Cactus Juice

di _Yumemi_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** -Joke- ***
Capitolo 2: *** -Join- ***



Capitolo 1
*** -Joke- ***


sfghrdth
Ciao a tutti, sono Yumemi. ok, un perfetto primo saluto stile "alcolisti anonimi" era la cosa giusta per iniziare.
mi sono appena ri-registrata su EFP perchè, anche se sono principalmente una disegnatrice xP, mi è tornata quasi la voglia di scrivere. tutta colpa di "Avatar, the Last Airbender" che è diventata la mia nuova assillante ossessione .
beh, non so che altri dire... spero vi piaccia (nonostante sai conscia del fatto che è un po' una bimbominchiata x°D). ^^ buona lettura, ci si sente alla fine.






 Cactus Juice 


-Joke-




    Erano atterrati in cima ad una scogliera, lontani parecchie miglia dalla grotta che per diversi giorni avevano usato come rifugio di fortuna e dove solo qualche ora fa aveva avuto luogo la festa da ballo segreta proposta da Aang.
    Uno dopo l'altro saltarono giù dalla sella di Appa, ancora su di giri. Nonostante la rocambolesca fuga finale, la festa e le danze erano state qualcosa di incredibilmente divertente.

    Sokka indossava ancora la barba finta e, atteggiandosi dal suo alter-ego Wang Fuoco, tirò fuori dalla sua borsa una borraccia. Era simile a quelle in cui Katara portava l'acqua, ma più capiente e meno maneggevole. La alzò bruscamente in aria: «Dobbiamo assolutamente brindare a questa serata fiammeggiante ragazzi!».
    Subito Toph lo imitò, puntanto i pugni verso la volta stellata.  «Sì! Io ci stò, Sokka!»  Grido.
    «Fuoco»  La corresse immediatamente  «Wang Fuoco, prego».

    Katara si avvicinò al fratello  «Che cos'è?»
    «E' la mia borraccia. Non si capisce, forse?»  Rispose Sokka e cominciò a dondolarla con insistenza davanti agli occhi della sorella. Lei allora gli bloccò il polso, e udii chiaramente che al suo interno era colma di liquido.  «Mi riferivo a quello che contiene»
    «Ma niente di che!»  Ritrasse svelto il braccio per stringere con fare protettivo la sacca al petto, mentre con l'altra mano libera si accarezzava la barba posticcia   «Solo una cosa che ho preso dall'amico del fratello del cugino di secondo grado di un conoscente al mercato l'altro giorno.»
    «Dai Katara!»  Sbuffò Toph buttandosi all'indietro e creando con uno schiocco, nella roccia sotto di lei come se fosse stata neve, la sagoma precisa del suo corpo.  «Almeno una volta potresti evitare di fare la guastafeste e divertirti con noi! Giusto per fare qualcosa di diverso.»
    Aang, che aveva osservato tutta la scena dall'alto del testone di Appa, spiccò un salto e piroettò accanto alla giovane dominatrice dell'acqua, visibilmente scocciata.
    «Katara, non credo dovresti preoccuparti. Infondo, dai: cosa potrà mai essere?»
    «Cosa potrà mai essere?»  Voltò appena gli occhi verso Aang, per poi ritornare a puntarli sul fratello  «Stiamo parlando di Sokka, ricordi?»  E il fatto che non le volesse dire la provenienza di quella roba serviva solo a confermare che non avrebbe potuto essere nulla di buono.
    «Oh, daccordo... Daccordo...»  Iniziò a dire Sokka con non curanza  «Fa niente, sul serio. Tanto questa è una cosa solo ed esclusivamente per veri uomini. Non è certo adatta ad una... ragazza
    «Esatto»  Concordò Toph, aggiungendo poi  «Specialmente non a te, Regina-dello-Zucchero
    Aang notò che una vena aveva iniziato pericolosamente a pulsare su una tempia di Katara. A braccia conserte, aveva preso a tamburellare nervosamente le dita sul bracciale che portava all'avambraccio.
    A Sokka non sfuggì: quelli erano precisi segnali che la pazienza di Katara stava raggiungendo il punto di rottura. Sapeva dell'odio che aveva la sorella sulle sue affermazioni sessiste, ed era esattamente sua intenzione provocarla. Perciò non si fermò:  «Già! Forse -e dico forse- l'unica eccezione qui presente è Toph, ma solo perchè praticamente lei è più maschio che femm... AHIO!»  Un pugno da parte della dominatrice della terra lo interruppe bruscamente.  «Accidenti Toph!»  Sibilò, massaggiandosi il braccio con la mano libera. Repentinamente, con tanto di teatrale schiarita di voce, riportò l'attenzione su Katara:  «Beh, comunque fa niente, tanto non saresti riuscita a reggerla. Una ragazza come te può solo...»
    «E dammi qua!»  Katara afferrò con violenza la borraccia, stappò il tappo e ne bevve una lunga sorsata.
    «Che razza di saporaccio!»  Ansimò dopo aver ripreso fiato. Aang, seguito a ruota da Sokka e Toph, scoppiò a ridere nel vedere sulla faccia di Katara, sempre così perfetta, un'espressione schifata mentre deglutiva a vuoto nel tentativo di togliersi di bocca il sapore dolciastro di quella cosa.
    «Bene, l'ho bevuto! Vi siete divertiti?! Siete soddisfatti?!»  Ad ogni parola il volume della sua voce aumentava per cercare di sovrastare le risate dei suoi tre compagni, in modo particolari quelle sguaiate di Sokka.  «Ora dimmi immediatamente che cosa c'era là dentro!»
    Sokka aveva le lacrime gli occhi e si teneva lo stomaco con le mani. Rantolò qualcosa, ma nessuno riuscì a capire una parola.
    Tentò di riprendere fiato un paio di volte  «Succo di cactus!!»  Riuscì infine a dire, quando si fu sufficientemente calmato.
    Il silenzio piombò come una cappa scura su tutti, eccetto su Sokka che, ancora impegnato a ridere, si allungò verso Katara a riprendersi la borraccia. Tutti ricordavano perfettamente quali effetti il succo di cactus su Sokka in mezzo al deserto.
    Katara si prese la testa tra le mani  «Sokka... ma come... perchè...?»  Balbettò mentre accennava ad alcuni passi traballanti all'indietro.
    Toph si unì alle risate di Sokka, congratulandosi a vicenda per il loro eccellente piano. Aang andò verso di lei, ogni istante più preoccupato.  «Katara...»  La chiamò piano piano allungando una mano verso di lei. Era pronto ad afferrarla al volo nel caso perdesse i sensi.
    «Tutto bene?»  Chiese titubante. Lei si era bloccata, le spalle curve e il viso nascosto da un'ombra proiettata dalla Luna.
    «Mi... mi chiedi se va tutto bene..?»  Sussurrò, con un tono strano che ad Aang non piaceva per niente. Si bloccò quando, inaspettatamente, Katara si raddrizzò con un balzo, sventolando le braccia in aria  «Non sono mai stata meglioooo!!!!!»
    Aang rimase pietrificato sul posto, mentre la guardava senza parole correre ed urlare come una pazza verso Sokka e Toph.
    «Vai così, sorellinaaaa!»  Ululò Sokka versando altro succo di cactus nelle quattro ciotole che, nel frattempo, aveva recuperato. Katara gli ruzzolò addosso, non smettendo mai di ridere. Brindarono tutti e tre e bevvero.
    Katara prese l'ultima ciotola.   «Aang, dai vieni qui con noi!»
    «Ehm... Non credo sia una buona idea...»   Fece, passandosi distrattamente una mano tra i capelli corvini perennemente scompigliati.
    La ragazza si diresse a passo di danza verso di lui e si abbassò di mezza spanna per guardarlo dritto in viso. Aang notò come le iridi degli occhi di Katara, normalmente di un azzurro limpidissimo,  fossero diventate nere come la pece a causa della pupilla completamente dilatata. Uno degli effetti collaterali di quella roba, ma non il peggiore...
    Gli prese le mani, intrecciando le dita con le sue ed il giovane dominatore dell'aria non potè fare a meno di arrossire.
    «Eddaaaaaiiiiii Aangy.......»  Lo supplicò lei, sventolando apposta le lunghe ciglia.
    Lui distolse lo sguardo, cercando di trovare un modo per rifiutare senza far arrabbiare la ragazza, ma non ce ne fu il tempo perchè lei, senza aspettare, lo strattonò fino a che non raggiunsero gli altri due. Anzi: tre compreso Momo. Lo obbligò a sedersi saltandogli di peso sulla schiena e gli mise in mano la coppa piena di liquido. Una parte gli schizzò subito sulla manica della tunica visto l'entusiasmo che Katara aveva avuto del porgergliela, ma Sokka rimediò alla cosa riempiendogliela immediatamente più del dovuto.
    «E ora...»  Annunciò Sokka con tono solenne, battendo per tre volte col suo amato boomeraang la ciotola di metallo che reggeva  «... un bel brindisi»
    Lo imitarono tutti quanti, trattenendo a stento le risate per non sciupare quel finto momento di serietà. Solo quando tutti ebbero alzato le proprie coppe, Aang lo fece solo dopo essere stato incenerito da un'occhiataccia alla Wang Fuoco, Sokka riprese con una schiarita di voce: «Facciamo un brindisi... ai capelli di Aang! Senza i quali la fantastica festa di questa sera non avrebbe mai potuto avere luogo. Che possano crescere lunghi, folti e senza doppie punte!»
    «Hurrààààà!!»  Urlarono tutti, meno Aang, in coro finendo in un sol fiato il contenuto della coppa. Aang aveva ancora il braccio alzato per metà e li osservava incredulo, soprattutto Katara. Abbassò lentamente il braccio borbottando un «Hurrà» molto poco convinto, e con discrezione versò per terra la sua parte di succo di cactus.
     Bisognava che almeno qualcuno tra loro rimanesse sobrio per controllare gli altri ed impedire che compissero qualche sciocchezza o che si facessero male. Questo era un compito di cui Katara si era sempre preoccupata, perchè lei era la più responsabile del gruppo. Aang non si era nemmeno mai chiesto se la cosa gli pesasse o no, a dire il vero... chissà quante volte aveva impedito che succedesse qualche disastro e non se n'era nemmeno accorto. Comunque sia, pensò allontanandosi di soppiatto senza farsi notare dallo scatenato trio, ora che Katara era fuori gioco toccava a lui vegliare su tutti loro.

    Si avvicinò ad Appa e gli accarezzò con una mano il pelo lanoso della fronte  «Sarà una nottata molto molto lunga, amico.»



L'angolo del commento:
Bene, se siete arrivati qui vuol dire che non avete chiuso dopo le prime agonizzanti righe. ^^' si, immagino di essermi fossilizzata nello stile dopo tanto che non scrivacchiavo...
tecnicamente era nata come one-shot, ma siccome sono una persona che si perde tanto in niente ho deciso di tagliarla. l'idea è nata da uno dei miei schizzi made-in-train, e per il fatto che sono una fiera Kataangomane (o forse è il contrario..?). la puntata dove Sokka partiva di testa dopo aver bevuto il succo di cactus è a dir poco leggendaria x°D "Un fungo gigante! Forse è amichevoleee!". perciò mi sono chiesta: "ma Katara come sarebbe da ubriaca?". e questo era nulla!  °risata malvagia°

ecco, comunque spero vi sia piaciuta. Upperò presto anche la seconda parte, ma non troppo perchè sono in periodo di esami (Coscienza: ecco che fai, invece di studiare e finire le tue ricerche).

Se you soon! ^-^

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Capitolo 2
*** -Join- ***


fthfgyhj

 Cactus Juice 


-Join-



    Furono le ore più fatiscose ed estenuanti che Aang ebbe mai trascorso. Passò il tempo ad impedire a Toph di scavare un tunnel che arrivasse dall'altra parte del mondo per scoprire se lì esistesse un dominatore della terra capace di batterla; a convincere Sokka che non era una pulce-armadillo e che quindi non poteva tuffarsi a vivere nel pelo del suo bisonte volante. Quanto a Katara... per Aang non fu facile tenerla calma ed impedirle di allagare l'intera scogliera, in quando pareva che la ragazza vedesse in ogni arbusto ed in ogni pianta un soldato della Nazione del Fuoco.

    Passarono le ore, e gli effetti del succo di cactus si affievolirono lasciando Sokka, Toph e Katara tramortiti e senza forze.

    Dovevano mancare un paio d'ore alla'alba, pensò un esausto Aang. Abbandonò la testa sulle ginocchia, stanco come non gli capitava da tantissimo tempo. Forse si era appisolato per un paio di istanti, perchè non si era accorto che Katara gli si era inginocchiata davanti.
    «Oh... Come ti senti ora..?»  Mugugnò, stropicciandosi un occhio con una mano, la quale venne prontamente afferrata da Katara. Iniziò a studiargliela molto attentamente: sollevandola e rigirandosela tra le mani. Aang non riusciva a capire cosa stesse facendo la ragazza. Ma era troppo curioso e divertito, perciò la lasciò fare senza problemi. Gli piaceva con che sguardo intenso, anche se ancora un po' appannato, lo stava osservando.
    Ad un certo punto Katara sollevò appena un lembo della manica del ragazzo e qualcosa in particolare attirò la sua attenzione. La tirò su, lentamente, fino a sopra il polso arrivando a rivelare la parte finale della freccia blu che aveva tatuata lungo il braccio.
    Sgranò gli occhi, e li puntò su Aang  «Sei un dominatore dell'aria!»  Fece di colpo.
    «Ehm... si?»
    «Anche io sono una dominatrice!»  Esclamò entusiasta con un gran sorriso luminoso, per poi riprendere un'aria più seria «Forse allora tu sapresti dirmi dove sia finito l'Avatar?»
    «Beh... E-ecco...»  Balbettò a disagio, la sua mano ancora stretta tra le dita della ragazza. Cosa era meglio fare? Katara sembrava ancora in preda alle allucinazioni del succo di cactus. Ora si era calmata molto rispetto ad un'ora fa, quando si trattava solo di rincorrerla e fare in modo che non finisse per sbaglio giù dalla scogliera. Ma adesso come doveva reagire? Decise di darle corda e di stare al gioco. L'effetto del succo, sperava, sarebbe finito al massimo entro mattina e comunque meglio averla sott'occhio che lasciarla scorrazzare in giro in preda al delirio.
    Sollevò un angolo della bocca in un mezzo sorriso prima di rispospondere «Sono io. L'Avatar, intendo».
    A quelle parole il viso della dominatrice dell'acqua di illuminò di gioia: «Davvero?!»  Gli domandò strizzando la mano al giovane, che si lasciò sfuggire dalle labbra un «Ahi!».
    Aang annuì, la fascia rossa della bandana che gli copriva la fronte si mosse sventolando energicamente assieme alla sua testa. Katara lanciò un urlo di gioia e saltò in piedi  «Anche io voglio essere un Avatar! Dai, dai!»  Prese il ragazzo per le braccia e lo rimise in piedi.  «Insegnami tutti i domini, forza!»
    «Cosa?!»  Chiese lui, sbigottito. Si era dimenticata che poteva esserci solo un Avatar a generazione?
    «Si! Io ora so dominare solo l'acqua, ma sono sicura che non sarà troppo difficile imparare anche gli altri elementi! Cominciamo con... Beh, tu sei un dominatore dell'aria! Quindi partiamo con l'aria!»  Katara prese posizione: mise il piede sinistro davanti al destro, le braccia leggermente piegate davanti a lei tenendo i palmi ben tesi e le dita saldamente unite tra loro. Un misto tra gli stili del dominio dell'aria e quello dell'acqua.
    «Allora?»  Sbottò lei ad un certo punto  «Io stò aspettando, sai».
    Aang non si era reso conto che la stava fissando sbigottito. «Oh, si!»  Borbottò  «Arrivo, scusa».  Le si avvicinò analizzando nel frattempo la sua posizione e si mise alla sua destra, leggermente dietro le sue spalle. Fece scivolare le mani sopra le sue e, sfiorandole appena, le dischiuse un po' le dita. «Devi tenere le dita più aperte e le mani meno rigide» . Deglutì, nervoso e felice di trovarsi così vicino alla ragazza. «Devi permettere all'aria di scorrerci attraverso senza ostacolarla. Ecco, ora rilassa le spalle. E fletti un po' di più le ginocchia. Bene».
    Katara come una brava allieva seguiva tutte le sue istruzioni alla lettera. Questo gli fece venire in mente tutti gli allenamenti sul dominio dell'acqua che avevano fatto assieme. Allora era stata Katara a fargli da maestra, non gli dispiaceva che per una volta i ruoli si scambiassero.
    Ora che era nella posizione corretta, con un balzo si mise allo stesso modo a qualche metro da lei. «Adesso osserva attentamente quello che faccio io».  Inspirò brevemente, concentrandosi su ciò che stava per fare. Iniziò allungando la gamba destra in un passo talmente veloce che Katara lo vide a malapena. Usando quel piede come punto di appoggio, flettè leggermente il ginocchio mentre in contemporanea ruotava il busto verso destra. Con un unico fluido movimento spiccò un salto e, facendo fare un particolare movimento a spirale a braccia e mani, se le portò fino al petto. Una volta fatto un giro completo su se stesso, rilasciò espirando entrambe le braccia in avanti. Allora un potente vortice d'aria sembrò crearsi dal centro dei palmi uniti del ragazzo. Il tutto era durato nemmeno tre secondi.
    Katara era rimasta incantata. La sua era stata una mossa relativamente semplice, non sarebbe stata difficile riprodurla. Le movenze di Aang erano talmente ipnotiche e leggere che non aveva sentito alcun suono quando i suoi piedi avevano toccato la roccia.
    «Ecco»  Esclamò Aang soddisfatto.  «Ora provaci tu».
    Katara allora si risistemò i lunghi capelli scuri, che si erano scompigliati con la folata di vento, e tentò di rifare quei movimenti. Aang notò come, nonostante tentasse di imitarlo, lo stile armonico e fluido del dominio dell'acqua permeasse qualsiasi suo movimento.
    Nel momento in cui la dominatrice rilasciò le braccia in avanti, come Aang poco prima, lui creò un leggero soffio di vento senza farsi notare, per darle l'illusione di essere riuscita a dominare un elemento non suo.
    Katara si voltò verso di lui, sorridendo.  «Ce l'ho fatta, ce l'ho fatta!!»  Esultò compiaciuta  «Ora passiamo al dominio della terra!»
    Il giovane Avatar, quindi, si mise nella posizione del cavallo, una delle prime insegnatagli da Toph: gambe divaricate e piedi ben piantati al suolo, braccia piegate raccolte ai lati del busto e pugni tenuti saldamente chiusi.
    «Ora guarda»  Con un movimento secco stese il braccio sinistro in avanti provocando una spaccatura nella pietra a qualche passo da lui. Quando lo sollevò un pezzo di roccia grosso quando un melone si sollevò di circa un metro. Allora Aang diede all'aria un potente pugno, rinforzando il colpo ruotando in contemporanea il bacino. Con uno schiocco la roccia volò oltre il bordo della scogliera, cadendo in mare con un tonfo lontano.
    «Voglio provarci anch'io!»  Esclamò la giovane con entusiasiasmo, mettendosi subito nella posizione che aveva preso. Dopo che Aang le ebbe dato qualche consiglio, quei consigli che Toph all'inizio non aveva fatto altro che urlargli nelle orecchie, mimò la stessa sequenza. Non riuscì a dare la forza necessaria al colpo finale. I movimenti non erano quelli adatti: rigidi, fermi e potenti adatti a dominare la terra; però Aang non potè fare a meno di sorridere nel vedere quanto impegno ci aveva messo. I suoi occhi innaturalmente scuri erano concentrati e fermi, quasi ardenti. Come prima Aang sollevò una roccia e le fece credere di averla spostata.
    Katara urlò di gioia, Aang si scoprì stranamente contagiato da tanto buon umore.
    «Ora mi manca solo il dominio del fuoco!»  Ma quelle parole bastarono per far traboccare i brutti ricordi dentro Aang.
    Il suo sorriso si spense.  «Non posso...»  Mormorò, non sicuro che Katara l'avesse udito.  «Non eserciterò il dominio del fuoco».
    «Cosa? E perchè?»  Domandò lei.
    «Perchè?» Gli fece eco, gli occhi che iniziavano a pungergli fastidiosamente.  «Non...Io ti ho ferito, Katara... Sono stato un incosciente e...»  Strinse i pugni, nonostante tutto provava ancora una cocente punta di vergogna.  «E ti ho fatto del male... Ti ho ustionato le mani...»
    «Ma cosa dici? Guarda.»  Gli porse le mani, ondeggiando ritmicamente le dita «Stanno benissimo, vedi?»
    «Si, ora stanno bene.»   Si buttò a terra e, senza guardarla più in faccia, si strinse le ginocchia al petto.  «Ma solo per merito tuo, perchè sei stata in grado di guarirti da sola. Io non ne sarei stato capace.»
    Per qualche secondo non ci fu alcun suono, eccetto quello della lontana risacca del mare contro la costa. Poi Katara girò attorno ad Aang e, sfiorandogli una spalla con la mano, si inghinocchiò accanto a lui.  «Capisco come ti senti, ma non c'è motivo per cui tu debba ancora serbare rancore verso te stesso».
    «Ma sono stato un irresponsabile...»  Mormorò Aang, tenendo con ostinazione gli occhi fissi sulla roccia.  «Un vero idiota».
    «Non dire così... E' vero, ti sei lasciato prendere dall'entusiasmo e hai commesso uno sbaglio. Avevi voglia e fretta di imparare, e queste cose possono capitare.»  Rinsaldò appena la presa sulla sua spalla.  «So che è stato un incidente. So che non avresti mai fatto una cosa simile apposta, e per queste ragioni non sono mai stata arrabbiata con te.»
    Aang stava ascoltando come la voce di Katara suonava ferma e premurosa allo stesso tempo. Quella era l'unica voce che molte altre volte, durante il loro viaggio, era stato in grado di confortarlo.  «Davvero?»  Chiese, rivolgendo di nuovo gli occhi verso di lei  «Non sei mai stata arrabbiata con me?
    «Certo che no!»  Katara scosse la testa, i lunghi capelli castani fluttuarononella brezza leggera. Allungò la mano libera verso il ragazzo, riuscendo abilmente districare l'intreccio di dita che le teneva allacciate alle ginocchia, per avvolgerle con premura nelle sue.  «Ora, però, devi riuscire a perdonare te stesso.»
    Aveva ragione. Aang chiuse gli occhi e tutto attorno a lui parve diventare più distante. L'unica cosa che riusciva a sentire era il calore delle mani di Katara tra le sue. Sospirò, e quando l'aria uscì dai suoi polmoni si senti subito più leggero. Tutto il risentimento che ancora covava per se stesso era finalmente scomparso. Anche con il Guru al tempio dell'Aria dell'est aveva dovuto affrontare quest'episodio della sua vita, ma non era mai riuscito davvero a superarlo completamente. Perchè ciò di cui aveva bisogno era che fosse Katara stessa a dirglierlo, ora lo capiva.
    Finalmente alzò la testa e, quando incontrò gli occhi della ragazza, sorrise.   «Grazie, Katara».  Anche lei gli sorrise in risposta.
    Aang stava quasi per alzarsi, sollevato che anche alla ragazza fosse passata la sbornia, quando lei senza preavviso gli afferrò le guance tra pollice ed indice.  «Oh, che belle guanciotte..!»  Gliele tirò con forza prima su e poi giù, deformando la faccia del povero ragazzino in una caricatura vivente.  «Sei così carino quando ti preoccupi per me, Aangy.»
    Katara si staccò e rotolò  velocemente sulla schiena, finendo carponi esattamente davanti al dominatore dell'aria.  «Quindi... credo proprio che ora la bacerò, Avatar Aang...»
    Senza aggiungere altro, appoggiò una mano sul suo ginocchio che usò per fare leva ed avvicinarsi sempre di più. Aang ci mise qualche secondo per capire cosa stava succedendo. D'istinto cominciò a  stendersi all'indietro per allontanarsi dalla sua portata, fino a quando lei con l'altra mano non gli si appese al colletto della casacca. Certo, non sarebbe stato per nulla difficile svincolarsi dalla sua presa e correre via. Sarebbe stata la cosa più giusta da fare, eppure... eppure non osava nemmeno provarci. Katara era così vicina, come mai prima di allora. Non sapeva se lei l'avrebbe mai baciato spontaneamente senza essere sotto l'effetto allucinogeno del succo di cactus. Però... lui lo desiderava. Si era innamorato di lei non appena l'aveva vista, non appena l'avevano trovato nell'iceberg. Aveva perso il conto delle volte in cui aveva cercato di farle capire i suoi sentimenti. E tra lui che non aveva il coraggio di dichiararsi apertamente e lei che dava l'idea di essere parecchio ottusa... Insomma, Aang sapeva che questa fase di stasi avrebbe corso il rischio di protrarsi un po' troppo a lungo se non si dava una mossa.
   
    La osservò farsi sempre più vicina. Gli occhi erano lucidi e ancora annebbiati, scuri e profondi come il cielo stellato che li sovrastava; le guance erano color rosso fuoco. Forse per la sbronza, forse per l'imbarazzo. O magari per tutti e due.
    Aang deglutì, indeciso e imbarazzatissimo. Doveva solo prendere una decisione. Volse lo sguardo dove l'ultima volta aveva intravisto Toph e Sokka, trovandoli ancora lì: addormentati vicino ad Appa, con Toph che ogni tanto tirava un calcio alla testa di Sokka, che nel frattempo mugugnava nel sonno.
    Riportò l'attenzione alla ragazza. Ormai pochi ed inevitabili centimetri li separavano. Riusciva a sentire il suo profumo che gli ricordava l'oceano, misto a quello stucchevole del succo di cactus. Aveva la sensazione che il suo stomaco fosse invaso di farfalle, e il suo cuore gli batteva con talmente tanta furia in petto che aveva quasi il terrore che qualche battaglione della Nazione del Fuoco potesse udirlo.
    Imbambolato, la vide increspare le labbra verso di lui e chiudere gli occhi.   «Ka-Katara, io...»
    «Ssssh...!»  Lo rimproverò lei, senza dargli il tempo di aggiungere altro. Sarebbe bastato un minimo movimento da parte sua per raggiungerla e baciarla.

    Senza indugiare oltre si decise. L'Avatar protese le labbra verso quelle della dominatrice dell'acqua, immaginandosi già la sensazione che avrebbero avuto a contatto con le sue.

    "Perchè non accade nulla?"  Attese, attese per alcuni interminabili secondi. Invano.
    Improvvisamente qualcosa gli si accasciò in braccio con un tonfo. Immobile come una statua, con ancora la bocca sempre più ridicolmente allungata in avanti, aprì gli occhi uno alla volta Il suo cuore perse un paio di battiti quando scoprì che Katara gli si era addormentata addosso.

    Aang si lasciò sfuggire un «Oh…» deluso, e poté solo stringerla tra le braccia rassegnato.




L'angolo del commento:
evviva, >o<  finalmente sono riuscita a finire l'ultima particina! beh, spero che vi sia piaciuta e che vi abbia divertito!  x°D  l'idea del bacio (e la sua ultima conseguenza) è tratta da uno dei tanti film che adoro. avete capito di quale parlo?  =3
perdonatemi per gli errori di battitura. OpenOffice non me li segna e ho ricontrollato più volte.
Comunque... spero non sia stato troppo melenso, perchè io odio le cose melense.. =3=  però questi due sono così dolci (Aang in primis) che... mi vengono in mente solo cose dolciose. l'idea di Aang come Sifu (maestro) di Katara mi piaceva,tanto per ribaltare i ruoli almeno una volta.
va beh, non mi dilungo dai! spero che anche il disegno che ho fatto vi sia piaciuto.
>____<  non volevo uppare l'ultima parte prima di aver finito il disegno gemellato. se vi va e se siete già registrati su deviantArt, potete lasciare un commento  ^///////^  anche il più piccolo sarà sempre ben accetto.

Grazie per avermi letto, ciaooo!

Yumemi

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