La mia anima

di shiemi01
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Epilogo ***
Capitolo 2: *** 1.Primo capitolo ***
Capitolo 3: *** 2.Secondo capitolo ***
Capitolo 4: *** 3.Terzo capitolo ***
Capitolo 5: *** 4.Quarto capitolo ***
Capitolo 6: *** 5.Quinto capitolo ***
Capitolo 7: *** 6. Sesto capitolo ***
Capitolo 8: *** 7.Settimo capitolo ***



Capitolo 1
*** Epilogo ***


Prologo:

Sono risalita lungo il corso del fiume, nuoto leggiadra e sicura fra le ondicelle e i piccoli girini nati ieri.
La mia voce si sovrappone allo scrosciare dell’acqua, soave e sorniona rido, un altro uomo si è avvicinato a me, finirà con annegare di sicuro. Ne ho ucciso già uno l’altro ieri.
Si avvicina lentamente, sicuro, forte, possente, riesco ad intravedere delle folte ciglia che custodiscono due smeraldi verdi, ha degli occhi speciali.
Il viso è incorniciato da dei morbidi e folti ricci neri, resi così dall’umidità del bosco.
Ridiscendo lentamente in acqua, trattenendo il respiro, nuoto e sento i piedi toccarsi fra loro, le mie gambe affusolate si affrettano.
Mi nascondo furtivamente nella pietra scavata nella roccia per osservarlo da più vicino senza farmi notare.
Lui arriva alla riva a passo spedito, si guarda vigile intorno e accucciandosi beve lentamente dell’acqua.
E’ molto bello, ora distinguo bene i tratti, ha un volto gentile, ha una piccola cicatrice appena visibile vicino alla tempia sinistra.
I capelli bagnati sono diventati lisci, lucenti e corposi. Sono dotati di un bel colore nero, gli occhi risplendono alla luce tenue della mattina.
Entra in acqua ma non ho il coraggio di farlo annegare con la mia soave voce, lo lascio nuotare.
Domani sarà un nuovo giorno, incomincerò a frequentare la scuola come tutti comuni mortali, peccato che io non lo sia.

Allora spero che il prologo in qualche modo vi abbia incuriosito,vorrei sapere le vostre opinione,critiche,commenti qualsiasi cosa mi aiuti nel migliorare.Fatemi sapere se questa ff merita un futuro.
Grazie a tutti in anticipo.

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Capitolo 2
*** 1.Primo capitolo ***


Salve, scusate il mio ritardo cronico nell'aggiornare ma sono molto impegnata, questo capitolo spero non vi deluda, se ci sono degli errori fatemelo presente,e datemi consigli,critiche,qualunque cosa mi faccia crescere dal punto di vista artistico.Spero apprezziate i miei sforzi nel cercare di scrivere qualcosa di leggibile e concreto,anche perchè ho dovuto fare un bel pò di ricerche.Sono sicura di aver già parlato troppo quindi ora vi lascio al capitolo!A me non piace molto,giudicate voi!Un bacio e un grazie particolare a coloro che hanno recensito.

1.Primo capitolo

Sotto i primi raggi di luce, sguazzo nel fiume Hillsborough. L’acqua è tiepida nonostante, sia finita da poco, la stagione estiva molto umida,  caratterizzata spesso da temporali, una stagione piovosa.
Esco dall’acqua accertandomi che non ci sia nessuno, mi rivesto e mi incammino verso casa. Ogni mattina prendo l’auto per arrivare al fiume sebbene attraversi tutta la città.
Io vivo qui, a Tampa, il capoluogo della Contea di Hillsborough, posta sulla costa occidentale della Florida.
In auto attraverso varie strade per arrivare alla mia dimora, il finestrino è bassato e sento l’aria che mi sferza il viso, rendendomi i capelli un cespuglio pieno di nodi. Guardo nello specchietto retrovisore dell’auto e noto che sul display della farmacia oggi la temperatura è posizionata sui 35 gradi.
L’aria è afosa, ma niente è meglio per iniziare un nuovo giorno, una nuova vita.
Oggi è il mio primo giorno di scuola.
Parcheggio l’auto nel vialetto della casa, salgo gli scalini che mi portano alla porta a due a due, mi guardo circospetta intorno e sfilo le chiavi da sotto lo zerbino, lasciandomi sfuggire un risolino divertito.
Uso sempre questa specie di rituale, perché nei pochi giorni passati sulla terra ferma, vedendo alcuni film, notai che gli attori si comportavano sempre cosi, e da quel giorno lo continuai a fare per abitudine, anche se dove abito io, non c’è nessuno a parte me.
La scuola che frequenterò è la Freedom High School, chiusa per alcuni anni a causa di un ragazzino che progettava di farla saltare in aria, creando un bomba.
Gli studi sono stati riaperti da poco, la scuola non impone delle divise come si prevede in molti regolamenti scolastici, quindi oggi ho deciso di indossare il mio prendisole preferito, color corallo, abbinato a dei sandali fatti di plastica e conchiglie. Lascio i capelli castani liberi, e uso un po’ di matita nera per contornare i miei occhi blu, tendenti al nero.
Rientro in macchina e mi incammino.
Arrivo dopo 10 minuti precisi di orologio. Scendo dall’auto, mi munisco di penne e quaderni, afferrando la mia cartella in stile hawaiana e mi dirigo coraggiosa e sorridente verso l’entrata.
Alla porta c’è un affisso io sarò nel secondo anno, al terzo piano, nella sezione B. Forse sono una delle più piccole, perché sento dei commenti su delle ragazze che saranno nella mia aula che parlano di aver già compiuto i 16 anni nell’estate.
Io purtroppo non li compirò mai, il mio popolo vuole secondo alcune usanze che io inizi ad invecchiare dopo aver compiuto delle specie di rituali appartenenti al ciclo umano, se non lo farò il mio aspetto rimarrà immutato nei secoli.
Mi volto dall’altro lato stampandomi in faccia una smorfia di disgusto e invidia nei confronti degli umani.
Non accorgendomene sbatto contro un ragazzo facendogli cadere tutti i libri per terra, li raccolgo velocemente, chiedendogli scusa ripetutamente.
Lo guardo e rimango sbalordita, sento una scossa, un fremito, una specie di scarica di elettricità quando incontro quegli occhi, quel viso, quei capelli, quel corpo, quel ragazzo.
Tengo a bada i miei istinti primordiali, la mia voce si affina nella mia mente, sono pronta ad ucciderlo, ma c’è qualcosa che mi frena, non so cosa sia.
E’ lo stesso del bosco, ne rimango affascinata, mi sembra di essere in uno sorta di trans meditativa, mi risveglio e gli porgo la mano, stringendola con una presa salda.
-Piacere io sono Ginevra Wilson, mi dispiace tanto, non volevo.-
-Non preoccuparti, non è successo niente, non c’è bisogno di scusarsi sono cose che capitano, comunque io sono Julian Green.-
Noto il suo sguardo sorpreso, che si posa sul mio corpo e sul mio viso, studiandolo in modo attento.
Di sicuro avrà notato la mia bellezza, una cosa normale per il mio popolo, per le donne del mio regno, tutti rimangono affascinati da noi ma lui sembra studiarmi in modo diverso, come se volesse, come se sentisse, intuisse che io provengo da un luogo diverso, nonostante sia quasi uguale in tutto e per tutto a lui.
Guarda per un attimo l’ultimo libro rimasto per terra, istintivamente e allo stesso tempo ci pieghiamo per prenderlo, i nostri nasi si sfiorano, io arrossisco al contatto e mi allontano violentemente, come scottata.
Mi scosto, lui si rialza, e mi guarda divertito, come se fosse contento di avermi messo in imbarazzo.
Guarda altrove, dietro di me, poi riposa il suo sguardo su di me, e io mi perdo in quell’oceano verde, ma vengo riscossa dal tono della sua voce.
-Dicevi?- gli chiedo non avendolo sentito.
-Dicevo….- rispose lui modulando il suono della mia voce prendendomi in giro.
-Che è appena suonata la campanella e che se non vuoi perdere il tuo primo giorno di lezioni, dovresti affrettarti e andare in classe.-
-Ah si, grazie.- rispondo.
-Sai che sei veramente strana? Ma sembri simpatica..- mi dice Julian.
-Ah grazie, lo prendo come un complimento.-
E me ne vado prima che aggiunga qualcos’altro.
Entro in classe e mi siedo in prima fila, per seguire meglio le lezioni.
Sento il tuonare di una voce imponente, maschile che richiama la classe all’attenzione.
-Allora buongiorno, io sono Herman Brown il professore di mitologia e oggi parleremo delle Ondine, creature leggendarie.- disse con fare convinto e professionale.
Mi accorsi che la classe rispose con un sonore grido di disapprovazione nei confronti del professore, che già il primo giorno voleva iniziare a far studiare i proprio alunni.
-Bè? Cos’è questa confusione? Non voglio sentire volare neanche una mosca. Ci siamo capiti?- tuonò imperiosa e seria la voce dell’uomo quarantenne.
Questa volta la classe annui all’unisono e sul volto dell’umano si dipinse un ghigno di soddisfazione.
Mentre cominciava notai che aveva un fastidioso tic, si rimetteva a posto continuamente gli occhiali posizionati sul naso, erano caratterizzati da grandi lenti che facevano sembrare i due grandi occhi azzurri appartenenti all’uomo grandi e lucidi.
Si tirò indietro i capelli rossicci e iniziò la lezione.
-Bene ragazzi come voi tutti sapete oggi alla prima ora vi tocca la lezione di Mitologia, una materia molto interessante che voi tutti conoscete, spero che la conosca anche la nuova arrivata, signorina vuole dirci il significato di mitologia?-
Disse questo indicandomi, mi invitò ad alzarmi e a rivolgermi a tutta la classe.
Andando vicina alla cattedra sentii un brusio generale sollevarsi dall’aula.
-Signorina prima si presenti e poi risponda alla mia domanda.-
Disse il professore, che incominciavo già ad odiare.
Sicura e sorridente come sempre mi misi di fronte all’intera classa e iniziai col presentarmi.
-Salve, io sono Ginevra Wilson…- stavo per continuare quando venni interrotta da due idioti nell’ultima fila che fecero un fischio di ammirazione e notai che fra di loro c’era Julian, il cacciatore, lo chiamavo così ora.
Il professore si schiari la voce e tornò il silenzio.
-Bè io vengo dall’Europa ma recentemente ho deciso di venire a vivere qui…bè passo alla spiegazione di Mitologia prof?-
Chiesi all’uomo, visibilmente in imbarazzo che rispose sono con un accenno del capo.
-La mitologia è lo studio dei miti nelle singole religioni, ma anche l’insieme dei miti del mondo greco e romano.-
Conclusi soddisfatta della mia risposta eccellente.
-Infatti è proprio cosi, spiegazione eccellente signorina Wilson.- disse l’umano.
Dopo essermi seduta mi girai per essere sicura di non aver visto male, infatti avevo visto fin troppo bene, Julian era nella mia stessa classe.
-Bene dopo questa magnifica esposizione fatta dalla signorina Wilson, che si è già guadagnata la mia simpatia continuo con il discordo delle ondine.-
Riprese fiato e si mise a sedere nella sua grossa poltrona sistemata dietro la scrivania color ciliegio, nuova di zecca. Si risistemò gli occhiali e riprese a parlare.
-Le ondine sono creature leggendarie, parte del folklore europeo, presenti anche nel folklore germanico. Secondo la tradizione, le ondine sono prive di anima  ma possono guadagnarsene una sposando un uomo mortale e dando alla luce un figlio, sono creature misteriose, in genere rappresentate come bellissime donne con la coda di pesce. Abitano i fiumi e  talvolta attirano gli uomini fino a farli annegare con la loro meravigliosa voce.-
Stava per continuare ma la sua voce venne sovrapposta dalla campanella, io feci una preghiera di ringraziamento.
Certo però che gli umani ne sapevano di cose, peccato che fossero convinti che avevano la coda come quella dei pesci….
 

 

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Capitolo 3
*** 2.Secondo capitolo ***


 

Buonasera a tutti, mi dispiace di essere riuscita a postare solo ora ,è che sono molto impegnata, il capitolo spero vi piaccia, anche se è scritto di fretta e di furia, se c'è qualche errore fatemelo presente,una critica positiva,negativa è sempre ben accetta!!Mi scuso ancora e per le prossime volte a venire perchè lunedi incomincio la scuola quindi sarà dura essere puntuale!!!Un bacio e un grazie a tutti coloro che leggono,specialmente a chi recensice, spingendomi an andare avanti,mi fate sempre felice!!!Un abbraccio,ora vi lascio al capitolo.

2.Secondo capitolo

Finita la prima ora ne seguirono molte altre, ero decisamente stremata, non ero abituata a quei ritmi di lavoro.
‘’Stò morendo di fame’’ pensai fra me e me, mentre sentivo un certo languorino alla bocca dello stomaco, produceva un rumore strano e molto imbarazzante, non mi erano mai successe queste cose.
-Certo che ne hai di fame eh?-
Mi sentii dire alle mie spalle mentre mi accorsi che specchiandomi nel vetro della mensa  le mie guance si accendevano di un rosso color peperone, più imbarazzante del rumore di prima.
Queste sensazioni che a poco a poco si innescavano in me mi davano la voglia di suicidarmi!
Mi voltai e mi trovai davanti una ragazza che era in classe con me, seduta accanto alla mia fila.
Era piuttosto alta, magra e con lunghi capelli, folti ,rossicci.
Mi porse la mano in segno di saluto.
-Piacere Marylin. Vedo, anzi sento che hai un po’ di fame, no?- disse ridendo.
-Bè si, comunque io sono….-
Fece un segno di pausa e mi interruppe.
-Aspetta lo so, sei Ginevra Wilson vero?- affermò con fare divertito e convinto.
Io rimasi un po’ sorpresa e credo che sul mio volto ci fosse dipinta una smorfia di imbarazzo, non mi era mai piaciuta essere al centro dell’attenzione.
-Bè non dici wow? Mi conosci, e tu come fai a sapere che mi chiamo Ginevra Wilson? Dandoti tutte le arie per essere l’ultima arrivata e già la più conosciuta?-
Riprese fiato e si scostò la frangia, mettendo in mostra i suoi grandi occhi color nocciola, con pagliuzze verdi contornati da un bel ombretto color salvia.
-No a dire il vero no, non sono quel tipo di persona, e al momento so solo che ho bisogno di ingurgitare qualcosa…- dissi ridendo anche io.
-Bè allora vieni con me!- gridò saltellando entusiasta.
Mi prese per mano e mi lasciai trascinare, mi portò fuori dalla scuola e camminammo per circa 10 minuti.
-Senti io ti dico che ho fame e tu mi fai camminare?- dissi urlandogli in faccia.
Mi rivolse uno sguardo da cane bastonato, mi penti subito di quello che avevo appena detto.
-Scusa non volevo…- farneticai, balbettando delle scuse.
Mi dispiaceva per davvero, ma a volte gli umani erano cosi noiosi e prevedibili… veniva la voglia di avvolgerli in un turbine d’acqua, mentre si sgretolavano lentamente…
-Non preoccuparti tanto ormai siamo arrivate.  E comunque non mi hai offesa, anzi mi piaci quando ti arrabbi, il tuo viso diventa tutto rosso!-
Appena fini di parlare iniziò a ridere rumorosamente, io le feci cenno di smettere e lei pose fine a quella risata rumorosa .
Mi fece cenno di sedermi ad un tavolo attrezzato di ombrellone che si affacciava su un campo da tennis, dove alcuni ragazzi giocavano animatamente.
Mi sedetti su una sedia di ferro battuto, sul verde, munita di un cuscino su cui sedersi ,impreziosito da perline e disegni.
Ci infilammo nel tavolo all’angolo del bar, e guardandomi intorno notai che c’erano molto clienti.
Dietro il bancone ,la cameriera stava servendo ad un cliente seduto di fronte alla cassa un piatto di Lime pie una torta originaria della Florida, più precisamente delle isole Keys dove crescono i Key lime. Ricordo che la provai il primo giorno arrivata qui in Florida, una torta deliziosa di solito guarnita  con meringa o panna montata, ma comunque molto originale e gustosa.
Dopo oltre dieci minuti, la cameriera si avvicinò al tavolo.
Mi senti toccare una mano da Marylin.
-Senti vado un attimo in bagno, per me prendi quello che prendi tu, ok?-
Le rivolsi un sorriso e risposi con un cenno del capo.
-Bellezza, che ordiniamo oggi?- esclamò la cameriera un pò paffutella, con grandi labbra carnose contornate da un rossetto rosso sbavato.
-Stò aspettando la ragazza che è andata in bagno, potrei avere due tazze di caffè con panna e un piatto di biscotti?- dissi dopo aver dato un occhiata velocemente al menù.
-Ma certo, cara.- rispose allontanandosi in fretta.
La cameriera rivolse uno sguardo al ragazzo, anzi alla ragazza ora riuscivo a vederla meglio, implorandola di servire lei, perché lei doveva controllare una consegna.
-Certo, mamma.- rispose con un sonoro sbuffo la ragazza.
-Oh, tesoro, grazie mille Shirley.- esclamò la donna entusiasta.
Lentamente, Shirley si alzò dal suo sgabello, prese fra le piccole mani un grande vassoio munito di due tazze di caffè fumanti, il piattino e il bricco per la panna e venne al nostro tavolo.
Marylin usci proprio in quel momento dal bagno e prese dalle mani della ragazza il vassoio, lo poggiò sul nostro tavolo e la strinse forte a se.
-Ehi, che fine avevi fatto? E’ da questa mattina che ti cerco e non ti trovo…- esclamò con aria offesa Marylin.
-Bè sai com’è, oggi ho dovuto aiutare mamma nel locale, domani vengo.- disse sbuffando ancora la giovane.
-Dai su per questa volta ti perdono, vieni ti presento un’amica, lei è Ginevra, è nuova, appena arrivata, è strana ma molto simpatica.-
Sorrisi alla ragazza, trattenendo un risolino nervoso e lanciando un’occhiataccia a Marylin, per la presentazione meravigliosa che mi aveva fatto…
-Non farci caso, lei è sempre cosi…- disse l’amica di Marylin indicandola con l’indice.
-Comunque io sono Shirley, piacere di conoscerti Ginevra, sono molto felice di aver trovato una nuova amica. Posso sedermi? Ho una fame!- chiese ridendo.
-Certo, serviti pure.-
Iniziammo a mangiare e a ridere, le guardai attentamente, Marylin alta, con capelli rossi e occhi color nocciola tendenti al verde, Shirley bionda come il grano e con due grandi occhi neri apparentemente simili a dei grossi bottoni, bassa e esile. Il mio popolo voleva che io trovassi l’amore, bè per ora aveva trovato l’amicizia, mi bastava e mi avanzava, anche se non le conoscevo benissimo, anzi per niente, si erano solo dimostrate molto cordiali il mio primo giorno di scuola, sentivo che in qualche modo potevo fidarmi di loro, in me alleggiavano la pace e la felicità, anche se la mia natura mi spingeva ad uccidere, sentivo il suono della loro anima, avrei voluto risucchiarlo con la mia soave voce, ma tenni a bada i miei istinti.
Mi risvegliai dai miei pensieri le riguardai e rivolsi loro una domanda.
-Che sapete dirmi di Julian Green?-
Notai che si guardavano fra di loro più volte, sorprese e con una punta di paura..

 
 
 

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Capitolo 4
*** 3.Terzo capitolo ***


Ragazzi scusate il ritardo nel postare,ma credo prenderò una pausa perchè lo studio mi prende un sacco di tempo.Ringrazio tutti, sia chi legge,sia chi recensisce..Scusatemi la lunghezza di questo capitolo,che mi è riuscito veramente poco bene,ma è l'unica cosa che sono riuscita a scrivere.Vi ringrazio ancora.Vi lascio al capitolo.

3.Terzo capitolo

Era già il secondo giorno in Florida, strano… io solitamente dopo neanche un giorno decidevo di viaggiare, abbandonandomi all’impulso di correre via e di vedere nuove meraviglie della terra ferma, ma questa volta le mie emozioni erano frenate da qualche strana sensazione che si era insinuata nella mia linfa e alleggiava in me.
Il mio cuore di ghiaccio, spietato e insensibili inteso dagli umani come un muscolo, ma anche come la  sede dei sentimenti, delle emozioni, dei pensieri, dell'amore aveva fatto una capriola quando avevo visto per la prima volta quel giovane, mi trasmetteva un formicolio, una scarica in ogni singola fibra del mio essere, era l’unico che con un solo sguardo mi faceva dimenticare il mio immenso potere, la mia agilità, la mia sveltezza, nell’uccidere lentamente la vittima beandola degli ultimi cinque minuti con una litania, simile a una ninna-nanna.
Rivolsi il capo al comodino, la sveglia segnava le 3:30.
Mi alzai frettolosamente dal letto, con addosso solo della biancheria sottile, afferrai la vestaglia, la indossai e corsi via di casa, lontana…

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Capitolo 5
*** 4.Quarto capitolo ***


Salve, forse avete pensato che non sarei più tornata ma invece eccomi qui, sono riuscita a scrivere un misero,cortissimo capitolo di passaggio,che mi aiuterà molto ad introdurre qualcosa di nuovo nella fic! Mi vergogno ad aggiornare solo ora,è passato praticamente un secolo dall'ultima volta, spero vi piaccia anche solo un pochino, spero ci sarà qualcuno a cui piacerà,se qualcuno dovessi farmi qualche critica o qualche sgridata...accetterò tutto!

Vi mando un bacione e ringrazio tutti,in particolare chi recensisce e segue la mia ff, e ringrazio __Renesmee Cullen_  che mi ha pressato fino alla fine,affinchè riuscissi a scrivere anche qualcosa che si possa definire decente!

Grazie mille ancora a tutti.Ora basta vi lascio al capitolo.(Quando sono nervosa parlo molto,lo so...-.-'')

4.Quarto capitolo

Dopo la scorsa notte, decisi di ritornare alla base.
Mi sentivo in qualche modo legata a questo luogo, la fuga della scorsa notte non aveva fruttato niente, non mi aveva neanche schiarito leggermente le idee.
Rincasai velocemente, mi trascinai lentamente nella doccia e stetti immobile per qualche minuto sotto il getto caldo della doccia.
Mi vedevo riflessa in un ante dello specchio posizionato vicino alla porta, l’uscio era aperto, entrava una lieve brezza, che ogni tanto mi faceva rabbrividire.
Vidi i miei capelli nel riflesso, sciatti, crespi e pieni di foglie e fango, sulle guance qualche livido  e un graffio vicino ad una tempia, ancora sanguinante…

Scappai, entrai in macchina, sbattei prepotentemente la portiera dell’auto mentre le lacrime scendevano calde e copiose sul viso. Decisi di cambiare zona per una volta. Era notte fonda, non vedevo niente, per entrare nelle gelide acque del fiume, caddi rovinosamente, provocandomi qualche piccolo dolore, qualche acciacco, non mi importava…
Presi una grande manciata di fiato ed iniziai indifferente a nuotare sempre più in profondità, mentre ancora piangevo, forse per il dolore dovuto alla caduta, forse per quel dolore che sentivo al centro del petto, in profondità, un male da straziare l’animo...
 

Mi risvegliai dai miei pensieri, anche se c’era qualcosa che mi sfuggiva, finii di lavarmi.
Mi avvolsi nell’accappatoio, raccolsi i miei lunghi capelli in un asciugamano color pastello, intonato alle piastrelle splendenti ed impeccabili del bagno.
Mi buttai in modo disconnesso sul letto, assopendomi lentamente, lasciandomi trascinare nel mondo dei sogni…

p.s:la parte scritta in modo diverso dice in parole povere cosa sarebbe successo la scorsa notte!

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Capitolo 6
*** 5.Quinto capitolo ***


Salve, a quest'ora dovrei solo vergognarmi, lo so, non stò venendo ai miei doveri, quindi concludo brevemente con delle scuse. Mi dispiace molto, se non vorrete recensire o leggere vi capisco è praticamente passato un secolo da quando avete visto una parola impressa su una pagina di efp.
A quest'ora di sicuro vi starete chiededendo..''Ma come non era morta?'' bè no eccomi qui, sono resuscitata. Il capitolo non è dei migliori anzi mi sembra quasi non abbia un senso. Spero mi perdoniate un'altra volta ancora. Questa volta non prometterò di aggiornare presto perchè non ne sono sicura per niente! Vi mando un bacio...grazie mille per tutto, per ogni cosa che fate e mi dite,oggi rileggendo le vostre recensioni mi è venuta la forza per trovare il tempo e scrivere il capitolo.

5.Quinto capitolo

La mattina successiva mi alzai riposata e di bell’aspetto.
Mi specchiai nello specchio di bronzo, ornato da una pianta a me molto cara: l’edera.
Scendeva sinuosa fra i rilievi dello specchio, cresceva lentamente senza far rumore, silenziosa, sentiva tutto, quasi come me, presente ma allo stesso tempo assente.
Mi fermai in cucina , mi sedetti alla sedia imbottita di stoffa verde a righe rosa , mi avvicinai al tavolo, presi il libretto delle giustificazioni e cercai di inventare una scusa plausibile…
Arrivata a scuola parcheggia quasi subito, apri la portiera e quello che mi si parò davanti mi sorprese.
Davanti a me in tutto il loro fascino si protendevano cercando di dar baci, abbracci e domandandomi del perché la mia essenza, Marylin e Shirley.
Mentre entravamo nell’atrio della scuola, con loro al mio fianco, sentii su di me uno sguardo meravigliato, quasi felice, un’aura azzurrina e bianca, era lui.
Julian Green.
Bello, alto, possente come sempre, quegli occhi verdi magnetici come due calamite e i capelli leggermente sbarazzini lo rendevano affascinante, quasi etereo, a risvegliarmi dal mio stato di quasi ‘’incoscienza’’ ci furono le due ragazze.
Mi trascinarono nell’aula di inglese.
Quella mattina avevamo compito…PERFETTO! Pensai fra me e me in toco sarcastico.
Dovevo ricordarmi di farmi dare i loro numeri, cosi avrei potuto sentirle quanto volevo e soprattutto chiedergli i compiti.
Il professore forse quel giorno arrabbiato, distribuì subito il questionario da completare.
Era un quiz sulla flora e fauna della Florida, ero fortunata per questa volta, mi sarei dovuta rimettere in pari e iniziare a  studiare.
Voglio prendere sul serio questa avventura, mi sento di essere legata a questo posto.
Finito il quiz, mi rimangono altre due ore di scuola e poi si va in mensa.
Solo pensare di poter toccare cibo mi rende felice, forse dovrei fare colazione più spesso la mattina, o forse non sono abbastanza forte in questo posto, la scuola, sembra quasi che mi normalizzi, che i miei bisogni tornino ad essere umani e deboli. A meno che…
No, no scaccia subito quel pensiero era qualcosa di ‘’illegale’’ quasi impossibile, poi era una specie di codice, quasi un legge, ritenuta sacra.
Per cercare di non torturare i miei pensieri  mi diressi verso la classe del signor Brown. Sarei rimasta in quell’aula tutto il resto della giornata, mi spostavo solo per andare a seguire la lezione di inglese.
Il professore come al solito, si mise comodo nella sua sedia, si sistemò gli occhiali per la quinta volta, ed era entrato solo da 5 minuti…
Se avessi  avuto gli occhiali avrei potuto aver paura di essere diciamo ‘’ contaminata’’ dal suo tic.
La voce del professore tuonò nell’aula, richiamò la classe all’attenzione e pronunciò una frase che destò stupore e paura fra gli alunni…: oggi avrebbe interrogato.
-Signor Green sarebbe cosi gentile, da venire qui all’interrogazione?- i due si guardavano in modo particolare quasi legati da un filo trasparente che li univa. Mi davano una strana sensazione.
-Si certo.- rispose lui in modo secco e annoiato. Il ragazzo ero molto sicuro di se avanzava fiero nell’aula e tutte lo guardavano con aria adorante, quasi fosse venuto Dio in terra.
Mi venne quasi un moto di stizza, una piccola punta di gelosia.
Julian si posizionò vicino alla cattedra sostenendo il suo peso sulle mani poggiate svogliatamente sulla cattedra.
Lui fece un’esposizione brillante, mi sarebbe anche servita per recuperare le lezione perse… ma niente, ero completamente rapita dal suo volto, dalla sua suadente voce, che le parole non avevano senso.
Finì anche questa lezione durata ben due ore, mi soffermai sull’uscio della porta della classe.
Stavo aspettando Marilyn e Shirley.
Mi senti posare sulla maglietta a mezze maniche color pesca una mano calda, era quella del cacciatore.
-Scusa Ginevra potresti farmi passare?- chiese scandendo le parole, manco fossi una ritardata.
-Si certo, passa!- replicai io arrabbiata.
Arrivarono le mie compagne, mi presero sotto braccio e vollero sapere tutti i particolare di quello che succedeva tra Ginevra e Julian.
Mi, anzi ci prendevano come una  telenovela da seguire, non dicevano neanche fra te e lui, no usavano i nomi…
Bè almeno avevo delle amiche, me ne andai spensierata e sorridente dopo aver sbollito la rabbia in mensa.
Quando quest’ultima si riaccese di nuovo, nel bel mezzo della mensa Julian Green e Allegra Wilson si stavano baciando.
Mia sorella, la parente con cui avevo un legame di sangue più stretto, aveva rubato la mia preda, il mio amore. Ora lei avrebbe visto la vera Ginevra, l’ ondina cattiva, feroce, che non ammetteva errori.
Aveva violato il codice.

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Capitolo 7
*** 6. Sesto capitolo ***


Ragazzi non sò che dire, sono troppo presa dallo studio, mi dispiace molto! Ormai non prometto nemmeno più di aggiornare  presto, oggi però sentivo l'impulso di scrivere ed ho scritto, lo so che non piacerà, perchè a me questo capitolo non garba per niente! Forse nemmeno recensirete, ma vi capisco, non è bello seguire una ff che non viene aggiornata mai! Spero che qualche fedele lettore si faccia vivo, se pensate che faccia schifo, che ci siano errori di stesura, per la lunghezza, ditelo tranquillamente, non mi arrabbierò.
Sappiate che comunque confido in voi, vi dedico questo capitolo e spero vi piaccia almeno un poco. Un bacione



6.Sesto capitolo

Erano lì nella mensa, avvinghiati come due molluschi, mi facevano orrore, anche se dentro di me sapevo che al posto di Allegra ci sarei volta essere io.
Ma lei come al solito era più fortunata, aveva un fascino che superava di gran lunga il mio, e nelle vesti umane era ancor più bella, si sapeva adattare subito.
Mia sorella usava sempre le stesse tecniche, lei nel nostro mondo rapiva sempre le mie prede e le faceva sue, ma ora aveva violato una legge: Dove stà un’ondina con cui si ha un legame di sangue non ne deve stare mai un’altra!
Lei ora era lì, lo stava abbracciando dolcemente, la canotta aderiva sul suo ventre piatto, i jeans mettevano in risalto le sue gambe snelle e lunghe, i capelli corvini le arrivavano poco prima delle natiche e i suoi occhi verdi sorridevano felici, bramosi.
La richiamai col pensiero, entrammo l’una nella mente dell’altra, tutto si fermò…
-Allegra perché sei qui? Continui ancora a fare i tuoi stupidi giochetti, cresci e stai anche violando il nostro codice.- dissi con tono arrabbiato che non ammetteva repliche.
Allegra mi si avvicinò ridendo.
-Ah cara sorellina, cara Ginevra sei rimasta sempre uguale, la piccola bambina che sapeva tutte le magie e che seguiva sempre le regole, quella che dava il bacino al caro paparino prima di andare a letto e colei che il pomeriggio prima che calasse la notte si comportava da piccola regina. Tu, tu volevi sostituire nostra madre, nonostante fossi io la sorella maggiore, non ci riuscirai perché Julian sarà mio, governeremo insieme e tu marcirai qui, sulla terra, da sola.- concluse con tono sprezzante Allegra, era stata sempre così, ribelle, scontrosa, ed egoista. Ma ora era peggio, peggio di una medusa, era qualcosa di malvagio, trasudava odio.
Non sapendo come rispondere, uscii dalla situazione che si era venuta a creare, corsi via, inseguita dalle due ragazze.
‘’Devo trovare una soluzione, Julian è mio, io dovrò essere la signora Green un giorno non lei, di sicuro lo starà consumando, non lo vuole, di lui ne vuole solo abusare per cibarsi, per sembrare un po’ più giovane, ma non ci riuscirà, vincerò io.’’
Le parole che mi aveva detto non mi avevano fatto nessun effetto, solo una frase mi era rimasta in mente: ‘’Tu volevi sostituire nostra madre…’’ quelle parole facevano male, mia madre, nostra, era morta per dare alla luce me, lei mi odiava per questo, la colpa era mia ne ero consapevole anche io,  se non fossi nata lei ora sarebbe ancora viva, era per questo che cercavo di prendere in mano la situazione comportandomi in modo più maturo, pensando di risanare qualche colpa che avevo dentro. Mentre lei giocava a fare la sciupa- uomini, facendo arrabbiare nostro padre, scappando di casa, non tornando per giorni, e rubandomi il mio primo amore, solo lui avevo amato.
Non vedevo Allegra da anni ed ora che sembrava che il mio cuore si stesse riaprendo si è richiuso, è pieno di odio e dolore, vuole vendetta.
 
 

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Capitolo 8
*** 7.Settimo capitolo ***


Salve, come và? Di sicuro vi sarete già dimenticati di me...lo so, non aggiorno che sono secoli! Ma sono stata impegnata per varie cause, però oggi ho trovato la forza di scrivere grazie ad una sola frase che mi ha detto una persona che ha recensito la mia ff:TI PREGO CONTINUA NON LASCIARLO COSì. 

Questa è una recensione che non sarà visibile a tutti perchè è stata scritta con meno di dieci parole.Comunque dedico questo capitolo a tutti i miei lettori(se ce ne saranno ancora...)Vi ringrazio per il sostegno che dimostrate ogni volta, GRAZIE!


7.Settimo capitolo

Me ne andai correndo, sentivo i passi delle altre ragazze dietro di me, avrei voluto seminarle ma non riuscivo a trovare un modo per scomparire…
Quando improvvisamente vidi una pozza d’acqua, come avrei voluto poter affogare in quel piccolo rivolo d’acqua e poi fù in quel momento che sentii cambiare qualcosa dentro di me, divenni un pesce, un piccolo esserino dotato di branchie e pinne. Sentivo le squame su tutto il mio corpicino, erano viscide.
Mentre sguazzavo nella poca acqua che restava pensavo ad un modo per ritrasformarmi  e come fosse possibile ciò che era appena accaduto...Forse i miei poteri erano aumentati…
Assorta nei miei pensieri non mi resi conto che non stava più nella piccola pozza d’acqua ma nelle mani di Shirley mentre Marylin praticamente mi innaffiava, quella scena era patetica…mi veniva da ridere, peccato che i pesci però non ridono.
Le vidi dirigersi verso una casa fatta solo di legno massello, era molto grande, la casa era circondata da un lago e il verde era ovunque anche attaccato ad una parete affianco alla porta, ricoperta d’edera, era proprio lì che si nascondeva il citofono, suonarono e qualcuno venne ad aprire.
Appena l’uomo in questione venne ad aprire e mi vide mi posò un telo addosso.
Tutto divenne confuso, poco chiaro, era buio e sentivo che mi mancava l’aria. Non mi sentivo bene, era una sensazione strana.
Sentii che l’uomo scambiava qualche parola con le mie amiche, non riuscii a percepire bene cosa dicevano, ma la voce dell’altro umano mi era familiare.
Salutò le mie amiche frettolosamente e rincasò velocemente.
Quando entrammo mi tolse il panno e mi posò in una boccia per pesci piena d’acqua ed io finalmente ripresi a respirare, la casa da fuori sembrava molto grande ma vista dall’interno non lo era, tutto ruotava attorno ad una stanza, in un angolo c’era una piccola cucina, dotata di un frigorifero, una cucina, un piccolo forno  e qualche piano d’appoggio. In un angolo c’erano tantissime mensole riempite dai vari infusi per i te.
Al centro della stanza regnava un grande tavolo, completamente spoglio da vari merletti o tovaglie, l’unico era uno al centro del mobile dove era posato una grande vaso di fiori, composto da: mughetto, lillà, erica e qualche giglio tigrato. A un lato del banco c’era un computer con affianco una tazza di tè fumante, dietro il portatile invece si estendeva una grande pila di libri, che parlavano per la maggiore di mitologia.
Una parete della camera era praticamente fatta di libri, al suo fianco era situato un divano color melanzana, tutto imbottito, con dei grandi braccioli, su cui erano posati due grandi cuscini patchwork, cuciti perfettamente, con attenzione, i fili che legavano il tessuto erano di un verde scuro che si intonava perfettamente alle pareti interne della casa verde bosco.
Io era ancora nella boccia, mi posò vicino al pc e lui si sedette composto alla sedia che dava di fronte al computer. Raddrizzò la schiena, si risistemò gli occhiali e capii chi era, il professor Brown, il mio insegnate di mitologia. E stampava foto di Julian…

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