Fire & Water

di HachiXHikaru
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. “Rain” ***
Capitolo 2: *** 2. “Alone” ***
Capitolo 3: *** 3. “Comrades” ***
Capitolo 4: *** 4. “Zuko” ***
Capitolo 5: *** 5. “The Necklace” ***
Capitolo 6: *** 6. “Field” ***
Capitolo 7: *** 7. “Change” ***
Capitolo 8: *** 8. “Memories in the rain” ***
Capitolo 9: *** 9. “Kidnapping” ***
Capitolo 10: *** 10. “Save me” ***



Capitolo 1
*** 1. “Rain” ***


1. “Rain”
Una ragazza dai lunghi capelli castani stava guardando fuori dalla finestra ormai da più di un'ora; fissava le piccole gocce di pioggia che scendevano sul terreno. Le piaceva la pioggia, le piaceva poter guardare quell'acqua cadere giù, le piaceva la sensazione delle gocce sulla pelle e le piaceva l'odore che prendeva la terra. Probabilmente questo era dovuto al fatto che il suo elemento era l'acqua. Per la precisione lei era una dominatrice dell'acqua, come molti altri che vivevano nel villaggio; questo fatto aveva resto il fratello maggiore un po' geloso; lui non era capace di dominare quell'elemento, ma solo di usare un boomerang cosa che, lei evitava di dirgli, non gli riusciva neanche molto bene. Posò una mano sulla finestra e cominciò un po' a giocare con le gocce che erano cadute sul vetro; sorrise, le piaceva davvero tanto la pioggia.
-Katara-
Non si voltò, ma continuò a guardare l'acqua; era davvero affascinante. Si sentì chiamare una seconda volta, ma non rispose neanche a quella, infine il fratello le andò alle spalle sbuffando.
-Katara potresti almeno rispondere quando qualcuno ti chiama-
Si voltò verso il castano e sorrise.
-Scusami Sokka... Ma stavo ammirando la pioggia...-
Lui si grattò la testa, non riusciva a capire cosa ci trovasse di così bello.
-Comunque volevo avvertirti che è quasi pronta la cena... Quindi vedi di non rimanere qui in eterno...-
Gli fece la linguaccia e gli rispose che sarebbe venuta a breve, poi tornò a guardare fuori e la sua attenzione fu attirata da delle strani luci che provenivano dal bosco che c'era sulla collina accanto al villaggio. Fissò ancora un po' confusa quei bagliori, finchè l'ennesima chiamata del fratello non la fece dirigere verso la cucina.

Il generale fece cenno ai soldati di rimanere in silenzio fino a nuovo ordine. Si mise a guardare il villaggio, popolato da quegli ignari dominatori dell'acqua che presto avrebbero cessato di esistere; accennò un sorriso. Li avrebbero presi alla sprovvista e questa sarebbe stata la loro rovina, poveri ingenui.
-Generale...-
Guardò male uno il sottoposto che aveva osato parlare; quello deglutì, ma continuò.
-Generale... Ma non le sembra un po' avventato attaccare i dominatori dell'acqua proprio durante un temporale?-
Sbuffò, che ingenuo.
-Quale momento migliore di una notte come questa?-
-Ma il loro dominio sarà potenziato... Avranno molta acqua a disposizione...-
-Dimentichi che noi abbiamo il sostegno dei dominatori della terra-
Il giovane dominatore del fuoco era, se possibile, ancora più confuso e il generale sbuffò ancora.
-Non importa che tu capisca, non è il tuo compito... Tu devi solo attaccare al mio segnale, hai capito?-
Annuì, e si zittì per la felicità del suo superiore, che riprese a guardare il villaggio. Probabilmente a quest'ora stavano tutti cenando tranquilli nelle loro case, in fondo durante le notti di pioggia quei miserabili abbassavano la guardia. Sorrise un'ultima volta, prima di ordinare ai suoi uomini di attaccare.

-E oggi il mio boomerang è tornato persino indietro!-
Katara e i genitori risero.
-Questo è un bel progresso Sokka-
Commentò la madre tra le risa e la figlia annuì; il castano sbuffò.
-Guardate che non c'è mica niente da ridere!-
In quell'istante udirono come un grido soffocato che proveniva dal villaggio e il padre dei due ragazzi si alzò per controllare, la moglie lo seguiva con lo sguardo assieme ai figli; a Katara tornarono in mente per un istante le luci che aveva intravisto nel bosco e un brivido le percorse la schiena. Sentirono l'uomo urlare di mettersi in salvo e sobbalzarono alzandosi tutti e tre contemporaneamente in piedi; la madre li guardò e ordinò ai figli di scappare per la porta posteriore, dirigersi verso il bosco e non fermarsi fin quando non avessero raggiunto il rifugio. Correre più veloce che potevano era d'obbligo. Sokka prese il braccio della sorella e la trascinò via con sé, lei non ebbe neanche il tempo di abbracciare la madre che sorridendo assicurò loro che li avrebbero raggiunti presto. Il castano si mise a correre, come era stato ordinato, e si diresse verso il bosco sulla collina, poco più lontano c'era il rifugio del villaggio; la sorella veniva trascinata e, a fatica, cercava di correre anche lei. La pioggia bagnava i due e, finendo negli occhi, a tratti disturbava la visuale.
-Sokka forse dovremmo tornare indietro...-
-Hai sentito che hanno detto mamma e papà, dobbiamo raggiungere il rifugio!-
La ragazza cercò di voltarsi indietro, per vedere cosa stesse succedendo e sgranò gli occhi. Dominatori del fuoco e della terra li stavano attaccando, ma per quale motivo? Delle lacrime cominciarono a rigarle il viso. Perchè tanta crudeltà? Il fratello la strattonò, segno che doveva mettersi a correre più veloce. I piedi calpestavano quel terreno bagnato, e dei momenti Katara rischiò di scivolare; finalmente, dopo una lunga, lunga corsa, i due fratelli raggiunsero il rifugio. Sokka chiuse velocemente la porta e cominciò a sbirciare fuori dalla finestrella, sperando di non notare nessuna figura nemica; la castana, intanto, si era rannicchiata in un angolino, quello più buio, quello più lontano dalla finestra. La pioggia continuava a cadere e si tappò le orecchie per non sentirne il rumore. Quel suono era troppo fastidioso e irritante per lei; odiava la pioggia.

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Capitolo 2
*** 2. “Alone” ***


Scusate se il carattere risulta troppo piccolo, ma sono un'impedita e non so come migliorarlo ç___ç scusate ancora e grazie a chi segue la fic^^ i primi due capitoli sono i più corti, ma vi prometto che il terzo sarà più lungo, baci!

2. “Alone”
Quando il sole illuminò l'interno del rifugio, la dominatrice dell'acqua alzò lentamente la testa; non aveva dormito molto, ogni volta che percepiva un singolo rumore sperava fossero i genitori che, raggiungendoli, assicuravano loro che andava tutto bene e che i nemici erano stati allontanati. Speranza vana e inutile. Si alzò in piedi e chiamò il fratello che si stiracchiò un poco.
-Andiamo al villaggio, forse ci aspettano tutti lì-
La guardò e, per niente convinto, annuì. Lei camminava velocemente, le premeva arrivare subito, come se qualche minuto in più o in meno avessero fatto la differenza e il fratello la seguiva da dietro. Ormai lui aveva capito che era tutto inutile, ma non sapeva come dirlo a lei; forse vedere coi suoi occhi avrebbe aiutato; ad un certo punto la vide bloccarsi e si mise al suo fianco. Fissava il villaggio davanti a sé, anzi, ciò che ne rimaneva; le case erano andate tutte distrutte e non erano rimaste che macerie. Cominciò a piangere e fece uno scatto in avanti, come se volesse raggiungere qualcosa che non c'era più, ma il castano la bloccò prendendola per un braccio; lei non cercò neanche di liberarsi. Sokka l'abbracciò e cominciò ad accarezzarle i capelli, le lacrime della sorella gli stavano bagnando la maglietta ormai. Rimasero così per un po', finchè il ragazzo non disse che era meglio spostarsi e magari raggiungere qualche altro luogo, era inutile rimanere lì, in fondo. Camminarono per un po' nel bosco, il castano teneva stretta la mano della sorella, probabilmente per assicurarsi che non scappasse via; delle volte le lanciava qualche veloce occhiata e vedeva che teneva lo sguardo basso. Ad un certo punto arrivarono in una radura e il ragazzo decise di far riposare la castana; la fece sedere per terra, la schiena poggiata al tronco di un albero. Si guardò un po' intorno, gli stava venendo fame, non avevano neanche fatto colazione...
-Katara, tu non ti muovere da qui, io vado a cercare del cibo-
Ed eventuali “compagni” che avrebbero potuto aiutarli, ma questo non lo disse; la vide annuire debolmente con la testa e, dopo averle lanciato un'ultima occhiata, se ne andò. La castana aveva la fronte poggiata sulle ginocchia, che teneva vicino al petto; le braccia cingevano le gambe. I vestiti ormai erano in uno stato pietoso, ma a lei non importava; i capelli erano sporchi a causa della pioggia e i piedi erano ricoperti di terra. Ma tanto a lei cosa importava? Non aveva più i suoi genitori... Il suo villaggio era andato distrutto... Si morse il labbro. E lei non aveva potuto fare niente... Niente! Era stata inutile, completamente inutile. Sentì che le lacrime stavano per tornare fuori e cercò di bloccarle; non voleva piangere, non voleva far preoccupare il fratello. Già il fatto che non aveva parlato per quasi tutto il giorno doveva averlo fatto preoccupare; in fondo lei non smetteva quasi mai di parlare, di infondere sicurezza al fratello. Peccato che in quel momento non ci riuscisse, si sentiva come vuota e trovava inutile parlare; in fondo che poteva dire? Le parole non avevano più molto senso... Sforzò un sorriso. Per fortuna Sokka era ancora al suo fianco, il suo fratellone... Bastava lui a parlare per entrambi. Alzò la testa, ma non lo vide. Dov'era finito? Si alzò in piedi. Le aveva detto qualcosa prima... Forse... Però non ricordava cosa... L'aveva abbandonata? Questa volta non riuscì a trattenere le lacrime. Perchè, Sokka? Perchè l'aveva lasciata lì da sola? Era il suo destino? Era il suo destino a volere che rimanesse da sola per sempre? Prese una direzione a caso e si mise a camminare velocemente; non voleva rimanere lì, ma non sapeva neanche dove poter andare. Sokka, Sokka... Perchè non si faceva trovare? Sentì che le forze le stavano venendo meno; non aveva mangiato nulla, e questo era il risultato; la stanchezza stava prendendo il sopravvento su di lei. Scosse la testa. No, non doveva... Non doveva arrendersi, doveva continuare a cercare Sokka. Cadde in ginocchio e rimase ferma per qualche momento a fissare il terreno; perchè le stava capitando tutto questo, perchè? Tornò in piedi a fatica e, poggiandosi a un albero guardò avanti a sé. Il bosco ormai era finito e da lì in poi si estendeva un terreno desolato. Che fare? Mosse un passo; naturalmente avrebbe continuato a camminare. Mosse faticosamente anche il secondo passo. Barcollante riprese a camminare; si sentiva stanca, tremendamente stanca, forse la fine era vicina; ma in fondo cosa le importava? Continuò a fare piccoli passi finchè, esausta, non cadde al suolo; rimase ferma per un po', finchè non riuscì ad alzare la testa. I suoi occhi rimanevano aperti a stento e distingueva difficilmente il paesaggio, ma fu sicura di vedere qualcuno davanti a sé; era una figura avvolta in un mantello e con il cappuccio sulla testa. Forse era della Nazione del Fuoco. Sorrise tra sé; bene, la fine era arrivata. Prima di chiudere gli occhi notò che quello strano soggetto aveva una bruciatura su metà faccia.

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Capitolo 3
*** 3. “Comrades” ***


3. “Comrades”
Aprì lentamente gli occhi. Era morta o cosa? Si guardò intorno; si trovava dentro una tenda. Si alzò di scatto. Una tenda? Chi l'aveva portata l'ha dentro? Sussultò ricordandosi del ragazzo con la bruciatura. Che fosse stato lui? Sbuffò e uscì dalla tenda; rimase felicemente sorpresa nel vedere il fratellone che stava seduto per terra davanti a lei. Sokka... Fortuna che stava bene. Nel vederla lui sorrise e l'abbracciò.
-Katara!-
Strinse a sé il fratello. Sokka...
-Katara, fortuna che stai bene...-
Si staccò da lei e la guardò negli occhi.
-Perchè ti sei mossa? Ti avevo chiesto di aspettarmi lì, in quella radura-
Ah, allora le aveva detto questo...
-È lei tua sorella, Sokka?-
A parlare era stata una ragazza dai corti capelli castani e gli occhi chiari; il ragazzo annuì alla sua domanda.
-Katara, lei è Suki-
Disse poi alla sorella; lei guardò la nuova amichetta di suo fratello un po' confusa. E questa da dove spuntava? Vedendola confusa il ragazzo le spiegò che, andato a cercare del cibo, aveva trovato una piccola comunità composta da ragazzi rimasti soli a causa dei continui attacchi della Nazione del Fuoco. C'erano ragazzi dal Regno della Terra e alcuni appartenenti alla Tribù dell'Acqua; c'erano persino abitanti della stessa Nazione del Fuoco. Laggiù erano al sicuro, nessuno li avrebbe trovati e avevano cibo e acqua a sufficienza, bastava andare a procurarseli; inoltre i vari dominatori potevano allenarsi tra di loro e darsi consigli per le battaglie future. La castana abbassò lo sguardo. Battaglie future... Strinse i pugni. Perchè a questo mondo non dovevano fare altro che combattere e uccidersi a vicenda? Che bisogno c'era a voler far provare tanta sofferenza?
-Katara, va tutto bene?-
Guardò il fratello, chiedendosi come mai le aveva fatto quella domanda; poi pensò che probabilmente aveva gli occhi lucidi. Annuì senza convinzione e passò avanti a lui che la seguiva con gli occhi assieme all'altra ragazza, che aveva osservato la scena leggermente confusa; videro Katara dirigersi verso il “centro” del campo, dove si trovavano gli altri ragazzi e dominatori e dove c'era più vita. Quando si fu allontanata Suki guardò il ragazzo, ancora intento a osservare la sorella davanti a sé.
-Sokka... Tua sorella è muta?-
Lui scosse la testa e lei alzò un sopracciglio, ma allora perchè non aveva parlato?
-Non so perchè si comporti così... È da quando...-
Strinse i pugni.
-È da quando hanno attaccato il villaggio che non è più la stessa-
Abbassò la testa e cominciò a piangere, la castana gli mise una mano sulla spalla.
-Vorrei soltanto che mia sorella tornasse a sorridere come faceva prima...-
E rimase lì, a piangere in silenzio.
 
La castana camminava per l'accampamento guardandosi intorno; c'erano bambini e ragazzi vestiti con abiti del Regno della Terra che si rincorrevano, parlavano, giocavano usando il loro dominio o la guardavano con occhi curiosi. Lei lanciava loro brevi occhiate, per poi continuare a camminare diretta chissà dove; ripensava al ragazzo con la bruciatura, almeno, credeva fosse un ragazzo, e non poteva fare a meno di maledirlo. Perchè l'aveva salvata? Lei meritava solo la morte...
-Ehi ciao!-
Sussultò, e per poco non cadde per terra. Un ragazzino pelato, con una strana croce azzurra disegnata sulla testa e un lemure volante sulla spalla le stava sorridendo, con la mano aperta in segno di saluto. Ma chi diavolo...
-Io mi chiamo Aang e questo qui è Momo-
Indicò con la testa l'animale, poi protese la mano verso di lei, che lo fissava leggermente scocciata. Lui inclinò la testa da un lato, guardandola confuso.
-Perchè non mi rispondi?-
Che motivo aveva di rispondergli? Non era mica obbligata a farlo... Vide che sorrise un'altra volta. Ma che gli prendeva a quello?
-Evidentemente non sei una grande chiacchierona-
Rise e lei sbuffò, poi il lemure le saltò sulla testa e si mise a sedere; il ragazzino rise.
-Sembra che tu piaccia a Momo-
-Aang, finalmente ti ho trovato!-
Una ragazzina dai corti capelli neri e i vestiti del Regno della Terra si avvicinò ai due. Diede un pugno al braccio del presunto amico.
-Ti faceva tanta fatica aspettarmi, brutto idiota?-
-Scusami Toph, è solo che...-
Guardò Katara.
-Avevo visto la nuova arrivata e volevo salutarla-
La castana si vide puntare contro il dito della mora, che non si era neanche voltata a guardarla, ma fissava un unico punto.
-Indendi questa qui? E come si chiama?-
-A dire la verità non lo so, non ha voluto dirmelo...-
Sbuffò.
-Un tipetto strano-
-So solo che è una dominatrice dell'acqua-
Sorrise ancora a Katara.
-L'ho capito dai tuoi vestiti-
-Bene, bene... Una dominatrice della terra, uno dell'aria e un'altra dell'acqua... Che bel quadretto-
Commentò la mora; la castana guardò il pelato. Era un nomade dell'aria allora... Ma lei pensava fossero tutti morti... Lui notò lo sguardo della ragazza su di sé e, capendo bene cosa stesse pensando, le fece sapere che lui era l'ultimo sopravvissuto dei Nomadi dell'Aria, l'ultimo dominatore dell'aria. Rimase a fissarlo. L'ultimo... Quindi era simile a lei...
-Ehi, ehi... Non vi state dimenticando di me?-
I due voltarono la testa verso la mora; la castana la osservava confusa. Perchè diceva così? Toph si passò una mano davanti agli occhi.
-Io sono cieca mia cara-
Sussultò. Ma... Ma come...
-Però Toph tu riesci a vedere ugualmente...-
Sbuffò.
-In modo diverso però...-
Katara li osservava ancora più confusa di prima.
-Devi sapere, cara la mia dominatrice senza nome...-
Sbuffò; cos'è, la ragazza cieca si divertiva a prenderla in giro?
-Che anche se io non posso vedere attraverso gli occhi riesco a percepire i movimenti attraverso i movimenti del terreno. Quindi al posto di vedere con gli occhi vedo con i piedi...-
-Ed è questo che la rende la più brava dominatrice della terra-
Concluse Aang continuando a sorridere; la mora rise.
-Bè sì, posso dire che me la cavo...-
Poi il ragazzo si rivolse alla nuova arrivata.
-Tu come te la cavi nel tuo dominio?-
Spostò lo sguardo, cominciando a guardare in un punto imprecisato alla sua sinistra. Il suo dominio... I suoi genitori le avevano sempre detto che era la più brava tra tutti i dominatori dell'acqua e il fatto che loro fossero orgogliosi di lei la rendeva contenta, ma ormai... Strinse i pugni. Ormai non voleva più usare il suo dominio... Soprattutto se serviva a fare del male a qualcuno. Sentì la mora sbuffare.
-Aang, cosa ti dice che sia una dominatrice? Ha solo i vestiti della Tribù dell'Acqua...-
-Bè, io sono sicuro che lei lo sia-
La castana sospirò; ma quei due non avevano altro da fare che assillarla? Se ne sarebbe già andata da qualche altra parte se non fosse che il lemure di quel ragazzo era ancora sulla sua testa; lo avrebbe cacciato lei, ma non sapeva se l'avrebbe morsa o meno. Ad un certo punto vide l'animale che si rispostava sulla spalla del padrone; quello poteva essere un buon momento per andarsene, ma i ragazzini che prima stavano allegramente giocando tra loro le tagliarono la strada, dirigendosi a grande velocità verso uno spiazzo alla destra della ragazza.
-Credo che Zuko sia tornato dalla caccia-
Toph annuì all'affermazione dell'amico e la castana alzò un sopracciglio. Zuko? E chi era? Aang notò il suo sguardo confuso e le indicò il punto che i ragazzini avevano raggiunto; lei si voltò e intravide un ragazzo dai capelli castano scuro, non troppo lunghi, scendere da un bisonte volante a sei zampe. Riuscì a vederlo solo di profilo e neanche tanto distintamente.
-Zuko ci ha riuniti tutti qui... Per noi è un po' il capo, colui che prende le decisioni più importanti... Se non fosse stato per lui saremmo tutti sperduti chissà dove, o peggio...-
Katara guardò i due dominatori; dovevano essere tutti molto grati a quello Zuko... Vedere i ragazzini che, anche se ormai erano rimasti senza una famiglia e senza una casa, riuscivano a sorridere ancora la faceva sentire male. Come potevano continuare a sorridere? Dopo tutto quello che era successo... Dopo che la Nazione del Fuoco aveva sterminato molte persone... Come potevano continuare a sorridere in mezzo a tanta sofferenza?
-Ehi, va tutto bene?-
Confusa guardò il ragazzo; probabilmente doveva essersi accorto della natura dei suoi pensieri, e probabilmente doveva averle visto un'espressione non tanto felice sul volto. Lei sbuffò, in risposta alla domanda; come poteva pensare neanche lontanamente che lei stesse bene? Ridicolo... Si voltò e fece per andarsene, ma la ragazza cieca la prese per un braccio; si girò a guardarla, che volevano ancora?
-Senti presunta dominatrice dell'acqua, perchè non vieni a fare un giro del campo con noi?-
Aang annuì alla proposta dell'amica e la castana li guardò male; non aveva nessuna voglia di fare il giro del campo con loro. Si sentì strattonare dalla mora e cominciarono a camminare; sospirò, doveva proprio incontrare quei due rompiscatole?
 
Si era fatto buio e, fortunatamente per la nuova arrivata, i due dominatori avevano interrotto quell'inutile, a parere della castana, giro turistico per andare a cenare con gli altri. Tutti i pasti si consumavano in un piazzale erboso, dove, a sera, venivano accesi vari fuochi per scaldare e illuminare i vari ragazzi; ognuno poteva sedersi attorno al fuoco a mangiare con i propri amici e compagni. Peccato che la castana preferiva rimanersene al buio da sola nella sua tenda...
-Katara, siamo qui!-
Sentì la voce del fratello che la chiamava e lo cercò; era seduto ad un falò con quella che aveva detto di chiamarsi Suki. Si avvicinò a loro e, ovviamente, gli altri due la seguirono; Sokka guardò sorridente la sorella, credendo si fosse fatta qualche amico.
-Katara, vedo che hai conosciuto qualcuno...-
I due salutarono e si presentarono al ragazzo della Tribù dell'Acqua, intanto Katara si era messa a sedere accanto al fratello; sperava che quella inutile cena finisse presto, non poteva resistere lì un minuto di più.
-Ecco a te Katara-
Lanciò un'occhiata al dominatore dell'aria che le stava porgendo la ciotola con il riso; la guardava sorridente. Perchè? Doveva proprio avere quell'espressione sul viso? Le provocava un tale fastidio...
-Bè, non hai fame?-
Di risposta prese sgarbatamente la ciotola dalle mani del ragazzo e cominciò a mangiare; mentre lei rimaneva lì, in silenzio, chiusa nella sua bolla, gli altri chiacchieravano tra di loro, scambiandosi battute e ridendo. La castana cominciò a guardarsi intorno; come riuscivano tutti a sorridere? Come potevano farlo? Ad un certo punto la sua testa si fermò, e rimase a fissare un solo punto, dove si trovava il capo...Il ragazzo castano di nome Zuko... Quel ragazzo era strano, almeno agli occhi di Katara. Che senso aveva riunire tutti i ragazzini rimasti soli a causa della guerra? Qual'era il suo scopo? Lo faceva solo per generosità? Sbuffò tra sé. La generosità in quel periodo scarseggiava, non si faceva niente per niente... Quindi, per lei, quel ragazzo non la raccontava giusta... Mentre continuava a fissarlo lui spostò la testa nella direzione della castana, probabilmente per parlare a un compagno lì a fianco. In quel momento la dominatrice dell'acqua perse un battito; Zuko aveva... Aveva una bruciatura nella parte sinistra del viso... Strinse i pugni. Quel maledetto... Si alzò in piedi, seguita dallo sguardo stupito di Aang e se ne andò verso la sua tenda senza dire niente a nessuno. Tsk. Come se avesse dovuto rendere di conto a qualcuno... Il dominatore dell'aria, vedendola, fece per alzarsi e seguirla, ma Sokka lo bloccò; quello però non era molto convinto a rimanere lì buono.
-È meglio lasciarla da sola per adesso... -
A quella frase non disse niente, ma rimase a guardare la ragazza che si allontanava da tutti gli altri.
 
Stava seduta per terra dentro la tenda, le ginocchia erano all'altezza del collo e venivano cinte dalle braccia. I suoi occhi fissavano il nulla e in testa aveva solo il volto del ragazzo castano. Si morse il labbro. Quel maledetto... Come aveva osato salvarla? Chi glielo aveva chiesto? Lei di certo avrebbe preferito morire lì... La morte non le avrebbe fatto patire tutto il dolore che sentiva da quando avevano attaccato il suo villaggio; delle lacrime cominciarono a rigarle il viso. Se quel bastardo pensava di usare il suo dominio dell'acqua cascava male; lei non avrebbe mai più usato il suo potere e certamente non avrebbe permesso ad altri di usarlo a loro piacimento. Lei non avrebbe più fatto niente da quel momento in poi... In fondo perchè avrebbe dovuto fare qualcosa? Avrebbe fatto finta di non esistere... Vide entrare un po' di luce e intuì che qualcuno era andato a cercarla; probabilmente Sokka, dato che ci aveva messo così tanto tempo. Non disse nulla, né si voltò per guardare il ragazzo che le stava davanti; in fondo, perchè avrebbe dovuto farlo? Sentì chiamare il suo nome e questo le fece sparire ogni dubbio, era suo fratello. Lui la fissava tristemente senza sapere bene cosa dire. Poteva capire benissimo il suo dolore, ma non poteva sopportare che lei reagisse in quel modo... Credeva forse che fosse stata tutta colpa sua? Poteva davvero pensarlo? Strinse i pugni e si sedette vicino a lei; le lanciò un'occhiata, poi guardò da un'altra parte. Non sapeva come comportarsi, non era mai capitata una situazione simile; di solito era lei che consolava lui... Che lo incoraggiava... Lui non era pratico di queste cose, ma non poteva certo rimanersene buono mentre la sua unica sorella cadeva in depressione...
-Senti, Katara...-
Iniziò a dire voltandosi di nuovo verso di lei; Sokka sperava di ricevere una qualsiasi risposta che, sfortunatamente non arrivò. A quel punto perse la pazienza.
-Katara perchè non vuoi rispondermi?-
Vide che alzava lentamente la testa, fino a che gli occhi azzurri di lei non s'incrociarono in quelli azzurri di lui. Sussultò vedendo che stava piangendo. Katara... L'abbracciò e lei si stupì un poco.
-Katara... Non sai che paura ho avuto quando non ti ho più trovata nel bosco...-
Iniziò a piangere anche lui e lei sobbalzò nel sentire quelle parole. Lei lo aveva fatto preoccupare... Che stupida...
-So che stai soffrendo davvero tanto per quello che ci è accaduto, ma non posso accettare che tu ti comporti in questo modo...-
E come poteva non farlo? Ormai aveva perso la speranza...
-Vorrei semplicemente riavere mia sorella...-
A quella frase rimase spiazzata. A causa del suo egoismo stava facendo soffrire suo fratello... Era davvero una stupida... Però adesso non poteva tornare indietro, non poteva cambiare quello che era successo e non poteva lasciare correre cosa era accaduto, quindi il ragazzo avrebbe dovuto aspettare... Lei non poteva ancora tornare a comportarsi come faceva un tempo e, probabilmente, non ci sarebbe mai riuscita...

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Capitolo 4
*** 4. “Zuko” ***


 

4. “Zuko”

Il castano era seduto per terra all'interno della sua tenda e leggeva dei rotoli. La Nazione del Fuoco non dava pace a nessun villaggio e questo per colpa della guerra che aveva cominciato. Chiuse il rotolo che teneva in mano e ne prese un altro. Lui era riuscito a raccogliere diversi ragazzini che stavano diventando abili guerrieri e questo solo per contrastare lei... Già, era lei la causa di questo dolore e della sofferenza che stavano provando migliaia di innocenti. Si alzò in piedi. Se sua madre fosse stata ancora al suo fianco forse non si sarebbe sentito così solo... È vero, aveva radunato migliaia di alleati e compagni, ma questo senso di solitudine non era ancora andato via. Si sentiva solo in mezzo a tutte quelle persone, eppure doveva fare la parte del capo, di chi sa il fatto suo, di un vero generale... Si mise una mano sul volto, toccando la bruciatura. Chissà quanto avrebbe potuto resistere e chissà quanto avrebbero potuto resistere i suoi uomini. Sbuffò. In fondo quello gli importava poco. A lui interessava raggiungere il suo scopo e avrebbe usato qualunque mezzo per farlo. Strinse i pugni. E niente e nessuno lo avrebbero ostacolato. Mentre rimetteva a posto i rotoli si ricordò della ragazza dai lunghi capelli castani che aveva salvato l'altro giorno. Aveva capito subito che era una dominatrice dell'acqua e gli sarebbe di sicuro stata utile. Quel giorno era intenzionato ad andarle a parlare, sicuro che lei, come tutti gli altri, avrebbe accettato senza problemi le sue proposte. Già, sarebbe stato tutto facile, come al solito...

 

Aprì lentamente gli occhi e si alzò dalla sua posizione sdraiata mettendosi a sedere per terra.; si toccò la guancia sentendola leggermente bagnata. Quella notte aveva dormito pochissimo e le poche volte che riusciva a concedere al sonno sognava il momento dell'attacco al suo villaggio e i volti dei suoi genitori. Si morse il labbro. Per quanto tempo avrebbe dovuto svegliarsi con la speranza che fosse tutto un brutto sogno? Che i suoi genitori fossero ancora in vita e che la normalità non era stata spezzata? Si guardò le mani. Tempo fa, quando tutta la famiglia era andata a fare un pic nic, aveva fatto uno scherzo a Sokka bagnandolo completamente e facendogli fare una figura imbarazzante davanti a delle ragazze della Tribù dell'Acqua. Aveva utilizzato il dominio dell'acqua per farlo, ma ora... Avrebbe continuato a fissarsi le mani se degli strani rumori provenienti da fuori non l'avessero distratta. Spinta dalla curiosità aprì un poco l'entrata della tenda e sbirciò fuori. C'erano Aang e Toph che stavano combattendo tra di loro. Sbuffò tra sé e sé. Ma si erano appostati lì di proposito? Lentamente cercò di tornarsene dentro il suo piccolo rifugio, ma sfortunatamente per lei il dominatore dell'aria la notò, come se per tutto quel tempo non avesse fatto che lanciare veloci occhiate in quella direzione. Pronunciò felice e sorridente il nome della castana e le andò incontro. La cieca, intanto, aveva maledetto il ragazzo che aveva abbandonato il combattimento così all'improvviso; aveva percepito distintamente che l'amico non era affatto concentrato e che stava semplicemente schivando i suoi colpi. Quello che a lui interessava veramente era solo vedere la nuova arrivata, quella strana dominatrice dell'acqua. Sbuffò. Cosa ci trovasse in lei poi...

-Ben svegliata Katara, hai dormito bene?-

Fu costretta a uscire dalla tenda e, quando il ragazzo le fece la domanda, lei era girata di spalle. Strinse la stoffa tra le mani. La mora riuscì a sentire grazie ai suoi piedi che la domanda posta da Aang alla nuova arrivata le aveva fatto ricordare cose poco piacevoli. Toph non poteva certo dire che la castana le stesse simpatica dato che non si erano mai rivolte la parola, ma non voleva certo lasciarla lì in balia del dominatore dell'aria che, sorridente, continuava a guardarla aspettando una risposta che non sarebbe mai arrivata. Poteva capire come si sentisse Katara, quasi tutti avevano provato quello che stava provando lei, e quello che serviva alla ragazza era soltanto un po' di tempo; almeno, la cieca sperava fosse così. Quindi richiamò l'attenzione dell'amico che si voltò a guardarla chiedendole cosa volesse e quella rispose che voleva continuare l'allenamento. Anche la dominatrice dell'acqua mosse la testa, vedendo con la coda dell'occhio Toph e ringraziandola dentro di sé. Parlare con quel ragazzo così felice e sorridente non era certo quello che desiderava di più.

 

-Guarda questo Suki!-

Esclamò il castano lanciando il suo boomerang; lei sorrise battendo le mani.

-Che bel tiro Sokka, sei davvero abile-

Arrossì e si mise una mano dietro la testa, cominciando a ridere.

-Bè sì... Possiamo dire che sono il migliore nel lancio del boome...-

Non finì la frase che la sua arma, tornando indietro, lo colpì alla testa. La ragazza lo vide cadere in terra e non potè trattenere le risate; quel ragazzo era davvero divertente. Riusciva a farla ridere e questo lo apprezzava molto; non c'era riuscito quasi nessuno degli altri orfani. Lo vide rialzarsi impacciato. Aveva fatto una brutta figura davanti a lei. Ah, quanto si odiava per quello! Ma almeno poteva vederla ridere. Era così carina...

-Non ti sei fatto niente, vero?-

Chiese lei tra le risa e avvicinandosi al castano; arrossì un poco nel vederla meno distante.

-N... No, tranquilla...-

Si battè una mano sul petto.

-Niente potrebbe scalfirmi-

Sorrise, poi prese il boomerang di lui.

-Posso provare io ora?-

Annuì. Si trovava davvero bene con Suki, era contento di averla conosciuta. A quanto aveva saputo anche lei faceva parte della Tribù dell'Acqua, ma viveva in un villaggio più distante dal loro, dove, con le sue amiche, formava un gruppo di difesa chiamato “Le guerriere Kyoshi”. Erano abili, e per molto tempo erano riuscite a difendere il loro piccolo villaggio anche se non erano dominatrici dell'acqua. Quando, però, la Nazione del Fuoco attaccò non ebbero scampo. La castana non poteva fare a meno di piangere quando ripensava a quella notte disastrosa. Non solo tutte le loro case erano state ridotte in macerie, ma gran parte degli abitanti e tutte le guerriere avevano perso la vita. Tutte tranne lei. Naturalmente la ragazza non era riuscita a perdonarselo, avrebbe preferito morire lei al posto delle compagne, e in questo somigliava un po' alla sorella del castano. Fortunatamente, però, Suki era riuscita a uscire da quella bolla di disperazione e per questo doveva anche ringraziare Sokka. Gli doveva tanto anche se lui non lo sapeva. Appena svegliata si era diretta alla sua tenda e lo aveva invitato a allenarsi con lei; quello non se l'era fatto ripetere due volte e aveva accettato sorridente, sicuro che la sorella non avrebbe di certo sofferto la sua mancanza. Quando la ragazza lanciò il boomerang apparve un ragazzo che la chiamò per nome, costringendola a voltarsi. Riconobbe subito Zuko.

-Ciao Suki...-

Lanciò uno sguardo al nuovo arrivato. Non sapeva come si chiamasse, ma fortunatamente quello si presentò dicendo il suo nome; poi capì che quello era il fratello della dominatrice dell'acqua. Probabilmente non avrebbe neanche saputo chi fosse se non avesse avuto una stretta parentela con la ragazza; in fondo lui non era utile alla causa. Comunque gli diede il benvenuto e si comportò in modo gentile con lui, dicendo frasi di convenienza, non avrebbe affatto sopportato inimicarselo, era pur sempre un suo alleato, una delle tante pedine.

-Sokka, volevo parlare con tua sorella, sai dirmi dove posso trovarla?-

Chiese infine secco; il ragazzo della Tribù dell'Acqua gli rispose che poteva trovarla alla sua tenda e probabilmente era in compagnia di Toph e Aang, almeno, lui li aveva visti allenarsi lì davanti. Dopo che Zuko ebbe ricevuto le indicazioni per raggiungere il posto dove si trovava la castana e lasciò da soli i due ragazzi che, dopo averlo osservato allontanarsi, ripresero quella specie di allenamento.

 

Katara guardava fisso i due amici che stavano combattendo davanti a lei; non riusciva a capire cosa ci trovassero di divertente... Come mai ci tenessero tanto a combattere per il loro capo... Si strinse nelle spalle. Lei quello non lo sopportava per vari motivi diversi. Sbuffò al dominatore dell'aria, che l'aveva distolta dai suoi pensieri per farle vedere una mossa che stava usando contro la cieca. Ma cosa voleva da lei? Si divertiva tanto a disturbarla? Mah... Continuò a guardarli lottare, poi passò lo sguardo sulle sue mani. Aveva deciso che non avrebbe più dominato l'acqua, però... Formò dei pugni e li strinse. Avrebbe tanto voluto che i suoi genitori le dicessero cosa fare... All'improvviso Toph parò il colpo dell'avversario e creò uno scudo protettivo con la terra, poi si fermò sotto lo sguardo confuso di Aang.

-Zuko è venuto a trovarci-

La castana sentì la frase e si voltò scocciata alla sua sinistra, intravedendo il ragazzo con la bruciatura, poi si alzò allontanandosi nella direzione opposta. Sperava che non volesse lei, non aveva certo voglia di parlare con quello lì... Si morse il labbro. E tanto sapeva già cosa voleva dirgli... Il dominatore dell'aria si avvicinò sorridente al castano e lo salutò. Zuko rispose con un cenno del capo e, mentre seguiva con gli occhi la ragazza che si stava allontanando, informò i due che doveva parlare con la nuova arrivata, la dominatrice dell'acqua.

-Katara? Certo è qui...-

E indicò il punto dove prima si trovava la ragazza.

-Ma dove...-

Il capo scostò gentilmente il compagno e seguì velocemente la castana, sotto lo sguardo confuso di Aang; poi Toph, stanca della situazione, chiese di poter continuare l'allenamento.

 

Il castano procedeva a passo svelto, sicuro di poterla raggiungere; lei, a ogni passo che sentiva dietro di sé, cercava di accelerare. Non voleva parlare con lui... Peccato per lei che il ragazzo non demordeva e lei se ne accorse; aveva più desiderio lui di parlare con lei che lei di sfuggirgli. Così, appena lui cominciò a parlare lei smise la sua corsa.

-Ehi...-

Disse.

-Devo parlarti, potresti fermarti?-

Ubbidì, ma rimase voltata di spalle. Lui rimase in silenzio per poco, poi fece un lungo respiro e parlò di nuovo.

-Tu sei Katara, giusto? La nuova arrivata...-

A quel punto la castana si girò, alzando un sopracciglio e guardandolo scocciata. Non capiva come mai faceva queste ovvie domande. Se l'aveva cercata doveva sapere per forza chi era, e soprattutto che era capace di dominare l'acqua. Zuko non sentì nessuna risposta, ma continuò a parlare.

-Io conosco le tue capacità... E posso comprendere il tuo dolore...-

Ormai diceva questa cosa a tutti quelli che trovava. Era come un ritornello. Un lungo, noioso e falso ritornello. Lei lo guardava fisso negli occhi. Capirla? Sbuffò. Certo, come no... Il ragazzo rimase un attimo spiazzato, non ricevendo nessuno dei gesti che pensava di ottenere. In fondo una ragazzina che aveva avuto più o meno la stessa sorte della castana, e che lui aveva salvato qualche giorno fa, gli aveva dimostrato tutta la sua riconoscenza abbracciandolo e bagnando di lacrime la sua maglietta. Allora perchè lei non reagiva? Forse aveva bisogno di tempo o forse... Gli occhi azzurri di lei sembravano non provare nessun sentimento oltre la rabbia e il dolore. Socchiuse i suoi occhi castani. Avrebbe dovuto lavorarsela bene bene...

-Ti avranno detto che qui combattiamo per recuperare la libertà che la Nazione del Fuoco vuole privarci, quindi i poteri di tutti i dominatori sono fondamentali e tu...-

Le sorrise facendola disgustare di tutta quella scenata.

-Tu sarai molto utile alla causa... Se tu accetterai di usarlo per noi ne sarò molto felice. Forse ti ci vorrà un po' di tempo per perfezionarti, ma noi possiamo aspettare...-

E parlava, parlava, sotto lo sguardo scocciato della castana. Non sopportava che il capo desse per scontato che lei avrebbe usato il suo dominio dell'acqua per lottare. Lui sembrò accorgersi di qualcosa e smise di parlare per un po', sperava di ricevere almeno qualche segno di vita da parte della ragazza, ma niente. Prese di nuovo la parola, sicuro che lei non avrebbe aperto bocca.

-Tu vuoi combattere per noi, vero?-

Sussultò, e per un momento Zuko vide in quegli occhi azzurri la risposta che non voleva ricevere. Strinse i pugni, cercando di mantenere la calma.

-Noi siamo come la tua famiglia ormai... Non devi preoccuparti... Devi fidarti di noi...-

Ripeteva queste parole come una cantilena, una filastrocca e probabilmente non cercava solo di convincere lei, ma anche se stesso. Ormai era da tempo che cercava di farlo... Purtroppo per lui la ragazza non avrebbe facilmente cambiato idea, avrebbe dovuto lavorarsela per più tempo; così smise di parlare e le diede le spalle.

-Bè... Fammi sapere se cambi idea e soprattutto...-

La guardò con la coda dell'occhio e questo la fece rabbrividire un poco.

-Ricordati che non lascerò perdere tanto facilmente...-

Il suo potere doveva essere utilizzato e sfruttato ed è quello che avrebbe fatto lui. In fondo, una delle principali ragioni per cui l'aveva salvata era che aveva subito capito che era una dominatrice dell'acqua. Avrebbe trovato un modo per convincerla, a costo di usare la forza, era troppo importante per lui. La castana lo fissò allontanarsi e ripensò alle sue parole.

...Siamo come la tua famiglia...

Strinse i pugni. Come poteva permettersi di usare così alla leggera quella parola?

...Famiglia...

La sua famiglia non esisteva praticamente più, e di sicuro loro non si sarebbero mai potuti sostituire a sua madre e suo padre.

...Devi fidarti di noi...

Fidarsi? Di persone che volevano solamente usarla per fare del male e raggiungere i loro scopi? Mai. E soprattutto di lui che l'aveva salvata. Non avrebbe mai più usato il suo dominio, ormai era una promessa. 

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Capitolo 5
*** 5. “The Necklace” ***


 Ringrazio tutti quelli che seguono la storia^^


5. “The Necklace”

Katara si svegliò di soprassalto, il braccio destro era proteso in avanti e il sinistro serviva da appoggio per terra. Le lacrime le stavano offuscando la vista, però aveva notato benissimo che davanti a lei non c'era il volto sorridente di sua madre abbracciata a suo padre. Il braccio, però, non si abbassava e le lacrime continuavano a scorrere. Avrebbe preferito dormire per sempre... Aveva sognato la volta che aveva perfezionato il suo dominio dell'acqua aiutata dagli insegnamenti della madre che, alla fine, le aveva regalato uno dei suoi bellissimi sorrisi. Mamma... Quella notte il suo stupido dominio non era servito, era stata inutile... Mamma, perchè? Perchè le aveva sorriso nel vederle usare quel maledetto potere? Quel potere che ora Zuko voleva usare in guerra? Dopo i volti sorridenti aveva rivisto pezzi dell'ultima sera passata coi suoi genitori. L'ultimo sorriso che la madre le aveva regalato. L'ultimo. Si rannicchiò in un punto della tenda continuando a piangere in silenzio. Aveva intenzione di rimanere lì per tutto il tempo, tanto chi sarebbe andato a cercarla? Sokka? Tsk. Ormai lui era impegnato con quella Suki. E poi tanto meglio che non la vedesse in questo stato, almeno lui poteva essere... Felice. Sentì dei rumori provenire da fuori e capì che Aang e Toph si stavano allenando ancora davanti alla sua tenda. Perchè dovevano starsene lì? Mah... Comunque lei non sarebbe uscita a vederli, non aveva assolutamente voglia, soprattutto dopo il sogno che aveva fatto... Strinse i pugni. Dopo quello, come poteva osservare due dominatori usare i loro elementi? Rimase ancora lì accucciata, ormai le lacrime non scendevano più, ma non stava affatto meglio. Sentiva come un vuoto dentro di sé e uno strano dolore cresceva piano piano. La sua solitudine e voglia di distaccarsi da tutto e da tutti incrementava questa sensazione, tutt'altro che positiva per lei; ma ormai la sua anima non riusciva a nutrirsi d'altro...

-Katara, allora sei sveglia-

Alzò lentamente la testa e vide il dominatore dell'aria che le sorrideva. Era entrato nella tenda perchè la cieca gli aveva detto che la ragazza si era svegliata e lei non era certo una che sbagliava... Sussultò un poco vedendo lo sguardo della castana. I suoi occhi non esprimevano niente oltre al dolore... Le si avvicinò chiedendole se stava bene e si mise a sedere davanti a lei. Silenzio. Lui abbassò un secondo la testa. Poteva capire cosa provasse e probabilmente quando Zuko le aveva parlato non aveva migliorato la situazione...

-Katara... Posso capire il tuo stato d'animo...-

Posso capirti... Tsk. Glielo dicevano tutti ormai, ma nessuno ci credeva davvero...

-Però non dovresti abbatterti così...-

Soffocò un risolino. Che scoperta... Ci voleva lui per dirlo? Lo sapevano anche i muri... Silenzio ancora una volta. Le sorrise ancora, ma questo sorriso era diverso dagli altri, sembrava esprimere tanti sentimenti diversi.

-Sai Katara... Non sei affatto obbligata ad usare il tuo dominio se non vuoi...-

Sussultò. Stava dicendo davvero? Lo fissò, facendolo imbarazzare un poco. Dopo quelle inutili frasi finalmente le aveva detto quello che voleva realmente sentirsi dire... Non potè fare a meno di ringraziarlo, ma tra sé e non ad alta voce. Calò di nuovo il silenzio. Aang non sapeva cos'altro dire e la castana non aveva l'intenzione di parlare. All'improvviso entrò Momo nella tenda e saltò sulla testa del padrone che si mise a ridere, poi guardò la ragazza e si mise sulla sua spalla. Lei guardò male l'animale e il ragazzo si alzò, esortandola ad uscire dalla tenda. Lei, stranamente, obbedì.

-Aang, allora, vogliamo continuare?-

Chiese leggermente stizzita Toph; lui si scusò. Katara si mise a sedere sul prato di fronte a loro sempre con il lemure sulla spalla.

-Sei pronto?-

Lui lanciò una veloce occhiata alla castana e poi annuì; la moretta sospirò, poi cominciò ad attaccare il ragazzo che schivò abilmente i suoi colpi per poi contrattaccare. La cieca notò che non si stava impegnando molto, e che la sua attenzione era rivolta principalmente alla dominatrice dell'acqua. Adesso stava cominciando a irritarsi, così cercò di usare le sue mosse più potenti, sperando di farlo lottare più seriamente e, per questo, Aang non potè rivolgere la sua attenzione anche sulla spettatrice. La castana, intanto, era seduta a guardarli e in certi momenti carezzava la testolina dell'animale che le stava accanto; non si accorse di un ragazzo che le stava andando incontro, molto probabilmente l'unica a notarlo fu Toph ma, non volendo interrompersi ancora una volta, non disse niente. Appena arrivato vicino a lei le rivolse la parola dandole il benvenuto; Katara si voltò e cominciò a squadrarlo: capelli castani, occhi marroni e un filo d'erba in bocca. Lo aveva già intravisto al fianco di Zuko durante la cena, probabilmente era il suo braccio destro, anche se non apparteneva alla Nazione del Fuoco. Rimase in silenzio a guardarlo, chiedendogli con lo sguardo cosa volesse, in fondo non sapeva neanche il suo nome...

-Ciao, io mi chiamo Jet e tu dovresti chiamarti Katara, giusto?-

Glielo chiese, ma la risposta la conosceva già. Era stato il capo a fargli sapere il suo nome, dicendogli, inoltre, che doveva aiutarlo a convincerla a combattere assieme a loro; a Jet, però, importava poco la parte del combattimento. L'aveva notata e di certo non perchè era una dominatrice dell'acqua. Era carina, ma non solo... Era la nuova arrivata. E, secondo la logica del ragazzo, le nuove arrivate non potevano certo resistere al suo fascino. La prima sera aveva visto che aveva lanciato uno sguardo nella sua direzione e ovviamente era perchè gli piaceva, non poteva certo esserci un altro motivo. Le altre in fondo lo facevano in continuazione. Avrebbe fatto il carino con lei, adesso, e l'avrebbe fatta innamorare completamente, in fondo, come poteva resistergli? Così, tutto convinto, si era diretto verso la tenda di lei, sicuro di poterla trovare lì, almeno, Zuko gli aveva assicurato ciò, e avrebbe parlato con lei. Il fatto che lei non gli rispondesse non lo fece scoraggiare, in fondo Zuko gli aveva assicurato che non era molto loquace; sorridendole nel modo più irresistibile possibile le si sedette accanto, sotto lo sguardo confuso di lei, che continuava a chiedersi cosa volesse. Continuava a guardarla e la cosa la infastidiva non poco.

-Spero tu ti sia trovata bene tra noi... Anche se so che non è certo per una situazione piacevole che ti sei ritrovata qui...-

Stava davvero cominciando ad irritarla; continuò a dire cose che credeva potessero farla commuovere o che almeno la spingessero a parlare, anche se forse questo mutismo era dato dalla timidezza che provava nello stare con lui. Voleva riuscire a farle capire che aveva bisogno di lui e, per questo, le ripeté varie volte che lui ci sarebbe sempre stato se avesse avuto bisogno di qualcosa. Qualunque cosa. Jet parlò e parlò, e lei, dopo un po', smise di ascoltarlo, voltandosi di nuovo a guardare i due amici combattere. Il ragazzo credette solo che si sentisse in imbarazzo nel fissarlo per troppo tempo. Ad un certo punto Aang lanciò contro la mora un gettò d'aria talmente potente che la fece cadere per terra; lui sorrise e lei sbuffò. Guardò Katara, come per scovare nel suo volto una qualche espressione di stupore e di contentezza allo stesso tempo, come per dire “Aang, sei davvero bravo! Complimenti!” o che magari gli sorridesse soltanto. La castana, però, era troppo intenta ad ignorare quel rompiscatole che le parlava da ormai chissà quanto; nel vederlo il dominatore dell'aria strinse i pugni e si diresse deciso verso di lui.

-Jet...-

Nel sentir pronunciare il suo nome si voltò, lasciando stare per un attimo la nuova arrivata e quello che vide fu lo sguardo non troppo felice del ragazzino. Sbuffò. Quei due si sopportavano poco, probabilmente perchè avevano caratteri profondamente diversi, o forse perchè Zuko aveva scelto quello là come suo braccio destro solo perchè aveva più esperienza e stava con lui da più tempo, almeno, questo è quello che pensava Toph.

-Ciao pelatino-

Disse beffardo alzandosi in piedi e cominciando a guardare con aria di superiorità il ragazzo. Aang avrebbe voluto dargli un pugno sul suo bel viso.

-Io e Katara stavamo parlando... Non è corretto interrompere, lo sai vero?-

Passò uno sguardo veloce da lei a lui. Certo, come no. Sapeva cosa aveva in mente di fare con la castana e non poteva sopportarlo. Lei non era una delle sue tante ochette, non poteva permettersi di farle niente.

-Vedi di lasciarla in pace, l'ultima cosa che vuole è parlare con uno come te-

Lo prese per il colletto, avvicinandolo a lui e guardandolo in malo modo.

-Come ti permetti, ragazzino?-

Non rispose, ma rimase a guardarlo, in segno di sfida. La ragazza, intanto, si era alzata, approfittando del fatto che i due erano troppo impegnati a discutere e, lasciato Momo, stava camminando verso il centro dell'accampamento, lontano da quei due. Toph era seduta per terra e aspettava che quell'idiota del suo compare finisse di perdere tempo inutilmente, però sapeva benissimo che le discussioni con Jet non finivano mai presto...

-Vattene, qui sei solo di peso!-

-Smettila, pelato! Katara apprezza di più la mia compagnia della tua, moccioso...-

-Ah sì? E come fai ad esserne sicuro?-

-Perchè so meglio di te cosa vuole! Ma se vuoi toglierti ogni dubbio chiedilo a lei!-

Sbuffò, affermando che l'avrebbe fatto, ma, voltandosi nella direzione della ragazza, non vide più nessuno.

-M... Ma dov'è finita?-

-È andata via mentre discutevate, idioti-

Aang guardò la mora, chiedendole perchè non lo avesse avvertito prima.

-Tanto non mi avreste dato retta, ma se volete proprio sapere dov'è andata io...-

Ma non potè finire la frase, perchè i due ricominciarono a discutere, accusandosi a vicenda. La cieca sbuffò. Come non li sopportava...

 

Katara camminava lentamente per l'accampamento e, lanciando brevi occhiate a destra e a sinistra, poteva benissimo notare i soliti ragazzini, visti la volta precedente, giocare tra di loro. Nel vedere i loro occhi e sorrisi, però, non poteva fare a meno di volgere lo sguardo da un'altra parte. Non riusciva ancora a sopportare tanta serenità in un posto del genere. Mentre metteva avanti un piede dopo l'altro si chiedeva dove poteva dirigersi. Se n'era andata solo per non stare in compagnia di quei due litiganti e non aveva in mente un posto preciso dove andare. Forse da Sokka... Scosse la testa. No, lui era sicuramente impegnato. Abbozzò un sorrisetto. Suki gli occupava la maggior parte del tempo ormai... Si fermò. Sulla sua strada erano spuntanti dei bambini che giocavano tra loro a rincorrersi. Uno, però, nel cercare di raggiungere una compagna, inciampò, finendo con la faccia per terra; i suoi amichetti si affrettarono a soccorrerlo, chiedendogli se era tutto a posto. La castana assisteva alla scena immobile e in silenzio. Il bambino si mise a sedere e, con le lacrime agli occhi, teneva le manine sul ginocchio rosso di sangue e sporco a causa della terra. I compagni lo guardavano sperando di ricevere una risposata positiva, ma quello cominciò a piangere e a lamentarsi della ferita, così cominciarono a guardarsi intorno, cercando un modo per farlo smettere. A quel punto Katara si avvicinò abbassandosi verso il bambino che era seduto per terra; lui la guardò tirando su col naso. La ragazza alzò una mano, con l'altra gli teneva la gamba, e, presa dell'acqua da un secchio poco distante da lì, la mise sul ginocchio sanguinante e curò la ferita del bambino; infine rimase immobile a fissarlo. Lui si alzò lentamente, vedendo che ormai stava molto meglio. Sorrise alla ragazza e l'abbracciò ringraziandola. Lei, stupita del gesto, rimase in ginocchio a fissare quei bambini che si allontanavano salutandola con la mano. Sorrise e alzò la mano in segno di saluto, ma la bloccò a mezz'aria, stringendola in un pugno e smettendo di sorridere. Aveva... Aveva usato il suo dominio. Si morse il labbro. Bè, ma in fondo non lo aveva usato per fare del male, al contrario... Si alzò, ripulendosi un po', e si guardò intorno furtiva. L'unica cosa che sperava era che quello non l'avesse vista...

-Ciao Katara...-

Sobbalzò nel sentire quella voce e si voltò di scatto, incrociando gli occhi marroni del capo. Il ragazzo, purtroppo per la ragazza, aveva assistito a tutta la scena; le aveva visto usare perfettamente il dominio dell'acqua, anche se non aveva combattuto contro nessuno. Questo per ora era sufficiente, ma non le avrebbe di certo detto che l'aveva vista, avrebbe fatto finta di niente, sapendo di farle un piacere. Adesso il suo scopo era farla avvicinare a lui, e quindi non poteva permettersi passi troppo affrettati, sarebbe stato da stupidi. Per tutta la notte si era chiesto cosa avrebbe potuto fare, su quale punto debole puntare. Il fratello ormai era fuori gioco... Allora forse i suoi genitori. Non era più tornata al suo villaggio e sicuramente l'ultima volta non ci aveva speso molto tempo. Lui l'avrebbe fatta tornare un'ultima volta e sperava che questo le avrebbe fatto piacere; lui lo avrebbe apprezzato se si fosse trovato al suo posto...

-Ti stavo cercando da un po'... Tranquilla, non voglio riprendere il discorso di ieri...-

Le fece sapere vedendo che il suo volto stava cambiando espressione e capendo che, se avesse ritirato fuori la questione della sera precedente, lei se ne sarebbe andata. Si mise una mano dietro la testa e le sorrise cercando di sembrare impacciato.

-Volevo solo sapere se potevi venire con me... Vorrei portarti in un posto...-

Lei alzò un sopracciglio, non capendo il motivo di quella richiesta. In un primo momento pensò di lasciarlo perdere e rifiutare la sua proposta, poi una strana curiosità prese il sopravvento su di lei. Zuko lo notò e, sorridendo soddisfatto tra sé, si voltò dandole le spalle e cominciando a camminare in direzione di Appa, il bisonte volante a sei zampe che usavano per muoversi. La castana intanto lo seguiva sempre più curiosa. È vero, quel ragazzo non le piaceva affatto, ma non poteva fare altro. Quando lui si fermò lei fece lo stesso.

-Ora sali su Appa e andiamo-

Le disse indicandole con la testa l'animale davanti a loro. Katara rimase leggermente spiazzata; non credeva che avrebbe dovuto volare con quel... Coso... Il castano la vide non tanto convinta e cominciò a stuzzicarla. Certo, forse non era il modo migliore per ingraziarsela, ma non gliene importava in quel momento.

-Cos'è, hai forse paura?-

Lo guardò male. Lui, la sua stupida cicatrice e quel sorrisetto di scherno. Fissò poi il bisonte e si avvicinò, come per salire, ma si bloccò. Teneva le mani a mezz'aria muovendole come per cercare una qualche scala invisibile che l'avrebbe fatta montare sulla groppa dell'animale. Lui rise e le si avvicinò da dietro, prendendola per i fianchi e aiutandola ad avvicinarsi di più alla meta; a quel punto lei allungò le braccia e riuscì a salire sulla sella che avevano messo a Appa. Zuko fece abilmente da solo. Avvicinandosi alla postazione di guida notò che la dominatrice se ne stava nell'angolino più lontano e lo guardava in malo modo, forse era anche leggermente rossa in viso. Le diede le spalle e, sorridendo leggermente divertito, prese le briglie dell'animale e lo esortò a partire. La castana si strinse nelle spalle guardando curiosa e spaventata il paesaggio intorno a lei. Non aveva mai volato e non aveva mai pensato che un giorno lo avrebbe fatto. L'aria che le andava sul viso era piacevole e per un momento si abbandonò a quella situazione di relax. Si sentiva stranamente bene... Lanciando un'altra occhiata al paesaggio si accorse che aveva qualcosa di familiare e, quando il ragazzo fece atterrare l'animale in uno spiazzo erboso, vari pensieri cominciavano a invaderle il cervello. Scese in modo piuttosto imbranato dal bisonte e si diresse a passo svelto verso la fine dello spiazzo. Zuko la seguiva in silenzio da dietro. Si bloccò, rimanendo a fissare con occhi sgranati il paesaggio desolato davanti a sé. Ora non aveva più alcun dubbio, il ragazzo l'aveva portata al suo vecchio villaggio. Cominciò a piangere e corse nella direzione delle macerie, cosa che avrebbe voluto fare anche tempo fa, ma che Sokka le impedì e il castano continuò a seguirla senza dire niente. Mentre lei correva tra i resti delle case le lacrime si facevano sempre più intense e in certi momenti non distingueva più cosa aveva davanti; questo la costrinse a passarsi varie volte il braccio sugli occhi. Zuko si guardava intorno, stupefatto della potenza bellica della Nazione del Fuoco e del Regno della Terra. Si toccò la bruciatura. Lei certo non scherzava in fatto di combattimenti... Sussultò, sentendo di aver urtato qualcosa col piede e guardò in basso. Era un orsetto di pezza rimasto non del tutto illeso. Aveva segni di calpestamento sul corpo e una parte della testa era rimasta bruciata. Si abbassò e lo prese, continuando a fissarlo. La bocca, che prima si apriva in un sorriso, ormai non si distingueva neanche più. Lo strinse tra le mani e una lacrima gli rigò la guancia. Poi sobbalzò, ricordandosi il motivo per cui era giunto al villaggio, e si mise a cercare con gli occhi la dominatrice dell'acqua e, quando l'ebbe trovata, sempre con l'orsetto in mano, la raggiunse. Katara stava togliendo più macerie possibili in cerca dei suoi genitori, aveva ritrovato la sua casa grazie alla memoria, ma finora l'unico risultato che aveva ottenuto erano delle dita sporche a causa del sangue. Il ragazzo la fissava da dietro. Sembrava quasi che sperasse di trovarli ancora vivi là sotto. Che stupida... Perchè non si arrendeva all'evidenza? Perchè non accettava il fatto che fossero morti? Guardò di nuovo l'orsetto che teneva in mano. Anche lui sembrava essersi ormai arreso alla guerra... All'improvviso gli tornò alla mente il volto sorridente della madre e questo lo fece sussultare. Fece cadere il pupazzo a terra e, cercando di trattenere le lacrime, si mise ad aiutare la castana nella sua folle ricerca. Lei lo notò distrattamente, ma, senza farsi troppe domande, continuò a scavare. Dopo aver tolto abbastanza macerie riuscirono a trovare qualcosa e a quel punto la ragazza si bloccò, rimanendo con gli occhi sgranati. Mamma... Papà... Si coprì il volto con le mani continuando a piangere. Zuko guardò i corpi dei genitori della ragazza e non potè non provare un senso di dolore; si alzò in piedi e si mise a fissare la dominatrice.

-Vorresti seppellirli?-

Naturalmente non si aspettava una qualche reazione, sinceramente non sapeva neanche perchè le aveva posto la domanda, lei, però, stupendolo, mosse la testa in cenno di assenso.

-E dove...-

Indicò il punto dove più o meno si trovava Appa; così il castano si avvicinò ai due corpi per prenderli e portarli dove voleva la ragazza. Portò prima il padre e quando tornò indietro per prendere anche la madre vide la ragazza vicino a lei che la fissava. Rimase fermo, non sapendo bene come comportarsi; di certo non le avrebbe detto di spostarsi. Notò che Katara cercava qualcosa nei pressi del corpo della donna e si domandò cosa fosse, poi vide brillare qualcosa vicino a lei. La castana prese la collana e la pulì. Era una pietra azzurra con disegnato sopra il simbolo della Tribù dell'Acqua che apparteneva alla madre, ed era l'unica cosa che le era rimasta di lei. La strinse tra le mani e la portò all'altezza del cuore; il ragazzo continuava a fissarla. Quando lei se ne accorse rimase un attimo a guardarlo, poi passò di nuovo lo sguardo su sua madre e si alzò in piedi per poi andare verso il ragazzo e superarlo, diretta dal bisonte volante. Lui la fissò allontanarsi per un po', poi guardò il cadavere e lo prese per portarlo allo spiazzo erboso. Dopo aver aiutato la castana a seppellirli la lasciò ancora guardare le tombe, pensando che almeno a quelle avrebbe rivolto la parola, ma lei rimase in silenzio, ormai non piangeva neanche più. Infine si diresse verso Appa intenta a salire, in mano aveva la collana e la spada di suo padre, trovata anche quella tra le macerie aveva intenzione di portarla a Sokka, sicura che il fratello avrebbe apprezzato il gesto. Questa volta l'aiuto di Zuko non le servì e, salita sulla sella, si riposizionò nel suo angolino. Dopo aver lanciato un ultimo sguardo alle due tombe salì anche lui e fece ripartire il bisonte verso l'accampamento. Il viaggio di ritorno fu silenzioso come il primo, ognuno era immerso nei propri pensieri e nessuno aveva voglia di dire qualcosa. Solo verso la fine, quando Zuko notò di essere quasi arrivato a destinazione, Katara si decise ad aprire la bocca.

-Grazie...-

Nell'udire quella voce non potè fare a meno di sussultare. Finalmente l'aveva sentita parlare e, sicuramente, a parte Sokka, era il primo. Non le rispose niente e neanche si girò a sorriderle, semplicemente rimase immobile sperando per un attimo che gli dicesse ancora qualcosa. Non aveva mai sentito il bisogno di farla parlare, non gliene importava poi molto, in fondo per lui non era altro che un'arma. Però, quando lei aveva pronunciato quel Grazie così sincero, e senza avergli mai rivolto la parola, aveva sentito come un tuffo al cuore. Per la prima volta qualcuno lo aveva ringraziato e lui aveva sentito un sentimento nuovo; non che i ragazzini che radunava non gli dimostrassero la loro riconoscenza, al contrario non smettevano mai di farlo. Ma con lei era diverso. Lei non aveva reagito come tutti gli altri, lei aveva reagito come lui... Strinse le briglie. Comunque il suo intento non cambiava. L'avrebbe convinta a tutti i costi. Atterrò, e la vide scendere per prima; quando anche lui toccò il terreno coi piedi notò che non se n'era ancora andata, ma che lo guardava. Che voleva ancora? Si mise a fissarla anche lui. Questo la fece un po' imbarazzare e abbassare gli occhi. Lui alzò un sopracciglio, poi vide che lei stava per aprire la bocca, come per parlargli ancora, ma la voce le si mozzò in gola e se ne andò velocemente. Il ragazzo, vedendola muovere, ebbe come l'impulso di fermarla e allungò il braccio verso di lei, ma quasi nello stesso momento lo ritrasse. Che gli prendeva così all'improvviso? Vedendole muovere la bocca aveva provato una strano senso di... Felicità. Avrebbe davvero voluto intavolare una discussione con lei, ma cosa si sarebbero potuti dire? Socchiuse gli occhi. In fondo loro non conoscevano nient'altro oltre al dolore.

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Capitolo 6
*** 6. “Field” ***


 

6. “Field”

Katara era sveglia, seduta per terra dentro la tenda a fissare la collana della madre. Quella notte l'aveva passata senza brutti sogni, e non si era svegliata con le lacrime agli occhi, anzi, era piuttosto... Serena. Sarà stato merito del “viaggio” fatto con Zuko. Aver rivisto per l'ultima volta i suoi genitori e averli potuti seppellire le aveva dato un senso di pace. Era riuscita a salutarli... Si passò un braccio sugli occhi, stanca di piangere. Poi aveva anche recuperato la preziosa collana di sua madre. La mise al collo e strinse la perla azzurra. Ora l'avrebbe sempre avuta vicina. Lanciò un'occhiata alla spada ricordandosi che doveva darla a suo fratello. Socchiuse gli occhi. La sera precedente non gliel'aveva portata, perchè sapeva che non avrebbe retto alle mille domande che lui le avrebbe rivolto. Probabilmente gli avrebbe risposto a monosillabi e lui non ne sarebbe stato soddisfatto, infine, dopo aver notato che lei aveva ripreso a parlare, avrebbe continuato con altre domande ancora più fastidiose delle prime. Ripensò al viaggio di ritorno fatto col castano e si strinse nelle spalle. Quel Grazie le era uscito quasi involontariamente, era uscito a forza dalla sua bocca. Fortuna che il ragazzo non aveva reagito in alcun modo, anche se un po' c'era rimasta male, ma in fondo cosa poteva sperare? Anche quando era scesa da Appa... Lo aveva aspettato per dirgli cosa? In realtà non lo sapeva nemmeno lei, ma sentiva il bisogno di parlargli ancora. Poi però aveva subito pensato a una possibile reazione da parte del castano e se n'era tornata al suo rifugio. Non avrebbe sopportato uno suo sguardo confuso o un suo silenzio, l'avrebbe fatta sentire una stupida. Sospirò. Comunque era inutile ripensare a quello che era accaduto la sera precedente. Si alzò, diretta verso l'uscita della tenda, con l'intenzione di partecipare in modo più “attivo” all'allenamento di Aang e Toph. Magari poteva anche rivolgere loro la parola... Rise tra sè. Ecco, ormai stava impazzendo completamente. Quando uscì, però, non trovò nessuno. Alzò un sopracciglio chiedendosi dove fossero andati, non che avesse sentito rumori di combattimento poco prima... Possibile che non fossero neanche andati lì? Sbuffò. Ma tanto che sperava di fare con quei due? Entrò di nuovo nella tenda e prese la spada del padre, poi si diresse da Sokka. Sicuramente si stava allenando con Suki. A passo svelto raggiunse il posto che gli aveva indicato il dominatore dell'aria, sempre continuandosi a chiedere dove fossero finiti quei due rompiscatole, non poteva sopportare che l'avessero lasciata da sola. E perchè poi? Sbuffò ancora. Vabbè, a lei che doveva importare poi? Arrivata non vide nessuno e la cosa la fece arrabbiare ancora di più. Strinse la spada e, maledicendo il fratello, tornò a posarla nella tenda; poi decise di fare un giro per l'accampamento e vedere se, per caso, trovava qualcuno di quei quattro. Camminando voltava continuamente la testa, ma non riusciva a scorgere nessun volto conosciuto; strinse i pugni pensando che, forse, la cosa migliore fosse ritornare alla tenda e restarci per tutto il giorno. Girandosi per tornare indietro sussultò, nel vedere Jet che le sorrideva a pochi centimetri dalla sua faccia. Da quanto tempo la stava seguendo?

-Buongiorno Katara...-

Sbuffò. Non era affatto un Buongiorno.

-Stavi per caso cercando me?-

Alzò un sopracciglio. Lui? Tra tutte le persone possibili proprio lui doveva cercare? Scosse la testa in senso di diniego e lo vide ridere.

-Non pensavo che tu fossi timida a tal punto Katara-

Mentre parlava continuava ad avvicinarsi e questo la costringeva ad indietreggiare. Perchè non la lasciava in pace?

-Sai, sei davvero carina...-

E allungo la mano sinistra verso il viso della ragazza che lo scostò in modo poco educato col braccio destro; in questo modo, però, lui riuscì a prenderle il polso e questo la fece sussultare. Avvicinò il viso a quello della castana sorridendole malizioso.

-Perchè fai la scontrosa? Io desidero solo che tu mi faccia compagnia per un po'...-

Ormai lei poteva sentire il respiro del castano sulla pelle e questo non le piaceva affatto. Provò a muoversi, ma lui le strinse il polso facendole un po' male, intanto avvicinava la sua bocca a quella della ragazza. Cercò di muovere la testa, ma lui le alzò il mento con la mano libera costringendola a guardarlo negli occhi.

-Jet, che stai combinando?-

Il castano sbuffò e si voltò infastidito lasciando la presa sulla ragazza. Guardò il suo capo facendogli intendere che non aveva per niente apprezzato quell’interruzione, ma Zuko non sembrava farci molto caso. Quell’idiota di Jet stava infastidendo la ragazza che lui stava cercando di ammorbidire almeno un po’ e, conoscendo il suo braccio destro, l’avrebbe infastidita a tal punto da farla rimanere per sempre nella sua tenda.

-Facevo semplicemente compagnia alla nuova arrivata…-

Si avvicinò ai due.

-Bè, non è più necessario grazie… Ora ci sono io…-

E lo fissò dritto negli occhi. Jet avrebbe voluto ribattere, ma sapeva che le decisioni del capo andavano sempre rispettate. Così se ne andò, salutando Zuko con un cenno della mano e facendo l’occhiolino a Katara. Lei guardò confusa il suo salvatore, che stava ancora fissando il ragazzo che si allontanava. Dentro di sé lo ringraziava e avrebbe voluto esprimere quel sentimento di gratitudine anche a parole, ma fu bloccata da lui che, voltandosi verso di lei sorridente, le chiedeva cosa ci facesse in giro sola. A quel punto la castana si ricordò dei due amici e del fratello che l’avevano lasciata da sola e le passò completamente la voglia di rivolgere la parola a qualcuno.

-Se per caso cercavi Aang, Toph, Sokka e Suki sono andati a caccia con Appa-

Sussultò, guardandolo negli occhi; come aveva fatto a capire cosa pensava? Vide che si metteva una mano dietro la testa, cominciando a ridere.

-Scusami, mi avevano chiesto di avvertirti, ma quando sono arrivato alla tua tenda non c’eri. Forse mi sono svegliato troppo tardi, scusa…-

Lei scosse la testa, sorridendo appena. Il castano la fissava, ansioso di ricevere una qualche risposta orale, ma, purtroppo per lui, la ragazza non era più molto interessata a parlare. Non perché non avesse voglia, solo che si era resa conto che quando era in sua compagnia anche il silenzio non era poi così male.

 

Sokka lanciò il suo boomerang verso un gruppo di uccelli che si erano posati a terra per mangiare il cibo che lui stesso aveva messo come trappola per loro.

-Fermo Sokka, che fai?-

Al grido del dominatore dell’aria le prede del castano volarono via; il ragazzo della Tribù dell’Acqua guardò Aang in malo modo.

-Ma che ti prende? Dobbiamo cacciare giusto?-

La cieca sbuffò.

-È che quell’idiota è vegetariano…-

Suki annuì, mentre Sokka le guardava confuso. E quindi non voleva far cacciare la carne a loro? Il dominatore dell’aria, intanto, stava facendo scappare tutti gli animali in zona e, accortosi di questo, il castano gli andò incontro cercando di bloccarlo in qualche modo.

-Non capisco perché Zuko abbia deciso di mandare noi a cacciare questa volta, eppure conosce Aang!-

Toph sbuffò.

-Perché ti fai tante domande? A che serve? Tanto Zuko decide e noi dobbiamo obbedire…-

Suki guardò la dominatrice della terra; aveva ragione, però trovava comunque tutto molto strano. Non aveva mai mandato Aang a procurare del cibo per tutto l’accampamento perché lo conosceva. Assottigliò lo sguardo. Ma allora perché ora…

-Ah, perché Zuko non ci ha permesso di portare anche Katara?-

Sokka rise alla domanda del ragazzo.

-Non sarebbe mai venuta, Aang… E poi non ci sarebbe stata di molto aiuto…-

E abbassò lo sguardo; già, ormai sua sorella era chiusa nella sua solitudine. Toph si avvicinò a lui, accorgendosi che stava cominciando a intristirsi, e gli diede un pugno sul braccio, facendolo piagnucolare dal dolore.

-Già, ma almeno non avrebbe fatto danni come sta facendo ora Aang-

La guardò male.

-Io cerco solo di salvare questi poveri animaletti…-

-Tu stai facendo in modo di non farci cenare, che dirà Katara allora?-

Alzò un sopracciglio leggermente imbarazzato chiedendole cosa intendesse dire.

-Sarà colpa tua se lei non potrà mangiare!-

Sussultò e cominciò a richiamare tutti gli animali che prima aveva fatto scappare via; la moretta rise. Ci voleva poco che convincerlo a fare cosa non voleva… Suki intanto stava ancora pensando allo strano ordine che Zuko aveva dato loro e, grazie all’intervento di Aang, capì che probabilmente era Katara la causa. Però, cosa voleva il capo da lei? Si stava comportando in modo strano da quando la dominatrice dell’acqua era arrivata all’accampamento; si stava interessando troppo a lei, ma perché? Seguì gli altri, che erano partiti alla cattura di un cervo sbucato tra gli alberi e intanto continuava a pensare. Era davvero così importante quella ragazza per ordinare a quattro persone di andarsene e tornare il più tardi possibile?

 

I due ragazzi avevano fatto il giro dell’accampamento in silenzio, ovvero, lei stava zitta e leggermente in imbarazzo, e lui le parlava cercando di farle dire qualcosa; Katara se n’era accorta e, un po’ per dispetto, un po’ perché non voleva dire niente, non gli rispondeva. In certi momenti era tentata di tornarsene alla sua tenda e stare lì per conto suo, però doveva ammettere che non gli dispiaceva stare in compagnia del ragazzo. Lui sperava di farla aprire in qualche modo ed era leggermente infastidito da questo suo mutismo, ma poi lo trovò piacevole; in fondo, tutte le ragazze dell’accampamento che gli stavano vicino non facevano altro che ciarlare, mentre lei no, e questa cosa gli piaceva. Ad un certo punto si ricordò di un suo posto segreto dove andava tutte le volte che si sentiva giù e pensò di portarci la dominatrice dell’acqua. La guardò, poi scosse la testa. Ma che andava a pensare? Bè, forse così si sarebbe fidata ancora più e avrebbe usato il suo potere per lui, quindi tanto valeva provare, no?

-Katara…-

Lei fece incrociare i suoi occhi azzurri a quelli marroni di lui, che arrossì lievemente.

-Vieni, ti porto in un posto segreto-

E affrettò il passo, con lei che lo guardava confusa e incerta se seguirlo o meno; lui, sentendola titubare, sbuffò e, prendendola per mano, la trascinò lontano dall’accampamento. Attraversarono il bosco e lei si guardò intorno, cercando di capire dove stessero andando, poi arrivarono a uno spiazzo erboso ricoperto di fiori e un piccolo ruscello passava lì accanto; da quel punto potevano vedere l’accampamento dall’alto. Rimase per un po’ a fissare lo spiazzo; quel posto le dava uno strano senso di pace. Il profumo dei fiori le riportava alla memoria i ricordi più sereni dell’infanzia, quando erano ancora tutti e quattro insieme, quando erano ancora tutti e quattro felici; stranamente quei ricordi non le procuravano tristezza o dolore, ma solo nostalgia. Si portò la mano libera sul cuore e strinse involontariamente quella che stava tenendo il castano. Zuko la guardò, scorgendo nel suo viso un dolce sorriso; questo lo fece arrossire un poco. Era… Contento. Già, era contento di averla portata lì e averla fatta sorridere. Continuò a fissarla, finchè lei non se ne accorse e, dopo averlo guardato interrogativa, si ricordò che la stava tenendo per mano. Arrossì vistosamente e lasciò la sua mano, per poi voltarsi di spalle; il castano rimase leggermente dispiaciuto da quel gesto. Si alzò un leggero vento e Zuko si voltò, fissando l’accampamento dall’alto; Katara, invece, rimase ancora girata, dandogli le spalle. A quel punto cominciò a chiedersi come mai lui l’avesse portata in quel luogo, cosa voleva ottenere? Iniziò a guardarlo, senza però voltarsi completamente verso di lui. Era stato gentile con lei; molto gentile... Ma perché? Strinse i pugni. Faceva così solo per ottenere il suo aiuto in guerra? Perché non capiva che lei non avrebbe mai accettato? Perché voleva procurarle altro dolore? Lui, intanto, continuando a fissare l’accampamento e notando i vari bambini e ragazzi che si allenavano, chiacchieravano e giocavano spensierati ebbe una specie di stretta al cuore, pensando che lui, come la castana, non faceva assolutamente nulla di tutto ciò, anzi, preferiva esserne estraneo. Quando si allenava lo faceva da solo, non voleva che qualcuno lo vedesse usare il dominio del fuoco, e quando parlava con qualcuno non lo faceva certo per piacere personale, era sempre tutto legato alla causa che continuava a perseguire. In quel momento sentì che forse era ingiusto continuare a insistere con Katara, forse doveva lasciarla stare. Abbassò lo sguardo. Forse…

-Katara non importa che usi il tuo dominio dell’acqua…-

Sussultò, sgranando gli occhi e voltandosi completamente verso di lui; il castano fece un profondo respiro, poi si girò serio.

-Sei libera di fare cosa vuoi, nessuno ti obbligherà più. Quindi se non vuoi partecipare alla guerra puoi farlo, hai già sofferto abbastanza…-

Pronunciava queste parole con una certa riluttanza; non si può dire che pensasse realmente ciò che aveva detto, ma non le aveva mentito. Solo quando pronunciò tutta la frase si rese conto di quello che aveva detto e un po’ se ne pentì; non voleva rinunciare al suo potere, però… Però sentiva che in qualche modo doveva farlo. Rimase in silenzio a guardarla, pensando che, forse, grazie a quelle parole lei avrebbe cambiato del tutto idea, ma era una speranza vana e neanche il castano ci credeva poi così tanto. Katara lo fissava ancora tremendamente confusa. P… Perché aveva detto quelle cose? Allora non era una cattiva persona che pensava solo a sé, allora era diverso da quello che credeva…

Hai già sofferto abbastanza…

La sua bocca si aprì in un lieve sorriso e la sua testa si girò verso l’accampamento.

-È bello sapere che per te sono anche un essere umano oltre che un’arma -

Anche questa volta il ragazzo non potè fare a meno di sussultare; la sua voce era qualcosa di stupendo a suo parere.

-Comunque non credo che smetterò di soffrire... Non finchè ci sarà ancora questa guerra almeno...-

E calò di nuovo il silenzio; Zuko sperava, sperava davvero, che lei continuasse a parlare, ma niente, si riammutolì e lui non riprese parola. Con quelle parole Katara stava forse dicendo che voleva combattere? Doveva intenderla come una specie di proposta? Voleva che si spiegasse un po' meglio, ma non riusciva a riaprire bocca. La voce della ragazza gli riecheggiava nel cervello, quella bellissima, rara voce. Mentre lei continuava a fissare il villaggio e lui continuava a fissare la ragazza entrambi si accorsero che Appa era tornato al villaggio e con lui Aang e gli altri. Si guardarono negli occhi; dovevano andarsene da lì e tornare dai compagni, ma nessuno voleva veramente farlo. Alla fine, però, il castano sbuffò e si voltò, camminando per tornare indietro e Katara ovviamente lo seguì; insieme raggiunsero gli altri quattro appena tornati dalla caccia. Vedendo la castana il dominatore dell'aria le sorrise abbracciandola e scusandosi per averla lasciata da sola tutto il giorno; lei, ovviamente, non gli rispose, ma lanciava continue occhiate al ragazzo con la bruciatura. Ormai l'odio verso Zuko era sparito e non credeva che sarebbe mai più tornato...

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Capitolo 7
*** 7. “Change” ***


AVVISO: domani partirò per la Sardegna e starò via 2 settimane, fino al 12, non credo di poter avere internet e quindi non so se riuscirò ad aggiornare, mi scuso con tutti voi ç__ç

 

7. “Change”

La sera precedente Katara fece avere al fratello la spada del padre e lui, come aveva pensato la ragazza, cominciò a farle mille domande su dove l'avesse presa; quando lei gli aveva risposto raccontandogli del viaggio fatto con Zuko al loro villaggio natio Sokka sembrò calmarsi un poco, ma subito dopo la guardò a occhi sgranati. Era contento che avesse ripreso a parlare, ma era anche molto sorpreso, non se lo aspettava così all'improvviso; l'abbracciò in lacrime continuando a farle altre domande, ma lei non riaprì più bocca e, dopo essere tornata alla sua tenda, si addormentò praticamente subito. Il mattino seguente uscì e non fu sorpresa di trovare Aang e Toph che si allenavano a esercitare i propri domini; sorrise e si mise a sedere guardandoli. Momo le andò incontro saltandole in testa e lei cominciò ad accarezzarlo con la mano destra; i due continuavano a combattere, probabilmente non si erano accorti, o meglio, Aang non si era accorto, dell'arrivo della castana che intanto non la smetteva di fissarli. La mora riusciva a parare abilmente con la terra i getti d'aria che provocava il ragazzo il quale non era da meno e parava tutte le pietre che la ragazza gli lanciava contro; Katara aveva notato che i due non combattevano seguendo sentimenti negativi, ma semplicemente lo facevano per divertirsi. Divertirsi...Un tempo si divertiva anche lei a dominare l'acqua facendo scherzi a suo fratello. Assorta nei suoi pensieri e sempre con gli occhi puntati verso i due amici, non si era accorta di far muovere involontariamente la mano sinistra, e che l'acqua in un recipiente poco distante da lei stava seguendo quei movimenti, come un serpente che esce fuori dalla cesta mentre il suo incantatore sta suonando. In quell'istante, però, il giovane dominatore dell'aria sembrò accorgersi della presenza della ragazza e, lasciando per l'ennesima volta a metà il combattimento con Toph, corse verso di lei sorridente e la salutò; sentendo la sua voce la castana si risvegliò da quella specie di trance e smise di muovere la mano facendo cadere per terra il recipiente e di conseguenza anche l'acqua che c'era all'interno. La mora sbuffò, urlò contro il ragazzo e lo maledisse per aver fermato un altro dei loro combattimenti solo per salutare la, ormai non più, nuova arrivata; quello si mise una mano dietro la testa e si scusò, mentre Katara si alzava in piedi. Sentiva uno strano bisogno di lottare, di usare il suo dominio... Aang se ne accorse e le sorrise dolcemente, chiedendole se voleva partecipare anche lei al loro combattimento; la ragazza lo guardò, leggermente sorpresa, poi annuì.

-Però voglio battermi con Toph...-

La moretta sussultò, sentendo delle parole provenire dalla bocca di quella finta muta, poi ghignò, felice di potersi confrontare con qualcuno di nuovo; solitamente era sempre il dominatore dell'aria che lottava con lei.

-Ah... Bè, non c'è nessun problema, vero Toph?-

Era stupito, finalmente la castana aveva parlato, era davvero strano per lui, che ormai si era abituato al suo silenzio. Si voltò verso la mora, notando il sorriso che aveva invaso il suo volto; sicuramente lei avrebbe apprezzato più di lui lottare contro la dominatrice dell'acqua. Katara camminò in direzione della ragazza, posizionandosi davanti a lei, mentre Aang si sedette, occupando il posto che di solito usava la castana, e Momo gli salì sulla testa. Le due dominatrici erano faccia a faccia e ancora nessuna delle due osava fare la prima mossa; la castana si guardò intorno circospetta, avrebbe usato l'acqua che era caduta dal recipiente, ma poi? Non aveva altro, né un fiume, né un ruscello, niente di niente, Toph invece aveva tutta la terra che voleva a disposizione... Si morse il labbro inferiore. Doveva smetterla di pensare e agire! Mosse le mani e le braccia, in questo modo tutta l'acqua si raccolse, pronta per essere usata contro la mora che rimaneva ancora ferma; Katara l'attaccò e lei alzò un muro di pietra davanti a sé, rendendo inutile la mossa della ragazza.

-Tsk, non vali poi granché, mia cara...-

Strinse i pugni e, mentre raggruppava ancora una volta l'acqua, si mise a correre verso Toph che sorrideva beffarda preparandosi a contrattaccare; tutto ciò la divertiva davvero molto. Lanciata all'attacco, Katara venne distratta da una voce familiare che la fece voltare nella direzione del suo proprietario. A quanto pare Zuko era nei dintorni a parlare di alcune faccende col suo braccio destro; i loro sguardi s'incrociarono e questo la fece sobbalzare. Ormai non prestava più attenzione alla lotta, dopo aver visto il ragazzo era come se tutto il resto fosse passato in secondo piano, come se tutto si fosse fermato, come se in quel momento ci fossero solo loro due. Zuko... Si sentì colpire all'altezza dello stomaco da un blocco di terra che la mora aveva preso dal terreno scagliandolo contro di lei e cadde a terra; Aang sussultò e, alzatosi di scatto, le andò subito incontro, Toph intanto stava immobile a “fissare” Katara. Non... Non credeva di aver lanciato un attacco potente... Non era niente di che... Poteva... Poteva schivarlo benissimo... Ma allora perchè... Sentì i passi del capo, sembrava davvero molto preoccupato. Il ragazzo si avvicinò a Katara e si inginocchiò a terra; Jet intanto lo seguiva da dietro. La castana teneva a fatica gli occhi aperti e riusciva a vedere solo il volto di Zuko sfocato. Maledizione, si era distratta...

-Katara, come ti senti?-

Lo stomaco... Le faceva male lo stomaco... Però, non riusciva a dirlo a voce alta... Zuko guardò Aang.

-La porto nella mia tenda, così la curiamo...-

E prese la ragazza in braccio, facendola arrossire un poco, e arrossendo leggermente anche lui, poi si diresse verso la tenda sempre seguito da Jet. Anche il dominatore dell'aria si alzò e cominciò a seguirlo, poi si fermò, guardando Toph che rimaneva ancora immobile.

-Dai, andiamo-

La esortò e, dopo averla sentita sbuffare, seguirono insieme il loro capo.

 

La ragazza sentì che il dolore allo stomaco era andato completamente via, o quasi, e questo grazie alle cure del ragazzo con la cicatrice; ancora una volta era stato premuroso e gentile con lei. Aveva preso una qualche strana erba da una specie di cassetto per i medicinali e, dopo averla pestata e resa liquida, gliel'aveva fatta bere; in questo modo aveva alleviato un po' il dolore. Per tutto il tempo la castana non aveva smesso di fissarlo e la cosa non diede certo fastidio al ragazzo, anzi gli procurava un insolito senso di piacere. Chissà se, oltre a fissarlo, gli avrebbe anche rivolto la parola; già, avrebbe tanto voluto che lei gli spiegasse il motivo che l’aveva spinta ad usare il suo dominio. Da un lato era contento che lei avesse combattuto, che si fosse allenata, ma dall’altro era arrabbiato e preoccupato allo stesso tempo. Katara era debole, non si era ancora ripresa del tutto e combattere come prima cosa contro Toph non era stata una scelta intelligente; la moretta era forte e non risparmiava i suoi colpi, neanche per i convalescenti. Eppure la castana la osservava sempre combattere, com’è che non se n’era accorta? Com’è che non aveva scelto Aang come primo avversario? Mentre formulava questi pensieri aveva cominciato a fissarla senza rendersene conto e questo aveva fatto leggermente imbarazzare la ragazza. Poteva benissimo immaginare cosa stesse pensando Zuko e probabilmente avrebbe dovuto dargli delle spiegazioni, ma come? Come avrebbe potuto cominciare il discorso? E se lui le avesse fatto delle domande? Se avesse tirato di nuovo fuori il loro discorso precedente? Se le avesse di nuovo chiesto di usare per lui il suo dominio? Probabilmente in quel momento non avrebbe potuto fare altro che dirgli di sì e una parte di lei non lo desiderava affatto. Il silenzio continuava e ognuno sperava che fosse l’altro a cominciare a parlare per primo e non trovando altro da fare continuavano a fissarsi; ognuno si perdeva negli occhi dell’altro. Fortunatamente per loro erano soli nella tenda; né Aang, nè Toph, né tantomeno Jet avevano avuto il permesso di entrare; il capo sosteneva che in troppi avrebbero solo causato fastidio e non era neanche giusto farne entrare uno e gli altri due no. Così erano stati costretti a rimanere fuori: Aang, con Momo sulla testa, camminava avanti e indietro davanti alla tenda; Toph si torturava le mani seduta per terra, continuando a maledirsi per aver accettato di lottare contro la dominatrice dell'acqua, non voleva di certo ferirla; Jet stava in piedi a braccia conserte accanto all'entrata della tenda, come una guardia che deve proteggere una qualche persona importante, e l'unica cosa che lo preoccupava era cosa avrebbe potuto fare il capo alla sua preda, sperava non fosse interessato a lei, non lo era mai stato con nessuna. Con questi pensieri i tre aspettavano ansiosi che qualcuno uscisse dalla tenda per informarli di come stesse la ragazza, ma, ad un certo punto, uno di loro, stanco di aspettare, entrò all’improvviso nella tenda, trovandosi davanti i due che, interrotti da quel loro fissarsi, si erano voltati contemporaneamente verso la persona che aveva fatto capolino nella tenda. Quella, fregandosene del fatto che, probabilmente, aveva interrotto qualcosa, cominciò a parlare rivolta alla castana e indicandola col dito della mano destra.

-Non volevo farti del male, ok? È stato un incidente! Non volevo colpirti forte, davvero! Pensavo tu riuscissi a pararlo facilmente! E poi, cavolo, chiunque avrebbe potuto pararlo facilmente!-

Pronunciò tutte queste frasi talmente velocemente che Katara non riuscì a comprenderle precisamente e, con un gesto quasi automatico, si voltò verso il castano come per chiedere a lui cosa avesse appena detto la mora.

-Toph si sta scusando con te… Almeno credo-

La dominatrice della terra abbassò la testa, annuendo imbarazzata; la castana abbozzò un sorriso.

-Non preoccuparti, in fondo ora sto bene-

La moretta rialzò lo sguardo, grata alla ragazza delle parole che le aveva rivolto e a quel punto anche Aang entrò nella tenda chiedendo a Katara come si sentisse, ma lei non rispose, richiudendosi in quel suo mutismo e lasciando parlare il capo. Alla fine i tre dominatori ritornarono alla tenda della castana, sotto consiglio di Aang, con l’intenzioni di continuare l’allenamento tra il ragazzo e la mora; in fondo non credeva che Katara volesse combattere ancora.

-Visto Toph, ti avevo detto di non preoccuparti troppo per Katara-

Disse sorridente il dominatore e quella sbuffò.

-Non ero affatto preoccupata…-

-Ma se sei entrata nella tenda perché non riuscivi più ad aspett…-

Non finì la frase che un blocco di terra lo colpì non molto violentemente.

-Io. Non ero. Preoccupata.-

Scandì bene le parole e lui deglutì, decidendo di chiudere lì la faccenda; la castana, intanto, mentre camminava dietro ai due amici, lanciava delle occhiate dietro di sé, cercando di scorgere il volto di Zuko che, uscito anche lui con gli altri dalla tenda, rimaneva immobile a fissare i tre che si stavano allontanando. Jet continuava a rimanere in piedi a braccia conserte e guardava la castana, poi lanciò un’occhiata al capo come per assicurarsi che lui non facesse lo stesso e si stupì non poco nel vedere che anche lui aveva lo sguardo fisso davanti a sé. Che stesse guardando… No, era impossibile. A lui non poteva interessarle, non… Non in quel modo almeno! Strinse i pugni. Già, non poteva assolutamente…

-Capo…-

Si voltò a guardare il suo braccio destro; e adesso che voleva?

-Non è che per caso t’interessa quella ragazza?-

Sussultò, ma si trattenne dall’arrossire leggermente, in fondo, perché avrebbe dovuto farlo? Si guardò i piedi, confuso da quella domanda e dalla reazione che stava avendo; cosa avrebbe dovuto dirgli? Sbuffò. Che domanda idiota, la verità, ovvio. Fissò Jet negli occhi, non era affatto come fissare Katara, e gli rispose:

-Sì, sono interessato a Katara-

Alzò un sopracciglio; come?

-Ma non fraintendermi, sono interessato a lei solo perchè è una dominatrice dell’acqua e ci è utile, lo comprendi questo, Jet?-

Sospirò, per poi annuire. Certo, lo ripeteva sempre.

-Quindi vedi di non fare altre inutili domande-

Abbassò lo testa, scusandosi. Che stupido era stato a pensare una cosa del genere… Strinse i pugni. Già, però c’era ancora qualcosa che non lo convinceva, qualcosa che aveva notato osservando il comportamento del castano in quegli ultimi giorni.

-Allora, sei davvero sicuro che per il resto non t’importi nulla?-

Zuko rimase in silenzio, anche perché non sapeva certo come rispondere al ragazzo, ma poi ghignò e scosse la testa.

-Ah, mio caro Jet… Ti ho detto di finirla con queste stupide domande. Con Katara puoi farci cosa vuoi, non mi interessa, l’unica cosa importante è che non ci tradisca e che non usi il suo dominio per altri oltre a noi, il resto non è affar mio-

Il braccio destro rimase immobile a guardare il suo capo. Zuko non poteva essere stato più chiaro.

-E adesso vai, Jet, io qui devo sbrigare delle noiose commissioni… Tu puoi farti un giro-

Annuì e se ne andò, lasciando da solo il ragazzo con la bruciatura che tornò dentro la sua tenda e si sedette per terra. Prese dei rotoli e ne aprì uno posizionandoselo sulle gambe; ma, invece di leggere, ripensava alle parole di Jet e, soprattutto, ripensava alla dominatrice dell’acqua. Probabilmente Jet aveva ragione, probabilmente a lui Katara interessava veramente, probabilmente non la vedeva solo come uno strumento da usare per la sua causa. Fissò le varie scritte sul rotolo che aveva in mano senza però vederle, l’unica cosa che aveva davanti era il volto della ragazza. Si mise una mano sul volto cercando di smetterla di pensare a lei, in fondo al suo braccio destro aveva detto che poteva farci cosa voleva… Sbuffò. Come se Katara fosse un oggetto… Però era stato lui a dire a Jet che poteva farci cosa voleva; perché non gli aveva detto semplicemente quello che veramente pensava della castana? Forse perché in realtà non lo sapeva neanche lui… Si trovava in questa strana situazione da poco e non sapeva bene come comportarsi, cosa pensare, cosa dire… Era tutto maledettamente strano e nuovo per lui. Forse doveva lasciare in pace la dominatrice dell’acqua e non opprimerla più per i suoi scopi… Si toccò la bruciatura con la mano che aveva sulla faccia e si morse il labbro. No, non poteva farlo. La castana gli serviva, gli servivano i dominatori di tutti gli elementi per sconfiggere lei e l’acqua era l’ultimo; grazie a Katara avrebbe liberato la sua Nazione e avrebbe sconfitto Azula una volta per tutte. Fece scivolare piano la mano sul volto per poi riposarla sulle gambe. Chissà cosa avrebbe detto Katara se lui le avesse parlato di sua sorella Azula, dominatrice del fuoco e ormai sovrana incontrastata avendo assassinato il padre; chissà cosa avrebbe detto se le avesse parlato del suo passato, del fatto che la bruciatura sul suo volto era stata opera di suo padre, il signore del fuoco Ozai che, in uno scontro tra dominatori del fuoco, aveva colpito il figlio sul volto e in seguito lo aveva esiliato e denominato traditore della Nazione del Fuoco; chissà cosa avrebbe detto se avesse saputo che stava radunando tanti orfani di guerra per sconfiggere sua sorella e che la causa in realtà era solo uno stupido desiderio di vendicarsi di chi l’aveva fatto soffrire cacciandolo e uccidendo le persone a lui care. Delle lacrime cominciarono a rigargli il volto al solo ricordo della madre e dello zio Iroh; si passò un braccio sul volto per asciugarsi e si bloccò lasciandolo posato sugli occhi. Forse Katara l’avrebbe odiato solamente per il fatto che era un dominatore del fuoco. Posò il rotolo per terra e decide di alzarsi e uscire dalla tenda; doveva prendere un po’ d’aria. Uscito dalla tenda si accorse che stava cominciando a farsi buio; rimase per un po’ a fissare il cielo poi camminò diretto verso il campo di fiori che aveva mostrato a Katara il giorno prima. Quel posto riusciva sempre a tranquillizzarlo almeno un poco; arrivato si accorse però di non essere solo e sussultò nel riconoscere la persona che aveva avuto la sua stessa idea.

-Katara…-

La ragazza, sentendosi chiamare, si voltò incrociando gli occhi castani di lui e sobbalzò nel vederlo. Si alzò in piedi e camminò velocemente verso di lui come per tornarsene alla sua tenda, si sentiva troppo imbarazzata in sua presenza, ma il ragazzo la bloccò prendendola per il braccio destro e lei arrossì.

-Non andartene, per favore…-

Lo guardò, facendo incrociare di nuovo i loro occhi e lui non potè fare a meno di arrossire. Era davvero bella. Rimasero in silenzio, finchè entrambi non poterono più sostenere l’uno lo sguardo dell’altro e quasi contemporaneamente lui guardò in alto e lei in basso, entrambi imbarazzati. Infine uno dei due ruppe quel silenzio così opprimente.

-Potresti lasciarmi?-

Il ragazzo obbedì e lei si portò la mano sinistra sul braccio che lui aveva appena lasciato andare continuando a guardare per terra desiderosa più di rimanere che di andarsene. Il castano, intanto, si era voltato alla sua destra ed entrambi si davano le spalle, di tanto in tanto, però, lanciavano brevi occhiate dietro di sé, come per assicurarsi che l’altro fosse ancora lì.

-Katara non volevo disturbarti se vuoi io…-

Lei scosse la testa, intuendo con cosa volesse finire la frase il ragazzo con la cicatrice; fortunatamente lui aveva notato il segno di diniego della castana e dentro di sé si sentì felice. Felicità… Da quanto non provava più un sentimento del genere? Ormai pensava di non poterlo neanche più riconoscere… Rimasero ancora un po’ in silenzio finchè lui non riprese la parola, guardandola e sorridendole leggermente impacciato.

-Però ora non rimaniamo in piedi…-

E si mise a sedere sotto lo sguardo della dominatrice che rimaneva ferma immobile; quando fu per terra, il castano le lanciò un’occhiata e, sorridendole, gli fece cenno con la mano destra di sedersi accanto a lui. Katara si avvicinò lentamente, cercando di guardare da un’altra parte e obbedì al ragazzo, rimanendogli leggermente distante; entrambi si erano accorti che il loro cuore aveva cominciato a battere leggermente più forte del solito. Il capo teneva la mano destra posata sull’erba, le gambe conserte e la testa voltata nella direzione opposta a quella della dominatrice, ma non mancava certo di lanciarle occhiate, seppur brevi, sperando che si avvicinasse di più a lui e che, magari, tenesse stretta la sua mano. La ragazza stava in ginocchio, voltata anche lei nella direzione opposta del castano, ma, a differenza di lui, non gli lanciava occhiate, anzi, cercava in tutti i modi di trattenersi dal farlo, anche se una o due volte i suoi occhi si posarono sulla mano destra che Zuko aveva posato a terra; invece di avvicinarsi, cercava in tutti i modi di stargli il più lontano possibile. Stava bene con lui, immersa nel loro silenzio, ma in quel momento avrebbe preferito dire e fare qualcosa di più; peccato che non ne avesse il coraggio. Il ruscello che passava lì vicino catturò per un momento la sua attenzione. Acqua. Fresca e limpida acqua. Cominciò a muovere la sua mano destra e l’acqua danzò assieme a lei; era davvero una sensazione stupenda. Alzò il braccio, cercando di far fare lo stesso a quel liquido trasparente, ma, mentre teneva sopra di sé il frutto del suo dominio si sbilanciò e l’acqua cadde sopra Zuko bagnandolo. Rimase immobile, indecisa se ridere o meno e, quando lui si voltò verso di lei, nascose il braccio destro che era rimasto alzato; il castano la guardò, leggermente infastidito, i capelli erano completamente bagnati e gli ricadevano sul volto gocciolando.

-Posso sapere perché mi hai bagnato?-

-Chi? Io?-

Chiese cercando di trattenersi dal ridere.

-Non vedo altre dominatrici dell’acqua qui intorno-

Indicò il cielo.

-Potrebbe essere stata una nuvola passeggera-

Sbuffò e sorrise.

-Certo, come ho fatto a non pensarci prima?-

-Forse perché sei stupido-

Avvicinò il suo volto a quello della ragazza.

-Come mi hai chiamato?-

Lei si avvicinò di più.

-Stu-pi-do-

Tornò il silenzio e i due dominatori rimasero fermi a guardarsi negli occhi; l’uno poteva sentire il profumo dell’altro e nessuno dei due era intenzionato a dire qualcosa. A qualcuno, però, venne in mente di fare qualcosa.

-Zuko-

Disse Katara facendolo bloccare; le chiese cosa volesse e lei rispose che doveva togliergli l’acqua dai capelli e dai vestiti, sennò si sarebbe ammalato. Il ragazzo, sospirando, annuì e si rimise a sedere nella posizione precedente; la castana, intanto, usava il suo dominio per prendere l’acqua e rimetterla nel ruscello. Poi lei si alzò, facendogli sapere che era stanca e voleva ritornare alla sua tenda; anche Zuko si mise in piedi e si offrì di accompagnarla. Katara non rispose nulla, ma cominciò a camminare diretta al suo piccolo rifugio seguita dal ragazzo che stava dietro di lei. Adesso sì che si sentiva più strano del solito, ma cosa gli prendeva? E perché aveva avuto quello strano impulso… Quello strano impulso di baciarla? Ora sì che non ci capiva più niente. Continuando a camminare vide che la ragazza si era fermata e, andandole accanto, le chiese cosa avesse; Katara non rispose nulla, ma si limitò a guardarlo. Gli fece cenno di riprendere a camminare e il castano, confuso, obbedì; notò che anche lei stava facendo lo stesso tenendo il suo passo. E così voleva solamente camminare di fianco a lui. Zuko abbozzò un sorriso poi, senza neanche accorgersene, le chiese se il giorno seguente voleva andare a caccia assieme a lui. La dominatrice lo guardò senza rispondere nulla e il castano non continuò a parlare. Arrivati alla tenda della ragazza si fermarono contemporaneamente e si lanciarono una breve occhiata, facendo incrociare i loro occhi ancora una volta, infine Katara si diresse verso l’entrata della tenda e il ragazzo la seguì con lo sguardo desideroso di farlo anche con tutto il resto del corpo. La dominatrice si fermò prima di entrare e, senza neanche voltarsi, disse:

-Va bene-

Ed entrò. Lui rimase fermo immobile a fissare il punto dove prima era la ragazza, il cuore non smetteva di battere forte. Poi se ne andò con un sorriso sulle labbra. Katara, tenendo stretta la tenda tra le mani, lo guardò allontanarsi di nascosto e, quando fu scomparso completamente alla sua vista, si voltò mettendosi a sedere per terra e portandosi le ginocchia al petto. Perché aveva fermato Zuko? In fondo anche lei desiderava con tutto il cuore che lui la baciasse, ma allora perché? Si strinse. Da quando era arrivata in quella specie di campo per orfani l’unica persona con cui si stava aprendo del tutto era Zuko, anche perché Sokka era troppo impegnato a pensare alla sua bella Suki per concedere tutte le sue attenzioni alla sorella. Ma forse era meglio così. Forse un estraneo poteva comprenderla meglio. Forse era proprio Zuko la persona di cui lei aveva più bisogno. Sentiva che stava cominciando a piacergli per mille motivi diversi, però era ancora piuttosto diffidente e chiusa e probabilmente era per quello che non aveva permesso al ragazzo di baciarla. Anche se era ritornata al villaggio e aveva preso l’unico oggetto che poteva ricordarle la madre sentiva ancora un peso dentro, qualcosa di opprimente, qualcosa legato a quella maledetta notte di pioggia, qualcosa che sperava andasse via presto e sperava che stando con Zuko sarebbe successo, per questo aveva accettato di andare a caccia con lui. Per questo, e per altri mille motivi diversi.

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Capitolo 8
*** 8. “Memories in the rain” ***


Muahaha XDDD ho internet!!! XDD *sclero* ok, basta... sono qui solo per poco, ovvero per regalarvi un altro capitolo ù-ù byebye :D

 

8. “Memories in the rain”

Suki saltò in alto e con la gamba destra colpì il fantoccio che aveva davanti; Sokka la guardava con la bocca spalancata. Erano andati ad allenarsi nel solito posto tranquillo e isolato; a ognuno piaceva stare da solo con l’altro e, anche se non lo avevano mai confessato a parole, ognuno dei due lo sapeva. Così erano lì, e il castano guardava la sua bella allenarsi, rimanendo scioccato da quanto lei fosse brava e forte; in un certo senso era simile a Katara, solo che Suki non era una dominatrice dell’acqua. Smise di fissarla per un momento e guardò il suo boomerang; questo era tutto quello che lui aveva. Quello e le sue strategie di guerra che un giorno la castana definì geniali. Anche a suo padre piacevano e ogni volta gli ripeteva che un giorno sarebbe diventato un bravo stratega e che avrebbero combattuto fianco a fianco. Papà…

-Sokka?-

Alzò la testa incrociando gli occhi di Suki, in volto le si leggeva chiaramente che era preoccupata; le sorrise.

-Va tutto bene, mi stavo solo perdendo nei ricordi-

Rimase in silenzio continuando a guardarlo, avrebbe voluto fare di più, ma per il ragazzo della Tribù dell’Acqua stava facendo anche abbastanza, così almeno pensava Sokka. Gli prese la mano libera e la strinse.

-Ricordati che se vuoi parlare sono disposta ad ascoltarti-

Non disse niente, ma avvicinò il suo volto a quello della ragazza, chiudendo gli occhi e lasciando cadere il boomerang per terra e la baciò. Proprio mentre lei stava ricambiando due ragazzini interruppero quel momento, piombando nel campo di addestramento leggermente preoccupati; ovvero, solo il dominatore dell’aria era preoccupato. Mentre Aang chiedeva di Katara il castano lo guardava scocciato; che tempismo!

-Non è alla sua tenda?-

La mora scosse la testa.

-Sennò non ti avremmo cercato, rubacuori-

Arrossì leggermente e guardò male la ragazza cieca, infine rispose che non ne aveva la minima idea. Alle esclamazioni di disappunto di Aang ribattè affermando che sua sorella era grande e vaccinata e sapeva badare benissimo a se stessa; il dominatore, però, non demordeva. Fortunatamente per Sokka il braccio destro del capo degnò i quattro della sua presenza e cominciò a dire loro dov’era la castana. Tutto solo perché Zuko glielo aveva ordinato.

-Katara è andata a caccia, quindi vedete di non preoccuparvi inutilmente. C’è Zuko con lei, è al sicuro-

Sentendolo Aang si tranquillizzò e chiese a Toph se voleva andare a allenarsi; lei non aspettava altro e Sokka e Suki non vedevano l’ora che tutti i seccatori si levassero dalle scatole. Mentre Jet si allontanava dal campo di allenamento ripensava alla chiacchierata avuta col suo capo. Zuko aveva insistito per andare a caccia con Katara sapendo che era il turno suo e di Jet e non aveva accettato le richieste del braccio destro di portarlo con lui. Tsk. Ma in fondo era il capo, non poteva certo andargli contro. Eppure non capiva quel suo bisogno di stare solo con Katara. No, non lo capiva affatto e più pensava a una risposta più la trovava assurda.

 

Katara rimase a guardare il ragazzo che le insegnava come pescare, infilzando il pesce con la lancia. Non era poi tanto abile, trovava più bravo Sokka e continuava a chiedersi come mai non usasse il suo dominio. Sì, alla fine se n’era accorta, forse dalla prima volta che aveva incrociato il suo sguardo. Era un dominatore del fuoco, probabilmente uno dei migliori. Moltissime volte si era chiesta come mai non glielo avesse detto e come mai non avesse parlato del suo passato; poi, però, pensava che anche lei aveva fatto lo stesso e smetteva di domandarsi. In fondo Zuko era libero di fare cosa meglio credeva, così come stava facendo lei. Però sarebbe stato davvero bello vederlo combattere; anche se lei non provava certo simpatia per la Nazione del Fuoco, considerava Zuko come qualcuno a parte, qualcuno che aveva sofferto come aveva sofferto lei e che stava riunendo tutte quelle persone per combattere contro la sua stessa Nazione. Pensava questo di lui e sperava di non sbagliarsi. Mentre lui continuava a parlarle, cercando in qualche modo di prendere un pesce che aveva notato muoversi nell’acqua, la castana si voltò completamente verso il fiumiciattolo e inspirò prima di cominciare a usare il suo dominio. Muoveva armoniosamente le braccia e le mani e riuscì a bloccare due pesci, infine congelò l’acqua, imprigionandoli. Il ragazzo, notando che lei non lo stava minimamente ascoltando sbuffò e la guardò in malo modo; fece per dirle qualcosa, ma, notando ciò che aveva fatto, rimase in silenzio e leggermente stupefatto. Poi sorrise.

-Che idiota che sono stato, è ovvio che per te è più facile così-

-Già, i domini sono molto utili…-

E gli lanciò un’occhiata, lui, però, non sembrò scorgere il vero senso di quella frase.

-Dovremmo prenderne un bel po’, quindi se vuoi ti posso dare una mano-

Abbozzò un sorriso.

-Faccio prima da sola, tu non sei molto portato per la pesca-

Rimase a guardarla per un momento, poi rise e si mise a sedere.

-E allora prego, potente dominatrice-

Si rigirò verso il fiumiciattolo e congelò altri pesci, mettendoli accanto al ragazzo sull’erba; entrambi erano in silenzio. Il castano la guardava incantato, vederla usare il dominio era qualcosa di veramente bello, lei era qualcosa di veramente bello. Avrebbe voluto danzare con lei in quel momento, acqua e fuoco che si sovrapponevano danzando armoniosamente; ma sarebbe davvero stato possibile? Immerso in quei pensieri non sentì arrivare addosso a sé un getto d’acqua, almeno finchè non lo colpì in pieno bagnandolo. Alzò un sopracciglio, rivolto alla dominatrice e le chiese:

-Non dirmi che anche questa è una nuvola passeggera?-

Lei tornò a occuparsi dei pesci e a dargli le spalle.

-Mi fissavi-

-E allora?-

-Non riesco a concentrarmi se mi fissi-

Abbozzò un sorriso.

-Allora la smetto…-

Pronunciò quella frase lasciandola a mezz’aria, come se avesse voluto aggiungere altro per completarla meglio. Fortunatamente Katara non era stupida.

-Oppure?-

Si alzò in piedi e cominciò a raccogliere i pesci e metterli in delle sacche che aveva portato.

-Oppure possiamo prendere la legna, di pesci ne hai presi abbastanza-

La ragazza diede le spalle al fiumiciattolo ed aiutò Zuko a portare il risultato del suo dominio da Appa. Camminavano fianco a fianco senza dire niente e, dopo aver posato le sacche sulla sella che era sulla schiena del bisonte, presero tutti i bastoncini di legno che trovavano nei paraggi; tutte le volte che uno dei due trovava un legnetto lanciava una breve occhiata all’altro, poi si chinava a raccogliere il legnetto, lanciava un’altra occhiata, e prendeva il legnetto tra le mani, senza mancare a lanciare un’ulteriore occhiata. Il cielo, intanto, si era fatto più scuro e le nuvole grigie minacciavano pioggia e, proprio mentre i due si apprestavano a ripartire, sentirono le prime gocce sulla pelle. Per Katara furono come mille pallottole. Sentendo l’acqua d’istinto Zuko aprì il palmo della mano e guardò in alto, come per assicurarsi che stesse davvero per piovere e, quando ne ebbe la certezza, prese inconsciamente la ragazza per mano e la condusse a una grotta non tanto distante; Appa li seguiva da dietro. Quando arrivarono al coperto non erano molto bagnati, solo un po’ i capelli e i vestiti, ma lei, lasciata la mano del ragazzo, si mise in un angolino e si strinse, portate le ginocchia al petto, come se avesse freddo a causa dell’acqua e volesse in qualche modo scaldarsi. Il castano, guardandola, pensò subito di accendere il fuoco, ma avrebbe dovuto usare il suo dominio… La vide portarsi le mani sulle orecchie e posare la fronte sulle ginocchia, aveva anche cominciato a piangere. Le si avvicinò, chiamandola per nome, ma lei sembrò non sentirlo, ormai era immersa nei ricordi e la cosa che desiderava di più era che quel fastidioso rumore d’acqua se ne andasse. Plic, plic, plic. Le milioni gocce di pioggia che cadevano a terra erano paragonabili a milioni di bombe scagliate sul terreno. Plic, plic, plic. Lo odiava, odiava quel rumore. Plic, plic, plic. Pigiò più forte i palmi delle mani sulle orecchie e questo cominciò a farle male, ma niente era paragonabile al dolore che stava provando dentro. Plic, plic, plic. Vedeva il volto della madre che le diceva di andarsene. Plic, plic, plic. Sentiva la voce del padre che urlava di scappare. Plic, plic, plic. Ricordava il dolore dell’attesa nel rifugio, dolore alimentato dall’inutile speranza di ritrovare tutti vivi. Plic, plic, plic. Provava ancora quel senso di inutilità che l’aveva pervasa quando Sokka la trascinava lontana dal villaggio; lei era una dominatrice, eppure non aveva fatto niente per aiutare gli abitanti del villaggio. Plic, plic, plic. Lei si era salvata e loro no. Plic, plic, plic. Loro avevano combattuto e lei no. Plic, plic, plic. Voleva morire anche lei, avrebbe fatto meno male…

-Perché…-

Lui la guardò interrogativo; finalmente aveva detto qualcosa, stava cominciando a preoccuparsi davvero. La vedeva così… Così triste. Probabilmente il suo volto aveva la stessa espressione della volta che l’aveva salvata. Piangeva, si capiva dall’intoNazione che aveva preso la sua bellissima voce. Avrebbe voluto fare qualcosa, qualunque cosa, purchè lei si sentisse meglio, ma capiva che l’unica cosa da fare al momento era stare in silenzio ad ascoltarla.

-Perché questa dannata pioggia non la smette di cadere?-

Si passò un braccio sugli occhi per asciugare le lacrime.

-La odio…-

Zuko continuava a fissarla impotente.

-La odio, la odio, la odio!-

Aveva cominciato a urlare e le parole rimbombavano per tutta la grotta.

-Quel maledetto giorno di pioggia mi ha portato via i miei genitori e adesso vuole portarmi via qualcun altro! Perché? Che cosa o fatto? Perché devo essere punita così?-

Il castano protese la mano destra verso di lei. Katara…

-Perché non sono morta io quel maledetto giorno?-

Un fulmine squarciò il cielo e il ragazzo sussultò. Come poteva dire una cosa simile con tanta leggerezza? Col braccio destro le cinse le spalle e la strinse a sé. Lei fu sorpresa da quel gesto.

-Smettila…-

Con le mani strinse la maglietta di lui e cominciò a bagnarla con le sue lacrime.

-Come faccio a smetterla? È colpa mia…-

Chiese tra i singhiozzi.

-Non è colpa tua…-

Continuò lui calmo.

-Se anche io avessi usato il mio dominio e contribuito alla battaglia forse…-

-Non penso sarebbe cambiato molto…-

Rimasero in silenzio per un po’, poi lui cominciò a carezzarle dolcemente i capelli.

-Sfortunatamente le guerre portano solo dolore e distruzione e questo è un fatto che non può essere cambiato. Quindi è inutile che continui a piangerti addosso, capisco che è doloroso perdere i propri genitori, però…-

Il volto sorridente della madre gli apparve davanti per un momento e esitò un po’ prima di continuare.

-Non credo che loro vorrebbero sentirti parlare in questo modo, dico bene Katara?-

Sentì che si stringeva ancora di più a lui.

-In fondo hai ancora tuo fratello-

-E poi ho te-

Avvampò e smise di carezzarle i capelli.

-Katara…-

Lei si staccò dall’abbraccio del ragazzo e alzò la testa, facendo incrociare i loro occhi, poi li chiuse facendo avvicinare le loro labbra e concludendo ciò che la sera prima voleva fare Zuko; il castano fu stupito e contento del gesto. Chiuse anche lui gli occhi per assaporare il momento e sentì che le mani della ragazza aveva lasciato la sua maglietta e cominciarono a toccargli i capelli. Quando la mano destra di Katara toccò la bruciatura situata sulla parte sinistra del volto di lui si bloccò e staccò le labbra da quelle del ragazzo; la mano rimaneva lì. Aprirono gli occhi, lui guardava lei e lei fissava la cicatrice. Cominciò a toccarla con le dita e lui sentì un brivido percorrergli la schiena.

-Chi è stato a farti questa?-

Cercò di guardare con gli occhi da un’altra parte; perché gli aveva fatto quella domanda?

-Incidente di percorso-

Rispose frettolosamente il castano; voleva chiudere velocemente la discussione.

-Ti sei ferito usando il dominio del fuoco, eh?-

Perse un battito e si costrinse a guardarla negli occhi; che lei sapesse? La ragazza, vedendo l’espressione di lui, abbozzò una specie di sorriso.

-Non chiedermi come ho fatto, ma so che sei un dominatore del fuoco-

Fu come un colpo secco per lui. Non poteva… Non poteva crederci… Si voltò dandole le spalle. Non poteva sopportare il suo sguardo.

-E ora che ti prende?-

-Ora mi odierai-

Sbuffò e gli diede dell’idiota.

-Dovrei odiarti solo perché sei un dominatore del fuoco? Che scemenze…-

Gli si avvicinò e posò la fronte e le mani sulla sua schiena.

-Io non potrei odiarti… Ormai mi piaci troppo…-

Zuko si rigirò e, alzandole il mento con la mano destra, la baciò con passione; la ragazza cinse con le braccia il collo di lui. Con delicatezza il castano la fece posare sulla parete della grotta, sempre continuando a baciarla; Katara lo tirava a sé. Per un momento il ragazzo pensò a Jet; sicuramente l’avrebbe odiato per questo, ma non poteva farci niente. In fondo a lui la dominatrice interessava molto di più che al suo braccio destro, che la trovava solo uno svago; lui sentiva di provare qualcosa di autentico.

-Zuko…-

Sussurrò lei staccandosi per un momento; le chiese cosa volesse.

-Tu non mi abbandonerai mai, vero?-

La baciò sul collo.

-Non potrei mai farlo-

Sorrise e, finalmente, si lasciò andare.

 

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Capitolo 9
*** 9. “Kidnapping” ***


Ehilà! Rieccomi qua per portare il penultimo chap ù-ù mi scuso per il ritardo ç__ç grazie ancora a chi segue la fic ;)

 

9. “Kidnapping”

Zuko guardava la ragazza dormiente e sorrideva; era davvero stupenda. Ormai non sentiva più il rumore dell’acqua che cadeva a terra, probabilmente aveva smesso di piovere da tempo. E dopo che lei si fosse svegliata dovevano subito ripartire, gli altri dovevano essere preoccupati dato che non erano tornati quella sera. Ma al castano importava poco di tornare, fosse stato per lui sarebbero rimasti lì per sempre, solo lui e Katara. Non si era mai sentito così con nessuna, non aveva mai provato tanto amore per una ragazza. Avrebbe voluto stringerla a sé, ma non voleva svegliarla. Per non farle sentire freddo l’aveva coperta con la sua maglietta, lui stava a petto nudo e con solo i pantaloni addosso. Senza smettere di fissarla ripensava a ciò che aveva detto il giorno precedente. Anche se lei non ne era al corrente lui sapeva tutto della notte che portò via i genitori della ragazza. Sapeva cosa sarebbe successo prima che i soldati attaccassero, ma non aveva fatto niente. Di sicuro non poteva dirlo a Katara. Si mise a sedere, cercando di fare meno rumore possibile e di non spostarsi troppo bruscamente; lei stava ancora dormendo. Posò il braccio destro sulla gamba e aprì la mano, fissandosi il palmo. Apparve del fuoco e rimase a guardarlo impassibile. Quando si allenava, al campo, lo faceva sempre da solo, nascosto da tutto e da tutti. Non aveva mai detto a nessuno che era un dominatore del fuoco, ma lo sapevano tutti, anche se nessuno glielo aveva mai detto in faccia, e comunque gli importava poco. Però, quando Katara aveva ammesso di sapere chi era aveva avuto paura. Forse se ci fosse stato Jet, o Aang o qualsiasi altra persona al suo posto avrebbe reagito in modo diverso. Cominciò a muovere le dita e la fiamma si mosse.

-Zuko…-

Sentendo mugugnare la ragazza sussultò e anche il fuoco traballò leggermente; alla fine l’aveva svegliata. Si voltò verso di lei e le sorrise dolcemente.

-Ben svegliata-

Lei teneva l’occhio destro aperto e il sinistro chiuso e guardava ancora assonnata il castano, ma soprattutto guardava il fuoco che lui aveva creato. Era così… Bello… Allungò il braccio sinistro, come per toccare la fiammella, ma il ragazzo spostò d’istinto la mano. Non poteva rischiare che si bruciasse. La dominatrice sbuffò.

-Antipatico-

-Non posso rischiare che tu ti faccia male-

Fece sparire il fuoco e lei fece ricadere il braccio sulle gambe del ragazzo chiudendo gli occhi.

-Certo, devi proteggere questa preziosa dominatrice dell’acqua-

Fece una smorfia.

-Scema-

Aprì l’occhio sinistro.

-Vuoi dire che non te ne importa più niente di me?-

-Mi importa di te in modo diverso adesso-

Poggiandosi con la mano sinistra sulla gamba destra di lui e con l’altra mano per terra riuscì ad alzarsi e raggiungere il viso del ragazzo. Lo baciò e lui ricambiò subito, prendendole il viso tra le mani; poi si staccò, sorridendole.

-Ora però dovremmo andare, Katara-

Lo guardò imbronciata e, dopo essersi rivestita per bene, si alzò; lui si era rimesso la maglietta. Uscirono fuori dalla grotta e salirono su Appa che ripartì in volo verso il loro accampamento. Il ragazzo teneva le briglie e guardava dritto davanti a sé, mentre la castana lo fissava da dietro, seduta sulla sella. Piano piano cominciò ad avvicinarsi al ragazzo e, dopo essergli arrivata alle spalle, lo chiamò per nome facendolo sussultare. Era immerso nei suoi pensieri e non credeva che la ragazza lo avrebbe interrotto. Stava pensando a cosa avrebbero fatto una volta tornati, se avrebbero dovuto raccontare agli altri cosa era successo o se era meglio non dire niente, lasciare nascosta la faccenda; non sapeva se doveva raccontare la verità a chi avrebbe cominciato a domandare qualcosa. In questi casi non sapeva proprio come comportarsi. Quando sentì la dominatrice pronunciare il suo nome si chiese se anche lei pensava queste cose.

-Posso provare a guidare io?-

Disse lei come risposta al suo “Cosa c’è?”; alzò un sopracciglio sorpreso.

-E non guardarmi in questo modo!-

Brontolò incrociando le braccia.

-Come dovrei guardarti scusa?-

Rimase in silenzio, sbuffando e guardando altrove.

-Katara…-

Ancora silenzio; sospirò e le porse le briglie.

-Divertiti-

Le prese velocemente e si mise accanto a lui; guardava dritto davanti a sé. Il vento che le arrivava sul viso era davvero piacevole; sorrise.

-Tutto questo mi rilassa-

Zuko sorrise a sua volta e, mettendosi dietro di lei per controllare che non sbandasse, le chiese cosa avrebbero dovuto fare una volta arrivati all’accampamento. Lei si irrigidì e rimase in silenzio per un po’.

-Non saprei, dipende da cosa vuoi fare credere ai tuoi uomini, grande capo-

Fece una pausa, poi continuò.

-Anche se sarebbe sempre meglio dire la verità-

-Però alcune persone non potrebbero accettarla-

-Dire la verità è sempre la scelta giusta…-

Lo guardò e lui sussultò.

-Ma questo è solo il mio parere-

E continuarono a volare fino all’accampamento in silenzio.

 

Katara non ebbe neanche il tempo di scendere da Appa che Aang le andò incontro; aveva notato il bisonte che stava per atterrare vicino alla tenda del capo e aveva dedotto che i due erano finalmente tornati e con Toph li aveva raggiunti. Lui era stato in pensiero per tutto il tempo e la mora aveva dovuto sopportarlo. La castana gli assicurò che stava bene e rispose con monosillabi alle mille domande che lui le poneva; il castano guardava la scena in silenzio, contento che la ragazza parlasse di più con lui. Mentre posava a terra le sacche con i pesci e i vari legnetti arrivò anche Jet che gli chiese se per caso questo loro ritardo era dato dal fatto che aveva piovuto; il castano si limitò a annuire.

-Bè, Katara, ora che ne diresti di venire con noi? Ci stavamo allenando-

-Già, come al solito, peccato che non finiamo mai!-

Commentò stizzita la dominatrice della terra; Aang si scusò con lei per l’ennesima volta. Alla domanda del ragazzino, la castana lanciò un’occhiata a Zuko che a sua volta ne aveva lanciata una al dominatore dell’aria.

-Aang che ne dici se mi alleno io con te?-

Tutti guardarono stupiti il capo; lui si allenava sempre da solo, come mai…

-Però se non vuoi posso…-

-No!-

Esclamarono in coro gli altri tre dominatori presenti: Aang perché aveva sempre desiderato che il castano gli proponesse di allenarsi con lui, Toph perché voleva assolutamente vedere un dominatore del fuoco combattere, un dominatore amico, s’intende, e Katara perché non poteva permettere che Zuko la lasciasse da sola, voleva stare con lui tutto il tempo. Jet osservava tutto in silenzio e anche quando i quattro si allontanarono non disse una parola, annuì e basta quando il capo gli ordinò di finire di sistemare. Sentiva che era successo qualcosa durante il tempo che quei due avevano passato insieme, ma perché Zuko non gli diceva niente? Perché doveva mentirgli per tutto questo tempo? Lo aveva visto più felice e la cosa gli faceva piacere, ma perché doveva tenerlo allo scuro di tutto? Cominciò a sistemare, sperando che prima o poi il suo capo si decidesse a dirgli qualche cosa.

 

Le due ragazze stavano sedute per terra, la castana in ginocchio e la mora tenendo i piedi posati sul terreno, in modo da poter osservare il combattimento. Gli altri sue dominatori erano in piedi, uno di fronte all’altro e si preparavano ad attaccare e schivare; nessuno aveva mai visto l’altro allenarsi, quindi non sapevano cosa aspettarsi. Come suo solito Aang si teneva più sulla difensiva, lui non attaccava se non per rispondere all’avversario, ma non era mai il primo a sferrare i propri colpi; Zuko, al contrario, giocava di più sull’attacco quindi fu lui a cominciare. Lanciò un colpo non tanto potente e il suo avversario riuscì a pararsi usando un bastone che teneva in mano, lo fece ruotare, in modo tale da creare spostamenti d’aria che facessero andare via il fuoco. Il castano saltò e facendo una capriola in aria attaccò dall’alto; Aang schivò anche questo e contrattaccò con una folata d’aria che creò grazie al bastone. Katara li guardava con ammirazione, sembrava quasi che stessero ballando, i loro movimenti non erano duri o crudeli; i loro combattimento era qualcosa di veramente bello. Aria e fuoco si alternavano con armonia e per un momento la ragazza immaginò di essere al posto del dominatore più piccolo; avrebbe voluto danzare anche lei assieme al castano. Il capo sorrise e rese inutile l’attacco dell’avversario colpendo l’aria con il braccio. Certo che il dominatore se la cavava.

-Sei bravo Aang, complimenti-

Lo guardò stupito, poi abbassò la testa imbarazzato e contento e si grattò la guancia con un dito.

-Ah, grazie…-

-Ma ricorda di non abbassare mai la guardia-

-Come?-

Ma non fece in tempo ad accorgersi che l’avversario gli andava incontro che finì per terra; Zuko gli teneva la gola con la mano destra, la sinistra era alzata come per colpirlo.

-Ogni errore può esserti fatale, Aang-

Chiuse gli occhi e si aspettò di essere colpito da del fuoco, ma il pugno sinistro del castano si fermò a pochi centimetri dalla sua faccia. Aang lo sentì alzarsi e aprì un occhio, Zuko gli tendeva la mano e sorrideva.

-Sei un degno avversario-

Sorrise a sua volta e, presa la mano del capo, si rimise in piedi; Toph andò loro incontro tutta eccitata e con un sorriso enorme sul volto.

-Ti prego Zuko, combatti anche con me un giorno!-

Annuì sorridendole, poi guardò Katara.

-Siete stati bravi… Tutti e due-

Disse passando lo sguardo da un dominatore all’altro; entrambi furono contenti del suo commento. La mora, intanto, non smetteva di agitarsi, lanciava pugni e calci in aria.

-È stato semplicemente fantastico, sei un dominatore eccezionale! Ahaha, non vedo l’ora di misurarmi con te!-

La castana vedendola sorrise; anche lei provava lo stesso, ma non riusciva certo a esprimerlo a parole. All’improvviso spuntarono Sokka e Suki e il ragazzo abbracciò la sorella, contento che fosse ancora tutta intera; il capo raccontò anche a loro perché non erano potuti tornare prima e, in seguito, si diressero tutti quanti al posto dove tutti consumavano i pasti. La castana camminava di fianco al dominatore del fuoco lanciandogli delle volte brevi occhiate e lui faceva lo stesso; tutto questo sotto gli occhi confusi di Aang. Toph, ormai, aveva capito tutto, anche se la cosa le importava poco e anche Suki aveva intuito qualcosa, il dominatore dell’aria, invece, stava nutrendo solo dei sospetti; Sokka sembrava l’unico ignaro di tutto. Aang stava cominciando a mettere insieme tutti i fatti strani che erano accaduti in quei giorni e il fatto che i due castani passavano molto tempo assieme; che fossero… Scosse la testa. No, non poteva… Non voleva… In fondo Katara piaceva anche a lui. La guardò. Eppure si vedeva lontano un miglio che era più felice in compagnia di Zuko, riusciva a leggerglielo nei suoi bellissimi occhi azzurri. Distolse lo sguardo, abbassando leggermente la testa. Katara…

-Capo…-

Guardò Jet chiedendogli cosa volesse; quello, prima di ricominciare a parlare lanciò un’occhiata alla dominatrice dell’acqua, poi ripassò lo sguardo sul castano.

-Abbiamo deciso di organizzare una festa per te-

Alzò un sopracciglio.

-Hai aiutato tutti noi e volevamo ringraziarti-

-Bè, ma non…-

Dei bambini, vedendolo, esclamarono il suo nome e gli andarono incontro; alcuni gli tenevano lembi della maglietta e dei pantaloni, altri gli sorridevano semplicemente. Katara sorrise; si era proprio sbagliata su Zuko, tempo fa, lui in fondo non era crudele come tutti gli altri e l’affetto che provavano i suoi compagni per lui ne era la prova. Il capo non si sentiva molto a suo agio in quel momento, era grato a quei ragazzi, ma sentiva di non meritare nulla; lanciò un’occhiata alla ragazza e vide che sorrideva. Arrossì. Chissà se avrebbe continuato a sorridergli anche dopo aver saputo che lui non aveva partecipato a difendere il suo villaggio… Venne trascinato accanto a uno dei tanti falò e gli altri lo seguirono da dietro; lo fecero sedere e la castana si mise immediatamente accanto a lui. Aang abbassò di nuovo lo sguardo e strinse i pugni. Molti ragazzi passarono a ringraziare il loro amato capo e tra loro c’erano anche molte ragazzine e ragazze che gli rivolgevano imbarazzate la parola tenendo lo sguardo basso e arrossendo; Katara faceva una smorfia per ognuna di loro. In seguito ci fu un grande brindisi in onore del dominatore del fuoco e infine cominciarono a mangiare.

-Sono stati davvero gentili-

Commento la ragazza dai capelli castani, lui non alzò gli occhi dalla sua ciotola.

-Non dovevano fare una cosa del genere-

Lei lo guardò.

-Perché, ti hanno forse imbarazzato?-

Chiese trattenendo un risolino, Zuko scosse la testa.

-È che io non mi merito nulla-

Rimase a guardarlo in silenzio, poi arcò la bocca e sbuffò, dandogli dell’idiota.

-Tu lo meriti più di chiunque altro…-

A questo punto alzò la testa per guardarla; aprì la bocca per pronunciare il nome di lei, ma la voce di Jet lo interruppe.

-Capo che ne dici di mostrarci le tue doti di ballerino?-

Chiese ridendo; stava facendo tutto questo per un motivo preciso. Il dominatore del fuoco si alzò, era leggermente imbarazzato, ma non voleva darlo a vedere.

-Va bene Jet, ma vorresti ballare tu con me?-

Gli chiese con tono di scherno; quello scosse la testa.

-Oh, certo, mi piacerebbe molto… Ma credevo che ci fosse già qualcuna con cui tu vorresti ballare-

Affermò guardandolo fissò negli occhi; Zuko rimase di sasso. Aveva forse capito? Abbassò un attimo lo sguardo, senza sapere bene cosa dire o fare, poi strinse i pugni e mandò tutti i suoi stupidi dubbi a farsi fottere. Sorrise al suo braccio destro.

-Mi hai beccato Jet-

Sgranò gli occhi, stupito che il capo avesse ceduto subito; lo vide voltarsi verso Katara e allungare la mano destra verso di lei. La castana arrossì a colui che le sorrideva teneramente.

-Mi concederesti questo ballo?-

Cominciò a torturarsi i capelli e cercare di guardare ovunque tranne che negli occhi castani di lui; era troppo imbarazzata. Aang strinse i pugni, e voltò lo sguardo altrove; non riusciva a sopportarli, li trovava disgustosi.

-Che c’è Katara? Non vuoi ballare con me?-

Sobbalzò e fece incontrare i loro occhi; no, lei…

-N… No, è che io… Io non sono molto brava a…-

Rise e le prese la mano facendola alzare, le assicurò di non preoccuparsi. Una volta che la ragazza era in piedi, lui la prese per il fianco con la mano sinistra e la strinse a sé; i loro volti erano vicinissimi, ognuno sentiva il respiro dell’altro. Zuko cominciò a muovere i piedi e la castana si fece trascinare in quel ballo lento. Gli occhi dei presenti erano puntati su di loro: alcuni provavano invidia, altri erano contenti, altri ancora confusi.

-Zuko…-

Gli sussurrò all’orecchio, in modo che solo lui potesse sentire; le chiese cosa volesse.

-Dopo incontriamoci al campo di fiori, d’accordo?-

Sorrise e annuì; continuarono a danzare e dopo poco anche altri ragazzi e ragazze li imitarono. I due dominatori però non sembravano accorgersi di nulla, troppo presi a perdersi l’uno negli occhi dell’altro. Aang, intanto, cercava di non posare lo sguardo su di loro, sentiva qualcosa di strano dentro e per la prima volta stava cominciando a nutrire sentimenti negativi nei confronti del suo capo; decise che dopo gli avrebbe parlato a quattr’occhi. Quando si creò una folla danzante abbastanza grande Katara fece sapere al castano che si sarebbe avviata al luogo dell’incontro, e gli disse di raggiungerla il prima possibile; dopo averla vista sparire tra la folla uscì anche lui, prendendo una direzione diversa, e passò davanti al dominatore dell’aria che, notandolo, si alzò in piedi chiamandolo per nome. Zuko si voltò, sperando che non lo trattenesse troppo a lungo; Aang gli chiese di allontanarsi un poco da lì e quando trovò un posto appartato si fermò, dandogli le spalle. Cominciò a parlare solo dopo aver fatto un profondo respiro.

-Tu e Katara state insieme?-

Arrossì, non credeva si vedesse così tanto; abbassò gli occhi e rispose affermativamente. Aang strinse i pugni.

-Non ti sta bene?-

Si voltò, guardando il castano, poi abbassò lo sguardo.

-Senti Aang, mi dispiace, ma ormai…-

-Lo so non c’è bisogno che me lo ripeti!-

Silenzio; non lo aveva mai visto così arrabbiato, anzi, non lo aveva mai visto arrabbiato.

-Katara mi è piaciuta da primo giorno…-

Continuò il dominatore dell’aria.

-Però, anche se mi mostravo amichevole con lei, non sono riuscito a farla aprire molto… Sono diventato semplicemente un amico…-

Guardò Zuko dritto negli occhi.

-Non posso fare molto adesso, lo so, ma posso assicurarti che se la farai piangere non avrò pietà-

Rimase ancora un po’ in silenzio, fissando gli occhi decisi del ragazzo, poi gli sorrise, assicurandogli che non l’avrebbe fatto. Aang sembrò calmarsi un poco e, dopo aver fatto una specie di sorriso, gli disse che poteva andare da lei. Ma, proprio mentre Zuko si avviava al luogo dell’incontro, un grido li fece sussultare entrambi; si guardarono negli occhi e all’unisono pronunciarono il nome della ragazza che gli faceva battere forte il cuore.

 

Katara aveva raggiunto abbastanza velocemente il campo di fiori; non vedeva l’ora di poter passare altro tempo assieme al suo amato. Si sdraiò sul parato e si mise a osservare le stelle; erano davvero belle. Sorrise. Zuko sarebbe arrivato a momenti. Inspirò il dolce profumo dei fiori e lasciò che il vento le scompigliasse i capelli. Non credeva di poter mai ritrovare la felicità, ma grazie a Zuko c’era riuscita. Zuko. Il sorriso le si allargò e le gote diventarono un po’ rosse. E dire che prima lo credeva una cattiva persona. Si girò sul lato destro e fissò un fiore che si muoveva a causa del vento. Improvvisamente sentì un rumore e si mise a sedere voltando di scatto la testa all’indietro, pronunciando il nome del ragazzo dai capelli castani. Però non vide nessuno e nessuno rispose. Forse era stato un animaletto selvatico. Si rigirò e sussultò vedendo una persona davanti a sé. In quel momento la luna era stata coperta dalle nuvole quindi non riusciva a distinguere bene la persona; intuì fosse il ragazzo e si alzò in piedi, mettendosi le mani sui fianchi.

-Zuko, che bisogno c’era di spaventarmi?-

Silenzio, la luna tornò visibile e la ragazza sgranò gli occhi. Chi aveva davanti non era il castano, ma una ragazza della Nazione del Fuoco. Teneva i lunghi capelli neri raccolti in una coda e sorrideva maliziosa tenendo le braccia incrociate.

-C… Chi sei?-

Chiese mettendosi sulla difensiva, sperava che Zuko arrivasse presto. Quella rise.

-Ma come, Zuzu non ti ha mai parlato di me?-

La guardò confusa e non rispose niente.

-Io sono Azula, la vostra sovrana, nonché sorella del tuo amato Zuko-

Rimase come paralizzata a quelle parole; perché non le aveva mai detto niente? Perché non aveva mai detto niente a nessuno?

-Comunque non sono certo qui per fare conversazione…-

Le si avvicinò e le alzò il meno con un dito della mano sinistra.

-Vieni via con me-

-Mai-

Ghignò, poi alzò il braccio destro.

-Non hai altra scelta mia cara… Vedrai che non te ne pentirai…-

E cercò di colpirla forte alla nuca, ma la castana riuscì ad allontanarsi e sferrarle un colpo con l’acqua del fiume. Azula non battè ciglio e contrattaccò facendola cadere per terra; Katara gridò, nella speranza che qualcuno la sentisse. Nella speranza che Zuko la sentisse.

-Guarda che io sono dalla tua parte, voglio aiutarti…-

Le disse avvicinandosi a lei, Katara la guardava con odio.

-Se opponi resistenza mi costringi a fare cosa non vorrei fare, quindi ora sta buona e…-

Ma la dominatrice raccolse le forze per sferrare un altro colpo; la mora sbuffò, saltando in aria e arrivandole alle spalle. La colpì alla nuca facendola svenire.

-Stupida ragazzina…-

La prese e la mise sulla spalla sinistra, poi fece per andarsene, ma la voce del fratello maggiore la fece voltare. Gli sorrise.

-Zuzu, da quanto tempo-

Strinse i pugni, passando lo sguardo dalla sorella a Katara.

-Che vuoi farle?-

Ghignò.

-Voglio solo mostrarle come stanno veramente le cose, Zuzu-

Sussultò e quella sparì sfruttando il buio; Aang era confuso e chiedeva spiegazioni al castano, ma quello pareva non sentirlo. Era caduto in ginocchio e fissava il punto dove prima c’erano Azula e Katara. Strinse i pugni strappando dell’erba e li battè per terra. Cominciò a piangere. Non era riuscito a fare niente neanche questa volta. Il dominatore dell’aria continuò a chiamarlo per nome e finalmente il castano lo guardò. Si fissarono per un momento, poi Zuko si rialzò in piedi e si passò un braccio sugli occhi.

-Preparati Aang, attaccheremo la Nazione del Fuoco- 

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Capitolo 10
*** 10. “Save me” ***


 E siamo alla fine... Ringrazio di cuore tutti quanti, spero che questo ultimo capitolo non vi deluda^^



10. “Save me”

Katara aprì lentamente gli occhi, sperando che quello che era successo la sera prima fosse stato soltanto un brutto sogno. Sfortunatamente per lei era tutto reale. Si mise a sedere sul letto e cominciò a guardarsi intorno, cercando di scorgere la ragazza dai capelli neri, ma in quella stanza vuota c’era solo lei. Mentre pensava ad un modo per scappare, dato che non l’aveva neanche legata, la porta si aprì e Azula entrò dandole il buongiorno; Katara sbuffò volgendo lo sguardo altrove.

-Non fare la scontrosa, giovane dominatrice dell’acqua, io ti sono amica…-

La guardò male e quella rise.

-So che è difficile da credere, ma è così-

Le si avvicinò e la castana arretrò fino a toccare il muro dietro di lei; le faceva paura.

-Se non sbaglio il tuo nome è Katara, sai mi spiace tanto per quello che è successo al tuo villaggio-

-Non dire stronzate, sei stata tu ad attaccarlo! Sei tu che hai ucciso i miei genitori!-

Rimase in silenzio per un po’, poi abbassò gli occhi.

-È vero, sono stata io ad attaccarti, ma credimi se potessi tornare indietro non lo farei… Tutti i bei discorsi che mi sono stati fatti a proposito della guerra mi hanno confusa, mi dicevano che lo facevo per il bene del mondo, ma sto solo creando dolore…-

Katara la fissava sempre diffidente; poteva dirle tutte le belle parole che voleva, tanto lei non avrebbe ceduto.

-Non riesco proprio a capire come tu e Zuko possiate essere parenti-

Incrociò i loro occhi facendola rabbrividire.

-Lo credi tanto migliore di me, non è vero?-

Annuì debolmente e la mora scoppiò a ridere.

-Poveretta… Quello ti ha lavorata per bene, eh?-

La guardò confusa.

-Zuzu fa quello che fa per interesse, vuoi siete solo armi per lui-

-Non è vero-

Sospirò.

-Non vuoi crederci, ma è così. È attaccato a te solo perché gli servi… Perché domini l’acqua…-

Scosse la testa.

-No, non è vero-

Sentiva che stava per piangere e Azula sorrise soddisfatta dentro di sé.

-Katara, lui ti sta mentendo-

Continuò a scuotere la testa.

-Dice di voler fare il possibile per te, eppure per il tuo villaggio non ha fatto nulla-

Perse un battito.

-Come?-

-Zuzu sapeva in precedenza che avrei attaccato il villaggio, che avrei somministrato a tutti gli abitanti qualcosa che avrebbe indebolito i loro poteri, ma non ha fatto nulla. Non ha neanche provato a fermarmi-

Delle lacrime cominciarono a rigare il volto della castana.

-No… No, no, no! Tu menti, Zuko non potrebbe mai…-

-Te lo ha detto lui?-

Rimase in silenzio.

-Non vi ha detto nulla del suo passato vero? Non vi tiene al corrente di niente… Neanche tu, che sei la sua ragazza, sapevi che io ero sua sorella…-

Le lacrime continuavano a scendere.

-Pensaci, Katara… Io sono sincera con te, e Zuko? Lui è solo…-

-È solo un maledetto bugiardo-

Sorrise.

-Adesso ti lascio da sola… Chiamami per qualsiasi cosa-

E se ne andò chiudendosi la porta alle spalle; Katara si portò le ginocchia la petto, continuando a piangere. In cinque minuti Azula aveva distrutto la fiducia che Zuko aveva conquistato in diversi giorni.

 

Il capo indicò dei punti sulla mappa.

-Alcuni gruppi passeranno da qui… Altri qui e qui… Serviranno come diversivo… Sarai a tu a capo di queste spedizioni, capito Jet?-

Annuì.

-Voglio rendermi utile anche io, Katara è mia sorella!-

-Certo Sokka, tu verrai con me, Aang, Toph e Suki… Saremmo quelli che si occuperanno di Azula…-

Disse assottigliando lo sguardo.

-Noi prenderemo Appa e raggiungeremo il palazzo-

Annuirono; il castano guardò il braccio destro.

-Tu sai già come muoverti, giusto?-

-Fidati di me-

E uscì dalla tenda del dominatore del fuoco; la mora si battè i pugni.

-Non vedevo l’ora di dare una bella lezione a qualche nemico!-

-Ricordati che non è una missione di piacere, Toph-

Sbuffò all’affermazione di Suki.

-Lo so, lo so… Dobbiamo recuperare Katara-

Zuko s’incupì ancora di più sentendola e il dominatore dell’aria fu l’unico che se ne accorse; poteva comprendere i sentimenti che provava in quel momento il castano, si sentiva in colpa probabilmente.

-Vedrete che ce la faremo, in fondo con noi abbiamo la migliore dominatrice della terra-

Il dominatore del fuoco gli lanciò un’occhiata e la mora rise.

-Lo so di essere la migliore-

-Adesso andiamo, ho elaborato una strategia che potrà esserci utile-

Disse Sokka rivolto al castano che di risposta si alzò e si diresse con gli altri da Appa. La sua mente era rivolta alla ragazza della Tribù dell’Acqua; sperava che Azula non le facesse nulla di male. Probabilmente le avrebbe parlato di quello che aveva fatto, o meglio non aveva fatto, al suo villaggio durante quella notte di pioggia. Katara… Se solo lui l’avesse messa in guardia da Azula non sarebbe successo niente, o forse no?

-Zuko!-

Finalmente si voltò verso il dominatore dell’aria.

-Capisco la tua preoccupazione, ma ora cerca di concentrarti d’accordo?-

Aveva ragione, ora doveva solo pensare alla missione di salvataggio. Salirono tutti e cinque sul bisonte volante e partirono per raggiungere il castello dove si trovava Azula. Mentre volavano Sokka espose la sua strategia per evitare le guardie e raggiungere al più presto il luogo dove si trovava la sorella; Zuko intanto guidava Appa in silenzio. Quando il ragazzo della Tribù dell’Acqua finì di parlare non disse niente, non commentò, ma rimase muto a fissare davanti a sé.

-Zuko chi è stato a rapire Katara?-

Sussultò alla domanda di Toph, domanda che tutti volevano porgli da un po’; il castano si voltò leggermente indietro, poi ritornò a guardare avanti a sé. Era tempo di finirla coi segreti.

-Mia sorella Azula-

I quattro rimasero sorpresi e confusi e, mantenendo il silenzio, lo fecero continuare a parlare. Zuko raccontò a loro tutto ciò che non aveva mai raccontato a nessuno, tutto ciò che avrebbe dovuto raccontare a Katara, ma che non aveva fatto. Era stato un perfetto idiota e adesso lei era in balia della perfidia di Azula. Strinse le briglie del bisonte. Non poteva non preoccuparsi per lei.

-Per quanto potrà essere forte la tua sorellina…-

Commentò infine Toph.

-Non potrà niente contro tutti noi, dico bene?-

Aang annuì e guardò Zuko, come per provare a infondere un po’ di fiducia anche nel suo animo; se continuava a stare in quelle condizioni ne avrebbe risentito tutta la missione.

 

La porta della stanza dove si trovava Katara si aprì e Azula entrò con in mano una ciotola piena di cibo; aveva portato il pranzo alla dominatrice dell’acqua che stava ancora rannicchiata sul letto. Le porse la ciotola e le sorrise gentilmente. La castana la guardò per un po’, poi allungò la mano e prese la ciotola cominciando a mangiare lentamente e sempre tenendo d’occhio la mora. Quella la osservava sempre sorridente. Aveva fatto bene a spiare tutti i movimenti del fratello, probabilmente lui non se n’era neanche reso conto, e a catturare la dominatrice dell’acqua. Così gli aveva teso la trappola perfetta e finalmente lo avrebbe eliminato.

-Secondo te verranno a cercarti?-

Chiese dopo un po’ la dominatrice del fuoco e la ragazza si bloccò. Inizialmente aveva sperato che andassero in suo aiuto, però ora… Strinse la ciotola tra le mani ricordandosi il volto del ragazzo con la cicatrice.

-Penso di sì, in fondo gli servo, no?-

Disse infine sbuffando e quando ebbe finito di mangiare ridiede la ciotola vuota alla mora farfugliando una specie di “Grazie”. Quando Azula stava per girare la maniglia della porta per uscire dalla stanza la castana aprì di nuovo la bocca.

-Come mai mi hai… Presa?-

Voltò lentamente la testa; si era aspettata una domanda del genere.

-L’ho fatto per te… Ho visto quanto soffrivi e come mio fratello ti stava ingannando, quindi…-

-E come mai mi hai attaccata?-

Sorrise.

-Non avrei voluto farlo, ma tu opponevi resistenza-

Silenzio.

-Comunque puoi vederlo benissimo anche tu che non ti sto trattando come una prigioniera-

Katara si guardò le mani; in effetti volendo poteva benissimo usare il suo dominio dell’acqua.

-Io voglio solamente che tu diventi mia alleata-

-Per?-

Sospirò.

-Voglio far cessare questa inutile guerra il prima possibile, non voglio che altri soffrano, ma per fare questo dovrò sconfiggere mio fratello-

Sgranò gli occhi; intendeva forse eliminarlo?

-Non fraintendermi, non ho intenzione di fargli del male, cercheremo di farlo ragionare-

-E se lui non…-

La guardò fissa negli occhi azzurri.

-Fidati Katara, andrà tutto bene-

La ragazza abbassò lo sguardo; doveva crederle? In fondo lei le aveva raccontato la verità, al contrario di Zuko… La dominatrice del fuoco aprì la porta e mise un piede fuori.

-Tra poco arriveranno…-

La castana alzò la testa.

-E spetta a te decidere cosa vuoi fare-

E uscì, chiudendo la porta dietro di sè. La dominatrice dell’acqua rimase di nuovo da sola, sola coi sui pensieri. Non pensava affatto che fosse una buona idea fidarsi della sorella del castano, però ormai cosa avrebbe dovuto fare?

Pensaci, Katara… Io sono sincera con te, e Zuko?…

Si strinse ancora di più le ginocchia al petto.

Vuoi dire che non te ne importa più niente di me?…

 

Cominciò a piangere.

-Maledetto…

Mi importa di te in modo diverso adesso…

 

-Maledetto bugiardo…-

E continuò a singhiozzare, con la mora che origliava sorridente dietro la porta. Andava tutto secondo i suoi piani.

 

Aang si guardava intorno cercando di scorgere delle guardie, ma, per fortuna o per sfortuna, non ne aveva trovata neanche una; Sokka si grattò la testa confuso.

-È tutto troppo tranquillo… Toph tu non senti niente?-

Scosse la testa.

-Questo silenzio è fin troppo strano… Zuko tu che… Zuko?-

Ma quello sembrava non prestargli ascolto e continuava a camminare deciso verso l’entrata del castello. Non era molto sorpreso dal fatto che non c’era nessuno in giro, in fondo Azula lo sapeva che lui sarebbe arrivato e il benvenuto gliel’avrebbe dato lei personalmente.

-Non è una trappola, è semplicemente Azula-

I ragazzi si guardarono; erano ancora abbastanza diffidenti. Eppure se il castano diceva che non bisognava preoccuparsi dovevano fidarsi e sperare che sarebbe andato tutto bene. Già, dovevano solo sperare. Continuando a camminare raggiunsero una specie di piazzale che si trovava più o meno al centro del palazzo, questo spiazzo rettangolare era circondato dalle mura, così tanto familiari per il ragazzo con la cicatrice, e due fontane si trovava ai lati. Non credeva sarebbe mai tornato in quel posto, o almeno non per salvare la ragazza che amava. Quando la dominatrice della terra fece sapere agli altri che non erano soli si fermarono e Zuko rimase a fissare davanti a sé sicuro di poter scorgere prima o poi la sorella.

-Zuzu, ma che bella sorpresa-

-Azula!-

Esclamò lui stringendo i pugni; il sorriso beffardo della sorella lo faceva infuriare ancora di più.

-Come mai sei venuto a farmi visita?-

Sbuffò.

-Come se non lo sapessi… Libera immediatamente Katara!-

Si mise un dito sulla parte destra del volto, vicino alla bocca, e alzò gli occhi al cielo come per pensarci.

-Katara, Katara… Non mi pare di avere prigionieri che…-

-È la dominatrice dell’acqua che hai portato via dal mio campo!-

Esclamò sempre più arrabbiato; la mora sorrise maliziosa.

-Lo avevo capito, Zuzu… Solo che lei non è mia prigioniera, ma una mia cara alleata-

Toph pronunciò il nome della castana, sentendo che si stava avvicinando anche lei e il castano sgranò gli occhi nel vederla avvicinarsi e mettersi accanto alla dominatrice del fuoco. I suoi occhi riflettevano gli stessi sentimenti che la ragazza provava appena arrivata all’accampamento, gli stessi sentimenti di rabbia e dolore.

-Zuzu, cosa intendi fare adesso?-

Guardò la sorella in malo modo.

-Mi pare ovvio! Intendo riportare Katara a casa!-

Azula guardò la castana.

-Che dici Katara?-

Strinse i pugni.

-Io non intendo tornare con quel bugiardo…-

A quelle parole Zuko fu come colpito al cuore da mille spade.

-Katara…-

-E non pronunciare il mio nome! In fondo per te sono solo un’arma!-

Rimase per un po’ a guardare la ragazza, poi spostò lo sguardo sulla sorella.

-Tu… Azula le hai fatto il lavaggio del cervello-

Quella alzò le spalle.

-Le ho solo detto la verità io-

Gli rispose marcando quell’io più del dovuto.

-Katara non devi fidarti di Azula lei è…-

-Stà zitto Sokka! Lei almeno è stata sincera con me e non mi ha riempito di bugie!-

-Ma Katara…-

Si avvicinò a passi lenti verso il ragazzo con la cicatrice e lo guardò negli occhi.

-Tu sapevi che avrebbero attaccato il mio villaggio vero?-

Sussultò a quella domanda; poi allungò la mano destra verso il viso di lei.

-Katara io…-

-Non mi toccare!-

E mosse le braccia da sinistra verso destra, in modo tale che l’acqua di una delle due fontane colpisse in pieno il ragazzo che si trovava davanti a lei. Probabilmente Zuko avrebbe potuto schivarlo, ma non lo fece.

-È tutta colpa tua…-

Lui cercò di scrollarsi un po’ d’acqua di dosso e intanto la castana lo guardava con rabbia.

-I miei genitori sono morti a causa tua!-

Alzò le mani, raccogliendo ancora una volta l’acqua e dirigendola verso colui che era sdraiato per terra; questa volta, però, il ragazzo schivò il colpo. La dominatrice del fuoco osservava tutto ciò molto divertita, mentre i compagni del castano non sapevano bene come muoversi. Il ragazzo della Tribù dell’Acqua fissava la sorella impotente, come lo era stato quando avevano attaccato il villaggio e lei si era chiusa in quella bolla di depressione.

-Katara ti prego smettila di attaccarmi!-

-Perché? Dimmi perché dovrei?-

-Azula è responsabile dell’attacco al tuo villaggio, io non c’entro nulla!-

Strinse i pugni.

-Ma sapevi che avrebbe attaccato e non ha fatto niente! Non hai fatto assolutamente niente!-

E lo colpì un’altra volta; lui usò il dominio del fuoco per schivarlo.

-Cosa avrei potuto fare, eh? Dimmelo tu!-

Lo guardò in malo modo.

-Non provare a parlarmi in questo modo!-

E un getto d’acqua prese il ragazzo in pieno petto facendolo cadere un’altra volta per terra.

-Zuko!-

Esclamò il dominatore dell’aria e fece per andare in suo aiuto, ma un fulmine lo bloccò. Si voltò a guardare chi l’avesse lanciato e vide Azula che gli puntava contro il braccio.

-Non provare ad intrometterti o ti faccio fuori all’istante-

Rabbrividì alla vista di quegli occhi così crudeli, poi si voltò a guardare i due dominatori che combattevano. Perché Katara si stava fidando di Azula? La castana si avvicinò al ragazzo steso a terra e si mise a guardarlo dall’alto.

-Io mi fidavo di te, Zuko…-

I loro occhi si erano incrociati.

-Mi spiace di averti fatto soffrire Katara, ma io non potevo fare molto per il tuo villaggio-

Lei cominciò a piangere.

-Lo so…-

Sussurrò e solo il ragazzo riuscì a sentirla. Sgranò gli occhi e disse il nome della castana che alzò le braccia raccogliendo tutta l’acqua sopra la sua testa.

-E so anche che non riesco a smettere di amarti…-

Azula si avvicinò ai due ridendo, poi posò un braccio sulla spalla della presunta alleata.

-Hai fatto un buon lavoro Katara, ma ora permettimi di finire mio fratello-

Si morse il labbro inferiore e colpì la mora con l’acqua che aveva raccolto; quella, non aspettandosi tale attacco, fu colpita in pieno e cadde a terra lontana da loro.

-Non ti permetterò di toccare Zuko neanche con un dito!-

Esclamò parandosi davanti a lui, che la guardava confuso; possibile che fosso tutta una messa in scena? Azula si rialzò e guardò con odio la castana.

-Tu, maledetta…-

Le lanciò contro uno dei suoi fulmini, ma la terra davanti a Katara si alzò, riuscendo a parare il colpo. La ragazza sorrise a Toph, che si era messa vicino a lei.

-Te n’eri accorta, eh?-

-Riesco a percepire se menti dalle vibrazioni sul terreno, non mi sfugge niente mia cara-

Aang aiutò il castano a rialzarsi e questo chiamò il nome della dominatrice dell’acqua che si voltò, ma non gli sorrise. Lo guardava con la solita espressione negli occhi.

-Ora vediamo di sistemare questa qui-

Disse la moretta e la dominatrice del fuoco sbuffò.

-Credete forse che due misere dominatrici possano sconfiggermi?-

Zuko si mise al fianco di Toph e Aang a quello di Katara.

-No, ma noi quattro insieme ce la faremo-

Affermò il castano.

-Non dimenticatevi che ci siamo anche noi, eh!-

Katara sorrise al fratello e a Suki e il dominatore del fuoco la guardò tristemente. A lui non aveva ancora sorriso… La mora strinse i denti; cominciava ad irritarsi.

-Maledetti… Me la pagherete cara!-

E lanciò contro di loro un attacco di fuoco che la dominatrice dell’acqua parò abilmente, poi Toph lanciò contro l’avversaria dei massi di terra, ma Azula riuscì a schivarli. Aang e Suki colpirono contemporaneamente, sperando in una specie di attacco a sorpresa, ma la mora si fece scudo col fuoco.

-Non riuscirete mai a battermi, illusi!-

In quel momento Sokka lanciò il suo boomerang, ma la ragazza spostò leggermente la testa senza lasciarsi colpire.

-I vostri inutili trucchetti non funzionano con me!-

Il ragazzo della Tribù dell’Acqua sorrise.

-Parli troppo per i miei gusti-

Alzò un sopracciglio e in quel momento il boomerang, tornando indietro, la colpì forte alla testa facendole male. Si mise una mano dove era stata colpita.

-Bastardo…-

-Azula, è un errore da principianti abbassare la guardia-

Si voltò verso la persona che aveva parlato e la guardò confusa, poi del fuoco la colpì in pieno, facendola cadere a terra; in quel preciso istante Toph la imprigionò con la terra e Katara si preoccupò di legarle mani e braccia, in modo tale che non usasse più il suo dominio. Zuko le sorrise beffardo.

-Non sei stava abbastanza attenta sorellina-

-Bastardo! Ci vuole ben altro per…-

-In questo momento Jet avrà completato l’imboscata alla perfezione-

Sgranò gli occhi.

-Vedi Azula, mentre tu pensavi a come farmi fuori i tuoi uomini venivano sconfitti dai miei…-

-No… No, no, no! Non può finire così! Nooo!-

Urlò lei scoppiando a piangere. Non poteva finire così… Non poteva… I ragazzi la fissavano tenendosi a debita distanza, in fondo poteva sempre sparare lingue di fuoco dalla bocca. Zuko rimase a fissare la sorella e, anche se solo per poco, provò compassione per lei; in fondo era una persona sola. Lanciò un’occhiata a Katara. Non era mai riuscita a trovare l’amore che aveva sempre voluto. La castana, accortasi che il ragazzo la stava guardando, gli lanciò un’occhiataccia per poi voltarsi. Lui socchiuse gli occhi. Già, Azula era sempre stata sola e in quel momento lui capiva fin troppo bene come si era potuta sentire in tutti quegli anni.

 

Katara camminava per il lungo corridoio del palazzo dell’ormai non più sovrana Azula in cerca di uno dei suoi amici; con la scusa che avevano le loro commissioni da fare li aveva persi di vista e ora stava cominciando a perdersi. Accidenti! Sussultò e si bloccò; strinse i pugni. Voleva trovare qualcuno, ma non si aspettava fosse lui. Era poggiato a un muretto e guardava fuori, probabilmente senza vedere veramente. Stava nella parte illuminata, dato che la parete finiva dove si era fermata la dominatrice dell’acqua. Lei era immersa nell’ombra.

Il dominio dell’acqua è più forte con la luna…

Lui era immerso nella luce.

Il dominio del fuoco è più forte con il sole…

Forse era così che doveva andare, loro due erano troppo diversi per stare insieme. Una lacrima le rigò la guancia. Forse era così che doveva andare…

-Katara…-

Sussultò e si voltò di scatto, poi si passò il braccio sugli occhi.

-Cosa c’è Aang?-

-Perché non vai a parlargli?-

Lanciò un’occhiata al ragazzo con la cicatrice.

-Io e lui non abbiamo più niente da dirci-

Rimase in silenzio per un attimo.

-Sei ancora arrabbiata con lui?-

-Ha lasciato che il mio villaggio venisse distrutto e che i miei genitori…-

-Katara-

Incrociò i suoi occhi con quelli del dominatore dell’aria.

-È vero, Zuko sapeva tutto dell’attacco, ma anche io e Jet ne eravamo al corrente-

Perse un battito.

-E perché…-

-Zuko avrebbe voluto proteggere il tuo villaggio, però… Però non aveva persone abili a combattere, c’eravamo solo io, lui e Toph e nessun altro, sarebbe stato un suicidio-

La ragazza rimase in silenzio a fissare Aang; ora si sentiva una vera stupida. Cercò di trattenere le lacrime, non doveva assolutamente piangere.

-Si è anche sentito tremendamente in colpa per non aver potuto fare niente che ad un certo punto è tornato indietro sperando di poter trovare qualcuno ancora vivo…-

Sussultò nel ricordarsi la prima volta che aveva visto il ragazzo, quando ormai pensava che la morte fosse prossima per lei.

-E fortunatamente ha trovato te, Katara-

Lei non disse niente e Aang sorrise.

-Anche se non se n’è mai reso conto lui faceva tutto quello che faceva anche tenendo conto nel nostro bene. È stato un vero capo per tutti noi e per questo lo ammiriamo molto-

-Quindi cosa ti aspetti che faccia adesso?-

Alzò le spalle.

-Sei tu l’artefice del tuo destino, Katara-

E se ne andò lasciandola lì da sola nell’oscurità. Si voltò, ricominciando a guardare il castano. Doveva forse andargli incontro e abbracciarlo? Doveva davvero farlo? Voleva davvero farlo? Strinse i pugni e ricominciò a camminare. Zuko, intanto, ripensava a tutto quello che aveva fatto in quel periodo, alle persone che aveva perso e alle persone che aveva conosciuto. Ripensò a suo zio Iroh e a sua madre. Sperava che in quel momento fossero orgogliosi di lui, che lo guardassero dall’alto e sorridessero. Trattenne le lacrime. Ce l’aveva fatta. Aveva sconfitto Azula e aveva liberato tutte le terre conquistate dalla sorella, ma allora perché non riusciva a essere felice? La dominatrice dell’acqua non gli aveva più rivolto la parola.

Io mi fidavo di te, Zuko…

Che stupido, come poteva anche solo pensare che l’avrebbe perdonato?

Mi spiace di averti fatto soffrire Katara, ma io non potevo fare molto per il tuo villaggio…

Quelle in fondo sembravano solo patetiche scuse e probabilmente lo erano.

Lo so…

Abbassò lo sguardo fissandosi i piedi.

E so anche che non riesco a smettere di amarti…

-Zuko-

Sussultò al suono di quella voce e si voltò di scatto alzando la testa. Katara… Finalmente gli rivolgeva la parola. Rimase in silenzio, non sapendo bene cosa dire; lei teneva la testa bassa.

-Zuko io…-

-Katara io…-

Alzò la testa e i loro occhi si incrociarono; avevano parlato all’unisono. Si guardarono per un momento, poi lui distolse lo sguardo imbarazzato e le chiese cosa voleva dirgli.

-Zuko io mi fidavo di te, speravo che mi dicessi tutta la verità…-

La guardò, lei aveva gli occhi lucidi.

-Quando Azula mi ha detto del mio villaggio mi sono sentita persa… Tu eri tutto per me, ma mi avevi mentito su una cosa così importante… In quel momento ho pensato che non sarei mai riuscita a perdonarti-

Rimase in silenzio e guardò per terra.

-Ma quando ti ho visto ho capito che non avrei mai potuto odiarti e che ti avevo già perdonato…-

-Katara…-

Sussurrò alzando lo sguardo su di lei che lo abbracciò, lasciandolo sorpreso.

-Ho avuto tanta paura Zuko…-

La strinse forte a sé.

-Sai, Aang mi ha raccontato la verità su quello che successe al mio villaggio-

Alzò la testa guardandolo.

-Non è colpa tua, Zuko, quello che è successo è stato causato da Azula-

-Sì, ma io non ho fatto nulla per…-

-Neanche io-

Silenzio.

-Mio fratello mi ha portato via e non ho potuto difendere il mio villaggio-

-Sokka lo ha fatto perché sapeva che sarebbe stato inutile, saresti morta inutilmente!-

-E lo stesso vale per te-

Socchiuse gli occhi e le fece sprofondare il volto nel suo petto.

-Quindi dobbiamo smetterla di incolparci a vicenda?-

-Penso sia la cosa migliore… Zuzu-

La fece staccare prendendola per le spalle e allontanandola, poi abbasso il viso all’altezza del suo.

-Ehi, ora non comincerai anche tu con questo stupido soprannome?-

Rise.

-Chi lo sa… Zuzu-

La baciò e lei ricambiò immediatamente, poi gli cinse il collo con le braccia, lui fece scivolare le sue sui fianchi della castana.

Il Fuoco e l’Acqua sono due elementi opposti

e non è forse questo che li rende ancora più forti? 

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