I left my heart in you

di Dea Sofia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Conchiglie ***
Capitolo 2: *** Voci ***



Capitolo 1
*** Conchiglie ***


Characters : Anna / Antonio.

Terza persona : Anna.

Ambientazione : Elisa di Rivombrosa - Parte seconda.

 

 

 

 

 

 

 

 

Conchiglie

 

 

Non è soltanto quando stai per morire che l'intera vita ti passa in un lampo davanti agl'occhi.

 

Quello è un modo fisico di agonizzare, ma non è l'unico.

 

Può accadere che i ricordi si ribellino spezzando il filo quotidiano della tua esistenza.

 

Quello che successe ad Anna quella sera di temporali estivi, di aroma di legno nell'aria e di ricordi di quel giorno lontano in cui aveva ancora coraggio.

 

Quel tipo di coraggio che hanno tutti, nella giovinezza.

 

Frugava in un baule pesante e non troppo vecchio, quando tra le mani si ritrovò conchiglie.

 

Levigata dalle onde del mare, con ancora qualche granello di sabbia rimasto incastrato tra le seghettature della superficie.

 

Gliel'aveva regalata Fabrizio.

 

Fabrizio. Tornato a Rivombrosa dal suo primo viaggio, Anna lo ricordava ancora raccontare a lei e alla loro madre di quelle terre, di quegli orizzonti e arie mai respirate.

 

Lo ricordava raccontare, con il viso rosso di gioia, del mare e delle rive che bagnavano.

 

Anna non era mai andata a quelle rive, dovendo rimanere a casa per imparare i modi per diventare contessa.

 

Le aveva immaginate, sognate dai racconti di suo fratello.

 

« Si chiamano conchiglie. Le abbiamo raccolte quando un'onda le ha fatto scivolare a riva » la voce calda di Fabrizio, mentre porgeva quegli oggetti estranei agli occhi di Anna, che facevano rumore se scontrate fra loro e profumavano di sale.

 

« Questa è la più bella. Vedi? È rosa. Ed è tua. »

 

Anna si rigirò fra le mani la conchiglia bianca con sprizzi e sfumature color rosa dell'alba e si sentì pervadere da una nuova sensazione.

 

« Mi avete fatto chiamare, signora Marchesa? » Giannina fece capolino alla porta della stanza.

 

« Devo uscire. Aiutami a prepararmi. Sai acconciare i capelli? »

 

Non ci volle molto a disfarsi della camicia da notte, e infilare in fretta il corpetto da indossare sotto l'abito che Anna aveva scelto di indossare.

 

Quello blu. Il suo preferito.

 

« Le devo chiamare una carrozza, signora? » Giannina sistemava forcine fra i capelli di Anna, nel maldestro tentativo di portare a termine l'acconciatura.

 

« Non sarà necessario. Cavalcherò. »

 

« Ma signora Marchesa, scusi se mi intrometto ma è sera inoltrata e fuori c'è un temporale. È pericoloso, e andando a cavallo si bagnerà e..»

 

« Puoi andare, Giannina.»

 

La donna indugiava. « Ho detto vai via » ripeté Anna ritornando al suo solito tono di voce arrogante.

 

 

 

 

 

Si era truccata. Legata in alto i capelli ricci, come le piaceva fare.

 

Aveva indossato il suo abito migliore.

 

Appena fuori dalla tenuta, in groppa a un cavallo che non sapeva domare, Anna si sentì immediatamente inzuppare dalla pioggia fitta e martellante.

 

La visibilità sembrava inesistente, ma lei sapeva dove doveva arrivare e che ci doveva arrivare.

 

Come se l'istinto di quella lei giovane si fosse risvegliato e l'avesse spinta, a forza, alla casa dell'uomo che amava e che aveva sempre amato.

 

Alla casa di lui.

 

Vide il lago. Vide gli alberi del bosco che lui le aveva fatto conoscere, apprezzare.

 

Smontò. Solo quando si trovava davanti alla porta le sembrò di rendersi conto di quello che stava facendo.

 

L'abito si faceva sempre più pensante, assorbendo l'acqua come una spugna. Non riusciva, non poteva bussare.

 

Ma perché sono qui?”

 

Dei rumori dalla porta sul retro. « Anna? »

 

Antonio lasciò cadere a terra i secchi che teneva fra le mani e si precipitò dalla donna, sconvolta, bagnata, noncurante del fatto che per raggiungerla anche lui si sarebbe bagnato.

 

« Sta male? Cosa le è successo, Anna? Entri in casa, presto»

 

Sentì le parole, a cui tanto aveva pensato con determinazione lungo la strada, che le morivano in gola.

 

Sentì lo sguardo preoccupato degli occhi cielo-azzurro di Antonio come qualcosa di fisico, materiale, addosso a lei senza pietà.

 

Uno sguardo che non le lasciava pace, che non la lasciava respirare.

 

Che per quei quindici anni non l'aveva più lasciata vivere. Perché Anna non viveva. Si limitava a esistere.

 

« Non voglio entrare » disse infine, tremante, con una voce che non riconosceva come sua.

 

Tirò fuori dalla tasca del vestito quella conchiglia rosa e gliela porse.

 

« Antonio, questa è sua »

 

Il silenzio era assordante, fra loro.

 

« Fabrizio me l'aveva regalata »

 

« Anna, voi siete ancora scossa dalla morte di vostro fratello » sentenziò Antonio con tono grave.

«E questa reazione è perfettamen-»

 

« Voi non avete capito proprio niente» Le gocce scivolavano sulle guance di Anna sembrandole calde.

 

« Fabrizio non poteva fare a meno dei suoi viaggi, erano diventati la sua vita » disse infine, fissando la conchiglia. « proprio come io non posso fare a meno di voi. Antonio, sei diventato la mia vita »

 

Quel veloce passaggio dal “voi” formale al “tu” era bastato per rendere più ardenti le parole della donna nel petto di Antonio.

 

Ed erano avvinghiati, senza di saperlo, che già le loro labbra si schiudevano a vicenda.

 

Lei sentì la pelle calda e bagnata delle sue ruvide guance, le sue braccia salde attorno alla vita, i suoi capelli fra le dita.

 

« Anna » un mormorio quasi impercettibile « Cosa dobbiamo fare adesso? »

 

« Balliamo. »

 

Pioveva. Tra le mani la conchiglia, nell'aria ancora la paura percettibile di Anna.

 

E profumo. Di amore.

 

E intanto non avevano smesso di danzare.

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Capitolo 2
*** Voci ***


Pairing: Anna / Antonio.

Ambientazione: Da qualche parte nella prima serie.

 

 

 

Voci

 

 

 

Finché esistono i sentimenti non potrà esistere "occhio per occhio, dente per dente" .

 

Un detto, un proverbio, una legge antica che allude alla giustizia.

Ripagare con la stessa moneta e fare in modo che il tuo opposto provi sulla propria pelle quello che lui ha fatto bruciare sulla tua.

 

È quando c'è di mezzo l'amore che salta tutto.

La parola giustizia perde quel valore.

Per quanto una persona ti abbia fatto del male, una sua carezza o un suo bacio, e ti diventerà impossibile fargliela pagare.

 

Salta tutto.

Se si ama.

 

 

 

 

 

Anna amava.

Amava ed aspettava da quindici anni, che aveva arricchito in peggio con quella sua nota melodrammatica e pessimista.

 

Sentiva la sua speranza ammalarsi giorno per giorno, fino a morire.

 

Malata, proprio così. Se la speranza di Anna si potesse personificare sarebbe emaciata, livida.

Disidratata. Anoressica.

 

E come tutti i malati aveva bisogno di una medicina, facile a dirsi, certo, ma di medicina a quel mondo ce n'era una sola ed era lui.

 

Anna proiettava da ore lo stesso sguardo cupo in un punto vuoto. Le succedeva tutti i giorni, ma quel giorno era particolare perché la sua speranza le gridava, supplicava di aiutarla a guarire.

 

Le sarebbe bastato così poco, oppure no?

"Voglio correre da lui."

 

Oppure si? Oppure sarebbe stato più facile soffocare quelle grida fino a ridurle uno squittio nella testa, girarsi dall'altra parte ?

 

"Voglio correre da lui. Io ho bisogno di un dottore"

"Oh, piantala."

 

Anna non sapeva quando due voci le fossero entrate nella mente.

"Perché? Perché?"

 

Si chiese se per davvero lo stava vedendo avanzare davanti a te sull'erba umida dei giardini di Rivombrosa, o se fosse come uno di quei miraggi che Fabrizio le confidava di vedere quando era lontano da Elisa.

 

« Quando non è con me, mi capita di vederla. Ma lei.. non è lì davvero. »

« Fabrizio, mi spaventi. » Anna aveva girato la testa per evitare gli occhi del fratello.

« Non sono io che ti spavento, Anna. È amore, e ti fa paura »

Le aveva afferrato le spalle con gesto deciso - l'amore per Elisa l'aveva cambiato - .

"E ti fa paura". Aveva continuato a rimbombarle nella testa per giorni, per notti accompagnate dalle martellanti sistole e diastole del suo cuore.

 

 

« Salve. » Non era un miraggio. Antonio, che le si era avvicinato fissandola con occhi indecifrabili per secondi che sembrarono ore.

« Voi siete sempre qui » Se n'era uscita poi, la donna, che si odiò per averlo detto.

 

 

 

 

Il tramonto coloriva i visi di Antonio e Fabrizio che passeggiavano per i giardini, ridendo a bassa voce, guardando lontano.

 

Anna era restata senza togliergli gli occhi di dosso, voleva scappare, ma qualcosa la teneva inchiodata lì.

Forse, era istinto di sopravvivenza della sua speranza.

 

« Anna, dove scappi? » e poi una risata. Fabrizio era sempre il solito.

« Come sta Emilia? » e poi quello sguardo formale e professionale. Antonio era sempre il solito.

« Antonio, fareste meglio a chiedervi come sta mia sorella. »

 

Anna restò paralizzata.

"Trova un pretesto e vattene di qui!"

"Non posso, guardalo, è così.."

 

« Suvvia non faccia quella faccia, dottore » esclamò Fabrizio, che era sempre stato bravo a frantumare come vetro quei silenzi imbarazzanti. « La Contessa ha una di quelle patologie che un dottore non può curare, penso. »

« Fabrizio, ti prego » Terrore. Perché come suo fratello poteva sapere, poteva capire, come poteva dirlo così, senza nessun riguardo?

« Hai ragione, Anna. In questo caso un dottore potrebbe fare qualcosa. »

« Fabrizio, mi preoccupate. Anna, voi non me ne avete fatto parola della vostra malattia. »

La voce di Antonio era diversa, quando intervenne dopo lo scambio di battute nel quale lui non aveva pronunciato parola.

"Voi non me ne avete fatto parola"; l'aveva urlato, forse preoccupato, scoinvolto dalla leggerezza con cui Fabrizio ne parlava.

 

Gli afferrò un braccio, ridendo. « Antonio, non dovete preoccuparvi. » e poi, Fabrizio guardò con tenerezza la sorella.

E poi: « Anna è malata d'amore, e solo voi potete fare qualcosa. »

 

 

 

 

Sofia.

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