Hiruseki di Dicembre (/viewuser.php?uid=2724)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Primo ***
Capitolo 2: *** Capitolo Secondo ***
Capitolo 3: *** Capitolo Terzo ***
Capitolo 4: *** Capitolo Quarto ***
Capitolo 5: *** Capitolo Quinto ***
Capitolo 6: *** Capitolo Sesto ***
Capitolo 7: *** Capitolo Settimo ***
Capitolo 8: *** Capitolo Ottavo ***
Capitolo 9: *** Capitolo Nono ***
Capitolo 10: *** Capitolo Decimo ***
Capitolo 11: *** Capitolo Undicesimo ***
Capitolo 12: *** Capitolo Dodicesimo ***
Capitolo 13: *** Capitolo Tredicesimo ***
Capitolo 14: *** Capitolo Quattordicesimo ***
Capitolo 15: *** Capitolo Quindicesimo ***
Capitolo 16: *** Capitolo Sedicesimo ***
Capitolo 17: *** Capitolo Diciassettesimo ***
Capitolo 18: *** Capitolo Diciottesimo ***
Capitolo 19: *** Capitolo Diciannovesimo ***
Capitolo 20: *** Capitolo Ventesimo ***
Capitolo 21: *** Capitolo Ventunesimo ***
Capitolo 22: *** Ultimo Capitolo ***
Capitolo 1 *** Capitolo Primo ***
Il sole stava tramontando
NOTA:
Questa fanfiction è basata sull'anime, di cui ho visto la versione inglese. Mi
scuso, quindi, nel caso ci siano imprecisioni nei nomi.
-Ambientato dopo la fine della serie, potrebbe contenere spoilers
- Kurama e Hiei non sono miei neanche per errore... sigh. Non c'è alcuno scopo di lucro...Neanche mezzo euruccio verrà guadagnato con questa fiction
- Forse è superfluo dirlo, ma Kurama ha più di 1000 anni, Hiei è più giovane di qualche centinaio d'anni. Quindi la storia tratta di personaggi pluri-centenari (niente ragazzini under 18 O_O)
-Hiruseki-
Capitolo Primo
Il sole stava tramontando, coi suoi raggi colorava tutto di
un arancione innaturale.
Incantato e con lo sguardo sbarrato, Kurama era perso nei
suoi pensieri.
“Hey, terra chiama Kurama, c’è qualcuno??” Yuusuke sventolò
la mano di fronte agli occhi del rosso che, con lentezza si girò verso di lui.
“Dicevi?” chiese col suo caratteristico sorriso
”Dobbiamo ordinare, cosa prendi?”
Fatte le ordinazioni, Kurama si voltò di nuovo verso il
sole con lo sguardo perso fra i colori caldi del cielo.
“Cosa c’è che non va?” Di nuovo, Yuusuke interruppe i suoi
pensieri.
“N…”
“non cominciare neanche” scosse la testa il moro con
sguardo serio“se cominci, mi convinci… Non so perché, non so per come, ma sta di
fatto che rigiri sempre la frittata come ti pare”
”Frittata? Io non l’ho ordinata” accennò Kuwabara, troppo preso dalla presenza
di Yuukina per pretendere da lui un barlume di coerenza.
“Ma sta zitto tu, non vedi che sto parlando di cose serie?”
“Cose serie! Perché? La frittata da quando è diventata un
argomento serio?” s’inalberò il ragazzo “ e poi, scusa, credi che io non sia
capace di parlare di cose serie?” Io…”
”sì, ho capito, stai zitto che poi ti spiego” sarebbe finita, come al solito, a
pugni, se il sorriso di Yuukina non avesse, provvidenzialmente, interrotto il
discorso e ricatturando l’attenzione di Kuwabara
“Kurama” riprese Yuusuke “è da un po’ che c’è qualcosa che
non va e che non ci vuoi dire… All’inizio pensavo fosse una malinconia
passeggera, ora sono preoccupato”
La volpe non rispose subito, ma sospirò, cercando di fare
ordine fra i suoi pensieri
“Sai che differenza c’è fra me e Hiei?”
Prima che Yuusuke potesse anche solo capire la domanda, i
due furono nuovamente interrotti “quaranta centimetri?”. Kuwabara non si fece
scappare l’opportunità di insultare lo yukai
Esasperato sia dal comportamento di un amico che dalla
domanda criptica dell’altro, Urameshi stava davvero perdendo la pazienza
“Yuukina, salvaci!” implorò.
La piccola Koorime, avendo però sentito solo l’ultima parte
del discorso, non seppe subito cosa dire e, forse, aggravò la situazione “Il
signor Hiei non è quaranta centimetri meno del signor Kurama…”
Sentir parlare di Hiei in tono rispettoso fu la goccia che
fece traboccare il vaso: d’istinto Kuwabara si alzò in piedi e gridò “No, ma
quel gamberetto di certo è quaranta centimetri meno di me, il grande Kuwabara
Kazuma…”
Yusuuke scosse la testa, impotente, ma la sua attenzione si rifocalizzò di nuovo
su Kurama,
“Che cosa volevi dire? Che differenza c’è fra te e Hiei?”
Lo spirito volpe apparve triste e per un attimo, nei suoi
occhi fu evidente, come raramente accadeva, tutto il peso dei suoi anni.
“Lui non ha mai avuto lo Youko come scusante, non ha mai
potuto incolpare nessuno” e così dicendo si congedò dal gruppo, con la
gentilezza e l’affabilità che da sempre, lo caratterizzavano, ma quasi con una
certa fretta, che poteva essere presa per ansia.
“certo che questi geni metà uomini e metà demoni, sono
proprio strani…” commentò Kuwabara quando al loro tavolo arrivarono anche le
ordinazioni che Kurama aveva fatto “beh” continuò” tanto meglio, mangeremo anche
la sua porzione”
Yuusuke sorrise, ma non riuscì a condividere l’allegria
dell’amico. Quello che Kurama aveva detto e come s’era comportato, lo
preoccupavano… per quanto Yuusuke Urameshi possa essere preoccupato, un sabato
pomeriggio, in un bar.
Kurama si ritrovò a camminare senza meta, fra le vie della
città prima, e nel parco poi. Tornare a casa era impossibile, con un simile peso
sull’anima, per cui decise di chiamare sua madre ed avvisarla che sarebbe
rimasto fuori per cena. I suoi piedi, inconsciamente, lo diressero verso il
tempio di Genkai. La notte ed il profumo degli alberi erano le uniche cose che
sembravano sedare il suo animo.
La colpa prima e il disprezzo dopo si stavano insinuando
così profondamente in lui che ora faticava a capire cosa fosse reale e cosa solo
il frutto della paura di non capire chi fosse.
Questa sera sembrava, poi, essere più infida delle altre,
soffocante ed incredibilmente reale.
Se è vero che mi sono ripromesso di lasciare Youko nel
Makai, se è vero che mi sono cullato nell’illusione di una vita che valeva la
pena di essere vissuta, che cosa sto facendo e che significato hanno tutti
questi pensieri? Accavallati, pesanti e intransigenti, mi ricordano che non
posso nascondere quello che sono stato, perché lo sono ancora… E’ paura la mia?
No. Forse è disprezzo per quello che ero. Vista coi miei nuovi occhi, la vita
che conducevo da volpe era spietata, ma non per questo la ritengo ingiusta. Ha
veramente senso sperare di diventare qualcuno di diverso, migliorarsi se si
chiudono le porte completamente a ciò che è stato?
Per quanto tempo ho biasimato lo Youko, per quanto tempo
mi sono nascosto dietro la sua ombra e al contempo l’ho additata come la causa
dei miei mali e dei miei misfatti?
Lui era così, io no.
Lui ha vissuto così, io no.
Ma non è forse lui che ha scelto mia madre per me? Non è
forse lui che avrebbe dato la sua vita pur di non vedere la fine di quella di
Karasu?E non è forse lui lo stesso che pensa ora, che ha imparato a conoscere un
aspetto diverso della vita e che la vuole assaporare nel suo complesso? Perché
purtroppo devo ammettere che pur dopo mille anni, sono ancora un principiante,
sono ancora un ingenuo e sono cascato nelle trame della mia stessa mente.
Corrotto dalla mia immagine riflessa, mi ritenevo diverso e più meritevole. Non
avevo capito che non c’è lui senza me, ma soprattutto che Youko e Shuiichi sono
uno e che solo la mia incapacità di capirlo e il mio chiudere gli occhi, sta
distruggendo lentamente le fondamenta della mia anima.
“Speravo di vederti”
“Genkai!” esclamò Kurama colto all’improvviso
“E’ insolito prenderti di sorpresa…”
Kurama diede come unica risposta un sorriso.
“Che cosa devo fare?” chiese poi, con la voce spezzata.
“Nonostante l’apparenza, sei tu quello più anziano, io non
posso dirti quello che devi fare…”
“avevi ragione” disse dopo qualche attimo di silenzio il
rosso “quasi invidio Hiei per il suo coraggio e la sua forza nell’aver
affrontato il passato.
“Non farlo” rispose Genkai appoggiando una mano sulla
spalla della volpe “tu pensi di aver usato Youko come scudo e poi di aver
cercato di scappare, lasciandolo nel Makai una volta capito cosa volevi fare
nell’immediato futuro?
“E non è forse così?”
”No” rispose Genkai con un sorriso quasi materno “perché sei qui, Youko e
umano, schiacciato dalle azioni dell’uno e dell’altro, ma sei qui a cercare la
strada giusta per continuare il tuo viaggio”.
continua...
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Capitolo 2 *** Capitolo Secondo ***
Come sempre Hiei e Kurama (e neanche gli altri, se è per
questo) non sono miei. Purtroppo non li ho comprati nel mentre ...
Hiruseki è il nome che hanno le lacrime dei Koorime (i
demoni di ghiaccio) che, una volta piante, si trasformano in preziosissime perle
^_^
Per ultimo (piccola nota, per gli interessati), sono
piuttosto avanti con la stesura di questa fiction. La posto poco alla volta per
riuscire ad essere regolare nella pubblicazione.
Per ultimissimo ( ò_O ah, come blatero), buona lettura ^_^
-Hiruseki-
Capitolo Secondo
Rimanere Makai era stata
l’unica soluzione possibile di fronte al vuoto della mia vita, l’unico appiglio
per non esserne risucchiato è stato rimanere a casa. E’ quasi ironico come, dopo
tutti questi anni in cui ho covato odio e vissuto nel rancore per il mio luogo
d’origine, quello che abbia fra le mani ora sia una casa, e quello che abbia nel
mio cuore ora sia una sorella.
E per ora sono salvo.
L’artefice di tutto questo,
la persona che ha istillato in me la speranza prima e felicità dopo ha un nome
che non pronuncerò qui, nei miei pensieri. Perché è un nome che ho bandito e che
non voglio più sentire, perché è un nome che non m’appartiene, né ora né mai.
E’ un nome che voglio fare
scomparire, anche se per ora, non ci riesco.
Forse la sorte, a cui ancora
non ho pagato il debito di tutte le vite che ho preso, ha pianificato così la
sua vendetta: ostracizzato con disprezzo, schiacciato, isolato, cancellato e
rifiutato, questo nome ritorna in ogni cosa che faccio, che vedo o che vivo. E’
ovunque, intorno e dentro di me.
“Le notti di luna nuova ti
rendono malinconico, Hiei?”
Senza girarsi, il demone di
fuoco alzò impercettibilmente le spalle.
“Pensi che l’ordine che s’è
stabilito durerà?”
“se non ti conoscessi meglio,
fraintenderei le tue parole per apprensione”
“Ma mi conosci” sorrise Mukuro
“e sai che non m’interessa la politica…”
“…e sai anche che le cose
continueranno così”
“Perché c’è chi protegge il
confine, non lo trovi divertente?”
Hiei sorrise impercettibilmente
“Che sia io a farlo, o che le cose continuino così?”
Rimasero in silenzio per un
po’, tutt’e due immobili, se non per il leggero vento che scuoteva i loro
indumenti.
Fu Mukuro la prima a cedere e
sospirò “la tua ricerca non è finita e non hai ancora trovato pace”.
Hiei si girò di scatto, ma
Mukuro se n’era già andata.
La pace per me non esiste…
A Hiei non restò altro che
seguirla.
La foresta era immersa nel
buio, ma non sembrava ostile: gli alberi e gli animali non si sentivano
minacciati dalle presenze demoniache nel loro territorio.
“Ricordi quando combattemmo il
Torneo nel Mondo dei Demoni?”
La donna annuì ripensando al
giorno in cui, davvero, Hiei aveva buttato il suo passato alle spalle dando il
coraggio anche a lei di farlo.
“Mi dicesti che il mio drago si
nutre delle mie intenzioni…”
”Intenzioni a cui ora non sai dare direzione”
“La sto ancora cercando”
Sapere che Hiei fosse alla
ricerca di qualcosa non stupì più di tanto il demone, perché significava, se non
altro, che il Koorime vedesse qualcosa di concreto di fronte a sé. Quando
l’aveva conosciuto, Hiei non aveva futuro: tutto gravava sulle sue spalle, nulla
gli era davanti.
A volte si era persino chiesta
se sperasse di essere lei il futuro di Hiei, ma lei stessa era confusa. Era
combattuta: riteneva di provare sentimenti fraterni, ma poichè nati in un breve
arco di tempo, spesso non li distingueva da dei sentimenti passionali.
Non posso, né tanto meno
voglio tornare nel Ningenkai. Per cosa tornare?
Troppe ragioni che
s’accavallano, senza che ne veda una precisa.
Mi manca Yuukina, quel suo
sguardo dolce e le sue maniere fin troppo delicate, se penso alla sue origine di
ghiaccio; mi manca Yuusuke e la sua follia… Quasi mi manca anche la cieca
stupidità dello scemo, in fondo sebbene non lo sopporti, lo trovo quasi
divertente… E avrei voluto rivedere il tempio di Genkai (e la vecchia
s’intende), avrei voluto rivivere per qualche giorno quell’atmosfera di gruppo
che s’era venuta a creare durante il torneo delle Arti Nere. Sarebbe stato bello
rivedere i miei amici – che nessuno ripeta mai queste mie parole alle loro
orecchie- ma poi sarei tornato qui e tutto sarebbe rimasto come prima,
parzialmente irrisolto.
C’è qualcosa nei miei
pensieri e nella mia vita che non riesco ad afferrare, me lo sussurrano le
piante e lo bisbigliano le foreste, ma io non riesco a capire.
E ancora una volta, sento la
mia mente intrappolata ed ho l’istinto di liberarla fra le braccia di Mukuro.
Che follia.
Una donna di un fascino che
raramente m’è capitato d’incontrare, così terribilmente potente e fragile al
contempo, così vicina a me per vissuto ed esperienza: entrambi abbiamo cercato
di purgare la nostra anima nel sangue. Tuttavia troppo simile a me. Sin da
subito siamo entrati in sintonia, ma lei è così carente in tutti quegl’aspetti
di cui ora ho bisogno... E che ama.
Chi dice che le due
estremità s’attraggono, è un pazzo. A mio vedere, questo significherebbe una
persona estroversa magari, ma priva di nervo e priva di lealtà.
Ma anche chi sostiene che
solo due persone uguali si amalgamino, è altrettanto folle.
Mukuro sarebbe probabilmente
stata la donna ideale ai miei occhi se fossi stato più ingenuo. Avrei scambiato
le sua comprensione e la sua empatia per un miracolo. Ora il mio cuore sa bene
che Mukuro è forse una sorella di vita, ma come me, non ha ciò che più voglio.
E ancora mi viene in mente
lui, nonostante non voglia e cerchi di eluderlo. Con i suoi passi felpati e il
suo profumo m’ha sedotto senza che me ne accorgessi. Estirparlo dalla mia anima
sembra impossibile.
“Prendi quello stupido umano”
Gridò Hiei all’orco che insieme a lui, quella mattina, era di guardia al
confine.
“Hey Hiei, guarda come corre!
Il poveretto non sa dove si trova…”
Hiei sorrise, ma preferì essere
cauto piuttosto che, com’era già successo, cancellare grossolanamente la memoria
del malcapitato di turno e ritrovarsi poi sulle pagine dei giornali.
“Meglio fare un lavoro veloce,
ma ben fatto”
afferrato l’uomo, Hiei lo riaccompagnò al confine esterno del Ningenkai.
L’orco che era con Hiei lo
guardò con ammirazione “Forse anch’io dovrei farmi impiantare uno Jagan”
Hiei roteò gli occhi e non
rispose. Se non per l’incredibile somiglianza con George, avrebbe già
abbandonato questa matricola fra i boschi profondi del Makai condannandolo per
la sua idiozia e per quell’eccessivo entusiasmo, sprecato su un lavoro che
spesso rischiava di diventare monotono.
“Dimmi, è vero che hai
incontrato Raizen e Yomi?” chiese l’orco a Hiei, il quale neanche si disturbò a
correggere l’informazione parzialmente sbagliata “e sono davvero forti come la
nostra signora?”
Di nuovi Hiei roteò gli occhi e
si chiese se l’essere blu al suo fianco non fosse davvero George, mandato lì per
dargli fastidio “se non avessi un’aura demoniaca, ti caccerei a prenderti cura
del moccioso col ciuccio”
Questa volta fu l’orco a non rispondere, perché non aveva capito cosa gli fosse
stato detto, e più volte gli era stato consigliato di non contraddire il
protetto della sua regina.
Ma si sa, la gioventù, spesso,
è sorda ai saggi consigli, per cui non demorse nel suo tentativo di fare
conversazione.
“Se ne parla dappertutto, ed è
per questo che voglio diventare più forte”
”Per partecipare al torneo?”
“Si vede, signor Hiei, che lei
proprio non ascolta quello che si dice in giro! Però sono certo che abbia
sentito parlare dello Youko che ha partecipato proprio a quel torneo, metà
demone e metà umano”
Questo catturò subito
l’attenzione di Hiei “e…?”
“Vorrei partecipare anch’io al
torneo, la prossima volta, vorrei vedere lo Youko…le pellicce d’argento sono di
valore inestimabile ormai, ne vorrei …”
Non concluse neanche la frase che la Katana di Hiei gli aveva già provocato una
ferita superficiale sul collo.
“Una sola parola in più su
quest’argomento, ora o in futuro, e non sarò così generoso”.
continua...
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Capitolo 3 *** Capitolo Terzo ***
Poppy: Grazie per la recensione ^_^ Sono felice che il
modo di ritrarre Kurama ti sia piaciuto... Purtroppo sì, sarà molto turbato, in
questa storia (ma il tutto ha un suo perchè XD)
e grazie anche a kiba91 per la sua recensione ^^
***
Ho tentato di fare di tutto per rapirli, ma Hiei e
Kurama non sono purtroppo miei...
Per ultimo (piccola nota, per gli interessati), sono
piuttosto avanti con la stesura di questa fiction. La posto poco alla volta per
riuscire ad essere regolare nella pubblicazione.
buona lettura ^_^
***
-Hiruseki-
Capitolo Terzo
Ripensando al
passato, Yuusuke si sentì un po’ nostalgico: pensare che fossero passati sei
anni dal suo scontro con Toguro aveva un sapore strano. Una parte di sé lo
ricordava come un avvenimento remoto, quasi come se fosse accaduto in un’altra
vita, un’altra parte di sé sentiva ancora i pugni ricevuti sulla pelle.
Il pensiero,
poi, di Genkai morta fra le sue braccia a volte ancora lo svegliava e spesso
faceva fatica a resistere all’impulso di andare a controllare se effettivamente
la vecchia fosse davvero ancora viva.
Quel
pomeriggio primaverile, coi ciliegi in fiore e il loro profumo che permeava
l’aria, Yuusuke era felice di essere lì coi suoi amici di sempre. Kuwabara stava
facendo di tutto per fare una buona impressione su Yuukina, che educatamente
sorrideva, stupita dello strano comportamento del ragazzo, Kurama era seduto
all’entrata del tempio e parlava con Genkai, Keiko lo stava rincorrendo nel
tentativo di fargli pagare un innocuo commento sul suo fondoschiena. Shizuro
fumava una sigaretta e rideva di lui.
Inseguito e
deriso, si ritrovò presto al tappeto fra le risa sue e dei suoi amici.
“Se anche
Botan e Koenma fossero qui, oltre ovviamente al gamberetto che non manca a
nessuno, saremmo davvero al completo” costatò Kuwabara mentre apparecchiava la
tavola dove tutti insieme avrebbero cenato
“E’ da anni
che Hiei-san non ci viene a trovare…”disse con la sua vocina, la dama dei
ghiacci.
“Come? Ancora
pensi a quel tappetto? Hai me qui, il grande Kuwabara Kazuma…”
“Prima di
rivedere Hiei qui, ne passerà di tempo, ora poi, che è tutto preso a fare il
buttafuori!”.
Né Yuusuke né
gli altri riuscirono subito credere di avere sentito correttamente “Koenma!”
Sempre col suo ciuccio, ma di diverse spanne più alto del suo solito aspetto
infantile, Koenma apparve dal nulla “Vi sono mancato eh?”
”Certo” lo
canzonò Yuusuke “come un calcio nei gioielli!”
Il piccolo dio non fece in tempo a rispondere dato che Keiko s’era già abbattuta
su Urameshi che aveva abbassato la guardia “Ti sembra il modo di rivolgerti al
Signor Piccolo Enma?”
Nonostante le
parole e i gesti, il ragazzo si sentì avvolgere da una nostalgia molto dolce:
lì, tutti o quasi, insieme a non fare nulla… si stava così bene che tutto il
resto del mondo sembrava svanire. Non c’erano problemi, il passato, per quanto
oscuro, non gravava sulle spalle di nessuno. Lì c’erano le persone che per lui
avevano un qualche significato e tanto gli bastava.
La stessa
pace veniva percepita da Kurama, sebbene il suo stato interiore fosse molto più
in subbuglio di quanto volesse lasciare trasparire. Abituato da sempre a
calcolare, a sapere cosa fare come prossima mossa, l’improvvisa – e spaventosa –
consapevolezza di non riuscire bene a distinguere chi fosse non gli dava pace.
E la coscienza di essersi nascosto dietro ad uno spettro, illudendo persino se
stesso, lo imbarazzava ai suoi stessi occhi.
I pensieri di
tutti e l’atmosfera scherzosa vennero però interrotti dall’ultima persona di cui
ci si sarebbe aspettati sentire la voce:
“Volevo
parlarvi di una decisione che ho preso” disse con tono stranamente risoluto
Yuukina “mi spiace alterare il clima di festa di questo pomeriggio, ma penso che
se non ve ne parlassi ora, potrei cambiare idea e non voglio”
La voce era
pacata come sempre, ma ebbe l’attenzione di tutti in un attimo. Solo Genkai
annuì, compiaciuta.
“Ho deciso di
tornare nel Makai…”tentò di proseguire, ma Kuwabara la interruppe subito
“Lasciandomi qui? Come potrò vivere col mio amore lontano?”
“Kuwabara,
per favore, lasciala parlare” gli sorrise Kurama, curioso di sapere il perché di
questa decisione. Poi con un gesto elegante della mano, fece cenno alla ragazza
di continuare
“Cosa cerchi
laggiù?”
La dama dei
ghiacci sorrise: “Dici bene, Kurama- san, vorrei cercare qualcosa, anche se non
so se lo troverò ancora”.
E quindi
iniziò a spiegare:
“Vedete, io
non sono un guerriero come voi, non sono coraggiosa come Keiko, e neanche forte
come Shizuru. Ho sempre avuto paura di tutto e di tutti perché non sapevo
cos’altro fare. Per questo, infatti, sono scappata dalla mia terra d’origine…”
”Come scappata?” chiese Yuusuke
“Non mi
avrebbero mai lasciata andare via, e io non volevo più vivere in quel luogo così
gelido. Non solo il clima, ma anche il cuore delle persone, lì, era ghiacciato e
ho preferito fuggire. La speranza di trovare mio fratello, di vederlo vivo e
sapere che con lui sarei stata finalmente al sicuro ed amata, m’ha fatto
illudere che vivere così andasse bene. Ma un giorno, parlando col Hiei-san ho
capito che sbagliavo.”.
“Ancora quel
gamberetto…”
”Taci,
Kuwabara!”
“Non
prendertela con lui, mi ha detto parole che all’inizio non ho capito, ma che
dopo si sono rivelate chiare. M’ha detto di non vivere all’ombra di un fratello
forse morto, e che se veramente volevo cha la gente della mia terra scomparisse,
perché ritenevo che non fossero degni di vivere nella morsa dei ghiacci, allora
avrei dovuto fare le cose da sola, perché non è giusto dipendere da qualcuno”.
Con queste
parole, capisco. Mille pensieri, mille ragionamenti, anni in cui mi sono cullato
nella presunzione di essere saggio, e Yuukina mi sta porgendo la soluzione lì
fra le sue mani, con estrema semplicità. Soluzione che non sono riuscito a
vedere fino ad adesso.
“Io non posso
andare nella terra dei Koorime ed uccidere qualcuno, non sono capace e non ce la
farei, ma a modo mio posso schiacciarli nel mio cuore, posso fare vedere loro
che li disprezzo e che ho volontariamente scelto l’esilio dalla mia terra”
Così
fragile eppure molto più coraggiosa di me, in questo frangente. Affrontare a
proprio modo il passato e trovare una soluzione che vada bene a me stesso. Non
assoluta, ma che possa in qualche modo adattarsi a ciò che sono.
Trovo
sorprendente che sia stato proprio Hiei a parlare così a Yuukina, ma non sono
stupito che sia stato lui, prima di tutti a capire che l’unica soluzione è
affrontare a proprio modo il passato e avere il coraggio di cadere e rialzarsi.
Mi chiedo
se non sia stata la dea Sorte ad avermi baciato quando ha incrociato la mia
strada con quella dello yukai. Mi chiedo se un essere così forte non sia la mia
salvezza.
“Ecco perché,
penso che sia giusto tornare a casa, per capire e per affrontare ciò che è
stato…”
“Yukina” la
interruppe Keiko “non puoi andare nel Makai da sola, per quanto sia un momento
di quiete, ora, è pur sempre infestato da demoni…”
“Andrò io con
lei” questa volta fu Kurama ad avere l’attenzione di tutti “farò in modo che non
le capiti niente. Avevo già intenzione di tornare nel Makai per un po’ di
tempo…”
Falso, è
una decisone che ho preso lì su due piedi. Genkai lo capisce e mi sorride con
un’aria canzonatrice. Prendere decisioni così affrettate non è certo da me, ma
devo trovare una soluzione e in fretta.
“Yuukina, non
lasciarmi solo, lo sai che ora non posso venire… Come farò senza il mio grande
amore?”
Il demone sorrise con gentilezza “Kazuma, tornerò presto. Non ho intenzione di
rimanere, voglio solo chiudere i conti col mio passato. Se poi Kurama-san sarà
con me, non avrò niente di cui preoccuparmi”
“Ricordi bene
la strada per raggiungere la tua terra?” Genkai chiese.
“Sì, penso di
sì”
”Potremmo
comunque chiedere a Hiei” aggiunse lo spirito volpe “lui sa dove si trova il
territorio dei Koorime”
La vecchia
annuì “Siate prudenti…”
Kurama annuì, sapeva che la prudenza di cui parlava Genkai non era certo quella
richiesta in battaglia.
Da una
parte sono preoccupato, dall’altra però, sento un insolito sollievo, così raro
ultimamente. Sono convinto che solo a casa sarei riuscito trovare me stesso: sia
questo umano, demone o l’insieme delle due anime, ho bisogno di sapere chi e
cosa sia.
In qualche
parte lontana della mia mente, una voce pare dirmi che anche l’idea di rivedere
Hiei mi sta dando quell’insolito sollievo. Non le bado tanto perché le mie
visite nel Makai, seppur brevi, sono discretamente frequenti e non ne è passata
una senza che non abbia visto Hiei. Penso quindi che sto male-interpretando
quella sensazione profonda.
Poco sapeva
allora Kurama del vero significato di quella voce e di ciò che aveva soppresso
nel tempo…L’avrebbe capito più tardi, ora semplicemente sorrise a Yukina,
congedando dalla sua mente qualunque preoccupazione.
Continua...
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Capitolo 4 *** Capitolo Quarto ***
Poppy: Grazie ancora per la tua recensione ^_^ Sì,
s'incontreranno molto presto, però i "problemi" non si risolveranno (ma che
faccio, spoiler della mia stessa storia @_@ argh!)
Aleen: Grazie mille. Io ho sempre visto Hiei e Mukuro
come due anime molto affini, ma poco "amanti" (Hiei e Kurama sono amantissimi,
invece XD)
***
***
-Hiruseki-
Capitolo Quarto
Mi sarei dovuto accorgere
prima che qualcosa non andava: il vento ha un odore acre al quale non sono
abituato, ma sulla strada di ritorno al castello di Mukuro continuo a pensare a
cos’ha detto l’orco. Nel Makai sono sempre esistiti cacciatori e la cosa, devo
essere sincero, non m’ha mai interessato. Finché uno di loro non avesse
intralciato la mia vita, loro avrebbero potuto tranquillamente condurre la loro.
Tuttavia l’idea che ora fossero alla ricerca non più di sole pelli animali, ma
anche di pelli di yukai, mi dava un certo disgusto. Un guerriero non si veste
della sua preda, non infierisce su di un corpo morto e sicuramente non se ne
adorna. L’essenza della lotta è lo scontro vivo di forze, un cadavere perde
completamente interesse, per me. Può essere lasciato sul posto, se non è degno
di uno sguardo in più, può essere seppellito se merita onore, ma nient’altro.
Quando arrivo alle porte del
cancello, però, vedo il volto di Mukuro e capisco che abbiamo visite. Non mi
pare preoccupato, se devo trovare una definizione per quello sguardo, potrei
dire infastidito. Insieme a Mukuro ci sono altri tre demoni che non conosco.
“Amici tuoi?”
“Sono qui per un permesso
particolare”
“Tu devi essere Hiei, lo
Jaganshi!”
Lo Yukai alzò impercettibilmente il sopracciglio.
“Sono Ewtòk, sono un
cacciatore, così come i miei compagni! Ho molto sentito parlare di te e del tuo
terzo occhio. Si dice che abbia un potere ineguagliabile. Se l’avesse uno dei
miei cacciatori, di sicuro avremmo meno difficoltà a trovare ciò che cerchiamo…”
disse lisciandosi con la mano la barba arrotolata sotto il mento.
"E? Vieni al punto che non ho voglia di perdere tempo con voi”
Ewtòk non rispose e sorrise,
mentre prese la parola un demone mastodontico: “Siamo qui per cacciare volpi, ed
in particolare la volpe d’argento”
Hiei mantenne lo sguardo
imperturbabile e fisso sullo youkai che aveva parlato. Dal tono di voce della
montagna, probabilmente, questo s’aspettava una reazione da parte del demone di
fuoco, reazione che, tuttavia, non arrivò. Riprese quindi a parlare: “La caccia
ora, s’è allargata non solo alle volpi, ma anche agli spiriti volpe, che hanno
un pelo molto più pregiato. Inoltre noi cacciatori siamo anche guerrieri, il
prestigio che riceveremmo con la cattura dello Youko d’argento non sarebbe
esclusivamente derivato dalla sua pelliccia, ma anche dalla sua morte". Fece una
pausa, accarezzando con una mano il pelo che era drappeggiato sulle sue spalle
“queste volpi rosse” aggiunse poi con aria strafottente “non sono all’altezza di
quello argento. Ne abbiamo trovato una piccola comunità rurale a bordi del Bosco
dei Sussurri.”.
“Ancora mi sfugge il motivo
della vostra presenza qui. Non mi sembrate certo il genere di demoni che
chiedono il permesso prima di setacciare una zona”.
Fu di nuovo Etwòk a parlare, lo
yukai che, più degli altri due, era circondato da un’aura subdola.
“Lo Youko d’argento che
cerchiamo è fra i demoni più potenti del Makai, è quasi impossibile risalire a
dove si trova e ritrovarne le tracce…ma sappiamo che spesso passa qui. Vorremmo
aspettarlo”
Hiei non riuscì a trattenere il
sorriso “avete scambiato questo posto per una locanda nella quale aspettare che
passi la pioggia?”
“Caratterino focoso e
sarcastico eh?” La montagna s’era indispettita, ma Etwòk proseguì
”Come penso già sappiate, qui nel makai esistono tre tipi di volpe, volpi alle
quali noi cacciatori dedichiamo la nostra arte”.
Alla parola “arte” fu Mukuro ad alzare impercettibilmente il sopracciglio, in
scherno.
“Le prime volpi, quelle più
comuni, si trovano anche nel Ningenkai, animali privi di coscienza e di aura.
Sono le più semplici da catturare, ma anche le meno prestigiose.
Poi esistono le volpi con
l’aura, che si differenziano dalle prime perché hanno iniziato ad acquisire
coscienza di sé, stanno cercando di accumulare aura demonica per sopravvivere, e
per imporsi. E poi ci sono gli spiriti volpe, gli youko. Di questi ne esistono,
a loro volta, tre tipi. Rossi, che sono demoni poco potenti, blu, molto più
scaltri e avvezzi all’arte della guerra, e poi ci sono quelli d’argento,
ritenuti una leggenda o forse un mito…Ma ora sappiamo che sono una realtà perché
ne esiste uno. Vi lascio immaginare il valore della sua pelliccia:
inestimabile”.
Hiei si spazientì “e dopo questa interessantissima lezione zoologica potete
anche andarvene”.
“Ma…” cercò di parlare il terzo
cacciatore, ma Mukuro alzò la mano e gli fece cenno di tacere.
“Non m’importa che cosa
facciate o dove cacciate. Quello che m’interessa è che non diate alcun fastidio
a nessuno nel mio territorio. Alla prima lamentela a riguardo, vi eliminerò io
stessa”
Quello che provo, ora che i
cacciatori se ne sono andati è difficile da spiegare. Se fossi più umile lo
definirei preoccupazione, tuttavia è un termine troppo semplicistico. D’istinto
mi ritrovo a pensare che sia una fortuna il fatto che la Volpe si trovi nel
Ningenkai, ma poi il pensiero mi fa ridere. Se lui m’avesse sentito formulare
quest’idea, m’avrebbe deriso e probabilmente avrebbe cercato di mettere un po’
di buon senso in questa mia testa che a volte sembra malata. E’ sempre stato
perfettamente in grado di badare a se stesso e quei cacciatori non sono certo
una minaccia per lui.
Inoltre provo ira, ira per
tutti loro che parlano senza rispetto di una cosa così bella e che vogliono la
morte di un essere perfetto. Fossi stato meno controllato, avrei tagliato le
gole di tutti e tre, di Ewtòk per primo. L’idea che la sua mano potesse
accarezzare il pelo della volpe mi dà i brividi. La volpe non deve essere
toccata da nessuno, deve solo essere felice, ammantata d’argento e del suo
profumo di rosa.
Sorrido. Mi manca così tanto
da fare male. Aspetto ogni sua visita come un assetato aspetta l’acqua. E quando
se ne via faccio sempre più fatica a ricordarmi come muovermi.
Ed ora c’è anche questa
nuova ombra, i Cacciatori, che sono arrivati fin qui e gli danno la caccia.
Sarebbe stato prudente tornare nel Makai? Mi chiedo se, forse, non sarebbe stato
meglio andare a casa sua ad avvisarlo, ma ancora una volta scuoto la testa
all’idea. Non avrebbe mai accettato questo mio eccessivo spirito protettivo.
M’avrebbe detto di non preoccuparmi, coi sui grandi occhi verdi, e che sa
badare a se stesso. E so che avrebbe ragione.
Inoltre, non sarei mai
potuto tornare nel Ningenkai e vederlo lì, perché avrei fatto qualcosa di
stupido, mentre con tutte le mie forze qui, cerco di cancellarlo e dimenticarlo.
Le volte che ci vediamo qui, nei momenti di debolezza posso fingere e andarmene,
lì sarei stato in trappola.
“Sei preoccupato per Kurama?” .
Il suo nome…
Non reagisco e alzo le
spalle, continuando a guardare fisso di fronte e me.
“E’ apprensione quella che vedo
sul tuo viso?”.
Mukuro capisce troppe cose…
“Non dire sciocchezze”
rispondo io “se davvero la volpe è così sciocca da farsi catturare da quel
branco di inetti, allora forse si merita di diventare la loro pelliccia”.
Mukuro sorrise “Hai ragione, sa
badare a se stesso”.
Continua...
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Capitolo 5 *** Capitolo Quinto ***
kiba91: che carina, grazie mille *^_^*
***
-Hiruseki-
Capitolo Quinto
Kurama e Yuukina
decisero di partire dopo tre giorni dalla sera dell’annuncio. Yuukina non voleva
aspettare troppo, temeva di cambiare idea, d’altro canto Kurama doveva trovare
una scusa a casa che giustificasse una assenza così lunga.
Mentire gli
dispiaceva, ma era così risoluto e convinto che in quel viaggio avrebbe
finalmente trovato l’armonia fra i due se stessi, che mentì con cuore più
leggero rispetto alle altre volte.
La notte del
giorno stabilito, però, nessuno dei due riuscì a dormire, presi com’erano nei
loro pensieri.
Yukina aveva
paura. Paura di fare una sciocchezza, di non essere sufficientemente forte per
portare avanti le sue idee, e paura che il signor Kurama potesse in qualche
modo, correrei dei pericoli a causa sua. Il pensiero di essere anche solo motivo
di disagio di qualcun altro, la tormentava. Eppure, pensava, Kurama- san era
stato così deciso nel volerla accompagnare che le era sembrato scortese non
accettarlo come compagno di viaggio.
Ormai era l’alba
e la piccola koorime aveva rinunciato da lungo tempo di cercare di
addormentarsi, perciò decise di fare due passi nel parco, forse l’aria frizzante
mattutina le avrebbe istillato un po’ più di coraggio. Non s’era accorta che
Kurama era già lì al tempio e stava parlando con Genkai.
“Penso che la
tua sia stata una decisone saggia” disse in tono serio la vecchia
“Visto come l’ho
presa, mi stupisco che lo sia, ma a ben vedere, credo che sia l’unico modo per
capire…”
”Kurama, prima di partire, però, è importante che ti chieda esattamente che cosa
speri di trovare nel Makai.”
”Vorrei trovare l’esatto equilibrio fra Shuichi e lo Youko, vorrei sapere se
davvero sono fuggito o…”
”No, questo lo so, ma vorrei solo sapere: stai scappando di nuovo?”
Kurama sorrise,
la vecchia Genkai era troppo furba.
“Mi sorprendi,
secondo i nostri parametri, dovresti essere ancora una bambina, ed invece hai la
saggezza che pochi hanno, persino nel Makai…”
La donna sorriso
ma rimase in attesa di una risposta
“No” scosse la
testa Kurama “mi sono chiesto anch’io se per caso stessi fuggendo, ma ora sono
certo che torno nel Makai perché so che troverò ciò che cerco. Non so dove
cercarlo e non so sotto che forma mi si presenterà, ma so che c’è. Forse non
sarà niente di eclatante, forse sarà un avvenimento, forse un ricordo. Ma vivere
biasimando, incolpando e vergognandosi di una o dell’altra parte di me, non può
essere più la soluzione”.
Dopo un attimo
di silenzio Genkai riprese la parola.
“ Allora, già
che vai, mi potresti portare un po’ di quello stufatino che fanno nelle terre
dell’Est” disse con un ghigno “così speziato e delizioso…Ho provato più volte a
rifarlo qui, ma mancano tutti gli aromi necessari!”
Kurama non
trattenne la risata “D’accordo, te ne porterò un po’ di certo. E se convinci
Koenma a permettermi di far crescere alcune spezie del Makai qui, potremmo di
sicuro rifarlo”
”Ragazzo, sei un genio! Ho un paio di argomentazioni che so potrebbero
convincere il buon vecchio Koenma” e osservando il viso di Genkai, Kurama fu
felice di non essere l’oggetto delle trame della vecchia.
Il portale
avrebbe condotto Yuukina e Kurama nei pressi del castello di Mukuro, luogo
perfetto per incontrare Hiei e magari chiedergli dettagli sulla strada. Kurama
non aveva dubbi sulle capacità di Yukina di ritrovare il proprio territorio,
tuttavia pensava che sarebbe stato loro utile avere qualche consiglio su cosa
avrebbero incontrato sulla strada.
Era tempo di
andare, senza più indugi.
I due demoni
entrarono nel portale assistiti dalla sola Genkai: avevano preferito non
coinvolgere gli altri nella loro partenza, sapendo bene come Kuwabara avrebbe
preso la separazione con Yuukina.
Il buio li
avvolse, e per un attimo, tutto fu silenzio.
“Non credo di
essere mai stata in questa zona del Makai” disse Yuukina guardandosi intorno. Il
luogo in cui erano arrivati era un piccola radura, circondata d’alberi. Sulle
loro cime svettava, poco distante, il castello di Mukuro.
C’era pace lì
intorno, sembrava che le piante avessero riconosciuto la presenza amica e la
salutassero.
Kurama indico il
castello “Quello è il castello dove vive Hiei,”
S’incamminarono fra gli alberi, senza dire una parola. La koorime sembrava
meravigliata di ogni piccola cosa che vedeva.
“Forse penserà
sia una sciocca, ma nonostante abbia vissuto moltissimo nel Makai, non m’è mai
capitato di vederlo così…rigoglioso”.
La volpe sorrise “Gli occhi con cui lo guardavi allora erano occhi prigionieri,
ecco perché tutto ora ti sembra più limpido”
”Probabilmente ha ragione” disse accovacciandosi vicino ad un fiore “ma guardate
com’è bello questo fiore…Nella mia terra non c’è nulla del genere, solo neve e
ghiaccio. Per molto tempo ho pensato che non esistesse altro…”
Yukina si rialzò e i due ripresero il loro cammino “Poi però, ho visto un fiore
di neve e ne sono rimasta incantata”
”Davvero sei riuscita a vederne uno?”
”Sì” sorrise la dama dei ghiacci. “Era bellissimo ed era cresciuto proprio sulla
finestra della mia camera. Una leggenda del mio popolo dice che il fiore di neve
cresce solamente vicino a chi ama, fra i ghiacci più freddi. Quello che vidi
aveva due boccioli, e ho sempre pensato fossimo io e mio fratello….”
Hiei…
Sento
l’impulso di correre, raggiungere presto il castello e di rivederlo. Voglio
parlargli, so che lui avrebbe ascoltato e capito. Anche solo per un po’, voglio
trascorrere un po’ di tempo con lui.
“Non sono mai
riuscito a fare crescere il fiore di neve… Non esistono semi che lo generano”.
”Non esistono semi?”.
”No, forse la leggenda dei Koorime dice il vero
E di nuovo
penso a Hiei e quanto, stranamente, il fiore di neve possa rappresentarlo.
Sorrido, probabilmente se venisse a conoscenza del paragone, mi minaccerebbe di morte, come minimo. Ma in un terreno poco ospitale e così gelido,
il fiore di neve cresce, bellissimo, coi suoi petali bianchi. A volte poi, i
pistilli sono color rosso sangue, così delicati ma così forti contro le
intemperie... Lo stesso colore delle iridi di Hiei che tra poco avrei rivisto.
Già,
probabilmente avrebbe riso, ma un giorno, forse, gli avrei comunque regalato un
fiore di neve, se fossi stato in grado di farne crescere uno, magari ne avrei
ricavato un sorriso e tanto sarebbe bastato.
E ancora una
volta, metto da parte il pensiero di quel sorriso, in un angolo nascosto della
mia mente, dove difficilmente posso raggiungerlo. Ancora un volta lo allontano e
fingo che non ci sia.
Continua...
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Capitolo 6 *** Capitolo Sesto ***
ERRATA CORRIGE: Ho cambiato leggermente una frase
nel capitolo 5 (grazie Aleen per avermelo fatto notare): non che fosse
sbagliata, ma effettivamente rendeva poco quello che volevo dire ^_^
***
Poppy: lo so, alla stregua di una
pelliccia...Però, del resto, in un mondo di demoni, m'è parsa una cosa normale
pensare che esistano anche dei cacciatori di demoni stessi che utilizzano le
loro pelle come ornamento... Io ho di queste idee strambe XD Grazie
inoltre per i complimenti al sito, lì c'è anche la mia storia "originale" che
non so ancora se pubblicherò qui... "Come hai fatto ad aggiornare senza che me
ne accorgessi?" HOHOHO /me si copre la mano con fare furbetto "arti magiche, my
friend" XD
Kiba91: Grazie a te per aver
recensito! Sono davvero contenta che la storia continui a piacerti!
Aleen: ARGH! Santa donna! Grazie per
avermelo fatto notare, hai ragione, in quella frase va decisamente il presente!
Mi scuso per l'errore (che ho corretto). Il problema è dovuto al fatto che
prima, tutti i pensieri erano al passato, ma poi, prima di iniziare la
pubblicazione della fiction, ho ritenuto fossero molto più incisivi al presente.
E quello m'è davvero sfuggito '-_-
"tratteggi i personaggi in un modo molto
delicato e preciso", mi fa piacere. A volte faccio un po' fatica a dare un certo
spessore emotivo ai personaggi (Hiei soprattutto) cercando di mantenere il suo
carattere fedele all'anime e quindi farlo comportare di conseguenza. Spero che
il risultato sia buono ^_^
E un grazie a tutti coloro che leggono ^_^
***
-Hiruseki-
Capitolo Sesto
Le piante sembravano contente, nonostante l’aria mattutina
fosse davvero fredda. C’era qualcosa, un passaparola, che le rendeva briose. Le
loro foglie sembravano più verdi dei giorni prima e Hiei fermò il suo cammino
verso casa e rimase a guardarle.
Ora ti fermi persino ad ammirare la vegetazione…E’ vero,
quindi, che hai completamente perso la tua spina dorsale.
Hiei non sentiva traccia di cacciatori intorno, ma sapeva
che non erano molto distanti. Si chiese se volutamente stessero mascherando la
loro aura o se avessero desistito, cosa che gli sembrò altamente improbabile.
Superato il ponte sopra il piccolo torrente vicino al castello, Hiei si fermò di
colpo. Due auree fin troppo note erano lì, vicino. Troppo vicino. Perché? Che
cosa ci facevano qui?
Un soffio di vento particolarmente intenso alza da terra
diversa polvere e devo schermarmi con le mani gli occhi per un attimo.
Quando la folata passa e
l’aria ritorna limpida, guardo di nuovo di fronte a me.
Sento, come se provenisse da
lontano, una voce pronunciare il mio nome e dei passi veloci che s’avvicinavano.
Muovo un passo nella direzione della voce, quasi fossi in un sogno. Tutti i
suoni intorno a me, la foresta e il vento svaniscono e il mondo pare sbiadire,
amalgamandosi in un ombra attorno alla figura su cui è focalizzata la mia
attenzione: un uomo coi capelli rossi e gli occhi devastantemente verdi.
Mi porto la mano sulla bocca, incredulo ai miei sensi e solo dopo un attimo la
ragione si rimpossessa della mia mente: la volpe e Yukina sono qui, al castello
di Mukuro. Sono grato della distanza che ci separa, seppur non enorme, perché mi
permette di indossare la mia maschera di indifferenza, lasciando nascosti la
confusione e l’agitazione.
Un groviglio di pensieri si è, d’improvviso, impadronito
della mia mente: perché la Volpe è qui così presto? E perché Yukina è con lui? I
cacciatori hanno percepito la sua presenza? Che cosa fare e che cosa dire? Ma
lo stupore sul mio viso dura un istante, poi scompare mentre cerco di calmare il
battito del mio cuore.
“Hiei-san, che piacere rivederla!” disse Yukina piena
d’entusiasmo “è da così tanto tempo che non la vedo…”
Il demone di fuoco sorrise lievemente “Come mai sei venuta?”
“Yukina ha deciso di sposarsi, e siamo venuti a
comunicartelo” disse Kurama con tono canzonatorio, sapendo la reazione che
avrebbe avuto l’amico. Infatti, un’ombra gelida calò sugli occhi del Koorime.
Pensò subito a Kuwabara che con molta probabilità sarebbe stato lo sposo e a
cosa avrebbe voluto dire vederlo sempre insieme a Yukina. E pensò di non poter
dire o fare niente per impedirlo, tranne s’intende, ucciderlo.
La dama sorrise “Kurama-san sta scherzando, non ho certo
intenzione di sposarmi. E’ molto dolce che si preoccupi così per me..”
Kurama non riuscì a trattenere il sorriso.
“Dolce, Hiei, hai sentito?”
“Taci volpe, tu e io tuoi stupidi scherzi. Me li pagherai,
prima o poi!”
Yukina si portò delicatamente la mano sulla bocca e sorrise
“Mi è mancato, Hiei-san. E’ un peccato che non sia più potuto venire a trovarci”
“Purtroppo il confine mi tiene molto occupato” mentì “ma
ancora non mi avete detto come mai siete qui” ma appena finita la frase,
s’accorse di uno strano uccello che spiccava il volo da un albero lì vicino.
L’energia sentita turbò anche Kurama ce si voltò a guardare da dove provenisse
“Entriamo nel castello” disse il Koorime “Ho delle cose di
cui informarvi”.
Pochi passi ed entrarono, salutati con riverenza. Kurama,
nella sua forma umana, non era noto per cui venne guardato con sospetto,
all’inizio. Ma la sua assoluta confidenza e la presenza di Hiei fece desistere
gli attempati dall’attaccare briga.
“Non è una novità che ci siano cacciatori di volpi…”
I tre demoni s’erano appartati in una piccola stanza, in
prossimità dell’ala Ovest, dove Hiei era sicuro non sarebbero stati interrotti
“Sì, questo è vero. Ma Ewtòk e i cacciatori di cui parlava,
sembravano diversi dai soliti bracconieri” spiegò Hiei sedendosi sul bracciolo
di una poltrona “Il fatto che siano venuti qui, che abbiano voluto parlare con
Mukuro, e la loro totale confidenza…”
”Dava l’idea che fossero ben organizzati” finì Kurama
“Esatto. Ed è ben strano, considerando che di solito, i
cacciatori del Makai non lavorano mai in gruppi molto grandi. Non amano dividere
il bottino in parti troppo piccole” Kurama annuì. La descrizione di Hiei, in
effetti, aveva qualcosa di insolito e l’uccello che aveva visto poco prima era
sicuramente stato messo lì di vedetta
Hiei sospirò “ E poi non vorrei sottolineare l’ovvio, ma il
cacciatore che t’ha quasi catturato anni fa, potrebbe essere fra di loro”
”Ma ho imparato sulla mia pelle ad essere più prudente…anche se probabilmente
sanno che sono qui”
“Ma allora deve tornare a casa, Kurama-san” intervenne
Yukina, preoccupata dal discorso appena sentito.
“Non ti preoccupare, piccola, non è la prima volta che
vengo cacciato. Nessuno mai è stato così bravo da catturarmi, però”
La piccola Koorime arrossì, imbarazzata per aver parlato così d’impulso e,
forse, aver sottostimato il potere della volpe.
“Non volevo offenderla, so bene che è molto forte…Ero solo
preoccupata per lei”
Hiei scosse la testa e aspettò che Kurama gli spiegasse la situazione
“Yukina e io siamo diretti nella terra dei ghiacci” .
Alla notizia Hiei spalancò gli occhi incredulo aspettandosi
un chiarimento, ma Kurama lasciò che fosse Yukina a parlare
“Ho deciso di seguire il suo consiglio, Hiei-san. Si
ricorda?” chiese guardandolo negli occhi
“Prima di ritornare nel Makai, mi disse che non potevo
vivere per sempre nell’ombra di un fratello che non conoscevo e che non sapevo
fosse vivo o morte. Mi disse che, se volevo fare qualcosa, dovevo farla da sola
senza contare su nessuno” Hiei iniziava a capire “Ho riflettuto molto su quello
che m’ha detto, e penso che lei abbia ragione. Basta scappare. Devo tornare a
casa e affrontare il mio passato. Non è importante che il mio popolo muoia, per
quanto spesso mi sia augurata che questo capitasse, non credo che sia giusto. Io
sono nata lì, e anche mio fratello…ci deve essere del buono anche fra quei
ghiacci” Gli occhi di Yukina s’inumidirono al pensiero del fratello “ma quello
che posso fare è tornare e affrontare le persone che hanno obbligato mia madre a
separasi da suo figlio e che mi pensano catturata. Voglio che sentano dalla mia
voce quello che penso di loro. Ho bisogno di dirglielo in faccia”. La piccola
Yukina stringeva i pugni, quasi spaventata dalle sue stesse parole “Voglio
essere forte e dire loro tutto quello che penso. Forse non sarà efficace come la
lama di una spada, ma di più non so fare”.
Le parole di Yukina colpirono Hiei così profondamente che
rimase a bocca aperta, incapace per un attimo di dire qualcosa.
“Penso che in alcuni casi, le parole siano più forti dei
pugni” aggiunse Kurama “non pensare che quello che stai facendo sia meno
coraggioso che andare a combatterli”.
Hiei aveva di fronte una parte della sorella che non aveva
mai visto, così risoluta e forte. Un’onda calda d’affetto nei suoi confronti lo
investì ed ebbe l’istinto di abbracciarla, orgoglioso di lei.
Non fece niente, solo aggiunse “Sono contento tu abbia
voluto seguire il mio consiglio”.
“Sapevo che aveva ragione, appena ho udito le sue parole.
Ma ci ho messo un po’ per capirle fino in fondo”
A questo Hiei sorrise “La Volpe ha ragione, molti dei
demoni che si proclamano coraggiosi, non hanno neanche la metà del tuo coraggio,
Yukina”
La Koorime si sentì così contenta per il complimento, fatto
da una persona così parca di parole, che s’alzò in piedi e d’istinto afferrò le
mani di Hiei
“Grazie, Hiei-san. Devo tutto a lei”
Il rossore sulle guance del demone questa volta fu
evidente.
Continua...
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Capitolo 7 *** Capitolo Settimo ***
Kiba91: Grazie davvero! Sei sempre
carinissima. Anche questa volta sono regolare con l'aggiornamento.
Poppy: Sono contenta che la
caratterizzazione dei personaggi continui a piacerti, perchè ci tengo. E'
difficile mantenerli IC (simili all'anime) e dare loro introspezione... Per
quanto riguarda il "toccare" il tuo Kurama, li punirò XD
Anonima Gatta: Ciao! Grazie mille per
la tua recensione. Sì, Kurama sa che cercano proprio lui e difatti nel prossimo
capitolo (mini spoiler) si chiarirà che ne pensa a riguardo. Grazie anche per le
tue parole, spero di risentirti.
E un grazie a tutti coloro che leggono ^_^
***
-Hiruseki-
Capitolo Settimo
Yukina si
congedò dai due demoni e andò a sdraiarsi nella stanza che le aveva indicato
Hiei: l’aver attraversato il portale le era costato molta energia ed ora si
sentiva davvero stanca. ll demone di fuoco, dal canto suo, aveva reso ben noto
che, chiunque osasse anche solo respirare rumorosamente troppo vicino alla
stanza della Koorime, ne avrebbe dovuto affrontare le conseguenze. Il suo
spirito protettivo nei confronti della sorella era notevolmente amplificato dal
luogo in cui si trovava. Hiei spesso dimenticava che Yukina, per diverso tempo,
non aveva conosciuto altro che il Makai, tuttavia sapeva anche che il castello
di Mukuro non era certo il luogo per una sana e sicura villeggiatura.
Dopo che la
dama ebbe chiuso dietro di sé la porta, Hiei spostò il suo sguardo su Kurama
che scherzò:
“Non dare la
colpa a me, hai sentito com’è risoluta…”
Il demone di fuoco non potè fare altro che annuire:
“Sinceramente
non m’aspettavo di scoprire questo lato del suo carattere”.
“Buon sangue
non mente, aggiungerei, anche se non mi sento di prendere a cuor leggero questo
viaggio, ed è per questo anche che ho bisogno del tuo consiglio…”
Hiei fissò Kurama per un attimo “Vuoi conoscere la strada per la terra dei
Koorime?”
”Non solo” rispose l’altro “Yukina la sa. Quello che mi preme sapere soprattutto
è quello che devo aspettarmi sulla strada.
Chi
o che cosa potremmo incontrare”.
Hiei annuì ma
non rispose subito. Solo dopo un po’ disse:
“La Terra dei
Koorime non è molto distante da qui… Probabilmente sei giorni al passo di
Yukina. Non è della strada fino a lì che c’è da preoccuparsi, ma del perimetro
intorno ai ghiacci e delle vie d’accesso”.
“Nascoste?”
ma ancora una volta Hiei non rispose subito. Sembrava titubante, forse cauto.
“C’è qualcosa
che non mi stai dicendo, Hiei?”
Qualcosa
che non gli sto dicendo… Ci sono troppe cose che non gli sto dicendo, ma non per
questo ho intenzione di cominciare adesso.
In realtà
non riesco ancora ad accettare l’idea di Yukina e la Volpe che s’addentrano nel
Makai, coi cacciatori di Yukai d’argento alle calcagna e tutta una serie di
segreti alle spalle… Perché la volpe può certo prendersi gioco di Yukina e fare
passare questo suo viaggio come un semplice favore che lui le sta facendo, ma io
lo conosco troppo bene e so che sopra i primi strati di facciata, c’è qualcosa
che lo turba profondamente: lo dicono i suoi occhi, lo dice la sua bocca. Tutto
in lui pare gridarlo, eppure non ne ha ancora fatto parola. Non mi sento offeso
dall’atteggiamento riservato, ma ho bisogno di sapere di più per potere capire
questa situazione. Per due volte sono sul punto di chiedergli cosa non va, e per
due volte mi fermo ed ero rimango zitto.
Com’è
bello lì seduto, in attesa di una mia risposta. Persino nelle sue vesti umane è
perfetto e io rimarrei fermo anche solo a guardarlo. Ma ovviamente scanso subito
il pensiero dalla testa e mi giro verso la finestra.
“Vengo
anch’io con voi” Questa frase esce dalla mia bocca senza che neanche me ne
accorga, tanto che devo ascoltarla per capire quello che ho appena detto. Mi
stupisco io stesso, ma poi ho la sensazione che nel mio animo un nodo si
sciolga. Nodo che, per altro, non sapevo di avere. Mi sento sgravato di un peso.
Tornando a
guardare la volpe, vedo i suoi occhi interrogativi:
“Non ti
preoccupare, volpe, Mukuro non avrà niente da ridire, se è quello a cui stai
pensando. E anche se l’avesse, sai che non è così importante.” Dico alzando le
spalle “poi è la cosa migliore da fare, e lo sai anche tu. Yukina è senza difesa
in una terra ostile e di certo non metto in dubbio le tue doti, né tanto meno la
tua capacità di proteggerla, ma hai anche i Cacciatori che ti cercano e che
vogliono la tua pelle…letteralmente”. La volpe sorride.
“E’ più
prudente che ci sia anch’io, che oltretutto ho fatto quella strada già in
passato…”
“Ma tu non
vuoi tornare nella terra dei Koorime, Hiei”.
Posso non
amarlo così disperatamente? No. Non è possibile. Lui sa, a volte prima di me,
quello che si trova nel mio cuore. Maneggia con tale cura qualunque sfumatura di
me che sempre, in qualunque circostanza, mi sento protetto e amato come mai
nella mia vita. Quel suo sorriso e quella sua bocca parlano al mio animo in modo
così intimo che so che senza la sua voce sarei d’improvviso sordo.
E’ vero,
non voglio tornare nella terra dei Koorime, ma ormai sono già oltre questo
punto. Alzo le spalle:
“Non
pianificavo di tornarci, no, se è questo che intendi... Ma non sapevo che Yukina
progettava di tornare nelle terre dei ghiacci.
Devo
avvisare Mukuro, però, ed è meglio che lo faccia subito. Tu conosci il castello
e i dintorni…”dico andando verso la porta, ma prima di varcarla esito un secondo
e mi volto:
“Ci
vediamo qui dopo?” chiedo con un tono più insicuro di quello che avrei voluto.
Non so esattamente di cosa abbia paura, io che sono molto più avvezzo ad
affrontare mille lame di spada che la sola presenza della volpe. Forse voglio
solo una scusa per guardarlo di nuovo, o forse davvero temo se ne vada via
lasciandomi indietro.
“Hiei,
grazie”…non capisco subito cosa intenda.
“So che
venire con noi nella terra dei Koorime è più che una semplice scampagnata, e so
che avresti preferito non farlo”.
”Stupida volpe” dico in tono ironico.
“Ma
indipendentemente dai Koorime, da Yukina e dai Cacciatori, saperti vicino per me
significa molto…” e anche lui esita “ci sono cose che non ho ancora risolto.
Cose del mio passato che sono venuto a districare e saperti vicino a me, mi dà
forza” conclude abbassando gli occhi ed arrossendo leggermente.
Ho voglia
di abbracciarlo, ma sorrido, di un sorriso molto più aperto dei miei soliti,
nella speranza che lui capisca che quelle parole mi hanno reso felice. Non dico
niente e me ne vado.
Chi meglio
di me può capire la difficoltà di affrontare il passato? Del resto, nonostante
lo creda alle spalle, ora sto ritornando da lui. Non in veste di conquistatore
come l’ultima volta, ma questo sarebbe stato pur sempre un ritorno alle origini.
Continua...
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Capitolo 8 *** Capitolo Ottavo ***
Bene, bene, il sito è tornato online! Nel
(breve) tempo in cu EFP era offline, ovviamente sono andata avanti con Hiruseki
e questo significa che ora sono parecchio avanti. Non posterò più di un capitolo
per volta, ma posterò più frequentemente di prima ^_^ Sperando che ci stava
seguendo la storia, continui a farlo. Baci a tutti.
***
Kiba91: Sei sempre così gentile!
Purtroppo per cause non mie questo capito ha tardato ad arrivare, ma recupererò
il tempo perso =)
Aleen: grazie ancora, davvero. So che per
quanto riguarda Hiei, è un po' strano vederlo così "palese" nei suoi sentimenti.
Tuttavia, all'inizio della storia, quando ho scelto di avere due punti di vista
diversi, ho pensato fosse più interessante che non si prendesse in giro anche
nei suoi pensieri, del resto penso che l'ultima parte dell'anime sia piuttosto
chiara a riguardo. Hiei ammette in varie situazioni di non essere la persona
distaccata che ha tentato di essere per tutto il corso della storia. Inoltre mi
piaceva l'idea di fargli vivere questo sentimento in modo "violento" ed
intenso...Non mi dà l'idea di essere uno dai sentimenti tiepidi. In questo
capitolo torna Mukuro, spero continui a piacerti ^_^
Anonima Gatta: Ciao e grazie ancora!
Ora che il sito è stato offline, sono andata piuttosto avanti quindi sì,
accorcerò decisamente i tempi ^_^
Inoltre in questo capitolo si sa Kurama cosa
ne pensa dei cacciatori...
Sono molto contenta che il racconto ti
piaccia ^^
Alice: Aiuto, siamo subito passati
alle minacce O_O Grazie per le tue parole, non rivelerò niente sulla fine perchè
se no potrei rovinare lo svolgersi della vicenda... Mi farai sapere se ti piace
oppure no ''^_^
E un grazie a tutti coloro che leggono ^_^
***
-Hiruseki-
Capitolo Ottavo
Rimango nella stanza a fissare il fuoco. La temperatura sta
calando e un brivido mi percorre la schiena, non so capire se sia dovuto al
clima o alla preoccupazione che mi porto dentro. Mi siedo sul tappeto di fronte
al camino, il più vicino possibile alle fiamme, e le guardo avvampare e poi
scomparire, velocemente, come sono venute. Sembra una danza, o forse una lotta,
dove nessuno mai vince, ma tutte soccombono per lasciare spazio a nuove fiammate
e, a volte, a qualche scoppiettio. Mi chiedo se il fuoco non sia,
metaforicamente, la rappresentazione del mio animo: pensieri, parole e
preoccupazioni, passato e presente che continuano a darsi battaglia senza che
nessuno mai vinca, e senza che smettano di bruciarmi dentro.
Tutte le mille sfaccettature del Kurama presente sono importanti,
ma nessuna sembra fondamentale.
Mi guardo le mani: affusolate, con le unghie ben curate. Non c’è
presenza d’artigli, né la mia presa sembra così forte come quella dello Youko.
Non riesco neanche a prendere le sue sembianze a mio piacimento… A volte capita
che senta una voce al mio interno e allora, basta che la segua per mutare il mio
aspetto e la mia forza in quelle di un tempo. In quei momenti mi rassereno un
po’, perché una volta trovata la strada, penso, sarà facile ritornarci. In
realtà, però, questa cambia e io non ho alcun controllo su di lei. Mi trovo
perso nel tentativo di tornare la Volpe che ero un tempo…
Ma poi, ancora, “tornare”…
Ho un legame profondo con la mia figura da demone, ma non è solo
l’incapacità di diventare ciò che voglio a rendermi insicuro e a farmi paura.
E’ questo gioco di “lui” e di “me”, che prende forma nei miei pensieri, che mi
confonde e mi rende fragile, che mi sta piano piano sfinendo. Mentre, in realtà,
non esiste un “lui” e un “me”, esisto solo io. Ed è per trovarlo che sono venuto
qui.
Respiro profondamente l’aria del Makai, l’aria di casa. Ripenso a
quello che Hiei ha detto sui cacciatori e sorrido. Mi vogliono? Che mi vengano a
prendere! Non ne ho timore, anzi, a dire il vero, la notizia mi dà quasi
piacere. Se caccia deve essere, di certo non mi tirerò indietro e di sicuro, non
renderò la vita facile a nessuno.
Sposto i miei capelli dal collo e un occhio attento avrebbe
potuto vedere dei fili d’argento.
E’ giusto portare rispetto al mio nome, chiunque non lo faccia,
pagherà con la vita.
I corridoi erano illuminati dalle torce, le ombre proiettate sul muro vibravano.
Una in particolare si muoveva velocemente e si avvicinava alle stanze di Mukuro.
Hiei bussò alla porta e aspettò che gli fosse permesso entrare.
La stanza era buia, come sempre, solo una piccola candela dalla luce bianca
illuminava la parete di fronte alla porta. Mukuro non era visibile, ma la sua
presenza era resa ben chiara dal suo ki che invadeva l’aria che si respirava.
Era aggressiva, più del solito, carica di un’elettricità quasi astiosa.
Hiei non fu scosso da quell’aggressione silenziosa che si limitò ad annotare con
un impercettibile movimento del sopracciglio. Incrociò le braccia e appoggiò la
schiena alla porta chiusa dietro di lui. Anche quando il demone gli era così
vicino da poter percepire il suo respiro sul viso, Hiei non si scostò, chiuse
semplicemente gli occhi e aspettò.
“Quelle che mi porti non sono belle notizie” bisbigliò in tono di sfida Mokuro
“Ti porto notizie, che siano belle o brutte, lo deciderai tu in seguito”
L’aggressività dell’aura della donna aumentò notevolmente e solo in quel
momento, Hiei reagì perché si alzò e la respinse da attorno al proprio corpo,
amplificando la propria. I due si guardarono, nel buio di quella stanza, senza
muoversi o dire qualcosa, finchè Mokuro sospirò e si scostò, per aprire la porta
ed uscire dalla stanza.
“Ti ascolto” disse solamente.
“Vado con Kurama e Yukina nella terra dei Koorime”. Non furono necessarie altre
parole perché Mukuro capisse che c’era dietro molto di più che un semplice
viaggio: i motivi, le preoccupazioni, i cacciatori e Yukina, l’apprensione, i
segreti e la necessità di trovare delle risposte…
Camminarono per il corridoio, in silenzio, mentre Mukuro pensava a Hiei e Yukina
e a quello spirito così protettivo e forte che raramente le era capitato di
percepire dallo yukai di fuoco.
Perché Hiei voleva tornare? Tornare nella terra dei ghiacci era un viaggio a
ritroso, inutile ai suoi occhi. Inutile perché faticava a capire come un essere
così fragile come la dama dei ghiacci potesse pensare di affrontare un così
grande ostacolo. Inutile anche perché Hiei era andato e tornato, era fuggito
prima e aveva vinto poi contro il suo passato. Un ritorno poteva solo portare la
riapertura della ferita e Mukuro sapeva che doveva esserci ben altro nelle
intenzioni dello yukai. Perché Hiei voleva tornare?
Pensò a Kurama ma scostò l’idea. Sebbene lei stessa fosse presente al dialogo
coi cacciatori, escluse subito che Hiei potesse sentirsi in dovere di fare la
guardia del corpo a qualcuno che era in grado di badare a se stesso. Senza
contare che Hiei non si sarebbe mai sentito in dovere di proteggere nessuno se
non la sorella. Mukuro non riusciva a trovare il motivo per cui Hiei volesse
tornare.
Pensò alla malinconia che aveva visto negli occhi dello yukai qualche giorno
prima, ma solo quando aprì la porta della stanza dove si trovava ancora Kurama
capì tutto. E fu come un fiume in piena che la travolse perché Hiei, per un
attimo, fu completamente trasparente e lei fu investita da una forza a cui non
seppe fare fronte e che le fece perdere il respiro.
Gli occhi di Hiei s’erano posati sulla figura d’argento che stava in piedi sul
cornicione della finestra e si lasciava accarezzare dal vento gelido del Makai.
Gli occhi di Hiei, in quell’istante, furono un libro aperto per Mukuro.
Kurama si voltò e salutò con cordialità i due demoni. Nelle sue vesti di volpe,
ogni suo gesto sembrava sensuale: un invito ambiguo a prestargli attenzione.
Mukuro lo guardò ed ebbe la sensazione che quei gesti e quello sguardo fossero
molto più pericolosi di quanto non dessero a vedere. In quel momento seppe che
lo stesso Hiei era terrorizzato dalla vicinanza della volpe. Lei poteva capirlo
fin troppo bene. Di fronte a quelle movenze e a quel sorriso suadente lo yukai
non aveva difese e ne era in totale balia, proprio come lei non aveva alcuna
difesa nei confronti di quegl’occhi color lava che divoravano qualunque cosa sul
loro cammino
“Avrete di sicuro i cacciatori sulle vostre tracce per tutto il vostro cammino”
disse Mukuro interrompendo il silenzio di quella stanza. Kurama sorrise e con un
movimento rapido del braccio afferrò qualcosa che volava al di fuori della
finestra. Portato alla luce, quello che teneva in mano era un piccolo pettirosso
spaventato che pigolava.
“Quasi un insulto alla mia intelligenza” disse Kurama “con tutta questa neve…” e
così dicendo schiacciò fra le dita l’uccellino che oppose ben poca resistenza e
si frantumò nel pugno della volpe. Sanguinante e ormai privo di vita, il
pettirosso ebbe un sussulto e si trasformò in un piccolo troll sentinella,
probabilmente mandato dai cacciatori.
“Se mi vogliono” disse Kurama guardano intensamente Mukuro “che cerchino di
prendermi” concluse, buttando via il corpo del demone che ancora teneva fra le
dita e lasciando che il sangue rigasse il suo braccio.
No, non c’era nulla che Hiei avrebbe mai potuto fare per non perdersi in Kurama,
Mukuro lo sapeva. L’aggressività e l’eleganza, la ferocia e le gentilezza così
ben amalgamate avrebbero sedotto una fibra ben più resistente. Il Koorime aveva
lasciato che la volpe gli si avvicinasse, lo curasse e lo avvolgesse: aveva
lasciato che le volpe gli diventasse amica. Poi così intrappolato era stato
messo di fronte a tutto ciò che Kurama era ed era, inevitabilmente, caduto.
Mukuro ora sapeva perché Hiei andava nella terra dei Koorime, e sapeva anche che
non avrebbe potuto fare nulla per opporsi.
Continua...
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Capitolo 9 *** Capitolo Nono ***
Ciao ^_^ So che avevo detto che avrei
aggiornato più velocemente, ma quando sono tornata per farlo, il sito era
offline. Ora ho letto che dovrebbe ritornare "alla sua regolarità" quindi non
dovrebbero esserci più intoppi ^^
***
Kiba91: /me abbraccia Kiba. Grazie.
Anonima Gatta: Sono contenta che non
mi libererò di te, ci tengo a sapere quel che pensi. Inoltre mi fa piacere
sapere che il Kurama- Volpe sia stata una scelta azzeccata e che la sua
descrizione ti sia piaciuta ^^ oggi do un po' di spazio a Hiei però ^_^
E un grazie a tutti coloro che leggono ^_^
***
-Hiruseki-
Capitolo Nono
L’alba
illuminava a malapena il fitto bosco in cui Kurama, Hiei e Yukina s’erano
inoltrati, la natura sembrava ancora addormentata tutt’intorno.
Sono di buon
umore. Stano a dirsi, lo so. Tuttavia la Volpe ha quest’effetto su di me, riesce
a rasserenarmi ed io sono felice, di una gioia insolita perché non è
paragonabile a quella provata dopo una vittoria, oppure dovuta ad una
motivazione importante. E’ una sottile calma che mi fa stare bene e che mi
rallegra. Non c’è nulla di epico né di chiassoso in questo mio umore, sono
semplicemente contento.
Rimango in
allerta, comunque, so che i cacciatori arriveranno e che Yukina avrà bisogno di
protezione.
Penso che
l’avere accompagnato mia sorella e la volpe sia, in fin dei conti, una buona
idea, perché il sapere Yukina nel Makai non m’avrebbe dato pace, se non fossi
stato con lei.
Poche ora dopo
aver iniziato il loro cammino i tre yukai si fermarono di colpo.
“Non hanno perso
tempo, vedo” scosse la testa Kurama, quasi fosse sconsolato “Yukina, allontanati
e mettiti al riparo”
“Uno Youko d’argento, la fortuna ha guardato dalla mia parte,
oggi!”.
Hiei roteò gli occhi a quella pomposa affermazione.
“Prudenza, Hiei, se mi riconosce anche sotto le mie spoglie
umane, di sicuro non è così sciocco come vuole farci credere!”
“Ditemi un po’ voi se non sono fortunato”
”Direi di no” e in un secondo Hiei gli fu di fianco con la katana sguainata, ma
altrettanto velocemente, il cacciatore era scomparso da dove trovava per poi
ricomparire da tutt’altra parte.
“Non sarei un bravo cacciatore se mi facessi catturare, non ti
sembra?” aggiunse poi, con un tono di scherno.
Con un gesto fluido il cacciatore scoccò una freccia nella
direzione di Kurama che, immobile, scostò solo leggermente la testa per
evitarla.
La volpe lo guardò, scrutando il suo nemico per capire se davvero
fosse lo sprovveduto che sembrava.
Lo Youko e il koorime scomparvero all’unisono, per comparire di
fianco al cacciatore che però, ancora, non si scompose e si dissolse, apparendo
altrove.
“Chi sei?”
”Kynae è il mio nome, mia bella volpe”
Il solo fatto che chiami bella la Volpe, mi irrita, il definirla
sua, poi, è la sua condanna a morte. Neanche pochi passi verso la meta e questo
Kynae era già sulle nostre tracce…
Lo scruto a lungo, cercando i capire come scompaia e ricompaia,
se ci sia una qualche logica nei suoi movimenti per quindi prevederli. I miei
sensi sono amplificati dalla presenza della Volpe, so che Yukina è al sicuro
alle mie spalle, non c’è altro che il mio nemico di fronte a me.
Vedo il cacciatore sorridere e lanciarsi contro la sua preda con
degli enormi artigli al posto delle mani. E’ lento e rimango quindi fermo,
consapevole che lo Youko non avrà alcun tipo di problema nell’affrontarlo.
E per un istante ancora mi soffermo a guardarlo, coi suoi capelli
rossi che ondeggiano leggeri nel vento… Chiudo gli occhi, infastidito da me
stesso e apro il mio Jagan, confidando nel fatto che lui non si distragga e non
perda di vista le priorità.
E allora vedo Kynae per quel che è: un mutaforma d’acqua, e
sorrido.
Dev’essere proprio sciocco se pensa che non l’avrei fatto
evaporare senza che neanche lui se ne fosse accorto.
E anche questa volta, manca completamente il bersaglio: la volpe
si scosta. Kynae tuttavia si dissolve e circonda la sua preda col suo stesso
corpo.
E troppo vicino.
“E’ un mutaforma d’acqua” gli grido appena lo vedo circondato da
Kynae. Solo una mente malata avrebbe potuto escogitare un piano così, avvolgere
la volpe ed essiccarlo, assorbendone tutta l’acqua per poi prenderne la
pelliccia.
“Ma Kynae, spiegami: non devi forse aspettare che io una
pelliccia ce l’abbia?” a questa affermazione, fatta con tono pacato e calmo, vi
fu un sussulto nelle onde dense che avvolgevano Kurama. Quello che ora era il
corpo acquoso di Kynae fu attraversato da un fremito perché, è vero, Kurama ora
sarebbe stato inutile.
Un sottile filo verde comparve dal terreno e penetrò nel liquido
intorno a Kurama “Hai mai sentito parlare di piante assetate d’acqua? Eppure,
buon Kynae, dovresti sapere che l’acqua è linfa vitale per loro” la volpe rise
sorniona, mentre il filo verde si ramificava intorno a Kurama e germogliava.
Kynae gemette.
“Sei stato sciocco, perché sei qui da solo, perché sei debole e
perché mi hai attaccato senza conoscermi”
Il cacciatore cercò di riprendere la sua forma antropomorfa.
“Ormai sei cibo per piante” e così dicendo, dai rami intorno a
Kurama sbocciarono dei bellissimi fiori rossi.
Non ci fu che il tempo di un sussulto per Kynae e di un’ultima
parola “Volpe, è vero, io sarò stato un ingenuo e un ingordo… ti volevo solo per
me... ma…ma non temere, saprò informare gli altri di come batterti” e con questo
fu risucchiato completamente dai fiori rossi di Kurama.
In mezzo a quelle piante purpuree, la Volpe sembra un eroe
sanguinario. Così tipico di lui, farsi beffe della preda e così tipico mio,
preoccuparmi che ci giochi troppo.
Non riesce a uccidere il nemico senza prima averlo studiato,
guardato e scoperto e questa sua tendenza di prolungare le battaglie è
sinceramente sfibrante.
Sorrido quando lo guardo: ha una leggera aria di sufficienza
dipinta sul volto, il sopracciglio lievemente alzato.
E’ perfetto, e io sono uno sciocco.
Abbasso gli occhi, devo smettere! Smettere subito di vederlo e
desiderarlo per me.
Ci provo, ma è impossibile, sia averlo che dimenticarlo, e allora
mi sento in trappola.
Il mio desiderio, nel vederlo fra i suoi fiori rosso fuoco, non è
solo fisico, io voglio che tutto di lui sia mio: lui, tutto ciò che è, di nessun
altro.
Il mio sentimento va ben oltre un semplice tocco che non saprei
mai dargli. Io, che sono così poco avvezzo ad una carezza, non saprei mai
avvicinarmi e sfiorarlo, ma non è solo questo. I suoi pensieri, il suo sorriso,
la sua anima, li vorrei miei e per me.
La chiara consapevolezza di non poter neanche sperare di averlo si tramuta in
una fitta intensa nel petto e sono costretto ad andarmene subito di là. Salto
sugli alberi lì vicino e mi nascondo, anche se a vedermi da fuori, non faccio
nulla di insolito. Continuo a guardarlo mentre anche Yukina si avvicina a lui.
Mi piego sulle ginocchia schiacciato dal peso dell’evidenza che
sono uno sciocco perché ho permesso a me stesso di arrivare a questo punto. Io
sono già suo, tutta la mia esistenza e la mia persona respira di lui, e mi sento
perduto.
Salto su di un ramo più lontano perché ho paura che la volpe
possa sentire il mio respiro affannoso e il mio cuore che batte e m’assorda.
Basta! Basta!
Lo vedo mentre richiama i suoi fiori e parla con Yukina, sorride
e mi indica, probabilmente rispondendo a Yukina che si sarà chiesta dove fossi.
“Cosa mai avrà inteso quando ha detto che avrebbe informato gli
altri?” chiese la dama dei ghiacci, preoccupata.
“Probabilmente ha avuto modo di comunicare con qualcuno…ma non so
esattamente per dire cosa”
“Forse per avvisarli che finchè non siete nel vostro aspetto di
volpe, è inutile seguirci?”
Kurama sorrise all’ingenuità di Yukina che lo guardava con occhi pieni d’affetto
“Può darsi” rispose lui. E così dicendo, ripresero il loro cammino.
Continua...
|
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Capitolo 10 *** Capitolo Decimo ***
Kiba91: Grazie *_* sì, anche a me Kurama versione
demoniaca piace molto. A volte lo vedo ritratto un po' troppo debole e a me non
è mai parso così :/
Anonima Gatta: grazie per la recensione ^_^ Hiei fa
tenerezza anche a me... Del resto, mi diverto a "spupazzarmi" i nostri due
amici, trattandoli (un po') male. Mi diverto a scrivere storie d'amore
"complicato". Per quanto riguarda Kurama, sono contenta che questa versione ti
piaccia "...immaginarsi Kurama all'opera è sempre bello ma tu ci sai davvero
fare..." Grazie #^_^#
Alice: grazie anche a te... /me inizia a fare le
borse per partire (non si sa mai XD)
Ayako_chan: una nuova recensione! wow, sono proprio
felice, grazie ^*^ Spero che anche il resto della storia ti piacerà tanto quanto
l'inizio. E non ti preoccupare per le recensioni, sono felice tu abbia "trovato"
questa fiction :)
Aleen: Certo che capisco le tue recensioni, mi
piacciono sempre molto (molto ben articolate e chiare) e sono molto felice che
tu abbia "riconosciuto" Kurama in questo capitolo. E' un problema che ho
sollevato io stessa (a Dicembre XD) quello di mantenere il perosnaggio
riconoscibile ma dergli delle caratteristiche arbitrarie. Dare a Hiei una tale
"intensità" d'amore ha per forza il rischio di farlo deviare dallo Hiei canonico
dell'anime, dare a Kurama questa confusione mentale lo stesso. Per non parlare
di Yuukina a cui ho creato un personalità (riprova ne è questo capitolo ''^_^).
Ecco perchè mi sono ripromessa di mantenere i canoni più "realistici" possibili
all'esterno (ovvero non quando pensano in prima perosna), proprio perchè ho
voluto creare la dimensione personale che nell'anime non c'è :) ... Mi sa che
ora sono i miei vaneggiamenti a non essere chiari XD
E Non ti preoccupare per Mukuro, ha un ossessione-possesso
per Hiei più che un amore canonico....
Per ultimo, kynae aiuterà, ma solo in maniera marginale,
non ti preoccupare ;D
Buona lettura a tutti ^_^
***
-Hiruseki-
Capitolo Decimo
Il sole
sta ormai calando sul Makai, tinge tutte le cime degli alberi di un arancione
così forte da accecare. Siamo rimasti in silenzio da quando Kynae è morto.
Non so
cosa intendesse, ma sono quasi sicuro abbia in qualche modo comunicato con altri
cacciatori che vogliono il mio pelo.
Non sono
preoccupato, però: mi sembra come se gli eventi di questa mattina siano lontani,
remoti. Nel silenzio, penso di nuovo allo Youko, a me e a quello che significa
qui nel Makai. Quest’aria, putrida e fresca al contempo, dà un senso diverso ai
due me, ma di nuovo l’intenso e insopportabile peso delle due persone di cui io
faccio parte non trova soluzione.
E il rosso
di questo tramonto ravviva ogni dubbio, ogni paura e ogni passione…
Guardo Hiei
che cammina leggermente distaccato da noi, e i riflessi carmini del tramonto lo
accarezzano. Mi chiedo se abbia capito qualcosa, oppure se sospetti della mia
fragilità
C’è una parte
di me che quasi si vergognava, di fronte a lui, di questa mia incapacità di far
convergere la mia persona in un’unica entità. Laggiù, nascosto nel mio animo,
racchiudo tutto quello che lo Yukai è per me, e ancora una volta mi nascondo lì,
perché mi risulta intollerabile il pensiero che Hiei possa vedermi debole ed
incapace di reagire, mi risulta intollerabile anche solo pensar di essere
qualcosa che lui disprezzi.
Hiei… Il suo
sguardo sembra una fiamma torbida che arde la sera, gli occhi bruciati da un
peccato da lui non commesso e il suo spirito ammantato di una notte che sembra
non poter essere conquistata.
Il mio
migliore amico e il mio più fedele alleato, lui che più di tutti potrebbe capire
e forse…Ma no, sarebbe sbagliato chiedere aiuto a Hiei. La sua sola presenza qui
mi conforta e dona calma alla mia anima.
Yuukina era
rimasta silenziosa sin dall’attacco di Kynae, più volte aveva tentato di
prendere coraggio e parlare, ma aveva desistito prima di cominciare. Non capiva
bene, eppure c’era qualcosa che turbava sia lo spirito di Kurama che quello di
Hiei. Era come se percepisse una vibrazione dissonante nelle loro auree.
Il suo animo
gentile, quindi, la rendeva insicura, magari se avesse parlato avrebbe solo
disturbato i loro pensieri?
Pensava
tuttavia che forse un po’ di conversazione avrebbe potuto distogliere i suoi due
accompagnatori dalle ombre che li circondavano…Rimase nell’indecisione fino a
quando non si fermarono in una grotta per passare la notte, lì allora si fece
coraggio:
”Volevo ringraziarvi per avermi protetta…”
Kurama
sorrise e la piccola dama dei ghiacci continuò “Essere così di peso mi spiace…
Vorrei essere più forte e badare a me stessa. Hiei-san, aveva ragione lei”
La voce della
sorella che pronunciava con tale tenerezza il suo nome fece arrossire il demone
di fuoco
“E’
sbagliato” continuò lei “contare troppo sugli altri…”
Kurama fece
cenno a Hiei di spiegarsi, perché la sorella aveva evidentemente frainteso.
“Non
intendevo dire fossi debole” disse un po’ bruscamente Hiei, incapace di gestire
il suo affetto ed evidentemente a disagio
“Quando
torneremo a casa, mi insegnerà ad usare la katana?” disse con un certo slancio
la yukai, accompagnando la richiesta con un gesto di supplica delle mani.
Vedendo il viso di Hiei scioccato ed interpretandolo come un netto rifiuto,
Yuukina prese le mani del fratello e le strinse forte nelle sue
“La prego,
sarò una brava allieva e cercherò di fare del mio meglio.”
A questo
punto Hiei non solo era evidentemente rosso, ma anche non era più assolutamente
in grado di pronunciare una frase di senso compiuto.
“Ma certo”
venne in suo soccorso Kurama “quando ci farà visita, sono sicuro che sarà felice
di darti qualche lezione…”
Uno sguardo omicida attraversò gli occhi di Hiei, ma Kurama finse di non
accorgersene “E’ un ottimo maestro, e non è così scorbutico come sembra” lo
prese in giro
“Lo so, non
ho mai avuto dubbi sulla bontà di Hiei… Il suo cuore mi sembra così gentile!”
Kurama non seppe trattenere il sorriso. Hiei, dal canto suo, oltre a mantenere
un colorito piuttosto intenso, respirava pesantemente e alternava sguardi di
supplica a sguardi irritati ad un Kurama che invece si stava solo divertendo.
“Sa, Hiei-san,
forse le sembrerà strano, forse le mie sono solo le parole di una sciocca, ma è
da quando m’ha salvato la prima volta, che mi chiedo dove io e lei chi siamo già
incontrati.” Fece una breve pausa e cercò di trovare le parole.
“Si dice che
i koorime possano ricordarsi anche i dettagli più sciocchi sin dalla loro
nascita. Per la nostra gente, non è importante quanto un bambino sia grande,
perché sin da subito, riesce a capire, ascoltare e vedere cosa lo circonda.”
Messa a leggero disagio dalle sue stesse parole, Yuukina prese a sistemarsi la
veste in grembo “Forse pensarà che sia una stupida, però ho come la netta
sensazione che ci si sia incontrati allora, quand’eravamo piccoli. Forse, non
so, l’ho vista per strada? O forse in qualche altra occasione?”
Hiei non poteva credere a quello che stava sentendo, la paura che la sorella lo
ricordasse era così intensa che l’unica soluzione che riuscì a trovare in quel
momento fu quella di darle le spalle e scrollarle, sperando solo che Yuukina
smettesse di parlare.
Sono
consapevole dell’agitazione di Hiei, penso che probabilmente sia il caso di
sviare il discorso, ma esito: l’ostinazione di Hiei nel voler nascondere la sua
vera identità alla sorella non m’ha mai trovato d’accordo. E se Yuukina davvero
lo conoscesse? E’ giusto negarle quello che da sempre cerca?Forse sbaglio, non
lo so, perché non devo intromettermi in queste faccende strettamente familiari,
e allora decido di indagare più a fondo, ma al contempo di distogliere Yuukina
dai pensieri che ha appena formulato
“E’ strano”
dico “Non m’hai detto che, prima della tua fuga, non hai mai lasciato la terra
dei Koorime?”
“Infatti”
annuisce lei quasi mortificata “ed è per questo che penso di sbagliarmi…Però ho
quest’intensa sensazione nel cuore…”
”Potrebbe anche essere dovuta al fatto che sia stato lui a salvarti. Forse,
vedendo Hiei come un volto amico, la tua mente l’ha scambiato per qualcos’altro”
”Sarà come dice lei, Kurama-san. Anche se a dire il vero, ero sicura di non aver
mai visto Kazuma…”
Hiei non trattiene un verso di disapprovazione al quale Yuukina sorride
dolcemente.
“Quando ero
piccolina, la mia nutrice era solita portarmi a passeggiare ai limiti della
Foresta di Cristallo. Crescevano degli alberi trasparenti, fatti di neve lì
intorno, ed erano davvero stupendi. Ricordo una volta in cui provai un profondo
senso di calore, in quel luogo. Il che è molto strano, perché nella Foresta di
Cristallo c’è sempre e solo neve. Eppure ebbi sulla pelle una sensazione di
tepore…” Guarda Hiei coi i suoi intensi occhi amaranto “è la stessa sensazione
che ho provato quando è venuto a prendermi, quel giorno, quando mi tenevano
prigioniera”
Vedo Hiei
sforzarsi di non tremare, se non lo conoscessi così bene, la sua recita
ingannerebbe anche me. Sorride a Yuukina con un sorriso di una tenerezza che mi
stringe il cuore
“Sei molto
buona, Yukina” le dice alzandosi “ma forse ti lasci fuorviare dal tuo cuore
troppo generoso”.
E così
dicendo, esce dalla grotta e scompare. Percepisco, nonostante sia lievissimo, un
leggero tremore delle spalle e mi chiedo quanto sia difficile questa situazione
per Hiei.
M’aspetto che
Yuukina si scomponga e rimanga male dell’atteggiamento così schivo dello Yukai,
ma in realtà la vedo guardare l’uscita con un affetto negli occhi e una
comprensione che scaldano il mio animo, nonostante sia quello di uno spettatore
esterno che ha ben poco a che fare con tutto questo.
Mi chiedo se
abbia capito qualcosa, mi chiedo se sappia ma per timore, o rispetto, non dica
niente…
Si gira verso
di me
“Io penso che
il cuore di Hiei-san sia ciò che di più puro abbia mai visto”
Sorrido
“No, non
ridete di me” continua un po’ impacciata “è sempre scontroso e schivo, ma a me
ha sempre dato l’impressione di avere un animo di cristallo, così bello ma
fragile… Io vorrei solo fargli capire che non ho intenzione di fargli del male,
che lo proteggerei… Vorrei fargli capire che per me, anche se le azioni che ci
si porta sulle spalle sono azioni che si vuole dimenticare, lui è bellissimo
così com’è”
Aggrotto gli
occhi e un filo di preoccupazione m’attraversa la mente. Conosce la vera
identità del fratello?
“Vedo il suo
cuore, e lo vedo risplendere”
Non posso che
annuire, tutto il lui arde e fa luce. E’ una luce rossa e calda, a volte ostile,
ma incredibilmente luminosa.
Yuukina
sospira e guarda di nuovo verso l’uscita della grotta, forse nella speranza che
vedere Hiei comparire e potersi assicurare di non averlo offeso. Ma poi rinuncia
e si sdraia per dormire.
Un sorriso
malinconico dipinge le sue labbra.
Continua...
|
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Capitolo 11 *** Capitolo Undicesimo ***
Kiba91: grazie *^_^* Sìsì, Kourunue piace
molto anche a me, tuttavia Hiei è pur sempre Hiei, quindi inevitabilmente è
stato destinato a Kurama (per me è stato creato apposta XD)
Anonima Gatta: In realtà non compariranno...
Può darsi che Kurunue faccia una comparsata in sogno, ma nulla di più :( Grazie
per la recensione ^^
Alice: eh eh. Sìsì, Kurama è solo di Hiei,
non ti preoccupare. Anche perchè, memore delle tue minacce, mi guarderei bene
dal dividerli O_O
Aleen: grazie anche a te delle tue opinioni
sempre articolate =) In realtà, ho grosse difficoltà con yukina, perchè passo da
fasi di accettazione a fasi di odio. E se lascio prevalere queste ultime, la
uccido, stravolgendo la trama -_- Quindi tento di limitarmi, ma ne risulta un
personaggio poco riuscito. Del resto, nell'anime è un'ameba, detto francamente,
quindi quest'idea "rivoluzionaria" di Yukina con carattere me la sono proprio
andata a cercare -_-
Come si dice, chi è causa del suo mal...
Hiei OOC. Forse hai ragione, anche se
nell'anime interagiscono 1 volta e mezza e quindi non ho esempi da seguire,
soprattutto in una vita "a stretto contatto" come quella presentata in Hiruseki.
Di solito yuukina sorride, Hiei dice "Nn" e qui finisce il loro dialogo ''^^
Comunque capitoli così saranno pochi, i prossimi (credo) siano decisamente più
fedeli al buon vecchio caro yukai XD
Per tutti: io sono *molto* avanti
con la storia (mancano pochi capitoli alla fine - e so che qualcuno l'ha già
letta... mi auguro comunque mi lasci un commento). Quindi sarò davvero veloce
nell'aggiornarli, almeno per mettermi "in pari".
Buona lettura a tutti ^_^
***
-Hiruseki-
Capitolo Undicesimo
Questa situazione è così difficile che
d’istinto mi do dello stupido per essere venuto qui, ma del resto so che non
vorrei essere da nessun altra parte.
Sentire Yuukina parlare di me con quella
voce e quegli occhi… Non penso di poter sopportare oltre. Ogni passo, ogni
momento diventa una tortura alla quale non riesco ad oppormi.
Sono uno sciocco a non volerle dire la
verità? No.
Sono un bambino proibito, un frutto di un
gesto che non avrebbe mai dovuto esserci, bandito dalla mia terra e dal mio
mondo e odiato da tutti: non sarebbe forse presuntuoso aspettarmi che proprio
lei, proprio Yuukina che è così pura, possa accettarmi?
Lo sarebbe e io lo so bene.
Non ha bisogno di sapere chi è suo
fratello, perché chi si aspetta è un cavaliere senza macchia, perfetto nel corpo
e nell’animo, che la salvi e la porti via, al sicuro da ciò che è stato. E
proprio perché questa persona non esiste, proprio perché è tutto frutto della
sua immaginazione, ora è costretta a tornare in quel luogo di tortura dove tutto
ha avuto inizio e dove tutto deve avere fine. Se solo potessi anche solo
avvicinarmi ai suo ideale…
Mi guardo le mani, prima la sinistra e poi
mi soffermo sulla destra, fasciata per nascondere ildrago.
Sorrido. Il padrone del fuoco del Makai non può essere buono. Tempo fa barattai
me stesso per questo fuoco, sopportai un dolore che non ha eguali per il mio
terzo occhio. E in quei giorni quello che potevo offrire a Yuukina come fratello
s’è dileguato, perso nelle fiamme e nel sangue. Ormai tutto è passato.
Sento il respiro di Yuukina, all’interno
della grotta, farsi regolare e vedo una luce fioca danzare all’uscita. Dev’essere
un fiore-sentinella che la volpe ha messo di guardia, anche se so che non
prenderà sonno. Guardo quella grotta, dall’alto del mio ramo, e so che dentro
c’è tutta la mia vita e tutto ciò che amo. Ma non torno, non vado da loro perché
ora più che mai, so di essere un estraneo.
Era il terzo giorno di cammino e Hiei aveva
accuratamente evitato di scendere dagli alberi e parlare coi suoi compagni di
viaggio. Yuukina, dal canto suo, aveva cercato di scusarsi, ma le sue parole non
erano andate a buon fine. Ormai era convinta che il suo discorso avesse
infastidito Hiei: insinuare senza dire, alludere così al suo passato, forse era
qualcosa che lui non le avrebbe perdonato. Era troppo gentile per gridarle in
faccia che, in fondo, di suo fratello, non gli interessava nulla, però era
chiaro che l’argomento aveva toccato qualche corda nel cuore di Hiei che non
doveva essere pizzicata.
E questo, non poteva negarlo, la faceva
soffrire; lei stessa si sentiva inadatta ad affrontare una situazione così.
Che Hiei la disprezzasse per la sua debolezza?
Che non sopportasse l’idea che una persona come lei potesse sentirsi così
fortemente legata a lui? Forse l’unica soluzione sarebbe stata quella di
chiedere consiglio a Kurama, ma anche il demone sembrava perso nei suoi
pensieri. Aveva lo sguardo lontano e non aveva ancora detto una parola dalla
mattina. Dai suoi occhi traspariva una tristezza che Yuukina non capiva: questi
sembravano gravati da un peso lì da sempre, appesantiti da una colpa che la
piccola yukai non comprendeva.
Le iridi verdi di Kurama sembravano
smerigliate, stemperate da un qualcosa di arcano che difficilmente poteva essere
vinto. Ed era vero, nell’animo della volpe si agitavano forze che lui stesso non
riusciva a controllare. Il Makai gli aveva aperto vecchie porte che aveva
ritenuto chiuse per sempre, ma la confusione, se possibile, era aumentata. Non
sapeva cosa volesse, non capiva chi fosse e i suoi compagni sembravano confusi e
persi tanto quanto lui.
Il silenzio di quella giornata parlava di
solitudine e di allentamento: mai come in quel giorno Kurama aveva la
consapevolezza che pur allungando la mano, non avrebbe trovato nessun appiglio
da afferrare. Ma era giusto così, non poteva chiedere e pretendere niente,
doveva fare da solo e doveva trovare lui un’armonia perduta che nessuno gli
avrebbe potuto mai dare, se non lui stesso.
Persi com’erano tutti e tre nei loro pensieri,
non si accorsero delle ombre che li stavano seguendo. Le figure erano ben
nascoste fra gli alberi e il loro ki ridotto al minimo. Osservavano la compagnia
addentrarsi nel Makai e aspettavano solo il momento più opportuno per attaccare.
Silenziosi, sapevano che sarebbe arrivato
presto.
Etwòk fece cenno con la mano al suo compagno
di procedere. Quest’ultimo prese una boccetta dalla sua tasca e la lanciò ai
piedi di Kurama.
Fu un attimo: il vapore che si sprigionò fu
così intenso da non dare tempo a nessuno di correre ai ripari, s’infiltrò sotto
la pelle e negli occhi dello Youko e di Yuukina, fra i capelli e nelle vesti. Ma
mentre alla piccola yukai questi vapori sembravano non causare gravi
conseguenze, Kurama era in completa balia di una forza a lui sconosciuta.
“Non vogliamo te, vattene e non darci
fastidio” disse un demone enorme uscendo allo scoperto insieme ai suoi compagni.
Hiei fu al suo fianco in un lampo, con la
katana sguainata
“Ci si rincontra eh? Sapevo che eri amico
della nostra volpe, avresti dovuto dirci subito dove si trovava”
”Per cosa” rispose sarcastico Hiei “per togliermi il piacere di uccidervi fra i
vostri cari boschi?”
“Il tuo atteggiamento non è cambiato …
impertinente e spocchioso”
Hiei alzò le spalle in segno di scherno “quindi già saprai che se torci un
capello alla ragazza o alla volpe, raggiungerai i tuoi avi senza neanche
accorgertene”
“Ma la volpe è nostra, mi spiace, ma ci
appartiene di diritto”
Hiei stava per replicare, ma le parole gli morirono in bocca quando vide Kurama
boccheggiare, a carponi per terra
“Che cosa gli avete fatto?”
”Vedi, mio caro amico” iniziò Etwok “Kinae sarà stato anche uno sprovveduto, ma
ci ha consentito di scoprire tante cose… Per esempio come trasformare il
ragazzino nella volpe che vogliamo. Del resto non possiamo certo coprirci di
pelle umana, il pelo di uno Youko d’argento invece, mi sembra molto più
appropriato” ghigno contento.
Hiei strinse i pugni in disgusto e puntò la katana contro il suo avversario “Tu
sai a cosa vai incontro, vero?”
“Tocca me o i miei compagni e la volpe muore”
sibilò in tutta risposta, Etwòk.
Hiei esitò un istante e spostò lo sguardo su
Kurama che sembrava non riuscire a muoversi. Quello che stupì e preoccupò il
koorime fu il vedere i capelli della volpe lentamente perdere colore e
acquistare degli intensi riflessi argentati, vedere le sue fattezze mutare e i
suoi artigli allungarsi, senza che Kurama sembrasse padrone di sé.
“Capisci ora perché è stato sciocco permettere
a Kinae di comunicare con noi?” incalzò Etwòk sorridendo allo sguardo
preoccupato di Hiei “Perché ora la volpe si sta trasformando nel nostro
bellissimo esemplare. Sappiamo cosa fare …”.
Il terzo yukai che era rimasto muto fino ad
allora, si avvicinò al tremante Kurama e iniziò a legargli i polsi prima e le
caviglie dopo.
Hiei in un attimo fu di fianco all’amico e con
due colpi secchi recise le corde appena annodate
“Forse non ci siamo capiti” e senza indugiare
infilzò le mani dello yukai con la sua katana “Lui non si tocca”
“Che scocciatore! Gyolh occupati del
nanerottolo”
Se non fosse stato per i suoi riflessi, Hiei
si sarebbe trovato, un istante dopo, schiacciato dall’ascia scagliata dallo
yukai a cui era stato appena dato l’ordine
E’ davvero veloce, e non me lo sarei
aspettato. Mi è già vicino, quando io di nuovo mi scosto per schivarlo. La volpe
è ancora a terra, attonita e non capisco che cosa sia quel vapore leggero che la
circonda, ormai è tornato Youko, ma ciononostante rimane immobile. Ho poco tempo
per pensare a lui perché Gyolh m’è di nuovo addosso. Che essere fastidioso, devo
eliminarlo il prima possibile. Mi ricorda Bui, ma la sua aura cresce molto più
velocemente. Non mi lascio certo intimorire e gli sono subito dietro, per quanto
veloce, questo yukai è disordinato in battaglia e non ha strategia.
Sorrido, ma faccio quello che non dovrebbe
mai fare un combattente e che io stesso disprezzo: mi distraggo. Con la coda
dell’occhio vedo qualcosa che m’impone di girare lo sguardo e perdere
l’attenzione necessaria al momento. Lo yukai che prima aveva legato le mani e i
piedi della volpe gli è ora sopra, gli sta strappando i vestiti di dosso con una
mano e con l’altra sta premendo il suo viso contro il proprio. Lo sta baciando
così avidamente che mi manca in fiato. Ma è un attimo, perché sento un intenso
dolore al petto e mi ritrovo scaraventato per terra col sangue che esce
abbondante dalla mia ferita.
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Capitolo 12 *** Capitolo Dodicesimo ***
So che molti sono già andati avanti con la lettura di questa fanfiction
sul mio sito
So che molti
sono già andati avanti con la lettura di questa fanfiction sul mio sito.
Purtroppo, con la messa offline di EFP ho perso il "ritmo" di scrittura qui su.
Quindi non mi rimane che postare quasi tutti i capitoli già scritti, facendo
però perdere alla storia un po' di quel pathos che una storia a capitoli
dovrebbe avere '^^ Mi spiace, perchè penso che si perda un po' "dell'intrigo"
che ho cercato di mettere ma, ahimè, non ci posso fare molto.
Va be'...
Ringrazio
molto chi legge (Kiba91, ti ho risposto sul sito ^*^). E chiunque (o qui o là)
mi lasci due righe per farmi sapere che ne pensa ^_^
Baci
Hiruseki
Capitolo
Dodicesimo
I suoni e i
colori intorno a me sono ovattati, sento qualcuno parlare, ma non capisco cosa
dica, sento della lotta, ma ancora una volta, mi sembra tutto lontano. C’è una
nebbia, densa e biancastra che mi pizzica le narici e mi permea i polmoni. Mi dà
un’intensa sensazione di benessere, un placido piacere di cui non riesco ad
identificare l’origine. Sento i miei sensi amplificati, ho l’aspetto dello Youko
ma non sono né arrabbiato né irritato. Non ho voluto io questa trasformazione:
m’è stata imposta. Anche le volte precedenti, quando tornavo nel mio corpo
originario, non avevo un grosso controllo della trasformazione, tuttavia ero in
grado di modularla ed eventualmente di ricercarla. Ora invece, m’è stata imposta
perché vogliono il mio pelo.
Questo
pensiero mi scuote dal torpore in cui sono caduto e d’improvviso sento qualcuno
sopra di me. E’ una sensazione viscida e fastidiosa, cerco di liberarmi, ma non
mi riesco a muovere. Sento le sue mani sulla mia pelle e le sue unghie che la
graffiano. Sta inoculando qualcosa con degli artigli, sotto la mia cute sento
spandersi il suo veleno che brucia. E poi sento la sua bocca su di me,
disgustosa e maleodorante, bagnata di un liquido agrodolce che tenta di farmi
succhiare ed ingoiare. Non lo faccio e allora lui continua, con la sua lingua
sulla mia nel vano tentativo di farmi bere dalle sue labbra. Ne ho orrore, ma
non riesco a muovermi e non riesco a porre nessun rimedio a quello che sta
capitando. La mia casacca è a brandelli, quando sento un dolore al petto così
intenso che mi fa genere, ma non capisco da dove provenga, le mani del mio
assalitore sono una dietro la mia testa, e l’altra mi tiene fermo il braccio che
tentavo di muovere…
Cerco di
divincolarmi e mi giro, vedo Hiei che si rialza premendosi la mano su di una
ferita che perde sangue.
Hanno ferito
Hiei e questo mi preoccupa, mi scuote e mi fa infuriare.
Sento lo Youko in me gridare vendetta e agognare sangue, il veleno sotto la mia
pelle e sulle mie labbra evapora perché lo Youko se ne libera. Così come si
libera delle corde che mi tenevano legato. Hanno violato ciò che non avrebbero
dovuto toccare, il muro della mia razionalità per un istante di frantuma e sento
la mia aura espandersi ed esplodere. Travolge tutto ciò che m’è intorno e
investe per primo lo yukai che è sopra di me. Neanche se ne accorge, lo stupido,
ma il suo corpo si smembra e il sangue schizza sul terreno che ne diventa
intriso.
Hanno violato
ciò che non avrebbero dovuto toccare…
Vedo che gli
altri due si girano a guardare cosa sta succedendo, increduli, ma è troppo
tardi, per loro.
Dal sangue
sul terreno cresce la mia Mors, purpurea e atroce, che si nutre del mio bisogno
di sangue. La sua volontà è la mia: annientare chi ha osato troppo.
La pianta che
crebbe dal terreno era enorme e bianca all’inizio, ma col sangue dello yukai
succhiato dal terreno, i suoi petali presero velocemente un intenso colore
carminio. Kurama era in piedi, i suoi occhi brillavano di una luce sinistra e
minacciosa, con una mano si sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Era
infastidito ed infuriato, con un gesto sprezzante schioccò le dita e la Mors
esplose in tutta la sua cattiveria. Rapidissima avvolse Gyolh coi sui rami, ma
non lo uccise immediatamente:
“Vedi” disse
Kurama con la voce bassa e minacciosa “di solito avrei atteso, ti avrei
studiato… E’ uno dei miei difetti, e Hiei si arrabbia sempre con me quando, come
dice lui, non mi sbrigo. Ora però hai fatto quello che non avresti dovuto,
perciò non sarò clemente. Non avrai più parole del necessario, né compassione.
Solamente, mi divertirò a guardarti morire”. Detto questo, la pianta trafisse lo
yukai nel petto e i suoi rami cominciarono a crescere
“Non solo si
nutre del tuo sangue, ma ti mantiene in vita amplificando il dolore finchè non
sarà sazia.” Fece una pausa, per essere sicuro che Glyoh capisse bene quello che
stava dicendo, poi con un sorriso obliqui aggiunse “E questa pianta non è sazia
finchè non ha completato il suo pasto.”
Lo yukai urlò.
“Vedo che inizi
a capire cosa intendo, non avrai pace, né consolazione nell’oblio. Rimarrai
fermo e vigile e ti vedrai morire”.
Il demone gridò
di nuovo “Pietà!” disse in agonia, ma Kurama sorrise, in tutta risposta, mentre
la Mors compiva il suo dovere.
La Volpe si girò
e portò la sua attenzione sull’ultimo dei loro avversari: Ewtòk, ma Hiei lo
fermò prima che potesse iniziare la lotta
“Lui è mio!”
C’era un intenso risentimento nella voce del koorime, quasi avesse un conto in
sospeso con lo yukai di fronte a sé. Kurama accettò di buon grado di lasciare
l’avversario nelle mani dell’amico, ma non abbassò l’attenzione, preoccupato
com’era per le ferita sul petto di Hiei
Quella ferita
di certo è più dolorosa di quanto Hiei voglia dare a vedere. E sta perdendo
troppo sangue…
Ma
l’atteggiamento di Hiei e le sue parole non davano adito a repliche: voleva
occuparsi lui di Ewtòk.
Quello che
Kurama non sapeva è che Hiei aveva un’intensa necessità di lavare nel sangue
dello yukai quella sensazione di fastidio provata per il demone di fronte a lui.
Le sue parole di scherno nei riguardi di Kurama qualche giorno addietro, quel
sorriso viscido che gli era comparso sulle labbra quando Kurama era in totale
balia del veleno del suo aggressore pochi minuti prima… Dovevano essere
cancellati e puniti, perché Hiei non poteva permettere che nessuno mancasse di
rispetto alla sua Volpe.
Inoltre doveva
rendere ben chiaro che chiunque incrociasse la sua katana, sarebbe caduto.
Doveva fare in
fretta, però, il sangue che stava perdendo lo rendeva debole.
“Dato che mi sei
rimasto solo tu, vedrò di fare un lavoro veloce”
“Non credere che
ti sarà così facile battermi!”
E così dicendo
Ewtòk cercò di attaccare Hiei, senza raggiungere l’obiettivo
“Sei lento!
Lento vecchio e prevedibile e io sono stanco” con un colpo veloce ma preciso, il
koorime trapassò il collo dello yukai
“Te l’ho detto
che non sarebbe stato semplice” questi gli disse però. La ferita che gli aveva
provocato Hiei finì immediatamente di sanguinare e la testa di Ewtòk si staccò
dal suo collo.
“Sei disgustoso”
commentò Hiei mentre prendevano nuova forma due Ewtòk, dalle sue membra divise
“e sciocco. Potresti ingannare un principiante!”
Nei suoi occhi
brillò un lampo di fuoco e questa volta la sua katana s’infilzò in un piede del
suo avversario, forzandolo all’immobilità
“Ma come..?”
“Se già prima
non ti sopportavo, pensa adesso che ti sei sdoppiato” Hiei sorrise e fece
avvampare il fuoco del drago da suo braccio “Non avrò bisogno di tutta la sua
potenza vero? Dividere il proprio corpo come hai fatto tu… Solo di demoni
d’acqua possono farlo. Del resto, perché mi stupisco, Kynae probabilmente era un
tuo amichetto” mise un tono particolarmente sprezzante nell’ultima parola “ma è
altrettanto vero” continuò “che solo una delle forme ha autonomia, le altre sono
completamente succubi della prima!”
“No!!” gridò
Ewtòk “Non uccidermi!”
”Oltre che patetico, sei anche un vigliacco!”
Hiei richiamò il
fuoco nero sul suo nemico, non gli permise di dire una parola in più.
Ewtòk cercò di schermarsi con le braccia, non potendo muoversi, ma fu inutile:
evaporò.
Non ci fu
spargimenti di sangue, questa volta, non un gemito, non un sussulto. Il fuoco
bruciò l’acqua e la smembrò. Il corpo di Ewtòk scomparve in una nuvola di
vapore, per poi ricadere scrosciando sulle piante lì vicino.
“Almeno farà
qualcosa di utile nella vita e sarà nutrimento per gli alberi” disse Hiei con un
leggero sorriso.
Lo vedo
svenire, d’improvviso. Ha perso troppo sangue e ha voluto continuare a
combattere. Sorrido perché è tipico di Hiei non curarsi per niente di se stesso,
e prediligere la battaglia ad un comportamento un po’ più razionale. Chiamo
Yuukina che, come ormai aveva imparato, aveva ridotto al minimo la sua aura ed
era diventata invisibile. La vedo mentre esce dal un albero: s’era nascosta nel
suo tronco. Non me lo sarei aspettato, eppure devo riconoscere che è scaltra. Sa
che all’interno di un albero ha la mia completa protezione, anche se non la
vedo. Sa che i rami e la corteccia l’avrebbero nascosta, forti della mia aura
vicino.
Quando vede
Hiei riverso a terra, con la testa appoggiata alle mie ginocchia, emette un
gridolino. Ha paura che il sangue perso dallo yukai sia troppo
“Non ti
preoccupare, Yuukina, Hiei ha perso i sensi perché in queste condizioni ha usato
il fuoco del drago”
”Oh cielo, ha usato il Kokuryuha?”
”No, non ti preoccupare…” e così dicendo faccio crescere una pianticella dai
fiori gialli e ne stacco due foglie. Una la metto in bocca a Hiei e l’altra la
porgo a Yuukina
“Mangia, ti
proteggerà. Se curi Hiei, tu che sei una dama dei ghiacci e lui un demone di
fuoco, rischiereste entrambi di farvi del male…”
Fiduciosa, Yuukina annuisce e si mette in bocca la foglia che le ho dato. Quando
pone la sua mano sul torace di Hiei e incanala la sua energia curativa sulle sue
dita prima e sulla ferita dopo, sento Hiei agitarsi e stringermi forte in
braccio. Avvicino il mio viso al suo e lo sento bisbigliare:
“No, Yuki…”
ma lo interrompo subito
“Non ti
preoccupare, ci ho pensato io. Sta’ tranquillo, sei al sicuro”.
continua...
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Capitolo 13 *** Capitolo Tredicesimo ***
So che molti sono già andati avanti con la lettura di questa fanfiction
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Hiruseki
Capitolo
Tredicesimo
Sono al
sicuro, mi dice, e io ci credo, perché è quello che sento.
Sono in uno
stato di dormi-veglia, sento le braccia della Volpe attorno a me e so che la mia
testa è appoggiata sulle sue gambe. Sto benissimo così e quasi non sento il
dolore provocato dalla ferita.
Sono al
sicuro ed è vero. Sono protetto e sono curato. Sono persino amato, in modo che
non capisco e che non conosco, ma la volpe è così sciocca da ritenermi il suo
migliore amico e mi cullo nella consapevolezza d’esserlo.
Sono fra le
sue braccia, non fossi in uno stato di semi incoscienza, le rifiuterei, ma
ringrazio il destino che mi impone di stare fermo, sulle sue gambe. Sto bene.
Sono al
sicuro e se potessi fermare il tempo, m’illuderei che tutto questo sia una forma
di amore che possa in qualche modo coesistere con la mia…Mi crogiolerei in
questo calore, in questa speranza e in questa illusione. Sarebbe sbagliato
sognare? Sì, penso di sì, perché sarebbe un rincorrere una chimera, sarebbe come
ingannarsi per poi morire.
In questo mio
sogno, però, lo sento vicino, sento le sue mani che mi accarezzano i capelli e
la sua voce che, leggera, mi sussurra cose che non capisco, ma che mi calmano.
Yuukina si sta prendendo cura di me, ma io sono al sicuro, il mio segreto è
protetto tanto quanto lo sono io.
Che sia la
realtà o che sia un sogno, queste mani appartengono al mio principe, così vicino
ma irraggiungibile. Provo imbarazzo per quello che sono, un bambino proibito che
non avrebbe mai dovuto esistere; provo vergogna se penso che vorrei la volpe per
me, che fatico a non sognare di potere amarlo apertamente, dove spero che lui
non si metta a ridere e non mi allontani per sempre da sé. La situazione che si
verrebbe a creare, forse, non sarebbe diversa da quella in cui viviamo ora: noi
in mondi diversi, con vite diverse... Ma la consapevolezza che se voglio, lo
posso vedere ed posso ascoltare la sua voce, mi è sufficiente.
Nello stato
di semi –incoscienza nel quale sono, mi stringo più stretto alla Volpe che ha un
nome stupendo ma che non pronuncio ormai da tempo. Vorrei farlo, ma non posso
perchè ho paura, paura che quel nome faccia emergere tutto quello che io sto
cercando di schiacciare ed eludere.
E quindi
sospiro, semplicemente.
Hiei sospirò,
mentre Yuukina si prendeva cura di lui. Le foglie che Kurama le aveva detto di
mangiare non erano nocive, ma non le permettevano di addentrarsi troppo
nell’inconscio di Hiei e quindi scoprire quello che il Koorime voleva tenere
nascosto. Forse, così facendo, Kurama aveva diminuito le capacità curative della
dama dei ghiacci, tuttavia non a sufficienza per non renderla in grado di curare
l’amico. La ferita sanguinava, ma non era così profonda com’era apparsa
all’inizio. Quando Yuukina aveva visto l’amico riverso per terra imbrattato del
proprio sangue, era scoppiata in lacrime, ma Kurama ne aveva apprezzato
l’estrema freddezza perché subito, s’era chinata su di lui e s’era accertata
della sua condizione.
“Pensa…” disse
titubante Yuukina “pensa che il signor Hiei si sia molto arrabbiato con me per
quello che ho detto l’altra sera?”
Kurama sorrise “No, non ti preoccupare, sono sicuro non lo sia. Lui è fatto
così, si sente a disagio quando si parla di lui, in qualunque chiave…”
La piccola Koorime annuì e fece per dire qualcosa. Poi ci ripensò e ritornò a
guardare la ferita di Hiei, che si stava lentamente rimarginando.
Poi di nuovo,
tentò di dire qualcosa
“Yuukina, non
avere timore…”
”Io… Io… Quando vivevo nella terra dei Koorime c’era una diceria in giro…”
cercando le parole, si sistemò con una mano i capelli dietro l’orecchio “Si
diceva che mio fratello, quando era stato buttato dalla rupe, nel fiume di
nuvole sottostante, fosse avvolto dalle fiamme. Perché? Mi sono sempre chiesta…”
Kurama non disse
niente e lasciò che la dama dei ghiacci continuasse, temeva che qualunque parola
potesse condurla alla verità, e non era compito suo rivelargliela. “Poi ho
pensato che dato che non è permesso a nessun uomo vivere fra i ghiacci, per
antitesi, mio fratello si nutrisse di fuoco.”
Sospirò, faticando a continuare un discorso che lei stessa non capiva bene dove
stesse portando
“Le sembrerò
sciocca, neanche riesco ad esprimermi…”
Kurama la rassicurò “Non ti preoccupare, le parole, purtroppo , spesso non sono
sufficienti per esprimere ciò che si prova”
Yuukina annuì e
poi, di slancio, disse tutto d’un fiato “Vorrei che mio fratello fosse Hiei”
Il silenzio che
calò rimbombò nelle orecchie di Kurama così intensamente che, per un attimo, si
ritrovò senza parole e rimase immobile, incapace di dire altro, ma fu Yuukina
che riprese subito a parlare
“So che è
sciocco sperare una cosa così. Anche perché l’unico risultato che ho ottenuto
con questa speranza è quello di non riuscire a perseguire il mio obiettivo,
cullandomi nell’idea di un fratello che non ho mai visto. Ecco quel che
intendevo dire l’altra sera” sospirò quasi esausta “vorrei così intensamente che
fosse lui, che perdo la mia obiettività. Lo considero mio fratello, ma non ho il
coraggio di dirglielo…”
”E perché?” chiese Kurama che pensò che, in fondo, questo dialogo avrebbe potuto
avere un risvolto positivo
“Perché
penserebbe che lo ritenga un surrogato, e non voglio ferirlo”
La Volpe
sospirò, sentendosi quasi sconfitta: tale fratello e tale sorella. Guardò le due
figure di fronte a lui e si stupì di vedere, nelle piccole cose, tante
somiglianze.
Non voleva certo
rivelare alla piccola Koorime il segreto di Hiei, ma di certo avrebbe parlato
con l’amico per cercare di persuaderlo, per l’ennesima volta, a rivelare la sua
vera identità
Il sonno
conquistò tutti, dopo poco. La dama dei ghiacci era stanca per tutta l’energia
spesa durante la cura, Hiei per la ferita ricevuta. Di contro il corpo di Kurama
non risentiva della fatica, la battaglia, se pur aspra, non aveva drenato le sue
energie. Tuttavia la consapevolezza di aver praticamente raggiunto la meta e di
non aver ancora trovato una salvezza per se stesso, lo frustrava e lo
preoccupava.
Il sole
mattutino si alzò bianco nel cielo, sembrava così luminoso da voler cancellare
con la sua luce la natura sottostante.
I tre Yukai si
dovettero riparare gli occhi tanto la luce era intensa e il suo riverbero sui
ghiacci accecante.
Ogni raggio di
luce sembrava giocare e riflettersi sull’acqua cristallizzata e sulla neve che
coprivano quella terra.
“Che strano,
ieri non pensavo di essere così tanto vicino”
“L’isola si
muove” spiegò Yukina a Kurama e gli indicò il lembo di terra galleggiante sopra
le loro teste.
La Volpe vide
l’enorme isola sospesa sopra di sé, sembrava cosparsa d’avorio e di diamanti,
tanto era luminosa. Ma, a dispetto di tanta luce, percepiva un’ombra scura
provenire da quella terra, un’ombra minacciosa di chi non voleva invasori.
“E questo sole
accecante è dovuto ad un gioco di luce voluto per proteggere la terra dei
Koorime”.
E difatti Kurama
notò come i raggi di luce giocassero con la superficie brillante degli alberi di
Cristallo. Il Sole avvolgeva quella natura così insolita, la intrappolava e ne
sprigionava una strana forza che accecava.
Kurama impiegò
del tempo ad abituarsi a tutto quel chiarore, quando un brivido freddo lo
percorse lungo la schiena.
“Fa troppo
freddo…” bisbigliò fra sé e sé. Vide Hiei cosparso di fiamme, solo Yuukina
sembrava completamente a proprio agio.
Vedo la volpe
tremare, ma in un attimo, vedo i suoi capelli mutare e diventare d’argento. Fra
la luce e i ghiacci, mi paiono di seta e per un attimo, ho l’impressione che
brillino anche loro. Nella sua forma demoniaca, di certo riuscirà a tollerare
meglio questa temperatura così bassa.
Muovo un
passo verso l’isola galleggiante e così fa Yuukina, sento una forza attirarmi
verso la mia terra, ma prima di tutto sento Yuukina gridare. Mi giro per vedere
cosa le sta succedendo, e la stessa forza di attrazione che percepisco sulla mia
pelle, ha catturato lei, solo che su di lei ha subito la meglio. La vedo
dimenarsi, ma è troppo debole e nonostante punti i piedi per terra, questa forza
la trascina e la porta verso il cento di quell’isola maledetta. Io potrei
oppormi, ma sento la Volpe gridare
“Va’ con
lei!”
Mi giro per
vedere se anche lui è sotto l’effetto di quest’attrazione gravitazionale, ma
vedo un’ombra enorme pararsi di fronte a lui e materializzarsi in un demone a
due teste.
Esito, non so
subito cosa fare, se rimanere ad aiutarlo oppure seguire mia sorella. Questa
forza di gravità non c’era quando sono venuto qui la prima volta e non so che
cosa l’abbia causata.
Questo
pensiero mi persuade a seguire Yuukina, lei più che la Volpe ha bisogno di me.
Vedo quest’ultimo sorridere, dolcemente. Non avrebbe mai tollerato che fossi
rimasto lì ad aiutarlo contro un nemico, e in cuor mio so che è in grado di
proteggere se stesso.
E allora mi
lascio trascinare, mi lascio portare verso il luogo dov’è stata condotta Yuukina
e mi volto per un ultima volta a guardare lo Youko. I nostri occhi s’incrociano
e io ho la netta sensazione che quella sarà l’ultima volta che li vedrò
risplendere. Un morso d’angoscia mi stringe del petto, ma ormai sono lontano.
continua...
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Capitolo 14 *** Capitolo Quattordicesimo ***
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Capitolo
Quattordicesimo
Prendo un
seme fra i miei capelli, non posso perdere perché sento nell’aria che qualcosa
non va… E’ la sensazione di prima, quella di un’ombra che, imponente, mi
opprime.
Sta
succedendo qualcosa, o forse succederà, non lo so, ma so che se non faccio in
fretta a liberarmi di questo mostro a due teste davanti a me, per me sarà la
fine.
E’ un
cacciatore, di nuovo e l’idea m’infastidisce più di quanto abbia fatto in
passato. L’aria si carica di tensione, e io non riesco bene a capire se questa
sia dovuta a lui o a questa forza oscura che vigila su di noi.
Vedo Hiei
allontanarsi e sono contento che abbia seguito Yuukina: la deve proteggere, io
per ora non posso. Inoltre, se qualcuno può accompagnarla nella terra dei
ghiacci, questo è lui.
L’ho portata
anch’io fino ai cancelli del territorio Koorime, ma ora non posso più procedere
oltre.
Il cacciatore
parla con se stesso, è qui per me?
Il pensiero
che vogliano la mia pelliccia m’infastidisce, di nuovo, terribilmente. Pianto il
seme nel terreno e lascio che la mia pianta abbia il sopravvento
“Lo sai volpe”
grida una delle due teste “la tua pelliccia ora, vale ancora di più, la voglio e
l’avrò”
Kurama sorrise
stizzito dall’ennesimo esempio di stupidità demoniaca.
“Il tuo ki è
troppo basso, vattene e lasciami in pace, che ho altro da fare. Ma se
m’obbligherai, t’ucciderò”
La
disorganizzazione dei cacciatori irritava lo Youko, pensare di catturarlo così,
con poteri così bassi e strategie così semplici e sciocche era un insulto a lui
stesso.
Poi successe
qualcosa di completamente inaspettato a cui né Kurama, né il cacciatore
riuscirono a porre rimedio: un’ondata di freddo intenso li travolse.
Il gelo era di
tale impeto che il cacciatore rimase assiderato, immobile nella sia posizione.
Gli si cristallizzarono prima i capelli, poi gli arti ed infine il corpo,
trasformandosi in una statua di ghiaccio statica e priva di vita. Non un
gemito, niente, il cacciatore non riuscì ad emettere nulla prima di morire,
divenendo di cristallo.
Lo vedo
essere travolto dalla stessa forza che sento travolgere me, ma lui ha la peggio
perché non ha la prontezza di riflessi di espandere al massimo la propria aura
per proteggersi da quel freddo innaturale. Probabilmente, poi penso, anche se
l’avesse fatto non sarebbe stato sufficiente, tanto intenso è il gelo e tanto
debole era lui.
Non me ne
preoccupo più di tanto, perché devo pensare a me stesso e capire quello che sta
succedendo.
Vorrei
trovare la fonte di questa energia, l’unica cosa chiara è che proviene dalla
terra dei Koorime, ma non capisco esattamente da dove. Vedo l’isola brillare
quasi fosse un diamante e mettersi in movimento. Non è veloce, ma l’impressione
che dà è quella di volersi avvicinare.
Fa freddo, un
freddo terribile che non riesco a contrastare. Pianto un seme nel terreno e
faccio crescere una pianta Focolare che arde e un po’ mi scalda, ma poi
lentamente, anche le fiamme si trasformano in ghiaccio e la fiamme diventa
anch’essa di cristallo.
Che cosa
fare? Andarsene? Ma forse, la stessa forza ha colpito Hiei e Yuukina? Sebbene
sia quasi certo che no, Yuukina non stava soffrendo quel gelo siderale, lo
stesso non posso dire di Hiei. Non so quando il suo sangue koorime possa
proteggerlo da questa forza…
Mi sento
debole, devo trovare una strada d’accesso all’isola, altrimenti rischio di
diventare anch’io di cristallo.
Il cuore mi
batte in petto troppo velocemente, sono preoccupato…
Faccio
crescere altre piante Focolare: anche se per poco, ho bisogno del loro calore.
Penso a Hiei,
mi chiedo come stia. Mi pento un po’ di avergli permesso di venire con noi in
questo viaggio, ma so che non avrei avuto modo di impedirglielo. Il suo passato
è qui e lui è tornato…perché?
Non lo so.
Non capisco esattamente perché sia venuto senza esitazione, eppure la sua
vicinanza è stata per me un balsamo sulle mie ferite, l’unica cura al mio stato
d’animo inquieto. E ora l’unica cosa a cui riesco a fare in questo freddo, è
chiedermi se lui stia bene.
Le piante
Focolare, come m’aspettavo, mi danno un po’ di sollievo, ma durano sempre meno:
il freddo ormai le cristallizza dopo pochi secondi che sono nate e io so che a
breve non avrò più la forza per proteggermi. Non trovo l’entrata alla terra dei
Koorime, Hiei m’aveva accennato alle difficoltà che ci sarebbero state nel
trovare le vie d’accesso, ma non m’aveva spiegato altro.
Sia lui che
Yuukina, poi, erano stati catturati da una forza che li aveva trasportati
lontano, ma che non era stata particolarmente incisiva su di me. Forse
ritrovando lei sarei riuscito ad allontanarmi dai quei i luoghi di morte.
Cerco di
muovere un passo, ma mi rendo conto che il movimento m’è impedito e inciampo.
Non capisco
cosa m’abbia fatto cadere, ma non ho forza nelle gambe per rialzarmi. Mi metto a
carponi e mi trascino, il cielo si oscura e non capisco perché.
E’ già sera?
E’ passato
davvero così tanto tempo da quando Yuukina e Hiei se ne sono andati?
E poi la
vedo, un’ombra nera, la stessa che avevo percepito all’inizio di questo freddo
vegliare su di noi. E’ immensa e minacciosa. Circonda la terra dei Koorime, ma
sembra mi guardi. E’ un attimo perché io non mi rendo neanche conto che s’è
rivolta contro di me, sento solo un dolore intensissimo lungo tutto il corpo e
il mio cuore di ferma per un attimo.
Mi investe,
mi travolge e mi fa soccombere ed io non ci posso fare niente. Non so neanche
cosa sia eppure so che mi ha ucciso.
Sto morendo,
me ne rendo conto dai suoni ovattati intorno a me, me ne rendo conto dal tepore
che sento scorrere sulla superficie del mio corpo, innaturale ed arcano, me ne
rendo conto perché faccio fatica a vedere coi miei occhi che sembrano pieni di
lacrime, ma non sto piangendo.
Sto morendo e
non sono in pace, tutto è quieto, tutto è armonioso intorno a me ma non dentro
di me.
Non capisco
chi o cosa sia scomparendo dalla terra, Shuiichi? Kurama? Eppure muoiono tutt’e
due e io ancora mi faccio queste domande stupide e senza soluzione. Se avessi la
forza riderei…
Ma non posso,
ormai sono sdraiato a terra, la neve è soffice ed è un letto piacevole sul quale
adagiarsi.
Non ho più
forza per oppormi, l’ombra ha avuto la meglio ed d’un tratto sento la mia anima
sciogliersi. I nodi, i segreti e gl’inganni che avevo nascosto al suo interno si
disfano, si dischiudono e si contraddicono e tutto ora m’è chiaro e semplice
come mai prima.
Quasi fosse
uno splendido quadro, ora vedo tutto in modo armonico e limpido, ma è troppo
tardi.
So chi è
Kurama, ma è troppo tardi.
Nell’ultimo
barlume di luce che illumina la mia mente, penso a Hiei. Il mio continuo negare
cosa sia per me è venuto in superficie come tutto il resto, le mie menzogne sono
state scoperte e portate di fronte ai miei occhi, ma anche per questo, è troppo
tardi.
Ora non
importa più chi sia o chi ami, perché ormai è troppo tardi.
continua...
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Capitolo 15 *** Capitolo Quindicesimo ***
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Capitolo
Quindicesimo
Arriviamo
nella terra dei Koorime e siamo accolti da un vento gelido, che sembra urlarci
nelle orecchie di andarcene. Yuukina si stringe a me e mi indica un lumicino, in
lontananza. Nonostante il vento e l’aura minacciosa del posto, non sento freddo.
Qualcosa mi protegge ma non so esattamente cosa sia. Il lumicino, più ci
avviciniamo, più si allontana, perciò prendo in braccio Yuukina e in un attimo
gli siamo di fianco. E’ una piccola lanterna che si muove da sé, senza
apparentemente avere un padrone. Mi guardo intorno : il posto sembra deserto.
“Ricordi dove si
trovava la Efrjh, la capa del villaggio?” Yuukina venne percorsa da un brivido,
non causato dal freddo.
“Non c’è più
nessuno qui… Il villaggio ora sembra disabitato”
“Eppure” rispose
Hiei “ sicuramente c’è qualcuno”
Una voce
stridula e gracchiante catturò l’attenzione dei due yukai. Era quella di una
vecchia, ricurva su se stessa, che pareva aver preso forma dalla foschia lì
vicino. Si avvicinò e prese in mano la lanterna “Chi siete?”
“Chi sei tu,
vecchia?”
“Questo è il mio
territorio, le domande le faccio io… Ah, ma ti conosco!” disse guardando
Yuukina. Le si avvicinò lentamente
“Mama!” gridò
d’improvviso la Koorime avvicinandosi alla vecchia.
“Sono così
felice di sapere che stai bene!” sorrise la donna e così facendo, i suoi
lineamenti, prima duri ed austeri si addolcirono notevolmente. “Dove sono
tutti?”
La vecchia
sospirò “Non è permesso uscire di casa se non con particolare permessi. La Efrjh
ha imposto regole ferree da quando te ne sei andata… “ Così dicendo si avvicinò
ulteriormente a Yuukina e disse sottovoce, preoccupandosi di non essere udita da
nessun altro se non dai suoi interlocutori: “Da che ho memoria, non era mai
stato imposto un regime di tale terrore. Molte Koorime sono state processate,
alcune giustiziate in maniera sommaria… “
Yukina non
riuscì a trattenere un gemito di spavento “E perché?”
“La Efrjh ha
scoperto che tuo fratello non è morto, che esiste un Koorime maschio, e temeva
che questi potesse ritornare e soggiogarci. E poi, la tua scomparsa le ha dato
una buona scusa per dimostrare che il tuo sangue è maledetto. Così come quello
di tua madre che s’è macchiata di un peccato imperdonabile”
Non c’era
giudizio, nelle parole della vecchia, ciononostante l’udire parole così dure nei
suoi confronti e nei confronti di Yuukina, irritò notevolmente Hiei
“E voi le avete
permesso di fare una cosa del genere? Di imporre le sue regole?”
La vecchia non
rimase per nulla turbata dal tono accusatorio di Hiei e si limitò a guardarlo
negli occhi, ammonendolo “Tu non conosci il potere che ha la Efrjh, altrimenti
lo temeresti. Qualunque cosa venga detta o fatta per contraddirla, la sua ombra
minacciosa incombe sulle nostre vite!”
Hiei non capì a
cosa la vecchia si stesse riferendo e attese una spiegazione.
“La Efrjh ha da
sempre il compito di preservare noi e il nostro popolo dalle minacce esterne. Il
motivo per cui sono stati esclusi gli uomini dalla nostra comunità non è ben
chiaro, si perde nelle origini del Makai. Tuttavia è la loro natura violenta che
ci ha persuaso a mantenere lo stato di cose attuale, inoltre la nostra comunità
è perfettamente autosufficiente…”
”Ma se così fosse, perché il cuori dei Koorime sono gelidi come il suo clima?”
Yuukina tremava. Sembrava arrabbiata, stizzita, ma ancora una volta la vecchia
non parve toccata dalle parole accusatorie appena ascoltate.
“Non fare la
sentimentale, Yuukina, sai benissimo che quello che dici è vero solo da un po’
di tempo a questa parte…”
“A causa della
Efrjh?”
“Non posso
parlare oltre, il vento potrebbe portare le mie parole ad orecchie che non
devono sentire.” Bisbigliò guardandosi intorno con sospetto “Ora andate, se è la
Efrjh che cercate la troverete seguendo questo lumicino. Io invece devo rimanere
qui, a svolgere il mio compito di guardiana…”
”Mama…” disse Yuukina che non riuscì a trattenere le lacrime “sono contenta di
avervi rivisto e… e..” incapace di esprimersi a parole fece qualcosa di così
semplice ma così insolito per una Koorime che Mama ne rimase senza fiato:
l’abbracciò.
Fra le sue mille
rughe comparve un leggero rossore e per un momento si ritrovò senza parole:
“Mia dolce
Yuukina, ora va… abbi cura di te”
Scomparve, come
era venuta, nella nebbia.
“Chi era?”
chiese Hiei quando l’aura della vecchia era scomparsa del tutto
“La custode
dell’entrata, la donna con cui ho passato la maggior parte della mia infanzia…E’
lei che m’ha sempre infuso fiducia e m’ha spronato a cercare mio fratello…”
A queste parole, Hiei strinse d’istinto i pugni: “Dobbiamo andare” bisbigliò
Sono
arrivato, nella terra da cui sono stato esiliato… Il peso del passato è con me,
lo sento, s’insinua in me come questo freddo che ghiaccia la mia pelle. C’è neve
ed è tutto bianco. La neve rende il paesaggio irreale ed ovatta i suoni. Tutto
pare giungere da lontano, anche i nostri passi sembrano silenziosi e le nostre
orme scompaiono subito, coperte da neve nuova che cancella ogni traccia del
nostro passaggio.
Penso alla
Volpe e mi chiedo come stia, se il freddo sia troppo intenso per lui così poco
avvezzo a questo clima, così poco ospitale per i verdeggianti giardini di cui
ama circondarsi. Ma i miei pensieri vengono interrotti da un bagliore intenso.
Il lumicino che ci ha guidati fino a lì si libra in aria e brilla intensamente
di una luce giallastra e sinistra.
“Cosa fate voi
qui? Non sapete che è vietato?” la voce che pronunciò questa frase era roca e
vecchieggiante, l’intonazione stridula. La padrona di quella voce non si mostrò
immediatamente, ma lasciò che proprio quella voce riecheggiasse sibilante e
minacciosa.
Poi si mostrò,
la sua faccia sfatta nei lineamenti dalla vecchiaia e dal grasso. Ai lati del
mento la pelle in eccesso e cadente, tremolava scossa dal vento. La bocca,
innaturalmente contratta in un grugno ostile continuava a muoversi, quasi la
vecchia stesse masticando un piccolo boccone.
“Tu!”
d’improvviso gridò” non sei ammesso in questa terra!!”
Hiei non aveva
mai sentito nulla di simile, pareva quasi che la vecchia riuscisse ad emanare,
insieme alla sua voce, un’onda silenziosa che assordava. Lo Yukai si coprì le
orecchie, e questo gesto fu sufficiente per sopportare il sibilo che s’era
creato
La vecchia
sogghignò e spostò i suoi occhi su Yuukina:
”Sei tornata…”
La piccola
Koorine indietreggiò intimorita, ma poi si fece più risoluta.
“Sì, ma non per
quello che pensi tu, io… io volevo che sapessi che ho scelto volontariamente
l’esilio…”
”Ma tu dolce Yuukina” replicò “Non puoi scegliere se andartene o se restare…”
fece una leggere pausa accarezzandosi il bordo del collo “dovresti saperlo”.
”Basta vecchia, taci e ascolta quello che ha da dirti” disse Hiei sfoderando la
katana per sottolineare le sue parole anche coi fatti
Ma la vecchia si
limitò a sorridere “Proprio non conosci il potere della la Efrjh, vedo” e di
nuovo si accarezzò il limite del collo. “ma non è importante, perché hai violato
un territorio a te proibito, perché ti sei messo contro di me!” E così dicendo,
un’ombra scura si formò sulle sue dita, quasi la raccogliesse dalla pelle sul
suo collo. Formò così cinque piccole sfere, che poi diventarono una quando
strinse il pugno.
“Questo è il
potere dell’ Efrjh, e non esiste rimedio, non esiste cura, solo la morte”
Soffiò e la
sfera nera sembrò implodere per un istante ma poi esplose con violenza, in un
silenzio surreale. Non c’era fuoco, non c’era calore, solo un’onda di tenebra
che travolse i due Koorime senza che questi potessero ripararsi.
continua...
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Capitolo 16 *** Capitolo Sedicesimo ***
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Capitolo
Sedicesimo
L’onda di
tenebra che si abbattè sui due yukai venne seguita da un silenzio innaturale. Se
prima tutto sembrava ovattato, poi ci fu solo un sentore di morte.
La Efrjh guardò
i due corpi giacere, soddisfatta del suo operato.
Quando vide
Yuukina percorsa da lievi tremore, non si stupì, anzi sogghignò di gusto.
“Smettila di
fare tante scene, in piedi!” le gridò “Non penso tu sia stata così sciocca da
separarti dalla tua Hiruseki, mi sbaglio?”
La piccola
Koorime non rispose, ma sul suo viso erano chiari i segni di una sofferenza
profonda
“Oh su, su!” la
derise “Fa male, ma così imparerai qual è il tuo posto…Mentre il tuo amichetto
penso non ci darà più fastidio”.
Così dicendo, la
Efrjh spostò lo sguardo su Hiei che era ancora a terra, immobile.
“Non saresti mai
dovuta venire con lui”.
Yukina ritornò in sé e cercò di portarsi, a caproni, vicino allo yukai
“Che cosa gli
hai fatto, strega?”
“Stupida ed
ignorante, ecco cosa sei!” gracchiò la vecchia “La tua ribellione è stata e sarà
piegata nel sangue, lui è la prima vittima grazie alla quale puliremo la tua
colpa!”
Il dolore che
provava Yuukina era così intenso e profondo che faticava a parlare.
“Che cosa gli
hai fatto..?”
“L’onda nera
della Efrjh, dovresti sapere bene di che cosa si tratta! Mama non te l’ha
accennato prima di venire qui?”
L’ombra nera,
sì, Yuukina ricordava qualcosa…
Ne aveva sentito
parlare quando era piccolina, a casa di Mama, ma non ricordava con accuratezza
quello che avevano detto a riguardo.
“L’ombra nera?”
“Perché secondo
te siamo riuscite, per così tanto tempo, a mantenere il possesso di questa terra
nonostante sia di continuo minacciata da usurpatori e yukai che la vogliono
conquistare?”.
Ma Yuukina non
rispose e guardò la Efrjh aspettando che continuasse.
“E’ solo grazie
all’ombra nera che riesce a genere la Efrjh. Non esiste cura, né rimedio, non
esiste yukai che possa sopravvivere, a meno di non avere sangue koorime e di
indossare l’Hiruseki pianta dalla madre durante il parto. Capisci ora perché il
tuo amico ci ha dovuto dire addio?”
Yuukina non trattenne un grido di disperazione.
“L’onda nera
della Efrjh raggiunge qualunque persona io voglia nel Makai, ovunque questi si
nasconda. Inoltre colpisce con più veemenza chiunque abbia osato legarsi con una
di noi, chiunque sia stato così sciocco da affezionarsi e intaccare il nostro
sangue!” la voce della vecchia era piena d’ira.
Yuukina aggrottò
la fronte
“Ma Hiei non…”
”Ma sciocchina” la interruppe la Efrjh “non è necessario che siate amanti. Per
estirpare le colpe di cui alcune koorime si sono macchiate, basta sintonizzare
il fascio di tenebra sull’animo delle imputate!”
“Non capisco,
che cosa vuoi dire?”
“L’onda nera
colpisce chiunque io voglia, chiunque senta come una minaccia, ma cosa
succederebbe se io non conoscessi questa persona? Se questa mi venisse nascosta
così abilmente, da una traditrice? Cosa succederebbe se persino io ignorassi il
nome e il volto di questo yukai?”
Yuukina non
seppe rispondere.
“Ecco perché
sintonizzo l’onda nera non solo sulla mia volontà, ma anche su tutti i cuori
delle koorime. Se qualcuno si è legato a queste e non appartiene alla nostra
razza, l’onda nera lo trova perché il cuore non può mentire come la mente. Lo
trova e lo elimina, è semplice!”
La vecchia rise,
rise così di gusto che Yuukina venne percorsala brividi intensi lungo la schiena
che non riuscì subito a controllare
“Sei un
mostro!!”
“Sbagli, io
faccio solo il mio dovere” le rispose la Efrjh ritornando immediatamente seria
“chi altri si prenderebbe cura delle nostre terre indifese?”
Yuukina scoppiò
in lacrime.
“Sei un mostro!”
ripetè portandosi di nuovo vicino a Hiei e toccandogli un braccio.
Era lì, ad
affrontare il suo passato, a dire quello che per troppo tempo s’era portata
dentro, eppure non era felice, né sollevata. Hiei giaceva a terra, immobile,
mentre lei non riusciva a trovare soluzione né per salvare lui né per salvare se
stessa.
“Io non tornerò
qui, lo sai” disse con la voce rotta “non importa cosa tu faccia e cosa tu
voglia, la tua è una prigione in cui io non voglio rientrare”
”Non è una questione di volere, piccola” disse viscidamente la vecchia “Non ti è
data scelta, farai come dico io!”
“Ti sbagli
vecchia!”
Entrambe le donne sgranarono gli occhi all’udire quella voce e si girarono di
scatto verso dove proveniva.
Hiei si stava
rialzando a fatica, spossato dall’ombra. Tuttavia, nonostante il leggero
tremore dei suoi muscoli, non sembrava aver riportato ferite, né sembrava che
il suo ki fosse diminuito
“Impossibile!”
gridò disperata la vecchia “Nessuno, nessuno può sopravvivere all’ombra della
Efrjh, non importa quanto sia potente…come hai fatto?”
Ma Hiei non
rispose subito, ancora a carponi sulla neve a riprendere fiato.
“Come hai
fatto?” Ormai il grido della vecchia era un ululato isterico di chi non capisce
e si sente perduto.
“E’ terrore
quello che sento nella tua voce, vecchia?”
La Efrjh
indietreggiò, tremando, consapevole di quello che l’avrebbe aspettata
“Nemmeno Raizen,
Mukuro o Yomi avrebbero potuto…come hai fatto?”
La vecchia vide
la risposta, sferica e brillante, pendere dal collo di Hiei: una Hiruseki.
“Come puoi, tu,
un uomo, averla? Chi te l’ha data?”
Ma Hiei sorrise
semplicemente e la vecchia continuò
“E poi, dovresti
avere sangue Koorime nelle vene e nessun uomo…” Ma poi capì e la consapevolezza
la colpì con una violenza ed un’intensità tali da farle uscire completamente
l’aria dai polmoni con uno stridore sinistro “Il bambino proibito… “
A quelle parole Yuukina non trattenne le lacrime, silenziose ma abbandonati: suo
fratello. Quello che aveva sospettato, veniva ora confermato dalla Efrjh. Ma non
ci fu tempo di parole, di nessuna riflessione, perché la Efrjh si scagliò contro
Hiei, circondata dalla sua ombra di tenebra. E poi si sentì gridare.
La piccola
Koorime non capì subito cosa fosse accaduto, era successo tutto troppo
velocemente. La Efrjh era a ridosso di Hiei che pareva non essersi minimamente
spostato per evitare l’attacco della vecchia.
Solo quando
quest’ultima cadde a terra, perdendo sangue dal petto, Yuukina riuscì a vedere
la katana di Hiei conficcata nel suo cuore.
La vecchia
sussultò.
“Sei tu il
mostro” riuscì a dire con un filo di voce “Un abominio di natura, un errore.” .
Con le ultime
forze che le rimanevano, mentre la linfa vitale la stava lasciando cercò gli
occhi dello Yukai e disse “Ma non pensare di avere vinto, saresti un ingenuo
davvero”.
Il dubbio
attraversò quelle iridi rosse che la guardavano con odio, mentre la vecchia
continuò a parlare “ L’onda nera della Efrjh ha lo stesso potere sulle donne che
sugli uomini, non fai eccezione. E se non ha potuto uccidere te perché protetto
dal nostro sangue e dalla lacrima di una traditrice, altrettanto non sarà
successo con chi conservi caro nel cuore”.
Hiei sgranò gli
occhi
“Chiunque tu
abbia legato a te ora non c’è più, la persona da te amata è stata cancellata
dal Makai. I tuoi occhi non mentono, sai di averla persa. Che ti serva di
lezione” sospirò la vecchia con l’ultimo alito di vita che gli rimaneva in corpo
“Questa persona esiste ed ora è morta, solo per colpa tua”.
La vecchia ebbe
un ultimo sussulto e poi smise di respirare, con un rantolo sordo. La neve,
tinta di rosso scuro, s’era disciolta intorno a lei, scaldata dal sangue ancora
caldo della Efrjh.
Yuukina guardò
attonita la scena, con la donna che più aveva odiato nella sua vita distesa e
priva di vita ai piedi del fratello che, da sempre, cercava. Hiei imbrattato di
sangue del suo nemico, ancora con la katana in mano, non riusciva a pensare a
nulla, il rumore del suo cuore nelle orecchie era così assordante da farlo
impazzire. Le ultime parole della vecchia continuavano a girare nella sua mente,
ma non riuscivano ad acquisire un significato perché Hiei lo rifiutava.
Ma ai suoi sensi
non poteva mentire, il suo corpo venne attraversato da uno spasmo così intenso
che perse l’equilibrio e s’accasciò a terra, con un dolore troppo forte al petto
per essere controllato: l’aura di kurama era scomparsa.
Le parole della
vecchia erano state inappellabili: l’unico legato dal cuore di Hiei era stato
annientato. Kurama era morto.
Il grido di
dolore che emise lo yukai commosse anche il vento ed il cielo che piansero neve
dai loro occhi invisibili.
continua...
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Capitolo 17 *** Capitolo Diciassettesimo ***
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Per Kiba: ormai ti considero una lettrice
affezionata (A questo punto, magari, leggi anche Liberaci da Male, mi farebbe
molto piacere sapere che ne pensi ^_^). E ti ringrazio tanto per le tue parole.
*abbraccio*
Per Anonima Gatta: non ho un cuore così
cattivo...solo mi piace torturare un po' i miei personaggi ^^ Grazie per i
complimenti
Per Alessia: Abbi fede XD (e grazie mille
per il commento)
Per Ayako: grazie davvero per i
complimenti...eh sì, la vecchia megera doveva morire XD
Un saluto a tutte ^^
Hiruseki
Capitolo
Diciassettesimo
Impazzito, Hiei iniziò a correre: doveva
trovare la via d’uscita da quel posto maledetto e doveva vedere la sua volpe. I
sensi gli dicevano che era scomparsa, la vecchia gli aveva detto che l’aveva
ucciso, ma un mondo senza la volpe avrebbe perso il suo sole e la sua aria.
Eppure il cielo era ancora illuminato. Eppure
lui respirava ancora.
Yukina non riusciva a capire, aveva ritrovato
suo fratello ma il dolore che questi provava era così tangibile che assecondò,
naturalmente, la propria gioia. Yuukina non poteva sapere, ma capì che per le
gioie ci sarebbe stato posto più tardi, ora Hiei aveva bisogno d’aiuto.
“Mama forse può dirci come tornare sulla terra
ferma…” disse la piccola Koorime. Incrociò gli occhi di Hiei, dilatati ed
irrazionali ed ebbe un sussulto, ma poi si fece forza.
“Possiamo andare a chiederglielo insieme” e
così dicendo gli sorrise, cercando di trasmettergli tutta la forza di cui era
capace, ma vedeva nel fratello la completa disperazione che non gli permetteva
di ragionare.
Il fratello…
Voleva abbracciarlo, voleva dirgli che tutto
sarebbe andato bene, di non preoccuparsi…Ma non era vero, e lei lo sapeva.
“Morta..?”
“Morta.” Disse laconica Yuukina, “e noi
dobbiamo tornare sulla terra ferma, velocemente…”
“L’onda nera..?” Mama bisbigliò “Perché lui è
ancora vivo?”
”E’ il bambino proibito”
A questo nome, Hiei ebbe un sussulto, ma dalle iridi opache non provenì nessuna
luce.
Mama, dal canto suò sgranò gli occhi “E chi…”
ma si fermò così perchè comprese.
Qualcuno legato a quello yukai era stato
ucciso al posto suo, non c’erano bisogno di parole, di spiegazioni, era tutto
lì, su quel volto terreo e inespressivo.
“Ho capito” disse semplicemente e con un gesto
circolare della mano, aprì un varco dietro di lei. “Torna, mi dolce Yuukina,
torna a trovarci”
La koorime abbracciò la vecchia “Tornerò di certo…grazie”
Mama sapeva che il cuore della piccola dama dei ghiacci stava correndo troppo
velocemente, ogni battito, ogni respiro…troppo velocemente.
Ma non poteva fare nulla: suo fratello, la
persona che aveva cercato per anni era lì e per ora, non ne poteva gioire.
Yuukina non capiva esattamente cosa stesse
succedendo, aggrappandosi a Hiei, attraversò il portale creato da Mama e si
stinse forte a lui.
Pensava alle ultime parole della Efrjh, al
terrore di aver perso l’amico e al sollievo quando l’aveva visto rialzare…
“Chiunque
tu abbia legato a te ora non c’è più, la persona da te amata è stata cancellata
dal Makai. I tuoi occhi non mentono, sai di averla persa. Che ti serva di
lezione”
aveva detto la vecchia, e Hiei aveva gridato
di disperazione. Chi poteva essere la persona legata al cuore di Hiei?
Lei aveva temuto per la vita del fratello, per
quanto questo fosse lontano e sconosciuto, aveva pensato che l’onda Nera,
comunque, l’avrebbe potuto raggiungere.
Aveva temuto per Hiei, perché l’aveva visto
colpito ed investito senza aver potuto opporre alcuna resistenza…
Yuukina non si chiese se, forse, la persona
legata al cuore di Hiei non fosse Mukuro. La Efrjh aveva chiaramente detto che
nemmeno lei avrebbe potuto resistere a quell’energia, ma qualcosa in cuor suo le
diceva che non era la yukai ad essere caduta vittima dell’ira della vecchia.
Quando arrivarono sulla terra ferma, uno
spasmo percorse il corpo di Hiei e lì davanti ai suoi occhi, Yuukina ebbe la
risposta a tutte le sue domande. Guardò il fratello, vide le labbra pallide e
tremanti, vide i suoi occhi vuoti e spalancati e poi non vide più niente.
E’ riverso a terra, circondato da un fiore
leggendario: il fiore di Neve. I pistilli di cristallo cercano di dare riparo a
quel corpo che ormai non respira più e tutto ciò che è intorno e dentro di me
scompare, si annulla.
Avevo sperato, m’ero aggrappato inutilmente
all’illusione che forse no, la mia volpe non era morta, che forse no, la vecchia
aveva mentito.
Un mondo senza di lui è un mondo che non
esiste e che non ha il diritto di continuare a vivere, ma l’aria ancora spira da
Nord.
Cado in ginocchio di fianco a lui, il mio
corpo trema, ma io non me ne rendo conto…c’è una tranquillità in me, una
tranquillità posticcia che è dovuta all’incredulità.
Non è vero che la mia volpe non esiste più,
non è possibile. Il suo viso è quieto, come le mille volte che l’ho visto
dormire, nascosto di fronte a casa sua. I suoi capelli però sono d’argento e
brillano, sembrano dire addio.
E io non oso toccarlo, se lo toccassi lo
sveglierei, se lo toccassi…
Poso una mano sul suo viso freddo, ma il
gelo al mio interno è ben più intenso. M’inganno che quel viso sia caldo… Ma lui
non si muove, non si veglia, viene avvolto dalla neve, immobile.
Voglio morire.
La consapevolezza di essere nulla e di aver
perso completamente di senso mi colpisce con violenza quando lo abbraccio,
sollevandolo da terra e nascondendo il mio viso un quel collo magnifico, come
mai avrei osato fare in nessun altra situazione.
Voglio morire, qui e subito, portatemi via
l’anima, dissolvetela.
Prego, non so neanche chi, ma prego, perché
venga esaudito il mio desiderio.
E poi piango, con occhi sbarrati, lacrime
rosse che si solidificano in hiruseki impure. Ma non è il mio pianto che lo
riporterà in vita, né questa mia origine maledetta.
Grido, nel tentativo di allontanare con la
voce, il vuoto che s’è creato fra di me e il mondo che osa sopravvivere alla
creature più bella.
Grido, nel tentativo di colmare questo
nulla.
Torna da me, gli chiedo stupidamente, ma
lui non può sentirmi.
Torna da me, ti supplico, torna da me.
Torna per me.
L’immagine sfuocata di una ragazza apparve
all’orizzonte. Yukina la riconobbe solo quando la donna era molto più vicina.
“Botan!” gridò
All’udire quel nome, Hiei ebbe un sussulto e
la neve intorno a lui cominciò a sciogliersi.
Un attimo solamente e tutto intorno a lui e
Kurama bruciava di un fuoco nero e minaccioso.
Estrasse la propria katana “Avvicinati a lui o
alla sua anima” disse rivolto alla ragazza dai capelli blu “e non solo ti
ucciderò senza la minima remora per te o la tua persona, ma brandirò la tua
testa di fronte a Enma come trofeo. Prima di radere al suolo il Rekai se non mi
viene ridata l’anima della volpe”
Botan fece un passo indietro
“Fermo Hiei, non fare cose avventate…” disse
tremando.
“Non ci siamo capiti, Botan. Toccalo solamente
e non avrai neanche il tempo di gridare dal dolore”
Botan guardò gli occhi di Hiei: c’era follia e
disperazione.
Non avrebbe mai potuto ragione con lui in
quello stato, per cui sospirò e prese a parlare
“Neanche il signor Enma in persona può
resistere all’Ombra Nera, nessuno…ma l’ombra nera ha effetto solo nel Makai…
tuttavia…Tuttavia Koenma non ha ricevuto l’anima di Kurama…”
”Che cosa vuoi dire?”
“Che l’anima di Kurama non è nel Rekai. E se
non è passata dal signor Koenma, c’è un solo altro posto dove questa può
trovarsi”.
Hiei impiegò un attimo per capire, poi abbozzò
un sorriso così pieno di speranza che strinse il cuore a Botan
“E’ ancora nel suo corpo?”.
La ragazza annuì “Ma dobbiamo fare in fretta e
portarlo via di qui. Sarebbe alla mercè dei cacciatori, nel Ningenkai invece,
potremo essere più tranquilli”.
”E aspettare che muoia lì?”
“E trovare un modo per salvarlo, Hiei”
Non voleva dare al suo cuore la possibilità di
sperare, ma un’emozione calda ed intensa lo invase comunque.
Avrebbe fatto qualunque cosa per rivedere gli
occhi della sua volpe, qualunque cosa, e Botan aveva ragione, il Makai non era
un posto sicuro dove rimanere.
continua...
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Capitolo 18 *** Capitolo Diciottesimo ***
Devo essere sincera
Devo essere sincera. Mi sono dimenticata di aggiornare questa fanfiction
su questo sito ''^_^. Anche perchè è finita da un po'... Rimedio subito
pubblicando tutti i capitoli e scusandomi di nuovo.
Ringrazio tutti quelli che hanno seguito questo racconto (qui o altrove) e
tutti quelli che hanno commentato (e commenteranno). Le vostre parole mi sono
state di grande aiuto. Fatemi sapere cosa ne pensate di questo finale. Un bacio
a tutti
Hiruseki
Capitolo Diciottesimo
Arrivarono al tempio di Genkai di sera, quando
il sole sembrava ardere nel cielo. La vecchia li stava aspettando e, nonostante
sapesse le condizioni in cui versava Kurama, si stupì di quando fosse pallido ed
emaciato.
“Portatelo dentro, presto” disse.
La volpe aveva le membra fredde ed il respiro
pesante, Genkai portò delle coperte e dell’acqua calda sperando di dargli
qualche conforto, ma in cuor suo sapeva che era tutti inutile.
“Non credo…”
”Non dirlo neanche!!” bisbigliò Hiei con un tono così imperativo che tutto in
quel luogo, parve zittirsi e persino l’aria divenne silenziosa
“Se è ancora vivo ci sarà un motivo, no?”
continuò lui.
La vecchia lo guardò e gli si strinse il
cuore. Il sentimenti dello yukai per l’amico le erano noti, troppa l’esperienza
accumulata negli anni per non capire tutto quell’amore, sin dai tempi del torneo
delle arti nere.
La maschera di disperazione che vedeva ora sul
viso di Hiei le fece capire quanto in realtà questi sentimenti, con la
lontananza, si fossero rafforzati, invece che affievolirsi.
“Posso solo consigliarti di chiedere al
Piccolo Enma, se qualcuno sa se c’è una cura per l’onda delle Efrjh, questo è
lui”
“Ma…” disse Yuukina “la Efrjh stessa ha detto
che non esiste rimedio, nessuno può impedire che l’ombra nera faccia il suo
corso”
”Ma Hiei ha ragione, Kurama sarebbe dovuto morire subito, ed invece respira
ancora”
”Ma se non agiamo in fretta, si spegnerà”:
Stupiti, tutti si girarono verso quella nuova voce: Koenma.
“Signore cosa ci fa qui?” chiese Botan. Ma
prima che il ragazzo potesse rispondere, la temperatura della stanza divenne
insopportabile ed un Hiei avvolto dalle fiamme nere gli si parò di fronte.
“Ascoltami” sibilò con aria così minacciosa
che il Piccolo Enma fece un passo indietro “Ascoltami perché non mi ripeterò.
Tocca l’anima della volpe, e sei morto. Portala nel tuo mondo assurdo, e te lo
rado al suolo. Torcile anche solo un capello, e giuro qui davanti a tutti che
finchè avrò vita, cercherò vendetta”. E gli occhi di Hiei non mentivano, Koenma
sapeva che la disperazione che albergava nel cuore dello yukai avrebbe mantenuto
fede alle parole appena pronunciate.
“Purtroppo è fuori dal mio potere e dalla mia
giurisdizione. Non posso fare nulla…”
Un bagliore di un rosso intenso attraversò gli occhi di Hiei: sapeva che né Enma
né il figlio potevano fare nulla. In fondo al suo cuore sapeva che avrebbe
dovuto solo attendere, ma lui non era mai stato uno che aspettava con le mani in
mano.
Guardò il piccolo Enma di nuovo, intensamente,
come a scrutarlo, ma Genkai intervenne:
“Però, se sei qui deve esserci un motivo, non
penso che tu sia venuto per dire di non aver potere…”
”E’ vero” annuì. Se il momento fosse stato meno grave avrebbe sicuramente
ironizzato su come alla vecchia non sfuggisse niente, tuttavia preferì
tralasciare: non aveva tempo da perdere.
“C’è una persona che ho portato con me a cui
puoi chiedere cosa fare…” disse rivolto a Hiei.
“Dov’è?” questi si chiese guardandosi intorno,
freneticamente.
“Per favore, aspettate fuori tutti voi, quello
che sto facendo è proibito dalla legge dei cieli.. Se dovessi venire scoperto
non vorrei che la colpa ricadesse anche su di voi”.
E mentre gli altri uscivano dalla stanza,
Koenma fece un gesto ampio col braccio, disegnando un cerchio nell’aria. Il
cerchio s’illuminò intensamente e per un istante parve bruciare.
“Io ti aspetterò fuori” disse semplicemente il
ragazzo a Hiei che non riusciva a staccare gli occhi da quelle fiamme sospese in
aria.
All’esterno del tempio regnava il silenzio.
Nessuno osava dire nulla, nel timore che dare una voce alle proprie
preoccupazioni le rafforzasse.
Yuukina, dal canto suo, era seduta e attonita.
Non riusciva a pensare chiaramente: Hiei, suo fratello, Kurama…No, non c’era
nessun senso in tutto quello che stava vivendo.
Cominciò a tremare e, senza che se ne
accorgesse, lacrime di perla iniziarono a scorrere lungo le sue guance.
Genkai le si avvicinò e le appoggiò una mano
sulla spalla: non aveva bisogno di parole per immaginare che cosa fosse
successo.
Del resto, sapeva che prima o poi la piccola
yukai avrebbe scoperto la vera identità del fratello, purtroppo il momento s’era
rivelato fra i peggiori.
“Io…” singhiozzo la koorime “io… che cosa devo
fare?” Poi si aggrappò disperatamente alle vesti di Genkai “Che cosa devo fare?”
“Niente. Piccola Yuukina, non devi fare niente
se non aspettare. Conserva ciò che provi, non buttarlo via. Ma aspetta a
mostrarlo a Hiei…”
”Ma perchè non m’ha mai voluto dire la verità? Perch…?”
Ma Genkai la interruppe
“Non pensare sia stato per mancanza d’affetto.
Non eri forse tu la prima che ti chiedevi se tuo fratello ti avrebbe mai
accettata per quello che eri?”
Yukina annuì
“E tu” proseguì Genkai “non hai un passato
oscuro come quello di Hiei”
Non fu sufficiente altra parola, perché Yukina
capì tutto e spalancò gli occhi: una profonda vergogna per se stesso e per ciò
che si ha fatto in passato e che si continua a fare. Seppure la sua razionalità
si opponesse all’idea che Hiei potesse effettivamente vergognarsi di ciò che
era, qualcosa dentro di lei lo capiva perfettamente. Per quanto sbagliato,
Yuukina conosceva troppo bene Hiei per non aspettarsi un pensiero come quello.
E quindi sorrise, di un sorriso liberatorio
frammisto a lacrime.
Lo aveva fatto solo per proteggerla.
“Hai capito…” sussurrò Genkai”
”Sì! Sì… ho sbagliato a pensare che non mi volesse…”
Il cerchio di luce ancora bruciava, sospeso
nell’aria di fronte a Hiei.
Cosa poteva essere?
Lo yukai iniziò a percepire, quasi venisse
dalle profondità più remote della terra, un’aura demoniaca flebile.
Non era minacciosa, tuttavia col passare del
tempo si faceva sempre più intensa.
Il koorime non capì subito che cosa stesse
succedendo se no che, d’un tratto, il cerchio cominciò a muoversi, modellando la
sua forma.
“Chi sei?” Chiese Hiei, senza ottenere
risposta.
Il cerchio diventò una sagoma prima, per poi
ammorbidire le forme in quelle di una donna. Comparve così, dal nulla, una donna
ammantata di luce e così brillante che Hiei fu costretto a schermarsi gli occhi.
“Ti ho chiesto chi sei!”
Ripetè, portandosi protettivamente più vicino a Kurama.
La donna sorrise e portò una mano sulla
guancia dello yukai. Un tocco leggero e delicato, pieno d’amore
“Chi sei” ripetè in un bisbiglio, ma quando
riuscì a mettere a fuoco il viso della donna non ebbe più bisogno della risposta
“Madre!”
continua...
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Capitolo 19 *** Capitolo Diciannovesimo ***
Devo essere sincera
Hiruseki
Capitolo Diciannovesimo
Era ammantata di
luce, troppo brillante per essere guardata direttamente negli occhi.
Appariva come
una sagoma eterea, semi trasparente e Hiei non capì subito se si trattasse di
un’illusione oppure se sua madre fosse davvero lì davanti a lui.
“Madre” ripetè
incredulo.
La donna si avvicinò allo yukai e protese le mani.
“No” gridò lui
“Non ti avvicinare!” ma indietreggiò, spaventato. Non c’era aggressività nella
sua voce, c’era terrore.
Perché sua madre
era lì? Non l’aveva mai vista. L’aveva sognata sì. L’aveva maledetta. E l’aveva
anche amata. Ma non l’aveva mai vista.
Perché era lì?
”Perché...?” tentò di chiedere, ma poi la sua voce si ruppe e allora preferì non
continuare.
Quali parole
avrebbero potuto porre rimedio ad anni in cui il fantasma di questa donna
l’aveva inseguito?
Pensieri su
pensieri si accavallarono nella sua mente. Odiarla?
Non poteva. Sentiva ancora le sue grida quando suo figlio era stato buttato giù
dalla rupe nel mare di nuvole.
Disprezzarla per
la sua debolezza? Per non essere stata in grado di opporsi? Per non averlo più
cercato?
Non poteva fare neanche quello. Tutti pensavano che Hiei fosse morto, solo Mama
aveva conservato il segreto che poi aveva condiviso con Yukina.
No, non c’era
odio, non c’era disprezzo…ma non sapeva dire se ci fosse amore o affetto.
C’era paura.
Questa sì. Non per la propria incolumità, ma paura per quello che sua madre
significava.
E allora, di nuovo, indietreggiò, ma fu lei per prima a prendere la parola e a
parlare.
“Non fuggire, te
ne prego…” disse con voce arcana
“Perché sei
qui?”
“Koenma mi ha
fatto arrivare qui da te, nonostante il mio corpo non abbia potuto lasciare il
Rekai. Io…” disse abbassando lo sguardo “Questo è l’unico modo che ho per
chiederti scusa”
”Non sono uno sciocco!” rispose stizzito Hiei “so in chi risiede la colpa e di
certo, non l’attribuisco a te”
La donna
sorrise: “Non è necessario, piccolo mio…”
Aveva gli occhi
tristi. Per quanto la luce fosse ancora intensa, i ricami delle sue iridi
trasmettevano un profondo senso di solitudine.
“Sono una madre
che ha lasciato solo il proprio figlio. Sono una koorime che ha osato amare un
uomo. Sono una deformazione della natura, sono…”
Hiei la guardò, coi suoi occhi di fuoco e sorrise “Sei un essere proibito”. E
non indietreggiò più.
Poi guardò
Kurama “Puoi salvarlo?”
”Non io”
Il panico si
rimpossessò di Hiei
“Se non tu,
chi?”
”L’unico che può farlo sei tu”
Hiei sorrise
sarcastico “E come, la Efrjh…”
”La Efrjh” lo interruppe sua madre “non può sapere cosa sanno le anime, piccolo
mio. Esiste un modo per salvarlo, e questo lo possiedi tu”
”Dimmelo” disse Hiei con foga.
“Sei disposto a
fare qualunque cosa per lui?”
“Qualunque”
bisbigliò Hiei.
La mia volpe
giace qui, di fianco a me e questa donna, colei che penso essere mia madre, mi
chiede che cosa farei per lui…
Io non so
rispondere a questa domanda, come potrei?
L’esistenza
senza di lui è niente, come posso mettere in parola che cosa farei per
rivederlo, riascoltarlo e… solo per sapere che da qualche parte, nei tre mondi,
esiste quest’essere che dà ragione alla mia anima di respirare?
“Qualunque”
lo ridico, perchè non possono esserci dubbi.
La donna si
avvicina a me, non provoca nessun rumore quando cammina, ma sento il calore
della sua aura toccarmi prima e abbracciarmi poi. Rimango immobile.
Mi accarezza
prima il volto, per poi passare le sue dita sul mio collo prima e sul mio petto
dopo.
“Questa è la
sua unica salvezza”
Io sono
stordito da quel tocco e non guardo subito cosa la donna sta indicando, ma poi
abbasso gli occhi.
“La mia
Hiruseki?”
Lei annuisce
“L’Hiruseki può essere donata da un koorime alla persona che ama, per salvarlo.
Se l’appoggi alle sue labbra, lei ritornerà lacrima. E’ solo bevendola che
Kurama potrà salvarsi…”
”Tutto qui?” chiedo io stupito.
La mia
Hiruseki è stata l’unica compagna che abbia mai avuto per anni, l’unico
conforto, ma non troverei difficoltà a separarmene, se questo significasse
salvare la volpe.
Un perla
appesa al mio collo…
Il ricordo di
mia madre che ora è qui davanti a me…
Il legame con
Yuukina che ormai sa chi sono…
Guardo negli
occhi la donna di luce e capisco che la risposta alla mia domanda è un’altra.
“L’Hiruseki è
la tua anima Hiei. Nel corso della tua vita, lei ha raccolto tutto ciò che hai
vissuto e hai provato e l’ha conservato nel suo involucro prezioso.
Quello che
hai fatto, come hai agito, è tutto lì dentro. E anche il tuo amore per Kurama.
L’Hiruseki porta dentro di sé tutto ciò che sei stato e che sei Hiei. Darla a
Kurama vuol dire che bevendola, lui imparerà dall’Hiruseki tutto ciò che lei sa
di te”.
Sussulto…
La mia anima,
tutto ciò che sa di me.
Mia madre
emana una luce intensa “Io devo andare Hiei, non posso rimanere oltre…”
”Aspetta” cerco di dire, ma lei non m’ascolta e si dissolve, portando con sé
tutta la luce che generava e lasciandomi al buio.
Prendo
l’Hiruseki che pende dal mio collo e ne strappo con forza il filo che la lega ad
esso. Ormai è inutile.
Se davvero
l’Hiruseki sa tutto di me, se davvero l’Hiruseki è la mia anima, darla da bere
alla volpe equivale a rivelargli gli aspetti più neri di me, tutto ciò che ho
fatto. Equivale a farmi odiare. Equivale a rivelargli di quali delitti e di
quali colpe mi sono macchiato nel mio passato.
Dare da bene
l’Hiruseki alla volpe gli dirà ciò che sono veramente, tutto quello che tento di
nascondere, lo farà vergognare, mi farà disprezzare.
Ma è l’unico
modo che lui ha per vivere.
E se do
l’Hiruseki da bere alla volpe, saprà anche tutto ciò che lui significa per me,
saprà che io vivo per lui e respiro di lui. Saprà che un bambino proibito lo
ama, che venera quegli occhi troppo brillanti per lui e che adora quel sorriso
così bello. Saprà che un essere maledetto l’ha macchiato.
Ma è l’unico
modo che lui ha per vivere.
Quindi non
esito più.
Gli appoggio
la mia Hiruseki sulle labbra e questa si scioglie quasi subito, ritornando
lacrima.
La goccia gli
cade in bocca mentre io lo guardo per l’ultima volta e per l’ultima volta,
pronuncio il suo nome.
“Kurama”.
Avevo bandito
questo nome dalla mia mente, non avevo più voluto pronunciarlo, nel vano
tentativo di poterti dimenticare. Ma è impossibile per me farlo.
E allora
concedimi quest’ultimo capriccio: quello di pronunciare il tuo nome.
E poi me ne
andrò, tornerò nel mondo a cui appartengo e scomparirò.
Perdonami se
ti macchio coi miei ricordi, perdonami …
Tu vivi, a me
basterà sapere questo.
“Kurama”
ripeto prima di andarmene. Il tuo nome è come poesia.
E lascio
dietro di me una sciocca lacrima rossa, impura come tutto ciò che mi è proprio.
Addio.
continua...
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Capitolo 20 *** Capitolo Ventesimo ***
Devo essere sincera
Hiruseki
Capitolo Ventesimo
Sento il mio
nome pronunciato da una voce amica, ma proviene da lontano e non la riconosco.
Rimbomba nella mia testa, ma la riempie di qualcosa che non riesco a
comprendere.
Mi permea di
dolcezza.
In quel nome,
però, riconosco me stesso. Non so né dove sia, né cosa mi stia succedendo, ma ho
la sensazione di essere così lontano da tutti che solo seguendo quel nome, posso
ritrovare la strada perduta.
“Kurama”
In quella
parola c’è una malinconia che mi fa male, pare quasi chiedermi scusa, pare quasi
dirmi addio e questo, non capisco perché, non lo sopporto.
Cerco di
guardarmi intorno, ma è tutto nero, o forse è solo buio, non so…
Quel nome, il
mio nome, ancora rimbomba nelle mie orecchie, che cosa significa?
Mi giro, o
forse solamente, cerco di farlo ed un ricordo lontano cattura la mia attenzione.
Non capisco cosa sia, ma lo vedo rosso ed intenso. Non so esattamente neanche di
cosa si tratti, ma so che è mio. Allungo la mano per afferrarlo, ma non prendo
niente e il mio braccio cade nel vuoto.
Sento delle
risate, anche queste, ovattate quasi fossero perse in un luogo oscuro lontano da
qui. E’ un bambino che ride, anzi no, è una bambina.
La cerco, ma
non la vedo e di nuovo, sento il mio nome.
Lo riconosco
come la mia essenza, io.
Dentro di me
capisco che mi sono appropriato di qualcosa che m’apparteneva ma che non avevo
posseduto: ora so che sono Kurama.
Sono una
volpe e sono un essere umano, sono uno youko e sono un figlio, sono un demone e
sono uno studente.
Sorrido, mi
sento incredibilmente forte, con questa consapevolezza sulla mia pelle, ma
ancora non riesco a muovermi. Di nuovo, sento la risata di una bambina.
E’ dolce e
spensierata, la sento echeggiare cristallina. Non so di chi sia. Ricompare anche
la luce rossa, che io interpreto come un mio ricordo, impalpabile.
Tutto intono
a me c’è il buio, ma le risa della bambina si fanno sempre più vicine e sempre
più forti. Ad un certo punto la vedo.
E’ piccola,
un po’ goffa e sta giocando con una palla. Sembra essere sotto di me, quasi io
fossi sospeso in aria. Ha dei bellissimi capelli azzurri ed un kimono bianco,
drappeggiato tradizionalmente.
Si gira verso
di me, ha degli occhi color amaranto e penso che mi guardi, ma poi capisco che
non mi vede. Sento una tristezza incredibile aggredirmi, mentre volto il mio
sguardo. O forse no?
Qualcuno sta
parlando, è dietro di me e non lo vedo, mentre la bambina scompare.
La risata è
quella di un uomo, uno yukai, di cui ho paura, e allora tremo. Ma non sono io ad
averne davvero paura, è come se ci fosse un’altra anima in me, come se qualcun
altro temesse…
La voce si fa
più vicina e sento che sto scappando, sto correndo anche se in realtà, io qui
nel mio buio sono fermo. Ho paura di quello yukai che più volte ha approfittato
di quanto fossi debole, ho paura che ancora, quella sera, si prenderà gioco di
me per poi cacciarmi nel freddo della notte ... Potessi almeno rimanere sotto le
coperte con lui, sarei felice.
A questo
pensiero un senso di vergogna mi travolge, non è così antico come il ricordo
appena vissuto, ma è così intenso che invade tutto quanto. E’ frammisto ad un
senso di disgusto che provo per gli altri, ad un senso di sprezzo che sento per
il mondo che mi circonda e ad un senso d’abbandono e di solitudine che mi fanno
venire le lacrime agli occhi.
Perché non
sono mai stato voluto?
Mi ritrovo a
chiedermi che colpa abbia se sono nato.
C’è un
piccolo stralcio di me che mi salva dalla perdizione verso la quale mi sto
dirigendo, quegli occhi amaranto e quei capelli azzurri: quella piccola bambina
che rideva felice. Se ripenso a lei mi sento salvo, e so che devo sopravvivere.
A questo
pensieri, un’altra ondata emotiva mi travolge. Questa volta è panico. Lei dov’è?
So che se n’è
andata dalla sua terra, ma non so dove trovarla…
Non so a chi
chiedere aiuto e cercherei di muovermi se, d’improvviso non provassi un dolore
lancinante nel centro della mia fronte.
Non ho mai
provato nulla di simile, vorrei gridare, ma dalla mia bocca non esce alcun
suono. Sono ancora sdraiato nel buio, ma il dolore che provo è reale. Una
lacrima mi riga il viso, qualcuno me l’asciuga. Io giuro di ucciderlo.
Scappo da dove sono, corro via, anche se non ho la forza, quasi, per reggermi in
piedi. E allora mi nascondo, per giorni e per settimane, sperando che nessuno mi
trovi prima che mi sia rimesso in forze e possa uccidere chiunque osi
avvicinarsi. Ora, finalmente, potrò trovare mia sorella.
Disprezzo il
mondo il cui vivo, ma lo capisco. Eppure sono costretto ad andarmene, per
cercarla. E in queste nuove terre incontro qualcuno che mi fa gridare.
All’inizio
non me ne accorgo, sono fin troppo ingenuo. Mi tende la mano come mai nessuno
prima, mi avvicina e si prende gioco di me.
All’inizio,
davvero, non me ne accorgo, che stupido…
E poi diventa
sempre più una necessità vederlo, sentirlo, ascoltarlo sorridere. Ha gli occhi
verdi ed un nome bellissimo.
E m’accorgo
di quello che è successo solo quando è troppo tardi, quando è inevitabile,
quando è ammantato d’argento e sta combattendo e io…ancora voglio gridare.
Per lui
impazzisco, solo lui può salvarmi, ma io non sono uno che può essere salvato.
E allora
faccio l’unica cosa che posso fare, scappo. Perché lui è tutto, ma io non sono
niente.
Nelle notti
d’inverno cerco di scacciarlo dalla mia testa, ma lui è ovunque.
Lo voglio per
me, eppure ora sono lontano.
Quando torna,
non fa altro che farmi male, ferirmi, non fa altro che salvarmi ancora.
E poi,
d’improvviso lui scompare, si dissolve e, se una bambina non comparisse vicino a
me, di sicuro mi sarei dissolto anch’io.
E’ la stessa
bambina che avevo visto prima, che mi tiene per mano, ora è più grande e mi
chiama
“Fratello”
C’è una luce
lontana, una donna bellissima che dice di essere mia madre e mi dice come
salvare la mia anima.
Non esito,
anche se temo che il buio intorno a me mi circondi e che tutto scompaia per
sempre. Temo di rimanere in questo limbo.
Sento di
nuovo il mio nome “Kurama”
E poi più
nulla.
Kurama aprì gli
occhi a fatica e cercò di schermarli dalla luce del sole
“Dov’è Hiei”
chiese con la voce ancora impastata
Yuukina gli si
avvicinò con un bicchiere d’acqua che lui bevve come se non bevesse da sempre.
“Bentornato fra
di noi” disse sarcasticamente Genkai “siamo molto felici di vederti”
Ma Kurama ripetè
la domanda “Dov’è Hiei”
“Ha detto che
tornava nel Makai” sospirò Yuukina “che quello che poteva fare l’aveva fatto e
che non c’era più motivo per lui di rimanere…”
Kurama cercò di
alzarsi
“Non fare
sciocchezze!” lo rimproverò la vecchia
“E’ stato con
lei tutto il tempo, non pensi che se ne sia andato perché non fosse
preoccupato…” Yuukina cercò di giustificare il fratello, ma Kurama non aveva
bisogno di parole.
“Non ti
preoccupare, so tutto, ma…”
“Lo vada a
cercare!” scoppiò in lacrime Yuukina
“E’ troppo
debole” sottolineò Genkai
“Ma lei deve
cercarlo… Io…Io temo che…”
”Hiei non è tipo da commettere sciocchezze”
”Ma Genkai, lei non ha visto la faccia di mio fratello quando ha lasciato la
stanza di Kurama e soprattutto, lei non sa di questa” dall’ampia manica del suo
kimono, Yuukina estrasse una hiruseki rosso scuro.
Genkai annuì e
la piccola koorime la pose in mano a Kurama
“Questa è sua,
la prenda e la custodisca come il più prezioso dei doni… “
Kurama guardò la pietra sbalordito.
“La prego, lo
trovi” supplicò infine Yuukina. Lo Youko annuì, stringendo la perla rossa in un
pugno.
L’avrebbe
ritrovato a qualunque costo.
continua...
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Capitolo 21 *** Capitolo Ventunesimo ***
Devo essere sincera
Hiruseki
Capitolo Ventunesimo
E’ tutto buio
nel Makai, io sono così debole che arranco e riduco il mio ki al minimo, per
evitare che qualcuno mi percepisca. Se qualche cacciatore dovesse trovare le mie
tracce, sarei finito.
Avrei dovuto aspettare. C’è una parte, la vecchia parte di me, che mi ammonisce
per essere stato troppo avventato. Ma quello non sono più io, quella persona
confusa senza un’identità s’è amalgamata in un nuovo me stesso.
E ora so che
non posso perdere tempo, altrimenti perderei Hiei.
E’ anche
grazie a lui se mi sono risvegliato, in ogni senso. Sia al tempio di Genkai,
quando la mia anima voleva abbandonarmi colpita da un’onda di tenebra e lui m’ha
salvato, sia quando m’ha preso sotto la sua ala protettiva e m’ha accompagnato
nella terra dei Koorime, ma anche ogni giorno trascorso con me, ogni sguardo,
ogni parola, ogni pensiero…Mi hanno risvegliato e il minimo che possa fare, ora,
è ritrovarlo e portarlo da me.
Perché è uno
sciocco, lo era quando l’ho incontrato e lo è adesso.
Ma è mio,
dev’essere mio.
Mi rendo
conto che lo voglio da sempre, da quando l’ho visto la prima volta.
Era puro
istinto di conquista, allora. Hiei, per me, era una preda da catturare…
Sorrido, il
mio spirito di Youko ha sempre predominato sul mio istinto.
Ora Hiei è
tutto il resto, chi mi dà forza e chi mi può uccidere, chi mi protegge e chi
devo salvare, chi m’appartiene e chi mi sfugge.
Passo da un
ramo ad un altro, senza la mia solita agilità, ho le gambe pesanti e sono troppo
rumoroso. So dove andare perché so esattamente dov’è Hiei. L’avrei saputo anche
prima che mi desse la sua Hiruseki, ora più che mai ne ho la certezza.
Mi fermo per
riprendere fiato e cerco, pendente dal mio collo, l’Hiruseki di Hiei. La osservo
e subito mi calmo. Mai avrei immaginato che una pietra potesse portare questo
conforto, eppure il solo stringerla in mano mi dà l’illusione di potere fare
tutto. E già la considero un qualcosa da cui non potrei mai separarmi.
Sono un
egoista. Quanto dev’essere stato difficile per Hiei separarsi dalla perla che
per tutta la vita ne ha accompagnato il cammino?
Io posseggo questa piccola sfera rossa da poche ore e già le chiedo conforto,
per lui dev’essere stato come donare una parte di sé.
“L’hiruseki è
la tua anima”, aveva detto la madre di Hiei e lui non aveva esitato…
Dovevo
trovarlo, e quindi riprendo il cammino.
Non brilla
nessuna stella in cielo, per fortuna i miei occhi non sono stanchi come le mie
gambe e riesco perfettamente a vedere, nonostante l’oscurità.
In lontananza
percepisco qualcosa, un soffio, o forse, uno sguardo.
Sono
osservato.
Continuo il
mio cammino, sperando che l’osservatore non noti la mia debolezza e se ne vada.
Chiunque sia non pare molto forte, ma non riesco a capire se stia celando la sua
aurea o se effettivamente sia uno yukai piuttosto debole.
Quello di cui
sono certo era che mi sta guardando.
Un
cacciatore?
Forse. Magari
un bracconiere. Considero per un attimo l’ipotesi di prendere le mie sembianze
umane per poi scomparire e seminare l’inseguitore, ma la scarto immediatamente
perché so che nel mio corpo umano, non riuscirei a scappare.
Mi muovo, ora
piuttosto velocemente, ma sono seguito e questo m’infastidisce: perché non
rivelare la propria identità?
Mi fermo e
l’osservatore pare scomparire.
L’aria è
scossa da un leggero vento che mi porta l’identità del mio inseguitore. Quell’odore
lo conosco bene, i miei sensi di volpe potrebbero distinguerlo ovunque.
Stringo i
pugni.
Riprendo il
cammino, ora sapendo chi mi era dietro e sapendo perché non vuole farsi
scorgere.
Ramo dopo
ramo, mi avvicinavo al luogo dove so che avrei trovato Hiei.
Appoggio il
piede su di un ramo troppo fragile che mi fa perdere l’equilibrio e cado.
Sorrido.
So cosa mi
aspetta.
E difatti,
non arrivo per terra, ma vengo afferrato da braccia forti e sicure che
rallentano la caduta.
Non si
aspetta una mia reazione, quindi riesco a coglierlo di sorpresa quando tocchiamo
il suolo, perché rovescio le nostre posizioni e lo blocco, spalle a terra, a
cavalcioni su di lui.
“Non ti
saresti lasciato prendere in nessun altro modo”
Hiei mi fissa
con quegl’occhi ardenti di chi sa di aver appena commesso un errore e cerca di
divincolarsi, ma io lo tengo stretto, sotto di me.
“Non
scappare…”
”L’hai fatto apposta…”
”Ti sei messo contro vento, riconoscerei il tuo profumo fra mille altri”
Sorrido,
vedendo il suo imbarazzo
“Nelle tue
condizioni, non saresti dovuto tornare…”
Aveva una voce diversa dal solito, quasi lontana.
“Dovevo
venire a cercarti. Perché te ne sei andato?”
”Perché sarei dovuto rimanere, vuoi dire” dice, ma non aspetta risposta, perché
cerca di divincolarsi da me
“Lasciami
andare”
“Se lo
faccio, te ne vai”
“Perché non
abbiamo niente da dirci” E così dicendo spinge con forza, troppa per me che sono
appena tornato alla vita e devo lasciarlo alzare: “Non abbiamo più niente da
dirci” ripete bisbigliando, dandomi le spalle.
“Perché non
vuoi ascoltarmi?”
”Perché vuoi torturarmi, sarebbe la domanda più corretta” incalza lui con
sarcasmo. “Lasciami in pace. Vivi, ma non venire più a cercarmi, io non voglio
essere trovato” E’ esasperato, vorrei abbracciarlo e rassicurarlo, ma sarebbe la
mossa sbagliata.
“Con che
diritto imponi ciò che vuoi?” la sua testardaggine mi irrita, ma non faccio in
tempo a provare rabbia, perché sento che le forze mi stanno abbandonando.
“Così
presto…” dico io “Persino l’aria, nel Makai, è troppo aggressiva per me”
Mi si appanna la vista “Non lasciarmi qui…” gli chiedo, quasi fosse una
supplica, perchè so che sto cedendo al torpore che m’ha conquistato.
E anche
perché so che è l’unico modo per non perderlo per sempre. Quindi metto da parte
l’orgoglio e gli chiedo di non lasciarmi andare. Ho bisogno di forze nuove per
persuadere il suo animo che io sono già suo
Quasi perdo i
senti e sento le sue braccia sorreggermi
“Sei uno
stupido” aggiunge e io sorrido, abbracciato a lui.
Poco prima di
permettere che la stanchezza mi conquisti del tutto, prendo la sua mano e me la
porto al petto. Voglio che senta quanto veloce stia battendo il mio cuore,
voglio che capisca di non abbandonarmi.
E poi mi
lascio andare, avvolto dalle sue braccia, sicuro di essere protetto.
E stringo
forte la sua mano, per fargli capire che lo voglio vicino a me.
continua...
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Capitolo 22 *** Ultimo Capitolo ***
Devo essere sincera
Ebbene siamo arrivati alla fine! Che dire, se non che sono
davvero felice? Ho cambiato l'epilogo diverse volte e questa versione è in
assoluto quella che mi soddisfa di più (e poi questo capitolo è molto più lungo
dei precedenti...del resto, non potevo interromperlo). Fatemi sapere cosa ne
pensate, del capitolo e della fanfiction). Anche perchè per ora non ho
intenzione di scrivere un sequel, ma non è un'idea che scarto (avrei qualche
spunto che mi frulla in testa...). Vorrei quindi sapere che ne dite. Per ora
continuerò solo con il mio racconto originale... Un bacio, Dicembre
Hiruseki
Capitolo
Ventiduesimo
Piove dirotto e l’unico
posto che ho trovato nelle vicinanze per ripararmi è questa grotta, troppo umida
per le condizioni di Kurama.
Com’è sciocco, sapeva che
non sarebbe mai dovuto venire nel Makai così debole, ma è venuto lo stesso…
Ma forse sono più sciocco io
che, come il più inesperto fra gli yukai, sono caduto nella sua trappola.
Ho percepito la sua aura
appena questi ha varcato la soglia fra i due mondi e senza accorgermene gli ero
di fianco.
Pensavo di andarmene via da
lui così, semplicemente, ma ho subito ceduto.
Sono davvero senza nervo.
Sorrido.
Guardo la sua figura
dormire, con la testa appoggiata alle mie ginocchia e le sue braccia allacciate
alla mia vita, quasi avesse paura che lo lasciassi qui solo.
Sospiro, non lo lascerei mai
solo, così indifeso, ma ugualmente non vorrei che si svegliasse, non vorrei
doverlo affrontare, vorrei solo sparire.
Perché è venuto a cercarmi?
Nonostante abbia bevuto
l’Hiruseki, nonostante sappia tutto di me, perché è venuto ugualmente?
Avevo sperato mi lasciasse
in pace, dopo quella sera, avevo sperato di non rivederlo più…ma probabilmente
mi sto mentendo.
Mi chiedo che cosa devo
fare…
Che cosa devo fare?
Mi sento stretto in una
morsa da cui non riesco a scappare, messo in un angolo, e non trovo soluzione.
Non riesco a dimenticarlo,
e, per quanto cerchi di allontanarmi da lui, lui m’insegue nella mente e nello
spirito…ma anche nel corpo.
E sempre me lo ritrovo
vicino.
Questo mi rende felice.
E penso che non dovrei
esserlo.
Gli accarezzo i capelli.
Come potrei non esserlo? Ma allo stesso tempo, come posso non vergognarmi di… di
me.
Vedo brillare qualcosa sul
suo collo e guardo che cos’è: la mia Hiruseki, rossa e torbida. La prendo fra le
dita e la guardo, stupito di vederla lì.
“Non pensare di staccarla, è
mia” e prima che me ne accorga, la mano di Kurama s’impadronisce della perla che
tenevo fra le dita e se la rimette sotto i vestiti “E’ mia” ripete, con la voce
ancora impastata.
Io non rispondo. Ha ragione
è sua. Le Hiruseki sono un dono. Per quanto ironico possa sembrare, quella sfera
rossa, infangata dalla mia natura, è sua.
Vorrei andarmene, ora più
che mai, vorrei che qualcuno mi convincesse che io non potrò mai averlo.
Lo so, ma ciò non toglie che
lo ami ogni giorno che passa, sempre di più.
“Perché sei scappato?”
Non rispondo, la volpe sa già la risposta, è inutile che la ripeta.
“Perché ti nascondi da me,
Hiei?”
Ma ancora non rispondo, e
guardo l’uscita della grotta quasi fosse una via di fuga.
La pioggia battente crea un
muro d’acqua e non riesco a vedere niente attraverso, se non forme d’alberi
sfumate.
“Tu non sai quanto io…” ma
s’interrompe e si mette a sedere, a fatica “Perché non ti fidi di me?”
Lo guardo e aggrotto le sopracciglia: che cosa sta dicendo? Che cosa intende?
“Perché non ti fidi di me?”
ripete lui “perché pensi davvero che ciò che sei possa farmi scappare?”
Sussulto e, inconsapevolmente, arretro leggermente la schiena. Lo guardo negli
occhi: appare davvero addolorato e io non capisco.
“Sei uno sciocco Hiei, come
puoi pensare che ciò che sei possa allontanarmi da te? Conoscevo chi fossi in
realtà ben prima che bevesi la tua Hiruseki. Sebbene non conoscessi ogni minimo
dettaglio della tua vita, davvero pensavi che in tutti questi anni non abbia
imparato a conoscerti?”
C’è del dolore nella sua
voce ed una profonda solitudine.
Mi chiedo se davvero sono
stato io a causarli.
Scuoto la testa, incredulo.
“Smetti di essere così
intransigente con te stesso e lascia che la gente ti ami per ciò che sei”
Se mi fossero crollate le
mura intorno a noi, o se semplicemente il mio cuore avesse smesso di battere con
un tonfo, questo non so dirlo. Scuoto la testa atterrito e ancora, indietreggio
un po’.
“La tua anima è il dono più
bello che tu potessi farmi…” bisbiglia, ma io non capisco bene cosa intenda
“Lascia che la gente ti ami per ciò che sei” mi ripete e quasi vorrei gridare,
se non mi chiudesse prima la bocca con le sue labbra.
Mi coglie così di sorpresa
che con le braccia lo spingo via con forza e lui è troppo debole per oppormi
resistenza.
Mi porto la mano sulle
labbra ed il suo sapore viene assorbito così in fretta dalla mia mente che mi
sembra di impazzire, perché ne voglio ancora.
Ma non posso averne.
Mi alzo e lo guardo con
odio. Si sta prendendo gioco di me, si diverte a farmi uscire di senno, ad
usarmi per poi…
No, Kurama non lo farebbe
mai, non lui.
Invece di fuggire esito,
perdo l’attimo per andarmene e, finalmente, lasciarlo alle mie spalle e
scomparire.
Lui è un combattente troppo
abile per non approfittare delle incertezze dell’avversario.
Mi sento premuto contro la
parete ed addosso sento lui. Mi schiaccia, ma nonostante s’imponga su di me con
una forza ritrovata, le sue labbra s’impongono sulle mie con una dolcezza
disarmante.
Per quanto notti, in un
posto segreto della mia mente, ho sognato di poter baciare il mio Kurama?
Quante volte ho sperato, negandolo, di averlo fra le mie braccia?
Troppe volte. Ora il suo
sapore frantuma qualunque mia volontà e l’unica cosa che mi rimane è il
desiderio di averlo mio.
Tutto scompare e c’è solo
lui, il suo odore e la sua pelle morbida, il suo respiro e le sue braccia.
Allora penso che alla fine,
va bene così e mi lascio andare.
Lo bacio anch’io.
So che questo gesto mi
ucciderà perché quando capirò che nulla di tutto questo è reale, allora morirò.
Ma se devo morire, se c’è
qualcuno che deve uccidermi, va bene che sia lui.
Basta che mi sia permesso di
dargli ancora questo bacio, che prometto essere l’ultimo, ma che diventa
inevitabilmente il primo, o forse il secondo non lo so.
on lo so. che diventa inevitabilmente il primo, o forse il seocndo o essere l'a.
il mio Kurama?
mi sembra di impazzire, perchèSe mi sta mentendo,
lascio che m’inganni. Se vuole essere il mio carnefice, non opporrò alcuna
resistenza, se devo morire qui, va bene.
Le sue mani sono su di me,
così delicate ed esperte che le mie m’imbarazzano, callose e titubanti. Ma lo
stesso lo bacio ovunque e lo accarezzo, e quando lo sento gemere sono così
felice che non vorrei mai smettere di ascoltarlo.
Seguo il mio corpo, perché
lui sa cosa fare mentre io no. Mordicchio la sue pelle bianca e ne voglio sempre
di più. Mi sembra di impazzire, con le mani sulle sue forme perfette e la mia
bocca intorno a lui. Le sue mani si stringono così forte attorno ai miei capelli
che quasi me li strappano, ma non m’interessa, voglio tutto di lui.
Quando le sue dita lasciano
i capelli mi dedico anche a loro, lunghe e bellissime.
Quando ritorno nella sua
bocca, lui mi passa una mano sulla fronte e strappa la mia bandana.
“Guardami” mi bisbiglia e
lascia al mio Jagan libero accesso alla sua mente.
Probabilmente grido, non lo
so, perché col terzo occhio aperto, non ho più nessuna barriera fra me e lui.
Così quando entrambi
raggiungiamo l’orgasmo, gli bisbiglio nell’orecchio di amarlo.
Una, due, dieci volte, non
lo so.
Ma glielo dico, senza freno,
perché lui è l’unica cosa vera che abbia mai avuto e lo voglio solo per me.
Perché lui è mio.
Piove ancora a dirotto. Le
gocce cadono ritmicamente e accompagnano il nostro respiro. Ha il viso
appoggiato alla mia spalla e penso che dorma, ma mi stringe la vita con le sue
braccia.
Forse teme che scappi di
nuovo e vaglio, sinceramente, l’idea di farlo.
Sento un bacio leggerissimo
sulla spalla, ma io non mi muovo, non so se sono già pronto a guardarlo in
faccia. Ho paura di quello che potrei vederci.
Ma lui non smette di
baciarmi la spalla e poi, d’improvviso, percepisco un dolore penetrante ed
acuto, dove prima sentivo le sue labbra. Sussulto. Mi ha morso e sento il mio
sangue scorrere fuori dalla ferita.
Solo adesso mi guarda e
cerca nei miei occhi l’assenso per quel gesto.
Il mio sangue sulle sue
labbra lo fa apparire come il più pericoloso fra i predatori, ma è così sensuale
che ha già vinto.
Sorrido, leccandoglielo via.
Il mio sangue su di lui ha un sapore inebriante e con quel sorriso, gli do il
mio assenso a fare ciò che vuole.
Perché negarglielo, quando
non c’è nulla di me che non lo voglia?
Esiste un antico rituale,
nel Makai, che sancisce l’unione di uno yukai con un altro. Si può unire il
proprio sangue con l’aura di un altro lasciando che questa scorra con lui nel
corpo e lo permei. Completamente.
E’ un legame indelebile. E’
un legame assoluto. Ed è un legame volontario.
Non esiste forza né volontà
che possa imporre questo legame sull’altro se non sia questo a chiederlo e a
volerlo. Non esiste modo per obbligare qualcuno ad accettarlo e non esiste modo
per reciderlo.
Ma perché dovrei esitare?
Se Kurama reclama il mio
sangue è perché è suo da reclamare. Che se lo prenda, quindi che sia suo come lo
è da sempre.
Sento la sua aurea penetrare
nel mio sangue e il piacere che questa provoca è così intensa che grido
inebriato.
Lo sento entrare dal collo,
raggiungermi il petto e da lì espandersi ovunque.
Stringo le braccia intorno a
lui e inarco la schiena, in balia di quella sensazione. Lo richiedo e lo
pretendo dentro di me e non lo voglio più lasciar sfuggire. La sua aura profuma
di rosa e quell’odore, insieme alla sua forza, mi prendono completamente.
Lo bacio di nuovo, altre
mille volte, finchè lui non si ferma e non si asciuga dalle labbra una goccia
di sangue uscita da una ferita che probabilmente gli ho provocato io. Mi guarda
e io non posso credere a quello che quegl’occhi m stanno chiedendo.
Cerco di chiedergli
qualcosa, ma mi zittisce con un dito.
“Ti amo, Hiei” dice
semplicemente.
La sua voce mi commuove, ed
infine gli credo. Sono uno sciocco, forse, ma l’ultimo dubbio viene spazzato via
e gli credo.
E’ il suo sangue che mi
chiama e mi permette di fare ciò che mai avrei sperato. Mi permette di
reclamarlo come mio.
Lego la mia aura a quel
sangue sulle sue labbra ed il resto è niente.
Lo sento gridare il mio
nome, forse la mia aura lo brucia, ma il suo sangue la cattura del tutto e io
non ho più alcun potere.
Sono felice come non lo sono
mai stato e per la prima volta in tutta la mia vita, non maledico d’essere nato.
Nevicava da diversi giorni
ormai, Hiei guardava le terre del Makai di fronte a lui e per un istante, gli
parve di essere tornato nella terra dei Koorime.
Ma il suo animo era in pace
ora, quel freddo e quella neve rimanevano fuori da lui e dai suoi pensieri. Si
sporse dal davanzale per guardare meglio gli alberi innevati sotto di lui e per
sentire l’odore pungente degli abeti. Non indossava alcuna casacca e, quando una
folata di vento particolarmente gelida lo raggiunse, un brivido gli corse lungo
la schiena.
Hiei poi si sedette sul
davanzale e osservò, fra le mura dello stesso, il più bel fiore che avesse mai
visto. Era da quando era tornato al castello di Mukuro che non faceva altro che
guardare quel fiore bianco, coi pistilli rossi.
Era passato un po’ di tempo da
quando Kurama era tornato nel Ningenkai e lui era rimasto lì, come era suo
dovere fare. Nonostante gli mancasse da impazzire, Hiei sapeva vivere con la
nostalgia e sapeva che quella, in quel momento, era la decisione migliore da
prendere. Kurama era tornato nei panni del figlio, quelli che gli competevano
ancora per qualche anno, e lui era tornato nei panni del buttafuori, come aveva
detto Yuusuke.
Si toccò la piccola cicatrice
che aveva sul collo.
Avrebbero avuto tempo. Per ora
si sarebbero visti di tanto in tanto, ma avrebbero continuato a vivere in due
mondi diversi, separati, anche se per sempre uniti.
E poi Kurama aveva promesso che
sarebbe venuto a trovarlo spesso, e Hiei ci credeva. Del resto, per ora, non
voleva tornare nel regno degli umani perché avrebbe anche voluto dire rivedere
Yuukina e non era ancora pronto per affrontarla. Non a così breve distanza da
tutto quello che era successo…
Era sbagliato, ma aveva bisogno
di tempo.
“Sei così perso nei tuoi
pensieri, che non ti sei neanche accorto che sono entrata in stanza”
Hiei si girò lentamente a
guardare Mukuro, ma tornò subito a riguardare il suo fiore.
“E’ un fiore di neve…”
“Qualcuno è riuscito a farlo
crescere?”
Hiei sorrise: sapevano entrambi la risposta. E il dono del fiore implicava
qualcosa che non sfuggì a Mukuro.
“Tornei nel Ningenkai?”
Hiei scosse la testa “Non è necessario, per ora il mio posto è qui”
E di nuovo guardò quel fiore
bianco e i suoi pistilli rossi che ondeggiavano al vento, e si sentì libero.
Ma soprattutto, si sentì
felice.
Fine
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