Oddio... é già San Valentino!

di Strega_Mogana
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Usagi Tsukino ***
Capitolo 2: *** Mamoru Chiba ***
Capitolo 3: *** La scaletta dei primi appuntamenti ***
Capitolo 4: *** Che strana coppia! ***
Capitolo 5: *** -7... la mia missione ***
Capitolo 6: *** Un ritorno inaspettato ***
Capitolo 7: *** Cerudelia Demon ***
Capitolo 8: *** Cosa stiamo facendo? ***
Capitolo 9: *** Mi sento male ***
Capitolo 10: *** Perché? ***
Capitolo 11: *** La festa ***
Capitolo 12: *** Ci siamo solo noi ***
Capitolo 13: *** Buon San Valentino ***



Capitolo 1
*** Usagi Tsukino ***


Controllo il manichino che sto sistemando nella vetrina del paleolitico, la donna indossa un vestito di pelle sintetica

- Usagi Tsukino -

 

Controllo il manichino che sto sistemando nella vetrina del paleolitico, la donna indossa un vestito di pelle sintetica marrone, i capelli sono una vecchia parrucca ispida e stopposa, i lineamenti facciali sono grotteschi e poco femminili, in mano ha una clava e fissa l’altro manichino con i due occhi neri. L’altro é un uomo, anche lui vestito solo con una pelle marrone, i capelli sono neri, lunghi quanto quelli della donna, sporchi e ispidi, ha qualche segno di barba, non dovrebbe esser vecchio ma, visto l’era in cui si trova, dimostra almeno trent’anni in più. In mano tiene una lancia e sempre quasi urlare contro la donna.

Socchiudo gli occhi irritata da quella scena, alzo il braccio del manichino femmina e posiziono la clava proprio sopra la testa del troglodita.

Qualcuno ridacchia divertito alle mie spalle.

- Sai non credo che le donne del paleolitico usassero pestare i propri uomini con le clave.

Mi volto verso un mio collega di tirocinio Shino Kogzume, mio coetaneo e compagno di università alla facoltà di Storia dell’Arte.

E’ appoggiato alla ringhiera di metallo che divide la vetrina dalla sala del museo, ha i capelli biondi, talmente chiari che nelle giornate di sole sembrano quasi bianchi, due grandi occhi veri luminosi, é molto atletico e carino a dire il vero... se non fosse già fidanzato ci avrei già fatto un pensierino.

- Eri presente per dirlo con assoluta certezza?- gli domando sistemando il vestito di pelle della mia troglodita.

Aumenta il sorriso e incrocia le braccia sul petto.

- No, ma sono certo che il femminismo non si sia ancora evoluto in quel periodo.

- Ooooh scommetto che tu torneresti volentieri a vivere in una caverna, vestito di pelle di animale, mangiando carne cruda e trascinando la tua donna per i capelli.

- A parte la carne cruda e i vestiti di pelle...- mi risponde lui.

- Spero proprio che tu stia scherzando. – ribatto sistemando il braccio del manichino e scendendo dalla vetrina per guardare il mio lavoro da lontano.

- E’ ovvio che scherzo Usagi!- fa lui indignato – Mi hai mai visto trascinare Tanya per i capelli?

Sorrido diabolica e gli lancio un’occhiata divertita.

- Magari nell’intimità...

Scuote mestamente il capo e si avvicina a me che sto ammirando il mio lavoro.

- Non male. – fa lui dopo averlo analizzato bene.

- Non male?- chiedo io sorpresa – Ci ho lavorato tutta mattina e l’unica cosa che sia dire é non male?

- Va bene...- si arrende alzando le braccia al cielo – sei stata brava. Contenta?

- Molto. – ammetto con un sorriso vittorioso.

- Però lui l’hai fatto proprio brutto...

- Ma se ho preso te come modello!

Shino guarda me, poi il manichino, di nuovo me e ancora il manichino.

- Stavo scherzando...- sospiro di fronte all’ennesima prova della sua vanità – lo so che ti credi bello.

- Lo dicono gli altri mica io. – ribatté lui con gli occhi lucidi.

- Mi chiedo come fa Tanya a sopportarti quando fai così.

- Lei mica é come te... guarda anche gli aspetti positivi del mio carattere... tu, invece, non ti fidi di nessuno.

- Non é vero. – rispondo indispettita voltando il capo dall’altra parte.

- E che fine a fatto il tuo ultimo spasimante... come si chiamava? Kogure se non sbaglio..

- Non si é fatto più sentire. – gli rispondo non curante delle occhiate che mi sta lanciando.

- Detto in parole povere: l’hai terrorizzato a tal punto da farlo scappare.

- Non é vero!- mi difendo alzando un attimo la voce.

L’eco risuona ovunque nel museo vuoto.

- Ah no? E perché non ti richiama più?

- E io che ne so? Magari é tornata una sua ex... oppure ha capito che vive meglio senza di me... voi uomini avete sempre qualcosa che non va.

- Magari sei proprio tu quella che non va.

- Sei la mia coscienza ora? – sono molto arrabbiata, conosco Shino da un po’ di tempo, siamo amici e spesso usciamo insieme con le mie amiche e la sua ragazza ma non gli permetto di parlarmi in questo modo.

- Ti sto solo mostrando come sei Usagi... perché sei sempre sulla difensiva?

- Non sono affari tuoi. – ribatto incamminandomi verso l’ufficio che il grande capo ci ha messo a disposizione per i tre mesi in cui lavoreremo qui – Guarda che devi montare la vetrina dei Mammut... vedi di muoverti prima che la razza umana diventi una specie in via d’estinzione!

Percorro i corridoi del museo senza prestare molta attenzione a tutti gli oggetti antichi che sono esposti: ormai li conosco a memoria.

Supero la sezione della preistoria, percorro velocemente il museo egizio e quello romano fino ad arrivare all’ala dedicata all’arte da quella preistorica sulle rocce al quella moderna e quasi del tutto incomprensibile per tutta l’umanità ignorante in materia.  

Svolto a destra ad una biforcazione, sono dalla parte opposta del mio ufficio, prima di tornare alle mie scartoffie voglio dare un’occhiata ad uno dei miei quadri preferiti.

Tra statue dalle forme strane, water trasformati in vasi di fiori, biciclette arrugginite e ombrelli completamente sfasciati, c’é una piccola area per i quadri dei pittori emergenti, una piccola mostra per i futuri artisti.

Eccolo lì, racchiuso nella bacheca, illuminato solo da un faretto appeso in alto.

Si intitola: “Amore al chiaro di Luna” di un artista giovane, la sua prima mostra in un museo di Tokyo.

E’ un quadro enorme, occupa quasi tutta la parte, l’artista mi ha raccontato che ci ha messo tre anni per finirlo.

E’ molto scuro, lo sfondo é un cielo nero pieno di stelle così luminose da sembrare vere, a contrasto con tutto questo scuro c’é una reggia d’argento che brilla sotto una luce diffusa, non ci sono alberi, nè acqua solo questa terra argentata, il castello e due figure su uno dei terrazzi della reggia. Nessuno vede i loro volti, sono un uomo e una donna, si stanno baciando sotto la luce diffusa che proviene dalla Luna che é alta in cielo, tonda e luminosa come il resto del quadro.

Un lieve sorriso inarca le mie labbra... non posso resistere, quel quadro mi mette allegria, ogni volta che lo guardo una piacevole sensazione mi pervade il cuore, é una sensazione calda, confortevole, come la carezza un uomo innamorato.

Sospiro e il mio sguardo s’incanta sulle due figure scure che si baciano sul balcone... loro sono felici... loro non hanno problemi ad amarsi.

Magari la vita fosse semplice come in quel quadro, magari l’amore fosse sempre felice come lo era per quei due... io non sono mai stata così felice in amore.

Non sono esperta in rapporti di coppia ma, quelle poche volte che ho avuto un ragazzo, é sempre finita in tragedia.

Ed é sempre il mio cuore che si spezza.

Ho provato e ho fallito.

Ho riprovato e ho fallito di nuovo.

Mi sono fatta forza e ho riprovato di nuovo e ho fallito miseramente un’altra volta.

Alla fine mi sono stufata, ho preso il mio cuore rattoppato e sanguinate e mi sono chiusa la porta delle relazioni alle spalle.

Fidanzata?

No, grazie.

Gli uomini sono maiali, idioti, ipocriti e bugiardi.

Sono crudele?

No, sono realista.

Ormai trovare un uomo é come trovare una rosa a Dicembre con due metri di neve... praticamente un’impresa impossibile.

Non puoi uscire con uno di loro senza che inizino a parlare di questi tre argomenti:

- La mia ex...

- Mia madre...

- Il mio appartamento é un porcile.

Uno schifo... ormai sono nauseata da tutti questi pseudo-maschi che girano per il mondo, questi uomini solo all’apparenza che sembrano il classico Bravo Ragazzo ma che dopo si dimostrano un B.B.: Biologicamente Bastardo.

No.. sono stata presa in giro troppe volte, il mio cuore non può sopportare altre bugie, altri inganni, altro dolore.

Meglio starsene sole, con una vaschetta di gelato al cioccolato, un pacco di biscotti e una pila di dvd strappa lacrime, dove io, invece di piangere, rido come un’invasata. Una volta ho visto un film di quelli da far piangere anche le statue di marmo, mentre le mie amiche consumavano decine e decine di fazzoletti io ridacchiavo divertita, mentre l’eroe di turno moriva lasciando qua una donna sola e disparata io pensavo: Meglio sola che con un uomo! 

Sono proprio un caso disperato, la mia vita sociale fa proprio schifo... non che mi lamenti, io ho deciso di vivere così, però a volte vorrei avere più fiducia per questo mondo sconosciuto chiamato Uomo.

Quando sono proprio disperata esco con gli amici che mi presentano le mie amiche, é un patetico tentativo di uscire da questo mio tunnel di diffidenza, l’ultima volta che cono uscita il ragazzo, presentato da Minako, mi ha portato un bel ristornate, uno dei più cari della città, era gentile, dolce... quasi non mi sembrava vero.

Infatti... la prima cosa che mi ha chiesto era cosa prendevo e la seconda domanda era in che posizione dormivo per potersi regolare per la notte.

Mi sono alzata e me ne sono andata.

Insomma... il sesso non può esser il perno portante della vita degli uomini, non c’é solo quello dannazione!

Basta uomini.. meglio sole... se ho voglia di passare una serata con qualcuno chiamo le mie amiche.

Ma, in questo periodo, é difficile trovarle lontano dal così detto Mondo dei Sogni caramellosi e mielosi, San Valentino si avvicina.

Una data che ho sempre trovato stupida, un giorno come un altro.

Insomma cosa c’é di speciale in San Valentino?

Cuori ovunque, baci, cioccolatini, fiori... tutto così zuccheroso da farmi alzare la glicemia per i prossimi mesi.

Le mie amiche hanno tutte la testa sulle nuvole alla ricerca del regalo perfetto per una serata perfetta.

La mia serata é già organizzata: pigiama di due taglie in più di flanella blu, gelato e l’ultimo film di George Clooney che, lo so, l’unica cosa che più farmi alzare sono gli estrogeni.

Osserverò Minako vestirti sexy per il suo Sam, Matoko che sistema la cena che ha preparato per Motoki nel cestino da pic-nic, Ami che si sistema il vestito elegante per il teatro, dove ci andrà con il suo Hiroko, e Rei che si metterà il vestito più costoso che ha per una cenetta raffinata nel più costoso ristornate con Keiro.

E tutte mi lanceranno occhiate patetiche, perché, si sa, a San Valentino é vietato esser single.

Per il resto dell’anno tutti mi dicono la solita frase: Beata te che sei single... quanta libertà!

Ma il 14 Febbraio questa frase si tramuta in: Povera mi dispiace che sei sola come un cane e che nessuno ti voglia!

Solitamente qualcuno, senza fare nomi ma vivono con me e sono tutte fidanzate, mi organizza una cena con l’uomo bello ed interessante di turno. Quest’anno, appena Minako ha accennato ad un suo collega appena rientrato nel mondo degli scapoli, le ho urlato che non avrei partecipato a nessun appuntamento al buio, che nessuno mi avrebbe costretto ad uscire contro voglia!

In quanti sanno che il 15 Febbraio é San Firmino la festa dei single?

Nessuno!

Avete mai visto un biglietto d’auguri con la scritta: Buon San Firmino... Beata libertà!

Io no... non ne ho mai visti... diciamocela tutta San Valentino é per le persone innamorate, un giorno pazzo per dei pazzi.

 

 

Ok sto scrivendo una fic fantasy, quella con Kirby ed ora la mia testa sta partorendo questa cosa... ma mi ronza nel cervello da un paio di giorni, San Valentino mi mette in agitazione... l’aggiornamento arriverà a breve vi prego siate clementi... magari non é il massimo ma se non la scrivevo diventavo matta!

Aspetto i commenti!

A presto

Elena.

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Capitolo 2
*** Mamoru Chiba ***


 

Cammino lentamente per la strade affollate del centro, sono stanco, ho appena finito un turno doppio all’ospedale, speravo di tornarmene a casa per una doccia calda e una dormita quando il mio amico Motoki mi ha trascinato per negozi alla ricerca del regalo per la sua fidanzata.

É talmente eccitato per San Valentino che mi fa venire la nausea.

Non era mai stato un amante di questa festa melensa ora, é tutto preso da cuoricini, cherubini appesi alle pareti e cioccolatini ripieni.

Che schifo!

Giuro che se mi chiede ancora una volta cosa ne penso di uno squallido regalo, gli spacco la faccia con un pugno.

- Mamoru cosa ne pensi di questo?

Ma così é troppo facile!

Guardo con poca convinzione un orrendo peluche a forma di rana... o meglio dovrebbe esser una rana, é verde e ha gli occhi gialli... magari é una mucca che sta male.

- Fa schifo Motoki, - rispondo seccato – possibile che tu abbia così poco gusto nello scegliere i regali?

- E’ per questo che ti ho chiesto di venire con me, tu hai sicuramente più buon gusto.

- Non puoi andare dal gioielliere e comprarle un braccialetto?

- Gliene ho già regalato uno a Natale... non voglio sembrare ripetitivo e senza fantasia.

- Un mazzo di fiori? Con le rose rosse non sbagli mai. – propongo sperando di porre fine a quella tortura.

- No... sono troppo scontati...

- Cioccolatini?

- A Makoto? – ride e posa il pupazzo per esaminarne un altro più brutto della rana deforme – Sicuramente me li avrà cucinati lei i cioccolatini.. no, ci vuole qualcosa che la sorprenda.

- Se non le prendi niente vedi che bella sorpresa che le fai. – ridacchio divertito, prendere in giro Motoki é uno dei miei passatempi preferiti.

- Guarda che non ti devi sfogare su di me se non trovi una ragazza.

- Grazie, ne faccio volentieri a meno.

- Sì, anch’io dicevo così prima di incontrare la mia Makoto.

Oh mio Dio... ora si perde in tutti i suoi pensieri melensi... vedere un uomo in queste condizioni é pietoso... vi prego sopprimetemi!

- Motoki ti prego... – lo supplico scuotendo il capo – sei una visione inquietante.

- Non sia mai che un po’ di romanticismo scalfisca la corazza di Mamoru Chiba. – mi prende in giro il mio amico – Che male c’é ad essere innamorati?

- Non c’é nulla di male... – gli rispondo prendendo un pupazzo a forma di delfino – basta che non inizi a sbavare come un San Bernardo ai miei piedi e poi puoi fare tutti i pensieri che vuoi sulla tua Makoto. – gli butto tra le braccia il pupazzo e sbuffo – Toh... questo é il più decente.

- Fantastico!- esulta tutto contento – Ora ci vuole qualcos’altro.

Mi blocco e gli scocco un’occhiata maligna.

- Un altro? Ma non mi sembra il caso di spendere tutto il tuo stipendio in pupazzi.

- Infatti non voglio prendergli un pupazzo…- diventa rosso e so per certo che sta per spararne una delle sue – voglio prenderle un bel completino di pizzo nero.

Ecco appunto…

- Io non entro in un negozio di biancheria intima con te!- mormoro non riuscendo a non arrossire – Ci prenderanno per due maniaci!

- Andiamo… ho bisogno di te!

- No, tu hai solo bisogno di un buon analista. – ribatto convinto – Perché fai così? E’ solo una festa… stupida tra l’altro.

- Tu non hai fatto pazzie per amore?

Rifletto un attimo… pazzie… pazzie… no, non ne ho mai fatte.

O forse sì?

- Una volta ho regalato una rana ad una bambina dell’asilo che mi piaceva… ma avevo cinque anni Motoki.

Il mio amico mi guarda con fare compassionevole, leggo chiaramente la sua pietà nei suoi occhi chiari.

- Amico mio…- mi dice mettendomi una mano sulla spalla con quel tono che mi da sempre sui nervi – trovati una brava ragazza e smettila di fare l’uomo di granito!

- Sto bene così. – gli rispondo togliendomi la sua mano dalla spalla – Motoki credo che tu possa comprare tutta la lingerie che vuoi alla tua ragazza senza il mio appoggio morale. Sono stanco oggi sono arrivati quattro pazienti gravi e io ero solo di turno… quindi non prendertela se me vado a casa.

Il mio amico sospira e guarda il pupazzo che ha in mano.

- Va bene Mamoru, sei già stato fin troppo gentile ad accompagnarmi qui.

Concordo in pieno… fammi tornare a casa!

- Vai pure… grazie… ci vediamo in settimana?

- Certo, domani pomeriggio sono libero.

Mi avvio verso casa, attorno a me ci sono un sacco di ragazze che guardano le vetrine dei negozi decorate con cuori rossi e scritte romantiche.

Dio quanto odio San Valentino… tutti diventano zuccherosi, tutti credono che i single siano solo un rifiuto della società.

Single?

Sì, per scelta.

Non che le donne non mi piacciano sia chiaro, adoro le donne ma non capisco perché non si riesca a parlare di cose serie con loro.

Insomma esci con una donna un paio di volte e questa parla subito di bambini, matrimonio e convivenza.

Voglio una famiglia ma non subito, prima devo affermarmi nel lavoro, devo finire il tirocinio in ospedale e poi vorrei anche trovare la ragazza giusta con cui metter su famiglia.

Non accasermi con la prima bella ragazza che mi capita sotto mano!

Trovo l’universo femminile, un mondo totalmente a parte, un universo parallelo completamente diverso dal nostro.

Insomma le donne sono complicate, dicono di sì e, invece, vogliono dire no, se ti chiedono un consiglio devi stare attento a quello che dici altrimenti sei condannato al patibolo.

No, troppe complicazioni… troppe difficoltà e io non ho la testa per queste cose ora.

Devo pensare solo allo studio, voglio diventare un ottimo medico e poi.. poi si vedrà.

Se incontrò quella giusta me ne renderò conto, non sono una sprovveduto… insomma mi sono laureato in medicina a pieni voti, sono al secondo anno di tirocinio in ospedale e sono il più giovane chirurgo della zona, riconoscerò la donna giusta quando la vedrò!

O no?

Una coppia mi passa accanto, lei lo stringe con un sorriso radioso sulle labbra, anche lui è felice… o almeno sembra felice.

Perché, si sa, noi uomini siamo attorni nati, sembriamo felici ma, in realtà, noi non ci circondiamo le date degli incontri, raramente ricordiamo un avvenimento speciale… non perché non siamo innamorati ma solo perché prestiamo importanza ad altre cose. Ricordo che un mio compagno di università aveva un’agendina apposta per il suo rapporto con la ragazza, aveva segnato ogni data importate, i regali che avrebbe voluto ricevere a Natale, al compleanno e a tutte le altre festività… no, così è troppo!

Noi uomini non abbiamo memoria per queste cose!

Perché le donne non si accontentano di quello che possiamo offrire?

Perché vogliono, per forza, che un rapporto sia idilliaco in tutte le situazioni?

Non voglio una donna che viveva in una nuvola rosa appiccicosa, io vorrei una donna forte, realista che non concentra tutta la sua attenzione su di me…

Forse una donna così non esiste… forse sono io che non sono pronto per un rapporto, o, come dice Motoki, la mia corazza è diventata veramente troppo dura da scalfire.

E poi ci sono queste stupide feste a farmi odiare il rapporto di coppia, insomma San Valentino è la classica festa per vendere cioccolatini e fiori, ormai i regali vengono fatti per abitudine e non con il cuore. Se io voglio fare un regalo alla mia donna non devo aspettare San Valentino… ogni giorno può esser San Valentino!

Perché devo esser condizionato dal calendario per fare un regalo?

Non capisco questi giovani che vanno in giro per la città alla ricerca del regalo perfetto… zuccheroso e romantico… no, che schifo!

Prevedo già la mia serata, non sono di turno quindi me ne starò in salotto, sdraiato sul divano con una birra, senza donne tra i piedi, con il televisore acceso e un bel film d’azione.

Senza pensare a nulla.

Senza aspettare nessuno.

Il 14 Febbraio è solo un giorno come un altro… altro che cuoricini e cherubini gioiosi.

Arrivo davanti alla porta del mio appartamento ed entro, diversamente da quello di Motoki il mio appartamento è uno specchio, sono uno che ci tiene all’ordine e sono molto preciso. Mi tolgo il cappotto e lo appendo sull’appendiabiti in anticamera, poso la mia borsa sul tavolo e schiaccio il pulsante della segreteria.

Non ci sono messaggi…

Non è una novità… ero fuori a fare spese con l’unico amico sincero che ho.

Sbuffo, la mia solitudine non mi pesa, è diventata una dolce amica, anzi quando sono tra la folla ne sento quasi la mancanza.

Mi spoglio lentamente mi butto sotto il getto dell’acqua bollente.

Ci voleva proprio.

Ora va molto meglio.

E, visto che sono in fase di pensieri buoni, dovrò anche scusarmi con Motoki, non mi sono comportato bene nel negozio… in fondo lui è solo un uomo innamorato.

E’ solo che mi fa imbestialire ogni volta che si perde in mille pensieri caramellosi sulla sua ragazza… insomma datti un contegno!

Sei laureato in economia e commercio, lavori nelle banche più famose della città, sei considerato un genio della borsa e una gonna ti fa perdere il lume della ragione?

Esiste veramente un amore così profondo?

Io non l’ho mai provato… o meglio una volta ero stato innamorato di una ragazza bellissima, eravamo fidanzati da tanto tempo… credevo che nulla potesse separarci ma poi lei mi aveva lasciato per un uomo molto più grande, che la trattava male e che non la considerava.

Questo è stato il suo ringraziamento di fronte al mio amore.

Questo è quello che ho ricevuto dopo aver aperto il mio cuore ad una persona di cui mi fidavo.

No, meglio stare soli…

Meglio proteggersi per evitare dolori inutili.

E San Valentino è solo una festa stupida per le persone stupide. 

 

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Capitolo 3
*** La scaletta dei primi appuntamenti ***


 

*USAGI*

 

Entro in casa sfinita e il primo rumore che mi accoglie é il fragore delle pentole che cadono a terra.

Tre... due... uno...

- MINAKO ESCI IMMEDIATEMNTE DALLA MIA CUCINA!

Ecco questa é Makoto che, come ogni sera, sbraita contro Minako che insiste nel volerla aiutare a preparare la cena.

Peccato che Mianako non sappia neppure far andare il microonde.

Vivere con altre quattro persone non é semplicissimo anche se queste sono le mie migliori amiche. Viviamo in una palazzina di dieci appartamenti, la famiglia di Ami possedeva l’appartamento 7-C mentre Makoto viveva nel 7-B. Quando abbiamo deciso che vivere insieme poteva esser un’avventura divertente abbiamo buttato giù il muro che divideva i due appartamenti, abbiamo sistemato le stanze e abbiamo dato una mano di vernice.

Alla fine ci siamo ritrovate con cinque camere separate, due bagni, un salotto e una cucina piuttosto grande: una reggia insomma!

Ma la convivenza non è facile.

Soprattutto quando quattro su cinque sono fidanzate e i rispettivi uomini passano più tempo a casa nostra che nella loro.

Vedo una scia bionda correre fuori dalla cucina e riparasi dietro le mie spalle.

- Usagi…- piagnucola Minako – nascondimi… Makoto mi vuole morta!

- Hai cercato, di nuovo, di preparare la cena?- sorrido voltandomi per guardarla.

- No! – urla Makoto uscendo dalla cucina con indosso un grembiule bianco e un mattarello che picchetta minacciosamente sull’altra mano aperta – Si stava mangiando i cioccolatini che sto preparando per il mio Motoki!

Alzo gli occhi al cielo e sbuffo… ah già questo è il periodo dell’anno dove la mia amica prepara ogni sorta di dolce a forma di cuore con scritto Motoki con tutte le glasse che esistono su questo mondo.

- Lo sai Minako… - sorrido melliflua prendendomi gioco della mia amica – non si mangiano i cioccolatini del suo Motoki…

- Ci prendi sempre in giro. – fa Makoto indispettita – Zitella!

Alzo sopracciglio e sposto lo sguardo sulla mia amica bionda.

- Mamma mia che acidità stasera… ma quanti ne hai mangiati per farla imbestialire in questo modo?

- Una teglia!- urla l’altra dalla cucina.

- Minako!

- Ma erano così buoniiiii. – cinguetta innocentemente lei con gli occhi lucidi.

Entro in camera in accappatoio, una bella doccia calda e rilassante era proprio quello che mi serviva, lancio un urlo quando vedo tutte le mie amiche sedute sul mio letto.

- Allora cosa ti metti?- mi chiede Rei indicando l’armadio con un cenno del capo.

- Eh? – faccio io confusa… metto? Aveva un’uscita stasera?

Le altre si guardano sbigottite.

- Usagi… avevi un appuntamento con Bobby!

Accidenti me ne ero dimenticata!

Bobby... Bob per gli amici… un collega di lavoro di Rei, ancora adesso mi chiedo perché ho accettato di uscire con lui, è carino ma piuttosto noioso o forse era il momento meno propizio per fare una conversazione allegra visto che la prima volta che l’ho visto è stato al funerale della zia della mia amica.

Sbuffo contrariata, volevo passare la serata ad ingozzarmi di gelato… invece mi tocca uscire con questo Bobby.

Diamine che nome è Bobby? Sembra il nome di un cane… uno di quelli grossi e che fanno un sacco di cacca.

Controvoglia, e supervisionata dalle mie amiche impiccione, mi vesto con un paio di jeans attillati e una camicia bianca dove vi vede chiaramente il reggiseno nero, indosso le scarpe più scomode che ho nel guardaroba che mi fanno sempre fare un gran figurone.

Sinceramente non ho intenzione di far colpo su di lui ma non voglio neppure sembrare una stracciona, uso un filo di trucco e aspetto pazientemente il suo arrivo.

- Mi raccomando. – fa Minako – Cerca di sembrare interessata ai suoi discorsi, inizialmente i ragazzi tendono a non parlare.

- Dagli una possibilità. – fa Rei speranzosa – E’ un bravo ragazzo.

- Non tornare a casa presto. – mi sorride Makoto facendomi l’occhiolino.

- Ma se vedi che è un’idiota non farti problemi e abbandonalo immediatamente. – fa Ami.

- Ami!- urlano le altre indignate.

Grazie a dio c’è lei che mi capisce!

- Senti Minako verso le dieci e mezza chiamami sul cellulare. – dico io infilando un pacchetto di fazzoletti e le chiavi di casa in una borsetta mignon.

- E perché mai? – domanda lei sospettosa.

- Perché se la serata fa schifo uso una scusa qualsiasi per tornare a casa.

- Che cosa?- urla la mia amica scandalizzata.

Sbuffò e guardo Ami.

- Ho capito, - fa lei con un sorriso – alle dieci e mezza ti chiamo.

- Mi salvi la vita! – le dico con un sorriso riconoscente – E ti devo un favore enorme.

Ami sorride e mi fa un cenno con il capo.

- Ehi non usare la tua stupida scaletta dei primi appuntamenti!- mi fa Rei irritata – Altrimenti lo spaventi.

Sorrido diabolica… la scaletta dei primi appuntamenti… già è famosa tra noi cinque.

Funziona così: quando si esce con un uomo gli si da un voto appena lo vedi, un voto compreso tra uno e dieci e man a mano che la serata va avanti togli o aggiungi punti.

Faccio un esempio, il ragazzo di turno ti aiuta a sederti scostando la sedia? Un punto. Si ubriaca e inizia a provarci con qualsiasi cosa cammi sulla terra? Meno due. E’ interessante? Più due e così via.

Se, durante la serata, il ragazzo scende a tre punti la serata finisce con la solita frase: Guarda è stato bello ma è meglio finirla qui.

Se, a fine serata, i punti vanno dall’otto al dieci la frase potrebbe esser: Ti va se usciamo di nuovo? Oppure: Che ne dici di salire da me?

La penultima frase l’ho usata solo tre volte negli ultimi sei mesi, l’ultima solo una.

La prima l’avrò ripetuta almeno una volta alla settimana.

Che tragedia trovare un uomo.

L’uomo bello ed interessante di turno, ovvero il famoso Bob, arriva alle nove precise.

Bene più un punto.

Purtroppo, invece di suonare il citofono, suona il clacson della macchina.

Accidenti… meno un punto.

Scendo di corsa gli scalini e lo vedo seduto sulla sua macchina nera appena lavata.

Perfetto un uomo amante della pulizia… più uno…

Apro la portiera e la prima frase che mi dice è

- Non hai le scarpe sporche vero? Ho appena lavato i tappetini.

Rei ma chi è questo?

Meno due punti…

Alzo gli occhi verso le finestre del nostro salotto, tutte e quattro le mie amiche mi guardano con un sorriso e, con strani gesti, mi incoraggiano a salire in machina. Lanciò un’occhiata supplichevole a Ami, lei capisce e annuisce solamente facendomi ok con le dita.

Sospiro… so che mi chiamerà…

So già che sarà una serata disastrosa.

- Sono pulite le scarpe. – gli rispondo con un sorriso forzato prima di salire in macchina.

Bobby è un ragazzo carino, ha venticinque anni, atletico, la pelle abbronzata, i capelli rossi, occhi molto chiari, indossa una maglietta nera attillata che gli mette in risalto i bicipiti scolpiti, porta un paio di jeans chiari lievemente lisi proprio lì davanti.

Voto totale otto.

Ma, accidenti, togliendo i due punti di prima siamo giù scesi a sei.

Ma voglio dargli una possibilità… insomma non posso perdermi in tutti questi problemi… devo vivere la vita!

Mi porta un bel locale, c’è la musica ma non è assordante, non c’è la solita cappa di fumo che ti infuoca gli occhi, ti secca la gola e ti fa impuzzolentire tutti i vestiti, c’è gente giovane e sembra che si divertano.

Bene.. bene… più uno…

Siamo a sette.

Forse sono stata troppo precipitosa.

Ci sediamo al tavolo e la cameriera ci porta i menù.

Mentre leggiamo i vari piatti teniamo una conversazione leggera, è simpatico.

Altro punto!

Siamo a otto!

Fantastico… la vedo proprio bene stasera… magari mi diverto…

- Allora cosa prendi? – mi chiede con un sorriso dolce.

- Oh…- dico riscotendomi dal torpore che si era impossessato del mio corpo non appena mi ero persa nei suoi occhi chiari, do una veloce occhiata al menù e torno a guardarlo – la bistecca.

Bob guarda il menu e spalanca la bocca.

- Accidenti vuoi farmi spendere tutto lo stipendio in una sera?

Cosa? Come?

Sono allibita… meno uno…

- Ci dividiamo il conto… - suggerisco cercando di sembrare carina – non è un problema.

Non risponde e torna a leggere il menù.

Sto iniziando ad indispettirmi… insomma se non voleva pagare poteva anche non invitarmi fuori, no?

Arriva la cameriera, Bobby da le ordinazioni e poi mi chiede cosa voglio da bere.

Vorrei una birra ma non è educato.. devo far finta di esser una ragazza elegante e fine.

- Acqua…

- Naturale. – finisce lui senza neppure consultarmi… a me l’acqua naturale fa schifo, mi sembra quella del rubinetto – Non verremo avere gas nello stomaco poi vero?- mi chiede facendomi l’occhiolino.

Oddio… e questo da quale giungla salta fuori?

Meno due… a quanto è?

Cinque… attento bello sei in zona critica.

- Allora Bobby,- faccio cercando di non sembrare scocciata dalla piega che sta prendendo lo situazione – come va il lavoro?

- O bene…- fa lui guardandosi in giro – diciamo che sto passando un periodo tranquillo.

Questo mi suona strano… Rei dice che in ufficio è un inferno ora.

Improvvisamente lui si blocca e guarda un tavolo in fondo alla sala.

Inizia ad urlare ad un paio di persone che sono ad un tavolo, una coppia giovane, probabilmente amici suoi. Senza dirmi nulla si alza e va verso di loro.

Meno uno…

Siamo a quota quattro!

Aspetto per venti minuti abbondanti picchiettando le dita sul tavolo, il cibo è già arrivato da dieci minuti ma Bob non sembra interessato a cenare con me, sembra più interessato al discorso che gli sta facendo quel suo amico.

Finalmente torna indietro e si scusa, almeno a capito la cazzata che ha commesso. Arriva la cameriera con la bottiglia d’acqua fresca, Bob, tanto per fare il fine, la ringrazia con una sonora pacca sul sedere.

Perfetto… si è giocato gli ultimi quattro punti!

Lascio la mia bistecca metà, mi pulisco la bocca con il tovagliolo e lo guardo.

- Bobby, - inizio a dire con finta voce drammatica – mi dispiace… ma non va bene… è stato un piacere conoscerti ma la serata finisce qui.

Lui alza le spella e continua a strafogarsi come un maiale.

- Tanto ti avevo chiesto di uscire solo per far ingelosire la mia ex. – e punta la forchetta verso la ragazza del tavolo in fondo alla sala, lo stesso tavolo dove era rimasto a parlare per venti muniti.

Ci rinuncio! Prendo la mia borsa e la mia giacca e mi avvio alla porta, prima di uscire sento la voce di Bob che mi urla.

- Posso finirla io la bistecca?

 

***

Perfetto… credo che con stasera abbia raggiunto un record… una serata andata in fumo in quaranta minuti! Sbuffò e continuo a camminare… me la sono cercata… sì, mai uscire con gli amici o i colleghi delle amiche.

Cosa mi è saltato in mente?

Sapevo che sarebbe finita così!

Eppure quando Rei mi aveva detto che aveva fatto colpo a Bob mi aveva molto lusingato, insomma era un bel ragazzo…

Idiota ma bello… questo Bobby rientra nel gruppo B.S.: Bello ma Scemo, versione riassuntiva della vera frase che sarebbe: Bello ma tesoro mio quanto sei Scemo!

Ero in fase depressiva quando me l’avevano proposto, ero arrivata a casa piangendo, dicendo che ero stufa di stare sola e Rei aveva colto la palla al balzo.

Come una cretina ci sono cascata!

- Ciao Topo da Museo! –mi fa una voce profonda alle mie spalle.

Mi volto e sorrido, una sola persona mi chiama così.

- Ciao Macellaio. – rispondo io.

Mamoru Chiba è dietro di me, indossa un paio di pantaloni neri, dalla giacca pesante beige, si intravede il maglione di lana bianco a dolcevita. In mano tiene un sacchetto bianco e riconosco subito l’icona della videoteca che c’è qui all’angolo.

Ridacchia a sentir quel soprannome.

- Macellaio… carino… - fa avvicinandosi di un passo – l’altra volta come mi hai chiamato? Apri budella?

- No, squarta budella. – lo correggo con un sorriso divertito.

Io e Mamoru ci conosciamo da anni, tanti anni… alcuni dicono troppi anni…

Il classico B.B. ma, a differenza di molti altri, lui ammette di esser un bastardo, non porta una maschera per poi farti vedere il suo vero io quando sei più esposta e vulnerabile

- Ah già…- dice come se si ricordasse solo ora del mio allegro soprannome – ma Macellaio devo dire che mi piace di più… quasi quasi lo metto sulla porta del mio studio. Dott. Mamoru Chiba, Chirurgo e Macellaio.

- Tu non hai uno studio. – ribatto sicura ma divertita.

- Beh lo metterò quando avrò uno studio tutto mio. –risponde osservando il mio abbigliamento – Come siamo eleganti… stai andando ad un appuntamento?

- Veramente l’appuntamento è appena finito.

Controlla l’ora e alza un sopraciglio.

- Ma sono le dieci meno dieci.

- Ecco questo dovrebbe farti capire com’è stato il mio appuntamento. – spiego con una smorfia irritata.

Sospira e mi guarda compassionevole.

- Vuoi fare due passi? – mi chiede porgendomi un braccio.

- Volentieri. – gli rispondo con un lieve sorriso ben sapendo che lui é il solo in grado di consolarmi per questo ennesimo disastro.

 

Grazie a tutti... con gli incoraggiamenti che mi date ogni volta riesco sempre ad andare avanti... senza di voi avrei già messo tutte le mie fic nel cestino!

Ok ora i ringraziamenti più specifici... ^^

·         Kirby = grazie sorellona.. in effetti vedo che molti la pensano come Usagi... e io credevo di esser l’unica! In fondo sto scrivendo quello che sento in questo momento... e mi sto divertendo un mondo!!! Ti piace questo cap?

·         Luchina nanami = aggiornato! Come ti sembra?

·         Dolce bunny = sono felice che ti piaccia... e di questo cap cosa ne pensi?

·         Sailromoon 81= grazie per avermi corretto l’errore..., in effetti, il primo capitolo era costellato di strafalcioni... ma l’ho posato senza rileggerlo! ^^” Ora ho sistemato... grazie!

·         Miky 90= pensi anche tu le stesse cose? Anche tu fai parte del fantastico mondo dei single?

·         Sissy = ah si? Ti ho letto nel pensiero? Allora non sono l’unica pazza!!! Beh ora tu sei in fase caramellosa come Minako e le altre! *sospiro demoralizzato* come sono invidiosa... ^^

·         Gingi = Non odiare San Valentino... io non odio San Valentino... odio solamente la nube rosa confetto che si crea il 14 Febbraio! ^__^ e poi arriva l’invdia (ovviamente quella buona e non distruttiva) verso tutte le donnine che hanno un uomo... magari non perfetto ma, pur sempre, un ragazzo che le ama... *altro sospiro demoralizzato* vabbé... arriverà... ^o^.

·         Honey = il sarcasmo di Usagi è, praticamente, il mio sarcasmo... sai non a tutti piace! Ma sono contenta che a te faccia sorridere. In fondo scrivo solo per far passare alle persone qualche minuto in allegria. Ho imparato sulla mia pelle che una lettura leggera e allegra fa molto meglio di un chilo di gelato! Almeno quando finisci di leggere ti resta il sorriso, quando finisci il gelato di resta solo un chilo in più! ^^

·         Umi = la tua preferita? Oddio.. sono commossa... e molto, molto ma molto lusingata ^//^. Cosa te ne pare del continuo?

·         Xstellaluna = ecco il seguito... cosa te ne pare?

 

Credo di non aver dimenticato nessuno... se l’ho fatto chiedo umilmente perdono e mi rifarò la prossima volta!

Bene ragazze vi dico subito che il seguito é già praticamente scritto, se nessuno in ufficio rompe le scatole magari per le due riesco a posarlo.

Un bacio e tutti!

Elena

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Capitolo 4
*** Che strana coppia! ***


 

*MAMORU*

 

Conosco Usagi da quando aveva dieci anni, io ne avevano tredici, é una ragazza sveglia, in gamba, grintosa, una cara amica.

Parliamo spesso, ci divertiamo assieme, abbiamo la stessa visuale della vita, soprattutto per quanto riguarda il rapporto di coppia.

La nostra amicizia é culminata con un bacio quando lei aveva sedici anni e io diciannove, alla festa del compleanno di un nostro amico, entrambi ubriachi marci... nessuno dei due ricorda come ci siamo finiti su quel divano a pomiciare, sta di fatto che ci siamo baciati ed entrambi ricordiamo quel momento con puro disgusto.

Non che Usagi baciasse male ma eravamo ubriachi, non capivamo nulla e il sapore che avevamo in bocca non era certo vaniglia. Abbiamo fatto finta di nulla, ci siamo buttati quella festa alle spalle e, quando capita di uscire assieme, non beviamo molto.

Camminiamo in silenzio fino ad un parco giochi, entriamo e ci sediamo sulle altalene, l’uno accanto all’altra.

Lei si toglie quelle scarpe scomodissime con il tacco mozzafiato e sospira soddisfatta.

- Mi stavano uccidendo...- mormora con un sorriso mentre si massaggia un piede dolorante.

- Allora chi era il tuo accompagnatore?

- Un collega di lavoro di Rei. – risponde mortificata.

- Usagi!- quasi urlo indignato – Ma cos’avevi in testa? La conosci la prima regola: mai uscire con qualcuno presentato dalle tue amiche! E poi Rei! Andiamo... quella lavora in una ditta di trasporti... ti ha rimorchiato un camionista?

Abbassa il capo tristemente e già mi sento uno stronzo.

- Scusa, - mormoro accarezzandole la chioma bionda – é che, quando fai così, mi fai imbestialire... non hai imparato nulla da tutti gli appuntamenti disastrosi che hai avuto?

- Grazie per avermi ricordato tutti i miei fallimenti Mamoru, sei gentile. – mi fa osservando la sabbia sotto i suoi piedi.

Mi dondolo un po’ sull’altalena e alzo lo sguardo verso il cielo nero, non si vedono stelle... la luce della città la fa impallidire tutte.

- Mamoru, secondo te sono così complicata come donna?

Sospiro rassegnato... ovviamente dopo una serata andata a rotoli arriva la parte depressiva.

- Insomma chiedo troppo agli uomini? – mi domanda ancora e, dal suo sguardo, capisco che cerca disperatamente una risposta.

Ci rifletto qualche istante, Usagi é intelligente, spiritosa, acida al punto giusto, é carina... forse é solo perennemente sfigata.

- No, - le rispondo con un sorriso – é solo che non hai fortuna.

- Sono stufa di voi uomini...- dice infervorandosi all’improvviso – siete tutti uguali, rozzi, bugiardi, stupidi ed egoisti!

- Ehi e io che c’entro? – le chiedo fermando l’altalena – Non sfogarti su di me!

- Me la prendo con te perché sei l’unico essere che si avvicina ad un uomo nell’arco di cento metri.

Devo prenderlo come un complimento?

- Cambiando discorso, - fa lei all’improvviso lanciando un’occhiata al sacchetto che ho in mano – hai comprato un sacco di film porno o sono cose intelligenti?

- Ti sembro il tipo da noleggiare film porno?- le chiedo con un tono lievemente nervoso.

Mi fissa per alcuni secondi poi si morde un labbro.

- Hai ragione... scusa...

Ah ecco!

- ... a casa hai già una bella collezione!

- Usagi!

Ride... menomale la fase depressiva é già passata.

- Dai sto scherzando... lo so che non guardi molto i film del genere... sei troppo occupato.

- Già. – rispondo solamente io sentendomi offeso.

- Non ti sarai offeso vero? – mi chiede avvicinando un po’ il suo viso al mio.

- No... però togliti quel sorriso fastidioso dalla faccia.

Scuote il capo e torna a dondolarsi sull’altalena, restiamo in silenzio per un po’... a volte ho il sospetto che i nostri silenzi siano molto più eloquenti delle parole.

Improvvisamente il cellulare di Usagi suona, non puoi confonderlo perché solo lei ha la musichetta della pubblicità dei formaggini come suoneria. Si blocca e afferra la borsetta minuscola che aveva appoggiato terra, l’apre e inizia a frugarci dentro, tira fuori uno specchietto, un rossetto, il portafoglio, le chiavi di casa, un pacchetto di fazzolettini e il tutto lo mette sulle mie gambe. Guardo prima tutta la mercanzia sulle  gambe e poi la borsettina piccina della mia amica... come diavolo faceva a starci tutta quella roba in borsa?

Afferra il cellulare e apre lo sportellino.

- Pronto.... Ah Ami... – sorrido divertito... non ha mai perso il vizio di farsi chiamare da qualcuno verso metà serata per usarla come scusa se l’appuntamento é un fiasco - no, non importa più... no, la serata é stata uno schifo sono già scappata. – resta in silenzio qualche minuto, sento Ami che parla dall’altra parte ma non capisco cosa dice é solo un brusio in lontananza – No, ho incontrato Mamoru mentre tornavo a casa... sì, sono con lui... va bene... – si sente un urlo e allontana il telefono dall’orecchio e poi fa una smorfia.

Alzo gli occhi al cielo... sono una persona può urlare così appena sente il mio nome: Minako.

Non mi sopporta... dice che sono il classico uomo che scappa dalle opportunità della vita, detto in parole povere: lei vede me e Usagi perfetti insieme e farebbe di tutto pur di vederci sull’altare a scambiarci promesse d’amore eterno.

Quando ha capito che tra di noi non potrà mai esserci nulla ha iniziato ad odiarmi con tutta se stessa.

Le donne!

Usagi mi lancia un’occhiata divertita.

- Tornerò tra un’oretta... ciao. – e riaggancia – Ami ti saluta. – mi fa riprendendo le sue cose.

- E Minako? – le chiedo ben sapendo che l’urlo proveniva da lei.

- Minako?- echeggia con fare innocente – E chi ti dice che c’era Minako... oppure volevi sapere se era con Sam perché sei geloso?

Arrrrrgh! Ricomincia con questa storia! Credevo che si fosse messe l’animo in pace, si perché se quella pazza di Minako vuole vedermi accasato con Usagi, Usagi vuole che esca con la sua amica!

Pazze... sono tutte pazze...

- Non ricominciare Usagi... –le dico in malo modo lanciandole un’occhiataccia – e non credere che non abbia riconosciuto l’urlo di Minako!

- Lei ti manda al diavolo. – mi risponde ricominciando a mettere via tutte quelle cose nella borsettina.

- Chissà perché ma lo sospettavo...

 

*USAGI*

 

Ridacchio mentre mi maledico per aver preso una borsa così piccola.

- Io continuo a dire che gli opposti si attraggono.

- E io continuerò a dire che tu devi andare dall’analista... uno bravo mi raccomando.

- Se vuoi mi faccio ricoverare direttamente all’ospedale psichiatrico della città. – propongo incastrando il portafoglio nella borsa.

- Mmmmh...- fa lui alzando gli occhi al cielo – può essere un’idea... conosco qualcuno che ci lavora. Potrei farti avere la stanza migliore della clinica... una con un materasso pulito.

Alzo lo sguardo e sorrido divertita.

- Sei un tesoro Mamoru... grazie.

Ride forte... la sua voce rimbomba in tutto il parco giochi... mi ha fatto dimenticare questa giornata schifosa.

Mamoru afferra la borsa della videoteca e inizia a cercare qualcosa continuando a ridacchiare.

Lo fisso per un po’ poi il mio sguardo inizia a vagare per il parco, é ben illuminato per evitare che qualche coppietta entri di notte per amoreggiare, non c’é nessuno e non mi stupisco più di tanto, é Mercoledì sera e non tutti hanno un appuntamento di Mercoledì sera.

Mentre sono immersa nei miei pensieri Mamoru mi sventola una stecca di cioccolato al latte e nocciole sotto il naso.

- Vuoi?- mi chiede con un tono dolce, sa benissimo che non rifiuterò mai della cioccolata.

Annuisco e lo osservo mentre la scarta con assoluta precisione, togliendo prima la carta blu e poi quella argentata. Ne stacca un bel pezzo e me lo porge.

- Grazie. – sussurrò iniziando a mangialo... dio se é buono... ci voleva proprio...

Un attimo.. é Mercoledì sera... perché Mamoru é al parco con me a mangiare cioccolata presa in una videoteca?

- Che c’é? – chiede lui notando il mio sguardo confuso.

- C’é che non sei il tipo d’avere il Mercoledì sera libero... solitamente non noleggi film e compri cioccolata. E’ successo qualcosa?

- No, stasera niente appuntamenti ero stanco... é stata una lunga giornata di lavoro.

- E Margaret?

Margaret é la nuova conquista di Mamoru, uguale a tutte le altre donne con cui é uscito: bionda, alta uno e ottanta, senza un filo di cellulite, bellissima, formosa... hanno solo un piccolo difetto.

Sono oche!

- Oooh ho chiuso.. era troppo stupida. – mi risponde addentando il cioccolato.

- Non mi stupisco... perché una persona intelligente come te deve perdere tempo con così tante donne stupide?

- Perché mi danno meno problemi...- risponde voltandosi per guardarmi e, dannazione, é maledettamente sincero– perché è più semplice uscire con una donna vuota che con una come te Usagi. Non voglio una relazione seria... lo sai.

Sì, lo so benissimo... eppure io sono certa che non sia solo per questo.

Mamoru é stato scottato anni fa... e, ancora adesso, un po’ gli fa male.

- Sì, ma Mamoru Margaret era convinta che la metafisica fosse un nuovo tipo di aerobica!

Sorride divertito e prende un altro po’ di cioccolato.

- Già... ma era una bomba a letto.

Per poco non mi strozzo con una nocciola.

- Sei un porco Mamoru!

Socchiude gli occhi un attimo, usa quell’espressione solo quando riflette su qualcosa di importante.

- Sì... hai ragione, sono un porco.

Sbuffo e addento un altro pezzo di cioccolato, gli uomini!

 

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Capitolo 5
*** -7... la mia missione ***


 

*MINAKO*

 

Due imbecilli!

Sì, non c’é altro modo per definirli, due enormi cretini!

Insomma sono perfetti, sono una coppia stupenda, hanno una complicità che tutte le donne di questo mondo se la sognano, lei riesce, perfino, a capire quel suo caratteraccio e il suo cinismo... 

No, dico, cosa vogliono di più?

Usagi continua a ripetermi che conosce Mamoru da troppo tempo, che si sono visti nei momenti peggiori della loro vita per esempio lui correva da lei quando gli spuntava un brufolo e lei correva da lui quando aveva la sindrome premetruale.

Insomma una coppia così dove la si trova?

E quei due non lo capisco... idioti!

Tutti lo dicono, tutti vedono quanto sono perfetti insieme, perché solo loro sono così ciechi di fronte all’evidenza?

E, comunque, il loro rapporto é stranissimo, stanno insieme un sacco di tempo, una sera a settimana si vedono per bere qualcosa (e tutte noi speriamo che bevano abbastanza per capire che sono fatti l’uno per l’altra), fanno coppia fissa alle partite di tennis, quando lui deve portare una ragazza intelligente alle feste dei medici chiama sempre Usagi, insomma manca solo il sesso nel loro rapporto e, visto i soggetti, sono certa che sarebbe del sesso fantastico.

Ma ho deciso di dare una svolta alla situazione.... oooh sì.. mi sono stufata di vedere Usagi con uomini di merda per poi tornare a casa sbuffando e aumentando la sua diffidenza e sempre più attaccata al suo motto “Meglio morta che fidanzata”  

Lei dice che non si possono capire, che sono un altro universo... forse ha ragione ma lei non ci prova nemmeno a capirli.

Sì, gli uomini sono complicati e vanno studiati a fondo ma noi siamo donne, santo cielo! Ci é stata donata una grande facoltà: quella di far fare agli uomini quello che vogliamo! Gli uomini saranno anche più forti di noi fisicamente ma, in quanto ad astuzia e armi di seduzione, nessuno ci batte!

Ora sono nella sua camera e sto frugando tra il suo guardaroba.

- Che cosa stai facendo? – mi sorprende una voce alle spalle.

Mi volto con uno scatto felino, per poco non me la faccio sotto dalla paura ma, fortunatamente, non é la mia amica zitella.

- Ami!- tiro un sospiro di sollievo e torno al mio lavoro – Mi hai fatto prendere un colpo!

- Cosa diavolo stai facendo?- ripete entrando nella stanza per osservarmi meglio.

- Cerco la borsa da palestra di Usagi. – le rispondo con la testa immersa tra i pantaloni appesi.

- Ma Usagi non va di Sabato pomeriggio in palestra?- domanda Rei che fa capolino in quel mentre.

- Sì. – risponde Ami, intanto io continuo la mia caccia la tesoro.

- Sabato avrà da fare. – rispondo trovando finalmente quella dannata borsa nera e uscendo da quel caos che Usagi ama definire Il mio armadio.

- Cosa deve fare? – chiede Ami sospettosa – Non mi sembra che ci abbia chiamato chiedendoci di preparare la sua borsa.

- Minako!- fa Rei cogliendo immediatamente i miei pensieri– Cos’hai in mente?

- Io?- chiedo con fare innocente e molto poco convincente – Perché pensate sempre male di me?

- Perché, quando hai quella faccia hai sempre in mente qualcosa, qualcosa che a Usagi non piacerà. - mi rimbecca con fare arrogante la mia amica mora.

- Lo faccio solo per il suo bene.... anzi per il loro bene! – spiego mentre apro i cassetti alla ricerca di qualcosa per la palestra.

Le mie amiche si scambiano un’occhiata compassionevole.

- Stanne fuori. – mi fa Rei.

- E poi conosci le regole di quei due. – fa Ami.

- Sì,- borbotto mentre prendo un paio di pantaloncini attillatissimi e una canottiera nera – regola numero uno: mai uscire con qualcuno presentato dalle tue amiche.

- Regola numero due, - fa Ami sedendosi sul letto – mai uscire con amici in comune. 

- Regola numero tre: - finisce Rei – mai unire amicizia con amore.

- Sono regole stupide! – rispondo io, insomma dove stanno scritte queste idiozie?

- Saranno anche stupide ma sai bene che Usagi e Mamoru le rispettano quasi come se fosse la loro bibbia, e, fino ad ora, hanno sempre funzionato. Se ti impicci rischi di rovinare la loro bella amicizia. – mi rimbecca sempre più acida Rei.

- Ma voi gli occhi non li avete? Non vedete che quei due sono perfetti… una coppia come la loro si trova una volta ogni cento anni! Non possiamo permettere ad Usagi di buttarsi via con gente stupida.

Le altre due si guardano un attimo come se stessero riflettendo sulle mie parole, credo ad ogni virgola che ho detto, Usagi e Mamoru devono stare insieme… devono capirlo che stanno sprecando momenti preziosi.

Rei sospira e mi guarda lievemente allarmata.

- Cos’hai intenzione di fare?

 

*USAGI*

 

Che noia questo lavoro… odio con tutta me stessa catalogare i fossili del paleolitico… sto numerando ossa da quasi due ore.

Non ce la faccio più!

In più quell’odioso di Shino è uscito con la scusa che deve trovare il regalo di San Valentino per Tanya.

Così facendo ho ha fatto altro che aumentare il mio disappunto… ooh ma quando torna giuro che gli infilo l’osso di un tirannosauro nel…

- Ehi Usagi!

Mi volto incredula alle mie orecchie.

- Minako? Cosa ci fai qui? E’ successo qualcosa?

- Vieni giù! – mi incita la mia amica facendo ami gesti con le braccia.

Scendo dalla scala dove stavo catalogando le ossa e mi avvicino a Minako.

- Allora?- le chiedo pulendomi le mani nel camice bianco.

- Devo chiederti un favore.

Oh no… sta usando un tono che mi piace poco…

 

*MINAKO*

 

Chi lo dice che non sono brava con le parole?

Ci sono voluti venti muniti ma alla fine Usagi mi ha seguito nella palestra del nostro quartiere.

In fondo le ossa potevano aspettare… hanno aspettato secoli prima di esser disseppellite… cosa vuoi che siano un paio d’ore in più?

- Minako ho solo un paio d’ore di pausa… devo farmi anche la doccia prima di tornare a lavorare.. quindi stiamo poco!

Sbuffo e alzo gli occhi al cielo… benedetta ragazza! Ma quando ti deciderai a guardare oltre i tuoi fossili?

- Non ti preoccupare!- le dico mentre chiudo l’armadietto con il lucchetto – Faremo solo qualche attrezzo… ho giusto bisogno di smaltire un po’ le cenette di Makoto. Voglio esser perfetta per la serata di San Valentino.

Sbuffa e mi lancia un’occhiata raggelante.

- Smettila di fare quella faccia. – le dico prendendo l’asciugamano e mettendolo sulle spalle.

- E tu smettila di parlare di quella festa schifosa in mia presenza.

- Se avessi un ragazzo non la troveresti schifosa.

- Io non ne sarei così sicura. – dalla borsa prende un blocco e una penna.

- E quelli?- le chiedo indicando i due oggetti.

- Beh… sono in ritardo con quello scheletro… avevo pensato di buttar giù uno schizzo mentre vado in cyclette.

Incredibile!

- Te lo scordi!- urlo strappandole tutto di mano e rimettendoli in borsa – Siamo qui per fare un po’ di sport e, magari c’è l’uomo dei tuoi sogni qui.

- L’uomo dei miei sogni non è uno tipo tutto sudato intento a mostrare i bicipiti a tutte le ragazze che incontra. – ribatte acida incrociando le braccia al petto.

- Smettila di blaterare e andiamo! – dico spingendola fuori dallo spogliatoio.

- Ehi ma perché hai tutta questa fretta?

 

*USAGI*

 

Sinceramente speravo di trascorrere la mia pausa pranzo nel parco, oggi era così una bella giornata, non freddissima e potevo mangiare il mio pranzo sulla panchina davanti al laghetto delle papere, così da potergli lanciare qualche pezzetto di pane in acqua.

Ma Minako mi ha trascinato qui… mi piace venire in palestra ma, almeno, di Sabato c’è gente che conosco.

Oggi è pieno di gente con il fisico talmente perfetto che mi chiedo perché spendano soldi in questo posto.

Mi sento una balena obesa.

Se questa gente sapesse che, appena torno a casa, mangio tanta di quella marmellata di more fino a scoppiare mi guarderebbero come se fossi un alieno.

Questa bicicletta mi sta uccidendo… odio la cyclette… l’ho sempre detestata… solitamente riesco a saltarla.

In più Minako è intenta a civettare con tutti quelli che conosce… se solo la vedesse il suo Sam. Minako è molto fedele al suo uomo ma la seduzione è una delle sue armi migliori e dice, in continuazione, che non deve mai arrugginire gli ingranaggi, che deve sempre tenersi in allenamento giusto per non perdere il tocco.

E non lo perde mai!

Gli uomini le cadono ai piedi in pochi minuti.

E, giusto per darmi l’ennesima conferma, ogni ragazzo le sta lanciando un’occhiata e almeno in tre si sono già offerti d’aiutarla con i pesi.

Come diavolo fa?

- E tu che ci fai qui? Ti credevo al parco a dar da mangiare alle papere come quando avevi tredici anni.

Oggi è la giornata degli incontri insoliti! 

Mi volto, Mamoru mi sta guardando con un lieve sorriso divertito, indossa un paio di pantaloni neri e una maglietta sbracciata blu… wow ne ha messi su di muscoli! L’asciugamano bianco è appoggiato sulla sua spalla sinistra, in mano tiene una bottiglietta d’acqua quasi finita, la pelle è lucida di sudore, alla cinta dei pantaloncini ha il cercapersone attivo, segno che è reperibile all’ospedale.

So benissimo che frequenta questa palestra, me l’ha consigliata lui… ma non credevo che ci fosse oggi.

Mi volto e lancio un’occhiata a Minako che volta improvvisamente lo sguardo appena mi vide.

Maledetta!

L’ha fatto apposta!

Ma cos’ha in mente?

Mamoru alza un sopracciglio curioso e segue il mio sguardo, vede Minako e alza gli occhi al cielo.

- Ritiro la domanda, - mi dice – ho capito che Minako ti ha trascinato qui.

- Già…- mormoro stringendo le mani sul manubrio della bicicletta – chissà come mai.

Ride e si avvicina ancora di più.

- Non molla mai eh?

- Mai..- confermo smettendo di pedalare – in più che c’è San Valentino per aria.

Fa una piccola pernacchia, io non riesco a trattenermi e inizio a ridacchiare.

- Quando fai così mi sembri un adolescente.

- Magari spera che tu qui incontri l’uomo dei tuoi sogni.

- Mamoru qui conosci la gente quando è sudata e puzza… credi sul serio che potrei uscire con un uomo quando la prima immagine che ho di lui è la sua ascella pezzata?

Allaga il sorriso e guarda la mia scheda degli esercizi.

- Ah… gli addominali… vuoi una mano?

Mi guardo attorno alla ricerca dei tappetini che, ovviamente, sono tutti occupati, un’altra occhiata e Minako: è totalmente presa dalla conversazione con un biondo che non mi guarda più.

- Lascia perdere…- gli dico – sfrutto questo momento di distrazione di Minako per andare al bar e farmi un frullato.

- Ti faccio compagnia, ho finito per oggi.

Scuoto il capo e mi avvicino a lui.

- Dietro di te… - gli sussurro talmente piano che è costretto ad abbassarsi – c’è una rossa mozzafiato, con almeno la quarta di reggiseno che ti sta fissando il sedere da quando ti sei messo a parlare con me.

Socchiude gli occhi come se cercasse di visualizzare la scena.

- Pantaloncini bianchi e maglietta rosa con una scritta nera?

Annuisco con un sorriso.. mi sembrava strano che non l’avesse già adocchiata.

- Karem…- mormora come se avesse letto i miei pensieri – mi fissa ogni volta che vengo qui. Abbiamo appuntamento fuori di qui tra dieci minuti.

- Ecco perché mi fissa..- sorrido divertita – crede che le stia rubando la preda.

- Sai a volte mi chiedo come facciamo ad andare così d’accordo… l’unica donna sulla faccia della terra a pensare come un uomo.

- E tu sei l’unico uomo sulla terra che non scappa di fronte al mio carattere. – rispondo con un sorriso sincero – Ora vai… la tua nuova conquista mi sta mangiando con gli occhi.

Lui va verso gli spogliatoi maschili, Karem parte in quarta e si fionda verso quelli femminili, io scuoto il capo e vado verso il bar.

 

*MINAKO*

 

Ma dove diavolo si è cacciata?

Era sulla cyclette qualche secondo fa!

Parlava allegra con Mamoru… ed ora?

Ma porca vacca! Vuoi vedere che mi ha mollato qui in palestra da sola.

- Ehi Minako allora per quella cenetta?- mi fa il biondo, di cui non ricordo neppure il nome, con cui stavo parlando fino a trenta secondi fa.

- Non ora. – lo vedo con la coda dell’occhio che fa una strana smorfia e si allontana.

Mi avvio verso gli spogliatoi, se il suo armadietto è aperto vuol dire che se l’è svignata.

- Minako sono qui!

E’ al bar!

E’ tranquilla seduta sul tavolino intenta a bersi un frullato.

Ovviamente sola!

- Cosa ci fai qui?- le domando sedendomi davanti a lei.

- I tappetini erano occupati e avevo fame. – spiega prima di bere una lunga sorsata della densa bevanda – Mora e banana… vuoi?

Mi porge il bicchiere ma io scuoto il capo disgustata, i suoi intrugli mi danno sempre il voltastomaco.

- E Mamoru? – le chiedo guardandomi attorno – Stavi parlando con lui fino a cinque minuti fa!

La vedo sorridere come se si aspettasse quella domanda da un momento all’altro, senza dire una parola indica le grandi vetrate che danno sul parcheggio.

Mamoru si sta dirigendo alla macchina, accanto a lui c’è una stangona dai capelli rosso fuoco, la mano destra di Mamoru è saldata sul sedere della ragazza.

- Mi dispiace Minako, - mi fa Usagi con un sorrido beffardo – hai fatto tanto lavoro per niente.

Non cantare vittoria troppo facilmente Usagi!

Io non mi arrendo!

San Valentino si avvicina e ti prometto che, per quella data, ti farò aprire gli occhi su Mamoru!

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Capitolo 6
*** Un ritorno inaspettato ***


 

*MAMORU*

 

- Te ne vai già via?- mi chiede Karem con gli occhi luccicanti mentre, seduta nuda sul letto cerca di coprirsi con un lenzuolo bianco.

- Il lavoro mi chiama. – una cazzata detta pure in tono apatico, la verità é che voglio andarmene di qua il prima possibile.

Raccolgo la camicia dal pavimento e me la infilo.

- Ci vedremo di nuovo?

Ecco quello sguardo supplichevole... perché tutte dovete chiedermi le stesse identiche cose?

- Non credo Karem... nulla di personale... ma, vedi, sono uno stronzo.

Prendo il portafoglio e le chiavi della macchina che avevo appoggiato sulla cassapanca, esco da questa camera da letto con la carta da parati con gli uccellini e vado verso la porta di casa senza mai voltarmi.

Sì, sono proprio uno stronzo.

Uno di quelli della peggior specie, uno di quelli che é meglio perdere che trovare.

Dio mio... come diavolo ho fatto a ridurmi così?

Mi dirigo verso la macchina ignorando il freddo che mi taglia le guance, mi piace il freddo... mi aiuta a ragionare.

Mi rendo conto che dev’essere bello avere qualcuno che ti scalda con il proprio corpo in questo periodo.

Le donne che frequento, proprio come Karem, sono solo avventure di una notte (o, in questo caso, di un pomeriggio)... se capita che durino di più faccio di tutto per scansarmele di dosso il prima possibile.

Il problema é la loro invadenza, vogliono che passi tutte le sere con loro, vogliono esser aggiornate su ogni mio spostamento, vogliono che non beva, che non mi diverta... e poi, la cosa che sopporto di meno, quella sulla quale non voglio mai sentire spiegazioni, é che sono tutte gelose di Usagi.

Usagi non si tocca! Lei é come un perno portante della mia vita... é un’ancora di salvezza non posso rinunciare ad una bellissima amicizia solo perché una donna ossigenata ne é gelosa.

Accendo il cellulare e mi siedo in macchina, non faccio in tempo ad accenderla che mi arriva un messaggio.

Quando hai finito di fare il DonGiovanni chiamami per favore... Usa.

Compongo il numero a memoria, fa solo due squilli e la voce sorridente della mia amica mi scalda il cuore come una folata di vento estivo.

- Già finito?

- Ehi... non sono una macchina... e poi non era tutto questo granché.

- La classica donna da esposizione, tutto seno e sedere ma in sostanza nulla.

- Già.

- Un’altra bambolina.

- Cosa vuoi che ti dica? Mi piacciono le donne così...

- No, tu ragioni con l’uccello.

Sorrido e faccio partire la macchina mentre tengo il cellulare tra l’orecchio e la spalla.

- Allora, Usagi cosa c’é di così importante?

- Non ho nulla da fare stasera.

- Le altre quattro pazze squinternate che vivono con te?

- Tutte impegnate nei loro piani di San Valentino... e se non voglio alzare il mio livello di glicemia devo assolutamente andarmene da qui.

- Ti passo a prendere alle sette?

- Pizza e cinema?

- Che ne dici di cucina cinese e un dvd horror?

Non ho voglia del cinema... non ho voglia di dividere la mia amica con nessuno, non stasera almeno.

- Perfetto.

Chiude la telefonata, io faccio lo stesso e butto il cellulare sul sedile del passeggero accanto.

Una bella serata divertente é proprio quello che mi vuole, mi sento sporco... non so neppure io capire bene il perché. Solitamente, dopo un incontro del genere, mi sento bene, vado a casa, faccio una bella doccia calda e mi butto sul divano. Oggi é diverso... mi sento uno schifo e non é per il modo in cui me ne sono andato... é come se quest’avventura fosse solo una noiosa rutine.

Forse era lei che non riusciva a darmi quello che cercavo.

Forse sono solo stanco.

 

*USAGI*

 

Mi sto preparando, sono le sei e mezza... beh preparando é un parolone... per una serata con Mamoru non mi devo vestire elegante o provocante, mi bastano un paio di jeans vecchi e un maglione molto largo e pesante.

Adoro i maglioni larghi, ne prendo sempre di una misura più grande, mi sembra di nuotare in un mare di lana soffice e calda oppure mi sembra di stare su una nuvoletta soffice, o, meglio, in una coppa di panna montata.

Minako appare sulla porta della mia stanza (e ancora adesso mi chiedo perché continuo a tenerla aperta) e mi studia molto meticolosamente.

- Maglione largo... jeans vecchi di dieci anni...- dice con una smorfia chiaramente disgustata – stai andando da Mamoru?

- Che intuito. – le rispondo sarcastica mentre mi pettino.

- Perché non resti a casa con noi?

- Con te che provi tutti i completini intimi che hai nell’armadio, Ami che scrive poesie, Rei che prova una canzone d’amore e Makoto che cucina cioccolatini a forma di cuore? No, grazie... tutta quest’aria melensa mi caria i denti.

Sbuffa e si allontana borbottando qualcosa del genere Ragazza mia chi ti capisce é bravo!

19:01 il campanello del nostro appartamento suona.

Mamoru é perfettamente puntuale come al solito.

Io sono perfettamente in ritardo come al solito. 

- Usagi c’é Mamoru!- urla Rei dal soggiorno dov’é china sui suoi spartiti già da venti minuti, canticchia diverse melodie, scrive le note, le ricanta, cancella la musica e ricomincia da capo.

Sto saltellando da una stanza all’altra alla ricerca della mia borsa, questa volta quella vera e non quella mignon da appuntamenti.

- Un attimo!- gli urlo mentre saltello in cucina intenta ad infilarmi gli stivali a punta col tacco basso.

- Non c’é problema. – mi risponde mentre si china su Rei per leggere la musica – Che melodia stai provando?

Li sento chiacchierare per qualche minuto poi Mamoru fa capolino nella cucina.

- Ciao Makoto.

- Ciao Mamoru. – sorride lei distogliendo lo sguardo dal suo composto di cioccolato per qualche secondo.

- Cosa cucini di buono?

- Cioccolatini, - spiega lei con gli occhi tutti lucidi – voglio provare una nuova miscela di cioccolato. Magari bianco questa volta.

- Mmmh..- fa lui alzando gli occhi al cielo – se non sbaglio Motoki magia solo cioccolato fondente.

Makoto sbianca, lascia perdere l’impasto e inizia a rovistare in tutti gli armadietti della cucina.

- Eppure ero sicura di avercelo il cioccolato fondente da qualche parte. – borbotta mentre sposta barattoli e farine.

Afferro la mia borsa (che, inspiegabilmente era sopra il frigorifero) e affondo un dito nell’impasto di cioccolato.

- Andiamo?- biascico leccando piano la cioccolata dal dito.

Lo vedo che mi fissa qualche secondo poi si guarda attorno.

- Prima voglio salutare Ami.

Si allontana verso la camera della mia amica e per un attimo resto interdetta davanti alla porta, sbaglio o mi stava fissando in un modo strano?

Boh!

Scuoto la testa cercando di far uscire quel pensiero assurdo e vado a sedermi sul divano a fissare Rei.

Un po’ le invidio le mie amiche, loro hanno idee brillanti per festeggiare anche una festa stupida come San Valentino, se avessi un fidanzato io non saprei proprio cosa comprargli... non ho molta fantasia per queste cose. Credo che andrei su qualcosa di banale e scontato come i cioccolatini con le frasi d’amore.

Sono un caso senza speranza! 

Mamoru torna, in corridoio incontra Minako, si scambiano un’occhiata gelida.

- Minako.

- Mamoru.

Prima che inizino a scannarsi prendo il mio migliore amico e lo trascino fuori.

- Buona serata!- urlo a tutte le mie coinquiline.

- Mi raccomando, - risponde Minako – non...- prima che potesse finire la farse mi chiudo la porta alle spalle e la voce della mia amica é solo un suono indistinto sul pianerottolo.

 

*MAMORU*

 

Ci siamo fermati in videoteca e abbiamo iniziato ad osservare tutti i dvd horror del negozio.

- Che ne dici di questo?

- L’abbiamo già visto. – le rispondo leggendo il titolo – Cosa ne pensi di: Il ritorno del demone carnivoro?

- Naaa... vediamo questo: La notte di sangue.

Iniziamo ad elencare tutti i titoli che ci sono sugli scaffali, un titolo più disgustoso dell’altro, la maggior parte gli abbaiamo già visti o meglio... io li ho già visti, perché Usagi vede mezzo film con gli occhi chiusi, sempre se non si addormenta prima.

E’ incredibile, insiste nel voler vedere questo genere di cinema ma poi ha troppa paura, si accoccola sotto il mio braccio e trema tutta... sembra un coniglietto spaventato.

E’ adorabile quando é così.

Mi chiedo spesso perché solo io vedo questo suo lato.

Perché non c’é nessuno là fuori capace di capire Usagi, una persona tanto forte e fragile nello stesso tempo, lei dice che sta bene da sola ma é chiaro il suo desiderio di esser amata veramente da qualcuno.

Alla fine abbiamo optato per i soliti film di vampiri e Zombie, abbiamo comprato del pop-corn e altro sano cibo spazzatura e siamo usciti con due sacchetti in mano.

Siamo arrivati a casa mia mezz’ora dopo, abbiamo iniziato a sistemare il cibo sul tavolino del soggiorno, abbiamo preso il primo disco e l’abbiamo inserito nel lettore e ci siamo seduti sul divano.

Usagi si é tolta le scarpe infilando i piedi sotto il sedere, io ho allungato un braccio sullo schienale del sofà e la mia amica non perde tempo a sistemarsi sotto la mia ala protettiva.

Sembriamo una coppietta in questo momento, ma mi sento bene... Dio solo sa quanto mi piace questo momento di calma.

Quanto sto bene su questo divano con Usagi che mi abbraccia dolcemente.

Perché sto così bene?

I miei pensieri vengono interrotti dal campanello. Entrambi ci mettiamo a sedere dritti e ci fissiamo.

- Aspettavi visite? – mi chiede Usagi.

- No, Motoki é fuori città per lavoro... non capisco.

Mi alzo e vado ad aprire... per un attimo ho il terrore che sia Karem infuriata per il mio comportamento (beh avrebbe ragione!).

Apro la porta e, per poco, non mi sento male.

Non é Karem ma avrei preferito che fosse lei.

- Mamoru chi...- Usagi blocca la farse sul nascere mentre la ragazza dall’altra parte ghigna diabolica.

- Chissà perché non sono sorpresa di vederti qui Usagi. Sempre a strusciarti su Mamoru vero?

Deglutisco un attimo e mi preparo al peggio.

- Kaori che ci fai qui? – fa Usagi visibilmente seccata.

- Non sono affari tuoi stronza. – ringhia lei con una scintilla d’odio negl’occhi verdi e freddi come due fondi di bottiglia.

Signori e Signore: vi presento Kaori, la mia ex fidanzata.

 

Devo chiedervi scusa... questa fic ha un contenuto di parolacce maggiore di quello che immaginavo ma, per certe situazioni, rendono meglio l’idea. A tutti quelli che stortano il naso leggendo una parolaccia chiedo scusa! Non é mia intenzione esser volgare e se credete che abbia superato il limite ditemelo che proverò a sistemarla. Da ora in avanti, comunque, mi sforzerò ad inserirne sempre meno.

Un bacio!

Elena

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Capitolo 7
*** Cerudelia Demon ***


 

*USAGI*

 

Vipera velenosa!

Che diavolo ci fa qui?

Con che faccia si presenta dopo quello che ha fatto a Mamoru?

Kaori è la prima vera ragazza di Mamoru che io ricordo, sono stati insieme tre anni.. lui era innamoratissimo e lei non sembrava da meno. Fino a quando ha capito che Mamoru non l’avrebbe mai mantenuta a vita, allora l’ha mollato sposandosi tre mesi dopo, ripeto tre mesi dopo, con un ricco banchiere miliardario, un vecchio bacucco che la trattava come la peggiore sgualdrina sulla faccia della terra.

Beh era quello che si meritava!

Ma Mamoru é stato male per settimane, non poteva crederci, aveva amato una donna falsa per tanto tempo... mi sono trasferita da lui per tre mesi prima che si riprendesse del tutto.

Ora sono passati altri cinque anni da allora ma Mamoru non ha più avuto una fidanzata per oltre un mese e tutte erano oche siliconate.

Ecco spiegato il motivo per cui un ragazzo carino ed intelligente come lui perde la testa per un branco di oche giulive.

Kaori entra nell’appartamento, il solo vederla camminare mi mette una rabbia addosso che le distruggerei quel suo visetto diabolico a furia di calci.

Dire che Kaori non mi é mai piaciuta é dire veramente poco... non siamo mai andate d’accordo per un’ora intera, lei mi odia (per via del mio rapporto speciale con lui e, forse, questo potrei anche capirlo) e io odio lei semplicemente perché é il diavolo reincarnato.

Spesso ho chiesto a Mamoru come facesse ad amarla e lui si limitava ad alzare le spalle dicendo che con lui non era così acida e che era tutto una questione di punti di vista. 

Per me é odiosa, punto e basta.

Vedo Mamoru fissarci, sa bene che, se potessi, l’avrei già buttata fuori.

Kaori é la classica donna giapponese, pelle bianchissima, capelli lisci e neri, labbra rosse e sottili, l’unica eccezione sono gli occhi, sono verdi e molto grandi, ereditati dalla madre francese.

Il suo portamento elegante e altezzoso mi sa salire la bile.. la odio... non ci posso fare nulla.

Nessuno può ferire Mamoru e sperare di farla franca.

Mi guarda con quei suoi occhi freddi e distaccati, poi ghigna malefica.

- A furia di stargli appiccicata sei riuscita a portartelo a letto Usagi?

 - Kaori…- ringhio come un cane rabbioso – non tirare troppo la corda, non starò buona stasera… e i miei pugni fanno male.

- Cosa vuoi Kaori? – chiede Mamoru scosso, non la vedeva da cinque anni e i suoi occhi sono diventati tristi all’improvviso in ricordo dei vecchi tempi, quando credeva nell’amore.

- E sei sola? Dov’è quella mummia di tuo marito. – domando io per nulla propensa a fare la gentile con lei.

- E’ morto.

La naturalezza con cui lo dice mi mette i brividi… ora che ci faccio caso è vestita di nero e non avevo mai visto Kaori in nero.

- Vedo che sei distrutta dal dolore. – sibilo tra i denti.

Lei non mi guarda neppure, si concentra su Mamoru, si toglie la pelliccia costosissima e l’appoggia al divano.

- Possiamo parlare?- gli chiede ignorandomi del tutto.

Ora la uccido!

Qualsiasi giuria mi assolverà per questo omicidio… che poi non è un omicidio ma un favore che faccio all’intera società.

Mamoru la fissa per qualche istante e poi guarda me.

Non posso urlargli di mandarla al diavolo ma lo sguardo che gli lancio mi sembra molto esplicito.

- Usagi, per favore,- inizia a dire con un tono di voce bassissimo… dio non l’avevo mai visto così, anzi no l’avevo visto quando quella vacca l’aveva lasciato – puoi lasciarci soli?

Traditore!

Questa frase mi ferisce molto più di quanto pensassi.

- Mamoru…- voglio farlo ragionare ma il suo sguardo è eloquente quanto il mio… vuole stare solo con lei, con la vipera!

Serro la mascella irritata e gli passo accanto.

- Bene… non venire a piangere da me.

 

*MAMORU*

 

Usagi sbatte la porta alle sue spalle, dovrei correrle dietro e il mio istinto mi dice di mandare al diavolo Kaori e di riprendere la mia serata con Usagi ma sono curioso di sapere quello che vuole.

A Usagi penserò dopo.

Effettivamente vederla mi ha fatto uno strano effetto, l’ho sempre trovata bellissima e devo dire che quel vestito di seta nera le dona molto, mette in risalto i suoi occhi verdi e la sua pelle così bianca.

Non ho mai incontrato nessuno con la pelle come la sua.

Improvvisamente mi rendo conto che, dopo di lei, non ho mai amato nessun’altra… mi ha fatto veramente male.

Ora capisco di chi è la colpa se sono diventato così.

Incrocio le braccia al petto e mi appoggio al muro con la schiena.

- Che vuoi? – il mi tono duro stupisce perfino me stesso.

Vedo Kaori trasalire e guardarmi in malo modo.

- La vicinanza con quella ragazza ti ha cambiato, te l’ho sempre detto che Usagi non andava…

- Lascia perdere Usagi! – questa volta urlo veramente, con lei non l’avevo mai fatto.

Ma, l’ho detto, Usagi non si tocca!

Kaori ghigna perdendo in un solo colpo tutta la sua bellezza.

- Sempre a proteggerla vero? Stai attento… rischi grosso facendo così.

- Kaori il mio tempo é prezioso e la mia pazienza, con te, arriva fino ad un certo limite… un limite che stai per superare.

Sospira e si avvicina a me con uno sguardo chiaro e quasi luminoso, aveva quello sguardo solo…

- Non ho mai smesso di pensarti Mamoru… mai…

Sgrano gli occhi sorpreso… ancora prima di poter rispondere Kaori mi salta al collo e mi bacia.

Resto interdetto per qualche secondo, così lei ne approfitta per solleticarmi le labbra con la punta della lingua chiedendo di entrare.

Quando mi ha lasciato avevano aspetto questo momento per tanto tempo… lei che tornava da me, che diceva di amarmi e che voleva solo me.

Avrei voluto che accadesse e ora che sta succedendo, il mio pensiero continua a volare ad Usagi che è uscita con questo freddo senza il cappotto.

Afferro le spalle di Kaori, geme sulla mia bocca come se sperasse di fare l’amore con me lì in corridoio, sento le sue mani armeggiare con la fibbia della mia cintura e io la scanso da me con una spinta.

Lei perde l’equilibro e cade a terra.

- Ma cosa ti è saltato in mente?- urlo pulendomi la bocca con una mano… quel bacio mi ha messo un saporaccio in bocca.

- Perché mi hai respinto?- mi chiede lei sconcertata come se non mi avesse mai lasciato per uno più vecchio e con più soldi.

- Perché non voglio baciarti, non voglio toccarti, non voglio neppure vederti o sentirti. – prendo la sua preziosa pelliccia dal divano e gliela butto a terra dov’è ancora seduta mentre mi guarda stralunata – Quindi prendi i tuoi stracci e vattene… quando torno devi esser sparita per sempre Kaori.

Non aspetto neppure una sua risposta, prendo la mia giacca ed esco a cercare Usagi.

Sono uno scemo… dovevo dire subito a Kaori di andarsene, ora non conta più, ora voglio solo trovare la mia amica.

La trovo subito a dire il vero, è seduta sulla ringhiera di metallo che divide il marciapiede dalla strada, guarda a terra e tra le labbra tiene una sigaretta, si stringe le braccia strofinando le mani sul maglione per scaldarsi.

Scuoto la testa, stupida ragazzina impulsiva.

- Non avevi smesso?- le chiedo dolcemente mettendole la mia giacca sulle sue piccole spalle.

- Non iniziare con la paternale Mamoru, sei medico ma non mio padre.

Prendo la sigaretta dalle sue labbra e tiro una lunga boccata.

Tossisco leggermente, erano sei anni che non toccavo questa porcheria.

Ma ora è solo un toccasana.

- Crudelia Demon è andata via?- mi chiede senza staccare gli occhi dall’asfalto.

Ridacchio… Crudelia Demon… già la chiamava così anche quanto stavamo insieme, non capivo quel soprannome, ora, invece, lo condivido appieno.

- Dimmi un po’ Usagi,- sento i suoi occhi che si spostano dal marciapiede e si fermano su di me – come ho potuto stare con una donna del genere per tre anni.

Alza le spalle e scende dalla ringhiera con un piccolo salto.

- Eri innamorato e, agli occhi dell’amore, anche una donna odiosa come lei poteva esser quella perfetta. Mi dispiace solo che tu abbia dovuto scoprilo soffrendo tanto.

Tiro un’alta boccata e butto il mozzicone per terra prima di schiacciarlo con un piede, mi avvicino ad Usagi e l’abbraccio.

Lei ricambia il mi gesto, mi accarezza i capelli… è così dolce.

- Avevo te… non ho sofferto più di tanto. – le sussurro all’orecchio.

La sento tremare e solo ora mi rendo conto che siamo ancora al freddo in mezzo alla strada.

- Torniamo a casa. – le dico sciogliendola dal mio abbraccio – I pop-corn ci aspettano.

Camminiamo piano, in silenzio... é un periodo che restiamo spesso in silenzio, non perché non abbiamo nulla da dirci ma semplicemente perché ci piace stare assieme anche se non parliamo.

- Vuoi dormire qui? – le domando mentre saliamo con l’ascensore. 

Non é prima volta che io e Usagi dormiamo nello stesso letto, e non c’è da stupirsi se nel primo cassetto dell’armadio c’é un suo pigiama e della biancheria di ricambio.

In bagno ho anche il suo spazzolino.

- Non hai qualche appendicectomia o tracheotomia o qualsiasi altra operazione complicata che finisce per mia?

Sorrido e apro la porta di casa, Kaori, grazie al cielo, se n’é andata.

- Avrei due interventi nella mattinata e uno nel pomeriggio, - le dico mentre lei sistema la mia giacca sull’appendiabiti in corridoio – mi devo alzare alle cinque ma ti lascio le chiavi di scorta così potrai chiudere senza problemi.

Sorride e si lascia cadere sul divano.

- Va bene...- mormora prendendo il telecomando – continuiamo? O dobbiamo parlare di quella vacca psicopatica?

Rido e mi siedo accanto a lei abbracciandola, le strappo il telecomando dalle mani e schiaccio play.

- Al diavolo Crudelia Demon.

 

*USAGI*

 

Mi infilo il pigiama di flanella rosso che mi hanno regalato le mie amiche lo scorso Natale, é caldo... ha il profumo di Mamoru... mi piace stare qui, c’é calma.

Una calma che mi scalda il cuore.

Rabbrividisco un attimo al contatto con le lenzuola fredde e mi sdraio, Mamoru arriva con in mano una coperta di lana, lui é molto caloroso e, anche in inverno, usa pochissime coperte.

Io sono freddolosa... lui mi dice sempre che dovrei trasferirmi in Africa per scaldarmi a dovere.

Mi mette la coperta sui piedi (se bene che sono i primi a raffreddarsi) e si sdraia sotto le coperte, non dormiamo abbracciati sarebbe veramente troppo... tra di noi ci saranno venti centimetri di materasso.

Lui fissa il soffitto con le braccia sotto la nuca, io mi volto di lato e infilo le mani sotto il cuscino.

Lo fisso per qualche minuto in silenzio... mi piace osservarlo mentre riflette, sembra così serio...

- Non stai pensando a Kaori vero? – chiedo colta improvvisamente da una strana sensazione.

- No, - mi risponde deciso e so che non sta mentendo – sto penso a quando abbiamo iniziato a dormire insieme.

Ci penso un attimo pure io... effettivamente non me lo ricordo, forse eravamo ancora due ragazzi.

Scoppio a ridere... perché mi é venuta in menta una cosa.

- Cosa c’è di buffo?- mi domanda lui voltandosi di lato.

- Non ricordo com’é cominciata ma mi ricordo perfettamente quando hai sognato la tua giovane professoressa di letteratura del liceo... e le relative conseguenze.

Lo vedo arrossire un attimo e rido ancora più forte... dio mi fa pale la pancia.

- Uffi... quella volta non hai riso però! Mi hai dato del maiale pervertito.

E’ vero mi aveva sconvolto... e non gli ho parlato per una settimana, ma, in fondo, avevo quattordici anni.

- Sono felice di farti ridere. – si volta dall’altra parte fingendosi offeso.

Cero di darmi un contegno ma é più forte di me... quella scena é troppo divertente.

Mi avvicino alla sua schiena e sfioro appena il suo orecchio.

- Dai non prendertela... – mormoro con un filo di voce – Buona notte Mamoru.

Si volta di scatto mettendomi le mani sui fianchi.

Ancora quello sguardo... lo stesso che aveva nella mia cucina questa sera.

- Mamoru...

- Buona notte Usagi.

Mi da un lieve bacio sulla fronte e mi lascia, come prima, quella scintilla strana, sparisce all’istante, sorrido, devo esser proprio stanca se vedo cose inesistenti, e mi ritiro nel mio cantuccio.

Chiudo gli occhi e mi addormento.

 

 

 

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Capitolo 8
*** Cosa stiamo facendo? ***


*USAGI*

 

Apro pigramente gli occhi, la luce attraversa le tapparelle appena socchiuse, mi metto a sedere e metto a fuoco la stanza.

Dove sono?

Ah già... ho dormito da Mamoru.

Mi stiracchio sbadigliando, il pigiama verde del mio amico é ai piedi del letto, guardo l’ora: 07:10.

Perfetto inizio a lavorare alle nove, ho abbastanza tempo per tornare a casa a cambiarmi.

Scendo dal letto e mi trascino in cucina alla ricerca di qualcosa da mangiare prima di andarmene.

Sul tavolo della cucina Mamoru ha sistemato una ciotola e dei cereali, una rosa rossa é infilata in un piccolo vaso bianco. Prendo il biglietto che c’é appoggiato al vaso e mi siedo.

Il succo d’arancia è in frigo.

Ci vediamo stasera?

Buona giornata!

Mamoru

Sorrido.. é dolcissimo... appoggio il bigliettino e mi metto a mangiare i cereali mentre fisso la rosa rossa.

Credevo che, vedendo Kaori dopo tanti anni, diventasse insopportabile, invece la serata é stata piacevole, ma ha coccolata, abbiamo parlato e riso tanto.

Inizio a credere che tra di noi ci sia un legame molto più forte di quello che abbiamo.. Mamoru è un amico, un compagno e si comporta proprio come un…

- … fidanzato…

Questa parola risuona in modo strano nelle mie orecchie… ho detto proprio fidanzato… Mamoru si comporta come un fidanzato.

Oddio.

Mi blocco, con il cucchiaio ancora a mezz’aria pieno di cereali.

Lui… lui non può comportarsi come il mio fidanzato!

Insomma siamo solo amici…

Solo amici?

Non lo so più… comincio a credere che siamo troppo uniti, stiamo mischiando l’amicizia con una relazione.

No, noi non possiamo esser una coppia, lui non vuole una donna come me, l’ha detto lui stesso, no? Una donna come me è troppo impegnativa, lui vuole le sue ochette siliconate da mostrare al pubblico, da portarsi a letto e poi mollarla come un fazzoletto usato.

Allora perché fa questo… perché mi fa questo?

La nostra amicizia è tutto… non può rovinarla per dei sentimenti…

No, devo bloccare questa cosa… no, Mamoru deve capire che quello che stiamo facendo non va assolutamente bene.

E’ sbagliato.

Metto giù il cucchiaio, prendo il telefono e compongo il numero dell’ospedale.

Suona un paio di volete poi parte il disco della segreteria che, come al solito, dice che le linee sono momentaneamente occupate e che inoltreranno la mia chiamata al più presto, intanto io devo solo restare in linea.

Inizio a camminare per tutto l’appartamento… e se mi sto inventando tutto?

Insomma se Mamoru è solo carino perché mi vuole bene ma come ad una sorella minore?

Siamo cresciuti assieme… mi sembra così strano vedere Mamoru come un uomo normale… insomma l’ho visto quando la sua faccia era gonfia come un pallone per via degli orecchioni, l’ho visto piangere durante il funerale della nonna che tanto amava, l’ho visto disperarsi per una donna… è così… strano…

Ammetto che adoro il suo modo di fare, quando sto colui sono così felice, mi sembra di toccare il cielo con un dito.

Oh mamma… e se l’ho incoraggiato io?

Se, in qualche modo, gli ho fatto capire che io voglio di più di un’amicizia?

Assurdo! Non ho mai pensato a Mamoru come il mio uomo!

O forse sì?

Forse sono io che voglio di più... che corro da lui perché lui mi fa sentire bene, perché con lui sono veramente felice.

Sono impazzita!

- Ospedale di Tokyo… desidera?

La voce dell’infermiera mi riporta drasticamente alla realtà.

- Pronto?

- Sì, mi scusi… dovrei lasciare un messaggio per il Dott. Chiba, chirurgia.

 

*MAMORU*

 

- Ottimo lavoro Mamoru. – il dottor Hanzo mi batte una mano sulla spalla.

- Avevo lei come supervisore,- gli dico con un sorriso di cortesia, in verità lui non ha fatto altro che osservare senza dire una parola, il resto l’ho fatto tutto io.

- Troppo modesto Chiba, - mi rimprovera lui con un sorriso mezzo serio – in questo mondo solo chi sa di esser bravo va avanti.

- Me lo ricorderò Signore.

Si toglie gli occhiali rotondi e si pulisce le lenti con un fazzoletto.

- Ottimo… hai un altro intervento vero?

Alzo gli occhi sul grande orologio appeso al muro e sospiro.

- Sì.. tra due ore.

- Perfetto, vai pure a riposare un po’.

- Grazie dott. Hanzo.

Mi dirigo alla saletta, magari riesco a dormire un po’.

- Dott. Chiba. – è l’infermiera di turno, si sta sporgendo dal bancone con un biglietto bianco in mano – Un messaggio per lei.

Lo apro curioso, non ricevo mai messaggi al lavoro.

Stasera non posso proprio… mi sono scordata un impegno.

Ti chiamo io.

Usagi.

E questo cosa diavolo vuol dire?

Non è il solito messaggio di Usagi, non mi stupirei se avesse solo dimenticato un impegno ma quella frase Ti chiamo io non l’ha mai usata.

Non con me almeno.

Vado negli spogliatoi, apro il mio armadietto e prendo il cellulare, lo accendo e compongo il numero della mia amica.

Ha il cellulare spento.

Altro strano segno…

Una strana sensazione mi prende allo stomaco… cosa diavolo sta succedendo?

Ora non posso neppure andare a cercarla… devo aspettare fino alla fine del turno, ma sono preoccupato… 

Usagi… cos’hai?

 

*MIANKO*

 

E’ strana… Usagi è strana… più del solito.

Ha passato la notte da Mamoru, stamattina è entrata in casa alle sette e mezza, ha fatto una doccia veloce, si è cambiata ed è uscita alle otto per il lavoro.

Ci vogliono venti minuti per arrivare al museo e lei non inizia a lavorare prima della nove e mezza.

Sì, c’è qualcosa che non va.

Non vorrei che avesse litigato con Mamoru, cosa alquanto strana perché loro due non litigano mai.

So che quello che sto facendo non è giusto, se Usagi mi scopre mi fa a pezzi ma non posso evitarlo.

- Desidera? – mi chiede l’infermiera al bancone.

- Il dott. Chiba è disponibile?- le chiedo gentilmente, so per certo che è al lavoro e spero che non abbia molti impegni.. non ho tanto tempo.

La donna corpulenta con la divisa rosa inizia a leggere un grosso registro.

- Sì… dovrebbe esser disponibile… provo a chiamarlo sul cercapersone.

Mi fa accomodare in sala d’aspetto… odio gli ospedali, il loro odore, la gente… i medici… mi fanno paura, ma per la mia amica faccio questo ed altro.

Sono fortunata, aspetto solo da dieci minuti, Mamoru esce dall’ascensore, indossa un corto camice bianco e sotto la divisa blu scuro dei tirocinanti.

Beh… ammetto che così ha un’aria estremamente affascinante, con quei capelli scompigliati e la faccia mezza addormentata è sexy… capisco perché ha tante ragazze che gli girano attorno.

Mi alzo e lui mi vede subito, corruga la fronte e aumenta il passo.

- Minako? – devo dire che è veramente sorpreso.

- Possiamo parlare?- gli dico subito senza troppi indugi, non mi piacciono i giri di parole.

Lui guarda l’orologio, probabilmente si deve preparare per qualche intervento.

- Sì, ho solo mezz’ora però.

- Basteranno.

 

*MAMORU*

 

Siamo nella caffetteria dell’ospedale, dove il caffè fa schifo e le brioches sono vecchie di almeno due giorni, ma non abbiamo di meglio.

Mi ha sorpreso il suo arrivo, quando mi hanno cercato pensavo che ci fosse il parente di un mio paziente, forse Usagi ma, di certo, non Minako.

Sorseggia un po’ di caffè, fa una smorfia disgustata e mi guarda.

- Ora capisco perché sei così… questa roba ti ucciderà.

- Probabile. – ammetto osservandola attentamente – E’ successo qualcosa?

Posa la tazza e mi lancia uno sguardo profondo.

- Non lo so… dimmelo tu.

Questa frase mi spiazza.

- Riguardo a cosa?

- Usagi.

Ora solo molto confuso.

- Va tutto bene. – rispondo incerto… se ci fosse un problema perché Usagi non me ne ha parlato?

- Non mi è sembrato stamattina.

- Ti ha detto qualcosa?

- No, ed è proprio questo il punto. Ha dormito da te giusto?

Annuisco silenziosamente.

- Mi assicuri che non è successo nulla?

- Minako…

- Non prendertela… Usagi è entrata ed uscita in meno di mezz’ora, non era lei, sembrava preoccupata per qualcosa.

- Ieri mi sembrava normale… insomma è stata una serata come tante.

- Hai detto o fatto qualcosa che possono averla inquietata?

Mi passo una mano tra i capelli e ripercorro quello che è successo ieri sera.

- No… è venuta Kaori ma l’abbiamo praticamente cacciata via.

Minako storta un attimo la bocca, prende la tazza e beve un altro sorso di caffè.

- Quindi se lei non ti ha detto nulla vuol dire che è qualcosa che è successa stamattina e dubito che sia successa in metropolitana mentre tornava a casa. Mamoru… sei tu.

Resto sbigottito… non avevo mai visto Minako così seria.

- Posso sembrare una svampita, - sorride lei come se mi avesse letto nel pensiero - una che vive in un mondo tutto suo ma non è così, sono una gran osservatrice Mamoru e ho notato come guardi Usagi.

Mi rilasso sulla poltrona e lancio uno sguardo scettico alla ragazza.

- Sentiamo come guarderei Usagi?

Lei sorride e si sporge in avanti sul tavolino.

- Come se fosse l’unica vera donna che tu abbia mai visto sulla faccia della terra. La luce che hai nello sguardo quando posi i tuoi occhi su di lei è lo stesso che hanno i ragazzi quando osservano la loro donna.

Sospiro e prendo la mia tazza.

- Minako non iniziare sai bene…

Alza una mano e blocca le mie parole.

- Risparmiami la storiella che vi conoscete da una vita. E’ una stronzata a cui non credete più nemmeno voi due. Voi due siete così ottusi e spaventati da non rendervi conto che la vostra amicizia è mutata in amore, siete così spaventati di soffrire che preferite rifugiarvi in quella che chiamate amicizia piuttosto che buttarvi e provare.

- Sei una consulente matrimoniale Minako?

- Sfottimi quanto vuoi Mamoru… lo pensano tutti ma solo io ho il coraggio di parlarvi chiaro. Tu sei innamorato di Usagi nello stesso modo in cui Usagi è innamorata di te. Si può sapere perché non hai fatto il primo passo?

Sospiro e prendo la mia tazza.

- Minako… Usagi è tutto quello che ho… non posso permettere di mandare tutto a puttane per una cosa che, probabilmente, non funzionerà mai.

- Come fai a dirlo se non ci provi?

Accidenti é proprio arrabbiata.

Bevo un sorso di caffè… sinceramente quello che dice Minako a un senso ma io so per certo che Usagi non la pensa in questo modo e io non sono disposto a perderla, non posso rischiare, non me la sento.

Minako sospira, scuote il capo e si alza.

- Siete due deficienti… a furia di proteggere il vostro stupido orgoglio vi state perdendo… vi state allontanando. E, quando avrete deciso di provarci, sarà troppo tardi.

- Non è così semplice Minako… non lo è mai stato.

- Parla con lei almeno… cerca di capire cos’ha.

Annuisco continuando a guardare la mia tazza di caffè.

- Grazie per il caffè devo andare.

Si allontana e io, finalmente, riesco ad alzare lo sguardo.

No, non sono pronto, neppure lei lo é… non possiamo.

 

*USAGI*

 

Sono in precario equilibro sulla scala e sto cercando in tutti i modi di finire il modello del dinosauro a grandezza naturale, i miei pensieri sono così incasinati che non capisco neppure quello che sto facendo.

- Guarda che quello che hai in mano è l’osso di una zampa posteriore. – mi urla Shino dal basso dove sta confrontando lo schema con l’originale – Quello è un femore.

Guardo l’osso e sospiro sconfortata… ha ragione stavo mettendo un femore come zampa anteriore.

- Ma si può sapere cos’hai? E’ tutto il giorno che fai un errore dietro l’altro.

- Scusami, - urlo scendendo di qualche gradino per arrivare all’altezza giusta – credo di non aver dormito a sufficienza.

Bugia, bugia, bugia, ho dormito come un sasso, è il risveglio che è stato una merda.

- Vuoi del caffè?

- Volentieri.

- Ok, vado a prenderlo.

Sento i suoi passi rimbombare nel vuoto del museo, è un periodo di tranquillità fortunatamente i visitatori non sono moltissimi e io posso lavorare in pace.

Scendo dalla scala e prendo un altro osso… accidenti cosa diavolo è questo?

Lo confronto con il libro, diavolo sembrano tutti uguali!

- Secondo me è una vertebra.

Mi alzo di scatto, quasi l’osso mi cade di mano, Mamoru è dietro di me e sorride… o non è un sorriso… sembra teso per qualcosa.

- Cosa ci fai qui?- gli chiedo sorpresa – Non avevi un intervento nel pomeriggio?

- Rimandato… il paziente non era ancora pronto per l’operazione. Volevo parlarti.

Mi sento tremare… perché usa questo tono?

- Per il mio messaggio?- cerco di ridere ma si sente benissimo che è una risata forzata – Scusami ma mi sono dimenticata di un impegno che ho preso con Minako.

- Usagi… non sei capace di mentire, neppure quando lasci un messaggio.

Mi sento arrossire… accidenti solo lui capisce queste cose, solo lui sa come prendermi.

- E se anche ti avessi mentito? – risposando incrociando le braccia al petto – Magari voglio passare una serata con le mie amiche.

- E chi te lo vieta?

- Appunto… tu non puoi dirmi cosa fare o meno… non sei il mio…- mi blocco, non riesco e finire la frase.

- Fidanzato?- fa lui alzando un sopracciglio – E’ questo che stavi dicendo? Non sono il tuo fidanzato?

Questo suo sguardo di sfida mi trafigge come la lama di una spada… perché, perché ho pronunciato quella frase?

Non rispondo e ritorno a concentrarmi sulle mie ossa di dinosauro.

- Usagi cos’hai?- mi domanda dolcemente, diventa tutto così difficile… da quanto il nostro rapporto è così complicato?

Perché si é complicato? Cosa ci sta succedendo così all’improvviso?

 

*MAMORU*

 

- Mamoru ti sei mai chiesto cosa siamo noi?

Sussulto colto alla sprovvista… mentre le parole di Minako mi risuonano nell’orecchio.

- Perché?

- Credi che sia normale che due amici siano come noi?

Sento il mio stomaco contrarsi, i miei muscoli tremano, mi sento come se il mondo stesse andando in pezzi.

Usagi si volta ha lo sguardo lucido.

- Cosa stiamo facendo?

- Non lo so. – è la pura e semplice verità… non ne ho la minima idea.

- Ho riflettuto sai? E sono arrivata alla conclusione che, fino a quando la nostra amicizia sarà così salda, noi non riusciremo più a trovare la nostra strada con un’altra persona. Siamo troppo in simbiosi.

Deglutisco, ho la gola talmente secca che mi fa male.

Solo ora mi rendo conto cosa tormenta Usagi.

Forse ha ragione… siamo troppo uniti e, fino a quanto saremo così, non riusciremo mai a trovare qualcuno d’amare.

- Sì, hai ragione… forse sarà meglio stare un po’ di più separati.

Sgrana gli occhi sorpresa, come se si aspettasse un altro genere di risposta.

- Sì… meglio… - mormora con un filo di voce tornando a concentrarsi sul suo lavoro.

- Perfetto. – mi volto e faccio due passi – Ciao Usagi.

 

*USGAI*

 

- Ciao Mamoru.

Lo sento allontanarsi e stringo un osso tra le mani.

Sì, è la decisione giusta.

Allora perché sto piangendo?

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Capitolo 9
*** Mi sento male ***


 

*USAGI*

 

Mi trascino fino a casa come uno zombie... mi sento uno schifo, il lavoro é andato male, in metropolitana non ho trovato posto e sono rimasta in piedi per più di mezz’ora, un taxista mi ha urlato addosso non so quante parolacce perché ho decido di attraversare, sulle strisce, mentre lui doveva andare dall’altra parte della città a prendere non so che cliente di cui, francamente, non me ne frega nulla e, come ciliegina sulla torta, l’ascensore é fuori uso e ho dovuto fare le scale, e io odio fare le scale!

Ora voglio solo buttarmi a letto e risvegliarmi solo quando gli uomini non saranno più indispensabili per la procreazione. 

Apro la porta di casa, Rei, Ami e Minako sono sedute sul divano a guardare un film.

- Come mai così tardi?- mi chiede Ami guardando l’orologio, un prezioso gioiellino che le ha regalato il fidanzato a Natale.

- Ho dovuto fine un lavoro, - biascico trascinandomi sul divano insieme a loro – quel dinosauro schifoso non voleva montarsi.

- Hai una faccia che fa schifo. – sentenzia Minako infilandosi in bocca un pugno di pop-corn.

- Lo so. – rispondo sedendomi tra Rei e Ami.

Prendo i cioccolatini che Makoto ha scartato, quelli che non sono usciti perfettamente a forma di cuore e me ne butto due in bocca.

Sono squisiti, si sciolgono in bocca rilasciando il loro cuore di crema di nocciole.

Non so se parlare con loro di Mamoru, so già quello che mi direbbero, soprattutto Minako... e non ho voglia di sentire le loro stupide idee.

Però ho anche voglia di parlare con qualcuno...

Ho deciso, sto per parlare quando la porta di casa viene aperta ed entra Makoto. Respira affannosamente, deve aver corso e ha tutta la faccia rossa come un pomodoro.

Vedo la mia amica prendere un bel respiro e...

- IO E MOTOKI CI SPOSIAMO!

Restiamo tutte con la bocca spalancata per la sorpresa e un po’ anche per l’urlo che Makoto ha lanciato. Poi, come un fiume in piena, ci scaraventiamo su di lei facendole mille auguri, ridendo e scherzando.

Verso sera, quando ci siamo tutte un po’ calmate, chiediamo meglio com’é avvenuta la proposta, Makoto, imbarazzata ogni oltre immaginazione, ha iniziato a balbettare qualcosa.

- Noi... io... ero a casa sua questo pomeriggio.

- Ah un pomeriggio all’insegna dell’erotismo!- sogghigna Minako socchiudendo gli occhi.

- Ma la vuoi piantare?! – l’azzittisce immediatamente Rei.

- Beh... comunque eravamo a letto... – e qui io ho avuto la prova che esistono vari tipi di rosso pomodoro, Makoto sta letteralmente fumando dalla vergogna - quando lui ha preso un cofanetto dal comodino e mi ha dato questo. – timidamente mostra la mano sinistra dove all’anulare ha un anello in oro bianco con incastonato uno smeraldo.

So perfettamente che, nella tradizione, un anello di fidanzamento é di diamanti, ma Motoki é famoso per non rispettare le tradizioni.

- Ha detto che voleva chiedermelo a San Valentino... ma non ce la faceva più ad aspettare.

Le altre mie tre amiche iniziano a commentare sulla dolcezza di Motoki e poi, qualche istante dopo, parte la conversazione su chi sia il ragazzo più dolce e romantico.

Mi dileguo alla svelta... anche perché io so già che Mamoru, in fatto di dolcezza e romanticismo, batterebbe tutti.

Sospiro tristemente e mi chiudo in bagno, apro la doccia e inizio a spogliarmi mentre aspetto che l’acqua arrivi alla temperatura giusta. Sento le mie amiche urlare come delle invasate, erano tre mesi che aleggiava una scommessa nell’appartamento. Si scommetteva su chi si sarebbe sposata per prima, io avevo giurato che fosse Rei, Ami e Makoto erano certe Minako, Rei era convinta che la prima fosse Makoto e Minako, non é neppure da chiedere, continuava a dire che la prima sarei stata io con Mamoru. 

Qualcuno bussa alla porta, mi copro con l’asciugamano e gli dico di entrare.

- Ehi... stai bene?- é Minako che fa capolino preoccupata.

- Sì. – mento io mentre apro le ante del box doccia.

- Ti sei dileguata.

- Sono molto stanca Minako, - cerco di spiegarle senza scoppiare – voglio solo andarmene a letto.

- Per caso c’entra Mamoru?

Cos’é? Ce l’ho scritto in faccia?

- Si vede proprio così tanto?

- Beh.. sì... – conferma lei – non sei capace di mentire Usagi.

Un sorriso amaro incurva le mie labbra... é la stessa cosa che mi ha detto Mamoru solo qualche ora fa.

- Avete litigato?- continua la mia amica.

- Sì... no... – sospiro, non so nemmeno come spiegare la nostra chiacchierata poco piacevole, so solo che mi sento malissimo - abbiamo avuto una discussione questo sì.

- Su cosa?

- Sul nostro rapporto.

Sento Minako trattenere il fiato mentre l’aria attorno a noi si sta riempiendo di vapore acqueo.

- E... cosa ne é uscito fuori?

- Che stiamo troppo insieme... ci siamo dati un periodo di pausa.

Minako sussulta un attimo, fa una smorfia e inizia a borbottare qualcosa, solo che il rumore dell’acqua mi copre le parole, ma non ci vuole un genio per capire che non sono parole molto affettuose.

- ... stupidi...- continua a borbottare mentre esce dal bagno – due enormi, immensi, giganteschi stupidi.

Entro nella doccia, l’acqua é bollente ma, per me, é perfetta, sento la stanchezza scivolare via e vedo tutto sotto un’altra luce.

 

*MAMORU*

 

- Spiegami una cosa. – fa Kaori alzandosi dal letto e infilandosi la vestaglia di seta bianca con ricamati dei draghi rosso fuoco – Quando litighi con la tua bella vieni qui e ti sfoghi?

Mi sto allacciando i pantaloni ma ciò non mi impedisce di lanciarle un’occhiata raggelante.

- Spiegati meglio.

- Non sono così scema Mamoru,- mi fa lei seducente avvicinandosi – e non amo esser presa per il culo da quelli come te.

- Strano… prima mi sembrava il contrario. – mormoro io con il tono più crudele che mi riesce – Comunque non ho litigato con nessuno.

- Ah no? Neppure con la tua bella amica bionda? 

Alzo la zip dei pantaloni e prendo il maglione.

- Kaori… fatti gli affari tuoi.

- Verrai di nuovo o devo sperare che tu e Usagi litighiate di nuovo?

E’ stato uno sbaglio venire qui, lo so, l’ho capito fin dal primo momento che ho varcato questa soglia ma ero arrabbiato, ferito e la telefonata di questa vipera (come ama chiamarla Usagi) è arrivata al momento giusto. Dovevo sfogarmi e quando ha iniziato a baciarmi e spogliarmi non ho fatto obbiezioni, ho sfogato tutta la mia rabbia… ma ciò non mi fa sentire meglio… anzi.

- E’ stata una bella cavalcata, - le dico usando il classico linguaggio da bastardo incallito – in ricordo dei vecchi tempi. Ed hai ragione Kaori.. sono venuto qui solo perché Usagi mi ha fatto arrabbiare.

Il ghigno scivola via della sua faccia.

- Sei solo uno stronzo.

Mi avvicino e le metto un dito sotto il mento costringendola a guardarmi negl’occhi, per la prima volta vedo il suo sguardo spaventato.

- Su quel letto non dicevi così Kaori.

Allontana il viso dal mio tocco come se le facesse ribrezzo.

- Vattene. – sibila crudelmente.

- Con vero piacere… sai ricordavo i nostri incontri molto più piacevoli… il tuo matrimonio con la mummia ti ha fatto diventare fredda come una lastra di marmo.

Esco dalla sua mega-villa con un enorme sorriso soddisfatto e mi dirigo alla macchina.

Guido piano mentre mi dirigo al mio appartamento ripensando a tutto quello che é successo in questa giornata.

Sono un’idiota.

Entro nel mio appartamento e premo il pulsante della segreteria.

Mamoru sono Motoki, quando senti questo messaggio chiamami subito, ho una cosa urgente da dirti!

Il tono del mio amico é euforico... non mi ha mai lasciato un messaggio del genere in segreteria telefonica e, se devo esser sincero, con l’umore che mi ritrovo non voglio sentire lui mentre commenta allegro qualche serata particolare con la sua fidanzata.

Non accendo neppure le luci del soggiorno, butto la giacca sul divano e vado in bagno: mi sento sporco.

Mi sono sentito bene i primi dieci minuti, ora mi sento la più grossa merda di questo mondo.

E Kaori non c’entra nulla, lei si merita questo trattamento ed era da un po’ che volevo togliermi la soddisfazione di trattarla come lei ha trattato me, ma ora provo disgusto per me stesso.

Sono il re degli stronzi.

Sto sotto lo scroscio dell’acqua molto più del solito, ho bisogno di schiarirmi le idee, devo capire perché ho lasciato che Usagi distruggesse il nostro rapporto, devo capire quando ho iniziato a vedere Usagi, la bambina pestifera con i codini, come una donna capace di farmi andare in pappa il cervello.

Non trovo soluzione... é capitato... sotto i nostri occhi e non ce ne siamo resi conto.

Vuoi vedere che Minako ha ragione una volta tanto?

Esco dalla doccia e mi metto l’accappatoio verde, esco dal bagno e sento il telefono squillare.

Non sono in casa, lasciate un messaggio dopo il bip.

Biiiip.

Che schifo di segreteria telefonica!

Dai Mamoru non sei ancora rientrato?

Daaaaiiii Mamoru devo parlarti!!! DAI MAMORU!!!!

- Dio mio Motoki ti comporti proprio come una donna. – la mia voce è rauca, lontana stento pure io a riconoscerla.

Resta in silenzio qualche minuto come se stesse esaminando la mia voce:

- Mamoru stai bene?- mi chiede preoccupato.

- A parte il fatto che sono appena uscito dalla doccia e, grazie a te, sto grondando acqua per tutto il salotto, sì… sto bene.

- Indovina un po’!

Ecco i miei problemi sono già passati in secondo piano, ma dubito che mi sarei sfogato con Motoki riguardo Usagi… non so se voglio parlarne con qualcuno.

- Cosa?

- Dai indovina!

- Motoki odio gli indovinelli.

- Mi sposo!

Sgrano gli occhi sorpreso… certo sapevo che Motoki e Makoto erano molto innamorati, sapevo che il mio amico faceva molto sul serio ma arrivare al matrimonio… Resto in silenzio con la bocca spalancata mentre fisso il muro bianco del corridoio.

- Ehi… sei svenuto?

- Cosa… no… io.. sono sorpreso…

- Mi raccomando non mostrare troppo entusiasmo!- mi fa stizzito dall’altra parte.

- Scusa Motoki… sono molto felice per voi… te l’ho detto mi hai colto di sorpresa.

- Io e Makoto vogliamo dare una festa.

- Quando?

- Il 13.

- E come mai non il 14? – chiedo io poco interessato – San Valentino… il giorno perfetto…

- No, le amiche di Makoto hanno tutte degli impegni con i fidanzati e poi ci sono altre persone… il 13 è il giorno perfetto.

- Ci sono pure io nella lista degli invitati?

- Certo!- risponde subito e posso chiaramente sentire che è felice – E puoi portare una ragazza.

- Preferisco venire da solo.

- Sì, è la stessa cosa che ha detto Usagi a Makoto.

A sentir il nome di Usagi mi sento lo stomaco in subbuglio.

- Ah…- mormoro poco convinto – bene…

- Va tutto bene tra voi? – chiede all’improvviso il mio amico come colto da un’improvvisa preoccupazione o, forse, ha semplicemente parlato con Makoto che ha parlato con Minako che ha parlato con Usagi.

- Sì. – mento spudoratamente e, proprio come lei, faccio schifo a mentire.

- Sicuro?

Alzo gli occhi al cielo… Mokoti è sempre stato molto insistente.

- Certo.

- Bene… - sospira e fa una piccola pausa.

- Mokoti ora mi preoccupo io… c’è qualcosa che non va?

- No, ho solo un’ultima cosa da chiederti.

- Sentiamo.

- Mamoru… vuoi farmi da testimone?

O mamma… questa proprio non me l’aspettavo.

- Io… Mokoti non so proprio cosa dirti… - sorrido e stringo la cornetta del telefono, questa è una delle più belle prove di amicizia che lui poteva farmi – sì, Motoki, sarà un onore.

Chiudo la telefonata e torno in bagno ad asciugarmi... forse questa giornata non é totalmente da buttare.

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Capitolo 10
*** Perché? ***


 

*MINAKO*

 

Non so più cosa fare! Sono tre giorni che Usagi si trascina per casa come se fosse in punto di morte.

Mamoru non si é fatto sentire e lei é troppo orgogliosa per ammettere che ha fatto una cazzata.

Perché devo sempre risolvere tutto io?

Il mio piano è andato in frantumi, con questo colpo di scena devo, assolutamente, fare qualcosa d’altro per farli mettere insieme.

San Valentino é dietro l’angolo e io avevo promesso che quei due sarebbero stati insieme per quella data.

E’ faticoso ma io non mi lascio intimorire tanto facilmente!

Ho radunato le altre tre in salotto, Usagi sta lavorando... di Sabato mattina. Ha detto che é una cosa urgente, per me lo fa solo per non starmi a sentire.

- Allora Minako che vuoi?- mi fa Rei sbadigliando, effettivamente sono le sette e mezza e solo di Sabato possiamo dormire fino a tardi.

Non hanno uno sguardo molto amichevole.

- Ci hai trascinato giù dal letto all’alba. – si lamenta Makoto che ha tutti i capelli in disordine e gli occhi ancora mezzi chiusi. 

- Volevo dormire ancora un’oretta. – biascia Ami che stringe il cuscino del divano e prova a riaddormentarsi.

- Forza...- parlo ad alta voce facendole sussultare – volevo parlare di Usagi senza lei nei paraggi.

- Lascia perdere. – sbadiglia Ami affondando il viso nel cuscino – Te l’abbiamo già detto.

- Quei due devono farcela da soli. – finisce Makoto buttando la testa all’indietro e addormentandosi di colpo.

- Ma insomma! – temo che il mio urlo si sia sentito in tutto il quartiere.

- Minako!- urla anche Rei – Smettila di fare tutto questo casino di prima mattina! Si può sapere cosa ti passa in quel cervellino?

- Basta urlare. – ci sgrida debolmente Ami coprendosi la testa – Minako dicci qual’é il tuo piano che poi torno a letto.

Sorrido vittoriosa e incrocio le braccia al petto.

- Questo pomeriggio... si va a fare shopping!

 

*USAGI*

 

Mi sono lasciata convincere.. non ho ancora capito bene come, avevo il vestito color carta da zucchero nell’armadio per la festa di Makoto, é un vestito che adoro, con delle piccole spalline, una grande scollatura sulla schiena e una appena accennata davanti, che non fa vedere molto il seno ma che ti modella, arriva dritto fino ai piedi e da un fianco parte un piccolo spacco che arriva a metà polpaccio, semplice, non ricamato e quel colore mi piace da impazzire.

Le altre mi hanno detto che mi invecchia... che sembro la nonna scema dei Flinston con quel vestito e mi hanno portato fuori per comprarmi un abito nuovo.

Così sono in centro, ammettiamolo noi donne adoriamo lo shopping sfrenato, il sogno di tutte noi é trovare un vestito bellissimo, che ci rende magre, belle e desiderabili, che costi poco e che si possa lavare in lavatrice senza problemi.

Solitamente siamo già molto fortunate se un vestito racchiude anche solo due di queste prospettive.

Comunque sono qui al centro commerciale, vengo spinta ed investita da mille ragazze con in mano i ragli di San Valentino, le altre sorridono tutte estasiate davanti ai cuoricini e i cherubini d’oro appesi al soffitto.

Io sto per vomitare.

Entriamo nel primo negozio di vestiti e usciamo subito dopo, niente di interessate.. o meglio io avevo trovato qualcosa di interessante ma secondo le mie amiche non era abbastanza per il mio fisico, volevano qualcosa che risaltasse la mia figura.

Entriamo in altri tre negozi senza trovare nulla di decente, all’ultimo, finalmente, troviamo una valanga di vestiti che costano almeno il doppio di quello che prendo io di solito, ma la fortuna oggi deve averci baciato perché il negozio é in liquidazione. Modelli di lusso a metà prezzo... che, tutto sommato, sono prezzi ancora altucci ma per una volta si può anche fare nella vita...

Mi chiudo in camerino, le mie amiche qua fuori hanno a testa tre vestiti da farmi provare, provo gonne lunghe e corte, pantaloni stretti e larghi, giacche, vestiti interi e spezzati, azzurro, rosso, giallo e perfino un arancione che mi sta proprio male.

Sono a pezzi e totalmente sfiduciata sì, perché ci avevo fatto gusto allo shopping e non trovare il vestito adatto manda sempre noi donne in depressione.

- Ho bisogno di un gelato al cioccolato. – mormoro seduta nello spogliatoio in biancheria intima mentre attendo che qualcun’altra mi passi l’ennesimo vestito da provare e scartare.

- Ecco prova questo Usagi. – mi fa Ami porgendo un vestito turchese.

Lo provo... effettivamente non é male... mi volto per vedere se mi fa un sedere da elefante e poi esco per il verdetto finale.

Ami sorride, Rei mi studia bene, Makoto... beh Makoto sta guardando i vestiti mente parla al cellulare, la festa é solo tra due giorni e lei ha ancora un sacco di cose da preparare.

Non la invidio.

- No, non va bene. – fa Minako scuotando il capo – Ami era un vestito o un abito da suora moderno.

In effetti, mi fascia un po’ ma non mi sta male.

- Minako..- faccio guardandomi di nuovo allo specchio sotto un’altra luce – a me piace, non mi sta male.

- No, non va bene. – mi spinge di nuovo verso il camerino e chiude le porte – Tu spogliati e aspettami qui.

Toh! Questa frase, una volta, me l’ha detta anche un uomo.

Mi tolgo il vestito a malincuore e aspetto sempre seduta su questo sgabello traballante e in biancheria intima.

Non sopporto di restare così in camerino, ho sempre il sospetto che qualcuno mi spii da dietro lo specchio o che ci sia una telecamera nascosta e adesso un addetto alla sorveglianza guardone si sta divertendo con me in mutande che aspetto Minako.

- Oddio... l’ho trovato! L’ho trovato!

Si apre uno spiraglio e Minako mi passa l’abito incriminato.

Lo guardo un attimo.

- Ma Minako questo é..

- ... é perfetto! – taglia corto lei – Indossalo... sarai una bomba!

Eseguo gli ordini e metto il vestito... effettivamente é molto bello.

E’ nero, semplice sorretto da due piccole spalline di strass verdi smeraldo, la gonna arriva fino a poco sopra il ginocchio e in vita é stata ricamata, sempre con lo stesso verde smeraldo, dell’edera che mi fascia la vita come una cintura e scende un poco anche sulla gonna, per completare il tutto Minako mi ha passato uno scialle di raso dello stesso verde.

Mette in evidenza il mio vitino fine di cui vado tanto fiera, non mi fa un sedere di dimensioni pachidermiche e non ho il seno così in alto da poterlo scambiare con delle tonsille troppo infiammate.

Sì, questo é perfetto.

Esco dal camerino a trattengo il fiato mentre le mie amiche mi fissano con la bocca spalancata.

- Cosa vi dicevo?- fa Minako con un sorriso vittorioso.

- E’ stupendo Minako, - le dico – ma non credi che sia troppo leggero per la metà di febbraio?

Lei si avvicina e inizia a sistemarmi le pieghe dello scialle dietro la schiena.

- Se bella vuoi apparire molto freddo devi patire. – cita con fare saggio.

- Non credo che il proverbio dica proprio così. – fa Ami pensierosa alzando gli occhi al cielo.

- Sì... beh... il senso é sempre quello! – ribatte la mia amica bionda imbarazzata.

- Allora andiamo a pagare?

- Sì,- annuisco – e poi un bel gelato al cioccolato!

 

*MAMORU*

 

Venti minuti... Mokoto non é mai stato in ritardo di venti minuti!

In più ogni volta che lo chiamo il cellulare é occupato.

Sto iniziando a preoccuparmi.

- Scusami! – ansima il mio amico raggiungendomi di corsa – Ho avuto dei problemi con la lavanderia.

Alzo un sopracciglio piuttosto scettico: Motoki che va in lavanderia?

- E da quando vai in lavanderia?

- Da quando la mia biancheria intima è diventata tutta rosa grazie ad un calzino!

Ridacchio divertito.

- E il tua Matoko cosa ne pensa delle tue mutande rosa?

- Oooh lei non ci da peso… dice che tanto la biancheria è fatta per esser tolta nel momento giusto.

- No, Motoki… tutto ma non raccontarmi le tue prodezze sessuali per favore.

- Non ci tengo proprio! – mi risponde lui diventando leggermente rosso.

- Allora vuoi dirmi perché mi hai trascinato al centro commerciale?

- Sì.. ecco… vedi…

Perché ho come l’impressione che il mio amico stia temporeggiando?

Il suo cellulare squilla all’improvviso, Motoki si affretta a rispondere come se fosse la telefonata più urgente di questo mondo.

- Sì? Ah… ok… cinque minuti, arrivo. – riattacca e mi guarda mortificato, anzi… sembra solo che stia facendo finta di esser mortificato, questo ragazzo ha in mente qualcosa – Scusami Mamoru, devo solo vedere una persona. Ti spiace?

- Ci vediamo al negozio di articoli sportivi?

- NO!- urla – Emmh volevo dire.... no,- fa con un tono di voce più basso quando si rende conto che tutti si sono voltati per guardarlo in malo modo - perché non vieni anche tu? Ci metteremo solo pochi minuti.

Socchiudo gli occhi sospettoso: sì, questo ragazzo non me la racconta giusta.

Nasconde qualcosa e, a dire il vero, non ho voglia di scoprire quale sia il suo piano, vorrei solo andare a casa e starmene tranquillo, pensare a come mi dovrò comportare alla festa, voglio parlare con Usagi, voglio dirle quanto mi manca.

Ma non ho le forze di lottare quindi mi lascio trascinare dal mio amico verso la scala mobile, come una marionetta salgo le scale e mi dirigo verso il bar, quello che ha tutti i tavolini in vetro. Mi blocco quando vedo un gruppo a me noto davanti ai miei occhi: Minako, Ami, Rei, Makoto e quella testolina bionda china sul suo frappè al cioccolato è certamente Usagi.

Anche di spalle la riconoscerei su un milione di ragazze bionde.

No.. non voglio vederla.. non sono pronto… non so cosa dirle… oddio mi sto avvicinando… mamma ci hanno visto… cavolo sono a pochi metri da noi.

- Ciao ragazze!- fa Motoki e io inizio ad odiarlo con tutto me stesso.

 

*USAGI*

 

- Ciao ragazze!- alzo la testa dal mio frappè, è Motoki.. non sapevo che sarebbe venuto, mi volto per salutarlo quando mi sento mancare.

C’è Mamoru.

Mi sta fissando, non parla… è lì fermo come un manichino che mi fissa, saluto Mokoti senza neppure degnarlo di uno sguardo.

Si siedono al nostro tavolo, ordinano un caffè e noi continuano a guardarci.

Anche gli altri ci guardano e capisco immediatamente che lo shopping era solo una scusa, volevano farci incontrare.

- Ciao Mamoru. – oddio… questa è la mia voce? E’ così… fredda… distaccata… perché non gli butto le braccia attorno al collo e non mi faccio proteggere come un tempo?

Dovrei dirti che mi manchi, che ti voglio vicino, che vorrei solo tornare come prima.. o forse no? Forse voglio più di prima e non ho il coraggio di dirtelo.

Mi manchi Mamoru... mi manchi tantissimo... ma non so come dirtelo.

- Ciao Usagi.

Dio... anche la sua voce é distaccata e fredda, mi viene da piangere.

 

*MAMROU*

 

Ciao Usagi?

Vorrei solo urlare quanto mi sia mancata e l’unica cosa che so dire é Ciao Usagi?

E anche questo misero saluto mi é cosato un sacco di fatica, la voce non voleva uscire dalla mia bocca, non riuscivo a parlare e, quando finalmente ce l’ho fatta, il mio tono era così inumano che ha spaventato anche me stesso.

Mi ha guardato con tanta tristezza negli occhi, forse voleva qualcos’altro.

- Cosa ci fate qui? – la voce di Rei ci porta entrambi alla realtà, senza dire una parola ci voltiamo verso gli altri che stanno cercando in tutti i modi di riscaldare il gelo che ha avvolto l’ambiente appena i nostri sguardi si sono incrociati.

- Sono io che ho trascinato Mamoru al centro commerciale. – spiega Motoki mettendo un braccio sulle spalle della sua fidanzata – Devo fare delle compere. E voi?

- Usagi aveva bisogno di un nuovo vestito per la festa. – risponde Minako con un sorriso che vuole dire molte cose – Dai Usagi mostralo ai ragazzi.

Lei sorride un attimo.. solo un piccolo accenno eppure il suo viso sembra illuminarsi, é bellissima...

- Voglio fare una sorpresa quando arriverò.

- Stai attenta Makoto... Usagi ti ruberà la scena alla festa. – sorride Ami mentre beve il suo succo di pompelmo.

- Non direi proprio, me ne starò in un angolino... da sola.. con un martini in mano.

La mia amica finisce il suo frappè... no, non se ne starà da sola, ci sarò io con lei.

- E tu Mamoru?- chiede all’improvviso Motoki – Porterai qualcuna?

Usagi mi fissa curiosa, prendo la tazzina e bevo un sorso di caffè.

- Motoki mi sembra di averti già detto di no.

- Sì, ma ho saputo che l’altra sera sei uscito con un’infermiera.

Motoki ma stai zitto!

Ecco... ora Usagi ha smesso di guardarmi e gira distrattamente la cannuccia nel bicchiere sporco.

- Era solo un aperitivo. – mi giustifico – Nient’altro.

Questa situazione sta diventando imbarazzante ed è meglio che me ne vada prima che Motoki rovini tutto.

- Andiamo Motoki? Avrei anch’io delle commissioni e siamo già in ritardo.

Lui guarda l’orologio e annuisce, si alza, da un bacio fugace a Makoto e saluta le altre.

- Ci vediamo Usagi.

 

*USAGI*

 

Un’infermiera eh?

Vedo che non te ne frega nulla di me... già... e io che sto male!

- Ciao Mamoru. – non alzo neppure lo sguardo, vedresti i miei occhi gonfi di lacrime.

 

*MAMORU*

 

Ti nascondi... perché eviti il mio sguardo?

Perché non vedi quanto sto male per la tua lontananza?

 

*MINAKO*

 

Mamoru se ne va con Motoki e Usagi fissa quel bicchiere vuoto come se potesse riempirlo solo con il pensiero, o con tutte le lacrime che sta trattenendo.

Se l’idiozia fosse uno sport olimpico quei due vincerebbero la medaglia d’oro!

 

Eccomi qua... in ritardo... scusate!!! ^^”

Ma il lavoro mi ha sempre messo i bastoni tra le ruote!

Ora questo capitolo é finito e i prossimi non tarderanno molto ad arrivare.

Ormai la fic è quasi finita, é stata anche più lunga di quanto immaginassi.

Chiedo perdono anche per l’altra fic che sto scrivendo, per il momento é in stad by non perché non sappia cosa scrivere ma perché ci vuole calma per riordinare le idee, calma che, ora, non ho neppure a casa mia.

Appena finisco questa prometto che poserò prestissimo il prossimo capitolo dell’altra!

Bene aspetto i vostri commenti!

Un bacio a tutte!

Elena

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Capitolo 11
*** La festa ***


 

*USAGI*

 

Bene... la sera della festa é arrivata.

Sono nella mia stanza, io e le altre ci siamo prese una giornata di completo relax al centro estetico.

Abbiamo passato la giornata tra massaggi, maschere di bellezza, saune, bagni turchi e tutto quello che c’era nel programma.

Simo tornate a casa rilassate e pronte per affrontare questa serata, quelle che ne aveva più bisogno era sicuramente Makoto, ha organizzato la festa del suo fidanzamento in tempi da record, stava impazzendo quando il pasticcere le ha detto che non avrebbe scritto Motoki ti amo con la glassa alle mandorle su una torta di frutta, ma poi tutto si é sistemato.

Mi sento bene... dopo vari giorni da schifo, questa sera sono pronta ad affrontare mille Mamoru assieme.

Prendo il mio vestito nuovo dall’armadio, lo tolgo dalla scatola e lo infilo, mi trucco leggermente, mi metto quelle tre gocce di profumo e prendo la catenina d’argento che mi ha regalato mio padre per il diciottesimo compleanno, é una semplice catenina con un ciondolo a forma di spicchio di luna tempestato di zirconi.

Bello, semplice e che vale molto poco ma mi piace un sacco, é elegante, raffinato e mi rispecchia molto, adoro la notte, la luna e le stelle... forse molto più del giorno.

Sono indecisa se lasciare i capelli sciolti o legarli con un nastro.

- Sciolti. – echeggia Minako dalla porta della mia stanza.

Indossa un vestito a tubino celeste, porta due lunghi guanti di seta bianchi come il lungo cappotto di lana che ha in mano e le scarpe col tacco che ha hai piedi.

- Con i capelli sciolti stai molto meglio. – ripete mentre io do un’ultima sistemata alla mia chioma con le mani – Hai intenzione di tenere il muso a Mamoru anche questa sera?

La guardo dallo specchio, non so come mi comporterò con Mamoru, non so neppure se lo incontrerò.

- Non lo so Minako, vedremo. Ma puoi stare tranquilla, non rovinerò la serata a Makoto.

- Ti spezza le gambe anche solo se ci provi. – sorride Rei facendo capolino, anche lei è bellissima: indossa un lungo abito color crema con ricamate alcuni fiori rosa, i capelli sono legati in una raffinata acconciatura abbellita con dei fiori uguali a quelli ricamati sul vestito.  

- Ragazze siete pronte?- urla Ami dal soggiorno – I ragazzi sono qui.

Sospiro demoralizzata, era logico che i cavalieri delle mie amiche venissero a prenderle, mi toccherà fare un viaggio con quattro coppie (quattro perché Makoto é già sul posto a finire gli ultimi preparativi).

Arriviamo in salotto, Ami, nel suo vestito color pesca corto e con il golfino bianco, sta intrattenendo tutti e cinque i ragazzi...

Un attimo... cinque?

Effettivamente c’é un ragazzo che non conosco... alto uno e ottanta, né troppo muscoloso, né troppo gracilino, rosso di capelli, occhi azzurri e molto chiari, ha dei bei lineamenti.

- Scusate...- faccio timidamente – lui chi é?

- Oh lui é il cugino di Makoto! – fa Ami con un lieve sorriso imbarazzato – Non voleva andare alla festa da solo così gli abbiamo detto di passare di qua così poteva portare te.

Sono allibita... sono confusa... sono incazzata nera.

- Mi avete rimorchiato un ragazzo senza che io ve l’abbia chiesto?- urlo all’improvviso facendo spaventare quel povero ragazzo che non ha nessuna colpa.

- Non ti abbiamo rimorchiato un ragazzo. – ribatte Minako seccata – Lui, che tra l’altro si chiama Kintano, deve solo accompagnarti alla festa e poi potete prendere ognuno le vostre strade.

Mi mordo un labbro... accidenti che figuraccia che ho fatto.

- Devi scusarla Kintano,- fa Rei mentre il suo fidanzato l’aiuta a mettersi la giacca – Usagi é un po’ strana.

Questo ragazzo taciturno fa un sorriso di cortesia e mi pone il braccio, gli sorrido mormorando un “scusami tanto” e ci avviamo al luogo della festa.

 

*MAMORU*

 

Mi controllo un’ultima volta il nodo della cravatta nello specchietto retrovisore, sono un disastro con questa cosa... solitamente era Usagi che me lo sistemava.

So già che é venuto un orrore ma non riesco a fare di meglio, mi devo accontentare.

Esco dalla macchina e mi dirigo all’Hotel Plaza dove Makoto e Motoki hanno prenotato la Sala Smeraldo per la loro festa di fidanzamento.

Sono stati velocissimi e sono certo, conoscendo quei due, che la festa sarà molto bella.

Mentre mi avvicino all’albergo ripenso al mio piano, anzi alla mia tattica d’avvicinamento di Usagi.

Una domanda stupida, un commento acido e tutto ritorna come prima ne sono certo!

Sì, questa sera io e Usagi faremo pace... me lo sento...

Entro nella hall e l’addetto al ricevimento mi indica il salone dove si terrà la festa, percorro il corridoio ed entro.

La sala é molto grande, può contenere un centinaio di persone e io so per certo che nessuno dei due voleva cento persone per questa festa, c’é un tavolo da buffet in fondo a destra, una piccola orchestra che suona, qualche invitato é già arrivato e si sono sistemati in cerchio attorno alla coppietta felice che parlano tenendosi affettuosamente per mano.

Accidenti... li invidio.

- Ecco qui il mio testimone! – mi saluta così Motoki con un’espressione veramente raggiante sul volto, giuro non l’ho mai visto così felice.

Se fa così ora mi immagino al suo matrimonio!

- Ciao Motoki... che bella sala.

- Bella vero?- fa lui guardandosi attorno un attimo – Per la mia Makoto solo il meglio!

- Stai attento o rischi di viziarla quella ragazza. – ammicco io con un sorriso.

Ridacchia divertito e scuote il capo.

- No, non Makoto, ha i piedi ben saldati a terra. E’ questo quello che mi ha colpito subito... senti un po’...- mi mette un braccio attorno al collo e si avvicina al mio orecchio – hai intenzione di non parlare con Usagi neppure stasera? Makoto mi ammazza se non le dico che tenterai di parlarci.

- Non ti preoccupare... puoi pure rassicurare la tua fidanzata, tenterò di parlare con lei stasera.

Lui sorride, libera il mio collo e mi da una pacca sulla spalla.

- Ecco! Questo é il Mamoru che conosco io!

In quel preciso istante la futura sposa corre verso l’entrata.

- Siete in ritardo!

- Wow ma questa sala é enorme! – Minako urla come al suo solito ma sono felice, perché se c’é lei vuol dire...

... un attimo... e quello chi diavolo è?

Chi é quello spilungone che tiene Usagi, la mia Usagi, a braccetto?

Sento Motoki che sbuffa al mio fianco.

- Come non detto.

- Chi é quello? – gli chiedo incapace di spostare lo sguardo altrove.

- Si chiama Kintano, il cugino di Makoto. Ha la sua stessa età.. fa il fotografo.

Un fotografo... Usagi ha acconsentito di uscire con un parente di Makoto!

Sento la mano del mio amico posarsi sulla mia spalla.

- Non fare cazzate Mamoru... non il giorno del mio fidanzamento.

Ma la sua voce è lontana anni luce... vedo solo Usagi e quel Kintano.

Voglio tornare a casa.

 

*USAGI*

 

Minako ha ragione la sala é veramente grande e splendidamente sistemata per l’occasione.

L’orchestra sta suonando una melodia bassa, la gente parla e si diverte, i drappi alle pareti e le tovaglie sono color panna, il preferito di Makoto, sui tavolini ci sono dei fiori di campagna rossi, la luce non é fortissima creando un’atmosfera magica.

Kintano mi aiuta a togliere il cappotto, é un bravo ragazzo ed é anche simpatico ma io devo assolutamente trovare Mamoru.

Lo trovo subito a dire il vero, in piedi accanto a Motoki: mi sta fissando, anzi no... fissa Kintano.

Non capisco... non crederà che sia venuta con lui?

Faccio un passo per andare a parlargli ma lui si volta se ne ve verso il primo tavolo libero.

Fisso Motoki che alza lievemente le spalle e lo segue.

- Andiamo a sederci?- mi fa Kintano indicandomi un tavolo dove sono sedute anche le mie amiche con i fidanzati.

- Kintano tu sai che questo non é un appuntamento vero?- gli chiedo per avere delle conferme, non vorrei che si montasse la testa.

- Ah...- dice lui sospirando – sì... beh... Makoto mi ha detto che eri sola.

- Sì, ma vedi sto attraversando un periodo difficile... non voglio altre complicazioni. Voglio che sia chiaro che questo non é un appuntamento.

- Come vuoi Usagi, però nessuno ci vieta di stare allo stesso tavolo. – mi dice semplicemente affossando le mani nelle tasche dei pantaloni blu notte.

- No, assolutamente. – sorrido di rimando.

Mi porge il braccio, mi mordo un labbro e mi volto a guardare Mamoru... volevo parlare con lui... il mio amico sta fissando ostinatamente l’orchestra che suona con un in mano un bicchiere di brandy, Motoki gli sta parando ma non sembra che le sue parole gli facciano effetto.

E’ arrabbiato... ma perché?

Perché quel ragazzo é così complesso?

- Sì, - mormoro mortificata – andiamo.

 

*MAMORU*

 

E’ venuta con un altro.

Non ci posso credere... ero convinto che avrei potuto parlare di nuovo con lei e invece... arriva questo pel di carota e mi rovina la scena.

Sono geloso... sì, sono geloso... Usagi doveva venire a questa festa con me, non con quello!

- Parla con lei! – mi dice Motoki per la millesima volta.

- No. – rispondo io per la millesima volta.

No, non voglio parlarci.. e se mi dice che è il suo nuovo fidanzato?

No, non potrei sopportarlo.

La serata é continuata malissimo, ho fissato questa orchestra per non so quanto tempo, conosco ogni centimetro del viso del chitarrista.

Se continuo a fissarlo crederà che sono gay.

Ogni tanto mi volto verso Usagi, sembra tranquilla, ride, parla... ha ballato anche con quel Kintano.

E io sono qui seduto.

Sono qui seduto e sono geloso.

Si sono avvicinate due ragazze, due amiche di Motoki, sicuramente sono venute qua su sua richiesta. Abbiamo parlato, abbiamo ballato un paio di volte e poi mi hanno dato i numeri di telefono e se ne sono andate.

Non le chiamerò.

Mi volto ancora verso il tavolo delle ragazze: Usagi e il fotografo non ci sono più.

Il mio stomaco va in subbuglio.

E la mia gelosia aumenta.

Dove sono? Perché sono spariti a metà festa?

Mi guardo attorno ma non li vedo, non stanno neppure ballando, ma c’é Minako in pista con Sam.

Mi alzo deciso e cammino verso di loro, picchietto sulla spalla del ragazzo e gli chiedo se può concedermi la dama per qualche istante.

- Che vuoi?- mi chiede in malo modo lei – Stavo ballando con il mio ragazzo.

- Scusami... voglio sapere qualcosa di quel Kintano e perché è qui con Usagi.

Il sorriso vittorioso sul viso di Minako non potrebbe esser più grande.

- Allora ho ragione io... tu sei geloso.

- No, - rispondo immediatamente - ma quel tipo non mi piace.

- Neppure ad Usagi se per questo. - mi risponde lei con un’alzata di spalle – Non sono qui insieme, Kintano non consoce nessuno e Makoto ci ha chiesto se potevamo fargli compagnia. Visto che Usagi é sola si sono messi in coppia ma, credimi, Usagi non pensa neppure lontanamente a lui.

Mi sento sollevato... mi sento molto più libero... molto più lucido... la gelosia é quasi sparita.

- Dov’é Usagi?

- E’ andata in bagno.

 

*USAGI*

 

Ma é un labirinto questo, ci ho messo mezz’ora per trovare il bagno e ora non riesco più a trovare il Salone.

Maledizione!

Sono già entrata in due stanze vuote e, ora, mi trovo al punto di partenza.

Mi appoggio ad una porta per riposarmi un attimo, sono proprio una frana.

La porta si apre e sto per cadere quando qualcuno mi afferra al volo.

Alzo lo sguardo per ringraziare il mio salvatore: é Kintano.

- Grazie Kintano, - mormorò imbarazzata – se non ci fossi stato tu sarei caduta. Sono così goffa a volte.

Il cugino di Makoto mi aiuta ad alzarmi, sto per andarmene ma lui continua a stringere il braccio.

- Lasciami. – ordino con un tono che non ammette repliche.

- No. – risponde lui freddo e con una luce strana negl’occhi chiari – Io sono qui per te e tu cosa fai? Mi dai il ben servito? Piccola devi capire che certe azioni non possono passare impunite.

L’odore dell’alcool quasi mi stordisce, Kintano é ubriaco marcio ma non mi sembrava che avesse bevuto così tanto.

- Sei ubriaco Kintano, non sai quello che dici! – gli dico cercando di liberarmi ma lui aumenta la stretta, ora fa male... domani avrò un bel livido.

Con uno strattone mi butta contro il muro, il colpo é forte... mi fa gemere dal dolore ma non gli darò mai la soddisfazione di vedermi piangere.

Sembra che questa situazione lo ecciti ancora di più, si passa la lingua sulle labbra e mi guarda in modo viscido.

- Con quel vestito sei troppo eccitante..- mormora scagliandosi su di me – non puoi pretendere che qualcuno stia solo a guardare se ti vesti così.

- Lasciami!- ora sto urlando e sono anche spaventata, questo qui é molto più forte di me e sono bloccata contro il muro mentre questa viscida serpe sta alzando la gonna del mio vestito.

La porta della stanza si apre con un botto, una figura nera si scaglia contro Kintano e inizia a prenderlo a pugni. 

E’ Mamoru. 

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Capitolo 12
*** Ci siamo solo noi ***


 

*MAMORU*

 

Ero in corridoio quando ho sentito Usagi gridare.

Ho spalancato la porta e l’ho vista bloccata al muro da quel porco che cercava di alzarle il vestito.

Tutto é avvenuto in pochi istanti, prima ero incredulo di fronte a quello che stavo vedendo, poi l’incredulità si é trasformata in puro disgusto verso quel pervertito, poi in rabbia, ira e accecante vendetta.

Mi sono scagliato su di lui come una furia, con una spallata l’ho buttato a terra e abbiamo iniziato a picchiarci.

Ora siamo qui sul pavimento, mi ha colpito ad un occhio ma il credo di avergli rotto il naso.

Sento Usagi che mi urla di fermarmi ma non le do retta, questo bastardo ha provato a toccare Usagi, la mia Usagi!

Me la pagherà!

- Mamoru basta! Lo ammazzi così!

Sì... lo ammazzo... é una buona soluzione!

Sento dei passi, qualcuno che urla e poi qualcuno mi afferra e mi leva dalle mani il fotografo.

- Mamoru ma sei cretino? – urla Motoki incredulo, credo che non mi abbia mai visto così arrabbiato – Ti avevo chiesto di non fare stronzate e tu cosa fai? Pesti il cugino di Makoto?

Non riesco a rispondere, mi manca l’aria, quello stronzo mi ha tirato all’ultimo un pugno allo stomaco... credo che tra poco vomitò il brandy.

Mi pulisco il sangue che mi esce dalla bocca e continuo a fissare quel pezzo di merda, seduto sul pavimento, con il viso tra le mani mentre cerca di fermare il sangue dal naso rotto.

- Mamoru io non posso credere che...

- Lascialo stare!- tutti ci voltiamo, Usagi é ancora appoggiata al muro, trema come una foglia e guarda Motoki con occhi di fuoco – Mamoru mi stava solo proteggendo... Kintano é ubriaco, mi ha portato qua dentro e mi ha messo le mani addosso. – serra i pugni e io mi sento morire dentro – Se non fosse arrivato Mamoru... lui..

- CHE COSA?- quest’urlo viene da Makoto che, con due enormi falcate, raggiunge il cugino ancora ubriaco a terra – Tu brutto, sporco, lurido, schifoso animale! Come hai potuto mettere le mani addosso ad una mia amica?

- Bi ha robbo il baso! – borbotta lui con le lacrime agli occhi.

- E ritieniti fortunato se io non ti rompo una gamba!- lo afferra per un orecchio e lo tira su.

- Il baso… il baso…- mugugna lui continuando a tenersi il viso tra le mani.

- Ora tu vieni con me, idiota. – gli dice Makoto arrabbiata – Farai le tue scuse ad Usagi e  poi vedi di correre lontano da qui il più velocemente possibile, o ti giuro che ti mando a casa a pedate del sedere. – si volta verso di me e fa un lieve sorriso – A lui ci penso io ora… scusatelo, non regge molto bene l’alcool, non accadrà mai più.

- L’importante é averlo fermato in tempo. – risponde per me Motoki stringendomi una spalla – Scusa se ti ho aggredito. – fa con voce più bassa in modo che possa sentirlo solo io – Ma, per un attimo, ho pensato che stavi picchiando Kintano solo perché era venuto qui con Usagi.

- Hai una considerazione troppo bassa di me. – cerco di sorridere ma la stanza inizia a girare pericolosamente.. sto per vomitare... Motoki mi sostiene e sorride comprensivo – Sei ridotto male anche tu... andiamo in bagno.

Lancio un’ultima occhiata ad Usagi, é ancora in piedi, mi fissa mentre le sue amiche continuano a farle delle domande, domande a cui non da mai risposta. Vorrei tanto stare qui a consolarla ma devo correre in bagno... passiamo accanto a Kintano, prima di andarmene del tutto mi fermo e lo fisso in malo modo, i suoi occhi chiari si alzano e incrociano subito i miei, non c’é paura in quello sguardo offuscato dall’alcool, mi chiedo se sia molto coraggioso o solo molto stupido.

- Se osi anche solo pensare a lei giuro che ti do tante di quelle botte che perfino tua madre stenterà a riconoscerti. – mormoro a denti stretti.

La sua arroganza sparisce all’istante, vedo una scintilla di paura prima che abbassi del tutto lo sguardo.

No, non é coraggioso é solo uno stupido che beve troppo.

- Andiamo. – fa Motoki spingendomi verso il bagno.

 

*USAGI*

 

E’ venuto in mio soccorso.

Proprio come un principe azzurro.

Motoki lo trascina in bagno, so che lui non vuole andarsene, che vuole restare con me ma sta male, quel bastardo l’ha colpito duramente allo stomaco.

Mamoru…

Makoto porta via Kintano continuando a scusarsi per suo cugino, io non le do neppure retta, so che non è colpa sua e non sono arrabbiata… non con lei almeno.

Continuo a guardati mentre esci.. il mio cuore ora è solo tuo Mamoru, come ho potuto lasciarti andare in questo modo? Come ho potuto decidere di separarci? Sono stata male… sono stata tanto male, e solo ora capisco che anche tu hai sofferto.

Le altre mi parlano ma le loro voci sono così lontane… quasi inesistenti.

Prendo quel briciolo di autocontrollo che mi è rimasto, afferro il mio coraggio con entrambe le mani e ti seguo.

 

*MAMORU*

 

- Accidenti…- mormoro mentre sciacquo la mano sotto l’acqua gelata.

Motoki è andato a vedere se riesce a trovare del ghiaccio per l’occhio e per la mia mano.

Spero di non essermi rotto nulla mentre pestavo quel tipo.

Ma per proteggere Usagi mi romperei tutte le ossa del corpo.

Fisso la mia mano rossa ed escoriata sotto il rubinetto, mi fa un male cane ma non mi importa, tu sei al sicuro e questo mi basta.

Mi abbasso verso l’acqua per risciacquarmi la bocca dal sapore del sangue, sputo l’acqua nel rubinetto e alzo la testa.

Ti vedo attraverso lo specchio.

Ferma ed immobile alla porta che mi fissi.

Vedo mille emozioni nei tuoi occhi.

Tremi ancora, sei scossa eppure sei qui da me.

Mi volto cercando d’assumere l’espressione più sicura che mi riesce.

- Usagi… è il bagno degli uomini.

Fai un lieve sorriso e ti avvicini a me.

Chiudo l’acqua e mi tampono la mano ferita con un asciugamano.

Ora sei proprio davanti a me.

Stai tremando.

- Usagi…

Non finisco la frase che tu mi salti al collo e scoppi a piangere.

- Mamoru! – singhiozzi al mio petto – Grazie…

Resto impietrito per qualche secondo, poi ti stringo mentre sento le lacrime pizzicare agli angoli dei miei occhi. Ti stringo forte, spero di non farti male, ma voglio sentirti vicino… voglio solo che questo istante non finisca mai.

- Stai calma Usagi… ci sono io ora.. ti proteggo io.

I tuoi singhiozzi diminuiscono appena, continuiamo a stare abbracciati… dio Usagi quanto mi sei mancata!

- Mi dispiace..- mormori continuando a tenere il viso premuto sul mio petto – mi dispiace tanto… mi sei mancato Mamoru. Mi sei mancato tantissimo.

Il mio cuore si è fermato ne sono certo.

- Anche tu mi sei mancata Usagi… non puoi immaginare quanto.

Mi guardi e sorridi felice.

Dio sei bellissima.

Ti asciugo le lacrime con il pollice e sorrido a mia volta, ora so quello che sei per me Usagi.

Ora so cosa voglio.

Voglio solo te.

- Portami via..- mi mormori – portami via… ti prego.

Annuisco e stringo ancora una volta.

Motoki entra in quel momento in bagno, ci vede abbracciati e sorride, lo vedo uscire.

- Makoto non ti preoccupare. – urla in corridoio – Sono in bagno… stanno molto bene.

 

*USAGI*

 

Apri la porta del tuo appartamento e mi fai entrare.

Non volevo più stare lì, in mezzo a tutta quella gente che mi guardava con compassione.

Voglio solo stare con te, farmi coccolare, voglio curare le tue ferite, voglio solo stare con te Mamoru.

Voglio amarti… anzi… credo che forse già ti amo Mamoru.

Quando ti ho visto in quel bagno, così forte e fragile nello stesso tempo mi sono sentita male.

Non potrei sopportare di vederti ancora soffrire, non posso più ignorare quello che sento quando sono con te, no… basta con le bugie.

Appoggio la borsa e il cappotto sul divano e mi tolgo le scarpe, ti fisso mentre disfi quel nodo orrendo della cravatta e slacci i primi due bottoni della camicia.

Non abbiamo ancora parlato, ma non servono le parole a noi… parliamo anche solo con lo sguardo.

Ti togli la giacca e l’appendi sull’appendiabiti, ti passi una mano tra i capelli scompigliandoli leggermente.

Adoro quella mossa… ti da quell’aria lievemente trasandata che ti dona moltissimo, ti rende così sexy… forse tu non te ne accorgi neppure di quanto sei bello in questo preciso istante.

Il mio sguardo si ferma su ogni centimetro del tuo corpo, come se non lo vedesse da anni, poi mi soffermo sulla mano escoriata.

E’ tutta rossa, hai le nocche spellate, qualche macchiolina di sangue che non è ancora rappreso luccica sotto la luce della lampada e sta iniziando a gonfiarsi.

Deve fare un gran male. 

- Vado a prenderti del ghiaccio per quella mano. – ti dico decisa dirigendomi verso la cucina.

Senza neppure accendere la luce, entro in cucina e mi dirigo al freezer.

Sento le tue mani sulla mia vita, mi fai voltare e mi stringi.

- Non voglio più perderti Usako… mai più… mi sei mancata troppo.

Usako… mi ha chiamato proprio Usako… non l’avevi mai fatto, è così dolce sulle tue labbra… ti accarezzo i capelli neri e sorrido felice.

- Non mi perderai Mamo-chan… io resterò sempre qui al tuo fianco.

Ti allontani leggermente continuano a tenermi tra le tue braccia.

- Devo fare una cosa Usako… devo capire…

Resto un attimo sorpresa quando le tue labbra prendono con un guizzo le mie… resto ferma… immobile… mi stai baciando.

Mi stai baciando veramente.

E il mio cervello non ragiona più.

Circondo il tuo collo con le mie braccia e inizio a ricambiare il tuo bacio.

Un bacio delicato, leggero e poi la tua lingua mi chiede di esplorare la mia bocca e io non mi tiro indietro.

Stiamo facendo la cosa giusta?

Non lo so… so solo che non voglio separarmi da te.

So solo che ti amo Mamoru.

Ti amo tanto… e non l’avevo mai capito, che sciocca vero?

Mi sospingi delicatamente verso il tavolo, senza neppure rendermene conto mi ritrovo seduta sul piano, la tua mano scivola sulla mia gamba e risale lungo la pelle.

- Sei bellissima…- mormori sulle mie labbra quando ci stacchiamo per riprendere fiato.

Sorrido e mi rendo conto solo ora che le mie mani si sono mosse in automatico e ti hanno slacciato la camicia.

Poso una mano sul tuo torace nudo, all’altezza del cuore, batte fortissimo… sorrido e poggio la nuca, sospiri e mi accarezzi la testa.

- Batte forte…- mormoro forse più a me stessa che a te.

- Batte così solo quando ci sei tu.

Alzo e il viso e ti sfioro ancora le labbra.

- Adulatore.

Ridacchi e riprendi a baciarmi con ardore.

Ora ci sono solo le tue labbra… non conta nient’altro.

Spero di non aver ripensamenti domani, con il sorgere del sole.

Ma non ci voglio pensare ora… ci penserò domani.

Ora ci sono solo le tue labbra.

 

*MAMORU*

 

Ti stringo forte a me nel letto, mi piace il tuo profumo.

Il tuo profumo di vaniglia misto al mio dopobarba, mi piace tantissimo… mi manda in estasi, non avevo mai sentito un profumo del genere. 

Sospiri mentre accarezzi piano il mio torace, non parliamo… c’è solo il rumore dei nostri respiri nell’aria, ci siamo solo noi.

Mi sento bene.

Mi sento completo.

Mi sento vivo.

Vorrei restare così per sempre, solo io e te, nel letto stanchi e felici, nessun pensiero, nessun ripensamento, nessuna paura.

Solo noi due.

Ti amo Usagi… sì, credo che ora posso dirlo con assoluta certezza.

Io amo Usagi Tsukino.

Ti guardo, pronto per dirtelo ma tu ti sei addormentata, vinta dalla stanchezza di questa notte piena di sorprese.

Non importa amore mio… avrò tutta la vita per ripeterti quanto ti amo.

Ti copro meglio con il lenzuolo e poi mi lancio tra le braccia di Morfeo.

L’ultima cosa che ricordo è il tuo profumo.

 

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Capitolo 13
*** Buon San Valentino ***


 

*USAGI*

 

Apro gli occhi e sento due braccia forti che mi stringono, sorrido ricordando immediatamente quello che è successo in questa notte magica.

Sorrido al pensiero che voglio solo te nella mia vita Mamoru.

Alzo appena lo sguardo giusto per vedere l’ora.

E’ tardi, devo andare al lavoro e prima devo passare a casa a cambiarmi.

Vorrei salutarti come si deve, vorrei darti un bacio, vorrei abbracciarti ma dormi così tranquillamente che mi manca il coraggio di svegliarti.

Sembri un tenero bambino, ti sposto una ciocca di capelli dal viso e ti sfioro le labbra, senza far rumore scivolo via dal letto, raccatto i miei vestiti da terra e ti lascio un biglietto.

Esco dal palazzo e l’aria fredda della mattina mi accoglie, eppure non sento il freddo… sento ancora le tue braccia che mi stringono, sento ancora il tuo profumo, il tuo sapore sulle mie labbra. Mi avvolgo la sciarpa attorno al collo, alzo il colletto del cappotto e fermo il primo taxi che trovo in strada.

Cercando di fare il meno rumore possibile entro in casa, non accendo la luce, non voglio svegliare le altre, loro si sono prese una giornata di ferie, io non ho potuto e mi tocca scappare al museo a sistemare qualche reperto antico.

Poggio la borsa sul tavolo all’entrata e vado in cucina e prendere un bicchiere d’acqua, inciampo in quelle che mi sembrano le scarpe eleganti di Minako e impreco sotto voce.

Apro il frigorifero e prendo la bottiglia d’acqua.

La luce si accende.

- Chi diavolo sei? – urla una voce maschile.

Mi sporgo di lato, ancora attaccata alla bottiglia a bere.

Sam è davanti a me, nudo come un verme e tiene in alto una ciabatta.

Poso la bottiglia e richiudo il frigo.

- Ringrazia il cielo che non sono un ladro Sam..- mormoro cercando di non scoppiare a ridere – avresti fatto poco con una ciabatta.

Il ragazzo della mia amica si rende conto che non sono un ladro, apre la bocca per parlare ma si accorge che è completamente nudo davanti ai miei occhi e si copre  con la ciabatta che ha in mano.

- Usagi io… oddio…- diventa rosso come un peperone – mi dispiace… ho sentito un rumore… sono le sei… io..

- Lascia perdere Sam. – gli dico – Non ho poi visto molto.

Diventa ancora più rosso e io ridacchio prendendo una ciotola e la scatola dei cereali.

Arriva Minako di corsa, indossa la camicia del suo fidanzato che le arriva quasi fino alle ginocchia.

- Sam! – fa porgendogli le mutande che lui si affretta ad indossare – Sei nudo!

- Me ne sono accorta. – rido prendendo il latte e versandolo nei cereali.

- Usagi sei tu! – fa lei incredula – Come stai?- mi chiede subito apprensiva.

- Sto bene. – le rispondo con un sorriso ed è la pura verità – Vado a fare colazione in camera mia, voi due cercate di non fare stranezze in mia presenza!

 

*MINAKO*

 

Sta cantando… oddio… se ne va canticchiando!

Questa non è la solita Usagi!

E’ successo qualcosa… oooh sì… è successo qualcosa di bello! 

Quando non l’abbiamo vista rientrare abbiamo subito pensato che avrebbe dormito da Mamoru, sapevamo che voleva restare con lui, sapevamo che lui era l’unico che poteva calmarla.

Quanto Mootki ci ha raccontato quello che ha visto in bagno noi quattro ci siamo subito guardate sperando che questa sia la volta buona.

E, a quanto sembra, è così!

Sam si avvicina a me… povero indossa solo un paio di mutande e deve aver un freddo cane.

- Sei sicura che quella sia Usagi?- mormora il mio orecchio, è realmente stupito.

Lui ha sempre visto un’Usagi musona e acida.

- Non è che le hanno fatto il lavaggio del cervello? Magari l’hanno rapita gli alieni.

- Stai tranquillo Sam. – rispondo fissando il corridoio dove la mia amica è sparita – Usagi sta benissimo… è solo innamorata.

 

*MAMORU*

 

Mamma che dormita.. non ricordavo un sonno così pesante dai tempi dell’università quando andavo alle feste il Sabato sera e tornavo a casa ubriaco.

Apro stancamente gli occhi, vorrei dormire ancora un poco ma la sveglia mi dice che sono già le undici e mezzo e, di conseguenza, mi conviene muovermi.

Mi alzo dal letto e rabbrividisco nel momento in cui i miei piedi nudi entrano in contatto con il pavimento gelato.

La casa é silenziosa, non c’é traccia di Usagi da nessuna parte, probabilmente é uscita.

Vuoi vedere che si é già pentita di quello che abbiamo fatto?

Sospiro mentre prendo la caraffa con il caffè e me ne verso una dose da cavallo. Mi metto a sedere sulla sedia ripensando a quello che é successo... sorrido mentre ripenso quanto fosse belle Usagi mentre dormiva tranquillamente.

Il telefono suona ma non ho assolutamente voglia di rispondere.

- Sei l’uomo più pigro che conosco!- urla la voce di Usagi dall’altra parte appena dopo che la suoneria ha fatto partire il bit – Sono le undici e mezza! Dove diavolo sei? Ancora a letto? Spero per te che sei solo altrimenti ti faccio vedere io...

- Sei gelosa?- rispondo con un sorriso alzando la cornetta all’improvviso.

- Sì. – ribatti serenamente dall’altra parte – Sono molto gelosa... stai attento...

- Me ne ricorderò.

Stiamo un attimo in silenzio, fisso la parete bianca davanti a me: entrambi stiamo rielaborando la nostra situazione.

- Sei libero a pranzo? – mi chiedi interrompendo quel silenzio che stava diventando quasi imbarazzante.

- Sì.

- Possiamo vederci... forse dovremmo parlare.

- Sì, forse è meglio.

- Al parco tra un’ora?

- Va bene Usako... ci vediamo là.

Un sospiro scappa dalle tue labbra prima che riagganci.

La tua voce mi sembrava strana... piccola Usako... ti prego non dirmi che ti penti di quello che abbiamo fatto.

Torno in cucina e poso la tazza nel lavello... mi appoggio al bancone e lancio uno sguardo al calendario: 14 Febbraio, San Valentino.

Sorrido come uno scemo: entrambi vi abbiamo disegnati tanti piccoli scheletri e ragnetti, un modo macabro per festeggiare una festa che pensavamo fosse per stupida gente fanatica.

Ora pure io sono uno stupido, sentimentalista e fanatico.

Motoki mi sfotterà a vita... e Minako farà la danza del Te l’avevo detto per almeno un mese!

Ma non importa... perché so cosa fare ora. Corro in camera e mi vesto... un’ora passa velocemente e ho qualche commissione prima di vederti mia piccola Usako.

 

*USAGI*

 

La papere mangiano mai sazie delle piccole briciole di pane che butto in acqua.

A febbraio non dovrebbero esserci le papere nel lago invece queste restano qui tutto l’anno e io, per tutto l’anno, almeno una volta a settimana vengo qui con un pacchetto di cracker e li sbriciolo nell’acqua osservandole mangiare.

Mi é sempre piaciuto dare da magiare alle papere... non so perché, mi fanno sorridere... quando ho un problema penso sempre allo loro vita semplice.

Se rinasco voglio esser una papera.

Finisco di sbriciolare i cracker e butto nell’acqua le ultime briciole, i pennuti mangiano gli ultimi bocconi e mi guardano come se ne volessero ancora.

- Mi dispiace belle paperette... non ne ho più.

Non faccio in tempo a finire la frase che qualcuno mi sventola davanti agli occhi un pacchetto nuovo di cracker.

Non c’é bisogno di chiedere chi sia... solo una persona può fare questo.

 

*MAMORU*

 

Apri il pacchetto e con cura inizi a romperli buttandoli nell’acqua scura del laghetto.

Ancora una volta restiamo in silenzio, stiamo valutando la situazione, ci stiamo analizzando, voglio che sia tu a parlare per prima.

Quando anche questi cracker finiscono, ti pulisci le mani e ti appoggi alla ringhiera di ferro battuto.

- Morbillo. – dici dopo qualche istante di silenzio.

- Come?

- Morbillo... – ripeti voltandosi verso di me – io avevo quindici anni e tu diciotto, abbiamo preso da Joshua, il bambino che viveva accanto a te. Gli facevo da baby-sitter i Sabati sera e tu ci facevi compagnia. Anche se vaccinati abbiamo preso lo stesso la malattia. I nostri genitori hanno pensato che, stando insieme, non avremmo contagiato anche loro. I tuoi si sono trasferiti dai miei e abbiamo vissuto nella stessa casa per quindici giorni. E’ da quel periodo che abbiamo iniziato a dormire nello stesso letto.

E’ vero... me ne ero dimenticato.

Abbiamo passato quindici giorni a curarci a vicenda con i nostri genitori che stavano lontano da noi per paura di infettarsi.

- Beh... devo trovare questo Joshua e ringraziarlo.

Sorridi e appoggi la testa sul mio torace, e le mie paure spariscono all’istante... so che non hai ripensamenti per quello che ci è successo.

- Ora tutto sarà diverso vero?- mormori con lo sguardo perso verso l’acqua.

- Perché? Noi siamo sempre gli stessi. – ti rispondo iniziando ad accarezzarti la schiena.

Ridacchi leggermente e mi guardi.

- Minako starà urlando a tutte che aveva ragione.

- Lo so. – ti sorrido di rimando accarezzandoti una guancia.

- La smetterai con le bambole siliconate?

- Ci sei solo tu Usako... solo tu...

 

*USAGI*

 

Sento che sto per piangere... come può un uomo così fantastico innamorarsi di me? Come può esser vero?

Cos’ho fatto per meritare un tale tesoro?

- Credo di amarti Mamo-Chan. – te lo dico, non posso più attendere... ho paura della tua risposta ma io non posso più trattenerlo.

Ti amo e tu devi saperlo.

Sorridi e appoggi la tua fronte sulla mia.

- Anch’io credo di amarti tanto piccola Usako.

Avvicini le mie labbra alle tue e mi dai un tenero bacio, quando ci separiamo sorrido e assumo l’aria della ragazza offesa.

- Sei un pessimo fidanzato Mamoru! – ti dico voltandomi dall’altra parte.

- E perché mai? – mi chiedi con un lieve sorriso sulle labbra, hai capito che sto solo giocando.

- Perché mi avresti portato un dono... uno vero e non un pacchetto di cracker.

In realtà non mi interessa un fico secco del dono, sei tu il mio regalo... solo tu amore mio.

Mi abbracci alle spalle e nella tua mano destra vedo una rosa rossa.

- Ci avevo già pensato. – mormori al mio orecchio – Perdonami se è poco ma non ho potuto fare di meglio, ti prometto che rimedierò presto. Buon San Valentino Usagi.

Mi volto e ti stringo forte:

- Buon San Valentino Mamoru.

 

FINE

 

E’ finita!

Sono commossa per i calorosi commenti che ho ricevuto... ho superato i 100 anche questa volta e vi ringrazio! Sono tutta rossa e sono molto molto molto ma molto felice! ^___^

Ora che questa fic é finita posso concentrarmi totalmente all’altra... il prossimo cap é quasi completato quindi, se tutto va per il verso giusto, probabilmente riuscirò a posarlo in giornata!

Ora un bacio enorme a:

-          Kiry

-          Dolce Bunny

-          Sissy

-          Honey

-          Luchina nanami

-          Umi

-          Xstellaluna

-          Sailormoon81

-          Hataru’91

-          Gingi

-          Miki90

-          Vale

-          Reppy

-          Dragon85

-          Chiara

-          Ada

-          Usagi89

-          Lore

-          Aleberyl90

-          Ran91

 

Ringrazio anche tutti voi che avete letto senza lasciare il commento (e come dico sempre uno sforzetto in più no? ^^”)

Spero vivamente che continuiate a leggere le mie fic e che continuerete a commentarle.

Ci vediamo alla prossima!

Un bacio

Elena

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