Ricominciare da capo

di Strega_Mogana
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Voglio restare sola ***
Capitolo 2: *** Un pupazzo vuoto ***
Capitolo 3: *** Chi sono io? ***
Capitolo 4: *** Ti aiuterò io ***
Capitolo 5: *** La mia ancora di salvezza ***
Capitolo 6: *** Reagisci! ***
Capitolo 7: *** Un cuore che torna a pulsare ***
Capitolo 8: *** Odiami Hermione ***
Capitolo 9: *** Risate e lacrime ***
Capitolo 10: *** Meriti di meglio ***
Capitolo 11: *** C'é un motivo se siamo vivi ***
Capitolo 12: *** Baci ed incertezze ***
Capitolo 13: *** La nuova Hermione Granger ***
Capitolo 14: *** Una lezione importante ***
Capitolo 15: *** L'incontro ***
Capitolo 16: *** La magia della prima neve / Epilogo ***



Capitolo 1
*** Voglio restare sola ***


Non sopporto più questa casa.
Non sopporto più questa gente.
Non sopporto più neppure me stessa.
Molly piange da almeno un’ora, Arthur cerca di tranquillizzarla, ma neppure lui é calmo e tiene a stento le lacrime.
Ginny é in un angolo, rannicchiata su quella poltrona grigia e ammuffita, fissa un punto del muro scrostato, i capelli sono sporchi e alcune ciocche rosse le ricadono mollemente sul viso, il vestito é impolverato, vecchio, sicuramente il peggiore che aveva nel suo misero armadio, é pallida e ha due profonde occhiaie, le guance rigate dalle lacrime versate fino a qualche istante fa.
E’ passata dall’incredulità alla disperazione e ora é nella fase di rassegnazione, quella che ti sbatte in faccia la realtà fregandosene dei tuoi sentimenti.
So come ci si sente.
So bene cosa vuol dire vedere l’uomo che ami morire davanti ai tuoi occhi.
Sentivo anch’io il dolore che mi lacerava l’anima... il cuore che si spezzava... ma poco dopo ci fai l’abitudine, vivi assieme al dolore, impari a gestirlo e, alla fine non lo senti più.
Sirius, Silente, Moody, Tonks, Hagrid, Ron e Harry sono morti durante questa guerra che va avanti da quasi dieci anni.
Ora la guerra é finita... siamo liberi ma il prezzo che abbiamo pagato é troppo alto.
Sono grande ormai, ho quasi vent’anni.. credevamo di riuscire a recuperare i frammenti dell’anima di Voldemort in poco tempo ma la verità é che gli studi furono più lunghi del previsto, gli altri oggetti magici erano ben nascosti nei loro rifugi e molte trappole ci hanno sbarrato la strada, ma eravamo riusciti a trovare tutto... avevamo distrutto gli oggetti magici legati a Lui e abbiamo trovato il suo rifugio.
Lunga é stata la battaglia, Ron, prima di uccidere Nagini, é stato morso e il suo veleno gli é stato fatale. Harry ha lottato fino alla morte per distruggere Lord Voldemort e ci é riuscito.
Anch’io ho ucciso... non so quante persone... so solo che erano Mangiamorte e che ho usato una delle maledizioni senza perdono, la stessa che mi rifiutai di pronunciare quando il falso Moody mi interrogò in classe.
Non so chi abbia ucciso... avevano il viso celato dal cappuccio nero, sinceramente non mi interessa.
Ho raccontato la nostra storia già cinque volte, loro hanno bisogno di capire, devono trovare qualcosa con cui sfogare la loro rabbia.
Io non ho più rabbia, non ho più dolore, ho solo un gran vuoto dentro di me.
Minerva entra di corsa in casa, il nuovo capo dell’Ordine della Fenice dopo che Silente é morto, il quadro della signora Balck urla scandalizzata, nessuno la fa stare zita, tutti sono troppo immersi nel dolore per fare anche solo un passo.
Mi appoggio al muro, non voglio sedermi.. sedermi potrebbe suggerire agli altri che voglio restare in questa casa, e io non voglio stare qui!
La vecchia strega mi lancia un’occhiata sfuggevole e poi abbraccia Molly cercando di darle un po’ di conforto.
Un conforto che non arriverà mai.
Guarda gli altri e poi i suoi occhi si posano di nuovo si di me.
Inizialmente era uno sguardo penetrante e molto minaccioso, poi ha visto i miei vestiti stracciati e sporchi, il sangue rappreso sulle mie scarpe, il mio aspetto sicuramente orribile. Ha addolcito lo sguardo e si é seduta su una seggiola traballante di legno.
- Come ti senti?
- Bene. – rispondo senza esitare sorprendendo anche me stessa per la facilità con cui ho mentito, la sicurezza nella mia voce, il mio sguardo sicuramente glaciale.
Vorrei dire che non sto affatto bene, che tutto il mondo mi fa schifo... che voglio solo raggiungere i miei migliori amici nella tomba ma non lo dico, resto zitta appoggiata contro il muro mentre Minerva continua a fissarmi, vuole farmi quella domanda... lo so.. lo sento...
- Cos’é successo?
Ecco lo sapevo, ancora una volta... quante volte dovrò ripetere le stesse cose?
Celando il mio fastidio riesco a raccontare quello che é accaduto.
Dopo il funerale di Silente io, Ron e Harry abbiamo passato tre settimane a Privet Drive rinchiusi nella stanza del mio amico occhialuto, l’avevamo incantata e resa molto più grande e ospitale, riuscivo perfino a cucinare senza dover scendere e incontrare Petunia, quella donnetta acida e meschina che non sono mai riuscita a digerire.
Abbiamo passato tre settimane a studiare la vita di Voldemort, abbiamo selezionato i luoghi più vicini all'Oscuro Signore, i posti più probabili dove trovare i pezzi della sua anima nera e contorta. Il nostro lungo viaggio ebbe inizio il giorno dopo il compleanno di Harry: tre maghi diciassettenni conto un demone.
Avevamo trovato quello che mancava, era stata dura ma avevamo distrutto gli Hocruax che Silente non era riuscito a trovare.
Alla fine ci siamo diretti verso Voldemort, nessuno di noi sapeva a cosa andavamo incontro, sapevamo solo che dovevamo uccidere Nagini prima che Harry affrontasse l’Oscuro.
Poi tutto é accaduto troppo velocemente perché ricordassi tutti i particolari.
I Mangiamorte... le lotte.. Ron che trova Nagini, la sua morte... io che lancio maledizioni quasi senza controllo e poi la fine di tutto.
Dopo la morte di Voldemort il silenzio aveva avvolto il castello come una cupa coltre, ricordo di aver odiato quel silenzio, preferivo il trambusto della battaglia. Poi i gemiti strozzati di Harry, agonizzante a terra ferito e colpito da vari incantesimi. I Mangiamorte si erano smaterializzati e io mi ero inginocchiata davanti al mio amico cercando di confortarlo, dicendogli che tutto si sarebbe risolto nel migliore dei modi. É morto tra le mie braccia... mentre io cercavo in vano di curarlo.
Finisco il racconto ancora una volta, tutti hanno le lacrime agli occhi, Molly si copre il viso con un fazzoletto zuppo e singhiozza più forte, anche Ginny ha ripreso a piangere. Remus guarda fuori dalla finestra mentre Minerva si asciuga gli occhi con un fazzolettino ricamato di verde.
Io non sento nulla... mi sono così abituata al dolore che non sento più nulla, le loro lacrime non mi toccano, la loro angoscia per me é patetica.
- Bisogna parlare con il Ministero. – inizia la mia ex Capocasa.
- Io non ci parlo con il Ministro. – ribatto decisa, talmente decisa che tutti si voltano per fissarmi.
- Ma…
- Io non ci parlo con il Ministero!- ripeto con più enfasi – Ci hanno voltato le spalle dopo la morte di Silente, hanno solo combinato casini… io non ci parlo con loro!
Minerva annuisce piano.
- Riposati. – mi dice con dolcezza.
Questa dolcezza non la sopporto, non ho bisogno della loro commiserazione, non ho bisogno di nessuno… voglio solo tornarmene a casa e stare sola.
- Vado via. – annuncio avvicinandomi alla porta.
Improvvisamente c’è qualcosa che attira la mia attenzione: il silenzio.
Il quadro della madre di Sirius si è azzittito… qualcuno ha chiuso le spesse tende viola che lo celavano agli occhi degli estranei.
Prima che la mia mano sfiori la maniglia di ottone completamente nero a forma di serpente, la porta di apre.
I miei occhi si incrociano con uno sguardo freddo e penetrante, molto più penetrante di quello di Minerva.
Tremo… solo un uomo ha quello sguardo.
- Professor Piton…- balbetto sgranando gli occhi.
- Hermione! – è diverso… sembra stanco… pallido e molto provato, ha il mantello strappato e sporco, sui pantaloni neri vedo una grossa macchia di sangue.
Mi fissa sorpreso, un sopracciglio alzato, anche se è provato vedo chiaramente le mille domande che gli frullano in testa.
Sono brava nella Legimanzia, sono brava in molte cose… tranne che a salvare i miei amici.
Sento che chiude immediatamente la mente, sente le mie capacità, sa che posso perforare le sue difese, ma non lo farò… non mi interessa.
- Ti credevo al San Murgo. – soffia lui freddamente, lo stupore è sparito nel suo sguardo glaciale.
- C’erano feriti ben più gravi di me da soccorrere. – spiego fingendomi disinteressata.
La verità è che le mie ferite sono troppo profonde per guarire con una notte in ospedale – Ma anche lei è ferito. – constato osservando la sua gamba sanguinante – Dovrebbe esserci lei in ospedale.
- Nulla che una delle mie pozioni non possano curare. – semplifica lui con un sorriso obliquo.
Sento Minerva che si alza alle mie spalle, lo sguardo di Piton va altre la mia figura.
Severus Piton è stato scagionato dall’accusa di omicidio, Silente aveva sistemato ogni cosa, dopo la sua morte aveva lasciato una fiala a Minerva pregandola di guardare i suoi ricordi assieme ai membri dell’Ordine.
Albus spiegava la situazione, la missione di Harry e il ruolo di Severus, il suo compito accettato non senza litigi… il suo totale rifiuto verso quell’eventualità.
Anche se completamente discolpato Piton non é quasi mai venuto alle riunioni dell’Ordine, credo che non si perdoni ancora per quello che è stato costretto a fare.
- Severus, - fa Minerva con tono grave – dobbiamo parlare con il Ministro. Harry e Ron sono morti.
- Lo so. – risponde semplicemente il mago – Ho visto.
- Era la…- mormoro incredula e arrabbiata – lei era la e non ha fatto nulla!
Ora che sono grande abbastanza chiamo tutti per nome, Minerva, Molly, Remus… tutti… tutti tranne lui. La sua immagine continua a mettermi soggezione, non riesco ad immaginare Severus Piton diverso al professore che ho avuto per sei anni.
- Non potevo fare nulla!- mi risponde deciso – Come non hai potuto fare nulla tu Hermione.
Sento una rabbia incontrollabile salirmi dalle viscere del mio corpo, sento un bicchiere rompersi sulla credenza, il tavolo balla come se ci fosse un terremoto… invece sono io… sono i miei poteri aumentai a dismisura con questa battaglia, Harry mi diceva che, a volte, gli facevo paura.
- Hermione calmati!
La voce di Remus riesce a farmi calmare un attimo, oltrepasso Piton spingendolo di lato in malo modo, ha fatto una smorfia per il dolore alla ferita ma non mi importa… merita tutto il dolore di questo mondo. Esco da Grimmaund Place, il vento freddo di Novembre mi taglia la pelle screpolata del viso, fisso i deboli coni di luce dei lampioni e sospiro… non so dove andare.
Non voglio tornare a casa, il mondo babbano non può offrirmi più nulla, sono una strega, sono un’ottima strega... il mondo é questo ormai.
Senza staccare gli occhi dal vicolo buio prendo il pacchetto di sigarette che ho nella tasta interna del mantello, ne prendo una e mi la infilo tra le labbra umide.
- Dove diavolo sono i fiammiferi?- biascico con la sigaretta stretta tra le labbra mentre cerco i fiammiferi nelle varie tasche che ho sia sul vestito che all’interno del mantello.
Sussulto appena quando vedo due mani dalle lunghe dita posarmi davanti alla bocca la debole fiamma di un fiammifero acceso. Mi allungo lievemente in avanti in modo da accedere la sigaretta, butto fuori il fumo dalle narici e fisso il volto pallido di Severus Piton illuminato dalla fioca luce del fuoco.
- Mi dispiace. – dice in un soffio mentre spegne il fiammifero e lo lancia per terra.
- Lo so. – mormoro io tornando a guardare lo squallido vicolo buio dove mi ritrovo – Professore... ho bisogno di staccare la spina per un po’. Devo stare da sola, lontano da tutti... devo riflettere... lei conosce un posto dove posso stare tranquilla?
Annuisce mentre anche i suoi occhi neri si perdono nel buio di Grimmauld Place.

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Capitolo 2
*** Un pupazzo vuoto ***


Ho dovuto fare qualcosa, non potevo starmene a guardare.
Non dopo aver incrociato il suo sguardo.
Non dopo aver sentito il suo cuore lacerato dal dolore.
Non dopo che ho visto quello spesso muro attorno ai suoi sentimenti.
La guerra ha reso la saccente Hermione Granger, la ragazzina che piangeva ogni volta che litigava con i suoi migliori amici, una fredda donna insensibile. Non ha pianto neppure una volta da quando sia Ron che Harry sono morti, non ha sfogato la sua rabbia, non ha detto una sola parola.
So fin troppo bene quello che le sta accadendo, è successo anche a me, la segregazione della propria anima, l’isolamento dal mondo, il rifiuto di ogni tipo di sentimento.
Non posso permettere che Hermione diventi come me: una persona che ha preferito non vivere piuttosto che provare sentimenti.
Ha recluso la sua umanità in una parte del suo cuore, ha chiuso la porta con la chiave e l’ha gettata via come se non le servisse più.
E’ giovane e non può fare questo! Lei non sa cosa vuol dire vivere in questo modo, anzi… questa non è vita: è dannazione eterna ed Hermione è troppo giovane per farlo.
Io, ormai, ci ho fatto l’abitudine.
Provare dei sentimenti è un lusso che non ho mai potuto permettermi e anche ora che la guerra è finita, non riesco neppure a provare un senso vago di libertà. Non sento nulla, non sento dolore, non sento gioia… sono solo un pupazzo vuoto che cammina e parla solo perché non ha altro da fare.
Io non posso più risorgere dalle ceneri della mia anima come faceva quel pollo troppo cresciuto di Fanny, ormai la mia occasione è passata e io non ho saputo coglierla, non potrò mai più vivere come gli altri.
Ma non importa, ci sono abituato, non ci faccio neppure più caso alle occhiate che la gente lancia al mio passato.
So cosa si dice di me: Severus Piton l’ex Mangiamorte che ha ucciso Albus Silente.
L’uomo che non ha avuto il coraggio di disobbedire al mago più potente del mondo.
Ipocriti…
Come se non ci avessi provato, come se non avessi urlato a quel pazzo visionario tutta la mia rabbia e la mia frustrazione per quel compito indegno che voleva affibbiarmi. Ho lottato, fino allo stremo delle mie forze, ho urlato…
Non potevo, non volevo farlo… avrei preferito dare la mia di vita per salvare Draco, avrei ucciso mille Lord Voldemort se bastava per non portare a termine quella missione che avrebbe ucciso anche l’ultima parte del mio cuore.
Con Albus sono morto anch’io… un mago che stava riemergendo dalle oscurità dov’era precipitato… con lui io sono ricaduto in quel barato freddo di morte e desolazione e, questa volta, non ho le forze per uscirne.
Forse non voglio più uscirne.
Una notte di primavera, esattamente un anno dopo la morte di Silente mi sono recato alla sua tomba.
Non l’avevo mai fatto… ma glielo dovevo…
Il vento soffiava forte facendo ondeggiare l’alta erba verde che mi circondava, la luna era alta in cielo, tonda e bianca come la tomba del mio più caro amico. Il lago brillava sotto la magica luce argentea della luna… ho pianto… ho pianto veramente, in silenzio, da solo… avrei anche voluto urlare ma il mio famoso autocontrollo, il mio odioso orgoglio da Serpeverde, me l’ha impedito.
Ti ho odiato vecchio pazzo con la barba lunga… oh si che ti ho odiato con tutte le mie forze quando ti ho ucciso.
Ti ho odiato perché mi stavi costringendo a fare una cosa che non volevo fare! Ti ho odiato perché sapevi che la tua morte significava per me tornare da Lui e io non volevo, ti ho odiato perché stavi per morire… l’unico uomo che mi abbia mai dato fiducia, stava per morire… ed ero io ad ucciderlo.
Sono un verme… anzi no, sono la quinta essenza di un verme.
Mentre tutti gli altri combattevano io continuavo a lavorare tra i Mangiamorte, mentre molti morivano, io continuavo a servire un Padrone a cui non credevo più da molto tempo.
Ti ho odiato Albus… ti ho odiato tantissimo… perché mi hai fatto questo?
Ma ora non importa, il dolore che ho sentito quella volta si è assuefatto è come sparito nel mio animo vuoto.
Non sento più nulla e va bene così.
Ma quella ragazzina so tutto io, non può ridursi come me.
Lei ha lottato, lei è una sopravvissuta.. io sono solo un fantoccio inanimato.
Per questo le ho detto che poteva stare da me, per questo le sto offrendo il mio aiuto.
Per questo ora la sto seguendo per i vicoli di Londra, verso la casa babbana dei suoi genitori.
Non mi ha rivolto la parola, non credo che voglia venire con me per la mia compagnia, ci avviciniamo al palazzo vicino a Piccadilly Circus, si guarda un po’ attorno e poi fa scattare la porta del palazzo con un semplice incantesimo. Entra velocemente e mi fa un cenno per seguirla, non dico nulla ed entro, è buio ma non mi interessa: ho imparto a vedere anche senza uno straccio di luce.
Hermione no invece, tiene la bacchetta in alto, la punta lievemente illuminata mette in risalto la sua figura. E’ dimagrita dall’ultima volta che l’ho vista, o forse sono i vestiti che la rendono troppo magra e smorta.
- Di qua. – mormora con un filo di voce svoltando improvvisamente sulla destra.
Svolto l’angolo e per poco non le vado addosso, si è fermata davanti al muro e guarda le porte metalliche di un ascensore, il pulsante sulla destra è illuminato. La fisso per qualche secondo poi mi guardo attorno, l’atrio del palazzo è grande, con un tappeto rosso all’entrata, sulla sinistra c’è un bancone dove il portiere svolge il suo lavoro, delle piante ben curate sono agli angoli della sala, c’è una grande finestra che da sulle scale di marmo che portano ai piani superiori.
- Casa mia è al decimo piano. – mi fa lei continuando a fissare le porte dell’ascensore – Non le dispiace se prendiamo l’ascensore vero?
- No. – la mia voce è decisa, come lo è sempre stata.
Mi sembra che abbia rabbrividito un attimo.
Con un debole suono le porte si aprono mostrando il piccolo abitacolo dove ci staranno al massimo quattro persone.
Entriamo, le pareti sono a specchio e io mi sento immediatamente a disagio, non sopporto gli specchi, mi mostrano quello che sono diventato e quello che non sono mai stato. Non sono bello come lo era James Potter, non sono intraprendete o affascinate come lo era Sirius Balck e non suscito neppure tenerezza come Remus Lupin. Io sono solo Mocciosus, il ragazzino smorto e magro, con i capelli lunghi e il naso adunco, sempre in biblioteca a studiare magia oscura.
Questo sono sempre stato e questo sarò sempre… un vecchio pupazzo vuoto.
Hermione si guarda un attimo allo specchio, si sta esaminando, non vedo nulla nei suoi occhi.
Non va bene… no, non va assolutamente bene.
Con un colpo di bacchetta di sistema i vestiti, gli strappi vengono ricuciti e puliti dal sangue, lega meglio i capelli, si avvicina allo specchio e sospira: per quelle occhiaie non potrà fare nulla in pochi secondi.
Mi fissa attraverso lo specchio, le sue iridi color nocciola fissano i miei vestiti.
Se non voglio spaventare quei poveri babbani forse mi conviene darmi una sistemata, faccio uno dei miei soliti sorrisi obliqui e mi sistemo senza dirle assolutamente nulla.
- Grazie. – mormora continuando a fissarmi dallo specchio.
Le porte si aprono e usciamo dall’ascensore, percorriamo il lungo corridoio fino ad arrivare all’appartamento 5D.
La mia ex studentessa suona piano alla porta.. nessuno risponde.
Suona di nuovo, un po’ più forte… e ancora nulla.
Sbuffa e si attacca al campanello per circa due minuti.
Dallo spiraglio sotto la porta si vede un po’ di luce, qualcuno armeggia dall’altra parte e la porta si apre leggermente.
Faccio solo in tempo a vedere uno sguardo vacuo e una barba incolta quando Hermione parla.
- Sono io papà, scusa per l’ora.
Il signor Granger spalanca gli occhi ora del tutto sveglio, chiude istantaneamente la porta e toglie il gancio, l’apre e si fionda sulla figlia per abbracciarla.
- Oh tesoro!- è visibilmente sollevato – Non abbiamo più avuto tue notizie… sulla Gazzetta abbiamo letto cose orribili.
- Sto bene papà…- risponde lei con voce piatta ricambiando debolmente l’abbraccio – scusa se non vi ho più scritto. Ho avuto dei problemi.
- Entra dentro tesoro…- dice l’uomo indicando la porta, poi i suoi occhi incrociano i miei – io la conosco… era un professore di mia figlia.
- Severus Piton. – rispondo usando il tono più cordiale che mi riscese.
- Entri pure…
La casa è modesta, arredata con gusto, trasmette calore e molta felicità.
Casa mia trasmetteva solo indifferenza e odio.
La madre di Hermione corre in salotto, avvolta in una vestaglia di lana verde, vede la figlia e per poco non scoppia a piangere.
- Hermione!- fa con voce strozzata dall’emozione abbracciandola – Bambina mia.. ci siamo così preoccupati.
- Sto bene mamma…- fa lei sforzandosi di sembrare tranquilla – sono venuta per prendere delle cose.. e per salutarvi.
I due babbani si guardano perplessi.
- Salutarci?- domanda l’uomo – Dove vai?
- Verrà via con me signor Granger. – prendo io la parola stupendo perfino me stesso – Nel mio castello… vostra figlia dovrà aiutarmi per alcune faccende con il Ministero della Magia.
- E di cosa si tratta di preciso? – mi chiede la madre titubante e per nulla convinta.
- Sono affari interni del ministero signora, - mento con una semplicità quasi allarmante – non posso divulgare notizie segrete.
- Certo… certo…- si affretta a dire il signor Granger – capiamo benissimo… vi fermate qui per la notte?
- Dobbiamo partire subito. – risponde Hermione – Sono passata per prendere le mie cose.
- Vuoi una mano?
Annuisce piano, dirigendosi verso la sua stanza, le seguo in silenzio, senza neppure dare un’occhiata al mobilio che mi circonda o alle fotografie appese alle pareti bianche.
Hermione apre una porta marroncina ed entra, la sua stanza è proprio come me la immaginavo: una libreria di legno scuro che copre totalmente una parete, libri ovunque, pergamene ben in ordine sulla scrivania, le bocce di inchiostro allineate sotto la finestra, cinque piume, una diversa dall’altra, infilate nell’apposito sostegno che stanno in piedi come bandiere, una clessidra su una mensola, qualche oggetto comprato a Hogsmeade che fa a pugni con gli oggetti babbani che vi sono accanto e il baule di Hogwrats ai piedi del letto.
Hermione apre il baule e, con un gesto veloce di bacchetta, apre le ante dell’armadio che si trova sull’altra parete, qualche vestito esce dal mobile e si piega in ordine sopra la sua testa per poi entrare nel baule, la stessa cosa fanno dei libri che, prima di sistemarsi nella valigia, si rimpiccioliscono leggermente.
Sento un fruscio all’altezza delle mie caviglie, sussulto appena quando vedo Grattastinchi salire sul copriletto rosso e miagolare verso la sua padrona. Lo sguardo di Hermione si illumina un attimo, sorride lievemente e si siede sul letto, l’animale si strofina contro la sua schiena e poi si accoccola sulle sue gambe incrociate.
- Grazie Professor Piton per non aver detto la verità ai miei genitori… - sospira leggermente non ha mai alzato lo sguardo dal suo gatto - loro non credo che capirebbero.
- Smettila. – dico con un tono molto severo.
- Di fare cosa?- mi chiede innocentemente lei continuando ad accarezzare il gatto.
- Di chiamarmi professore… - rispondo facendo un passo verso di lei.
La mano che accarezzava Grattastichi si blocca a mezz’aria, alza lo sguardo e, per la prima volta da quando ce ne siamo andati da Grimmauld Place, i nostri sguardi si incrociano di nuovo.
- Non sono più il professore di nessuno. – continuo io sedendomi accanto a lei, non risceso a sostenere quello sguardo, i miei occhi si posano sul gatto che tiene ancora tra le braccia, gli accarezzo gentilmente il muso e lui, stranamente, mi lascia fare iniziando a fare le fusa.
- E’ strano…- mormora piano, i suoi occhi ancora puntati su di me.
- Lui puoi portarlo se vuoi. – dico distrattamente continuando a fissare questo gatto che molti ritengono orribile.
Finalmente alzo lo sguardo e vedo Hermione sorridere debolmente.
- Grazie Severus.

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Capitolo 3
*** Chi sono io? ***


Ti seguo piano, silenziosamente, tra le ombre del castello di tuo nonno.
Mi hai detto che la tua casa a Spinner’s End é stata distrutta dagli Auror, quando ti davano la caccia per l’assassinio di Silente.
- Questo é il castello dei Prince...- mi spighi mentre percorriamo un lungo corridoio, sulle pareti di pietra fredda ci sono dei quadri che guardo appena, candelabri preziosi e oscuri sono posati sopra i tavolini di mogano, i preziosi arazzi non riescono a far sembrare questo posto più caldo e accogliente – mio nonno...
- Edwart Prince. – questo nome mi esce da solo dalle labbra, non ho mai perso l’abitudine di interromperti quando spieghi.
Ti volti di scatto e l’occhiata raggelante che mi lanci mi fa arrossire, abbasso gli occhi intimorita... mi sento come quando avevo quattordici anni alla tua prima lezione di Pozioni.
- Hai fatto ricerche su di me? – me lo domandi con un sibilo, sento la tua mente che vuole perforare le mie difese.
Ma sono forte Severus... e non ti lascio passare.
Annuisco piano mentre mi torturo un labbro con i denti.
- Harry,- inizio a spiegare alzando lo sguardo... non so dove trovo il coraggio per farlo, so solo che riesco a farlo – voleva informazioni su di te... voleva trovarti.
Vedo per un attimo il tuo sguardo incupidirsi, torni a guardare davanti a te e io so che la morte di Silente pesa come un macigno sulla tua anima.
- Questa é la tua stanza. – la tua voce é tornata fredda e distaccata come gli anni in cui insegnavi a Hogwarts – Fai come se fossi a casa tua, non preoccuparti di nulla gli elfi ti aiuteranno per le tue cose.
Annuisco ed entro nella stanza.
E’ molto raffinata e grande, forse troppo grande per me, mi fa sentire piccola ed indifesa... e io non voglio sentirmi in questo modo. I miei bagagli sono già qui, gli elfi domestici si sono dati un gran da fare, forse sono entusiasti si servire un umano in più del solito.
La vecchia Hermione avrebbe iniziato a parlare del CREPA, di tutto quello che potrebbero fare gli elfi in libertà, dallo sfruttamento ingiusto di queste povere creature.
Alla nuova Hermione non importa nulla degli elfi domestici.
Non le importa più di nessuno a dire il vero.
Sei ancora sulla soglia della porta, mi fissi, sento il tuo sguardo pungente alla base del mio collo e ancora la tua mente che tenta in tutti i modi di distruggere le mie difese.
Non lo farò Severus, non ti mostrerò nulla, non ti dirò nulla... lasciami sola... lasciami in pace.
Questo pensiero te lo lascio leggere, mi volto e, solo per un istante, vedo una luce incredula nel tuo sguardo.
Sì, hai capito bene mago... lasciami in pace!
So quello che stai facendo, so bene quello che stai pensando ma io non voglio essere il tuo caso pietoso per alleggerirti la coscienza!
Non voglio che mi usi come scusa per non affrontare i tuoi spauracchi.
Vattene via Severus... lasciami sola con la mia corazza fredda ed indistruttibile.
- Non resterò molto. – ti dico in tono distaccato poggiando il cestino di vimini con dentro Grattastichi – Solo il tempo necessario per capire quello che voglio fare ora.
- Puoi stare quanto vuoi. – mi rassicuri sempre con quello sguardo pungente.
Per un attimo fai in debole sorriso, incredibile... non avevo mai visto neppure l’ombra di un sorriso sul tuo viso.
Forse é il primo che fai da diversi anni.
- In fondo al corridoio c’é la biblioteca... sono certo che la vecchia Hermione l’apprezzerà molto. Ora ti lascio sola, devi riposare. In quanto e me mi troverai nei sotterranei, in biblioteca o nel salone centrale.
Te ne vai e io resto immobile in mezzo alla stanza, sento il mio gatto miagolare nel cesto e muoversi quel tanto che basta per farlo rovesciare sul letto in modo che possa uscire. Con un colpo di bacchetta chiuso la porta della stanza, mi tolgo in pesante mantello da viaggio verde che mi ha regalato Molly qualche anno fa e mi sdraio sul letto a baldacchino. Le coperte sono morbide, purpuree e profumano di buono, faccio un grande sospiro inalando quel profumo così spezziato che mi pizzica il naso, lo stesso odore che c’era nei sotterranei di Hogwarts quando si preparava una pozione. Grattastichi si struscia un pò su di me e poi si sdraia sopra la mia pancia cominciando a fare le fusa.
Sono qui, sinceramente non so perché ho accettato di seguirti, non so nemmeno perché ho chiesto a te aiuto.
Forse perché non vedevo la compassione nei tuoi occhi.
Forse perché non mi hai mai trattato come la ragazzina sprovveduta che non può vedere tutto il marciume che c’é nel modo.
Forse perché, a volte, mi sento più vicino a te che agli altri membri dell’Ordine.
Ricordo un Remus pallido e disperato per la perdita della sua donna, un Remus che voleva esser consolato piuttosto che consolarmi, tu no. Tu non hai detto nulla, hai solo allungato una mano e mi hai fissato con quegl’occhi freddi ed indecifrabili. Non mi hai dato la tua compassione, non mi hai accolto con pietà.
Mi hai solo accolto e lasci che sia io, ora, a fare il primo passo.
E’ questo quello che vuoi da me vero Severus?
Vuoi parlare... vuoi farmi sfogare... ma io non ci riesco, non voglio più soffrire... e non parlerò con te.
Probabilmente non parlerò più con nessuno.
Ma qui mi piace... non ci sono occhi indiscreti.
Non c’é commiserazione.
Non ci sono lacrime.
Sì, questo posto mi trasmette pace, una pace che ho perso quando Harry e Ron sono morti.
E’ strano quanto la mia vita sia insignificante senza di loro, non mi ero mai resa veramente conto che non ero nessuno senza quei due rompiscatole sempre tra i piedi. La mia vita era incentrata su loro due... io studiavo e gli aiutavo prima con i compiti e poi con la guerra, quando avevano bisogno di un aiuto io ero la prima persona che chiamavano e, anche se spesso ero dura e severa, loro mi volevano bene, mi amavano.. come io amavo loro.
Sospiro ancora una volta, conscia del fatto che non sentirò più supplicare Ron di aiutarlo con un lavoro difficile, non dovrò più dire a Harry di stare attento alle trappole o di non fare più il gradasso, non li vedrò più giocare a Quddicth, non vedrò più Ron fare il cascamorto con qualche bella ragazza facendomi ingelosire.
No, non vedrò più niente di tutto questo.
E ora cosa faccio?
Cosa ne sarà della mia vita?
Prima era un’amica, una compagna, una sorella, ero la confidente di qualcuno, l’amante di qualcuno... ora non sono più nulla.
Io sono il nulla.

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Capitolo 4
*** Ti aiuterò io ***


Ho sempre odiato questo posto.
Il castello dei Price rispecchia troppo le mie origini, il mio animo geneticamente nero, il mio mezzo sangue puro.
Sembra strano ma ho odiato mio nonno con tutte le forze, ho sempre detestato quelli come lui.
Alla fine sono diventato proprio come lui.
Non so neppure io com’é successo, tutto é accaduto all’improvviso.
All’inizio ero solo un ragazzino di undici anni che passava inosservato.
Poi sono diventato il bersaglio preferito di Potter e compagni.
Poi sono diventato l’uomo da cui nascondersi, sono diventato l’incubo di molta gente.
Alla fine mi sono nascosto di nuovo nell’oscurità... isolato dal mondo, senza più guardare in faccia nessuno.
Non mettevo piede in questo posto da sedici anni. Da quando Lord Voldemort era caduto, in questo posto ho dato feste per i miei compagni Mangiamorte, ho dato rifugio al Signore Oscuro, una volta ho ucciso una babbana nei sotterranei di questo castello.
No, questo posto mi ricorda troppo il Severus che fu, quel Severus che vorrei uccidere con le mie stesse mani.
Ma ora che sei qui... ora che qualcun altro divide con me queste mura gelate, tutto ha un’altra luce.
Non so se sei tu o se sono solo io... so solo che questo luogo non mi opprime come prima.
So solo che non sento più quella sensazione di vuoto nel cuore… oddio… cosa diavolo sto dicendo? Perché sono felice che tu sia qui? Una ragazzina saccente ed irritante, una mocciosa che non ha fatto altro che mettermi i bastoni tra le ruote da quando l’ho incontrata per la prima volta in classe.
Forse sono solo molto stanco, stanco di tante cose, stanco di questa vita infame, stanco di questo posto lugubre, stanco di tutto il mondo.
Non voglio che tu senta le stesse cose Hermione, non è giusto. Devi capire che c’è altro la fuori, che per te nulla è finito, puoi vivere, puoi ricominciare.
Per me è tardi, Albus non lo credeva ma io sapevo che non c’era più nulla da fare per uno come me. Ma tu no, tu puoi ancora salvarti e io ti aiuterò che tu lo voglia oppure no.
Tenterò di nuovo di entrare nella tua mente… lo farò fino a quando tu non allenterai le tue difese, fino a quando non mi permetterai di guardare, fino a quando non ti sfogherai con me. E, quando accadrà, io sarò li a tenderti la mano, sarò li ad asciugare le lacrime, sarò li ad aiutarti per ricostruire la tua vita.
Quel tuo messaggio è stato chiaro, fin troppo chiaro, ammetto che mi ha sorpreso.
Tu sei forte, ma io lo sono di più.
Sono molto paziente piccola Grifondoro, so aspettare, ho sempre aspettato.
Prima gli amici, poi l’amore e il potere e ora aspetto un perdono che nessuno mi darà mai.
Un perdono che neppure io voglio darmi.
Lo so, Hermione, soffri… lo sento… stai male, ti senti vuota, senza più una speranza o un motivo per continuare a vivere.
Ma io ti farò vedere che sei circondata da persone che ti sostengono e che ti amano, c’è Remus che con la sua bontà, Molly con il affetto materno, tutti i Weasley rimasti che ti considerano come la loro seconda sorellina, Minerva e poi ci sono io… l’ombra nascosta che ti guarda da un angolo buio. Ci sono, sono in fondo alla sala, nascosto, non ti ho mai imposto la mia amicizia, sapevo che non potevo farlo, che non ne avevo il diritto ma sono rimasto a guardati. Ed ora posso aiutarti, posso tenderti quella mano che hai rifiutato dagli altri, non so perché hai accettato; forse perché sono l’unico che ti capisce veramente, forse perché dietro quell’espressione fredda e glaciale, vedo solo tristezza e solitudine, forse perché posso sopportare anche il tuo di dolore Hermione.
Vorrei solo che mi parlassi.
Che ti sfogassi un po’.
Che mi considerassi un amico.
Ma verrà con il tempo, non hai altro posto dove andare, non hai nulla da fare, stare qui ti farà bene... e credo che farà bene anche a me.
Apro le finestre della mia stanza, fa freddo, il vento che soffia dalle montagne é gelido ma non importa, non mi interessa del freddo.
Vado sul balcone e appoggio le mani sulla ringhiera di pietra, sento una sottile patina d’acqua che si sta congelando, presto arriverà la neve.
Sono certo che ti piacerà questo posto ricoperto di neve.
Perfino questo castello non sembra più così minaccioso con la neve candida che imbianca i suoi tetti e il parco.
Sì, ti piacerà ne sono certo.
Sento uno spiffero alle mie spalle e il rumore inconfondibile di qualcuno che arriva con la Polvere Volante.
Sospiro e torno nella mia stanza chiudendo la porta finestre alle mie spalle.
Non sono sorpreso nel vedere Remus Lupin mentre si spolvera via la cenere dal mantello nel bel mezzo della mia camera.
- Lupin. – faccio io semplicemente andando a sedermi dietro la scrivania dove ho un libro aperto alla stessa pagina da almeno un mese.
- Ciao Severus, come sta Hermione?
- Male... come tutti noi. – rispondo prendendo il libro.
- Non lo dimostra. – sospira il mezzo uomo andando a sedersi su una poltrona di velluto verde davanti al camino acceso – Sembrerebbe che stia superando la cosa.
Faccio un lieve sospiro, Hermione é una brava attrice... ha ingannato perfino uno come Lupin.
- Sei troppo preso dal tuo dolore Lupin per accorgerti di quello degli altri. – spiego fingendo di leggere il libro, in realtà fisso la stessa parola da circa cinque minuti.
Restiamo un attimo in silenzio, so che Remus ha perso una donna che stava iniziando ad amare, perdere un amore ancor prima che nasca del tutto, é doloroso quando perdere una persona che ami da vari anni.
Chiudo il libro e lo ripongo sul tavolo, é inutile illudere anche se stessi... non riuscirò mai a finirlo.
- Perché sei qui? – gli chiedo dopo pochi minuti, il tempo giusto per fargli metabolizzare ancora il dolore.
Senza dire nulla Remus si alza dalla poltrona e affonda la mano scarna in una delle tasche dei pantaloni grigi.
Mi rendo solo ora conto di quanto sia dimagrito.
- Dovresti mangiare un po’ di più Lupin. – lo ammonisco quasi dolcemente – Non ti fa bene perdere tutto quel peso... non nelle tue condizioni.
Annuisce stancamente come se fosse stufo di sentirsi dire sempre le stesse cose.
- Posso darti una po...
- Seguirò il tuo consiglio grazie. – mi interrompe quasi bruscamente come non aveva mai fatto.
Finalmente trova quello che cercava nella tasca, é una busta beige, chiusa con il sigillo del Ministero. La mette sul mio tavolo, faccio una smorfia disgustata: non voglio più averci nulla a che fare con il loro modo insano di governare il mondo magico.
- Cosa vogliono da me?- chiedo con disprezzo osservando la busta, senza osare toccarla.
- Veramente vogliono te e Hermione. – precisa lui dirigendosi verso il camino – Hanno fissato la data per i funerali ufficiali di Ron e Harry é tra tre giorni.
Mi mordo lievemente un labbro... già i funerali, l’avevo dimenticato.
L’ultimo funerale a cui ho assistito era quello di Diggory quando il Signore Oscuro era tornato.
- Pensi di venire?- mi chiede Lupin prendendo un sacchetto che aveva appeso alla cinta marrone.
- Non lo so. – e la mia risposta é maledettamente sincera, non lo so cosa devo fare.
E non so come dirlo a Hermione.
- Vuoi che lo dica io a Hermione?
Scuoto piano il capo e mi alzo dalla sedia.
- No, ho affrontato Signore Oscuro più di una volta. Saprò affrontare anche una donna!
L’ombra di un sorriso sarcastico illumina il volto di quello che forse é stato il mio unico vero amico in tutti questi anni.
- Buona fortuna Severus. – é ironico.. sa bene che con le donne non sono molto bravo, prende una manciata di polvere volante e si butta nel camino. Da quello che ho capito passerà ancora qualche giorno a Grimmauld Palce, almeno fino ai funerali.
Prendo la busta del Ministero e mi dirigo verso la camera di Hermione, non é uscita da quella stanza da quando vi ha messo piede... non so se é un buon segno o meno.
Busso piano alla porta.
- Entra pure.
Entro, Hermione é sdraiata sul letto, fissa il soffitto, Grattastichi è sdraiato sopra il suo torace, lo accarezza distrattamente mentre la sua mente é distratta da altri pensieri a me irraggiungibili.
- E’ successo qualcosa Seveurs?- i tuoi occhi nocciola si muovono appena nella mia direzione.
Lentamente e cercando le parole giuste ti dico quello che il Ministero vuole fare per ricordare i suoi due migliori amici.
Un sorriso amaro incuba le tue labbra rosse.
- Prima lo credono un pazzo visionario, poi vogliono farlo passare per l’uomo del Ministro, quando Harry ha rifiutato l’hanno lasciato combattere da solo... un ragazzino... e ora che ha salvato il mondo ed é morto lo acclamano come un eroe. Tutto ciò mi fa schifo.
- So come ti senti ma...
Ridi.
Non é una risata spensierata, é una risata fredda, pungente... quasi diabolica.
Sento un brivido attraversarmi la spina dorsale, ti fisso incredulo, sposti il gatto dal tuo petto e ti messi a sedere, il tuo sguardo mi colpisce come uno schiaffo.
- Tu sai come mi sento?
Annuisco appena incredulo da tanta ferocia.
- No, invece... tu non lo sai... nessuno lo sa!
- Ti senti vuota, inutile e sola. Vuoi morire e maledici il mondo perché ti ha lasciato vivere anche in mezzo a tutto questo marciume e maledici te stessa perché non hai il coraggio di toglierti la vita. Vuoi solo stare sola, vuoi smettere di soffrire, vuoi dimenticare ma non ci riesci perché ogni volta che chiudi gli occhi rivedi quelle scene, perché senti le urla e vorresti solo vivere nel nulla. Morire e smettere di soffrire.
Ho detto queste cose tutto d’un fiato... non so come ho fatto, non so dove ho trovato il coraggio di parlarti così apertamente.
So solo che l’ho fatto.
Quella tua risata e quel tuo sguardo mi hanno infastidito, nessuno può guardarmi in questo modo, nessuno deve ridere del mio dolore.
Mi guardi stupita qualche istante, so che quello che ho detto corrisponde alla verità, so quello che provi. Chiudi gli occhi e fai qualche respiro profondo.
- Qui c’é la lettera. – ti dico in tono duro poggiandola sul comodino accanto al letto – Se vuoi andarci dentro ci sono tutte le istruzioni.
Mi avvio alla porta, metto la mano sul freddo pomello di ottone quando la tua voce debole mi blocca.
- Verrai con me?
Annuisco solamente ed esco dalla stanza.

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Capitolo 5
*** La mia ancora di salvezza ***


Lo specchio é alto, prende tutta l’anta dell’armadio, ha le rifiniture in argento, ci sono dei fiori e qualche piccolo serpentello: degno del maniero dei Prince.
Mi sistemo il mantello nero sulle spalle e guardo la mia figura, sono dimagrita molto negli ultimi tempi, le occhiaie non accennano a diminuire, mi sento stanca, sfiduciata... mi sento vuota., un inutile involucro che cammina su questa terra.
Ti senti vuota, inutile e sola. Vuoi morire e maledici il mondo perché ti ha lasciato vivere anche in mezzo a tutto questo marciume e maledici te stessa perché non hai il coraggio di toglierti la vita. Vuoi solo stare sola, vuoi smettere di soffrire, vuoi dimenticare ma non ci riesci perché ogni volta che chiudi gli occhi rivedi quelle scene, perché senti le urla e vorresti solo vivere nel nulla. Morire e smettere di soffrire.
Riesco a sentire ancora le sue parole... sì, é esattamente così che mi sento... voglio morire... voglio raggiungere i miei amici.
Mi tappo le orecchie con le mani, ho paura di queste voci, ho paura di quello che mi dicono.
Ho paura ad ascoltare.
Ha paura che un giorno possa fare quello che mi suggeriscono da quando sono rimasta sola.
Ho paura di me stessa.
Faccio un profondo respiro e torno a guardarmi allo specchio: sono pallida e troppo magra, un sorriso acido mi appare sul volto: assomiglio a Piton in questo momento.
Prendo la fascia di seta rossa e mi lego in vita la casacca senza bottoni nera, sotto ho un paio di pantaloni dello stesso colore e il mantello richiama il rosso della cintura.
Nero come il mio umore, come il mio animo.
Rosso come il sangue che ha versato questa guerra, come il sangue che ha sporcato anche le mie mani.
- Hermione sei pronta?
La voce di Severus dall’altra parte della porta mi riscuote dai miei pensieri tristi, scuoto appena la testa e do un’ultima accarezzata al mio gatto prima di uscire dalla stanza.
Severus é appoggiato con la schiena al muro, le braccia incrociate sul petto e lo sguardo fisso sul pavimento. Indossa un vestito molto elegante, nero ovviamente, lui é sempre vestito di nero... ora che ci penso anch’io, ultimamente, vesto solo di nero.
Ci avviamo al camino del salotto, un po’ di polvere volante e mi ritrovo nell’immenso atrio del Ministero. La gente entra ed esce velocemente, dai camini continuano ad uscire persone, molti sono vestiti di nero.
Non c’é bisogno di chiedere dove vanno.
Quanta gente conosceva veramente Ron e Harry?
In quanti hanno temuto per la loro vita?
Ipocriti.
Impostori.
Stringo i pugni e mi dirigo a grandi passi verso l’ascensore, la celebrazione si terrà in una delle sale più grandi del Ministero, Harry non avrebbe mai voluto questo ma non posso obbiettare... non ho voglia di lottare ancora.
La sala é gremita di gente, parlano a bassa voce tra di loro, drappi neri sono alle pareti e sul soffitto, qualche fiore in alcuni vasi e un odore fastidioso di incenso di arriva al naso.
In quanti stanno aspettando il mio arrivo?
Probabilmente tutti perché appena ho messo piede in questa stanza, ogni testa si é voltata per fissarmi e tutti si sono azzittiti all’istante.
Fisso alcuni volti, non conosco nessuno... eppure loro sanno benissimo chi sono io... ora so come si sentiva Harry a scuola, quando tutti lo fissavano o lo indicavano con un dito.
Vorrei correre via... vorrei solo stare da sola, ma non posso. Lo devo a Ron e Harry, devo restare, devo esser forte.
Sento Severus accanto a me, mi mette una mano sulla spalla e la stringe dolcemente, si china sul mio orecchio e mi sussurra con un filo di voce:
- Coraggio, andiamo a sederci Hermione.
La sua voce é calda, come una suadente carezza, mi spinge dolcemente verso le prime file di sedie. Tutti i Weasley sono già arrivati, ci sono anche i professori di Hogwarts e i membri dell’Ordine rimasti ancora in vita.
Mi accolgono con un lieve sorriso, Molly e Arthur stanno meglio, perfino Ginny e Remus hanno un colorito più acceso.
Perché io continuo a sentirmi uno schifo?
Al centro della sala c’é un piccolo banchetto e due grandi foto di Harry e Ron i corpi sono già stati sepolti, Ron in un antico cimitero a qualche chilometro dalla Tana e Harry accanto ai suoi genitori.
Sento il cuore che batte fortissimo, ho la gola secca e un nodo alla gola.
Perché sono qui?
Perché sono in mezzo a questa falsa?
Oltre ai membri dell’Ordine nessuno conosceva veramente Harry.
Sono qui tutti perché si sentono in colpa, perché vogliono far parte della storia del bambino sopravvissuto, sono qui perché sanno che é colpa loro se dei ragazzi sono morti, non sono qui per Ron o per Harry.
Sono qui per loro stessi.
Solo per alleggerire la loro coscienza.
E tutta questa pagliacciata non fa che aumentare la mia ira.
Il Ministro si alza dalla sua comoda sedia e inizia a parlare.
Non ascolto nulla di quello che dice, sono così furiosa che le mie orecchie si sono tappate, vorrei saltare in piedi e uccidere quel vecchio assieme a tutti i membri del Ministero che non hanno mai voluto appoggiare Silente o Harry.
Ma non posso farlo.. non devo farlo... cerco solo di placare la mia rabbia mentre le mie mani stringono convulsamente i braccioli delle sedie, se non mi do una calmata questa stanza potrebbe finire a pezzi.
Il Ministro ha lasciato posto a Caramell, un altro inetto, un altro falso mago, un altro che pur di non credere alla verità ha dato del pazzo ad uno dei miei migliori amici.
Sento una mano calda che stringe la mia, sgrano gli occhi sorpresa e mi volto verso Severus.
Lui non mi sta guardando, il suo sguardo glaciale fissa l’ex Ministro, sfioro per un attimo i suoi pensieri e vedo anche in lui l’odio verso quegli uomini falsi ed egoisti, vedo in lui la mia stessa rabbia.
Faccio un respiro profondo e stringo la sua mano.
Un’ancora di salvezza in questo mare di falsità.

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Capitolo 6
*** Reagisci! ***


Non ho potuto evitarlo, Molly é fin troppo insistente a volte, ed ora mi ritrovo nel salotto di casa Weasley a sorseggiare una tazza di te.
La funzione é terminata fortunatamente, Hermione stava per esplodere, non sapevo più come placare la sua ira.
- E’ stata una falsa. – sbotta all’improvviso uno dei due gemelli Wealsey, non sono mai riuscito bene a distinguerli, credo che loro lo sapessero... ho come l’impressione che speso si scambiavano durante la mia lezione.
- Già...- echeggia l’altro prendendo un biscotto – non mi sembra che Ron ed Harry abbiamo appoggiato il Ministero in vari piani per la cattura di alcuni Mangiamorte.
- Lo sapevamo a cosa andavamo incontro. – spiega Arthur serio – Sapevamo che il Ministro usava questa scusa dell’elogio per farsi vedere affranto dalla morte di due giovani ragazzi.
- Un pessimo attore. – sibila maligna Hermione accanto a me, non ha detto una sola parola da quando la funzione é finita, è rimasta in quella sala fino alla fine, stringendo la mia mano come se fosse l’unica ancora di salvezza da quel mare di frottole che volevano sul conto del ragazzino sopravvissuto e del suo migliore amico. E’ stata l’ultima ad alzarsi, sotto lo sguardo curioso di alcuni maghi che erano rimasti fuori nel corridoio in attesa che uscisse.
E io sono rimasto con lei, non potevo lasciarla sola, siamo rimasti entrambi seduti su quelle sedie, tenendoci per mano, senza dire una sola parola su quello che abbiamo sentito. Tutti ci voltiamo a guardarla, ovviamente non ha versato neppure una lacrima e sembra intenzionata a continuare su questa strada. Fissa il liquido dentro la tazza, rigirando il cucchiaino come se cercasse qualcosa di prezioso, i suoi pensieri sono sempre lontani da qui, sono sempre persi nella cupe nera della sua anima ferita e sanguinante. Ha guardato nei miei pensieri, delicata e timidamente mi ha chiesto quello che provavo e io ho lasciato che guardasse, che sentisse anche la mia rabbia.
Ha capito, mi ha stretto di più la mano e si é calmata un poco.
Il piccolo Connor Rupier Weasley entra nella stanza, primo figlio di Fleur e Bill, ha un anno e sgambetta per tutta la tana ridendo. Tutti lo guardano con un tenero sorriso perché quel bambino é il nostro futuro... lui non conoscerà mai Lord Voldemort, lui non saprà mai che la sua famiglia é stata quasi sterminata da uno dei demoni più feroci che sia mai esistito.
No, lui sentirà solo la storia dello zio Ronald e dello zio Harry, due uomini coraggiosi che hanno dato la loro vita per salvare gli altri.
Hermione gli sorride, avevo sentito una discussione tra Fleur e Hermione prima che nascesse il bambino erano nel salotto di Grammauld Place, stava per iniziare l’ennesima riunione inutile dell’Ordine, ero in anticipo quella sera e quando avevo aperto la porta del salotto le uniche persone già arrivate erano Hermione e Fleur con il suo pancione. Non volevo disturbare un noioso discorso tra donne così chiusi la porta e aspettai fuori gli altri. Fleur era preoccupata per il bambino, per la società che l’avrebbe accolto, per la guerra che rischiava di portarle via il marito e poi i suoi dubbi andarono sul ruolo di madre. Hermione l’aveva ascoltata in silenzio e poi le aveva confidato che appena finita la guerra, lei avrebbe voluto sposarsi e avere un bambino, adorava i bambini e non vedeva l’ora che nascesse Connor per poterlo viziare e coccolare.
Ricordo la voce euforica di Hermione, posso vedere ancora il suo sorriso luminoso e la luce brillare nei suoi occhi.
Posso vederli ancora adesso se chiudo gli occhi.
Ora non vedo più niente, solo gelo e distacco, solo aspre parole e sorrisi a metà.
Ho il terrore che quella Hermione sia ormai morta.
Appoggia la tazza sul tavolino di legno davanti al divano e si alza lentamente.
- Scusate... ho bisogno di un po’ d’aria.
Esce sul giardino dalla porta della cucina, tutti si voltano a guardare me.
- Come sta?- mi chiede ansiosa Molly.
- Non migliora. – mi limito a rispondere.
- Possiamo aiutarla?- domanda Arthur con un sospiro.
Scuoto il capo e appoggio la mia tazza ancora mezza piena.
- Hermione ha bisogno di tempo, - tento di spiegare – non riesce a sfogarsi come voi, non ha lacrime da versare e il suo dolore é difficile da consolare. Molly, Arthur voi avete ancora i vostri figli e un nipotino da accudire, Ginny é molto più giovane di Hermione e ha molte amiche e altri fratelli su cui fare affidamento. Hermione no, lei é sola e così vuole restare, vuole stare con il suo dolore, struggersi per quello che avrebbe potuto fare e che invece non ha fatto, si sta distruggendo e molto più velocemente di quello che credete. Nessuno può aiutarla perché, a differenza di lei, vuoi avete qualcosa per cui vale la pena vivere ancora.
Tutti tacciono e chinano il capo, ho ragione... é questo quello che Hermione prova, é questo che gli altri non riescono a capire.
Mi alzo e mi sistemo le pieghe del mantello nero.
- E’ molto tardi... dobbiamo andare.
In effetti voglio andarmene da questo posto, non sopporto l’atmosfera calorosa e melensa che si respira alla Tana.
Resto pur sempre un Serpeverde.
Esco dalla porta della cucina e cerco Hermione, é appoggiata alla ringhiera di legno della veranda, tra le dita stringe una sigaretta mezza fumata che manda piccole spirali di fumo bianco, il sole sta tramontando, la luce rossa e oro fa risplendere anche di più il colore dei suoi capelli e i suoi ricci perfetti.
E’ così presa dai suoi pensieri che non é neppure accorta che mi sono avvicinato.
- Stai bene?
- E’ sempre così calmo qui...- mormora lei portandosi la sigaretta alle labbra completamente persa nel suo mondo – lo vedi quel boschetto laggiù in fondo?
Annuisco piano mentre osservo le cime degli alberi in lontananza.
- Ginny, Ron e Harry si allenavano a Quidditch in quel bosco, io andavo con loro ma non sono mai stata brava su un manico di scopa. Mi sedevo ai piedi di una quercia, era enorme, centenaria e studiavo. Quel posto era perfetto per aprire la mente a nuove informazioni. Non é mai facile trovare un posto perfetto per studiare, c’é sempre qualche fattore esterno che ti disturba. A Hogwarts avevo trovato un angolino in biblioteca, la sezione più lontana e remota di Storia della Magia, non ci andava mai nessuno.
- Io a scuola avevo trovato una vecchia aula in disuso, c’erano dei vecchi quadri, qualche poltrona tarlata della vecchia sala comune di Serpeverde, il soffitto era un mosaico, me lo ricordo bene, ritraeva un paesaggio e una mandria di centauri, nessuno la conosceva, quando dovevo studiare in santa pace andavo lì. Verso gli ultimi anni ci stavo praticamente la maggior parte del tempo.
Sto parlando con Hermione Granger della mia adolescenza... non l’avevo mai fatto con nessuno.
- Andavi a studiare gli incantesimi oscuri?
Annuisco appoggiandomi mollemente su uno dei pilastri di legno che reggono il soffitto della veranda.
- Ci portavi anche la mamma di Harry?
Questa domanda mi lascia senza fiato, non me l’aspettavo.
Come fa questa donna a conoscere così tante cose su di me?
Le lancio un’occhiataccia ma lei non si scompone, fa un lieve sorriso e fa scomparire il mozzicone della sigaretta.
- Come lo sai?- le chiedo con un sibilo appena udibile.
- Ci ho riflettuto parecchio in questi anni, Lumacorno diceva sempre che Lily era molto brava in pozioni, Harry mi aveva raccontato del tuo ricordo che aveva rivisto nel pensatoio e il tuo libro di Pozioni mi ha aperto gli occhi. Tu l’amavi vero?
- Tutti amavano Lily Evans. – rispondo con una nota amara nella voce.
Già... Lily Evans, la più bella e gettonata ragazza di Hogwarts. Un perfetto mix di bellezza, intelligenza e grinta che difficilmente si trovava in giro. L’avevo amata da lontano, nell’ombra dei sotterranei, durante le lezioni di Pozioni, durante le ripetizioni che le davo di nascosto in quella saletta in disuso. L’avevo amata come tutti gli altri, vedendola crescere e diventare sempre più bella, l’avevo vista avvicinarsi a Potter per poi allontanarsi sempre più da me. Lei mi imponeva la sua amicizia, quando eravamo soli eravamo in sintonia, parlavamo oltre che a studiare. Ma fuori, quando tutti mi guardavano, la corazza orgogliosa e altezzosa tipica dei Serpeverde tornava in superficie: la deridevo, la evitavo... tutto perché volevo farmi vedere forte.
Così ho perso anche l’unica ragazza che voleva essermi amica.
- Ne hai parlato con Harry di questa cosa?
Hermione scuote il capo.
- Negli ultimi mesi Harry non era un tipo da conversazione, era molto agitato e nervoso... non mi sembrava il momento adatto.
E’ così triste... così dannatamente infelice... non so cosa fare, non so cosa dirle. Forse non c’é nulla da dire o fare, forse sono arrivato troppo tardi.
- Devi reagire Hermione. – dico sorprendendo anche me stesso, non é il momento giusto eppure te lo dico lo stesso – Non puoi continuare così.
Sento il suo sguardo pungente puntato su di me, io continuo a fissare l’orizzonte, cerchi di entrare nei miei pensieri ma ti blocco, forse con troppa foga.
- Non sta a te dirmi cosa devo o non devo fare. – usi un tono duro, sei tornata la donna di granito.
Ora mi volto a guardarti, sei arrabbiata, sei amareggiata, sei triste... perché non capisci che io posso aiutarti realmente?
- Sì invece, se non ti decidi a fare qualcosa. – ora anche la mia voce è dura, ho provato con le buone maniere ma sembra non funzionare, ora passiamo a quelle più forti.
- Perché volete tutti la stessa cosa?- stai alzando progressivamente la voce, sei arrabbiata e lo sono pure io.
- Perché non possiamo vederti ridotta in questo stato! Non sei più te stessa! Dov’é finita l’Hermione di un tempo?
- E’ morta Severus!- urli con quanto fiato hai nei polmoni – Fattene una ragione! La vecchia Hermione é morta assieme ai suoi amici! Tutti voi dovete capirlo e lasciarmi in pace! – scendi i tre scalini che portano in giardino e ti smaterializzi in pochi attimi.
Sono uno scemo.. vorrei aiutarti, invece non faccio altro che peggiorare la situazione.

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Capitolo 7
*** Un cuore che torna a pulsare ***


Mi ritrovo nel salotto del castello, ho creduto che Severus fosse più comprensibile, ho pensato che con lui potevo restare nel mio dolore.
Perché non capiscono che la vecchia Hermione é morta? Che non sento più nulla, che i libri non soddisfano più la mia sete di conoscenza, che non ho più un motivo per continuare a vivere serenamente su questo mondo.
Perché non mi lasciano in pace?
Venire qui é stato uno sbaglio.
Nessuno mi capisce... nessuno mi ha mai veramente capito in fin dei conti.
Sono sola, lo sono sempre stata, mi sono illusa di aver trovato degli amici ma alla fine anche loro mi hanno abbandonato, avevo trovato l’amore ma forse Ron non é mai stato il ragazzo adatto a me.
Sono solo un’illusa.
Salgo le scale ed entro nella prima porta che mi trovo davanti: é la biblioteca.
Sorrido... le vecchie abitudini sono lente a morire.
É veramente grande, forse più grande di quella di Hogwarts, piena di libri antichi e so già che la metà sono oscuri e potenzialmente pericolosi. Scorro i titoli dei vari volumi, alcuni li avevo sentiti nominare, altri mi sono totalmente estranei, sono certa che potrei passarci mesi qua dentro a leggere tutto.
Purtroppo Hermione Granger, detta anche Signorina-so-tutto-io, non esiste più.
Tuttavia la mia curiosità é troppo forte anche per il mio umore nero, prendo un vecchio libro con la copertina verde, il primo libro che mi viene in mano e mi siedo dietro un antico leggio. Con un colpo di bacchetta accendo le candele e apro il tomo impolverato.
Un vecchio testo di incantesimi.. la maggior parte sono stati proibiti dal MInistero verso gli anni cinquanta, probabilmente questo era un libro di suo nonno.
Volto le pagine velocemente, non leggo le formule osservo solo qualche disegno che una mano incerta ha scarabocchiato accanto alla formula. Sotto il disegno di una testa con tre nasi e otto occhi vedo una piccola scritta “A Potter verrà un infarto con questo!”, é la calligrafia di Severus, non posso dimenticale tutti i commenti che ha fatto sui miei temi troppo lunghi o le annotazioni sul libro del Principe che aveva Harry.
- Trovato qualcosa di interessante?
Mi alzo di scatto spaventata, la sedia cade all’indietro, Severus é dietro di me, sta guardando il libro che ho preso per caso, alza un sopracciglio e poi allunga una mano sfiorando la pagina lisa e gialla.
- Tu in estate cercavi incantesimi proibiti da scagliare su James Potter?- ti chiedo realmente stupita.
- Sì e no.. queste formule sono fuori legge, un ragazzino di tredici anni non poteva usarle, tanto meno in una scuola. Scrivevo le formule e poi le riadattavo, cambiavo qualche parola così che non risultassero più illegali al Ministro.
Ho sempre saputo che Severus era un uomo dall’incredibile intelligenza, l’avevo capito fin dal primo anno, quando io e Harry stavamo cercando la Pietra Filosofale, con quell’indovinello mi ero resa conto che Severus Piton era un mago fuori dal comune. E questa é l’ennesima prova.
- Tutti gli incantesimi che c’erano annotati sul libro di Pozioni... li hai veramente inventati tu?
Il tuo sguardo diventa cupo, prendi il libro e lo chiudi di scatto riponendolo velocemente nello scaffale. So cos’hai... hai inventato la maggior parte di quelle formule per il Signore Oscuro, ci sono incantesimi potenti in quelle pagine come la formula che Harry ha usato contro Draco in quel bagno.
- Sì, li ho inventati io...- mormora con un filo di voce – ma non me ne vanto. Quelle formule fanno parte di un passato che non sono riuscito a buttarmi alle spalle. Aiutando te aiuto anche me stesso
- Per questo mi hai accolto qui?- é incredibile come il mio umore possa cambiare in pochi secondi, ma quella frase mi ha irritato.
Lui non é riuscito a superare i suoi fantasmi e vuole aiutare me solo perché così si sentirà meno in colpa.
Non posso accettarlo.
- Hermione ma cos...
- Mi vuoi aiutare solo per alleviare il tuo dolore! – sto urlando... dio mio sto veramente urlando come una pazza, i libri tremano vistosamente sugli scaffali – Credevo che ci tenevi a me... che volessi aiutarmi veramente e non solo come scusa per non pensare al tuo passato.
- Non é così Hermione, hai capito male.
- No, invece ho capito benissimo. Quando mi vedi ti rendi conto che la tua vita non é così miserabile come credevi. Ti faccio pena vero?
- Hermione no! – anche lui urla in questo momento, posso vedere la vena pulsare sulla sua tempia destra... non é mai un buon segno – Perché credi di far pena a tutti? Cerchiamo di darti una mano invece tu non ci guardi neppure, invece di apprezzare gli sforzi che facciamo, urli addosso alle persone che vogliono solo farti capire che non sei sola!
- IO SONO SOLA! – un libro parte a razzo verso la parte opposta della biblioteca.
Mi afferra le spalle e mi scuote leggermente.
- No, no lo sei!
E’ un attimo, non mi rendo conto neppure di quello che sta facendo, Severus mi stringe a se e preme le sue labbra sulle mie.
Mi sta baciando.
Mi sta baciando veramente.
Sono paralizzata dalla sorpresa... non avrei mai immaginato che potesse succedere una cosa del genere.
Le sue labbra sono calde, morbide e le sue mani non mi stringono più le spalle, una é scesa ad accarezzarmi la schiena mentre con l’altra mi sfiora appena una guancia.
E’ dolce, delicato, quasi timoroso.
Chiudo gli occhi che avevo sgranato qualche secondo dopo questo attacco improvviso e gli circondo il collo con le braccia.
Non so perché lo faccio.
So solo che voglio sentirlo più vicino, faccio affondare le mie mani nei suoi capelli neri, sono setosi e morbidi, non unti come sostenevano tutti, la sua pelle ha un buon odore, sento il suo calore attraverso i vestiti neri, sento la sua pena, la sua angoscia simile alla mia.
Socchiude appena le labbra e la sua lingua sfiora in una delicata carezza le mie labbra lievemente aperte.
Chiede d’entrare, vuole esplorare la mia bocca.
E io gli do il permesso.
Il bacio si intensifica, diventa più profondo mentre le nostre lingue ballano una danza melodiosa, dolce e sensuale. Mi stringe di più al suo corpo mentre io premo di più la mia bocca sulla sua, vorrei fondermi con lui diventare una cosa unica, un solo cuore, una sola anima che vive liberandosi dalle catene del dolore.
Il bacio é durato un istante infinito.
Mi libera dal suo abbraccio, riapro gli occhi e lo fisso per qualche istante.
- Ora ragiona su questo Hermione. – mormori con un filo di voce roca.
Ti volti ed esci dalla biblioteca.
Mi sento le gambe molli e mi manca il respiro, mi appoggio allo scrittorio, continuando a fissare la porta dove Severus é uscito quasi di corsa.
Con due dita mi sfioro le labbra, hanno il suo colore e anche il suo sapore, la mano scivola sul petto, il mio cuore batte fortissimo.
Stringo la stoffa della giacca e sorrido lievemente.
Finalmente il mio cuore batte di nuovo.

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Capitolo 8
*** Odiami Hermione ***


Che cosa ho fatto?
Come posso guardarla ancora negl’occhi dopo quello che é successo? Da quando i miei istinti prendono il sopravvento sul mio cervello?
Però lei era lì... così sola, disperata, aveva bisogno di un motivo per cui vivere, aveva bisogno di calore, di sentirsi amata... e io ho fatto la prima cosa che mi é venuta in mente.
L’ho baciata.
Un bacio che doveva esser solo superficiale, una delicata unione di labbra, ma appena lei mi ha abbracciato non ho capito più niente.
Il suo profumo era dolce, sapeva di fiori e cannella, le sue labbra morbide, la sua pelle vellutata... ho ceduto, non ho saputo oppormi.
Sono un debole.
Sono un folle... cosa mi é saltato in mente? Io, Severus Piton, l’uomo più rigido ed inespressivo che esista al mondo, l’uomo calcolatore e perfezionista... si é lasciato trascinare dell’istinto.
Non credevo che questa situazione prendesse questa piega, non credevo che sarebbe finita così, con noi due che ci baciamo in biblioteca.
Ora cosa faccio?
Come mi comporto?
Cosa le dico?
Se le dico che é stato un errore lei penserà che volevo solo prenderla in giro.
Se, invece, le dico che, quel bacio lo volevo, crederà che sia in maniaco.
Sto camminando in tondo nella mia stanza da non so quanto tempo. Solo quando sono uscito dalla biblioteca mi sono reso conto cos’era successo, le conseguenze delle mie azioni si sono posate sulla mia schiena come dei macigni pesantissimi.
Sono un’idiota.
Mi siedo pesantemente sul bordo del letto.. era da tanto tempo che non provavo queste sensazioni. Questo calore nel cuore, questa strana euforia che mi alleggerisce i pensieri facendomi fare cose assurde.
Il mio cuore batte... sembra un tamburo, non lo sentivo da così tanto tempo... é stato solo un bacio, eppure mi sento così vivo dopo quel bacio. E’ come se tutto fosse illuminato da una luce diversa, é come... come se, finalmente, fossi tornato a vivere. Come se mi stessi risvegliando da un lungo coma.
Ma io non voglio svegliarmi, non voglio più vivere... voglio continuare questa mia falsa esistenza, non voglio sentire di nuovo il vento tra i capelli o il sole che mi scalda la pelle, non voglio sentire i rumori della natura, non voglio più ascoltare il mio cuore, non voglio più nulla di tutto questo.
Voglio vivere nel mio nulla perché é questo che un Mangiamorte si merita, neppure la morte mi é stata concessa... sarebbe stato tutto molto più semplice.
La morte é uguale ad un eterno dormire, senza più sentire nulla, senza incubi, senza urla raccapriccianti... solo il buio che ti avvolge, la totale estraneità dal mondo esterno.
Ma non merito neppure questa pace, no, ho fatto cose troppo orribili nel mondo, ho torturato, ucciso, servito un demone... no... non merito nessun tipo di pace. La mia punizione é giusta, devo soffrire, devo esser perseguitato dai ricordi del mio passato, devo provare più dolore di quello che ho inflitto a persone innocenti quando ero giovane e stupido.
Il mio corpo non é fatto per amare, le mie mani sono armi, non vanno bene per accarezzare.
Le mie labbra sanno solo incantesimi di morte, non parole d’amore.
Il mio corpo non conosce il vero piacere dell’amore corrisposto, ma solo le violenze e gli stupri che ha saputo infliggere quando era giovane.
I miei pensieri sono di morte, non di vita e felicità.
Il mio cuore é nero e morto, non può battere per una persona e scaldare il mio animo arido.
Io sono infetto, ho un male dentro che potrebbe distruggere tutte le persone che mi stanno accanto, per questo sto solo, per questo voglio stare in solitudine, non voglio che il mio male, la mia malattia si diffonda infettando gli altri. Nessuno deve provare il mio dolore... neppure tu Hermione, anzi tu sei la prima che deve starmi lontana.
Io vivo nella mia punizione perché é giusto così, neppure in cento vite potrei riparare al male che ho fatto in passato. Non posso chiedere perdono, non posso neppure pretenderlo solo perché mi sono pentito delle mie azioni... io non posso fare nulla, non posso chiedere nulla, posso solo stare qui, con la mia angoscia, con la mia rabbia e la mia sofferenza. Aspettando la morte, a volte pregandola di venirmi a prendere o cercando il coraggio per andare io da lei.
Per questo quel bacio é stato uno sbaglio, un raggio di luce nel mio buio tunnel, io non merito quella luce, non posso seguirla, non posso raggiungerla, non posso afferrarla e stringerla a me in attesa che si illumini anche tutto il resto.
Non me lo merito.
Odiami Hermione per quello che ti ho fatto, odiami per quel bacio rubato senza il consenso. Odiami perché voglio aiutarti ad uscire da quel mondo di sofferenze che non meriti.
Odiami Hermione così che io non possa iniziare ad amarti.

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Capitolo 9
*** Risate e lacrime ***


- Mi dispiace signora ma Padron Piton non può scendere per la cena,- il piccolo elfo domestico si sta quasi inginocchiando ai miei piedi, é dispiaciuto e sembra sofferente per quello che mi sta dicendo – il Padrone si scusa ma ha del lavoro da sbrigare.
- Sì, certo... e pretende che io ci creda. – sbuffo contrariata.
E’ una settimana che Severus mi evita. Se ne sta tutto il giorno da qualche parte nel castello, non mangia più con me, non si fa vedere... sinceramente non so neppure se abita ancora qui. Ho provato a cercalo ma conosce fin troppo bene casa sua e mi sfugge.
- Dove si trova? – chiedo molto poco gentilmente al povero elfo domestico che mi sta guardando tremando.
L’esserino sgrana i due occhioni blu e scuote il capo facendo sbatacchiare le sue grandi orecchie sulle guance.
- Padrone non vuole essere disturbato dai suoi studi. – squittisce lui.
- Bene... quindi si trova nei sotterranei.
L’elfo si rende conto di quello che mi ha detto e inizia a picchiare la testa sullo spigolo del tavolo.
- Fermo!- urlo afferrandolo per il vestito liso e sporco – Non farti del male.
- Scotty ha appena detto alla signorina dove si trova il Padrone... Padrone non vuole che Scotty parli!
- Non é colpa tua. - gli dico dolcemente tenendolo ben fermo, tira su con il naso un paio di volte e allunga le manine per prendere il vassoio che c’é sul tavolo – Lascia lo porto io a Severus, dirò al tuo Padrone che ho capito tutto da sola. Ma tu non farti più del male... ora torna pure al tuo lavoro.
Scotty annuisce piano e torna alle cucine soffiandosi il naso nella fodera lercia che indossa.
Prendo il vassoio e mi avvio verso i sotterranei.
Sono bui, molto simili a quelli di Hogwarts, ora capisco da dove ha preso lo spunto per l’aula dove insegnava. Mentre mi avvicino all’unica porta da cui esce uno spiraglio di luce da sotto, penso a come devo comportarmi e proprio non so cosa fare.
So perché mi evita, si sente in imbarazzo, quasi in colpa per il bacio, ma vorrei fargli capire che non é successo nulla di grave, che quel bacio mi ha fatto bene, che non mi sento ferita o presa in giro come lui crede.
Vorrei potergli dire che mi piacerebbe ricevere un altro bacio.
Voglio sentire ancora il mio cuore che batte forte, vorrei poterti abbracciare e liberare da quel mare di solitudine dove stai affogando.
Sorreggendo il vassoio con una mano busso leggermente alla porta di quello che posso solo presupporre sia il tuo laboratorio privato.
La spessa porta di legno scuro si apre da sola, probabilmente crede che io sia l’elfo e ha aperto senza pensarci troppo. Entro nella stanza: é grande almeno il doppio dell’aula di opzioni di Hogwarts, le pareti sono piene di scaffali con vasetti ed ingredienti per le pozioni, la parete a nord é coperta di libri, davanti c’é un lungo tavolo scuro, con qualche candelabro d’argento, sul tavolo ci sono altri libri, una bilancia in ottone, qualche penna d’aquila e alcune boccette d’inchiostro, la stanza é in penombra, la luce arriva solo dal fuoco da sotto il calderone al centro della stanza dove bolle un liquido verdognolo e maleodorante con il fumo giallo che esce a spirale ed investa tutta l’aria.
Ad una prima occhiata sembrerebbe la pozione per Remus.
Severus mi da le spalle, sta chino sul calderone e mescola il liquido con meticolosità e precisione.
- Appoggia il vassoio su quel tavolo. – mi ordina in malo modo indicando il tavolo pieno di boccette ed erbe triturate – Poi sparisci... devo lavorare.
- Spero che questo non sia il tono consueto che usi con quei poveri elfi domestici. – la mia voce pungente riempie la stanza, non uso il tono della ragazzina secchiona e saccente da molto tempo.
Mi viene quasi da sorridere... quella che ha parlato per un attimo é la vecchia Hermione.
Severus si volta di scatto, sembra quasi più pallido del solito, mi continua a fissare mentre mi avvicino al tavolo e appoggio il vassoio tra le provette vuote e i coltelli sporchi.
Alzo il capo ed incrocio i suoi occhi, per un attimo il mio cervello mi dice di scappare... che non dovrei esser nel suo territorio, che i sotterranei sono sotto terra e che non avrò molte vie di fuga, ma poi mi ricordo che non sono più una sua studentessa, sono una donna.
Una donna che lui ha baciato.
Mi appoggio al tavolo ed incrocio le braccia al petto, nei miei occhi sento un lampo di sfida.
- Mi stai evitando.
- Non é vero. – si affretta a rispondere lui dandomi di nuovo le spalle.
- Severus mi credi una stupida?
- No. – risponde prendendo una boccetta con del succo di mandragola e versandone solo tre gocce nella pozione.
- Allora perché mi tratti come tale?
Lo vedo che fa un profondo respiro, chiude l’ampolla e la ripone sul tavolo di lavoro accanto a lui.
- Non era mia intenzione trattarti da stupida. – dice mescolando in senso antiorario la pozione.
- Sul serio?
Il braccio che tiene il lungo mestolo di legno si ferma, Severus si volta e l’occhiata che mi lancia é in grado di far sciogliere anche gli icebercg dell’Antartide.
- Sul serio.
Sorrido lievemente e mi guardo attorno.
- Posso darti una mano?
Con un cenno del capo indica il tavolo davanti a me e torna a concentrarsi sul liquido maleodorante.
Mi rimbocco le maniche e inizio a pulire il tavolo e l’ambiente che lo circonda, è quaggiù da una settimana e il disordine regna sovrano, inizio a pensare che neppure agli elfi domestici sia permesso entrare qui.
Non ci diciamo una parola per le due ore seguenti, so quanto sia importante la concentrazione per una pozione particolare, io ho quasi finito, fortunatamente la magia aiuta, con il caos che c’era ci avrei messo un mese per pulire tutto. Sistemo l’ultima scatola con le erbe magiche e mi guardo attorno... sì, ho fatto un buon lavoro.
Mi avvicino al calderone, accanto a Severus e ci guardo dentro, la pozione é di bel viola acceso, un colore atipico per la pozione che stava preparando.
- Hai sbagliato qualcosa?
Si volta stupito ed alza un sopracciglio.
- Io non sbaglio mai. – ribatte deciso.
- E’ viola...- rispondo indicando il liquido che bolle – la pozione antilupo non diventa viola.
- Non é pozione antilupo,- taglia corto lui e in questo momento mi sembra esattamente il mio ex professore – é una pozione che stavo testando con Albus... prima... – si interrompe e per un attimo fissa il pavimento – era una pozione per il Ministero... volevamo qualcosa da dare agli Auror contro la Cruciatus.
- Non ci sei riuscito?
Scuote lentamente la testa.
- Mi mancava poco, ma poi dopo la morte di Silente non ho più avuto occasione di riprendere in mano la formula.
- E hai pensato di riguardarla ora?
- Può sempre essere utile.
Mi stai evitando di nuovo... non sono stata la sola che ha sentito il suo cuore battere di nuovo... é successo qualcosa in quella biblioteca.
Qualcosa di cui Severus ha paura.
E quel qualcosa sono io.
Scuoto piano il capo e mi allontano da lui.
- Non posso crederci... mi fai la predica su quanto sia diventata insensibile ed egoista e poi tu sei il primo che fa di tutto per evitare il mondo esterno.
Lascia stare la pozione e fa un passo verso di me.
- E’ un caso diverso.
- No, invece é uguale... tu hai paura.
- Non ho temuto il Signore Oscuro Hermione. – ribatte con una luce quasi folle negl’occhi neri – Cosa dovrei temere?
- L’amore. – rispondo decisa e, quando vedo il tuo sguardo abbassarsi appena, so che ho ragione.
- Io non tempo per l’amore.
- Perché cos’altro hai da fare?- insinuo melliflua.
Serra la mascella irritato e torna a concentrarsi sulla quella pozione inutile, incredibile... preferisce quell’intruglio che me.
- Lascia perdere Hermione... quel giorno ho fatto uno sbaglio.
Faccio un passo indietro come se mi avesse appena schiaffeggiata.
- Uno sbaglio? É questo quello che credi?
Temporeggia qualche istante e poi torni a fissarmi.
- Sì... é questo quello che credo.
Mi sono illusa, ho veramente creduto che quel bacio significasse qualcosa, ho aperto uno spiraglio della mia corazza per far entrare un lieve raggio di sole per nulla.
Per esser derisa, per esser usata.
Per sentire di nuovo dolore.
Indietreggio ancora di un passo, la mia schiena sbatte contro la credenza piena di vasi e alambicchi. Serro i pugni e cerco di non scoppiare anche se in questo momento l’unica cosa che vorrei fare é quella di prendere i suoi amati ingredienti e buttarglieli addosso.
Avviene tutto in un attimo, non riesco a placare come vorrei la mia ira, un vasetto con dentro non so che sostanza parte dalla credenza e vola dritto vero Severus, lui si sposta per evitarlo ma il contenuto del vaso finisce dentro il calderone. Entrambi guardiamo la pozione che bolle più animatamente facendo cadere qualche goccia di pozione sul pavimento, parte un sibilo acuto e il pentolone scoppia ricoprendoci di melma viola, puzzolente e appiccicosa.
Mi ritrovo a terra completamente sporca, mi guardo i vestiti e sospiro sconsolata.
- Era la mia giacca migliore... puzzerà per mesi.
- Hermione stai bene?
La sua voce é ansiosa, preoccupata alzo gli occhi e lo vedo che si regge al tavolo, anche lui ricoperto di melma viola. Faccio un sorriso tirato mentre con le mani tento di pulirmi almeno la faccia.
- Sì,- rispondo alzandomi a fatica visto che il pavimento é scivoloso – credo che tutto vada bene.
Severus fa un passo verso di me ma scivola e cade a terra, il suono prodotto dal suo corpo sul pavimento mi fa scappare una lieve risata. Tento di avvicinarmi a lui ma un piede messo nel punto sbagliato mi fa scivolare finendo proprio accanto a Severus.
Restiamo in silenzio per qualche istante poi scoppiamo a ridere.
Una risata vera, di cuore... era un secolo che non ridevo più così di gusto.
Un attimo prima stavamo litigando e ora mi ritrovo sul pavimento sporca e puzzolente a ridere.
La risata di Severus é calda, avvolgete, sincera, credo che neppure lui rida da molto tempo.
Con un sapiente colpo di bacchetta pulisce la stanza e i nostri vestiti, si alza e mi porge una mano per aiutarmi.
Anche la sua mano é calda e avvolge perfettamente la mia.
- Scusa per la pozione...- mormoro imbarazzata – é tutta colpa mia.
- Non importa.. non avrei saputo finire comunque la formula... avevo troppi pensieri nella testa.
Il suo sguardo mi avvolge, mi sento arrossire come una tredicenne, abbasso gli occhi sul pavimento... non riesco a tenere lo sguardo su lui.
Sento un suo dito posarsi sotto il mio mento, lentamente mi costringe a guardarlo negl’occhi.
- Perdonami. – una sola parola ma detta con una tale enfasi che mi ha fatto salire un brivido lungo la spina dorsale.
Annuisco solamente, incapace di dire altro.
Sento le lacrime pizzicarmi agl’angoli degl’occhi... impossibile... non piango più ormai.
Eppure quelle che mi bagnano le guance sono lacrime, calde, salate... sono le mie lacrime.
Le mie prime lacrime dopo la morte dei miei amici.
Mi aggrappo alla sua giacca e scoppio a piangere più forte.

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Capitolo 10
*** Meriti di meglio ***


Sta piangendo.
La stringo forte cercando di darle quel conforto che so non servirà a nulla.
Hermione Granger si é risvegliata e sta soffrendo.
Si aggrappa alla mia giacca e singhiozza più forte.
Il suo dolore é profondo, lacerante e dolorosamente vivo.
L’unica cosa che posso fare é cullarla nel mio abbraccio, mormorarle parole di conforto, farle credere che andrà meglio anche se so che non sarà così semplice.
Ma il passo più lungo e difficile é stato fatto, Hermione si sta sfogando, ha abbattuto il muro che la proteggeva dal mondo esterno, ha perforato la corazza in cui si era rinchiusa, ha ascoltato il suo cuore sanguinante e ora sta dando sfogo a tutto il suo dolore.
- Sfogati Hermione... – le dico accarezzandole piano i ricci castani – sfoga tutto il tuo dolore, tutta la tua rabbia, tutto il tuo rancore.
Il suo urlo di dolore ha riempito i corridoi di tutto il castello e ha aperto in me ferite che credevo aver cucito tanti anni fa.
Finalmente, dopo quello che mi sembra un’eternità, si calma un attimo e si allontana un poco restando, comunque, tra le mie braccia.
Ha i capelli un po’ arruffati, le guance rosse e gli occhi lucidi.
Non ho mai visto una creatura più bella in vita mia.
- Grazie. – un ringraziamento appena sussurrato con voce roca poi sviene tra le mie braccia, troppo provata e stanca.
La sollevo, é leggera, soffice e, come se fosse un fiore raro e pregiato, la sistemo con delicatezza sul letto della sua stanza e la copro con una coperta rossa.
Mi siedo su una poltroncina di velluto viola accanto al letto e resto a fissarla.
Non sono capace di distogliere lo sguardo.
Sembra così fragile ed indifesa, il suo petto di alza lentamente da sotto la coperta mostrandomi le sue curve perfette, le sue labbra sono appena dischiuse e subito il mio cervello mi proietta l’immagine di noi due in biblioteca mentre ci baciamo.
Ricordo ancora il sapore delle sue labbra, la loro morbidezza, il loro tocco inesperto e timoroso...
Cerco di scacciare questa immagine dalla mia mente, cerco in tutti i modi di ricordare a me stesso che quella distesa sul letto non é una donna ma la ragazzina So-tutto-io di Grifondoro.
Ma non c’é più nulla della studentessa in questa donna, Hermione é cresciuta, é diventata bellissima... e io sono solo un uomo che ha un disperato bisogno di amare e si essere amato.
So che é una cosa folle, so che forse dovrei solo chiudermi in camera mia e non uscirne più, so che forse quello che sto per fare é il più grosso sbaglio della mia vita ma io devo... devo assolutamente rifarlo.
Lentamente mi avvicino al suo viso, dorme tranquillamente, un angelo caduto all’inferno, le scosto le ciocche castane che le sono ricadute sul viso e avvicino le mie labbra alle sue.
Un bacio... solo un bacio rubato... ti prego Hermione non ti svegliare ora, non vedere la mia debolezza, non vedermi così disperato d’amore.
Quel bacio in biblioteca ha risvegliato una parte che credevo assopita da molto tempo. Con quel bacio si é riacceso il mio animo, dovevo solo risvegliare Hermione dal suo lungo sonno, invece, ho svegliato entrambi.
Io voglio amare ma... non posso.
Mi sollevo da lei, dorme ancora... non si è accorta di nulla fortunatamente. Mi rimetto a sedere sulla poltroncina e mi perdo nei miei pensieri, il mio primo bacio risale ai tempi di Hogwarts, avevo sedici anni, ho baciato una ragazzina di Corvonero, Julie si chiamava, ora non so più nemmeno dove si trova.
Sento un lieve sorriso incurvarmi le labbra, non baciavo una donna da tanto tempo, diciamo che non ho nessun tipo di rapporto con altre persone da tanto tempo. Hermione é la prima dopo tanti anni che ha visto una parte del vecchio Severus. Quella risata... era estranea anche alle mie orecchie, non sentivo la mia voce così felice da anni, forse da quando ero solo un bambino.
La mia felicità si é spenta subito entrato a Hogwarts, mi sentivo inferiore, sporco con il mio sangue babbano, insicuro, spaurito... e la mia popolarità non é stata brillante. Entrare nei Mangiamorte significava dimostrare a tutti quelli che mi avevano preso in giro che valevo qualcosa, che ero pericoloso, che non bisognava prendermi in giro. Poi, invece, diventare Mangiamorte ha significato solamente uccidere innocenti, avere incubi spaventosi, perdere completamente la propria umanità.
Un’umanità che si é risvegliata con un bacio.
Eppure io non voglio che il mio animo corrotto contamini anche lei, non voglio che conosca la mia pena, non ora che lei sta uscendo dal mare nero della sofferenza.
Un sospiro demoralizzato mi sfugge dalle labbra, reclino la testa indietro e mi soffermo a guardare il soffitto.
Ti ho detto che é stato un errore quel bacio... ho mentito.
Non é stato un errore, se potessi lo rifarei altre cento volte, solo per sentire il mio cuore battere di nuovo, solo per avvertire quel calore che mi riscalda il petto ogni volta che i miei occhi si posano su di te, solo per un tuo sorriso, per una tua parola.
Mi hai detto che ho paura dell’amore.
E’ vero.
Sono terrorizzato dall’amore, l’amore rende deboli, fragili, ti fa perdere la testa e la mia paura di soffrire di nuovo o, peggio, di arrecare altro dolore a persone innocenti, mi impedisce di vivere fino in fondo questo sentimento.
Hai cercato un barlume di speranza in quel bacio vero Hermione Grager?
Se guardi affondo lo puoi trovare, se cerchi nei meandri della mia mente vedrai che provo qualcosa per te ma non credo che te lo dirò... non credo che tu voglia sprecare la tua vita con uno come me.
No, tu meriti di meglio... tu hai bisogno di un uomo vero, non di un’ombra che si nasconde da tutti.
Continua a sognare Hermione, sogna un bellissimo amore... io non posso dartelo, non posso darti l’amore che meriti, ho smesso troppo presto d’amare e non so più come si fa, ho disimparato da tanto di quel tempo che ora so solo odiare il mondo.

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Capitolo 11
*** C'é un motivo se siamo vivi ***


Busso piano alla porta sul retro della Tana.
Ginny mi ha invitato per un pomeriggio tranquillo tra amiche, vuole passare il più tempo possibile con il nipotino prima di tornare a Hogwarts per finire il settimo anno. Dice che con gli esami che si avvicinano tutto il lavoro é quadruplicato e che, molto probabilmente, non riuscirà a tornare per Pasqua.
Ho accettato su ordine di Severus, dice che mi fa bene uscire da quel castello, che non posso fossilizzarmi come le statue orribili di suo nonno.
Non so se prendermela perché non mi vuole tra i piedi o perché mi ha paragonato ai gargoyle.
Sta di fatto che ho accettato, controvoglia a dire il vero, non é per Ginny ma é per l’ambiente sempre caloroso che si respira alla Tana, una volta mi faceva sentire a casa, tra i miei amici.
Ora i miei amici non ci sono più e io mi sento vuota.
Busso di nuovo un po’ più forte, sento il ciabattare di Molly dal salotto dove Connor sta piangendo. Apre la porta e io strabuzzo gli occhi, indossa un grembiule a fiori e si vedono chiaramente gli schizzi di pappa che il bambino le ha lanciato.
Questo piccolo mago dev’essere un demonio.
- Oh Hermione...- accenna in piccolo sorriso e mi fa entrare.
- Molly... cos’é accaduto?- le chiedo indicando il grembiule.
- Nulla cara,- cerca di rispondere con un lieve sorriso osservando attentamente la mia maschera di finto interesse– ma Connor non vuole magiare la sua pappa come al solito... preferisce i piatti dei grandi. – allarga il sorriso e cerca di abbracciarmi – E’ bello riaverti qui Hermione. – mi mormora all’orecchio mentre Connor continua a gridare dal salotto. – vorrei allontanarla, vorrei scappare... non posso sopportare anche questa. Non ho le forza per rivivere tutti momenti felici che ho passato qui, almeno prima avevo la mia corazza dove nascondermi ora non ho più nemmeno quella.
Severus é riuscito a distruggerla.
- Ginny dov’é?
- In camera sua... ti stava aspettando.
Mi avvicino alle scale, prima però do una piccola carezza al figlio di Bill, é un bel bambino cicciotello con le gote rosse, i capelli rossi del padre e i bei lineamenti della madre mezza veela. Salgo il primo scalino quando riesco a vedere, appena in tempo, un libro che sta volando giù per le scale, faccio in tempo ad abbassarmi che questo mi sfiora di qualche centimetro la testa e sbatte contro il muro.
- Fate smettere quel bambino! Vorrei studiare!- urla Ginny dalla sua stanza.
Molly prende in braccio il nipote ormai rassegnata e inizia a cullarlo intonando una ninna nanna, il pianto scema fino a sparire del tutto.
Salgo le scale, ben attenta a possibili altri proiettili scagliati da Ginny e mi affaccio sulla sua stanza.
Come al solito é disordinata, vestiti sul pavimento e sul letto, libro accatastati accanto alla scrivania, il baule aperto in angolo con tutto il suo contenuto accanto sul pavimento, Leo mangia dalla sua gabbia vicino alla finestra. Ginny é china su un libro... di trasfigurazione da quello che riesco a capire dalle immagini che si intravedono, sta cercando di trasformare una ciabatta in un cappello.
- Il movimento del polso é scorretto. – dico quasi senza accorgermene – Devi avere un angolo di trentasei gradi se vuoi farlo al meglio.
Ginny si volta verso di me facendo ondeggiare la sua fluente chioma rossa. Sorride, si alza dalla sedia e corre ad abbracciarmi.
- Hermione sei venuta sul serio!
- Ti avevo detto di sì. – rispondo contraccambiando l’abbraccio – Avevi dei dubbi?
- Sai... non sei molto loquace in questo periodo... non sapevo se volevi venire sul serio. Quando mi hai detto di si non ci volevo credere fino alla fine.
Incredibile... perfino Ginny, la mia migliore amica, dubita di me in questo periodo.
Dio mio... cosa sono diventata?
Ma parlare con Ginny, é dura, mi sento una vedova che parla ad un’altra vedova. Una sensazione che mi attorciglia le viscere dello stomaco.
- Beh ora sono qui. – tento di sorridere ma non sono certa che il mio viso possa ancora accettare uno sforzo del genere.
Dal soggiorno ripartono i pianti di Connor.
Ginny sbuffa e va a chiudere la porta.
Grazie Signore per aver donato a quel bambino una capacità polmonare così formidabile.
- Sta diventando insopportabile!- ringhia Ginny andando verso Leo e accarezzandogli la testolina piumosa.
- Credevo che adoravi quel bambino. – ribatto io spostando alcuni vestiti dal letto prima di accomodarmi.
Quante volte mi sono seduta sul letto di Ginny prima che il dolore ci facesse crescere così all’improvviso? Tante... ricordo le notti passate sveglie a raccontarci dei ragazzi che ci piacevano. Con lei mi sono confidata quando frequentavo Victor, lei mi ha chiesto consiglio quando soffriva per l’indifferenza di Harry, con lei mi sono sfogata quando io e Ron litigavamo anche per cose futili, e io le sono stata vicina quando Harry aveva deciso di troncare la loro relazione perché troppo pericolosa.
Eravamo due grandi amiche ma la guerra e la perdita di persone amate ad entrambe ci hanno fatto dimenticare l’altra, eravamo così prese dal nostro dolore che abbiamo dimenticato quello degli altri.
Siamo state egoiste.
Il problema é che io lo sono ancora, non credo di esser pronta a parlare con lei dei vecchi tempi. Non ci riesco... é più forte di me... sto facendo progressi ma non posso fare tutto in una volta sola.
- Certo che adoro Connor. – ribatte sospirando e appoggiandosi alla sedia – Ma é un periodo in cui piange per qualsiasi cosa... é impossibile calmarlo. Mamma inizia a dubitare che sia colpa di Fleur, dice che lei riesce a far qualcosa al bambino per farlo piangere quando é con noi, una punizione perché, secondo Miss Bionda ossigenata francese, lo viziamo troppo.
Non riesco a non ridere, Molly e Ginny hanno sempre mal sopportato Fleur e le cose non sono migliorate con il matrimonio o con la nascita di Connor.
- Non vorrei essere nei panni di Fleur ogni volta che si trova da sola in una stanza con tua madre.
Ginny mi guarda un attimo e poi scoppiano a ridere tutte e due.
Stranamente una risata di cuore.
Mi fa bene... é diversa da quella che ho avuto con Severus, in questo momento mi sento come se avessi appena ricucito una parte del mio cuore martoriato.
- E’ bello ridere di nuovo. – mormora Ginny con una luce triste negl’occhi – Non lo facevo da molto tempo.
- Sì,- annuisco piano – so cosa vuoi dire.
Non ho mai rischiato di guardarla negl’occhi, forse ho paura di vedere pietà e commiserazione nel suo sguardo, e io non voglio la pietà di nessuno.
- Mi dispiace Hermione, sono stata una pessima amica... – la sua voce diventa sempre più un sussurro, faccio quasi fatica ad ascoltarla – non ti sono stata vicino quando avevi bisogno di me. Non ho fatto nulla per alleviare la tua pena... ero troppo presa dalla morte di Ron e Harry per accorgermi che, forse, quella che stava più male tra tutti eri proprio tu.
Scuoto piano la testa continuando a guardare attentamente la punta dei miei stivaletti neri.
- Non devi scusarti Ginny... ero io che non volevo l’aiuto di nessuno, volevo solo starmene da sola con il mio dolore.
C’é un momento di imbarazzante silenzio... lo so che Ginny vuole farmi quella domanda, quella domanda che ho sempre odiato.
- Avanti Ginny...- dico con un sorriso tirato – falla quella domanda.
La sento sospirare, io non ho mai alzato lo sguardo.
- Come ti senti adesso?
Finalmente trovo il coraggio di alzare gli occhi dal pavimento, mi volto verso di lei ed incastro il suo sguardo con il mio.
Non vedo pietà, commiserazione, pena.. non vedo nulla di tutto questo, vedo solo un disperato bisogno d’amicizia, una richiesta silenziosa di tornare quella squadra forte ed affiata che eravamo un tempo.
- Va meglio,- ed é la pura verità – non posso dire di stare bene... ma reagisco. Lentamente e spesso aiutata da Severus, ma ce la sto facendo.
Vedo l’ombra di un sorriso sulle labbra rosee della mia amica.
- Ma tu e Severus... – lascia la domanda in sospeso ma so chiaramente quello che sta pensando.
I miei ricordi vanno a quel giorno in biblioteca, mi mordo un labbro mentre cerco di placare i crampi del mio stomaco.
- Siamo solo amici.
- Solo amici eh?- é tornata la Ginny maliziosa e un po’ insolente che mi faceva diventare matta a scuola – Allora perché sei diventata tutta rossa.
Mi copro il volto con le mani, é vero le mie guance vanno a fuoco.. sono arrossita come una tredicenne.. che stupida.
Mi alzo e guardo i libri che ci sono per terra, sono tutti testi di scuola, tutti usati dai vari fratelli prima di lei. In un angolo vedo “Giuda e storia della Creature Magiche d’Irlanda” un vecchio testo di Ron. Lentamente lo prendo in mano, sento Ginny trattenere il respiro come se si aspettasse una mia esplosione di lacrime da un momento all’altro, forse più che temere le aspetta così può piangere anche lei. Ma le mie lacrime non sono da condividere, l’unico che sa come alleviare il mio dolore é Severus.
Faccio un mezzo sorriso, non lo apro, sarebbe troppo doloroso... immagino solo tutti gli appunti stupidi che Ron può aver scritto sul libro. Lo appoggio sulla scrivania e guardo l’espressione, forse delusa, della mia amica.
- Come va lo studio?- le chiedo cambiando argomento.
Ginny alza le spalle distratta e lancia una rapida occhiata a tutte le pergamene aperte che ci sono sulla scrivania.
- E’ dura ma l’idea che questo sia l’ultimo anno mi rincuora.
- E dopo cosa farai?
- Non lo so bene... forse Charlie mi porta con lui in Romania per un po’ di tempo... i draghi li trovo molto interessanti, mamma non é tanto contenta però.
- Io trovo che sia una splendida idea, invece.
- E tu? Ora cosa fai?
Ecco un’altra domanda a cui non vorrei mai dare una risposta.
- Non lo so di preciso, al quinto anno avevo tante opzioni tra cui scegliere anche se avrei voluto seguire Ron e Harry al Ministero per diventare Auror.
- Puoi sempre finire gli studi e cominciare l’addestramento.
- Sì, potrei farlo... ma non dopo tutto quello che é successo. Non dopo tutte le cattiverie che il Ministero ci ha fatto.
E’ vero, non potrei intraprendere la carriera di Auror, sarebbe come tradire i miei amici e poi non sono mai stata convinta del tutto di questo lavoro. Inizio a credere di aver scelto quella strada solo per non allontanarmi da Harry e Ron, solo perché non avevo abbastanza coraggio per affrontare la vita solo con le mie forze.
- E allora cosa ti rimane?
- Potrei finire gli studi intanto, affrontare l’esame dei M.A.G.O. e poi vedere cosa può offrire il mondo ad una come me.
- Potresti chiedere aiuto a Severus.
- Altro aiuto? – sorrido e scuoto il capo – No, sta già facendo troppo per me... non posso chiedergli anche questo e, comunque, non sono ancora sicura di esser pronta per affrontare il mondo. Natale mi ricorda quando sono sola.
Sento la sua mano posarsi sulla mia spalla.
- Non sei sola.
Sì, invece, sono sola... nessuno può comprendere la profondità della mia solitudine, nessuno può capire; anche se ci provano non riescono mai a vedere il fondo del pozzo nero dove sono precipitata.
Ma sto risalendo, piano, facendo uno sforzo alla volta, spesso facendomi male, ma lentamente sto ricominciando a vivere, ma la strada é così lunga...
- Grazie Ginny. – le dico posando la mia mano sulla sua – Sei una vera amica... ora devo andare.
Un’ombra scura attraversa il viso della mia amica.
- Resta per cena.
- No, Severus mi starà aspettando.
- Non é vero.
Già non é vero, ma sono diventata brava a recitare e so essere molto più convincente di una volta.
- Ci vediamo presto.
Esco dalla sua stanza e scendo per le scale, Molly é in salotto con il nipote addormentato in braccio, la saluto con un breve cenno del capo ed esco dalla casa.
Appena fuori riprendo a respirare normalmente, non mi ero resa conto che per la maggior parte del tempo stavo trattenendo il fiato come se stessi cercando di trattenere qualcos’altro. Mi smaterializzo nel parco del castello, ha nevicato in questi giorni, fa molto freddo, tra me e il castello c’é un parco ricoperto di venti centimetri di neve. Riprendo a respirare lentamente, mi stringo nel mantello pesante e inizio a camminare con la speranza di sedermi davanti al camino con una bella tazza di cioccolata fumante. Mentre cammino rivedo il viso di Ginny, quello di Molly e Arthur, uno dopo l’altro i fratelli Weasley, Fleur al suo matrimonio bellissima con quell’abito bianco, il piccolo Connor che mi da piccoli baci sul viso. L’ultimo é il viso di Ron... il piccolo Ron che mi ha sempre fatto arrabbiare, l’infantile, tenero Ron che non faceva altro che restarmi accanto nei momenti di bisogno, il passionale Ron che si ingelosiva se un ragazzo mi faceva un complimento, l’impacciato Ron che balbettava il pomeriggio in cui mi ha confidato i suoi sentimenti, il coraggioso Ron che ha sacrificato la sua vita per salvare quella degli altri.
Mi ritrovo davanti al portone del castello, lo apro con le poche forze che mi sono rimaste nelle braccia, il calore dei camini accesi mi colpisce all’istante, faccio qualche passo entrando nell’immenso atrio.
Severus sta salendo in quel momento dai sotterranei, sta leggendo un libro.
- Sei tornata presto. – mi dice senza alzare gli occhi dal suo testo.
- Severus...- non so dov’ho trovato il coraggio di parlare, so solo che sono stanca e che mi sento uno schifo... vorrei non fargli vedere la mia sofferenza, vorrei poter piangere in silenzio nella mia camera ma, ormai, la mia corazza non esiste più, non posso più stare senza di lui.
Alza immediatamente lo sguardo, mi vede e fa cadere a terra il libro.
- Hermione cos’hai?
Cado in ginocchio, mi copro il viso con le mani e scoppio a piangere.
Corre verso di me, mi stringe al suo petto, mi sta cullando come si fa con i bambini e io continuo a piangere.
- Tranquilla...- mi sussurra all’orecchio – andrà tutto bene.
- No, invece...- singhiozzo io in preda allo sconforto – andrà sempre peggio... perché fa così male? Perché non posso continuare a vivere senza sentirmi in colpa per la loro morte? A cosa serve la mia intelligenza se non ho potuto aiutare chi amo?
- Me lo sono chiesto anch’io tante volte...- risponde lui continuando a cullarmi – se non siamo morti, se continuiamo a vivere ci dev’essere un motivo.
- Sì, esser schiacciati dal senso di colpa e da questa schifosa sensazione d’impotenza!
Mi prende il viso tra le mani e lentamente mi bacia le guance asciugando le mie lacrime.
Sento un brivido attraversarmi il corpo ogni volta che le sue labbra si posano sul mio viso, improvvisamente vorrei solo che quelle labbra si appoggiassero sulle mie.
E’ un desiderio così forte da farmi quasi male.
- Hermione...- mi sussurra guardandomi negl’occhi – c’é un motivo se non siamo morti. – ripete questa frase con più enfasi e ora capisco. Sì, c’é un motivo, c’é sempre stato: quello di incontrarci per alleviare i nostri dolori, quello di aiutarci l’uno con l’altra e di sostenerci.
Mi muovo quasi senza pensare, mi allungo verso di lui e lo bacio.

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Capitolo 12
*** Baci ed incertezze ***



Mi sta baciando.
Non mi sono neppure accorto che si fosse avvicinata, mi sono solo ritrovato le sue labbra morbide sulle mie.
Dovrei scansarla, dovrei solo dirle che stiamo facendo un errore.
Sì, un madornale, imperdonabile errore.
Ordino alle mie braccia di allontanarla, invece quelle maledette la stringono di più avvicinandola al mio corpo.
E’ così piccola rispetto a me, fragile come porcellana, sta tremando e non capisco se per il freddo o per il bacio.
Mi impedisco di rispondere al bacio.
Ma la mia bocca fa da sola iniziando ad assaporare lentamente queste labbra dal sapore del miele. Sono morbide e calde a differenza del suo corpo congelato per la neve.
Mi da il permesso di approfondire il bacio ma non voglio!
Anzi non posso farlo!
Eppure la mia lingua inizia ad accarezzare lentamente la sua. Con meticolosità e dolcezza per un bacio che non vorrei avesse mai fine.
Ordino ai miei occhi di restare aperti, di vedere con lucidità tutta questa questione assurda.
Invece loro si chiudono e questa voce fastidiosa, che mi impedisce d’amare, diventa lontana e debole.
Non la sento più, se sta urlando quanto questo sia una pazzia lo sta facendo ad un uomo che ha deciso di lasciar perdere la ragione, ma di ascoltare solo il suo cuore.
Perché so quello che lui sta cercando di dirmi da diversi giorni, mi dice che in Hermione posso trovare la compagna perfetta, mi grida che é lei che può aiutarmi a rivivere, mi urla a squarciagola che é lei la ragazza che può portare un raggio di sole nel mio tetro tunnel di dolore e angoscia.
Mi perdo in questo oceano di emozioni, sento il mio cuore battere forte, il mio calore si insinua nel suo corpo scaldandola, le mie mani le accarezzano la schiena mentre le sue dita si intrecciano nei miei capelli.
Sì, Hermione, c’é un motivo se siamo vivi, se neppure la Morte non ci ha voluto.
Siamo vivi perché dobbiamo sostenerci, dobbiamo aiutarci a vicenda a sopravvivere in questo caos che molti chiamano vita.
Come io aiuto te ad uscire dal dolore, tu aiuti me a tornare ad essere uomo e non più solo un pupazzo inanimato.
Hermione... la piccola, saccente ed irritante Hermione Granger che é riuscita a svegliare il Severus Piton puro ed ingenuo, un Severus Piton che credevo morto da decenni
Forse Hermione, tutto il dolore che abbiamo patito era necessario per arrivare fino a qui.
Mi rendo conto che i miei polmoni richiedono ossigeno, la sciolgo dall’abbraccio e la guardo. Ha gli occhi chiusi, teme una mia parola offensiva o denigratoria, attende in silenzio... attende la mia reazione.
Sorrido accarezzandole le gote rosse, calde ed umide dalle lacrime che ha versato fino a poco fa, poi appoggio la mia fronte sulla sua e sospiro.
- I tuoi vestiti sono zuppi e congelati.. vai a cambiarti prima di prenderti una polmonite. – la mia voce é roca, un po’ emozionata, quasi irriconoscibile.
Ride debolmente, apre gli occhi, sono lucidi, pieni di vita, anche i suoi occhi sorridono in questo momento.
- Va bene. – risponde accarezzandomi di nuovo i capelli – Nel frattempo tu non metterti in testa che é stato un errore.
- Non credo che accadrà Hermione... forse non é mai accaduto.
Sorride di più e mi sfiora appena le labbra.
- Torno subito... tu prepari della cioccolata?

Siamo nel salotto, seduti sul divano davanti ad uno dei tanti camini accesi.
Beviamo in silenzio la nostra cioccolata... non ci diciamo nulla, le nostre occhiate valgono più di mille parole messe assieme.
Da quando é scesa Hermione é taciturna e il suo sorriso sempre quasi sparito, non le brillano più gli occhi, non mi parla, mi guarda appena.
Io, invece, seguo i movimenti che fa la sua mano, le sue labbra che devono la cioccolata, la sua lingua che pulisce via i resti della bevanda dalla bocca.
Resto incantato da tale visione, deve essersene accorta perché è arrossita in maniera deliziosa, continuando a fissare la sua tazza.
- Scusa. – mormoro spostando il mio sguardo sulle fiamme del camino – So che non è educato fissare le persone.
- Non importa…- mi risponde con un filo di voce, scuotendo appena il capo – mi fa piacere quando mi guardi… è una strana sensazione.
Sì, è strana… una sensazione travolgente, mi sento spiazzato per la prima volta in vita mia, non so come gestire questa situazione e so che anche tu provi le stesse cose.
La nostra mente razionale si rifiuta ancora di metabolizzare quello che stiamo facendo.
Già... noi cosa stiamo facendo?
- Severus?
Appoggio la mia tazza su un tavolino di cristallo rotondo accanto al divano e la guardo, ha appoggiato la sua tazza accanto alla mia e si é alzata andando verso il camino acceso.
- Minerva ci ha mandato un invito per la festa di Natale a Hogwarts... che ne dici se ci andiamo?
E’ una domanda che non mi aspettavo... credevo che volesse parlare di noi, di quello che ci stava succedendo invece sta tentando di portare i nostri pensieri altrove.
Mi ha detto di non cambiare idea, invece sembrerebbe che sia lei ad avere dei dubbi.
- Hermione...- mi alzo dal divanetto e mi sistemo davanti a lei – va tutto bene?
Annuisce vigorosamente, si sta torcendo le mani, tiene a stento le lacrime... no, non va tutto bene.
- Hermione...- l’afferro per le spalle e la fisso negl’occhi – cos’hai?
- Non ci riesco...- mi dice con un esile sussurro, chinando il capo evitando il mio sguardo.
Mi sento uno sciocco... sì, uno stupido, enorme sciocco.
La lascio andare, vuole fare tanto la dura ma é, in fondo, é ancora una ragazzina ingenua. Le sistemo un ciuffo di capelli dietro l’orecchio e annuisco piano.
- Capisco... hai ragione... meglio andare con calma. E’ questo quello che vuoi?
- No. – risponde lei decisa.
Sono ancora più confuso di prima... ah le donne così complicate e così meravigliose creature!
- Non ti capisco.
- Vorrei solo lasciarmi andare... vorrei solo non avere questa paura fottuta ogni volta che ti vedo, vorrei solo gustarmi il momento senza la voce fastidiosa di Ron che mi dice che tu sei Severus Piton, il mio ex professore, un ex Mangiamorte, vorrei solo...- si tappa le orecchie con le mani come se non volesse ascoltare mille voci che le sussurrano all’orecchio – mi sento così sola Severus...
L’abbraccio alle spalle, la strada é lunga ed é tutta in salita, credevo che bastasse risvegliare il cuore di Hermione per porre fine al suo dolore invece tutto é peggiorato. Il dolore si fa sentire più forte... ma devo esser forte anch’io altrimenti si sentirà del tutto abbandonata.
- Stai tranquilla. - le mormoro all’orecchio cercando di darle un po’ di conforto che pure io faccio fatica a trovare.
- Mi dispiace... sono una sciocca.
- No, non sei sciocca. Sei solo spaventata.
- Sono stanca della paura, sono stanca di questa nuova Hermione... rivoglio quella vecchia.
Sospiro stringendola ancora un po’ perché so che quello che sto per dirle la farà soffrire.
- La vecchia Hermione aveva sempre bisogno dei suoi amici, non riusciva a stare da sola per una giornata intera. Ora i tuoi amici non ci sono più... le tue ancore di salvezza sono affondate per sempre Hermione, e, la piccola ragazzina spaurita che non sapeva affrontare il mondo, é morta assieme a loro. La vecchia te stessa non tornerà più Hermione, abituati a questa idea... ma non rintanarti nell’odio come facevi prima, devi ritornare a vivere.
- E’ così difficile...
- Si cresce Hermione, e la vita diventa difficile. A volte lo si capisce nel modo peggiore.




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Capitolo 13
*** La nuova Hermione Granger ***


Severus ha ragione: si cresce nella vita, per quanti sforzi facciamo, per quanto intimamente restiamo bambini, il mondo semplice e pieno di colori che hai davanti agli occhi quando sei piccino, crolla come un castello di carte quando, di fronte a te, ti si piazza davanti la vera vita. Quel mondo di falsità ed ingiustizie che ti fa rimpiangere il mondo tutto di giochi e divertimento.
Crescere fa schifo... ma prima o poi bisogna affrontare il grande passo, forse il più grande che un uomo possa fare nella sua misera vita.
E’ vero ho vissuto, fino a poco tempo fa, nella convinzione di esser al sicuro, non ho mai avuto veramente pura. Non ho mai dubitato su due delle mie certezze più grandi: Ron e Harry.
Sono sempre stati lì, senza troppe domande, senza pretendere nulla, loro c’erano e mi proteggevano.
Tutte le avventure che abbiamo vissuto a scuola, le ho sempre vissute con la sicurezza che i miei amici mi avrebbero aiutato nel momento del bisogno. Non avevo paura neppure quando stavamo cercando gli Hocraux e neppure quando abbiamo trovato il nascondiglio di Voldemort.
Non avevo paura, avevo i miei due pilastri portanti, avevo le mie sicurezze e nulla poteva spaventarmi.
Ero ancora una ragazzina spaurita, che non sapeva vivere nel mondo da sola per più di cinque minuti.
Lo so, me ne rendo conto ma nel mio mondo ovattato e sicuro stavo bene come un pulcino sotto l’ala calda e protettrice della propria madre.
Ora le mie uniche due certezze non ci sono più, mi sono ritrovata da sola in un mondo che non sono mai riuscita ad affrontare, nel lato più profondo della piscina senza saper nuotare e senza nessun tipo di aiuto.
All’inizio mi sono lasciata trascinare dalla deriva, sperando di morire, poi ho voluto fare di testa mia, cercando di soprassedere a quel mare di emozioni e poi ho iniziato a nuotare verso la riva lontana e sperduta oltre l’orizzonte, tentando di tornare indietro, di riprendermi la mia vecchia vita.
Ogni tanto mi aggrappavo a qualche boa, a volte mi lasciavo andare convincendomi che era inutile tornare indietro, che più mi avvicinavo più la corrente aumentava spingendomi lontano.
Ora non so più neppure io cosa fare, Severus ha ragione: la vecchia Hermione non potrà mai tornare, la vecchia Hermione stava solo china sui libri, non affrontava il nemico con spavalderia, lei studiava e basta ben sapendo che ci sarebbe stato qualcun altro a lottare per lei. La vecchia Hermione non si muoveva senza i suoi due amici, quando litigava con Ron era un’agonia, una situazione insopportabile, quando erano Ron e Harry a litigare lei non sapeva mai come comportarsi, era confusa, spaurita, incapace di andare avanti sola con le proprie forze.
La vecchia Hermione é stata uccisa da Lord Voldemort, uccisa con i suoi migliori amici.
Si cresce e le emozioni crescono con noi, il dolore a volte mi uccide, mi taglia in due, mi fa soffrire e piangere e io non vorrei più mostrarmi debole.
Eppure so di esser debole, di essermi illusa di potercela fare da sola.
Non voglio crescere... crescere vuol dire soffrire e io già sofferto troppo nella mia breve vita, perché non posso più tornare una bambina, quando la mia preoccupazione più grande era la scelta del vestito per andare al parco giochi con la mamma. Perché sento tutto questo dolore? Perché il mio cuore non la smette di sanguinare?
Il mondo mi ha preso, mi ha masticata e poi mi ha sputato fuori come se non fossi di suo gusto, voglio morire... sì... non voglio crescere... voglio solo morire...
Sono sdraiata sul letto, piango in silenzio da non so quanti minuti ormai, Severus mi ha detto di dormire, di riposare, é stato comprensivo, fin troppo comprensivo. Ad un certo punto la sua comprensione mi ha infastidito, perché vedeva la mia parte più vulnerabile e io non volevo che mi vedesse così fragile.
Mi sento così stupida, baciare un uomo e poi tirarsi indietro spaventata da tutto e da tutti.
Perché sono così strana? Perché ho paura anche solo a fare un passo?
Mi sento come una bambina di pochi mesi che deve chiedere la mano a qualcuno per camminare.
Mi sento così stupida.
Così vuota, sola ed impotente davanti al mondo che mi schiaccia.
Lui meriterebbe una vera donna.. io sono solo il prototipo di una donna fragile ed insicura.
Sotto la mia maschera si celano solo falsità, insicurezze e paure.
Io non sono la donna per Severus Piton e mi sono illusa, anche solo per un attimo, di poterlo essere.
Sono brava ad illudermi, la mia vita é stata una grande illusione fino a qualche mese fa.
Ma ora basta... il mondo mi avrà anche risputato, ero ferita e agonizzante ma viva... sono sopravvissuta, devo attaccarmi a questo.
A qualcosa devo pur aggrapparmi con le forze che mi sono rimaste.
Sì, devo trovare la mia strada, la strada che solo Hermione Granger può percorre, la strada che mi farà rinascere più forte e sicura.
Ho capito di cos’ho bisogno, ho capito finalmente dove sta il mio errore.
Mi alzo di scatto dal letto e vado dritta verso l’armadio, apro il baule che ho usato per venire qui e ci butto dentro tutti i miei vestiti alla rinfusa. Solitamente li avrei sistemati in ordine e ben piegati ma quest’azione richiederebbe troppo tempo e avrei fin troppe occasioni per avere mille ripensamenti.
No, devo farlo subito.
Devo farlo adesso.
Ora che sono decisa, ora che ho afferrato il coraggio con entrambe le mani, devo farlo prima che sia troppo tardi, prima che questo coraggio mi scivoli via dalle mani come se fosse acqua.
Finisco di chiudere il mio baule, non mi preoccupo neppure delle maniche di un vestito che escono, mi siedo alla scrivania e scrivo una piccola lettera.
Perdonami Severus… ma devo farlo, altrimenti non riuscirò più a vivere.
Apro il portone del castello la notte è fredda e non so dove andare ma non è importante.
Faccio un passo, poi un altro e un altro ancora.
Non mi guardo mai indietro perché so che potrebbe essere un errore, se mi guardassi alle spalle tornerai indietro.
Tornerei a ripercorrere gli stessi errori, tornerei a farmi solo proteggere senza lottare.
E non voglio.
Questa non sarà la notte dei ripensamenti, questa non sarà la notte dei dubbi.
In questa notte nascerà la nuova Hermione Granger.

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Capitolo 14
*** Una lezione importante ***



Sono partita… stanotte mentre tu dormivi.
Devo crescere proprio come mi hai detto tu.
Per anni ho avuto il sostegno di molte persone, per anni non ho fatto nulla da sola, ho solo tenuto la testa tra i libri, guardando gli altri che vivevano anche per me.
Hai ragione quando dici che c’è un motivo se sono rimasta in vita: ed è quello di affrontare il mondo per la prima volta sola e senza l’appoggio di nessuno.
Devo ripartire da zero, devo capire quello che devo e posso fare, e devo farlo essenzialmente senza l’aiuto di nessuno.
Devo andare dove il mio nome non viene collegato immediatamente a quello di Harry, devo andare lontano, via da qui... dove posso trovare me stessa senza il passato dietro ogni angolo.
Non so dove andrò, non so neppure cosa farò ma sono certa che inizierò a vivere.
Quando riuscirò a guardarmi di nuovo allo specchio senza sentirmi una fallita tornerò… è una promessa.
Non ti biasimo se inizierai ad odiarmi.
Magari ti scriverò di tanto in tanto.
Non cercarmi ti prego.
Non riuscirò mai a ringraziarti abbastanza per quello che hai fatto per me.
Tua Hermione.

Hermione non mi ha mai scritto nell’ultimo anno e io non ho mai creduto che l’avrebbe fatto.
La sua scelta è stata giusta, difficile, ma giusta.
Doveva trovare la sua strada, da sola, non poteva vivere sempre appoggiandosi agli altri. Lei doveva trovare la sua vita.
Sì, la comprendo e non l’ho mai odiata.
Anzi è un gesto da ammirare, un gesto coraggioso che probabilmente io non avrei mai preso.
Il mio lavoro é finito, ho fatto uscire Hermione dalla sua corazza indistruttibile, le ho fato capire che non potrà più vivere come un tempo e le ho detto che doveva crescere, che doveva iniziare a farcela da sola con le proprie forze.
Lei ha capito ed é partita.
Sì, il mio lavoro é giunto al termine.
Ma la sua partenza mi ha ricacciato in quell’angolo nero e umido da cui ero uscito, sono tornato nel mio tunnel di angoscia e dannazione, sono di nuovo tormentato dagli incubi, l’arrivo di quella ragazza é stata solo una piccola oasi di paradiso tra un inferno e l’altro.
E’ giusto che sia così, lo accetto e vivo di conseguenza.
La vita non é altro che una continua conseguenza delle tue azioni.
Questo mi diceva Albus quando io ero solo un giovane studente, quando progettavo il mio glorioso futuro tra i Magiamorte, questo mi diceva quel vecchio professore per farmi capire che le scelte sbagliate mi avrebbero segnato per tutta la vita.
Sì, lui mi avvertiva ma io non lo ascoltavo, così accecato dal rancore e dalla rabbia, così assetato di conoscenza, che non vedevo quanto mi stavo distruggendo con le mie stesse mani.
Con Hermione sono riuscito a farle capire quando sia sbagliato il suo comportamento, ha capito che doveva trovare la sua strada e non vivere quella degli altri o percorrere le vie più brevi.
Avrà trovato molti ostacoli sulla sua strada ma quella ragazza non é una sprovveduta saprà cavarsela, saprà cosa fare e come comportarsi. Saprà ritrovare se stessa e il suo posto in questa società egoista e crudele.
Hai il mio sostegno piccola Hermione Granger.
Gli unici rumori nella stanza sono i calderoni che bollono e i coltelli che tagliano le radici in piccoli pezzetti.
Minerva mi ha convinto a tornare a Hogwarts, insegno di nuovo pozioni, forse il mio posto é destinato ad essere sempre quello.
Cammino tra gli studenti del secondo anno, anche se non insegnavo più da quasi sei anni non sono cambiato, sono cinico, acido e non tollero gli errori. Non ci sono studenti come Harry o come Draco ma c’é una ragazzina di Tassorosso dai corti capelli biondi che ha tutte la carte per diventare la nuova Signorina - so - tutto – io.
Ogni volta che la osservo mi torna in mente Hermione, mi chiedo come starà ora, se ha trovato la sua via, se si é fatto nuovi amici, se ha trovato un uomo d’amare.
E sorrido ogni volta che la gelosia fa capolino tra i miei pensieri, sapevo che se ne sarebbe andata, sapevo che non avrei mai potuto fermarla, ma avrei voluto almeno chiarire quello che stava nascendo tra di noi.
Avrei voluto farle capire che non era una cosa passeggera, che l’avrei aspettata se me lo avesse chiesto.
Ma forse era giusto troncare quell’amore sul nascere.
La campanella segna la fine della lezione, uno dopo l’altro gli studenti posano la loro fiala con il proprio preparato sulla cattedra, assegno più compiti del solito e li mando via.
Sì, via tutti... voglio ragionare.
L’ultimo studente non fa in tempo ad uscire che entra Remus.
- Cosa ci fai qui?
- Ciao Severus,- mi saluta lui con quel suo sorriso sempre cordiale che non ho mai sopportato – vedo che il tuo umore non cambia mai.
- Ho da lavorare Lupin. – taglio corto prendendo la prima boccetta che mi capita tra le mani – E, se non sbaglio, la luna piena é ancora lontana.
- Ti saluta Hermione.
Questa frase mi ha bloccato l’aria nei polmoni, come fa lui a vedere Hermione? Come fa a sapere dove si trova?
Alzo piano la testa dalla pozione che sto esaminando, so che non ho un bell’aspetto e che la mia espressione é un misto di sorpresa e fastidio, forse c’é anche un pizzico di gelosia.
- Ti ha scritto?
- No, l’ho incontrata a Londra...- mi parla come se fosse normale incontrare Hermione a Londra – lavora in un bar babbano. É tornata qualche settimana fa da un viaggio in Africa, é cambiata molto... é come.. cresciuta... ma, scusa, lei non ti ha scritto?
- No,- la mia voce é solo un esile sussurro; perché non mi ha scritto? Perché non mi ha fatto sapere che era tornata in Inghilterra? – Non la sento da più di un anno... da quando é partita.
- Beh é molto indaffarata...- si affretta a dire lui – probabilmente non ha avuto tempo.
- Sì, probabile. – non ci credo neppure io a questa risposta, Hermione non mi ha scritto semplicemente perché non vuole avermi intorno.
Fa male... Cristo fa male sapere che quella donna non mi vuole.
Ma se lei ha deciso così non sarò certo io a farle cambiare idea.
Lupin si trattiene per altri dieci minuti, dieci minuti dove io non parlo e continuo nel mio lavoro di valutazione.
Quando, finalmente, decide di andarsene, mi rilasso sulla sedia, lascio perdere quei compiti e fisso la porta chiusa del mio studio.
Herimione é tornata a casa senza dirmi nulla.
Improvvisamente mi sento sciocco, l’ho aspettata come un liceale aspetta il momento opportuno per invitare la ragazza più bella al ballo di fine anno. L’ho guardata da lontano proprio come facevo con Lily, sono rimasto fermo ed immobile attendendo una sua reazione.
Forse avrei dovuto farle capire che ci tenevo a lei, forse avrei dovuto farmi avanti, prendere posto in quella storia e non solo attendere una sua decisione.
Sono un codardo, se non mi fossi nascosto dietro la maschera da uomo risoluto, forse Hermione non se ne sarebbe andata via.
Ma, infondo, la mia vita é sempre stata costellata da atti di pura vigliaccheria, prima l’entrata nei Mangiamorte solo per dimostrare che valgo qualcosa, mascherarsi dietro un demone solo perché non avevo il coraggio di affrontare i miei nemici da solo, poi il mio ritorno da Silente, nascondermi dietro le sue sottane perché non potevo affrontare Voldemort in faccia, sedici lunghi anni vissuti nascondendomi, cercando in tutti i modi di vivere una vita serena anche se costellata di incubi e sensi di colpa.
Prendere ordini da una parte e dall’altra, servire due padroni diversi ma uguali nello stesso tempo. Ero il più sacrificabile per Albus, ero quello con l’anima già corrotta e le mani sporche di sangue, avrei fatto la stessa cosa al suo posto.
Ed ora sono qua, senza più padroni, senza nessuno da cui potermi nascondere, anche la mia maschera non funziona più così bene.
Hermione mi ha detto che temo l’amore, forse non temo solo quello, forse temo la vita... quella vera, quella che ti fa provare emozioni, che ti fa piangere, che ti fa palpitare il cuore e che ti fa soffrire a volte.
Hermione ha deciso di crescere, io non l’ho mai fatto.
Sono rimasto il ragazzino che tutti prendevano in giro, mi sono solo nascosto dietro un finto muro di risolutezza e freddezza, mi sono illuso di esser forte abbastanza per sopportare tutto.
Ma non é vero... senza più Albus che mi protegge e che mi fa sentire forte io sono solo Mocciosus.
Un sorriso amaro incurva le mie labbra, dovevo dare una lezione alla saccente Hermioen Granger, invece é stata lei a darla a me.
Forse per me non serve un viaggio per ritrovare il vero me stesso.
Mi alzo e vado nella mia camera, non so come faccio ad averceli ancora nel mio armadio ma non li ho mai buttati questi vestiti babbani che ho usato solo una volta per mimetizzarmi tra di loro.
Mi vesto, predo una manciata di polvere volante e vado al Paiolo Magico.

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Capitolo 15
*** L'incontro ***



- Granger al tavolo 6 vogliono altro caffè!
- Vado!
Odio questo lavoro ma é l’unico che ho trovato nel giro ci pochi giorni, con questo misero impiego posso pagarmi la stanza al Paiolo Magico dove, provvisoriamente, alloggio mentre cerco un piccolo appartamento dove sistemarmi.
Ho viaggiato a lungo, provando decine di lavori diversi, incontrando nuove culture, conoscendo nuove persone a volte maghi, altre volte solo semplici babbani ma mi sono fatta un sacco di amici.
Mi sento diversa e forse sono diversa.
Avevo nostalgia di casa e sono tornata, mi sentivo pronta per ritornare ad affrontare il mio vero mondo, ora sono in grado di affrontare tutti gli sguardi pieni di pena e finto conforto che poseranno su di me, posso affrontare il dolore dei ricordi, posso guardare il passato e urlargli: Ho sofferto ma ho voltato pagina.
Riesco perfino ad andare alla Tana senza sentirmi male.
Ma non ho ancora mandato una lettera a Severus, non so perché... vorrei tanto rivederlo.
Mi é mancato tantissimo, spesso ero sul punto di tornare indietro e farmi proteggere ma poi mi ricordavo la promessa che mi ero fatta, ho ricordato i miei amici e i loro sacrifici allora ho continuato ad andare avanti senza mai voltarmi.
Non gli ho mai scritto, forse solo per pura di una sua brusca reazione, forse perché lo credevo arrabbiato con me... forse non so neppure io il perché.
Verso il caffé nella tazza scura dei clienti e torno al mio posto dietro il bancone, devo pulire ancora il pavimento e sistemare le zuccheriere.
Devo cambiare lavoro.
Prendo lo straccio bagnato e inizio a pulire il pavimento, un pavimento che, come minimo, non viene pulito da almeno mezzo secolo.
Fuori si é scatenato un bel temporale, sento la pioggia battere contro la vetrina e già mi immagino gli aloni che dovrò pulire domani mattina.
Devo assolutamente cambiare lavoro.
Potrei andare a Diagon Alley a vedere se qualcuno cerca una commessa, magari al Ghirigoro o da Olivander... giusto per guadagnare i soldi per pagare la camera.
Un tuono fa rimbombare le mura del piccolo bar dove lavoro, una ragazza si stinge al suo ragazzo fingendosi spaventata.
Li invidio... mi ricordano me e Severus... quando ci siamo baciati per la seconda volta.
Sospiro e continuo il mio lavoro di pulizia del pavimento. E pensare che basterebbe un gratta e netta per sistemare tutto in pochi attimi.
- Grager il pavimento é pulito! – gracchia il mio capo come una cornacchia – Vai a pulire i piatti.
- Va bene. – rispondo contro voglia.
Mentre sciacquo lo straccio nel secchio blu il mio sguardo si perde oltre la vetrina con l’insegna del locale.
Tra la folla che cammina veloce con gli ombrelli aperti e colorati scorgo, dall’altra parte della strada, un uomo che fissa il bar, è vestito di nero e sta sotto la pioggia senza un ombrello.
Lentamente la mia mente mette a fuoco la figura e lo straccio mi cade di mano mentre cerco invano di respirare.
E’ Severus.
Non so come abbia fatto a scoprire che ero in Inghilterra, non so come abbia fatto a rintracciarmi, sta di fatto che lui é qui... ed ora vedo chiaramente che mi sta guardando attraverso la vetrina.
Un autobus a due piani rosso percorre la strada in questo preciso istante coprendo la mia visuale, era lui ne sono certa, non l’ho confuso con nessun altro.
Il pullman passa veloce, questioni di attimi e quando torno a vedere l’altra parte della strada l’uomo in nero non c’é più. Lascio perdere il mio lavoro e corro fuori, la pioggia che scende non mi da fastidio e anche se mi sto bagnando non mi interessa nulla, mi interessa solo di Severus.
- Severus!- la mia voce risuona strana in questa via, la gente mi passa accanto guardandomi come se fossi una pazza che grida alla pioggia, coperti da loro ombrellini firmati, ma non m’importa nulla della gente – Severus!- nessuno risponde e nessuno si fa vivo.
Inizio a credere di essermelo immaginato, ho così bisogno di lui che lo vedo ovunque.
Ma ho paura di affrontarlo, ho paura delle sue occhiate accusatrici, delle sue parole brusche, non voglio che mi cacci via, non voglio sentire l’odio che nutre nei miei riguardi.
Per questo non sono ancora pronta.
Rientro nel bar, oramai completamente fradicia, ma ho la mia bacchetta in borsa, senza farmi vedere posso asciugarmi in fretta.
- Granger non ti pago per farti una passeggiata sotto la pioggia. – grugnisce il mio capo.
E’ odioso e un pessimo uomo, mi chiedo come sia possibile che il suo locale sia sempre così pieno con un individuo come lui.
- Mi scusi. – rispondo educatamente – Non accadrà più.
- Lo spero bene, altrimenti ti ributto nella fogna dove ti ho pescato.
Stringo i pugni cercando di non far esplodere la mia rabbia mentre lentamente torno dietro il bancone.
- E poi voglio proprio vedere se trovi un altro come me che ti da un posto su due piedi senza chiederti le referenze.
Le mie mani iniziano a tremare...
- Scommetto che sei sempre abituata ad avere mammina e papino dietro il culo e che ti scusano per ogni cazzata che fai, scommetto che hai abbandonato la scuola per seguire un ragazzo in moto vestito di pelle...
Le bottiglie di liquore scoppiano all’improvviso, le luci iniziano a lampeggiare sopra le nostre teste, la gente grida spaventata mentre i tavoli ballano come se ci fosse un terremoto.
- Ma cosa... – i bicchieri cadono dal bancone, la gente terrorizzata esce dal locale e solo allora la mia ira si placa lievemente e tutto si ferma.
Velocemente mi tolgo il grembiule e prendo la mia borsa da sotto il bancone.
Ho combattuto contro i Mangiamorte e devo farmi lasciare prendere in giro da un pallone gonfiato come lui?
- Mi licenzio. – dico decisa buttandogli il grembiule in faccia.
Sta sbraitando, non so bene cosa, so solo che sono uscita dal bar, sono senza ombrello ma, ormai, sono già completamente zuppa.
Mi metto la borsa in spalla e mi dirigo al Paiolo Magico.
L’immagine di Severus non mi da pace, sono certa che fosse lui, allora perché non mi ha aspettato? Perché non é entrato? Perché non mi ha risposto quando lo chiamavo come una disperata sotto la pioggia battente?
Forse questa é la risposta alla domanda che mi assilla da un anno: Severus mi odia.
Entro al Piolo, prendo la mia bacchetta dalla borsa e mi asciugo immediatamente i vestiti. Il fuoco caldo dei camini mi riscalda e mi fa sentire a casa, mi avvicino a Tom che ha già preso la chiave della mia stanza.
- Qualcosa non va Signorina Granger? – mi chiede con un sorriso.
- Ho lasciato quel lavoro Tom... – sussurro mortificata – credo che non potrò restare ancora per molto se non trovo qualcosa con cui pagarla. Dovrò tornarmene a casa dai miei.
- Il Signorino Potter non vorrebbe questo, - mormora il gestore – può restare pure qui, offre la casa.
- No, Tom. Sei gentile ma non voglio avere pietà solo perché sono amica di Harry, ma grazie ugualmente, apprezzo molto l’offerta.
Prendo la chiave e mi avvio verso le scale.
- Tom, - lo chiamo fermandomi all’improvviso – mi ha cercato qualcuno?
Lui guarda nel registro, spulcia qualche figlietto e poi scuote il capo.
- No, nessuno Signorina. Aspettava visite?
- Non é importante. - sospiro demoralizzata mentendo anche e me stessa.
Salgo piano le scale, non ho avvisato nessuno del mio rientro in patria quindi quell’uomo non poteva esser Severus, era solo un uomo vestito di nero che guardava il bar. E io sono così stupida da averlo scambiato per lui, Severus Piton non indossa abiti da babbano, non viene nel centro della Londra babbana per trovare una ragazzina che l’ha piantato mentre lui dormiva.
No, non era lui... e io sono solo un’idiota.
Inserisco la chiave nella toppa e apro la porta, entro nella mia piccola stanza e appoggio la borsa sul tavolino appoggiato al muro sulla mia destra.
- E così é qui che vivi da due settimane?
Alzo lo sguardo stupita... é in piedi davanti alla finestra, mi fissa nello stesso modo in cui mi fissava attraverso quella vetrina.
- Ciao Hermione.
- Severus...

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Capitolo 16
*** La magia della prima neve / Epilogo ***



E’ stupita, non si aspettava di vedermi qui.
Beh neppure io mi sarei mai aspettato di vederla in quel bar a pulire il pavimento.
Quando mi sono reso conto della vita che aveva preferito a quella che potevo offrirle io me ne sono andato, non potevo sopportarlo... era troppo doloroso.
So che mi ha visto e ho sentito che mi stava cercando ma non potevo affrontarla, ero arrabbiato con lei e anche con me stesso.
- Tom mi aveva detto...
- Sono stato io a chiedergli di non dirti nulla. – la interrompo – Volevo vedere come stavi.
- Sto... sto bene...
E’ imbarazzata, non mi ha mai guardato negl’occhi, e questo non mi piace.
- Remus mi ha detto del vostro incontro.
Corruga la fronte e mi guarda stupita.
- Ma io non ho visto Remus, l’unica che sa dove sono é.. – sospira e scuote il capo sedendosi pesantemente sulla sponda del letto a baldacchino dalle coperte color verde bottiglia – ...Ginny. Lei e Remus devono aver organizzato tutto.
Sembra quasi scocciata di vedermi qui, avrei fatto meglio a starmene a Hogwarts e non sapere che Hermione era tornata a casa.
- Ma sai una cosa? – sorride e finalmente mi fissa negl’occhi – Sono contenta che l’abbiano fatto.
Questa frase ha il potere di alleggerirmi il cuore, mi stacco dal muro scrostato e mi avvicino a lei.
- Ti va di mangiare qualcosa?
Annuisce, si alza e mi guarda i vestiti divertita.
- Ti prego... prima cambiati questi abiti.
- Non mi stanno bene?- le chiedo alzando un sopracciglio.
- No. – ride debolmente – Ci vediamo giù.

Cena semplice e tranquilla, parliamo fittamente da quasi due ore, mi ha raccontato tutto quello che ha visto nei suoi viaggi, la gente che ha incontrato, le nuove culture che ha studiato. E’ così presa dal suo discorso che non ha finito la zuppa e l’arrosto é ancora quasi del tutto integro nel suo piatto. E io sono qui seduto da due ore, sto parlando poco, lascio che sia lei ad aprirsi è così cambiata, ora é una vera e propria donna. Se prima, ogni tanto, tornava a galla la vecchia Hermione ora di lei non é rimasto proprio nulla, é cresciuta moltissimo é diventata la donna che tutti si aspettavano.
Non posso fare a meno di ammirarla.
Bellissima e sensuale, solo le sue labbra riescono ad incatenare il mio sguardo, i suoi movimenti delicati ma precisi, la sua voce vellutata ed eccitata per la descrizione del suo viaggio.
Sono incantato come un serpente dal flauto del suonatore.
- Ehi mi stai ascoltando?
- Scusa..- mormoro imbarazzato martoriando la carne con questo coltello che non taglia – io.. stavo immaginando il tuo viaggio. – mento spudoratamente, non posso dirle che desidero solo baciarla.
- Anche tu hai viaggiato molto.
- Sì, ma i miei scopi erano ben diversi. – prima andavo in giro a cercare servi dell’Oscuro e poi a spiarli.
Si morde un labbro mentre punzecchia la carne con la pesante forchetta di metallo opaco.
- Mi dispiace per come me ne sono andata...- sussurra con un filo di voce infilzando due patate - io... avrei dovuto parlarti e non partire di notte come una fuggiasca. Sei.. sei adirato con me?
I suoi occhi sono lucidi, chiedono una risposta, esigono una risposta.
- No, Hermione.. non sono mai stato adirato con te.
Sorride e quel sorriso potrebbe far sciogliere i ghiacci del Polo.
- Ho compreso la tua situazione e sono molto orgoglioso dei progressi che hai fatto nell’ultimo anno. Sei cresciuta ora stai vivendo la tua vita e non quella degli altri o con occhi degli altri.
Mi prende una mano, due grosse lacrime sono agl’angoli dei suoi occhi ma riesce a non farle cadere.
- Mi sei mancato...
Faccio un lieve, quanto impercettibile sorriso, magari nessuno più essersene accorto ma so che lei lo può vedere e non nei tratti del mio viso ma nei miei occhi, le pendo la mano e la stringo debolmente.
- Anche tu mi sei mancata.
- So che sei tornato ad insegnare. – dice cambiando discorso e prendendo il bicchiere di vino.
- Cosa potevo fare? Restare in quel castello per sempre? No, dovevo pur muovermi e Minerva é stata molto gentile a propormi il mio vecchio impiego, anche se ha un modo tutto suo di dirigere la scuola, cerca di esser permissiva come Albus ma lei é sempre stata più pignola e rigida.
Mi lancia un’occhiata visibilmente divertita, beve un piccolo sorso di vino rosso e riposa il bicchiere.
- Perché tu saresti elastico e più comprensibile come Silente?
Ignoro la domanda ma sono certo che l’occhiata che le ho lanciato valga più di mille parole, solo che lei, invece di intimidirsi, allarga quel meraviglioso sorriso.
- Fuori ha smesso di piovere...- dice voltandosi verso la finestra che da su Diagon Alley – ti va di fare una passeggiata? Il vino mi é andato alla testa.
Camminiamo lentamente, senza dirci nulla, Diagon Alley é illuminata dai lampioni sulla strada che danno deboli coni di luce, ma, dopo la sconfitta dell’Oscuro Signore, la gente non ha più paura di passeggiare di notte. I negozi sono stati riaperti, la gente affolla i locali, tutto é tornato tranquillo come quando Lui era solo un vago ricordo nella mente della gente.
La sera é fredda, il vento tagliente come rasoi ma Hermione continua a non dire nulla, e io... beh io ho sopportato climi peggiori di questo.
Le nubi non se ne sono andate, sono cupe e minacciano neve sopra le nostre teste.
Svoltiamo a sinistra, percorriamo una via più stretta e meno affollata e ci troviamo dietro il Ghirigoro, in un prato con qualche giovane albero e un paio di panchine dove si può leggere in tranquillità.
- Ci sediamo? – mi chiede indicando una delle panche di pietra – Vorrei parlarti di una cosa importante.
Annuisco e mi accomodo accanto a lei.
- Ho riflettuto molto in questo anno... lasciare la scuola é stata una scelta obbligata per aiutare Harry e, finita la guerra, ero così distrutta e amareggiata che trovavo inutile prendere i M.A.G.O. per una società schifosa come questa.
- Vuoi riprendere gli studi?
- Sì, voglio finire quello che ho iniziato, non mi piace lasciare le cose a metà. Hogwarts é la prima cosa insoluta della mia vita. Voglio prendere i M.A.G.O. e trovare un impiego, so fare di meglio che pulire pavimenti o servire ai tavoli. Volevo chiederti se mi aiutavi a parlarne con Minerva.
- Certo... ma non credo che tu abbia bisogno del mio aiuto, Minerva sarà felice di farti riammettere.
Fa un sospiro e inizia ad esaminare la punta dei suoi stivaletti lucidi neri.
- Questo però complica il mio secondo punto in sospeso.
- Che sarebbe?
Si volta a guardarmi e la sua occhiata potrebbe perforare anche il marmo.
- Non far finta di nulla, sai benissimo qual’é l’altro punto in sospeso. Ho esaurito il repertorio delle chiacchiere inutili, prima o poi dovevamo affrontare il problema.
- Problema? – chiedo stupito – Tu lo reputi un problema?
Si alza di scatto e fa qualche passo avanti mostrandomi le spalle.
- Insomma Severus... io tornerò ad essere una tua studentessa ma non posso nasconderlo per un altro anno.
Mi alzo e la raggiungo, la faccio voltare e le alzo il viso incatenando i suoi occhi con i miei.
- Cosa devi nascondere Hermione?
Si morde un labbro, cerca di sfuggire dai miei occhi ma la tengo ferma continuando a fissarla.
- Cosa?- le domando quasi rabbioso, non voglio che mi nasconda nulla.
- Quello che provo per te...- la sua voce é solo un esile sussurro ma la sento ugualmente.
Le sorrido, non posso fare altro perché ora so che quest’anno non è stato buttato, ho aspettato a lungo ma ne é valsa la pena.
Lentamente il primo fiocco di neve della stagione cade sulla sua guancia, é imbarazzata e il calore della pelle lo fa sciogliere quasi all’instante.
Mi chino sfiorandole il viso con le labbra per raccogliere quella dolce perla gelata, la sento rabbrividire tra le mie braccia mi sollevo e torno a guardarla. Inizia a nevicare, fiocchi grossi e bianchi ci svolazzano attorno come se stessero danzando sulle note dolci di un pianoforte.
Dicono che la prima neve sia magica.
Io questo non lo so.
So solo che la sto baciando.

Epilogo

Le tue mani esplorano il mio corpo, come le mie esplorano il tuo.
Velocemente i nostri vestiti sono finiti sul pavimento, il richiamo della pelle era troppo forte per resistergli a lungo.
Non sono mai sazia del tuo sapore sulle mie labbra, lentamente sei diventato la mia dolce droga, la mia segreta e sublime fissazione.
Gli odori della nostra pelle si mescolano insieme come le nostre lingue, le nostre braccia e le nostre gambe.
Il tempo dovrebbe fermarsi ora, fusi insieme, un solo essere, un solo cuore, una sola anima, un solo dolore.
Infiniti istanti di piacere mescolati con le nostre voci, uniti in questo frangete pensando con dolore a quanto ci dovremmo dividere, quando dovremmo tornare ad essere due individui separati.
Divisi ma con la gioia nel cuore pensando a quando potremmo unirci di nuovo.
Mi stringi al tuo petto, fuori nevica molto più forte, siamo rientrati di corsa, non sentivamo freddo, non sentivamo la stanchezza, abbiamo dato sfogo al nostro amore; ora siamo pronti per stare insieme.
Le candele che illuminano la mia stanza sono quasi del tutto consumate, é stato un amplesso lungo, un insieme di passione, amore, tenerezza e dolcezza, ne siamo usciti piacevolmente stravolti entrambi ma non ci siamo ancora addormentati. Ho paura che, se chiudo gli occhi, tutta questa pace e questo amore che provo nel cuore possano svanire all’istante.
Aumenta la stretta intorno alla mia vita, é già la seconda volta che lo fa, forse ha paura che possa scappare via di nuovo. Ma non scapperò più, ormai ho voltato pagina, sono come un libro bianco, devo scrivere l’inizio della mia nuova vita.
E il mio inizio sei proprio tu Severus Piton.
- Ho bisogno di un’assistente. – dice all’improvviso interrompendo il silenzio che c’era nella stanza.
Mi sollevo puntellandomi su un gomito e lo guardo.
- Tu non vuoi mai assistenti. – ribatto sorpresa.
Anche lui si alza su un gomito e diminuisce la distanza tra le nostre labbra.
Resisto alla tentazione di baciarlo e continuo a guardarlo confusa.
- Se tu vieni a Hogwarts come mia assistente puoi lavorare e studiare nello stesso tempo e Minerva non avrà nulla da ridire su di noi.
Sorrido sfiorandogli appena le labbra.
- E’ bello...
- Il mio ingegnoso piano per aggirare le regole della scuola?
- Sentirti parlare di noi. – gli rispondo spostandogli una ciocca di capelli neri che gli era ricaduta davanti al viso.
- Mi sentirai spesso parlare di noi... ovviamente non davanti agli studenti.
- Non avevo dubbi. – sorrido divertita – Non potrei mai permettere che la tua reputazione di uomo di granito vada in mille pezzi solo per una donna.
Mi abbraccia e torna a sdraiarsi con me sul suo petto.
- Non sei una semplice donna. –dice baciandomi una tempia.
- E’ bello sentirti dire anche questo. – sospiro disegnando dei cerchi con un dito sul suo petto.
- Stai bene Hermione? – mi chiede improvvisamente preoccupato.
- Sto più che bene Severus... sono felice.
- Nessun ripensamento?
- Assolutamente no.
- Perfetto.
Restiamo ancora un po’ in silenzio, mi accarezza lentamente la schiena mentre io ascolto i battiti del suo cuore.
- Ora cosa facciamo Severus?
- Ricominciamo da capo...- sussurra accarezzandomi i capelli – insieme.

FINE
Elena

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