Solo tristezza

di AliceIsola
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo1 ***
Capitolo 2: *** capitolo2 ***
Capitolo 3: *** capitolo3 ***
Capitolo 4: *** capitolo4 ***
Capitolo 5: *** capitolo5 ***



Capitolo 1
*** capitolo1 ***


Dovrebbe essere una one-

Dovrebbe essere una one-shot ma chissà... siate clementi vi prego perchè è la prima che scrivo! L'argomento è abbastanza delicato ...

SOLO TRISTEZZA
Freddo, sempre troppo freddo, qualunque cosa facesse, in qualunque luogo si trovasse sempre freddo. Ma non qualcosa di normale, una sensazione di malessere continuo, che andava ben oltre la percezione fisica di una temperatura troppo bassa per un corpo umano. Sempre così, in ogni situazione. Era sempre intirizzito, debole e stanco, sempre di più, ogni giorno che passava. Persino studiare, l'unica sua gioia, l'unica sua fonte di vita era diventato troppo faticoso. Eppure si ostinava a trascorrere tutto il tempo libero chino sui libri in biblioteca, senza preoccuparsi dell' orario, anzi soprattutto senza preoccuparsi dell' orario. Tre volte al giorno il suo cuore per un secondo cessava di battere, poi però riavutosi dallo spavento,riprendeva il suo battito normale.
Ore 7.00, l' esile figura camminava lentamente per il corridoio, dal dormitorio di Serpeverde, l' aula di trasfigurazioni appariva piu lontana di un luogo fantastico, eppure doveva farcela, l'importante era concentrarsi, raccogliere insieme le poche forze che ancora gli restavano e camminare, piano , lentamente, cercando di non crollare sotto il peso della borsa carica di libri che ogni mattina portava a tracolla. Pesante, era questa la parola giusta, pesante, troppo pesante, insopportabile! ''Non cela faccio'' sussurrò appena ,tra sè, il ragazzo, poggiando la cartella a terra e accasciandosi contro la parete. Per fortuna a quell'ora gli altri studenti erano ancora a colazione, non avrebbe sopportato di essere visto in quelle condizioni dagli altri, aveva già abbastanza problemi ad evitare le offese e gli scherzi che la maggior parte dei ragazzi (quelli della sua casa tutt'altro che esclusi) normalmente gli facevano, figuriamoci che gli avrebbero fatto se lo avessero visto così.
Un sospiro, fece appello più che alle su forze, al suo orgoglio , e riprese a camminare, pochi metri, fino alla scala del primo piano, doveva farcela, ''per fortuna che non ho divinazione!'' continuava a ripetersi nella mente per incoraggiarsi ''avrei dovuto farne cinque di rampe di scale!'' Un sorriso delicato gli comparve sulle labbra pallide, qualcosa di molto raro per quel ragazzo che non sorrideva mai, '' un ultimo sforzo!''
Le scale , chiuse gli occhi un attimo , poi più nell'incoscienza che consapevolmente iniziò a salire i gradini, ogni passo era dolore, i muscoli delle gambe sembravano non tenerlo in piedi , eppure dopo cinquantasei scalini, e tutti gli appunti dell'ultima settimana ripetuti nella mente , la porta dell' aula era lì davanti ai suoi occhi.
La porta era chiusa, probabilmente la professoresa Mc Granitt non era ancora arrivata,
così quasi meccanicamente aprì la borsa e tirò fuori un quaderno di appunti, con l'evidente intenzione di ripassare la lezione.
Gli occhi neri si volsero lentamente sulla minuta eprecisisima scrittura che ricopriva il quaderno, senza però leggere nulla, era stanco , un lieve capogiro lo costrinse ad appoggiars alla parete, era stanco , debole e stanco per la precisione, già percheè lui era sempre preciso, sempre perfetto in ogni cosa che faceva, qualunque cosa accadesse, qualunque cosa gli altri dicessero, qualunque cosa pensassero di lui...soprattutto quest'ultima riflessione lo fece sentire ancora peggio, un'altro debole sorriso gli illuminò il viso scavato, come aveva fatto a ridursi così? Ed erano solo al primo mese di scuola. Strano, quasi inconsciamente si ritrovò a pensare a come era arrivato a quel punto così miserabile, ma non riusciva a trovare una vera e propria causa scatenante, niente di davvero ecclatante, niente di diverso dagli anni scorsi, eppure ora si sentiva così...vuoto ,debole. senza vita.
Era arrivato a scuola, già quel 1° Settembre con quel carico di malinconia addosso, un pò per l'anno trascorso, tutt'altro che felice , (grazie sprattutto a quattro meravigliose persone), e per le vacanze ancora peggiori a casa, tanto da fargli sospirare il ritorno a scuola come una liberazione. Al confronto con casa sua, Howgards e i Malandrini, parevano il luogo più vicino al paradiso che il suo cuore potesse immaginare. Ma più si sforzava, più non gli veniva in mente nulla di così terribile...no, forse ...era cominciato tutto un paio di giorni dopo l'inizio della scuola, i quattro cretini gli avevano fatto l'ennesimo dispetto, niente di particolarmente originale, l'insegnante di turno aveva sedato gli animi e la cosa si era risolta per una volta senza problemi...almeno apparentemente...
All'ora di cena però qualcosa era successo...era arrivato un poco più tardi degli altri, si era attardato come al solito in biblioteca, si era seduto a tavola, di solito i suoi compagni di casa lo evitavano, preferivano parlare tra loro senza coinvolgerlo nei loro discorsi, e di questo di solito ne era grato . A differenza degli altri studenti, i suoi compagni di casa non lo prendevano in giro, preferivano il più delle volte ignorarlo, ricordandosi della sua presenza solo in occasione di interrogazioni e compiti in classe, per il resto lui era sempre stato trasparente...almeno fino a quella sera...non era stato nulla di particolare solo qualche commento idiota di uno dei fantastici quattro appreso chissà come in corridoio da una sua compagna di casa, che nel giro di pochi minuti era sulla bocca di tutto il tavolo.
Normalmente era abituato a passare senza curarsi di quello che diceva la gente intorno a lui, o quantomeno a fingere di farlo, gelo ed indifferenza erano gli unici sentimenti che trasparivano in quegli occhi più neri della notte, e che in realtà celavano solo due abissi di dolore e solitudine.
Non sapeva perchè si era sentito così ferito, probabilmente non eano state le parole dei suoi compagni , era forse solo la tristezza che si portava dentro ormai da tempo a farlo sentire così...la mattina dopo non era andato a colazione, non aveva voglia di vedere nessuno, aveva pensato di andare direttamente in classe, tantopiù che alle prime due ore aveva la sua materia preferita: Difesa contro le Arti Oscure, che sicuramente lo avrebbe tirato su di morale...cosa che invece contro ogni sua previsione non era accaduta,dopo le lezioni della mattina era andato in biblioteca restandoci ben oltre l'ora di pranzo...a cena era arrivato in ritardo, non aveva toccato quasi nulla e appena possibile se ne era tornato nella sua stanza nel dormitorio nella speranza che i suoi compagni restassero il più possibile nella sala comune pur di non vedere nessuno.
E così era cominciato lentamente, aveva preso a recarsi in sala mensa il meno possibile, e poi in qualche modo l'avere qualche ora di tranquillità durante la giornata era diventato piuttosto piacevole così da non accorgersi del pericolo in cui stava correndo. Lo specchi non era mai stato un suo grande amico, quindi non si era accorto più di tanto di quello che gli stava accadendo, cioè si era accordo che i suoi abiti erano diventati un pò più grandi, ma non ci aveva fatto troppo caso, era solo, non aveva nessuno attorno che gli importasse di lui e di come stava riducendo quel fisico già esile ,e poi il non sentire per un paio d'ore al giorno quell'insopportabile pressione sul cuore,lo faceva sentire più leggero, quasi bene...almeno fino a qualche giorno fa...non era mai stato forte fisicamente, fin da bambino era sempre stato esile e delicato , ma così mai. Ogni luogo a scuola era troppo freddo per lui .tutti nessuno escluso, di uscire nel giardino nemmeno parlarne, la lezione di Cura delle Ceature Magiche era stata più simile ad una tortura che al divertimento provato da tutti gli altri ragazzi, camminare per icorridoi o fare le scale era diventato troppo complicato, doveva fermarsi più volte, persino per fare pochi metri ,per riprendere fiato, e da un paio di giorni persino stare sui libri era diventato troppo faticoso...era arrivato a desiderare che la sera arrivasse presto per poter andare a dormire, l'unico momento della giornata in cui insieme alla tristezza svanivano freddo e stanchezza. Il suono della campanella lo strappò ai suoi pensieri, dal fondo del corridoio si sentivano le voci degli studenti diretti in aula, voci così allegre, senza pesieri come la sua non era mai stata e come forse non lo sarebbe stata mai... poi la vista che si abbassa, la debolezza che lo coglie,il quaderno che gli cade di mano, ...poi il vuoto, le voci intorno a lui si fanno concitate, una porta che sbatte, la professoressa Mc Granitt, (ma allora era in classe!)che si avvicina...''Severus cosa c'è? Cos'hai?'',il ragazzo sorride debolmente, è la prima volta che vede dolce il suo viso,
''Professoressa...'' la sua voce è meno di un sussurro''Aiuto...''
La donna lo prende gentilmente tra le braccia, rabbrividisce nel sentire quanto il suo corpo sia leggero...''Oh Severus!Perchè non me ne sono accorta prima'', poi si volta alla classe e con il suo proverbiale tono che non ammette repliche, io vado da madama Chips qualcuno di voi vada chiamare il preside in aula magna, altro che preparativi per Halloween e ditegli di venire da me, sono in infermeria!
Dopo di che con il ragazzo tra le braccia scese le scale.


Scusate se non è una gran cosa, ma è la mia prima fanfictions, per questo siate clementi, se poi voleste scrivere una piccola recensione ve ne sarei davvero grata! Baci by Alice Isola

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Capitolo 2
*** capitolo2 ***


solo tristezza2

Ho modificato gli avvertimenti, la dicitura è un pochino troppo forte però non sapevo bene quale scegliere. Mi scuso in anticipo per gli eventuali (spero 'sta volta di non averne fatti!)errori di battitura, e di aver inserito correttamente tutti i dati per la pubblicazione...Mamma mia ! Scusate ma sono molto timida! spero che il secondo capitolo sia carino...Baci by Alice Isola!

SOLO TRISTEZZA
-Capitolo 2-
Immagini sfuocate, ma gradatamente la vista stava tornando, cercò di mettere a fuoco un pò meglio dove si trovasse...sembrava...sembrava l'infermeria, ma come ci fosse finito, (aveva perso i sensi tante volte prima di questa, ma sempre in seguito a qualche trauma esterno...mai per quanto delicato , il suo corpo aveva ceduto così spontaneamente ogni energia) ,poi piano piano si ricordò cosa era accaduto, ''Che vergogna!'' Fu il suo primo pensiero pieno di rammarico, ''L'ennesima figuraccia!''
Il ragazzo avrebbe tanto voluto alzarsi , dall'altro lato della stanza attraverso il paravento che separava il letto su cui con una gentilezza a lui quasi sconosciuta era stato adagiato, poteva sentire delle voci, voltò appena la testa, ma quel semplice movimento gli provocò un forte senso di vertigine, da convincerlo a rimanere dove si trovava, un sospiro di frustrazione gli sfuggì dalle labbra.
Dall'altro capo della stanza le voci erano soffuse, ovattate, o forse era lui a non riuscire a distinguere perfettamente le parole...
''Minerva?!Dai stai tranquilla ! Non è successo niente!'' Una voce maschile,con tono rassicurante cercava di calmare la proprietaria di quel nome.
''Mi...mi sono spaventata...ma come mai...! Si interrogava la donna
''Come mai? Ma te l'ho detto, non è successo nulla! Oh Minerva cara, sei ancora tanto giovane ed impressionabile, la carriera dell'insegnante è una missione e i ragazzi non ce la rendono davvero più facile...Per caso oggi c'era un compito in classe?
''Ssi!'' Rispose la donna un pochino smarrita ''Perchè?''
''Ti ho detto che i ragazzi sono fenomenali, probabilmente voleva saltare il compito non trovi?''
''Ma se ha il massimo dei voti!''
''Va bene...Ah che ore sono adesso?''
Un' altra voce femminile rispose questa volta ''Le 10.00, signor preside!''
''Grazie Madama Chips, ...quest'orologio si ferma sempre...fra mezz'ora ho un'appuntamento con quelli del ministero...'
''Ancora il problema del bilancio?''
''Già! Sembra che nelle alte sfere non la vogliano capire che i conti sono giusti,e nessuno si è preso niente!
''Dai! Visto che proprio non ti riesci a calmare, facciamo così, ricordati che però un malore può capitare a tutti anche ai ragazzini, se succede ancora, domanderò al suo capo casa di scrivere ai suoi genitori per informarli...approposito...?''
''Serpeverde''
''Ah!, No forse è meglio, se succede ancora domanderò a Slughorn di scrivere alla sua famiglia...sai com'è...di quelli di quella casa mi fido poco...fanno sempre cose strane...e i più grandini si prendono pure delle cose poco lecite per fare cose che lo sono ancora meno...mi capisci vero?''
La donna doveva aver dato un segno negativo, perchè il preside riprese con tono ancor più amabile a spiegare alla smarrita signorina il filo logico dei suoi ragionamenti
''Vedi mia cara...i ragazzi di Serpeverde appartengono tutti a famiglie benestanti...e si sà...lo sai quello che è successo lo scorso Natale...un festino poco lecito tra quelli del settimo anno,dove quello che non c'era era perchè se lo erano dimenticato...e per un pezzo mi sono scervellato per capire dove hanno preso quelle schifezze e come hanno fatto a portarle a scuola,...o di quella coppietta del quinto Serpeverde, che per quello che ha combinato non so come ho fatto ad evitare scandalo e denuncia...
e se volessi continuare...quindi dubito che tu abbia trovato una perla rara...però se capita ancora non preoccuparti che farò in modo che la famiglia ne sia informata...''
Il ragazzo al di là del paravento, un pò per la debolezza un pò per il lento cantilenare delle voci nella stanza stava scivolando lentamente nel sonno, non avava sentitoquasi niente della conversazione, ma due sole parole, le ultime pronunciate dal preside erano bastate a ridargli tutte le energie perdute ''informare la famiglia!'' D'un tratto il ghigno malvagio di suo padre gli si parò davanti e questo bastò a farlo alzare in un lampo. Si alzò dal letto, cercando di ignorare l'intorpidimento muscolare e cercando di riprendere la sua consueta espressione, andò da loro.
Il preside, preso com'era dai suoi impegni, se n'era già andato, erano rimaste solo la professoressa e Madama Chips, le due donne vedendolo in piedi rimasero un poco stupite, meno di due ore prima la signora McGranitt aveva portato giù un moribondo, e ora il ragazzo che avevano davanti pareva in perfetta forma...
''Professoressa, la ringrazio...è stata molto gentile con me...oggi...ero un pò preoccupato per il compito...non mi sentivo molto preparato...ho ripassato tutta la notte...mi sono dimeticato di fare colazione...e mi dispiace averla fatta preoccupare...'' Educato, rispettoso, quello sguardo rigido e al contempo triste che normalmente caratterizzava il volto del ragazzo...tutto normale...il preside aveva ragione. Le due donne si guardarono, Madama Chips presa dal the che nel frattempo aveva preparato non sembrò preoccuparsi molto, in fondo anche lei aveva la stessa opinione del preside nei riguardi dei ragazzi di quella casa;
''Posso andare allora?''
''Si si, vai pure!'' Si affrettò a rispondere la medistrega, ben felice di liquidare quello che riteneva solo una semplice seccatura.
Severus non se lo fece ripetere due volte, e sforzandosi di mantenere una andatura normale si affrettò a lasciare l'infermeria.
''Hai visto Minerva? Il preside aveva ragione, si vede subito che il tuo piccolo studente modello soffre solo di sindrome da palcoscenico, passata la tensione ,ecco quà risolto tutto! Oh cara,tu non avevi un'altra lezione oggi?
''Si, alle...11.00...ma...''
''Ma ,ma ,ma...Minerva...sei un pò troppo sensibile...è tutto a posto!...Adolescenti con loro è sempre la stessa storia...''
Minerva però non sembrava molto convinta, e con negli occhi la luce di chi pensa di leggere una storia già a letta, rispose più a se stessa che alla collega ''Già, e spero di non averne indovinato il finale...''

Una recensione per favore! Un'abbraccio Alice Isola

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Capitolo 3
*** capitolo3 ***


Spero che il capitolo sia carino.

Spero che il capitolo sia carino...baci by Alice Isola

SOLO TRISTEZZA
-capitolo 3-
Severus si appoggiò alla parete, il cuore che batteva forte, la testa che gli girava, aveva fatto solo pochi metri ,quel tanto che gli bastava per non essere più visibile dalla porta dell'infermeria. ''Perchè ho detto quelle cose?'' Si chiese stupito ''Si ho detto delle bugie, ma non ho mai mentito a quella maniera...era come se non fossi io a parlare...sarà stata la paura di mio padre...si deve essere stato così...non c'è dubbio...la cartella...ora devo solo pensare a recuperare i libri...'' Si alzò da terra, dove nel frattempo si era afflosciato, e molto lentamente si diresse verso l'aula di trasfigurazioni. A quell'ora nei corridoi non avrebbe dovuto trovare nessuno, c'era lezione quindi sia studenti che insegnanti avrebbero dovuto essere tutti nelle rispettive classi, quello era forse l'unico pensiero confortante della giornata, nonostante infatti fosse unanimemmente considerato il divertimento della scuola, se c'era una virtù di cui non difettasse di certo quella era l'orgoglio, ed una figuraccia al giorno gli sembrava davvero abbastanza per i suoi limiti di sopportazione, che al contrario erano davvero bassi.
''La prego,mi aiuti...'' Quelle parole risuonavano nella sua mente ad ogni passo, facendogli battere il cuore forte per la rabbia e ...per la vergogna che provava...una vergogna disgraziatamente familiare...e che odiava dover provare ogni volta. ''Perchè non sono stato zitto, adesso non sarei in questo guaio...bell'aiuto...ci andasse il preside a casa mia ...non sopravviverebbe una settimana...'' Un soffio di malinconia era comparso sul suo viso sempre impassibile, di solito nascondeva bene i suoi sentimenti, anche davanti alle peggiori umiliazioni ,(e a scuola ne aveva avute parecchie di occasioni), ma il solo pensiero di casa sua...riusciva a distruggerlo...un brivido gli percorse la schiena, sentì una stretta dentro...''No...'' Un barlume di fierezza si fece breccia nel suo cuore,''Fatti forza!'' Si ripetè piano, chiuse un attimo gli occhi ,concentrando tutti i suoi pensieri sulla cosa al momento più importante: recuperare i libri. Il respiro si fece un pochino più regolare, mentre il volto di suo padre divenne sempre più pallido nella sua mente fino a scomparire...un espressione indisponente tornò ad avvolgere i suoi lineamenti...andava decisamente meglio.
Il resto del percorso fu stranamente più facile ed agevole, sembrava che le forze gli fossero tornate, si sentiva quasi bene...o almeno credeva.
''Spero che la cartella ci sia ancora!'' Effettivamente il non trovarla ,o trovarla saccheggiata non era senza dubbio la più assurda delle fantasie. Finalmente dopo più tempo del necessario arrivò alla classe,
si guardò un attimo attorno, un sorriso dolcissimo gli illuminò lo sguardo, era ancora dove l'avava lasciata quella mattina...e videntemente i suoi compagni non l'avevano notata...per una volta aveva avuto fortuna. Si chinò lentamente per controllare se c'era tutto quanto...ma non aveva fatto a tempo a prendere i libri, a voltarsi ed andarsene, che una voce sgradevolmente familiare lo riportò alla realtà.
''Remus? E dai si buono mi presti i compiti di trasfigurazioni?'' La famigliare quanto disgustosa voce di Sirius Black gli fece ribollire il sangue...lo odiava...veramente odiava lui e i suoi degni amici...gli idoli di Hogwards...nonchè suo principale tormento.
Severus si guardò attorno in cerca di un nascondiglio sicuro, (non aveva nessuna voglia di arrischiarsi ad un incontro con loro), le voci provenivano dalle scale...guardò il corridoio...accanto all'aula di trasfigurazioni c'erano altre porte...una proprio vicino alle scale...senza pensarci si diresse verso di essa...prese la bacchetta...''Alohomora''...disse in un sussurro...spinse la maniglia...meno male niente chiusure speciali...la porta si aprì...si infilò nell'aula e socchiuse la porta appena in tempo, con un pò di fortuna avrebbe potuto sgattaiolare fuori senza che lo vedessero.
''Grazie per il quaderno Rem!''
''Guarda che è l'ultima volta! Non puoi continuare a copiare i compiti!''
''Dai Rem non fare così! Oh ragazzi e voi non dite niente!
''Guarda che Remus ha ragione!''
''Begli amici! Grazie Ramoso dell'aiuto...e io che volevo farvi ridere!''
''Con l'ennesima barzelletta sporca?''
''No Rem...con qualcosa di molto più divertente...l'ho saputo all'intervallo...sapete quella Corvonero così carina, con i capelli biondi un pò corti...''
''Quella che definisci una pettegola?''
''Peter per favore non sottilizziamo su!... Va bene quella gentile signorina, mentre noi eravomo a Storia della Magia, era a Erbologia con i Serpeverde...''
''Scusa Sirius ma che Corvonero e Serpeverde facciano insieme Erbologia non mi sembra 'sta novità!''
''Remus dai lascialo parlare, sono curioso!''
''Grazie James,... intanto che parlo cerco di copiare gli esercizi...sembra che questa mattina una persona abbia dato spettacolo...''
''Chi''
''Snivellus''
''Che ha combinato?''
''All'apparenza, niente di particolare, ha avuto una specie di malore...una cosa da cretino...la McGranitt si è presa uno spavento e l'ha portato personalmente in infermeria...neanche fosse figlio suo...''
''Scusa Sirius e che ci sarebbe di così divertente in qualcuno che non sta bene?''
''Rem vuoi farmi finire? Il bello non è questo...a Erbologia un ragazzo si è ferito e la Professoressa Sprite ha mandato proprio lei in infermeria a prendere una pozione curativa...quando stava uscendo a visto il preside entrare e...e non ha potuto fare a meno di ascoltare quello che dicevano...l'ho sempre detto io tale padrone tale cane!''
''Cane?''
''Perchè non è cosa risaputa che Snivellus è il cane di Lucius Malfoy...altro che santarellino...secondo il preside devono avere combinato qualche porcheria, e dato che sappiamo che tipo è deve essersi sentito poco bene...dice che addirittura vogliono scrivere a casa sua...mi spiacerebbe se lo buttassere fuori non avremmo più nessuno con cui divertirci!''
A meno di un metro, e dietro ai pochi centimetri di una parete, Severus aveva sentito tutto quanto,ogni singola sillaba...non gli importava molto che i quattro ragazzi stessero come al solito malignando su di lui...ma quello che tutta la scuola stava dicendo...''La prego mi aiuti'' quelle parole presero a vorticargli nella mente con l'energia di un tornado...''Ad andare all'inferno ecco dove mi volevano mandare'' disse a se stesso...un velo di malinconia gli cadde sullo sguardo cancellando ogni barlume d'indifferenza...sentì una morsa gelida stringergli il petto...e senza più curarsi di essere visto, prese la cartella e uscì dalla stanza.
I quattro ragazzi erano seduti a terra, con le spalle voltate alle scale ed alcuni quaderni sparsi sul pavimento, Severus sembrò non curarsi affatto della loro presenza ,forse per la prima volta da che frequentava Howgards,uscì nel corridoio e scese le scale, senza preoccuparsi della porta...quando sbattè violentemente i ragazzi si voltarono...ma nessuno...un'alzata di spalle e tornarono a ridere tra loro.
Iniziò a camminare con passo rapido , scese una seconda rampa, poi un'altra , poi un pianerottolo...prendendo volontariamente una direzione sbagliata, prese a girare per il castello come probabilmente non aveva mai fatto. Voleva stare solo...non chiedeva altro...da che era lì non aveva mai fatto del male a nessuno...anzi aveva sempre subito le angherie degli altri senza un lamento, accontentandosi solo di rivolgere loro uno di quei suoi sguardi gelidi che avevano però il solo effetto di moltiplicare le loro risa...e niente altro.
Quando aveva ricevuto la lettera di Hogwards era stato così felice...sarebbe diventato come mamma...papà avrebbe smesso..avrebbe smesso di fare quello che faceva...e chisà magari si sarebbe fatto anche degli amici...
Sogni...solo gli stupidi sogni di un ragazzino ancora più stupido e nient'altro...in pochi anni il suo visino dolce...aveva preso quella sfumatura indifferente che tanto divertiva gli altri e a quanto pare lo faceva collocare dagli adulti nel girone più nero dell'inferno.
A mano a mano che camminava, il senso di rabbia che aveva provato prima, diventava sempre più flebile ,e al suo posto un senso di malinconia si fece posto in lui.
Quando raggiunse quella che gli sembrava l'ala est del quinto piano si dovette fermare...la rabbia non gli ridava certo l'energia necessaria per esplorare l'intero castello.
Lentamente si sedette, accanto ad una colonna con la statuetta di un amorino alato, alcune porte si affacciavano sul corridoio, si augurò che non ci fosse nessuno...
Era un pò giù...no era completamente giù...completamente a terra...solo...con un'insopportabile vuoto dentro...''Basta''...un flebile sussurro uscì dalle labbra...come fosse più piccolo della sua età ,si rannicchiò un pò di più al suo posto...un pò come faceva ancora a casa...strinse al petto le gambe esili e lunghissime, cingendole con le braccia, e nascose il volto nella piega di esse.
''Basta...-ripetè piano-...''basta''...-con una voce sempre più flebile e incrinata-...''Perchè non posso semplicemente scomparire?''
Un timido sussulto lo scosse dentro, le lacrime presero ad accarezzargli le guance pallide e scavate,
non si curò di asciugarle...aveva voglia di piangere...voglia di abbandonarsi alla malinconia.
Continuò a singhiozzare piano ranicchiato nell'angolo più buio del corridoio.

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Capitolo 4
*** capitolo4 ***


SOLO TRISTEZZA-

SOLO TRISTEZZA
-cap 4 -
Una mattina , una bella mattina di primavera, il sole era tiepido e con i suoi raggi illuminava allegramente il paesaggio circostante. Il clima, nel nord dell'Inghilterra non era mai molto mite, salvo in rari periodi dell'anno, allora in quei pochi giorni ,il paesaggio si trasformava, perdendo l'aspetto triste e malinconico che tanto gli era familiare, e trasformandosi in quel paesaggio fantastico, dove la gente da sempre, amava ambientare i racconti di fate e folletti. Quella sembrava proprio essere una di quelle giornate, il sole non ancora nel suo pieno splendore, indicava le prime ore del giorno, facendo risplendere come gemme preziose, le piccole gocce di rugiada , che ricoprivano le foglie e i petali dei fiori. Una brezza dolce, diversa dal vento freddo che soffia incessante per ore ogni giorno, lucubre e deprimente, come un lupo solitario nelle notti di luna piena, accarezzava delicato la natura, facendo oscillare i verdi steli d'erba , unendoli in un immaginario mare dai flutti smeraldini.
In perfetto contrasto con il verde, chiaro del prato, una piccola figurina scura,un piccolo batufolo dal pelo nero e rilucente, correva e si rotolava nell'erba , più interessato alla sua pallina colorata che al paesaggio circostante. Non lontano da lui, un'altra figura nera, un pò più grande ed un pochino meno movimentata, stava tranquillamente seduta, in compagnia di un libro. La pallina rotolava, sembrava essere un gioco divertente, ma forse un compagno di giochi lo doveva essere ancora di più. Il cucciolo prese in bocca la pallina e trotterellando si diresse verso l'altra figura, il ragazzino, seduto all'ombra di un albero, sembrava completamente preso dalla lettura. Il cagnolino si avvicinò piano,si puntò in piedi sulle zampine posteriori e fece rotolare la pallina proprio sulle pagine del libro, come a dire ''lascia stare quel coso, io sono molto più carino!'' Il ragazzino alzò gli occhi dal libro, accarezzò la testolina del cucciolo con dolcezza e lo prese in braccio, l'animaletto contento dell'attenzione iniziò a muovere la coda e a leccarlo, il ragazzino iniziò a ridere, un suono felice, qualcosa che la voce razionale del suo essere trovava così strana, totalmente inusuale...eppure così piacevole.. così vera... Il libro gli cadde dalle ginocchia, completamente abbandonato a se stesso, sostituito da un piccolo amico vivo.
La voce razionale della mente gli diceva che tutto questo era impossibile, che non c'era nulla di vero in quello che stava vedendo, eppure il lato emotivo di sè, si rifiutava categoricamente di ascoltare la voce della ragione.
Non aveva mai avuto un cane, non che per anni non ci avesse perso gli occhi,( e ce li avesse anche lasciati), su i cuccioli di Terry, la bellissima Terranova della vicina di casa, che disgraziatamente per lui erano più lontani della luna.
Che suo padre avesse la brutta abitudine di elencare la lunga lista di virtù che il suo figliolo degenere non possedeva, ad ogni persona , (come del resto faceva con la sua legittima consorte), non era una novità, ma questo caso faceva davvero l'eccezione, con la cara signora, da solo, c'era rimasto un pomeriggio, per meno di tre minuti, (il tempo per sua madre di preparare un the con un incantesimo), che cosa gli avesse detto di così terribile, non è dato ai mortali conoscerlo, stà di fatto che al momento di ricambiare l'invito di sua madre, non appena lo aveva visto entrare, più veloce di una Nimbus aveva fatto scomparire la cesta infiocchettata e i bellissimi batufoli che conteneva, non senza prima regalare uno sguardo gelido come l'inverno allo stupito ragazzino.
Sapeva che tutto ciò che stava vedendo, tutto ciò che stava provando non era vero, era qualcosa di non reale ma a lui non sembrava importare affatto...infondo era così giovane, gli altri ragazzi della sua età la testa, insieme all'obbligo di capire ed accettare cose sgradevoli ed immutabili, li lasciavano regolarmente sul comodino all'ora di alzarsi, perchè lui allora doveva sempre essere diverso, e capire che dalla vita era normale, avesse sempre meno degli altri.
Stava ancora giocando con il piccolo Terranova, quando il sole sembrò calare appena, la luce attenuarsi, come se in una piccola porsione di spazio qualcosa, avesse osato frapporsi fra la terra e il cielo...un vento leggero ma freddo iniziò a soffiare...un brivido di colpo gli percorse la schiena...si fermò...sapeva chi c'era alle sue spalle...ma non osava voltarsi...i brividi si propagarono per tutto il corpo avvolgendo le sue fragili membra...le risa gli morirono in gola, sostituiti da sospiri troppo lievi per essere uditi...paura...no terrore...perchè non poteva usare la magia...perchè...perchè...Un suono, forte, poi un'altro, poi un'altro ad una distanza identica...i battiti di un cuore...i rintocchi di un orologio!
La voce razionale si fece sentire forte ''Svegliati! Svegliati è solo un sogno svegliati!''
Severus, più nell'incoscenza della paura che per puro raziocinio aprì gli occhi. Si guardò attorno, era ancora nel corridoio del quinto piano, vicino all'aula di astronomia...''era solo un sogno'' si disse in un sussurro ''per fortuna''. Era mai possibile che suo padre venisse a terrorizzarlo anche là a chilometri da casa, nell'intimità della sua mente?
''Mi devo essere addormentato...ma come ho fatto?'' La sua immagine raggomitolata e in lacrime gli apparve davanti agli occhi...arrossì al pensiero ma senza vergogna; strano per qualcuno che ventiquattro ore al giorno ostentava freddezza e indifferenza davanti a tutto, ma perfettamente coerente per qualcuno che nel petto al posto di un ghiacciolo, aveva un cuore fragile e sensibile. Praticamente perfetto,in qualunque momento restava il primo della classe...''Oh no!'' Si ricordò di colpo che come minimo aveva perso un paio d'ore di lezione, (cosa che non era mai accaduta senza un valido motivo). Se c'era una cosa che considerava sacra e intoccabile quella era la scuola...''Adesso come faccio?'' ''Ma che ore sono?'' Panico!
''Calma,calma!'' cercò di imporsi di stare calmo, non era abituato a marinare le lezioni, non era abituato ad inventare scuse con gli insegnanti specie per assenze ingiustificate.
Severus, respirò un attimo con calma, per riprendere il controllo, con grazia infantile si strofinò gli occhi, come per cancellare la debolezza , prese la borsa che disperata giaceva a terra, ...e come se il ragazzo fragile di qualche ora prima non fosse mai esistito, scese le scale.
Doveva semplicemente stare calmo, in fondo non era accaduta la fine del mondo, capitava spesso ai suoi compagni di saltare qualche ora, spesso per motivi banali (come ad esempio gli allenamenti di Quiddich), quindi non doveva preoccuparsi troppo, in fondo aveva dei voti molto alti, e nessun insegnante si sarebbe mai sognato di fargli storie per un piccolo malore, probabilmente nessuno sapeva di preciso quando era uscito dall'infermeria...quindi non c'era nessun problema...per i tre piani che seguirono Severus continuò il suo logico ragionamento, tentando di convincersi che non sarebbe successo niente di sgradevole, e sembrava quasi esserci riuscito...quando...
Sul pianerottolo del secondo piano, la grande pendola intarsiata come il guardiano di un luogo inaccessibile gli si fece avanti , mostrandogli con ferocia il suo candido e minaccioso quadrante dalle ore inevitabilmente segnate in neri caratteri romani: 4.00 pm
''Le quattro del pomeriggio?!'' Un nodo di terrore si strinse intorno al cuore di Severus, che dimentico di ogni razionalità prese a correre a perdifiato per le scale che ancora gli restavano, con in testa un solo pensiero:il segnapunti!
In angolo della sua mente si chiese come avesse fatto ad addormentarsi in quel modo...una spiegazione più che razionale c'era ma costrinse la sua mente ad allontanarsi da quel pensiero.
''Il professor Vitius sarà arrabbiatissimo, che guaio!''
Un guaio infatti ci sarebbe stato infatti, il professore in questione, uomo affabile e comprensivo, aveva però un solo difetto :non sopportava le copiature, indistintamente, sia chi copiava i compiti ,sia chi molto generosamente metteva a pubblica disposizione i propri quaderni. Sembrava un problema inesistente per uno studente cha vantasse i voti di Severus...ed invece no!... Da che avevano Incantesimi,(ovvero dal primo anno), Severus si era abituato a consegnare il proprio quaderno con i compiti all'ora di colazione,per vederlo ricomparire ''magicamente'' (in senso figurato) due minuti secondi prima dell'ingresso dell'insegnante in aula, e non certo per bontà d'animo nei suoi confronti, ma per evitare di perdere punti, non era fantasia che un anno prima ,per un fatto simile il professor Vitius avesse tolto alla sua casa cinquanta punti , tutt'altro che una passeggiata, era noto a tutti che i Serpeverde i punti la guadagnavano a fatica e li perdevano con la velocità della luce.
Affrettò il passo , scese l'ultima capricciosa rampa di scale, e di corsa si diresse nell'atrio principale, sotto il famigerato tabellone: un sospiro di sollievo...non mancava neanche un punto, si vede che il professore era di luna buona...o probabilmente non aveva chiesto i compiti...
Eppure Severus non si sentiva del tutto tranquillo, con la borsa dei libri a tracolla, voltò a destra e con il suo solito passo nervoso si diresse verso la biblioteca...lo scampato pericolo non lo avrebbe certo salvato dalle lezioni per l'indomani, ed anche se aveva la buona abitudine di portarsi avanti con il lavoro, aveva ancora alcuni compiti da fare.
La biblioteca non era molto distante dall'atrio, ma dopo la corsa di poco prima, gli sembrava irraggiungibile, le gambe non lo tenevano più tanto e prima di arrivarci dovette fermarsi un paio di volte per riprendere fiato. Mezz'oretta dopo era di fronte alla biblioteca, dalla porta d'ingresso , sul primo tavolo vicino , alcuni suoi compagni erano alle prese con i compiti, e a giudicare da come chiaccheravano tranquilli non sembravano aver subito l'ira di nessuno. ''Meno male'' pensò tra sè il ragazzo, smise di sbirciare ed entrò nella sala.
La bibliotecaria, come al solito non lo degnò di uno sguardo, e questo come sempre gli diede una brutta e familiare sensazione,... con gli altri era sempre gentile...''va bene! va tutto bene!'' mormorò di nuovo a se stesso per calmarsi, mentre si dirigeva verso quello che ormai considerava il ''suo'' tavolo...in fondo, a sinistra ,seminascosto da uno scaffale, in un punto poco illuminato della sala, il più lontano da tutto e da tutti. Era inutile fingere, almeno con se stesso, che tutto non gli importasse, al contrario, ogni volta che vedeva un gruppetto di studenti,(indipendentemente dalla loro casa d'appartenenza),non poteva fere a meno di provare una punta d'invidia, come una spina, piccola e acuta, che silenziosamente torturava il suo cuore...quanto avrebbe voluto avere qualcuno con cui parlare, qualcuno che gli volesse bene...in fondo non era cattivo, era semplicemente timido ed introverso, quel suo modo di fare schivo era la sua unica difesa...non era cattivo...eppure a nessuno importava mai di lui, di quello che provava...per tutti era solo un pupazzo, un essere (se si poteva usare un simile termine per definirlo), senz'anima e niente altro...per questo era sempre a disagio dovunque si trovasse...ogni volta che qualcuno era presente l'imbarazzopiù totale cadeva sui suoi modi e la timidezza più assurda lo assaliva...ed anche in quel momento,come al solito, quando la biblioteca era un pò affollata, era a disagio...abbassò gli occhi, come sempre per nascondere le sue emozioni ed evitare gli sguardi di coloro che erano presenti...specie, in questo caso,dei suoi compagni di classe, che sembravano averlo notato nonostante continuassero a conversare tra loro...affrettò il passo quando...

 

 

Spero che sia carino, un abbraccio by Alice Isola

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Capitolo 5
*** capitolo5 ***


SOLO TRISTEZZA-

SOLO TRISTEZZA
-capitolo 5-

''Severus! Ehi!''
Una voce gentile lo costrinse a voltarsi verso il tavolo incriminato, il ragazzo si voltò lentamente per vedere chi gli avesse rivolto la parola, non certo per qualche motivo trascendentale, solo perchè era davvero poco abituato a sentire pronuciare il suo nome di Battesimo da qualcuno che non fossero i suoi genitori o un parente, non aveva nessuna confidenza con gli altri studenti, era già fortunato se qualcuno utilizzava il cognome, invece di un' offesa o un' epiteto per rivolgersi a lui, quindi figuriamoci se era normale essere chiamato così cofidenzialmente e con un tono di voce così gentile.
La ragazza che lo aveva chiamato era nientemeno che Meredith Bullstrode, la cercatice della squadra di Serpeverde, nonchè la più carina ed ambita ragazza della sua casa. Poteva scommetterci la promozione che non c'era studente di sesso maschile della casa di Salazar che non avesse una cotta per lei, tutti, nessuno escluso, e lui ovviamente non faceva eccezione.
La ragazza in questione era veramente bellissima e, ad i suoi occhi un pò infantili, più simile ad una fata che ad un essere umano: due zaffiri , due onde del mare le illuminavano il viso radioso, e lunghi riccioli biondi le incorniciavano il volto perfetto, una specie di principessa delle fiabe più adatta ad un bellissimo sogno che alla realtà.
Parecchi ragazzi le facevano la corte, chi più chi meno arditamente,( a dire la verità davvero in pochi sarebbero stati alla sua altezza), ma erano stati , con la consueta nobiltà di modi che la contraddistingueva, inevitabilmente respinti.
C'era chi diceva, forse per rabbia o forse per delusione, che facesse la ''preziosa'' ,per via del fratello maggiore, (due anni più grande di lei ed anche lui studente di Hogwards), troppo affettuoso e protettivo con la sorella per lasciarla nelle mani di qualcuno di loro.
Ed ora la più bella ragazza della casa si rivolgeva con un tono così affettuoso e confidenziale, a colui che era unanimemente considerato il rifiuto dell'intero istituto? Com'era possibile?
''Ehi sei dei nostri?''
''Oh scusa!'' balbettò timidamente Severus, tenendo gli occhi bassi ed evitando di guardare la sua interlocutrice e gli altri seduti al tavolo con lei,
''Non sei venuto a lezione oggi, non ti sentivi ancora bene?'' continuò lei in tono affabile,
Severus non rispose, scosse solo timidamente il capo,
''Mi dispiace. Sai,oggi il prof di difesa ci ha raccontato una cosa divertentissima, ha fatto ridere tutta la classe, e poi si è persino scordato di assegnare i compiti...ti sei perso proprio una giornata stupenda...ma adesso stai un pò meglio vero?''
Severus era sempre più imbarazzato, ''Ssi, '' rispose ancor più timidamente, non notando per fortuna gli sguardi divertiti dei compagni di tavolo di Meredith, la sua pelle diafana aveva infatti assunto una tinta simil pomodoro, non troppo consona all'immagine del ragazzo freddo ed indifferente ,che da anni andava propagandando per la scuola.
''Domani allora vieni a lezione?!''
Ancora una volta Severus scosse timidamente il capo, ora era davvero sconvolto: mai nessuno era stato così carino con lui.
''Adesso che cosa fai?'' Gli chiese con fare curioso la ragazza
''Bhe...veramente io...dovrei finire i compiti...''
''Allora non ti trattengo più, non voglio farti perdere tempo, e non voglio che tu prenda qualche brutto voto per colpa mia...''
La ragazza lo congedò con un gesto grazioso della mano, un ''ciao ciao'' per cui in parecchi avrebbero pagato oro, e a cui lui rispose con goffaggine ancora maggiore dell'usuale.
Aveva le guance in fiamme, abbassò gli occhi ,per nascondere l'imbarazzo e si diresse di corsa verso il fondo della biblioteca.
''Com'è potuto accadere? '' Cominciò a chiedersi Severus mentre tirava fuori libri e quaderni, ''Meredith, non una qualsiasi...parlare a me!?'' Il ragazzo sentì una strana fitta al cuore, ma non quel peso insostenibile che quotidianamente lo accompagnava...qualcosa di diverso, di caldo e dolce, una specie di abbraccio...e non potè fare a meno di abbandonarsi ai suoi sogni da adolescente.
Doveva averlo visto...in sala comune...aveva lasciato un'attimo i libri incustoditi su un tavolino...e lui sempre così impacciato...ne aveva approfittato...per lasciarle un fiore...nella serra di erbologia la profesoressa aveva una pianta di rose...ne aveva raccolta una a lezione,senza farsi notare...e poi approfittando della sua assenza lo aveva posato delicatamente sulle pagine aperte del libro...timida espressione di un dolce ed ingenuo sentimento...ingenuo come chi lo provava...
Severus, si riscosse dalle sue fantasie, la voce razionale della sua anima, gli suggerì che tutti quei pensieri erano assurdi, c'era sempre una spiegazione logica per ogni cosa...forse la sua compagna di classe, oltre alla bellezza, era dotata di bontà d'animo, e si era semplicemente preoccupata per un compagno in difficoltà, nulla di particolare...(magari nel suo caso lo era)...
però questo non poteva vietargli di essere felice...nè di illudersi un pochino...
Le due ore successive trascorsero molto in fretta, quel piccolo momento di felicità sembrava avergli ridato ogni energia perduta, tanto che oltre ai compiti per l'indomani, si era gia portato avanti con il lavoro della settimana. Complice di tutto questo ,erano state anche un paio di timide occhiatine della fatina dai capelli biondi nella sua direzione, che oltre a sciogliergli il cuore come un gelato al sole, per nascondere l'imbarazzo evidente, lo costringevano a rifugiarsi nella lettura, con una concentrazione superiore alla norma...troppa...abbastanza da non accorgersi che la sua tenera innamorata aveva lasciato la stanza.
La campanella che annunciava la cena suonò come sempre alla solita ora, Severus, si alzò lentamente dal suo posto, con lentezza esasperata raccolse le sue cose, e si mise la borsa a tracolla. Non sapeva se andare prima in camera a depositare la cartella, o andare direttamente in mensa...era qualche tempo che con quel luogo non andava troppo daccordo...però stranamente quella sera si sentiva un pochino meglio, e il desiderio di un pò di compagnia sembrava più forte di quello della deserta camera del dormitorio. Detto fatto si decise, uscì dalla biblioteca, ed accodandosi ad un gruppo di studenti, si diresse verso la ''cena''.
Quando entrò, le quattro tavolate erano già al completo, solo in quello della sua casa si notavano dei posti ancora vuoti. Non si preoccupò troppo di capire chi mancasse, se mai la sua attenzione era rivolta a cercare gli splendidi occhi che gli avevano rapito il cuore...ma suo malgrado non li vide, fra gli assenti c'era anche lei.
''Forse si è attardata a studiare'' pensò innocentemente, mentre con distrazione ingoiava un boccone.
Non per la fame, un semplice riflesso condizionato, dovuto alla piccola grande gioia di quel pomeriggio, e ad un senso di appartenenza ad un gruppo mai provato...
Due, tre, quattro,cinque...al quinto bocconcino speluccato, il suo stomaco ormai stretto chiese venia, sentiva una specie di morsa, forte,che non capiva...pensò di non avere più appetito...di solito non mangiava molto...non faceva grandi sforzi...era normale che non gli andasse più niente...
Sospirò piano, prendendo a torturare nel piatto il sesto piccolo boccone, che era rimasto esiliato sulla forchetta,con la strana e fastidiosa sensazione di essere osservato.
Si guardò intorno, i suoi copagni erano troppo impegnati con la cena e le loro chiacchere, (e non lo avevano degnato di uno sguardo da che era entrato), si convinse di essersi ingannato...stava per ritornare alla sua piccola vittima quando i suoi occhi sfiorarono il tavolo degli insegnanti,ed incontrarono gli occhi della signorina Mc Granitt.
Veramente lui si fermò agli occhi, lei sembrava molto più interessata alla sua mano destra, quella che reggeva la forchetta...
''Ma cosa vuole da me?'' Fu l'unico pensiero che riuscì a formulare. La paura lo scosse...non voleva che scrivessero a casa...non voleva lasciare la scuola...suo padre...
Cercò di calmarsi, era così felice fino a poco prima,e adesso...
Abbassò lentamente gli occhi nerissimi cercando con tutte le sue forze, di cancellare le paure che gli assediavano la mente, concentrando le sue energie invece sui bellissimi occhi della ragazza a cui aveva donato il cuore...

Spero che sia carino...baci by Alice Isola

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