Maledetta gelosia di rose07 (/viewuser.php?uid=53347)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Gelosia ***
Capitolo 2: *** La partita ***
Capitolo 3: *** Ammiratore ***
Capitolo 4: *** Confidenze ***
Capitolo 5: *** Fuori dai piedi ***
Capitolo 6: *** Possessività ***
Capitolo 7: *** Trionfo d'amore ***
Capitolo 1 *** Gelosia ***
Mimi
Tachikawa e Taichi Yagami passeggiavano tranquillamente per le strade
di Odaiba. Il sole era splendente in cielo, il calore estivo si sentiva
nell’aria. Era tutto così perfetto,
pensò Mimi, tutto. Lei, il suo
Tai, la giornata, le persone... Sospirò e si
avvicinò per scoccare un bacio a sorpresa sulle labbra del
suo fidanzato. Quello la guardò dapprima con stupore, poi
ricambiò felice. Mimi non era tipo da smancerie in pubblico,
o almeno dipendeva dai giorni. Se era nervosa nemmeno si avvicinava, se
era spensierata, come in quel momento, poteva saltargli addosso senza
alcun ritegno. E Tai fece un ghigno beffardo immaginando alcune
situazioni non proprio caste. Mimi lo riscosse dai suoi pensieri,
indicandogli un bar con dei tavolini al fresco. Si sedettero un
po’ esausti.
«Che
caldo!» commentò la castana facendosi aria con le
mani «Sono tutta sudaticcia, che schifo!»
«Non
dirlo a me» Il ragazzo cercò di sistemare in
qualche modo la sua enorme chioma castana con scarsi risultati.
«Hai un elastico?»
Mimi lo
guardò alzando un sopraciglio scettica.
«Amore,
quante volte ti ho detto di tagliare quei capelli impossibili? Cielo,
ho caldo solo a guardarli!»
«Eddai
Mims, ancora con questa storia! Lo sai che non li taglio!»
Mimi scosse
la testa contrariata, cercando un elastico nella sua borsa. Ne
trovò uno fucsia abbastanza grande. Lo esaminò un
attimo, poi lo passò al ragazzo.
«Tò,
lega quel cespuglio»
Tai fece
una coda bassa, sorridendo.
«Amore,
non ti piaccio così?»
Mimi
s’imbronciò incrociando le braccia.
«Sembri
uno spaventapasseri»
«Stronza!»
La castana
scosse nuovamente la testa, indispettita. Odiava quando Tai non le dava
ascolto. Insomma, erano mesi che tentava di convincerlo ad andare dal
parrucchiere, ma niente, lui non ne voleva sapere. Eppure adesso stava
morendo di caldo. Ben gli stava.
La
cameriera arrivò quasi subito. Era una bella ragazza bionda
con una coda di cavallo e un sorriso smagliante. Rivolse lo sguardo
verso Tai.
«Ordinate?»
Mimi la
guardò di sottecchi, poi tossicchiò per
richiamare l’attenzione del suo fidanzato che la guardava
anch’egli con un sorrisino da ebete. Tai si
ridestò immediatamente.
«Oh,
certo... Cosa vuoi, amore?»
La ragazza
scosse la testa mostrando un pugno. Poi si rivolse alla cameriera con
un sorrisino tirato.
«Due
aranciate, grazie»
Tai non fu
d’accordo.
«Ma
ehi, io voglio una birra!»
«Due
aranciate, grazie, non lo badi»
La
ragazza con la coda segnò e se ne andò
ancheggiante. Mimi le rivolse un ultimo sguardo scettico prima di
concentrarsi sul suo fidanzato.
«Perché
non hai lasciato ordinare me?» chiese quello a braccia
conserte «Che me ne frega della tua aranciata?»
Mimi
cercò di mantenere la calma «Te ne frega invece
perché dovrai pagarla tu» lo zittì
prontamente con un gesto della mano «e
inoltre fa bene alla salute. Anche agli ormoni se è per
questo»
Tai la
guardò perplessa, poi scoppiò a ridere. Certo che
la sua fidanzata era una continua sorpresa. Non credeva fosse gelosa di
una semplice cameriera. Okay, una cameriera davvero figa, ma dai...
Mimi Tachikawa non faceva scenate di gelosia. O almeno dai tempi in cui
aveva scoperto che non aveva ancora mollato Jun Motomyia.
«Se
non ti conoscessi penserei che sei gelosa, scema»
Mimi
alzò la testa con superiorità «Io non
sono gelosa. Lo sai benissimo»
«A
me è sembrato tutto il contrario!» rise ancora
«Gelosona! Mimi Tachikawa è gelosa!»
«Taichi
Yagami è un completo idiota»
Le
aranciate furono servite da un cameriere. Mimi rivolse uno sguardo
soddisfatto a Tai, che controllava ogni singola mossa del ragazzo.
Quando questo se ne andò facendo un cenno cortese di saluto
a Mimi, fece per alzarsi dalla sedia. Lei lo fermò da un
braccio ridendo.
«Ehi,
dove credi di andare?»
«A
suonargliele!»
«Ma
dai?!» Mimi sogghignava vincente «Chi era il
più geloso?»
Tai si
risedette accigliato, afferrando la sua aranciata e mandando
giù un sorso.
«Ci
stava provando...»
Mimi
alzò gli occhi al cielo, poi piegò la testa
d’un lato sorridente. Tai rimase incantato a pensare
quant’era bella.
«Si
da il caso che abbia salutato con gentilezza. Cosa che a te
manca» sottolineò bevendo «E poi amore,
credi davvero che mi piaccia uno così? Era goffo»
Tai
incrociò le braccia borbottando.
«Non
si sa mai...»
Mimi
sorrise, poi si avvicinò sporgendosi un po’ dalla
sua sedia. Gli mise una mano sulla guancia attirandolo a sé.
«Mi
prometti che non farai lo sciocco geloso?» Tai
grugnì in risposta «Eh? Me lo prometti, testina
cespugliosa?»
Quello
annuì poco convinto, lasciandosi baciare. Non avrebbe
comunque mantenuto la promessa, non era da lui.
Poco
distante da loro, un ragazzo con una bici verde, dei capelli a
caschetto castani e degli occhialoni rossi li osservava.
Altrove,
Sora Takenouchi baciava con trasporto Yamato Ishida sopra di lui. Era
da tempo che i due ragazzi non passavano un pomeriggio da soli, o
meglio, era da tempo che non facevano l’amore. Ne avevano
molto bisogno entrambi, sentivano di volersi più
dell’aria e quel pomeriggio era perfetto. Soli, in spiaggia,
bella giornata e passione.
Sora
continuava a baciarlo, mentre lui le accarezzava la schiena da sotto la
maglietta. Gliela tolse del tutto, baciandole il seno che lui amava
tanto. La ragazza sospirò e sbottonò la camicia
del biondo lasciandolo a petto nudo. I suoi pettorali scolpiti erano
merito delle giornate in palestra passate con Tai. Li baciò
e scese più giù, lì in fondo. Fece un
ghigno malizioso. A volte non credeva di essere davvero così
provocante e pervertita, eppure si riscopriva davvero in quel modo in
certe situazioni.
Matt rise
perché adorava quando prendeva lei l’iniziativa,
spiazzandolo, e fece cenno verso i suoi pantaloni. Sora glieli
sbottonò, puntando lo sguardo verso i suoi boxer. Forse
immaginando cosa ci fosse dentro i
suoi boxer.
«Guarda
che non sei obbligata a farlo» se ne uscì Matt
ridacchiando sotto i baffi. Tanto sapeva che Sora gli avrebbe fatto
tutto.
«Ma
sta' zitto che sai che mi piace un sacco!» Un po’
si vergognò di quella frase, ma rise senza pensarci. Poi
accarezzò le mutande gonfie del ragazzo, e tirò
fuori il suo membro eccitato. Andò su e giù con
una mano, dapprima piano, dopo aumentando il ritmo, senza mai staccare
gli occhi di dosso dal biondo. Matt si morse un labbro tentando di
contenersi. Era diventata molto brava da quando l’aveva fatto
la prima volta, lo faceva eccitare subito.
Sora, dal
suo canto, sapeva che Matt lo voleva con tutto il cuore, per questo si
abbassò all’altezza del suo membro e lo prese in
bocca, sta volta fecendolo gemere. Succhiava, leccava, andava su e
giù ormai esperta. Matt, eccitato, le mise una mano sopra la
testa come per manovrarla ma lei andava come voleva. Lei seguiva il
ritmo che preferiva.
Fece in
tempo a spostarsi e Matt venne, liberandosi con un sospiro. Poi
guardò Sora con un sorriso. Lei piegò la testa da
un lato come per chiedergli com’era andata.
«Sei
stata bravissima amore, davvero»
Lei si
posizionò di nuovo sopra di lui, baciandolo.
Matt
l’amava davvero quella ragazza. Matt moriva dal desiderio di
farlo con lei. Matt la voleva ora e subito. Cominciò a
toccarla dappertutto, voleva prenderla in quel momento. Quella spiaggia
deserta era perfetta. Un cellulare squillò tutto
d’un tratto, facendo sobbalzare entrambi. Sora
sbuffò piano, afferrò la sua borsa e prese il suo
telefonino.
«E’
un messaggio» Aprì il testo leggendo velocemente.
«Chi
è?» chiese Matt sporgendosi per vedere. Da qualche
tempo era diventato terribilmente geloso e possessivo, aveva constato
Sora.
«Ehm,
è Narciso, Matt» disse
quasi in colpa.
Il biondo
aggrottò le sopracciglia. Odiava quel fanatico rampollo,
l’ex fidanzato di Sora, quello che non si faceva mai i cazzi
suoi, che rovinava tutti i momenti più belli.
«E
che cazzo vuole, si può sapere?»
domandò brusco, cacciando Sora da sopra di lui.
«E’
colpa mia, amore, avrei dovuto portargli il libro. Mi sono
dimenticata»
«Di
che libro parli?»
Sora
sospirò. Matt non poteva soffrire quel povero ragazzo, che
al dire il vero di povero non aveva proprio niente. Era pieno di
sé e anche arrogante, però con lei si era sempre
comportato bene. Aveva dimenticato di portargli il libro di storia a
causa della sua sbadataggine, alla fine non aveva fatto niente di male.
«Un
libro di scuola, amore, dovevo prestarglielo. Ci sono le interrogazioni
finali»
Matt odiava
la calma della sua ragazza. Odiava la calma con cui stava proferendo
quelle parole. Perché lui non era affatto calmo. Lui stava
esplodendo dentro. Voleva spaccare qualcosa. Non poteva contenersi ad
una cosa del genere, Sora sapeva che tra lui e Narciso Shigetaka non
correva buon sangue da sempre. E sì, era geloso.
«Che
cazzo l’ha chiesto a fare a te?!» quasi
urlò «E poi tu per quale cazzo di motivo glielo
presti?!»
Sora rimase
basita dal comportamento del suo fidanzato.
«Amore, mi ha chiesto un favore, non avrei mai potuto dire di
no»
«E
invece sì Sora, sei sempre la solita!»
esclamò «Te lo difendi sempre il tuo
amato Cisso, a lui dai tutto, a lui
obbedisci sempre!»
«Ma
è solo un libro, amore!»
Matt
sentiva la rabbia percorrergli le viscere. Nemmeno
gliel’aveva detto, quella sbadata! Come poteva pretendere che
adesso lui non si incazzasse?
«Dammi
qua!» le strappò il cellulare dalla mani, leggendo
il messaggio. Fece una smorfia infastidita.
“
Smemorata, quando mi dai il libro di storia? Sono al
Victory, se passi portamelo. Baci”
Non sapeva
se era più incazzato o se si sentiva morire.
Entrambi. Baci... Baci? Quali
baci?! Strinse i pugni.
«Matt,
dai, non fare così…»
«...baci?»
disse ridendo falsamente. Tornò subito serio
«Baci?! Glieli ficco in cu...»
«MATT!»
Il biondo
scosse la testa. Si passò una mano sulla fronte, nervoso.
Quella dannata gelosia nei confronti di Sora lo devastava. Ma Sora era
solo sua. Lui lo sapeva. Eppure, pur avendo la certezza che era
così, odiava chi osava avvicinarsi a lei, anche solo con un
messaggio, anche solo un saluto. Perfino se Joe le dava il solito
bacino del cazzo sulla guancia.
Si
alzò, sistemandosi la camicia e i pantaloni. Sapeva che per
uno stupido libro stava rovinando quel momento così magico,
ma non ce la faceva a continuare. Troppi pensieri gli si affollavano in
testa e voleva andare via. Ebbe l’istinto di andarsene senza
aspettarla, ma si fermò dandole il tempo di alzarsi e di
prendere la sua borsa.
«Io
non ti capisco» disse Sora, con gli occhi umidi
«Non capisco cosa ci sia di male!»
Matt si
fermò, voltandosi di scatto. Poteva leggergli tutta la
rabbia, tutta la gelosia in faccia.
«Sai
che c’è Sora? Che quello mi sta sui coglioni e tu
non fai altro che peggiorare la situazione!»
Alle urla
del fidanzato, la ramata si fermò facendosi piccina. Poi si
asciugò una lacrima prepotente e sorpassò il
ragazzo. Non avrebbe mai creduto una reazione del genere.
E nemmeno
Matt ci poteva credere. Si sentiva un perfetto idiota ma nello stesso
tempo l’orgoglio gli impediva di cercarle scusa.
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Capitolo 2 *** La partita ***
Mimi chiuse
inorridita Facebook. Di certo era un pazzo. Ma certo, quel tizio era un
pazzo, un maniaco sessuale forse. Le aveva inondato la posta a
messaggini e la stressava in chat. Che poi uno con un nome del genere,
chissà che scellerato!
Dolce Toly
Bellavita.
Ma chi
cavolo era? Sentì la suoneria di Sakura Kiss e prese il
cellulare tra le mani. Numero sconosciuto.
Indugiò a rispondere. E se era Tai? O magari Sora con il
numero di casa, d’altronde doveva essere dieci minuti fa da
lei perché dovevano andare a vedere la partita di Tai.
L’ultima partita del campionato, precisamente.
Rispose
dubbiosa.
«Sì,
chi parla?»
Non
sentì alcun rumore dall’altra parte. Poi una voce
parecchio tamarra fece capolino.
«Pronto,
sono Tolomeo Barto Kido, il cugino di Joe Kido. Sono molto interessato
a te, tesoro. Guarda, non vorrei fare un torto a Taichi, ma mi piaci,
bambola, penso sempre a te. Il mio cuore si riempie di gioia a vederti.
Inoltre ti penso la notte, e mi arrotolo con il cuscino... La mano mi
va là e... Oh sì, sensazioni straordinarie,
bambolina, straordinarie. Tu sai fare mica le seghe? Guarda se le sai
fare sei perfetta per me. Non per darti della troia, bella mia, ma
quando penso alle tue mani di fata me lo sento più lungo e
grosso.. Scusa se sono diretto, ma mica sai fare i pomp...-»
La castana
chiuse schifata ed offesa il telefono. Oddio, era lui! Quel maniaco di
facebook! Come faceva ad avere il suo numero? E poi che zotico, che
tamarro... Doveva dirlo subito a Tai. Quell’idiota la
inquietava!
Prese la
borsa ed uscì guardandosi alle spalle, sentendosi pedinata,
andando da Sora che l’aspettava sotto casa.
«Mims,
alla buon’ora, eh?» la rimproverò quella
accigliata «Sono passati venti minuti. Tra poco inizia, chi
lo sente Tai!»
Mimi la
trascinò velocemente per la strada, guardandosi intorno
impaurita.
«Si
può sapere che ti prende adesso?» La ramata si
fermò con le mani sui fianchi.
La castana
diede un’ultima veloce occhiata nei dintorni, poi a voce
bassa le raccontò la disavventura di prima. Il maniaco e
tutto il resto.
Sora era
confusa. «Come hai detto che si chiama?»
«Kido,
un certo Tolomeo. Ma chi cavolo può essere?»
Sora scosse
la testa.
«Te
lo dico io chi è. Sta in classe con me, è il
cugino di Joe, quello con i capelli a caschetto e gli occhiali. Quel
cafone di Tottori, hai capito?»
Mimi
negò con la testa.
«No,
Sory, ma sinceramente ho paura. Mi ha chiesto se so fare i pom... hai
capito no? E se mi vuole violentare?»
Sora scosse
la testa con un sorrisino. «Ma va, è un idiota, te
lo garantisco. Non capisco però come mai ci provi con te,
dato che ha paura di Tai»
Camminarono
per un po’, poi Mimi disse:
«Io
glielo dico, mi impaurisce questa storia!»
«Se
hai paura di Tolomeo stai messa male. E’ più
imbecille di Joe» disse scettica l’altra. Poi
scorse in lontananza il campo dove si sarebbe disputata
l’ultima partita decisiva. Provò una leggera
nostalgia dei tempi in cui giocava a pallone. Beh era ancora una
bambina. Sospirò. Si sentì stranamente inquieta
quando il pensiero della scenata del giorno precedente di Matt le
tornò in mente. Aveva quasi paura di incontrarlo, ma cosa
davvero strana, era che aveva una voglia matta di fare
l’amore con lui.
Arrivate al
campo, presero posto sugli spalti insieme agli altri. Sora si sedette
vicino a Matt, ma questo non la degnò nemmeno di uno
sguardo. Joe sventolava in aria un grande cartellone con
scritto “Taichi segna per noi”.
«Tanto
lo so che è uno scarsone!» aveva detto
«Ho solamente consumato i pennarelli. Quel frocio non
segnerà nemmeno un goal»
Mimi
arricciò il naso. «Sai, potresti prendere il suo
posto!»
«Certo!»
tuonò il corvino, sistemandosi gli occhiali «Io
sono un partito eccezionale in tutte le attività. So giocare
dal calcio alla scherma! Yaaaah!» fece un gesto come per
imitare una spada, inciampò sui suoi piedi e cadde sopra
Izzy.
«Ma
se finisci sempre in porta!»
«Stai
zitta, Mimi, non sentirti otto patate e mezzo solo perché il
tuo fidanzato è un calciatore, peraltro scarso!»
«Taci,
Joe, non dare aria alla bocca» si voltò Izzy
infastidito di lato a lui. Doveva dire che non sopportava
più quella voce acuta.
Il ragazzo
si voltò di botto lanciando il cartellone per aria.
«Chiudi
il becco stupido rosso tinto, ufo robot che non sei altro!»
urlò inviperito. Come sempre.
«Cos’è, oggi l’adsl non
andava?! Eh? Sei solo un avatar di merda, Koushiro, guardati allo
specchio, sei deformato!»
Izzy, da
buon pacifista, guardò Mimi sospirando.
«Beh,
se non altro non sono un burino idiota»
Poi si
voltò verso la sua ragazza, Frankie, ignorandolo. Joe
borbottava tra sé piuttosto indignato. Come
sempre.
«...cibernetico
di merda! Un nano pomodoro mi impone ciò che fare! Ma chi si
crede di essere eh?! Un signore di classe come me!»
Venne
richiamato in tempo prima del fischio dell’arbitro, segno che
la partita stava per iniziare. In campo entrarono la squadra di Tai al
completo. Lui, Ken, Davis, altri ragazzi e anche Narciso Shigetaka.
Matt
strinse i denti appena lo vide con la divisa rossa in mezzo agli altri.
Odiava quel ragazzo come nessun’altro. Il problema era che
Sora non lo capiva, o forse non lo voleva capire...
I capitani
delle due squadre si strinsero la mano per augurarsi buona fortuna. In
fondo Matt sapeva che Tai nella sua mente stava maledicendo
l’avversario. Lo conosceva troppo bene. Mimi guardava il
fidanzato con un sorriso e, al fischio dell’arbitro che diede
inizio alla partita, congiunse le mani come stesse pregando. Speriamo
vincano, pensò.
Joe
sbraitava ancora. Sta volta per la perdita del cartellone caduto di
sotto.
«La
mia opera d’ arte, porca merda!»
Sora
tentò di avvicinarsi a Matt che guardava la partita attento.
Tai aveva la palla tra i piedi e stava andando dritto verso la porta.
Un avversario gli cavò il pallone a sorpresa.
Ci fu
un grido di delusione. Tai fece un gestaccio, Matt
sbuffò, Joe urlò.
«Ma
vaffanculo! Ridagli la palla, stoccafisso!»
La partita
continuò per un altro quarto d’ora. Mimi seguiva
confusamente tutti i passaggi senza capire effettivamente nulla. Di
calcio non se ne intendeva.
Chiese
alcune cose a Sora, dato che Joe non era in grado di spiegargliele.
«Forse
il rigore si fa quando cadono soli... Può essere! Per questo
si buttano per terra, per fare una finta! Arbitro, stanno barando,
porco cane! Li fermi, simulano un rigore!»
All’urlo
di Joe, parecchi gli fecero segno di zittirsi. Lui, indignato,
obbedì.
Dopo altri
venti minuti, Tai passò la palla a Narciso che, superando
gli avversari con agilità, arrivò dritto in porta
segnando. Tutti esultarono. Sora battè le mani quasi senza
accorgersene. Matt la guardò male, poi si girò
subito. Lei si morse il labbro, sbuffando. Mannaggia a lei e alla
gelosia di Matt!
Questo
guardò Tai e gli altri saltare addosso al ragazzo lodandolo.
Beh, effettivamente di calcio se ne intendeva, ma era lo stesso un
coglione.
Appena la
partita riprese, Mimi si sentì chiamare da lontano. Si
voltò perplessa ma non vide nessuno. Joe stava saltando a
più non posso dagli spalti, impedendo alle altre persone di
vedere.
«Segna
per noiii, Taichiii Yagamiii! Segna per noiii, Yagami Taichiii! Segna
per noiii, frocio di merda… E segna,
stronzo, muoviti!»
Venne
allontanato immediatamente. Lui imprecò più volte
prima di adocchiare la sua amata Luchia Van Gogh nascosta tra la gente.
«Mia
carissima dea! Anche tu qui?!»
«Purtroppo»
sussurrò quella tentando di dileguarsi. Lui la
inseguì correndo come un coyote. Si allontanarono dalla
visuale di Mimi che ancora si guardava intorno.
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Capitolo 3 *** Ammiratore ***
La partita
stava procedendo bene. Le azioni della squadra di Tai erano ben fatte.
C’era lavoro di squadra e c’era voglia di vincere.
Il problema era che Mimi si sentiva osservata. Così
osservata da voltarsi alla sua destra e incontrare il volto di uno
sconosciuto che le sorrideva da ebete. Cacciò un gridolino.
«Ciao
Mimi, non ti spaventare» disse il ragazzo con dei capelli a
caschetto e degli occhiali da vista «Io sono Tolomeo,
piacere, quello del telefono»
Gli porse
la mano che lei non strinse.
«Io
ti vorrei conoscere, sei la più bella femmina che
abbia mai visto»
Mimi
era schifata. Fece per allontanarsi da lui, ma quello la
tirò da un braccio.
«Guarda,
io rispetto molto Taichi. E’ un ragazzo che mena, ma io so
che non se la prenderebbe se io ci provassi con te... Perché
mi vuole bene»
Mimi
tentava di scollarsi «Scusa, puoi lasciarmi
andare?!»
Tolomeo si
avvicinava sempre di più.
«Ma
io sono il cugino di Joe Kido, quello con i capelli blu.
Perché hai paura di me? E’ solo un innocuo
bacetto!»
La castana
urlò dalla paura. Ma che voleva quell’energumeno
tamarro da lei? Che la lasciasse in pace! Dov’era Tai quando
serviva?!
Proprio in
quel momento, il ragazzo segnò un goal da centrocampo. Fu
acclamato da tutti, perfino il mister gridò di entusiasmo.
Tutti gli saltarono addosso facendolo cascare per terra. Matt si
voltò verso Sora esultante, baciandola sulle labbra. Poi si
ridestò ignorandola nuovamente, dato che era ancora
arrabbiato con lei. Lei scosse la testa.
Appena Tai
riuscì a liberarsi dai compagni alzò gli occhi in
direzione della castana, unendo le mani a cuoricino. Le stava dedicando
il goal. Ma appena vide Tolomeo che teneva Mimi dal braccio fece una
faccia strana. Che diamine ci faceva lei con quell’idiota? Si
fermò a guardarli scosso da mille sensazioni strane, quasi
volesse salire sugli spalti ad uccidere quell’idiota. Mimi si
voltò verso di lui facendo una faccia sconvolta. Il ragazzo
non fece in tempo a fare un passo in avanti, che l’arbitro
fischiò nuovamente e fu costretto a tornare in campo.
Sora si
voltò verso Mimi e la vide in balìa di Tolomeo.
Si avvicinò e tirò l’amica in sua
direzione.
«Tolly,
vai a provarci con qualcun’altra della tua specie, sai la mia
amica è già impegnata!»
Quello fece
un sorrisino «Lo so mia cara, ma l’avrò
lo stesso!»
«Non
so se hai presente chi è il suo ragazzo»
canzonò Sora facendo finta di pensarci su, fronteggiando
Tolomeo e spedendo Mimi vicino a Matt «Mh, fammi pensare...
Il ragazzo che ha appena segnato, Tai Yagami? Il tuo compagno di scuola
che ti sfonda il sedere. E adesso ciao Tolomeo, va a giocare con il tuo
cuginetto Joe»
Se ne
andò verso gli altri, lasciando Tolomeo con un ghigno.
«Se
non la potrò avere io, non l’avrà
nemmeno Taichi» e rise sotto i baffi.
Mimi
abbracciò Sora grata, durante la fine del primo tempo.
«Grazie,
Sory, quel tipo mi mette ansia. Che vorrà mai da
me?»
«E’
solo un cretino, Mims, lascialo perdere e dillo subito a Tai»
Matt si
avvicinò alle due, guardandole interrogative.
«Cos’è
successo?»
Sora si
voltò verso Mimi, aspettando una sua risposta. Ma questa non
parlò, e fu costretta a farlo lei.
«Tolomeo...
La perseguita»
Matt fece
una faccia strana.
«Che
vuole da te?»
«Non
lo so...»
«Ci
prova, Matt, cosa vorrebbe, sennò?»
Matt
guardò la ramata freddamente. «Se lo sa Tai
è morto. Ed è morto pure qualcun
altro...» aggiunse a bassa voce, ma sia Sora che Mimi
sentirono. La castana fece cenno all’amica se era tutto
apposto. Lei disse di sì.
Il secondo
tempo non fu un granché. Proseguì normalmente. I
compagni di squadra di Tai non facevano segnare nessuno degli
avversari, bloccando la porta. La partita finì due a zero
per l’Odaiba. La squadra di Tai era euforica, il mister si
congratulò con tutti.
Sora, Matt,
Mimi e gli altri scesero dagli spalti per raggiungere il castano. Matt
lo abbracciò scompigliandogli i capelli.
«E
bravo la mia testina, sempre semplice ed efficace!»
Sora fece
lo stesso. «Bravo fenomeno, ti voglio bene!»
Mimi si
avvicinò per baciarlo. Lui la bloccò.
«Alt!
Spiegami una cosa tu» disse sospettoso «Che cavolo
ci facevi con Tolomeo, prima?»
Ci furono
dei secondi di silenzio in cui Mimi, spaventata, guardò
Sora. Le serviva aiuto, non voleva che Tai pensasse male. Lui
continuò ad attendere una risposta. Risposta che non
arrivò, dato che Narciso lo abbracciò da dietro
sollevandolo.
«E
adesso si festeggia, ragazzi!» esclamò
«Pizza, birra e musica!»
Vide Sora e
le sorrise.
«Ehi,
grazie per il libro, eh!»
Matt lo
guardò malissimo. Lui se ne accorse, e fece finta di niente.
«Scusa
avrei dovuto portartelo»
«Fa
niente, chi se ne frega» Insieme agli altri compagni
trascinarono via Tai dove stavano incominciando i festeggiamenti. Matt
strinse i pugni sentendo la rabbia assalirlo nuovamente.
«Morirà
dalle mie mani, quell’idiota del cazzo!»
Sora lo
scosse un braccio.
«Smettila,
Matt!»
Il biondo
la guardò male. Come sempre non lo capiva.
«Fammi
un favore Sora. Non farti vedere da me per tutto il resto della
serata»
Se ne
andò lasciando le due ragazze sole. Sora e Mimi si
guardarono con un sospiro. Cosa dovevano fare per non far ingelosire
quei testoni dei loro ragazzi? Andarono alla festa sconsolate, mentre
una musica da discoteca si espandeva nell’aria.
Sora
asciugò di nascosto una lacrima caduta
all’improvviso.
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Capitolo 4 *** Confidenze ***
La musica
era abbastanza forte e urla, festeggiamenti, cori rimbombavano per
tutto il campo. Sora e Mimi stavano sedute con una coca cola in mano.
La prima guardava Matt da lontano intento a festeggiare con Tai. La
seconda aspettava quest’ultimo per parlare. La castana
continuava a guardarsi intorno pregando di non incontrare nuovamente il
corteggiatore di Tottori. Poi spostò lo sguardo verso Sora,
che continuava ad osservare il biondo.
«Ehi,
Sora che c’è? Mi sembri molto pensierosa»
Quella si
ridestò facendo spallucce.
«Niente,
tranquilla... O almeno credo»
Mimi
sospirò scuotendo la testa. La conosceva molto bene, sapeva
quando qualcosa non andava.
«Tutto
okay con Matt? L’ho visto un po’ freddo nei tuoi
confronti, prima»
«No,
non è tutto okay in effetti»
«Dai,
cosa c’è?» Mimi si avvicinò,
cercando di incutere conforto all’amica.
Sora
sospirò continuando a guardare il fidanzato.
«E’
geloso di Narciso. E’ esageratamente geloso di lui, non so
che fare»
«Non
mi sembra un grossa novità»
«Infatti,
ma in questo periodo lo è un po’ di tutti. Non so
cosa gli sia preso, fa scenate senza motivo... Lo sa che amo solo lui,
perché si comporta così?»
«Per
il tuo stesso motivo, credo» La ragazza si grattò
la testolina, incerta «Anche lui ti ama e il pensiero di te
con un altro lo fa impazzire»
Sora
alzò gli occhi al cielo, scuotendo la testa. Il fatto era
che si era stufata di quegli attacchi di gelosia così
assidui e inutili. Okay, poteva capire che Narciso era il suo ex
ragazzo e Matt non poteva vederlo. Come era vero che non poteva vederlo
per il semplice fatto che Narciso continuava a parlarle come fossero in
grande confidenza. Però la doveva smettere con questa
gelosia! Questo significava che lui non si fidava di lei.
«Sory,
tutti i ragazzi sono così. Naturalmente poi hanno il
coraggio di dire che le più gelose siamo noi! Ma non
è vero. L’altro giorno Tai stava per pestare un
povero cameriere solo perché era stato gentile con me. Non
mi sembra una cosa normale no?»
Sora
annuì. Forse la sua migliore amica aveva ragione.
«Poi
includendo il fatto che sono Tai e Matt... beh questo spiega molte
cose!»
«Infatti!»
La ramata annuì vigorosamente dato che Taichi Yagami e
Yamato Ishida non era due persone esattamente normali. Gettò
un ultimo sguardo proprio a loro due che stavano mangiando una pizza e
tenevano in mano una birra prima di alzarsi da dove era seduta.
«Senti,
Mims, mi sono stufata. Se hanno voglia di parlare che vengano
loro!»
«Giusto,
andiamo» Mimi la imitò a testa alta. Non erano
tipe da farsi mettere i piedi in testa. Voltarono i tacchi e salirono
nuovamente sugli spalti per stare un po’ tranquille.
Nel
frattempo, Tai e Matt avevano visto tutto. Si guardarono interrogativi,
poi finirono di bere la loro birra.
«Secondo
te dove stanno andando?» chiese il castano
all’amico. Matt negò con la testa, ancora
arrabbiato con lei.
«Senti,
non m’importa!» sbottò. Tai lo
guardò meravigliato.
«Ehi,
amico, ma che ti prende? Di solito non vuoi lasciare Sora da sola per
più di due minuti»
Matt si
morse un labbro pensieroso. Amava troppo Sora per lasciarla andare,
specie per una sciocchezza. Però il suo orgoglio maledetto
gli impediva di seguirla. Eppure lo voleva tantissimo. Gettò
uno sguardo verso gli altri componenti della squadra. Vide Narciso che
stava flirtando con una ragazza e quasi si sentì
più sollevato. Poi strinse i denti facendo finta di niente.
«Matt,
ti conosco troppo bene. Non mentirmi, dai, testina. Lo so che straodi
Shigetaka, si vede lontano un miglio!»
Il biondo
grugnì scazzato.
«Quel
coglione... Non gli è bastato il pugno dell’estate
scorsa, no, vuole di più!»
«Non
è poi così male»
Matt
guardò il suo migliore amico di sottecchi «Ehm,
intendo che non è antipatico... Forse dovresti smettere di
essere geloso di qualcosa che non c’è e non ci
sarà mai, dato che Sora vuole solo te»
Matt si
voltò osservando il suo amico, che aveva
un’espressione ovvia sul volto. Quasi si calmò,
pensando che in fin dei conti aveva ragione. Stava per dire che
effettivamente non aveva tutti i torti, quando Tai spalancò
la bocca.
Tolomeo e
un altro ragazzo stavano andando verso la direzione in cui erano
sparite Mimi e Sora. Che diamine voleva quell’idiota del
cugino di Joe dalla sua ragazza?!
«Senti,
Matt» quello si voltò verso di lui interrogativo
«Non credi siano passati più di due
minuti?» fece cenno verso gli spalti.
Si
guardarono e annuirono piano. Poi lasciarono la festa senza farsi
vedere.
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Capitolo 5 *** Fuori dai piedi ***
«Vuoi?» Sora porse una sigaretta a Mimi. Quella
dapprima la guardò strano, poi la prese. Non fumava, ma
voleva fare un' eccezione.
«Ne
ho bisogno per calmare gli spiriti bollenti»
rabbrividì «Oggi ce l’hanno contro di
me»
Sora accese
la sua sigaretta, poi passò l’accendino a Mimi.
«E
io che dovrei dire?» scosse la testa.
Mimi fece
un tiro tossendo un po’. L’ultima volta che aveva
fumato era stato alla festa di compleanno di Izzy. Precisamente sette
mesi fa.
Erano
sedute sugli spalti, osservando il campo vuoto. Le voci, la musica in
lontananza si sentivano ancora forti. Le due fumavano tranquillamente
in silenzio. Serviva ad entrambe un po’ di
tranquillità. Appena gettarono il mozzicone per terra,
sentirono dei rumori provenire da sotto. Si guadarono, poi si sporsero
di più per vedere chi era. Non videro nessuno. Un attimo di
distrazione e due ombre comparvero alla loro destra.
Tolomeo e un altro tizio si avvicinarono.
«Salve
donne!» urlò Tolomeo pavoneggiandosi e facendo un
inchino «eccoci arrivati! Cosa ci fanno due giovani
femminucce come voi qui da sole?»
Guardò
Mimi ammiccando. Quella si strinse a Sora. Le metteva un certo timore
quel maniaco!
«Stavamo
per andarcene, Tolomeo. Perciò puoi anche
sloggiare!» esclamò Sora, scocciata.
Perché continuava a fare lo stupido quello lì?
«No,
Takenouchi, sta’ zitta» disse il ragazzo
avvicinandosi «Noi siamo qui per voi, per darvi aiuto, per
soddisfarvi! Lo sappiamo che i vostri uomini non hanno abbastanza doti.
Noi invece siamo qui apposta per voi, oh donne!» fece cenno
al suo amico. Quello annuì, poi si avvicinò a
Sora baciandole la mano. Quella la ritrasse schifata.
«Lui
è Nino Deik Solano, un mio caro amico
d’infanzia» spiegò Tolomeo «Tu
avrai l’onore di farlo con lui, Takenouchi»
Sora si
alzò arrabbiata, mentre Mimi stava dietro di lei.
«Senti,
Tolomeo, hai rotto le palle con questa storia del cazzo! Lascia stare
la mia amica perché non è interessata a te, okay?
Né tantomeno io a questo... questo energumeno! Lasciateci in
pace o...»
«O?»
Tolomeo la incitò a parlare, mentre lei si voltava la
castana non sapendo come continuare «Che significa
“o”?»
Sia lui,
che Nino ghignarono. Poi afferrarono le due ragazze per mano, mentre
quelle cacciarono un urlo. Partì una canzone
latina quasi in coincidenza, i due tamarri misero al collo
delle due delle collane di fiori hawaiane e le fecero ballare insieme a
loro.
La fecero
volteggiare di qua e di là, mentre entrambe cercavano di
dimenarsi gridando.
«Lasciaci
in pace Tolomeo, o sarà peggio per te!»
«Zitta
Takenouchi e ballate! “Con la mano arriba,
cintura sola, de media vuelta, danza kudurooo!”»
Tai e Matt
salirono sugli spalti. Camminarono un po’ sentendo strillare.
Cominciarono a correre. Indietreggiarono. L’unica cosa che
videro furono Joe e Luchia che se la intendevano. Lo stavano facendo
sulle tribune.
«Luchia,
mi fai sognare! Sei una dea! La mia dea del cuore! La mia musa
ispiratrice! La mia fata Morgana! La mia Ginevra! Il mio Gaius! Oh,
cazzo, sto godendo come una cagna arrapata e mi escono fuori frasi da
poeta! Porca merda!»
Luchia
stava sopra di lui e si muoveva velocemente. Anche se ai due ragazzi
pareva voler scappare via dal burino. In effetti era lui che la teneva
stretta. Li sorpassarono velocemente.
«Cazzo!»
sussurrò Tai, stralunato «Abbiamo visto il burino
fare sesso! Rimarrò sotto shock per tutta la vita!»
«Capita
a tutti prima o poi» scosse la testa Matt. Poi
sentì nuovamente delle
urla «Sssh. Sono loro!»
Corsero
verso un certo punto e li videro. Tolomeo teneva Mimi stretta per le
braccia. Lei era come paralizzata dalla paura, nemmeno si muoveva.
Sora, invece, tentava di staccarsi da Nino, che le stringeva i polsi. I
due cafoni ballavano beatamente.
Tai e Matt
si guardarono. Entrambi sentirono la rabbia crescere e divorarli come
un vortice. Scossero la testa con un ghigno che significava “
siete fritti”.
Nino Deik
Solano non fece in tempo a spostarsi che Matt lo travolse con un pugno
e lo fece quasi rotolare giù dagli spalti. Poi strinse a se
Sora con fare possessivo.
Tai si
avvicinò a Tolomeo, che ancora teneva stretta la sua Mimi.
«Tolomeo,
qual buon vento?» disse sarcastico.
«Taichi,
buonasera, bella partita ver-?» nemmeno lui fece in tempo a
proferire parola che fu messo k.o da un calcio sugli stinchi e un pugno
sulla pancia.
«Guarda,
Tolomeo, la faccia te la volevo spaccare appena ti ho visto alla
partita, ma ho preferito dare tempo alla tua stupidità di
evolversi. Visto che bravo Taichi Yagami?!»
Tolomeo si
rialzò dolorante, prese per il braccio Nino ed entrambi
scapparono via urlanti.
Gliel’avevo
detto che era peggio per loro, pensò Sora. Si
voltò verso Matt che la guardava malissimo.
Abbassò lo sguardo sbuffando. Ecco, nuovamente
un’altra scenata...
Ma
stranamente, quando i quattro rimasero soli e si sentiva solo la musica
in lontananza, Matt la prese per mano e la trascinò con
sé.
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Capitolo 6 *** Possessività ***
Scesero
dagli spalti velocemente. Poi entrarono negli spogliatoi, e solo
lì Matt si fermò spingendo leggermente Sora in
avanti. Questa lo guardò sospirando. Lui era arrabbiato. Lo
era molto. Ma vederla così, in quel momento... Guardando il
suo seno, le sue curve, il suo sedere... Lo facevano impazzire di
desiderio. Tanto che non riusciva nemmeno a rimproverarla. E in fondo
nemmeno voleva farlo.
«Per
quale motivo eri con quell’idiota di Tolomeo? Che ci faceva
lui con voi?» chiese solo.
«Voleva
Mimi...» disse lei a bassa voce «Ci hanno
seguite»
«Ah
sì?» Matt si avvicinò a lei di
più, sempre di più, fino a quando entrambi
sentirono i respiri dell’altro.
Sora
deglutì. Il cuore le batteva forte, le batteva sempre forte
quando stava con Matt. E in quel momento lo voleva con tutta
sé stessa, da togliere il fiato. Entrambi stavano lottando
contro il desiderio.
Matt
cercò di rimanere ancora rigido, ma non ce la faceva
più.
«E
che cavolo vi siete allontanante a fare voi due da sole?»
Sora
strinse i pugni. «Forse perché un idiota non mi
rivolgeva la parola e aveva detto di non farmi vedere da lui per tutto
il resto della serata?! Che diamine sei venuto a fare da me?!»
Matt stette
in silenzio. Era stata colpa sua se Sora adesso ce l’aveva
con lui. Lui e la sua stupida gelosia del cazzo. Ma lei era sua... Solo
lei lo faceva stare bene, solo con lei sognava di far
l’amore... La voleva. La voleva da morire.
«Scusa
tanto se sono venuto a portarti via da quell’idiota! Scusami!
Se vuoi puoi ritornare a ballare la samba con lui!» Matt si
passò una mano tra i capelli nervoso.
«Beh,
almeno lui non è come te... Non è geloso e non se
la prende con me pur sapendo che lo amo!» urlò
forte, talmente forte da far rimbombare la sua voce per lo spogliatoio.
Matt si
sentiva eccitato. Quelle parole gli avevano fatto cambiare idea. Beh,
forse aveva cambiato idea da sempre. Era solo uno stupido. La strinse a
sé forte, fortissimo.
«Sei
solo mia Sora, di nessun’ altro» le
sussurrò all’orecchio. Lei sentì una
sensazione espandersi dalla pancia al suo basso ventre. Matt le
baciò il collo frenetico, la mordeva,
l’assaggiava, era sua. La baciò in bocca con
urgenza, le strappò dal collo la collana di fiori, poi la
fece sdraiare sopra una panca e si posizionò sopra di lei,
continuando a baciarla. Le tolse la maglietta e il reggiseno,
baciò e leccò i suoi seni. Lei lo
abbracciò lanciando un gemito. Matt sentì la sua
erezione premere nei pantaloni. Non ce la fece più, le tolse
i jeans e le mutandine di getto, poi le allargò le gambe e
la penetrò violentemente, facendola urlare di dolore, di
piacere. La stava prendendo come non l’aveva mai presa, tutto
per farle intendere una cosa. Lei era sua.
Ancora
sugli spalti, Tai stava seduto guardando il campo illuminato di fronte
a sé. Mimi lo guardava preoccupata. Gli si sedette accanto,
aspettando una sua reazione. Il castano fu scosso da una rabbia
improvvisa. Si alzò puntandole il dito contro.
«Adesso
mi spieghi che cazzo ci facevi con Tolomeo!»
Mimi rimase
spiazzata. Insomma, credeva che l’avrebbe confortata, lei
aveva avuto paura.
«Io...
Non lo so amore. Oggi ero collegata su facebook e mi mandava messaggini
in chat, poi una chiamata anonima... Infine mi ha raggiunta al campo
durante la partita. Non so come faceva a sapere che ero là.
Sora lo ha mandato via, ma poi è ritornato con quel suo
amico... Tai io ho paura, quello mi inquieta! Mi ha detto un sacco di
cose sporche per telefono...»
«Che
cosa ti ha detto?!» sbottò il ragazzo. Mimi gli
raccontò quanto sentito.
Tai stette
in silenzio a rimuginare. Non era finita là con Tolomeo
Barto Kido, l’avrebbe ammazzato di botte dopo gli esami.
Questo era sicuro. Ma Mimi... anche lei! Sempre così
ingenua, sempre così frivola... Ci credeva che attirava i
ragazzi come le mosche!
«Tu
eri là con lui Mimi, poteva saltarti addosso!
Perché ve ne siete andate dalla festa?»
«Tu
te ne sei andato con i tuoi compagni, volevo stare in
tranquillità»
Tai
urlò di rabbia. «E che cazzo volevate trovare qui
da sole al buio?! Sei sempre la solita imprudente Mimi, fai sempre
ciò che cazzo ti pare senza chiedere prima un mio
parere!»
La ragazza
si sentì offesa. Lo guardò con occhi sbarrati.
Perché se la stava prendendo con lei, adesso? Lei non aveva
fatto assolutamente nulla di male.
«Ero
con Sora, non potevamo immaginare che quegli stupidi ci avrebbero
seguite fin qui»
«E
pensavate male, come al solito!» si alterò il
ragazzo «Soprattutto tu, Mimi! Che cazzo sei venuta a fare
qui, sapendo che quel tipo ti pedinava! Non ti rendi conto?! E tutto
alle mie spalle, complimenti, io come al solito non so mai un
cazzo!»
La castana
s’irritò dopo quelle parole. Ma come si
permetteva? La stava accusando?
«Io
stavo per dirtelo, Tai, sei tu che mi hai lasciata per andare a
festeggiare con i tuoi amici!»
«Non
dovevo farlo?»
«Mi
avresti potuto ascoltare!»
«Nemmeno
parlavi, Mimi, non sapevi che dire! E’ ovvio
perché ti piaceva...»
Lei si
fermò a guardarlo con gli occhi sbarrati. Cosa stava
insinuando? Che a lei piaceva quell’energumeno di Tolomeo? Ma
si era forse bevuto il cervello, non c’era altra soluzione!
«Senti,
Tai, mi sono rotta le scatole di venire incolpata! Io non
c’entro nulla con quello, io nemmeno lo conoscevo, lui mi ha
seguita e ci voleva provare! Io non ho fatto niente!»
Tai non ci
vedeva più dalla rabbia. Non pensava di essere geloso marcio.
«Lo
hai aggiunto su facebook e nemmeno me lo hai detto. Sei stata tu a
dargli confidenza, è solo colpa tua!»
«Ma
non potevo sapere che era quel cretino!»
«Non
me ne frega, cazzo, è tutta colpa tua! Devi sempre metterti
in mostra!»
Mimi si
sentì offesa e umiliata.
«Che
diavolo vuoi dire?! Io sono una ragazza normale, non vado certo a
flirtare con gli altri ragazzi!»
«Eppure
loro vengono da te, ciò significa che è colpa
tua!»
«Il
tuo ragionamento non ha né capo né coda, Tai, ti
sei solo bevuto il cervello!»
Tai la
prese da un braccio stringendolo forte. «Adesso
sta’ zitta! Non parlare se hai torto!»
Mimi si
mollò da lui, arrabbiata, umiliata. Non poteva credere che
lui, il suo fidanzato, poteva accusarla in quel modo senza sentir
ragioni.
«Adesso
basta, non voglio vederti più!»
«Certo
l’unica cosa che riesci a dire è questa! Non sai
difenderti altrimenti!»
Mimi
cacciò un urlo d’ira, si scontrò con
una figura alta ed esile che portava qualcosa in mano.
«Mimi,
digli a Tai che devo dargli quest-» non finì la
frase che la ragazza prese in mano il vaso viola che le porgeva e lo
gettò giù per gli spalti, facendolo frantumare in
mille pazzi. Se ne andò correndo, con le lacrime che le
colavano dalle guance.
«Vattene,
brava... E’ finita? L’hai voluto tu...»
la voce di Tai si fece flebile, si sedette e si passò una
mano sopra la fronte. Che cazzo aveva fatto? L’aveva fatta
arrabbiare, adesso non voleva vederlo più... Complimenti,
Taichi, sempre il solito genio, disse la vocina della sua coscienza.
Fenomeno con il pallone, una schiappa con la sua donna.
Sentì
il grido di Joe prima di accendersi una sigaretta e passeggiare per le
gradinate.
«Che
cazzo fai, Mimi?! Era il regalo per la squadra, cazzona troia! Tutte a
me, porca merda, andatevene a fanculo tutti! Vi odio! Vi detesto!
Caini! Puh!»
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Capitolo 7 *** Trionfo d'amore ***
Passarono
tre giorni dalla partita. Tai, Matt e Sora erano impegnati con lo
studio per gli esami.
Tai chiuse il libro stufato. Non riusciva proprio a studiarla biologia,
era impossibile. E poi pensava a lei... Si erano lasciati da quattro
giorni, non si erano più sentiti. Tutto per quella gelosia.
«Sei
un’idiota anche tu» gli aveva detto Sora
«Non capite che così ci fate allontanare da
voi?»
Pensò
molto a queste parole. Scese da casa sua e raggiunse il fioraio
più vicino. Acquistò un mazzo di rose e si
diresse verso casa sua. Doveva tentare di farsi perdonare.
Suonò
più volte, ma nessuno gli rispose. Stava perdendo le
speranze, quando la voce di Mimi rispose dal citofono.
«Sono
Tai. Puoi aprirmi?»
Lei
indugiò qualche secondo.
«Cosa
vuoi?»
«Solo
parlarti»
«C’è
mia madre»
«Smettila,
Mims, lo so che non c’è di
martedì»
Mimi
sospirò ed aprì. Lui salì le scale
speranzoso. Arrivato sul pianerottolo fece un grande respiro, poi
entrò. Lei lo aspettava in salotto, bellissima come sempre.
Non sapeva come dirle che l’amava e che non voleva offenderla
l’altra sera.
Le porse le
rose, che lei accettò. Le annusò e lo
guardò aspettandosi qualcosa.
«Mimi,
davvero, io...Non so come sia potuto accadere. Sono uno
stupido!»
«Stronzo rende
l’idea» Lui annuì, perché
sapeva che aveva ragione.
«Sappi
che se ti ho trattato in quel modo non l’ho fatto mica per
ferirti»
«Ah,
no? E per cosa allora, sentiamo? Dato che te lo sei ricordato dopo
quattro giorni!»
Tai si
sentì in difficoltà. Lei se ne accorse e smise di
essere rigida.
«Mims,
ti amo troppo e lo sai... Sono geloso, ho perso la ragione. Ma non
volevo, non volevo prendermela con te perché so che tu mi
ami... o almeno, lo spero»
Mimi
annuì, sospirando. «Sì che ti amo,
testone, ma tu devi sempre rovinare tutto»
Si
alzò e posò le rose dentro un piccolo vaso pieno
d’acqua. Lui la seguì e le circondò la
schiena con un abbraccio. Lei sentì il cuore accelerare e
socchiuse gli occhi. Non poteva chiudere con Tai per quella
sciocchezza, era stata troppo avventata pure lei.
«Voglio
stare con te e basta» sussurrò la ragazza
«Mi avevi promesso che non saresti stato geloso e non hai
mantenuto la promessa»
«Lo
so, scusami sono fatto così. Sono fatto male»
«No,
non è vero, sciocchino» Lei si voltò
verso di lui con un sorriso radioso «Mi piaci così
come sei. E sai una cosa?»
«Che
cosa?» chiese lui, incantato a guardarla.
«Mi
è venuta voglia di fare l’amore» Lo
baciò piano. Lui le mise una mano dietro la nuca,
l’attirò maggiormente a sé e finirono
sul divano. Le slacciò la camicetta, continuò a
baciarla sul collo. Lei ansimava, moriva di piacere. Poi lo
fermò.
«Che-?»
«Sssh,
voglio fare una cosa»
Si
abbassò all’altezza del basso ventre del ragazzo.
Tai spalancò gli occhi. Mimi non era tipo da prendere
iniziativa in quelle cose. Non su due piedi. Stava forse sognando? Gli
slacciò i pantaloni, poi gli scese i boxer.
Vide il suo
membro e lo volle prendere in mano andando su e giù, come
non aveva mai fatto, provocatrice. Tai gemette e lei sorrise.
Continuarono un po' fino a quando non sostituì la mano con
la sua bocca. Il castano boccheggiò, preso alla sprovvista.
Chiuse gli occhi. Gli piaceva da morire. Poi la fermò per
evitare di venire subito.
La prese
dalle braccia e la posizionò nuovamente sotto di
sé. Le slacciò il reggiseno, le baciò
i seni e in fine le tolse i pantaloncini con le mutandine. Piano
entrò in lei, spinse profondamente, procurando piacere a
tutti e due. Cos’è che avevano pensato entrambi?
Non poteva finire per una sciocchezza.
Matt
finì dalle prove tardi. Non sentiva Sora da tre giorni ed
aveva bisogno di vederla, di toccarla. Passò da casa sua e
si fermò. Forse era troppo tardi per suonare. Vide
l’orologio, erano le 21.oo. La madre di Sora non
c’era, e lei stava sicuramente studiando per
l’esame. Senza pensarci suonò il citofono.
«Chi
è?» la voce di Sora lo faceva stare bene.
«Io»
Lei aprì. Salì le scale ed i due si ritrovarono
faccia a faccia sul pianerottolo.
«Matt»
sussurrò lei «Come mai sei passato?»
Lui
posò la sua chitarra sul divano e fece spallucce, tentando
di fare l’indifferente.
«Così...»
«Non
dire sciocchezze»
«Ho
detto così»
Sora lo
guardò arrabbiata, dopodiché entrò in
cucina. Non aveva voglia di litigare di nuovo per il suo caratteraccio.
«D’accordo,
fa come se fossi a casa tua»
Matt
alzò gli occhi al cielo e la prese per mano. Non voleva star
lontano da lei nemmeno un minuto.
«Sono
venuto per fare pace»
«Era
ora!»
«Smettila,
Sora»
«No,
smettila tu!» esclamò quella «Io ti amo
da morire, non ti sostituirei mai con nessun altro! Perché
continui a essere geloso di Narciso? E di quel tamarro? Basta sono
stanca...»
Matt la
strinse a sé. «Non voglio perderti... Ti amo anche
io, Sora, ma voglio che mi capisci...»
«Cosa,
Matt? Cosa c’è da capire?!»
«Non
voglio che parli con lui. Non voglio! Lui vuole provarci con te, ne
sono sicuro...»
Sora
sbuffò. «Sempre la stessa storia, basta
Matt!»
«Basta
niente!» sbottò quello. Poi si avvicinò
di più a lei «Promettimi che non lo baderai.
Promettimelo, Sora!»
«Tu
devi fidarti di me! Se non ti fidi di me, come facciamo a stare
insieme?!»
«Io
mi fido di te!» esclamò Matt, arrabbiato
«E’ di quel coglione che non mi fido!»
Sora
pensò di diventare pazza. «Ma io ti ho detto che
ti amo! Io ti amo! Ti amo!»
Lo spinse
contro il muro, lo baciò prepotentemente senza dargli il
tempo di parlare. Poi gli sbottonò la camicia e gli
baciò i pettorali. Scese più giù fino
a scendergli i boxer e prenderlo tutto in bocca, quasi senza respirare.
Matt godeva da morire. La tirò leggermente dai capelli come
per dominarla. Le venne in bocca, ma lei se ne fregò. Anzi
si fece prendere in tutti i modi per dimostrargli ancora una volta che
lei era di sua proprietà. Lui leccò la sua
femminilità, facendola gemere dal piacere.
«Mia e
di nessun’altro»
«Tua e
basta»
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