Are we human?

di Trigger
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** The night of the comet. ***
Capitolo 3: *** Friday night bites. ***
Capitolo 4: *** Bloodlines. ***
Capitolo 5: *** Bloodlines. (Parte II) ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


Are we human?
- Prologo -

Sangue. Solo ed esclusivamente voglia di quel dolce liquido rosso, vitale per ogni essere umano. E per me.
Era l’unica cosa a cui pensavo, un tempo.
Prima che arrivasse lei.
Lei che deve essere protetta da tutto e da tutti.
Lei che è umana. È fragile, debole.
L’unica umana capace di strappare il cuore ad un vampiro. A me.
Si sa, di solito accade l'opposto. Ma con lei tutto gira in senso contrario.
Se non sentissi il suo cuore battere, se non sentissi la sua pelle calda, l’odore del suo sangue che scorre lento nelle vene, probabilmente direi che è un vampiro, come me.
Ed io? Io non sono umano.
Io sono il cattivo.
Sono io che strappo i cuori dal petto senza batter ciglio.
Io che manipolo le loro menti.
Io che mi nutro del sangue che scorre sotto la loro pelle.
Io che sono freddo.
Io, che godo nel veder morire la gente.
Io, che uccido.
Io, Damon Salvatore, che non mi lascio scalfire da niente.
Ma quando c’è lei, cosa mi prende?
Perché sento il cuore battere quando mi è vicina, nonostante questo si sia fermato 150 anni fa?
Perché ogni volta che mi abbraccia sento un fuoco che brucia lento dentro il mio corpo?
Mi lascio abbattere da una sua semplice parola.
Mi lascio portar via il cuore, ogni volta che esce dalla porta di casa mia.

La odio.
La amo.


Forse è lei che manipola la mia mente.
Chi dei due allora è umano?

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Capitolo 2
*** The night of the comet. ***


1.
- The night of the comet –

 

“La notte della cometa”, che cosa stupida.
Stupida tanto quanto lo è questa cittadina. Piena di verbena.
Dio, solo averne sentito l’odore da lontanto mi ha fatto venire la nausea.
Possibile che non sia cambiato nulla da quando me ne sono andato?


Questa casa è troppo silenziosa, dannazione.
Come non detto.
 
Dei passi, risuonano delicati tra le mura del soggiorno. Non dei semplici passi però.
Passi umani.
Sento da qui l’odore del sangue e il predatore che è in me, attiva tutti i sensi, pronto all’attacco. Sento i muscoli tendersi, come al richiamo di una dolce melodia, una melodia padrona del mio corpo, la dolce melodia del suo cuore vivo, pulsante.
Sento la gola bruciare. Fa male.
Spinto dal desiderio incontrollabile, cerco di fare la mia entrata in grande stile.
Ma subito il tutto passa in secondo piano, quando la mia attenzione viene attirata da qualcos’altro.
Quei lunghi capelli castani, mi sembrano così familiari.
Mi avvicino, ma non troppo.
Chi diavolo può essere?
Decido di bearmi del dolce sapore della paura e silenzioso, mi posiziono alle sue spalle, dopo aver fatto entrare il corvo.
Sobbalza, spaventata dal mio fedele amico pennuto e ci ritroviamo faccia a faccia.
Quegli occhi color nocciola.
Quel naso.
Quelle labbra.

Katherine.
 
Katherine che amava me.
Katherine sopra di me. Sotto di me.
Katherine con i suoi canini dentro di me.
Katherine che è stata rinchiusa in una cripta più di cento anni fa.
 
Non può essere lei.
Il mio freddo cuore ci rimane di sasso.
Divertente Damon, come se il tuo cuore non fosse fatto dello stesso  materiale.
Osservo curioso i suoi occhi spaventati.
Come quelli di lei, che spaventati, non lo sono stati mai.
È così dannatamente identica a lei.
Perché?   
- Scusa se sono entrata così, ma… - si volta verso la porta, ora chiusa - …la porta era aperta.- conclude incerta le sue patetiche giustificazioni, con un sussurro.
Ingenua, non sa con chi ha a che fare.
Inclino la testa, incuriosito e infastido allo stesso tempo.
Ma passiamo alle presentazioni.
- Tu devi essere Elena – comincio, sicuro di non sbagliare – io sono Damon, il fratello di Stefan. -
- Non mi aveva detto di avere un fratello. – dice sorridendomi, cercando di capire qualcosa.
Come se ci fosse qualcosa da capire. Stefan si vergogna di avere un fratello crudele, come me. Poveretto.
- Stefan non è uno che si vanta. – le dico gentile e dopo un attimo di pausa la invito ad accomodarsi, da bravo padrone di casa.
In fondo cosa mi vieta di divertirmi un po’? Nulla. E questo è il momento giusto per mettere in imbarazzo il mio caro fratellino.
Lei sembra incerta, ancora. Così mi decido e la rassicuro: - Stefan arriverà a momenti. – le tocco la spalla, per incoraggiarla, ma una scossa mi attraversa il braccio, fino ad arrivare alla gola. Mi si blocca il respiro. Il mio corpo si irrigidisce.
Che diavolo succede?
- Wow, questo è il vostro soggiorno? – interrompe estasiata quel flusso confuso di pensieri che mi sconvolgono la testa, e forse, un po’ gliene sono grato.
- Soggiorno, salotto… un po’ chic per i miei gusti. –
Poi l’illuminazione divina.
Sogghingnando lievemente mi volto verso di lei, e prima che se ne accorga, la mia espressione è di nuovo seria, quasi… tesa.
- Capisco perché mio fratello è così preso…- lei mi guarda, sorpresa dal cambio repentino che ha scorto nella mia voce – Era ora, credevo che non si sarebbe mai ripreso dopo l’ultima… l’ha quasi distrutto. - Colpita e affondata.
- …L’ultima? – come previsto.
- Sì, Katherine, la sua ragazza – affermo in tono ovvio, poi faccio finta di essere dispiaciuto per aver toccato un tasto che non dovevo. – Oh, non avete ancora toccato l’argomento imbarazzante degli ex…-
- No –
- Ops.. Beh, prima o poi verrà fuori… forse non te l’ha detto perché non vuole che tu creda di essere un ripiego. Lo sappiamo tutti… come vanno a finire le storie. –
- Lo dici come se ogni storia fosse destinata a finire. – dice con un’alzata di spalle.
E subito la mia storia con Katherine si affaccia prepotentemente tra i miei pensieri.
Stupida ragazzina, con i suoi stessi occhi color nocciola.
- Sono fatalista. – le rispondo, apparentemente indifferente.
Poi, la presenza di mio fratello mi fa voltare il capo. – Ciao, Stefan. – gli dico cordialmente.
Oh, farei una fotografia alla sua faccia. È impagabile.
Soddisfacente.
- Elena, non sapevo saresti passata. – sembra arrabbiato. Bene.
- Lo so, avrei dovuto chiamare – Lei ingenua, le si avvicina.
Gli sorride.
E tanto per aggiungere allo sguardo cupo di mio fratello, un’ulteriore ombra, mi diverto a provocarlo ancora.
- Oh, non essere sciocca, puoi venire quando vuoi. Vero Stefan? -  gli sorrido falsamente innocente. – Sai, dovrei prendere gli album di famiglia o qualche filmino, ma.. devo avvisarti: non è sempre stato così carino. –
- Grazie per essere passata Elena, è stato bello vederti. -
Lei, rimane delusa, si vede. Inconsapevole della sua, della nostra vera natura.
Pagherei oro per vedere il suo bel faccino quando scoprirà la verità.
Perché la scoprirà, oh sì. Chissà per mezzo di cosa però.. o di chi.
Ma non mi spingo oltre per oggi. Stefan sembra impaziente di restare da solo in mia compagnia.
- Già, dovrei andare… piacere di averti conosciuto, Damon. - e ritorna a fissarmi con quei suoi occhi, così uguali, eppure così diversi da quelli che mi fissavano pieni di desiderio anni prima.
- Il piacere è mio, Elena. – Le prendo la mano, e la bacio delicatamente.
Come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Come se fossimo in un’altra epoca.
Come se davanti a me ci fosse la mia amata Katherine.  
Ma sento immediatamente il calore della sua pelle sulle mie labbra. È liscia, morbida.
La stessa scossa di poco prima, mi scuote nel profondo.
Lei non è Katherine.
Cerco di rimanere tranquillo.
Non riuscirà a scalfirmi. Non una donna come lei.
Non di nuovo.
Mi lascio cullare per un attimo dall’odore di quel sangue che le scorre lento nelle vene, caldo. Pronto per soddisfare la mia sete.
Poi però decido di non respirare.
Le lascio gentilmente il polso e le sorrido.
Per adesso, la voglio viva.



 

- Trigger's notes -

Eccomi qui, con il primo vero capitolo. Questa è la mia prima storia in questo fandom, perciò è una grande sfida per me. La mia idea è quella di mettere per iscritto ciò che passa - secondo la mia folle immaginazione - nella testa del vampiro "bello e dannato", soprattutto nei momenti con Elena. (Io sono una Delena convinta, per cui sarò sempre dalla loro parte. Meglio chiarire fin da subito.) I titoli dei capitoli, indicheranno sempre il titolo dell'episodio a cui faccio riferimento per il missing moment, all'interno del quale, i dialoghi saranno scritti così come sono in realtà, senza cambiamenti drastici, appunto perchè le scene che prenderò saranno quelle che mi hanno colpito di più, per cui non le rovinerei per nessun motivo. Diciamo che la mia è una raccolta dei loro momenti più belli, visti dal punto di vista di colui che possiede la mente più complessa di tutti i personaggi.
Non so a quanti possa interessare, ma cercherò di aggiornare il più regolarmente possibile, anche se non posso promettere nulla. La mia ispirazione cambia più o meno come cambia il vento.

 

A presto, o almeno spero,
Trigger Happy.


 

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Capitolo 3
*** Friday night bites. ***


2.
- Friday night bites –

 

Cazzo che mal di testa.
La prossima volta devo informarmi prima di scegliere una vittima. Questa dannata biondina non mi lascia in pace un secondo.
Un tempo le donne non parlavano così tanto.
Loro agivano. E, Dio solo sa quanto siano cambiati i tempi da allora.
Ma questa storia durerà ancora per poco.
 
Giuro che ti libererò presto, amore mio.
 
Oh, ma guarda chi c’è lì, tutta sola.
Il mio adorato fratellino mi vuole come un tempo?Detto, fatto.
Mi avvicino silenzioso alle sue spalle e la vedo sobbalzare non appena si gira.
- Mi hai spaventata! Che ci fai qui? – inizio a prenderci gusto. Sento da qui il battito accelerato del suo cuore in preda alla sorpresa e al terrore. Non credo riuscirò mai ad abituarmi a questa Katherine viva.
- Mi sto nascondendo da Caroline… - le sussurro, come se quella bambolina potesse sentirmi.
- Per quale motivo? – mi chiede lei, usando lo stesso tono.
- Mi serviva una pausa, lei… parla più di quanto io possa ascoltare. –
- Beh, ti capisco – ridacchia. Almeno non sono l’unico a pensarlo, è confortante.
- Sai, insomma, lei è molto giovane… - ma subito mi interrompe.
- Non molto più giovane di te – ah, se solo sapesse quanto si sbaglia. Meglio cambiare discorso. - Non credo sarà una cosa duratura, mi farebbe ammattire –
- In effetti Caroline può essere un po’ irritante, ma siamo amiche dalla prima elementare e questo ha una certa importanza per me. – ribatte a testa alta, infastidita dal mio tono e dalle mie parole. In fondo non è nemmeno così male quando si altera…
Ma che cazzo sto dicendo? Maledetta somiglianza.
Lei. Non è. Katherine.
- Ne terrò conto, anzi, scusa se ti ho messa a disagio, non era mia intenzione. – potrei fare l’attore, non sarebbe male.
- Sì che lo era. Perché tu metti sempre dei doppi sensi in qualunque cosa dici. –
Stop. Ferma un attimo. Da quando una donna capisce qualcosa su di me, dopo tre misere conversazioni? Non va bene.
Sei un po’ arruginito, Damon.
- Mh, hai ragione, ho altre intenzioni… ma le hai anche tu. – tanto vale passare direttamente al dunque.
- Davvero? – mi sta prendendo palesemente in giro. Ma la lascio fare, non sa ancora cose le aspetta.
- Le vedo. Tu mi vuoi. – impossibile resistere al mio fascino.
chiede sgranando quei begli occhi color nocciola.
Devo smetterla di guardare quegli occhi, dannazione. Mi confondono.
- Come hai detto? – chiede, cercando di non lasciar trasparire l’improvvisa agitazione. Ma si tradisce con un piccolo gesto: si morde il labbro distrattamente.
E anche sensualmente, oserei dire.
- Io ti piaccio, ti senti attratta da me, pensi a me anche quando non vorresti e scommetto che mi hai perfino sognato. – solo al pensiero rido ancora. Adoro essere protagonista di sogni osceni.
- E in questo momento, vuoi baciarmi. – o forse lo voglio io, ma è uguale. L’importante è che tu metta quelle tue belle labbra, sulle mie. Così la facciamo finita.
Mi lascio ipnotizzare da quello sguardo. Indeciso, spaventato. Come se stesse valutando la cosa giusta da fare.
Ma non ti stancare troppo, piccola, mi bacerai. Non hai molta scelta. Pochi centimentri mi separano da lei, e sento una strana elettricità percorrere lo spazio che ci separa.
Indeciso, spaventato.
Poi, un rumore. La sua mano piccola e decisa sulla mia guancia. Troppo veloce e troppo all’improvviso per rendermene conto.
Non faccio neanche in tempo a reagire, perche lei mi urla contro, infuriata:
- Ma che fai?! Non so a che gioco stai giocando con Stefan, ma io non voglio farne parte.
Non so cosa sia successo in passato, ma chiariamo subito una cosa:io non sono Katherine.– ed eccolo qui lo schiaffo più doloroso.
Lei. Non è. Katherine.
E non lo sarà mai.
Che diavolo sto facendo?
Mi sorpassa, e mi lascia qui. Solo come un cane.
Un idiota che si massaggia una guancia dolorante dopo che è stato colpito da una donna.
Un’insignificante umana che indossa una fottuta collana con della fottuta verbena.
Dio, come sono stupido.
Ma questa Stefan me la pagherà.
Gli faccio vedere io, adesso, l’umano che è in me.
Lo raggiungo, mi appoggio con la schiena ad un muro, coperto d’oscurità e aspetto che finisca di parlare con il suo nuovo amichetto, per potergli fare i miei complimenti.
In fondo, non posso negare di essere rimasto sorpreso.
Ma, in fondo, non posso nemmeno starmene qui senza far niente.
E, nemmeno poi tanto in fondo, mi dovrò vendicare prima o poi.
Ed ecco che, faccio la mia entrata in scena.
Un applauso.
Un applausoal buon caro Stefan, che sa recitare meglio di me.
Un applauso, perché al contrario di me, lui sa nascondere bene la sua natura.
Un applauso, e un paio di complimenti, per il coraggio che ha saputo dimostrare mettendosi contro di me.
Un applausocarico di tutto quell’odio che celo da qualche parte dentro di me.
E poi, con tutto il sarcasmo possibile, mi decido ad aprir bocca.
- Davvero commovente… Stefan entra in squadra, si fa un amico ed è tutto un: “Diamoci dentro ragazzi, sì!”- alzo le braccia imitanto i movimenti delle ragazzine in gonnella.
- Non stasera. Ne ho abbastanza di te. –
Oh sapesse quanto ne ho le palle piene io.
- Bel trucco con Elena, fammi indovinare… Verbena nel ciondolo. Lo ammetto, sono rimasto sorpreso, in genere nessuno resiste alla mia coercizione. Dove l’hai presa? – gli chiedo sogghignando. Tanto pima o poi lo scoprirò da solo. E la brucerò.
- Ha importanza? –
- Potrei sedurla alla vecchia maniera… - e mi divertirei parecchio. Se c’è una cosa che so fare bene è proprio sedurre qualcuno. – Oppure potrei… mangiarla. –
Solo il pensiero di quel caldo, dolce profumo di sangue proveniente dalla sua gola, mi manda in estasi.
- No, tu non le farai del male Damon. – ne è sicuro? – Perché nel profondo, c’è una parte di te, che ha compassione di lei. Temevo che non ci fosse più un briciolo di umanità in te, Damon, e temevo tu fossi diventato il mostro che fingi di essere. - Ti sbagli, fratello. Questa è l’unica cosa su cui non mento mai. Io sono un mostro. – E chi finge? -
- Allora uccidimi. –
- Mh, sono tentato. –
- No, non lo sei. Hai avuto intere vite per farlo, eppure, eccomi qua, sono ancora vivo e, eccoti qua, ancora a darmi la caccia dopo ben centoquarantacinque anni.Katherine, è morta. E tu mi odi, perché l’hai amata. E mi torturi, perché la ami ancora. E quella, fratello mio, è la tua umanità. –
Fa male. E non posso negarlo. Fa male più di quanto io pensi.
I ricordi graffiano, per poter uscire. E fanno male.
Un brivido mi mozza il respiro. E fa male.
Fa male, perché sono solo bugie. Stupide ed insulse bugie. Bugie, e ancora bugie.
Tutti non fanno che dire bugie. E le bugie fanno male.
Poi un tizio ci interrompe, ed eccola qui la mia umanità.
Il mio corpo raggiunge sinuoso il suo. Le mie mani lo immobilizzano per le spalle. La mia bocca sulla sua gola. I miei denti nella sua carne.
Ed è mera follia.
La follia di un mostro.
Bevo, e tutto sembra tornare al suo posto.
Bevo, e mi sento bene.
Lo uccido, e sto bene.
 
- Chiunque. Sempre. Ovunque.
Perché sono Damon Salvatore. E Damon Salvatore ottiene sempre quel che vuole. Rassegnati, Stefan.
 
E corro.
Corro lontano, nel buio della notte.
Con il buio nel cuore.
La notte nera mi avvolge, unica compagna di una vita.
E blocco tutto: emozioni, pensieri, parole. Solo io e la notte.
Ed Elena.
Senza rendermene conto mi trovo nella sua stanza.
Lei dorme, serena. Ignara di ciò che la notte porte con sé nella sua oscurità.
Ignara di ciò che il mondo nasconde.
Inconsapevole, che le favole sui vampiri che le raccontavano da bambina per spaventarla, siano tutte reali.
E sembra così, dannatamente indifesa.
E la invidio.
 
Le sfioro una guancia. Un gesto che mi spaventa nella sua semplicità.
Perché non sto pensando al suo sangue.
Non sto pensando a tutti gli inganni, alla verbena, alla collera. Non penso, a causa di quello che sembra essere un chiodo nella mia testa. Lei non è Katherine.
È, semplicemente Elena.
E fa paura.




 

- Trigger's notes -

Buon pomeriggio, gente. Nuovo capitolo, nuovo missing moment. Questa volta, come ben avrete notato, ho inserito anche il dialogo con Stefan. Mi è stato indispensabile, per collegare la prima parte con l'ultima. Inoltre, sono sempre rimasta affascinata da quest'incontro/scontro tra i due fratelli, perchè, ciò che Stefan dice a Damon, è forte ed importante. L'episodio è, appunto, "Friday night bites" (1x03).
Ringrazio chi ha commentato gli scorsi capitoli; ringrazio gessicat, giuly, IsaBelle91 e Jean97 per aver inserito la storia tra le seguite,  Cipa20 e robsten23 per averla aggiunta tra le preferite. Gentilissime. Spero di non deludervi. ;)
A presto con il prossimo missing moment,
baci.

Trigger Happy

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Capitolo 4
*** Bloodlines. ***


3.
- Bloodlines –

 
Sono alla ricerca di un fottuto umano che viaggia di notte in questa strada deserta, ma non c’è anima viva, e il pensare troppo mi fa venire il mal di testa.
Poi il rumore di una macchina mi giunge all’orecchio. Tendo tutti i muscoli, pronto a scattare.
Finalmente
Vedo la luce dei fari in lontananza e aspiro a pieni polmoni l’aria per prepararmi ad attaccare e… Che diavolo ci fa Elena qui, a quest’ora?
Addio caccia notturna.
Mi muovo velocemente, prima che mi veda. Non ho intenzione di rivedere quegli occhi adesso.
Corro in mezzo agli alberi, cercando di scaricare la tensione accumulata per il falso allarme ma lo stridio improvviso delle gomme sull’asfalto, mi immobilizza.
Perché si è fermata?
Ritorno sui miei passi silenziosamente, e la scena che mi si para davanti mi congela sul posto.
C’è un corpo, disteso, e c’è la sua macchina. Capovolta.
Posso sentire da qui, il suo respiro affannato, e posso immaginare quei suoi occhi spalancati dallo spavento.
Che cazzo è successo?
Poi però lo vedo, ma non lo sento. E mi basta questo particolare, per capire.
Mi muovo alla velocità della luce verso l’uomo incappucciato che si dirige verso la macchina. Elena urla, ma prima che possa fare qualcosa, sono lì.
Gli basta un’occhiata e scappa via.
Mi abbasso al finestrino rotto della macchina, e lei urla ancora.
Mi perforerà un timpano, un giorno o l’altro.
 
- Come va? – le chiedo. È spaventata, lo vedo. E decisamente sotto shock.
- Damon.. –
– Sei incastrata. – le comunico.
- È la cintura di sicurezza, non riesco a sganciarla! –
Èil momento di fare l’eroe Damon, approfittane.
- Ti tiro fuori io, metti le mani sul tettuccio. – lei obbedisce, e Dio, sembra così strano.
- Sei pronta? Uno, due… tre. Presa. – la tiro fuori con un braccio, mentre con l’altro sollevo la macchina.
E ora il suo corpo è contro il mio, ed è come se tutto sparisse.
È leggera, è calda. È profumata.
Ha gli occhi bagnati di lacrime, e per un momento l’istinto di asciugarglieli striscia viscido tra i miei pensieri.
- Stai bene? Puoi stare in piedi? Niente di rotto? –
Lei borbotta qualcosa che somiglia vagamente ad un “no”, per cui provo a metterla in piedi.
Ignoro il senso di freddo che provo quando la allontano da me, e mi occupo del suo fragile corpo che a quanto pare, non riesce a mantenersi.
- Non ti reggi in piedi, Elena. – la chiamo ancora, ma non risponde. Non riesce a tenere gli occhi aperti, dannazione.
Le afferro la nuca, infilando una mano tra i suoi capelli e le blocco la testa, costringendola a concentrarsi su di me. 
- Elena, ehi, guardami. Concentrati. Elena, guardami. – la prendo per il mento, e sembra fare una fatica assurda per aprire gli occhi. Poi li fissa dentro i mei, di nuovo ghiaccio contro fuoco.
- Sono identica a lei… - sussurra.
Lo ha scoperto.
– Cosa? – e mi sviene tra le braccia.
Cazzo.
 
La riprendo in braccio e la stendo sul sedile anteriore della mia macchina.
Si va in Georgia, baby.
 
Lei dorme, non si è rotta nulla e sembra, dico sembra, quasi tenera così.
Passo tutta la notte al volante, ogni tanto il mio sguardo si posa su di lei.
“Sono identica a lei…”, mi ha detto. Ciò vuol dire che ha visto la foto che Stefan conserva in camera.
Così identica, eppure così fottutamente diversa.
 
Non me ne accorgo, ma è già mattino, il sole colpisce le mie dita sul volante, ma non sento niente. Ormai non ricordo più come sia il calore del sole. E guardo ancora lei, lei che può sentirlo quel calore.
Lei che è calore.
Una rabbia improvvisa si impossessa della mie dita, che stringono il volante con fin troppa forza.
Sembra quasi odio.
Ma non faccio in tempo ad assimilare questa sensazione, che lei si sveglia ed io passo il confine della Georgia.
 
Si guarda attorno confusa, spaesata.
- Buongiorno! –
- Dove siamo? – a quanto pare le buone maniere le ha lasciate a casa.
- In Georgia. –
- Georgia? No.. No, no, no, no. Non è vero. Sul serio, dove siamo? –
- Sul serio, siamo in Georgia. – com’è divertente questa situazione. – Come stai? –
- Io… -
- Non hai niente di rotto, ho controllato. – le dico con una punta di sarcasmo.
- La mia auto… C’era un uomo, l’ho investito.. ma poi si è alzato! Ma chi è? –
- È quello che vorrei sapere anche io.  – e di nuovo mi trovo a stringere fin troppo violentemente il volante.
- Dov’è il telefono? Dobbiamo tornare indietro. Nessuno sa dove sono. Accosta! – ma ha preso fiato almeno una volta? – Dico sul serio, accosta Damon. – Uh ma guarda che bel paesaggio che c’è qui… 
- Ferma la macchina! –
- Oh, eri più divertente mentre dormivi.. – dico accostando l’auto. Ed è vero. Mentre dorme non sembra quasi lei, o forse è proprio mentre non è cosciente che mostra la vera Elena. Poi si sveglia, si mette sulla difensiva e.. puff! Mi ritrovo a dover eseguire i suoi ordini.
Ti sei indebolito Damon…
 
Apre la portella e cerca di scendere, ma non è ancora nel pieno delle sue forze. La vedo e la sento debole e prima che svenga ancora, sono accanto a lei. – Ehi… -
- Sto bene. – risponde testarda, guardandomi come se fossi un alieno.
In fondo sono solo un mostro per lei.
Ed è giusto che mi guardi così.
 
- Torniamo subito indietro. –
- Oh, andiamo.. ormai siamo arrivati fin qui! –
- Perché lo stai facendo? Non posso andare in Georgia. Ho distrutto la macchina, devo tornare a casa! Questo è un rapimento! – Dio come la fa tragica.
- Un po’ melodrammatico, non trovi? – le chiedo retorico, appoggiandole la mano sulla spalla. – Non sei spiritoso – mi risponde con lo stesso tono. Mi piace stuzzicarla.
- Non puoi farlo. Io non voglio andare in Georgia. – Ancora? – Sei già in Georgia… senza il tuo ciondolo magico per giunta. Potrei molto facilmente renderti.. disponibile. –
Adesso come minimo mi picchia.
Ma lei non sa che non la soggiocherei.
Non lei. E non so perché.
- Che cosa cerchi di dimostrare? – la interrompe lo squillo del telefono. – Questo è il mio telefono! – Ma va?
Lo prendo dalla tasca, e faccio finta di controllare il display. So già che è lui, non c’è bisogno di controllare.
- Mmh, è il tuo ragazzo. – le porgo il cellulare, ma lei si volta dall’altra parte. Oh, ci sono guai in vista anche per Stefan allora. Bene.
- Rispondo io. – non si ribella, così lo faccio per davvero: - Telefono di Elena. – rispondo imitando malamente la voce di un segretario.
- Lei dov’è? Perché hai il suo telefono? Sta bene? –
Ora ho capito da chi ha imparato Elena.
- Elena? È qui con me.. e sì, sta bene. - le lancio un’occhiata.
- Dove siete? Fammici parlare. –
Ci riprovo, e le riporgo il telefono. – Vuole parlare con te. –
- … No. -
Damon 1 – 0 Stefan.
- Già, sai credo che lei non voglia parlare con te al momento.. -
- Damon, giuro che se provi a toccarla io… -
- Passa una buona giornata. Ci vediamo! – Lo interrompo e chiudo la telefonata. Non ho paura delle sue minacce.
Ma a quanto pare Elena ancora non si è rassegnata.
Quei due insieme sono una coppia perfetta.
- Senti, nessuno sa dove sono, ti prego, puoi riportarmi a casa? –
Non è più acida come prima, almeno. Facciamo passi avanti.
- Siamo quasi arrivati.. -
- Arrivati dove? –
- In un posto alle porte di Atlanta. Avanti Elena.. – le dico avvicinandomi – non vorrai tornare indietro proprio ora, vero? Che fretta c’è? Time out. I tuoi problemi saranno ancora lì quando tornerai a casa. Allontanati dalla tua vita, per cinque minuti. Cinque minuti!
La sento sospirare. Sta cedendo.
- Sarò al sicuro con te? -
- Sì. – e non sono mai stato più sincero. Lo sarà sempre quando è con me.
- Ma devi promettermi di non fare quel tuo giochetto del controllo mentale. –
- Sì. –
- Posso fidarmi di te? –
- Sali in macchina, avanti. –
Un altro piccolo passo in avanti.
Damon 2 – 0 Stefan.
 

- Trigger's notes - 

Oh, ma guardate, sono ancora viva.
Lo so, sono un disastro. Non aggiorno da una vita. Mi dispiace. Però avevo avvertito: la mia ispirazione cambia più o meno come cambia il vento.
Comunque, ce l'ho fatta. Certo non è granchè come capitolo, ma mi sono detta: "Sempre meglio di niente."
L'episodio di riferimento è Bloodlines, 1x11 se non sbaglio. In questa puntata c'è un momento "Delena" più importante di quello che ho descritto sopra, ma me ne occuperò nel prossimo capitolo, con maggior attenzione e dedizione, perchè cambierà molte cose.

Vado a rispondere ora alle vostre belle recensioni sullo scorso capitolo, e ringrazio le persone che me le hanno lasciate, o che semplicemente hanno letto i miei brevi capitoli.

Non vi dico "a presto", perchè non so quando arriverà il prossimo aggiornamento, ma non vi farò aspettare più così tanto, promesso.

Un bacio,
Rob.

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Capitolo 5
*** Bloodlines. (Parte II) ***


3.
- Bloodlines –
(Parte II)

 
Per tutto il viaggio, mi guarda con quell’aria scocciata, arrabbiata.
Avrei quasi paura se… no, in effetti non mi farebbe effetto nemmeno se fossimo stati in un’altra dimensione.
Non parla. A farmi compagnia c’è solo quel basso suono di sottofondo. Quello del suo respiro caldo, lento.
Accendo la radio, e mi distraggo un po’.
La campagna delimita la strada, e scorre veloce fuori il finestrino.
Se potessi mi fermerei qui.
- Dov’è la mia macchina?- Oh, ma allora ce l’ha ancora una lingua per parlare.
- L’ho accostata sul ciglio della strada, non darà fastidio a nessuno. – le rispondo voltandomi verso di lei, che sembra quasi buffa, con quell’espressione accigliata.
- E quell’uomo che ho investito? Era un… -
- Per quel che ne so, sì. – la interrompo, liberandola dallo sforzo di trovare un termine delicato per definirci.
- Ma lo conoscevi? –
- No, non l’ho mai visto. Insomma, non è che ci riuniamo al bar dei vampiri. – voleva essere una battuta, ma credo di aver usato un tono un po’ troppo sarcastico.
Lei non ride, io neppure.
Prima che me ne accorga, entro in città, e svolto subito verso la mia meta.
Fermo la macchina davanti al bar.
- Dove siamo? Mi hai portata in un bar? – Oh, la sua perspicacia mi sorprende sempre di più. Non le rispondo e scendiamo dalla macchina, ma a quanto pare non si da’ per vinta.
- Damon, non ho l’età, non mi lasceranno entrare. –
– Vedrai. – le rispondo ammiccando. In fondo sei con Damon Salvatore, baby. Ma questo evito di dirlo ad alta voce.
 
Entriamo nel bar, poco illuminato, come piace a me, e subito la vedo dietro il bancone. Bree. Certo un po’ invecchiata, ma è rimasta una gran bella donna.
Quasi quasi mi pento di averla abbandonata. Mi volto verso Elena, e… no non mi pento di esser stato uno stronzo.
 
- No, non può essere… Damon! – finalmente qualcuno che mi accoglie con il sorriso sulle labbra.
- Il mio tesorino… - scavalca il bancone e si avvicina. Mi prende il viso tra le mani e mi bacia. Mh, non male.
Pagherei per vedere la faccia stranita, chesicuramente avrà preso possesso della mia compagna di viaggi. Oh, ‘fanculo. La devo smettere.
 
Ci accomodiamo sugli sgabelli, e la vedo trafficare con qualche bottiglia. Di vodka, mi sembra.
- Statemi a sentire. Brindiamo tutti all’uomo che mi ha spezzato il cuore, devastato l’anima, distrutto la vita e annullato qualunque speranza futura di felicità. –
Modestamente, sono io. Sono orgoglioso di me stesso.
Scolo il mio bicchierino in un sorso, poi prendo quello di Elena che da brava ragazza non ha intenzione di bere, senza farmi vedere dalla strega. Lei mi ringrazia con un sorriso. Altro passo avanti. È il primo che mi fa.
Oh, Damon 3 – 0 Stefan.
 
- Allora, com’è riuscito a legarti? – Bree si rivolge a Elena.
- Non mi ha legata. In realtà sto con suo… - ma non la lascia finire. – Se non ti ha legata, ti ha domata. In ogni caso, goditi la cavalcata! –
Oh, oh, oh.
Bree 10 – 0 Elena.
Questa cosa si sta rivelando più divertente del dovuto. E il mio ego ne gioisce.
- Ok. – taglia corto Elena. – Come vi siete conosciuti? –
- Mmh, al college. – risponde Bree continuando a riempirmi il bicchiere.
- Tu sei andato al college? – mi domanda sorpresa.
– Al campus di un college, sì. – e intanto svuoto nuovamente il mio bicchierino.
- Circa vent’anni fa, quando ero una dolce, giovane matricola, incontrai quest’uomo bellissimo e me ne innamorai; lui mi rivelò il suo piccolo segreto e per questo, lo amai ancora di più, perché anche io avevo un piccolo segreto che non vedevo l’ora di condividere con qualcuno. –
- Lei è una strega. – sussurro al suo orecchio.
Elena, mi rivolge un’occhiata eloquente.
 
- Mi hai cambiato la vita, lo sai. –
- Te l’ho solo movimentata. – le rispondo con un sorrisetto.
 
- E’ un campione a letto vero? – ritorna a parlare con Elena.
Bree 2324 – 0 Elena.
- Ma soprattutto è uno che ti pianta in asso. – eccola qui la mia Bree, acida e risentita.
Elena mi rivolge uno sguardo di rimprovero.
Ho fatto cose peggiori.
- Allora, dimmi cosa vuoi da me. –
Tempo al tempo, mia dolce streghetta.
Il cellulare di Elena squilla improvvisamente, è Jenna. Esce fuori per rispondere, così ne approfitto per parlare con Bree senza stupidi convenevoli.
Lei ha la soluzione.
Lei deve averla.
 
La informo del mio piano. Devo liberare la mia dolce Katherine, ma senza cristallo non si fa niente.
- Avanti, deve esserci un altro modo. – le dico.
- Dopo tutti questi anni c’è sempre e solo Katherine? Chi ti dice che sia ancora viva? – Nessuno. Ma io ne sono convinto. Katherine non è morta. Ed io lo dimostrerò.
- Beh, tu aiutami ad entrare in quella cripta e lo scopriremo. – le rispondo languido.
Ma con Bree non attacca. – L’ho già fatto. Vent’anni fa, l’hai dimenticato? Tre semplici passi: cometa, cristallo, incantesimo. –
- C’è un piccolo problema con il secondo passo. Io non ho il cristallo. – Quell’inutile, fottuto cristallo.
- Niente da fare Damon. Non c’è un altro modo, è l’incantesimo di Emily. –
Oh andiamo, c’è sempre un altro modo.
- Potresti fare un nuovo incantesimo, con un nuovo cristallo, che annulli l’incantesimo di Emily. – è così semplice, porca puttana.
- Non funziona in questo modo. L’incantesimo di Emily è assoluto. Non puoi entrare in quella cripta. –
Questo è da vedere.
 

*

Un quarto d’ora dopo Stefan richiama Elena. Sento il telefono squillare, e lei, che a quanto pare ha deciso di rispondergli, esce fuori dal bar.
Come se non potessi sentirla ugualmente, poi.
 
- Elena, sei tu? –No, è tua nonna, imbecille.
La sento sospirare prima di rispondere. – Sì, sono io. –
Fredda e distaccata. Molto bene.
- Dove sei? –
- Tu hai mentito. –
- Lascia che ti spieghi, ti prego. –
- Quindi non avresti mentito? –
- Dimmi solo dove sei, così vengo a prenderti. – Testardo, il mio fratellino.
- Che rapporto c’è tra me e Katherine, Stefan? – Sono sorpreso della sua determinazione.
- Sinceramente, non lo so. –
- Come puoi pretendere che io ti creda? –
- E’ la verità, io … Senti – Ma l’agguerrita Elena non lo lascia finire e interrompe la telefonata. È davvero incazzata. 
 
Senza accorgermene, mi ritrovo alle sue spalle. Ma quando mi sono mosso?
Lei si volta e sussulta spaventata.
Ah già, ora ricordo il perché della mia posizione. Adoro spaventarla così.
- Stai bene? –
- Non fingere di preoccuparti. Lo so che in realtà sei contento. –
In effetti, meglio non negare l’evidenza.
Uno a zero per Elena.
 
Rientriamo nel bar, in silenzio e ordiniamo un panino.
- Allora, supponiamo che io discenda da Katherine, questo fa di me una mezza vampira? –
- Non possiamo procreare, ma ci piace provarci. – le dico malizioso. Oh, al diavolo. Nessuno apprezza le mie battute. Tanto vale dire la verità una volta per tutte.
- Nah, se foste state imparentate, avrebbe avuto un bambino prima della trasformazione. – dico mangiando le mie patatine.
- Stefan pensava di potermi usare per rimpiazzarla? –
Nessuno rimpiazza Katherine. È impossibile.
Ma meglio che tu non lo sappia. Non vorrei demoralizzarti maggiormente.
- Se vuoi il mio parere, è un po’ inquietante. – uh, dei sottaceti abbandonati nel suo piatto. – Non ti piacciono i sottaceti, scusa? –
- Perché vuoi mangiare se tecnicamente sei … -
- Morto? Non è mica una parolaccia. – continuo al posto suo, con tono ironico. – Purché assuma abbastanza sangue regolarmente, il mio corpo funziona come tutti gli altri. – dico addentando un’altra patatina. Lei sorride, ma non sembra divertita.
- Tutta questa gentilezza … C’è qualcosa di vero? – Sussulto impercettibilmente alle sue parole.  A dire il vero sì, non sto fingendo e sorprende perfino me stesso.
Che diavolo sto facendo?
Bree mi libera dall’impiccio di trovare una risposta, portandomi una birra.
- Grazie. –
- Ne prendo una anche io. – sbotta Elena. – Mh? –
- Time-out, ricordi? Per cinque minuti. Beh, quei cinque minuti hanno bisogno di una birra. -
Questa sì che è una donna dalle mille risorse. Scommetto che se al posto mio ci fosse stato Stefan, non avrebbe preso quest’iniziativa.
Altro punto a mio favore.
Spero solo di non doverla portare ubriaca, in braccio fino alla macchina.
 
E ora il suo corpo è contro il mio, ed è come se tutto sparisse.
È leggera, è calda. È profumata.

‘Fanculo.
 
Non so come ma ci ritroviamo in una specie di gara “a chi butta giù più velocemente il bicchierino di vodka”. E Elena … Cristo santo, Elena è forte.
Ne butta giù uno dietro l’altro.
- Pronti? Via! – altro giro.
Elena finisce ancora una volta per prima. Non credo di averla mai vista così euforica.
- E fanno tre! – esulta come una di quelle cheerleader.
- Vuoi un bavaglino? – mi domanda, prendendosi gioco di me.
- Scusa, io non mi scardino la mandibola come un serpente per consumare alcolici. – sarcasticamente parlando.
- Come vuoi. – mi asseconda lei. – Chi è il prossimo? Un altro giro Bree! –
È partita. Andata. Completamente.
E Dio solo sa quanto mi sto divertendo.
Sarà colpa dell’alcol.
- Tesoro, dovresti essere sul pavimento adesso!  - le dice una donna poco più ubriaca di lei.
- Non sono nemmeno ubriaca. – risponde con una smorfia. – La mia tolleranza arriva … - punta un braccio in alto – Fino qui! – completa, con un salto.
 
Ah, quegli occhi sono ancora più belli quando sono così lucidi.
 
Sì è decisamente colpa dell’alcol. Dovrei smettere di bere. Il mio cervello sta andando a puttane. Così come quello di Elena, che ora è impegnata in un’avvincente partita di biliardo tra ubriache.
Mi allontano un secondo. In fondo dove può andare in quelle condizioni?
 
Mi rimetto al bancone, ma prima di ordinare Bree mi chiede: - Ehi, lei dov’è? -
- Era proprio là dietro … - Come non detto.
Controllo dove l’ho lasciata dieci minuti fa, non c’è.
Controllo il resto del locale con lo sguardo. Di Elena non c’è traccia. Dove cazzo è andata?
Poi mi soffermo sull’entrata. La porta è aperta. Mi alzo di scatto ed esco.
Non c’è nessuno. A terra c’è il suo cellulare. Cazzo.
Vado a destra, senza sapere dove cercare.
Vaffanculo. Le avevo promesso che con me sarebbe stata al sicuro.
 
C’è un vecchio deposito abbandonato. Cammino ancora, ma ad un certo punto la sua voce mi ferma. – Damon, no! –
Damon, no cosa? E tutto diventa una grande confusione.
Sento un bastone colpirmi le ginocchia, e sono subito a terra.
Chi cazzo è?
Altra bastonata. Un’altra ancora. Sento le ossa a pezzi.
- Ma che diavolo … - e prima ancora di finire la frase mi ritrovo ad annegare in un liquido giallastro. Benzina.
Sento Elena gridare qualcosa, la sento correre. E dio, come vorrei che non si avvicinasse.
Poi si blocca. Il vampiro di fronte a me si volta verso di lei mostrandole i canini.
- Chi sei tu? –
- Perfetto, non ne hai idea! – ma chi cazzo è questo e da dove cazzo è uscito?
Altra benzina.
 - Di che stai parlando? Che cosa ha fatto? – urla la mia intrepida Elena.
- Ha ucciso la mia ragazza. – La sua ragazza? Quando? Non me lo ricordo.
Uccido troppe persone.
- Cosa ti aveva fatto, eh? Cosa ti aveva fatto?! –
- Niente. - E smettila con questa benzina, porca puttana.
- Non riesco a capire! – si intromette Elena, forse per recuperare tempo, e qualche speranza.
- Lei era andata a trovare Stefan e Damon l’ha uccisa, capito? – Ah, ecco. Adesso si spiegano molte cose. Lexi.
Cerco di rialzarmi ma un calcio mi arriva dritto sul mento.
Dio che dolore.
- Lexi. Lexi era la tua ragazza? –
- Mi ha parlato di te! Mi ha detto che tu eri un umano. –
- Lo ero. –
Cerco di rialzarmi, quando sento il rumore dell’accendino.
Sono fottuto.
- Ti ha trasformato lei? –
Dio, grazie Elena.
- Se vuoi stare con qualcuno per sempre, devi vivere per sempre. –
Katherine.
Un altro calcio.
- Lei ti amava! Diceva che, quando l’amore è vero non puoi scappare! -
Elena.
- Questa è una scelta, che tu non dovrai fare. –
- No, no, ti prego, non fargli del male!  -
Elena.
- Ti sto facendo un favore. –
- Lei ti amava, era buona e questo significa che lo sei anche tu. Sii migliore di lui. Non farlo, ti scongiuro. Ti prego. – la sua voce si rompe.
Ti prego.
Elena.
Mi sento afferrare per il colletto della camicia. Mi ritrovo faccia a faccia con il bastardo.
Ha ceduto, è fatta.
Mi spinge contro la parete opposta, e fa male.
Urlo.
La schiena mi fa male. Ma passerà presto.
- Grazie. – dice Elena.
- Non l’ho fatto per te. –
È andato. Ce l’ho fatta.
 
Una mano calda si posa sulla mia guancia. E quegli occhi che mi guardano ansiosi.
E la mia mente si svuota.
Elena.
Grazie. Grazie a te.
Solo il suo nome, e un muto ringraziamento.

 

*


Me la pagherà. Questa volta non mi limiterò a spezzarle il cuore.
Questa volta il cuore, glielo strappo dal petto.
 
Entro nel bar e la vedo bere avidamente un non so che di alcolico.
Goditi il tuo ultimo drink, mia dolce Bree.
È stata brava, lo ammetto. Ma io lo sarò di più.
 
- Ce ne stiamo andando, volevo salutarti. –
- E’ stato bello rivederti. – Così bello, che hai tentato di uccidermi, brutta stronza.
- Niente bacio? –
- Sono piena di verbena. La metto in tutto quello che bevo. –
Cos’ha, la coda di paglia?
- E perché mi stai dicendo questo? –
- Lexi era una mia amica. – Lexi era amica di tutti a quanto pare. – Come hai potuto?  -
Mi muovo in fretta, e mentre si gira mi ritrovo alle sue spalle.
È spaventata. Ed è giusto che sia così.
Chi è tanto coraggioso da non aver paura della Morte, in fondo?
- La cripta può essere aperta. – dice in fretta.
Non le credo. Non mi devo far influenzare. È solo un trucco.
- Stai mentendo! – le ringhio contro.
- Il libro degli incantesimi di Emily! Se tu sai come lei ha chiuso la cripta, il processo inverso sarà nel suo libro. Puoi aprire quella cripta! –
Cosa?
- E dov’è questo libro? –
- I-io … -
- Tu non ne hai la minima idea. –
- Ti sto dicendo la verità … - mi prega ad un palmo dal viso.
- E io ti credo, mia cara e dolce Bree. – le accarezzo una guancia. – Per questo quasi mi dispiace. – la guardo colpevole, e le infilo una mano nel petto. Le prendo il cuore, e glielo strappo via. Non c’è bisogno nemmeno di usare un po’ di forza.
Lentamente si accascia sul pavimento. Sembra quasi che stia dormendo.
 
Mi lavo le mani, cercando di pulir via quel suo fottuto sangue pieno di verbena.
Prendo la giacca, e vado via.
Addio Bree, è stato un piacere anche per me.

 
*
 
Nel viaggio di ritorno Elena è in vena di chiacchiere.
- Allora, perché mi hai portato con te?  -
- Beh, tu non sei la peggiore compagnia del mondo, Elena. Dovresti darti più credito. –
- Il vero motivo? – è inutile, è impossibile mentirle. Ed io che mi definivo re dei bugiardi.
- Non lo so … Eri lì sulla strada, in perfetto stile damigella in pericolo … Avrebbe fatto arrabbiare Stefan e … tu non sei la peggiore compagnia del mondo, Elena. – E poche volte sono stato così fottutamente sincero.
- Beh, un tempo ero più divertente. – Prima di conoscere Stefan, magari.
Questo pensiero mi fa sorridere.
- Non sei stata male. – e ripenso a lei mezza ubriaca.
- Ti ho salvato la vita. -
- Lo so. –
- Non dimenticarlo. –
Grazie.


- Trigger's notes -
Non è passato tanto tempo, vero? Assecondatemi vi prego. Non sapete quanto mi dispiaccia.  Sempre meglio dello scorso aggiornamento, almeno. :D Ok, non sono simpatica, lo so.
Ma passiamo al capitolo che è meglio. Credo che questo sia il più lungo della storia, e spero appreziate. L'episodio di riferimento è sempre l'1x11, avevo avvertito che avrei scritto un capitolo sullo stesso episodio. Reputo abbastanza importante questo momento e spero di non averlo rovinato.
(Non l'ho riletto il capitolo, quindi potreste trovare errori. Domani vedo di mettere tutto a posto. )
Al prossimo capitolo, un bacione enorme e un altro mazzo di scuse per il ritardo.
T.H.

 

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