The Time Hollow

di Ashly91
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** CAPITOLO 1: L'INIZIO ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 2: TROVARE UNA SOLUZIONE ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO 3: DISPETTI DAL DESTINO ***



Capitolo 1
*** CAPITOLO 1: L'INIZIO ***


Era un pomeriggio di maggio quando lo vidi per la prima volta. Non riuscivo a crederci, ero completamente sconvolta. E’ arrivato all’improvviso e, in un solo attimo, mi ha cambiato la vita.

Il ragazzo dei miei sogni? La mia anima gemella? No…il mio futuro.

Ebbene sì, l’ho visto, era proprio davanti ai miei occhi, come vedere il trailer di un film. Varie scene che lasciano immaginare quello che vedremo ma senza raccontarci una storia precisa. E da quel giorno non faccio altro che pensarci…
 

“Ci sei?” una voce mi sveglia dai miei pensieri, distraendomi dalle scene fisse nella mia mente.
“Cosa?” chiedo alzando lo sguardo verso il mio interlocutore.
“Andiamo bene, sono le due e mezza e sei in coma profondo!” continua lui lasciandomi una ricevuta del ristorante sul bancone.

“Matt, ero solo sovra pensiero, non stavo dormendo!” gli rispondo con tono un po’ scocciato “Questa cos’è?”
“E’ il conto della sala che mi hai chiesto mezzora fa’, ricordi? Certo che sei proprio distratta ultimamente!”
Lo guardo per circa un secondo, poi fisso la ricevuta.
“Grazie” gli rispondo “se ho ancora bisogno ti chiamo”
Mi lancia uno sguardo un po’ preoccupato e si incammina verso il ristorante. Lo guardo scomparire oltre la tenda divisoria del suo reparto e lascio andare un forte sospiro.
 
Lavoro al Fire Hotel da più di sei mesi, finalmente assunta dopo un lungo stage. All’inizio incontravo Matt solo un paio di volte al mese, i nostri turni non combaciavano mai. Oltretutto lavorando in due reparti differenti, nonché distanti, incrociarlo era molto difficile. Riuscivo a scambiare due parole con lui solo durante la mezzora di pausa, nella sala mensa, ma non è che facessimo chissà quali discorsi, lui non parlava tanto di sé. Ha cominciato ad aprirsi circa un paio di mesi fa’, non ricordo di cosa stessimo parlando, ma in quel modo sono riuscita a scoprire un lato di lui ‘addirittura’ simpatico. Non che non lo fosse, o meglio…non che non lo sembrasse, ma è sempre stato molto sulle sue con tutti, nessuno lo conosce a fondo nonostante lavori qui da due anni.
Avevo preso gusto a chiacchierarci, stuzzicarlo un po’, a scherzare con lui come con un amico di vecchia data. Poi, circa tre settimane fa’ ebbi quelle ‘visioni’…se così le posso chiamare. E da allora, anche se faccio finta di niente, non riesco a fare a meno di chiudermi nei suoi confronti. Questo perché ogni volta che lo guardo ricordo quello che ho visto: io e lui, quasi dieci anni più avanti, insieme.
Certo, nulla di male, saremo felici, anzi direi molto felici, tranne per il fatto che ci lasceremo per un piccolo inconveniente dentro il mio ventre. Ho visto che, al matrimonio di un mio caro cugino, ci terremo per mano, attirando gli sguardi invidiosi delle ragazzine fuori dalla chiesa. La stessa mano che poi lui lascerà quando gli rivelerò il mio ‘segreto’. Gli dirò che ho scoperto da poco di essere incinta, lui si allontanerà e se andrà dopo avermi chiesto di scegliere tra lui e il nostro futuro figlio.
 
“Ma come ho fatto a cacciarmi in questa storia?! E io che volevo una vita normale!” dico a me stessa mentre sistemo gli ultimi conti della giornata. Ora devo cercare di concentrarmi sul lavoro, a come fermare il mio futuro potrò pensare una volta timbrato il cartellino.
 
“Buongiorno Nikki! Allora, come sta il tuo amore?”
“Ciao Ian, io sto bene grazia e tu?” gli rispondo sarcastica. Ian è l’autista della navetta dell’hotel da circa un mese. Abbiamo legato subito, siamo entrambi due chiacchieroni e, quando non ha chiamate, passiamo un po’ di tempo a parlare mentre io svolgo i miei compiti al front office. Ultimamente però si è convinto che tra me e Matt ci sia qualcosa di tenero non dichiarato.
“Oh, andiamo, non avrete litigato spero!” continua a stuzzicarmi.
“Quante volte te lo devo dire che tra me e Matt non ci sarà mai, e ripeto MAI, qualcosa?”
“Questo lo dici tu, secondo me sareste perfetti insieme! Siete così diversi! E tu sai cosa si dice, no? Gli opposti si attraggono!”
“Siamo uguali invece! E io non voglio stare con una mia fotocopia, sarebbe…strano!”
“Certo, come no!” si volta e si avvicina alla colonna portagiornali al centro della hall, dove poco dopo lo raggiunge Matt per salutarlo.
“Certo che sono proprio diventati amici quei due!” penso mentre li guardo. “Spero solo che Ian non gli dica niente di strano o compromettente! Conoscendolo, sarebbe in grado di mettere su una Soap Opera!”
 
***
 
Guardo l’orologio, è già passata più di un’ora, finalmente posso andare a casa!
Non è che mi pesi lavorare, anzi mi piace stare in hotel. O meglio mi piaceva prima che diventasse lo scenario di fantasie varie. Ormai ogni volta che varco la porta di ingresso guardo il ristorante preoccupata che possa essere in turno o vado a mangiare più tardi rispetto al solito. E poi…mi ricordo della prima volta che ci siamo parlati…
 
Era la mia seconda settimana all’hotel e dovevo portare i menù già pronti al ristorante. Il capo servizio non c’era, così varcai la tenda fatta di fili di perline bianche e, senza farlo apposta, sbattei contro di lui.
“Scusa, le luci erano spente e…”
“Non importa. Sono i menù del giorno?” mi interruppe e prese il mazzo di fogli colorati che tenevo tra le braccia “Posso vederli?”
“Ehm…certo…” risposi un po’ titubante. Era stato così impassibile che mi aveva lasciata senza parole.
“Sono a posto, grazie.” disse poi allontanandosi verso la cucina.
Alice, una ragazza che lavorava con lui mi si avvicinò.
“Non prendertela” mi disse “Fa’ così con tutti, non ce l’ha con te. Comunque piacere, io sono Alice!”
“Piacere mio, sono Nikki, sono nuova qui!”
“Se hai bisogno di qualcosa chiedi pure a me, sarò felice di aiutarti!”
“Va bene, ti ringrazio!”
La salutai e tornai al bancone del ricevimento, pronta a rimettermi al lavoro.
 
Sono quasi sulla porta quando qualcuno mi dà una pacca sulla spalla.
“Ehi, se hai finito ti va’ di bere qualcosa?” è Alice, sono giorni ormai che mi invita per fare una chiacchierata insieme. All’inizio lo facevamo quasi alla fine di ogni turno, quando gli orari combaciavano, ma ora…bè, ora è già tanto se comunichiamo al lavoro.
“Veramente…”
“Avanti! Non usciamo da mesi! Fammi contenta!” mi prende una mano e la stringe tra le sue pregandomi.
“Ok, ve bene!” le sorrido in modo un po’ forzato, lei non se ne accorge. Matt, che ha visto tutta la scena mi guarda storto. “Cosa vuole adesso?” penso mentre Alice mi trascina via per un braccio.
 
Prendiamo la sua macchina, da quando l’ha comprata nuova non fa’ che gironzolare orgogliosa e ansiosa di mostrarla a tutti, partiamo dall’hotel e ci dirigiamo verso il ‘Traces’, il nostro bar preferito.
“Finalmente riusciamo a vederci fuori da quelle quattro mura! Devo confessarti che ad un certo punto pensavo che mi stessi evitando!” mi dice ad un certo punto, senza distogliere lo sguardo dalla strada.
“Ah sì? E perché dovrei?” le rispondo con fare ingenuo, ma in realtà ha perfettamente ragione.
“Alice…” penso tra me e me “Perché proprio lei?”
Era da un po’ che non parlavo con Alice, non che ce l’abbia con lei ma…da quando ho saputo che è uscita con Matt, ogni volta che la vedo sento un qualcosa dentro che, se non mi controllo, mi fa essere sgarbata e pungente. Questo perché sono gelosa. Gelosa marcia.
Ebbene sì, Matt mi piace e molto anche. E’ solo che, nonostante io sia una delle poche persone con cui parli, non vuole che il nostro rapporto vada oltre la parola ‘colleghi’. Per questo quando penso che Alice ci sia addirittura uscita mi viene il nervoso addosso.
“Allora…” riprende “C’è niente di cui mi vuoi parlare?”
Siamo ferme ad uno stop in una strada subito prima del bar, dietro di noi non c’è nessuno. Si volta e mi fissa come per farmi confessare.
“A cosa ti riferisci di preciso?” le chiedo stando sulla difensiva. Quando mi guarda così c’è un qualcosa di particolare sul quale vuole andare a parare.
“Avanti, non fare finta di niente!” rimette in moto e parcheggia proprio davanti all’ingresso del ‘Traces’. “L’ho capito sai? Si vede da come lo guardi!”
“Cazzo!” penso mentre quasi comincio a sudare freddo “Ha capito che so di lei e Matt!”
“Che aria colpevole!” si slaccia la cintura e con un movimento molto semplice afferra la sua borsa dal sedile posteriore dell’auto “Potevi anche dirmelo che ti piaceva Ian!” chiude la portiera e varca la soglia del locale, sedendosi a quello che poco tempo prima era il nostro solito tavolo.
La guardo stupita, la bocca aperta. Scendo di corsa anch’io e la raggiungo, mi siedo davanti a lei, che ancora aspetta una risposta. Dalla mia bocca quasi paralizzata non esce alcun suono se non un “Cosa?!” dal tono molto acuto, interpretabile come una frase di senso compiuto del tipo “Ma come diavolo ti è potuta passare per l’anticamera del cervello un’idea simile?!”
“Perché, non è forse vero?” alza la mano per chiamare il cameriere “Lo guardi con quegli occhi da cucciolotta, passi la metà del tuo tempo a parlare con lui…”
“Questo non vuole mica dire che mi piace, sai?! Siamo solo buoni amici, tutto qui!”
“Tutto qui??” mi guarda e mi fa uno dei suoi soliti sorrisi maliziosi, che il più delle volte mi mostra quando vede che parlo un cliente molto carino.
“E non fare quella faccia! Ti sto dicendo la verità! Non potrei mai uscire con lui neanche se mi piacesse, ci lavoro insieme, sai che imbarazzo??”
Continua a fissarmi, il cameriere le porta una caffè, mentre a me una coca, le nostre solite ordinazioni. Comincia a sorseggiare il caffè, appoggia la tazzina sul tavolo e si asciuga le labbra.
“Sarà…” mi dice, poi ritorna a concentrarsi sulla sua tazza.
“E tu?” le chiedo tenendo lo sguardo basso.
“Io cosa?”
“Sei mai…uscita con uno dell’hotel?”
“Mmm…no, mai! Uno che ora non lavora più qui mi aveva invitata ma gli risposi un no secco, poverino!” scoppia a ridere e prende dalla borsa il portamonete, lascia due euro sul tavolo e si alza.
“Scusa, devo andare adesso, mi ha fatto piacere parlare un po’ con te, mi mancava!” dice mentre si allontana verso la sua auto.
“Sei rimasta da sola?” mi chiede il cameriere, che ha assistito alla scena.
“Ehm…sì, a quanto pare…meno male che l’hotel è qui vicino, almeno non dovrò fare troppa strada per andare a prendere la macchina!” dico sviando il discorso del ‘piantata in asso’.
Lui si siede dove poco fa si era accomodata Alice e mi versa la coca cola rimasta nella lattina.
“Allora, era un po’ che non venivate, eh? Avete litigato forse?” mi chiede prendendo da un tavolo vuoto accanto al nostro un cestino con delle patatine.
“No, non è questo…” comincio io “E’ solo che ho scoperto una cosa e, ogni volta che la vedo, mi torna in mente, tutto qui…”
“Capisco…c’è di mezzo un ragazzo vero?”
Alzo lo sguardo, che poco prima era fisso sul bicchiere, e lo rivolgo verso di lui. Mi rendo conto che sto per raccontare i miei fatti più intimi ad un perfetto estraneo.
“Assolutamente no!” prendo dalla tasca un pezzo da cinque euro e lo lascio sul tavolo “Grazie e arrivederci!” continuo uscendo dal locale.
Faccio qualche passo fuori, mi giro e vedo che sta ridendo. “Ma guarda un po’ se devo trovarli tutti io quelli strani!” dico, poi mi incammino verso l’hotel.

 

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Capitolo 2
*** CAPITOLO 2: TROVARE UNA SOLUZIONE ***


Varco la soglia di casa mia, lascio cadere la borsa all’ingresso e mi appoggio alla porta, che si chiude grazie al mio peso. Lascio andare un altro sospiro e mi avvio in camera da letto, prendo il pc e mi lascio cadere di schiena sul morbido materasso. Guardo il soffitto per qualche secondo, poi mi rialzo, accendo il pc e mi collego a internet. Cerco un modo per liberarmi da questo peso che mi porto appresso da quasi un mese e che mi impedisce di vivere tranquilla.
Cerco “futuro”, “visioni”, “destino”…ma niente, nulla che possa aiutarmi. Avanzo di qualche pagina usando l’ultima briciola di speranza che mi è rimasta ed entro in un sito di chiaroveggenza.
“Miss Voyant…chiaroveggente, cartomante…‘Come conoscere il vostro futuro’…” scendo ancora, cerco l’indirizzo o un numero di telefono, trovo tutto in fondo alla pagina. E’ a due isolati da casa mia…che sia una coincidenza?
Recupero la borsa, scendo le scale di corsa, salgo in macchina e parto in quarta, la mia destinazione è la casa di Miss Voyant. Voglio arrivare in fondo a questa storia…e presto anche. Rivoglio la mia vita.
 
***
 
In pochi minuti mi ritrovo in una via scura, i palazzi sono tutti rovinati, non ci sono negozi se non uno solo con una porta ricoperta di un vetro malridotto, così opaco da non poter vedere oltre. Suono il campanellino attaccato per miracolo allo stipite della porta, che si apre quasi subito.
Metto un piede all’interno del negozio, anch’esso buio, faccio un paio di passi in avanti e mi avvicino al tavolino al centro della sala. Seduta li accanto vedo una donna vestita con uno strano telo rosso e con un velo più chiaro a coprirle i capelli.
“Vieni avanti cara” dice una voce piuttosto tremante “E’ un po’ che qui non entra qualcuno…” si alza e viene verso di me, con una mano mi sfiora i capelli.
“Lei è Miss Voyant?” le chiedo un poco intimidita dalla situazione.
“Posso fare qualcosa per te?” mi chiede tornando a sedersi.
Io la seguo al tavolino e mi siedo difronte a lei.
“Ecco…io…” sono un po’ titubante nel porle il mio quesito ‘vitale’ “Mi prenderà sicuramente per pazza…”
“Fammi vedere la mano…” mi dice mentre mi prende con cautela la mano destra. Io conosco la lettura delle mani e, secondo le varie tradizioni, la mano destra è in grado di preannunciare il giorno esatto della propria morte. Cerco quindi di riprendermi la mano.
“Non ti dirò quando morirai, stai tranquilla. Non lo dico a nessuno, per principio. Ognuno ha il diritto di vivere la propria vita senza preoccuparsi di quando questa possa finire.”
“A proposito di questo…”
“Vuoi conoscere ciò che sai già, figliola…”
La guardo basita per un secondo.
“Vuole dire che posso vederlo da sola con il mio…‘potere’?”
“Non essere sciocca cara!” dice poi lasciandomi la mano e prendendo un mazzo di tarocchi “Tu non hai questo dono!”
Ora sono ancora più confusa di prima…meno male che dovevo venire qui per trovare delle risposte.
“Vedi…quelle ‘visioni’ che tu hai avuto, e che avrai ancora a quanto leggo nelle carte, non sono frutto ne della tua immaginazione ne di un potere attivo. Quelle visioni non sono casuali…” gira tre carte, l’ultima delle quali rappresenta uno specchio centrale con uno strano vortice al centro e due ombre, una più piccola dell’altra, ai due lati. “Quelle visioni” riprende poi guardandomi dritta negli occhi “Ti sono state mandate dal futuro.”
“Che cosa…?!” mi guardo intorno confusa “Ma come? Perché?”
“Questo non so dirtelo” si alza e si avvicina ad una vecchia cassettiera, apre un cassetto e tira fuori una collana con un ciondolo mistico “Sei tu che devi capire il perché…nulla accade per caso. Qualcuno vuole che tu sappia cosa accadrà in futuro perché tu possa cambiare ciò che deve essere. Ma sarà per il tuo bene…o è un male incombente che vuole avere la meglio?” mi porge la collana “Metti questa, non toglierla mai. Ti proteggerà.”
Prendo la collana, la metto, dopodiché Miss Voyant sparisce dietro una porta chiudendola a chiave. Fisso il ciondolo per qualche secondo, poi mi alzo ed esco dal negozio.
“Non ci sto capendo niente…” dico tra me e me “E’ tutto così assurdo!”
Per un lungo periodo ho creduto nella magia e in tutto quello che la riguardava, ecco perché ho seri problemi nel dimenticare quello che ho visto o nel considerarlo solo un sogno ad occhi aperti. E ora che ho parlato con Miss Voyant diventerà praticamente impossibile. Ma perché ci sono andata? Non potevo semplicemente fare finta di niente?!
Sono quasi arrivata alla macchina quando sbatto contro qualcuno.
“Mi dispiace, non l’avevo vista!” mi scuso e alzo lo sguardo verso il malcapitato. “Un momento…” l’ho già visto prima, ma non ricordo dove.
“Ehilà, ragazza pensierosa! Come mai da queste parti?”
“Ma certo! Sei il ragazzo del bar!”
Lui fa un inchino in stile cartone animato e fa un passo verso di me, poi mi porge la mano. “Non ci siamo mai presentati ufficialmente prima d’ora. Piacere, sono Lucas!”
“Nikki, piacere mio.” Ricambio la stretta di mano e gli sorrido “Senti ma…tu vivi qui?” gli chiedo tornando a guardare la strada dietro di me.
“No, in realtà abito un isolato più a nord dello stradone principale. Vengo qui perché infondo alla strada c’è un piccolo negozio di strumenti musicali e il proprietario mi fa suonare un po’ il piano.”
“Tu suoni il piano? Davvero?”
“Suono un po’ di tutto, ma il mio strumento preferito è il pianoforte!” abbassa lo sguardo sull’orologio da polso semi nascosto dalla manica della camicia.
“Scusa, ti sto facendo perdere tempo…” mi avvicino alla portiera della mia macchina “E’ stato un piacere, ci vediamo al bar, magari!”
“Aspetta!” mi volto a guardarlo “Ti va’ di venire con me al negozio?”
“Mi piacerebbe…” gli sorrido “Ma purtroppo non posso fermarmi, ho un impegno e se non mi sbrigo arriverò in ritardo!”
“Ah, capisco…sarà per la prossima volta!”
Ci salutiamo, salgo in macchina e riparto. Gli ho mentito, in realtà sto tornando a casa. Mi sarebbe piaciuto restare e, perché no, sentirlo suonare, ma non posso. Chissà cosa gli sarebbe capitato…non credo che la mia maledizione lo risparmierebbe.
Ebbene sì, oltre al ‘problema’ delle visioni ho anche un altro piccolo problemino…ovvero una strana maledizione che colpisce chiunque esca con me! E no, non sto affatto esagerando!
Ogni volta che esco con un ragazzo, a un certo punto dell’appuntamento, gli capita qualcosa. Anche se ci esco solo per amicizia. Sembra che io non possa restare da sola con qualcuno di sesso maschile.
Mi chiedo se questo c’entri qualcosa con le mie visioni. Forse sono destinata a stare con Matt e uscire con qualcun altro potrebbe distrarmi…o cambiare il futuro. Ma perché avere quelle visioni se poi non posso cambiare nulla per colpa della maledizione? C’è qualcuno che vuole farmi cambiare e una seconda persona che vuole invece che io segua il mio percorso?
Che storia assurda, non ci capisco niente! Ma perché non posso avere una vita normale?
Arrivo finalmente a casa, mi butto nuovamente sul letto, i miei gattini si appoggiano su di me per dormire.
Chiudo gli occhi, voglio solo liberare la mente e rilassarmi.
 
“Se solo sapessero in Hotel” dico ridendo mentre lo guardo “Resterebbero sconvolti!”
“Per questo non si deve spargere la voce! Non mi piace che la gente sappia i fatti miei! Anche se sarebbe divertente vedere le loro facce stupite!” Matt ricambia il mio sguardo, anche lui ride, poi si avvicina e mi abbraccia dolcemente. Siamo sdraiati nel suo letto, teneramente accoccolati, che ridiamo come due bambini. Sembriamo così felici…
 
Riapro gli occhi, mi guardo in giro, sono in camera mia, da sola, i gatti si sono allontanati. Guardo l’orologio, sono già le nove. Devo essermi addormentata…o forse no? Mi sento un spaesata, come quando ho avuto la mia prima visione. Non era un sogno. Ma perché ho visto proprio una scena così dolce? E perché proprio ora? Si può sapere chi c’è dietro? E perché mi sta facendo vedere tutto questo?
 

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Capitolo 3
*** CAPITOLO 3: DISPETTI DAL DESTINO ***


18:30. Pausa cena.

Siamo tutti in sala mensa a chiacchierare, i ragazzi tra poco usciranno a fumare, come sempre. Ian è con noi, si è fermato dopo aver preso il solito caffè. Stranamente c’è anche Matt oggi, era da un po’ che non si fermava in nostra compagnia.

Gli altri ridono e scherzano, mancano cinque minuti alla fine della pausa ma mi alzo e mi avvio alla porta. Vedere Alice e Matt così in ‘sintonia’ che parlano, ridono e scherzano mi crea dentro un qualcosa che mi fa star male.

Varco la porta, sono nel corridoio quando mi sento afferrare per un polso.

“Tutto bene?” mi volto, è Matt, mi ha seguita fin dentro l’hotel.
“Ah…sì…” tengo lo sguardo basso “E’ solo che non riesco a rilassarmi se so che ho del lavoro da finire.”
“Certo…” mi lascia andare “Ma sai, è da qualche giorno che sei strana e…non che tu sia normale di solito, ma così è troppo!”
“Che spiritoso!”
Si sente la porta sbattere. Ian corre verso di noi.
“Ehi ragazzi, vi va’ di uscire a bere qualcosa stasera? Ci troviamo tutti dopo il lavoro al bar qui accanto! Il ‘Traces’ o qualcosa del genere…”
Fantastico! Potrò vedere Matt e Alice flirtare come due piccioncini al mio locale preferito! No grazie, preferirei essere investita da un camion!
“Scusate ma…” inizio a dire, ma Ian mi interrompe, incrocia le braccia e mi guarda storto.
“Non ci provare ragazzina! Tu verrai con noi!”
“Non posso, non so neanche se finisco in orario, ci sono un sacco di arrivi, prenotazioni, devo sistemare delle cose…se non sono troppo stanca posso provare a raggiungervi sul tardi!”
“Prometti?” mi poggia una mano sulla testa e mi scompiglia i capelli “Perché se no vengo a prenderti con la forza!”
“Prometto…” gli mostro la lingua e me ne vado.
 
***
 
00:00. Fine del turno.
Resto nel back office cercando qualcosa da fare, faccio uscire gli altri prima così da potermene andare tranquilla a casa. Nel giro di venti minuti l’hotel rimane vuoto, l’unica anima viva nei paraggi è Josh, in turno questa notte.
“Hai finito di far finta di lavorare?” mi chiede mentre sistema delle carte “Perché non vai con gli altri? Potrebbe farti bene!”
“No, grazie…non mi va’. Sono stanca stasera, credo che andrò a casa…”
“Come vuoi…allora buonanotte!”
Prendo le mie cose e salgo in macchina, cerco di accenderla ma non funziona.
“No!” posso solo immaginare la mia espressione. Spaventata, sconvolta…finita! E ora come vado a casa??
Prendo il telefono, scorro la rubrica. C’è una sola persona che potrei chiamare a quest’ora, ma conoscendo il ‘soggetto’ mi porterebbe dritto dritto al bar. Lo chiamo ugualmente, meglio correre il rischio che restare qui tutta la notte.
“[Pronto?]”
“Ian…”
“[Ti sei decisa a farti sentire vedo! Ora però non dirmi che hai chiamato per disdire l’impegno!]”
“No, io…più o meno, l’idea era quella ma…no. La mia macchina non parte…mi serve un passaggio…”
“[D’accordo, arrivo subito! Ah, per la cronaca, non ti porterò direttamente a casa, giusto perché tu lo sappia!]”
“Immaginavo…” rido “Ti aspetto davanti all’ingresso allora!”
“[Ok, a dopo…]”
Certo che Ian è proprio un tipo particolare! A volte non so come farei senza di lui. Gli voglio un bene dell’anima.
 
***
 
Sono passati una decina di minuti. Vedo il mio passaggio arrivare e fermarsi davanti all’ingresso. Lo raggiungo, salgo e partiamo.
“Allora…” mi dice “Come va’ con il tuo amore?” mi chiede ridendo.
“La finisci con questa storia?” incrocio le braccia e mi giro verso il finestrino.
“Perché non ammetti che ti piace e basta?”
“Perché non è così! Non permetterò che tra noi due nasca qualcosa! Anche se tutto è contro di me a quanto pare…”
“Scusa?”
“No, niente…lascia perdere…”
“No, ora mi spieghi!”
“Dai…mi prenderesti per pazza!”
“Veramente lo faccio già, quindi direi che puoi parlare tranquillamente!”
Gira in un vicolo precedente alla via del bar e si ferma.
“Avanti, racconta!”
“Ecco…” c’è qualcosa che mi ferma “Io e lui…”
“Siete stati a letto insieme?!”
“COSA?! NO!! MA COME TI E’ VENUTO IN MENTE?!” comincio a picchiarlo, come tutte le volte che dice qualche sciocchezza.
“Ehi, ehi, calmati, va bene? Stavo scherzando! Hai un’aria così sconvolta che credevo che fosse successo qualcosa di grave!”
“Comunque non uscirtene con queste boiate così all’improvviso!”
“E allora mi spieghi cos’è successo?”
“Io e lui…” ho gli occhi lucidi “Io e lui staremo insieme tra dieci anni…”
“Scusa puoi ripetere?”
“Ho avuto…una visione e…ci ho visti insieme…ho visto che mi lascerà perché resterò incita…”
“Tu credi veramente a queste cose?!”
“Hai visto, lo sapevo che non dovevo dirtelo!” scendo dalla macchina, cerco di tornare in hotel. Ma perché diavolo glie l’ho detto?! Ora mi prenderà per pazza, come minimo non mi rivolgerà più la parola!
Mi sento  afferrata da dietro.
“Vuoi che accada?” è Ian, mi stringe forte “O vuoi evitarlo?”
“Io…” non so cosa rispondergli. E’ ovvio che sono innamorata di Matt, ma quello che ho visto mi spaventa non poco “Io…non lo so…ma ho sentito quel dolore e…non voglio provarlo…”
Si porta davanti a me, con una mano mi afferra il viso. “E allora non farlo accadere…” mi sussurra, poi si avvicina e mi bacia. Ha le labbra così morbide, è un bacio così dolce. Con un braccio mi stringe forte a se, mentre la mano libera mi accarezza i capelli. Ancora non posso credere che sto vivendo tutto questo con Ian. Se vedessi questa scena dall’esterno, io stessa…bè, sicuramente non ci crederei.
 
***
 
Entriamo al bar, siamo mano nella mano. Gli altri ci salutano agitando le braccia e urlando come matti, fortunatamente ci sono solo loro. Ci avviciniamo, Ian china il capo per darmi un bacio sulla guancia. E’ strano, è come se per tutto questo tempo Ian si fosse trattenuto. Sembra quasi orgoglioso di potermi tenere per mano.
Matt comincia a sorseggiare il suo cocktail e si volta verso gli altri, ci da le spalle. Ian prende due sedie, Alice ci fa spazio, ci sediamo tra lei e Matt. I ragazzi cominciano a parlare tra loro mentre Alice mi tira a se.
“Allora…” comincia a dire a bassa voce “Mica avevi detto che ‘siete solo buoni amici’ o che ‘non potresti mai uscire con lui neanche se ti piacesse perché lavorate insieme’?” sfoggia uno dei suoi sorrisi maliziosi.
“E’ una lunga storia…” le rispondo tenendo lo sguardo basso, sento che sto arrossendo. In realtà sono confusa almeno quanto lei. Se penso a tutte le volte che Ian mi ha chiesto di Matt…che fosse solo geloso?
“Sappi che già sono arrabbiata a morte con te per non avermelo detto, perciò racconta e FORSE potrò provare a perdonarti!”
“Ecco…” non faccio in tempo ad aprire bocca che Ian si riavvicina, mi prende il mento, gira il mio volto verso di lui e mi bacia di nuovo. Non è per niente discreto, mi sento così in imbarazzo!
“AAAAAAAAH!” Alice mi abbraccia urlando “COME SIETE CARINI!”
“Smettila, mi stai strozzando!” le dico cercando di togliermela di dosso. Ian mi riabbraccia con fare protettivo strappandomi ad Alice.
“Lascia stare la mia ragazza!” Le dice facendomi l’occhiolino “Solo io posso stringerla così!”
“Ma come sei protettivo!” gli risponde a tono lei accentuando lo sguardo da ‘come siete teneri’.
“Ragazzi, volete finirla?! Non sono una bambola di pezza!” Ian mi stringe ancora di più e mi dà un altro bacio sulla guancia, poi un altro più vicino alla bocca.
“Non di pezza, ma sei la MIA bambola!”
E’ bastato un solo bacio per trasformare Ian nel fidanzato bello, dolce e affettuoso che tutte le ragazzine desiderano? E’ come se aspettasse questo momento da tempo…
“Ragazzi, noi andiamo!” Stephan e Lucas, che lavorano con Matt, si alzano “Domani mattina dobbiamo alzarci presto!”
“Ma non siete in ferie??” gli chiede Alice.
“Infatti! Abbiamo il volo alle sei del mattino! Se conti che è l’una e mezza…”
Alice gli lancia contro un cubetto di ghiaccio “Beati voi!”.
“Ma tu non ti fai due settimane il mese prossimo?”
“Sì…però vi invidio lo stesso!” scoppiano a ridere e Stephan rilancia il cubetto verso Alice ma senza colpirla.
Ian si volta verso di me e mi poggia una mano sulla testa “Vuoi andare?” mi sussurra. Accenno un sì con la testa, non so perché ma sono molto stanca.
Salutiamo tutti e ci avviamo verso la sua macchina. Matt e Alice sono dietro di noi. Prima di lasciarmi salire mi stringe a se e mi bacia di nuovo.
“Senti…” mi volto per controllare che non ci stiano spiando, vedo Matt che sposta lo sguardo velocemente su Alice “Perché se…insomma…se ti piacevo così tanto…hai continuato a chiedermi di Matt?” gli chiedo a bassa voce.
“Perché ci tengo davvero tanto a te e pensavo che dichiarandomi ti saresti allontanata. Tu scappi sempre da queste come questa. Però poi…” anche lui sposta lo sguardo su Matt.
“Poi cosa?” mi apre la portiera “Niente, è un segreto!” sale in macchina e accende il motore “Se non Sali ti lascio qui!” mi fa’ l’occhiolino, io mi volto di nuovo, questa volta per salutare Alice, poi salgo anch’io.
Poi cosa Ian…poi cosa?
 
***
 
Il viaggio di ritorno è puro silenzio. Ian ogni tanto mi guarda e sorride ma non dice nulla.
“Ian…” cerco di rompere il clima gelido che si è formato negli ultimi dieci minuti “Poi cosa?” il suo sguardo è fisso sulla strada.
“Poi…ho capito che volevo rischiare.” Sta mentendo. E’ solo la prima cosa che gli è venuta in mente.
Siamo fermi, il semaforo è rosso. Sento un fischio nella testa, dei brividi mi percorrono la schiena.
…[Tu sei solo mia]…
Sento una voce nella mia testa, subito dopo avverto un leggero capogiro. Ian capisce che non sto bene.
“Nikki! Nikki, cos’hai?” mi scuote. Scatta il verde. “Ora ti porto in ospedale!”
Riparte piano per non darmi scossoni, sta attraversando l’incrocio quando…
“Ian…ATTENTO!” grido. Finiamo fuori strada, un camion ha appena colpito di striscio il retro della macchina e ci ha fatto perdere il controllo dell’auto.
“Nikki, stai bene?” mi chiede Ian accarezzandomi il viso “Quel pazzo per poco non ci ammazzava!”
Incredibilmente riprendo le forze, anche se il mio cuore batte a mille per lo spavento. Per poco quel camion non ci travolgeva. Per poco…non ha preso in pieno Ian…
 

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