FRAMMENTI D'ANIMA

di aresian
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte I - L'incontro con il destino. ***
Capitolo 2: *** CAP. 2 - La preda... e il cacciatore. ***
Capitolo 3: *** CAP. 3 - Un animo diviso in due. ***
Capitolo 4: *** Cap. 4 - L'attesa. ***
Capitolo 5: *** CAp. 5 - Tormento. ***
Capitolo 6: *** Cap. 6 - Il ritorno dello Jedi ***
Capitolo 7: *** Cap. 7 - Epilogo ***



Capitolo 1
*** Parte I - L'incontro con il destino. ***


Frammenti d'anima

N.d.Aresian: Grazie a tutti coloro che hanno recensito “The deceptive life of love”. Sto meditando se scrivere o meno l’avventura di Gandalis, intanto vi offro questa fanfictions a capitoli che spero vi piaccia.

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Star Wars, Anakin Skywalker, Obi-wan Kenobi, Yoda, Padmé Amidala, Luke Skywalker, Leia Organa Skywalker, Han Solo e tutti gli altri personaggi sono © di George Lucas, LucasFilms Ltd e Twentieth Century Fox. Questa fanfiction è stata scritta per puro diletto, senza alcun fine di lucro. Nessuna violazione al copyright si ritiene, pertanto, intesa.

_ :*: FRAMMENTI D’ANIMA :*: __

__ :*: Parte I – L’incontro con il destino :*: __

By Aresian.

PREMESSA: Questa fanfiction si presenta come una sorta di sequenza d’episodi, tutti collegati ai sei film di Star Wars, in un modo o nell’altro, i cui riferimenti troverete debitamente citati in calce.

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Il caccia monoposto sfrecciava, rapido e potente, nel cosmo siderale, nella sua oscurità e nel suo silenzio devastante, un contr’altare perfetto per il potente signore dei Sith, lo specchio della sua anima nera. Le luci intermittenti del quadro di comando a rimandare informazioni preziose sui sistemi che, immerso nell’iperspazio, il velivolo sfiorava più rapido del battito delle ciglia. Luci che si riflettevano, sinistramente, sulla nera maschera di Darth Vader, mentre il suo animo ombroso meditava sulla battaglia appena terminata. Era anni, ormai, che non gli capitava di saggiare l’amaro calice della sconfitta. Per essere precisi da quando, votatosi al lato oscuro della Forza, aveva conosciuto solo il trionfo della malvagità e della potenza da essa derivante. Eppure quel giorno aveva perso. Non già per sua responsabilità implicita, era palese, il fallimento era stato di tutto l’Impero, giacché la fenomenale “Morte Nera”, gioiello della tecnologia dell’Impero Galattico, era saltata in aria per l’attacco disperato di un manipolo di facinorosi ribelli. Eppure lo aveva tenuto in pugno, l’X-Wing che aveva colpito fieramente la Stazione Spaziale. Egli era finito spietatamente nel suo mirino, eppure l’intrusione inaspettata, imprevista, di quel dannato Trasporto Correliano l’aveva distratto e gli era costata la sconfitta. Qualcosa, tuttavia, lo turbava più della disfatta… la Forza. Essa scorreva rapida e potente nell’uomo che aveva affrontato, che aveva tenuto in scacco e che, tuttavia, gli era sfuggito. Eppure tutto era nato con un inaspettato trionfo, sul maestro di una volta, su Obi-wan Kenobi che, dopo vent’anni di ricerche, si era preso il disturbo di recarsi egli stesso da lui per farsi, inspiegabilmente, giustiziare. Sì, perché questo di fatto aveva compiuto Obi-wan. Aveva ceduto le armi, lasciandosi abbattere dalla sua spada laser. Cosa diamine aveva in mente, non era tipo da arrendersi così facilmente, e poi perché cercarlo dopo tutti quegli anni d’obliato esilio? No, qualcosa di macchinoso e importante stava accadendo, ne era certo. La riprova la Forza che aveva percepito nel pilota dell’X-Wing. Una subitanea sensazione di comprensione, a livello inconscio, della sua essenza lo aveva pervaso. Era tempo che non gli capitava di “percepire” gli individui con la stessa, folgorante, intensità. Un che di primordiale, d’istintivo, legato ad un'altra persona, ad un altro “IO”, quell’io che ormai aveva perso il connotato d’essere umano da tempo immemore. Quelle erano le percezioni di… Anakin Skywalker. Infastidito da quel pensiero proibito, debole, deprecabile per la sua anima di Sith corrotto sino al midollo, Darth Vader scosse la testa, riscotendosi da quei pensieri troppo “umani”. Aveva un altro problema d’affrontare, ora. L’Imperatore, la cui Forza Oscura era lungi dall’essersi affievolita con gli anni, era certamente già al corrente della disfatta e avrebbe preteso da lui, sui primo e unico discepolo e allievo, una spiegazione, stabilendo una nuova, rigida, linea di condotta. Sentiva, Darth Vader, che il suo destino lo avrebbe portato ad incrociare ancora quell’uomo, quel giovane così unito alla Forza, e sapeva, intuiva, che l’Imperatore stava aspettando quel momento.

- Coruscant -
La mente sgombra da ogni pensiero, da ogni dubbio, Darth Vader varcò la soglia che conduceva agli appartamenti privati del suo signore e padrone, avvertendo la sensazione di rassicurante oblio dei sensi, di sempre. Con un gesto dettato più dall’abitudine, a dire il vero, che da una devozione assoluta e totalitaria, si chinò innanzi al suo Imperatore, percependo l’invasione del suo potere malefico e profondo, sviscerare nel suo animo, prosciugato da ogni avventata emozione, giacché a tale incontro si era preparato nel lungo viaggio di ritorno.
Un lieve disappunto saettò nelle iridi, iniettate di sangue, di Palpatine. Darth Vader aveva imparato bene, in quegli anni, a celarsi ai suoi infiniti poteri. Apprendista e discepolo avido di potere e comprensione totale dell’oscurità della Forza era stato, e doveva ammettere con se stesso che, sino a quel momento, non lo aveva mai deluso nelle sue aspettative. Anche quando aveva perso il confronto con Obi-wan, su Mustafar, molti anni prima, all’indomani della sua giovane conversione al male, lo aveva previsto e non se n’era sorpreso affatto. Anche quella sconfitta faceva parte dei suoi piani, l’ennesimo anello della catena con la quale lo teneva al suo servizio, fido e silente, come sempre.
“E così, amico mio, ti sei finalmente liberato di Obi-wan. Come io ti dissi, in passato, il “lato oscuro” ti ha reso potente. Ora che la tua istruzione è completa, come hai ben visto, ti è stato facile liberarti della nullità della Forza nel vecchio Jedi preservata” esordì gelido, facendo cenno al fedele Sith di alzarsi in piedi e seguirlo.
Darth Vader non esitò, come sempre, e obbedì al richiamo secco e deciso del proprio padrone, impedendosi qualsivoglia sorta di intima analisi delle parole uscite dalle sue labbra. Non gli interessava affatto, al momento, disquisire dei poteri infinitamente blandi di Obi-wan Kenobi, giacché conosceva fin troppo bene il suo maestro del male per non sapere che presto sarebbe arrivata la lapidaria condanna del suo errore, perdere la “Morte Nera” e, soprattutto, perdere il contatto con i Ribelli dell’Alleanza.
Procedevano in silenzio, lunghi i cupi cunicoli che conducevano a quello che un tempo era stato il “Senato Galattico”, accompagnati solo dal fruscio dei loro mantelli e dal suono rantolante e lugubre del respiratore artificiale del Sith. Il “Senato”, ovvero il luogo ove Palpatine amava, più di ogni altro, esercitare il proprio potere.
“Hai tuttavia commesso un errore, Vader. Un errore che posso giustificare solo in virtù della sorpresa e dell’imprevisto” disse l’Imperatore, ad un tratto, sprofondando nella sua poltrona, mentre lo sguardo, sotto il cappuccio nero come la notte, si fissava sulla maschera spettrale del suo adepto.
Ancora una volta, Darth Vader, si rifiutò di pensare, affinché nulla potesse turbare la sua percezione del suo Signore, ma era altresì consapevole che Palpatine esigeva, ora, una sua risposta.
“Vi chiedo perdono, mio Signore. Ho percepito una perturbazione nella Forza, un perturbazione inaspettata, e non la ritengo imputabile alla scomparsa di Obi-wan” si risolse, alfine, a dire.
“Anche questo io avevo previsto, così come chi a condurla sia. Tu devi trovare i Ribelli, e distruggerli, prima che il nostro nemico possa trovare le vie della Forza e sfruttarle contro di noi” fu il secco ordine, mentre con un cenno della mano, Palpatine congedava il suo sicario prediletto.
Darth Vader si inchinò, innanzi al suo Imperatore.
“Sarà fatto come desideri” e detto questo si allontanò, con quel suo passo energico, potente e stranamente aggraziato che tanto stonava con l’imponente oscurità del suo aspetto.
Meno di due ore dopo, la Star Distroyer della Flotta Imperiale, decollava alla volta delle profondità del cosmo.

- Spazio. Star Distroyer -
Rinchiuso, nella Camera Iperbarica, che gli concedeva vita e cicatrizzava, ogni giorno, le terribile ferite conseguite su Mustafar, che bruciavano nel suo animo più della lava, Darth Vader si concesse il lusso di … pensare.
Ora che si trovava nello spazio profondo, a parsec di distanza da Coruscant, sufficientemente lontano per potersi permettere il lusso di non essere percepito, nel profondo, dal suo Signore, lasciò che il corso dei pensieri riprendesse a fluire, libero da costrizioni, dentro di lui. Così l’Imperatore aveva previsto che un nuovo potenziale Jedi si sarebbe affacciato nel quadro cosmico della Galassia. Del resto, il fatto stesso che Obi-wan fosse sopravvissuto per tutti quegli anni poteva anche lasciar intendere che avesse tentato di addestrare qualcun altro, eppure mai, in tutti quegli anni, aveva percepito il mutare del flusso della Forza come durante lo scontro sulla “Morte Nera”. Chiunque fosse il padawan di Obi-wan, era potente, come aveva detto e, a quanto pare, previsto l’Imperatore. Qualcuno per il quale Obi-wan era stato disposto a rinunciare alla vita, al fine di fondersi, secondo quel credo assurdo tipicamente Jedi, con la Forza stessa. Vecchio stolto, questo non lo avrebbe reso più potente. Doveva assolutamente scoprire l’identità di quel giovane, “sentiva” che era essenziale per poterne prevenire le mosse e non deludere, in tal modo, il suo signore e padrone una seconda volta.

Gli occorsero un paio di mesi per prendere coscienza dell’ineluttabile destino legato al suo giovane rivale. La verità, giunge inaspettata, come un dardo al petto che, lentamente, ti avvelena il sangue distruggendo la tua esistenza, il cumulo di menzogne e falsità dietro al quale trincerato hai il tuo rovente orgoglio. Così essa si presentò al cospetto del signore dei Sith. Gli bastò recarsi in una remota e desertica regione di Tatooine ove, le schegge di memoria di colui, che un tempo, si era fregiato del nome di Anakin Skywalker, donarono a Darth Vader la conoscenza e l’inizio del proprio, intimo, tormento. Le spie imperiali aveva ricondotto a Tatooine, il luogo di partenza del Trasporto Correliano, denominato Millenium Falcon, con il quale il giovane padawan si era diretto incontro alla “Morte Nera”, per poi annientarla. Così, Obi-wan si era rifugiato, per anni, nel luogo in cui tutto aveva avuto inizio. Mentre gli stivali affondavano nella soffice sabbia rossastra, e il vento flagellava il nero mantello, Darth Vader si fermava innanzi alle rovine della casa dei Lars. Un ricordo fulmineo, a tradimento, di quel luogo e della tomba di colei che, un tempo, si era fregiato di definire madre e per la cui morte l’animo si era lacerato sanguinante… ora non provava niente, era un Sith e i sentimenti, quali l’amore, non fanno parte del credo e del bagaglio emotivo di un guerriero votato al “lato oscuro” della Forza. Con indifferenza passò accanto a tre spartane tombe. Avrebbe fatto volentieri a meno di quei ricordi legati all’altro IO, quello che si angustiava deplorevolmente nel tormento di passioni puerili ed inutili quali l’amore, l’amicizia e l’onore, quando il vero potere derivava esclusivamente dal “lato oscuro”. Odiava la debolezza di quell’essere che era stato, e ancor di più il doverla rimembrare. Quei ricordi, purtuttavia, erano fondamentali, ora, per acquisire la conoscenza del proprio nemico, di quell’avversario celato nell’oblio della dimenticanza e che ora riemergeva, dopo anni di silenzio, con virile e giovanile prorompenza. Luke Lars, il figlio mai concepito dei Lars, ma di qualcun altro sangue e carne, era il suo nemico. Non già un Lars, debole e insignificante fattore, no, Luke Skywalker, il figlio di quell’IO che aveva obliato con tanta intensità. Con un gesto brusco, Darth Vader estrasse la spada laser e disintegrò, con pochi e rabbiosi fendenti, quel poco che rimaneva delle tre spartane tombe. Così… LEI, aveva partorito. Così… LEI, era sopravvissuta al loro incontro su Mustafar. Così… PALPATINE gli aveva … mentito.
Ira cieca e sorda, propellente straordinario per sanare le sue membra martoriate dal fuoco del vulcano in cui aveva estinto la propria umanità, a scorrergli nelle vene. Doveva esserne certo, doveva scovare il giovane padawan, affrontarlo, e scoprire se questi era realmente… il figlio di Skywalker. Poi, così come s’era infiammata, l’ira scemò, lasciando nel suo animo un deserto arido e spento di agonizzante follia. L’ira aveva, ancora una volta, spazzato oltre l’inconscio le deboli impressioni umane di quell’IO che obliava ostinatamente, riemerso solo ed esclusivamente per sua indefessa volontà e non già per una forzata intrusione.

- continua -

NOTE D’AUTRICE: Ambientato tra la fine dell’Episodio IV “Una nuova speranza” e l’inizio dell’Episodio V “L’Impero colpisce ancora”.

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Capitolo 2
*** CAP. 2 - La preda... e il cacciatore. ***


Frammenti d'anima

Star Wars, Anakin Skywalker, Obi-wan Kenobi, Yoda, Padmé Amidala, Luke Skywalker, Leia Organa Skywalker, Han Solo e tutti gli altri personaggi sono © di George Lucas, LucasFilms Ltd e Twentieth Century Fox. Questa fanfiction è stata scritta per puro diletto, senza alcun fine di lucro. Nessuna violazione al copyright si ritiene, pertanto, intesa.

_ :*: FRAMMENTI D’ANIMA :*: __

__ :*: Parte II – La preda… e il cacciatore :*: __

By Aresian.

PREMESSA: Questa fanfiction si presenta come una sorta di sequenza d’episodi, tutti collegati ai sei film di Star Wars, in un modo o nell’altro, i cui riferimenti troverete debitamente citati in calce.

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Erano giorni che, inquieto, si aggirava come un torvo avvoltoio sul ponte della nave. Era impaziente di scoprire il nascondiglio del giovane padawan, e di tutta la sua accolita ribelle. Aveva fatto scandagliare ogni quadrante, ogni sistema nel raggio di più di 12 parsec da Coruscant, ma ancora non gli era riuscito di scovare il loro nascondiglio. All’improvviso, il concitato parlottare di un gruppo d’ufficiali, intorno all’Ammiraglio della Flotta, attirò la sua attenzione. Percepiva la puerile eccitazione del comandante e il malcelato disappunto del suo superiore, ma questo non lo riguardava minimamente, non era lì per disciplinare l’esercito Imperiale e i suoi cloni, quanto piuttosto per distruggere, definitivamente, l’Alleanza.
“Avete trovato qualcosa?” esordì in tono glaciale, mentre sondava l’animo confuso e preoccupato dei presenti. Era quanto mai fastidioso percepire, costantemente, quelle grette presenze e le loro insulse beghe di potere e autorità, così infinitamente inutili e misere in confronto al potere della Forza.
Lo zelante comandante gli sciorinò un resoconto dettagliato del rapporto di una Sonda. Pareva avere rilevato uno spartano avamposto nel Sistema di Hoth. Ignorando le disquisizioni patetiche del comandante, concentrò i suoi poteri in quella porzione di cosmo. Finalmente una traccia, sì, lo sentiva era il luogo giusto. Un pianeta ostile e inospitale, perfetto per nascondersi, per tentare di passare inosservati.
Eccellente. Facciamo rotta per il Sistema di Hoth
L’eccitazione del cacciatore che ha avuto sentore della preda, che già pregusta di vederla dimenare nella propria trappola, era tradita dalla sua voce ansimante, lo sapeva ma non se ne curò minimamente, anzi, di fronte alle flebili rimostranze dell’Ammiraglio ribatté deciso.
Non ho dubbi, e Skywalker è con loro
La perentorietà della sua affermazione, nonché il tono con il quale la pose, gli garantì l’ossequioso e, soprattutto, terrorizzato silenzio dei presenti.Presto avrebbe stroncato la ribellione e avrebbe avuto, innanzi a sé, il suo giovane avversario. Era ansioso di combattere con lui, di misurarsi con la sua … Forza. Ansioso di scoprire se l’istinto di quell’IO mediocre che ardiva, talvolta, importunare i suoi pensieri, non lo avesse ingannato.

Aveva atteso, lungo il viaggio, nella sua Camera Iperbarica, ritemprando il proprio corpo, o meglio ciò che restava di quello che una volta era stato un energico e vitale corpo umano. Il ricordo del suo sembiante, di ventidue anni, lo travolse all’istante acuendo il senso di rimpianto che, talvolta, invadeva la sua anima oscura, a tradimento. Non adesso, altre erano le priorità, non certo il lusso dei ricordi tormentosi di quell’IO deplorato. Scacciando tali, manifesti, pensieri si concentrò su se stesso, sulla Forza…Doveva essere pronto allo scontro, al meglio, e per questo non avrebbe lasciato nulla al caso. Era ansioso, come non gli capitava ormai da tempo immemore. Stravagante quella sensazione d’aspettativa, di desiderio di confronto, che ora lo pervadeva. Fortunatamente era lontano da Coruscant e dall’Imperatore o questi avrebbe percepito la perturbazione, seppur flebile e quasi impercettibile, nella “sua” Forza. Non avrebbe saputo dire il perché quel prossimo confronto lo stimolasse tanto, o meglio non volle porsi la questione giacché, in fondo a se stesso, sapeva di temere la risposta. Giunse poi la notizia, inappropriata e irritante, dell’Ammiraglio. I ribelli avevano innalzato uno scudo protettivo. Di fatto, non aveva mai nutrito dubbio alcuno sulla possibilità di trovare la sua preda in quell’infausto pianeta, ma l’inefficienza di quel dannato soldato rischiava di mandare a monte i suoi piani. Da tempo, ormai, Darth Vader risolveva i problemi estirpandoli alla radice, e così fece anche questa volta. Sotto l’influsso malefico e potente dei suoi poteri, l’Ammiraglio cadde esanime, strangolato come da un’impalpabile e impercepibile mano invisibile. Il comandante, che tanto si era adoperato per caldeggiare la missione su Hoth, veniva invece promosso al grado d’Ammiraglio, sul campo, un investitura ottenuta nel sangue e che, presto, nel sangue sarebbe stata resa.
Con malcelata impazienza, Darth Vader si presentò sul ponte di comando, attendendo che le forze d’assalto aprissero un varco nello scudo avversario. Lo percepiva, sì, sentiva che Skywalker si trovava sul pianeta, che era impegnato in battaglia. I suoi poteri erano ancora grezzi e approssimativi, ma avvertiva in lui una convinzione maggiore di quanto non fosse accaduto sulla “Morte Nera”.Con un brivido perverso assaporò la sensazione della Forza che scorreva sul campo di battaglia, sì, quello era l’elemento vitale che riusciva, sempre, a scatenare in lui subitanea reazione. Da quando aveva sterminato tutti gli Jedi, dando loro la caccia uno per uno per tutta la Galassia, aveva perso la linfa vitale del suo desiderio di battaglia, di potere e trionfo, ora aveva l’occasione per misurare nuovamente i suoi poteri e questo era tremendamente… eccitante. Era pronto allo scontro, come non mai. Con passo deciso si avviò verso l’hangar, avrebbe preso il suo caccia monoposto e avrebbe chiuso la questione, con l’avversario, in un duello aereo, i suoi preferiti dopo gli scontri a corpo a corpo in punta di lightsaber. Era quasi giunto a destinazione quando un’imperante necessità lo arrestò. Un pensiero perverso eppur affascinante, nella sua complessità, si era fatto strada nella sua mente contorta. Affrontare, ora, il giovane sarebbe stato controproducente. In un duello aereo sarebbe stato difficile evitare d’ammazzarlo, cosa che tutto d’un tratto era diventata d’assoluta importanza per l’oscuro signore dei Sith. Doveva affrontarlo a viso aperto, faccia a faccia, doveva percepire distintamente i suoi pensieri, le sue emozioni, doveva sapere se era… suo figlio. Quale insano pensiero giungeva ora a turbarlo? Suo figlio? Con questo, quale rilevanza poteva avere tale scoperta, adesso? Era un potenziale Jedi, un potenziale nemico, andava distrutto fin che ce n’era la possibilità eppure non era certo che fosse la soluzione migliore. No, nella sua mente si faceva strada un pensiero proibito, tanto proibito e pericoloso da doverlo celare persino a se stesso, onde evitare che l’Imperatore, così malignamente subdolo e perspicace, potesse cogliere la sottigliezza dei suoi intenti. Non doveva braccare il ragazzo, non ora. I tempi non erano maturi. Avrebbe fatto prigionieri i suoi amici, giacché l’amicizia rendeva quel giovane così prevedibile e vulnerabile, e poi si sarebbe occupato del resto. Così lo aveva lasciato… andare, scendendo sul pianeta al seguito della squadra d’assalto di terra, mirando al suo nuovo obiettivo, la cattura dei ribelli ai quali il padawan era così fortemente legato.

Mentre la sagoma metallica del Trasporto Correliano abbandonava, sfrecciando rapida verso il cielo, l’angusto hangar, Darth Vader avvertì come una sorta di privazione. No, non doveva perderli o niente di quanto aveva previsto e pregustato avrebbe visto compimento. Indispettito per il contrattempo, concentrò i proprio poteri per percepire il giovane Skywalker, senza nutrire dubbio alcuno sul fatto che fosse sopravvissuto all’attacco, avvertendo immediatamente come questi si stesse, a sua volta, allontanando rapidamente seguendo una rotta che lo conduceva in un angolo remoto e molto lontano nella Galassia, un luogo ove, lo avvertiva, ambiva a conoscere i segreti dei Jedi, seguendo la chimera di un potere che nulla di paragonabile aveva al cospetto del “lato oscuro” della Forza. No, non lo avrebbe seguito, anche se questo sarebbe stato il suo dovere primo verso l’Impero e verso il suo Signore. Rifiutandosi di focalizzare, in profondità, le ragioni di tale condotta, rientrò sulla Star Distroyer, pronto a fare rapporto al Signore dei Sith, ponendo sotto il più rigido autocontrollo l’emanazione del proprio spirito dannato, inaridendo un animo già, di per sé, più cupo della notte nelle profondità di una miniera di Ban.

L’ologramma del Signore dei Sith brillava, impalpabile e tremante, innanzi a Darth Vader, doverosamente inchinato al cospetto del proprio Maestro. La voce arrochita e insinuante di Palpatine giunse chiara come una scarica di folgoratore laser.
“Hai compiuto considerevoli progressi, amico mio, nella lotta contro la Ribellione. La distruzione della Base su Hoth è stato un buon punto di partenza., tuttavia sussiste il problema del nuovo potenziale Jedi. Egli rappresenta una minaccia per l’Impero e per la mia persona”.
Darth Vader sollevò leggermento il capo, puntando lo sguardo di vitreo metallo nero sull’immagine azzurrognola che fluttuava nello spazio circostante.
E’ solo un ragazzo e Obi-wan non può più aiutarlo
Una semplice e ponderata constatazione, che tuttavia produsse una reazione, immediata, da parte dell’Imperatore.
“Se il figlio di Skywalker restasse in vita sarebbe un pericolo troppe grande per noi. Va eliminato immediatamente”.
Darth Vader parve esitare una frazione di secondo, prima di proporre con contrito riserbo.
Se si potesse portarlo dalla nostra parte sarebbe un prezioso e potente alleato, maestro
Vader sentiva, “percepiva” che l’Imperatore cercava di sondare le ragioni celate dietro la sua affermazione, come a scoprire se un residuato deprecabile d’umanità lo stesse inducendo a tentare di salvare, dalla distruzione, il figlio di quell’Anakin Skywalker che aveva cessato di esistere più di ventitré anni prima. Dovette, in ogni caso, essere soddisfatto per quello che “lesse” nell’animo del fedele Sith, giacché concesse.
Potrebbe essere un’ottima soluzione. Credi sia possibile portarlo dal nostro lato?”
La risposta fu immediata e gelida, come a confermare la totale assenza di debolezza umana negli intenti del Sith.
O si unirà a noi o morirà

- continua -

NOTE: Ambientato nella prima parte dell’Episodio V “L’Impero colpisce ancora”. Le frasi in corsivo sono espressamente riportate, anche se non necessariamente in modo letterale, dal film e su esse si basa la fusione tra quanto da me creato, di fantasia, e quanto realmente narrato da Lucas.

Un grazie a chi ha recensito il primo capitolo. Spero che quello odierno vi piaccia. A presto.

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Capitolo 3
*** CAP. 3 - Un animo diviso in due. ***


Frammenti d'anima

Star Wars, Anakin Skywalker, Obi-wan Kenobi, Yoda, Padmé Amidala, Luke Skywalker, Leia Organa Skywalker, Han Solo e tutti gli altri personaggi sono © di George Lucas, LucasFilms Ltd e Twentieth Century Fox. Questa fanfiction è stata scritta per puro diletto, senza alcun fine di lucro. Nessuna violazione al copyright si ritiene, pertanto, intesa.

_ :*: FRAMMENTI D’ANIMA :*: __

__ :*: Parte III – Un animo diviso in due :*: __

By Aresian.

PREMESSA: Questa fanfiction si presenta come una sorta di sequenza d’episodi, tutti collegati ai sei film di Star Wars, in un modo o nell’altro, i cui riferimenti troverete debitamente citati in calce.

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Niente poteva procedere, per i suoi piani, meglio di quanto non stesse accadendo ora. Darth Vader era tornato nei suoi alloggi, ove al centro troneggiava la lugubre, ma vitale, Camera Iperbarica compagna ormai da molti anni. L’Imperatore stesso gli aveva concesso la massima libertà d’azione, pur di perseguire lo scopo comune, trascinare verso il “Lato Oscuro” il padawan di Obi-wan. Vader si distese, con insaspettata spossatezza, sulla branda color antracite, spartano arredamento degli alloggi imperiali, dopo essersi liberato del mantello nero che sempre posava sulle sue spalle. Si ritrovò a considerare, con sordo rimpianto, che non con altrettanta disinvoltura poteva liberarsi della maschera che gli ricopriva il volto. Aveva scordato cosa significasse… vedere. Ciò che il visore artificiale rimandava alle sinapsi del suo cervello era un’immagine distorta, ricca di reticolati e cifre quasi intelleggibili, che solo la Forza e la memoria gli consentivano di tradurre in immagini tridimensionali dall’aspetto quasi reale. Per un istante, indefinibile e violento, lo pervase l’immagine del ricordo, di un passato obliato nelle nebbie della più cieca dimenticanza, un’immagine di cieli azzurri, prati verdi e cascate spumeggianti e rilucenti al caldo sole d’estate, l’immagine del paradiso di Naboo. Il dolore, che seguì quel ricordo, fu così intenso, così devastante d’arrestare, per alcuni istanti, il rantolo sinistro del suo respiratore. Perché quel ricordo così lontano, così fuorviante e carico di rimpianto? Rimpianto, dannazione un Sith non poteva provare rimpianto. Poi, così come l’immagine di quel remoto paesaggio sublime, un volto si fece prepotente innanzi agli occhi della mente, un volto di donna., il volto di … LEI.
“No” un gemito rantolante, mentre si rimetteva rapidamente in piedi, frustrato e confuso. Perché LEI era tornata a tormentarlo? Perché LEI non lo lasciava sprofondare, in deserta pace, con il suo marcescente orgoglio? LEI che aveva creduto di aver ucciso, LEI per cui si era dannato irrimediabilmente l’anima, LEI che aveva portato in grembo… SUO figlio. Non già il figlio del Sith conosciuto col temibile nome di Darth Vader, no, ma il sangue del sangue di Anakin Skywalker che ora, pretendeva prepotentemente di dettare regole, di riprendere il controllo di quel corpo dannato e mezzo macchina che non più gli apparteneva. Quell’IO che gli stava urlando nella testa… LUI ti ha sempre mentito, LUI ti ha solo usato, LUI sapeva che Luke era nato….
A salvarlo da quelle devastanti fratture interiori il gracchiante richiamo dell’interfono. Avevano rintracciato il Falcon, che dopo ore trascorse all’interno di un gruppo di asteroidi si era deciso ad uscire allo scoperto. Nuovamente il Sith che era in lui prese il sopravvento, scaraventando l’IO dell’altro uomo nuovamente nell’abisso della memoria, relegandolo a meno di un fastidio. L’eccitazione, subitanea, per la prossima cattura degli amici di Skywalker spazzò via ogni incertezza dal suo animo che subitamente si prestò alla formulazione del suo ben architettato piano.

Poiché l’Ammiraglio della Flotta si era dimostrato un incapace, Darth Vader aveva stabilito una nuova linea d’azione, dai militari ritenuta ben poco ortodossa ma da lui considerata … decisiva. Le informazioni che aveva preso sul pilota del trasporto Correliano lo avevano indotto a seguire una via alquanto insolita, per redimere la questione. Sulla testa di quel tizio esisteva già una cospiqua taglia, e certamente metà, se non tutti, i cacciatori di taglie della Galassia si sarebbero precipitati al suo inseguimento se avesse dato loro una traccia. In questo modo, si sarebbe risparmiato il disturbo di seguire la preda in lungo e in largo, tra i vari sistemi, pianificando, invece, nel dettaglio la trappola per il giovane Skywalker, una trappola dalla quale non sarebbe potuto fuggire…
La sua strategia si era rivelata alquanto efficace, giacchè Boba Fett aveva scoperto in Bespin, il luogo di destinazione dei fuggitivi. Con maligna soddisfazione, Darth Vader diede ordine di partire immediatamente per la città mineraria di Cloud City, gestita da tal Lando Calrissian, sapendo di avere un indubbio vantaggio sul Trasporto Correliano. Lui poteva viaggiare a velocità luce, il suo avversario… no.

La trappola era pronta, nulla poteva sfuggire al suo controllo, ne era certo. Era ansioso, perché negarlo, di trovarsi di fronte il giovane avversario. Percepì la sua presenza, ancora prima che atterrasse, ben indotto secondo il suo acuto piano, alla piattaforma. Ne percepiva la tensione e l’apprensione per gli amici, debole e deprecabile sentimento che gli avrebbe insegnato ad estirpare dall’anima una volta che ne avesse operato la conversione al “lato oscuro”. Lo “sentiva”, sapeva che era nel corridoio, poco oltre la spessa porta di metallo anti-scoppio. Una strana inquietudine si impossessò, in quell’istante, di lui. Una sensazione inaspettata, irrazionale, l’impazienza non del contendere, del combattere, no l’impazienza del vedere e del … conoscere. Era alquanto singolare che tale sentimento affiorasse al suo pensiero. Scacciando quell’insinuante desiderio, concentrò le sue facoltà, celandosi alla vista, non appena il giovane varcò la soglia e si accinse, guardingo, a penetrare all’interno della stanza, cadendo nella rete della sua affinata trappola. Celato dietro l’imponente figura di un generatore di carbonio, Darth Vader si concesse il lusso, perché tale esso era, di contemplare il volto del giovane padawan, dell’allievo di Obi-wan. Biondi capelli lisci e ribelli, occhi azzurri attenti e vigili, corpo agile e ben allenato, quello era… il figlio di Skywalker. Quel figlio che ventitrè anni prima, Padmè aveva dato alla luce, mentre lui si convertiva al “lato oscuro” e obliava se stesso. No, quel pensiero era proibito, fuorviante. LEI non doveva continuare a tormentarlo. Altra la sua priorità, ora. Senza più esitare si sporse in avanti, sulla piattaforma poco sopra il giovane, dandogli il tempo di realizzare la sua presenza, assaporando la sensazione del suo … timore. Vederlo avanzare, con la light saber stretta nervosamente tra le mani, il volto sudato come se stesse combattendo da ore, istintiva reazione alla sollecitazione della sua “Forza”, che da qualche istante già giocava con le percezioni dell’inesperto ragazzo. L’avventatezza, nient’altro poteva indurre quel giovane ad attivare la lightsaber a spingersi all’attacco. Con noncuranza attivò la propria, la “Forza” scorreva rapida e vigorosa nel giovane padawan, ma troppo inseperto per saperla dosare, lo avrebbe studiato un po’, decise, valutato le sue reali capacità, in fondo era da giorni che ardeva dal desiderio di trovarselo innanzi, per poter valutare i suoi progressi, il suo latente potenziale, per comprendere se sarebbe stato adatto al… compito. Puerili i tentativi del ragazzo di abbattere la sua difesa.
Obi-wan ti ha insegnato bene” si ritrovò a dire, come a voler blandire lo spirito confuso del suo avversario. Percepì il disagio e il fastidio generati, nel giovane, da quelle parole e pertanto gliene riservò delle altre, più confidenziali, più dirette, non sapeva il perché di quel dialogo a senso unico, strano e anomalo, ma sentiva di voler esternare le proprie sensazioni, voleva elogiarlo e al contempo sminuirlo, come ad impartigli la prima lezione da Sith.
Non male, giovanotto, ma non sei ancora un Jedi” per poi sospingerlo, usando la “Forza”, verso il Congelatore di Carbonio, convinto di avere visto abbastanza, quasi deluso dalla facilità di quello scontro. Ma Luke non era caduto nella trappola, senza farsi prendere dal panico aveva reagito ed ora, irato per quel subdolo raggiro, si stava avventando contro di lui, avventato e veemente. Sì, c’era potere latente, vigore, in quel giovane. Ne percepiva l’essenza, l’entità con tale precisa sensibilità da stupirsene.
Notevole, davvero notevole”.
Un’ elogio spontaneo, privo di calcolo, sgorgato da quell’antro deprecabile ove regnava il rimasuglio umano che sempre si affacciava a rimembrargli che grazie ad esso aveva fallito, grazie ad esso non aveva acquisito il potere ultimo dei Sith. Con fermezza scacciò quelle sensazioni nuovamente nell’oblio della dimenticanza, incassando, per la distrazione, un breve attacco del ragazzo che lo indusse a predisporre una variazione al piano originario. Eludendo le percezioni, per altro confuse, del padawan, lo attirò verso un’altra zona della base. Ad un tratto, senza neanche rendersene conto, non gli importava più imprigionarlo nella graffite, non gli interessava più condurlo come un trofeo al Signore dei Sith. Impeto ora nei suoi attacchi, spingerlo a tirare fuori tutto quello che aveva dentro, spronarlo a mostrargli tutto il coraggio, l’impeto, lo spirito di conservazione, metterlo alle corde, indurlo alla resa, questo ora era importante per lui. Disarmarlo, averlo impotente ed indifeso ai propri piedi, leggere lo smarrimento in quelle iridi azzurre così profonde e cariche di confusione. Percepire la sua paura, eppure la sua ribellione….
Sei stato sconfitto, non lasciare che ti distrugga come Obi-wan. Vieni con me
Il saettare rapido della spada, aveva nuovamente esitato e punito per questo era stato, una scottatura alla spalla, una lieve ferita provocata dalla lightsaber del giovane, ma sufficiente a scatenare l’ira del Sith che era in lui. Nessun calcolo, nessuna remora, con violenza scagliarsi contro di lui, abbattere ferocemente la propria lightsaber sulla sua, perforarne la difesa e… affondare la lama nelle carni vulnerabili e innocenti del suo giovane braccio, amputandogli una mano, di netto. L’urlo di dolore del giovane a penetrare tra le nebbie di quell’ira accecante, la stessa che ventitrè anni prima lo aveva spinto a scagliarsi contro di LEI… Vederlo ritrarsi impaurito, indifeso, consapevole dell’ineluttabile sconfitta…
Sei potente, ma io potrò completare la tua istruzione, non conosci il potere del “lato oscuro”. Vieni con me”.
Lo aveva tentato, lo stava blandendo, puntando sul suo istinto di conservazione, sulla sua confusione, poteva trascinarlo con sé, indurlo a seguirlo, non avrebbe rinunciato a lui, non adesso… Ma il ragazzo non voleva cedere, non voleva arrendersi all’inevitabile, lo sentiva. No, non poteva distruggerlo, non ancora una volta, non di suo pugno. Darth Vader osservava, il braccio teso, il giovane Skywalker ritrarsi sempre più debole, stanco e spaventato in quell’angolo, senza via d’uscita, ove lo aveva condotto. L’arto leso stretto al petto e gli occhi azzurri sgomenti e confusi. Non puoi tradirmi, non ora Luke, ho bisogno di te, della tua “Forza” tu solo puoi aiutarmi a condurre a termine il mio disegno. Tu, devi seguirmi…
Obi-wan ti ha detto di tuo padre?”.
Lo aveva percepito, più che visto, sussultare, folgorato da quella domanda a bruciapelo. Un lampo di odio attraversare le sue iridi azzurre e cristalline, velate di dolore.
Mi ha detto abbastanza, che sei stato tu ad ucciderlo” gli aveva riversato in faccia, quasi con astio. Perché? Cosa volevi ottenere con questo, Obi-wan? Mi hai messo contro lei ed ora vuoi mettermi contro mio figlio? No, non te lo permetterò, non ti intrometterai ancora nella mia vita.
No. Io sono tuo padre”.
Lo aveva detto con una freddezza e una lucidità di cui si riteneva fiero, ma che segnava ugualmente il fallimento di Vader. Non era stato il Sith a parlare, ma l’IO deplorato e schiacciato dalla foga omicida dettata dalla sua immane fornace d’odio interiore. Nulla contava ora, se non convincere il figlio a porsi al suo fianco, unico modo per salvarlo da se stesso e da Palpatine. Non gli importava lo sgomento che percepiva in lui, la sua quasi incapacità di accettare ciò che lui neanche osava confessare a se stesso. Lui era … Anakin Skywalker.
Non è vero
Perché ti ostini a negarlo? Perché mi rifiuti? Io sono tuo padre. Ho sacrificato la mia esistenza per te. Perché non comprendi?
Cerca dentro di te, tu sai che è vero. La “Forza” scorre potente in te, tu puoi distruggere l’Imperatore e questo lui lo ha previsto. Vieni con me, Luke. Insieme potremmo sconfiggerlo e porre fine a questa guerra. Governeremo la Galassia come padre e figlio”.
Ogni espediente buono pur di indurlo a cedere, anche l’illusione di eliminare l’Imperatore, pur di trascinarlo nel suo stesso abisso, per non sentirsi privato di qualcosa che adesso desiderava avere accanto a sé. No, quell’affermazione non era una menzogna ad arte, era l’esternazione del più intimo desiderio di Anakin Skywalker. Con LEI avrebbe voluto governare la Galassia, ciò non era stato possibile ma ora, Luke poteva farlo al suo posto. Doveva farlo. Quella mano protesa, inconsapevole richiamo di un’agonizzante animo lacerato dai rimorsi, di quell’Anakin Skywalker non già schiavo dell’oscurità ma di essa fedele persecutore. Quell’Anakin che ora regnava sovrano, anche se per pochi miserandi istanti, in quel corpo che un tempo era stato suo potente custode. Una mano a protendersi verso l’infinito, forse verso un’esecrata salvezza che si perse nel silenzio di una risposta mancata. Con un profondo senso di smarrimento interiore, il Sith vide il figlio precipitare nel vuoto, così orripilato dalla sua oscura presenza da rifiutare la verità e il fato predestinato. Una mano persa nel vuoto, che rimase ad attendere un contatto che non si sarebbe consumato. Così si spegneva la speranza di Anakin Skywalker, e Vader tornava sovrano di se stesso e del proprio marcescente odio, per il mondo, per i Jedi, per Obi-wan che glielo aveva messo contro. Eppure, da qualche parte, Anakin Skywalker continuava a cercare il figlio, a chiamarlo incessantemente, legato ormai ad esso da un fato irrinunciabile, unico faro verso la luce oltre le tenebre di un gioco malefico e spietato che egli stesso, anni addietro, aveva consapevolmente accettato.

- continua -

NOTE: Ambientato nel corso dell’Episodio V “L’Impero colpisce ancora”. Le frasi in corsivo sono espliciti richiami alle battute del flms, anche se talune volte leggermente modificate, e pertanto sono frutto del genio di Lucas e non mio.

Grazie a tutti coloro che stanno leggendo questa fanfictions. Spero che questo capitolo possa catturare la vostra attenzione e grazie anche a chi ha recensito i precedenti.

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Capitolo 4
*** Cap. 4 - L'attesa. ***


Frammenti d'anima

Star Wars, Anakin Skywalker, Obi-wan Kenobi, Yoda, Padmé Amidala, Luke Skywalker, Leia Organa Skywalker, Han Solo e tutti gli altri personaggi sono © di George Lucas, LucasFilms Ltd e Twentieth Century Fox. Questa fanfiction è stata scritta per puro diletto, senza alcun fine di lucro. Nessuna violazione al copyright si ritiene, pertanto, intesa.

_ :*: FRAMMENTI D’ANIMA :*: __

__ :*: Parte IV – L’attesa :*: __

By Aresian.

PREMESSA: Questa fanfiction si presenta come una sorta di sequenza d’episodi, tutti collegati ai sei film di Star Wars, in un modo o nell’altro, i cui riferimenti troverete debitamente citati in calce.

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Il gelo e il profondo vuoto dello spazio cosmico ad aprirsi innanzi al suo sguardo. La sua nera figura a stagliarsi contro la vetrata riflettente la sua stessa, cupa, immagine. Uno “specchio” in cui odiava ritrovarsi diverso, ad onta ed offesa del Sith che era e dell’uomo che era stato. C’era un conflitto intimo e sottile, in lui, ora. Da quando aveva incontrato, viso a viso, Luke, era stato incapace di tenere remoto ed obliato l’Io esecrando del ragazzo, che fiero era stato nel conoscere la realtà di una paternità inaspettata ma ricolma d’orgoglio, tanto d’avvertire il desiderio violento di tenersi impegnato notte e giorno nel completamento della nuova “Morte Nera”, giacchè solo questo lo avrebbe liberato dal vincolo di asservimento ai fini imperiali in cui Palpatine lo aveva, abilmente, imbrigliato. Sentiva, sapeva, Vader che il suo signore stava tramando per tenerlo lontano dal figlio, giacchè mire più segrete e recondite di quanto egli stesso, forse, sospettasse, bramavano dietro gli occhi iniettati di sangue del Signore dei Sith. Doveva portare Luke al “lato oscuro” e in fretta, prima che ci riuscisse l’Imperatore, percepiva che il tempo era ormai maturo e che le facoltà del ragazzo presto sarebbero state complete, e di questo era perfettamente consapevole anche Palpatine. Tutto questo permeava il suo spirito quando, una ventina di minuti dopo, scese nell’hangar principale della Stazione Spaziale, ad attendere l’arrivo del suo padrone e signore. Nonostante il rigido autocontrollo, appreso con anni di addestramento e conoscenza dell’oscurità, Vader non riuscì a nascondere completamente il suo ardente desiderio di tornare alla caccia del figlio…
“Sento, amico mio, che sei ansioso di riprendere le ricerche del giovane Skywalker…”.
Il sogghigno dipinto sul volto del Sith a dimostrazione di quanto profonda fosse stata la sua “conoscenza” dei suoi pensieri, ma Vader era altrettanto abile a sondare in quelli del suo maestro… Egli, ancora, non sospettava le sue reali intenzioni, e questo era un vantaggio da non sottovalutare. Più prudente, comunque, non rispondere apertamente a quella insinuante domanda.
“Pazienza, vedrai sarà lui che verrà da noi”.
Proseguì l’Imperatore, innanzi al suo ostinato silenzio, ottenendo in cambio un lieve inclinarsi del nero casco dell’adepto senza, purtuttavia, poter discernere pienamente la portata intima della sua reazione così brevemente manifesta.
Camminando al suo fianco, attraverso lo spartano corridoio scarsamente illuminato, Vader chinò il capo a studiare il volto, celato dal cappuccio nero, del Sith. Ora, come in passato, Palpatine stava tessendo abilmente la sua ragnatela di intrighi ed egli, ne era quanto mai consapevole, era divenuto nuovamente una pedina nella scacchiera articolata dei suoi disegni oscuri.
“Quali sono i tuoi ordini, mio signore?”.
L’ossequio indefesso in quelle parole, mentre i dubbi venivano trincerati dietro barriere invisibili dell’anima.
“Torna all’Ammiraglia e attendi lì mie istruzioni”.
Il secco ordine, schioccato con fredda lucidità, a manifestare piani ben delineati.
“Come desideri”.Il tono servile, come sempre. Il confronto d’intenti tra Palpatine e Vader consumò, in quell’istante, il suo primo respiro.

Le ore dell’attesa possono consumare l’anima quanto e più dell’avverarsi medesimo del fato desiderato. Una verità recondita e quanto mai disincantata che si sposava alla perfezione con l’animo oscuro di Vader, mentre l’impazienza prendeva lentamente il soppravento in lui. L’urgenza del realizzarsi del desiderio più recondito e proibito. celato nel suo essere perduto e ignavio, mentre la nave Ammiraglia della Flotta Imperiale solcava silente lo spazio siderale, a poca distanza dalla Stazione Spaziale e dalla boscosa luna di Endor. Una variazione cosmica, il fuoriuscire dall’iperspazio di un piccolo Shuttle Imperiale, di bianco dipinto, la risposta alla sua lunga attesa. Improvviso giunse quel tremito nella Forza…
^ Luke!!! ^
Una sensazione di completezza pervase Darth Vader, era come se una parte di se stesso stesse per ricongiungersi al suo spirito. Non c’era dubbio alcuno, Luke era tornato da lui… come l’Imperatore aveva previsto. Irritante e pericolosa quella constatazione. Che non ci fosse modo di raggirare i suoi piani? Una lieve esitazione, il tempo di decidere del proprio destino e poi Vader si mosse verso l’Ammiraglio a chiedere, con tono secco e determinato, notizie.
“Dove sta andando quella navetta?”.
L’Ammiraglio si era mostrato zelante a richiedere informazioni. La voce che perveniva dall’interfono non era quella di Luke ma Vader sapeva bene che il ragazzo era su quella nave, lo “sentiva”.

Contemporaneamente Luke avvertì il suo silente richiamo. Anche lui percepiva una sorta di “completamento”, di commistione di anima e pensieri, una consapevolezza mai provata neanche con il maestro Yoda e Obi-wan. Una conosapevolezza che lo indusse ad una scelta ben precisa.

“Vuole che li fermi?”.
La voce dell’Ammiraglio a distoglierlo da quel contatto intimo e puramente emozionale. No, non era ancora tempo di condurre il ragazzo da Palpatine, prima doveva incontrarlo da … solo. Doveva affinare i dettagli del prorpio intricato disegno, da contrapporre a quello dell’Imperatore stesso.
“No, me ne occuperò personalmente”.
Nessuna obiezione nello zelante ufficilale, solo cieca obbedienza.
“Come desiderate”.
La nera maschera sollevata verso la volta nera, puntellata di stelle, Darth Vader vide la piccola nave allontanarsi, concedendo a se stesso un’ultimo intimo fluttuare della “Forza” verso colui che ora era diventato la chiave di tutto.
^Vai, figlio mio. Concluderemo altrove ciò che, su Bespin, abbiamo iniziato^.
Un ultimo pensiero, poi, con un gesto repentino, Vader si avviò, con il nero mantello fluttuante alle proprie spalle, verso la sua navetta personale. Era giunto il momento di scoprire, sino in fondo, i piani di Palpatine. Non aveva scelta, non era più il tempo dell’attesa, era giunto il tempo dell’azione.

- Endor -
Sentiva Luke, sapeva che il padre lo aveva lasciato, per il momento, andare ma non ne comprendeva appieno le ragioni. Quella frattura che aveva intravvisto su Bespin si era dilatata, lo percepiva nitidamente. Quel conflitto che aveva avvertito nell’istante della sconvolgente rivelazione era ancora lì, celato nella profondità dell’animo ottenebrato di odio e rancore del Sith. Ora più che mai era certo che non sarebbe tornato indietro dalle sue decisioni. Lui solo poteva salvare il padre e lo avrebbe fatto, a qualunque costo…

- Morte Nera -
Il turbo ascensore si fermò con un lento cigolio, e le porta rotante si aprì lasciandogli libero accesso alla Sala Imperiale ove, seduto sul suo trono di potere e gloria, sedeva il Signore dei Sith, il suo maestro oscuro, il suo padrone. Vader avanzò con arrogante rapidità e possanza, sino a raggiungere i gradini ai piedi della poltrona imperiale. Questa volta, diversamente dal solito, non si chinò innanzi al proprio signore, si limitò a sostare in attesa della sua reazione, che non tardò a giungere, vagamente risentita.
“Ti avevo detto di restare sull’Ammiraglia”.
Un tono di aperta disapprovazione, ma a Vader questo non interessava affatto, stranamente.
“Un piccolo gruppo di ribelli è riuscito ad atterrare su Endor.”
Non era una spiegazione, ne tanto meno una giustificazione per la sua condotta, solo la constatazione di un dato di fatto.
“Lo sapevo già”.
Vader rialzò lievemente il capo. Ecco, la prova che gli occorreva per comprendere i poteri attuali di Palpatine sarebbe ora arrivata.
“Mio figlio è con loro”.
Avvertì nitidamente, il Sith, la sorpresa nell’animo oscuro dell’Imperatore. Ecco una falla nelle sue percezioni. Per la prima volta, in più di vent’anni, si rendeva contro, Vader, di avere un piccolissimo vantaggio sul suo maestro. Un vantaggio che doveva decidere come sfruttare a fondo.
“Strano, io non l’ho percepito. Mi domando se le tue sensazioni su questa faccenda siano chiare”.
Vader avvertì che Palpatine metteva in dubbio la sua facoltà di controllare i propri poteri, in quella circostanza, ma si sbagliava, e di grosso. I suoi poteri non erano mai stati tanto vividi e potenti come in quel momento.
“Lo sono, mio signore”.
“Bene, allora scendi sul pianeta e attendilo lì. La sua pietà verso di te sarà la sua rovina”.
Un lieve ed impercettibile movimento del capo, tradì la sorpresa dell’oscuro Sith.
“Lui verrà da me?”.
“Così ho previsto”.
La determinata sicurezza di Darth Sidious lo fece vacillare nei propri intenti. Si era illuso, nessun vantaggio avrebbe potuto mai avere innanzi ai suoi poteri. Palpatine gli era sempre stato superiore, per questo doveva avere al suo fianco Luke, per questo avrebbe seguito quell’ordine con rinnovato interesse e vigore. Una convinzione radicata tanto da quasi ignorare le parole che seguirono, giacchè scontate gli parvero.
“…E poi tu lo porterai da me”.
Vader chinò il capo.
“Come tu desideri”.
Sì, lo avrebbe condotto a lui, doveva sapere, comprendere, quale tra i poteri dei Jedi e dei Sith fosse il solo ed assoluto, quale da usare per acquisire il controllo della Galassia ed estirpare il vecchio Sith, per dare un nuovo ordine all’Impero, un ordine di cui lui e il figlio avrebbero fatto parte …

- continua -

NOTE: Ambientato nel corso dell’Episodio VI “Il ritorno dello Jedi”. Le frasi in corsivo sono spaccati dei dialoghi del film, anche se non riportati parola per parola, e pertanto non sono attribuibili alla mia fantasia.

Ringrazio poi sentitamente Jenny che ha così amabilmente recensito il terzo capitolo. Sono felice che sia piaciuto e spero che il quarto non vi deluda.

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Capitolo 5
*** CAp. 5 - Tormento. ***


Frammenti d'anima

Star Wars, Anakin Skywalker, Obi-wan Kenobi, Yoda, Padmé Amidala, Luke Skywalker, Leia Organa Skywalker, Han Solo e tutti gli altri personaggi sono © di George Lucas, LucasFilms Ltd e Twentieth Century Fox. Questa fanfiction è stata scritta per puro diletto, senza alcun fine di lucro. Nessuna violazione al copyright si ritiene, pertanto, intesa.

_ :*: FRAMMENTI D’ANIMA :*: __

__ :*: Parte V - Tormento :*: __

By Aresian.

PREMESSA: Questa fanfiction si presenta come una sorta di sequenza d’episodi, tutti collegati ai sei film di Star Wars, in un modo o nell’altro, i cui riferimenti troverete debitamente citati in calce.

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Giunse all’attrezzatissima piattaforma d’atterraggio a notte inoltrata. Con impazienza si avviò incontro al figlio, ed inconsapevolmente incontro al proprio destino. Il corridoio bianco, cinto da trasparenti vetrate avvolte dal manto della lussureggiante vegetazione, accolse il suo passo cadenzato e lievemente affrettato, così come il rantolo sommesso del suo lugubre respiratore.
Vader avvertì con indicibile precisione il potere latente di Luke, che sapeva essere a pochi metri, ormai, da lui. Era impaziente di ritrovarsi nuovamente faccia a faccia con lui. Sì, era diventato potente, oltre le sue stesse aspettative…

La porta scorrevole si aprì rapidamente, lasciando passare un gruppetto di cloni e … Luke Skywalker. Vader ascoltò con indifferenza le osservazioni dell’ufficiale, lui sapeva già perché il ragazzo si fosse consegnato a lui spontaneamente. Con non curanza ordinò di setacciare la zona e di catturare gli altri ribelli, percependo la preoccupazione, istantanea, del giovane a quell’ordine. Quella era una debolezza sulla quale, si rese conto, avrebbe potuto fare leva per trascinarlo dal suo lato. Quando finalmente si ritrovò da solo, a tu per tu, con il figlio, si rese conto di non avere, come aveva invece confidato la situazione sotto controllo. Luke era molto sicuro di sé, delle sue percezioni, dei propri intenti e … soprattutto, gli stava tendendo quella mano che, su Bespin, aveva respinto con orripilato terrore. Questo lo confuse.
“L’Imperatore ti stava aspettando”.
Era necessario distoglierlo da quell’insinuante tentativo di percepire il suo animo, avvertiva anche troppo nitidamente l’invadenza del suo spirito ricolmo di fiducia e affetto. Che diamine era successo in quei mesi di distacco? Palpatine aveva ragione, le sue percezioni erano errate e fuorvianti.
“Lo so padre”.
Vader si volse a cercare lo sguardo del ragazzo, ormai uomo fatto, rimanendo sconcertato dalla pacata sicurezza di quelle iridi azzurre. Era molto più maturo e sicuro di sé dell’ultima volta, ciò era indiscutibile.
“Così alla fine hai accettato la verità” disse in tono basso e pacato, constatando l’appellativo che il giovane aveva usato.
“Ho accettato la realtà che tu una volta eri Anakin Skywalker, mio padre”.
^No. Non ti permetterò di ridestare quell’IO fallito e deprecabile che dorme in me. Non ho bisogno della sua debolezza adesso, debbo liberarmi di Palpatine e la sua presenza è inaccettabile e fuorviante. Anakin Skywalker non esiste più, è morto su Mustafar. Smettila di tentare di ridestare le ceneri del suo orgoglio paterno^.
“Quel nome non ha più alcun significato per me?”, si ritrovò a ruggire, con rabbia. Una negazione tanto repentina da tradire la realtà dei fatti, se ne rese conto, ma non volle accettarlo.
“E’ quello il nome del tuo vero IO. Lo hai solo dimenticato…”.
^Smettila!!!^
“Vieni con me padre. Ritrova te stesso. Non puoi uccidermi, come non hai potuto distruggermi prima. Per questo non mi porterai dall’Imperatore”.
C’era così tanta fiducia e convinzione nella parole di Luke da fargli provare una sorda rabbia. No, non era così che aveva previsto il loro incontro. Era lui che doveva tentare il ragazzo verso il lato oscuro, non viceversa. Attivò la lightsaber del ragazzo solo ed esclusivamente per palesare una minaccia, che doveva fare, per salvarsi dai dubbi che improvvisamente lo stavano assalendo. Eppure, il tono che sfuggi dalla sua lugubre maschera nera era un misto di orgoglio e mestizia.
“Hai fabbricato una nuova spada laser. Le tue facoltà sono complete, come aveva previsto l’Imperatore”.
“Non è tardi, padre. Avverto il conflitto che è in te. Lascia che l’odio vada via”.
Voltargli le spalle, come se ciò fosse bastato a celargli il tormento che ora regnava nella sua anima. Le parole del ragazzo avevano toccato le corde di quell’Anakin che, per poco, era risorto dalle ceneri del rancore su Bespin, di quell’IO che ora si ripresentava per saldare il conto, che non poteva accettare.
“Un tempo Obi-wan la pensava come te”.
Che amara constatazione, rimembrare ora il vecchio maestro e rendersi conto di essere declinato verso l’oblio di un abisso oscuro senza via di ritorno.
*Eri come un fratello per me. Ti volevo bene!!!* le parole di Obi-wan. *Ti odio* erano state le sue, ma era poi vero o piuttosto non è che era giunto ad odiare se stesso?
“Tu non conosci il potere del lato oscuro, io debbo obbedire al mio signore”.
Una confessione sofferta, estirpata quasi inconsapevolmente, che tradiva ben più di quanto esplicava. Anakin Skywalker avrebbe voluto liberarsi dal giogo dell’oscurità ma non sapeva come trovare la via. Persa ormai ogni speranza, si limitava ad … obbedire.
“Io non cederò padre e sarai costretto ad uccidermi”.
Vader, consapevole che il giovane lo stava ponendo innanzi ad una scelta, si ribellò alla debolezza che lo permeava. Non poteva accettare ancora che gli altri si ostinassero a decidere per lui. La sua fiducia era una maschera, uno stratagemma per indurlo a rendersi partecipe del suo conflitto con Palpatine ed invece era il contrario che doveva accadere…
“Se quello è il tuo destino” proruppe, con un’indifferenza agghiacciante, calpestando ben altre emozioni che danzavano, ingannevoli, nel suo animo, ma non gli bastò a placarle. A tradimento percepì la sua delusione, che gli ferì l’anima la dove era convinto d’essere corazzato da ogni umana sensazione.
“Allora mio padre è morto davvero”.
Quella mestizia, quel rimpianto profondi, avvertiti nella voce del giovane, turbarono Vader nel profondo. Provava dolore Darth Vader, come se una lama laser gli avesse lacerato le membra. Luke aveva ragione, c’era un conflitto in lui, violento e terribile. Un tormento pari a quello che aveva condotto Anakin ad obliare se stesso e le proprie convinzioni. Lo aveva fatto per sete di potere, per amore, per… non sapeva nemmeno lui come definirlo, ed ora l’amore di un figlio lo tormentava nuovamente come in passato era stato l’amore di LEI. Avvertì, subitaneo, il rancore per se stesso, per l’esecrando e abominevole atto con il quale aveva tentato di togliere la vita alla donna che amava, la convinzione del suo tradimento… eppure Luke non lo aveva tradito, il ragazzo gli mostrava leale considerazione… No, non poteva accettare il suo aiuto. AIUTO!!! Lui era un Sith, non aveva bisogno di nessuno… di NESSUNO…!!!!

Mentre attraversavano le viscere della Stazione Spaziale, fianco a fianco, Darth Vader si soffermò a studiare le sensazioni del giovane, rimanendo sconcertato dalla pacata rassegnazione di questi al suo destino. Sentiva che Luke era certo di andare incontro alla morte e che era pronto ad accettarla senza riserve se questo fosse servito a salvare la Galassia. Con quanta pacata sicurezza riversò quelle sensazioni, sotto forma di parole, al Signore dei Sith, senza mostrare alcuna forma di timore nei suoi confronti… “Presto morirò, Altezza. E voi con me”.
Che ci fosse realmente speranza?….
Quella domanda rimase sospesa nel suo animo per soli pochi, pietosi, istanti.
“Se ti riferisci all’attacco della vostra flotta o della tua piccola banda, là su Endor, ti informo che ne ero già al corrente…”.
Vader percepì la soddisfazione perversa di Palpatine in simultanea con il dolore e lo sconcerto di Luke.
“Sì, mio giovane Jedi. Tutte le informazioni che avete avuto sono trapelate per mio volere. I tuoi amici si stanno cacciando in una trappola e, mi spiace dovertelo dire, quando la flotta ribelle arriverà lo scudo sarà ancora alzato”.
Le certezze di Luke parvero sgretolarsi, come un cristallo infranto, e Vader ne percepì la richiesta inconfessata d’aiuto. Lo sguardo azzurro fisso sul suo tetro sembiante nero, ad appellarsi a quell’Anakin che il giovane era convinto ancora dimorasse dentro a quel corpo ormai più macchina che uomo. Incapace di reggere quello sguardo, Vader chinò il capo, raggiungendo il suo Signore, comodamente seduto sulla sua poltrona, emblema del suo malefico potere e controllo incondizionato sulla Galassia e le vite intere dei suoi abitanti, ivi compresa la sua. Comprendeva ora, Vader, il disegno di Palpatine. Così come, anni addietro, aveva spinto lui a distruggere Darth Tyranus per prenderne il posto, ora avrebbe indotto Luke a uccidere lui per sostuirlo come nuovo apprendista. Aveva fallito, ora come allora era stato incapace di eludere i piani di Palpatine e ne era nuovamente caduto vittima. Senza esitazione alcuna sguainò la lightsaber rosso sangue e fermare l’affondo di Luke, rivolto all’Imperatore. Quello era il suo dovere, l’unica cosa che gli restasse da fare. Combattere contro suo figlio e perire per sua mano, degna conclusione di una vita sbagliata e deprecabile alla quale si era condannato, per incapacità di accettare la realtà, con le sue stesse mani.

- continua -

NOTA D’AUTORE: Basato sugli avvenimenti dell’Episodio VI “Il ritorno dello Jedi”. Le frasi in corsivo sono estrapolate direttamente dalle battute del film, non necessariamente parola per parola. Pertanto, le medesime non possono essere attribuibili alla mia fantasia ma a quella dello sceneggiatore del films.

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Capitolo 6
*** Cap. 6 - Il ritorno dello Jedi ***


Frammenti d'anima

Star Wars, Anakin Skywalker, Obi-wan Kenobi, Yoda, Padmé Amidala, Luke Skywalker, Leia Organa Skywalker, Han Solo e tutti gli altri personaggi sono © di George Lucas, LucasFilms Ltd e Twentieth Century Fox. Questa fanfiction è stata scritta per puro diletto, senza alcun fine di lucro. Nessuna violazione al copyright si ritiene, pertanto, intesa.

_ :*: FRAMMENTI D’ANIMA :*: __

__ :*: Parte VI – Il ritorno dello Jedi :*: __

By Aresian.

PREMESSA: Questa fanfiction si presenta come una sorta di sequenza d’episodi, tutti collegati ai sei film di Star Wars, in un modo o nell’altro, i cui riferimenti troverete debitamente citati in calce.

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Le lightsaber ad inseguirsi e scontrarsi, sibilando e scintillando nella semi-oscurità di quella stanza. Avvertiva, Vader, che il giovane stava trattenendo la propria potenza, come timoroso di affondare i colpi. Perché? Non voleva la sua pietà, non ne aveva bisogno. Tentò di affondare un colpo ma si ritrovò a fare i conti con la precisa reazione del ragazzo che, con quasi irrisoria facilità, non solo lo respinse ma lo allontanò violentemente, facendolo precipitare ai piedi della scalinata metallica, mentre la risata diabolica di Palpatine gli giungeva alle orecchie, amplificata dal casco nero che indossava. Quando levò il viso verso il figlio lo vide rinfoderare la lightsaber, una espressione di dispiacere e pentimento per quel gesto, per quell’infierire che non gli era proprio.
“Non ti combatterò, padre”.
^Non puoi evitarlo, Luke. Non sei abbastanza potente per battere l’Imperatore, io lo so. O mi abbatti e ti schieri al suo fianco o ti annienterà, figlio mio^ pensò Vader rimettendosi in piedi, ma fu altro che fuoriuscì dalle sue labbra mentre si avvicinava lentamente a lui, la lightsaber rosso sangue attiva e… letale.
“Sei incauto… ad abbassare la guardia!” prima di affondare il colpo, percependo all’istante la reattività del ragazzo, il vigore della “Forza” che scorreva in lui. Con un balzo felino, lo vide sottrarsi nuovamente al duello. Balzare sulla passerella superiore e studiare il suo sembiante, cupo come la morte che per anni gli aveva fatto da silente compagna, la stessa che aveva dispensato impunemente per tutta la Galassia obbedendo agli ordini di Palpatine, al Sith che dominava ormai la sua esistenza. “I tuoi pensieri ti tradiscono, padre. Avverto il conflitto che è in te. Il bene che è in te”.
Darth Vader, la lightsaber stretta rigidamente tra entrambe le mani, come ultima ancora per non sprofondare ancor di più nell’abisso. Il disperato tentativo, bisogno, di celare a Palpatine il conflitto che lo dilaniava, per nascondere al suo Signore e padrone i suoi propri intenti, giacchè ancora, lo percepiva, non aveva indovinato nulla dei suoi pensieri, troppo concentrato a trascinare nell’oscurità Luke egli ora era.
“Non c’è nessun conflitto” negare, era l’unica possibiltà, scelta, che avesse. Finchè Luke avesse avuto pena, pietà per il suo destino, non avrebbe mai affondato i colpi, non avrebbe mai acquisito il potere per distruggere Palpatine, solo un Sith poteva distruggere un altro Sith, era inevitabile…
“Non ti combatterò padre”.
“Se non lo farai subirai il tuo destino” e detto questo gli scagliò contro la lightsaber.^Devi combattere, figlio mio. Non hai scelta. E’ per questo che Obi-Wan ti ha mandato da me^ nuova e insinuante consapevolezza a farsi strada in lui. Per questo si era lasciato abbattere dalla sua lightsaber, quel giorno, innanzi agli occhi spauriti del giovane, per prepararlo al compito che lo aspettava. Ma si sbagliava il vecchio maestro, i poteri di un Jedi non possono competere con il “lato oscuro” della Forza. Aveva mandato il ragazzo a morire, null’altro. Lui, ora, avrebbe completato la sua istruzione, donandogli il potere che solo gli avrebbe permesso di sopravvivere. Non c’era modo di resistere alla “tentazione” del “lato oscuro”, dell’Imperatore, il suo potere era troppo vasto, troppo labile il confine tra bene e male da non saperlo mai distinguere con chiarezza. A tutto questo pensava Darth Vader mentre, nell’ombra cupa e opprimente di quella stanza satura del potere malefico del Signore dei Sith che sogghignava, lo sapeva pur senza vederlo, alle sue spalle, cercava il figlio che, ostinatamente rifiutava il duello con lui.
“Non puoi nasconderti in eterno, Luke. Devi affrontare il tuo destino. E’ inevitabile” lo invitò ancora, percependo distintamente i suoi pensieri che gli penetravano la mente con una intensità incredibile. Poteva “vivere” ciò che viveva lui….
“Non ti combatterò, padre”.
Era poco più di un sussurro, ma a Vader giunse con la stessa intensità di un grido disperato. Soffriva Luke, soffriva perché si sentiva messo con le spalle al muro, incapace di salvare gli amici su Endor e sulle navi ribelli, incapace di distruggere Palpatine e sempre più consapevole di essere sull’orlo del fallimento con lui, che per primo avrebbe voluto, invece, salvare. Poi avvertì quel ricordo, quel sentimento più profondo e lacerante nell’animo del giovane…
“I tuoi pensieri ti tradiscono, Luke. I tuoi sentimenti per i tuoi amici sono molto forti, in ispecie per … tua sorella!!!!”.
Come una folgore lo colpì quella consapevolezza. Un altro figlio, una femmina…Forse non tutto era perduto, forse, se avesse fallito con Luke, lei avrebbe potuto…
“Così hai una sorella gemella. Obi-Wan ha fatto bene a nasconderla a me. Ora, il suo fallimento è completo”.
Neanche quella provocazione parve squoterlo. Non c’era più tempo. Doveva indurre il figlio allo scontro decisivo, adesso, o sarebbe stato troppo tardi, per tutti.
“Se tu non passerai al lato oscuro, allora, forse lei lo farà”.
“NOO!!!!!!!”Quell’urlo quasi disumano sfuggito alle labbra del giovane, aveva trovato la corda che vibrava più profondamente nella sua anima, il suo punto debole, finalmente.
Lo vide avventarsi, la lightsaber verde, il colore che taluni stolti definivano della speranza, contro di lui con un impeto e una violenza omicidi. Avvertì, Vader, la soddisfazione di Palpatine, che aveva intravvisto ormai la nascita del nuovo apprendista e la morte del vecchio e ormai inutile fantoccio raccolto su Mustafar. Avvertì anche il sordo rancore di Luke, che in pochi istanti aveva spazzato via da lui l’affetto figliale, per indurlo ora ad attaccarlo con livida rabbia e desiderio di vendetta. La violenza dei suoi colpi era l’emblema stesso del potere del “lato oscuro” della “Forza”. Tra pochi istanti avrebbe incontrato la morte, forse la nera signora avrebbe dato ristoro, con un cupo velo nero immemore ai suoi tormenti, forse… Sospinto violentemente lungo la stretta passerella di ferro, sospesa su un baratro di cui non se ne vedeva il fondo, Darth Vader si sentì sull’orlo della fine. I suoi poteri parevano nulla innanzi a quelli del giovane figlio, gli arti artificiali un’impaccio, un impedimento, come mai prima di allora erano stati, e si ritrovò al suolo, privo di ogni difesa, mentre la lightsaber del figlio falcidiava, senza pietà, la sua mano destra, artificiale. Una mano che umana più non era ancor prima che egli divenisse Vader, una mano che un altro Sith aveva reciso con altrettanta violenza… Un rantolo sommesso sfuggì dalla sua maschera nera, mentre attendeva, sconfitto, l’inevitabile…
Il volto di Luke era una maschera d’odio e, per un brevissimo istante, provò dolore nel vedere nei suoi occhi non più quella luce di speranza ma una cupa disperazione. Poi giunse la risata sguaiata e sgradevole di Palpatine. Come aveva potuto, per anni, credere che quell’uomo potesse essere l’emblema di un padre, di un uomo saggio è giusto? Un tale stolto era stato?
“Bene… Bene. La rabbia ti ha reso potente. Ora compi il tuo destino. Uccidi tuo padre e prendi il suo posto al mio fianco”.
Vader sollevò leggermente il capo, stanco e spossato privo ormai di quell’energia che l’odio aveva alimentato in una continua e perenne fornace per anni. Giacchè non gli riusciva di provare odio per Luke…
^Finiscimi, figlio mio. E’ l’unica via^ pensò, cercando il suo volto, desideroso che quello fosse l’ultimo ricordo prima dell’oblio eterno. Lo vide stupito, sorpreso, fissare l’arto leso e la propria mano, guantata di nero, la stessa che lui, su Bespin gli aveva amputato. Vide gli occhi del giovane perdere la patina di oscurità che li aveva pervasi e ridivenire chiari e cristallini. Sgomento si rese conto che il giovane stava disattivando la lightsaber e la gettava lontano da sé, come a ripugnare con quel gesto l’abominio appena commesso nell’aver osato levare la mano contro il proprio padre.
“No, mai. Non passerò mai al “lato ocuro”. Avete fallito, Altezza. Sono uno Jedi, come mio padre prima di me.”
Quanta fierezza e convinzione in quelle parole. Com’era possibile che Luke fosse riuscito a resistere alla tentazione, eppure sapeva il ragazzo cosa c’era in gioco. La sua stessa vita e quella di tutti i suoi amici. Non era possibile. Con quel gesto, egli condannava tutti i suoi amici… Perché?
Mentre cercava di rimettersi in piedi, la vista annebbiata per la debolezza che lo pervadeva, Vader percepì indistintamente il dialogo tra Palpatine e il figlio, l’unica cosa che comprese, senza ombra di dubbio, era che Palpatine aveva deciso di uccidere il ragazzo. Percepì il suo intento, un istante prima che la scarica malefica di energia, la quint’essenza del “lato oscuro”, venisse scagliata contro il corpo inerme del figlio. Non poteva Luke resistere a tale malefico e distruttivo potere, troppo deboli le facoltà di un Jedi per tenere testa a tale manifestazione di energia. Vide il figlio contorcersi al suolo, rantolante per la violenza insopportabile del dolore. Le membra contrarsi in spasmi atroci e dolorosi. Darth Vader, lo sguardo cha passava dal figlio all’Imperatore avvertì una stranissima sensazione di distacco. Era come se tutto ciò che stava accadendo innanzi ai suoi occhi non avesse alcuna importanza. Non era su quello che i suoi ricordi, le sue percezioni erano concentrate. Aveva sperimentato quel potere sulla sua stessa pelle, tanti anni addietro. A scaglierglielo contro, con ferocia non pari a quella che ora vedeva negli occhi, iniettati di sangue, di Palpatine, era stato il Conte Dooku…
“Padre, ti prego…!!!” quel rantolo sommesso. Quell’appello disperato, la mano tesa a cercare LUI… quell’Anakin Skywalker che solo avrebbe potuto salvarlo…
*Tu non sei un assassino Anakin, non ti rendi conto di quello che stai dicendo. Io non ti riconosco più…*.
^Padmé…^ un pensiero che lo travolse, l’aveva uccisa lui, come aveva potuto. Era la persona che amava di più al mondo… e gli aveva tolto la vita. Che il suo amore fosse solo distruzione? Eppure Luke amava i suoi amici, amava sua sorella… Perché?
“Aiutami”.
Ancora quell’appello, ancora quell’invocazione, mentre negli occhi pieni di dolore del giovane la luce della vita lentamente andava estinguendosi.
*Eri come un fratello per me. Ti volevo bene. Tu eri il Prescelto, colui che avrebbe portato l’equilibrio nella Forza. Era scritto che avresti sconfitto i Sith non che ti saresti unito ad essi…*.
^Obi-Wan….. Il mio amore uccide… Perché?^.
Incurante, inconsapevole, del travaglio interiore del suo adepto, del fedele cagnolino che per ventidue anni lo aveva servito assiduo ed ossequioso, Palpatine si preparò a dare il colpo di grazia all’avversario, assaporando sino all’ultimo la soddisfazione di uccidere l’ultimo degli Jedi. La vittoria completa ed assoluta su di essi. Morto quel ragazzo più nulla sarebbe rimasto di loro, neanche il ricordo.
“Ed ora, mio giovane Skywalker. Tu morirai”.
A quelle parole, Vader si riscosse dalle riflessioni che lo stavano pervadendo. Gli occhi, oltre la maschera nera, inchiodati sul corpo sofferente del figlio, mentre Palpatine lanciava l’ultimo attacco. I gemiti sempre più sommessi di Luke a penetrargli nell’anima… Un’altra immagine ad apparire agli occhi della memoria. L’immagine di Lei…
*Ani, mio piccolo Ani. Come sei cresciuto… Tua madre è tanto orgogliosa di te…. Ora, mi sento completa!*
^Madre…^
Finalmente era giunto a comprendere la radice del suo malessere, della sua rabbia… Quel dolore, riemerso in fondo all’anima… Ora, lui, poteva davvero restare a guardare inerte Palpatine uccidere suo figlio? Era questo che lui voleva? Servire l’oscurità sino a distruggere ancora ciò che amava, il sangue del suo stesso sangue?
^No. Non avrai mio figlio. Non ti prenderai la sua vita, ne ora ne mai!^.
Con tutte le forze che gli erano rimaste in corpo sollevò, con prepotenza, quello deformato, dal suo stesso malefico potere, dell’Imperatore levandolo oltre la propria testa. Avvertì distintamente la sua sorpresa, e subitamente la rabbia nel percepire in lui l’intento di estirpare alla radice ciò che rimaneva di un ordine votato al male, votato ad un’oscurità falsamente accecante di potere e gloria. Sotto lo sguardo allibito di Luke, i due Sith ingaggiarono l’ultimo loro duello.
^Come osi?!^
Quell’adirata accusa la percepì attraverso la “Forza”, attreverso le scariche d’energia che ora, folle di rabbia, Darth Sidious riversava su entrambi.
^Non controlli più il mio destino, Palpatine. Avrei dovuto distruggerti anni fa, nella Sala del Senato. Se solo lo avessi fatto chi amavo sarebbe ancora in vita, ma non commetterò lo stesso errore una seconda volta. Luke ha detto bene, hai fallito, Altezza. Io sono uno Jedi, Anakin Skywalker, e come tale ti distruggerò”^.
“NOOOO!!!!” l’urlo raggelante, furibondo ed impotente di Palpatine, mentre il sembiante di Vader lo scagliava oltre il parapetto. L’urlo della sconfitta, al fine conosciuta, nel momento in cui era convinto di assaporare la vittoria più completa… poi la sua esplosione e la fine dell’ultimo dei Sith.

- continua -

NOTA D’AUTRICE: Basato sugli avvenimenti dell’Episodio VI – Il ritorno dello Jedi. Le frasi in corsivo sono estrapolate direttamente dai dialoghi del film, anche se non necessariamente riportate parola per parola, e pertanto non sono frutto della mia fantasia ma della creatività dello sceneggiatore. Le frasi racchiuse tra gli asterischi, invece, sono estrapolate dai films del Prequel e precisamente da “L’attacco dei Cloni” e “La vendetta dei Sith”. Ovviamente non c’è molta “originalità” nella scelta di questo titolo, semplicemente ritengo che si sposi alla perfezione con gli accadimenti della storia e della mia fanfictions.

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Capitolo 7
*** Cap. 7 - Epilogo ***


Frammenti d'anima

NOTA D’AUTRICE:
Con questo capitolo la mia fanfiction giunge a conclusione. Volevo, innanzi tutto, ringraziare tutti coloro che l’hanno letta ed in particolare: Jenny76, Vale3 e Irene per averla recensita. Spero che quest’epilogo non deluda le vostre aspettative. Riguardo all’osservazione fattami da Irene, relativamente allo “stile” adottato in alcuni passaggi della storia ci tengo a precisare che è stata una scelta… voluta. Vader è di per sé un personaggio complesso, non a “tutto tondo” e pertanto ho preferito adottare uno stile volutamente più articolato e complesso. Riguardo alla presenza anche dei pensieri di Luke, forse avrei potuto lasciare tutto incentrato su Vader ma la simbiosi padre-figlio mi piaceva intesa anche dall’altra parte della barricata, anche se per pochi e brevi passaggi. Infine, riguardo alla non perfetta ripresa delle battute del film, io stessa ho specificato in fondo ad ogni capitolo che si trattava di una ripresa non necessariamente… letterale. Ringrazio comunque Irene per le acute osservazioni in specie perché dimostrano un’attenta lettura e di conseguenza il gradimento della storia nel suo insieme. Posso dire che le terrò presenti per il futuro. Ora non vi rubo altro spazio e tempo e vi lascio alla lettura.

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Star Wars, Anakin Skywalker, Obi-wan Kenobi, Yoda, Padmé Amidala, Luke Skywalker, Leia Organa Skywalker, Han Solo e tutti gli altri personaggi sono © di George Lucas, LucasFilms Ltd e Twentieth Century Fox. Questa fanfiction è stata scritta per puro diletto, senza alcun fine di lucro. Nessuna violazione al copyright si ritiene, pertanto, intesa.

_ :*: FRAMMENTI D’ANIMA :*: __

__ :*: Parte VII – Epilogo:*: __

By Aresian.

PREMESSA: Questa fanfiction si presenta come una sorta di sequenza d’episodi, tutti collegati ai sei film di Star Wars, in un modo o nell’altro, i cui riferimenti troverete debitamente citati in calce.

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Esausto, privo di forze, il respiratore irrimediabilmente danneggiato che rendeva ogni respiro una lenta agonia, Anakin si accasciò al suolo. Quasi non si accorse della presenza di Luke al proprio fianco. Lo sentì sollevarlo delicatamente e sostenerlo.
“Padre. Andrà tutto bene. Vedrai, ti porterò in salvo” gli stava dicendo. Parole che egli aveva già sentito in passato, che le sue stesse labbra avevano pronuciato innanzi ad un altro corpo martoriato ed ora come allora sapeva che erano perfettamente inutili. Non poteva, Luke, salvarlo dalla morte. Nessuno aveva quel potere, ora lo sapeva. Avrebbe voluto dirgli di abbandonarlo lì, in quel luogo, ma sentiva che Luke non lo avrebbe accettato. Doveva lasciarlo libero, ancora una volta, di tentare di condurlo in salvo. Sentiva, Anakin, che di quel contatto fugace, breve e intenso, Luke aveva bisogno e per questo lasciò che lo sollevasse di peso e che lo trascinasse tra i meandri della nave. Mentre il figlio lo sosteneva, all’interno del turbo ascensore, si sentì svenire. No, non poteva. Doveva bearsi egli stesso di quel contatto così intimo con il figlio, un contatto così carico di calore e affetto, dopo anni di tenebre, al quale abbeverarsi come un assetato nel deserto.
“Coraggio, padre. Resisti. Tra poco raggiungeremo l’hangar. Ti porterò su Endor e conoscerai mia sorella…”.
Anakin non rispose, avrebbe sprecato le residue energie inutilmente. Respirare stava diventando un’atroce sofferenza, ma valeva la pena pagare quel prezzo pur di percepire ancora l’affetto di Luke, i suoi progetti, la sua vivida “Forza”. Suo figlio sarebbe stato un grande Jedi, quello che lui non aveva saputo essere. Ora che Palpatine era morto, lui avrebbe potuto ridare un senso alla Galassia, lui e sua sorella avrebbero dato un nuovo ordine e pace, il sogno di Padmé sarebbe divenuto, alfine, realtà. Sì, loro, i loro figli potevano riuscire ove lui, e lui solo, aveva fallito.
Appena usciti dal turbo ascensore, si rirovarono sommersi dal caos più assoluto. Soldati che fuggivano ogni dove, pesanti travi di ferro che si staccavano, divelte sotto i colpi degli attacchi dei ribelli, assurdo ora considerarli con tale nome, se ne rendeva conto, sentiva Anakin che lo scudo aveva ceduto. La fiducia di Luke nei propri amici era stata ben riposta. Con amarezza constatò che altrettanto lui non aveva saputo fare con Obi-Wan, se solo lo avesse ascoltato…
Quando giunsero all’hangar, ormai era sfinito. Sapeva che non gli restava molto, doveva parlare con Luke, adesso.
“Luke, ti prego, aiutami. Toglimi la maschera”.
Vide i suoi occhi azzurri dilatarsi per la sorpresa.
“Ma morirai…”
“Niente può impedirlo, ormai. Per una volta sola lascia che ti veda con i miei veri occhi”.
^Ti prego, Luke. Non voglio che il tuo ultimo ricordo di me sia questa tetra maschera. Voglio che tu possa vedere il mio volto devastato, sì, ma i miei occhi per capire quanto ti sono grato, figlio mio^.
Come se avesse percepito quell’appello accorato, Luke esaudì questo suo desiderio e, quando finalmente i loro occhi si incrociarono, Anakin potè sorridere al suo ragazzo, a quel figlio della cui nascita era stato così orgoglioso e fiero. Qualcosa, in fondo, del suo grande amore per Padmé, era rimasto…
Percepì la sua emozione, che sanò molte delle lacere ferite della sua anima. Lui l’aveva perdonato…
“Ora va, figlio mio. Lasciami”.
Sentiva Anakin che non c’era più tempo.
“No, non posso lasciarti, devo portarti con me. Devo salvarti” l’accorata risposta di Luke, anch’egli consapevole che era giunto il momento dell’addio, ma ancora incapace d’accettarlo.
“Lo hai già fatto, Luke. Di a tua sorella che avevi ragione su di me. Dille che avevi ragione…”.
Quell’ultima frase, come a voler cancellare ogni dubbio dall’animo di quel ragazzo, ormai uomo, che tanto aveva fatto per lui, che gli aveva restituito la sua anima perduta… poi, l’ombra della morte calò sul suo volto, strappandolo all’affetto del figlio, solo ora, ritrovato. Non potè percepire, Anakin, il dolore del figlio, non potè vedere le lacrime bagnare il suo volto, giacchè un nuovo viaggio il suo spirito aveva di già intrappreso…

Si sentiva strano, leggero e pesante al contempo. Si rese conto di essere in posizione verticale rispetto al terreno, ma di fatto non avvertiva un reale contatto con esso. All’apparenza si trovava nel bel mezzo di una foresta di conifere e, se l’istinto non lo ingannava, doveva essere su Endor, giacchè, gli parve di riconoscerne la volta stellata. Confuso, sollevò istintivamente la mano destra per portarsela alla fronte, com’era sua abitudine, ma rimase di sasso nel constatare che questa era trasparente ma… umana, non meccanica. Ma cosa…?
“Ben ritrovato, mio giovane padawan” disse ad un tratto una voce alle sue spalle.
Confuso, e subito sulla difensiva, si voltò, incrociando lo sguardo di… Obi-Wan, esattamente come lo aveva visto, circa tre anni prima, a bordo della Morte Nera.
“Tu?” chiese frastornato, incapace di celare la propria confusione.
Un lieve sorriso increspò le labbra del vecchio maestro.
“Io, Anakin. Immagino la tua sorpresa nel ritrovarti qui. Io a tutto questo ero, in un certo senso, preparato. Per te è invece una novità assoluta” iniziò a dire l’uomo avvicinandosi di qualche passo.
“Potresti spiegarti meglio?” chiese Anakin, sempre disorientato e confuso. Obi-Wan era morto, e questo era un dato di fatto, come altrettanto era vero che anche lui era deceduto, tra le braccia di Luke. Quel ricordo, per un attimo, lo distrasse, recandogli un sordo rimpianto che non sfuggì al suo interlocutore.
“Luke è un ragazzo in gamba, forte e generoso. Vedrai supererà tutto questo”.
Anakin sussultò lievemente, prima di allontanarsi di qualche passo e dare le spalle a quell’apparizione che lo confondeva, come tutto il resto. Non era preparato a questo. Era convinto che tutto sarebbe finito in un oblio eterno, immemore, non certo di dialogare con un fantasma. Che diamine ci faceva lì Obi-Wan? La sua presenza lo metteva a … disagio.
“Perché mi trovo in questo posto, e le braccia e le gambe non sono artificiali?” chiese dopo un attimo, recuperando un tono freddo e distaccato.
Obi-Wan sorrise mestamente. Rimembrava come fosse stato lui a completare la distruzione fisica del ragazzo, su Mustafar, un rimpianto con il quale aveva convissuto per moltissimo tempo. Era felice di rivederlo, di riavere accanto il “suo” Anakin e non il fantoccio iroso e indemoniato contro il quale aveva combattuto in passato, si rendeva però conto che quella transumanza del vecchio padawan non era sufficiente a cancellare, con un colpo di spugna il passato, per entrambi. Sarebbe occorso loro del tempo e chiarimenti ma, in fondo, avevano ora innanzi a loro l’eternità nella Forza. Consapevole che il giovane uomo stava ancora attendendo una risposta si decise a dire.
“Non solo, Anakin. Se tu potessi vedere la tua immagine, riflessa in uno specchio, noteresti che hai l’aspetto di un ventiduenne, atletico e forte” soggiunse l’anziano Jedi, sorridendo debolmente all’espressione allibita che si era delineata sul volto di Anakin, voltatosi repentinamente a quelle parole.
Con sgomento, il giovane uomo si portò le mani al viso per sincerarsi della veridicità di quell’affermazione.
“Ma come?..” iniziò a dire, sempre più frastornato.
“Morto da Jedi tu sei. E la “Forza” tale ora conservato ti ha, esattamente come nel tuo intimo desiderato tu hai” disse all’improvviso una voce che aveva quasi obliato.
“Maestro Yoda!?” esclamò turbato.
Un sorriso compiaciuto e lieto si delineò sulle labbra dell’anziano e saggio Jedi.
“Di ritrovare te, Anakin Skywalker, io molto lieto sono. Al fine, degno della profezia mostrato ti sei”.
A quelle parole, un sorriso amaro si dipinse sulle labbra del giovane uomo.
“Non direi. Il merito è solo di Luke. Io ho solo portato dolore”.
Lo stesso che si percepiva profondo e malinconico nel tono mesto della sua voce. Yoda e Obi-Wan si scambiarono uno sguardo rapido e fuggevole.
“Forse hai solo seguito il corso del tuo destino, Anakin” mormorò Obi-Wan incrociando lo sguardo azzurro profondo ed adombrato del giovane.
“Obi-Wan ragione ha” sentenziò deciso Yoda, innanzi all’espressione perplessa apparsa sul volto di Anakin. “L’Equilibrio nella Forza destinato eri tu a portare, ma cosa questo significasse nessuno certo era. Osserva intorno a te, mio giovane Jedi. La “Forza” tutto permea e chi in armonia vive con essa ora qui è. Chi la massima compassione e amore conosciuto ha con la Forza in eterno a permenare destinato è. Sconfitto Palpatine come Jedi tu hai, perché ad esso compassione e amore spinto ti hanno, per questo con la Forza riunito il tuo spirito si è. Ecco perché tu qui ora sei”.
Spiegò il saggio maestro, ma era chiaro che per Anakin era troppo presto per comprendere la portata del significato di quelle parole. Troppo legato alla vita terrena, agli affetti che aveva perduto, a quelli appena ritrovati e poi dolorosamente da lui strappati, a quelli che mai aveva neanche intrappreso, al ricordo di ciò che era stato e di quello che egli stesso, con le sue mani, aveva creato e poi distrutto. Prima in pace con se stesso doveva divenire il suo spirito, liberarsi da ogni ombra di dolore e oscurità e poi il suo permeare con la Forza egli avrebbe pienamente compreso. Un lungo silenzio seguì quelle parole, mentre Anakin sostava rigido e confuso, voltando le spalle ai due Maestri. Mascherava, con l’esperienza, una dolorosa confusione. Obi-Wan decise di tendergli, spiritualmente, una mano per consentirgli di aggrapparsi a qualcosa di concreto e sicuramente importante per lui.
“Vuoi vedere i tuoi figli?” chiese, infatti, tranquillo. Sapendo bene che in realtà quella era l’unica cosa che avrebbe potuto rendere felice, in quel momento, l’ex allievo.
“Come?”
Anakin si era avvicinato di slancio, ansioso di scoprire se quella prospettiva era una mera illusione o la realtà. Non aveva compreso molto del discorso di Yoda, forse perché intimamente non si riteneva degno di tale onore, ovvero permeare in eterno nella Forza e non declinare in un oblio privo di sogni, immemore. In fondo era stato un Sith, perché concedergli una vita eterna nella Forza? Ma tutto questo cadeva in secondo piano innanzi alla prospettiva di rivedere, anche se solo per un ultima volta, i propri figli…
Un sorriso solare e aperto illuminò il viso di Obi-Wan.
“Non porti troppe domande, ora, Anakin. Col tempo tutto ti sarà noto e chiaro. Qualcosa di più immediato e importante devi comprendere adesso. Ascolta, ora noi tre viviamo come un tutt’uno con la “Forza”. Né io né Yoda abbiamo mai lasciato solo tuo figlio, giacchè attraverso la Forza egli ha sempre potuto non solo percepirci ma anche vederci e presto anche Leia sarà in grado di farlo. Non hai perso i tuoi figli, Anakin. Li hai appena ritrovati”.
Un lampo di stupito piacere balenò nelle iridi azzurre del giovane uomo. Gli era concesso restare in contatto con Luke? Non era un’illusione? Non fece in tempo a porsi altre domande giacchè, senza neanche rendersene conto, si ritrovò a “svanire” per poi ricomparire in un altro luogo. Confuso si volse a guardare al suo fianco, percependo la presenza dei due maestri, per poi voltarsi a guardare verso un allegro villaggio in festa e notare il volto felice di Luke, osservarlo sorridente, quasi che lo stesse aspettando. Non ci fu bisogno di parole, che del resto non gli sarebbe neanche riuscito di pronunciare, giacchè l’emozione era troppo forte, per poterle dare un nome. Si scambiarono, semplicemente, un lunghissimo sguardo, nuovamente quel senso di “completezza” li pervase entrambi, sino a quando una giovane donna, che Anakin riconobbe come la Principessa Leia Organa, non raggiunse Luke per riportarlo dagli altri.
“Lei è tua figlia” disse a quel punto Obi-Wan, posandogli una mano sulla spalla. Anakin sussultò a quella realtà, a quella nuova consapevolezza. Con gli occhi lucidi per l’emozione, rimase ancora qualche istante, insieme ai suoi silenti compagni, ad osservare i due giovani, immersi nei festeggiamenti. Leia e Luke, i suoi due figli, ciò che rimaneva del suo sconfinato amore per la sua adorata Padmé. Chissà se un giorno la “Forza” gli avrebbe concesso di rivedere anche lei. Un sogno, proibito, come lo era sempre stato in passato. Con tutta probabilità avrebbe dovuto accontentarsi di ritrovarla nel volto di lei, della loro figlia. Con orrore gli sovvenne il ricordo delle torture che egli stesso le aveva inflitto, facendolo sentire più vile di quanto mai avrebbe potuto immaginare, quasi quanto al rimembrare l’ultimo suo incontro con la donna che aveva amato più della sua stessa vita e che aveva, così disennatamente, attaccato. Avvertì la stretta confortante di Obi-Wan sul braccio, ma si scostò. Non voleva essere consolato, non voleva che il senso di colpa si mitigasse, eppure guardando quel volto radioso, così simile a quello di Lei, si rese conto che provava gioia anche nel dolore. Leia era una donna energica e determinata, dotata di un grande coraggio, tanto da opporglisi senza timore alcuno con fiera indipendenza e lealtà assoluta alla causa che aveva abbracciato. Sì, ora poteva riconoscere in lei i tratti della madre e, con un certo sgomento, il proprio fiero carattere. Anakin ancora non poteva rendersene conto, ma quelle considerazioni, quella sua nuova esistenza nella “Forza” stavano già allontanando, per sempre, dal suo animo il ricordo di Vader, di quell’IO nefasto che, grazie all’amore di un figlio, aveva definitivamente estirpato.

FINE

NOTA D’AUTRICE: Basato sugli avvenimenti dell’Episodio VI – Il ritorno dello Jedi. Le frasi in corsivo sono estrapolate direttamente dal film, anche se non necessariamente parola per parola, e pertanto non sono frutto della mia fantasia ma del genio dello sceneggiatore.

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