You're as sane as I am di echelon1985 (/viewuser.php?uid=49877)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** the 'new guy' ***
Capitolo 2: *** Do you ever feel out of place? ***
Capitolo 3: *** Stay ***
Capitolo 4: *** Knowing David ***
Capitolo 5: *** Might not have so far to go ***
Capitolo 6: *** Stuck in the healing beyong control ***
Capitolo 1 *** the 'new guy' ***
Lo so, lo so, devo smettere di imbarcarmi in imprese come questa, ma che ci volete fare? I can't help! Ho deciso di iniziarla perché la "Bandits" é quasi finita oramai, ed "Are our secrets safe tonight"? procede bene, e so già cosa succederà, quindi mi sono potuta prendere la libertà di buttarmi in questa nuova avventura. Inutile dire che non é semplice, considerato che i personaggi presenti sono in tanti, e tutti a modo loro protagonisti, ma a chi piacciono le cose facili? Ok la smetto, hope you enjoy!
P.S. :Devo ripetere per l'ennesima volta che non é vero, che non voglio offendere nessuno e che non ne ricavo un centesimo, solo un esaurimento costante? Nah, lo sapete.
You're as sane as I am
Sapete cos' é una piccola città? Come descriverla? E' come un unico, ristretto e compatto microcosmo, dove tutto é più lento, rimpicciolito ed asfissiante. E' un microcosmo nel quale le cose, tutte le cose, hanno tutto un peso diverso rispetto a quello che avrebbero nelle grandi città. Le persone non sono un semplice numero, sono individui con nomi e cognomi, e con i visi ben chari, cosìcché quando qualcosa succede, qualsiasi cosa, diventa praticamente un evento alla portata di tutti. Tutti sanno tutto di ogni cosa, il modo in cui ne vengono a conoscenza, beh la scienza non ha ancora trovato una spiegazione per questo. Per questa ragione, in ogni caso, in paese si sapeva dell'arrivo di una nuova famiglia prima ancora che avessero effettivamente avuto modo di metterci piede. C'era un aurea di curiosità, ci si chiedeva chi fossero, come fossero, in un posto il cui quasi tutti si conoscono tra loro, e molto spesso sono perfino legati da vincoli di parentela. La curiosità era esponenzialmente aumentata quando grossi camion dei traslochi avevano iniziato a portare mobili e scatoloni, e la casa del civico 47, che era rimasta vuota ed in vendità col suo bel cartello bianco che informava che era disponibile, aveva iniziato a prendere vita. Da quel momento in poi erano partite tutta una serie di teorie, non si sa esattamente basate su quali fonti. Qualcuno diceva i nuovi arrivati erano arrivassero dall'Europa, dalla Francia, per essere più precisi, altri che fossero la famiglia di un militare. Se fosse vero, o parzialmente vero, non si sapeva ancora. In ogni caso nel mese di settembre, poco prima dell'inizio delle scuole, nessuno li aveva ancora visti. La vita in una piccola città é fatta così, come essere sotto un grosso microscopio.
Era esattamente così che si sentiva David, sotto un microscopio, quando quella mattina era uscito dalla sua nuova casa ancora piena di scatoloni per andare nella sua nuova scuola. Poteva sentire gli sguardi delle persone addosso anche se aveva camminato a testa bassa praticamente tutto il tempo, prestando ben poca attenzione a quello che gli succedeva intorno, estraniato dalla musica delle cuffiette nelle orecchie. Qualcuno lo aveva perfino fermato, chiedendogli se fosse 'il ragazzo nuovo'. Non ci aveva fatto caso più di tanto, era stato 'quello nuovo' tante di quelle volte che oramai quella curiosità nei suoi confronti era diventata quasi intangibile per lui. Le prime volte ne era rimasto meravigliato, si stupiva di tutta quella curiosità nei suoi confronti, chiedendosi se le persone non avessero niente di meglio da fare che trascorrere il loro tempo a pensare alla sua vita, ma alla fine ci si era abituato. Aveva attraversato la strada da casa a scuola a piedi, perché si, quel posto era così piccolo che potevi attraversarlo a piedi da parte a parte. Quando era arrivato, appena una settimana prima, per un attimo si era sentito come se qualcuno lo avesse trascinato indietro nel tempo. Le stradine piccole e pulite, costeggiate da grandi alberi da entrambi i lati, le case disposte tutte in fila, tutte della stessa misura e pressappoco dello stesso colore, i negozi piccoli e quasi tutti a conduzione familiare. Anche il cielo sembrava diverso, senza tutti i palazzi ed i grattacieli di Montreal, dove era nato, sembrava ancora più immenso, come se non ci fosse nessun posto in cui nascondersi. Non che gli dispiacesse, in realtà non gli importava più niente dei posti in cui si trovava a vivere, tanto nessuno di loro era davvero casa sua.
Quando dopo pochi minuti aveva raggiunto la scuola aveva evitato di fermarsi nel cortile, dove più o meno tutti i ragazzi si fermavano a sostare prima delle ore di lezione, ed era entrato direttamente all'interno. Doveva passare in segreteria a consegnare gli ultimi documenti per la sua iscrizione, e dovevano dargli i suoi orari di lezione. A parte queste incombenze, non ci si sarebbe fermato comunque.
Il primo giorno di scuola Pierre si era alzato prima del solito dal letto, prendendo al volo qualcosa per colazione e avviandosi verso scuola, ignorando lo sguardo sorpreso di sua madre che non aveva dovuto tirarlo giù dal letto con la forza, come accadeva usualmente tutte le mattine. Era così in anticipo rispetto ai suoi standard che era riuscito perfino a beccare l'autobus, cosa che era capitata probabilmente non più di una volta o due in tutti gli anni di scuola. Non che fosse lontano, ma già che c'era tanto valeva risparmiarsi quel tratto a piedi. Era sceso alla fermata che si trovava a pochi metri dal cancello della scuola, e l'aveva attraversato per cercare i suoi amici.
La sua era la comitiva di amici probabilmente più eterogenea del pianeta. Erano tutti così diversi tra loro che le persone si chiedevano come fosse possibile che uscissero tutti insieme, come riuscissero a mantenere quello stabile equilibrio. Bert era sicuramente quello più strano tra tutti loro. Aveva quest'aria un pò spaventosa che quasi sempre inibiva gli altri dal fare amicizia con lui, e si, era effettivamente un tipo un pò bizzarro, con la sua sconfinata volgarità ed i suoi modi tutt'altro che gentili, ma alla fine era uno dei migliori ragazzi che avesse mai incontrato. Poi c'era Quinn, quello leggermente più assennato del gruppo, un pò la mamma chioccia della situazione, nonché ragazzo ufficiale di Bert. Quinn era quello che calmava gli animi , quello da cui andare quando se ti serviva un consiglio ragionevole e che non implicasse la violazione di qualche legge. Aveva una grande personalità, ben nascosta dietro l'aria da ragazzetto tranquillo. Doveva averla, per tenere a bada tutti quanti. Poi ancora c'era Gerard, il ragazzo un pò inquieto, perso nel suo mondo per molto del tempo che passavano insieme, con la sua passione per l'arte e le occhiaie quasi sempre presenti perché restava tutta la notte sveglio a disegnare. Gerard era sicuramente quello più sensibile, ma scambiare quella sua sensibilità per debolezza sarebbe stato un grosso errore. E infine c'era Frank, poco più di un metro e cinquanta di puro terremoto. Dava l'impressione di essere un bambino che si é travestito da punk per carnevale, con i suoi svariati piercing e la tracolla e le scarpe sempre ricoperte di scritte a pennarello.
Anche i suoi amici, esattamente come sua madre, si erano mostrati piuttosto sorpresi di vederlo a scuola così presto quando li aveva raggiunti, prendendo posto per terra accanto a loro, e rubando un sorso del caffè di Quinn.
"Hey voi.." "Tua madre ti ha svegliato annaffiandoti con la pompa dell'acqua?" "Ho fatto questo sommo sacrificio tutto da me" "E perché mai, di grazia?" "Qualcuno ha già visto il ragazzo nuovo?"
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Capitolo 2 *** Do you ever feel out of place? ***
Allora, eccoci qui col primo vero capitolo di questa storia. Per il momento non mi dilungo in spiegazioni e commenti, ci sarà tempo nei capitoli a venire. Hope you enjoy it!
Do you ever feel out of place?
I ragazzi avevano chiacchierato ancora un pò seduti per terra nello spiazzo, osservando di tanto in tanto gli altri studenti che affollavano il cortile, nella speranza di scorgere un viso nuovo. Non era successo però, e la campanella aveva definitivamente messo fine al loro momento di relax mattutino. Tutti i ragazzi si erano diretti nelle rispettive classi, si, perché nonostante avessero più o meno la stessa età si trovavano ad andare tutti in classi diverse. Quinn aveva raggiunto la sua al secondo piano, prendendo posto in uno dei banchi di mezzo come ogni anno, nè troppo indietro da essere considerato uno dei casinisti, ma nemmeno troppo avanti da essere troppo scoperto. Aveva intuito subito di essere stato 'quello fortunato' quando tutti i banchi si erano riempiti di persone che conosceva, ed uno solo era rimasto vuoto, quello immediatamente accanto di lui. Era chiaro che mancava uno studente all'appello. Si era voltato verso la porta, per vedere quando quel nuovo ragazzo sarebbe arrivato. C'era così tanta curiosità intorno a quell'arrivo, in particolar modo proveniente da Pierre, che stava contagiando anche lui. Non sapeva esattamente come immaginarselo, giravano così tante voci su di lui che non riusciva a crearsi un'aspettativa precisa. Aveva dovuto aspettare almeno qualche minuto prima di vederlo entrare. Un ragazzino bassino, con i capelli nerissimi e una leggera frangia a coprirgli la fronte, e gli occhi più grandi che avesse mai visto, cerchiati con una leggera linea di matita nera. Era vestito completamente di nero, con dei polsini dello stesso colore a coprirgli entrambi i polsi, ed un piccolo cerchietto a brillare al centro del suo labbro inferiore. Era entrato guardando dritto davanti a sè, e si era seduto nel banco come se non ci fosse stato nessun'altro nell'aula. Quinn si era voltato cercando di attirare la sua attenzione, salutandolo. L'aveva visto alzare piano gli occhi su di lui, senza però rispondere, così si era presentato, porgendogli la mano che però l'altro non aveva stretto.
"Io sono Quinn.." "Ciao"
Il biondino si era aspettato almeno che gli dicesse il suo nome, ma l'altro si era semplicemente limitato a riportare gli occhi in basso. Ne era rimasto un pò perplesso, ma non aveva avuto il tempo di rifletterci perché il professore della prima ora aveva fatto il suo ingresso in classe, recuperando il registro di classe rosso per fare l'appello. Cosi' aveva scoperto che il ragazzo nuovo si chiamava David, e che aveva uno strano cognome dal suono francese che Quinn non avrebbe mai saputo ripetere. Quando era entrato aveva notato che non aveva niente con sè a parte un quaderno ed un paio di penne, e quando il professore aveva detto di aprire il libro a pagina 12 si era voltato nuovamente verso di lui.
"Puoi leggere con me se vuoi" "Grazie"
Il biondino aveva aspettato che avvicinasse un pò la sedia alla sua ed aveva aperto il libro, che aveva immediatamente inghiottito l'attenzione del moretto. Quinn aveva come l'impressione che non gli importasse davvero un accidenti delle parole stampate là sopra, ma che volesse semplicemente non incontrare lo sguardo di nessuno. David era stato costretto per forza di cose a stare seduto accanto a Quinn per quasi tutta la mattinata, ma neanche una volta gli aveva rivolto la parola di sua spontanea volontà. Il biondino era vagamente sconcertato dal suo comportamento, eppure non sapeva perché, ma non gli dava l'impressione di essere una cattiva persona, gli sembrava solo completamente fuori posto.
Quando la campanella del pranzo era suonata il moretto si era alzato per raccogliere le sue cose, e Quinn aveva fatto lo stesso, poi si era voltato per chiedergli se volesse unirsi a lui ed ai suoi amici, ma il moretto era già sparito, come se si fosse dissolto nel nulla. Il biondino aveva lasciato l'aula un pò perplesso, quel ragazzo era strano forte.
David era uscito velocemente dall'aula, per evitare che l'altro ragazzo provasse a fare amicizia con lui, ed aveva preso le scale per raggiungere il tetto. Lo faceva sempre nell'ultima scuola in cui era stato, il tetto era uno di quei posti dove non andava mai nessuno, dove potevi stare da solo, con l'unica compagnia del tuo pranzo e della musica che veniva fuori dall' ipod. Musica e solitudine, era tutto quello di cui aveva bisogno. Si era steso sul pavimento di cemento, godendo della sensazione di calore che il materiale aveva assorbito dal sole, ancora non troppo caldo, ed aveva chiuso gli occhi, canticchiando tra sè e sè la canzone dei green day che stava ascoltando. Se qualcuno l'avesse visto avrebbe pensato che era molto strano, e molto solo, ma a David andava bene così. Non era interessato a legarsi alle altre persone, a nessuna persona, almeno non più.
Quinn era sceso al primo piano, dove si trovava la mensa, e si era diretto al solito tavolo dove pranzava tutti i giorni con i suoi amici. La scena era sempre la stessa, praticamente dal primo anno di liceo. Si sedevano nel tavolo d'angolo accanto alla finestra, Bert e Quinn si concedevano qualche momento di intimità, Gerard e Frank si spartivano i loro pranzi come una vecchia coppia, Pierre si lamentava di quanto fosse annoiato con la testa poggiata sul tavolo e tutti insieme parlavano dei programmi per il pomeriggio o la sera, e molto più raramente, di scuola. Quel giorno l'argomento di discussione era un altro. Il biondino aveva preso posto accanto a Bert, lasciandogli un leggero bacio sulle labbra.
"Indovinate un pò chi é stato il fortunato a finire in classe col nuovo ragazzo?"
Quella informazione aveva attirato immediatamente l'attenzione di Pierre. Aveva puntato i suoi occhi su Quinn, aspettando che l'altro dicesse qualcosa, invece di fare gli occhi dolci a Bert.
"Cazzo non potete rimandare? Allora?" "Allora che?" "Com'é?" "A dire il vero é un tantino strano" "Strano nel senso di sfigato o nel senso di misterioso?" "Strano nel senso che a malapena parla, e non ti guarda mai in faccia" "Ma é carino?" "Molto più che carino"
Lo scappellotto di Bert gli era arrivato dritto alla nuca, facendogli fare un piccolo urletto per la sorpresa che aveva fatto ridere gli altri.
"Che diavolo vuoi?" "Smettila di fare apprezzamenti su altri ragazzi mentre ci sono io" "Ho detto che é carino, mica che ha un gran culo" "E ce l'ha?"
Bert aveva fissato lo sguardo su Quinn alla domanda di Pierre, sfidandolo con un mezzo sorrisetto a rispondere, ma il biondino aveva scosso la testa divertito
"Non posso rispondere senza che Bert mi rifili un altro schiaffo" "Lo prenderò come un si" "Beh si.." "Bene! Sai che faremo? Tu sarai i miei occhi e le mie orecchie" "Per fare che?" "Scoprire tutto quello che puoi sul nuovo ragazzo" "David, si chiama David, e non potresti presentarti e conoscerlo come una persona normale?"
Ovviamente la risposta era stata no. E Pierre non aveva tutti i torti in effetti, lui era rumoroso, casinista e sconclusionato, e da quello che Quinn aveva potuto capire del nuovo ragazzo, beh.. molto probabilmente avrebbe detestato Pierre con passione. Senza neanche capire come il biondino si era trovato nel ruolo assurdo di raccogliere informazioni sul nuovo arrivato, e non é che fosse un compito facile dato che chiaramente non era tipo a cui piaceva parlare di sè. Riflettendoci Quinn aveva realizzato che quando gli si era presentato il ragazzo non gli aveva nemmeno detto il suo nome, aveva dovuto scoprirlo dall'appello come si chiamasse. Quasi sicuramente questa volta Pierre non avrebbe avuto quello che voleva. Quinn aveva acconsentito comunque, più che altro per farlo smettere di rompergli le scatole, ma non é che avesse nessuna intenzione di perseguitare quel povero ragazzo con migliaia di domande personali.
Il tempo del pranzo era terminato prima ancora che David se ne rendesse conto, preso com'era ad ascoltare la canzone dei Blink 182 che il suo ipod stava passando, non aveva neanche finito di mangiare il sandwich che si era portato con sé. Era sceso di fretta per le scale che l'avevano portato al tetto, dando ancora qualche boccone al suo pranzo mentre camminava. Non voleva arrivare tardi a qualche lezione proprio il primo giorno di scuola, e non voleva che si facessero un'idea sbagliata di lui. A lui piaceva la scuola, era l'unica cosa su cui potesse concentrare la propria attenzione, dato che non gli interessava rapportarsi agli altri studenti, e davvero non era il tipo di adolescente che va alle feste e si ubriaca per divertirsi. Lui era uno dei pochi che ascoltava le lezioni con curiosità ed interesse, voleva solo imparare il più possibile, e voleva che la gente lo lasciasse in pace. Era entrato dalla porta di servizio al secondo piano, e si era reso conto che non aveva nessuna idea di dove fosse la classe della prossima lezione. Non aveva avuto il tempo neanche di guardarsi intorno, perché qualcuno l'aveva praticamente travolto facendolo finire col sedere per terra. Aveva alzato la testa per realizzare quello che era successo, ed aveva visto il ragazzo che l'aveva investito porgergli la mano per aiutarlo a mettersi in piedi, mentre si scusava parlando con una velocità impressionante, usando una quantità di parole incredibilmente eccessiva,di cui onestamente era riuscito a cogliere neanche la metà. Si era alzato senza accettare l'aiuto del ragazzo, per evitare il contatto fisico, e si era dato una pulita ai pantaloni neri che si erano sporcati di polvere, mentre l'altro continuava a chiedere scusa. Perché diavolo parlava così velocemente? E perché lo guardava in quel modo?
"Tu sei il ragazzo nuovo.."
La risposta alla seconda domanda era subito stata chiara quando aveva parlato, e David aveva assentito con la solita aria annoiata. Non facevano altro che chiederglielo, ed in ogni caso sapevano già la risposta, perché continuavano a farlo? Il ragazzo davanti a sé lo guardava con gli occhi un pò spalancati, ed onestamente David non capiva perché. Era.. strano.
"Beh ovvio che lo sei, non ti ho mai visto prima.." "Già.." "Io sono Pierre"
Ancora una volta gli aveva porto la mano, ed ancora una volta David non aveva fatto niente per stringerla. Pierre era rimasto col braccio a mezz'aria per qualche secondo, con gli occhi fissi sul viso del ragazzo davanti a sé, pensando a qualcosa da dire che non suonasse troppo stupido, ma l'unica cosa a cui riuscisse a pensare era 'wow'. Il moretto aveva interrotto i suoi pensieri con un tono basso ma deciso.
"Sai.. per caso sai dov'é la classe di economia?" "Al primo piano" "Beh grazie"
Il moretto era corso via immediatamente senza aggiungere altro, prima che Pierre potesse dire qualsiasi altra cosa.
"Hey non mi hai neanche detto.. il tuo nome.."
Ma l'altro era già sparito. Pierre era rimasto a fissare il vuoto per un lungo momento, sentendosi un pò stupido, ed anche un pò confuso. Quello era il ragazzo più bello che avesse mai visto.
Quinn si era seduto al suo solito posto dopo il pranzo, ma quando si era guardato intorno il nuovo ragazzo non c'era. L'aveva visto entrare di corsa proprio un attimo prima che il professore facesse il suo ingresso in aula, e l'aveva osservato fare un piccolo respiro di sollievo mentre si sedeva al suo posto. Il biondino si era voltato verso di lui, mentre il professore cercava il suo registro delle presenze
"L'offerta di leggere con me é sempre valida, finché non avrai i tuoi libri"
David aveva guardato il ragazzo che sembrava tanto amichevole con lui, ed aveva sussurrato un grazie, assicurandosi di non dire altro, e di non incontrare più il suo sguardo, mentre spostava la sua sedia più vicino a lui.
Il biondino era annoiato, il primo giorno di lezioni era sempre pieno di chiacchiere inutili, niente che servisse davvero per lo studio, e poi l'economia non era poi così difficile da dover prestare molta attenzione a quello che il professore diceva. Aveva girato un pò il capo per guardare il moretto seduto accanto a lui, tanto sapeva che non se ne sarebbe accorto, preso com'era dallo scrivere tutto quello che l'insegnante stava dicendo. Aveva osservato la sua scrittura fitta e leggermente tondeggiante, il modo in cui disponeva perfettamente in fila una parola dopo l'altra, con una leggera inclinatura verso destra. Si era reso conto di averlo giudicato male quella mattina, quel ragazzo prendeva appunti sul serio, non scriveva cose a caso, e non scarabocchiava ghirigori dettati dalla noia, era davvero preso. Quinn aveva spostato gli occhi dalla pagina di quaderno al suo viso, e beh, era innegabile che fosse davvero molto carino e c'era qualcosa di profondamente infantile nei suoi lineamenti, il che era piuttosto consolatorio visto che di solito era lui quello a cui dicevano che aveva la faccetta da bambino. Il professore aveva interrotto la sua spiegazione, nominando una pagina del libro che Quinn non aveva nemmeno sentito, ed il moretto aveva spostato l'attenzione dal suo foglio, e per un attimo i loro occhi si erano incontrati. Quinn gli aveva sorriso, ma ne aveva ricavato solo uno sguardo veloce in risposta. Chissà se sorrideva ogni tanto. Per colpa di Pierre adesso si trovava a chiedersi una quantità di cose su quel ragazzo, incuriosito da quella strana aria misteriosa che aveva, come se nascondesse chissà quale segreto. Solitamente quando qualcuno si comportava come stava facendo il moretto adesso Quinn lo classificava in due modi, o incredibilmente timido, oppure incredibilmente stronzo, però David non gli sembrava nessuna delle due cose. Ancora una volta gli era sembrato soltanto molto fuori posto.
Pierre aveva raggiunto i suoi amici fuori dall'edificio quando finalmente quel primo giorno di lezione era terminato. Era su di giri per aver finalmente incontrato il ragazzo nuovo, e doveva condividerlo con qualcuno. Di solito era Quinn a fare da diga per i suoi sfoghi, ma siccome in quel momento era troppo impegnato a farsi succhiare la faccia da Bert, si, che schifo, aveva riversato il suo entusiasmo su Frank e Gerard. Si era seduto accanto a loro, su uno dei muretti che recintavano per intero in perimetro della scuola, buttando lo zaino praticamente vuoto senza nessuna grazia ai suoi piedi.
"L'ho visto" "Chi?" "Il ragazzo nuovo" "Ah si? Ti sei presentato?" "Bhe.. in un certo senso.." "Cioè?" "Ecco, ero in ritardo, e stavo correndo e.. in pratica l'ho travolto" "E' così che conquisti i ragazzi? Provocandogli traumi cranici così che accettino di uscire con te?" "Fanculo, forse se scopassi un pò anche tu non saresti così antipatico"
Gerard aveva riso, per niente offeso dalla battuta dell'amico. Funzionava così tra loro, erano diametralmente opposti, e passavano la metà del tempo a prendersi reciprocamente in giro, nessuno dei due ci faceva caso. Il moro gli aveva fatto notare quanto fosse senza speranza, Pierre era incasinato perso ed un ritardatario cronico, e loro non mancavano mai di farsi due risate per questa ragione. Gerard aveva cercato di darsi un contegno e ricomporsi mentre sentiva Frank ridere ancora al suo fianco.
"Ok piantiamola, allora com'é?" "E' bellissimo" "Non lo dici di tutti i ragazzi che vedi?"
Pierre aveva rifilato un mezzo pugno sul braccio di Gerard per averlo detto. Il moro lo prendeva sempre in giro per il suo 'innamoramento facile', così lo chiamava, anche se di innamoramento aveva ben poco di solito.
"No, di solito dico che sono eccitanti, o che hanno un gran culo, non che sono bellissimi. Non ho mai trovato nessuno per cui valesse la pena usare questa parola" "Ma piantala, il fatto é che ti sei portato a letto tutti i ragazzi gay o sessualmente confusi della città.. e adesso.." "Non me!"
Frank aveva interrotto il discorso del moro, e Gerard aveva sorriso leggermente, stupidamente felice che Frank non fosse uno di quei ragazzi. Non sapeva perché, ma la cosa lo metteva incredibilmente di buon umore. Aveva ripreso a parlare solo dopo aver fissato per qualche istante il viso del più basso, ed aveva riportato la sua attenzione su Pierre.
"Dicevo.. adesso che hai finito tutti i ragazzi non ti resta che buttarti sul nuovo arrivato, o ricominciare d'accapo il giro"
Pierre non aveva risposto, limitandosi a rivolgergli un dito medio, prima di spostare lo sguardo su Bert e Quinn.
"Potete smettere di pomiciare per due secondi così Quinn può dirmi quello che ha scoperto di lui?" "Ero a lezione, non é che mi sia messo a giocare al piccolo enigmista" "Ma proprio niente?" "No, l'unica parola che mi ha detto in tutta la giornata é stata 'grazie' " "Perché?" "Perché non aveva i libri e mi sono offerto di farlo leggere con me" "Quindi eravate vicini, ha un buon odore?" "Cristo Pierre, non mi sono messo ad annusarlo" "Io l'avrei fatto" "Per questo siamo gli unici amici che hai"
Ancora una volta tutto il gruppo aveva riso, e poi si erano incamminati fuori dall'edificio ed avevano fatto un tratto di strada insieme, prima di separarsi per tornare ognuno alla propria casa.
Grazie per aver recensito questa mia nuova pazzia! Vi amo!
ChemicallyUsed: Ahaha sai che hai gran parte della colpa per questa nuova follia! Quindi sii pure imbarazzante.. You know I love it! Yes, David é arrivato, e qua.. beh nel capitolo ci sono le prime conoscenze! Impressioni? Teorie? xD Ah, vediamo se cogli il minuscolo hint che ho inserito! xD
ErisValentine: Lo sai love, mi conosci, mi piacciono le cose complicate. xD Si, mancano i nostri bambini, ma c'è tanta carne al fuoco! Prometto che non ne sentirai la mancanza, o almeno non troppo! xD
Friem: Grazie! Sono contenta che ti piaccia! L'inizio di un nuovo lavoro é sempre una scommessa! Nel capitolo ci sono le prime conoscenze, e si delineano, o meglio, si accennano le dinamiche dei primi rapporti. Che ne pensi?
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Capitolo 3 *** Stay ***
Stay
I primi giorni di scuola erano trascorsi in fretta, mentre i ragazzi si riabituavano alla routine e le lezioni iniziavano ad entrare nel vivo. Nonostante gli avesse offerto di leggere insieme a lui finché non fossero arrivati i suoi libri David continuava a rivolgergli quegli sguardi timidi, come a chiedergli il permesso, ogni qualvolta iniziava una nuova lezione. Quinn si limitava a sorridergli, gentile ed amichevole come al solito, era nella sua natura d'altronde. In quel tempo la frase più lunga che il moretto gli avesse rivolto era stata quando gli aveva spiegato che la biblioteca gli avrebbe consegnato i suoi libri a breve, e si era scusato del disturbo. Per il resto il biondino era riuscito a cogliere solo qualche piccola informazione, dalle sue risposte monosillabiche. Aveva scoperto che veniva dal Canada, e non dalla Francia come pensavano tutti, però parlava francese come prima lingua, lo si poteva sentire dal modo in cui certe parole scivolavano fuori dalla sua bocca con quella strana cadenza. Aveva scoperto che era nato a Montreal, e si diceva che i suoi genitori fossero divorziati, altri dicevano invece che non fosse vero, e che il padre fosse un militare. Non molto in effetti, e sicuramente niente che potesse aiutare Pierre nel suo strano intento di conquistare un ragazzo che nemmeno conosceva. Quinn si chiedeva perché gli sembrasse strano dopotutto, era di Pierre che si parlava, con lui quel termine assumeva tutto un altro significato.
Anche quel giorno Quinn aveva visto il moretto sparire non appena la campanella del pranzo era suonata, ed ancora una volta aveva dovuto raggiungere i suoi amici a mensa senza nessuna buona notizia per Pierre. Anzi, senza nessuna notizia e basta. In realtà ad un certo punto aveva smesso di essere soltanto per Pierre, era diventato curioso lui stesso di scoprire qualcosa in più su David. A volte si ritrovava a pensare a lui - no, niente di romantico, assolutamente - era solo desideroso di capire quale fosse il motivo di quella sua impenetrabilità. Si, perché se inizialmente Quinn aveva pensato che si sarebbe aperto almeno un pochino prima o poi, oramai era piuttosto chiaro che ogni tentativo di avvicinarsi rimbalzava sul moretto come su una parete di gomma. Ma invece di esserne offeso il biondino si sentiva solo molto dispiaciuto per lui. Perché qualcosa doveva pur aver portato un ragazzino di soli 16 anni ad essere completamente impermeabile alle altre persone, e non poteva di certo essere qualcosa di buono. E si, a Quinn importava delle persone, anche troppo - come ripeteva sempre Bert - non poteva farci nulla, era nella sua natura preoccuparsi.
David aveva raggiunto il suo posto preferito, il tetto, e si era seduto a gambe incrociate sull'asfalto, mentre con una mano teneva il panino e con l'altra scrollava la rotellina dell'ipod per scegliere quale sarebbe stata la colonna sonora del suo pranzo. Il suo umore non era dei migliori quel giorno, quindi aveva optato per qualcosa di vagamente deprimente. Dall'alto del tetto riusciva a vedere i pochi studenti che sostavano all'esterno a mangiare il loro pranzo all'aperto. Non li vedeva davvero, nel senso che non poteva distinguerne i visi, e per un attimo si era ritrovato a pensare che era esattamente quello il rapporto che aveva con le persone, li osservava da lontano senza poter scorgere nulla se non le loro sagome, niente dettagli, niente espressioni. Era tanto tempo che non percepiva quella sensazione di solitudine. Solitamente gli andava bene così, non era una condizione imposta, era qualcosa di consapevolmente scelto. Ma quel ragazzo - Quinn - gli stava rendendo tutto più difficile. Era gentile con lui, anche troppo gentile, nonostante David non gli desse nessuna possibilità di arrivare anche solo lontanamente vicino, e la cosa strana era che non c'era niente di forzato nella sua gentilezza, non lo faceva per nessun motivo, era così e basta. Si capiva perché trattava tutti nello stesso modo, sorrideva a tutti nello stesso modo aperto. Si era ritrovato a pensare che - se la sua regola non fosse esistita - Quinn sarebbe stato il genere di amico che avrebbe voluto avere al suo fianco. Ma la regola era lì, stampata nella sua mente, e David aveva scrollato la testa e le spalle eliminando quel pensiero, ed era passato alla canzone successiva.
Pierre si sentiva un pò uno stalker - si, soltanto un pò - mentre aspettava poggiato al muro che il ragazzo nuovo, David, si avvicinasse al proprio armadietto. Era stato un colpo di fortuna scoprire quale fosse, e ci era riuscito solo perché la mattina precedente il moretto aveva fatto tardi, e per la prima volta l'aveva visto attraversare i corridoi della scuola. Evidentemente di solito arrivava molto presto, prima degli altri, e Pierre non aveva mai avuto l'occasione di incontrarlo. E visto che quell'incontro non succedeva casualmente, beh, aveva deciso di farlo accadere lui stesso. Era molto presto, e la scuola era così vuota che gli sembrava un posto ancora più triste e deprimente del solito. Non così vuota come aveva pensato però, perché quegli idioti di Gerard e Frank avevano deciso di seguirlo, una volta saputo del suo piano.
"Ve ne andate?" "Scherzi? Non mi perderei il primo rifiuto della tua vita per niente al mondo. E poi diciamoci la verità, tu gli metteresti paura, avrai più successo se dimostri di avere degli amici, invece che di essere un pedinatore" "Cristo quanto cazzo parli Gerard, e poi tu sei inquietante, non penso che sarebbe molto rassicurato dalla tua presenza" "Già.. disse lo stalker.." "Fanculo, non sono uno stalker, sto solo dando una mano agli eventi" "Che sarebbero?" "Noi parleremo, lui accetterà di uscire con me.." "Non continuare, le tue storie finiscono sempre allo stesso modo, con uno 'scoperemo come ricci', ho ragione?" "Si beh.."
Gerard si era limitato a scuotere la testa, l'idiozia di Pierre era cosa nota oramai, si era abituato. Frank invece ridacchiava apertamente, e quel suono aveva strappato un sorriso a Gerard, lo faceva sempre. Il piccoletto era ancora peggiore di lui quando ci si metteva, non importava quanto l'apparenza dicesse il contrario. Anche lui prendeva in giro Pierre, anche se meno spesso dell'altro. Pierre non se la prendeva, sapeva che gli volevano bene.
"Scusa ma perché ti sei fissato così? L'avrai visto per trenta secondi scarsi.. sei davvero così a corto di ragazzi?"
Pierre aveva amorevolmente mandato a fanculo anche Frank, come appena pochi minuti prima aveva fatto con Gerard. Non sapeva come spiegarlo ai suoi amici senza sembrare più idiota di quello che già sembrasse, ma voleva rivederlo.
"Non riesco a togliermelo dalla testa"
E l'aveva detto con una serietà che era abbastanza inusuale per lui. I due ragazzi l'avevano guardato sorpresi ed avevano annuito, senza l'aggiunta di nessuna battuta e prese in giro questa volta. Probabilmente avrebbe cambiato idea nel giro di una settimana, perché le passioni di Pierre non duravano mai per troppo tempo, ma non aveva importanza, se gli serviva supporto, beh l'avrebbe avuto.
David aveva attraversato la porta dell'edificio come ogni mattina, con lo zaino nero che penzolava dalla mano destra ed un muffin a cui dava un morso ogni tanto nell'altra. Era arrivato a poca distanza dal proprio armadietto quando aveva sentito qualcosa di diverso dal solito. Il corridoio che usualmente a quell'ora era estremamente silenzioso adesso era riempito da risatine e parole che David non riusciva a sentire. Aveva fatto ancora qualche passo e aveva visto tre ragazzi poggiati contro il muro che chiacchieravano tra loro. Uno di loro era il ragazzo che lo aveva travolto il primo giorno, gli altri due non li aveva mai visti. Aveva riflettuto per un attimo, ma le probabilità gli dicevano che se fosse entrato ed avesse raggiunto il suo armadietto quasi sicuramente si sarebbe trovato invischiato in una conversazione che non voleva, o almeno in un tentativo di conversazione, così aveva semplicemente fatto dietro-front, prendendo le scale per salire al secondo piano dove avrebbe avuto la prima lezione della giornata. Si era goduto l'aula vuota per un momento, consumando velocemente la sua specie di colazione e poi recuperando il suo ipod dallo zaino ed infilandosi le cuffiette nelle orecchie.
Pierre aveva capito che il moretto non sarebbe arrivato quando i corridoi della scuola avevano iniziato a riempirsi di studenti, e poco dopo la campanella della prima ora era suonata. Era rimasto un pò deluso - si, soltanto un pò - deluso.
Frank si era steso sul letto di Gerard, prendendo praticamente tutto il posto disponibile mentre l'altro andava a prendere qualcosa da bere. Aveva dato un'occhiata alle pareti piene di disegni, alcuni a matita, altri colorati di tutto punto come pagine sfuse di libri di fumetti. Non che avesse bisogno di guardarli, conosceva a memoria ogni singola pagina appuntata al muro con puntine di plastica colorata, alcuni addirittura ritraevano lui stesso. Gerard aveva scosso la testa quando era rientrato in camera, ed aveva svuotato la poltrona dei vestiti per avere un posto dove sedersi. Avevano solo sorseggiato le loro coca cole in silenzio per qualche minuto. Era stato il più grande ad interrompere il momento
"Non capisco come si possa essere così ossessionati da una persona"
E mentre lo diceva il più piccolo aveva percepito una impercettibile sfumatura di preoccupazione nella voce dell'altro. Gli occhi di Frank si erano posati lentamente su di lui, erano rimasti fissi sul viso di Gerard per qualche secondo mentre scuoteva leggermente la testa. Non che loro due fossero proprio nuovi alle ossessioni. Gerard delle volte era così fissato su un pensiero o un'immagine da sentire il bisogno di disegnarla in una maniera compulsiva, e la stessa cosa succedeva a Frank con le note che nascevano nella sua testa e prendevano vita sulla tastiera della sua chitarra. Ma essere così ossessionati, da una persona? Per un istante Frank si era chiesto se la parola ossessione non descrivesse il rapporto che aveva con Gerard. Loro passavano ogni minuto libero insieme, ed anche in quelle rare occasioni in cui uno dei due era impegnato in qualcosa senza l'altro erano comunque perennemente in contatto, anche solo tramite sms, per il semplice bisogno di condividere con l'altro ogni cosa succedesse. Aveva scosso la testa ed accantonato quel pensiero, loro due erano amici, é così che funziona tra amici, punto.
"Conosci Pierre.."
Gerard si era limitato ad annuire, un mezzo sorriso ad alzargli appena un angolo della bocca.
"Sei preoccupato per lui?" "Perché me lo chiedi?"
Frank si era messo dritto per guardarlo, e gli aveva rivolto quell'occhiata che diceva - che lo chiedi a fare? come se non sapessi leggerti dentro - che aveva fatto sorridere Gerard ancora una volta.
"E' che non voglio che si faccia male" "Quando mai Pierre si é fatto male?" "C'é una prima volta per tutto"
Pierre stava ancora imprecando quando aveva recuperato il suo zaino e si era chiuso la porta di casa alle spalle. La sera precedente aveva tardato ed aveva litigato di brutto con sua madre per quello, e quella mattina lei l'aveva buttato giù dal letto praticamente all'alba dicendogli che era stanca dei suoi ritardi. Tipico, non l'aveva punito esplicitamente ma gliel'avrebbe fatta pagare comunque in qualche modo. Per fortuna le arrabbiature di sua madre non duravano mai troppo a lungo, e nemmeno le sue nei confronti della madre. Per la seconda volta in quelle poche settimane di scuola aveva beccato l'autobus, ma il suo viaggio era durato davvero poco perché era sceso dopo appena una fermata quando aveva visto il moretto camminare con la testa leggermente abbassata sul marciapiede. Aveva camminato in fretta per raggiungerlo ma quando l'aveva chiamato non si era neanche voltato, così gli aveva toccato la spalla per attirare la sua attenzione. L'altro si era voltato posando quegli occhi incredibili su di lui, e Pierre per un attimo aveva dimenticato ogni parola gli fosse venuta in mente – probabilmente ogni parola avesse mai imparato in 17 anni - David l'aveva guardato, leggermente confuso da suo silenzio, chiedendosi perché l'avesse fermato senza poi dirgli assolutamente niente.
"Volevi qualcosa?" "Si io.. no.. cioè volevo solo dire ciao" "Bhe ciao"
David aveva fatto per allontanarsi e riprendere il suo cammino, ma l'altro l'aveva fermato ancora una volta.
"Ecco noi andiamo a scuola insieme, ricordi?" "Si mi ricordo, sei il ragazzo che mi ha travolto" "Si.. beh scusa ancora" "Fa nulla.. ora devo andare" "Ma.. potremmo fare la strada insieme dato che.. andiamo nello stesso posto"
David odiava quelle situazioni con tutto sé stesso. Quelle situazioni nelle quali era costretto a sembrare scortese e scostante, e non c'era nulla che fosse più lontano dalla sua natura. E non voleva, davvero, non con questo ragazzo col sorriso grande e gentile, né con nessun altro, ma non poteva evitarlo. Non doveva, evitarlo.
"No grazie, preferisco andare da solo"
Prima che l'altro potesse ribattere qualsiasi cosa si era reinfilato le cuffiette nelle orecchie, ed aveva ripreso a camminare. Pierre aveva sentito una punta di delusione bruciargli lo stomaco, per la seconda volta in due giorni.
Quinn era stato il primo ad arrivare quella mattina, più presto rispetto ai suoi standard, ma aveva il primo test del semestre quel giorno e non aveva studiato come avrebbe dovuto. Bel lavoro Allman, cominci bene, complimenti! Era entrato dritto nella scuola per evitare di incontrare qualcuno che potesse distrarlo ed aveva preso posto sulle scale deserte, il libro aperto poggiato sulle ginocchia e nessunissima voglia di studiare nonostante avesse l'acqua alla gola. Si era sforzato di mantenere costante la sua attenzione sulle pagine del libro di economia, ma si era ritrovato a pensare a David. Come si era preparato per il test se non aveva ancora i libri? Avrebbe dovuto chiedergli di studiare con lui, ma sicuramente l'altro non avrebbe accettato, così non aveva neanche fatto un tentativo. Stava ancora pensando a lui quando la porta che dava sulle scale dove era seduto si era aperta e David era apparso, come se si fosse materializzato direttamente dai suoi pensieri. Gli era sembrato sorpreso di vederlo, e per un attimo si erano guardati senza che nessuno dei due dicesse niente, prima che Quinn notasse i l'insieme di fogli spillati ordinatamente che il ragazzo teneva in mano.
"Hey" "Hey" "Sei pronto per il test?"
Quinn si trovava sempre più spesso nella bizzarra posizione di tentare di fare conversazione con l'altro ragazzo, ma otteneva sempre le stesse risposte laconiche e monosillabiche. Non che fosse per lui che si comportava così, in effetti era quasi sicuro di essere l'unico con cui il moretto parlasse, se così si poteva definire. Non l'aveva mai visto parlare con nessun altro, appariva in classe e poi spariva non appena le lezioni terminavano, e tutto il resto del tempo non si sapeva dove fosse.
"Si, credo di si" "Come hai studiato senza libri?" "Ho fatto qualche ricerca su internet" "Potevamo studiare insieme"
Quinn l'aveva detto con la solita gentilezza che lo contraddistingueva, e per una volta David l'aveva guardato negli occhi, cosa che di solito non accadeva mai. Solitamente il moretto posava lo sguardo ovunque tranne che su chi gli stava parlando, anche se potevi vedere che ti stava prestando attenzione. Quella volta invece l'aveva guardato, ed aveva sussurrato un 'grazie', e lo pensava davvero, si poteva vederlo. Quinn aveva notato la gratitudine negli occhi di quello strano colore, anche se l'altro non aveva neanche accennato un sorriso.
"Io dovrei.."
David gli dava sempre l'impressione di avere la necessità di scappare dalla stanza in cui si trovava. E non voleva farlo sentire costretto a restare, per educazione o altro, così si era semplicemente limitato ad annuire, ed il moretto l'aveva superato ed aveva continuato a salire le scale. Non era andato in classe però, perché quando qualche minuto dopo Quinn era salito per prendere posto non l'aveva trovato. Ancora una volta si chiedeva come facesse a sparire di punto in bianco.
David era corso via come al suo solito non appena le lezioni erano terminate, mentre gli altri ragazzi ancora sistemavano le loro cose e si attardavano a chiacchierare pigri ora che la giornata scolastica era terminata. Aveva deciso di tornare a casa a piedi, per godersi il sole tiepido di settembre che gli riscaldava leggermente il viso. A volte si chiedeva come lo vedessero le altre persone, doveva apparire come uno di quei ragazzini molto soli, sempre estraniati dal mondo dagli auricolari nelle orecchie, triste perfino. Ma David non era triste, anzi, era caratterialmente molto allegro - anche troppo diceva sua madre - e riusciva ad entusiasmarsi anche per le cose più piccole. In quanto al fatto che fosse solo - beh aveva delle persone nella sua vita che lo amavano e che amava - ma a volte si sentiva come se stesse saltando dei passaggi - alcuni di quelli importanti - che tutti i ragazzi della sua età attraversano. A volte si chiedeva come lo vedesse Quinn - il biondino seduto accanto a lui a scuola, tanto gentile e disponibile da rendere difficile il non essere suo amico - doveva davvero considerarlo uno stronzo. Aveva scacciato quel pensiero nello stesso modo in cui lo faceva sempre, alzando al massimo il volume del suo ipod, e camminando fino a casa. Quando aveva aperto la porta e posato le sue cose nell'ingresso come faceva sempre era stato sorpreso dal silenzio. Nessun rumore proveniente dalla cucina, nessuna voce e nessun suono come la radio o la televisione. L'odore proveniente dalla cucina però l'aveva informato che sua madre doveva essere a casa perché il pranzo era pronto. Era salito su per le scale ed aveva raggiunto camera sua, assolutamente meravigliato di trovarci sua madre all'interno. Era seduta sul letto, le mani poggiate in grembo e l'espressione pensierosa, così tanto che non si era ancora accorta della presenza di David. Il moretto aveva fatto un grosso sospiro, preparandosi al peggio - o al solito, che era più o meno la stessa cosa per lui -
"Mom?"
Sua madre aveva posato gli occhi su di lui e gli aveva sorriso, per poi spostare la sua attenzione sulla stanza.
"Siamo qui da un mese ed ancora non hai svuotato neanche uno scatolone con le tue cose" "Lo so"
Gli era bastata quella semplice affermazione, non aveva avuto bisogno di dire il resto perché comunque sua madre lo sapeva già da sola. La camera di David sembrava tutto fuorché la camera di un adolescente. Non c'era niente alle pareti, non un poster o una semplice foto, le mensole erano praticamente vuote, fatta eccezione per qualche libro poggiato alla rinfusa sopra. L'unica cosa davvero riconducibile a David era il computer portatile, per il resto sembrava più un magazzino, come se non la usasse nessuno.
"E' successo qualcosa mom?" "Come va la scuola piccolo?"
Era chiaro che ci fosse qualcosa che voleva dirgli, e non ci voleva un genio per capire cosa fosse date le esperienze precedenti, ma sua madre sembrava voler girare intorno al discorso.
"La scuola é ok, lo sai che mi piace andare a scuola" "Bene.. e gli altri ragazzi? Ti sei fatto qualche nuovo amico?"
David aveva sorriso, rassicurandola che era tutto ok, che i ragazzi erano simpatici, anche se tutti e due sapevano che non era la verità. Il moretto non aveva mai portato un amico a casa in vita sua, fatta eccezione per i bambini con cui giocava quando era molto piccolo, e non usciva spesso - quasi mai, per la verità - quindi era chiaro ad entrambi che non c'era nessun gruppo di amici nella vita di suo figlio. E non poteva dire di non esserne preoccupata, ma ne comprendeva le ragioni. David aveva provato ad indagare ancora per capire cosa stesse succedendo, o più che altro per avere una conferma dei suoi pensieri, e questa volta sua madre aveva risposto.
"Dobbiamo parlare" "Okay" "Lo sai che Rhys viene sempre mandato in giro per le missioni.."
Rhys era il compagno di sua madre, ed era un militare di carriera, nonché la ragione per la quale erano costretti a cambiare casa molto spesso. David si era limitato ad annuire, aspettando la fatidica frase che oramai aveva sentito un milione di volte - dobbiamo partire, vedrai ti piacerà il posto dove andremo - e lui si sarebbe limitato ad assentire col capo ed a sorridere come sempre.
"Gli é stato offerto un posto di comando, come colonnello" "Okay"
David aveva sorriso per rassicurarla, pensando tra sé che non era stata una cattiva idea lasciare le sue cose negli scatoloni - come sempre - ma sua madre aveva ripreso a parlare.
"Lo so che questo posto non é esattamente una metropoli, ma ci si sta bene, no?"
David l'aveva guardata per un attimo senza capire, o più che altro shoccato dalla piega che sembrava stesse prendendo quella conversazione - del tutto inaspettatamente - ma sua madre aveva scambiato la sua espressione per delusione
"Vuoi dire che restiamo qui?" "So che ti manca Montreal e che non ti senti a casa qui, ma sono sicura che dopo un pò tu.." "No io.. per quanto tempo restiamo?" "Il lavoro di Rhys é una cosa definitiva"
Sua madre l'aveva osservato preoccupata di quale sarebbe potuta essere la sua reazione. Sapeva di avergli chiesto molto in quegli anni, avevano cambiato città così spesso che perfino lei faticava a tenerne il conto, ma David si era sempre dimostrato comprensivo e non aveva mai protestato. A volte quasi dimenticava che era soltanto poco più di un bambino. Ma il moretto le aveva sorriso - e non uno di quei sorrisi che faceva sempre quando voleva rassicurarla - uno di quelli veri - entusiasti - che David riservava alle cose che realmente lo rendevano felice.
"Ne sei contento?" "Si" "Non pensavo che saresti stato felice di vivere in un posto così piccolo. Sei sicuro David?" "A me basta che ci fermiamo"
Sua madre aveva annuito, molto più tranquilla rispetto a quando era entrata in quella stanza qualche minuto prima.
"Si, ci fermiamo" "Grazie mom" "Dovrei essere io a ringraziare te, sei stato molto paziente"
David aveva scrollato le spalle come a dire che era ok, che non importava, e le aveva sorriso ancora.
"Dovresti cominciare a farti qualche amico" "Si.."
E per la prima volta quello non era uno di quei si - uno di quelli supportivi e rassicuranti che però non dicevano tutta la verità - era sincero - ed anche un pò spaventato - Quando sua madre era uscita, dicendogli che il pranzo sarebbe stato in tavola a minuti, David si era inginocchiato davanti ad uno dei suoi scatoloni - uno di quelli aperti, perché molti erano ancora chiusi - ed aveva tirato fuori uno dei poster che portava sempre con sé ma che non aveva mai attaccato alla parete, ed una scatolina di puntine colorate che non aveva neppure mai aperto, poi aveva fissato il poster alla parete facendo attenzione che fosse dritto. Quando gli aveva dato un'occhiata prima di chiudersi la porta alle spalle e scendere per il pranzo David sorrideva.
Grazie delle recensioni. Vi amo!
Friem: Grazie mille davvero, sei troppo buona. Il comportamento di David si capisce un pò ora, giusto? E no, apparentemente Gee e Frank sono solo amici xD Che ne dici?
Hellister: Una nuova lettrice! Ma benvenuta! Sono contenta che ti piaccia. Si, i personaggi sono forti, li ho scelti perché insieme avrebbero fatto faville! xD Che te ne pare del capitolo?
ErisValentine: ahah la tendenza al "forever alone", è proprio David! xD Ma si, in questo capitolo si capisce perché sta male. Quinn é amore come sempre e Pierre.. dai come si può non amare Pierre?! xD E poi ci sono Gee e Frank.. che ne dici? Love u!
ChemicallyUsed: ahaha questa storia ti fa male alla salute mentale! Eccoti serviti più dettagli su David, ed ecco la svolta di cui parlavamo e che avrebbe fatto iniziare "la vera storia". Che ne dici? C'é un hint di OTP anche qui, ovviamente da parte di Frank perché Gee é tonto.. ed il rapporto tra Gee e Pierre, che ne dici?
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Capitolo 4 *** Knowing David ***
Yes sono tornata! Scusatemi per l'attesa ma l'università mi sta uccidendo senza pietà. Tra pochi giorni posterò anche il capitolo finale della "Bandits", come vedete non vi ho abbandonati!
Knowing David
David si era dato un'occhiata nervosa allo specchio, osservando critico il suo abbigliamento ed i suoi capelli. Quella mattina come spesso succedeva aveva optato per il total black ed indossava una camicia nera con le maniche corte ed i suoi inseparabili pantaloni dello stesso colore, estremamente stretti. A completare il tutto aveva messo alle braccia i soliti due polsini di una delle sue band preferite, ed aveva allacciato i suoi anfibi. I capelli erano apposto, col ciuffo lucido che si posava leggermente sulla fronte coprendogli perfino gli occhi, di tanto in tanto. Aveva dato un'ultima controllata all'eyeliner ed aveva assentito alla sua immagine allo specchio, si.. poteva andare. David era uno di quei ragazzi che prestavano una discreta attenzione alla propria immagine, gli piaceva cambiare taglio e colore di capelli, gli piaceva sperimentare cose nuove, cerchiare i suoi occhi o colorare le sue unghia di nero. Ma quella mattina era tutto più accentuato, e lui si sentiva diverso. Aveva cercato di non pensarci ed era sceso di sotto per mangiare la sua colazione, che consisteva in una tazza di cereali ed un french toast, poi aveva indossato una felpa, recuperato velocemente il suo zaino ed era uscito in strada. L'aria fredda l'aveva fatto rabbrividire per un attimo, così aveva alzato il cappuccio ed aveva tirato la zip della felpa fin su in alto. A Montreal dov'era nato quello non sarebbe stato nemmeno considerato vero freddo, ma non ci viveva più da tanto tempo, e nell'ultimo posto dove aveva abitato le temperature non scendevano mai così tanto, quindi era come se avesse perso l'abitudine. In ogni caso il freddo lo metteva di buon umore, gli ricordava la sua infanzia così tanto che gli sembrava quasi che avesse un odore specifico. Aveva camminato piano per strada, godendosi la sensazione del vento sul viso che faceva muovere a destra e sinistra il ciuffo di capelli che gli spuntava dal cappuccio.
Anche quella mattina era arrivato prima di tutti gli altri a scuola, anche se stavolta con nessuna intenzione di evitare le persone, era soltanto che oramai i suoi orari erano settati in quel modo. Aveva attraversato i corridoi completamente vuoti ed aveva salito le scale fino a raggiungere la classe dove ci sarebbe stata la prima lezione della giornata. Era stato così sopreso di trovare già Quinn in aula che per un attimo era semplicemente rimasto in piedi sulla porta, attirando l'attenzione dell'altro su di sé. Quinn gli aveva rivolto un saluto col capo ma non aveva detto una parola, nessun sorriso gentile - non sembrava il solito lui - David non sapeva esattamente come comportarsi, ma aveva pensato che il biondino era la prima persona da tanto tempo che gli aveva davvero fatto rimpiangere l'amicizia di qualcuno, quindi era entrato, ed aveva preso discretamente posto accanto a lui. Il moretto l'aveva guardato per un attimo, indeciso se dire qualcosa oppure no, riflettendo su quanto in certi casi la solitudine fosse di sicuro la soluzione più facile. Nessuna preoccupazione sul se dire qualcosa, e su quale fosse la cosa giusta da dire, nessuna reazione altrui di cui preoccuparsi. - Più semplice - ma sicuramente non così bello. Per fortuna Quinn l'aveva tolto dall'impiccio parlando per primo, il suo solito tono gentile anche se decisamente privo di allegria.
"Mi spiace aver rubato il tuo posto in cui nasconderti"
David era rimasto meravigliato della scelta di parole dell'altro, era come se quel ragazzo l'avesse inquadrato in maniera precisa anche se lui gli aveva a malapena parlato da quando si erano conosciuti. Si chiedeva se fosse sempre così intuitivo con tutti, ed era quasi sicuro che la risposta a quella domanda fosse si. Aveva posato gli occhi su di lui senza sapere bene cosa replicare. Le persone come Quinn - sempre così gentili e sorridenti - hanno lo svantaggio di essere trasparenti, si capisce a distanza di chilomentri che qualcosa non va - perché gli si legge sul viso - Per la prima volta da tanto tempo si trovava nella posizione di essere lui ad aprire un discorso, e si dava dello stupido da solo per quanto si sentisse nervoso.
"Stai.. stai bene?"
Quinn aveva posato i suoi occhi sull'altro incuriosito - ma più che altro sorpreso - da quella domanda inaspettata, e sulle prime non era riuscito a rispondere. E David aveva scambiato quel silenzio per un no. - D'altronde cosa si aspettava? - Dopo aver declinato ogni minimo tentativo di conoscenza da parte del biondino non era poi così strano che non volesse confidarsi con lui.
"Ok scusa, non volevo essere invadente" "No é solo che.. sono un pò meravigliato. E' la prima volta che mi rivolgi la parola di tua spontanea volontà" "Già.. non sono molto bravo a fare amicizia.." "Questo é un modo di vedere la cosa.." "Che vuoi dire?" "Beh non so se tu sia bravo o meno, ma non credo sia stato quello il problema. Tu non volevi fare amicizia"
Ancora una volta l'altro ragazzo sembrava aver letto nella sua mente. Non aveva scambiato il suo atteggiamento per timidezza o presunzione, l'aveva solo visto per quello che davvero era. E non c'era motivo di inventarsi scuse, così si era semplicemente limitato ad assentire col capo per confermare. A differenza di Quinn che sembrava aver capito tutto di lui David non sapeva bene come agire. Al posto dell'altro sarebbe stato diffidente nei suoi confronti, per via di quell'improvviso cambio di rotta, ma non riusciva a decifrare se il biondino in realtà lo fosse oppure no. Quinn l'aveva guardato per un attimo ed aveva fatto un mezzo sorriso.
"Beh apprezzo l'onestà.." "Se vuoi ti lascio solo.." "No, non c'é bisogno"
Il moretto aveva assentito col capo ma non aveva fatto altre domande. Era chiaro che Quinn non aveva intenzione di parlare di qualsiasi cosa lo preoccupasse con lui, e di certo non poteva biasimarlo. Erano entrambi rimasti in silenzio finché la classe non aveva cominciato a riepirsi. Per la prima volta in vita sua David non era riuscito a prestare nessuna attenzione alle lezioni quel giorno, aveva solo guardato il biondino di continuo tutto il tempo chiedendosi cosa gli passasse per la testa, e pensando che era brutto non vederlo sorridere. Quella era una cosa decisamente nuova per il moretto, non c'era mai stato spazio per domandarsi cosa la gente pensasse, cosa provasse, era una strada pericolosa che portava ad attaccarsi, e David non poteva permetterselo. Almeno fino a quel momento, ma adesso Quinn non era interessato a parlare e il moretto si chiedeva se non si fosse già bruciato tutti i ponti con lui. Le nozioni di economia, storia e letteratura si erano tutte confuse in un unico ammasso di informazioni senza senso finché la campanella della pausa pranzo non era suonata. Era rimasto fermo mentre tutti gli altri si affrettavano ad uscire dall'aula, pensava che come sempre l'altro se ne sarebbe andato invece non si era mosso nemmeno lui. David aveva deciso di fare un altro tentativo, e gli aveva chiesto di nuovo se stesse bene. Il biondino si era voltato verso di lui e gli aveva piantato i suoi occhi sul viso.
"Prima di parlarti devo sapere una cosa" "Quale?" "Hai cambiato idea? Cioè questo é un episodio isolato o adesso vuoi fare amicizia?" "Io.. mi piacerebbe.. si"
Per un attimo Quinn aveva sorriso come al solito, e David si era ritrovato a ricambiare senza neanche rendersene conto.
"Così é qui che ti nascondi per non mangiare insieme agli altri?" "Qualche volta.." "Perché pensi che io non stia bene? E' la seconda volta che me lo chiedi oggi" "Oggi non sorridi, di solito lo fai"
Il moretto si era sentito un pò stupido a dirlo, ma l'altro aveva assentito col capo come per confermare che fosse così.
"Ho solo litigato con Bert" "Non so chi sia Bert.." "Giusto, hai ragione. Lui é il mio ragazzo" "Oh" "Già io sono gay.. se questo é un problema dimmelo subito" "No no, non é un problema" "Sei sicuro? Un sacco di gente si stranisce quando lo scopre" "Sicuro. Lo sono anch'io. E' una cosa seria? Il litigio voglio dire.." "No, non é mai una cosa seria con lui, mi fa solo innervosire delle volte" "Per questo mangi qui e non in mensa come al solito?" "Già.. voglio punirlo un pò.."
David aveva ridacchiato a quell'affermazione, alla vocetta dispettosa che aveva usato per dirlo. Quinn sembrava aver riaquistato il suo solito buon umore ed il moretto si era tranquillizzato del fatto che sembrasse così amichevole.
"Da quanto tempo state insieme?" "Oh da sempre.. cioé stiamo veramente insieme solo da un paio d'anni ma é sempre stato il mio miglior amico, quindi é come se stessimo insieme da sempre. Ok, adesso é il mio turno di fare domande" "Ok" "Girano un sacco di voci su di te lo sai?" "Già.. succede sempre così quando arrivo in un posto nuovo, ci sono abituato" "Lo dici come se succedesse spesso" "E' così" "Cioé? Quante volte hai cambiato casa?" "Ho perso il conto. Penso di non aver mai fatto due semestri di fila nella stessa scuola" "Cazzo. E' perché tuo padre é un militare, come dicono?" "In parte, non é mio padre ma é il compagno di mia madre, e si, é un militare" "Oh dev'essere uno schifo. Lo odi?" "Cosa? No, perché dovrei odiarlo?" "Beh non é tuo padre" "No, Rhys é una brava persona e i miei si sono separati quand'ero molto piccolo, mi ha praticamente cresciuto come se fossi suo figlio" "E tuo padre lo vedi spesso?" "No, mio padre é morto"
Quella frase aveva ammutolito Quinn all'istante. Aveva posato gli occhi sul moretto senza dire una parola, pensando soltanto che cazzo, ne aveva passate di cose brutte, nessuna meraviglia che non volesse legarsi alle persone che lo circondavano. Aveva provato un insano bisogno di abbracciarlo, ma non sapeva come l'altro l'avrebbe presa dato che si conoscevano a malapena quindi si era trattenuto, dicendogli che gli dispiaceva aver tirato fuori l'argomento. David aveva sorriso - si un sorriso di quelli veri - e l'ombra di tristezza sul suo viso era sparita così come era arrivata. Quel ragazzo era così complesso, Quinn lo percepiva, e anche se sul suo viso si leggeva poco i suoi occhi parlavano molto, forse era per questa ragione che non guardava le persone in viso, per non scoprirsi.
"E' per via del fatto che cambi sempre casa che non volevi fare amicizia, giusto?" "Non é bello dover dire addio ogni volta che te ne devi andare.." "Posso chiederti cos'é cambiato?" "Sembra che questa volta ci fermeremo" "Per sempre?" "Credo di si" "Bhe allora benvenuto tra noi"
Ed era una frase così semplice che David non aveva saputo spiegarsi quel calore che aveva sentito all'altezza dello stomaco. Aveva solo sorriso ancora, e Quinn aveva deciso che gli piaceva quell'increspatura delle labbra sul suo viso. Era come veder sorridere un bambino - si decisamente gli piaceva -
Il mattino successivo David si era svegliato col sorriso sulle labbra. Si era fatto una doccia veloce e si era dato una sistemata ai capelli prima di scendere di sotto e fare colazione. Sua madre era piacevolmente sorpresa di vederlo così contento, non che David fosse un ragazzino triste, era per natura allegro ed entusiasta. Ma quella mattina era diverso, sembrava finalmente tranquillo, e per un attimo gli era sembrato di vedere il bambino che correva nel cortile di casa, saltando nelle pozzanghere e bagnandosi di neve. Si era offerta di preparargli la sua colazione preferita mentre gli chiedeva come fosse andata la sua giornata il giorno precedente. David le aveva sorriso, mentre riempiva un bicchiere col succo d'ananas che gli piaceva tanto.
"Credo di essermi fatto un amico" "Credi?" "Beh penso che ci vorrà più di un solo giorno" "E' un buon inizio" "Già.." "Questo amico ha un nome?" "Quinn"
Era proprio a Quinn che pensava mentre faceva a piedi il tragitto che da casa lo portava a scuola, e non poteva farne a meno, ma man mano che si avvicinava all'edificio si sentiva sempre più nervoso. Era completamente fuori dalla sua zona di sicurezza, e dopo tanto tempo passato ad evitare contatti non si sentiva esattamente bravo a trattare con le persone. Quinn era gentile si, amichevole, ma questo non significava necessariamente che sarebbero diventati grandi amici. La chiacchierata del giorno prima era stata un episodio, ma adesso non sapeva come avrebbe dovuto comportarsi. Era spaventato, e si era un pò odiato per quello, ma una volta arrivato a scuola aveva semplicemente fatto in giro del cortile ed aveva preso le scale per raggiungere la classe come faceva ogni mattina, da solo.
Il biondino era arrivato praticamente nello stesso momento in cui la campanella aveva suonato l'inizio delle lezioni, dando un'occhiata confusa al moretto senza avere la possibilità di dire nulla. Le prime due ore erano trascorse tra formule e disegni di geometria, ed onestamente David aveva mai avuto tanta difficoltà a concentrarsi come in quel momento. Guardava soltanto Quinn di tanto in tanto, mentre il biondino era occupato a fissare il suo quaderno e a mordicchiare il tappo della penna con la quale stava scrivendo. Adesso si sentiva un po' stupido ad essersi comportato in quel modo quella mattina, ad essersi rinchiuso in classe da solo come sempre. Di sicuro Quinn aveva pensato che avesse cambiato idea, che non volesse più fare amicizia. David aveva deciso che spettava solo a lui fare un passo per fargli capire che non era così, ma non era così facile come sembrava.
Tutti credono che sia facile rapportarsi alle altre persone, semplicemente avvicinarsi ed iniziare una conversazione, dire qualcosa. Ma la verità é che quando sei stato da solo per così tanto tempo, sentendoti solo in mezzo a tanta gente, fai fatica a scrollarti quel sentimento di dosso. Non aveva avuto il coraggio di avvicinarsi al biondino, ma quando avevano cambiato aula per l'ora di economia si erano trovati di nuovo seduti in banchi vicini, e David l'aveva salutato scuotendo leggermente una mano e sforzandosi di produrre almeno un sorriso che potesse essere considerato tale. Quinn l'aveva guardato incuriosito ed aveva ricambiato il saluto, ma l'arrivo del professore non gli aveva permesso di scambiare nessuna parola. In quel momento David si era quasi pentito di quella sua abitudine di sedersi sempre al primo banco. Ammesso poi che l'altro volesse parlare con lui, il moretto onestamente non ne era sicuro.
Le lezioni si erano trascinate pigre e prive di particolare interesse, e quando la campanella era suonata per informarli che era ora di pranzo a David sembrava che fossero passate cento ore e non soltanto cinque. La classe si era svuotata velocemente come succedeva sempre, con i ragazzi che si salutavano nei corridoi, che incontravano i loro amici per mangiare insieme. Il moretto era rimasto seduto al suo posto, tanto non aveva nessun posto dove andare, e mangiare il suo sandwich lí o altrove non faceva davvero differenza per lui. Quinn aveva raccolto le sue cose con calma sistemandole nel suo zaino, poi si era alzato posandoselo su una sola spalla. David aveva pensato che se ne sarebbe andato, invece si era messo in piedi davanti al suo banco.
"Non ti ho visto stamattina in cortile" "Io ero.. sono venuto qui" "Si me ne sono accorto"
David aveva fatto un mezzo sorrisino per il modo in cui l'aveva detto, sentendosi ancora più stupido di quanto si fosse sentito fino ad allora. Era sicuro che Quinn avesse scambiato il suo comportamento per distacco, che avesse semplicemente pensato che intendeva restare da solo come era stato fin dall'inizio, ma poi il biondino aveva parlato ancora, e lui aveva capito che non era così.
"Mi sa che le vecchie abitudini sono dure a morire mh?" "Si, credo di si"
Quinn gli aveva sorriso come faceva sempre, e in quel momento David gli era stato così incredibilmente grato per aver capito, per non averglielo fatto pesare.
"Ti va di mangiare con me?"
Il moretto aveva giá deciso di annuire quando l'altro aveva aggiunto 'insieme ai miei amici' ed il movimento era rimasto esattamente dov'era, nella sua testa. Quinn andava bene, era gentile e non lo faceva sentire uno strambo, ma gli altri? David non era sicuro di essere pronto per quello. Il biondino l'aveva guardato, ed ancora una volta era sembrato che gli avesse letto nel pensiero.
"Sono simpatici vedrai, non devi preoccuparti" "Quanti.. quanti sono?"
Quinn aveva sorriso ancora, un po' divertito dal modo eccessivamente spaventato col quale la domanda dell'altro era venuta fuori.
"Non siamo molti. C'é Bert, e tre amici" "Sei sicuro che sia okay per loro?" "Certo che si, ogni mio amico é anche amico loro"
David aveva annuito col capo, troppo sorpreso dal fatto che Quinn l'avesse appena definito un suo amico per riuscire a formulare una vera e propria frase. Si erano incamminati per le scale senza fretta, raggiungendo la mensa quando la maggioranza dei ragazzi era già seduta intorno ai tavoli rettangari con i loro vassoi di plastica blu davanti a loro. Anche gli amici di Quinn erano già seduti e chiacchieravano tra loro e mentre si avvicinavano David aveva pensato per un attimo che non era stata una buona idea. Aveva osservato il biondino poggiare le mani sulle spalle di uno dei ragazzi, che si era voltato a guardarlo ed in un secondo anche gli altri avevano alzato il capo ed avevano salutato Quinn, notando lui appena un attimo dopo.
"Hey lui é David, l'ho invitato a mangiare con noi"
Bert era stato il primo a salutarlo, sorridendogli e muovendo la mano come per fare ciao. David aveva capito che era lui perché Quinn teneva le sue dita incastrate tra quelle dell'altro ragazzo. Aveva fatto scorrere lo sguardo sul viso di quei ragazzi che gli sorridevano gentili e gli dicevano di sedersi, e si era rilassato un pochino. Al tavolo c'erano solo tre ragazzi e non quattro come Quinn aveva detto, ma nessuno sembrava farvi particolarmente caso quindi non aveva detto nulla. Gli amici del biondino davano uno strano colpo d'occhio, perché onestamente non avrebbero potuto essere più diversi tra loro di così.
Bert aveva un'aria particolare, un po' rozza. Ed aveva due grandi occhi blu che sembrano quasi folli ed uno strano sorriso obliquo, ma quando guardava Quinn la sua espressione cambiava completamente assumendo una dolcezza incredibile. Poi c'era Gerard, capelli neri e scompigliati, anche se non quanto Bert, ed uno sguardo onesto e un po' sfuggente. Ma non come se avesse qualcosa da nascondere, più che altro come se stesse processando mille idee contemporaneamente e si perdesse nel suo mondo di tanto in tanto. Infine Frank, che era quello che aveva attirato per primo la sua attenzione. Era addirittura più basso di lui, ed aveva uno strano taglio di capelli, di due colori diversi, e gli occhi grandi e colorati tutto intorno di rosso. Aveva un piccolo piercing a cerchietto sul labbro inferiore, ma non al centro come il suo, che attirava inevitabilmente l'attenzione sulla sua bocca, e quando sorrideva lo faceva in modo così aperto e onesto che sembrava di guardare un bambino.
Avevano iniziato a mangiare da qualche minuto, e David si era progressivamente rilassato intorno a quelle persone nuove. Gli avevano fatto qualche domanda per conoscerlo meglio, ma nessun terzo grado come succedeva di solito, e da subito l'avevano incluso in ogni conversazione, scherzando e colmando le sue lacune con degli aneddoti quando parlavano di qualcosa che David non poteva sapere. Il moretto continuava a sentitsi in imbarazzo di tanto in tanto, ma semplicemente quando Bert e Quinn si scambiavano qualche effusione, o quando Gerard e Frank si guardavano e sorridevano per dei minuti come se fossero le uniche due persone sulla terra. Ma era solo perché si sentiva un po' il terzo in comodo, o il quinto in comodo, in quel caso.
La sua tranquillità era decisamente vacillata quando un'altra persona li aveva raggiunti, blaterando qualcosa su quanto fosse stupida e noiosa la storia finché non aveva posato gli occhi su David ed aveva smesso di botto di parlare. Quinn aveva interrotto tempestivamente il momento di silenzio facendo le presentazioni, ed il moretto aveva mormorato un 'ciao' prima di tornare a concentrarsi sul suo pranzo. Era il ragazzo che l'aveva travolto il primo giorno di scuola.
Pierre era arrivato in mensa più in ritardo del suo solito, perché quella noiosa e frustrata donna di mezza età che corrispondeva al nome di miss. Smith aveva deciso di trattenerlo dopo la lezione, propinandogli la solita ramanzina per il fatto che fosse distratto. Ma cazzo, era storia, nessuno sano di mente avrebbe prestato attenzione. Aveva raggiunto i suoi amici imprecando ad alta voce su quanto odiasse la storia e su quanto odiasse miss. Smith, e poi i suoi occhi si erano posati su quell'apparizione seduta al suo solito tavolo, e la sua capacitá - normalmente estremamente sviluppata - di parlare si era persa nella sorpresa di quell'incontro. Per un momento era semplicemente rimasto impalato come un idiota a guardare il moretto, e probabilmente doveva sembrare piuttosto inquietante a fissarlo in quel modo. Ma fanculo, lui era lí ed era bellissimo e non c'era proprio niente che potesse fare per evitarlo. Per fortuna Quinn l'aveva salvato dalla sua dose giornaliera di idiozia, costringendolo a sedersi e presentandogli il moretto come se non fosse minimamente a conoscenza della sua ossessione per lui. E davvero, Pierre era quasi sicuro di amare il biondino in quel momento, l'avrebbe baciato se non fosse stato sicuro che Bert l'avrebbe infilzato con la forchetta che stava usando per mangiare. David comunque non gli aveva rivolto più di un misero ciao ed aveva ricominciato a mangiare. Aveva pensato che fosse in imbarazzo dato che non conosceva nessuno di loro apparte Quinn, ma i sorrisi che dispensava agli altri ogni volta che gli parlavano gli aveva fatto capire che non era così, che era lui il problema evidentemente. Pierre era rimasto silenzioso e vagamente confuso per tutto il tempo, finché la campanella non era suonata informandolo che la sua giornata non avrebbe cessato di essere uno schifo dato che l'aspettavano altre due ore di lezione. In quel momento l'idea di essere infilzato a morte da Bert con una forchetta non gli era sembrata poi una così brutta idea dopo tutto.
David aveva accolto il suono della campanella con un sospiro di sollievo. Era stato bene, e gli amici di Quinn erano stati gentili ed amichevoli, l'avevano trattato come se lo conoscessero da sempre senza farlo sentire l'ultimo arrivato. Ma quel ragazzo, Pierre, non gli aveva tolto gli occhi di dosso un solo momento, toccando a malapena quello che aveva nel piatto. E quello, insieme al fatto che già un paio di volte prima di quel giorno avesse tentato di parlargli e David avesse rifiutato in entrambi i casi lo faceva sentire strano, in soggezione. Era vero che aveva riservato lo stesso trattamento a Quinn all'inizio, e molte più volte ad essere onesti, ma con quel ragazzo era diverso. In qualche modo era diverso.
Pierre era rimasto seduto in mensa senza dare l'impressione di volersi muovere anche se la campanella era suonata. E mentre Bert, Quinn e David lasciavano la stanza per tornare alle loro aule Frank e Gerard che erano già in piedi si erano scambiati uno dei loro soliti sguardi, e si erano seduti nuovamente accanto all'amico. Avevano dovuto agitare le loro mani direttamente davanti al suo viso perché si accorgesse della loro presenza.
"Tutto ok?" "Sono invisibile secondo voi?" "Vuoi trasformare questa cosa in un discorso?" "Parlava e sorrideva a tutti tranne che a me"
Gerard aveva interrotto all'istante la battuta che Frank stava dicendo su quanto quel ragazzino avesse trasformato Pierre in una drama queen senza neanche la necessità di sentirla tutta, ed ignorando lo sguardo falsamente offeso del più piccolo aveva riportato la sua attenzione sull'altro.
"Forse perché sei rimasto impalato come un salame quando l'hai visto?" "Ma non mi aspettavo di trovarlo qui" "Non é che la sorpresa ti sia passata dato che hai trascorso l'intero pranzo a fissarlo" "Penso di stargli antipatico" "Non ti conosce neanche" "Quindi?" "Quindi se tu ti comportassi un pò meno da stalker e un pò più da amico forse si aprirebbe più facilmente"
Gerard si era complimentato con Frank per il tatto di quell'affermazione ma aveva confermato quella cosa, proponendo di invitare David ad uscire con loro quella sera, pensando che magari una situazione più informale l'avrebbe reso più tranquillo. Mentre Pierre assentiva e correva via già in ritardo per la lezione Gerard stava già inviando un messaggio a Quinn per avvisarlo. Lui e Frank avevano deciso di saltare la lezione successiva ed avevano cercato un angolino libero della palestra dove potessero stendersi e ammazzare il tempo, abbastanza riparati da poter concedersi una sigaretta senza venire beccati. Alla fine avevano optato per la scala antincendio, e si erano seduti l'uno accanto all'altro passandosi l'accendino. Nessuno dei due aveva particolare voglia di parlare, si erano semplicemente goduti quel momento di relax l'uno accanto all'altro. Gerard aveva ripercorso il pranzo nella sua testa, non poteva evitarlo, Pierre sembrava fin troppo preso da quel ragazzino quasi sconosciuto perché lui non si preoccupasse. David gli piaceva, aveva deciso. Dava l'impressione di non concedere il cento per cento di sé, come se aprisse la porta ma soltanto quanto bastava per sbirciarci attraverso senza spalancarla del tutto. Era una cosa che capiva, perché anche lui era così. Un pò perso in quel suo mondo e sempre teso a proteggerlo perché era il suo posto per scappare via dalle cose. Per fortuna era stato abbastanza fortunato da trovare persone dalle quali quel suo mondo non doveva essere protetto. Sicuramente non doveva proteggerlo da Frank, che sembrava avere la capacità di spalancare completamente quella porta senza neanche doverci pensare. Ma quello era Frank, con Frank era diverso. David glielo ricordava in qualche modo, Gerard non sapeva ancora esattamente come, ma glielo ricordava.
Quinn aveva sentito il cellulare vibrare nella tasca dei jeans e l'aveva tirato fuori cercando di non farsi beccare dal professore. Aveva aperto la letterina lampeggiante sullo schermo col nome di Gerard sotto e l'aveva letta in fretta, riponendo il telefono di nuovo nella tasca. Aveva pensato di scrivere un bigliettino a David e passarglielo ma poi aveva deciso che era meglio chiedergli di persona di unirsi a loro quella sera, ed aveva optato per aspettare. Non sapeva ancora esattamente come agire col moretto, aveva come l'impressione che dovesse muoversi a piccoli passi per non rischiare che si chiudesse ancora una volta. Le ultime due ore erano sembrate ancora più interminabili delle precedenti, come sempre quando si avvicinava la fine della giornata. Quando la campanella era suonata aveva sorriso, perché quel suono gli sembrava sempre il suono più bello che avesse mai sentito. L'aula si era svuotata alla velocità della luce come sempre, i ragazzi filavano via come se ci fosse un allarme incendio alla fine delle lezioni, era quasi divertente da vedere.
Il moretto invece sembrava sempre non avere nessuna fretta di lasciare quel posto, e Quinn non aveva problemi a restare qualche altro minuto. L'aveva guardato sistemare le sue cose con ordine e rimetterle apposto e si era chiesto se tutta quella meticolosità non fosse dovuta al fatto che vivesse con un militare. Si era voltato verso Quinn quando aveva terminato, passandosi una mano tra i capelli in un gesto che gli era sembrato un pò nervoso. David l'aveva anticipato prima che potesse parlare.
"Quinn? Grazie.. sai.. per avermi invitato oggi" "Nessun problema, anzi, perché non vieni con noi stasera?" "Che succede stasera?" "Niente di che, usciamo solo a farci un giro" "Non.. non c'é bisogno che tu lo faccia.. non devi invitarmi per forza" "David gli amici fanno così, escono insieme, no?" "Credo di si, di sicuro sei più esperto di me sull'argomento"
Quinn aveva ridacchiato alla sua battuta e David si era nuovamente rilassato, gli risultava sempre più facile quando stava intorno al biondino.
"Dovresti chiedere ai tuoi amici prima" "Sono stati loro a proporlo" "Oh"
Quinn gli aveva sorriso scuotendo la testa leggermente divertito. Per essere un ragazzino di sedici anni David si faceva un sacco di problemi, ma non poteva biasimarlo onestamente. Non riusciva nemmeno a immaginarsi come doveva essere non avere la possibilità di farsi nemmeno un'amicizia.
"Dammi il tuo cellulare"
Il moretto aveva fatto come gli diceva passandoglielo un pò confuso sul cosa dovesse farne, osservando poi Quinn memorizzare il proprio numero in rubrica e ripassandoglielo subito dopo.
"Ti mando un messaggio con il posto e l'ora"
David aveva annuito senza dire nulla e gli aveva sorriso. Quinn aveva pensato che doveva trovare il modo di farlo sorridere più spesso.
Grazie per le recensioni girls!
Friem: Si, David é un pò un fantasma, ma non gli si può proprio dare torto visto la situazione. Avevi ragione, ha voglia di fare amicizia con Quinn, e si, a quanto pare sta un pò snobbando il povero Pierre! Che ne dici?
Hellister: Io amo l'angtst, lo troverai sempre nelle mie storie! xD Beh qualcosa con Quinn é scattata, ma non si può dire ancora che cosa sia, troppo presto, no? Che ne dici, piaciuto il capitolo?
ChemicallyUsed: Ah L'OTP hun, c'è sempre, anche se un pò in disparte perché citando di nuovo Bert "non é ancora il loro momento di brillare", ma c'è! Ho disseminato degli hints tipo caccia al tesoro, ya know, sono certa che li coglierai xD Pierre ha qualcosa di fondamentalmente adorabile nella sua ossessione proprio perché é la prima volta che gli succede, e non può che essere un pò spiazzato,e poi è Pierre, fa idiozie perché ce l'ha nel DNA! Che mi dici del capitolo, succedono cose, e Pierre e David si incontrano ufficialmente!
Lulu_RevengeXXX: Oh una nuova lettrice! Sono contenta di averti fatto amare il mondo degli yaoi, é un mondo meraviglioso!!! Haha si hai ragione, Gee e Frank dovrebbero darsi una mossa, ma siamo appena all'inizio! Per una questione di trama si, David é l'unico canadese, Pierre nella storia é americano come il resto dei ragazzi. Fammi sapere se ti piace il capitolo!
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Capitolo 5 *** Might not have so far to go ***
Might not have so far to go
David era disteso sul letto quando il suo cellulare aveva vibrato un paio di volte sul comodino accanto a lui, ed il moretto si era mordicchiato il labbro inferiore leggermente nervoso. Probabilmente alla maggioranza delle persone sarebbe potuta sembrare una cosa bizzarra, perché quale adolescente è nervoso all'arrivo di un sms? Ma lui.. beh lui non era come la maggioranza degli adolescenti. La verità era che quel telefono era sempre stato poco più che una specie di accessorio senza valore per David, perché non squillava mai. D'altronde chi avrebbe dovuto chiamare dato che non era vicino a nessuno? Aveva scosso la testa per eliminare quel pensiero ed aveva aperto la letterina lampeggiante con un sorriso ebete stampato in viso, per scoprire che gli sms di Quinn erano gentili almeno quanto lui. Nel messaggio gli chiedeva come stava, se era ancora d'accordo di vedersi quella sera, ed indicava un'ora e un posto.
David aveva osservato il messaggio per un attimo, e onestamente non aveva idea di dove fosse quel posto. Aveva immediatamente scartato l'idea di farsi accompagnare da sua madre, perché quale ragazzo fa una cosa del genere? Già tutti pensavano che fosse strano, non era il caso di dargli un'altra ragione per pensarlo. Alla fine aveva deciso di chiedere direttamente a Quinn, lui era gentile, non sarebbe stato un problema spiegarglielo. Il biondino aveva risposto immediatamente, chiedendogli il suo indirizzo e dicendogli che qualcuno di loro sarebbe passato a prenderlo, rassicurandolo prima che David dicesse niente che non era un problema.
Il moretto sorrideva quando era entrato sotto la doccia, e sotto il getto d’acqua calda si era preso qualche minuto per pensare a quanto fosse strana quella situazione, inaspettata. Appena un paio di mesi prima se qualcuno gli avesse detto che qualcuno sarebbe passato a prenderlo per un’uscita con gli amici probabilmente avrebbe riso ed alzato al massimo il volume del suo ipod. E adesso c’era Quinn, e David sperava di essere in grado di dimostrare quanta gratitudine provasse nei suoi confronti per aver interrotto il suo costante sentirsi solo, ed in maniera così naturale e delicata che quasi non ne aveva avvertito la paura. Era uscito dalla doccia soltanto mezz’ora dopo, coi capelli bagnati e lo stesso identico sorriso col quale era entrato.
Quando David aveva detto si alla loro uscita Quinn onestamente ne era rimasto sorpreso. Temeva che le vecchie abitudini prendessero il sopravvento e che decidesse ancora una volta di isolarsi, era contendo che non l’avesse fatto. Solo che quando aveva dovuto decidere chi dovesse andare a prenderlo aveva avuto un attimo di difficoltà. Sapeva che non era una buona idea che fosse Pierre a passare a prendere il moretto, perché trovarsi da solo con lui dato il modo in cui reagiva alla sua presenza l’avrebbe solo spaventato. Ovviamente l'amico aveva protestato, dicendo che era la scelta più logica essendo quello che abitava più vicino a David, ma Quinn aveva detto no. Il moretto non era esattamente abituato ai rapporti con gli altri ed era chiaro che per qualche ragione non si sentisse a suo agio con Pierre, e Quinn voleva gestire le cose con calma perché era sicuro che sarebbe bastato poco per farlo chiudere nuovamente. Così Quinn aveva fatto una scelta a metà tra la logica e la praticità ed aveva chiesto a Frank e Gerard di passare a prenderlo. Aveva volutamente deciso di non andarci lui, perché non voleva che David si abituasse solo alla sua presenza, ma che si acclimatasse anche con in resto dei suoi amici, e loro due erano le persone giuste.
Per Pierre probabilmente ci sarebbe voluto un pó di tempo in più.
David si era dato un'ultima occhiata nello specchio quando il suo cellulare era squillato avvisandolo dell'arrivo degli altri, poi aveva salutato sua madre, che sembrava entusiasta che avesse degli amici, ed era uscito. Gerard e Frank lo aspettavano entrambi fuori dalla macchina con una sigaretta tra le dita, e David gli aveva sorriso timidamente in risposta quando l'avevano salutato allegri. Il moretto era salito in macchina ed aveva immediatamente riconosciuto i green day che riempivano l'abitacolo, sembrava che avessero più cose in comune di quello che pensava. Il tragitto in macchina era stato breve ed avevano chiacchierato con tranquillità dei programmi per la serata. A dirla tutta David era abbastanza sorpreso da sé stesso, aveva paura che le sue capacità a relazionarsi con i suoi coetanei fossero completamente sparite in tutti quegli anni in cui era stato solo, ma Gerard e Frank gli avevano reso la cosa estremamente facile. Ed era sorprendente come riuscissero a farlo sentire perfettamente integrato nonostante il loro legame fosse così evidente che quasi potevi toccarlo con mano.
Era una bella sensazione sentirsi parte di qualcosa, anche per una sola serata.
Quel piacevole calore si era un tantino incrinato quando avevano raggiunto gli altri ed aveva posato gli occhi su Pierre. C'era qualcosa nel modo in cui quel ragazzo lo guardava, nel modo in cui gli sorrideva, che lo faceva sentire a disagio. Per fortuna lo strano, rumoroso buon umore di Bert gliel'aveva fatto dimenticare istantaneamente. Il ragazzo di Quinn l'aveva abbracciato come se lo conoscesse da tutta la vita e David non aveva potuto fare a meno di ridere e ricambiare l'abbraccio.
Erano semplicemente andati tutti a mangiare insieme al fast food, perchè in una città piccola come quella non c'era poi molto da fare, ed il moretto aveva pensato che vedere Bert mangiare era la cosa più orribile ed insieme la più divertente che avesse mai visto. Il moro continuava a parlare con la bocca piena e le sue risate scoppiavano improvvisamente attirando anche l’attenzione degli altri tavoli. E c'era qualcosa di profondamente intimo nel modo in cui Quinn gli puliva il viso di tanto in tanto come se fosse un bambino o un cucciolo. Per un momento si era chiesto cosa si provasse ad avere un legame così speciale come quello tra Quinn e Bert, o anche come quello tra Frank e Gee che si completavano le frasi a vicenda come se potessero leggersi nel pensiero. Lo spaventava anche solo l’idea di un legame così intimo, eppure doveva essere così rassicurante sapere che qualcuno ti ama in quel modo così incondizionato e ti guarda come nessun altro fa. L’amore incondizionato trapelava da ogni singolo gesto di Bert, nel modo in cui sorrideva quando parlava con Quinn, o di Quinn, nel modo in cui qualsiasi cosa facesse incontrasse lo sguardo dell’altro come in cerca di approvazione, nel fatto che di tanto in tanto le sue dita toccassero quelle del biondino sopra il tavolo, senza stringerle davvero, ma come se avesse solo la necessità di sentire la pelle dell’altro sotto le dita. David non riusciva a non notare questi piccoli gesti, forse perché erano così lontani dalla propria realtà da sembrare straordinari. Lo spaventava quasi quanto due persone potessero essere legate, si domandava se sarebbe mai stato in grado di lasciarsi andare così tanto.
Pierre aveva salutato il moretto con un grande sorriso ed uno scintillio negli occhi, convinto che la situazione più tranquilla ed informale avrebbe eliminato quella strana tensione tra di loro.
A dirla tutta per la prima volta probabilmente in tutta la sua vita era nervoso da morire e le fottute mani gli sudavano. Si sentiva uno di quei cliché vagamente patetici che aveva sempre preso in giro. Non aveva mancato di notare il modo in cui David si era irrigidito alla sua vista, ma aveva deciso di non darci peso e che quella sera gli avrebbe fatto cambiare idea. Ma i suoi piani chiaramente facevano schifo perché tutto sembrava andare storto. David aveva ricambiato il suo saluto con gentilezza ma senza nessun trasporto, e Pierre si sentiva stupido e maldestro e gli aveva perfino rovesciato la bibita addosso. Bel modo di acquistare punti, non c'è che dire.
Per il resto della serata era stato bene attento a dove metteva le sue stupide mani, ed aveva cercato di essere meno inquietante possibile, come gli aveva suggerito Bert senza troppo tatto e condendo il tutto con una o due parolacce qua e là, ma la reazione di David non era cambiata poi molto. Aveva sistematicamente distrutto ogni singolo tentativo - ok forse un po' impacciati ma sempre tentativi erano - di conversazione da parte sua, rispondendo a monosillabi ed in maniera così poco entusiasta e fredda, anche se educata, che alla fine Pierre aveva rinunciato ed aveva preferito stare zitto del tutto.
Okay doveva dirlo, era confuso. non era abituato ad essere ignorato, o peggio ancora rifiutato, a quel modo. Lui era sempre stato quello col viso pulito ed il sorriso da bravo ragazzo, quello tra tutti i suoi amici di cui le persone si fidavano all'istante, e non capiva. Per questo motivo non riusciva a staccare gli occhi di dosso al moretto, beh questo ed anche per il fatto che fosse così sorprendentemente bello che era quasi impossibile farlo. David era bello in un modo che neanche lui riusciva a spiegare, in una maniera così pura e completamente inconsapevole che l'unica cosa che ti venisse in mente di fare era osservarlo, in rigoroso silenzio. Osservare il modo in cui si ritraeva ai contatti ed agli sguardi, e restare completamente incantato di come l'altro si meravigliasse anche delle più piccole cose. Era come se venisse da un altro mondo, o un'altra epoca, ti lasciava senza parole. E avrebbe voluto davvero avvicinarsi a lui, nello stesso modo delicato con cui toccheresti una cosa molto antica e di immenso valore, ma al contrario riusciva solo a metterlo in imbarazzo, e più spesso ancora a mettere in imbarazzo sè stesso. Ad un certo punto Pierre aveva smesso addirittura di alzare la testa per fingersi interessato alle chiacchiere al tavolo, perché Quinn continuava a lanciargli sguardi preoccupati, e se perfino Quinn era preoccupato per lui doveva veramente essere un caso disperato.
La serata era terminata abbastanza presto perché tutti loro avevano scuola il giorno dopo, e David aveva salutato tutti con un sorriso ed era risalito in macchina con Frank e Gerard per tornare a casa. Nel tragitto si erano semplicemente limitati ad ascoltare musica ed a canticchiare, ed il moretto osservava gli altri due quasi incantato. Sembrava che avessero un collegamento mentale immediato, e se Gerard proponeva un cd Frank sorrideva ed annuiva, e sapeva già quale fosse prima che l'altro potesse dirne il titolo. E bastava un 'ti ricordi' senza nessun'altra parola per aprire un mondo di cose che sembravano sapere solo loro due, come una specie di dimensione segreta e parallela. E nonostante questo non si sentiva escluso, eracome se lo stessero inserendo nel loro mondo, piano. David pensava che era spiazzante guardarli insieme. La sicurezza di sapere esattamente cosa l’altro stesse pensando, la conoscenza così profonda che le parole diventano pressappoco inutili perché gli occhi dicono tutto ciò che serve sapere. Ed i sorrisi, quelli erano una cosa che a nessuno poteva sfuggire. Gerard sembrava un tipo estremamente riservato, non con le parole però, con le sue emozioni, coi suoi pensieri. E quando sorrideva c’era sempre una sfumatura di imbarazzo, come se sorridere apertamente potesse mostrare troppo di sé, come se fosse pericoloso. Ma con Frank Gerard mostrava tutta una varietà di sorrisi che sembravano essere solo suoi, solo per Frank.
Le sue elucubrazioni erano state interrotte dalla vista della sua casa, i due ragazzi l'avevano salutato dal finestrino aspettando che entrasse in casa, e poi si erano allontanati.
Gerard aveva guidato fin sotto il palazzo di Frank ed aveva parcheggiato, per fumare l'ultima sigaretta insieme prima di andare a dormire. Era una consuetudine, un momento solo loro che si concedevano anche quando uscivano in comitiva, e nessuno degli altri aveva mai chiesto niente perché era praticamente sempre stato così. Il più piccolo aveva posato gli occhi su Gerard, e nonostante sapesse esattamente cosa vorticasse nella sua mente un pò contorta aveva chiesto lo stesso.
"A che pensi?" "Non lo so.. a David.. a Pierre.." "Non ci sono stati grandi passi avanti in effetti" "Non esattamente" "Sei ancora preoccupato per Pierre?" "Forse un pó" "Non ti piace David? Hai paura che gli faccia male?" "No, mi piace molto.. ma.." "Ma?" "Hai visto Pierre? Mister col mio sorriso posso avere tutto quello che voglio? Davanti a David si trasforma in Mister Bean. Credo che gli piaccia davvero" "E..?" "E non sta andando bene, ed.. ed è mio amico e mi preoccupo troppo, lo so"
Frank aveva sorriso con una certa tenerezza perché si, Gerard si preoccupava troppo per tutti ed era una delle cose che amava di lui. Lui era quello che si scelvellava sulle cose, passando notti insonni per decifrare cosa le situazioni volessero dire, era sempre stato così. Era quello che lo rendeva speciale, e molte volte stranamente malinconico per un ragazzo della sua età.
Il più piccolo gli aveva poggiato una mano aperta dietro la schiena mentre l’interno dell’abitacolo restava quieto. Il contatto fisico tra loro, anche il più piccolo, era qualcosa che calmava entrambi. Era una di quelle cose che non sapeva spiegarsi, una di quelle cose che erano così e basta.
David era entrato in casa ed era salito direttamente in camera sua. Era strano perché non l’aveva mai provato prima, ma adesso che c’erano i suoi poster alle pareti ed i libri sugli scaffali ed i vestiti nell’armadio aveva iniziato davvero a percepirla come sua, come un posto sicuro. Si era steso sul letto togliendosi solo le scarpe e necessariamente il suo pensiero era andato alle ore appena trascorse. Era stato bene, più di quello che si aspettasse, e quei ragazzi tanto strani e diversi tra di loro erano stati in grado di fargli superare l’imbarazzo. Aveva pensato che si sarebbe sentito escluso in qualche modo, non per il comportamento degli altri ma per la semplice ragione che loro condividevano un passato di cui lui non faceva parte, ma non era stato così. Si era sentito uno degli amici, e non il “ragazzo nuovo” ed era una sensazione che gli piaceva, e lo spaventava a morte allo stesso tempo. Senza che lo decidesse davvero il suo pensiero era andato a Pierre, e l’immagine del suo viso era spuntata nella sua testa senza che se ne rendesse conto. David aveva assottigliato gli occhi come se l’altro fosse lì davanti a lui, ed anche se sapeva che non era così una parte di lui si era mossa a disagio sulle coperte. Quel ragazzo non riusciva ad inquadrarlo. Aveva come due personalità differenti, una che usciva fuori quando stava in mezzo alla gente e dispensava sorrisi e battute che era quasi sicuro avrebbero convinto gli eschimesi a comprare ghiaccio, e la seconda quando c’era anche lui presente e diventava più tranquillo e silenzioso e non smetteva di fissarlo un attimo come se lui fosse un alieno proveniente da chissà quale pianeta. David non sapeva quale fosse quella vera, e si sentiva costantemente in tensione quando l’altro ragazzo era intorno, e non c’era niente al mondo che odiasse di più del fatto di essere fissato. Era stato “il ragazzo nuovo” per così tanto tempo, e per così tante volte, che quel tipo di sguardi gli erano come entrati sotto la pelle.
Stava ancora pensando a Pierre quando il suo cellulare era squillato due volte in rapida successione per avvisarlo dell’arrivo di due messaggi. E se non fosse stato soltanto un oggetto David avrebbe giurato che fosse al settimo cielo per essere finalmente stato “usato”. Il primo messaggio era di Quinn, e chiedeva semplicemente se si fosse divertito e gli dava la buona notte. L’aveva fatto sorridere. L’altro messaggio era di un numero che non conosceva, e quando l’aveva aperto aveva pensato fosse di Frank o Gerard, invece era di Pierre.
Pierre era tornato a casa con l’umore sotto le scarpe, forse si era fatto troppe aspettative per quella serata e certo David non si sarebbe sciolto in una sola uscita, ma non era soltanto quello. Sembrava che il moretto non avesse nessuna intenzione di modificare il suo atteggiamento verso di lui, ed era quasi certo di non avergli fatto nulla per meritarselo. Così aveva preso una decisione impulsiva, non che ne prendesse di altri tipi, comunque. Si era infilato nuovamente la felpa ed era sgattaiolato fuori di casa, incamminandosi a piedi verso casa di David. Si, a piedi, perché se sua madre avesse sentito il rumore della macchina e l’avesse scoperto ad uscire oltre l’orario del suo coprifuoco sarebbe finito in punizione tipo, per sempre. Il moretto non abitava molto lontano da lui, ed in dieci minuti era arrivato sotto casa sua e gli aveva inviato un messaggio per pregarlo di uscire fuori, sperando che accettasse. Non che David gli avesse dato il suo numero, Pierre l’aveva rubato dal cellulare di Quinn, ma quelli erano dettagli. Aveva aspettato nervoso una qualsiasi risposta, camminando avanti e indietro sul marciapiede finché non aveva sentito la porta aprirsi ed aveva alzato gli occhi ad incontrare la figura di David. Il moretto indossava le stesse cose di quando erano usciti, e Pierre l’aveva preso per un buon segno, almeno non l’aveva trascinato fuori dal suo letto. L’unica cosa che mancava erano le scarpe, e ci aveva messo qualche secondo a realizzare che l’altro non poteva raggiungerlo dall’altra parte della strada senza quelle quindi si era avvicinato.
David aveva fissato con gli occhi leggermente spalancati l’sms firmato col nome di Pierre, senza sapere esattamente cosa fare, guardando la porta della camera come se l’altro ragazzo dovesse apparire da un momento all’altro. Alla fine aveva deciso di scendere e raggiungerlo, più spinto dalla confusione che dalla reale voglia di vederlo. Aveva dimenticato perfino di mettere le scarpe e adesso se ne stava con soltanto i calzini in piedi sul suo portico aspettando che Pierre si avvicinasse e dicesse qualcosa.
“Hey..” “Co-come mai sei qui?” “Volevo solo mettere una cosa in chiaro, ok?” “Ok.. credo. Quale?” “Non so se ti ho fatto qualcosa, e se l’ho fatta ti chiedo scusa. Ma potresti trattarmi come fai con tutti gli altri?”
E Pierre non aveva programmato di usare quel tono così dispiaciuto dato che la sua intenzione era riacquistare un minimo di contegno, ma non aveva potuto farne a meno. David aveva ascoltato un po’ sorpreso quello che l’altro stava dicendo, ed era rimasto meravigliato dal tono un po’ ferito che aveva usato.
“E tu perché non mi tratti come tutti gli altri?” “Lo faccio” “Ma se non fai altro che fissarmi” “No, io.. “Lo fai, mi fai sentire come se fossi verde e con le antenne“ “Perché tu sei fottutamente bello! Ecco perché ti fisso!”
E okay, aveva parlato di contegno? Beh fanculo. David era sicuro di aver spalancato gli occhi a quella frase, avrebbe potuto giuraci, e Pierre l'aveva pronunciata con una specie di tono di accusa che l’avrebbe fatto ridere, o arrossire, o un misto delle due cose, se non fosse stato troppo shoccato da quello che l'altro gli aveva appena detto. Non gli era mai passato per la testa che Pierre potesse guardarlo per quella ragione, in realtà non aveva mai pensato che nessuno potesse vederlo in quel modo. Lui non era esattamente il tipo che faceva girare le teste per strada, era magrolino e bassino, indossava vestiti bizzarri ed era il ragazzino con lo smalto nero sulle unghie. Di solito la gente pensava solo che fosse strano. Aveva posato gli occhi ancora un pó spalancati su Pierre che lo guardava imbarazzato per aver realizzato quello che gli aveva appena detto. Quando David aveva parlato l’aveva fatto piano, e sembrava più che altro che stesse ripetendo a sé stesso quell’informazione ad alta voce per processare l’idea, piuttosto che rivolgersi effettivamente all’altro ragazzo.
"E' per questo che mi fissavi.. perché.. io ti piaccio" "Ti sembra così strano? Piaceresti a chiunque abbia due occhi funzionanti" "Io non.. oh"
Il moretto era rimasto in piedi a fissarlo, e beh non si era aspettato.. quello. E non era pronto per quello, qualsiasi cosa fosse. Si era avvolto le braccia attorno come per proteggersi dal freddo, ma in realtà stava solo cercando di proteggersi da quel pensiero. Era stato solo per così tanto che l'amicizia gli sembrava già un contatto estremamente invasivo che a volte gli faceva paura, qualcosa di più sarebbe stato devastante, quella era l'unica parola a cui riuscisse a pensare.
"Pensi di dire qualcosa prima o poi?" "Io.. non posso." "Non puoi cosa?" "Quello che.. quello che vuoi" "Non ti ho detto quello che voglio David" "Vuoi uscire con me?" "Tu vuoi uscire con me?" "No" "Non si può dire che tu non sia diretto" "Scusa.." "Vuoi dire che non usciresti mai e poi mai con me?" "No io.. non lo so. Ti conosco a malapena” “Questo si può cambiare” “Amici” “Cosa?” “Noi dovremmo.. essere amici prima di.. prima di qualsiasi altra cosa"
Pierre l'aveva guardato in silenzio per un secondo, e quello sembrava più un no gentile che un forse, ma lui non era un tipo che si arrendeva così facilmente. O meglio, solitamente otteneva tutto ciò che voleva con molta facilità e non era abituato alla lotta, ma poteva fare un'eccezione per quel ragazzo che lo trasformava in una versione meno sicura e più imbranata di sé. David aveva.. qualcosa. Qualcosa che gli faceva mettere in dubbio il fatto che gli fosse mai piaciuto un altro ragazzo per davvero fino ad allora, perché nessuno di quelli con cui era stato era comparabile con quello. Aveva deciso che valeva la pena di fare un po’ di fatica ed aveva annuito col capo, vedendo David rilassarsi immediatamente al suo cenno affermativo.
"Quindi smetterai di trattarmi con freddezza?" "C-credo di si, se tu smetterai di fissarmi" "Ok, aggiudicato"
Si erano stretti la mano in maniera vagamente imbarazzata, come una specie di contratto d'affari, ed era stato un pó strano perché era la prima volta che avevano un vero e proprio contatto fisico ed il moretto aveva sussultato per un attimo, però sorrideva.
Quinn aveva mugolato nel mezzo dormiveglia in cui si trovava senza aprire gli occhi quando la coperta che era tirata fin sopra alla sua testa era stata spostata. Aveva sentito il materasso abbassarsi sotto il peso di qualcuno e subito dopo un braccio che circondava la vita. Aveva sorriso a quel contatto perché sapeva che era Bert.
"Lo sai, ti ho dato la chiave di emergenza per.. beh per le emergenze" "Ma questa è un emergenza, è il nostro anniversario" "E cosa progetti di fare visto che tra un'ora dobbiamo essere a scuola?" "Progetto di saltarla e restare a letto dato che i tuoi sono a lavoro tutto il giorno"
Il biondino aveva ridacchiato mentre si girava al contrario per poterlo guardare in viso, Bert gli aveva baciato le labbra e poi la punta del naso e Quinn aveva socchiuso gli occhi mentre i loro visi erano ancora attaccati.
"Volevo prepararti la colazione, ma poi ho pensato che molto probabilmente bruciare la tua cucina non sarebbe stato un gran regalo di anniversario" "Mh..saggia decisione. E cosa pensi di darmi come regalo allora?"
Le sue mani erano scese a sbottonare i jeans del moro mentre lo diceva, e Quinn sapeva che Bert stava sorridendo anche se i suoi occhi erano ancora chiusi. Le sue dita erano scivolate senza difficoltà all’interno della biancheria del moro mentre il respiro dell’altro si bloccava per un secondo.
"Quindi è cosi, niente coccole o romanticismo, vai dritto al punto? Mi sento un pó usato.." "Idiota"
Bert aveva ridacchiato mentre spostava leggermente le coperte per mettersi praticamente sopra Quinn e poterlo guardare alla luce. Il suo era decisamente il più bel ragazzo del mondo.
Il mattino dopo David era arrivato tardi a scuola, probabilmente per la prima volta in vita sua. Dopo la visita di Pierre non era riuscito ad addormentarsi per molto tempo, ma non sapeva bene perché, si sentiva ancora un po’ confuso. Quando era entrato in classe aveva scoperto con un pó di delusione che Quinn non c'era, ed era stupido lo sapeva, ma la presenza del biondino lo tranquillizzava. Aveva passato gran parte delle lezioni semplicemente perso nei suoi pensieri mentre mangiucchiava il tappo della sua penna, che neanche aveva usato per la cronaca, e si era accorto che l'ora di pranzo era arrivata solo perché la classe si era svuotata alla velocità della luce come se stesse andando a fuoco. Si era preso il suo tempo, recuperando le sue cose con calma senza sapere bene cosa fare, alla fine aveva deciso che magari avrebbe potuto mangiare sul tetto, come i vecchi tempi. Il cielo era limpido anche se faceva freddo, e lui amava quel tempo, era come se chiarisse la sua testa, come se sbrogliasse i suoi pensieri. Quando era uscito dalla classe però qualcuno aveva chiamato il suo nome, e prima che potesse voltarsi a vedere chi fosse aveva sentito un braccio circondare il suo collo, ed aveva visto Frank sorridergli mentre si fermava accanto a lui.
"Ti stavo aspettando, perché ci hai messo così tanto ad uscire?"
David aveva scrollato le spalle, un pó sorpreso che l'altro stesse aspettando lui. Qualcuno stava aspettando lui, quello era uno strano pensiero. Gli aveva fatto notare che Quinn non c'era, come per dire che non era costretto a passare del tempo con lui quando il biondino non era presente, ma Frank aveva semplicemente risposto 'e allora?' trascinandolo praticamente di corsa nella mensa nel suo modo un pó irruento. Il tavolo era vuoto quando si erano seduti, e l'altro l'aveva informato che Gerard e Pierre stavano per raggiungerli. Il nome di Pierre l'aveva fatto sussultare per un attimo, ma avevano fatto un patto, si era detto, quindi si era calmato immediatamente. Frank aveva interrotto i suoi pensieri schioccando le dita davanti al suo viso perché tornasse sulla terra.
"Ti sei divertito ieri sera?" "Si, io.. si" "Ma oggi non stavi venendo a sederti con noi. Non saresti venuto se non ti avessi chiamato io" "Non sapevo se.." "Siamo amici, no? Non dobbiamo venirti a cercare ogni volta, io presumo che tu venga direttamente a sederti con noi. Sempre se ti va, ovviamente."
David l'aveva guardato senza sapere bene cosa dire, Frank gli stava dicendo che lo consideravano già uno di loro ed era una cosa così inusuale per lui che era rimasto senza parole. Per un attimo aveva pensato a sua madre, a quanto fosse contenta che finalmente il suo bambino sembrava essersi fatto degli amici. Più di una volta l’aveva scoperta a guardarlo con preoccupazione, come se fosse un indifeso e triste ragazzino. Ma David non era mai stato un adolescente triste, era semplicemente.. solo. Le parole di Frank gli avevano detto che beh, non era più solo adesso. Si era semplicemente limitato ad annuire col capo, e l'altro ragazzo gli aveva sorriso in quel modo aperto che ispirava fiducia. Ogni cosa in quello strano ragazzino vestito da punk gli ispirava fiducia.
"Neanche Bert c'è?" "Nah, oggi è il loro giorno" "Il loro giorno?" "Si, l'anniversario sai.. saltano la scuola per stare insieme" "Oh.. è carino" "Si, Bert è più sdolcinato di quanto si possa pensare, anche se.. beh in quel modo tutto suo.."
Il moretto aveva ridacchiato perché si, Bert era proprio strano e non riusciva davvero ad immaginarselo nei panni del romanticone. Bert era.. Bert, con le sue scenette improvvisate e la sua risata un po’ folle e la capacità di creare parolacce dal nulla. Non esattamente un tipo romantico. Il cellulare di Frank era squillato per un attimo segnalando l'arrivo di un sms, ed l'altro l'aveva letto ad alta voce come se fosse diretto ad entrambi.
"Pierre non viene"
Ancora una volta il nome dell’altro ragazzo gli aveva fatto un effetto strano. Pierre pensava che lui fosse bello, e nessuno gli aveva mai detto che era bello a parte sua madre, ma quello che dice una madre non conta. Era un po’ preoccupato di sentirsi imbarazzato dopo quella specie di confessione da parte sua, e si chiedeva se gli altri sapessero dell’interesse di Pierre, e soprattutto si domandava da che parte stesse lui esattamente. Aveva volutamente evitato di fermare a riflettere sul se quell’interesse fosse in qualche modo ricambiato, perché fino ad allora Pierre era sempre stato solo lo strano ragazzo che lo faceva sentire a disagio. Non era pronto per scoprire se fosse altro, non aveva bisogno di nient’altro che di amici per il momento.
Frank aveva preso quel silenzio alla notizie come un altro segno del fatto che David non impazzisse esattamente per Pierre, e da bravo amico aveva cercato di capirne qualcosa in più
“Ho come l’impressione che Pierre non ti sia simpatico” “No io.. non.. è tutto apposto” “Cosa è apposto?” “Io e.. e Pierre.. abbiamo parlato” “E questo quando è successo?” “Ieri sera, dopo che tu e Gerard mi avete portato a casa” “Quindi uscirai con lui?” “Oh tu.. lo sai? Voglio dire, che io..” “Che tu gli piaci? Si, è piuttosto evidente” “Oh” “Allora uscite?” “No, no. Io voglio solo fare amicizia adesso.. è..” “Troppo presto” “Stai finendo le mie frasi come fai con Gerard”
Frank aveva ridacchiato di quel commento, scuotendo leggermente le mani davanti a sé come per scusarsi.
“Solo perché sapevo cosa stavi per dire” "Comunque si, è troppo presto per me. Io non sono pronto” “Comprensibile” “Perché non viene a pranzo con noi?" "Test di recupero di storia" "Magari avrebbe dovuto studiare prima.."
David l'aveva detto senza intenzione di offendere o polemizzare, solo come una constatazione ovvia, ma si era morso la lingua non appena le parole avevano lasciato la sua bocca perché non sapeva come potevano essere interpretate. Frank però aveva ridacchiato e l'aveva fissato dritto in viso. Gli piaceva David, gli piaceva il fatto che fosse onesto, ingenuo quasi.
"Tu sei proprio uno di quei ragazzi eh?" "Quei ragazzi?" "Si, quelli a cui piace la scuola"
Il moretto era leggermente arrossito al tono un pó canzonatorio dell'altro. E si forse era strano ma davvero gli piaceva la scuola, c’erano così tante cose di cui non sapeva niente, così tante cose da sapere e da capire. C’era sempre qualcosa di nuovo che poteva cambiare le carte in tavola, rendere le cose diverse, migliori. Lo trovava un pensiero rassicurante.
"E' una cosa così brutta?" "Nah, anche a Quinn piace la scuola. E' carino, sorprendente ma carino" "A te non piace?" "Mh non so, non è la scuola in sé, forse il fatto che siamo costretti a stare chiusi qua dentro per ore, mi fa sentire come mi stessi perdendo quello che c’è fuori. Ha un senso quello che dico?”
David aveva ridacchiato leggermente annuendo col capo per dire all’altro che aveva capito. Gli piaceva Frank ed il suo modo di pensare, era un po’ come il suo, fatta eccezione per il fatto che David pensava di trovare le esperienze dentro i libri mentre Frank le ricercava all’esterno. Era coraggioso, il moretto lo ammirava.
“Aspettiamo Gerard per mangiare, se per te va bene” "Sei.. sei sicuro che non vuoi che vi lasci soli?" "Perché dovrei?"
David non aveva avuto il tempo di rispondere perché Gerard era arrivato al tavolo, salutandolo con un sorriso e prendendo posto come sempre accanto a Frank.
Quinn era uscito dalla doccia e si era asciugato sommariamente, mettendosi solo un paio di boxer addosso tanto per mantenere un minimo di decenza. Si era guardato intorno per realizzare che la camera era vuota, ed era uscito nel corridoio per capire dove diavolo fosse andato il suo ragazzo. La casa sembrava completamente silenziosa, e un Bert quieto non era quasi mai un buon segno. Aveva deciso di scendere di sotto a controllare quando aveva sentito la porta d’ingresso aprire e richiudersi. E cazzo se i suoi avessero scoperto che aveva saltato la scuola sarebbe finito in un gran casino. Era rimasto in piedi all’inizio delle scale senza sapere bene cosa fare, poi la voce di Bert aveva riempito l’ingresso e si era immediatamente tranquillizzato, scendendo le scale scalzo per capire dove cavolo fosse andato l’altro. Bert era in piedi in cucina, ad armeggiare con un paio di buste che sembravano sul punto di esplodere data la quantità di cose che il moro ci aveva ficcato dentro.
“Bert dove cavolo eri?” “Tu hai il miglior fidanzato del mondo lo sai?” “Questo è tutto da dimostrare” “Sono andato a prendere le tue cose preferite da mangiare per pranzo, e ho affittato quello stupido film che ti piace tanto anche se mi fa schifo. Ed ora ritira quello che hai detto”
Quinn aveva ridacchiato delle parole di Bert fintamente offese, e del modo in cui contrastavano completamente col fatto che stesse sorridendo. Il biondino si era avvicinato e gli aveva posato le labbra sul collo, spostando i capelli lunghi dell’altro.
“Prima di tutto star wars è un capolavoro, sta zitto. E seconda cosa.. ritiro tutto, sei il miglior ragazzo del mondo” “Come se non lo sapessi..”
Bert aveva evitato gli inevitabili commenti sarcastici che sarebbero venuti con un bacio.
Frank era seduto sul pavimento della camera di Gerard, la schiena poggiata contro il bordo del letto e le cuffiette nelle orecchie, mentre l'ipod passava una canzone che non stava ascoltando davvero. I suoi occhi erano fissi sul più grande seduto alla scrivania, piegato a disegnare qualcosa che dal posto in cui si trovava non riusciva a vedere. Gli sembrava come una strana scena di un film, con le immagini in movimento che scorrono senza dialoghi, con la sola musica di sottofondo a riempire l’aria. Quel pomeriggio Frank si sentiva un po’ strano, e sapeva che in gran parte era dovuto alle parole di David. Era rimasto sorpreso quando il moretto gli aveva chiesto se non preferisse stare da solo con Gerard, e sul momento non ci aveva fatto troppo caso ma adesso mentre osservava le dita del moro ripassare i contorni di qualcosa per creare chissà quale sfumatura non riusciva a togliersi quella domanda dalla testa. Non era sicuro di quanto tempo fosse rimasto a fissarlo, e si era accorto solo distrattamente che l’apparecchietto tra le sue mani era passato alla canzone successiva, ma l’altro doveva essersene accorto perché i suoi occhi si erano fermati su Frank in uno sguardo interrogativo, e quasi come se avesse sentito che doveva chiedergli qualcosa il più piccolo si era sfilato le cuffiette mentre i loro sguardi si incontravano.
“E’ tutto ok?” “Si. Si, credo di si” “Credi?”
Frank aveva aperto la bocca per parlare, ma aveva realizzato che non aveva la minima idea di come spiegare qualcosa che era vago ed indefinito perfino nella sua testa, e si era dato dello stupido per quegli strani pensieri che stava avendo. Erano lui e Gerard, non c’erano sorprese, non c’erano mai state. Il loro rapporto era sempre stato qualcosa di particolare, diverso in qualche modo da qualsiasi altro rapporto di amicizia Frank avesse mai avuto. Guardare Gerard era come vedere attraverso un vetro trasparente, ma era una concessione che il moro faceva solo e soltanto a lui, e forse questo confondeva le altre persone, instillava dubbi. Ma non c’erano dubbi, no? Non sapeva perché ad un tratto si sentisse così insicuro, ma cominciava a chiedersi se il fatto che gli altri mal interpretassero il loro rapporto fosse così privo di significato come aveva sempre creduto. I suoi occhi si erano impigliati in quelli dell’altro ancora fermi sul suo viso ad aspettare una risposta. Ma quello era Gerard, cristo santo. e Frank aveva semplicemente sorriso nella sua direzione ed aveva scosso la testa.
“Tutto bene”
Gerard si era alzato in piedi ed aveva portato con sé il disegno, che ritraeva Frank, sedendosi accanto al più piccolo in modo che le loro gambe si toccassero. Frank aveva sentito la tensione sciogliersi a quel contatto, come sempre. Si, stavano bene.
Come sempre, grazie per le recensioni!
ChemicallyUsed: hun! First of all, io non tralascio mai niente, ti pare che potevo lasciare andare una cosa così importante come la loro somiglianza? yeah naive, but I love you bacause of that! xD Pierre é.. Pierre, e stupido e impulsivo ed é Pierre.. ma a volte l'impulsività paga, che ne dici? Quinn é l'amore puro, ma credo che oramai sta frase detta da me perda di significato xDD E let's talk about your OTP! Commenti? Lamentele? Suggerimenti? lololol
Friem: haha non posso che ricambiare l'abbraccio! Non vi abbandonerei mai, don't worry! xD Per rispondere alla domanda nella scorsa recensione, si David ha confessato a Quinn di essere gay, non che comunque ci fossero dubbi a riguardo xD Sono curiosa di sapere cosa pensi degli avvenimenti nel nuovo capitolo. XOXO
ErisValentine: Tesoro tu conosci bene la mia adorazione per Quinn, quindi non poteva che essere il personaggio più adorabile, come sempre xD Pierre é sempre un fail, non hai torto. Ma le cose si muovono un pò right? xD
RevengeXXX: Ecco l'evolversi degli avvenimenti! xD Si, Pierre é adorabile nel suo modo un pò stupido, e concordo con te, David é un'assoluta meraviglia. Fammi sapere cosa ne pensi di questo nuovo capitolo! |
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Capitolo 6 *** Stuck in the healing beyong control ***
Stuck in the healing beyond control.
Quinn era seduto per terra all’interno dei cancelli della scuola, rovistando nel suo zaino alla ricerca del libro di matematica. Aveva sospirato quando si era reso conto che non l’avrebbe trovato perché l’aveva prestato a Bert, non si sa bene per quale ragione dato che il suo ragazzo non l’avrebbe mai usato per davvero. Il biondino era un po’ preoccupato del rapporto tra Bert e la scuola, e si forse le disequazioni di secondo grado non erano la cosa più interessante al mondo, ma non voleva che l’altro iniziasse nel peggiore dei modi l’anno, e che finisse per perderlo. C’erano già tante cose che la famiglia di Bert non approvava del proprio figlio, un a bocciatura avrebbe portato solo altri casini. E per quanto non ritenesse seria la minaccia che gli facevano spesso di mandarlo via in un posto con meno distrazioni, una parte della sua mente l’aveva sempre fissa in testa. Ovviamente per i genitori di Bert le “distrazioni” equivalevano a Quinn, ed ovviamente se Bert avesse avuto una ragazza al posto di un ragazzo non ci sarebbero stati problemi. Fanculo.
Il biondino aveva recuperato il suo pacchetto di sigarette e ne aveva tirata fuori una, godendosi la piacevole sensazione del primo tiro della giornata. I suoi occhi avevano vagato per il cortile ancora quasi deserto finché non avevano incontrato la figura minuta di David. L’aveva chiamato quando aveva realizzato che l’altro non si era accorto della sua presenza, ed il moretto gli aveva sorriso timidamente mentre si avvicinava, poi si era seduto accanto a lui.
“Perché arrivi sempre così in anticipo a scuola?” “Sono abituato ad alzarmi presto, non puoi poltrire a letto molto a lungo quando vivi con un militare di carriera”
L’aveva detto senza ostilità, solo come se stesse constatando un fatto, con una nota quasi di divertimento nella voce. Quinn era curioso riguardo a David, a com’era la sua vita tanto diversa dalla sua, ma non voleva che si sentisse sotto interrogatorio quindi si era tenuto le sue domande per sé. Si era semplicemente limitato ad annuire col capo e ad offrirgli una sigaretta che l’altro aveva gentilmente rifiutato scuotendo la testa.
“Mi sono perso qualcosa di interessante ieri?” “Non saprei, ero un po’ distratto” “Da?” “Niente in particolare, solo distratto.. com’è andato l’anniversario?”
Quinn aveva sorriso al ricordo del giorno precedente, e David non aveva potuto fare a meno di notare come fosse cambiato il suo umore quando aveva menzionato quell’argomento, come le nuvole sul suo viso fossero di colpo sparite.
“Molto bene direi. Tu non sei tornato a mangiare da solo perché io non c’ero, vero?”
David aveva sorriso del modo in cui l’altro sembrasse conoscerlo molto più di quello che ci si sarebbe aspettato da una conoscenza così breve. L’aveva guardato ed aveva scosso la testa, raccontandogli del suo pranzo con Gerard e Frank, tralasciando invece volutamente dell’incontro che aveva avuto con Pierre. Non si sentiva mentalmente pronto ad affrontare l’argomento, perché sicuramente il biondino gli avrebbe chiesto se anche a lui piaceva Pierre, e lui non aveva ancora affrontato quella domanda nemmeno nella sua testa. Quinn aveva ascoltato silenzioso, grato che i suoi amici avessero preso a cuore David esattamente come lui.
“Posso chiederti..” “Cosa?” “Gerard e Frank.. da quanto tempo stanno insieme?”
Il biondino non era riuscito a trattenere una risata a quella domanda, era quasi sicuro di aver perso il conto delle volte in cui gli era stato chiesto. David l’aveva guardato senza capire il motivo di quella reazione. Aveva paura di aver detto qualcosa di sbagliato, o che Quinn avesse potuto interpretare male le sue parole credendo che lui avesse un interesse per uno dei due ragazzi.
“Loro non sono una coppia”
Ed alla faccia shoccata del moretto Quinn non aveva potuto fare a meno di ridere ancora più forte, mentre l’altro appariva sempre più disorientato. Lui era così abituato allo strano rapporto tra Gee e Frank che non ci faceva più caso la stragrande maggioranza delle volte, ma capiva che potesse essere confusivo. Aveva cercato di darsi un contegno, e di chiarire i dubbi che l’altro aveva nella testa.
“Lo so, incredibile eh?” “Io pensavo che..” “Lo pensano tutti” “Sembrano così..” “Persi, l’uno per l’altro?” “Si” “Perché lo sono”
E adesso David si sentiva ancora più confuso di prima. E doveva chiaramente trasparire dalla sua espressione perché Quinn aveva ridacchiato leggermente, spostandosi di lato e sedendosi più comodamente per poter vedere il viso dell’altro.
“Penso che siano gli unici a non essersi ancora resi conto che sono due fottute anime gemelle”
Il moretto aveva sorriso di quella immagine che sembrava calzare perfettamente sui due ragazzi, non poteva credere che davvero non ci fosse niente tra di loro. Gerard e Frank sembravano una di quelle stupide coppie che si vedono solo negli spot pubblicitari o nelle serie tv, ed emanavano un legame così intenso che era difficile da credere.
“Ma nessuno ha provato.. che ne so, a farglielo notare?” “Oh credimi, ci abbiamo provato, ma non sono molto svegli da questo punto di vista” “Già suppongo di no” “Ci arriveranno.. è inevitabile”
David aveva assentito col capo distrattamente. Si chiedeva se le cose andassero sempre come tra Frank e Gerard, se esistesse per ognuno una persona che ci appartiene, con la quale è inevitabile finire insieme.
I suoi pensieri erano stati interrotti dall’arrivo di Bert, rumoroso come sempre, che si era inginocchiato platealmente di fronte a Quinn reclamando un bacio neanche si trovassero in una scena di Romeo e Giulietta. David aveva riso del modo in cui il biondino aveva roteato gli occhi, e del fatto che comunque l’avesse baciato lo stesso, perché Bert era così. Quello strano ragazzo si comportava sempre come se fosse normale fare o dire tutto quello che gli passava per la testa, e lo faceva come se fosse convinto che nessuno lo guardasse. A onor del vero era quasi impossibile non guardarlo, perché Bert aveva l’innata capacità di incanalare tutta l’attenzione su di sé, che lo volesse o no. David lo trovava carino in qualche modo, perché sembrava che tutto quello che il moro facesse avesse l’unico scopo di far ridere o sorridere Quinn, come una specie di missione. Gli altri ragazzi li avevano raggiunti qualche attimo dopo, e Pierre si era seduto per terra accanto al moretto sorridendogli in maniera dolce mentre David gli faceva ‘ciao’ con la mano. Quinn aveva posato gli occhi sul moretto con uno sguardo che sembrava chiedere ‘che cosa mi sono perso?’ , leggermente stupito da quel cambio di atteggiamento. Sembrava molto più rilassato in presenza di Pierre, più a suo agio. David aveva scrollato leggermente le spalle e gli aveva sorriso, per fargli capire che era tutto ok, ed il biondino aveva lasciato cadere l’argomento decidendo che avrebbe indagato una volta che fossero stati da soli.
La campanella dell’inizio delle lezioni gli aveva dato quell’opportunità, si erano separati dagli altri per raggiungere la loro classe di storia, e Quinn si era incamminato accanto a David, rivolgendogli esattamente la medesima domanda che si poneva nella sua testa.
“Che mi sono perso?” “Parli di Pierre?” “Beh si, e di te soprattutto” “Abbiamo parlato” “Quando?” “Dopo la nostra uscita, è venuto sotto casa mia e abbiamo parlato” “E?” “Perché non mi hai detto che io gli piaccio?” “Perché avevo paura che saresti scappato a gambe levate”
David aveva ridacchiato perché probabilmente Quinn aveva ragione, se gliel’avesse detto si sarebbe spaventato ed avrebbe iniziato ad evitare tutti quanti. Sentirlo direttamente da Pierre era stato diverso, non aveva avuto la possibilità di evitarlo, aveva dovuto affrontare la questione sul momento. Era stato un bene in qualche modo.
“Tu perché stamattina non mi hai detto che avevate parlato?” “Io.. non lo so” “Avevi paura che ti chiedessi se ti piace anche lui, dì la verità” “E me lo chiederai?” “No, se non vuoi che lo faccia” “Non farlo” “Okay”
Il moretto gli aveva sorriso con gratitudine, perché Quinn sembrava sempre capire di cosa avesse bisogno, quale fossero i suoi tempi.
“Posso almeno chiedere se siete arrivati ad una conclusione?” “Siamo amici” “E a Pierre sta bene?” “Si, ha detto si” “Quindi avete stipulato una tregua” “Non eravamo mica in guerra” “Mh mh” “Tu non sei arrabbiato con me vero?” “Per cosa?” “Per avergli detto di no” “Non potrei mai incolparti perché sei spaventato” “Io non ho mai..”
Quinn aveva scosso la testa e gli aveva sorriso, perché davvero non c’era bisogno che l’altro lo dicesse ad alta voce per sapere che era così.
Quella settimana era stata intensa, i loro stupidi professori avevano deciso che era una buona idea mettere tutti i compiti in classe e le interrogazioni insieme, e Pierre pensava che era stato molto eroico a non essersi buttato sotto un autobus per porre fine alle sue sofferenze. Grazie a dio era venerdì, e davanti a lui aveva due lunghi giorni di cazzeggio e nullafacenza. Dopo scuola aveva semplicemente buttato il suo zaino da qualche parte sul pavimento della sua camera e si era steso sul letto a godersi il suo meritato riposo. Aveva praticamente dormito l’intero pomeriggio, finché il cellulare nella tasca dei suoi jeans non aveva deciso di iniziare a suonare senza sosta. Aveva premuto il tastino verde ancora assonnato, riuscendo appena a mormorare un pronto e aspettando che la cornetta si riempisse della voce di Quinn. Invece dall’altro lato c’era Bert che praticamente l’aveva minacciato con la sua solita eleganza di alzare il suo culo dal letto e raggiungerli, testuali parole. Pierre aveva grugnito qualcosa di simile ad un assenso e si era sforzato di alzarsi dal letto, perché se non l’avesse fatto Bert si sarebbe presentato a casa sua, e poi aveva voglia di vedere David e sapeva che probabilmente il moretto sarebbe stato dei loro. L’arrangiamento che avevano trovato non era esattamente quello che lui aveva sperato, ed in altri casi avrebbe reagito in maniera del tutto diversa, ma col moretto era diverso, era pronto a mettersi alla prova ed essere solo amici. Beh, almeno per il momento.
Gerard era seduto alla scrivania, una distesa di fogli ancora bianchi ed intatti davanti a lui, la matita tra le dita che ancora non aveva toccato un solo foglio. Si era limitato a mordicchiarne la parte posteriore con aria assorta perché in realtà stava pensando a tutt’altro. I suoi occhi erano fissi sul moretto addormentato sul suo letto, in una posizione nella quale gli sarebbe sembrato umanamente impossibile prendere sonno, se non si fosse trattato di Frank. Gerard era un po’ preoccupato, l’altro si stava comportando in maniera strana da qualche tempo, ed ogni volta che tentava di chiedergli quale fosse il problema non ne ricavava un accidenti a parte il solito ‘niente’. Ma lui sapeva, sentiva, che qualcosa preoccupava Frank, ed era come se l’altro volesse dirgli qualcosa ma cambiasse idea sempre all’ultimo momento. Aveva provato a chiedere ancora una volta dopo scuola, quando il più piccolo l’aveva seguito a casa come succedeva ogni venerdì dato che entrambi i loro genitori erano a lavoro, ma ancora una volta Frank aveva scrollato le spalle ed aveva preso posto sul suo letto, addormentandosi quasi immediatamente. Si era svegliato solo quando il suo cellulare aveva preso a squillare, e l’aveva osservato maledire l’aggeggio prima di recuperarlo e rispondere comunque. Aveva rivolto il suo sguardo sui fogli bianchi finché ad un certo punto non l’aveva sentito ridere, ed aveva riportato i suoi occhi su di lui. Forse stava esagerando, forse Frank aveva ragione e lui era soltanto uno che si preoccupava troppo.
“Era Bert, chiedeva se volevamo uscire stasera” “Bert ha chiesto?” “Beh non esattamente, insomma a modo suo” “Vuoi andarci?” “Perché non dovrei?”
Gerard l’aveva guardato per un attimo in silenzio, indeciso se chiedere nuovamente cosa ci fosse che non andasse, o lasciar cadere l’argomento e aspettare che fosse Frank stesso a parlargliene. Ma si conosceva troppo bene per non sapere che quella cosa l’avrebbe ossessionato finché non avesse saputo, quindi aveva deciso che era meglio rischiare di ottenere un altro ‘niente’ piuttosto che non provare affatto.
“Perché sei molto strano negli ultimi giorni, qualcosa ti preoccupa anche se continui a ripetermi che non è così”
Il moretto l’aveva guardato, quasi rassegnato, perché ovviamente aveva immaginato che prima o poi Gerard avrebbe chiesto spiegazioni, e non si sarebbe più accontentato di vaghe e generiche rassicurazioni. La verità era che non aveva idea di come spiegare quello che gli passava per la testa, le domande e i dubbi che tutto a un tratto sembravano esserci sempre stati, anche se lui non li aveva mai notati prima. Aveva paura di sbagliarsi, e delle conseguenze che questo errore avrebbe potuto portare. Come faceva a dirgli che forse la loro amicizia non era esattamente così normale come avrebbe dovuto se neanche lui sapeva se fosse vero o meno?
"Non é niente Gee, solo la scuola" Il moro gli aveva rivolto uno sguardo scettico, e no non era credibile, lo sapevano entrambi.
David era seduto al tavolo davanti al suo laptop, cercando di dare un senso alle nozioni che aveva nella testa per mettere insieme la tesina di storia che avrebbe dovuto consegnare all'inizio della settimana. Non stava funzionando in ogni caso, perché le uniche due parole che riempivano il foglio fin ora erano il suo nome e il suo cognome. Lo squillo del telefono l'aveva quasi fatto saltare dalla sedia per la sorpresa, e quando aveva risposto la voce di Bert dall'altro capo del telefono gli aveva riportato l'allegria. Il moro gli aveva detto che qualcuno sarebbe passato a prenderlo in un'ora senza neanche chiedergli se volesse o meno, chiudendo la telefonata con un 'non ti azzardare a darci buca' che l'aveva fatto ridere leggermente.
Senza dubbio Quinn e Bert erano l'accoppiata più strana che avesse mai visto. Quinn era sensibile e discreto, qualità che sembravano mancare totalmente al suo ragazzo, e Bert era impulsivo e rumoroso, mentre l'altro non lo era per nulla. Come potessero apparire così fottutamente perfetti insieme era qualcosa di inspiegabile. Aveva chiuso il computer rassegnandosi all'idea che quel giorno non avrebbe combinato un bel nulla, ed aveva optato per una doccia.
Era sceso nuovamente di sotto una volta deciso cosa indossare, per avvisare sua madre che non sarebbe stato presente a cena quella sera. L'aveva trovata nella stanza che avevano adibito a lavanderia, mentre stirava qualcosa di nero che con buona probabilità apparteneva a lui. Si era sentito un tantino in colpa, forse sarebbe dovuto restare a casa a darle una mano. Sua madre aveva alzato lo sguardo su di lui quando aveva realizzato che David fosse lì, e gli aveva sorriso chiedendogli se tutto andasse bene.
"Pensavo di uscire stasera. Ma non devo per forza, posso restare ed aiutarti" "Ti vedi ancora col tuo amico Quinn?"
L'aveva detto con un un tono vagamente scettico, sottolineando più del dovuto la parola amico, e lui per un attimo era semplicemente rimasto a bocca aperta.
"E' solo un amico" "Beh per ora" "No, lui ha un ragazzo, Bert."
La donna l'aveva guardato il viso come per capire se quella cosa lo facesse stare male o meno, David non poteva fare a meno di pensare a quanto fosse strana quella situazione. In effetti aveva parlato molto di Quinn in quei giorni, e non avendo mai avuto amici era una cosa inusuale, sua madre doveva aver interpretato male il suo atteggiamento.
"Non preoccuparti, non sono interessato a Quinn." "E a chi sei interessato allora?" "A nessuno al momento" "Mh mh" "Ma é vero!" "Okay, passa una buona serata"
Aveva cambiato argomento e chiuso la conversazione per niente convinta che il figlio stesse dicendo la verità. David aveva deciso di lasciar cadere la questione, ed era risalito al piano di sopra per prepararsi.
Precisamente un'ora dopo il suo telefono aveva squillato per avvisarlo che il suo passaggio era arrivato. Era rimasto sorpreso di trovare soltanto Frank in macchina ad aspettarlo, non vedere Gerard con lui era come non vedere un pezzo. L'altro gli aveva sorriso gentile come al solito, forse un tantino distratto.
"Dov'é Gerard?" "Un pó in ritardo, delle volte perde la cognizione del tempo quando disegna. Ci raggiunge"
David aveva annuito senza aggiungere altro, godendosi il silenzio e la musica di sottofondo, osservando con la coda dell'occhio i tatuaggi sulle dita dell'altro, e lo scorpione disegnato sul suo collo. Era stato Frank ad interrompere la quiete, senza peró staccare gli occhi dalla strada.
"L'altra volta a pranzo.. perché pensavi che volessi restare solo con Gerard?" "Scusa.." "No é okay, solo.. credevi che noi stessimo insieme?" "Beh.. si"
L'altro ragazzo aveva annuito leggermente col capo, l'espressione in pó preoccupata sul viso. Le persone, tutti, continuavano a vedere cose tra lui e Gerard, e lui aveva sempre pensato che vedessero cose inesistenti, adesso si chiedeva se invece vedessero quello che lui non riusciva. Ma c'era ancora quella parte di lui, quella che diceva 'sei pazzo? E' di Gerard che stiamo parlando'
"Va tutto bene Frank?" "Siamo solo amici" "Si, Quinn me l'ha detto" "Perché pensavi fossimo una coppia?"
E voleva davvero capire cosa le altre persone vedessero in loro che né lui, né soprattutto Gerard, riuscissero a vedere.
"É che voi due sembrate leggervi nel pensiero" "E' quello che succede tra amici, ci si capisce al volo" "Non sono un esperto quindi.."
L'aveva detto con un tono mesto, forse un pó malinconico, e Frank aveva distolto gli occhi dalla strada per un attimo per portarli sul moretto, leggermente preoccupato di aver detto la cosa sbagliata.
"Non dicevo.. non l'ho detto con l'intenzione di offenderti, giuro"
David gli aveva sorriso squotendo leggermente la testa come per fargli capire che era tutto ok, che non si era minimamente offeso. D'altronde era la pura verità, non era esattamente un esperto di come funzionasse una vera e solida amicizia.
"C'é altro? Voglio dire.. vedi altro?" "Siete come.. in sincrono, non so. Ed é come se aveste dei momenti tutti vostri, anche in mezzo alle altre persone" "E pensi che non sia normale?" "Io non ho la più pallida idea di cosa sia normale Frank"
Ancora una volta le parole si erano spente per lasciare spazio al sottofondo di musica, misfits, era quasi sicuro, ed ancora una volta Frank aveva interrotto il silenzio.
"A volte lo penso anch'io.. che non sia normale"
Pierre aveva dovuto sforzarsi per restare seduto invece che andare incontro a David quando era sceso dalla macchina insieme a Frank. Ma niente cose imbarazzanti si era detto, stavano solo tentando di diventare amici. Il moretto aveva salutato tutti con un sorriso, lui compreso, e okay forse Pierre stava un pó gongolando del fatto che la freddezza nei suoi confronti sembrasse essere sparita.
Al momento erano tutti seduti su uno dei muretti della piazza principale, alcuni mangiavano, altri bevevano. David continuava a sentirsi gli occhi di Pierre addosso di tanto in tanto, eh si era un tantino inquietante, ma doveva ammettere che l'altro si stava sforzando.
"Mi stai fissando ancora" "Sei proprio sicuro che non vuoi uscire con me?"
David era entrato nel panico, soltanto per un attimo, poi aveva realizzato il tono mezzo scherzoso col quale l'altro gli aveva parlato e si era rilassato, limitandosi a roteare gli occhi in alto, facendo ridere Pierre.
"Certo che sei proprio strano" "E tu sei proprio bello" "Sto per smettere di parlarti, giusto per avvisarti" "Okay, okay. Ricevuto"
Il più grande aveva alzato le mani in aria in segno di resa, ed il moretto aveva scosso la testa ridacchiando. In fin dei conti Pierre non era poi così male.
Gerard aveva guidato fin sotto casa di Frank mentre l'altro riaccompagnava David, e aveva aspettato che tornasse, poggiato contro lo sportello fuori dalla macchina con una sigaretta tra le dita. La strada era quasi deserta, fatta eccezione per qualche auto di passaggio che illuminava l'asfalto di tanto in tanto coi propri fari, per poi sparire velocemente e tornare nell'ombra. Frank era arrivato circa quindici minuti dopo, ed aveva parcheggiato proprio accanto alla macchina del moro.
"Come mai ci hai messo così tanto?" "Perché sei venuto? Non c'era bisogno Gee, sto bene" "Noi chiudiamo sempre insieme la serata, non volevo rinunciare alla nostra solita sigaretta prima di andare a letto" Frank aveva fatto un mezzo sorriso, perché quello era così da Gerard. Gli piaceva mantenere quei piccoli momenti di routine, ne aveva bisogno, nel mezzo del casino che c'era nella sua testa. Il più piccolo non aveva commentato, limitandosi a tirare fuori una sigaretta per lui e una per Gerard, che entrambi avevano acceso in silenzio. Il moro teneva gli occhi fissi sul viso di Frank, sul piccolo cerchiettino al lato del suo labbro inferiore e sul modo in cui il fumo sembrava passarci attraverso.
"Dimmi solo una cosa, é colpa mia? É qualcosa che ho fatto?" "Dio Gerard, no. Non sei tu" "E allora cosa?" "Non lo so" "Noi... stiamo bene?" "Si"
-Ma non so che cosa siamo- ma questo Frank non l'aveva detto.
Sua madre era seduta al tavolo della cucina con una tazza di qualcosa di caldo tra le mani, quando David era tornato a casa. L'aveva accolto con un sorriso, chiedendogli come fosse andata la sua serata. Il moretto le aveva raccontato tutto, come faceva di solito, eccetto la parte che riguardava Pierre. Ma sua madre sembrava aver nascosto una qualche sorta di microchip nel suo cervello, perché in qualche modo sembrava sempre sapere cosa stesse succedendo, o almeno sembrava sempre capire se qualcosa gli passava per la testa.
"Il moretto che ti ha riaccompagnato, é lui quello che ti piace?" "Ti ho già detto che non mi piace nessuno" "E io ho dimenticato di dirti che non ti credo" "Quello che mi ha riaccompagnato era Frank, ed é.." "Impegnato, anche lui?" "No, cioè si.. in un certo senso. Ma.. okay c'é questo ragazzo.. e io gli piaccio" "Ha buon gusto"
David aveva roteato gli occhi al cielo ridacchiando. Sua madre era sempre stata molto supportiva sin quando le aveva confessato di avere una preferenza per i ragazzi. Forse perché in Canada dove lui era nato il fatto di essere gay veniva vissuto in maniera del tutto normale. Negli Stati Uniti era tutto diverso, certe persone lo vivevano come un problema, ma non sua madre. Lei sembrava averlo sempre saputo, in qualche modo. Il fatto era che per via di tutti i loro spostamenti David non aveva mai avuto effettivamente un ragazzo di cui parlare, qualcuno che gli piacesse, o qualcuno che lo corteggiasse, fino ad allora.
"Tu sei un tantino di parte, sei mia madre. Lui mi ha detto che io sono bello"
E non sapeva bene perché gliel'avesse detto, né perché la cosa lo facesse arrossire, ma sentiva di doverlo dire. Sua madre gli aveva sorriso dolce, e gli aveva scompigliato leggermente i capelli come faceva quando era un bambino.
"Lo sei tesoro.. e lui é bello?" "Io.. non lo so ecco" "Lo prenderò come un si" "Non ho detto si" "Sei arrossito" "Okay forse é un pó carino, ma é un tipo strano" "Sembra perfetto per te allora" "Ma se non lo conosci neanche" "Puoi sempre presentarmelo" "Non siamo.. voglio dire, siamo solo amici" "Non dovresti avere paura di innamorarti"
David aveva aperto la bocca per dire qualcosa, per dire che non aveva paura, ma forse in pó ne aveva. A volte la vicinanza delle persone lo spaventava, lo faceva sentire troppo esposto, era una cosa che non riusciva ad evitare. Si sentiva sempre con un piede già fuori dalla porta, e dentro di se non si era ancora abituato all'idea che non fosse più così, che non fosse più costretto a dire addio e sentirsi portare via un pezzo ogni volta che salutava qualcuno. Lui era ancora in fuga, dentro. Sua madre gli aveva dato la buona notte lasciandogli un leggero bacio sulla testa, e David era salito in camera sua. Si era spogliato senza fretta, infilandosi il pantalone di una tuta ed una t-shirt sbiadita, e si era steso tra le coperte, recuperando il suo cellulare. L'aveva guardato per un secondo senza sapere bene perché l'avesse portato con sé, poi aveva aveva aperto il menù e scritto un sms.
Quinn era disteso per metá sul sediolino della macchina, la testa poggiata contro il vetro e gli occhi chiusi. Aveva le dita della mano sinistra incastrate tra i capelli di Bert e l'altra mano davanti a sè a cercare un qualsiasi appiglio perché si sentiva come se stesse sul bordo di un buco nero. La bocca del moro si muoveva lentamente, dolorosamente lenta, sulla sua erezione, e Quinn avrebbe voluto parlare ma non riusciva a collezionare la forza necessaria. Ogni volta che tentava di dire una parola una nuova scarica di piacere gli chiudeva la gola e ne uscivano soltanto suoni bassi e disarticolati.
Bert amava quei suoni, più di tutto, perché erano gli unici momenti dove poteva essere lui quello a prendersi cura del biondino. Gli unici momenti in cui Quinn non si preoccupava di altri a parte che di sè stesso, nei quali poteva lasciarsi andare e non avere il controllo, come se le cose diventassero più leggere. Era quello che Bert desiderava, alleggerire tutte le cose per Quinn, renderle più semplici possibili, almeno in quei momenti. Il modo in cui le dita avevano stretto più forte i suoi capelli l'aveva informato che era vicino, vicinissimo, e lui si era mosso ancora un paio di volte per portarlo definitivamente al limite.
Gli orgasmi di Quinn gli piacevano quasi quanto i suoi.
L'aveva baciato quando tutto era finito, ed il biondino aveva storto il naso leggermente come faceva sempre quando percepiva il proprio sapore nella bocca dell'altro, ma ovviamente aveva ricambiato il bacio restando ancora qualche secondo ad occhi chiusi. Bert aveva poggiato la testa contro il seggiolino ed era rimasto a guardarlo, giocherellando con una ciocca leggermente sudata dei capelli del biondino, attorcigliandola intorno alle dita e tirandola leggermente senza fargli male. Quinn si era limitato a ridacchiare leggermente, perché sapeva che quello era il modo di Bert di rilassarsi. Aveva aperto gli occhi solo per guardare l'orario, riprendendosi immediatamente quando aveva realizzato che erano oltre l'orario del proprio coprifuoco.
"Siamo in ritardo, dobbiamo andare" "Divresti rilassarti" "Lo sono" "No, lo eri due minuti fá"
Bert aveva intercettato quello sguardo di Quinn, quello che diceva 'metti in moto questa macchina adesso o andrai in bianco per il resto della tua vita' e non aveva potuto evitare di cedere, uscendo dal parcheggio ed immettendosi nuovamente nella strada diretto a casa del suo ragazzo. Erano quasi arrivati quando il biondino aveva interrotto il silenzio.
"Ho paura che ti portino via da me"
Bert aveva distolto gli occhi dalla strada per un secondo incastrando il suo sguardo in quello dell'altro.
"Non vado da nessuna parte"
Il moro aveva pensato che non era granché bravo a rendere le cose più leggere per Quinn.
Pierre era steso sul divano, un braccio dietro la testa a fargli da appoggio e la mano libera stretta intorno al telecomando. I suoi occhi erano fissi sullo schermo della televisione dove in quel momento uno zombie si stava trascinando sull'asfalto mentre una coppia di ragazzi lo osservava terrorizzata. Pierre aveva pensato che era figo, tutto grigiastro e tumefatto, avrebbe chiesto a Gerard di truccarlo così per il prossimo halloween. Aveva distolto lo sguardo dall'immagine quando il suo cellulare aveva vibrato, ma ci aveva messo un paio di minuti a superare effettivamente la pigrizia ed alzarsi per poter vedere chi era. E già che era in piedi aveva anche recuperato un sacchetto di patatine, pensando che almeno così non si sarebbe alzato a vuoto. Era rimasto fisso a guardare il display dell'apparecchio per un secondo quando finalmente aveva aperto la letterina lampeggiante, perché beh, quello era un messaggio che non si aspettava.
Thanks per le sempre belle recensioni girls!
Friem: Si povero Pierre, ma le cose sono migliorate un pochino dai xD Spero che adesso i dubbi e i pensieri di Frank ti siano più chiari, erano confusi nell'ultimo capitolo perché Frank è confuso, era voluto xD E Quinn e Bert.. beh la dolcezza é d'obbligo, sono il mio OTP! xD Fammi sapere che te ne pare del capitolo
RevengeXXX: Grazie mille per tutti i complimenti! *w* Contenta che le coppie ti piacciano! Bert e Quinn si scoprono un pò di più in questo capitolo, Frank é sempre confuso ma più consapevole e Gerard ancora non capisce un cavolo xD E Pierre è una figuraccia vivente, ma almeno ha smosso un pochetto le cose. Avevi ragione su David, troppi cambiamenti tutti insieme, povero xD Che ne pensi del nuovo capitolo?
ChemicallyUsed: Hun Pierre è la versione vivente del facepalm, ya know, ma cerca almeno di darsi un contegno, e David lo nota xD Si scopre qualcosina di nuovo sul mio otp in questo capitolo, non sono solo anniversari e dolcezza a quanto pare. E per quanto riguarda il TUO otp, beh non dico nulla perchè sclererai tu per entrambe, lo so xD and I can't wait to read it! xDD
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