AAA. BABY-SITTER CERCASI

di Epicuro
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Aspettative ***
Capitolo 2: *** L'allegra masnada ***
Capitolo 3: *** Tutti in gita! ***
Capitolo 4: *** Scontri e incontri: parte 2 ***
Capitolo 5: *** Un lieto evento? ***
Capitolo 6: *** E così tutto ebbe inizio... ***
Capitolo 7: *** Che occhi rossi che hai! ***



Capitolo 1
*** Aspettative ***


Aspettative

 

Tredicesimo Tempio.

 

Un uomo sulla sessantina alto e longilineo, con folta barba e occhialini tondi, avanzava austero lungo il corridoio che portava alla sala del trono.

I due soldati di guardia lo salutarono ed aprirono le pesanti porte. L’uomo entrò e si andò ad inchinare davanti al Grande Sacerdote seduto sul trono.

«Socrate! Come mai questa visita improvvisa?» disse il sacerdote.

«Sommo Sion, porto liete novelle!»

Sion si tolse la maschera e guardò l’uomo che ricambiò lo sguardo.

«Si tratta di quello che stavo aspettando?».

Socrate annuì con il capo: «Come mi avete sempre detto, le stelle non mentono!».

Sion tirò un sospiro di sollievo e sfoderò un sorriso luminoso. Poi fece cenno all’uomo di alzarsi e di seguirlo oltre le pesanti tende. I due si recarono nello studio privato di Sion.

«Qui saremo più tranquilli e nessuno ci disturberà.!» esordì Sion, mentre apriva le ante di un mobiletto: «Vino?»

«Vi ringrazio, ma lasciate fare a me! É il mio lavoro!» sorrise l’uomo, mentre il sacerdote si accomodava alla scrivania lasciando che Socrate servisse il vino.

«Servizio impeccabile come al solito! Ma dammi del tu, siamo amici da tempo e poi mi fa sentire vecchio!»

«Deformazione professionale. Sono un maggiordomo professionista» e i due scoppiarono a ridere.

«Già, è vero, ma ormai ho preso il vizio di vederti come il mio braccio destro e non come l’inserviente della casa del Sagittario. A proposito, Aiolos come ha preso l’investitura?»

«Bene, ha già acquistato completamente coscienza del suo ruolo. É un vero saint di Atena in tutto e per tutto. Devo dire che è sempre stato in gamba e con un carattere docile, anche se un po’ ingenuo. Mi sembrava ieri quando mi hai chiesto di prendermi cura di lui e del fratellino in fasce, e adesso è ormai quasi un uomo. Ammetto che sono stato fortunato con Aiolos, al mio antenato non era andata così bene con Sisifo!»

«Anassimandro! Mi ricordo che per mette a letto Sisifo doveva rincorrerlo per mezzo Santuario! Quel monello si era calmato solo dopo essere diventato cavaliere ed essersi trasferito nel Tempio del Sagittario! E Aiolia come ha preso la separazione dal fratello?»

«Subito non bene, è stata dura fargli capire che non avrebbero più dormito sotto lo stesso tetto, ma piano, piano sta superando la cosa. Anche perché non abitano a chilometri di distanza e quindi Aiolos viene spesso a fargli visita. Comunque l’investitura del fratello è stata positiva per il piccolo, che ha aumentato la sua determinazione negli allenamenti!»

«Ottimo Socrate, ma tornando alla questione nodale, alla fine li hai trovati?»

«Sì Sion, i vari maestri sparsi per il mondo mi hanno comunicato che tra i loro allievi si sono manifestati i cosmi dei restanti cavalieri d’oro! Tra l’altro uno è il figlio di una tua lontana parente del Jamir!»

«Splendido! Così dopo l’investitura di Aiolos e Saga, finalmente posso dire che siamo al completo. Giusto in tempo per la nascita della dea! Quando le stelle me l’hanno comunicato, ieri sera, mi è venuto un coccolone! La dea si reincarna e le 12 case sono vuote! Che figura di melma che mi sarei fatto! Speriamo che il mio parente sia Be, l’ho visto di sfuggita quest’estate ed era un giovane forte e robusto! Occhio e croce dovrebbe avere l’età di Aiolos e Saga!» disse entusiasta Sion.

«Non saprei, ma qui c’è la lista dei nomi dei prescelti, che mi hanno inviato i loro maestri. Era sigillata e non mi era sembrato il caso di aprirla.» e Socrate diede una busta a Sion.

«Vediamo. Mu per l’Ariete... sarà da parte di mamma, ma non mi sembra di avere un parente in età da armatura con quel nome! L’unico che ricordo è un bimbetto associale a cui ho insegnato a tirare due calci durante la mia ultima visita in Jamir! Bah avranno sbagliato a scrivere il nome!» poi andando avanti: «Aldebaran del Toro, sì mi piace, Calogero del Cancro...alias Death Masck? Bah! Giovani moderni che devono mettersi il soprannome come i super eroi americani dei fumetti!»

«Sion, leggi fumetti?» chiese Socrate stupito.

«Certo, Lost Canvas è il mio preferito! Perché? Almeno mi svago un po’! Dici che ne faranno uno anche sulla nuova generazione di saint?»

«Probabile»

«Speriamo! Chissà se riuscirò a mettermi in luce come il mio predecessore Sage! Morirò sicuramente lottando valorosamente contro un temibile avversario! Va beh, le fantasticherie a dopo... Aiolia del Leone, mai dai, si chiama come quella piccola peste del fratellino di Aiolos! Che coincidenza! Shaka della Vergine...speriamo che non sia un altro santone illuminato paranoico come il suo predecessore Asmita...Milo dello scorpione, gli auguro di avere il cuore sano, Cardia aveva qualche problemuccio del genere, se non ricordo male....Poi abbiamo...Shura del Capricorno, lo spadaccino arturiano della compagnia...Camus dell’Acquario, sarà il solito fighetto intellettuale, ed infine...eh? Afrodite di Pesci? Non ho mai creduto possibile che le donne potessero diventare gold saint!»

Socrate fece spallucce: «Non so che dirti Sion, i tempi cambiano e le donne ormai stanno diventando come gli uomini! Comunque anche il predecessore aveva un nome da donna, anche se era maschio!»

«É vero, Albafica! Me ne ero dimenticato!»

Sion rimise la lettera in busta e disse soddisfatto:

«Socrate contatta i maestri e fa venire i valorosi guerrieri dorati al Grande Tempio. Io mi occuperò della cerimonia d’investitura!»

L’uomo fece un breve inchino e prese congedo, ma quando fu sulla porta Sion lo fermò:

«Scusa ancora se ho approfittato senza ritegno della tua disponibilità e competenza. So che hai dovuto fare doppio lavoro, ma eri l’unico al Santuario che parlasse tutte le lingue conosciute!»

«Non preoccuparti Sion, mi sono fatto aiutare da mio figlio. Epicuro è in gamba e ormai mi ha quasi sostituito del tutto nella conduzione della casa del Saggittario, in più è come un fratello maggiore per Aiolos, sono praticamente venuti su insieme.»

Sion sorrise e Socrate, dopo un ulteriore inchino, uscì dall’ufficio del Grande Sacerdote, che si perse nelle fantasticherie di come sarebbero stati gagliardi, fedeli, forti e con alto senso di giustizia i futuri cavalieri d’oro. Era convinto che sarebbero stati i migliori di tutti i tempi.

 

Una settimana dopo......

Tredicesimo tempio.

 

Sion era agitatissimo, finalmente avrebbe conosciuto i cavalieri d’oro e consegnato loro le armature. Li vedeva già in azione, alti, possenti e figaccioni come i loro predecessori e le loro gesta narrate nei manga e serie animate. Insieme a lui c’erano Saga e Aiolos in armatura, che lo guardavano perplessi, Aiolos diede una gomitata a Saga e poi gli sussurrò:

«Ma che ha Sion?»

«Sarà agitato per la consegna delle armature, avrà alte aspettative e spererà di non venirne deluso!» rispose Saga tranquillo.

«Ma non è vero che non li ha mai visti; almeno non tutti...uno è mio fratello e poi so che un altro dovrebbe essere un suo parente!»

«Che vuoi che ne sappia io! Mica ho mai fatto il Grande Sacerdote! E ora smettila di parlare, prima che Sion ci faccia un cazziatone con i fiocchi!»

Un soldato semplice venne infatti a riferire a Sion che tutto era pronto per la cerimonia delle investiture e il Grande Sacerdote si accinse quindi ad entrare in sala. Aprì lentamente le tende, ma, dopo aver dato una rapida occhiata nell’ambiente, le richiuse e disse:

«Ragazzi, li lascio a voi. Mi sono appena ricordato di avere un appuntamento dal dentista!»

«Eh?! Sta scherzando vero?» esclamarono in coro Aiolos e Saga.

«No! Ecco la lista con i nomi e segni corrispondenti. Là ci sono le armature e i templi sapete dove sono! Buona fortuna!» e il Grande Sacerdote fece per girare sui tacchi, ma venne braccato da Aiolos e Saga; uno a destra e l’altro a sinistra:

Aiolos: «Non può andarsene così, è suo il compito di assegnare le armature!»

Saga: «Aiolos ha ragione, noi non abbiamo l’autorità per conferire un’investitura a nostri parigrado!»

Sion: «Ma diamine, li avete visti anche voi! Sono dei mocciosi con ancora il moccolo al naso! Non sembra una sala del trono, ma una classe di prima elementare! Deve esserci stato un errore!»

Aiolos: «Ma di che si lamenta, sono senza dubbio bambini prodigio! Sviluppare il settimo senso a sei anni è da record!»

Sion, tranquillizzatosi dalle parole del Sagittario: «Sì, è vero» ma poi sbottò : «Questo però non toglie che siano dei poppanti che puzzano ancora di latte! Atena mi aiuti lei!» e sospirando prese coraggio ed entrò in sala seguito da Aiolos e Saga, che tirarono un sospiro di sollievo.

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Capitolo 2
*** L'allegra masnada ***


L’ALLEGRA MASNADA

 

Nella sala del Grande Sacerdote c’era trambusto.

I futuri cavalieri d’oro non erano infatti esattamente disciplinati e i due poveri soldati messi a guardia del portone d’ingresso (più per figura, che per altro) stavano letteralmente impazzendo per evitare ad un teppistello dall’accento italiano di continuare a staccare pezzi di stucchi dalle pareti della sala.

Poco più in là, un ragazzino dai tratti spagnoli stava invece cercando, invano, di pacificare una zuffa tra due bambine: una dai capelli azzurri e con una rosa in bocca e una dai capelli lilla e con due strani nei sulla fronte.

Motivo della disputa: la bimba dai capelli azzurri aveva chiesto a quella dai capelli lilla se era una femminuccia, cosa che aveva fatto arrabbiare la bimba dai capelli lilla, che a sua volta aveva dato della brutta mocciosa a quella dei capelli azzurri; cosa che aveva lasciato interdetto il ragazzino spagnolo, che non riusciva a capire il motivo per cui si erano arrabbiate così tanto, visto che entrambe erano decisamente delle femmine.

Intanto un altro bambino alto e ben piantato, forse anche un po’ troppo per la sua età (una sorta di mini armadio per intenderci), stava cercando di consolare un bimbetto greco, riccio e biondo, che stava frignando a più non posso perché voleva vedere il fratello, mentre un altro greco dai capelli blu-viola stava cercando di attaccar bottone con un bimbo dall’accento francese, che non ne voleva sapere di fare amicizia con lui (soprattutto perché ad ogni domanda del greco, il francese riceveva una puntura al braccio per attirare la sua attenzione). L’unico tranquillo era un pacioso bambino o bambina (gli altri non l’avevano ancora capito) con una sorta di bollino rosso sulla fronte, che si era pacatamente seduto a gambe conserte e occhi chiusi nel bel mezzo della sala senza calcolare nessuno.

 

Sion entrò quindi completamente inosservato dai bambini che avevano continuavano imperterriti a farsi i cavoli loro, cosa che fece adocchiare a Sion le finestre in vista di una fuga strategica, ma venne nuovamente fermato da Aiolos e Saga, per nulla intenzionati a beccarsi sulle loro spalle la patata bollente.

“Maledetto Doko! Lui a poltrire ai Cinque Picchi e io qui a farmi venire l’emicrania! Altro che gesto di fiducia e amicizia nei miei confronti! L’avermi lasciato la carica di Gran Sacerdote e stata una vera bastardata!” pensò Sion, per poi rassegnarsi all’idea di dover per forza presenziare alla cerimonia delle investiture.

La depressione si trasformò però presto in arrabbiatura quando, dopo il terzo richiamo all’ordine dei baby gold saint, che continuavano a vociare manco fossero al parco giochi, Sion perse letteralmente le staffe e fece esplodere il suo cosmo:

«Smettetela di comportarvi come se foste al circo e tu scendi da quelle tende, non sono una liana!» sbraitò Sion in direzione dell’italiano. «Questa è una cerimonia ufficiale ve ne rendete conto?»

Domanda a cui risposero gli sguardi perplessi dei bambini.

«Deduco di no» sospirò Sion «Bene, addio sogni di gloria! Avranno anche un cosmo da record, ma come temevo il loro comportamento non è esattamente consono al ruolo che ricoprono!».

«Non si abbatta sommo Sion, sono ancora piccoli, ma siamo sicuri che con il tempo prenderanno consapevolezze del loro compito! Guardi noi due!» e Saga e Aiolos sfoderarono uno smagliante sorriso al sacerdote, che borbottò:

«Andiamo bene!» per poi aggiungere rivolto ai pargoli vocianti in sala: «A mali estremi, estremi rimedi; tutti zitti o a letto senza cena e niente cartoni animati per un mese!»

Alla tremenda minaccia il silenzio calò in sala e i nove gold saint si misero in fila come diligenti soldatini.

«Era ora, non ne potevo più...ma cosa mi tocca fare per essere ascoltato!» sospirò Sion per poi dare ordine a Saga di fare da araldo, e chiamare ad uno ad uno i pargoli, e ad Aiolos di consegnare gli scrigni dei cloth, dopo la benedizione del Grande Sacerdote.

Il primo a ricevere la benedizione di Atena e l’armatura dell’Ariete fu Mu, che salutò sorridente il suo lontano parente chiamandolo maestro, cosa che fece commentare ad un Sion alquanto contrariato e deluso un “Scusa, ma quando ti avrei allenato?”, un “Lo sapevo che anche qua funzionava tutto per raccomandazione” da parte del ragazzino italiano e un “Ma allora è un maschietto! Ecco perché si era arrabbiato tanto!” da parte del ragazzino spagnolo.

Poi fu il turno del Toro e anche Aldebaran ricevette l’armatura con uno sguardo sollevato di Sion, felice di constatare che qualcuno dei poppanti avesse un carattere docile, educato e rispettoso e un fisico da guerriero degno di quel nome.

Poi venne convocato al cospetto di Sion il teppista italiano; ovvero Calogero che, dopo aver intimato ai presenti di chiamarlo con il suo nome d’arte “Death Mask”, ricevette l’armatura del Cancro e una punizione per la sua sfacciataggine e per aver praticamente devastato le decorazioni della sala.

Dopo di lui venne il Leone, la cui armatura fu data ad un festante Aiolia, che continuava a saltellare per tutta il tredicesimo tempio convinto che, da ora in poi, avrebbe potuto tornare a vivere con il fratello.

Sion leggermente alterato: «Aiolos, lo sapevi che tuo fratello era il candidato al cloth del Leone?»

Aiolos: «Certo, l’ho allenato io!»

«E perché non me l’hai detto?»

«Il suo nome era riportato sulla lista»

«Ma io ho sperato fino all’ultimo che fosse un omonimo! Non avrei mai pensato che quella mina vagante potesse essere un gold saint!»

Saga: «Lo so che è un brutto colpo, ma se ne faccia una ragione!»

Aiolia, tirando il mantello del fratello: «Fratellone, mi cola il naso: me lo soffi?»

Sion, rivolto a Saga: «Ti prego, uccidimi prima che la dea si reincarni o ci faccio una figura di melma colossale!»

Saga: «Ehi! Ma mi avete preso per il cattivo di turno! Se vi siete stancato di fare il Grande Sacerdote date le dimissioni e mettete un sostituto!»

«Non male come idea, anzi la prenderò in seria considerazione..., ma ora andiamo avanti, prima me li levo di torno e meglio starò!»

E così venne il turno della Vergine. Sion, Saga e Aiolos guardarono perplessi il piccolo Shaka che, dopo aver sciolto la posizione del loto, si diresse a passi solenni e altezzosi verso di loro, dopo aver sentito il suo nome:

Sion: «Non per essere indiscreto piccolo, ma sei ceco?»

Shaka: «Chi vede egualmente presente in tutti gli esseri il supremo signore, che non perisce sebbene quelli periscono, quegli vede davvero. (Cit: Bhagavad Gita)»

Saga e Aiolos: «Eh?»

Sion: «Ma i saint di Virgo li fanno tutti con lo stampino? Uno normale, mai?»

Shaka, visibilmente infastidito dall’ignoranza dei tre: «Non sono cieco, ma ho rinunciato ad uno dei miei sensi per potenziare il settimo, in quanto la vista non è altro che una percezione ingannevole e fuorviante della realtà, che sta nell’essere e non nell’apparire. “In natura, l’azione e la reazione sono continue. Tutto è legato a tutto. Niente è separato. Tutto è collegato, interdipendente. Ovunque, ogni cosa è collegata a tutte le altre. Ogni domanda riceve la sua risposta corrispondente” (Cit: Swami Prajnanapada)»

Aiolos sottovoce a Saga: «Ci hai capito qualcosa?»

Saga: «Assolutamente no!»

Sion: «Sì, sì, va bene, fai pure come vuoi, ma prendi lo scrigno e smamma!»

Giunse quindi il turno dello Scorpione e un piccolo Milo gasato poté finalmente prendere dalle mani di Aiolos il contenitore del cloth del suo segno. Lo scrigno era però il doppio di lui e il piccolo scorpioncino perse l’equilibrio inciampando in uno dei gradini, che dividevano il trono del Grande Sacerdote con il resto della sala. Lui finì a gambe all’aria, mentre lo scrigno cascò sui piedi del bimbo dall’accento francese:

«AHIA! Cosa ti ho fatto di male? Non ti ho mai visto prima!» Chiese irato il francesino massaggiandosi il piede dolorante:

«Non mi hai fatto nulla! Anzi, mi stai simpatico!» e Milo dopo essersi alzato andò ad abbracciare (praticamente stritolare) il francese, che cercava di mantenere le distanze.

Saga e Aiolos: «Ma che carini, non fanno tenerezza?»

Il francese: «Mi fai male con la tua unghia appuntita!»

Milo: «Non è un’unghia, ma la cuspide dello scorpione ed è pure velenosa! Non è fantastica? Ci catturo le lucertole!»

«Lasciami in pace!»

«No, dobbiamo stare vicini, vicini!»

«FREEZING COFFIN!»

«Direi che il piccoletto con l’accento francese è l’Acquario e ha anche un bel caratterino!» esclamò Sion osservando il povero scorpioncino sotto ghiaccio.

«Sì, sono qui per l’armatura dell’Acquario. Mi chiamo Camus» disse il piccolo inchinandosi come se non fosse successo nulla.

«Bene, vai dal cavaliere del Sagittario a ritirare la tua armatura!»

«Ehm... Sion...non avrete intenzione di lasciare lo scorpione in quella teca di ghiaccio?» chiese preoccupato Saga, osservando il pargolo surgelato.

«Una mezza idea ce l’avrei, ma vedrò di ridargli la libertà» cosa che fece guadagnare a Sion uno sguardo di disappunto da parte di Camus, che però non servì a nulla. Il potente cosmo di Sion sciolse la bara di ghiaccio lasciando Milo bagnato fradicio.

Milo tremante, ma sorridente, rivolto a Camus: «Brrr, che freddo. Forte però, lo rifacciamo?»

Camus: «Non sei uno scorpione, ma una piattola! Lo voi capire che non voglio diventare tuo amico?»

«Riuscirò a farti cambiare idea perché un cavaliere non deve mai perdere le speranze e io ho deciso che tu diventerai il mio migliore amico!»

«Ottimo, ci manca solo più Maria de Filippi e siamo a posto... andiamo avanti con questa buffonata, che non ne posso più?» disse Sion, passandosi una mano sulla fronte, mentre Aiolos cercava di dividere Camus, in assetto da guerra dei 1000 giorni, da Milo, che si era appiccicato all’Acquario stile gomma americana sotto una scarpa.

Appena Aiolos riuscì nel suo intento, Saga ripristinò l’ordine con la sua migliore voce autoritaria e proseguì:

«Si presenti al cospetto del Grande Sacerdote Shura, titolare della sacra armatura del Capricorno!».

«Signor sì, per la giustizia e per Atena!» esclamò Shura portandosi sull’attenti.

ZAK, «ARGH!» BRADABOUM, STUMP «AHIA!»

«Ma sei impazzito?» Urlò Saga, mentre sul viso di Aiolos scendeva un grosso lacrimone. Il Sagittario era stato infatti centrato in pieno dal lampadario della sala, il cui cavo di sostegno era stato tranciato di netto da un colpo fatto partire accidentalmente dal Capricorno. Saga, Aiolos e Sion erano riusciti a evitare il colpo diretto gettandosi di lato, ma il saint di Sagitter non era riuscito a schivare in tempo anche il lampadario.

«Scusate, ma non riesco ancora a gestire bene la forza della mia Excalibur e a volte, quando faccio il saluto militare, mi parte il colpo inavvertitamente!» Balbettò imbarazzatissimo Shura.

«Ce ne siamo accorti!» Sbuffò Sion rialzandosi da terra insieme a Saga e Aiolos «Per favore ditemi che il prossimo è l’ultimo!»

«Sì, Sion. All’Acquario abbiamo già consegnato l’armatura e quindi manca solo più il saint dei Pesci: Afrodite»

Sion, Saga e Aiolos rimasero stupiti nel vedere il saint che avanzava, ed esclamarono in coro:

«Che bella bambina, sembra la versione in miniatura di Lady Oscar!» per poi fiondarsi a pacioccare il malcapitato sint manco fosse una bambola:

Saga, prendendo Afrodite in braccio: «Come può essere che una bimba graziosa come te sia diventata saint. É un’ingiustizia!»

Aiolos, pizzicandole le guanciotte: «È vero, le bambine dovrebbero giocare con le bambole e imparare a cucire e cucinare con la mamma; non sottoporsi a duri allenamenti!»

Sion: «Questa è la modernità! Probabilmente Atena vorrà portare le pari opportunità anche al Santuario!»

Afrodite, rosso come un peperone per la rabbia: «SMETTETELA! IO SONO UN MASCHIO!»

Saga, Aiolos, Sion: «.......................»

Saga, posando a terra il pargolo: «Hem, che figura di emmental che ci siamo sparati! Afrodite, non è che potresti sorvolare su questo episodio?»

Aiolos osservando basito il piccolo Lord: «Scusaci e che dal nome...»

Afrodite: «Sì, il mio nome inganna tutti, come il mio aspetto curato. Ma non è colpa mia se in questo mondo di cavernicoli, se un maschio ci tiene al suo aspetto, viene subito visto male o scambiato per una femmina!»

Sion: «Ehm, giusto, non bisogna giudicare dalle apparenze, ma cambiando discorso... ora le armature sono vostre! Provatele no? Indossandole sancirete il vostro definitivo legame con loro!»

Non l’avesse mai fatto. Alla vista dei poppanti in armatura a Sion passò anche l’ultimo briciolo di ottimismo nei confronti della nuova generazione dei gold e per poco non gli prese male, mentre Aiolos e Saga ridevano senza ritegno alla vista dei loro mini colleghi in armatura.

Infatti i pargoletti, dopo aver aperto gli scrigni si erano ritrovati ad indossare delle armature decisamente troppo grosse per loro!

Mu brancolava con le mani in vanti perché l’elmo, troppo grande, gli impediva la visuale, senza contare gli spallacci decorati con le corna dell’ariete che lo sbilanciavano indietro.

Stessa cosa per Shaka e Afrodite, che tra l’altro avevano seri problemi (come agli altri) con i gambali che non sapevano bene dove collocarli visto che la protezione per il busto arrivava ben oltre le ginocchia dei proprietari e lasciava ben poco spazio per i restanti pezzi del cloth.

Non che agli altri pargoli andasse meglio: a Camus e ad Aiolia cadeva il diadema che, essendo troppo largo, non ne voleva saperne di restare al suo posto. Milo, invece, aveva seri problemi con il codino decorativo del suo, che era troppo lungo e lo faceva puntualmente inciampare; senza contare che, con gli spuntoni dei suoi spallacci, rischiava di fare seriamente male ai malcapitati che gli finivano vicino, mentre Death si rigirava fra le mani, con evidente disgusto, quella che a lui sembrava più una coroncina che un elmo degno di tale nome! (povero cucciolo, lui aveva in mente le armature dei cavalieri medioevali italiani!)

Gli unici a non avere disastrosi problemi con l’armatura furono Shura, per via dei suoi 12 anni compiti (anche se gli mancavano ancora diversi centimetri in altezza e spessore per poterla indossare facendo una figura degna di un cavaliere) e Aldeberan, che, nonostante i suoi 6 anni, era già quasi alto come il Capricorno.

Sion, con lo sguardo rivolto al cielo: «Atena, cosa ho fatto di male?»

Saga: «Uhmm...era meglio se i cloth li facevano elasticizzati!»

Aiolos: «Dai, facciamo loro una foto ricordo?»

Sion alterato e disperato: «Vuoi morire giovane? Non voglio testimonianze di questo totale sfacelo! Non sono riuscito a mettere in piedi nemmeno una dozzina di cavalieri decenti: uno è decrepito, due sono imbranati e i restanti sono dei dannati marmocchi! Sono rovinato, passerò alla storia come il più inutile sacerdote del Santuario!»

Saga: «Prendetela con filosofia e pensate positivo, magari il prossimo Grande Sacerdote riuscirà a fare peggio di lei!» poi maligno tra se “Anche se bisogna proprio impegnarsi!”.

Sion: «Come al solito hai ragione Saga! La prenderò con filosofia!» e guardando subdolo Saga e Aiolos aggiunse:

«Ormai il mio compito è finito, quindi posso anche levare le tende. Sagittario e Gemelli, vi do un’importante missione da svolgere: accompagnare i poppanti ai loro templi, far loro vedere come funziona al Grande Tempio e, in virtù della vostra anzianità, dovrete occuparvi di aiutarli ad ambientarsi e a prendere coscienza del loro compito. Buona fortuna!»

«No, aspettate! Non può sbolognare tutto a noi!» esclamarono Saga e Aiolos.

«Oh sì che posso e voi siete ufficialmente in missione da adesso. Comunque se avete bisogno io sarò sempre a vostra disposizione!» per poi pensare tra se, mentre spariva oltre le pesanti tende: “Col cavolo che mi faccio trovare! Piscina olimpionica del tredicesimo tempio sto arrivando!”.

Al Sagittario e ai Gemelli non restò altro da fare che guardare depressi i marmocchi cercando di aiutarli a rimettere le loro armature nei rispettivi contenitori:

Aiolos: «Mi sa che sarà una lunga giornata!»

Saga: «Lascia perdere! Quando Sion fa così, mi viene voglia di ucciderlo!»

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Capitolo 3
*** Tutti in gita! ***


Tutti in gita!

 

Aiolos e Saga erano decisamente depressi, nonché infuriati con Sion che li aveva praticamente lasciati alla mercé dei baby gold, che, dopo aver riposto le armature nei loro contenitori, li guardavano in attesa di istruzioni.

Il Sagittario si grattò la testa pensieroso rivolgendosi a Saga: «E adesso?»

«Direi che non abbiamo altra scelta! Li accompagniamo alle loro case e poi li portiamo a visitare il Grande Tempio!»

«Facciamo una gita?» chiese Milo su di giri.

«Vi faremo vedere i posti e le strutture utili del Santuario» rispose Aiolos.

«Quindi una gita!» insistette lo Scorpione.

«Non proprio....» disse Aiolos, ma venne fermato da Saga, che stava per perdere la pazienza.

«Aiolos, lascia perdere o non ce lo leviamo più di dosso!» per poi rivolgersi allo scorpioncino: «Sì. Milo, è una gita! Quindi prendete tutti il vostro cloth in spalla come fosse uno zaino e mettetevi in fila per due!»

Cosa che scatenò un chiasso assurdo per formare le coppie e il successivo intervento dei saint di Gemini e Saggitter per riportare all’ordine i più indisciplinati.

In particolare Aiolos dovette costringere Milo a far coppia con Mu, (che continuava a vantarsi di essere l’allievo prediletto del Grande Sacerdote, alla faccia di Sion!), per evitare che Camus mandasse l’esuberante Scorpione a trovare Ade anzi tempo. L’Acquario finì quindi a far coppia con un contrariato Shaka, per nulla contento di dover interrompere la sua meditazione per fare un giro turistico.

Intanto, poco più in là, Death aveva deciso di attaccare bottone con Shura:

«Ehi, Caprone, sei troppo un grande! Cercare di far fuori i capoccia alla prima occasione è un’azione degna della mia stima!»

«Mi chiamo Shura e il mio segno è il Capricorno, non il Caprone! Comunque non era mia intenzione attentare alla vita del Grande Sacerdote! É stata solo disattenzione.»

«Sì, come no. Questa è una scusa vecchia come il mondo. Comunque il tizio in armatura alata l’hai quasi accoppato. Ritenta, magari sarai più fortunato! Senti perché non ci mettiamo in società per spacciare caramelle, musica e film? Sono sicuro che saresti un ottimo picciotto!»

Shura guardò l’italiano con un certo sconcerto: «Queste cose illegali non mi piacciono! Io sono qui per servire la giustizia come mi ha sempre insegnato mio padre. Lui è un poliziotto!»

Al sentire la parola poliziotto il Cancro indietreggiò, per poi puntare il dito contro lo spagnolo: «Una spia della pula! I piedi piatti non mi avranno mai STRATI DI UHMPF!!!»

Saga tappò la bocca a Death e lo sollevò di peso per poi costringerlo a mettersi in fila con Aldebaran.

«Il teppista con lo spadaccino assolutamente non assieme o finisce che devastano tutto. Meglio dividerli.» commentò Gemini.

«Minchia come ti sei permesso! Io ti stacco la faccia e ci decoro camera mia!»

Fu la goccia che fece traboccare il vaso. Saga fece esplodere il suo cosmo e, guardandolo malissimo, alzò Death da terra prendendolo per il colletto della maglietta. Il Cancro deglutì; gli occhi di Saga avevano assunto una sfumatura rossastra per nulla rassicurante: «Tu cosa pivello? Vedi di rivolgerti a me con più rispetto o ti spedisco in un’altra dimensione e non in senso figurato! Finita la “gita” tu ti fermerai con me nell’arena degli allenamenti e non voglio più sentirti fiatare!»

«Signor sì capo! Ai suoi ordini capo!» rispose tremante Death.

«Ecco, è così che si ragiona. Prima imparate a riconoscere chi comanda e meglio sarà per voi!» e Saga, tornando normale, lasciò la presa facendo cadere il Cancro a terra.

Aldebaran: «Però, ha proprio un fare autoritario quando si arrabbia!»

Death rialzandosi: «Già, come boss della mala sarebbe perfetto. Mi sa che qui finisco io a fare il picciotto e non il contrario!»

Intanto Aiolos era alle prese con il fratello che voleva fare coppia con lui:

Aiolia: «Fratellone, mi prendi in braccio?»

«No, ora sei un cavaliere e come tale ti devi comportare»

«Allora stiamo in fila assieme?»

«Aiolia, io non ci sarò per sempre ad aiutarti! Devi quindi imparare a cavartela da solo e a fare amicizia anche con gli altri bambini!»

«Ma io voglio stare con te!»

«Aiolia non fare i capricci e mettiti in fila con Afrodite, da bravo!»

«No!»

«Si!»

«No»

«Perché?»

Alla domanda del fratello, Aiolia diventò tutto rosso: «Perché lui sembra una bambina e se mi vede Marin poi pensa che ho la fidanzatina!»

Aiolos sospirò mentre Afrodite diede una rosa al Leone:

«Uhm... grazie, ma cosa me ne faccio?»

«La dai alla bambina che ti piace! Sono sicuro che le piacerà! Senti che buon profumo!» rispose Afrodite con fare innocente.

«Grazie, sei un amico!» e Aiolia annusò a pieni polmoni la delicata fragranza della rosa del cavaliere dei Pesci.

STUMP!

Aiolos, scuotendo il fratello caduto a terra svenuto: «Aiolia, che ti prende?»

Afrodite: «Le mie rose sono velenose e il loro profumo fa perdere i sensi! Così impara a darmi della femmina! Muhahaha!» e il pargolo andò quindi dall’unico rimasto senza compagno: Shura.

«E...e...etciù!»

ZACH! CRASH!

«Ehi! Ma allora ce l’hai con me!» urlò Aiolos con in spalla il fratellino svenuto, mentre Saga si passò preoccupato una mano tra i capelli:

«Mannaggia! Quella finestra l’hanno riparata solo l’altro giorno dopo che il saint della Freccia l’ha sfondata sbagliando mira. Sion non sarà contento e scommetto che darà come la solito la colpa a me!»

Shura aveva infatti fatto partire accidentalmente un altro colpo in direzione del Sagittario portandosi velocemente la mano alla bocca per starnutire, facendo saltare i vetri di una delle finestre nuove del tredicesimo tempio.

Death, urlando dall’altra parte della fila al Capricorno: «Dai che questa volta c’eri quasi!»

Shura, mortificato:«Scusatemi, non volevo, e che sono allergico ai fiori!»

Aiolia: «Prima che mi accoppi e butti giù a spadate l’intero Santuario, metti le mani dietro la schiena!»

«Così?» chiese Shura.

«Sì!» e Aiolos, dopo essersi sfilato la fascia rossa dei capelli chiese a Saga di legare le mani di Shura dietro la schiena.

«Perfetto, almeno per un po’ staremo tranquilli!»

E Aiolos, con Aiolia in spalle, fece d’apri fila, mentre Saga si collocò alla fine per controllare di non perderne nessuno per strada e tutta la comitiva si avviò per una bella scampagnata per il Grande Tempio.

 

Le 12 Case: scontri e incontri!

 

(parte prima)

«Bene ragazzi, ora vi faremo vedere le vostre nuove case, nonché i Templi che dovrete controllare per ostacolare i nemici che vorranno fare del male ad Atena! Tutto chiaro?» disse Aiolos mentre i bambini annuirono.

Milo a Mu: «Visto, ci fanno pure da guide!»

Mu: «Già, dici che poi ci interrogheranno?»

«Non lo so, ma è meglio prendere appunti! Non voglio prendere un brutto voto!»

«Ma io non ho voglia di scrivere!»

«Non preoccuparti, ti passo i miei appunti!»

E l’Ariete, felice di poter andare a scrocco, tornò allegramente a rigirarsi i pollici.

Intanto la combriccola era arrivata al dodicesimo tempio.

«Afrodite, questa è la casa dei Pesci, posa pure il tuo cloth.» disse Aiolos.

Afrodite fece quello che gli era stato detto e poi fece una rapida ispezione al tempio, notando quanto fosse grande e che il suo bagaglio era già stato collocato negli armadi. Rimase poi piacevolmente colpito dal roseto, che si apriva sul retro del salotto. ed estasiato dal bagno super lusso con idromassaggio e sauna.

«Ti piace?» chiese Saga.

«Oh si! Chi prova a toccare la mia nuova casa lo faccio a pezzi con le mie Piranha Rose. Non ho mai avuto una vasca da bagno così grande e nessun cattivo potrà portarmela via!»

«Hem... lo scopo di custodire uno dei dodici templi non è esattamente quello di evitarne eventuali danni agli edifici, ma in fondo l’importante è che i nemici non passino!» commentò Saga, mentre Aiolos sospirò:

«Ho la sensazione che di Atena qui non importi nulla a nessuno!»

Per poi passare alla casa dell’Acquario. Appena Camus mise piede nel tempio si rivolse ad Aiolos e Saga:

«C’è l’aria condizionata?»

«Sì, gli appartamenti privati di ogni tempio sono stati dotati recentemente di riscaldamento e condizionatori su intercessione di Socrate. Prima erano riscaldate solo le stanze del Grande Sacerdote» rispose Aiolos.

«Perfetto, del riscaldamento non mi importa, ma del condizionatore si. Dov’è?»

«L’impianto dovrebbe essere da questa parte» e Saga accompagnò Camus al pannello apposito, dove il francese mise subito al massimo la manopola dell’aria fredda, cosa che fece brontolare tutti gli altri dato che si erano ritrovati a battere i denti.

«Brrr...direi che è meglio passare alla prossima casa prima di beccarci una polmonite!» e Aiolos guidò i pargoli verso la casa del Capricorno, dove rimasero estasiati ad osservare la statua di Atena che donava Excalibur ad un anonimo Capricorno.

Death: «Che figa la dama del Lago!».

Saga: «Quella è Atena.»

Death: «E che mizzega centra Excalibur con una divinità greca? Non l’aveva data la Dama del Lago a Merlino che l’aveva piantata in una roccia per poi essere estratta da re Artù? Almeno mia nonna me l’ha sempre raccontata così!»

Saga e Aiolos fecero spallucce: «Ogni paese ha le sue versioni!»

Shura: «Ehm mi potreste slegare temporaneamente le mani? Altrimenti non riesco a posare l’armatura e ad aprire le porte per vedere la mia nuova casa!»

«Oh si scusa, ma mi raccomando eh?» lo avvisò Aiolos, e Shura si affrettò a perlustrare il tempio, per poi tornare con un bernoccolo sulla fronte.

Saga: «Cosa ti è successo?»

Shura: «Quando sono andato nel giardino dietro la casa, sono stato centrato da un oggetto di metallo lanciato da qualcuno oltre il muretto!»

Aiolos: «Cos’era?»

Ma il Capricorno, su richiesta della ragazzina che aveva fatto incursione per riprendersi il maltolto rispose: «Una lattina vuota!» per poi ripensare alla maschera d’argento, agli occhi color smeraldo e la pelle ambrata della giovane guerriera.

«Come mai sei diventato tutto rosso?» chiese Milo, a cui la cosa non era sfuggita.

«Caldo!»

«Se vuoi ti rinfresco con un’ Aurora Execution!» si propose gentilmente Camus.

«Magari un’altra volta, ma grazie per la premura» rispose sconcertato il Capricorno all’Acquario.

Nel frattempo anche Aiolia si era ripreso dall’aroma delle rose di Afrodite e quindi Aiolos aveva deciso di scaricare il fratello a terra e farlo camminare con le sue gambe, nonostante le proteste del leoncino.

Arrivarono quindi alla Casa del Sagittario:

«Bhe, ragazzi, questa è la mia casa e la sua porta è sempre aperta se avete bisogno, d’accordo?» disse Aiolos, mentre Aiolia chiese:

«Dove lascio il mio cloth fratellone?»

«Non qui, tu sei più giù, alla casa del Leone!»

«Quindi non abiterò con te?» e al segno di assenso del fratello il leoncino scoppiò nuovamente a frignare «Ma io ho sopportato tutti quei duri allenamenti solo per poter vivere nuovamente insieme te!»

«Bisogna dire che l’hai allenato trasmettendogli un alto senso del dovere e un’incomparabile devozione alla dea!» disse ironico Saga.

«È ancora troppo piccolo per capire il suo ruolo e l’importanza di proteggere Atena! E poi tu ti eri arruolato con il tuo gemello pensando che i saint di Atena fossero un gruppo di rievocazione storica!» ribatté Aiolos.

«Mentre tu hai accettato di allenarti per sfuggire da tua zia Aiolina, facendole credere di essere stato ammesso ad una scuola di giovani dotati!» rispose Saga infastidito.

«E ora quella povera donna crede che tu sia in America a fare il Super Eroe e invece sei in Grecia a farti sfruttare da un vecchio lavativo» Un ragazzo castano più grande di loro di qualche anno li aveva raggiunti nell’androne porticato uscendo dalla porta degli appartamenti privati.

«Epicuro, sei sempre il solito criticone!» esclamò Aiolos, per poi chiedere: «Socrate non c’è?»

«No mi dispiace. Mio padre è andato in posta ad Atene a pagare le bollette del Grande Tempio al posto del Grande Sacerdote. Comunque sono solo realista nobile Sagitter» rispose pacato il ragazzo per poi fermarsi a guardare i pargoli che lo osservavano incuriositi.

Milo, tirando la tunica di Epicuro: «Ciao io sono Milo e tu chi sei, un cavaliere?»

«No piccolo, sono il maggiordomo della Casa del Sagittario! La mia famiglia presta servizio in questo Tempio dall’epoca del mito.» rispose sorridendo il ragazzo per poi rivolgersi a Saga e Aiolos:

«E questi non ditemi che sono quello che penso!»

Saga annuì: «Sì, sono proprio i nuovi gold saint dei segni mancanti.»

«Per Atena! E tanto per cambiare Sion ve li ha sbolognati?»

Aiolos annuì.

«E voi avete veramente intenzione di fare da chiocce a questi pargoli?»

«Non abbiamo scelta. Siamo in missione per conto di Sion» rispose il Sagittario.

«Addirittura! E scemo io che mi stupisco sempre. Sion per non lavorare sarebbe disposto pure a farsi ammazzare!»

«Lascia perdere, ho già le scatole che mi girano! E quanto mi girano!» rispose Saga con uno sguardo tendente al rosso, cosa che non sfuggì al giovane maggiordomo, che prese Aiolos da parte per scambiare due parole in privato con lui.

«Senti, sarà pure una mia impressione, ma ultimamente non trovi qualcosa di diverso in Saga?» chiese Epicuro.

«No, perché?»

«E che da quando ha partecipato a quella seduta spiritica tenuta da Costantino¹ con Kanon e Lucio, allo scopo di evocare il demonio per vedere se era brutto come dicono, l’ho beccato un paio di volte a parlare da solo...»

«Magari si preparava dei discorsi retorici da sfoggiare in combattimento...fanno tanto figo e anch’io ne ho un paio sull’onore e sulla devozione niente male...»

Epicuro osservò la faccia ingenua e sorridente del padrone:

«Ehm, alternando voce angelica a quella demoniaca?»

Aiolos fece spallucce: «magari per rendere più realistico lo scontro verbale voleva dar voce al cattivo!»

«E le sfumature grigie dei capelli?»

«Colpi di sole?»

«E gli occhi rossastri?»

«Sarà allergico alla polvere! Smettila di essere sempre così malpensante e di vedere il male anche dove non c’è! Saga è una brava persona, te lo assicuro io, quindi vivi tranquillo!» e dopo aver dato una manata sulla spalla al maggiordomo (con la faccia da inguaribile ottimista) si avviò con il resto della scolaresca in gita verso la casa dello Scorpione, mentre Epicurò sospirò:

«Sono sicuro, al primo pericolo sarà il primo a rimetterci le penne. Sarà anche forte, ma è veramente troppo citrullo!»

Intanto, all’arrivo nella casa dello Scorpione, Milo aveva iniziato a dare di testa, eccitato dall’idea di avere finalmente una cameretta tutta sua:

«Là metterò una teca per la mia collezione d’insetti, poi là voglio una grande televisione per vedere i cartoni animati e poi voglio una radio da tenere a tutto volume!»

«Magari sul volume dello stereo ne discutiamo eh?» chiese con disappunto Aiolos intenzionato a non sorbirsi le sigle di Cristina d’Avena a palla per tutto il giorno.

Dopo il Tempio dello Scorpione, la comitiva arrivò al silenzioso tempio della Bilancia, dove i due veterani spiegarono alle new entry che la casa era vuota perché il decrepito proprietario si era trasferito ai Cinque Picchi per un periodo di vacanza che durava all’incirca dall’ultima guerra sacra.

Dopo di ché giunsero alla Casa della Vergine dove uno schifato Death Mask esclamò nel vedere il fiore di loto posizionato sopra una pedana gradinata nell’androne del Tempio:

«Che schifezza è sta roba, una scultura d’arte contemporanea?»

«No, è un fiore di loto e avverto che questo è il punto in cui le vibrazioni energetiche della casa e della roccia sottostante sono più intense. Di conseguenza un punto adatto per meditare e accumulare cosmo» rispose seccato Shaka, che si sedette a gambe incrociate in mezzo al fiore: «Io vi saluto. Questo è il mio posto, quindi non vedo il motivo di dover proseguire» e non ci fu più verso di far smuovere il pargolo dalla sua postazione.

Death: «Comunque quella cosa fa schifo anche come sedia!»

Aiolos: «Però così non vede dove sono collocati gli spazi per gli allenamenti, gli spogliatoi e la mensa!»

Saga: «Si arrangi, visto che fa tanto il mistico quando avrà fame chiederà a Budda di fargli avere la visione della piantina del Santuario!»

Aldebaran: «Piuttosto quand’è che facciamo una pausa spuntino? Il mio maestro mi faceva sempre mangiare qualcosa verso metà mattina»

Frase approvata all’unisono anche dagli altri marmocchi il cui pancino aveva iniziato a farsi sentire.

Saga: «Che noia, ne avete sempre una! Quando arriviamo alla casa di Gemini chiederò al mio schiavo di prepararvi qualcosa, se si è ricordato di fare la spesa!»

Dopo la casa della Vergine fu il turno del Tempio del Leone dove Aiolia lasciò sconsolato e rassegnato il suo cloth, ormai conscio che per vedere il fratello avrebbe dovuto farsi chilometri di scale, per poi passare al Tampio del Cancro.

«Queste pareti saranno perfette per aprire il mio salone espositivo!» esclamò entusiasta Death passando una mano sui muri lisci dell’androne.

«Cosa esponi?» chiese Aiolos.

«Spauracchi per gli intrusi!»

«Tipo le maschere di Medusa che venivano messe sui templi e sulle case greche per pietrificare i malintenzionati?» chiese incuriosito Saga.

«Più o meno, diciamo che le mie creazioni sono più delle maschere mortuarie! Sono come scalpi indiani, ma invece che staccare il cuoio capelluto dei miei nemici, io stacco loro la faccia, poi la mummifico e l’appendo in casa come monito per eventuali intrusi! É un metodo scaccia ladri brevettato da me in persona e ho intenzione di perfezionarlo facendoci rimanere attaccata anche l’anima, tipo fantasma ululante, ma non ci sono ancora riuscito. Comunque ci sto lavorando! Se volete un preventivo per istallarlo anche in casa vostra non avete che da chiedere.» spiegò l’italiano, porgendo un biglietto da visita ai due con su scritto “Death Masck: un modo diverso di vivere la casa! L’eliminazione del vostro nemico per la realizzazione della maschera è incluso nel prezzo e effettuato dalla ditta. Assicuriamo un lavoro pulito e assoluto anonimato.”cosa che fece commentare al saint di Sagitter e a quello di Gemini un:

«Ma dove l’hanno pescato questo?»

Mentre Shura si chiese seriamente perché quel ragazzo fosse tra i paladini della giustizia e non in una calla di un penitenziario minorile o almeno in cura da un bravo psichiatra.

Comunque ormai aveva ricevuto il cloth e con diplomazia Aiolos e Saga sorvolarono sull’effettiva legalità dell’antifurto del giovane collega per accompagnare i pargoli alla terza Casa: quella di Gemini, dove vennero accolti da un giovane pallido, dell’età di Saga e vestito completamente di nero.

«Questo è Lucio, il mio schia...hem assistente!» lo presentò Saga, per poi rivolgersi al giovane che era rimasto sbalordito alla vista dei pargoli: «Abbiamo qualcosa da mangiare per i miei colleghi?»

«Della frutta e del latte. Per il resto andiamo sempre a scroccare alla mensa!»

«Tu non sai cucinare!»

«E tu potevi richiedere un’ancella invece che me!»

«Intanto me ne avrebbero rifilato una vecchia e brutta e poi meglio avere per casa amici di cui fidarsi»

«Allora non ti lamentare!» e Lucio fece accomodare i pargoli in salotto dove Milo venne legato ad una sedia per evitare che toccasse e distruggesse tutti i sopramobili insieme ad Aiolia, mentre Camus si era concentrato sulla libreria di Saga dove prese un libro e iniziò a leggere:

«Come diventare un dittatore. Corso per idioti. Punto 1 far fuori il legittimo governatore con un colpo di stato. Punto 2 eliminare fisicamente gli avversari politici. Punto 3 instaurare un regime di terrore. Punto 4..»

«Ehm! Questo non è mio! Chissà come ci sarà finito li in mezzo!» disse imbarazzato Saga togliendo il libro di mano all’Acquario.

«Ma se te lo sei fatto arrivare su ordinazione!» disse Lucio porgendo il cestino della frutta ai pargoli.

«Ma dai, non sapevo ti interessassi di queste cose. Scommetto che ti tieni informato per saper riconoscere al volo eventuali nemici! Tu si che sei uno avanti!» disse Aiolos.

«Eh già, mi hai scoperto! Sai, non volevo farmi vedere troppo zelante!» si arrampicò sugli spacchi il saint di Gemini.

«Ma non ti serviva per fregare il posto a AHIO!» Saga tirò un calcio a Lucio dicendo: «Va a prendere il latte piuttosto!»

«Ok vado, ma Kanon dov’è finito? È dalla seduta spiritica che non lo vedo più in giro...» chiese l’assistente di Gemini.

«Ehm...ha deciso di entrare in marina! Visto che non aveva più speranza di ottenere un’armatura d’oro ha deciso di far carriera altrove.» disse Saga sudando freddo.

«Se l’avessi saputo avremmo potuto organizzare una festicciola di addio!» disse Aiolos

«Sai come è fatto. Fa lo scorbutico, ma infondo è un tenerone e odia gli adii.»

Concluso lo spuntino di metà mattinata la scolaresca in gita continuò il suo tour visitando la Casa del Toro dove Aldebaran costatò con rammarico il vuoto desolante che regnava in frigo e in dispensa, ma venne consolato dal fatto di poter usufruire a piacimento della mensa del Santuario per poi passare all’ultima casa: quella dell’Ariete, dove il piccolo Mu notò con occhi sognanti la stanza dedicata alla riparazione delle armature e al bricolage, dove facevano bella mostra gli arnesi del mestiere, praticamente mai usati, lasciata in eredità da Sion (ehi, riparare armature, chi l’ha mai fatto! Nel manga usava la controfigura, che credevate!). L’Ariete rimase però molto contrariato realizzando che essendo il primo, avrebbe sì evitato le scale, ma si sarebbe beccato inesorabilmente tutti i nemici intenzionati a salire, ma infondo bastava chiudere un occhio e lasciarli passare!.

Concluso il giro turistico alle 12 case Aiolos e Saga mostrarono loro l’arena degli allenamenti e combattimenti, gli spogliatoi, la zona dei bagni pubblici (una sorta di terme romane) per il volgo, l’infermeria e la mensa, dove vennero accolti da un’orda di ancelle.

Mu, poco incline a farsi mettere le mani addosso, si barricò dietro al suo muro di cristallo, dietro il quale trovò rifugio anche Aiolia preoccupato di non farsi vedere dalla “sua” Marin in atteggiamenti compromettenti. Camus aveva invece assunto un’aria da angioletto e si godeva il momento di gloria e le coccole delle giovani che continuavano a ripetere “ma che carino” dopo averlo taggato come un esempio di C.B.C.R (cresci bene che ripasso) insieme a Shura (impacciatissimo e color peperone) e Milo (che era stato agguantato da un’ancella non esattamente avvenente e che quindi cercava di sfuggirle da ogni parte). Anche Aldebaran aveva le sue ammiratrici e le salutò con inchino e baciamano. Gli unici due a non riscuotere successo furono Afrodite, che aveva iniziato a criticare vestiario (decisamente fuori moda da diversi secoli) trucco e parrucco ti tutte le fanciulle presenti, e Death, che si era beccato un sonoro ceffone per aver allungato le mani su una bruna un po’ troppo grande per lui.

Nel frattempo Aiolos era stato letteralmente assalito dalle sue coetanee:

«Calma ragazze non spingete! Lo sapete che sono sempre disponibile a soddisfare ogni vostra esigenza come da protocollo del perfetto cavaliere!» Per poi tirare fuori un’agenda: «Dunque, domani porto al cinema Artemisia, poi accompagno Sofronia al centro commerciale e poi faccio fare un giro a Cecilia in motorino! Uff, che fatica accontentare le ammiratrici! Essere un cavaliere d’oro strafigo è un vero e proprio impegno, non c’è che dire!»

«Puoi dirlo forte!» esclamò Saga tra le lusinghe di una rossa e di una bruna, per poi puntare come un segugio una bionda con un cesto di vimini che stava per entrare nelle cucine.

Il saint di Gemini diede una gomitata al Sagittario:

«Com’è la mia armatura? Tutta a posto? E i capelli?»

«L’armatura è lucida come uno specchio e i capelli sono ok!» rispose Aiolos, mentre Saga fece un respiro profondo:

«Voglio invitare Leda ad uscire e non voglio fare brutta figura...»

«Quella nuova?»

«Sì, la sorella di Euridice, la fidanzata di Orfeo della Lira» e Saga partì alla carica verso la sua preda che, vedendolo arrivare, assunse un aria meditabonda mentre osservava attentamente l’armatura d’oro di cui fece velocemente una stima:

«Ciao Gemini, che vuoi?»

«Hem mi chiedevo se questa sera volevi venire a vedere le stelle con me! Si, insomma, una bella passeggiata romantica sotto il celo stellato...»

«Quanto guadagna un cavaliere d’oro?» le chiese in risposta la giovane.

«Perché lo vuoi sapere?»

«Rispondi e basta!»

«Non lo so, Sion non ci ha ancora pagato...»

«Allora ripassa quando saprai darmi una risposta. Da quella deciderò se vale la pena frequentarti o meno.» e Leda piantò in asso il cavaliere, che rimase letteralmente di melma.

Aiolos, al ritorno dell’amico: «Come è andata?»

Saga: «Non saprei. Prima di decidere se uscire con me vuole sapere quanto guadagno.»

«Ma che dolce, si preoccupa per te!» rispose il Sagittario, mentre Death si chiese quanto era idiota Aiolos.

Il resto della giornata fu abbastanza tranquilla a parte il devastante allenamento cha Saga impartì a Death e la crisi isterica del cuoco del Santuario, che aveva dato le dimissioni per colpa di Aldebaran, che gli aveva criticato tutti i piatti dicendo che il suo maestro cucinava cento volte meglio; cosa che fece irritare notevolmente i saint di grado inferiore e i soldati semplici, che videro così sfumare la loro unica opportunità di mangiare qualcosa di decente, anche se non propriamente di alta cucina.

Morale della favola, a cena i gold Saint finirono a casa di Aiolos dove toccò a Sabina, la moglie di Socrate nonché madre di Epicuro ed ex balia di Aiolos e Aiolia, cercare di sfamare la comitiva. Aldebaran questa volta non aprì bocca, soprattutto per la presenza incombente della donna alle sue spalle con un matterello in mano.

Finito di cenare i pargoli vennero accompagnati nelle loro rispettive case, ma, come avevano previsto Socrate e Sabina, vi rimasero poco: Mu e Aldebaran erano infatti finiti ben presto nel letto di Lucio perché avevano paura del buio (Saga manco morto avrebbe diviso il suo letto matrimoniale extra confort con uno solo di loro). La solitudine sepolcrale e inquietante dei vecchi edifici classici avevano invece minato il coraggio di Camus e Afrodite, che erano quindi andati a chiedere asilo ad Aiolos ed Epicuro, che si erano già beccati Aiolia (che praticamente non si era mosso dalla casa del Sagittario) e Milo, i quali avevano dato origine ad una zuffa perché Aiolia non voleva dividere il fratello con nessuno; costringendo il giovane maggiordomo a cuccarsi gli altri tre marmocchi. Gli unici a rimanere nelle rispettive case furono Death, che dormì come un sasso per tutta la notte (Saga l’aveva devastato), Shaka, immobile nella sua posizione del loto e concentrato nella sua illuminata meditazione mistica e Shura, ben felce di avere una casa tutta sua dove poter fare quello che gli pareva senza scocciatori (in pratica il sogno di ogni adolescente!).

 

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NOTE

¹ Costantino è l’amico esoterista di Kanon. Per saperne di più rimando a “Quando anche le stelle ti girano le spalle...” cap. VII (L’apprendista esorcista) della serie “Servi, padroni e dei: il nuovo Grande Sacerdote”.

 

Scusate per il capitolo lunghissimo ma mi dispiaceva dividerlo!

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Capitolo 4
*** Scontri e incontri: parte 2 ***


Scontri e Incontri: parte 2!

 

SWISSS, ARGH, SBAM.

Il sole era già alto e i baby gold già all’opera quando la quiete della casa dell’Acquario vene bruscamente turbata da uno strano individuo, che, dopo essere scivolato sul pavimento dell’androne, aveva piantato una sonora sederata.

«Diamine che botta! Ok che ieri sono arrivati i cavalieri d’oro mancanti, ma dovevano proprio passare anche la cera!» esclamò l’omino massaggiandosi il didietro, per poi notare che il pavimento non era cerato, ma completamente ghiacciato!

«Ma che diamine...»

«Per passare bisogna chiedere il permesso al cavaliere titolare del Tempio.»

L’uomo alzò lo sguardo sul bimbetto con l’accento francese che lo osservava severo.

«Già che rottura, prima ce ne erano solo 2 e ora 11 a cui chiedere. Bene bimbo dove lo trovo tuo fratello, tuo cugino, tuo padre; insomma il cavaliere dell’Acquario?»

«Sono io»

L’uomo alzò il sopracciglio «Mi stai prendendo per i fondelli ragazzino?»

«No» rispose Camus alterato.

«Provamelo»

Camus fece spallucce: «Come vuoi! Aurora Execution!»

Il colpo ghiacciò completamente anche le colonne dell’androne sotto lo sguardo stupito dell’uomo, che si infuriò:

«Quindi sei stato tu a ghiacciare il pavimento!»

«Ovvio, per ostacolare eventuali nemici!»

«Ma sei impazzito, mica siamo in stato di guerra! Mi sono quasi rotto l’osso sacro!»

«Sono un tipo previdente. Comunque tu chi sei e perché vuoi passare?»

«Mi chiamo Ugo e sono il postino, non si vede? Devo consegnare una raccomandata del Grande Sacerdote al Cavaliere del Sagittario e a quello dei Gemelli.»

Camus guardò dall’alto in basso Ugo e la sua divisa e disse: «Provamelo. Di questi tempi non si sa mai. Pur di fregare gli altri, le persone si travestono da poliziotti, guardia di finanza e pure da preti.»

Ugo sospirò e fece vedere le due lettere destinate ai due santi d’oro.

«Ok mi sembri in regola, passa pure!» rispose con fare autoritario Camus.

«Santa Atena che pazienza, se sono tutti come questo marmocchio spocchioso ci impiegherò una giornata ad arrivare da Gemini» borbottò il postino mentre si avviava verso la rampa di scale che portava alla casa del Capricorno

«Attento alle scale sono...»

«ARGH; MA PORCA DI QUELLA....» STUMP STUMP STUMP STUMP STUMP

«... ghiacciate! Uhm....spero per lui che abbia una buona copertura sanitaria» commentò Camus osservando Ugo farsi la rampa tutta di culo.

 

Intanto, qualche casa più in giù...

 

“♪ Ricordi quelle sere passate al Valentino, col biondo studentino, che ti stringeva sul cuor!♪”

Shaka venne ridestato dalla sua proficua meditazione da un motivetto in lingua italiana e con accento prettamente piemontese, che proveniva dalla porta che dava sul giardino (una sorta di parco botanico).

Il piccolo illuminato, incuriosito dalla serenità e soavità del canto, decise di scoprire a chi appartenesse la voce e rimase sorpreso nel ritrovarsi di fronte ad un vecchietto sulla settantina intento a trafficare con cesoie, concime e rastrello tra i due alberi di Sala.

«Chi sei e come hai fatto ad entrare nel giardino senza che me ne accorgessi?» chiese perentorio Shaka, mentre il vecchietto trasalì per lo spavento non avendo minimamente avvertito il piccolo arrivare.

«Io sono Gianni il giardiniere. Vengo qui una volta a settimana per prendermi cura di questo parco su richiesta del Grande Sacerdote. Probabilmente non mi hai sentito passare perché dormivi della grossa.» rispose il vecchio.

«Non dormivo, meditavo.» rispose seccato Shaka, cosa che fece aggrottare la fronte al vecchio, che pensò “A casa mia si russa mentre si dorme, non mentre si medita”, ma lasciò perdere la cosa, non intenzionato a discutere con un bambino, però, incuriosito dallo strano modo di atteggiarsi da adulto e dagli occhi chiusi del pargolo, chiese:

«E tu invece chi sei?»

«Io sono l’uomo più vicino a dio e non esiste nessuna persona più preziosa di me a questo mondo» rispose Shaka, che, notando la perplessità dell’animo del suo interlocutore, aggiunse: «Sono il cavaliere della Vergine di quest’epoca. Il mio nome mortale è Shaka.»

«Ah! Mi avevano detto che i restanti gold erano arrivati, ma mai mi sarei aspettato dei bambini. Insomma, non sei troppo piccolo per combattere?» aggrottò ulteriormente la fronte il vecchio, incredulo di fronte a ciò che udivano le sue orecchie.

«“La forza non viene dal vigore fisico. Viene da una volontà indomabile” (Cit. Gandhi)» gli spiegò un po’ offeso Shaka, per la poca fiducia che il vecchio riponeva in lui.

«Se lo dici tu!» e Gianni, raccattando gli arnesi del mestiere, scrutò il cielo:«Mi sa che oggi il tempo butta male. Cielo a pecorelle pioggia a catinelle! (Cit: mio nonno! XD)»

E Shaka, stupito dalla profondità filosofica del suo inaspettato interlocutore, aggiunse « “E la nostra funzione non è acquisire, ma essere!” (Cit. Rabindranath Tagore)»

Il giardiniere lo guardò perplesso e rispose: «E chi và piano và sano e và lontano! (Cit: sempre mio nonno!)»

Il piccolo Budda sorrise serafico e, felice di aver trovato una persona con cui discutere di alti concetti spirituali, chiese: «Sei anche tu un illuminato?»

Gianni si grattò la testa pensieroso e poi rispose: «Non ancora, ma oggi l’elettricista dovrebbe allacciare anche le casupole dei servitori all’impianto elettrico.»

Shaka annuì compiaciuto per poi arrossire violentemente al rumore del suo pancino vuoto (visto che per meditare non aveva toccato cibo dal suo arrivo al Santuario).

«Deduco che non hai ancora fatto colazione e sacco vuoto non sta in piedi (Cit: mio nonno! Doko in confronto è un dilettante!). Sa, ti preparo qualcosa io, visto che non riusciresti nemmeno ad arrivare al fornello, piccolo come sei» e, dopo aver costatato che nessuno si era preoccupato di rifornire le dispense dei gold con qualcosa di commestibile, si disse tra se: “Certo che qui la pigrizia di Sion è contagiosa, anche se devo ammettere che ci aspettavamo dei cavalieri autosufficienti e non ancora quasi in fasce! Dovrò andare a parlare con Socrate, lui avrà sicuramente una soluzione. Lasciare soli dei bimbi di sei anni, anche se saint, non è comunque normale” per poi prendere per mano il piccolo Shaka, che ormai lo aveva taggato come una sorta di guru, e disse: «Vieni. A casa mia la dispensa sarà povera, ma non è mai vuota!»

E il cavaliere della Vergine seguì senza indugio il suo nuovo dispensatore di perle di saggezza.

 

Nel frattempo...

Arena degli allenamenti.

 

Una bimbetta dai capelli verdi tremava in un angolo sovrastata dall’ombra di una ragazza all’incirca sui 12 anni, che stava facendo scrocchiare pericolosamente le nocche delle mani. La giovane aveva la pelle ambrata ed indossava una maschera e un’armatura (si fa per dire) d’argento.

«Bene Shaina, per qualche giorno sarò io la tua maestra.»

«E la saint della Colomba che fine ha fatto?» chiese deglutendo la futura saint dell’Ofiuco.

«L’ho fatta finire “accidentalmente” in ospedale durante il nostro allenamento. Preparati mocciosa, ti avevo detto di lanciare la mia maschera nel giardino del Tempio del Sagittario, non in quello del Capricorno!!!»

«Ti giuro che la prossima volta non sbaglierò! ARGH!»

La guerriera impietosa diede inizio all’allenamento.

«Ho saputo che alla fine sei riuscita a diventare saint del Tucano!» la voce di Saga fece voltare la new silver saint:

«Sì, sono stata investita cavaliere un paio di giorni fa!»

«Penelope, insomma, cerca di darti una regolata! Più che un allenamento sembra un pestaggio!» la riprese la voce ferma di Aiolos, che era arrivato nell’arena in compagnia di Shura.

«Aiolos che piacere vederti! Se sei tu a chiedermelo userò una mano più leggera con questa peste!» rispose con voce da gattina mielosa la ragazza, mentre Shaina guardava con immensa gratitudine il saint di Sagitter, per poi darsi alla macchia. Intanto Penelope, dopo aver sbavato per circa 15 minuti buoni in direzione di Aiolos, si ricordò anche dell’esistenza di Saga, che la stava squadrando dall’alto in basso:

«Che hai da guardare?»

«Sei in partenza per il carnevale di Rio?» chiese Gemini.

«Idiota, è la mia armatura!»

«Ah!» rispose Saga sconcertato alla vista del bikini paiettato in metallo e la livrea di piume nere e gialle, per poi aggiungere, cercando di usare un tono il più possibile convincente: «No, davvero, veramente..ehm...bellissima...molto tucanosa!»

«Ma sei scemo? Questa armatura è orrenda! Piace solo a Misty ed è tutto detto!» rispose la ragazza per poi tornare a concentrarsi su Aiolos: «Non è che potremmo allenarci assieme così magari mi rompi la maschera per sbaglio?»

«Va bene, ma non preoccuparti, non potrei mai romperti la maschera e screditare in questo modo il tuo onore! Starò attento a non mirare al viso!» cosa che fece sospirare a Penelope un “ma perché è così scemo?”, mentre Shura si avvicinò rosso rosso alla giovane per salutarla:

«Ciao, come stai, ci siamo conosciuti ieri, ti ricordi?»

«Non ti ho mai incontrato prima» rispose secca Penelope dando le spalle al Capricorno per prendere sotto braccio Aiolos con l’intento di sequestrarlo per l’allenamento.

«Ma se ti ho visto pure senza mas...» il Capricorno non riuscì a finire la frase perché Penelope gli sferrò fulminea un gancio in piena faccia per poi portarlo da una parte tirandolo per un orecchio:

«Senti amico, mi sembrava di essere stata chiara ieri: io non ho visto te e tu non hai visto me! Se si viene a scoprire che mi hai visto in viso finiamo per convolare a nozze forzate e non è nelle mie intenzioni, visto che ho altri obbiettivi. Chiaro?»

Shura spiazzato annuì, mentre Aiolos si rivolse a Saga:

«Che bello, hanno già fatto amicizia!»

Mentre Saga commentò: «A me sembra di più che Penelope lo stia malmenando per motivi a noi ignoti, visto che dovrebbe essere la prima volta che lo vede. Valle a capire le ragazze!»

Morale della favola? Aiolos finì in coppia con Saga per allenarsi, mentre a Penelope, delusa e frustrata, toccò Shura, che venne corcato di santa ragione perché alquanto distratto da piume e paiette (provate voi a combattere con una conciata da ballerina di samba brasiliana con un fisico molto promettente, anche se tappa, e non esserne distratti, soprattutto tenendo conto dell’età adolescenziale in cui si trovava il povero Shura! Della serie, ma chi se ne frega del viso!!!)

L’allenamento di Aiolos e Saga venne però interrotto dalle urla disperate di Aiolia:

«Mettimi giù o chiamo mio fratello! Sei un elettricista cattivo, cattivo!»

«Chiamalo pure intanto lo sto cercando!»

«Antonio, che succede?» chiese il saint di Saggitter dirigendosi verso l’uomo, che teneva Aiolia sollevato in aria per il colletto della maglietta come fosse un gatto.

L’elettricista scaricò il piccolo leoncino imbronciato e arruffato al fratello dicendo:

«Cerca di tenere questo impiastro lontano dalla centralina della corrente! Questa mattina ha già fatto saltare la corrente per ben tre volte con il suo Light qualcosa!»

«Si chiama Lightning Bolt!» lo corresse Aiolia facendogli la linguaccia tra le braccia del fratello.

«Va bhe, quello che è! Insomma sono stufo di correre come un dannato per colpa di sto mocciso! Se non sei capace di stargli dietro assumi una baby sitter, anche se nel tuo caso ti consiglierei un domatore! (chiedo umilmente scusa per questa battuta orrenda!)»

«Hai ragione dovrei seguirlo di più, ma da quando sono diventato gold ho troppi impegni e non riesco a governarlo 24 ore su 24. Socrate ha poi il suo bel da fare a stare dietro a Sion ed Epicuro ha sulle spalle la conduzione del Tempio del Sagittario. Sono desolato.»

“Si, certo, come no! Impegnato a scorrazzare le fan in motorino!” si disse tra se Antonio, per poi consegnare due buste al Sagittario: «Queste sono da parte di Sion. Una è per te, l’altra è per Saga.»

«Grazie, ma le raccomandate non dovrebbe consegnarle il postino?»

«Ugo ha avuto un brutto incidente questa mattina. Ora è in ospedale con il bacino fratturato.»

«Come è successo?»

«L’ho incontrato mentre lo stavano portando via in barella dalle 12 case, ma non ho capito bene. Mi ha dato solo le lettere e poi ha tirato giù un paio di maledizioni al cavaliere dell’Acquario. Scusate, ma devo andare ad allacciare all’impianto elettrico le casupole dei servitori, quindi....tieni tuo fratello lontano dal centralino e dal generatore!» e l’elettricista si allontanò biascicando commenti poco lusinghieri sui nomi dei colpi detti in inglese soltanto per fare i fighetti poliglotti.

Intanto Aiolos, dopo aver rimproverato il fratello, aprì insieme a Saga la raccomandata:

Il saint di Gemini e il saint di Sagitter sono convocati urgentemente al tredicesimo tempio. Le stelle si muovono rapidamente. Importanti notizie in arrivo. Il Sommo Grande Sacerdote.”

«é meglio che ci diamo una mossa allora, o Sion ci farà un mazzo con i fiocchi!» commentò Aiolos, mentre Saga annuì pensando “più che altro mi farà il mazzo! Non so perché, ma credo di stargli antipatico!” ed entrambi si avviarono verso le 12 case.

Mentre i due compagni d’armi raggiungevano il piazzale della meridiana, furono testimoni di uno spettacolo al dir poco incredibile: Calogero e Afrodite stavano infatti battendo in ritirata inseguiti da una mandria di ancelle decisamente inferocite munite di padelle e mattarelli, più diverse aspiranti sacerdotesse guerriere munite di armi contundenti (in stile caccia all’orco). Alla domanda di che diavolo avessero combinato, i due fuggitivi risposero, senza fermarsi, un «Mai farsi beccare a istallare telecamere negli spogliati delle aspiranti guerriere, per poi smerciare i filmini ai soldati del Santuario» da parte del Cancro e un «Mai dare alle donne consigli non richiesti sul vestiario e accessori» da parte del saint di Pesci, per poi sparire alla velocità della luce verso l’orizzonte, lasciando le giovani a rodersi il fegato per non essere riuscite a malmenarli in grande stile.

 

Intanto, poco più in là, tra le casupole mezze diroccate dei servitori....

 

Milo si stava aggirando annoiato per le strette viuzze e i muri traballanti. Lo avevano svegliato all’alba e, dopo colazione, Aiolos lo aveva spedito a presiedere il suo Tempio, dove era riuscito a rimanere non più di un’ora, lasso di tempo in cui non aveva fatto altro che rigirarsi i pollici annoiandosi a morte. Aveva quindi deciso di andare a trovare Camus, che però lo aveva sbattuto fuori dalla sua Casa dicendo che aveva cose più importanti da fare: ovvero sistemare infide trappole di ghiaccio, per ostacolare eventuali intrisi, in tutto il Tempio dell’Acquario.

Deluso di non essere calcolato praticamente da nessuno, aveva quindi optato per esplorare le zone che Aiolos e Saga avevano solo accennato senza farglile vedere; in pratica la periferia popolare del Grande Tempio dove trovavano alloggio gli sguatteri, servi, manovali e soldati semplici, con le loro eventuali famiglie.

Lo Scorpione stava quindi camminando assorto in quelle zone quando la sua attenzione venne catturata da un gruppo di una decina di bambini in armatura di cartone, che stavano confabulando tra loro in assetto da battaglia. Incuriosito si avvicinò:

«Ciao, cosa state facendo?»

«Stiamo organizzando una guerra sacra!» gli rispose una bimba dai capelli a caschetto azzurri, all’incirca della sua età.

«WOW e contro chi?»

«Contro il più cattivo di tutti!»

«Che bello, posso partecipare anch’io?»

Il bimba fece spallucce: «Certo! Tieni, riempi i gavettoni a quella fontana!»

«Va bene! Ah, io sono Milo, il gold saint della Scorpione!» cosa che fece partire una risata collettiva dei ragazzini dopo il primo momento di silenzio.

La bimba però non rise, ma mettendosi a braccia conserte, con l’aria di chi si trova di fronte ad un gran ballista, disse: « Ah, sì? Se tu sei un gold, io sono Atena!»

Cosa che illuminò gli occhi di Milo, che strinse prontamente la mano della bambina: «Ma dai! Sono contento di conoscerti, il mio maestro mi ha perlato molto di te e mi ha detto di proteggerti sempre a costo della vita!» per poi avvicinarsi guardingo all’orecchio della bambina stupefatta: «Anche tu ti annoiavi vero? Come ti capisco, le 12 case sono una pizza!».

La bimba se lo scrollò di dosso con uno spintone: «Ma tu sei completamente scemo!»

E Milo, accortisi della gaffe, aggiunse: «Oh cavolo, scusami, non ci avevo pensato! Devi essere sicuramente in incognito altrimenti Sion non ti avrebbe lasciato uscire senza scorta!».

«Guarda che sei fuori strada!»

«Tranquilla, la tua vera identità con me è al sicuro!» e lo Scorpione fece un occhiolino in segno di complicità alla sua “dea”, che si diede una manata sulla fronte.

Nel frattempo i due cavalieri di cartone mandati in avanscoperta erano rientrati a fare rapporto:

«Cassandra! Li abbiamo localizzati, Nestore e i suoi amici si sono accampati presso il parco giochi!» dissero i due correndo in direzione della bimba dai capelli azzurri e Milo si mise fulmineo tra i cavalieri sconosciuti e la sua dea:

«Ehi, voi non potete avvicinarvi alla dea senza il suo consenso!» per poi rivolgersi alla ragazzina: «Non preoccuparti, ti proteggo io! Comunque il tuo nome mortale è carino!»

I due ragazzini si guardarono perplessi per poi esclamare entusiasti:

«Mica male come attore!» per poi rivolgersi a Cassandra, che guardava Milo sempre più sconvolta: «Ma dove l’hai pescato?»

«Lasciamo perdere, che è meglio!» rispose Cassandra, per poi rivolgersi al suo mini esercito: «Scegliete ora, o con me o contro di me!» e alla risposta calorosa delle sue truppe Cassandra scatenò l’urlo di guerra: «Avanti miei prodi, alla conquista del parco giochi!!!»

«SEEEE!!!» Urlarono i bambini che si diressero di corsa verso la zona in cui si sarebbe tenuta la battagli per il dominio delle altalene, muniti di fionda e gavettoni.

 

Poco dopo, tra i cespugli e le rocce in prossimità del parco giochi, Cassandra, con accanto Milo (nonostante i tentativi di levarselo di dosso della ragazzina), scrutava i suoi nemici per decidere come era meglio agire:

Milo: «Sono solo cinque, ora vado e li picchio a dovere. Non preoccuparti Cassandra, basto io!»

Cassandra lo guardò come se si trattasse di un pazzo: «Guada che non si faranno nessun problema a farti il sedere viola! Quindi non essere impulsivo e stai al piano. L’unione fa la forza! (Cit. mio nonno! Ok la smetto promesso, ma è colpa di Shaka che mi ha contagiato!)»

«Come vuoi Atena!»

«Non sono Atena, la vuoi smettere!»

«Oh è vero, sei in incognito!»

Cassandra sospirò rassegnata e al suo tre la sua armata fece irruzione nel parchetto riempiendo i cinque soldati semplici di ogni porcheria. I gavettoni erano infatti stati riempiti non solo con acqua, ma anche con fango, sabbia, segatura, farina, riso, vernice; insomma con tutto quello che erano riusciti a raccattare ed infilare all’interno dei palloncini.

La reazione dei soldati però non tardò a mancare e Cassandra riuscì solo ad urlare un «Ritirata!» prima di venire catturata dal soldato più possente dei cinque, che sfoggiava una chioma nera e riccia, occhi scuri e un’abbronzatura da oscar.

«Cassandra, sempre tu!»

«Nestore sei un brutto antipatico prepotente!»

«Questa è l’ultima volta che mi faccio riempire di schifezze per colpa di mocciosi che vogliono giocare a fare i cavalieri e per prima cosa ti beccherai una bella sculacciata!»

Cassandra chiuse gli occhi in attesa di beccarsi la punizione per la sua bravata, ma lo scapaccione non arrivò mentre sentì solo la voce di Milo che urlava:

«Scarlet Needle» e le conseguenti imprecazioni di dolore di Nestore.

Quando Cassandra riaprì gli occhi si ritrovò al sicuro tra le braccia di Milo, che continuava a puntare minacciosamente la sua cuspide scarlatta contro il soldato che, attonito, si massaggiava il braccio colpito.

«Ma allora non era una balla, sei davvero un cavaliere d’oro!»

«Certo Atena, e vi assicuro che con me siete in buone mani!» rispose sorridente Milo.

«Non sono ATENA lo vuoi capire ho no? La mia era una frase ironica!» e Cassandra stufa diede uno spintone a Milo, che perse l’equilibrio finendo a terra.

«Ma ti ho slavato la vita...non è giusto che mi tratti così! E Camus mi ghiaccia e tu butti a terra, perché nessuno mi vuole bene!» e Milo deluso scoppiò in un pianto a dirotto.

Cassandra lo guardò incredula, mentre Nestore perse letteralmente le staffe: «Giuro che questa me la pagate cara, farò rapporto dell’accaduto direttamente a Sion e poi voglio vedere se avrete voglia di scherzare anche con lui! E per quanto riguarda te, signorino, credo proprio che per il tuo comportamento sconsiderato il Grande Sacerdote userà una mano bella pesante, visto che ci tiene ad avere dei saint che si comportino come tali e non come dei poppanti qualunque!» e Nestore, dolorante e furente si avviò verso l’infermeria per poi passare dalle parole hai fatti.

«Mannaggia, questa volta l’abbiamo combinata grossa. Sion non sarà contento.»

«Di che ti preoccupi, il Grande Sacerdote è sotto i tuoi ordini!» rispose Milo asciugandosi le lacrime.

«Milo! Va al diavolo!» e Cassandra girò sui tacchi per tornare a casa piantando in asso lo Scorpione, che la salutò urlandole: «Se ti annoi al tredicesimo tempio vieni prue a trovarmi alla Casa dello Scorpione quando vuoi! Oggi mi sono veramente divertito!» mentre Cassandra sopirò “mia mamma me lo dice sempre che quando ci si comporta male prima o poi la punizione divina arriva!”.

 

XXXXXXXXXXXXXXX

 

X chi volesse saperne di più sul rapporto Shura-Penelope e Milo-Cassandra, rinvio a:

 

Quando anche le stelle ti girano le spalle...” x tutti personaggi menzionati.

 

Di eroi e di maiali” x Milo e Cassandra (N.B: Non è un porno!)

 

The lost wife: la sfiga di Ade” per Shura e Penelope.

 

Tutte inserite nella serie: “Servi, padroni e dei: il nuovo Grande Sacerdote

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Capitolo 5
*** Un lieto evento? ***


Un lieto evento?

 

Aiolos e Saga erano arrivati alla sala del trono, ma quando fecero il loro ingresso sentirono subito che nell’aria c’era qualcosa di nuovo; il solito silenzio tombale del tredicesimo tempio (che normalmente era solo intaccato dal russare del Grande Sacerdote, che ogni tre per due si appisolava sul trono), era stato sostituito dal pianto a dirotto (una sorta di fastidioso antifurto per automobili) di un neonato.

I dei gold si guardarono perplessi e poi oltrepassarono le tende per ritrovarsi di fronte ad un Sion completamente in panne tra pannolini e creme.

Saga, indicando la pupattola con il ciuffo viola che non voleva saperne di farsi cambiare: «O mio dio! Sion si è indegnamente approfittato di una ingenua fanciulla del Grande Tempio ed è diventato padre!»

«Non dire idiozie! Questa è la reincarnazione di Atena!»

«COSA!? Ma noi ci immaginavamo una dea leggermente più adulta, come quella della statua!» esclamarono i due cavalieri, mentre la piccola Atena rovesciava il barattolo del borotalco a terra provocando una nuvola di polvere bianca.

«Spiacenti, in questa epoca va così, tocca a noi allevarla. Probabilmente l’esperienza di un fratello con manie salvifiche, nonché pittore ambiguo e concorrente nel cuore di Pegaso, nonché corpo ospitante di Ade, non deve averle lasciato un buon ricordo. Quindi ha pensato bene di ricomparire in fasce davanti alla sua statua del Grande Tempio, senza passare tramite grembo umano.»

Intanto Aiolos prese in braccio la piccola dea cercando di calmarla e poi si rivolse a Sion: «Grande Sacerdote io non credo che la piccola urli perché deve essere cambiata, ma perché ha fame!»

«Dici?»

Aiolos annuì e Sion si precipitò a prendere il biberon. Poco dopo il latte era pronto e Aiolos, dopo aver controllato la temperatura della pappa, si accinse ad allettare la piccola Atena, che ingurgitò il latte con gioia, per poi fare i sorrisini al cavaliere del Sagittario.

«Certo che con i neonati ci sai fare!» esclamò Sion strofinandosi il mento pensieroso. Era da un po’ che meditava sulla pensione.

«Bhe, con mio fratello ho fatto pratica!» rispose Aiolos, per poi rivolgersi ad Atena: «Sei pronta piccola, ora facciamo un bel ruttino!»

«Posso farglielo fare io?» chiese Saga, intenerito dalla piccola creatura che sgambettava felice tra le braccia del Sagittario.

«Sì, tienila in questo modo e battile delicatamente la schiena»

Saga fece come mostrato da Aiolos e BLEHA! La pargola rigurgitò sulla spalla del santo dei Gemelli, per poi ridersela di gusto.

«Ma porca paletta, perché proprio sul cloth?» imprecò Saga.

«Ehi, modera i termini, stai tenendo in braccio la divina Atena!» disse perentorio Sion, mentre Saga guardò male il sacerdote e poi la piccola Atena. “Maledetta poppante malefica, ho lucidato l’armatura questa mattina!”.

La pargola in risposta dello sguardo astioso di Saga, sorrise paciosa e afferrò una cicca dei lunghi capelli di Gemini, tirando con tutta la sua forza e dando sfogo al suo cosmo. Per staccarla dalla chioma di Saga fu necessaria l’azione congiunta di Aiolos e Sion.

Saga era leggermente furente e la sfumatura rossa degli occhi e grigia dei capelli non sfuggì a Sion, mentre Aiolos ignaro di tutto disse:

«Dai Saga, con i bambini sono cose che capitano. Pensa che è rigurgito divino e prendilo coma una benedizione della nostra amata dea!»

«Che culo!» rispose Saga.

«Aiolos ha ragione. Fossi in te non mi laverei l’armatura!» disse Sion.

«Ma voi siete pazzi, non ho alcuna intenzione di andare in giro conciato così!» e Saga, dolorante e incavolato nero, girò sui tacchi per andare non solo a pulire l’armatura, ma direttamente a disinfettarla.

 

Nel Frattempo presso la casupola di Gianni il giardiniere...

 

«Allora va meglio?»

Shaka annuì dopo aver finito la sua scodella di latte e la fetta di torta alle mele offertagli da Gianni.

«Bene, sono contento. Ora andremo da Socrate in modo da decidere cosa fare per voi. Lui è la mente sana di Sion!»

I due erano sull’uscio di casa quando una signora tozza, con un bimbo sui tre anni, si avvicinò al giardiniere:

«Gianni, scusami, ma non posso occuparmi oltre di tuo nipote, devo andare in lavanderia.»

«Sì, scusami, ma ho avuto da fare con Shaka.»

La donna strabuzzò gli occhi alla vista del piccolo:

«E questo da dove spunta! Non avevi un solo nipote?»

«Infatti, lui è il nuovo cavaliere della Vergine!»

La donna posò a terra il nipote di Gianni e si concentrò sconcertata sul saint, per poi esclamare: «Per la dea! Se ci attaccano siamo rovinati!» per poi concludere guardando l’orologio: «E io sono in stramaledetto ritardo! Scusa Guanni, Shaka...» la donna fece un lieve inchino con il capo: «Ma devo proprio scappare».

Intanto Shaka e il nipote di Gianni si stavano guardando in silenzio. Il saint di Virgo non aveva mai visto un bambino più bello. Sembrava un angioletto dai boccoli d’oro e gli occhi celesti. Dal canto suo il bimbo aveva intravisto in Shaka un rivale e, intenzionato a non farsi portare via il nonno da sotto il naso, si promise solennemente che avrebbe rovinato quel biondino a qualunque costo.

«Ehi, Luca! Il gatto ti ha mangiato la lingua?» chiese Gianni al nipote, che si riprese ed andò ad abbracciare il nonno dicendo: «Ciao nonno, scusami, ma stavo pensando. Chi è quel bambino?» e il nonno spiegò al nipote chi fosse e gli disse di portargli rispetto, per poi dire a Shaka:

«Questo è mio nipote. Vive con me perché mia figlia è un’attivista e gira per il mondo per difendere i diritti delle donne. Spero che diventerete ottimi amici!»

«Sicuramente» e Shaka strinse la mano di Luca, che gli sorrise maligno.

Infatti poco dopo...

«Ehi! Chi è stato!»

«Lui!»

SCIAF

Shaka ricevette uno scapaccione da una signora a cui era stata alzata la gonna:

«Che roba, così piccoli e già così maleducati!» sbottò la signora, mentre Gianni correva ai ripari guardando severo il saint della Vergine intento a massaggiarsi il sedere.

«Lo scusi, non è di qui! Il trauma del trasferimento dall’India alla Grecia deve averlo scosso!» biascicò come scusa il vecchio giardiniere, per poi rivolgersi a Shaka:

«Insomma questo non è un comportamento degno di un nobile santo di Atena! Vergognati!»

«Ma non sono stato io, è stato Luca!»

«Non è vero, non cercare di dare la colpa a me solo perché sei un cavaliere d’oro!»

«Sei un bugiardo, sei stato tu ad alzare la gonna alla signora, non io!»

«Io non dico mai le bugie» ribatté Luca per poi assumere l’aria della povera vittima innocente e scoppiare in lacrime, cosa che fece intervanire due giovani ancelle, che nel consolarlo commentarono quanto fosse cattivo e antipatico Shaka ad aver fatto piangere un angioletto come lui, mentre Luca rivolse a Shaka un sorrisetto malefico. Il santo della Vergine capì in quel momento che il diavolo aveva i boccoli d’oro, per poi beccarsi dal giardiniere una bella ramanzina sul comportamento e i doveri di un cavaliere.

 

Più tardi...Casa del Sagittario....

 

Socrate sospirò alla vista di Gianni che arrivava in compagnia del nipote e del santo della Vergine. Nel salotto del Tempio c’erano già Nestore, Antonio (con la delega di Ugo) e sua moglie, alquanto irritati.

«Devo parlarti di un piccolo problema» disse Gianni, indicando con un cenno del capo in direzione di Shaka.

«Non sei l’unico. Mi sono già giunte diverse lamentele sui fastidi arrecati dai alcuni dei nuovi arrivati» rispose Socrate.

«Sì, ho sentito di Ugo e del casino combinato dai saint del Cancro e dei Pesci nella zona femminile.» commentò Gianni, mentre entrava anche lui nel salotto.

«Già, senza contare i disastri che combina Aiolia! Ci rimanesse almeno fulminato!» disse Antonio.

Mentre il giardiniere rimase sconvolto alla vista di Nestore: «Ehi, ma cosa ti è successo al braccio?»

«Opera del saint dello Scorpione.» rispose senza tanti giri di parole il soldato.

«E io non ho intenzione di passare tutte le mie giornate ai fornelli per soddisfare il palato fino del Toro! Ho una famiglia e una casa da mandare avanti io!» disse acida Sabina in direzione del consorte.

«Lo so tesoro.»

«Inoltre non è sicuro lasciare da soli dei bambini di sei anni con o senza armatura d’oro!» fece notare Gianni, mentre Luca faceva scaltramente finta di cadere, per poi far ricadere la colpa ad uno spintone datogli da Shaka (che si beccò una sculacciata da parte di Sabina, poco incline a sopportare quei boriosi nanetti con il cosmo smisurato).

«Lo so, quindi avevo pensato di chiedere a Sion di nominare degli assistenti-baby sitter, per ciascuno di loro. Intanto è riconosciuta la possibilità ai gold saint di avere domestici o maggiordomi.» rispose Socrate.

«Davvero?» chiese Shaka.

«Sì, nobile Saint di Virgo»

«Allora io chiedo di avere al mio servizio Gianni. La sua alta sapienza metafisica mi permetterà di allietare le mie meditazioni con piacevoli conversazioni.»

«Ehm, ne sono lusingato, ma non saprei...» rispose Gianni.

«Non vedo dove sia il problema. Visto che già ti occupi del giardino puoi anche occuparti della casa.» rispose pragmatico Shaka.

«Bhe, se Sion mi permetterà di portare con me anche Luca si può fare!» disse il Giardiniere.

«Non penso che Sion obietterà, a lui basta solo non avere problemi, poi per il resto gli va bene tutto»

«Allora io e Luca verremo a vivere alla sesta casa come da te richiesto.» disse il giardiniere rivolgendosi a Shaka.

«Veramente l’invito era solo riservato a te e non anche a Luca» obbiettò il Saint.

«Luca è mio nipote e ha solo tre anni, non posso mica lasciarlo solo! Ma non preoccuparti, sono sicuro che diventerete ottimi amici, vero Luca?»

«Oh sì, nonno, saremo amici per la pelle!» disse Luca strofinandosi le mani, mentre Shaka capì che si era appena messo nei casini da solo e che la via dell’illuminazione era una stretta strada in salita in cui bisognava imparare a portare tanta pazienza.

«Bene e uno è sistemato. Ora andrò da Sion per metterlo al corrente e decidere gli altri baby-sitter, ergo assistenti.» disse soddisfatto Socrate.

«E io vengo con te. Voglio parlare di persona con il Grande Sacerdote e vedere con i miei occhi lo Scorpione chiedere umilmente perdono per quello che ha fatto!» e i due uscirono dal tempio del Sagittario per procedere verso la tredicesima.

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Capitolo 6
*** E così tutto ebbe inizio... ***


E così TUTTO ebbe inizio...

 

Purtroppo quando si parla di Sion i tempi per un’udienza si dilatano, quindi, prima di portare all’orecchio del Grande Sacerdote le lamentele degli abitanti del santuario, riguardanti i nuovi baby inquilini delle 12 case, ho avuto tutto il tempo di farmi una sana vacanza! Per chi non ci fosse mai andato consiglio la Toscana e in particolare Viareggio, dove ho fatto una mangiata di pesce con i fiocchi! (Aldebaran sbava invidioso, ma purtroppo è troppo grosso e nella valigia non ci stava!). Ma ora torniamo a loro che forse interessa di più di quello che ho mangiato io in vacanza!

 

AVVERTENZE: Chiedo perdono in anticipo per come ho trattato Sion in questo capitolo, ma non è colpa mia! È stata la parte malvagia di Saga che mi ha contagiato!

 

Ufficio di Sion.

 

«Ammetto che quello che mi hai esposto non è una cattiva idea, Socrate. Se avessi saputo prima di questa tua idea mi sarei reso subito disponibile!.» disse Sion strofinandosi il mento, per poi rivolgersi ad Aiolos: «Tu che ne dici?»

«Ammetto che un baby sitter, cioè un maggiordomo, mi farebbe comodo per Aiolia. In questo modo mi toglierei un bel po’ di noie, sopratutto con l’elettricista, visto che in quel caso i caziatoni se li prenderebbe l’assistente e non più io»

«Vedo con piacere che stai imparando a capire come si comporta un Grande Sacerdote!» disse Sion rivolgendosi soddisfatto al Sagittario.

“Già, sbolognare agli altri i lavori che aspetterebbero a lui, nonché rendersi irreperibile quando c’è bisogno di un’udienza sono proprio atteggiamenti degni di un Grande Sacerdote!” pensò scuotendo il capo Socrate, per poi osservare il suo padroncino: “Povero Aiolos, la Grande Atena gli sta dando del filo da torcere! Certo che Sion è proprio un gran infame, prima o poi da qualcuno se le prenderà secche!”. Socrate aveva dovuto infatti faticare parecchio per riuscire a farsi ricevere da Sion, che dei baby gold, una volta finita la cerimonia delle investiture, non ne aveva più voluto nemmeno sentir parlare.

Aiolos, dal canto suo, faceva bella mostra di due vistose occhiaie dovute alle ore di sonno saltate per occuparsi della sua amata dea, che Sion gli aveva affidato vedendo la sua dimestichezza con i poppanti. E bisogna dire che la piccola e adorabile Atena era tanto rompi balle da infante quanto da adolescente. Dormiva infatti pochissimo, ma urlava tantissimo e rideva solo quando riusciva a procurare danno a persone o cose; ad esempio tirando i capelli di Aiolos o rovesciando a terra tutto quello che le capitava a tiro. In più aveva iniziato a sviluppare la capacità innata di cacciarsi nei guai appena possibile, mettendo in bocca pomate, salviettine profumate e borotalco, dorante il cambio pannolino o cercando di cappottarsi dalla culla o dalle braccia di Aiolos appena questi abbassava la guardia.

«Ottimo, direi che la tua proposta di affiancare i Gold a persone che li tengano un po’ sotto controllo è stata approvata. Hai già in mente qualcuno al riguardo?» continuò quindi Sion.

«Shaka ha già espresso il suo parere e Gianni, il giardiniere, ha accettato di fargli da balia a patto di portare con se alla sesta anche Luca.» rispose Socrate.

«Perfetto, basta che la cosa non crei problemi e poi per me va bene!»

“Te pareva!” commentò tra se il maggiordomo e poi continuò: «Per Mu avevo pensato a Mario, un giovane soldato semplice impallinato di fantasy. Ammetto che è ancora un po’ giovane, visto che ha l’età di Saga e Aiolos, ma è un tipo gioviale, paziente e responsabile, sono sicuro che andranno d’accordo. É inoltre un abile fabbro, quindi potrebbe dare una mano a Mu nella sua pratica di riparatore di armature. Non ho però ancora avuto l’occasione di sentirlo, visto che è ritornato in Italia per un periodo di vacanza, quindi non so se accetterà la proposta.»

«Di questo non preoccuparti. Glielo commissionerò come incarico ufficiale tramite raccomandata. Per il Toro hai in mente qualcuno?»

«Ho già provveduto a contattare due ottimi cuochi dal Brasile: Carlos e Palmira, tramite il suo ex maestro. Con loro andiamo sul sicuro perché erano quelli che preparavano il rancio dei suoi allievi.»

«Ecco perché tutti i soldati e i saint che provengono dalla nostra base in Sud America sono così ben piantati! Hanno dei cuochi di professione!»

«Non è una novità che il Saint d’argento della Chioma di Berenice ami mangiar bene e, senza alcun dubbio, avrà insegnato ai suoi accoliti il piacere della buona tavola. Comunque i due cuochi sono disponibili a patto di avere vitto, alloggio, più una retribuzione mensile.»

«Non ci sono problemi, falli pure venire al più presto in Grecia. Per l’alloggio dimoreranno nella seconda casa. Il resto verrà detratto dal compenso del santo del Toro»

«Come ritenete opportuno Sommo Sion»

«Per il teppista italiano hai già qualcuno?»

«Sì, Salvatore»

«E chi è?»

«Suo cugino, nonché fratello dalla fidanzata del cugino acquisito da parte di mamma del Santo d’Argento della Croce da cui mi è stato caldamente raccomandato.»

«E dovremmo assumerlo solo perché è un parente acquisito alla lontana di quel farabutto di Ciro?»

«Diciamo che il maestro del Cancro ha fatto una proposta che non potete rifiutare: o assumete Salvatore a vostre spese o potete dire addio alla maria, di cui siete solito fare uso per facilitare le visioni sullo Star Hill, e ai vinelli italiani che vi piacciono tanto»(ebbene si, signori e signore, Sion si fuma gli spinelli! Vi siete mai chiesti come un inetto come Sion potesse avere le visioni sullo Star Hill? Ecco la mia versione dei fatti e questo spiegherebbe anche come Saga fosse riuscito a farlo fuori così facilmente: Sion in quello scontro era completamente fatto, altrimenti almeno un cazzotto a Saga sarebbe riuscito a darglielo, o almeno si spera! Sage, al suo posto, avrebbe ridotto Gemini ad un colabrodo, ma d’altronde non ci sono più i Grandi Sacerdoti di una volta!)

«Ciro è sempre il solito infame!» imprecò Sion, mentre Aiolos scattò sull’attenti scandalizzato:

«Voi fate uso di marijuana? Ma è una droga e voi siete il Grande Sacerdote e dovete dare il buon esempio!» esclamò incredulo Aiolos.

«Ma cosa hai capito! Non maria come marijuana, ma Maria come importante figura della religione cristiana. Vedi Aiolos, io colleziono santini provenienti da tutto il mondo e li tengo sullo Star Hill perché mi aiutano a meditare e ad avere visioni dei loro paesi di provenienza. Essendo oggetti votivi hanno un enorme potere spirituale!»

“Certo, come no!” pensò Socrate, mentre Aiolos, mortificato per aver pensato male del Grande Sacerdote, disse:

«Chiedo umilmente scusa per aver così meschinamente dubitato di voi. Sono disposto ad accettare qualsiasi punizione»

«Tranquillo, scuse accettate, può capitare a tutti di fraintendere le parole altrui.» rispose Sion posando una mano sul capo chino del giovane Sagittario.

«Come siete magnanimo» rispose quindi Aiolos, mentre Socrate si chiese come aveva fatto a crescere un ragazzo tanto idiota.

«Direi quindi che non c’è molto da aggiungere. Fa venire al Grande Tempio questo Salvatore e che Atena ce la mandi buona!» disse di conseguenza Sion.

«Sempre come desiderate Grande Sacerdote.»

«Per Aiolia?» chiese quindi Sion.

«Galan! Visto che ha un debito di riconoscenza nei vostri confronti credo che non obbietterà più di tanto!» esordì Aiolos.

Socrate e Sion si girarono a guardarlo sorpresi di sentire una proposta sensata e non le solite frasi fatte sul benne comune, la devozione ad Atena e alla giustizia.

«Già, se non ricordo male quel pischerlo aveva rubato il sangue della reincarnazione precedente di Atena per curare sua madre e io lo avevo graziato perché non sopportavo più i tuoi piagnistei!» commentò Sion.

Aiolos annuì.

«Bene, te ne occupi tu ad incastrarlo?» chiese quindi il Grande Sacerdote al Sagittario.

«Nessun problema, mi basterà sfruttare il suo senso di colpa e riconoscenza per la mia intercessione presso di voi!»

Socrate scosse il capo notando amaramente quanto Aiolos stesse diventando il degno successore di Sion: un emerito idiota scarica badile!

«Ora tocca quindi occuparci dello Scorpione!» esordì quindi Sion.

SBAM

La porta dell’ufficio di Sion venne aperta con foga ed entrò un alterato soldato semplice ricoperto di bolle.

«Era ora! Quel piccolo impiastro ha preso me e i miei compagni per dei tiri a segno per colpa di Cassandra, che lo comanda a bacchetta e non ne possiamo più! O voi prendete provvedimenti adeguati a tenerlo lontano dalla zona riservata ai soldati o giuro che non riuscirò più a trattenermi e ci penserò io fargli abbassare l’aculeo a suon di sculacciate, perché non ho nessuna voglia di farmi mettere ancora i piedi in testa da un moccioso anche se gold! Ho una reputazione da difendere io!»

Sion guardò malissimo il soldato: «Nestore! Come osi fare irruzione nel mio studio usando un tono così irriverente! Come minimo dovrei spedirti una settimana a Capo Sounion a rinfrescarti le idee!» per poi assumere un’espressione seria e pensosa: «Anzi mi è venuta un’idea migliore. Sarai tu il tutore dello Scorpione!»

«Co..co...cosa!!!! Quel gagno fa abuso di potere e sono io a beccarmi la punizione? Ma in questo tempio non dovrebbe regnare la giustizia?»

«Infatti! E sarai proprio tu ad insegnarlo allo Scorpione, visto che ti atteggi a saputello! D’altronde non hai appena detto che in mancanza di provvedimenti adeguati ti saresti occupato tu di dare una lezione a Milo?»

Nestore deglutì.

«Quindi dovresti solo ringraziarmi di averti dato l’occasione di far capire a Milo chi comanda e come ci si comporta! Così, magari, la prossima volta te lo ricorderai anche tu! E ora fuori dal mio studio che ho cose più importanti da sbrigare che dar retta ad un soldato semplice!»

Nestore guardò con astio il Grande Sacerdote e Aiolos, intento a commentare l’impeccabile intervento di Sion per far rispettare la gerarchia, prima di lasciare l’ufficio, mentre Socrate si passò una mano sulla faccia “Nestore idiota, te l’avevo detto di lasciare fare a me! Sion non va mai preso di petto, ma raggirato con un sorriso e una sviolinata!” per poi essere richiamato dal Grande Sacerdote.

«E anche Milo è sistemato! Il prossimo?»

«Per il Capricorno direi che, più di un assistente domestico, avrebbe bisogno di passare ancora un po’ di tempo sotto un maestro d’armi. Infatti è abbastanza autonomo e non crea problemi se non quando non riesce a dosare bene la sua forza, ma devo ammettere che Penelope sta facendo un buon lavoro con lui.» rispose il maggiordomo.

«Già, sembra che abbia elaborato un allenamento speciale per Shura in cui lui controlla la sua Excalibur per non farle del male, mentre lei lo corca di mazzate! Devo dire che quella saint ha la stoffa di un’ottima insegnante, anche se è un po’ manesca, e sono contento che abbia fatto amicizia con Shura! Quando lo incontro non fa altro che parlarmi di quanto è brava! Anche se, non so perché, ma da un po’ di tempo a questa parte Shura ha iniziato a guardami male! Va a sapere!» disse Aiolos.

«Bene speriamo che il suo allenamento dia i suoi frutti allora» rispose Sion, mentre Socrate pensò “È normale che ti guardi male, visto che sei il suo rivale in amore! Si vede lontano un miglio che Shura si è preso una cotta per Penelope e lei è da quando è arrivata qui che cerca di incastrarti caro il mio Sagittario, ma tu sei troppo tonto e non te ne sei mai accorto! Che pazienza!”, per poi passare ad esaminare il problema Acquario.

«Per Camus non è stato facile. Ha infatti un caratterino piuttosto tosto ed è abbastanza irascibile e altezzoso, nonché un po’ troppo ligio al dovere come dimostrato con quel poveraccio di Ugo.» disse quindi il maggiordomo, ritrovandosi a pensare “mannaggia a lui, per colpa di quel francesino adesso tocca a me fare pure da postino!”

«Quindi a chi ci possiamo rivolgere?» chiese ansiosi Sion.

«Avrei pensato a Sonya, la vedova del saint della Mosca. É un’insegnante di matematica molto rigida ed è di origini siberiane. Se è riuscita a farsi rispettare da Kanon, che alle elementari era finito nella sua classe, dovrebbe essere in grado di tenere testa anche al francese. Si trasferirà nell’undicesima casa oggi stesso con sua figlia Natalia.»

«La maestra Sonya conosciuta ai più come il terrore dei discoli! Che bei momenti! Mi ricordo che tutte le volte che la maestra Sonya entrava in aula, tutti scattavamo in piedi come molle; quando interrogava tremavamo e per chi sgarrava erano cavoli amari! Mi ricordo ancora di quella volta che aveva fatto rimanere Kanon in mezzo all’arena degli allenamenti per un’intera giornata, con un cappello con su scritto “sono un bambino cattivo” e un cartello con su scritto “non date da mangiare agli animali” attaccato al collo, per averle messo la colla sulla sedia. L’abbiamo sfottuto per anni per quella storia! Bei tempi però!» sospirò Aiolos pensando a tutti i pannolini che avrebbe ancora dovuto cambiare alla sua dea e alle ciocche di capelli andate irrimediabilmente perdute, che ci avrebbero messo un bel po’ a ricrescere folte e ribelli come un tempo.

«Ottimo lavoro come al solito, Socrate. E per la bimba, pardon, bimbo dei Pesci?»

Socrate fece spallucce: «Afrodite è riuscito a fare infuriare nel giro di pochi giorni l’intero Santuario con i suoi consigli di bellezza non richiesti...»

«Quindi a chi chiediamo?» chiese ansioso Sion.

«Bhe una persona disposta a prendersi cura del piccolo veramente ci sarebbe...»

«Dal tuo tono di voce ho paura di sapere chi, ma dimmelo ugualmente.» deglutì il Grande Sacerdote.

«Andrea...il barbiere-massaggiatore narcisista del Santuario.»

«Per Atena, lo sai cosa significa questo? Che se Andrea diventa il suo tutore...»

«C’è una buona possibilità di ritrovarci con un altro esteta effeminato tra le scatole!»

«Ma abbiamo già Misty tra i silver! Non ne voglio uno anche tra i gold e questo promette già bene di suo, senza l’intervento di Andrea!»

«Prendere o lasciare. Tenete però conto che se verrà istruito da Andrea il piccolo Pesci non avrà più tempo di andare in giro per il santuario a deridere tutti, visto che sarà troppo intento a rimirarsi nello specchio! Ogni scelta ha il suo prezzo da pagare sommo Sion! O un esteta narcisista tra i gold o una rivolta delle donne del santuario!»

«E sia allora! Che ad Andrea sia affidato il saint dei Pesci e che Atena ci protegga tutti!» sospirò rassegnato Sion.

«Ehm, Sommo Sion...»

«Dimmi, che c’è ancora?»

«Andrea mi ha solo fatto una piccola richiesta per acconsentire all’incarico...»

«Cioè?»

«Poter ospitare al Santuario suo cugino Riccardo, intenzionato a venire ad Atene per studiare fisioterapia e quindi necessitante di alloggio!»

«E che c@@@o! Tra cugini, fratelli, nipoti e parenti vari qui finisce per essere la dimora dei raccomandati più che quella di Atena!» sbottò Sion.

«Pensi positivo! Se Riccardo si laurea avremo un fisioterapista al Santuario! La cosa può tornarci utile!» spiegò Socrate.

«E sia, intanto detrarrò il tutto dallo stipendio dei Gold, intanto sono piccoli e non capiscono una mazza di queste cose!» rispose pragmatico Sion.

«Come sarebbe adire che detraete tutto dai nostri stipendi!» esclamò però Aiolos.

«Dai loro, Aiolos! Tu che centri? Ho già comunicato a te e a Saga che tu sarai il mio sostituto no? Quindi non ti preoccupare, ma guarda e impara come opera un saggio Grande Sacerdote.»

«Sì sommo Sion. Assorbirò da voi ogni insegnamento come una spugna» rispose con riverenza il Sagittario.

«Bravo. Fai come me e andrai lontano nella vita!» rispose quindi Sion, mentre Socrate capì il motivo della strana presenza di Aiolos a quella riunione e l’assenza di Saga: Sion aveva finalmente deciso di levarsi dalle balle e lasciare il posto ai giovani.

«E già! È arrivata l’ora che i vecchi si facciano da parte!» disse Sion aprendo un cassetto della scrivania, tirandone fuori un biglietto aereo per le Hawaii: «Direi che ora potete togliere le tende!»

Aiols annuì e si defilò per andare a rifilare a Galan suo fratello, mentre Socrate rimase a guardare Sion in silenzio.

Sion: «Che c’è Socrate?»

«Siete sicuro della scelta di Aiolos?»

«Sicurissimo!»

«E Saga come l’ha presa? Ammetto che tutti al Santuario speravano che venisse eletto lui più che Aiolos, dato che il mio figlioccio è palesemente un allocco!»

«Meglio tonto che malvagio!»

«Che volete dire?»

«Ultimamente ho avuto modo di avvertire le tenebre ne cuore di Saga. Angelo sul volto, ma demone nel cuore!»

«Aspettate, mi state dicendo che nel cuore di Gemini sta crescendo il seme delle forze oscure e voi non fate nulla per impedirlo?»

Sion fece spallucce: «Troppa fatica e poi a breve parto per il viaggio che sogno da una vita! Ho messo Aiolos al mio posto. La patata bollente se la becchi lui!»

«Ma Aiolos si farà ammazzare, è troppo scemo, non se ne sarà nemmeno accorto!!!»

«Non è più un mio problema! Scusami ma devo andare a preparare le valige!».

 

Nel frattempo nei pressi di un magazzino in disuso nella periferia del Grande Tempio...

 

Saga si aggirava per le rovine inquieto, nervoso e arrabbiato.

«Come diavolo ha potuto Sion scegliere Aiolos come suo sostituto! Quello è un’idiota, condurrà sicuramente il Santuario alla rovina! Già me lo immagino: Ade bussa alle porte del Grande Tempio dicendo di essere la Fata Turchina e Aiolos, credendogli, lo fa entrare!»

“Lo sapevamo tutte e due che sarebbe finita così. Sion non ti ha mia potuto vedere per via della tua perfezione e ha sempre avuto paura della tua forza! Meglio un burattino facilmente manovrabile anche da lontano, come il Sagittario, che un Sacerdote con gli attributi come te!” rispose a Saga una vocina nella sua testa.

«Hai ragione, ma ormai è troppo tardi! Lui ha scelto Aiolos e questo nonostante tutti i miei sforzi!»

“Invece c’è ancora un modo per salvare capre e cavoli...”

«No! Non posso compiere un atto simile!»

“Ma l’hai vista anche tu! Come puoi pensare che quella gagna malefica potrà correggere l’enorme errore di Sion? La pupattola verrà sicuramente condizionata da Aiolos, dato che si sta occupando di lei come se fosse il suo padre adottivo! E sai com’è: il cane non morde la mano di chi gli dà da mangiare!”

«Lo so è che...diamine è ancora in fasce! Come faccio a trovare il coraggio per compiere un atto simile!»

«Ciao Leda, come stai?»

«Benissimo Artemisia! Sono contenta che tu sia venuta! Ho appena saputo una cosa strepitosa!»

Il colloquio di Saga e la sua parte malvagia venne interrotto bruscamente dalle voci di due fanciulle e il cavaliere di Gemini, avendo captato il nome della sua bella, decise di ficcanasare, senza farsi beccare, nei discorsi delle due ragazzine.

«Allora cos’è questa cosa favolosa che dovevi dirmi?» disse la brunetta a Leda.

«Ho scoperto quanto guadagna il Grande Sacerdote!»

«E quindi?»

«E quindi è ufficiale! É lui il mio uomo ideale!»

L’amica di Leda storse il naso: «Ma è vecchio! Ha più anni lui di tutti gli abitanti del santuario messi assieme!»

«Per uno che guadagna quella cifra sarei disposta a tutto! Poi fisicamente, nonostante l’età, non mi sembra messo così male! Per il viso poi... basta che tenga la maschera!»

Saga aveva sentito quanto bastava e si rivolse quindi alla sua parte malvagia:

«Senti, tornando al discorso di prima... dove trovo quella daga d’oro di cui mi avevi parlato tempo fa...»

“Oh, sì, sì, sì, il mio tesssorooo!!!!”

«Eh?»

“Scusa e che, come parte malvagia di personaggi psicopatici, faccio doppio lavoro per mantenere la mia famiglia e ogni tanto confondo i posseduti, non farci caso! Comunque seguimi, faccio strada!”

E Saga si avviò con falcate sicure e determinate verso la via del non ritorno.

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Capitolo 7
*** Che occhi rossi che hai! ***


CHE OCCHI ROSSI CHE HAI!

 

Mentre Sion preparava le valigie per le Hawaii e Saga era intento a recuperare il pugnale d’oro tra il marasma di oggetti sacri conservati nei magazzini del Tredicesimo Tempio (tra cui il filo di Arianna, il tripode Delfico e gli album delle figurine dei Mondiali di calcio), i baby sitter mancanti facevano il loro ingresso al Santuario e la conoscenza dei goldini.

 

Casa dell’Ariete...

 

SBAM!

«Ouch! Ma che...» un ragazzo moro dalla faccia bonacciona e scanzonata, carico di pacchetti e borse di ogni tipo, aveva sbattuto una facciata contro quella che a lui parve una lastra di vetro.

«Ma dai che figo! Hanno messo anche qui le porte di vetro scorrevoli come nei negozzi di Milano!»

«Ehm.. veramente quello contro cui hai sbattuto è il mio Muro di Cristallo! Scusami, mi stavo allenando e non ti ho visto!»

Il ragazzo osservò il bimbo dai capelli viola che lo osservava pacioso oltre il muro di cristallo, che scomparve a comando del pargolo.

«Ehi, ma allora sei tu il saint dell’Ariete! Piacere io sono Mario!» il soldato semplice andò a stringere la mano del cavaliere, che rispose: «Sì, sono io e mi chiamo Mu! Posso sapere cosa sono tutti quei pacchetti e perché sei entrato nella casa del Montone Bianco?»

«I pacchetti sono i miei acquisti. Sono appena tornato da Milano e siccome c’erano i saldi ne ho approfittato. Io invece sono il tuo nuovo assistente, ma deduco che Sion non ti abbia informato!»

Mu scosse la testa e Mario tirò fuori dalla tasca della camicia una lettera che porse al saint, che se la mise a sua volta in tasca.

«Non la leggi?»

«Non ho voglia e poi mi fido. Fammi solo capire bene... tu saresti una sorta di domestico?»

«Più o meno sì, nella lettera mi veniva inoltre chiesto di aiutarti nelle riparazioni dei cloth, visto che come fabbro sono abbastanza abile.» disse Mario, che rovistando tra i pacchetti tirò fuori una scatola di Lego:

«Questa è per te!»

«Cos’è?»

«Un gioco di costruzioni. Ho pensato che potevano farti piacere. Io da piccolo ne andavo matto!»

Mu sorrise e prese il regalo ringraziando, per poi passare ad argomenti più seri:

«A proposito di armature... seguimi.» e Mu condusse Mario in una sorta di officina riparazioni sul retro della prima casa in cui facevano bella mostra dei cloth ridotti piuttosto male.

«Visto che sei un fabbro riparale.»

«Eh? Aspetta un attimo! Fin ora ho fabbricato solo le protezioni per i soldati semplici, ma non ho mai messo mano su un cloth d’argento!»

Mu fece spallucce: «O bhe, nemmeno io! Quindi buon lavoro!»

«Ma...» fece per replicare Mario, ma Mu lo bloccò.

«E quando hai finito riordina e pulisci la casa, fai il bucato e, visto che ci sei, prepara anche la cena»

«Ehi!»

«E ancora una cosa... te l’ho già detto che sono l’allievo prediletto di Sion?»

«Non so perché, ma la cosa non mi stupisce!» rispose ironico Mario, mentre Mu lasciava l’officina con un serafico sorriso per dedicarsi al gioco di costruzioni.

“Iniziamo bene! Cosa mi tocca fare per guadagnare la pagnotta! Mia madre me lo diceva sempre: fai l’idraulico!” sospirò Mario cercando tra gli scaffali del locale qualche manuale che potesse aiutarlo nelle riparazioni.

 

Casa del Toro...

 

«Aldy! Fatti abbracciare!» una signora tonda sulla quarantina andò a spupazzare il saint del Toro, felice come una pasqua di vederla.

«Palmira, lascialo respirare! Ormai è un ometto! Vero campione?» un omone alto e massiccio, con un cappello da cuoco scompigliò i capelli del cavaliere.

«Carlos, non rompere! L’ho praticamente allevato io insieme agli altri allievi del saint della Chioma di Berenice, quindi per me saranno sempre i mie bambini!» rispose la signora per poi rivolgersi ad Aldeberan osservando bene il suo viso: «Cielo come sei sciupato! Ma ti hanno dato da mangiare in questo posto?»

«Sì, ma la cucina era pessima!» rispose Al

«Sbobba per soldati immagino! Qui al Santuario non hanno mai prestato troppa attenzione al rancio e alla qualità della vita! Ok che è praticamente una sorta di caserma, ma godersi ogni tanto i piaceri della vita non sarebbe una cosa negativa neanche qui.» commentò il cuoco.

«Chi mangia bene cresce sano, è più allegro e combatte meglio! Me lo diceva sempre il mio maestro!»

«Ben detto figliolo!»

«Allora che ne dici di un bel pollo ai ferri con salsa piccante con contorno di patate al forno?» chiese Palmira al saint del Toro.

«E se facciamo lasagne? Dobbiamo festeggiare il vostro arrivo!» disse invece speranzoso Aldy.

«E vada per le lasagne, golosone, ma solo perché sei tu!» rispose Carlos tirandosi su le maniche, mentre Aldebaran lo accompagnava in cucina.

 

Casa del Cancro...

 

«Ehi! Che mi@@@ia ci fai qui Salvatore?» Death Mask si rivolse sorpreso al cugino che aveva fatto il suo ingresso nell’androne della quarta casa mentre il saint era intento ad attaccare le sue maschere scaccia intrusi alle parate dell’ambiente.

«Calogero, ancora a giocare con quegli aggeggi? Quand’è che ti decidi a mettere su un business come si addice alla tradizione de famighia! E si che come picciotto futuro avresti avuto! E invece no! Il cavaliere volli facere!»

«E passare la mia vita a leccare il c@@o a nostro zio don Carmelo? No grazie, preferisco mettermi al servizio di questa dea. Vado in giro ricoperto d’oro, guadagno bene e ho una casa bella grande, anche se c’è da fare qualche lavoretto di ristrutturazione. Inoltre faccio fuori chi mi pare in nome della giustizia senza nemmeno sporcarmi le mani! Mi diverto e sono pure paraculato dalla dea!»

«E al business de famighia chi ci pensa? Eh? Don Ciro, il tuo maestro, non è minimamente contento del tuo operato! E per colpa della tua svogliatezza negli affari ora sono finito a farti da sguattero per gestire il traffico di alcol e fumo al Grande Tempio al posto tuo! Giuro che prima o poi questa te la faccio pagare!»

«Ti rendi conto con chi stai parlando fetuso? Mi basta uno schiocco di dita per spedirti nell’Ade!»

«Sì, sì, lo so! Mi usavi come cavia per i tuoi addestramenti! Così mi è toccato pure cercare di espandere il business anche lì, appena Ciro ha capito il tuo potenziale! Bel cugino, tu te la spassi e io lavoro!»

E Salvatore furente se ne andò dalla casa del Cancro, lasciando Death Masck alquanto irritato:

«Parenti, meglio perderli che trovarli; non sanno far altro che lamentarsi e rimanere attaccati alla tradizione! Sono un inventore incompreso!» commentò Calogero amareggiato, per poi riprendere ad attaccare la sua merce sulle pareti.

 

Casa del Leone...

 

«Ciao Aiolos, come mai mi hai chiesto di incontrarci qui?»

«Galan, non vedevo l’ora che arrivassi! Ti ricordi della mia intercessione presso Sion per evitarti la pena di morte?»

«Sì, ti sarò eternamente riconoscente e sai che per te sono sempre disposto a fare qualunque cosa. Basta chiedere!»

«Ottimo! Allora ti comunico che da ora in avanti sarai tu il nuovo tutore di Aiolia!»

«Aspetta Aiolos, parliamone!»

«Un debito è un debito e poi l’hai detto tu che avresti fatto qualunque cosa!»

«Si, ma...»

«AIOLOS QUANDO DIAVOLO TI DECIDI A RINCHIUDERE TUO FRATELLO IN UN SERRAGLIO! Quelle peste ha buttato giù un palo della luce e adesso tocca a te rimetterlo in piedi! In più Sion mi ha spedito da te per il saldo dei danni provocati da tuo fratello! Visto che sei il suo tutore è compito tuo rimediare ai guai che combina Aiolia e io sono stufo del tira e molla tra te e il Grande Sacerdote per chi deve saldare il conto!» la voce furente di Antonio risuonò per tutta la casa del Leone Dorato.

«Mi dispiace Antonio, ma non sono più io che devo pagare per i casini che combina Aiolia e tra l’altro capiti proprio a fagiolo! Galan, ti presento Antonio, l’elettricista. Antonio, questo è Galan il nuovo tutore di Aiolia. Quindi da ora in poi rivolgiti a lui per reclami, insulti ed eventuali danni provocati dal mio fratellino! Ora scusate, ma devo scappare. É ora della pappa della piccola Atena. Ah, Galan... condoglianze!» e Aiolos tagliò la corda lasciando il suo ex migliore amico a saldare di tasca sua il conto dell’elettricista incazzato.

 

Casa dello Scorpione...

 

Nestore e Milo erano uno di fronte all’altro e si scrutavano in silenzio e con l’aria da duri. Ci mancava solo una delle colonne sonore dei film di Sergio Leone e poi l’atmosfera sarebbe stata quella giusta. Una goccia di sudore scese sulla fronte di Nestore, che lentamente portò la mano alla tasca dei pantaloni. Milo percependo il pericolo sfoderò repentino la scarlet needle, ma mancò il bersaglio. Nestore si era infatti agilmente buttato a terra avendo ormai capito che il piccolo saint era solito scagliare la prima cuspide frontalmente per fare il figo e, con una mossa fulminea placcò lo Scorpione:

«Thò! Sei troppo prevedibile mio caro signorino! Ed è ora di ristabilire la giusta gerarchia! I grandi comandano e i piccoli obbediscono!» e impietoso Nestore estrasse un taglia unghie dalla sua tasca e con un colpo netto rese innocuo l’indice destro del goldino: «Per un po’ ti converrà fare meno lo spaccone!»

Milo però non si scompose e sorrise sadico:

«Nestore, non per deluderti, ma tagliarmi un’unghia non serve a nulla! Perché, come puoi vedere... il pungiglione dello Scorpione ricresce istantaneamente a comando del mio cosmo!»

«Oh no!» disse il soldato semplice alla vista della cuspide velenosa che brillava rossa sull’indice del marmocchio.

«Oh, sì!» disse invece Milo con fare compiaciuto...

 

Casa dell’Acquario...

 

«Ho finito! Posso andare ad allenarmi?»

«No! Fermo lì e composto sulla sedia! Prima correggo le tue divisioni e i risultati dei problemi, poi, se hai fatto tutto giusto, potrai andare a giocare con gli altri ragazzini buzzurri ed ignoranti!»

Sonya fece schioccare pericolosamente la bacchetta e Camus istintivamente portò le mani dietro la schiena e si rimise a sedere composto. Le dita gli facevano ancora male e bene si ricordava dell’arrivo della donna nel suo Tempio: le si era semplicemente rivolto dandole del tu per le domande di rito e Sonya, in risposta, aveva tirato fuori la sua bacchetta da insegnate per dargliela fulminea sulle dita ad una velocità impressionante.

“Dare del tu ad un’insegnante è maleducazione, nonché irrispettoso. Da ora in avanti, quando ti rivolgerai a me, mi darai del Voi!” disse la donna per poi chiamare a se un graziosa bambina bionda che era rimasta sull’ingresso: “Io sono Sonya la tua tutrice e insegnate. Questa è mia figlia Natalia e la ci sono i nostri bagagli. Muoviti a portarli nelle nostre stanze e poi di corsa in salotto per la lezione di aritmetica. Non accetto ritardi!” e con un altro colpo di bacchetta fece scattare il cavaliere dell’Acquario.

Al ricordo, Camus rabbrividì e, osservando quell’arma micidiale, che l’insegnate maneggiava manco fosse una lancia, sperò ardentemente di aver fatto tutto giusto. Non era mai stato così desideroso di poter precipitarsi all’arena per gli allenamenti e sorbirsi così Milo. Quasi quasi iniziava a rimpiangere la Siberia, quando venne riportato alla realtà da un bigliettino allungatogli sotto il tavolo da Natalia, che era seduta vicino a lui.

Camus aprì il bigliettino e lesse: “Mia mamma è molto severa, ma lo fa per il nostro bene. Ormai senza un diploma non si può far carriera nemmeno nel mondo dei saint. Almeno lei dice così! Comunque, se ti va, dopo possiamo giocare al dottore!”

Camus ripiegò il biglietto e si girò verso la graziosa biondina nordica che gli sorrideva innocente e pensò: “bhe... infondo non tutti i mali vengono per nuocere....”

 

Casa dei Pesci...

 

«No! No! E poi no! Questi interni sono tutti da rifare!»

«A me piacciono!» disse timidamente Afrodite, ricevendo in risposta lo sguardo fulminate di Andrea (una sorta di drag queen, per intenderci)

«Il classico è fuori moda! Come te lo devo dire! Vuoi o no essere il cavaliere più glamour delle zodiaco e avere la casa più fashion dei 12?»

«Sì, lo voglio!»

«Allora, leopardato! Leopardato dappertutto!» esclamò in estasi Andrea squittendo come una zitella isterica e con gli occhi sognati per le stanze del dodicesimo tempio.

«Andrea, secondo me il piccoletto ha ragione... sarà anche fuori moda ma questa catapecchia la preferisco così che completamente maculata...» disse Riccardo (la versione greca di Raul Bova, per intenderci!)

«Hai ragione...» si fermò quindi l’esteta effeminato.

Riccardo emise un sospiro di sollievo. Al solo pensiero di vivere in una casa così gli veniva il rigetto.

«... alterniamo leopardato a zebrato!»

«Cosa? Ma è un obbrobrio!» esclamò il futuro fisioterapista.

Andrea lo guardò con sufficienza: «Se non ti va, puoi sempre andartene... ops, dimenticavo, senza di me non sapresti nemmeno dove andare, visto che hai speso tutti i soldi per la retta universitaria!»

Riccardo ammutolì e Andrea sorrise soddisfatto: «Bene, domani chiamo i decoratori e il mio arredatore d’interni di fiducia. E adesso passiamo a te principino!»

L’esteta fece un giro completo attorno al saint di Pesci che pendeva ormai dalle sue labbra:

«Ora facciamo i colpi di sole, la manicure e mettiamo un bel neo posticcio che fa tanto divo e poi passiamo al tuo guardaroba, perché nell’armadio di persone di mondo come e, in futuro, ma solo se seguirai i miei consigli, come te, non deve mai mancare un boa di piume di struzzo, zeppe e capi paiettatti molto chiccosi! Capito ciccino?»

Afrodite con gli occhi luccicanti prese diligentemente appunti, mentre Riccardo continuava a ripetersi:

«Se non divento fisioterapista dopo tutti questi sacrifici giuro che mi suicidio!»

 

Più tardi...

Magazzini del Tredicesimo Tempio...

 

«L’ho trovato!» esclamò Saga dopo essere riemerso da un marasma di scatoloni impolverati.

“Bene. Ripassiamo solo il piano come da manuale del perfetto cattivo: prima fai fuori Sion e ne prendi il posto, poi infilzi la gagna e dai la colpa ad Aiolos!”disse la parte malvagia del saint di Gemini.

«Ho solo una domanda.»

“Sì?”

«Un coltello da cucina non andava ugualmente bene?»

“Ehi! Ma questo è più figo! Farai un’entrata in scena da oscar; non vedi come luccica...sembra quasi... il mio tesssorooo....sì, sì, sì è il mio tesssorrro! Ridammelo maledetto piccolo hobbit! ... Ehem scusa e che quando mi faccio trasportare... deformazione professionale, capisci?”

«Hai mai pensato di farti vedere da un buon psichiatra?»

“A volte, ma costano troppo. Ora però muoviti, dobbiamo agire questa notte....”

 

Ancora più tardi...

Al levar della luna.

 

ANF, PANT, ANF

«Non riesco a credere che quel pigrone di Sion tutte le sere scali lo Star Hill per andare ad interpretare le stelle!»

“Ehi, genio! Guarda bene alla tua sinistra!”

Saga fece come dettogli dal suo alter ego ed esclamò stupito: «Una scala mimetizzata tra le rocce?»

“É uno dei segreti che si tramandano da Sacerdote a Sacerdote. Mica pensavi veramente che le voci che circolavano sul fatto che i Grandi Sacerdoti scalassero lo Star Hill, fossero vere?”

«E perché non me lo hai detto prima di farmi arrivare quasi in cima?»

«Scusa, ma altrimenti che parte malvagia sarei?»

 

Intanto...in cima allo Star Hill...

 

«Le stelle girano rapidamente...eccome che girano!» disse Sion appoggiando a terra il calumet della pace per poi commentare: «Questa sì che è roba buona! Prima di partire per le Hawaii devo passare a rifornirmi da Salvatore! Ehi, Saga tienimi compagnia e fatti un tiro anche tu!» Sion si rivolse allegro e fatto come una pera verso il saint di Gemini, che a fatica aveva finito di scalare l’altura delle stelle.

«Ehhh, bricconcello, anche tu qui per farti una tirata in santa pace? Al Grande Tempio sono tutti così bacchettoni!» disse barcollando Sion per poi appoggiarsi a Saga, che si tappò il naso per l’odore di fumo che proveniva dal Grande Sacerdote.

«Veramente non sono qui per quello...io non fumo. Il tabacco, la cannabis e affini fanno ingiallire i denti, appestano l’alito e rendono meno splendenti i capelli.» disse Gemini.

«Allora sei qui per sapere perché ho nominato Aiolos Grande Sacerdote al posto tuo?»

«Questa è già una cosa che mi piacerebbe sapere...»

«Perché ho scorto in te il germe del male! Sicuro che non vuoi nemmeno provare?»

«No!»

«Certo che...» Sion squadrò il volto di Saga: «Che occhi rossi che hai!»

«Servono per calarmi meglio nella parte!»

«E che capelli grigi che hai!»

«Servono per mascherarmi meglio!»

«E che cosmo grande che hai!»

«Serve per ucciderti meglio!»

«Ah!... Va bene, ma prima fammi fare ancora una cannetta, d’accordo?» e fu così che Sion diede le spalle a Saga per l’ultima volta.

 

Bhe, che dire ancora... il resto è storia e Masami Kurumada è un ben più degno narratore del qui presente scribacchino (il maestro mi perdoni per come sto riducendo i suoi saint in questa serie e in particolare il sommo Sion).

 

Per quando riguarda i miei servetti bastardi...alcuni li ritroveremo incazzati ed in sciopero in “Quando anche le stelle ti girano le spalle...”, altri purtroppo schiatteranno durante la serie di Episode G e Clessica senza essere menzionati nel manga, nonostante il loro lavoro dietro le quinte (una vera ingiustizia, ma a fare notizia non è mai il popolo, ma solo i signori). Comunque fidatevi che c’erano! Chissà che risfogliando attentamente il manga o rigustandovi il cartone non abbiate la fortuna di scorgerli tra le varie comparse...

 

Tolto ciò, Penelope finì a fare la cameriera di Shura per pagarsi gli studi di giurisprudenza, in quanto, per via di un incidente che le ha provocato seri danni alla schiena, fu costretta a rinunciare al cloth.

 

Cassandra, invece, diventò l’ancella di Milo, che fu ben felice di scoprire che in realtà la sua amica non era Atena. Come ha fatto a rendersene conto? Bhe, quando Saga ha dato l’allarme del tradimento di Aiolos e del tentato rapimento di Atena, Milo stava giocando a freccette con Cassandra (il bersaglio era ovviamente Nestore), quindi non poteva essere lei la rapita. Come ha fatto Cassandra a finire all’ottavo tempio? Ovviamente per colpa di sua madre che, avendo intuito l’interesse dell’allora ormai adolescente saint dello Scorpione nei confronti della figlia, aveva pensato bene di spedirla a calci in culo a fare da sguattera presso di lui... con la speranza che da cosa nascesse cosa! (Vi lascio immaginare la felicità di Nestore che se li ritrovò tutti e due in casa!)

 

Gianni, il savio giardiniere della sesta casa, morì invece di vecchiaia, ma non prima di aver strappato a Shaka, in punto di morte, la promessa che si sarebbe occupato del nipote Luca.

E fu così che l’illuminato saint di Virgo ottenne l’ottavo senso visto che condividere la propria dimora con Luca aveva reso la sua vita un vero e proprio inferno, nonché vedere mandare a sfacelo la sua reputazione. Quindi per Shaka tra Ade e vita reale non c’era poi tutta questa differenza.

 

Mario, per sua somma gioia, si cuccò ben presto anche il fratello di Mu: Kiki, che era venuto al Grande Tempio per diventare cavaliere, per poi doversi trasferire in Jamir diventando un accanito lettore fantasy per scacciare la noia, trovando però in Spaccaossa (il capo degli scheletri del cimitero dei Cloth) un fervente sostenitore del Signore degli Anelli.

 

Palmira e Carlos... che dire... la cucina rimase il loro regno e spesso anche Saga grande Sacerdote si faceva preparare il pranzo da loro.

 

Lucio, non essendo scemo, decise di tenere acqua in bocca e salvarsi la pelle diventando ben presto il servo personale del Grande Sacerdote (destando non poche perplessità) per poi salvarsi nuovamente la pellaccia buttandosi ai piedi di Saori leccandole ben bene il deretano.

 

Salvatore, morto Sion e non trovando quindi più vita facile al Santuario, si concentrò ad allargare il business di famiglia agli inferi con ottimi risultati; soprattutto nel traffico di alcolici. La promessa di farla pagare al cugino però non venne mai dimenticata.

 

Galan superò indenne i vari scontri, ma come gli sfigati di Mario e Nestore, si ritrovò ad occuparsi anche lui di una bimbetta svampita di nome Lytos, per colpa di una genialata del suo padroncino Aiolia.

 

Leda finì invece a fare prima l’amante del Grande Sacerdote, stupendosi ogni volta di quanto fosse in forma nonostante l’età, e poi a fare da badante a Doko (Per comprendere come i saint d’oro siano rimasti in vita dopo lo scontro con Ade rimando a “quando anche le stelle ti girano le spalle”).

 

Sonya morì di polmonite (ma non accusate Camus nonostante tenga il riscaldamento spento anche d’inverno. Potrebbe prenderla male), mentre Natalia, abituatasi al clima dell’undicesima casa, diventò l’amante ufficiale del saint dell’Acquario.

 

Riccardo riuscì ad ottenere la laurea in fisioterapia e venne assunto al Grande Tempio ritrovandosi, con immenso disappunto, a fare da massaggiatore a Misty e ad Afrodite. E Andra? Bhe... Andrea ebbe la pessima idea di dare un consiglio estetico non richiesto nel momento sbagliato e al Titano sbagliato. Morale: ora riposa sotto un metro di terra.

 

Ugo, dal canto suo, maturò una vera e propria avversione nei confronti di Camus, mentre Antonio continuò a non vedere l’ombra di un quattrino del conto aperto dalle devastazioni di Aiolia.

 

Ed infine Socrate ed Epicuro... Socrate morì di dolore insieme a Sabina per la perdita di Aiolos, il cui corpo non venne mai ritrovato (insieme ai biglietti per le Hawaii di Sion). Lo ritenevano un’idiota, ma gli volevano bene.

Epicuro invece venne presto a scoprire l’imbroglio ordito da Saga, ma anche quello escogitato da Aiolos... (Vedete intri di "Quando anche le stelle vi girano le spalle") passandosi tredici anni d’inferno. Tredici anni in cui ha rischiato grosso per proteggere il suo padrone, ma anche tredici anni in cui ha potuto affinare l’ingegno e annotarsi tutti i difetti, le fobie, gli asti e i rancori repressi degli abitanti del santuario....

 

PERCHÉ LA VENDETTA É UN PIATTO CHE VA GUSTATO LENTAMENTE E AL MOMENTO GIUSTO!

 

 

FINE

 

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Un grazie a tutti coloro che hanno seguito questa pazza storia e in particolare a tutti coloro che hanno recensito ed inserito questo mio passatempo tra le storie seguite, ricordate e preferite!

 

Prossimamente in rete (tempo permettendo): I discendenti di Asclepio; perché forse Sion qualcosa di buono l’ha fatto! Saga e Aiolos nuovamente a confronto per colpa della bastardaggine di Atena, che li invia in missione speciale per tentare di salvare Seiya, che tanto per cambiare è finito in coma per proteggere il roseo deretano della dea della Giustizia da uno dei suoi olimpici parenti. Ce la faranno nell’impresa o si ammazzeranno prima fra di loro?

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