FRAMMENTI D'ANIMA di aresian (/viewuser.php?uid=6877)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte I - L'incontro con il destino. ***
Capitolo 2: *** CAP. 2 - La preda... e il cacciatore. ***
Capitolo 3: *** CAP. 3 - Un animo diviso in due. ***
Capitolo 4: *** Cap. 4 - L'attesa. ***
Capitolo 5: *** CAp. 5 - Tormento. ***
Capitolo 6: *** Cap. 6 - Il ritorno dello Jedi ***
Capitolo 7: *** Cap. 7 - Epilogo ***
Capitolo 1 *** Parte I - L'incontro con il destino. ***
Frammenti d'anima
N.d.Aresian: Grazie a
tutti coloro che hanno recensito “The deceptive life of love”. Sto meditando se
scrivere o meno l’avventura di Gandalis, intanto vi offro questa fanfictions a
capitoli che spero vi piaccia.
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Star Wars, Anakin Skywalker, Obi-wan Kenobi, Yoda,
Padmé Amidala, Luke Skywalker, Leia Organa Skywalker, Han Solo e tutti gli
altri personaggi sono © di George Lucas, LucasFilms Ltd e Twentieth Century Fox.
Questa fanfiction è stata scritta per puro diletto, senza alcun fine di lucro.
Nessuna violazione al copyright si ritiene, pertanto, intesa.
_ :*: FRAMMENTI D’ANIMA :*: __
__ :*: Parte I – L’incontro con il
destino :*: __
By Aresian.
PREMESSA: Questa fanfiction si presenta come una sorta di
sequenza d’episodi, tutti collegati ai sei film di Star Wars, in un modo o
nell’altro, i cui riferimenti troverete debitamente citati in calce.
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Il caccia monoposto sfrecciava, rapido e potente, nel
cosmo siderale, nella sua oscurità e nel suo silenzio devastante, un contr’altare
perfetto per il potente signore dei Sith, lo specchio della sua anima nera. Le
luci intermittenti del quadro di comando a rimandare informazioni preziose sui
sistemi che, immerso nell’iperspazio, il velivolo sfiorava più rapido del
battito delle ciglia. Luci che si riflettevano, sinistramente, sulla nera
maschera di Darth Vader, mentre il suo animo ombroso meditava sulla battaglia
appena terminata. Era anni, ormai, che non gli capitava di saggiare l’amaro
calice della sconfitta. Per essere precisi da quando, votatosi al lato oscuro
della Forza, aveva conosciuto solo il trionfo della malvagità e della potenza
da essa derivante. Eppure quel giorno aveva perso. Non già per sua
responsabilità implicita, era palese, il fallimento era stato di tutto
l’Impero, giacché la fenomenale “Morte Nera”, gioiello della tecnologia
dell’Impero Galattico, era saltata in aria per l’attacco disperato di un
manipolo di facinorosi ribelli. Eppure lo aveva tenuto in pugno, l’X-Wing che
aveva colpito fieramente la Stazione Spaziale. Egli era finito spietatamente
nel suo mirino, eppure l’intrusione inaspettata, imprevista, di quel dannato Trasporto
Correliano l’aveva distratto e gli era costata la sconfitta. Qualcosa,
tuttavia, lo turbava più della disfatta… la Forza. Essa scorreva rapida e
potente nell’uomo che aveva affrontato, che aveva tenuto in scacco e che,
tuttavia, gli era sfuggito. Eppure tutto era nato con un inaspettato trionfo,
sul maestro di una volta, su Obi-wan Kenobi che, dopo vent’anni di ricerche, si
era preso il disturbo di recarsi egli stesso da lui per farsi,
inspiegabilmente, giustiziare. Sì, perché questo di fatto aveva compiuto
Obi-wan. Aveva ceduto le armi, lasciandosi abbattere dalla sua spada laser.
Cosa diamine aveva in mente, non era tipo da arrendersi così facilmente, e poi
perché cercarlo dopo tutti quegli anni d’obliato esilio? No, qualcosa di
macchinoso e importante stava accadendo, ne era certo. La riprova la Forza che
aveva percepito nel pilota dell’X-Wing. Una subitanea sensazione di
comprensione, a livello inconscio, della sua essenza lo aveva pervaso. Era
tempo che non gli capitava di “percepire” gli individui con la stessa,
folgorante, intensità. Un che di primordiale, d’istintivo, legato ad un'altra
persona, ad un altro “IO”, quell’io che ormai aveva perso il connotato d’essere
umano da tempo immemore. Quelle erano le percezioni di… Anakin Skywalker.
Infastidito da quel pensiero proibito, debole, deprecabile per la sua anima di
Sith corrotto sino al midollo, Darth Vader scosse la testa, riscotendosi da
quei pensieri troppo “umani”. Aveva un altro problema d’affrontare, ora.
L’Imperatore, la cui Forza Oscura era lungi dall’essersi affievolita con gli
anni, era certamente già al corrente della disfatta e avrebbe preteso da lui,
sui primo e unico discepolo e allievo, una spiegazione, stabilendo una nuova,
rigida, linea di condotta. Sentiva, Darth Vader, che il suo destino lo avrebbe
portato ad incrociare ancora quell’uomo, quel giovane così unito alla Forza, e
sapeva, intuiva, che l’Imperatore stava aspettando quel momento.
- Coruscant - La mente sgombra da ogni pensiero, da ogni dubbio, Darth
Vader varcò la soglia che conduceva agli appartamenti privati del suo signore e
padrone, avvertendo la sensazione di rassicurante oblio dei sensi, di sempre.
Con un gesto dettato più dall’abitudine, a dire il vero, che da una devozione
assoluta e totalitaria, si chinò innanzi al suo Imperatore, percependo l’invasione
del suo potere malefico e profondo, sviscerare nel suo animo, prosciugato da
ogni avventata emozione, giacché a tale incontro si era preparato nel lungo
viaggio di ritorno. Un lieve disappunto saettò nelle iridi, iniettate di
sangue, di Palpatine. Darth Vader aveva imparato bene, in quegli anni, a
celarsi ai suoi infiniti poteri. Apprendista e discepolo avido di potere e
comprensione totale dell’oscurità della Forza era stato, e doveva ammettere con
se stesso che, sino a quel momento, non lo aveva mai deluso nelle sue
aspettative. Anche quando aveva perso il confronto con Obi-wan, su Mustafar,
molti anni prima, all’indomani della sua giovane conversione al male, lo aveva
previsto e non se n’era sorpreso affatto. Anche quella sconfitta faceva parte
dei suoi piani, l’ennesimo anello della catena con la quale lo teneva al suo
servizio, fido e silente, come sempre. “E così, amico mio, ti sei finalmente liberato di Obi-wan.
Come io ti dissi, in passato, il “lato oscuro” ti ha reso potente. Ora che la
tua istruzione è completa, come hai ben visto, ti è stato facile liberarti
della nullità della Forza nel vecchio Jedi preservata” esordì gelido, facendo
cenno al fedele Sith di alzarsi in piedi e seguirlo. Darth Vader non esitò, come sempre, e obbedì al richiamo
secco e deciso del proprio padrone, impedendosi qualsivoglia sorta di intima
analisi delle parole uscite dalle sue labbra. Non gli interessava affatto, al
momento, disquisire dei poteri infinitamente blandi di Obi-wan Kenobi, giacché
conosceva fin troppo bene il suo maestro del male per non sapere che presto
sarebbe arrivata la lapidaria condanna del suo errore, perdere la “Morte Nera”
e, soprattutto, perdere il contatto con i Ribelli dell’Alleanza. Procedevano in silenzio, lunghi i cupi cunicoli che
conducevano a quello che un tempo era stato il “Senato Galattico”, accompagnati
solo dal fruscio dei loro mantelli e dal suono rantolante e lugubre del
respiratore artificiale del Sith. Il “Senato”, ovvero il luogo ove Palpatine
amava, più di ogni altro, esercitare il proprio potere. “Hai tuttavia commesso un errore, Vader. Un errore che
posso giustificare solo in virtù della sorpresa e dell’imprevisto” disse
l’Imperatore, ad un tratto, sprofondando nella sua poltrona, mentre lo sguardo,
sotto il cappuccio nero come la notte, si fissava sulla maschera spettrale del
suo adepto. Ancora una volta, Darth Vader, si rifiutò di pensare, affinché
nulla potesse turbare la sua percezione del suo Signore, ma era altresì
consapevole che Palpatine esigeva, ora, una sua risposta. “Vi chiedo perdono, mio Signore. Ho percepito una
perturbazione nella Forza, un perturbazione inaspettata, e non la ritengo
imputabile alla scomparsa di Obi-wan” si risolse, alfine, a dire. “Anche questo io avevo previsto, così come chi a condurla
sia. Tu devi trovare i Ribelli, e distruggerli, prima che il nostro nemico
possa trovare le vie della Forza e sfruttarle contro di noi” fu il secco
ordine, mentre con un cenno della mano, Palpatine congedava il suo sicario
prediletto. Darth Vader si inchinò, innanzi al suo Imperatore. “Sarà fatto come desideri” e detto questo si allontanò,
con quel suo passo energico, potente e stranamente aggraziato che tanto stonava
con l’imponente oscurità del suo aspetto. Meno di due ore dopo, la Star Distroyer della Flotta Imperiale,
decollava alla volta delle profondità del cosmo.
- Spazio. Star Distroyer - Rinchiuso, nella Camera Iperbarica, che gli concedeva vita
e cicatrizzava, ogni giorno, le terribile ferite conseguite su Mustafar, che
bruciavano nel suo animo più della lava, Darth Vader si concesse il lusso di …
pensare. Ora che si trovava nello spazio profondo, a parsec di
distanza da Coruscant, sufficientemente lontano per potersi permettere il lusso
di non essere percepito, nel profondo, dal suo Signore, lasciò che il corso dei
pensieri riprendesse a fluire, libero da costrizioni, dentro di lui. Così
l’Imperatore aveva previsto che un nuovo potenziale Jedi si sarebbe affacciato
nel quadro cosmico della Galassia. Del resto, il fatto stesso che Obi-wan fosse
sopravvissuto per tutti quegli anni poteva anche lasciar intendere che avesse
tentato di addestrare qualcun altro, eppure mai, in tutti quegli anni, aveva
percepito il mutare del flusso della Forza come durante lo scontro sulla “Morte
Nera”. Chiunque fosse il padawan di Obi-wan, era potente, come aveva detto e, a
quanto pare, previsto l’Imperatore. Qualcuno per il quale Obi-wan era stato
disposto a rinunciare alla vita, al fine di fondersi, secondo quel credo
assurdo tipicamente Jedi, con la Forza stessa. Vecchio stolto, questo non lo
avrebbe reso più potente. Doveva assolutamente scoprire l’identità di quel
giovane, “sentiva” che era essenziale per poterne prevenire le mosse e non
deludere, in tal modo, il suo signore e padrone una seconda volta.
Gli occorsero un paio di mesi per prendere coscienza
dell’ineluttabile destino legato al suo giovane rivale. La verità, giunge
inaspettata, come un dardo al petto che, lentamente, ti avvelena il sangue
distruggendo la tua esistenza, il cumulo di menzogne e falsità dietro al quale
trincerato hai il tuo rovente orgoglio. Così essa si presentò al cospetto del
signore dei Sith. Gli bastò recarsi in una remota e desertica regione di
Tatooine ove, le schegge di memoria di colui, che un tempo, si era fregiato del
nome di Anakin Skywalker, donarono a Darth Vader la conoscenza e l’inizio del
proprio, intimo, tormento. Le spie imperiali aveva ricondotto a Tatooine, il
luogo di partenza del Trasporto Correliano, denominato Millenium Falcon, con il
quale il giovane padawan si era diretto incontro alla “Morte Nera”, per poi
annientarla. Così, Obi-wan si era rifugiato, per anni, nel luogo in cui tutto
aveva avuto inizio. Mentre gli stivali affondavano nella soffice sabbia
rossastra, e il vento flagellava il nero mantello, Darth Vader si fermava
innanzi alle rovine della casa dei Lars. Un ricordo fulmineo, a tradimento, di
quel luogo e della tomba di colei che, un tempo, si era fregiato di definire
madre e per la cui morte l’animo si era lacerato sanguinante… ora non provava
niente, era un Sith e i sentimenti, quali l’amore, non fanno parte del credo e
del bagaglio emotivo di un guerriero votato al “lato oscuro” della Forza. Con
indifferenza passò accanto a tre spartane tombe. Avrebbe fatto volentieri a
meno di quei ricordi legati all’altro IO, quello che si angustiava
deplorevolmente nel tormento di passioni puerili ed inutili quali l’amore,
l’amicizia e l’onore, quando il vero potere derivava esclusivamente dal “lato
oscuro”. Odiava la debolezza di quell’essere che era stato, e ancor di più il
doverla rimembrare. Quei ricordi, purtuttavia, erano fondamentali, ora, per
acquisire la conoscenza del proprio nemico, di quell’avversario celato
nell’oblio della dimenticanza e che ora riemergeva, dopo anni di silenzio, con
virile e giovanile prorompenza. Luke Lars, il figlio mai concepito dei Lars, ma
di qualcun altro sangue e carne, era il suo nemico. Non già un Lars, debole e
insignificante fattore, no, Luke Skywalker, il figlio di quell’IO che aveva
obliato con tanta intensità. Con un gesto brusco, Darth Vader estrasse la spada
laser e disintegrò, con pochi e rabbiosi fendenti, quel poco che rimaneva delle
tre spartane tombe. Così… LEI, aveva partorito. Così… LEI, era sopravvissuta al
loro incontro su Mustafar. Così… PALPATINE gli aveva … mentito. Ira cieca e sorda, propellente straordinario per sanare le
sue membra martoriate dal fuoco del vulcano in cui aveva estinto la propria
umanità, a scorrergli nelle vene. Doveva esserne certo, doveva scovare il
giovane padawan, affrontarlo, e scoprire se questi era realmente… il figlio di
Skywalker. Poi, così come s’era infiammata, l’ira scemò, lasciando nel suo
animo un deserto arido e spento di agonizzante follia. L’ira aveva, ancora una
volta, spazzato oltre l’inconscio le deboli impressioni umane di quell’IO che
obliava ostinatamente, riemerso solo ed esclusivamente per sua indefessa
volontà e non già per una forzata intrusione.
- continua -
NOTE D’AUTRICE: Ambientato tra la fine dell’Episodio IV
“Una nuova speranza” e l’inizio dell’Episodio V “L’Impero colpisce ancora”.
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Capitolo 2 *** CAP. 2 - La preda... e il cacciatore. ***
Frammenti d'anima
Star Wars, Anakin Skywalker, Obi-wan Kenobi, Yoda,
Padmé Amidala, Luke Skywalker, Leia Organa Skywalker, Han Solo e tutti gli
altri personaggi sono © di George Lucas, LucasFilms Ltd e Twentieth Century Fox.
Questa fanfiction è stata scritta per puro diletto, senza alcun fine di lucro.
Nessuna violazione al copyright si ritiene, pertanto, intesa.
_ :*: FRAMMENTI D’ANIMA :*: __
__ :*: Parte II – La preda… e il cacciatore :*: __
By Aresian.
PREMESSA: Questa fanfiction si presenta come una sorta di
sequenza d’episodi, tutti collegati ai sei film di Star Wars, in un modo o
nell’altro, i cui riferimenti troverete debitamente citati in calce.
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Erano giorni che, inquieto, si aggirava come un torvo
avvoltoio sul ponte della nave. Era impaziente di scoprire il nascondiglio del
giovane padawan, e di tutta la sua accolita ribelle. Aveva fatto scandagliare
ogni quadrante, ogni sistema nel raggio di più di 12 parsec da Coruscant, ma ancora
non gli era riuscito di scovare il loro nascondiglio. All’improvviso, il
concitato parlottare di un gruppo d’ufficiali, intorno all’Ammiraglio della
Flotta, attirò la sua attenzione. Percepiva la puerile eccitazione del
comandante e il malcelato disappunto del suo superiore, ma questo non lo
riguardava minimamente, non era lì per disciplinare l’esercito Imperiale e i
suoi cloni, quanto piuttosto per distruggere, definitivamente, l’Alleanza. “Avete trovato qualcosa?” esordì in tono glaciale, mentre sondava
l’animo confuso e preoccupato dei presenti. Era quanto mai fastidioso
percepire, costantemente, quelle grette presenze e le loro insulse beghe di
potere e autorità, così infinitamente inutili e misere in confronto al potere
della Forza. Lo zelante comandante gli sciorinò un resoconto
dettagliato del rapporto di una Sonda. Pareva avere rilevato uno spartano
avamposto nel Sistema di Hoth. Ignorando le disquisizioni patetiche del
comandante, concentrò i suoi poteri in quella porzione di cosmo. Finalmente una
traccia, sì, lo sentiva era il luogo giusto. Un pianeta ostile e inospitale,
perfetto per nascondersi, per tentare di passare inosservati. Eccellente. Facciamo rotta per il Sistema di Hoth” L’eccitazione del cacciatore che ha avuto sentore della preda,
che già pregusta di vederla dimenare nella propria trappola, era tradita dalla
sua voce ansimante, lo sapeva ma non se ne curò minimamente, anzi, di fronte
alle flebili rimostranze dell’Ammiraglio ribatté deciso. “Non ho dubbi, e Skywalker è con loro” La perentorietà della sua affermazione, nonché il tono con
il quale la pose, gli garantì l’ossequioso e, soprattutto, terrorizzato
silenzio dei presenti.Presto avrebbe
stroncato la ribellione e avrebbe avuto, innanzi a sé, il suo giovane
avversario. Era ansioso di combattere con lui, di misurarsi con la sua … Forza.
Ansioso di scoprire se l’istinto di quell’IO mediocre che ardiva, talvolta,
importunare i suoi pensieri, non lo avesse ingannato.
Aveva atteso, lungo il viaggio, nella sua Camera Iperbarica,
ritemprando il proprio corpo, o meglio ciò che restava di quello che una volta
era stato un energico e vitale corpo umano. Il ricordo del suo sembiante, di
ventidue anni, lo travolse all’istante acuendo il senso di rimpianto che,
talvolta, invadeva la sua anima oscura, a tradimento. Non adesso, altre erano
le priorità, non certo il lusso dei ricordi tormentosi di quell’IO deplorato.
Scacciando tali, manifesti, pensieri si concentrò su se stesso, sulla
Forza…Doveva essere pronto allo scontro, al meglio, e per questo non avrebbe
lasciato nulla al caso. Era ansioso, come non gli capitava ormai da tempo
immemore. Stravagante quella sensazione d’aspettativa, di desiderio di
confronto, che ora lo pervadeva. Fortunatamente era lontano da Coruscant e
dall’Imperatore o questi avrebbe percepito la perturbazione, seppur flebile e
quasi impercettibile, nella “sua” Forza. Non avrebbe saputo dire il perché quel
prossimo confronto lo stimolasse tanto, o meglio non volle porsi la questione giacché,
in fondo a se stesso, sapeva di temere la risposta. Giunse poi la notizia,
inappropriata e irritante, dell’Ammiraglio. I ribelli avevano innalzato uno
scudo protettivo. Di fatto, non aveva mai nutrito dubbio alcuno sulla
possibilità di trovare la sua preda in quell’infausto pianeta, ma l’inefficienza
di quel dannato soldato rischiava di mandare a monte i suoi piani. Da tempo,
ormai, Darth Vader risolveva i problemi estirpandoli alla radice, e così fece
anche questa volta. Sotto l’influsso malefico e potente dei suoi poteri, l’Ammiraglio
cadde esanime, strangolato come da un’impalpabile e impercepibile mano
invisibile. Il comandante, che tanto si era adoperato per caldeggiare la
missione su Hoth, veniva invece promosso al grado d’Ammiraglio, sul campo, un
investitura ottenuta nel sangue e che, presto, nel sangue sarebbe stata resa. Con malcelata impazienza, Darth Vader si presentò sul
ponte di comando, attendendo che le forze d’assalto aprissero un varco nello
scudo avversario. Lo percepiva, sì, sentiva che Skywalker si trovava sul
pianeta, che era impegnato in battaglia. I suoi poteri erano ancora grezzi e
approssimativi, ma avvertiva in lui una convinzione maggiore di quanto non
fosse accaduto sulla “Morte Nera”.Con
un brivido perverso assaporò la sensazione della Forza che scorreva sul campo
di battaglia, sì, quello era l’elemento vitale che riusciva, sempre, a
scatenare in lui subitanea reazione. Da quando aveva sterminato tutti gli Jedi,
dando loro la caccia uno per uno per tutta la Galassia, aveva perso la linfa
vitale del suo desiderio di battaglia, di potere e trionfo, ora aveva
l’occasione per misurare nuovamente i suoi poteri e questo era tremendamente…
eccitante. Era pronto allo scontro, come non mai. Con passo deciso si avviò
verso l’hangar, avrebbe preso il suo caccia monoposto e avrebbe chiuso la
questione, con l’avversario, in un duello aereo, i suoi preferiti dopo gli
scontri a corpo a corpo in punta di lightsaber. Era quasi giunto a destinazione
quando un’imperante necessità lo arrestò. Un pensiero perverso eppur affascinante,
nella sua complessità, si era fatto strada nella sua mente contorta.
Affrontare, ora, il giovane sarebbe stato controproducente. In un duello aereo
sarebbe stato difficile evitare d’ammazzarlo, cosa che tutto d’un tratto era
diventata d’assoluta importanza per l’oscuro signore dei Sith. Doveva
affrontarlo a viso aperto, faccia a faccia, doveva percepire distintamente i
suoi pensieri, le sue emozioni, doveva sapere se era… suo figlio. Quale insano
pensiero giungeva ora a turbarlo? Suo figlio? Con questo, quale rilevanza
poteva avere tale scoperta, adesso? Era un potenziale Jedi, un potenziale
nemico, andava distrutto fin che ce n’era la possibilità eppure non era certo
che fosse la soluzione migliore. No, nella sua mente si faceva strada un pensiero
proibito, tanto proibito e pericoloso da doverlo celare persino a se stesso,
onde evitare che l’Imperatore, così malignamente subdolo e perspicace, potesse
cogliere la sottigliezza dei suoi intenti. Non doveva braccare il ragazzo, non
ora. I tempi non erano maturi. Avrebbe fatto prigionieri i suoi amici, giacché
l’amicizia rendeva quel giovane così prevedibile e vulnerabile, e poi si
sarebbe occupato del resto. Così lo aveva lasciato… andare, scendendo sul
pianeta al seguito della squadra d’assalto di terra, mirando al suo nuovo
obiettivo, la cattura dei ribelli ai quali il padawan era così fortemente
legato.
Mentre la sagoma metallica del Trasporto Correliano
abbandonava, sfrecciando rapida verso il cielo, l’angusto hangar, Darth Vader
avvertì come una sorta di privazione. No, non doveva perderli o niente di
quanto aveva previsto e pregustato avrebbe visto compimento. Indispettito per
il contrattempo, concentrò i proprio poteri per percepire il giovane Skywalker,
senza nutrire dubbio alcuno sul fatto che fosse sopravvissuto all’attacco,
avvertendo immediatamente come questi si stesse, a sua volta, allontanando
rapidamente seguendo una rotta che lo conduceva in un angolo remoto e molto
lontano nella Galassia, un luogo ove, lo avvertiva, ambiva a conoscere i
segreti dei Jedi, seguendo la chimera di un potere che nulla di paragonabile
aveva al cospetto del “lato oscuro” della Forza. No, non lo avrebbe seguito,
anche se questo sarebbe stato il suo dovere primo verso l’Impero e verso il suo
Signore. Rifiutandosi di focalizzare, in profondità, le ragioni di tale
condotta, rientrò sulla Star Distroyer, pronto a fare rapporto al Signore dei
Sith, ponendo sotto il più rigido autocontrollo l’emanazione del proprio
spirito dannato, inaridendo un animo già, di per sé, più cupo della notte nelle
profondità di una miniera di Ban.
L’ologramma del Signore dei Sith brillava, impalpabile e
tremante, innanzi a Darth Vader, doverosamente inchinato al cospetto del
proprio Maestro. La voce arrochita e insinuante di Palpatine giunse chiara come
una scarica di folgoratore laser. “Hai compiuto considerevoli progressi, amico mio, nella
lotta contro la Ribellione. La distruzione della Base su Hoth è stato un buon
punto di partenza., tuttavia sussiste il problema del nuovo potenziale Jedi.
Egli rappresenta una minaccia per l’Impero e per la mia persona”. Darth Vader sollevò leggermento il capo, puntando lo
sguardo di vitreo metallo nero sull’immagine azzurrognola che fluttuava nello
spazio circostante. “E’ solo un ragazzo e Obi-wan non può più aiutarlo” Una semplice e ponderata constatazione, che tuttavia
produsse una reazione, immediata, da parte dell’Imperatore. “Se il figlio di Skywalker restasse in vita sarebbe un
pericolo troppe grande per noi. Va eliminato immediatamente”. Darth Vader parve esitare una frazione di secondo, prima
di proporre con contrito riserbo. “Se si potesse portarlo dalla nostra parte sarebbe un
prezioso e potente alleato, maestro” Vader sentiva, “percepiva” che l’Imperatore cercava di
sondare le ragioni celate dietro la sua affermazione, come a scoprire se un
residuato deprecabile d’umanità lo stesse inducendo a tentare di salvare, dalla
distruzione, il figlio di quell’Anakin Skywalker che aveva cessato di esistere
più di ventitré anni prima. Dovette, in ogni caso, essere soddisfatto per
quello che “lesse” nell’animo del fedele Sith, giacché concesse. “Potrebbe essere un’ottima soluzione. Credi sia
possibile portarlo dal nostro lato?” La risposta fu immediata e gelida, come a confermare la
totale assenza di debolezza umana negli intenti del Sith. “O si unirà a noi o morirà”
- continua -
NOTE: Ambientato nella prima parte dell’Episodio V
“L’Impero colpisce ancora”. Le frasi in corsivo sono espressamente riportate,
anche se non necessariamente in modo letterale, dal film e su esse si basa la
fusione tra quanto da me creato, di fantasia, e quanto realmente narrato da
Lucas.
Un grazie a chi ha recensito il primo capitolo. Spero che
quello odierno vi piaccia. A presto.
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Capitolo 3 *** CAP. 3 - Un animo diviso in due. ***
Frammenti d'anima
Star Wars, Anakin Skywalker, Obi-wan Kenobi, Yoda,
Padmé Amidala, Luke Skywalker, Leia Organa Skywalker, Han Solo e tutti gli
altri personaggi sono © di George Lucas, LucasFilms Ltd e Twentieth Century Fox.
Questa fanfiction è stata scritta per puro diletto, senza alcun fine di lucro.
Nessuna violazione al copyright si ritiene, pertanto, intesa.
_ :*: FRAMMENTI D’ANIMA :*: __
__ :*: Parte III – Un animo diviso in due :*: __
By Aresian.
PREMESSA: Questa fanfiction si presenta come una sorta di
sequenza d’episodi, tutti collegati ai sei film di Star Wars, in un modo o
nell’altro, i cui riferimenti troverete debitamente citati in calce.
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Niente poteva procedere, per i suoi piani, meglio di
quanto non stesse accadendo ora. Darth Vader era tornato nei suoi alloggi, ove
al centro troneggiava la lugubre, ma vitale, Camera Iperbarica compagna ormai
da molti anni. L’Imperatore stesso gli aveva concesso la massima libertà
d’azione, pur di perseguire lo scopo comune, trascinare verso il “Lato Oscuro”
il padawan di Obi-wan. Vader si distese, con insaspettata spossatezza, sulla
branda color antracite, spartano arredamento degli alloggi imperiali, dopo
essersi liberato del mantello nero che sempre posava sulle sue spalle. Si
ritrovò a considerare, con sordo rimpianto, che non con altrettanta
disinvoltura poteva liberarsi della maschera che gli ricopriva il volto. Aveva
scordato cosa significasse… vedere. Ciò che il visore artificiale rimandava
alle sinapsi del suo cervello era un’immagine distorta, ricca di reticolati e
cifre quasi intelleggibili, che solo la Forza e la memoria gli consentivano di
tradurre in immagini tridimensionali dall’aspetto quasi reale. Per un istante,
indefinibile e violento, lo pervase l’immagine del ricordo, di un passato obliato
nelle nebbie della più cieca dimenticanza, un’immagine di cieli azzurri, prati
verdi e cascate spumeggianti e rilucenti al caldo sole d’estate, l’immagine del
paradiso di Naboo. Il dolore, che seguì quel ricordo, fu così intenso, così
devastante d’arrestare, per alcuni istanti, il rantolo sinistro del suo
respiratore. Perché quel ricordo così lontano, così fuorviante e carico di
rimpianto? Rimpianto, dannazione un Sith non poteva provare rimpianto. Poi,
così come l’immagine di quel remoto paesaggio sublime, un volto si fece
prepotente innanzi agli occhi della mente, un volto di donna., il volto di …
LEI. “No” un gemito rantolante, mentre si rimetteva rapidamente
in piedi, frustrato e confuso. Perché LEI era tornata a tormentarlo? Perché LEI
non lo lasciava sprofondare, in deserta pace, con il suo marcescente orgoglio?
LEI che aveva creduto di aver ucciso, LEI per cui si era dannato
irrimediabilmente l’anima, LEI che aveva portato in grembo… SUO figlio. Non già
il figlio del Sith conosciuto col temibile nome di Darth Vader, no, ma il
sangue del sangue di Anakin Skywalker che ora, pretendeva prepotentemente di
dettare regole, di riprendere il controllo di quel corpo dannato e mezzo
macchina che non più gli apparteneva. Quell’IO che gli stava urlando nella testa…
LUI ti ha sempre mentito, LUI ti ha solo usato, LUI sapeva che Luke era nato….
A salvarlo da quelle devastanti fratture interiori il
gracchiante richiamo dell’interfono. Avevano rintracciato il Falcon, che dopo
ore trascorse all’interno di un gruppo di asteroidi si era deciso ad uscire
allo scoperto. Nuovamente il Sith che era in lui prese il sopravvento,
scaraventando l’IO dell’altro uomo nuovamente nell’abisso della memoria,
relegandolo a meno di un fastidio. L’eccitazione, subitanea, per la prossima
cattura degli amici di Skywalker spazzò via ogni incertezza dal suo animo che
subitamente si prestò alla formulazione del suo ben architettato piano.
Poiché l’Ammiraglio della Flotta si era dimostrato un
incapace, Darth Vader aveva stabilito una nuova linea d’azione, dai militari
ritenuta ben poco ortodossa ma da lui considerata … decisiva. Le informazioni
che aveva preso sul pilota del trasporto Correliano lo avevano indotto a
seguire una via alquanto insolita, per redimere la questione. Sulla testa di
quel tizio esisteva già una cospiqua taglia, e certamente metà, se non tutti, i
cacciatori di taglie della Galassia si sarebbero precipitati al suo
inseguimento se avesse dato loro una traccia. In questo modo, si sarebbe
risparmiato il disturbo di seguire la preda in lungo e in largo, tra i vari
sistemi, pianificando, invece, nel dettaglio la trappola per il giovane
Skywalker, una trappola dalla quale non sarebbe potuto fuggire…
La sua strategia si era rivelata alquanto efficace,
giacchè Boba Fett aveva scoperto in Bespin, il luogo di destinazione dei
fuggitivi. Con maligna soddisfazione, Darth Vader diede ordine di partire
immediatamente per la città mineraria di Cloud City, gestita da tal Lando
Calrissian, sapendo di avere un indubbio vantaggio sul Trasporto Correliano.
Lui poteva viaggiare a velocità luce, il suo avversario… no.
La trappola era pronta, nulla poteva sfuggire al suo
controllo, ne era certo. Era ansioso, perché negarlo, di trovarsi di fronte il
giovane avversario. Percepì la sua presenza, ancora prima che atterrasse, ben
indotto secondo il suo acuto piano, alla piattaforma. Ne percepiva la tensione
e l’apprensione per gli amici, debole e deprecabile sentimento che gli avrebbe
insegnato ad estirpare dall’anima una volta che ne avesse operato la
conversione al “lato oscuro”. Lo “sentiva”, sapeva che era nel corridoio, poco
oltre la spessa porta di metallo anti-scoppio. Una strana inquietudine si
impossessò, in quell’istante, di lui. Una sensazione inaspettata, irrazionale,
l’impazienza non del contendere, del combattere, no l’impazienza del vedere e
del … conoscere. Era alquanto singolare che tale sentimento affiorasse al suo
pensiero. Scacciando quell’insinuante desiderio, concentrò le sue facoltà,
celandosi alla vista, non appena il giovane varcò la soglia e si accinse,
guardingo, a penetrare all’interno della stanza, cadendo nella rete della sua
affinata trappola. Celato dietro l’imponente figura di un generatore di
carbonio, Darth Vader si concesse il lusso, perché tale esso era, di contemplare
il volto del giovane padawan, dell’allievo di Obi-wan. Biondi capelli lisci e
ribelli, occhi azzurri attenti e vigili, corpo agile e ben allenato, quello
era… il figlio di Skywalker. Quel figlio che ventitrè anni prima, Padmè aveva
dato alla luce, mentre lui si convertiva al “lato oscuro” e obliava se stesso.
No, quel pensiero era proibito, fuorviante. LEI non doveva continuare a
tormentarlo. Altra la sua priorità, ora. Senza più esitare si sporse in avanti,
sulla piattaforma poco sopra il giovane, dandogli il tempo di realizzare la sua
presenza, assaporando la sensazione del suo … timore. Vederlo avanzare, con la
light saber stretta nervosamente tra le mani, il volto sudato come se stesse
combattendo da ore, istintiva reazione alla sollecitazione della sua “Forza”,
che da qualche istante già giocava con le percezioni dell’inesperto ragazzo.
L’avventatezza, nient’altro poteva indurre quel giovane ad attivare la
lightsaber a spingersi all’attacco. Con noncuranza attivò la propria, la
“Forza” scorreva rapida e vigorosa nel giovane padawan, ma troppo inseperto per
saperla dosare, lo avrebbe studiato un po’, decise, valutato le sue reali
capacità, in fondo era da giorni che ardeva dal desiderio di trovarselo
innanzi, per poter valutare i suoi progressi, il suo latente potenziale, per
comprendere se sarebbe stato adatto al… compito. Puerili i tentativi del
ragazzo di abbattere la sua difesa. “Obi-wan ti ha insegnato bene” si ritrovò a dire,
come a voler blandire lo spirito confuso del suo avversario. Percepì il disagio
e il fastidio generati, nel giovane, da quelle parole e pertanto gliene riservò
delle altre, più confidenziali, più dirette, non sapeva il perché di quel
dialogo a senso unico, strano e anomalo, ma sentiva di voler esternare le
proprie sensazioni, voleva elogiarlo e al contempo sminuirlo, come ad
impartigli la prima lezione da Sith. “Non male, giovanotto, ma non sei ancora un Jedi”
per poi sospingerlo, usando la “Forza”, verso il Congelatore di Carbonio,
convinto di avere visto abbastanza, quasi deluso dalla facilità di quello
scontro. Ma Luke non era caduto nella trappola, senza farsi prendere dal panico
aveva reagito ed ora, irato per quel subdolo raggiro, si stava avventando
contro di lui, avventato e veemente. Sì, c’era potere latente, vigore, in quel
giovane. Ne percepiva l’essenza, l’entità con tale precisa sensibilità da
stupirsene. “Notevole, davvero notevole”. Un’ elogio spontaneo, privo di calcolo, sgorgato da
quell’antro deprecabile ove regnava il rimasuglio umano che sempre si
affacciava a rimembrargli che grazie ad esso aveva fallito, grazie ad esso non
aveva acquisito il potere ultimo dei Sith. Con fermezza scacciò quelle
sensazioni nuovamente nell’oblio della dimenticanza, incassando, per la
distrazione, un breve attacco del ragazzo che lo indusse a predisporre una
variazione al piano originario. Eludendo le percezioni, per altro confuse, del
padawan, lo attirò verso un’altra zona della base. Ad un tratto, senza neanche
rendersene conto, non gli importava più imprigionarlo nella graffite, non gli
interessava più condurlo come un trofeo al Signore dei Sith. Impeto ora nei
suoi attacchi, spingerlo a tirare fuori tutto quello che aveva dentro,
spronarlo a mostrargli tutto il coraggio, l’impeto, lo spirito di
conservazione, metterlo alle corde, indurlo alla resa, questo ora era
importante per lui. Disarmarlo, averlo impotente ed indifeso ai propri piedi,
leggere lo smarrimento in quelle iridi azzurre così profonde e cariche di
confusione. Percepire la sua paura, eppure la sua ribellione…. “Sei stato sconfitto, non lasciare che ti distrugga
come Obi-wan. Vieni con me” Il saettare rapido della spada, aveva nuovamente esitato e
punito per questo era stato, una scottatura alla spalla, una lieve ferita
provocata dalla lightsaber del giovane, ma sufficiente a scatenare l’ira del
Sith che era in lui. Nessun calcolo, nessuna remora, con violenza scagliarsi
contro di lui, abbattere ferocemente la propria lightsaber sulla sua,
perforarne la difesa e… affondare la lama nelle carni vulnerabili e innocenti del
suo giovane braccio, amputandogli una mano, di netto. L’urlo di dolore del
giovane a penetrare tra le nebbie di quell’ira accecante, la stessa che
ventitrè anni prima lo aveva spinto a scagliarsi contro di LEI… Vederlo
ritrarsi impaurito, indifeso, consapevole dell’ineluttabile sconfitta…
“Sei potente, ma io potrò completare la tua istruzione,
non conosci il potere del “lato oscuro”. Vieni con me”.
Lo aveva tentato, lo stava blandendo, puntando sul suo
istinto di conservazione, sulla sua confusione, poteva trascinarlo con sé,
indurlo a seguirlo, non avrebbe rinunciato a lui, non adesso… Ma il ragazzo non
voleva cedere, non voleva arrendersi all’inevitabile, lo sentiva. No, non
poteva distruggerlo, non ancora una volta, non di suo pugno. Darth Vader osservava,
il braccio teso, il giovane Skywalker ritrarsi sempre più debole, stanco e
spaventato in quell’angolo, senza via d’uscita, ove lo aveva condotto. L’arto
leso stretto al petto e gli occhi azzurri sgomenti e confusi. Non puoi
tradirmi, non ora Luke, ho bisogno di te, della tua “Forza” tu solo puoi
aiutarmi a condurre a termine il mio disegno. Tu, devi seguirmi…
“Obi-wan ti ha detto di tuo padre?”.
Lo aveva percepito, più che visto, sussultare, folgorato
da quella domanda a bruciapelo. Un lampo di odio attraversare le sue iridi
azzurre e cristalline, velate di dolore. “Mi ha detto abbastanza, che sei stato tu ad ucciderlo”
gli aveva riversato in faccia, quasi con astio. Perché? Cosa volevi ottenere
con questo, Obi-wan? Mi hai messo contro lei ed ora vuoi mettermi contro mio
figlio? No, non te lo permetterò, non ti intrometterai ancora nella mia vita.
“No. Io sono tuo padre”. Lo aveva detto con una freddezza e una lucidità di cui si
riteneva fiero, ma che segnava ugualmente il fallimento di Vader. Non era stato
il Sith a parlare, ma l’IO deplorato e schiacciato dalla foga omicida dettata
dalla sua immane fornace d’odio interiore. Nulla contava ora, se non convincere
il figlio a porsi al suo fianco, unico modo per salvarlo da se stesso e da
Palpatine. Non gli importava lo sgomento che percepiva in lui, la sua quasi
incapacità di accettare ciò che lui neanche osava confessare a se stesso. Lui
era … Anakin Skywalker. “Non è vero” Perché ti ostini a negarlo? Perché mi rifiuti? Io sono tuo
padre. Ho sacrificato la mia esistenza per te. Perché non comprendi?
“Cerca dentro di te, tu sai che è vero. La “Forza”
scorre potente in te, tu puoi distruggere l’Imperatore e questo lui lo ha
previsto. Vieni con me, Luke. Insieme potremmo sconfiggerlo e porre fine a
questa guerra. Governeremo la Galassia come padre e figlio”.
Ogni espediente buono pur di indurlo a cedere, anche
l’illusione di eliminare l’Imperatore, pur di trascinarlo nel suo stesso
abisso, per non sentirsi privato di qualcosa che adesso desiderava avere accanto
a sé. No, quell’affermazione non era una menzogna ad arte, era l’esternazione
del più intimo desiderio di Anakin Skywalker. Con LEI avrebbe voluto governare
la Galassia, ciò non era stato possibile ma ora, Luke poteva farlo al suo
posto. Doveva farlo. Quella mano protesa, inconsapevole richiamo di
un’agonizzante animo lacerato dai rimorsi, di quell’Anakin Skywalker non già
schiavo dell’oscurità ma di essa fedele persecutore. Quell’Anakin che ora
regnava sovrano, anche se per pochi miserandi istanti, in quel corpo che un
tempo era stato suo potente custode. Una mano a protendersi verso l’infinito,
forse verso un’esecrata salvezza che si perse nel silenzio di una risposta
mancata. Con un profondo senso di smarrimento interiore, il Sith vide il figlio
precipitare nel vuoto, così orripilato dalla sua oscura presenza da rifiutare
la verità e il fato predestinato. Una mano persa nel vuoto, che rimase ad
attendere un contatto che non si sarebbe consumato. Così si spegneva la
speranza di Anakin Skywalker, e Vader tornava sovrano di se stesso e del
proprio marcescente odio, per il mondo, per i Jedi, per Obi-wan che glielo
aveva messo contro. Eppure, da qualche parte, Anakin Skywalker continuava a
cercare il figlio, a chiamarlo incessantemente, legato ormai ad esso da un fato
irrinunciabile, unico faro verso la luce oltre le tenebre di un gioco malefico
e spietato che egli stesso, anni addietro, aveva consapevolmente accettato.
- continua -
NOTE: Ambientato nel corso
dell’Episodio V “L’Impero colpisce ancora”. Le frasi in corsivo sono espliciti
richiami alle battute del flms, anche se talune volte leggermente modificate, e
pertanto sono frutto del genio di Lucas e non mio.
Grazie a tutti coloro che stanno
leggendo questa fanfictions. Spero che questo capitolo possa catturare la
vostra attenzione e grazie anche a chi ha recensito i precedenti.
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Capitolo 4 *** Cap. 4 - L'attesa. ***
Frammenti d'anima
Star Wars, Anakin Skywalker, Obi-wan Kenobi, Yoda,
Padmé Amidala, Luke Skywalker, Leia Organa Skywalker, Han Solo e tutti gli
altri personaggi sono © di George Lucas, LucasFilms Ltd e Twentieth Century Fox.
Questa fanfiction è stata scritta per puro diletto, senza alcun fine di lucro.
Nessuna violazione al copyright si ritiene, pertanto, intesa.
_ :*: FRAMMENTI D’ANIMA :*: __
__ :*: Parte IV – L’attesa :*: __
By Aresian.
PREMESSA: Questa fanfiction si presenta come una sorta di
sequenza d’episodi, tutti collegati ai sei film di Star Wars, in un modo o
nell’altro, i cui riferimenti troverete debitamente citati in calce.
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Il gelo e il profondo vuoto dello spazio cosmico ad
aprirsi innanzi al suo sguardo. La sua nera figura a stagliarsi contro la
vetrata riflettente la sua stessa, cupa, immagine. Uno “specchio” in cui odiava
ritrovarsi diverso, ad onta ed offesa del Sith che era e dell’uomo che era
stato. C’era un conflitto intimo e sottile, in lui, ora. Da quando aveva
incontrato, viso a viso, Luke, era stato incapace di tenere remoto ed obliato
l’Io esecrando del ragazzo, che fiero era stato nel conoscere la realtà di una
paternità inaspettata ma ricolma d’orgoglio, tanto d’avvertire il desiderio
violento di tenersi impegnato notte e giorno nel completamento della nuova
“Morte Nera”, giacchè solo questo lo avrebbe liberato dal vincolo di
asservimento ai fini imperiali in cui Palpatine lo aveva, abilmente, imbrigliato.
Sentiva, sapeva, Vader che il suo signore stava tramando per tenerlo lontano
dal figlio, giacchè mire più segrete e recondite di quanto egli stesso, forse,
sospettasse, bramavano dietro gli occhi iniettati di sangue del Signore dei
Sith. Doveva portare Luke al “lato oscuro” e in fretta, prima che ci riuscisse
l’Imperatore, percepiva che il tempo era ormai maturo e che le facoltà del
ragazzo presto sarebbero state complete, e di questo era perfettamente
consapevole anche Palpatine. Tutto questo permeava il suo spirito quando, una
ventina di minuti dopo, scese nell’hangar principale della Stazione Spaziale,
ad attendere l’arrivo del suo padrone e signore. Nonostante il rigido
autocontrollo, appreso con anni di addestramento e conoscenza dell’oscurità, Vader
non riuscì a nascondere completamente il suo ardente desiderio di tornare alla
caccia del figlio… “Sento, amico mio, che sei ansioso di riprendere le
ricerche del giovane Skywalker…”. Il sogghigno dipinto sul volto del Sith a dimostrazione di
quanto profonda fosse stata la sua “conoscenza” dei suoi pensieri, ma Vader era
altrettanto abile a sondare in quelli del suo maestro… Egli, ancora, non
sospettava le sue reali intenzioni, e questo era un vantaggio da non sottovalutare.
Più prudente, comunque, non rispondere apertamente a quella insinuante domanda.
“Pazienza, vedrai sarà lui che verrà da noi”. Proseguì l’Imperatore, innanzi al suo ostinato silenzio,
ottenendo in cambio un lieve inclinarsi del nero casco dell’adepto senza,
purtuttavia, poter discernere pienamente la portata intima della sua reazione
così brevemente manifesta. Camminando al suo fianco, attraverso lo spartano corridoio
scarsamente illuminato, Vader chinò il capo a studiare il volto, celato dal
cappuccio nero, del Sith. Ora, come in passato, Palpatine stava tessendo
abilmente la sua ragnatela di intrighi ed egli, ne era quanto mai consapevole,
era divenuto nuovamente una pedina nella scacchiera articolata dei suoi disegni
oscuri. “Quali sono i tuoi ordini, mio signore?”.
L’ossequio indefesso in quelle parole, mentre i dubbi
venivano trincerati dietro barriere invisibili dell’anima.
“Torna all’Ammiraglia e attendi lì mie istruzioni”.
Il secco ordine, schioccato con fredda lucidità, a
manifestare piani ben delineati. “Come desideri”.Il tono servile, come sempre.
Il confronto d’intenti tra Palpatine e Vader consumò, in quell’istante, il suo
primo respiro.
Le ore dell’attesa possono consumare l’anima quanto e più
dell’avverarsi medesimo del fato desiderato. Una verità recondita e quanto mai
disincantata che si sposava alla perfezione con l’animo oscuro di Vader, mentre
l’impazienza prendeva lentamente il soppravento in lui. L’urgenza del
realizzarsi del desiderio più recondito e proibito. celato nel suo essere
perduto e ignavio, mentre la nave Ammiraglia della Flotta Imperiale solcava
silente lo spazio siderale, a poca distanza dalla Stazione Spaziale e dalla
boscosa luna di Endor. Una variazione cosmica, il fuoriuscire dall’iperspazio
di un piccolo Shuttle Imperiale, di bianco dipinto, la risposta alla sua lunga
attesa. Improvviso giunse quel tremito nella Forza… ^ Luke!!! ^
Una sensazione di completezza pervase Darth Vader, era
come se una parte di se stesso stesse per ricongiungersi al suo spirito. Non
c’era dubbio alcuno, Luke era tornato da lui… come l’Imperatore aveva previsto.
Irritante e pericolosa quella constatazione. Che non ci fosse modo di raggirare
i suoi piani? Una lieve esitazione, il tempo di decidere del proprio destino e
poi Vader si mosse verso l’Ammiraglio a chiedere, con tono secco e determinato,
notizie. “Dove sta andando quella navetta?”.
L’Ammiraglio si era mostrato zelante a richiedere
informazioni. La voce che perveniva dall’interfono non era quella di Luke ma
Vader sapeva bene che il ragazzo era su quella nave, lo “sentiva”.
Contemporaneamente Luke avvertì il suo silente richiamo.
Anche lui percepiva una sorta di “completamento”, di commistione di anima e
pensieri, una consapevolezza mai provata neanche con il maestro Yoda e Obi-wan.
Una conosapevolezza che lo indusse ad una scelta ben precisa.
“Vuole che li fermi?”. La voce dell’Ammiraglio a distoglierlo da quel contatto
intimo e puramente emozionale. No, non era ancora tempo di condurre il ragazzo
da Palpatine, prima doveva incontrarlo da … solo. Doveva affinare i dettagli
del prorpio intricato disegno, da contrapporre a quello dell’Imperatore stesso.
“No, me ne occuperò personalmente”. Nessuna obiezione nello zelante ufficilale, solo cieca
obbedienza. “Come desiderate”. La nera maschera sollevata verso la volta nera, puntellata
di stelle, Darth Vader vide la piccola nave allontanarsi, concedendo a se
stesso un’ultimo intimo fluttuare della “Forza” verso colui che ora era
diventato la chiave di tutto. ^Vai, figlio mio. Concluderemo altrove ciò che, su Bespin,
abbiamo iniziato^. Un ultimo pensiero, poi, con un gesto repentino, Vader si
avviò, con il nero mantello fluttuante alle proprie spalle, verso la sua
navetta personale. Era giunto il momento di scoprire, sino in fondo, i piani di
Palpatine. Non aveva scelta, non era più il tempo dell’attesa, era giunto il
tempo dell’azione.
- Endor - Sentiva Luke, sapeva che il padre lo aveva lasciato, per
il momento, andare ma non ne comprendeva appieno le ragioni. Quella frattura
che aveva intravvisto su Bespin si era dilatata, lo percepiva nitidamente. Quel
conflitto che aveva avvertito nell’istante della sconvolgente rivelazione era
ancora lì, celato nella profondità dell’animo ottenebrato di odio e rancore del
Sith. Ora più che mai era certo che non sarebbe tornato indietro dalle sue
decisioni. Lui solo poteva salvare il padre e lo avrebbe fatto, a qualunque
costo…
- Morte Nera - Il turbo ascensore si fermò con un lento cigolio, e le
porta rotante si aprì lasciandogli libero accesso alla Sala Imperiale ove,
seduto sul suo trono di potere e gloria, sedeva il Signore dei Sith, il suo
maestro oscuro, il suo padrone. Vader avanzò con arrogante rapidità e possanza,
sino a raggiungere i gradini ai piedi della poltrona imperiale. Questa volta,
diversamente dal solito, non si chinò innanzi al proprio signore, si limitò a
sostare in attesa della sua reazione, che non tardò a giungere, vagamente
risentita. “Ti avevo detto di restare sull’Ammiraglia”.
Un tono di aperta disapprovazione, ma a Vader questo non
interessava affatto, stranamente. “Un piccolo gruppo di ribelli è riuscito ad atterrare su
Endor.” Non era una spiegazione, ne tanto meno una giustificazione
per la sua condotta, solo la constatazione di un dato di fatto. “Lo sapevo già”.
Vader rialzò lievemente il capo. Ecco, la prova che gli
occorreva per comprendere i poteri attuali di Palpatine sarebbe ora arrivata. “Mio figlio è con loro”.
Avvertì nitidamente, il Sith, la sorpresa nell’animo
oscuro dell’Imperatore. Ecco una falla nelle sue percezioni. Per la prima
volta, in più di vent’anni, si rendeva contro, Vader, di avere un piccolissimo
vantaggio sul suo maestro. Un vantaggio che doveva decidere come sfruttare a
fondo. “Strano, io non l’ho percepito. Mi domando se le tue sensazioni
su questa faccenda siano chiare”. Vader avvertì che Palpatine metteva in dubbio la sua
facoltà di controllare i propri poteri, in quella circostanza, ma si sbagliava,
e di grosso. I suoi poteri non erano mai stati tanto vividi e potenti come in
quel momento. “Lo sono, mio signore”. “Bene, allora scendi sul pianeta e attendilo lì. La sua
pietà verso di te sarà la sua rovina”. Un lieve ed impercettibile movimento del capo, tradì la
sorpresa dell’oscuro Sith. “Lui verrà da me?”. “Così ho previsto”.
La determinata sicurezza di Darth Sidious lo fece
vacillare nei propri intenti. Si era illuso, nessun vantaggio avrebbe potuto
mai avere innanzi ai suoi poteri. Palpatine gli era sempre stato superiore, per
questo doveva avere al suo fianco Luke, per questo avrebbe seguito quell’ordine
con rinnovato interesse e vigore. Una convinzione radicata tanto da quasi
ignorare le parole che seguirono, giacchè scontate gli parvero. “…E poi tu lo porterai da me”.
Vader chinò il capo. “Come tu desideri”. Sì, lo avrebbe condotto a lui, doveva sapere, comprendere,
quale tra i poteri dei Jedi e dei Sith fosse il solo ed assoluto, quale da
usare per acquisire il controllo della Galassia ed estirpare il vecchio Sith,
per dare un nuovo ordine all’Impero, un ordine di cui lui e il figlio avrebbero
fatto parte …
- continua -
NOTE: Ambientato nel corso dell’Episodio VI “Il ritorno
dello Jedi”. Le frasi in corsivo sono spaccati dei dialoghi del film, anche se
non riportati parola per parola, e pertanto non sono attribuibili alla mia
fantasia.
Ringrazio poi sentitamente Jenny che ha così amabilmente
recensito il terzo capitolo. Sono felice che sia piaciuto e spero che il quarto
non vi deluda.
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Capitolo 5 *** CAp. 5 - Tormento. ***
Frammenti d'anima
Star Wars, Anakin Skywalker, Obi-wan Kenobi, Yoda,
Padmé Amidala, Luke Skywalker, Leia Organa Skywalker, Han Solo e tutti gli
altri personaggi sono © di George Lucas, LucasFilms Ltd e Twentieth Century Fox.
Questa fanfiction è stata scritta per puro diletto, senza alcun fine di lucro.
Nessuna violazione al copyright si ritiene, pertanto, intesa.
_ :*: FRAMMENTI D’ANIMA :*: __
__ :*: Parte V - Tormento :*: __
By Aresian.
PREMESSA: Questa fanfiction si presenta come una sorta di
sequenza d’episodi, tutti collegati ai sei film di Star Wars, in un modo o
nell’altro, i cui riferimenti troverete debitamente citati in calce.
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Giunse all’attrezzatissima piattaforma d’atterraggio a
notte inoltrata. Con impazienza si avviò incontro al figlio, ed
inconsapevolmente incontro al proprio destino. Il corridoio bianco, cinto da
trasparenti vetrate avvolte dal manto della lussureggiante vegetazione, accolse
il suo passo cadenzato e lievemente affrettato, così come il rantolo sommesso
del suo lugubre respiratore. Vader avvertì con indicibile precisione il potere latente
di Luke, che sapeva essere a pochi metri, ormai, da lui. Era impaziente di
ritrovarsi nuovamente faccia a faccia con lui. Sì, era diventato potente, oltre
le sue stesse aspettative…
La porta scorrevole si aprì rapidamente, lasciando passare
un gruppetto di cloni e … Luke Skywalker. Vader ascoltò con indifferenza le
osservazioni dell’ufficiale, lui sapeva già perché il ragazzo si fosse
consegnato a lui spontaneamente. Con non curanza ordinò di setacciare la zona e
di catturare gli altri ribelli, percependo la preoccupazione, istantanea, del
giovane a quell’ordine. Quella era una debolezza sulla quale, si rese conto,
avrebbe potuto fare leva per trascinarlo dal suo lato. Quando finalmente si
ritrovò da solo, a tu per tu, con il figlio, si rese conto di non avere, come
aveva invece confidato la situazione sotto controllo. Luke era molto sicuro di
sé, delle sue percezioni, dei propri intenti e … soprattutto, gli stava
tendendo quella mano che, su Bespin, aveva respinto con orripilato terrore.
Questo lo confuse. “L’Imperatore ti stava aspettando”.
Era necessario distoglierlo da quell’insinuante tentativo
di percepire il suo animo, avvertiva anche troppo nitidamente l’invadenza del
suo spirito ricolmo di fiducia e affetto. Che diamine era successo in quei mesi
di distacco? Palpatine aveva ragione, le sue percezioni erano errate e
fuorvianti. “Lo so padre”. Vader si volse a cercare lo sguardo del ragazzo, ormai
uomo fatto, rimanendo sconcertato dalla pacata sicurezza di quelle iridi
azzurre. Era molto più maturo e sicuro di sé dell’ultima volta, ciò era
indiscutibile. “Così alla fine hai accettato la verità” disse in
tono basso e pacato, constatando l’appellativo che il giovane aveva usato.
“Ho accettato la realtà che tu una volta eri Anakin
Skywalker, mio padre”. ^No. Non ti permetterò di ridestare quell’IO fallito e
deprecabile che dorme in me. Non ho bisogno della sua debolezza adesso, debbo
liberarmi di Palpatine e la sua presenza è inaccettabile e fuorviante. Anakin
Skywalker non esiste più, è morto su Mustafar. Smettila di tentare di ridestare
le ceneri del suo orgoglio paterno^. “Quel nome non ha più alcun significato per me?”, si
ritrovò a ruggire, con rabbia. Una negazione tanto repentina da tradire la
realtà dei fatti, se ne rese conto, ma non volle accettarlo.
“E’ quello il nome del tuo vero IO. Lo hai solo
dimenticato…”. ^Smettila!!!^ “Vieni con me padre. Ritrova te stesso. Non puoi
uccidermi, come non hai potuto distruggermi prima. Per questo non mi porterai
dall’Imperatore”. C’era così tanta fiducia e convinzione nella parole di
Luke da fargli provare una sorda rabbia. No, non era così che aveva previsto il
loro incontro. Era lui che doveva tentare il ragazzo verso il lato oscuro, non
viceversa. Attivò la lightsaber del ragazzo solo ed esclusivamente per palesare
una minaccia, che doveva fare, per salvarsi dai dubbi che improvvisamente lo
stavano assalendo. Eppure, il tono che sfuggi dalla sua lugubre maschera nera
era un misto di orgoglio e mestizia. “Hai fabbricato una nuova spada laser. Le tue facoltà sono
complete, come aveva previsto l’Imperatore”. “Non è tardi, padre. Avverto il conflitto che è in te. Lascia
che l’odio vada via”. Voltargli le spalle, come se ciò fosse bastato a celargli
il tormento che ora regnava nella sua anima. Le parole del ragazzo avevano
toccato le corde di quell’Anakin che, per poco, era risorto dalle ceneri del
rancore su Bespin, di quell’IO che ora si ripresentava per saldare il conto,
che non poteva accettare. “Un tempo Obi-wan la pensava come te”.
Che amara constatazione, rimembrare ora il vecchio maestro
e rendersi conto di essere declinato verso l’oblio di un abisso oscuro senza
via di ritorno. *Eri come un fratello per me. Ti volevo bene!!!* le parole
di Obi-wan. *Ti odio* erano state le sue, ma era poi vero o piuttosto non è che
era giunto ad odiare se stesso? “Tu non conosci il potere del lato oscuro, io debbo obbedire
al mio signore”. Una confessione sofferta, estirpata quasi
inconsapevolmente, che tradiva ben più di quanto esplicava. Anakin Skywalker
avrebbe voluto liberarsi dal giogo dell’oscurità ma non sapeva come trovare la
via. Persa ormai ogni speranza, si limitava ad … obbedire.
“Io non cederò padre e sarai costretto ad uccidermi”. Vader, consapevole che il giovane lo stava ponendo innanzi
ad una scelta, si ribellò alla debolezza che lo permeava. Non poteva accettare
ancora che gli altri si ostinassero a decidere per lui. La sua fiducia era una
maschera, uno stratagemma per indurlo a rendersi partecipe del suo conflitto
con Palpatine ed invece era il contrario che doveva accadere… “Se quello è il tuo destino”
proruppe, con un’indifferenza agghiacciante, calpestando ben altre emozioni che
danzavano, ingannevoli, nel suo animo, ma non gli bastò a placarle. A
tradimento percepì la sua delusione, che gli ferì l’anima la dove era convinto
d’essere corazzato da ogni umana sensazione. “Allora mio padre è morto davvero”.
Quella mestizia, quel rimpianto profondi, avvertiti nella
voce del giovane, turbarono Vader nel profondo. Provava dolore Darth Vader,
come se una lama laser gli avesse lacerato le membra. Luke aveva ragione, c’era
un conflitto in lui, violento e terribile. Un tormento pari a quello che aveva
condotto Anakin ad obliare se stesso e le proprie convinzioni. Lo aveva fatto
per sete di potere, per amore, per… non sapeva nemmeno lui come definirlo, ed
ora l’amore di un figlio lo tormentava nuovamente come in passato era stato
l’amore di LEI. Avvertì, subitaneo, il rancore per se stesso, per l’esecrando e
abominevole atto con il quale aveva tentato di togliere la vita alla donna che
amava, la convinzione del suo tradimento… eppure Luke non lo aveva tradito, il
ragazzo gli mostrava leale considerazione… No, non poteva accettare il suo
aiuto. AIUTO!!! Lui era un Sith, non aveva bisogno di nessuno… di NESSUNO…!!!!
Mentre attraversavano le viscere della Stazione Spaziale,
fianco a fianco, Darth Vader si soffermò a studiare le sensazioni del giovane,
rimanendo sconcertato dalla pacata rassegnazione di questi al suo destino.
Sentiva che Luke era certo di andare incontro alla morte e che era pronto ad
accettarla senza riserve se questo fosse servito a salvare la Galassia. Con
quanta pacata sicurezza riversò quelle sensazioni, sotto forma di parole, al
Signore dei Sith, senza mostrare alcuna forma di timore nei suoi confronti…
“Presto morirò, Altezza. E voi con me”. Che ci fosse realmente speranza?….
Quella domanda rimase sospesa nel suo animo per soli
pochi, pietosi, istanti. “Se ti riferisci all’attacco della vostra flotta o della
tua piccola banda, là su Endor, ti informo che ne ero già al corrente…”.
Vader percepì la soddisfazione perversa di Palpatine in
simultanea con il dolore e lo sconcerto di Luke. “Sì, mio giovane Jedi. Tutte le informazioni che avete
avuto sono trapelate per mio volere. I tuoi amici si stanno cacciando in una
trappola e, mi spiace dovertelo dire, quando la flotta ribelle arriverà lo
scudo sarà ancora alzato”. Le certezze di Luke parvero sgretolarsi, come un cristallo
infranto, e Vader ne percepì la richiesta inconfessata d’aiuto. Lo sguardo
azzurro fisso sul suo tetro sembiante nero, ad appellarsi a quell’Anakin che il
giovane era convinto ancora dimorasse dentro a quel corpo ormai più macchina
che uomo. Incapace di reggere quello sguardo, Vader chinò il capo, raggiungendo
il suo Signore, comodamente seduto sulla sua poltrona, emblema del suo malefico
potere e controllo incondizionato sulla Galassia e le vite intere dei suoi
abitanti, ivi compresa la sua. Comprendeva ora, Vader, il disegno di Palpatine.
Così come, anni addietro, aveva spinto lui a distruggere Darth Tyranus per
prenderne il posto, ora avrebbe indotto Luke a uccidere lui per sostuirlo come
nuovo apprendista. Aveva fallito, ora come allora era stato incapace di eludere
i piani di Palpatine e ne era nuovamente caduto vittima. Senza esitazione
alcuna sguainò la lightsaber rosso sangue e fermare l’affondo di Luke, rivolto
all’Imperatore. Quello era il suo dovere, l’unica cosa che gli restasse da
fare. Combattere contro suo figlio e perire per sua mano, degna conclusione di
una vita sbagliata e deprecabile alla quale si era condannato, per incapacità
di accettare la realtà, con le sue stesse mani.
- continua -
NOTA D’AUTORE: Basato sugli avvenimenti dell’Episodio VI
“Il ritorno dello Jedi”. Le frasi in corsivo sono estrapolate direttamente
dalle battute del film, non necessariamente parola per parola. Pertanto, le
medesime non possono essere attribuibili alla mia fantasia ma a quella dello
sceneggiatore del films.
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Capitolo 6 *** Cap. 6 - Il ritorno dello Jedi ***
Frammenti d'anima
Star Wars, Anakin Skywalker, Obi-wan Kenobi, Yoda,
Padmé Amidala, Luke Skywalker, Leia Organa Skywalker, Han Solo e tutti gli
altri personaggi sono © di George Lucas, LucasFilms Ltd e Twentieth Century Fox.
Questa fanfiction è stata scritta per puro diletto, senza alcun fine di lucro.
Nessuna violazione al copyright si ritiene, pertanto, intesa.
_ :*: FRAMMENTI D’ANIMA :*: __
__ :*: Parte VI – Il ritorno dello Jedi :*: __
By Aresian.
PREMESSA: Questa fanfiction si presenta come una sorta di
sequenza d’episodi, tutti collegati ai sei film di Star Wars, in un modo o
nell’altro, i cui riferimenti troverete debitamente citati in calce.
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Le lightsaber ad inseguirsi e scontrarsi, sibilando e
scintillando nella semi-oscurità di quella stanza. Avvertiva, Vader, che il
giovane stava trattenendo la propria potenza, come timoroso di affondare i
colpi. Perché? Non voleva la sua pietà, non ne aveva bisogno. Tentò di
affondare un colpo ma si ritrovò a fare i conti con la precisa reazione del ragazzo
che, con quasi irrisoria facilità, non solo lo respinse ma lo allontanò
violentemente, facendolo precipitare ai piedi della scalinata metallica, mentre
la risata diabolica di Palpatine gli giungeva alle orecchie, amplificata dal
casco nero che indossava. Quando levò il viso verso il figlio lo vide
rinfoderare la lightsaber, una espressione di dispiacere e pentimento per quel
gesto, per quell’infierire che non gli era proprio. “Non ti combatterò, padre”.
^Non puoi evitarlo, Luke. Non sei abbastanza potente per
battere l’Imperatore, io lo so. O mi abbatti e ti schieri al suo fianco o ti
annienterà, figlio mio^ pensò Vader rimettendosi in piedi, ma fu altro che
fuoriuscì dalle sue labbra mentre si avvicinava lentamente a lui, la lightsaber
rosso sangue attiva e… letale. “Sei incauto… ad abbassare la guardia!” prima di
affondare il colpo, percependo all’istante la reattività del ragazzo, il vigore
della “Forza” che scorreva in lui. Con un balzo felino, lo vide sottrarsi
nuovamente al duello. Balzare sulla passerella superiore e studiare il suo
sembiante, cupo come la morte che per anni gli aveva fatto da silente compagna,
la stessa che aveva dispensato impunemente per tutta la Galassia obbedendo agli
ordini di Palpatine, al Sith che dominava ormai la sua esistenza.
“I tuoi pensieri ti tradiscono, padre. Avverto il
conflitto che è in te. Il bene che è in te”.
Darth Vader, la lightsaber stretta rigidamente tra
entrambe le mani, come ultima ancora per non sprofondare ancor di più
nell’abisso. Il disperato tentativo, bisogno, di celare a Palpatine il
conflitto che lo dilaniava, per nascondere al suo Signore e padrone i suoi
propri intenti, giacchè ancora, lo percepiva, non aveva indovinato nulla dei
suoi pensieri, troppo concentrato a trascinare nell’oscurità Luke egli ora era.
“Non c’è nessun conflitto” negare,
era l’unica possibiltà, scelta, che avesse. Finchè Luke avesse avuto pena,
pietà per il suo destino, non avrebbe mai affondato i colpi, non avrebbe mai
acquisito il potere per distruggere Palpatine, solo un Sith poteva distruggere
un altro Sith, era inevitabile… “Non ti combatterò padre”.
“Se non lo farai subirai il tuo destino” e detto
questo gli scagliò contro la lightsaber.^Devi combattere, figlio mio. Non hai scelta. E’ per
questo che Obi-Wan ti ha mandato da me^ nuova e insinuante consapevolezza a
farsi strada in lui. Per questo si era lasciato abbattere dalla sua lightsaber,
quel giorno, innanzi agli occhi spauriti del giovane, per prepararlo al compito
che lo aspettava. Ma si sbagliava il vecchio maestro, i poteri di un Jedi non
possono competere con il “lato oscuro” della Forza. Aveva mandato il ragazzo a
morire, null’altro. Lui, ora, avrebbe completato la sua istruzione, donandogli
il potere che solo gli avrebbe permesso di sopravvivere. Non c’era modo di
resistere alla “tentazione” del “lato oscuro”, dell’Imperatore, il suo potere
era troppo vasto, troppo labile il confine tra bene e male da non saperlo mai
distinguere con chiarezza. A tutto questo pensava Darth Vader mentre,
nell’ombra cupa e opprimente di quella stanza satura del potere malefico del
Signore dei Sith che sogghignava, lo sapeva pur senza vederlo, alle sue spalle,
cercava il figlio che, ostinatamente rifiutava il duello con lui.
“Non puoi nasconderti in eterno, Luke. Devi affrontare il
tuo destino. E’ inevitabile” lo invitò ancora, percependo distintamente i suoi
pensieri che gli penetravano la mente con una intensità incredibile. Poteva
“vivere” ciò che viveva lui…. “Non ti combatterò, padre”.
Era poco più di un sussurro, ma a Vader giunse con la
stessa intensità di un grido disperato. Soffriva Luke, soffriva perché si
sentiva messo con le spalle al muro, incapace di salvare gli amici su Endor e
sulle navi ribelli, incapace di distruggere Palpatine e sempre più consapevole
di essere sull’orlo del fallimento con lui, che per primo avrebbe voluto,
invece, salvare. Poi avvertì quel ricordo, quel sentimento più profondo e
lacerante nell’animo del giovane… “I tuoi pensieri ti tradiscono, Luke. I tuoi sentimenti
per i tuoi amici sono molto forti, in ispecie per … tua sorella!!!!”.
Come una folgore lo colpì quella consapevolezza. Un altro
figlio, una femmina…Forse non tutto era perduto, forse, se avesse fallito con
Luke, lei avrebbe potuto… “Così hai una sorella gemella. Obi-Wan ha fatto bene a nasconderla
a me. Ora, il suo fallimento è completo”. Neanche quella provocazione parve squoterlo. Non c’era più
tempo. Doveva indurre il figlio allo scontro decisivo, adesso, o sarebbe stato
troppo tardi, per tutti. “Se tu non passerai al lato oscuro, allora, forse lei lo
farà”. “NOO!!!!!!!”Quell’urlo quasi disumano sfuggito alle labbra del
giovane, aveva trovato la corda che vibrava più profondamente nella sua anima,
il suo punto debole, finalmente. Lo vide avventarsi, la lightsaber verde, il colore che taluni
stolti definivano della speranza, contro di lui con un impeto e una violenza
omicidi. Avvertì, Vader, la soddisfazione di Palpatine, che aveva intravvisto
ormai la nascita del nuovo apprendista e la morte del vecchio e ormai inutile
fantoccio raccolto su Mustafar. Avvertì anche il sordo rancore di Luke, che in
pochi istanti aveva spazzato via da lui l’affetto figliale, per indurlo ora ad
attaccarlo con livida rabbia e desiderio di vendetta. La violenza dei suoi
colpi era l’emblema stesso del potere del “lato oscuro” della “Forza”. Tra
pochi istanti avrebbe incontrato la morte, forse la nera signora avrebbe dato
ristoro, con un cupo velo nero immemore ai suoi tormenti, forse… Sospinto
violentemente lungo la stretta passerella di ferro, sospesa su un baratro di
cui non se ne vedeva il fondo, Darth Vader si sentì sull’orlo della fine. I
suoi poteri parevano nulla innanzi a quelli del giovane figlio, gli arti
artificiali un’impaccio, un impedimento, come mai prima di allora erano stati,
e si ritrovò al suolo, privo di ogni difesa, mentre la lightsaber del figlio
falcidiava, senza pietà, la sua mano destra, artificiale. Una mano che umana
più non era ancor prima che egli divenisse Vader, una mano che un altro Sith
aveva reciso con altrettanta violenza… Un rantolo sommesso sfuggì dalla sua
maschera nera, mentre attendeva, sconfitto, l’inevitabile…
Il volto di Luke era una maschera d’odio e, per un
brevissimo istante, provò dolore nel vedere nei suoi occhi non più quella luce
di speranza ma una cupa disperazione. Poi giunse la risata sguaiata e
sgradevole di Palpatine. Come aveva potuto, per anni, credere che quell’uomo
potesse essere l’emblema di un padre, di un uomo saggio è giusto? Un tale
stolto era stato? “Bene… Bene. La rabbia ti ha reso potente. Ora compi il
tuo destino. Uccidi tuo padre e prendi il suo posto al mio fianco”.
Vader sollevò leggermente il capo, stanco e spossato privo
ormai di quell’energia che l’odio aveva alimentato in una continua e perenne
fornace per anni. Giacchè non gli riusciva di provare odio per Luke…
^Finiscimi, figlio mio. E’ l’unica via^ pensò, cercando il
suo volto, desideroso che quello fosse l’ultimo ricordo prima dell’oblio
eterno. Lo vide stupito, sorpreso, fissare l’arto leso e la propria mano,
guantata di nero, la stessa che lui, su Bespin gli aveva amputato. Vide gli
occhi del giovane perdere la patina di oscurità che li aveva pervasi e
ridivenire chiari e cristallini. Sgomento si rese conto che il giovane stava
disattivando la lightsaber e la gettava lontano da sé, come a ripugnare con
quel gesto l’abominio appena commesso nell’aver osato levare la mano contro il
proprio padre. “No, mai. Non passerò mai al “lato ocuro”. Avete fallito,
Altezza. Sono uno Jedi, come mio padre prima di me.”
Quanta fierezza e convinzione in quelle parole. Com’era
possibile che Luke fosse riuscito a resistere alla tentazione, eppure sapeva il
ragazzo cosa c’era in gioco. La sua stessa vita e quella di tutti i suoi amici.
Non era possibile. Con quel gesto, egli condannava tutti i suoi amici… Perché?
Mentre cercava di rimettersi in piedi, la vista annebbiata
per la debolezza che lo pervadeva, Vader percepì indistintamente il dialogo tra
Palpatine e il figlio, l’unica cosa che comprese, senza ombra di dubbio, era
che Palpatine aveva deciso di uccidere il ragazzo. Percepì il suo intento, un
istante prima che la scarica malefica di energia, la quint’essenza del “lato
oscuro”, venisse scagliata contro il corpo inerme del figlio. Non poteva Luke
resistere a tale malefico e distruttivo potere, troppo deboli le facoltà di un
Jedi per tenere testa a tale manifestazione di energia. Vide il figlio
contorcersi al suolo, rantolante per la violenza insopportabile del dolore. Le
membra contrarsi in spasmi atroci e dolorosi. Darth Vader, lo sguardo cha
passava dal figlio all’Imperatore avvertì una stranissima sensazione di
distacco. Era come se tutto ciò che stava accadendo innanzi ai suoi occhi non
avesse alcuna importanza. Non era su quello che i suoi ricordi, le sue
percezioni erano concentrate. Aveva sperimentato quel potere sulla sua stessa
pelle, tanti anni addietro. A scaglierglielo contro, con ferocia non pari a
quella che ora vedeva negli occhi, iniettati di sangue, di Palpatine, era stato
il Conte Dooku… “Padre, ti prego…!!!” quel rantolo sommesso.
Quell’appello disperato, la mano tesa a cercare LUI… quell’Anakin Skywalker che
solo avrebbe potuto salvarlo… *Tu non sei un assassino Anakin, non ti rendi conto di
quello che stai dicendo. Io non ti riconosco più…*.
^Padmé…^ un pensiero che lo travolse, l’aveva uccisa lui,
come aveva potuto. Era la persona che amava di più al mondo… e gli aveva tolto
la vita. Che il suo amore fosse solo distruzione? Eppure Luke amava i suoi
amici, amava sua sorella… Perché? “Aiutami”.
Ancora quell’appello, ancora quell’invocazione, mentre
negli occhi pieni di dolore del giovane la luce della vita lentamente andava
estinguendosi. *Eri come un fratello per me. Ti volevo bene. Tu eri il
Prescelto, colui che avrebbe portato l’equilibrio nella Forza. Era scritto che
avresti sconfitto i Sith non che ti saresti unito ad essi…*.
^Obi-Wan….. Il mio amore uccide… Perché?^. Incurante, inconsapevole, del travaglio interiore del suo
adepto, del fedele cagnolino che per ventidue anni lo aveva servito assiduo ed
ossequioso, Palpatine si preparò a dare il colpo di grazia all’avversario,
assaporando sino all’ultimo la soddisfazione di uccidere l’ultimo degli Jedi.
La vittoria completa ed assoluta su di essi. Morto quel ragazzo più nulla
sarebbe rimasto di loro, neanche il ricordo. “Ed ora, mio giovane Skywalker. Tu morirai”.
A quelle parole, Vader si riscosse dalle riflessioni che
lo stavano pervadendo. Gli occhi, oltre la maschera nera, inchiodati sul corpo
sofferente del figlio, mentre Palpatine lanciava l’ultimo attacco. I gemiti
sempre più sommessi di Luke a penetrargli nell’anima… Un’altra immagine ad
apparire agli occhi della memoria. L’immagine di Lei… *Ani, mio piccolo Ani. Come sei cresciuto… Tua madre è
tanto orgogliosa di te…. Ora, mi sento completa!* ^Madre…^
Finalmente era giunto a comprendere la radice del suo
malessere, della sua rabbia… Quel dolore, riemerso in fondo all’anima… Ora,
lui, poteva davvero restare a guardare inerte Palpatine uccidere suo figlio?
Era questo che lui voleva? Servire l’oscurità sino a distruggere ancora ciò che
amava, il sangue del suo stesso sangue? ^No. Non avrai mio figlio. Non
ti prenderai la sua vita, ne ora ne mai!^. Con tutte le forze
che gli erano rimaste in corpo sollevò, con prepotenza, quello deformato, dal
suo stesso malefico potere, dell’Imperatore levandolo oltre la propria testa.
Avvertì distintamente la sua sorpresa, e subitamente la rabbia nel percepire in
lui l’intento di estirpare alla radice ciò che rimaneva di un ordine votato al
male, votato ad un’oscurità falsamente accecante di potere e gloria. Sotto lo
sguardo allibito di Luke, i due Sith ingaggiarono l’ultimo loro duello. ^Come osi?!^
Quell’adirata accusa la percepì attraverso la “Forza”,
attreverso le scariche d’energia che ora, folle di rabbia, Darth Sidious
riversava su entrambi. ^Non controlli più il mio destino, Palpatine. Avrei dovuto
distruggerti anni fa, nella Sala del Senato. Se solo lo avessi fatto chi amavo
sarebbe ancora in vita, ma non commetterò lo stesso errore una seconda volta.
Luke ha detto bene, hai fallito, Altezza. Io sono uno Jedi, Anakin Skywalker, e
come tale ti distruggerò”^. “NOOOO!!!!” l’urlo raggelante, furibondo ed impotente di
Palpatine, mentre il sembiante di Vader lo scagliava oltre il parapetto. L’urlo
della sconfitta, al fine conosciuta, nel momento in cui era convinto di
assaporare la vittoria più completa… poi la sua esplosione e la fine
dell’ultimo dei Sith.
- continua -
NOTA D’AUTRICE: Basato sugli
avvenimenti dell’Episodio VI – Il ritorno dello Jedi. Le frasi in corsivo sono
estrapolate direttamente dai dialoghi del film, anche se non necessariamente
riportate parola per parola, e pertanto non sono frutto della mia fantasia ma
della creatività dello sceneggiatore. Le frasi racchiuse tra gli asterischi,
invece, sono estrapolate dai films del Prequel e precisamente da “L’attacco dei
Cloni” e “La vendetta dei Sith”. Ovviamente non c’è molta “originalità” nella
scelta di questo titolo, semplicemente ritengo che si sposi alla perfezione con
gli accadimenti della storia e della mia fanfictions.
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Capitolo 7 *** Cap. 7 - Epilogo ***
Frammenti d'anima
NOTA
D’AUTRICE:
Con questo capitolo la mia fanfiction giunge a conclusione. Volevo, innanzi
tutto, ringraziare tutti coloro che l’hanno letta ed in particolare: Jenny76,
Vale3 e Irene per averla recensita. Spero che quest’epilogo non deluda le
vostre aspettative. Riguardo all’osservazione fattami da Irene, relativamente
allo “stile” adottato in alcuni passaggi della storia ci tengo a precisare che
è stata una scelta… voluta. Vader è di per sé un personaggio complesso, non a
“tutto tondo” e pertanto ho preferito adottare uno stile volutamente più
articolato e complesso. Riguardo alla presenza anche dei pensieri di Luke,
forse avrei potuto lasciare tutto incentrato su Vader ma la simbiosi
padre-figlio mi piaceva intesa anche dall’altra parte della barricata, anche se
per pochi e brevi passaggi. Infine, riguardo alla non perfetta ripresa delle
battute del film, io stessa ho specificato in fondo ad ogni capitolo che si
trattava di una ripresa non necessariamente… letterale. Ringrazio comunque
Irene per le acute osservazioni in specie perché dimostrano un’attenta lettura
e di conseguenza il gradimento della storia nel suo insieme. Posso dire che le
terrò presenti per il futuro. Ora non vi rubo altro spazio e tempo e vi lascio
alla lettura.
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Star Wars, Anakin Skywalker, Obi-wan Kenobi, Yoda,
Padmé Amidala, Luke Skywalker, Leia Organa Skywalker, Han Solo e tutti gli
altri personaggi sono © di George Lucas, LucasFilms Ltd e Twentieth Century Fox.
Questa fanfiction è stata scritta per puro diletto, senza alcun fine di lucro.
Nessuna violazione al copyright si ritiene, pertanto, intesa.
_ :*: FRAMMENTI D’ANIMA :*: __
__ :*: Parte VII – Epilogo:*: __
By Aresian.
PREMESSA: Questa fanfiction si presenta come una sorta di
sequenza d’episodi, tutti collegati ai sei film di Star Wars, in un modo o
nell’altro, i cui riferimenti troverete debitamente citati in calce.
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Esausto, privo di forze, il respiratore irrimediabilmente
danneggiato che rendeva ogni respiro una lenta agonia, Anakin si accasciò al suolo.
Quasi non si accorse della presenza di Luke al proprio fianco. Lo sentì
sollevarlo delicatamente e sostenerlo. “Padre. Andrà tutto bene. Vedrai, ti porterò in salvo” gli
stava dicendo. Parole che egli aveva già sentito in passato, che le sue stesse
labbra avevano pronuciato innanzi ad un altro corpo martoriato ed ora come
allora sapeva che erano perfettamente inutili. Non poteva, Luke, salvarlo dalla
morte. Nessuno aveva quel potere, ora lo sapeva. Avrebbe voluto dirgli di
abbandonarlo lì, in quel luogo, ma sentiva che Luke non lo avrebbe accettato.
Doveva lasciarlo libero, ancora una volta, di tentare di condurlo in salvo.
Sentiva, Anakin, che di quel contatto fugace, breve e intenso, Luke aveva
bisogno e per questo lasciò che lo sollevasse di peso e che lo trascinasse tra
i meandri della nave. Mentre il figlio lo sosteneva, all’interno del turbo
ascensore, si sentì svenire. No, non poteva. Doveva bearsi egli stesso di quel
contatto così intimo con il figlio, un contatto così carico di calore e affetto,
dopo anni di tenebre, al quale abbeverarsi come un assetato nel deserto.
“Coraggio, padre. Resisti. Tra poco raggiungeremo
l’hangar. Ti porterò su Endor e conoscerai mia sorella…”.
Anakin non rispose, avrebbe sprecato le residue energie
inutilmente. Respirare stava diventando un’atroce sofferenza, ma valeva la pena
pagare quel prezzo pur di percepire ancora l’affetto di Luke, i suoi progetti,
la sua vivida “Forza”. Suo figlio sarebbe stato un grande Jedi, quello che lui
non aveva saputo essere. Ora che Palpatine era morto, lui avrebbe potuto ridare
un senso alla Galassia, lui e sua sorella avrebbero dato un nuovo ordine e
pace, il sogno di Padmé sarebbe divenuto, alfine, realtà. Sì, loro, i loro
figli potevano riuscire ove lui, e lui solo, aveva fallito.
Appena usciti dal turbo ascensore, si rirovarono sommersi
dal caos più assoluto. Soldati che fuggivano ogni dove, pesanti travi di ferro
che si staccavano, divelte sotto i colpi degli attacchi dei ribelli, assurdo
ora considerarli con tale nome, se ne rendeva conto, sentiva Anakin che lo
scudo aveva ceduto. La fiducia di Luke nei propri amici era stata ben riposta.
Con amarezza constatò che altrettanto lui non aveva saputo fare con Obi-Wan, se
solo lo avesse ascoltato… Quando giunsero all’hangar, ormai era sfinito. Sapeva che
non gli restava molto, doveva parlare con Luke, adesso.
“Luke, ti prego, aiutami. Toglimi la maschera”.
Vide i suoi occhi azzurri dilatarsi per la sorpresa. “Ma morirai…”
“Niente può impedirlo, ormai. Per una volta sola lascia
che ti veda con i miei veri occhi”. ^Ti prego, Luke. Non voglio che il tuo ultimo ricordo di
me sia questa tetra maschera. Voglio che tu possa vedere il mio volto
devastato, sì, ma i miei occhi per capire quanto ti sono grato, figlio mio^.
Come se avesse percepito quell’appello accorato, Luke
esaudì questo suo desiderio e, quando finalmente i loro occhi si incrociarono,
Anakin potè sorridere al suo ragazzo, a quel figlio della cui nascita era stato
così orgoglioso e fiero. Qualcosa, in fondo, del suo grande amore per Padmé,
era rimasto… Percepì la sua emozione, che sanò molte delle lacere
ferite della sua anima. Lui l’aveva perdonato… “Ora va, figlio mio. Lasciami”.
Sentiva Anakin che non c’era più tempo. “No, non posso lasciarti, devo portarti con me. Devo
salvarti” l’accorata risposta di Luke, anch’egli consapevole che
era giunto il momento dell’addio, ma ancora incapace d’accettarlo.
“Lo hai già fatto, Luke. Di a tua sorella che avevi
ragione su di me. Dille che avevi ragione…”. Quell’ultima frase, come a voler cancellare ogni dubbio
dall’animo di quel ragazzo, ormai uomo, che tanto aveva fatto per lui, che gli
aveva restituito la sua anima perduta… poi, l’ombra della morte calò sul suo
volto, strappandolo all’affetto del figlio, solo ora, ritrovato. Non potè percepire,
Anakin, il dolore del figlio, non potè vedere le lacrime bagnare il suo volto,
giacchè un nuovo viaggio il suo spirito aveva di già intrappreso…
Si sentiva strano, leggero e pesante al contempo. Si rese
conto di essere in posizione verticale rispetto al terreno, ma di fatto non
avvertiva un reale contatto con esso. All’apparenza si trovava nel bel mezzo di
una foresta di conifere e, se l’istinto non lo ingannava, doveva essere su
Endor, giacchè, gli parve di riconoscerne la volta stellata. Confuso, sollevò
istintivamente la mano destra per portarsela alla fronte, com’era sua
abitudine, ma rimase di sasso nel constatare che questa era trasparente ma…
umana, non meccanica. Ma cosa…? “Ben ritrovato, mio giovane padawan” disse ad un tratto
una voce alle sue spalle. Confuso, e subito sulla difensiva, si voltò, incrociando
lo sguardo di… Obi-Wan, esattamente come lo aveva visto, circa tre anni prima,
a bordo della Morte Nera. “Tu?” chiese frastornato, incapace di celare la propria
confusione. Un lieve sorriso increspò le labbra del vecchio maestro.
“Io, Anakin. Immagino la tua sorpresa nel ritrovarti qui.
Io a tutto questo ero, in un certo senso, preparato. Per te è invece una novità
assoluta” iniziò a dire l’uomo avvicinandosi di qualche passo. “Potresti spiegarti meglio?” chiese Anakin, sempre
disorientato e confuso. Obi-Wan era morto, e questo era un dato di fatto, come
altrettanto era vero che anche lui era deceduto, tra le braccia di Luke. Quel
ricordo, per un attimo, lo distrasse, recandogli un sordo rimpianto che non
sfuggì al suo interlocutore. “Luke è un ragazzo in gamba, forte e generoso. Vedrai
supererà tutto questo”. Anakin sussultò lievemente, prima di allontanarsi di
qualche passo e dare le spalle a quell’apparizione che lo confondeva, come
tutto il resto. Non era preparato a questo. Era convinto che tutto sarebbe
finito in un oblio eterno, immemore, non certo di dialogare con un fantasma.
Che diamine ci faceva lì Obi-Wan? La sua presenza lo metteva a … disagio.
“Perché mi trovo in questo posto, e le braccia e le gambe
non sono artificiali?” chiese dopo un attimo, recuperando un tono freddo e
distaccato. Obi-Wan sorrise mestamente. Rimembrava come fosse stato
lui a completare la distruzione fisica del ragazzo, su Mustafar, un rimpianto
con il quale aveva convissuto per moltissimo tempo. Era felice di rivederlo, di
riavere accanto il “suo” Anakin e non il fantoccio iroso e indemoniato contro
il quale aveva combattuto in passato, si rendeva però conto che quella
transumanza del vecchio padawan non era sufficiente a cancellare, con un colpo
di spugna il passato, per entrambi. Sarebbe occorso loro del tempo e
chiarimenti ma, in fondo, avevano ora innanzi a loro l’eternità nella Forza.
Consapevole che il giovane uomo stava ancora attendendo una risposta si decise
a dire. “Non solo, Anakin. Se tu potessi vedere la tua immagine,
riflessa in uno specchio, noteresti che hai l’aspetto di un ventiduenne,
atletico e forte” soggiunse l’anziano Jedi, sorridendo debolmente
all’espressione allibita che si era delineata sul volto di Anakin, voltatosi
repentinamente a quelle parole. Con sgomento, il giovane uomo si portò le mani al viso per
sincerarsi della veridicità di quell’affermazione.
“Ma come?..” iniziò a dire, sempre più frastornato. “Morto da Jedi tu sei. E la “Forza” tale ora conservato ti
ha, esattamente come nel tuo intimo desiderato tu hai” disse all’improvviso una
voce che aveva quasi obliato. “Maestro Yoda!?” esclamò turbato.
Un sorriso compiaciuto e lieto si delineò sulle labbra
dell’anziano e saggio Jedi. “Di ritrovare te, Anakin Skywalker, io molto lieto sono.
Al fine, degno della profezia mostrato ti sei”. A quelle parole, un sorriso amaro si dipinse sulle labbra
del giovane uomo. “Non direi. Il merito è solo di Luke. Io ho solo portato
dolore”. Lo stesso che si percepiva profondo e malinconico nel tono
mesto della sua voce. Yoda e Obi-Wan si scambiarono uno sguardo rapido e
fuggevole. “Forse hai solo seguito il corso del tuo destino, Anakin”
mormorò Obi-Wan incrociando lo sguardo azzurro profondo ed adombrato del
giovane. “Obi-Wan ragione ha” sentenziò deciso Yoda, innanzi
all’espressione perplessa apparsa sul volto di Anakin. “L’Equilibrio nella
Forza destinato eri tu a portare, ma cosa questo significasse nessuno certo
era. Osserva intorno a te, mio giovane Jedi. La “Forza” tutto permea e chi in
armonia vive con essa ora qui è. Chi la massima compassione e amore conosciuto
ha con la Forza in eterno a permenare destinato è. Sconfitto Palpatine come
Jedi tu hai, perché ad esso compassione e amore spinto ti hanno, per questo con
la Forza riunito il tuo spirito si è. Ecco perché tu qui ora sei”.
Spiegò il saggio maestro, ma era chiaro che per Anakin era
troppo presto per comprendere la portata del significato di quelle parole.
Troppo legato alla vita terrena, agli affetti che aveva perduto, a quelli
appena ritrovati e poi dolorosamente da lui strappati, a quelli che mai aveva
neanche intrappreso, al ricordo di ciò che era stato e di quello che egli
stesso, con le sue mani, aveva creato e poi distrutto. Prima in pace con se
stesso doveva divenire il suo spirito, liberarsi da ogni ombra di dolore e
oscurità e poi il suo permeare con la Forza egli avrebbe pienamente compreso.
Un lungo silenzio seguì quelle parole, mentre Anakin sostava rigido e confuso,
voltando le spalle ai due Maestri. Mascherava, con l’esperienza, una dolorosa
confusione. Obi-Wan decise di tendergli, spiritualmente, una mano per
consentirgli di aggrapparsi a qualcosa di concreto e sicuramente importante per
lui. “Vuoi vedere i tuoi figli?” chiese, infatti, tranquillo.
Sapendo bene che in realtà quella era l’unica cosa che avrebbe potuto rendere
felice, in quel momento, l’ex allievo. “Come?”
Anakin si era avvicinato di slancio, ansioso di scoprire
se quella prospettiva era una mera illusione o la realtà. Non aveva compreso
molto del discorso di Yoda, forse perché intimamente non si riteneva degno di
tale onore, ovvero permeare in eterno nella Forza e non declinare in un oblio
privo di sogni, immemore. In fondo era stato un Sith, perché concedergli una
vita eterna nella Forza? Ma tutto questo cadeva in secondo piano innanzi alla
prospettiva di rivedere, anche se solo per un ultima volta, i propri figli…
Un sorriso solare e aperto illuminò il viso di Obi-Wan.
“Non porti troppe domande, ora, Anakin. Col tempo tutto ti
sarà noto e chiaro. Qualcosa di più immediato e importante devi comprendere
adesso. Ascolta, ora noi tre viviamo come un tutt’uno con la “Forza”. Né io né
Yoda abbiamo mai lasciato solo tuo figlio, giacchè attraverso la Forza egli ha
sempre potuto non solo percepirci ma anche vederci e presto anche Leia sarà in
grado di farlo. Non hai perso i tuoi figli, Anakin. Li hai appena ritrovati”.
Un lampo di stupito piacere balenò nelle iridi azzurre del
giovane uomo. Gli era concesso restare in contatto con Luke? Non era
un’illusione? Non fece in tempo a porsi altre domande giacchè, senza neanche
rendersene conto, si ritrovò a “svanire” per poi ricomparire in un altro luogo.
Confuso si volse a guardare al suo fianco, percependo la presenza dei due maestri,
per poi voltarsi a guardare verso un allegro villaggio in festa e notare il
volto felice di Luke, osservarlo sorridente, quasi che lo stesse aspettando.
Non ci fu bisogno di parole, che del resto non gli sarebbe neanche riuscito di
pronunciare, giacchè l’emozione era troppo forte, per poterle dare un nome. Si
scambiarono, semplicemente, un lunghissimo sguardo, nuovamente quel senso di
“completezza” li pervase entrambi, sino a quando una giovane donna, che Anakin
riconobbe come la Principessa Leia Organa, non raggiunse Luke per riportarlo
dagli altri. “Lei è tua figlia” disse a quel punto Obi-Wan, posandogli
una mano sulla spalla. Anakin sussultò a quella realtà, a quella nuova
consapevolezza. Con gli occhi lucidi per l’emozione, rimase ancora qualche
istante, insieme ai suoi silenti compagni, ad osservare i due giovani, immersi
nei festeggiamenti. Leia e Luke, i suoi due figli, ciò che rimaneva del suo
sconfinato amore per la sua adorata Padmé. Chissà se un giorno la “Forza” gli
avrebbe concesso di rivedere anche lei. Un sogno, proibito, come lo era sempre
stato in passato. Con tutta probabilità avrebbe dovuto accontentarsi di
ritrovarla nel volto di lei, della loro figlia. Con orrore gli sovvenne il
ricordo delle torture che egli stesso le aveva inflitto, facendolo sentire più
vile di quanto mai avrebbe potuto immaginare, quasi quanto al rimembrare
l’ultimo suo incontro con la donna che aveva amato più della sua stessa vita e
che aveva, così disennatamente, attaccato. Avvertì la stretta confortante di Obi-Wan
sul braccio, ma si scostò. Non voleva essere consolato, non voleva che il senso
di colpa si mitigasse, eppure guardando quel volto radioso, così simile a
quello di Lei, si rese conto che provava gioia anche nel dolore. Leia era una
donna energica e determinata, dotata di un grande coraggio, tanto da opporglisi
senza timore alcuno con fiera indipendenza e lealtà assoluta alla causa che
aveva abbracciato. Sì, ora poteva riconoscere in lei i tratti della madre e,
con un certo sgomento, il proprio fiero carattere. Anakin ancora non poteva
rendersene conto, ma quelle considerazioni, quella sua nuova esistenza nella
“Forza” stavano già allontanando, per sempre, dal suo animo il ricordo di
Vader, di quell’IO nefasto che, grazie all’amore di un figlio, aveva
definitivamente estirpato.
FINE
NOTA D’AUTRICE: Basato sugli
avvenimenti dell’Episodio VI – Il ritorno dello Jedi. Le frasi in corsivo sono
estrapolate direttamente dal film, anche se non necessariamente parola per
parola, e pertanto non sono frutto della mia fantasia ma del genio dello
sceneggiatore.
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