Moments

di Caramell_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ricordi ***
Capitolo 2: *** Attimo ***



Capitolo 1
*** Ricordi ***


ElsaxKimxElsaxKimxElsaxKim
Moments
Ricordi

- Lo sai che ti amo, vero?
- Si, lo so





Elsa si sedette sotto la grande quercia che sporgeva dalla finestra della sua camera.
Si sistemò l'ampia falda del cappello piumato di un tenue color azzurro, ornato da un velo di fine raso e sorrise, felice nel sentire la dolce voce del vento inondarla completamente.
I capelli biondi sciolti le svolazzavano intorno al viso facendole un piacevole solletico.
S'aggiustò l'ampio vestito azzurro ornato di merletti, sistemandoselo meglio sulle gambe, e scosse la testa.
Amava quel genere di vestiti, la facevano sentire una principessa e a volte una regina vanitosa irraggiungibile e dal cuore di pietra.
Sogghignò portandosi una mano sulla bocca.
Che assurdità!
Lei non era così. Certo,lo era stata e in giorni come quelli, quando si fermava a riflettere protetta dalle braccia materne di quella quercia, non ne andava molto fiera.
A quel tempo non faceva altro che starsene in camera sua a giocare con le bambole biondissime che spesso i parenti le regalavano. Ma tra tutti quegli oggetti inanimati uno era considerato una parte del suo cuore.
Una bambola,la più bella fra tutte. L'ultimo regalo di una madre ad una bambina impreparata alla sua scomparsa.
Era stata proprio lei a donargliela, quando stava male e tossiva, sdraiata su un letto. Ed Elsa l'aveva afferrata delicata, come se fosse un oggetto di cristallo finissimo e avesse paura di romperla. Era bionda, come lei e il papà e aveva la pelle bianca come il latte, due occhi azzurrissimi le spiccavano sul volto delicato e la bocca, rossa e a forma di bocciolo, era il calco perfetto di quella di sua madre. In più una vestito lunghissimo, di seta rosso, le scendeva delicato fino ai piedi, ricoperto di nastri e merletti.
Sembrava lei, fatta su misura e forse era così.
Sorrise,sommersa dai ricordi.
Non faceva altro che giocarci,non la lasciava un attimo. Prendevano il the,passeggiavano e intrattenevano molte conversazioni interessanti Perchè quella bambola era la mamma.
La mamma sarebbe rimasta con lei per sempre e lei se ne sarebbe presa cura come aveva sempre fatto papà.
Sospirò. Purtroppo non era andata così. Nonostante le sue speranze di bambina la mamma era morta, se n'era andata e a lei era rimasta solo quella bambola. Unico, spregevole ricordo di un amore effimero.
Da quel momento non aveva fatto altro che sentirsi sola. Aveva appoggiata la bambola bionda sul comodino e l'aveva lasciata lì, immobile, forse in attesa di qualcosa.
Il vento ora soffiava più forte, scuotendo le fronte della vecchia quercia.
Fece un altro sospiro, più rumoroso del precedente. Una folata di vento più forte delle altre le portò via il cappellino azzurro e lo adagiò sull'erba umida, non molto distante da lì.
Elsa voltò la testa, sorridendo. Non si sarebbe alzata per prenderlo.
Ah, stava diventando pigra.
Sorrise ancora.
Bhè non era di certo colpa sua ma di qualcuno di sua conoscenza. Qualcuno che gli aveva fatto scoprire la bellezza del paese che la ospitava e l'aveva distratta dalle lezioni che Mr. Barney le faceva ogni giorno da molti anni a questa parte.
Le sfuggì una risatina nervosa al ricordo degli urli dell'insegnante quando scappava per andare a giocare nella fontana o con il suo piccolo tigrotto.
Si era calmato,il vento e il sole faceva capolino tra le foglie verdi dell'albero riflettendo sul suo vestito cristalli verdognoli. Socchiuse gli occhi. Quel luogo donava una tale pace che era impossibile non abbandonarsi e oscurare ogni pensiero.
E allora s'addormentò, i capelli biondi trasportati dal vento. Caldo. Una lacrima sottile che s'asciuga sulla guancia e la carezza del vento pronta ad asciugarla.

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Capitolo 2
*** Attimo ***


KimxElsaxKimxElsaxKimxElsa
Attimo
Ricordalo sempre...

- Ehi Kim...!
...
- Ti amo anch'io
Ricordalo sempre...


- Dri, vieni qui. Forza
Una voce di ragazzo si sparge nel cortile,riempiendo il silenzio.
Un ragazzo dai capelli scuri e gli occhi chiarissimi.
Ah, quel dannato grillo un giorno di quelli lo avrebbe fatto diventare matto! Quando si comportava così non poteva fare a meno di odiarlo.
Che bisogno c'era di nascondersi tra l'erba alta del giardino? A volte gli veniva l'impulso di lasciarlo lì,dopotutto era un grillo, se la sarebbe cavata.
Ma era,dopotutto, anche un suo amico,no?
Doveva trovarlo. Ma era un'impresa da mille monete d'oro!
Quella casa era enorme, bianco in mezzo al verde, ed era circondata da un giardino altrettanto grande nonchè meraviglioso.
Battè ripetutamente il piede destro sulla nuda terra
e sorrise, guardandosi i piedi nudi.
Era ormai da molto tempo che viveva in quella villa inglese dalle mille stanze ma non aveva ancora cambiato il suo abbigliamento, nè si era provvisto di scarpe. Aveva sempre preferito la sua casacca malandata, reduce da molte lotte e infiltrazioni e i suoi calzoni di lino consumati.
E poi la freschezza della terra era meravigliosa sotto le piante dei piedi. Non avrebbe potuto farne a meno!
Allora sorrise,ricordando il suo primo ingresso alla villa, quando portava con se il pedigreè dello stallone, il foglietto segreto che gli aveva consegnato Barbarossa. Il foglietto che era stato scambiato per una lista della spesa e per una carta straccia bucherellata.
Era stato costretto ad entrare nella villa attraverso la finestra che dava proprio sulla vecchia quercia, l'albero che gli aveva indicato Dri. Certo,non poteva immaginare che quella fosse proprio la stanza della figlia del Colonnello, Elsa
.
Kim sospirò. Solo pensare quel nome gli provocava un brivido lungo la schiena.
- E già, come potevo immaginare d'incontrare un simile angelo - si disse, sottovoce.
La vide ancora,con il fucile in mano, lo sguardo determinato, mentre lui stringeva tra le mani la bambola bionda che tanto le somigliava.
- Oh,si. Un angelo, vestito da diavolo! - e,a quella sua affermazione rise e quel suono cristallino si diffuse per tutto il giardino.
Continuò a camminare,perplesso. Diavolo, quella volta si era nascosto proprio bene!
- Dri... - chiamò ancora, scocciato
L'erba alta davanti a lui si mosse,impercettibilmente. Il vento? No, solo un piccolo amico verde di sua conoscenza
.
S'abbassò fino ad appoggiare il viso al terreno e scostò i ciuffi verdi che gli coprivano la visuale.
- Eccoti qui,piccolo diavoletto! - esclamò quando un esserino verde gli saltellò vicino, sfiorandogli il naso.
- Devi smetterla di andartene gironzolando qua e la - lo rimproverò poi, con finta faccia severa, dirigendosi verso il retro della casa dove sorgeva la vecchia quercia e dove era stato relegato quando, in occasione di un ballo importante nella grande villa, aveva sbagliato a muovere un passo danza facendo cadere la sua dama e spaventare i presenti.
Sorrise. C'era anche Elsa quella sera.
La ricordava meravigliosa nel suo abito bianco cosparso di rose. Avrebbe voluto chiederle di ballare, ormai aveva imparato tutto da Julien, ma Bennet era stato più veloce di lui.
Ah,il solo pensiero lo faceva ribollire di rabbia!

Il frinire del suo piccolo amico lo riportò bruscamente alla realtà, facendo scomparire quell'immagine.
- Che c'è Dri? Cosa hai...?Oh
Si era fermato. Le parole gli erano morte in gola. Poteva esistere spettacolo più bello di quello?

Era lei. Era appoggiata alla corteggia robusta dell'albero e dormiva. Kim gli si avvicinò e la guardò a lungo.
Aveva i capelli biondi sciolti che le svolazzavano intorno al viso,trasportati dal vento e le gote rosse, come se,prima di scivolare nel mondo dei sogni, fosse stata afferrata da un imbarazzo improvviso. Il petto si alzava e abbassava al ritmo regolare del suo respiro. Chissà cosa sognava? Avrebbe pagato per saperlo. Restò a guardarla per minuti lunghissimi. Non si sarebbe mai stancato. Desiderava conoscere ogni segreto,emozione, ogni sfaccettatura di quel viso di ragazzina che vuole a tutti i costi crescere troppo in fretta.
Sentì dentro di sè il forte impulso di averla più vicina, di stringersi a lei.
Le toccò una mano, le dita,morbide, perchè non aveva mai fatto lavori manuali, poi il polso, così sottile e fragile e su, sulle spalle, fino al viso accaldato dal sole.
Elsa non aprì gli occhi, li serrò con più forza, cercando di restar aggrappata al dolce mondo dei sogni.
Poi, sulle sue labbra secche, inondate dal sole, arrivò.
Delicato, come la brezza che arriva dal mare e inonda le case,passando dalle finestre spalancate.
Labbra fresche ed umide d'acqua, sulle sue.Un bacio,un piccolo contatto, uno sfiorarsi di labbra. Poi,quando finalmente si staccò e si sedette vicino a lei, credette di essere arrivato in Paradiso e,mentre le sue palpebre si chiudevano sentì la mano di lei cercare la sua e stringerla, con infinito affetto.

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