CUOR DI LUNA!

di Mei91
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Al dolore c'è mai una fine? ***
Capitolo 2: *** e vendetta sia... ***
Capitolo 3: *** ORA ME LA PAGHI ***
Capitolo 4: *** Mi fa male il cuore! ***
Capitolo 5: *** E adesso... ***
Capitolo 6: *** Buon giorno ***
Capitolo 7: *** OH, CAVOLO! ***
Capitolo 8: *** RIVELAZIONI ***
Capitolo 9: *** prima di andare a scuola... ***
Capitolo 10: *** incredulità ***
Capitolo 11: *** alleanze! ***
Capitolo 12: *** RICONCILIAZIONE ***
Capitolo 13: *** INCREDIBILI PAZZIE ***
Capitolo 14: *** un giorno torneremo... ***



Capitolo 1
*** Al dolore c'è mai una fine? ***


 

      

 

 

 

       CUOR DI LUNA!

Venezia 2012

Passeggio  tranquilla per il giardino della mia casa e penso alla mia vita e a come l’ ho vissuta.

 I ricordi governano sovrani le mie giornate.  Ricordi di giornate passate che preferirei dimenticare, ma so che è impossibile perché hanno contributo a fare di me la persona che sono oggi.

La mia vita non è, e non è stata la vita idilliaca che una ragazza di venticinque anni si aspetta, anzi tutt’altro.

Mi chiamo Luna Argento e sono una ragazza come tante altre ma con un passato decisamente terribile.

La mia fisionomia è semplice. Sono la tipica ragazza della porta accanto.

Alta il mio metro e settanta lunghi e mossi capelli biondi e occhi grigi.

Strana combinazione di colori, ma i miei genitori e i miei nonni mi dicevano che i miei occhi avevano lo stesso identico colore della luna mentre i miei capelli sembrano tinti dal sole. Ero felice in quegli anni. Mi sentivo amata e spensierata. Nessuna cosa a quell’ epoca poteva intaccare la mia felicità. Ero la bambina più fortunata del mondo.

 Non avrei mai immaginato, invece, di soffrire le pene dell’ inferno in soli venticinque anni di vita. Tutto è iniziato all’ età di dodici anni, precisamente il ventiquattro dicembre di una vigilia di Natale pessima.

I giochi e i divertimenti di una bambina spensierata, allegra, felice, furono distrutti in una maledettissima sera.  I miei genitori quella sera come regalo di Natale mi portarono in visita in un nuovo parco giochi aperto da poco “ Il Neverland”. Quella sera mi divertii come non avevo mai fatto in vita mia.  Passavo da una giostra all’ altra correndo e saltando e i miei genitori abbracciati e sorridenti mi seguivano. Sin da piccola avevo sempre notato quanto si amassero i miei genitori e sapevo anche che non tutti i bambini avevano la fortuna di avere dei genitori come li avevo io.

Ero veramente molto felice. A tarda sera i miei genitori mi portarono a prendere un gelato all’ interno di quel  meraviglioso parto.

Alla fine  di quella meravigliosa giornata, quando il parco giochi doveva chiudere, ormai pioveva a dirotto, ma a me non importava ero felice e esausta della bella giornata passata e non vedevo l’ ora di giungere a casa per mettermi nel lettone con i miei genitori e abbracciarli tutta la notte. Quelli erano solo sogni.

 Mio padre si mise al volete e mia madre al suo fianco. Io stanca, felice, soddisfatta di quella giornata mi ero accucciata sui sedili posteriori e mi appisolai attendendo l’ arrivo a casa.. Non ricordo bene come successe, solo un camion che  si e schiantato contro di noi. Mia madre riuscii in tempo ad aprire lo sportello e a spingermi fuori  sulla strada, mentre il camion  travolgeva e uccideva i miei magnifici genitori.

 Persi i sensi.

Mi risvegliai in ospedale dopo due giorni e appresi l’ amara verità che ormai avevo cominciato a sospettare: i miei genitori erano morti. I miei genitori non avevano mai fatto del male a nessuno. Mia madre era un chirurgo e aveva salvato decine di  vite, mentre mio padre era un avvocato di fama internazionale. Aveva salvato molti innocenti da prigione assicurata. Non avevano mai fatto del male a una mosca. E allora perché il destini, infame e crudele, me li ha portati via, lasciando me una bambina di soli dodici anni sola e con una sofferenza che non avrebbe mai dovuto avere e provare.

Perché?

Comunque, in seguito, Io fui affidata dai servizi sociali alle amorevoli cure dei miei nonni paterni  in quanto quelli materni erano morti prima che io nascessi.  I miei nonni mi hanno aiutata tanto a superare il trauma della morte dei miei genitori e in breve riuscii a vivere una vita discreta. Frequentavo la scuola, di tanto in tanto uscivo con gli amici, e andavo anche a ballare, tutto fino a quindi anni. 

A quindici anni fu l’altro orribile disastro. I miei nonni, i miei tutori, le persone più care che avevo al mondo si ammalarono di una malattia ancora ignara all’ uomo. Morirono a distanza di due mesi l’ uno dall’ altro. Il primo a morire fu mio nonno. La malattia lo aveva distrutto e reso irriconoscibile dall’ uomo che avevo sempre conosciuto e ammirato. Forte e inflessibile ma anche amorevole e protettivo. Appena mio nonno morì anche la nonna si ammalò della sua stessa identica malattia  e in due mesi anche lei raggiunse il nonno nell’ aldilà. Per me fu una sofferenza lancinante e ancora non riuscivo a credere che fosse capitata a me eppure fu così.

Ormai abbastanza matura anche se a quindi anni decisi di andare a vivere da sola. Avevo i soldi lasciti in eredità dai miei genitori e dai miei nonni e con quelli mi continuai a pagare gli studi e in seguito anche l ‘università. Adesso laureata riuscii a  trovare  un buon lavoro in banca e li conobbi tante  persone che divennero subito miei amici.  Riuscii a risollevarmi e a uscire la sera con qui nuovi amici che mi ero fatta. Qualche mese dopo la mia assunzione in banca un altro ragazzo entrò a far parte del personale della banca “Fonte sicura” la persona  che a breve sarebbe diventata la persone più importante della mia vita : John Smith. Adesso John è il mio ragazzo e insieme progettiamo il matrimonio. Stiamo insieme da un bel po’ di tempo e sono sicura: lui è l’ uomo della mia vita e sono pronta a compiere con lui il grande passo.

Adesso basta con i ricordi, mi devo dare una mossa o arriverò tardi a lavoro e sta volta chi lo sente il capo.

E’ una mattina come tutte le altre per le strade di Venezia. La città italiana più suggestiva di tutte. E’ il solito tram tram e via vai di persone, automobili e traghetti. Qualche gondola di primo mattino porta qualche  coppietta innamorata a spasso per la città. Ricordo che fu proprio in uno di queste giornate così suggestive e calme che John su una gondola mi ha chiesto di sposarlo. Per me è il ragazzo più bello che avessi mai visto. E’ un omaccione alto, capelli biondi e caldi occhi verdi. In quegli occhi riesco a vedere grandi distese verdi e pianeggianti. Il mio uomo ha un carattere dolce e allegro, solare. Lo adoro e lo amo da morire. Non vedo l’ ora di sposarlo.

Eccomi, sono finalmente davanti le porte della banca e faccio per entrare ma una rosa rossa mi si para davanti facendomi bloccare e sorridere.

“Buon giorno splendore, sei più radiosa che mai, oggi!”

“John!” esclamo prendendo la rosa che mi porgeva e buttandomi addosso a lui in un abbraccio dolce.

“Ehi, Luna tesoro che c’è?”

E’ preoccupato lo sento ma ho bisogno di abbracciarlo e stringerlo forte a me. Ho come una brutta sensazione ma non voglio pensarci.

“Luna, non avrai fatto di nuovo un salto indietro nel tempo, vero?”

Si riferisce ai  miei genitori e nonni. Ormai mi conosce proprio bene.

“Solo un pochino, mentre venivo qui!” rispondo sincera. Lui sa che ricordare mi fa male, ma non posso farci niente, quei ricordi appartengono e apparterranno sempre a me e dopo due anni che stiamo insieme, John lo ha anche capito.

“Luna, non ti dico che non devi ricordare, ma ti prego vi…”

Non lo lascio finire di parlare che lo bacio con passione. So quello che mi vuole dire ormai me lo ripete da  tanto di quel tempo che ormai ci ho fatto il callo, ma di quel bacio ho veramente bisogno. Quella maledettissima, orribile, sensazione non vuole sparire. Lo sento che risponde al mio bacio e mi stringe forte a se. Le sue braccia sono così accogliente che preferirei vivere la mia vita in esse e non uscirne mai. Amo John è tutta la mia vita. Alzo le braccia e infilo le mani nei suoi morbidi capelli biondi e lo coccolo. Sento le sue labbra sulle mie incurvarsi in un sorriso e stringermi maggiormente. Che ragazzo d’oro. Chi ha detto che le favole d’ amore non esistano? Chi ha detto che il principe azzurro non esiste? Chi ha detto che l’ amore non è bello? Io no di certo. Io il mio principe l’ ho appena trovato e mi sta baciando in questo momento.

Sento che John si allontana da me e mi guarda sorridente.

“Luna che succede?”

“Mi manchi!”

Lo ribaciai e lui mi coccolò. Sentimmo che qualcuno ci stava fissando e ci staccammo l’ uno dall’ altro e ci voltammo vedendo il capo che ci guardava con un sorriso beffardo.

“Capo!” esclamammo io e John staccandoci immediatamente.

Il capo ci osservò capo a piedi e mostrò un sorriso a 360°. Poi parlò tentando di trattenersi e fare il serio.

“Avete la mattinata libera. Luna, John presentatevi qui in banca alle tre. Adesso filate a casa. Noto, che avete bisogno di stare un po’ soli e insieme. Andate. Ora, prima che ci ripensi.”

Io arrossì di botto come un peperone mentre John metteva una mano sulla mia vita e mi stringeva al suo fianco sorridendo al capo che quel giorno, miracolo dei miracoli, sembrava di buon umore.

“Grazie capo, saremo puntuali.” Esordì John e io arrossi ancora di più. Era vero avevo bisogno di stare con John e soprattutto fare per la mia prima volta l’ amore con lui.

“Grazie.” Riuscii a sussurrare e mi strinsi maggiormente al mio uomo.

Il capo annui e ci superò entrando in banca io e John ci guardammo,  ci sorridiamo e mano nella mano ci avviamo per le strade di Venezia. Passeggiammo insieme per circa due orette facendo tutto quello che le coppiette innamorate fanno di solito, poi andammo a casa sua.

“Luna, vuoi qualcosa da mangiare o magari da bere?” mi chiese John premuroso.

“No, grazie tesoro.”

“Ok.” Mi sorrise dolce.

“C’è qualcosa che posso fare per te mio piccolo fiore argentato?” mi chiese ancora.

Io annuii in imbarazzo e suscitai la curiosità del mio uomo.

“Luna?” mi chiamò

“Si?”

“Cosa posso fare per te, angelo?” mi chiese sedendosi accanto a me e mettendomi un braccio sulle spalle.

“Nulla.” Mentii. Volevo fare l’ amore con lui ma l’ imbarazzo mi bloccava. Accidenti alla mia super timidezza.

“Luna ti prego parlami.”

E brava Luna hai fatto preoccupare John. Brava idiota!  Che idiota! Stupida idiota!

Basta! Luna, basta! John è l’ uomo che sposerai e  se vuoi fare l’ amore con lui basta dirglielo. E piantala di farlo preoccupare.

“John…” iniziai titubante

“Luna, lo sai che mi puoi dire qualsiasi cosa. Luna non è che mi vuoi lasciare vero?” Mi domandò impaurito . E brava Luna adesso John è terrorizzato all’ idea che possa lasciarlo. Ma io  non voglio lasciarlo e infatti un mio urlo lo sorprese

“Mai! John non ti lascerò mai. Io ti amo e vorrei fare l’ amore con te!” appeno finii il mio urlo mi resi conto di ciò che avevo detto e arrossii come un pomodoro. Ecco brava adesso mi sento in imbarazzo. Vidi  l’ espressione nel viso di John che da sorpresa si lasciava andare in un dolce sorriso e mi tirò a lui e mi strinse  in una stretta quasi soffocante.

“Oh Luna…” detto questo mi alzò il mio e poggiò delicatamente le sue labbra sulle mie e cominciò a baciarmi con estrema calma e delicatezza disarmante. Amo John, l’ ho detto? Si? Bene lo ripeto.

 

LUNA

JOHN

              

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Capitolo 2
*** e vendetta sia... ***


e rieccomi di nuovo qui....

 

Cap 2

E vendetta sia...

 

 

Lentamente scese a baciarmi il collo causandomi milioni di brividi. Lui è un miracolo. Lentamente cominciai a partecipare anche io e in breve finimmo con il fare l’ amore. Fu l’ esperienza più dolce ed esaltante di tutta la mia vita. John è la mia salvezza. Dopo esserci amati per più di tre volte ci addormentammo esausti ma soddisfatti. Nemmeno nei miei sogni più arditi e incredibili avrei mai potuto immaginare qualcosa del genere e tale consapevolezza mi rende la donna più felice del mondo. John è crollato dalla stanchezza. Poverino non dorme da più di ventiquattro ore a causa di conti e rapporti che oggi deve portare in banca. Anche se sono esausta non riesco proprio a smettere di guardarlo, di amarlo, di coccolarlo e soprattutto non riesco a smettere di toccarlo. Adesso finalmente dopo venticinque lunghi anni sono una donna completa. Con questi dolci e tenui pensieri mi addormentai tranquilla e rilassata fra le sue braccia.

Degli scossoni mi costrinsero ad aprire gli occhi e vidi John che trafelato mi chiedeva di alzarmi e svegliarmi. Spazientita mi voltai verso la piccola sveglia posizionata sul comodino : ero in un ritardo madornale e tra venti minuti io e lui dovevamo essere in ufficio. Dopo l’ esperienza esaltante di poche ore prima, ci eravamo addormentati.

“Luna, siamo in un ritardo madornale e..”

“John l’ ho capito. Ho visto la sveglia. Mi do una sciacquata e sono da te.”

In fretta mi alzai dal letto e mi preparai come una furia preparandomi tanto velocemente che Fulmine a confronto mio sembrava una lumaca. In cinque secondi netti eravamo già fuori casa e pronti per correre a lavoro.

Arrivammo giusto in tempo. Il capo ci guardò con quell’ espressione che la diceva lunga. Forse aveva voluto facilitarci le cose e devo tutto a lui se adesso io tocco il cielo con un dito. Lo ringraziai con lo sguardo e lui comprese e mi sorrise. Non avevo mai visto il mio capo sorridere. E’ un uomo barbuto, basso, grasso e goffo ma è un buon capo. Io e John ci scambiamo un occhiata complice e ci sorridiamo.

Poi ognuno si diresse alla propria postazione per cominciare un pomeriggio di lavoro come tanti altri.

Mai avrei immaginato che quella giornata da paradisiaca che era potesse diventare il vero e proprio inferno.

Infatti, la giornata procedeva come al solito, lenta e stressante. I minuti sembravano ore e le ore giorni. Non vedevo l’ ora di tornare a casa per stare un po’ con il mio John. Verso le sei del pomeriggio in banca successe il pandemonio. Quattro uomini incappucciati entrarono puntandoci addosso le pistole che avevano con loro. Il caos adesso regnava sovrano. Urla di gente che correva a destra e a sinistra finché uno dei quattro uomini parlo dicendo la tipica frase da film di rapine e polizieschi.

“Mani in alto questa è una rapina!” urlò un omaccione alto e grasso. Poteva pesare all’ incirca cento chili.

Il secondo uomo si rivolse a me puntandomi addosso quella pistola che continuavo a guardare con terrore.

“Ragazzina, metti tutti i soldi in questo sacco e non fiatare.” Mi disse il ladro dandomi il sacco e sollecitandomi ad aprire la cassaforte che io non volevo assolutamente aprire. Scambiai un occhiata con John e con il capo e entrambi annuirono. Così aprii lentamente la cassaforte e cominciai a mettere i malloppi di banconote nel sacco.

“Sbrigati sgualdrina.”

Quella non la sopportai proprio e con grinta e coraggio gli risposi.

“Sgualdrina lo dirai a tua madre, idiota.”

Vidi il ladro irrigidirsi e diventare nero di rabbia. Guardai John che aveva gli occhi sgranati e terrorizzati. Uno dei quattro ladri lo teneva sotto mira con una pistola che doveva avere proiettili molto grossi all’loro interno. Ero spaventatissima per lui. Della mia vita mi importava questo si, ma per me quella di John era ancora più importante. Non potevo assolutamente permettere che qualcuno gli facesse del male. Specie quattro pomposi ladri arroganti. Il capo di quella banda di scapestrati deve aver sentito la risposta che ho dato al suo complice e con mosse ben precise e mirate mi dette un pugno in pancia e mi afferrò per i capelli.

“Ma bene, che cosa abbiamo qui? Questa piccola insolente vuole fare l’ eroina.”

“Più eroina di te lo sono di sicuro non mi faccio mettere i piedi in testa da uno tutto muscoli e niente cervello!” dissi risoluta.

“Luna!” urlò John

L’ omaccione strinse ancora di più la prese sui miei capelli e fece appoggiare la mia schiena contro il suo petto. Puzzava di alcool e tabacco di pessima qualità. Il mio cuore batteva a mille ma dovevo difendere le persone a cui volevo bene. L’ orrendo uomo affondo il viso nei miei capelli ispirando il mio profumo poi disse.

“Tu guarda hai il nome di una dea ma il caratterino di un diavolo. Luna eh? Bel nome peccato che non vedrà la prossima alba” disse mettendomi la sua pistola sul collo. Li mi terrorizzai per davvero. Poi l’ uomo gridò.

“Carlos sbrigati a fare quello che devi fare e a prendere quei sacchi con i soldi. Non abbiamo tutta la sera!”

Poi si rivolse di nuovo a me.

“Peccato uccidere un così bello ramoscello, ma che si ci può fare : c’est la vi” disse in un francese più sbagliato che giusto. Poi la sua pistola scese sulla mia pancia. Non riuscivo a muovermi. Mi accorsi dei movimenti di John. Il mio ragazzo diede un pugno al ladro che lo teneva sotto mira e lui cadde a terra con il sacco di soldi che teneva nella mano destra, poi corse verso di me. Intanto il capo era riuscito a chiamare le forze del ordine. L’ omaccione che mi teneva prigioniera si accorse dei movimenti di John e del fatto che lui stava correndo verso di me. Sentire le sirene delle vetture lo terrorizzarono, staccò la pistola da me e sparò due colpi verso John. I proiettili lo colpirono uno in pancia l’ altro alle costole. Il mio urlò stordì i ladri. L’ omaccione mi lasciò e io corsi immediatamente da John steso a terra in una pozza di sangue. Respirava ancora. In quel momento la polizia entrò in banca e per fortuna riuscì ad arrestare i quattro malviventi. Però a me non importava nulla di ciò che stava succedo, John stava morendo. Con un prontezza di riflessi non mia, presi il cellulare e composi il numero del pronto soccorso.

“L- Luna?”

“Sono qui amore mio, non parlare adesso arrivano i soccorsi.”

“E’ tardi a-amore”

“ non dire così John ti prego.”

Ormai ero una fontana piangevo a dirotto. La mia vita stava finendo. Non saprei mai più stata la stessa. Maledetto destino, maledetto fato, maledetto super idiota angelo della morte.

“Luna, sii felice ti prego”

Con queste ultime parole John Morì e io con lui.

Non era possibile la vita non può essere così crudele con me. Non ho fatto nulla per meritarmi tutto questo. Per tutti gli dei ridatemi John. Il mio cuore era morto con lui. Non ero più un umana ma solo un automa. Il fantasma di me stessa. Un po’ di felicità con John chiedevo non credo che sia molto e mi è stato tolto anche il mio unico grande amore. Non è giusto.

Da quel giorno sono passati tre mesi. Al funerale di John c’ erano tutti. I suoi amici, i suoi parenti, i suoi genitori, il capo, i colleghi. E io? Me che ormai non vivevo più ero seduta accanto alla madre di John che nonostante il dolore tentava di consolare me. Avevo tutto con John e adesso non ho più nulla. Da quel giorno sono sempre più convinta che tutte le mie disavventure e le mie sofferenze siano colpa di quel maledettissimo angelo della morte che si diverte a uccidermi ogni volta che tento di stare bene. L’unica cosa che mi rimane di John sono i ricordi ancora vividi nella mia mente. I Ricordi della mattina prima della sua morte. Ho perso anche mio figlio.

Si dalla mattina d’ amore che io e John abbiamo passato insieme era nata una piccola creatura. Ma il pugno di quel maledetto ladro e lo svenimento causatomi dai ricordi e la caduta dalle scale mi hanno portato via anche l’ unico ricordo concreto che avrei potuto avere di John.

Maledizione!

Mi manchi amore mio e giuro che ti vendicherò. Non mi basta che quei maledetti ladri abbiano avuto l’ ergastolo. Troverò l’ altro responsabile che ti ha fatto questo. Troverò quel maledetto angelo della morte e gliela farò pagare cara. Molto cara. Fosse anche l’ ultima cosa che faccio.

In giro ho sentito parlare di uno Shamano. Uno Shamano molto potente e in gamba che è in grado di fare prodigi. E’ persino in grado di evocare qualsiasi creature. Umana, demoniaca o angelica. E’ un uomo molto potente e forse l’ unico in grado di darmi delle risposte e vendetta. Devo fare in modo di contattarlo.

Sarà difficile ma devo fare qualcosa e l’ unica che mi può aiutare è Danielle Maxwell.

Ho preso un aspettativa dal lavoro e il capo non ha fatto nessuna replica. Meglio così.

La villa della mia migliore amica è sempre impeccabile. Danielle è sempre impeccabile è mi è stata molto vicino dalla morte di John.

Bussai leggermente al grande portone di legno pregiato. La grande maniglia d’ottone fa un certo effetto. Danielle mi aprì il portone e corse ad abbracciarmi. Gli occhi mi si inumidirono.

“Luna, tesoro come stai? E’ successo qualcosa?”

“No, Danielle è…”

“Vieni entra amica mia, ne parliamo davanti una fumante tazza di tè” mi disse lei preoccupata ed esortandomi ad entrare in casa.

“Danielle, per favore” le dico. Vederla così preoccupata mi fa star più male di quanto già non sia. La mancanza di John è sempre più forte. Ogni posto, ogni luogo, ogni persona, mi ricorda qualcosa di lui che mi fa star male. Non riesco in nessun modo proprio a dimenticarlo o anche ad attenuare un po’ il dolore e la mancanza e la perdita di mio figlio. Quel bambino sarebbe potuto essere la mia salvezza e invece adesso anche senza il bambino mi sento male.

Di sogni io non ne ho più. I miei sogni sono andati tutti distrutti. Adesso io vivo solo per la vendetta.

La casa di Danielle è bellissima. Le pareti tinte di un candido bianco. L’ atrio d’ ingresso è sublime. Ai lati della porta due grandi vasi di girasoli adornano l’ ingresso. Il pavimento piastrellato di piastrelle di altra qualità e di un tenue colore sul beige. Le tende sono molto delicate e sofisticate; proprio il genere che può piacere a Danielle.

I mobili antichi danno alla casa uno stile ottocentesco ma che rendono il luogo calmo e tranquillo. Il posto ideale per chi come Danielle e me desiderano semplicemente la quiete e la tranquillità di una vita monotona e mondana. Ma la mia vita di monotono non ha proprio nulla anzi è precisamente l’ esatto opposto. Il mio cuore non esiste più perché adesso è un cumolo di rimorsi, rimpianti, sofferenze e dolore. Io non vivo più.

Luna Argento è morta lo stesso giorno in cui è morto il suo unico amore, la sua vita :John.

“Va bene Luna, ma ti prego dimmi che succede?” mi chiese Danielle comprendendo perfettamente il motivo del mio “ Per favore”.

Entrai e mi sedetti sui candidi divani bianchi. Formavano una sorta di semicerchio e al centro un tavolino in cristallo rendeva il tutto elegante. Il televisore grande e bianco rendeva completo l’ ambiente.

Danielle si diresse in cucina a preparare il the mentre io mi rilassavo sul divano e mi lasciavo andare ai ricordi della mia vita. Una domanda ricorre sovrana nella mia testa.

Perché a me?

Perché tutto questo doveva succedere a me? Perché quel maledetto angelo della morte c’è l’ ha con me è uccide tutte le persone che mi amano e che stanno vicino a me. Non conosco motivazione per cui c’è la debba avere come me; ma adesso io da lui pretendo vendetta e giuro che ci riuscirò.

Danielle è tornata è si sedette vicino a me non prima però di aver lasciato sul tavolino di cristallo e argento, il vassoio con le tazzine con il the dentro. Tazzine in finissima porcellana.

Si, Danielle si trattava proprio bene.

“Allora, Luna che è successo?” mi chiese ancora Danielle. Di tanto in tanto provo un po’ di invidia nei suoi confronti perché lei ha tutto e a me è stato tolto tutto, ma è pur sempre la mia migliore amica e le vogli un bene dell’ anima. Mi riscossi dai miei pensieri notando che lei mi stava guardando con uno sguardò così apprensivo e preoccupato che tentati di sorriderle ma mi uscì una smorfia.

“Come sta tuo marito?” le chiesi con una fitta al cuore.

Danielle era sposata con il suo vecchio compagno di giochi dall’ asilo: Julian Kene.

Da quando due anni prima Julian ha sposato Danielle è entrato a far parte delle mie amicizie e in breve era diventato il mio migliore amico e soprattutto il migliore amico di John. Al funerale di John siamo stati io e lui a tenere il discorso d’ addio e mi ha aiutato come meglio poteva. Però sapevo, sapevo che anche lui stava soffrendo le pene dell’ inferno ma una volta Danielle mi ha detto che quel giorno lui si era fatto forza per aiutare me. Julian è un vero amico : il migliore. Come ragazzo è davvero affascinate: capelli castani tagliati a spazzola e occhi castani profondi. Alto circa un metro e ottantacinque . E un gran bel pezzo di ragazzo.

Julian è un tipo chiuso e introverso l’ esatto contrario di Danielle che è sempre solare e allegra.

Ma si sa: gli opposti si attraggono. E questo detto fa proprio al caso di quei due.

Danielle è una ragazza piccola è minuta. E’ alta circa un metro e sessanta cinque centimetri. Ha corti capelli neri e occhi castano chiaro. E’ l’ allegria fatta a persona ma da quando è morto John, adesso viene difficile sorridere.

“Meglio.” Mi dice con un tono triste. Tono che mi fa capire che né lei né Julian stanno bene. Danielle non è mai stata brava a mentire.

“Non mentirmi Danielle!” dichiarai puntando i miei occhi grigi su quelli tristi e non più solari di lei.

“Come vuoi che stiamo? A noi è morto il nostro migliore amico, a te il tuo ragazzo!” dice con le lacrime agli occhi.

“Marito.” sussurro

“Come?” mi guarda incredula e allora io decido di spiegarle.

“Se John non fosse morto fra due mesi io e John ci dovevamo sposare e adesso preferisco considerare John come mio marito.”

“Luna…” inizia

“E ti pregherei di considerare John tale. Sarei stata anche mamma se quel maledetto ladro…” lasciai la frase in sospeso e abbassi il viso puntando il mio sguardo sulla punta delle scarpe. Che avevano di tanto affascinante, poi?

Danielle è muta e non parla. Mi guarda e aspetta. Io alzo lo sguardo lucido e continuo.

“Se quel maledetto ladro non mi avrebbe dato un pugno nello stomaco a quest’ ora almeno avrei un ricordo concreto di mio marito.”

“Luna, io non ne sapevo niente. Mi dispiace tesoro.”

“Anche a me Danielle. Anche a me.”

Il silenzio che era sceso il secondo successivo, era rotto soltanto dal l’ orologio a pendolo. Il mio viso era inondato da lacrime e i ricordi si impossessarono nuovamente di me. Ricordai Io e John al mare, io e John in montagna io e John per le strade, io e John ovunque e io e John l’ultima mattina che siamo stati insieme. La mattina in cui persi la mia verginità e il pomeriggio persi il mio uomo. Il giorno più bello e al contempo più brutto della mia vita.

Mi riscossi dai miei ricordi e vidi Danielle che mentre mi abbracciava piangeva. Questa ragazza è proprio un angelo ma non come quel maledetto angelo della morte lei è decine di volte meglio, ma non sopporto vederla piangere. Vederla in questo stato mi si lacera l’anima. Meglio cambiare argomento credo.

“Ma dimmi Danielle, dov’è Julian in questo momento? A lavoro immagino?” dico con finta allegria in cui lei sembra non credere. La vedo scuotere la testa in segno di negazione.

“Julian non è a lavoro? E dov’è?” le domando ma lei sembra non volermi rispondere.

La guardo con ostinazione sperando che distolga lo sguardo e risponda alla mia domanda ma ciò non accade. Lei non distoglie lo sguardo dal mio e non fiata.

Sospiro.

“Dany, ti prego dimmi dov’è Julian?”

Lei sospira rassegnata. Sa che quando voglio so essere un tormento. Testona e ostinata fino al midollo.

“Al cimitero: da John.” Mi dice triste e io sento il mio cuore andare in frantumi. Da quando lo hanno seppellito non sono andata a trovarlo nemmeno una volta. Troppo dolore.

Dio ma quando comincerò a crescere! Come ho potuto fare una cosa del genere. Come mi sono permessa di non andare a trovare il mio amore. Mi alzai di scatto.

“Danielle, grazie di tutto ma io devo andare a trovare John.” Le dissi dirigendomi alla porta ma avevo sottovalutato il potere di una migliore amica e di una casa elettronica come la sua.

Danielle con un semplice pulsante in un telecomando bloccò tutte le uscite comprese porte, finestre e cancelli. Poi parlò.

“Ognuno ha i suoi tempi Luna, Julian si è sentito pronto ad andare oggi al cimitero. Julian però non era la sua ragazza, Julian però non doveva diventare sua moglie, Julian però non aspettava un bambino dal suo amore e per colpa di un ladro lo ha perso. Julian non ha perso l’ unico amore della sua vita. Julian non è morto con John, tu si Luna. Quindi amica mia datti tempo andrai da lui quando ti sentirai pronta.”

Piangevo come una fontana. Danielle mi conosce meglio di chiunque altro e tutto ciò che ha detto è vero. Io non mi sento ancora pronta ad affrontare l’ idea che John mi abbia lasciata per sempre. Non riesco ancora a credere che sia morto. Ogni giorno mi aspetto di vederlo tornare a casa e salutarmi con un bacio e una rosa. Ogni giorno sogno di fare l’ amore con lui. Ogni attimo lo penso e non vedo l’ ora di vederlo ma come al solito ogni volta è un dolore.

John è morto e non tornerà più.

Mi girai di scatto e corsi ad abbracciare Danielle in lacrime. Cademmo a terra in ginocchio e piansi tutte quelle lacrime di dolore e tormento che ancora stagnavano dentro di me.

“Mi manca Danielle, mi manca infinitamente. Fallo tornare. Che qualcuno faccia tornare John. Vi prego. Vi scongiuro. Vi supplico.” Dissi piangendo sul suo petto mentre lei in lacrime tentava di consolarmi accarezzandomi i capelli.

“Shh, va tutto bene Luna, piangi pure. Piangi tesoro.”

“Non doveva morire. Non doveva morire Danielle. Doveva vivere con me. Avevamo mille progetti. Lui era così forte così pieno di vita. Allora perché? Perchè è morto!” urlai piena di dolore.

“Si, è vero non doveva succedere, ma tu non puoi continuare a farti così del male. John non lo avrebbe assolutamente voluto. Anzi avrebbe voluto che vivessi.”

“Me lo ha detto anche lui prima di morire.”

“Lo vedi!”

“Danielle mi manca.” Dissi ricominciando a piangere e affondando il mio viso nel suo collo.

“Lo so” mi sussurro.

Sentimmo le porte di casa di Danielle e ne entrò un Julian con gli occhi lucidi e colmi di dolore. Appena il marito di Danielle si accorse in che stato eravamo sia io che sua moglie si precipitò da noi e Julian domandò alla moglie.

“Che è successo?”

Danielle gli rispose a monosillabo stringendo me più forte.

“John.”

Vidi Julian irrigidirsi. L’ uomo si inginocchiò davanti a noi e fece un cenno alla moglie. Danielle mi lasciò andare e Julian mi prese in braccio e mi strinse a lui forte. Poi mi salì al piano di sopra e si stese con me sul grande lettone matrimoniale. Danielle ci seguì muta. Julian si stese alla mia destra abbracciandomi e Danielle alla mia sinistra abbracciandomi da dietro. Io non smettevo di piangere e a breve cominciò a piangere anche Julian. Non lo avevo mai visto piangere. Poi esausti ci addormentammo tutti e tre. Per quella mattina avevo dimenticato il vero motivo che mi aveva spinta ad andare a casa di Danielle. Avrei chiesto notizie sullo Shamano a Danielle nel pomeriggio.

Danielle conosceva bene il più grande Shamano di tutti i tempi.

HAO GRANDE FALCO.

 

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Capitolo 3
*** ORA ME LA PAGHI ***


ECCOMI DI NUOVO QUI...

cAP 3

ORA ME LA PAGHI...

Mi risvegliai qualche ora più tardi sola nel grande letto della mia amica. Mi alzai dal letto e scesi al piano di sotto. Dovevo darmi una mossa.

Scesa di sotto trovai Julian e Danielle che erano seduti sul grande divano bianco. Julian leggeva un quotidiano intento a divorare le notizie del giorno, mentre Danielle era seduta accanto al marito e stava leggendo un libro sugli angeli.

A proposito di angeli, c’è un angioletto che me la deve pagare molto cara.

Il primo ad accorgersi della mia presenta fu Julian che piegò il grande quotidiano e mi salutò con un tenue sorriso.

“Buona sera Luna. Ben svegliata!” mi disse cauto.

“Luna!” gridò Danielle l’ esatto opposto di Julian. Prevedibile.

Sorrisi. Subito dopo però tornai seria

“Danielle, ti devo parlare.”

Il sorriso di Danielle si spense e mi guardò preoccupata.

“Dimmi.”

Io la osservai poi annui e scesi gli ultimi gradini. Ero rimasta sulle scale. Scesi e mi avvicinai a lei.

“Dany è qualcosa di personale non è che…”

Danielle sorrise e disse

“Julian, vedi di levare le tende.” Esclamò. Caspita avevo detto che era qualcosa di personale ma Danielle la delicatezza verso il marito non sa nemmeno dove sta di casa.

“Danielle, ma che…”

“Julian vattene!” esclamò di nuovo. Danielle si stava arrabbiando e alterando parecchio.

Il marito di Danielle sospirando annuì e si alzò e si diresse in cucina con il suo giornale sotto braccio.

“Eccoci.” Mi disse sorridendo.

“Potevi essere più delicata con tuo marito.” Le dico facendogli notare il suo tono.

“Non ti preoccupare. Dimmi allora?”

Sospirai. Danielle era un caso perso. Non sa la fortuna che ha ad avere un marito come Julian. Ma basta con i convenevoli sono qui per un motivo e raggiungerò il mio obbiettivo.

“Danielle ricordi che tempo orsono mi raccontasti di un tuo amico Shamano che ti aveva aiutato molto in un momento di crisi?” le domandai.

Lei mi guardò confusa e annuì.

“Se mi ricordo di Hao? Se mi ricordi di Hao Grande Falco? Certo che mi ricordo di lui. Siamo ancora in contatto. Perché?”

“Be, vedi, sono convinta che la morte di John sia opera dell’ angelo della morte e io voglio che lui lo evochi per me per capire perché ha fatto morire il mio grande amore.” Dico risoluta fissandola negli occhi.

Lei è sorpresa e incredula.

“Cosa? Ma Luna è assurdo!”

“Danielle, non chiedermi nulla. Aiutami e basta se puoi.”

Il silenzio successivo fu estenuante. Poi vidi Danielle alzarsi dirigersi verso il comodino accanto al televisore, aprire il cassetto, prendere un agenda, cercare qualcosa, scrivere qualcosa in un foglio, rimettere tutto a posto e dirigersi verso di me con un foglio in mano e uno sguardo dubbioso.

“Io ti aiuto Luna, ma poi accettane le conseguenze. Hao è anche maestro di magia Bianca, Nera e Rossa. Se userai questo numero fallo coscienziosa. Hao è un brav’uomo ed è mio amico.”

Io sorrisi e annui. Presi il foglio e lo misi in tasca poi abbracciai forte Danielle. Mi diressi verso la porta e incontrai Julian. Abbracciai anche lui e lo salutai poi usci dalla residenza Kene.

Mentre mi avviavo per le vie della città, presi il cellulare e composi il numero dello Shamano. Rispose al quarto squillo.

“Pronto? Parla Hao “ sentii dire dal telefono.

“Salve, mi chiamo Luna Argento e…”

“Luna Argento? L’ amica di Danielle?” mi domandò lo Shamano. Danielle gli aveva parlato di me?

“Bè, si, sono io.”

“Sapevo avrebbe chiamato!” disse con la sua voce profonda.

Basta adesso dovevo prendere tanto di quel coraggio e chiedergli un appuntamento. Lo dovevo fare per me, per Danielle, per Julian e soprattutto per John.

“Volevo chiederle un’ appuntamento.” Dissi.

Il lungo silenzio all’ altro capo del telefono mi fecero pensare che avesse messo giù la chiamata. Invece poi rispose cauto.

“Ho un buco di tempo proprio adesso. Se è qualcosa d’ urgente può venire ora.” Mi disse lo Shamano.

“Certo è urgente!” dissi sentendo nelle mani la voglia di prendere a pugni quel maledetto angelo.

“Bene. Sa dove mi trovo?”

“Si, Danielle mi ha scritto tutto nel biglietto. “

Il silenzio all’ altro capo duro circa due minuti poi lo Shamano disse.

“Bene. A tra poco.”

Mise giù e io staccai il telefono dall’ orecchio e lo osservai. Che tipo quello Shamano.

Ero nelle vicinanze del luogo prestabilito e affrettai il passo. Prima facevo prima mi sarei sfogata su quel maledetto angelo. Arrivai dallo Shamano dieci minuti più tardi. Il posto sembrava un negozio qualunque con oggetti indiani e oggetti molto antichi. Feci attenzione a dove mettevo i piedi e mi guardai intorno. Da dietro una tende un uomo sulla trentina si affacciò e mi osservò a lungo.

“Luna Argento, suppongo?”

“Si, Hao Grande Falco suppongo’”

Lo vidi sorridere. Non c’è che dire per essere uno Shamano è giovane e anche carino. Capelli lunghi lisci e castani e occhi del medesimo colore. Tra i capelli una piuma d’ aquila o falco suppongo. Vestiva con grandi pantaloni laghi e neri. Il petto muscoloso era nudo, in vita portava una cintura stile indiano, e sulle spalle un mantello bianco. Molto affascinante e inquietante allo stesso tempo.

“venga signorina da questa parte.”

La sua voce era profonda e intrisa di mistero. Lo seguii e superai la tenda. Ciò che vidi mi sorprese. Tutto era già pronto per l’incantesimo. Io non ne avevo parlato. Quello Shamano aveva davvero grandi poteri ma a quanto pare anche grandi responsabilità. Come cita il film di Spiderman.

“Si, signorina e non c’è detto più vero. Da grandi poteri derivano gradi responsabilità.” Disse Hao con tranquillità.

Ma come diavolo ha fatto! Io non ho parlato. Non ho detto proprio niente. Come fa ha sapere cosa ho pensato?

“Io so tutto signorina. Io leggo nelle persone. Nella mente e nelle emozioni. So che nella vita ha sofferto molto. So che ha perso i suoi genitori, i suoi nonni, e da recente anche il suo ragazzo o meglio come lo definisce lei “Marito” e anche suo figlio” mi disse tranquillo e con un debole sorriso.

“Oh.” Sorprendente davvero sorprendente. Però ha riaperto ferite …

“So anche che è qui perché crede che tutto questo sia opera di André” disse lo Shamano.

Chi? Chi è Andrè? Ah ah. A quanto pare non sa tutto. Beccati questo signor so tutto io e…

“Ah ah ah, signorina io leggo nella mente e Andrè è l’angelo della morte!” mi disse sorridendo.

Cosa! Così l’ angioletto ha pure un nome. Giuro se lo vedo gli spacco le ossa e questo qui legge pure nella mente…oh caspita mi ha letto nella mente!

“E’ davvero divertente signorina. Venga, cominciamo.” Tagliò lo Shamano.

Accidenti ma quando imparerò a tenere a freno i miei pensieri. Luna Sei un idiota.

“Temo, mai signorina. Credo che la sua mente penserà sempre e in continuazione e non si offenda, capita a tutti fare pensieri sbagliati.”

Cosa!

“E piantala di leggermi nella mente. “

Danielle ma dove diavolo mi hai mandata.

“hiih, dal suo migliore amico, cara e Dolce Luna.” Disse lo Shamano tentando di non ridere.

“Oh, e va bene vogliamo cominciare.”

Lo Shamano annuì e si sedette davanti l’ arsenale preparato prima che arrivassi. Ciotole e ciotoline sparse dappertutto. Liquidi di strani colori all’ loro interno.

Il rito cominciò e io mi sentii attratta da tutto ciò che stava facendo. Mi sedetti davanti a lui e aspettai. Lo Shamano iniziò a dire parole incomprensibili alle mio orecchie fin quando…

“Colui che evochiamo ora apparrà, in modo che questa donna la sua vendetta avrà. Ma se di vendetta parliamo non c’è nulla di più forte dell’ odio che per timor in amor trasformarsi potrà.”

Chi comprende questo Shamano è bravo. Una luce bianca invase la stanza e una figura sembrò prendere corpo al suo interno. Grandi ali nere e scintillanti apparvero al di fuori del grande fumo bianco. Il fumo si diradò rivelando un uomo in vesti nere. Costui teneva gli occhi chiusi. Aveva lunghi capelli nero/blu che gli arrivavano fino alla vita legati un una coda bassa. Sulla schiena le grandi ali luccicavano di vita propria. In mano teneva una grande spada luccicante. L’ uomo si voltò verso di me sempre con gli occhi chiusi. La sua giacca di pelle nera copriva una camicia rigorosamente nera e aperta sul davanti. I pantaloni sempre di pelle. Neri e stretti mettevano in risalto i muscoli delle gambe. E i suoi pettorali ben visibili erano scolpiti e sodi. I lineamenti del suo viso erano fini ed eleganti ma con tratti virili e ben decisi. L’ angelo aprì gli occhi rivelando occhi del color del sole. Oro puro. Ambra pura. Magnifici. Le labbra erano sottili e affascinati, carnose al punto giusto.

“Hao!” gridò l’angelo!

La sua voce è intrisa di mistero. E’ passionale e decisa. Carica di testosterone. Che uomo magnifico. Cosa! Ma dico mi sono rincretinita, sono qui per John

“Scusa Andrè ma io devo lavorare!” disse lo Shamano. Adesso tocca a me però.

“Basta io me ne vado!” gridò l’ angelo tentando di svanire nel nulla ma non sparì.

“Cosa? Ma che succede?”

“Non puoi svanire Andrè! Specifica richiesta della mia cliente”

“Senti tu gran pezzo di cretino!” esclamai risentita. Era vero che non volevo che sparisse ma non lo avevo detto lo avevo solo pensato e come al solito ho dimenticato che lo Shamano mi legge nella mente. Bene, poco importa meglio così.

L’ angelo si volta verso di me e mi osserva con sguardo dubbioso poi si volta verso Hao.

“Ma si può sapere che ti è saltato in mente Hao? Anche io ho del lavoro da fare?”

“Ec…” tentò lo Shamano, ma io lo interruppi.

“Del lavoro da fare eh? Come uccidere le persone, idiota rincretinito!” dico furiosa. Esigo risposte. Venni ignorata alla grande. Furiosa mi alzai e cosi verso l’angelo e gli saltai al collo cominciando a prenderlo a pugni sulla testa. Me la deve pagare me la deve pagare molto cara.

“Ehi, ma cosa? Mocciosa metti giù le mani!” mi disse l’angelo bloccandomi e portandomi davanti a lui. Io piangevo a dirotto. John mi manchi da morire.

“Bastardo. Stupido. Idiota. Stronzo. Imbecille. Angelo senza cuore. Bastardo!” gridavo piangendo e muovendomi tra le sue braccia come un anguilla.

“Maledetto cafone!”

“Hao mi vuoi spiegare?” chiese Andrè.

Ma Hao non rispose. A quanto pare anche lo Shamano aveva un collegamento con il mio dolore. Vedevo Hao che si teneva una mano al petto.

“Perché non lo chiedi a me, Bastardo!” dissi furiosa.

“Senti mocciosa!”

“Hai ucciso John, hai ucciso i miei genitori, hai ucciso i miei nonni. Hai ucciso anche mio figlio!” Gridai più forte respirando malissimo e piangendo come mai avevo fatto in vita mia.

“Hai ucciso mio marito John”

L’ angelo mi lasciò le mani e io caddi a terra in ginocchio. Piangendo come non mai…

“Voglio morire…almeno aiutami a morire stupido angelo…” dissi in lacrime…

André indietreggiò e lo Shamano corse da me ad abbracciarmi…

“Io faccio il mio lavora ragazzina. Non sono un assassino. Ti farai di nuovo una vita anche senza di loro. Quindi ragazzina insolente datti una calmata o non rispondo di me stesso intesi! Sono un angelo ma devo compire dei doveri. “ quella fu la pugnalata al cuore finale. Mi aveva distrutto. Lo sentì anche lo Shamano e furioso pronunciò un incantesimo.

“Per ciò che hai detto angelo insolente ti rispedisco ai tempi del liceo. Porterai con te la Dolce Luna e a rispettarla imparerai. L’ Angelo della morte, l’ umiltà e l’ amore dovrà imparare e al cuor che soffre al suo fianco consolazione dovrà dara. Se allo scoccar della mezza notte della vigilia di Natale l’ amore non inonderà il cuor di costui a vagar nelle tenebre costretto sarà. E se alla mezzanotte del giorno predetto Luna felice non sarà lui per sempre svanirà. Al liceo ai tempi di lei vi rimando e da allor l’ angelo, l’umana dovrà guarire.”

Disse Lo Shamano pronunciando la formula che se ho ben capito ci rimanderà ai miei orribili anni di liceo. Quando i nonni erano ancora vivi. Oddio no!

“Hao non farlo!” urlò l’ angelo ma troppo tardi entrambi svanimmo e ci ritrovammo al tempo del mio liceo.

 

 

ANDRè

HAO,GRANDE,FALCO

DANIELLE

JULIAN

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Capitolo 4
*** Mi fa male il cuore! ***


Mi risvegliai al parco dove mi rifugiavo sempre.

“Aio che male” dissi dolorante. Mi rialzai e vidi accanto a me un ragazzo di circa diciotto anni svenuto. Mi avviai al laghetto e ciò che vidi mi spaventò a morte. Ero una donna di venticinque anni in un corpo di una ragazzina di quindici. Diavolo, che caspita è successo.

“AHhh!” urlai e a quanto pare con il mio urlo l’ angelo si sveglio.

“Ma che diavolo? Ahhh!” urlò l’ angelo.

Non voglio avere nulla a che fare con questo angelo. Devo ricominciare a vivere dall’ età di quindici anni. Forse è meglio così posso avere la possibilità di salvare i nonni e John e essere finalmente felice. Lasciando l’ angelo dietro di me mi avvio verso casa.

“Ehi tu!” mi grida l’ angelo

“Non mi chiamo, Ehi tu” dico dandogli le spalle.

“Strega ,dico a te!” esclama ancora

“Non sono una strega, il tuo amico Shamano a quanto pare si però, ma devo ringraziarlo. Avrò la possibilità di salvare i miei nonni e mio marito.”

“Quel ragazzo non era tuo marito!” esclama l’angelo.

Sta volta infuriata mi volto verso di lui. Eravamo due adolescenti con le mentalità di due adulti.

“lo sarebbe diventato tra due mesi e tu mi hai uccisa, uccidendo lui!”

“Non ho ucciso io quel ragazzo!” esclama l’angelo.

“Per me lo hai ucciso tu e sempre sarà così. Adesso Addio, André!” dico l’ ultima parola con disprezzo disgusto e odio puro. Quella parola fece accasciare a terra André.

“E adesso che hai?”

“Sono un angelo. Anche se della morte l’ odio mi fa male!” dice sofferente.

Mi fermo un attimo e lo guardo. Poco dopo alzo e abbasso le spalle poi dico..

“Chi se ne frega. Facci il callo angioletto perché da oggi in poi io ti odierò sempre!” detto questo corro a casa nella speranza di vedere i miei nonni sani e salvi.

Dopo aver lasciato l’ angelo arrivai a casa dei miei nonni e suonai insistentemente alla porta. Sentii dei passi e gli occhi mi si inumidirono. Pimpante e allegro ad aprirmi la porta fu : il  nonno!

“Luna, tesoro, che succede?”

“Nonno!” urlai saltandogli al collo e facendolo barcollare.

“Luna tesoro…” una voce femminile.

“Nonna!” urlai staccandomi da mio nonno e abbracciandola forte.

“Nonnini…” piansi. Piansi lacrime amare e di felicità. Ma sapevo che non potevo rivelare loro di essere una venticinquenne nel corpo di una quindicenne.

“Non è successo nulla. Solo ti prego nonni fatevi dei controlli medici domani!”

“Luna, ma che dici!” disse mio nonno.

“nonno ti prego farlo per me” dissi scoppiando a piangere come una poppante.

Il dolore dei ricordi era ancora forte. E John…John come stava? Oddio…

“Va bene Luna… domani andremo dal medico” disse mia nonna più confusa che mai ma comprensiva.

Quella sera mi comportai proprio da bambina. Volli assolutamente dormire con i miei nonni.

La mattina successiva la visita medica diagnosticò la malattia ai miei nonni e io mi sentii morire.

“La malattia è ancora ignota, ma possiamo provare un farmaco nuovo. E’ ancora in fase sperimentale, ma possiamo provare.” Esordi il dottor Carter.

Vidi i miei nonni che si fissavano increduli e poi puntarono lo sguardo su di me che ero bianca come un cencio. Trovai la forza di annuire e loro accettarono la cura sperimentale. Sarei arrivata a scuola con un ora e mezza di ritardo, ma avevo la giustificazione da parte dei miei nonni.

Entrai in classe nell’ ora di matematica e mi sedetti vicino la mia amica di sempre: Danielle.

“Ciao Lu, come mai in ritardo?” mi chiese Danielle.

Non resistetti e l’ abbracciai forte. Era grazie a lei che avevamo potuto prendere in tempo la malattia dei miei nonni.

“Lu…”

“Signorina Argento, ci può rendere partecipe della sua euforia?” mi domandò il professore di Matematica: Il professor Calcoletti.

 Professore di matematica, per cognome matematico.

“Nulla professore…mi scusi.”

Mi sembrava strano essere di nuovo tra i banchi di scuola.

“Uhm, bene ragazzi, riprendiamo.”

Il professore ricominciò a spiegare la lezione e io presi posto vicino a Danielle. La mia euforia era stata tanto che non mi ero accorta degli altri compagni di classe e in particolar modo di John e Julian seduti a ultimo banco. La lezione di matematica era finalmente conclusa e la pausa era finalmente arrivata e io mi rilassai sulla sedia.

“Luna, mi spieghi che è successo poco fa?”

Quella voce? La sua voce. Mi voltai e vidi un ragazzo. Capelli biondi a spazzola, occhi verdi. Sorriso a trecentosessanta gradi. Il sorrido di…

“John!” esclamai felice. Gli occhi lucidi. La classe era vuota e io mi alzai di scattò e lo abbracciai forte.

“Luna!” esclamò sorpreso lui.

“John, John, sei vivo….” Dissi con le lacrime agli occhi.

“Ma certo che sono vivo …che domande!”

Ops. Avevo dimenticato che lui ancora non sa nulla. Forse è meglio così. John è vivo! E’ vivo. Non resistetti e lo abbracciai di nuovo piangendo. Sta volta lui non mi scansò e mi strinse a lui coccolandomi e accarezzandomi i capelli.

“Sarà stato solo un brutto sogno. Su Luna sono qui…”

Il mio caro buon vecchio migliore amico dai tempi del liceo. Quando la prima volta che si era presentato in banca mi sembrava di conoscerlo poi avevo ricordato. Lui, John era stato il mio compagno di classe al liceo ed era il mio migliore amico. Poi lui si era dovuto trasferire in un'altra città e avevamo perso i contatti rivedendoci dopo anni e trovandoci a lavorare insieme. Lo proteggerò. Questa volta rivivrò la mia vita e la renderò migliore proteggendo le  persone che amo.

Dio quanto amo John, ma non posso dirglielo. Mi manca accidenti.

“Luna…”

“Julian... Ciao!” dissi staccandomi da John ma  sempre tenendogli la mano, abbracciai anche Julian.

“Eh piantala di fare il signor so tutto io Julian!” esclamò furiosa Danielle.

Julian si staccò da me e si voltò verso Danielle, con uno sguardo che la diceva lunga.

“Gelosa, bamboccia!”

“Sbruffone!” gridò Danielle.

Io scoppiai a ridere e tornai ad abbracciare John. Quei due sono come sempre cani e gatti ma non sanno che finiranno con l’ essere marito e moglie e forse e meglio non dirglielo o qui succede il pandemonio. Quei due per ora si odiano a morte.

“Ehi, voi due! La volete piantare e andiamo a fare merenda? Io ho fame!” esclamò John stringendomi maggiormente a lui. Quanto mi è mancato. Dio è fantastico averlo di nuovo qui,  Avere la possibilità di proteggerlo e proteggere chi mi vuole e bene e chi mi ama. Farò di tutto per preservare questa felicità” E se quell’ angelo del malaugurio ci mette di nuovo lo zampino, questa volta non la passerà proprio liscia. Non lo voglio più vedere, se lo vedo lo uccido.

“E va bene andiamo a mangiare!” disse Julian allontanandosi da Danielle che lo guardò incredula e furiosa. Danielle era rossa in viso.

Oh, Danielle per ora lo odi ma presto lo amerai come io amo John.

Uscimmo dalla classe e ci dirigemmo al bar dove io ordinai un caffè macchiato e un Brioche. Vidi i miei amici guardami increduli. Dov’è  finito il mio latte bianco e la costata dite? Cambio di gusti crescendo, ma questo loro non possono saperlo.

“Che c’è? Voglio provare qualcosa di nuovo.”

Vidi John alzare le spalle e Julian ridere mentre Danielle ordinava le stesse cose che avevo ordinato io. Attenta Danielle non ti piacerà.

E infatti assaggiò il primo sorso di caffè che subito dopo finì addosso a Julian sputato dalle labbra lucide di Danielle. Il povero Julian era ricoperto di caffè macchiato da capo a piedi e indovinate un po’ era furioso. E se la prese con me.

“Ma si può sapere che ti è saltato in mente Luna! Sai che questa poppante qui fa tutto quello che fai tu. Adesso per colpa tua sono lercio di caffè macchiato e saliva di questa cretina qui!” gridò

“Julian piantala non è…”

“Zitto John, me la vedo io.” dissi con un sorriso.

“Senti un po’ ragazzino viziato, se io decido di cambiare gusti non è detto che Danielle debba seguirmi e se mi segue è affare suo. Adesso bello mio spiegami bene sono stata io a sputarti addosso? Sono stata io a macchiarti di caffè?” gridai

“No!” esclamò Julian

“E allora prenditela con chi è stato…” continuai gridando, poi mi avvinai al suo orecchio e gli sussurrai.

“Solo perché la ami, io non posso farti da cavia. Piuttosto di a Danielle che l’ami!” mi allontanai da Lui e mi riavvicinai a John che sorrideva soddisfatto e beveva il suo caffè macchiato e mangiava al sua brioche.

Julian era diventato rosso come un peperone e corse in bagno a darsi una pulita e una rinfrescata. Quando all’ epoca avevo quindi anni non mi ero resa conto che Julian amava Danielle dal liceo ma adesso avendo venticinque anni in un corpo da quindicenne, certe cose le noto e le capisco. C’è il famoso proverbio che dice : Odio e Amore vanno di pari passo.

La pausa è finita e dobbiamo andare in classe per la lezione di giapponese. E si studiavo anche il giapponese e devo dire che sono piuttosto brava. Specialmente adesso.

In classe prendemmo posto e decisi che era meglio che mi mettessi vicino a John, Julian e Danielle a ultimo banco. Non perché non mi piacesse la materia anzi, ma solo perché volevo restare vicino a John. Comprensibile no?

“Ohayo Ragazzi!” disse la professoresse Nakamura. Una donna giapponese d’ origine proveniente da una delle città più belle del mondo: Tokyo.

Durante l’ ora di giapponese c’era sempre il più assoluto silenzio e la più assoluta attenzione. Non perché la professoressa metteva paura anzi, ma solo perché nella mia classe il giapponese era la lingua che più aggradava.

“Ragazzi, prima di cominciare la lezione abbiamo un nuovo alunno che studierà con noi. Viene dalla Francia.”

Un nuovo compagno di classe? Strano io non lo sapevo. Guardai la classe e in seguito il nostro banco. Eravamo posizionati. Vicino il muro Julian, al fianco di Julian, Danielle, vicino a Danielle, John, vicino John io e vicino a me, nessuno. C’ era un posto libero.

“Bene ragazzi adesso ve lo presento.” Dichiarò la professoressa e non lo avesse mai fatto.

“Andrè Blake, vieni avanti!” disse la professoressa.

Andrè? Andrè! Lo ammazzo! Però era diverso. Le magnifiche ali nere erano scomparse. I suoi capelli nero/blu risplendevano di luce propria. Ma non sembravano più fili di perle nere. I suoi lunghi capelli neri sta volta erano lasciati sciolti… Dio fa che non sia lui. Come non detto! Andrè entrò in classe e puntò i suoi occhi oro su di me. Io non resistetti. Mi alzai e lo presi a parole.

“Bastardo! Che diavolo ci fai qui! Mi vuoi lasciare il pace! Non ti voglio più vedere idiota!” gridai.

“Signorina Argento!” mi richiamò incredula la professoressa. Io arrossi e mi lasciai cadere sulla sedia. Andrè era incredulo.

“Bene, Andrè si vada appunto a sedere vicino la signorina Argento!” io impallidii e Andrè si avvicinò a me. Mi girai verso John e con le lacrime agli occhi lo abbracciai. Mentre Andrè arrivava al posto io piansi sul petto di del mio amore.

“John, ti prego portami a casa. Sto male.” Dissi e John e Andrè mi fissarono come anche Julian e Danielle.

“Piccola che succede?” mi chiese John e io mi alzai dal petto di John e fissai Andrè con puro odio. Vidi che si metteva la mano destra sul petto. Ben gli sta.

“Andiamo via per favore!”

“Ok. Professoressa, Luna non sta bene posso accompagnarla a casa?”
“Luna, piccola che succede?” mi chiese e io risposi.

“Odio questo qui!” esclamai indicando Andrè. L’ angelo accusò il colpo e si dovette sedere. Che crepi pure.

“Luna?”

“professoressa Cribbio, mi fa male il cuore!” esclamai spazientita. La classe mi guardo sorpresa. Andrè aveva sgranato gli occhi e John e i miei amici si preoccuparono.

 

 

grazie a tutti quelli che hanno commmentato!

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Capitolo 5
*** E adesso... ***


“Bene. Signor Smith accompagni la signorina Argento a casa.” Disse la professoressa.

“Si.”

Io e John uscimmo e mentre uscivo sentii Andrè sussurrare.

“Mi dispiace Luna.”

Lo ignorai e seguii John. Mi teneva per mano. Fuori dalla classe io non resistetti. Avevo bisogno di lui. E lo fermai.

“John’” lo chiamai debolmente.

“Si Luna?” rispose lui fermandosi e voltandosi verso di me. Io ero rossa in viso ma avevo bisogno di lui. Lui era la mia salvezza specialmente dopo aver visto quell’ angelo maledetto.

“John, Io ti amo!” dissi tenendo la testa china e lo sguardo puntato sui miei piedi.

Il silenzio che segui fu estenuante e mi costrinse a sollevare lo sguardo e a puntarlo nei suoi magnifici occhi verdi. Gli stessi occhi che ricordavo. Aveva gli occhi lucidi.

“Luna, io …io…Ti amo …Ti amo anche io. Credevo che non te ne fossi mai resa conto”

A quel tempo non me ne sarei accorta, ma adesso si. Felice corsi da lui e lo abbracciai e lentamente ci avvicinammo e io chiusi gli occhi e ci baciammo. Un bacio che non dimenticherò mai. Lo strinsi a me e lui fece lo stesso con me. Lo accarezzai dappertutto. Le spalle, i pettorali, i bicipiti, tricipidi. Tutto. Era così rilassante. Così fantastico…

“Scusate, non volevo disturbare.”

Mi staccai da John e ciò che vidi mi fece imbestialire. Andrè davanti a noi! Bastardo!

“Che vuoi!” esclamai stringendo a me John e mettendolo dietro di me a mo’ di protezione.

“E’ lui?” mi disse

“Si!” risposi

“be non è niente di che!” esclamò e io m’infuriai.

“Come ti permetti! Lui è un vero è proprio angelo. Tu sei un mostro.” Dichiarai con odio.

Andrè accusò il colpo ma reagì.

“Sarà, ma tu sei una poppante. Bye Bye.” Disse voltandosi di spalle e andandosene.

Io ero furiosa. Mi voltai verso John che era incredulo e gli dissi.

“Amore, vado, l’ ammazzo, e torno. Tu non te ne andare.” Lo vidi guardarmi dubbioso e in lontananza vidi Andrè che mi fissava.

“Appena torno ti dico tutto.” Lo vidi annuì e io corsi da Andrè. Arrivata la lui gli diedi un gancio destro in pieno viso. Pugno che lui non si aspettava, quindi Barcollò.

“Luna!” esclamò

“Come ti permetti di offendere John. Come ti permetti di offendere il mio ragazzo dopo tutto quello che gli hai fatto. Lo hai ucciso bastardo e non ti permetterò di farlo di nuovo. Gli racconterò tutto a tutti i miei amici racconterò tutto e tu non ci potrai fare niente. Ti odio bastardo ti odio con tutte le mie forze! Parlerò di te, mascalzone, parlerò di te a tutti i miei amici. Vedi di starmi alla larga. Assassino.”

Lui era accasciato a terra e respirava male. Non mi importava.

“Luna non farlo. Non parlare di me!”

“Perché non dovrei?”

“Morirei!” esclamò Andrè.

“Oh, che liberazione! Potevo pensarci prima!” dissi voltandomi di spalle e dirigendomi verso John.

“Luna!” gridò Lui e non so perché io mi fermai e mi voltai verso di lui. Lo vidi steso a terra gocciolante di sudore, respirava appena. Mi diressi verso di lui e lo sollevai da terra, appoggiandolo al muro.

“Sia ben chiaro Andrè, mettimi i bastoni tra le ruote. Uccidi i miei amici e il mio John e io ucciderò te. Rivelando al mondo chi sei! Intesi?” dichiarai e non sapevo perché gli stavo offrendo quella possibilità.

Lo vidi annuire.

“PROMETTI!” gridai.

“L-lo prometto, ma ricorda prima o poi tutti dovete morire.”

“Si, ma a cento anni non a venticinque!”

Lo lascia e mi diressi verso John che mi aspettava. Non sapevo ancora perché ma l’ idea che Andrè potesse morire non la digerivo proprio. Anche se lo odiavo non lo volevo far morire. Ma di che tocca i miei amici e giuro che lo uccido.

“Luna?” mi chiamò John e io gli corsi incontro, rischiando quasi di scivolare a causa del pavimento scivoloso dei corridoi della scuola. I tacchi non erano fatti per correre.

“Portami a casa amore mio e sta con me!” dichiarai e lo vidi sorridere. Abbracciati uscimmo da scuola. Prima di giungere alla fermata dell’ autobus mi voltai verso la scuola e affacciato in una di quelle finestre vi era Andrè. Lo guardai con sguardo eloquente che significava    e lui comprese perché annuì.

Avevo la vita di Andrè nelle mie mani. E allora perché mi sembrava qualcosa che avrei dovuto proteggere piuttosto che distruggere?

Il viaggio in autobus fu breve ma intenso. Io e John continuava a baciarci e a coccolarci. Avevo veramente bisogno di John e Andrè non era importante e passò in secondo piano.

Arrivammo a casa mia e i miei nonni non c’ erano. Sicuramente erano in ospedale per la cura sperimentale che stavano provando. Entrammo e ci dirigemmo direttamente in camera mia. Mi staccai da John e mi stesi sul letto allungando le braccia verso di lui che era rimasto immobile al centro della stanza. Lentamente lui si avvicinò a me e salì sul letto. Era sembrava strano, stavamo insieme da pochi minuti eppure io volevo fare l’ amore con lui. Sapevo che sarebbe stato diverso dalla prima volta che lo abbiamo fatto a venticinque anni. Li lui era un uomo qui è un ragazzo. Inoltre io adesso sono di nuovo vergine.

Lui si stese su di me e io lo baciai. Che sensazioni. Era delicato e gentile. E’ meno audace della volta precedente e credo di aver capito perché. Anche lui è vergine.

Lo baciai delicatamente sul collo e sentii che tremava. Tentati di consolarlo. Sapevo che anche lui aveva paura, ma io mi fidavo ciecamente di John. Ci riuscii lo sentii rilassarsi sotto le mie carezze e lentamente gli sfilai la maglia. In breve finimmo con il fare l’ amore e devo dire che nonostante sia stata la sua prima volta è sempre bravissimo.  Adoro questo ragazzo. John sta dormendo tenuamente sul mio petto. E io non riesco a smettere di coccolarlo. Che angelo che è questo ragazzo. Con questi pensieri felice e soddisfatta mi addormentai anche io. Sentii  solo i miei nonni rientrare in casa e notai che erano già mezzanotte. Tra il viaggio in autobus, i baci, le carezze, e infine l’ amore sono passate più di dieci ore e non ce ne siamo accorti. Tra il fare l’ amore tante di quelle volte, gli spuntini di mezzo, e la passeggiata che abbiamo fatto per le vie di Venezia, il tempo è passato tanto velocemente.

So che i miei nonni non entreranno mai in camera mia e  quindi sono tranquilla. Mi lascio andare e mi addormento tra le braccia di John felice e soddisfatta. John è stato così pieno di energie. Incredibile. E a quest’ età? Nemmeno io sono facile da soddisfare e mai esausta.

Le notte è tranquilla e io e John dormiamo come se fossimo marito e moglie. Lo saremmo stati se lui non sarebbe morto e…

Un orribile sogno prende vita dentro di me. Sogno la morte di John e la morte dei miei genitori. Non riesco a respirare non è possibile. John non può morire di nuovo.

Un urlo mi esce dalle labbra svegliandomi terrorizzata, sudata e angosciata.

“No, John!” urlo mettendomi subito seduta e piangendo. John si alzò di scatto e mi strinse a se.

“Luna, Luna. Sono qui amore, sono qui!” mi riprendo e appena lo vedo mi tuffo sul suo petto piangendo.

“John! John! Oddio, John! Sei vivo!” piango sul suo petto e lui si stende sul letto trascinandomi con se e coccolarmi.

Tremo come una foglia. Ho paura. Ho una maledettissima paura. Non voglio perderlo. Non posso perderlo.

“Luna? Amore?” mi chiama

Riesco a calmarmi ma non riesco a smettere di toccarlo per assicurarmi che lui sia veramente qui, vivo e vegeto.

“Sto bene adesso John. Grazie!” sussurrò

“Ne vuoi parlare cucciola mia?” mi domandò.

Scossi la testa in segno di negazione. Lo sentii irrigidirsi. I movimenti della mia mano erano difficili da sopportare per un ragazzo ancora inesperto. Sorrisi.

“Se posso fare qualcosa per te Luna, basta dirlo.”

Sorrisi e annuii. C’era qualcosa che poteva fare per me.

“Si, John c’è qualcosa che puoi fare per me.”

“Cosa” Mi chiese.

“Fa l’ amore con me!” dichiarai mettendomi su un fianco appoggiata sul gomito. I miei lunghi capelli biondi mi scesero sul lato sinistro del corpo scoprendo il lato destro del mio collo.  Anche John si sollevò su un gomito e cominciò a baciarmi il collo. Io chiusi gli occhi e in breve finimmo con il fare di nuovo l’ amore. Entrambi eravamo insaziabili. Ovviamente avevamo usato le precauzioni. Non eravamo stupidi ne ingenui.

Finimmo con il dormentarci esausti. Prima di addormentarsi, però, John puntò la sveglia. L’indomani avevamo scuola. Per quella giornata il mio cuore era guarito e tutto grazie a John.

L’ indomani ci svegliammo di botto perché in ritardo e preparandoci come due furie ci catapultammo a scuola giungendo appena in tempo. I miei nonni dormivano ancora quando io e John uscimmo di casa quindi non ci sono stati problemi.

Arrivammo e ci sedemmo ai nostri posti. Poco dopo arrivarono anche Julian e Danielle abbracciati. Prevedibile, sapevo sarebbe successo uno di questi giorni. Julian e Danielle ci sorrisero e noi sorridemmo di rimando poi si sedettero ai loro posti. Infine e per ultimò arrivò Andrè che si sedette accanto a me ma io ero troppo felice per degnarlo di odio o di una minima attenzione.

“Buon giorno!” salutò Andrè. Ricambiai con un cenno del capo e altrettanto fecero John, Julian, e Danielle.  Vidi che l’ espressione di Andrè era decisamente sorpresa e io lo sorpresi ancora di più. Gli sorrisi.

Ma quella giornata era troppo bella per rovinarla con del odio.

Il professore di italiano: il professor Bartolini entrò in classe e noi educatamente lo salutammo.

Il professore cominciò a spiegare mentre io e John non ascoltavamo e ci facevamo le coccole altrettanto Julian e Danielle. A essere beccato però fu Andrè che non ci toglieva gli occhi di dosso.

“Signor Black, mi dica quando Manzoni scrisse il romanzo dei promessi sposi?” lo interrogò il professore e Andrè restò zitto. Impietosita mi avvicinai a lui e gli sussurrai

“Andrè! E’ stato scritto nel 1821!” gli suggerii.

Andrè mi guardò e sorrise poi rispose.

“Nel 1821, professore.”

Il professore annuì e riprese la sua spiegazione, passando a interrogare gli altri compagni di classe con domande a tappeto.

“Grazie Luna.” Sussurrò Andrè. Alzai le spalle e le riabbassai poi gli dissi.

“Studia citrullo!”

John, Julian, e Danielle ridacchiarono e io facevo fatica a trattenermi.

“Ah ah divertente Luna!” esclamò risentito Andrè e io risi della sua buffa espressione.

La lezione stava diventando un vero e proprio mortorio. Per fortuna terminò presto e come al solito Julian, io, Danielle e John ci dirigemmo verso il bar sta volta eravamo seguiti da qualcuno. Io ordinai il mio caffè macchiato e la mia brioche, lo stesso fece John. Julian ordinò del caffè e Danielle ordinò latte macchiato e crostata. Una voce dietro di noi ordinò:

“Caffè nero bollente. Grazie!”

Mi voltai e vidi Andrè.  Quel giorno era bellissimo. I capelli lunghi legati in una coda bassa. Indossava un paio di jeans neri e una maglietta a maniche corte altrettanto nera. In vita portava una catena a mo’ di cintura e al collo una catenina d’argento con raffigurata una targhetta e un angelo. Prevedibile dato che lui stesso è un angelo.

“Ciao Luna.” Mi disse piano, calmo e cauto.

“Ciao Andrè “ risposi per poi avviarmi verso il tavolo dove Julian e Danielle ci aspettavano. Io tenevo in mano il mio caffè macchiato nella destra e nella sinistra la mia Brioche. Al mio fianco destro John e al sinistro si affiancò Andrè.

Sospirai incredula.  John si voltò verso Andrè e disse..

“Ehi amico, per caso ti vuoi unire a noi?” chiese gentilmente John.

“John!” esclamai risentita.

“Luna è un nostro compagno di classe, proviamo a essere suoi amici, no?”

“No! No John mai e poi mai!” esclamai e Andrè si bloccò. Io feci altrettanto. Misi nelle mai di John il mio caffè e la brioche e scappai sul terrazzo. Non potevo rischiare. Non volevo che Andrè facesse del male a John. Non lo avrei sopportato. Mi sentii seguire e immaginai fosse John. Lo ignorai e arrivata davanti la porta del terrazzo la spalancai e uscii fuori a prendere una boccata d’ aria. C’era il sole e i miei capelli rispendevano di luce propria al contatto con esso e i miei occhi diventarono del colore dell’ argento fuso. Avevo gli occhi lucidi.

“Luna, non sono io che ho ucciso John nel futuro!” esclamò una voce per le mie orecchie troppo odiosa. Non era John, ma Andrè.

“Raccontalo a qualcun altro. John è la mia vita Andrè e io devo proteggerlo  mi dovesse costare anche la vita.” Dissi piano

“Lo ami proprio tanto, eh?”

“Si! Lui è tutto per me e tu nel futuro me lo hai portato via. Questo non potrò mai perdonartelo Andrè.” Avevo gli occhi lucidi e davo le spalle all’ angelo guardando il cielo.

“Mi sono sempre detta che in cielo vi erano angeli buoni. Che con loro ci vivano i miei genitori e i miei nonni. Poi è morto anche John e mi sono convinta che  in cielo non ci sia nessuno tranne che l’ angelo della morte. Cioè tu. Ti odio Andrè è colpa tua se nella vita e sin da piccola io ho sofferto come un cane!” esclamai sempre dandogli le spalle.

“In cielo non ci sono solo io. Gli angeli esistono. Vediamo: c’è Gabriel, Raphael, Michael, che sono gli arcangeli…”

“Davvero!” esclami sta volta voltandomi verso di lui con occhi che luccicavano.

Vidi Andrè indietreggiare e poi annuire.

“Raccontami, Andrè!” dissi curiosa.

“Eh?”

“I miei genitori sono in cielo con gli angeli?”

Lo vidi sorridermi e si sedette a terra. Io mi avvicinai a lui e mi sedetti accanto a lui con una curiosità morbosa.

“Si, i tuoi genitori sono diventati angeli Luna.” Mi disse poi continuò triste “ ma non chiedermi altro Luna. Non ne posso parlare. E’ proibito!”

Annuii. Lo capivo perfettamente.

“Perché hai ucciso i miei genitori, i miei nonni, e John?”

Andrè arrossì e si mise una mano al cuore. Vidi in seguito che era diventato bianco. Mi preoccupai e non seppi nemmeno perché.

“Andrè che hai?” chiesi.

“Nulla.” Rispose lui.

“Non è vero! Dimmi cos’ hai?” mi stavo spazientendo.

“Luna non posso!”

“Andrè, dimmelo!” urlai.

“Devo andare a fare il mio lavoro! Le anime mi reclamano e ogni volta che qualcuno muore il mio cuore va in mille pezzi e non ti sto a spiegare altri particolari. Devo andare!”

“Cosa?”

Vidi che Andrè si alzava di scatto. Si posizionò davanti a me e si scrutò intorno, poi fece apparire le sue magnifiche ali nere. Aprì gli occhi e mi disse.

“Mi dispiace Luna, ma al mio lavoro non posso sottrarmi. Non posso proprio anche se lo vorrei.” Dichiarò lui con gli occhi lucidi e io me ne accorsi. Poi lui scomparve.

Andrè piangeva? Piangeva per andare a fare il suo lavoro? Non è che per caso Andrè non voleva essere l’ angelo della morte? Perché piangeva? Mi fa male il cuore a vederlo così. Ma perché? Io lo odio! Non è nemmeno mio amico e allora perché mi preoccupo per lui? Perché vederlo piangere fa piangere anche me? Che anche lui avesse un cuore? Che anche lui soffre quando fa il suo lavoro?

Devo aiutare Andrè! Cosa? Ma perché faccio questi pensieri del cavolo io ho John!

Si, ho John, ma vedere Andrè in quello stato. Devo trovare assolutamente quello Shamano. Devo trovare Hao. Voglio capire che cosa prova Andrè? Cosa posso fare? Potrei chiedere a Danielle, ma non so se per ora conosce Hao. Che fare? Non riesco a capire.

“Luna?”

Andrè? Mi voltai di scatto ma non era Andrè. Era John.

“John, amore mio?” parlai con gli occhi lucidi.

“Luna, cos’hai?” mi chiese John.

“non ne voglio parlare. Torniamo in classe che fra poco ricominciano  le lezioni e se il professore non ci trova in classe ci spella vivi.”

Vidi John che mi guardava dubbioso. Aveva un sopracciglio biondo inarcato. Le labbra strette in un sottile linea. Poi si rilassò e annuì. Mi porse la sua mano per aiutarmi ad alzarmi e io l’ afferrai. Mi alzai da per terra e mi asciugai gli occhi e sorrisi a John. Lui contraccambiò il sorriso. Dovevo mascherare i miei problemi e i miei sentimenti. Non dovevo assolutamente far preoccupare John. Rientrammo in classe e la professoressa osservò la classe poi chiese.

“Qualcuno per caso sa, dov’è il signor Black?”

Il silenzio regnò sovrano in classe. La professoressa osservò il registro e strinse le labbra. Era arrabbiata e si notava.

“Bene, si beccherà una sospensione!” esclamò la professoressa e io mi irrigidi. Andrè stava compiendo il suo dovere. Un dovere che gli causava sofferenza. Dovevo fare qualcosa. Sapevo di già che Andrè era consapevole di essere sospeso da scuola, ma a quanto pare anche se vuole a suo dovere di angelo della morte non si può proprio sottrarre. Povero Andrè!

E io che lo ho accusato di essere un assassino. Probabilmente lui si considera tale senza che avessi bisogni di ricordarglielo giorno dopo giorno, minuto dopo minuto. Ma che cosa ho fatto!

Devo trovare una scusa plausibile per salvarlo.

“mi scusi professoressa!” esclamai alzandomi in piedi. John, Julian, Danielle, e tutta la classe compresa la professoressa mi osservarono curiosi. Io presi un bel respiro e dissi.

“Il signor Black non si è sentito bene e mi aveva chiesto di riferire che in segreteria che tornava a casa. Mi dispiace ho dimenticato di riferirlo.” Dissi

“Signorina Argento la prossima volta stia più attenta ai favori che le chiedono i suoi compagni di classe. Ha notato qualche sofferenza nel signor Black?” mi chiese la professoressa e io mi irrigidii. Dopotutto era vero Andrè soffriva. Lentamente annui anche io con gli occhi umidi.

“Credo che stava proprio male.” Dissi sincera

La professoressa si allarmò. Poi mi disse.

“Signorina Argento, ormai la mia ora è quasi giunta a termine a fra poco suona la campanella d’ uscita. Le do il permesso di uscire prima. Raggiunga il signor Black e se è necessario lo accompagni a casa o all’ ospedale. Lei sa dove si trova e che via ha preso?”

Annuii. Era strano era come se avessi un legame con Andrè e sapevo che stava male. Sapevo anche dove si trovava.

“Bene allora vada. E faccia in fretta! Si sbrighi!”

Io annui.

“John, mi porti tu tutto a casa?” chiesi al mio ragazzo riferendomi all’ occorrente scolastico. Lui annuì si alzò e mi diede un bacio. Io risposi tranquilla. Poi mi staccai e corsi fuori. Andrè stava diventando un amico. Lo sapevo io, lo sapeva John, lo sapeva Danielle e lo sapeva anche Julian, non lo sapeva Andrè.

Lo cercai dappertutto. Correvo a perdifiato. Sentivo che il dolore di Andrè cresceva sempre di più. Attimo dopo attimo. Dovevo trovarlo. Mi dovetti fermare un attimo e mi accasciai a terra. Il cuore mi faceva male.

Andrè, ma che hai?

Non riuscivo a crederci, mi mancava l’aria. E se io stavo così, Andrè come stava?

Corsi a più non posso e mi ritrovai al parco dove pochi giorni prima lo Shamano Hao ci aveva spediti. Trovai Andrè appoggiato a un albero e respirava affannosamente.

Mi precipitai da lui e gli caddi in ginocchio davanti.

“Andrè? Andrè, cos’hai?” gli chiesi preoccupata.

Lo vidi. Lui alzò lo sguardo e lo puntò su di me. Le grandi ali nere erano afflosciate e a poco a poco stavano scomparendo. Il suo sguardo era vitreo e lucido. Gli misi le mani sulle spalle e percepii tutto il suo dolore. Vidi le anime di due bambini al fianco di Andrè e lui li stava accompagnando in un luogo pieno di luce e calore. Capii immediatamente: quello era il paradiso.

Vidi quattro uomini. Uomini malvagi dedussi subito. Vidi Andrè dover lottare contro di loro e spedirli all’ inferno. Un posto orribile pieno di fuoco e fiamme. Sentì il dolore di Andrè e la sua anima lacerarsi. Non era facile il lavoro dell’ angelo della morte a quanto pare.

Incredibile. Avevo giudicato Andrè senza conoscerlo.

Ok, ma adesso di cosa aveva bisogno lui per guarire? Che potevo fare per lui? Dovevo assolutamente sapere come aiutarlo.

Staccai immediatamente le mani dalle spalle dell’ angelo e puntati i miei occhi argento su quelli ambra di lui che mi osservava preoccupato e terrorizzato.

Temo che sappia che io ho visto tutto. Temo che lui abbia una paura matta. Credo che lui creda che io lo tradisca.  Purtroppo ora come ora non posso più farlo. Non posso più odiare Andrè. Non è colpa sua se i miei genitori sono morti, i miei nonni si sono ammalati e John nel futuro è morto.

“Andrè?” lo chiamai piano.

“Luna, ti prego lasciami solo.” Mi disse con una voce che mi fece preoccupare ancora di più. Lui respirava appena e voleva essere lasciato solo?

Aspetta ricordiamo cos’è che può salvarlo?

Uhm? Se l’ odio lo uccide forse l’ amore…

Non riflettei più di tanto. Misi le mani sul volto di Andrè e lo alzai costringendolo a guardarmi negli occhi.

Notai che era molto sorpreso. Comprensibile dato il mio comportamento tenuto in questi giorni nei suoi confronti. Dovrò chiedergli scusa prima o poi ma  adesso lui ha bisogno d’ amore e io sono l’ unica che possa salvarlo.

Andrè sta morendo e io non posso permetterlo.

E’ un angelo dopotutto.

Perdonami John, ma devo farlo non posso permettere che un innocente muoia.

“Ti salverò Andrè!” esclami guardandolo negli occhi. Abbassai lentamente il viso e vidi Andrè sgranare gli occhi. Lo so sono imprevedibile.

Abbassai maggiormente il viso e unii le mie labbra con quelle calde e morbide di lui.

Al contatto delle nostre labbra un brivido mi corse lungo la schiena. A quel contatto riuscii a vedere il luogo da dove viene.

Calde e morbide distese di nuvole. Un calore dolce e accogliente. Una luce bianca che ti inonda e ti tranquillizza. Cori angelici che cantano. Banchetti celestiali. Uno spettacolo! Lui proviene da li? Ma che meraviglia.

Mi staccai lentamente da lui e lo fissai negli occhi. Non resistetti mi tuffai sul suo petto e lo abbracciai forte. E’ davvero un magnifico angelo proveniente dal paradiso. Allora esiste davvero il paradiso e come esiste il paradiso credo proprio che esista anche inferno.

“Andrè, vieni a casa mia.”

“Perché?” mi chiese lui incredulo. Lo fissai comprensiva. Dopotutto mi ero comportata da perfetta cretina con lui.

Oddio ma che mi sta succedendo? Perché provo queste strane sensazione per questo angioletto qui davanti? E John? John…

“Tu vieni a casa mia …ti prego..”

Lui mi fissò. Notai che addolcì lo sguardo e sorrise. Annuì e tentò di alzarsi e io mi staccai subito da lui. Purtroppo non era ancora in grado di reggersi sulle sue gambe e cadde a terra come una pera cotta. Mi precipitai da lui e lo aiutai ad alzarsi. Appoggiandolo a me e aiutandolo a camminare mi diressi verso casa mia trascinandomi Andrè dietro. Ero sicura che a quest’ ora John avrebbe già portato tutti i miei libri a casa e se ne era andato ai suoi sacrosanti allenamenti di basket. Il basket per John era sacro. I miei nonni sono a fare la loro seduta di cura sperimentale e io e Andrè saremo soli a casa. Non so se temerlo questo angioletto della morte o se fidarmi di lui.

Trascinandomi dietro Andrè, dopo un po’ di tempo, giungiamo a casa mia. Appoggiai Andrè al muro e aprii la porta di casa per  poi aiutarlo ad entrare . lo feci accomodare sul divano e gli misi sulle spalle un lenzuolo poi in fretta mi diressi in cucina a prendere qualcosa da bere e qualcosa da mangiare.

Dovevo mettere a suo agio quell’ angioletto.

In cucina preparai un the caldo e dei biscotti. I miei pensieri non connettevano più di tanto. Sapevo solo che ero preoccupata per Andrè e che dovevo fare qualcosa per lui. Il ricordo del bacio che ci siamo scambiati nel parco continua a tornarmi in mente. Era così bello stare fra le sue braccia, avere le mie labbra appoggiate alle sue e coccolarlo un po’.

Si, strano ma vero avevo proprio voglia di coccolare Andrè.

I miei pensieri andarono a John. Non era possibile che mi dimenticassi di lui in questa maniera. Era pur sempre il mio ragazzo. Ma allora perché diavolo continuo a pensare ventiquattro ore su ventiquattro a un angioletto di mia conoscenza e non al mio ragazzo? Giuro, chi mi capisce è bravo!

Luna, ti vuoi decidere a scegliere che cosa vuoi dalla vita? Non sei una quindicenne! Ricordatelo stupida!

Finito di preparare il the con i biscotti li misi in un vassoio e mi diressi in salotto. Ciò che vidi mi terrorizzò. Andrè era seduto sul divano, gli occhi chiusi, il respiro quasi inesistente e dal lato della bocca usciva un rivoletto di sangue rosso scarlatto. Lasciai di scatto il vassoi con il The sul tavolo del soggiorno e corsi da lui con le lacrime agli occhi. Non era possibile Andrè non poteva morire.

Presi un tovagliolo e mi avvicinai a lui asciugandogli il sangue al lato destro della bocca. Lui aprì leggermente i suoi magnifici occhi che sembravano due gocce di sole. Oro puro, Ambra pura. Occhi magnifici ma tanto sofferenti. Andrè stava proprio male .

“Andrè! Cos’ hai?”

Lui non mi rispose ma io capii. Era ferito profondamente. Non di ferite esterne ma ferite interne e anche abbastanza gravi. Il suo cuore sanguinava. Che potevo fare io per aiutarlo?

Oh Dio se esisti aiutami tu! Non permettere che un tuo angelo muoia. So di non essere stata il tipo esempio di ragazza devota alla chiesa, ma ti prego se esisti salva Andrè.

Una voce mi arrivò alle orecchie, ma non era ne la mia ne quella di Andrè. Una voce che mi disse:

“Non posso farlo bambina. Andrè è ferito gravemente. Il suo cuore è al limite.”

Cosa? Ma chi ha parlato? Non è possibile “Dio?”

“Si  piccola bambina sono io.” Mi rispose il Signore.

“La prego Dio, lo salvi!”

“Oh Bambina, solo tu puoi salvarlo.” Mi disse e io ero incredula.

“Io? No si sta sbagliando non è possibile.”

“E’ così!”

Poi la voce scomparve. Io continuavo a guardare il soffitto incredula. Non era possibile avevo parlato con “Dio” e lui mi aveva rivelato che solo io potevo salvare Andrè? Si, ma come!

Abbassai il viso su Andrè che mi guardava a occhi sgranati e incredulo. Be lo comprendevo benissimo. Non è da tutti poter parlare con Dio in persona. Che ho fatto di male per meritarmi questo? Perché ogni persona a cui comincio a voler bene deve morire? I miei occhi si inumidirono e calde lacrime presero a scendere lungo le mie guance inondandomi il viso. Non riflettei più di tanto mi accucciai sul divano e strinsi a me Andrè. Piangendo come una fontana cominciai ad accarezzargli il petto. Alzai lo sguardo e vidi che lui tentava di sorridermi. E che diavolo, stava per morire e mi sorrideva pure! No, questo non lo avrei permesso! Con coraggio mi sollevai su Andrè e lo baciai nuovamente. Lo baciai con calore, passione, amore.

Cominciai a toccargli il collo per poi scendere sulle sue spalle. Mi staccai per un attimo da lui il tempo di mettermi a seduta sulle sue gambe, poi ripresi a baciarlo.  Sentivo che era rigido come un palo e dovevo fare in modo che si rilassasse.

Mi sentivo in colpa nei confronti di John, ma qui si tratta di salvare una vita e non posso ignorare questo richiamo.

“Luna?” mi chiamò  rauco Andrè.

“Shh!”

Non volevo essere interrotta. Avevo compreso. Purtroppo avevo compreso. Avevo io più bisogno di lui di quanto lui ne avesse di me. Incredibile! E adesso che devo fare? Voglio stare con lui. Oh, John perdonami. Dovrò chiederti scusa ma ho bisogno di Andrè.

“Luna, ti prego No! Ferma!” gridò al limite delle forze Andrè.

Sapevo che aveva bisogno di me e io avevo tanto bisogno di lui.

“Silenzio angioletto che ti devo salvare la vita!”

“Luna non è necessario. E’ giunto il mio tempo!” esclamò al limite del respiro Andrè.

Io lo stavo trascinando al piano di sopra in camera mia e sentite quelle parole mi bloccai e lui si fermò dietro di me. Tremavo. Come poteva considerare la propria vita così di poco conto. E’ vero ha sofferto molto nella vita, ma anche io ho sofferto eppure non mi arrendo e lui non lo deve fare.

Mi voltai verso di lui con gli occhi lucidi, tremante, e furiosa.

“Come ti permetti?” gridai furiosa lasciandogli la mano.

Lo vidi indietreggiare impaurito.

“Cosa?” mi rispose debole.

“La vita di tutti è importante Andrè! Che sia angelo, umano, o qualsiasi altra cosa. Nella vita non hai sofferto solo tu. Ho sofferto anche io caro mio eppure non mi sono arresa e non permetterò che lo faccia tu. Intesi? Se ti sento parlare un'altra volta che è giunto il tuo tempo, ti uccido con le mie mani Andrè! Tu devi vivere! Le sofferenze e i dolori servono a crescere e non si smette mai di imparare. Ricorda probabilmente al mondo non c’è nessuno che ha sofferto quanto stai soffrendo tu in questo momento, ma ricorda che ci sono anche persone che hanno sofferto e non si sono arrese e sono semplici umani mentre tu sei un angelo. Andrè io non ti permetterò di morire o peggio ucciderti! Non ti odio più Andrè anzi ti voglio bene quindi per favore non darmi un dolore. Nel futuro ho già perso i miei genitori, i miei nonni, e anche John non voglio perdere anche te ti prego!” esclamai piangendo e cadendo in ginocchio mettendomi le mani davanti il viso per non far vedere le lacrime.  Non sopportavo l’ idea di dover perdere anche Andrè.

Sentii che Andrè sospirava e si abbassava su di me. Mi tolse le mani dal volto e mi abbracciò. Io tolsi le mani dal volto e lo fissai. Stava ancora male e si notava ,però ,aveva un tenue sorriso in volto. Mi mise una mano sulla guancia destra e lentamente abbassò il viso. Compresi immediatamente, voleva darmi un bacio e io non  vedevo l’ ora di riceverlo.

Prima di chiudere gli occhi per gustarmi il mio dolce e caldo bacio angelico, vidi le labbra di Andrè sussurrarmi qualcosa che compresi perfettamente. Mi sussurrò un “Grazie” che mi scaldò il cuore. Sorrisi e finalmente sentii le sue labbra sulle mie. Lo strinsi forte a me come se lui fosse l’ aria che respirassi, l’ ossigeno del mio cuore. Il mio cuore stesso. Sollevai le mani e con delicatezza le appoggiai sulle sue spalle. Sentii che Andrè mi sollevava da terra e entravamo in camera mia.

Sorrisi sulle sue labbra. Che sensazioni stupende che mi dava questo angioletto.  Sensazioni decine di volte meglio di quelle provate con John.

John?

Dovrò mettere le cose in chiaro con lui. Salverò John dalla morte questo si, ma non potrò più stare con lui, non dopo star provando queste magnifiche sensazioni e emozione tra le calde e forti braccia di Andrè. Un angelo che devo salvare dalla morte. Be a quanto pare mi devo affiancare “Morte” meglio così, ha le sembianze di Andrè.

“Andrè?” lo chiamai timidamente.

Lui sollevò il viso dal mio collo e mi fissò dolcemente. Ero preoccupata per lui.

“Uhm?” mi rispose

“Come stai?” gli domandai piano.

Lo vidi sorridere e i suoi occhi diventare luminosi più del sole. Alzò una mano e l’ appoggiò sulla mia guancia carezzandola dolcemente. Si alzò dal letto e mi prese in braccio facendomi sedere sulle sue gambe coccolandomi come se fossi una bambina.

“Luna, tu ti preoccupi troppo per gli altri e mai per te stessa. Comunque sto meglio adesso. Grazie!”

Sorrisi e annuii. Era vero, mi preoccupavo troppo per gli altri prima che di me stessa. Andrè per quel poco tempo che siamo stati insieme mi conosce meglio di chiunque altro. E’ strano perché io nella vita non mi sono mai fidata di nessuno se non di me stessa.  Il fatto che Andrè fosse riuscito a capire parte del mio carattere con due semplici parole mi sorprese e mi scosse molto. Non ero mai stata un libro aperto ma a quanto pare con Andrè anche se volessi non potrei nascondere nulla e questa cosa mi spaventa da morire.

Vidi Andrè tornare a baciarmi, ma io mi irrigidii. Non ero abituata a fidarmi di qualcuno e  non ero mai riuscita a rilassarmi completamente. Affidare me stessa a un'altra persona mi spaventava più di qualsiasi altra cosa.

“Luna, rilassati. Rilassati e lasciati andare.”

“Andrè…”

“Hai paura, lo so, ma ricorda Luna non ti farei mai del male. Non potrei farlo.” Mi disse dolcemente Andrè.

“io…”

“Fidati Luna.” Concluse come botta finale.

Ecco meglio di lui non mi conosceva nessuno. Cosa dovevo fare? Ho una paura matta. E adesso che faccio? Come mi comporto?

“Luna, resta con me non andare via..” mi disse Andrè staccandosi dal mio collo.

“Ma io sono qui?” risposi riprendendomi.

“Sei qui con il corpo Luna, ma con la mente sei lontana. Torna con me, amore mio, non volare verso orizzonti lontani. Resta con me.” Mi disse in un sussurro e con gli occhi lucidi.

Mi  si inumidirono gli occhi. Ero sicura di Andrè mi potevo fidare. Avevo incontrato la prima persona di cui mi potevo fidare ciecamente. Le lacrime scesero dai miei occhi, mi misi a sedere costringendo lui a mettersi seduto. Poi in un attimo mi buttati sul suo petto e scoppiai a piangere. Piansi tutta la sofferenza patita in quegli anni, piansi la mancanza di fiducia nel prossimo, piansi la solitudine di tanti anni. Piangevo sul suo collo e vidi che Andrè sorrideva e scommetto che era felice perché stavo sfogando tutta la sofferenza. Che ragazzo d’ oro. Lo strinsi ancora di più a me e lo trascinai con me nel letto. Ci stendemmo in esso ancora abbracciati come due piovre. Avevo bisogno delle sue coccole. Avevo bisogno di lui. Ormai era questione di vita. Ormai era l’ aria che respiravo. Ormai era tutto per me. Una consapevolezza mi colpì all’ improvviso.

Mi ero innamorata di Andrè!

Oddio e adesso che faccio con John e come lo dico ad Andrè?

Dio ma perché mi devo sempre complicare la vita? Perché non riesco mai a non cacciarmi nei  guai. Ho un talento ,io, per mettermi  nei guai fino al collo. Che diavolo, uffa!

“Luna?”

“Eh?”

“Sei andata via di nuovo? Qual è il problema’”

Arrossii fino al midollo. E che cavolo, percezione si, ma così è troppo. Voglio un segreto tutto per me.

“Sono qui, Andrè. Sono qui!” dissi dolcemente e lui mi guardò dubbioso.

Adesso basta Luna. Sta zitta, non pensare e goditi questo meraviglioso angelo che ti trovi davanti.

To be continued

Ed ecco il 5 capitolo spero che possa piacere, le cose da adesso in poi si faranno maggiormente complicate per Luna e Andrè, ma purtroppo non so se potrò aggiornare tanto presto.

Spero che intanto questo capitolo possa piacere e alla prossima

Mei

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Capitolo 6
*** Buon giorno ***


Mi svegliai la mattina successiva, avvolta in un calore così dolce e così tenero che mi sentivo la ragazza più fortunata del mondo. Forse l’aver scoperto che in realtà non ho mai odiato Andrè, ha accentuato un processo di perdono e rassegnazione che non pensavo mi appartenessero. Oggi, dovrò parlare con John. So che lo ferirò, ma non posso continuare ad ingannarlo. Oh, cavolo sto completamente stravolgendo il futuro. Chissà che cosa troverò quando tornerò.  Aprii gli occhi e mi voltai su un fianco e vidi Andrè dormire placidamente. Il suo  viso sereno, ha un colorito roseo, segno che sta bene e questo mi rende molto felice.

I suoi lineamenti sono così delicati e semplici che è quasi impossibile non innamorarsi di lui. Ricordo che ai tempi del liceo ero perdutamente innamorata di un ragazzo Dark di nome Ken, ma che da quando sono qui non ho più visto chissà che fine a fatto. Posso sembrare una ragazza facile e che si innamora facilmente, ma vi assicuro che non è così. Sono sempre stata un tipo chiuso e riservato, ma la mia vita è stata completamente sconvolta da eventi e creature che credevo non esistessero. Eppure Andrè è qui e dorme al mio fianco. Nudo.

Eh?

Oh, mio Dio! Ho realmente fatto l’amore con Andrè, così su due piedi senza nemmeno pensarci un attimo? Oh, cribbiolina.

Però, anche se mi sono scoperta innamorata di Andrè, cosa che fra parentesi non dovrà mai sapere, ho dovuto fare l’amore con lui. Era questione di vita o di morte e parlare di morte per Andrè è un eufemismo essendo lui stesso l’angelo della morte.

Piano mi alzai dal letto facendo attenzione a non svegliare Andrè. Scesi al piano di sotto e trovai mi nonna che stava preparando le ultime cosa da mettere in due enormi valige.

“Nonna?” la chiamai. Mia nonna si voltò verso di me e mi sorrise.

“Tesoro, sei sveglia?”

“uhm. Uhm.”

“E’ domenica, potevi dormire un po’ do più.” Mi rispose sempre sorridendo.

“si, ma non avevo più sonno. Dove stai andando?” le chiesi. Speravo che Andrè non si svegliasse proprio in quel momento. Se lo avrebbe fatto mi avrebbe causato non pochi problemi con i miei nonni.

“Oh, tesoro, il medico ci ha consigliato, a me e tuo nonno, di trasferirci alla clinica almeno finchè la malattia non sarà del tutto debellata e senza rischi di ricadute. Mi dispiace doverti lasciare da sola” concluse mia nonna abbassando lo sguardo affranta. Io annui comprendendo la situazione.

“Oh, nonna non ti preoccupare. L’importante è che tu e il nonno guarite e poi vi verrò a trovare tutti ii giorni all’ospedale. Poi non è la prima volta che mi lasci la casa in custodia, so prendermi cura di me stessa e di ciò che mi sta attorno. Sta tranquilla nonna e pensa a guarire.” Dichiarai con fare saccente. Mia nonna chiuse le due enormi valige e corse ad abbracciarmi. Il nonno entrò in quel momento e io mi staccai dalla nonna e corsi da lui e lo strinsi in un abbraccio.

“guarite presto” dichiarai e loro sorrisero per poi uscire di casa e salire sulla vettura ospedaliera posteggiata davanti casa.  Li salutai di nuovo e la macchina partì. Appena i miei nonni furono andati, io mi diressi in cucina pronta a preparare la colazione. Un messaggio mi arrivò al cellulare e citava.

Luna, tesoro, forse abbiamo accelerato molto i tempi. Credo che non due non siamo fatti per stare insieme. Voglio essere del tutto sincero con te, ti amo come posso amare una sorella. Non voglio che tu pensi che ti abbia usata perché non è così, ma credo che abbiamo confuso l’amore con la profonda amicizia che ci lega. Ti voglio bene Lu, ma non mi sento in grado di dire che ti amo. Lo so, ho sbagliato tutto e così facendo ho perso anche la tua amicizia, ma ti voglio troppo bene per continuare ad ingannarti. Spero di poter restare amici, il tuo migliore amico, lo spero almeno, John.

Oh cappero, ero stata piantata senza che io avessi il tempo di fiatare. Mi sento ferita. Presa in giro, ma io ho fatto altrettanto con lui. Forse è vero che abbiamo confuso l’ amore con l’amicizia, ma io mi sento in grado di perdere John definitivamente e non averlo come amico? No, penso che concordi perfettamente con lui.

“Buon giorno.” Alzai lo sguardo e fissai Andrè e ciò che vidi mi sbalordì non poco. I suoi occhi erano di un turchese favoloso e brillavano di luce propria.

“Oh, cavolo.” Esclamai senza avere il tempo di frenare le parole. Andrè mi guardò confuso.

“Che c’è?” mi chiese.

“I …i tuoi occhi…oh…wow!” ero dannatamente affascinata da quei occhi così incredibili. Lui mi guardò dubbioso e si guardò allo specchio. Resosi conto del colore dei suoi occhi Andrè si voltò verso di me e tento di spiegarmi.

“Oh, scusami, è solo la mia essenza angelica. Tranquilla…” iniziò e mentre parlava fece tornare gli occhi oro puro, anche così erano stupendi ma prima…Dio…prima erano due zaffiri preziosi.

“No! Torna come prima ti prego. Oh, Dio che occhi!” esclamai senza rendermene conto quando lui per farmi piacere fece apparire di nuovo i due zaffiri.

“Mi fa piacere che la mia essenza angelica ti piaccia” dichiarò lui sorridendo e io a bocca aperta annuii con vigore.

“Ho capito Luna, ma chiudi la bocca.” Dichiarò scoppiando a ridere. Io misi il broncio ma non smettevo di fissare i suoi occhi. Lui li chiuse e io urlai.

“Riaprili immediatamente!” lui spalancò gli occhi e io sorrisi. Quel blu mi infondeva calma e serenità. L’oro invece protezione e passione. Quei due colori erano un contrasto vivente con i suoi capelli neri come la pece.

“Dio…” sussurrai.

“Luna? Sento odore di bruciato.” Mi disse Andrè.

“Ah, e si va bene.” Dichiarai continuando a fissare le sue iridi blu. Lui piegò il collo di lato e i mi riscossi.

“ahhhhah. I miei pancake…bruciati. Maledettissimi, stupendissimi occhi!” imprecai cercando di staccare i pancake bruciati dalla padella. Sentii Andrè scoppiare a ridere e io mi voltai verso di lui e vidi che stava facendo scomparire le iridi azzurre per sostituire a quelle oro.

“No!”

“No? Luna i miei occhi a quanto pare per te sono una distrazione troppo grande e qui rischi di mandare a fuoco la casa.” Mi fece notare e io sospirai affranta.

“Hai ragione. Però i tuoi occhi blu…la tua essenza angelica mi piace proprio.” Dissi. Ma chi ha parlato? Sono stata io?

“Ho notato e grazie, Luna.” Annuii e ripresi a fare i pancake e nel mentre pensavo a John e al suo messaggio. Mentre cucinavo con una mano afferrai il cellulare e gli scrissi un messaggio.

La penso anche io come te, credo che siamo stati un po troppo frettolosi. Tu sei e sarai per sempre il mio migliore amico. Ti voglio bene Luna.

Posai il cellulare e misi i pancake in un piatto e lo porsi ad Andrè che li guardò dubbioso.

“Che sono?” mi chiese e io sorrisi.

“Tu assaggia e poi mi dirai.” Lui annuì e mangiò un pezzo della colazione che gli avevo preparato.

“Ehi, deliziosa!” dichiarò e io sorrisi per poi rabbuiarmi.

“Andrè.” Lo chiamai.

“Uhm?” mi rispose lui guardandomi e mettendosi un pezzo di pancake con sciroppo d’acero in bocca.

“Dobbiamo parlare.”

“Di cosa?”

“Di ieri sera.” Dichiarai sedendomi al tavolo con i miei pancake davanti. Vidi che si era fermato con la forchetta a mezz’aria.

“Mi spiace…so che ami John e…”

“No, non per il sesso…quello è stato favoloso. Ma che cosa ti stava succedendo. Ero preoccupata a morte.”

Lo vidi sgranare gli occhi e poi sospirare.

“Ti dirò tutto, ormai è inutile nasconderti il mio mondo e me stesso, ma prima finiamo questa squisita colazione.” Dichiarò e io sorrisi. Nessuno mi aveva fatto i complimenti per la mia cucina e anche se inconsciamente Andrè me li stava facendo. E poi un angelo con quel colore d’occhi, intendo sia la sua essenza angelica, che con gli occhi oro, non può essere malvagio.

“Ok, poi ti va di guardarci un film? Magari Gabriel e la furia degli angeli. Sai il protagonista ha gli occhi quasi identici ai tuoi, solo che tu l’ hai più intesi e più luminosi, poi quello usa le lenti a contatto i tuoi sono veri. Vero?” gli chiesi con fare da bambina. Lui sorrise e annui.

“Va bene. E si gli occhi sono i miei.”

“Me li regali?” gli chiesi a mo di battuta che tanto battuta non era.

“ah ah. Divertente, ma te li darei volentieri se potessi. “ mi disse.

“Be, allora mi accontento di tutto il pacchetto, cioè tu.”

“Bell’acquisto” dichiarò scherzando.

“Già, favoloso.” Io invece fui serissima. A quanto pare avevo cominciato a considerare un vero e proprio dono la presenza di Andrè nella mia  vita.

 

To be continued

Ecco qui l’aggiornamento. Scusate il madornale ritardo, nel prossimo capitolo metterò l’immagine degli occhi blu di Andre.

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Capitolo 7
*** OH, CAVOLO! ***


 

 

 

 

Non riuscivo a credere che stavo parlando con lui come se ci conoscessimo da una vita. Non posso credere di aver smesso di odiarlo, così dall’oggi al domani. Ma che diavolo mi stava succedendo? Perché mi sentivo così dannatamente attratta da quegli occhi, da lui.

Fare colazione insieme, era sublime. Parlavamo del più del meno e lui continuava a farmi i complimenti. Mi sentivo lusingata, emozionata, euforica e non sapevo nemmeno spiegare a che cosa era dovuto.

Io e John ci eravamo lasciata da poco più di un ora e non mi sentivo affatto triste, anzi il contrario. Adesso mi sentivo libera e spensierata. Libera di poter trovare il mio vero amore. Si, ma chi è il mio vero amore?.

Ho  una tale confusione in testa che per poco non impazzisco.

Certo, Andrè non è il tipico uomo da una notte e via, anzi, Andrè non è proprio un uomo. Lui è l’angelo della morte e la sua essenza è meravigliosa, sublime.

Quando mi guarda con quegli occhi blu mi sembra di volare, di vivere in cielo. Di essere talmente fortunata ad avere la possibilità di scrutare gli orizzonti angelici  e le magiche nuvole e molto molto di più. Provo sensazioni fantastiche e scosse di brividi in tutto il corpo. Quando invece mi guarda con i suoi occhi oro, mi sembra di riuscire a scrutare in lui, una passione, un focolare di emozioni pazzesche. Dio, mi piacciono entrambi. Poi le sue ali nere…quando abbiamo fatto l’amore e le sue ali mi hanno avvolta, mi sono sentita protetta, al sicuro. Niente in quel momento mi poteva fare paura perché mi sentivo in una botte di ferro. E il calore che quelle ali emanavano. Era divino. Fantastico. Delizioso.

 

“Luna? Ehi, Luna!”

 

“Ehm? Oh, si? Dimmi, Andrè!” dichiarai risvegliandomi dai miei pensieri.

 

“Mi stai sbranando con gli occhi! Si può sapere che ti prende?”

 

“Niente. Stavo solo pensando”

 

“A cosa.”

“Non riesci a leggere nel pensiero? Perché non lo scopri!” dichiarai con fare sarcastico e con un sorriso furbo sulle labbra. Oddio, avevo voglia di fare l’amore con lui di nuovo. Stavo diventando una pervertita. Una puttana si sarebbe comportata decisamente meglio. Però il problema è che in questo periodo e forse in tutta la vita che ho vissuto mi sento profondamente confusa. Non so cosa voglio in realtà e dove mi dovrebbe portare la mia esistenza, quindi non ci penso e mi godo il presente attimo per attimo, minuto dopo minuto, come se fosse l’ultimo.

 

“Preferisco non leggere nella mente delle persone, spesso vi trovi dentro cose che non vorresti sapere e quindi è meglio cercare di vivere nel miglior modo possibile senza essere obbligatoriamente essere costretti a spiare le persone.”

 

“Ma che angelo di buon cuore!” dichiarai scoppiando a ridere.

“Dai, Luna! Guarda che non sto scherzando. Vorrei veramente provare ad essere tuo amico, sempre se tu me lo permetta!” dichiarò Andrè.

Gli occhi di Andrè erano tornati ambrati e nonostante tutto avevano quel qualcosa che ti faceva sentire al sicuro. Come si fa e sentirsi al sicuro con l’angelo della morte in casa? Be, io mi sento al sicuro. Sarò l’eccezione che conferma la regola.

“Amico mio? Andrè siamo stati a letto assieme, si può dire che siamo più che amici, no? Io direi…uhm…Amici di letto. Forse.” Dissi con uno sguardo triste. Perché non mi piaceva affatto quella definizione.

“No!”

“No? No, cosa?”

“Non mi piace quella definizione Luna e non dovrebbe piacere nemmeno a te! Sai il perché? Perché io non sono uno gigolò e tu di certo non sei una puttana! Mi sono spiegato. Luna, andare a letto con le persone non è un buon modo per dimenticare i propri problemi. Certo, per un po’ li metti da parte, ma la mattina ritornano più potenti di prima.” Dichiarò Andrè e io mi infuriai.

“Però ieri quando sei venuto a letto con me non ti sei mica lamentato!” urlai.

Lo vidi abbassare lo sguardo e stringere i pugni.

“E’ vero! Ma ieri tu mi hai salvato la vita. Non credere mi sento uno schifo per aver fatto quello che ho fatto ieri.” Dichiarò a denti stretti e io incassai il colpo. Lui non voleva venire a letto con me, ma era in fin di vita e l’unica cosa che lo avrebbe potuto salvare era il sesso. Mi sentii sporca. Mi alzai dal tavolo. Gli occhi lucidi.

“Scusami, vado in camera mia a cambiarmi.”

Lo vidi irrigidire le spalle e voltarsi verso di me. Sapevo che Andrè era ancora in pericolo di vita, ma non sapevo che fare per aiutarlo. Il sesso avrà anche alleggerito il suo dolore…per ora, ma come ha detto lui…Tornerà più forte di prima. Cazzo ma che cosa devo fare! Ho bisogno d’aiuto. Un maledettissimo aiuto sarebbe gradito. Aprii la porta della mia stanza e mi buttai sul letto a piangere. Lacrime amare. Lacrime che facevano dannatamente male.

Sentii bussare alla porta, sapevo chi era e non risposi. Infatti lui entrò e si sedette sul lato sinistro del mio letto.

“Luna, perdonami. Sono stato crudele io…”

Sollevai il viso dal cuscino e mi asciugai gli occhi.

“Non è colpa tua. Hai ragione sono una puttana che ci posso fare!”

“Non sei una puttana Luna. Sei solo una ragazza che nella vita ha patito molte sofferenze, che è molto confusa e che cerca un modo con un altro per trovare un po’ di sollievo, ma quello che volevo farti capire io è che il sesso non è un modo per risolvere i problemi. Anestetizza la mente,ma appena si ritorna lucidi i problemi ritornano. Fattelo dire da uno che queste cose le sa..” sussurrò piano Andrè carezzandomi dolcemente i capelli con fare protettivo e consolatore.

“Perché Dio è così crudele?” gli chiesi tra i singhiozzi.

“Dio non è crudele, Luna. Ma gli uomini non riescono a capire i suoi progetti, nessuno può. Spesso nemmeno gli angeli ci riescono, ma quello che so è che se si ci si fida di lui non si resta mai delusi.”Spigò.

“Tu lo conosci? Che tipo è Dio?” gli chiesi.

Lui sorrise.

“Lo conosco, si. Bè, è buono. Questo lo so per certo. Un consolatore perfetto. Però spesso ti mette alla prova.”

“In che senso?”

“Be, lui …oh…come te lo spiego. E’ tramite la sofferenza che si riesce a capire il vero spirito di una persona. Certo, le sofferenze ti cambiano, ma se prese per il verso giusto ti trasformano in una persona migliore. Nessuno vive una vita quasi perfetta senza prima passare per la sofferenza, il sacrificio, le responsabilità….l’ amore.”

“Ma allora perché tu quando svolgi il tuo lavoro soffri?”

“Luna, la vita, angelica, umana …quel che sia non si può definire vita senza sofferenza e io devo soffrire per fare il mio lavoro. Non è di certo bello, portare qualcuno agli inferi, o anche in paradiso. Quando lo faccio io mi addosso tutte le loro sofferenze.”

“E non lo può fare un altro angelo della morte?”

“Esisto solo io,Luna. Di angelo della morte c’è ne è solo uno. Io.” Mi spiegò.

“Ma…”

“Ti spiegherò tutto meglio quando sarai pronta. Ora non lo sei.”

Ignorando tutto mi tuffai su Andrè stringendolo con una tale forza che temetti di fargli male, ma lui non si lamentò, si limitò a stringermi anche lui e ad accarezzarmi dolcemente i capelli. Decisi che era giunto il momento di prendere la mia vita in mano e di fare di essa qualcosa di concreto. Sollevai il viso dal suo petto e depositai le mie labbra sulle sue. Partecipò al mio bacio. Continuammo a baciarci per un po’, poi mi staccai da lui e mi alzai dal letto.

“Forza, ho voglia di fare qualcosa. E’ una bella domenica di Dicembre e i centri commerciali sono aperti! Che ne pensi se chiamo Danielle e ci andiamo a fare del sano e puro shopping?”

Lo vidi scoppiare a ridere e i suoi occhi farsi più luminosi.. Era proprio bello questo angioletto.

“Ho parlato al vento. Va bene, andiamo a divertirci!” dichiarò alzandosi dal letto. Aprii l’armadio e tirai fuori un paio di Jeans blu chiaro, una camicia bianca, e un gilettino di lana rosa che misi sopra la camicia, poi dichiarai.

“Be, io non avrei bisogno di fare Shopping, ma suppongo che tu abbia solo quel paio di jeans neri e maglietta rigorosamente nera. Sai,Andrè, nell’ universo esistono anche altri colori e oggi andremo a fare del sano Shopping per te e non accetto lamentele, anche perché scommetto che non hai un posto dove abitare e se devi abitare con Luna Argento, devi essere alla moda. Non vestirti come uno sfigato!” dichiarai sorridendo.

Lo vidi scoppiare a ridere e poi mettere il broncio come se fosse un bambino di cinque anni. Mi fece una tremenda tenerezza.

“Io non sono uno sfigato! E poi di moda non ne capisco un fico secco!” dichiarò con quel suo adorabile broncio.

“Ed è per questo che esiste Luna, Andrè!”

“Ah, di bene in meglio!”

“Che vorresti dire!” dichiarai fulminandolo con lo sguardo e mettendo i pugni sui fianchi.

“Niente, niente!” esclamò sollevando le mandi davanti a lui in segno di difesa, ma sul viso aveva un meraviglioso sorriso. Scoppiai a ridere e corsi da lui, buttandomi addosso a lui e felice stringerlo in un caldo abbraccio.

Ci alzammo dal letto e dopo che lui si fu vestito con i suoi soliti vestiti, mano nella mano scendemmo al piano di sotto.

Sistemammo i rimanenti piatti della colazione e ci dirigemmo alla porta, ma fummo bloccati da cinque bagliori che si presentarono davanti a noi. Questi bagliori due minuti più tardi presero le sembianze di cinque angeli. Avevano ali veramente magnifiche, bianche, oro,ecc... luminose e scintillanti. erano proprio wow.

“Buon giorno vecchio mio!” esclamò uno di essi.

“Raphael!” esclamò Andrè.

Raphael? Un arcangelo? Ma che.,.

“Che ci fai qui?” chiese Andrè quasi glaciale, ma si vedeva lontano un miglio che era felice di vederlo.

“Ehi, è questo il modo di salutare! E poi non ci presenti nemmeno!” esclamò un’ altro di loro. Vidi Andrè sbuffare e si diresse verso il soggiorno. Io lo segui. Lo vidi sedersi sul divano ma non prima di avermi tirato a se. Piombai su di lui, ma non fiatai. Mi sedetti sulle sue ginocchia, poi lui parlò.

“Luna, loro sono: Raphael, Gabriel, Uriel, Michael e Anael.” Li presentò e i sgranai gli occhi.

“Oh, Dio. Ho cinque dei sette arcangeli in casa mia!” esclamai incredula.

“Veramente, piccola Luna, ne hai sei.” Mi corresse quello che doveva essere Uriel.

“Sei? E chi è il sesto…no! Cazzo! Andrè!” avevo compreso che Andrè era il sesto arcangelo dal fatto che quei cinque avevano puntato tutti lo sguardo su Andrè.

“Già.” Confermò Andrè. Oh, cavolo non sono andata a letto con un semplice angelo. Non sono andata a letto con l’angelo della morte, ma con l’arcangelo della morte. Uno degli angeli supremi. Ecco ora arriva lo svenimento. Non ho nemmeno finito di pensarlo che persi completamente le forze e mi accasciai sul petto di Andrè. L’ultime cose che sentii furono.

“Luna, oh piccola!” questo era stato il grido di Andrè.

“Forse siamo stati un po’ troppo diretti.” Questo era Uriel. Poi persi del tutto i sensi.

 

 ANDRè

URIEL

ANAEL

GABRIEL

MICHAEL

 

User Image  RAPHAEL

   To be continued

 

NON SO C OME MI STIA RISULTANDO QUESTA STORIA. NON SO SE è BRUTTA, O QUALSISI ALTRA COSA, MA MI PIACEREBBE SARE CHE COSA NE PENSATE E SE LA DOVREI CONTINUARE....SONO COSì CONFUSA SU QUESTA STORIA ... A PRESTO MEI

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Capitolo 8
*** RIVELAZIONI ***


 

 

 

eccomi tornata con un nuovo capitolo di cuore di Luna spero che vi possa piacere, alla prossima  Mei91

grazie a chiunque mi segue e mi commenta o anche a chi semplicemente la legge....

baci...

 

 

RIVELAZIONI

POV ANDRè

Oh, cavolo! Accidentaccio e caspiterina! E adesso che faccio? Come la risolvo quest’ incredibile situazione? Non mi preoccupo  del fatto che Luna abbia scoperto che sono un arcangelo, ma come spiego tutto questo pasticcio così assurdo a lei? Già che le veniva difficile accettare l’idea che fossi l’angelo della morte, ha anche accettato il fatto che sono l’unico angelo della morte esistente, ma addirittura un arcangelo, ovvero gli angeli più potenti di tutti e vicino a Dio e in grado di curare e consolare qualsiasi ferita e sofferenza umana.  Luna nella sua vita ha già sofferto molto e questo non ci voleva proprio.  Solo gli arcangeli sono in grado di murare il colore dei proprio occhi, rivelando la propria essenza angelica, e Luna aveva subito notato il cambiamento del colore dei miei occhi.

L’ essenza angelica viene rivelata solo quando si hanno delle forti emozioni, o sentimenti e devo ritenermi fortunato, visto che Luna non sa che cosa ha significato il cambiamento dei miei occhi. Mi sento irrimediabilmente legato a lei per sempre. Accidenti , ma che cosa ho fatto! Non dovevo assolutamente fare l’amore con lei! Un angelo non fa sesso, figurarsi un arcangelo e quando si dona a qualcuno lo fa per l’eternità.  Che cavolo dovevo immaginare che avrei finito con l’innamorarmi irrimediabilmente di lei.

Non pensavo che l’arcangelo della morte si potesse innamorare perché è destinato a sposare e stare per sempre insieme all’arcangelo della vita, suo opposto. Non per niente è stato creato il detto che gli opposti si attraggono, sfortunatamente, Lunael, l’arcangelo della vita è scomparso anni orsono e nessuno sa dove è finito o se è ancora vivo.  Come? Come posso essermi innamorato di Luna, se deve essere Lunael la mia compagna o morrò. Che eufemismo eh? L’arcangelo della morte che muore.

Sono un arcangelo e questo sentimento in me è centuplicato. Il mio sentimento verso di lei mi sta distruggendo. Diventa minuto dopo minuto più potente, ma lei sta insieme a quel John e io dovrei trovare Lunael se voglio vivere. Trovarla e sposarla al più presto.

Per tutte le sfere angeliche; che dovrei fare adesso con Luna? Dovrei allontanarmi da lei, questo lo so maledettamente bene, ma è così difficile! Sto bene in sua compagnia e non mi piace che debba essere guidato da leggi prestabilite per poter aver salva la vita. Non è giusto!

Maledizione a Uriel e gli altri che non sanno tenere la bocca chiusa, o meglio gli sguardi al loro posto  e non così eloquenti. E’ vero che siamo arcangeli e la sincerità in noi è inculcata fin dalla nascita, ma bisogna anche essere un po’ più comprensivi con un amico moribondo no? Uffa.

Purtroppo, non posso far altro che accettare le cose come vengono. Purtroppo, non devo ascoltare ciò che dice il mio cuore, ma fare ciò che è giusto e d’obbligo fare. Ovvero sposare questa sconosciuta Lunael, ma come lo dirò a Luna?

Che situazione complicata. Che rompi capi. Speriamo che Luna con questa rivelazione non cambi atteggiamento e che sia in grado di accettare le cose come stanno.

Raphael e gli altri di sicuro non sono qui per motivi futili e qualcosa forse devono aver scoperto. Prima che Luna e Hao mi evocassero qui sulla terra, avevo chiesto loro, ai miei amici, di cercare notizie riguardanti l’ arcangelo della vita, ma poi gli eventi successi sulla terra mi hanno fatto dimenticare il mio obbiettivo e il mio scopo. Ovvero salvare la pellaccia. Ma allora se anche per il supremo, per Dio, era importante che io trovassi Lunael, perché ha permesso allo shamano Hao e a Luna di evocarmi e di farmi quell’incantesimo, quel famoso giorno?

Con Luna non ho potuto fare altro, quando è svenuta, che accompagnarla in camera sua, vegliando su di lei e andando di tanto in tanto a controllare come stava.

“Andrè?” mi chiamò Raphael.

“Si?”

“Ci avevi chiesto di cercare notizie sull’ arcangelo della vita e noi le abbiamo trovate.” Dichiarò Raphael chiudendo gli occhi e ritirando le ali trasformandolo in un semplice ragazzo, dai capelli violetto e gli occhi come i miei oro. Le magnifiche ali, scomparse dalle sue spalle, ma io sapevo che erano ben protette all’interno delle sue scapole.

“Ditemi.” Sussurrai.

“Vedi, crediamo che la notizia ti sorprenderà parecchio.” Constato Uriel anche lui ritirando le ali nelle scapole e trasformandosi in un ragazzo dai capelli biondi e gli occhi di un caldo castano.

“Vedi, amico mio, Lunael non è scomparsa, solo sopita” spiegò vagamente Anael, anche lui aveva ritirato le ali, e si era trasformato in un ragazzo dai capelli castano chiaro e gli occhi verdi.

“Spiegatemi e non tergiversate!” dichiarai spazientito, sostituendo il color dei miei occhi da oro, a blu scuro, come il mare in tempesta.

“Calma amico. Lunael, l’ha avuta vicino. Vedi, Lunael  non è altro che la tua Luna. Indagando abbiamo scoperto che tempo orsono, fu affidata alle cure di una famiglia umana perché ancora non era in grado di accettare la sua vera natura. Le fu cancellata la memoria e data la possibilità di crescere come un umana, ma ovviamente con delle prove da superare.”  Spiegò Gabriel. Anche lui aveva ritirato le splendide ali bianche nelle scapole, i  capelli di un argento scuro, ma che non davano assolutamente l’impressione che quei capelli appartenessero a una persona anziana, anzi tutt’altro, e gli occhi di un verde scintillante.

“Per esempio, la morte dei suoi genitori adottivi, dei suoi nonni e infine del suo uomo, erano a quanto pare tutte prove, per essere sicuri che lei riuscisse ad essere all’altezza del compito che le è stato assegnato. Lei è l’arcangelo della vita e può decidere a chi dare la vita, il contrario di te amico mio, che invece puoi decidere a chi toglierla, ma l’una senza l’altro non potete vivere. Ecco perché quando sei stato in pericolo Luna ha sentito l’urgente bisogno di aiutarti, sei la sua metà,  ecco perché è stata in grado di fare l’amore con te senza rimorso e da donarsi a te. Lei è la tua metà, non quella di  John. Voi due siete legati e anche se lottate per negare tale dato di fatto, finirete sempre per volervi, desiderarvi, e aver bisogno l’ uno dell’altro. E’ necessario che Lunael, o meglio Luna, capisca che è destinata a te e tu a lei.” Concluse Michael un ragazzo dai capelli bianchi e gli occhi oro.

No! Non ci posso credere! Luna è Lunael. La mia compagna è Luna. No, ma come è possibile. Io…io…

“So che può sembrare assurdo, Andrè, ma voi due…”

“Sta zitto Uriel, per favore.” Esclamai sedendomi incredulo e tremante sul divano. Ora vengono le complicazioni. Sono felice che Luna sia la mia compagna, anche perché la amo, ma come la prenderà lei.

Non posso mica andare da lei e dirle – Ehi, Luna sei l’arcangelo della vita, devi lasciare John, e sposare me o moriremo entrambi.- sar…aspetta…..

“Raph, se Luna non dovesse accettare di essere la mia compagna cosa accadrebbe?”

“Moriresti.”

“Solo io?”

“Si. Lei è l’arcangelo della vita, quindi praticamente non può morire, ma perderebbe una parte della sua anima. Il suo equilibrio interiore. Praticamente le mancheresti da morire, ma vivrebbe anche con la possibilità di rifarsi una vita.” Mi spiegò e io sospirai.

Come avrei detto tutto questo a Luna, sono incredulo persino io. No, non le posso dire nulla, le rovinerei la vita. Lei sposerà John e sarà felice.

“Andrè?”

“Uhm.”

“Quando hai intenzione di dire tutto questo a Lunael?” mi chiese Uriel.

“Mai!”

“Abbiamo bisogno di lei, Andrè!” contestò Michael.

“Non le dirò nulla, lei sposerò John e sarà felice.”

“Abbiamo bisogno dei sette arcangeli per sconfiggere le forze del male, Andrè! Lo capisci?” dichiarò Gabriel.

“Lo so, Gabe.” Sussurrai.

“Se non le dici nulla, siamo spacciati!”

“Lo so da me, Anael!” gridai infastidito.

“Che pensi di fare?” mi chiese Uriel.  Aspettavano tutti una mia risposta. Sospirai.

“Le dirò che è l’arcangelo della vita.” Acconsentii.

“E quando?” domandò Anael.

“Anael, finiscila!” lo richiamò Michael e io sorrisi. Erano degli amici fidati, i migliori.

“Presto.”

“Bene, siamo a posto così sei salvo anche tu!” dichiarò ancora Anael e io sorrisi triste.

“Anael!” lo richiamarono Michael, Raphael e Gabriel.

“Ho detto che le dirò che è un arcangelo, ma non le dirò che deve sposarmi per salvarmi la vita, anche perché dovrebbe amarmi.” Spiegai “ E invece mi odia.” Conclusi amaramente.

“Ma…”iniziò Anael, ma venne interrotto.

“Procediamo un passo alla volta. Ci penseremo a tempo debito. Che ne sai tu se di qua a quando deve accadere il tutto lei non ti amerà, Andrè?” sollevai la testa di scatto e puntai i miei occhi su quelli di Raphael e gli altri arcangeli che sorridevano con vigore.  Annuii mitemente, però non nutrivo grandi speranze.

“Se vuoi  le diciamo tutto noi?” dichiarò Uriel.

“No, devo farlo io!” esclamai alzandomi in piedi.

“Ok.”

Raphael mi osservò a lungo, poi dichiarò.

“Non avrai fatto l’amore con lei, vero Andrè?” mi chiese dubbioso.

“Ecco…io….” Balbettai arrossendo un po’.

“Andrè?” mi chiamò nuovamente.

“Si.” Confermai.

“Cosa! Ma sei impazzito!” esclamò e io sollevai lo sguardo. Avevo mille dubbi.  “Così ti sei legato definitivamente a lei! Andrè adesso la tua vita è nelle sue mani, se sceglie John per te non ci sarà più nulla da fare. O John o qualsiasi altro.” Dichiarò tremando Raphael.

“Lo so.”

 

 

POV LUNA

Più tardi, dopo gli eventi  rivelatori e scioccanti di quel giorno, mi ripresi con un mal di testa incredibile. Ricordando, mi resi conti di avere a casa sei degli arcangeli supremi e che Andrè era uno di loro. 

Mi alzai dal letto e appena misi piede a terra un capogiro mi colse impreparata facendomi ricadere sul letto. Aspettai  qualche minuto, il tempo che la stanza smettesse di girare e di fare le capriole, poi ritentai ad alzarmi. Sta volta riuscii a tenermi in piedi e a fare dei passi. Non ci posso ancora credere.

Raphael, Michael, Gabriel, Anael, Uriel, Andrè: gli arcangeli del regno dei cieli, nella mia umile dimora. 

Mi avvicinai allo specchio e mi specchiai in esso.

Uhm…ero un orrore. Pettinai i capelli e diedi un po’ di colore al mio viso.  Misi un po’ di ombretto bianco e azzurro, il mascara e un lucida labbra trasparente. Non riuscivo a smettere di pensare agli ultimi avvenimenti e soprattutto ad Andrè. Il mio cellulare suonò con insistenza e io risposi.

“Pronto?”

“Luna, sono John.”  La sua voce al telefono mi riscaldò e io sorrisi.

“Volevo sapere come stavi, dopo….ecco Luna …io credo di aver fatto uno sbaglio.” Dichiarò infine e io corrucciai la fronte.

“Che sbaglio? Comunque sto bene.”

“Vedi, non avrei dovuto lasciarti, solo che l’impegno mi ha fatto paura, ma adesso riflettendoci….Luna, ci conosciamo da tanto tempo, ma non credo di aver confuso l’amore con l’amicizia. Voglio tornare con te.” Dichiarò e io sgranai gli occhi. Oh, no! Pensavo che finalmente era tutto chiarito e invece…

“John, io ti posso offrire solo amicizia perché per quanto mi riguarda, ho veramente confuso l’amore con l’amicizia.” Spiegai.

“Lo capisco. Luna, però io non mi arrendo ti conquisterò!” detto questo riagganciò.

Oh, Dio mio! E adesso! Non voglio ferire John, ma da quando conosco Andrè…oddio mi sento così confusa.

Non mi va di pensarci adesso. Penserò a John, quando sarò più tranquilla e magari non con sei arcangeli presenti in casa mia.

Finii di sistemarmi, mi cambiai e mi preparai a scendere. Cosa avrei dovuto fare. La sola idea di scegliere  John e lasciar andare via Andrè mi fa accapponare la pelle e sento come qualcosa che mi laceri l’anima. Se Andrè andasse via, so già che soffrirei parecchio, ma lui non mi ama. Non gli interesso minimante. Forse è meglio che lasci perdere l’amore; non fa per me.

Scesi di sotto e andai in cucina.

“Buon giorno …oh…ma guarda che ore è: Buon pomeriggio.” Esclamai rivolta prima ai sei arcangeli, poi guardai l’ orologio, e poi mi rivoltai verso di loro.

“Ciao Luna.” Mi salutò Andrè e io sorrisi e corsi da lui, sedendomi sulle sue gambe e stampandogli un bacio sulla guancia, poi mi rialzai e andai a prendermi un bicchiere d’acqua.

“Oh, ma che maleducata. Posso offrirvi qualcosa?” chiesi rivolta ai sei.

Quello che doveva essere Raphael mi sorrise e io sorrisi di rimando, poi mi chiese.

“Se fosse possibile, ci consiglieresti un albergo in cui sistemarci?” sgranai gli occhi e lo stesso fece Andrè.

“Volete dire che vi trasferite qui, sulla terra?” chiesi.

“Per un periodo si, mia cara.”

Sorrisi. Bene per lo meno Andrè avrebbe avuto qualche amico.

“Certo, io posso offrivi vitto e alloggio se vi va bene. Questa casa è enorme e soli ci si annoia.”

“Luna!” Esclamò Andrè.

“Sono tuoi amici, no?” lo vidi annuire e io sorrisi di rimando “ Bene, quindi possono restare se per loro non è un problema dividere la casa anche con un semplice essere umano.” Vidi i sei arcangeli scambiarsi un sguardo eloquente ma che non decifrai poi acconsentirono.

“Bene, posso offrirvi altro?”

“Latte!” dichiarò Raphael

“Latte” esordì Michael

“Latte” si aggregò Uriel

“Latte” seguì Anael

“Latte” confessò Gabriel.

“I tuoi pancake!” dichiarò infine Andrè. Tutti gli arcangeli lo guardarono increduli!

“Che c’è? Dovreste provarli sono favolosi!” esordì ancora Andrè mentre i scoppiavo a ridere. Raphael prese parola.

“Ecco noi…”

“Ho capito! Latte e pancake per tutti.” Esordii felice. Cominciai a cucinare e appena finii il tutto e gli arcangeli assaggiarono ciò che avevo preparato, vidi che i loro occhi mutarono, esibendo la loro essenza angelica. Avevo capito che reagiva con i loro sentimenti e il loro essere e da ciò capii che ciò che avevo loro preparato, era gradito. Ciò mi riempì di una soddisfazione incredibile.  Sorrisi e mi sedetti vicino ad Andrè, e gli baciai una guancia e carezzai un braccio. Lui mi guardò sorpreso e io sorrisi felice, prima di notare gli sguardi divertiti di altri cinque arcangeli. Tornai composta al mio posto, poi sbuffai facendo scoppiare a ridere Raphael.

“Che hai da ridere angioletto! Zitto e mangia!” esclamai risentita dedicandomi ai miei pancake nel piatto. Una risata generale di tutti gli altri riempì la cucina. Stavo per rispondere quando.

“Piantatela!” esclamò gelido Andrè e gli arcangeli  smisero di ridere.  Annuii felice e mi avvicinai di più ad Andrè, fin quando.

DLIND DLOND!

“Eh? Ma chi sarà?” chiesi.

“Non saprei, io di certo non aspetto nessuno. Hai visto come mi vengono a fare visita i miei amici, Luna, non bussano mica.” Dichiarò riferendosi a come gli arcangeli erano apparsi in casa mia senza preavviso. Mi ritrovai a concordare con lui.

“Già. Già.” Dichiarai chiudendo gli occhi e annuendo. Vidi gli arcangeli arrossire. Scoppiai a ridere poi mi diressi alla porta e apri…

“John! Danielle! Julian!” esclamai incredula.

“Disturbiamo?” dichiarò John entrando e dirigendosi in cucina dove si bloccò trovando i cionque arcangeli più Andrè.

“Urca che figacci! Luna dove li tenevi nascosti!” esclamò Danielle osservandoli.

“Grrrr…” gemette di disappunto Julian.

“Andrè!” dichiarò in tono gelido John.

“John!” gli rispose l’angioletto di rimando. Brrr, mamma mia che freddo. Ma che cavolo sta succedendo. Solo ora mi accorgo che John è venuto a casa mia e che in mano tiene un mazzo di rose rosse.

Oh, no! Giuro che se mi separa da Andrè io non so quello che faccio.

“John, ti potrei parlare un minuto?” lo chiamai.

“Dimmi?” rispose lui continuando sempre ad osservare Andrè.

“In privato per favore.”

John si voltò verso di me e annuì.

“D’accordo, in camera tua?”

“Si, e adesso andiamo!” ero decisamente furiosa.

“Che ci fai qui John? Ti ho già detto che ti considero solo un amico. Tra noi è finita, che vuoi ancora?”

“Io ti amo Luna! Ti amo con tutto me stesso e non sono in grado di vivere senza di te!” esclamò lui serio, ma io ero più seria di lui.

“E’ finita!”

“Cosa?”

“E’ finita John! Ti avevo detto che ti potevo offrire solo amicizia ma a te questo non basta. Ti dovresti trovare una ragazza che ti ama per quello che sei John, sei un caro amico e questo non lo nego e mai lo potrò fare, ti voglio un mondo di bene, ma non ti amo.”

“Ami quello li, vero? Quel pomposo arrogante figlio di buona donna!” mi chiese e io mi alterai non poco.

“Quello li, ha un nome e si chiama Andrè e non ti so dire quello che provo per lui quindi non indagare oltre, quando lo saprò sarai il primo a saperlo.” Dichiarai dirigendomi di nuovo in cucina seguita da John, mi bloccai davanti ad Andrè e gli altri arcangeli ma appena John parlò mi infuriai come non mai.

“Mi sorprendi Luna. Fino a ieri odiavi a morte lui, e adesso te lo sei pure invitata a casa con quest’altri e….”

“Ma chi ti credi di essere! Vieni qui, entri senza permesso, squadri da capo a piedi i miei ospiti, insulti Andrè…..ma chi cavolo sei tu? Non  di certo il John che conosco io. E’ finita fattene una ragione! E adesso fuori di qua!” gridai furiosa. Andrè e gli arcangeli mi guardavo increduli, Julian e Danielle avevano gli occhi fuori dalle orbite, io tremavo. Sentii Andrè alzarsi e stringermi le spalle con le sue mani grandi, protettive, lunghe e longilinee.

“Luna…” iniziò John tremante di rabbia mentre fulminava Andrè con lo sguardo. Capisco che la gelosia possa colpire, ma bisogna anche controllarla e poi io e Andrè  non stiamo insieme. “Stai insieme a quello li?” mi chiede gelido.

“ Non sto insieme a lui e anche se fosse non sarebbero fatti che ti riguardano. Quando sarai rinsavito ritorna e allora vedrò se perdonarti e considerarti ancora il mio migliore amico, ora sparisci!” gridai. John cose alla porta, buttò le rose a terra e usci incavolato nero.

“Ma tu guarda che tipo….” Sussurrai indignata.

“Luna?” sollevai lo sguardo e vidi Danielle avvicinarsi a me.

“Dimmi?” sussurrai cercando di calmarmi anche se mi era difficile visto che mi trovavo tra le braccia di Andrè.

“Cerca di capire John. Non ha capito ciò che aveva fin quando non lo ha perso. Si, è stato lui a mandarti il messaggio che ti diceva di aver confuso l’amicizia con l’amore, ma lui si aspettava che tu gli facessi cambiare idea, no che acconsentissi a lasciarvi dopo neppure due giorni che stavate assieme. Si è sentito profondamente ferito e…e…usato. Ecco. Non ti odia e non credo che ti ami ancora, ma penso solo che è stato ferito profondamente da quel messaggio mi capisci? Avete sbagliato entrambi e parlare potrebbe chiarire le cose.  Sai che cosa è l’orgoglio maschile?” mi chiese infine e io annui. Danielle sorrise.

“Ecco, tu lo hai ferito li. L’ orgoglio di un uomo se viene ferito gli fa commettere sciocchezze come cercare di riconquistarti, prendere d’assalto i tuoi ospiti o Andrè, parlare a vanvera, tutto per lenire la sofferenza del suo orgoglio.” Spiegò Danielle.

“Danielle ha ragione. Noi uomini siamo creature un po’ complesse Luna e bisogna sapere come prenderci.” Concluse Julian.

“Ops, credo di aver ferito John nell’orgoglio. Oh, ma quanto siete complicati voi uomini!” mi rivolsi solo a Julian perché sapevo che gli altri erano angeli e non sapevano che cos’era l’orgoglio e cose del genere, certo, lo avevano ma non ci davano un gran peso tanto da commettere sciocchezze. Infatti quando all’ inizio avevo offeso Andrè lui non aveva reagito. Che creature fantastiche gli angeli, o meglio gli arcangeli.

“Abbastanza. Tranquilla  Luna, con John ci parlo prima io così domani a scuola chiarite” concluse Julian.

“Ok”

“Una domanda Lu.” Mi chiese Danielle.

“Ma quei cinque li  chi sono? “ mi chiese e io sorrisi beffarda.

“Se ti dico i nomi non mi crederai.” Dichiarai.

“Tu prova.”

“Ok,  loro si chiamano : Uriel, Gabriel, Raphael, Michael, Anael.” Li presentai e vidi Danielle e Julian sgranare gli occhi.

“Ma stai scherzando vero? Questi qui non posso avere gli stessi nomi di cinque arcangeli supremi.”

“Perché non chiedi ad Hao?” risposi beffarda.

“Chi è Hao?” mi chiese Danielle e io dileguai la domanda con un cenno della mano. “ Comunque si chiamano veramente così, sono cugini di Andrè e da domani studieranno nella nostra scuola. Eh? Ah, si i loro genitori sono tipi molto religiosi. Ecco spiegati i nomi.”  Spiegai. Mamma ma da dove mi è uscita questa inventiva/balla geniale.

“Capito. Ok, allora a domani a scuola.”

“Si, ciao Luna. Ciao Andrè. Ciao presunti  angeli.” Dichiarò Danielle prima di uscire salutando con la mano, seguita da Julian. Appena furono fuori e chiusa la porta. Io guardai Andrè e gli altri arcangeli e scoppiammo a ridere.

“Ci sarà da divertirsi!” esordì Raphael

“Quella li ci ha chiamati presunti angeli!” protestò Anael.

Io e Andrè ci guardammo, poi lui parlò.

“Hai lasciati John….perchè?” mi chiese e io arrossii come una aragosta. Non potevo dirgli che probabilmente il motivo era lui.

“Perché ho confuso l’ amore con l’amicizia. Capita.” Dichiarai, ma lui è pur sempre un angelo e temo che si accorga…

“Ok.”

Eh? Come? Scusa? Fiuf…che fortuna sfacciata, non si è accorto di nulla, ma domani a scuola dovrò chiarire una volta e per tutte il problema John.

“Bene ragazzi e adesso che si fa?” chiesi

Gli arcangeli si osservarono e alzarono le spalle come a dire scegli tu. La voce di Danielle ci raggiunse.

“Fatela cantare! Una canzone di sua completa inventiva…vi sorprenderà!” gridò Danielle affacciando la testa dalla finestra che avevo  lasciato aperta.

“Danielle!”

Lei mi fece la linguaccia poi sparì.

“Be, facci senti, piccola Luna. Cantaci qualcosa.” Mi esorto Michael e io annui. Prese la base della canzone che faceva a caso mio e che avevo inciso qualche mese prima, quando  i miei nonni non si erano ammalati. Era una sorta di canzone/preghiera.

Iniziai a mettere la musica e le note riempirono la stanza, note suonate da me, da violino e piano forte, con qualche arrangiamento più moderno, poi iniziai a cantare.

CANZONE :  IL,MIO,VERO,VOLTO.

“Luna…io…” balbettò per un attimo Andrè.

“E’ incredibile Luna. Brava piccina.” Concluse Raphael e io sorrisi felice. La serata passo tranquilla, alla fine niente centro commerciale, ma ci siamo divertiti lo stesso. Ho chiamato Danielle e le ho chiesto se mi avrebbe potuto procurare del vestiario maschile e dopo un ora era a casa mia con quintali di vestiti, poi era sparita di nuovo, ma so con chi era …..con Julian. Sorrisi felice e continuai a godermi la serata e scoprire che gli arcangeli non era poi così male, anche se delle frane con la wii.

 

To be continued.

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Capitolo 9
*** prima di andare a scuola... ***


 

 

 

 

 

È già mattina! Il sole filtra dalla portafinestra della mia camera, ferendomi gli occhi e costringendomi ad aprirli indignata. Sono appena Le sette del mattino, ma nonostante tutto quello che mi è successo negli ultimi tempi, mi sento felice e riposata. Mi volto con la testa verso il lato sinistro del letto e per poco non ci rimango secca. Andrè, è steso al mio fianco e mi circonda la vita con un braccio. Io gli sono praticamente addosso; le nostre gambe sono intrecciate, la mia mano intrecciata alla sua depositate dolcemente sul mio grembo, le mie spalle appoggiate comodamente contro il suo petto. Il suo braccio sinistro infilato sotto il mio corpo e la testa di Andrè depositata dolcemente sulla mia spalla, o meglio tra incavo del mio collo e la mia spalla, e dorme placidamente. Sembra un angelo…hi hi hi hi… infatti lo è! Il suo respiro caldo mi causa mille brividi e scosse elettriche per tutto il corpo, facendomi di conseguenza rabbrividire e fremere.

Ricordo vagamente come io e lui siamo finiti in camera mia e a dormire nello stesso letto, abbracciati come sanguisughe. Ricordo che ieri sera, mentre aspettavo il ritorno di Andrè, che era stato chiamato a svolgere il suo lavoro di angelo della morte  e che poi mi è ritornato a casa un cumulo di sofferenza, ho preparato cinque stanze per gli arcangeli miei ospiti che nel mentre si stavano cimentando con un impresa e una missione difficilissima chiamata: WII.

Ora che ci penso bene, anche ieri sera, dopo che Andrè mi era ritornato un cadavere ambulante e che per poco non mi sveniva tra le braccia, avevo già deciso che lui avrebbe dormito come me. Mi ricordo bene la chiacchierata che ci siamo fatti su quel letto. Andrè mi ha raccontato che era avvenuto un incidente stradale grave in cui uno scuola bus ha avuto un incidente con un autobus.

Sono morti 15 bambini delle elementari, 5 adolescenti, 3 uomini de 2 donne, 4 malfattori, e l’autista dello scuola bus, per un totale di morti di trenta morti. Andrè ha dovuto portare le anime dei quindici bambini e i cinque adolescenti in paradiso, quelle dei quattro malfattori dritti spediti all’inferno, quelle dei tre uomini, due in purgatorio uno in paradiso, le due donne una all’inferno e l’altra in purgatorio, insieme all’autista. Bello vero?Il mio Andrè ha passato più tempo all’inferno e in purgatorio che in paradiso. Dico io ma l’umanità sta davvero andando a rotoli? Mi è tornato a casa con l’anima sanguinante e mi ha solo chiesto se poteva dormire con me e se gli avrei permesso di abbracciarmi. Acconsentii immediatamente e la cosa non mi dispiace affatto. Strano, eh? Chissà perché mi comporto così con lui?

Sento Andrè muoversi un po’ e stringermi maggiormente a se e gli occhi mi si riempirono di lacrime. Nessuno in venticinque anni di vita mi a stretta a se in questo modo, a parte mia madre e mio padre e poi anche i miei nonni, nemmeno John mi aveva mai stretta in questo modo. Andrè mi stringeva come se la sua vita dipendesse da me, come se senza di me lui non potrebbe vivere, come se fossi la sua stessa anima. Mi stringeva con assoluta devozione e assoluto amore.

Se tutto questo lo fa mentre dorme, allora cosa farebbe quando è sveglio? Avere una relazione con lui sarebbe veramente così sublime? Dedicherebbe tutto il tempo che può alla sua compagna? Vorrei sapere che cosa prova Andrè nei miei riguardi. Vorrei tanto saperlo, ma so per certo che lui non mostrerebbe mai  questo suo lato vulnerabile e dolcissimo quando è sveglio. Sembra intanto che stamani il colorito gli sia un po’ tornato, certo ha sempre la pelle chiarissima, ma si capisce perfettamente che sta molto meglio di ieri sera.  Fremente lo stringo di più a me e gli deposito un tenero e casto bacio sulle labbra, che però non lo svegliano. Ho agito d’impulso, ho sentito il bisogno di baciarlo e l’ho fatto e non me ne sono pentita affatto.

Il cuore comincia a battermi forte e sento le farfalle svolazzare all’interno del mio povero stomaco, ingarbugliandolo. Ma che cavolo mi sta succedendo? Perché quando vedo o sento Andrè vicino il mio cuore comincia a fare le capriole?

Devo anche e ancora chiarire con John. Uffa!

La situazione con John è diventata quasi insostenibile, dovrei fare qualcosa, per esempio cominciare ad alzarmi e andare a scuola ,ma sto così bene a letto e immersa nel calore di Andrè. Ma poi perché mi sento così dannatamente legata e attratta da Andrè. E’ vero è un angelo…anzi un arcangelo : l’arcangelo della morte, ma cribbio se ha charme e fascino da vendere. Ne ha a vagonate. È misterioso, intrigante,gentile, dannatamente bello, la sua essenza angelica poi è veramente qualcosa di sensazionale, ma cavolo non riesco a comprendere come mai tutto il mio essere si sente legato a lui, come se fosse una parte importantissima e indispensabile della mia anima, e se dovessi perderlo…oddio non oso nemmeno immaginare.

Oggi tutti noi, ovvero io, Andrè e i cinque arcangeli presenti in casa mia, dobbiamo andare a scuola, ma sinceramente l’idea non mi allieta molto, ma il dovere è dovere e va rispettato. Purtroppo devo anche chiarire al più presto con John e fargli capire una volta e per tutte come stanno le cose. Chissà anche dove è finito Ken, il mio migliore amico dei tempi del liceo. Ricordo che alla fine del liceo Ken mi disse che sarebbe partito e che non ci saremmo visti più, ma non l’ho visto in questi giorni a scuola. Chissà se oggi c’è? Mi manca quel pestifero ragazzino tutto d’un pezzo.

Mi mossi irrequieta nel letto e nell’abbraccio di Andrè, cosa che fra l’altro lo svegliò.

“Luna?” mi chiamò e io lo guardai e gli sorrisi tenera.

“Buon giorno. Come ti senti oggi?” gli domandai con calma, ma lui mi guardò dubbiosa.

“Bene.” Mi rispose e io gelai il mio sorriso. Non stava affatto bene, era ancora debolissimo.

“Andrè, vedi di non mentirmi, non ti riesce. Se non stai bene, e guarda che si vede che non stai bene, oggi restiamo a casa.” Proposi mitemente ma lo vidi scuotere la testa in segno di negazione.

“No, Luna, andremo a scuola. Tu, devi parlare con John e io starò bene.” Dichiarò sicuro e io sgranai gli occhi incredula. Se non avessi i miei genitori morti tempo addietro, lui potrebbe benissimamente prendere il posto di mio padre. Sbuffai.

“D’accordo, papà.”

“Luna, per favore! Sai bene che è giusto chiarire le questioni lasciate in sospeso. E’ giusto chiarire il malinteso con il tuo ragazzo.” Dichiarò e io m’infuriai.

“John non  è più il mio ragazzo Andrè, abbiamo confuso l’amore con l’amicizia!” dichiarai risoluta.

“La cosa potrebbe essere vera Luna, se tu fossi in realtà una quindicenne, ma sei una venticinquenne nel corpo di una quindicenne e tu quel John, lo stavi per sposare. Quando ci siamo incontrati eri fermamente convinta che fossi io la causa di ogni tua sofferenza.” Dichiarò controllato Andrè.

“Nella vita si può sbagliare, sia a quindi anni sia a venticinque anni Andrè. Le cose sono andate così. Che cosa ti fa credere che io non sappia prendere delle decisioni sbagliate?”

“Sei Luna!” dichiarò come se quelle due parole spiegassero tutto.

“Si, sono Luna e tu sei Andrè, ma questo non spiega nulla. Io e John, possiamo solo essere amici niente di più niente di meno.”

“Hai fatto l’amore con lui!” dichiarò risoluto Andrè.

“Ho fatto sesso con lui!”

“Tu lo ami!” dichiarò e io sgranai maggiormente gli occhi.

“No, credevo di amarlo, ma non è così ed è meglio non confondere il sesso con il fare l’amore.”

“Con me hai fatto sesso!” dichiarò e io non pensai e urlai.

“No, con te ho fatto l’amore!” appena però mi resi conto di ciò che avevo detto sgranai gli occhi e vidi che anche lui restava senza fiato.

“Lascia stare, non sappiamo quello che diciamo Andrè, vado a vestirmi e a svegliare i tuoi amici. Tu preparati. Andiamo a scuola.” Dichiarai abbassando triste lo sguardo e divincolandomi dalla sua prese per poi alzarmi dal letto. Presi dall’armadio un paio di jeans e una maglietta e uscii, ma non prima di girarmi verso Andrè e osservarlo. Era ancora steso sul letto con un braccio che gli copriva gli occhi e il respiro irregolare. La preoccupazione prese per un attimo il sopravvento ma l’ignorai e uscii dalla stanza e mi diressi in quella di Raphael.

 

POV Andrè.

 

Che caspita significa tutto questo! Con te ho fatto l’amore,  ha detto, ma che significa? Sono così confuso! Che abbia lasciato John per me? Che Luna ha capito anche se inconsciamente di essere l’arcangelo della vita e l’unica in grado di salvarmi? Non può essere! E’ assurdo. Sta notte sono tornato a casa quasi morto, che fra l’altro per me è pure un dannatissimo eufemismo, ma appena Luna mi ha visto si è precipitata da me e mi ha portato in camera sua, aiutandomi a svestirmi mentre io con uno sforzo immane tentavo di far rientrare dentro le mie scapole le enormi ali nere. Credevo che… Non riesco a finire il pensiero che Raphael entra nella stanza di Luna dichiarando.

“Si può sapere che hai fatto alla povera Lunael?”

Tolsi il braccio con cui mi coprivo gli occhi dal viso e con uno sguardo che la diceva lunga puntai i miei occhi oro in quelli quasi viola di Raphael.

“Nulla!” risposi un po’ troppo velocemente cosa che insospettì il mio amico.

“Ah, si? E come mai la piccola e di la a versare fiumi di lacrime sulla spalla di Gabriel, dandosi dell’ idiota? E come mai sta mattina quando mi ha svegliato sembrava più morta che viva?” dichiarò quasi glaciale. Raphael anche nel regno dei cieli era sempre stato terribilmente legato a Lunael e dopo di me fu lui a soffrire più di tutti la sua mancanza.

“Le ho solo detto che deve andare a scuola a chiarire con il suo ragazzo.” Dichiarai cercando di far capire a Raph le mie motivazione.

“Ma allora tu sei completamente scemo!  Più Luna sta vicino a noi, anche solo vicino a te, più  il suo essere fa a botte con i ricordi. Più Luna sta vicino a noi prima si ricorderà chi è in realtà. Luna stessa in questo momento ha un mare di perplessità interiori, si domanda come mai si sente così legata a te se fino a qualche giorno fa ti odiava a morte. Andrè ,Luna anche inconsciamente sta cominciando a recidere i legami terreni.” Spiegò Raphael e per poco non mi venne un collasso.

“Che cosa? Questo non può farlo!”

“Questo lo sta già facendo, Andrè, non può evitarlo. Ti sei chiesto come mai io e gli altri siamo qui?”

Scossi la testa in segno di negazione. Perché Luna doveva recidere i legami terreni?

“Siamo qui, amico mio, per ricordare a Luna chi è. Luna presto si ricongiungerà a noi. Luna comincerà a dimenticare i legami stretti e affettivi terreni. O meglio ricorderà sempre la sua vita qui sulla Terra, ma non sarà fortemente legata a quelle persone che ha conosciuto qui, saranno sempre suoi amici, ma i suoi amici si dimenticheranno di lei. Gli umani non devono sapere dell’ esistenza degli angeli o dei demoni. Il nostro mondo è e sarà sempre celato ai loro occhi e questo lo sai anche tu.  E’ legata a te Andrè e qualunque legame abbia avuto qui sulla terra, svanisce al confronto con legame che prova per te. Andrè,  Tu e Lunael, siete l’equilibrio che governa il mondo. Vita e Morte. Luce e Ombra. Ying e Yang. Voi due possedete il legame supremo.” Spiegò mitemente Raphael. Non riuscivo a credere alle mie orecchie.

 “Com’è che tutte queste cose io non le so?” domandai infine risentito.

“Queste cose le sapresti anche tu se solo quando Dio ci convocava tu  te ne stavi in disparte a rimuginare sul fatto che Luna ti era stata tolta e non comprendevi bene il perché.” Mi  schernì infine Raphael e io inarcai un sopracciglio dubbioso.

“Io…”

“Ormai quel che è fatto è fatto, Andrè, preparati che andiamo a scuola chiarirai dopo con Luna.” Dichiarò infine Raphael prima di uscire dalla stanza e lasciandomi incredulo. Mi alzai dal  letto e mi vestii, poi scesi in cucina dove incontrai  lo sguardo umido e lucido di Luna seduta al tavolo che beveva il suo latte. Al suo fianco, sia dal lato destro che da quello sinistro, erano seduti tutti i miei amici. Vidi Luna alzarsi e posare la sua tazza nel lavandino, poi dirigersi in bagno.

“Andrè!”  Uriel mi chiamò.

“Che c’è?”

“Raphael ti ha detto…”iniziò Anael.

“Si!”

“Parla con lei, amico. Chiarisci!”concluse Michael mentre gli altri annuivano.

Annuii e piano mi diressi verso dove era sparita Luna, ma..

Luna spuntò dal nulla dichiarando.

“Andiamo ragazzi!”

“Luna, ti devo parlare.” Esordii e notai di aver ricevuto immediatamente la sua attenzione.

“Di cosa?”

“Del fatto che io ti amo, Lunael!” dichiarai sicuro di me e sicuro che non me ne sarei mai pentito. Sicuro del fatto che chiamandola con il suo vero nome, lei si sarebbe ricordata chi era e chi ero io.

Vidi Luna sgranare gli occhi e sentii i miei amici strozzarsi con il latte che stavano bevendo.

 

To be continued

 

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Capitolo 10
*** incredulità ***


 

 

INCREDULITà

“Ch…Che cosa?” sussurrai incredula, per poi essere invasa da una marea di ricordi, immagini, sensazioni, sentimenti che fino a quel momento non potevo credere essere mie.
Vedere le calde e limpide distese del Paradiso. Ricordare i miei veri genitori. I miei migliori amici : Raphael, Michael, Uriel, Anael, Gabriel e …il mio futuro marito Andrè. Ricordare le sensazioni e le emozioni fortissime nel trovarmi davanti a Dio. Ai ricordi delle sue coccole, dei suoi abbracci. Ricordare in poche parole…casa mia. Ricordare chi ero : Lunael l’arcangelo della vita. Venni anche a conoscenza che ero l’unica che poteva salvare la vita ad Andrè. L’unica che poteva equilibrare il suo essere. L’unica che lui potesse amare. Venni anche a conoscenza che di tutto questo lui non me ne voleva parlare. Quella scoperta mi rese felice, ma anche triste perché mi aveva mentito. Andrè mi aveva mentito facendomi sentire al sicuro con lui e non  dicendomi nulla. Se io non avessi ricordato chi ero con il nome che lui ha pronunciato anche Andrè sarebbe morto e io questo non lo potevo sopportare. Gli occhi mi si riempirono di lacrime mentre passavo al setaccio tutti i presenti in quella stanza. 
“No..non è possibile! Questo non è vero! Io non posso essere quella Lunael…è tu…” urlai voltandomi verso Andrè
“ tu, da quanto lo sapevi?  Da quanto sapevi che eri il mio futuro marito…,lassù da dove dici provenga io!” urlai con il viso inondato dalle lacrime, ma sinceramente non sapevo se erano lacrime di tristezza, delusione, sofferenza dolore.
“Luna..ascoltami…” iniziò Andrè ma io lo interruppi.
“Luna? Sta zitto! Tu non sei nemmeno degno di pronunciare il mio nome e cribbio ho pure fatto sesso con te! Un menzognero di prima categoria. Non ho parole! Sai tutto quello che ho passato! La morte dei miei genitori, la morte di John, la morte dei mie nonni, la morte di mio figlio e tu non mi hai mai voluto dire che senza di me tu, imbecille che non sei altro, la morte stessa ti avrebbe preso! Ti odio Andrè , ma ti amo più della mia stessa vita e per questo io adesso mi allontanerò per sempre da te. Vuoi morire ? Fai pure, ma non mi legherò oltre a te! Non starò a guardare mentre ti lasci morire! Perché adesso lo so! È  questa la cosa che più brami è questa la cosa che ti spinge ad alzarti la mattina. Tu vuoi morire e io questo non lo sopporto!”  gridai furibonda per poi correre fuori casa ignorando le grida di Andrè e di tutti gli altri arcangeli.
Corsi, corsi a perdifiato e non sapevo nemmeno dove ero diretta. Avevo bisogno di un amico, ma da John non mi potevo rifugiare. In mente mi apparse l’immagine di Kenneth il mio vecchio migliore amico d’ infanzia. Svoltai a destra e mi diressi a casa sua. Era come se avessi le ali e sentivo qualcosa che si muoveva dietro di me. Voltai la testa verso le mie spalle e sgranai gli occhi incredula. Non era possibile! Non stavo correndo, stavo volando. Sulla schiena mi erano apparse due enormi ali bianche. Incredibile, ma di che mi sorprende sono un arcangelo. Volai a più non posso verso casa di Ken e giunta finalmente a destinazione, atterrai e rinfoderai le ali nelle scapole non sapendo nemmeno come ci fossi riuscita. Con le lacrime agli occhi mi buttai a capofitto sul portone della casa di Ken e bussai a più non posso e scossa dai singhiozzi. Ken era la mia unica ancora di salvezza. L’unico amico che mi era rimasto in questo mondo orribile e pieno di dolore .
La porta si apri rivelando una ragazzo sui sedici anni, capelli neri come la pece occhi viola e profondi , un espressione incredula e sorpresa.
“Luna!” esclamò e io non esitai mi buttai tra le sue braccia in lacrime e comincia a piangere forte.
“Ken…Oh Ken….” Vidi Ken guardarsi dietro di me e poi dietro se stesso, poi mi trascinò in casa.
“Piccola Luna, che è successo?” mi chiese con un tono così gentile e profondo che per poco la sua gentilezza non mi soffocava.
“Oh, se sapessi…Kenneth…Andrè…lui… La morte?”
“Andrè?” esclamò sorpreso ma io fraintesi in un primo momento la sua sorpresa credendo che fosse dovuta al fatto che lui non conoscesse Andrè, ma appena lo strinsi maggiormente a me e lui fece altrettanto con me toccandoci entrambi la schiena. Sia io che lui ci irrigidimmo. Mi staccai di scatto da lui e lo osservai incredula notando che anche lui aveva il mio stesso sguardo.
“Lunael…” sussurrò lui e io sgranai gli occhi e comincia ad urlai.
“per tutte le sfere angeliche anche tu! Dio mio non è possibile!” esclamai in lacrime cominciando a prendere a pugni un cuscino. “ Dio ma in quanti in tutta la mia vita mi hanno mentito. Che arcangelo sei si può sapere!” esclamai infuriata.
“Arcangelo? Io? Non sono un angioletto piumoso!” esclamò lui tra l’incredulità e la sorpresa.
“Non dirmi che sei Hao? Non puoi essere Hao!” esclamai facendo un passo verso di lui.
“Hao? E chi caspita è Hao?” chiese lui avvicinandosi a me.
“Se non sei Hao chi sei?”
“Kenneth Dark!”
“Cazzo…so come ti chiami ma chi …ahiiiiiii” urlai mentre un qualcosa mi perforava il cervello e io mi accasciavo a terra tenendomi la testa. Ken corse da me e si inginocchiò al mio fianco.
“Che cacchio mi succede…ahiiii” nuovamente quel dolore atroce. Ken scoppiò a ridere.
“Per tutti i gironi dell’inferno! Lunael sei un arcangelo non puoi imprecare…” esclamò Ken.
“Cosa? Che? Cazzo,…merda…ahi…ahiiiii!” urlai nuovamente. Piombando a terra dolorante e guardando Ken incredula.
“Per gli inferi…Luna smettila di imprecare…” urlò Ken.
“Per gli inferi? Ahi…Kenneth Dark ma tu chi diavolo sei?  Oh, intendo cosa sei?” esclamai e notai Ken farsi serio.
“Kenneth Dark, figlio primogenito di Lucifero, demone maggiore. E con queste parole ti ho persa per sempre!” sussurrò Ken e per poco io non mi soffocai con la mia stessa saliva. Mio Dio avevo davanti il figlio di Lucifero.
“io…io…”
“Lo sapevo che avresti reagito così e...”
“No, No….da quanto sei figlio di Lucifero…cioè…si da quanto sai che sei figlio di Lucifero?”
“Eh? Ma che dici Luna? Da sempre so chi è mio padre, ma perché me lo chiedi?”
“Merda! Ahi…quindi anche quando avevamo quindici anni tu sapevi chi eri…e …”
“Luna, ora abbiamo quindici anni!” tentò di dissuadermi . Alzai esasperata gli occhi al cielo.
“Ken, io non ho quindi anni adesso, né ho venticinque ma quel Hao….quello shamano ha mandato me e Andrè  al tempo del mio liceo per salvare i miei nonni  ehm..mio marito John e mio figlio dalla morte ma le cose si sono complicare e…” iniziai vedendo Ken sgranare gli occhi incredulo.
“Venticinque anni? Marito? Figlio? Andrè? Hao? Luna ma di che cappero stai parlando?” mi chiese Ken.
“Ohhh sto parlando della rivelazione che dieci minuti fa mi ha fatto Andrè!”
“Che rivelazione ti ha fatto l’arcangelo della morte?” ridacchiò Ken e io misi un adorabile broncio.
“Mi ha rivelato che sono un arcangelo!”
“Certo, lo so Lunael l’arcangelo della vita!” sussurrò con ovvietà Kenneth e io ringhiai.
“Ecco! Persino i demoni sanno chi sono mentre io l’ho appena scoperto! Grrrr”
“Eh? Che significa? Lunael…oh e va bene lo so che hai venticinque anni, ma quando eravamo al liceo credevo tu sapessi chi fossi e che ti eri avvicinata a me perché anche tu eri diversa dal resto degli umani presenti nell’ istituto.” Mi spiegò e io scossi la testa in segno di negazione. Poi mi alzai afferrai Ken per il braccio e lo trascinai con me seduto sul divano.
“Vedi a quel tempo io mi senti si un pesce fuor d’acqua , ma non volevo che tu restassi solo. Ti vedevo che ti isolavi, che non parlavi con nessuno  e  li allora ho deciso che ti avrei voluto come amico e ti ho introdotto nel nostro gruppo. Danielle si era presa una bella cotta per te scatenando a gelosia terribile di Julian che invece aveva preso a detestarmi, mentre John per lui eri diventato un carissimo amico.* ridacchiai
“Davvero?” mi chiese sgranando gli occhi sorpreso per poi sorridermi.
“certo! Ricordi che sono un arcangelo! Non posso mentire, non posso imprecare e non….giuro che se mi ritrovò Andrè davanti lo spello vivoooooo!grrr! ah… e tu non mi hai persa sei e sarai sempre il mio  migliore amico!” esclamai cercando di trattenere la rabbia che mi aveva invaso nei confronti di Andrè. Vidi Kenneth sussultare per poi ritrovarmi in un abbraccio stritolante.
“Ken..Ken…non respiro! Kenneth Dark Lasciami!” gridai ridendo.
“Grazie, Grazie infinite Lunael…” sussurrò e io sussultai non ero abituata ad essere chiamata Lunael.
“Di nulla Kenneth” sentii che anche lui sussultò.
“Ti prego chiamami solo Ken!” mi chiese e io sorrisi.
“E tu solo Luna!” entrambi scoppiammo a ridere sino a quando una voce non ci fece bloccare.
“Kenneth chi c’è?” chiese una voce femminile e io guarda le scale per vedere se scendeva qualcuno.
“Una mia amica, mamma.” Gridò Ken e io sussultai.
“E come si chiama?” chiese una voce maschile sempre gridando al di sopra delle scale.
“papà fatti i cazzi tuoi! “ gridò Ken mentre della scale sentivo qualcuno che scendeva. Due figure apparvero e io le riconobbi subito. Lucifero e Lilith. Aiuto! Oddio! Lucifero era altissimo lunghi capelli neri occhi di un viola intenso, un fisico da urlo. Lilith invece era una donna ben formata capelli neri, lisci e a caschetto occhi anche lei viola. Una donna bellissima.
“K..Ke…Ken…c…ci..vediamo io ..v…vado!” balbettai incredula. Avevo davanti agli occhi il re e la regina degli inferi.
“Lunael…” sussultò Ken voltandosi verso di me notando la mia espressione sbalordita poi scoppiò a ridere.
“Oh per i gironi dell’inferno ti devi riabituare a tutto questo!”
“Non è divertente Kenneth!”
“Si che lo è!” esclamò sempre ridendo Ken.
“No invece!”
“Si”
“No”
“Si”
“No”
“Si”
“Si! Oh accidenti!” esclamai rendendomi conto della gaffe che avevo appena fatto. Ken scoppiò a ridere. Osservai Lucifero e Lilith che mi osservavano con uno sguardo dubbioso. Questa  poi….dei colpi alla porta mi fecero sussultare.
“Luna lo so che sei li dentro, me lo ha detto Danielle! Ascolta ti posso spiegare!” esclamò Andrè  .
“Cazzo! Ahiaaaaa! Danielle questa me la paghi! ” urlai mettendomi una mano sulla testa. Ken mi sorresse sorridendomi. Vidi Lucifero andare ad aprire e si trovò davanti Andrè e gli altri arcangeli.
“Tu!” esclamò con sguardo di fuoco Andrè.
“Già Io!” esclamò Lucifero. Mi nascosi dietro Ken.
“Papà! Non incominciare! “Riproverò il padre Ken e io battei il cinque con lui dietro la sua schiena.
“Ma…”
“Papà!” esclamò  nuovamente Ken.
“Lucifero!” esclamò Lilith!
“E che cazzo non ho fatto nulla e papà e Lucifero di qua e di là! Basta me ne torno in camera!” Esclamò risentito Lucifero girando i tacchi e salendo le scale che portavano alla sua camera. Lilith lo seguì subito a ruota.
Rimane solo che per me era un perfetto nascondiglio.
“Perché Danielle mi ha mandato qui? Perché mi ha mandato nella casa della famiglia reale demoniaca dicendomi che avrei trovato Luna qui?” chiese Andrè a Raphael che alzò le spalle non sapendo che rispondere.
“ahg agr..” si schiarì la voce Ken. “ Che ci fate in casa mia!” esclamò
“Cerco Lunael, l’arcangelo della vita!”  dichiarò Andrè.
“Non conosco nessuna Lunael!”
“la bambina è l’arcangelo della vita!” gridò Lucifero dal piano di sopra e vidi Ken alzare gli occhi al cielo come a dire che  suo padre non si stava mai zitto causando una miriade di problemi. Dopotutto era Lucifero.
“Sta zitto Lucifero! Così hai rovinato la copertura che tuo figlio aveva creato per Luna!” gridò Lilith
“Ops…scusatemi!” si scusò Lucifero. Ehi, però sembrava simpatico. Ken gridò esasperato.
“mamma, papà, tornatevene all’ inferno non fate altro che creare problemi!” urlò.
“Scusaci Kenneth!”
“Andatevene!” gridò nuovamente. Poi si rivolse dolcemente a me. “ Ormai quel che è fatto è fatto…su dai Luna ci sono io con te!” esclamò Ken afferrandomi una mano e tirandomi fuori dal mio nascondiglio sicuro. Io uscii da dietro la sua schiena  e osservai Andrè che aveva gli occhi fuori dalle orbite come tutti gli altri arcangeli.
“Ehmm…ciao” sussurrai imbarazzata. L’arcangelo della vita beccata a casa di Lucifero e nascosta dietro le spalle del figlio  di quest’ ultimo.  Scoop del momento! Aiutooooo! Sono morta!

To be continued .

Che ve ne pare? Assurdo eh! Ma mi intrigava l’idea di Lucifero e Lilith come li ho descritti. Cio non significa che non ci saranno problemi.
Alla prossima…
Mei 91

 

PRIMO TRAILER DELLA STORIA CUORE DI LUNA DI MEI91 http://www.youtube.com/watch?v=itY8pQTa2JA

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Capitolo 11
*** alleanze! ***


POV ANDRè.

Non è possibile! Non ci credo! Come caspiterina faccio a trovarmi a casa di Lucifero! E Lunael che diamine ci fa qui e abbracciata a Kenneth un demone maggiore superiore, figlio di Lucifero? No, non voglio nemmeno pensare a quello che sto pensando. Luna non può essere amica di questo demone. E’ angelicamente impossibile! Mi osservai intorno incredulo, mentre sentivo Raphael chiudere la porta alle nostre spalle. Lo sguardo di Luna era pietrificato, come se non credesse che io fossi realmente li. Kenneth la teneva tra le braccia con fare possessivo e protettivo e Lucifero dalle scale ci osservava con un sorriso beffardo su quella faccia da schiaffi che si ritrova. Non potevo credere ai miei occhi, l’arcangelo della vita trovata abbracciata a un demone e per di più figlio di Lucifero.

“No! Ditemi che è un incubo vi prego!” urlai incredulo e a occhi sgranata. Vidi Lunael deglutire e Kenneth inarcare un sopracciglio. Vidi Raph dirigersi verso Lucifero.

“Vecchio Mio, come ti vanno le cose?” chiese Raph e sia io che Luna sgranammo gli occhi sorpresi e increduli. Vidi Lucifero ridacchiare e scendere le scale per raggiungere Raph.

“Un inferno, angioletto, come al solito!” rispose mettendo sulla spalla di Raphael una mano.

Non era possibile ma Raphael come faceva ad essere amico di Lucifero!

“Cos’è questa storia Raph!” urlai.

“Come al solito, e si torna sempre allo stesso punto, se tu quando Dio ci convocava prestavi attenzione piuttosto che pensare in continuazione a Lunael, avresti saputo della nostra alleanza. Un demone, Sargatanasse, minaccia il mondo degli uomini, degli angeli e si dei demoni. Questo demone è spietato e di una crudeltà che non ha pari!” iniziò a spiegare Raphael.

“Si, Raph ha ragione. Sargatanasse è fuggito dalla prigione dei Mythis minacciando di distruggere tutto e di conseguenza l’equilibrio che regola il mondo. Ecco perché angeli e demoni per il momento si sono alleati” spiegò Lucifero serio.

“Sargatanasse è un pericolo. Non si conoscono i poteri che ha ma di certo non esiterà ad usarli contro tutti noi. Voi, Tu e Lunael siete l’equilibro e Sargatanasse sta facendo di tutto per trovare e uccidere uno di voi e se ciò accadesse saremmo in grossi guai.” Concluse Gabriel.

“Inoltre, Morte, tu sei in pericolo di vita e vedi di non negarlo. Il tuo lavoro ti sta distruggendo e hai bisogno di una mano!” esclamò Kenneth guardandolo serio.

“Kenneth e Luna sono amici dai tempi del liceo Andrè! Fino ad ora Luna non aveva mai saputo chi in realtà fosse mio figlio perché non sapeva nemmeno chi fosse lei stessa. Andrè devi cercare di guarire il tuo cuore.” Concluse serio Lucifero. “ In accordo con il tuo Dio io ti posso Concedere in soccorso gli Shinigami ovvero gli eredi del Buio, gli dei della morte. Sono esseri neutri, ma ti potranno aiutare nel tuo compito. Certo non potranno portare le anime all’ inferno …”

“o in Paradiso” lo interruppe Uriel con un sorriso.

“Si va be o in Paradiso, ma ti potranno aiutare magari a raccoglierle.” Concluse Lucifero.

“Non ho bisogno d’aiuto!” protestai.

Vidi Lunael staccarsi da Kenneth e avvicinarsi a me. Indietreggia di un passo. Non so perché ma adesso ora come ore era come se avessi paura di Luna. Tremai e Luna se ne accorse e si bloccò come ferita ma sospirò.

“Ti prego Andrè accetta l’aiuto! So che adesso mi odi, ma cosi rischi davvero di morire!”

“Mi hai appena ucciso tu oggi, Luna!” lo dissi con tono sprezzante. Tono che non avrei voluto usare quando vidi Luna accusare il colpo.

“Va bene odiami pure, ma renditi conto mi hai appena rivelato che sono l’arcangelo della vita e l’unica che ti possa salvare la vita. Mi hai detto che mi ami, ma fino a poco tempo fa ti attribuivo la colpa della morte di tutte le persone a me care, ma poi ti ho conosciuto e dentro di me è nato un qualcosa che non sapevo decifrare cosa fosse. Lo shock per me è stato incredibile e mi sono rifugiata dall’ unico amico neutro che avessi qui: Kenneth. Danielle e Julian non potevano perché nel futuro sono coinvolti nel fatto che ti abbia fatto invocare da Hao, John non potevo be perché lui è il mio ex. L’ unico che mi rimaneva era Kenneth ma non sapevo che fosse un demone. Andrè, noi siamo angeli e gli angeli non giudicano no? Prima di giudicare Kenneth e mettergli l’etichetta di essere malvagio prova a conoscerlo. Con questo ho concluso e ti saluto! Addio signor arcangelo della morte!” concluse Lunael e per poco il mio cuore non andò in completissimi frantumi. La vidi voltarmi le spalle e imboccare la strada della porta. No, non potevo perderla. Lei aveva maledettamente ragione. Senza pensaci un attimo raggiunsi Luna l’afferrai per le spalle la feci voltare verso di me e mi impadronii delle sue labbra mentre le mie lacrime e le sue si mescolavano insieme sulle nostre guance. Stavamo piangendo. La sentivo rigida sotto di me ma appena cominciai ad accarezzarle i capelli la sentii rilassarsi. La strinsi a me e la coccolai. La trascina sul divano urtando Kenneth che si spostò all’istante e io e Luna cademmo su esso. Mi staccai da lei e con gli occhi lucidi le sussurrai.

“Scusa …scusami Luna sono stato un perfetto idiota!”
“Si lo sei stato! Ampiamente” dichiarò lei con gli occhi lucidi e io sorrisi colpevole.

“Andrè devi accettare l’aiuto degli shinigami, chiaro!” esclamò Luna e io mi ritrovai ad annuire.

“Ma che teneri…mi viene la nausea!” esclamò Lucifero sorride.

“Senti chi parla scienziato o ti devo ricordare Lilith!” esclamò divertito Gabriel.

“Sta zitto Gabe!” urlò Lucifero scatenando l’ilarità di tutti.

“Ragazzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzziiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii! Tra un po’ è pronta la cena vi fermate tutti è vero!” esclamò contanta Lilith.

“Lilith!” urlò incredulo Lucifero e non potei fare a meno di ridere insieme agli altri. Avevamo un nuovo nemico però : Sargatanasse!

 

To be continued!

 

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Capitolo 12
*** RICONCILIAZIONE ***


 

 

 

POV LUNA


RICONCILIAZIONE


Mi staccai piano da Andrè per voltarmi a guardare un Lucifero in imbarazzo e di conseguenza non riuscii a trattenere una risata, la cui si unì alle risa di tutti i presenti. Lucifero mise un broncio quasi adorabile e con la fronte crucciata si avvicinò a Lilith. Si guardò intorno con aria sospettosa poi esclamò.

“Tu, donna , prima o poi mi farai diventare matto!” Poi la baciò con passione.  Lilith ghinò per  poi sussurrare sulle labbra del marito una frase provocatoria.

“No, Lucy, tu matto lo sei già!” esclamò ridendo mentre lucifero diventava tutto rosso.

Era davvero incredibile, ma sembrava che quella fosse una rimpatriata anziché constatare che in quella casa vi erano angeli e demoni acerrimi nemici da secoli, eppure ora sembrava che in realtà tutti fossero amici. Gabriel, rideva e prendeva in giro Lucifero e Lucifero di rimando gli dava un sonoro scappellotto. Uriel si guardava in giro con un sorriso divertito, Anael, ispezionava e toccava ogni oggetto, mobile, o ornamento presente in quella casa. Raphael, parlava amichevolmente con Kenneth,  Michael si era seduto sul divano a sorseggiare il suo  drink preferito : Il latte. Infine Andrè mi teneva stretta a se e mi carezzava le braccia con fare amorevole, mentre chiedeva informazioni a Lilith su cosa avesse preparato di buono.

I camerieri di casa di Kenneth sembravano possedere le ali tanto correvano qua e la per dedicarsi al meglio alla preparazione e alla presentazione della cena che poco prima Lilith aveva annunciato essere pronta.

La situazione era davvero assurda, ma l’armonia e la felicità che aleggiavano in quella casa mi davano una strana, ma confortante sensazione di famiglia. Quella famiglia, quella felicità di cui ero stata privata in passato. Seguendo un istinto che non sapevo da dove lo avevo tirato fuori, mi staccai da Andrè e mi diressi con le lacrime agli occhi da Lucifero e Lilith e li strinsi quasi in un abbraccio stritolante. Sentii sia Lilith che Lucifero trattenere il fiato sorpresi, poi mi staccai da loro e sussurrai.

“Mille grazie! Grazie! “ esclamai rivolta a Lucifero.

“Per cosa bambina?” Mi chiese con un espressione dubbiosa in volto e io gli sorrisi.

“Per cosa? Bè, per questo!” alzai le braccia e le volsi verso tutta la casa e i presenti. “ Per la sensazione di famiglia che questa armonia e questi attimi sono riusciti a trasmettermi. Non manca nulla…proprio nulla…” tirai su con il naso… “ solo ..forse…D…” In quel momento suonò il campanello interrompendo le mie parole. Vidi Lucifero alzare gli occhi al cielo.

“Chi cavolo è che rompe ancora!” esclamò dirigendosi alla porta e aprendola di scatto.

“Non si usa invitare alle feste LuLù!” esclamò il nuovo arrivato.

“Tu non sei certo il benvenuto qui, compare!” esclamò risentito Lucifero ma con l’ ombra di un sorriso che aleggiava sul volto.

“Si, si, dici sempre così!” esclamò l’uomo alla porta e io ancora cercavo di decifrare chi lui fosse. Ad estinguere il mio dubbio fu Lilith, che seguita da tutti noi, appena vide l’uomo alla porta esclamò contenta ed estasiata.

“Gesù! “ esclamò correndo da Lui ad abbracciarlo. “ Ma che piacere vederti, è tanto che non ci vieni a trovare!” esclamò felice.

“Già, circa due secoli Lilith! E’ un piacere anche per me rivederti!” esclamò quello che doveva essere Gesù.

“Oddio mi sta venendo un infarto!” esclamai per poi appoggiarmi al petto di Andrè e chiudere gli occhi incredula.

“Ciao piccola Lunael!” esclamò rivolto a me e avvicinandosi con passo calmo e controllato.

“Oh oh oh…cavoli non ci credo!” Ero davvero senza parole. Ero sempre stata un tipo che aveva fede e andava in chiesa e ricordo che mi ero pure parecchio arrabbiata quando avevo letto nella Bibbia che Gesù era morto in croce per noi,  bè, per gli uomini. Avrei voluto picchiare a sangue chi lo aveva condannato a morte e mettere lui al suo posto ed ora vederlo qui in persona davanti a me vivo e vegeto e davvero un miracolo, ha davvero dell’ incredibile. Scollegai del tutto il cervello e una frase idiota mi uscì dalle labbra.

“Ges..Gesù mi…mi faresti un autografo?” esclamai e la casa piombò in un silenzio quasi tombale. Un silenzio  interrotto solo dai nostri respiri. Diventai di mille colori per poi terminare in una tonalità di colore che si avvicinava molto al viola. Nascosi il viso nell’ incavo del collo di  Andrè, poi sentii tutta la casa scoppiare in una fragorosa risata.

“Ma che ci ridete a fare! Uffa!” sbuffai come una bambina e quando sentii le braccia di Gesù staccarmi da Andrè e stringermi in un forte abbraccio mi sciolsi in un mare di lacrime e contraccambiai la stretta.

“Bambina, so cosa hai provato quanto sei venuta a conoscenza, chiamiamola cosi, della mia storia, ma sono morto per salvare gli uomini dal peccato. Concedere a tutti la felicità che in questo momento stai provando tu! Non essere egoista Lun…”

“Ma sentitelo! Ehi compare, la bimba qui ti sta dicendo che ci ha sofferto per la tua morte, cosa che io ti avevo detto, ma è necessario farlo? E tu mi hai risposto. Si Lucifero è necessario per la salvezza dell’umanità, e tu te ne esci con la frase : Non essere egoista!” esclamò Lucifero alzando gli occhi al cielo.

“Lucifero io sono dovuto morire per i disastri e le tentazioni che combini tu!” esclamò serio Gesù e Lucifero sbuffò sonoramente scatenando nuovamente l’ilarità di tutti i presenti.

“Ehm…scusa Gesù, ma colui che dovrebbe essere il diavolo, è sempre così comico?” chiesi titubante.

“IO non sono comico, solo allegro.” Esclamò risentito Lucifero.

“Oh bimbetta, no, non è sempre così comico a volta sa essere un vero demonio, ma certe volte è la comicità fatta a persona. Non fosse per qualche danno che combina il signorino qui presente sarebbe ancora un angelo!” esclamò divertito.

“meglio essere come sono ora che un affarino piumato!”

“EHI!” esclamarono punti sul vivo Raphael, Michael, Uriel, Anael, Gabriel, Andrè e si anche io.

“che c’è? È la verità!” esclamò Lucifero.

“Bastaaaaaaaaa! Ragazzi la cena sta diventando gelata, Gesù ma tuo padre?” chiese Lilith.

“Ah, bè super impegnato ma se può ci raggiunge!” dichiarò cheto Gesù.

“Per le trombe dell’inferno ci mancava solo questa. “ esclamò Lucifero indignato scolandosi il suo drink.

“Ne vedremo delle belle se Tuo padre e mio marito si incontrano Gesù, chissà le scintille. Anche comiche. !” esclamò Lilith rivolta a Gesù poi si rivolse a noi. “ Ragazzi preparate i fazzoletti, ci sarà da ridere fino alle lacrime!” concluse Lilith con un sorriso beffardo in volto.

“Lilith!” esclamarono Lucifero e Gesù e io non trattenni le risate, quando vidi quella donna fare la linguaccia agli uomini, o meglio essere divini, come Lucifero e Gesù, che incrociavano le braccia e entrambi mettevano un broncio adorabile.

Se quella era la mia famiglia; Cavoli se l’adoravo!

 

To be continued

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Capitolo 13
*** INCREDIBILI PAZZIE ***


Non riuscivo ancora a credere a ciò che era successo qualche ora prima, Gesù era qui in carne ed ossa ed io ero appolipata a lui come una sanguisuga, ma non mi importava, mi sentivo divinamente bene avvolta nel suo calore. Andrè mi osservava con un sorriso a trecento sessanta gradi, mentre si  accomodava all’ enorme tavolata che era stata preparata nella stanza da pranzo dell’ abitazione di Lucifero, Lilith e Kenneth.  Mi sedetti anche io al tavolo, davanti a me vi era Andrè, mentre alla mia destra vi era Gesù, mentre alla mia sinistra si era accomodato Lucifero che aveva preso a fumare una sigaretta.

“Lucifero, spegni quell’ affare!” esclamò Gesù storcendo il naso.

“Tu spegni la tua luce folgorante che mi abbaglia gli occhi e forse io spegno la sigaretta, compare!” esclamò Lucifero aspirando una boccata di fumo.

“Io non abbaglio, sono così!” esclamò  Gesù.

“Peccato allora, io non spengo la sigaretta! je suis désolé!” esclamò Lucifero con un sorriso beffardo stampato in volto.

“A te non dispiace affatto, anzi ci godi! Uff!” sbuffò Gesù e io non mi trattenni più e scoppia a ridere.

“Diooo! Non ci credo sembrate due fratelli che litigano su chi ha ragione e chi no! E per tutti gli angeli, siete Gesù e Lucifero ! il vostro comportamento ha dell’ incredibile, ma sto morendo dalle risate!” esclamai mettendomi una mano sulla bocca per cercare in un modo o nell’ altro di trattenere la risata che stava per sgorgarmi dal petto.

“Sarà, mi piccola bambolina piumata, ma qui vico io!” esclamò Lucifero divertito.

“Aspetta che viene mio padre…” borbottò Gesù ma sorrideva felice.

“Si, si, il pulcino pio,ballerino di tuo padre lo batto in quattro e quattro otto..” borbottò scherzoso Lucifero.

“ohhh ma per tutti i fulmini…io non ci credooo! Andrè, ma ti rendi conto!” esclamai divertita.

“Oh, Luna io questi due li conosco da mooolto tempo e posso assicurare, si stanno trattenendo!” esclamò Andrè alzandosi dalla tavola per sporgersi verso di me e baciarmi amorevolmente

“Ahh l’amore…” sospirò contento Gesù.

“Bleah che schifo le smancerie” Dichiarò disgustato Lucifero.

“Ah si? Be, Lucifero mi vado a fare le coccole con la tua guardia personale…” Esclamo beffarda  alzandosi dalla tavola.

Luciferò alzò di scatto la testa verso la moglie e ringhiò contro di lei, poi come una furia si catapultò su di le afferrandola per le spalle ed esclamando in tono risoluto.

“Tu, donna, non vai da nessuna parte!” dopo che esclamò tale frase, si impadronì bramoso delle labbra della moglie, mentre tutta la tavolata scoppiava a ridere. Uriel che in quel momento era stato talmente silenzioso, mentre continuava a bere la vodka che Lilith aveva messo sul tavolo,  singhiozzo sonoramente.

“Uhh che buona questa acqua! Ha un non so che di caldo..” esclamò singhiozzando nuovamente, mentre si alzava dal tavolo e traballando si avvicinava a Kenneth..

“Ehi, Barbie ci andiamo a fare quattro salti in padella findus!” esclamò con le guance rosse e toccando le orecchie a Kenneth che sorpreso balzo in aria allontanadosi a passo  spedito da Uriel.

“Mo, angioletto che cavolo ti prende! Oh…cazzo ma sei ubriaco fradicio!” esclamò Kenneth inorridito.

“Cos’è l’ubriaco? Amore..su andiamo a farci due svolazzate….” Esclamò di nuovo..

“Amore? Uriel ma ti sei rincoglionito per caso…” chiese indietreggiando Kenneth mentre Uriel avanzava verso di lui.

“No, No amoruccio caro, su su fammi vedere il tuo bel corpicino..” sospirò Uriel .

“Manco morto!”

“Uriel per tutti gli angeli contegno!” esclamò Gesù incredulo.

Uriel che in quel frangente si era messo a correre per inseguire un Kenneth che correva intorno al tavolo cercando di nascondersi dietro i suoi genitori, Lucifero e Lilith ancora intenti a baciarsi, fu afferrato da Uriel e fatto cadere a terra, e l’angelo cercava in un modo o nel altro di denudarlo dai suoi vestiti.

“Nooooo! Uriel,  Mollami, cazzo,  sono maschio, io! Uriel! Dannato angelo mollami o ti incenerisco!” urlò Kenneth cercando con lo sguardo il mio aiuto.

“No no, amore mio noi ci dobbiamo sposare. Oh mia dolce Katy!”

“Se ciò deve accadere, solo quando l’ inferno gelerà! Uriel…Non toccare! Non sono questa Katy, Cazzo!” urlò Kenneth, mentre Uriel passava la mano sul petto nudo di Kenneth, io non riuscivo a trattenere le risate, Kenneth sferrò un pugno colossale a Uriel che cadde a terra svenuto. Vidi Kenneth alzarsi da terra schifato, e facendo il gesto di pulirsi i vestiti per poi riabbottonarsi la camicia.

“Tu guarda cosa mi tocca sopportare, un angioletto che non riesce a tenere un goccio d’alcool e che mi scambia per il suo amante! Bha, ma che schifo! Non so mica gay, a me piacciono le donne e con le curve al posto giusto, tipo Luna!” esclamò Kenneth rivolto ad Uriel svenuto a terra, mentre io mi soffocavo con il drink che stavo bevendo e  Andrè…

“Bono demone, si dia il caso che l’angioletto della vita, sia la mia compagna e se tu la tocchi sei morto!” esclamò gelido e quasi ringhiando Andrè facendo diventare me più rossa di un peperone.

“Andrè, cerca di mantenere la calma!” esclamò Gesù e io li osservavo con gli occhi fuori dalle orbite.

“Quello li vuole la mia donna Gesù!”

“Non ha detto questo, Andrè! Ha detto che non gli piacciono gli uomini ma le donne come Lunael, non che vuole Lunael!” ribadì calmo Gesu avvicinandosi lentamente e con un sorriso a me.

“Anche perché io con lui proprio, bleahh! Perdonami Ken, ma ecco per me sei come un fratello, vedi qualcosa di più..” constatai chiudendo gli occhi e sollevando un dito verso Ken, con fare da maestrina saccente.

“Ma chi cavolo vuole un angioletto piumato, Luna tu sei mia amica, ma scusa sei un angelo e non fai per me!” esclamò Kenneth.

“Ahi, questo è un colpo basso Ken!” esclamai risentita

“eh scusa il colpo basso che mi hai dato tu non conta?” esclamò beffardo Kenneth.

“Uno a zero per mio figlio bambolina!” esclamò divertito Lucifero.

“Uffa ora so tutti alleati contro di me!” dichiarai mettendo un adorabile broncio, che,  cogliendomi di sorpresa Andrè imprigionò tra le sue labbra.

“ci sono io con te piccola!” esclamò Gesù abbracciandomi.

“Grazie”

In quel frangente una strana luce apparve davanti a noi, rivelando la presenza di una donna, che si guardò intorno stranita poi si rivolse a Lucifero.

“Zio, ma c’è una festa e non mi hai invitata! Ma che maniere!”

“Dalila, nipotina, come va?” chiese Lucifero andando a baciare le guance della nipote.

“Oh, tutto bene zio, ehm…come al solito ho una flotta di uomin…porca paletta che figo!!!” esclamò la donna che doveva chiamarsi Dalila, quando si voltò verso di noi e di conseguenza verso Anael, che sentendosi al centro dell’ attenzione deglutì e fece un passo indietro quasi terrorizzata.

“Ehi, pupetto, lo sai che sei uno schianto!” esclamò Dalila e io vidi Anael cominciare a sudare freddo e a nascondersi dietro di me.

“Anael, ehi… ma che ti prende!”  gli sussurrai dubbiosa, sottovalutando però l’ udito sopraffino di Dalila.

“Anael…MmmM il tuo è un nome così erotico…” esclamò leccandosi le labbra.

“Altttt frena ragazzina, qui il mio amico pare terrorizzato da te quindi tieni i tuoi ormoni a bada come faccio io!” esclamai.

“E tu chi sei?” esclamò sorridendomi Dalila.

“Lunael!” esclamai.

“Porca trota, l’arcangelo della vita! Halleluya così Andrè la finisce con Lunael di qua e Lunael di là!” esclamò e io sgranai gli occhi incredula.

“Mo ti devo essere mancata proprio tanto, Andrè, se anche i demoni non  sopportavano più le tue litanie!” dichiarai scoppiando a ridere. Quella demone già cominciava a starmi simpatica.

“ehi, io seguivo solo il mio istinto” esclamò Andrè sbuffando.

“certo certo. Ehiii io ho fame…quando arriva la cena Lucifero!” esclamai come una bimba.

Lucifero mi guardò per poi scoppiare a ridere e infine guardare l’orologio.

“Pigroni di camerieri portate la cena!” gridò talmente forte da costringerci a tapparci le orecchie.

“Lucifero!” esclamammo tutti, mentre i camerieri si affrettavano a portare le portate in tavola. Un'altra luce in quel momento inondò la stanza rivelando una presenza tutta brillante.

“Tu!” esclamò la figura puntando il dito verso Lucifero. “ Ti freghi tutte le mie schiere angeliche, mi vedo sparire mio figlio da sotto il naso, vengo a sapere che c’è una grande riunione di creature divine sulla terra e nemmeno mi inviti, LUCIFERO!!!”

“NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO ! avevo davvero invocato non so chi per far in modo che tu non ti presentassi a casa miaaaaa! Cacchio! Dio, io e te abbiamo dei conti in sospeso!” esclamò Lucifero alzandosi da tavola.

“Colgo la tua sfida, tanto ti batto sempre!” esclamò quello che doveva essere Dio e a me stava venendo un collasso.

“Non questa volta! Ti sfido alla WII, con il gioco Angel vs Devil! Vinco io!” esclamò mettendo il broncio Lucifero.

“NO  IO!” esclamò Dio mettendo anche lui il broncio.

 

Oddio che famiglia sclerata!

 

 

To be continued

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Capitolo 14
*** un giorno torneremo... ***


Restai completamente senza parole, guardavo colui che doveva essere Dio , l’esponente maggiore del bene , e colui che doveva essere Lucifero, L’ esponente maggiore del male, litigare come ei bambini su chi avrebbe vinto al fantomatico gioco terrestre la Wii. Ero Senza parole guardavo allibita quella situazione a occhi sgranati e senza alcuna possibilità di ripresa. Mi sembrava i essere finita in un famiglia i pazzi sclerati con tanto di faida interna.

“EHHH?” esclamai incredula guardandoli con gli occhi quasi fuori dalle orbite e attirano l’ attenzione di tutti.

“Oh, la mia piccola Lunael, bentornata figliola!” esclamò Dio e io mi avvicinai a lui.

“Scusa un secondo tu sei Dio no, eppure sembra che tu e Lucifero siete amici di vecchia data che litigano su chi è più macho e chi meno? Dov’è finito il bene e il male ?”chiesi allibita e vidi Dio sospirare.

“Non siamo noi a decretare il bene e il male, noi si può dire che siamo forze neutre, sono gli uomini ad attribuirci ruoli creati da loro, vero in passato Lucifero ha creato tanto scompiglio, tanto male e tanto dolore, e questo ha incrementato le fantasie degli uomini, ma lui si è pentito, e io l’ho perdonato. Voleva essere forte, qualcuno di cui ci si ricordasse e allora l’ ho proclamato re dei demoni, ma ehi non vuol dire che è cattivo, nei demoni come negli umani c’è chi sgarra alla legge come Sargatanasse, ma a questo servono i guardiani demoniaci. Sargatanasse è stato ritrovato e rinchiuso nelle prigioni, e per colpa di Lucifero non grazie ai miei arcangeli, ma alle schiere di guardie angeliche che hanno unito le forze con i demoni, anche essi di schiere inferiori perché i suoi demoni maggiori e Kenn…”

“oh, ma la vogliamo finire, si, è vero non c’è bene e male, ma la neutralità, ma ciò non significa che può scansarti la sfida Dio!” mise un broncio adorabile Lucifero interrompendo Dio dalla sua spiegazione. Io lo fulminai con lo sguardo.

“Va bè, Luna è tornato tutto alla normalità insomma..” concluse Dio e io alzai gli occhi al cielo.

“Ma per Dio…” esclamai.

“Ehi…”

“Scusa… Comunque, se non ci sono più problemi perché Andrè stava morendo, perché ho dovuto soffrire così tanto nella mia vita terrestre.”

Dio chiuse gli occhi, mi si avvicinò e mi strinse forte in un abbraccio.

“Perché non appartieni agli uomini Luna, Bisognava che tutti i tuoi legami terrestri fossero recisi per tu poter ricordare e scoprire chi sei per poter riprendere il posto tra gli angeli che è sempre stato riservato a te, ogni angelo ha la sua metà e se lo perde muore, tu non ti ricordavi di Andrè quindi a potuto vivere i più i tutti quegli angeli che hanno perso la loro metà angelica, ma se non ti ricordavi di te stessa, di lui e i tutto il mondo angelico e divino, lui sarebbe morto comunque, ma per fortuna questo non è successo perché tu hai ricordato Lunael.” Mi spiegò.

“E allora mia madre e mio padre per cosa sono morti?”

“Luna, non sono morti quando ritorneremo in paradiso loro torneranno un vita, come lo è per ora John e i tuoi nonni, ma non ricorderanno nulla di te ne della tua esistenza. “ concluse Dio e io Mi staccai da lui per andarmi a stringere in un forte abbraccio a Andre.

“Quindi sarebbe come se per loro io non esistessi?” chiesi con occhi tristi.

“Per nessuno mio piccolo angelo, ne per i tuoi amici umani, ne per i tuoi parenti umani. Nessuno saprà mai di te. Solo le creature divine si ricorderanno i te, ovvero tutti noi.” Spiegò e io mi gelai, mi staccai da Andrè, nessuno si sarebbe ricordato di me. No, non era giusto. Corsi nella stanza accanto e mi buttai  sul divano piangendo. Andrè tentò di fermarmi, ma sentii la voce di Lucifero.

“Ma quanto puoi essere stupido,  non lo capisci cosa può provare la piccola!” esclamò poi lo vidi entrare nel soggiorno.

“Oh piccola Luna…” sussurrò Lucifero e io alzai la testa dal cuscino per guardarlo sedersi sul divano.

“Non voglio che mi si dimentichi!”esclamai e lui chiuse gli occhi.

“E necessario piccola o il mondo cadrà nel panico e non saprà più cosa fare. Infrangeremo il loro libero arbitrio, il loro mondo cambierebbe del tutto.” Sussurrò

“Ma a te sta bene che gli umani ti credano malvagio?” chiesi poggiando la testa sulle sue gambe. Lo sentii sospirare.

“Tutti dobbiamo fare sacrifici, il mio è questo, come anche quello i tutti i miei sudditi, per voi angeli è quello i non avere contatti con le vostre famiglie.”

“Cosa? Non ho capito?”

“Oh, cavolo, ma non te lo hanno spiegato?” sospirò

“Non siete stati creati, nessuno di voi angeli è stato creato, ma siete nati da dei genitori, ma sin dalla nascita eravate destinati a diventare angeli, ma ciò comporta che le vostre famiglie non si ricorderanno di voi, mentre voi vi ricorderete di loro..” spiego dolcemente Lucifero mentre mi carezzava i capelli.

“Ah”

“Oh Lunael, non c’è niente di facile al mondo, sia umano che divino o demoniaco. Su, dai adesso andiamo a cena che poi dovete andare.

“E la vostra partita a Wii?”

Lo vidi scoppiare a riedere.

“sarà per una prossima volta”

Annuendo ci dirigemmo a tavola dove li Dio si scusò per il suo modo un po’ irruento i mettermi a corrente di ciò e io annui, poi cenammo e la cena fu uno spasso.

Terminato il tutto,Dio fece apparire un grande fascio di Luce ma prima cancellò dalle menti di tutti quelli che ci avevano conosciuto e che non erano esseri divini, il nostro ricordo. Forse un giorno saremmo tornati. Forse un giorno il modo sarà pronto per le nuove rivelazioni tra bene e male. Forse un giorno il mondo sarà in grado di accettare gli angeli e i demoni, ma per adesso è cosi. I sacrifici vanno fatti, le rinunce anche, al mondo non esiste persona, angelo, Dio, Demone che non l’ abbia fatto, ma per adesso il mono andrà avanti come è andato avanti sino ad ora.

Abbracciai forte Lucifero, Lilith e Kenneth, salutai con dolcezza Nadia e i camerieri, poi io Andrè, Anael, Raphael, Gabriel, Uriel, Michael, Gesù, e Dio, e tutti gli angeli e arcangeli presenti, entrammo nel grande fascio di Luce e sparimmo tornando in paradiso. Rimasi ferma da una nuvola a guardare la terra, la mia ex patria e Andrè mi strinse in un abbraccio da dietro baciandomi il collo, poi sussurrò.

“Un giorno il mondo sarà diverso, e in quel giorno, noi torneremo Lunael, mia amata sposa.” Sussurrò.

“Ci puoi giurare, Sposo mio..”

 

The End… … Forse…

 

 

 

 

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