue labbra, mentre il suo corpo rispondeva con trasporto e voluttà. Assaporò il vino dolce delle sue labbra , mentre lui le accendeva i sensi e la faceva ardere di desiderio.

Sarebbe stato davvero facile cedere a quell’uomo, lasciare che le facesse quello che voleva. Eppure sarebbe stato terribilmente sbagliato. Non solo perché era fidanzata con Justin, ma anche perché lei non significava nulla per il pirata.

Per lui era solo uno strumento per la sua vendetta.  Una pedina utile a ottenere soddisfazione. Così, per quanto Robin, si sentisse bene tra le sue braccia, e il suo corpo vibrasse di desiderio, si rifiutava di permettergli  di usarla come un oggetto, al solo scopo di portare a termine quanto si era prefissato. Lei era un essere umano con sentimenti ed emozioni, e lui li stava calpestando. Non era un cagnolino pronto ad ubbidire ad ogni suo ordine. Riprendendo il controllo di se lo respinse.

“Non riuscirete a sedurmi. Capitano Ace Pugno di Fuoco.”

Ace sorrise. “Mi pare che quella dama faccia troppe dichiarazione solenni.”

“ E a me pare che quel corsaro insista troppo.” Robin lo obbligò a lasciarla “ Non avete mai fallito?”

“Mai”

“Siete davvero incorreggibile”

“E’ meglio che andate.”

Robin lo osservò.

“Andate, Robin. Adesso finchè siete in tempo. Se rimarrete qua non mi riterrò responsabile di quanto accadrà”

Sicura che fosse meglio fare tesoro di quanto le aveva detto, Robin uscì in fretta dalla stanza e tornò di corsa nella sua cabina con un pensiero.

Le piaceva confrontarsi con Ace.

“Ammettilo ragazza” sussurrò all’ aria della sua cabina “ Quello che vuoi è un'altra sessione di baci con il tuo pirata.”

Chiuse gli occhi e si addormentò.

To be continued.

 

 

 

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Capitolo 22
*** RINGRAZIAMENTO... ***


 

  

 

Robin si svegliò la mattina successiva con il sapore di Ace ancora presente sulle sue labbra e al ricordo del bacio che la sera precedente si erano scambiati lei e il pirata, le causarono mille brividi in tutto il corpo. Chiuse nuovamente gli occhi, cercando di godere di quei ricordi e un desiderio prese possesso di lei. Desiderava ardentemente assaggiare nuovamente quelle labbra sexy e morbide. Ace era dannatamente bravo a baciare. Con un semplice bacio era in grado di portarti in paradiso o all’ inferno, ma ovunque la portasse, all’inferno perfino, lei non si sarebbe mai voluta staccare da quelle labbra così peccaminose.

Si svegliò completamente quando sentì qualcuno bussare alla porta della sua cabina. Spalancò gli occhi incredula e infuriata con gli l’aveva strappata a quei meravigliosi ricordi. Accantonando la furia che l’ aveva invasa, Robin si stropicciò gli occhi, prese la morbida vestaglia rosa posata ai piedi dell’ letto. Mentre la infilava e l’annodava in vita, a piedi nudi , si diresse alla porta e aprì uno spiraglio sufficiente a vedere chi la stava importunando.

“Scusate il disturbo, signorina” disse un tizio con i capelli verdi e tre spade al fianco. Metteva quasi paura. Ma chi cavolo era. In mano teneva delle scatole e la sua espressione la diceva lunga su cosa pensasse.

Non sono uno sguattero, io

“Ce stato un ordine! Devo portale queste cose, questa mattina.” Disse scorbutico.

Robin scruto perplessa la scatola di legno che lo spadaccino teneva in mano.

“Ma…”

“Signorina, mi lasci posare questa roba e tolgo il disturbo!” dichiarò facendo alterare Robin che si scostò. Lo spadaccino  entrò, posò la scatola sul tavolo, e si volto dirigendosi alla porta.

“Le cose con la cortesia si ottengo in minor tempo!” dichiarò Robin ma lo spadaccino sollevò le spalle e poi le riabbassò e usci.

Era un vero e proprio maleducato oltre che scorbutico.

Robin chiuse la porta e si dedicò alla scatola che lo scontroso spadaccino aveva poggiato sul tavolo. Al suo interno vi erano, pennelli, tempere, acquerelli, tele, vasetti, trementina, carboncino, blocchi da disegno.

Sapeva che il pirata lo aveva fatto solo per ingraziarsela, ma era lo stesso un regalo stupendo e doveva ringraziare Ace. Anche se il postino era scontroso e scorbutico, il regalo dio Ace era magnifico.

In fretta sfilò la vestaglia, sistemò i capelli raccogliendoli in una treccia, si vestì con un abito rosa pallido. Una volta vestita, lasciò la sua stanza diretta nella cabina del capitano.

Bussò alla porta. Quando Ace rispose, lei aprì ed entrò, indugiando un attimo sulla soglia della tana del leone. Non aveva dedicato molto tempo a pensare come potesse essere la cabina del capitano, ma nemmeno nelle sue fantasie più sfrenate avrebbe mai immaginato quello che vide li dentro.

Le quattro pareti della stanza erano completamente coperte di scaffali carichi di libri. Numerosi volumi rilegati in pelle erano sparsi in giro. Sulla scrivania c’erano altre tre pile di libri, quattro volumi aperti erano posati sul cassettone e altri ancora erano contenuti in casse sparse qua e là.

Il sole illuminava l’ ambiente attraverso le finestre aperte, che permettevano anche  a una brezza leggera di circolare per la stanza.  I mobili erano di una tonalità molto più scura rispetto al legno dell’ arredamento della stanza di Robin.

Sulle prime scorse solo le lunghe gambe di Ace, che era sdraiato al centro del suo letto matrimoniale coperto da un copriletto di velluto rosso ricamato con motivi dorati di foglie e di ghiande. Dal grande baldacchino pendevano tendaggi in tinta, che le impedivano di vedere la parte superiore del suo corpo. Alla sua sinistra c’era un tavolo di ciliegio, con accanto una sedia imbottita. La stanza sembrava più una biblioteca che la cabina di un capitano. Chissà come era quella di Rufy. Avrebbe dovuto indagare o magari poteva chiedere a sua sorella Nami.

Robin fece un passo per arrivare a vedere il bel viso del pirata. Era disteso su un fianco e leggeva un libro. L’ ampia camicia bianca era sbottonata fino a rivelare una buona dose di muscoli levigati. Era la posa più naturale e disinvolta in cui Robin l’avesse mai visto.

Ma ad attirare ancora di più la sua attenzione, fu un piccolo paio di occhiali da lettura che Ace portava.

La stravaganza della situazione la lasciò interdetta.

Ace sollevò lo sguardo verso di lei. Sulle sue labbra gli si disegno un caldo sorriso di benvenuto.

“ A che cosa devo il piacere della vostra visita?” le chiese in tono dolce togliendosi gli occhiali da lettura. Le sue mani sembravano enormi rispetto alle piccole lenti che ripose sul comodino accanto al letto.

“Non avete deciso di arrendervi così presto? Vero Robin?”  la stuzzico ma lei sentì una nota di speranza. In quel momento Robin ne fu tentata, ma si controllò. Resistendo anche all’ impulso di scappare da quel l’uomo, Robin sorrise.

“Sono solo venuta a ringraziarvi.”

“Ah, Zoro deve aver consegnato i suoi tesori.”

E cosi lo scorbutico spadaccino si chiamava Zoro.

“Già, ma dovreste anche insegnare l’educazione a quello …quello…scontroso. Ecco!”

Ace scoppiò a ridere e si mise seduto .

“Zoro è fatto così Robin. E’ freddo quasi come il ghiaccio ma è un amico fidato. Deve conoscerti prima di lasciarsi andare un po’…ma poco non credere che diventerà caloroso.”

“Insegnagli l’educazione Ace!”  Robin si rese conto di averlo chiamato per nome e si irrigidì, ma non fu la sola anche Ace lo aveva fatto ma poi si era lasciato andare in un sorriso.

“Vedrò quello che posso fare.”

“Bene!”

“Accomodatevi.” La invitò e lei non se lo fece ripetere due volte. Si avvicinò al letto di Ace e si sedette sul lato destro. Non si era nemmeno resa conto che non era stata la sua mente a reagire a quella richiesta ma il suo corpo.

“E’ sorprendente.” Dichiarò Robin osservano il libro che Ace teneva in mano.

“che cosa? Che un pirata possa apprezzare l’arte?”

“Si.”

“Bene.” Replicò Ace con freddezza. “ Devo almeno riconoscere che siete sincera. Non siete nemmeno arrossita.”

La sua affermazione la confuse. “ Non capisco.”

“Siete seduta sul mio letto con me e squadrate la mia camera come se fosse un’oscenità. Non dovreste giudicare le persone senza conoscerle.” Le disse nello stesso tono che utilizzava suo padre per rimproverarla.

Robin detestava profondamente quel tipo di paternalismo, soprattutto se a farle la morale era un pirata come Ace pugno di fuoco.

“Ma voi siete pirati. Tutti quanti.” Insistette.

“Prima di tutto siamo persone Robin. Con qualche capacità, tipo io che posso creare il fuoco quando mi pare e piace o Rufy che si può allungare a dismisura o te che quando vuoi ti spuntano le mani da ogni parte, ma siamo sempre delle persone. Scommetto che nessuno dove vivi tu sa della tua capacità. Sei un medico, sei una nobildonna, e se venissero a sapere che hai mangiato il frutto  del diavolo fior fior, saresti considerata alla stregua di un pirata. La parola pirata descrive solo una parte di chi e che cosa siamo. Permettete che vi faccia qualche domanda, Robin. Di chi pensate che abbiano più paura i contadini o le persone comuni? Di un pirata o di un banchiere? Voi sareste la sorella maggiore e quindi dovreste insegnare a Nami ciò che è giusto, ma lei non giudica, anzi apprezza Rufy per quello che è, con i suoi pregi con i suoi difetti, con i suoi hobby e con le sue passioni ovvero mangiare, ma tu hai una cultura e delle capacità ed esperienza di vita maggiori di quelle di Nami, quindi adesso rispondimi.”

“ovviamente di un pirata” annunciò, ma il suo tono non aveva nulla che facesse pensare che era sicura di ciò che diceva, anzi, era perfettamente il contrario.

“No.” Dichiarò Ace con aria severa. “ nessun pirata ha mai rilevato una rilevato una fattoria per via di  un ipoteca non pagata. Nessun pirata ha mai sequestrato dei beni di qualcuno perché quell’anno il raccolto è stato scarso. Nessun pirata e ripeto nessun pirata costringe la povera gente a privarsi pure delle mutande perché non hanno come pagare e per far arricchire persone come un banchiere e via dicendo. Se chiedete ad un agricoltore di chi gli fa gelare il sangue nelle vene, vi risponderebbe di sicuro che ha paura del banchiere e non del pirata. Anzi, spesso queste persone ci ammirano perché andiamo contro la leggere e ogni genere di conformismo. La pirateria la vedono come una forma di ribellione a uno stato che non capisce i veri problemi che la gente comune ha.” Spiegò Ace con un espressione seria e sicura che Robin non gli aveva mai visto. In quel momento lo trovò dannatamente affascinante. Però, nonostante tutto dentro di se sapeva che Ace aveva ragione, quelle parole la ferirono.

“Non paragonate mio padre a un pirata o a un bandito. Lui è una brava persona!”

“Lo dite solo perché conoscete vostro padre  come uomo e non in qualità di banchiere. Vi assicuro che ha molti clienti che non sarebbero d’accordo con voi. Proprio la sere della festa ho sentito un gruppo di uomini che lo deridevano come un bastardo senza cuore che non ha mai mostrato un briciolo di compassione per nessuno. Mi spiace Robin.” Spiegò nuovamente Ace.

Socchiudendo gli occhi, Robin si sentì travolgere dalla rabbia. Come osava dire una cosa del genere dell’ uomo che l’amava e l’aveva cresciuta da tutta una vita. Suo padre era un uomo educata, gentile, e generoso.

“chiunque dica una cosa del genere non conosce mio padre.”

“Vero. Conosce solo un banchiere di nome Charles Dupreè.”

Robin fece per replicare ma non trovò nulla con cui controbattere. Con gli occhi fissi sul pavimento, riflettè sulle parole di Ace. Parole che anche per lei risultavano dannatamente vere ma che per il bene che voleva a suo padre non riusciva a capacitarsene. Ma perché al pirata importava tanto che le i giudicasse le persone.

“Per quale ragione ve ne importa tanto?”

“ho scoperto le conseguenze nel giudicare le persone sulla base di una manciata di fatti e osservazioni sporadiche, superficiali e brevi.”

Robin era confusa. “ ma l’ avete fatto anche voi, avete definito vostra madre una prostituta.”

“E’ vero. Come ho detto ne ho scoperto le conseguenze.”

“ma che cosa vi importa se giudico le persone?”

“Perché voi siete speciale, Nico Robin Dupreè.” La sua risposta la lasciò esterrefatta. “non siete come gli altri, ragazza mia, e mi addolora vedervi fare qualcosa di mediocre quando so che in voi c’è molto di più.”

“Come fate a saperlo?”

“Lo vedo ogni volta che vi guardo. Avete una passione per la vita che risplende con tanta intensità da indurmi ad avvicinarmi a voi. Ogni volta che vi vedo soffocate quel fuoco e la cosa mia addolora. Io sono il fuoco Robin.” Il suo sguardo rimase fisso in quello di lei. “ E non voglio che nessuno estingua quel fuoco.”

“ e per questo che mi avete regalato i colori?”

“Si. Voglio vedervi catturare quella passione sulla tela.”

“E se non ne fossi capace?”

“ne siete capace. Non ho dubbi.”

Nessuno le aveva mai detto una cosa simile, prima di allora, e nessuno l’aveva mai incoraggiata a fare quello che desiderava. Suo padre e Justin spesso l’assecondavano, ma non l’avevano mai sostenuta in quel modo.

Era assurdo pensare che quel sostegno provenisse proprio da Ace pugno di fuoco.

“D’accordo allora.” Disse decisa  “mi serviranno solo un po’ di frutta e un bel vaso, o un contenitore di qualunque tipo.

“Frutta?”  chiese Ace con un sorriso ironico. “Volete dipingere della semplice frutta?”

“ E’ quello che dipingo di solito”

Ace lasciò cadere il mento sul petto “Perché diavolo mi sorprendo.” Mormorò tra se e se “Michelangelo dipingeva frutta?” chiese

“forse l’ ha fatto” provò a tergiversare Robin

“Suvvia, non mi dite che non avete mai provato a dipingere un frutto proibito’”

Robin deglutì ansiosamente. “Un frutto proibito?” chiese con voce quasi stridula.

Dallo scintillio dei suoi occhi capì che la stava tenendo sulle spine. Quanto si divertiva quell’ uomo a prendersi gioco di lei, e quanto invece su detestava, lei, per la facilità con cui si lasciava prendere in giro.

“Non avete mai desiderato dipingere …persone” proprio come sospettava. Oh, era astuto, ma lei lo era dio più.

“Mi piace la frutta.”

“D’accordo ma la frutta è noiosa.” Era vero, ma non sarebbe caduta nel suo tranello. Non l’avrebbe ritratto.

“Non è affatto vero. In realtà è piuttosto affascinante.”

“ E pensare che vi facevo più coraggiosa.”

“ che intendete dire?” chiese Robin.

“Voglio dire che siete una donna adulta che ha a disposizione  un uomo disposto a posare per lei, e tutto quello che sapete chiedere è della frutta? Sinceramente Robin che cosa pensate che direbbe Michelangelo?”

A Robin scattò qualcosa dentro ed esclamò.

“presentatevi tra mezzora nella mia stanza!” Robi assaporò lo sguardo confuso di Ace. Lo vide aggrottare leggermente le sopracciglia e capì che si domandava se avesse sentito bene.

“Non vi farete attendere, vero?” gli chiese con fare innocente.. l’ espressione di lui si fece ancora più incerta. “No,. Non vi farò attendere. Sarò puntuale.”

Si stava chiedendo cosa avesse in mente. Era evidente. Che restasse pure li a interrogarsi e a rimuginare.

“allora vi aspetto.” Concluse con voce mielata, traendo un piacere intenso alla vista della sua espressione stupefatta. Lo lasciò sul letto e fece ritorno in camera sua.

To be continued

Ora che succederà? Hihh tutto al prossimo capitolo ragazze mie! Prossimo capitolo torneranno anche Nami e Rufy.

A presto Mei.

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Capitolo 23
*** Capitolo 23 ***


 

 

 

Regalino, regalone regaletto… Per natale vi allieto con un nuovo e fresco fresco capitolo del : Il corsaro della seduzione. Premetto che questo capitolo sarà un po’ cortino in quanto non ho avuto molto tempo per poter scrivere di più ma giusto come regalo di vigilia avevo pensato di allietarvi con questo aggiornamento. Spero possa farvi piacere alla prossima la vostra sempre Mei

 

….

 

Robin tronò spaventata e nervosa nella sua cabina. Aspettare Ace le metteva una certa ansia. Uscì nuovamente dalla sua cabina e si diresse verso il ponte intenzionata come non mai a calmare i suo bollori interiori. Aveva quasi consumato le suole delle scarpe e passeggiato per quel ponte una decina di volte, prima di decidere che cosa fare.

 A passo spedito e autoritario si diresse verso la cabina delle sorella, che come di norma da quando era su quella nave era sempre deserta, ma lei, Robin, sapeva per certo dove si trovava Nami e di certo non si faceva scrupoli.

 Quando Robin voleva qualcosa la otteneva e quel giorno lei voleva parlare con la sorella. Non le importava se era il momento meno opportuno. Altezzosa si diresse verso la cabina di Rufy e senza bussare spalancò la porta.

 Come volersi dimostrare Nami non era certo ben disposta a voler parlare con la sorella dato che, nel preciso istante in cui Robin aveva spalancato la porta, lei e Rufy erano subito messi a sedere comprendo le grazie che madre natura aveva ben provveduto di munirli e che in quel momento stavo usando per darsi piacere a vicenda. Robin, essendo un medico molto stimato, sulla terra ferma, non si vergognava di certo nel vedere i genitali maschili e quelli femminili, ma quella volta invece se ne vergognò profondamente.

Non di certo perché era imbarazzata, ma perché aveva interrotto il momento idilliaco della sorella; perché non aveva di certo gradito vedere le grazie della sorella sventolate davanti un capitano pirata, anche se Rufy le piaceva parecchio, ma soprattutto perché non si era nemmeno degnata di venire a chiederle qualche consiglio o meglio a dargliene di consigli. Come avrebbe dovuto trattare il Capitano Portuguese D. Ace quando sarebbe venuto nella sua cabina per il ritratto?

 

“Robin!” urlò Nami, indignata dalla sua mancanza di tatto, di rispetto, di privacy, e chi più ne ha più ne metta. Certo in quel momento a Robin non importava. Osservò Rufy che era arrossito e che cercava i suoi vestiti per ricomporsi, ma non smetteva mai di cercare un contatto con Nami. Una volta le carezzò  i capelli e subito dopo infilò i mutandoni, una volta le sfiorò una guancia con la mano destra e depositò un tenero bacio sulle sue labbra, poi si infilò i pantaloni, cercò il contatto con le braccia di Nami e la strinse in un tenero abbraccio e infilò la maglietta, infine porse a Nami una vestaglia di seta. Quei gesti le sembrarono così dolci e commovente che capì in quell’istante come mai sua sorella si era così perdutamente innamorata di Rufy. Sarebbe successo anche a lei se a interessarle non fosse stato ….ma che cosa diavolo stava pensando?

“allora?” la esortò Nami.

“Cosa?”

“Che vuoi?” ripetè. Nami era furiosa. Nami voleva Rufy. Nami amava Rufy. Nami voleva le sue coccole e lei li aveva interrotti. Si sentiva tremendamente in colpa.

“Ti vorrei parlare.” Sussurrò Robin rossa in viso.

“Vi lascio sole.” Disse Rufy sorridendomi dolcemente.

“No!” gridò Nami. Robin Sentì un gelo al cuore. Aveva interrotto qualcosa di veramente importante quella volta. Il grido angosciato di Nami le aveva fatto intendere che dolore atroce aveva causato alla sorella.

“Che co…”

“Che cosa succede…mi vuoi chiedere Nico Robin? Se tu non ci avessi interrotti, Rufy mi avrebbe dato tutto se stesso. Non si fida di nessuno, Robin, e  tu ci hai interrotto quando stava cominciando a farlo con me. Si stava cominciando a fidare! Grazie tante.”

“Nami…” Iniziò Rufy cercando di rimproverarla, ma io sollevai una mano e gli feci intendere che Nami aveva perfettamente ragione.

“Va da lei Rufy, torna a letto con lei, io posso parlare anche davanti a te” dichiarai cercando di rimediare al danno che aveva fatto prima. Robin vide Rufy annuire e tornare a letto e quando si sdraiò accanto alla sorella, lei si tuffò sul suo petto stringendolo in un abbracciò e baciandolo intensamente.

“Ho deciso di ritrarre Ace.” Dichiarò Robin. Nami si bloccò di scatto e si voltò verso di lei e lo stesso fece Rufy.

“Che cosa?”

“Tra un po’ Ace verrà nella mia cabina e io lo ritrarrò.” La buttai li e mi voltai per uscire da quella stanza.

“Ferma li, sorella degenere. Tu non hai mai dipinto un uomo in vita tua e vuoi cominciare  adesso, con un uomo come Ace. Robi, ma ti vuoi morta per caso? E poi dove li trovi i colori?” le  chiese Nami.

“Me li ha regalati Ace.” Ormai chiamare il capitano per nome davanti ad altri le veniva facile, ma davanti a lui…

“Aspetta! Ace ti ha regalato dei colori?” le chiese Rufy incredulo. Robin annuì

“Amore che succede?” chiese Nami a Rufy.

“Ace non fa mai regali a nessuno, se lo fa lo fa a persone a cui vuole tremendamente bene. In tutta la sua vita Ace a fatto regali solo a tre persone, a me, che sono suo fratello, a sua madre che però è morta, e se ciò che dice tua sorella è vero, a Robin.” Spiegò Rufy e Robin divenne di ghiaccio.

“Amore, mi stai dicendo che…”

“Non oso fare previsioni, Nami, Ace come ben sai è imprevedibile.”

Nami annuì, si staccò dal suo ragazzo, si infilò la vestaglia e scese dal letto e si diresse verso la sorella, poi l’abbracciò.

“Tu che cosa provi Robin? Che cosa provi per Ace?”

“Io non lo so.”

“Senti farfalle nello stomaco quando lo vedi?” le chiese Nami.

“Non lo so.”

“Ti sudano le mani, quando lo pensi? Hai voglia di baciarlo? Di toccarlo? Di saperlo tuo?” indagò ancora Nami

Si. Pensò Robin.

“Non so.”

“Desideri che i momenti trascorsi con lui non finiscano mai?”

“Non saprei.” Rispose Robin con sguardo chino.

“Robin, rispondi a queste domande dentro te stessa, poi indaga su le risposte e vedi se coincidono. Infine dopo tutto questo, porta Ace al mio cospetto me la deve ancora pagare e quale migliore punizione che metterlo sotto torchio:”

“Sotto torchio, Nami? Che significa?” le chiese titubante Robin. La giovane si guardò intorno è notò che la cabina di Rufy non era più sistemata per essere una singola ma una doppia. Quidi sua sorella faceva sul serio. Amava tanto Rufy e voleva sposarlo. Condividere il resto della sua vita con lui. Nella buona e nella cattiva sorte. Nami era disposta a rischiare tutto per ciò in cui credeva e per chi amava. E lei? Lei che cosa volava rischiare? Ancora non lo sapeva.

“Va bene. Rufy, ti posso parlare?” chiese Robin e Nami sgranò gli occhi. Vide che al cognato gli si mozzava il fiato in gola. Eh si, lo aveva proprio sorpreso. Rufy annuì.

“In privato per favore.”

“Robin!”urlò Nami spaventata. Robin sorrise alla sorella e fece segno a Rufy che annuì. Uscirono dalla cabina e si diressero sul ponte. Rify, nonostante fosse un pirata, si dimostrò un perfetto gentiluomo. Prese la mano di Robin e se la poggiò sul braccio mentre cominciavano a fare la loro passeggiata lungo il ponte.

“Che mi volevate dire?” chiese Rufy. Robin sorrise.

“Sei mio cognato Rufy, per favore dammi del tu, almeno tu. So e vedo che tu tieni veramente a mia sorella ed non è nemmeno per questo che ti vorrei parlare.”

“Oh, e di cosa?”

“Be, volevo chiederti scusa. Ti ho giudicato male, ma solo te perché Ace è uno sbruffone anche se…”

“Ti piace.”

“Cosa!” urlò Robin indignata.

“Robin, è lampante. Mio fratello ti piace e forse voi…ehm.. tu piaci a lui. Non è facile ammettere i propri sentimenti” spiegò Rufy.

“A me il capitano Pugno di Fuoco non mi piace affatto!” esclamò Robin sempre più indignata. Rufy sospirò.

“Ok.” Rispose per niente convinto, ma la giovane Robin non vi fece molto caso.

Robin annuì soddisfatta e si strinse maggiormente al braccio del cognato.

“Vuoi sposare Nami?”

“Si, l’amo” dichiarò Rufy senza esitazione.

“E io non mi oppongo. Ti volevo chiedere se qualche volta ti andrebbe…ecco be…avrei bisogno di avere un amico oltre che una sorella su questa nav..”

“Robin, qui siamo tutti tuoi amici e…”

“Lo spadaccino non la pensa allo stesso modo!” dichiarò Robin mettendo il broncio.

“Zoro? Oh, ignoralo Robin lui è fatto così” esclamò Rufy scoppiando a ridere seguito subito da Robin.

“Si, ma è scorbutico …arrogante…”

“Testone, cocciuto, scontroso attacca briga, lo so è Zoro!” concluse per lei Rufy facendola scoppiare di nuovo a ridere.

“Ok, ok, Rufy, se avessi bisogno di parlare…”

“Vieni pure da me cognatina, io ci sarò!”

“Oh, grazie! Ora spiegami come tenere lontano Ace da me!” disse Robin. Rufy sgranò gli occhi per finire con il ridere talmente tanto da piegarsi in due.

“Oh..oh… Robin, ma quello lo devi fare tu!”

Robin mise il broncio e incrociò le braccia

“Perché ridete così?”

“Oh, Nami amore mio, non posso credere di avere una cognata così divertente.”
“Perché?” chiese ancora Nami perplessa.

“Tienimi lontano Ace, Rufy, ti prego!”

Nami e Rufy scoppiarono a ridere. Nami aveva compreso il discorso.

“Sorellina sei stata tu ad accettare di ritrarlo.”

“Lo so, ma mi ha sfidata!”

“E tu non sai rinunciare ad una sfida. Be sono queste le conseguenze.” Dichiarò Nami e gli occhi di Robin si inumidirono. Era terrorizzata. Rufy le si avvicinò e l’abbracciò.

“Facciamo così cognatina, saremo nelle vicinanze se hai bisogno grida e noi accorriamo.” Le disse Rufy. Robin si rilassò ricambiò l’abbraccio e corse nuovamente nella sua cabina.

“Lo faremo davvero?” chiese Nami.

“Non griderà, tesoro. Sta tranquilla non griderà affatto.” Rispose Rufy baciando la futura moglie e riprendendo la passeggiata sul ponte. Intanto, nella cabina della signorina Duprèè, Robin attendeva  il capitano Portuguese D Ace.

Ace Pugno di Fuoco.

No!

Solo Ace.

 

To be continued.

 

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Capitolo 24
*** capitolo 24 ***


 

 

 

 

A dire la verità, Robin, aveva sempre desiderato ritrarre una persona, ma a casa nessuno era mai stato abbastanza disposto a posare per permetterle di provare. Quella era un occasione più unica che rara e doveva cercare di darsi un contegno e cimentarsi nell’ impresa; e Robin non aveva intenzione di lasciarsela sfuggire. Ovviamente si sarebbe dovuta assicurare che lui stesse all’lato opposto della stanza.

Mise una sedia in posizione ….No. Non avrebbe funzionato. Il capitano seduto su una sedia non aveva di certo un aria naturale.

Inoltre, ora che la osservava con più attenzione, Robin dubitava sul da farsi.

Il letto, ovviamente era fuori questione. Robin non aveva intenzione di passare un'altra notte insonne dopo avervi visto Ace sdraiato sopra. Sarebbe stato a dir poco sconvolgente e scandaloso.

Ma allora dove?

Si girò lentamente, esaminando ogni angolo della stanza in cerca di un punto dove ritrarlo. Ma con suo grande disappunto nessun angolo della cabina le sembrò appropriato.

Quando chiudeva gli occhi,c’era solo un luogo in cui riusciva a immaginarlo: nella sua cabina, dove il  mobilio e i colori erano decisamente mascolini e l’atmosfera più intensa…e pericolosa.

Se voleva davvero cogliere l’ essenza del pirata, quello era l’unico ambiente adatto.

“E’ proprio ciò che vuole lui” mi se in guardia se stessa, ma quell’ idea e quell’ ambientazione per il suo ritratto continuavano a ronzargli nella testa.

“Fingi che sia una composizione di frutta” disse a se stessa.

Poteva farcela. Doveva farcela.

Chiamando a raccolta tutto il suo coraggio, Robin percorse il breve tratto che l’ avrebbe portata alla cabina del capitano e bussò timidamente alla porta.

Quando lui rispose, spinse l’uscio e entrò.

Ace, seduto alla sua scrivania, alzò lo sguardo e lo puntò su di lei.

“Non è ancora passata la mezzora…” costatò

“non posso dipingervi nella mi stanza”

Lui sollevò un sopracciglio con aria interrogativa.

“mi chiedevo se non potessi farlo qui”concluse timidamente lady Duprèe.

Ace rimase a fissarla con i suoi occhi neri come la pece e spalancati. Se Robin non fosse stata così imbarazzata, avrebbe trovato esilarante la sua espressione.

“avete già imparato a fidarvi di me?”

“No di certo. Ma questa stanza vi si addice di più della mia cabina gialla. Non riesco a vedervi circondato di pizzi e merletti.”

Ace fece un piccolo inchino

“Sono a vostra completa disposizione, signora. Potete avermi dovunque desiderate.” Dichiarò con tono allusivo.

“Volete che vi aiuti a spostare i vostri strumenti nella mia cabina?”

“Se non vi dispiace”

“Niente affatto”

Nel giro di pochi minuti, trasferirono tutto l’ occorrente nella cabina del capitano.

Solo mentre si annodava il grembiule bianco, Robin si accorse che Ace teneva un diario.

“perché tenete un diario di bordo? Non credevo che volevate lasciare in giro una prova….”

“non ho mai negato chi sono o cosa sono. Se i miei nemici mi catturano, pazienza. Sono un pirata.”

“desiderate morire”chiese Robin incredula.

“ Non più di chiunque altro, immagino. Presto o tardi tocca a tutti…”

“Ma…”

All’ improvviso risuonarono i rintocchi acuti di una campana. Il capitano rimase immobile per un istante poi si mosse…

“Sta arrivando una nave” Spiegò.”

“Justin!” esclamò Robin al pensiero che l’ avesse trovata così presto. Ace si accigliò.

“Restate qui!” ordinò, poi uscì di fretta dalla cabina.

Robin si avvicinò alle finestre e scrutò attentamente le onde che si inseguivano.

“e’ un grosso vascello” gridò qualcuno!”

“e’ un mercantile?”

“E’ troppo lontana per dirlo!”

“Un'altra nave ava bordo!” gridò un'altra voce.

“la marina?” chiese Ace.

“Non saprei signore!”

Robin si sentì stringere lo stomaco! Nami!

“Nami, tesoro aiutami…prendi quelle funi!” gridò Rufy.

“Si, tieni amore!”

Nami stava combattendo?

Robin uscì dalla cabina.

“”Non è il momento per fare una passeggiata, Robin!” gridò Ace.” Possibile che su questa nave non mi ascolti mai nessuno!”

Robin Vide Kit in mezzo alla ciurma. Ace gli si avvicinò, ma invece di sentirlo rimproverare il figlio, gli parlò con voce quieta.

“Ho una missione importante da affidarti”

L’ espressione di Kit vacillava tra il timore di essere punito e lo speranzoso.

“Si, capitano?”

To be continued…

 

Prossimo aggiornamento tra poche ore!...

Regalino per non venir lapidata….

A più tardi!

Mei

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Capitolo 25
*** capitolo 25 ***


 

 

 

 

“E’ l’ incarico più importante a bordo di questa nave!” esclamò Ace.

“Davvero?” l’entusiasmo del bambino ebbe la meglio sulla sua espressione.

“Assolutamente. Ho bisogno che sorvegli il nostro ostaggio più impertinente, mentre io affronto questi cani spagnoli!”

Dallo sguardo che Kit le rivolse, Robin dedusse che sorvegliarla per lui fosse un compito entusiasmante come lustrare il ponte o svuotare i vasi da notte.

“Sorvegliarla ….come? “

“Mi serve che la porti nella tua cabina e ti assicuri che non esca.”

L’ espressione di Kit rivelava tutta la sua delusione. Arricciò le labbra in un piccolo broncio.

“Come posso aiutarvi a vincere la battaglia se …”

“Kit, questo compito è molto più importante” lo interruppe il padre. “Dobbiamo assicurarci che non le succeda nulla di male”

Kit fece un respiro rassegnato  “Molto bene capitano. La terrò sottocoperta.”

A Robin non piaceva essere manipolata, ma sapeva che il pirata aveva ragione. Il ponte non era il posto adatto per quel ragazzine, e per ora nemmeno per lei. Non aveva proprio voglia di rivelare la propria abilità per aiutarli, lei aspettava con impazienza Justin.

“Venite” la chiamò Kit seccamente. “ Saremo più al sicuro nella mia cabina. Venite Lady.” Il bimbo era pure educato, anche se un po’ scorbutico. Tale padre, tale figlio.

“Nami…”

“Zio Rufy la proteggerà, e poi lei sta combattendo e…”

“Cosa!” gridò Robin.

“Lady la prego…” sussurrò impaziente il bimbo voltandosi a dare un occhiata al padre. Non voleva deluderlo e questo era ammirevole.

Kit la condusse al centro della nave, al sicuro.

Quando aprì la porta della propria cabina, Robin rimase immobile ad osservarla.

Da dove si trovavano, sembrava che al suo interno fosse scoppiata l’ Apocalisse. Vestiti e giocattoli erano sparsi dappertutto. Pezzi di modellini di nave sparsi qua e la in posizione di combattimento. Nonostante tutto in quell’ ambiente si ci poteva trovare molto di Kit. Il suo modo di essere, la sua trasformazione da ragazzo a uomo, il suo stile di vita nell’ ambito privato e dove nessuno lo osservava e lo giudicava.

Il letto disfatto, sembrava in molti particolari, uguale a quello di Ace. Se Robin non avesse visto male quel letto ospitava una pecora nera fatta all’ uncinetto. Dolcissima.

“chiedo scusa per il caos” disse Kit precipitandosi vicino al letto, lanciando una camici per nascondere la pecora.

“il capitano mi rimprovera spesso per questo caos, ma non ricevo spesso visite. solo lui, quando viene a cenare con me.” Dichiarò Kit.

“lo fa spesso?” chiese Robin, mentre chiudeva la porta alle spalle.

Kit prese un fiammifero da una scatoletta d’ argento e accese due lanterne in più, per permetterle di vedere meglio.

“continua a dirgli che ormai sono troppo grande per quello, ma lui non mi da retta”

Robin sorrise all’ idea del pirata che coccolava il figlio.

“ti considera ancora un bambino?”

Kit soffiò sul fiammifero, per spegnerlo “ Sono sicuro che anche quando sarò un uomo, continuerà a tagliarmi a pezzi la carne nel piatto.”

Robin sorrise dell’ esasperazione del bambino.

“anche mio padre mi tratta allo stesso modo.”

“ma voi siete una ragazza” osservò Kit, come se quello fosse sufficiente a spiegare la situazione.

Tolse una pila di abiti da una sedia, in modo che lei potesse sedersi.

“vuoi bene a tuo padre?”

“tengo a lui più della mia stessa vita” rispose lui con convinzione. “ è il miglior capitano che abbia mai solcato i mari”

Robin depose i giochi che aveva raccolto in un baule di legno intagliato, vicino il letto del ragazzo. Era uno splendido oggetto in legno di cedro, la cui superfice era decorata con figure di draghi realizzata a intaglio. Al centro del coperchio, in  una piccola nuvola, era inscritto il nome del proprietario: Gold D Roger.

Ma rimase ancora più stupita quando vide l’ interno del coperchio sul quale era incisa una poesia.

C’era una volta un tal Kit,

un bambino che era amato assai più che un pochino .

ha i capelli di un castano deciso,

di rado al suo volto mancava un sorriso.

Nella sua stanza c’era confusione:

questo baule sia la soluzione.

Robin accarezzò con la punta di un dito le iniziali dell’ autore.

AP. ACE PORTUGUESE

Quella poesia era davvero opera sua?

Chiuse il baule.

“Vi piace?” chiese Kit iniziando a piegare alcuni vestiti.

“è molto bello”

“l’ ha fatto il capitano. È stato il regalo per il mio quinto compleanno.”

 to be continued....

alla prossima spero che questo cap vi sia piaciuto e che non mi uccidiate per il madornale ritardo.

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Capitolo 26
*** un dovere da mantenere... ***


 

 

 

Robin si spostò accanto al ragazzino e iniziò ad aiutarlo a piegare i vestiti e a posarli sul letto. Si morse le labbra quando all’ improvviso un idea le frullò in testa. Kit sarebbe stato restio a parlare di sua madre quanto lo era stato il capitano? Sapeva che non doveva essere indiscreta, tuttavia moriva dalla curiosità e dalla voglia di sapere. Spinta dalla considerazione che probabilmente Kit era l’unica persona a bordo che avrebbe risposto alle sue domande , fece un respiro profondo.

“Kit, dimmi di tua madre. Per quanto tempo è stata sposata con il capitano?”

Il ragazzino smise di piegare la camicia e inclinò la testa di lato.

“non sono sicuro. Lui non me l’ha mai detto. Mi ha raccontato solo che si era innamorato di lei la prima volta che l’aveva vista. Era una donna bella e molto gentile.”

Ne sentire quelle parole, Robin provò una fitta al cuore. Si sentiva come se qualcuno le avesse appena sferrato un colpo. Per quale ragione non desiderava approfondire quell’argomento? La feriva il fatto che lui avesse amato quella donna e che le avesse mentito, quando l’aveva interrogato in proposito.

“Quindi era molto innamorato di lei?”

“Si. Anche lei amava noi due con tutto il cuore. Lui ha detto che i suoi ultimi pensieri sono stati per me e che lei ha promesso che avrebbe sempre vegliato su di me dal cielo.”
Robin si schiarì la gola, dove le si era formato un groppo che minacciava di soffocarla. Si sentirono esplodere dei colpi di cannone e la nave vibrò. Robin sussultò allo spaventoso ripetersi dei colpi di risposta.

“credo che siano colpi di avvertimento” disse kit

“Capisco.”

Con aria preoccupata Kit disse “ci sono mote persone che vogliono uccidere il capitano e lo zio”

Per la prima volta Robin vide il pirata come qualcosa di più che un uomo con una taglia sulla testa. Era il padre di quel ragazzo. Per Kit, Ace non era un pirata o un fuori legge, ma bensì l’ uomo che scacciava per lui draghi e paure. Senza di lui sarebbe rimasto orfano e completamente da solo. Il ragazzino si mordeva il labbro con gli occhi rivolti alla porta, indeciso. Robin capì a cosa stava pensando. Desiderava il conforto  della presenza paterna.

“Kit”  dichiarò Robin avvicinandosi “ Potresti abbracciarmi? Ho paura, e so che mi farebbe stare molto meglio” Kit si precipitò tra le braccia di Robin e lei lo strinse a se, senza sapere chi dei due fosse più spaventato.

“Andrà tutto bene. Nessuno può battere il capitano” dichiarò Kit con voce incerta.

“Sono sicura che hai ragione”. Poi piombò il silenzio fra di loro fin quando  Kit gridò

“Abbiamo vinto!”

“Ne sei sicuro!”

“Si, quella è la campana della vittoria” poi si divincolò dal suo abbraccio e corse fuori dalla stanza.

Robin lo lasciò andare per poi cominciare a camminare per la stanza fin quando la porta non si aprì e ne entrò un Ace tutto sudato, ma pur sempre affascinate.

Ace la guardò andare avanti e indietro per tutta la stanza e non desiderò altro che restasse, ma lei accortasi della sua presenza stava già andando via.

“Aspettate.”

“Si?”

“non sono come gli altri uomini.” Dichiarò

“Me ne sono accorta.”
“Bene, non intendo tirarmi indietro. Avete un ritratto da farmi no? Fatemi vedere che cosa sapete fare.” Il suo sorriso gli riscaldò il cuore.

“Uh, si. Molto bene” Robin lo prese per le braccia lo condusse su una sedia posizionata sotto la finestra.

“mettetevi li” dichiarò lei non sapendo da dove aveva tirato fuori quell’ audacia.

Ace obbedì. Robin lo fissò per poi spostalo in vari punti della stanza e scuotendo sempre la testa in segno di negazione.

“così non va!” con le mani sui fianchi Robin emise un sospiro.

“che cosa c’è che non va?”

“tutto. Così non sembrate….”

“abbastanza piratesco…”concluse lui per lei con un sorriso.

Robin arricciò il naso, come se la risposta la irritasse.

“Abbastanza naturale. Voglio catturarvi.”

“E io voglio che voi mi catturiate.” Dichiarò lui alzandosi e avvicinandosi a lei.

“Ace” lo ammonì Robin .

“Chiudete gli occhi” sussurrò lui.

“mi bacerete?”

“fidatevi di me”

Ace vide nei suoi occhi il dubbio, ma alla fine lei li chiuse. Si chinò sull suo orecchio e le sussurrò

“pensate a me” disse, parlandole all’ orecchio, “ ditemi che cosa vedete.”

To be continued

 

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Capitolo 27
*** cap 25 ***


 

 

 

 

 

 

 

Ace si aspettava che dicesse –un pirata con la spada sguainata- e invece la sua risposta lo sorprese e lo lasciò interdetto.

“vi vedo come eravate quella sera alla taverna.” Robin aprì gli occhi e urlò.

“Ci siete riuscito!”

Quindi con suo grande stupore gli getto le braccia al collo e lo abbracciò.

Interdetto Ace non riuscì a muoversi. Ma si riprese immediatamente. Robin sistemò Ace sul letto e cominciò a ritrarlo e dopo alcune ore il ritratto era terminato.

Ormai le cose per la giovane fanciulla erano cambiate parecchio. Si sentiva terribilmente attratta dal pirata e non le importava più dell’ etichetta. Si avvicinò a lui e lo baciò con passione. Ace rimase alquanto sorpreso, ma partecipò con rinnovata passione al bacio della giovane. Poi si separarono.

Robin lo osservò con un sorrisino.

“Mi chiedevo se qualcuno potrebbe mai salvarvi.”

Sulla fronte di Ace si formò una piccola ruga .

“salvarmi da cosa?”

“Da voi stesso”

Ace rimase immobile ma poi scoppiò in una fragorosa risata.

“Sono l’unica persona da cui non ho bisogno di essere salvato.”

“Io invece credo di si, Ace.”

“Io credo che voi stiate vaneggiando.”

“Sono stata accusata di cose ben peggiori”

Ace, dalla prima volta che l’aveva vista ne era rimasto folgorato e il suo modo di fare l’avevano alquanto indispettito, ma adesso dopo gli ultimi risvolti e la Robin di adesso lo avevano completamente fatto innamorare. Era stufo di dover resistere.

“Robin, io vi devo confessare una cosa.”

“Anche io Ace.” Dichiarò arrossendo a dismisura la giovane.

“Comincio io . Io credo, e badate bene non è facile che io dica una cosa del genere, io mi sono innamorato di voi.”

Robin, in un primo momento restò senza parole, ma poi scoppiò a ridere.

“Mio Dio, è assurdo! Fino a una settimana fa vi avrei usato questa informazione a mio favore, ma Ace anche io ti amo.”

“Robin…”

“Ho solo recitato, pirata. Nonostante tutto era come se vi conoscessi da una vita. Nami, mi parlava sempre di Rufy e di questo  Ace e io me ne ero innamorata dai suoi racconti. Oh, be, finalmente posso smettere di recitare. Capitano mi prepari carta e penna.”

“Perche?”

“lo vedrai amore mio, sono stufa di recitare la parte della fanciullina idiota perché io non sono cosi. Ti ricordo che anche io ho mangiato i frutti del mare e sono stufa del voi e del vossia.”

Ace le porse carta e penna e lei cominciò a scrivere e parlando ad alta voce.

“Caro Justin,

la libertà ha il sapore più dolce di tutti i tempi. Non mi dispiace averti ingannato. Di al mio presunto padre che io e Nami sappiamo da tempo che non eravamo sue figlie, ma le figlie del capitano Barbarossa che lui stesso ha catturato e ucciso. Non ti sposerò e non torneremo più a casa perché la vita della piratessa mi aggrada molto di più. Il mio cuore è stato rapito definitivamente dal corsaro della seduzione,ovvero: Portuguese D Ace. E quello di Nami…da Monkey D Rufy.  Addio Justin.

La neo ritrovata piratessa Ro-Ro.” Robin concluse la lettera e usci sul ponte.

“Namiiiiiii!” urlò e la sorella fece il suo ingresso sul ponte sorridendo.

“Lo hai rivelato!”

“Siiiii! Spediamo questa lettera. Comodoro!”

“Si?”

“Spediscila!” urlò Robin, porgendo la lettera.

“Sarà un piacere.”

“Era ora sorellina!” urlò Nami.

“Benvenuta in famiglia Ro-Ro.” Urlò di rimando Rufy.

Ace scoppiò incredulo a ridere.

“io non ho parole. Meraviglioso! Vieni qui piratessa dei miei stivali.”

Ace la baciò con tanta di quella passione che Robin si sciolse. Si staccò da lui e dichiarò.

“Capitano, avete del lavoro da fare!”

“Che? Dove?” chiese interdetto Ace.

“In camera da letto.”

“Con vero piacere” dichiarò stringendo a se l’ormai ritrovata anima gemella.

 

To be continued

 

 

Sorpresi? e si fino ad ora Robin, ha solo recitato.

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Capitolo 28
*** Felicità ***


 

 

 

 

 

Justin Wallingford non credeva a ciò che leggeva. La missiva di Robin era arrivata circa un ora fa e lui continuava a rigirarsi nelle mani quella lettera . Quella lettera era per lui come una lama che gli lacerava il cuore. Robin lo aveva lascito, ed era diventata una piratessa, era figlia di un famigerato pirata e questa la rendeva sua nemica. Come poteva distruggere la donna che amava. La doveva dimenticare. Suo padre o meglio il suo patrigno, Dupree, si era ritirato nelle sue stanze e non aveva detto nulla se non una semplice frase. < Dimentichiamoci di Robin e Nami, sono perdute per sempre> . Ora anche lui le avrebbe dimenticate per sempre, gli serviva solo il tempo necessario per elaborare al meglio la notizia.

 

“Justin Wallingford, sei stato fregato!”  si disse con disappunto per poi buttare la missiva di Robin nel caminetto acceso. Era finita. Era impossibile trovare la nave di Ace pugno di fuoco e Rufy cappello di paglia. Erano i pirati più famigerati di tutti i tempi. Con una forza che non credeva di possedere, Justin scaglio un pugno al muro, rompendosi e fratturandosi due dita, ma il dolore alla mano era nulla paragonato a quello che in quel momento provava il suo povero cuore.

 

 

Robin era felice. Aveva finalmente avuto ciò che desiderava sin dall’inizio. L’amore di Ace, e quella notte, il capitano l’aveva portata in paradiso per più di cinque volte. Finalmente la poteva smettere di nascondersi. Poteva essere se stessa, con i suoi pregi e i suoi difetti. Aveva avuto mille dubbi e mille preoccupazione, sulla sua idea se recitare la parte della santerellina fosse una buona idea, ma alla fine tutto si era risolto per il meglio e ora si trovava stesa nel letto di Ace con lui che le dormiva esausto sul petto. Era una sensazione magnifica e avrebbe voluto che non finisse mai, ma grazie agli avvenimenti della sera precedente, lei si sarebbe potuta godere Ace per tutto il tempo che desiderava e non vedeva l’ora di cominciare la sua vita insieme a lui. Ehi, basta dormire! Si disse malefica. Aveva ancora voglia di lui e quella notte aveva trovato il punto debole del capitano. Un punto debole che avrebbe utilizzato spesso per farlo capitolare : Il solletico.

Usando le dita come armi, cominciò a fargli il solletico sotto le ascelle e lo sentì muoversi infastidito. Sorrise furba e gli leccò dolce e sensuale come non mai il collo per  poi salire sino all’orecchio e sussurrargli.

“Sveglia pigrone, che non ho ancora finito con te!” dichiarò e lo sentì irrigidirsi e scendere dal suo petto e dargli le spalle per continuare a dormire beato. Robin si accigliò e corrucciò la fronte indignata.

“Ace…se non ti svegli uso le maniere cattive!* dichiarò risentita e lui gemette di disappunto e si coprì fino alla testa con le coperte. Robin si infuriò. Fece apparire altre tre mani, una lo scopri del tutto rivelando il suo corpo possente e la sua virilità, le altre cominciarono a torturarlo facendogli il solletico. Ace, era davvero stanco e si lamentava perché il suo sonno era infastidito. Si muoveva nel letto fin quando non cadde da esso con un tonfo e si svegliò di colpo.

“Ma cosa!” esclamò mettendosi a sedere sul pavimento e osservando l’adorabile broncio di Robin e le mille mani che lo avevano torturato sparire nel nulla.

“Vostra grazia si è degnato di svegliarsi!” urlò Robin. “ Ti voglio” dichiarò infine Ro-Ro saltando gli dal letto addosso ad Ace.

“Ro…. E chiederlo delicatamente no!” dichiarò Ace ma con fare divertito.

“Non ti svegliano nemmeno i cannoni!. Ciò provato Ace!” protesto lei mettendo di nuovo il broncio, ma si riprese subito e lo cominciò a baciare con passione.

“C..credevo te ne fossi pentita Robin.”sussurrò Ace serio, rivelandole la sua paura. “ Mentre tu sta notte ti sei fatta alcune ore di dormita, il mio cervello rimuginava sul pensiero che ti avessi violentata. Per dio Rob, eri vergine!”dichiarò esasperato alzandosi e allontanandosi da lei. Robin rimase a terra con occhi sgranati e respiro affannoso. Osservava i movimenti di Ace, che nel frattempo aveva coperto la sua virilità con un asciugamano. Robin tirò il lenzuolo dal letto e si avvolse in esso alzandosi.

“Ero e sono più che consenziente Ace, ti amo, ti voglio e tu mi vieni a dire che credi di avermi violentato. Io dono la mia verginità a te, l’ uomo che amo, e tu pensi di avermi violentata. Io ti dico che ti amo e tu non mi credi, io mando a puttane la mia vita di signorina per bene per stare con te e tu….” Non ebbe il tempo di finire la frase perché si ritrovò con le labbra di Ace appiccicata , appolipate alle sue. Le sue mani vagavano sul suo corpo alla ricerca spasmodica del nodo del lenzuolo. Trovandolo, lo tirò lasciando Robin nuovamente nuda.

“Ti amo anche io Piratessa del mio cuore, e solo che non sono abituato alle donne vergini. Non sono abituato a ..a…innamorarmene. Ecco! Ti amo Ro-Ro e ti amerò per sempre. E’ la prima volta che mi innamoro!” dichiarò Ace sicuro.

“La…La prima volta? E tua moglie? La madre di Kit?” chiese Robin incredula.

“Mia moglie? Quale moglie? Robin io non ho mai avuto una moglie e se per questo Kit non è mio figlio legittimo. Anni fa lo trovai a vagare in una cesta di vimini per l’oceano. Era così piccolo così solo, che decisi di accoglierlo nella mia vita e di considero mio figlio. E’ a tutti gli effetti mio figlio, Robin, ma non di sangue.” Spiegò Ace . Robin boccheggiava incredula, osservando e ascoltando attentamente Ace. Kit non era suo figlio di sangue ma Ace si comportava con lui come se lo fosse. Era incredibile. Quasi impossibile…è da non crede…assolutamente. Robin era decisa ad entrare a far parte di quella famiglia. Percepiva l’amore che Ace provava per suo figlio e percepiva l’amore che lui provava per lei. Lei e Nami non avevano mai sperimentato un simile amore. Loro padre, quello adottivo, era sempre gelido con loro, ligio sempre al dovere. Le lacrime salirono dai suoi occhi e si tuffò tra le braccia di Ace nascondendo il viso nell’ incavo del suo collo e piangendo come una bambina.

“Robin…” la chiamò Ace e lei lo strinse più forte.

“Anche io…anche io vorrei poter aver avuto l’amore di un padre. Come quello che percepisco tu provi per Kit. Anche a me sarebbe piaciuto tanto” sussurrò tra i singhiozzi e Ace si accigliò , stringendola in un forte abbraccio e domandandole.

“Perché…tuo padre…” iniziò ma venne interrotto da lei.

“Ah, mio padre! Sempre il dovere…non devi mai sgarrare. Gelido come i ghiacciai. No, non so cos’è l’amore paterno Ace e nemmeno Nami.” Spiegò lei e per poco non si sentì soffocare tanto Ace la strinse forte, ma sorrise, quel calore le piaceva , la faceva sentire a casa.

“Mi piacerebbe considerare Kit un figlio, ma,…”
“E allora  fallo Robin! Consideralo tuo figlio e me tuo marito.” Ace si allontanò da lei e si inginocchiò davanti. “ Scusa se non ho un anello, ma Ro-Ro, figlia del grande pirata Barbarossa, vuoi farmi l’ onore di diventare mia moglie?” le chiese con tono sensuale e dolce. Lei sgranò gli occhi incredula, ma un sorriso a trecento sessanta gradi le colorò il viso. L’urlo che lanciò lo senti tutta la nave.

“Siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii! Si si s si e ancora si! Ti sposo Ace!” urlò lei saltandogli a dosso e cadendo entrambi a terra nudi come salami. Ace rideva felice e Robin piangeva emozionata sul suo petto.  La porta si spalancò ed entrarono un preoccupato Rufy e una Trafelata Nami, che in sincronia dissero.

“Che cavolo è successo?”

 

To be continued

Ragazzi il prox cap è l' ultimo

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Capitolo 29
*** Epilogo ***


Epilogo.

 

Era passato circa un mese da quando Ace aveva chiesto in moglie Robin, ed era finalmente arrivato il grande giorno. Sulla nave c’era un gran via vai di gente che stava preparando il tutto per la cerimonia.  DA quel giorno Nami aveva monopolizzato la sorella impedendole di vedere Ace. La povera Robin era decisamente nervosa. Vero, adorava sua sorella, ma in quel periodo non aveva fatto altro che detestarla. Lei aveva bisogno di Ace.  La sorpresa più grande per Ace fu l’ obbligo assurdo di Nami, per quel mese lei non avrebbe dovuto vedere il suo futuro consorte.  Vani erano stati i tentativi di sgattaiolare fuori la notte per raggiungere Ace perché, se non era Nami a fermarla era suo cognato Rufy.  Justin le aveva fatto recapitare delle sue lettere dove diceva che suo padre, o meglio colui che credeva di esserlo aveva mosso mari e monti per trovarla, ma a lei non importava. Nella sua cabina, Nami, la stava preparando per le nozze, e quel corsetto la stava soffocando. Robin gemette di disappunto quando sua sorella strinse l’ ultima stringa del corsetto.

“Ti detesto Nami!” esclamò indignata.

“Lo so!” esordì la sorella con un sorriso a 360 gradi.

“Non mi hai permesso di vedere Ace per un mese intero!” esclamò lei furiosa.

“e il detto che la sposa non deve vedere lo sposo prima del matrimonio dove sta?”

“Nami! Quello vale solo per la sera precedente le nozze non per il mese prima!” gridò indignata mentre sua sorella le sistemava i capelli!  “ Ma mi vendicherò! Tu non dovrai sposare Rufy? Bene! Ti ripagherò con la stessa moneta se non più cara!” dichiarò risoluta Robin guardando Il sorriso strafottente di Nami attraverso lo specchio.

“Certo, Certo sorellina come vuoi! Ormai è acqua passata, tra un ora ti sposi!”  dichiarò Nami ridacchiando.

“Maledetta!”

La porta di spalancò di botto facendo saltare per aria sia Robin che Nami. Un bambino vestito di tutto punto entrò con gli occhi che gli brillavano.

“uhhhh,Mammaaaaaaaaaaaaa, ma sei bellissima!” esclamò Kit gridando e andandole incontro. “ Mamma, papà mi ha chiesto se avevi qualche ripensamento! Ha detto, testuale mamma :< Non mi ha voluto vedere per tutto questo mese, perso che non mi voglia più sposare. Dei, se quel maledetto di mio fratello Rufy non mi avrebbe impedito di vederla!>  Allora mammina, vuoi sposare ancora il papà?” chiese Kit con gli occhi che brillavano, un po per l’angoscia un po per l’ansia.

Robin era incredula. Ma  Rufy e Nami si erano coalizzati contro di loro!

“Kit, di al papà, che la colpa non è stata della mamma, ma di quella cretina di tua zia Nami! Non mi ha permesso di vedere il tuo papà tutto il mese! Giurò Nami ti ammazzerei! Kit, di ad Ace che mi sto preparando e che mi aspetti sul ponte che sto arrivando per sposarlo, io intanto ammazzo Nami!” esclamò Robi e gli occhi del bambino si illuminarono.

“Mamma do botte alla zia?” chiese Kit e Rob rise, mentre Nami deglutì.

“NO, figliolo ci penso io!” il bambino annui e corse fuori a dare la bella notizia al padre. Da quando la nave era venuta a conoscenza che Robin avrebbe sposato Ace, il bambino aveva cominciato a chiamarla mamma. In un primo momento Robin ne fu scossa, ma poi piano piano si era abituata e adesso era molto felice. In più aveva una notizia da dare al suo futuro marito. Robin massacrò Nami a suon di parole e la sorella si era fatta piccola piccola. Finalmente era giunto il tanto agoniato momento e Robin giunse sul ponte, dove sposò Ace. Poi tutta la ciurma si era radunata per i festeggiamenti.

“Amore, ma che è successo in questo mese?” le chiese Ace e Robin sospirò.

“Una sola parola mio bel corsaro: Nami!” Robin strinse i pugni.

“Oh, idem per me ma con Rufy!”
“Maledetti  fratelli  e sorelle, ma me la pagheranno. So da fonti sicure che Rufy ha chiesto a Nami di sposarlo, che fa amore ci vendichiamo?” chiese Robin con occhi brillanti

“Mi pare ovvio! “ esclamò Ace scoppiando a ridere.

“Mammaaaaaa, papààààààà, venite che dovete aprire le danze!” Urlò Kit e Ace e Robin scoppiarono a ridere.

“Andiamo?”

“Si, Rob, andiamo a vivere il nostro amore!” concluse Ace con gli occhi che Gli brillavano. Dopo anni, Portuguese D Ace, si poteva dichiarare: FELICE!

The end

 

Ragazzi è finita, ma chissà se un giorno ci sarà un seguito su quei due (Nami e Rufy) che hanno proibito ai due neo coniugi di vedersi per un mese.

Alla prossima Mei!

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