Shadow

di ElseW
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Maschere ***
Capitolo 2: *** I Geni diversi ***
Capitolo 3: *** Perché? ***
Capitolo 4: *** Un vero soldato ***
Capitolo 5: *** Alvin, Simon, Theodore... e Dorian ***
Capitolo 6: *** Mostro ***
Capitolo 7: *** Ricordo ***
Capitolo 8: *** Il giullare ***
Capitolo 9: *** Nelle ombre con te ***
Capitolo 10: *** Uomo? ***
Capitolo 11: *** Brandelli ***
Capitolo 12: *** Sorpresa ***
Capitolo 13: *** Senza maschere ***
Capitolo 14: *** Shinedzilla ***
Capitolo 15: *** Guardami ***
Capitolo 16: *** Paura in vena ***



Capitolo 1
*** Maschere ***


Shadow
Capitolo1:
Maschere
 
-
 
Ci tengo a puntualizzare che io in questa storia avrò un ruolo ben diverso da quello della tipica ragazzina da salvare.
Solitamente infatti sono gli altri che vogliono essere salvati da me.
 
*
 
Scivolo sul pavimento in marmo, liscio e lucido, avvolta nel mio abito blu, stile impero, lungo fino ai piedi. Il mio viso è in parte nascosto da una maschera color argento… volutamente nascosto.
So che molte teste si sono voltate a guardarmi, specialmente teste maschili.
So di essere bella.
Uso questo fattore a mio piacimento.
Essere belli rende tutto più facile.
Appena raggiungo l’apice della scalinata, molti invitati nella sala si voltano a guardare la nuova arrivata: cioè me.
Sono tutti mascherati e questo facilita di gran lunga il mio lavoro.
Odio perdere tempo.
Scendo, tenendo leggermente sollevato il vestito, per evitare di inciampare.
Poggio il piede calzato in un sandalo color argento sul pavimento della Sala delle Feste.
L’aria è satura di odori e profumi che, a primo acchito possono sembrare piacevoli; ma io lo sento: sento il marcio, sento la puzza di carogna.
Quasi tutti gli invitati non sono altro che degli avvoltoi, degli sciacalli… esattamente come l’uomo che siede sullo scranno, nel piccolo palco in fondo alla sala; ma lui è il peggiore.
Distolgo lo sguardo dallo scranno con un movimento delicato.
Il mio aspetto, pur covando rabbia e amarezza, è quello di una leggiadra e bellissima fanciulla, con i capelli neri come la notte e gli occhi blu come il vestito che indosso.
 
Faccio passare un’ora dal mio arrivo.
Chiacchiero amabilmente con chiunque mi rivolga la parola, bevo piccoli sorsi di Champagne da un bicchiere a stelo lungo e batto le palpebre, lanciando sguardi apparentemente interessati a uomini adulti che non sanno neanche quanti anni ho: diciotto appena compiuti.
In pratica sono uscita dall’adolescenza solo qualche giorno fa, ma non aspettatevi cuori spezzati e storie romantiche da raccontarvi. Io non ho avuto un’adolescenza… nella norma, ecco.
Colgo uno stralcio di conversazione.
“ …Marcus non sa che si sta accaparrando il malcontento della maggior parte del popolo. La gente mormora che in caso la nuova legge venisse approvata, la rivolta sarebbe impossibile da sedare… ma quello stupido è troppo accecato dal potere per vedere che si sta scavando la fossa con le sue mani.” Un risolino affettato esce dalle labbra ben truccate della donna che ha pronunciato queste parole.
Uno di questi giorni lo troveremo morto sul suo calice ricolmo di vino invecchiato!”
Io sorrido.
Un sorriso che una leggiadra e bellissima fanciulla non dovrebbe fare.
Mi dirigo a passo lento verso una zona più nascosta della sala, avvolta in drappi bianchi.
Lì, la crème de la crème dell’alta società si intrattiene con donne affettuose, bevande infuocate e sostanze che donano tanta allegria:
Prostitute, alcolici e droghe.
Il mio obbiettivo è lì dentro.
Sto per scostare le tende quando una mano mi ferma.
La guardia.
È un uomo alto e massiccio, con pelle e occhi scurissimi. “Questa zona è privata signorina.”
Sorrido lascivamente. “Lo so…ma io avrei un lavoro da fare, signore…non vuole mica che uno dei suoi superiori la accusi di aver privato uno dei Lord della sua intrattenitrice, non è vero?” Sbatto le palpebre sui miei occhi blu. L’uomo è affascinato.
Mi scruta, curioso e attratto, ma per qualche motivo non sembra volermi saltare addosso. Una piacevole novità, solitamente ogni guardia non fa altro che tentare di toccarmi.
Non sei troppo giovane per fare un lavoro così squallido?”
Sono sorpresa ma non lo do a vedere.
Un sorriso tirato nasce sulle mie labbra. Amaro.
Se si vuole sopravvivere, bisogna crescere in fretta. La Tirannide non è un ambiente consigliato per rimanere giovani e innocenti.”
Già, la Tirannide.
È così che il popolo e la maggior parte della piccola borghesia chiama il regime di Orion: vent’anni di tirannia.
La guardia mi osserva amareggiato, quindi borbotta “Nel caso cambiassi idea…cercami. Troverò il modo per farti uscire di qui.” Scosta la tenda.
Avanzo all’interno dell’ambiente.
Ci sono divanetti, tappeti e tende dappertutto, nell’aria aleggia una leggerissima nebbiolina, non si sente quasi alcuna parola, tranne qualche risolino.
Raggiungo la fine del lungo tunnel di drappi e tessuti e individuo su un divanetto, una figura che accarezza lascivamente la coscia di una donna sulla trentina, con capelli castani, occhi neri e un trucco pesante.
Mi fermo di fronte a loro e l’uomo alza lo sguardo.
Tocca a te ora?” chiede, con tono ironico. Mi scruta con più attenzione, quindi esclama , sempre con lo stessa inflessione, “Potevi anche non agghindarti in questa maniera, non li avrai addosso ancora per molto… ” sogghigna. “ …Ma devo ammettere che rende tutto più divertente.” Agita una mano e la donna raccatta la sua maschera, la indossa e si allontana.
L’uomo si alza e si avvicina, girandomi intorno. “Sei più giovane del solito.” Mi scosta i capelli dalla spalla e mi accarezza il collo. “ …non che mi dispiaccia. Anzi, devo ammettere che un po’ di carne fresca mi mancava.”
Stronzo.
Non apro bocca. Se dicessi qualcosa, non sarebbero parole accattivanti, ma vero e proprio veleno.
Non parli. Sei timida?”
Alzo gli occhi e noto un lampo di interesse attraversare il suo sguardo.
Devo dire che con te hanno fatto un salto di qualità… non sei la solita sgualdrina sciatta.”
Le sue mani mi accarezzano le braccia, con delicatezza. “Sei una giovane principessina vero?” Il suo viso si avvicina al mio, “Hai gli occhi di un colore stupefacente... ”
Le sue mani raggiungono i miei polsi e una si chiude esattamente sopra il mio bracciale: dei serpenti d’argento intrecciati.
Parlo.
Felice che l’ultima cosa che vedrai ti piaccia così tanto.”
Il suo sguardo, fino a quel momento nebbioso e intenso, passa a confuso e allarmato. “Che… ” i serpenti del bracciale si sciolgono tra di loro e si arrampicano lungo il braccio di Marcus. Il Primo Ministro di Orion.
Prima che lui abbia il tempo di aprire bocca, raggiungono la gola e la avvolgono, stringendosi in una morsa di ferro. Le sue mani corrono frenetiche al collo, tentando di sciogliere quel nodo di spire e denti, invano.
Cade sul divano continuando a dibattersi, e in un rantolo disperato chiede “chi… ?”
Mi chino su di lui, ormai innocuo e sussurro “Ombra.”
I suoi occhi si spalancano, terrorizzati.
Ancora qualche secondo e il corpo non si muove più.
Aspetto.
Allungo il braccio e i serpenti sciolgono la presa, aggrappandosi alla mia mano, riformando il bracciale.
Mi volto e ricordo il suggerimento della guardia all’ingresso.
Corro attraverso i drappi e appena esco, l’uomo mi guarda speranzoso. “Hai cambiato idea.”
Annuisco febbrilmente, dando l’impressione di voler uscire al più presto possibile da lì. Che poi è la verità.
Si guarda intorno e mi conduce in uno strappo della tenda che non avevo notato.
Mi guida lungo un corridoio, probabilmente uno di quelli destinati alla servitù, spinge una porta e ci ritroviamo in una cucina deserta.
Apri la porta in fondo e corri per qualche metro. La corriera sta passando adesso.” Annuisco e mi dirigo verso l’uscita.
Sto per poggiare una mano sulla maniglia quando un urlo di donna squarcia l’aria. “Il Primo Ministro è stato ucciso!”
La guardia si volta di scatto verso di me con occhi strabuzzati, io spalanco la porta e mi getto in strada. Mi tolgo brutalmente i tacchi e corro a piedi nudi fino alla fermata della corriera.
Sta per ripartire.
La guardia è dietro di me, sento i suoi passi alle mie spalle.
Allungo una mano e mi aggrappo al portabagagli sul retro, saltando a bordo. Mi volto, giusto in tempo per vedere la guardia gentile rallentare e poi fermarsi; il suo sguardo non è furioso, ne schifato ... è semplicemente sorpreso.
Sorrido amaramente.
Proprio no, la mia non è affatto una vita normale.
Sono Ombra.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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Spazio Autrice:
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Ed eccomi di ritorno!
Avevo rimosso la storia da un sito per un concorso, ma non ho vinto e quindi, siccome voglio guardare il lato positivo, sono libera di ri-postarla su EFP u.u *mi lanciano pomodori*
Riguardo la trama non ci sono sostanziali modifiche, diciamo che ho solo apportato delle correzioni sintattiche, strutturali e grammaticali... e probabilmente ci sono ancora degli errori xD, quindi in caso segnalatemeli e io mi affretterò a correggerli.
 
Posterò un capitolo ogni due giorni (sperando di ricordarmelo =w=), perché non voglio farvi attendere troppo, ma allo stesso tempo non voglio privarvi del brivido dell'attesa... *sento odio nell'aria*
 
Beeeeeeh... a parte ciò non ho null'altro da dire, quindi mi defilo :3
 
Spero vi piaccia,
Besos*

P.S. Fatemi sapere se ci sono problemi nella visualizzazione del testo perché, ahimé, il mio editor di testo non mi permette di salvare un testo in HTML come voglio io, quindi sono costretta ad usare l'editor HTML di EFP (a proposito, mi sento di dover ringraziare immensamente per questo servizio dal momento che, se non ci fosse, non potrei pubblicare. Grazie.) e non sono certa di usarlo nel modo corretto xD

 
 
Moony

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Capitolo 2
*** I Geni diversi ***


Shadow
Capitolo 2:
I Geni diversi
 
-
 
< Il Primo Ministro Marcus Aironi è deceduto ieri, il 7 Marzo dell’anno 20 della Era Luce, alle ore 22;45.
Il suo corpo è stato ritrovato senza vita nel privé della Sala delle Feste, nel Palazzo del Presidente Alchimista Orion; causa della morte: soffocamento.
L’unica certezza è che l’assassina altri non è se non Ombra, il celeberrimo sicario che da quattro anni getta nel panico la popolazione e incute terrore ai burocrati più in vista, preoccupati dall’idea di poter essere loro le prossime vittime. >
 
Richiudo il giornale e lo lancio sul tavolino.
Sono comodamente seduta sul divano del mio salotto, in mise casalinga e e con una tazza di caffè-latte in una mano.
Sospiro: questa Ombra è proprio una cattiva persona, sì.
I miei occhi blu si soffermano sui pasticcini posati sul vassoio, a metà tra il divertito e l’amareggiato.
Perché lo faccio? Perché uccido politici e nobili?
Per prima cosa perché quelli a cui miro in realtà sono delle carogne che di nobile hanno solo il titolo e poi perché, diciamocelo: alla società non faccio altro che bene;
In ultimo: vendetta.
Mi vergogno ad ammetterlo ma inizialmente esisteva esclusivamente quest'ultimo, di motivo. Proprio a causa di questa consapevolezza so di non essere la buona in questa storia.
I buoni non uccidono per vendetta.
È anche questa sorta di piacere perverso che provo nel togliere la vita a delle persone - per quanto cattive e corrotte - che non mi permette di definirmi buona.
In una storia non potrei mai interpretare la parte dell’eroina bianca, senza macchia; la mia anima ormai è sporca quanto la loro, corrotta da un altro veleno.
La vendetta è un veleno: ti striscia dentro, ti penetra nelle ossa, entra in circolo insieme al tuo sangue e se non lo tiri via subito ti trasforma... come ha fatto con me.
Io non sono l’eroina in questa storia.
Io sono l’assassina.
Sento dei passi provenire dall’ingresso.
Poso la tazza sul tavolino, afferro un pasticcino e lo mangio rapidamente, quindi corro alla porta.
Un uomo con i capelli castani e gli occhi grigi, sui cinquanta anni, mi attende con un cappotto sul braccio e un’espressione corrucciata. “Ho letto il giornale,” esordisce e io annuisco.
Sì, anche io.”
Torniamo in salotto e io riprendo la mia tazza tra le mani.
Mi avevi detto che una guardia ti aveva inseguita fino alla corriera.”
Annuisco ancora. “Sì Brayden, infatti.”
L’uomo avvicina ulteriormente le sopracciglia, rendendo più profonde le rughe sulla sua fronte. “Eppure nell’articolo non è stato nominato.”
Non credo abbia parlato.”
Brayden picchietta la spalliera del divano con le dita, sospira e chiede con tranquillità, “Per quale motivo?”
Scuoto le spalle. “Perché a differenza degli altri buzzurri che compongono il corpo delle guardie, lui è un uomo onesto… o quantomeno, lo è nel profondo.”
Brayden scoppia a ridere. “Ti ricordo che stai parlando con una ex-guardia.”
La mia bocca si incurva in un ghigno sbilenco. “E questo conferma la mia tesi.”
Ricevo in risposta una falsa occhiataccia. “Probabilmente è l’unica persona ad essere rimasta viva dopo averti vista nei panni di Ombra.”
Bevo un sorso di caffè-latte. “Già… ma sono certa che non riferirà a nessuno alcun tratto del mio aspetto.” Sogghigno. “In quattro anni di me si è scoperto soltanto che sono una ragazza e che nessuno è mai sopravvissuto ad una mia visita.”
Brayden mi guarda, inespressivo.
Proprio per questo devi tornare da quella guardia e assicurarti che non dica nulla.”
Il mio cuore si ferma. “Non vorrai che io lo uccida.”
L'idea di togliere la vita ad un innocente mi turba più di quanto mi aspettassi.
Fortunatamente scuote la testa. “Non necessariamente… trovalo e convincilo a non farsi scappare una sola parola,” i suoi occhi mi trafiggono. So dove vuole arrivare. “Ma se dovesse rifiutarsi, sai cosa fare.”
 
La guardia si chiama Simon Myers.
Dopo una breve ricerca sono riuscita ad ottenere il nome del sorvegliante del privé e ho scoperto che è anche il responsabile dell’addestramento delle reclute.
Covo la speranza che in questo modo escano almeno tre o quattro guardie oneste, nonostante la maggioranza saranno sempre un'accozzaglia di porci.
La mia mise naturalmente è nera e opaca; aborro il lucido nelle missioni: è riflettente, sarei più visibile di un fanale in autostrada.
Sono esattamente davanti la caserma, due guardie armate controllano l’entrata dell’area militare e so già che diverse telecamere sorvegliano il perimetro.
L’unico modo per entrare è attraverso i camioncini che ogni ora escono carichi di soldati che attaccano il turno e poi rientrano, trasportando i soldati che hanno appena staccato.
Corro verso la fine della strada e affaccio la testa; uno dei camioncini è ad una decina di metri dall’ultima svolta, quindi mi accuccio per terra e mi preparo a scivolare sotto il mezzo.
Attendo e poi, sfruttando le ombre svicolo nella parte inferiore del veicolo, per poi rimanere più immobile possibile, irrigidendo ogni parte del mio corpo in modo da rimanere ancorata al telaio.
Il camioncino frena e sento che la guardia alla guida scambia qualche parola con uno dei soldati all’entrata, quindi viene gridato un ordine e il passaggio viene aperto.
Il veicolo si dirige verso il posteggio e io rilasso leggermente le braccia, pronta a lasciarmi cadere per terra.
Sento i passi delle guardie che si allontano, lo sportello del camioncino sbatte e qualche minuto dopo: il silenzio.
Lascio la presa e dopo essermi assicurata di essere sola affaccio la testa.
Ci sono telecamere solo all’entrata e una dalla parte opposta del veicolo.
Rimango piegata, passando dietro la fila di piccoli camioncini, fino ad arrivare a pochi metri dall’uscita, quella che conduce ai locali militari.
Solo tre metri mi separano dalla porta, ma la telecamera mi riprenderebbe e non posso permetterlo.
Ombra è famosa per la sua capacità di sparire e rendersi invisibile e, nonostante i trucchi da mago funzionino con gli esseri umani, la tecnologia non può essere ingannata.
Mi guardo intorno, cercando qualcosa che possa farmi da scudo durante la mia passeggiatina.
In questa sala ci sono solo i camioncini e i bagagli d'emergenza dei soldati nel retro dei…
Oh.
 
L’uniforme mi viene leggermente larga, ma la cosa non mi tocca.
Il cappellino mi copre metà del viso, la maschera quindi passa inosservata, i capelli sono raccolti sotto il berretto, nascosti e la mia andatura è naturale e disciplinata. Un soldato nervoso e rigido attirerebbe l'attenzione.
Ho raggiunto la zona delle reclute, priva di telecamere.
Mi infilo in uno stanzino e mi libero in pochi istanti della divisa che piego con cura e infilo in un secchio.
Adesso, mentre impiego qualche secondo per pensare a cosa fare, mi prendo il disturbo di chiarire qualche interrogativo.
Domanda: come ha potuto un solo uomo assumere il controllo del mondo intero?
Risposta: è stato il primo a nascere con il gene della Nuova Generazione. Da quel momento in tutto il mondo cominciarono a nascere donne e uomini con dei Geni diversi, mai visti prima. Unici, fino ad allora.
Esistono tre tipi di geni.
Il gene dell’Alchimia: uomini e donne capaci di riportare in vita quest’arte perduta nel tempo.
Il gene del Guerriero: chiamato così perché non esistono uomini normali al mondo capaci di sostenere una lotta contro questi esseri straordinari (quando si dice 'nati per lottare').
Il gene della Magia: quelli che comunemente vengono chiamati Maghi.
A loro volta i Maghi si suddividono in:
Maghi della Luce: lampi, luce solare, luce lunare, luce elettrica e luce pura. Pochi sono in grado di evocare l’ultima e se doveste trovarvi davanti ad un Mago della luce, non lasciatevi ingannare dal nome... pochi sono luminosi quanto il loro potere.
Maghi dei fluidi: acqua, magma, cemento fresco e qualunque cosa sia allo stato liquido; anche la cioccolata calda e il caffè, se ve lo state chiedendo. Sono in grado di estrarre fluidi da qualunque corpo, anche la più piccola particella, sfruttandola poi per crearne altri.
I telecinetici: in grado di spostare ogni genere di oggetto di qualunque dimensione, purché solido.
I Vedenti: capaci di vedere ogni cosa: le anime delle persone, le loro intenzioni, i loro pensieri; riescono ad avvertire ogni essere vivente, per quanto nascosto esso sia. Sono ottimi per le ricerche e per gli interrogatori. Grazie a Dio ne esistono pochissimi in tutto il mondo; renderebbero il mio lavoro troppo complicato.
E poi per ultima è nata una nuova categoria: gli Ombra.
Sono l’unica della mia razza per il momento - sì, ci hanno diviso in razze, come animali – e sono in grado di sfruttare la minima pozza di ombra, per quanto minuscola, per rendermi totalmente invisibile. Posso rendere solide le tenebre, incarnare i peggiori incubi di ogni essere vivente, oscurare la luce e sparire soltanto ritirandomi in un angolo buio.
Vi state chiedendo perché non ho sfruttato questa mia capacità per superare le guardie e entrare nella zona delle reclute?
Beh, con la tecnologia il mio potere non funziona. Non sono totalmente invisibile.
Nelle riprese si sarebbe visto un alone nero a spasso per il posteggio e idem per il cortile e l’entrata.
Non sarei passata inosservata.
Adesso invece, senza telecamere a mettermi i bastoni tra le ruote, posso smettere di inventare stratagemmi.
È a causa di ciò che sono se ho perso i miei genitori; ma questo ve lo racconterò un’altra volta.
 
La camera del Maggiore Simon Myers, Responsabile dell’Addestramento delle Reclute del Corpo Militare del Regno di Lume, si trova al secondo piano.
Facile scoprirlo se il Maggiore in questione non fa altro che entrare e uscire dal suo ufficio.
Unico problema: la porta è sorvegliata da una telecamera.
Al momento sono comodamente seduta per terra, nella zona relax di questi giovani in uniforme, assolutamente invisibile a chiunque.
Mi porto una mano ai capelli e li scuoto. Posso prendermi tutto il tempo che voglio per entrare, potrei anche aspettare che le reclute vadano a dormire.
Mi alzo in piedi e scivolo in mezzo ai tavoli e ai divani, per andarmi ad appollaiare in cima ad una libreria.
Consigliabile aspettare in un luogo dove non c’è il pericolo, seppur minimo, di farsi notare.
Sento la porta della sala che si apre e, spinta da un basilare istinto ancestrale, alzo gli occhi: la soglia viene varcata da due ragazzi e una ragazza - non sapevo ci fossero reclute donne.
Lei ha i capelli castani, la pelle olivastra e gli occhi nocciola, un fisico asciutto ma con muscoli evidenti sotto la divisa. Il ragazzo alla sua destra ha i capelli biondi, la pelle quasi trasparente e gli occhi azzurri: sembra più un potenziale cucciolo indifeso che un futuro soldato del Regno di Lume.
Il ragazzo che invece cammina un passo dietro di loro ha la pelle color caramello, occhi azzurro non-ti-scordar-di-me e capelli castano chiaro.
Sto per abbassare lo sguardo quando quest’ultimo alza gli occhi e li posa su di me. No, non sulla libreria. Su di me.
Sposto la testa di lato, sorpresa.
Rimango immobile e il ragazzo continua guardare da questa parte, fino a quando non distoglie improvvisamente lo sguardo.
Tiro un respiro di sollievo. Probabilmente sono solo estremamente paranoica.
 
Il tempo passa e dopo solo un’ora la sala relax è completamente vuota e avvolta nel buio: il mio elemento.
Scivolo giù dalla libreria e atterro con leggerezza sul tappeto. Esco in corridoio e percorro quel piccolo spazio che mi separa dalla porta dell’ufficio di Myers.
Sto per fare qualche altro passo avanti quando mi ricordo della telecamera.
È buio, buio pesto, ma se la telecamera fosse a visione notturna resterei fottuta pesantemente, facendo la figura dell’idiota. Brayden mi ucciderebbe.
Mi gratto la testa, indecisa sul da farsi quando lo vedo: lo sportello della posta riservata alle missive di Orion. Queste fessure sono sempre tenute al di fuori del raggio d'azione delle telecamere perché l'identità dei postini rimanga segreta, per evitare che qualcuno li riconosca. La loro divisa è identica a quella dei normali postini, ma il loro compito è molto più arduo.
Orion infatti affida i suoi telegrammi personali solo ed esclusivamente a questi postini addestrati allo scopo e nessuno ne conosce la loro identità, se non Orion stesso e i suoi ministri più fidati.
No, non è uno sportello spazioso ma io sono Ombra, mi basta uno spiraglio e un po’ di ombra per passare inosservata e qui non si vede ad un palmo dal naso.
Scivolo all’interno della stanza e mi guardo intorno. Questo è l’ufficio, ma io mi dirigo verso la porta che conduce in camera da letto... o quantomeno vorrei farlo, ma un braccio si è appena serrato attorno al mio collo e un altro mi blocca le braccia.
Non muoverti.”
Altrimenti?”
Non muoverti o sarò costretto a farti del male!”
La tua mamma non ti ha insegnato ad essere gentile con le donne?”
Con le donne sì, con le ladre no.”
Tu pensi che io sia una ladra?”
Non lo sei?”
Non direi.”
Chi sei?”
Me lo chiedono in molti.”
Non giocare!”
Non sto giocando.”
Piantala e dimmi che cosa vuoi!”
Non volevi sapere chi sono? Una domanda alla volta”
Mi stai facendo arrabbiare.”
Hai una voce molto sexy, non vedo l’ora di vederti in viso, se sei attraente come sembri potrei anche non farti del male.”
Farmi del male? Senti ragazzina sai dove ti sei infiltrata?”
Perfettamente.”
Dovresti quindi sapere che sei nella caserma delle reclute”
Ovvio.”
Sai che siamo addestrati ad uccidere?”
Io pensavo vi addestrassero a proteggere la popolazione e perseguire la giustizia, ma forse mi sono persa qualche passaggio.”
“…”
Ed ecco l’esitazione che aspettavo: neutralizzare.
Il ragazzo si dibatte sotto di me che lo tengo premuto contro la moquette, seduta sulla sua schiena e con le ginocchia sulle sue braccia. “Teoricamente dovrei ucciderti, ne sei consapevole?”
Sento i suoi piedi che tentano di afferrarmi i fianchi ma io mi spingo un po’ più avanti e gli afferro le caviglie con le mani. “Fermo o rischio di spezzarti la schiena.”
E allora uccidimi! Non ti permetterò di rubare niente!”
Mi acciglio, per niente preoccupata. “A proposito ci questo... come ho fatto a non sentirti entrare?” chiedo, mentre la recluta risponde continuando a dibattersi.
Sono entrato un’ora fa… sapevo che saresti venuta.”
Spalanco gli occhi, sorpresa. “Ah sì? E come?”
Ti ho vista.”
Dove?”
Nella Sala Relax. Eri appollaiata sopra la libreria, nessuno sembrava vederti, allora ho capito che in qualche modo eri invisibile e se qualcuno è invisibile, vuol dire che ha qualcosa da nascondere e io ho solo cercato di capire cosa stessi nascondendo… ho capito che volevi entrare nell’ufficio del Maggiore e mi sono appostato qui dentro dopo che lui è andato a letto.”
Rido, dissimulando il mio disappunto per essere stata intercettata. “Complimenti soldatino… sei un Vedente!”
Non risponde ma continua a muoversi, senza ottenere alcun risultato.
Sto per porre un’altra domanda quando mi ritrovo improvvisamente scaraventata contro il muro.
Scuoto la testa, confusa: è stato come essere travolti da una slavina.
Alzo gli occhi e vedo che una montagna scura sta aiutando la recluta ad alzarsi, controllando il suo stato fisico.
Ehi! Stavamo facendo quattro chiacchiere, non gli ho torto un capello.” Stiamo parlando al buio, ma io non ho bisogno della luce per vederli in faccia: lui è il ragazzo di oggi - come avevo già dedotto da me - e lui è la guardia; quella guardia.
Alto, massiccio (molto massiccio), con la carnagione scurissima e gli occhi neri.
Il Maggiore Myers si volta verso di me, cercando di distinguere la mia figura nel buio dell’Ufficio. “Sei tu, vero?”
Mi metto comoda, appoggiandomi al muro, stendendo una gamba sul pavimento e reggendomi un ginocchio con un braccio. “Perché mi chiedete tutti chi sono? Mi sono appena infiltrata nella Caserma delle Reclute, nell’Accademia che sforna giovani soldati! Dovreste farmi una standing ovation o quantomeno chiedermi perché sono qui, non fare inutili domande sulla mia identità: indosso una maschera. È piuttosto ovvio che non ve lo dirò mai.”
Myers fa uno sbuffo che assomiglia ad una risata dissimulata. Un ghigno mi increspa le labbra.
Il ragazzo invece sembra meno incline a buttarla sul ridere. “Signore, si è intrufolata qui da più di un’ora, l’avevo già vista nella Sala Relax seduta sopra la libreria. Nessuno la vedeva, Signore, quindi credo si sia resa invisibile con qualche Magia… credo sia una Alchimista, è l’unico modo con cui poteva rendersi… ”
Scoppio a ridere, interrompendolo. “Alchimista?! Io non sono uno di quei vecchi matusalemme che si entusiasmano per lo sputo curativo di un babbuino, non ci tengo a diventare il nuovo Nicholas Flamel, né a scoprire la formula dell’immortalità; la vita è già abbastanza lunga di per sé, l’idea di prolungarla ulteriormente non mi entusiasma.”
Sei così cinica con tutti o solo con chi cerchi di derubare?”
È un attimo.
Rapida mi scompongo diventando una fumosa ombra, ricomponendomi poi dietro di lui.
Mi accosto al suo orecchio e sussurro, “Ti ho già detto che non sono una ladra... ”
Si volta di scatto tentando di afferrarmi ma io sono di nuovo al mio posto, come se non mi fossi mai mossa. L’espressione della recluta è dura e lievemente frustrata.
Sorrido; poi la luce mi acceca.
Ecco… così la smetti di fare i tuoi trucchetti con il buio.”
Arriccio le labbra, contrariata, mentre Myers allontana il dito dall’interruttore. “Peccato… era divertente spaventarlo.”
Un muscolo si contrae sulla guancia del ragazzo.
È più alto di quanto ricordassi, fisico asciutto, ben tenuto, avvolto dalla tuta mimetica del corpo militare.
Non lo do a vedere ma sono nervosa. Convincere Myers poteva essere fattibile ma questo qui... questo qui è un ostacolo.
So che sei tu.”
Alzo lo sguardo sul Maggiore. “Ah sì?”
Lui annuisce. “I tuoi occhi sono inconfondibili, ragazzina.”
Li chiudo per un secondo, per poi riaprirli. È uno dei motivi per cui tutti quelli che mi hanno vista nei panni di Ombra dovrebbero morire, ma solitamente sono politici o nobili che avrei fatto fuori comunque, non una Guardia che mi ha dato una mano e una recluta un po’ zelante.
Beh, vedi di cominciare a confonderli perché sono venuta ad avvertirti che se ti scapperà qualcosa con chiunque, sarò costretta a tenere fede alla mia reputazione.”
Il ragazzo è confuso.
Quale reputazione? Chi sei?”
Myers gli mette una mano sulla spalla. “Non vuoi saperlo.”
Sì che voglio saperlo!”
Credimi, no.”
Sì!
Ho detto no!”
Ma io…!”
Sono Ombra, soldatino.”
Silenzio.
Il ragazzo si volta a guardarmi con un’espressione di puro terrore. Quindi rabbia.
TU!” Si lancia verso di me, ma io mi alzo in piedi e mi sposto. Lui afferra l’aria.
Dorian! Dorian, fermati subito!”
Faccio qualche passo verso la prima ombra disponibile, ma poi ricordo che lui può vedermi.
Tu hai ucciso mio padre!
Myers mi guarda, quasi compassionevole. “Era per questo che non volevo dirglielo.” Lo sta trattenendo per le braccia, senza mostrare il benché minimo sforzo. Probabilmente è un Guerriero.
Come faceva di cognome?”
Sei un mostro, un mostro!
Carline”
Il senso di colpa che stava insinuandosi ai limiti della mia coscienza, svanisce. Mi avvicino di qualche passo mentre Myers continua a tenere la recluta per le braccia.
Il tuo caro papino era un porco pedofilo, lo sapevi?” Lo sconvolgimento che gli attraversa il viso è evidente, ma lo maschera subito e continua a tentare di liberarsi.
BUGIARDA!”
Abusava di ragazzine! RAGAZZINE! Le recuperava per le strade, povere, impaurite, indifese e poi le circuiva, dando loro da mangiare e dove abitare solo per far di loro ciò che voleva.” Il mio sguardo è di ghiaccio. “Non ho fatto fuori il tuo caro paparino perché mi andava, ma perché questo mondo non conosce giustizia ed è arrivato il momento che qualcuno gli dia una ripulita.” Abbasso ulteriormente la voce, rendendola tagliente. “Io sarò anche un mostro… ma ho sacrificato la mia anima e la mia vita per questa causa e non sarà il tuo cuoricino spezzato da figliolo ignaro che crede suo padre un eroe a farmi cambiare idea.” Mi volto verso Myers, ogni genere di sentimento spinto da qualche parte, nelle ombre del mio cuore. Sì, ci sono ombre anche lì. “Non aprire bocca su nulla che mi riguardi e tappala anche al signorino qui presente, oppure verrò io a tapparvela… per sempre.” La voce non è più tagliente, si è ormai ridotta un sibilo ferino.
Spengo l’interruttore e sparisco, sfruttando uno spiraglio della finestra.
 
 
Il ragazzo è evidentemente sconvolto.
Un incontro ravvicinato con l’assassina più celebre e letale della Tirannide probabilmente lascerebbe tutti un po’ sconvolti. O morti. Dipende dalla situazione.
Maggiore… ?”
Sì, Dorian?”
Quello che… quello che ha detto l’assassina è… ” chiude gli occhi e deglutisce “… è vero?”
Cosa dire? La verità, gettandolo nel mondo reale, o illuderlo ulteriormente, creando il mito di un padre perfetto, facendo sprofondare Ombra ancora più in basso? Perché pur essendo un Maggiore, io sono dalla sua parte.
Poi ricordo la frase che quella ragazza mi disse alla festa a Palazzo: “Se si vuole sopravvivere, bisogna crescere in fretta. La Tirannide non è un ambiente consigliato per rimanere giovani e innocenti.”
Lo guardo negli occhi e annuisco.
Mi sembra quasi di leggere il dolore e lo sgomento in quelle iridi color del cielo; troppo innocenti, troppo pure. Al servizio della parte sbagliata.
Le confronto con quelle di Ombra: cupe, impenetrabili, inquietanti. Eppure lavora per il bene.
Ha un che di spaventosamente comico il Destino.
Dorian si libera dalla mia presa e fa un passo indietro, con rabbia, facendo un rigido saluto e prendendo la porta senza dire una parola.
Sospiro.
La Tirannide è veramente un ambiente schifoso per rimanere giovani e innocenti.
 
Le ombre mi avvolgono mentre con l’agilità di un gatto salto da un tetto ad un altro, sfruttando il buio e modellandolo a mio piacimento.
Non alzo il viso a guardare il cielo, no. Le stelle oggi sono mie nemiche, la luna è mia nemica.
Creano le ombre sì, ma rischiarano il buio e io in questo momento vorrei essere nelle tenebre più profonde, a covare il mio rancore e avvelenare il mio cuore.
Raggiungo il tetto della mia casa, tolgo il mantello che ho recuperato uscendo e, protetta dalle ombre, scivolo silenziosamente all’interno.
Arrivo in cucina e finalmente mi rilasso.
Accendo la luce e Brayden è lì, seduto sulla sedia, con una tazza di caffè in mano e una ancora fumante, poggiata sul tavolo. È un Vedente anche lui.
Il tuo disappunto l’avranno avvertito anche i Guerrieri più stupidi dell'emisfero opposto.” Cerco di sorridere ma esce una specie di smorfia stropicciata. Grugnisco qualcosa e mi accascio sulla sedia accanto a lui. “Com’è andata?”
Faccio spallucce. “Diciamo bene, ho fatto quello che dovevo fare. Se dovesse trapelare qualche informazione, farò il mio lavoro.” Tengo gli occhi sul liquido scuro che naviga nella tazza.
Una mano si posa sul mio polso. Alzo lo sguardo e gli occhi grigi di Brayden trafiggono i miei. “Il tuo lavoro è fare giustizia. Nient’altro. Non sei una comune criminale, vedi di ricordarlo sempre.” Annuisco nervosamente. “Lo so, ma sai anche tu che inizialmente l’unica cosa che mi spingeva ad andare avanti era la sete di vendetta.”
Anche ora è questo a spingerti?”
La sete di vendetta riemerge solo con una persona, con tutti gli altri è solo giustizia.”
È triste che tu debba sacrificare te stessa per fare giustizia al posto di coloro che dovrebbero lavorare per assicurarla a chiunque ma... ”
Sì, è triste.”
Necessario, ma triste.”
Lo so.”
Lo farei io al posto tuo se solo... ”
Ne abbiamo già parlato.”
Lo so… ”
Silenzio.
Bevo l’ultimo sorso di caffè e mi alzo, spostando la sedia senza emettere rumore. “Vado a letto.”
Brayden annuisce. “Buonanotte Shine
Sorrido amara.
Buonanotte Bryden.”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
 
________________________________________________
Spazio Autrice:
---
E rieccomi!
In questo capitolo svelo il nome della protagonista e inserisco altri due personaggi fondamentali, quindi teneteli d'occhio ;)
 
È la prima storia che RI-pubblico, quindi non so cosa dire, né ricordo cosa ho scritto nello spazio autrice la prima volta che l'ho pubblicata quindi probabilmente scriverò sempre una sequela di cretinate... vi consiglio di non prendermi sul serio xD
 
Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto (nel caso vi fosse piaciuto il precedente, ecco).
Besos*

 
 
Moony

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Capitolo 3
*** Perché? ***


Shadow
Capitolo3:
Perché?
 
-
 
71, 72, 73…
Dorian”
74, 75, 76…
Dorian?”
77, 78, 79…
DORIAN?!”
Chiudo gli occhi e mi accascio sul materassino. “Che c’è?”
Elijah strabuzza gli occhi. “Che c’è?! È da una settimana che sei in questo stato! Non fai altro che allenarti, sei scorbutico, arrabbiato e giù di morale! Si può sapere che ti succede?”
Mi metto a sedere e abbraccio le ginocchia, tamponandomi la fronte con uno strofinaccio. “Non succede niente Eli, ok?”
Il mio migliore amico continua a guardarmi con espressione poco convinta. “Preferirei che mi dicessi non voglio dirti niente Eli, ok?, piuttosto che una bugia tanto palese.”
Un sorriso mi increspa le labbra. “D’accordo, non voglio dirti niente Eli, ok?”
Fa spallucce e annuisce. “Va bene… in fondo sono solo il tuo migliore amico, no? Quello che conserva le cartine argentate delle gomme da masticare perché sa che le collezioni, quello che per il tuo compleanno, oltre al regalo ufficiale, ti compra un pacchettino di lacci da scarpe perché sa che hai un debole per quelli colorati nonostante in caserma ne indossi solo di neri, quello che fa finta di non sapere che sei un Vedente e che quindi puoi leggermi dentro in ogni istante, quello che si fida di te perché sa che tu hai promesso di non farlo mai con il sottoscritto e… ”
Ok, ok, è chiaro il concetto: sei un ottimo amico.”
Eli sorride colpevole, ritornando ad essere il ragazzo pacato e timido che è di solito. “Allora... che succede?”
Vorrei dirtelo Eli, ma non posso.”
Si siede accanto a me e fa spallucce. “Non puoi dirmi proprio nulla?” Sto per annuire quando mi rendo conto che dire cosa ho scoperto non includerebbe parlare anche dell’assassina.
Ho scoperto… cose su mio padre.”
Lo vedo irrigidirsi. “Oh e… cosa?”
Sono imbarazzato.
Mi vergogno di mio padre. Non mi era mai successo.
Era un pedofilo Eli. Un porco. Uno di quelli che io combatterò una volta uscito di qua! Ed era mio padre.” sono furioso “Il Maggiore Myers lo sapeva! E questo vuol dire che anche tutti gli altri lo sapevano, anche mia madre lo sa accidenti e non ha fatto nulla!”
È ancora rigido. Lo guardo.
Ha un’espressione… colpevole?
Eli?”
Mi guarda, intimidito poi sospira e parla. “Mio padre mi aveva parlato di quello che faceva tuo papà, ma mi aveva fatto promettere di non dirlo a nessuno, soprattutto a te… tuo padre non voleva che lo sapessi.”
Lo guardo, con gli occhi strabuzzati. “Perché?” non voglio sapere realmente il perché. Ci sono dei momenti però in cui non sai cosa dire e la parola perché sembra riassumere tutto.
Un modo per dire perché a me? Perché adesso? Perché l’ha fatto?.
Eli sembra comprendere la natura retorica della domanda perché tace e si torce le mani, imbarazzato. “Come hai fatto a scoprirlo?”
Ecco, questa domanda non potrà avere una risposta sincera. “Il Maggiore… gli è scappato qualcosa la settimana scorsa e io ho collegato un paio di cose,” storco il naso “specialmente la presenza di domestiche minorenni in casa nostra.” Scaglio il mio asciugamano lontano, con più forza possibile.
La palestra al momento è vuota a parte noi due. Tanto meglio.
Dorian, so che sei arrabbiato ma… ma è morto.” Frase che fino ad una settimana fa mi avrebbe gettato nello sconforto, mentre adesso risuona nella mia testa come una certezza di giustizia.
Lassù - o meglio, laggiù - non c’è raccomandazione che tenga.
 
*
 
È inaudito! Il ministro della difesa porta avanti una causa che probabilmente renderà ancora più pietoso lo stato in cui vige la popolazione! Il ministro della difesa: la più alta carica in ambito militare sta firmando la condanna a vita per migliaia e migliaia di civili!”
Shine, calmati, urlando non risolverai nulla.”
So io come risolvere la questione: ho già ucciso Aironi per fermare questa legge, vorrà dire che ucciderò chiunque tenterà di farla approvare!”
Mantieni la calma, devi ragionare a mente lucida… ”
MENTE LUCIDA UN CAZZO, BRAYDEN! Questa legge è opera sua, ne sono certa, loro non sono che i canali tramite i quali cerca di portarla avanti!” sbuffo, furibonda “Una legge che prevede un raggruppamento in città specifiche per coloro che sono privi del gene: quanto ci vorrà prima che li deporti in campi specializzati e li faccia fuori tutti? E chi credi porrà fine a tutto questo, Brayden? C'è solo il Regno di Lume e di luminoso NON HA UN BEL NIENTE!” prendo fiato.
Brayden ha in mano il telegramma del nostro informatore che ha suscitato in me questo scoppio iroso, ma continua a sorseggiare il suo caffè come se non fosse successo nulla. “Adesso che ti sei sfogata che ne dici di parlarne con pacatezza, senza queste… imprecazioni non necessarie?” Mi siedo sul divano, accanto a lui. “Il nocciolo della questione è proprio quello che hai urlato un secondo fa: è opera di Orion.” Un ringhio esce dalle mie labbra al sentir pronunciare quel nome. “Il problema è che uccidere Orion è momentaneamente impossibile.”
Mi porto le mani alla testa. “Lo so… per questo propongo di continuare ad uccidere i suoi servitori fino a quando non si stancherà e uscirà allo scoperto. A quel punto la popolazione potrà prendersela liberamente con lui, il suo potere sciamerà e io potrò ucciderlo lentamente e dolorosamente.” Brayden batte le mani. “Ottima storia, fantasia notevole, l’hai scritta stanotte mentre ti arrovellavi insonne tra le coperte?”
Non riesco a dormire.”
Male. Hai bisogno di dormire, soprattutto per poter restare sveglia durante le tue visitine letali.”
Mi commuove la tua preoccupazione per la mia salute, davvero.”
Sai che cosa voglio dire”
Sì, ma è appagante prendermela con te”
Irritante, direi”
Divertente”
Smettila di giocare.”
Flash Back.
Anche quel tipo, Dorian, ha detto esattamente la stessa cosa.
Non sto giocando.”
Ah no?”
“ …forse un po’, ma che posso farci? È il mio animo ludico represso che alle volte torna a galla.”
Brayden scuote la testa. “A volte mi chiedo se ho fatto male.”
Occhiata al vetriolo. “Non chiedertelo più; se non fosse stato per te sarei finita tra le grinfie di quelli come Carlaine Senior.”
Lui sorride e sospira.
Come avrete già capito, lui non è mio padre, né mio fratello, né un mio qualunque parente.
Diciamo che è… un collega. Un collega a cui ovviamente voglio molto bene.
Dopo dodici anni passati insieme, provare affetto per una persona è più che normale direi.
Sono rimasta orfana a sei anni a causa sua: Orion.
Erano i primi anni della Tirannide e nell’aria si respirava odore di guerra, lacrime, sangue e morte.
Le persone con Geni Diversi venivano allontanate dalle famiglie per essere classificate, studiate e inizialmente, quando lui non era ancora ciò che era adesso, accompagnava i suoi soldati durante le spedizioni per la cattura degli Evoluti; già, ci aveva dato anche un nome. Ridicolo, peraltro.
Io nacqui due anni dopo l’inizio della Tirannide, ma i miei poteri si manifestarono solo al compimento dei miei sei anni.
Un giorno creai un incubo: la paura di un bambino che mi aveva fatta piangere.
Inutile dire che la mamma del bambino andò a spifferare tutto alla prima guardia che incontrò, rivelando di me il nome, il cognome e la mia residenza.
Vennero a prendermi due giorni dopo. O almeno, ci provarono.
Mia mamma sapeva che sarebbe successo, in quei due giorni avevamo vissuto nella paura che qualcuno venisse a portarmi via, quindi nel momento in cui sentimmo la porta cedere sotto calci e pugni, mia madre mi trascinò nella loro camera e aprì una botola nel pavimento, quindi mi fece scendere e sussurrò, “Non parlare, non piangere, non gridare, non farti sentire. Rimani qui fino a quando non sentirai più alcun rumore.” Mi baciò sulla fronte e chiuse la botola.
Non la rividi più. Aveva i miei stessi occhi…
Rimasi in quella botola per almeno sei ore, quasi totalmente al buio se non per una piccola lanterna che accesi solo dopo un bel po’ di tempo. Ero solo una bambina eppure non versai una lacrima. Non ancora.
Aspettai.
E poi, quando cominciai a pensare che forse era meglio uscire per evitare che mamma e papà si preoccupassero, sentii dei rumori: passi.
Ricordando le parole di mamma stetti zitta... ma non servì.
La botola si aprì e un uomo in divisa si presentò davanti ai miei occhi spaventati.
Conoscevo le divise. Mia mamma mi diceva sempre di stare lontana da loro.
Ciao bella bambina, che ci fai qui tutta sola? Non lo sai che i bambini non devono mai restare da soli?”
Tremavo. Non mi piaceva.
Tentai di sgusciare sotto il suo braccio ma lui mi riafferrò brutalmente, strattonandomi.
Non piansi neanche allora. Gridai, lo presi a calci, a morsi, a pugni, ma lui non mollava la presa, continuando a trascinarmi verso la porta; poi una figura si stagliò sulla soglia del salotto. Era un altro uomo, con occhi grigi e capelli castani che fissava l’uomo cattivo con un’espressione arrabbiata e anche un po' schifata. “Che stai facendo Krams?”
La guardia che mi teneva per il braccio sorrise. “Ho trovato la bambina.”
L’uomo con gli occhi di fumo si avvicinò e mi strappò dalla presa di Krams, tirandomi verso di lui con molta più delicatezza del suo compare. “Cosa cazzo credi di fare? L’ho sentita gridare come se la stessero inseguendo i demoni dell’inferno! Vedi di piantarla con il tuo atteggiamento Krams, perché non funzio…” il pugno lo colpì alla mandibola, mandandolo contro il muro.
L’uomo che lui chiamava Krams mi strappò a sua volta dall’altra guardia e disse, “Senti, se non hai voglia di divertirti, se hai qualche problema a fare questo lavoro, forse dovresti smettere di farlo.”
Il silenzio che seguì quella affermazione mi fece pensare che la discussione fosse chiusa, che l’uomo con gli occhi di fumo avrebbe smesso di difendermi e di sgridare l’uomo cattivo e che Krams mi avrebbe portata via, non so dove, ma sicuramente in un posto molto brutto.
Già, forse dovrei.”
Non capii molto di quello che successe dopo, so solo che mi ritrovai in salotto con la porta chiusa, mentre dall’altra parte sentivo degli strani singulti soffocati e rumore di oggetti che sbattevano e strusciavano l’uno contro l’altro.
Continuò così per qualche minuto, poi la porta si aprì.
La guardia gentile entrò e mi prese in braccio. “Come ti chiami piccola?”
Shine.”
Hai un nome molto bello… tu sai che cosa è successo?”
Ci pensai, quindi risposi, “Degli uomini cattivi mi stanno cercando, però mamma e papà mi hanno nascosta… e adesso li devo trovare”
Ricordo ancora perfettamente l’espressione di pura pietà che si dipinse sul suo viso.
Tesoro, la tua mamma e il tuo papà sono… sono in un posto dove non potrai raggiungerli. Non puoi trovarli, Shine.”
Per la mia semplice, innocente, mente di bambina, quella fu la più grande stupidaggine che potesse dire.
Insomma, erano mamma e papà! Loro ci sarebbero stati per sempre, no? Come il sole, i fiori, le nuvole, la cioccolata e la Signora Peettle-bown, la vecchietta delle caramelle.
Lo guardai come si guarda un pazzo.
Non è vero. Voglio la mia mamma! Portami dalla mia mamma!”
Tentai di divincolarmi ma l’uomo-fumo mi strinse più forte, cullandomi sul divano.
Non posso, se potessi lo farei, ma non posso… ”
Non riuscivo proprio a capire. Non riuscivo a capire come mai lui non potesse portarmi da lei. Forse era andata così lontano che raggiungerla era diventato impossibile... ma esistevano gli aerei, le macchine, le navi!
Il concetto di morte mi era così lontano che il pensiero non mi sfiorò minimamente.
Non capivo. Perché me li avevano portati via? Perché avevano distrutto la mia casa? Perché l’uomo cattivo aveva cercato di portarmi in un posto brutto? Perché adesso questo uomo mi abbracciava, cullandomi come faceva la mia mamma quando cadevo e piangevo più per spavento che per dolore?
Eppure quella sensazione di vuoto mi sembrava così… terribile. Dolorosa. Un dolore che non equivaleva a nulla che avessi mai provato.
A sei anni nessun bambino dovrebbe mai provare un dolore che vada oltre le manine sbucciate e i bernoccoli in fronte. Eppure io lo stavo provando un dolore più grande.
Quando il concetto di morte mi raggiunse fu come se avessero succhiato dal mio corpo ogni traccia della bambina che ero: niente più infanzia, niente più giochi, niente più sole, fiori, nuvole, cioccolato e Signora Peettle-bown.
Solo l’improvvisa consapevolezza che mio papà non avrebbe più fatto comparire le monete di cioccolata da dietro le mie orecchie…
e che la mia mamma non mi avrebbe più cullata per un bernoccolo in fronte.
 
Quando il mio flash back si è concluso, io e Brayden abbiamo organizzato un piano per guadagnare altro tempo.
Traduzione: farò fuori anche il Ministro della difesa... e chi si è visto si è visto.
L’occasione ci è stata lanciata tra le braccia il giorno dopo, in un volantino che ho trovato appeso alle porte scorrevoli del supermercato: Cerimonia di Diploma delle Reclute dell’Accademia Militare, nei locali del Tribunale, Aula Magna, ore 21,30.
Un sorriso maligno ha increspato il mio volto e la signora che mi ha oltrepassata mi ha lanciato un’occhiata vagamente inquietata.
Adesso, dopo averne discusso a lungo con Brayden, mi ritrovo appollaiata sul tetto del tribunale sempre col mio solito look-total-black e aspetto il momento giusto per entrare.
Nel frattempo scruto attentamente coloro che varcano il portone della mastodontica costruzione.
Fino ad ora Orion non si è fatto vivo: questo è positivo.
Ci sono militari ovunque: questo è negativo.
Ovviamente anche i diplomandi cominciano ad arrivare, perfettamente avvolti nelle loro divise, nuove e scintillanti.
Myers arriva qualche minuto dopo le prime reclute, seguito da Dorian e dagli altri due ragazzi che avevo notato durante la mia… visita.
Ed eccolo: il Ministro della Difesa, venuto per consegnare personalmente i diplomi ai giovani soldati.
Si comincia.
 
 
Sono nervoso.
Sto per diplomarmi.
Sto per diventare ufficialmente un Soldato dell’Esercito di Lume… ma non sono felice.
Ho scoperto, facendo qualche ricerca e buttando domande qua e là, che la maggior parte degli Ufficiali era al corrente di ciò che faceva mio padre; e tutti hanno fatto finta di niente.
Sarà questo il mio compito? Negare e coprire i crimini dei politici e degli uomini più importanti? È questo ciò che fa un soldato? Ma soprattutto… è questo ciò che voglio fare?
La risposta è immediata: no.
Questo è il motivo per cui l’idea diplomarmi non mi entusiasma per nulla.
Sto per uscire dalla stanza in cui mi sono rinchiuso per sfuggire alle chiacchiere degli invitati quando... la vedo. Passa esattamente di fronte a me, in corridoio, come se nessuno potesse vederla.
Probabilmente è così.
Mi paralizzo, con gli occhi spalancati e un’espressione pietrificata di muto stupore.
Probabilmente deve avvertire il mio sguardo perché si volta e mi vede.
Non sorride. Non che me lo aspettassi…
Guardo a destra e a sinistra e assicuratomi che non stia passando nessuno dico, “Mi dispiace.”
La sua espressione non cambia, quegli occhi blu, bellissimi e glaciali, continuano a fissarmi imperturbabili. “Mi dispiace per… per averti aggredito in quel modo e non intendo quando ti ho minacciata - cioè, anche per quello - ma quando ti ho urlato addosso.” Deglutisco. Il suo sguardo mi mette a disagio. “Quello che hai detto tu è vero ma… ma mio padre ha fatto di tutto per tenermelo nascosto nonostante tutti lo sapessero. È uno dei motivi per cui non sono tanto convinto di volermi diplomare oggi.” Subito dopo averlo detto me ne pento. Teoricamente nessuno dovrebbe sapere dei miei dubbi.
Lei si avvicina di qualche passo, lentamente, fino a fermarsi di fronte a me.
Ho i brividi.
Se hai qualche problema a fare questo lavoro, forse non dovresti farlo.” e sorride.
Ok, non è un vero sorriso, di quelli con tanti denti e occhi luccicanti ma... ha curvato le labbra, ecco.
È bella. L’ultima volta - accecato dalla rabbia - avevo visto soltanto i suoi grandi occhi blu, mentre adesso osservandola per bene mi rendo conto, anche attraverso la maschera, di quanto sia attraente.
Eppure questa bellezza nasconde una rabbia e una violenza insospettabili.
Non posso più tirarmi indietro.”
Il sorriso si è spento già da un po’. “Potresti, ma non hai il coraggio di farlo.”
Non lo dice con rancore o con l’intento di ferirmi, ma come se stesse esponendo un dato di fatto.
Non ha usato alcun tono particolare. L’ha semplicemente detto.
Abbasso lo sguardo, incapace di sostenere il suo per un altro secondo.
La percepisco allontanarsi e faccio in tempo ad alzare gli occhi che lei è già in fondo al corridoio. Non si volta.
 
 
So che Dorian sarà probabilmente uno dei migliori soldati che Lume sfornerà mai.
Il problema è che è consapevole di non poter fare il suo lavoro come si deve. Sarà sempre costretto a chiudere gli occhi di fronte ai grossi crimini e ad arrestare la povera gente per aver rubato una pagnotta.
Spero solo che riesca a fare la differenza.
Sono arrivata di fronte la Saletta in cui il Ministro attende; due enormi Soldati sorvegliano la porta, ma ovviamente non mi vedono.
Il mio corpo si dissolve in una fumosa ombra nera e passo inosservata sotto la porta.
La camera è nella penombra, il Ministro è seduto su una poltroncina di velluto rosso e sorseggia del vino - probabilmente Barolo - ovviamente abbinato ad un piattino di cubetti di formaggio.
Il Messere non potrà lamentarsi di non avergli concesso l’ultimo pasto.
La poltrona è posizionata proprio al di fuori del cerchio di luce causato dalle fiamme del camino. Il mio corpo si dissolve nuovamente e rimane in questa forma, spostandosi dietro lo schienale.
La mia voce è come un sussurro nel vento quando dico, “Hai paura?”
Sì banale, un po’ troppo teatrale… ma sortisce l’effetto desiderato.
Il Ministro sobbalza e una goccia di vino va a corrompere la candida purezza della sua camicia bianca. Per una frazione di secondo mi rendo conto di non aver mai versato il sangue delle mie vittime. Preferisco non sporcare più di tanto.
Chi… chi c’è?”
È spaventato. Sento il profumo del terrore, percepisco i suoi incubi farsi strada nella sua mente e penso che, forse, potrei giocare un po’.
Di cosa hai paura?” chiedo con voce lieve.
L'incubo viene creato.
Un’ombra nera appare come una pozza scura sul pavimento ai piedi del Ministro, quindi si alza, fino a prendere le sembianze di una sagoma: la sagoma di una donna fatta d’ombra.
Ghigno.
Hai paura di me?”
Un tremito convulso provoca la caduta del bicchiere di vino sul pavimento. Il liquido bordeaux si disperde sul tappeto, creando l’ennesima macchia di pseudo-sangue.
Sei… sei Lei?”
Sorrido. “Colpevole.” Noto con piacere il suo viso chiazzarsi di rosso nell’udire questa parola. Colpevole: vale per me, quanto per lui.
Sei ancora in tempo per salvarti, Ghaam… c’è ancora una via.”
La speranza è così evidente nei suoi occhi che per un secondo mi sento quasi in colpa. Quasi.
Co-cosa? Cosa dovrei fare?”
Abbandona… ”
Co- ? Che devo abbandonare?”
La legge. La legge che Orion ti sta facendo portare avanti.”
Adesso sta tutto nella paura.
Ha più paura di me o di lui?
Come?! Me la farebbe pagare cara, mi toglierebbe tutto!”
Io ti toglierei la vita.”
Deglutisce.
A cosa tieni di più? A ciò che possiedi… o a ciò che ti appartiene di diritto?”
Perché lo fai?”
Rispondi, Ghaam o deciderò per te.”
Mi sembra quasi di sentire il suo cervello che lavora febbrile per prendere una decisione che non lo riduca povero in canna o… cadavere; e lo vedo cedere.
La sua espressione si fa rassegnata. “Lo farò.”
Sorrido. “Ottima scelta… ma la tua parola non mi basta.”
Cosa devo fare?”
Chiamalo ora, per telefono e comunicaglielo. Saprò se mi prenderai in giro e… sappi non mi piacerebbe affatto.”
La sua mano trema mentre afferra il telefono.
Mormora qualche parola alla segretaria e infine all’altro capo sento la sua voce.
Signore io… io non posso più farlo.”
Mi accosto a lui, sempre invisibile, sempre inconsistente. Sussurro, “Non dire una parola su di me…
Orion probabilmente deve chiedere il perché e Ghaam trova una scusa plausibile.
Sono il Ministro della Difesa, il Popolo deve continuare a credere che io sia dalla sua parte…
potrebbero sorgere molti problemi, signore: rivolte, ribellioni, scioperi. Alla gente non piace sapere che la legge non li tutela, credo sarebbe meglio continuare a illuderli che io giochi per loro.” Silenzio. Poi sento un tono soddisfatto.
Ghaam sembra rilassarsi, accasciandosi sulla poltroncina. “Grazie signore… sì, glielo comunicherò, signore.” e posa la cornetta. Prende un bel respiro. “Mi ha creduto. Affiderà il compito al Ministro degli Interni giustificando il suo atto come Prevenzioni di atti criminali.”
Il mio ringhio probabilmente lo turba.
Prevenzione di atti criminali: verme.
Ben fatto Ghaam… è stato davvero un piacere parlare con te.” Quindi, proprio nell'istante in cui stavo per andarmene, fa qualcosa di tremendamente stupido: tenta di afferrarmi. Le ombre però non hanno corpo.
Si ritrova a terra con un braccio rotto prima ancora che possa aprir bocca. Ovviamente la frattura non è dovuta alla caduta.
Non ti uccido solo perché mi sei stato utile… ma provaci ancora, fatti scappare una parola su questo incontro e non sarò più così clemente.”
Sento le guardie muoversi all’esterno della camera e capisco che è il momento di andare. “Si diverta, Ministro.” e passo nuovamente sotto la porta una frazione di secondo prima che questa venga aperta.
Sento le guardie chiedere cosa è successo e Ghaam rispondere, “Sono caduto, credo di essermi rotto un braccio… ”
Ripenso improvvisamente alla confessione di Dorian.
Ghigno.
Credo resterò qualche altro minuto…
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
_________________________________________________________
Spazio Autrice:
---
Ed eccomi! Scusate il ritardo nell'orario ma a breve avrò un esame e quindi ho studiato tutto il pomeriggio, avendo davvero poco tempo per ricontrollare il tutto.
Ho deciso che cercherò di non commentare più i capitoli, più che altro perché se dovessi mai trasformarlo in un libro non ci sarebbero certo le mie spiegazioni sotto e quindi... taccio.
A questo punto non mi rimane che ringraziare IMMENSAMENTE coloro che hanno recensito gli scorsi due capitoli: vi ringrazio per le segnalazioni, per i consigli e naturalmente anche per i complimenti :)
Grazie di cuore per tutto.
 
Alla prossima!
Besos*
 
 
Moony

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Capitolo 4
*** Un vero soldato ***


Shadow
Capitolo 4:
Un vero soldato
 
-
 
È qui.
Queste sono le parole che Dorian mi ha sussurrato all’orecchio passandomi accanto.
Mi massaggio la fronte e mi guardo intorno, innervosito.
Il Ministro della Difesa è seduto al suo posto, con un braccio fasciato e un’espressione un po’ sconvolta ma è vivo, segno che Ombra non ha mietuto vittime.
I casi quindi sono due:
O non era lui la sua vittima;
Oppure ha ottenuto ciò che voleva da lui... e lei può volere solo una cosa dal Ministro.
Involontariamente sorrido: anche per questa volta la legge non è andata avanti.
Mi siedo accanto al Ministro e rivolgo un cenno educato agli invitati che lentamente prendono posto, ma il mio sguardo viene attratto da Dorian che chiacchiera con Elijah, una delle reclute più gentili che siano mai passate per l’Accademia. Quei due non avrebbero dovuto essere lì.
La ragazza invece… Asia, si chiama.
È giusta, ma dura e intransigente. Non ammette trasgressioni ed ha un senso della giustizia che supera quello della maggior parte degli altri neo-soldati.
A differenza di Dorian ed Elijah però è disincantata, niente mondo rosa e fiori.
Lei ha conosciuto la vita dei bassifondi, è cresciuta in strada, è entrata all’Accademia superando una prova di cui molti Ufficiali non conoscono neanche l’esistenza; ma è lì. Fiera e orgogliosa nella sua divisa identica a quella degli altri, con un’espressione così vittoriosa che io non posso fare a meno di lanciarle uno sguardo di incoraggiamento.
Asia risponde con un educato cenno della testa e poi si rivolge ad Elijah.
Il giovane arrossisce lievemente e risponde alla ragazza con aria imbarazzata.
Guardo l’orologio e nello stesso istante il Console dell’Esercito Imperiale sale sul palco e prende in mano il microfono. “Un po’ di attenzione per favore.”
Il cicaleccio della sala si placa e lentamente ogni viso si volta verso l’uomo che sta in piedi davanti a tutti con aria compita e un’espressione di divertita condiscendenza che, sinceramente, mi fa desiderare di massacrarlo di pugni.
Sono davvero orgoglioso di poter consegnare personalmente i diplomi agli uomini…” il suo sguardo scatta su Asia “…e alle donne, che da oggi entreranno a far parte dell’Esercito Imperiale. Non posso che essere fiero del loro coraggio e della loro dedizione al conseguimento della giustizia.” Dorian sbarra gli occhi e la bocca, riprendendo poi un’espressione neutra: io però ho capito che l’ha vista ancora. “Ma soprattutto non posso che essere fiero del loro amore per la propria patria! E sono certo che una volta in campo sapranno riconoscere il vero pericolo e saranno in grado di affrontarlo senza paura, senza tirarsi indietro! Perché è questo ciò che fa un vero soldato.”
Già. È questo ciò che dovrebbe fare un vero soldato.
 
È questo? È questo ciò che fa un vero soldato?
Allora io non sto diventando un soldato. Sto diventando un burattino; e io non voglio che ciò accada.
Sono l’alunno migliore del mio anno insieme ad Asia, proprio per questo veniamo chiamati entrambi accanto al Console per dire due parole.
Asia è un ragazza particolare. Si confida solo con Elijah che ne sembra entusiasta.
Ha una grossa cotta per lei nonostante io non capisca il perché; cioè, è carina, senza dubbio, ma è così dura! Ho sempre pensato che ad Eli sarebbe piaciuta una ragazza più dolce e tenera, non una così intransigente e poco espansiva… ma mi sono rassegnato presto. Lui è pazzo di lei; e io non sono nessuno per decidere di chi il mio migliore amico si debba innamorare.
Asia ha fatto il suo piccolo discorso e adesso tocca a me.
Sono davanti al microfono.
Una volta pronunciate le parole di rito non potrò più tirarmi indietro.
Apro bocca e comincio.
Sono davvero onorato di essere qui e sono fiero di essere considerato un ottimo soldato… ”
Ecco fatto. Sono dentro.
Però...
 
“…ma ciò che più mi importa, che più mi preme, è essere considerato un brav’uomo.”
Sorrido. Ho come l’impressione che Dorian stia per fare a tutti una bella sorpresa.
È valsa la pena rimanere.
Io sono voluto entrare all’Accademia non perché anche mio padre è stato un soldato, ma perché non tollero le ingiustizie, perché credo nell’onestà e nel rispetto della legge.”
Il suo sguardo è deciso ma lo vedo, vedo che ha paura.
Ha paura di una scelta azzardata... però la sta facendo lo stesso.
Lancio un’occhiata a Myers. Nonostante l'evidente preoccupazione trattiene a stento un sorriso d'orgoglio quasi paterno.
E credo anche che le forze dell’ordine abbiano il DOVERE di difendere OGNI cittadino. Difenderlo quando ovviamente è nel giusto, senza tener conto del ceto sociale, della quantità di monete nel borsellino e del giro di amicizie che frequenta ma… ” trema per una frazione di secondo “…ma so che se entrassi a far parte dell’esercito il mio destino non sarebbe questo.” Nella sala esplodono mormorii e versi indignati, mentre il Console Nolan Blackwood strabuzza gli occhi e si irrigidisce. “So che probabilmente rischio di essere accusato di tradimento o di diserzione dal momento che pronunciando la parole di rito sono diventato automaticamente un soldato ma… non posso farlo.” Myers lancia un’occhiata alle guardie che sono in posizione, pronte a scattare.
Idiota. Doveva scappare subito, non continuare il suo discorso toccante!
Mio padre era un maniaco pedofilo e io l’ho scoperto da poco, eppure lo sapevano tutti e nessuno ha fatto nulla. Perché? Perché era potente, solo per questo! E se essere un soldato, qui, nel Regno di Lume vuol dire reggere il gioco ai criminali solo perché sono ricchi, potenti o nobili… allora io non sono un soldato.” Prende un bel respiro. “Ma potrò essere fiero di considerarmi un uomo.”
Il suo amico è impallidito, la ragazza che ha parlato prima di lui lo sta guardando con un misto di rispetto e incredulità, Myers invece continua a tenere d’occhio le guardie.
Quindi Dorian mi guarda e io ricambio lo sguardo. Sorrido - niente denti ovviamente, però sorrido - e lui ricambia il sorriso con molto più calore. È portato per sorridere, sembra quasi che sia nato per farlo. È talmente innocente…
Le guardie scattano.
Myers si alza in piedi e grida, “Fermi! Non toccatelo!”
Mentre io ringhio, “Idiota… ”
Mi precipito tra la folla, sfrutto tutte le ombre che trovo fino a ritrovarmi sul palco, quindi mi piazzo dietro di lui. “Ascoltami.” Non oso dirgli fidati di me perché probabilmente non lo farebbe. Lui annuisce e aspetta. “Hai un modo per far sapere a Myers dove sei senza farti scoprire da qualcuno?”
Lui continua ad annuire, tentando di non far notare che sta parlando con qualcuno, nel trambusto generale.
Le guardie non sanno se salire sul palco o intervenire.
Il Console continua a gesticolare freneticamente, facendo loro segno di prendere Dorian, mentre Myers continua a prendere tempo.
Sì, ognuno di noi ha inventato un codice da utilizzare con Myers. Solo lui lo capirebbe.”
Perfetto”
Ignorando le sue lamentele e i suoi deboli tentativi di far valere la sua opinione lo afferro per le spalle e mi dissolvo.
So che una volta ricomposti sul tetto potrebbe anche vomitare l’anima, ma credo che una volta ripresosi e avermi insultato in maniera soddisfacente potrebbe anche ringraziarmi.
 
Stronza.
È una stronza, prepotente, arrogante… stronza!
Glielo dico, anche!
cioè, lo borbotto.
Credo di aver rimesso tutto quello che ho mangiato durante la settimana e lei non ha fatto una piega. Si è limitata ad osservare le guardie che brancolavano fuori dal Tribunale, capeggiati dal Console che non fa altro che sbraitare.
Adesso sono disteso sul tetto e Ombra continua a guardare di sotto. Se non sapessi che è lì, probabilmente non riuscirei a vederla. Sembra quasi che le ombre la avvolgano come l'abbraccio di una madre possessiva. Un mantello di notte.
Grazie.” dico.
Per una frazione di secondo un ghigno prende forma sulle sue labbra, ma poi la sua espressione ritorna la stessa. “Di niente.”
Sembra quasi che la notte si stacchi dalle sue braccia per ritornare in cielo. La sua pelle è abbronzata, sembra zucchero caramellato, e i suoi occhi spiccano terribilmente da sotto la maschera nera che lascia scoperte le labbra carnose e rosse: un aspetto tanto splendido per un tale diavolo.
Hai un posto dove andare?”
Io mi riscuoto dalla contemplazione dei suoi capelli color notte - strano come questa parola ricorra continuamente nella sua descrizione – e rispondo, “Ah... no, non ho un – un posto dove andare. Teoricamente avevo pensato a casa mia, ma è il primo posto dove mi verranno a cercare, quindi ho scartato l’opzione.”
Ombra sembra infastidita. “Hai bisogno di un posto sicuro, non posso seguirti e pararti le chiappe ogni volta che fai una pazzia.”
Come?! Ma sei stata tu stessa a dirmi che se non ero convinto non dovevo farlo!”
Rotea gli occhi. “Sì, ma pensavo ti saresti tirato indietro PRIMA di parlare! A quel punto non avresti disertato e nessuno ti avrebbe detto niente - a parte probabilmente qualche rimprovero e minaccia di morte, forse -, saresti stato dimenticato nel momento in cui fossi sparito dalla loro vista. In questo modo li hai provocati apertamente, accusandoli di corruzione e favoreggiamento davanti ai giornalisti, ai nomi più importanti dell’alta società e soprattutto davanti al Console dell’Esercito Imperiale. Li hai sputtanati pubblicamente e pretendi anche che ti definisca un genio?”
Stringo gli occhi. “Tu non fai altro che provocarli!”
Si alza in piedi con lentezza. “Io li uccido.”
Il tono con cui lo dice è quello che userebbe un bibliotecario per definire il suo lavoro. Neutro. Privo di qualunque inflessione sentimentale.
E non è come sfidarli apertamente?”
Ride, di una risata amara e sarcastica. “Oh no. Loro sanno che li sto sfidando, ne sono pienamente consapevoli ma pensaci… ” mi guarda “ … quanto converrebbe dire al popolo che una ragazza riesce ad ucciderli e a tenerli in pugno con poche minacce ben piazzate? Ne andrebbe della loro immagine, della loro credibilità… e se parlassi io, troverebbero il modo per screditarmi. Si guardano bene dall'accostare il mio nome alla parola sfida. ” Il suo tono è glaciale, ma io la vedo la sua rabbia. Volevo Vederla e l’ho trovata. È lì, ai limiti della sua mente, spinta in fondo, rinchiusa e circondata da strati e strati di freddezza e ribolle, si contorce in preda a spasmi di furia e veleno. Quella è vendetta. Vendetta e voglia di giustizia. “Io per il popolo sono una sorta di vendicatrice, ma si guardano ben dal sostenermi apertamente perché agli occhi della legge sarebbe come scriversi in fronte uccidetemi, avete anche la scusa di tradimento, di conseguenza posso agire indisturbata perché non hanno idea di chi io sia e io non lascio messaggi dietro di me. Agisco. E basta.”
Portami con te.”
Si volta così velocemente che i capelli frustano l’aria come lame. “Non se ne parla.”
Mi alzo in piedi e mi avvicino, ma lei fa un passo indietro, innervosita.
Ti prego! Non posso tornare a casa, non posso andare da Myers perché lo metterei nei guai e non ho un soldo neanche per affittare una camera e comunque potrebbero riconoscermi! Me lo devi!”
 
Prego?
Cosa?! Io te lo devo? Ti devo cosa precisamente? Quale favore mi avresti fatto?”
Dorian sembra poco convinto di quello che dice, ma capisco che sta cercando più che altro di convincere me.
Beh, non ho parlato. Potevo dire ciò che sapevo di te e invece non l'ho fatto.”
Ringhio e mi avvicino, mentre le ombre si addensano e l’aria si fa rarefatta.
Non ho alcun debito con te. Il favore che ti ho fatto è stato non ucciderti, vedi di non dimenticarlo. Potevo tranquillamente farti fuori, potrei farlo anche qui, adesso! Non hai idea di quanto sarebbe facile per me.”
Non ha paura di me, il suo sguardo è perso, quasi distratto. Non capisco.
poi, in un lampo, comprendo.
Tu mi stai Vedendo.”
Si riscuote e impallidisce. “Non… non volevo ma… ”
Tu – mi stai – vedendo!
Le Ombre si fanno solide intorno a lui. Diventano legacci, tentacoli che strisciano intorno a Dorian immobilizzandolo.
Mi dissolvo, quindi riappaio di fronte a lui, a pochi centimetri dal suo viso atterrito.
Non ti ucciderò ma se provi a Vedermi un'altra volta…” i legacci e i tentacoli svaniscono “…lo farò.”
Mi rendo conto di aver parlato al futuro quindi, teoricamente, avrei deciso di portarlo con me.
Il suo sguardo è un miscuglio. Sembra mi stia allo stesso tempo sfidando/pregando/ammirando ma non ha paura accidenti.
Quindi… ”
Non farmi perdere tempo, sbrigati, devo dissolvermi.”
Lo vedo impallidire. “Vuoi dire quella cosa che abbiamo fatto in Aula Magna?”
Esattamente, è un problema per te?”
Beh, veramente… ” Il mio sguardo sembra convincerlo a cambiare drasticamente idea. “…no”
Perfetto.” Ed esattamente come prima lo afferro per le spalle e lo porto via.
 
Credo di aver perso l’uso della gola: ho vomitato anche l’anima.
Adesso sono nel bagno di un’abitazione e finora dell’intera casa ho visto solo questo. Siamo riapparsi qui: probabilmente sapeva che avrei avuto una brutta reazione e ha preferito evitare di ritrovarsi vomito in salotto.
Lei nel frattempo è uscita e adesso la sento parlare.
Il mio stomaco si è calmato e adesso giaccio sul pavimento di piastrelle turchesi, con la schiena contro la vasca da bagno e il viso e i capelli fradici di acqua: ho infilato la testa sotto il getto del lavandino.
Sento dei passi affrettati fuori dal bagno e poi la porta si spalanca.
Non è Ombra.
È un uomo adulto, con capelli castani leggermente brizzolati e occhi grigi.
Mi sembra di averlo già visto, ma non ricordo dove…
Il tuo nome è Dorian?”
Annuisco e continuo a guardarlo ma non appena provo a Vederlo il suo tono mi fa trasalire.
Non osare fare uno dei tuoi giochetti ragazzo o ti sbatto fuori da questa casa dopo averti strappato entrambi gli occhi.” Ospitale.
Non replico, continuo a stare zitto e ad aspettare.
Improvvisamente mi accorgo della presenza di Ombra poggiata contro lo stipite della porta ancora con la maschera e i vestiti neri. Mi chiedo se mi permetterà mai di vederla in viso.
Guarda me, non lei.”
Il mio sguardo torna sull’uomo sconosciuto e chiedo, “Lei come si chiama?”
Dammi del tu, non servono i salamelecchi con me… comunque, tenendo conto che conosco il tuo nome ti dirò il mio: mi chiamo Brayden.”
Annuisco. “E invece tu?” mi rivolgo ad Ombra. Dubito si chiami così.
Puoi continuare a chiamarmi Ombra, mi sembra che il mio ipotetico debito sia stato ripagato più che a sufficienza, non ti devo altri favori.”
D’accordo.”
Brayden mi osserva e dice, “A quanto pare sei un mio collega.”
Mi acciglio “Che vuoi dire?”
Ho disertato anche io.”
Oh.”
Per gli stessi motivi.”
Oh!”
Credevi di essere l’unico ad averlo fatto?”
No, sapevo di altri casi avvenuti, ma credevo che solo uno fosse riuscito a… ”
Mi paralizzo. Lui è… lui.
Lui è l’uomo che ha aggredito mio padre.
Lo guardo. “Tu sei quello che ha aggredito Krams Carlaine... tu hai aggredito mio padre.”
Ombra stringe gli occhi, guardinga. “Non vorrai… ”
Nono, non è un’accusa, era solo una constatazione.”
Brayden sembra rilassarsi. “Sì, sono stato io, già allora era disgustoso. Ho salvato Sh… ” Sh? “…Ombra, dalle sue viscide attenzioni.”
Non posso crederci. Ombra è stata quasi… cioè, mio padre stava per…
La guardo, mortificato.
Mi dispiace.”
 
Mi dispiace.” Come se fosse colpa sua.
Eppure non è un mi dispiace d'occasione, di quelli detti solo per sentirsi meglio, è un mi dispiace sincero.
Scuoto le spalle. “Non hai colpa, il verme era tuo padre.”
Sembra quasi che gli abbia dato uno schiaffo e io capisco che sentir dare del verme a suo padre – per quanto lo sia stato, senza alcun dubbio - non deve farlo sentire tanto bene.
Brayden mi guarda, rassegnato alle mie uscite prive di tatto. “Ombra, forse è il caso che tu vada a preparargli la stanza.”
Perché mai? Non è in grado di sistemare una camera? Sono diventata la donna di casa?”
Sh…Ombra.” Dice lui, con tono ammonitare.
È già la seconda volta che è sul punto di chiamarmi per nome, lo so che prima o poi gli sfuggirà.
Emetto un verso stanco. “D’accordo, mio signore.
 
Sono disteso nella camera che Ombra mi ha preparato anche se, per inciso, ha solamente gettato un cuscino, un lenzuolo e un piumone sul letto e lasciato degli indumenti di Brayden sulla sedia. Quando sono entrato ha detto non abbiamo altre pantofole, accontentati delle calze, mi ha superato e si è rinchiusa nella sua camera.
Mi guardo intorno e noto che dalla finestra posso vedere i tetti della città.
Saremo su uno dei colli che circondano la capitale.
Chissà come starà Elijah…
 
*
 
Elijah è appena venuto a chiedermi notizie di Dorian ma l’unica cosa che ho potuto dirgli è stata, “Sono sicuro che sta bene,” perché è l’unica sicurezza che ho.
È con Ombra, ne sono certo; probabilmente la sua casa è il luogo più sicuro di tutto l’Impero, nessuno potrà trovarlo o fargli del male, come nessuno ha mai trovato o fatto del male a lei.
Vedo che Asia sta abbracciando Elijah e sorrido, pensando che anche lui si trova in buone mani.
Mi volto, osservando preoccupato fuori dalla finestra.
L’innocenza di Dorian è qualcosa di così puro e candido che se dovessi rappresentarlo con un colore sceglierei il bianco.
È un’innocenza così diretta, evidente e… decisa.
Non è l’innocenza di un bambino, ma quella di un adulto… ed è davvero difficile trovare un adulto innocente.
Forse potrà aiutare Ombra a trovare un po’ di luce.
L’innocenza di lei è solo un ricordo, l’ho visto. Dai suoi occhi ho capito tante cose, compresa la consapevolezza di essere ormai ad un punto di non ritorno.
Ma Dorian si è fidato di lei e lui ha la Vista lunga.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
______________________________________________________________________
Spazio Autrice:
---
Io vi chiedo davvero scusa per il ritardo, ma sto studiando come una pazza T^T
Come avevo già detto mii astengo dal commentare e mi limito a ringraziare coloro che hanno recensito lo scorso capitolo e anche chi ha aggiunto la storia tra le seguite e le preferite :)
Grazie a tutti e alla prossima!
Besos*
 
 
Moony

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Capitolo 5
*** Alvin, Simon, Theodore... e Dorian ***


Shadow
Capitolo 5:
Alvin, Simon, Theodore... e Dorian
 
-
 
Sono rinchiuso qua dentro da due - settimane.
Due settimane in cui Ombra non ha fatto altro che apparire per qualche minuto e sparire per il resto della giornata. Brayden ha provato a farmi compagnia, ma per qualche motivo, pur avendo cresciuto Ombra, mi è sembrato totalmente incapace di intrattenere un giovane.
Sì, ok, ho diciannove anni, ma sono pur sempre un ragazzo! Tra l’altro sono sempre stato un tipo piuttosto attivo e stare due settimane in compagnia di uno sconosciuto poco incline al divertimento e di una ragazza praticamente assente non mi ha aiutato certo a tenere alto il morale.
Scorro con pigrizia i canali della televisione fino a fermarmi sul telegiornale.
Il giorno dopo la mia fuga al telegiornale era stato mandato in onda il video, abilmente tagliato.
In pratica ero finito per dire, chissà come, che preferivo passare per disertore e traditore che diventare soldato e lavorare per il conseguimento della giustizia.
L’esatto opposto di quello che avevo detto, insomma.
Furioso scanso subito il telegiornale e mi fermo sul canale dei cartoni. Patetico, lo so.
È pomeriggio e stanno mandando in onda un cartone molto vecchio chiamato 'The Chipmunk Adventure', dove sei scoiattoli - tre maschi e tre femmine - vengono convinti con l’inganno a fare il giro del mondo in mongolfiera e nel frattempo non fanno altro che cantare e ballare insieme a serpenti, pinguini e tribù indigene.
… Ok, sì, è il mio cartone preferito. Lo adoro.
È così antico che non lo conosce quasi nessuno, ma a me piace lo stesso.
Il tempo scorre piacevolmente, finalmente, dopo due settimane di agonia.
Poi quando è il momento della mia canzone preferita lo faccio.
Sì, lo so, è da idioti ma…
Salgo sul tavolino e imbraccio la scopa che Brayden si è dimenticato accanto al divano come se fosse una chitarra elettrica, quindi canto a squarciagola al ritmo di 'The Girls/Boys of rock and roll'.
Sono arrivato all’assolo di chitarra, premo delle corde immaginarie e il tavolino scricchiola, ma per una volta dopo due settimane non sento l'angoscia e la tensione, nulla potrebbe…
Un battito di mani interrompe il mio idillio musicale. Sussulto e mi ritrovo a barcollare lungo il bordo, metto un piede fuori dal tavolino e ruzzolo per terra con un tonfo sinistro.
Sempre più patetico.
Mi metto a sedere e scanso la scopa con un gesto brusco per urlare contro Brayden ma…
…non è Brayden.
Ombra è poggiata contro il muro, con un’espressione divertita nei suoi occhi blu e la bocca atteggiata in un sorriso ironico. Arrossisco furiosamente e questo sembra divertirla ancora di più.
“Esibizione deliziosa… i Chipmunks pagherebbero per averti.” Sembra pensarci su. “Hai anche il nome adatto: Alvin, Simon, Theodore e Dorian.”
Il mio colorito diventa ancora più intenso. “Io-io stavo…”
“Suonando una chitarra elettrica immaginaria, suppongo.”
“ …sì.”
Emette un risolino.
Strabuzzo gli occhi.
Ha riso e continua a ridere!
Quando smette non riesce a far sparire del tutto il suo divertimento dal viso. “Esilarante.”
Sono così scioccato che non mi rendo conto di essere ancora seduto sul pavimento. Quando il mio cervello si è ripreso dalla visione di lei che ride - surreale e splendida visione, se vogliamo essere precisi – chiedo, “Conosci i Chipmunks?”
Ombra annuisce. “Sì… mi piacciono.”
Sorrido. “Non mi sembri un tipo da cartoni animati.”
Inarca un sopracciglio. “In effetti mi conosci benissimo, il tuo stupore è giustificato.”
Colgo il sarcasmo e arrossisco. “Comunque…uhm…” non so che dire. In queste due settimane ci siamo solo scambiati qualche saluto, niente di più, trovarmela adesso di fronte dopo essere stato sorpreso a suonare una scopa al ritmo di una canzone cantata da scoiattoli parlanti e aver suscitato la sua ilarità, beh… non so che dire.
“Ti dispiace se lo guardo anche io?” chiede, riprendendo il suo solito tono piatto. Neutro.
Annuisco e lei inarca un sopracciglio, quindi mi affretto a correggere. “No! Cioè, sì, puoi restare se vuoi, non era un 'sì, mi dispiace' ma un 'Sì, puoi restare', ecco… quindi era un no, non mi dispiace.” Oh cielo…
Sta ghignando. Probabilmente sembro un idiota.
 
È incredibilmente impacciato, eppure riesce ad esserlo senza apparire un idiota.
Mi accoccolo sul divano, raccogliendo le gambe da un lato e poggiando la testa sul bracciolo.
È terribilmente scomodo guardare la televisione con una mascherina sugli occhi, ma non posso rischiare.
Non posso fidarmi.
Sospiro: sono distrutta.
Queste due settimane sono state le più dure da qualche anno a questa parte. Ho dovuto portare alcuni messaggi a Myers da parte di Dorian, sorvegliare il Ministro degli Interni, studiare le sue abitudini e racimolare notizie sulle reazioni di Orion dopo la diserzione di Dorian.
Orion non è uno sprovveduto, ha aumentato di molto la sorveglianza, Demidoff – il sopracitato Ministro - è tenuto sotto osservazione ogni minuto, la sua casa è ormai piena di telecamere e allarmi e non rimane solo neanche per un secondo.
Tra l'altro alcuni informatori mi hanno suggerito che potrebbe anche essere trasferito.
Far fuori lui sarà molto, molto difficile.
Potrei tentare di dissuadere anche lui, ma il mio obbiettivo iniziale è sempre quello di uccidere. Non c’è spazio per la pietà, quando si fa il mio lavoro.
Sì, mi faccio schifo anche io, non mi dite nulla di nuovo.
Mi rendo conto che invece di godermi sto cazzo di cartone non faccio altro che pensare e arrovellarmi. Scuoto la testa e maledico mentalmente di non aver indossato vestiti più pesanti durante le uscite notturne degli ultimi due giorni. Mi sta scoppiando la testa e sento le palpebre diventare pesanti. Sto per massaggiarmi le tempie quando con la coda dell’occhio vedo Dorian che si volta verso di me.
“Tutto bene?”
Sì, una favola. “Mai stata meglio, non vedi?”
Arrossisce e si stringe nelle spalle. “Vuoi una fiala?”
Mi strofino la fronte e annuisco, quindi faccio per alzarmi ma lui mi blocca.
“Sta ferma, sei pallida come uno cencio, la prendo io.”
Si dirige verso il bagno e sento il rumore dello stipetto che si apre e poi si chiude, quindi i suoi passi sul pavimento. Ritorna in salotto con due fialette in mano.
“Vediamo se hai la febbre... ”
Inarco un sopracciglio. “Ti ho promosso a infermiere personale? Sono in grado di badare a me stessa.” fitta alla testa. Chiudo gli occhi, imprecando contro la mia stupidità.
“Sì, lo vedo, così in grado che non ti sei preoccupata di coprirti meglio durante le tue esplorazioni notturne.”
Lo guardo malissimo, ma non mi scompongo. “Senti Dottor House, vuoi darmi quella dannatissima fiala o devo prendermela da sola?”
Sorride. “Misurati la febbre e ti do la fiala.”
Stringo gli occhi. “Dammi subito quella fiala altrimenti… ”
“Altrimenti?”
Maledetto moccioso.
Sbuffo, tendo la mano afferrando la fiala per la febbre, la bevo in pochi sorsi e aspetto.
Immediatamente le unghie cominciano a tingersi di rosso, segno che la febbre è oltre i trentasette e mezzo, quindi si ferma sul bordeaux. Trentotto.
E il premio per la stupidità va a…
 
“Prendi la fiala per il mal di testa, io vado a chiamare Brayden.”
Sbuffa. “Non fare un bel nulla è solo un po’ di febbre, non ha mai ucciso nessuno.”
“Veramente… ”
“Non tirare fuori del fiscalismo perché giuro che ti rompo quella scopa in testa.”
Il suo tono è così serio che non dubito neanche per un istante della sua onestà.
Mi risiedo sul divano. “Stai male, hai bisogno di riposare, la febbre alzandosi ti indebolirebbe e rischieresti di farti scoprire, ferire o peggio catturare… vuoi davvero rischiare tutto solo perché non vuoi prenderti un paio di giorni di riposo?”
In realtà sarebbe almeno una settimana, ma questo forse è meglio non dirglielo.
Vedo che sta riflettendo sulle mia parole, quindi mi guarda. I suoi occhi sono talmente freddi da far male... e in un certo senso fa male.
Mi volto verso la TV, aspettando una risposta.
“D’accordo…” Si allunga verso di me e mi strappa la fiala di mano senza troppi complimenti. Senza farmi vedere sorrido, quindi vado a chiamare Brayden.
Lo trovo in cucina che rimescola 'qualcosa di indefinito', mentre con l’altra mano tenta di ammaccare il tasto stop del microonde.
Vedendolo dico, sorpreso, “Usate ancora il microonde?”
Si volta verso di me e annuisce. “È più comodo e non dobbiamo comprare scorte infinite di Fiale per la cottura, ma solo una o due per l'alimentazione elettrica.”
Lascio cadere il discorso e dico, “Ombra ha la febbre a trentotto. L’ho convinta a prendere una fiala per il mal di testa e a rimanere in casa per un paio di giorni.”
Brayden apre un po’ di più gli occhi nella sua massima espressione di sorpresa. “Tu hai convinto S… Ombra?”
È appurato che il suo nome inizia con la S.
“Sì… sta male, è pallida, ha forti emicranie e un principio di raffreddore.”
Brayden stringe gli occhi. “Non l’avrai Vista… ”
Scuoto la testa. “No, ho studiato anche come Guaritore all’Accademia, in caso di interventi tempestivi sul campo.”
L'ex soldato mi supera, lasciando il mestolo poggiato sul lavandino.
Appena arriviamo in salotto giriamo attorno al divano e…
Dorme.
Brayden scuote la testa. “È una stacanovista… si riduce in questo stato ogni volta che le cose si fanno difficili.” inconsciamente ho sorriso.
Qualche istante dopo però mi rendo conto che la mascherina e quasi slacciata.
Mi volto di scatto dall’altro lato e strizzo gli occhi, giusto una frazione di secondo prima che la maschera cada. “Brayden, la maschera, rimettigliela.”
“Aspetta qui, la porto in camera.”
Sento il fruscio di vestiti e il respiro di Brayden. Lei è silenziosa anche quando dorme.
Apro gli occhi quando sono certo che entrambi hanno abbandonato la stanza e aspetto il ritorno dell’ex-guardia.
Qualche minuto dopo dei passi leggeri anticipano la comparsa di Brayden. “Sei stato corretto.”
Mi acciglio. “Cosa? In che… a che ti… ? Uhm?” Bravo Dorian, sempre molto eloquente.
Eppure lui sembra capire, perché accenna un sorriso e continua. “Le è caduta la maschera e ti sei girato. Sei stato corretto.”
“Oh… uhm… mi è sembrato, sì, insomma… giusto. Sì, giusto” Perché balbetto?
“Qualunque sia stato il motivo, ti ringrazio per averlo fatto.” Mi osserva per qualche istante, come se avesse preso una decisione proprio in quel momento, quindi riprende a parlare. “Orion non è uno stupido, ha capito che Ombra farà fuori chiunque tenterà di portare avanti la legge, di conseguenza si è deciso a porre delle misure di sicurezza adeguate intorno ai prescelti per questo compito.”
Annuisco. “Già, era prevedibile.”
“Credo che potresti esserci utile.”
“Già… aspetta, cosa?”
“Credo che potresti… ”
“Ho sentito! Era un 'cosa' tipo… COSA?!
“Oh, adesso si è sentito il punto esclamativo.”
“Piantala! Io non – non posso! E poi cosa dovrei fare?”
“Mai sentito parlare di diversivo?”
“Sì, è anche una tattica che… ”
“…”
“…no. Oh no! Assolutamente no! Un conto è essere accusati di aver disertato, un altro è sbandierare la mia complicità nei vostri confronti. Sarebbe una condanna a morte assicurata!”
“Ombra è stata condannata a morte circa venticinque (ventiquattro?) volte… corrisponde al numero di politici e nobili fatti fuori in questi quattro anni. Sei all’anno. Bel ritmo, non trovi?”
“Non mi interessa quante volte dovrebbero decapitare Ombra, né il ritmo di omicidi che cerca di mantenere, so solo che non voglio diventare complice di un assassinio. Voglio fare giustizia, nient’altro!”
“E cosa credi che faccia lei? Che giochi a ping-pong?”
“Cosa è il ping-pong?!”
“Oh, cielo, non sai cosa… ok, sorvoliamo sulla tua ignoranza in materia di sport centenari, voglio solo che tu rifletta su questa proposta. Ombra sta combattendo anche per te.”
“Non tentare di farmi sentire in colpa, semmai dovessi decidere di darvi una mano non sarebbe per una di queste subdole manovre psicologiche, ma perché avrei veramente intenzione di aiutarvi”
“Ottima risposta.”
“Ti ringrazio. Adesso però vorrei continuare a guardare i miei... cartoni.”
Sta sogghignando? È un sogghigno quello?
“D’accordo.”
Si volta e torna in cucina.
Mi butto nuovamente sul divano e alzo leggermente il volume, facendo attenzione a non fare troppo rumore. Posso scordarmi di ripetere lo spettacolino di prima.
Non posso trattenermi però dal canticchiare sottovoce ogni canzone.
 
*
 
L’ultimo messaggio di Ombra dice che Dorian se la passa abbastanza bene. Non ci sono dettagli su questo pezzo di carta, il mio ex-allievo non è di certo così stupido, però quantomeno si è premurato di farmi sapere che non lo stanno torturando e che non hanno intenzione di buttarlo per strada o di consegnarlo alle guardie.
Sospiro e mi accascio sullo schienale della poltrona. Sono distrutto.
Queste due settimane sono state un inferno: interrogatori continui da parte del Console e sotterfugi mortali come grazioso regalo di Ombra e Dorian.
Se scoprissero che copro la criminale più ricercata dell’Impero non perderebbero neanche tempo ad interrogarmi, mi ucciderebbero in pochi secondi facendolo addirittura sembrare un incidente.
Mi strofino il viso con le mani e sussulto quando sento bussare.
Sbuffo e dico, “Avanti.”
La porta si apre e Elijah fa il suo ingresso, pallido e un po’ spaesato. È così da quando Dorian è scomparso.
“Maggiore Myers… ”
“Elijah… a cosa devo questa visita? Accomodati pure.”
Il giovane si siede compostamente su una delle poltroncine dall’altra parte della scrivania, torcendosi le mani e mordendosi le labbra.
“La prego di scusare l’intrusione ma vorrei chiederle se – se ha notizie di… ” sembra sforzarsi seriamente per parlare “… di Dorian, Signore.”
Odio mentire a questo ragazzo. Ha uno sguardo talmente indifeso, fiducioso e onesto in questo momento che anche il più abile dei bugiardi avrebbe difficoltà a sparare balle.
Mi passo una mano sul viso, segnato da rughe che due settimane fa non erano ancora spuntate.
“Elijah, vorrei risponderti, davvero, ma ne so quanto te.”
Il giovane abbassa gli occhi, sconfitto.
“Speravo avesse qualche novità ma… d’accordo. Scusi il disturbo, torno in… ” e si blocca.
Seguo il suo sguardo e noto che sta osservando il foglietto del messaggio di Ombra che ho lasciato aperto sulla scrivania. Sono certo che non è in grado di decifrarlo, né di capire cosa è. Ogni recluta ha inventato un codice da usare solo con me in caso di emergenza.
Dubbio: e se i due bastardelli avessero…
“Signore, c'entra qualcosa Ombra?” oh, cazzo.
“Che c’entra Ombra?”
“L’ho chiesto a lei, Signore.”
“Sì, ma non capisco a cosa ti… ”
“Con tutto il rispetto, Signore, ma credo che sappiamo entrambi a cosa mi riferisco.”
Sbatto le palpebre più volte, sorpreso dalla schiettezza del giovane.
“Elijah, non credo siano… ”
“Non mi dica che non sono affari miei perché le giuro che perdo le staffe! Lui è il mio migliore amico e se lei sa dov’è o con chi è, ho il diritto di saperlo!”
Testardo e determinato. Altroché.
“Ci sono cose che è meglio che tu non sappia Elijah. Sappi solo che sta bene, d’accordo?”
“Sì, lo so, ho letto il biglietto.”
“Avevo detto di non rivelare i vostri codici a nessuno.”
“È il mio migliore amico.”
“Oh beh ...”
“Cosa c’entra Ombra?”
“Dorian non ci dirà nulla, Elijah e credimi, conviene che anche tu lo faccia. Non far circolare voci, non chiedere niente in giro e non nominare Ombra al di fuori di questo ufficio. Ne va della tua vita.”
Il ragazzo deglutisce, ma il suo sguardo rimane fermo e deciso.
“D’accordo, ma se ci sono novità importanti, per favore… mi faccia sapere.”
“Va bene.”
“Lo prometta.”
“…”
“La prego… ”
“Va bene. Lo prometto.”
Senza dire una parola fa un rapido saluto rigido ed esce dal mio ufficio.
Sono felice che la cerimonia sia stata sospesa.
Felice che ancora questi giovani siano al di fuori dei meccanismi di questo governo corrotto e avvelenato. Farò di tutto per ritardare ulteriormente il secondo tentativo di Diploma dei miei ragazzi.
Mi dispiace solo di non aver potuto fare nulla per Asia, anche se qualcosa mi dice che lei stessa non avrebbe rinunciato. Non dopo tanti sacrifici.
Spero solo che non venga corrotta anche lei.
 
*
 
Quando mi sveglio mi rendo subito conto di essere nel posto sbagliato.
Ricordo perfettamente di essermi addormentata sul divano, ma adesso sono nel letto della mia camera e soprattutto sono senza maschera.
Scatto a sedere, infilo rapidamente la mia mascherina e scappo in cucina, ignorando i capogiri e le emicranie.
Trovo Brayden e Dorian che parlano fitto tra loro. Il primo si accorge di me.
“Oh, Ombra! Come ti senti?”
Batto le palpebre e mi passo le mani sulla fronte.
“Uno splendore… mi hai portato tu in camera?”
Annuisce e io tiro un respiro di sollievo. “Ok… ok.” Mi accascio sulla sedia. “Che state facendo? Che mi sono persa?”
Dorian scocca un’occhiata nervosa a Brayden che prende un bel respiro e dice, “Mentre tu dormivi noi abbiamo… organizzato una cosetta.”
Inarco un sopracciglio. “VOI avete organizzato una cosetta? E da quanto lui organizza cosette?” Indico con un cenno della testa il soldatino dagli occhi chiari che arrossisce e risponde, “Me l’ha chiesto lui e io ho accettato.”
Mi massaggio le tempie e le frasi che articolo dopo nascondono a stento la mia irritazione. “Ti stai immischiando troppo. Io lavoro da sola. Non accetto suggerimenti, se non da Brayden; e intendo solo da Brayden.”
“Almeno ascolta la nostra proposta” insiste Brayden.
Un quarto d'ora dopo mi ritrovo ad annuire stizzita
“D’accordo, facciamolo.”
 


 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 
___________________________________________________________________
Spazio Autrice:
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Eccomi con il quinto capitoli, miei cari. Ringrazio coloro che hanno recensito il precedente, naturalmente.
Spero che anche questo vi piaccia : )
 
Vi lascio anche il link della canzone che ha un po' ispirato questa storia:
 
Alla prossima,
Besos*
 
 
Moony

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Capitolo 6
*** Mostro ***


Shadow
Capitolo 6:
Mostro
 
-
 
“Ancora non riesco a credere di aver accettato di mettere in piedi questa pagliacciata.”
Le calzamaglie sono ciò che di più scomodo io abbia mai indossato.
“Ehi, è stato il tuo 'maestro kung-fu eccetera' che mi ha convinto ad organizzarla, quindi se vuoi prendertela con qualcuno… !”
Lascia la frase in sospeso e io trattengo un ringhio, scacciando malamente una ciocca di capelli neri che ha deciso di prendere residenza sul mio naso.
Fortunatamente la febbre è passata in soli tre giorni: non avrei sopportato di restare inattiva ancora per molto.
Maestro kung-fu: Solo Dorian poteva trovare un soprannome tanto ridicolo per Brayden.
Lancio un’occhiata al mio complice che sta cercando di starmi dietro passando da un palazzo ad un altro.
Entrambi siamo vestiti da giullari.
Già.
Sto per saltare il prossimo palazzo quando, lanciando un’occhiata di sotto, trovo finalmente ciò che stavo cercando.
Apro il braccio e Dorian che mi aveva appena raggiunta ci sbatte contro, producendo un rumore a metà tra il singhiozzo e il risucchio. Ovviamente ignoro il tintinnio delle campanelle che abbiamo attaccate dappertutto. Roteo gli occhi, aspettando che si ricomponga.
“Hai finito di rumoreggiare?”
Arrossisce e stringe gli occhi. “Scusami se ho dimenticato di allenarmi a saltare da un tetto ad un altro. Avrei dovuto saperlo che sarei diventato complice di un omicidio!”
Lo interrompo. “Parla un po’ più forte, Orion non ti ha sentito bene.” e indico qualcosa che accade nel vicolo di sotto. Una guardia.
Sogghigno. “Trovato.”
Dorian si acciglia. “Non sarà mica lì dentro. È una topaia.”
Srotolo una Liana (corda di un materiale resistentissimo creato dagli alchimisti del Regno) e la lego ad uno dei comignoli.
“I giullari che abbiamo pagato profumatamente per farci prendere il loro posto erano stati assoldati per divertire la figlia del Ministro, ciò vuol dire che si è portato dietro tutta la famiglia durante il suo trasferimento e non poteva certo essere portato in una villa altrettanto appariscente quanto la sua. Orion è stato intelligente, ha capito che lasciarlo vivere in casa avrebbe significato firmare la sua condanna a morte, conosco troppo bene quelle abitazioni, ci sono entrata moltissime volte. Mentre qui? Non ho idea di dove siamo, né di dove siano tutti... ma lui non si aspetta certo un attacco dall’interno, non uno così evidente. Pensa che sfrutterò ancora la mia invisibilità… e quale migliore copertura, se non quella di ballare davanti alle fauci del nemico? La faccenda dei giullari è stato un diversivo brillante, devo ammetterlo. Non so come Brayden abbia scoperto che sarebbero stati assunti. Geniale, davvero geniale.”
Dorian si volta verso di me mentre indossa la maschera. “Ma non avevi appena definito tutto questo una pagliacciata?”
Mi aggancio alla liana. “E lo penso ancora. Resta comunque una buona idea.” e mi lancio di sotto, nel piccolo vicolo che dà sulla stradina sorvegliata. Dorian mi segue un attimo dopo.
Quando emergiamo dal vicolo la guardia scatta sull’attenti e toglie la sicura dal fucile a fiale. “Siete sotto tiro. Nominativi.”
Per precauzione ho indossato delle lenti a contatto nere. “Messere, con quanto ardore svolge il suo compito. Sono davvero onorata di essere alla sua presenza e di assistere ad una dimostrazione di cotanto zelo ma… ci aspettano all’interno di questa modesta dimora per allietare la giornata ad una pargola tediata.”
Il trucco fornisce al mio viso un costante sorriso. Inquietante.
Non capisco come alcuni bambini possano trovare certe cose divertenti.
Dorian si inserisce nella conversazione. “Non vorrà irritare la prole di colui per cui lavora, nevvero?”
La guardia continua a fissarci, un po’ confuso dal linguaggio aulico, ma non sembra sospettare nulla. “Aspettate qua fuori.” Apre la porta e la chiude alle sue spalle.
Dorian prende un bel respiro. “Ok, lo ammetto, è una follia.”
“Ma non mi dire.”
La porta si apre e la guardia ci fa segno di entrare.
“Vi stanno aspettando. Muovete le chiappe, raggi di sole.”
Dorian emette un leggerissimo ringhio, ma è abbastanza discreto da non farlo sentire al cafone qui davanti. Entriamo nel piccolo e sudicio ingresso, mentre la porta si chiude alle nostre spalle. Niente luce, solo una vaga penombra.
“Proseguite verso la porta in fondo, quindi girate a destra e aprite la terza porta.” Faccio un inchino volutamente esagerato, scuoto i campanelli e con Dorian al seguito mi dirigo verso la porta indicata. Sento che l’idiota-giullare si accosta a me. “Questa pantomima con campanelli e inchini è necessaria?”
Gli tiro una gomitata nelle costole, ottenendo un singulto soffocato. “È indispensabile. Non dobbiamo destare sospetti.”
Apriamo la porta e giriamo a destra.
 
La terza porta.
Ombra alza il pugno e con delicatezza batte la nocca contro la superficie in legno.
Dall’interno proviene un acuto, “Avanti!” e lei abbassa la maniglia.
Il rosa è un colore che ho sempre odiato profondamente.
Forse è per questo che adesso avrei voglia di lanciarmi dalla finestra:
Le pareti sono rosa;
Le poltrone sono rosa;
I tavolini sono rosa;
Le bambole hanno vestiti rosa;
Anche l’abitino della nostra ospite è di una sfumatura rosa confetto.
Ha capelli biondi e pieni di boccoli, grandi occhioni azzurri e pelle di porcellana.
È una bambola. Sta accucciata al centro del tappeto (rosa), con un’espressione a metà tra il curioso e l’annoiato. “Siete i giullari che ha chiamato mio papà?”
Ombra fa un passo avanti e si esibisce nell’ennesimo profondo inchino. “Sì, Madame! Siamo qui per portare contentezza su quel visino candido!”
In risposta ottiene solo un sospiro. “Se proprio ci tenete…”
“A me non sembra molto entusiasta... ”
Mi pesta un piede e sibila. “Fai qualcosa di ridicolo. Dobbiamo liberarci di questa scocciatura nei prossimi dieci minuti, devi ottenere tutta la sua attenzione, così non si accorgerà della mia assenza.”
Sbuffo e faccio un passo avanti. “Allora dolce fanciulla, conosci la storia del Principio?”
La piccola scuote la testa. “No, non la conosco.”
Sorrido e tiro fuori dal nulla un mazzo di carte da poker. Modestamente me la cavo parecchio bene con i trucchi di prestidigitazione. “Beh, allora credo sia il caso di colmare questa lacuna, Madame! Non crede anche lei?”
Annuisce, vagamente più interessata e io ne approfitto per mescolare rapidamente le carte.
“In principio, esistevano il Bene e il Male.” Separo velocemente le carte rosse da quelle nere, poggiandole su un tavolino - rosa, per inciso. “Il rosso è il Bene,” e indico il mazzo rosso “e il nero è il Male.” e indico il mazzo nero. “Ma un giorno, Bene e Male si fusero. Il Male contaminò il Bene.” Prendo i due mazzi e li mescolo. “Adesso Bene e Male sono mischiati, non è vero?” La piccola annuisce, curiosa. “Un giorno però, arrivò un cavaliere, un eroe!” Indico me stesso in un gesto volutamente ridicolo e la bimba si lascia scappare un risolino. Sento lo sguardo di Ombra addosso. Mi sento uno scemo. “e Bene e Male tornarono ad essere separati.”
Picchietto sul dorso e poggio le dita ai lati delle carte, quindi ne tiro fuori alcune, senza voltare il mazzo fino ad ottenere un altro mazzetto.
Volto i due gruppi di carte e li apro, mostrando che si sono riformati nuovamente il mazzo rosso e quello nero.
La bimba spalanca gli occhi e salta in piedi. “Come hai fatto?”
Sorrido, enigmatico. “Segreto di giullare, Madame… posso avere l’onore di chiamarla per nome?” La piccola annuisce. “Mi chiamo Carlotta.”
“Un nome tanto delizioso, quanto chi lo porta.”
 
Se la cava egregiamente.
La bambina è completamente ipnotizzata da Dorian che gioca e fa magie come se ne andasse della sua vita. Il che è un po’ vero.
Faccio qualche passo indietro fino a fermarmi con le spalle contro la porta e a tentoni cerco la maniglia.
Scivolo fuori in pochi secondi e richiudo la porta con un impercettibile click.
Mi guardo intorno e osservo con attenzione il corridoio cercando tracce di telecamere ma, come avevo previsto, non ce ne sono: traffici troppo loschi e discorsi troppo pericolosi per correre dei rischi con delle telecamere di sorveglianza. Non credevano certo che sarei arrivata fin qui.
Orion mi ha sottovalutata per l’ennesima volta.
Mi dissolvo e percorro il corridoio scrutando all’interno di ogni stanza con estrema discrezione. Arrivata all’ottava stanza vuota del corridoio comincio ad avvertire una leggera frustrazione. Odio perdere tempo.
Davvero pensa che io possa credere alle sue parole?
Quasi sobbalzo quando questa voce esplode nel silenzio dell’abitazione.
Stai tranquillo, non ti accadrà niente, sei un buone mani, sei al sicuro… diceva le stesse cose ad Aironi e guarda com’è finito!”
Sento il rumore di qualcosa che sbatte pesantemente contro del legno. Seguo il rumore e mi accosto alla porta, mantenendo sempre la mia non-forma.
“Sono così… stanco.”
Spio dal buco della serratura e lo vedo: il ministro Igor Demidoff, soldato in pensione della - ormai inesistente - milizia russa si sta massaggiando le tempie seduto su uno sgabello dall’aria poco stabile, mentre Ghaam, lo stesso che ho quasi ucciso durante la cerimonia di Diploma delle Reclute, ascolta i suoi discorsi con uno sguardo di vaga compassione mista a preoccupazione.
“Ti capisco. Mi dispiace che abbia scelto te per prendere il mio posto, ma come sai Ombra non mi ha lasciato alternative.”
È come ricevere una padellata in testa. Ha parlato.
So per certo che non ci sono telecamere, altrimenti non avrebbero discusso di un argomento tanto delicato. Di conseguenza posso entrare.
Passo sotto la porta e mi apposto nei pressi di un’ombra particolarmente scura proprio sotto la sedia di Demidoff.
“Già… l’assassina.” Si lascia scappare una risata amara. “Mi ucciderà.”
Ghaam si piega in avanti con un’espressione accigliata. “Non è detto. Potrebbe darti una scappatoia, come ha fatto con me.”
La mia vittima sospira. “Appunto. Ha già lasciato in vita te e ancora non capisco perché. Non ha mai avuto pietà dei suoi obbiettivi… silenziosa e letale.”
Non sembra arrabbiato e la sua voce non ha alcuna inflessione aggressiva.
Accigliata continuo ad ascoltare. “Non mi dispiacerebbe avere un’occasione per parlare con lei.” Ghaam sembra sorpreso. “Parlare? Credimi, è stata più terrificante la chiacchierata che i primi due minuti in cui ero certo che stesse per uccidermi.”
Demidoff scoppia a ridere. “Non capisci… hai idea di quanto questa ragazza sia pericolosa? Orion ha paura di lei, non lo ammetterà mai ma sa che è l’unica che può opporsi a lui.” Ancora un tono di voce amaro. “L’unica che riuscirebbe a liberarci tutti.”
Interessante.
Probabilmente a zittirli è il fumo nero che sta fuoriuscendo da sotto la sedia di Demidoff visto che ho deciso di esaudire il desiderio del Ministro. Mi sto rammollendo…
“Signori?” Non oso ritornare solida. Non sono tanto sciocca da far capire a Demidoff che sua figlia è in mano ad un complice di Ombra.
Ghaam è impallidito e trema vistosamente. “Ho-ho fatto tutto quello che mi hai detto! Non ho detto nulla ad Orion, lo giuro.”
Quando gli passo vicino, il tremore aumenta. “Oh lo so, lo so, se avessi sospettato del contrario non saresti più… vivo.”
Una risatina attira la mia attenzione. “Sei qui per me? Sono onorato della tua visita. Mi ucciderai con un testimone o ti libererai anche di lui? Il che sarebbe strano visto che l’hai risparmiato.”
“Le mie decisioni non ti riguardano Demidoff, ma quello che hai detto mi ha… incuriosita.”
Continua a osservare il fumo nero con un’espressione di pacato interesse. “Hai ascoltato la nostra conversazione?”
Rido sommessamente. “Le tue parole soavi hanno attirato la mia attenzione.” Arrossisce lievemente e io mi accosto al suo orecchio. “Da quello che mi è sembrato di capire questa è una riunione di traditori… siete scontenti, spaventati e sentite i sensi di colpa farsi strada dentro di voi. Lo odiate quasi quanto lo odio io.”
L’espressione di Demidoff cambia, trasformandosi in una maschera di pietra. “Non so di cosa tu stia… ”
“Oh andiamo, sappiamo entrambi di cosa stiamo parlando e non ho il tempo né la voglia di parlare per codici; ho cose da fare, gente da uccidere… mi capisci, no?”
“Sei la morte più ironica che abbia mai immaginato.”
“Ti ricatta minacciando tua figlia.”
Il repentino cambio di discorso sembra confonderlo. “Co-cosa? Io… ”
“Sì, è così.” A parlare è stato Ghaam. Demidoff tace.
“Con il vostro aiuto potrei far cessare tutto questo.”
I due sembrano innervositi. “No, nono,” comincia Demidoff, “tra il lamentarsi e il ribellarsi c’è un abisso! Se osassimo rivoltarci contro di lui Orion colmerebbe questo abisso con il nostro sangue.”
“Non vi chiedo di ribellarvi. Vi sto offrendo la possibilità di sopravvivere.”
I due sembrano interdetti. Credevano forse che li avrei lasciati in vita se non avessi ottenuto qualcosa?
“Ovviamente pretendo che abbandoni il progetto di legge con una scusa qualunque. Della protezione di tua figlia me ne occuperò io.”
Il Ministro sembra dubbioso. “Ho un’alternativa?”
“Morire.”
“Igor, credo sia il caso di fare ciò che dice.”
“Avrei un’altra richiesta, ma questa è… facoltativa. Sto cercando di fare la brava bambina.”
I due si scambiano un’occhiata sospettosa mentre Demidoff chiede, “Quale?”
“Il vostro aiuto silenzioso. Informazioni, soffiate e… altro, se dovessi chiedervelo. Prometto che non vi costringerò ad uccidere nessuno e non metterò in pericolo la vostra credibilità agli occhi di Orion, anche perché perderei il privilegio di avere delle talpe così vicine a… ”
“Ci stai ricattando.”
“Per quanto riguarda l'abbandono della legge, sì. Sulla faccenda 'soffiate e sotterfugi' vi sto solo chiedendo di collaborare.”
Demidoff sembra aver perso tutta la cordialità iniziale. “Lo odi tanto, ma non sei poi così diversa da lui.”
Il buio si solidifica attorno alla sua gola.
“Non osare mai più paragonarmi a LUI. Mai.” Lo sento boccheggiare. Se avessi usato il bracciale probabilmente sarebbe già morto. “Io faccio tutto questo perché è necessario, lui invece lo fa per un suo tornaconto… mi ha rovinato la vita.” Lascio la presa sulla sua gola.
“Ven-vendetta.”
“Anche.”
“Io direi…”
“TACI.”
Mi allontano di scatto. “Se non abbandonerai la legge verrò a cercarvi e vi ucciderò. Vi sto anche offrendo la possibilità di aiutarmi a ripulire il mondo.” Poi aggiungo per Demidoff, “e a tua figlia non accadrebbe nulla.” Sto per andarmene quando decido di dar loro un po’ di tempo per pensare. “Voglio una risposta tra una settimana. Fatevi trovare davanti il Monumento ai caduti di Piazza della Conquista a mezzogiorno e io saprò che avete accettato.”
 
Sono passati venti minuti da quando la porta si è chiusa discretamente alle mie spalle e lei ancora non è tornata. Carlotta sta cercando di rifare uno dei miei trucchi con le carte con scarsi risultati, ma io la incoraggio, ridendo e facendone di altri tra un tentativo ed un altro.
“Sono davvero impressionato dalla costanza con cui lei, Milady, cerca di imitare le mie magie… sono certo che un giorno o l’altro ci riuscirà”
La bambina sorride e riprova, mescolando il mazzo con le sue manine piccole e delicate. Sembra una bambola.
“Sai, il mio papà non ha mai tempo per giocare con me. Lavora tanto.”
Mi limito ad annuire e a sorridere per l’ennesima volta mentre la bimba tende il mazzo verso di me, in una muta richiesta di scegliere una carta. Lo faccio e la osservo, quindi la infilo nuovamente nel mazzo. Mi sento un verme. Questa bimba è probabilmente già orfana e io sono qui, a giocare con lei come se niente fosse.
Sento la porta aprirsi e richiudersi con estrema discrezione, quindi una mano si posa sulla mia spalla.
“Dobbiamo andare”
La bimba alza gli occhi di scatto. “No!”
Ombra le fa un sorriso di circostanza.
“Sono costernata signorina, ma i nostri servigi sono richiesti altrove.”
Carlotta abbassa lo sguardo e annuisce. “D’accordo… ” Quindi mi guarda. “…tornerai a trovarmi?”
Rimango interdetto e sento un’ondata di tenerezza investirmi da capo a piedi.
“Farò il possibile, Milady.”
Lei sorride, rassicurata, quindi scorre le carte del mazzo e me ne mostra una.
Sorrido. “E quella giusta.” Il suo sorriso si allarga ancora di più, illuminandole gli occhioni azzurri; io mi alzo e dopo averle fatto un buffo inchino seguo Ombra fuori dalla stanza.
Non appena siamo a distanza di sicurezza, dico con tono irritato, “Potevamo anche stare qualche minuto in più… ”
Lei non si scompone e continua a camminare.
“Non siamo venuti qui per giocare a carte con una mocciosa, ma per… ”
Emetto un verso a metà tra la derisione e la rabbia. “Certo certo, lo so perché siamo venuti. Non sia mai che si provi pietà per qualcuno.”
I suoi muscoli si tendono nello sforzo di non aggredirmi mentre passiamo accanto alla guardia, ci infiliamo nel vicolo e ci arrampichiamo nuovamente su per la Liana.
Una volta arrivati sul tetto la sua voce diventa tagliente. “Se non ti sta bene il mio modo di agire perché non corri da mammina? Anzi, torna da Myers e fatti riammettere all’accademia, sono certo che troverà il modo di farti perdonare da Orion e dal Console.”
Scuoto la testa e tolgo la mascherina, buttandola di lato.
“Come puoi essere così fredda?! Quella bambina adesso è senza un padre e tu non hai battuto ciglio: è orfana! Si chiederà per quale motivo lui non c’è più, per quale motivo non potrà giocare con lei quelle poche volte che trovava il tempo di farlo. Il tuo fine forse è giusto, ma in realtà fai tutto questo per sfogare la tua rabbia nei confronti di Orion per qualcosa che ti ha fatto. Sei una creatura insensibile e fino a quando non cambierai atteggiamento il popolo ti vedrà come una sorta di demone punitore e non un salvatore! Ormai per te uccidere è come bere un bicchiere d’acqua, lo fai senza pensare minimamente al dolore che procurerai nelle persone che tenevano alle tue vittime, perché tanto tu lo fai per il bene di tutti! Peccato però che fino ad ora non ci sia stato alcun cambiamento e tu non fai altro che uccidere chiunque ti sembri vagamente coinvolto solo per punzecchiare Orion in un modo perverso e sanguinoso! Sei uno di quei cattivi che si diverte ad uccidere le persone solo per irritare il suo nemico giurato, sei... sei un mostro!
Ho il fiatone. Probabilmente sto rischiando la vita, ma non mi importa. Carlotta soffrirà e io non me lo perdonerò…
“Non l’ho ucciso.”
…mai.
Ci metto qualche secondo a metabolizzare la frase. L'istante dopo mi sento morire. “Oh… ”
“Orion ha minacciato di uccidere sua figlia se lui avesse rifiutato di portare avanti la legge, quindi mi sono offerta di proteggerla e in cambio lui abbandonerà il progetto. C’era anche Ghaam e ho offerto ad entrambi l’occasione di fare qualcosa contro Orion. Avrò una loro risposta tra una settimana.”
“Ombra, mi… ”
“Andiamo.”
Aspetta che io le afferri il braccio, quindi si dissolve.
Questa volta credo non avrò il coraggio di lamentarmi.
 
'Sei un mostro!'
Questa frase mi rimbomba nella testa da quando Dorian l’ha urlata con sentimento sul tetto di quella palazzina.
Sono nella mia piccola – ma proprio piccola - palestra e mi sto allenando con il sacco da boxe.
Mentre questa frase riecheggia nell’aria attorno a me, i miei pugni si fanno sempre più violenti e disperati.
Rabbia.
'Sei un mostro!'
Rabbia verso Dorian, per le frasi che ha detto;
Rabbia verso Demidoff, per avermi paragonata ad Orion;
Rabbia verso di me, perché ho permesso a quel ragazzetto di ferirmi.
'Sei un mostro!'
Continuo a colpire il sacco, distrutta, stanca, combattuta. Non lo vedo, però. I miei occhi sono accecati da lacrime di rabbia che mi rifiuto categoricamente di fare uscire.
'Sei un mostro!'
Annientata mi accascio contro il sacco, abbracciandolo, pensando stupidamente che in qualche modo lui possa fare lo stesso.
Sì.
Sono un mostro.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


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Spazio Autrice:
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Beh, è successo un piccolo papocchio, ma abbiate pazienza :)
Mi piacerebbe che mi diceste con sincerità cosa ne pensate di questo capitolo. È quello che più mi rende dubbiosa e timorosa.
Siate schietti :) se pensate che ci sia qualcosa che non va - qualunque cosa - ditemelo, così avrò modo di verificare e in caso correggere o migliorare.
 
Vi ringrazio nel frattempo per le recensioni, i consigli e i complimenti.
Grazie di cuore, siete magnifici, davvero.
 
Alla prossima!
Besos*
 
 
Moony

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Capitolo 7
*** Ricordo ***


Shadow
Capitolo 7:
Ricordo
 
-
 
“Dorian?”
“Sì?”
“Hai idea del perché Ombra si sia rinchiusa in palestra da quando siete tornati?”
“Mmm… no”
“Dorian.”
“Eh.” Sguardo eloquente di Brayden. “Diciamo che abbiamo avuto una discussione e io sono stato... poco carino.”
Brayden stringe gli occhi e si avvicina di qualche passo. So che non è sua intenzione apparire minaccioso, ma sta di fatto che lo è.
“Quantifica il poco?”
Arrossisco, torcendomi le mani. “Molto poco carino.”
Lo vedo dai suoi occhi che vorrebbe farmi del male. Probabilmente tiene ad Ombra più di quanto sembri.
“Dimmi cosa le hai detto”
“In generale ho… ”
“Dimmi esattamente cosa le hai detto.” Oh cielo.
“Mi pare di aver detto qualcosa come: ‘Come puoi essere così fredda?! Adesso quella bambina è orfana!’ e anche ‘Il tuo fine è giusto, ma lo fai solo per sfogare la tua rabbia repressa nei confronti di Orion’ e poi che è una creatura insensibile, che il popolo la vede come un demone punitore e non un salvatore, poi ho accennato al fatto che magari, forse, può darsi, lei si diverta ad uccidere le persone e… e che… ” Io mi odio. Non solo sono stato davvero cattivo, ma adesso sono anche incapace di nasconderlo a Brayden che sicuramente mi farà fuori o, in alternativa, me le darà di santa ragione; e io non credo avrò la faccia tosta di ribellarmi.
E che, cosa?” Borbotto timorosamente una risposta. “Scandisci le lettere o te le faccio vomitare.”
“Le ho detto che è un mostro.”
Silenzio. Il silenzio è una buona cosa? Che vuol dire il silenzio?
Oh cielo, sono morto! Morto!
“Mi dispiace, sul serio, mi dispiace! Credevo avesse ucciso Demidoff e che Carlotta fosse quindi rimasta orfana mentre io, complice dell’ipotetico assassinio di suo padre, stessi giocando con lei come se fosse la cosa più corretta del mondo, ma in realtà non l’ha fatto. Mi sono sentito un verme subito dopo! Anche se lo avesse ucciso poi mi sarei sentito un verme comunque perché so che lei non si diverte a uccidere la gente, lo so… !”
“Tu non sai un bel niente.” Taccio. Brayden sembra allo stesso tempo furioso e sfiancato.
“Sei… sei solo un borghesino che ha tutti i suoi pensieri buonisti sulla società e sulla morale della vita. Hai vissuto nel tuo bel mondo fatto di soldi, buon cibo e amore dei genitori, così fiducioso verso gli altri che neanche ti rendevi conto del fatto che tuo padre si sbattesse delle bambine, quelle stesse bambine che tu tanto compatisci quando Ombra progetta di uccidere il loro padre; e non parlare di Ombra come se la conoscessi da sempre perché il fatto che lei abbia accettato il tuo aiuto durante questa missione denota soltanto che ti ritenga capace di darle una mano. Null’altro. Non sai niente di lei, non sai niente di chi è, di cosa ha passato, delle sue paure – perché, credimi, ne ha -, dei suoi sensi di colpa, della continua, straziante, dolorosa, distruttiva lotta con se stessa che l’ha portata ad indossare la maschera di una persona fredda, distaccata e crudele per non farsi del male. È convinta di essere irrecuperabile, di aver ormai macchiato la sua anima oltre il limite consentito, di non avere più possibilità di redimersi. Sta macchiando se stessa per pulire il mondo e tu l’hai chiamata mostro. Forse il mostro sei tu che l’hai giudicata senza conoscerla.”
Bene, uccidetemi.
“Io… ”
“Taci. Parlerò con Ombra e le chiederò se vuole ancora farti restare: se non sarà più d’accordo ti proibisco di cercare di convincerla o convincermi del contrario. Te ne andrai senza fare storie e se dirai una sola parola su ciò che hai visto, fatto o sentito, non sarà Ombra ad ucciderti: lo farò io. Lentamente.”
Deglutisco e annuisco, pallido e incapace di ribattere in qualche modo. Mi lascio cadere sul divano e ascolto i passi di Brayden che si dirigono verso la palestra, la porta che si apre e poi si chiude con un colpo secco alle sue spalle.
 
Brayden mi trova ancora abbracciata al sacco da boxe, con gli occhi gonfi, i guanti lanciati per terra e le dita sanguinanti. Erano anni che non mi vedeva in questo stato.
“Ho parlato con Dorian.”
Quel nome mi provoca una fitta di rabbia allo stomaco.
“Quale parte della frase dovrebbe suscitare il mio interesse?”
“Mi ha raccontato tutto e mi ha anche detto che gli dispiace enormemente. Io l’ho fatto sentire un verme, se ti fa piacere.”
Mi fa piacere, ma pur sapendo che Brayden ne è consapevole faccio finta di niente, anche se ho i capelli arruffati, gli occhi arrossati e un’espressione distrutta.
“Non capisco perché dovrebbe interessarmi.”
“Già. Gli ho detto che saresti stata tu a decidere se mandarlo via o lasciarlo restare.”
Proposta allettante. Sbatterlo per strada e darlo in pasto alle guardie.
Per un attimo i grandi occhi innocenti di Dorian mi compaiono in testa, ma li scaccio subito e cerco di pensare lucidamente.
“Non nego che mi libererei volentieri da questa scocciatura ma è troppo rischioso, Brayden. Non abbiamo la certezza che non parlerà e lui ha visto troppo. Sa chi sei, sa com’è fatta la nostra casa, sa come agiamo e ha anche intuito la zona in cui siamo nascosti. Non possiamo rischiare di essere scoperti solo perché questo stronzetto ha deciso di scaricare i suoi sensi di colpa su di me.”
Brayden annuisce lentamente.
“D’accordo.”
Quindi si avvicina e prende le mie mani tra le sue.
“Quante volte ti ho detto di non ridurti così?”
So che non si riferisce solo alle mani.
Scosto lo sguardo e faccio spallucce. “Avevo bisogno di sfogarmi.”
“Certo… ” Le sue braccia mi circondano le spalle e io mi ritrovo sprofondata sul suo petto ampio, caldo e accogliente. So che sto tremando, so che ho un aspetto orribile, che sembro appena uscita da una lotta contro un puma, ma Brayden non farà commenti.
Non espliciti, quantomeno.
“Bray?”
“Mh?”
“Grazie.”
“Di niente.”
 
È lì dentro da mezzora e non si sente nulla.
, sto origliando e , me ne vergogno, ma no, non smetterò di farlo.
Sistemo meglio l’orecchio, accostandolo più vicino alla serratura ma quando sto per premerlo di più sento la maniglia abbassarsi e subito faccio un salto di due metri, allontanandomi il più possibile dalla porta.
Cerco di avere un’aria meno colpevole di quella che so di avere, ma Brayden mi lancia un’occhiata gelida e comprendo che no, non ci sono riuscito. “Stavi… ”
“Origliando, sì. Scusa.”
“Non è con me che devi scusarti.”
Si scosta e Ombra compare sulla soglia. Sembra quella di sempre ma da grande stronzo quale sono non resisto all’impulso di Vederla: rabbia verso di me, rancore verso di me, sfiducia verso di me e un principio d’odio verso di me.
Bene. Pensavo peggio.
Il silenzio si prolunga fino a quando io, in ritardo come al solito, capisco che stanno aspettando le mie scuse. Mi riscuoto rapidamente. “Ah, io-io… ” Bell’inizio, attenzione a non apparire spavaldo. “Mi dispiace.” Non so che altro da dire. Mi sembra inutile impomatare queste scuse con altre mille parole. “Mi dispiace... ”
Mi scruta attraverso quella mascherina nera che nasconde metà del suo viso, con quegli occhi blu che, nonostante siano pieni di un qualcosa di freddo e indecifrato, continuano a sembrarmi indicibilmente belli.
“Puoi restare, ma solo perché è troppo rischioso per la nostra sicurezza lasciarti andare.” Mi supera e fa per entrare in camera, quindi si ferma e mi guarda. Per un attimo la rabbia che leggo nei suoi occhi mi toglie il fiato. “E delle tue scuse non mi importa assolutamente nulla.” Entra e sbatte la porta alle sue spalle.
Sono vivo.
Bel risultato.
 
 
*
 
 
Credo sia inutile specificare che siamo tornati al punto di partenza: io passo le mie giornate a guardare cartoni alla TV, mentre lei passa le sue a progettare omicidi e complotti rivoluzionari.
Niente di nuovo.
Tre giorni di silenzio.
Sono in cucina alle 3 e mezza della notte e alle prese con un panino ripieno di tonno, mozzarella e provola dall’aria particolarmente invitante. Manca il peperoncino, ma ne farò a meno per questa volta.
Un rumore attira la mia attenzione: una porta che cigola.
Abbandono - momentaneamente, è ovvio - il panino sul tavolo e, afferrata la scopa poggiata accanto alla porta, mi dirigo verso il rumore.
Nel momento esatto in cui entro in corridoio però scopro che il rumore è stato provocato da Ombra, che adesso mi sta di fronte con la sua solita mascherina nera e la sua mise noir.
“Spostati.”
Abbasso gli occhi, facendo un passo di lato, ma quando lei sta per aprire la porta d’ingresso qualcosa decide di ruggire all’interno del mio stomaco.
“Aspetta!” Sorprendentemente si ferma e si volta lentamente verso di me.
“Cosa vuoi?”
Il ruggito di prima sembra essere scomparso nell'attimo in cui aperto bocca, quindi sono costretto ad affidarmi alle mie brillanti capacità oratorie.
“Volevo… ok, sì, mi hai già detto che delle mie scuse non te ne frega nulla e… ”
“E non vedo perché dovrei aver cambiato idea.”
“… già, immaginavo. Infatti non voglio chiederti scusa.” Inarca un sopracciglio e mi lancia un’occhiata significativa. “Cioè, sì, ma non lo farò. Voglio solo dirti che quelle cose che ho detto sul tetto sono state il risultato dei miei sensi di colpa. Mi sentivo uno schifo perché io avevo, in un certo senso, contribuito all’ipotetica morte di Demidoff mentre giocavo con Carlotta. Non sopportavo l’idea di lasciarla sola, di sapere che, comunque, sarebbe stata anche colpa mia e quindi ho scaricato tutto su di te, che tra l’altro proprio questa volta non avevi fatto assolutamente nulla. Non che tu abbia – cioè - non sei mica... sì, è vero, uccidi - ok, lo fai soltanto per - è comunque piuttosto - non che questo ti trasformi in…” Respiro profondamente. Ricomincio. “Io ti sono grato per quello che stai facendo. Continuo a pensare che uccidere sia terribilmente sbagliato, ma so che in questo caso, nella situazione in cui verte il mondo negli ultimi venti anni, be'… il lavoro che stai facendo tu è comunque qualcosa e lo fai a discapito della tua coscienza perché, e sono stato stupido a pensare il contrario, tu hai sicuramente dei problemi nell’uccidere delle persone. Chiunque combatta per la libertà ha dei problemi ad uccidere delle persone, ma tu lo fai comunque, lo fai perché credi che ormai la tua anima sia così sporca e corrotta che un altro omicidio, un’altra minaccia distruggeranno ulteriormente la stima in te stessa, ma ripuliranno il mondo dalla feccia che lo abita,” Riprendo fiato. “E mi dispiace di non averlo capito prima.” Silenzio.
Mi osserva con quei suoi grandi e magnetici occhi blu, quindi si avvicina di qualche passo, fermandosi a circa mezzo metro da me. Poi sorride. No, non è ancora un sorriso vero e proprio, ma solo un semplice incurvarsi di labbra, però ciò che dice dopo mi fa capire che, grazie a Dio...
“Non credere che adesso scoppierò in lacrime singhiozzando tra le tue braccia.”
…mi ha perdonato. Sorrido.
 
Sorride.
Accidenti.
Dorian è disarmante. Risulta innaturalmente piacevole stare in sua compagnia nonostante non sia precisamente carismatico, anzi: è impacciato e imbranato come pochi.
Eppure è allo stesso tempo un concentrato di energia, allegria e gentilezza.
Un bambino. Un bambino adulto... o un adulto bambino.
Inutile tornare sul discorso innocenza perché credo di averlo detto già innumerevoli volte.
È la persona più innocente che conosca.
Continua a sorridermi con placida aspettativa, mentre i suoi occhi mi osservano completamente privi di rancore. Mi riscuoto solo quando il suo sguardo diventa interrogativo.
Mi acciglio. “Che c’è?”
Dorian inclina la testa da un lato. “Mi stai fissando.”
“Scusa, ero soprappensiero. Comunque vedi di tornare a letto, è tardi.”
Un sorrisino vispo attraversa il viso di Dorian. “Sì, mamma!”
“Vai a letto! Ora!”
Ride mentre, invece di dirigersi in camera, svolta in cucina. Lo sento trafficare con qualcosa e poi sospirare pesantemente.
Scuoto la testa mentre penso che anche Brayden fa gli stessi versi quando addenta un panino.
Uomini.
Apro la porta e mi dissolvo, rassicurata dalla presenza costante delle mie ombre.
 
Scivolo sui tetti e mi dirigo verso il solito vicolo. Ormai non faccio quasi altro che sorvegliare Carlotta e quando non lo faccio sto controllando il Tribunale per evitare che accada qualcosa a Demidoff e Ghaam. Saltuariamente vado a dare una controllata anche a Myers, tanto per essere sicura.
Non voglio correre rischi.
Mi posiziono all’interno della camera della bambina, quindi mi infilo all’interno del suo armadio per evitare di essere sorpresa dalla luce.
Mi accomodo all’interno di un’ombra particolarmente fitta.
Nonostante Dorian mi abbia spiegato che quelle frasi sono state urlate a causa del suo senso di colpa, continuo a sentire quasi come una eco quelle tre parole: sei un mostro.
So che non lo pensava sul serio, esattamente come mi ha confermato oggi. Dorian non è in grado di mentire, è terribilmente sincero e lo dimostra il fatto che è in fuga dallo Stato a causa, appunto, della sua esagerata onestà.
Mi raggomitolo ancora più in profondità, tra peluche e vestiti, quasi a volermi crogiolare nell’illusione di una vita normale. Odio restare sola in questi momenti perché davanti a Brayden e, di recente, davanti a Dorian, posso far finta che vada tutto bene, che io sia una sorta di guerriera nordica leggendaria, invincibile e spietata… ma nelle ombre, nel silenzio, nei momenti in cui l’unica ascoltatrice delle mie finzioni sono io stessa, non riesco a fingere. Come si può resistere? Come posso proteggermi da qualcosa che è all’interno delle mie mura?
Riesco a ingannare me stessa di fronte a terzi, ma nel momento in cui certi pensieri saltano fuori quando sono sola, non posso fare a meno di smettere di mentire.
Senza accorgermene contino a scendere nei meandri più inesplorati dell’ombra, fino a piombare nel suo cuore, nel punto più scuro, più nero, nel punto in cui la luce non è altro che un ricordo.
Una metafora di ciò che sono diventata: il ricordo di una luce, nelle profondità dell’ombra più nera.
La camera è silenziosa, l’unico rumore che arriva alle mie orecchie è il suono del respiro profondo e regolare di Carlotta che dorme placidamente nel suo letto rosa, ignara di tutto, ancora immersa nella sua infanzia fatta di bambole e giullari magici.
La invidio. La invidio terribilmente.
Lei è lì, serena, avvolta dalla sua morbida trapunta rosa, con il viso affondato nella sua federa bianca, abbracciata al suo grosso orsacchiotto color nocciola, mentre io sono qui, nelle ombre più nere, rincantucciata in un armadio, cullata da peluche e vestiti che non mi appartengono, quasi a volermi illudere che questi ricordi siano miei, che tutto ciò non sia altro che un incubo da cui mi sveglierò piangente e disperata mentre mia madre, il cui viso sta ormai svanendo dai miei ricordi, correrà dalla camera da letto a rimboccarmi le coperte, baciandomi la fronte e facendomi compagnia fino a quando il sonno non mi farà scivolare in sogni più sereni: via da questo incubo.
 
*
 
Fare pace con Ombra mi ha rimesso di buon umore. Odiavo sapere che ogni volta che posava lo sguardo su di me si sentiva rimbombare in testa le mie parole cattive.
È stata molto occupata in questi due giorni. Da quando si è sistemato tutto l’ho vista solo due volte, infatti fa avanti e indietro da casa di Carlotta, sorveglia quando può il tribunale e soprattutto è molto nervosa per l’incontro di domani. Ok, non propriamente un incontro ma ci siamo capiti: Demidoff e Ghaam daranno la loro risposta.
A parte ciò però continuo a passare le mie giornate nello stesso modo: TV, cartoni e pisolini pomeridiani. Ho scoperto che adoro i pisolini pomeridiani, mi rigenerano e soprattutto occupano gran parte del mio tempo, espediente che mi solleva dal problema della noia.
Sto per piombare in uno di questi pisolini ristoratori, quando la porta d’ingresso si apre con un tonfo sordo e io sobbalzo.
Mi metto a sedere di scatto, irritato. “Che diamine…”
La visione che mi trovo davanti mi lascia sconvolto per un paio di secondi.
Ombra si sta reggendo un fianco insanguinato con una mano mentre con l’altra tenta di aiutarsi a rimanere in piedi. Il sangue sgorga copiosamente e il suo sguardo è quasi vitreo, tale deve essere il dolore. “Orion… sapeva… ” e le sue ginocchia cedono, ma io sono già lì, pronto ad afferrarla.
“BRAYDEN!”
L’uomo esce dalla cucina con uno sguardo perplesso, ma non appena vede Ombra in un lago di sangue sembra quasi stia per svenire anche lui. Si riprende subito, quindi corre in bagno a recuperare la cassetta del pronto soccorso, nonostante in queste condizioni non serva poi a molto.
Contravvenendo ai suoi ordini la Vedo, cercando di capire cosa vogliono dire le due parole che ha mugolato prima di perdere i sensi. Ed è lì. Paura, sconvolgimento, fretta di arrivare qui. Vado più in profondità, cercando le motivazioni di questa frenesia che sembra scuoterla anche da svenuta:
 
Vedo tutto con gli occhi di Ombra. Carlotta sta riposando nel suo letto, stretta al suo orsacchiotto di peluche. Gli occhi di lei però si spostano verso la porta che si sta accostando.
Avverto il suo nervosismo, la sua tensione e soprattutto il suo totale sgomento quando, nel momento in cui la porta si apre, vede Ghaam.
Lo stesso stupore si dipinge sul volto del Ministro visto che, probabilmente, Ombra è così stupefatta da essersi dimenticata di nascondersi.
Tu.” Avverto la rabbia adesso. “Traditore! Demidoff si fida di te!”
Il Ministro però è sorprendentemente veloce. Approfitta dell’attimo di distrazione per estrarre un coltello e colpire Ombra. Il suo obbiettivo era evidentemente lo stomaco, ma lei riesce a riprendersi all’ultimo secondo, scansandosi e ferendosi però al fianco.
Estrae il coltello e lo lancia al mittente.
Il manico vibra, creando una sorta di macabra colonna sonora della morte di Ghaam.
Carlotta si sveglia con un sobbalzo e strilla, ma Ombra fa in tempo a prenderla in braccio e portarla fuori dalla camera, quindi corre, probabilmente alla ricerca di Demidoff. Lo trova appena fuori dalla sua camera da letto, in pigiama e con una pistola in mano. Appena la vede fa per alzarla, ma non appena nota il sangue sembra capire.
Era Ghaam, ha cercato di ucciderla. Ha fatto da spia in tutto questo tempo. Non venire all’incontro di domani, altrimenti sapranno che li hai traditi… ” Un mugolio di dolore le sfugge dalle labbra e Demidoff fa per sorreggerla, ma lei lascia Carlotta tra le sue braccia e si allontana. “La porti via, vada all’Accademia e chieda aiuto a Myers …” Non riesco a vedere chiaramente, segno che il suo sguardo si sta annebbiando. “ …devo andare, lei… lei faccia come le ho detto.” Quindi si dissolve e viaggia rapidamente fino alla nostra porta.
 
Rientro in me, sconvolto. Ombra è ancora qui, tra le mie braccia, svenuta e irrequieta. Sono stato via solo pochi secondi in realtà, infatti Brayden fa il suo ritorno solo qualche attimo dopo.
“Ci vorrebbe un Alchimista qua…” dice lui, ma io scuoto la testa.
“Fiale. Ci servono Fiale. Fiale per le ferite da arma da taglio, possibilmente di terzo grado. L’arma era un coltello di circa venti centimetri, manico escluso.”
Brayden mi fissa. “L’hai Vista?”
“Preferisci che muoia?”
“No, d’accordo… ma dove la troviamo una Fiala per ferite da arma da taglio di terzo grado? Dal terzo al quinto le hanno solo l’esercito e gli ospedali” L’idea ci fulmina nello stesso istante. “È troppo rischioso Dorian.”
“È l’unica possibilità che abbiamo.”
Mi osserva con sguardo grave. “D’accordo, ma sii cauto.”
Lascio Ombra tra le sue braccia e corro fuori.
 
Shine è pallida; pallida come non l’ho mai vista.
“Resisti piccola, arrivano i rinforzi.”
Quel pazzo...
Spero solo che non l’arrestino.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
________________________________________________________________________
Spazio Autrice:
---
Chiedo perdono per il ritardo, ma mi sono addormentata '-'
Vi lascio nuovamente il link di Undisclosed Desires, la canzone che fa da colonna sonora a questa storia e mi dileguo.
Grazie a tutti coloro che hanno recensito gli scorsi capitoli, quelli che hanno aggiunto la storia tra le seguite e tutto il resto u.u (?)
Besos*
 
 
P.S. Ho revisionato il capitolo molto rapidamente, nel caso ci fossero errori vi prego di segnalarmeli, anche se non credo ci sia neanche bisogno di chiederlo dal momento che alcune di voi l'hanno già fatto e ovviamente non posso che ringraziarvi con tutto il cuore :))
 
 
Moony

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Capitolo 8
*** Il giullare ***


Shadow
Capitolo 8:
Il giullare
 
-
 
Credo di non aver mai corso così veloce: sto praticamente volando.
Non devo neanche preoccuparmi di farmi riconoscere per quanto vado svelto e le pochissime persone che incontro non mi degnano che di un’occhiata.
Riconosco le mura dell’Accademia, sto per arrivare, ma ancora non so come farò ad entrare. Quando sto per girare l’angolo mi fermo e sporgo la testa. L’entrata è, come al solito, sorvegliata da telecamere e guardie. L’unica speranza che ho è intrufolarmi con uno dei camioncini del cambio di ronda, come ha fatto Ombra e…
Una macchina nera svolta l’angolo, il finestrino si abbassa e vedo il Ministro Demidoff che tiene stretto a sé Carlotta. Mi sbraccio freneticamente, cercando di attirare la sua attenzione e finalmente la piccola mi vede. Spero solo che mi riconosca. Ti prego piccola, ti prego…
La bimba mi guarda perplessa per qualche minuto, mentre l’autista parla con le guardie e suo padre le accarezza distrattamente i capelli. In preda all'ansia le faccio segno di chiamare suo padre e miracolosamente comprende.
Si volta chiamando suo padre e punta il dito verso di me, con discrezione. Lui sembra poco interessato, ma finalmente il suo sguardo si posa sul sottoscritto e io sillabo silenziosamente, in un ultimo atto di disperazione: OMBRA.
I suoi occhi si spalancano e per qualche secondo rimane interdetto, quindi apre la portiera.
È per caso un muto invito ad entrare? Certo, facilissimo, peccato che io non sappia diventare invisibile!
Mi avvicino con passo felpato fino a quando non arrivo al limite del raggio d’azione delle telecamere, a quel punto le indico con il dito. Lui annuisce e la sua mano si illumina.
Strabuzzo gli occhi. Demidoff è un Mago della Luce?
Qualche secondo dopo lancia un discreto flash contro la telecamera e io intuisco il suo stratagemma. Le guardie non hanno infatti notato nulla e per il sistema di sicurezza sarà semplicemente un faro di un'auto un po’ troppo luminoso. Scivolo in macchina e mi lancio a pesce dentro l’abitacolo, ritrovandomi incastrato tra i sedili anteriori e quelli posteriori in una posizione davvero, davvero scomoda. L’autista firma un ultimo documento, quindi torna nel posto di guida e mette in moto. Resto in silenzio fino a quando non arriviamo in una sorta di posteggio privato. I Ministri godono di certi privilegi che, devo dire, al momento non mi dispiacciono poi tanto. L’autista scende e si dirige verso lo sportello posteriore ma Demidoff abbassa il finestrino di qualche centimetro e dice, sporgendosi in avanti, “Scusa Taylor, ho una telefonata da fare, potresti per favore aspettarmi fuori dal posteggio?”
L’uomo fa un cenno affermativo con la testa e si allontana.
Dopo qualche minuto passato in silenzio, mi dimeno come un’anguilla, cercando di tornare in una posizione dignitosa. “Scusi per - scusi per l’abbordaggio ma… ”
Lavori per Ombra?”
Muovo la testa in un cenno un po’ vago. “Diciamo di sì. Più che altro è costretta a tenermi con lei, sì, quindi, uhm, sì, lavoro per lei in un certo senso. Sono il giullare che l'ultima volta ha intrattenuto sua figlia mentre Ombra parlava con lei.” Carlotta sentendo queste parole esulta e comincia a tastarmi i pantaloni, alla ricerca del mazzo di carte. L’immagine di Ombra svenuta e sanguinante però mi appare davanti agli occhi come in un flash, quindi arrivo rapidamente al punto. “Devo trovare Myers.”
Tesoro, lascia in pace questo giovanotto, ci porterà da Myers”
Venite con me.” Apro lo sportello e prima di uscire chiedo “Ci sono telecamere qui?”
Solo una all’ingresso, ma l’abbiamo passata.”
Perfetto.” Ci dirigiamo verso una porta che ci permette di accedere all’Ala Est.
Dobbiamo raggiungere la zona centrale dove si trova la camera di Myers il quale, per la seconda volta, troverà il suo ufficio un poco affollato. “Mi segua”
Percorro i corridoi con sicurezza, ho vissuto qui per anni e conosco l’Accademia come le mie tasche; spero solo di non incontrare nessuno. Mi ritrovo a pensare che non sarebbe male fare un salto da Elijah.
Raggiungiamo senza troppi inghippi l’ufficio di Myers, rimane però il problema della telecamera. “Perché ti sei fermato?” Chiede Demidoff e io mi volto verso di lui, facendo un cenno con la testa in direzione della telecamera.
Se vogliamo passare senza farci vedere… ”
Io sono un Ministro. Credo che non darebbe poi tanto nell’occhio se io bussassi alla porta di un Maggiore dell’Accademia, no?”
Certo, per lei è decisamente semplice, peccato che io sia ricercato!”
A questo non avevo pensato.”
Ehi, fai un trucco con le carte?”
Carlotta, ti prego non è il… ”
Interrompo Demidoff prima che possa terminare la frase.
Mi è venuta un'idea.
 
Devo dire che la sensazione del gesso liquido sulla faccia non è piacevole, come non lo è quella di avere quindici paia di pantaloni blu addosso, un paio di boxer rossi mascherati da cappello e una giubba extra-large verde stretta in vita con un cinturone di cuoio dall'aria consumata.
Abbiamo trovato tutto l’occorrente tra la lavanderia e l’aula di prova dei diplomandi della sezione 'scientifica e alchimia': il gesso serve loro per fare i calchi delle impronte dei piedi, dei denti e tutte quelle altre robe molto complicate a cui non mi sono mai interessato. Errando, probabilmente.
Finalmente Demidoff si decide a bussare alla porta mentre Carlotta tramuta la sua espressione gioiosa nel vedermi nuovamente vestito da giullare, in quella di una bambina educatissima e impassibile.
Avanti.” La voce di Myers mi fa sobbalzare. Non la sentivo da tempo…
Il Ministro apre la porta e tutti e tre ci accomodiamo all’interno dell’ufficio. “Prego.”
Di fronte la scrivania ci sono due sedie. Io rimango in piedi accanto a Carlotta, tanto per essere pronti in caso di irruzioni improvvise. “A cosa devo questa visita, uhm… improvvisa? Sono le due del mattino, immagino sia qualcosa di piuttosto urgente.”
Ghaam ha tentato di uccidere mia figlia, Ombra l’ha salvata e mi ha mandato da lei. Qui c’è una persona che lavora per lei che io ho introdotto clandestinamente abbigliandolo con un numero sovrabbondante di indumenti e con un paio di boxer messi in luoghi in cui non andrebbero messi dei boxer. Se Ombra mi ha mandato da lei vuol dire che la ritiene un uomo retto, quindi metto la mia vita e soprattutto quella di mia figlia nelle sue mani.”
Myers sembra sconvolto. Si volta verso di me e batte le palpebre un paio di volte, poi spalanca gli occhi, stupefatto. “Dorian?”
Annuisco, imbarazzato. “Il gesso mi sta praticamente disidratando, mi sento tirare tutta la faccia... ”
il Maggiore si alza e si avvicina, abbracciandomi calorosamente. “Non ricevo tue notizie da un po’, pensavo fosse successo qualcosa”
Scuoto la testa e l’immagine di Ombra moribonda ritorna a farmi visita. “Ho bisogno di una scorta di Fiale per ferite di arma da taglio di terzo grado.”
Mi guarda da capo a piedi, quasi a volersi assicurare che la ferita non sia mia, poi comprende. “Ombra. È stata ferita?”
Demidoff si inserisce nella conversazione. “Sì, a casa mia, mentre cercava di proteggere mia figlia. Ghaam è riuscito a coglierla di sorpresa.”
Myres scuote la testa con fare grave. “Ho sempre trovato viscido quel tipo… comunque, rimanete qui. Ministro, lei può accomodarsi in camera con sua figlia se vuole, stanotte non credo proprio che dormirò.”
Demidoff fa un profondo cenno con la testa, in segno di ringraziamento e Myers scappa fuori, alla ricerca delle Fiale.
Rimasti soli l’uomo si alza e si volta verso di me. “Non credo ringrazierò mai abbastanza Ombra… e neanche te, Dorian.”
Faccio spallucce. “Non c’è bisogno di ringraziarmi e per quanto riguarda Ombra, beh… ” Gli lancio un’occhiata innocente. “…potrebbe accettare la sua proposta.”
Demidoff batte le palpebre. “E come? Orion sa che Ombra mi ha proposto di aiutarla”
Naturalmente, ma dal momento che domani lei non si presenterà in Piazza, crederà che non abbia accettato. Per quanto riguarda la fuga la giustificherà dicendo che ha pensato di rifugiarsi nel posto più sicuro della città e quindi l’Accademia. Dirà che sapeva di potersi fidare di Myers per tenere al sicuro sua figlia.”
L’uomo sospira e annuisce. “D’accordo. Se sentissi il bisogno di comunicare con voi?”
Lo dica a Myers, ci penserà lui a riferire ogni cosa.”
Demidoff scuote leggermente la testa, esasperato dalla nottata, quindi tira fuori qualcosa dalla giacca. “Dai questo ad Ombra.”
Prendo il fagotto tra le mani e scosto delicatamente il fazzoletto in cui è avvolto. È un coltello: quello con cui è stata ferita Ombra. “Orion è in grado di usare il sangue dei ricercati per localizzarli, ma solo se questi si trovano ad una distanza di almeno cinquecento metri da lui. La vita di Ombra diventerebbe un inferno, non potrebbe più avvicinarsi ad Orion senza che lui lo venga a sapere… sarebbe la fine, avrebbe buttato tutto il suo lavoro dalla finestra.”
Guardo la lama ad occhi sbarrati. “Credo… credo che questo sia un ringraziamento sufficiente anche per me.”
Demidoff sorride e da una spintarella a Carlotta che mi abbraccia rapidamente e corre nella stanza indicata dal padre, trillando, “Notte, signor giullare, torna presto!”
Quando la porta si chiude alle sue spalle, quella dell’ufficio si apre e Myers fa il suo ingresso.
Sto rischiando il licenziamento e - se scoprono che sto aiutando Ombra - anche una condanna a morte.”
Allunga il braccio e io afferro la scatoletta in acciaio che mi sta tendendo.
Ci sono dodici fiale, sei di terzo grado per i primi tre giorni (due al giorno) per diminuire la profondità della ferita e altre sei di primo grado per farla cicatrizzare in fretta e senza infezioni.”
Annuisco rapidamente. “Grazie, grazie davvero a tutti e due io… io non so come avrei fatto.” Demidoff sorride nuovamente. “Io e Myers avremo molto di cui parla… ”
La porta si spalanca ancora. “Signore, siamo tutti pronti per l’allenamento notturn… oh.”
Elijah?
Mi ha riconosciuto?
I suoi occhi si spalancano e il suo viso impallidisce. “Dorian…”
Mi ha riconosciuto. “Eli”
Sorrido, ma lui non ricambia. In pochi secondi mi ritrovo a terra, con una mano sullo zigomo e l’espressione sconvolta. Elijah torreggia su di me, furibondo.
Ben tornato, eh! Ho dovuto strappare informazioni a Myers, agognare per sapere se eri vivo o meno, con chi eri, cosa facevi… e adesso sei qui, vestito come un coglione e con un paio di boxer in testa!”
Mi dispiace…”
Non me ne faccio niente delle tue scuse!”
Che diavolo esistono a fare le scuse se poi nessuno le vuole?
Ho dovuto! Ombra mi ha impedito di comunicare con chiunque, sono qui solo perché lei ha bisogno di Fiale e rischia di morire… ho bisogno di un modo per uscire da qui.”
Elijah continua a scrutarmi con sguardo duro. “Già… io esisto solo quando hai bisogno di me.”
Mi alzo in piedi e il mio sguardo si indurisce. “Probabilmente non lo pensi sul serio… ma sai che ti dico? Non me ne fotte un cazzo. Secondo te sono andato a fare una scampagnata? Secondo te non ho detto niente perché non ti ritengo importante? Oppure perché avevo il terrore che qualcuno potesse invischiarti in questa situazione? Vaffanculo Elijah, pensala come ti pare.”
Afferro la scatola di acciaio e mi volto verso Myers.
Devo uscire di qui.”
Il Maggiore lancia uno sguardo imbarazzato ad Elijah, quindi annuisce e io mi affretto a salutare Demidoff.
So che adesso Elijah si sente in colpa e so che anche io mi sentirò in colpa, ma non ho il tempo di parlare con lui, non ho il tempo di convincerlo.
Dovrebbe fidarsi di me.
 
Myers mi ha fatto uscire dalla lavanderia che si trova a piano terra. Elijah ci è venuto dietro senza spiccicar parola, nonostante io sappia che probabilmente ha cercato di guardarmi in faccia per tutto il tempo. È sempre bastata un’occhiata per mettere tutto a posto... ma non stavolta. Quella frase mi ha praticamente ucciso: “io esisto solo quando hai bisogno di me”
Come ha potuto dirmi questo? Lo sa, lo sa perfettamente che non è così e sa che se non gli ho detto nulla è stato solo per proteggere lui, me e Myers, ma arrabbiato com’era probabilmente voleva solo ferirmi.
Razza di idiota…
Ovviamente sto correndo ancora.
Volo fino all’entrata della graziosa palazzina che ho visto dall’esterno solo questa notte.
Grazie al cielo conosco la città a causa delle continue ronde di prova che Myers ci faceva fare ogni giovedì sera. Mi viene da ridere pensando a quante volte sono passato davanti a questa palazzina.
Salgo le scale e mi fiondo di peso contro la porta, aprendola di botto.
Per terra c’è ancora qualche macchiolina di sangue, il resto è stato pulito, quindi Brayden deve aver portato Ombra nella sua camera, in cui - tra l'altro - non sono mai entrato.
Cammino rapidamente fino alla porta e la apro.
Brayden sta tamponando il viso di Ombra con un fazzoletto bagnato, mentre il suo corpo viene scosso dai brividi. La maglia è stata arrotolata fino a scoprire i fianchi e la pancia, in modo che Brayden potesse pulire la ferita. Prendo una fiala, la stappo e… è senza maschera.
Lei è senza maschera.
Brayden deve intuire il mio sgomento perché mi toglie la fiala dalle mani e la versa tra le labbra socchiuse di Ombra.
Potresti anche evitare di fissarla in questa maniera.”
Sobbalzo e distolgo lo sguardo, ma subito dopo questo viene calamitato di nuovo sul suo viso. Non riesco a guardare da nessun altra parte.
È… bella.”
Lo dico con un tono quasi reverente, come se fosse addirittura troppo bella per essere semplicemente bella, come se con questa parola io l'abbia quasi offesa.
È bella e non intendo solo nel senso prettamente fisico del termine.
È così... intera, adesso.
Brayden mi guarda e fa per parlare, ma per qualche motivo si blocca.
 
Sto per dirgli di tacere quando noto il suo sguardo. È solidamente piantato sul suo viso.
I suoi occhi sono offuscati, quasi nebbiosi, come se fossero persi nella contemplazione di ciò che stanno guardando e immediatamente capisco che la rimozione della maschera ha fatto diventare Ombra un essere umano. Non più un’assassina, ma una persona che solo adesso Dorian riesce a vedere interamente; e questo quadro completo sembra averlo ipnotizzato.
Guai. Quello sguardo significa guai.
Dorian?” Lui fa cenno di avermi sentito ma non distoglie lo sguardo dal volto di Shine. “Dorian.” ripeto, più fermamente.
Sì… sì?” e poi batte le palpebre. Dorian alza il viso e punta i suoi innocenti occhi azzurri su di me. “Sì?” Ripete per la terza volta, quasi non fosse sicuro di averlo già detto.
Io non ho idea di cosa tu stia pensando, ma spero con tutto il cuore per te che la tua espressione adorante di poco prima fosse dettata da una questione puramente fisica.”
Non ho il coraggio di Vederlo. Vedendolo qualunque sua bugia verrebbe smontata subito ma io spero con tutto il cuore che lui risponda in maniera adeguata e io che io non debba aver bisogno di fare ciò.
Io… , ovvio io - è bella fisicamente, , intendo, , molto graziosa, sì…no, graziosa no, è bella. Molto bella, sì.” E tutti questi confermano che forse è il caso di Vedere un po’ la situazione; e lui diventa un libro aperto.
 
Mi sta Vedendo accidenti, lo so, mi sento quasi nudo!
Ci mette solo un secondo, è velocissimo, molto più di me, e dal suo sguardo capisco che non gli è piaciuto molto ciò che ha visto.
Dorian, non te lo consiglio. Ti faresti solo del male e complicheresti le cose ad Ombra.”
Il mio cuore sta battendo alla velocità di quello di un coniglio.
A cosa ti… ”
A quello che ho Visto, Dorian. E tu sai perfettamente cosa ho Visto.”
Passerà. Me ne sono accorto adesso, ok? Passerà subito… ”
Sarà molto più difficile di quanto pensi, ma io ti chiedo solo di non coinvolgere Ombra. Non dirle nulla, neanche se tutto questo non dovesse passare ma anzi ingigantirsi. Ti distruggeresti, ti faresti solo del male e lei si sentirebbe ancora più in colpa. Le renderesti tutto ancora più difficile di quanto già non sia. È per il tuo bene Dorian e anche per quello di Ombra.”
Queste parole non mi piacciono. Hanno stroncato sul nascere qualcosa che ho scoperto solo adesso.
Il mio sguardo si posa su Ombra e penso che, sì, Brayden su una cosa ha assolutamente ragione: sarà molto più difficile di quanto penso.
 
*
 
Mi fa male tutto.
Il fulcro pulsante del dolore però si trova nel mio fianco destro. Ciò mi porta a pensare, in questi primi momenti di lucidità, che non devo essermi sognata tutto e che il fatto che io stia pensando rende più reale l’ipotesi che io sia sopravvissuta.
Apro gli occhi e per una frazione di secondo tutto il mondo balla una nevrotica samba intorno a me per poi fermarsi, quasi che il mio risveglio sia un segnale di partenza che gli permette di riprendere a muoversi normalmente. Bene. Buon segno.
Cautamente mi tasto il fianco sentendo che è bendato e che questa benda non è poi così sporca di sangue. Sposto il mio sguardo sul comodino accanto a letto e vedo una scatola di metallo piena di numerose fiale di terzo e di primo grado.
Mi metto a sedere ma me ne pento una frazione di secondo dopo. Lancio un grido strozzato che provoca degli stridori di sedie da qualche parte nella stanza accanto, quindi sento dei passi nervosi in corridoio e la porta si spalanca: Brayden e Dorian mi stanno occhieggiando dalla soglia.
Avete finito di guardarmi come se fossi appena resuscitata? Qui c’è una benda che va cambiata.”
Bray sorride e Dorian ovviamente anche. Il sorriso di Dorian è imbarazzante, sì, è proprio imbarazzante; per me, non per lui.
Ignoro platealmente il suo sguardo quasi indagatore. Cos’ha da guardare così?
Buongiorno anche a te bella addormentata. Ben tre giorni di sonno! Complimenti.”
Spalanco gli occhi. “Tre giorni?!”
Mi porto le dita della mano sinistra alla fronte e…
La maschera. Dov’è la maschera?
Alzo gli occhi e incrocio quelli di Brayden che mi guardano quasi dispiaciuti.
Ho dovuto toglierla, mi era di impiccio, ti infastidiva e ti dimenavi cercando di togliertela.” Deglutisco a vuoto, quindi lancio un’occhiata a Dorian. Mi sento scoperta. Vulnerabile.
Ok”
Adesso capisco cosa ha da guardare. “Potete aggiornarmi sulle ultime novità per favore? Sapete, ho dormito per tre giorni, credo di essermi persa qualcosa.”
Entrambi annuiscono e si lanciano in un racconto dettagliato di tutto quello che è successo.
Eppure lo sguardo di Dorian continua a mettermi a disagio.
No, non è da maniaco accidenti, no! Lui non sarebbe neanche in grado di imitarlo un maniaco, figuriamoci esserlo. Tuttavia mi inquieta, smuove qualcosa. E questa cosa non mi piace.
 
*
 
Ok, inutile tentare di nascondere a me stesso il fatto che mi piaccia.
Parecchio.
È come se la rimozione della maschera l'abbia resa più reale, meno evanescente, più... umana.
Prendo il vassoio che Brayden ha preparato per Ombra e esco dalla cucina. Sono passati solo due giorni, non può ancora alzarsi dal letto e questo la rende un poco irritabile.
Ignoro platealmente l’occhiata ammonitrice di Brayden e procedo spedito verso la sua camera.
Batto un gomito contro la porta e sento da dentro un flebile, “Avanti... ”
Spingo l’anta che è tenuta sempre socchiusa ed entro.
Lei è ovviamente lì, tra le coperte. Abbiamo dovuto somministrarle delle Fiale antidolorifiche perché altrimenti ogni movimento rischiava di farla svenire dal dolore. Non c’è il pericolo che la ferita si riapra, ma più si muove e più rallenta il processo di guarigione; stare seduta però non produce grandi effetti collaterali, quindi ha insistito per poter poggiare la schiena contro il cuscino.
Mi avvicino e poso il vassoio sulle sue gambe.
Grazie.” Dice lei, con tono piatto.
Di nulla”
Mi siedo sulla poltroncina accanto al letto e lascio che il mio sguardo si perda tra le pieghe della coperta, facendosi vitreo ad occhi esterni.
I successivi dieci minuti passano così, con Ombra che mangia silenziosamente e con me che a malapena mi rendo conto di dove sono.
Penso soprattutto alla faccenda di Elijah. Non abbiamo mai litigato così o quantomeno non siamo stati in conflitto per più di mezza giornata, di conseguenza mi sembra assurdo sapere che in questo momento entrambi proviamo del rancore verso l’altro. Sospiro e scuoto la testa, prendendomela tra le mani.
Qualche problema?” Chiede Ombra, con un tono espressivo quanto quello di un navigatore satellitare.
Qualcuno”
Di che si tratta?”
Non è niente di grave, non credo ti interessi.”
Sono in grado di decidere da sola se qualcosa mi interessa o meno.”
Quando portava la maschera non riuscivo a vedere il modo in cui arriccia il naso quando è infastidita. Arrossisco leggermente e mi affretto a parlare. “Diciamo che Elijah non ha apprezzato molto il fatto che non l’abbia cercato durante questo mio periodo di isolamento.”
Ombra inarca un sopracciglio. “Dovrebbe ringraziarti. Se avessi detto una sola parola avrei ucciso entrambi.”
È esattamente quello che ho detto, ma lui se ne è uscito fuori con una frase orribile del tipo: ‘esisto solo quando hai bisogno di me.’” Mi lascio sfuggire un ringhio sommesso e continuo. “Cioè… l’ha detto sul serio! Accidenti è il mio migliore amico da quando siamo nati, non può dire frasi del genere! Potevo capire se avesse detto qualcosa tipo ‘sono deluso e ferito’ oppure ‘potevi trovare un modo’… ma non questo.”
So di essere imbronciato e probabilmente sembro una sorta di bambino demente fuori misura, ma non mi interessa.
Al momento vorrei solo chiarire tutto con Elijah…
 
Trattengo un sorriso mentre osservo quel broncio bambinesco farsi strada sul viso dai tratti adulti di Dorian. È fastidiosamente adorabile.
Scuoto la testa e mi affretto a dire qualcosa.
Forse dovresti mandare a Myers un messaggio chiedendogli di farvi incontrare da qualche parte... per mettere a posto le cose.”
Il suo sguardo azzurro si posa sul mio viso e la, ormai consueta, sensazione di ‘nudità’ si impossessa di me.
Sarà perché è il primo sguardo che mi vede realmente dopo anni e anni? Probabile.
Sarà perché è uno sguardo che è capace di Vedere? Possibile.
Sarà perché Dorian ha la capacità di mettere a disagio chiunque con quegli occhi? Sicuramente.
Me lo permetteresti?”
Scuoto le spalle. “Beh, lui sa già che sei con me no? Quindi credo che un incontro, in un luogo sicuro ovviamente, non dovrebbe essere un problema.” Quindi aggiungo, “Ovviamente però dovrai aspettare che io mi riprenda, di modo che possa accompagnarti.”
Dorian sorride malandrino e prende il vassoio tra le mani. “Poi ti lamenti quando ti chiamo mamma… ”
Sgattaiola verso la porta, scansando abilmente il blocchetto di carta che ho recuperato dal cassetto del comodino, e se la chiude alle spalle lasciandomi sola.
Scuoto la testa, trattenendo un sorriso che non sarebbe necessario nascondere dal momento che sono sola.
È da così tanti anni ormai che fingo, che non so quasi più cosa significhi essere spontanea, bambina.
Sono vecchia dentro, incartapecorita, ingrigita, consumata, annientata.
Eppure Dorian è in grado di risvegliare parti di me che avevo dimenticato esistessero.
Riesce a farmi pensare che prima o poi, forse, avrò di nuovo il coraggio di guardarmi negli occhi.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Spazio Autrice:
---
In ritardo come sempre, ma eccomi qui =w=
Mi forzo e non dico una sola parola, vi chiedo solo di recensire e dirmi cosa ne pensate, perché ricorreggendolo ho avuto qualche dubbio sul capitolo.
Non dirò nulla, NULLA, non riuscirete a farmi parlare! *fugge*
 
Alla prooossima!
Besos*
 
 
Moony

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Capitolo 9
*** Nelle ombre con te ***


Shadow
Capitolo 9:
Nelle ombre con te
 
-
 
In una macelleria?”
Sì”
Brayden ha… Brayden ha scelto una macelleria.”
Esattamente.”
Ma Myers aveva proposto la Biblioteca”
Biblioteca? È sorvegliata.”
Ma... una macelleria!”
Ti disturba vedere le carcasse sanguinolente di animali uccisi per riempire le nostre pance?”
Non è questo, ma - !”
Con estremo garbo, infine, Ombra riesce a farmi tacere.
Adesso sta zitto, siamo arrivati.”
Brontolando la seguo all’interno della piccola bottega. Il macellaio ci segue con lo sguardo mentre con precisione chirurgica e una brutalità quasi animalesca affetta una gigantesca bistecca colma di sangue; è così fresca che mi aspetto quasi che si metta a muggire da un momento all’altro.
Sento qualcosa di piccolo premere contro il mio petto, mi volto e scopro che è la mano di Ombra. Brivido.
Adesso io mi nasconderò addosso a te, ok? E tu chiarirai con Elijah. È lì, vicino la cella frigorifera.”
Alzo gli occhi e lo vedo. Non si è ancora accorto di noi.
D’accordo.”
Svanisce.
Cammino verso di lui, teso come una corda di violino… poi si volta. Sorrido.
Non devo dire nulla, non abbiamo neanche bisogno di parlare. Non ci siamo mai abbracciati spesso - orgoglio maschile, capite - ma questa volta non possiamo farne a meno.
Quando ci stacchiamo vedo che sta sorridendo anche lui. “Mi dispiace” comincia, con voce bassa e mortificata.
Scuoto la testa. “Dispiace anche a me… ”
Rimaniamo in silenzio, quel tanto che basta per renderci conto che, sì, è tutto sistemato.
Ti hanno lasciato venire da solo?” Chiede Eli, innocentemente.
Uhm… un po’.”
Elijah si acciglia. “Un po’?”
Credo intenda dire no.
 
Dorian è un bugiardo incapace: un po’?!
Scuoto la testa di fronte l’espressione sconvolta di Elijah e quella sorpresa e imbarazzata di Dorian. Sono abilmente nascosta dalla parete che porta alla cella frigorifera, di modo che il macellaio non mi veda; e ovviamente indosso la maschera. Porto però degli abiti civili in caso, come ultima spiaggia, dovessi fingermi una normalissima cittadina.
Sei… sei… ”
Sì, sono. Da quanto ho potuto sentire avete risolto i vostri problemi, giusto? Quindi potremmo anche andarcene.”
Dorian mi guarda, scandalizzato. “Ma siamo appena arrivati!”
Ti ho permesso di venire perché tu potessi risolvere i tuoi problemi con Elijah e non credo che delle fette di carne siano di grande interesse, non pensi? Avete intenzione di restare qui a rimirarle dibattendo su è più buona la carne rossa o quella bianca?” I due mi guardano con un’espressione che io interpreto come: non sappiamo cosa dire. “Appunto. Dorian, andiamo.”
No.”
Il suo tono di voce improvvisamente fermo mi spiazza. “Cos’hai intenzione di fare? Prova ad attirare l’attenzione e giuro che ti faccio a pezzi con la mannaia di quel macellaio.”
Scuote la testa. “No, però… potremmo andare a mangiare un gelato?”
Batto le palpebre innumerevoli volte, cercando di capire se l’ha detto veramente o me lo sono immaginato.
Un gelato?” Lui annuisce, sorridendo come un bimbo che ha appena proposto alla mamma di andare a comprare le caramelle; ma io ho avuto il tempo per riprendermi. Stringo gli occhi e afferrandolo per la maglietta lo attiro dietro il muro.
Mi vedi? Mi vedi Dorian?”
Lui annuisce nuovamente, ad occhi spalancati. “Sì che ti vedo!”
Bene, ciò vuol dire che se andassimo a prendere un gelato, mi vedrebbero tutti quanti! Non ti pare che ci sia una pecca nel tuo ragionamento? Oppure sei ancora convinto di continuare a battere su questa idea? Perché se è così, noi non siamo solo su due lunghezze d’onda diverse, siamo su due pianeti diversi! Non posso usare il mio potere a lungo per strada, ci sono telecamere agli incroci, ai semafori e anche davanti ad alcuni negozi, sai cosa vorrebbe dire?”
Dorian si libera con uno scrollone deciso dalla mia stretta.
Ho solo proposto di andare a prendere un gelato, basterebbe che ti togliessi quella maledetta maschera e nessuno ti noterebbe!”
È un idiota. “Devo ricordarti che anche tu sei nella lista dei ricercati? Che sono io che faccio la spesa? E che, tanto per la cronaca, uso proprio il metodo che mi hai brillantemente illustrato? Ma in questo caso il tuo amichetto conoscerebbe la mia identità e non posso permettermelo. Mi hai già visto tu, non posso rischiare Dorian.”
Puoi fidarti di lui, non lo direbbe a nessuno!”
Già, anche se questo nessuno gli puntasse una pistola alla testa? Scusami se non mi fido del tuo amichetto del cuore, ma ne dubito fortemente.”
Una risata mi distrae dalla sicura risposta di Dorian. Ci voltiamo entrambi verso Elijah che sta ridacchiando dietro la mano. “Scusate, ma siete piuttosto buffi. Carini.”
La mia mano parte subito in direzione del petto di Dorian, allontanandolo dalla precedente posizione di eccessiva vicinanza.
Sentite un po’, sono davvero felice che abbiate risolto le vostre controversie, sul serio, adesso dormirò serena sognando coniglietti rosa e unicorni, ma questa faccenda del gelato è fuori discussione!
 
Credevo di essere stata piuttosto chiara.
Invece mi ritrovo, non so come, con un cono al cioccolato fondente e caffè tra le mani, senza maschera, in mezzo ad una piazza gremita di gente e seduta su una panchina. Mi guardo intorno, nervosa.
Rilassati…” Il sussurro nel mio orecchio per poco non mi fa lanciare il gelato per aria. Stringo gli occhi davanti all’espressione beata di Dorian.
Non so come tu abbia fatto a convincermi, ma stai certo che se succede qualcosa ti faccio fuori con le mie mani.”
Sorridendo compiaciuto affonda il cucchiaio nel suo gelato al cioccolato e fiordilatte: bambino troppo cresciuto.
Ha indossato il cappellino di Elijah, calcandolo bene, in modo da coprire parte del viso.
Scuoto la testa mentre i due chiacchierano a ruota libera, ridendo e prendendosi in giro. Nel frattempo io mi guardo intorno, incuriosita, nonostante non sia qui di mia volontà: ci sono davvero tantissimi bambini con altrettanti genitori, vecchietti che danno da mangiare ai piccioni, ragazzini che giocano a pallone o vanno in bicicletta, giovani coppie, novelli sposi e anche gruppetti di ragazzi sparsi un po' ovunque. Uno di loro da una gomitata ad un altro e mi indica.
Un brivido gelido scende lungo la schiena. L'irrazionale paura che mi abbia riconosciuta si fa strada nella mia mente prima che possa fermarla.
Mi affretto a comunicare la mia angoscia al marmocchio di un metro e settantasette che trangugia felicemente il suo gelato. “Quel tipo mi ha indicata. Ha indicato me. Ricorda che se succede qualcosa ti uccido Dorian, ti uccido e sai che non sto scherzando.”
Lui segue discretamente le mie indicazioni e vede il gruppo di giovani. Avranno circa diciannove anni, massimo venti. Sento che si sta irrigidendo, il suo sguardo ha perso tutta la solita infantilità e le sue mani sono strette a pugno. Per poco non scappo quando i due ragazzi si alzano e vengono verso di noi. Faccio finta di nulla fino a quando non si fermano di fronte la panchina.
Ciao.” Dice quello, lanciandomi un’occhiata che ho imparato a riconoscere: la stessa che aveva Marcus quando era convinto di poter avere un Tête-à-Tête con la sottoscritta.
Trattengo a stento un respiro di sollievo: ormoni in subbuglio. Nulla di più.
Dorian invece è una statua di marmo e io mi chiedo perché. Dovrebbe aver compreso che non c’è alcun pericolo per nessuno di noi, ma la sua espressione non cambia, anzi, si indurisce ancora di più.
Come ti chiami?”
Ritenta quello, sempre con la stessa espressione da lepre in calore.
Non dovrebbe interessarti.” Rispondo io, piatta, ma lui insiste.
E invece mi interessa… che ne dici se ci scambiamo il numero di cellulare e ci incontriamo sabato da qualche parte? Per conoscerci meglio.”
All’apparenza sembra avere buone intenzioni, ma il suo sguardo non mente e a confermare le mie supposizioni ci pensa il ringhio di Dorian - devo ricordare che è un Vedente? - che scatta in piedi e dice, “Andiamocene.”
Lancia il gelato in un cesto e insieme ad Elijah comincia a camminare, trascinandomi dietro di lui.
Ehi! Stavo parlando con lei, chi cazzo credi di essere?”
Dorian si volta, imbufalito.
Lei non è interessata a te.”
I tizio si avvicina di qualche passo. “Non mi è sembrata così contrariata dalle mie attenzioni.”
Mi decido ad intervenire, “No, infatti…” Mi godo il suo sguardo di vittoria, quindi concludo, “... mi sei totalmente indifferente.”
Questo sembra irritarlo ulteriormente. “Senti un po’, vedi di non tirartela troppo.”
Figurati, non l'hai mai neanche sfiorata, non ho avuto alcun bisogno di tirare.”
Vaffanculo!”
Mi indichi la strada? Dalla tua faccia suppongo tu ci sia andato parecchie volte.”
Chiedilo a tua madre, ci siamo divertiti parecchio strada facendo.”
Sento Dorian trattenere il fiato.
Ci sono poche cose che riescono a imbufalirmi in questa maniera... e insultare i miei genitori, è una di queste.
Le ombre cominciano ad addensarsi… ma per fortuna Dorian è più rapido.
Prima che io faccia qualche stupidaggine lui da uno spintone al moccioso, mi afferra nuovamente per il gomito e mi trascina via, fuori dalla piazza.
Entriamo in un negozio di alimentari e ci inoltriamo tra gli scaffali, con Elijah alle calcagna. Quando ci fermiamo Dorian si volta verso di me, sconvolto. “Che cosa credevi di fare?!”
Ha insultato mia madre!”
E tu stavi per sbandierare ai quattro venti la tua identità!”
Ammutolisco.
Mi volto verso uno scaffale, mentre una parte della mia mente registra la presenza di una cinquantina di scatolette di tonno di cui almeno la metà ammaccate.
Dorian, io torno all’Accademia…” Li sento scambiarsi delle pacche sulle spalle, poi avverto una mano poggiarsi sulla mia schiena.
Grazie per averci permesso questo.” Ed Elijah se ne va.
Prendo un bel respiro e aspetto.
Qualche secondo dopo avverto nuovamente una mano sulla schiena e subito dopo Dorian entra nel mio campo visivo, sporgendosi dalla mia spalla sinistra. Ignoro bellamente una strana sensazione di calore dalle parti del mio stomaco e volto la testa dall’altra parte.
È normale che tu possa trovare inconcepibile non reagire ad un insulto diretto a tua madre, ma hai rischiato tanto… ” sembra stia per aggiungere qualcosa ma tace e ride, una risata bassa e amara. “Non so il tuo nome. Odio chiamarti Ombra.”
Chiudo gli occhi, poi li riapro e torno a guardare le scatolette di tonno di fronte a me.
Mi ha vista in faccia, sa dove abito… continuare a nascondere una cosa così futile come il nome mi sembra inutile.
Shine.”
Cosa?”
Il… mio nome. È Shine.”
Non apre più bocca.
 
Stiamo camminando verso casa. Non abbiamo più parlato da quando lei ha rivelato il suo nome, soprattutto perché io non sono ancora in grado di formulare una frase di senso compiuto.
Mi ha detto come si chiama.
Un sorriso nasce spontaneo sulle mie labbra, quindi rallento, rimanendo un po’ indietro per evitare che lei - che Shine - se ne accorga.
Arriviamo davanti al portone e silenziosamente ci incamminiamo fino alla porta. Appena entriamo lei lancia la giacca sul divano e sparisce in corridoio, probabilmente diretta in palestra.
Sbuffo e mi getto sul sofà, giusto in tempo per accogliere Brayden che arriva dalla sua camera tenendo alcuni fogli tra le mani.
Com’è andata?” Chiede, non alzando gli occhi dalle pagine.
Bene. Risolto con Elijah.”
Sono felice per te.”
E lei mi ha detto come si chiama.”
Molto ben… cosa?”
Shine. Mi ha detto che si chiama Shine.”
Silenzio.
Brayden alza gli occhi dai fogli e si siede accanto a me.
Non hai intenzione di demordere o mi sbaglio?” Mi rifiuto di rispondere se non in presenza di un avvocato. “Dorian… Shine non è il genere di ragazza con cui puoi avere una relazione, questo lo capisci non è vero? Secondo te una ragazza ricercata da ogni autorità mondiale, con quasi una trentina di omicidi alle spalle, ha il tempo e la testa per avere una relazione con un… ragazzino?”
Sobbalzo. “Ragazzino? Io non sono un ragazzino!”
Brayden scuote la testa. “Oh, sì che lo sei Dorian. Sei l’uomo più bambino che abbia mai conosciuto.”
Scatto in piedi. “Tu non mi conosci! Non hai la più pallida idea di come sono, di cosa penso o di cosa provo e no, non basta Vedermi per saperlo! Ci sono cose che neanche un Vedente può scoprire, ok? Se ho intenzione di continuare per questa strada non sono affari tuoi. Se mi farò male ne risponderò io.”
Brayden si alza e mi punta un dito contro. “Invece sì che sono affari miei, perché se Shine soffrirà a causa di questa storia ti riterrò personalmente responsabile. Ha già sofferto abbastanza nella sua vita, l’ultima cosa di cui ha bisogno è un ragazzo con il cuore spezzato che le ronza intorno con una faccia da cucciolo bastonato… quindi attento a come ti muovi. Se dovessi capire che la tua presenza mette in pericolo Shine, farò di tutto per farti sparire dalla circolazione.”
Sostengo il suo sguardo, deciso a non cedere. “Io sono qui. Non mi aspetto nulla da lei… ma io sono qui. Me ne andrò solamente quando lei mi chiederà di farlo.”
Questo sembra sorprenderlo. Tace.
Brayden prende i fogli e torna nella sua camera, lasciandomi solo.
Quando sento il rumore della porta che si chiude lascio andare il sospiro che ho trattenuto. Scuoto la testa e mi lascio cadere nuovamente sul divano, accendendo la televisione e cercando il canale dei cartoni animati
Sei l’uomo più bambino che abbia mai conosciuto!
Mi blocco.
Il mio dito parte deciso, premendo il canale in cui mandano in onda il telegiornale del pomeriggio, quindi poso il telecomando accanto a me e fisso con determinazione lo schermo.
L’ultima cosa che ricordo è un servizio su una rapina.
 
Mi risveglio dal mio sonno catatonico che è già ora di cena. Sono scivolato lungo lo schienale e Brayden probabilmente mi ha sollevato le gambe.
Mi stiracchio e mi incammino con incedere flemmatico verso la mia camera, ma mentre passo davanti la cucina vedo che Brayden e Shine stanno mangiando; lei mi vede e solleva gli angoli della bocca in quello che, per i suoi parametri, è un sorriso. “Ben svegliato. Sei crollato come un ghiro. Mi spieghi perché stavi guardando il telegiornale? Lo odi. Ogni volta che tento di guardarlo mi fai cambiare canale per mettere i cartoni.”
Arrossisco vistosamente e noto che Brayden mi sta fissando con uno sguardo che, oserei dire, sembra essere sorpreso.
Io - io volevo… volevo controllare se parlavano di te o - o di Demidoff, sì, per… per sicurezza.”
Shine mi scruta con un sopracciglio inarcato e un sorriso ironico stampato in viso.
Hai finito di annaspare?”
Annuisco rapidamente.
Ovviamente sta facendo finta di credermi, non indaga oltre, scuote la testa e continua a mangiare. Faccio un cenno ad entrambi bofonchiando un 'buonanotte' imbarazzato e vado in camera, chiudendomi la porta alle spalle e gettandomi sul letto.
Shine: un nome tanto luminoso per un cuore così pieno di ombre; ma io non faccio altro che desiderare di illuminarla, di vedere le nubi diradarsi da quei suoi meravigliosi occhi blu.
Lei però non brillerà per me, non ancora; ma io aspetterò.
Aspetterò la tua luce e se non brillerai scenderò tra le ombre; con te.
Per te.


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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Spazio Autrice
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Eeeee rieccomi! In ritardo, come al solito :D
Questo capitolo lo odio immensamente. Non tutto, solo i primi tre quarti.
Attendo i vostri pareri e in caso, più che ben accetti, anche dei consigli :))
Alla prossima!
Besos*
 
 
Moony

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Capitolo 10
*** Uomo? ***


Shadow
Capitolo 10:
Uomo?
 
-
 
Bravo Elijah, ottima idea.
Ignorando platealmente i saltelli entusiastici di Dorian, lancio il foglio di carta per terra per poi voltarmi verso di lui con uno scatto degno di una pantera. “Non se ne parla.”
Finalmente la pianta di fare su e giù come un beota e si decide a guardarmi. “Perché?” Chiede, con quello sguardo da cucciolo ferito che, accidenti, comincia a fare effetto.
Perché?! Hai il coraggio di chiedermi perché?! Elijah chiede di poterti venire a trovare qui e tu hai anche la faccia tosta di chiedermi perché non sono d’accordo?! Senti Dorian, forse non sono stata abbastanza chiara con te, forse sei più tonto di quel che pensassi o forse parliamo due lingue diverse … ma io sono ricercata! Ricercata, Dorian! Ho una trentina di condanne a morte sulla testa, sai cosa vuol dire? Vuol dire che se mi trovassero – e se fosse fisicamente possibile – mi dovrebbero uccidere non una, ma ben trenta volte!”
Dorian batte placidamente le palpebre, ormai quasi insensibile ai miei scatti di rabbia.
Ma se Elijah venisse qua puoi stare certa che non lo direbbe a nessuno, neanche a Myers!”
Stringo gli occhi. “Dorian, se lo torturassero canterebbe come un uccellino e io non ho intenzione di fuggire per tutto l’Impero solo perché tu e il tuo amichetto avevate voglia di giocare con le bambole!”
Che c’entrano le bambole?”
È un modo di dire Dorian!
Allora nessun problema.”
Sono felice che abbiamo trovato un … “
Vado a scrivergli che sei d’accordo.”
“… punto di - cosa?! Dorian, Dorian torna subito qui! Dorian!”
L’unica risposta che ottengo è il rumore della porta di camera sua che si chiude con un click innocente. Sono seriamente tentata di dissolvermi ed entrare nella sua stanza per ucciderlo silenziosamente e dolorosamente ma… non lo faccio.
Perché non lo faccio?
Qualche settimana fa, un mese fa, non mi sarei fatta il minimo scrupolo, mentre ora…
Emetto un basso ringhio e anche io vado a rinchiudermi in camera.
Il mio letto non mi è mai sembrato più sicuro, accogliente e riposante. Chiudo gli occhi e lascio che per una frazione di secondo il mio cervello smetta di pensare.
Sensazione meravigliosa: dimenticare chi sono, cosa sono, cosa devo fare, dove mi trovo…
Mi porto le mani al viso, pensando che prima dell’arrivo di Dorian pensieri del genere erano molto rari: forse perché non avevo idea di cosa volesse dire vivere senza preoccupazioni, mentre quel soldatino dei miei stivali sembra esserne l’esempio lampante. Scuoto la testa e apro gli occhi, mettendomi a sedere.
Infarto assicurato.
Dorian?! Che diavolo… stai tentando di uccidermi?!”
L’intruso, comodamente poggiato allo stipite della porta - che non ho sentito aprirsi - con una bottiglietta d’acqua in mano, ridacchia e si avvicina, sedendosi poi sul letto, un po’ più vicino di quanto avrei concesso un paio di settimane fa.
Perdonami.”
Dorian è quel genere di persona che è capace di chiedere perdono seriamente. Niente ghigni sarcastici, sguardi esasperati, no. Lui sorride.
Roteo gli occhi. “Dovrei perdonarti anche per aver deliberatamente ignorato un mio divieto?”
Ecco lo sguardo da bimbo colto con le mani nella marmellata. “Uhm… a che ti riferisci?”
È impossibile non sorridere. No, sul serio, di fronte ad un’espressione del genere viene quasi istintivo farlo, una sorta di riflesso involontario e incontrollabile.
Quindi sorrido.
 
Sta sorridendo.
Sta sorridendo a me!
Mi sistemo meglio sul letto e chiedo, “Che c’è? Perché sorridi?”
Lei scuote la testa, mentre il sorriso diventa più piccolo, senza però perdere quella luminosità che, sì, ho visto.
Brilla ancora…
Nulla.” Poi mi osserva e tutti i miei propositi di autocontrollo se ne vanno a quel paese.
Ha degli occhi che tolgono il fiato. “Dovresti sorridere più spesso.”
L’ho detto sul serio?
Perché?”
Cazzo.
Ah, be', sorridere fa – fa bene al... al cuore?”
Bravo imbecille, nomina il cuore, a questo punto perché non le scrivi una bella letterina d’amore, uh?
Dovrei indagare su questa tua affermazione ma ho come l’impressione che sia meglio rimanere nella mia ignoranza, non è vero?”
Ottima scelta.”
Le tendo la bottiglietta d’acqua, ma lei scuote la testa, quindi rimaniamo così, in silenzio... fino a quando non decido che è il caso di distruggere questo adorabile quadretto con una delle mie domande invadenti.
 
Come sono morti i tuoi genitori?”
Mi irrigidisco. Odio le domande, odio parlare di me e odio rispondere a domande su di me.
Non è una storia interessante.”
Oh …” Il suo sguardo limpido si ingrigisce per un secondo, poi scuote la testa e torna a sorridere. “Ok, non fa nulla.” Si alza e si dirige verso la porta.
Infido bastardo.
Le guardie.”
Si blocca e si volta. “Cosa?”
Li hanno uccisi le guardie. È stato durante il periodo in cui si classificavano i Geni degli Evoluti. Orion aveva dato l’ordine di venirmi a prendere, ma loro non gliel’hanno permesso. Mia madre mi ha nascosta e io sono rimasta sotto il pavimento per ore, fino a quando tuo padre non mi ha trovata e ha cominciato a trascinarmi verso l’uscita. A quel punto è intervenuto Brayden che inizialmente mi ha solo allontanato da lui, ma dopo che tuo padre l’ha colpito, be'… Brayden ha preso una decisione a cui già stava pensando da un po’: ha disertato. L’ha aggredito e stordito, quindi mi ha portata via.” Faccio spallucce. “È da allora che ci nascondiamo.”
Non oso guardarlo in faccia.
Come mai non ha fatto tutto da solo?”
Di chi stai parlando?”
Dorian mi scruta, perplesso. “Come mai sei tu a fare tutto questo e non lui?”
Stringo gli occhi. “Non provare a pensare male di Brayden. Primo: sono stata io stessa a volerlo fare. Per vendetta. Secondo: non ha potuto farlo perché quando una recluta diventa una guardia a tutti gli effetti si sottopone ad un prelievo di sangue, di modo che possa essere rintracciabile.”
I suoi occhi si spalancano, come se si fosse appena ricordato qualcosa di fondamentale importanza, quindi scatta in piedi. “La lama!”
Corre fuori dalla mia camera e si fionda nella sua. Lo sento trafficare con le sue cose, lanciare oggetti e soffocare gemiti di dolore a causa delle numerose botte che sta prendendo contro spigoli e sportelli, quindi avverto un grido di trionfo e uno scalpiccio di passi che si conclude in camera mia. Mi sta sventolando uno stiletto incrostato di sangue davanti al viso.
Inarco un sopracciglio. “Se questo è un tentativo di farmi un regalo, credo dovrò istruirti riguardo ad un paio di cose …”
Sorride. “Non dire assurdità, questa è la lama con cui ti ha trafitta quel traditore di Ghaam. Demidoff si è premurato di prenderla per evitare che rimanessero tracce del tuo sangue.”
Strabuzzo gli occhi, sconvolta. Come ho potuto essere così incosciente?!
Dorian, con questo ti sei guadagnato altre tre ore di cartoni alla televisione.”
 
Mi tira un buffetto in guancia e prende lo stiletto tra le mani, cominciando poi a pulirlo con il suo kit da serial killer igienista.
Sono pietrificato: ti sei guadagnato altre tre ore di cartoni alla televisione!
Per non parlare del buffetto che mi ha mollato.
Sono un bambino. Per lei sono solo un bambino.
Abbasso lo sguardo, sperando che non abbia sentito un consistente crack.
Bene - uhm - io vado a… ” Un bambino. “ … vado a sfruttare queste tre ore in più.”
Mi alzo, ma una mano mi impedisce di voltarmi. La sua.
L’ha poggiata con delicatezza sulla mia, in un gesto naturale che per un attimo riaccende in me la speranza.
Grazie Dorian.” E sorride ancora.
Mi sciolgo.
Come posso non farlo di fronte ad un sorriso così?
Sorrido a mia volta, un po’ meno entusiasta del solito, quindi mi allontano, chiudendomi la porta alle spalle.
 
Si è intristito.
Non capisco perché, ma il suo sospiro e il suo sorriso tirato mi hanno fatto capire che il suo umore è notevolmente calato.
Ci metto mezzora a pulire l’unica arma che mi abbia mai ferita in questi anni e infine la poggio sul comodino, quindi mi alzo, apro la porta e torno in salotto, sapendo che avrei trovato Dorian alle prese con i cartoni animati.
Quello che trovo invece mi sorprende: la televisione è accesa sul canale del telegiornale e posso sentire distintamente il respiro lento e regolare di Dorian che, lo so, sta dormendo profondamente. Scuoto la testa, divertita: ecco come far addormentare in meno di un quarto d’ora, il soldato più iperattivo dell’universo.
Supero il divano e mi siedo nell’incavo lasciato vuoto dal suo corpo, nei pressi della sua pancia. Al contrario di quando è sveglio, in cui ogni singola cellula del suo corpo pare urlare sembro un bambino ma non ne sono al corrente, mentre dorme perde gran parte di questa apparenza infantile. Noto che fisicamente è un uomo a tutti gli effetti; bello, peraltro.
Un sorrisino mi increspa le labbra mentre sposto una ciocca di capelli castano chiaro dai suoi occhi. Chiusi, purtroppo. Lascio scivolare il dito lungo la tempia, seguo la linea dello zigomo alto e della mandibola, quindi il mio sguardo si sofferma sulla bocca, né troppo carnosa né troppo sottile; il mio dito sta per muoversi con delicatezza sul percorso già segnato dagli occhi quando una voce mi fa sobbalzare.
È un bravo ragazzo.”
Scatto in piedi, voltandomi verso Brayden che mi sta osservando con un’espressione indecifrabile.
Eh? Sì, sì lo so. Cioè, perché l’hai detto? Che c’entra?” Sembro una stupida.
Il suo viso viene attraversato da un sorriso pacato. “Non importa.” Mi lancia un’ultima occhiata consapevole e si dirige verso la cucina.
Consapevole?
Cosa sa lui che io non so?
 
*
 
Sai, in tutta onestà ho sempre pensato che abitassi in qualche sordida bettola, sul cucuzzolo di non so quale montagna sperduta, circondata da trappole mortali e pali alti due metri con le teste delle tue vittime infilzate in cima. Non avrei mai immaginato che invece mi sarei ritrovato a sorseggiare una cioccolata, comodamente seduto su un tetto di solide tegole ad osservare il tramonto in compagnia della suddetta assassina, mentre ci poniamo domande capitali e i nostri sguardi si perdono nel meandri della volta celeste.”
Bevo un sorso della sunnominata cioccolata e attendo una risposta di Shine. Risposta che naturalmente non arriva.
Mi volto a guardarla e scopro che mi sta fissando con un sopracciglio inarcato.
Prima di tutto, direi che se avessi realmente abitato in qualche sordida bettola, sul cucuzzolo di non so quale montagna sperduta, circondata da trappole mortali e pali alti due metri con le teste delle mie vittime infilzate, avrei dato un pochino nell’occhio, non credi? Per non parlare poi del fatto che io non ho un gran numero di teste mozzate nell’armadio delle scorte. Per tutto il resto, noi non stiamo osservando il tramonto, stiamo scrutando la strada e soprattutto i nostri sguardi non dovrebbero perdersi nei meandri della volta celeste, ma osservare con estrema attenzione tutto quello che sta succedendo nei dintorni, quindi vedi di porti meno domande capitali e di sorvegliare l’altra estremità della strada, sì?”
Ed ecco come ridurre in mille pezzi un momento di profonda poesia.”
Quella non era poesia, era un vaneggiamento dato dalla troppa cioccolata… troppa serotonina ti fa male, lo terrò a mente.”
Sì, mamma.”
Piantala.”
Perché ci sono tutte quelle guardie?”
Ho detto pian… cosa? Dove?”
 
Mi volto di scatto verso sinistra e decido che è il caso di interrompere il momento di profondo idillio pseudo-romantico – ho davvero pensato romantico? - per correre ad avvertire Brayden.
Afferro Dorian per un braccio e, senza troppi complimenti, mi dissolvo, raggiungendo in pochi secondi la cucina. Quando torniamo solidi mi lancio su Bray, tirandolo lontano dai fornelli. “Dobbiamo andare, ci sono guardie all’incrocio.”
Lui ancora in grembiule ci mette meno di un secondo per toglierselo e lanciarsi verso la sua camera. Lo vediamo dirigersi poi verso la mia e infine in quella di Dorian, per poi tornare da noi con tre piccole sacche.
Non perdete tempo a cercare altro, questo è quello di cui avremo bisogno, muoviamoci.”
Corriamo verso l’uscita, ma sentiamo un tafferuglio dalla finestra aperta.
Brayden si blocca e mi lancia uno sguardo carico di tensione. “Shine, andate.”
Stringo gli occhi e sibilo. “Non ti lascio qui neanche se mi butti fuori a calci in culo.”
Bray mi afferra per un braccio e mi spinge lontano. “Non fare la bambina, hai lavorato per anni, ti sei nascosta, sei riuscita a tenere segreta la tua identità e a non farti catturare da Orion e adesso vuoi buttare al vento tutto quanto? Stiamo perdendo tempo, in questo modo cattureranno tutti quanti. Tu e Dorian prendete la via del tetto, io scappo dal cortile interno e passo dal sottoscala… in questo modo seguiranno me grazie alla traccia del mio sangue.”
Dorian scuote la testa. “Ma non funzionava solo con Orion?”
Brayden ci spinge verso la porta. “Funziona con chiunque possegga la traccia, adesso andate!”
Lo guardo, per la prima volta terrorizzata dopo tanti anni in cui la paura era stata soverchiata da uno strato di completa freddezza.
Non voglio lasciarti.”
Lo sguardo gelido di Brayden si scioglie, quindi mi attira in un abbraccio da orso, uno dei pochi che ci siamo scambiati in dodici anni. “Ti troverò, ok? Verrò a cercarti. Chiedete aiuto a Myers, anche io andrò da lui quando li avrò depistati.”
Mi scioglie dall’abbraccio e mi spinge verso Dorian. “Andate. In fretta!”
Annuisco, gli lancio un’ultima occhiata e corro verso le scale che portano al tetto, con Dorian alle calcagna. È pallido. Probabilmente gli dispiace di dover lasciare Brayden indietro.
Non credo sappia però che lasciandolo qui io stia abbandonando una parte di me.
Sono lacerata. Per l’ennesima volta.
Sempre per colpa sua.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
 
_____________________________________________________
Spazio Autrice:
---
ORRIBILE RITARDO. Scusate.
Ero convinta di aver pubblicato, giuro °^°
*cambia rapidamente discorso*
Prima di tutto voglio ringraziare coloro che continuano a recensire la storia, a darmi consigli, a fare segnalazioni e ad incoraggiarmi: fate più di quanto potete immaginare, davvero.
In secondo luogo aggiungo come al solito che non dirò una sola parola, perché me lo sono ripromessa e non mancherò alla parola data u.u
Spero di non aver fatto errori di nessun genere, in caso non fatevi alcun problema nel segnalarmeli.
 
Alla prossima!
Besos*
 
 
Moony

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Capitolo 11
*** Brandelli ***


Shadow
Capitolo 11:
Brandelli
 
-
 
Saliamo sul tetto e ci spostiamo in quello della casa accanto scivolando lungo le tegole, nascosti a coloro che guardano dalla strada, quindi Shine si volta di scatto, mi afferra per un braccio e ci dissolve; che sensazione orrenda.
Quando il mondo torna diritto - e cioè parecchio tempo dopo, vista la destinazione - tento di guardarmi intorno senza vomitare, prendendo atto della nostra posizione. Siamo sul tetto del Tribunale, lo stesso posto in cui Shine mi portò dopo avermi salvato dal mio penoso discorso di congedo.
“Perché siamo… ?”
“Pattuglie mensili. Sono sempre passate delle pattuglie mensili in tutta la città, ma fino ad ora si erano limitati a mandare degli idioti che non sarebbero riusciti a catturare un criminale neanche se mi fossi offerta a loro con le mani legate e una pistola puntata alla schiena, oppure delle matricole ancora con la bocca sporca di latte… non tutte quelle dannatissime guardie! Quelle erano delle guardie addestrate, guardie da cui guardarsi, guardie che non molleranno la presa su Brayden, guardie con la traccia!” Tento di avvicinarmi, ma lei si scosta e comincia a passeggiare avanti e indietro. “Quello stronzo ha delegato la traccia del sangue di Brayden ad un ufficiale! Bastardo... ma come ha fatto a sapere che…” Shine si ferma e si passa le mani tra i capelli, mentre i suoi occhi si spalancano sempre di più.
È nel panico ed è furiosa.
Brutta miscela.
“Shine.”
“ …non c’è altra soluzione, ha saputo qualcosa. Deve aver capito che Brayden è collegato a me, in qualche modo.”
“Shine.”
“Non so come, non so chi abbia parlato – giuro che se sono stati Myers, Demidoff o Elijah, li farò fuori tutti – ma sicuramente non sarà accaduto per caso. Quello stronzo, quella iena, quel mostro non…”
“Shine!” La prendo per le spalle e la scuoto. “Controllati! Farsi prendere dal panico e dalla rabbia non serve a niente, ok?”
Lei mi guarda ad occhi sbarrati, come un coniglio davanti ai fari di un’automobile. Non l’ho mai vista in questo stato.
Il coraggio di aprire bocca non ce l’ho: ho paura di distruggere quel poco di equilibrio che ancora le rimane. Sto per proporre con cautela di andare all’Accademia, quando la vedo prendere un respiro tremolante e infine dire con voce flebile, “Mi ha portato via la mia famiglia. Ancora.”
Il tono che usa è talmente straziante che per un momento sono tentato di fare una pazzia e provare a riprendere Brayden, in qualche modo.
“Ce la farà. Tornerà da te e non ti…” Le sue braccia si stringono attorno al mio torace e il suo viso affonda nel mio petto. Sta tremando.
Il mio corpo reagisce prima della mia mente: l’abbraccio, protettivo e confuso. Vorrei farla stare bene, eppure so che l’unica cosa che potrebbe aiutarla sarebbe la vista di Brayden che le sorride dicendole qualcosa tipo 'Matricole. Non avevano possibilità contro di me'.
La sola cosa che posso fare è starle vicino ma, per quanto possa sperare che non sia così, so già che non basterà.
 
Quando arriviamo all’Accademia riesco a contattare Myers tramite una cabina telefonica dietro l’angolo: un lusso che, se Shine fosse stata in sé, non mi sarei mai potuto permettere.
Elijah si è precipitato fuori portando delle divise in una sacca e noi le abbiamo indossate sopra i vestiti. In tutto questo Shine non ha detto una sola parola.
Appena arriviamo nell’ufficio di Myers si dirige subito verso la sua camera, apre la porta e se la chiude alle spalle con forza. Abbasso gli occhi, impotente. Myers sospira, mentre Elijah sposta gli occhi da me alla porta dietro cui Shine si è barricata.
“Brayden?” Chiede il Maggiore con tono preoccupato.
Io scuoto la testa.
Mi accascio sulla poltroncina di fronte alla scrivania ed Elijah fa lo stesso, grattandosi la nuca. “Credi l’abbiano preso?” chiede cautamente e io faccio spallucce.
“Non lo so… spero di no. Se gli accadesse qualcosa Ombra ne morirebbe; avete visto in che stato è.”
Entrambi annuiscono, mentre Myers si alza in piedi e poggia una mano sulla mia spalla.
“Potrete stare qui fino a quando non troverete un posto più sicuro. Io ed Elijah faremo del nostro meglio.”
Tento un sorriso e mi alzo a mia volta, offrendogli la mano. “Grazie, grazie davvero.”
Il Maggiore risponde al sorriso e poi continua, “In privato datemi del tu. Siamo tutti sulla stessa barca.”
Il suo sguardo comprende anche Elijah che arrossisce e abbassa gli occhi, imbarazzato.
Annuisco. “D’accordo. Vado a vedere come sta Ombra.” Non posso dire il suo nome. Deciderà lei se rivelarlo o meno.
Un pacca sulla spalla ad Elijah, una stretta di mano con il Maggiore, quindi entro in camera chiudendomi la porta alle spalle.
 
Brayden è stato l’unico essere umano che mi abbia mai conosciuta. È stato un vero e proprio padre per me, una sorta di faro nel buio, un punto di riferimento. Sapevo che avrei potuto sbagliare, cadere, arretrare, fallire, perché lui sarebbe stato lì, pronto a correggermi, sorreggermi, spingermi, rimproverarmi e spronarmi. Almeno così credevo.
Stringo con più forza il cuscino, getto la maschera dall’altro lato del letto, rinunciando alla segretezza anche con Myers e affondo il viso fra le braccia. Mi lascio avvolgere dalle ombre, precipito nel cuore più profondo di questa oscurità e per qualche secondo, mi metto al riparo da tutto.
“Shine?”
O quasi tutto.
Mi raggomitolo ancora di più, aggiungendo altre ombre, ma Dorian continua a guardarmi.
Ricordo che è un Vedente e che, per quanto possa nascondermi, lui mi vedrà sempre.
Non potrò mai nascondermi da lui.
Taccio e distolgo lo sguardo quando Dorian si siede nell’incavo lasciato dal mio corpo “Sono certo che ce la farà. Brayden è l’uomo più attento e abile che conosca, quei pivelli non riusciranno mai a… ”
“Sta' zitto.”
Lo vedo trasalire, mentre mi guarda con quei grandissimi e terribilmente innocenti occhi azzurri. Spingo il senso di colpa tra le ombre ed esplodo.
È tutta colpa tua!
Dorian si alza e fa un passo indietro, come se lo avessi spinto o schiaffeggiato.
“Mia?” Chiede, confuso e ferito. Continuo ad ignorare quella voce che mi dice di fermarmi, di tacere, infatti scatto in piedi a mia volta, puntandogli un dito contro.
“Sì, è tutta colpa tua! Andava tutto bene prima che arrivassi tu, io e Brayden vivevamo senza alcun problema, poi arrivi tu e sconvolgi tutto! Hai distrutto la mia vita, hai raso al suolo ogni mia convinzione, hai mandato all’aria anni e anni di lavoro in poche settimane e adesso guardami! Guardami! Sono una stupida piagnucolona emotiva, Brayden è chissà dove e TU, tu sei tornato nella tua amata Accademia! Scommetto che mi hanno riconosciuta quel giorno che mi hai convinta ad uscire, ne sono certa. Sei solo un bambino viziato che non si rende conto di quanto il mondo faccia schifo, abituato ad avere tutto e a non rinunciare a niente, credi di conoscermi ma non sai niente di me, pensi di poter essere mio amico… ma io non te lo permetterò.” Non capisco nulla. Sto parlando, sto urlando, non so neanche cosa sto dicendo ma ho bisogno di dirlo. Deve star male almeno la metà di me.
“Devi starmi lontano Dorian, io sono un’assassina, non ho tempo per gli amici, io non voglio un amico, soprattutto se infantile come te!”
Prendo fiato e faccio per voltarmi, ma la sua voce, gelida come non l’ho mai sentita, mi blocca. “Farò esattamente come dici tu. Farò in modo di starti il più lontano possibile.”
Lo guardo, improvvisamente cosciente delle parole che gli ho rovesciato addosso.
Quegli occhi azzurri, solitamente dolci e rassicuranti, sono freddi e impenetrabili come il metallo. Si volta verso la porta, la apre e se la sbatte alle spalle con una forza tale da far cadere un quadretto sulla parete.
Non ho mai potuto nascondermi da lui, ma adesso non ne avrò più bisogno.
Lui non mi guarderà più.
 
È come se mi avesse pugnalato a morte.
Ha detto tutto quello che pensava di me, tutto quello che si è tenuta dentro in queste settimane, lasciando che io mi… affezionassi a lei.
Brayden aveva ragione, ha sempre avuto ragione: questa cosa ha portato solo dolore.
Se vuole che mi tenga lontano da lei, lo farò.
Myers è uscito, probabilmente subito dopo le prime urla di Shine, mentre Elijah è rimasto seduto, con gli occhi bassi e il viso arrossato. Mi accomodo nella poltroncina accanto alla sua, pallido e serio.
“Sono certo che non…” Comincia lui, ma io lo interrompo.
“Non giustificarla.”
Eli annuisce rapidamente, quindi torna all’attacco.
“Da quanto ho capito, Brayden è stato come un padre per lei. Non pensi sia stato il dolore a farle dire quelle cose? Per non parlare della rabbia e della confusione.”
Scuoto la testa. “Tu… tu non capisci, io…”
“Tu cosa?” Già. Cosa credevo di fare? Davvero speravo di rappresentare qualcosa per lei?
“Non è una santa, ma è piena di strati da scoprire man mano che lei te ne dà l’occasione. Pensavo di averne scoperti abbastanza, di… significare qualcosa per lei.” Faccio spallucce. “Mi sbagliavo.”
Elijah mi sta guardando con un’espressione strana, a metà tra il perplesso e il sorpreso.
Infine chiede cautamente, “Ti sei inna... ?”
Mi volto di scatto verso di lui, arrossendo furiosamente.
“Assolutamente no! Ma cosa vai a pensare?!”
Eli sorride gentilmente. “È molto bella.”
Lo fulmino con un’occhiataccia. “Non è solamente un bel faccino, lei è generosa e…”
Mi rendo conto di ciò che sto dicendo e arrossisco ulteriormente, mentre Elijah gongola soddisfatto. “Dicevi?” chiede lui, sorridendo.
“Chiudi quella bocca.”
Lo sento ridere, quindi continua serio. “Myers è andato a prendere un sacco a pelo. Suppongo le lascerai il letto.”
Annuisco duramente. “Sì e poi non ho alcuna intenzione di dormire in camera con lei. Dormirò qui, in ufficio.”
Elijah scuote la testa e si alza. “Non essere troppo duro. Sei l’unica persona che le rimane al mondo.”
Questa consapevolezza mi ammorbidisce tutto d’un colpo, spegnendo il mio animo rabbioso.
“Lo so. Spero solo che non pensi realmente ciò che mi ha detto.”
Eli scoppia a ridere. “Devi ammettere che talvolta sei terribilmente ingenuo.”
Inarco un sopracciglio. “Io?! Ha parlato l’uomo vissuto”
“Io quantomeno ammetto di essere innamorato di Asia.” Dicendolo arrossisce lievemente.
Io faccio un sorriso amaro. “Anche se ammettessi di essere innamorato di…”
“Scusate.” Mi volto di riflesso, incontrando per un secondo i grandi occhi blu di Shine.
Distolgo immediatamente lo sguardo, sapendo che se li guardassi troppo a lungo non riuscirei a tenerle il broncio.
Elijah sembra intuire i miei pensieri, infatti sorride e si rivolge educatamente a Shine.
“Ti serve qualcosa?”
“Posso utilizzare il bagno? Vorrei farmi una doccia.”
Elijah annuisce. “Certamente! Dorian, aiutala a preparare l’occorrente. Il bagno è identico al nostro.”
Emetto un ringhio e rispondo burbero, “Credo sappia farlo da sola, non ci vuole una laurea.”
La vedo trasalire con la coda dell’occhio. L’ultima volta che sono stato così ostile con lei è stata sul tetto di fronte il nascondiglio di Demidoff e solo perché credevo avesse ucciso il padre di Carlotta. “Dorian.” Continua Eli, con tono ammonitore.
Sospiro, quindi mi alzo e oltrepasso la porta, cercando di non avvicinarmi a Shine più del necessario. I suoi capelli hanno un profumo tutto loro. Li odio.
Spalanco la porta e indico il mobiletto accanto al lavandino.
“Lì puoi trovare gli asciugamani per i capelli, mentre nell’armadietto accanto alla doccia trovi i teli più grandi. Bagnoschiuma e shampoo sono all’interno del box.”
Shine annuisce senza guardarmi, poi si volta e apre la bocca per parlare. Non le do neanche il tempo di emettere un suono; esco dal bagno e sbatto la porta.
 
Ho ancora i capelli umidi quando sento Myers rientrare. Scambia qualche parola con Dorian e infine sento i suoi passi dirigersi verso la camera.
La porta si apre lentamente, quindi una mano si insinua tra l’anta e il muro.
“Vengo in pace.” Myers.
“Entri pure.”
L’uomo entra e si chiude la porta alle spalle. “Dammi del tu, non sono così vecchio.”
Accenno un sorriso mentre il Maggiore si siede accanto a me, facendo affondare di parecchio il materasso. È davvero gigantesco.
“Brayden è un soldato eccezionale. Ai miei tempi ne ho molto sentito parlare, era considerato la promessa dell’Accademia.”
Prima che riesca a fermarmi dico. “Un po’ come Dorian.” Taccio e abbasso lo sguardo, mantenendo un’espressione neutra che però non inganna Myers.
“Ho sentito una parte di ciò che gli hai detto. Non è stato molto carino.”
Faccio spallucce e tento miseramente di giustificarmi. “Non siamo parenti.” Patetica.
Myers sogghigna. “Grazie al cielo, aggiungerei.”
Mi volto verso di lui, accigliata “Che intendi dire?”
Il Maggiore scuote la testa “Nulla. Non è ancora il momento.”
Batto le palpebre, confusa “Momento di cosa? Di che stai parlando?”
Myers si alza e mi sorride “Dorian ha deciso di dormire in Ufficio. È un problema?”
Sì che è un problema, è un grandissimo problema.
“No.”
Bugiarda.
Un ultimo cenno e poi il Maggiore esce dalla camera da letto, lasciandomi sola.
Sorrido amaramente: credo sia il mio destino essere lasciata sola.
Con una persona però potrei anche rimediare.
 
È notte fonda e io non riesco a dormire. Sono tormentato dai sensi di colpa e comincio a pensare di mettere da parte il mio orgoglio e andare in camera, tanto per farle capire che sono pronto a sotterrare l’ascia di guerra.
Sto per alzarmi e mettere in pratica il mio pensiero quando la porta della stanza da letto si apre e una figura snella esce dall’ombra, avvicinandosi.
“Dorian?” La sento bisbigliare.
Emetto un grugnito in risposta, tanto per farle capire che sono sveglio.
“Qui… qui fa caldo. Non credi sia meglio venire in camera? C'è l'aria condizionata.”
Sta cercando, in maniera davvero goffa anche per i miei parametri, di far pace?
Sogghigno nel buio: credo che mi divertirò. “C'è anche qui. E la finestra è aperta.”
Shine ammutolisce “Uhm. Ok.”
Fa un passo indietro, ma sembra ripensarci subito dopo.
“Però poi non lamentarti domani, quando ti sarai praticamente sciolto nel tuo sacco a pelo.”
La osservo nel buio, concedendomi di Vederla per un attimo: il senso di colpa è il sentimento predominante ma riesco ad intravedere anche molto imbarazzo e… affetto?
Prima che riesca ad inquadrare bene ciò che ho visto la luce si accende e io sbatto le palpebre, accecato. “Ehi! Potresti anche avvertire.”
Mi metto a sedere e la brezza che entra dalla finestra mi da un po’ di sollievo. La temperatura sta salendo sempre di più, l’estate si avvicina.
Mi alzo in piedi e mi godo il disagio di Shine quando si rende conto che sono senza maglia. “L’ultima volta che siamo stati qui eri molto più intraprendente.” Dico, tentando disperatamente di non arrossire ricordando l’appellativo con cui aveva definito la mia voce e grazie a Dio ci riesco. La vedo fare spallucce e distogliere lo sguardo. “Mi stavo solo divertendo.”
Sbuffo e dico, prima di riuscire a fermarmi. “Già… poi hai capito che ero solo un bambino troppo cresciuto.”
Shine si volta di scatto verso di me, gli occhi ridotti a fessure. “Me lo rinfaccerai a vita?”
Rido, sarcastico. “A vita? Quando Brayden tornerà ti libererai di me, stai tranquilla. Non dovrai più sopportare i miei terribili tentativi di esserti amico.”
Shine si avvicina rapidamente fino a starmi di fronte. “Ero arrabbiata Dorian e… spaventata.”
Non piangerà. Lei non piange mai. “E secondo te questo ti giustifica?”
I suoi occhi scintillano pericolosamente “Tu mi hai chiamata mostro, Dorian; e io ti ho perdonato.”
“Se stai usando questa cosa contro di me, allora no, non mi hai affatto perdonato.”
“Non la sto usando contro di te, ti sto facendo notare che io, a differenza di te, ho accettato le tue scuse!”
“Scuse? Quali scuse? Credo di essermi perso questo passaggio.”
Finalmente tace. I suoi occhi si spostano nervosamente in ogni punto della stanza, infine, con tono tentennante e flebile dice, “Mi dispiace”
Metto una mano a coppa attorno all’orecchio e mi chino su di lei. “Come? Non ho sentito... ”
Shine sbuffa e agitando le braccia indietreggia.
“Mi dispiace! Ho detto che mi dispiace, ok?”
La Vedo nuovamente. È imbarazzata. Perché è imbarazzata?
Shine si stringe nelle spalle, esternando il suo disagio.
Decido di non indagare oltre e finalmente i miei occhi si fermano definitivamente nei suoi. Cedo.
Il rancore svanisce e viene nuovamente sostituito da quella dannatissima morsa allo stomaco, quello sfarfallio continuo che mi assale ogni volta che i suoi occhi si posano su di me.
È magnetica, ammaliante, ipnotica… letale.
Maledetta.
Improvvisamente mi rendo conto di quanto sia vicina: i suoi capelli hanno un profumo diverso - probabilmente a causa dello shampoo che ha usato oggi - e così la sua pelle. Inconsciamente faccio un passo avanti. Lei non indietreggia, continua ad osservarmi con quello sguardo tagliente, oscurato però da un velo di confusione e perplessità mischiata a sollievo.
Prima che riesca a fermarla una mia mano sta già giocherellando con una ciocca di quei capelli neri come la notte, un assaggio della sua oscurità.
Non è innocente, non vuole essere salvata, né protetta.
È ciò che di più lontano da una principessa io potessi trovare.
Sono io ad aver bisogno di lei.
Il suo profumo si fa più intenso, i suoi occhi più grandi e il resto della stanza diventa un patetico e misero sfondo mentre i nostri respiri si confondono.
La mia mano risale fino al suo viso e scivola tra i suoi capelli, accarezzandole il collo.
“No… ” Una sillaba, un sospiro.
Prendo un respiro improvviso e mi allontano di scatto, facendo qualche passo indietro, ponendomi ad una distanza di sicurezza da lei, dal suo profumo e dai suoi splendidi occhi blu.
“Già. Sì. Sì hai ragione, scusami.”
Credo di aver raggiunto la più accesa tonalità di rosso mai registrata su un viso umano.
“Dorian, non… non accadrà. Non accadrà mai.
“Non devi dire nulla, scusami, è che… ” È che, cosa? Ora dirò che non volevo farlo? Che è stata colpa del caldo o della litigata? Vigliacco, sono un vigliacco. Alzo gli occhi e la guardo, cancellando ogni traccia di imbarazzo. “... non devi dire nulla. Perdonami. Non avrei mai dovuto neanche pensarlo.” Chino leggermente la testa e le indico la stanza. “Credo sia meglio che andiamo a dormire. Rimarrò qui e accenderò il condizionatore, non credo che Myers se la prenderà.”
Vedo Shine annuire rapidamente, priva di espressione. “D’accordo, allora buonanotte.”
Si volta e torna in camera, chiudendosi silenziosamente la porta alle spalle.
Non accadrà mai.
Brayden l’aveva detto, mi aveva avvertito, sapeva che sarebbe finita malissimo, che lei non avrebbe mai accettato di assecondarmi in questa follia; ma io non posso lasciarla.
Ormai sono con lei, sempre. Non posso più farne a meno.
Non mi vedi. Non mi vedrai mai.
 
Una volta chiusa la porta mi siedo sul letto, tremando. Sto tremando.
Ho caldo, sto letteralmente bruciando e allo stesso tempo rabbrividisco come se fossi distesa in mezzo alla neve in tanga. Perché non ho fatto un passo indietro quando lui si è avvicinato? Perché non ho schiaffeggiato quella mano invadente? Perché non l’ho semplicemente spinto via?
Sono riuscita solo ad emettere un sospiro tremolante, un monosillabo: no.
Ho detto solo questo.
Sono riuscita a ritrovare il dono della parola solo quando si è allontanato, quando i suoi occhi sono ritornati ad una distanza sopportabile, quando le sue mani non erano più su di me.
Per un momento ho pensato di non farcela, di non riuscire a respingerlo. Quando ho sentito il suo respiro sul mio viso, tutto il mio cinismo, la mia freddezza, il mio gelido autocontrollo stavano per andare a farsi friggere. Il mio cervello ha ripreso a funzionare per magia, proprio nel momento in cui stava per spegnersi definitivamente... e ho detto no.
Si è allontanato di scatto e ha fatto male, devo ammetterlo.
Per proteggermi da questo dolore ho detto la prima cosa che mi passava per la testa e cioè che non sarebbe mai accaduta una cosa del genere. Sinceramente non so neanche a cosa mi stessi riferendo, so solo che non accadrà mai.
Non rimane abbastanza di me, per poterne donare anche una parte a qualcuno. Ho consumato me stessa in questi anni, ho fatto a brandelli tutto ciò che ero per diventare Ombra.
Se mi ricomponessi ne morirei; e Dorian ha la terrificante capacità di farmi sentire me stessa più di chiunque altro.
No. Non accadrà mai.
Mai.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 







 
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Spazio Autrice:
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Sto facendo violenza su me stessa per non dire una sola parola :|
Taccio.
Ringrazio tutti come sempre e taccio.
 
A presto!
Besos*
 
 
 
Moony

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Capitolo 12
*** Sorpresa ***


Shadow
Capitolo 12:
Sorpresa
 
-
 
Inutile specificare che tra di noi è calato un muro di puro imbarazzo.
Shine fa finta di niente, ma vedo che cerca di non restare mai sola con me e quando accade si rinchiude in camera, lasciandomi in ufficio a rimuginare sulle sue parole.
La cosa che più mi fa arrabbiare è il suo modo di reagire: che senso ha evitarmi? Pensa che sarei in grado di saltarle addosso e abusare di lei?
Mi tratta come un animale privo di controllo e mi fa incazzare più questo suo comportamento che il suo rifiuto di quella sera; anzi, per quel rifiuto sono arrabbiato con me, non con lei.
È passata una settimana e la situazione non sembra migliorare.
Afferro un mucchio di lettere e comincio a sfogliarle. Essendo costretti a rimanere nelle stanze di Myers mi sono offerto di aiutarlo a smistare la posta, i telegrammi e le richieste che il Maggiore riceve in quantità industriali ogni santo giorno. Le uniche che non posso aprire sono quelle timbrate in rosso e quelle con il sigillo di Orion - queste ultime non le ho mai individuate - segno che sono strettamente riservate.
Nel cumulo che ho appena avvicinato ce ne sono tre timbrate in rosso, ma nel momento in cui le osservo con più attenzione, vedo che una di queste è chiusa con un sigillo di ceralacca: un arco teso e un alambicco. Nella parte posteriore c’è solo l’indirizzo e una parola, scritta in una grafia elegante, stretta e spigolosa: successo.
Cosa avrà da dire Orion a Myers? È davvero così urgente da dover utilizzare il timbro rosso? E che significa ‘successo’?
Mi guardo intorno e lancio un’occhiata all’orologio appeso sopra la porta. Il Maggiore dovrebbe restare fuori ancora per venti minuti, quindi dovrei avere il tempo di dare una sbirciatina.
Spinto da non so quale forza malvagia, apro con cura la busta cercando di non strapparla, in modo da poterla incollare successivamente. Ci impiego cinque minuti, quindi mi affretto a leggerla.
 
Lo sto evitando.
Lo sto evitando e lui sa che io lo sto evitando.
In questi giorni ho fatto i salti mortali per restare sola con lui il minore tempo possibile, pur essendo consapevole che lui l’avrebbe presa come un’offesa personale. Non mi importa.
Non voglio farlo soffrire ancora e io in quanto a sofferenza credo di aver già dato abbastanza.
Sto leggendo un libro, stesa sul letto. Sfoglio con tranquillità le pagine di un volume divertente intitolato ‘Le porte dell’inferno si sono aperte. Attenti al gradino’ di John Connelly.
Sogghigno divertita quando il protagonista si ritrova a discutere con un mostro che ha temporaneamente preso dimora sotto il suo letto, convincendolo infine a desistere dal volerlo mangiare tramite l’uso di una ben sviluppata diplomazia e una spiccata intelligenza. Sto per voltare pagina quando la porta si apre di scatto: Dorian si trova sulla soglia, pallido e sconvolto. La preoccupazione prende il sopravvento sull’indifferenza forzata.
Che succede? Stai bene?” Mi metto a sedere, chiudendo il libro dopo aver inserito il segnalibro.
Mr. OcchiAzzurri si limita a tendere il braccio, allungandomi una lettera.
La prendo tra le mani e la leggo rapidamente; la mia espressione, lo so, passa attraverso un tunnel psichedelico di cambiamenti: da curiosa a perplessa, da perplessa a irritata, da irritata a sconvolta, da sconvolta a terrorizzata e da terrorizzata a furiosa.
Alzo di scatto il viso, getto la lettera di lato e mi dirigo verso la cassapanca, tirando fuori i miei indumenti neri.
Che stai facendo?”
Dorian si avvicina rapidamente e io tento di ignorare l’allarme che lampeggia nella mia testa.
Mi preparo, non vedi?”
Ti prepari a fare cosa? Che pensi di fare?”
Ucciderlo.”
Certo. Non ci sei riuscita in quattro anni e pensi di riuscirci adesso, mentre sei arrabbiata, spaventata e ferita?”
Ignoro anche ciò che dice, quindi frugo nella borsa alla ricerca del mio fidato bracciale. L'Alchimista che l'ha creato per me è stato ucciso poco tempo dopo durante uno scontro con delle Guardie.
L’ultima volta che ho avuto il bisogno di usare il bracciale è stato quando ho ucciso Aironi, durante la festa in maschera e adesso penso sia il caso di tirarlo fuori un’altra volta. Mi sembra quasi di sentirli sibilare, i miei serpenti.
La legge è stata approvata, Dorian. In Parlamento. Se non lo uccido, se non pongo fine alla sua tirannia, ci ritroveremo di fronte ad una vera e propria deportazione e io non posso permetterlo. Orion non vuole far del male alla gente comune, no, vuole semplicemente isolare le persone come me e te, vuole sapere quanti ce ne sono come noi, quanti può controllarne e quanti deve ucciderne. Questa divisione tra persone normali e non, è solo un diversivo per controllarci meglio. Nel caso capisse che riesce a mantenere il controllo su tutti quelli come noi, per la gente comune sarebbe la fine. Sarebbero relegati ai lavori più umili e considerati lentamente una razza inferiore. Lo dice già il nome con cui ci ha battezzati Dorian: gli Evoluti.” Sospiro e osservo il bracciale che ho tra le mani. “Dobbiamo fermarlo.”
No, credo dobbiate spiegarmi per quale motivo avete letto una lettera riservata.”
Ci voltiamo di scatto verso la porta, del tutto occupata dalla figura di Myers, irritato e infastidito. Dorian fa un passo avanti, ringhiando. “Quando avevi intenzione di dircelo? Quando ci avresti informati che la legge sarebbe stata proposta in Parlamento? Quando?!”
Myers si porta una mano al viso, improvvisamente sgonfio. Io non dico una parola. In questo momento, in questo preciso istante, vorrei ucciderlo. Prima però aspetterò che ci dia una spiegazione.
Sapevo che avreste reagito così. Stavo per informarvi, ma poi siete arrivati qui, sconvolti, stanchi… Shine è distrutta e tu con lei. Come potevo dirvi che quel mostro era riuscito nel suo intento? Io ovviamente ho votato contro l’approvazione della legge, c’è anche scritto nella lettera, non è vero? Orion tende a far sapere agli sconfitti quanto sta gongolando e la faccenda del voto anonimo è pressoché una puttanata. Sa benissimo chi è con lui e chi è contro di lui. Demidoff avrà ricevuto una lettera identica a questa.”
Vedo Dorian annuire rapidamente. “Sì, c’è scritto. Ciò non toglie però, che hai deciso per noi. Hai impedito a me e a Shine di fare qualcosa.”
Noi. Rabbrividisco.
Scuoto la testa, dandomi della stupida.
Non importa.” Dico, attirando l’attenzione dei due militari. “Risolverò la questione alla vecchia maniera.” Indosso il bracciale, avvertendo la consistenza dura e scagliosa dei serpenti. “Ucciderò Orion.”
 
Non puoi andare da sola. Morirai!”
La morte è la mia alleata più fidata. Se dovessi morire, penserei che ha finalmente deciso di salvarmi da questa vita.”
Non dire cazzate, sei un’incosciente!”
Sono un’assassina.”
E con ciò? Solo perché solitamente sei tu ad uccidere le persone, questo ti rende immune dalla morte?”
Shine si volta di scatto verso di me, già vestita di nero, con il suo letale bracciale che le stringe il polso, inquietandomi. È orribile pensare che un gioiello tanto bello possa uccidere una persona in pochi istanti.
Questa riflessione mi porta a pensare che è perfetto per lei: bellissima e mortale, come un fiore velenoso.
No Dorian, ma questo è il mio compito. Ho sacrificato tutta la mia vita per arrivare a questo momento. Non mi farò fermare da te. Se tenterai di trattenermi, ti colpirò.”
Lo dice con così tanta serietà che non mi sogno di dubitare delle sue parole neanche per un istante. “D’accordo, non ti fermerò… ma voglio venire con te.”
Shine mi guarda come se fossi matto. “Non se ne parla, è troppo pericoloso.”
Inarco un sopracciglio. “Ti sembra di essere l’unica addestrata ad uccidere? Devo ricordarti dove siamo?”
La vedo trattenere un sorriso. “No, Dorian, non ce n’è bisogno. Quello che sto per fare però è molto diverso. Tu sei un soldato, io sono un’assassina: c’è una differenza sostanziale, credimi.”
Non mi quadra. Orion sa che Shine stava tentando in tutti i modi di fermare quella legge, quindi è ovvio che adesso si aspetti delle ripercussioni da parte sua.
Che intenzioni ha?
E poi…” Alzo il viso, guardando la sua espressione… preoccupata?
E poi?” La incito io.
E poi non – non è il caso che rischi la vita. Io sono abituata, tu no. Non voglio che ti accada qualcosa, d’accordo? Non ci tengo a recuperare il tuo cadavere dalle fogne, ho già abbastanza problemi.”
Certo. Ha provato a stemperare questa dimostrazione d’affetto con una delle sue uscite da cattiva. Illusa.
Mi passo una mano sulla nuca, trattenendo un sorriso di vittoria. “Se non mi porti con te, ti seguirò.” Shine mi guarda per l’ultima volta a viso scoperto, quindi indossa la maschera. Bella. È bella.
Sei un rompipalle.”
Rovista per un attimo nella sua sacca, quindi si volta e mi tira qualcosa di nero. Appena riesco a districare la stoffa, mi trovo tra le mani i miei pantaloni neri e la mia maglia dello stesso colore. “Indossa i tuoi scarponi, andranno benissimo.“
Sorrido raggiante alle sue spalle. Quando si volta mi sporgo rapidamente verso di lei, lasciandole un bacio in guancia.
Grazie” Mi godo il rossore improvviso sul suo viso, la sua espressione allibita, quindi mi volto, non dandole il tempo di riprendersi. “Vado ad indossarli, non provare a scappare perché giuro che mi metto a vagare a piedi per tutta la città.”
Appena apre bocca per replicare mi chiudo la porta alle spalle, sogghignando verso il nulla.
Non voglio che ti accada qualcosa, d’accordo?
 
*
 
Dorian, spostati un po’, maledizione!”
Dove?! Non c’è una molecola di spazio libero.”
Ah no? Se tu ti fossi seduto come un comune mortale, adesso non sarei costretta a stare in questa posizione assurda!” Questa vicinanza mi rende nervosa. Sento il suo incredibile calore, il suo profumo di zucchero filato e sono tentata di avvicinarmi il più possibile… poi ricordo chi siamo e cerco disperatamente di mettere spazio tra me e Dorian.
Mi sarei volentieri seduto come un comune mortale, peccato che ci sia una cassa di scorpioni vivi ad una ventina di centimetri da entrambi e neanche tu sembri volerti sedere dove mi sarei dovuto sedere io.” Grazie al cielo è buio.
È ovvio che non ci voglio stare!”
Allora usa le ombre, no?”
Non è necessario: meno le uso meglio è.”
Uhm. Non è necessario?”
Cerco di ignorare la vena insinuante nella sua voce.
Al momento siamo al coperto, ben nascosti e nessuno ci sta dando fastidio: no, non è necessario. Tra l’altro non mi sembra che tu stia soffrendo particolarmente.”
Ah – ha. Uno pari, palla al centro. Riesco a vederlo arrossire anche al buio.
Cambia abilmente discorso.
Si può sapere che ci fanno degli scorpioni vivi in una cassa di legno?”
Sono per gli Alchimisti, idiota. Il loro veleno è pagato a peso d’oro.”
Dorian sbuffa, facendo svolazzare i miei capelli.
Perché stiamo usando un carro merci? Non potevi usare le ombre? Direi che in questo caso sarebbero state più che necessarie”
Devo ricordarti che non riesco ad ingannare la tecnologia? Ci scoprirebbero subito con tutte le maledette telecamere che ci sono.”
Dalla cassa provengono degli strani rumori, come se gli scorpioni stessero ingaggiando una lotta furiosa l’uno con l’altro.
Automaticamente ci spostiamo il più possibile verso la parete opposta.
È una missione suicida.” Mormora Dorian a pochi millimetri dal mio orecchio.
Contengo i brividi e rispondo, caustica “Come ho già detto la mia morte non rappresenta un problema per me.”
Ma per me sì.”
Alzo di scatto gli occhi, sorpresa. È ancora rosso e imbarazzato. “Dorian… ”
Sì, lo so. Ti sto parlando da amico. Nient’altro.”
Vorrei prenderlo a testate e allo stesso tempo farmi fuori da sola. Lo odio, perché mi fa desiderare di essere una persona che ho fatto di tutto per non essere più. Mi fa desiderare di essere me.
Scuoto la testa. “Dorian, devo farlo. Non posso permettere che vada tutto a monte.”
Lo vedo annuire lentamente. “Lo so, ma vorrei che avessi riflettuto un po’ di più. Orion si aspetterà che tu intervenga adesso, quindi avrà sicuramente preso delle misure di sicurezza maggiori, non-” Poggio una mano sulla sua bocca, zittendolo. “Vorrà dire che saremo molto, molto silenziosi.”
 
Ci scrutiamo nel buio del camion, gli occhi a pochissimi centimetri di distanza, gli scorpioni che sibilano nella cassa di legno…
Molto romantico.
Un quadretto delizioso; mancano solo le guardie, un po’ di sangue e Orion che balla la conga indossando un gonnellino di foglie di fico.
Scaccio via quest’immagine raccapricciante, scosto la mano di Shine e annuisco con riluttanza.
D’accordo.”
Uno scossone violento ci coglie di sorpresa. La cassa slitta verso di noi tra i sibili furiosi dei teneri animaletti in essa contenuti. Sia io che la fanciulla qui presente ci esibiamo in un gran numero di imprecazioni colorite, fino a quando gli scorpioni non si placano e ci rendiamo conto di essere fermi.
Shine si sposta con cautela cercando di non urtare nulla, quindi sussurra “Cominceranno a scaricare tra dieci minuti. Abbiamo il tempo di uscire e raggiungere le cucine.”
Annuisco, spostandomi con una certa prudenza: non ho alcuna intenzione di avvicinarmi a quella cassa.
Shine scosta con cautela la copertura del rimorchio e dopo essersi accertata che siamo soli mi fa cenno di seguirla. Fortunatamente siamo nascosti a tutte le telecamere, ma ci ritroviamo ugualmente stesi a terra a strisciare tra i veicoli. Dopo una ventina di metri percorsi in questo modo raggiungiamo la porta e anche in questo caso veniamo aiutati da qualche buona stella visto che, per qualche motivo, qualcuno sembra essersi dimenticato un grosso carrello dal carico pesante che copre proprio la zona vuota tra l'ultimo camioncino e la porta, spazio che, normalmente, avremmo dovuto percorrere travestiti da… qualcosa. Ci troviamo nella zona sotterranea del palazzo, quella delle cucine e della servitù, quindi possiamo muoverci senza doverci preoccupare di un'ipotetica videosorveglianza. Slittiamo e annaspiamo fino al grosso tavolo centrale, quello in cui vengono preparate le portate prima di essere servite e ci rifugiamo sotto la tovaglia, ben nascosti.
Shine si accosta a me e mi sussurra in un orecchio, con un tono talmente basso da costringermi a tapparmi l'altro per sentirla, “Vado a prendere due divise nello spogliatoio. Ci cambieremo qui sotto, quindi raggiungeremo la Sala dello Scranno. Orion siede lì per la maggior parte della giornata: stupide dimostrazioni di potenza.” Quindi sparisce in uno sbuffo d'ombra. Passa solo qualche minuto quando la stessa nebbia nera filtra nuovamente sotto la tovaglia e si ricompone sotto forma di Shine. “Tieni.”
Afferro la divisa e comincio a togliermi gli abiti. Realizzo che dovrei voltarmi. Tentando di non far notare il rossore, do le spalle a Ombra che stava già cominciando a sfilarsi la maglia scura, certa che mi sarei voltato; e in effetti l'ho fatto.
Indosso la camicia color senape e i pantaloni verde quercia, quindi completo la divisa con una giacca dello stesso colore bordata d'oro. Probabilmente le scarpe non sono adatte, ma non me ne preoccupo.
Aspetto qualche altro secondo, sentendo ancora dei fruscii alle mie spalle. Comincio a voltarmi cautamente e quando con la coda dell'occhio vedo che Shine è vestita, mi giro completamente.
La scruto con aria perplessa. “È una divisa...”
...maschile, sì.” completa lei, sbrigativa.
Perché?”
Mi scruta attraverso la maschera che ancora non si è tolta. “La divisa femminile era composta da una lunga gonna e un corpetto senza maniche. Io devo potermi muovere liberamente e devo avere la possibilità di nascondere il bracciale. Chiaro?”
Annuisco. “Chiaro.”
Sono abituato ai suoi modi bruschi, quindi non me la prendo. Mi accorgo invece che sta tremando. “Sh… ”
Non chiamarmi per nome, adesso.” Mi rimprovera, con tono freddo.
Incasso il colpo e riprovo. “Ok. Stai tremando.”
Non mi guarda negli occhi e con un gesto rapido si toglie la maschera. Sembra nervosa, il che è strano. La osservo mentre nasconde i capelli sotto il cappello verde quercia e mi maledico mentre mi ritrovo a pensare che, pur indossando una divisa maschile che le cade addosso come un sacco, continuo a sentirmi terribilmente attratto da lei. Ho già detto che ha gli occhi più belli che abbia mai visto? Probabilmente sì, quindi sono doppiamente stupido, anzi, facciamo triplamente perché ha una bocca stupenda, rossa e dall'aria morbida...
Dorian?”
Er, sì.”
Shine mi lancia un'occhiata infastidita. “Cerca di concentrarti, d'accordo? Non è un gioco e neanche un'esercitazione, stiamo per portare a compimento la missione da cui dipendono le sorti dell'umanità. Non voglio inghippi.”
Ha lo stesso tono duro che aveva riservato solo a me subito dopo la mia sfuriata sul tetto, vestiti da giullari.
La prendo improvvisamente per le spalle. “Shine?” Stavolta non mi rimbrotta, si limita a guardarmi. “Sono qui. So che non è una grossa consolazione, ma sappi che stai facendo tutto questo per la salvezza del mondo intero. Sarà sbagliato, forse… ma qualcuno deve pur farlo. Nessuno potrebbe mai incolparti di essere un'assassina senza scrupoli. L'ho fatto io, erroneamente, ma perché non sapevo come andavano le cose, ho vissuto la mia vita nella bambagia. Grazie a te ho aperto gli occhi. Il popolo ti è grato: sei un'eroina. Sei… fantastica.”
Butto fuori l'ultima parola con la forza. Dovevo dirlo. Lei ha bisogno di sentirselo dire, non può continuare a pensare di essere un orrendo mostro; deve capire che, per quante ombre possano esserci sulla sua vita, lei rappresenta la luce per il resto dell'umanità. È la luce che ci guiderà tutti fuori dall'oscurità, l'ombra che sta attirando su di sé ogni ombra, ripulendo il mondo. Lei è la nostra libertà. Vorrei solo che, egoisticamente, brillasse solo per me… per una volta.
 
È sincero, Dorian. Credo sia geneticamente incapace di mentire. Crede che io sia un'eroina, che io sia fantastica. Lo osservo mentre arrossisce impietosamente sotto il mio sguardo, ma lui continua a guardarmi negli occhi, determinato. Mi ritrovo a sorridere prima che la mia mente registri il cambiamento d'espressione. Me ne accorgo da come lo sguardo di Dorian si è illuminato.
Mi rendo conto che è l'unico capace di farmi sorridere anche quando sto andando incontro al compimento della mia esistenza. È così semplice essere me, quando mi è intorno.
Lui vede Shine. Guardandomi vede Shine, non Ombra. Lui riesce a tirar fuori la luce nascosta tra le mie ombre, una missione in cui neanche io, l'intrepida assassina del Mondo Lume, mi imbarcherei.
Lo odierei. Peccato che ormai sia troppo tardi per farlo.
È riuscito nella missione in cui ogni singolo tagliatore di gole, cercatore di taglie e soldato addestrato dell'impero ha fallito: mi ha smascherata.
Riesco a fermare la piega pericolosa dei miei pensieri e a domare certi istinti che, prima d'oggi, non avevo mai sentito il bisogno di placare.
Se usciremo vivi da qui, prometto che ti offrirò una pizza.” Dico, per sdrammatizzare.
Lui sembra intuire le mie intenzioni perché sorride e mi fa un cenno con la testa.
Allora, Ombra... andiamo?”
Andiamo.”
 
Attraversiamo senza interruzioni tutta l'ala sotterranea del castello, esattamente come ci eravamo aspettati, quindi facciamo lo stesso anche con il primo piano. Prima di lasciare le cucine abbiamo afferrato un cesto e un paniere, tanto per darci un scopo agli occhi degli altri, e adesso stiamo costeggiando l'ultima parete che ci divide dalla sala. Siamo esattamente di fronte il grosso portone a due ante che durante i ricevimenti viene lasciato aperto. Shine si avvicina e spinge, aprendolo quel tanto che basta per scivolare dentro.
È enorme. L'ho vista solo due volte e sempre stracolma di gente, quindi non ho mai capito quanto fosse realmente grande. Superiamo il colonnato e guardiamo entrambi in direzione dello scranno: è vuoto.
Sento Shine respirare pesantemente.
C'è qualcosa che non va.” Dice.
Mi volto a guardarla, mentre un rivolo di panico ghiacciato mi scivola lungo la schiena.
Che intendi dire?” Non percepisco nessuno, quindi dovremmo essere soli.
Si guarda intorno, quindi comincia ad indietreggiare.
Troppo facile, troppo vuoto, troppo silenzio.” Si volta di scatto e mi afferra per il polso. “È una trappola!”
Nel momento stesso in cui finisce di imprecare, guardie sbucano da ogni angolo. Avverto un movimento alle mie spalle ma quando faccio per voltarmi sento qualcosa premere contro la schiena e il mio intero corpo prende a bruciare. Cado in ginocchio, tramortito, mentre mani mi afferrano rudemente e mi tirano indietro.
Sento confusamente la voce di Shine che mi chiama e quando alzo gli occhi vedo che anche lei è stata spinta sulle ginocchia, ma a differenza mia appare lucida. Probabilmente è riuscita ad eludere la scossa grazie alle ombre. Io mi guardo intorno, confuso, mentre le altre Guardie ci si chiudono intorno.
I pensieri mi attraversano nebulosamente il cervello ma comincio a capire che una sola scarica non è sufficiente per stordire a lungo; comincio infatti a riprendere una certa lucidità mentale... pentendomene subito dopo.
Sono infatti abbastanza sveglio quando improvvisamente, al di là del cerchio di Guardie che si apre sempre di più, una voce tagliente e apparentemente divertita esordisce con una sola parola:
Sorpresa.”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 







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Spazio Autrice:
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Non avrete nessun anticipo, sappiatelo u.u
Mi dileguo, lasciandovi con un gigantesco GRAZIE.
A presto!
Besos*
 
P.S. Sto lavorando al pc ad un disegno di Shine ** spero di finirlo prima che la storia si concluda, così vi chiedo cosa ne pensate!
Moony

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Capitolo 13
*** Senza maschere ***


Shadow
Capitolo 13:
Senza maschere
 
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La famigerata Ombra.”
La sua voce mi riscuote dal mio stato di momentaneo stupore. Sposto lo sguardo da Dorian alla figura elegante che avanza nel corridoio che si è aperto tra le Guardie.
Trattengoa stento un ringhio quando Orion si ferma a meno di due metri dalla sottoscritta. Do uno strattone alle braccia dei due soldati che mi trattengono, ma nel momento in cui oppongo resistenza Orion si limita a fare un cenno con la mano; sento la voce di Dorian emettere un lamento e poi il rumore di qualcosa che schiocca. Mi volto giusto in tempo per vedere la Guardia che ritira il bastone elettrico; questi cosi non sono dei normali taser: le scariche sono troppo forti e Dorian non ne reggerà molte altre.
Non ti conviene essere troppo audace, splendore. Come vedi tu sarai pure immune alle scariche, ma non puoi dire lo stesso del tuo amico.” Impreco mentalmente in direzione dello stronzo e, anche se in minor parte, verso Dorian. Sapevo che non avrei dovuto portarlo con me.
Siamo taciturne, eh? Direi che è inutile ormai tentare di nascondere informazioni su di te. Non hai la maschera. Sappiamo tutto. Non ci è voluto neanche tanto, una volta ottenuto il tuo sangue.”
Strabuzzo gli occhi e mi lascio sfuggire una domanda. “Come?”
Orion sorride, serafico. “L'incompetente che tu hai fatto fuori nella stanza della bambina mi è stato quantomeno utile. Quando i miei hanno esaminato la camera di Carlotta, hanno ritrovato delle macchie ematiche sul pavimento e, tenendo conto della qualità dei miei alchimisti, siamo riusciti a risalire ad una traccia abbastanza chiara di sangue. L'abbiamo confrontato con quello della bambina e con quello di quell'idiota di Ghaam ed erano incompatibili entrambi. Per poco non ho fatto i salti di gioia! Un colpo di fortuna che non mi sarei mai aspettato di avere ma che ovviamente ho accolto a braccia aperte!” Si avvicina di qualche altro passo e mi toglie gentilmente il cappello. “Sei una creatura davvero deliziosa. È un tale peccato doverti uccidere.”
Se vostra maestà non ha nulla in contrario possiamo scambiare i ruoli. Io non avrei alcun problema nel fare lo stesso con lei.”
Sento qualcuno afferrarmi per i capelli dietro la nuca e tirare forte. Non mi lascio scappare neanche un lamento, ma sono così costretta a guardare negli occhi Orion; a dispetto del tono scherzoso, i suoi occhi sono mortalmente seri.
Mi servirebbe proprio un tipo come te al mio servizio. Potrei lasciarti vivere se decidessi di… aiutarmi.”
Libero il nervosismo in una risata dal retrogusto acido. “Davvero credi che preferirei servirti piuttosto che morire?”
Orion sogghigna. Probabilmente non si aspettava di convincermi. “Sospettavo che avresti rifiutato l'offerta… eppure qualcosa mi dice che non sei disposta a sacrificare la vita di questo giovane disertore, non è vero?” Si dirige verso Dorian che sembra troppo stordito per capire la situazione. Sento i miei occhi spalancarsi sempre di più, fino a serrarsi in fessure quando Orion afferra qualche ciocca di capelli di Dorian, tirando poi indietro la sua testa. Il suo cappello giace qualche metro più in là.
Sono davvero distrutto. Tanta bella gioventù… ” Si volta verso di me. “Probabilmente ti starai chiedendo come mai il giovanotto qui presente non ha avvertito la nostra presenza. I Vedenti raramente possono essere colti di sorpresa, anche i più inesperti.” Lascia andare il capo di Dorian che torna a ciondolare verso il basso. Lo guardo, aggredita da sensi di colpa. Devo ammettere di non aver pensato all'utilità di Dorian come Vedente. L'ho sottovalutato. “Alcune menti sono molto difficili da penetrare e i soldati che lavorano per me sono addestrati sin da matricole a sapersi difendere dai Vedenti tramite un processo chiamato Schermatura. Ovviamente un Evoluto davvero esperto avvertirebbe comunque la loro presenza, ma sapevo che il giovane soldato fuggito tempo fa non era ancora un Vedente totalmente sviluppato.” Che Dorian fosse collegato a me sapevo già che sarebbe stato in grado di capirlo… ma sapere che le mie mosse erano state così prevedibili mi fa pensare che Dorian avesse avuto ragione a tentare di convincermi a desistere dall'idea di farlo fuori subito.
Non ho pensato con lucidità. Mi sono lasciata guidare dalla rabbia.
Ho sempre sospettato che avessi qualcosa a che fare con Brayden.” Si avvicina, godendo nel vedere come la Guardia si sta divertendo nel tirarmi i capelli e allo stesso tempo minacciarmi con quel ridicolo bastone elettrico. L’unica cosa che mi ferma dal prenderli tutti a calci nel culo è che lo stesso dannatissimo bastone è puntato contro la gola di Dorian. “Ricordo perfettamente la tua segnalazione. Tu fosti l’unica bambina dal Gene sconosciuto che non riuscii a catalogare, l’unica bambina che sfuggì ai registri; di conseguenza, una volta ottenute le tue gocce di sangue, è stato per puro scrupolo che le ho confrontate con quelle dei prelievi di sangue fatti quando tu eri appena una neonata: qualche settimana dopo la tua nascita ti sei ammalata gravemente – una febbre virale – quindi i tuoi ti hanno portata qui, dove i medici ti hanno fatto diversi prelievi. Quel sangue rimasto negli archivi purtroppo non era più buono per le ricerche; il Gene infatti, superato il primo anno di vita, modifica consistentemente il DNA dell’essere umano: in pratica non ci avrebbe portati da nessuna parte. Si è rivelato ottimo per il controllo però. Saresti stata impossibile da rintracciare, ma una volta avuto il sangue con cui confrontarlo, è stato un gioco da ragazzi avere la conferma.”
Ovvio. Ha confrontato il mio sangue di neonata con quello ottenuto nella camera di Carlotta; per puro scrupolo, a quanto pare.
Nel momento in cui mi rendo conto che Orion sta per finire il suo monologo in cui glorifica la sua straordinaria intelligenza e perspicacia, capisco che, una volta che accadrà, noi non avremo scampo. Penso in fretta.
Muovo leggermente le braccia e capisco, in un lampo di lucidità post-autocommiserazione, che per pura fortuna la guardia che trattiene il mio braccio destro mi regge da un punto poco sotto il gomito. Sento il mio bracciale stringermi il polso e capisco in pochi istanti che è la nostra ultima possibilità.
I serpenti stavolta si trattengono dal sibilare, seguendo esattamente ogni mio singolo pensiero, come un prolungamento del braccio stesso. Li sento sciogliersi tra di loro e scivolare cautamente lungo la mia mano. Noto con una certa soddisfazione che il pavimento è in marmo grigio cenere, particolare che certo contribuisce alla riuscita della mia impresa disperata.
Per fare un po' di scena tento un altro strattone, dimentica però che per ogni mio segno di ribellione - scossa - è Dorian a pagarne le conseguenze. Mi immobilizzo mentre vedo con chiarezza gli occhi blu del mio soldato strizzarsi e poi chiudersi. Sembra non avere più coscienza neanche di dov'è.
Orion si volta a guardarmi, interrompendo le sue ciance vanagloriose.
Oh. Sei preoccupata per il tuo amichetto. Non credevo che un'assassina a sangue freddo come te, un mostro sanguinario quale è la più spietata assassina del Mondo Lume, potesse farsi catturare il cuore in maniera così plateale.”
Ringhio e replico, caustica. “Il bue che dà del cornuto all'asino. E comunque non mi sono fatta catturare un bel niente.” Mi sento in dovere di specificare.
Orion scoppia in una risata da vero cattivo della Disney.
Sul serio, mi fai morire.”
Sogghigno. “Sempre a disposizione, per questo.”
L'uomo si avvicina fino a trovarsi a qualche centimetro dal viso della sottoscritta. “Bella e cattiva… forse non mi crederai ma sono davvero addolorato. Adoro le creature come te.”
Creatura. Mi trattengo dal non sputargli in faccia solo per Dorian. Con la coda dell'occhio vedo i serpenti arrampicarsi, silenziosi e impercettibili, sugli stivali della guardia che punta il bastone contro Dorian. Non riesco a trattenere un ghigno che Orion interpreta a modo suo.
Sapevo che un po' di lusinghe avrebbero sciolto anche il tuo cuore. In fondo, sei una donna.” Ginocchio. “La mia offerta è ancora valida. Lavoreremmo bene insieme e ti ricompenserei bene.” Coscia. “Non dovresti più nasconderti,” Fianchi. “Fuggire... ” Braccio. “... saresti libera.” morso.
La guardia lancia un urlo lancinante e lascia cadere il bastone elettrico. Nel momento in cui si voltano tutti a guardarlo, con un ringhio gutturale mi libero dalla presa dei due energumeni, quindi mi fiondo su Dorian. Trasporto entrambi all'altra punta della sala in un guizzo d'ombra, quindi mi volto a guardare le guardie confuse e Orion, che sembra l'unico ad essere perfettamente cosciente di ciò che è accaduto. I serpenti inosservati si ricongiungono al mio polso, fino a ricomporsi nel bracciale.
Come vedi non ho bisogno di te per essere libera. Godetevi le vostre paure.”
E lascio che le ombre si addensino in figure orrende, in incubi liberi dalla loro condizione di sogni. Rimango sorpresa quando noto che ai piedi di Orion si è formata invece una semplice pozza nera. Null'altro.
Non ho il tempo di psicanalizzarlo, quindi mi limito ad afferrare Dorian e a decompormi nuovamente, non dovendomi più preoccupare delle telecamere.
Scivolo lungo i corridoi fino a riversarmi all'esterno, slitto lungo le strade umide a causa della leggera pioggia e raggiungo i tetti. Mi fermo solo quando raggiungo il vicolo che sta esattamente di fronte l'Accademia Militare.
Ho solo bisogno di qualche istante per riprendere fiato e per controllare le condizioni di Dorian. Mi chino su di lui che tiene ancora gli occhi chiusi: il respiro è flebile, sottile e il cuore batte molto lentamente. Le scosse non erano fortissime, ma lui ne ha ricevute tre.
Un'altra scossa e avrebbe avuto un arresto cardiaco*.
Scaccio dalla mia testa l'immagine del suo cadavere e mi preparo ad entrare all'Accademia. Prima di andare Myers ci ha assicurato che avrebbe fatto disattivare delle telecamere con la scusa di un'esercitazione che effettivamente sta avvenendo - quei dannati soldati urlano come dei forsennati. Avrebbe scritto nei verbali che quelle telecamere sarebbero state disattivate dal finto-intruso contro cui i giovani soldati si stavano misurando. Questa sera non avrebbe potuto aiutarci a rientrare in nessun modo a causa della nostra missione. Se avessero rilevato degli strani movimenti da parte sua o delle chiamate sospette proprio la sera dell'ipotetico omicidio di Orion, avrebbe rischiato grosso.
Stringo Dorian e mi decompongo per l'ennesima volta, raccogliendo le ultime energie, quindi percorro rapida i punti ciechi delle varie telecamere fino a raggiungere l'ufficio di Myers, dove piombo con poca grazia e molta fretta.
Mi chino su Dorian e gli tolgo la divisa, setacciando il suo corpo alla ricerca di ustioni. Ne trovo una leggera sulla schiena, dove la guardia l'ha colpito per la prima volta e un'altra, più grave, su un fianco: l'ha colpito due volte nello stesso punto. È pallido e sfiancato, ma il suo respiro sta diventando più forte. Ciò che mi preoccupa adesso sono le ustioni. Corro ad aprire il piccolo frigo dello studio e prendo due bottiglie d'acqua, quindi recupero qualche benda e una pomata all'ossido di zinco. A causa del sempre maggior numero di Alchimisti le cassette del pronto soccorso sono sempre attrezzate per le ustioni.
Verso dell'acqua fredda sulle bruciature che, grazie al cielo, non sono eccessivamente gravi. Gli abiti hanno fatto da 'stato cuscinetto'. Sento la porta aprirsi e, ancora piena di adrenalina, sguaino lo stiletto che tengo nello scarpone. Sapevo già che avrei trovato Myers sulla soglia, ma il mio corpo è ancora troppo teso.
Lo vedo strabuzzare gli occhi, sconvolto. “Che cosa è successo?”
Infilo nuovamente lo stiletto al suo posto, quindi riprendo a versare acqua sulle ustioni, in modo da diminuire il dolore e far scendere la temperatura. “Era una trappola. Siamo riusciti a scappare solo per pura fortuna.” Poteva morire. Poteva davvero morire. La vista si appanna, ma naturalmente non piango.
Myers sembra accorgersi della mie condizioni. Devo avere un'espressione davvero orribile se ha messo su quello sguardo preoccupato da nonno di Heidi.
Dai a me, faccio io.”
Scatto, prima che il mio cervello ancora atrofizzato dal terrore si decida a farmi riflettere lucidamente.
No, posso farlo da sola. Lui… bisogna curarlo.”
Vedo Myers trattenere un sorriso dal sapore tenero.
Arriccio il naso, innervosita, mentre mi lascio togliere l'acqua e le bende dalle mani.
Vai a fare una doccia calda, io porto Dorian in camera da letto, curo le ustioni e applico pomata e bende, d'accordo? Quando si riprenderà gli somministreremo le compresse.”
Compresse prodotte dagli alchimisti. Quei bastardi ne sanno sempre una più del diavolo.
Mi alzo e lo seguo mentre prende Dorian e lo solleva come fosse un bambolotto. Lo poggia sul letto, prono, quindi si volta verso di me.
Vai pure, a lui ci penso io.”
Osservo il viso pallido e stanco di Dorian. Vorrei solo restare seduta su quel dannatissimo letto fino al momento del suo risveglio, ma so che non servirebbe a molto.
Annuisco lentamente, prendo dei vestiti puliti e mi chiudo in bagno.
A questo punto posso confidare solo nei poteri mistici di una doccia calda.
 
La doccia è andata abbastanza bene. Quantomeno non ho tentato di far fuori il bagnoschiuma.
Sono stata sotto il getto corroborante della doccia per circa tre quarti d'ora, quindi ho perso altri quindici minuti ad asciugare i capelli e a vestirmi. Apro la porta quel tanto che basta per curiosare in camera. Myers non c'è e Dorian e ancora steso sul letto, supino stavolta. Lo vedo respirare lentamente anche da qui. Entro silenziosamente, chiudendomi la porta alle spalle, quindi mi siedo sul letto, tentando di non svegliarlo.
Lo osservo: è ancora un po' pallido, ma il suo respiro è stabile. Poggio una mano sul suo petto, sentendo il cuore palpitare dentro la sua cassa toracica. C'è mancato così poco…
Spinta da una scarica di sollievo, mi ritrovo a passare la mano tra i capelli di Dorian. Sorrido divertita quando lo vedo imbronciarsi.
Il panico è ancora lì, dietro l'angolo, ma vederlo fare smorfie nel sonno non può che essere un balsamo per il terrore che ancora mi attanaglia le viscere.
Decido di cedere. Solo per qualche istante, solo quel tanto che basta per convincermi a stendermi accanto a lui e a lasciarmi rapire dal sonno: una debolezza.
Solo per questa volta.
Senza maschere.
 
*
 
Voglio la sua immagine in ogni singolo vicolo di questa città, in ogni negozio, in ogni ufficio, in ogni locanda, taverna o albergo, dal più lussuoso al più infimo… la braccheremo come un animale.”
Gli Ufficiali si allontano, andando ad eseguire i suoi ordini.
Orion guarda con soddisfazione la foto che tiene tra le mani. Grazie a lui l'Alchimia ha raggiunto vette che neanche la scienza degli ultimi anni del Vecchio Mondo era ancora riuscita a sfiorare.
Dopo la fuga di Ombra, estrarre l'immagine dell'assassina dalla sua mente non era stato affatto difficile. L'aveva guardata bene: occhi di un blu accecante, capelli neri come la notte e labbra rosse come quelle di una principessa delle migliori fiabe.
Incontrandola per strada nessuno avrebbe mai immaginato chi fosse in realtà.
Orion sospira, pensando quanto sia facile manipolare le masse: distribuire quella foto accompagnata da un cinque e qualche zero avrebbe sicuramente ottenuto gli effetti sperati. Sarebbe stato il popolo stesso a consegnargli la sua unica speranza di salvezza.
Scende con calma dal suo scranno, esce dalla Sala, quindi percorre con lentezza il corridoio fino a raggiungerne la fine; spinge una porta e scende una scala a chiocciola in pietra.
Il rumore delle sue scarpe risuona nel silenzio delle segrete e la sua ombra assume forme strane ad ogni passo, a causa della luce tremolante delle lampade.
Il suo sguardo percorre con pigrizia le celle, occupate da eroi occasionali, ladri intrepidi e ribelli abbandonati. Sapeva di star facendo un ottimo lavoro. La cosa importante per restare al potere era essere capaci di mentire con sincerità: la verità è pericolosa per i governi. Ci mette poco ad infiammare le folle. Per manipolare un popolo la prima cosa da fare è togliere loro ogni finestra sulla verità, costruire intorno a loro un mondo su misura, un mondo che non li soffochi ma che allo stesso tempo impedisca loro di vedere al di là del proprio naso. Inutile minacciarli di morte, inutile instaurare un regime di solo terrore: è un'alleato fidato, certo, ma bisogna sfruttarlo con parsimonia. Non bisogna dimenticarsi che l'essere umano è fondamentalmente un animale: terrorizzalo, opprimilo e prima o poi si ribellerà; dagli quello che crede di desiderare e si piegherà al tuo volere come un placido agnellino.
Ovviamente però ci sono le eccezioni, menti più forti che non riescono ad essere piegate e allora l'unica soluzione è… spezzarle.
I passi si interrompono improvvisamente. Gli stivali di Orion sono fermi di fronte alla cella più buia, la cella più lontana dalle piccole torce. Qualcosa si muove in uno degli angoli più nascosti, quindi una voce roca e arida, come di qualcuno che beve solo il minimo indispensabile per restare in vita, dice, “La stai sottovalutando. È riuscita a raggirarti guardandoti negli occhi e hai quasi ucciso una delle persone più importanti della sua vita. Dalle il tempo di riprendere il controllo di sé e tornerà. Non avrà pietà di te.”
Orion sorride in direzione del buio al di là delle sbarre. Ha rilasciato per un attimo la Schermatura appositamente per lui, per dargli modo di scoprire gli avvenimenti della giornata nonostante, ne era sicuro, avesse avvertito la presenza della giovane assassina sin da quando era entrata a palazzo.
Ne sei così sicuro?” L'uomo non gli da il tempo di rispondere e continua, “Beh, certo, dopotutto… l'hai addestrata tu.”
L'ombra si trascina con fatica in avanti fino ad entrare nel piccolo cono di luce che illumina una porzione della cella. Occhi grigi, stanchi ma decisi, guardano quelli neri del dittatore.
Modestamente.” È la risposta laconica.
Orion arriccia le labbra in una smorfia soddisfatta. “Sai… sarà un vero peccato toglierla di mezzo. Converrai con me nel dire che è una ragazza davvero sorprendente.” L'uomo si limita a fissarlo e Orion, incoraggiato dal silenzio, continua, “Eppure la tua dolce allieva ha un punto debole.”
Gli occhi grigi continuano a guardarlo di rimando. “Ah sì?”
L'uomo annuisce, con aria affranta. “Già. La tua piccola guerriera, al contrario di ciò che vorrebbe far credere, è sensibile. Non ha mai avuto affetti nella sua vita dopo la morte dei suoi genitori, se non quel ragazzo e… te.” I primi segni di nervosismo vengono a galla nell'espressione fino ad ora indifferente del prigioniero. “Ho cercato di convincerla a passare dalla mia parte e, non avendola catturata, non mi rimane altro che ricorrere ad una soluzione a cui, giuro, speravo di non dover arrivare.” Il sorriso vittorioso che appare però sulle sue labbra sembra dire tutt'altro. “Sei abbastanza importante per lei da spingerla a offrire se stessa in cambio della tua vita, Brayden?”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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Spazio Autrice:
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La storia si sta incamminando verso la conclusione e spero con tutto il cuore di non deludervi.
Taccio come sempre e vi ringrazio... come sempre xD
Alla prossima!
Besos*
 
 
Moony

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Capitolo 14
*** Shinedzilla ***


Shadow
Capitolo 14:
Shinedzilla
 
-
 
Ok, sono confuso.
Ero più che convinto di essere morto, eppure sono abbastanza certo di respirare e i morti, che io sappia, non respirano; sì, di tanto in tanto gemono, barcollano, agitano le braccia e mangiano qualche cervello ma sono abbastanza certo che non respirino.
Con cautela socchiudo gli occhi: niente nuvole e signori con barbe bianche. Molto bene.
Rischiando la cecità riesco ad aprirli totalmente, quindi mi guardo un po' intorno, rendendomi conto che non sono in una prigione umida ma nel comodo letto della stanza di Myers. Alla mia sinistra, sul comodino, ci sono due fiale cicatrizzanti vuote e una scatola di compresse post-risveglio – probabilmente ero ridotto un po' male – mentre alla mia destra c'è… Shine.
Ed è viva.
Il sorriso nasce spontaneo e, in un primo lampo di lucidità, non posso fare a meno di pensare che si è sentita abbastanza sicura da addormentarsi accanto a me; non l'aveva mai fatto.
Purtroppo non ha un'espressione molto serena: ha la fronte corrugata, la bocca socchiusa e il respiro accelerato. Starà facendo un incubo e, tenendo conto di tutto quello che è successo, posso anche capire che genere di sogni stia facendo.
Dopo aver preso le compresse che ho trovato sul comodino, le poggio una mano sulla fronte, cercando di svegliarla senza agitarla ulteriormente. “Shine,” sussurro. Lei apre la bocca, come se volesse rispondermi, ma non emette suono. “Shine, svegliati.” Vedo i suoi occhi muoversi al di sotto delle palpebre e sono tentato di Vederla per capire cosa la sta agitando tanto, ma non me lo perdonerebbe mai se lo scoprisse. Scaccio dalla mente l'idea di indagare e la scuoto leggermente. “Shine!” La chiamo con più insistenza e dopo un'altra scossa più forte, i suoi occhi si spalancano di colpo.
Scatta a sedere ansimando e io con lei. Sembra terrorizzata. “Shine.” Tento, non ricevendo risposta.
Mi avvicino, cercando di vederla in viso. “Shine, era solo un so... ”
Ha appoggiato la testa su di me.
La sento respirare profondamente contro la mia maglietta, la fronte sul mio petto e le sue spalle che si abbassano e si alzano sempre più lentamente. Dopo pochi secondi si allontana – secondi: a me è sembrata un'eternità - ma solo per alzare il viso e lanciarmi una lunga occhiata inespressiva.
Sei sveglio.” Constata, con un tono piuttosto neutro.
Annuisco, imbranato come pochi altri esseri umani possono apparire solamente annuendo.
Sì, da poco. Ho visto che ti agitavi e ti ho svegliata… non sembrava affatto un bel sogno.”
Non mi azzardo a chiedere cosa stesse sognando: probabilmente mi tirerebbe un pugno sul naso.
Era… era uno strano miscuglio tra la scomparsa dei miei genitori, quella di Brayden e…” Mi lancia un'occhiata d'avvertimento, ma io non me ne accorgo, sorpreso da questa sua confidenza non estorta, “... e la tua morte.” aggiunge infine, con un tono che ad un orecchio poco allenato potrebbe sembrare imbarazzo, quando in realtà è di puro disagio.
Cerco di non sorridere e decido di ignorare l'ultima parte.
Be', credo sia normale che tu abbia sognato i tuoi genitori, Brayden e… e tutto il resto. Da quello che mi ricordo – e a dire il vero non è che ricordi molto – non è stata una bella esperienza la nostra. Gli incubi, dopo uno stress del genere, sono praticamente d'obbligo.”
Tenta di nascondere la sua espressione con i capelli, ma posso chiaramente vederla sorridere. Probabilmente ha notato la mia omissione.
Il fatto che tu non ricordi molto è un bene; non è qualcosa che valga la pena ricordare.” Quindi continua. “Non credo sia lo stress, comunque. Li faccio spesso sogni del genere, quasi ogni notte.” Confessa, guardando un punto accanto alla porta. Credo stia cercando di non guardarmi.
Ah.” Ottima argomentazione Dorian, molto bene.
La osservo: è ancora un po' pallida e il suo respiro non si è del tutto normalizzato. Probabilmente questi sogni la innervosiscono proprio perché riproducono la vita reale, sono fantasmi del suo passato che si ripresentano ogni notte, ricordandole che tutti quelli che l'hanno amata sono scomparsi per proteggerla.
Mi avvicino un poco, fino a posarle una mano sulla schiena.
La sento irrigidirsi per una frazione di secondo, quindi rilassarsi gradualmente quando capisce che non ho intenzione di abbracciarla, dandole pacche sulle spalle.
Shine, non sei sola.”
Si volta di scatto verso di me, con aria aggressiva. “Mi hai Vista!”
Sobbalzo, sollevando le mani. “Nono, assolutamente no! Ho solo – ho solo capito che lo stavi pensando.”
Questo sembra calmarla e, subito dopo, agitarla di nuovo. “Io... ” Tace per un secondo, quindi ritenta. “Io sono sola. Non voglio fare la vittima, ma sono sola. Lui mi ha portato via tutti quelli che mi amavano per quella che ero, perché… perché ero Shine. Ai miei genitori non importava che fossi una Evoluta e Brayden è sempre stato pronto a farmi smettere nel momento in cui l'avessi desiderato. Non mi teneva con sé solo perché voleva vendicarsi o crescere una creatura che potesse far fuori Orion, lui mi ha voluta. È diventato un reietto per colpa mia.” Sospira, sempre con quello sguardo completamente vuoto. Ormai so che è quello che indossa per non far capire quanto in realtà sia emozionata. “Tutti quelli che mi amano spariscono, Dorian.”
Io ti amo.”
Strabuzzo gli occhi nel momento in cui mi rendo conto di ciò che ho detto.
Nel silenzio che segue la mia affermazione Shine si volta lentamente verso di me, con un'espressione talmente stupefatta che, se la situazione non fosse così tragica, riderei.
Agito le mani e scuoto la testa, come uno di quei ridicoli cagnolini sui cruscotti delle macchine. “No, aspetta, non ti amo! Cioè, non in quel senso, ti voglio bene come se ne vuole a - ad una sorella, sì! Quel genere di amore, ecco che intendevo, non voglio dire che… oddio, magari non proprio una sorella, facciamo – facciamo una cugina, sì. Una cugina. Una cugina di secondo grado. Terzo, magari.”
Certe volte mi chiedo se da piccolo non abbia sbattuto la testa contro qualcosa. Sono ridicolo. Intuisco che devo aver assunto una tonalità che sfiora il bordeaux.
Shine mi osserva, quindi ripete, poco convinta, “Una cugina.” Annuisco febbrilmente. “Una cugina di secondo o terzo grado.” Continua lei e io mi ritrovo ad annuire con un po' meno convinzione. Se provassi quello che provo per lei per mia cugina di secondo grado, allora dovrei amare follemente una quarantenne con seri problemi di aerofagia, Michela Saverla... e non la amo. Per niente. “Quindi per te sono come una cugina di secondo grado?” chiede, con un tono improvvisamente squillante. Mi rendo conto che mi ha appena preso per il culo e io sono piuttosto tardo, non so se l'avete notato, quindi probabilmente peggiorerò la situazione.
Non hai quarant'anni.” Ecco appunto.
Shine inarca un sopracciglio. “Che io sappia no.”
Se le cose continuano così credo che mi consegnerò spontaneamente ad Orion.
No, non intendevo… tu…” Prendo un bel respiro. “Ok, mi sono – sì – mi sono un po' impantanato, io volevo solo dire che tengo a te, ecco. Non sono tuo padre, tua madre o Brayden, ma comunque ti voglio bene - più che a qualunque cugina di secondo grado devo dire – e io non ho alcuna intenzione di andarmene. Anzi, probabilmente sarai tu a cacciarmi prima o poi.”
Ok, sono andato meglio. Quantomeno non le ho chiesto di sposarmi, nonostante abbia i capelli arruffati, le guance un po' rosee, l'aria stropicciata e... ok, basta.
Improvvisamente il suo viso viene attraversato da quello che, se la vista non mi inganna, potrebbe essere un principio di sorriso.
 
Probabilmente se qualcuno mi avesse fatto un discorso del genere qualche tempo fa l'avrei certamente o deriso o picchiato o ucciso; o probabilmente avrei fatto tutte e tre le cose, possibilmente in quest'ordine.
Eppure sono ancora qui, a guardare l'espressione di Dorian che si fa sempre più tesa e imbarazzata. Devo ammettere che quel 'io ti amo' mi ha inizialmente sconvolta, ma in un certo senso ho capito il ragionamento contorto che ha portato Dorian a dire quella frase.
Certo, è stata un'uscita parecchio imbarazzante, ma… è ok. Ho capito.
Cerco di trattenere un sorriso nel vedere Dorian che tenta in tutti i modi di non alzarsi e scappare: non ho bisogno di chissà quale potere per capire che è terribilmente imbarazzato.
Sai che se mi avessi detto una cosa del genere qualche tempo fa, l'avrei classificata come melensaggine? Devi ammettere che sei stato molto… sentimentale.”
Questa parola provoca uno strano mutamento cromatico della pelle di Dorian. Temo possa prendere fuoco.
In… be', in parte. Forse. Sì, lo so.”
Facendo attenzione a ciò che dice mi rendo conto che sembra rispondere più ad un suo personale processo mentale che a me.
Dovrei brevettare un peluche con la tua faccia, che ne dici? Uno di quelli che li schiacci e dice 'ti voglio bene' con una vocetta ridicola. Farebbe furore.”
Dorian si volta di scatto verso di me, rosso e ferito nell'orgoglio. È pur sempre un maschio.
Quale peluche? Nessun peluche e nessun furore. Perché proprio un peluche? Non sono un peluche!”
Gli tiro un pugno sulla spalla, constatando che è meno morbido di quanto ricordassi. “Non dirmi che ti sei offeso!”
Dorian ricambia la spinta, imbronciato. “Shinedzilla!”
Mi porto una mano al petto, con aria indignata. “Mi hai appena paragonata ad un lucertolone mostruoso che rade al suolo le città?”
Dorian sorride con aria sbarazzina, gli occhi blu luccicanti e quella deliziosa - deliziosa?! - fossetta che fa capolino al lato della bocca ogni volta che la stira anche in un semplice ghigno; e per un momento rimango sconvolta da quello che ogni fibra del mio corpo, in pura autonomia dal mio cervello, ha avuto l'istinto di fare.
Be', devi ammettere che sei piuttosto spaventosa.”
Mi riscuoto e sogghigno. “Ah sì?” E prima che Dorian abbia il tempo di capire quello che sta succedendo, l'ho già aggredito. Lo placco, scaraventandolo a terra e spingendogli la faccia contro il pavimento. Tenendo conto che non lo sento urlare dal dolore, devo dedurre che Myers deve avergli iniettato una fiala cicatrizzante mentre dormiva. “Ripetilo, adesso.”
Lo sento ridere, seduta sulla sua schiena. Dorian porta indietro le braccia, che mi sono dimenticata di bloccare, mi afferra per i polsi e infine rotola, schiacciandomi per terra.
Mi ritrovo i suoi capelli sulla faccia e la sua schiena premuta addosso. Probabilmente soffocherò.
Ti arrendi?” Gongola lui, con un tono da bambino soddisfatto.
Mi lascio sfuggire una risata. “Mai.” Lo prendo per i capelli, tirandomi la sua testa fino a portarla sulla mia spalla, scoprendogli la gola. Questo gesto sembra sorprenderlo. “Se fossimo in un vero scontro, ti avrei già ucciso.” Sibilo io nel suo orecchio.
Lo vedo sorridere. “Non è vero.” Replica Dorian con un tono particolarmente sicuro.
Inarco un sopracciglio, tirando i suoi capelli con più forza e bloccandogli le gambe con le mie “Cosa te lo fa pensare?”
Quando ci siamo scontrati per la prima volta, non mi hai ucciso.” Taccio.
Ricordo perfettamente quando mi ha teso un agguato in questo stesso ufficio, il modo in cui i suoi occhi si sono accesi dalla rabbia quando ha saputo che ero stata io ad uccidere suo padre.
La mia presa sulle sue gambe si allenta e anche quella sui suoi capelli, eppure non mi muovo. Sento la sua schiena contrarsi ad ogni suo respiro e le sue ciocche castano chiaro mi solleticano la guancia.
Hai ragione. Non ti ho ucciso.”
E in pochi secondi mi rendo conto che Ombra è scomparsa nel momento esatto in cui ho incontrato Dorian. Ha spazzato via ogni traccia del mostro insensibile che ero diventata e ha riportato indietro quei pochi brandelli di umanità che mi erano rimasti, rimettendoli insieme con pazienza, dolcezza e discrezione. Mi è stato accanto anche quando non lo volevo e lasciandomi cullare nella convinzione che lui fosse semplicemente un prigioniero, si è ritagliato un posto accanto a me, prendendosi inizialmente un angolino minuscolo e poi espandendosi ad ogni mia distrazione.
Prima era solo una palla al piede, adesso… adesso è Dorian.
Shine?”
Mi rendo conto che dopo Brayden è stato il primo a sapere il mio nome, il primo a vedermi senza maschera, il primo a voler vedere l'essere umano che si nascondeva dietro di essa.
Lui vedrà sempre Shine. Anche quando sprofonderò nelle Ombre più cupe, lui mi vedrà.
Sarà sempre capace di riportarmi indietro.
Questa realizzazione mi travolge come una valanga, lasciandomi momentaneamente incapace di reagire.
Mentre metabolizzo la scoperta, Dorian rotola di lato, stendendosi accanto a me sul pavimento.
Shine?”
Mi volto, constatando che forse è un po' troppo vicino. Specialmente dopo quello che ho appena capito.
Sì?”
Nessuna inflessione vocale Shine, nessuna inflessione.
Tutto ok?”
È arrossito. Maledetto, non arrossire.
Er… sì. Abbastanza.”
Dorian mi scruta con quei suoi occhi esageratamente azzurri, da una distanza pericolosamente ridotta. “Sicura? Sembri…” Riflette qualche secondo, alla ricerca della parola giusta. “... sorpresa.”
Oh sì. Parecchio.
Sì. No.”
È ancora più vicino e io non lo sto allontanando. Mi guarda con quei dannatissimi occhi e io non lo allontano.
Perché non lo allontano?
È così vicino che sento il suo respiro sulle mie labbra…
Perché dovrei allontanarlo?
 
Devo fermarmi.
Non è il momento, non è il caso.
Se lei mi lasciasse fare sarebbe solo perché non vuole respingermi ancora, non perché prova chissà quali sentimenti nei miei confronti: è stata abbastanza chiara al riguardo.
I suoi occhi non mi dicono nulla se non che è nervosa e sorpresa e io non voglio Vederla.
Semmai dovesse accadere qualcosa tra di noi, non ho alcuna intenzione di scoprirlo introducendomi nella sua testa.
Lancio un ultimo sguardo alla sua bocca rossa e invitante, quindi...
prendo un bel respiro e mi allontano di qualche millimetro, tentando un sorriso e facendo violenza su me stesso per scollarmi qualche parola dal palato. “Mi… mi devi una pizza.”
Shine sembra ancora più sorpresa.
Mi osserva per qualche istante quindi annuisce. “Sì. Sì, è vero” Perché mi guarda in quel modo? “Ma credo,” continua “dovrai aspettare, per questo.”
Sogghigno involontariamente. “Sono un tipo paziente.”
 
Il tono con cui l'ha detto fa presumere che si riferisca ad argomenti che nulla hanno a che fare con la pizza. Proprio quando sto per aprire bocca - con l'intento di sparare qualche cazzata in preda al disagio - la porta si apre, costringendo entrambi a voltarci in quella direzione.
Elijah ci occhieggia con aria sorpresa dalla soglia. “Oh. Ahm. Interrompo qual... ”
Scatto in piedi, scostando Dorian con una manata decisa. “Assolutamente no.”
Ovviamente non sembra crederci nonostante, in effetti, sia la verità. Per qualche motivo è stato Dorian stesso a fermarsi e se non fossi assolutamente certa di non aver affatto desiderato che non si fermasse, probabilmente attribuirei questo bruciore alla bocca dello stomaco a quello che non è successo.
Elijah lancia un'occhiata perplessa a Dorian - che sta placidamente allacciandosi le scarpe, ancora seduto per terra – quindi si volta verso di me e mi scruta con occhi velati d'angoscia.
Shine...” Sì, sanno come mi chiamo. “ ...credo tu debba vedere una cosa.”
Il mio allarme interno comincia a rumoreggiare mandando segnali preoccupanti, ma il mio cervello riesce fortunatamente a prevalere e mi limito a seguire Elijah in silenzio.
Ci conduce davanti al piccolo televisore che campeggia sul mobile accanto alla porta, di fronte alla poltrona su cui Myers si siede per calmare i nervi dopo una giornata difficile, e alza il volume.
Il servizio è in pieno svolgimento e la telecamera riprende la piazza nella quale si svolgono le esecuzioni dei prigionieri; rare, grazie a Dio.
La giornalista ha un'aria parecchio elettrizzata, probabilmente deve essere un servizio importate:
... e proprio per questi motivi sua maestà ha ritenuto opportuno condannarlo a morte per diserzione, rapimento di minore, alto tradimento e favoreggiamento in più omicidi. Quest'uomo ha creato l'assassina che da anni terrorizza l'Impero, togliendo la vita a persone innocenti, privando figli e mogli dei loro padri e dei loro mariti. Pagherà per i suoi crimini e per aver dato vita alla piaga di Ombra, il mostro sanguinario che infesta ancora oggi Lume. Fortunatamente però sua maestà è riuscito, scampando alla morte, ad ottenere un'immagine molto chiara dell'assassina.” Accanto alla figura della bionda – nonché mia probabile vittima semmai la incontrassi per strada – appare un'immagine piuttosto nitida del mio viso. Mi irrigidisco, tentando di non perdere il controllo. Sento la mano di Dorian posarsi sulla mia spalla; non la scosto. “Come potete vedere è una ragazza attraente, ma questa sua bellezza è solo una maschera che nasconde il suo animo nero e corrotto. Semmai doveste vederla, NON tentate di catturarla ma avvisate la Guardia che verrà a prelevarla il più in fretta possibile.” La mia immagine sparisce e io prendo un bel respiro, credendo che finalmente il servizio sia giunto alla fine. “Tornando al condannato, la cui esecuzione avverrà tra una settimana, possiamo mostrare le immagini che sua maestà Orion in persona ci ha concesso in esclusiva.” E l'inquadratura successiva mi toglie il fiato. All'interno di una cella lercia e momentaneamente illuminata da un riflettore opportunamente piazzato, c'è un uomo. Guarda l'obbiettivo della telecamera con aria apatica, come se non gli importasse niente di essere visto in quello stato o di avere solo una settimana di vita. Fissa il centro dell'inquadratura, bucando lo schermo. I suoi occhi grigi, così familiari, sono opachi e stanchi, il viso è incavato e ingrigito, la pelle sporca e secca, i capelli annodati, infangati e leggermente più lunghi, ha la barba sfatta, gli abiti strappati e la labbra spaccate e sanguinanti.
La stretta di Dorian si fa ancora più forte e posso vederlo con la coda dell'occhio: sembra furibondo.
Osservo con espressione vuota lo schermo del televisore dove una voce incorporea riempie le orecchie della popolazione di bugie e verità rimodellate e mi rendo conto che non sento assolutamente nulla: niente rabbia, tristezza, disperazione, vendetta… niente.
Solo una determinata distesa di nulla.
Sento la voce di Myers, rientrato probabilmente da qualche minuto e messo al corrente della notizia, borbottare qualcosa alla mie spalle insieme ad Elijah e a Dorian, quindi dice, “Quel bastardo vuole te. Non gliene importa nulla di Brayden, lo sta usando per attirare te in una nuova trappola.”
Dopo qualche secondo - in cui Myers sembra indeciso se ripetere quello che ha detto o meno visto che non do segno di averlo sentito - annuisco con lentezza. “Lo so. È rinchiuso nei sotterranei. Non c'erano telecamere prima della nostra visita, ma adesso ne saranno pieni, senza alcuna possibilità di scampo. Se entrassi nelle segrete non avrei il tempo di portarlo fuori dalla stessa strada. Non ci sono fessure o finestre nelle prigioni. Quelle poche volte in cui ci sono stata ho sempre dovuto rifare la strada a ritroso e Orion avrà intuito che non posso uscire da una stanza ermeticamente chiusa come le segrete. Durante questa settimana non ci sarà una sola possibilità di riprendere Brayden, se non quella di consegnarmi.” Dorian apre bocca, battagliero, ma io proseguo. “Tuttavia,” i tre presenti nella stanza mi guardano con aria interrogativa e preoccupata, “Tuttavia ci sarà un momento in cui Brayden sarà fuori dalla prigione.” Continuo a non sentire assolutamente niente, ma la mia mente lavora per inerzia, quindi continuo ad esporre la mia idea. “Il giorno dell'esecuzione.” Concludo.
Elijah strabuzza gli occhi. “Ma è una pazzia!” Si volta verso Dorian e Myers, probabilmente in cerca di sostegno, ma quello che riceve in cambio sono delle occhiate pensierose. Il biondino li guarda incredulo. “Non – non avrete davvero intenzione di assecondarla in questa follia, non è vero?”
Dorian fa spallucce.
Tanto lo farebbe lo stesso. A questo punto facciamolo come si deve.”
Se non fossi così terribilmente vuota, sorriderei.
Myers sogghigna. “Io mi godrò lo spettacolo.”
Annuisco. “Il giorno dell'esecuzione non dovrai fare altro ma… abbiamo bisogno di un'altra persona. Elijah è un amico di Dorian, Orion non sarebbe così scemo da non capire che abbiamo in mente qualcosa. Deve essere qualcuno di insospettabile, una persona discreta ma ben addestrata.”
Dorian si morde il labbro, pensando intensamente ad un possibile complice, mentre Myers scorre mentalmente i volti delle sue - non più - reclute.
Ci sarebbe una persona... ”
Mi volto verso Elijah che si sta torcendo le mani con aria colpevole.
Gli faccio un cenno con il capo.
Chi?”
 
*
 
Non posso crederci. Davvero hai proposto lei? Myers l'ha fatta chiamare? Sta venendo qui? E se si rifiutasse di collaborare? Se ci denunciasse? Dio, Eli, sarebbe un casino...”
Il mio migliore amico mi lancia un sorriso un po' teso.
Da quando te ne sei andato passo più tempo con lei di quanto facessi prima e, be', di tanto in tanto parliamo e... diciamo che mi ha fatto capire che tollera poco la situazione di adesso. Orion, tra l'altro, non vede di buon occhio le soldatesse, per di più provenienti da famiglie dei bassifondi, quindi lei ha dovuto lavorare il doppio per essere ammessa all'Accademia e diplomarsi. Spera di poter fare la sua parte lavorando nel corpo militare, ma sa che sarà difficile fare gli interessi del popolo quando lo scopo delle guardie armate è quello di tenerlo buono per salvaguardare gli interessi di Orion. È rimasta molto impressionata dalla tua diserzione. Se non avesse fatto tutto quel lavoro per entrare, probabilmente avrebbe fatto lo stesso.”
Annuisco nervosamente mentre lancio un'occhiata semi-isterica alla porta della camera da letto. Myers ha preferito tenere Shine nascosta per evitare che, in caso di rifiuto, lei venisse a conoscenza della sua ubicazione.
Guardo l'orologio, martellando il pavimento con il piede e tirandomi nervosamente qualche ciocca di capelli: se non si sbriga ad arrivare rischio un esaurimento.
Come se avesse risposto alla mia muta supplica sentiamo un deciso toc-toc al di là della porta. Myers si avvicina a grandi passi e io, per qualche motivo, vedo la scena a rallentatore: le scarpe del Maggiore fanno un rumore terrificante ogni qualvolta si schiantano sul pavimento, mentre la porta appare ai miei occhi come una gigantesca lastra in legno che occupa tutta la mia visuale.
Trattengo il respiro quando Myers allunga il braccio e poggia la mano sulla maniglia, ruotando il polso; la porta si apre. Sulla soglia c'è una ragazza dal fisico asciutto, l'espressione severa e la schiena così dritta che sembra avere le vertebre fuse.
Myers sorride.
Asia.”
La ragazza scatta sull'attenti. “Maggiore, mi ha... ”
Il suo sguardo saetta per un istante alle spalle del Maggiore - ok, non proprio alle spalle. Sotto il braccio. Pochi sono in grado di guardare sopra le spalle del Maggiore - e i suoi occhi si spalancano in un'espressione di estremo stupore.
Sta guardando me.
Agito la mano con un sorriso imbarazzato. “Ehi.”
Asia fa scorrere lo sguardo da me ad Elijah, quindi lo riporta sul Maggiore.
Entra e si chiude la porta alle spalle. “Se ci sei tu… ” Comincia lei, con tono pacato. “... allora c'è anche lei.” Calca leggermente l'ultima parola, guardandosi intorno con sguardo indecifrabile.
Mi irrigidisco. “Prima di pensare che siamo un branco di traditori, credo ti convenga ascoltare la nostra vers... ”
Asia mi interrompe. “Secondo te sono stupida? So come vanno le cose e so che la tua amica, Ombra, non è l'assassina senza scrupoli che tendono a descrivere nei notiziari. Non ha mai ucciso nessuno che non se lo meritasse e, nonostante io disapprovi qualunque genere di omicidi, devo ammettere che se dovessi incontrarla per strada le stringerei la mano. Non ho intenzione di parlare solo con voi sapendo che c'è anche lei. Se mi avete chiamato non sarà sicuramente per discutere del tempo, ma per chiedermi un favore. Voglio che ci sia anche lei.”
Mi concedo di Vederla e mi rendo conto che, in effetti, non avverto nessuna minaccia da parte sua, ma non posso rischiare l'incolumità di Shine, quindi scuoto la testa con aria categorica.
Sono qui.”
Ovviamente non avevo tenuto in conto quello che avrebbe fatto lei.
Asia si volta verso la poltroncina alla sua sinistra dove Shine siede con aria rilassata. Senza maschere. La mia ex-collega la scruta, attenta, quindi si avvicina di qualche passo.
Shine si alza, fronteggiandola. Si guardano negli occhi per qualche istante, quindi vedo il braccio di Asia alzarsi e allungarsi. Le ha appena teso la mano.
Tenta un sorriso sghembo.
L'avevo detto che ti avrei stretto la mano.”
Shine arriccia le labbra in un sorrisino soddisfatto, quindi accetta la stretta di Asia.
Sono felice di non starti esageratamente sulle palle, perché sarebbe difficile altrimenti chiederti… un piccolo favore.”
Qualunque cosa sia, ci sto.”
Oh cielo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


 
 
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Spazio Autrice:
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Siamo agli sgoccioli, care!
La storia sta per concludersi e un po' mi dispiace :)
Siete state meravigliose e non vi ringrazierò mai abbastanza per il sostegno e l'aiuto che mi avete dato e che ancora continuate a darmi.
Se da questa storia caverò qualcosa di buono sarà anche per merito vostro, quindi... grazie, grazie infinite.
 
Il prossimo capitolo arriverà giorno 14, cercherò solamente di essere puntuale xD
Invece vi avverto che probabilmente farò una piccola cattiveria per la pubblicazione dell'ultimo capitolo, cattiveria per la quale probabilmente riceverò parecchie maledizioni... ma ne parliamo un'altra volta eh? :3
Besos*
 
P.S. Come al solito se trovate errori vari segnalatemeli, come alcune di voi gentilmente e meravigliosamente già fanno; non mi offendete, non mi irritate, mi aiutate e basta :)
 
 
Moony

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Capitolo 15
*** Guardami ***


Shadow
Capitolo 15:
Guardami
 
-
 
Il piano di Shine è pura follia.
In effetti però salvare un condannato a morte il giorno della sua esecuzione non è certo uno scherzetto, bisogna essere folli per volerci provare e grazie a Dio la follia è forse l'unica cosa che non ci manca.
Sono passati solo due giorni da quando abbiamo chiesto aiuto ad Asia e di tanto in tanto passa a trovarci.
È strano vedere Shine alle prese con un'altra ragazza: non ce la vedo proprio a passarsi lo smalto sulle unghie mentre spettegola su qualche ragazzo.
Oh. Ridicolo. Adesso sono anche geloso dell'ipotetico ragazzo su cui Shine potrebbe teoricamente spettegolare nella mia mente.
E qui riprendo il discorso della follia.
Scuoto la testa, dicendomi che in effetti neanche Asia sembra il tipo da smalti colorati e risolini affettati.
Myers mi ha impedito di riprendere a smistare la sua posta - me lo sono meritato - di conseguenza sono mollemente stravaccato sulla poltrona, mentre la mia mano destra pigia i pulsanti del telecomando. In questi giorni mi sento terribilmente teso, riesco a rilassarmi solo guardando questi maledettissimi cartoni animati.
Sento bussare alla porta e Shine, dopo un mio cenno di assenso - ho Visto l'identità del visitatore - si alza dalla sua postazione sul tappeto per andare ad aprire. Asia fa il suo ingresso, facendo un cenno di saluto ad entrambi. “Ehi. Tutto ok?” Faccio spallucce e Shine risponde con un grugnito.
Ad un tratto dalla televisione si sprigiona il rumore di un'esplosione e un grido.
Dorian, non c'è null'altro che ti interessi quanto quei maledetti cartoni?”
Inutile sottolineare che Shine è di pessimo umore in questi giorni. Non ha fatto altro che prendersela con il sottoscritto per ogni cosa e naturalmente abbiamo litigato un sacco di volte. Ho tentato di trattenermi, ma anche io oggi non sono dell'umore giusto. Spero capisca l'antifona.
No, al momento no.” Ribatto pacato.
Ma capisco che ha semplicemente voglia di discutere, perché replica, cattiva, “Un'occupazione un po' meno fanciullesca? Sai, esiste una cosa chiamata maturità.”
Esiste una cosa chiamata -fatti gli affari tuoi-” Comincio ad innervosirmi.
Sul serio Dorian, non c'è nient'altro che catturi la tua attenzione? Non lo so, la cronaca, qualche film istruttivo… non fai altro che guardare cartoni animati.”
Mi volto verso di lei, con occhi vuoti. “Sai Shine.” Spengo il televisore e mi alzo. “A me piacciono i cartoni animati. Mi piacciono tanto. Mi fanno ridere, mi divertono. Non guarderò mai più un maledetto telegiornale per fare un piacere a te, perché a me non piacciono i telegiornali. Mi intristiscono e a me non piace essere triste.” Vorrei urlare. “A me non piace essere ferito, Shine e tu sembri molto brava nel farlo. Quindi adesso me ne vado in camera. Lontano da te. Quando la smetterai di usarmi come parafulmine, fammelo sapere.”
Mi dirigo verso la camera da letto e mi chiudo la porta alle spalle.
E comincio a pensare che, forse… non dovrei stare qui.
 
Rimango in silenzio per qualche secondo, dandomi il tempo di registrare le sue parole.
Accidenti.” Mi volto verso Asia, sperando che dica qualcosa tipo -emotivo il ragazzo- oppure -perché se l'è presa tanto?- ma le mie speranze vengono deluse quando, dopo una smorfia esplicativa dice, “Sei proprio stronza”.
Strabuzzo gli occhi, sorpresa. “Cosa?!”
Asia scuote le spalle. “Be', non sei stata propriamente gentile. Stava semplicemente guardando i cartoni.”
Se non fossi come sono, arrossirei. “Beh, lui… lui li guarda sempre.” Giustificazione patetica.
Uhm. Già. Terribile.” Replica lei, atona.
Non rispondo.
Asia sospira, quindi si avvicina. “Ti piace.” Sussurra, per non farsi sentire da Dorian nell'altra stanza e stavolta arrossisco.
Cosa?! No! No, assolutamente no, no che non mi piace, perché dovrebbe piacermi? È… è… lui guarda i cartoni!” Rispondo io in un sibilo frenetico. L'espressione di Asia è di pura pietà; e a me non piace la pietà. Stringo gli occhi e continuo, “Senti, non mi piace, ok? È un - un amico. Un conoscente, ecco. Un allea... ”
Oh, ti prego. Potrai ingannare lui, magari anche te stessa, ma non prendi per il culo me. Ti piace. E anche tanto. Ti sei aggrappata all'unico difetto evidente in modo da poterlo attaccare senza sentirti una merda; tra l'altro, pensaci, perché te la prendi sempre con lui? Probabilmente perché pensi possa minacciare di schiarire la tua aria da misantropa-depressa-autolesionista.
Sono furiosa. Mi avvicino ancora un po', fino ad arrivare a fronteggiarla. È un po' più alta di me.
Non osare giudicarmi. Non sai che cosa ho… ”
Sì, blablabla, hai sofferto tanto, bu-hu, frigna un altro po'.” Lo sguardo di Asia è d'acciaio e questo mi lascia talmente basita che non riesco neanche a ribattere. Lei continua. “Ho vissuto la maggior parte della mia vita nei quartieri più schifosi della città, mio padre era alcolizzato e picchiava mia madre un giorno sì e l'altro pure. Probabilmente se mia mamma non avesse volutamente irritato mio padre spingendolo a prendersela con lei, avrebbe picchiato anche me. Quando il Gene della Telecinesi si è manifestato e sono diventata abbastanza grande, io e mia madre siamo scappate. Abbiamo vissuto per strada per due anni. Mia madre ha fatto la prostituta. Mi nascondeva e faceva il suo lavoro. Con i soldi guadagnati siamo riusciti a comprarci una piccola casa dalle parti del porto; non proprio una zona chic, non trovi?”
Ho passato i primi anni dell'adolescenza tra marinai e maschi maiali di vario genere e sono sfuggita un paio di volte alle mani lunghe di qualche omone peloso dal pisello insoddisfatto solo grazie al mio maledetto Gene. Per entrare all'Accademia mi sono fatta un culo così senza dover andare a letto con nessuno e, indovina, continuo a lavorare comunque, per poter mandare qualche soldo a mia madre.” Riprende la giacca che aveva posato sulla scrivania. “Non sono quella che si dice lo spirito della festa ma non me la prendo con il mondo solo perché ho avuto una vita difficile. Se mi sono successe tutte queste cose non è stata colpa mia, quindi non ho alcuna intenzione di punirmi ulteriormente o di allontanare da me persone che potrebbero darmi qualcosa di buono... ” Dicendolo arrossisce lievemente, probabilmente riferendosi ad Elijah. La osservo mentre conclude quella che, credo, possa essere classificata come ramanzina. “Piantala di fare la vittima e prenditi quello che la vita ti dà. Non buttare via qualcosa di bello solo perché pensi di non meritarlo; non cancellerai il tuo passato in questo modo. L'unico modo che hai per redimerti è costruirti un futuro.” Il suo sguardo saetta verso la porta della camera da letto. “E tu sei talmente concentrata su te stessa da non renderi conto di avere qualcuno disposto a costruirlo con te.” Infila la giacca, apre la porta e se ne va.
Mi siedo lentamente sulla poltrona.
Credo – poi magari mi sbaglio – di non essermi mai vergognata tanto in tutta la mia vita.
È stato peggio di quei sogni in cui ti ritrovi nudo davanti a centinaia di persone.
Molto peggio.
 
Un'ora dopo sono ancora nell'ufficio di Myers.
Ho preferito lasciare che Dorian sbollisse, per evitare di piombare in camera pretendendo il suo perdono e peggiorando quindi la situazione, in quanto sono abbastanza sicura che il perdono non si pretenda.
Sospiro e mi passo una mano tra i capelli, quindi mi alzo e mi dirigo verso la porta, sapendo che una volta entrata Dorian avrà il coltello dalla parte del manico.
Nessuno fino al suo arrivo era mai riuscito ad esercitare un tale potere su di me.
La mia mano si tende in avanti e si posa sulla maniglia, quindi apro la porta.
Dorian è seduto al centro del letto con un'espressione corrucciata. Trattengo un sorriso di scherno nel vederlo così acciambellato come un bimbo di quattro anni. Nonostante il suo amore viscerale per i cartoni e nonostante negherò strenuamente di averlo anche solo pensato, il suo lato infantile mi piace. Faccio finta di non aver pensato che in generale mi piaccia un po' tutto, cartoni compresi, e mi siedo ai piedi del letto.
Dorian alza gli occhi su di me, fulminandomi e leggendomi con una facilità sorprendente.
Potresti anche evitare di guardarmi con quell'espressione condiscendente, non ti pare?” Comincia lui, con tono bellicoso.
Il mio sguardo si sposta su un punto sopra la sua spalla. “Mi sono solo seduta” rispondo, inghiottendo fiotti di orgoglio e istinti primari.
Già. Mi sei sembrata mia madre: seduta ai piedi del letto del figlio capriccioso, quelle poche volte che si interessava a me invece che al suo maledetto circolo del libro.” Sbuffa, quasi infastidito dalle sue stesse parole. “Senti, lascia perdere ok? Per quanto io sia pieno di buone intenzioni finiamo sempre per litigare.” Si volta di nuovo verso di me con un'espressione un po' contrita. “Per motivi diversi forse comincio a capire perché mi hai sempre tenuto lontano da te.” I suoi occhi guardano nervosamente in basso per un attimo, quindi tornano su di me: “Siamo troppo differenti. In tutto. Non... non possiamo... ”
Sento una strana sensazione farsi largo nel mio stomaco: è fredda, tagliante, pesante…
Panico.
Sto perdendo anche lui; e in un lampo, con una certezza dolorosa e brutale, capisco che se lui mi lasciasse io non ce la farei.
Sono riuscita a tirare avanti senza Brayden solo perché c'era Dorian. Una volta andato anche lui, non mi rimarrebbe altro che… me. E di me non c'è più niente.
Apro la bocca per dire qualcosa - non so neanche bene cosa - ma lui mi interrompe. “Ti aiuterò a liberare Brayden. Lo farò, ma una volta fatto questo troverò un modo per andare via. Ti lascerò libera.”
Sento qualcosa di caldo e scoppiettante sostituire il freddo: rabbia.
Comodo.”
Dorian solleva lo sguardo, stupefatto. “Cosa?”
Salgo ginocchioni sul letto, spingendolo con forza. “Comodo! Naturale! E hai intenzione di fuggire in qualche paese caldo? O preferisci la neve? Ma forse il signorino non sopporta il freddo!” Continuo, come acqua che sgorga da una diga distrutta, incapace di essere fermata. “Prima insisti per venirmi dietro, ficchi il naso anche dove non dovresti, ti prendi una grossa fetta di quel poco di me che è rimasto e adesso te ne vuoi andare!” Sto urlando, credo. Continuo a spingerlo, mentre anche lui si tira in ginocchio, per accusare meglio i miei colpi. “Non te lo permetterò. Me l'avevi promesso,” E questo da dove sta uscendo? “Avevi detto che non mi avresti abbandonata, avevi detto che non te ne saresti andato, ecco cosa avevi detto e io mi sono fidata di te! Mi sono fidata di te, Dorian! Tu adesso te ne andrai e vivrai tranquillo dove ti pare, mentre io continuerò a stare qui, da sola, perché sono una stronza egocentrica, sempre più distrutta, sempre più vuota, sempre più sola, perché è questo che faccio, allontano tutti e tutti se ne vanno, perché… perché non ho niente da dare e sono stronza ed egocentrica!” Concludo il mio monologo con un ultimo pugno ben assestato sulla spalla di Dorian.
Mi accascio ancora di più sulle ginocchia mentre il mio soldato fa lo stesso, più lentamente. I suoi occhi mi scrutano, indecifrabili, come se vedessero qualcosa che prima non erano riusciti a vedere. Una sua mano si allunga a toccarmi la guancia.
Mi accorgo adesso che è bagnata.
Non mi sono neanche resa conto di aver versato qualche stupida lacrima: patetica.
Anche l'altra mano si posa sul mio viso ed entrambe scivolano tra i capelli, fin quasi a sfiorare la nuca. Siamo vicini.
Mi rendo conto che ogni volta che litighiamo non facciamo altro che avvicinarci sempre di più; una parte di noi si spezza e cade ai piedi dell'altro.
Forse abbiamo raccolto i reciproci cocci senza neanche accorgercene;
Forse ci siamo ricostruiti a vicenda;
Forse Asia aveva capito tutto prima di me.
Sento il suo respiro sulle labbra ma i suoi occhi sono fissi nei miei, decisi e fermi.
L'ultima volta che siamo arrivati a questo punto sono stata io a trovare abbastanza fiato per dire no. Questa volta invece è lui a parlare, quando ormai tra di noi c'è a malapena spazio per muovere le labbra senza che queste si tocchino.
Mi osserva e infine dice “Perdonami” E colma quel poco di spazio rimasto.
Fa davvero male. È un po' come se avessi passato tutta la vita appallottolata su me stessa e adesso, in questo istante, dopo anni e anni passati in questa posizione, stendessi gambe e braccia e raddrizzassi schiena e testa, tutto in una volta.
Fa male.
Le sue mani sono meno leggere adesso, mentre una viaggia sulla mia schiena e l'altra gioca con i miei capelli; mi avvicina e io mi ritrovo a spingermi contro di lui tirandomelo contro allo stesso tempo, mentre cozziamo l'uno contro l'altro, come abbiamo sempre fatto e come continueremo a fare fino alla fine del nostro rapporto - o dei nostri giorni se vogliamo essere poetici - perché, per quanto faccia male, non riuscirò più a fare a meno di tutto lui, cartoni compresi.
Forse, dopotutto, era esattamente quello che volevo.
 
Se il mio cervello funzionasse a dovere, in questo momento mi definirei disperatamente felice. Ovviamente però non sono nelle condizioni di formulare pensieri molto complessi visto che tutto quello che sento – e che voglio – sono le sue labbra sulle mie, i suoi capelli tra le mie mani e le sue mani su di me, serrate come artigli.
La sua bocca è morbida, tiepida e sorprendentemente dolce. La mia mano destra scende sul suo collo, dove traccia dei piccoli cerchi, mentre il bacio si fa via via più tranquillo e paziente nel momento in cui entrambi capiamo che nessuno dei due ha intenzione di scappare da qualche parte.
Respiro profondamente e mi allontano quel tanto che basta per parlare – o quantomeno, rantolare, “Guardami.”
Sento il respiro di Shine accelerare e il suo cuore battere ancora più forte sotto la mia mano premuta sul collo.
Mi ritrovo a fissare gli occhi blu della terribile assassina del Mondo Lume.
Brillano.
Brilla.
Per me.
 
È dolce, Dorian. Sorprendentemente deciso, sì, ma dolce.
Probabilmente quando tornerò in me negherò di aver pensato cose del genere o di aver desiderato che mi baciasse ancora, ma per il momento permetto ai miei neuroni un piccolo break.
La mano sinistra di Dorian traccia degli arabeschi sulla mia schiena, mentre la destra continua a disegnare cerchietti sul mio collo. Probabilmente non si rende conto di bloccare le mie facoltà di pensiero in questo modo. O forse lo sa perfettamente.
Mi sento stupidamente felice e vibrante e…
Ragazzi, sono io!” La voce di Myers nello studio ha lo stesso effetto di una secchiata d'acqua gelida. Scattiamo giù dal letto, rossi in viso e col fiatone.
Lancio un'occhiata furtiva a Dorian e vedo che sta sorridendo sotto i baffi.
La porta si apre quando siamo ancora un po' sconvolti.
Myers ci scruta dall'alto dei suoi due metri e cinque, quindi chiede con aria perplessa, “Tutto ok?”
Dorian annuisce e io sibilo un poco convinto mentre il suo sguardo ci trapassa da parte a parte.
Se non fossi certa che è un Guerriero potrei pensare che ci stia Vedendo. Una volta capito che nessuno dei due è intenzionato a dire una parola, sospira e ci fa cenno di seguirlo nello studio. Lo seguiamo in silenzio, mentre entrambi torniamo nel mondo reale.
Porto brutte notizie. Bruttissime.” Il tono con cui lo dice non lascia adito a dubbi.
Che succede? Brayden sta bene?” chiedo nervosamente. Dorian mi si accosta notando la mia tensione improvvisa, ma dopo quello che è appena successo non fa che aumentare il mio flusso di adrenalina. Myers annuisce. “Sì, è ancora imprigionato ma sta bene. Il problema è che... ” tace.
Dorian allarga le braccia, esasperato da tanta tensione. “Cosa?”
Myers butta fuori l'aria e poi, con tono grave dice, “Ci hanno raggirati. Non stanno isolando la popolazione.” Sento qualcosa di freddo scivolarmi lungo la schiena, mentre Myers conclude: “Stanno isolando noi.”
Dorian trasale. "Sì, ma- "
Myers lo interrompe tenendoci un documento. Lo prendo tra le mani, mentre Dorian si posiziona dietro di me per leggere da sopra la mia spalla.
Se non fossi rimasta raggelata da quello che sto leggendo, probabilmente avrei i brividi per la sua vicinanza.
Dopo un minuto di attenta lettura e crescente orrore, io e Dorian alziamo lo sguardo verso Myers. “Non può farlo.”
Myers sospira. “Lo farà passare per un comune vaccino contro un virus che attacca solo gli Evoluti. È già capitato cinque anni fa con l'influenza EVO, nessuno sospetterà nulla. Isoleranno la popolazione comune con la scusa di volerli tutelare da un possibile ceppo influenzale che possa colpire anche loro e poi cominceranno a iniettare i vaccini. Quando si accorgeranno della scomparsa dei loro poteri in contemporanea all'assunzione del vaccino… sarà troppo tardi.”
Tutta la vibrante felicità di prima si è ridotta ad un caldo bozzolo in fondo al mio stomaco.
L'unica cosa che riesco a pensare è che ho sbagliato tutto.
Ho protetto le persone sbagliate.
Ho condannato il mondo.
Guardo il foglio con una sensazione di gelo in fondo allo stomaco... e alcune cose nella mia testa cominciano ad andare al loro posto.
Forse sono ancora in tempo per rimediare.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
_____________________________________________
Spazio Autrice:
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Pciù pciù, i piccioncini hanno tubato, eh?
Ok, scusate, lo so, non devo dire nulla.
Grazie ancora, come sempre e alla prossima!
Besos*
 
P.S. Vi chiedo perdono per i possibili errori, non ho avuto modo di RI-rileggere (l'avevo già riletto, ma di solito prima di pubblicare do sempre un'altra controllatina) @.@
La prossima volta mi impegnerò e rileggerò anche tre volte di seguito se necessario.
 
 
Moony

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Capitolo 16
*** Paura in vena ***


Shadow
Capitolo 16:
Paura in vena
 
-
 
Probabilmente una persona normale avrebbe tentato il suicidio scoprendo di aver praticamente sprecato la propria vita; ovviamente questo non è il mio caso.
Sì, forse - come mi è stato fatto gentilmente notare da Asia qualche giorno fa - tendo a rinchiudermi nel mio vittimismo più di quanto mi fossi mai resa conto di fare, ma sicuramente non butterò al vento anni e anni di battaglie e fatiche solo per un maledettissimo vaccino. Anzi.
Sogghigno.
Myers entra trafelato nello studio, reggendo tra le mani un piccolo cilindro di metallo.
Eccolo. Demidoff ha detto di fare molta attenzione, non sarebbe in grado di ripetere la cosa … l'hanno quasi scoperto. Per individuare il corriere di Orion ha impiegato più tempo del previsto e una volta scambiati i pacchi per poco non se ne accorgeva. Se la cosa non va in porto rischia grosso.” Annuisco e svito il contenitore, dando un'occhiatina all'interno. Una volta confermato il contenuto sorrido automaticamente, quindi infilo il cilindro in una delle taschine del porta attrezzi che Myers ha avuto la fortuna di trovare nell'aula di chimica.
Venuti a sapere del vaccino abbiamo dovuto rivedere il nostro piano. Adesso è un po' più complesso; il risultato però potrebbe essere molto più soddisfacente.
Il problema restano le guardie del corpo.” Borbotta Myers e io annuisco, rispondendo con un placido, “Dorian ed Elijah faranno un ottimo lavoro.”
 
 
Odio gli intrugli alchemici.”
Dorian, non è il momento delle lamentele, bevi quella roba e sbrigati! Quei due gorilla stanno per uscire e noi dobbiamo ancora piazzare la fiala al sonnifero.”
Roteo gli occhi e butto giù il liquido arancione, facendo subito dopo una smorfia di puro disgusto.
Elijah mi imita dopo aver bevuto la sua.
Mi ritrovo davanti un energumeno asiatico dalla faccia feroce.
Ahi.” esclamo automaticamente di fronte ai suoi bicipiti grossi quanto angurie.
L'energumeno sorride, mostrandomi i denti bianchi e dall'aria solida come diamante.
Anche tu non hai un aspetto molto simpatico,” ridacchia lui, facendo sembrare la guardia asiatica una specie di squalo ghignante.
Mi guardo le mani, scoprendo che sono… esattamente come al solito.
Sei sicuro che questa cosa funziona? Non mi sento molto diverso.”
Elijah annuisce “Te l'ho già detto, è solo un'illusione. Queste fiale vengono usate dagli stuntman nei film, in modo da apparire come gli attori che stanno interpretando senza dover sconvolgere le fattezze del loro corpo, rischiando di ritrovarsi con dei muscoli poco allenati e tendini poco elastici, come invece facevano le precedenti fiale il cui cambiamento era del tutto fisico.”
Annuisco stancamente. “D'accordo, mi fido.” Quindi tiro fuori una fiala dall'aspetto sinistro, ripiena di un liquido verde e con una sicura sul tappo: una volta tolta questa, la fiala si stappa in automatico dopo dieci secondi, disperdendo un gas soporifero parecchio potente.
Quindici secondi.” Dico ad Elijah in tono militaresco.
Il mio migliore amico conta mentalmente fino ad undici, stappa la fiala con i denti e la lancia davanti ad una porta dall'aria malmessa.
Esattamente dieci secondi dopo le porte si aprono e un secondo dopo, giusto il tempo di farli uscire entrambi, la fiala si stappa.
Io ed Elijah ci scambiamo un sorriso soddisfatto.
Perfetto.”
 
*
 
La piazza è stracolma di persone e il patibolo sul quale salirà Brayden è posto di fronte al Tribunale, in modo da fronteggiare la massa di persone che è venuta per assistere all'esecuzione del 'mostro'.
Per un momento sembra la scena di un film.
Mi muovo indisturbata tra la folla, con un grosso paio di occhiali da sole e i capelli infilati in un cappellino grigio. So che vi aspettavate un bel mantello nero dall'aria misteriosa, ma avrebbe attirato un po' l'attenzione in una situazione del genere. Invece del classico manto, indosso un sobrio paio di jeans, delle sneakers molto comode e una ancor più sobria felpa grigia: poco eroico forse, ma quantomeno ho la certezza di non essere identificata.
Manca solo qualche minuto all'inizio dell'esecuzione, poi Brayden sarà scortato sulla pedana da Asia. Sono terrorizzata, ma a prevalere è una rabbia gelida e determinata.
Orion ha quasi distrutto la mia vita; non permetterò che faccia lo stesso con altre persone.
Non ho paura di morire. Ho solo paura di morire prima di riuscire a fermarlo.
Sorrido pensando che se mi sentisse Dorian probabilmente mi farebbe fuori con le sue mani.
Prima di lasciarmi uscire mi ha ripetuto centinaia di volte di non fare pazzie e io ho annuito, tentando di non fargli notare che la pazzia la stavamo già facendo.
Non mi scompongo quando una guardia mi passa accanto: non abbasso lo sguardo, non mi muovo a scatti, mi limito a scostarmi e a continuare a guardarmi intorno con aria d'attesa, esattamente come tutte le altre persone che invadono la piazza.
Il mio sguardo cade su un bimbo che giocherella con una pozzanghera, mentre la madre lo rimprovera dicendo, “Julian, quante volte ti ho detto di non giocare con il fango? Smettila di farlo fluttuare sopra la testa del signore, non vedi che gli stai sporcando i capelli? Basta!”
Il bimbo sospira e riporta a sé il globo sbrodolante di fango, mentre la mamma si volta nuovamente. Noto che sta guardando nervosamente l'uomo al suo fianco - ben piazzato e con l'aria di un Guerriero - quindi la sento sussurrare, “Tesoro, so che sei dalla sua parte, so che è per una buona causa ma… ma c'è Julian.”
L'uomo le lancia un'occhiata ammonitrice.
Non dire una sola parola, se ci sentono siamo morti ancora prima di cominciare. Stai tranquilla, abbiamo le spalle coperte, i ragazzi sono sparsi per tutta la piazza. Homar è pronto a trasportare i bambini sui tetti appena lancerò il coltello.” intercetta quindi lo sguardo disperato della moglie e il suo tono si ammorbidisce. “Tesoro, andrà tutto bene.”
Sento il cuore battere a mille, un ronzio continuo nelle orecchie e la confusione in testa: hanno organizzato una rivolta e se ho capito bene…
È un rischio.
Sospiro, tiro fuori il telefono – uno parecchio vecchio, impossibile da rintracciare - e dopo aver digitato il numero di Asia mando un messaggio con scritto: non fare nulla.
Qualche secondo dopo il telefono vibra e leggo la risposta di Asia: non capisco, ma ok.
Il suo compito sarebbe stato quello di tenere sospeso tramite Telecinesi il corpo di Brayden, per evitare che la corda lo strangolasse: un compito fondamentale.
La vita di Brayden adesso è nelle mani del popolo.
Prendo un bel respiro e per la prima volta nella mia vita, prego.
Comincio a camminare.
 
Sono al suo fianco.
Sono in piedi, al suo fianco.
Potrei ucciderlo… ma Shine ha detto di no. Ha detto che non si merita di morire.
Elijah sembra molto più controllato del sottoscritto, che ha rischiato di farsi beccare a mordersi il labbro un paio di volte. Orion sta osservando con aria soddisfatta il patibolo, guardando di tanto in tanto in uno schermo che riprende la stessa scena, probabilmente con una telecamera posta sopra il palchetto in cui ci troviamo noi.
Come Shine stessa aveva ipotizzato, comunica con la folla tramite un microfono che viene attivato da un tipico tasto rosso: riderei se la situazione non fosse così tragica.
Improvvisamente al margine dello schermo appare un alone nero.
Orion sogghigna e solleva una mano in direzione di una guardia dall'aria nervosa.
Portatelo fuori.”
Chiudo gli occhi per una frazione di secondo, sperando con tutto il cuore che Shine sappia realmente cosa sta facendo.
In questo istante Brayden viene portato sul patibolo, con le mani legate dietro la schiena, il volto smunto, i capelli leggermente più lunghi, la barba incolta, i vestiti stracciati – gli stessi con cui l'avevo visto l'ultima volta – e le braccia nude ricoperte di lividi ed escoriazioni.
Vedendolo ridotto in questo stato, sopprimo a stento l'istinto di infilare due dita negli occhi di Orion.
Asia, che si allontana di qualche passo per lasciare campo libero all'esecutore, sembra molto nervosa. È pallida, rigida e le sue labbra sono così strette che probabilmente non sarà più in grado di stenderle.
Deglutisco.
 
Protetta dalle ombre, sono vicinissima al mio obbiettivo. Potrei agire subito, ma devo aspettare.
Devo fidarmi di loro.
Mentre osservo Brayden venire posizionato dietro il cappio, prego per la seconda volta in pochi minuti.
Silenziosamente.
 
Le guardie si muovono tutte in direzione del patibolo, lasciandone solo una all'entrata del palchetto di Orion. Adesso la vita del nostro buon governante è nelle nostre grosse mani asiatiche.
 
Vedo le guardie arrivare a frotte e la preghiera si fa più intensa mentre il boia, dopo aver letto i capi d'accusa di cui Brayden è incolpato…
 
gli passa il cappio intorno a collo.
Il mio pseudo-migliore amico sembra più rigido adesso, mentre osserva l'esecutore avvicinarsi alla leva che apre la botola su cui Brayden poggia i piedi.
 
Qualche istante e le sorti del mondo saranno scritte.
L'uomo allunga la mano …
 
e tira la leva.
 
*
 
È un attimo.
Prima che la corda si tenda del tutto, qualcosa di rapido, lungo e sottile centra con precisione millimetrica la corda… recidendola.
Il tonfo del corpo di Brayden rimbomba in tutta la piazza, riempendo il silenzio basito che si è andato a creare; e poi è il caos.
I pochi bambini che alcuni genitori avevano portato in piazza vengono trasportati sui tetti, tra strilli e pianti, da un uomo altissimo e dalla barba rossa che tiene le braccia aperte in cima al Tribunale.
Le guardie sono confuse, si guardano intorno, colte di sorpresa e lanciano occhiate interrogative e preoccupate al palchetto di Orion che adesso sta guardando con occhi grossi quanto piattini la folla che sta circondando il patibolo, mentre lo stesso uomo di cui mi sono fidata, lo stesso uomo che ha appena salvato la vita a Brayden, tenta di scassinare la porta che conduce sotto la botola.
Sorrido e lascio che le ombre mi scivolino via di dosso, mentre mi tolgo occhiali e cappello.
Orion.”
L'uomo sussulta e si volta verso di me, mentre chiudo la porta del palchetto alle mie spalle, lasciando fuori l'unica guardia rimasta.
È stupito, ma riesce a mantenere un certo controllo mentre dice, “Hai organizzato tutto questo?”
Dondolo la testa in un cenno che vuol dire sia sì che no e Orion fa segno alle sue guardie del corpo di attivarsi.
Be', non proprio tutto.” Sogghigno in direzione della piazza. “A quanto pare non sei stato molto bravo a mascherare le tue intenzioni.”
L'uomo ripete il cenno, ma nessuna delle due guardie si muove. Le guarda. “Che diavolo fate lì impalati?”
Uno dei due sorride e in quel sorriso, per quanto assurdo visto che il suo aspetto è completamente diverso, riconosco Dorian. “La osserviamo perdere, Vostra Altezza.”
Nel frattempo - quello che suppongo essere - Elijah scivola alle spalle di Orion e, non visto, preme il pulsante rosso.
Confuso Orion rivolge uno sguardo interrogativo alle due guardie. “Cosa …?”
Sapevo che avresti capito tutto, sapevo che avresti intuito che non avrei mai rischiato di liberare Brayden prima dell'esecuzione... però avevo pensato di tentare.” Orion sogghigna.
Da brava cattiva quale sei, anche tu vuoi spiegarmi il tuo piano malefico?”
Sorrido e continuo.
Avevo detto: chi se ne importa? Devo liberarlo, devo trovare il modo di portarlo in salvo, sono disposta a rischiare il tutto e per tutto. Non avrei mai pensato che una scoperta all'apparenza orribile avrebbe reso tutto più semplice anche se… più rischioso. Dovevo solo sperare che tu non capissi.”
Orion solleva le mani in segno di resa. “Devo ammetterlo, l'ombra diversiva è stata un colpo da maestro.”
Annuisco e accenno un inchino, continuando a parlare.
Che avresti tenuto una telecamera puntata sul patibolo era ovvio. Sapevo sin da prima che avrei dovuto tenerlo in conto, poi quella presunta difficoltà di cui ho già accennato qualcosa prima ha cambiato un po' le carte in tavola. Qualunque alone nero sullo schermo avrebbe sicuramente attirato la tua attenzione quindi… come sfruttare la cosa? Attirando la tua attenzione, in modo da poter tranquillamente arrivare qui.”
L'uomo, dopo aver ripreso il controllo di sé, unisce i polpastrelli delle mani, osservandomi da sopra di essi. “Come hai fatto a convincere Aki e Baiko?” Chiede, accennando ai due energumeni.
Entrambi sorridono mentre io mi limito a dire, “Non l'ho fatto. Semplicemente non sono loro.” Sospiro. “Dovresti far custodire meglio le fiale alchemiche. Molto utili quelle robette cinematografiche.”
Orion tradisce un'espressione preoccupata al sentir nominare le fiale, ma si riprende in fretta dicendo, “Be', e adesso cosa vuoi fare? Mi hai in tuo potere. Hai intenzione di uccidermi, immagino.”
No.”
Il silenzio spiazzato che segue la mia affermazione contagia anche la piazza.
Anche in questo caso Orion riesce a mantenere il controllo, “Ah no? Che c'è, vuoi redimerti?”
No. Voglio realizzare la tua più grande paura.”
Orion ride.
Io non ho paura di nulla.”
Be', quella pozza nera ai tuoi piedi diceva il contrario. Hai idea di quanto ho riflettuto su quella dannatissima pozza? Sai quante ipotesi ho fatto? Ho pensato che potessi aver paura del nulla, paura del buio, paura della morte, paura del cielo notturno, paura del colore nero, paura dei pozzi, paura dei tunnel, paura degli spazi chiusi … sono arrivata a pensare che avessi paura dell'inchiostro nero, tanto ero disperata. Poi è arrivata quella fatidica brutta notizia e per magia tutti i pezzi sono andati a posto.
Immaginando la tua paura principale, prima di vederla durante quella visita a palazzo, avevo sempre pensato in primo luogo a cosa avessi da perdere e, tenendo conto che non hai familiari o persone che ami particolarmente, ho pensato che ciò a cui tieni di più è il potere… e cosa ti ha dato tutto questo potere?” Tiro fuori dalla tasca il cilindro di metallo, mentre comincio a svitarlo sotto gli occhi prima curiosi e poi, per la prima volta, impauriti di Orion. “Il tuo prezioso, primo, Gene.” Mi ritrovo tra le mani una fiala di liquido nero. “Tu hai creato la tua paura: il vaccino. È stata una mossa molto stupida da parte tua.”
La folla, ormai in ascolto, comincia ad emettere un mormorio curioso, attirando finalmente l'attenzione di Orion, resosi adesso conto che tutto quello che sta accadendo può essere udito e in parte visto da tutti.
Tu… non so di cosa parli.”
Agito la fialetta con aria divertita. “Ah no? Eppure è curioso. La tua più grande paura è quella di perdere il tuo Gene. Questa paura è rappresentata da una pozza liquida di colore nero. Il vaccino che modifica il Gene degli Evoluti, - lo stesso che volevi iniettare ad ognuno di noi - sopprimendolo, è un liquido di colore nero.” Storco la bocca in una smorfia di finto rammarico. “Devi ammettere che è una bella coincidenza.”
Stai mentendo! Quel vaccino non sopprime un bel niente!”
La folla ormai ha perso il suo ruolo di spettatrice silenziosa; i più svelti di mente hanno già un'aria furibonda.
Oh! Allora immagino che non avrai niente da temere nel caso dovessi decidere di iniettartelo.”
Orion deglutisce vistosamente e, sperando che bluffi, scuote la testa.
La folla trattiene il fiato, come un solo corpo.
Sorrido. “Stendi il braccio.”
L'uomo viene travolto da un attimo di puro panico, quindi tenta di scattare in piedi ma Elijah e Dorian lo afferrano, scaraventandolo nuovamente sulla poltrona.
Quando uno è riuscito ad immobilizzarlo e l'altro è riuscito a tenere fermo il braccio sinistro, tiro fuori la siringa dalla cintura.
Sono stanca di uccidere, Orion. Persino te.” Aspiro il liquido nella siringa. “Goditi la tua paura.” Inietto il vaccino.
 
*
 
Dopo aver stritolato Brayden in un imbarazzante abbraccio spacca costole, ho lasciato che alcuni dei ribelli lo portassero in Ospedale, mentre Demidoff tentava di riportare l'ordine e Myers dava un senso alle guardie, ormai confuse e inebetite come api senza la loro regina.
È stato quasi grottesco vederle arrestare quello a cui, fino a qualche minuto prima – prima che perdesse completamente la ragione, per intenderci – avrebbero ubbidito ciecamente.
Per essere più chiari, Orion ha perso la testa.
Una volta entrato in circolo il vaccino e compreso che non sarebbe più stato capace di distillare neanche un pentolino di minestra precotta, ha cominciato a ridere.
Per quanto ne so, non ha ancora smesso.
L'ultima volta che ho visto Asia era - straordinariamente mansueta – avvolta da un braccio di Elijah, che si era affrettato a bere l'antidoto che avrebbe eliminato l'effetto della fiala-stuntman.
Demidoff ha avuto il tempo di dirmi che Carlotta era stata trasportata sul tetto, al sicuro dai disordini, con somma gioia della bimba tra l'altro, che era volata via sgambettando con aria estatica.
Adesso, ad un'ora dalla caduta della Tirannide, sono semplicemente in mezzo ad una strada.
Non sto correndo, non sto esultando, non sto piangendo.
Sto.
È una cosa che non mi sono mai permessa, per evitare che la gente si fermasse a guardarmi, per evitare che qualcuno memorizzasse i tratti del mio viso… e adesso sto.
Una donna mi passa accanto, mi lancia un'occhiata distratta, quindi strabuzza gli occhi e infine trotta via, con un'espressione di terrore mista a gratitudine, quasi indecisa se scappare via o fermarsi e stringermi la mano.
Scoppio a ridere, attirando altri sguardi sorpresi e lanciando sguardi diretti a chiunque, sperando che ognuno di loro si ricordi il mio viso; non per vanità o per gloria, ma perché ho un bisogno spasmodico di essere vista.
Finalmente ti ho trovata!”
Nonostante qualcuno l'avesse già fatto un po' di tempo fa.
Mi volto, godendomi la sensazione di poter essere guardata da lui in mezzo ad una strada. “Scusami, ma avevo bisogno di allontanarmi dalla piazza.”
Già, c'è ancora un gran casino, sono riuscita a seguirti solo grazie alle facce sconvolte dei passanti.” sogghigna lui, indicando un ragazzino che mi fissa stupefatto da dietro una vetrina.
Rido, sorprendendolo. “Durerà un po'… ma credo di poterci convivere.”
Dorian sorride, risvegliando il calore e quelle stupide farfalle nello stomaco che si erano sopite a causa della tensione pre-missione: liberiamo-Brayden-e-se-ci-riusciamo-spodestiamo-Orion.
Credi di poter sopportare di essere guardata, quindi.” Annuisco, mentre Dorian lascia scivolare gli occhi sul mio viso riuscendo, in qualche modo, a non essere invadente. “E credi di riuscire a tollerare di essere, non so… sfiorata?”
Sorrido, cominciando a capire dove vuole arrivare. “Potrei tollerarlo, sì.”
Nel caso io decidessi di accarezzarti, rischierei la morte, oppure riusciresti a sopportare anche questo?” Noto - mentre la sua mano comincia a tracciare i soliti arabeschi sul mio collo - l'uso del pronome io, quasi a voler sottolineare che non sta neanche prendendo in considerazione l'ipotesi che lo faccia qualcun altro.
Credo di sì… ma potrei cambiare idea se non ti sbrighi a baciarmi.”
Dorian sorride e poi, grazie a Dio, mi bacia.
Probabilmente mentre ci baciamo stanno succedendo un centinaio di cose importantissime e sicuramente c'è ancora un sacco di lavoro da fare per riportare le cose alla normalità, o quantomeno, ad una quasi-civiltà… ma nessuno dei due se ne preoccupa.
Shine?” sussurra lui, sulle mie labbra.
Sì?”
... Mi devi una pizza.”
In fondo, direi che abbiamo fatto abbastanza.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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Spazio Autrice:
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E con questo capitolo, concludo Shadow per la seconda volta.
Non posso che ringraziare tutti per il sostegno, per i consigli, per i complimenti... in sostanza per tutto.
Spero che questa storia vi sia piaciuta e che la conclusione non vi abbia deluso :)
Grazie al cielo sono riuscita a finire entro l'ultimo capitolo un piccolo schizzo al pc di Shine. Non è nulla di straordinario, ma ci tenevo a farvelo vedere e ad avere un vostro parere @.@...
 
SHINE: http://fav.me/d3j1tyn
(fatemi sapere se il link si vede correttamente)
Detto ciò ringrazio per l'ennesima volta tutti quanti: chi ha inserito la storia tra le seguite, i preferiti e le ricordate, più ovviamente un piccolo saluto speciale a chi mi ha fatto compagnia più da vicino in questo ri-percorso lasciando un commento.
Grazie di cuore e spero di rincontrarvi in una prossima storia!
A presto!
Besos*
 
 
Moony

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