Miss Independent

di Sophie_moore
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Emergenza n°1: Ho un bambino. ***
Capitolo 2: *** Emergenza n°2: Torvarle un nome ***
Capitolo 3: *** Emergenza n°3: Colazione ***
Capitolo 4: *** Emergenza n°4: Bagnetto & Pannolini ***
Capitolo 5: *** Emergenza n°5: Dottor Knox ***



Capitolo 1
*** Emergenza n°1: Ho un bambino. ***


Capitolo 1

Miss independent
Miss self-sufficient
Miss keep your distance
Miss unafraid
Miss out of my way
Miss don't let a man interfere, no

{Miss Independent – Kelly Clarkson}

Olivier Milla Armstrong non era una donna normale. Lei per prima lo diceva e ne andava assolutamente fiera: non aveva hobby inutili, quale cucito o ricamo; non andava in giro a sperperare denaro, come faceva sua sorella minore Catherine; non andava a ballare e non le importava un accidente delle marche di vestiti, borse, scarpe, occhiali e tutte quelle baggianate lì. E non le interessava neanche trovarsi un uomo, convinta che l’amore offuscasse la mente in battaglia.

Ecco, la battaglia era l’unica cosa che le interessava. La battaglia, la spada, poter dar sfogo alle sue doti da guerriera liberamente, senza che nessuno la giudicasse un maschiaccio.

Aprì il getto dell’acqua e si mise sotto, concedendosi una doccia rilassante dopo essere tornata da Briggs. In quel periodo di Pace, Miles le aveva regalato un mese di silenzio e tranquillità lontana dal fronte. Non che stesse bene in casa Armstrong da sola, ma, anche se per poco, era quasi rinfrescante starsene senza fare niente, senza dover pensare a strategie di guerra o a come mantenere il controllo della fortezza e sui suoi soldati.

Uscì dalla doccia, si legò l’asciugamano attorno al petto e si strizzò i capelli nel lavandino. Lanciò un’occhiata allo specchio, guardandosi negli occhi. Forse, dopotutto, poteva concedersi un periodo di pausa più spesso: Briggs di certo era forte anche senza di lei, e sicuramente Miles era un degno sostituto.

Scosse violentemente la testa e sorrise: stava cominciando a pensare come una scansafatiche, starsene con le mani in mano non faceva per lei.

Uscì dal bagno e venne inondata dall’aria fresca della sera che non riuscì a smuovere i suoi lunghi capelli biondi resi pesanti dall’acqua. Percorse il lungo corridoio, fino ad arrivare alla sua stanza, dove si infilò il suo pigiama (molto simile alla divisa militare, ovvero un paio di pantaloni blu con delle righe bianche ed una maglietta blu scuro) e si trascinò in soggiorno.

Quella sera il silenzio era quasi assordante e rimbombava per tutta la grande sala, ancora mezza vuota da quando avevano tentato il colpo di Stato con Mustang. Erano addirittura risuonati i suoi passi a piedi nudi mentre attraversava la sala per arrivare al divano.

Suonarono alla porta e lei scattò immediatamente in piedi: infilò le ciabatte, afferrò il suo fioretto, appoggiato delicatamente sul tavolino di fianco al divano, e si diresse bruscamente alla porta, pronta a fare a fettine chiunque l’aveva importunata.

Spalancò la porta, attendendosi di vedere una persona di fronte a lei, ma non vide niente all’infuori del buio di Central City. Fece per fare un passo fuori, ma appena fu pronta ad appoggiare il piede, sentì un vagito.

Un vagito?

Spalancò gli occhi celesti e vide un cesto dal quale proveniva un rumore molto simile ad un miagolio di un gattino. Col fioretto ancora nella custodia mosse leggermente la copertina e si scontrò con un paio di occhi verde smeraldo, quasi brillanti.

<< Di chi è questo? >> urlò: di sicuro la persona che aveva lasciato lì il bambino non poteva essere andata molto lontana. Però non ottenne risposta, così fu costretta a prendere il cesto e portarlo in casa. Lesse il biglietto che stava sulla pancia del bebè (“Lei starà molto meglio con te, grazie.”) e lo srotolò dalle coperte, per poterlo vedere tutto. Era da quando era nata sua sorella Catherine che non vedeva un neonato, e comunque neanche con lei era stata una specie di babysitter. Come poteva fare?

<< Chi sei? >> chiese alla bambina, che di tutta risposta si mise a ridere. << Non ridere, mocciosa, chi sei?? >> riprovò, senza ottenere una risposta diversa dalla prima, anzi, sembrava che la rabbia di Olivier non facesse altro che accrescere il divertimento della neonata. Sbuffando, la fece sedere sul divano e andò a prendere il telefono.

Ma chi poteva chiamare in una situazione così assurda come quella? Di certo non poteva chiamare al fronte di Briggs, a loro non interessava e non avrebbero saputo aiutarla. Il Comandante Supremo Grumann, anche lui non aveva interesse nel sapere che qualcuno le aveva fatto trovare un bambino di fronte alla porta. Posò di nuovo la cornetta e si mise a riflettere: aveva bisogno di una donna che sapesse comportarsi in diverse situazioni, ma non la conosceva. Perciò, sospirando esasperata, chiamò l’unica persona che potesse, anche se lontanamente, considerare un amico.

<< Pronto? >>

<< Colonnello Mustang, sono il Maggiore Generale Armstrong. >>

<< Maggiore! Come sta? Ha cambiato idea sull’appuntamento?  >> Mustang ridacchiò dall’altra parte della cornetta, aspettandosi una serie di insulti pressoché infinita accompagnata da minacce alla sua vita.

Olivier respirò per mantenere la calma. << No, Colonnello, ma devo comunque chiederle di venire qui. E accompagnato dalla donna di cui si fida di più. >> ordinò perentoria, lanciando uno sguardo alla neonata che stava mordicchiando il bracciolo del divano con quella sua boccuccia sdentata.

<< Ma che è successo? È un’emergenza? >> provò di nuovo Mustang, questa volta un po’ più preoccupato. In genere, Olivier non lo chiamava mai se non per insultarlo su qualche missione finita con delle esplosioni o cose simili, quindi non perché avesse bisogno d’aiuto.

La donna sospirò di nuovo, passandosi una mano tra i capelli ancora umidicci. << La prego – sembrava molto più una minaccia che una supplica – di fare il più in fretta possibile. Sì, è un’emergenza: ho un bambino. >>

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Capitolo 2
*** Emergenza n°2: Torvarle un nome ***


Emergenza 2: Trovarle un nome

Quando suonarono nuovamente al campanello, Olivier era in divisa militare e non fu colta di sorpresa. Aprì la porta e si trovò di fronte il Colonnello Mustang in borghese e il Tenente Hawkeye, anche lei in borghese, ma con un cipiglio molto più militare di quello dell’uomo di fianco a lei, che stava per mettersi a ridere.
<< Benvenuti. >> ringhiò quasi Olivier, facendoli entrare in casa. Li condusse a passo di marcia fino in sala da pranzo, dove aveva messo il cesto bene in vista e aveva legato la pargola ad una sedia, in modo che non facesse danni mentre lei si vestiva.
<< Maggiore.. questo è inquietante. >> mormorò Mustang, con la voce a metà tra il divertito e lo stupito. Quando aveva ricevuto la telefonata non aveva capito cosa volesse dire il “ho un bambino” del maggiore, ma ora che vedeva quella creaturina dimenarsi sulla sedia, aveva capito benissimo: il maggiore aveva un bambino.
<< Non lo dica a me. Non posso tenerlo, non sono attrezzata adeguatamente. >> disse, battendo un pugno sul tavolo.
<< Se posso permettermi… di chi è questo bambino? >> chiese il Tenente, andando a slegare la bambina e prendendola in braccio, facendo sì che si calmasse.
<< Non lo so, hanno suonato alla porta e hanno lasciato questo. >> diede il foglietto al Colonnello, che lo lesse e sospirò.
<< Magari di una sua vecchia amica? >> provò Roy, passando il foglietto al Tenente, che lo lesse e poi tornò a guardare in faccia la bambina.
<< Io non ho amici. >> ringhiò la donna brutalmente, quasi come se avere degli amici fosse una perdita di tempo, un insulto al suo valore di militare.
Roy sbuffò. << Sa che le dico? Gli amici servono, quindi farebbe meglio a trovarsene. >>
<<  Non mi interessano, sono una perdita di tempo. >> ribattè per risposta, mettendo mano al fioretto. Lei non aveva assolutamente bisogno di persone che la contraddicessero proprio in quel momento così drammatico.
Riza osservava il battibecco, che ormai era diventato un vero e proprio campo di battaglia verbale, in cui si insultavano a vicenda a raffica senza neanche ascoltare quello che l’altro/l’altra aveva da dire.
Si sedette su una sedia noncurante, con la bambina in braccio che giocava con le spalline del reggiseno. Forse il Olivier Armstrong aveva chiamato proprio il Colonnello Mustang perché era quello che si avvicinava di più ad essere un amico.
I suoi occhi nocciola incontrarono quelli smeraldini della piccola. << Bisogna trovarle un nome. >> proruppe, facendo zittire i due litiganti.
<< Hai ragione, Tenente. >> annuì Mustang, sedendosi sulla sedia di fronte alla donna. << Idee, Armstrong? >> domandò, lanciandole uno sguardo di sfuggita.
<< No, non posso tenere questa bambina. Ho troppo da fare. >> decretò, assottigliando lo sguardo e facendolo assomigliare terribilmente a quello di un serpente arrabbiato.
<< In realtà sarebbe il caso, perché è l’unica in pausa. >> le ricordò il colonnello, facendo un sorrisone.
<< Io non sono in pausa, stavo pensando di tornare a Briggs tra un paio di giorni. >>
<< Non può, Maggiore.. ha una bambina a cui badare. >> Roy si alzò in piedi e le sorrise ammiccante. << E poi, non è curiosa di sapere chi è la madre di questa bambina? >>
Olivier sbuffò: non che le interessasse particolarmente della bambina senza nome, ma in effetti era abbastanza curiosa di sapere chi gliel’avesse lasciata sull’uscio. Eppure, per darle del tu, quella persona doveva conoscerla davvero bene, altrimenti non si sarebbe mai permessa. Eppure non aveva proprio idea di chi fosse stato, perché da quello che ricordava non aveva mai dato quella confidenza a nessuno. << Dirò a Miles che starò a Central City fino a fine mese. >> decise con un grugnito basso, che fece ridere la bambina.
<< Che ne dite di Smiley? >> il Tenente sorrise nel vedere che quel nome piaceva anche alla piccoletta, che aveva provato a battere le mani.
<< Smiley è troppo femminile. >> brontolò l’altra donna, lanciandole uno sguardo di fuoco.
La piccola spalancò gli occhi e cominciò ad avere il labbro tremulo, presagio di un pianto che non aveva precedenti.
<< Maggiore, sta cominciando a piangere! >> le fece notare Riza, impanicata perché non sapeva bene cosa fare. Non era pratica di bambini, per niente, quindi improvvisò una ninna nanna… che però non fece altro che far infuriare ancora di più la piccola, facendole squarciare il silenzio con le sue grida.
Olivier estrasse il fioretto dalla fodera e lo puntò alla bambina, intimandole di smetterla immediatamente, ma questa sembrò aumentare ancora di più le grida ed alzare il volume, come se stesse prendendo in giro il Maggiore Armstrong.
<< Maggiore!!! Smiley è un nome perfetto! >> cercò di convincerla Mustang, ottenendo però il risultato opposto: farla arrabbiare ancora di più.
<< SE QUESTA BAMBINA VORRÀ VIVERE IN QUESTA CASA, DOVRÀ ADEGUARSI ALLE MIE REGOLE!!! >> urlò la donna, mettendo un piede sulla sedia e facendo roteare in aria il fioretto.
Riza chiuse gli occhi, poi si alzò in piedi e guardò con aria severa la sua superiore: in genere con Mustang funzionava e lui tornava a ragionare lucidamente. << Maggiore adesso la smetta. Non vede che è solo una bambina? Non è un militare, non può minacciarla con una spada! Che razza di Maggiore è se non dà neanche il buon esempio? Che direbbero i suoi sottoposti se scoprissero che Olivier Milla Armstrong ha minacciato una bambina indifesa?? >>
Olivier rimase un secondo in silenzio. Effettivamente quella donna aveva ragione. Forse era per questo che era la persona di cui Mustang si fidava di più al mondo: aveva una grande intelligenza ed una padronanza perfetta della lingua, tanto perfetta da far vacillare addirittura le difese della Regina delle Nevi di Briggs. Rinfoderò la spada e si calmò un attimo. Poi, guardò la bambina, che per qualche secondo aveva smesso di urlare al mondo la sua disperazione, e sospirò pesantemente. << Smiley andrà benissimo. >> concluse, facendo ridacchiare la piccola. Lanciò uno sguardo al Tenente Hawkeye, dicendole: << Questa volta era autorizzata, Tenente, ma la prossima volta se si azzarda a parlarmi di nuovo in questo modo giuro che la farò a fettine. >> decise.
<< Sissignora. >> Riza si mise sull’attenti e fece sedere la piccola Smiley sul tavolo, abbastanza in mezzo in modo che non potesse cadere.
<< Adesso andatevene. >> ordinò il Maggiore, dando loro le spalle.
Roy e Riza si guardarono, sospirarono e sorrisero: sarebbero passati il giorno dopo a vedere se la bambina era ancora viva. << Arrivederci, Maggiore. >> salutò educatamente la giovane donna, avviandosi verso l’ingresso di villa Armstrong.
<< Buonanotte, Olivier. >> pronunciò Roy, per poi correre più veloce che potesse. Sapeva benissimo di aver solo peggiorato la situazione chiamando la Regina delle Nevi col suo nome, però… era troppo divertente farla arrabbiare!
<< COLONNELLO MUSTANG, FUORI DA CASA MIA!!!!!!! >> gridò infatti lei, facendo per tirargli dietro un vaso. E l’avrebbe colpito, se lui avesse chiuso la porta un attimo dopo.
'phie's space: Chiedo scusa ma l'html mi fa girare le balle >.< spero che il prossimo capitolo sia graficamente migliore >.<

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Capitolo 3
*** Emergenza n°3: Colazione ***


Emergenza 3: Colazione

Il buongiorno si vede dal mattino.

Olivier decise che se mai, per qualsiasi ragione al mondo, se il caso per qualche motivo l’avesse voluto, avesse incontrato il grande genio che aveva detto quella brillante frase, peraltro molto azzeccata… probabilmente l’avrebbe ucciso.

Smiley urlò più forte, desiderosa e pretendente di attenzioni da parte della donna; e poi si mise a piangere istericamente.

Sì, pensò Olivier: l’avrebbe ucciso senza mostrare pietà alcuna, cercando anche di farlo soffrire il più possibile.

Si alzò stancamente dal letto, minacciò di morte qualsiasi cosa le stesse tra i piedi (arrivò a minacciare anche il fermaporte a forma di gatto che teneva la porta che divideva camera sua dal corridoio) per dare un freno al suo istinto omicida verso la bambina, andò nella camera dove questa dormiva (o meglio, urlava) ela fissò severamente negli occhi, come se avesse compiuto un reato mortale. << Tu. >> ringhiò.

Smiley ridacchiò divertita ed allungò le braccia, segno che voleva essere presa in braccio e, quasi sicuramente, coccolata un po’.

La donna inarcò un sopracciglio, leggermente frastornata da quello sbalzo d’umore repentino, poi si mise a ridere quando intuì le intenzioni della piccola. << Non ci pensare neanche. >> borbottò assottigliando gli occhi celesti. Prese il cellulare e chiamò subito il Tenente Hawkeye (che la sera prima le aveva lasciato il numero in caso di emergenze con la pargola). << Hawkeye, sono io. >> si presentò subito appena l’altra giovane donna rispondeva al telefono con uno sbadiglio.

<< Mi dica, Maggiore… ci sono dei problemi? >> domandò Riza, strofinandosi un occhio dalla stanchezza. Caso volle che guardasse l’ora: le cinque del mattino. Era chiaro che il Maggiore Armstrong non aveva guardato la sveglia, perché altrimenti quella povera bambina sarebbe già stata fatta a fette e spacciata come appena pescata al mercato del pesce.

<< Questa –lanciò uno sguardo alla bambina, attenta ad ogni suo movimento – cosa si è appena svegliata, devo darle del latte… ma caldo o freddo? >>

Riza sospirò pesantemente: certo che il Maggiore in battaglia era un fenomeno, ma quando si trattava di accudire dei bambini entrava completamente nel panico. << Tiepido… e lo controlli sul polso prima di darglielo. >>

<< Okay. Devo darle la colazione? >> Olivier fece un attimo mente locale, ricordandosi che da piccola il padre li svezzava dando loro le proteine in polvere tramandate da generazione a generazione nella famiglia Armstrong di padre in figlio. Poi però guardò quella bambina e asserì che no, non era il caso: in primo luogo, lei non era una Armstrong e quindi non si meritava le proteine; in secondo luogo, anche se fosse stato possibile, ormai era troppo tardi, perché in famiglia cominciavano ai due mesi di vita.

<< No, se mette a bagno del pane nel latte caldo va benissimo così. >> le consigliò la Tenente, ridacchiando tra sé e sé. Un po’ sarebbe stato divertente vedere quella donna, sempre così dura ed imperiosa, che cercava di far da mangiare ad un bambino piccolo. Solo un po’ però, perché se mai il Maggiore l’avesse scoperta, poteva dire addio alla sua vita.

<< Va bene, la ringrazio. >> e chiuse la chiamata, tornando a fissare trucemente la bambina negli occhi. Pensò seriamente di dirle di seguirla in cucina, ma la vedeva troppo tremolante su quelle gambine secche, così, roteando gli occhi al cielo, la prese in braccio e la portò in cucina, facendola quasi cadere sulla sedia.

Smiley, che per tutto il tragitto aveva accarezzato i capelli della donna, si ritrovò col pannolone su una sedia scomoda e lontana da qualsiasi cosa.

Olivier intanto trafficava con pentolini e cartocci di latte, poco convinta di quello che stava facendo. Prese una ciotola, ci mise dentro del pane fatto a pezzi, e poi mise il latte a scaldare sul fuoco. Ogni due minuti toglieva il pentolino, pucciava appena il dito dentro e lo rimetteva sulla fiamma, impaziente. Dopo circa una decina di minuti, nei quali sarebbe potuto succedere il finimondo e lei non se ne sarebbe minimamente accorta, il latte era diventato tiepido, così lo tolse dal fornello, lo mise nella ciotola col pane e aspettò che questo si ammorbidisse, tutto ciò ovviamente senza voltarsi a controllare se Smiley era ancora lì al proprio posto. Appena fu pronto tutto, prese un cucchiaino e si girò, trovando Smiley… sparita.

Fortunatamente la Battaglia le aveva temprato i nervi, altrimenti avrebbe fatto cadere la ciotola e si sarebbe messa ad urlare come un’ossessa e a girare per casa col fioretto sguainato. Perciò, posò con finta calma la ciotola sul tavolo, si guardò intorno, e cominciò la sua ricerca per trovare quella piccola peste.

Fece il giro del salone, della sala da pranzo, della cucina, delle varie camere da letto, ma quella peste era scomparsa nel nulla. Sparita. Per un attimo, pensò la donna, forse era stato solo uno strano sogno (anche perché non era credibile che lei chiedesse aiuto a Mustang) e si era trovata sonnambula in cucina.

Però quando uscì in giardino, ormai rassegnata all’averla persa, vide la piccola che piangeva senza far rumore accasciata a terra, un moto, lieve, di tenerezza le sfiorò il cuore. Le si avvicinò e le si inginocchiò di fronte, cercando di capire come mai fosse così silenziosa e così triste. Le alzò il viso, ma lei sporse le mani, facendo vedere dentro di esse un uccellino morto che, date le sbucciature sulle braccia, sul viso e sulle ginocchia della bimba, probabilmente aveva cercato di salvare.

Olivier sospirò, prese delicatamente l’uccellino e lo posò a terra, asciugando poi le lacrime della bambina. << Purtroppo, quello che è perso, è perso. Non può tornare indietro, anche se hai fatto il possibile per salvarlo. Ma il tuo amico avrà degna sepoltura. >> le fece un piccolo sorriso, del quale si stupì e non poco.

Scavò velocemente una buca, dove dentro di posò l’animaletto, e, ricoprendola, lasciò un piccolo tumulo, in modo che si vedesse e non venisse calpestato accidentamente.

Smiley fu particolarmente contenta di quel funerale un po’ spartano, così si fece tornare negli occhi la sua vitalità.

La donna, questa volta, non fece storie e la prese subito in braccio, constatando così che non era un brutto sogno, ma una realtà ancora da definire.

La portò in cucina facendo la strada più lunga (in qualche modo, farsi toccare i capelli così la rilassava) e cercò di metterla di nuovo sulla sedia per farla mangiare, ma appena cercò di staccarsela di dosso, notò che si era addormentata di nuovo e aveva una ciocca dei suoi capelli stretta tra le mani. Quindi sospirò, ringraziò nuovamente il fronte di Briggs per i suoi nervi d’acciaio, mise la ciotola col latte in frigorifero (in modo che non andasse a male) e la portò in camera da letto: aveva deciso che  se avesse provato a staccarla con la forza, avrebbe strappato i capelli e si sarebbe rimessa a piangere disperata per non si sa quale motivo. Si stese nuovamente nel suo lettone matrimoniale, si mise la bamina tra le braccia e, per mera curiosità, lanciò uno sguardo alla sveglia.

<< Ti ucciderò, piccolo essere demoniaco. >> decretò, constatando che erano solamente le cinque e mezza.

 

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Capitolo 4
*** Emergenza n°4: Bagnetto & Pannolini ***


Emergenza 4: Bagnetto & Pannolini

Quando si svegliò ad un'ora decente, Olivier constatò che la piccola aveva dormito tutto il tempo abbracciata a lei, come se fosse stata davvero la sua mamma. Rimase qualche secondo a guardarla, beandosi anche un po' del silenzio creatosi, poi si alzò e, rilevato il movimento, anche Smiley spalancò gli occhi.

La donna la prese, la portò in cucina, le mise la ciotola del latte, che aveva preparato giusto qualche ora prima, davanti e le mise in mano un cucchiaino, nella speranza che sapesse già mangiare da sola. Chissà quanti anni aveva? Probabilmente neanche uno, perchè non sapeva neanche come si tenesse in mano una posata. Avrebbe dovuto portarla da un dottore, ma lei conosceva solo dottori di Briggs, e di certo non era il caso di portare una bambina così piccola ed indifesa in un posto così freddo ed ostile. Doveva quindi cercare qualcuno a Central City, ma chi poteva contattare? Se fosse stato un dottore qualunque, questo avrebbe potuto svelare a tutti il suo segreto, rendendola così vulnerabile e a rischio di licenziamento dall'esercito. Perciò serviva qualcuno di cui si potesse fidare ciecamente, che fosse separato dall'esercito in modo da non correre alcun rischio, e, possibilmente, che avesse qualche scheletro nell'armadio in modo che se avesse dovuto difendersi, Olivier avrebbe potuto usare quell'arma.

Il Maggiore si risvegliò dai suoi pensieri nel momento in cui qualcuno suonò al campanello. Vide Smiley completamente imbrattata di latte e pane che giocava a sbattere il cucchiaino nella ciotola e schizzare tutto il tavolo; e decise che doveva assolutamente trovare un dottore al più presto. Percorse la distanza che la separava dalla porta in grandi falcate e la spalancò, trovandosi di fronte un Colonnello Mustang di ottimo umore. << Cosa vuole? >> gli chiese immediatamente, squadrandolo dall'alto in basso.

<< Sono venuto a controllare. >> l'uomo entrò in casa senza aspettare il permesso della donna e si diresse a grandi passi in cucina, dove vide il disastro che aveva combinato la bambina. << E ho anche fatto bene! >> commentò, facendo ridere la piccola. Scosse la testa piano, le tolse il cucchiaino di mano e le allontanò la ciotola da davanti, in modo che non ci arrivasse più. << Perchè non le ha dato da mangiare lei? >> chiese alla donna, voltandosi a guardarla con aria interrogativa.

<< Credevo sapesse mangiare da sola, non si comincia subito ad usare le posate? >> brontolò lei, incrociando le braccia al petto.

Roy sospirò e andò alla ricerca di un tovagliolo, ma a metà strada decise che forse era meglio farle direttamente il bagno, anche perchè il pannolino cominciava ad avere un'odore particolarmente sgradevole. << Dobbiamo farle il bagno. >> disse ad alta voce, in modo che anche Olivier si potesse abituare all'idea.

<< Non ci penso neanche! >> scattò infatti, puntando il piede a terra con violenza. << Io sono il Maggiore Generale Olivier Milla Armstrong, non ho la minima intenzione di lavare il sedere ad una mocciosa! >>

Smiley, sentitasi presa in causa, si voltò verso la donna e, vedendo la sua espressione arrabbiata, prese a piangere.

<< Eddai Maggiore, non faccia la dura! Come fa a dire di no a questo bel faccino? >> il Colonnello prese la bimba in braccio e la porse alla donna, cercando di rivegliare il suo istinto materno.

Ci furono un paio di secondi nei quali Olivier e Smiley si guardarono negli occhi, come a decidere chi fosse la più forte tra le due, ma ad un certo punto la bionda sospirò e la prese in braccio, dandogliela vinta. Dopotutto, poteva mai mettersi in competizione con una neonata??

<< Bene, molto bene. Allora, vada a metterla nell'acqua calda dentro alla vasca, io vado a cercare il cesto di ieri. >> decise l'uomo, annuendo convinto.

<< Dovrebbe essere in sala dietro al divano. >> gli disse Olivier, appena prima di sparire dietro alla porta del bagno.

Roy sorrise: nonostante le apparenze, quella donna non era così fredda. Si recò in soggiorno, prese la cesta e, come aveva immaginato, ci trovò ancora un paio di pannolini che sarebbero dovuti bastare per quella giornata. Tornò trotterellando in bagno, dove però vide un altro disastro: Olivier quasi tutta bagnata e il bagno pieno di schiuma. << Ma che cavolo...?? >> non finì la domanda, interrotto dallo sguardo omicida della donna. Sospirò e le si sedette di fianco, togliendosi la casacca militare e la maglietta bianca sotto, rimanendo così a torso nudo. Aprì l'acqua, dopo aver dato la bambina in braccio alla donna, e aspettò che questa diventasse tiepida, per metterci poi del bagnoschiuma dentro. Afferrò di nuovo la bambina e la immerse, controllando ogni suo movimento per evitare un'altro disastro.

<< Dove ha imparato? >> gli domandò Olivier, sporgendosi per vedere se la bambina cominciava a sbattere le mani sull'acqua e a creare danni.

<< Quando ero un ragazzo ho lavorato come baby-sitter per guadagnare qualche soldo. >> spiegò brevemente, mentre Smiley cominciava a ridere e a giocare con le bolle.

<< Davvero? Non l'avrei mai detto! >> commentò lei, sinceramente stupita.

Roy ridacchiò tra sè e sè: lui non avrebbe mai detto che lei potesse avere un'espressione così curiosa e così infantile guardando una bambina che faceva il bagnetto. << Io non avrei mai detto che lei non fosse in grado di prendersi cura di un bambino. >> disse però: non voleva creare tensioni o imbarazzi o violenze di fronte ad una bambina piccola ed innocente.

<< Non ho mai avuto figli, come posso aver fatto ad imparare ad accudire un bambino? >> grugnì la bionda, passandosi una mano tra i lunghi capelli, mezzi bagnati e mezzi asciutti.

<< Beh, non ha molti fratelli più piccoli? >> continuò Roy, mentre la piccola Smiley si dimenava furiosamente nell'acqua.

<< Appena nata Stronghina sono stata mandata al collegio femminile di Central. Non sono tornata a casa fino al decimo compleanno di Catherine, e lì mi sono arruolata nell'esercito. >> raccontò, anche se, dopo poco, se ne pentì. lei non raccontava mai nulla di sè, soprattutto questa parte della sua storia; neanche i suoi sottoposti a Briggs sapevano, neanche Miles.

<< Allora mi perdoni, ero convinto che lei avesse cresciuto i suoi fratelli. >> Mustang tirò su la bambina, che rise allegra, e l'adagiò su un'asciugamano, per poi avvolgerla ed asciugarla.

<< Non importa, nessuno sa questa storia. >> accennò ad una risata ed il Colonnello rimase sconvolto: non aveva mai visto il Maggiore Armstrong ridere, quindi non sapeva neanche bene come reagire. << Tutto bene, Colonnello? >> gli chiese infatti la donna, vedendo che lui era imbambolato a fissare gli occhi di Smiley.

<< Sa, Maggiore. >> il Colonnello si alzò in piedi, prese in braccio la bambina che ridacchiava, e lanciò uno sguardo alla donna, con un sorriso che avrebbe fatto cadere ai suoi piedi qualsiasi ragazza. << Non l'avevo mai vista ridere. >> ed uscì dal bagno, lasciandola lì, sola, a riflettere.

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Capitolo 5
*** Emergenza n°5: Dottor Knox ***


Emergenza 5: Dottor Knox

Olivier sentì un qualcosa di strano all'altezza del petto, come una specie di battito cardiaco. Gli occhi spalancati per la sorpresa, balzò in piedi e si guardò allo specchio, aprendo anche leggermente le labbra. L'affermazione dell'uomo l'aveva particolarmente colpita, come se l'avesse rimproverata senza averlo fatto direttamente. Eppure nessuno l'aveva mai fatto con lei, forse neanche suo padre quando era piccola. Non che si ricordasse molto della sua infanzia... battè un pugno sulla mano aperta, illuminata da una grande idea.

Corse fuori dal bagno, i capelli tirati indietro per mostrare entrambi gli occhi, e cercò di localizzare il Colonnello, che trovò in sala a giocare con la bambina. << Colonnello ho un'idea! >> asserì, sedendoglisi accanto. Lo fissò negli occhi, i suoi celesti che brillavano come stelle nella notte, e lo incitò a chiederle che idea avesse avuto.

<< Mi dica. >> disse appunto lui, muovendo leggermente la testa in avanti.

<< Io ora non ho amici, ma quando sono stata ragazza li avevo. >> spiegò, come se fosse stata la cosa più ovvia del mondo. << Quindi può essere che una di loro abbia avuto un figlio. >> continuò, mentre Roy si illuminava anche lui per l'idea della donna.

<< Grande, Maggiore! Ora però dobbiamo portarla da un dottore. >> lanciò uno sguardo alla bambina, ancora avvolta nell'asciugamanto. << Ma prima... >> la porse alla donna e fece un largo sorriso. << le cambi il pannolino! >> si alzò in piedi appena prima che Olivier lo prendesse a pugni.

<< Ma... >> lei fece per ribattere, ma ribattere comprendeva dire che lei non era assolutamente capace di cambiare il pannolino ad un bambino, ed ammettere ciò significava perdere. Si alzò stizzita, afferrò un coso che doveva essere un pannolino per forza e la portò sul tavolo, sdraiandola e togliendole l'asciugamano di dosso. << Allora... >> mormorò, sentendo in lontananza quell'uomo che rideva. Arrossì di rabbia, così prese il pannolino e lo aprì violentemente, rischiando quasi di romperlo. Appena ebbe sotto controllo sia la bambina nuda che il pannolino aperto, cominciò a ragionare su come potessero combinarsi insieme. Intanto, aveva capito che il pannolino serviva a funzione di bagno portatile, cosa che era già un buon livello. Poi, provò a prendere le gambette della bambina e a tirarle su, ma poi non capì come mettere il pannolino sotto di lei. Rimase così per qualche secondo, finchè la piccola non cominciò a stufarsi e, quindi, ad agitarsi. << STAI FERMA. >> ringhiò, immobilizzandola bambina per qualche secondo. Presa dallo sconforto, infilò il pannolino a caso, appoggiò di nuovo le gambette sul tavolo e cercò di chiudere quell'affare con gli strap. Per sua fortuna, era il lato giusto, così non ebbe problemi a tornare in salotto con un sorriso trionfante piazzato sulle labbra.

<< Ho chiamato il dottor Knox. >> la avvertì Mustang, che si stava infilando di nuovo la sua maglietta e la casacca militare. << Arriverà tra un po', se vuole può darsi una sistemata. >> le andò vicino e le prese la bambina dalle braccia, non evitando un lieve contatto tra le loro mani, dal quale lei si ritrasse subito.

<< Grazie. >> mormorò: corse in camera sua e si chiuse dentro a chiave, quasi spaventata dall'idea che lui avesse potuto entrare e vederla in quello stato così debole. Cosa le prendeva? Lei non era tipo da imbarazzarsi per un contatto tra mani, e poi, se pensava che quel contatto l'aveva prodotto Mustang, il Colonnello Roy Mustang, il corpo le si riempiva di brividi. Sospirò pesantemente, si mise in piedi e si svestì, aprendo poi l'armadio alla ricerca di qualcosa di normale. Sorpassò con lo sguardo le varie uniformi militari, decidendo che non le servivano, e andò direttamente ai vestiti. Erano le uniche cose femminili che aveva, Catherine era l'unica che si ostinava a regalarle qualcosa che non facesse assolutamente parte dei suoi interessi militari. Prese delicatamente un vestito blu lungo fino a metà coscia e se lo posò addosso, andandosi a vedere allo specchio vicino all'armadio. Vedendosi non si riconobbe quasi: il Maggiore che indossava un abito da donna? Si vergognò talmente tanto che decise quasi di mettere la divisa, ma poi cambiò idea. Si infilò il vestito, si mise a posto la scollatura generosa, tirò indietro i capelli in una coda alta e si mise le babbucce. Comunque, per non far dimenticare chi fosse, si appese la cintura col fodero del fioretto alla vita.

Uscita dalla stanza, si diresse verso il Colonnello, che aveva aperto al Dottor Knox. Entrambi stavano seduti sul divano, ma quando la sentirono arrivare balzarono in piedi e si portarono la mano alla fronte, in saluto militare.

<< Maggiore, non credevo che avesse anche dei vestiti da donna. >> commentò tranquillo Roy, per poi venire minacciato di morte dal fioretto puntato alla gola.

<< Non ammetto commenti. >> ringhiò, facendolo rabbrividire sul posto. Il Dottore non osò neppure fiatare, spaventato com'era. << Avanti, visiti questa mocciosa. >> indicò con il manico della spada la bambina seduta nell'angolo del divano.

<< Cosa volete sapere? >> domandò questo, borbottando tra sè e sè che non poteva lavorare in quelle condizioni e che Roy gliel'avrebbe pagata assai cara.

<< Principalmente gli anni, poi un rapido controllo per vedere se sta bene o se ha qualche malattia. >> ordinò, rinfoderando il fioretto.

Knox sospirò, prese in braccio la bambina e la portò in cucina, brontolando cose tipo "maledetto colonnello" e ingurie simili.

Immediatamente lo seguirono anche il Maggiore Armstrong e il Colonnello Mustang, appositamente dietro di lei per osservarle il fondoschiena: con le divise risultava particolarmente difficile vedere le forme delle donne, quindi ne avrebbe approfittato finchè lei non se ne fosse accorta. E doveva ammetterlo, Olivier aveva un gran bel fondoschiena.

Dopo un'oretta, il Dottore ebbe finito la sua visita con esito positivo: la bambina era sana come un pesce, non sembrava essere vittima di maltrattamenti, e, cosa più importante, doveva, probabilmente, compiere un anno. << L'unica cosa è che bisogna insegnarle a camminare. >> aveva detto il Dottore, appena dopo averle esaminato accuratamente le gambine. << Sembra che non sia ancora capace, quindi qualcuno glielo deve insegnare. >> per quano strano fosse, sorrise ai due militari e chiuse la sua valigetta: << Ciò non mi riguarda, quindi arrivederci. >> uscì ridacchiando tra sè e sè, pensando che quella era la migliore vendetta per una strega come il Maggiore Armstrong e un maniaco come il Colonnello Mustang.

<< Bene, si è fatto tardi, è ora che io vada... >> Mustang fece per svignarsela, ma Olivier lo prese per un orecchio e lo tirò indietro, ridacchiando istericamente.

<< TU hai detto che dovevo tenerla, TU mi hai cacciata in questo guaio e TU mi aiuterai ad uscirne fuori! >> gli sibilò all'orecchio, facendolo rabbrividire.

<< Sissignora... >> mormorò lui, esasperato.

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